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N.B: I punti si indicano con lettere maiuscole, le linee con lettere minuscole i piani con lettere greche
minuscole , , ...
Ricordiamo alcuni assiomi del piano:
A1. Tre punti distinti e non allineati definiscono uno ed un solo
piano.
A2. Se due punti di una retta appartengono ad un piano, la retta
appartiene al piano.
A3. Ogni retta di un piano lo divide in due regioni, dette semipiani
tali che
il segmento che ha per estremi due punti dello stesso semipiano non
interseca la retta;
il segmento che ha per estremi due punti appartenenti a semipiani diversi
interseca la retta.
Da questi assiomi discende immediatamente che:
due piani che hanno tre punti in comune sono lo stesso piano
una retta ed un punto fuori di essa definiscono un piano
due rette che si intersecano definiscono un piano.
Accanto a questi assiomi dobbiamo introdurne altri che ci consentano
di caratterizzare lo spazio.
A4. Il piano un sottoinsieme proprio dello spazio.
Questo assioma afferma in sostanza che, dato un qualunque piano , esiste
almeno un punto A al di fuori di esso. Conseguenza immediata di questo
assioma il seguente teorema.
Teorema. Lo spazio contiene infiniti punti, infinite rette, infiniti
piani.
Dimostrazione. Considerato infatti un piano a ed un punto A che
non gli appartiene (figura 1), poich a contiene infiniti punti, esistono
infinite rette che passano, ognuna, per A e per un punto di a.
Inoltre, due punti di a , chiamiamoli B e C, ed il punto A definiscono
un piano ,Q diverso da a; poich i punti di a sono infiniti, al variare di
B e C su tale piano, i piani ~3 che si vengono a determinare sono anch'essi in numero infinito.
Infine, poich un piano contiene infiniti punti e lo spazio contiene infiniti piani, lo spazio contiene infiniti punti appartenenti a piani diversi.
Figura
AB =
CD = P
Diciamo complanari due rette che appartengono allo stesso piano, diciamo sghembe due rette che appartengono a piani diversi (figura 4).
Ricordiamo poi che si dice fascio proprio l'insieme di tutte le rette
complanari che passano per uno stesso punto detto centro del fascio e
fascio improprio l'insieme di tutte le rette (complanari) che sono
parallele fra loro.
Chiameremo poi stella di centro P l'insieme delle rette dello spazio
che passano per P il quale detto sostegno della stella.
L'intersezione di una stella con un piano passante per il suo sostegno
un fascio di rette proprio giacenti su quel piano; possiamo inoltre
dire che due rette distinte di una stella, dato che appartengono ad
uno e un solo piano, individuano uno e un solo fascio proprio.
Da quanto detto nel precedente paragrafo possiamo poi dedurre che
un piano ed una retta che non gli appartiene possono avere un solo
punto in comune (se ne hanno due la retta appartiene al piano), ed in
questo caso si dicono incidenti, nessun punto in comune, ed in questo caso si dicono paralleli.
Consideriamo ora due piani e e cominciamo con l'osservare
che se hanno tre punti in comune, in virt dell'assioma A1, allora li
hanno tutti; inutile quindi considerare il caso in cui i punti in
comune sono pi di tre. Possiamo allora dire che:
passan-
Dimostrazione. Costruiamo innanzi tutto la figura: disegniamo la retta re prendiamo su di essa un punto P; disegniamo le due rette a e
b per P ad essa perpendicolari; poich due rette che si intersecano definiscono un piano, disegniamo il piano per P che contiene a e b.
Vogliamo dimostrare che ogni altra retta di che passa per P
perpendicolare a r (figura 9a).
Sia t una qualunque retta del fascio di centro P su e sia s una qualunque retta di che non appartiene al fascio e che intersechi le rette
a, b, t negli omonimi punti. Consideriamo adesso due punti M e N su
r situati in semispazi opposti rispetto ad tali che PM PN e congiungiamo mediante dei segmenti i punti M e N con i punti A e B. I
triangoli rettangoli che si vengono in questo modo a formare, avendo i
cateti congruenti, sono congruenti, vale a dire che + MAP + NAP e
+ MBP + NBP ; di conseguenza si ha che M A = NA e M B = N B .
Allora anche i triangoli MAB e NAB, avendo i tre lati ordinatamente
congruenti, sono congruenti ed in particolare possiamo dire che
M AB = N AB .
Consideriamo adesso i triangoli MAT e NAT che, avendo AT in co-
n = NAT
n , sono congruenti per il primo critemune, MA = NA e MAT
rio; di conseguenza MT = NT.
II triangolo M T N quindi isoscele e TP la mediana relativa alla base MN; dunque TP anche altezza e perci la retta t perpendicolare alla retta r.
Resta ora da dimostrare che qualunque altra retta per P che non
appartiene a non pu essere perpendicolare a r. Supponiamo
allora per assurdo che ci sia una retta g che passa per P, non
appartiene a ed perpendicolare a r (figura 9b).
La retta g e la retta r definiscono un piano che interseca a
lungo una retta a che, passando per P, anch'essa perpendicolare a r.
Nel piano abbiamo quindi due rette distinte, la g e la a, che sono entrambe perpendicolari a r nello stesso punto. Sappiamo che, per l'unicit
della perpendicolare nel piano, ci assurdo e quindi dobbiamo
concludere che le sole rette perpendicolari a r sono quelle del piano .
Il teorema che abbiamo appena dimostrato ci consente di dare la definizione di perpendicolarit fra retta e piano.
Una retta r incidente ad un piano in un punto P perpendicolare ad se perpendicolare a tutte le rette di che
passano per P; il punto P si dice piede della perpendicolare. Le
rette incidenti ad che non sono ad esso perpendicolari si dicono oblique.
Alcune osservazioni.
La definizione, come spesso accade, non operativa perch non
possibile verificare la perpendicolarit di r alle infinite rette per P di
; il teorema ci d per anche un criterio di perpendicolarit.
Infatti, poich per definire un piano sono necessarie e sufficienti
due rette incidenti, per stabilire la perpendicolarit di una retta r
ad un piano a basta verificare che r sia perpendicolare a due qualsiasi rette di che passano per P.
Figura
9
a
.
Figura
10
a.
Figura
11
a.
che sia perpendicolare ad a. I due piani e si incontrano lungo una retta b. Per il punto P sappiamo adesso costruire la retta c di
perpendicolare a b. La retta c risulta quindi perpendicolare a b
s
b
.
Se P non appartiene ad procediamo in questo modo (figura
12b): tracciamo una qualunque retta a su ; tracciamo il
piano per P che perpendicolare ad a, i due piani e si
Figura
12
HA= HB ==> PA = PB
c. se due segmenti obliqui hanno proiezioni disuguali, allora anche i due segmenti obliqui sono disuguali nello stesso senso:
HC>HA==> PC >PA
La proiezione ortogonale di una retta r incidente in A ad un piano
su a stesso una retta s di che passa per A. Si pu
dimostrare che l'angolo rs (necessariamente acuto se la retta non
perpendicolare al piano) il pi piccolo fra gli angoli formati da
r con una qualsiasi altra retta di a (figura 15). Eallora naturale
chiamare angolo fra una retta ed un piano l'angolo formato dalla
retta e dalla sua proiezione ortogonale sul piano.
Figura 15
Abbiamo gi detto che due piani sono paralleli se non hanno punti di
intersezione o se coincidono. L'esistenza di piani paralleli garantita
dal seguente teorema. Figura 19
Teorema. Due piani perpendicolari ad una stessa retta sono fra loro
paralleli.
Dimostrazione. Siano e due piani
perpendicolari alla stessa retta r nei punti A e B
(dimostriamo che parallelo a . Supponiamo per assurdo che non lo siano; essi si
iintersecanoin allora lungo una retta a
Figura 25
a.
Esercizi di verifica
10
Figura
28
11
12
ANGOLOIDI
Consideriamo un poligono F ed un punto P che non appartiene al
piano di F; immaginiamo ora di tracciare tutte le semirette che,
uscendo da P, intersecano i lati del poligono. Esse descrivono una superficie, che si dice superficie piramidale, che divide lo spazio in
due regioni distinte (figura 31).
Si dice angoloide la parte di spazio delimitata dalla superficie piramidale che contiene il poligono F.
m la faccia
considereremo quindi la faccia maggiore. Sia dunque ab
m < ac
m + bc
l
maggiore: dobbiamo dimostrare che ab
Consideriamo un punto A dello spigolo Va e un punto B dello spigolo Vb (figura
32). Tracciamo il segmento AB e consideriamo la semi retta
m tale che ab
m = ac
m ; tale semiretta
Vd appartenente alla faccia ab
incontra AB in D. Sia poi C il punto di Vc tale che VC = VD e tracciamo i segmenti CA e CB.
I triangoli VAC e VAD sono congruenti per il primo criterio di congruenza ed in particolare AC = AD.
Consideriamo adesso il triangolo ABC; per la disuguaglianza triangolare si ha che AB < AC + CB cio, scomponendo AB, AD + DB <
AC + CB; tenendo conto che AC = AD, dall'ultima relazione scritta
si ricava che DB < CB.
Spostiamo la nostra attenzione sui due triangoli VDB e VCB in cui
si ha che: VD= VC, VB in comune ai due triangoli e DB < CB;
< bc
. Se aggiungiamo ad entrambi i
bd
m otteniamo che
membri di questa disuguaglianza la faccia ad
m
m
l
m
m = ac
m,
bd + ad < bc + ad cio, tenendo conto che ad
questo significa che
m < bc
l + ac
m che quanto volevamo dimostrare.
ab
ac - ab < bc
bc - c < ab