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Richiami e definizioni di concetti

matematici.

Maria Felice Arezzo mariafelice.arezzo@uniroma1.it


DEF: Si chiama direzione D, l’insieme delle rette parallele ad
una retta data:

Consideriamo un punto x su una retta D 0 appartenente all’insieme


D. Prendiamo inoltre un’altra retta A appartenente al medesimo
piano di D.
DEF: Si chiama proiezione di x su A secondo la direzione D
l’intersezione tra D 0 e A. Indichiamo la proiezione con il simbolo
p(x).

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DEF: Si chiama trasformazione una funzione che associa un
punto di applicazione x del piano P con un punto p(x) del
medesimo piano.

DEF: Si chiama vettore v una trasformazione di un qualsiasi


punto x in p(x) avente lunghezza v secondo la direzione D.

Gli elementi che caratterizzano il vettore sono:


modulo o norma (distanza tra x e p(x));
direzione;
verso.

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DEF: si chiama versore un vettore di modulo 1.

DEF: si chiama vettore nullo un vettore di modulo 0.

DEF: dato un vettore v si chiama vettore opposto il vettore


−v .

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Operazioni con i vettori

La somma del vettore u e del vettore v è un vettore w


avente lo stesso punto di applicazione comune di u e di v ed è
dato dalla diagonale del parallelogramma individuato dai due
vettori originari.
moltiplicazione tra uno scalare a ed un vettore v :
è un vettore definito sulla stessa direzione di v , la cui norma è
pari al prodotto tra la norma di v e lo scalare ed il cui verso è
lo stesso di v se a > 0 ed è opposto a quello di v se a < 0.

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DEF: si chiama spazio vettoriale o lineare un insieme E i
cui elementi sono detti vettori e tale che per ogni elemento sono
definite le operazioni di somma tra vettori e di moltiplicazione per
uno scalare.
DEF: si chiama combinazione lineare tra due vettori v e w il
vettore c definito come c = λv + αw .
DEF: dato un insieme di vettori non nulli, essi si dicono
linearmente indipendenti se e solo se la loro combinazione
lineare dà il vettore nullo solamente nel caso in cui siano nulli tutti
gli scalari. In simboli:

v , w e z sono linearmente indipendenti se:


λv + αw + γ z = 0 ⇐⇒ λ, α, γ = 0

Il numero massimo di vettori linearmente indipendenti definiti in


uno spazio dà la dimensione dello stesso.
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DEF: Si chiama base l’insieme di vettori linearmente indipendenti
aventi il medesimo punto di applicazione. Tale punto di
applicazione comune si chiama origine.

DEF: base ortogonale è una base i cui vettori appartengono a


direzioni poste a 90◦ ;

DEF: base ortonormale è una base ortogonale i cui vettori


sono versori.

L’aspetto notevole degli spazi vettoriali è che qualunque spazio R p


di dimensione p può essere generato da una base.

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Esiste corrispondenza biunivoca tra insiemi ordinati di numeri e
vettori. Facciamo un esempio in R 2 :

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Esiste corrispondenza biunivoca tra insiemi ordinati di numeri e
vettori. Facciamo un esempio in R 2 :

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Esiste corrispondenza biunivoca tra insiemi ordinati di numeri e
vettori. Facciamo un esempio in R 2 :

Notiamo che il vettore a può essere espresso come combinazione


lineare della base ortonormale definita in R 2 : a = y j + x i .

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Esiste corrispondenza biunivoca tra insiemi ordinati di numeri e
vettori. Facciamo un esempio in R 2 :

Notiamo che il vettore a può essere espresso come combinazione


lineare della base ortonormale definita in R 2 : a = y j + x i .
Notiamo inoltre che la coppia ordinata di scalari (x, y ) rappresenta
le coordinate del punto P. Ciò è vero per ogni punto possibile del
piano, il che significa che ad ogni coppia di punti è associato un
vettore con punto di applicazione nell’origine.
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La coppia ordinata (x, y ) in R 2 si chiama componente del
vettore a . È possibile estendere il ragionamento in uno spazio
R p dove ciascun vettore ha come componente un p − pla ordinata
di numeri.

In termini più formali diciamo che un vettore v ∈ E è scomponibile


in un numero di componenti pari al numero di vettori linearmente
indipendenti di E .

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Ancora sulla somma di vettori

Consideriamo il vettore c ottenuto come somma di due vettori a e


b e riscriviamo questi ultimi alla luce di quanto appena detto:

c = a + b = (xa i + ya j ) + (xb i + yb j ) =
= (xa + xb ) i + (ya + yb ) j

Analogamente:

d = a − b = (xa i + ya j ) + (−xb i − yb j ) =
= (xa − xb ) i + (ya − yb ) j

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Ancora sulla somma di vettori

Un aspetto importante sul quale torneremo tra breve è il concetto


di vettore somma e di vettore differenza.

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Ancora sulla somma di vettori

Un aspetto importante sul quale torneremo tra breve è il concetto


di vettore somma e di vettore differenza.

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Ancora sulla somma di vettori

Un aspetto importante sul quale torneremo tra breve è il concetto


di vettore somma e di vettore differenza.

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Ancora sulla somma di vettori

L’aspetto da tenere presente è che il vettore differenza a − b può


essere visto anche come congiungente i punti A e B rappresentati
dai vettori a e b rispettivamente:

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Richiami minimi di trigonometria

Dato un cerchio di raggio OA, definiamo le due quantità:


AH
sin(θ) =
OA
OH
cos(θ) =
OA
E’ facile vedere che cos(θ) è dato dal rapporto tra la lunghezza
(norma) del vettore c e la lunghezza del vettore a .
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Calcolo della norma (modulo) di un vettore
Sia dato un vettore a ∈ R 2 :

Dal teorema di Pitagora (parte destra del grafico) appare evidente


che la norma di a è:

ka k = x 2 + y 2
p

ove x ed y sono le componenti del vettore.


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Ricordando quanto visto da un punto di visto trigonometrico,
valgono le seguenti importanti uguaglianze:

kc k
ka k = (1)
cos(θ)
kc k = ka k · cos(θ) (2)

La relazione 2 ci ritornerà molto utile nel seguito. Si noti che il


vettore c è la proiezione di a lungo una direzione perpendicolare a
quella generata dal versore i .
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Distanza (o metrica)

DEF: la Distanza (o metrica), d(A, B) tra due punti qualunque


definiti nello spazio R p , è una funzione che ha come dominio R p e
come codominio R (R p → R ) e che gode delle seguenti proprietà:
1 Non negatività: d(A, B) ≥ 0;
2 Simmetria: d(A, B) = d(B, A)
3 identità: A = B ↔ d(A, B) = 0
4 disuguaglianza triangolare:
d(A, B) ≤ d(A, C ) + d(B, C )

Uno spazio su cui è definita una distanza è detto spazio metrico.


Per i nostri fini, la distanza serve per comprendere quanto due
oggetti (punti) sono somiglianti tra loro.

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Prodotto scalare
Il prodotto scalare tra due vettori a e b definiti su R p è una
operazione che associa alla coppia di vettori a = (a1 , a2 , · · · ap ),
b = (b1 , b2 , · · · bp ) un numero reale (cioè un punto in R 1 ) cosı̀
definito:

ha · b i = a1 b1 + a2 b2 + a3 b3 + · · · + ap bp =
p
ai b i = a 0 b = b 0 a
X
=
i=1

E’ possibile dimostrare che vale la seguente relazione tra prodotto


scalare, norma e angolo formato dai vettori a e b :

ha · b i = ka k · kb k · cos(θ)

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Prodotto scalare tra un vettore ed un versore
Riprendiamo l’ultima espressione del prodotto scalare modificandola
in modo che uno dei due vettori abbia norma unitaria:

ha · e1 i = ka k · ke1 k · cos(θ)

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Prodotto scalare tra un vettore ed un versore
Riprendiamo l’ultima espressione del prodotto scalare modificandola
in modo che uno dei due vettori abbia norma unitaria:

ha · e1 i = ka k · ke1 k · cos(θ)

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Prodotto scalare tra un vettore ed un versore
Riprendiamo l’ultima espressione del prodotto scalare modificandola
in modo che uno dei due vettori abbia norma unitaria:

ha · e1 i = ka k · ke1 k · cos(θ)

Proiettiamo a ortogonalmente alla direzione


identificata da e1 :

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Prodotto scalare tra un vettore ed un versore
Riprendiamo l’ultima espressione del prodotto scalare modificandola
in modo che uno dei due vettori abbia norma unitaria:

ha · e1 i = ka k · ke1 k · cos(θ)

Proiettiamo a ortogonalmente alla direzione


identificata da e1 :

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Prodotto scalare tra un vettore ed un versore
Riprendiamo l’ultima espressione del prodotto scalare modificandola
in modo che uno dei due vettori abbia norma unitaria:

ha · e1 i = ka k · ke1 k · cos(θ)

Proiettiamo a ortogonalmente alla direzione


identificata da e1 :

Sappiamo che ka ∗k = ka k · cos(θ)

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Prodotto scalare tra un vettore ed un versore
Riprendiamo l’ultima espressione del prodotto scalare modificandola
in modo che uno dei due vettori abbia norma unitaria:

ha · e1 i = ka k · ke1 k · cos(θ)

Proiettiamo a ortogonalmente alla direzione


identificata da e1 :

Sappiamo che ka ∗k = ka k · cos(θ)

Segue, quindi, che ha · e1 i = ka k · ke1 k · cos(θ) = ka ∗k.


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Cioè il prodotto scalare tra vettore e versore dà la norma del
vettore ottenuto come proiezione ortogonale di a sulla direzione
identificata da e1 .

Se anziché avere un versore ho un vettore qualunque b è facile


capire che ottengo: ha · b i = ka k · kb k · cos(θ) = kb k · ka ∗k.

Cioè il prodotto scalare tra vettore e vettore dà kb k volte la norma


del vettore ottenuto come proiezione ortogonale di a sulla direzione
identificata da b .

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Notiamo che:
1 Se θ = 90◦ → ha · b i = 0 essendo cos(θ) = 0;
2 Se θ < 90◦ → ha · b i > 0 in quanto cos(θ) > 0;
3 Se θ > 90◦ → ha · b i < 0 in quanto cos(θ) < 0;

Inoltre:

ha · a i = ka k · ka k · cos(θ) = ka k2

in quanto θ = 0◦ e quindi cos(θ) = 1.


Quindi il prodotto scalare di un vettore per se stesso restituisce il
quadrato delle sua lunghezza.

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Proprietà del prodotto scalare

Siano dati tre vettori a , b e c definiti nello stesso spazio metrico


R p e lo scalare k. Valgono le seguenti proprietà:
1 ha · b i = hb · a i (simmetria e commutatività);
2 ha · (b + c )i = ha · b i + ha · c i (distributività rispetto alla
somma);
3 hk a · b i = k ha · b i;
4 ha · a i > 0 per a 6= 0.

Esercizio: verificare la proprietà 2.

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Relazione tra prodotto scalare e distanza
Riprendiamo la figura sul vettore differenza:

E’ facile capire che valgono le seguenti relazioni:

d(A, B) = ka − b k
d 2 (A, B) = ha − b , a − b i = ka − b k2
Si dimostra (facciamolo!) inoltre che:
d 2 (A, B) = ka k2 + kb k2 − 2 ka k kb k cos(θ) = ka k2 + kb k2 − 2 ha · b i
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Vettori, angoli e distanze in funzione della base di
riferimento
A seconda della base di riferimento cambiano le distanze tra punti
e gli angoli di riferimento:

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Vettori, angoli e distanze in funzione della base di
riferimento
A seconda della base di riferimento cambiano le distanze tra punti
e gli angoli di riferimento:

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Vettori, angoli e distanze in funzione della base di
riferimento
A seconda della base di riferimento cambiano le distanze tra punti
e gli angoli di riferimento:

I vettori sono ortogonali.

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Vettori, angoli e distanze in funzione della base di
riferimento
A seconda della base di riferimento cambiano le distanze tra punti
e gli angoli di riferimento:

I vettori sono ortogonali.

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Vettori, angoli e distanze in funzione della base di
riferimento
A seconda della base di riferimento cambiano le distanze tra punti
e gli angoli di riferimento:

I vettori sono ortogonali.

I vettori non sono più ortogonali ed è


cambiata pure la distanza tra i punti A e B.

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Ecco perché occorre sempre definire la metrica M di riferimento
dello spazio nel quale si opera.
In termini generali, ridefiniamo la distanza tra due punti, la norma
di un vettore ed il prodotto scalare tra due vettori come segue:

q
d(A, B) = ha − b , a − b iM = (a − b )0 M(a − b ) = ka − b kM ;
p

ha · b iM = a 0 M b ;

ka kM = a 0 M a

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Matrici

DEF: Una matrice è una tabella ordinata di vettori (punti).

 
a11 a12 ··· a1p
 a21 a22 ··· a2p 
An,p =
 ···
 (3)
··· ··· ··· 
an1 an2 ··· anp

Le dimensioni della matrice (n, p) definiscono il numero di vettori e


la dimensione dello spazio su cui sono definiti.

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Esempio

Siano dati i seguenti tre punti definiti nello spazio R 2 :

La matrice A corrispondente ai tre punti è:


 
1 4 5
A2,3 = (4)
4 3 1

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Principali tipi di matrici

Matrice Simbolo Definizione


Nulla O Insieme di vettori nulli
Trasposta A0 , AT Scambia le righe con colonne
Quadrata Ann N.ro righe = n.ro colonne
Diagonale diag (A),D Quadrata con elementi extradiagonali nulli
Scalare K Diagonale con elementi pari a k
Identità I Diagonale con elementi pari a 1
Unitaria U Rettangolare con elementi pari a 1
Idempotente A2 = A
Simmetrica A = A0
Ortogonale Matrice i cui vettori colonna sono una base
ortonormale AA0 = I
Inversa A−1 AA−1 = I

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Operazioni definite sulle matrici

Date due matrici A e B di dimensioni appropriate ed uno scalare k,


sono definite le seguenti tre operazioni:
1 Somma A + B;
2 Moltiplicazione per uno scalare kA;
3 Moltiplicazione tra due matrici A · B.

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Operazioni definite sulle matrici: somma di due matrici

Siano date le matrici A e B cosı̀ composte:

   
a11 a12 ··· a1p b11 b12 ··· b1p
 a21 a22 ··· a2p   b21 b22 ··· b2p 
An,p =
 ···
 ; Bn,p =  .
··· ··· ···   ··· ··· ··· ··· 
an1 an2 ··· anp bn1 bn2 ··· bnp

Allora abbiamo che:


 
a11 + b11 a12 + b12 ··· a1p + b1p
 a21 + b21 a22 + b22 ··· a2p + b2p 
Cn,p = An,p + Bn,p = 
 ··· ··· ··· ··· 
an1 + bn1 an2 + bn2 ··· anp + bnp

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Operazioni definite sulle matrici: prodotto per uno scalare

Sia data una matrice An,p e uno scalare k. Il prodotto kA è una


matrice Cn,p definita come segue:

 
ka11 ka12 ··· ka1p
 ka21 ka22 ··· ka2p 
Cn,p = k · An,p =
 ···
;
··· ··· ··· 
kan1 kan2 ··· kanp

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Operazioni definite sulle matrici: prodotto tra due matrici
Siano date le seguenti due matrici An,p e Bp,k .

   
a11 a12 ··· a1p b11 b12 ··· b1k
 a21 a22 ··· a2p 
  b21 b22 ··· b2k 
An,p =
 ··· ; Bp,k =  .
··· ··· ···   ··· ··· ··· ··· 
an1 an2 ··· anp bp1 bn2 ··· bpk

Il prodotto A · B è una matrice Cn,k definita come segue:

 Pp Pp Pp
a1j bj1 a b ··· a b

j=1
Pp Ppj=1 1j j2 Ppj=1 1j jk

j=1 a2j bj1 j=1 a2j bj2 ··· j=1 a2j bjk

Cn,k = An,p · Bp,k = 

Pp · · · Pp · · · ··· Pp · · ·

j=1 anj bj1 j=1 anj bj2 ··· j=1 anj bjk

E’ immediato verificare che A · B 6= B · A


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Operazioni definite sulle matrici: prodotto tra due matrici
Un caso particolare di prodotto tra matrici di notevole importanza è
il prodotto tra una matrice ed un vettore di dimensioni appropriate:

Cn,1 = An,p · pp,1

Trattiamo ora un caso particolare molto utile in seguito. Sia data


una matrice quadrata Ap,p ed un vettore xp,1 . Il prodotto A · x è
una funzione che trasforma p punti di R p in un punto di R p . In
parole povere è una specie di “condensazione” di un insieme di
punti in un unico punto.

Ap,p · xp,1 = bp,1

Un problema interessante che affronteremo a breve è la ricerca di


quel vettore x in grado di trasformare A in b.
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Traccia di una matrice e prodotto scalare tra matrici

Data una matrice quadrata An,n , la sua traccia è definita come la


somma degli elementi lungo la diagonale principale:

n
X
tr (A) = = aii
i=1

Date due matrici An,p e Bn,p è definito il prodotto scalare tra esse
come segue:

hA · Bi = tr (A · B 0 )

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Proprietà della traccia

Date due matrici A e B e due scalari k e λ, la traccia gode delle


seguenti proprietà:
1 tr (kAp,p + λBp,p ) = ktr (Ap,p ) + λtr (Bp,p );
2 tr (An,m · Bm,n ) = tr (Bm,n · An,m );
3 tr (Ap,p ) = tr (A0p,p );
4 tr (An,m · A0m,n ) = tr (A0m,n · An,m );
5 la traccia di una matrice Ap,p è pari alla somma dei suoi
autovalori1 .

1
Si veda più avanti per la definizione di autovalore
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Determinante di una matrice

DEF: Il determinante di una matrice quadrata Ap,p è definito


come la somma dei prodotti degli elementi di una riga qualunque
per i rispettivi complementi algebrici.
Da un punto di vista geometrico, il determinante è una quantità
correlata con l’ipervolume della figura geometrica identificata dai p
punti della matrice A.
Più precisamente il (valore assoluto) del determinante è pari alla
variazione ottenuta dall’ipervolume identificato dai p punti della
matrice A rispetto all’ipervolume ottenuto dalla base ortonormale.

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Esempio
Supponiamo di avere la matrice seguente:
 
2 4
A2,2 =
4 3

corrispondente alla rappresentazione grafica seguente:

det(A) = 2 · 3 − 4 · 4 = −10; ciò significa che l’area del


parallelogramma a sinistra (vettori blu) è 10 volte quella del
quadrato a destra (vettori arancioni).
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Proprietà del determinante

Date due matrici A e B, di dimensioni appropriate, sono definite le


seguenti proprietà del determinante:
1 det(A) = det(A0 );
2 Se una riga o una colonna di A sono nulle allora det(A) = 0;
3 Se una riga (colonna) di A può essere espressa come
combinazione lineare di altre righe (colonne), allora
det(A) = 0;
4 det(A · B) = det(B) · det(A);
5 det(A + B) 6= det(B) + det(A);
6 il det(A) è pari al prodotto degli autovalori ad essa associati.
Se det(A) = 0 A è detta matrice singolare.

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Rango di una matrice

DEF 1: Il rango r di una matrice An,p è pari al massimo numero di


righe linearmente indipendenti; ne consegue che r ≤ min(n, p).
Qualora An,p avesse r = min(n, p) diciamo che essa ha rango
pieno.
DEF 2: Il rango r di una matrice An,p è pari all’ordine della
matrice quadrata più grande avente determinante diverso da zero.

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Sistemi di equazioni lineari
Un sistema di n equazioni lineari in p incognite è definito nel modo
seguente:


 a11 x1 + a12 x2 + · · · +a1p xp = b1
a21 x1 + a22 x2 + · · · +a2p xp = b2

(5)

 ··· ··· ··· ···
an1 x1 + an2 x2 + · · · +anp xp = bn

ove A e b sono noti e x è incognito. Se b = 0 il sistema lineare (5)


è detto omogeneo. Il sistema 5 può essere scritto in modo
compatto utilizzando la notazione matriciale seguente:
An,p · xp,1 = bn,1
Qualora A fosse quadrata (ad esempio n, n2 ) e se det(A) 6= 0 la
soluzione (unica) del sistema (5) è data da:

xn,1 = A−1
n,n · bn,1
2
Lo stesso varrebbe -mutatis mutandis - se A fosse p, p.
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Sistemi di equazioni lineari

Il sistema lineare omogeneo seguente:

An,n · xn,1 = 0 (6)

ammette sempre la soluzione (detta impropria) x = 0; si dimostra


che il sistema (6) ammette soluzioni proprie se e solo se
det(A) = 0.

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Autovalori e autovettori

Sia A una matrice quadrata. Ci domandiamo sotto quali condizioni


esistono uno scalare λ ed un vettore x tali che:

An,n xn,1 = λxn,1 (7)

λ è detto autovalore (o radice caratteristica) e x


autovettore.
Quindi l’autovettore è un vettore particolare in quanto se gli
applico una trasformazione lineare (cioè la matrice), esso non
cambia direzione. Può al massimo cambiare verso (λ < 0) oppure
6 1).
lunghezza (|λ| =

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Autovalori e autovettori

Riscriviamo il sistema (7) come segue:

An,n xn,1 − λxn,1 = 0


(An,n − λIn,n ) · xn,1 = 0

Le soluzioni sono quelle del sistema omogeneo e, come detto, tali


soluzioni sono proprie se e solo se det(An,n − λIn,n ) = 0.
Sviluppando il det(An,n − λIn,n ) otteniamo una equazione (detta
equazione caratteristica) di grado n in cui l’incognita è λ.
L’equazione caratteristica ammette n soluzioni.

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Proprietà degli autovalori

Sia data una matrice An,n . Sono definite le seguenti proprietà:


1 Gli autovalori di A sono uguali a quelli di A0 . Gli autovettori
sono invece, in generale, diversi;
tr (A) = ni=1 λi ;
P
2

det(A) = ni=1 λi .
Q
3

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Matrici simmetriche ad elementi reali

Tali matrici sono estremamente importanti in statistica perché esse


sono molto frequenti. Ne costituiscono un esempio le matrici di
varianza-covarianza, di correlazione, di distanza, di similarità.
Data una matrice simmetrica ad elementi reali An,n , valgono le
seguenti importanti proprietà:
1 gli autovalori sono reali;
2 gli autovettori sono ortogonali;
3 il rango di A è pari al numero dei suoi autovalori non nulli.

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Forme quadratiche

Siano dati una matrice simmetrica An,n ed un vettore xn,1 . La


seguente espressione è detta forma quadratica:

XX
Q(x) = x 0 Ax = aij xi xj (8)
i j

Si noti che la forma quadratica (8) è uno scalare. Si noti anche che
per x = 0 la forma quadratica è nulla.
DEF: Se una forma quadratica Q(x) > 0 per ogni x 6= 0 allora essa
è detta definita positiva.
DEF: Se Q(x) ≥ 0 per ogni x 6= 0 allora si dice la forma
quadratica è semidefinita positiva. In questo caso gli
autovalori di An,n sono tutti non negativi.

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Forme quadratiche: proprietà

Sia data una forma quadratica Q(x) definita positiva. Valgono le


seguenti proprietà:
1 Gli autovalori di An,n sono tutti strettamenti positivi;
2 il rango di An,n è pari a n;
3 An,n è diagonalizzabile, cioé esiste una matrice ortogonale
Pn,n tale che:
 
λ1 0 ··· 0
0 λ2 ··· 0 
P −1 AP = D = 


 ··· ··· ··· ··· 
0 0 ··· λn

E’ possibile dimostrare che gli elementi della matrice diagonale D


sono gli autovalori di A. Si dimostra inoltre che la matrice
ortogonale P è formata dagli autovettori di A.

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Forme bilineari

DEF: data una matrice An,p e due vettori xn,1 e yp,1 , si definisce
forma bilineare la seguente espressione:

p
n X
X
0
B = x Ay = aij xi yj (9)
i=1 j=1

Maria Felice Arezzo mariafelice.arezzo@uniroma1.it

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