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ambienti confinati
Rischi e misure di prevenzione.
Aggiornato con il D.P.R. 177/2011
Antonio Fucile
Ingegnere chimico, dirigente in multinazionali della chimica, consulente per la sicurezza
sul lavoro e per sistemi di gestione, consulente di direzione, autore di volumi
e articoli sulla sicurezza sul lavoro
EPC srl - Via dell’Acqua Traversa 187/189 - 00135 Roma
Tel. 06.33245.203 - www.epc.it - www.insic.it
P.IVA 00876161001 - C.F. 00390310589
Copyright 2011 EPC srl
Edizione luglio 2011
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Sommario
1. Premessa ...........................................................................................6
Appendice 1 ....................................................................................... 35
Appendice 2 ....................................................................................... 37
Scopo .............................................................................................. 37
Definizioni ........................................................................................ 37
Responsabilità ................................................................................... 38
Emergenze ....................................................................................... 38
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Altri presidi di sicurezza...................................................................... 43
Appendice 3 ....................................................................................... 56
Appendice 4 ....................................................................................... 61
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CHECK LIST- Attività di montaggio bronzina:
da verificare prima di OGNI accesso. ................................................. 67
NOTA: tutti gli esempi riportati si riferiscono a casi specifici realmente accaduti. Le
valutazioni e le misure descritte sono riportate a titolo esemplificativo, e non sono
esaustive, né applicabili a casi diversi.
E’ responsabilità del valutatore applicare i concetti e le tecniche qui espresse ai casi
reali che si trova ad affrontare.
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1. Premessa
Ogni anno si registrano in Italia numerosi incidenti con il coinvolgimento di lavoratori
intenti al lavoro in spazi confinati.
Spesso le conseguenze sono disastrose con la morte dei malcapitati e, spesso, sono
coinvolti due o più persone contemporaneamente.
Nessun ambiente di lavoro si salva: la statistica tragica ci mostra che tale tipo di
incidente accade al contadino, alle imprese di pulizia industriale, agli operatori di
impianti industriali di piccole-medie-grandi dimensioni, ai trasportatori, ecc…
Nessuno si salva! Eppure, la materia è semplice e nota….da sempre!
Le dinamiche sono sempre le stesse: una persona entra in un luogo confinato (vasca,
recipiente, canalizzazione, cisterna, ecc..) e dopo poco si accascia a terra privo di sensi;
una seconda persona si precipita per portare soccorso, ma finisce anch’egli con il
perdere i sensi; una terza…..e poi una quarta…… finiscono allo stesso modo.
Non è accettabile tutto ciò! Il problema è semplice da risolvere, ma l’incidente si ripete
sempre in tutti gli ambienti lavorativi.
Maggiormente critica si presenta inoltre l’esecuzione di attività occasionali, ovvero di
tipo non ripetitivo. E’ infatti più frequente, in tali casi, la tendenza a non pianificare
adeguatamente il processo lavorativo che, troppo spesso, viene lasciato
all’improvvisazione delle squadre operative non sempre sufficientemente formate ed
informate dei rischi cui si trovano ad essere esposte.
Gli episodi registrati, anche negli ultimi tempi, hanno confermato che ad essere colpite
sono, in larga misura, le microimprese che operano, talvolta, in subappalto presso dei
committenti.
Già nel 1955 il legislatore si era posto il problema e con la emissione del D.P.R. 547 ai
cap.li 236 e 237 aveva gettato le basi per una efficace prevenzione:
Lavori entro tubazioni, canalizzazioni, recipienti e simili nei quali possono esservi gas e
vapori tossici od asfissianti.
“Prima di disporre l’entrata di lavoratori nei luoghi di cui all’art. 235, chi sovraintende ai
lavori deve assicurarsi che all’interno non esistano gas o vapori nocivi o una temperatura
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dannosa e deve, qualora vi sia pericolo, disporre efficienti lavaggi, ventilazione o altre
misure idonee. Colui che sovraintende deve, inoltre, provvedere a far chiudere e bloccare
le valvole e gli altri dispositivi dei condotti in comunicazione col recipiente, e a fare
intercettare i tratti di tubazione mediante flange cieche o con altri mezzi equivalenti ed a
far applicare, sui dispositivi di chiusura o di isolamento, un avviso con l’indicazione del
divieto di manovrarli.
I lavoratori che prestano la loro opera all’interno dei luoghi predetti devono essere
assistiti da altro lavoratore, situato all’esterno presso l’apertura di accesso.
Quando la presenza di gas o vapori nocivi non possa escludersi in modo assoluto o
quando l’accesso al fondo dei luoghi predetti è disagevole, i lavoratori che vi entrano
devono essere muniti di cintura di sicurezza con corda di adeguata lunghezza e, se
necessario, di apparecchi idonei a consentire la normale respirazione”.
Ed ancora all’art. 237 il DPR dispone per i lavori entro tubazioni, canalizzazioni e simili
nei quali possono esservi gas, vapori, polveri infiammabili od esplosive:
“Qualora nei luoghi di cui all’art. 235 non possa escludersi la presenza anche di gas,
vapori o polveri infiammabili od esplosivi, oltre alle misure indicate nell’articolo
precedente, si devono adottare cautele atte ad evitare il pericolo di incendio o di
esplosione, quali la esclusione di fiamme libere, di corpi incandescenti, di attrezzi di
materiale ferroso e di calzature con chiodi. Se necessario l’impiego di lampade, queste
devono essere di sicurezza”.
In pratica, ci pare, che il legislatore, sicuramente sulla base dell’esperienze negative già
vissute allora, abbia non già dettata una disposizione di legge/un principio, ma
addirittura abbia stabilito una procedura operativa, assolutamente chiara ed esplicita.
In conclusione, quindi, le operazioni all’interno di tubazioni, canalizzazioni, cisterne,
serbatoi, vasche e simili, (di seguito chiamati recipienti), devono essere attuate tenendo
presenti le caratteristiche dell’impianto e delle sostanze interessate, rispettando i
corretti principi operativi e adottando le necessarie misure di sicurezza, d’ordine
generale e specifico. Queste ultime, in particolare, devono tendere ad eliminare i rischi
derivanti dalla presenza di sostanze pericolose, da deficienza di ossigeno, da messa in
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marcia accidentale o intempestiva di organi meccanici o, infine, dall’immissione di fluidi
dalle tubazioni collegate ai recipienti.
L’argomento è stato ripreso nel D.Lgs. 81/08, all’art. 66: “lavori in ambienti sospetti di
inquinamento”,che possiamo così riassumere:
“E’ vietato consentire l’accesso dei lavoratori in pozzi neri, fogne, camini, fosse, gallerie e
in generale in ambienti e recipienti, condutture, caldaie e simili, ove sia possibile il
rilascio di gas deleteri, senza che sia stata previamente accertata l’assenza di pericolo
per la vita e l’integrità fisica dei lavoratori medesimi, ovvero senza previo risanamento
dell’atmosfera mediante ventilazione o altri mezzi idonei. Quando possa esservi dubbio
sulla pericolosità dell’atmosfera, i lavoratori devono essere legati con cintura di
sicurezza, vigilati per tutta la durata del lavoro e, ove occorra, forniti di apparecchi di
protezione. L’apertura di accesso a detti luoghi deve avere dimensioni tali da poter
consentire l’agevole recupero di un lavoratore privo di sensi”.
Negli ultimi mesi, l’argomento è stato ripreso ed approfondito con l’emanazione della
Circolare Ministeriale del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali n.42/2010 del 9
Dicembre 2010, che partendo da un’analisi delle principali mancanze delle misure di
prevenzione e protezione chiede agli organi ispettivi competenti di condurre un
monitoraggio sugli appalti relativi a lavorazioni in spazi confinati, valutando in
particolare:
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Il provvedimento, atteso dopo gli ultimi infortuni verificatisi, ed in qualche modo
preannunciato, disciplina la qualificazione delle imprese che operano nei “luoghi
confinati” , ossia destinate ad operare nel settore degli ambienti sospetti di
inquinamento o confinati, in attuazione degli articoli 6 e 27 del D.lgs. 81/08 - “Testo
Unico Sicurezza sul lavoro”, e va ritenuto una sorta di anticipazione “di un complessivo
sistema di qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi, come previsto dagli
articoli 6, comma 8, lettera g), e 27 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81” .
Il D.P.R. 177/2011 entra in vigore dal 23 novembre 2011.
Si riporta una breve analisi del decreto
Il Decreto è formato da 4 articoli.
Il primo è relativo al campo di applicazione, il secondo riguarda la qualificazione ed il
terzo le procedure di sicurezza. Il quarto è la “Clausola di invarianza finanziaria”.
Come già accennato il regolamento disciplina la qualificazione delle imprese e dei
lavoratori autonomi che lavorano appunto negli spazi confinati. In particolare, riguarda i
lavori che vengono appaltati e che si svolgono in ambienti sospetti di inquinamento di
cui agli articoli 66 (“Lavori in ambienti sospetti di inquinamento”) e 121 (“Presenza di
gas negli scavi”) del D.lgs. 81/08, e negli ambienti confinati di cui all'allegato IV, punto
3, (“Vasche, canalizzazioni, tubazioni, serbatoi, recipienti, silos”) del medesimo decreto
legislativo.
Il regolamento, all’art. 2, prevede i requisiti per le imprese e lavoratori autonomi , e
all’art. 3 fissa delle procedure di sicurezza per il lavoro in questi ambienti.
I requisiti per le imprese riguardano:
- l’integrale applicazione delle vigenti disposizioni in materia di valutazione dei rischi, per
queste lavorazioni, anche nei confronti dei lavoratori autonomi;
- una presenza del personale, in percentuale non inferiore al 30% della forza lavoro, con
esperienza almeno triennale relativa a lavori in ambienti sospetti di inquinamento o
confinati;
- adeguata formazione e informazione mirata alla conoscenza dei fattori di rischio propri
di tali attività, anche per il datore di lavoro ove impiegato per attività lavorative in
ambienti pericolosi;
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- rispetto dei dispositivi di protezione individuale, strumentazione e attrezzature di
lavoro idonei alla prevenzione dei rischi propri di queste attività.
La presenza di personale “esperto”, come dice il DPR “con esperienza almeno triennale”,
è un altro punto forte del decreto. Infatti la richiesta riguarda il 30% della forza lavoro ed
in particolare il preposto ai lavori, e riguarda solo personale fortemente legato
all’azienda con un rapporto subordinato ben identificato e con regole e responsabilità
precise.
Ma le novità non si fermano qui; infatti per tali appalti nasce l’obbligo di formazione per
il datore di lavoro della azienda appaltatrice ed anche per i lavoratori autonomi.
Una nuova figura, nel sistema aziendale della sicurezza, viene infine identificata
dall’articolo 3; il rappresentante del committente: una figura professionale, esperta in
sicurezza, con specifica esperienza in lavorazioni in spazi confinati e che ha effettuato lo
stesso percorso formativo a cui deve sottoporsi l’azienda appaltatrice.
E’ inoltre escluso il ricorso a subappalti, se non autorizzati espressamente dal datore di
lavoro committente. Eventuali subappalti devono inoltre essere certificati ai sensi del
Titolo VIII, Capo I, del D.Lgs. 10 settembre 2003, n. 276.
Quanto alle procedure relative alle lavorazioni in ambienti confinati, dovranno essere
dirette ad eliminare o ridurre al minimo i rischi e dovranno considerare le eventuali fasi
di soccorso e di coordinamento con il sistema di emergenza del Servizio Sanitario
Nazionale e dei Vigili del fuoco. Il mancato rispetto delle previsioni di cui sopra
determina il venir meno della qualificazione necessaria per operare, direttamente o
indirettamente, nel settore degli ambienti sospetti di inquinamento o confinati.
E’ quindi evidente lo sforzo che il legislatore sta profondendo per combattere il
fenomeno degli incidenti in ambienti confinati, introducendo una serie di obblighi atti a
portare sulla “scena” di queste attività a rischio, una serie di competenze specifiche,
evitando che in tali contesti ci sia posto per improvvisazione o impreparazione.
Occorre però che gli attori attivi (aziende committenti ed appaltatrici, datori di lavoro,
dirigenti preposti e lavoratori) facciano la propria parte, prendendo le mosse da corrette
procedure applicative, che, ancora una volta, devono essere predisposte da personale
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esperto in grado di pianificare le attività in luoghi pericolosi con professionalità e
competenza.
In questa monografia si cercherà di dare una traccia operativa per realizzare un sistema
di procedure con cui affrontare, in maniera consapevole, i rischi legati ad ambienti di
lavoro così pericolosi.
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2. I rischi negli spazi confinati
Si possono scrivere diverse definizioni di spazio confinato, ponendo l’accento su aspetti
diversi:
ad esempio uno spazio confinato “può essere qualsiasi spazio chiuso in cui esiste un
rischio di morte o di gravi lesioni da sostanze pericolose o di condizioni di pericolo (per
esempio la carenza di ossigeno)”.
Ma vorremmo proporre e condividere una definizione più operativa di spazio confinato,
visto quindi come uno spazio, in cui può svolgersi una attività di lavoro o di vita, in cui le
caratteristiche di vivibilità sono fortemente influenzate dalle caratteristiche proprie del
luogo stesso, e possono cambiare repentinamente.
Riteniamo utile una tale definizione poiché pone l’accento sulla “dinamicità” dello spazio
confinato, sulla sua suscettibilità a modificarsi, spesso in modo repentino, e quindi
introdurre il concetto che, in particolare per tali spazi, vanno valutate due tipologie di
pericolo: le condizioni di vivibilità precedenti all’ingresso e le condizioni di vivibilità
durante la permanenza, focalizzando l’attenzione sulle cause che possono modificare
appunto tali condizioni.
Ci sono innumerevoli esempi di spazi confinati e ne citeremo solo alcuni per amore di
discussione. Molti luoghi sono immediatamente percepibili come spazi confinati,
soprattutto per le loro dimensioni anguste:
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- serbatoi, silos, autobotti
- fosse biologiche, cunicoli fognari.
- l’esterno di un serbatoio.
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Luoghi che in condizioni particolari (accumulo di gas pesanti sul fondo della vasca,
sviluppo di sostanze tossiche durante la pulizia e asfissia da azoto uscente da un passo
d’uomo), si sono trasformati in trappole mortali.
Alcuni luoghi infine “possono diventare spazi confinati in cui si opera, durante la loro
costruzione, fabbricazione o modifica successiva”.
Va anche considerato, per valutare correttamente i rischi degli spazi confinati, che i
luoghi di cui discutiamo possono essere isolati dall’ambiente circostante, o connessi, ad
esempio tramite tubazioni, agli impianti circostanti. In questa ultima ipotesi va sempre
considerato il rischio rappresentato dalla interazione degli altri impianti con lo spazio
confinato; interazione che può essere normale o accidentale.
Ad esempio, si consideri il caso di un recipiente inserito in un impianto industriale. Prima
di un intervento all’interno si arieggia il recipiente aprendo i passi d’uomo superiore ed
inferiore. Non si tiene però conto che i pozzetti della rete fognaria di processo, corrono
nella zona sottostante nei pressi della apertura inferiore e quindi, eventuali esalazioni,
legate ad altre parti dello stabilimento, possono introdursi nel recipiente e rendere
l’ambiente non vivibile. Numerosi episodi sono avvenuti in impianti industriali, per cui la
corretta analisi e le relative misure devono anche prevedere la copertura ermetica dei
pozzetti fognari potenzialmente pericolosi.
- deficienza di ossigeno;
- spazi angusti;
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- immissione improvvisa di liquidi o materiali;
- spazi non accessibili.
A secondo della natura del recipiente la presenza di sostanze nocive può essere normale
o accidentale: il rischio può determinarsi dalla mancata o inadeguata effettuazione delle
operazioni di bonifica e/o di isolamento.
In caso di serbatoi fissi o mobili, nel cui interno si interviene per manutenzione o pulizie,
le sostanze possono essere presenti come residui o “sporcamenti”.
In caso di locali in cui ci sono pompe o serbatoi, la presenza di sostanze pericolose può
essere dovuta a piccole perdite dalle tenute o dagli accoppiamenti flangiati.
In cunicoli dove corrono tubazioni, a causa di perdite, possono accumularsi sostanze
pericolose.
Inoltre le sostanze nocive possono svilupparsi durante la permanenza all’interno
dell’ambiente, o come risultato di attività lavorative.
Come esempio si consideri la pulizia per la rimozione di incrostazioni o simili che
possono sviluppare gas o vapori nocivi perché impregnati di sostanze pericolose. Si
tenga presente che in questo caso pur essendo in presenza di condizioni iniziali vivibili,
l’ambiente diventa rapidamente nocivo.
Quest’ultimo caso si è in effetti verificato durante la pulizia di una cisterna stradale che
aveva contenuto zolfo, e che andava pulita dalle incrostazioni rimanenti.
Lo Zolfo si trasporta come liquido a circa 120 °C, e dopo lo svuotamento lascia delle
incrostazioni. Lo zolfo inoltre può contenere idrogeno solforato.
Le operazioni di pulizia all’interno della cisterna, effettuate con vapore, hanno liberato
l’idrogeno solforato e l’addetto è rimasto intossicato, e con lui i soccorritori che si sono
precipitati all’interno a prestare il loro aiuto. L’addetto era entrato in un luogo chiuso
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che era però vivibile. C’era ossigeno a sufficienza e non c’era presenza di gas nocivi.
L’ambiente però si è rapidamente modificato, in seguito ad una attività specifica
diventando non adatto alla vita umana.
Questo accadeva nel marzo 2008, a Molfetta, e nell’incidente perdevano la vita 5
persone.
Anche le attività di manutenzione possono dare luogo a cambiamenti repentini delle
condizioni di vivibilità, durante operazioni di saldatura, oltre allo sviluppo dei fumi tipici
dell’operazione si possono avere reazioni chimiche attivate dal calore che sprigionano
fumi tossici, e che, per difficoltà insite nel luogo stesso di lavoro, non possono essere
captate agevolmente e con la dovuta efficienza.
b) Deficienza di ossigeno
18-21 Non ci sono sintomi riconoscibili da parte della persona colpita. Si deve
effettuare una valutazione dei rischi per individuare le cause e
determinare se sia o meno sicuro continuare a lavorare.
8-11 Possibilità di svenire entro pochi minuti, senza preavviso. Rischio di morte
se il tenore di ossigeno è minore dell’11%.
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AVVERTENZA: La situazione si fa pericolosa non appena il tenore di ossigeno inalato si
riduce a meno del 18 %. In mancanza totale di ossigeno, l’inalazione di soli 1 o 2 respiri
di azoto o altro gas inerte causa l’immediata perdita di conoscenza e può causare la
morte.
Bastano allora piccole variazioni percentuali nella composizione di ossigeno dell’aria per
determinare condizioni di pericolo per la vita; e se tali variazioni sono molto difficili nelle
normali condizioni di spazi aperti, in uno spazio confinato possono essere raggiunte con
estrema facilità. Anche sostanze non classificate come pericolose quindi, per la fisica
dello spazio confinato, possono rivelarsi mortali.
Ad esempio in una cisterna da 25 mc ci sono normalmente 20 mc di azoto e 5 mc di
ossigeno. E’ sufficiente introdurre 1 mc di azoto per rendere impossibile la respirazione
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in tutto l’ambiente, molto meno per rendere l’aria irrespirabile in una singola zona. Una
bombola di azoto da 1 mt di altezza contiene 3 mc di gas inerte alle condizioni standard.
Una manichetta, o peggio una bombola, che perde leggermente, e lasciata durante la
notte in uno spazio confinato, possono rendere l’ambiente invivibile il giorno successivo.
La mancanza di ossigeno può determinarsi per diverse cause, tra le più comuni,
incontrate nella pratica industriale, possono essere:
Tra i gas inerti l’azoto merita un’attenzione ed una conoscenza particolare. L’azoto
infatti è molto usato nelle attività industriali che trattano infiammabili e combustibili per
le operazioni di bonifica. Ancora, esso insieme ad altri asfissianti come per es. l’elio viene
anche usato per prove di tenuta speciali. Tutti gli asfissianti, come appunto l’azoto sono
subdoli perché non hanno odore, quindi il rischio di un grave infortunio per le persone è
molto alto e certo. L’azoto è contenuto nell’aria che respiriamo per il 79%; perciò,
quando la sua presenza all’interno di uno spazio confinato supera l’82-84% ne consegue
che l’ossigeno si riduce al di sotto del 18%, mettendo a sicuro rischio la sicurezza delle
persone. L’esperienza dimostra che la sua presenza (azoto) oltre i limiti consentiti
all’interno degli spazi confinati, porta ad una graduale perdita di coscienza fino alla
perdita dei sensi con un sonno profondo, che diventa irreversibile dopo alcuni minuti (2-
3). Questo rischio vale anche per le persone all’esterno degli spazi confinati che si
affacciano all’interno, respirando così l’atmosfera dell’ambiente inquinato da azoto.
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presente che il problema sussiste per tutte le polveri combustibili come per es. quelle di
uso domestico: farina, zucchero, aglio, ecc.
In alcuni casi, si possono sviluppare gas infiammabili per reazione. E’ il caso, per esempio
del sodio e del carburo di calcio che, a contatto con l’acqua o l’umidità, sviluppano
rispettivamente idrogeno e acetilene. L’acido solforico concentrato, diluendosi, attacca il
ferro con sviluppo di idrogeno. La trielina, in certe condizioni, reagisce con l’alluminio
liberando idrogeno.
Sono reazioni che si innescano a temperatura ambiente e con la presenza di acqua o
altre sostanze “comuni”, e che sono quindi abbastanza probabili negli ambienti
industriali.
L’idrogeno che si forma, anche se non è sufficiente a ridurre la quantità di ossigeno a
livelli pericolosi, genera facilmente atmosfere esplosive.
Un rischio particolare di esplosione può originarsi da depositi o incrostazioni, anche in
piccola quantità, di composti instabili (acetiluri, perossidi, nitrati, ecc.) che, allo stato
secco, possono esplodere a seguito di riscaldamento o urto.
Anche il riscaldamento può creare atmosfere esplosive; ad esempio i bitumi, a
temperature prossime a quelle di fusione (200°C) generano dei fumi che possono essere
infiammabili (oltre che nocivi).
Una lavorazione che genera calore (saldatura a cannello o elettrica, taglio di metalli), in
un recipiente sporco di bitume può creare un riscaldamento localizzato e quindi, in uno
spazio confinato, una atmosfera potenzialmente esplosiva.
La possibilità di formazione di atmosfere esplosive o infiammabili è uno degli elementi
che concorrono ad un evento incidentale. Occorre poi che si verifichi un innesco.
L’innesco può essere generato da scariche elettriche, elettrostatiche, da scintille o calore
generato meccanicamente.
Negli spazi in cui possono formarsi atmosfere esplosive vanno applicate le norme
relative.
Vanno classificati allora i luoghi rispetto al rischio di esplosione e vanno installati
impianti elettrici, apparecchiature ed attrezzature di lavoro che rispondano alle norme
specifiche (AtEx).
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d) Condizioni microclimatiche estreme
e) Spazi angusti
In alcuni particolari recipienti, come ad esempio i tank per il trasporto di liquidi, dotati al
loro interno di setti frangiflutti, il passaggio degli operatori è reso, proprio dalla presenza
di questi elementi, particolarmente disagevole. Tale disagio, in caso di soccorso, rende le
operazioni assai difficoltose e pericolose. Per questo occorre uno sforzo particolare nella
fase di pianificazione delle emergenze per tenere conto di tali difficoltà. Anche le
attrezzature di lavoro e di soccorso devono tenere conto degli spazi angusti in cui si è
costretti ad operare.
Gli organi mobili (agitatori, coltelli, coclee, ecc.) o i recipienti rotanti (mescolatori, forni,
mulini, ecc.) possono determinare gravi infortuni se messi accidentalmente in moto.
Occorre allora eliminare le fonti energetiche, con blocchi di sicurezza e cartelli di avviso.
Non solo l’energia elettrica va considerata, ma tutte le fonti di energia come aria, acqua,
vapore, gas, ecc, che possono “muovere” qualcosa inaspettatamente.
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g) Presenza di sorgenti ionizzanti
In molti recipienti sono presenti sistemi di misura di livello con sorgenti ionizzanti. In
rischio di essere irradiati, all’interno, è molto alto e pertanto dette sorgenti vanno
preventivamente isolate.
Anche spazi che non sono accessibili dai lavoratori possono nascondere insidie mortali.
Un cunicolo o un tombino possono contenere un accumulo di gas esplosivo, che può
essere innescato da una scintilla proveniente dall’esterno, che si “infila” nella zona
pericolosa, provocando così una esplosione.
Ci sono poi pericoli generali come scivolamento o cadute che traggono origine da
superfici sdrucciolevoli o irregolari, ostacoli, buche, scale fisse o portatili, cedimenti di
appigli o ancoraggi o ancora caduta di materiali: come, ad esempio parti delle strutture,
dei rivestimenti, attrezzi e utensili, incrostazioni, ecc..
Visto il gran numero di pericoli che sono presenti negli spazi confinati, pericoli con
conseguenze gravi o gravissime, è fondamentale pianificare con estrema cura le attività
da effettuarsi all’interno di tali spazi. La pianificazione infatti è la prima e più importante
misura preventiva da utilizzare in circostanze del genere. Il nemico maggiore è
l’improvvisazione e la faciloneria, che in contesti come quelli di cui trattiamo, portano
inevitabilmente a conseguenze disastrose.
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3. Valutazione dei rischi
Prima di effettuare la valutazione dei rischi vanno considerati alcuni aspetti.
La prima considerazione è che all’interno di uno spazio confinato le condizioni di
concentrazione delle sostanze possono cambiare in maniera rapida ed inattesa, i
fenomeni non sono strettamente controllabili, per cui vanno definite misure di cautela
che ipotizzino un superamento sistematico dei limiti di esposizione.
Oltre a ciò si consideri che il danno atteso da un evento incidentale è quasi sempre
molto alto.
La probabilità di accadimento, vista l’abbondante casistica esistente, non può
considerarsi trascurabile.
In estrema sintesi, quindi, una valutazione del rischio per lavorazioni in spazi confinati,
che porti ad una valutazione del rischio bassa o trascurabile, è sicuramente da rivedere
con estrema attenzione e tanto senso critico.
La valutazione dei rischi non può prescindere dalle procedure lavorative, anzi occorre
che sia la valutazione sia le procedure, siano coordinate. Le procedure infatti devono
formare l’ossatura su cui fondare poi la valutazione del rischio, e divenire esse stesse
misure atte a prevenire eventi incidentali.
Vanno definite specifiche procedure che riguardano la fase preparatoria, l’accesso al
luogo, lo svolgimento delle attività, l’uscita da luogo di lavoro e la gestione delle
emergenze.
Queste procedure, devono essere predisposte insieme ai responsabili, agli operatori e
soprattutto con i tecnici esperti della sicurezza nei luoghi in questione, in modo da
considerare da un lato le attività che normalmente si svolgono e dal’altro avere un
parere autorevole su come tali attività devono essere svolte per garantirne la sicura
effettuazione.
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3.1. Fase preparatoria
In questa procedura vanno indicati i controlli atti a definire la pericolosità del luogo ed a
garantire che le condizioni all’interno siano quelle che le successive procedure
prevedono.
A titolo di esempio:
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Questa procedura dovrebbe prevedere anche la messa in servizio dei presidi di
emergenza che si ritiene di dovere avere nelle vicinanze dei lavori, per un utilizzo più
rapido.
Deve essere sempre predisposto un permesso specifico di lavoro in modo da garantire
un controllo formale affinchè tutti gli elementi di un sistema di lavoro sicuro siano
approntati prima che le persone siano autorizzate a entrare o a lavorare in uno spazio
confinato. Il permesso di lavoro è anche un mezzo di comunicazione tra il gestore del
sito, l'autorità di vigilanza, e coloro che eseguono i lavori pericolosi.
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verificare nuovamente, ad esempio dopo la pausa pranzo, che le condizioni dei luoghi
siano quelle previste.
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Ci si dovrà sempre accertare che gli addetti operino seguendo pedissequamente le
procedure, effettuando sia la formazione sia l’addestramento.
Anche l’uscita dallo spazio confinato deve essere procedurata attentamente: il lavoro è
finito e l’attenzione potrebbe calare; non è il caso di abbassare la guardia.
Va verificato che il luogo che si lascia sia pulito e che non si dimentichino attrezzature o
altri strumenti di lavoro; il rischio è quello di effettuare poi un accesso frettoloso per
recuperare un attrezzo, trascurando le solite precauzioni. Può essere utile, predisporre
una check-list da verificare in ingresso, e successivamente in uscita.
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4. Misure di prevenzione/DPI
La prima misura preventiva da adottare è un sistema di procedure coordinate, in modo
da evitare assolutamente l’improvvisazione.
Tutte le attività vanno predisposte all’esterno e tutto ciò che può essere fatto fuori dallo
spazio confinato va effettuato al di fuori, riducendo così la permanenza all’interno.
Altre misure devono poi tendere a mantenere le condizioni di vivibilità costanti durante
la permanenza dei lavoratori all’interno dello spazio confinato. Vanno predisposti
sistemi per il ricambio di aria. La portata d’aria fresca e respirabile, deve tenere conto
delle dimensioni, del numero di lavoratori e del tipo di attività che si svolge. Deve essere
prevista, se necessario anche un’ estrazione di aria, in modo da garantire un buon
ricambio nell’ambiente ed in particolare nella posizione lavorativa.
Per il resto, nella valutazione dei rischi si deve valutare se, durante la permanenza e
l’attività lavorativa, le condizioni di vivibilità possono cambiare in maniera
incontrollabile, nonostante le procedure, la preparazione preliminare e le altre misure
adottate. Si tenga sempre presente che tale eventualità è spesso presente, e nel dubbio
piuttosto che escluderla è bene considerarla come eventualità possibile.
In questo caso deve essere prevista una protezione totale.
Una maschera con autorespiratore collegato ad una bombola o ad una fonte di aria
esterna in caso di rischi per la respirazione, una tuta completa con caratteristiche tali da
proteggere l’operatore da pericoli ambientali quali residui di acidi o altre sostanze.
Nel caso invece che non sia ipotizzabile una modifica delle condizioni si possono usare
sistemi di protezione meno invasivi come le maschere antigas.
Va posta comunque molta attenzione all’uso di maschere antigas con filtro, molto usate
in questo tipo di attività. Va infatti considerato che una maschera con filtro va usata solo
se sono state verificate due condizioni:
- c’è sempre presenza di ossigeno: la maschera infatti non fornisce l’ossigeno per la
respirazione.
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EPC Srl 27
Queste due condizioni in realtà non sono molto comuni all’interno degli spazi confinati,
per cui va posta molta attenzione all’utilizzo di tali DPI come idonei in spazi confinati.
I DPI da utilizzare devono poi proteggere anche dai rischi legati alla attività svolta nello
spazio confinato, per cui va previsto l’utilizzo combinato di DPI diversi ed atti a
proteggere da rischi diversi.
Si trovano in commercio interessanti combinazioni, per la saldatura ad esempio esistono
maschere da saldatore con flussaggio di aria, che danno un fattore di protezione di circa
200 e garantiscono buone condizioni di microclima. Tali maschere proteggono inoltre il
capo e possono essere equipaggiate con cuffie antirumore.
- Imbragatura di sicurezza
Gli spazi confinati sono spesso angusti, e con la presenza di diversi ostacoli, posti ad
altezze diverse; di solito sono spazi non progettati per la presenza umana. Per questo
motivo possono essere presenti tubazioni, superfici,ed altre irregolarità che possono
interferire con i movimenti, in particolare con la testa. E’ bene dunque proteggere il
capo sia durante la permanenza sia durante l’accesso si durante l’uscita, in modo che
eventuali colpi, o impatti con superfici non creino problemi.
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EPC Srl 28
Si possono utilizzare i normali elmetti di protezione (EN 397), ma anche i più leggeri
copricapo antiurto (EN812), se il pericolo è legato solo a possibili impatti e non ad
oggetti che cadono dall’alto.
In caso di presenza di aggressivi chimici, va prevista la protezione del corpo intero, con
tute, scarpe e guanti adatti agli elementi chimici presenti.
Se si svolgono attività all’interno si devono considerare anche tutti i rischi che tali
attività comportano, e prevedere adeguate misure. L’utilizzo di DPI integrati è di grande
aiuto negli spazi ristretti in cui si opera.
Ad esempio, caschi dotati di cuffie proteggono efficacemente dal rumore offrendo nel
contempo protezione dai colpi alla testa.
In caso di attività di saldatura, come già descritto, è possibile abbinare in un unico
elemento la protezione della vista, del capo, dell’udito e della respirazione..
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EPC Srl 29
Lo scopo della formazione e dell’addestramento è in questo caso quello di evitare che
comportamenti non razionali e non ben studiati portino a più gravi danni.
Anche per le emergenze vale la regola principale per le operazioni in spazio confinato:
mai affidarsi al caso, ma pianificare tutte le attività.
La gestione delle emergenze va quindi impostata analizzando i possibili accadimenti e le
possibili conseguenze.
La discriminante più importante è senz’altro quella in cui l’addetto che si trova al lavoro
perde conoscenza. In questo caso si deve decidere PREVENTIMENTE quale strategia di
intervento adottare. La cosa fondamentale è capire che una decisione non può e non
deve essere presa nel momento dell’incidente, ma deve essere progettata e pianificata
in precedenza in modo da valutare i rischi dell’intervento stesso e le misure per ridurli.
Si ricorda che l’art. 66 del D.Lgs. 81/08 prescrive che il lavoratore sia legato con una
cintura di sicurezza e vigilato durante l’attività; tale sistema può essere utilizzato per
portare l’infortunato vicino all’ingresso e rendere l’intervento di soccorso più agevole,
ma le geometrie del luogo vanno studiate accuratamente per evitare impigliamenti,
potrebbe essere necessario, ad esempio, predefinire un percorso per la corda.
Insieme all’addestramento, i soccorritori e gli addetti all’emergenza dovranno essere
dotati di DPI idonei agli interventi previsti; ad esempio le maschere con autorespiratore
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EPC Srl 30
devono obbligatoriamente fare parte del kit di emergenza e devono essere disponibili
nei pressi dell’accesso.
La gestione delle emergenze deve essere supportata da un’adeguata formazione ed
addestramento. In realtà lo stesso addestramento in spazio confinato, può presentare
alcuni rischi. Per tale motivo si è dato vita ad un progetto che ha visto la realizzazione di
un “campo scuola” per esercitazioni di emergenza in spazio confinato con recupero di
persone non coscienti.
Per lo scopo è stata modificata una cisterna stradale, eliminando i fondelli ed una parte
dei setti frangiflutto, ma lasciando inalterato il punto di ingresso. In questa maniera è
stato possibile simulare la gestione di un evento incidentale senza alcun rischio per gli
operatori.
La cisterna stradale modificata. Sono state aggiunte le scalette dotate di parapetti per
operare in sicurezza durante l’addestramento.
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EPC Srl 31
Vista interna dei frangiflutti: sono stati rimossi i frangiflutti inferiori.
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EPC Srl 32
Inizio della simulazione: l’operatore perde i sensi, l’assistente lancia l’allarme e comincia
il recupero.
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Per consentire l’uscita, l’operatore esterno deve applicare una tecnica specifica, viste le
dimensioni ridotte del boccaporto. Deve prendere un braccio dell’infortunato e farlo
passare al di sopra della testa.
L’elmetto di protezione consente di proteggere la testa dagli urti durante l’uscita.
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Appendice 1
Accesso alla sommità del Caduta dall’alto Non trasportare oggetti nel
serbatoio Caduta di oggetti dall’alto salire
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Cambiamento delle
condizioni di vivibilità
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EPC Srl 36
Appendice 2
Scopo
La presente procedura definisce le modalità di accesso agli spazi confinati rappresentati
dai fusori, serbatoi, e vasche all’interno dello stabilimento.
Viene definito chi può accedere agli spazi confinati.
Vengono definite le modalità di accesso per l’ingresso a tali spazi.
Campo di applicazione
La presente procedura si applica a tutte le attività che prevedono un accesso all’interno
di fusori, serbatoi o altri luoghi chiusi e ristretti, nel reparto di produzione per scopo di
ispezione, pulizie o interventi di manutenzione. La presente procedura si applica a tutti
gli spazi confinati indipendentemente se essi abbiamo contenuto sostanze o se esse
siano state già bonificate.
La presente procedura è parte integrante del documento di valutazione dei rischi della
società, e fa riferimento alla rev. 1 del 3/1/2011 (nel seguito citato come DVR). In
particolare si rimanda al capitolo 2 del citato documento per la definizione dei criteri di
valutazione dei rischi qui utilizzati.
Sempre in riferimento al DVR, i gruppi di lavoro interessati a tali attività sono:
- Operatori Manutenzione
- Operatori di Produzione
- Preposti tecnici
Definizioni
Ambienti confinati sono tutti i luoghi che sono abbastanza ampi da permettere ad una
persona di entrarci dentro per eseguire dei lavori, che non sono stati previsti perché ci si
lavori all’interno e che hanno aperture di accesso e di uscita limitate o ristrette.
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EPC Srl 37
Sono luoghi che possono diventare estremamente pericolosi se non sono rispettate
tutte le procedure di sicurezza, e corrette procedure di soccorso.
Alcuni esempi di ambienti confinati:
- serbatoi e recipienti
- fogne e tombini
- cisterne su autocarri
- cisterne interrate
- silos.
Responsabilità
La responsabilità delle operazioni preliminari, e delle verifiche di abitabilità, nonché di
tutto quanto previsto dalle norme di legge è il preposto del reparto produzione.
La responsabilità di utilizzare correttamente, ed in conformità alle istruzioni ed alla
formazione ricevuti di attrezzature, mezzi di protezione collettivi e personali è dei singoli
lavoratori, in conformità alle norme di legge.
Emergenze
Per la gestione delle emergenze si rimanda all’apposita procedura. Comunque, viste le
criticità insite nella gestione di emergenze in spazi confinati, con apertura con solo passo
d’uomo, l’obiettivo della presente procedura è l’abbattimento del rischio di incidente
tramite verifiche preliminari e modalità di lavoro atte a scongiurare gli eventi incidentali.
- Serbatoi o fusori
- Vasche.
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EPC Srl 38
L’accesso ai serbatoi avviene tramite un passo d’uomo, di solito posizionato sulla
sommità.
Le vasche sono interrate e l’accesso avviene tramite una scala non particolarmente
agevole.
Vista la possibilità di sviluppo di sostanze nocive durante le lavorazioni si applica l’art. 62
del D.Lgs. 81/08, ed i dettami dell’allegato IV.
Di seguito le attività connesse all’ingresso del serbatoio dal passo d’uomo ed i rischi
specifici correlati. I rischi generali (es. rumore, vibrazioni, ecc) della mansione sono
analizzati nel DVR. Qui sono valutati i rischi specifici delle attività descritte.
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EPC Srl 39
esplosività.
Modifica condizioni 2 4 8
di vivibilità: Verifica documentale sui materiali
riduzione ossigeno, contenuti nel serbatoio.
sviluppo di gas Utilizzo del misuratore di ossigeno
tossici, nocivi e e di esplosività.
Lavorazione:
cancerogeni.
saldatura ad Utilizzo di maschera da saldatura
arco elettrico ad oscuramento automatico con
con elettrodo Sviluppo di 2 4 8 flusso d’aria.
atmosfere esplosive. Aspiratore per ricambio aria.
Utilizzo di illuminazione di
sicurezza
Radiazioni ottiche.
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EPC Srl 40
Sviluppo di 2 4 8 Aspiratore per ricambio aria.
atmosfere esplosive. Utilizzo di illuminazione di
sicurezza
Scivolamento 2 2 4
Uscita
Caduta di oggetti
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EPC Srl 41
DPI utilizzabili per le attività previste dalla presente
procedura
DPI Altre specifiche In/Formazione -
Addestramento
Casco di sicurezza I
Guanti da saldatore I
Guanti da lavoro I
Scarpe di sicurezza, I
antiscivolo, da saldatore
Maschera ed F-A
autorespiratore alimentato
con bombole d’aria
Recuperatore F-A
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Corda di sicurezza F-A
Lampade di illuminazione di F
sicurezza
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Schema delle attività della procedura
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EPC Srl 44
Verifiche preliminari
Prima di procedere all’accesso allo spazio confinato vanno effettuate le verifiche
documentali.
La documentazione deve riportare gli estremi dell’avvenuta bonifica del serbatoio e la
descrizione del materiale che è stato contenuto.
La documentazione deve essere redatta sul modulo in allegato, firmata dal responsabile
del reparto, datata e deve riportare gli estremi dell’apparecchiatura.
Alla conclusione delle verifiche preliminari verrà redatto dal responsabile delle
operazioni il “Permesso di accesso in serbatoio”.
Messa in Sicurezza
Prima di qualsiasi attività all’interno dello spazio confinato va effettuata la messa in
sicurezza dell’apparecchiatura.
Reattore
Cercare o scollegare le tubazioni di
- materie prime
- acqua
- eventuali gas.
Chiudere le valvole dell’olio diatermico della camicia e delle serpentine.
Bonificare il fusore
Vasche
Cercare o scollegare le tubazioni di
- materie prime
- acqua
- eventuali gas.
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EPC Srl 45
Bonifica di Serbatoi o Reattori
L’ingresso in Serbatoi o Reattori è consentito solo previa bonifica e successivo controllo
dell’atmosfera presente.
La bonifica di apparecchiature con temperature interne superiori ai 140°C deve essere
fatta introducendo acqua in piccole quantità (pochi litri ora).
Una volta che la temperatura è scesa sotto i 140°C, può essere usata aria per completare
il raffreddamento ed allontanare altri gas eventualmente presenti.
L’avvenuta bonifica non autorizza l’accesso senza il controllo preventivo del misuratore
di ossigeno e di gas pericolosi e senza i dpi respiratori.
Controllo dell’atmosfera per verificare l’effettiva avvenuta bonifica.
Il controllo va effettuato introducendo il misuratore di almeno 1,5 metri all’interno del
serbatoio e dopo 5 minuti dalla fermata dei ventilatori di ventilazione.
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EPC Srl 46
Operazione Modalità Misure protezione e
prevenzione
Verifica atmosfera
Scopo della operazione è verificare:
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EPC Srl 47
Operazione Modalità Misure protezione e
prevenzione
La sonda dello strumento va calata all’interno della apparecchiatura per almeno 1,5
metri.
Permesso di accesso
Dopo la valutazione della qualità dell’aria contenuta nel serbatoio, si può procedere alla
compilazione del permesso di accesso.
Nel permesso si riporteranno le eventuali lavorazioni da effettuare e le ulteriori misure
da predisporre.
Il permesso riporta la validità temporale, questo per evitare che le condizioni di vivibilità
nel serbatoio possano modificarsi nel tempo senza che il lavoratore se ne renda conto.
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EPC Srl 48
L’ assistente avrà a disposizione un pulsante per l’allarme o sarà presente un’altra
persona al suolo in contatto visivo con l’assistente.
L’assistente indosserà i DPI: guanti, cintura e imbracatura. Avrà a disposizione un
autorespiratore a pieno facciale.
L’assistente sarà assicurato con un cordino corto se si tratta di lavoro in quota.
Sarà predisposto un argano per il recupero del lavoratore, che sarà assicurato tramite
imbracatura di sicurezza dotata di doppio gancio sulle spalle.
Un altro operatore sarà disponibile nei pressi. Un altro respiratore o maschera antigas
sarà disponibile per il secondo operatore.
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EPC Srl 49
Ingresso nel serbatoio
Le lavorazioni possibili nel serbatoio sono solo quelle previste e di seguito descritte.
Sono vietate tutte le attività diverse.
E’ vietato svolgere le attività previste con modalità, apparecchiature, strumenti e DPI
diversi da quelli previsti e qui descritti.
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EPC Srl 50
E’ vietato fare operazioni al di fuori delle procedure previste.
In caso di impossibilità a procedere nei modi qui descritti, il lavoro va bloccato, ed i
luoghi e le persone vanno messe in sicurezza prima di prendere decisioni di qualsiasi
tipo.
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EPC Srl 51
Lavorazioni previste
1. Saldatura con elettrodo
2. Smerigliatura
3. Taglio
Saldatura in serbatoio
Il calore prodotto con l’operazione può avviare reazioni chimiche o fisiche tali da
sviluppare gas tossici, nocivi o cancerogeni.
L’energia può essere innesco di esplosione o incendio in caso di presenza di atmosfere
contenenti gas o polveri infiammabili.
La lavorazione può avvenire solo se l’apparecchiatura è stata bonificata.
Va ritenuta comunque possibile la presenza di residui di agenti chimici all’interno di
tubazioni, o al di sotto degli strati solidificati di materiale.
Rischio P D R Misure
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EPC Srl 52
7-8 secondi di saldatura e 10-12 di pausa.
Utilizzo di misuratore di ossigeno/gas
personale
(*) Lo sviluppo di fumi di saldatura non può essere limitato con l’utilizzo di aspirazioni
localizzate.
Smerigliatura e Taglio
Il calore prodotto con l’operazione può avviare reazioni chimiche o fisiche tali da
sviluppare gas tossici, nocivi o cancerogeni.
L’energia può essere innesco di esplosione o incendio in caso di presenza di atmosfere
contenenti gas o polveri infiammabili.
La lavorazione può avvenire solo se l’apparecchiatura è stata bonificata.
Va ritenuta comunque possibile la presenza di residui di agenti chimici all’interno di
tubazioni, o al di sotto degli strati solidificati di materiale.
Rischio P D R Misure
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EPC Srl 53
Interventi senza utilizzo di energia
Pulizia residui solidi dai fusori
Rischio P D R Misure
Attività come serraggio di bulloni, controlli e simili vanno eseguite nel rispetto di tutte le
procedure qui descritte.
Nell’ambiente confinato va sempre considerato il rischio di mancanza di ossigeno.
Tutto ciò che non è espressamente autorizzato è VIETATO.
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EPC Srl 54
Permesso di accesso in spazio confinato
Il permesso è valido solo se compilato in tutte le sue parti e per il periodo di tempo
indicato.
Controllo ambientale
Effettuato da: __________________________ ora: ______
Esito controllo ambientale: _____________________________________________
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EPC Srl 55
Appendice 3
Riferimenti Legislativi
- D.Lgs. 81/08, art. 66: ”E’ vietato consentire l’accesso dei lavoratori in pozzi neri,
camini, fosse, gallerie e in generale in ambienti e recipienti, condutture, caldaie e
simili, ove sia possibile il rilascio di gas deleteri, senza che sia stata previamente
accertata l’assenza di pericolo per la vita e l’integrità fisica dei lavoratori medesimi,
ovvero senza previo risanamento dell’atmosfera mediante ventilazione o altri mezzi
idonei. Quando possono esservi dubbio sulla pericolosità dell’atmosfera, i lavoratori
devono essere legati con cintura di sicurezza, vigilati per tutta la durata del lavoro e,
ove occorra, forniti di apparecchi di protezione. L’apertura di accesso a detti luoghi
deve avere dimensioni tali da poter consentire l’agevole recupero di un lavoratore
privo di sensi.”
- Decreto del Ministero del Lavoro e delle politiche Sociali n. “Qualificazione delle
imprese delle imprese operanti in ambienti sospetti di inquinamento o confinati.”
- Uno spazio confinato è quello in cui può svolgersi una attività di lavoro o di vita, in cui
le caratteristiche di vivibilità sono fortemente influenzate dalle caratteristiche proprie
del luogo stesso. Tale definizione pone l’accento sulla “dinamicità” dello spazio
confinato, sulla sua suscettibilità a modificarsi, spesso in modo repentino, e quindi
introdurre il concetto che, per tali spazi, vanno valutate due tipologie di pericolo: le
condizioni di vivibilità precedenti all’ingresso e le condizioni di vivibilità durante la
permanenza, evidenziando le cause che possono modificare appunto tali condizioni.
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EPC Srl 56
Molti luoghi sono immediatamente percepibili come spazi confinati, soprattutto per le
loro dimensioni anguste: serbatoi o recipienti in genere, silos, autobotti, fosse
biologiche, cunicoli fognari. Alcuni invece non danno l’immediata percezione di
“spazio confinato”: le vasche a cielo aperto, depuratori, la stiva di una nave, l’esterno
di un serbatoio, canalizzazioni varie. Tutti luoghi, questi ultimi, che, in condizioni
particolari (accumulo di gas pesanti sul fondo della vasca, sviluppo di sostanze
tossiche durante la pulizia, ecc.), possono trasformarsi in trappole mortali. Infine,
sono da accostare con molta prudenza quegli spazi dove vi è la temperatura
potenzialmente dannosa per le persone: celle frigorifere (industria alimentare e
farmaceutica), macchinari con diffusione di calore per irraggiamento, camere
scarsamente ventilate, camere di combustione (forni).
- deficienza di ossigeno;
- presenza di sostanze infiammabili;
La check list che segue è una ampia lista di controllo che può essere usata per valutare
la rispondenza di un sistema di sicurezza alle regole basilari. Va personalizzata ed
adattata ai singoli casi specifici, alle singole realtà aziendali ed alle specifiche attività.
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EPC Srl 57
Check list
1. Formazione ed informazione
3. Operazioni preliminari
3.1 Il permesso di lavoro contiene le seguenti prescrizioni principali?
3.2 sostanze contenute nel recipiente
3.3 modalità di svuotamento
3.4 sistema di bonifica
3.5 chiusura tubazioni fluidi in ingresso
3.6 blocco delle parti mobili
3.7 apertura circuiti elettrici
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EPC Srl 58
3.8 controllo ambientale (% ossigeno)
3.9 assistenza esterna
3.10 mezzi personali e collettivi di protezione
3.11 modalità di comunicazione (fra interno ed esterno)
3.12 predisposizione di sistemi meccanici per l’eventuale soccorso (estrazione di
personale in difficoltà)
3.13 validità del permesso
NB: il controllo del tenore di ossigeno deve essere effettuato e registrato ad ogni ripresa del
lavoro; tale operazione deve essere effettuata da personale qualificato con idonea
strumentazione.
4.12 E’ garan
tita l’aerazione naturale o forzata?
4.13 E’ garantita l’illuminazione interna?
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EPC Srl 59
5.3 E’ funzionante ed efficiente la ventilazione?
5.4 E’ limitato al massimo il numero di persone all’interno del recipiente?
5.5 La sorveglianza dall’esterno è qualificata e costante?
5.6 Gli operatori all’interno dello spazio confinato sono dotati dei DPI necessari?
5.7 Sono essi dotati di cinture di sicurezza legate da funi e controllate dall’esterno?
5.8 E’ possibile la formazione di vapori di sostanze pericolose durante il lavoro
(come esalazioni da rimozione di scrostazioni, provenienti da eventuali sostanze
impiegate come per es. vernici, catramina, ecc..)?
5.9 In tali casi gli operatori all’interno usano gli auto-protettori o le maschere
alimentate con aria dall’esterno?
5.10 Eventuali bombole di gas necessarie per il lavoro sono posizionate all’esterno?
5.11 Si fa uso di operazioni a caldo, come saldature?
5.12 Se SI, devono essere controllate le seguenti condizioni principali:
- allontanamento dei gas ?
- sospensione periodica del lavoro?
- controllo ambientale continuo, anche con strumentazione fissa ?
6. Fine lavori
Alla fine dei lavori, dopo il controllo della bontà degli stessi, occorre che il luogo sia
lasciato pulito e completamente libero di ogni attrezzatura usata per il lavoro, come:
ponteggi, tavole, attrezzi, DPI, ecc…Il rischio è quello di effettuare poi un accesso
frettoloso per il recupero, trascurando le necessarie precauzioni.
Di seguito si riporta un esempio di una check list applicata in un contesto specifico, in cui
le procedure generali sono state già messe a punto. La lista rappresenta quindi una
verifica da effettuarsi immediatamente prima dell’accesso in un reattore di fusione di
materiali bituminosi per eseguire interventi di pulizia e manutenzione.
In questo contesto, la lista è un sotto insieme della lista generale presentata sopra.
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EPC Srl 60
Appendice 4
Attività da svolgere:
Fusore 17 – caratteristiche
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EPC Srl 61
Dettaglio attività
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EPC Srl 62
CHECK LIST
Attività di Pulizia: da verificare prima di OGNI accesso.
Accesso da effettuarsi in FUSORE 17 il …. / …. / …….. dalle ore: ……… alle ore: ……………
SI NO
Cappa rimossa
Casco indossato
Scarpe di sicurezza
Guanti da lavoro
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EPC Srl 63
Cuffie
Mascherina antipolvere
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EPC Srl 64
CHECK LIST
Attività di taglio e saldatura: da verificare prima di OGNI
accesso.
SI NO
Valvole olio 4 diatermico chiuse
Valvola acqua chiusa
Tronchetto olio di processo rimosso
Interruttore motore aperto
Quadro elettrico in sicurezza
Cappa rimossa
Accensione sensore gas in ambiente pulito
Verifica preliminare ambiente di lavoro (circa 1,5 m
dal fondo)
Fissaggio corretto argano recupero di sicurezza
Fissaggio corretto carrucola per recupero di
sicurezza
Cintura di sicurezza indossata dall’operatore
Cintura di sicurezza agganciata al sistema di
recupero
Casco indossato
Scarpe di sicurezza
Guanti da lavoro
Cuffie
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EPC Srl 65
Occhiali o schermo per saldatura
Occhiali o schermo per particelle
Mascherina antipolvere
Sensore di gas indossato
Sistema di ventilazione funzionante
Ventilatore per aspirazione fumi funzionante
Permesso di accesso compilato e valido
Eseguita formazione ed informazione all’addetto
Attrezzatura da utilizzare funzionante
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EPC Srl 66
CHECK LIST
Attività di montaggio bronzina: da verificare prima di OGNI
accesso.
E’ previsto l’ingresso di 2 lavoratori. Il tempo di intervento stimato è di circa 20 minuti.
Rappresentante del DATORE DI LAVORO: ___________________ firma: _____________
Lavoratore 1: _________________________________________ firma: ____________
Lavoratore 2: _________________________________________ firma: _____________
SI NO
Cappa rimossa
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EPC Srl 67
Operatore 1
Casco indossato
Scarpe di sicurezza
Guanti da lavoro
Operatore 2
Casco indossato
Scarpe di sicurezza
Guanti da lavoro
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EPC Srl 68
Riferimenti bibliografici
- A. Fucile e A. Ronca: “GUIDA OPERATIVA alla sicurezza in azienda”, EPC LIBRI
- A. Fucile: “Lavori in spazi confinati”, Ambiente & sicurezza sul lavoro, EPC, 10-2010
- ISPESL: “GUIDA OPERATIVA sui rischi specifici nell’accesso a silos, vasche e fosse
biologiche, collettori fognari, depuratori e serbatoi utilizzati per lo stoccaggio e il
trasporto di sostanze pericolose”.
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EPC Srl 69