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IL TURISMO SEGMENTATO

treccani.it SPECIAL_IMAGE-http://img.youtube.com/vi/QnXVuffKO3U/default.jpg-REPLACE_ME desc immagine di Pietro Leoni Il turismo segmentato Scenari competitivi globali e criticitdel turismo italiano Il turismo nel mondo rappresenta una tra le pi importanti attivit economiche, con un fatturato che vale circa il 10% del PIL mondiale (stima UNWTO, United Nations World Tourism Organization, 2008). A queste cifre imponenti occorre, poi, aggiungere il fatturato generato nellindotto. Lindustria aeronautica, per es., lavora in modo significativo per il turismo, ma altrettanto fanno la cantieristica navale da crociera e da diporto, una parte dellindustria automobilistica, la filiera delledilizia, in particolare le aziende per la costruzione e la manutenzione di immobili a uso turistico, infrastrutture e strade, lindustria culturale e una parte delleditoria. Nelle attivit riconducibili direttamente alla filiera turistica sono occupati circa 238 milioni di addetti, pari all8,4% del totale; tali cifre posizionano il turismo tra le attivit economiche a pi alta intensit di lavoro. I flussi di turismo internazionale, nonostante i numerosi fattori di rischio per la sicurezza e lincolumit personale e il preoccupante aumento del prezzo dei carburanti, sono costantemente in crescita (+4,9% nel 2005, +5,1% nel 2006, +6% nel 2008). Negli anni che vanno dal 1990 al 2005, i turisti nel mondo sono aumentati del 77%, raggiungendo gli 808 milioni. La proiezione al 2020 dellUNWTO prevede quasi un raddoppio, con oltre un miliardo e mezzo di turisti in movimento. cambiata anche la geografia dei mercati: nel 2000 lEuropa rappresentava il 57% del movimento turistico internazionale; nel 2005 la percentuale scesa di due punti e, pur rimanendo la pi importante e stabile delle macroregioni turistiche, lEuropa evidenzia una tendenza alla contrazione della quota di mercato a vantaggio di altre aree del mondo. Particolarmente significativo , in questo contesto, lincremento della quota dellAsia/Pacifico che passata dal 16% al 19% (le previsioni indicano per questa macroarea la concreta possibilit di raggiungere oltre un quarto del turismo mondiale nellarco di pochi anni). Secondo i dati dellUNWTO allinterno della destinazione Europa, che comprende mete mediterranee, nel quindicennio 1990-2005 il tasso medio di crescita degli arrivi internazionali stato del 3,4%: con unimportante performance della subarea centro-est che ha raddoppiato lindice medio, attestandosi al 7,1%, lEuropa mediterranea e quella del Nord sono rimaste sostanzialmente nella media, mentre al di sotto di tale valore si posizionata lEuropa occidentale (+1,8%). Nel decennio 1995-2005 i Paesi mediterranei che sono cresciuti con percentuali al di sopra della media sono la Croazia (+19%), lEgitto (+11,7%), la Turchia (+11,1%), il Marocco (+8,4%). Tra i Paesi dellUnioe Europea al di sopra della media mediterranea si posizionano solo la Spagna (+4,8%) e la Slovenia (+7,8%). Tutti gli altri risultano al di sotto. In particolare, se si analizza il dato dellultimo quinquennio si pu notare che i Paesi in crescita mantengono sostanzialmente il loro trend di sviluppo. Nel 2005 la classifica dei Paesi turistici del Mediterraneo per arrivi internazionali ha visto al primo posto la Francia, seguita da Spagna e Italia. In relazione al fatturato la situazione cambia e al primo posto si posizionata la Spagna (38,5 bilioni di dollari), seguita da Francia (34 bilioni di dollari) e Italia (28,4 bilioni di dollari). Per comprendere il peso reale del turismo e limpatto sulleconomia e sullorganizzazione sociale dei Paesi coinvolti occorre, per, sommare i flussi turistici internazionali con quelli generati a livello domestico, che, quasi ovunque, rappresentano una quota assolutamente maggioritaria. La quota dellItalia nel mercato globale si attestata nel 2006 al 4,9%, con una proiezione in calo che toccher il punto pi basso, il 3,1%, nel 2020. Nel decennio 1995-2006 il tasso medio di crescita degli arrivi turistici in Italia stato dell1,1%, il peggiore tra i Paesi turistici leader (The European

house-Ambrosetti 2007). Se nel 1970 il nostro Paese era la prima destinazione turistica mondiale, nel 2006 scivolato in quinta posizione, pur rimanendo ancora fortemente presente nellimmaginario turistico internazionale. Unindagine svolta dallOsservatorio nazionale del turismo su un campione di 529tour operators internazionali che trattano lofferta Italia evidenzia che molti vorrebbero venire nel nostro Paese (l89% delle richieste di informazioni registrate dagli operatori turistici europei e ben il 93% di quelli statunitensi riguardano destinazioni italiane), ma sono in numero notevolmente inferiore (36% del venduto tra quelli europei e 50% tra quelli degli Stati Uniti) coloro che acquistano realmente una vacanza in Italia, come testimonia il Rapporto 2008 dellOsservatorio nazionale del turismo. Emerge, quindi, in modo clamoroso il divario tra lintenzione dacquisto e la scelta effettiva. La contraddizione tra un forte e positivo posizionamento dei valori della marca Italia nellimmaginario dei consumatori/turisti e la scelta reale dellItalia quale destinazione di vacanza o per fare impresa turistica ben evidenziata anche dai dati del Country brand index relativi al 2008. Il bel Paese si qualifica prevalentemente per le sue, pur importanti, rendite di posizione (tab. 1), piazzandosi al quarto posto della classifica mondiale, preceduto da Australia, Canada e Stati Uniti. Se si analizzano nel dettaglio gli indicatori ci si rende conto con chiarezza dei punti di forza e di debolezza con cui lItalia percepita nel mondo. Pur non rientrando nelle prime dieci posizioni per numerosi indicatori, lItalia si posiziona al primo posto per quanto riguarda la qualit dellofferta gastronomica, al secondo per la storia e lintenzione di tornare in visita, al quinto come luogo ideale per fare affari e qualit dei prodotti, al sesto nella categoria di luogo pi memorabile dellanno, al settimo per la qualit dello shopping, al nono per la facilit di viaggio e per lopportunit di estendere un viaggio daffari, al decimo come destinazione adatta per le famiglie e per lattitudine amichevole delle popolazioni locali. Il World economic forum (WEF), organismo internazionale senza scopo di lucro, la cui missione principale facilitare il dialogo e la collaborazione tra pubblico e privato, ha reso note nel 2008 le risultanze del suo annuale The travel & tourism competitiveness report, orientato in particolare allapprofondimento del nesso tra sostenibilit ambientale e competitivit turistica. La metodologia e gli indicatori che sono stati elaborati dal WEF definiscono lindice di competitivit turistica TTCI (Travel & Tourism Competitiveness Index) di 130 Paesi, misurando i fattori e le politiche che incentivano lo sviluppo del settore a livello nazionale. Lindice non si riferisce tanto allattrattivit del Paese nei confronti dei potenziali turisti, quanto alla capacit degli Stati di favorire la creazione di un ambiente fertile per promuovere lo sviluppo dellindustria dei viaggi e del turismo. Le fonti utilizzate sono correlate con i classici indicatori del settore, integrati con i dati provenienti dal questionario sullopinione di testimoni privilegiati, vale a dire dei responsabili di imprese turistiche a livello mondiale (nel 2007 le risposte sono state ben 11.000) e con dati primari provenienti, tra gli altri, dalle pi importanti organizzazioni turistiche mondiali oltre allUNWTO: IATA (International Air Transport Association), ICAO (International Civil Aviation Organization), WTTC (World Travel and Tourism Council). La struttura dellindice articolata in tre macroambiti: il quadro normativo e regolamentare, lambiente imprenditoriale e linfrastruttura del turismo e, infine, le risorse umane, culturali e naturali. Ciascun macroindicatore articolato in ulteriori e pi specifici indicatori di dettaglio (fig. 1). I risultati sono sorprendenti. Nella top list entrano Paesi conosciuti tradizionalmente quali generatori di flussi turistici outbound (in uscita) che, in virt dellincremento del grado di qualit della vita realizzato, di politiche turistiche (e di marketing territoriale) dinamiche e innovative, e di investimenti nelle infrastrutture e nei servizi turistici, hanno concretamente dimostrato di credere nel turismo quale fattore strategico per lo sviluppo, creando un ambiente particolarmente favorevole alla crescita dellindustria del turismo e agendo contemporaneamente sui fattori che caratterizzano la qualit della vita dei residenti. Ci dimostra che i fattori per il successo e lo sviluppo turistico sono fortemente intrecciati con quelli riguardanti la felicit sociale delle popolazioni residenti; pi alto il valore duso di un territorio, pi diviene significativo il valore di scambio. Nella classifica del WEF al primo posto si posiziona la Svizzera, seguita dallAustria, dalla Germania, dallAustralia e dalla Spagna (tab. 2).

LItalia si colloca al 28 posto, confermando le difficolt, oltre che nellattrarre flussi turistici dallestero, anche nel favorire e stimolare lo sviluppo dellindustria dei viaggi e del turismo. Unanalisi pi dettagliata del posizionamento italiano ne mette in evidenza le criticit: in particolare lItalia ottiene i punteggi pi bassi nella governance del sistema turistico, nelle infrastrutture dedicate al trasporto aereo, nellInformation and communication technology (ICT) e nelle politiche per la valorizzazione delle risorse naturali (fig. 2). Inoltre i dati statistici evidenziano la perdita di quote di domanda sui tradizionali mercati generatori di flussi turistici e una capacit attrattiva nei nuovi bacini ancora al di sotto di una soglia significativa. I rilevamenti numerici su arrivi e presenze, per, non sono sufficienti, da soli, a stabilire lo stato di salute del turismo. Occorre valutare con attenzione la quantit e la qualit della spesa del turista, il valore aggiunto, la distribuzione del reddito tra la popolazione locale, il fatturato indotto in altri settori produttivi, le esternalit, tanto positive quanto negative, generate dal turismo. A questo proposito lUnione Europea ha raccomandato agli Stati membri ladozione di un Conto satellite del turismo (CST) sulla base della metodologia messa a punto da Eurostat, lufficio statistico della Commissione europea. Le finalit del Conto satellite possono essere cos sintetizzate: potenziare informazioni e indicatori solidi sul ruolo che il turismo riveste e pu rivestire nelleconomia, in modo da assicurare la credibilit delle misurazioni, la relativa coerenza con i conti nazionali, la comparabilit nel tempo, allinterno della stessa economia e tra economie diverse; misurare, inoltre, il turismo come uno dei settori strategici per leconomia, rafforzandone il peso specifico; dare maggiore credibilit alle statistiche sul turismo e in particolare agli indicatori che ne analizzano la portata e la rilevanza come attivit economica; fornire una visione ricca e informata del settore turistico e delle attivit che lo compongono; generare informazioni pratiche e utilizzabili per le aziende e in particolare per le micro, piccole e medie imprese (PMI); fornire uno strumento affidabile e credibile, necessario sia per politiche pubbliche efficaci, sia per attivit commerciali efficienti, nonch per il processo decisionale a livello regionale e locale; sviluppare metodologie di ricerca innovative (Eurostat, Manuale di attuazione europea sui conti satellite del turismo, 2006). Il turismo italiano stenta, dunque, a uscire da una fase di strutturale criticit. Il tasso di crescita medio annuo per le spese del turismo incoming (in entrata) nel periodo 1995-2006 dimostra che i turisti che arrivano in Italia spendono meno rispetto alla media internazionale: quarto posto dopo gli Stati Uniti e i nostri diretti concorrenti, Francia e Spagna (fig. 3). Gli svantaggi competitivi della destinazione Italia mettono in luce lormai cronica difficolt dellItalia a sviluppare azioni di sistema, ad agire, cio, come sistema-Paese. I punti di maggiore criticit sono, infatti, identificabili nella frammentazione della governance del sistema turistico nazionale, nellassenza di una programmazione strategica, nei ritardi nella realizzazione e/o riqualificazione di infrastrutture di servizio alla fruizione turistica, nelle deboli politiche di immagine e di promozione della marca Paese, nelle difficolt ad affermare un modello di sviluppo sostenibile e in un rapporto squilibrato tra qualit e prezzi. La TUI (Touristik Union International) ha recentemente svolto unindagine tra i suoi clienti per misurare il valore percepito di 1 euro speso nel Paese di destinazione e i risultati hanno evidenziato il posizionamento negativo dellItalia rispetto alle destinazioni extraeuropee e ai Paesi dellarea -euro, nostri diretti concorrenti. Leuro in Spagna e in Grecia, per es., garantisce un maggior potere di acquisto (The European house-Ambrosetti 2008). Nonostante un rapporto critico tra qualit e prezzi, il costo dei pi comuni beni turistici continua, in Italia, a essere orientato verso lalto. Si registrano aumenti delle tariffe (autostrade, treni ecc.), dei prezzi dei carburanti e dei costi dei servizi (in particolare dellextra-alberghiero). Allaumento dei prezzi non sempre corrisponde una migliore qualit. Tutto ci contribuisce a ridurre il valore delleuro turistico italiano e conseguentemente la capacit di attrazione. Infine, opportuno tener presente che gioca a sfavore della capacit competitiva dellItalia il differenziale, negativo rispetto ai diretti concorrenti (Francia e Spagna), delle aliquote dellIVA (Imposta

sul Valore Aggiunto) turistica. Le pi importanti tendenze evolutive della domanda turistica Lanalisi delle tendenze in atto nel turismo contemporaneo evidenzia nuovi stili e comportamenti di vacanza. Tali tendenze sono generate dalle profonde modificazioni sociodemografiche, dalla crisi delleconomia mondiale, dallesplodere delle problematiche ambientali, dalla diffusione delle nuove tecnologie, da rinnovate sensibilit culturali e dalla diffusa attenzione rispetto ai temi della sicurezza. Lo stesso modo di organizzare e di vivere la vacanza condizionato sempre pi dalla facile e rapida raggiungibilit della destinazione e dalle nuove tecnologie dellinformazione (low cost + Internet). Ci tende ad accentuare il fenomeno, gi presente da alcuni anni, delle vacanze brevi e ripetute (short break). I nuovi ceti con stili di vita e di consumo postindustriali, abituati a viaggiare allestero e a comparare il grado di vivibilit e la qualit della vita delle citt, preferiscono soggiorni o short break nelle principali capitali europee. Non solo perch le mete europee sono pi vantaggiose nel rapporto qualit/prezzo, ma soprattutto perch la gran parte delle citt o delle destinazioni turistiche europee promettono e mantengono laspettativa di un modello migliore di qualit della vita e di buona societ locale, che i nuovi turisti sono desiderosi di vivere anche se per pochi giorni, immergendosi totalmente nella vita della citt visitata (Costa 2008). La rivista Monocle, stampata nel Regno Unito e considerata la pi esclusiva e sofisticata tra le riviste di tendenza rivolte alla classe creativa, ha pubblicato, nel n. 15 di luglio-agosto 2008, la classifica delle 25 citt pi vivibili al mondo. La redazione della rivista ha utilizzato, oltre ai classici indicatori, innovativi parametri di valutazione (indice di criminalit, qualit delle scuole e della sanit pubblica, tolleranza verso la diversit e atmosfera relazionale che si vive). In altri termini ha evidenziato, in modo inequivocabile, il nesso tra qualit della vita dei residenti e attrattivit turistica. Nessuna citt italiana compare nella classifica. In testa figura Copenaghen, descritta come citt bella, intelligente, proporzionata, a misura duomo, con senso dellumorismo, sensibile ai problemi dellambiente, con buoni trasporti, buone scuole pubbliche, buoni ristoranti, poco crimine (sei omicidi allanno), grande cultura e un clima meno piovoso e freddo di quanto ci si aspetterebbe. Anche gli attributi con cui viene descritta la capitale della Danimarca sono indicativi della sensibilit dei nuovi ceti medi internazionali. Seguono Monaco di Baviera (che si conferma come la pi vivibile, divertente, cosmopolita citt tedesca), Tokyo (una metropoli che funziona, veloce e lenta al tempo stesso), Zurigo, Vienna, Helsinki e Stoccolma (le citt della dolce vita nordica). Vi sono poi citt come Vancouver, Montreal, Sydney, Melbourne e, per rimanere in Europa, Madrid e Barcellona. Sorprendente la presenza di citt come Honolulu, Fukuoka e di una citt emergente degli Stati Uniti, Minneapolis. La segmentazione della domanda turistica Di primaria importanza per rafforzare la capacit di attrazione e lappeal della destinazione turistica la conoscenza dei processi di cambiamento in atto nella societ, delle motivazioni di scelta, dei bisogni, dei desideri e dei comportamenti del turista. Ogni territorio turistico cerca, infatti, di attrarre e motivare i segmenti di turisti che offrono le migliori prospettive economiche (alcune persone o categorie di persone, infatti, viaggiano pi frequentemente e hanno una capacit di spesa pi alta rispetto ad altre). Ci significa investire risorse ed energie umane e professionali per analizzare, identificare, quantificare e selezionare quei segmenti di mercato che meglio di altri possono corrispondere alle strategie e agli obiettivi della destinazione. Una puntuale segmentazione permette di ridurre le spese superflue e di evitare spreco di risorse in azioni promozionali generaliste rivolte alluniverso della domanda turistica e, quindi, anche a persone per le quali quella destinazione potrebbe non rivestire alcun interesse. Tale operazione consente, inoltre, alle organizzazioni turistiche locali di individuare i target prioritari focalizzando i propri sforzi su gruppi di clienti potenzialmente interessati alle risorse turistiche della destinazione. La segmentazione costituisce, pertanto, una dinamica modalit di azione di mercato, ma anche una necessaria strategia di ottimizzazione delle risorse.

Le organizzazioni turistiche locali (Destination management organization, DMO) dovrebbero porsi, innanzitutto, obiettivi chiari e condivisi per poi avviare azioni mirate al fine di identificare i segmenti pi coerenti con le caratteristiche e le risorse proprie della destinazione, con la consapevolezza che non esiste una segmentazione ideale. Segmentare la domanda turistica , infatti, come confezionare un abito su misura e il successo dipende dalle conoscenze e dalle risorse finanziarie disponibili. La segmentazione del turismo stata perfezionata in anni recenti, facendo soprattutto riferimento alle teorie e alle metodologie sperimentate nel marketing di prodotto. Prima di avviare un processo di segmentazione, tuttavia, consigliabile avere chiaro che: a) i segmenti di mercato devono essere ben riconoscibili, distinti e differenziati gli uni dagli altri; b) deve essere possibile misurare le dimensioni del segmento di mercato nella sua totalit e valutare il suo potenziale sulla base di indagini e dati credibili; c) il segmento prescelto deve poter essere accessibile per mezzo di attivit di marketing finalizzate; d) il segmento deve essere durevole, ovvero deve garantire una certa continuit dei flussi turistici (UNWTO 2007). Lampiezza, la complessit e larticolazione dei mercati rendono evidente, per il successo delle destinazioni turistiche, limportanza di efficaci tecniche di segmentazione. LUNWTO (2007) cataloga sistematicamente le pi comuni tipologie di segmentazione, valutando, con dovizia di casi, gli effetti positivi e le criticit di ciascuna tipologia che viene analizzata. Sulla base di tale classificazione si riepilogano le principali metodologie utilizzate per la segmentazione della domanda e dei mercati turistici. La segmentazione sociodemografica costituisce senza dubbio il modello originario ed considerata la segmentazione di base. relativa, tra laltro, allet, al genere, allorganizzazione e al ciclo di vita della famiglia, al reddito, allo stato occupazionale, al titolo di studio, alla nazionalit e alla localizzazione geografica. Altro tipo di segmentazione della domanda turistica quello che prende in considerazione lo scopo del viaggio: per piacere o per affari, per far visita ad amici o parenti, per scopi educativi, religiosi (pellegrinaggio), o collegati a concerti, mostre, eventi sportivi. Gli esperti concordano sul fatto che queste tipologie di turisti si differenziano sostanzialmente per la durata della vacanza, la predisposizione alla spesa, la sistemazione scelta, le attivit complementari svolte. , quindi, opportuno valutare i profili in modo integrato (per es., i viaggiatori daffari possono scegliere di aggiungere un periodo di vacanza, oppure un viaggio di visita a parenti e amici pu diventare loccasione per vacanze ricreative o di relax). Il mercato turistico pu, inoltre, essere segmentato per modello e struttura del viaggio. Tale approccio consente di analizzare il viaggio dallinizio alla fine, includendo anche i dettagli relativi alle modalit organizzative e di prenotazione. Unaltra modalit di segmentazione considera invece la frequenza del viaggio e sostanzialmente classifica i turisti sulla base della quantit di viaggi e soggiorni effettuati nella destinazione di riferimento. Il fatto che il turista visiti per la prima volta la destinazione o abbia gi esperienza della localit richiede ovviamente azioni di promozione e di accoglienza diversificate. La segmentazione basata sulle motivazioni offre la possibilit di comprendere le ragioni che spingono una persona a scegliere una tipologia di vacanza in una determinata localit e aiuta a individuare meglio le nicchie di mercato, ma presenta alcune difficolt in fase applicativa. Questa tipologia di segmentazione piuttosto complessa in quanto le motivazioni possono essere plurime, intrecciate tra loro e non sempre immediatamente palesi. Per questa ragione molte ricerche analizzano le motivazioni prima del viaggio e del soggiorno per continuare a indagarle, attraverso le risposte date, durante e dopo. Tuttavia si ormai imposta la tendenza a distinguere tra motivazioni pull e push. La segmentazione per motivazione stata oggetto negli ultimi anni di studi e sperimentazioni. La questione base quella di identificare i principali bisogni che spingono le persone a scegliere il tipo di vacanza e la destinazione. Lassunto iniziale era che fosse possibile catalogare le motivazioni leisure attraverso un elenco composto di pochi motivi chiave. Ben presto per si appurato che le motivazioni che stanno dietro alla scelta di un viaggio e di una vacanza sono molto pi complesse. I turisti, infatti, non possono

essere facilmente classificati per gruppi omogenei, in quanto ciascuna persona (o ciascun microgruppo di persone) evidenzia bisogni e desideri individualizzati, diversi e variabili nel tempo. Pi recentemente si fatta strada la segmentazione del mercato turistico per stili di vita. Tale tipologia si basa sulla valutazione pi dettagliata del profilo del consumatore-turista. In realt il tentativo di individuare e di etichettare segmenti distinti per stili di vita pu comportare il rischio di perdere di vista le differenze, a volte significative, che caratterizzano le persone nella loro individualit, pur appartenendo allo stesso stile. Sempre pi spesso i manager di destinazione utilizzano, come si vedr in seguito, la segmentazione per nicchie di mercato. La segmentazione geodemografica, invece, analizza il profilo, il comportamento e gli atteggiamenti di gruppi specifici di popolazione, concentrandosi sullanalisi di una variabile centrale, ovvero il luogo in cui essi vivono, muovendo dalla convinzione che residenti nella stessa area possano condividere anche caratteristiche e stili di consumo e di vacanza comuni. Tale tipologia di segmentazione, che presenta molti limiti, pu fornire dati interessanti se applicata, soprattutto, a quelle aree geografiche in cui i cittadini hanno una forte propensione a viaggiare. Unaltra tecnica di segmentazione si basa sulla propensione alla spesa del turista. In genere le persone decidono a priori un budget per le proprie vacanze. Anche se lacquisto non avviene basandosi esclusivamente sul prezzo evidente che il budget disponibile e il costo della vacanza rappresentano, soprattutto in tempi di crisi economica, importanti fattori di scelta. La politica dei prezzi, quindi, essendo questione particolarmente delicata richiede scelte molto ponderate, che mantengano lequilibrio tra prezzo e qualit del prodotto. Quando per attrarre un maggior numero di turisti si ricorre ai prezzi bassi o ai saldi si rischia, infatti, di indebolire limmagine e lo status della destinazione, con effetti-alone piuttosto negativi. I manager di destinazione, inoltre, ricorrono alla segmentazione della domanda basandosi sul target dei media. Determinati media e in particolare quelli specializzati, infatti, possono essere utilizzati per raggiungere, attraverso opportune azioni di marketing, gruppi di consumatori/turisti con interessi, hobby e valori comuni. Utilizzando i media che si rivolgono direttamente a quei gruppi dinteresse, di norma, si riesce a raggiungere senza eccessiva dispersione di energie un significativo numero di persone potenzialmente interessate ai prodotti della destinazione. Pi di recente si tende a segmentare la domanda e i mercati analizzando lutilizzo che le persone fanno di Internet. La rete un elemento sempre pi importante nelle decisioni che riguardano i viaggi, ma occorre evitare, anche in questo caso specifico, un approccio generalista. Le modalit di utilizzo di Internet variano, infatti, in modo significativo a seconda del profilo dellutente (classe det, interessi, abilit nella navigazione ecc.) e del Paese di riferimento; e si caratterizzano per lestrema variabilit (web 2.0, social network, blog, spazi virtuali interattivi e cos via). Oltre alla segmentazione della domanda individuale i manager delle pi efficienti destinazioni turistiche segmentano anche il sistema dellintermediazione turistica (business to business), identificando e costruendo relazioni professionali con quegli stakeholders dellindustria turistica le cui politiche commerciali sono coerenti con i prodotti della destinazione. Questo tipo di segmentazione consente di identificare gli intermediari (tour operators, agenti di viaggio ecc.) che hanno interesse a programmare e vendere i prodotti turistici della destinazione, stabilendo una dinamica relazione tra i produttori locali e le reti dintermediazione e di vendita. Di norma le organizzazioni turistiche hanno una persona/sezione interamente dedicata allattivit di networking e allo sviluppo di legami commerciali. Riepilogando: la segmentazione consente al man-agement della destinazione e alle aziende singole o associate di individuare pubblici potenziali e referenti commerciali coerenti con le proprie strategie, determinando in tal modo la posizione di mercato che si intende occupare. Philip Kotler sostiene che il posizionamento consiste fondamentalmente nellidentificazione dellinsieme dei vantaggi competitivi, nella selezione di quelli appropriati e nella comunicazione della posizione scelta al mercato di riferimento (Kotler, Bowen, Makens 2003).

La segmentazione nel turismo rappresenta un processo in continua evoluzione, in particolare per le destinazioni: nella prima fase del loro ciclo di vita esse, di norma, programmavano lo sviluppo attraverso un marketing di massa, centrato su un monoprodotto offerto, in maniera indifferenziata, alluniverso dei potenziali consumatori su mercati geograficamente predefiniti. Tale strategia di marketing viene ancora oggi passivamente applicata da quelle destinazioni che godono, in virt del loro patrimonio storico-culturale e della loro unicit, di rendite di posizione monopolistiche. Successivamente, per reazione allaumentata concorrenza, le imprese e le destinazioni hanno adottato strategie di marketing differenziato, predisponendo una gamma pi articolata di prodotti turistici e di integratori del mix di offerta fruibili in vari periodi dellanno e rivolti a target pi mirati. Infine, nelle fasi di maturit, in un contesto competitivo caratterizzato da una concorrenza globale e dalla destrutturazione della geografia dei mercati, le destinazioni pi dinamiche predispongono strategie e piani di marketing in grado di identificare i segmenti-obiettivo, e di sviluppare prodotti e mix sempre pi orientati verso nicchie di mercato. Tale approccio, definibile, in generale, come micromarketing, consente di raggiungere una pluralit di segmenti o micromercati, ciascuno con una propria caratterizzazione vocazionale. Attraverso le pi innovative tecniche di micromarketing le imprese riescono a raggiungere segmenti accuratamente scelti sulla base della specificit della loro offerta (Kotler, Bowen, Makens 2003). Levoluzione ulteriore del marketing di nicchia , sempre secondo Kotler, il marketing personalizzato e individualizzato (one to one), in cui lazienda o il management della destinazione turistica adattano lofferta alle necessit individuali del cliente. Tale percorso consente di avviare processi di diversificazione e dinnovazione dellofferta, rendendola sempre pi coinvolgente, dinamica e flessibile, e posizionandola, dunque, in modo da intercettare i bisogni e i desideri di gruppi omogenei di interessi che si aggregano andando oltre le classiche dimensioni del mercato/Paese. Lo stesso concetto di mercato, infatti, nel marketing turistico contemporaneo si modifica in relazione ai processi di estensione globale delle aggregazioni di interessi. La sfida della competitivit si apre, quindi, su scenari completamente nuovi rispetto al recente passato. Una volta gran parte delle analisi circa la domanda erano basate sul mercato/Paese estero di provenienza degli ospiti. Oggi i comportamenti dei consumatori mostrano di perdere, progressivamente, i residui di connotazione nazionale per orientarsi verso la pi profonda e cangiante segmentazione motivazionale (Landi 2008). Lofferta turistica pi innovativa propone al turista esperienze, emozioni sensoriali e tende a modellarsi sulla base dei bisogni, dei desideri e dei sogni di ogni singolo individuo. Ogni persona, infatti, proietta sulla scelta della vacanza e del viaggio motivazioni e aspettative che originano dallo status individuale, dal proprio immaginario e dalla propria condizione socioeconomica e psicologica. Occorre, dunque, che al di l delle motivazioni dichiarate si riescano a comprendere le reali (e spesso inespresse) ragioni che spingono una persona a recarsi in una determinata destinazione turistica e a scegliere un particolare stile di vacanza. Ci rappresenta la nuova frontiera della segmentazione della domanda turistica ed alla base della dinamizzazione e diversificazione dellofferta, attraverso la programmazione di una gamma sempre pi ampia di proposte e di esperienze da vivere e da ricordare. Dalla segmentazione classica alla segmentazione per momenti di vita La segmentazione classica sembra, dunque, evolvere, secondo numerosi esperti, verso metodologie sempre pi elaborate, basate su modelli valoriali. I segmenti (e in particolare la loro forma pi coesa e identificativa, le trib) quando si affermano non si lasciano ricondurre alla geografia politica e non conoscono confini, aiutati dalla diffusione delle lingue protocollari e correndo sui fili o sulle onde delle reti di comunicazione (Landi 2008). Lo scenario della competizione si allarga, divenendo pi complesso e sofisticato. Ma se vero che in questa dimensione globale dei mercati i confini perdono di importanza, un sistema locale di offerta turistica, dotato di servizi di standard internazionale, con una propria caratterizzazione identitaria, raggiungibile facilmente e a basso costo, che riesca a realizzare prodotti su misura per una o pi trib,

pu giocare con buone aspettative di successo la propria partita. La segmentazione classica si scontra, inoltre, con la rapida mobilit dei ruoli sociali e con le evidenti conseguenze sul piano dei comportamenti turistici, rendendo particolarmente complesso il tentativo di codificare le persone attraverso clusters (gruppi) predefiniti e rigidi. Lappartenenza a un segmento non esclude, infatti, lincoerenza, libridazione, linfedelt. Con evidenza delle volte clamorosa, il cittadino/turista globale esprime le contraddizioni di unappartenenza multipla. Ci richiede alle destinazioni turistiche attente politiche di accoglienza basate su unofferta di servizi e di esperienze particolarmente flessibile e facilmente personalizzabile, una sorta di menu la carte, dal quale ogni persona possa scegliere con la massima libert ci che pi lattrae in quel particolare momento della propria vita e in quelle particolari condizioni emozionali (Landi 2008). In questo contesto anche la classificazione per stili di vita, che ha rappresentato, per un certo periodo, la metodologia pi originale e adeguata a descrivere i comportamenti di consumo allinterno di un mercato di massa di fronte alle nuove dinamiche sociali e alla molteplicit dei ruoli che ciascuna persona riveste contemporaneamente, perde, a parere di alcuni autori, efficacia (Cova, Giordano, Pallera 2007). Gli stili di vita classificano, infatti, la popolazione sulla base dei comportamenti sociali e di consumo. Vennero elaborati e introdotti in Italia a met degli anni Settanta dallEurisko e diedero vita a una ricerca annuale chiamata Sinottica, svolta su un campione rappresentativo della popolazione italiana e suddivisa negli ormai famosi clusters. Lo stile di vita si riferisce allinsieme di valori, atteggiamenti, opinioni e comportamenti che manifestano lunicit di un gruppo di persone, di cui il consumo soltanto una delle tante forme di espressione (Codeluppi 2002). Il comportamento del nuovo consumatore, e per analogia quello del turista di nuova generazione o postmoderno , tuttavia, pi legato alla molteplicit dei ruoli, anche contradditori, che interpreta. Bernard Cova, Alex Giordano e Mirko Pallera (2007) sostengono che in ogni persona convivono diverse identit, legate alla pluralit dei contesti culturali di vita, alle differenti religioni e ideologie, ai vari hobby e alle diverse attivit lavorative, e affermano inoltre che la condizione professionale non costituisce pi il fondamentale fattore di caratterizzazione dellidentit, ma ne diviene semplicemente parte. Si passerebbe cos da un monocentrismo occupazionale a un policentrismo esistenziale, rendendo sempre pi complessa la segmentazione. Le neotrib si caratterizzano, infatti, come comunit emozionali in cui ogni soggetto mantiene la propria autonomia frequentando contemporaneamente anche altre trib, nelle quali pu rivestire ruoli radicalmente diversi. Utilizzando le metodologie di segmentazione classiche, si corre il rischio di non valutare adeguatamente limprevedibilit del comportamento del consumatore e la sua variabilit emozionale. Pallera ritiene che la risposta a questa criticit possa essere data attraverso lintroduzione di un nuovo criterio: quello dei momenti di vita (Cova, Giordano, Pallera 2007). Secondo la sua teoria non avrebbe pi senso cercare di definire il consumatore una volta per tutte, ricorrendo a rigidi criteri di segmentazione. Tale approccio pu stimolare sostanziali innovazioni nel posizionamento di una destinazione turistica, nel modo di proporsi e di competere. La destinazione turistica , infatti, sollecitata a ridefinirsi come spazio relazionale, punto dincontro e di scambio, generatore di esperienze, di flussi comunicativi, percettivi: una sorta di teatro allinterno del quale ciascun individuo e/o ciascuna trib possono mettere in scena le proprie rappresentazioni entrando, di volta in volta, e secondo modalit diverse, in relazione con la comunit locale di cui, anche se per un periodo limitato, in quel momento fa parte (E. Di Nallo, Quale marketing per la societ complessa?, 1998). I luoghi e gli spazi sociali vengono condivisi e reinterpretati continuamente, contribuendo al dinamico processo di costruzione dellidentit relazionale del luogo. Non si tratta di una perdita di personalit della destinazione, di una caduta identitaria ma, al contrario, dellavvio di un processo di costruzione di nuove dinamiche comunitarie, basate su una diffusa e innovativa cultura dellaccoglienza e sulla valorizzazione delle diversit. Porre al centro la persona e le manifestazioni relazionali con cui si esprime stimola la ridefinizione del nucleo fondativo di una nuova

antropologia della relazione e laffermarsi di nuove economie dolci, destinate a determinare cambiamenti significativi nellorganizzazione e nel paesaggio economico e umano della destinazione turistica. Attraverso lo sviluppo di nuovi processi relazionali e lincontro tra culture, stili di vita, identit, bisogni e desideri diversi prende forma una nuova convivialit delle differenze, che rappresenta lorizzonte valoriale della citt ospitale. Lidentit di un luogo e in particolare di una destinazione turistica non si definisce, infatti, in modo rigido e statico, portando indietro le lancette dellorologio sociale fino a un punto imprecisato e imprecisabile del passato, ma il risultato di un processo dinamico di contaminazione tra culture, sensibilit, ruoli sociali diversi, il cui risultato non sempre prevedibile a priori. Si crea, quindi, un ambiente particolarmente fertile per laffermarsi di identit plurali, armonicamente connesse con le aspettative delle persone che vivono in quel luogo, anche se temporaneamente. Gli spazi di interazione, di condivisione e di relazione assumono, pertanto, una centralit strategica, ridefinendo dinamicamente la mappa identitaria della destinazione turistica/citt ospitale. Il successo di una destinazione turistica deriva, quindi, dalla capacit di dar vita ad atmosfere ospitali e spazi relazionali, aperti e autentici. In tal modo ogni persona si sentir attesa e desiderata, inserendosi facilmente in un contesto relazionale in grado di incrementare il suo personale benessere. Dal turismo ai turismi, dai segmenti alle nicchie Le nuove dinamiche della domanda turistica, i desideri e i bisogni che caratterizzano i comportamenti turistici rappresentano una sfida anche per le imprese della filiera turistica, in particolare per quelle pi innovative che sanno bene che non pi tempo per baloccarsi sulle rendite di posizione. Se la domanda turistica evolve in maniera dinamica, lofferta, per avere successo, deve cambiare di conseguenza, anzi, deve avere la capacit di anticipare il cambiamento interpretandolo in modo proattivo e proponendo innovative opportunit relazionali ed esperenziali. Se qualche tempo fa occorreva attrezzarsi per passare dal turismo ai turismi, intendendo con ci il superamento della fase monoculturale che caratterizzava il turismo di massa, occorre ora innovare lofferta turistica per gestire strategie imperniate sul passaggio dai turismi, intesi come particolari segmenti legati da un comune tematismo, alle nicchie, alla soddisfazione dei bisogni e dei desideri delle persone. Giancarlo DallAra e Mauro Santinato, in un saggio del 2005 dal titolo Marketing di nicchia: manuale per conquistare nuovi segmenti di mercato, sostengono che mentre ci si preoccupava del segmento della terza et o di quello delle famiglie con bambini, dei tedeschi [...] oppure del turismo culturale o di quello sportivo, non ci si accorti che quegli approcci non rispondevano pi a quanto stava accadendo nel mercato: il fenomeno della frammentazione che trasforma i grandi mercati di massa in minimercati, le nicchie; e che i turisti della nuova generazione sono parte, o desiderano far parte, di comunit moderne, emozionali, nate spesso da una passione o da unesperienza comune condivisa, con lobiettivo di poterne parlare, di dare un senso allesperienza e di provare emozioni senza istaurare legami sociali troppo vincolanti (p. 22). La frammentazione del mercato in nicchie pare essere anche pi congeniale alla capacit commerciale delle microimprese italiane, perch le nicchie sono pi facilmente gestibili, destagionalizzabili, non richiedono alle destinazioni e alle imprese investimenti fuori scala, possono essere accolte e ospitate anche in strutture di piccole e medie dimensioni e possono essere contattate senza il ricorso a intermediari. La dimensione micro delle imprese turistiche italiane, considerata da molti osservatori come una criticit, potrebbe, quindi, consentire quella flessibilit, quella velocit di reazione (aggregarsi per raggiungere obiettivi comuni e selettivi), quel dinamismo imprenditoriale e quella capacit di interpretare i desideri e i bisogni dei turisti che rappresentano le condizioni fondamentali del successo imprenditoriale. Laggregazione tra imprese per corrispondere alle esigenze delle nicchie non pu che essere leggera, priva di condizioni troppo impegnative dal punto di vista economico e amministrativo. Le esperienze in corso stanno concretamente dimostrando che una tra le formule pi usate rappresentata

dai club di prodotto. Oggi in Italia sono centinaia e coinvolgono attivamente migliaia di imprese. Un club di prodotto raggruppa imprese collocate in vari punti della filiera turistica (dal ricettivo alla ristorazione, ai servizi), che specializzano e qualificano la loro attivit imprenditoriale costruendo unofferta/prodotto in grado dintercettare e di soddisfare in maniera proattiva le esigenze di nicchie di domanda. Gli operatori turistici, attraverso il club, rigenerano la vocazione imprenditoriale, la passione per il loro mestiere e sviluppano una volont collaborativa e un pi forte spirito di squadra, raggiungendo significativi risultati imprenditoriali. La specializzazione produttiva rappresenta un motore per linnovazione e la qualit e costringe continuamente a fare i conti con levoluzione della domanda. Nello scenario globale della competizione tra destinazioni turistiche diviene sempre pi importante costruire unofferta intelligente e creativa in grado di comprendere e soddisfare i turisti della nuova generazione, facilitando la costruzione di reti di relazione. Per far questo occorre affrontare i mercati con unofferta che evidenzi la centralit della persona usando un approccio innovativo e puntando in primis sulle qualit ospitali della citt/destinazione turistica, sulla sua unicit, sullautenticit, predisponendo una gamma ampia e articolata di proposte, in grado di motivare la domanda, generare relazioni destinate a durare nel tempo e creare le atmosfere ospitali per offrire esperienze turistiche da vivere e ricordare. Bibliografia B.J. Pine, J.H. Gilmore, The experience economy. Work is theatre & every business a stage, Boston 1999 (trad. it. Leconomia delle esperienze. Oltre il servizio, Milano 2000). The tourist city, ed. D.R. Judd, S.S. Fainstein, New Haven (Conn.)-London 1999. K. Godfrey, J. Clarke, The tourism development handbook, London 2000 (trad. it. Manuale di marketing territoriale per il turismo, Firenze 2002). V. Codeluppi, La sociologia dei consumi, Roma 2002. Le nuove frontiere del marketing applicato al turismo, a cura di G. DallAra, Milano 2002. B. Cova, Il marketing tribale. Legame, comunit, autenticit come valori del marketing mediterraneo, Milano 2003. J. Ejarque, La destinazione turistica di successo. Marketing e management, Milano 2003. P. Kotler, J. Bowen, J. Makens, Marketing for hospitality and tourism, Upper Saddle River (N.J.) 20033 (trad. it. Marketing del turismo, Milano 20072). Provincia di Rimini-Assessorato al turismo, Marketing di nicchia: manuale per conquistare nuovi segmenti di mercato, Rimini 2005. S. Lombardini, Club di prodotto, manuale di marketing per un club di successo, Rimini 2006. B. Cova, A. Giordano, M. Pallera, Marketing non-convenzionale, Milano 2007. J.H. Gilmore, B.J. Pine, Authenticity. What consumers really want, Boston 2007. Societ geografica italiana, Turismo e territorio. LItalia in competizione. Rapporto annuale 2007, Roma 2007. The European house-Ambrosetti, Sistema turismo Italia. Proposte per essere vincenti. 1 rapporto, Milano 2007. F. Tracl, W. Tortorella, Oltre i limiti del turismo allitaliana, Bologna 2007. United nations world tourism organization, Handbook on tourism market segmentation. Maximising marketing effectiveness, Madrid 2007. N. Costa, La citt ospitale. Come avviare un sistema turistico locale di successo, Milano 2008. S. Landi, Le imprese turistiche alla sfida delle nicchie globali, in Impresa turismo, Roma 2008, pp. 26-29. P. Leoni, Il paradosso italiano, in Impresa turismo, Roma 2008, pp. 30-32. The European house-Ambrosetti, Sistema turismo Italia. Proposte per essere vincenti. 2 rapporto: cinque tappe in cinque anni, Barasso 2008. World economic forum, The travel & tourism competitiveness report 2008, Geneva 2008. S. Lombardini, Nuove tecniche di vendita delle vacanze: il club-marketing, Milano 2009.

SPECIAL_IMAGE-http://img.youtube.com/vi/bOMMZ5kRojk/default.jpg-REPLACE_ME desc immagine treccani.it

Tesina: La Belle Epoque

scuolissima.com SPECIAL_IMAGE-http://lh4.googleusercontent.com/-b_YSMVn7K0Y/AAAAAAAAAAI/AAAAAA AAADM/AcUebPDFokk/s512-c/photo.jpg-REPLACE_ME Una breve storia di euforia: la belle epoque. 1890-1914 gli anni dell'ottimismo. Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento l'Europa viveva in un clima di euforia generale. Le innovazioni tecnologiche e la fiducia in un progresso materiale avevano favorito la ripresa della crescita industriale ed economica. Di qui il diffondersi tra la borghesia di fine secolo di un clima di spensieratezza e di ottimistica fede nel futuro, che sembrava coinvolgere anche le classi meno abbienti. La crescita aveva favorito lo sviluppo di nuove occupazioni nel campo impiegatizio e dei servizi, e anche le donne iniziavano ad accedere al mondo del lavoro. Aumentarono cos il denaro in circolazione e i consumi. Una vita pulsante Il benessere, le strade illuminate, la merce in notevole quantit nei grandi magazzini, i caff, i cabaret e i teatri, le nuove invenzioni: tutto dava la sensazione che si fosse raggiunto uno sviluppo grandioso e destinato a durare per sempre. Mentre sul mondo gravava la minaccia della guerra, la vita, soprattutto nelle grandi citt procedeva all'insegna della gioia di vivere. Non a caso questo periodo, che va all'incirca dal 1890 al 1914, venne chiamato belle epoque (letteralmente epoca bella), espressione coniata in Francia dopo la prima guerra mondiale con un senso di nostalgia dei tempi in cui si aveva l'impressione di essere entrati in un mondo nuovo e moderno. Crescita demografica e miglioramento delle condizioni di vita All'inizio del Novecento il mondo occidentale aveva molte ragioni d'orgoglio: grazie alle scoperte in campo medico e ai miglioramenti dell'igiene, la maggior parte delle epidemie era stata debellata e la mortalit infantile era stata ridotta notevolmente. Di conseguenza era aumentata la popolazione del pianeta, che arriv a un miliardo e mezzo di abitanti, con una speranza di vita di 47 anni per quelli che vivevano nel mondo occidentale. Alla crescita demografica corrispose un impressionante aumento della produzione industriale e del commercio mondiale, che tra il 1896 e il 1913 raddoppiarono. Le conquiste della chimica e della medicina L'aumento demografico venne favorito soprattutto dai grandi progressi compiuti dalla chimica nella seconda met dell'Ottocento, che permisero di fare importanti scoperte nel campo della medicina, come la scoperta del vaccino e l'utilizzo degli antibiotici, e di migliorare le condizioni di vita e la qualit della salute. decisive furono soprattutto le ricerche nel campo delle malattie infettive fatte da Pausteur e da koch. Le macchine che velocizzano le comunicazioni La belle epoque fu l'epoca sia del divertimento sia delle innovazioni tecnologiche, destinate a migliorare sensibilmente la vita quotidiana. Il settore che ne benefici maggiormente fu quello delle comunicazioni. La messa a punto del telefono, ideato dall'italiano Antonio Meucci ma prodotto a livello industriale negli Stati Uniti a partire dal 1876, permise la comunicazione a distanza. Nello stesso anno, l'invenzione del motore a scoppio in Germania port a molte applicazioni, che velocizzarono gli spostamenti di persone e merci. Nel 1885 si realizz la prima motocicletta, applicando il motore a scoppio a una bicicletta. In seguito esso venne applicato a una vettura e nacque cos la prima automobile. All'inizio queste nuove macchine vennero prodotte artigianalmente, in pochi esemplari riservati a ricchi borghesi o aristocratici.

Ma a inizio secolo, con la produzione industriale intrapresa negli Usa da Henry Ford, le automobili divennero meno costose e quindi accessibili a pi persone. Il motore a scoppio a due eliche parallele permise poi ai fratelli Wright la progettazione del primo aeroplano, che venne fatto volare nel 1903 per un balzo iniziale di 36 metri. I progressi furono rapidi e gi nel 1909 venne realizzato il primo volo sul canale della Manica: iniziava cos l'era degli aerei. Louis Pasteur: padre della microbiologia Nel 1854 Louis Pasteur (1822-1895), professore di chimica alla facolt di scienze di Lilla, inizi a occuparsi di fermentazione, stimolato dalle richieste dei produttori di bevande alcoliche della zona. Egli riusc a scoprire che la riproduzione indesiderata di sostanze nocive nelle bevande alcoliche dovuta alla presenza, all'interno di questi prodotti, di microorganismi di varia natura, tra cui i batteri. Una volta fatta questa scoperta, fu possibile elaborare dei sistemi per eliminare i microorganismi dannosi, con grande vantaggio per l'industria agricola e birraria. L'estensione di queste ricerche ai problemi di conservazione del latte lo portarono in seguito a ideare il processo, chiamato pastorizzazione, che consente, di uccidere i batteri dannosi eventualmente presenti nel latte, portando il liquido a 60-70 prima dell'imbottigliamento. Gli studi sulla fermentazione ebbero fondamentali ripercussioni in medicina, in quanto Pasteur intu l'importanza del ruolo dei microorganismi nell'origine e nello sviluppo delle malattie e cap inoltre la necessit dell'igiene per impedire la diffusione delle infezioni. Le novit che cambiano la vita Alla fine dell'Ottocento la borghesia celebrava i risultati raggiunti con grandi esposizioni universali, in cui vivevano esibite le ultime meraviglie della scienza, della tecnica e dell'arte. Molte delle strutture delle esposizioni universali erano temporanee. Vi furono per alcune notevoli eccezioni come il Crystal Palace, costruito in occasione di Londra nel 1851 e la Torre Eiffel, costruita a Parigi come ingresso all'esposizione del 1889. Le esposizioni universali fanno conoscere il mondo Le esposizioni furono anche un'occasione per far conoscere al pubblico europeo i territori colonizzati. Non si deve infatti dimenticare che la belle epoque coincise con la grande espansione dell'imperialismo e quindi con il controllo da parte delle potenze europee di gran parte dei territori dell'Africa, dell'Asia e dell'Australia, il cui sfruttamento alimentava il proprio benessere. Ecco perch nel corso di queste grandi manifestazioni si tenevano numerose conferenze di esploratori, missionari e ufficiali che vivevano nei Paesi colonizzati e ne raccontavano le caratteristiche confermando l'idea di appartenere a una civilt superiore. La Torre Eiffel in numeri La Torre Eiffel prese il nome dal suo progettista, l'ingegnere Gustave Eiffel, che la costru in meno di due anni, dal 1887 al 1889. Con i suoi 304 metri, stata per 40 anni la struttura pi alta del mondo. Durante i lavori 300 operai hanno assemblato 18.038 pezzi di ferro che la compongono utilizzando 500.000 bulloni. Considerando le condizioni di sicurezza di allora, sorprendente che durante i lavori del cantiere solo un operaio abbia perso la vita . Oggi considerata uno straordinario esempio di arte architettonica ed visitata da circa 6 milioni di turisti l'anno. Tuttavia inizialmente il pubblico non apprezz molto il mostro di ferr, che era considerato poco estetico. Nasce l'industria del tempo libero Accanto alle tradizionali occasioni di svago, si diffuse l'abitudine di passare le sere in locali pubblici dove potersi incontrare e conoscere. Oltre che pittoreschi, alcuni di questi locali erano anche redditizi e

fecero capire a molti investitori che quello del divertimento era un settore in cui si potevano fare buoni affari e in cui valeva la pena di investire del denaro. Questa nascente industria dello svago venne sicuramente favorita dall'illuminazione elettrica, che fece protrarre i divertimenti fino a notte tarda. Le strade e le piazze rischiarate dai lampioni diventano luoghi di passeggio anche serale: per chi lavorava tutto il giorno la notte diventava un'occasione in pi per godersi la vita. Lo sviluppo del turismo Attorno alla met dell'Ottocento anche il turismo aveva cominciato a coinvolgere un pubblico sempre pi vasto e ci e confermato dal crescente successo delle guide di viaggio, come la famosa Baedeker, che aiutavano i turisti a orientarsi e a visitare i Paesi stranieri. La prima agenzia di viaggio viene associata all'esploratore inglese Thomas Cook che, dopo aver accompagnato in gita 500 persone nel 1841, organizz numerosi viaggi di gruppo in Europa. Risale al 1860, invece, la creazione a Deauville, in Francia, della prima stazione balneare. L'afflusso di vacanzieri modific la cittadina marittima della Normandia, che si dot di nuove attrezzature e arredi urbani per accogliere un numero crescente di villeggianti: ippodromo, linea ferroviaria, alberghi, ristoranti, giardini ecc. Con la nascita del primo Ufficio del Turismo francese (1875) e della prima colonia estiva per i ragazzi (1876) il turismo divent un fenomeno di massa, tanto nella sua forma di viaggio di conoscenza, quanto in quella di vacanza di riposo e di svago. Lo sport di massa La belle epoque fu anche l'et nella quale lo sport si diffuse fra le classi popolari. Calcio, ciclismo e automobilismo attirarono sempre pi l'interesse grazie anche all'opera svolta dai giornali specializzati, che vedevano nello sport l'epopea dell'uomo moralmente sano e teso al mito del successo. Fu cos che la bicicletta divenne la protagonista di impegnative gare quali il giro di Francia (1893) e quello d'Italia (1909). Vennero inoltre ripristinate le Olimpiadi (che erano state abolite nel 393 d.C dall'imperatore Teodosio, grazie alla tenacia del barone Pierre de Coubertin, che in un mondo sempre pi diviso da accaniti nazionalismi volle riunire gli atleti di tutte le nazionalit in una leale competizione sportiva. Le prime Olimpiadi dell'era moderna si tennero non a caso nel 1896 ad Atene, in Grecia, la terra in cui erano nate nell'antichit. Con circa 250 partecipanti, le Olimpiadi furono il pi grande evento sportivo internazionale mai organizzato e vennero accolte con successo. I giochi successivi si tennero a Parigi nel 1900 e a Saint Louis, negli Stati Uniti, nel 1904, e in entrambi i casi furono considerati come completamento delle esposizioni universali allestite nelle citt. Nel corso di questi ultimi giochi vennero organizzate le cosiddette Giornate Antropologiche, competizioni separate da quelle ufficiali in cui venivano fatti gareggiare atleti di razze considerate inferiori a quella dei bianchi, come pigmei, nativi americani, eschimesi e mongoli, le cui esibizioni sportive finivano spesso per essere ridicolizzate come se fossero numeri da circo. Lo sport al femminile In quest'epoca cominciarono a dedicarsi allo sport professionale anche le donne, che diventarono sempre pi consapevoli delle proprie capacit: oltre che giornaliste, scrittrici, pittrici, insegnanti, avvocati, medici e scienziate, iniziarono cos a essere sciatrici, cicliste, scalatrici, tenniste. Se alle Olimpiadi di Parigi, nel 1900, parteciparono solo 15 donne su 1500 atleti di 22 Paesi, appena l'1%, in seguito questa cifra sarebbe aumentata. Lo sport infatti, sarebbe stato uno dei principali veicoli dell'emancipazione femminile. La vita notturna a Parigi

La belle epoque associata all'atmosfera gioiosa e trasgressiva dei cabaret, nei quali furoreggiava il cancan, la danza diventava emblema della vita notturna parigina. Questo ballo, il cui nome sembra derivare dal movimento ondeggiante delle anatre (in francese canard), venne introdotto per la prima volta in Francia nel 1832 e reso popolare nei locali notturni parigini da un danzatore di nome Chicard. Guardato male dalla censura, nel corso del Secondo impero il cancan era ballato solo nei locali parigini di infimo ordine, dove serviva alle prostitute per adescare la clientela. Nonostante ci, intorno al 1880 il ballo si era diffuso ovunque, anche negli Stati Uniti. Fu per la Francia che lo trasform nel simbolo delle sfrenate notti parigine, in cui le ballerine sollevavano le gonne, lanciavano in aria le gambe e terminavano il tutto con una spaccata. Questo spettacolo peccaminoso divenne al'attrazione di molti cabaret, soprattutto dellElyseeMontmartre, diventato famoso per le sue eccezionali ballerine, per la sua clientela equivoca e per le risse che scoppiavano quasi tutte le sere tra gli avventori. Proprio per questa sua atmosfera un po' losca, il locale cominci ad attirare un pubblico sempre pi vasto ed eterogeneo, affascinato dal contatto con gli ambienti marginali della citt. Le ragazze dalle periferie alla citt Il rotocalco pi famoso dell'epoca, Le Figaro-illustr, in questo articolo del 1893 fa una cronaca di costume sulle nuove abitudini delle giovani dei quartieri periferici attratte dalle luci della citt. Montmartre, Belleville: da questi quartieri che partono le folle di ragazze che si riversavano sulla citt e che come falene vanno a bruciarsi nella sua luce. Sono esse che pi tardi, ancora giovani e vivaci, o sciupate e decrepite, si ritroveranno a fare le spaccate o intrallazzare nei vari Moulin Rouge o nelle Opera. Le generazioni si succedono, la vita ricomincia in continuazione: mentre la vecchia guardia si stanca e soccombe, arrivano in continuazione truppe fresche nello stesso scenario dove avevano esordito le vecchie. E' il triste fascino della vita di Parigi, l'arrivo di queste ragazze che vanno incontro alla loro sorte con occhi vivaci e il sorriso allegro. Quelle che si aggirano freneticamente nei viali, a l'Elysee Menilmontant o al Moulin de la Galette, non sfuggiranno al destino che le aspetta al varco. Alcune, dolci e timide, volteggiano, danzano tra loro, dritte, con gli occhi fissi. Altre passano, abbracciate all'innamorato, attraversano con lui la luce d'oro del gas, l'argento azzurrino dell'elettricit, e si rifugiano nell'ombra sotto gli alberi. Il Moulin Rouge Lo stesso successo tocc al pi celebre di questi cabaret, il mitico Mpulin Rouge, aperto nel 1890 a Montmartre. I suoi ideatori, Charles Zidler e Joseph Oller, capirono che lo spettacolo un po' licenzioso poteva diventare un ottimo affare, se riusciva ad attirare la buona societ e a farle conoscere la musica e la danza della malavita dell'epoca: ecco perch essi arredarono in modo lussuoso il locale, con sovrabbondanza di specchi, sculture e mobili sfarzosi, e pubblicizzarono il Moulin Rouge con splendidi manifesti, realizzati dal grande pittore Toulose-Lautrec. L'invenzione del cinema Fu proprio durante la belle epoque che venne messa a punto una delle invenzioni destinate a rivoluzionare il tempo libero: il cinema. Nel 1894 i fratelli Louis e August Lumire realizzarono un congegno capace di far scorrere e proiettare su uno schermo una pellicola in nitrato di celluloide (inventata da Edison) precedentemente impressionata da immagini, che scorrendo riproducevano il movimento reale: per questo venne chiamato cinematografo, dal greco kinema, movimento, e graphein, scrivere. La prima proiezione in pubblico si tenne a Parigi il 28 dicembre del 1895, nella Sala Indiana del Grand Caf in Boulevard des Capucines, con un apparecchio che proiettava 45 fotogrammi al secondo: fu successo immediato.

I primi filmati riproducevano brevi scenette di vita quotidiana, come L'innaffiatore innaffiato, La colazione del beb o l'arrivo del treno alla stazione della Ciotata. A valorizzare la nuova invenzione del Lumire contribu anche la sua presentazione all'Esposizione universale del 1900. I Bohemiens Nella Parigi di fine secolo vi erano molti studenti squattrinati e giovani disoccupati che conducevano una vita vagabonda e sregolata: erano chiamati bohemiens, da boheme, termine usato come equivalente di zingaro. Insofferenti verso qualsiasi forma di regola e di costrizione, e indifferenti verso il futuro, i bohemiens erano degli anticonformisti ai margini della societ, legati agli ambienti della malavita non tanto per la loro propensione a delinquere, quanto piuttosto per il loro rifiuto di integrarsi e riconoscersi nella normalit borghese. Toulouse-Lautrec, il pittore della vita notturna parigina Il pittore della Parigi della belle epoque fu senza dubbio Henri Toulouse-Lautrec (1864-1901), che, pur non aderendo al movimento impressionista, ne aveva assimilato la tecnica e il gusto estetico. per lui dipingere era necessit vitale, un modo di comunicare e di essere nel mondo. I suoi quadri raffigurano gli uomini e la societ del suo tempo. Attraverso l'espressione dei volti e significati dei gesti, riusc a raggiungere una penetrante caratterizzazione psicologica della condizione umana. La vocazione al disegno si manifest fin dalla prima giovinezza e divent quasi una scelta obbligata, quando due cadute gli bloccarono lo sviluppo delle gambe e lo obbligarono a restare a lungo immobile e isolato. Nella pittura trov cos un mezzo per combattere il dolore e un'occasione per ritornare tra la gente senza sentirsi isolato. L'impossibilit di un'esistenza normale lo spinse a stabilirsi a Montmartre, il quartiere parigino dove vivevano i bohemiens, e dove, in mezzo alla miseria e alla vita sregolata e anticonvenzionale, la sua deformit poteva passare inosservata. Qui trov un'umanit a cui si sentiva vicino, poich ne coglieva la tristezza nascosta dietro lo scintillio e la frenetica sete di vita. Furono i personaggi di questo ambiente i protagonisti dei suoi quadri, nei quali egli fissava l'infinita ricchezza di situazioni e di stati d'animo che animavano le notti parigine. L'identificazione con questo mondo era cos sentita che egli ne divent l'interprete pi sensibile e l'intera epoca si rispecchi nei suoi vibranti dipinti. Il bisogno di arrivare a un'arte molto comunicativa, ma anche di guadagnare il denaro per sopravvivere, lo spinse verso il nascente settore della pubblicit e a realizzare numerosi affiches (manifesti), caratterizzati da macchie di colori compatti, brillanti e vivacemente contrastanti, delimitate da robusti contorni, e da figure stilizzate. La sua ricerca di sensazioni forti e intense lo port a vivere un'esistenza febbrile, che indebol la sua salute, gi compromessa dall'infermit e dall'abuso di alcol, e lo condusse a una morte precoce a soli 37 anni. scuolissima.com

Il Grand Tour e il fascino dellItalia - Treccani Portale

treccani.it SPECIAL_IMAGE-http://www.treccani.it/export/sites/default/Portale/resources/images/sito/scuola/dos sier/viaggio/images/De-Seta_Grand-Tour.jpg_1842999860.jpg-REPLACE_ME Giovanni Paolo Pannini, Piazza di Santa Maria Maggiore, 1744, Palazzo del Quirinale, Roma.Roma capitale del Grand Tour Roma il baricentro immobile di questo itinerario per molti secoli, ma il Caput Mundi e la Citt santa del cattolicesimo - denso di reliquie pagane e cristiane - si laicizza in et moderna, grazie al contributo di viandanti cosmopoliti che attingono a essa senza alcuna inibizione, malgrado permangano prevenzioni confessionali e ideologiche. A intraprendere il viaggio sono certamente pi numerosi gli inglesi e per questa ragione sono essi che costruiscono il primo codice del Tour: stabilendo le finalit didattiche di questo cursus honorum, tracciando gli itinerari e fissando le mte obbligate. Da parte sua Francis Bacon in Of Travel (1615) d un contributo essenziale perch il viaggio d'istruzione s'imponga come esperienza indispensabile per un giovane che ambisce ad assumere un ruolo dominante nella societ del suo tempo. Thomas Hoby, William Thomas, Fynes Morison, Thomas Coryat sono gli autentici pionieri di questa avventura. Sulla loro scia e grazie alle loro pagine un numero crescente di connazionali attraversano la Manica per visitare i Paesi Bassi e la Francia; essi raggiungono lItalia via mare da Marsiglia o da Nizza: di qui procedono con una feluca a Genova, o giungono direttamente a Livorno per fermarsi a Firenze e girare la Toscana, altri sbarcano a Civitavecchia, il porto dello Stato pontificio prossimo a Roma, e di qui si spingono almeno fino a Napoli. Chi proviene dal continente attraversa le Alpi e valica il Moncenisio: se proviene da Lione si ferma a Torino e a Milano, se proviene da Monaco, Dresda, Vienna o Praga passa il Brennero e incontra Verona, di l raggiunge Padova e Venezia. Le vie dacqua sono meno usuali, ma spesso attraverso il Po che si giunge a Ferrara e a Ravenna, di l si prosegue per Padova e lungo il Brenta si giunge a Venezia. L'itinerario classico prevede che si discenda (o si risalga) la Penisola fendendo la dorsale appenninica, da Bologna a Firenze o, sul versante Adriatico, passando per Ancona e Loreto, il cui santuario uno dei luoghi pi battuti a causa della devozione mariana. Dopo Radicofani, passo appenninico descritto con enfasi da molti viaggiatori, principia la discesa verso Roma. I pericoli non mancano: i banditi sono un imprevisto di cui i viaggiatori sono ben consapevoli. Il soggiorno romano commuove il pi flemmatico dei viaggiatori, la malia di Venezia l'intenerisce, le collezioni artistiche di Firenze lo stordiscono, Napoli lo ubriaca di sole e di mare. Nella seconda met del Settecento, preceduti da alcuni ardimentosi, molti intraprendono il viaggio in Sicilia: taluni per via di terra attraversando Puglia e Calabria, altri si imbarcano a Napoli e approdano a Palermo. SPECIAL_IMAGE-http://www.treccani.it/export/sites/default/Portale/resources/images/sito/scuola/dos sier/viaggio/barbagli_clip_image002.jpg-REPLACE_ME Giovanni Paolo Pannini, Roma Moderna,1757, Museum of Fine Arts, Boston. Gli itinerari si sfilacciano, si sovrappongono tra loro, mutano nel tempo a seconda della fortuna che ciascuna citt, regione o contesto s conquistato nella cultura di provenienza del viaggiatore. Sulla via del ritorno si battono le stesse piste si risale la penisola fino a Torino per passare in Francia e imbarcarsi a Calais o fino a Milano e Venezia per avviarsi verso le Alpi. Si viaggia su calessi, postali, carrozze o a piedi, ci si ferma in locande o pensioni, si mangia in osterie, si viaggia in compagnia di Bear-leader, di camerieri o da soli, ci si serve di passaporti e salvacondotti per attraversare le molte frontiere della Penisola frantumata in Stati e staterelli. Pier Leone Ghezzi ironizza su questi ciceroni in una graffiante vignetta (c. 1725), George Dance sui suoi connazionali al risveglio in una locanda di Tivoli (c. 1780). treccani.it

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