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MENICHELLI MENICHELLI

RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MODA CULTURA COPIA GRATUITA - Anno 5 - N. 9 - Settembre 2009 - Tiratura copie 20.000

Venezia 2009
Baaria - La porta del vento
di Giuseppe Tornatore

Storie di paranormale Santa Inquisizione Cafè Chantant e un pò di varietà


Le geografia del gusto tra mondializza-
zione e radici locali.
L’accelerazione di trasferimenti e scambi
di persone, beni e informazione porta
Direttore Responsabile ad una inesorabile uniformazione cultu-
Mara Parmegiani rale che appare evidente in tutti i setto-
ri. Alimenti e bevande costituiscono
Comitato scientifico aspetti essenziali della vita materiale e
Gino Falleri, Nino Marazzita, culturale delle società umane. Lo scopo
Simonetta Matone, Carlo Giovannelli, di mangiare e bere, oltre che ristorare, è
Rosario Sorrentino, Emilio Albertario, anche un mezzo per rispettare i valori ai
Anna Mura Sommella quali siamo legati. Tutte le religioni han-
no sempre predicato, o al contrario proibito, il consumo di deter-
Segreteria di Redazione minati alimenti o di certe bevande dal forte valore simbolico.
Marco Alfonsi Dai fattori complessi e ricchi di connessioni della diffusione degli
Nicoletta Di Benedetto alimenti e delle bevande è nata una geografia, anch’essa comples-
Marina Bertucci sa e mobile nel tempo. Ad esempio, il consumo della pasta cuci-
nata all’italiana o della pizza sono in grande espansione ovunque
Servizi fotografici di redazione nel mondo compresi i Paesi poveri o quelli “fermati” culturalmen-
Laura Camia, Giancarlo Sirolesi te per molto tempo, come la Russia o la Cina.
Un discorso a parte merita l’hamburger, originario dell’Europa set-
Collaborano tentrionale e diventato piatto nazionale degli Stati Uniti. Oggi,
Alessia Ardesi, grazie ad una postazione informatica, la banca dati on-line
Marco Alfonsi, Costanza Cerìoli, www.culturagastronomica.it, realizzata dal BAICAR Sistema Cultu-
Isabella De Martini, ra insieme all’Università di Bologna e all’Istituto per i Beni Cultura-
Nicoletta Di Benedetto, Andrea Di Capoterra, li dell’Emilia Romagna, sarà possibile consultare, per la prima
Cristina Guerra, volta, i luoghi e le fonti della Cultura Gastronomica Italiana. Uno
Rita Lena, Elisabetta Leoni, strumento indispensabile per chi si occupa di cucina in termini
Nino Marazzita,
professionali; un contenitore pieno di notizie e curiosità gastrono-
Siderio, Josephine Alessio
miche, che permette di disegnare itinerari del gusto; un patrimo-
Fotografo: Maurizio Righi
nio che, grazie alla ricchezza delle produzioni alimentari, sta
diventando una delle motivazioni turistiche fonti del viaggio
in Italia.
Via Piero Aloisi, 29 - 00158 Roma
Tel. 06.4500746 - Fax 06.4503358 Mara Parmegiani
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IN QUESTO
numero 4 La magia di Baaria

LA MAGIA DI BAARIA 6 Moda

10 Roma by Night

MODA
12 Facebook

16 Santa Inquisizione

FACEBOOK
19 L’incenso

20 Maria Callas

22 Caffè Chantant

L’INCENSO
24 Tunguska

MARIA CALLAS 25 Trent’anni di moda di


Camillo Bona

26 I must dell’Autunno

CAFFÈ CHANTANT 28 Craig Warwick

30 Libri - Eventi - Mostre

31 Ricetta
e Oroscopo del mese
LA MAGIA DI BAARIA
“Baaria è un suono antico, una formula
magica, una chiave. La sola in grado di
aprire lo scrigno arrugginito in cui si na-
sconde il senso del mio film più personale.
Una storia divertente e malinconica, di
grandi amori e travolgenti utopie. Una
leggenda affollata di eroi”.
Queste le parole di Giuseppe Tornatore per
commentare il suo ultimo film “Baaria”,
una sorta di Amarcord, che apre il 2 set-
tembre in concorso la 66ª edizione del Fe-
stival del Cinema di Venezia.
Che si sa di questo film? Molto poco. Esat-
tamente un anno fa Tornatore, sul set a
Tunisi, aveva parlato di una storia che at- siciliano, dove la vita degli uomini si dipa- tro ambienti diversi, tra i quali la chiesa,
traversa il Novecento, soprattutto tra gli na lungo il corso principale. Poche centi- con il suo piazzale sul quale si affaccia il
anni ‘30 e i ‘70, raccontando la storia naia di metri, tutto sommato. Ma Gran Bar, i tabacchi, il barbiere, il cinema
d’amore di Mannina e Giuseppe, dei loro percorrendole avanti e indietro per anni, Vittoria e la macelleria.
padri e dei loro figli, tre generazioni che puoi imparare ciò che il mondo intero non Insomma un set tre volte più grande di
vediamo crescere nell’Italia di quegli an- saprà mai insegnarti”. quello di Gangs of New York fatto per
ni. Il film, prodotto da Medusa (oltre 20 mln Scorsese a Cinecittà. Una scenografia resa
“Non è un film autobiografico - aveva di Euro), girato prima nella vera Bagheria, poi anche più complessa dallo scorrere de-
detto allora Tornatore - ma è un film in Sicilia, e poi in quella ricostruita senza gli anni con tutte le relative trasformazio-
personale, quello che si avvicina di più al badare a spese da Maurizio Sabatini in ni delle location: come, ad esempio, il
“Nuovo Cinema Paradiso”. C’è nostal- una vecchia fabbrica di Ben Arous, sob- mercato del pesce diventato l’ufficio delle
gia, anche malinconia e la risata che ti borgo di Tunisi. Poste.
porta a riflettere, ci ricorda che la pas- Un impegno notevole. Sono stati rifatti i Al film hanno partecipato 20.000 compar-
sione politica e civile è stata per tutti noi quattrocento metri di corso re Umberto, la se e 200 attori.
qualche cosa di positivo, ma Baaria”, - strada principale di Bagheria, duecento Tra questi: Nicole Grimaudo, Angela Moli-
aggiunge-, “è anche il nome di un paese metri di strade secondarie con centoquat- na, Lina Sastri, Salvo Ficarra, Valentino Pi-
cone, Gaetano Aronica, Alfio Sorbello,
Luigi Lo Cascio, Enrico Lo Verso, Nino Fras-
sica, Laura Chiatti, Michele Placido, Vin-
cenzo Salemme, Giorgio Faletti, Corrado
Fortuna, Paolo Briguglia, Leo Gullotta,
Beppe Fiorello, Luigi Maria Burruano,
Franco Scaldati, Aldo Baglio, Monica Bel-
lucci, Donatella Finocchiaro, Marcello
Mazzarella, Raoul Bova, Gabriele Lavia e
Sebastiano Lo Monaco.
La musica del nuovo film di Tornatore è fir-
mata ancora una volta da Ennio Morrico-
ne. Infine, tra le curiosità di questa
mega-produzione anche quella che per la
prima volta in un film italiano ci sarà una
doppia lingua: sarà distribuito in dialetto

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di Bagheria in Sicilia, mentre nel resto del indimenticabile Philippe Noiret, furono
mondo in italiano ‘sporcato di siciliano’. anche all’epoca composte da Ennio Morri-
Già nel 1995 Tornatore era stato protago- cone in collaborazione con il figlio Andrea
nista alla Mostra di Venezia, presente sia che proprio per il il tema d’amore venne
col documentario sulla “sua” Sicilia “Lo premiato nel 1990 con il British Academy
schermo a tre punte”, sia col lungome- of Film and Television Arts (BAFTA).
traggio in concorso “L'uomo delle stelle”,
con Sergio Castellitto, film che vinse il
Gran Premio Speciale della Giuria presie- Andrea di Capoterra
duta da Guglielmo Biraghi (e successiva-
mente il David di Donatello e il Nastro
d’Argento per la miglior regia).
Diciannove anni fa invece vinceva l’Oscar
per “Nuovo Cinema Paradiso”.
L’anno prima il film era uscito nell’edizio-
ne definitiva voluta da Cristaldi, conqui-
stando il pubblico e la critica e poi
ottenendo il Grand Prix speciale della giu-
ria a Cannes e, l’anno successivo appunto,
l’Oscar come miglior film straniero. Le mu-
siche del film che vedeva protagonista un

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L’ALTA MODA S
In tempi di crisi anche l’Alta Moda si adegua. Come è stato per Parigi, la tendenza è quella di limitare le spese, ed evitare di orga-
nizzare eventi costosi, allestimenti e location faraoniche. È stata Raffaella Curiel a precorrere i tempi, presentando la sua collezione
fuori AltaRoma con un pranzo all’Hotel Inghilterra. Lorenzo Riva ha scelto una suite dell’hotel Exedra come passerella per le sue crea-
zioni autunno-inverno 2010, così come Gianni Calignano che ha sfilato all’Hotel Regina Baglioni, così come Tony Word. Anche Sarli
ha pensato ad un défilé più intimo annunciando che aprirà le porte del suo atelier di Via Gregoriana per la prossima stagione. Gat-
tinoni ha deciso che da gennaio farà sfilare le modelle all’interno della sua maison, perché ritiene eccessivo pagare 250 mila euro
per una sfilata per AltaRoma senza ritorno di immagine e buyers. È quindi auspicabile, come consiglia anche Renato Balestra, il ri-
torno ad un’immagine globale ed unitaria dell’Alta Moda romana. Magari come fece il marchese Giovanni Battista Giorgini che nel
1951 riunì nella sua Villa Torrigiani, a Firenze, le grandi sartorie italiane alla presenza di giornalisti stranieri, assenti alle attuali sfila-
te romane.
M.P.

RAFFAELLA CURIEL

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CEGLIE IL PRIVÈ
LORENZO RIVA

GIANNI CALIGNANO

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TONY WORD

FAUSTO SARLI

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GATTINONI

RENATO BALESTRA

Foto di Maurizio Righi

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ROMA by NIGHT
a cura di Giancarlo Sirolesi

Gina Lollobrigida alla sua personale fotografica con il Sindaco Alemanno Patrizia Pellegrino alla limonaia di villa Torlonia

Festa grande alla Maison per l'inaugurazione


del locale sul Tevere

Alice Tatucchi - rappresentante italiana di Premio dell’Osservatorio Parlamentare Europeo a Fausto Sarli per “il Costante im- Al Parco S. Sebastianoi il concerto
miss Mondo in Sudafrica pegno nel campo della Moda” alla presenza di tutta la Stampa per M. Jackson

Maria Monsè con il marito Salvatore Paravia Fedele Confalonieri in sorridente compagnia Un brindisi tra amiche: Roberta Beta, Irene Bozzi e
Nadia Bengala

Festa di compleanno della ricercartice Florence Malisan Manuela Arcuri consegna il premio Forchetta d'0ro a Sandro
Ferrone e a Salvatore Scarfone

10 Ingrid Muccitelli alla festa di “Amici”


Loredana Cannata veleggia a bordo della nuova barca di Spanò
Enrico Brignano premiato al Liceo Visconti alla 30°edizione
Il nubifragio a Roma

Marco Carta com le amiche di “Amici”

Performance di ballerini a Piazza del Popolo

Renato Balestra, al termine della sfilata, riceve la


targa dell'Osservatorio Parlamentare Europeo per il
suo impegno nel campo della moda

Demetra Hampton al Ku-ra Ku-ra Zeudi Araya con il suo Massimo Spano
alla presentazione del libro di Silvia Paoli

Monica Riva firma il


poster ricordo della serata

Nancy Brilli alla presentzione del libro di Silvia Paoli

Benedicta Boccoli con Bice Minori, costumista di tanti


spettacoli teatrali importanti

Angela Melillo al Castello di


Lunghezza per la presentazione di
una linea di jeans

Michele Placido al premio “Via Margutta”


Federica Balestra e Silvana Augero titolare
di una importante scuola di indossatrici

Brindisi di Balestra con l’imprenditrice della ristora-


zione Daniela Amadei

Un Centurione tatuato a Piazza di Spagna 11


Il fenomeno faceb
il nuovo volto dell’amiciz
book ha un valore stimato di 15 miliardi di Columbia e la Yale University, il MIT, l’Uni-
dollari! Inoltre a leggere i dati sui contat- versità e il college di Boston. E questa
ti, il divario è impressionante: Myspace espansione proseguì inarrestabile fino ad
vanta 81 milioni di utenti nel mondo, Lin- uscire dai confini statunitensi e interessare
kedin 36 milioni, Twitter solo sei milioni, scuole superiori e aziende di tutto il mon-
mentre Facebook ne conta ben 200 milio- do. In un solo anno – dal settembre 2006
ni, di cui circa 5,5 milioni in Italia. Face- al settembre 2007 – il network è passato
book nacque con lo scopo di ritrovare vec- dalla sessantesima alla settima posizione
chi compagni di università e poi di mante- nella graduatoria dei siti più visitati. E’ at-
nere i contatti tra gli studenti di tutto il tualmente il sito numero uno per foto ne-
mondo. Il nome deriva infatti dagli annua- gli Stati Uniti, con oltre 60 milioni di
ri dei college americani, in cui all’inizio immagini caricate settimanalmente. In Ita-
dell’anno accademico vengono pubblicate lia l’anno scorso c’è stato un vero e pro-
le foto di ogni singolo membro per essere prio boom di Facebook con un incremento
distribuiti ai nuovi studenti e al personale annuo per numero di visitatori del 961%!
della facoltà al fine di far conoscere le per- Abbiamo detto che il sito è totalmente
sone del campus. Insomma un vecchio gratuito per gli utenti, perché trae guada-
Non è né il primo né l’ultimo. Non è il pri-
strumento di conoscenza è stato ripreso, gno dalla pubblicità. Ed è semplice: per
mo perché prima di tutti è nato Classma-
portato su Internet e trasformato in un iscriversi basta inserire il proprio indirizzo
tes.com; non è l’ultimo perché di recente
mezzo di comunicazione mondiale di sem- e-mail e una password. Una volta dentro si
è emerso Twitter. Parliamo ovviamente di
plice utilizzo, accessibile a tutti gratuita- può cominciare a cercare amici, entrare in
social network, quei ritrovi mediatici di
mente. Appena Facebook entrò in scena contatto con amici di amici, definire il pro-
amici vecchi e nuovi che tanto vanno di
sul web, nel giro di pochissimo tempo si prio profilo con foto e liste di interessi per-
moda adesso. Su di tutti spicca, per nume-
diffuse in modo capillare coinvolgendo sonali e/o hobbies, scegliere a quale e
ro di contatti, Facebook, nato nel 2004
numerose università. Il sito nacque il 4 quante reti aggregarsi: ne esistono infatti
dall’inventiva di un diciannovenne Mark
febbraio 2004 e per la fine del mese più di molte organizzate ad esempio per città,
Zuckerberg, all’epoca studente dell’Uni-
metà degli studenti di Harvard era regi- posto di lavoro, scuola e religione. Se ini-
versità di Harvard, aiutato da alcuni suoi
strata al servizio; nel giro di due mesi il si- zialmente questo social network si è diffu-
compagni di classe. La sua capillare diffu-
to coinvolse le Università di Stanford, la so tra gli studenti, cioè tra quanti avevano
sione ha messo in luce una rivoluzione so-
ciale e comunicativa in atto, cioè un
nuovo bisogno di relazionarsi e di comuni-
care. Classmates.com è – abbiamo detto -
il nonno dei social network. Fu creato nel
1995 da un ingegnere della Boeing che
voleva rintracciare un suo vecchio compa-
gno di classe nelle Filippine. Da lì fu un
susseguirsi di sistemi simili con finalità
analoghe: nel 1997 un avvocato lanciò
SixDegrees, fondato sulla teoria dei sei
gradi di separazione, ovvero per raggiun-
gere una persona c’è bisogno al massimo
di cinque intermediari. Nel 2002 nacque
Friendster per creare una lista di contatti
partendo dagli amici degli amici; nel 2003
furono elaborati Linkedin per i contatti
professionali e Myspace per costruire pa-
gine personalizzate aperte a tutti. Nel
2004 fu il turno di Facebook e nel 2006
l’ultima creatura del web, Twitter, che tan-
to spazio ha avuto proprio di recente per
far conoscere al mondo quanto accadeva
in Iran, all’indomani del discusso voto pre-
sidenziale. Sarebbe troppo lungo descrive-
re tutti i social network attualmente attivi.
Ma per capire quanto, su tutti, Facebook
sia diventato dominante basti citare qual-
che cifra: se Myspace è stato comprato da
Murdoch per 580 milioni di dollari, Face-

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book:
izia
più o meno 18 anni, ora sta coinvolgendo
persone intorno ai 25 anni o più, dunque
non più studenti. In effetti Facebook è
quanto di più trasversale possa esistere in
rete e non solo. Infatti ha incuriosito e at-
tratto centinaia di migliaia di persone mai
iscritte prima a simili servizi, e molto spes-
so anche a digiuno di concetti new-media- pezzo dell’identità dell’utente, con il ri- tà degli utenti. Costruire un’immagine di
tici. Si è in sostanza avviato – per una schio però di costruire un’immagine più sé che possa piacere agli altri è un mecca-
qualche ragione ancora difficile da deci- pubblica che reale. nismo comune a tutti, dentro e fuori la re-
frare – un passaparola inter-generazionale Secondo le statistiche ogni mese vengono te, quanto piuttosto per i risvolti subdoli e
che ha innescato un circolo vizioso stuzzi- caricate su Facebook 700 milioni di imma- a volte negativi che il sistema stesso na-
cando la curiosità di tutti. Ma qual è la dif- gini, tanto che attualmente se ne contano sconde. Può infatti diventare una sorta di
ferenza tra Facebook e gli altri social circa 10 miliardi, quattro milioni di video e droga mediatica perché nel momento in
network? Innanzitutto la semplicità per 15 milioni tra note, link e post vari. I com- cui si entra nella rete, essa stessa (e il ter-
cui, grazie ad una interfaccia immediata, menti vengono poi pubblicati sulla propria mine lo conferma) ti cattura in un vortice
chiunque può riallacciare contatti lontani “bacheca” – accessibile a tutti – uno dietro di contatti, relazioni, scambi che possono
nel tempo. Ma anche, e soprattutto, il fat- l’altro. Ma, come abbiamo accennato, sul occuparti per ore. E’ quello che gli esperti
to che Facebook abbia un modo infallibile social network si può anche avviare una inglesi chiamano “friendship addiction”,
per riallacciare amicizie: appena un utente conversazione privata, escludendo gli cioè una specie di dipendenza da amici.
carica una foto nel suo spazio, il sistema “amici”, anche se il confine tra pubblico e Se mediamente si dedica ai social network
invita ad identificare anche altri soggetti privato è spesso labile. La protezione del almeno trenta minuti al giorno, c’è chi in-
eventualmente presenti su quella foto. mezzo, la lontananza del soggetto per- vece vi passa interi pomeriggi, quando
Ogni fotografia è così sottoposta al vaglio mettono di dichiarare cose di se stessi che non intere giornate. Le sollecitazioni sono
degli amici, degli amici degli amici, degli altrimenti non si rivelerebbero, con il ri- costanti e continue per gli utenti, quando
amici degli amici degli amici, dove ognu- schio di ritrovarsi però stretti in un ingra- non proprio pressanti, tanto che molti,
no riconosce qualcun’altro e lo invita ad naggio da cui è difficile uscire. Molti allora quando non sono connessi, presentano i
entrare nella rete di relazioni. Un’arma pe- hanno cominciato a stabilire nuove regole sintomi della sindrome da astinenza: an-
rò a doppio taglio: se da un lato infatti è per l’accettazione degli amici. C’è chi è più sia, depressione, sudorazione, paura per
più facile trovare compagni e amici persi conservatore, non fa cioè ulteriori aggiun- non sapere cosa sta succedendo in quel
nel tempo, dall’altro molti si ritrovano sul te alla propria rete online già strutturata; momento sul network. Tornare davanti al
sito senza neppure saperlo. Facebook non e chi invece è aperto a nuovi contatti, an- computer è la scelta inevitabile. Ma ci so-
è il luogo dell’anonimato e dell’identità zi li cerca, in un’ottica di integrazione tra no pure molti che, superata la fase di en-
falsa. Sul sito ognuno si deve presentare mondo telematico e mondo reale. tusiasmo dovuta alla curiosità del mezzo
con il proprio nome e cognome, con il I social network sono un privilegiato ele- nuovo di comunicazione, arrivano a matu-
proprio volto reale. Ma, come si fa in una mento di studio dei sociologi interessati rare un vero e proprio rigetto. C’è chi in-
nuova conoscenza vis à vis dove si cerca di alla rete relazionale che si instaura sul vece, forse grazie ad una gestione più
dare il meglio di sé all’interlocutore, anche web. E proprio un sociologo dell’Universi- equilibrata, semplicemente si assesta su
su Facebook scatta lo stesso meccanismo, tà di Harvard, Nicholas Christakis, uno dei un livello accettabile di comunicazione,
e così si sceglie la foto migliore, quella che massimi esperti di social network, ha ri- paragonabile a una telefonata con gli ami-
si pensa ci rappresenti meglio, dia meglio scontrato che anche nelle amicizie online ci per scambiare quattro chiacchiere.
l’idea della nostra personalità o quanto- vale il principio “chi si somiglia, si piglia”.
meno di ciò che vogliamo comunicare. Ac- Questo vuol dire che, non solo nella vita
canto alle foto poi ognuno racconta chi è, reale, ma anche sul web si lega più facil-
che fa, qual è la sua professione, quali so- mente con chi è più affine per sesso, età,
no i suoi gusti, il suo stato civile, anche la provenienza etnica ed estrazione sociale.
sua religione e il suo orientamento sessua- Tra gli elementi che più determinano coe-
le. Dà insomma informazioni generiche, sione ci sono indubbiamente i gusti musi-
ma utili a stabilire i primi contatti. Infine cali, seguiti dalle letture e dalle preferenze
su questo profilo si avvia la conversazione cinematografiche. E’ pur vero che in rete i
a cui possono partecipare tutti gli utenti gruppi sono più eterogenei e le donne so-
della stessa rete, oppure si può avviare prattutto sono aperte alle conoscenze più
una conversazione privata tra due perso- stravaganti. Ma in genere è così. E questo
ne. Il profilo non è definito una volta per principio vale anche per le foto: i sorriden-
tutte, perché si possono aggiungere nuovi ti si attraggono tra di loro, così come i mu-
elementi, come foto, valutazioni, com- soni, gli alternativi, i malinconici tra di
menti, giudizi, pareri. Ogni elemento ag- loro. Potremmo definire Facebook più che
giunto, che può peraltro essere il “libro delle facce”, il “libro della doppia
commentato dagli amici, costituisce un faccia”, non tanto per una presunta falsi-

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Ma perché si va su Facebook? A quali bi- reale, e per questo c’è chi suggerisce di è intervenuti: il nostro codice di protezio-
sogni risponde visto che ha raccolto un utilizzare Facebook soprattutto per rinsal- ne dei dati personali prevede per l’utente
così ampio consenso in pochissimo tem- dare relazioni che hanno già una vita au- il diritto di sapere a chi vanno i propri da-
po? C’è chi sostiene che permetta “ai suoi tonoma fuori dal web, ritornando del ti, come verranno trattati, di vietarne la
utenti di sentirsi parte di una rete di rela- resto alla sua finalità iniziale, di ritrovare pubblicazione e anche di rendere definiti-
zioni che hanno un volto e una storia quo- cioè compagni di classe e amici d’infanzia va la propria cancellazione dal sito su
tidiana alla quale si può partecipare con appartenenti alla vita offline. Ci sono altre esplicita richiesta. In conclusione Face-
un click.” (Antonio Spadaro, da “I quader- insidie che si nascondono dietro la faccia- book è di sicuro uno degli aspetti dello
ni della Civiltà Cattolica). In poche parole ta della globalità comunicativa. In rete si stesso progresso scientifico che ha creato
risponde alle esigenze di semplificazione trovano amici vecchi e nuovi, si possono il telefono, il cinema, la televisione e ogni
dei rapporti umani: non si spreca tempo a rintracciare ex, si possono trovare nuovi fi- mezzo di comunicazione. E in quanto tale
cercare perché le amicizie ti vengono lette- danzati, ma si può anche scoprire che il non può considerarsi un punto di arrivo,
ralmente incontro, non si deve fare la fati- proprio matrimonio è finito senza saperlo; né un superamento delle precedenti for-
ca di uscire di casa anche quando non va, si possono scoprire tradimenti, non im- me di comunicazione. Qualsiasi forma
è meno costoso di una telefonata, ma porta se solo mediatici o reali; si può sco- nuova integra infatti in sé quella vecchia e
soddisfa di più perché fa sentire meno iso- prire che la foto di una persona, che ci la sublima su un piano superiore. Così so-
lati, è meno impegnativo perché, come piace e che decidiamo di conoscere fisica- no anche i social network. E proprio per
serve un click per avviare la conversazione, mente, era molto meglio della realtà; si questo non vanno né demonizzati a prio-
basta un click per interromperla. può scoprire che l’amico del cuore non ri, ma neppure esaltati.
Certo, il rischio di creare rapporti superfi- considera l’amicizia allo stesso modo; si Certo il fenomeno Facebook ha messo in
ciali ed effimeri è molto alto. In genere in può diventare verbalmente più violenti evidenza un bisogno di relazione e di so-
questo tipo di relazioni non si cerca la pro- perché protetti dal mezzo; si possono ru- cializzazione che forse non era mai appar-
fondità di pensiero e di anima, ma una bare identità per punire la fidanzata che ti so con tutta questa forza, anche se resta il
sorta di comprensione reciproca di fronte ha lasciato e far finire le sue foto su un si- problema della qualità della relazione
ad una solitudine interiore difficile da sop- to pornografico; si possono adescare mi- stessa. A guardar bene però la vera novità
portare. Si rischia, in sostanza, di confon- norenni senza che queste/i si rendano di Facebook è stata quella di aver trasfor-
dere il bisogno di conoscenza e di conto del pericolo; si possono conoscere mato Internet in una rete di persone, e
amicizia, fuori dalla ristretta cerchia fami- maniaci senza che questo sia emerso sul non più solo di pagine e contenuti, incar-
liare e amicale già consolidata nella vita suo profilo pubblico. Di contro attraverso nando l’utopia della vicinanza “sempre e
reale, con un istinto di esibizionismo e di i social network si possono far emergere le comunque”, della conoscenza “sempre e
narcisismo, con una forma di vanità non- difficoltà dei paesi dove vige un regime comunque”, dell’annullamento della soli-
ché di riconoscimento del proprio valore autoritario e dove l’informazione è stretta- tudine, della condivisione delle emozioni.
solo attraverso lo specchio della presenza mente controllata (l’ultimo caso, lo abbia- Eppure proprio in questo “sempre e co-
altrui. Avere molti amici – e su Facebook si mo citato, è quello dell’Iran); i medici munque” si rischia l’aridità, perché il no-
va da un numero medio per utente di 120 possono conoscere l’effetto dei farmaci e stro sentire interiore, in quanto tale, “va
contatti a 500, fino a migliaia di amici (il possono mettere a punto nuove terapie prima di tutto vissuto e compreso, non ne-
limite massimo è 5.000) – significa essere scambiandosi notizie utili tra un capo al- cessariamente condiviso. Comunicando
socialmente più attraenti. Andando avanti l’altro del pianeta; si può utilizzare il web ogni cosa, finiamo per aver bisogno di
però si può arrivare a scoprire la vacuità per la propria campagna elettorale, come conferme continue per capire chi siamo e
dell’intero meccanismo, anche perché ha fatto Barak Obama, attuale presidente cosa sentiamo” (Sherry Turkle, sociologa
spesso si perde gran parte del tempo a degli Stati Uniti, che si è avvalso abbon- del MIT di Boston). Come a dire che ci ri-
cercare una frase originale per fare colpo dantemente di Facebook per mantenere i conosciamo solo tramite gli altri e mai at-
invece che essere ciò che si è. C’è chi so- contatti con i suoi elettori. E forse la sua traverso noi stessi. E in questo modo
stiene però che chi investe in questi lega- vittoria è dovuta anche a questo. C’è un anche la nostra personalità diventa “me-
mi, riesce ad ottenere più informazioni e altro aspetto di Facebook che non viene diatica”, perché mediata dalla relazione e
più contatti rispetto a chi si chiude nei considerato, ma che ha determinato in non esistente indipendentemente da essa.
rapporti conosciuti. E in fondo “nulla im- questi anni alcune polemiche: la tutela
pedisce a un legame debole di diventare della privacy. Secondo infatti le condizioni
un legame forte” (Eugenio Spagnuolo, so- di iscrizione al sito, i contenuti pubblicati
ciologo). Ma una conseguenza possibile è dagli iscritti, come fotografie, commenti, Cristina Guerra Giornalista RAI 1
quella di perdere il contatto con la vita video, diventano di proprietà del sito stes-
so, che si arroga il diritto di rivenderli e
trasmetterli a terzi, di conservarli anche
dopo la cancellazione del profilo degli
utenti. Ciò significa che qualsiasi cosa
si inserisce in Facebook diventa “di” Face-
book che può farne quello che vuole. I da-
ti, anche quando vengono cancellati pub-
blicamente, restano sotto forma di copia
nella memoria del network che può così ri-
pescarli a suo piacimento. Inoltre, secon-
do la policy di Facebook, non esiste alcun
controllo su “chi-può-vedere-cosa”; il co-
pyright di tutto ciò che vi è pubblicato ri-
cade sotto la totale giurisdizione del sito;
e non è garantita la sicurezza delle appli-
cazioni, né quella dei dati né tantomeno la
privacy. Ma su questo, almeno in Italia, si

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Biopsicosomatica
quando il conflitto non
risolto scatena la malattia
za dell’individuo, ma tutto avviene al di fuori della nostra cono-
scenza, in quanto come spiega Badard, una volta isolato il grup-
po di neuroni, il resto del cervello non ha più accesso alle
informazioni che provengono da quel gruppo di cellule. Un mec-
canismo evolutivo: gli avvenimenti ai quali l’uomo si è dovuto
adattare hanno indotto nel cervello un cambiamento o la crea-
zione di nuove connessioni o tessuti cerebrali, che hanno porta-
to a nuovi comportamenti in grado di risolvere, ogni volta, un
determinato avvenimento-problema.
Il “Risentito, la problematica vissuta e non risolta, diventa quin-
di, su un piano diverso, il motore del processo di adattamento,
relativamente al Risentito, cioè a come si è vissuto un avvenimen-
to. Quindi – dice Badard - non è la situazione, ma ciò che si ri-
sente e questo Risentito scaturisce da una memoria incosciente
e biologica ereditata dal suo albero genealogico (genitori e an-
che nonni). Il cervello crea un programma cellulare (una memo-
ria incosciente) a partire da una situazione emozionale non
conclusa (memoria cosciente). Se l’antenato, a suo tempo, non
era riuscito a risolverlo, l’ha lasciato in eredità a noi come se-
«Tutte le malattie sono programmi biologici di sopravvivenza, la quenza emotiva non conclusa o conflitto. A noi la possibilità di
risposta del nostro cervello a una situazione emozionale incom- chiudere la stessa sequenza emotiva”. Al momento del concepi-
piuta». In queste poche parole sta tutto il significato della “Bio- mento ereditiamo dai nostri genitori una serie di memorie, che,
psicosomatica” o il “Senso Bio-Etologico delle malattie e del a loro volta, hanno ricevuto dalla loro linea familiare. Tra questi
comportamento”, che affronta le grandi leggi biologiche che elementi, che si applicano in maniera automatica (la corporatu-
presiedono l’insorgere e la scomparsa della malattia. Malattia, ra, il colore degli occhi, dei capelli ecc.), ci saranno anche tutte le
che secondo il suo fondatore Jean Claude Badard, ricercatore, risposte comportamentali. “Quando nel corso della nostra vita, -
formatore, esperto in psicosomatica e psicogenealogia, è al di là dice ancora Badard, - si ha un conflitto dello stesso tipo a cui è
delle cause, malattia psicosomatica, o di reazione biologica, che collegato il medesimo risentito, la memoria si “riattiva” e, se poi
coinvolge l’unità fondamentale dell’essere vivente. viviamo ancora una volta lo stesso conflitto, scatterà l’applicazio-
Unità, composta di quattro realtà inseparabili: organica, cerebra- ne del programma collegato alla memoria, che il cervello appli-
le, psichica, energetica e che si esprime attraverso la psiche, le cherà al tessuto o al comportamento. “Da quel momento -
emozioni, il corpo, i comportamenti, la malattia. Partendo dal conclude - sono soltanto fotocopie: diamo sempre la stessa ri-
credo fondamentale della biopsicosomatica, secondo il quale sposta. Il primo conflitto, che riattiva la memoria, è detto pro-
“ogni cellula del corpo umano è sotto il controllo del cervello e grammante, il secondo, che la applica, è detto scatenante. Ecco
ogni parte stratificata del cervello è indissolubilmente legata al- come, nasce la malattia o come può cominciare un comporta-
l’altra, per cui non esiste alcuna cellula del corpo che sfugga al mento anomalo”.
controllo della psiche conscia o inconscia”, non si sfugge al Rita Lena
fatto che gran parte delle malattie hanno una origine
psicosomatica.
Dell’influenza della psiche nei processi di malattia e di guarigio-
ne si cominciò a parlare negli anni 50 con Henry Laborit e i suoi
famosi esperimenti sui topi in gabbia sottoposti a condizioni di
stress. Laborit disse che quando viviamo un problema e non pos-
siamo risolverlo, non possiamo né fuggire, nè combattere, ci am-
maliamo. È nell’inibizione all’azione, dunque, che ci si ammala
perché il cervello non può dare risposte liberatorie. Per Laborit,
una volta compreso che ogni azione è inefficace, l’uomo si inibi-
sce e sfoga questa sua inibizione con malattie psicosomatiche.
Badard va più a fondo e distingue: “poiché il cervello gestisce
tutte le funzioni, esso non può occuparsi solo di questo proble-
ma. Allora, delegherà la gestione del conflitto ad uno specifico
gruppo di neuroni, isolerà tale gruppo di cellule nervose che de-
vono prendersi in carico il controllo dello stress”. Questo, secon-
do Badard, ha tutta una serie di effetti, il più importante è che
questi neuroni gestiscono un tessuto ed anche un comporta-
mento che potranno subire una modificazione. Che cosa porta il
nostro cervello ad isolare un certo gruppo di neuroni? Non è l’av-
venimento in quanto tale, ma ciò che noi proviamo in riferimen-
to ad esso. Arriviamo dunque al “nostro RI-SENTITO”, a ciò che
l’avvenimento ”provoca dentro di me, nel mio profondo”. Si trat-
ta di un meccanismo non casuale che garantisce la sopravviven-

15
IL MITO DELLE STREGHE E
Il mito della strega cavalca i se-
coli, e giunge sino a noi, nella
forma che ci è data dalla tradi-
zione popolare: essere sopran-
naturale, o donna reale dotata
di poteri straordinari, che prati-
ca la magia nera e dirige i suoi
eccezionali poteri a danno di al-
tre persone. Il grande nemico
delle streghe era la Santa Inqui-
sizione, che nei loro cosidetti
interrogatori sotto torture indu-
cevano o estorcevano le cosidet-
te confessioni. Le principali
torture, erano la corda, la gar-
rotta, la ruota, la frusta, la lapi-

dazione, la forca dell’eretico, gli


stivali, l’impalazione. La più co-
mune, restava la tortura della
“corda”, una delle torture più
semplici, e quindi più praticate.
Da una trave pendeva una cor-
da. La vittima veniva lasciata ca-
dere coi polsi legati dietro la
schiena, da una certa altezza,
producendole slogature alle
braccia e alle spalle. Fra tutte, la
più crudele delle torture era “la
forca dell’eretico”, uno stru-
mento che veniva conficcato
nello sterno e sotto il mento,
con le estremità acuminate, così da bloccare all’accusata ogni movimento, permettendole solo di sussurrare le proprie confessioni.
Un’altra tortura assai applicata era quella del “cavalletto”: un tavolo che si inarcava e dove l’imputato, legato mani e piedi, si trovava
ad un certo punto con le membra violentemente stirate. In questa scomoda posizione spesso gli era inflitta anche la tortura dell’acqua,

16
E LA SANTA INQUISIZIONE
ossia il carnefice gli versa- ta; ai parenti la ragazza
va nella bocca acqua fino aveva confessato di esse-
a fargli gonfiare a dismi- re diventata l’amante del
sura l’addome, quindi gli sacerdote a tredici anni.
aiutanti del carnefice gli Per evitare lo scandalo, i
saltavano sul ventre per familiari avevano messo
“svuotarlo”. La “candela tutto a tacere e mandato
stregata” e il “filo d’ac- la ragazza ad Aix. Col
qua” erano riservate alle tempo Madeline e Louise
inquisite per stregoneria. ebbero sintomi sempre
Nella prima, la poveretta più violenti, durante i
era legata supina su un quali dissero di essere in-
tavolo, con una candela vasate dai demoni man-
tra i denti tenuta in posi- dati da Gaufridi. Furono
zione eretta da speciali Stampa raffigurante la morte sul rogo di Urban Grandier
chiamati in aiuto due fra-
cinghie. Accesa la cande- ti, padre Michaelis, inqui-
la, la strega riceveva sul viso la cera bollente in liquefazione fino sitore ed esorcista, e padre Domptius, un domenicano
a quando la fiamma raggiungeva le labbra. Nella seconda, l’im- specializzato nello scacciare i demoni più ostinati; l’esorcismo
putata veniva collocata nuda sotto un sottile getto di acqua ge- non ebbe alcun risultato. Si chiese allora l’arresto di padre Gau-
lata e lasciata così per ore. Alcuni inquisitori domenicani si fridi, che le monache accusavano di pratiche sataniche; il sacer-
specializzarono in esorcismi, diventando abilissimi a ripulire i dote fu imprigionato ed invano si proclamò innocente. Torturato
corpi e le anime invasi dai demoni. Il rituale cat- ripetutamente, egli infine ammise tutto ciò che
tolico per esorcizzare era complicato, fat- gli inquisitori volevano sentirsi dire. Al
to di formule, preghiere, aspersioni processo ritrattò, dicendo di aver
di acqua benedetta e unzioni confessato solo a causa delle
con olio santo; spesso inuti- torture, ma non fu creduto e
le, perché i demoni o era- nel 1611 fu mandato al ro-
no in numero enorme, go. Sempre in un conven-
oppure erano talmente to si svolse la vicenda
potenti da resistere ad che ebbe maggior riso-
ogni tentativo di stanar- nanza tra i processi per
li. Il più famoso esorcista stregoneria: quella del
italiano fu il frate Girola- 1634 a Loudun. La bades-
mo Menghi che divenne, sa delle Orsoline, suor Jean-
ancora giovane, l’esorcista uffi- ne des Anges, cominciò con i
ciale della diocesi attorno a Bolo- soliti sintomi di invasamento, du-
gna, dove si verificavano spesso casi di rante i quali accusava il curato della cit-
possessione. Raccolse le sue esperienze nel tà, Urbain Grandier. Il prelato era un uomo di
“Compendio de l’arte esorcistica”, trattato di demonologia che grande fascino e cultura, dal carattere passionale, al quale la ve-
parlava della natura del demonio, dei misfatti delle streghe e dei ste talare non impediva indiscrete avventure con fanciulle e si-
rimedi per contrastare i malefici; ed anche nel “Flagellum dae- gnore della buona società. Fu proprio questa sua fama di
monum”, manuale pratico che insegnava in che modo interroga- libertino e di grande amatore ad attirare suor Jeanne; la donna
re i demoni per ottenerne informazioni. Il libro divenne il fedele concepì una passione morbosa ed unilaterale per il sacerdote,
compagno degli esorcisti. Nel 1609 nel convento di Aix en Pro- che non aveva mai visto di persona, tanto da ammalarsi. Alla
vence due giovani suore, Madeline de Demandoix Palud e Louise morte del confessore del convento, Jeanne colse la palla al balzo
Capeau, manifestarono sintomi di invasamento. Madeline, da ra- ed invitò Grandier a prendere il posto di direttore spirituale del-
gazzina, era andata al convitto delle Orsoline, dove aveva avuto le monache. Però il sacerdote, che in città conduceva vita allegra
per confessore il prete Louis Gaufridi, del quale si era innamora- e mondana, rifiutò con un cortese biglietto. Da allora suor Jean-

17
Grandier una vecchia ruggine, mandò un commissario reale con
pieni poteri, il signor di Laubardemont, che nel 1630 aveva rice-
vuto un encomio per aver fatto giustiziare centoventi streghe;
questi prese subito per buone le accuse delle indemoniate, alcu-
ne delle quali erano sue parenti, ed arrestò il sacerdote. Portato
davanti alle ossesse, diedero in urla terribili, contorcimenti e con-
vulsioni; il demonio Asmodeo rivelò, per bocca di suor Jeanne,
che Grandier era segnato dal “marchio diabolico”, punto che il
diavolo aveva segnato e reso insensibile. Il poveretto fu spoglia-
to e rasato, poi il chirurgo lo sottopose alla prova degli spilli; fu-
rono individuati due punti in cui egli non sentiva dolore. Al
processo testimoniò il demonio Asmodeo in persona, che per
bocca della suora rivelò che Grandier aveva firmato con lui un
patto: il foglio fu presentato da suor Jeanne ed acquisito agli at-
ti del processo. Grandier non ebbe più scampo; egli subì la tortu-
ne cominciò a diffondere la persecuzione del fantasma di Gran-
ra regolare ed anche la straordinaria; nonostante i tormenti, si
dier che le appariva di notte, “sollecitandola con carezze sensua-
proclamò sempre innocente, respinse ogni accusa e fu bruciato
li, insolenti ed impudiche”. I digiuni e le preghiere non furono di
mentre chiedeva perdono a Dio per i suoi aguzzini. La responsa-
alcun giovamento, quindi fu chiamato un esorcista, che tentò in-
bile di tutto, suor Jeanne, con le mani segnate da stimmate iste-
vano di liberare la monaca. I demoni che urlavano bestemmie at-
riche autoindotte, venne considerata in odor di santità; nel 1638
traverso la bocca della monaca insistevano tutti a dire di essere
la sua camicia, che si sosteneva avesse proprietà miracolose, fu
mandati da Grandier. A poco a poco, anche altre monache furo-
posta addosso alla regina Anna, moglie di Luigi XIII, durante il
no invasate.
parto, per assicurare al neonato Luigi XIV lunga vita e felicità. La
Per far cessare lo scandalo il cardinale Richelieu, che aveva con
monaca morì serenamente alcuni anni dopo.
Nel 1679 il re Luigi
XIV istituì un tribu- Il re di Francia Luigi XIV, detto il “Re Sole”
Urbain Grandier
in un'antica nale speciale con-
stampa
tro i delitti di
stregoneria, paral-
lelo all’Inquisi-
zione e segretissi-
mo, presieduto
proprio da de La
Reynie, chiamato
la “Camera Arden-
te”, perchè i giudi-
ci si riunivano in
una stanza con i
muri ricoperti di
veli neri ed illumi-
nata da grossi ceri;
non c’era appello
alla sentenza di questo tribunale, perché gli imputati erano sem-
pre arrestati in base a solidissime prove; durante il suo periodo
di attività fece giustiziare oltre cinquanta sacerdoti per stregone-
ria. Alcuni confessarono di aver celebrato messe erotiche sul cor-
po nudo di una fanciulla, altri di aver sacrificato bambini durante
messe nere; uno addirittura, padre Tournet, di aver celebrato una
messa per far abortire una giovane da lui violentata e messa in-
cinta: il rito blasfemo era stato così sanguinario ed orribile che la
povera ragazza era morta di spavento.

Mara Parmegiani

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La gommaresina, che stilla da un albero rà nei secoli, nella liturgia cattolica, anche
delle burseracee e che cresce in Somalia e se oggi l’incenso è sostituito da surrogati
nell’Arabia Meridionale, era anticamente più economici come le bacche di cipresso.
bruciata nelle cerimonie religiose e in alcu- Il suo fumo rappresenta propiziazione, pu-
ne civiltà per raggiungere lo stato di esta- rificazione, atto di preghiera. E oggi come
si. È il profumo più antico. La sua origine allora viene usato come omaggio ai nostri
è misteriosa anche se è menzionato da morti. Quando il buddismo nel 538 d.C. fu
Confucio in alcuni dei suoi aforismi - VI se- introdotto in Giappone, dalla Cina, fu in-
colo a.C. - Il suo acquisto un lusso, allo trodotto anche l’uso dell’incenso nella sto-
stesso livello dell’oro nella simbologia dei Re Magi. ria giapponese. Nel decimo secolo divenne
L’incenso entrò rapidamente nei riti degli egizi che popolare una gara in cui i partecipanti dovevano in-
associarono il suo profumo all’immortalità. Duran- dovinare varie miscele di incenso mescolate insie-
te le feste in onore di Iside, il bue sacrificato era me. Nel mondo islamico è usato come fumigazione
riempito di canfora e incenso e nelle processioni re- deodorante e purificante e nell’“Arte d’amare per-
ligiose centinaia di bambini reggevano vasi colmi di siana” si narra come le fresche spose, inesperte, ri-
incenso, mirra e zafferano. Il suo uso è stato intro- corressero ad oli profumati per il corpo e ad incensi
dotto nel rituale romano con il culto di Bacco. Si odorosi nella casa, per il primo incontro con l’ama-
versava sull’ara prima di porvi la vittima sacrificale to. Si legge nelle “Mille e una notte”: “…D’incenso
per coprirne il fetore. Ma anche perché nelle ceri- puro profumerò i miei seni e tutto il mio ventre, af-
monie funebri il fumo, che saliva verso l’alto, spri- finché la mia pelle possa fondere più soavemente
gionato dalle grosse lacrime di incenso solidificato, sotto la tua bocca, o pupilla dei miei occhi”. Nel XVI
era ritenuto il veicolo più adatto per trasmettere secolo i maghi gettavano incenso e semi di gelso-
l’offerta alla divinità. Il suo aroma odoroso indi- mino in calderoni bollenti interpretando il futuro
spensabile nei riti sacri, aveva il compito di portare attraverso il fumo. Va ricordato l’uso di bruciare in-
l’anima in cielo, accompagnata dalle preghiere dei censo a protezione delle streghe, specialmente nel-
vivi. Attirava il favore degli dei. Si dice che per il fu- l’Europa centrale, nella notte detta “del Walpurgis”
nerale di Poppea, Nerone avesse bruciato più incen- la vigilia del 1° maggio quando si credeva che la fu-
so di quello prodotto dall’Arabia in un intero anno. nesta potenza di “quelle” fosse al colmo. Verso la fi-
Ma entrava anche nel culto domestico dell’antica ne del secolo XI il fanatico Hassan-iben-Sabbbh - il
Roma. Non mancava giorno in cui non se ne faces- vecchio della montagna - istituì la Setta degli Assas-
se offerta all’ares-familiares facendolo ardere in sini. Gli iniziati venivano intossicati con i fumi di in-
bracieri di varia grandezza. Già nel II millenio a.C. censo e Hashish che faceva assaporare loro il futuro
con l’utilizzo del dromedario si era costituita una paradiso, fugando la morte, rendendoli invincibili.
vera e propria via dell’incenso. Una lunghissima via Sulla scia dei viaggi degli hippis il suo uso si è diffu-
carovaniera, con circa 70 tappe collegava i centri di se in tutto l’occidente, trascendendo ben presto dal
raccolta con Gaza sulla costa mediterranea. Di lì giovanile alternativo dei primi tempi. Grani e ba-
prendeva mille rivoli. L’uso dell’incenso nel ritua- stoncini di incenso si usano ancora oggi per di-
le cristiano, nel culto pubblico, nelle devozioni sperdere o neutralizzare forze malefiche. Non è
private si ha a partire dalla seconda metà del se- raro sentire nelle abitazioni profumo d’incenso
colo IV d.C.. Verso l’anno Mille il suo utilizzo nel- bruciato per allontanare, si crede, influenze ne-
la Chiesa cattolica è più o meno uguale a quello gative. Forse un legame con gli antichi riti magi-
odierno: l’incensazione dell’altare, delle reliquie, ci, con le pratiche religiose che si armonizzano
della Sacra Specie, per le immagini sacre. L’in- ancora con il nostro io più profondo e ci rendo-
censiere è un semplice recipiente in argento, no dolcemente schiavi di un culto magico, anti-
bronzo o rame, con il braciere per il fuoco, chiu- co quanto il tempo.
so con un coperchio a fori per l’uscita del fumo,
appeso a funicelle è sostenuto a mano. Persiste- Costanza Cerioli

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MARIA CALLAS UNA DONNA
CON IL SENSO DELLA SCENA

Maria Anna Sophie Cecilia Kalogeropoulos nasce a New York da si 60 chili. Un tremendo sforzo di volontà che la rende sottile, ac-
genitori greci il 2 dicembre del 1923. A sedici anni, rientrata in curata e piena di fascino, capace di trasformare ogni sua appari-
Grecia viene ammessa al Conservatorio Nazionale di Atene e zione in un evento. Precisa e pignola nel privato al punto che
prende lezioni di pianoforte che le daranno in seguito la possibi- infiocchettava, maniacalmente la biancheria prima di riporla.
lità di studiare tutti i suoi ruoli senza l’aiuto di un maestro colla- Aveva cambiato vita frequentando grandi intellettuali come Zef-
boratore. Nel 1942 canta “Tosca” per la prima volta in greco. Nel firelli, Visconti e Pasolini. Il 23 luglio 1958 salpa da Montecarlo
‘47 accetta l’invito dell’Arena di Verona per cantare la “Giocon- lo yacht Cristina dell’armatore greco Onassis, per una crociera
da”. Pochi giorni dopo incontra Giovanni Battista Meneghini, fa- con illustri ospiti del jet-set internazionale. Sullo yacht ci sono
coltoso industriale italiano amante dell’opera. Diventerà suo Onassis con la moglie Tina Livanos, figlia del più grande armato-
marito e suo agente. Nel 1948 a Firenze la Callas canta per la pri- re greco, l’ex premier inglese Winston Churchill e consorte, Ma-
ma volta “Norma”, l’opera più cantata nella sua carriera. Ed è ria Callas con il marito e personalità della politica e della finanza.
proprio con quest’opera che il 2 gennaio del 1958 al Teatro del- Maria all’epoca ha 36 anni ed è la cantante lirica più famosa del
l’Opera di Roma alla presenza del Presidente della Repubblica e mondo. Lui Aristotele, greco come la Callas, ha 53 anni ed è uno
di tutta la società romana, Maria adducendo un improvviso ma- degli uomini più ricchi della terra. Il matrimonio della Callas con
lore, dopo il primo atto, esce di scena. Nel ‘49 la Callas sostitui- Meneghini si incrinò sul galeotto panfilo bianco anche perché il
sce l’indisposta Margherita Carosio nella parte di Elvira ne “I marito, che non parlava inglese tendeva ad isolarsi intimidito an-
Puritani” alla Fenice di Venezia. È la svolta decisiva nella sua car- che dalla presenza di Churchill. Quando scesero a Costantinopo-
riera. Con una misteriosa cura dimagrante riesce a perdere qua- li, il Patriarca nel discorso di circostanza, ad Onassis e alla Callas

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disse: “…quando voi sarete uniti potrete fare grandi cose per il di Onassis con l’ex first lady degli Stati Uniti. Le nozze si celebra-
nostro paese”. Il giorno dopo Maria confessò al marito di amare no il 20 ottobre nella cappella di famiglia nell’Isola di Skorpios, il
Onassis. Lui aveva già scoperto teneri biglietti con frasi d’amore luogo preferito da Maria per le sue preghiere. La cantante si iso-
ripetute all’infinito. Non passa neanche un mese ed un fotogra- la e va rapidamente incontro al declino, dopo aver sopportato i
fo scopre i due in un romantico ristorante milanese, tete-à-tete. commenti ironici della stampa scandalistica. Nel 1970 Pier Paolo
Le foto fanno subito il giro del mondo. Maria Callas a questo Pasolini chiama Maria Callas ad interpretare nella versione cine-
punto deve sciogliere il suo matrimonio con Meneghini. L’amore matografica Medea. Nell’intrigo d’amore di un racconto filosofi-
che provava per lui era stato logorato dal tempo. Se lei era folle- co la cantante, che aveva già interpretato l’opera omonima alla
mente innamorata e pensava di sposare Onassis si capì subito Scala, si cala anima e corpo nel personaggio. La terribile maga in-
che quest’ultimo non la pensava come lei. Infatti dopo due anni fanticida affascina la Callas che la interpreta magistralmente af-
di convivenza le attenzioni di Aristotele erano già sopite. La Cal- ferrandone il senso di fatalità e orrore. Poi il tenore Di Stefano la
las che si sentiva trascurata, veniva umiliata anche in pubblico persuade ad intraprendere con lui un tour mondiale di concerti
dall’armatore. Nel 1964 Zeffirelli la persuade a tornare all’opera per raccogliere fondi per le cure mediche della figlia. Dietro la
al Covent Garden in un memorabile allestimento de la “Tosca”. coppia artistica, che rappresenta l’evento del secolo, scoppia una
Per una decina di anni cantò con una voce ineguagliabile, puris- grande passione. Trascorsero, amandosi tre anni, in giro per il
sima, meravigliosamente estesa, di grande potenza. Dominava la mondo con 50 concerti passando da una nazione all’altra in al-
scena con un naturale istinto da attrice, anche se era così miope berghi lussuosissimi. Come Medea sulla scena, Maria quando
da non scorgere sul podio il direttore d’orchestra. A chi le chie- amava, era possessiva, invadente, affamata e gelosa. Di una ge-
deva come facesse a cambiare timbro di voce rispondeva: “non losia feroce e cieca. Voleva il divorzio di Di Stefano malgrado la
sarebbe orribile sentire qualcuno che esprime la varietà dei sen- sua tragedia familiare con una figlia di 19 anni malata di tumo-
timenti senza mai cambiare tono di voce?”. Intanto Onassis ini- re. Da donna innamorata, desiderosa di rendere pubblica la sua
zia a frequentare i Kennedy corteggiando la principessa Lee relazione con il tenore tenne una conferenza stampa per parlare
Redsville, sorella di Jackie, per introdursi nella famiglia più im- dei suoi grandi amori: il marito, Onassis e Di Stefano. Lui per evi-
portante del mondo. Nel 1965 Maria si impegna per cinque rap- tare i pettegolezzi fece venire immediatamente la moglie a New
presentazioni della “Norma” a Parigi. Si sente stanca ma non York. Ormai qualcosa tra di loro si era incrinato per sempre. Ma-
vuole annullarle. Il 25 Maggio termina la scena del secondo atto ria ritornò a Parigi e, soffrendo di insonnia, cominciò a far uso di
praticamente in coma con la scena finale eliminata. Nel luglio sonniferi in dosi massicce. Tanto acclamata ed osannata, calcò i
dello stesso anno ha in programma quattro rappresentazioni più importanti palcoscenici del mondo, quanto triste e solitaria
della “Tosca” al Covent Garden. Si ritira, dietro suggerimento fu la sua fine avvenuta nella sua casa di Parigi nel 1977. Morirà
medico, dopo aver deciso di cantare una sola volta al Galà Rea- in circostanze mai chiarite. Ufficialmente per una crisi cardiaca
le. Sarà questa l’ultima rappresentazione della sua carriera. John ma la depressione e l’uso di tranquillanti lasciano il dubbio che
Kennedy muore nel 1963 e nel 1968 Aristotele organizza una si sia lasciata morire a nemmeno 54 anni.
nuova crociera con Jackie, senza la Callas. Nell’ottobre dello stes-
so anno Maria apprende dai giornali dello sfarzoso matrimonio Marco Alfonsi

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CAFÈ CHANTANT E
Cléo de Mérode in abito da scena

L’800 è l’epoca delle calze nere, delle sottogonne fruscianti, del- tose come Lina Cavalieri, Anna Fougez, Lola Montez si qualifiche-
l’alta borghesia, del bel mondo e del demi-monde. ranno per numeri decisamente osè per l’epoca.
La modernità passa per Parigi, capitale europea del divertimento La Otero cominciò la sua carriera a 14 anni. Mandava in delirio le
e si svolge soprattutto di notte. folle agitandosi al ritmo delle nacchere. All’Eden di New York ar-
Le regine sono Cleò de Merode e, Emilienne d’Alençon, sopran- rivano per lei enormi cesti di fiori, spesso con un diamante nel
nominata le più appetibili tette, amica, non tanto segreta, di cuore di ogni rosa. Abitava a Parigi con 18 persone di servizio e
Leopoldo II del Belgio, la Bella Otero e la sua nemica Liane de coltivava la passione per il gioco ed i gioielli. Con il suo celebre
Pougy. Si cena da Maxim, si va alle corse o al Moulin Rouge do- collier di smeraldi e rubini e l’ondeggiare sinuoso del suo corpo
ve si ammirano sciantose aureolate di aigrettes, avvolte nella si offriva alla folla che l’attendeva osannante all’uscita dei teatri.
morbidezza delle piume di struzzo, dai lunghi strascichi che Riuscì a possedere nientemeno che il collier di Eugenia di Mon-
spazzano il marciapiede. Il mondo dei cafè chantant incise pro- tiyo, moglie di Napoleone e il diadema di Maria Antonietta. Su-
fondamente sul costume: frequentato da aristocratici, ufficiali scitò passione reali. L’amore di Leopoldo, Eodardo VII e Nicola di
del regno, vecchi danarosi e figli di papà; divenne ritrovo di in- Russia che la presentò agli amici, nuda, su un vassoio d’argento.
trattenimento e specchio dei gusti e dei sogni di un tempo. Per Lina Cavalieri iniziò a 14 anni la sua carriera artistica come can-
ottenere una notte d’amore da una “regina” il ricco rampollo do- tante in un teatro di varietà romano con un cachet da una lira a
veva attingere abbondantemente al patrimonio familiare. Ma il sera. Dimostrò subito del talento; dopo aver conquistato il pub-
piacere e la pubblicità dell’evento valeva di certo la spesa. Scian- blico romano passò a Parigi, trionfando alle “Folies Bergéres” e

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UN PÒ DI VARIETÀ

1477 - L. De Pougy

poi a New York, per interpretare opere liriche e si qualificò come parigini. Se a Parigi impera il Moulin Rouge a Napoli c’è il Salone
la “prima Miss Universo”. Certo il materiale non mancava e im- Margherita, inaugurato la sera del 15 novembre 1890. Dame in
prevedibili furono anche i suoi colpi di testa. A Pietroburgo, du- pelliccia e abito lungo, scintillìo di gioielli, uomini in frac con gar-
rante le giornate della Rivoluzione Russa, il suo impresario le denie agli occhielli, ufficiali in alta uniforme e con il ballo a pie-
raccomandò caldamente, data la situazione incandescente, di di nudi di Edith Miroir, fu subito un successo. Si deve a Maria
non entrare in scena con i suoi inseparabili gioielli; quando si al- Ciampi l’invenzione della mossa mutuata dalla gestualità popo-
zò il sipario del primo atto della “Traviata”, apparve interamente lare, premiata dalla volgarità della peccaminosa figura femmini-
coperta dalla sua leggendaria collezione. Nella sua vita entrò an- le. I teatri in Italia avevano tre ordini di posti da un baiocco, due
che un Marajah che, dopo una serata all’Empire di Londra, le e tre, a seconda dell’altezza della sedia rispetto agli attori. Era
chiese la mano, offrendole la corona del suo principato. Talmen- privilegiata la posizione più alta che consentiva il lancio di scor-
te pazzo d’amore che, al suo rifiuto, tentò anche di rapirla. Ci fu ze d’arancia, bruscolini e lupini. Oggi il varietà, dopo Totò, Aldo
anche chi, blasonato di antico lignaggio, si spacciò per autista e Fabrizi, Renato Rascel, sopravvive grazie a Gigi Proietti, Paolo Po-
pur di avvicinarla, guidò per due mesi la sua macchina. Scompar- li, Bergonzoli, Gene Gnocchi ed altri ancora.
ve poi nel nulla, ma non senza lasciare sul sedile dell’auto una fo-
cosa dichiarazione d’amore ed un gioiello di grande valore.
Un’altra storica sciantosa fu Nanà La Blanche che passeggiò, per
scommessa, nuda sotto il mantello e fece follie per i boulervards M.P.

23
Tunguska
fu una cometa ad abbattere
80 milioni di alberi
nel 2003. Dato che il motore principale della navetta combina in-
sieme ossigeno liquido con idrogeno, ogni lancio produce più di
300 tonnellate di acqua che va a depositarsi nell’alta atmosfera.
Capito questo, agli scienziati rimaneva però ancora poco chiaro,
come una “coda” di vapore acqueo potesse diffondersi nel rag-
gio di 1000 chilometri e viaggiare a più di 8000 chilometri verso
i poli. Ora Michael Kelley e colleghi hanno cercato di spiegare
questo fenomeno proponendo la teoria della cosidetta “turbo-
lenza bidimensionale”. Il fenomeno avviene quando i fluidi, inve-
ce di muoversi liberamente in tre dimensioni, sono “vincolati”
da un campo magnetico, con il risultato che si muovono molto
più velocemente in due dimensioni. Gli scienziati spiegano, così,
che il vapore acqueo intrappolato in uno strato a due dimensio-
ni viene incanalato velocemente verso i poli e “spazzato” via su
grandi distanze. “Una fisica totalmente e inaspettatamente nuo-
va”, ha commentato Michael Kelley, che avendo scoperto un
meccanismo per il trasporto di acqua su grandi distanze, che
produce le nubi nottilucenti, ipotizza che il magico cielo delle
notti del dopo Tunguska potrebbero spiegarsi con la grande
Tunguska, 30 giugno 1908: cosa accadde? Secondo uno studio quantità di acqua rilasciata nell’alta atmosfera. Acqua apparte-
pubblicato sull’ultimo numero della Geophysical Research Letter nente ad una cometa, afferma, che ha perso il ghiaccio esterno
ad abbattere 80 milioni di alberi della foresta siberiana fu una della sua chioma prima di impattare nell’atmosfera terrestre. “È
cometa e non un grosso meteorite o un asteroide come si è pen- come riesumare e risolvere i misteri di un “cold case” di 100 an-
sato negli ultimi 100 anni. ni fa”, ha commentato Kelley.
Quel giorno poco dopo le 7 del mattino, ora locale, qualcosa
esplose a 8 chilometri sopra la taigà siberiana vicino al fiume Rita Lena
Tunguska, distruggendo ogni forma di vegetazione e di vita per
un raggio di 2150 chilometri quadrati.
Quel che accadde in quella zona di così terribile da provocare un
boato, che fu udito a oltre 1200 chilometri e che provocò onde
di pressione così anomale da appassionare gli scienziati che par-
teciparono al congresso della British Metereological Society del
1908, rimase fino al 1927 un mistero. Solo in quell’anno, con la
prima missione sul posto condotta dallo scienziato russo L. Kulik,
fu possibile associare il forte boato, la pressione e il lampo di lu-
ce dell’esplosione, con lo spettacolo che si presentò ai suoi occhi:
più di 2000 chilometri quadrati di foresta siberiana abbattuta al
suolo e per 1000 chilometri quadrati, intorno all’epicentro, tut-
ti gli alberi carbonizzati.
Da allora, fino a questi anni, sono state tante le ipotesi e le teo-
rie che gli studiosi di tutto il mondo hanno formulato per spie-
gare la causa dell’evento e tra le tante risposte che si sono dati,
oggi è nato un nuovo dibattito intorno a quella tragedia della
natura. Al centro di questo dibattito le nubi che si formano ai po-
li dopo i lanci dello Shuttle. Le stesse nubi che furono viste la not-
te dopo l’evento di Tunguska; forse uno dei pochi dati certi
raccolti nei giorni che seguirono l’esplosione. Furono notate, in-
fatti, nei luminosi cieli notturni di tanti luoghi lontani da Tungu-
ska, in particolare, in Inghilterra, delle nuvole lucentissime, dette
nubi nottilucenti che si formavano nell’alta atmosfera terrestre
(mesosfera), oltre gli 85 chilometri di altezza e si vedevano a
grande distanza quando venivano illuminate dalla luce del Sole.
Queste stesse nubi, costituite prevalentemente da acqua ghiac-
ciata, sono state notate nelle regioni polari da molti ricercatori,
dopo i lanci dello space Shuttle Discovery nel 1997 e Endeavour

24
I TRENT’ANNI DI MODA DI
CAMILLO BONA
Trent’anni di moda. Di haute couture. Di abiti che fanno
sognare.
Ha iniziato da piccolo, Camillo. Nella sartoria della ma-
dre. La osservava cucire e riproduceva in miniatura, per
le bambole, i vestiti che lei realizzava per le clienti. Alle
medie faceva gli schizzi sul diario di scuola, poi ha fre-
quentato l’Accademia Coefia. Da allora ha trasformato
la sua passione in lavoro.
La collezione per festeggiare i suoi trent’anni di attività
è insolita. Non si ispira ad un mood preciso.
Ha disegnato abiti che interpretano la sua immagine di
femminilità: un incontro perfetto tra raffinatezza e sem-
plicità. Ha scelto tessuti ricercati, chiffon, mikado di se-
ta, organza ma anche naturali, come la rafia e il lino. Li
ha accostati nella creazione di ogni capo, con effetti e ri-
chiami agli anni ’20 e ‘30. Per i colori ha attinto tra il bei-

ge, le gradazioni e sfumature dei rosa, il color carne, il


rame e il panna. E li ha impreziositi con ricami, perline,
Swarovsky.
Fil rouge di questa special edition, come di tutte le crea-
zioni by Camillo Bona, è una ormai rara acribia per i det-
tagli e l’esclusività: orli rigorosamente fatti a mano,
perle, jais e pietre dure cucite singolarmente, alta sarto-
rialità (il centro operativo è a Monterotondo, mentre il
delizioso Atelier nel cuore di Roma).
Originali ed importanti gli accessori, creati da Aniello
Galderisi. Collane, realizzate in un filo unico di quattro
metri, che sembrano sottili sciarpe da girare più volte
intorno al collo o che possono diventare bracciali, rigo-
rosamente in pendant con la collezione.
Un eccellente esempio di Alta Moda Italiana.

Alessia Ardesi

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I MUST DELL’AUTUNNO
INVERNO 2009/2010
REMINISCENZE GUERRIERE:
Bustini in pelle, borchie, frange di nappa,
intarsi di pelliccia e vite strizzate, robe bustier
per amazzoni stilizzate.
DRAPPEGGI E ORLI: PELLICCIA
INTARSIATA:
Robe manteau con drappeggi trompe-l’oeil e
tridimensionali, trionfi di plissé e morbide pie-
Pelliccia utilizzata anche
ghe su abiti, gonne, camicie e capi spalla.
per borse, stole, colli ad
anello e collari da so-
vrapporre ai capi spalla
o da indossare con cin-
ture alte in vita.

STIVALI ALLE COSCE E ALL’ANCA:


Boots altissimi, oltre il ginocchio, anche fino all’anca,
con plateau e tacchi a spillo. Ma anche con cinture e
cinturini.

PELLE A GOGO:
Pelle per body suit, giacche, trench,
abiti seconda pelle e bustier.

Alessia Ardesi
26
perché ero andato alla chiesa spirituale. “Non puoi imparare a
modo loro. Devi imparare da solo a modo tuo, non ti servono lo-
ro”, mi dissero tutti. Ma mia zia aveva già fissato l’altro appun-
tamento per il seguente martedì. Quando arrivò il giorno alle
19.30, mi ritrovai seduto in una stanza diversa, sempre maleodo-
rante di umido, ma con l’aria così secca che non riuscivo quasi
a respirare. Entrò Henry, e si andò a sedere nel posto di capota-
vola. Accese la luce blu, e tutti cominciarono a meditare per 15
minuti. Io trovavo difficile chiudere gli occhi, rimasi allora sedu-
to a guardare Henry e dopo 5 minuti vidi un uomo dietro di lui,
era alto quasi due metri ed indossava abiti indiani ed aveva del-
la pittura da guerra sul viso. Passò sul tavolo e venne verso di me
e usando la mano destra, mi chiuse gli occhi con due dita. Era
una sensazione strana, all’inizio avevo un pò paura, ma poi mi
attraversò una sensazione di calma. La luce blu si spense e sentii
la voce di Henry “Quando siete pronti aprite gli occhi”. Aprii gli
occhi e mi poggiai allo schienale della sedia in silenzio. Come era
già successo, uno ad uno cominciarono a raccontare cosa aveva-
no visto. Venne il mio turno: “Io non ho percepito nulla” dissi, e
ci guardammo in faccia. Dalle loro espressioni capii che pensava-
no che ero troppo giovane per essere lì. Mia zia mi fissava, sape-
va che io avevo visto qualcosa. “Sono sicuro che hai visto
qualcosa” disse Henry guardandomi incredulo. Gli raccontai la
storia dell’indiano che avevo visto dietro di lui. La stanza si riem-
pì di risate “Ecco cosa meriti per non aver chiuso gli occhi” mi
disse uno di loro. “Bene” disse Henry alzandosi dalla sedia, pron-
to ad andarsene “In tutti questi anni di lavoro qui in questa chie-
sa, è la prima volta che qualcuno vede il mio angelo custode. E
si, è un indiano rosso”. Henry mi tirò da parte e mi disse che non
ero un chiaroveggente, ma sentiva che io ero un misto dei sei
sensi, ma con qualcosa in più, sentiva che ero un sensitivo e che
riuscivo a vedere nel passato e nel futuro. Ma sentì, anche, che
a chiesa spirituale era in via Lee High Rd nel Lewisham, una
L minuscola chiesa che non aveva niente di particolare in sé.
C’erano quattro stanze. La nostra era la prima, ci mettemmo se-
la chiesa spirituale non era per me e che gli altri mi vedevano un
pò come una sfida. Mi invitò a tornare il seguente martedì, ma
io non ci tornai più e mia zia, quella settimana, tornò in Nuova
duti: odorava di umido ed era molto fredda. “Ricordati, se te lo
chiedono, hai 17 anni”, mi ricordò mia zia. “Ci saremmo messi
nei guai, se fossero sensitivi dovrebbero sapere la mia età”, pen-
sai. Alle 19.30 la sessione iniziò. Nella stanza c’era una luce blu
accesa, noi dovevamo sederci tutti in cerchio, spettava ad Henry,
il capo della chiesa, a dare lezioni. Eravamo dieci e dovevamo
meditare tutti insieme per almeno 15 minuti. Quando si spense
la luce blu, tutti smisero lentamente di meditare. Per me, quel
giorno, fu difficile, meditare: ero rimasto seduto con gli occhi
aperti per tutto il tempo. Poi, uno alla volta, iniziammo a riferire
ad Henry cosa avevamo percepito e visto durante la meditazio-
ne. Una persona aveva visto un mazzo di fiori pieno di colori; un
altro, una persona reduce dalla guerra che cercava la sorella, ma
nessuno sapeva chi fosse. Un’altra signora aveva visto dei colori
e percepimmo che ci sarebbe stato un cambiamento per qualcu-
no nella sua famiglia. Era felice perché aveva visto sua madre che
era morta 5 anni prima. Era arrivato il mio turno, ma io non ave-
vo visto nulla, guardai intensamente Henry che mi sorrise, quan-
do accadde una cosa strana. Iniziai a vedere immagini: era come
guardare un film, davanti a me ballava attorno alla stanza una
donna con i capelli rossi. C’era della musica, la gente rideva e
potevo sentir dire “Bella”. Poi camminò verso una delle signore
che erano sedute a capo del cerchio nella stanza, e la baciò sul-
la guancia. “Bella” disse di nuovo e poi sparì. Henry mi chiese di
nuovo “Beh, vedi niente”. Riuscivo a sentire che gli altri nella
stanza non mi volevano perché ero troppo giovane ed erano tut-
ti molto più grandi di me. Io dissi ad Henry cosa avevo visto e co-
sa aveva detto la signora dai capelli rossi, che pensavo fosse
collegata alla signora seduta sulla prima sedia. La signora non
poteva accettare questo e con le lacrime agli occhi spiegò che
sua madre era stata una ballerina a Parigi e che la chiamava “Bel-
la”. Visto che era giovane e che la ricordava per i suoi capelli ros-
si, ci spiegò che “Bella” era una parola italiana, sua madre era,
infatti, per metà italiana. Mia zia era emozionata per me. Era la
prima volta che partecipavo ed ero già stato notato, andò verso
Henry ed iniziarono a parlare di me. “Puoi tornare la settimana
prossima, ma sarai messo nel prossimo cerchio” mi disse. Quella
notte non dormii bene. Billy e gli altri erano arrabbiati con me

28
Zelanda. Lei mi aveva aiutato a capire che ero diverso dagli altri,
e che avrei impiegato degli anni per capire il dono che avevo e
migliorarlo. Questo fu l’inizio, sapevo che avrei dovuto cammi-
nare da solo su questo sentiero e mi iscrissi alla biblioteca loca-
le, iniziai a leggere dei libri sul soprannaturale, la telepatia, la
chiaroveggenza e sull’essere sensitivo. C’erano due sezioni, per i
bambini e per gli adulti. Avevo circa 15 anni e dovevo chiedere il
permesso per entrare nella sezione per adulti e per veder i libri
che c’erano. Un amico di famiglia che lavorava nella biblioteca
mi aiutò a prendere i libri. L’importante, diceva, era che io non
parlassi e che non portassi via nessun libro, visto che non avevo
raggiunto l’età per affittarli. Andavo ogni giorno, finivo un libro
e ne iniziavo un altro. Mia madre pensava che ero molto bravo
ad andare a studiare in biblioteca. Ma in realtà, sapeva ben po-
co cosa io stessi studiando. Ero catturato da quello che leggevo:
questo era il mio mondo, pensai, c’erano così tante persone co-
me me li fuori, ed ero solo uno dei tanti. Trovai anche un libro
che parlava di storie di spiriti che avevano occupato case e per-
sone e che erano aggressive verso di loro e verso le loro famiglie.
Storie che mi spaventavano. I miei angeli non erano così, mi aiu-
tavano in molti modi, non ho mai avuto problemi e non mi han-
no mai ferito.
Tornai a casa e mi chiesi, cosa sarebbe successo se questo fosse
accaduto alla mia famiglia, tutte quelle storie mi giravano per la
mente. Entrai lentamente in una sorta di depressione, non pote-
vo dormire né mangiare, mi stavo indebolendo molto.
I miei genitori chiamarono il dottore di famiglia perché pensava-
no che ero diventato matto davvero. Volle sapere perché mi sen-
tivo così, quale era il problema. Non era mio padre che mi dava
tutto ed era il mio miglior amico, non era lui il problema. Gli dis-
si dei miei angeli e che avevo letto un libro dove la gente veniva
attaccata da loro. La mia stanza diventò fredda e potevo sentire
voci che dicevano, “No, noi no”. Billy era sull’armadio ed iniziò a sapevo che non poteva vedere Billy, perché Billy era seduto dal-
ridere di me. “Cosa c’è?” mi chiese il dottore guardando in su, l’altra parte dell’armadio. Poi arrivarono le domande, come “Puoi
nella stessa direzione in cui stavo guardando. Puntai il dito, ma vedere i morti”, ”Quante persone sono nella stanza con noi” e
“Cosa ti stanno dicendo”. Il dottore mi prese per mano e mi fe-
ce sedere vicino a lui “Non c’è nessuno qui” mi disse “è tutto nel-
la tua testa”. È stata la prima volta che non volevo vedere i miei
angeli, volevo, anzi, che se ne andassero. Poi una bellissima si-
gnora indiana che indossava un abito verde e oro entrò nella
stanza, aveva i capelli tirati tutti in dietro e stava sorridendo, mi
accorsi che le mancava un dente. Si mise seduta accanto al dot-
tore e gli diede un bacio sulla fronte. “Che c’è?” mi chiese, pote-
va vedere dal mio viso che avevo visto qualcosa. “C’è una signora
seduta accanto a te” gli dissi. Lei mi sorrise: “Digli che sono sua
madre”. Gli diedi il messaggio e gli riferiì che lei era felice perché
non era sola nell’aldilà, anche se non aveva ben capito cosa le
fosse successo “accadde così velocemente” ripetè più volte la
donna. Era così giovane e non aveva avuto il tempo da passare
con lui. Il dottore si alzò e lasciò la stanza. Dopo un pò tornò
“quello che tu hai è un dono, gli angeli che hai attorno a te non
sono cattivi”. Guardò mia madre che stava sulla porta e lei an-
nuì. “Mia madre era una persona stupenda”, mi disse, stringen-
domi la mano. Dopo quel giorno non lessi più libri su questa
materia, volevo imparare da solo tutto quello che mi accadeva.
Mi ero ammalato, e visto che gli angeli, anche se a me tenevano,
se ne erano andati via per qualcun altro che aveva più bisogno
di me, dovetti abituarmi a vivere una vita diversa. Era difficile
avere a che fare con le persone vere ed avere conversazioni su co-
se normali. Mi mancava il loro amore e l’affetto e la sensazione
di sentirmi sicuro, ero perso nel mio stesso mondo. Questo andò
avanti per circa un anno. Non vidi né sentii più Billy. I miei fratel-
li e sorelle spesso parlano di quei tempi e del mio amico Billy.
Avevano vissuto le mie esperienze, ma erano cose che li spaven-
tavano troppo per parlarne allora. Guardando nel passato, avrei
voluto scoprire chi fosse Billy, da dove venisse, non era della mia
famiglia, forse aveva a che fare con la casa in cui vivevo. Molti
anni dopo una chiaroveggente fece una lettura per mia sorella e
le disse di dirmi che “Billy mi salutava con affetto”.

Traduzione di Rita Lena


craig_warwick2003@yahoo.com

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I GIOIELLI DI DORGALI
Prestigiosa produzione del piccolo centro di Dorgali nel Nuorese, in Sardegna,
rappresentano l’espressione più originale del sentimento artistico isolano.
L’origine della tradizione artigianale orafa sarda si perde nella leggenda. Di
certo si ha notizia, in tempi recenti, di un certo orafo, Anneddu Berritta, alto
poco più di 80 centimetri, morto quasi centenario nella prima metà dell’800.
Creava opere meravigliose fondendo l’oro nel crogiolo in un angolo del suo
sottoscala. La produzione riguardava non solo capolavori custoditi nelle nu-
merose chiese isolane ma anche oggetti di oreficeria destinati alla sposa chia-
mati “su dono”, il dono di matrimonio offerto dall’uomo alla futura moglie.
Consisteva in: “Sa loriga de rodedda”, orecchini a forma di ruota, o “sa lori-
ga de prudone”, orecchini a grappolo d’uva e “sa zoiga” un monile da petto-
rale, a cui si aggiungeva “s’ispilla e conca”, una spilla da indossare sul
fazzoletto, la fede sarda, il rosario con medaglia e “s’isprugadents”, un og-
getto a forma di cavallino stilizzato o un animale fantastico come l’unicorno,
la cui punta acuminata serviva come stuzzicadenti, mentre la parte opposta
terminava a palettina e serviva per la pulizia delle orecchie. Se lo sposo era molto ricco si aggiungevano a questi doni i bottoni in filigrana
d’oro per la bianca camicia del costume da matrimonio e “sa nuschera” un portaprofumi, entro il quale si mettevano fiori di lavanda, spes-
so realizzato in argento. Le dimensioni degli oggetti variavano a seconda delle possibilità economiche dello sposo, e dalla tecnica impiega-
ta per la lavorazione della filigrana. Oggi la produzione va dal recupero delle antiche forme al gioiello moderno. Per il primo si impiega
ancora l’oro a 500 dal caratteristico colore rosso, con la tecnica della filigrana a motivi di foglie e rosette, gli altri, rivisitati e arricchiti da
perle e pietre preziose, con oro a 750, conferiscono al gioiello una nuova freschezza.
Costanza Cerioli

Magia, mistero e grandi emozioni, tramandati dalla cultura aborigena, sono diventati per
una sera protagonisti a Firenze grazie a Luca Faccenda, direttore Artistico di National Gal-
lery Firenze, che a Villa Bardini ha contribuito a rafforzare il legame tra spettacolo, cultura e
solidarietà presentando il libro ‘Sogni australiani – Dreamtime Stories’. Fortemente voluto da
National Gallery. Il testo racconta il Tempo dei sogni dei Djabugay, popolo aborigeno che vi-
ve nell'estremo nord del Queensland. Il libro è illustrato dai disegni dei bimbi Djabugay in 3
lingue italiano, inglese e Djabugay e ha lo scopo di preservare la loro lingua e condividere le
loro leggende con altre culture. Parte dei ricavati dalla vendita di questo tomo – che Faccen-
da ha di recente presentato anche nel corso della sua rubrica cultura in onda ogni settima-
na all’interno del Maurizio Costanzo Show - saranno usati per sostenere l'educazione dei
bambini Djabugay e parte andrà ai paesi terremotati dell’Abruzzo.

Nicoletta Di Benedetto

TRATTAMENTO VISO POST-VACANZE


Al rientro dalle vacanze la pelle e in particolar modo la pelle del viso, che per tutto il perio-
do estivo è stata esposta al sole e ai raggi U.V., deve essere rigenerata e idratata per evitare
il formarsi di macchie e rughe. Cominciamo con un trattamento per rinnovare l’epidermide
del viso, quindi un’accurata detersione e l’applicazione di una lozione tonificante, e un pee-
ling che favorisce l’eliminazione delle cellule morte. L’estetista procede con la pulizia profon-
da del tessuto, con spremitura dei punti neri ed eliminazione delle impurità superficiali. Si
esegue un massaggio dolce sul viso, collo e decolletè con una crema specifica adatta al tes-
suto epidermico. Una maschera ad azione dermopurificante e zuccherina renderà poi i tes-
suti più ricettivi e migliorerà l’irrorazione sanguigna. Si asportano i residui di prodotto con
una spugna inumidita e si conclude il trattamento con l’applicazione di una crema idratan-
te e un gel ricco di acido ialuronico che si occuperà quindi di mantenere il grado di idrata-
zione, turgidità, plasticità e viscosità del tessuto concludendo al meglio con un trucco acqua
e sapone e dando importanza principalmente alla bocca o con un rossetto con un alto con-
centrato di idratazione o un gloss fruttato.
Tiziano Melara

30
La RICETTA DEL MESE a cura di ROSANNA VAUDETTI
CONDUTTRICE SU SKY DELLA “DOMENICA DI ALICE”

CHAMPIGNON IN PASTELLA ALLA BIRRA


Ingredienti: (dose per 4 persone)
• 250 gr champignon piccoli
• 100 gr farina
• 4 cucchiai di groviera grattugiata fine
• 1 cucchiaino di senape delicata di Digione
• 1,5 dl birra chiara
• 1 cucchiaio di olio di oliva
• pepe macinato fresco
• sale
• olio per friggere

Preparazione: Mondare i funghi e tenerli da parte. In una ciotola mescolare la farina, il groviera, la senape, un pizzico di sale e qual-
che buona macinata di pepe. Aggiungere gradatamente l’olio e quindi la birra, mescolando bene con un mestolo di legno, fino a ot-
tenere un impasto liscio e omogeneo. In una padella capiente, scaldare bene l’olio, immergere gli champignon nella pastella e friggere
pochi pezzi per volta, per circa 3 minuti o sino a quando non sono ben dorati, girandoli anche dall’altro lato a metà cottura. Scola-
re e sgocciolare l’olio in eccesso su di un vassoio ricoperto di carta assorbente.

VERGINE
Il segno della Vergine (23 agosto – 22 settembre) è dominato dal pianeta Mercurio da cui gli deriva una intelligenza particolare; ap-
partiene alla triade dei segni di terra e per questo è portato a trarre risultati concreti dalle sue azioni. Infatti, la Vergine, non lascia
mai a metà le sue opere e lo fa con il massimo della serietà. E’ considerato il segno più preciso e affidabile dello Zodiaco, caratteri-
stica che lo fa apparire puntiglioso e troppo critico. Le osservazioni che spesso muove verso i suoi familiari e gli amici, ma soprattut-
to nei confronti del partner sono dettate dal forte senso di responsabilità che fa parte del suo carattere. È una persona che pesa tutto
quello che fa, raramente si muove d’istinto, per questo tra le attività professionali scelte dai nati sotto questo segno prevale la pro-
fessione medica.
Nel campo sentimentale e degli affetti la Vergine può apparire fredda e distante perché vive il rapporto amoroso più cerebrale che
passionale. E’ considerato anche il segno poco portato ai tradimenti e meno romantico dello zodiaco. I nati sotto questo segno non
sono gelosi ma se vengono traditi non perdonano, anzi si vendicano.
Il segno della Vergine privilegia tra i metalli il rame e l’oro e tra i minerali il diamante; ama il colore verde simbolo della sensualità e
dell’accettazione; come fiore la gardenia, soprattutto per il profumo, perchè infonde serenità e benessere, e il giacinto e l’acacia. Il
numero fortunato è l’otto che rappresenta la fiducia.
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