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CAPITOLO 1

Elementi di Geometria Analitica del Piano e dello


Spazio

0.0.1

Vettori nel piano e nello spazio

Vettori applicati

Dati due punti A e B nel piano, denotiamo AB il segmento


orientato il cui primo estremo `e A ed il secondo estremo `e B.
Diciamo che tale segmento orientato `e un vettore applicato
in A, con secondo estremo B e lo rappresentiamo come una
freccia che parte da A e termina in B.
A questa semplice nozione possiamo associare tre importanti
elementi:
1. una direzione, che `e quella della retta AB.
2. un verso, che `e quello individuato percorrendo il segmento
da A verso B.
3. un numero reale, detto modulo del vettore e denotato
AB, che esprime la lunghezza del segmento AB, calcolata
rispetto ad una assegnata unit`a di misura.

Il segmento orientato BA `e detto opposto di AB e denotato

AB. Diciamo che due segmenti orientati sono paralleli se appartengono a rette parallele.

Due segmenti orientati e paralleli, applicati in punti distinti, AB

e CD hanno lo stesso verso se, tracciata la retta AC, i punti B


e D appartengono ad uno solo dei due semipiani delimitati dalla
1

retta AC. Inoltre due segmenti orientati hanno lo stesso modulo


se i segmenti corrispondenti hanno la stessa lunghezza.

Due vettori AB e CD sono detti equipollenti se hanno la
stessa direzione, lo stesso verso e lo stesso modulo. In tal caso

scriviamo AB CD.
Denotiamo VO2 linsieme dei vettori applicati in un punto O del
piano.
Il vettore applicato in O, il cui secondo estremo coincide ancora

con O, `e denotato O e chiamato il vettore nullo di VO2 .



Due vettori OA e OB sono detti allineati se i punti O, A, B sono
allineati.
Nellinsieme dei vettori appplicati in O possiamo introdurre due
operazioni, denominate somma e prodotto per uno scalare.

Somma di vettori

Dati due vettori OA, OB VO2 , si dice somma dei due vettori, denotata

OA + OB,

il vettore OC, tale che:


1. se A e B non sono allineati con O, allora C `e il quarto

vertice del parallelogramma che ha come lati OA e OB;
2. se A e B sono allineati con O, allora C `e il secondo estremo
del vettore applicato in A, con la stessa lunghezza e lo

stesso verso di OB.


Il procedimento al punto 1 `e noto come regola del parallelogrammo. Notiamo che la costruzione data al punto 2 pu`o
essere utilizzata anche per il punto 1, ottenendo lo stesso risul

tato; in altre parole la somma di OA e OB `e il vettore OC, ove


C `e il secondo estremo del vettore applicato in A ed equipollente

a OB (oppure applicato in B ed equipollente ad OA).

Questo secondo procedimento `e noto come regola del triangolo.

Dalla definizione segue facilmente che OA + (OA) = O e


OA + O = OA.
Rispetto a tale operazione gli elementi di VO2 hanno propriet`a
analoghe a quelle degli elementi di Z, insieme degli interi relativi, rispetto alla usuale somma tra interi.
In particolare valgono le seguenti propriet`a:
1. associativa:



(OA + OB) + OC = OA + (OB + OC)

2. di esistenza dello zero : OP + O = OP

3. di esistenza dell opposto: per ogni vettore OP esiste un

unico vettore OP 0 tale che OP + OP 0 = O . Il vettore OP 0

`e detto lopposto di OP e denotato OP .



4. commutativa: OA + OB = OB + OA.
Avendo definito la somma di due vettori applicati in O, viene
spontaneo pensare alla differenza. Chiamiamo differenza di

due vettori OA e OB il vettore OA OB = OA + (OB).


Pertanto la differenza consiste nella somma del primo vettore
con lopposto del secondo vettore.
Prodotto per uno scalare

Dati un vettore OP V02 ed uno scalare R, si dice

prodotto di OP per , denotato OP , il vettore OQ, tale che:


1. OQ = O se = 0 oppure OP = O .

2. nel caso di 6= 0 e OP 6= O , il vettore che ha la stessa

direzione di OP , lo stesso verso o lopposto a seconda che


risulti > 0 oppure < 0 e modulo dato da | | OP .
3

Valgono le propriet`a:

1. distributiva rispetto alla somma in V02 : (OA + OB) =

OA + OB;

2. distributiva rispetto alla somma in R: (+)OA = OA+

OA;

3. associativa mista: ()OA = (OA);



4. dellunit`a: 1OA = OA.
Combinazione lineare di vettori

Dati due vettori OA, OB di VO2 e due scalari , R, si

definisce combinazione lineare dei vettori OA e OB con coefficienti , il vettore:

OA + OB.
(1)

I numeri e sono le componenti del vettore rispetto ad OA e

OB.
Dalle definizioni e dalle operazioni enunciate segue che tale vettore `e ancora un elemento di VO2 .
Viceversa si pu`o dimostrare che ogni vettore di VO2 pu`o essere
espresso nella forma (1). Vale infatti il seguente teorema.

Teorema 1 Siano OA e OB due vettori arbitrari, non allineati;

allora ogni vettore OP pu`o essere scritto in uno ed un solo modo


nella forma

OP = OA + OB.
(2)
con e opportuni numeri reali.

Dim. Dalla condizione che OA e OB non sono allineati, ne

segue che il vettore nullo O pu`o essere scritto in modo unico


nella forma

O = 0OA + 0OB.
(3)


Dimostriamo, ora, che un vettore OP pu`o essere espresso univocamente nello forma (2). Supponiamo, per assurdo, che valgano
le due relazioni:

OP = OA + OB.
e

OP = 0 OA + 0 OB.

per opportuni , 0 , , 0 R. Sottraendo membro e mebro la


seconda dalla prima relazione, si ottiene

O = ( 0 )OA + ( 0 )OB
e quindi, per la (3), = 0 e = 0 .
Dimostriamo, ora, lesistenza della (2). Siano r ed s le rette OA
e OB.
Si presentano due casi:

1. OP giace su una delle rette, per esempio r. In tal caso

OP = .OA ove `e il rapporto dei moduli OP e OA


con segno positivo o negativo a seconda che i due vet
tori abbiano o non abbiano lo stesso verso. Poich`e OP =

OA + 0OB, ne segue che OP pu`o essere scritto nella


forma (2).

2. Il vettore OP non giace su una delle rette. In tal caso,


denotiamo A0 (B 0 ) lintersezione della retta r(s) con la parallela alla retta s(r) passante per P . Chiaramente risulta
0 0
OP = OA + OB =

OA + OB.
per opportuni coefficienti reali e , cos` completando la dimostrazione.
2
Osserviamo che la nozione di combinazione lineare pu`o essere
estesa al caso di n vettori, con n > 2. Inoltre le nozioni e
5

propriet`a relative agli elementi di VO2 possono essere estese ai


vettori applicati in un punto O dello spazio, il cui insieme `e
denotato VO3 .
Vettori nel piano e nello spazio
La relazione di equipollenza tra vettori applicati nel piano
e nello spazio `e una relazione di equivalenza, poich`e gode delle
propriet`a:

1. riflessiva: AB AB


2. simmetrica: se AB CD, allora CD AB.


3. transitiva: se AB CD e CD EF , allora AB EF .
Chiamiamo vettore libero (o geometrico) o semplicemente
vettore ogni classe di equivalenza introdotta nellinsieme dei
segmenti orientati nel piano o nello spazio dalla relazione di
equipollenza.
Un vettore di modulo 1 `e detto versore.
Si pu`o osservare che un vettore libero ha infiniti vettori applicati
che lo rappresentano, uno per ogni punto dello spazio.
In particolare, fissato nel piano un punto arbitrario O e consid

erato un vettore applicato AB, esiste uno ed un solo vettore OC

equipollente ad AB.

Se il vettore u `e rappresentato dal vettore OC, possiamo scri


vere u = OC.

Denotiamo V 2 e V 3 linsieme dei vettori liberi del piano e dello


spazio rispettivamente.
Dalla definizione possiamo trasferire agli elementi di V 2 e V 3 le
operazioni di somma e prodotto per uno scalare definite per i
vettori applicati.

0.0.2

Riferimenti cartesiani

Su una retta
6

Sia r una retta, O un punto di r ed i un vettore di r, di mod


ulo 1, applicato in O. Assegnamo ad r un verso di percorrenza
che coincide con quello di i e fissiamo su r una unit`a di misura

che coincide con la lunghezza del vettore i. Allora ad ogni punto

A di r corrisponde il vettore applicato OA che sar`a multiplo di

i secondo un numero reale x, ovvero OA = xi.

Il sistema costituito dal punto O e dal versore i `e detto sistema

di riferimento cartesiano sulla retta r e denotato (O; x) o


anche (O; i). Il punto O `e origine del sistema di riferimento ed

il numero x `e ascissa del punto A rispetto al sistema (O; x).


Nel piano
Sia un piano, i e j due versori paralleli a , ortogonali tra

loro e tali che langolo convesso ij valga + 2 .

Ricordiamo che un angolo convesso


`e la parte di piano individuata da due semirette aventi la stessa origine, che non contiene al
suo interno il prolungamento delle semirette. In caso contrario
`e detto concavo.
Siano r ed s due rette, incidenti in un punto O, orientate e
concordi con i e j;

Ad ogni punto A del piano corrisponde il vettore OA di


componenti x ed y rispetto ad i e j, ovvero

OA = xi + yj.

I coefficienti x e y sono le coordinate di A, rispettivamente


lascissa e lordinata, e le due rette r ed s costituiscono lasse
delle ascisse e lasse delle ordinate. Il sistema costituito dal
punto O, detto origine, e dai versori i e j `e detto sistema di rifer
imento cartesiano nel piano e denotato (O; x, y) o anche (O; i, j).

Il sistema `e monometrico, ovvero sulle due rette `e assegnata la


stessa unit`a di misura. Si conviene che i e j abbiano la stessa

lunghezza e che tale lunghezza sia lunit`a di misura.


Si `e quindi stabilita una corrispondenza biunivoca tra linsieme
dei punti del piano e linsieme R2 = {(a, b) | a, b R} delle
7

coppie ordinate di numeri reali.


Nello spazio
Angolo di due rette
Due rette r ed s non orientate e incidenti in un punto P
formano quattro angoli, due qualunque dei quali sono o uguali
o supplementari. Le due rette formano due angoli convessi.
Supponiamo, ora, che le rette siano orientate, ovvero sia fissato
un vettore direttore per ogni retta. In tal caso langolo `e quello
convesso fissato dalle due semirette positive uscenti da P e situate su r ed s.
Consideriamo il caso in cui le due rette orientate siano sghembe.
Sia A un punto arbitrario dello spazio ed r0 , s0 due rette passanti
per A, con la stessa direzione e verso di r ed s rispettivamente.
Ricordiamo che due rette orientate e parallele hanno lo stesso
verso se tale condizione si verifica per due vettori appartenenti
alle rette date, con verso concorde al verso delle rette.
Definiamo angolo delle rette r ed s langolo convesso formato
dalle due semirette positive uscenti da A e individuate su r0 e
s0 .
Un riferimento cartesiano nello spazio, denotato (O; x, y, z)
oppure (O; i, j, k), `e costituito da un punto O e da tre versori

i, j, k, applicati
in O, a due a due ortogonali che formano una

terna destrorsa; in tal caso deve verificarsi che un osservatore,
posto al secondo estremo di k, vede descrivere langolo convesso

ibj ruotando in senso antiorario i fino a sovrapporsi a j.

Il sistema `e monometrico, ovvero sulle tre rette `e assegnata


la
stessa unit`a di misura, in particolare il segmento non orientato
associato ad i.

Le tre rette, denotate rispettivamente asse x, asse y, asse z, costituiscono gli assi fondamentali del sistema dato.
Ricordiamo che, dato, nello spazio, un punto P ed una retta r,
la proiezione ortogonale di P su r `e il punto P 0 , intersezione di
r con il piano passante per P e perpendicolare ad r.
8

Siano A, B, C i punti proiezione ortogonale di P sugli assi fon

damentali. Le misure dei segmenti orientati OA, OB ed OC,


sono le coordinate di P , rispettivamente lascissa, lordinata e
la quota.
Viceversa, ad ogni terna ordinata di numeri reali corrisponde un
punto dello spazio, ottenuto ripetendo al contrario il precedente
procedimento.
` stata ottenuta quindi una corrispondenza biunivoca tra
E
linsieme dei punti dello spazio e linsieme R3 = {(a, b, c) |
a, b, c R} delle terne ordinate di numeri reali.
Rappresentazione cartesiana di vettori
Dato un punto P `e univocamente determinato il segmento

orientato OP e il vettore libero v rappresentato da OP ; possi

amo allora scrivere v = OP .

Siano A, B, C le proiezioni ortogonali di P rispettivamente sullasse


x, sullasse y e sullasse z e sia P1 la proiezione ortogonale di P

sul piano xy. Si pu`o stabilire che OB `e equipollente a AP1 e

OC `e equipollente a P1 P .

` facile stabilire che
E
OP = OA + AP1 + P1 P = OA + OB + OC; i
numeri OA = x, OB = y e OC = z sono le coordinate cartesiane
del punto P . Vale pertanto la relazione
v = x.i + yj + zk

detta rappresentazione cartesiana del vettore libero v.

Tale scrittura `e molto utile nel calcolo delle operazioni di


somma e prodotto per uno scalare.
Per la somma di vettori, assegnato il vettore w = x0 i + y 0 j + z 0 k,

si ha
v + w = (x + x0 )i + (y + y 0 )j + (z + z 0 )k,

mentre per il prodotto con lo scalare otteniamo


v = xi + yj + zk.

Poich`e il vettore v `e univocamente determinato dai coefficienti

x, y, z, possiamo anche scrivere v = (x, y, z).

Esempio. Si consideri, nel piano, il vettore AB, ove A =

(2, 4) e B = (5, 6). Poich`e AB = OB OA, ne segue AB =

5i + 6j (2i + 4j) = 3i + 2j, e anche AB = (3, 2).




0.0.3

Prodotto scalare di vettori

Siano u, v due vettori di V 2 oppure V 3 . Chiamiamo prodotto



scalare di tali vettori il numero reale
u v =k u k . k v k .cosucv.

ove ucv denota langolo convesso formato da u e v ed k u k e

k v k i moduli di u e v.


Osserviamo che, poich`e due vettori liberi sono rappresentati
da vettori applicati in un punto arbitrario, allora il prodotto
scalare di due vettori liberi coincide con il prodotto scalare dei
corrispondenti vettori applicati in O.
Naturalmente se uno dei due vettori `e il vettore nullo, langolo
convesso `e indeterminato; tuttavia dalla definizione segue che
u 0 = 0.

Nel caso in cui nessuno dei due `e il vettore nullo, segue dalla
definizione che
uv

cosucv =
k u k . k v k

Poich`e | cosucv | 1, ne segue la disuguaglianza di Cauchy


Schwarz:
| u v |k u k . k v k .

Valgono, inoltre, le propriet`a di


1. simmetria: u v = v u;

10

2. omogeneit`a: (u) v = u (v) = (u v).



3. distributivit`a: u (v + w) = u v + u w.


4. positivit`a: v v 0 e v v = 0 se e solo se v = 0.



Si ha inoltre che due vettori non nulli sono perpendicolari
se e solo se cosucv = 0, ovvero

u v = 0.

Sia u un vettore non nullo di R3 . Per ogni vettore v R3 ,

la proiezione ortogonale di v sulla retta individuata da u `e il

vettore
v.u
pu (v) = u.
u.u

Si pu`o dimostrare che ogni versore v R3 pu`o essere scritto

nella forma
v = cosi + cosj + cosk

ove , , sono gli angoli di v e dei vettori i, j, k rispettivamente.


I coefficienti cos, cos, cos sono detti coseni
direttori di v.

Rappresentazione cartesiana del prodotto scalare


Sia (O; i, j, k) un sistema di riferimento cartesiano dello spazio.

Si stabilisce
facilmente che i i = j j = k k = 1 e inoltre

i j = i k = j k = 0.

Dati i vettori u = x1 .i + y1 .j + z1 .k e v = x2 .i + y2 .j + z2 .k, si

ottiene
u v = (x1 i + y1 j + z1 k) (x2 i + y2 j + z2 k) =

x1 x2 i i + x1 y2 i j + x1 z2 i k +



+y1 x2 j i + y1 y2 j j + y1 z2 j k +



+z1 x2 k i + z1 y2 k j + z1 z2 k k =



11

= x1 x2 + y1 y2 + z1 z2
che costituisce la rappresentazione cartesiana del prodotto scalare
u v.

Analoga relazione vale nel caso di due vettori
del piano.
q

2
Si pu`o inoltre osservare che k u k= u u = x1 + y12 + z12 .

0.0.4

Prodotto vettoriale di vettori

Siano u, v V 3 . Chiamiamo prodotto vettoriale di tali vettori il



vettore denotato
uv

definito nel seguente modo:
1. u v = 0 se u e v sono paralleli;


2. altrimenti u v ha:

modulo: k u kk v k sinucv

direzione: ortogonale sia a u che a v.

verso: tale per cui la terna (u, v, u v) sia destrorsa.



Osserviamo che lannullarsi del prodotto vettoriale dei vettori u e v caratterizza il parallelismo di tali vettori.

Inoltre si pu`o dimostrare che il modulo del vettore u v coincide

con larea del parallelogrammo costruito su u e v.

Valgono, infine, le seguenti propriet`a di:
1. antisimmetria: u v = v u.


2. omogeneit`a: (ku) v = u (kv) = k(u v), ove k R.


3. distributivit`a rispetto alla somma in V 3 : (u + v) w =

u w + v w e analogamente per u (v + w).


12

Rappresentazione cartesiana del prodotto vettoriale


In relazione alla terna i, j, k si verifica che i i = j j =


k k = 0, i j = k, j k =
i, k i = j e inoltre j i = k,


k j = i, i k = j.


x1 i + y1 j + z1 k e v = x2 i + y2 j + z2 k, con
Pertanto, dati u =

semplici calcoli si ottiene


u v = (y1 z2 y2 z1 )i (x1 z2 x2 z1 )j + (x1 y2 x2 y1 )k.

0.0.5

Prodotto misto

Dati i vettori u, v, w V 3 , definiamo prodotto misto di tali



vettori il numero :
u v w.

Non `e necessario precisare una priorit`a tra le due operazioni,
poich`e necessariamente si dovr`a prima operare il prodotto vettoriale e poi il prodotto scalare.
Si verifica che tale prodotto vale zero se e soltanto se u, v, w

sono complanari.

0.1

Elementi di Geometria analitica


del piano e dello spazio

0.1.1

Elementi di Geometria analitica del piano

Iniziamo con alcuni elementi della geometria della retta. Denotiamo r una retta alla quale `e assegnato un riferimento cartesiano
che indichiamo (O; i).

Distanza di due punti

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Siano A = (a) e B = (b) due punti di r. Poiche AB =


AO + OB = OA + OB ne segue che la lunghezza del segmento

orientato AB vale b a.
Punto medio di un segmento
Sia M = (x) il punto medio del segmento AB. Allora le
lunghezze dei segmenti AM e M B devono coincidere, ovvero
x a = b x, da cui x = a+b
.
2
Traslazione
Se lorigine `e spostata in un punto O0 = (a) e un generico punto
P ha ascissa x ed x0 rispetto ai due diversi riferimenti, il legame
tra le due ascisse vale x = a + x0 ; tale equazione rappresenta la
traslazione da O ad O0 .
Supponiamo, ora, assegnato un sistema di riferimento cartesiano ortogonale (O; i, j) nel piano.

Distanza di due punti


Siano A = (a1 , a2 ) e B = (b1 , b2 ) due punti del piano. Poiche


risulta AB = AO + OB = OA + OB = (b1 a1 ).i + (b2 a2 ).j

ne segue che la distanza dei due punti A e B, ovvero il modulo


del vettore AB vale

(b1 a1 )2 + (b2 a2 )2 .

Punto medio di un segmento


Sia M = (x, y) il punto medio del segmento AB, ove A =
(a1 , a2 ) e B = (b1 , b2 ) sono punti distinti del piano. Denotiamo
A0 , M 0 , B 0 le proiezioni ortogonali dei punti A, M, B sullasse x.
Per il teorema di Talete, se M `e punto medio del segmento AB,
allora M 0 `e punto medio del segmento A0 B 0 . Pertanto
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x=

a1 + b 1
2

In modo analogo si ottiene


y=

a2 + b 2
.
2

Rappresentazione analitica di una retta nel piano


Una retta r pu`o essere univocamente individuata:
1. da un punto P = (x0 , y0 ) e da un vettore u, non nullo, ad

essa ortogonale;
2. da un punto P = (x0 , y0 ) e da un vettore non nullo v ad

essa parallelo;
3. da due punti distinti.
Primo caso
Sia u = a.i + b.j; allora un punto Q = (x, y) appartiene alla

se i vettori u e PQ sono ortogonali, ovvero


retta r se e soltanto

se
u PQ = 0.

Tale equazione, detta equazione vettoriale della retta, `e
espressa dalla equazione
a.(x x0 ) + b.(y y0 ) = 0,
che equivale a
a.x + b.y + c = 0,
ove c = a.x0 b.y0 . Lequazione `e detta equazione cartesiana
o anche equazione generale della retta.
Secondo caso

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Denotiamo v = li + mj; in questo caso un punto Q = (x, y)

appartiene alla retta r se e soltanto il vettore PQ `e multiplo di


t.v. Passando
v, ovvero se esiste un numero reale t per cui PQ =

alle coordinate cartesiane otteniamo le equazioni


(

x = x0 + l.t
y = y0 + m.t

dette equazioni parametriche della retta r. I numeri l, m


sono detti parametri direttori della retta r. Notiamo che
nelle precedenti considerazioni il vettore v potrebbe essere sos
tituito da un qualsiasi vettore v0 multiplo di v. Pertanto esistono

infinite equazioni parametriche della retta assegnata.


Terzo caso
Dati due punti distinti A = (x1 , y1 ) e B = (x2 , y2 ), si dimostra che la retta AB pu`o essere rappresentata dalla equazione
(y y1 )(x2 x1 ) (x x1 )(y2 y1 ) = 0
oppure dalla equazione vettoriale

OQ = OA + t.u,

ove Q = (x, y), u = (x2 x1 , y2 y1 ) e t R; ne segue la

rappresentazione parametrica
(

x = x1 + (x2 x1 ).t
.
y = y1 + (y2 y1 ).t

Una retta r del piano pu`o anche essere rappresentata dalle


seguenti equazioni:
1. canonica: y = m.x + q, ove m `e il coefficiente angolare
c In questo caso si suppone
della retta, ovvero m = tan xr.
che r non sia parallela allasse y.
16

2. segmentaria: xp + yq = 1, ove p e q sono le misure con segno


dei segmenti non nulli intercettati sugli assi coordinati.
Osserviamo che in questo caso la retta r non passa per
lorigine.
Condizioni di parallelismo e perpendicolarit`
a.
Siano (a, b) e (a0 , b0 ) i parametri direttori di due rette r ed s;
allora tali rette sono parallele se e solo se (a, b) = k.(a0 , b0 ) ove
k R e sono perpendicolari se e solo se a.a0 + b.b0 = 0.
Se m1 ed m2 sono i coefficienti angolari di tali rette, esse risultano parallele se m1 = m2 e perpendicolari se m1 = m12 .
Distanza di un punto da una retta.
Si consideri il punto P = (x0 , y0 ) e la retta r : ax + by + c =
0. Si definisce distanza del punto P dalla retta r la misura
del segmento che ha per estremi il punto P e la sua proiezione
ortogonale P 0 sulla retta. Con semplici calcoli si ottiene che tale
distanza misura:
| a.x0 + b.y0 + c |

.
a2 + b 2
Asse di un segmento.
Dati nel piano due punti distinti A e B, il luogo dei punti del
piano equidistanti da A e da B costituisce una retta, che prende
il nome di asse del segmento AB. Tale retta passa per il punto
medio del segmento AB ed `e perpendicolare alla retta AB.
Fascio di rette
Siano r ed s due rette distinte, incidenti in un punto P ;
definiamo fascio proprio di rette individuato da r e s linsieme
di tutte le rette che passano per P .
Se r ed s sono rappresentate rispettivamente dalle equazioni
ax + by + c = 0 e a0 x + b0 y + c0 = 0, allora tale fascio `e linsieme
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di tutte le rette del piano la cui equazione cartesiana pu`o essere


espressa come combinazione lineare delle equazioni di r ed s:
(ax + by + c) + .(a0 x + b0 y + c0 ) = 0
ove e sono parametri reali non contemporaneamente nulli.
Nel caso in cui le due rette r e s siano parallele il fascio individuato da tali rette `e linsieme di tutte le rette parallele ad r.
In questo caso lequazione che rappresenta il generico piano del
fascio risulta
ax + by + k = 0
ove k `e un generico numero reale. In questo caso il fascio `e detto
improprio.

Traslazione
Sia O0 un punto distinto da O; chiamiamo traslazione individ
uata dal segmento orientato OO0 la corrispondenza che associa

ad un punto Q il punto Q0 tale che il segmento orientato QQ0

sia equipollente al segmento OO0 .


Denotiamo (O0 ; X, Y ) un nuovo sistema di riferimento cartesiano ortogonale, ottenuto spostando lorigine O nel punto O0 e
lasciando invariata la direzione e il verso degli assi x ed y.
Sia O0 = (a, b) e P un punto qualsiasi del piano, di coordinate (x, y) e (X, Y ) rispetto ai due diversi sistemi di riferimento.
Vogliamo determinare il legame tra le due coppie di coordinate.

A tal scopo basta osservare che vale la relazione OP = OO0

+ O0 P , che, in termini di coordinate, implica (x, y) = (a, b) +


(X, Y ) e quindi le equazioni
x=X +a
y = Y + b.
18

Tali equazioni sono chiamate le equazioni della traslazione.


Esempio. Determinare le coordinate del punto P = (2, 3)
rispetto alla nuova origine O0 = (1, 0).
In questo caso le equazioni della traslazione sono x = X + 1, y =
Y ; si ha pertanto X = 1, Y = 3.

0.1.2

Elementi di Geometria Analitica dello


Spazio

Primi elementi
Supponiamo assegnato un sistema di riferimento cartesiano ortogonale monometrico (O; i, j, k) nello spazio.

Distanza di due punti, punto medio di un segmento
Seguendo un procedimento perfettamente analogo a quello utilizzato nel caso del piano possiamo stabilire che la distanza di
due punti A = (a1 , a2 , a3 ) e B = (b1 , b2 , b3 ) vale
q

(b1 a1 )2 + (b2 a2 )2 + (b3 a3 )2 .

e, inoltre, il punto medio del segmento AB, risulta


1 a2 +b2 a3 +b3
, 2 , 2 ).
M = ( a1 +b
2
Equazione vettoriale ed equazione cartesiana di un piano
Sia un piano, P = (x0 , y0 , z0 ) un punto di e v = a.i +b.j +c.k

un vettore non nullo ad esso ortogonale.


Osserviamo che un punto Q = (x, y, z) appartiene a se e
soltanto se il vettore PQ `e ortogonale a v, ovvero

v PQ = 0.
(4)

Tale equazione `e detta equazione vettoriale del piano .
Passando alla rappresentazione cartesiana dei vettori v e PQ

19

ovvero v = (a, b, c) e PQ = (x x0 , y y0 , z z0 ) si ottiene

lequazione
a.(x x0 ) + b.(y y0 ) + c.(z z0 ) = 0.

(5)

detta equazione cartesiana del piano.


I numeri a, b, c sono detti parametri direttori del piano;
essi non sono univocamente determinati, ma possono essere sostituiti da una terna di numeri ad essi proporzionali.

Rappresentazione parametrica di un piano


Un piano pu`o anche essere fissato univocamente dal passaggio
per un punto P = (x0 , y0 , z0 ) e dal parallelismo a due vettori u

e v, non paralleli. In particolare possiamo supporre u = P Q

e v = P R, ove Q = (x1 , y1 , z1 ) e R = (x2 , y2 , z2 ) sono due

punti non allineati con P . Ne viene che un punto S = (x, y, z)


appartiene al piano se risulta

OS = OP + P S = OP + s.u + t.v

per opportuni valori dei parametri reali s e t. Si stabilisce quindi


una corrispondenza biunivoca tra i punti del piano e le coppie
ordinate di numeri reali. Tale equazione costituisce una rappresentazione parametrica del piano, ove P `e il punto iniziale
ed i vettori u e v determinano la giacitura.

Ponendo u = (x1 x0 , y1 y0 , z1 z0 ) = (m1 , n1 , p1 ) e v =

(x2 x0 , y2 y0 , z2 z0 ) = (m2 , n2 , p2 ) e sviluppando i conti, si


ottiene il sistema formato dalle tre equazioni

x = x0 + m1 .s + m2 .t
y = y0 + n1 .s + n2 .t .

z = z0 + p1 .s + p2 .t
che costituisce un sistema di equazioni parametriche del piano.

20

Rappresentazione di una retta


Sia r una retta che passa per lorigine O e v = (a, b, c) un vettore,

non nullo, applicato nellorigine, che giace su r. Allora un punto


Q = (x, y, z) variabile su r verifica lequazione vettoriale

OQ = t.v,

ove t `e parametro reale. Ne segue il sistema di equazioni parametriche:

x = at
y = bt

z = ct
che rappresenta la retta r.
La terna (a, b, c) costituisce una terna di parametri direttori
di r. Se sostituiamo il vettore v con un altro vettore non nullo

w = (a0 , b0 , c0 ), applicato nellorigine, che giace su r, ripetendo

lo stesso procedimento, possiamo rappresentare la retta r con il


sistema

x=at
0
y =bt .

z = c0 t
La terna (a0 , b0 , c0 ) `e ancora una terna di parametri direttori di
r, proporzionale alla terna (a, b, c), ovvero (a0 , b0 , c0 ) = k(a, b, c)
per un opportuno valore reale k.
Ne segue che i parametri direttori di una retta r sono definiti a
meno di un fattore di molteplicit`a.
Supponiamo che la retta r non passi per lorigine. Sia P =
(x0 , y0 , z0 ) un punto di r e v = (a, b, c) un vettore parallelo ad

r. Un generico punto Q = (x, y, z) di r verifica la relazione



OQ = OP + P Q = OP + t.u,

con t reale.

21

Sviluppando i conti, si ottiene che la retta r `e rappresentata


dal sistema di equazioni parametriche

x = x0 + at
y = y0 + bt .

z = z0 + ct
Dati due punti distinti A = (x0 , y0 , z0 ) e B = (x1 , y1 , z1 ) il

vettore v = AB ha coordinate (x1 x0 , y1 y0 , z1 z0 ); tali

valori sono i parametri direttori della retta AB, che risulta rappresentata dal sistema

x = x0 + (x1 x0 )t
y = y0 + (y1 y0 )t .

z = z0 + (z1 z0 )t
Eliminando il parametro t nelle precedenti equazioni si ottiene
un sistema di due equazioni nelle coordinate cartesiane x, y, z.
Pertanto ogni retta nello spazio pu`o essere rappresentata mediante un sistema di due equazioni della forma
(

ax + by + cz + d = 0
a0 x + b0 y + c0 z + d0 = 0

tali che (a0 , b0 , c0 ) 6= k.(a, b, c) per ogni numero reale k, che prendono il nome di equazioni cartesiane della retta. Si pu`o notare che ogni retta dello spazio pu`o essere rappresentata mediante equazioni cartesiane in infiniti modi; basta considerare due
piani distinti che la contengono.
Coseni direttori di una retta orientata
I coseni direttori di una retta orientata r sono i coseni degli
angoli formati con gli assi coordinati, ovvero gli angoli xr,
yr,
zr.

Essi verificano la relazione


cosxr
2 + cosyr
2 + coszr
2 = 1.
Se v = (a, b, c) `e un vettore parallelo alla retta r, ovvero se a, b, c

sono parametri direttori di r, allora i coseni direttori risultano


22

cos xr
= kva k , cos yr
= kvb k , cos zr
= kvc k , ove kvk =

a2 + b2 + c2 . Lambiguit`a del doppio segno `e causata dalla


indeterminazione dellorientazione di r.
Se langolo zr
`e acuto, allora coszr
> 0 e il radicale ha segno
positivo.
Condizioni di parallelismo e perpendicolarit`
a
Ricordiamo che due rette r ed s sono dette:
incidenti se si intersecano in un punto,
parallele se non si intersecano, ma sono complanari,
coincidenti se costituiscono la stessa retta,
sghembe se non sono n`e incidenti n`e parallele.
Inoltre una retta `e parallela ad un piano se giace sul piano oppure se non ha alcun punto in comune con il piano.
Richiamiamo, ora, alcune propriet`a coinvolgenti relazioni di parallelismo e perpendicolarit`a tra rette e piani.
Le infinite perpendicolari ad una retta r in un suo punto
P giacciono tutte in uno stesso piano.
Una retta r ed un piano sono perpendicolari se e solo
se ogni piano che contiene r interseca secondo una retta
perpendicolare ad r.
Due rette perpendicolari ad uno stesso piano sono fra loro
parallele.
Se due rette sono parallele, ogni piano perpendicolare alluna
`e perpendicolare anche allaltra.
Per ogni punto dello spazio passa uno ed un solo piano
perpendicolare ad una retta data.

23

Date due rette sghembe, ovvero non parallele e non incidenti, esiste una ed una sola retta perpendicolare ed incidente ad entrambe ed il segmento di questa, compreso
tra le rette date, `e minore di qualunque altro segmento
compreso fra le rette date.
Presentiamo, ora, le relazioni che esprimono le possibili condizioni di parallelismo e perpendicolarit`a tra rette e piani in
termini di parametri direttori.
1. TRA DUE RETTE.
Siano r ed s due rette di parametri direttori (a, b, c) ed
(a0 , b0 , c0 ) rispettivamente. Dalla definizione di parametri
direttori di una retta, possiamo stabilire che la condizione
di parallelismo tra r ed s equivale alla relazione
(a0 , b0 , c0 ) = k.(a, b, c)
ove k `e parametro reale, mentre la relazione di perpendicolarit`a `e rappresentata dalle relazione
a.a0 + b.b0 + c.c0 = 0.
2. TRA DUE PIANI
Siano e due piani di parametri direttori (a, b, c) e
(a0 , b0 , c0 ) rispettivamente.
Poich`e i parametri direttori di un piano coincidono con i
parametri direttori di una retta ortogonale al piano stesso,
ne segue dal punto precedente che e sono paralleli se
e soltanto se
(a0 , b0 , c0 ) = k.(a, b, c),
per un opportuno valore reale k; inoltre la condizione di
perpendicolarit`a tra tali piani `e rappresentata dalla relazione
a.a0 + b.b0 + c.c0 = 0.
24

3. TRA RETTA E PIANO


Sia r una retta di parametri direttori (a, b, c) ed un piano
di parametri direttori (a0 , b0 , c0 ). Si ha che la retta r `e
parallela al piano se e soltanto se r `e ortogonale ad una
qualsiasi retta perpendicolare ad , per cui risulta
a.a0 + b.b0 + c.c0 = 0;
inoltre r `e perpendicolare ad se e soltanto se
(a0 , b0 , c0 ) = k.(a, b, c),
ove k `e parametro reale.

Fascio di piani
Siano e due piani distinti, non paralleli; definiamo fascio di
piani individuato da e linsieme di tutti i piani che hanno
in comune la retta r intersezione di e .
Se e sono rappresentati rispettivamente dalle equazioni ax+
by + cz + d = 0 e a0 x + b0 y + c0 z + d0 = 0, allora si dimostra che
tale fascio `e linsieme di tutti i piani la cui equazione cartesiana
pu`o essere espressa come combinazione lineare delle equazioni
di e :
(ax + by + cz + d) + (a0 x + b0 y + c0 z + d0 ) = 0

(6)

ove e sono parametri reali non contemporaneamente nulli.


Se 6= 0, lequazione (6) pu`o essere scritta nella forma
(ax + by + cz + d) + k.(a0 x + b0 y + c0 z + d0 ) = 0
ove k = . Tale equazione pertanto rappresenta ancora il fascio
di piani di sostegno la retta r, con lunica eccezione del piano
a0 x + b0 y + c0 z + d0 = 0, che non corrisponde ad alcun valore del
parametro k.
25

Nel caso in cui i due piani e siano paralleli il fascio individuato da tali piani `e linsieme di tutti i piani paralleli ad .
In questo caso lequazione che rappresenta il generico piano del
fascio risulta
ax + by + cz + h = 0,
ove h `e un generico numero reale. Nel primo caso il fascio `e
detto proprio, nel secondo caso improprio.
Distanza di un punto da un piano, da una retta
Si consideri un punto P = (x0 , y0 , z0 ) ed un piano : ax +
by + cz + d = 0; si definisce distanza di P da la lunghezza
del segmento che ha per estremi il punto P e la sua proiezione
ortogonale P 0 su . Si pu`o dimostrare che tale distanza vale
dist(P, ) =

| ax0 + by0 + cz0 + d |

.
a2 + b 2 + c 2

La distanza di un punto P da una retta r `e la misura del


segmento che ha per estremi il punto P e la sua proiezione ortogonale P 0 sulla retta r. In questo caso `e preferibile determinare
prima il piano passante per P e ortogonale ad r, poi il punto
P 0 intersezione di con r e infine la distanza P P 0 .
Si pu`o osservare che la distanza di due rette parallele pu`o
essere definita e quindi calcolata come la distanza di un punto
di una delle due rette dallaltra retta.
Minima distanza di due rette sghembe
Definiamo minima distanza ( o anche semplicemente distanza)
di due rette sghembe r ed s la misura del segmento staccato da
r ed s sulla retta perpendicolare ed incidente ad entrambe.
Si pu`o dimostrare che tale valore coincide anche con la distanza
di un punto P di una delle due rette, per esempio la r, dal piano
passante per s e parallelo ad r.
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Simmetria di un punto rispetto ad un piano, rispetto


ad una retta
Simmetria di un punto rispetto ad un piano
Sia un piano ed A un punto che non appartiene ad .
Sia H il punto proiezione ortogonale di A su ovvero il punto
intersezione di con la retta passante per A e perpendicolare
ad .
Definiamo simmetrico di A rispetto ad il punto A0 della retta
AH per cui H `e punto medio del segmento AA0 .
Simmetria di un punto rispetto ad una retta
Sia r una retta nello spazio ed A un punto che non appartiene
ad r; sia inoltre Q il punto proiezione ortogonale di A su r,
ovvero il punto intersezione di r con il piano passante per A e
perpendicolare ad r.
Definiamo simmetrico di A rispetto ad r il punto A0 della retta
AQ per cui Q `e punto medio del segmento AA0 .

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