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MARINA CLAUSER
PIETRO PAVONE
ORTI
BOTANICI
ECCELLENZE ITALIANE
thè itaE D I Z I O N I
LI ( Milli
SOCI VLMENTE UTILI,
EDI CATI\ I
E PRODITTI \ I
Nel significato comune sensibilizzare vuol dire inte-
ressare qualcuno a qualcosa, a un tema, a un valore,
.
a un ideale Perché ci ò si realizzi è necessario solleci -
tare l' attenzione del singolo e dell' opinione pubbli -
ca in generale sulla tematica che interessa Occorre,.
insomma, creare strumenti capaci di rendere la per
.
sona ricettiva e reattiva agli stimoli forniti La tutela
dell' ambiente, inteso nelle sue multiformi e comples -
se specificit à, oggi diventato un imprescindibile e ur -
gente bisogno, è un dovere che compete non solo ai
governi ma a ogni singolo cittadino poiché riguarda la
.
sopravvivenza planetaria È necessario , dunque, che
ogni individuo s' impegni a proteggere l' ambiente in
cui vive e faccia s ì che l' azione umana non annienti
.
quello che la natura gli offre Ricevere informazioni ,
le più ampie e diversificate possibili, sul mondo che
ci circonda è l' elemento indispensabile da cui partire
per avere consapevolezza delle responsabilit à mo-
rali e sociali di ognuno di noi , iniziando dalla tutela
delle specie di piante esistenti e conservazione della
biodiversit à delle specie vegetali , ambiti in apparen -
za meno minacciati dall' azione stolta e devastatrice
dell' uomo; anche Vittoria Assicurazioni SpA non pu ò
che approvare l' iniziativa dell' Associazione Nazionale
Nuove Direzioni nel pubblicare e diffondere questo
libro di approfondimento sugli Orti botanici italiani.
Questo libro è uno dei tasselli per evidenziare ambien
ti solitamente conosciuti e visitati da addetti scientifi
.
ci, appassionati di botanica e studenti Un libro social
mente utile perché promuove la cultura ambientale a
ogni livello , socialmente educativo in quanto esorta
la cittadinanza a comportamenti individuali virtuosi
e, in ultimo, ma non ultimo per importanza , social-
mente produttivo poiché contribuisce a incentivare
le entrate economiche sotto il profilo della presenza
turistica negli Orti botanici. Buona lettura.
Cesare Caldarelli
Amministratore Speciale di Vittoria Assicurazioni SpA
A CURA DI
MARINA CLAUSER
PIETRO PAVONE
E D I Z I O N I
Editore e proprietà
Gli Orti botanici italiani aderenti alla Società Botanica Italiana: un tesoro 7
vivo e in continua trasformazione di Consolata Siniscalco,
Presidente Società Botanica Italiana
______ 4 ______
Un patrimonio preziosissimo da conoscere,
salvaguardare e sviluppare
_____Grazia Semeraro_____
Presidente Associazione Nazionale Nuove Direzioni
P
erché l’Associazione Nazionale Nuove Direzioni pubblica un libro in materia di Orti botanici? Istinti-
vamente verrebbe da rispondere che è quasi fisiologico che questo avvenga, stanti le nostre finalità
statutarie, tra cui la promozione del turismo integrato, l’informazione e l’educazione del consuma-
tore oltre alla collaborazione con persone fisiche e giuridiche pubbliche nell’elaborazione di proget-
ti di valorizzazione del territorio.
Divulgare informazioni sugli Orti botanici, strutture ricche di storia, di cultura e arte, capaci non solo di emo-
zionare il visitatore per il loro fascino, ma di fargli conoscere e comprendere l’importanza del regno vegetale,
della sua straordinaria diversità, della necessità di preservarne le specie, riprodurle e raccogliere, al contem-
po, le sfide ambientali dell’attualità, assume una funzione sociale di educatore civico. Difatti, presso gli Orti
botanici non vengono svolte unicamente attività tecniche in senso stretto, tese alla conservazione di piante
rare fuori dall’habitat di provenienza (coltivazione ex situ) o alla salvaguardia di semi di piante a rischio di
estinzione tramite le Banche del germoplasma o alla partecipazione a progetti finalizzati alla conservazione
della biodiversità direttamente nell’habitat naturale (conservazione in situ), ma anche una serie di interventi
informativi e formativi rivolti non solo agli studenti universitari, ma anche a quelli delle scuole primarie e
secondarie e a un vasto pubblico affinché acquisiscano e tengano comportamenti virtuosi di rispetto della
natura, avendo consapevolezza che la vita sul pianeta, senza le piante, non sarebbe possibile, che la loro so-
pravvivenza è a rischio e quindi vanno conosciute, rispettate, protette.
Tuttavia, affinché gli Orti botanici possano esprimere le loro grandi potenzialità in ambito scientifico, didat-
tico e turistico e rispondere alla domanda di un pubblico sempre più ampio e diversificato, è necessario ga-
rantire maggiori risorse organizzative e finanziare rispetto a quelle a disposizione, proprio per superare le
tante difficoltà relative al loro funzionamento e per soddisfare le tante necessità indispensabili per una valida
gestione in termini di efficacia ed efficienza. Occorre aumentare il numero di figure professionali altamente
specializzate quali agronomi, ricercatori, giardinieri, addetti alle attività di informazione e comunicazione.
Occorre creare spazi adeguatamente attrezzati, non solo per l’accoglienza in occasione d’iniziative pubbliche
e per la didattica, ma anche per nuove serre più moderne rispetto alle tradizionali. Interventi indispensabili
e improcrastinabili che richiedono la dotazione di adeguate risorse economiche e di personale. In sostanza,
l’attività degli Orti botanici, se amministrata e gestita bene, può diventare un’attività di pubblica utilità in
grado di produrre esiti positivi sia sul piano dello sviluppo scientifico ed educativo sia su quello della valoriz-
zazione turistica del territorio. Difatti, molte di queste strutture sono ubicate all’interno di aree urbane; il
che comporta un aumento di presenze di visitatori, un incremento dei servizi connessi e una consequenziale
crescita economica del territorio.
La presente pubblicazione non vuole essere solamente un invito a conoscere e visitare questi luoghi stra-
ordinari, patrimonio preziosissimo di cui l’Italia da Nord a Sud è dotata e dove hanno avuto origine come
istituzioni accademiche, ma anche un appello ai soggetti pubblici chiamati a gestire e tutelare il patrimonio
nazionale e ai privati che investono nell’economia del Paese affinché sostengano con finanziamenti mirati le
spese di funzionamento e d’implementazione dei servizi di queste strutture, che si auspica siano sempre più
rispondenti all’esigenza d’inclusione dei soggetti disabili e delle fasce più deboli.
Buona lettura.
______ 5 ______
__________ORTI BOTANICI__________
______ 6 ______
Gli Orti botanici italiani aderenti
alla Società Botanica Italiana: un tesoro vivo
e in continua trasformazione
_____Consolata Siniscalco_____
Presidente della Società Botanica Italiana
La
Società Botanica Italiana ha sempre ritenuto che gli Orti botanici siano strutture da far
conoscere e da sostenere, perché sono i luoghi in cui la ricerca avanzata e la conoscenza
accumulata nel tempo sulle piante si fondono e vengono comunicate agli studenti, ma
anche a un pubblico ampio. Gli Orti botanici sono infatti le strutture che difendono, divul-
gano e comunicano l’importanza del regno vegetale e della sua straordinaria diversità. Per tale motivo sono
particolarmente contenta di presentare questo libro che è stato scritto da numerosi Soci della nostra Socie-
tà, oltre che da altri botanici, che hanno voluto sintetizzare qui parte della loro conoscenza e dell’esperienza
che hanno maturato negli anni di lavoro sulle piante.
Questo libro è innanzitutto un invito a visitare gli Orti botanici italiani aderenti alla Società Botanica Italia-
na. È un invito costituito da quattro parti: dopo una prima introduttiva, la seconda vuole offrire una serie
di approfondimenti sui numerosi ruoli degli Orti botanici, la terza presenta casi studio sulle loro molteplici
attività e la quarta informa sui singoli Orti botanici e Giardini botanici alpini, la loro organizzazione, le loro
collezioni.
I capitoli introduttivi rispondono alla domanda “Cos’è un Orto botanico” riassumendo la storia dei Giardini e
degli Orti dall’antichità ad oggi, mettendo in evidenza le diverse missioni che a poco a poco si sono aggiunte
a quella iniziale di far conoscere le piante medicinali e giungendo a presentare le nuove sfide che gli Orti de-
vono affrontare in relazione alla consapevolezza della crisi ambientale che, dalla metà del secolo scorso, ha
modificato il nostro modo di considerare i rapporti tra le piante, l’ambiente e l’uomo.
A partire da questo quadro generale i capitoli della seconda parte approfondiscono i diversi ruoli – di ricer-
ca, sociale, educativo-divulgativo, conservazionistico, turistico – degli Orti. Il ruolo della ricerca riguarda la
conoscenza delle specie rare ed endemiche e della loro conservazione. Oggi in alcuni Orti botanici e nelle
Banche del germoplasma vengono moltiplicate queste specie per la conservazione ex-situ, ma anche per la
reintroduzione in situ, con tecniche innovative di coltura e poi di monitoraggio dello stato di conservazio-
ne. Tali attività di ricerca sono poi divulgate al pubblico degli studenti e degli altri visitatori che diventano
consapevoli delle minacce di estinzione delle specie, dei cambiamenti globali, climatici e di uso del suolo,
della necessità di conservazione del patrimonio naturale presente nei territori vicini e lontani. Le collezioni
di piante adattate a condizioni estreme (come quelle dei Giardini alpini e le succulente) rappresentano uno
strumento per spiegare che ogni specie vegetale ha le sue esigenze ecologiche e che le piante stanno alla
base dell’equilibrio dei cicli biogeochimici e delle catene alimentari. Avviene spesso che le persone appren-
dano con stupore che la vita di tutti gli organismi dipende dalle piante e che gli ecosistemi, nella grande
maggioranza, sono costituiti da questi organismi. Oggi la crisi ambientale richiama l’attenzione sul ruolo
fondamentale dei vegetali e, quindi, i temi da proporre negli Orti devono essere vari e calibrati per ogni età e
per ogni tipo di pubblico, da quello esperto di scienza a quello più appassionato alla coltivazione o interessa-
to agli usi delle piante, a partire da quelle più antiche, medicinali, alimentari, tessili, forestali e ornamentali,
fino ad arrivare agli usi biotecnologici più innovativi come la produzione di energia da biomasse o il biorime-
dio di siti contaminati da inquinanti.
La terza parte si basa sulle esperienze che molti botanici hanno affinato nel tempo sulla gestione, la cura e la
valorizzazione degli Orti, nel loro ruolo di Direttori o di comunicatori della scienza e della conoscenza botani-
ca. Molti contributi, infatti, riguardano la comunicazione di temi ambientali al pubblico, anche tramite lavori
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pratici di semina, potatura e cura delle piante attraverso l’esperienza personale. Negli ultimi anni a queste
attività se ne sono affiancate altre, basate sulle emozioni, sull’uso dei cinque sensi, sullo scambio culturale e
sull’arte, coinvolgendo un pubblico sempre più vario e differenziato.
L’ultima parte del volume ci invita a visitare il grande e variegato mondo degli Orti botanici italiani aderenti
alla Società Botanica Italiana, un patrimonio che è un vero tesoro di storia, ricerca, cultura ed arte e che deve
essere valorizzato e continuamente rinnovato per poter esprimere le sue grandi potenzialità e rispondere
alle richieste di un pubblico sempre più ampio.
Gli Orti affascinano la grande maggioranza delle persone, anche quelle meno interessate alla natura, coin-
volgendole a livelli diversi, relativi alla bellezza delle fioriture, alla maestosità degli alberi, ai profumi che
evocano esperienze del passato, ai paesaggi suggestivi e diversi nelle varie stagioni, che ci guidano a un sen-
tire profondo, ancestrale, che ci porta anche a meditare sulle indispensabili relazioni tra le piante e l’uomo.
Oggi gli Orti botanici sono luoghi di elezione delle attività che ho citato e di molte altre ancora, ma per poter-
le svolgere hanno bisogno di risorse di personale qualificato nella ricerca, nella didattica e nella comunicazio-
ne e di risorse economiche perché, ancor più di altre strutture, sono costituiti da organismi vivi, in continua
crescita e trasformazione. Molti Orti botanici universitari, e non solo, si trovano in un periodo di passaggio,
in cui c’è molta richiesta di conoscenza delle piante da parte del pubblico più o meno esperto e da parte delle
scuole e delle università, ma ci si trova davanti a una perenne scarsità di risorse economiche. Gli Orti stanno
cercando di superare le difficoltà finanziarie e organizzative facendo rete, come sottolineato più volte nel
libro, e utilizzando strumenti informatici e nuove tecnologie per farsi conoscere. Sono tanti gli esempi di Orti
che riescono a coinvolgere un numero di persone sempre più ampio per disseminare – attraverso la musica,
l’arte, i laboratori, il gioco, le attività scientifiche, i percorsi per persone diversamente abili, la tecnologia – la
conoscenza dei vegetali e delle relazioni che nel tempo si sono strette tra l’uomo e le piante.
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Salvaguardia e ripristino della biodiversità:
il ruolo strategico della conservazione ex-situ
_____Pietro Massimiliano Bianco_____
ISPRA
In
origine la funzione degli Orti botanici, in particolare di quelli universitari, riguardava preva-
lentemente l’insegnamento e la ricerca: in tempi più recenti, la rapida perdita di diversità
globale causata dalle attività umane non ecocompatibili ha aggiunto alla valorizzazione degli
Orti botanici nuovi significati.
Negli ultimi decenni, nella gestione degli Orti botanici, specie in quelli universitari, l’attenzione alla protezione
delle specie vegetali ha assunto un’importanza sempre maggiore. La Strategia Mondiale della Conservazione
del 1980 ha riconosciuto il loro ruolo promuovendo la nascita del Botanic Garden Conservation Secretariat
(BGCS) presso la International Union for Conservation of Nature (IUCN), per indirizzare l’impegno degli Orti
botanici anche verso la conservazione. Nel 1987 nasce il Botanic Gardens Conservation International (BGCI),
organo dello IUCN con sede a Londra, supportato dai Kew Gardens e dal Giardino Botanico reale di Edimburgo
e che attualmente rappresenta più di 700 membri – soprattutto Orti e Giardini botanici – di 118 paesi.
Nel 1989 il BGCS ha pubblicato la prima versione della Strategia di Conservazione degli Orti botanici in collabo-
razione con il World Wildlife Fund (WWF), poi aggiornata nel 2012 dal BGCI. Questi documenti hanno svolto
una parte importante nel guidare il ruolo di sviluppo di Giardini di conservazione botanici.
Nel 1992 fu sottoscritta a Rio de Janeiro la Convenzione Internazionale per la Conservazione della Diversità
Biologica (CBD, Convention on Biological Diversity) che fu ratificata dall’Italia nel 1994. Seguirono nel 2002, a
livello globale, la Strategia Globale per la Conservazione delle piante (GSPC, Global Strategy for Plant Conser-
vation) e, a livello comunitario, la Strategia Europea per la Conservazione delle Piante (EPCS, European Plant
Conservation Strategy), adottata dal Consiglio d’Europa, congiuntamente a Planta Europa, il network che si
occupa della conservazione, in Europa, di piante e funghi.
Gli Orti botanici italiani, partecipando a queste convenzioni e strategie internazionali, hanno così assunto un
ruolo fondamentale per la conservazione ex situ, la tassonomia, lo sviluppo di protocolli per la conservazione
e l’uso sostenibile delle risorse, l’educazione e la creazione di una coscienza pubblica e di competenze tecnico-
scientifiche. Molti Orti botanici hanno messo in pratica le disposizioni della CBD, inserendone gli obiettivi
nei programmi di lavoro diventando Centri di Riferimento Nazionale e partecipando all’European Botanic
Gardens Consortium nato, a livello europeo, per pianificare e coordinare le iniziative nel contesto dell’imple-
mentazione della CBD.
L’Italia è una delle nazioni europee con la massima concentrazione di specie e cultivar endemiche e sono in
atto efficaci azioni di conservazione in tutti gli Orti botanici, spesso grazie anche alle reti di volontariato. Gli
Orti botanici italiani, a partire da quelli alpini già caratterizzati dalla presenza di specie rare ed endemiche,
seguendo le strategie internazionali, hanno rapidamente sviluppato le collezioni di specie e cultivar in via
d’estinzione. In molti di essi sono state, inoltre, costituite Banche del Germoplasma per la conservazione del
patrimonio genetico sia di specie selvatiche, sia di varietà locali d’interesse agricolo.
In tutta Europa, gli Orti botanici, soprattutto se associati a Banche del Germoplasma, sono riconosciuti come
perni di efficaci attività di riproduzione di specie rare e in estinzione, con la possibilità di utilizzarle per pro-
grammi di recupero ambientale e mitigazione. Sono state quindi realizzate reti di coordinamento regionali,
nazionali e internazionali per scambiare conoscenze e tecnologie, sviluppare sinergicamente azioni su pri-
orità fissate di comune accordo, come la REDBAG (Red Española de Bancos de Germoplasma de Plantas
Silvestres y Fitorrecursos Autóctonos) in Spagna, la rete governativa dei Conservatoires botaniques in
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Francia, la rete RIBES (Rete Italiana di Banche del germoplasma per la conservazione Ex Situ della flora
spontanea) in Italia. I documenti per la salvaguardia della biodiversità globale riconoscono ovviamente che
la conservazione in situ delle specie in pericolo, tramite l’istituzione di Aree Protette e opportune attività di
pianificazione territoriali ecologicamente sostenibili, è preferibile a quella al di fuori del loro habitat naturale
(ex situ), permettendo l’evoluzione naturale delle popolazioni. Riconoscono, strategicamente fondamenta-
le, per il raggiungimento degli obiettivi di conservazione, che oltre a un’adeguata protezione delle specie e
degli habitat nei quali esse vivono, vi sia anche un’appropriata attività di conservazione ex situ. Le piante e le
cultivar agricole a rischio devono essere conservate, per un’opportuna politica di salvaguardia, ex situ negli
Orti botanici, nelle banche dei semi e nelle banche genetiche di campo. Il mantenimento ex situ delle specie
minacciate permette l’attuazione di strategie di conservazione con maggiori possibilità di successo, in attesa
di opportunità per la reintroduzione.
Favorire il buon funzionamento degli Orti botanici non assume solo le fondamentali funzioni di preservare
esemplari delle specie, riprodurli e di favorirne la conoscenza; essi, in sinergia con gli enti di ricerca, con le
loro potenzialità come laboratori scientifici e didattici, sono strategici anche nel contesto determinato dai più
recenti indirizzi di politica agricola e di salvaguardia ambientale promossi a livello nazionale, europeo e inter-
nazionale. Particolare rilevanza per gli Orti botanici hanno il Trattato internazionale sulle risorse genetiche
vegetali per l’alimentazione e l’agricoltura della FAO del 2004, il Piano Nazionale della Biodiversità di interesse
agricolo approvato in Italia dalla Conferenza Stato-Regioni nel 2008, il protocollo di Nagoya (Access to Ge-
netic Resources and the Fair and Equitable Sharing of Benefits Arising from their Utilization) sull’accesso
e la condivisione dei benefici derivanti dall’uso della biodiversità, adottato dalla Conferenza delle Parti della
CBD nel 2010.
Gli obiettivi di conservazione di tali documenti non riguardano solo le specie selvatiche, ma anche le numero-
sissime cultivar agricole che sono state selezionate in un territorio così vario come quello italiano e che spesso
sono anch’esse in via d’estinzione. Molte collezioni degli Orti botanici contengono specie incluse nel Trattato
internazionale sulle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura della FAO del 2009 e che interessa
tutte le risorse genetiche rilevanti per l’alimentazione e l’agricoltura e facilita l’accesso alle colture e ai foraggi
elencati nel suo Annesso I per promuovere la sicurezza alimentare mondiale. Gli Orti botanici hanno spesso
collaborato proficuamente con gli enti locali favorendo la diffusione – in parchi urbani, giardini e scuole – di
cultivar di pregio negli ormai famosi “Giardini della Biodiversità”. Le collezioni conservate negli Orti botanici
collaborano alla difesa e al mantenimento di genotipi locali e possono concorrere a ricerche di ibridi maggior-
mente resistenti disponendo, spesso, di esemplari “storici”.
Conservazione in situ ed ex situ sono parti complementari di un’unica strategia che può essere efficacemente
associata, negli Orti botanici, ad appropriate iniziative didattiche e divulgative. Solo la diffusione a livello di
massa di un’opportuna conoscenza dei benefici che le piante arrecano all’uomo e dell’importanza della biodi-
versità vegetale sia agricola sia naturale per un’adeguata qualità della vita, può permettere una reale efficacia
delle azioni favorevoli allo sviluppo sostenibile. Gli Orti botanici, abbinando i vari livelli culturali e scientifici di
analisi e di conoscenza, possono strategicamente contribuire alla crescita di una capillare e diffusa coscienza
ecologica.
Dal punto di vista strettamente didattico la conoscenza delle singole specie, del loro ruolo in natura, delle
peculiarità degli ambienti nei quali vivono e delle comunità animali ad esse associate, degli aspetti culturali e
delle tradizioni ad esse legate, aiutano le giovani generazioni a comprendere meglio il territorio e la sua storia
e invitano ad un maggior rispetto della natura.
Gli Orti botanici sono anche centri di ricerche mediche e tassonomiche, con un ruolo centrale nella diffusione
e acclimatazione di piante utili nel mondo e nello sviluppo delle economie nazionali. In sinergia con altri enti di
ricerca, rappresentano potenzialmente veri e propri laboratori scientifici viventi nei quali analizzare le rispo-
ste di un gran numero di specie alle variazioni climatiche e alle diverse condizioni ambientali.
Per le loro caratteristiche di luoghi fruiti dal pubblico e, nello stesso tempo, a disposizione della comunità
scientifica, si prestano anche a strategiche ricerche di metodi biologici e integrati per la cura delle piante in
essi ospitate e all’identificazione di varietà e ceppi resistenti ai patogeni.
Gli scambi di materiale vegetale degli Orti botanici rientrano tra i punti strategici contemplati dal già citato
Protocollo di Nagoya che adotta un quadro giuridico condiviso per regolamentare l’accesso alle risorse gene-
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tiche e garantire alle comunità indigene e locali un’equa ripartizione dei benefici derivanti dal loro utilizzo, in
sinergia con il Terzo obiettivo della CBD che prevede incentivi positivi per la conservazione e l’uso sostenibile
della biodiversità. All’articolo 7 del Protocollo le collezioni quali gli Orti botanici sono citate espressamente
come fonti importanti di risorse genetiche e di conoscenze tradizionali a esse associate. Esse possono contri-
buire in modo decisivo al rispetto degli obblighi che vincolano gli utenti delle risorse o delle conoscenze. Nel
contempo, le collezioni consentono di conservare ex situ componenti importanti della biodiversità e assolvo-
no, quindi, a una funzione determinante nella conservazione della biodiversità a livello globale.
Nonostante la Convenzione sulla Diversità Biologica preveda di integrare, per quanto possibile e appropriato,
la conservazione e l’uso sostenibile della diversità biologica nei piani di settore rilevanti, nei programmi e
nelle politiche locali e nazionali, non vanno dimenticate le forti ristrettezze economiche alle quali sono andati
incontro gli Orti botanici e le collezioni del germoplasma negli ultimi anni, a causa di scelte di politica am-
ministrativa che non considerano strategico un settore che, invece, di fatto, lo è non solo dal punto di vista
scientifico, ma anche culturale e sociale.
Ricordiamo, infatti, che gli Orti botanici, oltre alla missione della conservazione della biodiversità, rappresen-
tano anche un’attrattiva turistica per le collezioni di piante, la bellezza degli allestimenti e la presenza di beni
artistici, archeologici e storici e, allo stesso tempo, assolvono un ruolo sociale: la maggior parte di essi si trova
inglobata nel tessuto urbano e rappresenta un apprezzato e prezioso spazio verde per la cittadinanza e un luo-
go dove si possono incontrare culture diverse e segmenti marginalizzati della società. Per tutte queste ragioni
gli Orti botanici meritano un nuovo impulso economico e una valorizzazione efficace delle loro potenzialità.
______ 11 ______
ORIGINI,
STORIA,
NUOVE SFIDE
Gli Orti botanici, nati in Italia nel XVI secolo
come luoghi dove studiare le piante
medicinali, si sono diffusi in tutto il mondo
diventando, nel corso del tempo, istituzioni
complesse capaci di raccogliere le sfide
ambientali dell’attualità.
______ 12 ______
indice
Dai primi Giardini ai primi Orti botanici:
breve excursus cronologico 14 Claudia Perini
La
storia ci narra che fin dall’antichità
l’uomo allestiva giardini, spesso re-
cintati, con alberi da frutto e da or-
namento, con animali, anche serpenti. Basti pen-
sare alla Mesopotamia e ai suoi rigogliosi spazi
verdi, dotati di impianti d’irrigazione, che sin dal
Secondo millennio a.C. adornavano palazzi rea-
li o templi. I Giardini pensili di Babilonia, formati
da terrazze digradanti coperte di vegetazione,
erano fra i più famosi e considerati una delle set-
te meraviglie del mondo. In Egitto si ritrovano le
più antiche testimonianze pittoriche ove i giardini
sono raffigurati come luoghi di svago e, al tempo
stesso, come spazi per produrre ortaggi vari, vino
e papiro o per coltivare nuove specie raccolte du-
rante le spedizioni in paesi lontani. Spostandoci
verso oriente, i primi giardini nascevano in Cina fra
il 1600 e 1000 a.C. come grandi parchi chiusi, dove
si cacciava e coltivava avvolti in un magnifico pa-
esaggio; un aspetto quest’ultimo che in qualche
modo si è mantenuto nel corso di 3000 anni e che
vede nel giardino cinese la ricreazione in miniatu-
ra di un paesaggio da scoprire lentamente, un rifu-
gio per meditare.
Non meno maestosi sono i Giardini lirici e religiosi
di origine greca o quelli che si diffusero durante
l’Impero Romano segnando profondamente la
storia del giardino europeo.
Varie sono le forme e i tipi di Giardini presenti nel
Medioevo nella Regione Mediterranea, in Euro-
pa, nell’Estremo Oriente e in America Centrale: se
consideriamo per esempio solo quelli adibiti alla
coltivazione e riproduzione di erbe medicinali,
questi spesso erano situati in prossimità di mona-
steri e caratterizzati da architetture geometriche.
Durante il Rinascimento, il profondo rinnovamen-
to culturale operato dall’Umanesimo coinvolge
anche il settore delle scienze. La grande rivalu-
tazione dei classici, greci e romani, porta alla ri-
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__________ORIGINI, STORIA, NUOVE SFIDE__________
______ 15 ______
__________ORTI BOTANICI, ECCELLENZE ITALIANE__________
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__________ORIGINI, STORIA, NUOVE SFIDE__________
L’
Orto botanico, inteso nella sua tipologia
più vasta (Orto botanico, Giardino
Alpino, Arboreto e istituzioni affini) è un
luogo dove si amano e si coltivano tutte le piante
senza distinzione, native ed esotiche, utili e meno
utili. Questa definizione, per altro non troppo
accademica, è la mia risposta alla domanda
Che cos’è un Orto botanico, dopo aver visitato il
Giardino Alpino-polare di Kirovsk nella Penisola di
Kola, oltre il Circolo Polare Artico, dove la media
annua delle temperature è di -12,8°C e la media
delle massime di +0,5°C e aver constatato quali
sono, in tali condizioni climatiche, le difficoltà
di coltivazione delle piante (Fig. 1). Ebbene, nel
giardino di Kirovsk, fondato nel 1931, si trovano
due serre per specie di climi caldi (in una delle
due serre ho visto anche una pianta di fico (Ficus
carica) che costituiscono una vera attrattiva per
i visitatori. Le serre sono riscaldate tutto l’anno,
si possono visitare anche d’inverno quando sono
sepolte sotto la neve, ma al loro interno si trova
una piacevole oasi di verde, fiori e gradevole
temperatura.
Il prototipo del giardino botanico è l’Orto dei muro (Hortus cinctus), che imprime al giardino
Semplici di Padova, fondato nel 1545, il più antico una dimensione cosmogonica (Fig. 2). Arturo
del mondo, rimasto sempre nello stesso luogo; Paganelli2 ha scritto che l’Hortus cinctus può essere
per tale ragione, unitamente ad alcune scoperte di paragonato al Templum degli antichi Romani e
botanici del nostro paese (come la germinazione si ricollega al Templum celeste. Uno dei due viali
della spora dei funghi), Alberto Chiarugi sovente principali, che interseca perpendicolarmente
alludeva compiaciuto al primato degli italiani l’altro e che divide l’Hortus cinctus in quattro parti,
nella botanica. L’Orto di Padova era destinato è il Decumanus.
alla coltivazione e ostensione delle piante L’Hortus sphaericus, a circa 500 anni di distanza
medicinali, i semplici; Pier Andrea Mattioli ne dalla sua fondazione, al visitatore attento appare
parla nei Commentari di Dioscoride1: amplissimo oggi come un luogo solenne dove viene celebrato
giardino per commodo pubblico & ornamento della il “culto della Botanica”. Nell’Orto botanico di
medicina, dove si veggono verdeggiare infinite rare Palermo questa celebrazione avviene nell’edificio
piante. Ha una forma rotonda (Hortus sphaericus) neoclassico del Gymnasium Botanicum, dove
al cui interno le aiuole sono riunite in un’area di i prefetti tenevano le lezioni, come a Padova
forma quadrata; l’Orto è circondato da un grande avveniva nell’ottocentesco Teatro Botanico.
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__________ORTI BOTANICI, ECCELLENZE ITALIANE__________
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__________ORIGINI, STORIA, NUOVE SFIDE__________
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__________ORTI BOTANICI, ECCELLENZE ITALIANE__________
Sanremo, come testimonia Libereso Guglielmi, il Il giardino di Gaia Remiddi è il parco della Rocca
Giardiniere dei Calvino. Per Mario Calvino un parco Borgesca di Camerino, ben delimitato da un
o un giardino ben tenuto è un sollievo dello spirito; recinto, come tutti i parchi e giardini. Il recinto è
Eva Mameli Calvino si preoccupa del rispetto degli ciò che rende il parco diverso, qualcosa d’altro
alberi dei parchi cittadini e scrive: benedico chi ha dall’ambiente esterno, di cui però è parte
rispettato quegli alberi16. integrante. Quando i visitatori la sera escono dal
Per Beatrice Duval, pittrice post-impressionista di parco e se ne vanno, il recinto viene chiuso. In
origine svizzera, che abitava a Sanremo in una villa una bellissima immagine di James Matthew Barrie
immersa in un grande parco-giardino, gli alberi e i riferita ai Giardini di Kensington21, Mamie, una
Giardini sono stati una fonte d’ispirazione per i suoi bambina rimasta nel giardino dopo la chiusura,
quadri. Dopo la perdita del padre, a causa del dolore, con sua grande sorpresa vede gli alberi finalmente
ha smesso di dipingere ed è vissuta per molti anni liberi dalla presenza umana che incominciano
da sola, il giardino attorno alla sua casa era parte a muovere i rami, come fossero lunghe braccia
della sua esistenza. In fatto di giardini, aveva idee a lungo tenute ferme, e a parlare fra loro; forse
particolari, doveva essere un giardino abbandonato un’allusione ante litteram alla necessità di liberare
a se stesso, ove le piante potevano crescere gli alberi e i boschi dalla presenza ossessiva e
liberamente, comprese le erbacce. Il risultato era invadente dell’uomo.
il disordine del giardino, il caos, una selva lasciata Come caso limite, ricordo i giardini inesistenti,
quasi al naturale dove gli uccelli cantavano e come il giardino dei Finzi-Contini, che Giorgio
facevano il nido. La sua amica Eva Mameli Calvino Bassani ha descritto pensando a qualche giardino
vanamente la consigliava di levare qualche pianta di Ferrara, ma che nella realtà non esiste. Oppure
per lasciare respirare e svilupparsi le altre17. il parco che si estendeva attorno al castello di
Il giardino di Lelia Caetani è quello di Ninfa, nella Soplicowo, nella radura di una grande foresta
campagna di Latina, il cui impianto è iniziato nel mai tagliata dall’uomo formata di alberi secolari
1920 sulle rovine di un’antica città romana a opera e maestosi, che Adam Mickiewicz ha descritto
del principe Gelasio Caetani; è una combinazione minuziosamente pensando ai castelli e palazzi di
di ruderi antichi, di acque che sgorgano dalla campagna presenti nelle pianure della Polonia
sorgente di Ninfa alla base dei Monti Lepini e che e Lituania e alla foresta di Bialowieza22. Anche
scorrono attraverso il giardino, di vialetti e piante la siepe del colle dell’Infinito a Recanati non
disposte a gruppi, isolate o riunite in aiuole di varia esiste; era un muretto forse con qualche pianta
forma e dimensione: un trionfo di verde e di colori lungo di esso, eppure ha avuto egualmente la
sgargianti. È stato scritto che l’anima di questo forza di stimolare l’animo e la mente di Giacomo
giardino, ampliato e arricchito con grandissimo Leopardi23.
amore da Lelia Caetani, che era anche pittrice e Se, infine, vogliamo rispondere alla domanda: che
che disegnava i fiori di Ninfa, scaturisce da questo cos’è un Orto botanico, credo si possa rispondere
equilibrio di estetica, botanica e passione18. che l’Orto botanico è un’istituzione di antica
Il giardino di Gerarda Buffa è l’Orto botanico origine che si occupa della coltivazione di piante
di Camerino, che ha dipinto su un’acquaforte19 per scopi molto diversi: scientifici, applicativi,
sulla quale compare soltanto il luogo dove si conservazionistici, didattici, educativi, divulgativi,
trova l’Orto e non le piante che vi crescono, con estetici, di cui in precedenza sono stati riportati
le architetture degli antichi edifici che fanno da alcuni esempi. La letteratura botanica dedicata
sfondo, come se fosse il palco e la quinta di un a Orti, Parchi e Giardini del nostro Paese è molto
teatro. Ne è diventato un giardino idealizzato, ricca24 e ad essa si rimanda per ulteriori notizie:
astratto, senza piante. La sensibilità dell’artista nei capitoli seguenti si possono trovare esempi
ha scoperto il nesso di analogia ritmica che v’è tra di come i diversi aspetti legati agli Orti botanici
la struttura della vegetazione dell’orto e l’edificio; possono essere declinati, nel miglior modo
alle forme imponenti dei giganti verdi sulle teorie possibile, nelle varie realtà italiane.
di aiuole dei semplici corrispondono alternanze di
bastioni possenti e delicate aeree loggette, grandi
arcate e sequenze di balaustre, ha scritto Francesco
De Santis20.
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__________ORIGINI, STORIA, NUOVE SFIDE__________
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L’
Orto botanico è un giardino nel quale Si ha notizia anche per il tardo Medioevo di Giar-
si coltivano piante d’interesse botanico dini nei quali venivano coltivate piante medicinali,
(non soltanto, quindi, legate a motiva- che in qualche modo possano essere stati il mo-
zioni estetiche o alimentari) che realizza l’obietti- dello per gli Orti cinquecenteschi: uno di questi
vo principale della conservazione naturalistica. era nella Roma del XIV secolo, ma non se ne cono-
I primi Orti botanici sorgono nell’Italia rinascimen- sce precisamente la sede.
tale, nel momento in cui si risveglia l’interesse per Celebri testimonianze medievali sono offerte an-
lo studio della natura e si prepara la grande rivo- che dai Giardini islamici (come quello della Fava-
luzione scientifica galileiana. Si può anzi dire che ra, a Palermo, o i Giardini dell’Alhambra, a Grana-
gli Orti botanici siano tra le più antiche strutture da) che, oltre ad aver influenzato la struttura e
realizzate con fondi pubblici per scopi scientifici. il gusto decorativo dei giardini dell’Italia Meridio-
È tuttavia da ricordare che ogni grande civiltà del nale e dell’Andalusia, hanno lasciato un’impron-
passato sviluppò una peculiare cultura dei Giardi- ta visibile in altre regioni europee quali Spagna e
ni. Ne sono esempi famosi i giardini pensili di Babi- parte della Francia. Analogamente, l’influsso dei
lonia (anche se, probabilmente, ubicati a Ninive), giardini islamici si spinse a oriente fino all’India,
noti come una delle sette meraviglie del mondo dove preziose testimonianze ci vengono offerte
antico; ancora, i Giardini egizi, particolarmente dai giardini Moghul.
originali e artistici. Il primo Orto botanico universitario del mondo oc-
I versi di Omero recano notizia di numerosi ele- cidentale sorse a Salerno, tra il XIII e il XIV secolo,
menti significativi sull’agricoltura ed i Giardini nel a opera di Matteo Silvatico, della Scuola medica
mondo egeo: celebre la descrizione degli Orti del salernitana. Il primo Orto botanico espressamen-
re dei Feaci, vero prodigio di agricoltura irrigua; te destinato a studio e ricerca (detto da Linneo
inoltre, quando Odisseo incontra il padre gli ricor- “Hortus Primigenius”), venne invece istituito a
da le piante che il vecchio gli aveva donato per Padova in data 29 giugno 1545, su proposta di
il suo primo giardino, menzionando 13 varietà di Francesco Bonafede, professore di “Lettura dei
pero, 10 di melo, 40 di fico e 50 di uve diverse, pro- semplici” nella locale Università, e l’occhiuta bu-
va della notevole selezione cui l’uomo aveva già rocrazia della Serenissima ha conservato l’atto del
sottoposto le specie fruttifere all’alba del Primo Consiglio dei Pregadi per l’acquisto del terreno sul
millennio a.C. quale tuttora esiste l’Orto botanico. Dopo questo
Procedendo nella storia dell’Occidente, nel III sec. avvenimento, altre università italiane (Pisa, Firen-
a.C. il re Attalo di Pergamo fece costruire un giar- ze) ed europee (Montpellier) si dotarono di un
dino, di cui scrive Plutarco, con piante tossiche, Orto botanico.
dalle quali ricavare il veleno da freccia per il suo A Roma, intorno al 1550, sorgono gli Orti Farnesia-
esercito. ni, una sorta di Orto botanico privato (Fig. 1). L’Or-
Roma, soprattutto in epoca tarda, sviluppò la col- to botanico di Padova è rimasto immutato come
tivazione dei fiori anche in serre, realizzate con fi- forma nel corso di quasi cinque secoli, e oggi è
nestre a lastre di mica, e l’arte e la cura dei giardini considerato Patrimonio dell’Umanità; altri Orti
cui i Romani diedero vita si diffuse in vari luoghi botanici hanno subito invece modificazioni più o
dell’antico impero. meno profonde (dimensioni, scopo e utilizzazio-
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avanzati, quale quello proposto da Engler, tuttora che di naturalisti e botanici legati alla nascita dei
molto diffuso negli Orti botanici di tutt’Europa. grandi giardini tropicali, come Reinwardt a Bogor,
La formazione dei grandi imperi coloniali e Roxburgh e Wallich per Calcutta, Raffles e Ridley
l’insediamento di gruppi d’origine europea nelle in Singapore, Hillebrand a Honolulu.
colonie di popolamento in America, Sudafrica e I nomi di questi studiosi restano immortalati nel-
Australia sveglia l’interesse per le flore esotiche, la nomenclatura botanica e nei titoli dei periodici
soprattutto tropicali, ricche di specie utili, spesso scientifici, assieme a quelli dei grandi esploratori
già note agli indigeni. Accanto a queste, piante come A. von Humboldt nell’America tropicale e A.
di straordinaria bellezza, inimmaginabili per i Schweinfurth in Africa.
conoscitori della sola flora europea, si annoverano Lo sviluppo delle conoscenze sulla flora tropicale
piante medicinali, commestibili oppure sfruttabili non sarebbe stato possibile senza continui scambi
per lavorazioni industriali. Si sviluppa l’esigenza con i maggiori Orti botanici europei e nordameri-
di esplorare e conoscere questo nuovo mondo cani, come Londra (Kew Gardens), Parigi, Leiden,
vegetale e così, soprattutto durante il sec. XIX, Berlino, New York, che diventano le sedi nelle qua-
sono creati i grandi Giardini tropicali a Calcutta, li il materiale tropicale è studiato e rielaborato.
Colombo, Singapore, Bogor (precedentemente Nei grandi Orti europei e nordamericani le piante
Buitenzorg, presso Jakarta), Honolulu, Melbourne, introdotte dai tropici vengono coltivate in grandi
Sydney, Rio de Janeiro, Capetown-Kirstenbosch. serre, come la Tropenhaus di Berlino e la Palmhou-
Questi sono contemporaneamente i grandi centri se nei Kew Gardens di Londra. L’Ottocento è stato
nei quali è elaborata la conoscenza scientifica dei caratterizzato dalla costruzione di grandi serre di
paesi che vengono man mano esplorati. ferro e vetro, per assicurare alle piante tropicali il
Per fare solo un esempio: il Reale Orto botanico calore e la quantità di luce necessari alla loro so-
di Melbourne. Fondato nel 1846, ben presto qui pravvivenza. La più significativa tra queste è sicura-
inizia l’attività di Ferdinand Müller, da poco im- mente la serra di vetro che Paxton costruì a Londra
migrato dalla Germania, che dal 1857 ne diviene per il duca del Devonshire e che fece da esempio
direttore; infaticabile esploratore delle risorse bo- per la costruzione di numerose altre serre.
taniche del continente ancora quasi sconosciuto, Nel sec. XX si assiste a un progressivo declino
raccoglie le piante, le coltiva nell’Orto, le studia, della funzione didattica e scientifica: la prima
descrive centinaia di specie nuove, in continuo passa alle attività d’insegnamento universitario
contatto con i botanici londinesi, soprattutto e la seconda si sviluppa soprattutto nei labora-
George Bentham, pubblica i primi fondamentali tori, mentre la diffusione della cultura scientifica
contributi sulla flora australiana. Va ricordato che avviene mediante libri, e oggi anche attraverso
questo grande botanico inglese, studioso della la rete. Però contemporaneamente, negli Orti
flora asiatica e australiana, era nipote del filosofo botanici, almeno nei migliori, si sviluppano nuo-
Jeremy Bentham, citato in precedenza. In seguito vi interessi e attività: essi diventano luoghi non
sarà fatto nobile, diventando così F. von Müller. solo di studio, di formazione scientifica, di spe-
Lo ricordiamo assieme ad altre figure carismati- rimentazione e di didattica, ma anche di ricerca
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__________ORIGINI, STORIA, NUOVE SFIDE__________
e di diffusione delle informazioni. Questo viene offrire una prospettiva imponente: la grandezza
messo in evidenza molto bene da quanto si leg- della visuale sull’Orto botanico simboleggia il po-
ge nelle prime righe del sito dell’Orto botanico di tere del monarca assoluto. In questo contesto la
New York: esso è concepito come an advocate for botanica svolge soltanto un ruolo subordinato: la
the plant kingdom, la cui missione si esplica attra- prospettiva lineare impone uno schema ripetitivo,
verso collezioni vive e secche, modelli paesistici, con alberi oppure aiuole fiorite sempre eguali; lun-
programmi di educazione ambientale, orto-flo- go l’asse principale regna l’uniformità, mentre la
ricoltura, e una mirata attività di ricerca (Fig. 5). quintessenza dell’Orto botanico è nelle collezioni,
Nuovi compiti si evidenziano quando si decide di nella varietà (quello che oggi si riassume nella bio-
non limitarsi a coltivare una tradizione ultracen- diversità). Così il settore per le attività di studio in
tenaria, ma di aprirsi alla richiesta culturale di un generale si rifugia in un’area defilata, in posizione
pubblico sempre più interessato al problema am- quasi ancillare, che però spesso diviene conflittua-
bientale. le rispetto alla funzione di rappresentanza, quan-
do le esigenze di ricerca richiedono un’espansione
Gli Orti botanici di fronte a nuove sfide delle collezioni.
All’inizio di questo scritto abbiamo indicato come Abbiamo già accennato al legame esistente tra
la natura dell’Orto botanico sia quella di un giardi- lo sviluppo del commercio sulle rotte oceaniche,
no e, in quanto tale, esso è vincolato alla trasmis- l’espandersi dell’attività mercantile e il passaggio
sione di un messaggio. della committenza dal monarca agli operatori, che
Cerchiamo ora di approfondire il contenuto di in queste condizioni avevano trovato l’occasione
questo messaggio. Non è possibile darne una di accumulare ingenti patrimoni e in certi casi (ad
definizione univoca, perché nel corso dei secoli è es. T.S. Raffles, fondatore della città di Singapore)
cambiata la committenza e, conseguentemente, anche il potere politico. In questa nuova situazio-
anche la missione e la struttura dell’Orto botani- ne l’intreccio tra interessi scientifici e interessi eco-
co sono cambiate. In quelli rinascimentali si par- nomici diviene evidente e questo si riflette anche
tiva da un’esigenza universitaria, tanto che esso sulla struttura dell’Orto botanico. Le dimensioni
nasceva come struttura didattica e di ricerca: re- continuano a espandersi perché negli ambienti
alizzato su un’area di piccole dimensioni, centra- coloniali scarsamente popolati (es. Nordamerica,
lizzata e quindi con un piano geometrico unitario, Australia) lo spazio non rappresenta un problema,
così da disporre le varie piante coltivate l’una ac- o comunque esso può essere facilmente sottrat-
canto all’altra, facilitando il confronto delle forme to agli indigeni nelle aree densamente popolate,
e delle condizioni di crescita; la visuale generale come in India e Indonesia. Tuttavia, mancano le
e le esigenze estetiche passano in second’ordine. aree dedicate completamente a effetti spetta-
Con il passaggio alle funzioni di rappresentanza e colari e la superficie è utilizzata razionalmente
come testimone del prestigio reale, la situazione in ambiti diversi per scopi diversi: testimonianze
cambia completamente. Le dimensioni aumen- della vegetazione originaria, coltivazioni speri-
tano di 5-10 volte e viene strutturato in modo da mentali, collezioni botaniche vere e proprie, tratti
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di giardino all’inglese e impianti aperti al pubblico vo di una gita di famiglia: si raggiunge in macchina
per spettacoli o tempo libero. Attorno agli Orti oppure da una vicina stazione della metropolita-
botanici si sviluppano attività agricole e commer- na. In questo modo cambia l’utenza: dai botanici,
ciali, come la diffusione della coltivazione del the e ai tecnici si passa a un settore importante della cit-
della gomma in India a opera dell’Orto di Calcutta tadinanza i cui scopi vanno dal turismo al tempo
(Fig. 6). libero e all’educazione ambientale.
Spesso agli studiosi appena giunti dall’Europa si
chiedeva di risolvere problemi ai quali non erano
preparati, e questo causava gravi errori. Ad es., il Immagini
già citato Ferdinand von Müller, peraltro ottimo
botanico e direttore dell’Orto botanico di Melbou- 1. Carlo Antonini: prospetto degli Orti Farnesiani sul
rne, raccomandava vivamente l’introduzione del- Palatino. Roma, 1780.
https://www.loc.gov/item/90707145/
la volpe in Australia per la tradizionale caccia alla
2. Carlo Antonini: veduta del giardino all’italiana di
volpe dei gentiluomini inglesi, ma la comparsa di Villa Lante in Bagnaja. Roma, 1780.
questo carnivoro, in un ambiente che ne era privo, http://calcografica.ing.beniculturali.it/index.
fu causa di un vero disastro ecologico, e parecchie php?page=default&id=14&lang=it
specie di marsupiali furono decimate o addirittura 3. Veduta del giardino alla francese del castello di
Vaux-le-Vicomte, a Maincy (Foto E. Westerveld).
condannate all’estinzione.
4. Scorcio del giardino all’inglese della reggia di
Non va però trascurato il fatto che gli Orti botani- Caserta (Foto T. Arecco).
ci tropicali sono stati spesso strutture d’avanguar- 5. La biblioteca LuEsther T. Mertz, nell’Orto bota-
dia nella diffusione della cultura scientifica in paesi nico di New York (Foto J. Henderson).
che ne erano privi. A distanza di un secolo o poco 6. Il lago dell’Orto botanico di Calcutta, uno dei
primi Giardini coloniali inglesi, fondato nel 1787
più, ovunque, si sono formate élites di botanici e
(Foto B. Ganguly).
agronomi locali, in grado di affrontare i proble-
mi del territorio senza la necessità di consulenti
esterni.
La consapevolezza della crisi ambientale nella
seconda metà del secolo scorso, soprattutto a
partire dagli anni ’80, ha ulteriormente modifica-
to la situazione: si è già accennato al declino delle
motivazioni scientifiche, a cui si accompagna però
un parallelo aumento dell’interesse da parte di un
pubblico più ampio, che nell’Orto botanico cerca
risposte al problema di un più corretto rapporto
con l’ambiente.
Questo nuovo interesse si collega, almeno in Eu-
ropa, alla profonda trasformazione urbanistica e
sociale della città moderna. Va tenuto presente
che quando è stato creato il Jardin des Plantes di
Parigi, la città aveva circa mezzo milione di abitan-
ti, mentre oggi nell’area metropolitana la popola-
zione è 20 volte tanto. A Firenze il rapporto è di
1 a 5, a Londra 1 a 13, a Berlino 1 a 30. L’area dei
più antichi Orti botanici è divenuta centralissima
e l’amministrazione municipale in alcuni casi ha
ritenuto opportuno utilizzarla per altri scopi, spo-
stando l’Orto botanico in un’area periferica molto
più ampia, attrezzata con ricchezza di mezzi: que-
sto è avvenuto ad es. a Zurigo e Bruxelles. L’Orto
botanico cessa di essere il posto dove gli studenti
vanno a piedi con i libri in spalla e diventa l’obietti-
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G
li Orti botanici sono oggi dei veri e propri
musei viventi, la cui funzione principale è
conservare la diversità vegetale del piane-
ta. Nel corso del tempo hanno subito un vero e
proprio processo evolutivo che li ha trasformati in
base alle esigenze dei diversi periodi storici.
In Italia, i primi Orti botanici accademici furono
fondati a metà del Cinquecento (Pisa nel 1544, Pa-
dova e Firenze nel 1545, Bologna nel 1567) (Fig. 1 e
2) per arricchire e rendere pratica la didattica uni-
versitaria relativa a quelle discipline che per loro
specificità affrontavano, direttamente o indiret-
tamente, lo studio del mondo vegetale in genere
e delle piante in particolare (Botanica, Medicina,
Farmacia). Erano questi gli “Orti dei Semplici”,
Giardini dedicati essenzialmente alla coltivazione
delle piante officinali, all’interno dei quali si avvia-
rono, tra l’altro, le prime attività di sperimenta-
zione, di ricerca e di diffusione delle conoscenze
botaniche.
Dopo la scoperta dell’America, per poter accoglie-
re le piante provenienti dal Nuovo Mondo, questi
luoghi iniziarono a trasformarsi in Giardini di ac-
climatazione grazie alla costruzione delle prime
grandi serre di cristallo e ferro, legno o muratura
(Fig. 3).
In seguito alle due grandi rivoluzioni industriali, tra
la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà
del Novecento, l’ambiente ha iniziato a subire pro-
cessi d’inquinamento irreversibili che hanno gene-
rato l’attuale situazione di allarme ambientale.
La riduzione della diversità biologica e della varia-
bilità genetica, dovute all’impatto antropico ed ai
cambiamenti climatici che hanno caratterizzato
gli ultimi decenni, hanno determinato una vertigi-
nosa riduzione di molti ecosistemi naturali, com-
promettendo seriamente il patrimonio vegetale e
rendendo impossibile la conservazione in natura
(in situ) per diverse specie.
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Tabella 1
Tabella 2
Tabella 3
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G
li Orti botanici sono luoghi rari di straor-
dinaria importanza o, quanto meno, così
dovrebbero essere orgogliosamente con-
siderati. Qui l’Uomo si interfaccia alle Piante allo
scopo di saperne di più e di goderne l’esistenza.
Ho utilizzato un verbo che deriva da godimento
perché è il più adatto a giustificare la popolarità,
il successo, la longevità e l’attualità degli Orti bo-
tanici che, ormai da secoli, accompagnano l’evo-
luzione delle società, del pensiero scientifico, dei
bisogni che l’Uomo esprime.
Basti pensare che alla fruizione originaria di nic-
chia elitaria delle prime istituzioni universitarie
per il trasferimento di strumenti di conoscenza e
cura farmacologica, si è via via aggiunta la voca-
zione popolare, di prestigio per le città, di fruizio-
ne di massa. Pur non trascurando il segmento for-
mativo costituito da studenti e specialisti, oggi gli
Orti botanici hanno un ruolo fondamentale rico-
nosciuto a livello internazionale nell’educazione
pubblica permanente, sono inseriti nelle dinami-
che culturali delle città, possono potenzialmente
modificare i comportamenti di schiere di studenti
e docenti coinvolti in visite e laboratori didattici
(Fig. 1 e 2), sviluppare progetti rivolti a segmenti Possiamo descrivere l’Orto botanico con una
di pubblico altrimenti ai margini della società, en- metafora: uno spazio teatrale nel quale gli attori
trare in relazione con chi pianifica le città stesse e sono sia le piante, sia le persone intese non solo
influenzarne le decisioni, salvaguardare beni pre- come spettatori, ma anche come interpreti che
ziosi e unici come le specie che rischiano di scom- animano la scena. Gli operatori (giardinieri, opera-
parire dalla faccia della Terra. tori didattici, amministrativi, eccetera) svolgono il
Oltre ad avere i caratteri generali di un museo, gli proprio dovere di supporto affinché la magia dello
Orti botanici hanno quelli specifici che riguardano spettacolo avvenga. Difficile individuare un unico
la gestione e l’esposizione di organismi viventi, e regista della messa in scena, forse il direttore, i
non, di reperti musealizzati come gli erbari o i mo- fondatori, i responsabili dei servizi educativi… for-
delli vegetali: individui e comunità, quindi, compio- se l’insopprimibile desiderio inconscio di legami
no il proprio ciclo sotto i nostri occhi. Questo è un con organismi con i quali conviviamo dagli albori
elemento distintivo di forza, specifico, comunque dell’esistenza, forse le piante stesse in grado di
esperienziale che ogni istituzione coglie a proprio influenzare i comportamenti degli uomini affinché
modo per coinvolgere e educare il pubblico. questi agiscano per assicurarne la sopravvivenza.
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Gli Orti botanici sono frutti virtuosi che dall’Euro- al punto che in anni recenti è stata introdotta la
pa, con infiniti percorsi, hanno raggiunto una di- necessità di valutare l’efficacia delle azioni educa-
stribuzione planetaria. tive. Ecco quindi che, se negli anni ’90 del secolo
Il paradosso vuole che non vi sia molta coerenza scorso veniva posta la necessità di intensificare il
tra la densità degli Orti botanici e il tasso di bio- networking tra istituzioni, nel primo decennio del
diversità naturale dei territori in cui sono insedia- XXI secolo è diventata imperativa la necessità di
ti. In aree tropicali, ove alloggia una biodiversità raggiungere le masse.
residua molto elevata, vi sono molte meno isti- Sono giustificate le strategie e le ragioni per coin-
tuzioni di questo tipo rispetto a latitudini meno volgere il maggior numero possibile di persone e
favorevoli all’esuberanza della vita biologica, ma segmenti di pubblico che non s’interessa spon-
con popolazioni umane più favorite sotto il pro- taneamente al Regno delle Piante o che mai ar-
filo socioeconomico. Il connubio inscindibile tra riverebbe agli Orti per motivazioni botaniche. Da
Orti botanici e ricerca si manifesta maggiormente decenni non è più un tabù il fatto che negli Orti
dove si conosce già molto della biodiversità, ma botanici avvengano incontri che apparentemente
un gran lavoro deve essere ancora svolto affinché sembrano non aver nulla a che fare con la bota-
tutto ciò sia maggiormente orientato alle emer- nica – disciplina bellissima – quali eventi d’arte,
genze planetarie. In altri termini, là dove oggi sa- performance creative con musica e danza, teatro
rebbe più urgente intervenire con azioni dirette di (Fig. 4), incontri di letteratura, psicanalisi, osser-
studio e conservazione della biodiversità minac- vazione delle stelle, yoga, taj chi chuan, cucina,
ciata dall’Uomo, l’Uomo stesso si dota di minori fotografia… ma anche corsi di pittura (Fig. 5), di
strumenti di comprensione e d’influenza sul feno- giardinaggio e orticoltura, sull’utilizzo ecocom-
meno. Anzi, talvolta le cause ultime del depaupe- patibile delle risorse, la riduzione dell’impronta
ramento sia del patrimonio biologico naturale, sia ecologica e il fai-da-te ecologico, ecc.; gli Orti bo-
di quello che deriva dalla storia dell’Uomo (agro- tanici sono palcoscenici e cornici per conferenze,
biodiversità, specie alimentari locali, ecc.) (Fig. 3) luoghi d’ispirazione e stimolo o punti di ritrovo.
sono paradossalmente da ricondurre ai paesi che, È sufficiente a tal proposito scorrere i calendari
tra le altre cose, hanno Orti botanici meravigliosi. d’istituzioni autorevoli, tra i quali cito volentieri il
Ma così va il mondo; l’Uomo è un soggetto com- Jardin Botanique di Ginevra. Senza contare che gli
plesso, contraddittorio, affascinante e terribile Orti botanici sono vere e proprie oasi di pace in
allo stesso tempo. Ciò spiega anche la ragione per territori urbani nei quali vigono minacciose leggi
cui molte tra le maggiori istituzioni scientifiche dei non scritte, ove la violenza è facile, le ragioni della
paesi economicamente ricchi abbiano progetti convivenza pacifica minate da insicurezza socia-
virtuosi di ricerca nei paesi di altre latitudini, come le, come a Durban, Rio de Janeiro, New York (nel
pure partenariati volti a far crescere la cultura Bronx), ove tali istituzioni hanno valore civile e di
scientifica, la conservazione delle conoscenze tra- pacificazione.
dizionali e, quindi, l’efficacia di azioni dirette alla Non è mai tramontata, anzi è attualissima, la voca-
conservazione del patrimonio naturale o del valo- zione turistica di questi luoghi – uno dei turisti più
re dell’agrobiodiversità locale. famosi della storia degli Orti botanici italiani fu Jo-
Non è questa la sede per descrivere le urgenze hann Wolfgang Goethe che, nel 1786, visitò quello
planetarie, basti solo richiamare le aberrazioni di Padova – che coniugano elementi del paesaggio
causate dalle disuguaglianze e dall’insostenibilità (la componente verde) con l’immediatezza ricrea-
degli stili di vita, le cui conseguenze sono cambia- tiva, data dalla capacità insuperata delle piante,
menti climatici, migrazioni epocali, depaupera- del giardino in generale e dell’ambiente naturale
mento del suolo a scala mai vista, eccetera. percepito come amichevole, di riconciliare l’Uo-
In tal senso, molte istituzioni con radici storiche mo con sé stesso. Gli Orti storici, spesso, sono nel
profonde hanno già riorientato la propria mis- cuore delle città, vedi Padova, Pisa, Roma, Napoli,
sion verso obiettivi di portata globale, necessari Copenhagen, Uppsala (Fig. 6), Milano, altre volte
e sempre più richiesti dall’opinione pubblica. Tra storicamente periferici quali eredità di aristocrazie
le conquiste culturali di chi opera negli Orti bo- regnanti come a Londra o Berlino, a volte addirit-
tanici vi è la consapevolezza che conservazione tura sdoppiati con quello antico al centro e quello
e educazione formano un binomio inscindibile, recente fuori, come a Zurigo, Basilea, Roma, Stoc-
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__________GLI
ATTIVITÀ E RUOLI__________
ORTI BOTANICI__________
Bibliografia
e siti web (ultima consultazione aprile 2016)
Immagini
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__________ORTI BOTANICI, ECCELLENZE ITALIANE__________
ATTIVITÀ
E RUOLI
Gli Orti botanici e i Giardini botanici alpini sono luoghi per
la ricerca scientifica, la conservazione della biodiversità,
l’educazione e la divulgazione.
Sperimentano soluzioni tecnologicamente innovative,
sono sempre più attenti alla sostenibilità e all’inclusione,
danno spazio all’arte e si pongono come centri informativi.
Hanno una buona capacità di fare rete a livello nazionale e
internazionale, valorizzando allo stesso tempo le
proprie specificità e la propria storia.
indice
La ricerca scientifica 40 Rosanna Caramiello
Interpretazione ambientale negli Orti botanici del XXI secolo 44 Mara Sugni
Crop Wild Relatives e piante CITES negli Orti botanici 68 Carlo Blasi, Sandro Bonacquisti
Ilaria Anzellotti
Florintesa: patrimonio floristico e Orti botanici in Italia 85 Patrizia Menegoni, Riccardo Guarino
Sandro Pignatti
Orti botanici come centri informativi sulla sostenibilità 92 Mauro Mariotti, Genova
Orti botanici come centri di orticoltura avanzata 96 Paolo Cauzzi, Graziano Rossi
Ilda Vagge
La ricerca scientifica
_____di Rosanna Caramiello_____
G
li Orti botanici, senza rinunciare alle loro una possibile reintroduzione. La coltivazione ex
prerogative storiche, hanno recentemen- situ si è realizzata con successo nell’Orto a partire
te intrapreso vie di rinnovamento aumen- dalle spore, per non depauperare le popolazio-
tando i progetti di ricerca al loro interno e trasfor- ni nell’ambiente naturale. Per la conservazione
mando alcuni loro settori in laboratori scientifici. in situ è stata proposta l’istituzione di un nuovo
I temi d’indagine sono spesso limitati dalla dispo- SIC (Sito d’Interesse Comunitario) e, per la rein-
nibilità degli spazi che non possono oggi essere troduzione in ambiente naturale, è stata indivi-
ampliati, essendo molti di questi Orti inseriti all’in- duata un’area nella “Palude di Casalbeltrame”,
terno delle città1. in provincia di Novara, SIC gestito dal Parco delle
È il caso anche di quello torinese che, pur inserito Riserve Pedemontane e delle Terre d’acqua della
nel Parco del Valentino, non può uscire dai suoi Regione Piemonte3.
modesti due ettari, amministrati e gestiti in modo La necessità di salvaguardia di specie minaccia-
autonomo rispetto al restante parco. te ha valenza globale ed un’efficace protezione
Negli ultimi vent’anni sono stati sviluppati nell’Or- richiede anche quella del loro ecosistema, vanifi-
to di Torino alcuni progetti che rispondono a vari cata in molte parti del mondo sia da esigenze di
interessi, specifici dei ricercatori della sede, inseri- utilizzo del territorio, sia da raccolte a scopo di
ti prevalentemente nell’ampio tema della conser- lucro o di collezionismo. In quest’ottica nell’Orto
vazione della biodiversità, seguiti in quasi tutti gli torinese si coltivano, fra le altre, due specie suda-
Orti botanici italiani e stranieri. mericane di Cactacee: Gymnocalycium angelae de-
Uno dei programmi riguarda la coltura in ambien- scritta nel 1998 da Meregalli su una popolazione
te protetto di specie acquatiche a rischio, svolto selvatica di circa 200 individui, ridotti attualmente
nell’ambito del Progetto Regionale «Azioni con- a meno di 100, e Gymnocalycium horstii del Brasi-
crete di conservazione in situ ed ex situ di idrofite le Meridionale, di cui si conoscono una trentina
autoctone a elevato rischio di estinzione». Il pri- di popolazioni, composte ciascuna da pochi indi-
mo studio portato a termine ha riguardato Isöe- vidui, quasi tutte all’interno di fattorie dove sono
tes malinverniana (Fig. 1), licopodio endemico del minacciate dal calpestio degli animali allevati4.
Piemonte e della Lombardia, descritto nel 1858 da Sempre in tema di conservazione, si deve ricorda-
Cesati e De Notaris, il cui areale, come dimostrato re come alla fine del XIX secolo, la ricchezza varie-
da un accurato monitoraggio e dalla comparazio- tale della frutticoltura europea e più in particolare
ne con dati storici d’erbario, è in costante rapida di quella piemontese, alla quale contribuivano se-
riduzione. Studi sulle sequenze del DNA nucleare lezioni locali e cultivar provenienti da vari paesi,
e dei cloroplasti hanno inoltre evidenziato la sua fosse molto ampia: ad esempio, nel 1857 nell’Or-
posizione isolata rispetto alle altre specie del ge- to della Crocetta dell’Accademia di Agricoltura di
nere: secondo i criteri IUCN (Unione Mondiale per Torino si contavano più di 700 varietà di fruttiferi
la Conservazione della Natura)2 le sue caratteristi- coltivati.
che e quelle dell’habitat lo pongono nello stato di Le “Pomone” dell’epoca, ricche di pregevoli illu-
rischio grave che prevede, oltre alla salvaguardia strazioni, e le collezioni di modelli tridimensionali,
in situ, la possibilità di conservazione ex situ per fra i quali in primo luogo quelli prodotti da France-
il mantenimento del patrimonio genetico e per sco Garnier Valletti dalla metà alla fine del XIX seco-
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__________ATTIVITÀ E RUOLI__________
lo, documentano ampiamente questa situazione. attacchi di crittogame e d’insetti, una lunga con-
La specializzazione della frutticoltura ha determi- servabilità, ecc. La disponibilità di piante innestate
nato in Italia, come negli altri Paesi industrializza- di cultivar antiche sembra oggi assicurata dai vi-
ti, la sostituzione della maggior parte degli anti- vaisti: resta comunque l’esigenza di verificare se
chi fruttiferi favorendo, a partire dalla metà del alla coincidenza dei nomi attualmente riportati
secolo scorso, l’affermazione di poche selezioni, corrisponda un’effettiva identità con le antiche
spesso di origine extraeuropea, con caratteristi- cultivar. In quest’ottica s’inserisce la ricerca intra-
che rispondenti essenzialmente alle richieste del- presa dall’Orto torinese dove è stato realizzato
la distribuzione, contribuendo di fatto alla perdita l’impianto di 59 antiche varietà di piante da frut-
del germoplasma dei comuni fruttiferi autoctoni. to reperite presso vivaisti italiani e francesi, com-
L’esigenza di salvaguardare il pool genetico anti- mercializzate con gli stessi nomi citati sui modelli
co si è concretizzata in progetti mondiali e nazio- di Garnier Valletti. È stata introdotta un’analoga
nali che hanno identificato e raccolto in collezione collezione nel Giardino fenologico “Carlo Allioni”,
centinaia di cultivar a rischio, le cui caratteristiche istituito nel 2001 presso il Parco fluviale del Po, per
di portamento, periodo di fioritura e fruttificazio- valutare l’insorgere e la durata delle fasi fenologi-
ne, aspetto, sapore, conservabilità, ecc. erano in che vegetative e riproduttive delle cultivar scelte,
gran parte ben documentate nei testi dell’’800 e le eventuali variazioni dovute al microclima delle
e ’900. L’analisi di questi dati offre informazioni due stazioni. Poiché la scelta delle cultivar è stata
scientifiche utili per la scelta del germoplasma tra- effettuata cercando di ricostruire alcune “famiglie
dizionale del quale è opportuno tentare il recupe- pomologiche” di pero e di melo note in letteratu-
ro; si tratta, infatti, di cultivar portatrici, oltre che ra, sono state condotte analisi preliminari sul loro
di caratteri organolettici pregevoli, anche di alcu- DNA per evidenziare l’esistenza o meno di affinità
ne caratteristiche fisiologiche positive, fra cui un genetiche, in grado di determinare le caratteristi-
periodo di fioritura tale da renderle naturalmente che morfologiche che servirono nel secolo scorso
resistenti a geli tardivi, una scarsa sensibilità ad per raggruppare le varietà in “famiglie”. Il control-
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Bibliografia
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Interpretazione ambientale
negli Orti botanici del XXI secolo
_____di Mara Sugni_____
L’
interpretazione culturale è una tecnica comunicazione. Di seguito vengono presentati
comunicativa mutuata dal mondo an- alcuni casi interessanti di approcci interpretativi
glosassone che fa uso di oggetti e di un sviluppati da Orti botanici italiani: gli strumenti
particolare approccio nella trasmissione di conte- utilizzati per comunicare sono diversi e diverso è il
nuti per far sì che i visitatori di luoghi di cultura target al quale essi si rivolgono.
abbiano accesso a saperi altrimenti incompren-
sibili ai più. Interpretare significa tradurre in un
linguaggio accessibile a tutti messaggi culturali 1. Visitors in practice all’Orto botanico di Bergamo:
provenienti dal mondo della scienza, fornendo un’esperienza di coinvolgimento dei visitatori
nuove chiavi di lettura della realtà mediante la
trasmissione di messaggi, piuttosto che di conte- Un gruppo di ricerca dell’Università di Milano Bicoc-
nuti. L’interpretazione ambientale, in particolare, ca ha condotto un’indagine sul pubblico dell’Orto
si occupa di veicolare alla popolazione, in maniera botanico e sull’offerta educativa dell’Orto stesso.
efficace, i saperi legati alla sostenibilità delle pro- Dopo aver analizzato ed elaborato i risultati di tale
prie azioni e alla conoscenza dei delicati equilibri indagine, i ricercatori hanno messo a punto un for-
che sono alla base della nostra sopravvivenza sul mat per un’attività di partecipazione del pubblico
pianeta. Tutto ciò con lo scopo di modificare gli da svolgersi sotto forma di “ingaggio”: i visitatori,
atteggiamenti delle persone nei confronti della infatti, sono stati invitati a cambiare punto di os-
grande crisi ambientale/ecologica che l’umanità si servazione sul Giardino e sulle collezioni vegetali, a
trova ad affrontare in questo secolo. socializzare tra loro, a fare piccole attività come il
Gli Orti botanici sono luoghi speciali per condurre disegno o la composizione di pattern, a dare sem-
azioni d’interpretazione: sono infatti accessibili e plici restituzioni dell’esperienza di visita segna-
dotati di apparati didascalici che, se opportuna- lando i luoghi preferiti ed i punti d’interesse, ma
mente gestiti, possono fungere da efficaci stru- anche dichiarando cosa avrebbero voluto sapere o
menti per interpretare il patrimonio vegetale cu- cosa non avevano apprezzato (Fig. 1, 2, 3).
stodito e veicolarne la cruciale importanza. I risultati dell’indagine iniziale condotta sul pub-
Nel nostro paese questa tecnica comunicativa sta blico hanno suggerito la progettazione di attività
prendendo piede a rilento ed è stata utilizzata pri- molto semplici e non impegnative che fornissero
ma nei parchi: diversi parchi nazionali hanno, in- alle persone lo spunto per riflettere.
fatti, sviluppato il proprio Piano di Interpretazione Il tema che si è scelto di approfondire mediante
Ambientale, uno strumento di indirizzo, che serve il coinvolgimento del pubblico è stato quello
a definire le linee guida per gli interventi previsti del paesaggio, andando a indagare aspetti non
in materia di fruizione, accoglienza del pubblico, consueti per un Orto botanico: l’attenzione
interpretazione e comunicazione. delle persone è stata, infatti, indirizzata sia sulla
Negli ultimi anni, diverse direzioni di Orti botanici componente vegetale, sia su quella antropica, per
si sono avvicinate alla tecnica dell’interpretazione fornire una chiave di lettura del patrimonio su più
chiedendosi come veicolare al meglio il proprio livelli.
messaggio culturale e come raggiungere il mag-
gior numero di persone con le proprie azioni di
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di cui viene presentato un aspetto curioso e sulle 3. Segnaletica direzionale e pannelli interpretati-
quali le persone sono invitate a compiere piccole vi all’Orto botanico di Firenze
azioni (come annusare, toccare le foglie, toccare
la corteccia, ecc.), oltre che a osservare alcuni par- L’Orto botanico di Firenze ha elaborato due nuovi
ticolari indicati di volta in volta sulla mappa. tipi di segnaletica: una prima serie di pannelli dire-
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__________ORTI BOTANICI, ECCELLENZE ITALIANE__________
G
li Orti botanici possono essere conside-
rati dei veri e propri musei viventi, grazie
alle peculiarità del patrimonio culturale,
storico e naturalistico in essi custodito. Rende-
re accessibile a tutte le persone tale patrimonio
è “una responsabilità che ricade sulle istituzioni
stesse, nonché su coloro che lo studiano e ne sono
mediatori e si declina in due ambiti di intervento
correlati. Da un lato ogni individuo dev’essere sol-
lecitato e educato a rapportarsi con il patrimonio
e deve avere la possibilità di accedere ai beni cul-
turali fisicamente e soprattutto cognitivamente,
secondo le proprie esigenze e senza discriminazioni
ideologiche, economiche, religiose, sociali o razziali;
dall’altro i beni culturali devono esprimere in modo
chiaro a tutte le tipologie di pubblico i valori e le co-
noscenze di cui sono portatori e la loro accessibilità
dev’essere modulata, per tempi e modalità, in rela-
zione alle necessità di tutela.”1
Da qualche anno gli Orti botanici italiani si stanno
impegnando per facilitare la fruizione delle loro
aree espositive da parte di utenti particolari, quali
i non vedenti e gli ipovedenti che, muovendosi in
totale autonomia e sicurezza grazie all’adozione
di particolari dispositivi o accompagnati da guide
specializzate, hanno la possibilità di ricevere le
stesse informazioni destinate ai normovedenti e
cogliere gli innumerevoli aspetti della natura che
un Orto botanico può offrire.
Di seguito vengono descritti brevemente alcuni
esempi di percorsi dedicati ai disabili visivi.
All’Orto botanico di Brera un’innovativa tecno-
logia permette al visitatore non vedente di muo-
versi lungo circa 400 metri di percorso. Viene
messo a disposizione uno speciale bastone e uno
smartphone. Il bastone, fungendo da antenna,
capta i segnali provenienti da microchip interra-
ti a pochi centimetri di profondità e li invia allo
smartphone collegato a una base dati esterna che
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__________ORTI BOTANICI, ECCELLENZE ITALIANE__________
Bibliografia
Immagini
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__________ATTIVITÀ E RUOLI__________
G
li Orti e i Giardini botanici rappresenta-
no un patrimonio naturalistico unico, la
cui valorizzazione dev’essere in grado
di raggiungere un pubblico quanto più ampio ed
eterogeneo possibile. A questa esigenza rispon-
dono le tecnologie digitali, multimediali e Inter-
net che, attraverso una comunicazione attiva e
una possibilità di fruizione del proprio patrimonio
culturale ormai priva di confini geografici1, consen-
tono di sperimentare molteplici soluzioni di coin-
volgimento del visitatore e di veicolare, in modo
nuovo e accessibile, informazioni anche di livello
scientifico. L’eterogenea tipologia degli utenti,
così come il diverso grado di preparazione nelle
discipline botaniche e scientifiche in generale,
richiede un impegno da parte degli Orti botanici
rivolto a pianificare differenti strategie di comu- namento e navigazione georeferenziati, consen-
nicazione. Oggi, grazie all’impiego di strumenti tendo al visitatore di fruire il Giardino in estrema
(siti, portali, social network, dispositivi mobili) e mobilità e libertà. La tecnologia della Radio Fre-
tecniche (computer grafica, tour virtuale, realtà quency Identification, nota come RFID3, è ampia-
aumentata), le tecnologie informatiche offrono mente utilizzata nel campo della didattica e della
un’ampia varietà di canali attraverso cui divulgare divulgazione culturale. L’Orto botanico di Catania
informazioni. L’adozione delle Information Com- mette a disposizione un software chiamato TGui-
munication Technology rinnova l’immagine e la de (Fig. 1), un Cicerone-palmare in grado di fornire
percezione dell’Istituzione depositaria di cultura, le informazioni richieste grazie a tag RFID, pro-
che è trasformata così da luogo fisico in un net- dotto del progetto di ricerca SEALSPAW (Servizi
work di servizi e di strumenti tali da consentire al Avanzati per la localizzazione dei beni culturali e
fruitore di sentirsi libero di scegliere il grado di ap- turistici sparsi). Il sistema RFID, tramite comunica-
profondimento della visita2. zione via radio, permette lo scambio di dati in let-
Per una nuova fruizione degli Orti botanici è possi- tura/scrittura fra un’etichetta (tag o trasponder)
bile individuare tre campi di applicazione delle tec- e un computer o un dispositivo mobile (reader o
nologie: miglioramento dell’esperienza di visita transceiver). I RFID sfruttano quella che è definita
dell’utente, valorizzazione digitale del patrimonio proximity based interaction, cioè l’interazione ba-
custodito e comunicazione culturale mobile, al di sata sulla prossimità fisica di un individuo rispetto
fuori dei confini fisici degli Orti. a un oggetto. Un codice numerico identificativo
Alcuni Orti botanici hanno sviluppato guide mul- scritto sul tag applicato a un’etichetta botanica
timediali basate su tecniche di riconoscimento permette al software di attivarsi. Il visitatore non
automatico, come tag RFID, QRcode e applicativi ha più la necessità di avviare una procedura di ri-
per smartphone che utilizzano sistemi di posizio- cerca delle informazioni disponibili sull’esemplare
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__________ATTIVITÀ E RUOLI__________
turali, approfondisce temi legati alla biodiversità e 7. Forti G., Nimis P.L., Martellos S., 2010.
all’uso sostenibile delle risorse e offre l’opportuni- KeyToNature: sperimentazione di una rete di accesso
facilitata alla botanica nel Lazio attraverso i musei
tà di accedere a data-base di collezioni biologiche
RESINA. Museologia Scientifica Memorie, 9/20: 152-156.
informatizzate. 8. http://www.dryades.eu/home1.html
L’accessibilità a Internet ha favorito l’affermarsi di 9. http://www.keytonature.eu/wiki/
una networked software society18 e anche gli Orti 10. Martellos S., Nimis P.L., 2008. KeyToNature:
botanici hanno adeguato la modalità della diffu- Teaching and Learning Biodiversity. Dryades, the
Italian Experience. In Munoz M., Jelnek I., Ferreira
sione del proprio messaggio culturale. I nuovi flus-
F. (EDS.), Proceedings of the IASK International
si di comunicazione, diventati multipolari19 gra- Conference Teaching and Learning, 863-868.
zie a blog e mobile social networks system, come 11. Montagnari Kokelj M., Nimis P.L., Pasqualis
Facebook e Twitter, i networks di media-sharing Dell’antonio S., Peroni F., Princivalle F., 2008
quale Youtube, di photo-sharing come Flickr, In- Sistema museale dell’Ateneo di Trieste - smaTs: dal
reale al virtuale. Museologia Scientifica Memorie, 2:
stagram, i geosocial networks come FourSquare,
333-336.
Gowalla e Facebook Places, ecc., consentono agli 12. Nimis P.L., Martellos S., Forti G., 2010.
Orti, attraverso nuovi canali più rapidi e veloci, di KeyToNature, strumenti interattivi per la didattica
comunicare attivamente col proprio pubblico e della biodiversità: una partnership con il sistema
agli utenti di seguire le varie attività, partecipare a museale naturalistico RESINA della Regione Lazio,
Museologia Scientifica Memorie, 6: 324-327.
eventi, commentare, condividere informazioni ed
13. http://www.siit.eu/index.php/strumenti-per-lidentifi
esperienze. azione/2011-06-18-09-09-03
Negli ultimi anni si sono moltiplicate le soluzioni 14. http://www.antoninodelpopolo.it/orto/orto.html
in grado di migliorare il livello e la qualità dell’in- 15. http://musei.unipa.it/virtual.html
terazione tra visitatori e gli Orti botanici. Le nuove 16. Solanilla L., 2002. ‘¿Qué queremos decir cuando
hablamos de interactividad? El caso de los webs de los
forme di comunicazione non sostituiscono inte-
museos de historia y arqueología’.Digit·HVM. Revista
gralmente quelle tradizionali, rappresentate da Digital d’Humanitats, 4: 1-13.
un apparato divulgativo “classico” (didascalie, 17. http://www.minervaeurope.org/
pannelli illustrativi, guide a stampa, visite guidate 18. Bennato D., 2011. Sociologia dei media digitali,
ecc.), ma si aggiungono ad esse. L’adozione della Laterza, Roma-Bari.
19. Solima L., 2008. Oltre il confine: le nuove forme
multimedialità e delle nuove tecnologie consente di produzione e diffusione dei contenuti culturali.
agli Orti botanici di trasformarsi in piattaforme In Grossi R. (ED.) Creatività e produzione culturale.
culturali integrate, di coinvolgere ampi target di Un Paese tra declino e progresso. Quinto Rapporto
utenza e trasmettere velocemente i contenuti Annuale Federculture. 141-151. Allemandi & C., Torino.
connessi con i compiti istituzionali di ricerca, tu-
tela (con le attività di conservazione in situ ed ex Immagini
situ), educazione ambientale e valorizzazione del
proprio patrimonio. 1. Orto botanico di Catania. Sistema TGuide: il software
permette di orientarsi e di visualizzare sul palmare
informazioni d’interesse
(Foto Archivio botanico di Catania).
Bibliografia 2. Orto botanico di Catania. Sistema TGuide: avvicinan-
e siti web (ultima consultazione giugno 2016) do il palmare al tag RFID è possibile visualizzare su
mappa i percorsi predisposti
1. Cataldo l., Paraventi m., 2007. Il museo oggi. Linee (Foto Archivio botanico di Catania).
guida per una museologia contemporanea. HOEPLI, 3. Orto botanico di Firenze. Tecnologia NearBee. I sen-
Milano. sori “iBeacons” notificano al visitatore la possibilità
2. Canina M., Celino I., Frumento E., Pagani A. Simeoni di accedere a contenuti di approfondimento
N., 2008. Beni culturali: lo sviluppo del settore passa (Foto A. Grigioni).
dall’ICT. “Beltel”, 130: 8-13. 4. Orto botanico di Padova. Installazioni multimediali
3. Holloway S., 2006. Rfid. An Introduction, Microsoft interattive su piante, biodiversità e sviluppo sosteni-
EMEA. bile (Foto Studio Dotdotdot, Milano).
4. http://www.naturaitalia.it/ 5. Strumenti d’identificazione interattiva. Dryades
5. http://www.nearbee.it/ KeyToNature. Il Cercapiante consente il riconosci-
6. http://www.ortobotanicodibergamo.it/info mento di 16.480 specie e la visualizzazione di 152.627
audioguide/ immagini (Foto R. Riccamboni).
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__________ORTI BOTANICI, ECCELLENZE ITALIANE__________
N
egli ultimi decenni, la progressiva perdita
di biodiversità e il crescente degrado degli
ecosistemi naturali, fenomeni aggravati
dai profondi cambiamenti in atto a livello clima-
tico, hanno indotto gli Orti botanici ad assume-
re un ruolo operativo primario nella tutela della
biodiversità vegetale e nella lotta al declino am-
bientale, attraverso l’impegno continuo in azioni
diffuse e coordinate di conservazione in situ, cioè
mantenendo le specie e i relativi habitat in natura,
ed ex situ, vale a dire conservando le risorse fito-
genetiche in sistemi protetti, fuori dall’ambiente
naturale (Fig. 1).
Ad esempio, la Strategia Globale per la Conserva-
zione delle Piante (GSPC) pone tra gli obiettivi da
perseguire entro il 2020 “almeno il 75% delle specie
vegetali minacciate conservate in collezioni ex situ,
preferibilmente nei paesi d’origine, e almeno il 20%
disponibile per programmi di recupero e restauro
ambientale”.
Gli Orti botanici italiani, in virtù della straordinaria
flora vascolare spontanea esistente nel territorio
nazionale, ricca di oltre 7.000 specie e sottospe-
cie1, di cui quasi 1.400 endemiche, cioè esclusive
di precise aree geografiche più o meno circoscrit-
te2, hanno risposto prontamente all’emergenza in
atto e all’allarmante perdita di biodiversità ade-
guando le proprie funzioni e le proprie strutture
per la pianificazione e l’attuazione di azioni bilan- naturali, enti regionali e provinciali, ecc.), hanno
ciate di conservazione in situ ed ex situ idonee alla avviato negli ultimi anni progetti di conservazione
tutela del patrimonio genetico della flora sponta- in situ su diverse specie particolarmente vulnera-
nea locale3. Rientrano nelle azioni in situ la ricerca bili4; solo a titolo d’esempio, citiamo le azioni su
e gli interventi a sostegno della reintroduzione e Anthyllis barba-jovis e Cladium mariscus (Ancona),
introduzione delle specie in natura o del raffor- Leucojum nicaeense (Genova), Periploca graeca e
zamento e del monitoraggio delle popolazioni Iris revoluta (Lecce), Marsilea quadrifolia (Mode-
negli habitat naturali. Sono numerosi gli Orti bo- na), Abies nebrodensis e Zelkova sicula (Palermo),
tanici italiani che, supportati dalle istituzioni uni- Isoetes malinverniana e Leucojum aestivum (Pa-
versitarie d’appartenenza e da altri organismi di via), Hypericum elodes (Pisa), Cyperus polystachius
ricerca o di gestione del territorio (parchi e riserve (Roma).
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vegetali spontanee e coltivate in Italia. Stato
dell’arte, criticità e azioni da compiere. Manuali e
Linee guidan. 54. ISPRA, Roma.
______ 59 ______
__________ORTI BOTANICI, ECCELLENZE ITALIANE__________
C
ome i parchi e i giardini più estesi, an-
che gli Orti botanici possono costituire
isole di verde all’interno dell’ambiente
urbano e, come tali, ospitano una biodi-
versità animale ben più ricca e diversificata rispet-
to alle aree antropizzate circostanti. Tante sono le
specie che vi trovano rifugio, in quanto possono
rinvenirvi habitat a volte ormai poco frequenti ne-
gli stessi ambienti naturali, come per esempio gli
alberi d’alto fusto. Per ragioni di spazio, ci limite-
remo a un succinto excursus solo su alcune tra le
più comuni o significative specie.
Upupe (Upupa epops), picchi verdi (Picus viridis) e
picchi rossi (Dendrocopos sp.) e certi uccelli not-
turni, come l’allocco (Strix aluco), possono nidi-
ficare o trovare rifugio nel cavo dei grossi alberi
presenti negli Orti. Cinciarelle (Cyanistes caeru-
leus), cinciallegre (Parus major), picchi muratori
(Sitta europaea), rampichini (Certhia brachydacty-
la), torcicolli (Jynx torquilla) e i picchi sopra ricor-
dati ricercano gli animaletti di cui si nutrono sulle
cortecce dei vecchi tronchi o sotto di esse. Molti
altri piccoli uccelli possono cibarsi di semi e frutti
prodotti dalle varie piante dell’Orto e/o degli in-
vertebrati presenti nei prati e nella lettiera; fra i
più comuni, il merlo (Turdus merula, Fig. 1), il petti-
rosso (Erithacus rubecula), la passera d’Italia (Pas-
ser italiae), il verdone (Carduelis chloris), lo storno
(Sturnus vulgaris). Le vasche sono poi una fonte
essenziale di approvvigionamento idrico per tutta
l’avifauna, sia stanziale sia di passo. Tritoni (Tri-
turus carnifex, Lissotriton vulgaris e Mesotriton
alpestris), rane verdi (Pelophylax “esculentus”
complex) e, in certe aree italiane, il discoglosso
(Discoglossus pictus) sono ospiti non rari di que-
ste strutture, mentre i rospi comuni e smeraldini
(Bufo bufo, Fig. 2, Bufo viridis) e talvolta la rana
temporaria (Rana temporaria) vi trovano le condi-
zioni per la loro riproduzione.
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__________ATTIVITÀ E RUOLI__________
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__________ATTIVITÀ E RUOLI__________
DAISIE: http://www.europe-aliens.org
Immagini
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__________ORTI BOTANICI, ECCELLENZE ITALIANE__________
Un
Giardino botanico alpino è una
struttura nella quale sono ospitate
in coltura specie appartenenti alla
flora delle fasce altitudinali montana, subalpina,
alpina e nivale a seconda della quota in cui è situa-
to. Se l’Orto botanico, secondo la definizione di F.
M. Raimondo1, è una struttura in cui “si custodi-
scono collezioni vive di piante, per scopi sia scien-
tifici sia didattici e educativi, disposte prevalente-
mente secondo ordinamenti sistematici, biologici,
geografici ed ecologici”, il Giardino botanico, pur
conservando le medesime finalità, si differenzia in
quanto gli aspetti estetici e paesaggistici acquista-
no particolare importanza. I Giardini alpini sono
situati per lo più in luoghi ad alta valenza paesag-
gistica, inoltre particolare attenzione e cura ven-
gono date alla disposizione delle piante coltivate
nelle roccere, alle infrastrutture per la fruizione
(sentieri, luoghi di sosta) e ai “giochi” d’acqua
naturali (cascatelle, laghetti e ruscelli) che, oltre
a permettere la coltivazione di specie igrofile e ac-
quatiche, arricchiscono e movimentano il luogo;
tutto ciò concorre a rendere i Giardini polo d’at-
trazione per un pubblico assai eterogeneo, co-
stituito in prevalenza da turisti e solo in parte da
appassionati o studiosi di botanica. Appare quindi
evidente che il Giardino alpino, pur trattando una
flora particolare, ha anche un importante ruolo
didattico perché può promuovere un’ampia divul-
gazione, non solo su temi strettamente botanici,
ma riguardanti più in generale l’ambiente naturale
della montagna.
Le principali funzioni
La funzione didattico-divulgativa è quindi la “mis-
sione” principale di un Giardino botanico alpino.
Per una corretta educazione ambientale mirata
alla conoscenza, al giusto utilizzo e al rispetto
dell’ambiente naturale, è fondamentale avere
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__________ATTIVITÀ E RUOLI__________
consapevolezza degli elementi che lo compongo- in montagna. Per quanto riguarda le specie in pe-
no e tra questi le piante. Nei Giardini alpini il visi- ricolo di estinzione, il Giardino alpino può svolgere
tatore può conoscere non solo le diverse specie un’importante funzione di conservazione ex-situ,
che vivono in montagna, ma anche comprendere in quanto rappresenta un’area di rifugio consen-
i complessi meccanismi della vita vegetale e gli tendone la coltivazione e riproduzione per poi
adattamenti che le piante alpine devono mettere tentarne la reintroduzione in ambiente naturale.
in atto per sopravvivere in ambienti spesso assai Occorre però sottolineare che queste reintrodu-
ostili. Lo strumento didattico più diffuso, ma anche zioni sono assai problematiche in quanto le specie
più efficace, è la visita guidata purché l’operatore in coltura possono essere soggette a ibridazioni
abbia buone conoscenze botaniche, ecologiche e con altre specie ed a modificazioni dell’ecotipo.
capacità di comunicazione per assicurare un effi- Riuscire a conservare l’integrità genetica delle
specie naturali origi-
narie è assai diffici-
le, in quanto si deve
ricorrere a tecniche
speciali di coltivazio-
ne ed al rinnovo con-
tinuo delle collezioni
in coltura.
Altro scopo egual-
mente importante
riguarda la ricerca
scientifica rivolta alla
flora spontanea e
alla vegetazione del
territorio in cui sorge
il Giardino, che di-
venta così un centro
di studio e raccolta di
dati, nonché un pun-
to di riferimento per
studiosi e ricercato-
ri della flora alpina.
cace risultato conoscitivo e di sensibilizzazione. Può promuovere o svolgere direttamente speri-
Strumenti altrettanto importanti sono la cartelli- mentazione colturale in diversi settori quali la pro-
natura delle piante, la cartellonistica esplicativa, i duzione di piante officinali, l’agricoltura montana,
depliant e le pubblicazioni specifiche, i percorsi te- la produzione di specie per interventi di ripristi-
matici e gli strumenti di ultima generazione quali no ambientale. Sono inoltre interessanti anche
applicazioni per smartphone e QRcode. gli aspetti tecnico-colturali di un Giardino alpino:
Un’altra importante funzione è quella della con- numerosi sono i problemi che quotidianamente
servazione e protezione della flora autoctona, si devono risolvere riguardanti l’acclimatazione
soprattutto per le specie rare, endemiche o in delle piante raccolte in natura, la coltivazione e
pericolo di estinzione. Molti Giardini sono situa- riproduzione delle specie, la ricostruzione delle
ti all’interno di aree protette (parchi e riserve) o condizioni microclimatiche necessarie e degli am-
in regioni nelle quali tali specie vivono in natura. bienti. Le piante coltivate nei Giardini alpini sono
Consentendo a un vasto pubblico la conoscenza e di regola di origine naturale e mai provenienti da
il riconoscimento di tali specie e fornendo loro le produzioni commerciali vivaistiche.
opportune informazioni che ne illustrano l’impor- Infine non va dimenticata la funzione turistico-
tanza scientifica e i motivi che obbligano a un asso- economica in quanto i Giardini, come già prece-
luto rispetto, si concorre in modo efficace a ridurre dentemente ricordato, dando particolare impor-
il pericolo della loro raccolta durante le escursioni tanza all’aspetto estetico ed essendo situati in siti
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__________ORTI BOTANICI, ECCELLENZE ITALIANE__________
di particolare pregio paesaggistico, sono luoghi frequenti le escursioni in montagna alla scoper-
di notevole attrattiva turistica e di conseguenza ta di nuove vie di accesso alle innumerevoli cime
possono favorire forme di sviluppo di ricchezza ancora inviolate, venendo così a conoscenza di
indotta. specie ancora poco conosciute. Questi Giardini
avevano principalmente lo scopo di raggruppare
Le diverse impostazioni in spazi relativamente ridotti un numero elevato
Diverse possono essere le tipologie d’impostazio- di piante al fine di agevolarne il riconoscimento e
ne di un Giardino alpino, secondo le finalità che lo studio.
si vogliono privilegiare. Nella maggior parte dei Il più antico Giardino alpino d’Europa, ancora oggi
casi, soprattutto per i Giardini d’antica istituzio- in attività, è quello fondato da Henry Correvon,
ne, prevale l’impostazione “classica” nella quale botanico e floricoltore ginevrino, nel 1889 a Bourg
le collezioni di piante sono coltivate nelle roccere, Saint Pierre (Vallese, Svizzera) chiamato Linnea in
curando particolarmente l’aspetto estetico delle onore di Linneo, padre della botanica sistematica.
fioriture o ordinandole secondo la loro origine. Pochi anni più tardi, sempre in Svizzera, nacque-
Un’altra impostazione, che potrebbe essere defi- ro Giardini importanti quali La Thomasia (1890)
nita di tipo “moderno”, presenta al pubblico solo in località Pont de Nant, e La Rambertia (1896)
la flora autoctona dell’area in cui sorge il Giardino, presso Montreux, entrambi nel Cantone di Vaud.
non vengono introdotte altre specie italiane, né In Francia nel 1896 fu fondato il Giardino del Lau-
tanto meno quelle esotiche. Questo tipo di Giar- taret, nei pressi dell’omonimo colle, nella regione
dino ha sicuramente un interesse scientifico note- Hautes-Alpes, oggi ancora in attività e al quale è
vole, in quanto, situato di solito in siti di valenza stata affiancata una stazione di ricerca con labora-
floristica importante, svolge un ruolo fondamen- torio per lo studio degli ecosistemi di alta quota.
tale nella conservazione delle specie in pericolo Sempre tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del No-
di estinzione, ma spesso può risultare di difficile vecento, sorsero diversi Giardini sia nel Tirolo (Au-
comprensione per i “non addetti ai lavori” e ridur- stria) sia sulle Alpi Bavaresi (Germania), non tutti
re in parte la finalità didattico-divulgativa. ancora oggi in attività. Il primo Giardino alpino
Negli ultimi anni il maggior interesse del grande italiano fu Daphnea (1891) situato sul Monte Barro
pubblico verso i temi dell’ecologia e dell’ambien- (Lombardia) e voluto dal C.A.I. di Milano, che però
te naturale ha fatto sì che, in moltissimi Giardini ebbe vita breve. Quindi il Giardino italiano più an-
alpini, venissero trattati anche i concetti di vege- tico ancora in attività è quello di Chanousia (1897),
tazione e di habitat con la ricostruzione degli am- voluto dall’abate Pierre Chanoux e situato al Colle
bienti naturali e delle associazioni vegetali che li del Piccolo San Bernardo. Questo Giardino viene
popolano. considerato italiano anche se, in seguito agli av-
Questo tipo d’impostazione potrebbe essere de- venimenti della Seconda guerra mondiale, si trova
finito “intermedio” tra i due precedentemente oggi in territorio francese.
descritti e, forse, rappresentare il giusto compro- All’inizio del XX secolo altri Giardini nacquero sulle
messo per gli scopi che un Giardino alpino deve Alpi Orientali tra cui Juliania (1926) in Val Trenta
avere. Inoltre i Giardini, proprio per l’eterogeneità (Slovenia), ancora oggi in attività.
dei visitatori, possono essere luoghi in cui presen- Secondo le ricerche effettuate da A. Bernini,2 in
tare tematiche diverse, ma sempre legate al mon- Italia sono in attività 34 Giardini alpini e montani;
do vegetale, come ad esempio la geomorfologia, fra questi alcuni sono situati sull’Appennino e uno
la colonizzazione dei suoli, l’impollinazione, i cam- in Sicilia. Tali Giardini (descritti nella seconda par-
biamenti climatici, ecc., contribuendo in modo an- te del volume) sono gestiti prevalentemente da
cora più completo alla diffusione di una giusta ed enti pubblici di diversa tipologia (regioni, comuni,
equilibrata consapevolezza dell’importanza della comunità montane, università, parchi nazionali e
Natura. regionali), ma anche da associazioni private e/o da
singoli appassionati.
Cenni storici sui principali Giardini alpini
I primi Giardini botanici alpini sorsero soprattutto I Giardini botanici alpini della Valle d’Aosta
in Austria e Svizzera intorno alla metà del 1800, in La Valle d’Aosta possiede una grande ricchezza
quanto in quel periodo furono particolarmente floristica e di ambienti. Delle circa 7.000 specie di
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__________ATTIVITÀ E RUOLI__________
Bibliografia
Immagini
1. G.B.A. Chanousia.
2. G.B.A. Paradisia.
3. G.B.A. Saussarea.
4. Paradisea liliastrum, pianta simbolo del G.B.A.
Paradisia.
______ 67 ______
__________ORTI BOTANICI, ECCELLENZE ITALIANE__________
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__________ATTIVITÀ E RUOLI__________
luzione di strategie straordinariamente efficienti mentari a livello planetario. Lo stesso dicasi per i
per sopravvivere in condizioni ambientali partico- progenitori selvatici del pomodoro, dell’orzo, del
larmente difficili. grano e di tante varietà di legumi.
Per questa ragione il loro patrimonio genetico, così Su queste tematiche gli Orti botanici possono ave-
prezioso, potrà permetterci di superare molte del- re un ruolo veramente importante mediante la
le limitazioni imposte dal cambiamento climatico coltivazione diretta di dette specie e lo sviluppo di
che sta favorendo anche la diffusione di patogeni banche del germoplasma finalizzate all’eventuale
in areali attualmente non di loro pertinenza. In più coltivazione e conservazione di specie tradizional-
occasioni le varietà selvatiche hanno permesso di mente utilizzate in passato nei sistemi rurali (Fig. 2).
sviluppare cultivar di riso resistenti a virus che al-
trimenti avrebbero creato danni enormi e crisi ali-
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__________ORTI BOTANICI, ECCELLENZE ITALIANE__________
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__________ATTIVITÀ E RUOLI__________
Specie alloctone
Per quanto riguarda le entità alloctone la banca
dati comprende:
- 59 famiglie, di cui le più numerose sono
Cactaceae con 596 entità, Orchidaceae 181,
Xanthorrhoeaceae 120;
- 268 generi, di cui i più numerosi sono Aloe 120
(Fig. 3), Mammillaria 115, Diospyros 98,
Euphorbia 90 (Fig. 4);
- 1.380 taxa, di cui 1.053 ora esplicitate a livello di
genere, specie o rango inferiore dagli Orti
botanici o in seguito al controllo della Checklist
nazionale delle specie alloctone (Fig. 5).
Gli Orti botanici con il maggior numero di taxa
alloctoni segnalati sono nell’ordine: Padova, Napoli
(Portici), Roma (Sapienza Università), Genova
(Giardini Hanbury - Ventimiglia, loc. La Mortola).
Specie autoctone
Per la nomenclatura e la tassonomia delle specie
autoctone e, in particolare, delle entità endemi-
che, si è fatto riferimento al progetto The Plant
List10 e, nel caso di entità non considerate nel pro-
getto internazionale, si è fatto riferimento al pro-
getto nazionale Acta plantarum: IPFI11, che segue
gli aggiornamenti della Checklist nazionale.
Per quanto riguarda le entità autoctone, l’elenco
realizzato comprende:
- 11 famiglie;
- 38 generi (di cui i più numerosi, Ophrys con 43
entità) (Fig. 6), Epipactis 32, Dactylorhiza 18,
Orchis 16, Serapias 15;
- 199 specie e sottospecie (di cui 109 esplicitate a
livello di specie o rango inferiore grazie al lavoro
di controllo della Checklist nazionale e degli Orti
botanici);
- 7 varietà di Cyclamen (Fig. 7).
Riferimenti vegetazionali
Nel database sono presenti 99 entità per le quali è
stato possibile indicare anche il rango (syntaxon)
di riferimento vegetazionale, seguendo il Pro-
dromo della Vegetazione d’Italia12. Le classi che
ospitano il maggior numero di entità sono i bo-
schi caducifogli (Querco roboris-Fagetea sylvaticae
Br.-Bl. & Vlieger in Vlieger 1937) e le praterie aride
e semiaride (Festuco valesiacae-Brometea erecti
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__________ORTI BOTANICI, ECCELLENZE ITALIANE__________
Prospettive future
In sintesi sembra quanto mai evidente che si stia-
no aprendo nuovi interessanti spazi per gli Orti
botanici universitari.
In questa sede si è cercato di segnalare alcune
nuove attitudini evidenziando in particolare la col-
tivazione e conservazione delle crop wild relatives.
Per quanto riguarda il contributo degli Orti rispet-
to alle specie tutelate dalla CITES, i dati raccolti
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__________ATTIVITÀ E RUOLI__________
pongono le basi per possibili nuove collaborazioni 13. Direttiva habitat http://www.minambiente.it
con le imprese floro-vivaistiche. In particolare dal- pagina/direttiva-habitat
14. Agenzia Europea dell’Ambiente: http://www.eea
la banca dati relativa alle piante autoctone CITES
europa.eu/data-and-maps/data/article-17-database
coltivate negli Orti emerge l’importanza dei picco- habitats-directive-92-43-eec
li Orti e dei Giardini storici. Si hanno inoltre inte- 15. Conti F., Manzi A., Pedrotti A., 1992 - Libro Rosso
ressanti elementi di conoscenza in merito a quali delle Piante d’Italia. WWF Italia. Ministero
siano le entità CITES da proteggere in termini di dell’Ambiente, Roma.
16. Conti F., Manzi A., Pedrotti F. 1997. Liste Rosse
Liste rosse e di Direttiva Habitat.
Regionali delle Piante d’Italia. WWF Italia, Società
Botanica Italiana. Univ. Camerino, Camerino.
17. Rossi G., Montagnani C., Gargano D., Peruzzi L.,
Abeli T., Ravera S., Cogono A., Fenu G., Magrini S.,
Bibliografia
Gennai M., Foggi B., Wagensommer R.P.,
e siti web (ultima consultazione giugno 2016)
Venturella G., Blasi C., Raimondo F.M., Orsenigo
S. (EDS.) 2013. Lista Rossa della Flora Italiana.1. Policy
species e altre specie minacciate. Comitato Italiano
1. BGCI/IABG, 2001. Piano d’Azione per i Giardini
IUCN e Ministero dell’Ambiente e della Tutela del
botanici nell’Unione Europea. Inform. Bot. It. 33:2.
Territorio e del Mare, Roma.
2. BGCI, CBD, UNEP, 2002. Global Strategy for
Plant Conservation. Botanic Gardens Conservation
International. London, U.K.
Immagini
3. Convenzione CITES: https://www.cites.org/
4. Anzellotti I., Bonacquisti S., Carli E. 2014. Orti
1. Brassicaceae: Brassica oleracea L. (sfondo) e Sinapis
botanici universitari e convenzione di Washington
alba L. (primo piano), specie crop wild relatives.
(CITES): tutela e valorizzazione delle piante CITES
2. Prunus serratula ‘Kazan’, varietà crop wild relatives.
autoctone. 1-16. CIRBFEP. Roma.
3. Aloe albiflora Guillaumin, specie CITES App. I.
ISBN 978-88-9709101-1.
4. Euphorbiaceae, esposizione di piante del continente
5. Di Salvo I., Sajeva M., Oldfield S., Mcgough N.
Africano, specie CITES.
2009. Manuale CITES per gli Orti botanici. Società
5. Encephalartos lehmannii Lehm., specie CITES App. I,
Botanica Italiana, Firenze.
IUCN status Near Threatened.
6. Banca Dati CITES:
6. Ophrys sphegodes Mill. subsp. sphegodes, specie
http:/wwwsocietabotanicaitaliana.it/cites/
CITES App. II.
7. Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C., 2005.
7. Cyclamen hederifolium Aiton, specie CITES App. II.
An Annotated Checklist of the Italian Vascular Flora.
8. Anacamptis papilionacea (L.) R.M.Bateman, Pridgeon
Palombi Ed., Roma.
& M.W.Chase, specie CITES App. II.
8. Conti F., Alessandrini A., Bacchetta G., Banfi E.,
Barberis G., Bartolucci F., Bernardo L.,
(Foto Dipartimento di Biologia Ambientale, Sapienza
Bonacquisti S., Bouvet D., Bovio M., Brusa G.,
Università di Roma)
Del Guacchio E., Foggi B., Frattini S., Galasso G.,
Gallo L., Gangale C., Gottschlich G., Grünanger
P., Gubellini L., Iiriti G., Lucarini D., Marchetti D.,
Moraldo B., Peruzzi L., Poldini L., Prosser
F., Raffaelli M., Santangelo A., Scassellati E.,
Scortegagna S., Selvi F., Soldano A., Tinti D.,
Ubaldi D., Uzunov D., Vidali M., 2007. Integrazioni
alla checklist della flora vascolare italiana. Natura
Vicentina, 10 (2006): 5-74.
9. Celesti-Grapow L., Alessandrini A., Arrigoni P. V.,
Banfi E., Bernardo L., Bovio M., Brundu G.,
Cagiotti M. R., Camarda I., Carli E., Conti F.,
Fascetti S., Galasso G., Gubellini L., La Valva V.,
Lucchese F., Marchiori S., Mazzola P., Peccenini S.,
Poldini L., Pretto F., Prosser F., Siniscalco C.,
Villani M. C., Viegi L., Wilhalm T., Blasi C.,
2009. Inventory of the non-native flora of Italy.
Plant Biosystems. 143:2, 386-430.
10. The Plant List: www.theplantlist.org
11. Acta plantarum:
http://www.actaplantarum.org.flora/flora.php
12. Prodromo della Vegetazione d’Italia (Biondi, Blasi
2014): http://www.prodromo-vegetazione-italia.org/
______ 73 ______
__________ORTI BOTANICI, ECCELLENZE ITALIANE__________
I
Giardini botanici, percepiti come ricche col-
lezioni rappresentative del regno vegeta-
le, sono in realtà sistemi più complessi, con
schiere di animali, funghi e microrganismi (fito-
plasmi, virus, batteri), ognuna delle quali ha rap-
porti con le piante e il suolo nel quale queste im-
mergono le radici. Talvolta sono pochi individui o
piccoli plotoni isolati, ma non di rado diventano
veri e propri eserciti. In una visione dove la natu-
ra ha propri equilibri e processi indipendenti dal-
la volontà dell’uomo, nessuno di essi può essere
definito “nemico”, ma per chi coltiva e desidera
valorizzare piante in piena salute, molti di questi
eserciti rappresentano pericolose avversità e pos-
sono preannunciare tragici destini. Essi potrebbe-
ro ridurre le nostre piante a grigi scheletri o am-
massi in putrefazione in brevissimo tempo, se non
vi fossero truppe alleate di antagonisti (predatori,
parassiti, parassitoidi, patogeni o competitori) a
limitare i danni. In molti casi, però, è opportuno
che l’uomo intervenga a far sì che in queste lotte,
non sempre chiare, gli equilibri pendano a favore
delle collezioni per cui i Giardini botanici sono stati
realizzati e conservati.
In un’ottica di maggior attenzione per la sosteni-
bilità, sono sempre più numerosi gli Orti botanici
che scelgono di ridurre al minimo l’impiego di so-
stanze chimiche di sintesi per contrastare i paras-
siti delle piante, ricorrendo a metodi di controllo
biologico. A differenza del passato, sempre più
frequentemente chi gestisce un Orto botanico
tende ad accettare la presenza di parassiti e dei
loro effetti cercando di contenerli il più possibile,
ricorrendo solo in via eccezionale alla lotta chimi-
ca. È un messaggio educativo nei confronti dei vi-
sitatori, difficile da trasmettere e da comprendere,
soprattutto in Italia, dove molti sanno apprezzare
solo piante splendidamente fiorite tutto l’anno e
macchie di verde prive di qualsiasi imperfezione,
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__________ATTIVITÀ E RUOLI__________
regolarmente plasmate dalle mani e dalle forbici sostenibile nella quale il controllo biologico dei pa-
dei Giardinieri. rassiti e delle malattie è fondamentale. Soprattut-
La scelta di ridurre l’uso dei chemicals preferendo to possono diventare centri di diffusione di questi
metodi di controllo biologico o, in via subordinata, principi gestionali presso le amministrazioni cui
di lotta integrata, dovrebbe essere meglio comu- compete la cura del verde urbano ed il semplice
nicata anche in relazione alla salubrità dei luoghi cittadino che deve imparare ancora molto sulla
e del rispetto della salute dei visitatori. I Giardini scelta tra aspetto estetico e salute del pianeta. Si
botanici, molti dei quali gestiti da università, dove tratta di una scelta doverosa anche in relazione
la ricerca, l’istruzione e la formazione sono al cen- alla maggiore attenzione verso la sicurezza e la
tro delle finalità istituzionali, hanno la possibilità salute del personale dei Giardini, con particolare
di collaudare o sperimentare metodi di agricoltura riguardo all’applicazione del D.lgs. 81/2008 che
riguarda proprio questi
aspetti.
Quando si parla di lotta
biologica, il pensiero cor-
re subito all’immissione
di organismi per contra-
stare gli agenti fitopato-
geni, ma ci si dimentica
che il primo e più efficace
mezzo di difesa è nelle
tecniche agronomiche e,
ancor prima, in una scel-
ta oculata delle piante da
coltivare, che escluda la
messa a dimora di specie
con esigenze ecologiche
in evidente contrasto con
le condizioni ambienta-
li. Ciò non garantisce la
salute delle piante, ma
è comunque essenziale
perché le piante possano
vivere e non sopravvive-
re. L’agricoltura biologi-
ca ammette l’impiego di
un’ampia gamma di so-
stanze, alcune delle quali
(idrossido di rame, ossi-
cloruro di rame, solfato
di rame, piretroidi, rote-
none, spinosad, ecc.) a
lunga persistenza e/o im-
patto negativo su diverse
componenti ambientali.
Anche gli Orti botanici
ricorrono a questi e altri
prodotti fitosanitari (oli
bianchi, saponi, alcoli,
propoli, olio di Neem, re-
pellenti puri e in miscela,
______ 75 ______
__________ORTI BOTANICI, ECCELLENZE ITALIANE__________
agricolle, piretro, lieviti, salicilati, ecc.) per man- ciniglia rossa forte e un’importante infestazione
tenere le collezioni, ma solo alcuni adottano re- da Unaspis yanonensis. Fu necessario ricorrere alla
golarmente l’impiego più sofisticato di organismi tecnica del DNA barcoding per identificare, tra gli
antagonisti. In questi casi, sempre più frequen- antagonisti, Aphytis yanonensis, naturale nemico
temente si tende a usare il termine “controllo” di U. yanonensis e specie morfologicamente quasi
anziché “lotta”, perché più aderente alla realtà identica ad A. melinus. Verosimilmente il controllo
dei risultati, che raramente giungono all’annien- biologico della cocciniglia rossa forte da parte di
tamento dei nemici, limitandosi più spesso a con- A. melinus aveva avuto successo, ma la distruzio-
trastare le avversità e a ridurne gli effetti negativi. ne del parassita aveva determinato anche il decli-
Tra gli Orti botanici che hanno acquisito maggio- no del parassitoide introdotto, lasciando spazio
re esperienza in questo campo vi sono i Giardini ad altre cocciniglie ed ai loro nemici naturali. Que-
botanici Hanbury (GBH), gestiti dall’Università di sto caso insegna che il controllo biologico richiede
Genova, delle cui attività si offrono alcuni esempi. molta esperienza e che occorre adattarlo a singo-
La collezione di agrumi dei GBH include attual- le situazioni, impostandolo nei dettagli, dopo at-
mente antiche varietà da frutto e ornamentali e tento monitoraggio delle popolazioni di parassiti
comprende 270 alberi, riferibili a circa 70 unità e antagonisti, al fine d’ottenere un equilibrio che
tassonomiche. Molte varietà producono frut- garantisca il livello minore di danni e riduca i costi
ti con abbondanti semi e hanno scarsa qualità degli interventi.
commerciale, tuttavia la loro conservazione è Fra gli altri interventi di controllo biologico vi è
importante per il mantenimento della biodiver- l’impiego di olio di Neem o azadiractina (limo-
sità sotto il profilo genetico, storico-culturale e noide estratto dai semi di Azadirachta indica) nei
agronomico. Gli agrumi sono sensibili a numerosi confronti del punteruolo rosso delle palme (Rhyn-
parassiti, fra i quali diverse cocciniglie. Le piante chophorus ferrugineus), insetto che sta danneg-
sono coltivate con tecniche a basso impatto e giando pesantemente gli esemplari sul territorio
nel corso degli anni sono stati impiegati Rodolia nazionale. L’azadiractina è notevolmente seletti-
cardinalis predatore di Icerya purchasi, Cryptolae- va nei confronti dell’entomofauna utile, inclusa
mus montrouzieri predatore di cocciniglie cotono- tra i prodotti fitosanitari ammessi nell’agricoltura
se, Chrysoperla carnea predatore di afidi, Aphytis biologica e rapidamente degradabile nel terreno.
melinus parassitoide della cocciniglia rossa forte, In questo caso è difficile dire se i trattamenti a
Leptomastix dactylopii parassitoide di Planococcus scopo preventivo abbiano agito efficacemente; la
citri, Macrolophus caliginosus predatore di aleuro- diffusione del parassita si è presentata solo nella
didi, Adalia bipunctata predatore di afidi, Anagyrus primavera del 2015 su alcune palme delle Cana-
pseudococci parassitoide di cocciniglie cotonose. rie, dopo una forte azione distruttrice sulle palme
Il controllo biologico è ora impostato con criteri del territorio circostante protrattasi per circa due
scientifici sotto attento monitoraggio ed è op- anni. Attualmente ai GBH si cerca di contrastare il
portuno evidenziare la necessità di approcci più punteruolo rosso trattando le Phoenix col metodo
rigorosi nell’identificazione dei parassiti e dei loro endoterapico SOSPALM®. Il protocollo adottato
nemici (nostri alleati), rispetto a quanto avviene non è propriamente biologico, ma piuttosto inte-
generalmente con la sola consulenza degli agen- grato, perché impiega, in modo controllato e limi-
ti commerciali. Spesso, infatti, si tende a ripetere tato, miscele d’insetticidi e nutrienti alternandole,
immissioni e trattamenti senza valutare nei det- all’occorrenza, con irrorazioni in chioma. Nelle mi-
tagli le dinamiche di popolazione di parassiti e scele è presente l’abamectina, costituita da pro-
antagonisti. Importante è analizzare non singole dotti naturali ottenuti per fermentazione dal bat-
specie, ma comunità, impiegando, se necessario, terio Streptomyces avermitilis, ma anche potenti
tecniche avanzate d’identificazione. I costi ovvia- neonicotinoidi, tuttavia si ritiene che le modalità
mente aumentano, ma gli interventi diventano più di somministrazione e le dosi ridotte, calibrate
precisi ed efficaci. Nel 2008, poiché la cocciniglia affinché vengano completamente assorbite dalle
rossa forte (Aonidiella aurantii) risultava la più dif- piante evitando qualsiasi dispersione nell’ambien-
fusa, venne introdotto l’imenottero parassitoide te siano preferibili rispetto ad altri trattamenti
Aphytis melinus. Nel 2012 un monitoraggio accu- aerei o nel terreno. Gli interventi e i loro effetti
rato evidenziò la scomparsa quasi totale della coc- sono costantemente monitorati anche median-
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__________ATTIVITÀ E RUOLI__________
te trappole a cattura massale con feromoni. Per correre a tecniche avanzate che non considerino
maggiore prudenza, si stanno avviando verifiche solo i rapporti fra una specie parassita e un suo
per accertare che gli insetticidi impiegati non inci- antagonista, ma esaminino un’intera comunità
dano, attraverso il polline, sulla salute delle api. Le distinguendo gli insetti introdotti da quelli autoc-
poche palme precedentemente colpite sono state toni per ottenere una corretta valutazione dei
sottoposte a dendrochirurgia di risanamento. Oc- risultati di ogni intervento. In un Orto o Giardino
corre peraltro considerare due aspetti: a) le nor-