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egal un'intera citt, bella di monumenti e popolatissima. Il povero uomo credette c he l'imperatore si facesse beffe di lui.

- No, no - rispose Alessandro - la verit. Non pensare che sei tu, Biance, che dom andi; pensa che Alessandro che ti d. (Diversits curieuses II). 158. Alessandro Magno seppe che uno dei suoi soldati aveva preso il suo nome. Lo chiam e gli disse: - Tu vuoi portare il mio nome. Fa' pure, ma ricordati nelle battaglie che ti chi ami Alessandro. (Encyclopdiana). 159. Quando mor il cavallo Bucefalo, Alessandro ne fu inconsolabile. Avendo allor a Apelle fatto un ritratto somigliantissimo del cavallo, Alessandro diede ordine che gli si portasse tutti i giorni da mangiare, come fosse il vero Bucefalo. (E ncyclopdie mthodique). 160. Un giorno i cortigiani stavano incitandolo contro un uomo che aveva detto m ale di lui. Alessandro non volle in nessun modo punirlo, dicendo: - 'Essere biasimati la sorte dei re. Anche quando essi fanno bene, ci deve esser e per forza chi ne dice male. (Encyclopdie mthodique). 161. Un giorno Alessandro Magno, per ricompensare il filosofo Zenocrate, di cui era ammiratore, volle regalargli centomila lire. Ma il filosofo arcigno le rifiu t. Alessandro Magno cap che causa del rifiuto era l'ostentazione della fierezza e della saggezza, e mostrandosi assai pi filosofo quella volta dello stesso Zenocra te, gli disse: - Come! e non hai un amico che possa aver bisogno di questa somma? A me non sono bastati i tesori di Dario per ricompensare i miei amici, e tu non sai come dist ribuire tra i tuoi amici centomila miserabili lire? Povera filosofia! (Encyclopdi ana). 162. Domandarono una volta ad Alessandro perch egli onorasse pi Aristotele suo pre cettore che non suo padre. - Perch - rispose Alessandro - il re Filippo, dandomi la vita, mi ha fatto discen dere dal cielo in terra; ma Aristotele con la sua istruzione mi ha fatto risalir e dalla terra al cielo. (PLUTARCO, Vita d'Alessandro). 163. Un giovane macedone aveva portato in un ballo una bellissima fanciulla. Ale ssandro, che era presente, la vide e avrebbe voluto farla sua; ma avendo saputo che il giovane l'amava tanto e voleva sposarla, prese costui in disparte e gli d isse: - Giacch ami tanto questa fanciulla, prendila e vai via subito con lei da questo ballo per allontanarle ogni pericolo. (PLUTARCO, Vita d'Alessandro). 164. Alessandro era innamoratissimo di una donna chiamata Campaspe, e volle che Apelle le facesse il ritratto. Essendosi per accorto che il pittore, a mano a man o che dipingeva i lineamenti di questa bella giovane, se ne innamorava sempre pi, ebbe la generosit di cedergliela. (Encyclopdie mthodique). 165. Alessandro il Grande rimproverava ad un pirata le sue rapine. Ma questi ris pose: - Sono pirata perch ho soltanto un vascello: se ne avessi molti sarei un conquist atore. (A. PADOVAN, Il libro degli aneddoti). 166. Un tale aveva scritto un volume sulla Giustizia e l'aveva dedicato ad Aless andro. Costui sorrise, ricevendo il dono, e rispose: - Cade proprio a proposito, in un'epoca in cui io sto impossessandomi dei beni a ltrui! (Diversits curieuses III). 167. Vedendo un giorno un corriere che si avanzava verso di lui affannosamente, esclam: - Che cosa avr mai da dirmi costui, per correre a questo modo? Una corsa tale sar ebbe giustificata da una sola notizia: che Omero risuscitato. (Diversits curieuse s III). 168. Un tal Petillo gli domand un giorno del denaro per poter maritare le sue fig liole. Alessandro gli diede 50 talenti. L'altro non voleva accettarli, sembrando gli troppi. - Saranno troppi per te, ma non per me che li do - rispose l'imperatore. (Divers its curieuses III). 169. Alessandro il Grande spieg cos il proprio rifiuto ad aumentare le imposte: Pre ferisco il pastore che sa tondere le sue pecore senza scorti-

carie; al giardiniere che, cogliendo erbe del suo giardino, ne strappa le radici. (Guy DE LA BATUT, L'esprit des grands hommes). 170. Guardando una sera il cielo, Alessandro si mise a parlare coi suoi amici de gli astri che brillavano lass. Un filosofo gli disse che, secondo lui, quegli ast ri erano altrettanti mondi. Alessandro allora si mise a piangere. - Quanti mondi! - esclam tra le lagrime - e pensare che io non ho potuto ancora c onquistare neanche questo che abitiamo noi. (Encyclopdie mthodique). 171. Avendo Alessandro avuta una ferita in un combattimento, si rivolse ai suoi cortigiani, dicendo loro: - Vedete bene adesso che cosa debbo pensare di coloro che per stolta adulazione mi van dicendo che io sono un Dio. Il mio sangue li smentisce e mi avverte che n on sono altro che un povero uomo come voi. (Encyclopdie mthodique). 172. Alessandro Magno rendeva giustizia. Diede per primo la parola all'accusator e; e mentre questo parlava, egli con una mano si turava un orec- chio. Gli fu do mandato perch. - Perch - rispose - lo conservo intatto per l'accusato. (Encyclopdie mthodique). 173. Alessandro ricevette un giorno una commissione di Ateniesi che si lamentava che Atene non fosse considerata giustamente dal sovrano. - Come! - esclam Alessandro, meravigliato. - E pensare che io soffro tutto quel c he soffro unicamente per essere lodato da voi! (Encyclopdie mthodique). 174. Alessandro, trovandosi ad Atene, volle vedere Diogene. And dunque circondato da tutta la sua splendida corte a visitare il filosofo nella sua botte, e stand ogli dinanzi gli domand che cosa poteva fare per fargli cosa grata e dimostrargli la sua ammirazione. - Levarti dal sole - rispose Diogene. I cortigiani s'indignarono di questa altezzosa risposta, ma Alessandro ne rest am mirato e disse: - Se io non fossi Alessandro vorrei essere Diogene. (DIOGENE DI LAERTE). 175. Quando Alessandro fu in punto di morte, i suoi familiari gli chiesero dove fossero nascosti i suoi tesori. Alessandro rispose: - Li troverete nelle borse dei miei amici. (Encyclopdie mthodique). 176. Alessandro morente, a Perdicca, suo generale, che gli domandava quando vole sse gli onori divini, rispose: - Quando sarete felici! (CANT, Storia Universale). 177. Alessandro, prima di morire, disse: - Lascio il mio impero al pi degno, ma prevedo che i miei amici celebreranno le m ie esequie con le armi alla mano! (CANT, Storia Universale). 178. Alla morte di Alessandro, Sisigambe, la madre di Dario, fu presa da tanta d isperazione, ricordandosi la cortesia e bont con cui l'aveva trattata il vincitor e, che dalla disperazione si ammazz, cosa che non aveva fatto alla notizia della morte del figlio. Questo veramente il pi bell'elogio che si po tesse fare di un conquistatore e della generosit di un gentiluomo. (Encyclopdie mth odique). ALESSANDRO SEVERO n. 208 - m. 235; imperatore romano, successore di Eliogabalo; fu assassinato dai suoi soldati per la troppa severit. 179. L'imperatore Alessandro Severo non volle mai che le cariche e gli impieghi pubblici fossero venduti. - Colui che compra all'ingrosso - diceva deve per forza rivendere al minuto. (En cyclopdie mthodique). 180. Alessandro Severo viveva con una grande semplicit. La sua mas situa era: La m aest dell'impero si mantiene con la virt e non con una vana ostentazione. (Encyclopd ie mthodique). 181. Un certo Vetronio s'era insinuato nelle buone grazie dell'imperatore e si s erviva della familiarit con cui era trattato per carpire regali e contribuzioni d a tutti coloro che avevano bisogno di qualche favore dall'imperatore, presso il quale prometteva loro il suo appoggio. Saputa la cosa, Alessandro Severo fece ca dere Vetronio in un tranello e lo sorprese cos in flagrante delitto di millantato credito. L'imperatore ordin allora che fosse asfissiato col fumo, e che durante il suppliz

io i banditori gridassero: - Chi ha venduto fumo di fumo morir. (Encyclopdie mthodique). 182. Alessandro Severo stava volentieri in compagnia di sapienti e di uomini d'i ngegno. Voleva che costoro gli chiedessero qualche beneficio. - Perch - diceva loro - non chiedete mai niente? Preferite lamentarvi in segreto tra voi, piuttosto che contrarre obbligazioni con me? (Encyclopdie mthodique). ALESSANDRO III (Orlando Ranuccio Bandinelli) pontefice dal 1159 al 1181; combatt Federico Barbarossa; diede il suo nome alla c itt di Alessandria. 183. Il papa Alessandro III fu chiamato a decidere chi avesse ragione fra un fra te, generoso al punto di spogliarsi dei propri abiti per chiunque fosse in bisog no, e il suo abate, che lo puniva di una tale generosit. Egli cos giudic: Tu, o fratello, tutte le volte che la carit ti dir di dare, d, e tu, o abate, tutte le volte che constaterai una disobbedienza, colpisci!. (DE LA BATU T, L'esprit des grands hommes). ALESSANDRO V (Pietro Filargo) pontefice dal 1409 al 1410. Nativo di Creta. 184. Quando Pietro Filargo di Candia fu fatto papa, assunse il nome di Alessandr o V. Egli diceva ai suoi amici: - Quando ero arcivescovo, ero ricco; quand'ero cardinale, ero povero, e adesso s ono un papa mendicante. (Anecdotes germaniques). ALESSANDRO VI (Rodrigo Borgia) pontefice dal 1492 al 1503; crudele e dissoluto; celebre nella storia come papa B orgia; fu avvelenato dal figlio. 185. Il vecchio Borgia, papa Alessandro VI, era molto affezionato all'orefice Sa lomone da Sesto, il quale aveva inciso sulla spada del duca Valentino il trionfo di Giulio Cesare. L'orefice si era guadagnato il favore di Sua Santit perch in un grosso e liscio smeraldo aveva inciso, a imitazione di antiche pietre preziose, una Venere Callipigia, che al Papa piacque tanto da farla incastonare nella cro ce con la quale, nei solenni servizi divini nella chiesa di San Pietro, soleva b enedire il popolo. Cos ogni volta che portava la croce alle labbra, egli baciava la bella dea. (BRING, Das goldene Buch der Anekdoten). 1.86. Il papa Alessandro VI si lamentava con l'ambasciatore veneziano dell'alter igia della repubblica di Venezia che spadroneggiava nel mar Adriatico come se ne avesse l'assoluta ed esclusiva propriet. - Vorrei vedere - disse ironicamente - il titolo dell'investitura che Venezia ha avuto di quel mare. - Santit, - rispose l'ambasciatore veneziano, fingendo la maggiore ingenuit - se E lla ha la bont di guardare il titolo che dona lo Stato della Chiesa al papa, vedr che l dietro c' anche l'atto d'investitura del mar Adriatico a Venezia. (PANCKOUCK E). 187. Dopo la morte di Alessandro VI si sparsero in Roma strane dicerie. L'ambasc iatore di Venezia, Marino Sanuto, scrisse alla sua Repubblica come, poco avanti la sua morte, il papa avesse visto una scimmia che era saltata nella stanza e lo aveva beffeggiato, e avesse gridato inorridito a uno dei Cardinali che tentava di afferrarla: Lasciala! Lasciala! il diavolo!. Altri narravano che egli avesse detto: Vengo, vengo, attendi solo un istante! e in queste parole interpretavano il patto che, si diceva, durante il Conclave dopo la morte di Innocenzo VIII, Rodrigo Borgia avesse segretamente concluso col diav olo, promettendogli la sua anima se lo avesse fatto papa per dodici anni. (BRING, Das goldene Buch der Anekdoten). ALESSANDRO VIII (Pietro Ottoboni) Pontefice dal 1689 al 1691. 188. Era un buon papa, ma non immune del grave difetto del nepotismo. Dopo tre s ole settimane di pontificato, aveva gi accumulato, sui suoi parenti accorsi a Rom a, un'enorme quantit di onori e di cariche lucrose. Un giorno domand a un suo amico che cosa si dicesse di lui. L'amico titubava; ma, incoraggiato dal papa a dir la verit,- rispose: - Santit, si dice che non perdiate tempo nell'innalzare la vostra famiglia. E il papa sorridendo: - Tutte calunnie! Pensate che sono passate ventiquattro ore senza che abbia conc

esso nulla ai miei parenti! (SCARLATTI, Et ab hic et ab hoc). ALESSANDRO I DI RUSSIA n. 1777 - m. 1825; zar di Russia, combatt e vinse Napoleone, entr a Parigi con gli Alleati nel 1814 e poi nel 1815. 189. Potentissime erano in Russia le camarille di Corte. Erano state esse ad ass assinare il nonno e il padre dello zar Alessandro. Un'avventuriera d'ingegno, un a francese che si trovava in Russia, scrisse a Fouch questa frase caratteristica e vera: - li giovane imperatore cammina preceduto dagli assassini del nonno, seguito da quelli del padre e circondato dai suoi. (PALOLOGUE, Alexandre I). 190. Era un meraviglioso attore, e Napoleone che aveva subito anche lui il suo f ascino disse di Alessandro I: - Alessandro il Talma del Nord! (PALOLOGUE, Alexandre I). 191. Gli avevano riferito che un uomo misterioso stava tutto il giorno in contem plazione del monumento a Pietro il Grande e, invitato a spiegare le ragioni di q uella sua assiduit, aveva detto che non avrebbe dato spiegazioni se non allo zar personalmente. Alessandro I, incuriosito, fece venire a corte lo strano uomo. - Perch dunque te ne stai tutto il giorno davanti alla statua? - Per ammirare la saggezza di Pietro il Grande. - Ma come puoi vedere questa saggezza dalla statua dell'imperatore? - Scusate, Maest. Io sono esasperato perch ho una causa davanti al Senato, e quest a si trascina da tanti anni senza che riesca ad avere una sentenza. Ora ho notat o che la statua di Pietro il Grande con una mano indica il Senato e con l'altra la Neva, come se volesse dire: Chi ha da fare col Senato me- glio che si getti ne l fiume. Non vi pare saggezza questa? Alessandro sorrise dello strano modo con cui quell'uomo era riuscito a fargli ar rivare le sue lagnanze; conged il suo visitatore, ma dopo una settima- na la caus a era risolta a favore di lui. (Lozzi, Aneddoti della vecchia Russia). 192. Durante un viaggio, lo zar si ferm nella casa di un funzionario a bere un t. Vedendo sul tavolo una Bibbia domand al funzionario se leggeva qualche volta quel libro. - Lo leggo tutti i giorni - rispose. - E dove sei arrivato? - Al Vangelo di San Matteo. L'Imperatore lod il suo ospite, e mentre questi guardava altrove, mise, nelle pag ine del Vangelo di San Matteo, che venivano dopo quella in cui gli aveva detto_ d'essere arrivato, alcuni biglietti di grosso taglio per premiare quel pio uomo. Al viaggio di ritorno, lo zar si ferm ancora in casa del funzionario e gli domand se fosse andato oltre a leggere. - Altro che! - rispose l'ospite - sono adesso al Vangelo di San Luca. Lo zar volle che il funzionario aprisse a caso quel Vangelo e leggesse. Capitaro no le parole: Cercate il regno di Dio e tutti gli altri beni vi saranno concessi. Lo zar esclam: - Sei un bugiardo. Tu non leggi mai questo libro; altrimenti ti saresti accorto che io avevo messo qui per te alcuni biglietti di banca. Ora li riprendo, perch, come dice bene il Vangelo, tu non hai cercato il regno di Dio e dunque non devi trovare nemmeno gli altri beni. ordin che quei denari venissero dati ai poveri del villaggio. (Lozzi, Aneddoti de lla vecchia Russia). 193. Nel colloquio di Erfurt, Napoleone, che cominciava a diffidare dell'imperat ore Alessandro, non si mostrava pi docile come a Tilsit. Spesso i dialoghi tra i due sovrani erano aspri. Un giorno che si discuteva dell'Austria e lo zar si rifiutava di minacciare la sua antica alleata, Napoleone, irritatiss imo, non seppe pi contenersi e gett il suo cappello in fondo al salotto. Alessandr o freddo freddo, con un sorrisetto ironico a fior di labbra, gli disse: - Voi siete violento; ma io sono testardo. Vedete dunque che con me la collera n on fa effetto. O ragioniamo seriamente, tranquillamente, o io me ne vado. (PALOLO GUE, Alexandre I). 194. Dopo la battaglia di Friedland, nel 1807, il generale Bagration sottopose a lla sua firma la condanna a morte di alcuni soldati colpevoli di vilt innanzi al

nemico. - Bisogna dare un esempio, Maest - disse il generale. Ma Alessandro I si rifiut di firmare quelle condanne dicendo: - Caro generale, ci sono gi troppe famiglie che piangono in Russia in seguito a q uesta battaglia; e io non voglio aumentare il loro numero. (Lozzi, Aneddoti dell a vecchia Russia). 195. Quando Napoleone conquist Mosca, prima di farvi entrare il suo esercito mand un messaggio all'imperatore Alessandro, dicendogli che sacrificava la gloria di entrare in Mosca al desiderio di pace. Cominciava a capire che l'impresa russa n on sarebbe andata bene per lui. Non ricevette risposta. - Alessandro testardo! - esclamava Napoleone. - Ma se ne pentir. Intanto Alessand ro diceva la sua frase ironica: - O io o Napoleone. Non possiamo regnare tutt'e due insieme. Ora lo conosco bene e non m'inganner pi. (PALOLOGUE, Alexandre I). 196. Dopo la vittoria dell'imperatore di Russia, i suoi cortigiani gli proposero di cambiare il nome al ponte di Austerlitz. - E perch cambiargli il nome? - rispose egli - mi basta esserci passato sopra col mio esercito. (CHATEAUBRIAND, Mmoires d'Outretombe). 197. Quando Napoleone fu sconfitto, lo zar Alessandro volle essere generoso con lui. - Sono stato amico e alleato di Napoleone. Egli mi ha costretto a far la guerra; ma ora che stato vinto, gli perdono tutto il male che ha fatto al mio paese e g li torno amico. Se non trover asilo altrove, venga pure nei miei Stati, io lo tra tter con magnificenza e far quanto potr per addolcire la sorte di un uomo cos grande e cos disgraziato! Egli pu contare sulla parola d'Alessandro. (PALOLOGUE, Alexandr e I). 198. Quando le truppe alleate, dopo la battaglia di Lipsia, invasero la Francia, lo zar Alessandro di Russia prese, per recarsi a Parigi, una modesta carrozza. Un contadino a un certo momento vi si arrampic dietro, e avendogli lo zar domanda to che cosa mai facesse, il contadino rispose: - Mi hanno detto che lo zar va a Parigi, e siccome mi piacerebbe molto conoscere questo grande imperatore, mi sono arrampicato dietro la vostra carrozza, per fa rmi portare sin l. - Ebbene - disse sorridendo lo zar - Alessandro di Russia sono io: non c' bisogno che tu arrivi a Parigi per conoscermi. Il contadino fu cos commosso, che si mise a piangere. II che vedendo, l'imperator e volle che il contadino continuasse il viaggio al suo seguito, e poi lo port con s in Russia e fece la sua fortuna. (STRAFFORELLO, Proverbi di tutti i popoli). 199. Quando il re di Francia Luigi XVIII fece il suo ingresso solenne a Parigi e ricevette i sovrani alleati, afferr il cerimoniale altezzoso dell'antica Corte d i Francia, dando all'imperatore Alessandro e al re di Prussia un semplice sgabel lo per sedere, mentre egli troneggiava in una comoda poltrona, e precedendo a ta vola i due sovrani. Inoltre egli sedette al posto d'onore e si fece servire prim a di tutti. Lo zar ebbe a dire: - Noi barbari settentrionali, siamo pi civili. (Lozzi, Aneddoti della vecchia Rus sia). 200. L'accoglienza di Luigi XVIII ai sovrani alleati non fu molto cortese. Ad Al essandro il re fece dare un alloggio dei pi modesti. L'imperatore voleva andarsen e e fu Pozzo di Borgo che lo trattenne, scusando il re: - Il re - disse Pozzo di Borgo - vecchio e debole e non pu occuparsi personalment e di fare gli onori di casa. Alessandro, con sottile ironia: - Dovrebbe allora farsi sostituire dalla duchessa d'Angoulme che ha tutto l'aspet to di una cameriera! (PALOLOGUE, Alexandre I). 201. Quando lo zar Alessandro I fu a Parigi insieme coi suoi alleati, s'interess molto al duca di Rovigo che gli era riuscito molto simpatico e si doleva che il nuovo re Luigi XVIII lo avesse messo da parte. Chiam allora un alto personaggio f rancese, persona di fiducia del nuovo re, e gli raccomand il duca di Rovigo perch volesse dargli una qualche carica a Corte. - Impossibile! - rispose il personaggio - il duca di Rovigo ha presieduto la Cor

te Marziale che ha condannato a morte il duca d'Enghien, cugino di Sua Maest. - Come! Non c' che questo? - esclam lo zar. - E allora io che pranzo tutti i giorn i insieme con Bennigsen e con Usciaof che hanno strozzato mio padre? (BLOW, Memor ie). 202. Gli adulatori che circondavano Alessandro di Russia insistevano presso di l ui perch facesse mettere nella piazza Vendme la sua statua al luogo di quella di N apoleone. - Dio me ne guardi - rispose egli. - Il piedestallo troppo alto per me. Temerei che mi venissero le vertigini come gi al mio predecessore. (BRING, Das goldene Buc h der Anekdoten). 203. Una volta l'imperatore Alessandro visitava il palazzo delle Tuileries. Gli indicarono il salotto detto della Pace. L'imperatore sorridendo disse: - Non capisco a che cosa servisse questo salotto a Napoleone. (CHATEAUBRIAND, Mmo ires d'Outretombe). 204. Un giovanotto per le vie di Parigi testimoniava un giorno la pi grande ammir azione ad Alessandro per la grande affabilit con cui trattava tutti, accogliendo come interlocutori alla sua conversazione qualunque cittadino, anche d'infimo st ato. - Che c' da ammirare? - gli rispose il buon imperatore - i re non sono fatti per questo? (CHATEAUBRIAND, Mmoires d'Outretombe). 205. Un giorno la signora di Stal fece un complimento all'imperatore Alessandro d i Russia pel fatto che i suoi sudditi; pur senza avere una costituzione che li p roteggesse, potevano godere la maggior libert con un sovrano tanto buono e illumi nato. L'imperatore le rispose: Signora, io non sono altro che un caso fortunato per i miei sudditi. (CHATEAUBRI AND, Mmoires d'Oltretomba). 206. Una volta che avevano portato l'imperatore Alessandro a visitare un manicom io vicino a Parigi, l'imperatore, volgendosi verso una bella signora del seguito , le domand: - Sono molti a Parigi i pazzi per amore? La signora rispose galantemente che finora non erano molti; ma che da quando era venuto lui a Parigi minacciavano di diventar molte le pazze d'amore. (CHATEAUBR IAND, Mmoires d'Outretombe). 207. Un gran dignitario di Napoleone disse un giorno all'imperatore Alessandro d i Russia: - Maest, da un pezzo che a Parigi vi attendevamo. Lo zar rispose cortesemente: - Sarei venuto prima infatti, se non me l'avesse impedito il valore francese. (C HATEAUBRIAND, Mmoires d'Outretombe). 208. Al famoso Congresso di Vienna ci fu un giorno una gara tra lo imperatore Al essandro I di Russia e la contessa Flora Wrbna a chi avesse saputo con maggior r apidit indossare le vesti di gala. Un'anticipazione di Fregoli. L'Imperatore e la contessa, presentatisi in abito da passeggio, si ritirarono l'uno in una stanza di destra e l'altra in quella di sinistra. Dopo soli cinque minuti, lo zar riap parve in grande uniforme, calze di seta ecc. Ma quale fu il suo stupore nel vede re che la contessa l'aveva preceduto di qualche secondo, nel costume completo de l secolo XVIII. In quei pochi minuti ella era riuscita perfino a incipriarsi i c apelli e a mettersi i nei, a calzare le scarpette con gli alti tacchi rossi, a i nfilare i guanti lunghi sino al gomito, a mettere un grosso mazzo di fiori sul p etto. Lo zar aveva trovato chi gli dava dei punti in rapidit, e la sua faccia cos ternata fece ridere molto gli invitati. Ma poi, con la miglior grazia di questo mondo, si proclam lealmente vinto e mand il giorno dopo alla contessa un ricco don o, qual premio della scommessa. (SCARLATTI, Et ab hic et ab hoc). 209. Dopo i cento giorni, quando gli alleati si dividevano la Francia e il duca di Richelieu, presidente del consiglio, lottava energicamente per dife ndere il territorio francese dalle brame dei vincitori, l'imperatore Alessandro fu uno dei pi equanimi e moderati. Un giorno egli mostr al Richelieu una carta della Francia sulla quale era stata t inta di nero una vasta zona che comprendeva tutte le conquiste di Luigi XIV, la Franca- Contea, l'Alsazia, la Lorena e le Fiandre.

- Signor duca, - disse lo zar - ecco tutto ci che gli alleati vorrebbero toglierv i. Non manca che la mia firma. Ma io vi giuro che non la dar. mai. (P. MNIRE, Journ al). 210. Quando Metternich propose agli Alleati il patto celebre sotto il nome della Santa Alleanza, lo zar Alessandro non poteva immaginare che Metternich ne avreb be in seguito fatto un istrumento contro la politica russa, e l'accett lietamente, tanto pi che rispondeva ai suoi sentimenti mistici. Nell'in timit egli cos defin quel trattato: - La Santa Alleanza? Ma un gran Niente che fa molto rumore. (PALOLOGUE, Alexandre I). 211. Al congresso di Vienna, lo zar Alessandro non sapeva sopportare l'insolenza flemmatica di Talleyrand. - Egli si crede un ministro di Luigi XIV. Sbaglia di due secoli! - disse. (PALOLOGUE, Alexandre I). 212. Una sera, dopo la seduta al Congresso di Vienna, Alessandro si ritrova a di scutere con Talleyrand. Questi, con la sua fisonomia impassibile, pronuncia una gran tirata sui sacri principi, sul diritto, sulla giustizia. Alessandro, impazientito, lo interrompe e con una crollata di spalle esclama: Il diritto, per me, ci che mi conviene. (PALOLOGUE, Alexandre I). 213. Lo Zar Alessandro I a un ministro di polizia troppo zelante aveva detto: - Si ricordi che i principi amano all'occasione anche il delitto politico, ma ra ramente amano coloro che l'eseguiscono. (BLOW, Memorie). ALESSANDRO II n. 1818 - m. 1881; zar di Russia, successe a Nicola I, liber i contadini, perdett e la guer :- ra di Crimea e fu ucciso dai nichilisti. 214. Quando era ancora principe ereditario, stava discutendo una sera con Galitz in ed altri quale fosse la parte del corpo umano pi forte e resistente. Ognuno disse la sua opinione. Alessandro, dopo averle ascoltate tutte, concluse: - Secondo me invece la parte pi forte e pi resistente il naso. Vedete? C' il minist ro Kleinmichel che porta pel naso mio padre da dieci anni, eppure il naso di mio padre sta sempre fermo al suo posto. (Lozzi, Aneddoti della vecchia Russia). 215. Un cocchiere di corte os un giorno lamentarsi con lo Zar di un suo collega. Lo zar ascolt e rispose: - Questo non mi. riguarda. - Ma quel collega ha avuto l'ardire di parlare male di voi incalz il cocchiere. lo zar pronto: Questo non riguarda te. (Lozzi, Aneddoti della vecchia Russia). 216. Lo zar Alessandro II, avendo saputo che alcuni pettegolezzi erano stati fat ti a corte sul conto di una signora che gli stava a cuore, incontrando la contes sa Hendrikoff, nata Scebeko, che aveva una larga fama di maldicente, le disse: - Signora, mi pare che abbiate la lingua. molto lunga! Ma la contessa, che forse era innocente in quel caso, e indubbiamente era donna di spirito, rispose senza turbarsi: - Sire, la mia lingua lunga, effettivamente, ma non tanto da toccare il Palais ( in francese: Palazzo (reale) e palato). (PRINCIPESSA GALATZINE, Rminiscences d'un e migre). 217. In Savoia era ancora viva anni or sono la memoria della brigata che, l reclu tata per esser mandata a Sebastopoli contro i Russi, fu denominata della cravatta rossa. E i vecchi soldati raccontano questo aneddoto, non certo storico, a prova del valore di essa. Durante la guerra di Crimea, lo zar Alessandro II e il- ministro Gorciakov, a Se bastopoli, guardavano da un alto osservatorio avanzarsi gli eserciti nemici. Videro gl'Inglesi, videro i Francesi, videro i Piemontesi; ma non erano gran che preoccupati. Ma ad . un - tratto lo zar aggrott le ciglia: aveva visto un nuovo reggimento. - Gorciakov, disse - la brigata savoiarda; siamo fritti! (COSTA DE (BEAUREGARD, Pages d'histoire). 218. Per ristabilire l'ordine a Vilna, che era insorta, lo zar Alessandro II ave va nominato dittatore il generale Muravieff. Costui, appena giunto a Vilna, si f ece portare una suntuosa cena cui invit il capo della polizia locale. Durante la

cena si fece dare una lista di sospetti, composta di cento nomi, ed egli stesso segn con una croce venti nomi. Il capo della polizia domand che cosa - si dovesse fare a costoro. - Impiccarli - rispose cinicamente il Muravieff. Il capo della polizia gli fece allora .notare che i venti segnati erano quasi ce rtamente i meno colpevoli. - Tanto meglio! - rispose Muravieff- quando la condanna piomba gi come un fulmine dal cielo e non si sa donde venga e perch, il terrore suscitato taGSPLIT:uPalazziZanichelli 1.txtArchivio GSplit&{5F9160D1-68ED-4692-9DC5-DA0556BA26AC}smE YT

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