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Tesi triennale

Statistica
Università degli Studi di Bari Aldo Moro
88 pag.

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BARI ALDO MORO
FACOLTÀ DI ECONOMIA
CORSO DI LAUREA TRIENNALE IN ECONOMIA E COMMERCIO

TESI IN STATISTICA
IL TURISMO IN ITALIA OGGI
Analisi statistica con particolare riferimento alla regione Puglia.

Relatore:
Chiar.mo Prof. Saverio Troiani

Laureando
Gianni Tubito

ANNO ACCADEMICO 2010-2011

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INDICE

Introduzione..............................................................................................................Pag. 4
Primo capitolo: L’importanza del settore turistico nell’economia Italiana
1.1 Lo scenario economico internazionale…………………………………..….........5
1.2 L’attuale realtà turistica Italiana…….......................................................................7
1.3 L’apporto economico del turismo nell’economia Italiana...............................10
1.4 La legislazione Italiana sul turismo.......................................................................14
Secondo capitolo: Le “statistiche sull’industria turistica Italiana”
2.1 L’industria turistica (o del viaggio)………………….….......................…..…....17
2.2 Numero di aziende turistiche operanti in Italia..................................................19
2.3 Numero di addetti dell’industria turistica……………………………………....26
Terzo capitolo: Il turismo nell’era di Internet
Introduzione.......................................................................................................................30
3.1 L’evoluzione telematica del turismo…………….………….…….......................30
3.2 Il turismo leisure di promozione turistica…...……………........……….....…....32
3.3 L’uso di internet nel turismo Italiano…………………………..…...……..…....34
Quarto capitolo: Turismo interno e turismo internazionale
Introduzione.…………………………………………………………………………..…37
4.1 Turismo interno…………………………………………...……………………..….38
4.2 Turismo estero ed esterno…………………...……………………………….........40
Quinto capitolo: Analisi delle principali tipologie di turismo
Introduzione…………………………….……………………………………….....….....48
5.1 Turismo culturale………………….……………………………………………......50
5.2 Turismo religioso………………….……………...……..............................….........54
5.3 Turismo balneare..…………...………………………..…….……..……………….56
5.4 Turismo montano………………….……………………………..…………………60
5.5 Turismo natura (Nature-based)….……………………………………..………...64

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Sesto capitolo: Il turismo in Puglia
6.1 Il Turismo alla scoperta del Sud……….....……………….………….…...……..69
6.2 Il turismo Pugliese…………….……………………………………………………70
6.3 I punti di forza e di debolezza del turismo Pugliese………………………….74
6.4 Il turismo balneare e il “turismo di nicchia”………………………………...…75
6.5 Progetti turistici interregionale: Focus Puglia…………………………..…..…82
Conclusioni………………………………………………………………….....................85
Bibliografia…………………....…………………..…………………………………......86

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PREMESSA
"La Repubblica riconosce il ruolo strategico del turismo per lo sviluppo economico
ed occupazionale del Paese nel contesto internazionale e dell'Unione Europea...".1
Anche il Presidente della Repubblica ha rilevato "…il ruolo fondamentale svolto
dall'industria turistica nel nostro Paese ed il contributo che questo importante
settore dell'imprenditoria nazionale può dare alla crescita economica e sociale
dell'Italia"2, il Ministro delle Attività Produttive ha rimarcato il "...grande ruolo che
il turismo ha nell'economia nazionale in termini di valore aggiunto, di consumi, di
apporto economico dall'esterno e anche per la sua capacità di attivare effetti
diffusivi in tempi molto rapidi ed in modo più intensivo di altri comparti”.
In altre parole l'industria del turismo è uno dei principali motori dell'economia
nazionale3. È difficile non concordare sul fatto che sempre il turismo rappresenti un
fenomeno davvero importante, sul quale la società che viviamo e che spesso anche
soffriamo, ripone la speranza di una maggiore crescita economica e di una
riduzione dei livelli di disoccupazione, specialmente quella giovanile altamente
scolarizzata.
"Per quantificare alcuni aggregati macroeconomici possiamo citare gli oltre 85.000
milioni di euro attivati dai consumi turistici in Italia: il 10,8% del totale dei consumi
finali interni, che hanno generato un valore aggiunto di oltre 73.000 milioni di euro:
il 4,8% dell'intero valore aggiunto nazionale, ed occupato 2.4 milioni di unità di
lavoro: il 10,9% dell'occupazione totale.
Se poi prendiamo in considerazione il turismo come comparto allargato: includendo
cioè tutti gli altri attori che spendono per il turismo (investimenti in beni capitali e
spese in viaggi d'affari per le imprese e spese per turismo degli enti pubblici) oltre
ai turisti stessi e aggiungiamo la percentuale degli investimenti infrastrutturali
(pensiamo al caso dei porti: quelli turistici in particolare) per la loro quota turistica,
allora il peso del fatturato turistico sul PIL nazionale arriva quasi a raggiungere
circa il 9,4%.

1
Legge n. 135 del 29 marzo 2001 "Riforma della legislazione nazionale sul turismo" articolo 1.
2
Dal discorso tenuto da Carlo Azelio Ciampi in occasione dell'incontro al Quirinale con una delegazione
Federturismo-Confindustria nella primavera del 2007.
3
On. A. Marzano, Prefazione,”Rapporto sul Turismo Italiano 2009 sedicesima edizione”, realizzato dal
Centro Ricerche Mercuri s.r.l. di Firenze con il Patrocinio del Ministero delle Attività Produttive - Direzione
Generale per il Turismo e la collaborazione di ENIT, ISTAT,ACI, BIT Milano, ANCI, Federazione Italiana
Pubblici Esercizi, Sviluppo Italia Turismo, Unioncamere e Assessorati Regionali al Turismo, Roma, luglio
2009.

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Capitolo 1
L’IMPORTANZA DEL SETTORE TURISTICO NELL’ECONOMIA
ITALIANA

1.1 Lo scenario economico internazionale


L’economia mondiale ha attraversato nel biennio 2008-2009 la crisi più profonda della
storia economica recente. Nel 2009 il prodotto mondiale è diminuito dello 0,6%: al netto
calo nelle economie avanzate (-3,4%) si è contrapposta un’espansione, seppure modesta
rispetto agli anni precedenti la crisi, in quelle emergenti e in via di sviluppo (+2,6%).
Tra le maggiori economie europee, l’Italia ha registrato, nel biennio 2008-2009, la flessione
del PIL più accentuata pari al 6,3%, contro il 3,7% della Germania, il 2,4% della Francia e
il 3,6% della media dei paesi aderenti all’Euro, come risulta dal (grafico 1.1).

1.1 Profilo di crescita nelle maggiori economie dell’Unione europea dal 2000 al 2010
(numeri indici media 2000=100)

Fonte: ISTAT ed EUROSTAT

Questa maggiore contrazione dell’economia Italiana, seguita peraltro ad una modesta


espansione anche negli anni precedenti la crisi (come risulta dal grafico 1.2 relativo
andamento del PIL Italiano dal 2000 al 2010), ha generato nel Paese conseguenze ancora
più pesanti che in altre realtà europee in termini di calo dei livelli occupazionali,
conseguente caduta dei redditi da lavoro dipendente e riduzione del reddito disponibile
delle famiglie.

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Freni ad una crescita più sostenuta dell’economia italiana sono stati recentemente ricordati
dal governatore della Banca d’Italia4:
- un assetto normativo che richiede onerosi adempimenti burocratici, soprattutto alle
imprese;
- un sistema d’istruzione, non ancora allineato agli standard di qualità dei paesi
economicamente più avanzati;
- un tasso di disoccupazione giovanile che sfiora il 30% con salari d’ingresso, per chi trova
lavoro, fermi da più di un decennio;
- un mercato del lavoro fortemente frammentato dove il minimo di mobilità convive con il
massimo di precarietà;
- un’insufficiente propensione all’innovazione e all’internazionalizzazione delle imprese
perché molte di esse, seppure di successo scelgono di rimanere piccole;
- ed infine non certo per importanza, il grande divario tra il Nord e il Sud del paese.
Un’adeguata azione di riforma che sciolga questi nodi strutturali e dia un nuovo impulso
alla crescita è comunque possibile; secondo il governatore i presupposti per la sua
realizzazione ci sono: non ultimi una grande capacità imprenditoriale e la laboriosità e
parsimonia degli Italiani.

1.2 Andamento del PIL italiano dal 2000 al 2010.


(numero indice 2000=100)

Fonte: ISTAT ed EUROSTAT

4
Informazioni raccolte dalla “Relazione annuale della Banca d’Italia sull’andamento dell’economia Italiana
2010”.

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L’attività economica mondiale ha mostrato primi segnali di recupero già a partire dalla
seconda metà del 2009, pur con ritmi piuttosto irregolari e diversificati tra i vari paesi.
Nel corso del 2010 la ripresa globale è proseguita, con una crescita del PIL mondiale del
5%, ma è stata caratterizzata da una notevole eterogeneità a livello territoriale e soprattutto
da una maggiore crescita delle economie emergenti, (Brasile, india Cina).
Secondo il Fondo Monetario Internazionale5 il recupero proseguirà anche nel 2011, con una
crescita prevista del PIL mondiale del 4,4%, ma permarranno delle condizioni d’instabilità e
d’incertezza.
Mentre nei paesi emergenti i rischi riguardano soprattutto il riaffiorare di tensioni nei prezzi
dei beni e delle attività finanziarie e reali, in quelli avanzati preoccupano maggiormente il
persistere di elevati tassi di disoccupazione e la crescita del debito pubblico.
Seppure con ritmi meno vivaci rispetto a quelli del 2010, saranno comunque sempre i paesi
emergenti il principale motore dello sviluppo, mentre per le economie avanzate la crescita
resterà contenuta6.

1.2 L’attuale realtà turistica Italiana.


La fase di recessione economica attraversata dall’economia mondiale, manifestatasi in tutta
la sua gravità nel biennio 2008-2009 ha generato pesanti conseguenze anche sul movimento
turistico internazionale.
A partire dalla seconda metà del 2008, i flussi turistici mondiali hanno subito una forte
contrazione che ha raggiunto la sua massima intensità nel corso del 2009, facendo registrare
a fine anno un calo del 4,2% in termini di arrivi turistici internazionali alle frontiere e del
5,7% in termini di entrate. Le prime stime dell’Organizzazione Mondiale del Turismo
relative al 2010-2011 evidenziano, comunque un recupero del settore che conferma ancora
una volta la sua capacità di reagire prontamente ai periodi di difficoltà, infatti alla fine del
2010 si registra un incremento del 1,2% (-3,0 rispetto al 2008) in termini di arrivi ed un
incremento del 0,8% (-4,9 rispetto al 2008) in termini di entrate.
Il recupero più consistente del previsto, non è stato però uniforme e in alcune regioni non
può ritenersi del tutto consolidato: è di nuovo l’Europa a mostrarsi relativamente più
“debole”, con tassi di crescita inferiori alla media mondiale.

5
F.M.I (Fondo Monetario Internazionale): è un'organizzazione composta dai governi di 186 Paesi e insieme
al Gruppo della Banca Mondiale fa parte delle organizzazioni internazionali dette di Bretton Woods, dalla
sede della Conferenza che ne sancì la creazione.
6
Le informazioni contenute nella sezione 1.1 sono tratte dal “Rapporto DATATUR trend e statistiche
sull’economia del turismo” realizzato da FEDERALBERGHI in collaborazione con il Centro Italiano di studi
superiori sul turismo e sulla promozione turistica-Assisi.

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All’interno di questo contesto internazionale, anche il turismo Italiano ha risentito nel corso
del biennio dei problemi della recessione economica, seppure i dati ormai definitivi del
2010 delineino un quadro meno critico rispetto alle più cupe aspettative.
L’Italia che occupa una posizione di primo piano nel panorama turistico mondiale (tabella
1.3), ha mostrato una tenuta maggiore di altri di fronte alla crisi7.
A fronte di un calo generalizzato dei flussi turistici internazionali, il nostro Paese è uno dei
pochi tra quelli ad economia avanzata ad aver registrato nel 2010 un incremento di arrivi
alle frontiere, seppure la concomitante contrazione delle entrate indichi che il turismo
proveniente dall’estero non è stato esente dagli effetti della crisi, ma unicamente meno
colpito rispetto a quello di altri paesi.
Anche il confronto con il resto d’Europa evidenzia una situazione meno problematica
dell’Italia (-0,8% di presenze totali in tutto il 2009) rispetto alla media dell’Unione Europea
e ad alcuni dei principali paesi concorrenti, come Spagna (-7,2%) e Francia (-2,1%).

1.3 I primi 10 Paesi nel mondo per entrate e arrivi turistici internazionali.

Paese Entrate Turistiche Var.% Paese Arrivi di turisti Var.%


(miliardi di $) 10/08 alla frontiera 10/08
(Milioni)
Stati Uniti 93,9 -13,6% Francia 74,2 -6,3%
Spagna 53,2 -12,7% Stati Uniti 54,9 -5,3%
Francia 49,4 -11,7% Spagna 52,2 -8,7%

Italia 40,2 -11,0% Cina 50,9 -4,1%

Cina 39,7 -2,8% Italia 43,2 1,2%


Germania 34,7 -12,3% Regno Unito 28,0 -7,2%
Regno Unito 30,0 -15,3% Turchia 25,5 2,0%
Australia 25,6 3,6% Germania 24,2 -2,7%
Turchia 21,3 -3,0% Malesia 23,6 7,2%
Austria 19,4 -9,8% Messico 21,5 -5,2%
Mondo 852 -4,9% Mondo 880 -3,0%

Fonte: UNWTO dati relativi al 2010

7
Indagine dell’UNWTO (Organizzazione mondiale del turismo), su gli effetti della crisi nel settore turistico
mondiale.

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In dettaglio dai primi dati consuntivi dell’Osservatorio Nazionale del Turismo risulta un
2010 complesso e con andamenti diversi per stagione e per area del Paese.
I fattori che hanno caratterizzato le performance del settore sono legati da una parte agli
effetti della crisi economica internazionale e alle sue ripercussioni a livello nazionale ed ai
relativi cambiamenti di consumo della domanda, ma anche ad un sistema di offerta come
quello Italiano che si è rivelato competitivo su alcuni fronti ma debole su altri.
Il sistema Italia ha dimostrato di essere competitivo e attrattivo nei confronti della domanda
internazionale in particolare sul circuito delle città d’arte che hanno confermato andamenti
molto positivi in termini di flussi turistici e occupazione camere.
E’altresì vero che la politica di abbassamento dei prezzi applicata principalmente dalle
imprese alberghiere ha influenzato decisamente il ritorno del turismo internazionale.
Contemporaneamente le imprese stagionali hanno sofferto un’estate più dimessa, in
particolare sul versante balneare, anche a causa della minore flessibilità di offerta sui prezzi.
Un ulteriore componente che non ha facilitato il turismo di quest’anno è stato il costo
complessivo della vacanza che nonostante il costo più basso dell’alloggio alberghiero, ha
scontato incrementi in termini di costo dell’alloggio nella ricettività extralberghiera, nel
trasporto e nel costo delle attività ricreative.
Il fattore prezzo, pertanto che negli anni passati era una tra le tante componenti per scegliere
la vacanza adesso diventa la variabile principale. Infatti i comportamenti di vacanza e di
acquisto hanno subito dei cambiamenti profondi tanto da mutare anche in quelli che
tradizionalmente erano considerati dei punti fermi:
- la vacanza in agosto, che perde consensi tra le scelte degli italiani;
- la stagionalità, che riallarga i confini verso proposte economicamente più vantaggiose.
Il turismo Italiano (che pur non vede un calo in termini di partenze con oltre 27 milioni di
italiani partiti tra luglio e agosto), non concentra più le proprie vacanze nel mese di agosto,
scegliendo giugno, luglio e settembre come possibili alternative all’altissima stagione.
Non solo anche la spesa per la vacanza diminuisce grazie alla contrazione della durata, la
scelta del periodo e per altri fattori come le vacanze presso parenti ed amici.
La ripercussione della crisi economica sul turismo Italiano ha avuto invece effetti più
pesanti in termini di valore aggiunto ed occupazione 8 . Tutti questi aspetti che hanno
caratterizzano il sistema turistico Italiano verranno analizzati in dettaglio nei prossimi
paragrafi.

8
Informazioni raccolte dal “Bilancio sul turismo Italiano 2010” redatto dall’ONT (Osservatore nazionale del
turismo) in collaborazione con l’ISTAT, con la Banca d’Italia ed unioncamere.

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1.3 L’apporto economico del turismo nell’economia Italiana.
Il turismo è uno dei settori più importanti delle moderne economie. Dietro questa semplice
affermazione si nascondono seri problemi di identificazione e di misurazione del fenomeno
turistico in quanto il turismo è un’attività composta da servizi diversi consumati
contemporaneamente9.
Di conseguenza sorge il problema di come valutare a fini statistici, l'importanza del turismo
nell'economia. L’analisi del settore turistico risulta essere sacrificata in quanto il turismo
può essere osservato e misurato solo in relazione ai beni e servizi consumati dai turisti.
Il settore delle attività turistiche non è separato dagli altri settori, ma risulta composto da
molte attività che trovano la loro collocazione non differenziata in tutti settori produttivi i
quali producono a vantaggio di turisti e di non turisti10.
Per stimare gli effetti complessivi dei consumi turistici, in termini di produzione effettiva,
di valore aggiunto, di occupazione e di importazione, sul sistema economico occorre tener
conto dei collegamenti tra i vari settori del sistema stesso coinvolti nella produzione di beni
servizi per soddisfare la domanda espressa dai turisti.
Va considerata l'interdipendenza tra i settori produttivi il che rende opportuno l'utilizzo di
modelli di tipo input-output che consentono di misurare gli effetti diretti indiretti e indotti
di una variazione della domanda turistica sul sistema economico.
I tre effetti mettono in evidenza il fatto che, se il consumo turistico produce una variazione
nel livello di produzione di pari importo a sua volta genera ulteriori variazioni nei livelli di
produzione.
- L'effetto diretto è riferito alla produzione di beni e servizi che hanno consentito di
soddisfare direttamente la domanda turistica, (l’industria del turismo diretta).
- L'effetto indiretto è relativo alla produzione di beni e servizi impiegati indirettamente, per
produrre beni e servizi che soddisfano direttamente la domanda turistica, (l’industria del
turismo indiretta).
- L'effetto indotto si riferisce alla produzione attivata dalla domanda per consumi di tutti
coloro che hanno percepito il valore aggiunto generato dalla produzione turistica.
In altre parole dal punto di vista economico l’organizzazione e la gestione di questo nuovo
settore ha comportato lo sviluppo di altri settori produttivi.
In particolare l'apporto del settore turistico nell’economia di un Paese può essere valutato in
termini del contributo che esso fornisce al sostegno e alla crescita dell'occupazione e del
PIL11.
9
Dal testo: “Economia del turismo principi micro e macro economici” a cura di Guido Candela e Paolo
Figini.
10
Dal testo: “ Contributi all’analisi economica del turismo” a cura di Guido Candela.

10

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Nel nostro paese il turismo contribuisce all'occupazione si in modo diretto, che in diretto
con circa 2.,4 milioni di unità di lavoro, (il 10,9% del totale degli occupati).
Nel 2010 il valore aggiunto attivato dal settore turistico (diretto ed indiretto) supera i 73
milioni di euro, ripartiti per il 33,6% al turismo estero e per il restante 66,4% al turismo
domestico, e rappresenta il 4,8% del PIL. Inoltre se si considera il turismo come comparto
allargato l’incidenza sul PIL nazionale può raggiungere il 9,4% 12 , come risulta dalla
(tabella 1.4).

1.4 I principali indicatori economici del turismo Italiano (2007-2010).

Indicatori Valori 2007 Valori 2010


Imprese dirette del turismo 163.530 158.489
Imprese dirette ed indirette del turismo 395.820 382.768
Addetti diretti 956.080 926.470
Addetti diretti ed indiretti (milioni di euro) 2.,6 2.,4
Valore aggiunto attivato dal turismo (milioni di euro) 85,6 73,2
Incidenza sul PIL (Composizione %) 5,1% 4,8%
Incidenza sul PIL complessiva (Composizione %) 9,8% 9,4%

La distinzione tra turismo domestico ed internazionale sarà analizzata successivamente, ora


è utile soffermarsi sulla bilancia turistica. L’analisi congiunta di entrate (spesa turistica
estera) e uscite turistiche (spesa turistica esterna), consente di evidenziare l’andamento della
bilancia turistica dell’Italia il cui saldo, pari a 8944 milioni nel 2010 è in costante calo dal
2007, come risulta dal (grafico 1.5) questo dato non è che la conferma della crisi subita dal
settore turistico Italiano e mondiale negli ultimi anni13.
Tutti i dati esaminati concorrono a supportare l'affermazione ricorrente che attribuisce al
turismo un ruolo strategico all'interno del sistema economico Italiano essendo uno dei pochi
settori in grado di fornire nuove opportunità al disastrato mondo del lavoro e uno dei
maggiori produttori di reddito. Infatti per incidenza sul PIL e occupazione il settore turistico
Italiano è tra i più importanti al mondo, come si evince dalla (tabella 1.6).

11
Dal testo: “Il turismo come risorsa e come mercato” a cura di Mercedes Bresso e Alberico Zeppetella.
12
Dati raccolti dal sito web del ISTAT: www.istat.it
13
Dati raccolti dal sito web della Banca d’Italia: www.bancaditalia.it

11

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Se si tiene conto però della specifica vocazione e posizione geografica dell'Italia, delle
risorse culturali, storiche, artistiche, paesaggistiche ed ambientali che il paese possiede ci si
rende facilmente conto che il settore non è ancora valorizzato al massimo della sua
potenzialità.

1.5 I Bilancia turistica Italiana dal 2000 al 2010.

Fonte: WTTC, dati relativi al 2010

(a) Valore aggiunto dei tradizionali fornitori di viaggi


e turismo a cui si aggiunge quello generato dagli
investimenti legati al turismo, dalla spesa pubblica
turistica e dall’esportazione di merci
collegate al turismo. Comprende sia gli effetti diretti
che quelli indiretti attraverso la catena di
approvvigionamento delle imprese turistiche.
Rappresenta la misura più ampia del contributo
economico del settore viaggi e turismo.
(b) Occupazione generata dal valore aggiunto
dell’economia dei viaggi e del turismo. Rappresenta
la misura più ampia dell’impatto occupazionale del
settore viaggi e turismo.

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1.6 I primi 10 paesi nel mondo per incidenza sul PIL ed occupazione turistica.

Paese Valore aggiunto (a) % sul PIL Occupati (b) % su tot. Occ.
(milioni di $) (Migliaia)
Stati Uniti 1.375,9 9,2% 13.697,4 9,9%
Cina 499,9 9,2% 60.102,7 7,7%

Francia 284,6 9,7% 2.847,0 11,2%


Germania 273,4 7,6% 3.191,2 8,0%
Spagna 237,9 15,3% 3.205,1 17,1%

Regno Unito 231,1 9,7% 3.144,5 10,2%

Italia 217,1 9,4% 2.477,7 10,9%


Australia 123,1 10,6% 1.371,9 12,5%
Turchia 52,1 12,5% 559,2 13,8%

Austria 50,1 15,5% 784,8 18,8%


Mondo 5.751 9,2% 235.758 8,1%

Fonte: WTTC, dati relativi al 2010

(a) Valore aggiunto dei tradizionali fornitori di viaggi


e turismo a cui si aggiunge quello generato dagli
investimenti legati al turismo, dalla spesa pubblica
turistica e dall’esportazione di merci
collegate al turismo. Comprende sia gli effetti diretti
che quelli indiretti attraverso la catena di
approvvigionamento delle imprese turistiche.
Rappresenta la misura più ampia del contributo
economico del settore viaggi e turismo.
(b) Occupazione generata dal valore aggiunto
dell’economia dei viaggi e del turismo. Rappresenta
la misura più ampia dell’impatto occupazionale del
settore viaggi e turismo.

(a)Valore aggiunto dei tradizionali fornitori di viaggi e turismo a cui si aggiunge quello generato dagli investimenti legati
al turismo, dalla spesa pubblica turistica e dall’esportazione di merci collegate al turismo. Comprende sia gli effetti diretti
che quelli indiretti attraverso la catena di approvvigionamento delle imprese turistiche.
(b)Occupazione generata dal valore aggiunto dell’economia dei viaggi e del turismo. Rappresenta la misura più ampia
dell’impatto occupazionale del settore viaggi e turismo.

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1.4 La legislazione Italiana sul turismo
Il turismo è un fenomeno piuttosto recente: si è affermato nella realtà quotidiana da meno di
mezzo secolo. La pratica turistica è diventata un elemento essenziale della vita sociale a
causa dell’effetto combinato di fattori concomitanti; quali maggiore tempo libero e più
reddito a disposizione, l’incremento della vita media e il superiore livello culturale della
popolazione, perlomeno nel mondo occidentale.
Da questo si desume che quello economico non è tuttavia l’unico punto di vista dal quale il
turismo di massa può essere considerato. Si pensi, ad esempio, all’importanza che riveste
sotto il profilo socio-culturale: mezzo insostituibile di conoscenza tra popoli, di confronto
tra culture, di eliminazione di pregiudizi.
L’impatto sull’ambiente delle strutture necessarie al turismo di massa (alberghi di grandi
dimensioni, vie di comunicazione scorrevoli, stabilimenti balneari, impianti sciistici ecc..)
rende necessario la presenza di regole e controlli.
La presenza di un elevato numero di persone all’interno delle strutture ricettive, pone inoltre
problemi di igiene, di sanità pubblica, di sicurezza.
Chi viaggia si sposta da una località all’altra, acquistando una serie di servizi la cui qualità,
non può essere verificata al momento in cui vengono acquistati.
Ecco dunque la necessità di norme e di strumenti (si pensi alla classificazione alberghiera)
che da un lato tutelino i turisti nella loro veste di consumatori, dall’altra garantiscono una
corretta concorrenza tra gli imprenditori.
L’insieme delle norme giuridiche che regolano i diversi aspetti del fenomeno turistico
costituiscono la legislazione turistica. La complessità del fenomeno turistico impedisce di
definire in modo preciso l’oggetto della legislazione turistica, che si presenta quindi come
una materia dai confini incerti.
Nella costituzione del 1948 la scelta di abbinare turismo e industria alberghiera trova una
spiegazione nel fatto che gli aspetti imprenditoriali sono essenziali nella considerazione del
turismo come fattore di sviluppo economico.
Tuttavia altre possibili connessioni furono completamente ignorate. Ad esempio i rapporti
tra turismo e tutela dell’ambiente. Difficilmente giustificabile invece la mancanza di
qualsiasi accenno ad una relazione tra turismo e beni culturali. Negli anni che seguirono, gli
interventi legislativi dello Stato in materia di turismo furono assai ridotti.
Nel 1960 si ebbe l’istituzione del Ministero del turismo e dello spettacolo e il riassetto
complessivo degli enti turistici, in particolare dell’ENIT che divenne Ente nazionale italiano
per il turismo con “il compito di promuovere ed incrementare il movimento turistico
dell’estero verso l’Italia”.

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Nel 1972, con i primi decreti di trasferimento delle funzioni amministrative, le Regioni
assunsero la pienezza dei propri poteri.
Nel 1977 e nel 1978 furono ratificate due importanti convenzioni, l’una relativa alle agenzie
di viaggio e l’altra sulla responsabilità degli albergatori per le cose portate dai clienti in
albergo.
Nel 1983 fu infine emanata la “Legge quadro per il turismo”. Seguì nel 1985 un’altra legge
quadro di interesse turistico la cosiddetta: “Disciplina dell’agriturismo”.
La legge quadro del 1983 disegnava un nuovo modello di organizzazione turistica locale
basata sulle APT, Aziende di promozione turistica. La legge quadro del 1983 non è più in
vigore dal 2002.
A conclusione di questi brevi cenni sulle vicende istituzionali e legislative del settore
turistico dobbiamo ricordare ancora:
- la soppressione del Ministero del turismo, con l’assegnazione delle competenze turistiche
al Ministero delle attività produttive;
- la legge delega n. 59 del 1997 e il relativo decreto legislativo n. 112 del 1998 che hanno
ridistribuito le competenze amministrative tra lo Stato e gli altri enti territoriali;
- la L.135 del 29 marzo 2001 che ha abrogato e sostituito la vecchia legge quadro n°217 del
17 maggio 1983, essa si propone di fissare un telaio di principi generali e di strumenti di
coordinamento su cui le regioni dovrebbero costruire le proprie normative in materia
turistica.
All’art. 2 comma 4 la legge quadro delega il Presidente del Consiglio dei Ministri ad
emanare un decreto che stabilisce gli standard minimi omogenei a livello nazionale, per i
servizi di informazione e accoglienza; per la tipologia e l’esercizio delle imprese turistiche;
per la qualità delle strutture ricettive e dei servizi offerti; per l’esercizio delle professioni
turistiche; per la gestione dei beni demaniali concessi in uso per finalità turistiche. Con tale
strumento il legislatore si riproponeva una maggiore omogeneità delle classificazioni delle
strutture ricettive, classificazioni che rimangono di competenza regionale.
I critici sostengono però che questo decreto, che avrebbe dovuto essere emanato “entro tre
mesi dall’entrata in vigore della legge quadro” in realtà fu emanato solo un anno dopo la
scadenza del termine.
Questo ritardo determinò una sorta di conflitto istituzionale: nel frattempo infatti, gli
elementi costitutivi della nuova legge quadro vennero a scontrarsi con i nuovi elementi di
federalismo introdotti nella nostra costituzione (solo qualche mese dopo l’emanazione della
legge stessa) tramite la riforma del Titolo V.

15

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Infatti, il nuovo art. 117 della Costituzione, modificato con L.Cost. 18 ottobre 2001 n. 3,
non indica il turismo e l’industria alberghiera né fra le materie di legislazione esclusiva
dello Stato, né fra quelle di legislazione concorrente Stato-Regioni. Deve pertanto ritenersi
che in materia turistica sia attribuito alle Regioni un potere legislativo esclusivo.
Alla luce del nuovo art.117 Cost. dovrebbero quindi essere le Regioni, in via esclusiva a
darsi le proprie leggi in materia. Ora quindi le Regioni rivendicano giustamente la propria
potestà legislativa esclusiva sicché il suddetto decreto del presidente del consiglio (DPCM
13/9/2002), emanato come detto oltre un anno dopo la scadenza del termine, si limita
sostanzialmente a demandare la definizione di principi e obiettivi alla Conferenza Stato-
Regioni.
La conseguenza è che nella sostanza le disposizioni contenute nella legge quadro vigente
alimentano appunto un conflitto istituzionale almeno potenziale, di conseguenza la maggior
parte di esse rimane di fatto in applicate.
Nonostante il grave difetto di incompatibilità di definizione tra poteri dello Stato e delle
regioni, determinato anche dal particolare periodo storico-legislativo, si deve riconoscere di
fondamentale importanza nella nuova legge, il riconoscimento del turismo come parte
fondamentale del sistema economico italiano.
Le innovazioni più significative a questo proposito sono senza dubbio rappresentate da:
- La definizione dei sistemi turistici locali; delle imprese turistiche e delle attività
professionali;
- La costituzione di un fondo per il finanziamento dell’offerta turistica (all’art.6), e di
un fondo di rotazione per il prestito e il risparmio turistico (all’art.10);
- Il tentativo di introduzione del principio di tutela del consumatore anche in campo
turistico14.
La legge è ad ogni modo da considerarsi come una “legge di indirizzo” che pone alle
Regioni un impegno primario per una completa revisione delle loro leggi e l’attuazione di
linee guida da definirsi nella conferenza Stato–Regioni e da verificare nella succitata
Conferenza Nazionale del turismo15.

14
Dal testo: “Evoluzione e prospettive della legislazione sul turismo” a cura di Marcella Gola.
15
“Conferenza nazionale del turismo”, istituita dall’art. 3 della legge 135/01.

16

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Capitolo 2
Le “statistiche” sull’ industria turistica Italiana

2.1 L’industria turistica (o del viaggio)


Le espressioni settore turistico, industria turistica e mercato turistico, sono usate per
indicare quella rete di attività economiche e di operatori che concorrono a produrre e
scambiare un oggetto che viene denominato vacanza16.
Occorre osservare l’esistenza seri dubbi sull'uso del concetto di mercato turistico e di
industria turistica, alcuni autori hanno accettato di trattare il turismo come un settore
economico fondando sull'esistenza di “un'industria dei viaggi e del turismo e sul
riconoscimento che imprese e organizzazioni diverse sono coese grazie ad un legame che
trasforma i vari prodotti offerti in un "prodotto unitario"
Medlik17 definisce il settore turistico come: quel insieme di attività, tangibili o intangibili,
che servono per soddisfare il bisogno umano della vacanza. Il turismo può essere definito
come un "settore industriale sintetico", anche se il turismo non è un’industria vera e propria,
ciò non toglie che qualche classificazione delle imprese a esso relative possa essere tentata18.
La più comoda è quella che classifica le varie attività sei seguenti settori:
- Settore ricettivo: L'Italia è il paese turistico per eccellenza; la tradizionale ospitalità
italiana è nota nel mondo e vanta molteplici primati.
La notorietà della sua terra, della cultura, di innumerevoli capolavori artistici, della
gastronomia, della moda hanno reso il nostro paese una meta di viaggio per qualunque tipo
di turista, infatti in Italia si sono sviluppate tutte le formule di ospitalità, dagli alberghi di
lusso ai campeggi, dagli ostelli per la gioventù ai rifugi alpini.
Secondo la legge quadro sul turismo (L.135/01) le strutture ricettive vengono classificate in
relazione alla loro tipologia in: esercizi alberghieri (alberghi, Motel, Villaggio/albergo), in
esercizi complementari (residenze turistiche alberghiere, campeggi, villaggi turistici, ostelli
per la gioventù) ed infine in altre tipologie ricettive private (alloggi agricoli e rurali,
Bed&Breakfas, appartamenti in affitto).

16
Dal testo“Il turismo come risorsa e mercato”a cura di Mercedes Bresso e Alberico Zeppetella.
17
Professore Rik Medlik (1928-2007): Studioso del turismo e dell’ospitalità.
18
Dal testo “Elementi di statistica per il turismo” a cura di Enzo Ballatori e Guido Vaccaro.

17

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- Il settore dell’intermediazione: Esso comprende tutte le forme d’intermediazione tra la
domanda turistica e l’offerta turistica in particolare:
 Si definisce Tour Operator: quel soggetto imprenditoriale che svolge l'attività di
produzione e di organizzazione di pacchetti di viaggio attraverso contratti con i
fornitori (ad esempio: fornitori di servizi turistici operanti nel campo del trasporto
passeggeri, della ricettività alberghiera ed extralberghiera, degli intrattenimenti fino ai
contratti con l'industria dell'assicurazione), assumendosi diversi livelli di rischio.
Il prodotto ottenuto viene assemblato e rivenduto al cliente: attraverso la rete
distributiva costituita dalle agenzie di viaggi, oppure direttamente mediante canali
alternativi.
Lo strumento di vendita è il catalogo che rappresenta l'offerta al pubblico dei prodotti
in esso contenuti. Il prodotto assemblato dal tour operator si definisce pacchetto
turistico o viaggio a forfait; questi prodotti sono preconfezionati sulla base di ricerche
e analisi di mercato.
 L’agenzia di viaggio è un'attività di carattere commerciale privatistica il cui scopo
principale è quello di porsi come valido interlocutore fra fruitore e fornitori di servizi
turistici, le agenzie di viaggio rappresentano il tradizionale punto di contatto con il
cliente, l'anello finale di congiunzione tra il tour operator e il turisti. Il campo di
azione delle agenzie di viaggio dettaglianti è estremamente esteso comprende non solo
l'intermediazione di vendita dei prodotti turistici dei tour operator ma anche
l'organizzazione di viaggi confezionati su commessa, l'erogazione di servizi di
assistenza alla distribuzione della biglietteria per speciali eventi, la vendita di
pubblicazioni turistiche, la stipula di polizze assicurative e di contratti di assistenza,
l'emissione di biglietti aerei e ferroviari e la prenotazione di servizi ricettivi.
- Il settore pubblico: Questo settore comprende tutti gli enti preposti al controllo e allo
sviluppo del settore.
In particolare in base alla competenza territoriale, si distinguono le istituzioni centrali e le
istituzioni territoriali. Sono istituzioni statali centrali lo Stato e l’ENIT, sono istituzioni
territoriali le Regioni, le Aziende di promozione Turistica, le Province, i Comuni.
Un altro criterio è quello della competenza funzionale che può essere diretta o indiretta;
hanno competenza diretta le istituzioni la cui attività è direttamente indirizzata al mercato
turistico
Fra gli organi con competenza funzionale diretta vi sono la Direzione Generale del Turismo
del Ministero delle Attività Produttive, gli Assessorati Regionali al Turismo, le Agenzie
Regionali di Promozione Turistica.

18

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Le istituzioni con competenza indiretta sono quelle che operano in campi rilevanti per le
attività turistiche: Trasporti, Beni Culturali, Beni Ambientali e Territorio.
- Imprese indirette: Da sottolineare che rientrano anche nel settore turistico (o industria
turistica):
 Le imprese di trasporto legate al turismo ad esempio: (Ferrovie, linee aeree e di
navigazione, bus Operator), i pubblici esercizi (Bar, Caffè, ristoranti ecc) e le
strutture termali;
 Le imprese per il tempo libero e lo svago (locali notturni e pubblici, parchi giochi)
per lo sport (gestione di impianti sportivi e di servizi), per il turismo balneare
(stabilimenti), per quello di montagna, per il turismo culturale (musei, gallerie, e
servizi connessi), per il turismo congressuali e d’affari (organizzazione e gestione
dei congressi, delle sale congressuali, servizi per i turisti d’affari, servizi per il
congressuale) e per finire tutte le imprese che anche indirettamente sono attivate
dalla presenza di un ospite in una località19.

2.2 Numero di aziende turistiche operanti in Italia


Il biennio 2008-2009 è stato uno dei periodi più difficili e più carichi di significato nella
storia dell’economia del nostro Paese e del mondo intero.
Ma chi fa impresa sa da sempre che i grandi sconvolgimenti sono anche momenti in cui si
aprono le più grandi opportunità.
Nei mesi che abbiamo alle spalle, infatti le nostre imprese turistiche non sono state a
guardare, ma hanno ribattuto colpo su colpo all’inasprimento delle condizioni dei mercati.
Pur nelle difficoltà, le imprese Italiane continuano a puntare sull’eccellenza ed a investire
sulla qualità.
Infatti nel 2010 si sono visti i primi segnali di ripresa dell’economia, accompagnati dalla
nascita di nuove imprese operanti nel settore. Il trend positivo continua a crescere anche nel
primo trimestre del 2011, come risulta dal Rapporto Unioncamere20.
Il documento ha reso noti i dati sulla demografia delle imprese italiane, dimostrando come
nonostante la crisi in atto, la “voglia di fare impresa” sia ancora un elemento determinante
della nostra economia. Dall’analisi dei dati di natalità e mortalità delle imprese per settore
di attività economica, si desume come a livello settoriale si assiste ad una diffusa riduzione
del peso dell’agricoltura e dell’industria sul totale dell’economia, a vantaggio del terziario,
dei servizi e conseguentemente del turismo (grafico 2.1).

19
Dal Testo: “Economia e gestione delle aziende turistiche” a cura di Marco Confalonieri.
20
Informazioni raccolte dalla “Relazione sul turismo italiano 2010” a cura di Unioncamere.

19

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2.1 Composizione del PIL Italino 2010.
(composizione %)

Fonte: ISTAT

Attualmente in Italia operano 158 mila imprese turistiche e se si considerano le imprese


indirette (cioè quelle imprese indirettamente legate al turismo, come le imprese del tempo
libero e lo svago, le imprese per lo sport ecc,..) si arriva a circa 383 mila unità.
Ora riportiamo le principali caratteristiche dell’industria turistica Italiana che emergono da
un’indagine effettuata dall’osservatore nazionale del turismo:
- La maggior parte delle imprese turistiche sono di piccola–media dimensione e con una
struttura familiare:
Questa caratteristica interessa soprattutto il settore ricettivo, infatti l’offerta ricettiva italiana
è stata contrassegnata negli ultimi anni da un costante processo di ristrutturazione
individuato, da un lato dalla progressiva riduzione del numero di strutture alberghiere e da
un notevole aumento delle strutture complementari (e alloggi privati), come risulta dalla
(tabella 2.2).

20

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2.2 L’Offerta ricettiva: confronto tra comparto alberghiero e complementare.

Tipologia Esercizi Peso %


Variazione %
2008/2010
Esercizi 33.967 23.4% +1,8%
alberghieri
Esercizi 111.391 76.6% +32,8%
complementari21
Totale 145.358 100% +24.2%

Dall’altro dall’incremento della capacità ricettiva in termini di camere e di letti disponibili,


degli alberghi. Basti pensare che il numero degli esercizi a 1 e 2 stelle, che ancora fino al
2000 rappresentavano circa la metà degli alberghi Italiani si è ridotto a poco più del 30%
nel 2009, mentre ha assunto un’importanza preponderante quello degli alberghi a 3 stelle
attualmente la categoria più rappresentata con il 52,4%, ed è cresciuto in maniera
esponenziale quello degli alberghi a 4 stelle passati dal 9% nel 2000 al 15,4% nel 2009,
come si evince dal (grafico 2.3).

2.3 Esercizi alberghieri per categoria dal 2000 al 2009.


(composizione %)

Fonte: ISTAT

21
Questo valore comprende anche le abitazioni private.

21

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Inoltre la maggior parte delle strutture sono a conduzione familiari circa il 98% e solo il 2%
fanno capo a catene internazionali. La forma giuridica prevalente è quella delle società di
persone che ha un incidenza relativa sul totale nazionale del 38,7% cui seguono le società di
capitale (34,6%) e le imprese individuali (26,3%), come si evince dal (grafico 2.4).

2.4 Imprese del ricettivo per forma giuridica.


(composizione %)

Fonte: ISTAT

- Gran parte delle imprese turistiche sono localizzate nelle regioni del centro nord, come
risulta dalla (tabella 2.5; grafico 2.6).
Mentre nelle regioni del mezzogiorno il numero di imprese turistiche è molto basso circa il
20% del totale nazionale, nonostante l’elevata capacità turistica delle regioni meridionali
basti pensare alle bellezze naturali e artistiche della Puglia, della Campania, della Sicilia,
della Calabria e della Sardegna, infatti in relazione al flusso di turisti (italiani ed stranieri)
queste regioni occupano i primi posti delle classifiche.
Questo fenomeno è giustificato dal fatto, che la maggior parte dei turisti che visitano il sud
Italia non si rivolge agli intermediari turistici (poiché effettuano prenotazione su internet) ed
opta per strutture alternative come case private, appartamenti in affitto, seconde case oppure
gode dell’ospitalità di amici e parenti, soprattutto nelle città balneari circa il 65%. In
alternativa si effettuano vacanze di breve durata (1 o 2 giorni).

22

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2.5 Distribuzione delle imprese turistiche per regione.
(numero di aziende)

Regione Valori assoluti Peso %


Lombardia 22.859 14,5%
Veneto 15.181 9,6%
Lazio 14.885 9.4%
Emilia Romagna 13.620 8,6%
Toscana 13.589 8.7%

2.6 Distribuzione delle imprese turistiche per area geografica.


(Composizione %)

35

30

25

20
32,9
15
25,5
23,3
10 18,3

0
Nord-est Nord-ovest Centro Sud e Isole

Fonte: ISTAT

- L’importanza dell’intermediazione turistica:


Per quanto concerne il settore dell’intermediazione turistica, l'Italia è il primo paese
europeo per numero di imprese,22 come si evince dalla (tabella 2.7).
Storicamente l'intermediazione turistica è stata considerata un punto cruciale del turismo
Italiano, in quanto momento organizzato d'incontro tra domanda e offerta.

22
Dal testo: “Economia e gestione delle imprese dell’intermediazione turistica” a cura Adriano Biella e
Massimiliano Biella.

23

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2.7 Classifica dei Paesi europei in relazione al numero dei ADV & TO.

Paese Valore assoluto


Italia 11.846
Germania 9.617
Regno Unito 6826
Francia 5.088
Spagna 4.979

Grecia 4.600

L’intermediazione è un settore in continua trasformazione, infatti in un periodo in cui


mutano i comportamenti generali sembra affacciarsi più che altro un ruolo di
disintermediazione, dove il turista sempre più consapevole acquista sul web un volo point to
point e sceglie l'albergo su internet.
Nonostante ciò negli ultimi anni il numero di imprese è aumentato, passando da 5440 a
11.846. Poiché il sistema delle agenzie si è continuamente evoluto, passando dalla sola
vendita di pacchetti vacanza tutto compreso a un ruolo consulenziale, anche con funzioni di
tour-operating.
In questa trasformazione internet svolge un ruolo fondamentale, dal momento che non è
stato solo un cambiamento tecnico/tecnologico, ma anche una rivoluzione culturale che ha
spostato l'attenzione dalle masse alle nicchie, favorendo approcci relazionali e bottum up.
In sostanza le ADV e i TO tradizionali hanno cercato di rinnovarsi aprendo portali e siti
web e trasferendovi le proprie competenze, sfruttando la logica di internet e spostando
l'attenzione verso un ruolo più consulenziale, per rispondere alle esigenze dei nuovi turisti
self made e indipendenti.
- Infine l’osservatorio nazionale del turismo sottolinea una riduzione negli ultimi anni della
spesa turistica statale. Infatti dai dati relativi alla spesa per il turismo sostenuta dallo stato
centrale (tabella 2.8) e dalle regioni (tabella 2.9) nell’ultimo biennio per il controllo, la
crescita e lo sviluppo del settore, emerge una riduzione circa del 40% dal 2008 al 2010, una
conseguenza questa, della politica dei tagli applicata dal governo che ha coinvolto non solo
il settore turistico ma la maggior parte dei settori dell’economia Italiana, con l’obiettivo di
contenere e ridurre il debito pubblico 23 . Questo obiettivo è imposto sia dall’Unione
Europea, ma anche dalla difficile situazione economica del paese.

23
Informazioni raccolte dal: “Rapporto sull’industria turistica 2010”a cura dell’ONT.

24

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2.8 Spese nazionale per il turismo (2008-2010).
(milioni di euro)

$$
Tipologia 2008 2010
Finanziaria 110.000 66.000
Agenzia nazionale per il turismo 50.000 30.000
Contributi imprese turistiche 48.000 28.800
Osservatorio turistico 2.000 1.040
Progetti interregionali 10.000 6.000
Totale nazionale 220.000 131.840

2.9 Spese regionale per il turismo (2008-2010).

Regione 2008 2010


Abruzzo 22.693 13.616
Basilicata 68.319 40.992
Campania 90.260 54.156
Emilia Romagna 53.852 32.311
Friuli Venezia Giulia 87.761 52.657
Lazio 165.467 99.280
Liguria 48.524 27.156
Lombardia 34.305 20.650
Marche 50.854 28.876
Molise 60.983 37.769
Piemonte 102.699 61.618
Puglia 101.324 60.457
Sardegna 129.301 77.580
Sicilia 316.407 189.844
Toscana 59.986 35.991
Trentino alto Adige 206.096 123.056
Umbria 52.765 30.445
Valle d’asta 107.465 64.449
Veneto 98.487 64.008

25

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2.3 Numero di addetti dell’industria turistica.
L’industria turistica Italiana cerca il proprio rilancio nella formazione e nell’occupazione
d’eccellenza. Dopo un biennio di depressione, con un numero di visitatori in calo e con una
conseguente perdita di posti di lavoro (il saldo è negativo per oltre 16 mila unità), le aziende
attive nell’accoglienza provano nuove chiavi per invertire la tendenza e tornare a sorridere.
La strada è in salita, secondo le ultime rilevazioni. Il rapporto Datatur 2010 traccia un
bilancio tormentato le 158 mila imprese turistiche dirette danno lavoro a circa 926 mila
unità (a questi bisogna aggiungere 500 mila autonomi) in totale il 6,5% di tutti gli occupati
dell’industria e dei servizi, ma che non riescono a crescere nei fatturati né a stabilizzare la
propria occupazione.
Nell’ultimo saldo tra ingressi e uscite dal comparto ha fatto registrare un pesante (-164. 940)
unità e la propensione media all’assunzione nelle imprese turistiche è inferiore al 30%24.
La forte stagionalità che caratterizza il settore fa sì che questi dati medi siano il risultato di
valori molto variabili nell’arco dell’anno, con un ampio divario tra livelli minimi e massimi.
Il rapporto tra lavoratori e aziende riconferma una struttura produttiva caratterizzata da
imprese di piccole dimensioni, con un numero di dipendenti che in media è pari a 5,6. Il
maggior numero di aziende (80,7%) e lavoratori dipendenti (69%) del settore è concentrato
nel comparto dei pubblici esercizi (bar, ristoranti, mense).
Segue poi il comparto dei servizi ricettivi, che comprende il 14,7% delle aziende e il 26,1%
dei lavoratori dipendenti e assai distaccati quello dell’intermediazione (agenzie di viaggio,
tour operator, guide e accompagnatori turistici) e gli stabilimenti termali (grafico 2.10).
Per converso gli esercizi alberghieri presentano dimensioni mediamente più elevate rispetto
ad altri comparti: 10,4 dipendenti per azienda contro i 5 di pubblici esercizi e dei servizi
d’intermediazione.
La quota più consistente di dipendenti nel turismo è rappresentata da operai e impiegati, che
pesano per oltre il 90% sul totale. Mentre nelle agenzie di viaggio prevalgono nettamente
gli impiegati, nei servizi ricettivi e nei pubblici esercizi a dominare è la categoria degli
operai; più equilibrato con riferimento alla distribuzione dei lavoratori dipendenti tra le
diverse categorie si mostra invece il comparto termale, come risulta dal (grafico 2.11).
Agli occupati in posizione dipendente si aggiungono circa cinquecentomila lavoratori
autonomi nel settore degli alberghi e dei pubblici esercizi; si tratta in prevalenza dei titolari
e dei collaboratori familiari, che all’interno delle piccole e medie imprese svolgono funzioni
direttive.

24
Informazioni raccolte dalla rivista economica “IL Sole 24 ore” del 06/04/2011.

26

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Il tempo pieno rappresenta la modalità contrattuale più diffusa in tutti i comparti del turismo,
è superiore all’80% negli stabilimenti termali nei servizi ricettivi nell’intermediazione, si
attesta intorno al 60% nei pubblici esercizi, come si evince dalla (tabella 2.12).

2.10 Lavoratori dipendenti e aziende per comparto.


(composizione %)

Fonte: EBNT; Osservatorio sul mercato del lavoro nel turismo

2.11 Le categorie di lavoratori nei comparti del turismo Italiano.


(composizione %)

Fonte: EBNT Osservatorio sul mercato del lavoro nel turismo

27

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2.12 Lavoratori dipendenti per comparto e categoria.

Fonte: EBNT Osservatorio sul mercato del lavoro nel turismo

Il settore turistico si caratterizza per un’alta partecipazione femminile al lavoro, assai più
elevata che in altri settori dell’economia nazionale.
Il comparto in cui maggiore è la quota di lavoratrici è quello dell’intermediazione, dove le
donne rappresentano il 77% dei dipendenti, quello in cui è minore è il ricettivo dove trova
impiego una quota relativamente più bassa di donne (55,5%),ma pur sempre maggioritaria.
Per quanto riguarda il numero dei dipendenti a livello regionale: tra le prime cinque regioni
italiane che occupano più lavoratori nel turismo al primo posto vi è la Lombardia la seconda
regione risulta essere l’Emilia Romagna a seguire la regione Veneto che occupa il terzo
posto, a chiudere questa classifica vi è la regione Lazio e il Piemonte25, come risulta dalla
(tabella 2.13).
Questi dati mettono in evidenza una logica conseguenza di quanto detto precedenza, anche
il relazione ai dipendenti dell’industria turistica sono le regioni del centro–nord ad occupare
i primi posti delle classifiche, come si evince dal (grafico 2.14).

25
Informazioni raccolte dal sito web dell’EBNT (Osservatorio sul mercato del lavoro nel turismo):
www.ebnt.it.

28

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2.13 Regioni con più dipendenti nel turismo.

Regione Numero di Dip. Per azienda


occupati Peso %
Lombardia 167.589 18,1% 7,3
Emilia Romagna 97.350 10,5% 7,1
Veneto 93.428 10,1% 6,2
Lazio 90.134 9,7% 6,1
Toscana 73.388 7,8% 5,3

2.14 Distribuzione dei dipendenti del settore turistico per area geografica.
(composizione %)

45
40
35
30
25
20 38,3
15 27,5
10 21,3
12,9
5
0
Nord-est Nord-ovest Centro Sud e Isole

Fonte: ISTAT

In conclusione possiamo affermare che ciò che serve all’industria turistica Italiana è una
migliore specializzazione e un piano per lo sviluppo delle imprese turistiche anche nel
mezzogiorno, in modo da incrementare l’occupazione che negli ultimi anni soprattutto nel
mezzogiorno ha raggiunto minimi storici26

26
Le informazioni contenute nella sezione 2.3 sono tratte dal “Rapporto DATATUR trend e statistiche
sull’economia del turismo” realizzato da FEDERALBERGHI in collaborazione con il Centro Italiano di studi
superiori sul turismo e sulla promozione turistica-Assisi.

29

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Capitolo 3
Il turismo nell’era di internet

Introduzione
La rivoluzione telematica nel settore del turismo sta drasticamente cambiando le relazioni
commerciali tra imprese e clienti: i confini geografici, che limitano l’accesso a beni e
servizi, vengono spazzati via uno dopo l’altro.
Spesso il turismo elettronico viene erroneamente identificato con la compravendita di
viaggi e biglietti su Internet. In realtà esso è molto di più della semplice esecuzione di
transazioni commerciali con trasferimento di fondi via Internet, in quanto implica una
filosofia d’affari completamente nuova.
Per affermarsi in questo scenario competitivo, ciascuna azienda turistica deve adottare un
nuovo modello di business nell'ambito del quale solide basi tecnologiche e organizzative
consentano di supportare i tre capisaldi per il successo online: adeguati canali promozionali,
efficienti customer-service, tecnologie e processi all’avanguardia.
Tutte le imprese turistiche dovranno sviluppare nuove strategie per raggiungere i loro clienti
attraverso questi nuovi canali.

3.1 Evoluzione telematica del turismo


Negli ultimi tre decenni le imprese turistiche maggiormente innovative, hanno potuto
ridefinire non solo la propria struttura organizzativa, ma anche la struttura delle relazioni
con le organizzazioni partner tramite altrettante ondate tecnologiche: l’ondata dei Computer
Reservation System negli anni Settanta, l’ondata dei Global Distribution System negli anni
Ottanta, la Internet Revolution a partire dalla seconda metà degli anni Novanta.
Tali tecnologie hanno dato un considerevole stimolo alla generazione di rapporti relazionali
fra imprese, permettendo di creare, sviluppare e rendere globale la disponibilità di servizi
turistici elementari; dapprima attraverso l’intermediazione delle agenzie di viaggio (le quali
avevano l’accesso esclusivo ai sistemi di prenotazione automatizzati), che hanno reso
possibile l’avvicinamento dell’offerta alle esigenze espresse dalla domanda ed in seguito
con l’ondata di Internet, che ha esteso tale possibilità al consumatore finale, ridefinendo il
sistema di business e la nozione di canale distributivo dei prodotti turistici.

L’introduzione del Capitolo 3 “Il turismo nell’era di internet” e il paragrafo 3.1


Evoluzione telematica del turismo sono tratti da:
- “Turismo ed innovazione tecnologica” di Francesco Passantino - http://www.iteam5.net/
francesco/consulenza/fpassantino-turismo.pdf

30

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Quando furono disponibili le prime tecnologie informatiche e telematiche capaci di
garantire funzioni informative e commerciali, le organizzazioni turistiche poterono dotare le
proprie strutture di strumenti capaci di connettere in una rete di dimensione globale l’offerta
di servizi turistici, grazie ai sistemi di prenotazione automatica, noti dapprima come CRS e
successivamente come GDS.
Tali sistemi molto sofisticati sul piano tecnologico, hanno avuto una considerevole
diffusione nel mondo, fino a diventare una modalità consolidata per l’acquisto di singoli
servizi o di loro combinazioni attraverso le agenzie di viaggio.
L’esigenza di affermare alcuni standard, al fine di aumentare la diffusione dei servizi di
prenotazione automatizzata ha portato ad una forte concentrazione del settore, suddiviso
oggi tra 4 operatori globali: Amadeus (ex System One), Galileo (ex Apollo-Sigma), Sabre e
Worldspan (ex parse-datas), come risulta dalla (tabella 3.1)

3.1 I principali GDS operanti nel mondo.

Fonte: “The Emerging Digital Economy 1”

I GDS si configurano infatti come reti di reti che uniscono e integrano fra loro i sistemi
automatizzati di prenotazione di differenti organizzazioni turistiche e raggiungono
l’utilizzatore finale attraverso le agenzie di viaggio, legate al singolo GDS attraverso
clausole contrattuali talvolta di esclusiva.
Il consumatore finale non utilizza direttamente il sistema dunque il GDS non è un marchio
conosciuto, difficilmente si è in grado di sapere attraverso quale circuito il proprio agente
ha prenotato i servizi desiderati.
L’avvento di internet ed il suo perfetto adattamento alla promozione ed alla
commercializzazione dei prodotti turistici, ha profondamente modificato questa situazione.
Internet infatti ha messo a disposizione di qualsiasi operatore siti Web attraverso il quale
può raggiungere ed essere raggiunto direttamente dal consumatore finale.

31

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In altre parole quest’ultimo potrà direttamente, entrare in contatto con le organizzazioni
turistiche acquistando il prodotto desiderato, senza l’intervento degli intermediari turistici
(agenzie di viaggio, Tour Operator, ecc,.).
Il turismo è uno dei settori a maggior tasso di sviluppo sul Web. La sua natura information-
intensive è infatti particolarmente adatta alla transizione nell' e-commerce, l'applicazione
della tecnologia di rete ai servizi e alle transazioni è in grado di produrre sia diminuzione di
costi che aumento della qualità e flessibilità dei servizi offerti.$
Le statistiche dell’autorevole Jupiter Research27, confermano che il turismo è il settore a
più alto volume di vendite su internet, come risulta dalla (tabella 3.2).

3.2 I principali servizi acquistati via internet.


(composizione %)

Tipologia Peso %

Turismo 26,1%
Credito ed attività immobiliari e servizi 23,7%
professionali
Commercio 19,8%
Trasporti 5,7%
Industria in senso stretto 5,3%

3.2 Il turismo leisure e i siti di promozione turistica


La crescente diffusione di Internet come oramai noto ha dato impulso a forti cambiamenti in
molti aspetti della vita quotidiana ed in particolare nel mondo del turismo.
I benefici per i navigatori sono molteplici: gli utenti ad esempio, hanno la possibilità di
effettuare in breve tempo ripetute ricerche riguardanti viaggi e servizi turistici in genere,
possono confrontare i prezzi tra prodotti turistici, possono ottenere informazioni tramite la
lettura delle recensioni e dei commenti presenti nei forum on line attinenti ai viaggi ed alle
destinazioni e hanno la possibilità di prenotare ed acquistare direttamente prodotti e servizi
turistici dai fornitori con notevoli risparmi di tempo e di denaro.
Ma internet è uno strumento “provvidenziale” anche per Enti e organizzazioni che possono
raggiungere più efficacemente i segmenti potenziali a cui si rivolgono ed hanno la concreta
possibilità di allargare “esponenzialmente" il loro bacino di utenti senza dover
necessariamente modificare la propria struttura organizzativa interna.

27
Una delle più importanti riviste internazionali presente sul Web.

32

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Dal punto di vista dell’offerta il mercato turistico online può essere diviso in:
 Grandi imprese dell’intermediazione (caratterizzerete da grandi brand o da marchi
“ombrello” che in genere offrono servizi di accoglienza e di trasporto e si rivolgono
ad un’utenza che predilige il viaggio organizzato);
 Piccole imprese (strutture ricettive ed altro) che offrono singoli prodotti o servizi
turistici;
 Organizzazioni turistiche pubbliche locali che offrono informazioni turistiche e
servizi di base.
Con riferimento al mercato leisure, cioè i clienti che acquistano prodotti e servizi turistici
destinati allo svago, al piacere o per interesse personale possiamo suddividere la domanda
in:
 Utenti che si affidano agli intermediari turistici (TO, ADV ondine). In particolare
quest’ultimi hanno reagito ai cambiamenti indotti dalla diffusione di Internet:
attraverso la creazioni di siti Web (webagency) e attivando strategie che permettono
di offrire ai propri clienti servizi più personalizzati come ad esempio la realizzazione
di pacchetti dinamici che consentono al cliente di costruire il proprio pacchetto
vacanza in tempo reale da un unico sito. I componenti del pacchetto possono
includere: l’albergo, biglietti per eventi, servizi di noleggio, gite pullman, attrazione
ed altre attività;
 Utenti-turisti fai da te, cioè che ideano e programmano il viaggio istaurando un
contatto diretto con le strutture dell’offerta. Il turista fai da te più frequentemente
entrano in contatto con strutture locali di promozione turistica (APT, consorzi,
associazioni). Esse hanno l’obiettivo di portare alla ribalta del pubblico nazionale il
cosiddetto turismo di “nicchia” cioè quel turismo legato ai piccoli borghi, alle
località turistiche emergenti, alle nuove forme di vacanza ecc..
Mentre i primi ricercano le informazioni tramite gli intermediari, hanno una bassa fedeltà e
acquistano dove trovano l’offerta migliore, i secondi prediligono l’utilizzo di informazioni
rilasciate dalle APT e dalle altre organizzazioni turistiche pubbliche locali, oltre che dai
portali di privati. L’aumento della propensione del “fai da te” ha modificato notevolmente il
mercato turistico italiano28.

28
Le informazioni contenute nella sezione 3.2 sono tratte dal testo “L’impatto di Internet sulla struttura del
mercato turistico leisure”. Un’analisi comparata nei settori del turismo organizzato e del turismo fai da te” a
cura di Umberto Martini.

33

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3.3 L’uso di internet per il turismo in Italia.
In primo luogo occorre evidenziare che per numero di host internet (cioè ogni terminale
collegato ad una rete o più in particolare ad internet, computer palmari ecc..), l’Italia è in
modo ormai consolidato al quinto posto nel mondo e al terzo in Europa. Nel 2010 infatti
questi erano circa 24 milioni, il 2,9% a livello mondiale. Tuttavia ponderando i dati rispetto
alla popolazione presente, i Paesi Bassi salgono al primo posto e l’Italia scende al
tredicesimo.
Il riferimento al numero di host è solo uno dei parametri valutabili per uno studio della
diffusione di internet, ma sicuramente la misura della sua diffusione presso la popolazione è
per certi aspetti più significativa. In linea generale si può dire che l’Italia ha una buona
posizione (48,8%) superiore alla media europea (46,9%).
Secondo le più recenti rilevazioni dell’ISNART 29 negli ultimi anni si sono triplicate, le
vacanze prenotate su internet dagli Italiani circa il 31% contro l’11,3% del 2007 (grafico
3.3), influenzando sempre di più anche la scelta della destinazione sia per le informazioni
che per le offerte commerciali evidentemente più convenienti.

3.3 Percentuale di vacanze prenotare via internet dagli Italiani dal 2003 al 2010.
(composizione %)

50
45
40
35
30
25
20
15
10
5
0
2003 2007 2010

Italia Europa

Fonte: ISNART

29
Informazioni raccolte dal sito web dell’ISNART ( Istituto nazionale Ricerche Turistiche): www.isnart.it

34

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Inoltre l’ISNART sottolinea che questo tipo di prenotazione viene utilizzata soprattutto per i
viaggi di lavoro (58,6%) e per le vacanze lunghe (31,3%), i principali servizi turistici
prenotati su internet risultano essere; l’alloggio in cui sostare durante la vacanza (47,6%) i
mezzi di trasporto (38,5%), infine i servizi per il divertimento (12,3%), come risulta dal
(grafico 3.4).

3.4 I principali servizi turistici prenotati via internet in Italia.


(composizione %)

12% 2%

47%

39%

Alloggio Trasporti Servizi per il divertimento Altro

Fonte: ISNART

Le strutture che ricevono il maggior numero di prenotazioni via internet sono localizzate nel
centro Italia seguito dal nord-est, come risulta dalla (tabella 3.5). Per quanto riguarda le
tipologie e la classificazione delle strutture, sono gli Hotel a 4 stelle che maggiormente
ricevono prenotazioni via internet seguiti da quelli a 3 stelle, come si evince dalla (tabella
3.6).
Occorre tuttavia notare due cose; la prima che la rilevazione si riferisce ad internet come
strumento e non si fa riferimento all’origine della prenotazione, non si è specificato quindi
se si parla di siti delle strutture, di portali e se la prenotazione ha origine da un privato, da
un’agenzia di viaggi o attraverso altri sistemi che si appoggiano sulla rete.
La seconda è riferita al fatto che questi dati riguardano, il turismo interno, infatti la
percentuale di prenotazioni fatte su internet si riduce al 19% se si considerano i viaggi
effettuati dagli italiani all’estero30.

30
Le informazioni contenute nella sezione 3.3 sono tratte dal testo “Rapporto sul turismo Italiano 2005-2006
XIV edizione” a cura di Emilio Becheri.

35

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3.5 Percentuale di turisti prenotati via internet per area geografica.
(composizione %)

Area Peso %

Centro 33,5%
Nord-est 28,2%
Sud e isole 27,4%
Nord-ovest 10,8%

3.6 Percentuali di turisti prenotati via internet per tipologia ricettiva.


(composizione %)

Tipologia ricettiva Peso %

Hotel 4 stelle 26,3%

Hotel 3 stelle 18,5%

Agriturismo 15,6%

Hotel 13,4%

Hotel 2 stelle 11,7%

Hotel 5 stelle 4,3%

Villaggio turistico 4,1%

Campeggio 3,8%

36

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Capitolo 4
Turismo interno e internazionale

Introduzione
La classificazione della domanda turistica ci consente di individuare le varie forme di
turismo (interno, internazionale, culturale balneare ecc.,), per un analisi più dettagliata del
settore. La domanda turistica è analizzabile in base:
- Alla provenienza dei viaggiatori;
- Ai motivi per cui il turista intende viaggiare.
Varie sono le classificazioni che si possono impostare in relazione alla domanda turistica;
una delle più consolidate suole distinguerla in base alla provenienza e destinazione dei
turisti in:
 Domanda turistica interna, esterna ed estera;
 Domanda turistica nazionale ed internazionale.
- Per domanda interna è da intendersi quella generata da residenti (o dai soggetti presenti)
in un dato paese ed è rivolta a beni e servizi prodotti e consumati al suo interno.
Ne deriva che trattasi di una domanda interna quella concernente cittadini Italiani che si
spostano in Italia, ma anche quelli di cittadinanza straniera residenti in Italia, per lavoro o
altro che effettuano le loro vacanze in Italia.
- La domanda turistica esterna è costituita dai viaggi all’estero di cittadini residenti in un
determinato paese, per la “bilancia dei pagamenti turistici” rappresenta una componente
negativa, mentre rappresenta una componetene positiva la domanda turistica estera.
Quest’ultima è simile a quella esterna, ma dal punto di osservazione opposto: ad esempio
per l’Italia la domanda estera è costituita da tutti gli stranieri che vengono in Italia.
Pertanto nell’ottica del Paese che riceve turisti si avrà domanda turistica estera, dal punto
del Paese che la fa si avrà domanda esterna
Domanda turistica interna ed esterna formano la domanda turistica nazionale, mentre la
somma di tutte le domande estere costituiscono la domanda turistica internazionale31.
In questo capitolo ci soffermeremo sul:
 Turismo interno (domanda turistica interna);
 Turismo estero ed esterno (domanda turistica estera ed esterna).

31
Dal testo: “Il Turismo come risorsa e come mercato ” di Mercedes Bresso e Alberico Zeppetella

37

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4.1 Turismo interno
In primo luogo occorre osservare che la crisi finanziaria che negli ultimi anni ha colpito
naturalmente anche la nostra economia ha inciso molto sulle abitudini degli Italiani nel
viaggiare infatti si viaggia meno in estate, nella maggior parte dei casi si resta in Italia in
particolare nelle zone minifre.
“I dati ufficiali presentati dall’osservatore nazionale del turismo confermano quanto l’anno
2010 è stato caratterizzato da una crescita maggiore del turismo interno rispetto all’anno
precedente.
Nel 2010 gli Italiani hanno effettuato oltre 49,5 milioni di partenze e 38,6 milioni di
soggiorni preferendo mete Italiane defezionando un pò le mete estere. Questo trend positivo
continua a crescere anche nei primi mesi del 2011 sono circa 7,6 milioni gli Italiani che
hanno effettuato almeno una vacanza in Italia.
Le località balneari si confermano le destinazioni più richieste dai turisti Italiani (anche se
in calo rispetto al 2009). Infatti il mare raccoglie le quote maggiori di turisti Italiani,
risultano in crescita rispetto ai risultati del 2009 le città d’arte e la montagna. Più colpiti
dagli effetti della crisi sembra essere il comparto termale e i laghi, come risulta dalla
(tabella 4.1).
Il soggiorno degli Italiani dura in media meno di 4 notti, durante la vacanza i turisti Italiani
visitano le località passeggiando, degustano i prodotti enogastronomici del luogo, visitano
monumenti, i musei e le mostre, inoltre fanno shopping e praticano attività sportive.

4.1 Distribuzione dei turisti Italiani per località.


(composizione %)

Destinazione Peso % Variazione %


(2009/2010)
Al mare 30,6% -1,2 %
Le città d’arte/altre città 22,3% +3,6%
In montagna 12,8% +2,3%
In campagna/collina 3,6% +2,1%
Località religiose 2,6% +1,5%
Al lago 1,6% -2,4%
In località termale 1,7% -3,7%

38

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Il nostro turismo ha cambiato volto anche nella scelta di tipologia ricettiva: alla ricerca del
risparmio e per non rinunciare alle vacanze, la scelta delle destinazioni ed i consumi sono
fortemente influenzati dalla tipologia di alloggio per il soggiorno32.Infatti nelle prenotazioni
(annuali) il comparto extralberghiero vede un’occupazione maggiore di quello alberghiero.
In aumento risultano essere le vacanze in strutture alternative come case private,
appartamenti in affitto, seconde case oppure in case di parenti ed amici.
Questo fenomeno è più evidente nel mezzogiorno (grafico 4.2; 4.3) infatti come menzionato
nel paragrafo 2.2 nonostante la quasi assenza di strutture ricettive le regioni del
mezzogiorno occupano i primi posti in relazione alla spesa turistica interna (cioè la somma
delle spese effettuate dai residenti, per l’acquisto di beni e servizi utilizzati per e durante la
vacanza, ovvero nel viaggio e nel soggiorno turistico)33, come si evince dalla (tabella 4.4).

4.2 Tipologia di alloggio dei turisti Italiani nel mezzogiorno.


(composizione %)

11%

20%

69%

Presenze nelle strutture alberghiere Presenze nelle strutture extralberghiere Abitazioni private

Fonte: Osservatore nazionale del turismo

4.3 Tipologia di alloggio dei turisti Italiani nel centro-nord.


(composizione %)

22%
36%

42%

Presenze nelle strutture alberghiere Presenze nelle strutture extralberghiere Abitazioni private

Fonte: Osservatore nazionale del turismo

32
Dal testo: “Economia e marketing del tempo libero: profili e aspettative di un’industria emergente” a cura
di Carmen Bizzarri e Giulio Duerni.
33
Dal testo: “IL rapporto sul turismo Italiano 2008-2009 edizione XVI” a cura di Emilio Becheri.

39

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4.4 Spesa dei turisti Italiani per regione.
(composizione %)

Regione Peso %
Emilia Romagna 10,6%
Lazio 9,8%
Sardegna 9,7%
Liguria 9,5%
Sicilia 8,5%
Puglia 8,1%
Toscana 7,9%
Lombardia 6,2%
Campagna 5,5%
Veneto 4,4%
Calabria 3,3%

Occorre, infine, rilevare che un numero importante di Italiani per l’estate 2011 non
sceglierà la propria vacanza attraverso i canali tradizionali delle agenzie di viaggio, ma
bensì attraverso Internet alla ricerca di offerte last-minute particolarmente competitive.
Questo implica che solo al termine della stagione estiva sarà possibile avere risultati
completi ed esaurienti sull’andamento del comparto per la stagione in corso”34.

4.2 Turismo estero ed esterno


Come già menzionato nell’introduzione del capitolo per turismo estero si intende il flusso di
turisti stranieri verso l’Italia, per turismo esterno si intende il flusso di turisti Italiani verso
paesi esteri. Il turismo estero ed esterno formano il cosiddetta bilancia turistica.
È riconosciuta unanimemente l’assoluta rilevanza mondiale del settore turistico come
fattore economico e di sviluppo. Si stima che il turismo rappresenti circa il 10% del PIL
prodotto da tutti i paesi del mondo, al quale si deve aggiungere la quota attribuibile
all’indotto che esso genera, un indotto che coinvolge un ampio insieme di settori produttivi.
Il reddito da esportazione generato dal turismo internazionale è al 4° posto a livello
mondiale, superato solo da settori “pesanti” come quello dei carburanti, della chimica e
dell’automobile.

34
Le informazioni contenute nella sezione 4.1 sono tratte dal testo dal “Bilancio sul turismo Italiano 2010”
redatto dall’ONT (Osservatore nazionale del turismo) in collaborazione con l’ISTAT, con la Banca d’Italia
ed unioncamere

40

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In relazione al turismo esterno le prime cinque destinazioni turistiche per arrivi
internazionali sono nell’ordine: Francia, Spagna, Stati Uniti, Cina, Italia.
Come si può notare l’Italia occupa attualmente il quinto posto nella graduatoria di arrivi
internazionali con 43,2 milioni nel 2010. A causa di un periodo di calo negli arrivi durato
dal 2007 al 2009 è stata superata dalla Cina; solo nel 2010 il turismo estero ha ripreso a
crescere35.
Infatti dai dati della bilancia turistica Italiana registrati mensilmente dalla Banca d’Italia,
ripropongono per il 2009 la situazione di criticità del turismo proveniente dall’estero, con
entrate in calo del (-7,2%), ma consentono di estendere l’analisi anche al 2010 e ai primi
mesi del 2011, mettendo in evidenza l’inversione di tendenza che con alcune eccezioni ha
caratterizzato le dinamiche dell’anno scorso.
Nel 2010 le spese dei viaggiatori stranieri in Italia (cioè la somma delle spese effettuate dai
turisti stranieri in Italia per l’acquisto di beni e servizi utilizzati per e durante la vacanza,
ovvero nel viaggio e nel soggiorno turistico) pari a 29.250 milioni di euro sono aumentate
dello 1,2% rispetto al 200936 (grafico 4.5).

4.5 Spesa dei viaggiatori stranieri in Italia dal 2007 al 2010.


(milioni di euro)

31.500

31.000

30.500

30.000

29.500

29.000

28.500

28.000

27.500
2007 2008 2009 2010

Fonte: Banca d’Italia

35
Informazioni raccolte dall’Indagine dell’UNWTO (Organizzazione mondiale del turismo) su gli effetti
della crisi nel settore turistico mondiale.
36
Informazioni raccolte dalla: “Relazione annuale della Banca d’Italia sull’andamento dell’economia Italiana
2010”.

41

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Il dato è la sintesi di andamenti differenziati, in calo per alcuni paesi e in crescita per altri.
Tra quelle in calo sono state le entrate provenienti da Olanda, Germania e Australia a
contrarsi maggiormente. Tra i valori in crescita invece si evidenzia in particolare,
l’incremento del 36,1% della spesa dei viaggiatori russi e del 32,2% di quelli giapponesi.
La graduatoria dei mercati esteri che hanno generato le maggiori entrate turistiche nel
nostro Paese e che vede ai primi posti Germania, Stati Uniti e Regno Unito, cambia
notevolmente se si prende in considerazione la spesa media pro-capite giornaliera: sono
stati i viaggiatori russi quelli che mediamente hanno speso di più durante il loro soggiorno
in Italia (194 euro circa), seguiti da giapponesi (152,3 euro), australiani e svizzeri (126 euro
circa), come si evince dal (grafico 4.6).

4.6 Spesa dei viaggiatori stranieri in Italia per stato di residenza.


(composizione %)

Fonte: Banca d’Italia

A livello territoriale la Puglia, il Piemonte e l’Emilia Romagna sono le regioni in cui


maggiore è stata nel 2010 la crescita della spesa dei viaggiatori stranieri, con tassi
d’incremento a due cifre.
Sia la graduatoria basata sulla spesa globalmente sostenuta dagli stranieri che quella basata
sull’entità della spesa media pro-capite giornaliera vedono ai primi due posti Lazio e
Lombardia: nel Lazio in cui si è concentrato il 17,4% delle entrate turistiche Italiane del
2010, la spesa media pro-capite degli stranieri si è attestata sui 120 euro giornalieri; in
Lombardia verso cui è affluito il 15,7% delle entrate, la spesa media giornaliera pro-capite è
stata di 111 euro, come risulta dal (grafico 4.7).
42

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Occorre sottolineare che la maggior parte della spesa degli stranieri sia indirizzata verso
poche province Roma da sola ne ha attratto il 16,8%, praticamente la quasi totalità delle
entrate del Lazio, poi vi è Milano con 8,9%, ed Venezia con 8,6%, (grafico 4.8).

4.7 Spesa dei viaggiatori stranieri in Italia per regione visitata.


(composizione %)

Fonte: Banca d’Italia

4.8 Spesa dei viaggiatori stranieri in Italia per provincia visitata.


(composizione %)

Fonte: Banca d’Italia

43

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Inoltre dal rapporto di unioncamere 2010 risulta in primo luogo che i turisti stranieri
preferiscono soggiornare in alberghi o villaggi turistici e meno in case private ed strutture
complementari (grafico 4.9), in secondo luogo che il soggiorno degli stranieri in Italia dura
in media meno di 5 notti.
Considerando invece le principali motivazioni di viaggio, le spese dei turisti stranieri venuti
in Italia per vacanza che rappresentano la netta maggioranza (grafico 4.10), sono aumentate
dell’(+1,9%).

4.9 Tipologia di alloggio dei turisti stranieri in Italia.


(composizione %)

10%

31%
59%

Albergo e villagio turistico Abitazioni private Strutture complementari

Fonte: Banca d’Italia

4.10 Le principali motivazioni di viaggio dei turisti stranieri In Italia.


(composizione %)

Fonte: Banca d’Italia

44

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Dai dati relativi alla spesa dei viaggiatori stranieri per regione e provincia emerge
un aspetto molto importante del turismo estero.
I turisti stranieri che scelgono il nostro Paese per trascorrere le loro vacanze, preferiscono
visitare le città d’arte (36,1%) piuttosto che soggiornare in località balneari (24%), a
differenza dei turisti Italiani. L’andamento complessivo delle uscite turistiche dell’Italia
conferma la crisi del turismo internazionale nel 2009 e l’inversione di tendenza del 201037.
Per quanto concerne il turismo esterno a fronte di un calo del 4,3% nel 2009, nel 2010 le
spese dei viaggiatori Italiani all’estero pari a 20.458 milioni di euro sono aumentate
dell’1,9% (grafico 4.11) rispetto al 2009. Tra le destinazioni principali la crescita è stata
particolarmente sostenuta in Spagna (+17,5%), Grecia (+12,1%) ed Egitto (+11,7), come
risulta dal (grafico 4.12).

4.11 La spesa dei viaggiatori Italiani all’estero dal 2007 al 2010.


(milioni di euro)

21.000

20.800

20.600

20.400

20.200

20.000

19.800

19.600

19.400
2007 2008 2009 2010

Fonte: Banca d’Italia

37
Informazioni raccolte dalla “Relazione sul turismo italiano 2010” a cura di Unioncamere.

45

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4.12 Spesa dei viaggiatori Italiani all’estero per stato visitato.
(composizione %)

Fonte: Banca d’Italia

Occorre osservare che i turisti Italiani all’estero preferiscono soggiornare in alberghi e


villaggi turistici anche se negli ultimi anni si è verificato un incremento delle strutture
private (case in affitto, case di proprietà ecc..), come risulta dal (grafico 4.13).
Inoltre il soggiorno degli Italiani all’estero dura in media meno di 4 notti, per quanto
riguarda la motivazione del viaggio prevale la vacanza con il 46,2% ed il lavoro con il
30%38, come si evince dal (grafico 4.14).

4.13 Tipologia di alloggio dei turisti Italiani all’estero.


(composizione %)

9%

31%

60%

Albergo e villagio turistico Abitazioni private Strutture complementari

Fonte: Banca d’Italia

38
Le informazioni contenute nella sezione 4.2 sono tratte dal “Rapporto DATATUR trend e statistiche
sull’economia del turismo” realizzato da FEDERALBERGHI in collaborazione con il Centro Italiano di studi
superiori sul turismo e sulla promozione turistica-Assisi.

46

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4.14 Le principali motivazioni di viaggio dei turisti Italiani all’estero.
(composizione %)

Fonte: Banca d’Italia

47

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Capitolo 5
Analisi delle principali tipologie di turismo

Introduzione
In Precedenza abbiamo analizzato la domanda turistica in base alla provenienza dei
viaggiatori, ora passiamo ad analizzare la domanda turistica in base ai motivi per cui il
turista intende viaggiare.
Da questo punto di vista la suddivisione più intuitiva è quella che individua due grandi
macroaree quali; quella del turismo da vacanza (o svago) e quella del turismo d’affari.
Il turismo d’affari (o “a rimborso”) è quella particolare forma di turismo che si riferisce al
viaggio di tipo professionale nel quale il costo non è sostenuto dal fruitore del servizio, ma
a monte dall’azienda committente o di appartenenza.
Le scelte dei turisti d’affari sono incentrate sulla categoria (è richiesta una certa qualità del
servizio), sulla localizzazione della struttura alberghiera, sulla flessibilità del ristorante
(rapidità del servizio ed elasticità dell’orario), sull’efficienza dei servizi collaterali (telefono
internet ecc..), sulla disponibilità di sale riunioni ed anche su un valido servizio di gestione
del tempo libero.
I viaggi d’affari in Italia nel 2010 sono stati oltre 30 milioni con una crescita rispetto
all’anno precedente del 3,2%. Il dato complessivamente positivo nasconde però importanti
differenziazioni rispetto alla destinazione.
La crescita appare decisamente più marcata sul segmento internazionale; il mercato interno
risulta “frenato” dalla crescita contenuta dei viaggi con destinazione nella stessa regione
sede dell’azienda mentre i viaggi in Italia hanno registrato un discreto incremento
superando i 10 milioni.
In ambito internazionale sono soprattutto i viaggi verso destinazioni extraeuropee a crescere:
nel 2010 hanno sfiorati i 1,8 milioni con un incremento del 13% rispetto all’anno
precedente. Più contenuta ma comunque importante, la crescita sul segmento Europa che
raggiunge il 5% su base annua39, come si evince dalla (tabella 5.1).

39
Dal testo: “Il turismo nell’economia Italiana” a cura di Franco Paloscia.

48

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5.1 Viaggi d’affari per destinazione

In Nel resto Totale In Extra Totale Totale


regione d’Italia nazionale Europa Europei internazionali
Viaggi 11.509 10.065 21.574 6.705 1.790 8.495 30.069
2010
Viaggi 11.409 9.763 21.172 6.385 1.584 7.991 29.140
2009
Varia.. % 0,9% 3,1% 1,9% 5,0% 13,0% 6.3% 3,2%
2010/2009

Il settore che realizza il maggior numero di viaggi d’affari è quello della distribuzione
commerciale con circa il 40% seguito dal settore dei servizi con circa il 35%. La durata più
frequente per un viaggio d’affari è compresa tra 2 o 3 giorni. Mentre il turismo da vacanza
comprende:
- Turismo culturale.
- Turismo religioso.
- Turismo balneare.
- Turismo montano
- Turismo natura.
Queste sono le tipologie classiche ma sono presenti numerosi altri turismi come il turismo
enogastronomico e l’enoturismo, il turismo termale, il turismo dei laghi, il turismo
crocieristico ecc.

49

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5.1 Turismo culturale
L’inestimabile patrimonio artistico e culturale da sempre rappresenta, una delle principali
motivazioni di viaggio. Al forte appeal generato dal classico circuito delle grandi città
d’arte, si affiancano un rinnovato e sempre maggiore interesse per i centri minori, per i
piccoli borghi e per gli eventi e tradizioni locali.
I voli Low cost ed internet hanno favorito questa tendenza: i primi hanno il merito di aver
incrementato il numero di passeggeri che utilizzano l’aereo, permettendo il raggiungimento
di destinazioni secondarie; Internet ed in particolare la promozione online hanno invece,
dato visibilità a realtà turistiche celate dai grandi canali dell’intermediazione e della
ricettività.
Anche i calendari di manifestazioni, mostre, sagre, e feste religiose possono oggi entrare
nelle case degli utenti collegati da ogni parte del mondo, che possono essere considerati
tutti potenziali clienti.
La riclassificazione effettuata dall’istat in merito alle tipologie di località prescelte durante
la visita del nostro paese, consente di determinare la quota della domanda turistica che
privilegia la fruizione di città d’interesse storico ed artistico rispetto ad altre tipologie di
turismo40.
Nel 2010 le città d’arte si confermano al secondo posto tra i prodotti turistici, con il 32,7%
degli arrivi ed il 22,3% delle presenze registrate nel comparto ricettivo Italiano.
La ricchezza del patrimonio storico-artistico del territorio registra un forte interesse sul
mercato internazionale considerando che il peso del turismo estero corrisponde al 36,1% sul
totale delle presenze stimate in Italia.
Distinguendo il movimento turistico a seconda della provenienza dei visitatori è possibile
osservare come per gli Italiani, gli arrivi con motivazione d’arte incidono per poco più di un
quarto rispetto al totale degli arrivi (è per il 26,7% dei pernottamenti), mentre gli stranieri
(provenienti soprattutto dal Giappone, dagli Stati Uniti, infine dalla Spagna, come risulta
grafico 5.3) che visitano queste località rappresentano circa il 75% (e il 73,3% dei
pernottamenti), come si evince dal (grafico 5.2). Poiché come già evidenziato in precedenza
le città d’arte del nostro paese vengono visitate soprattutto da turisti stranieri, che le
preferiscono alle località balneari e montane.

40
Dal testo: “Rapporto sul turismo Italiano 2005-2006 XIV” a cura di Emilio Becheri.

50

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5.2 Incidenza del turismo culturale rispetto al movimento complessivo dei turisti.
(composizione %)

45
40
35
30
25
20
15
10
5
0
Italiani Stranieri Totale
arrivi presenze

Fonte: ISTAT

5.3 I principali paesi di provenienza dei turisti stranieri che visitano le città d’arte.

Fonte: Osservatorio nazionale del turismo-dati unioncamere

Sempre con riferimento al turismo culturale la regione più visitata si conferma il Lazio che
conta quasi il 20% di vacanze nelle sue destinazioni culturali, la Toscana si posiziona al
secondo posto, seguita dalla Lombardia ed in misura minore, dall’Emilia Romagna, dal
Veneto e dalla Sicilia (tabella 5.4).

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In precedenza abbiamo sottolineato i principali paesi di provenienza dei turisti stranieri
invece per quanto concerne il flusso turistico nazionale, i visitatori provengono
principalmente dalla Lombardia, dal Lazio, dalla Campania e dalla Sicilia, come si evince
dalla (tabella 5.4).
Nel 2010 tra le città più visitate spiccano Roma e Milano che rispettivamente occupano i
primi due gradini del podio internazionale.
La prima differenza nei gusti tra stranieri e Italiani, si incontra al terzo e quarto gradino del
podio. Infatti mentre gli Italiani scelgono rispettivamente il fascino senza tempo di Firenze
e a seguire i suggestivi canali e campanili di Venezia, i turisti stranieri preferiscono la città
lagunare a Firenze che slitta in quarta posizione. Palermo invece chiude la top 5 dei
connazionali, mentre in quella dei turisti stranieri compare la bella Sorrento, perla del golfo
di Napoli.

5.4 Le regioni più visitate in relazione turismo culturale


(composizione %)

Fonte: ISTAT

Per quanto concerne l’offerta ricettiva delle destinazioni culturali Italiane è costituita
soprattutto da strutture alberghiere (pari al 63% di quelle presenti nei centri culturali e al
25,6% sul totale nazionale), mentre si conferma il trend in crescita della ricettività
extralberghiera, dei B&B, e delle abitazioni private41.
Quello che spinge i turisti Italiani ed esteri a visitare le città d’arte: è volontà di conoscere la
ricchezza del patrimonio storico artistico, ma soprattutto il desiderio di scoprire le bellezze
naturalistiche del territorio. Le città d’arte sono anche luoghi dove conciliare la curiosità
nella scoperta di nuovi posti, alla possibilità di relax.
Nel corso del soggiorno i turisti visitano musei e mostre il 24,3% e i monumenti e siti di
interesse archeologico il 23,8% e fanno escursioni visitando gli itinerari nei dintorni il
35,4%.
41
Informazioni raccolte dalla “Relazione sul turismo italiano 2010” a cura di Unioncamere.

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La vacanza è inoltre un momento ideale per dedicarsi allo shopping e alla degustazione
della gastronomia locale per il 16,5% dei turisti.
Infine occorre sottolineare che in media, i turisti che soggiornano nelle città d’arte Italiane
spendono pro-capite circa 127 euro per il viaggio di A/R, che si dimostra più caro per chi
viene dall’estero (circa 156 euro), mentre la spesa giornaliera per l’alloggio è pari a 44 euro
a persona.
Nelle destinazioni culturali quasi un terzo dei consumi turistici rientra nel comparto
dell’ospitalità il 30,3%, mentre il 18,3% della spesa viene destinato alle attività ricreative,
culturali e di intrattenimento. Il settore della ristorazione assorbe il 9,6% della spesa per i
pasti consumati presso ristoranti e pizzerie ed il 5,6% per bar, caffè e pasticcerie.
Seguono gli acquisti per abbigliamento e calzature il 10% e per prodotti di altre industrie
manifatturiere il 9,7%42, come si evince dalla (tabella 5.5).

5.5 L’ impatto economico della spesa turistica culturale sugli altri settori.
(composizione %)

Settore Italiani Stranieri Totale


Strutture ricettive 28% 32,1% 30,3%
Ristoranti e pizzerie 10% 9,2% 9,6%
Bar, caffè 4,9% 6,1% 5,6%
Attività ricreative 19,3% 17,5% 18,3%
Abbigliamento e 11% 9,3% 10%
calzature
Industrie 10,3% 9,1% 9.7%
manifatturiere
Agroalimentare 9,5% 7,2% 8,2%
Giornali, guide editoria 4,6% 4,9% 4,8%
Trasporti 2,3% 4,6% 3,6%

42
Le informazioni contenute nella sezione 5.1 sono tratte dal “Rapporto DATATUR trend e statistiche
sull’economia del turismo” realizzato da FEDERALBERGHI in collaborazione con il Centro Italiano di studi
superiori sul turismo e sulla promozione turistica-Assisi.

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5.2 Il turismo religioso
L’espressione “turismo religioso” può a prima vista apparire irriguardosa unendo l’idea del
tempo libero e della vacanza con quella della spiritualità; ma ormai è invalsa nel linguaggio
comune e nello stesso linguaggio giuridico al pari di altre analoghe forme, come turismo
culturale, turismo congressuale, turismo d’affari ecc,.
Il turismo religioso si lega direttamente alla necessità di individuare luoghi di spiritualità
presso cui compiere un cammino di purificazione o presso i quali allacciare un rapporto più
diretto con il trascendente o più semplicemente ove potenziare la propria spiritualità:
i sintesi il luogo santo come catalizzatore delle proprie esigenze di religiosità.
Il movimento turistico per motivazioni religiose rappresenta una tipologia fondamentale,
tradizionale e tipica del sistema nazionale alla quale corrisponde una figura specifica di
cliente, quella del pellegrino, ma appare di difficile definizione tante che normalmente non
viene ufficialmente rilevato dalle statistiche ufficiali che considerano e riclassificano le
località in funzione della motivazione di visita prevalente. La difficoltà di stima dipende da
due ragioni principali:
- Il turismo religioso è spesso associato ad altre tipologie che rendono impossibile la sua
individuazione specifica del pellegrino all’interno delle altre figure turistiche;
ad esempio nel caso di Roma è difficile individuare la quota di turismo religioso all’interno
dell’insieme delle motivazioni presenti che comprendono in primo luogo turismo d’arte,
d’affari ed il cosiddetto turismo “politico istituzionale”. La città è classificata come città
d’arte. La motivazione religiosa può essere indotta solo da analisi campionarie.
- La figura del pellegrino che visita un santuario si sdoppia in realtà in due sottofigure
tipiche che sono quella del pellegrino escursionista e quella del pellegrino turista. Il primo
non pernotta in una località ma la visita nell’arco di una giornata; il secondo vi pernotta e
diventa un turista.
Inoltre è da tenere presente che la composizione dell’offerta è molto diversificata così come
anche le modalità di fruizione43.
Il TCI44 ha stimato che in Italia vi siano 1.763 santuari su più di 100.000 chiese, ma in
realtà i santuari famosi ed in grado di attirare una clientela propriamente turistica sono
relativamente pochi, circa un ventina, pur determinando considerevoli flussi turistici come
nel caso di San Giovanni Rotondo (Puglia), Assisi (Umbria) e Loreto (Marche). In realtà
anche nel caso di Assisi e Loreto la motivazione religiosa è associata ad altre motivazioni.

43
Dal testo: “Codice del turismo religioso” a cura di Antonio G.Ghizzoniti.
44
Dati forniti dal “Touring Club Italiano”.

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Tenuto conto di queste precisazioni e considerando le varie fonti disponibili45 si arriva a
stimare che i viaggi per motivazione esclusivamente o prevalentemente religiosa in Italia
rappresentano normalmente circa l’1% del totale stimato e possono raggiungere una quota
del 2,5% in presenza d’importanti eventi religiosi (Giubileo 2000, la morte del Papa
Giovanni Paolo II, la nomina di Papa Benedetto XVI ecc..,).
Anche se nel 2010 il turismo religioso, ha fatto registrare nel nostro Paese un vero e proprio
record superando l’annata del Giubileo nel 2000 con più di 40 milioni di pellegrini in
movimento (il 3% del totale degli arrivi) per oltre 20 milioni di pernottamenti (il 2,6% del
totale dei pernottamenti) e una crescita totale del 20% e con il 2.8% della spesa complessiva
per il turismo effettuata all’interno del paese.
Inoltre i primi dati del 2011 confermano questa crescita positiva del turismo religiose basti
pensare all’incremento di visitatori a Roma durante la beatificazione di Papa Giovanni
Paolo II.
In realtà in Italia come già sottolineato, le località in grado di attivare consistenti flussi
turistici, considerando a parte il caso di Roma di fatto sono riconducibili a cinque casi: San
Giovanni Rotondo, Pompei, Assisi, Loreto e Padova, con i soli casi di San Giovanni di Dio
a valenza esclusivamente turistica e di Loreto a valenza prevalentemente turistica; più
promiscuo appare il caso di Pompei.
Queste località sono in grado di radunare circa il 65% dei turisti religiosi. Inoltre tutte le
altre località spirituali sono caratterizzate dalla presenza di un forte movimento giornaliero.
Considerando la componente estera. I turisti stranieri provengo soprattutto dalla Spagna,
dalla Francia, dalla Germania dagli Stati Uniti, come risulta dalla (tabella 5.6), da non
sottovalutare il notevole ruolo che nel loro insieme hanno i paesi latino-americani che
rappresentano la domanda di turismo religioso a più forte intensità, mentre in termini
assoluti, ovviamente prevalgono i paesi con forti quote di turismo generale orientate verso
l’Italia.
Infine occorre osservare che la ricettività tipica normalmente utilizzata per i viaggi dei
turisti religiosi è normalmente quella alberghiera, con un percentuale di utilizzazione che è
intorno al 70% (solo 30% dei turisti preferisce soggiornare in strutture complementari e/o in
strutture private), inoltre la durata media del viaggio è di 2 giorni per gli Italiani e di 3 per
giorni per i turisti stranieri46.

45
“Indagine sui viaggi degli italiani” a cura dell’ISTAT e “L’indagine sui passaggi alle frontiere” a cura
dell’UIC.
46
Le informazioni contenute nella sezione 5.2 sono tratte dal “Rapporto DATATUR trend e statistiche
sull’economia del turismo” realizzato da FEDERALBERGHI in collaborazione con il Centro Italiano di studi
superiori sul turismo e sulla promozione turistica-Assisi.

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5.6 I principali paesi di provenienza dei turisti stranieri che visitano l luoghi religiosi.
(composizione %)

Paese di provenienza Peso %


Spagna 28,4%
Francia 24,7%
Germania 9,1%
Usa 7,9%
Polonia 3,7%
Portogallo 3,6%
Svizzera 3,5%
Regno Unito 3,4%
Cile 3,4%
Messico 3,3%
Argentina 2,8%
Brasile 2,3%

5.3 Turismo balneare


Per turismo balneare si intende quella vacanza nella quale si staziona in una località di
mare. Il turismo del mare è il comparto più concorrenziale è più critico del sistema turistico
nazionale.
A partite dagli anni settanta diversi paesi dell’Area mediterranea sono entrati nel mercato
del turismo del mare, mentre altri hanno rinnovato le loro offerte poggiando essenzialmente
sulla concorrenza allargata di villaggio turistico ed esercitando una forte concorrenza alle
destinazioni Italiane.
Successivamente si è accentuata la concorrenza anche con riferimento alla componente
domestica, attratta dai bassi prezzi dei concorrenti mediterranei.
Primi effetti si sono manifestati già negli anni ottanta, in buona parte nascosti dallo sviluppo
di altri turismo quali ad esempio; quelli delle città d’arte e d’affari e religioso.
Per i residenti la competitività si è accentuata dalla seconda metà degli anni novanta quando
la diffusione del mezzo aereo, associata ad una minima conoscenza della lingua inglese ed
alla diffusione dei pacchetti inclusive tour ha reso possibile scoprire destinazioni assai più
competitive in termini di prezzi e con una specifica garanzia di qualità.
È ovvio che il primo a risentire possa essere stato il mercato domestico delle vacanze
balneari per il suo posizionamento di maturità, per la forte stagionalità e per la scarsa
presenza di vere e proprie innovazioni.

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Nonostante ciò il turismo balneare è ancora oggi il primo prodotto turistico in Italia per
quota di presenze registrate negli esercizi ricettivi alberghieri ed extralberghieri.
Le località balneari Italiane infatti ospitano il 30,6% delle presenze turistiche totali stimate
negli esercizi ricettivi: il 36,3% delle presenze turistiche Italiane e il 23,4% delle presenze
turistiche straniere nelle destinazioni Italiane47.
Nel corso del 2010 turisti Italiani ed stranieri hanno svolto 51,7 milioni di vacanze nelle
destinazioni balneari del Bel Paese, scegliendo in prevalenza le coste della Liguria,
dell’Emilia Romagna della Sicilia e della Puglia.
Le regioni dalle quali provengono i flussi turistici più consistenti di vacanzieri sono la
Lombardia, la Campania e il Lazio, mentre quelle che contano le quote maggiori di turismo
interno sono la Campania , la Sicilia, il Veneto e il Lazio, come risulta dalla (tabella 5.7).
Mentre i turisti stranieri provengo soprattutto dalla Francia, dagli Stati Uniti e dal Regno
Unito come si evince dal (grafico 5.8). Complessivamente nel 2010 il turismo balneare ha
registrato un andamento in flessione rispetto all’anno precedente (-1,2%). Questo trend ha
toccato in particolare due periodi:
 L’inizio dell’anno (fino ad aprile), che risulta fortemente influenzato dagli effetti
climatici e fa registrare (- 8,5) punti percentuali a marzo e (-7) ad aprile.
 L’alta stagione, quando le imprese ricettive, che in pochi mesi devono realizzare
gran parte del fatturato dell’anno, dimostrano meno flessibilità di offerta sui prezzi e
perdono in media tra i (-4,6) punti percentuali (in luglio) ed i (-7,3) punti percentuali
(in agosto).
Mettendo in evidenza un grande cambiamento che ha coinvolto il turismo balneare negli
ultimi anni: i turisti (soprattutto Italiani) che preferiscono il mare non effettuano più la loro
vacanza nel periodo tra luglio ed agosto ma soprattutto nei mesi di giugno e settembre cioè
in bassa stagione. Infatti nel 2011 turismo punterà dunque, sulla bassa stagione quando la
clientela può avvalersi di una politica promozionale più diffusa, avviata soprattutto dal
comparto alberghiero.

47
Dal testo“ Rapporto sul turismo Italiano 2008-2009 XVI”, a cura di Emilio Becheri.

57

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5.7 Le regioni più visitate in relazione turismo balneare.
(composizione %)

Fonte: ISTAT

5.8 I principali paesi di provenienza dei turisti stranieri in relazione al turismo balneare.

Fonte: Osservatorio nazionale del turismo-dati unioncamere

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Gli esercizi ricettivi delle località balneari Italiane sono quasi 53 mila unità. Il comparto
alberghiero è composto da oltre 9 mila esercizi (pari al 17,4% di quelli presenti nelle
località marine Italiane).
Mentre il comparto extralberghiero è composto da oltre 44 mila esercizi ricettivi, soprattutto
campeggi e villaggi turistici (che rappresentano il 35,6% delle strutture ricettività presenti
nelle destinazioni balneari), anche se in leggera diminuzione negli ultimi anni mentre è in
aumento il numero dei B&B e delle strutture private48.
Per quanto riguarda la motivazione del viaggio, sulla scelta della destinazione balneare
incide soprattutto il desiderio di trascorrere vacanze rilassanti, in un ambiente paesaggistico
di prestigio, che offre occasioni di divertimento e la possibilità di praticare sport, in secondo
luogo anche la possibilità di essere ospitati da amici e parenti e la convenienza economica.
Nel corso del soggiorno, il 52,4% dei turisti pratica un’attività sportiva, il 31,3% fa delle
escursioni giornaliere, il 6,2% fa shopping ed il 10% degusta prodotti tipi.
La spesa media sostenuta per trascorrere una vacanza nelle località balneari italiane è pari a:
 Per il viaggio a/r, 72 euro per i turisti Italiani e 174 euro per gli stranieri;
 Per l’alloggio, 50 euro al giorno spesi dagli Italiani e 59 euro dagli stranieri;
 Per i pacchetti tutto - compreso, acquistati dai turisti che organizzano la vacanza con
l’aiuto di un’agenzia di viaggio o di un tour operator, 89 euro spesi al giorno dagli
Italiani e 116 euro dagli stranieri;
 Per gli extra viaggio e alloggio, 62 euro al giorno (59 euro spesi dagli Italiani
e 68 euro dagli stranieri).
Tra le spese realizzate nel corso del soggiorno turistico il 31,8% è relativo all’alloggio ed il
17,5% ai pasti consumati in ristoranti, pizzerie, bar, caffè e pasticcerie.
Inoltre nelle località balneari i turisti dedicano il 17,8% del budget di vacanza alle attività di
intrattenimento, il 10,5% agli acquisti di abbigliamento e calzature e l’8,8% a quelli di
prodotti agroalimentari49, come si evince dalla (tabella 5.9)

48
Informazioni raccolte dalla “Relazione sul turismo italiano 2010” a cura di Unioncamere.
49
Le informazioni contenute nella sezione 5.3 sono tratte dal “Rapporto DATATUR trend e statistiche
sull’economia del turismo” realizzato da FEDERALBERGHI in collaborazione con il Centro Italiano di studi
superiori sul turismo e sulla promozione turistica-Assisi.

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5.9 L’ impatto economico della spesa turistica balneare sugli altri settori.
(composizione %)

Settore Italiani Stranieri Totale


Strutture ricettive 31% 33,3% 31,8%
Ristoranti e pizzerie 13% 10,6% 12,1%
Bar, caffè 5,1% 6% 5,4%
Attività ricreative 19,3% 15,3% 17,8%
Abbigliamento e 9,8% 11,6% 10,5%
calzature
Agroalimentare 8,7% 8,8% 8,8%
Industrie 7,1% 8,5% 7.6%
manifatturiere
Giornali, guide editoria 4,5% 3,8% 4,2%
Trasporti. 1,6% 1,9% 1,7%

5.4 Il turismo montano


La montagna con la sua caratterizzazione di turismo bistagionale (estivo e invernale), ha
visto un’evoluzione delle motivazioni della propria scelta, dopo un boom dello sci degli
anni ottanta e novanta.
La montagna invernale ha molto risentito di un andamento climatico non ben prevedibile,
ma può considerarsi in una fase di maturità, con tassi di aumento ridotti, perché ormai il
pubblico dei fruitori è definito e non più allargabile.
Per la montagna estiva è sempre più forte il legame con le forme di soggiorno esperienziale,
riconducibili all’ambiente ed alle attività sportive e soggiorno relax quando è possibile
anche in modo orientato al benessere.
Questa tipologia di offerta tuttavia pare sempre più orientata ad una funzione di turismo
integrativo di altre tipologie per cui si effettua una settimana di vacanza relax in una località
montana, associata ad un periodo di soggiorno più frenetico al mare in una destinazione
estera. Mentre le vacanze montane invernali appaiono monovalenti e fortemente orientate
alla sola risorsa neve, quelle estive si caratterizzano per una pluralità di opzioni e per una
molteplicità di nicchie di mercato, di dimensione ridotta se prese singolarmente, ma
significative se considerate nel loro insieme: sentieri e andar per rifugi, soggiorno relax
terapeutico, trekking, greenways, rafting, torrentismo ecc…

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La pratica della montagna estiva associata ai diversi turismi ambientali presenta ancora
grandi potenzialità di sviluppo perché, almeno fino ad oggi, non è stata mai effettuata una
promozione coordinata ed integrata.
Dopo un periodo di crisi e instabilità che ha caratterizzato il settore turistico, negli ultimi
anni (fine 2009) il turismo montano ha ripreso la sua crescita anche se con ritmi meno
elevati rispetto ad altre forme di turismo come quello religioso e culturale, grazie soprattutto
alla diffusione delle vacanze montane estive (caratterizzate come gia evidenziato da una
pluralità di attività quindi non solo dallo sci o da altre attività tipicamente invernali)50.
Infatti nel 201051 le presenze nelle strutture ricettive che interessano le località di montagna
Italiane rappresentano il 12,8% del totale nazionale (+2,3% rispetto al 2009), che permette
alla montagna di posizionarsi al terzo posto tra i prodotti turistici Italiani (dopo il mare e le
città di interesse culturale).
Nel dettaglio della provenienza dei flussi turistici, la maggior parte delle presenze sono
generate da turisti Italiani (60,2% delle presenze in montagna) mentre i turisti stranieri
rappresentano solo il (38,8% del totale delle presenze in montagna).
Come di consueto la domanda di turismo verso le destinazioni di montagna segue la
ciclicità stagionale: buona l’occupazione nei primi mesi dell’anno (42,8% di camere
vendute tra gennaio e marzo) e nei mesi di punta della stagione estiva (65% di camere
vendute tra luglio e agosto).
Tra le prime destinazioni si conferma il Trentino Alto Adige, seguito dalla Lombardia, dal
Piemonte ed infine dalla Valle d’Aosta. Le regioni dalle quali provengono i flussi turistici
più consistenti di vacanzieri sono la Lombardia, il Veneto, il Piemonte ed infine l’Emilia
Romania, come risulta dalla (tabella 5.10). Mentre i turisti stranieri provengono soprattutto
dalla Svizzera, dalla Austria e dalla Germania, come si evince dal (grafico 5.11).

5.10 Le regioni più visitate in relazione turismo montano.


(composizione %)

Fonte: ISTAT

50
Dal testo“ Rapporto sul turismo Italiano 2008-2009 XVI”, a cura di Emilio Becheri.
51
Elaborazione ISNART su dati ISTAT

61

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5.11 I principali paesi di provenienza dei turisti stranieri in relazione al turismo montano.

Fonte: Osservatorio nazionale del turismo-dati unioncamere


Nelle destinazioni turistiche le
Nelle destinazioni turistiche legate al prodotto montagna si contano oltre 25 mila strutture
(pari al 17,2% dell’offerta nazionale).
L’ospitalità ricettiva montana si caratterizza per una presenza diffusa di alloggi in affitto,
che in termini di numerosità delle strutture circa 11,7 mila che rappresentano il 46,8% della
ricettività in montagna, superando la consistenza alberghiera con circa 7,2 mila esercizi
(pari al 28,9% della ricettività in montagna).
Nonostante gli alloggi in affitto siano il punto di riferimento per lo scenario dell’ospitalità
montana, rispetto al 2007 proprio questa tipologia ricettiva registra un forte calo sia in
termini numerici (-39,9% di esercizi) che di capacità ricettiva (-30,4% di posti letto). A tale
flessione invece si contrappone la crescita del numero di B&B (+76,7%)52.
Occorre evidenziare che turisti che scelgono la montagna come destinazione di vacanza,
sono motivati, innanzitutto dalla voglia di praticare sport e in alternativa da quella di
riposarsi. Risulta determinante inoltre il desiderio di visitare le bellezze naturali del
territorio ma anche di trascorrere una vacanza presso amici e parenti.

52
Informazioni raccolte dalla “Relazione sul turismo Italiano 2010” a cura di Unioncamere

62

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Durante il soggiorno, i turisti così come desiderato praticano sport il 61,4%, esplorano le
risorse del territorio svolgendo escursioni il 24,6%, degustando i prodotti tipici locali il
10,5%, nel tempo libero inoltre si dedicano allo shopping il 3,5%.
In media i turisti che trascorrono la vacanza in montagna spendono al giorno pro-capite
circa 79 euro (20 euro di più se provenienti dall’estero) per raggiungere la destinazione e
quasi 59 euro per l’alloggio.
Una volta sul posto per l’acquisto di beni e servizi, spendono in media quasi 76 euro al
giorno. La maggior parte delle spese si concentrano nel comparto ricettivo e ristorativo.
In particolare per l’alloggio confluisce il 21,4% delle spese. Relativamente agli altri settori,
i turisti acquistano abbigliamento e calzature e svolgono attività ricreative, culturali e di
intrattenimento53, come si evince dalla (tabella 5.12).

5.12 L’ impatto economico della spesa relativa al turismo montano sugli altri settori.
(composizione %)

Settore Italiani Stranieri Totale


Strutture ricettive 19,6% 24,7% 21,4%
Ristoranti e pizzerie 14,1% 13,3% 13,8%
Bar, caffè 4,8% 6,3% 5,2%
Abbigliamento e 22,6% 14,6% 19,8%
calzature

Attività ricreative 17% 17,2% 17,3%


Industrie 9,5% 11,9% 10,3%
manifatturiere
Agroalimentare 8,3% 6,5% 7,7%
Giornali, guide editoria 3,4% 3,1% 3,2%
Trasporti 0,8% 2,9% 1,5%

53
Le informazioni contenute nella sezione 5.4 sono tratte dal “Rapporto DATATUR trend e statistiche
sull’economia del turismo” realizzato da FEDERALBERGHI in collaborazione con il Centro Italiano di studi
superiori sul turismo e sulla promozione turistica-Assisi.

63

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5.5 Turismo natura (Nature-based)
Il turismo natura è caratterizzato“dall’intreccio fra la domanda turistica e l’offerta incentrata
sui servizi, le risorse, i beni, le produzioni tipiche, le culture e le tradizioni dell’ambiente e
del sistema di vita dei territori e dei borghi rurali”54.
In altre parole il turismo natura è una forma di turismo legata sia alle risorse naturali, come
parchi, riserve, grotte, fiumi, laghi, monti mare ecc., sia ai “paesaggi” e gli “ambienti”
umani che connotano i borghi e i territori rurali, inclusi quindi non solo le opere, gli edifici
e i manufatti tradizionali aventi valore storico e demo-etno-antropologico, ma anche le
sagre, le feste e le tradizioni locali legate al ciclo dell’anno e al ciclo dell’uomo,
comprendenti anche le manifestazioni e le opere che si collegano alle credenze e alla
religiosità.
Rientrano nel concetto di turismo natura anche l’artigianato artistico e tradizionale, i
produttori, le loro produzioni tipiche e i modi di produrre, l’enogastronomia, le Strade del
vino, dell’olio, del pane, le Strade e i luoghi del gusto le loro “atmosfere”, le storie che
questi luoghi “raccontano”e che nell’immaginario collettivo costituiscono una parte
importantissima del valore dei prodotti, le cantine le trattorie, le taverne, le osterie che
propongono l’enogastronomia locale.
Interessa le attività e i servizi che tali territori offrono per il tempo libero, l’animazione e lo
sport (come il cicloturismo, l’ippoturismo, il rafting ecc..) e tutte le figure professionali
collegate (come le guide naturalistiche, guide turistiche ecc..)
Occorre osservare che molti autori sostengono di distinguere il concetto di turismo”natura”
da quello di turismo “rurale”55.
Il turismo “natura” si dovrebbe riferire esclusivamente al movimento turistico che ha come
motivazione la visita di parchi e riserve naturali e a tutte le attività praticabili all’aria aperta
in mezzo alla natura, mentre il turismo rurale “dovrebbe comprendere sia l’aspetto
“ambientale” sia l’aspetto “culturale-umano”, caratterizzato principalmente dagli elementi
antropici evidenziati in precedenza.
Sembra non tener conto di questa distinzione “l’Osservatore permanente sul turismo
natura56” che per evidenziare le caratteristiche di questo segmento, si rifà alla definizione
che ne dà L’Organizzazione mondiale del turismo (OMT)57, che lo riferisce a:

54
Estratto da: “Turismo, artigianato, produzioni tipiche. Studio per un economia sostenibile delle aree
protette”, ricerca realizzata da Mercury s.r.l per ANSE Sicilia.
55
“Rapporto sul turismo Italiano 2008-2009 XIV” edizione realizzato da Mercury s.r.l a cura di Emilio
Becheri.
56
Osservatore Permanente sul Turismo Natura “ 1° rapporto sul turismo natura in Italia” a cura dell’ ENIT.
57
Organizzazione Mondiale del turismo “ Rapporto sul nature-based 2008”.

64

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“ tutte le tipologie di turismo basato sulla natura per il quale la motivazione principale dei
turisti è l’osservazione e l’apprezzamento della natura e delle culture tradizionali di un
determinato luogo o paese”, il cosiddetto Nature-based.
Il fenomeno del turismo natura si va affermando con sempre maggiore intensità anche del
nostro Paese. La domanda di turismo Nature-based in Italia è certamente in aumento basti
pensare che dal 2000 ad oggi il numero di visitatori che preferiscono questa forma di
turismo è aumentato del 11,2%; tuttavia le analisi quantitative delle dinamiche di crescita ci
consegnano l’immagine di un mercato ancora non adeguatamente esplorato e soprattutto
sfruttato.
Attualmente il turismo verso le località della natura interessa il 3,6% delle presenze stimate
nelle strutture ricettive italiane nel 2010 58 e si caratterizza per la forte componente
internazionale, che rappresenta il 59,2% del totale delle presenze nei territori naturali.
Complessivamente gli stranieri che scelgono queste destinazioni sono circa il 60% pari al
4,8% di quelli in vacanza in Italia. Gli italiani sono circa il 40%, pari al 2,6% del turismo
interno.
Occorre evidenziare che il turismo natura ha un andamento più lineare rispetto al turismo
balneare e montano, infatti fa registrare buoni risultati non solo nel periodo tra luglio ed
agosto ma anche nei mesi di maggio, settembre e ottobre quando le strutture ricettive
occupate risultano essere 7 su 10.
La regione più visitata risulta essere la Toscana, seguono a distanza la Lombardia, il
Piemonte, l’Umbria, il Lazio e l’Emilia Romagna.
I bacini di utenza mostrano i viaggiatori lombardi presenti in tutte le principali destinazioni
della natura che vedono nel turismo interno e di prossimità la loro maggiore risorsa, come
risulta dalla (tabella 5.13), inoltre occorre evidenziare che questa tipologia di turismo in
Italia si è diffusa soprattutto nelle regioni del centro-nord. I turisti stranieri provengono
soprattutto dalla Svizzera, dalla Francia e dal Regno Unito, come si evince dalla (tabella
5.14).

58
Fonte:elaborazioni Isnart su dati Istat

65

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5.13 Le regioni più visitate in relazione turismo natura.
(composizione %)

Fonte: ISTAT

5.14 I principali paesi di provenienza dei turisti stranieri in relazione al turismo natura.

Fonte: Osservatorio nazionale del turismo-dati unioncamere

66

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L’offerta ricettiva del turismo natura si compone di 8.676 strutture, (il 6% di quelle presenti
sull’intero territorio nazionale).
La quota più consistente è composta dagli oltre 3.000 alloggi agrituristici e Country-Houses,
(che rappresentano il 34,7% del totale delle strutture ricettive legate al turismo natura) e che,
dal 2007 al 2010 hanno incrementato la loro presenza sul territorio di circa il 26%.
Continua poi a crescere la presenza dei B&B che in tre anni hanno visto più che
raddoppiare la propria numerosità, con il 16% di strutture si propongono come valida
alternativa alla tipicità rappresentata dall’agriturismo.
Da sottolineare che la ricettività per il turismo natura è costituita non solo dall’agriturismo,
dal B&B e dagli alberghi di piccola-media dimensione, ma anche da dimore, villaggi,
masserie, trulli, locande, abitazioni private, ed camping (che rappresentano quasi il 30%
delle strutture ricettive legate al turismo natura)59.
I turisti scelgono le località del turismo verde principalmente per poterne apprezzare le
bellezze naturali, perché le giudicano luoghi ideali per trascorrere un soggiorno rilassante.
Motivazioni più di tipo pratico per chi ha la possibilità di essere ospitato da amici e parenti
o la disponibilità di alloggi privati.
Inoltre il soggiorno diventa un’occasione per praticare sport (33,1%) per le escursioni nel
verde (45,3%), per conoscere la cultura e le tradizioni locali (14,3%) infine per rilassarsi
(7,3%).
Durante la vacanza nelle località natura i turisti spendono mediamente:
 110 euro per il viaggio, 93 euro gli Italiani e 126 euro gli stranieri;
 73 euro circa al giorno per l’alloggio, una spesa più onerosa per gli stranieri (80 euro)
che per gli Italiani (64 euro);
 128 euro al giorno per un pacchetto tutto compreso, che nello specifico è costato 85
euro agli Italiani e 143 euro agli stranieri;
 80 euro pro-capite al giorno per l’acquisto di servizi sul territorio: 92 euro gli
stranieri e 60 euro gli Italiani.
Quasi un terzo dei consumi effettuati dai turisti sul territorio è diretto al settore ricettivo; tra
gli altri, il settore della ristorazione raccoglie il 18,6% delle spese, quelli delle attività
ricreative e di intrattenimento e manifatturiero circa il 13,5%, mentre il comparto
agroalimentare l’8,2%60, come si evince dalla (tabella 4.19).

59
Informazioni raccolte dalla “Relazione sul turismo italiano 2010” a cura di Unioncamere
60
Le informazioni contenute nella sezione 5.5 sono tratte dal “Rapporto DATATUR trend e statistiche
sull’economia del turismo” realizzato da FEDERALBERGHI in collaborazione con il Centro Italiano di studi
superiori sul turismo e sulla promozione turistica-Assisi.

67

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5.15 L’ impatto economico della spesa relativa al turismo natura sugli altri settori.
(composizione %)

Settore Italiani Stranieri Totale


Strutture ricettive 32,0% 31,3% 31,5%
Ristoranti e pizzerie 15,1% 20,4% 18,6%
Bar, caffè 5,7% 5,6% 5,6%
Attività ricreative 11,9% 14,4% 13,5%
Industrie 13,3% 13,6% 13,4%
manifatturiere
Agroalimentare 11,2% 6,5% 8,2%
Giornali, guide editoria 5,2% 3,1% 3,9%
Abbigliamento e 3,4% 3% 3,2%
calzature
Trasporti 0,6% 0,8% 0,7%

68

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Capitolo 6
Il turismo in Puglia

6.1 Il Turismo alla scoperta del Sud


L’aumento della domanda turistica nelle regioni del Sud registrato nel 2010 e nei primi sei
mesi di quest’anno, con significative performance anche in Calabria, Basilicata e Molise è
un segnale importante di un mercato che è sempre alla ricerca di destinazioni che possano
allargare ed anche meglio caratterizzare sotto il profilo paesaggistico e culturale l’area
dell’offerta61.
Com’è significativo che anche i tour operator internazionali siano oggi maggiormente
orientati verso aree che possono fornire alla loro clientela un profilo di vacanza diverso
dagli standard più tradizionali. Infatti le regioni del Sud risultano ben rappresentate nei
cataloghi dei tour operator internazionali, la Campania, la Puglia e la Sicilia seguono alle
regioni tradizionalmente più vendute nelle offerte degli operatori europei e si cominciano ad
affacciare anche nelle proposte degli operatori nei mercati di lungo raggio come Brasile ed
India.
Ed è questa un’opportunità che gli enti locali e gli operatori del Sud dovrebbero cogliere al
volo provvedendo sia a migliorare la qualità dei servizi e delle strutture sia incentivando le
strategie di promozione.
E’ però un dato di fatto che il Sud ha più carte da giocare per sviluppare un tipo di offerta
che sia in grado, più di quanto abbia potuto o saputo fare fino ad oggi, di attrarre anche il
turismo internazionale. E’ da tempo che gli analisti sostengono che il Sud anche sotto il
profilo turistico ha enormi potenzialità di sviluppo. Ed è arrivato il momento di sfruttarle
mettendo in campo tutte le energie e le risorse disponibili.
In conclusione possiamo affermare che l’immagine del Sud Italia come meta turistica è
certamente positiva e lo è anche l’interesse dichiarato dagli operatori; ma la percezione di
limitata competitività delle strutture alberghiere e dei prezzi, oltre alla percezione di scarsa
sicurezza, costituiscono un vincolo allo sviluppo turistico del Mezzogiorno, per questo
motivi è necessario un intervento deciso del governo per rafforzare ulteriormente il turismo
nel Sud Italia62.

61
Informazioni raccolte dal sito web dell’ONT (Osservatore nazionale sul turismo): www.ont.it.
62
Dal testo: “L’organizzazione dell’azione turistica nazionale e locale con particolare riferimento allo
sviluppo del mezzogiorno” a cura di Gaetano Di Stefano.
* I paragrafi 6.2 Il turismo Pugliese, 6.3 I Punti di forza e di debolezza del turismo Pugliese, 6.4 Il turismo balneare e
il turismo di nicchia e 6.5 Progetti turisti interregionali: Focus Puglia sono tratti da:
-Rapporto sul turismo pugliese 2009 dell’Osservatorio Turistico Regionale, Assessorato al Turismo ed Industria
Alberghiera Regione Puglia ed Unioncamere Puglia
69
http://www.viaggiareinpuglia.it/allegati/Eventi/rapporto_sul_turismo_in_puglia_1259249775735.pdf

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6.2 Il turismo Pugliese
Nel valutare le performances del turismo Pugliese negli ultimi anni è opportuno notare che
in Italia l’aumento complessivo delle presenze che si è verificato fino al 2010 è stato spinto
prevalentemente dal turismo d’arte e culturale e dai forti saggi di crescita di città come
Roma e Venezia, mentre il turismo balneare ha incontrato diverse difficoltà per la fase di
maturità che sta vivendo a fronte di una concorrenza sempre più spinta degli altri paesi
mediterranei.
La Puglia che si caratterizza per la forte prevalenza dei soggiorni balneari, ha comunque
retto il mercato essenzialmente in virtù della forte competitività dei prezzi associata ad una
immagine di grande qualità delle proprie acque, pur in presenza di strutture da
rimodernare63.
- L’incidenza del turismo nell’economia regionale
In Puglia il ruolo delle attività turistiche è rilevante, ma abbastanza in linea con la media
nazionale, anche perché la Puglia è una regione ove il peso delle altre attività economiche è
più rilevante rispetto alla media delle altre regioni del Mezzogiorno.
In base alle elaborazioni contenute nell'ultimo Rapporto sul Turismo Italiano 2009-2010 i
consumi turistici, concorrono direttamente e indirettamente per il 5%, alla produzione del
valore aggiunto della Puglia, a fronte di un'incidenza nazionale stimata pari al 4,8%64.
Il dato è di tutto rispetto se si considera che, oltre ad essere superiore seppure di poco, al
valore medio nazionale (4,8%), esso corrisponde ad oltre due volte e mezzo quello prodotto
nel comparto agro-alimentare e vale quasi quattro volte la ricchezza generata nel settore del
TAC (tessile, abbigliamento, calzature).
Per una valutazione dell’importanza del comparto dal punto di vista economico, questo dato
la colloca in una posizione mediana (11°) fra le regioni Italiane ed al terzo posto fra quelle
meridionali dopo la Sardegna e l’Abruzzo.
Inoltre considerando il comparto allargato dei viaggi e del turismo secondo la definizione
dello WTTC (World Travel and Tourism Council65), che include anche le spese del governo
per il comparto, le spese per investimenti, le spese effettuate in Italia per viaggi all’estero
(outgoing) dei residenti, l’incidenza della domanda turistica sul PIL raggiunge l’11,3%.
Il valore sarebbe ancora maggiore fino a superare il 15% del PIL se si considerassero anche
le spese infrastrutturali, le costruzioni e altre attività per la quota di competenza del turismo.

63
Dal testo “Turismo e sviluppo regionale in Puglia” a cura di Antonio Mininno.
64
Cfr. “Rapporto sul turismo italiano 2008-2009 XVI” a cura di Emilio Beceri; capitolo 9° “Il turismo
nell’economia Italiana.
65
WTTC: Organizzazione mondiale sul turismo.

70

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- L’impresa turistica Pugliese
In primo luogo per quanto concerne il settore ricettivo l’evoluzione della capacità ricettiva
regionale è abbastanza in linea con il contesto nazionale, essendovi anche per tale regione
una presenza di esercizi complementari notevolmente maggiore rispetto al numero di
strutture alberghiere, sia in termini esercizi che di camere e posti letti.
Tenuto conto di questa precisazione sono stati rilevati dagli uffici regionali66 nel 2010 un
numero di esercizi complementari (campeggi e villaggi turistici, alloggi in affitto, alloggi
agro-turistici, altri esercizi complementari e B&B) pari a 2.686 unità (circa il 74,4% del
totale delle strutture ricettive regionali) e un numero di alberghi pari a 924 unità (circa il
25,6% del totale delle strutture ricettive regionali), come risulta dal (grafico 6.1), con un
incremento rispetto a 2007 del 15,4%, mentre i posti letto sono aumentati del 24,1%.

6.1 La struttura ricettiva Pugliese.


(composizione %)

Fonte: Elaborazioni su dati Regione Puglia

Dal grafico si evince l’importanza degli alloggi privatati nella ricettività pugliese (13,15%),
questo dato conferma quanto già visto in precedenza, infatti la Puglia (come avviene per le
altre regioni del sud Italia) nonostante un numero irrisorio di strutture alberghiere ed
extralberghiere, occupa i primi posti delle classifiche in relazione al flusso di turisti
(soprattutto Italiani).

66
Informazioni raccolte dal sito web di “Unioncamere regione Puglia”: www.unioncamere.gov.it/ regione
Puglia.

71

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In secondo luogo per quanto riguarda l’intermediazione turistica in Puglia, il numero di
ADV e di TO è molto basso, basti pensare che esse rappresentano solo il 15,1% delle
imprese turistiche pugliesi (più l’8% rispetto al 2007) ed il 4,3% dell’intermediazione
turistica Italiana.
La maggior parte dei turisti che visitano la nostra regione prenota la propria vacanza su
internet oppure entra direttamente in contatto con l’organizzazione turistica.
In conclusione occorre mettere in evidenza che il settore dominante in Puglia risulta essere
quello dei pubblici esercizi seguito da quello ricettivo, come risulta dal (grafico 6.2).
Mentre l’occupazione turistica diretta ed indiretta attivata nella regione è pari a circa il
10,2% di quella totale regionale, mentre a livello nazionale la quota è pari al 9,7%.

6.2 I principali settori turistici in Puglia


(composizione %)

15

25,3 54,3

5,4

Pubblici esercizi Imprese per il tempo libero Imprese ricettive Intermedizione turistica

Fonte: Elaborazioni su dati Regione Puglia

- La spesa turistica Pugliese


Un altro dato interessante da considerare è rappresentato dalla spesa turistica: essa conferma
lo stato di salute del settore in Puglia, ma segnala anche alcuni aspetti di criticità del
turismo regionale (troppo turismo interno, troppo turismo di prossimità, poco turismo
straniero).
Nel 2010 i turisti hanno speso in Puglia quasi 4,5 miliardi di euro, pari al 4,7% della spesa
nazionale e al 19,1% della spesa turistica effettuata nel Meridione, con un incremento del
3,9% rispetto al 200767. Inoltre dalla (tabella 63) relativa all’incidenza della spesa turistica
sugli altri settori economici, si evince che il settore ricettivo e dei pubblici servizi
raccolgono il 76,8% della spesa turistica Pugliese.
.

67
Informazioni raccolte dal sito web della Banca d’Italia: www.bancaditalia.it.

72

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6.3 L’ impatto economico della spesa turistica Pugliese sugli altri settori economici.
(composizione %)

Settore Italiani Stranieri Totale


Alberghi e Pubblici esercizi 81,7% 74,3% 76,8%
Abbigliamento e calzature 2,9% 6,3% 7,9%
Agroalimentare 5,7% 5,8% 5,5%
Altre industrie manifatturiere 4,1% 5,0% 4,0%
Attività ricreative e culturali 3,4% 7,9% 3,8%
Trasporti 0,9% 0,6% 0,8%

Se la spesa turistica in Puglia viene suddivisa secondo la provenienza dei visitatori, si può
vedere chiaramente che questa spesa è generata in larghissima misura dagli ospiti Italiani, e
in particolare dai Pugliesi che trascorrono le loro vacanze all’interno dei confini regionali.
Infatti oltre la metà della spesa proviene dai turisti residenti in regione, un terzo dai turisti
provenienti da altre regioni italiane e soltanto l’11,8% dai turisti stranieri, come si evince
dal (grafico 6.4).
Nessun altra regione ha una quota di spesa turistica straniera così modesta: anche la
Basilicata e il Molise fanno meglio della Puglia, attestandosi rispettivamente al 13% e al
16%; per non parlare della Sardegna con il 20%, della Sicilia con il 22% o della Campania
con il 28%68.

6.4 Provenienza della spesa turistica Pugliese per area geografica.


(composizione %)

60 54,7

50

40
33,4
30

20
11,8
10

0
Spesa dei residenti Spesa degli altri italiani Spesa degli stranieri

Fonte: Elaborazioni su dati Regione Puglia

68
Le informazioni contenuti nella sezione 6.2 sono tratte dal “Rapporto sul turismo Pugliese 2008-2009
XVI” realizzato dalla Regione Puglia assessorato al turismo ed industria alberghiera, in collaborazione con
Unioncamere regione Puglia.

73

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6.3 I Punti di forza e di debolezza del turismo Pugliese
Come abbiamo evidenziato in precedenza negli ultimi anni si è verificato un incremento
della domanda turistica (interna ed in misura minore di quella estera) verso il Sud Italia.
Parte di questo scenario evolutivo è la Puglia, regione che ha goduto di uno dei maggiori
tassi di sviluppo dell’ultimo decennio, ma che si porta dietro alcuni problemi strutturali
perché il suo prodotto turistico è percepito dal grande pubblico come quasi esclusivamente
balneare, con una serie di problemi che ne derivano.
Nell’ordine i principali nodi del turismo regionale, emersi anche nel piano di marketing
strategico regionale realizzato da Invitalia69, sono:
 scarsissima incidenza della clientela straniera, una delle più basse d’Italia eccessiva
concentrazione stagionale delle vacanze nei mesi estivi ed in particolare a luglio e
agosto;
 mancata valorizzazione, rispetto alle potenzialità, delle grandi risorse artistiche e
culturali, delle quali la regione dispone;
 presenza di un forte turismo “che non appare”, costituito dalla grande
movimentazione che si realizza nelle abitazioni per vacanza, le cosiddette “seconde
case”;
 prevale una clientela di prossimità, in particolare dalle altre regioni del Mezzogiorno
scarso orientamento al segmento business e MICE, in modo analogo a quanto si
verifica per le altre regioni meridionali.
 presenza di una clientela medio bassa sul piano delle capacità di spesa, associata al
prevalere di forme di fruizione all’aria aperta e nelle abitazioni per vacanza, rispetto
a quella alberghiera. I prezzi risultano fra i più bassi d’Italia;
 livello organizzativo non molto efficiente e figure professionali non qualificate al di
fuori dei villaggi turistici; turismo d’arte e culturale visto più come pertinenza del
soggiorno balneare che come opzione autonoma.
A fronte di queste valutazioni negative che possono essere identificate come tanti punti di
debolezza, stanno altri aspetti positivi:
 qualità del mare e delle spiagge, riconosciuta fra le migliori del paese e una costa
molto ampia e differenziata fra quella Adriatica e quella Ionica;
 presenza di un ambiente non ancora troppo contaminato, nonostante la saturazione
estiva di alcune destinazioni;
 sistema di portualità efficiente;

69
Dal testo: “Piano di marketing strategico regionale” a cura di Invitalia (Agenzia nazionale per l‘attrazione
degli investimenti e lo sviluppo d’impresa”.

74

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 efficiente scalo per le crociere;
 relativamente facile raggiungibilità delle destinazioni come combinazione del
viaggio aereo e del soggiorno;
 buona disponibilità della popolazione e degli operatori verso il cliente turista;
 grandi tradizioni popolari e di eventi che ancora oggi caratterizzano ed identificano
alcune destinazioni;
 forte appeal di alcune destinazioni.

6.4 Il turismo balneare e il turismo di nicchia


Come abbiamo già evidenziato in precedenza la forma di turismo dominante in Puglia è
quella balneare, basti pensare che il numero di visitatori nelle località balneari pugliesi è
raddoppiato rispetto al 2000 in particolare nella provincia di Lecce che grazie al turismo del
mare è la prima provincia Pugliese in relazione al numero di visitatori70, come si evince
dalla (tabella 6.5). Inoltre la Puglia dal punto di vista del turismo del mare è la quarta
regione preceduta dalla Liguria, dall’Emilia Romagna e dalla Sicilia71.

6.5 Distribuzione dei visitatori per provincia.


(composizione %)

Provincia Peso %
Lecce 35,6%
Foggia 23,5%
Bari 21,3%
Taranto 9,3%
Brindisi 8,1%
Barletta-Andria-Trani 2,2%

Fonte: ISTAT

Però la Puglia non è solo turismo balneare infatti occorre riconoscere la presenza di molte
nicchie di mercato che stanno assumendo una rilevanza sempre maggiore.
Terme e benessere termale, turismo religioso, turismo ambientale & archeologico, turismo
d’arte dei castelli federiciani e delle cattedrali, rappresentano prodotti sempre più in grado
di assumere una loro autonomia, ma costituiscono anche una caratterizzazione ed un valore
aggiunto per il soggiorno balneare attivando numerose presenze escursioniste che
andrebbero meglio analizzate e valorizzate.

70
Dal testo: “Turismo e sviluppo regionale in Puglia” a cura di Antonio Mininno.
71
Dal testo: “Rapporto sul turismo italiano 2008-2009 XVI” a cura di Emilio Becheri;

75

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Per spiegare la rilevanza di queste nicchie alcune delle quali di tradizione relativamente
recenti, basti pensare che il secondo comune della Puglia in termini di pernottamenti attivati
è la destinazione religiosa di San Giovanni Rotondo, che si colloca (anche se con meno
della metà del movimento) dopo Vieste e prima di Otranto (località baleneari).
Esistono inoltre altri prodotti caratterizzanti come quelli legati alle tradizioni locali, che
hanno la loro principale manifestazione nell’enogastronomia. Ora passiamo ad analizzare le
principali forme del “turismo di nicchia”.
- Il turismo termale in Puglia
La Puglia si caratterizza per la presenza di alcune destinazioni termali di grande tradizione
storica come ad esempio; Santa Cesarea, Torre Canne e Margherita di Savoia, che sono
contemporaneamente anche destinazioni balneari e come Castelnuovo della Daunia, in zona
collinare.
Si può dire subito che il connubio fra terme e promozione della salute non è mai stato
adeguatamente valorizzato perché gli stabilimenti sono rimasti e lo sono ancora oggi,
all’interno di una concezione sanitarizzata, senza orientarsi verso una concezione di
benessere termale.
Non è stato adeguatamente valorizzato neppure il fatto che le tre località termali sono anche
destinazioni balneari di grande richiamo per i vacanzieri, né il fatto che è presente un
significativo gruppo di termalisti locali che compie le proprie prestazioni come
escursionista. Si tratta di componenti che andrebbero meglio individuate per il loro peso
relativo nella composizione quali quantitativa del prodotto locale.
Negli ultimi anni tuttavia si è realizzata un’importante novità con l’affidamento delle terme
di Torre Canne, al gruppo abruzzese Maresca.
La prima scelta è stata proprio quella di orientare il comparto verso il benessere termale
come valore aggiunto, da un lato rispetto al benessere tout-court e dall’altro come opzione
aggiuntiva per la qualificazione del soggiorno balneare. Inoltre si sta cercando di
valorizzare le potenzialità esistenti a Castelnuovo della Daunia con la costruzione di un
nuovo Parco Termale. Il moneto è favorevole per una valorizzazione degli stabilimenti
come rete regionale del benessere termale, nell’ambito della più generale rete nazionale.

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- Il turismo enogastronomico in Puglia
Negli ultimi anni l’interesse per il turismo enogastronomico è certamente aumentato ed i
prodotti tipici pugliesi cominciano a incuriosire anche perché i produttori hanno migliorato
sensibilmente la qualità.
Inoltre l’Assessorato all’Agricoltura, attraverso l’istituzione di un marchio Puglia 72 ha
avviato un processo di riconoscimento della qualità dei prodotti. Parallelamente non vi è
stata una programmazione attenta di eventi: ad esempio manca un calendario puntuale che
consenta di promuovere le iniziative sulle riviste di settore sempre più numerose (viaggi e
sapori, cucina e vini, vie del gusto, viaggi di repubblica, ecc…).
Ciò non consente ai tour operator di costruire pacchetti mirati. Inoltre non esiste un sito
dedicato che orienti chi è interessato a recarsi nei territori interessati.
Anche gli itinerari del vino e simili, della Puglia risentono dei condizionamenti negativi
prima evidenziati che rendono difficile il raggiungimento del cliente finale come prodotto
specifico mentre assumono grande forza come modo di essere del soggiorno e come
fruizione esperienziale delle tradizioni locali.
Tra le possibili idee e proposte utili per favorire lo sviluppo del turismo enogastronomico,
alcune azioni possono assumere un ruolo strategico rilevante, come avviare un’attività
formativa rivolta agli addetti ai lavori e l’individuazione di una lista di eventi forti e mirati,
da inserire nei pacchetti turistici a completamento dell’offerta di strutture ricettive di qualità
(ristoranti, trattorie, masserie, bed & breakfast, cantine, frantoi, ecc,..), coinvolgere fin dal
primo momento gli operatori dell’intermediazione nella costruzione di alcuni pacchetti.
In realtà anche in Puglia le associazioni delle strade del vino e dell’olio, dopo i mancati
successi stanno vivendo un periodo di stallo che non può certo essere superato con il ricorso
a ulteriori certificazioni di qualità, che altro non farebbero se non accentuare la separazione
fra mercato e istituzioni.
Si può dire che l’enogastronomia Pugliese più che rappresentare un prodotto autonomo si
identifica con un marchio-ombrello che come condizione di qualità caratterizza tutti i
possibili soggiorni in Puglia e tutti i suoi territori.
Per quanto riguarda la Regione Puglia le strade del vino e dell’olio sono state pianificate e
organizzate attraverso i fondi FEOGA a valere sul POR 94/99 (tabella 6.6).

72
Il marchio d’area “Prodotti di Puglia”: è un marchio collettivo comunitario con indicazione territoriale.
Il marchio garantisce la provenienza del prodotto (materia prima e trasformazione) dalla regione Puglia.

77

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6.6 Le strade del vino e dell’olio in Puglia.

Fonte: Le strade del Vino

- Il turismo religioso: Il caso di San Giovanni Rotondo


Nel caso in questione è disponibile una lunga serie storica73 (grafico 6.7), che evidenzia
l’andamento dei flussi dal 1958 ad oggi e le loro modificazioni di carattere qualitativo.
L’andamento nel corso degli anni rivela come gli eventi abbiano un’importanza
determinante per la valorizzazione di una destinazione turistica, in particolare di una
destinazione religiosa.
In realtà la grande fama della località si sviluppa dopo la morte di Padre Pio avvenuta nel
1968 con al creazione di una pluralità di iniziative anche di carattere sanitario che portano
di fatto ad un incremento dei visitatori (sia Italiani che stranieri).

73
Informazioni raccolte dal sito web del comune di San Giovanni rotondo: www.sangiovannirotondo.it.

78

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Dal grafico si può osservare l'andamento molto altalenante del flusso di turisti basti pensare
al crollo dei visitatori nel decennio 1969-1979 e la successiva ripresa negli anni 80
determinata dalla celebrazione del centenario della nascita del Beato Padre Pio e da altri
eventi religiosi come: la visita del Santo Padre Giovanni Paolo II; l'inaugurazione della
piazza Padre Pio con il monumento a lui dedicato; la presenza di Madre Teresa di Calcutta
all'incontro nazionale dei giovani ecc,.
Negli ultimi anni le presenze turistiche hanno seguito un trend crescente, nonostante una
lieve flessione avvenuta nel biennio 2005-2006.
Le ragioni dello sviluppo di San Giovanni Rotondo stanno non solo nella motivazione
religiosa ma anche nella valorizzazione che gli operatori hanno cercato di realizzare degli
altri turismi presenti nella località (come il turismo natura, ed il turismo culturale ec..),
senza dimenticare l’importanza dell’Ospedale “Casa sollievo della sofferenza”74.

6.7 Il turismo a San Giovanni Rotondo dal 1968 ad oggi.

800.000
700.000
600.000
500.000
400.000
300.000
200.000
100.000
0
1968 1971 1981 1991 2001 2005 2006 2007 2010

Italiani Stranieri

Fonte: elaborazioni su dati Regione Puglia

- Il richiamo dei Borghi storici


Una delle scelte strategiche della promozione regionale dovrebbe essere quella di riscoprire
l’autenticità dei borghi storici locali, in particolare di quelli ove sono ancora vive le
tradizioni più autentiche. Questa ipotesi di lavoro vede già presenti alcune interessanti
iniziative. In Italia sono già presenti diverse associazioni che operano per valorizzare in
chiave turistica alcune destinazioni minori.
Riportiamo di seguito quella dei “Borghi più belli d’Italia”, che fa capo all’ANCI 75 e
quella dei “Borghi Autentici” che è sempre diretta dai comuni, ma è di natura privata.

74
Dal testo: “Dal comune a sistema locale di offerta turistica per la provincia di Foggia” a cura di Leonardo
Di Gioia.
75
ANCI: “Associazione Nazionale Comuni Italiani”.

79

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Per quanto riguarda la prima nel marzo del 2001 è nato il Club dei Borghi più Belli d'Italia
su impulso della Consulta del Turismo dell' Associazione dei Comuni Italiani (ANCI)76.
Questa iniziativa è sorta dall'esigenza di valorizzare il grande patrimonio di storia, arte,
cultura, ambiente e tradizioni presente nei piccoli centri italiani che sono, per la grande
parte, emarginati dai flussi dei visitatori e dei turisti. Sono infatti centinaia i piccoli borghi
d'Italia che rischiano lo spopolamento ed il conseguente degrado a causa di una situazione
di marginalità rispetto agli interessi economici che gravitano intorno al movimento turistico
e commerciale.
Per questo si è deciso di costituire un Club di Prodotto che raccogliesse le giuste esigenze
degli amministratori più accorti e più sensibili alla tutela e alla valorizzazione del Borgo e
che intendessero partecipare con convinzione ad una struttura associativa così importante ed
impegnativa.
Per essere ammessi occorre infatti corrispondere ad una serie di requisiti di carattere
strutturale e di carattere generale. E’ necessario possedere un patrimonio architettonico e/o
naturale certificato da documenti in possesso del Comune e/o dalla Sovrintendenza delle
Belle Arti. Gli edifici storici devono prevalere sull'insieme della massa costruita e dar luogo
ad un complesso esteticamente omogeneo.
I borghi devono offrire un patrimonio di qualità che si faccia apprezzare sia dal punto di
vista urbanistico e architettonico e debbono perseguire politiche di valorizzazione, di
sviluppo e di animazione dei centri. Fra le azioni da svolgere si ricordano la chiusura
permanente o temporanea del borgo alla circolazione automobilistica, l’organizzazione di
parcheggi esterni, il rinnovamento e l’abbellimento delle facciate, la cura del verde pubblico
e installazione di fioriere, l’organizzazione di visite guidate, l’edizione di guide o opuscoli
promozione.
In Puglia sono stati attivati nove dei 57 Borghi più belli attivati nel Mezzogiorno e dei quasi
180 attivati in Italia (tabella 6.8). I borghi sono: Alberona, Bovino, Cisternino, Locorotondo,
Otranto, Pietramontecorvino, Roseto Valfortore, Specchia, Vico del Gargano.

76
Associazione nazionale comuni Italiani.

80

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6.8 I comuni “più belli” e quelli “autentici” nelle regioni del mezzogiorno.

Fonte: ANCI

Mentre “Borghi Autentici” è una rete fra territori italiani promossa dalle comunità, dagli
amministratori locali e dagli operatori economici e culturali dei luoghi. Come per i “Borghi
più belli” si vuole trasformare il rischio di declino di alcune località in una opportunità per
creare nuovo sviluppo.
Borghi Autentici è un’Associazione fra piccoli comuni che s’impegnano in un complesso
percorso di miglioramento continuo della struttura urbana, dei servizi verso i cittadini, del
contesto sociale, ambientale e culturale.
Nell’ambito del percorso sono previste attività per migliorare costantemente la qualità
complessiva del borgo e del territorio, sia sul piano fisico che su quello immateriale, allo
scopo di ottenere concreti vantaggi competitivi.
In Puglia ne fanno parte sei comuni a fronte dei 53 del Mezzogiorno e dei quasi cento
dell’Italia (tabella 6.8): Bitetto, Cannole, Capo S.M. di Leuca, Mattinata, Melpignano,
Minervino Murge, Spinazzola. Le due associazioni dei “borghi” in realtà sono fra loro
concorrenti perché hanno obiettivi simili. Entrambe aderiscono al consorzio Res Tipica, che
ha come obiettivo salvaguardare e promuovere il patrimonio ambientale, culturale, turistico
ed enogastronomico dei comuni dell’Italia77.

77
Le informazioni contenuti nella sezione 6.4 sono tratte dal “Rapporto sul turismo Pugliese 2008-2009
XVI” realizzato dalla Regione Puglia assessorato al turismo ed industria alberghiera, in collaborazione con
Unioncamere regione Puglia.

81

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6.5 Progetti turisti interregionali: Focus Puglia
Fra le diverse iniziative mirate all’attuazione della legge quadro, un particolare rilievo va
conferito alla realizzazione di un’iniziativa del tutto originale che, seppure prevista dalla
stessa legge 135 all’art. 5, comma 578, (cioè il finanziamento dei sistemi turistici locali),
rischiava di non essere adottata in considerazione degli aspetti inediti e soprattutto delle
difficoltà connesse ad individuarne con precisione i destinatari, i percorsi attuativi, le
soluzioni amministrative.
Il lungo lavoro svolto di concerto con le Amministrazioni regionali alla fine ha però dato i
suoi frutti: sono state individuate le modalità e le procedure per l’applicazione del dettato di
legge ed i risultati hanno pienamente ripagato gli sforzi intrapresi.
L’impegno delle Regioni nella realizzazione di progetti assolutamente innovativi concertati
in vario modo fra le stesse ha portato al cofinanziamento in tre trance ed attraverso tre
DDMM (uno per l’anno 2003, uno per il 2004 ed uno per il 2005), per un ammontare
complessivo di trasferimenti da parte dello Stato di circa 135 milioni di euro, di 59
iniziative pluriennali originali, denominate Progetti Interregionali di sviluppo turistico.
Si tenga conto che molti di questi progetti sono stati rifinanziati ai fine di un loro
ampliamento. E’ stato questo processo dunque la vera innovazione di questi ultimi anni: i
sistemi interregionali non solo hanno saputo cogliere un’opportunità determinata dalle
risorse a disposizione ma soprattutto:
a) hanno rappresentato una nuova via di sviluppo turistico, incentrato su tematiche di
attrazione ed al contempo di emersione e di valorizzazione delle potenzialità esistenti ed
originali;
b) hanno fatto collaborare in vario modo tra loro tutte le Regioni, che sono le titolari
esclusive del turismo Italiano;
c) rappresentano infine il nucleo di base sul quale innestare altre risorse territoriali,
pubbliche e private.

78
Art 5. Sistemi turistici locali:
1. Si definiscono sistemi turistici locali i contesti turistici omogenei o integrati, comprendenti ambiti
territoriali appartenenti anche a regioni diverse, caratterizzati dall'offerta integrata di beni culturali, ambientali
e di attrazioni turistiche, compresi i prodotti tipici dell'agricoltura e dell'artigianato locale, o dalla presenza
diffusa di imprese turistiche singole o associate.
…...(omissis)…..
5. Il Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato, a decorrere dall'esercizio finanziario 2001,
nell'ambito delle disponibilità assegnate dalla legge finanziaria al Fondo unico per gli incentivi alle imprese,
di cui all'articolo 52 della legge 23 dicembre 1998, n. 448, provvede agli interventi di cofinanziamento a
favore dei sistemi turistici locali per i progetti di sviluppo che prestino ambiti interregionali o sovraregionali.
Con decreto del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, sentita la Conferenza permanente per
i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono definiti i criteri e le
modalità per la gestione dell'intervento del Fondo unico per gli incentivi alle imprese.
…...(omissis)…..

82

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Inoltre occorre osservare che quasi la metà delle iniziative sono incentrate sui “nuovi”
prodotti, (nuovi ovviamente dal punto di vista regolamentare come si è detto in precedenza).
Lo sviluppo delle idee progettuali attraverso la concessione di fondi dallo Stato alle Regioni
è proseguito con la Legge n. 296 del 27 dicembre 2006 che autorizza una spesa per tre
annualità a favore di interventi a sostegno del settore turistico.
L’articolo 1, comma 1227 della L. 296/2006 stabilisce che “Per il sostegno del settore
turistico è autorizzata la spesa di 10 milioni di euro annui per ciascuno degli anni 2007,
2008 e 2009. Con regolamento da emanare ai sensi dell’art. 17, comma2, della legge 23
agosto 1988, n. 400, su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri–Dipartimento
per lo sviluppo e la competitività del turismo, si provvede all’attuazione del presente
comma”.
Il successivo regolamento attutivo (approvato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri
nel Febbraio 2007) ha restrinto il campo di azione prevedendo specificatamente la natura
dei progetti ammissibili, ovvero i progetti presentati debbono essere itinerari turistici 79 .
Esso prevede inoltre finalità ed oggetto degli interventi, modalità di riparto dei fondi tra le
Regioni. Alcuni dei progetti riprendono la logica di quelli già presentati e finanziati con la
L. 135/2001.
- Focus Puglia
L’aver tracciato i punti salienti dell’evoluzione legislativa e non che ha interessato il
comparto del turismo ha consentito di inquadrare il contesto nel quale si collocano di fatto i
Progetti turistici interregionali riconducibili alle L. 135/2001 e L. 296/2006.
Come è stato evidenziato precedentemente, le Regioni si sono attivate in modalità differenti
attraverso proposte innovative e diversificate tutte comunque volte a esaltare tipicità e
potenzialità territoriali di notevole pregio, in un clima positivo di collaborazione e dialogo
tra organi centrali e periferici.
Quanto alla effettiva attuazione e realizzazione dei progetti va evidenziato purtroppo che
non tutte le regioni hanno potuto “dare il via” simultaneamente agli stessi nell’ambito dei
territori di competenza (o lo hanno fatto in modo solo parziale) a causa dei ritardi coi quali i
fondi sono stati di fatto trasferiti alle regioni.

79
In particolare il regolamento prevede: “gli interventi concernono specificamente la valorizzazione di
itinerari turistici a valenza interregionale regionale o provinciale caratterizzati da spiccati elementi di
rilevanza storica, culturale, religiosa e da un potenziale di attrazione della domanda turistica
internazionale.”

83

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Le realtà regionali con maggiori liquidità quindi più “facoltose” potendo anticipare le
risorse finanziarie statali hanno “iniziato i lavori”, mentre altre come la Puglia, pur
trovandosi nella piena volontà di iniziare i lavori ma non potendo attingere dai fondi propri
sono state penalizzate a causa dei ritardi di erogazione delle risorse e in attesa di ricevere
quanto di loro competenza
Precisamente i progetti interregionali ai quali partecipa la Puglia e finanziati attraverso i
provvedimenti (DDMM) attuativi dalla L. 135/2001 e dalla L. 296/2006 sono80:
- Enogastronomia Mediterranea;
- Turismo Balneare;
- Azioni di promozione interregionale del sistema congressuale;
- Italia for-events;
- Valorizzazione del turismo scolastico e giovanile;
- Ospitalità nei borghi–Itinerari turistici culturali nei centri storici minori;
- Promozione del sistema termale italiano;
- Itinerari di Federico II di Svevia.
Infine occorre soffermarsi anche sui finanziamenti europei a sostegno del turismo locale,
infatti le politiche di sviluppo regionale attivate nel ciclo di programmazione 2000-2006 e
nel 2007-2013 (QCS) 81 hanno attribuito al turismo un ruolo importante sia in fase di
impostazione che per quanto riguarda l’entità delle risorse programmate.
Più precisamente la politica per il turismo è rivolta all’innalzamento del grado di attrattività
dei territori tramite la valorizzazione delle risorse naturali e culturali. L’obiettivo più
generale dell’aumento delle presenze turistiche nel Mezzogiorno è affiancato con obiettivi
specifici volti ad accrescere l’efficienza e la compatibilità ambientale delle imprese
turistiche, accrescere l’integrazione produttiva del sistema turistico in connessione con le
politiche di valorizzazione del patrimonio, destagionalizzare i flussi e innalzare la qualità
delle strutture ricettive82.

80
Per un approfondimento si rimanda a “Progetti Interregionali di Sviluppo Turistico. Valorizzare le risorse
territoriali per dare sostegno al turismo” reperibile online nel sito di Promuovi Italia (all’indirizzo
www.promuovitalia.it) al quale è stato affidato, tra l’altro, il monitoraggio dello stato degli interventi.
81
(QSC): Piano comunitario di sostegno per l’utilizzo dei fondi Strutturali comunitari.
82
Le informazioni contenuti nella sezione 6.5 sono tratte dal “Rapporto sul turismo Pugliese 2008-2009 XVI”
realizzato dalla Regione Puglia assessorato al turismo ed industria alberghiera, in collaborazione con
Unioncamere Puglia.

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Conclusione
In primo luogo occorre osservare che il turismo è un fenomeno piuttosto recente si è
affermato nella realtà quotidiana da meno di mezzo secolo.
La pratica turistica è diventata un elemento essenziale della vita sociale a causa
dell’effetto combinato di fattori concomitanti: quali maggiore tempo libero e più
reddito a disposizione, l’incremento della vita media e il superiore livello culturale
della popolazione.
Oggi il settore turistico è uno dei settori più rilevanti dell’economia moderna,
soprattutto in quei paesi come l’Italia dove la capacità turistica (basti pensare al
patrimonio artistico-culturale, e paesaggistico del nostro paese), rappresenta una
delle principali risorse sui cui puntare, per lo sviluppo del paese. Anche se i dati
degli ultimi anni mettono in evidenza che solo una minima parte di queste risorse è
stata sfruttata dal nostro paese, in particolare dalle regioni del mezzogiorno.
In questo lavoro per evidenziare l’importanza del turismo nell’economia Italiana e
la sua capacità di reagire alla crisi, abbiamo considerato:
- Il contributo che il settore fornisce al sostegno e alla crescita dell'occupazione e
del PIL. Infatti per incidenza sul PIL e occupazione il settore turistico Italiano è tra
i più importanti al mondo;
- L’importanza dell’impresa turistica che con 158 mila imprese turistiche e se si
considerano le imprese indirette si arriva a circa 383 mila unità, risulta essere il
terzo polo industriale Italiano dopo quello metalmeccanico ed edile;
- La spesa turistica (cioè la somma delle spese effettuate dai turisti italiani e
stranieri in Italia per l’acquisto di beni e servizi utilizzati per e durante la vacanza,
ovvero nel viaggio e nel soggiorno turistico), che dopo la crisi risulta essere in
leggera ripresa.
Successivamente abbiamo analizzato le varie forme di turismo classificabili in
funzione della provenienza; (turismo interno, esterno ed estero) e in funzione della
motivazione del viaggio; (turismo culturale, turismo religioso, ecc...).
Infine si è dato uno sguardo al settore turistico pugliese mettendo in evidenza ciò
che si è fatto e cosa si potrebbe fare per un maggiore sviluppo del settore che
potrebbe risultare fondamentale per la crescita dell’economia pugliese e non solo.

85

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Nota Bibliografica

Ballatori,E. “Elementi di statistica del turismo”, Milano, F.Angeli, 1989.

Becheri,E. “Rapporto sul turismo Italiano 2005-2006 XIV edizione”, Firenze, Mercury s.r.l.,

2006.

Becheri,E. “Rapporto sul turismo Italiano 2008-2009 XVI edizione”, Firenze, Mercury s.r.l.,
2009.
Biella,-Biella,M. “Economia e gestione delle imprese di intermediazione turistica”, Milano,
U. Hoepli, 2004.
Bresso,M-Zeppetela,A,”Il turismo come risorsa e come mercato”, Milano, F.Angeli, 1987.
Candela,G-Figini,P. “Economia dei sistemi turistici”, Milano, McGraw-Hill, 2005.
Candela,G-Figini,P. “Economia del turismo: principi micro e macro economici”, Milano,
McGraw-Hill, 2003.
Confalonieri,M. “Economia e gestione delle aziende turistiche”, Torino, Giappichelli, 2004.
Dewailly,J-Flament,É. “Geografia del turismo e delle attività ricreative”, Bologna,
CLUEB, 1996.
Di Gioia,L. “Dal comune turistico al sistema locale di offerta turistica per la provincia di
Foggia: aspetti definitori e criteri di misurazione statistica”, Milano, F. Angeli, 2004.
Di Stefano,G. “L'organizzazione e l'azione turistica nazionale, regionale e locale con
particolare riferimento allo sviluppo del mezzogiorno”, Bari: [Facoltà Economia], 2004.
Ghinozzi,A. “Codice del turismo religioso” Milano, Giufrè editore, 1999.
Gola,M. “Evoluzione e prospettive della legislazione sul turismo”, Rimini, Maggioli, 2002.
Invitalia. “Piano di marketing strategico regionale”, Roma, “2010.
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Mininno,A.“Turismo e sviluppo regionale in Puglia un’esplorazione di opportunità”,Bari,
Wip Edizioni, 2005.
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Paloscia,F. “Il turismo nell’economia Italiana”, Roma, Agra Editrice, 2004.
Varaldo,R. “Economia e marketing del tempo libero : profili e prospettive di un'industria
emergente”, Milano, FrancoAngeli, 2002.

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Relazioni e rapporti annuali

“Bilancio sul turismo Italaino 2010”, redatto dall’ONT (Osservatore nazionale del turismo),
2010.
“Rapporto sul turismo nature-based 2008”, a cura dell’OMT (Organizzazione Mondiale
del turismo”, 2008.
“Rapporto sull’industria turistica 2010”, a cura dell’ONT (Osservatore nazionale del
turismo), 2010.
“Rapporto DATATUR trend e statistiche sull’economia del turismo”, realizzato da
FEDERALBERGHI in collaborazione con il Centro Italiano di studi superiori sul turismo e
sulla promozione turistica-Assisi, 2011.
“Rapporto sul turismo Pugliese 2008-2009 XVI edizione”, realizzato dalla regione Puglia
assessorato al turismo ed industria alberghiera in collaborazione con Unioncamere regione
Puglia, 2010.
“Relazione sul turismo Italiano 2010”, a cura di Unioncamere, 2010.
“Relazione annuale della Banca d’Italia sull’andamento dell’economia Italiana 2010”,
realizza dalla Banca d’Italia, 2010.
“Primo rapporto sul turismo natura in Italia”, realizzato dall’ENIT (Agenzia nazionale del
turismo), 2008.

Siti web consultati

Sito web della Banca d’Italia: www.bancaditalia.it


Sito web dell’ISTAT: www.istat.it
Sito web dell’ONT: www.ontit.it
Sito web del comune di San Giovanni Rotondo: www.sangiovannirotondo.it
Sito web di Unioncamere: www.unioncamere.gov.it
Sito web di Unioncamere regione Puglia: www.unioncamerepuglia.it

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I miei ringraziamenti vanno alla mia famiglia per avermi dato la possibilità di studiare,
grazie ai docenti per aver accresciuto la mia cultura, in particolar modo al prof. Troiani
Saverio per avermi accompagnato nella realizzazione di questo progetto, grazie ai miei
amici per avermi sopportato nei periodi di difficoltà.

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