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Regione Puglia

PROGETTO PILOTA PPTIE DELLA REGIONE PUGLIA

PROGETTO DI PARTENARIATO
PER LA COOPERAZIONE CON I PAESI DEL BACINO DEL MEDITERRANEO
PER LA VALORIZZAZIONE E LA COMPETITIVITA’ DEL SISTEMA PUGLIA

La presenza degli italiani in Tunisia:


aspetti socio-economici e culturali

Marzo 2006

A cura di Giorgia Depaoli


con la collaborazione di Cristina Caputo

PON di Assistenza Tecnica e Azioni di Sistema Ob. 1 2000-2006, Misura II. 1 Azione D
Programma “Iniziative specifiche di animazione e promozione di legami stabili con gli italiani all’estero per lo sviluppo del territorio”
INDICE:

Introduzione................................................................................................................pag. 3
1. Quadro storico, politico e istituzionale...............................................................pag. 3
La storia della comunità italiana in Tunisia....................................................... pag. 3
Le politiche migratorie..........................................................................................pag. 7
Quadro istituzionale italiano in Tunisia.............................................................. pag. 9
2. Profilo statistico della comunità italiana............................................................pag. 9
3. L’organizzazione sociale degli italiani .............................................................. pag. 9
La Scuola Italiana................................................................................................ pag. 10
L’Istituto di Cultura Italiano ...............................................................................pag. 11
Il Centro Culturale Dante Alighieri ................................................................... pag. 12
Casa Sicilia............................................................................................................pag. 13
La Società Italiana d’Assistenza ......................................................................... pag. 14
Il Comitato delle Donne Italiane sposate con Tunisini...................................... pag. 14
Il Circolo Italiano................................................................................................. pag. 15
La Camera Tuniso-Italiana di Commercio ed Industria.................................... pag. 15
L’Associazione degli Imprenditori Italiani in Tunisia....................................... pag. 15
Il COMITES.................……………………………………………………….... pag. 16
Altre Associazioni................................................................................................. pag. 16
La stampa ed i mass media in lingua italiana..................................................... pag. 16
Il Progetto “Memoria degli Italiani in Tunisia” ................................................ pag. 17
Radio in lingua italiana....................................................................................... pag. 17
L’insegnamento dell’italiano in Tunisia............................................................. pag. 17
4. Il mondo del lavoro e delle imprese ................................................................. pag. 19
Gli investimenti diretti stranieri in Tunisia........................................................ pag. 19
Gli investimenti diretti italiani in Tunisia........................................................... pag. 21
Gli italiani di origine pugliese in Tunisia........................................................... pag. 27
5. Progetti con gli italiani all’estero attuati o in corso ........................................pag. 28
Gli attori e gli eventi per la promozione commerciale....................................... pag. 28
La formazione...................................................................................................... pag. 30
Il rapporto Sicilia-Tunisia................................................................................... pag. 30
La Nuova Politica Europea di Partenariato e Vicinato......................................pag. 31
6. La rete dei contatti .............................................................................................pag. 32
7. Osservazioni Generali ........................................................................................pag. 33

Bibliografia................................................................................................................pag. 34

2
Introduzione
Alcune premesse generali appaiono necessarie prima di procedere alla descrizione delle
caratteristiche socio-anagrafiche, e più in là in questo testo, di quelle del profilo
occupazionale, degli italiani in Tunisia.
In tutte le comunità di italiani residenti all’estero, da sempre, esiste una dualità tra
“dati ufficiali” (statistici o di rilevazione istituzionale) e realtà “effettiva”. Vi è cioè una
“presenza sommersa” di italiani, gruppi, imprese e attività, che non si registrano presso alcuna
istituzione, che spesso scelgono deliberatamente di rimanere “non visibili” e che, proprio per
questo, non vengono rilevati dalle statistiche. Il caso della Tunisia, ovviamente, non sfugge a
questa dualità.
Tenendo ben presente questo aspetto, è stata anche una precisa scelta di lavoro, nella
realizzazione di questa ricerca, il voler ricercare, analizzare e riportare anche i dati “ufficiosi”,
quelli cioè che non si basano su statistiche ufficiali, ma che contribuiscono ugualmente ad
offrire un quadro più completo ed esaustivo della realtà circostante.
Non è facile, perció, avere a disposizione dei dati precisi sull’attuale presenza italiana
in Tunisia, in particolare per le attività imprenditoriali. In primo luogo per la ragione pocanzi
descritta. In seconda battuta, perché non tutte le società che si costituiscono diventano poi
operative. È possibile infatti dire che c’è un alto tasso di scarto tra le aziende che si
costituiscono e quelle che poi diventano funzionanti. Gli ostacoli burocratici e organizzativi
nella fase di istallazione spesso scoraggiano l’insediamento. Inoltre, molti imprenditori
italiani investono con capitali provenienti da paesi terzi senza dichiarare la loro nazionalità
d’appartenenza, per evidenti ragioni fiscali. Quindi la comprensione dell’entità del fenomeno
a partire dai dati disponibili è molto complessa. Inoltre, la particolare vicinanza con l’Italia dà
luogo a forme di pendolarismo settimanale che coinvolgono gran parte di responsabili degli
stabilimenti, nonché di qualche tecnico. Di conseguenza molti mantengono la residenza in
Italia.
E’ stato inoltre scelto di non ripetere informazioni già contenute nel documento
“Scheda Tunisia”, predisposta dall’ILO per la Regione Puglia. In particolare, per quanto
riguarda il quadro istituzionale italiano presente in Tunisia ed il profilo statistico della
comunità italiana, tutte le indicazioni contenute da pag. 24 a pag. 30 del documento
sopraccitato, risultano più che esaustive.
Per l’analisi della nuova collettività italiana che si sta delineando da qualche decennio
in Tunisia, fonte importante di informazioni è stata, oltre alle testimonianze orali, agli archivi
della Camera di Commercio Tuniso-Italiana, agli archivi delle Società italiane o miste
operanti sul territorio, soprattutto l’unica testata italiana ancora esistente, “Il Corriere di
Tunisi”, che dall’Indipendenza della Tunisia (1956) ad oggi non ha cessato le sue
pubblicazioni dando modo di seguire il ritmo delle mutazioni avvenute sia in seno alla
collettività che nei rapporti tra Italia e Tunisia.

3
1. Quadro storico, politico e istituzionale

La storia della comunità italiana in Tunisia

La Tunisia è sempre stata, sin dall’antichità, un crocevia di popoli e oggi, più che mai,
si presenta come un felice esempio di convivenza tra culture diverse, promuovendo la
cooperazione e la comprensione reciproca tra i popoli delle due rive del Mediterraneo. In
particolare, la storia dell’Italia e della Tunisia mostra che i due Paesi, appartenenti a mondi
culturali, sociali e religiosi diversi, hanno da sempre avuto contatti di tipo economico-
commerciale, ed intrattenuto relazioni di tipo politico.

L’origine della presenza italiana in Tunisia si può far risalire al X secolo e si sviluppò
costantemente durante i secoli, ma è soltanto a partire dal XVIII secolo che l’ondata di
immigrati ebrei livornesi andò ad incrementare sensibilmente tale presenza. Nel corso del
XIX secolo, dopo la fine della guerra in corso e lo stabilizzarsi delle relazioni tra gli Stati
italiani e la Tunisia, il numero e il peso socio-economico degli italiani in Tunisia aumentò
costantemente, in seguito a nuove componenti migratorie, che si vennero aggiungendo ai
preesistenti nuclei1 rendendo la collettività dei diversi stati italiani la più rilevante del Paese,
sul piano demografico e su quello sociale.
I luoghi di principale insediamento erano le città costiere e in modo particolare Tunisi,
dove costituivano il gruppo più consistente della popolazione europea2.
I nuovi elementi migratori che si presentarono in Tunisia durante il XIX secolo erano
costituiti dalla piccola e media borghesia del mondo commerciale e imprenditoriale, delle
professioni liberali e delle caste militari3; dagli esuli ed esiliati politici che lasciarono la
penisola italiana all’indomani dei moti rivoluzionari (massoni, carbonati, garibaldini,
anarchici)4, infine, dalla cosiddetta emigrazione delle “nude braccia” dall’Italia meridionale,
che da stagionale diverrà fissa, fino a costituire un vero e proprio esodo alla fine del XIX
secolo, quando le opere pubbliche volute dai francesi richiamarono una grande moltitudine di
lavoratori dall’Italia meridionale5.

1
In particolare gli ebrei livornesi, detti qrana, i tabarchini, i numerosi commercianti e professionisti e gli ex
schiavi cristiani.
2
Paul Sebag, Tunis : histoire d’une ville, L’Harmattan, Paris, 1998, pp. 274-275.
3
La componente migratoria borghese, proveniente principalmente da Sardegna, Liguria, Toscana e Piemonte,
acquistò un ruolo preminente in campo economico ed amministrativo, alleandosi in modo particolare con la
comunità israelita, diventata l’elemento finanziario dominante del Paese, e che mantenne tale preponderanza
economica, sociale e politica sulla collettività italiana fino agli anni Trenta.
4
A partire dai moti carbonari e mazziniani la Tunisia costituì la meta per molti intellettuali difensori della
propria identità nazionale i quali, influenzati dalle correnti illuministiche e rivoluzionarie, dettero impulso
all’idea di modernità nel Paese, al punto da costituire un riferimento significativo per il futuro movimento
patriottico tunisino, nonché per gli italiani che si posero quali difensori dell’italianità in Tunisia fino al fascismo.
La componente del “fuoriuscitismo” politico esercitò un forte peso sullo sviluppo economico e soprattutto socio-
culturale del Paese, poiché essa venne a costituire l’élite della collettività italiana a cui si deve la creazione delle
più importanti istituzioni sociali e culturali della collettività ; nel 1838 venne creata la prima scuola italiana, per
iniziativa di un esule massone, Pompeo Sulema, a cui fece seguito l’apertura di altre, numerose scuole, che dopo
l’unità d’Italia assunsero lo statuto di scuole regie. Si vedano: S. Finzi, L’evoluzione dell’insegnamento della
lingua italiana in Tunisia dall’800 ad oggi, con particolare riferimento alla storia della Società “Dante
Alighieri”, suppl. n. 1, 1988 de “Il Corriere di Tunisi”; A. Salmieri, “Sur quelques aspects organisationnels de
l’Ecole italienne en Tunisine (1863-1943)”, pp. 53-65, in Memorie italiane in Tunisia, Finzi Editore, Tunisi,
2000.
5
A partire dal 1816, accanto all’emigrazione di tipo politico, iniziò a svilupparsi un’emigrazione spontanea, che
vedeva gruppi sempre più numerosi di pescatori, marinai ed operai provenienti dall’Italia meridionale (Sicilia e

4
A partire dall’unità d’Italia si presentò un nuovo tipo di flusso migratorio di massa,
diretto verso zone interne della Tunisia, costituito in larga parte da soggetti spinti dal disagio
economico e anche da una nuova tipologia di esuli politici, che rifugiatisi in Tunisia alla fine
del XIX e all’inizio del XX secolo, porteranno il loro contributo alla creazione di un
particolare filone della stampa italiana in Tunisia, quella di estrazione proletaria. Migliaia di
clandestini italiani iniziarono a sbarcare sulle coste della Tunisia; una volta insediati, un gran
numero di essi iniziò a dedicarsi all’agricoltura, prendendo in affitto i terreni, andando a
popolare non più le coste ma le zone a nord del Paese. Progressivamente si costituì una
piccola proprietà agricola italiana, accanto a un numero ristretto di famiglie in possesso di
grandi estensioni di terra (mentre tutte le altri grandi proprietà appartenevano ai francesi). In
questo periodo alla periferia di Tunisi, intorno al porto, sorsero interi quartieri italiani che
assunsero nomi italiani quali “Piccola Sicilia” (“Petite Sicile”), “Piccola Calabria”6; quartieri
italiani con proprie scuole ed istituzioni furono creati anche in altre città della Tunisia
(Sousse,…) fino al sud del paese (Gabes). Questa componente migratoria, di estrazione
proletaria, proveniente in larga parte dalla Sicilia, esploderà alla fine dell’800, con le
facilitazioni apportate nelle vie di comunicazione tra i due paesi e l’avvio delle grandi opere
d’infrastrutture7.
Sostanziale fu, dunque, il contributo che la collettività italiana apportò al processo di
modernizzazione economica e sociale della Tunisia: si deve, infatti, al lavoro degli italiani lo
sviluppo dell’agricoltura, la creazione delle prime industrie8, nonché la realizzazione della
maggior parte delle opere pubbliche che testimoniano ancora oggi il segno tangibile della
presenza italiana in Tunisia. La comunità italiana fornì, inoltre, un forte impulso all’idea di
modernità del Paese, attraverso la creazione di tutta una serie di importanti istituzioni di
carattere socio-culturale. Inoltre, il contributo degli italiani si sostanziò nella diffusione di una
nuova concezione del lavoro e nella costruzione di un’identità del lavoro intesa in senso
moderno, attraverso la costituzione delle prime basi associative di tipo collettivo, di specifiche
istituzioni a tutela dei lavoratori, nonché delle prime forme di organizzazione sindacale9.
Dopo il trattato italo-tunisino della Goletta del 1868, con il quale si stabiliva tra Italia e
Tunisia la clausola della “nazione più favorita”, la collettività italiana aveva dunque
strutturato una propria organizzazione, dando vita ad un sistema di strutture, servizi (scuole,
sanità, poste, trasporti, etc.) e di istituzioni10.
Le premesse del protettorato francese furono stabilite con il trattato di Cassar Said (12
maggio 1881)11 e si giunse alla vera e propria instaurazione con la convenzione della Marsa (8
giugno 1883). La conquista francese diede inizio ad un grande sviluppo di lavori pubblici
soprattutto nel campo dell’edilizia e della creazione di infrastrutture di trasporto; la richiesta
di manodopera specializzata provocò un vero e proprio esodo di lavoratori italiani verso la
Tunisia, condizionato in larga parte dalle disastrose condizioni economiche del Mezzogiorno.
Tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX i Francesi iniziarono a vedere come un

Sardegna) emigrare in Tunisia, stabilendosi a Tunisi e nelle altre città costiere (Tabarka, Sousse, Sfax), dove già
operavano diversi commercianti italiani.
6
P. Sebag, op. cit, p. 331.
7
Fu soprattutto la manodopera italiana a costruire la ferrovia tunisina alla frontiera algerina ; si veda P. Sebag,
op. cit., p. 329.
8
Non solo nell’area di Tunisi, ma anche a Sfax, Mahdia, Monastir ed altre città.
9
Si veda S. Finzi, a cura di, “Mestieri e professioni degli Italiani di Tunisia”, Finzi Editore, Tunisi, 2003.
10
In quegli anni venne costruito il primo ospedale (1980); venne creata la Cooperativa Italiana di Credito (1900),
iniziarono a nascere inoltre le prime forme di associazionismo in ambito commerciale, quale l’Associazione
Commerciale Italiana (1884) che nel 1887 diventò la Camera Italiana di Commercio ed Arti10. Altre importanti
istituzioni sorte in quel periodo furono la Società Dante Alighieri; l’Associazione Patriottica di Mutuo Soccorso
fra gli Operai; la Società Italiana di Beneficenza; il Consorzio Agrario, nonché associazioni artistico-culturali,
sportive o espressioni di determinati gruppi sociali.
11
Detto anche Trattato del Bardo.

5
“pericolo” la presenza italiana, il cui peso sul piano demografico12, economico e socio-
culturale era cresciuto a dismisura. Si giunse a considerare gli italiani come “nemici” del
Protettorato, a cui imputare la colpa ogni volta che si verificava una rivolta o un disordine
sociale; in questo periodo inizia dunque a porsi quella che fu chiamata la “questione italiana”,
che durerà fino al 1943. I francesi intrapresero una politica aggressiva nei confronti della
collettività italiana, innanzitutto attraverso l’abolizione dei privilegi derivanti dalla clausola
della “nazione più favorita” e l’emanazione delle Convenzioni del 1896.
Dopo gli anni ‘30 venne perseguito un processo di naturalizzazione forzata della
collettività: tutti i figli nati da cittadini europei diventavano automaticamente francesi. La
Francia non solo cercò di recuperare consistenza numerica, ma si spinse ancora oltre,
attraverso il divieto di esercizio delle professioni liberali a chi non fosse in possesso di un
diploma francese e, successivamente, anche della nazionalità francese13.
Questa situazione si radicalizzò durante il governo fascista, che si oppose alla politica
della naturalizzazione forzata perseguita dalla Francia, servendosene strumentalmente per i
propri fini propagandistici. A seguito della presa di potere del fascismo in Italia (1922), tutti i
rappresentanti della collettività italiana vennero sostituiti con persone di fiducia del regime.
La maggioranza degli italiani aderì al fascismo, ad esclusione dell’élite borghese, che tentò di
organizzare un’opposizione antifascista.
I provvedimenti della Francia contro la collettività italiana si inasprirono dopo la fine
del secondo conflitto mondiale quando gli italiani furono colpiti da espropriazione e sequestri
di beni, interdizione delle attività economiche, nonché da misure estreme quali l’arresto o
l’espulsione. Vennero chiuse tutte le istituzioni italiane, comprese le scuole, e venne vietata la
stampa di giornali in lingua italiana. La politica aggressiva della Francia nei confronti degli
italiani di Tunisia si attenuò all’indomani della stipula del trattato di pace fra Italia e Francia
(1947) e la riapertura del Consolato Generale nell’anno seguente, anche se i sequestri
continuarono ancora per alcuni anni.
La proclamazione della Repubblica Tunisina il 25 luglio 1957 segnò da un lato l’inizio
di nuovi accordi di cooperazione con l’Italia, dall’altro l’emanazione di leggi che, colpendo
pesantemente le attività economiche degli italiani14, ne ridussero drasticamente il numero.
Molti decisero di abbandonare il Paese, rientrando in Italia o partendo per la Francia; solo una
minoranza decise di restare. I superstiti e i loro discendenti costituiscono ciò che resta
dell’antica comunità italiana, la quale, a partire dagli anni ’70 è stata e continua tutt’oggi ad
essere incrementata da un nuovo tipo di flusso migratorio, costituito da imprenditori e liberi
professionisti.
In realtà sono pochi i discendenti delle vecchie generazioni che hanno approfittato
degli incentivi della politica tunisina sulle esportazioni per mettere in piedi unità industriali
manifatturiere. Questo sia per il processo di naturalizzazione portato avanti all’indomani
dell’indipendenza che comportò l’esproprio della maggior parte delle attività produttive di
proprietà straniera, tranne che in alcuni rari casi; sia perché i settori economici maggiormente
sviluppati dalla “vecchia comunità italiana” riguardavano soprattutto il settore artigianale
(falegnameria, ebanisteria, meccanica e carrozzeria) e della pesca che non hanno avuto un
riscontro industriale negli anni ’70. Sia, infine, perché i pochi italiani rimasti in Tunisia hanno
preso la cittadinanza francese orientando così le loro relazioni produttive e commerciali verso
la Francia.

12
Circa 80.000 presenze nell’anno 1900, come indicato nel rapporto del console Carletti.
13
A partire dalla prima guerra mondiale solo chi era naturalizzato francese poteva esercitare tali professioni.
14
In particolare, la legge sulla manodopera (1959), mirante a sostituire la manodopera europea, soprattutto
italiana, con quella locale per fronteggiare la forte disoccupazione strutturale e la legge sulla nazionalizzazione
delle terre agricole (1964), determinarono la partenza dalla Tunisia di migliaia di italiani.

6
L’insediamento italiano in Tunisia, iniziato a partire dagli anni ’70, è soprattutto frutto
di iniziative di industriali italiani residenti in Italia che hanno risposto alla politica di incentivi
finanziari ed economici promossa dal governo tunisino nei confronti degli investimenti
stranieri. Questa presenza è caratterizzata più da un pendolarismo tra Italia e Tunisia che da
un’integrazione nel tessuto sociale e produttivo locale come invece è avvenuto per le
generazioni di italiani discendenti dai primi insediamenti storici. Questi fattori ed altri ancora,
contribuiscono a cristallizzare una situazione quasi di isolamento tra la “nuova comunità”
costituita da italiani imprenditori e la “vecchia comunità” costituita da italiani discendenti dai
vecchi insediamenti.
Le politiche migratorie

Il governo tunisino iniziò la sua politica di sviluppo industriale e liberalizzazione


dell’economia a partire dagli anni ’70. La politica dell’”infitah” (apertura) tunisina fu
inaugurata con la L. 72-38, con la quale si stabilì una serie di incitazioni fiscali e finanziarie
per incoraggiare l’iniziativa privata soprattutto nella creazione di attività industriali
esportatrici. Nell’ambito di questa legge venne istituito legalmente il regime di zona franca
(“extraterritorialité”), per le imprese totalmente esportatrici. Questa zona amministrativa
aveva (ed ha tuttora) per delimitazione geografica le cinta dell’impresa e favoriva
l’insediamento di non-residenti. Negli anni ’70 le piccole e medie imprese italiane erano
molto lontane dal processo di delocalizzazione all’estero, solo le più grandi avevano
cominciato a muoversi, incoraggiate dal quadro degli accordi bilaterali dei due Paesi che
prevedevano linee di finanziamento per investimenti nei settori trainanti dell’economia del
Paese: energia e trasporti15.
Negli anni ’80 nonostante gli incoraggiamenti finanziari italiani
all’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese, queste preferivano l’Europa
Orientale. L’investimento in Tunisia, infatti, era considerato ancora a forte rischio, la sua
appartenenza alla regione arabo-musulmana e la crisi economica che attraversò a partire dalla
metà degli anni ’80 fino ad arrivare alla Prima Guerra del Golfo dava una percezione di
instabilità del Paese. Allo stesso tempo, l’economia tunisina ancora fortemente basata sul
monopolio dello stato era un altro fattore di scoraggiamento.
L’Italia stabilì così un programma di cooperazione bilaterale atto a promuovere i partenariati
tra imprenditori dei due paesi16. Si intensificarono in seguito le linee di credito agevolato
promosse dalla Cooperazione Italiana che mirano soprattutto a favorire i partenariati italo-
tunisini tra piccole e medie imprese17.
Dal 1992 l’Italia diventa il secondo partner commerciale della Tunisia ed è soprattutto
grazie alla crescita e al rafforzamento della presenza industriale italiana locale che questa
posizione viene tuttora mantenuta.
Se consideriamo l’evoluzione del settore manifatturiero italiano in Tunisia, si è
caratterizzato come un settore off-shore e sin dagli inizi la presenza del comparto del tessile-
abbigliamento ha dominato. Gli altri settori maggiormente interessati sono il cuoio e la
meccanica. La maggior parte delle imprese italiane cominciarono ad arrivare nella seconda
metà degli anni ’90. In questo arco di tempo il tessuto industriale italiano in Tunisia andò
consolidandosi e costituì una sorta di garanzia per gli investitori che vedevano in questa

15
È così che arrivarono in Tunisia l’ENI, l’AGIP, la FIAT e la PIRELLI.
16
Nel 1987 fu firmato un accordo di cooperazione internazionale tra Italia e Tunisia; nel 1988 furono allocai
fondi di aiuto e di credito in supporto alle joint-venture. Per maggiori dettagli si consiglia la consultazione del
sito del MAE - Sezione Cooperazione Finanziaria (www.esteri.it) .
17
A partire dal 1989 fino al 2001 sono state istituite cinque linee di finanziamento a credito agevolato tra cui una
(maggio 2001) indirizzata anche alle grandi società nel settore pubblico e privato.

7
presenza non solo un indicatore di stabilità ma anche una rete di referenze da cui partire per
impiantare il proprio stabilimento.
Allo stesso tempo una serie di congiunture politico-economiche favorì ulteriormente
l’immagine di solidità e di apertura verso l’estero del Paese: la promulgazione del nuovo
Codice degli Investimenti nel 1994 e la firma degli Accordi Euro-Mediterranei che fu
ratificata dall’Italia nel 1997.
Attualmente sebbene cresca il numero di progetti italiani o italo-tunisini avviati, gli
investimenti rimangono ridotti perché riguardano settori ad alta intensità di manodopera e a
scarso contenuto tecnologico (es. confezioni). Solo negli ultimi tre/quattro anni si assiste ad
una trasformazione in cui l’apporto tecnologico comincia ad aumentare nel senso che c’è un
investimento anche in attività produttive che richiedono tecnologie avanzate.
Bisogna inoltre considerare che non tutte le aziende entrate in produzione sono
sopravvissute. Secondo alcuni interlocutori la più grossa mortalità è avvenuta nella prima
metà degli anni ’90 quando molte aziende medio-piccole italiane hanno dovuto chiudere per
fallimento o per problemi fiscali e hanno tentato di insediarsi in Tunisia. Alcuni contoterzisti
tunisini ricordano quel periodo come contrassegnato dalla presenza di piccole piattaforme18
italiane che facevano gli ordini, ritiravano le commesse e poi sparivano, fenomeno che per un
po’ ha marcato la cattiva reputazione della presenza italiana.
Oltre al rischio di mortalità è necessario considerare la flessibilità produttiva in atto.
Spesso uno stesso proprietario quando decide di estendersi non lo fa con la stessa società ma
ne apre un’altra sia per ripararsi dal rischio di fallimento, sia per continuare a godere
dell’esenzione delle tasse nei primi dieci anni di vita della nuova società. Negli ultimi anni la
presenza delle imprese è notevolmente aumentata e si assiste a un proliferare di piattaforme,
reti di subfornitura o semplicemente unità produttive delocalizzate – o nate per la prima volta
- che mantengono contatti commerciali con l’Italia ma anche con altri paesi dell’Unione
Europea e gli Stati Uniti.

La volontà di collaborare da parte del governo tunisino si è espressa in nuovi


provvedimenti tesi a rinvigorire la cooperazione tra i due Paesi o a sanare annose questioni,
quali la restituzione dei beni immobili sequestrati agli italiani19, nonché l’avvio del
programma di privatizzazioni e di ammodernamento dell’economia (“programme de mise à
niveau”), iniziato più di dieci anni fa e che ha stimolato i finanziamenti e gli investimenti
esteri20. Sono, inoltre, da segnalare gli importanti accordi sull’immigrazione clandestina,
nell’ambito della quale la Tunisia gioca un ruolo centrale, sia come Paese di partenza che di
transito.
Continua ad essere grande l’interesse per le aziende italiane verso questo Paese,
testimoniato sia da numerose delegazioni di imprenditori in visita, che da molteplici iniziative

18
La piattaforma è una centrale, spesso legata ad un’unica azienda o a più aziende consociate localmente per
l’occasione, che organizza la rete di subfornitura in loco e gestisce lo smistamento delle materie prime inviate
dall’Italia da distribuire alle varie imprese contoterziste e si occupa poi della raccolta dei prodotti finiti o semi-
finiti da rinviare in Italia.
19
Non ancora completamente risolto, perchè attualmente sono 300 i titoli di proprietà italiani ancora bloccati.
20
Notevoli sono i vantaggi per gli investitori esteri: manodopera qualificata, abbondante e a basso costo,
procedure amministrative semplificate, legislazione favorevole, infrastrutture in costante miglioramento. In
particolare, per le società totalmente esportatrici (o almeno che esportano l’80% della loro produzione) è
prevista l’esenzione dall’imposta sui benefici per i primi 10 anni d’esercizio, riduzione ed esonero dei diritti di
dogana per i beni d’investimento relativi al progetto, contributi statali agli investimenti nelle regioni
sottosviluppate. È da segnalare che dal maggio 2005 è consentito agli investitori stranieri l’acquisto di terreni ed
edifici industriali, così come di terreni ed edifici destinati ad attività economiche di carattere turistico, senza la
previa autorizzazione delle autorità del governo.

8
private e pubbliche che vi si realizzano, consolidando le relazioni italo-tunisine nell’ambito
del più ampio contesto del Partenariato Euromediterraneo.
La presenza italiana in Tunisia, dunque, è ritornata ad essere importante: è diffusa in
tutti i settori e sembra non soffrire particolari problemi di integrazione in un ambiente diverso
da quello nazionale. Sebbene i due governi abbiano attivato programmi di cooperazione
economica, scientifica e tecnologica, restano irrisolti alcuni punti dolenti, di vitale importanza
per il futuro delle relazioni tra Italia e Tunisia: non c’è grande interazione tra la comunità
italiana che oggi conta più di 3000 persone, ed il suo referente istituzionale in loco; la
comunità scientifica chiede una politica culturale-linguistica che sappia rispondere al
crescente interesse della Tunisia per la lingua e la cultura italiana.
Quadro istituzionale italiano in Tunisia

Vedasi le informazioni raccolte nella “Scheda Tunisia” da pag. 26 a pag. 30, che appaiono
esaustive.

2. Profilo statistico della comunità italiana


Anche per le caratteristiche socio-anagrafiche della comunità italiana in Tunisia si
rimanda alle informazioni contenute a pag. 24 e 25 della “Scheda Tunisia”.

In aggiunta, si rileva che gli italiani iscritti all’AIRE in Tunisia, alla data del 06 marzo
2006, risultavano 2.822, di cui solo 43 di origine pugliese.
La provenienza per Provincia pugliese e la residenza per Governatorato Tunisino dei 43
italiani di origine pugliese residenti ufficialmente in Tunisia, sono descritte dalla tabella che
segue.

Residenti Provenienti dalla Puglia Totale


in Tunisia Bari Taranto Brindisi Lecce Foggia
Tunisi 6 4 2 2 1 15
Siliana 1 1 2
Nabeul 1 1 2
Ariana 2 4 1 1 1 9
Beija 1 1
Ben arous 1 1 2
Biserte 1 1 1 3
Jendouba 1 1
Gabes 1 1
Tabarka 1 1
Sousse 2 2 4
Monastir 1 1
Sfax 1 1
Totale 12 12 7 7 5 43

9
3. L’organizzazione sociale degli italiani

La realtà associativa italiana si presenta piuttosto varia e attiva: vi sono le associazioni


ricreative, culturali, femminili, quelle commerciali, caritatevoli, politiche, a sfondo laico o
religioso.
Dagli incontri che sono stati realizzati, in particolare con esponenti della “vecchia
comunità italiana”, risulta evidente, da un lato, una scarsa interazione delle associazioni,
espressione della collettività, con le istituzioni italiane in loco, che invece costituiscono un
importante referente per gli imprenditori e gli industriali di recente residenza e, dall’altro, una
mancanza di sinergia tra le associazioni stesse. La collettività italiana, potenzialmente una
grande comunità, tende infatti ad organizzarsi in ristretti nuclei, in genere secondo
l’appartenenza regionale o sociale o politica, in gruppi a se stanti che difficilmente
comunicano o interagiscono, innescando spesso giochi di potere o antagonismi personali.
Resta il fatto che pur essendo presenti numerose associazioni, il bisogno di
aggregazione della collettività italiana, così come si presenta oggi in Tunisia, è meno forte sia
rispetto ad altri Paesi, che rispetto al passato: in primo luogo per la vicinanza all’Italia, che
determina il fenomeno del pendolarismo di molte persone; in secondo luogo poiché la
presenza italiana è in continuo mutamento, vi sono delle differenze generazionali e dunque
culturali non indifferenti, divenendo una comunità fortemente disomogenea.
Di seguito verranno analizzate alcune delle più importanti ed attive realtà associative
degli italiani in Tunisia, di storica o di recente formazione; un’attenzione particolare verrà
data alle attività culturali, sociali, caritatevoli e commerciali svolte dalle associazioni, nonché
alla realtà dell’informazione per gli italiani residenti. E infine l’insegnamento della lingua
italiana in Tunisia, che dà un’idea del forte interesse della popolazione alla cultura del nostro
Paese.

La Scuola Italiana

La Scuola Italiana di Tunisi21, divenuta Paritaria con il D.M. 3646 del 19.04.04, venne
fondata nel 1966 per soddisfare le esigenze di istruzione-formazione dei figli di italiani
dipendenti da Enti, Ditte, Imprese operanti in Tunisia. L’atto di nascita della Scuola, di fatto,
coincise con l’atto costitutivo del “Comitato Pro Scuola Italiana di Tunisi” (settembre 1966),
il quale se ne assunse la responsabilità e l’impegno della gestione.
A partire da quel anno, la Scuola è progressivamente cresciuta modificando la sua identità,
fino a quella attuale di Scuola Italiana Paritaria, che oltre ad essere un riconoscimento di tipo
“burocratico”, riconosce la qualità dell’offerta formativa della scuola, ampliandone gli effetti
del riconoscimento legale. Ciò intende portare la scuola a una piena identificazione con il
sistema educativo italiano, collocato nella dimensione plurilingue e multiculturale.
La Scuola attualmente riesce a garantire l’offerta formativa di tutti i gradi della scuola:
d’obbligo e non. Costituiscono parte dell’istituzione scolastica in Tunisia:
- Scuola dell’Infanzia, ex scuola materna (bambini dai 3 ai 5 anni);
- Scuola Primaria, ex scuola elementare (bambini dai 6 agli 11 anni);
- Scuola Secondaria I grado, ex scuola media inferiore (bambini dai 12 ai 14 anni);

21
I dati sono stati forniti direttamente dalla Scuola Italiana di Tunisi e sono relativi all’a.s. 2005/2006.

10
- Scuola Secondaria II grado, ex scuola media superiore (ragazzi dai 15 ai 18 anni).
Relativamente alla scuola secondaria di II grado è attivo un percorso di studi di durata
quadriennale corrispondente al “Liceo Scientifico”.
Le risorse umane impiegate dalla Scuola comprendono:
- un responsabile di direzione, cui è affidata la direzione e il governo della scuola,
carica attualmente ricoperta dal Prof. Giorgio La Rocca;
- il corpo docente, costituito da 28 unità, di cui n°26 nominati dal Comitato di Gestione,
in parte reclutati sul posto e in parte provenienti appositamente dall’Italia (n°9 italiani
residenti, n°7 italiani non residenti, n°6 tunisini, n°2 francesi, n°1 bulgaro, n°1
brasiliana) e n°2 docenti nominati dal MAE, rispettivamente per la scuola primaria e la
scuola secondaria di I grado.
- Personale del Servizio Amministrativo e di segreteria, reclutati in loco (n°1 italiana e
n°1 bulgara);
- Personale di servizio (n°4 tunisini).
Gli alunni sono 163, con una percentuale di frequenza dell’11% nella scuola dell’infanzia, del
36% nella primaria, del 25% nella secondaria di I grado e del 28% al Liceo. Il 48% degli
studenti sono italiani, figli di personale che presta servizio in Ambasciata, di imprenditori o di
famiglie che lavorano temporaneamente nel Paese; 29% italo-tunisini, figli di matrimoni
misti; 9% italo-altre nazionalità; 7% altre nazionalità; 6% tunisini; 1% tuniso-altre
nazionalità.
La Scuola Italiana è alloggiata in un unico edificio costruito in tre piani su due livelli di
strada. Essa, oltre ad un’ampia aula per la scuola d’infanzia e 12 aule (5 per la scuola
primaria, 3 per la scuola secondaria I grado, 4 per il Liceo), dispone di: una sala video, un
laboratorio multimediale (in ristrutturazione), una biblioteca contenente 773 volumi, un’aula
magna, di circa 90 mq, adibita anche a sala mensa; nel pomeriggio è spesso usata per le
attività di “Laboratorio d’arte e ceramica” e “Laboratorio teatrale”.
Lo studio della lingua araba è previsto sin dalla scuola primaria ma solo dall’anno scolastico
2005-2006 è stato introdotto anche al Liceo Scientifico, come lingua straniera, oltre
all’inglese e al francese. Mentre per gli studenti liceali tunisini sono previsti dei corsi intensivi
di lingua italiana pomeridiani.
Attualmente gli sponsor che sovvenzionano la Scuola sono il gruppo “Miroglio” e “IVECO”.
Si sta cercando di trovarne di nuovi per poter ampliare i locali ed offrire nuovi spazi ad
un’utenza in crescente aumento. Inoltre, il Comitato ha accolto la proposta di diversificare
l’offerta formativa per quanto riguarda la scuola di II grado, affiancando al Liceo Scientifico,
la sola opzione presente al momento, un Istituto Tecnico, che garantirebbe agli studenti
tunisini una formazione tecnica più facilmente spendibile nelle aziende ed imprese italiane
presenti in Tunisia.
Problema ancora irrisolto è quello legato all’equipollenza del titolo di studio in Tunisia e in
Francia. Questo è uno dei motivi principali per i quali non pochi residenti italiani preferiscono
mandare i loro figli alla Scuola Francese.

L’Istituto Italiano di Cultura (ICC)

L’Istituto Italiano di Cultura, nato nel 1961, cercò di ripristinare la posizione culturale che
l’Italia aveva occupato fino alla Seconda Guerra Mondiale. Attraverso l’Istituto di Cultura, il
Ministero degli Affari Esteri cominciò ad attribuire a studenti tunisini le prime borse di studio
per la frequenza di corsi universitari, non essendo ancora nata l’università nel Paese. Per dare
nuovo impulso al dialogo fra le due culture, si organizzarono incontri letterari fra orientalisti
ed esponenti della cultura tunisini (Rizzitano, Gabrieli, Achour, etc…). Sempre in quegli anni,
l’Istituto di Cultura collaborò alla stipula dell’accordo tra la RAI e il Governo tunisino per

11
l’istallazione di un’antenna finalizzata alla ricezione dei programmi di RAI 122. Nel 1967,
con la creazione della prima università tunisina (l’attuale “Università di Tunisi”),
cominciarono gli scambi di esperienze nel campo didattico e nacquero le prime convenzioni
con le Università italiane. Dal 1978, con la creazione della prima cattedra di Italianistica,
l’Istituto rese possibile l’avvio di corsi di lingua e letteratura italiana mettendo a disposizione
il proprio personale docente. Sempre negli anni ’80, su proposta dell’Istituto, fu creata la
“Carthago Film”, prima società tuniso-italiana di produzione cinematografica e furono elargiti
consistenti aiuti alla SATPEC, complesso cinematografico tunisino (i cui tecnici si erano
formati in Italia), trasformata successivamente in Scuola di Cinema. Gli accordi
interuniversitari sono andati aumentando fino a raggiungere le attuali 45 unità.
Da segnalare, in questo contesto, la recente creazione a Tunisi di una Scuola Superiore
Mediterranea per la Formazione nelle Tecnologie dei Media, in collaborazione con
l’Università di Pavia.
Nel 2000, l’Istituto di Cultura si è trasferito in pieno centro città, dove gode di maggiore
visibilità. Nella nuova sede l’Istituto dispone di ampi spazi adibiti ad uffici e ad aule per i
corsi di lingua e cultura italiana, come pure di un salone polivalente che ospita spesso delle
esposizioni. La nuova biblioteca, contenente 10.000 volumi, è stata di recente (marzo 2006)
riaperta al pubblico; circa 200 tra studenti, ricercatori e docenti di Italianistica delle locali
università, sono i più assidui frequentatori.
Per quanto riguarda l’attività culturale dell’Istituto, essa ha subíto negli ultimi anni
un’importante accelerazione. Alla base di tale attività, la ricerca costante di un alto livello
qualitativo nonché una politica culturale intesa a mettere in luce e valorizzare affinità e
reciproche influenze. Le manifestazioni dell’ultimo quinquennio, svolte nei più svariati settori
– musica, teatro, cinema, arte, convegnistica, editoria – sono culminate in quello che è stato
definito in loco il “concerto del secolo”, il Mafistofele di Arrigo Boito, eseguito
dall’Orchestra e dal Coro del Maggio Musicale Fiorentino, diretti da Riccardo Muti, nella
splendida cornice dell’Anfiteatro Romano di El Jem, il 4 luglio 2005. Il 2006 ha già al suo
attivo eventi di rilievo, una conferenza di Gianni Vattimo all’Università della Manouba di
Tunisi, la realizzazione di una mostra sull’evoluzione della moda maschile italiana nella
seconda metà del XX secolo, lo spettacolo presentato dal Balletto di Liliana Cosi e Marinel
Stefanescu “Omaggio al Classico” al teatro Municipale di Tunisi: tutti eventi che hanno
suscitato un grande interesse presso i media locali, il pubblico tunisino e naturalmente gli
italiani residenti in Tunisia. Il programma culturale prevede inoltre altre manifestazioni, quali
la “Giornata di Studi Italiani”, in aprile, presso l’Istituto Superiore di Lingue di Tunisi e, in
ottobre, “La Settimana della Lingua Italiana nel Mondo”, che verterà sul tema “Il cibo e le
feste nella lingua e nella cultura italiana”. Alle prossime Giornate del Cinema Europeo,
l’Istituto proporrà al pubblico recenti film italiani di successo, quali “La tigre e la volpe” di
Benigni e “La seconda notte di nozze” di Pupi Avati. L’Istituto di Cultura gode tuttavia del
costante sostegno delle istituzioni e degli organismi tunisini e italiani che contribuiscono in
maniera determinante alla riuscita delle manifestazioni proposte.
Accanto a queste attività a favore della promozione e della diffusione della cultura italiana in
Tunisia, l’Istituto organizza corsi di lingua italiana di vari livelli e corsi di pittura. Il numero
degli iscritti è in costante aumento e l’Istituto fatica a soddisfare le richieste. Dall’inizio
dell’anno 2006 sono stati attivati ben 13 corsi, con un numero di iscritti che si aggira intorno
ai 350. Si tratta principalmente di studenti (liceali che hanno scelto l’opzione “lingua italiana”
e che investono in un corso ulteriore perché prevedono di continuare lo studio all’Università;
ma anche universitari che prevedono di continuare gli studi in Italia); liberi professionisti,

22
Tali programmi erano molto seguiti, anche per la mancanza della televisione locale e la totale assenza di altri
emittenti straniere. Per questo non di rado ci si imbatte in tunisini che parlano correntemente l’italiano avendo
guardato per anni solo RAI 1.

12
soprattutto avvocati e medici; impiegati sia del settore pubblico (Ministeri Affari Esteri) che
privato (aziende d’import-export); ingegneri e periti, dirigenti d’imprese italo-tunisine che
lavorano a stretto contatto con italiani, e insegnanti.
Il Personale in servizio presso l’Istituto di Cultura è composto da n°2 Direttori APC di ruolo
(l’attuale Direttrice dell’Istituto la Dott.ssa Paola Procaccino e il Vice-Direttore); n°1 Esperto
Scientifico (ex art. 16 L. 401/90); n°4 Contrattisti MAE; n°1 Contrattista L. 296/98; personale
reperito in loco e finanziato con i fondi di bilancio dell’Istituto; insegnanti italiani reperiti in
loco con contratti di prestazione d’opera (o cottimo fiduciario).
I lettori italiani che prestano servizio presso le università tunisine sono 2 a Tunisi e 1 a Gabes.

Il Centro Culturale Dante Alighieri

Il Comitato della Dante Alighieri di Tunisi23 fu il primo tra quelli costituiti all’estero e si
formò nel 1892. Perseguì un’importante politica di mantenimento e diffusione della lingua e
della cultura italiana e di italianizzazione della collettività, motivata dal fatto che spesso gli
emigrati erano analfabeti e non si esprimevano in italiano bensì nel loro dialetto d’origine24.
L’azione della Dante Alighieri era rivolta esclusivamente ai cittadini italiani e si esplicava
attraverso l’organizzazione di corsi serali di lingua italiana e attraverso la creazione di
istituzioni professionalizzanti quali la Scuola di Arti e Mestieri, intorno alla quale si venne a
creare un corpo professionale legato al settore dell’edilizia, composto da ebanisti, incisori,
marmisti e da altri professionisti ed artigiani.
Attualmente il Centro Culturale Dante Alighieri organizza corsi di lingua italiana e dei
corsi di disegno e pittura per bambini, adolescenti o adulti. Gli iscritti sono circa 550, in
maggioranza tunisini, studenti e liberi professionisti.
Alla fine dell’anno scolastico vengono allestite delle mostre per esporre le opere e le creazioni
degli allievi, con premi e rilasci di diplomi. Spesso vengono organizzate attività seminariali,
convegni o presentazione di libri.
Si tratta di un comitato spontaneo, indipendente da sovvenzioni, che si finanzia
sostanzialmente attraverso le iscrizioni degli utenti; riceve, tuttavia, una borsa dal Ministero
Affari Esteri per la promozione della cultura italiana. Il Centro Culturale possiede
un’importante biblioteca, attualmente in sistemazione, composta da circa 10000 volumi. Si
tratta di libri dati in donazione o lasciati da italiani partiti dalla Tunisia, di volumi anche molto
antichi, difficilmente reperibili altrove. Sta per essere avviato anche il programma di
informatizzazione per agevolare gli studi e le ricerche degli utenti.
Attualmente la Presidente è la Dott.ssa Silvia Finzi.

Casa Sicilia

Come espressione dell’appartenenza regionale del tessuto associativo esemplare è il caso di


Casa Sicilia, inaugurata a Tunisi il 25 novembre 2004. Ha sede nel Palazzo Dar Bash Hamba,
ex Convento di S. Croce, situato nel cuore della Medina di Tunisi. La gestione è affidata alla
Fondazione Orestiadi25, che da anni svolge la propria attività anche a Tunisi ed ha realizzato
un’intensa rete di rapporti tra le Autorità tunisine e quelle del Governo italiano.
Lo storico palazzo Dar Bach Hamba ospita un’esposizione permanente dell’artigianato
siciliano, frequenti iniziative culturali nei settori delle arti visive, della musica, della poesia,
favorendo il confronto tra artisti di diverse origini nonché settimane gastronomiche come
occasioni di scambio tra imprenditori siciliani e locali del settore alimentare. Casa Sicilia

23
Leila Adda, “La Dante Alighieri”, pp. 77-83, in Memorie italiane in Tunisia.
24
Si veda Marionette Pendola, “La lingua degli italiani di Tunisia”, in Memorie Italiane di Tunisia, pp. 13-18.
25
Istituto di Alta Cultura ONLUS costituito nel ‘92 in Sicilia.

13
propone, dal novembre 2005 fino a luglio 2006, nel quadro di un cineforum una rassegna di
30 film italiani, dagli anni ’70 ai nostri giorni, insieme a degustazioni di piatti e ricette tipiche
della cucina siciliana. Dal 13 al 19 marzo 2006 si è svolta la seconda edizione di “Saveurs et
Savoirs du Sud”, una manifestazione che ha visto succedersi colloqui e seminari su
Pirandello, concerti di musica tradizionale, atelier di cucina, degustazioni, rappresentazioni
teatrali, film.
Tra le attività di maggior successo i Seminari sulla “Pesca nel Mediterraneo. Regole comuni e
qualità” e le “Riserve Marittime del Mediterraneo”, rispettivamente nel dicembre 2005 e nel
febbraio 2006, occasioni propizie per lo scambio di conoscenze tra esperti tunisini e italiani.
Inoltre Casa Sicilia è anche sede di stage di studenti delle scuole siciliane: nell’agosto 2005
gli studenti dell’ITC Ferrara di Mazara del Vallo si sono recati a Tunisi per la realizzazione
del progetto POR Sicilia 2005/2006. A Dar Bach Hamba ha avuto sede nel 2005 un campus
universitario sul turismo alternativo nella Medina di Tunisi.
Si tratta di manifestazioni che suscitano un vivo interesse soprattutto nel giovane pubblico
tunisino, che studia la lingua italiana e che è attratto dalla cultura italiana, ma anche nei
siciliani, residenti in Tunisia da generazioni, che riscoprono le loro radici. Scarsa la
partecipazione del resto della collettività italiana.

La Società Italiana Assistenza (SIA)26

La Società Italiana di Assistenza è un’associazione a scopo caritatevole. L’attuale presidente è


Anna Querci. La SIA nacque nel 1916 con lo scopo di assistere gli indigenti della comunità
italiana, i cittadini italiani bisognosi stabiliti o di passaggio in Tunisia, attraverso strumenti
diversi quali la distribuzione di generi alimentari come pane, olio, pasta, zucchero, la raccolta
di vestiario e spesso anche sussidi in denaro per l’aiuto, ad esempio nel pagamento degli
affitti. Venne attivato un efficiente refettorio che inizialmente serviva oltre 150 pasti al giorno
e una assistenza sanitaria, con la creazione di un ambulatorio nella sede della SIA, dove era
sempre presente un’infermiera e dove venivano forniti medicinali sotto la prescrizione del
medico che prestava il suo servizio volontario nell’associazione. Erano anche previste visite a
domicilio nonché un’assistenza di volontari per gli anziani impossibilitati ad uscire di casa.
Tutte le attività venivano in parte finanziate dalle sovvenzioni governative, dalle
quotizzazioni dei soci, dalle sottoscrizioni, dal ricavato dell’organizzazione di buffet e feste,
le cosiddette kermesse, di cui il Corriere di Tunisi presentava spesso articoli e immagini27.
Sembra infatti che fossero delle importanti fonti di finanziamento oltre che momenti
conviviali in cui tutti erano chiamati a partecipare, con la vendita di oggetti di ogni tipo.
Venivano inoltre organizzate colonie estive per i bambini. L’onere finanziario era a carico
della SIA che si preoccupava sia del viaggio sia della sistemazione. Un ruolo particolarmente
significativo è stato quello assunto dal Comitato Femminile della SIA, un gruppo di donne
che si sono impegnate nell’organizzazione delle attività dell’associazione.
Oggi, alcune delle precedenti attività non sono più presenti, come ad esempio le colonie estive
per i ragazzi a causa della diminuzione netta della collettività italiana e quindi degli assistiti.
Allo stato attuale il refettorio offre una medie di 15-20 pasti al giorno e sembra aver cambiato
la sua funzione. Non si tratta più di soddisfare solo un bisogno materiale: il luogo è diventato
un’occasione di incontro che risponde al desiderio di combattere la solitudine di alcuni
anziani, di dare loro l’occasione di consumare un pasto chiacchierando, di dare una sorta di
qualità morale alla loro vita. Anche l’assistenza sanitaria ha subito cambiamenti: inizialmente
la SIA partecipava ai ricoveri sia ospedalieri, sia nelle case di riposo di Rades e dell’Ariana;
ora questo servizio viene gestito dall’Ambasciata Italiana di Tunisi.
26
Elga Caccialanza, in Memorie Italiane di Tunisia, pp.91-94.
27
Una delle quali lanciò Claudia Cardinale vincitrice del concorso “La più bella italiana di Tunisi”.

14
Il Comitato delle Donne Italiane Sposate con Tunisini (CODIST)

Il Comitato delle donne italiane sposate con tunisini è stato costituito nel 1994 presso
l’Ambasciata d’Italia per la tutela e l’assistenza alle donne italiane che hanno contratto
matrimoni binazionali e che sono residenti in Tunisia. È attualmente presieduto dalla Sig.ra
Marzia Ravegnini Gaïasse ed il direttivo dell’associazione conta circa sette iscritte. Il Codist
opera nell’ambito dell’assistenza e dell’accoglienza, promuovendo altresì azioni di solidarietà
e attività culturali. Nasce dalla volontà di incontrarsi, conoscersi, dare amicizia e aiuto morale
alle donne in difficoltà, offrire, per quanto è possibile, informazioni legali e giuridiche, aprire
un dialogo con le istituzioni tunisine affinché donne e madri con i propri figli ritrovino la
propria dignità. Nel marzo 2000 il Codist ha pubblicato un interessante vademecum, intitolato
“Per conoscere, per conoscersi: il matrimonio binazionale”28 a cura di Maira Fiorani e
Antonino Trimarchi, con l’intento di fornire alcune indicazioni di ordine giuridico e pratico
alle numerose italiane che intendono contrarre o che hanno già contratto un matrimonio con
un cittadino tunisino.

Il Circolo Italiano

Il Circolo Italiano è una struttura associativa riconosciuta dallo Stato italiano e da quello
tunisino, attiva da circa quarant’anni. Non è un’associazione a scopo di lucro e vorrebbe
essere un punto di incontro per gli italiani residenti in Tunisia. Conta un numero di 480 soci,
di cui 300 onorari, che godono di uno sconto nel momento in cui usufruiscono dei servizi di
ristorazione del Circolo. Il Circolo gestisce una sala ristorante, con uno chef rigorosamente
italiano, una pizzeria, un bar. Si organizzano cene ispirate alla cucina regionale, feste per i
bambini, serate musicali, serate di beneficenza. In genere, il Circolo sostiene con dei
contributi la SIA. Varie proposte sono state avanzate nel Consiglio d’amministrazione del
Circolo a favore dell’organizzazione di attività culturali.
Il Circolo è aperto a tutti, italiani e non. L’attuale presidente, in carica da 4 anni, è il Dott.
Franco Nigro, di origine pugliese.

La Camera Tuniso-Italiana di Commercio e Industria

La Camera di Commercio29 fu creata a Tunisi nel 1884, quando la “colonia italiana” sotto la
spinta migratoria, continuava a crescere numericamente e i professionisti italiani di Tunisi
furono spinti dalla necessità di difendere e tutelare i propri interessi. Dal ’43 tutte le
associazioni italiane, scuole, giornali e in genere tutte le attività degli italiani in Tunisia
vennero bloccate. La Camera rinacque nel 1955, con la normalizzazione dei rapporti italo-
francesi, allo scopo di favorire lo sviluppo delle relazioni commerciali, industriali, agricole,
finanziarie e turistiche tra l’Italia e la Tunisia. La Camera operò senza visto ufficiale delle
autorità sino al riordinamento italiano delle Camere di Commercio estere in Italia (1970) ma
soprattutto sino all’ottenimento del visto rilasciato dalle Autorità tunisine avvenuto nel 1965.
Con lo sviluppo delle relazioni politiche e di partenariato tra Italia e Tunisia, un nuovo tipo di
rapporti tra le due rive del Mediterraneo comincia a farsi strada. Il concetto stesso di relazione
muta, dallo sviluppo unilaterale degli interessi italiani in Tunisia, si passa ad un rapporto di
co-sviluppo degli interessi, laddove la difesa degli interessi italiani diviene anche e
contemporaneamente la difesa e lo sviluppo degli interessi tunisini. In questo contesto la
Camera subisce un ulteriore cambiamento, nell’84 diviene la “Camera Tuniso-Italiana di
28
Edizioni Finzi, Tunisi, 2000, pp. 94.
29
Si veda S. Finzi, “La Camera di Commercio ed Arti”, pp. 41-46, in Memorie italiane in Tunisia.

15
Commercio e Industria” con una rappresentanza tunisina nel Consiglio d’Amministrazione,
superiore a quella italiana30. Oggi, l’attuale statuto prevede che il Consiglio sia costituito da
10 italiani e 10 tunisini. Attualmente il Presidente della Camera è Chekib Nouira.

L’Associazione degli Imprenditori Italiani in Tunisia (IMIT)

Costituita da circa 2 anni, ma solo recentemente riconosciuta e registrata ufficialmente,


l’Associazione degli Imprenditori Italiani in Tunisia intende proporsi quale punto di
riferimento per gli imprenditori italiani residenti in questo Paese ma anche per quelli residenti
in Italia e con interesse verso la Tunisia. Attualmente i membri sono una quarantina, con
prospettive di aumentare. L’Associazione, il cui Presidente è Giorgio Capanna, svolge per ora
ruolo di lobby su questioni di interesse soprattutto fiscale, doganale e commerciale più in
generale. Mette anche a disposizione degli imprenditori soci, dei consulenti legali, finanziari,
fiscali e doganali per la risoluzione di problematiche diverse. Intende aprire un sito web che
contenga tutte le informazioni utili ed i suggerimenti agli imprenditori italiani già stabiliti in
Tunisia ed a quelli che intendono aprirvi la loro attività industriale e/o commerciale. E si farà
promotrice di eventi per la promozione e la sostenibilità dell’investimento privato in Tunisia.

Il COMITES

Attualmente in Tunisia non esiste più il COMITES, di cui era Presidente Elia Finzi. Si tratta
di un organo rappresentativo eletto direttamente dagli italiani all’estero ed istituito presso
ciascun Ufficio consolare nella cui circoscrizione risiedono almeno 3000 cittadini italiani. Nel
2003 il Comitato è stato sciolto poiché formalmente gli iscritti all’AIRE non raggiungevano la
quota minima (3000 appunto), ma le cifre effettive contano un numero di italiani residenti in
Tunisia di gran lunga superiore.
Secondo alcuni importanti esponenti della storica comunità italiana il COMITES garantiva un
minimo di rappresentatività della collettività nei confronti delle istituzioni. Il successivo
scioglimento ha privato la collettività di quel minimo di rappresentanza, riducendone il peso e
il ruolo rispetto alle istituzioni.

Altre Associazioni

Risultano inoltre esistenti in Tunisia, come anche descritto nel documento “Scheda Tunisia”,
l’Associazione Sportiva Aurora, l’Istituto Culturale Ferdinando Santi, alcune emanazioni
politiche (azzurri nel mondo e circolo tricolore), e negli anni passati era anche stata costituita
la lega navale (scomparsa recentemente).
Di nuova costituzione, l’IMIT, l’ANFE (Associazione Nazionale Famiglie Emigranti), e la
“Consulta delle Associazioni” (ente costituito 6 mesi fa e notificato all’Ambasciata, che
voleva proporsi come ente sostitutivo del COMITES e con funzioni di coordinamento di tutte
le realtà associative italiane esistenti in Tunisia).

La stampa e i mass media in lingua italiana

In Tunisia i mezzi di comunicazione (televisione, radio, giornali) sono bilingue: in arabo e in


francese. Gli italiani residenti in Tunisia, in genere, conoscono il francese, la lingua veicolare
del Paese e attingono senza difficoltà ai mezzi di comunicazione locali. Tuttavia, la Tunisia si
caratterizza per essere l’unico Paese del Nord Africa a pubblicare una testata completamente
30
Il Consiglio era costituito da 12 tunisini e 8 italiani, impedendo il giusto ed equilibrato svolgimento delle
attività della Camera.

16
in lingua italiana, il “Corriere di Tunisi”, che dal 1956 non ha mai smesso di mantenere vivo il
legame con l’Italia e la sua lingua.
In Tunisia la stampa fu inaugurata nel 1838 proprio da un giornale in lingua italiana31;
attraverso di essa trapassarono diverse ideologie politiche dall’Europa al Nord Africa, in
particolare attraverso la voce degli emigrati politici italiani. Varie sono le testate in lingua
italiana che hanno visto la luce in Tunisia: “L’Unione”, quotidiano dal 1887 al 1943; “La
Patria”, quotidiano (1970); “L’Italiano di Tunisi”32, settimanale dal 1936 al 1940; “Il
Giornale”33, quotidiano (1939); “Il Ghibli”, settimanale dal 1930 al 1934; “L’Italo-Tunisino”,
settimanale 1956-57; “Il Corriere di Tunisi”, settimanale dal 1956, divenuto oggi bimensile.
L’attuale direttore, Elia Finzi, è anche il proprietario dell’omonima tipografia, la prima
stamperia italiana che dalla sua creazione nel 1880 rappresenta il fulcro dell’attività editoriale
in lingua italiana34. Quest’anno, in occasione del 50° anniversario della fondazione del
giornale, è stato lanciato in una nuova veste grafica e con un nuovo sottotitolo, “Corriere
Euromediterraneo”, che sostituisce il vecchio “Corriere Eurafrica”. Il Corriere costituisce da
mezzo secolo un importante strumento per gli italiani in Tunisia, per saperne di più sulla
comunità italiana residente, su cronaca, cultura, società, economia in Italia e in Tunisia.

Il Progetto “Memoria degli Italiani di Tunisia”

Esiste uno specifico progetto finalizzato al recupero della memoria degli italiani in Tunisia,
allo scopo di ricostruire la vita politica e socio-culturale della collettività italiana nelle sue
vicende storiche, denominato “Memoria degli Italiani di Tunisia”, di cui è responsabile Silvia
Finzi, appartenente alla storica famiglia da generazioni radicata nel Paese, attualmente
docente alla Facoltà di Lettere e Scienze Umane dell’Università di Tunisi, nonché presidente
del comitato della Società Dante Alighieri a Tunisi. Grazie al sostegno dell’Ambasciata
Italiana e dell’Istituto di Cultura, Il “Progetto della Memoria” ha dato origine fino a questo
momento a quattro pubblicazioni intitolate: “Pittori italiani di Tunisia” (2000), “Memorie
italiane di Tunisia” (2001), “Architetture italiane di Tunisia” (2002) e infine “Mestieri e
Professioni degli italiani in Tunisia” (2003)35. Il gruppo di ricercatori, composto da italiani,
italo-tunisini, tunisini e italo-francesi, si pone l’obiettivo di ricostruire la memoria della
comunità italiana, nelle sue relazioni interne ed esterne, raccogliendo la documentazione
orale, scritta e iconografica disponibile, per meglio conoscere la collettività italiana di ieri, le
sue peculiarità e il suo apporto. I saggi sono in italiano e in francese. È in corso di
pubblicazione il quinto volume intitolato “La Cucina italiana in Tunisia”.

Radio in lingua italiana

L’unico programma radiofonico in lingua italiana è trasmesso da Tunisi Internazionale Rete


Radiofonica, un programma in lingue, che ogni giorno, dalle 15 alle 16 trasmette in italiano.
Durante l’ora vengono trasmesse canzoni italiane, un breve notiziario, ma anche interviste a
personalità ed esponenti della collettività italiana; grande spazio è riservato alla pubblicità
delle attività culturali organizzate dalle associazioni o dall’Istituto di Cultura Italiano.

31
“Il Giornale di Tunis e Cartagine”, stampato su iniziativa di due emigrati napoletani. Il primo numero fu
l’ultimo in seguito alla sua soppressione voluta dal Bey. Si veda M. Brondino, “La stampa periodica:
testimonianza della emigrazione italiana in Tunisia”, pp. 179-184, in Memorie italiane di Tunisia.
32
Primo giornale antifascista, fondato da Giulio Barresi.
33
Prima testata comunista diretta da G. Amendola e V. Spano, e collegata con il comitato comunista tunisino,
partito alla cui fondazione avevano contribuito anche alcuni italiani.
34
Presso la storica tipografia Finzi è disponibile la collezione completa del “Corriere di Tunisi”, nonché diverso
materiale bibliografico e documentario relativo alla collettività italiana.
35
I quattro volumi sono S. Finzi (a cura di), Finzi Editore, Tunisi.

17
L’insegnamento dell’italiano in Tunisia

In Tunisia, in particolare nell’ultimo decennio, si registra un crescente interesse verso


la lingua e la cultura italiana. In un paese culturalmente distante dal nostro, sono 238 i docenti
tunisini di italiano, per circa 22.000 studenti nell’80% dei licei di tutto il Paese. Più del 90%
degli attuali insegnanti tunisini di italiano non si è mai recato in Italia, dove ha avuto modo di
36
andare per brevi/brevissimi soggiorni meno del 10% . I licei tunisini offrono corsi opzionali
di lingua italiana negli ultimi tre anni di Liceo, che un numero sempre crescente di studenti
sceglie a fianco dell’inglese e del francese.
Nelle università tunisine gli studenti che scelgono il corso di Italianistica sono,
ovviamente, in numero minore di quelli dei Licei, ma superano comunque la ragguardevole
cifra di 4000. Attualmente sono ben cinque gli Atenei tunisini che ospitano cattedre di
Italianistica, tre nella capitale e due in provincia.
All’università “La Manouba” di Tunisi c’è già da molti anni un corso di laurea
quadriennale e un master biennale; oggi gli iscritti sono circa 200 all’anno. All’Università “7
Novembre à Carthage”, presso la Citè El-Khadra di Tunisi, l’italiano è una delle lingue,
insieme all’arabo, l’inglese, il francese, il tedesco, lo spagnolo, il cinese e il russo, in cui è
possibile conseguire la laurea (maîtrise) a seguito di quattro anni di corso in quattro
specializzazioni (filières) differenti: Lingua, Traduzione, Civiltà, Letteratura. Nell’ambito del
Dipartimento di Lingue e Letterature Europee dell’Università di Tunisi è istituita un’apposita
“Sezione di Italiano”; sono in atto accordi con l’Università di Palermo e Viterbo e con
l’Istituto Italiano per il Commercio Estero finalizzato allo scambio di docenti e studenti; è
ugualmente in atto l’accordo di partenariato con l’Università Ca’ Foscari di Venezia per lo
scambio di visite tra le Università italo-tunisine. L’Università di Tunisi El-Manar offre,
attraverso l’Istituto Bourghiba dei corsi di lingua italiana.
L’Istituto Superiore di Lingue di Gabès, creato nel 2000, nell’accogliente struttura del
Dipartimento di Italiano offre una formazione universitaria (lauree brevi o lunghe) finalizzata
all’insegnamento (secondario o universitario) o alla prosecuzione degli studi di terzo ciclo e
alla ricerca: l’italiano è iscritto nelle lauree lunghe (4 anni); una formazione di Addetti ai
Servizi turistici (maturità + tre anni) in cui le lingue, tra cui l’italiano, occupano una grande
parte; senza dimenticare il Dipartimento di Lingue Straniere Applicate (inglese + italiano per
tre anni, con orientamento in Lingua commerciale). Nella formazione universitaria i
programmo prevedono i seguenti settori: Lingua, Scritto e orale, Traduzione e Letteratura. C’è
poi l’Istituto Superiore di Lingue Applicate di Commercio e Turismo di Moknine, dove
l’italiano (corso di laurea di 4 anni) costituisce una delle offerte linguistiche complessive.
Le Università, tuttavia, non si limitano ad impartire l’insegnamento, ma organizzano,
spesso d’intesa e in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura, giornate ed eventi di
particolare rilievo ed eccellenza a scadenze periodiche o in particolari occasioni: Giornate
della Lingua, Giornate della Cultura, Giornate Mazziniane, Giornata su Calvino, incontri con
eminenti docenti italiani (Vattimo, Serianni…).
Le esigenze sono molteplici : vanno dai sussidi didattici, ai libri di autori italiani classici e
contemporanei, dalla compilazione di nuovi manuali alle nuove tecnologie informatiche e
telematiche da applicare alla didattica, dalla formazione iniziale all’aggiornamento continuo e
sistematico, dalle borse alla mobilità, dalle esperienze didattiche interattive ai gemellaggi con
scuole italiane…è un vasto campo di lavoro per i tunisini, desiderosi, quasi smaniosi,
d’intraprenderlo; ma anche una sfida per l’Italia che deve aver l’intelligenza e assumersi

36
Si veda Ciro Gravier Oliviero “L’insegnamento della lingua italiana nelle scuole secondarie e nelle università
tunisine” dal Corriere di Tunisi Corriere Euromediterraneo, n°1 (nuova serie 20 Marzo/4 Aprile), pp. 33-37.

18
l’impegno di non disattendere un così forte interesse. È della massima importanza e
convenienza dunque, fornire loro a turno, una tale opportunità. Perché però ciò non si
trasformi in un’occasione improduttiva e impropria di “turismo”, la borsa deve essere legata
ad un soggiorno di studi, visita e confronto in scuole italiane, per conoscere sistemi
organizzativi, modelli didattico-pedagogici, strumentazione e sussidi nel contesto scolastico
italiano. Il confronto culturale con i colleghi docenti in Italia non potrà non sfociare in una
reciproca conoscenza e nella eliminazione degli stereotipi e dei pregiudizi (sia negli adulti che
nei giovani) e potrà forse innescare processi di rivisitazione del portato culturale reciproco
nonché aprire proposte di mantenimento dei rapporti tra scuole italiane e tunisine (mobilità
scolastica, viaggi di istruzione, gemellaggi…).
L’Istituto di Cultura Italiano ha inoltre avanzato una specifica richiesta, inoltrata per il
tramite dell’Ambasciata, relativa ai corsi di aggiornamento destinati a docenti tunisini di
italiano. Il competente ufficio del Ministero degli Esteri, esprimendo consenso e
disponibilità, aggiungeva: “In considerazione della posizione di preminenza che la lingua
italiana sta acquisendo in Tunisia, si condividono le considerazioni di codesta rappresentanza
sulla esigenza di effettuare un particolare sforzo in materia di aggiornamento degli insegnanti
locali della Scuola Secondaria. Una loro migliore preparazione sul piano didattico appare uno
strumento indispensabile per sostenere e corrispondere così alla crescente domanda di
italiano, con iniziative capaci di ingenerare fra l’altro un maggior coinvolgimento delle stesse
Autorità tunisine” (Messaggio del 7 febbraio 2005).
È stato poi firmato il 23 marzo 2005 dal Sen. Alfredo Mantica, Sottosegretario di Stato
degli Esteri, per la parte italiana e dal Dott. Hatem Ben Salem, Segretario di Stato, per la parte
tunisina, il Programma Esecutivo dell’accordo di cooperazione culturale, scientifica e
tecnologica tra la Repubblica Italiana e la repubblica Tunisina per gli anni 2005/2007. Il
Programma si iscrive nel grande Accordo fra le due Repubbliche che risale al 1997 ed è il
risultato dei lavori della Grande Commissione Mista riunitasi a Tunisi nell’ottobre del 2001.
La comunità scientifica chiede una politica culturale-linguistica che sappia rispondere
al crescente interesse della Tunisia per la lingua e la cultura italiana.

4. Il mondo del lavoro e delle imprese

Come si puó facilmente immaginare, e come spiegato nell’introduzione, i dati sul profilo
occupazionale degli italiani all’estero non sono di facile rilevazione per molteplici ragioni.
Innanzittutto la tipologia dei dati varia a seconda delle fonti da cui provengono. Ciascuna
istituzione esegue rilevazioni statistiche con obiettivi spesso differenti ed i dati che ne
emergono risultano, quindi, di tipologia diversa. Anche laddove la tipologia dei dati è
omogena, le varie istituzioni che eseguono la ricerca, spesso non eseguono un controllo
incrociato con le rilevazioni statistiche, della stessa tipologia, eseguite da altre fonti,
limitandone quindi la affidabilità. E’ inoltre pressochè impossibile trovare, a livello
istituzionale, dati molto specifici (nel caso specifico, la provenienza regionale degli
imprenditori).
Ultimo elemento, ma forse più importante degli altri, è che esiste sempre, come già
anticipato, una dualità tra “dati ufficiali” (appunto, statistici o di rilevazione istituzionale) e
realtà “effettiva”. Anche nel caso delle imprese italiane all’estero, emerge spesso che non tutte
vengono registrate presso le istituzioni di riferimento e quindi non vengono rilevate dalle
statistiche ufficiali. Per di più, nei colloqui intercorsi, è emerso frequentemente che alcune

19
delle attività economiche realizzate da italiani in Tunisia, appaiono rimanere, deliberatamente,
“non visibili”, spesso per ragioni che non è compito di questa ricerca approfondire.
Ció detto, si possono comunque descrivere alcune delle caratteristiche principali del
mondo economico italiano in Tunisia, tenendo presente che numeri, presenze ed attività
emergono da un insieme di dati ufficiali e non. I dati non emersi da fonti statistiche risultano
comunque attendibili, tenuto in considerazione che la presenza all’interno delle comunità per
lungo tempo, è spesso fonte di conoscenza più approfondita, o certamente complementare,
rispetto alle rilevazioni statistiche estemporanee.

Gli investimenti diretti stranieri in Tunisia

A gennaio 2006, risultava una presenza, in Tunisia, di 2700 imprese straniere per un
totale di circa 255.000 persone impiegate, cioè metà della popolazione attiva manifatturiera
(dati Ministero della Finanze della Tunisia, Marzo 2006). L’80% di queste imprese estere
esporta la totalità della loro produzione. Il numero di imprese estere o miste supera oggi la
media di 200 imprese l’anno contro una media di 100 imprese negli anni ’90 (dati Foreign
Investment Promotion Agency, 2005).
Tra gli investitori diretti esteri in Tunisia troviamo ai primi posti i Paesi Europei, in
particolare Regno Unito e Francia, seguiti dall’Italia, dalla Germania, dall’Olanda, dal Belgio
e poi da altri Paesi. La stragrande maggioranza delle società estere opera nel settore
manifatturiero, in particolare quello del tessile ed abbigliamento, mentre la presenza
straniera nei settori come quello del turismo, dei servizi, dell’agricoltura e dell’agro-industria,
ancora piuttosto limitata, si sta evolvendo con una certa rapidità.
Un grande potenziale produttivo è rappresentato dal settore agro-alimentare della
produzione del pomodoro ed in quella dell’olio di oliva di qualità. Anche il settore agricolo
presenta alcune interessanti novità. Infatti anche se non è possibile acquistare proprietà
agricole, ma solo stipulare dei contratti d’affitto con periodi che vanno fino a 40 anni, è stato
recentemente superato il problema che impediva agli investitori esteri di detenere una quota
societaria di capitale superiore al 49%. Pur essendo vincolata ad un’autorizzazione
governativa, tale possibilità è attualmente consentita. La privatizzazione in questo settore ha
visto realizzarsi società miste per la gestione di aziende viti/vinicole. La Tunisia offre pertanto
interessanti possibilità d’investimento estero che il dialogo Euro-Mediterraneo ha
notevolmente contribuito a rilanciare e a potenziare.

Per avere un’idea della grandezza degli investimenti esteri diretti in Tunisia, si puó
consultare la tabella qui di seguito, riportata dalla Bilancia dei Pagamenti 2004 della Banca
Centrale Tunisina (le cifre sono indicate in milioni di Dinari Tunisini, 1 Euro = 1.6 Dinaro).

20
Anche nel 2005, i trends degli investimenti esteri, non specificatamente italiani, verso la
Tunisia, sono rimasti più o meno invariati: energia (216,71 milioni di Euro), industrie
manifatturiere (193,86 milioni di Euro), turismo ed immobiliare (2,74 milioni di Euro).

Gli investimenti diretti italiani in Tunisia

Raggruppando i dati della Camera di Commercio Tuniso- Italiana, dell’API (l’Agence de


Promotion de l’Industrie), dell’ICE (Istituto per il Commercio Estero) e della FIPA (Foreign
Investment Promotion Agency), risultano 627 le unità produttive italiane (incluse sedi e filiali
di una stessa ditta) registrate ufficialmente. Una lista di tutte queste imprese, i relativi settori
di produzione, la localizzazione ed i contatti, è disponibile nell’Annesso 1 di questa ricerca.
Ma se si considerano anche le ditte non registrate o non registrate come italiane (cioè con
statuto tunisino ma con partecipazione italiana) il loro numero puó salire fino a circa 900. Se,
addirittura, si prendono anche in considerazione le imprese italiane, residenti su territorio
italiano, ma che hanno costanti scambi ed interessi commerciali con la Tunisia, il tessuto
economico-finanziario che appartiene ai due territori assume dimensioni ancora più
significative.

21
Distribuzione per Governorato Tunisino delle Unità
Produttive italiane
Beija; 5 Ben Arous; 63
Zaghouan; 32 Ariana ; 48 Bizerte; 51
Tunisi e Gabes; 1
dintorni; 97

Sousse; 46 Jendouba; 7

Siliana; 13 Keirouan; 14
Sfax; 13
La Manouba;
25
Rades; 5
Le Kef; 3
Nabeul; 133
Monastir; 54 Mahdia; 12
Medenine; 5

Dati: ICE-API-Camera di Commercio Tuniso-Italiana - 2005

In generale i principali settori degli investimenti italiani verso la Tunisia sono: settore
energetico, tessile e abbigliamento, componenti per automobili, settore elettrico, settore
bancario, cuoio e calzature, agro-alimentare, meccanico e metallurgico, chimico. Gli anni ’90
videro un grande sviluppo del tessile, dell’agricoltura e dell’industria calzaturiera. Ora anche
l’agro-alimentare sta vivendo un forte sviluppo.
Anche nei dati relativi all’anno 2005, troviamo al primo posto, per divisione
merceologica, il tessile ed abbigliamento (48,5 % circa) dove operano oltre 300 imprese tra le
piccole e medie. In questo settore va segnalata la presenza di noti gruppi industriali italiani
come la Benetton, il Guppo Tessile Miroglio-GVB (con tre unità produttive in Tunisia), il
Gruppo Marzotto, Tacchini, etc.
Di particolare interesse è l'avvio di un progetto di Distretto industriale su circa 200 ettari
di terreno realizzato da un gruppo di imprese capeggiate dalla Società Anbro Consulting di
Roma con l'appoggio istituzionale della Regione Veneto ad Enfida (Sousse). Iniziativa che
dovrebbe portare alla delocalizzazione di numerose aziende provenienti essenzialmente dalla
Regione Veneto e dalla Calabria.
Gli altri investimenti si sono diretti verso i settori chimico e gomma (5,3 %), elettrico ed
elettronico (8,9 %), edilizia, trasporti, turismo (5 %), meccanico e metallurgico (7 %), agro-
alimentare ed agricolo (5,3 %), cuoio e calzature (11,3 %).

22
Settori produttivi delle ditte italiane

veicoli 1
1
1
soceità petrolifere 6
7
9
industria del tessile e
304
abbigliamento
41
22
industria elettrica-elettronica 56
19
20
cuoio e calzature 71
33
33
Banche 3

Dati: ICE-API-Camera di Commercio Tuniso-Italiana - 2005

Tra gli investimenti italiani in Tunisia più significativi degli ultimi anni, vanno segnalati
quello, appunto, da parte di Benetton (2002), la costituzione di una joint-venture per la
produzione di vino su una estensione di circa 650 ha da parte della ditta siciliana Calatrasi
(2001), il forte investimento effettuato dalla ditta umbra Colacem che ha acquistato il
cementificio CAT (Ciments Artificiels de Tunisie) avviando una profonda ristrutturazione ed
ammodernamento degli impianti di produzione oltre che di carattere organizzativo portando il
totale dell'investimento ad oltre 80 milioni di Euro.
Da sottolineare inoltre la presenza delle grandi imprese italiane che hanno investito nei
settori dell'energia (Eni(Scogat), Agip, Snam Progetti), del trasporto (Fiat Auto, Fiat Iveco,
quest'ultima ha creato una nuova linea di produzione a Sousse -Centro-Est del Paese, Fiat
Avio, Piaggio) dei grandi lavori ed opere (Todini, Peirani), mentre Impereglio, Ansaldo ed
Astaldi, finiti i lavori per commesse acquisite, hanno abbandonato la Tunisia. Sono inoltre
presenti l'Alitalia che assicura i collegamenti aerei con voli quotidiani da e per l'Italia, nonché
le società Messina, Tarros, Grimaldi, Lauro, Bongiorno srl, Sirio, Faggioli, STC – Società
Trasporti Combinati, Tim, che gestiscono trasporti marittimi ed intermodali di merci tra
l'Italia e la Tunisia. Attiva anche in Tunisia la SIMESt che ha finanziato alcuni progetti di
creazione di investimenti nel Paese a favore di Piccole e Medie Imprese italo-tunisine.
Sono inoltre presenti in Tunisia con propri Uffici di Rappresentanza il Monte dei Paschi di
Siena (che ha una partecipazione azionaria nella Banque du Sud), la Banca di Roma e la
Banca Intesa. Il Gruppo San Paolo IMI ha invece una partecipazione azionaria del 5% nella
BIAT senza alcuna presenza operativa in Tunisine e Banca Nuova ha firmato recentemente un
accordo con BIAT per la fornitura di nuovi servizi bancari.
Le imprese italiane in Tunisia, come le altre imprese estere, sono per lo più imprese off-
shore (80%), che producono cioé localmente, ma che sono totalmente esportatrici. Le
imprese italiane di grandi dimensioni non sono moltissime. Le imprese con più di 200

23
dipendenti risultano infatti solo 24 su 289, i cui dati sono disponibili. Il numero di dipendenti
non è infatti un dato facilmente disponibile cosí come il fatturato annuale37.
La presenza italiana in Tunisia è espressa soprattutto nella dimensione delle piccole-
medie imprese. Dai vari contatti intercorsi è emersa con determinazione la constatazione che
la maggior parte degli imprenditori italiani ad oggi presenti su territorio tunisino, sono di
nuova generazione (non provengono cioè da famiglie residenti da generazioni) e che, con un
passato professionale in Italia da artigiani o tecnici del settore, si ritrovano qui a gestire una
ditta e dei dipendenti. Molti degli interlocutori incontrati (istituzionali e non) hanno affermato
che un buon numero di italiani in Tunisia, vengono da un passato problematico (professionale
o giudiziario) e che qui sbarcano alla ricerca di nuovi sbocchi e prospettive.
Partendo dai dati ufficiali si nota che le imprese italiane sono concentrate maggiormente
nel Governatorato di Nabeul e nel settore manifatturiero, seguito poi dall’industria del cuoio
e delle calzature e da quella elettronica.

Unità produttive nel Governatorato di Nabeul:

1 7 7

26

65
2
5
4 2 14

banche industria agro-alimentare industria chimica


cuoio e calzature industria diversa industria de legno e mobilificio
industria elettrica-elettronica materiali da costruzione vetro e ceramica industria meccanica e metallurgica
industria del tessile e abbigliamento società di servizi società di trasporti
soceità petrolifere turismo lavori pubblici
veicoli

Dati: ICE-API-Camera di Commercio Tuniso-Italiana - 2005

37
tenendo presente, inoltre, che il fatturato aziendale non è un dato molto significativo dal momento che spesso
viene “gonfiato” per attirare l’interesse di possibili investitori

24
Al secondo posto come concentrazione di unità produttive italiane, troviamo il
Governatorato di Tunisi e dintorni sempre con la prevalenza del settore tessile e
dell’abbigliamento, dell’industria elettrica e di quella del cuoio e calzature.

Unità produttive nel Governatorato di Tunisi e dintorni:

3 5 3 4
7 5 8
6

1
35 9
6 5

banche industria agro-alimentare industria chimica


cuoio e calzature industria diversa industria de legno e mobilificio
industria elettrica-elettronica materiali da costruzione vetro e ceramica industria meccanica e metallurgica
industria del tessile e abbigliamento società di servizi società di trasporti
soceità petrolifere turismo lavori pubblici
veicoli

Segue poi il Governatorato di Ben Arous (che si trova tra quello di Tunisi e quello di
Nabeul), ancora con il settore manifatturiero, l’industria del cuoio e calzature e quella
elettrica.

Unità produttive nel Governatorato di Ben Arous:

1 2 1 1 2
10

2
23

9
6 3

banche industria agro-alimentare


industria chimica cuoio e calzature
industria diversa industria de legno e mobilificio
industria elettrica-elettronica materiali da costruzione vetro e ceramica
industria meccanica e metallurgica industria del tessile e abbigliamento
società di servizi società di trasporti
soceità petrolifere turismo
lavori pubblici veicoli

Dati: ICE-API-Camera di Commercio Tuniso-Italiana - 2005

25
Nel Governatorato di Monastir predomina il settore del tessile e dell’abbigliamento cosí
come nel Governatorato di Sousse, dove si osserva anche una presenza importante
dell’industria agro-alimentare.

1
Unità produttive concentrate nel Governatorato di Monastir:

1
1 2 2 1

46

banche industria agro-alimentare industria chimica


cuoio e calzature industria diversa industria de legno e mobilificio
industria elettrica-elettronica materiali da costruzione vetro e ceramica industria meccanica e metallurgica
industria del tessile e abbigliamento società di servizi società di trasporti
soceità petrolifere turismo lavori pubblici
veicoli

Unità produttive concentrate nel


Governatorato di Sousse:
1 5
4
3

24 3
3
2 1

banche industria agro-alimentare


industria chimica cuoio e calzature
industria diversa industria de legno e mobilificio
industria elettrica-elettronica materiali da costruzione vetro e ceramica
industria meccanica e metallurgica industria del tessile e abbigliamento
società di servizi società di trasporti
soceità petrolifere turismo
lavori pubblici veicoli

Dati: ICE-API-Camera di Commercio Tuniso-Italiana - 2005

26
SETTORI

TOTALE UNITA' PRODUTTIVE


materiali da costruzione vetro e ceramica

industria del tessile e abbigliamento


industria meccanica e metallurgica
GOVERNORATO

industria de legno e mobilificio

industria elettrica-elettronica
industria agro-alimentare

società di trasporti

soceità petrolifere
industria chimica

cuoio e calzature

industria diversa

società di servizi

lavori pubblici
turismo
banche

veicoli
Ariana 2 4 9 1 1 8 3 4 15 1 48
Beija 1 4 5
Ben Arous 1 2 10 2 3 9 3 6 23 1 2 1 63
Bizerte 4 2 8 1 2 5 1 8 20 51
Gabes 1 1
Jendouba 1 1 1 4 7
Keirouan 2 12 14
La Manouba 1 2 3 2 1 3 3 10 25
Le Kef 2 1 3
Mahdia 1 11 12
Medenine 2 1 1 1 5
Monastir 2 2 1 1 1 46 1 54
Nabeul 7 7 26 2 5 14 2 4 65 1 133
Rades 1 1 1 2 5
Sfax 1 2 1 2 3 4 13
Siliana 2 1 10 13
Sousse 5 4 3 3 3 1 2 24 1 46
Tunisi e dintorni 3 4 5 8 6 1 9 5 6 35 7 3 5 97
Zaghouan 1 1 3 3 2 3 19 32
Totale 3 33 33 71 20 19 56 22 41 304 9 7 6 1 1 1 627

Dati: ICE-API-Camera di Commercio Tuniso-Italiana - 2005

Se, da un lato, analizzando i dati ufficiali disponibili è possibile un’analisi “regionale” con
riferimento alla Tunisia (in termini cioè di concentrazione geografica delle unità produttive
italiane o a partecipazione italiana), un’analisi “regionale” con riferimento invece all’Italia, è
possibile solo a grandi linee, dal momento che attualmente non esistono dati statistici precisi
che rilevano la provenienza regionale degli imprenditori italiani (l’ICE sta attualmente ri-
attualizzando le liste cercando di rilevare anche questo dato).
Si puó tuttavia affermare, sulla base delle informazioni raccolte, che nell’industria tessile
e servizi connessi (lavanderia, tintura, etc.), sono molto presenti gli imprenditori di origine

27
veneta, lombarda e toscana, che producono in Tunisia, con il sistema delle cosiddette
“piattaforme”38, per poi esportare in Italia.
I siciliani sono molto presenti nel settore della pesca e conservazione del pesce.
Mentre i pugliesi sono soprattutto presenti nel tessile, nell’industria mobiliera
(produzione di divani), nell’industria conserviera e nell’olio di oliva di qualità (non tanto
nella produzione quanto nel commercio dello stesso).

Gli italiani di origine pugliese in Tunisia

Con un’attenzione più particolare per gli italiani di origine pugliese, si è rilevato, dai vari
contatti, che essi sono circa 100 sparpagliati su tutto il territorio tunisino, seppur, dai registri
dell’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) ne risultino, a Marzo 2006, solo 43 iscritti
presso l’Ambasciata di Tunisi.
In particolare essi si concentrano soprattutto in due zone: Tunisi (circa 20-25) e Sousse
(circa 20). Nelle altre principali città della Tunisia, infatti non se ne registrano che singole o
poche presenze.
La maggior parte dei pugliesi presenti ha imprese individuali. Una buona parte di loro
proviene da Martina Franca e, nell’industria del tessile, hanno aperto ditte a Tunisi e dintorni
(Hammam Lif, Grombalia, Siliana, ..).
La seconda concentrazione significativa di pugliesi è quella di Sousse, dove se ne contano
circa 20, tra cui si è inclusa una donna imprenditrice, proprietaria di una grossa fabbrica di
abbigliamento e di un importante ristorante a Monastir. Tra i pugliesi residenti a Sousse, un
paio hanno aperto ristoranti/pizzerie (nel 2000 e nel 2005), uno lavora nel turismo
(intrattenimento musicale), uno ha una ditta di produzione di caschi ed un altro una ditta di
pelletterie. Le due presenze economiche più significative in termini di numero di dipendenti e
di fatturato sono quelle di un pugliese che ha una grossa ditta di compravendita di abiti usati
dall’Italia per la Tunisia e di un’altra società di due persone provenienti da Altamura, che
hanno una ditta di produzione di divani, con una presenza di altri 6 tecnici pugliesi del settore
che lavorano con contratti a tempo determinato (circa 1 o 2 anni), per poi darsi il cambio con
altri tecnici, sempre di provenienza pugliese.
Altri settori significativi di presenza pugliese sono quelli dell’industria conserviera
(esiste una grossa ditta di conservazione di pomodori secchi) e dell’olio di oliva di qualità
(come si diceva, soprattutto la compravendita più che la produzione).

In particolare, per il settore dell’agro-alimentare, si sta prospettando una significativa


partecipazione per il know-how italiano. Vi è infatti un crescente interesse da parte tunisina,
per i macchinari, la tecnologia e quindi la formazione, l’assistenza tecnica e l’insegnamento
delle tecniche di produzione, soprattutto, per l’appunto, dell’olio di oliva.
Se la Tunisia finora è stata sempre considerata interessante per le agevolazioni fiscali
all’esportazione e per il basso costo della manodopera, ora si sta rilevando un interessante
sbocco per tutto ció che concerne il “Made in Italy” (dai macchinari appunto alla formazione)
dell’agro-alimentare in generale e dell’olio d’oliva di qualità in particolare. Ambito in cui la
Regione Puglia, vanta, senza ombra di dubbio, un vantaggio competitivo indiscusso.

38
Vedi nota 18 pag.7

28
5. Progetti con gli italiani all’estero attuati o in corso

Per quanto riguarda i progetti esistenti o in corso, relativi a formazione, promozione di


attività produttive, cooperazione culturale e scientifica, creazione di reti e di partenariati, una
considerazione generale emerge con chiarezza.
Tanti sono stati, anche negli anni passati, i progetti, le iniziative, gli eventi che avevano
come obiettivo la creazione, appunto, di legami (fossero essi commerciali, culturali od altro)
tra Italia e Tunisia, ma molto spesso si è poi assistito ad un divario significativo tra quanto era
previsto nel documento di progetto e quanto poi si riusciva effettivamente a realizzare sul
terreno.
Le cause possono essere state molteplici, dalla mancata analisi previa dei punti di forza e
di debolezza di tali iniziative, alla natura stessa della comunità italiana in Tunisia, che, come è
stato illustrato nel paragrafo 3, non è caratterizzata da unione di obiettivi, da condivisione di
impegni e da spirito di collaborazione, quanto piuttosto da interessi individuali e da
scetticismo abbastanza diffuso in riferimento a tutto ció che è istituzionale e/o progettuale.
Per questo, il più delle volte, gli scambi realmente attivati si sono realizzati più su
iniziativa individuale che su spinta ed accompagnamento istituzionale.

Gli attori e gli eventi per la promozione commerciale

In un’ottica di incentivazione di rapporti di cooperazione produttiva e commerciale


dell’Italia con la Tunisia in prima istanza e, in seconda istanza, degli italiani all’estero con le
loro regioni di origine, la FIPA (Foreign Investment Promotion Agency), promuove, insieme
alla Camera di Commercio Tuniso-Italiana ed agli imprenditori italiani in Tunisia, un
importante seminario annuale per la promozione dell’investimento estero ed italiano in
Tunisia. Tale appuntamento che si svolge solitamente a Carthage nel mese di Giugno, è un
momento importante di raccordo tra imprenditori ed istituzioni delle due rive del
Mediterraneo.
Pare opportuno, in questo contesto, ricordare ancora una volta la Camera Tuniso-
Italiana di Commercio e d'Industria e le sue funzioni, che già sono state descritte nel
paragrafo 3, ma che qui vogliamo richiamare in quanto strettamente legate ai temi
dell’internazionalizzazione delle imprese e dei partenariati territoriali commerciali.
La Camera Tuniso-Italiana di Commercio e d'Industria è un'associazione libera senza
scopo di lucro fondata nel 1984, finanziata al 30 % dal Ministero delle Attività Produttive, al
30% dalle quote associative e al 40% da autofinanziamento. La Camera si rivolge a tutte le
imprese tunisine e italiane che vogliono esportare, importare o cercare dei partner o dei
rappresentanti e a tutti gli operatori economici che richiedono informazioni o assistenza in
Tunisia e in Italia. E’ membro di Assocamerestero, il sistema delle Camere di Commercio
italiane all’estero, e collabora con UnionCamere, il sistema delle Camere di Commercio in
Italia. Vanta circa 300 Associati (imprese tunisine ed italiane) ed ha numerosi partner. Tra le
attività istituzionali vi é quella di osservare le tendenze e le evoluzioni dei mercati, della
società e delle condizioni generali dei due Paesi, e quella di accompagnare, assistere e
consigliare tutti i soggetti che si affacciano su questi mercati.
La Missione della CTICI è di favorire, proteggere e sviluppare la cooperazione e le
relazioni commerciali, industriali e finanziarie tra la Tunisia e l’Italia. Operando in stretta
relazione con l’insieme delle Istituzioni italiane e tunisine, la Camera è chiamata ad assicurare
un’assistenza operativa ravvicinata alle PMI che si affacciano sui mercati stranieri.
La Camera Tuniso-Italiana di Commercio e d'Industria offre agli associati e agli
imprenditori che ne fanno richiesta, una prima assistenza che prevede: l’erogazione sempre

29
più mirata ed efficiente dei propri servizi (informazioni sul paese e sul contesto economico
locale, identificazione delle migliori controparti imprenditoriali ed istituzionali, presentazione
delle imprese sul mercato locale) a supporto dello sviluppo della presenza italiana in Tunisia e
allo stesso modo della presenza di aziende tunisine in Italia. Sostiene quindi le aziende
italiane e gli imprenditori affinché essi siano agevolati nell’attività di internazionalizzazione
non solo attraverso il trasferimento dei mezzi di produzione ma anche delle proprie capacità
umane e aziendali.
Il sito web della Camera Tuniso-Italiana di Commercio e d'Industria è disponibile
all’indirizzo: http://www.ctici.org.tn

Sempre in riferimento all’internazionalizzazione delle imprese italiane e tunisine, ci pare


rilevante informare, inoltre, che è stato recentemente annunciato un nuovo Business Centre
per il Made in Italy a Tunisi (l’area espositiva sarà realizzata entro il primo semestre 2006).
UnionCamere, in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano e con le Camere di
altre province, sta progettando la realizzazione di un Centro Affari a Tunisi a favore delle
aziende italiane.
La struttura polivalente sarà dotata di: show room di circa 600 mq, uffici per 300 mq e
800 mq di magazzini in zona franca. Lo show room mira ad aumentare la visibilità e la
vendita diretta di prodotti italiani sul mercato locale e potranno usufruire dello spazio
espositivo le imprese che operano nei seguenti settori: complementi di arredo, oggettistica,
gioielleria, tessile/moda/abbigliamento, tessuti arredamento, costruzioni/ambiente.
Le imprese, a fronte di una quota annuale di partecipazione, potranno usufruire di servizi
personalizzati ed ottenere interessanti condivisioni dei costi operativi. Sarà assicurata una
disponibilità logistica commerciale (domiciliazione (indirizzo, telefono, fax, e-mail),
esposizione permanente del campionario in un'area appositamente attrezzata, assistenza per la
disponibilità di merce in loco in zona franca e per il rimpatrio in Italia degli eventuali stock
invenduti, assistenza commerciale e contrattuale da parte di un'Area Manager per 10 giorni al
mese, promoter locale full time, assistenza logistica per i servizi di interpretariato, definizione
di incontri con gli operatori locali, prenotazione alberghiera presso hotel convenzionati,
biglietteria aerea), l’ottimizzazione dei costi di spedizione (assistenza nella scelta vettori e
utilizzo eventuali tariffe agevolate, sfruttamento delle opportunità legate al traffico inbound e
outbound, ottimizzazione dei volumi (tramite prelievo prodotti da più aziende), controllo e
contenimento dei costi (assicurazioni, trasporto ultimo miglio, documentazione, ecc.)),
assistenza e formazione (formazione iniziale di tre giorni e briefing di start up sul posto,
assistenza da parte del back office italiano e dell'Area manager durante la permanenza a
Tunisi e nella fase contrattuale, assistenza per l'evasione delle richieste commerciali
realizzatesi nell'area espositiva, possibilità di stringere partnership con imprese italiane e
locali per arricchire la gamma dei prodotti-servizi offerti, assistenza per l'organizzazione di
missioni imprenditoriali (incoming e outgoing), assistenza per l'apertura di lettere di credito).

Un altro attore importante istituzionale, nella futura creazione di partenariati territoriali,


soprattutto commerciali, è l’Associazione degli Imprenditori Italiani in Tunisia (IMIT), di
cui si è parlato anche nel paragrafo 3.
Pur essendo infatti un’Associazione nata da poco, e riconosciuta solo recentemente,
intende proporsi quale punto di riferimento importante per ció che riguarda l’imprenditoria
italiana in Tunisia, ma anche italiana in Italia con interesse commerciale o produttivo verso la
Tunisia. L’Associazione svolge per ora ruolo di lobby per gli imprenditori italiani su questioni
di interesse soprattutto fiscale, doganale e commerciale più in generale, organizzerà un
seminario durante il 2006 per lo sviluppo dell’imprenditoria italiana in Tunisia ed intende
associarsi alla Confindustria italiana.

30
Con la consapevolezza che sempre di più il mercato europeo e dei Paesi vicini dell’Est e
Sud Europa è destinato a divenire un mercato unico ed allargato, al di là di queste iniziative
istituzionali per la promozione commerciale del “Made in Italy”, sono nate, in Tunisia, anche
una serie di Società di Consulenza private, su iniziativa di singoli imprenditori e non,
conoscitori del tessuto legislativo, economico e fiscale, di questo Paese, soprattutto con
riferimento ad imprese e scambi commerciali.
Tali Società di Consulenza ed Agenzie di Servizi, sono quindi a disposizione di
imprenditori italiani che sbarcano per la prima volta in questi territori e che necessitano di un
accompagnamento esperto nelle fasi di avvio delle loro attività economiche o di fornitura di
servizi. Tra queste Società di Consulenza ve n’è una, il cui proprietario è un pugliese.

La formazione

Per ció che riguarda invece la formazione, si è potuto notare che poco è stato
sviluppato relativamente a questo aspetto, sia in rapporto alla produzione locale che
all’emigrazione qualificata.
Fino ad ora alcuni imprenditori italiani hanno realizzato, a livello individuale e
sporadico, corsi di formazione professionale per i loro dipendenti tunisini. L’ICE ha realizzato
qualche corso di formazione rivolto alle imprese tunisine e l’ANFE (Associazione Nazionale
(italiana) delle Famiglie Emigrate), presente da poco in Tunisia, sta ora incominciando un
progetto, con la Regione Sicilia, di formazione di manodopera tunisina nel settore dell’arredo
urbano.
In un’ottica di realizzazione degli obiettivi stessi del Fondo Sociale Europeo, di
promozione della formazione e qualificazione professionale, e di incentivazione di rapporti di
cooperazione produttiva e commerciale degli italiani all’estero con le loro regioni di origine,
sarà sempre più importante puntare sul trasferimento di know-how italiano in Tunisia.
Migliore sarà la produzione locale in Tunisia (sia essa italiana o tunisina) e più efficace e
gestibile sarà la migrazione di manodopera tunisina verso l’Italia.

Il rapporto Sicilia - Tunisia

Uno dei progetti in corso che paiono significativi in termini di completezza d’azione e
di creazione di reali partenariati è quello che lega la Regione Sicilia alla Tunisia.
Più che un singolo progetto di cooperazione decentrata, la Sicilia ha realizzato, negli
ultimi anni in questo Paese, una serie di azioni che tutte insieme, costituiscono un quadro
integrato di iniziative per la formazione, la promozione di attività produttive, la cooperazione
culturale e scientifica e la creazione di reti e partenariati.
Oltre ad una serie di interventi finanziati anche su strumenti europei di cooperazione,
la Sicilia ha aperto a Tunisi un Istituto di Cultura (Istituto Ferdinando Santi) e Casa Sicilia
(Dar Bach Hamba), sede di eventi culturali e scientifici e più in generale di promozione della
Regione Sicilia e delle sue risorse.
Recentemente è stato, inoltre, firmato un accordo tra Banca Nuova (siciliana) e la
BIAT (uno dei maggiori gruppi bancari tunisini) con l’obiettivo di offrire, tra l’altro, servizi
bancari mirati agli emigrati tunisini in Sicilia e, viceversa, ai siciliani in Tunisia.
La Regione Sicilia è stata anche individuata quale Regione beneficiaria, con la
Tunisia, per le prossime azioni di cooperazione transfrontaliera, nel quadro della cooperazione
UE nel Mediterraneo. I due Partner coinvolti stanno in questi mesi elaborando un progetto che
mira a rafforzare la maggiore integrazione possibile fra le attività istituzionali, economiche,
sociali e culturali delle due sponde, al fine di sviluppare nell’area di intervento una capacità di
valorizzazione delle risorse del sistema Tunisia – Sicilia per un duraturo processo di crescita

31
economica sostenibile congiunta e a strutturare l’area integrata come perno di un futuro polo
di cooperazione che si allarghi a tutta l’area dello Stretto di Sicilia e alle sue funzioni
strategiche mediterranee in termini di politiche ambientali, dei trasporti, dell’energia,
dell’immigrazione, dello sviluppo economico.
Tra le componenti di questa azione è prevista la promozione dell’integrazione delle
filiere produttive, dei servizi e del turismo promuovendo forme di investimento congiunto,
assistenza e servizio comuni e preparando l’area all’impatto della futura apertura dei mercati.
Ipoteticamente si potranno finalizzare azioni congiunte di gruppi di imprese per la creazione
di consorzi di servizi comuni per lo sviluppo di filiere integrate o di distretti integrati, oppure
azioni di investimento fra imprese delle due sponde finalizzate alla realizzazione di una
impresa comune.
Sono anche in previsione azioni di formazione e ricerca, nonché di protezione del
patrimonio culturale ed ambientale.
Per avere ulteriori informazioni potete consultare il sito della Regione Sicilia:
http://www.regione.sicilia.it/presidenza/uscs

La nuova Politica Europea di Partenariato e Vicinato

Se si parla di internazionalizzazione delle imprese italiane, di scambi culturali e di


partenariati territoriali, non si possono non menzionare i più recenti orientamenti dell’Unione
Europea ed i nuovi strumenti della sua politica estera, che sempre più si rivelano mirati alla
conoscenza reciproca, allo scambio e alla cooperazione transfrontaliera tra Paesi Membri e
“Paesi vicini” dell’Unione Europea e quindi anche del Mediterraneo (come menzionato
illustrando il precedente caso di cooperazione della Regione Sicilia con la Tunisia).
Per garantire migliori equilibri socio-economici tra sponda Nord e Sud del
Mediterraneo, e garantire cosí una gestione più efficace degli scambi commerciali da una
parte e dei flussi migratori dall’altra, l’Unione Europea sta mettendo a punto un nuovo
Strumento di Partenariato e Vicinato39, tra i cui obiettivi, oltre lo scambio culturale, la
cooperazione nella sanità, educazione e sviluppo locale, protezione dell’ambiente, lotta al
crimine organizzato, spicca anche quello della promozione di uno sviluppo socio-economico
sostenibile nelle aree di confine.
A questo riguardo, le azioni di cooperazione per cui saranno rese disponibili nuove
risorse finanziarie da parte della UE, avranno come obiettivi lo sviluppo socio-economico
accelerato nell’area di confine attraverso la cooperazione transfrontaliera, il capacity building
amministrativo ed il supporto alle riforme dell’amministrazione, lo sviluppo locale e
regionale, le azioni per rafforzare l’identità regionale e lo sviluppo congiunto di concetti di
pianificazione lungo le frontiere, la cooperazione commerciale, la cooperazione tra istituzioni
commerciali (es. camere di commercio), il miglioramento del clima di investimento e delle
infrastrutture economiche, lo sviluppo del commercio e delle PME, il miglioramento del
mercato del lavoro transfrontaliero e delle misure d’impiego, lo sviluppo rurale e del turismo
ed il turismo transfrontaliero, la cooperazione nei trasporti ed energia attraverso piani comuni
di sviluppo, azioni preparatorie, studi strategici e di fattibilità.

39
Per ulteriori informazioni consultare il sito: http://www.interact-eu.net

32
6. La rete dei contatti
Il programma in cui questa ricerca si inserisce è un Programma di Partenariato con gli
italiani all’Estero. Tale iniziativa di institutional building è orientata a dotare le Regioni
Italiane dell’Obiettivo 1 e le istituzioni locali, di competenze e della strumentazione per
promuovere, programmare e sostenere accordi di collaborazione con gli italiani all'estero per
l’internazionalizzazione e lo sviluppo locale dei territori.
La creazione quindi di rapporti stabili con le comunità di italiani all’estero è il
presupposto a quella che sarà poi la creazione di una rete di partenariato territoriale tramite
accordi di partenariato per lo sviluppo territoriale locale e la conseguente realizzazione di
iniziative pilota.
In quest’ottica, per ottenere la buona riuscita dell’iniziativa e stabilire un’efficace rete
di partenariati, risulta strategica la scelta dei « punti di contatto » o dei « nodi » di questa
ipotetica rete. Individuare cioè quelle istituzioni, associazioni e soprattutto persone, che siano
veri promotori dei partenariati territoriali e che si rivelino partecipanti attivi dello sviluppo
locale e facilitatori di sinergie e complementarietà tra attori pubblici e privati, singoli o
associativi che saranno coinvolti. Proprio laddove la comunità italiana (in Tunisia) risulta
frammentata e poco collaborativa, riuscire ad individuare gli organismi e le persone che per
finalità, obiettivi e propensioni, meglio si addicono alle attività di questo Programma, risulta
d’importanza fondamentale.

Nella “Scheda Tunisia” che abbiamo richiamato nell’Introduzione, vi è già un’ampia


descrizione delle Istituzioni e delle Associazioni italiane esistenti in Tunisia. Nel corso di
questo documento sono stati illustrati altri attori e/o referenti nuovi rispetto a quelli già
presentati appunto nella “Scheda Tunisia”.
Nell’Annesso 2, è disponibile una lista delle persone (con indicazione delle relative
Associazioni o Istituzioni che rappresentano) che sono state incontrate ed intervistate in
occasione di questo lavoro.
Essi risultano certamente essere tra i personaggi “chiave” per future reti ed iniziative
di partenariato territoriale. Seppur con un’avvertenza. La necessità cioé di appurare (azione
certamente non facile) quanto il loro essere rappresentante di un’istituzione, associazione o
gruppo informale, non sia occasione d’interesse personale anzichè collettivo.
Ci preme qui sottolineare che, tra gli attori “chiave”, l’Associazione degli Imprenditori
Italiani (IMIT), pur essendo nata da poco, si caratterizzata per dinamismo e determinazione
oltre che per ampia (geograficamente e temporalmente parlando) conoscenza del tessuto
imprenditoriale italiano in Tunisia.
Bisogna ricordare, inoltre, che vi è un gruppo di presenze italiane che tendono a non
manifestarsi e a non “comunicare” con gli altri partecipanti della comunità italiana. Tuttavia,
pur avendo essi, probabilmente, potenzialità e risorse da mettere a disposizione di ipotetiche
reti di partenariato, la loro debole propensione alla “comunità” non li fa apparire quali “punti
di contatto” su cui investire.
Esaustiva ci appare quindi la lista in Annesso 2 ad integrazione di quella dei contatti
indicati da pag. 33 a pag. 43 della “Scheda Tunisia”.

33
7. Osservazioni generali
Questo paragrafo non era inizialmente previsto nella struttura di questa ricerca.
Tuttavia ci pareva opportuno concluderla mettendo in risalto, in maniera sintetica e
riassuntiva, quelli che, a nostro parare, ci sembrano i principali punti di debolezza e punti di
forza, in un’ottica di futura creazione di reti di partenariato, di questa comunità italiana in
Tunisia.
Le brevi osservazioni che seguono sono il risultato di un ampio numero di contatti ed
interviste, effettuate in occasione di questo lavoro di ricerca, con persone che conoscono
molto bene il tessuto socio-economico della comunità italiana in questo Paese e che, al di là
del ruolo che rappresentano in un’istituzione o un’associazione, hanno espresso
considerazioni e commenti personali.

Punti di forza:
- la comunità italiana presente in Tunisia è numerosa e dotata di buone strutture che
potrebbero fungere da posto di ritrovo e occasione di aggregazione, come lo furono in
passato
- molti italiani risiedono in questo Paese da diversi anni, condizione questa che li rende
profondi conoscitori del contesto locale dal punto di vista non solo economico o
legislativo, ma anche sociale e culturale
- essendo le istituzioni e le associazioni presenti assai numerose, appaiono esistere le
risorse e le competenze umane ma anche le professionalità disponibili ad
approfondimenti su temi specifici di interesse ai futuri partenariati territoriali
- sono presenti alcune società di servizio che assistono le imprese italiane che si
vogliono internazionalizzare in Tunisia, sopperendo in questo modo alle inefficienze
e/o indisponibilità delle istituzioni preposte a farlo
- un settore che sta osservando un notevole slancio ed apertura per tutto ció che riguarda
il know –how italiano (anche in termini di formazione e di assistenza tecnica) è il
settore agro-alimentare e dell’olio di oliva in particolare, ambito nel quale la Regione
Puglia ha esperienze e competenze da offrire.
- sempre in riferimento alla presenza pugliese in Tunisia, alcuni elementi caratterizzanti
sono emersi: un certo gruppo di pugliesi provenienti da Martina Franca producono,
nella zona di Tunisi e dintorni, nel settore manifatturiero mentre un altro gruppo di
pugliesi, provenienti da Altamura, sono invece concentrati a Sousse e lavorano nella
produzione di mobili.

Punti di debolezza:
- la comunità italiana è fortemente frammentata e poco propensa al concetto di
“cooperazione” nella e per la comunità
- all’interno della comunità italiana vi è un folto gruppo di presenze che non si mostrano
e/o che non hanno contatti con gli altri italiani
- nel passato diversi organismi o enti locali italiani si sono presentati per raccogliere ed
analizzare dati ed informazioni relative agli italiani in Tunisia, ma mai poi si è assistito
ad una fase più operativa e concreta di tali ricerche; lasciando, come eredità, uno
scetticismo diffuso
- le istituzioni e le associazioni sono spesso più o meno efficaci e dinamiche, e più o
meno orientate al servizio degli utenti, a seconda dell’attitudine delle persone che ne
sono responsabili
- delle presenze pugliesi in Tunisia, molto poche sono quelle “ufficiali” o registrate
presso le istituzioni di competenza

34
BIBLIOGRAFIA:

Per la parte storica:

• Paul Sebag, Tunis: histoire d’une ville, L’Harmattan, Parigi, 1998

• Nullo Pasotti, Italiani e Italia in Tunisia : dalle origini al 1970 , Finzi Editore, Roma,
1970.

• François Dornier, Les Catholiques en Tunisie au fil des ans, Finzi Editore, Tunis,
2000.

• Laura Davì, « Entre colonisateurs et colonisés: les Italiens de Tunisie (XIX-XX


siècle) », pp. 99-113, in La Tunisie mosaïque, AAVV, Presse Universitaires du Mirail.

• Per quanto riguarda i diversi accordi concernenti la comunità italiana in Tunisia e i


negoziati sulle Convenzioni del 1896 fino alla loro abrogazione nel 1943, si vedano :

• G. Castellini, Tunisi e Tripoli, Torino, Fratelli Bocca, 1911

• M. Minozzi, Sulla questione tunisina, Roma, Signorelli, 1933

• G. Morpurgo, Italia Francia Tunisia: la condizione giuridica degli italiani in Tunisia,


Livorno, Augustea, 1938

• Ch. Monchicourt, Les italiens de Tunisie et l’accord Leval-Mussolini de 1935, Paris,


Sirey, 1938

• Ch.-A. Julien, La question italienne en Tunisie (1868-1938), Paris, Jouve, 1939.

Per quanto riguarda l’attività della stampa italiana in Tunisia :

• M. Brondino, “Periodici in lingua italiana editi in Tunisia (1838-1988). Elenco


provvisorio”, Università di Pavia, 1990.

Per quanto riguarda l’organizzazione sociale degli italiani:

• Fiorani Maira e Trimarchi Antonino (a cura di), Per conoscere, per conoscersi: il
matrimonio binazionale, Finzi Editore, Tunisi, 2000.

Per quanto riguarda il mondo del lavoro e delle imprese:

• CeSPI, Immigrazione e processi di internazionalizzazione dei sistemi produttivi locali


italiani, studio per la Commissione per le politiche di integrazione degli immigrati
Compagnia S. Paolo di Torino, Roma, 2000.

• Réalites, Edition Spéciale Janvier: Partenariat tuniso-italien. La vitesse de croisière.


Une exemple d’intégration dans l’espace euro-méditerranéen, Tunis, 2001.

35
• Ministero dell’Industria Commercio e Artigianato, Studio sul settore tessile-
abbigliamento in Tunisia, Studio di PricewaterhouseCoopers e ISRI, Roma, 2000.

• Assocamerestero – Associazione delle Camere di Commercio italiane all’estero


“Business Atlas 2005 - Scheda Paese Tunisia”, 2005

• Camera di Commercio Italo – Tunisina, “Lista delle imprese italiane o a


partecipazione italiana”, Febbraio 2005

• API – Agenzia tunisina di Promozione Industriale, “Lista delle imprese italiane o a


partecipazione italiana”, Settembre 2005

• ICE – Istituto per il Commercio Estero, “Lista delle imprese italiane o a


partecipazione italiana”, Maggio 2004

• FIPA, “Tunisia a country that works”, 2005

• Banca Centrale Tunisina, “Bilancia dei Pagamenti 2004”, 2005

36

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