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Progetto a cura di Giovanni Ballarini e Mario Gelati Coordinamento editoriale, grafica e impaginazione Edicta s.c.r.l. (Parma) Erika Ferrari, Daniele Paterlini, Davide Pescini, Matteo Sartini Referenze fotografiche Le immagini sono state fornite direttamente dagli enti, istituzioni e societ indicate nel volume Stampa a cura di Artegrafica Silva Finito di stampare nellottobre 2009
Storia e potenzialit
a cura di Giovanni Ballarini Mario Gelati
Citt e Democrazia
Questa pubblicazione e lannesso Repertorio sono il primo evento editoriale di Citt e Democrazia, Centro di Studi Sociali e di Cultura Urbana, di recente istituzione. Il Centro sorto nel quadro delle Associazioni di Promozione Sociale senza fini di lucro, in quanto mira a conoscere, interpretare e far crescere il dinamismo nella convivenza urbana, alla luce del nesso, assunto come paradigma di ricerca, tra i valori educativi della democrazia e la loro traduzione nei comportamenti quotidiani della comunit locale. Parma rappresenta il laboratorio privilegiato di Citt e Democrazia: nel contesto del suo territorio, che anche il suo spazio sociale, si intrecciano i fenomeni della intersoggettivit come epiloghi storici e come progetti in atto, nei quali si scorgono i sintomi di una peculiarit non chiusa in s stessa, ma inserita nellampio scenario della societ contemporanea. Far circolare, nel sistema delle citt nazionali ed europee, leffetto Parma, porta perci a conoscere ci che Parma d e riceve nella perfettibile e inarrestabile convivenza democratica. Seguire landamento culturale della citt non significa esaltarne solo le virt consolidate, ma anche individuare i nuclei di crisi intorno a cui urgente condurre analisi e proposte di soluzione. Il Centro vuol contribuire alla formazione rinnovantesi della coscienza urbana, anche attraverso le insorgenti problematiche che vanno rivelandosi, tra conflitti ed equilibri, nella citt che rapporto di uomini per il bene comune. Nello spirito di Citt e Democrazia, chiaro il proposito di non alimentare uno sterile mito di Parma, ma di servirla, potenziandone le virtualit anche di fronte alle inevitabili involuzioni che ogni dinamica sociale, dinamica di uomini, porta con s. Mentre si aprono altri settori di studio e di azione, per qualificare i fenomeni dinsieme sul territorio, prende, dunque, forma e qui si presenta, il comparto delle tecnologie agroalimentari, liberandolo dalla involontaria frammentazione e introducendo elementi di integrazione tra le Aziende. Si auspica cos che possa avviarsi lunificazione, nella pluralit, di un fenomeno culturale e operativo, altamente significativo, dellinsieme parmense.
Indice
Le tecnologie agroalimentari nel parmense - di Giovanni Ballarini Prefazione - di Andrea Zanlari, presidente della Camera di Commercio Prefazione - di Daniele Pezzoni, presidente dellUnione Parmense degli Industriali Prefazione - di Gino Ferretti, Magnifico Rettore dellUniversit di Parma
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1 - PARTE PRIMA La stOria delle teCNOlOgie agrOalimeNtari 1.1 Dallagricoltura allo sviluppo industriale - di Giovanni Ballarini 1.1.1 I cinque pilastri del sistema agroindustriale parmigiano 1.1.2 Le cinque radici dellindustrializzazione agroalimentare parmigiana 1.1.3 Lindustria delle macchine agroalimentari. La centralit del caso parmense 1.1.4 Le origini dellintreccio agro-industriale del pomodoro e delle sue fabbriche 1.1.5 Industrializzazione agroalimentare lattiero-casearia e salumiera parmigiana 1.1.6 Industrializzazione delle produzioni agricole, agricoltura e paesaggio parmense 1.1.7 secolo ventesimo: crollo di un sistema? Bibliografia e note Approfondimento 1.1.A1 - Parma nella prima met del 900: la testimonianza di Marcello Mutti Approfondimento 1.1.A2 - La nascita di un comparto: lesperienza di Giuseppe Rodolfi 1.2 Levoluzione tecnologica delle macchine - di Roberto Massini 1.2.1 Tecnica e tecnologia 1.2.2 Evoluzione delle tecniche tradizionali 1.2.3 Le prime industrie alimentari 1.2.4 Il formaggio Parmigiano Reggiano 1.2.5 I salumi 1.2.6 La pasta e i prodotti da forno 1.2.7 Lindustria saccarifera 1.2.8 Lindustria delle conserve alimentari 1.2.9 Lindustria meccanica per lindustria alimentare 1.2.10 Evoluzione delle macchine per lindustria conserviera Bibliografia e note
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Indice
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Introduzione
2 - PARTE SECONDA - Le pOteNZialit del COmpartO di Massimo Capuccini 2.1 Analisi del comparto: il questionario sottoposto alle imprese 2.1.1 La morfologia delle imprese 2.1.2 Export 2.1.3 Innovazione tecnologica 2.1.4 Occupazione 2.1.5 Il rapporto con associazioni, enti e istituti di credito 2.1.6 Le opinioni delle imprese 2.1.7 Conclusioni
3 - PARTE TERZA - I CeNtri di sUppOrtO e di fOrmaZiONe a cura di Erika Ferrari 3.1 Le Fiere di Parma e il Cibus Tec 3.2 La SSICA 3.3 Parma Tecninnova, il Parco Scientifico e Tecnologico 3.4 LUniversit di Parma: la facolt di Ingegneria e la facolt di Agraria 3.5 LUniversit di Parma: il Corso Di Laurea in Tecnologia del Packaging 3.6 Il Centro Risorse della Val dEnza 3.7 LIstituto Superiore Silvio dArzo
4 - PARTE QUARTA - Altre peCUliarit del sistema Parma a cura di Luciano Mazzoni 4.1 I distretti 4.2 I Consorzi di Prodotto 4.3 Le strutture scientifiche 4.4 Gli enti di promozione 4.5 La cultura alimentare 4.6 I Musei del Cibo
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Introduzione
Aumento dello spirito di collaborazione fra le imprese. Messa in atto da parte delle aziende concorrenti di comportamenti coerenti, corretti ed etici nella presenza sui mercati di sbocco; ma anche rispetto nel non sottrarsi reciprocamente i propri collaboratori. Fissare regole che portino alla certificazione della qualit dei prodotti (macchine e impianti) anche quale giustificativo dei prezzi di vendita. Azioni di promozione globale del comparto a livello mondiale con il coinvolgimento degli altri comparti che fanno di Parma un territorio di alta qualit dei prodotti agroalimentari (Prosciutto Parma e altri salumi, Parmigiano Reggiano, vini, conserve, ecc...), arte, cultura, gastronomia, centri termali, rivitalizzando e rilanciando il Parma Qualit, marchio ideato diversi anni fa dalla Camera di Commercio di Parma. Su questa linea il comparto delle tecnologie agroalimentari pu essere determinante per il rilancio, in quanto da oltre centanni uomini e donne del parmense, che operano nel settore girano il mondo per offrire i propri prodotti e servizi, e tutto il mondo viene a Parma per conoscerli e acquistarli. Il volume Ricerca Scientifica composto dalle seguenti quattro parti: STORIA DEL COMPARTO DELLE TECNOLOIGIE AGROALIMENTARI, con unanalisi storica approfondita del settore, dei prodotti, dei metodi; seguita da unaltra analisi sullevoluzione della tecnologia che completata da una vera e propria genealogia delle aziende storiche e dai profili dei Pionieri delle tecnologie agroalimentari con interviste e testimonianze inedite. POTENZIALIT DI UN COMPARTO, con unanalisi statistica e considerazioni ponderate sulle direzioni di sviluppo futuro. CENTRI DI SUPPORTO E FORMAZIONE che stanno alla base dellevoluzione e dello sviluppo, costituendo il primo e fondamentale tassello per il Comparto. PECULIARIT DEL SISTEMA PARMA nelle sue realt consortili, dei distretti, degli enti, delle strutture scientifiche e delle realt culturali che rendono Parma la capitale mondiale dellalimentazione. Per i lavori di ricerca e di elaborazione dei risultati, e la loro pubblicazione doveroso ringraziare gli enti pubblici e privati per il supporto fornito, senza dei quali questopera non sarebbe stata possibile. Un ringraziamento va inoltre dato a Mario Gelati, Angelo Scivoletto, Roberto Massini, Luciano Mazzoni, Massimo Capuccini e a tutta la squadra di Edicta composta da giovani promotori, giornalisti e grafici che hanno dato il meglio di s per raggiungere il non facile obiettivo sopra indicato. Anche per questo ci si augura che la pubblicazione sia apprezzata nella sua totalit e, allo stesso modo, nei suoi limiti che in un prossimo futuro devono venire superati. un preciso intendimento di Citt e Democrazia proseguire nellapprofondimento del presente studio, dando vita ad una collana di pubblicazioni sulle tecnologie agroalimentari nel parmense. 13
Prefazione
Il comparto dellimpiantistica per lagroalimentare rappresenta sicuramente uno dei punti di forza delleconomia provinciale. In un decennio durante il quale abbiamo assistito allavanzare del fenomeno della terziarizzazione delle economie, Parma mantiene la propria vocazione industriale. Un fondamentale contributo in questo senso viene proprio dalloperare delle imprese di questo settore, portatrici di uneccellenza per la quale Parma famosa nel mondo almeno quanto lo per i propri prodotti agroalimentari. In questo senso tutte le iniziative volte ad un rafforzamento del comparto vedono la Camera di Commercio convinta sostenitrice. Questo particolarmente vero per quelle azioni che mirano ad incrementare la competitivit delle nostre imprese sui mercati internazionali, un ambito che rappresenta uno degli obiettivi primari dellazione camerale. E dalla capacit di conquistare quote sempre pi importanti di export che possiamo, infatti, valutare lo stato di salute dellintera economia provinciale. Se le nostre imprese sapranno essere competitive su questo fronte le ricadute non potranno essere che positive per lintero territorio. Proprio per questo motivo abbiamo un costante bisogno di dare valore e coesione ai diversi settori produttivi che caratterizzano uneconomia, la nostra, che rimane una delle pi solide a livello nazionale e regionale. Il progetto proposto dal Centro Studi Citt e Democrazia mi pare vada proprio in questa direzione ed per questo motivo che lo guardiamo con grande interesse, sia per quanto riguarda la metodologia di lavoro proposta che per le finalit di accrescimento della conoscenza della morfologia di questo comparto, di cui sono certo che tutte le realt che operano sul territorio si avvantaggeranno.
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Prefazione
Parma conosciuta come capitale alimentare per i suoi prodotti di alta qualit famosi in tutto il mondo e per la presenza di importanti aziende del settore. Ma Parma meno nota come capitale dellimpiantistica per lindustria alimentare, titolo che le competerebbe, in quanto poca ricerca, pochi studi e quindi poche pubblicazioni sono state fatte sul settore del quale si ha oggi solo una conoscenza parcellizzata in funzione della storia di alcune imprese; manca infatti una conoscenza dellinsieme di queste storie che congiuntamente allattivit di ricerca e di promozione svolta dagli enti ed istituti presenti nella nostra provincia, fa di Parma il centro principale dItalia e forse dEuropa per le tecnologie alimentari. Per colmare questa lacuna e al fine di creare e rendere nota una visione complessiva di detto comparto che porterebbe uno specifico valore aggiunto dinsieme al settore dellimpiantistica parmense, lUnione ha dato la propria adesione ad un progetto proposto dal Centro studi di Parma Citt e democrazia che si concretizza nella presente pubblicazione. Nel ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questa basilare opera, ci auguriamo che essa possa essere la prima pietra di un percorso di conoscenza che rafforzi limmagine del comparto dellimpiantistica alimentare parmense nel mondo.
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Prefazione
Limpresa agroalimentare , con evidenza, la colonna portante delleconomia e della vita di queste terre. Prima di tutto una cultura e una storia lunga secoli, poi capacit e professionalit uniche al mondo nellintrodurre la tecnologia nelle stesse. Questi volumi rappresentano un quadro straordinariamente dettagliato del settore agroalimentare e, allo stesso tempo, sono spunto di riflessione per comprendere quali strategie staranno alla base della nuova evoluzione del comparto. Proprio in queste strategie si colloca, quale protagonista principale, la formazione dei professionisti dellagroalimentare. Il mercato alla ricerca di professionalit sempre pi qualificate e specifiche, e allo stesso tempo con una visione sempre pi globale della continua evoluzione dei metodi e delle tecnologie. Questo volume pu e deve essere la base per uno sforzo comune nel formare i professionisti del settore. Professionisti che saranno certo necessari per lo sviluppo del futuro, futuro nel quale le tecnologie, il rapporto con la societ e il rispetto dellambiente costituiranno i punti fondamentali, e allo stesso tempo per il grande obiettivo per il quale Citt e Democrazia pone le basi: imprese, istituzioni, enti, Universit e cittadini devono lavorare insieme per esportare conoscenze, formazione e tecnologie in quei Paesi in cui, a causa di secoli di colonialismo e decenni di politiche di sostegno errate, ancora oggi si muore di fame nonostante la quantit enorme di produzioni agricole. Parma la Capitale Mondiale della tecnologia agroalimentare e in questo non potr non essere allo stesso tempo avanguardia e protagonista. Il ruolo dellUniversit e della formazione sar ancora pi strategico in questa visione, sar un settore in cui tutti dovranno investire energie e risorse. Su questi obiettivi si basa lappoggio mio e dellUniversit a questa iniziativa, con lauspicio che non sia un lavoro fine a s stesso ma il primo di tanti sforzi e tanti studi in questa direzione.
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PARTE PRIMA
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e questo favor un impulso alla costruzione e sviluppo dopifici variamente destinati. La terza radice dello sviluppo dellagroindustria parmigiana indubbiamente quella di una Parma citt di commerci - probabilmente fin dallepoca etrusca e sicuramente da quella romana - come dimostrano gli invii di lane e alimenti conservati (caci e carni salate) alla capitale romana o ai suoi eserciti. Questa vocazione commerciale era legata alla sua posizione strategica, allincrocio di due grandi assi. Il primo asse era sulla direttiva da oriente a occidente, costituto dallantichissima e preistorica via pedemontana, dalla via Emilia denominata anche Claudia, e dal fiume Po con i suoi porti7. Il secondo asse che passava da Parma era sulla direttiva che andava dal settentrione al meridione con strade che a sud erano agevolate da un transito appenninico favorevolmente basso in una incisura che attribuir poi nome al passo della Cisa, utilizzato dai longobardi (come testimoniano molti toponimi, e che durante il medioevo divenne una strada Romea, con le diramazioni Francigena e Alemanna8). Su queste strade passavano i commerci con i loro animali cavalcati, che trainavano carrozze e carri da soma. Della vocazione commerciale di Parma testimoniano i mercati e le fiere nelle quali si contrattavano animali, ma che al tempo stesso vedevano affluire gli animali da trasporto dei commercianti. I mercati mettevano a contatto le attivit e soprattutto le produzioni del contado con la citt9. Dalla campagna e dai boschi arrivavano alimenti e legna da ardere o da costruire, mentre la citt offriva prodotti finiti. Sempre nei mercati i contadini commerciavano animali e sementi. Presso la citt, il mercato boario si svolgeva nellarea ghiaiosa che nel 1177 o 1180 era rimasta libera per lo spostamento della Parma, e denominata Ghiaia. Bisogner attendere fino al 1838, quando la duchessa di Parma Maria Luisa fece realizzare in un luogo migliore il mercato bestiame, fuori dellattuale barriera Saffi, e su consiglio di Vincenzo Mistrali, chiese allarchitetto di corte Nicola Bettoli di realizzare in piazza Ghiaia le nuove Beccherie (poi donate al Municipio di Parma): costituite da un edificio in stile neoclassico, avevano una facciata con cinquanta colonne ed erano dotate di ghiacciaia. Nella provincia di Parma si tenevano numerosi mercati di bestiame, importanti punti dincontro degli allevatori e mediatori, e di chi loro fornivano fieno, alimenti e mangimi per il bestiame. Oltre al mercato di Parma, erano importati quelli posti ai piedi dellAppennino, quelli dove confluivano le diverse vallate, come Langhirano (luned) e Fornovo (marted)10, e quelli di Albazzano di Tizzano, Palanzano e, nella bassa parmense, il mercato di Busseto. Questi mercati, in pratica, scomparvero nella seconda met del secolo Ventesimo quando furono sostituiti da altri sistemi di commercializzazione e di scambio dinformazioni. Se i mercati avevano una funzione locale, le fiere invece avevano una visione pi ampia. Nulla sappiamo di fiere parmigiane del periodo romano, come invece sappiamo che a Cremona vi era unimportante fiera del bestiame. Medievali sono le fiere parmigiane di San Siro e di SantErcolano a cadenza annuale, la prima in primavera e la seconda in autunno, frequentate da mercanti francesi e 25
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no le carni salate e i formaggi. Si tratta di prodotti gi commercializzati su mercati lontani ai tempi degli Etruschi e dei Romani con produzioni familiari e artigianali, anche per quanto riguarda le attrezzature necessarie, in un quadro non dissimile da quello esistente in altre aree dellItalia settentrionale. Molto pi recente, in citt, la produzione dello zucchero da barbabietola, ma anche in questo caso con modalit non dissimili da quelle di altre aree italiane e straniere. Particolare quanto avvenuto per la produzione del pomodoro, non tanto per la sua coltivazione orticola, quanto per quella in campo e per la sua trasformazione industriale, che sotto certi aspetti da ritenere levento che ha dato avvio al fenomeno dellagroindustria parmigiana, portando soprattutto nellagricoltura le idee delle trasformazioni industriali e facendo lievitare la propensione verso linnovazione tecnologica ed organizzativa. Come stato rilevato da Salvatore Adorno12, la centralit del caso parmense e delle connesse attitudini tecnico-produttive, trova riferimento in due istituzioni che soprattutto allinizio del secolo Ventesimo ebbero una grande importanza: lAssociazione Agraria e la Cattedra Ambulante dAgricoltura, con forti e peculiari dimensioni locali, legate anche allattivit di personaggi dalto spessore: in particolare per il Comizio Agrario Carlo Rognoni e per la Cattedra Ambulante Antonio Bizzozzero. La dimensione locale che ha portato alla centralit del caso parmense, secondo il citato Adorno, sarebbe stata originata da quattro matrici. La prima matrice il forte indirizzo produttivistico dato allagricoltura parmense dallazione innovativa dal Bizzozzero attraverso i tecnici agrari, superando schemi ideologici e di classe. La matrice tecnicistica del ruralismo padano appare come un dato consolidato dalla ricerca, soprattutto a Parma, dove i tecnici sono portatori di saperi e creatori distituzioni e associazioni: dalle cattedre ambulanti alle scuole pratiche dagricoltura, ai consorzi agrari, alle banche cooperative, alle stazioni di monta per il miglioramento genetico del bestiame, ecc... La seconda matrice rappresentata dallo stretto intreccio tra agricoltura e industria di trasformazione che, a partire dallultimo decennio del secolo Diciannovesimo, ha caratterizzato leconomia locale con la formazione di figure miste dagricoltori-industriali che sviluppano le tradizionali produzioni e trasformazione del formaggio e dei salumi, e inseriscono le nuove produzioni della barbabietola da zucchero e del pomodoro da conserva13. La terza e la quarta matrice sono rispettivamente quelle riguardanti la storia del movimento contadino e la vita politica della provincia, con il tentativo dellAssociazione Agraria di costituirsi in un autonomo partito politico. In questo contesto, come fa rilevare Salvatore Adorno14, va inserito il ceto padronale parmense che, investendo nelle sue componenti pi avanzate i propri capitali nellindustria di trasformazione e nelledilizia, e maturando nel suo insieme - anche in significativi settori dellaristocrazia notevoli attitudini impren27
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to della produzione, a una maggiore richiesta del mercato e, non da ultimo, a modifiche nellutilizzo degli alimenti (materie prime di base, ingredienti e condimenti, ecc). Per il caso parmigiano interessante accennare alla barbabietola da zucchero, al pomodoro e, anche per un criterio cronologico di sviluppo, al settore lattiero-caseario e dei salumi. A questo riguardo va premesso che laumento delle produzioni del latte, della bietola e del pomodoro, fecero da traino alle rispettive industrie di trasformazione, che a loro volta favorirono un nuovo sviluppo dellagricoltura e, come indicato da Salvatore Adorno17, i deboli nuclei cittadini dellindustria metalmeccanica e le fonderie (come quelle di Cugini e Callegari), si rafforzarono, specializzandosi nella produzione di macchine agricole, di impianti per caseifici e di fabbriche conserviere. Lo zucchero era noto sin dal tempo dei Romani, quando era prodotto dalla canna da zucchero ed era importato dalloriente e, nonostante la piccolissima produzione araba in Sicilia, rimase sempre un prodotto prezioso che si vendeva in farmacia, e di conseguenza gli unici dolcificanti erano il miele ed il mosto duva. Una progressiva abbondanza di zucchero si ebbe allinizio del secolo diciannovesimo con la sua produzione dalla barbabietola che comparve nel territorio parmense nella prima met dello stesso secolo, mentre del 1874 fu il primo tentativo, fallito, di uno zuccherificio parmigiano. In seguito, quando per opera dAntonio Bizzozzero sinsegnarono agli agricoltori i vantaggi della coltivazione della barbabietola, alla fine del secolo, per opera della Societ Ligure Lombarda, si arriv alla costruzione e allattivazione di uno zuccherificio, con macchinari e personale tecnico boemo diretti dal Krieg, poi sostituito da Antonio Anfossi. Unattivit che quindi non coinvolse lindustria parmigiana. Se abbastanza intuitivo poteva essere il successo della produzione dello zucchero, non altrettanto era quella del pomodoro, pianta importata dallAmerica e che a Parma, sempre nella prima met del secolo Diciannovesimo, era stato introdotto come coltivazione soprattutto nelle zone del pianocolle di Langhirano, Sala Baganza e Felino. Il pomodoro era usato come ortaggio da insalata e, a livello familiare, trasformato in salsa e conservato in bottiglie scaldate in acqua bollente, sfruttando cos la sua acidit. Il successo della salsa di pomodoro dattribuire alla sua funzione sostitutiva del molto pi costoso sugo di carne, che caratterizzava la nuova cucina borghese che si era formata in Francia e che stava invadendo anche lItalia: da qui linteresse di ampliare la produzione di pomodoro e di avere delle sue conserve. Lampliamento di questa produzione avvenne a Parma per opera del direttore del Comizio Agrario Carlo Rognoni, che aveva un suo podere a Panocchia con la coltivazione in campo e con linserimento del pomodoro nella rotazione agraria biennale, con il grano al posto del granturco. Di pari passo, e a livello familiare o artigianale, anche da parte di negozianti di prodotti alimentari, fu sviluppata una conserva di pomodoro concentrata, ottenuta con lebollizione in caldaia a cielo aperto scaldata con fuoco a legna e poi essic29
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La diffusione delle nuove fabbriche del pomodoro diede avvio allespansione di unindustria meccanica diversificata che inizialmente si concentr sulla produzione delle boules, delle caldaie a vapore e delle scatole di latta, litografate o comunque etichettate, con i connessi macchinari di confezionamento e di sterilizzazione26. Una nuova industria che si svilupp non senza inconvenienti e che indusse i produttori pi avvertiti a dare avvio a una struttura di ricerca che poi sfoci, nel 1922, nella costituzione della Stazione Sperimentale per lIndustria delle Conserve Alimentari (SSICA). Questa nuova industria di tipo metalmeccanico ebbe la possibilit di trasferire le recenti conoscenze ad altri settori agroindustriali, tra i quali quello della lavorazione del formaggio dove le caldaie scaldate a fuoco di legna furono progressivamente sostituite da quelle riscaldate in modo pi preciso ed efficace dal vapore. In modo analogo la produzione delle scatole di latta pot essere trasferita allindustria salumiera per lesportazione, soprattutto allestero, di taluni prodotti cotti. La rapida costruzione, in un tempo relativamente breve, di un rilevante numero di nuove fabbriche - quasi sessanta - ebbe un importante riflesso sullindustria edilizia, non solo come produzione di materiali da costruzione, ma anche sotto laspetto tecnico ( sufficiente ricordare la creazione delle sempre pi alte ciminiere27). La diffusione di unindustria conserviera diede un nuovo orizzonte allagricoltura parmense, non pi legata a produzioni agricole tradizionali pi o meno simili a quelle daltri territori della pianura padana, ma con una rappresentazione che coinvolgeva anche una nuova immagine del territorio. Non da ultimo da considerare il ruolo che ha avuto la vendita di scatole di latta etichettate, sulle quali era presente il marchio del produttore spesso individuato con unimmagine leggibile anche dagli illetterati: le etichette erano evocative di unidea di progresso che ben si attagliava al Ventesimo secolo dello sviluppo, del quale era stata celebrata la nascita con il Ballo Excelsior. Riprendendo sia pure per cenni il ruolo della nuova industria del pomodoro nellintreccio agroindustriale parmense, va di nuovo ricordato che si trattava di unindustria stagionale estiva e che si era sviluppata anche per opera dimprenditori che, a diverso titolo, operavano in altre attivit stagionali, come quella invernale della salumeria e quella prevalentemente autunnale della viticoltura e produzione di vini. La costituzione di trinomi terra conserva salumi o di terra conserva vini era inoltre agevolata da una distribuzione dei prodotti attraverso il sistema dei negozi di generi alimentari e, soprattutto, contribu a trasferire una mentalit di lavorazione industriale dal pomodoro ad altri alimenti, non ultimi quelli del lattiero-caseario e del prosciutto. In questorientamento, la nascita e lo sviluppo dellindustria conserviera nata a Parma allinizio del secolo Ventesimo alla base di uno stretto intreccio con altre attivit locali fra cui, in modo particolare, le industrie alimentari e le industrie metalmeccaniche ed attivit espositive28. 31
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origine anche da radici antiche - non si esaurisce negli ambiti che sono stati considerati o soltanto accennati. In proposito, necessario soffermarsi sulle conseguenze che si sono avute sulla cultura e mentalit contadina parmigiana e sul paesaggio della campagna parmigiana. Se fin verso la met del secolo Diciannovesimo i rapporti tra la citt e la campagna erano definiti sulla base di impostazioni tradizionali, e molto simili a quelle di altre province anche vicine, successivamente e in conseguenza dellintreccio agroindustriale sopra schematizzato - sia pure attraverso complesse, difficili e tuttaltro che indolori processi di trasformazione -, si sono creati quadri e scenari che nella seconda met del secolo Ventesimo hanno portato Parma a presentarsi come una capitale del cibo, prodotto e interpretato con una visione di tradizione vissuta modernamente. In questo ambito, se nella montagna parmigiana la cultura contadina rimasta sostanzialmente simile a quella daltre province, nella parte della bassa collina, pedemontana e della pianura si potuto costatare una forte differenziazione, che non cessa di ampliarsi; lo dimostra, in questi ultimi anni, lindustrializzazione della produzione di vini, non soltanto come ricupero di tradizioni, ma soprattutto come innovazioni originali. Nello stesso orientamento sarebbe da approfondire il ruolo che lintreccio agroindustriale del ventesimo secolo ha avuto sul paesaggio parmigiano. Il paesaggio parmigiano del Diciannovesimo secolo aveva visto la comparsa delle stalle che sostenevano la nuova realt della produzione di latte destinato alla caseificazione. Allinizio del secolo Ventesimo non solo nel territorio parmigiano si diffondono le fabbriche con le loro ciminiere, ma ai caseifici si affiancano sempre pi grandi porcilaie, peraltro in diminuzione verso la fine del secolo, quando le strutture saranno costruite secondo criteri e stili standardizzati. In modo analogo la specializzazione produttiva e la meccanizzazione agricola porter alla scomparsa della piantata nella quale la vita era sposata agli alberi, allapparizione della pioppicoltura industriale e a tanti altri cambiamenti di omologazione del paesaggio parmigiano con quello di altri territori. 1.1.7 - SeCOlO VeNtesimO: CrOllO di UN sistema? Allinizio del secolo Ventunesimo a Parma divenuto evidente lappannarsi, se non lo scomparire, delle cinque radici e delle quattro matrici che, pi o meno lontane, avevano portato allindustrializzazione agroalimentare parmigiana e al costituirsi dintrecci tecnici, socioculturali ed economici che sostenevano i cinque pilastri caratterizzanti del sistema parmigiano, sviluppati nel corso del secolo Ventesimo. In questi ultimi anni la produzione della barbabietola da zucchero in una crisi gravissima e rischia la scomparsa di fronte a una massiccia - e pare inarrestabile - globalizzazione dei mercati. Il formaggio Parmigiano Reggiano DOP e il Prosciutto Parma DOP sono in crisi non solo di sovrapproduzione, ma anche per i mutati consumi alimentari e preferenze verso altre produzioni di pi facile commercializzazione e, soprattutto, duso pi confa33
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Bibliografia e note
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BIBLIOGRAFIA E NOTE
Solo come riferimento daneddoto stato rilevato che la maggior parte dei parmigiani che hanno reso celebre questa citt non sono parmigiani. 2 Marchetti G. Parma, Guida, Napoli, 2007 (pag. 43). 3 Marchetti G. Parma, Guida, Napoli, 2007. 4 Bernini F. Storia di Parma, Battei, Parma, 1979 (pag. 137). 5 Vedi il paragrafo successivo. 6 Nel 1752 fu fondata lAccademia detta pi tardi di Belle Arti, oltre che scuola darte, consorzio dartisti, che esponevano le loro opere e concorrevano a premi, e della quale fu segretario Carlo Innocenzo Frugoni. 7 Parma nel medioevo si serviva di tre porti. Il primo e pi importante era definito parmisiano, non ancora identificato e forse corrispondente a Coparmuli, quello dAlbareto anche questo in posizione non definita, ed infine quello di Brescello alla foce dellEnza. Coparmuli un toponimo incerto come etimologia e come posizione geografica. Tuttavia si pu ritenere che sia la contrazione di tre etimi: co, Parma, mulo. Co sta per caput ed identifica lo sbocco di un corso dacqua in un altro, per questo Colorno caput Lorni, dove il torrente Lorno si getta nella Parma. Parma da riferire al torrente Parma e quindi il toponimo indica dove la Parma si gettava nel Po, corrispondente al porto medievale qui appellatur parmisiano. Infine si pu supporre che mulo si riferisse al fatto che nel porto vi era disponibilit danimali (muli) da soma o da traino delle barche verso la citt, con il sistema dellattiraglio. 8 Prete Pedrini M. R., Bonora P. Le vie di comunicazione in: Storia dellEmilia Romagna, University Press, Bologna, 1977 (vol. II, p. 101). 9 Vedi anche: Cristoferi M. V. Fiere e mercati in: Storia dellEmilia Romagna, University Press, Bologna, 1977 (vol. II, pag. 153). Romani M. A. Nella spirale di una crisi. Popolazione, mercato e prezzi a Parma tra Cinque e Seicento, Giuffr, Milano, 1975. 10 Non si dimentichi che Forum Novum fu fondato dai Romani con la funzione di mercato posto alle confluenza delle valli del Taro e del Ceno, sulle vie che portavano al porto di Luni. 11 Il sale era ottenuto per ebollizione delle acque salse, e durante il dominio dei Pallavicino furono distrutti boschi e foreste, con gravi danni ambientali. 12 Adorno S. Gli agrari a Parma. Politica, interessi e conflitti di una borghesia padana in et giolittiana, Diabasis, Reggio Emilia, 2007 (pag. 12 16). Sullagroindustria oparmense vedi anche: Serena Lenzotti con prefazione di Antonio Barisella. La ricerca di Zaira. Protoindustria e strutture urbane a Parma tra primo e secondo Ottocento, Franco Angeli, Milano, 2007. 13 Molte sono gli studi sulla trasformazione del latte in formaggio grana, sullindustria saccarifera e su quelle delle conserve di pomodoro, in relazione anche ai mercati, al tipo ed alla dimensione dei consumi, alle componenti tecnologici ed imprenditoriali, nonch alla dimensione territoriale degli insediamenti produttivi, che permettono di meglio leggere il quadro parmense. (Adorno S. Gli agrari a Parma. Politica, interessi e conflitti di una borghesia padana in et giolittiana, Diabasis, Reggio Emilia, 2007 - pag. 14). 14 Adorno S. Gli agrari a Parma. Politica, interessi e conflitti di una borghesia padana in et giolittiana, Diabasis, Reggio Emilia, 2007 (pag. 16). 15 Da non sottovalutare, a questo proposito, quanto indicato sulle radici dellindustrializzazione delle trasfor1
mazioni alimentari a Parma. 16 Lalimentazione dautoconsumo si basava sul grano trasformato in farina, sul maiale convertito in salumi e grassi, sulluva ridotto a vino ed aceto, sui prodotti dellorto e dellaia o bassa corte, in parte utilizzati anche nelle citt dai proprietari di poderi condotti a mezzadria o terzieria. 17 Adorno S. Gli agrari a Parma. Politica, interessi e conflitti di una borghesia padana in et giolittiana, Diabasis, Reggio Emilia, 2007 (pag. 45 - 46). 18 Sulle prime tecniche di produzione del sugo o salsa di pomodoro e sulla produzione dei pani di conserva nera, vedi: Rovesti G. Lindustria della conserva di pomodoro, Casale, 1913. E Anonimo. Ludovico Pagani e lindustria del pomodoro, La Giovane Montagna, 15 novembre 1939. 19 Nel 1890 il Ministero di Agricoltura Industria e Commercio censiva 16 opifici 12 a felino, 2 a Parma e 1 rispettivamente a Langhirano e Cortile San Martino che lavoravano circa 44 giorni lanno, occupavano 76 operai e producevano annualmente una media di 535 quintali di conserva nera, lavorando quindi circa 3.300 quintali di pomodoro. 20 La conserva nera, avvolta in carta oleata, era venduta al dettaglio nei negozi di salsamenteria o di generi mista. Per lesportazione, i pani avvolti in carta oleata, in generale erano confezionati in barili di legno. 21 Anonimo. Sulle adulterazioni delle conserve di pomodoro, Bollettino del Comizio Agrario Parmense, dicembre 1873, n. 12, pp. 182 183 (in: Adorno S. Gli agrari a Parma. Politica, interessi e conflitti di una borghesia padana in et giolittiana, Diabasis, Reggio Emilia, 2007 - pag. 53). 22 Va di nuovo rimarcato che anche in questo caso Parma stata resa celebre per lopera di un non parmigiano, che tuttavia in questa citt ha trovato il terreno fertile per la sua iniziativa, che comportava anche limportazione di uninnovazione estera, quella delle boules di concentrazione del pomodoro sottovuoto. 23 Dati della Camera di Commercio ed Arti della Provincia di Parma (Adorno S. Gli agrari a Parma. Politica, interessi e conflitti di una borghesia padana in et giolittiana, Diabasis, Reggio Emilia, 2007 nota 99, pag. 71). 24 Fino alla seconda met del secolo, a Parma per fabbrica sintendeva quasi per antonomasia quella di produzione delle conserve di pomodoro. 25 Per altri dettagli ed esemplificazioni, vedi: Adorno S. Gli agrari a Parma. Politica, interessi e conflitti di una borghesia padana in et giolittiana. Diabasis, Reggio Emilia, 2007(pag. 54 e relative note). 26 Ben poco si conosce su questa fase di trasformazione, tuttavia risulta che Giuseppe Vitali di Enrico, uno stagnino, si trasform in fabbricante di scatole di latta che si presume fossero utilizzate per linscatolamento della conserva di pomodoro (Adorno S. Gli agrari a Parma. Politica, interessi e conflitti di una borghesia padana in et giolittiana, Diabasis, Reggio Emilia, 2007 nota 104, pag. 72). 27 Laltezza della ciminiera non era soltanto un elemento tecnologico collegato al suo tiraggio e ad una migliore dispersione dei fumi, ma anche un simbolo della potenza della fabbrica stessa e dellimmagine del suo proprietario o della societ damministrazione. 28 Tra le attivit espositive sono da porre la Mostra delle Conserve, in un certo periodo anche dellAutarchia, nei locali del Giardino Ducale e poi le Fiere di Parma con Cibus nelle sue diverse declinazioni e specializzazioni nel quartiere fieristico di Baganzola.
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piccole imprese la cui sopravvivenza era garantita dalla bassa tecnologia impiegata negli stabilimenti alimentari. Lo stesso Mutti spiega come appena finita la guerra si utilizzavano ancora i generatori a vapori denominati comunemente caldaie, che funzionavano a carbone. Ricordo bene le enormi ciminiere della nostra ditta e gli uomini che spalavano il carbone ammassato in cumuli, delle sorte di montagne, allesterno dellazienda. Vi erano nuvole di fumo nero che coprivano il cielo, ma date le ridotte dimensioni delle ditte, linquinamento era ridotto. Anche la meccanizzazione del processo produttivo era solo agli inizi: la componente umana svolgeva operazioni fondamentali per la catena di lavorazione. Allinterno della fabbrica Mutti, fino agli anni 40, il coperchio delle scatole da 100 grammi di concentrato di pomodoro era apposto manualmente dal personale femminile: una macchina riempiva le scatole con il prodotto, circa dieci donne posizionavano il coperchio e un trasportatore avviava i contenitori allaggraffatrice per la loro chiusura. Un altro episodio che testimonia lincidenza del lavoro umano sul processo produttivo quello inerente alla sigillatura del tubetto. Quando nel 51 lanciammo il tubetto, la chiusura del tappo (che era un ditale) era ancora manuale: vi erano lunghe file di donne che non facevano altro che avvitare la capsula in plastica, la cui chiusura era stata dilatata dal calore del pomodoro, e mettere il tubetto nei cartoni. Era un mondo molto arretrato rispetto a quello che si presenter solo dieci anni dopo, quando si assister a un salto di concezione industriale altamente significativo. Si tratta degli anni in cui, ad esempio, la ditta A&G Rossi di Parma installer la prima intubettatrice veloce, introducendo notevoli migliorie e velocizzando il processo produttivo. Fino alla prima met del 900 non vi furono degli sviluppi tecnologici rilevanti, ma solo affinamenti delle tecniche a disposizione della produzione: le boules, le caldaie, le aggraffatrici rimasero per cinquantanni pressoch invariate. Il grande salto dellinnovazione tecnologica, e di conseguenza della produzione agroindustriale, si avr nel ventennio compreso fra gli anni 50 e 70, un periodo fondamentale per lo sviluppo non solo dei macchinari, ma anche dei contenitori e dello stesso prodotto alimentare.
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Approfondimento A2
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timi ventanni al tetrapak e al vetro. E questo grazie alla sterilizzazione in asettico, agli impianti Rossi & Catelli e Ing. Rossi che hanno rivoluzionato i metodi di conservazione. Ancora oggi si assiste allo sviluppo di nuove tecnologie, a nuovi metodi di conservazione e di imballo. A fianco dello sviluppo del prodotto si assistito, quindi, a una progressiva evoluzione dellimpiantistica a opera dei tecnici, che operavano in stretta collaborazione con le ditte che avrebbero poi acquistato e utilizzato questi macchinari. Sono stati i pionieri dellagroalimentare a indicare ai tecnici quali fossero le necessit della loro produzione. Gli esperimenti sono stati fatti direttamente nelle aziende di Parma che avrebbero poi utilizzato quei macchinari. Dalle fabbriche i tecnici hanno avuto i suggerimenti per modificare e migliorare gli impianti. La messa a punto finale dei macchinari avveniva direttamente negli stabilimenti delle ditte di lavorazione del prodotto agroalimentare. Gli stessi tecnici si sono formati presso le ditte alimentari: Catelli, Cavazzini e Simonazzi hanno lavorato nel nostro stabilimento per poi dedicarsi, tramite proprie officine, alla realizzazione dei macchinari e impianti per la trasformazione del pomodoro. Lesperienza di Rodolfi non si esaurisce nel settore del pomodoro. Il capostipite, Mansueto, che operava anche nella trasformazione del latte in Parmigiano, negli ultimi anni di vita aveva costruita un nuovo caseificio sempre a Ozzano Taro, Parma. Allora si trattava di una grande struttura innovativa per la produzione e stagionatura del Parmigiano, e dalle grandi potenzialit produttive per quei tempi. Alla morte di Mansueto lattivit del caseificio stata proseguita dai figli Lucio e Giuseppe, esaurendosi alla successiva morte di Lucio. Giuseppe ha poi proseguito lattivit, ma in un altro caseificio di propriet a Madregolo. Del settore lattiero-caseario, Rodolfi spiega che nella produzione del Parmigiano Reggiano oggi si stanno affrontando molte difficolt: Il Parmigiano Reggiano un prodotto di qualit eccezionale, ma la sua produzione richiede costi elevatissimi, e per il futuro non si intravedono scenari migliori. Alle difficolt che implicano elevati costi produttivi e lunghi tempi di stagionatura, si affiancano i cambiamenti dei gusti alimentari dei consumatori, soprattutto quelli delle nuove generazioni, e la concorrenza nei mercati esteri, dove le tutele sono ancora pochissime. In questo settore non si voluto fare innovazione dei macchinari impiegati, perch si proseguiti con il metodo tradizionale di produzione. Ma arrivati a questo punto, ci si pone la domanda se la scelta che stata fatta sia giusta oppure no. La produzione del Parmigiano Reggiano ancora prettamente artigianale con limpiego di unelevata percentuale di manodopera: il casaro sostituisce lintervento della tecnologia. La lavorazione del Padano ha invece innovato i macchinari utilizzati, scegliendo una produzione in serie basate su quantit elevate e certe, a costi contenuti. Il metodo artigianale, seppure premiando la qualit, presenta ancora elevati rischi. Occorre quindi cambiare la tecnica produttiva, perch ormai la situazione insostenibile. Purtroppo mancano le tutele dei marchi e questo anche a livello comunitario, nonostante i primi tentativi che sono stati fatti in funzione di una maggiore protezione sottolinea, infine, con preoccupazione lo stesso Rodolfi. 41
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proprie abitudini alimentari. In effetti, in tutte le civilt evolute, diverse modalit di trattamento degli alimenti si sono progressivamente differenziate rispetto alle pratiche individuali o familiari quali attivit specifiche (arti) di unorganizzazione sociale sempre pi strutturata. Lempirismo tradizionale, basato sullesperienza pratica tramandata dal maestro allapprendista, ha consentito di adeguare le pratiche alimentari alla lenta evoluzione delle modalit produttive e di consumo. Nel secolo dei lumi la forte accelerazione delle dinamiche socio-economiche ha coinvolto nel processo di industrializzazione anche le arti alimentari, che poterono usufruire sia delle innovazioni tecniche pi generali, sia di una nuova attitudine sperimentale degli addetti al settore, aperti ai nuovi afflati del razionalismo pragmatico. Nel Settecento, infatti, anche gli uomini di scienza mostrarono un interesse indiretto ai fenomeni di trasformazione e di alterazione dei prodotti alimentari, per giustificare o combattere la teoria della generazione spontanea e le sue implicazioni, non solo naturalistiche, chimiche e mediche, ma anche filosofiche, morali e religiose5. Tuttavia le sperimentazioni di laboratorio non ebbero un reale effetto di guida razionale nello sviluppo delle pratiche alimentari neanche quando nel XIX secolo Pasteur e i successivi batteriologi diedero giustificazione teorica a fenomeni di trasformazione rimasti oscuri allapproccio puramente chimico. Solo nella prima met del XX secolo, negli Stati Uniti dAmerica, furono poste le basi per la moderna tecnologia alimentare, ovvero per una ricerca scientifica di base espressamente orientata allo specifico settore produttivo, e capace di supportare linnovazione e lottimizzazione dei processi rispetto ad esigenze sempre pi differenziate e spesso non conciliabili attraverso il semplice miglioramento tecnico incrementale. Per maggiore precisione, lo sviluppo tecnologico alimentare stato relativamente rapido per prodotti ottenuti con procedimenti fisici e/o chimici, senza un ruolo rilevante degli aspetti microbiologici ed enzimatici. Come esempi si possono citare in ordine temporale le produzioni di zucchero, di estratti di carne e di concentrato di pomodoro con elevato residuo secco. Anche la produzione della pasta secca ha avuto unindustrializzazione relativamente rapida, ma il passaggio dal lento essiccamento in condizioni naturali (incartamento al sole, rinvenimento in cantina umida e essiccazione vera e propria in stanzoni con aperture orientate secondo i venti prevalenti) a quello accelerato con aria riscaldata artificialmente ha eliminato dal processo lincipiente fermentazione che, in funzione della specifica carica microbica ambientale, dava alla pasta di ciascun singolo produttore una caratterizzazione aromatica distintiva. Tale semplificazione e standardizzazione del processo, peraltro, risultata commercialmente accettabile in quanto la caratterizzazione aromatica della pasta prevalentemente affidata al condimento e la sua qualit commerciale riferita alla tenuta in cottura. Nel caso dei salumi crudi, invece, la sostituzione delle condizioni climatiche naturali con la regolazione automatica di temperatura, umidit e velocit dellaria stata molto pi ritardata perch la perdita delle caratteristiche aromatiche derivanti dalle modificazio45
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mezzi per ridurre il costo del lavoro. Nel settore siderurgico la sostituzione della legna con il coke e la raffinazione della ghisa hanno costituito una vera innovazione di processo e di prodotto. Nel settore tessile lelemento determinante dellindustrializzazione stata luso della macchina a vapore (inventata nel 1712 da Thomas Newcome e sviluppata nel 1775 da James Watt) come macchina motrice per i grandi telai meccanici e lapplicazione tecnologica delle conoscenze scientifiche ha riguardato prevalentemente la costruzione e levoluzione di tali macchine; i prodotti erano invece quelli tradizionali e le condizioni del processo erano ancora gestite per lo pi con la tecnica empirica. Comunque, la prima industrializzazione ha riguardato la produzione di materie prime e semilavorati; i manufatti (con leccezione delle ceramiche) continuavano ed essere realizzati solo artigianalmente6. Dopo il Regno Unito, la rivoluzione industriale ha interessato nellordine la Francia, la Germania, gli Stati Uniti, la Svezia e il Giappone. In Italia il processo di industrializzazione stato molto pi lento, e non solo per la mancanza di materie prime e di un mercato coloniale. Nel secolo scorso laggiornamento tecnologico del settore alimentare scontava un ritardo di 20-30 anni rispetto allambito chimico e farmaceutico, sia perch il mercato interno era protetto sia perch la ricerca scientifica in ambito alimentare era culturalmente orientata agli interessi agricoli. Anche la prima industrializzazione alimentare ha riguardato ingredienti e semilavorati: a partire dalla Germania, per la fabbricazione dello zucchero di barbabietola; e dalla Francia, per le conserve alimentari. Due settori che hanno interessato rapidamente proprio Parma. 1.2.4 Il fOrmaggiO parmigiaNO Sono stati i monaci benedettini e cistercensi del XII secolo a mettere a punto la tecnica originaria di produzione del formaggio Parmigiano Reggiano che permetteva di ottenere forme di grande dimensione con una struttura interna (grana) tale da mantenere una gradevole commestibilit, anche dopo una lunga conservazione. La produzione di formaggio tipo grana si diffusa lungo la via Emilia, presso corsi o sorgenti dacqua che consentivano di avere abbondante pascolo per lallevamento bovino, in corrispondenza delle abbazie medioevali che potevano permettersi vaccherie sufficientemente grandi da fornire giornalmente il latte necessario per almeno una forma da 13-18 chilogrammi. La primogenitura parmense, probabilmente, stata favorita dalla disponibilit del sale ottenuto dalle sorgenti di acque salmastre come quelle di Salsomaggiore. Fatto sta che anche il formaggio prodotto nel lodigiano veniva chiamato parmigiano. Nel 400 il monastero di San Giovanni aveva 4 caseifici: 2 a Parma e 2 a Reggio Emilia, gestiti da affittuari. Il Duca di Parma Ranuccio I Farnese, che aveva espropriato vaccherie ecclesiastiche e nobiliari, alla sua morte nel 1622 lasci 15 aziende che producevano formaggio nel parmense e 3 nel piacentino. Nel 700 furono i colti gesuiti a introdurre un approccio razionale alla gestione delle loro vaccherie e a introdurre 47
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tutto lintroduzione del sieroinnesto autoprodotto dagli stessi caseifici (analogamente al lievito madre tradizionalmente impiegato nella panificazione), reso possibile dagli studi di Pellegrino Spallanzani (P. Spallanzani. Linoculazione nella fabbricazione del Grana, Le Stazioni Sperimentali Agrarie Italiane, 28 [1] 1895, 43-525). In effetti Pellegrino Spallanzani aveva inizialmente sperimentato un lattoinnesto, ma nella pratica produttiva si era affermato luso del sieroinnesto, successivamente perfezionato da G. Fascetti, che era succeduto allo Spallanzani nella direzione della Scuola di zootecnia e di caseificio di Reggio Emilia13. Come nel caseificio presso Milano visitato dai fratelli Goncourt9, anche nei caselli del parmense e del reggiano si diffonde limpiego del termometro di vetro a colonna di mercurio che, rispetto al gomito del casaro, permetteva di tenere realmente sotto controllo le fasi di processo in caldaia. Si trattava di termometri con scala octogesimale in gradi Raumur (dal nome dello scienziato francese Ren Antoine Ferchault de Raumur che lo aveva introdotto nel 1730), il cui impiego era stato abbandonato in Francia gi nel 1790 a favore dei gradi Celsius ma sopravissuto fino ai giorni nostri nella produzione di Parmigiano Reggiano, Grana Padano e di formaggi delle Alpi svizzere. Nella provincia di Parma i caselli per il formaggio di grana erano 130 nel 1870, circa 170 dieci anni dopo e 220, con 266 caldaie, nel 189611. Alla fine dell800, oltre ai 220 caseifici di Parma (che esportava il 10% della produzione), ve ne erano 385 a Reggio e 166 a Modena. Nel 1906 i caseifici erano complessivamente 1.200 (circa un quarto dei caseifici italiani), circa 2.600 nel 1930; mentre nel 1966 si erano ridotti a 1.850 (il 72% dei quali erano sociali)7. Oggi aderiscono al Consorzio di tutela della DOP 429 caseifici, che producono annualmente circa 3 milioni di forme, e 24 laboratori di grattugia. Ai primi anni del 900 risalgono le prime latterie sociali, le cooperative e i magazzini di stagionatura, nonch le attrezzature produttive che sostanzialmente sono tuttora applicate: oltre al sieroinnesto, si diffondono lo spino metallico a gabbia Notari e le caldaie riscaldate a vapore7. Tuttavia, nel 1955 il 20% delle caldaie erano ancora a riscaldamento diretto con bruciatore a gas (A. Folloni. Il Grana Parmigiano-Reggiano prodotto tipico superlativo della terra emiliana, Latte 1955 29, 55-58)13. Ancora oggi il Disciplinare di produzione della DOP prescrive limpiego di caldaie di lavorazione in rame di forma troncoconica per la produzione di non pi di due forme (con pezzatura minima 24 chilogrammi e massima 40 chilogrammi), impedendo quindi lintroduzione delle grandi polivalenti impiegate nellindustria casearia. La lavorazione della panna separata dal latte della munta serale e la burrificazione non hanno limitazioni di Disciplinare, ed stata libera lintroduzione delle centrifughe e delle zangole, anche se di piccola capacit per la dimensione artigianale della caseificazione. Solo negli anni 90 si diffuso limpiego degli agitatori meccanici (limitatamente alla rotella), e in modo pi ridotto, quello delle fermentiere termostatate e delle vasche di salatura profonde con gabbie motorizzate. La spinatura fatta tuttora prevalentemente a mano ed appena iniziata la meccanizzazione 49
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lit commerciali maggengo e vernengo, con la motivazione che le tecniche di allevamento si erano evolute al punto da consentire una produzione di formaggio qualitativamente equivalente in ogni mese dellanno. In effetti, la mangimistica per produzione forzata era destagionalizzata e il colore del Parmigiano Reggino era diventato mediamente pi simile a quello del Grana Padano, con buona pace per Carlo Rognoni che aveva difeso con passione la peculiarit cromatica del vero parmigiano. Lo standard di mercato era ormai quello della pasta bianca imposto dai grossisti che avevano nel Grana Padano il maggiore interesse economico; e che hanno ormai convinto quasi tutti i caseifici a fare escludere luso di foraggio fresco anche negli allevamenti pi tradizionali. A partire dalla fortunata esperienza delle vacche rosse nel reggiano, anche nel parmense alcune impres,e a ciclo integrato e con autonomia commerciale, hanno trovato economicamente conveniente tornare alle tecniche di allevamento tradizionali, utilizzando razze rustiche meno esposte alle malattie e con una alimentazione meno forzata, ottenendo un formaggio di qualit superiore a quella media e premiata dal mercato, in quanto riconosciuta come tale dal consumatore pi esigente. Ma si tratta pur sempre di piccole nicchie di mercato. Per la stragrande maggioranza dei caseifici diventato progressivamente pi difficile sopravvivere con un prodotto sempre pi simile al diretto concorrente anche come prezzo di mercato, ma con costi di produzione decisamente pi elevati. Una contraddizione economico-commerciale che si somma a quella di una cultura pre-tecnologica che ha creduto di poter ottenere un prodotto finito di alta qualit, mantenendo tradizionale la trasformazione, ma non la produzione della materia prima latte. Oltre alle ben note propriet nutrizionali, il Parmigiano si caratterizza rispetto a molti altri formaggi per un contenuto notevolmente inferiore di tiramina e istamina, ammine biogene responsabili di reazioni pseudoallergiche in soggetti sensibili. La ragione non nota ed , quindi, necessario rispettare per quanto possibile integralmente la tradizione produttiva. Di seguito sintetizzata la tecnologia del formaggio Parmigiano Reggiano, con levoluzione delle attrezzature impiegate. I dettagli operativi delle singole fasi possono variare sensibilmente tra le diverse province ed anche tra singoli casari di diverse scuole. Il latte per la caseificazione, oggi ottenuto da vacche per lo pi di razza frisona, deve provenire esclusivamente da allevamenti con collocazione geografica, modalit di allevamento e alimentazione conformi al Disciplinare della DOP. Poich il Disciplinare di produzione non permette limpiego di sostanze antimicrobiche, nel latte deve essere minimizzata la presenza di spore di clostridi butirrici: batteri anaerobi di origine tellurica responsabili di gonfiori tardivi del formaggio. A tale fine, le lattifere non possono essere alimentare con foraggio insilato; il foraggio e il fieno non devono inglobare terriccio; e nella mungitura deve essere evitata la contaminazione fecale che veicola nel latte le spore batteriche, indipendentemente dalla successiva filtrazione. Il latte proveniente da vacche affette da mastite o sottoposte a terapia antibiotica non ha attitudine casearia e provoca difetti nel prodotto: sono 51
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valuta lacidit (alla valutazione sensoriale si aggiunta la titolazione con soda a viraggio cromatico) per stabilirne il dosaggio o, in casi estremi, per sostituirlo con quello di un altro caseificio. Attualmente sono disponibili sistemi di dosaggio automatico del sieroinnesto. La miscela di latte, sotto lenta agitazione con la rotella (originariamente di legno, oggi di teflon e meccanizzata), sottoposta alla prima fase di riscaldamento a 22-23C e, dopo avere aggiunto il caglio o pressame (ottenuto dallabomaso, quarto stomaco, di vitello da latte), la temperatura viene portata e mantenuta a 32-33C, cos da ottenere la coagulazione in 10-15 minuti. Anticamente, la temperatura era valutata sensorialmente; tra il XIX e il XX secolo si diffuso il termometro di vetro a colonna di mercurio con galleggiante di sughero; e negli anni 80-90 stato introdotto il termometro elettronico con ampio display per lettura a distanza. Gli enzimi proteolitici del caglio, in particolare la chimosina, e in misura minore quelli gi presenti nel latte idrolizzano, selettivamente il C-terminale dalla k-caseina idrofila, che disposta sulla superficie delle micelle caseiniche native e ne stabilizza la dimensione colloidale (tale da farle rimanere stabilmente in sospensione nella fase acquosa). Questo attacco proteolitico, insieme alla presenza di ioni calcio, comporta laggregazione delle altre caseine idrofobe con formazione di una struttura continua caratterizzata da legami tridimensionali tra gruppi fosforici e ioni calcio, elastici anche se a bassa resistenza meccanica; loriginario sistema disperso tipo sol (particelle solide di dimensioni colloidali sospese in una fase liquida) si trasformato in un sistema disperso tipo gel (particelle colloidali di fase liquida disperse in una fase solida). Accertata sensorialmente la raggiunta coagulazione (a tuttoggi non sono disponibili sistemi di valutazione strumentali adeguati), il casaro rompe la cagliata fino a ridurla in granuli della dimensione di un chicco di frumento. Anticamente si utilizzavano rami secchi di biancospino (dal quale derivano i termini spino e spinatura tuttora in uso); poi un attrezzo metallico; ed oggi quello di acciaio inossidabile con lame disposte a gabbia sferoidale. Oggi si impiegano spini motorizzati, ma la prima fase di rottura della cagliata effettuata ancora manualmente. Sotto agitazione, si effettua una prima cottura raggiungendo lentamente circa 45C e una seconda cottura con riscaldamento rapido fino a circa 55-56C. Tolto il fuoco e fermata lagitazione, i granuli di cagliata sedimentano sul fondo della caldaia e la massa caseosa vi permane per 45-60 minuti, praticamente senza raffreddarsi. Questo trattamento termico comporta diveersi effetti: la modificazione strutturale (denaturazione) delle caseine del latte, con espulsione di parte dellacqua inglobata e aumento di densit dei granuli, un effetto pastorizzante tale da distruggere adeguatamente (con 5-6 riduzioni decimali) i batteri patogeni non sporigeni (quelli infettivi ed anche gli stafilococchi tossinogeni), la selezione con incipiente accrescimento dei batteri lattici termofili (pi termoresistenti dei mesofili) e anche la selezione degli enzimi che eserciteranno la loro attivit nel lungo periodo di stagionatura. Successivamente la massa caseosa viene delicatamente sollevata con la pala (tuttora si impiega quella di legno e loperazione non automatizzabile) e raccolta in una tela di canapa annodata su due bastoncini di legno per la 53
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solida (compatta e senza canalicoli capillari) il trasferimento in controcorrente di sale e di acqua avviene per lenta diffusione molecolare (meccanismo di Fich) in funzione del gradiente di concentrazione. Nel corso della salatura, che dura 20-30 giorni secondo il tipo di salatoio, si completa la fermentazione lattica e lo spurgo del siero (con un calopeso del 4-5%) e lattivit microbiologica controllata dal pH, dallattivit dellacqua (aw), dallesaurimento del lattosio e dalla formazione di batteriocine (metaboliti dei batteri lattici che inibiscono altre forme microbiche). Dopo 24 ore di asciugatura forzata in camera calda, finalizzata alla formazione della crosta per limitare la successiva perdita di umidit, le forme sono toelettate (rifilatura, eventuale asportazione di difetti superficiali e stuccatura); e, quindi, trasferite nel locale di stagionatura fresco, asciutto e ventilabile, sulle scalee (scaffalature con piani di legno). Ogni 30 giorni le forme sono sono rivoltate e spazzolate a secco. La spazzolatura serve per evitare laccrescimento di feltri fungini (muffe). Dal 2002 non permessa loliatura della crosta, per la quale anticamente si utilizzava il burro, e in epoca moderna olio di semi di lino. Anche le tavole di legno devono essere sistematicamente pulite per prevenirne linfestazione da parte di parassiti. Le forme devono stagionare come minimo 12 mesi per poter ricevere, dopo espertizzazione sensoriale (visiva, acustica al martello e, eventualmente, tattile e olfattiva con ago), il marchio a fuoco della DOP. La maturazione del formaggio consiste in una profonda trasformazione compositiva ad opera degli enzimi glicolitici, proteolitici e lipolitici, selezionati dalle condizioni di lavorazione tra quelli presenti naturalmente nel latte e quelli rilasciati dai batteri lattici che si sono accresciuti nelle fasi precedenti. Lattivit proteolitica, con la progressiva ma parziale scissione delle caseine in peptoni, peptici, oligopeptidi e amminoacidi liberi, viene svolta prevalentemente nei primi 6 mesi di stagionatura, e cessa sostanzialmente dopo 24 mesi. Mentre la cinetica della lipolisi quantitativamente pi uniforme e prosegue dopo tre anni di invecchiamento del formaggio, anche se riguarda inizialmente gli acidi grassi a corta catena, poi quelli a media catena e infine quelli a lunga catena. Levoluzione di queste trasformazioni biochimiche, che determinano le peculiari caratteristiche sensoriali e nutrizionali del prodotto, condizionata soprattutto dalla progressiva riduzione della mobilit dellacqua allinterno della matrice caseosa. Il calo peso delle forme raggiunge il 10-12% dopo 12 mesi; nel successivo invecchiamento il calo peso molto pi limitato e, allattivit enzimatica ridotta si aggiungono modificazioni di natura prevalentemente fisica (aggregazioni e segregazioni strutturali che determinano le peculiari caratteristiche meccaniche al taglio ed alla masticazione). I moderni magazzini di stagionatura - con particolare riferimento a quelli pi grandi degli istituti bancari che detengono il prodotto in pegno sui prestiti concessi ai caseifici - sono completamente meccanizzati e automatizzati sia per il condizionamento igro-termico (15-20C e 80-85 UR%) sia per la movimentazione delle forme sulle scalere (scalonatrici) e per la pulitura. 55
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la lunga stagionatura nonostante limpiego di budello grasso (gentile o culare). I nostri salumi tradizionali sono il risultato di processi molto pi complessi rispetto alla carne semplicemente salata o essiccata e la loro produzione, pur essendo una pratica domestica, era affidata ad artigiani detentori della competenza specifica. Nel periodo invernale il mazn, si recava presso le fattorie (i contadini allevavano pi capi in soccida) e le case padronali per uccidere il maiale, sezionarlo in tagli da consumare freschi (sangue e frattaglie) e quelli salati a media e a lunga conservazione secondo le esigenze del proprietario. Allinizio dell800, iniziarono a diffondersi i primi laboratori di tipo commerciale che inviavano salami e prosciutti anche in Francia17. Tra questi si pu citare quello di Donino Fereoli, che nel 1851era era attivo a Felino e dal quale trova origine lattuale salumificio Fereoli Gino & Figlio. Lallevamento commerciale dei maiali era localizzato presso i caselli del parmigiano il quale fornivano il siero dolce che, insieme alla crusca, era la base alimentare dei maiali nella fase di ingrasso. Alla fine del XIX secolo lattivit salumiera trova, quale elemento di sviluppo, la disponibilit di impianti frigoriferi che permettevano di destagionalizzare la produzione. A met degli anni 30 erano attivi 25 prosciuttifici, le cui lavorazioni sono rimaste sostanzialmente di tipo artigianale fino al secondo dopoguerra. Oggi, su circa 250 salumifici del parmense, 171 sono prosciuttifici (la cui produzione per il 40% copre quella nazionale e per il 5% circa relativa alla DOP Prosciutto di Parma)14. La lavorazione del culatello, invece, rimasta artigianale e praticamente familiare fino a pochi anni orsono; cos limitata da avere un mercato strettamente locale e da essere oggetto tuttal pi di un prezioso regalo per parmigiani fuori sede e per pochi forestieri in grado di apprezzarlo (anche per la laboriosit della sua preparazione al consumo). Anticamente la lavorazione dei salumi era direttamente collegata allallevamento e alla macellazione dei suini. Oggi le fasi sono del tutto separate, anche quando avvengono nello stesso territorio e, a maggior ragione, quando si trasformano tagli acquistati sul mercato internazionale. I moderni impianti di macellazione e di sezionamento sono altamente meccanizzati: effettuano la rifilatura delle cosce di suino pesante specifica per le diverse DOP e raccolgono separatamente i diversi tagli destinati ai prodotti macinati. Avendo perso il collegamento diretto della trasformazione allallevamento, data la notevole influenza delle caratteristiche della materia prima sulla qualit e sulla resa dei prodotti finiti, sarebbero necessarie specifiche di fornitura basate, di volta in volta, sui parametri oggettivi e limiti di accettabilit facilmente e rapidamente riscontrabili. Ma in questo ambito, mentre la conoscenza scientifica abbastanza sviluppata e si basa su tecniche analitiche anche molto complesse, lapproccio tecnologico di interesse industriale ancora decisamente scarso. Eppure lesperienza di stage aziendale di alcuni dottorandi in Scienze e Tecnologie Alimentari ha dimostrato che una efficace tenuta sotto controllo della materia prima permette di ridurre notevolmente i fuori standard di salami stagionati, e di aumentare di qualche punto 57
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mento dellattivit dellacqua, la flora microbica moderatamente alofila favorisce lestrazione delle proteine miofibrillari nelle fasi di impasto e la precipitazione delle proteine sarcoplasmatiche durante i processi fermentativi, impartendo la necessaria coesivit tra i particolati. Nei tagli interi crudi stagionati il sale applicato allesterno ha il compito di estrarre acqua e inibire laccrescimento della flora microbica superficiale, mentre quello penetrato allinterno denatura le proteine e regola le attivit enzimatiche (una concentrazione insufficiente rispetto al valore di attivit della catepsina B nella materia prima comporta eccessiva proteolisi, con conseguente inflaccidimento e gusto amaro-pungente). Nei cotti disossati il sale ha come ruolo fondamentale lestrazione in zangolatura delle proteine miofibrillari che, gelificando dopo cottura e raffreddamento, permettono lincollaggio dei muscoli inizialmente tagliati per il disosso. Gli additivi comunemente utilizzati nei salumi, fatta eccezione per il prosciutto crudo DOP, sono i nitrati e/o nitriti (anticamente il salnitro) che, oltre a conferire al prodotto la colorazione rossastra, inibiscono laccrescimento di microrganismi anaerobi e, in particolare, di Clostridium botulinum e di Clostridium perfringes. In realt sia leffetto sul colore sia lazione antimicrobica svolta dai nitriti e, pi precisamente, dallossido di azoto che si forma dal nitrito a pH acido; i nitrati devono essere invece preliminarmente ridotti a nitriti dallenzima nitrato-reduttasi di origine microbica (Micrococcaceae ed altri componenti della flora normalmente presente). Anche se non si ha la denaturazione dovuta a cottura, la mioglobina (il pigmento rosso che parte della proteina sarcoplasmatica del muscolo) in assenza di ossigeno si trasforma in metmioglobina di colore bruno-grigiastro; mentre in presenza di ossido nitroso si trasforma in nitroso-mioglobina mantenendo il colore rosso. Anche lazione antimicrobica dovuta agli ossidi di azoto che attaccano i gruppi amminici dei sistemi deidrogenasi microbici, provocando cos linibizione. Lascorbato, oltre a proteggere dallinscurimento e lirrancidimento del prodotto reagendo preferenzialmente con lossigeno inizialmente inglobato nellimpasto, inibisce la formazione di anidride nitrosa da parte dei nitriti e, quindi, la formazione di nitrosammine (potenzialmente cancerogene). Poich lascorbato un antiossidante solubile in acqua, per proteggere efficacemente dallinrancidimento la frazione grassa (soprattutto con gli attuali elevati livelli di insaturazione) si impiegano anche antiossidanti lipofili quali i tocoferoli. Nei salumi cotti si possono impiegare polifosfati che riducono la sineresi in cottura, aumentando la capacit di ritenzione dellacqua da parte della carne, con un conseguente aumento della resa produttiva e della succosit del prodotto. I polifosfati per sequestrano il calcio e, anche nelle dosi massime permesse dalla legge, sono sconsigliati in particolare nella dieta dei bambini, delle donne in gravidanza e degli anziani per leffetto negativo sulla struttura ossea. Pertanto, dagli anni 80 diventato commercialmente importante poter dichiarare in etichetta lassenza di polifosfati aggiunti, sostituendoli con ingredienti che permettono di ottenere risultati tecnici equivalenti: caseinati e sieroproteine del latte o altre 59
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alla ristorazione pi economica). Anche a parit di tipo di materia prima utilizzata, gli stampi di cottura avevano forme diverse (anche in funzione delle diverse abitudini regionali), al punto che chi serviva un mercato allargato doveva avere una dozzina di tipi di stampo, con conseguenti problemi di logistica interna, difficolt di programmazione della produzione e immobilizzo di magazzino. Ancora alla fine degli anni 70, i prosciutti erano salamoiati mediante iniezione ipodermica manuale molto lenta, e che richiedeva una particolare abilit da parte delloperatore. Dopo la cottura dentro gli stampi immersi in vasche con acqua prossima allebollizione e il successivo raffreddamento, il prodotto era semplicemente confezionato in sacchi plastici, ma la sua shelf life era breve, anche in condizioni refrigerate per la ricontaminazione superficiale post raffreddamento. Taluno confezionava il prodotto in grandi scatole di banda stagnata sagomate a mandolino (verniciate internamente e con un dischetto di alluminio rivettato sul fondo, quale anodo sacrificale per proteggere la base di acciaio dalla corrosione dovuta allelevato contenuto di cloruri) e lo sottoponeva ad un trattamento di sterilizzazione superficiale in autoclavi a vapore. Poich, a seguito del trattamento termico, non correttamente correlato alla composizione ed alla quantit di salamoia siringata, si aveva una rilevante sineresi, le scatole ancora calde e rigonfie erano perforate sul coperchio e compresse per fare uscire la fase acquosa libera; successivamente, continuando a comprimere il coperchio, il foro era chiuso con una saldatura a lega stagno-piombo. Il tutto manualmente. Nella seconda met degli anni 80 erano ormai generalmente utilizzate le siringatici multiago automatiche con successiva zangolatura refrigerata e sottovuoto, differenziata per tipo di materia prima e livello di qualit del prodotto: zangole a betoniera per massaggiatura lenta e delicata; impianti automatici a bidoni per massaggiatura pi energica e impastatrici a pale per sfibratura dei pezzi da prodotto ricostituito (eventualmente inteneriti con semitagli e detendinati mediante apposite macchine prima della siringatura). Era stato anche introdotto lo stampaggio sotto vuoto e la cottura in armadi a vapore-aria. Inoltre, era stata sperimentata la cottura del prodotto gi racchiuso ermeticamente in un sacco plastico resistente al trattamento termico, con una salamoiatura a calo zero (ovvero di composizione e quantit tale da non dare sineresi), oppure con sacchi aventi una proboscide che fuoriusciva dallo stampo, tale da accogliere per pressione la maggior parte della fase sierosa ed eliminata dopo raffreddamento con doppia termosaldatura e taglio intermedio. Ma, per la variabilit della materia prima in termini di capacit di ritenzione dellacqua, la tecnica a calo zero era realmente applicabile solo rinunciando alla massima resa. Il sacco con proboscide comportava invece molta manualit e dava scarse garanzie di ermeticit; cosicch, nonostante il maggior costo energetico, si quindi affermato il confezionamento sotto vuoto dopo raffreddamento con un secondo trattamento di pastorizzazione superficiale e di raffreddamento. Nonostante il grande apprezzamento a livello internazionale del Prosciutto di Parma, 61
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in camere con iniezione di azoto liquido. Un problema ancora aperto connesso alla esportazione negli USA, per la difficolt di adeguarsi allobbligo di garanzia listeria free (assenza analitica di batteri del genere Listeria) che si applica a questi alimenti di tipologia ready to eat (da consumare senza previa cottura). Sono tuttora in corso ricerche sperimentali di trattamenti germicidi fisici non termici, ma la stessa esperienza statunitense ha dimostrato che lunica soluzione attualmente disponibile garantire lassenza di Listeria nella materia prima per i salumi crudi e, comunque, negli ambienti di lavorazione e di stoccaggio. Ma queste condizioni, indipendentemente dalle procedure di detergenza e di sanificazione, sono molto difficili da attuare in stabilimenti di macellazione e di trasformazione e con impianti di raffreddamento che non siano stati appositamente progettati e costruiti per non essere essi stessi focolai di batteri psicrofili come quelli del genere Listeria. Negli anni 80-90, gli obblighi ambientali relativi ai reflui di allevamento e quelli igienici sulla macellazione hanno imposto a questi due settori una forte aggregazione per raggiungere economie di scala. Le nuove strutture sono state localizzate in Lombardia e in Emilia Romagna, ma lontano dalle zone tipiche di trasformazione, per le quali stata perseguita una politica di particolare tutela ambientale. Daltra parte, limpiego di materia prima fresca nazionale si sempre pi ristretto ai salumi con DOP che la rendono obbligatoria nel proprio Disciplinare, risultando molto pi economica negli altri casi quella di provenienza estera. Comunque, il maiale pesante del circuito produttivo vincolato dalle DOP (comune al Prosciutto di Parma, di San Daniele e di Modena e al Culatello di Zibello) ha ormai molto poco di tradizionale e levoluzione sia della genetica sia dellalimentazione rendono spesso le cosce disponibili poco adatte alla trasformazione in prodotto stagionato. Infatti, laccrescimento troppo rapido e lelevato contenuto di acidi grassi insaturi della dieta comportano, rispettivamente, eccessiva attivit di enzimi proteolitici durante la maturazione (valutata come attivit della catepsina B) e scarsa consistenza, ed elevata ossidabilit dello strato di grasso esterno (valutata come numero di iodio). Per questultimo, lelevato tenore di acidi grassi insaturi pu essere considerato positivo dal punto di vista nutrizionale, ma non certamente dal punto di vista tecnologico. Il problema di scarsa idoneit alla trasformazione delle cosce suine gi nei primi anni 90 era stato documentato scientificamente dai ricercatori della Stazione Sperimentale per lIndustria delle Conserve Alimentari, ma tuttora permane. Lo dimostrano le seguenti considerazioni fatte da un ricercatore nel 2006: Una scorretta alimentazione (carenze proteiche ed energetiche) infatti non solo riduce le prestazioni produttive degli animali, ma ritarda il raggiungimento di quello stato di maturazione delle carni di cui lattivit enzimatica lindice. Ne risulta che particolarmente importante, proprio ai fini della qualit delle carni da destinarsi alle produzioni tipiche, che gli animali ricevano unalimentazione che consenta loro di esplicare tutta la loro potenzialit produttiva e soprattutto che al momento della macellazione laccrescimento del tessuto muscolare sia in fase calante e sia in pieno sviluppo il tessuto adiposo. Tale concetto che gli animali debbano essere macellati quando sono finiti e 63
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e graduale. Il tutto, ovviamente, adattando empiricamente le modalit operative in funzione delle effettive condizioni atmosferiche per evitare sia fermentazioni anomale e ammuffimento, sia una struttura anomala per asciugamento troppo rapido22, 23. Lofficina Pattison di Napoli nel 1830 ha introdotto la gramola a coltelli; forse corrispondente a quella che Cesare Spadaccini sosteneva di avere allestito nel suo scritto del 1833: Uomo di bronzo per rimuovere labominevole uso di lavorare la pasta con i piedi. Sempre la Pattison ha realizzato nel 1870 la prima gramola completamente automatica e un torchio idraulico a gotto montante. 21 Comunque, anche se la lavorazione dellimpasto e la sua formatura erano agevolate da attrezzature meccaniche, lessiccamento continuava ad essere molto laborioso e non riproducibile se basato su condizioni ambientali tradizionali; oppure tale da non permettere di ottenere pasta di buona qualit se si utilizzavano stufe. Nel ventennio a cavallo tra 800 e 900 si contano circa 20 brevetti e, in particolare, nel 1898 quello dellIng. Vitaliano Tomasini che, sviluppando una idea di Filippo De Cecco dellomonimo pastificio abruzzese, che permetteva di riprodurre (seppure in maniera scarsamente controllata) le condizioni del sistema di essiccamento naturale alla napoletana. Nel primo quarto di secolo del Novecento vengono depositati oltre 150 brevetti e, in particolare, quello di Renato Rovetta, inventore del primo essiccatoio con regolazione di temperatura, umidit e distribuzione del flusso daria 22, 23. In questo contesto di industrializzazione dellattivit pastaria, Parma ha svolto e svolge un ruolo particolarmente rilevante. NellArchivio di Stato di Parma sono stati rinvenuti due campioni di pasta secca risalenti agli anni 1837 e 1838, relativi al rifiuto per qualit non conforme di una fornitura destinata ai carcerati 24. Tra le molte attivit di pastificazione artigianale attive a Parma, il primo pastificio con assetto industriale fu quello fondato dallIng. Ennio Braibanti nel 1870. Giuseppe e Mario Braibanti, figli di Ennio ed anchessi ingegneri, si dedicarono allo sviluppo dei macchinari produttivi e nel 1933 progettarono la prima pressa-impastatrice italiana. Successivamente, Giuseppe Braibandi fond e amministr limpresa meccanoalimentare F.lli Braibandi di Milano, la quale nel 1946 lanci sul mercato internazionale le prime linee totalmente automatiche per la produzione di paste corte e, nel 1949 quelle per paste lunghe 22. Pietro Barilla senior, che nel 1887 aveva aperto un laboratorio artigianale per pane e pasta fresca, nel 1910 mise in funzione un vero e proprio pastificio. Negli anni 50 lo stabilimento fu ammodernato e potenziato e nel 68 fu affiancato da quello di Pedrignano che, con una crescita progressiva, diventer il pi grande sito produttivo pastaio. A partire dagli anni 70 entrano a far parte del Gruppo Barilla sia la parmense Braibanti sia la Voiello (attiva a Torre Annunziata fin dal 1879). Nei primi anni 80 la Barilla ha introdotto nuove linee di pastificazione automatizzate e con la fase di essiccamento ad alta temperatura per breve tempo che, conciliando la riduzione dei tempi di trattamento con una migliore texture della 65
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fortemente carente dal punto di vista tecnologico e non in grado di adeguarsi alle preferenze dei consumatori. In particolare il ritardo culturale riguardava lapproccio allingredientistica puramente chimico e subordinato alle proposte dei fornitori; mentre, proprio questo settore ha ampie potenzialit di innovazione di prodotto, se si in grado di progettare nuove caratteristiche strutturali e funzionali scegliendo tra le innumerevoli variabili di formulazione. Contrariamente alla pasta ed anche ai predetti prodotti da forno, le origini della produzione commerciale di pane risalgono addirittura alle prime fasi di aggregazione urbana, perch le singole famiglie non potevano disporre di un forno adatto. Eppure questa attivit rimasta in Italia di dimensione strettamente artigianale fino agli anni 80. Questa anomalia dovuta al forte condizionamento politico esercitato a livello normativo dalla categoria dei panificatori, ma anche perch la componente fermentativa del processo lo rendeva poco adatto ad una industria alimentare capace di gestire i fenomeni fisico-meccanici ma priva di competenze tecnologiche comprensive degli aspetti biochimici. Nel 1980 la Barilla ha acquisito una serie di panifici operanti in Toscana, Piemonte e Lombardia; dal 1994 ne ha progressivamente aggregato la produzione fino a concentrarla in tre grandi stabilimenti , ciascuno per Regione ma con un mercato nazionale, che rappresentano tuttora (dal 2003 non fanno pi parte del Gruppo Barilla) la pi grande realt produttiva di pane fresco industriale. Si deve osservare, peraltro, che questa industrializzazione stata possibile solo acquisendo da altri Paesi, oltre ai macchinari, anche il know how tecnologico che era assente in Italia anche a livello accademico per lapproccio esclusivamente empirico che era considerato intrinsecamente connaturato al settore. 1.2.7 - LiNdUstria saCCarifera Nel 1799 Franz Carl Achard, titolare della cattedra di fisica a Berlino, present a Federico Guglielmo III di Prussia dei pani di zucchero da lui ottenuti a partire da una variet barbabietola da foraggio appositamente selezionata e ottenne un finanziamento di 50.000 talleri, per costruire a Kunern in Slesia il primo zuccherificio industriale che entro in funzione nel 1802 25. Allora in Europa si utilizzava lo zucchero di canna che proveniva principalmente dalle colonie del Centro America. Ma nel 1804 gli inglesi, per contrastare lespansionismo di Napoleone, attuarono un blocco navale che imponeva alle navi dirette negli scali controllati dai francesi di transitare prima per i porti della Gran Bretagna pagando pesanti dazi. Napoleone rispose con il Blocco Continentale (Decreto di Berlino del 1806) e lo inaspr nel 1807 (Decreti di Milano), proibendo limportazione dei coloniali, compreso lo zucchero di canna. Napoleone impose la coltivazione della barbabietola nei dipartimenti attorno a Parigi e, aiutato dal finanziere e studioso di scienze naturali Benjamin Delessert che aveva perfezionato il metodo di Archard, favor il sorgere di zuccherifici tramite premi sulla produzione di zucchero ed esenzioni fiscali. Poich questi incentivi non risultavano efficaci nel Regno dItalia, su cui regnava lo stesso Napoleone, lo Stato francese con propri capitali (tramite il 67
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vano generatori di vapore, estrattori e concentratori di grande dimensione ed anche macchine di filtrazione e separatori centrifughi. Tali macchinari furono importati dalla Francia e si pu pensare che da queste possano avere preso spunto le officine parmensi per il progressivo sviluppo delle attrezzature che, al contrario di quelle strettamente specifiche per la fabbricazione dello zucchero, potevano essere impiegate anche per la trasformazione del pomodoro e che avevano quindi un potenziale mercato locale molto pi ampio. Si fa riferimento in particolare alla evoluzione delle caldaie, come dimensione e come modalit di riscaldamento. Dal fuoco diretto alla camicia di vapore e, alla fine dell800, limpiego del vuoto con colonna barometrica per concentrare a temperatura pi bassa (dalla semplice boulle alle batterie con doppio stadio), con i corrispondenti generatori di vapore (dal combustibile legna al carbone e infine al gas). Risale al 1846 lofficina del gas di Parma, con distillazione del carbon fossile30. 1.2.8 - LiNdUstria delle CONserve alimeNtari Lindustria alimentare, intesa come prodotti alimentari e non come ingredienti quali lo zucchero, ha le sue origini in Francia, a Ivry-sur-Seine, dove nel 1796 Franois Nicolas Appert ha realizzato le prime conserve racchiuse in bottiglie di vetro a bocca larga, tappate con sughero precompresso e bloccato da una gabbietta di filo di ferro, e sottoposte a bollitura. Nel 1804 Appert, vinse il premio di 12.000 franchi messi in palio dal Direttorio francese per chi avesse presentato il migliore progetto per la fornitura di alimenti conservati alle forze armate di Napoleone I e nello stesso anno avvi a Massy una vera e propria fabbrica produttiva (la Maison Appert). La commissione che aveva deciso lattribuzione del premio comprendeva il celebre chimico-fisico Gay-Lussac. Nel 1810 Apert descrive con dettagli applicativi e minuziosi disegni la sua invenzione nel Le Livre de tous le Mnage ou lArt de Conservar pendant Plusieurs Annes Toutes les Substances Animales et Vegetales (31). Tuttora sono chiamati appertizzati i prodotti alimentari confezionati ermeticamente e trattati termicamente in maniera tale da risultare stabili a temperatura ambiente (ovvero commercialmente sterili). Lazzaro Spallanzani nel 1752, confutando la teoria della generazione spontanea, aveva dimostrato che gli estratti vegetali e di carne non subivano nel tempo alterazione se erano messi in fiale di vetro chiuse ermeticamente alla fiamma e tenute per pi di unora in acqua bollente. Comunque, soltanto dopo pi di un secolo, sar Luis Pasteur che nel 1859, ripetendo le esperienze di Spallanzani, collegher la stabilizzazione di liquidi alimentari alla distruzione termica dei microrganismi originariamente presenti. In effetti, limpiego di bottiglie di vetro con sigillatura precaria (individuata come punto critico dallo stesso Appert) e la bollitura a bagnomaria non garantivano leffettiva stabilit microbiologica dei prodotti cos trattati. Il reale sviluppo dellindustria conserviera stato possibile solo grazie allimpiego di scatole di banda stagnata, che arriv molto presto, e allautoclave per prodotti a bassa acidit che, pur derivando dalla famosa pentola a pressione di Papen del 1681, solo nel 1852 69
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Nel 1874 a Parma, per iniziativa di Carlo Rognoni, si costituisce la Societ Anonima di coltivatori per la preparazione delle conserve di pomidoro. Al 1887 risale la Giuseppe Calda di Sala Baganza. Come risulta dai registri della Camera di Commercio, le imprese della provincia di Parma che trasformavano il pomodoro in estratto erano 4 nel 1893, 5 nel 1894, 7 nel 1895, 11 nel 1896, 13 nel 1897 e tra le 14 e le 16 fino al 1905. Ma questi dati, sono sottodimensionati in quanto la registrazione alla Camera di Commercio diventer obbligatoria solo nel 1910. Infatti, secondo i dati ministeriali, nel 1890 erano attivi in provincia di Parma 16 opifici, che disponevano complessivamente di 35 caldaie a fuoco diretto, occupavano 76 operai e producendo mediamente 535 quintali allanno di conserva nera in pani. La lavorazione avveniva introducendo i pomodori in sacchi di tela, che venivano schiacciati sotto una rudimentale pressa azionata a mano per eliminare il liquido placentare. La polpa veniva passata nei bigonci attraverso grandi setacci di rame, quindi bollita sul fuoco a legna, rimescolandola con lunghe pale di legno, infine veniva fatta asciugare al sole, e lestratto veniva confezionato in pani. Alcuni fabbricanti erano commercianti di salumi e formaggi e solo in seguito si dedicano allagricoltura; ma quelli che riusciranno a sviluppare le loro imprese fino ai giorni nostri erano prevalentemente proprietari terrieri che reinvestivano i profitti agricoli in questa attivit, oltre che nella produzione di formaggio e in alcuni casi anche di salumi 35. Lodovico Pagani, che nel 1894 aveva iniziato a produrre conserva di pomodoro in societ col Rognoni, alla sua morte nel 1904 diventa titolare dellimpresa che, successivamente, saranno i suoi figli a fare transitare dalla fase pionieristica della conserva nera alla fase industriale moderna. Giuseppe Pezziol, a Padova, confezionava i concentrati di pomodoro in vasi di vetro (il doppio e il triplo) o in pani. Dal 1890 inizi a mettere il doppio concentrato in scatole di lamierino rivestite internamente di carta pergamena e cinque anni dopo (nel 1895) fu acquistata la prima macchina per chiudere le scatole senza doverle stagnare una per una. Nel 1901 la Pezziol decise di insediarsi nel luogo della produzione del pomodoro e costru uno stabilimento attrezzato fin dallinizio con le boules. Nel 1896 Remigio Rodolfi apr un piccolo opificio per la produzione di concentrato di pomodoro che rest attivo solo per 11 anni; mentre il fratello Giuseppe attiv un caseificio e suo figlio Mansueto, acquisiti terreni contigui al caseificio, aggiunse la produzione agricola e la trasformazione del pomodoro tuttora attiva. Nel 1899 fu fondata la F.lli Mutti, trasformando una azienda agricola in industria per la trasformazione del pomodoro. A fianco, cera un caseificio gi attrezzato allora con caldaie a vapore 36. Tra il 1902 e il 1907 sorsero 19 stabilimenti forniti di caldaie a vapore e nel 1908 erano gi 24, per lo pi piccole imprese familiari ma alcune di esse erano societ per azioni ed avevano una dimensione relativamente grande37. Con lintroduzione nelle imprese pi capitalizzate dei concentratori sotto vuoto, inizialmente importati dalla Francia ed anche dalla tedesca Erfurter Maschinenfabrik che aveva una propria rappresentanza a Parma, il settore assunse 71
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striale (dal concentrato per ketchup alle polpe per pizze), i conservieri pi dinamici hanno sempre cercato di rivolgersi anche al mercato al dettaglio con rilavorazioni interne a proprio marchio e con preparazioni alimentari ad elevato valore aggiunto. Di seguito si riportano alcuni esempi della capacit innovativa sviluppata nel tempo dallindustria conserviera parmense. Althea, nata nel 1932 dallidea dei fratelli Bertozzi di non produrre soltanto conserva di pomodoro, ma anche prodotti pi ricchi e pronti alluso, nel 1937 ha lanciato sul mercato Sugoro , il primo sugo pronto italiano (confezionato in vasetti di vetro con capsula a fascetta di facile apertura) che si aggiudicher nel 1947 il Diploma di Gran Premio alla prima Esposizione dellAlimentazione promossa dalle Fiere di Parma. Seguono negli anni 50 prodotti innovativi (tipo snacks) a base di frutta molto concentrata, cos da risultare self stable, e dadi per brodo. Nel 1961 inizia la commercializzazione dello spicchio di formaggio Parmigiano Reggiano senza crosta confezionato in un involucro plastico sotto vuoto, che allora era innovativo anche se diventer poi di impiego elettivo e generalizzato per questo prodotto. Dopo diversi passaggi societari, dal 1997 lo stabilimento appartiene alla DELFINO S.P.A. di Acerra (Napoli). La Rodolfi Mansueto, fondata nel 1906, negli anni 50 inizia la produzione di Ortolina, una salsa pronta da bolliti a base di concentrato di pomodoro e verdure, coraggiosamente confezionata in tubetto di alluminio fino ad allora impiegato solo per dentifricio, e installa un primo impianto per trasformare il concentrato in polvere di pomodoro. Nel 1961 Calisto Tanzi, insieme ad altri piccoli investitori, aveva fondato Dietalat, una piccola azienda per latte pastorizzato in concorrenza con il monopolio locale della Centrale del Latte di Parma. Successivamente trasformata in Parmalat, lazienda stata la prima a livello mondiale ad utilizzare con successo la tecnica Tetrapak (confezionamento asettico in contenitori tetraedrici di cartoncino plastificato) per produrre latte a lunga conservazione UHT (ovvero trattato termicamente a temperatura molto alta per un tempo molto breve prima di essere confezionato asetticamente) di qualit migliore rispetto a quello sterilizzato in bottiglia e, soprattutto, con un contenitore che costava solo un terzo rispetto al vetro. Grazie a questa innovazione, a partire dagli anni 70 lazienda diventata rapidamente una multinazionale leader in questo settore. Tra le altre innovazioni si possono citare un latte fermentati con particolari batteri probiotici e il latte pastorizzato e microfiltrato su membrane ceramiche a shelf life estesa. La Boschi Luigi e Figli, nata intorno al 1905 dalla trasformazione della precedente attivit molitoria e attualmente appartenente al Gruppo CIO-Casalasco, agli inizi degli anni 80 apparteneva al gruppo Parmalat e da questa mutu la tecnica di trattamento e confezionamento asettico per applicarla con successo prima alla passata e alla polpa di pomodoro, poi a succhi di frutta, alle minestre e condimenti (presso lo stabilimento di Felegara rilevato dalla Campbell Soup che lo aveva attivato nel 1965) e, infine, al t e ad altre bevande. Alla mol73
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tivi in zone marine. Nella progressiva meccanizzazione di modalit operative manuali di tipo tradizionale i costruttori di macchinari hanno avuto ovviamente un ruolo primario. In Italia ed anche a Parma, fino al secondo dopoguerra la scienza alimentare non era ancora formalizzata, lattenzione era rivolta pi alla quantit che alla qualit prodotta e la conoscenza dei processi in funzione delle caratteristiche della materia prima e del prodotto finito era a livello di tecnica empirica. La conoscenza tecnica era detenuta in particolare dai costruttori di macchinari che assommavano lesperienza dei singoli clienti. Cosicch i macchinari stessi non erano standardizzati ma subivano continui adattamenti ed erano venduti allindustria alimentare insieme al know-how applicativo, realizzando una forma primordiale di quello che oggi chiamiamo trasferimento tecnologico. A dimostrazione del basso livello della tecnologia tradizionale, si pu ricordare che, ancora negli anni 70, a Parma erano frequenti le proteste dei conservieri per il fatto che i meccano-alimentari vendevano le linee per la trasformazione del pomodoro anche allestero, creando competitori a pi basso costo di materia prima e manodopera. Oggi, fortunatamente, grazie alla presenza di competenze tecnologiche su base scientifica, le nostre imprese del settore hanno saputo mantenersi competitive in termini di qualit a fronte dei derivati del pomodoro a basso prezzo prodotti in Cina con gli stessi impianti. Comunque, per tutta lindustria alimentare lindustrializzazione diffusa e competitiva stata resa possibile solo con linnovazione di prodotto e di processo. Lindustria conserviera degli anni 60-80 del secolo scorso era gestita in maniera puramente empirica ed il buon risultato dei processi dipendeva dallesperienza dei cosiddetti praticoni e, quando proprio non se ne poteva fare a meno, ci si rivolgeva allesperto di riferimento della Stazione Sperimentale per lIndustria delle Conserve Alimentari di Parma; ma dicendo il meno possibile per non svelare i segreti industriali che si era convinti di possedere rispetto alla concorrenza. In questo clima di gelosa chiusura verso la conoscenza esterna, dominavano alcune figure aziendali strategiche: i caldaisti patentati, senza i quali non si poteva generare il vapore; i boullisti, che sapevano regolare quasi istintivamente gli impianti di concentrazione allora privi di strumentazione e di automatismi, e gli aggraffatori, che riuscivano a inscatolare il prodotto in maniera perfettamente ermetica, anche quando le macchine erano un poco logore e le scatole avevano scarsa omogeneit dimensionale e meccanica. Queste figure, dalle quali dipendeva molto il successo di una campagna di lavorazione, non potevano essere considerate della classe operaia ma semmai dei professionisti; per lo pi infatti non erano compresi nelle trattative sindacali e stipulavano contratti personali in funzione della loro insostituibilit. Con lavvento dei concentratori continui a controllo automatico, i boullisti hanno perso i loro privilegi, mentre il ruolo strategico degli aggraffatori permane tuttoggi. 75
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con un indubbio effetto Italian style anche per mezzi di produzione tuttaltro che frivoli. Come gi detto, lindustria meccano-alimentare parmense si specializzata nella costruzione di macchine e impianti per le lavorazioni locali via via industrializzatesi in maniera diffusa, a partire da quelle per la pasta secca e per il concentrato di pomodoro, adattando queste ultime anche alla trasformazione della frutta e alla produzione di conserve vegetali pi in generale, che si erano affermate in Romagna ed in Campania. Successivamente si sviluppato il settore delle attrezzature per salumifici, con particolare riferimento ai salumi crudi che non potevano contare su un know how sviluppato in altri Paesi. Molto pi recente stato lo sviluppo dei macchinari per il formaggio parmigiano, vincolato alla dimensione artigianale e tuttora caratterizzato dallimpiego di caldaie con fondo di rame, di attrezzature di legno e di tele di canapa. Attingendo in parte da una dettagliata trattazione di Del Sante 37, di seguito si richiamano brevemente alcuni dati sulla consistenza numerica del nascente meccano-alimentare parmense e alcuni esempi di pionieri, ai quali va il merito di avere messo robuste radici per tutto il settore anche nei casi in cui le loro imprese non sono state tramandate fino ai giorni nostri. Per rispondere alla crescente domanda locale dellindustria alimentare, ma anche dei settori ferroviario, agrario ed edilizio, le officine meccaniche di Parma che erano 8 nel 1897, erano diventate 33 nel 1913 e 36 nel 1922. La Bartolomeo Ballari, fondata nel 1872, si era specializzata nella costruzione di impianti per mulini, pastifici, fabbriche di concentrato di pomodoro (fu tra le prime ad introdurre i concentratori cilindrici) e di motori idraulici. Negli anni 40, con la ragione sociale A. & G. Rossi delling. Andrea Rossi, produceva anche intubettatrici automatiche. Oggi, come Ing. A. Rossi impianti industriali, continua a produrre macchinari per trasformare frutta e pomodoro. La Carlo Migliavacca, fondata nel 1875 e tuttora attiva, nel 1936 ha registrato il primo brevetto di dosatrice per concentrato di pomodoro. La Pierino Reviati di Felino, che ha origine da una bottega di fabbro ferraio iniziata dal padre Cesare nel 1896, inizio prima a riparare e poi a costruire macchine per lindustria delle conserve di pomodoro ed oggi ancora attiva come Pellacini Sergio e Figli a Sala Baganza. Oreste Luciani, che aveva iniziato come operaio nellofficina Centenari specializzata in macchinari a vapore, nel 1909 fond una propria officina. Dopo la Grande Guerra aveva una propria fonderia e potenti presse per lo stampaggio delle piastre per recipienti a pressione e nel secondo dopoguerra la produzione comprendeva anche aggraffatrici per scatole che, pur essendo a basso livello di automazione, erano cos affidabili che i pezzi di ricambio continuarono ad essere richiesti anche dopo la chiusura dello stabilimento (avvenuta nel 1985). Allinizio del secolo scorso lo stabilimento meccanico pi grande era quello delling. Alberto Cugini (gi Luigi Ferrari, poi Ing.ri Cugini e Mistrali) che nel 1910 contava 130 operai, disponeva anche di una fonderia e produceva turbine e impianti per la conserva di pomodoro, per mulini, caseifici e pastifici. Ma nel 1912 limpresa fall perch il declino della spinta trainante delle fabbriche di conserva di pomodoro e la riduzione dellattivit molitoria, non 77
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lazienda ebbe un grande sviluppo ma, alla fine degli anni 60 la crisi del mercato del concentrato di pomodoro comport una profonda ristrutturazione del settore. La Vettori & Manghi si diede il ruolo di main contractor, per offrire allestero fabbriche chiavi in mano, ricorrendo sempre pi alla subfornitura su proprio know how progettuale, sviluppando il segmento fine linea (dosatrici, aggraffatrici, etichettatrici, pallettizzatori) ed estendendo i settori di utilizzo dalle conserve vegetali alla trasformazione delle carni, del pesce e del latte. Nel 1987, a seguito di una nuova crisi del settore, lazienda fu veduta alla multinazionale di engineering FATA e questa nel 1994 chiuse lo stabilimento di Parma. Una storia parallela, ma fortunatamente con un esito pi felice, quella della Rossi & Catelli. Il giovane Camillo Catelli, dopo una breve esperienza come tecnico presso unazienda meccanica, nel 1945 ha fondato con due amici la Catelli e C. che, cogliendo tempestivamente le esigenze di rinnovo impiantistico delle aziende alimentari nella nuova Italia post-bellica, dopo un solo anno di vita occupava gi 70 addetti. Successivamente, un breve sodalizio con lIng. Rossi ha determinato un deciso orientamento della produzione al settore delle macchine per lindustria conserviera e la nuova denominazione societaria Rossi & Catelli, che sar mantenuta nel tempo anche se gi dal 1948 allIng Rossi era subentrato come socio Adolfo Cecchi, il sinergico manager con il quale Camillo Catelli condurr lazienda per mezzo secolo di continua crescita. Fin dagli anni 50 lazienda si caratterizzata per la particolare capacit innovativa, testimoniata dallintenso e non usuale ricorso alla brevettazione internazionale. Negli anni 60 ai macchinari per la trasformazione del pomodoro e della frutta si aggiunse quello per la sterilizzazione UHT del latte che, presso la Parmalat, furono abbinati alle confezionatrici asettiche Tetrapak e ne seguirono lespansione multinazionale. Oggi il Gruppo CFT comprende anche gli stabilimenti Manzini, Bertoli, Comaco, Sima e Raytec Vision ed attualmente lunica grande impresa meccano-alimentare parmense che pu competere con le grandi multinazionali presenti nello stesso territorio e con produzioni analoghe (JBT, ex FMC, e GEA). Nel 1947 stata fondata la Soavi Bruno & Figli (poi NIRO e oggi del Gruppo GEA), inizialmente per la produzione di macchine per il burro e successivamente omogeneizzatori per lindustria casearia, una particolare applicazione di pompe a pistoni ad alta pressione. Limpiego di questi omogeneizzatori stato esteso ai nettari e succhi di frutta e le pompe ad alta pressione sono state impiegate anche per alimentare a flusso costante gli sterilizzatori asettici. Alla Savi, nel tempo, si sono aggiunte altre imprese parmensi (come la Bertoli, ora del Gruppo CFT), dando origine ad un sub-distretto altamente specializzato. Lindustria meccano-alimentare di Parma ha avuto un grande sviluppo nella seconda met del 900, soprattutto per lesportazione nei Paesi in via di sviluppo (Sud-America, Medio-Oriente, Nord-Africa, Est-Europa) e anche in quelli pi arretrati grazie ai finanziamenti Statali per la cooperazione allo sviluppo. La concorrenzialit dei nostri costruttori rispetto alle multinazionali del settore era dovuta alla grande flessibilit organizzativa, che permetteva di offrire a prezzi relativamente bassi macchinari adattati alle esigenze specifiche del cliente 79
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afferisce alla National Can Italiana con sede nel salernitano. Dal 1946 la Lanzi di Pontetaro produce macchine di piccola potenzialit per la fabbricazione e per la chiusura di scatole di banda stagnata per conserve alimentari in tre pezzi, cilindriche e sagomate. 1.2.10 - EvOlUZiONe delle maCCHiNe per liNdUstria CONserviera Come riportato da Cusatelli41, in una intervista sulla Gazzetta di Parma del 29 settembre 1967, la nipote Laura Rognoni cos descriveva la produzione artigianale di conserva di pomodoro: Qui a Panocchia, nel vecchio podere del mio nonno, c tuttora lantica conservera, dove le pile dei sacchi di tela venivano schiacciate sotto una rudimentale pressa azionata a mano o a cavalcioni, per eliminare il liquido dei pomodori: ricordo bene i grandi setacci di rame che passavano la polpa nei bigonci, le grandi caldaie di rame in cui sul fuoco a legna si cuoceva la salsa, continuamente rimescolata da lunghe pale di legno: Poi veniva fatta asciugare su tavole al sole, e infine conservata e confezionata in pani di 1 kg, duri e neri, che venivano avvolti in fogli colorati di carta oleata. Questo stesso schema operativo pu essere utilizzato per illustrare sinteticamente lo sviluppo dei macchinari impiegati nella produzione industriale a partire dal primo 900. Fino a quando erano impiegate variet tradizionali, per triturare il pomodoro erano impiegati trituratori a coltelli. Con lintroduzione degli ibridi da raccolta meccanica, invece, stato necessario ricorrere ai trituratori a martelli, peraltro di uso pi generale. Secondo la tecnica tradizionale, il pomodoro era triturato a freddo (cold break) e poi riscaldato in scambiatori di calore a calandria, detti brovatrici, a temperature non troppo elevate per non inattivare i semi che venivano recuperati per lanno successivo. Il triturato riscaldato, la cui consistenza era stata ridotta dagli enzimi pectolitici attivati dal riscaldamento, era inviato alla setacciatura per separare i frammenti di pelle ed i semi (passatura con luce del vaglio da 1,2 mm) e per ridurre la dimensione dei granuli di polpa (raffinazione con un secondo vaglio da 0,8-0,6 mm e, se il concentrato era destinato alla ricostituzione in succo da bere, superraffinazione con un terzo vaglio da 0,4 mm). Per il concentrato destinato alla produzione di ketchup, invece, la triturazione era effettuata a caldo (hot break) (introdotta nel 1936), riciclando sul trituratore una parte del prodotto in uscita dalla brovatrice, cos da limitare la macerazione enzimatica ed avere una maggiore consistenza. Quando si sviluppata la produzione di passata di pomodoro, il mantenimento della massima consistenza diventato elemento di vantaggio competitivo, in quanto permetteva di ridurre il grado di concentrazione del prodotto finito, e, a tale fine, la Rossi & Catelli ha sviluppato il super hot break, basato sulla disaerazione del prodotto nel trituratore, cos da inibire fin dallinizio lattivit degli enzimi pectolitici. Con lintroduzione degli ibridi di pomodoro ad alta consistenza per la raccolta meccanica e per il trasporto in cassoni liberi, stato necessario aumentare la potenza delle passatici, cercando peraltro di evitare il passaggio nella polpa di frazioni indesiderate come quelle 81
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sto valeva in particolare per la conformazione di impianto che prevedeva nei diversi stadi una temperatura decrescente allaumentare del grado di concentrazione, in controcorrente quindi rispetto al grado di vuoto. Con lintroduzione delle variet di materia prima ad elevata consistenza, stato necessario passare alla configurazione in equicorrente, perch il prodotto pi concentrato doveva avere temperatura elevata per risultare pompabile e, comunque, risultato pi difficile ottenere triplo concentrato. Per promuovere i primi concentratori continui si sosteneva che una frazione di succo iniziale potesse by-passare i vari stadi di trattamento preservando nel prodotto finale laroma di fresco. Questo giustificava anche linserimento a valle del concentratore Il triplo concentrato di pomodoro destinato alla rilavorazione industriale era riempito a caldo in fusti da 200 litri (prima di legno, poi di plastica) con strati di sale; mentre il doppio concentrato (microbiologicamente pi alterabile) era riempito a caldo in scatole di banda stagnata di grande formato (10 e 5 kg), fino allintroduzione negli anni 80 del trattamento termico e confezionamento asettico in sacchi plastici da 200 litri presterilizzati a raggi gamma, utilizzando riempitrici asettiche che hanno rappresentato una evoluzione prettamente parmigiana della tecnica bag-in-box introdotta nel 1974 dalla Sholle statunitense. I concentrati da mercato al dettaglio erano confezionati per lo pi in scatole di piccolo formato (molto diffuso il tamburello da 100 g) e in tubetti di alluminio flessibile. Oggi il mercato di questi prodotti ridottissimo e praticamente limitato ai tubetti flessibili da 130 o 180 g, in quanto stato sostituito da derivati del pomodoro a maggiore contenuto di acqua. Il riempimento a caldo dei fusti non richiedeva particolari macchinari, in quanto era effettuato scaricando direttamente il prodotto dal fondo delle boulle di concentrazione discontinue, ed anche la chiusura (peraltro non ermetica) era manuale. Per le scatole di banda stagnata e per i tubetti, invece, era necessario disporre di sistemi di dosaggio e macchine chiuditrici, seppure a funzionamento semiautomatico. Diverse officine parmensi si sono specializzate nella produzione di queste macchine, tanto pi complesse e automatizzate quanto pi piccoli erano i contenitori da riempire e chiudere. Il sistema di dosaggio era volumetrico a pistone e, poich il confezionamento nei piccoli formati avveniva per lo pi fuori campagna con prodotto precedentemente conservato nei fusti, le dosatrici erano integrate con sistemi di preriscaldamento (prima in semplici tramogge con camicia a vapore e agitatore, poi con scambiatori di calore tubolari e pompe di circolazione). Le macchine per chiudere le scatole di banda stagnata erano e sono tuttora costituite essenzialmente da un piatto di appoggio, un mandrino per comprimere il coperchio sul corpo scatola e due rollini che si avvicinano in successione con moto relativo rotazionale per realizzare la doppia aggraffatura tra il bordo del corpo scatola e quello del coperchio ricoperto di mastice (con una prima operazione di aggancio ed una seconda operazione di sovrapposizione e compressione dei ganci), cos da renderla ermetica grazie al mastice interposto tra gli strati metallici. A parit di principio di funzionamento, peraltro, le macchine aggraffatrici hanno 83
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per lo pi dagli scarti di cernita). Poich i pomodori pelati sono dosati quasi a temperatura ambiente e la poca salsina aggiunta calda non permetterebbe di eliminare laria inglobata nelle scatole (con conseguente assenza di vuoto interno e rapida corrosione della banda stagnata per azione dellossigeno), prima della chiusura le scatole (eventualmente con il coperchio solo preaggraffato) erano sottoposte ad un trattamento di riscaldamento in un tunnel a vapore (exhauster) per allontanare laria interna prima della chiusura ermetica. Questa operazione, che comportava un grande spreco di vapore, con la crisi energetica degli anni 70, stata sostituita dallintroduzione delle colmatrici sotto vuoto per la salsina e del getto di vapore sulle aggraffatrici. In tutti i casi, per la stabilizzazione microbiologica dei pomodori pelati necessario sottoporre il prodotto inscatolato ad un trattamento termico in grado di portare a circa 90C la temperatura della porzione di prodotto che si riscalda pi lentamente. A parte i piccoli bagni statici con acqua allebollizione per produzioni artigianali e le grandi vasche con tappeto mobile sul fondo che erano impiegati in Campania ancora negli anni 80, i costruttori di Parma hanno proposto pastorizzatori-raffreddatori continui a scatola rotante ad alta capacit produttiva anche molto innovativi (come quello di DallArgine Ghiretti che, soprattutto nei formati da 1 e 3 kg, permette di abbassare i tempi di trattamento grazie alla inversione del moto di rotazione delle scatole indotta dal movimento alternato del piano di rotolamento). Le soluzioni tecniche sviluppate per il confezionamento e la pastorizzazione dei pomodori pelati hanno trovato applicazione anche per la frutta sciroppata; una produzione oggi divenuta marginale ma che aveva avuto un grande sviluppo in Romagna e in Campania negli anni 60-80. Nonostante lintroduzione sul mercato di nuovi materiali, sia per i pomodori pelati sia per la frutta sciroppata il contenitore pi adatto tuttora la tradizionale scatola di banda stagnata non verniciata. Questo perch la lenta corrosione elettrochimica dello stagno, oltre ad eliminare il poco ossigeno inizialmente presente, comporta lo sviluppo di idrogeno atomico e lambiente fortemente riducente protegge il colore e laroma del prodotto anche per tempi di conservazione molto lunghi. Ritornando ai derivati del pomodoro, come gi detto, a partire dagli anni 70 linteresse produttivo si accentrato sulle passate e polpe. Le prime sono ottenute con le normali passatrici attrezzate con setacci a maglia media o grande (passata rustica), con il successivo trattamento in trovatrice e una concentrazione fino a 10-12 Brix. Per le polpe, invece, sono state messe a punto apposite macchine che, alimentate con pomodori tagliati, permettono di separare la buccia dalla polpa sfruttando la diversa resistenza meccanica mediante estrusione su piastra forata oppure compressione su fili o lame di acciaio paralleli e/o a griglia, con successivo passaggio su vaglio sgrondatore per separare il siero e buona parte dei semi. In tutti i casi, il successivo trattamento in brovatrice comporta una profonda degradazione strutturale, mentre con sistemi di riscaldamento pi blandi lattivazione degli enzimi pectolitici comporta una elevata sineresi con ridotta resa in polpa. La frazione sierosa parzialmente concentrata insieme al succo derivante dagli scarti di cernita e la salsina cos ottenuta 85
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allossigeno comportava una minore shelf life rispetto a quelli tradizionali, era divenuta compatibile con laffermazione della grande distribuzione e dei suoi sistemi logistici. Comunque, per via della presenza di fibre o addirittura di pezzi di pomodoro, stato necessario adattare le macchine form-fill-seal Tetrapak normalmente impiegate per il latte, sostituendo in particolare nella termosaldatura a tubo pieno le semplici barre saldanti con quelle ad ultrasuoni. Successivamente si sono diffuse le fill-seal asettiche tipo Combibloc che impiegano cartoni preformati. A seguito del Decreto Ministeriale 23 settembre 2005, pu essere denominato passata di pomodoro solo il prodotto che non sia stato concentrato a pi di 12 Brix e successivamente ridiluito e che, se non confezionato direttamente nel contenitore di vendita, deve essere preliminarmente condizionato in asettico. Oggi il prodotto considerato dal mercato il sostituto dei pomodori pelati di maggior pregio il vero e proprio cubettato, caratterizzato da regolarit di forma e di colorazione. Questo cubettato ottenuto sottoponendo il pomodoro (preferibilmente di variet partenocarpica, ovvero senza semi) a pelatura termo-fisica prima del passaggio in taglierina, con il confezionamento diretto in scatola di banda stagnata e il successivo trattamento in pastorizzatore-raffreddatore a scatola rotante. Infatti, le tecniche asettiche convenzionali e, seppure in misura minore, anche il riscaldamento ohmico comportano un danno termomeccanico che degrada la forma dei cubetti di pomodoro e, come gi detto per i pomodori pelati, i contenitori asettici di poliaccoppliato non proteggono il colore e laroma allo stesso modo della banda stagnata. Le macchine di lavorazione e le modalit di confezionamento utilizzate per le passate, le polpe e i cubettati di pomodoro hanno avuto applicazione diretta per i derivati della frutta: puree preconcentrate con i corrispondenti succhi polposi e prodotti in pezzi destinati alla produzione di confetture. Anche grazie alla tradizionale manifestazione fieristica dedicata al meccano-alimentare (nata come Mostra delle Conserve, poi Tecnoconserve ed ora CibusTec), i costruttori parmensi hanno sviluppato le loro abilit anche per settori che non avevano gi rilevante applicazione nel territorio vicino. Anzitutto si deve citare il settore del confezionamento asettico che, oltre alle applicazioni gi citate precedentemente, si innestato sulle tradizionali competenze di imbottigliamento della Simonazzi e, anche con la gemmazione di Procomac, ha conquistato una leadership internazionale nel riempimento asettico di bevande in bottiglie di materiale plastico. Per quanto riguarda le tecniche di stabilizzazione microbiologica a freddo, si pu citare un brevetto Simonazzi per il trattamento iperbarico di bevande gi racchiuse in bottiglie plastiche, che per non ha avito applicazione commerciale per i tempi di trattamento eccessivamente lunghi. Alla produzione di sottaceti e sottoli, sviluppatasi a livello industriale in diverse regioni italiane negli anni 70-80 a partire da semilavorati, si dedicato un segmento del settore meccano-alimentare parmense con macchine specifiche, quali le dosatrici a tamburo rotante e a piano vibrato, le colmatrici sotto vuoto, le tappatrici per vasi di vetro e i pastorizzatori-raffreddatori ad acqua pi economici di quelli a passo 87
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dallarruginimento sulla faccia esterna e dalla corrosione interna che subirebbe se fosse a diretto contatto con il prodotto alimentare (soprattutto se molto acido come nel caso dei derivati del pomodoro e della frutta). Nel secondo dopoguerra su passati dalla laminazione dellacciaio a caldo, che comportava spessori di circa 0,5 mm, alla laminazione a caldo seguita da quella a freddo e alla doppia riduzione grazie a treni di laminazione pi potenti, con una progressiva riduzione fino al 50% dello spessore e, corrispondentemente, del peso e del costo della base di acciaio. Per mantenere la necessaria resistenza meccanica delle scatole stata introdotta la cordonatura del corpo cilindrico. Applicando la tecnica di formatura delle scatole in due pezzi mediante imbutitura e stiramento, lo spessore del corpo cilindrico si ridotto a circa 0,1 mm, anche se applicabile come resistenza meccanica solo nel caso di bevande gassate. Per quanto riguarda lo stagno, molto costoso e considerato materiale strategico, mentre la tradizionale stagnatura per immersione (proseguita peraltro fino agli anni 70) comportava sulle due facce una copertura di circa 60 g/m2, lintroduzione della stagnatura elettrolitica, la sua applicazione differenziata sulle due facce, limpiego di vernici interne molto protettive e della litografatura esterna e, infine, le tecniche di elettrodeposizione LTS (light tin steel) hanno permesso di ridurre drasticamente il peso di copertura, fino a circa 1 g/m2. Negli anni 80 la saldatura a lega del corpo scatola stata del tutto sostituita dalla saldatura elettrica (introdotta per prima dalla svizzera Soudronic), sia per evitare la presenza di piombo a contatto con lalimento sia per ridurre la quantit di banda stagnata impiegata. Sempre per ridurre i costi, la banda stagnata stata sostituita dalla banda cromata (acciaio protetto da un sottile strato di cromo e ossidi di cromo elettrodeposto), sono state introdotte le scatole in due pezzi (quelle imbutite e reimbutite e, soprattutto, quelle imbutite e stirate) e la rastrematura della bocca del corpo cilindrico per ridurre il diametro del fondello. Anche i sistemi di apertura hanno avuto una grande evoluzione, a partire dallo scalpello e martello necessari al Capitan Parry nellArtico. Al 1858 risale il brevetto statunitense di un apriscatole munito di una sorta di baionetta, dal quale sono derivati quelli ancora in uso. Come servizio al cliente, vi erano gli apriscatole monouso per decolage attaccati al coperchio con un punto di saldatura: lapplicazione pi antica stata nelle scatole rettangolari tipo sardine con il coperchio saldato con lega al piombo e, successivamente, nelle scatole per carne in gelatina con semitagli sul corpo cilindrico sotto la doppia aggraffatura. Successivamente, per competere con i contenitori alternativi di pi facile apertura, a partire dagli anni 60 stato necessario introdurre coperchi easy open con semitaglio ed anello per la rottura a strappo (prima realizzabili solo di alluminio e, successivamente, anche di banda stagnata o cromata). Per mantenere la resistenza alla corrosione interna, con la riduzione dello strato di stagno stato necessario migliorare corrispondentemente le caratteristiche protettive delle 89
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BIBLIOGRAFIA E NOTE
G. Devoto e G.C. Oli. Dizionario della lingua italiana, Le Monnier, Firenze 1971 A.M. Gasca. Fabbriche, sistemi, organizzazioni. Storia dellingegneria industriale, Springer, Milano 2006 3 B. Benjamin Beck. L abilit tecnica degli animali, Bollati Boringhieri 1986 4 E.V. McCollum. A History of Nutrition, Houghton Mifflin Co, Boston 1957 5 L. Geymonat. Storia del pensiero filosofico e scientifico, vol. III Il Settecento, Garzanti, 1975 6 T.S. Ashton. La rivoluzione industriale. 1760-1830, Laterza, Bari 1998 7 M. Zannoni. Il Parmigiano-Reggiano dal Medioevo al Novecento, Musei del cibo della provincia di Parma, 2007, http://www.museidelcibo.it/stampabile.asp?IDCategoria=217&IDSezione=917 8 J.C. Flachat, Observations sur le commerci et sur les arts dune partie de lEurope, de lAsie, de lAfrique, et mme des Indes Orientales, Jacquenod pre et Rusand, Lion, 1766.: Il formaggio parmigiano fatto con latte scremato, quello della sera precedente mescolato con il latte del mattino [...]. Il caglio viene preparato a forma di palle e sciolto con le mani nel latte: la sua preparazione un segreto, ma abbastanza noto che si fa con lo stomaco del vitello conciato con spezie e Sali. [...] il casaro controlla la coagulazione e, trovandola completa, ordina al sotto casaro di lavorarla, ci che egli fa con un bastone munito di fili di metallo incrociati. Quando egli lha ridotta a quella sottigliezza di grana che soddisfa il casaro, viene lasciata a depositare fino a che la gincata affonda del tutto mentre il siero affiora alla superficie: quindi la caldaia che la contiene viene riportata sul focolare dove, con un fuoco intenso, viene rapidamente condotta ad alta temperatura. Vi si aggiunge una piccola quantit di zafferano in polvere sottile che il sotto casaro agita continuamente con un aggeggio metallico per evitare che bruci. Citato in G. Cusatelli e F. Razzetti, Il viaggio a Parma, Visitatori stranieri in et farnesiana e borbonica, Parma, Guanda, 1990. 9 Edmond et Jules de Goncourt. LItalie dhier. Notes de voyage 1855-56, G. Charpentier et E. Fasquelle, Paris 1894, http://www.archive.org/stream/litaliedhiernot00goncgoog: Le comte Taverna nous emmne visiter une de ses fermes, o a lieu la fabrication du fromage de Parmesan. []. Le lait, auquel a t enlev la crme, se transprte dans le casone, et se verse dans une chaudire de cuivre, en forme de cloche renverse, trs vase aux bords, et pouvant contenir de 5 14 brente milanaises. La chaudire est porte sur un fourneau tabli dans une niche circulaire, creuse dans le pav du casone, et expose un feu slevant 28 ou 30 degrs Raumur, et pour que la temprature reste uniforme, on agite continuellement le lait avec la rolella. Le lait ainsi chauff, il y est ml une fressure, forme de lestomac de jeunes veaux, puis on retire la udire du feu et on la laisse en repos, pour que le lail se coagule: ce qui dure trois heures lt, une demi-heure lhiver. Puis le lait, coagul, est battu vivement avec le spino, jusqu ce quil devienne granuleux, de la grosseur dun grain de riz. On remet la chaudire au feu, et elle est pousse lentement 32 degrs Rauraur. Cest le moment du spurgo, o lon ajoute du safran, qui agit comme astringent, et donne couleur et saveur au fromage. A ce moment, avec un feu vif, 38 ou 40 degrs sont atteints: cest le temps de la cuisson, cottura. La cottura termine, on enlve, avec une toile nomme palta, le fromage spar du petit-lait. Le fromage, maintenant form, est dpos dans un cuvier, o il est lgrement
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Bibliografia e note
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uomini. Per quanto riguarda la sola citt di Parma, le officine meccaniche erano 8 nel 1897, 33 nel 1913 e 36 nel 1922, nel 1908 gli occupati erano circa 400. Si trattava principalmente di piccole realt artigianali a conduzione familiare, fra le quali si ricordano: - La Pietro Campanini, presso la quale lavoravano 8 operai, e che produceva torchi per uva e per pasta, caldaie per locomobili e serbatoi per latrine. - La Giovanni Centenari & F., con sede in via Delle Fonderie, la cui produzione si basava su costruzioni in ferro di vario genere; oltre che nei pesi e misure, era specializzata nella costruzione di macchine a vapore per caseifici e pastifici. - la Antonio Centenari & C., con officina in Piazzale dei Servi, impegnato nel settore automobilistico; Bigi Arnaldo, entrato in societ con Antonio Centenari, nel tempo rimarr titolare unico dellazienda. - la Luigi Ferrari, nata nel 1878, con sede a Barriera Bixio (allora denominata Barriera San Francesco), che costruiva macchine agricole. La Luigi Ferrari si trasforma, negli anni successivi, nellab Ing. Cugini e Mistrali, e allinizio del 900 nella Ing. Cugini, sempre con sede in Oltretorrente. La Ing. Cugini era una delle principali industrie meccaniche: nel 1910 era arrivata ad occupare circa 130 operai. La sua produzione era basata sulla costruzione di turbine e impianti per lindustria conserviera e macchine per mulini, caseifici, pastifici. Il prestigio della Cugini si unir anche con quello della Barilla, per la quale realizz il primo torchio in ghisa. La fortuna dellazienda si esaurir nel 1911 quando, dopo le proteste degli operai per ottenere migliori condizioni salariali, lazienda arriv al fallimento. Gli operai creditori provarono a mantenere in attivit la ditta, ma senza alcun successo. - La Elia Zanichelli, operante a Parma negli anni 20 con doppia sede, una in via Petrarca e una in via Cavour. La Zanichelli era specializzata nellinstallazione di impianti per la lavorazione del pomodoro, macchine per produrre scatole di latta e aggraffatrici. Altre officine parmigiane conosciute in quegli anni erano quelle di Arnoldo Rampinelli in Borgo del Leon dOro e in via San Vitale, Ermenegildo DallOlio in piazzale Bernabei e di Palmia & Barbieri che si trasformer nella Oddone Palmia & Figlio in via Volturno1. Del periodo fra fine 800 e inzi 900 risalgono anche le origini delle aziende che fecero veramente la storia del comparto agroalimentare nel parmense: la Simonazzi, la Oreste Luciani, la Manzini, la Ing. Darecchio, la A & G Rossi, la Ligure Emiliana, di cui, nelle pagine seguenti, sono presentate le relative storie, seppure in forma breve. da queste realt che, negli anni che precedono la Seconda Guerra Mondiale, e nel periodo immediatamente successivo, escono tecnici e operai specializzati che daranno vita allo sviluppo del comparto delle tecnologie agroalimentari, che fa di Parma la capitale nazionale e mondiale di questo comparto. 97
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1850 - La SIMONAZZI
La storia della Simonazzi comincia con Pompeo Simonazzi che, nato a Gualtieri (Reggio Emilia) nel 1828, giovanissimo comincia a lavorare come fabbroferraio. Nel 1850 nasce a Baccanelli Parma la Officina Simonazzi specializzata nella costruzione di macchine per lagricoltura. Alle fine dellOttocento Luigi Simonazzi prosegue lopera del padre Pompeo specializzandosi nella produzione di serrature di sicurezza e cancellate artistiche. Questa attivit proseguita alla morte di Luigi dal figlio Arnaldo. Nel 1910 inizia la produzione di macchine per la lavorazione delle conserve e dei prodotti lattiero caseari. Negli anni 30 avviene la costruzione della prima dosatrice per il riempimento di scatole con conserva di pomodoro e delle prime attrezzature per cantine. Verso la fine degli anni 40 Arnaldo con i figli Ampelio e Lorenzo iniziano la produzione delle prime macchine manuali per limbottigliamento del vino. negli anni 50 che lattivit della Simonazzi si amplia velocemente nel campo dellimbottigliamento di liquidi alimentari quali birra, acqua minerale, succhi di frutta, eccetera.
Cena sociale 1952; al centro i fratelli Simonazzi e alla loro destra lIng. Tincati e DallArgine
Negli anni 60 entra in azienda Adriano Simonazzi figlio di Ampelio contribuendo ad un ulteriore incremento dellazienda investendo in uomini e in tecnologia; si ampliano i mercati estendendosi anche oltreoceano negli Stati Uniti, in sud America e in sud Africa. Negli anni 80 nasce la Simonazzi France con sede ad Evian, viene acquisita la Enomec di Verona, la Sibnastri Parma e la ABM Parma. Il 1987 verr ricordato come lanno di ingresso della Simonazzi nellorbita dei maggiori gruppi industriali del packaging mondiale. Nel 1987 infatti la Simonazzi viene acquisita dal gruppo Sasib di Bologna, parte di CIR. Negli anni 90 lazienda continua la sua espansione insieme al gruppo. Le molte acquisizioni intraprese dal gruppo includono Alfa (azienda produttrice di macchine etichettatrici a Mantova), Meyer e Mojonnier (marchi storici nel campo delle riempitrici e dei mixer negli Stati Uniti) ed Elettric 80 (sistemi per lautomazione del fine linea a Viano, Reggio Emilia). Nel 1998 il gruppo Sasib si focalizza sulle attivit food & beverage e porta la sua sede a Parma. Nel 2001 il gruppo svizzero SIG, leader nel settore del packaging alimentare, acquisisce da Sasib le attivit beverage, e riporta alla luce il marchio Simonazzi, creando la nuova divisione SIG Simonazzi allinterno del gruppo. Quattro anni dopo, nel 2005, Simonazzi entra a far parte del gruppo Tetra Laval, leader di mercato mondiale nel packaging alimentare, mutando la ragione sociale in Sidel. 99
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Tito Nasturzio e i figli Silvestro e Saverio partecipano, assieme alle maestranze, alla Santa Messa celebrata nel 1957 in occasione del 50 anniversario della fondazione
Allinizio degli anni 60 entrano in azienda Silvano e Saverio, i figli di Tito, e dal 1964 la famiglia Nasturzio d avvio a una politica di nuovo sviluppo dellattivit che porta, nel 1969, alla costruzione dello stabilimento di 19mila metri quadrati su un terreno di 108mila metri quadrati nel quartiere Paradigna, nellattuale via Forlanini. Il mercato sempre pi ricettivo e la struttura produttiva fanno raggiungere alti livelli di produzione allazienda, che arriva a occupare fino a 450 persone, in gran parte stagionali. Da testimonianze di collaboratori, in particolare del direttore sig. Pagani, vengono evidenziate le grandi qualit umane dei componenti della famiglia Nasturzio, che hanno saputo trasmettere in tutto lambiente il senso del dovere e del rispetto, come era nella loro natura di veri galantuomini. Nel 1975 la Ferenbal, ditta francese, acquista una parte della Ligure Emiliana che continua la produzione di alcuni tipi di scatole; subito dopo la Ferenbal assorbita dalla Carnaud, che infine acquista anche la parte residua della Ligure Emiliana. Lultimo passaggio societario di cui oggetto la Ligure Emiliana quello fra la Carnaud e linglese Metal Box la quale, nel 1986, chiude la Ligure Emiliana, ponendo fine a una delle prime aziende del parmense - e probabilmente anche dItalia - che produceva barattoli e scatole in banda stagnata destinati allindustria alimentare. 101
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1909 - La LUCiaNi
Nel 1909 si costituisce la Oreste Luciani con sede in via Imbriani 81/87 a Parma. I soci fondatori sono Oreste Luciani, Ferretti, Merusi. Oreste Luciani (1891-1974) un operaio dellOfficina Centenari, che lavorando di giorno e studiando di sera, riesce a raggiungere un alto grado di preparazione progettuale con il quale poter definire molte invenzioni che diventeranno la base del vastissimo programma produttivo di oltre cinquantanni di attivit. Le prime macchine a cui si dedica Luciani sono quelle per la lavorazione del pomodoro, del formaggio e del ghiaccio. Alla fine della Prima Guerra Mondiale per lOfficina Luciani, che dispone anche della fonderia per la ghisa, inizia il vero sviluppo industriale, espandendo la produzione con la costruzione di macchine per la lavorazione di cioccolato e di gelati, oltre che quelle per la macellazione delle carni (soprattutto suine). Negli anni 28/29 la Oreste Luciani si trasferisce nella nuova sede di via Bologna 25/31 e alla vecchia produzione abbina la costruzione di macchine per la lavorazione del pomodoro, della frutta, dei mosti e dei vini, e una gamma completa di macchine per la lavorazione del Parmigiano Reggiano comprendente generatori di vapore, caldaie a doppio fondo, pompe, scrematrici e zangole. La guerra, in corso dal 1941 al 1945, colpisce duramente la Luciani, privandola di buona parte della sua manodopera specializzata e distruggendo con i bombardamenti la massima parte delle sue strutture, del macchinario e delle attrezzature. La volont, la perseveranza e limpegno di Oreste Luciani con la concorde attiva collaborazione dei familiari e dei dipendenti si esaltano in modo particolare, consentendo di superare il grave disastro della guerra; e in pochi anni lazienda ricostruita completamente. Lo sviluppo aziendale rapidissimo e negli anni Cinquanta la Luciani vanta gi un organico di oltre 200 persone; ad Oreste si affiancano i figli Alfio e Franco che contribuiscono ad aumentare ulteriormente la dimensione aziendale al punto da raggiungere nel 1970 un numero di 400 dipendenti2. III Mostra Internazionale delle Conserve Nel 1974 viene a mancare Oreste Luciani Alimentari, Parma 1948 e lanno successivo esce dallazienda di fa102
miglia Franco, costituendo la Franco Luciani & C., che chiuder poco tempo dopo; Alfio assume la direzione dellazienda con la collaborazione della moglie Maria Ludovica, e facendo ordine nella vasta gamma di macchine fino a quel momento costruite, organizza la produzione in tre sezioni: - agraffatrici automatiche e semi automatiche per scatole e barattoli; gruppi di riempimento e di chiusura di barattoli in banda stagnata e cartone per prodotti liquidi; - generatori di vapore a tubi dacqua e di fumo (famoso diventer il modello Cornovaglia); autoclavi; bacinelle di cottura; - impianti per la lavorazione di pomodoro, Reparto di montaggio generatori di vapore, 1970 frutta, latte e prodotto ittici. Agli inizi del 1980, conseguentemente a una profonda crisi di mercato, la gestione entra in difficolt, e dopo cinque anni, nel 1985, lazienda posta in liquidazione. Negli anni successivi la struttura demolita completamente per fare posto alla costruzione di un intero quartiere a uso abitativo. Un tentativo per salvare la prima sezione produttiva della ditta messo in atto nel 1986 dalla COMACO di Montecchio Emilia, Reggio Emilia, che rileva dal tribunale fallimentare questo ramo della produzione con relativi progetti, macchine utensili e magazzino, creando la nuova societ Luciani-Parma. Purtroppo questa societ non ha avuto il tempo di entrare in attivit a causa dellacquisizione del gruppo COMACO da parte della Sasib di Bologna, appartenente al gruppo CIR dei fratelli De Benedetti: la Luciani Parma incorporata nella COMACO e per decisione della nuova propriet la produzione della Oreste Luciani viene completamente abbandonata. Oreste Luciani ha lasciato un segno profondo nel settore in cui ha operato non solo per le sue capacit tecniche, ma anche per quelle commerciali, consolidando rapidamente la presenza dellazienda allestero; per meglio comprendere la dimensione della capacit imprenditoriale di Oreste, basta sottolineare, che in abbinamento alle proprie macchine, la Luciani commercializzava con successo anche scrematrici per latte fabbricate dalla Alfa Laval di Milano. Sicuramente possibile affermare che la Oreste Luciani non stata solo una grande realt industriale del nostro territorio, ma anche una scuola che ha formato tecnici e operai specializzati, che negli anni precedenti e immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale, hanno dato vita ad altre aziende che sono state protagoniste del grande sviluppo del comparto parmense delle tecnologie agroalimentari. 103
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1911 - La CAPOLO
Nel 1911 nasce la pi importante industria montecchiese, fondata per iniziativa del parroco di San Donnino, Monsignor Attilio Alai, che con lintento di creare occupazione per la popolazione della zona, crea la Societ anonima cooperativa cattolica, chiamata Casa del Popolo: una delle prime cooperative bianche del reggiano. I soci iniziali della cooperativa sono quattro sacerdoti, cinque possidenti, quattro coltivatori diretti, un affittuario, un impiegato, due calzolai e un lattoniere. Beneficiando dellesperienza del lattoniere Silvio Minardi, primo capo fabbrica dellazienda, lattivit della ditta inizia con la produzione di scatole di latta per conserve di pomodoro. Il primo direttore della cooperativa Giacomo Bolzoni. Una svolta importante nella storia della cooperativa avviene nel 1922 con larrivo, nella veste di nuovo direttore, di Giuseppe Mori. A fianco di Mori eletto presidente Lorenzo Saporetti, uno dei primi soci della cooperativa, nonch sindaco del Comune di Montecchio Emilia dal 1914 al 1920. Durante il periodo fascista la cooperativa costretta a cambiare statuto, assumendo la nuova ragione sociale DI C.A.P.O.L.O. La C.A.P.O.L.O. amplia sempre pi la propria attivit e la compagine societaria, raggiungendo negli anni Settanta il numero di cinquecento soci. Nel 1952 a Giuseppe Mori subentra, quale direttore, il figlio Lucio e nel 1955, a seguito di una grave conflittualit allinterno dellazienda, vengono licenziati 23 operai. Lepisodio crea le premesse per la nascita di una nuova societ concorrente: alcuni di questi operai, unitamente ad altri soci, fondano unazienda in borgo Enza per la produzione di contenitori in banda stagnata, trasformandosi, pochi anni dopo, nella Fa.Ba. con sede a SantIlario dEnza. Nel 1960 la C.A.P.O.L.O. cambia la ragione sociale in S.C.A.L. (Societ Confezioni Articoli Latta), modificando lo statuto e in parUn interno della fabbrica nel 1920 ticolare larticolo che ammetteva lentrata in 104
fabbrica delle donne, in precedenza non consentita. Gli anni Sessanta e Settanta vedono un notevole sviluppo della S.C.A.L diventando leader nazionale nel settore della produzione di contenitori in banda stagnata, in concorrenza con Fa.Ba. e Superbox. Nel 1970 ha inizio una serie di importanti acquisizioni: fra queste la Govoni di Tresigallo (Ferrara), la Lito Sud di Cava di Tirreni (Salerno) e la nascita di Copack a Rovereto. Lascesa sdel gruppo Capolo si deve anche al ricorso massiccio alle nuove tecnologie e quindi alla robotizzazione che tuttavia non ha diminuito lo sviluppo occupazionale; infatti agli inizi degli anni Sessanta lorganico era di oltre 300 addetti. Il 1989 mette fine alla storia della societ cooperativa e la realt montecchiese assume limpostazione di unazienda di profitto a tutti gli effetti: infatti, la fase storica delle prime aggregazioni industriali a livello internazionale, il totale delle quote delle centinaia di azionisti sono acquistate dalla societ Ilva del gruppo Italsider, la quale, dopo due anni, cambiando la propria strategia industriale, esce dal settore cedendo le quote al gruppo Secchi. Nel 1993 avviene un ulteriore passaggio di propriet alla multinazionale Impress, tuttora operante a Montecchio Emilia.3 105
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1918 - La MaNZiNi
Nel 1918 nasce la Tito Manzini con sede in viale Mentana 94, Parma. Tito acquisisce le prime nozioni nel campo meccanico presso la piccola officina avviata dal padre e alla fine dellOttocento amplia la propria esperienza lavorando come tecnico montatore nello zuccherificio Eridania di via Veneto e pochi anni dopo collabora, per un periodo abbastanza lungo, con il cavaliere Romeo Tosi, contitolare di unindustria di conserve in via Mulini Bassi. Nel 1910 riceve un attestato di benemerenza per lopera prestata in Argentina presso una fabbrica che lo stesso Tosi aveva aperto nel continente americano. Nel 1917, mettendo a profitto tutta lesperienza maturata, installa lintera fabbrica di Paolo Baratta a Battipaglia in provincia di Palermo. Il risultato positivo e Manzini matura lidea di avviare la progettazione e la costruzione di macchine per la lavorazione del pomodoro e apre lofficina di viale Mentana. Nel 1929 scompare Tito Manzini e alla conduzione aziendale subentrano i figli Manlio, Bruno, Sante ed Ettore, gi presenti da qualche anno nellazienda di famiglia. La ragione sociale cambia cos in Manzini & C. A seguito di un rapido incremento dellattivit, viene costruita una nuova sede in via Trento 39. Alla costruzione di impianti completi per la lavorazione del pomodoro si aggiungono quelli per la lavorazione della frutta, e quelli per i caseifici. Alle
macchine di propria produzione nel 1948 si aggiunge la costruzione su licenza del primo concentratore continuo, progettato e brevettato dallingegnere DArecchio.4 Nel 1970 la ditta si trasferisce nuovamente questa volta in via Paradigna 94/A e negli anni successivi continua la costruzione di impianti sempre pi innovativi, confermandosi fra i leader mondiali nella costruzione di macchine e impianti completi per la lavorazione del pomodoro e della frutta. Nel 1985 la Manzini & C. acquistata, come altre aziende del parmense, dalla Sasib di Bologna appartenente al gruppo Cir dei Busto del fonfatore Tito Manzini fratelli De Benedetti che nel frattempo ave(1877 - 1929) vano acquisito anche la Comaco di Montecchio Emilia. Con questa operazione creata la Manzini-Comaco, con sedi produttive a Parma e a Montecchio Emilia. Nel 2000 i fratelli De Benedetti decidono di uscire dal settore delle tecnologie agroalimentari e la ManziniComaco acquisita dalla Sig che la cede, nel 2005, al nuovo gruppo parmense CFT (Catelli Food Tecnology). Nel 2007 si assiste nuovamente alla scorporazione dellattivit della Comaco che ritorna a Montecchio abbinandosi a quella della Sima anchessa acquisita, nel frattempo, dal gruppo CFT, dando vita alla CFT Packaging. Nello stesso periodo avviene la fusione fra la Rossi&Catelli e la Manzini, creando la nuova societ CFT Food Processing con laccorpamento della produzione dei due marchi nella sede di via Paradigna 94/A. A titolo puramente storico si ricorda che, fin dal 1890, altri rami del nucleo originario dei Manzini si dedicarono alla costruzione di macchine per lindustria alimentare. Negli anni 20 Egidio Manzini apre la sua piccola officina in borgo Santo Spirito 5; Giuseppe invece operava in borgo Catena 26. Mentre lesperienza di Giuseppe ha avuto una breve vita, Egidio continua con successo la propria attivit: negli anni 30 brevetta una batteria di concentratori accoppiati ad un solo condensatore a colonna barometrica, e continua nella costruzione degli impianti per la lavorazione del pomodoro a cui aggiunge quelli per la lavorazione del mosto duva, del latte, della caseina, del malto per panificazione, oltre alla costruzione di bacinelle basculanti a doppia velocit per la cottura di verdure, carne, sciroppi, marmellate e canditi. Fra i Manzini noto anche Giovanni, un fabbro con lofficina in via Spezia, che costruiva e modellava a mano le caldaie di rame per la produzione del formaggio grana. Alla sua morte, fino agli anni 90, lattivit stata continuata dal figlio Paolo. 107
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1924 - La BARBIERI
Nei primi del Novecento Tommaso Barbieri inizia la sua attivit costituendo la Palmia&Barbieri con sede in via Volturno 3 a Parma. Nel 1924 Barbieri esce dallazienda e rileva lofficina Cugini di Via Bixio, costituendo la Tommaso Barbieri. Lattivit della Tommaso Barbieri rivolta principalmente alla costruzione di macchine per pastifici. Il vero sviluppo dellofficina sar legato alla collaborazione con lo studio di progettazione di Mario e Giuseppe Braibanti: i fratelli Braibanti, di origine parmigiana, avevano aperto a Milano un importante studio di progettazione di macchine per paPresse continue fornite al pastificio Barilla 1933 stifici, per la cui costruzione si rivolgevano principalmente allofficina Barbieri. Uno dei prodotti di questa collaborazione la pressa continua, totalmente automatica, finita di costruire nel 1933 e installata nel pastificio del padre dei Barbieri, in localit Valera a Parma. Anche la Barilla acquist macchine progettate dai Braibanti e costruite da Barbieri: fra il 1936 e il 1937 furono istallate nel suo stabilimento sei presse continue con vasca impastatrice orizzontale. Alla fine degli anni Quaranta la Barbieri occupava circa 170 operai, esportando in tutto il mondo, in particolare in America e Russia. Barbieri era un antifascista dichiarato e questo nel 1944 gli cost la vita.5 La morte di Tommaso Barbieri e il sopraggiungere di una pesante crisi economica, iniziata in piena guerra mondiale e proseguita anche dopo il 1945, portarono, negli anni Cinquanta, alla chiusura dellazienda per liquidazione. Dalla Barbieri uscirono decine di tecnici e operai molto preparati in quanto, gi in quegli anni, lorganizzazione aziendale era perfetta, soprattutto per quanto riguarda la gestione della produzione con limpostazione dei centri di costo, delle commesse di lavorazione, dei centri di controllo e collaudo. Gli operai e i tecnici usciti dalla Barbieri contribuirono a sviluppare quella rete di officine, di piccole o medie dimensioni, che si specializzarono nella costruzione di macchine per lagroalimentare, anche per settori diversi da quello della lavorazione della pasta. La passione per il proprio mestiere e loriginalit di Barbieri sono ancora oggi testimoniate dal mosaico fatto realizzare dallo stesso Tommaso sulla parete esterna dellofficina, in cui sono rappresentate le vecchie impastatrici e quella dei fratelli Braibanti, costruite nella propria officina. 108
1934 - La BRONZONI
Nel 1934 nasce la Bronzoni Giovanni&Fratelli con sede in via dei Mille a Montecchio Emilia (Reggio Emilia). I fratelli Bronzoni, oltre che Giovanni, erano Renzo e Gino. Lazienda inizia lattivit con il servizio di trasporto della ghiaia raccolta nel fiume Enza e dei barattoli prodotti dalla ditta Capolo, eseguendo contemporaneamente nella piccola officina di manutenzione lavori di carpenteria. Lofficina dei fratelli Bronzoni diventa, oltre che azienda costruttrice di impianti, una piccola scuola professionale per giovani futuri imprenditori di straordinaria professionalit. Negli anni Quaranta e Cinquanta infatti hanno lavorato i fratelli Dieci, Piero Zecchetti, Eros Ficarelli che far nascere poi il centro di avviamento professionale precursore della Calf, e anche i fratelli Spaggiari; tutti crearono le loro officine sviluppandole nel tempo con grandi risultati anche per leconomia in generale di Montecchio.
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1936 - La gHerri
Nel 1936 si costituisce la Gherri Gino con sede a Parma. Lattivit della Gherri Gino inizia con la costruzione di riduttori per gas metano, motori elettrici e macchine per la ricostruzione di gomme. Nel 1952 entra in azienda il figlio Giancarlo che, abbandonando la vecchia attivit, inizia la progettazione e la costruzione di macchine per la lavorazione delle carni, in particolare per i salumi, fra le quali il tritacarne, limpastatrice, linsaccatrice, la scotennatrice. Negli anni successivi entrano in azienda i figli Gino e Gabriele, e alla costruzione di macchine per lindustria delle carni si affianca la produzione di macchine per il confezionamento di prodotti liquidi e semidensi alimentari in vasi: nascono quindi le riempitrici a pistoni, le colmatrici e le incapsulatrici per vasi in vetro. Nel 1999 Giancarlo Gherri cede la societ alla Unimac di Montecchio Emilia, e da vita direttamente, negli anni successivi, alla Gherri Meat Technology attiva nei settori dei salumifici, piatti pronti e surgelati. La Unimac abbandona la costruzione della macchine per la lavorazione delle carni, mantenendo solo il segmento per il confezionamento di prodotti alimentari in vasi. Da pochi mesi fa la Gherri Gino stata incorporata nella Unimac, che a sua volta ha cambiato la ragione sociale in Unimac-Gherri con sede a Montecchio Emilia. Nella sede parmigiana tuttora operante la divisione produttiva del marchio Gherri.
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1940 - LA SIRMA
La Sirma Litografia Latta e Affini nacque negli anni 40 prima della fine della Seconda Guerra Mondiale, con sede e reparto di litografia a Sala Baganza; mentre lo stabilimento produttivo si trova in via Golese, 10 a Parma. La Sirma inizi la propria attivit producendo barattoli e scatole in banda stagnata destinati allindustria alimentare, soprattutto conserviera. Negli anni 1968-1969 venne acquisita dalla ditta Metalgraf di Lecco, a sua volta produttrice di contenitori metallici che nel 1978 cedette il pacchetto azionario della Sirma alla EFIM, societ a partecipazione statale, cambiando la ragione sociale in Tubettificio Ligure. Nel 1980 la nuova societ trasfer sede e stabilimento nel quartiere Spip di Parma; subito dopo avvenne lacquisizione da parte della FA.BA. di Calerno (Reggio Emilia) che modific la ragione sociale in Nuova Sirma proseguendo nella produzione di contenitori metallici e bottiglie e preforme in PET (la divisione PET venne poi ceduta nellAgosto 2006). Nel Dicembre 1996, a seguito di una fusione per incorporazione della Nuova Sirma nella Faba, venne modificata la ragione sociale in FABA SIRMA.
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Il sig. Vettori Rodolfo con autorit in visita alla 18a Mostra Internazionale delle Conserve e Imballaggi, 1963
spagnola Ipiasa con sede in Saragozza, voluta soprattutto per fornire il mercato spagnolo e sudamericano. questo lanno in cui entrano in azienda lIngegner Stefano Vettori, figlio di Rodolfo, e Paolo Banchini, genero di Manghi. Agli inizi degli anni 80, intravedendo la necessit di un profondo rinnovamento tecnologico di idee, procedure e uomini, la propriet decide di cedere lazienda; nel 1987 la Vettori & Manghi cos acquistata dalla Fata, gruppo multinazionale torinese: la Vettori&Manghi muta la ragione sociale in Fata e in breve tempo i soci fondatori, Rodolfo Vettori e Ennio Manghi, abbandonano lazienda, seguiti a pochi anni di distanza da Stefano Vettori e Paolo Banchini. Lattivit prosegue con una gestione molto sofferta e lazienda perde progressivamente posizioni sui mercati mondiali fino al 1993 quando si assiste alla cessazione dellattivit e seguita nel 2007 dallabbattimento dello stabilimento. Con la cessazione dellattivit, dopo pochi anni, il marchio Vettori & Manghi recuperato dalla societ I.T.A., il cui titolare era Paolo Banchini, ex socio della Vettori & Manghi, acquistandolo dalla Fata. Nel 2008 anche la I.T.A. si ritira dal mercato e il marchio Vettori & Manghi viene acquisito dal gruppo Cft, assicurando in tal modo lassistenza e la fornitura di ricambi alle centinaia e centinaia di macchine attive in tutto il mondo. 115
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rosissima clientela in tutto il mondo. giusto rilevare, che mentre quasi tutte le aziende di maggior rilievo di Parma hanno ceduto alle lusinghe e al miraggio di far parte di importanti gruppi nazionali o internazionali, la famiglia Catelli, confermando il proprio coraggio, ha dato vita nel 2005 al gruppo Cft e oggi la pi interessante realt del territorio parmense che alla costruzione di macchine sia di processo che di confezionamento per prodotti alimentari costruisce macchine per lindustria petrolchimica e della detergenza ponendosi allavanguardia nel settore a livello mondiale. Nella sede in via Paradigna, Parma, la Cft produce macchine dei marchi Manzini e Rossi & Catelli mentre a Montecchio Emilia (Cft Packaging) produce le macchine del marchio Comaco e Sima. La capacit tecnica e le grandi doti anche umane di Camillo Catelli sono state confermate nel 2004 con il conferimento della Laurea honoris causa in Ingegneria Meccanica da parte della Facolt di Ingegneria del nostro Ateneo. 117
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1947 - La SOAVI
Nel 1947 nasce la Soavi Bruno&Figli con sede a Parma. Lazienda inizia la propria attivit con la costruzione di macchine per il burro; pochi anni dopo si dedica anche alla produzione di omogeneizzatori ad alta pressione per lindustria casearia. Con limpiego di proposte tecniche innovative, lazienda si espande in nuovi mercati internazionali, diventando un punto di riferimento per lEuropa. A questa crescita si accompagnano la ricerca di nuove soluzioni e lo sviluppo di macchine capaci di raggiungere livelli di pressione sempre maggiori tali da essere impiegate in nuove e complesse applicazioni. Lattivit e le competenze continuano ad aumentare nel corso degli anni, esplorando nuove opportunit tecniche e rivolgendosi non solo al mercato nazionale, ma anche a quello europeo. Nel 1990 la societ venduta al gruppo danese Niro Atomizer, cambiando la ragione sociale in Niro Soavi e continuando lascesa nel mercato mondiale con omogeneizzatori ad alta pressione dinamica e pompe a pistoni, che rappresentano la tecnologia di riferimento da sempre sviluppata dallazienda. Nel 1993 il gruppo Niro entra a far parte di GEA AG, una delle pi grandi aziende multinazionali con sede a Bochum, in Germania; questo ha permesso alla Niro Soavi di sviluppare una rete internazionale integrata dallorganizzazione GEA. Il gruppo GEA Global Engineering Aliance rappresenta attualmente uno dei pi importanti gruppi internazionali di progettazioni e soluzioni tecnologicamente avanzate, quotato sul mercato azionario tedesco MDAX. Nel 2007 acquisisce la nuova ragione sociale di GEA Niro Soavi, mantenendo la sede a Parma, dove tuttoggi opera.
1955 - LA FA.BA.
Il Gruppo Fa.Ba, oggi Crown Imballaggi Italia, ha una storia molto articolata e complessa, caratterizzata da una costante crescita ed espansione industriale, realizzata attraverso un continuo ampliamento della gamma di prodotti realizzati, lapertura di nuovi stabilimenti e lincorporazione di altre importanti aziende storiche del settore dellimballaggio metallico. La Fa.Ba si costituisce nel 1955 per iniziativa di un gruppo di manager della famiglia Foresti e di operai usciti dalla Capolo di Montecchio di Reggio Emilia, uniti dalla comune esperienza del packaging. Lazienda, inizialmente situata in un piccolo stabilimento nel centro di SantIlario dEnza in provincia di Reggio Emilia, si afCesoie semiautomatiche, 1957 ferma da subito per laffidabilit e la qualit delle forniture rivolte allindustria alimentare. Dopo lapertura del nuovo stabilimento di Calerno, consolida la sua leadership nel settore dellimballaggio metallico per alimenti, in concorrenza con Superbox e Capolo. Nel 1970, per poter operare con una presenza stabile nel mercato del Mezzogiorno costituita la Fa.Ba. Sud con sede e stabilimento a Nocera Inferiore (Salerno) che, oltre ai contenitori metallici per alimenti, inizia a produrre coperchi ad apertura facilitata sia in banda stagnata che in alluminio, per tutto il gruppo e il mercato estero. Nel 1980 il Gruppo Fa.Ba. rileva dalla EFIM la societ Nuova Sirma, con sede e stabilimento nel quartiere Spip di Parma. Gli anni 70 e 80 vedono un notevole sviluppo del Gruppo Fa.Ba., che aumenta ulteriormente la sua capacit produttiva, ponendo sempre la massima attenzione alle esigenze del mercato e investendo tempestivamente nelle innovazioni tecnologiche e impiantistiche. Proprio nel 1982, con lo spirito di diversificare ed innovare, nello stabilimento di Calerno sono installate le prime presse per la produzione di scatole imbutite in alluminio, attivit che tuttoggi in continua espansione. La fine degli anni 80 e 90 caratterizzata da un importante consolidamento dei leader 119
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europei e mondiali del packaging che coinvolge anche il Gruppo Fa.Ba. Risale, infatti, al 1987 lentrata della Carnaud francese nellazionariato della societ. Sempre in questo contesto di accorpamenti, nel 1989 la francese Carnaud S.A. e linglese Metal Box ltd si uniscono, dando origine alla CMB S.A., un gruppo di grandi dimensioni presente in 29 paesi nel mondo. A seguito di questo accorpamento il Gruppo Fa.Ba. beneficia dellapporto del ramo di attivit contenitori metallici per food della Super Box (facente parte della Metal Box), incorporando gli stabilimenti di SantIlario dEnza e Battipaglia (Salerno). Nel 1996 CMB SA acquisisce il 100% del capitale del Gruppo Fa.Ba. e nello stesso anno la multinazionale americana Crown Holding acquisisce la CMB SA, dando vita al primo gruppo mondiale nellimballaggio. Il Gruppo FA.BA., divenuto cos parte integrante della Crown Holding, continua nella sua strategia dinnovazione ed espansione. Da segnalare nel 2001 linizio della produzione nello stabilimento di Calerno dei coperchi pelabili (Peel Off) per prodotti sterilizzabili e nel 2007 lacquisizione da parte di Fa.Ba. Sud della societ La Metalgrafica, leader nella lito verniciatura su metallo nel Sud Italia. Dal Gennaio del 2009, con lo scopo di semplificare la struttura societaria, Fa.Ba.-SIRMA e Fa.Ba. Sud si fondono e costituiscono ununica societ denominata CROWN IMBALLAGGI ITALIA operativa in quattro stabilimenti (Parma, Calerno, Nocera, Battipaglia) nella produzione di scatole 3 pezzi in banda stagnata, scatole 2 pezzi in alluminio, coperchi EO in alluminio e banda stagnata, coperchi Peel Off. 120
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1960 - LA LEVATI
Nel 1963 si costituisce la R. Levati con sede a Collecchio, Parma. Socio unico e presidente Renzo Levati che continua lattivit del padre gi presente sul mercato da molti anni per la revisione e la vendita di macchine usate per lindustria conserviera. Renzo Levati inizia la progettazione e costruzione di macchine e impianti per la lavorazione dei vegetali fra le quali in particolari la detorsolatrice di peperoni, la friggitrice per patatine chips e altri tipi di verdure, nonch le autoclavi di sterilizzazione. Con la prematura morte di Renzo Levati nel luglio del 1983 lattivit continua con la presenza della moglie e delle figlie maggiori. allinizio degli anni 90 avviene il passaggio di Renzo Levati illustra la detorsolatrice di propriet al gruppo Altech il quale incorpora peperoni,1972 nella Levati la costruzione delle macchine prodotte dalla ditta Bronzoni di Montecchio rilevandone il know how soprattutto per i palettizzatori e depalettizzatori per barattoli. Questa operazione porta alla nascita della Levati Bronzoni che nel 1997 viene acquistata dalla Procomac di Sala Baganza, Parma, che desiderando dare maggiore impulso ai due rami di attivit, la suddivide in due distinte societ: la Levati Food Tech srl che mantiene lidentit di azienda produttrice di impianti per la lavorazione dei prodotti ortofrutticoli; e la Levati per la costruzione di sistemi di palettizzazione con tecnologia davanguardia e alte potenzialit. Nel 2001 la Levati cambia nuovamente la ragione sociale in Procomac Packaging. La produzione della Procomac Packaging diventa sempre pi strategica per il gruppo Procomac potendo fornire linee complete nel campo particolarmente dellimbottigliamento di liquidi alimentari. Nel 2007 sia la Levati Food Tech che la Procomac Packaging vengono acquisite dalla multinazionale GEA con sede a Bochum, cambiando nuovamente la ragione sociale rispettivamente in GEA Levati Food Tech e GEA Procomac Packaging. ll 31 dicembre 2008 la GEA Procomac Packaging viene incorporata nella GEA Procomac S.p.A, pur mantenendo la sede produttiva a Collecchio.
1960 - La FMC
IMC-FMC (International Machinery Corporation) nasce a Parma il 25 marzo 1960 come sussidiaria del gruppo multinazionale americano FMC. La genesi del gruppo affonda nel 1883, quando negli Stati Uniti dAmerica Mr. John Bean inventa la prima pompa a pressione utilizzata per lapplicazione di pesticidi nei frutteti. Da allora il gruppo si sviluppa rapidamente, specializzandosi anche nel settore della lavorazione e conservazione degli alimenti, e dando vita gi nel secondo anteguerra alle prime macchine riempitrici, sterilizzatori continui per barattoli e macchine per la lavorazione e trasformazione di frutta e vegetali. Nel corso degli anni, diversificandosi in molteplici settori, il gruppo si trasforma in multinazionale, vantando una presenza in 34 paesi. Per i primi 2 anni, il management di IMC-FMC a Parma guidato dal direttore americano Mr. Peer, che successivamente lascia la dirigenza a personale italiano. Dal 1975 - anno in cui subentra il nome FMC come nuova ragione sociale - la sede di Parma continua ad approfondire e sviluppare le proprie conoscenze tecnologiche nel campo della sbucciatura e denocciolatura di vari tipi di frutta (albicocche, mele, pesche e pere), nonch delle riempitrici di scatole di tonno. Introduce levaporatore T.A.S.T.E. (Thermally Accelerated Short Time Evaporator) per la concentrazione di succhi di agrumi e - con lacquisizione nel 1995 dellazienda americana FranRica presenta a Parma lo sterilizzatore asettico Flash Cooler FranRica, e il pre-concentratore per pomodoro in versione T.A.S.T.E. Nel luglio 2008, con ladozione del nome del proprio fondatore, diventa John Bean Technologies Corporation, JBT FoodTech. Questi anni di evoluzioni interne non hanno modificato la Vision della divisione Food di FMC, che rimane quella di essere il partner di riferimento per lindustria alimentare, contribuendo al successo dei suoi clienti con la pasLocandina della IMC-FMC del 1960 sione e la competenza delle sue persone. 123
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1962 - LA TECNINDUSTRIA
Il 10 gennaio del 1962 nasce Tecnindustria con sede a Vigheffio, Parma. I soci fondatori sono stati Gianni Dordoni, Franco Martini, Giancarlo Silva, Luciano Patteri, tutti provenienti dalla Vettori&Manghi di Parma. Beneficiando dellesperienza acquisita da tutti i soci, lazienda inizia la propria attivit costruendo per conto di terzi macchine particolari destinate al settore alimentare e principalmente prodotti derivati dalla frutta e dalla verdura. Dopo circa tre anni Tecnindustria decide di crearsi una clientela propria per la fornitura delle macchine progettate e costruite direttamente e conseguentemente a un rapido sviluppo viene costruita la nuova sede in Via La Spezia a Collecchio. Nel giro di dieci anni il numero dei dipendenti passa da 5 a 50 e alla costruzione di macchine singole si abbina quella di linee complete che vanno dal ricevimento del prodotto fresco al confezionamento finale in vasi e scatole. Nel 1990 le quote societarie di Tecnindustria vengono rilevate dalla societ Plant Group di Modena cambiando ragione sociale in Tecnindustria Impianti Srl; escono dallazienda i vecchi soci Franco Martini e Giancarlo Silva mentre Gianni Dordoni rimane come consulente. Nel 2004 la Tecnindustria cambia nuovamente di propriet essendo le quote sociali acquisite dal gruppo TMCI Padovan di Vittorio Veneto. Lanno successivo tutta lattivit trasferita a Vittorio Veneto e purtroppo unaltra azienda storica scompare dal territorio parmense.
1963 - LA A.B.M.
Nel 1963 si costituisce la A.B.M con sede in via Argini Mariano, Parma. I soci fondatori sono Aldo e Bruno Mordazzi con lassistenza tecnica del padre, Celestino Mordazzi, ex capo officina e addetto alla manutenzione degli impianti presso la Cirio di Villafranca Veronese. Nel 1965 entra in societ Sergio Dalla Tana, cugino dei Mordazzi, assumendo la guida della parte commerciale. Le prime macchine prodotte dallA.B.M sono state lunscrambler (raddrizzatore di barattoli pieni per pomodori pelati, piselli, ecc), lincartonatrice a caduta e rotolamento e lincollatrice di cartoni; tutte macchine destinate allindustria conserviera. Depalettizzatore automatico Negli anni la produzione dellA.B.M si noteper barattoli vuoti, 1985 volmente evoluta, in particolare dallingresso in societ nel 1970 dellingegnere Cunico. Ed proprio in questo periodo che per la necessit di disporre di maggiore spazio aperta una sede produttiva a Neviano Arduini, Parma, e lattivit viene ampliata con la costruzione di nuove macchine fra le quali un palettizzatore per cartoni e sacchi, palettizzatori/depalettizzatori per barattoli e bottiglie, palettizzatori per casse in plastica per acqua minerale. Particolare rilievo nella storia dellABM nella met degli anni 70 stata la realizzazione dei palettizzatori per astucci di zucchero (sucre en morceaux),macchine per cui ebbe il monopolio per diversi anni nei pi grandi zuccherifici europei Genarale Sucriere - Beghin Say- Eridania. Altro capitolo importante dellevoluzione tecnologica fu alla fine degli anni 70 inizi 80 la realizzazione di grossi impianti di palettizzazione centralizzati controllati con microprocessori (PLC). Risonanza nazionale ebbe la realizzazione dellimpianto Alivar-Pavesi a Novara con linstallazione di 3 palettizzatori automatici con 22 linee di produzione da palettizzare contemporaneamente. La realizzazione fu celebrata dalla stampa nazionale , larticolo pi ampio fu pubblicato da PANORAMA . Nel 1983 lazienda viene acquistata prima da Adriano Simonazzi, e poi nel 1988 le quote sono intestate direttamente alla ditta Simonazzi di Parma, diventando una divisione produttiva con la denominazione di Simonazzi Packaging. Con questa operazione il marchio A.B.M cessa di esistere sul mercato. 125
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1963 - LA BERCHI
Nel 1963 nasce la Berchi con sede a Vigheffio, Parma. Socio fondatore Rinaldo Chiapponi, proveniente dalla ditta Simonazzi. Lattivit della Berchi inizia con la lavorazione conto terzi di particolari meccanici, commissionati dalle ditte che producevano macchine per limbottigliamento. A questa attivit si aggiunge la progettazione e la costruzione di trasportatori; e nel 1970 avviene la costruzione del primo palettizzatore di casse per bottiglie di acqua minerale. Lo sviluppo dellazienda, nel frattempo trasferitosi a Sala Baganza, rapidissimo grazie allalta qualit della produzione, apprezzata non solamente dal mercato interno, ma anche da quello estero: nel 1980, per la prima volta, la quota di fatturato estero Incassettatrice per bottiglie, 1970 supera la quota di fatturato Italia. Nel 1994 la Berchi acquista la Parmatec, ditta specializzata nella costruzione di riempitrici a gravit e isobarometriche, diventando fornitore di linee complete per imbottigliamento e confezionamento. Purtroppo nel 2003 muore Rinaldo Chiapponi e subentra alla guida dellazienda il figlio Roberto. Nel 2004 inizia il processo di fusione fra la Berchi e la Parmatec, che porta alla costituzione della nuova azienda Berchi Group. Nel 2005 inaugurata una nuova area produttiva: potenziata tutta lorganizzazione sia di gestione sia commerciale e il gruppo Berchi si inserisce fra le aziende pi importanti al mondo per il settore dellimbottigliamento, in particolare per acqua minerale, soft drinks e liquidi alimentari in bottiglie di materiale plastico. Nel 2007 il gruppo stringe unalleanza con la SIPA del gruppo Zoppas Industries di Vittorio Veneto, per avere la possibilit di fornire linee complete, che includono la soffiatrice per bottiglie e tutto il processo a monte a partire dalla resina di PET. Nel 2008 Roberto Chiapponi ravvede i pericoli per lazienda determinati dalla forte competizione con gruppi pi grandi come la Sidel e la GEA-Procomac presenti anche in Italia o la Krones e la KHS allestero. Nello stesso tempo SIPA decide di entrare con decisione nel mercato dei grandi impianti per l imbottigliamento attraverso acquisizioni strategiche. Si concretizza cos la decisione da parte della famiglia Chiapponi di cedere nel settembre 2008 al gruppo Zoppas lintero pacchetto azionario, uscendo dallazienda. Entro il 2009 lintegrazione in corso porter alla fusione di Berchi Group in SIPA dando come SIPA Berchi continuit alle competenze e prospettiva per il futuro. 126
1963 - LA FBR
Nel 1963 nasce la FBR in via A. da Brescia 12/A. I soci fondatori sono Gianni Bertonelli, Fabbi, Rastelli, sostituito questultimo, dopo poco, da Salati. Tutti provenivano dalla ditta Rossi & Catelli, gi operante nella meccanica per lIndustria alimentare, con esperienza nei montaggi ed avviamento impianti. Lanima del gruppo Bertonelli. Lattivit inizia con la progettazione e costruzione di macchine per lIndustria alimentare in genere, per specializzarsi in seguito sulla pelatura del pomodoro, progettando una pelatrice meccanica, rivoluzionaria per quel periodo. Seguirono poi le colmatrici sottovuoto per barattoli contenenti pomodori pelati, riempitrici a pistoni e linee per frutta. Sullonda del successo delle prime costruzioni, la produzione viene ampliata con le pelatrici termo-fisiche, gli evaporatori per concentrato di pomodoro a circolazione forzata su tutti gli effetti e gli scambiatori di calore. Il successo dellazienda continua e i propri impianti sono apprezzati da una vasta clientela in tutto il mondo. Nel 1979 muore Bertonelli, leader indiscusso della societ, e dopo un breve periodo di disorientamento, lazienda rilevata da alcuni dipendenti che creano la Nuova FBR. La direzione della neonata realt viene affidata a Pierluigi Merusi e Claudia Silvestri, che rimangono sempre ai vertici aziendali nonostante i vari cambiamenti che si susseguono nel tempo. Nel 1989, per scelta strategica, lazienda ceduta al gruppo Altech Spa che acquista in seguito le ditte Levati di Collecchio, leader nella costruzione di impianti per il trattamento delle verdure, e Bronzoni di Montecchio Emilia, leader nella movimentazione scatole. Nel 1991 la Nuova FBR acquista la Elpo, leader nel riempimento asettico, arrivando nel 1995 alla fusione per incorporazione delle due aziende, assumendo la nuova ragione sociale di FBR-ELPO. Nel 2002 un ulteriore cambiamento porta la FBR-ELPO al gruppo Sacmi di Imola e nel 2007 avviene lultimo passaggio dellintrecciata storia della FBR, con il traEvaporatore continuo per concentrato sferimento dalla Sacmi al gruppo parmidi pomodoro, 1975 giano Catelli Holding. 127
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1965 - LA B.C.
1967 - La COMACO
Nel 1967 si costituisce la COMACO (Costruzioni Macchine Confezionatrici) con sede in via Per Barco, Montecchio Emilia, Reggio Emilia. I soci fondatori sono Mario Gelati (proveniente dalla Ocme di Parma), Adriano Cavatorta (proveniente dalla Oreste Luciani di Parma), Ivan Del Rio (direttore della Fa.Ba.), Emilio Reverberi (funzionario della Cassa di Risparmio di Reggio Emilia), Piero e Silvio Zecchetti (titolari dellomonima azienda). Accomandatario nominato Mario Gelati. Tutti i soci, pur provenendo da aziende diverse, individuano nella nuova societ le capacit tecniche per progettare, principalmente, agraffatrici di nuova generazione. Lattivit ha cos inizio presso la gi avviata officina Fratelli Zecchetti: la prima macchina prodotta unaggraffatrice automatica per barattoli di banda stagnata; immediatamente dopo nasce il monoblocco, riempitrice e agraffatrice di barattoli da 1 litro per olio. Per dare maggiore consistenza allattivit, la COMACO assume lesclusiva di vendita di tutta la produzione della ditta Fratelli Zecchetti, che comprende palettizzatori e depalettizzatori per barattoli in banda stagnata, vasi e bottiglie in vetro e relativi trasportatori aerei e a terra. Beneficiando della grande esperienza professionale acquisita da Gelati e da Cavatorta, la clientela da immediatamente fiducia alla societ, permettendole un rapido sviluppo. Alla costruzione delle prime macchine si affianca quella di una gamma completa di aggraffatrici e riempitrici volumetriche a pistoni rotative sia singole che in monoblocco. Labbinamento della produzione diretta Comaco e della produzione Zecchetti consente, in pochi anni, la realizzazione di linee complete per il confezionamento di oli alimentari, oli
Nel 1965 nasce la B.C. di Vittorio Macr & C. con sede in via Carra, Parma. I soci fondatori sono Vittorio Macr, Guido Chierici e Olimpio Ferrari; amministratore delegato nominato Macri. Lattivit inizia con la progettazione e costruzione di riempitrici a gravit e isobariche di prodotti liquidi alimentari in bottiglie (soprattutto di vino). Conseguentemente al rapido sviluppo dei consumi avvenuto negli anni successivi, lattivit della B.C. negli anni 80 aumenta rapidamente. Fra le nuove realizzazioni una particolare importanza riconosciuta alla realizzazione delle riempitrici per bevande gassate in lattine di alluminio. Nell 1981 avviene il trasferimento della sede nel nuovo stabilimento di Gattatico di Reggio Emilia, che permette di consolidare e sviluppare ulteriormente la produzione e di conseguenza la presenza della ditta sui mercati internazionali che porta allapertura di sedi commerciali a Mosca, Chicago e Singapore. Nel 2002 lazienda acquistata dalla societ Simpach di Milano e cambia nuovamente sede trasferendosi a Montecchio Emilia, sempre in provincia di Reggio Emilia, con la nuova ragione sociale Simpach Bottling & Canning (SBC). Subito dopo Vittorio Macr e la sua famiglia, che lha affiancato nella conduzione dellazienda per molti anni, escono dalla ditta. 128
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per la costruzione delle sole macchine riempitrici e agraffatrici di barattoli in banda stagnata; la Comaco Chemical, per la costruzione di riempitrici e chiuditrici di barattoli, fusti, fustini e flaconi per oli lubrificanti e detersivi liquidi; la Comaco Sistem, per la produzione di palettizzatori e depalettizzatori e trasportatori vari. Le tre realt, tutte con sede a Montecchio, incrementano con successo le rispettive attivit, riscuotendo consensi sempre maggiori da parte della clientela sia del settore agroalimentare sia di quello chimico e petrolchimico. Nel 1984 la COMACO-Food rileva dal tribunale fallimentare il segmento delle aggraffatrici e riempitrici della Oreste Luciani di Parma la cui attivit era ferma da due anni, evitando in questo modo il fallimento dellazienda. Viene cos costituita la nuova societ Luciani-Parma le cui quote sono sottoscritte per il 90% dalla COMACO-Food e il restante 10% da Alfio Luciani e DallOlio Eugenio. Nello stesso anno i fratelli De Benedetti, attraverso la Sasib di Bologna, decidono di entrare nel mercato parmense acquisendo varie ditte dellimpiantistica alimentare allo scopo di creare un grande gruppo per la fornitura di impianti completi, da affiancare al gruppo alimentare in fase di formazione (Buitoni, Cirio, De Rica, Bertolli, Berni). Dimostrando grande interesse per il gruppo COMACO ne propongono lacquisizione e, soprattutto Mario Gelati, consigliere delegato e presidente COMACO, intravede nella potenza economica e di immagine dei De Benedetti un ulteriore possibilit di sviluppo aziendale, orientando la compagine societaria a realizzare questa impegnativa operazione. In pochi mesi, ma non senza contrasto con alcuni soci dipendenti, profondamente legati allazienda in cui erano cresciuti, si giunge allacquisizione delle quote del gruppo COMACO da parte della Sasib. Gelati confermato consigliere
Attribuzione Prix de promotion internationale de lindustrie 1983 da parte dellInstitut international de promotion et de prestige di Ginevra, riconosciuto dallUNESCO
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1968 - LA SAVI
Nel 1968 nasce la Savi Antonio con sede in via Lanfranco 7, Parma. Soci fondatori sono Savi Antonio, proveniente dalla Rossi&Catelli, e la moglie Gorreri Giacomina. La prima macchina progettata e costruita la pelatrice meccanica per pomodoro, che incontr grande successo presso le fabbriche del meridione dItalia particolarmente nelle province di Napoli e Salerno. La gamma delle macchine per la lavorazione del pomodoro arricchita con le linee di lavaggio, le scottatrici e altre macchine. Nel 1980 lazienda familiare si trasforma in S.p.A e nel 1984 entra in societ Rossano Cavalieri - gi consigliere delegato dellazienda - acquisendo il 51% del pacchetto azionario. Cavalieri introduce la produzione Savi in tutto il mondo, fornendo anche linee complete ma a causa una grave crisi del settore del pomodoro, nel 1994 la Savi cessa lattivit. Nel 1996 Rossano Cavalieri costituisce la Cavalieri, acquistando il know how della Savi, dando nuovo impulso allattivit, mantenendo in questo modo alto il prestigio di uno dei marchi pi prestigiosi del settore delle macchine per la lavorazione del pomodoro.
delegato dellazienda, ma le nuove strategie sono dettate direttamente da Bologna. La conseguenza di questo un susseguirsi di fatti che condizioneranno per ventanni la storia della societ. La prima decisione il riaccorpamento delle societ del gruppo COMACO (Comaco Food, Comaco Chemical, Comaco Sistem, Comaco Sud e Luciani Parma) in ununica azienda. Loperazione porta a notevoli contrasti fra Gelati che rappresenta i vecchi soci e la nuova propriet e nel 1998, non senza sofferenze, Gelati abbandona lazienda con lintento di difendere dallesterno gli interessi della vecchia compagine societaria e non influire negativamente sulla gi pesante situazione gestionale, che nel frattempo si era creata. Questo , purtroppo, linizio di una disgregazione che porta alla fuga del personale maggiormente qualificato e il gruppo pi numeroso costituisce la societ Sima, diventando in breve tempo la maggiore concorrente della stessa COMACO Nel 1990 la strategia del gruppo Sasib porta alla fusione della COMACO con la ditta Manzini, gi parte del gruppo Sasib, cambiando la ragione sociale in Manzini-Comaco. Nel 2000 si conclude lavventura dei fratelli De Benedetti a Parma e tutte le aziende acquisite sono cedute alla Sig, azienda multinazionale leader nel confezionamento di prodotti liquidi in contenitori flessibili. Questa non lultima operazione, in quanto, nel 2005 la societ Manzini-Comaco acquisita dal nuovo gruppo parmense Cft (Catelli Food Technology). La Cft crea la divisione packaging con sede a Montecchio - comprendente la produzione del marchio Comaco e del marchio Sima, rilevato dal gruppo Simpach - e oggi a Montecchio, dopo ventanni di turbolenze, il 60% del personale presente nel 1988 in COMACO attivo in Cft Packaging, contribuendo in vario modo ad aumentarne il patrimonio sia tecnologico che di valori aziendali. 132
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1977 - la PARMASEI
Le origini della Parmasei risalgono al 1977, data in cui nasce la Pnelmec con sede in via Scarabelli Zunti, Parma. I soci fondatori sono Romano Belletti, Bondani Bruno, Roberto Gioacchini, Carlo Levati, Lino Mutti e Anzio Storci, tutti provenienti dalla societ Barilla. Amministratore delegato nominato Roberto Gioacchini. Lattivit inizia con la consulenza tecnica e progettazione di macchine per il confezionamento del latte e il servizio di assistenza e ricambi per pastifici. A queste si aggiungono la progettazione e la costruzione di macchine e impianti prototipo destinati ai settori della pasta secca, della pasta fresca, della sterilizzazione del tonno in scatola e delle bevande. Agli inizi degli anni 80 entra in societ la ditta Braibanti di Milano, gi operante nel settore degli impianti per pastifici. Nel 1983 la Pnelmec cambia ragione sociale in Parmasei, avviando una nuova fase di espansione nel campo tecnologico e nella penetrazione di nuovi mercati. Purtroppo nel 1994 lazienda cessa lattivit, ma alcuni dei soci fondatori, come Bruno Bondani e Anzio Storci, danno vita a nuove societ tuttora operanti nel territorio parmense. 135
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1978 - LA SARCMI
Nel 1978 nasce la Sarcmi con sede a Pontetaro, Parma. I soci fondatori sono Giancarlo Tosini, Secondo Lecchini, Franco Tincati, Adriano Carbognani e Roberto Vighi, tutti tecnici provenienti dalla ditta Simonazzi di Bacanelli, Parma. Lamministratore delegato Giancarlo Tosini. Lattivit iniziale della Sarcmi si incentrata sulla revisione di macchine per limbottigliamento e la produzione di nastri trasportatori da impiegare in linee complete. Successivamente si sviluppata la produzione di riempitrici rotative per bevande, sia in lattine sia in bottiglie di PET: di grande prestigio il brevetto mondiale per le riempitrici di bottiglie in PET in monoblocco composto da sciacquatrice/riempitrice/ capsulatrice. Nel 1983 la societ si trasforma in SpA e si trasferisce nella nuova sede di Noceto- Parma. Nel 1985 alla compagine societaria si aggiunge Umberto Varazzani, proveniente dalla ditta Simonazzi di Parma, che assunse la direzione commerciale dellazienda, dando notevole impulso allo sviluppo dellattivit, gi peraltro di alti livelli, beneficiando della grande esperienza tecnica dei soci fondatori. Nel 1987 lazienda entra nel gruppo Sasib di Bologna e pochi anni dopo si fonde con la ditta Simonazzi, gi facente parte del gruppo, e la nuova realt cambia ragione sociale in Sasib Beverage.
1979 - la ELPO
Nel 1979 si costituisce la ELPO con sede in Langhirano, Parma. I soci fondatori sono Martin Ellenberg, tecnologo alimentare e Renato Ponzi, meccanico, entrambi provenienti dalla ditta Star. Martin Ellenberg lesperto del riempimento asettico e lattivit inizia con la progettazione e la costruzione delle prime riempitrici asettiche per concentrato di pomodoro e altri prodotti alimentari in contenitori flessibili pre-sterilizzati con raggi Gamma bag-in-box. Il successo di questo nuovo tipo di confezionamento di prodotti, considerati come semilavorati, fu tale da portare all eliminazione dei precedenti concetti per la loro conservazione. Infatti i fusti da 200 Kg ed i contenitori da 1000 Kg lentamente prenderanno il posto Riempitrice asettica di fusti con concentrato di pomodoro, 1985 delle linee di confezionamento dei barattoli da cinque chilogrammi. La nuova tendenza fu quella di riempire fusti asettici durante la stagione, per rilavorare il prodotto successivamente in barattoli secondo la richiesta del mercato. Levoluzione delle riempitrici asettiche pass dalla sterilizzazione del bocchello con agente chimico fino alla eliminazione completa usando unicamente vapore. Lo sviluppo di un tappo termo-resistente ELPO stato uno dei brevetti dellazienda. Lautomatizzazione completa di queste macchine ha portato ad un affidabilit totale ed i timori esistenti dei primi periodi di installazione sono stati completamente superati. Nel 1991 la ELPO acquisita dalla Nuova FBR ed il Martin Ellenberg continua la sua collaborazione e nel 1995 avviene la fusione per incorporazione in questultima, dando vita alla societ FBR-ELPO. Il nuovo management utilizz tutte le esperienze pregresse e continu a migliorare in termini di progettazione meccanica, elettronica e soprattutto assistenza tecnica, laffidabilit delle macchine prodotte. Nel 2002 la FBR-ELPO entra a fare parte del gruppo Sacmi di Imola e nel 2007 viene incorporata nel gruppo parmigiano Catelli Holding. 137
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1979 - la PROCOMAC
Nel 1979 si costituisce la Procomac con sede in Strada Pilastrello 13 a Collecchio, Parma. I soci fondatori sono Ermanno Morini, Germano Storci - entrambi provenienti dalla Simonazzi - e Valdo Ravanetti tecnico artigiano. Lattivit inizia con la produzione dei pi disparati prodotti come: camini con recupero di calorie, lavacestelli per il settore avicolo, lavatrici per gabbie di trasporto pollame e stampi per il settore petrolifero. In pratica i soci della Procomac, a differenza di altri lavoratori fuoriusciti dalla Simonazzi, non decidono di costruire macchine in concorrenza con la ditta di origine, ma cercarono di mantenere con questa buoni rapporti, per diventare addirittura fornitori di parti speciali da installare sulle macchine della Simonazzi. Nel 1981 entra in societ Ivon Van Neste, di origine belga, assumendo il ruolo di direttore tecnico, grazie alla vasta esperienza maturata nello stesso ruolo presso la parmigiana Simonazzi e lamericana Barry We Miller. Nel corso degli anni vengono progettate e costruite varie macchine per limbottigliamento di liquidi alimentari come le sciacquatrici di bottiglie, la riempitrice a gravit e isobarometriche, e in asettico; in breve la Procomac si propone al mercato mondiale come fornitore di linee complete per limbottigliamento acqua minerale, succhi, latte e altri prodotti. Nel 1983 la Procomac si trasferisce a Sala Baganza e poco dopo entra in compartecipazione con varie aziende fornitrici, fra cui la Errebizeta che produceva trasportatori, assumendone nel 1987 il suo controllo. Sempre nel 1987 avviene lacquisizione della Eprom, ditta specializzata nella progettazione e nel cablaggio di quadri elettrici per lautomazione di macchine e linee complete. Nel 1992 Procomac si trasferisce nella nuova, e attuale, sede in Strada Fedolfi a Sala Baganza. Dal 1992 al 2002 escono in periodi vari i soci di Morini compreso Ivon Van Neste ed entra in societ il fondo di investimenti Sgr del gruppo Interbanca. Nel 2003 la societ, avendo raggiunto un fatturato di 146 milioni di euro e con un organico di oltre 700 dipendenti, decide di entrare in borsa nel segmento Star. Il crollo del mercato e la mancata conferma di imRiunione di lavoro, da destra Ivon Van Neste, Valdo Ravanetti, Germano Storci portanti forniture non permettono per il ed Ermanno Morini, 1981 raggiungimento del budget presentato per 138
la quotazione; Ermanno Morini decide allora di uscire dalla borsa, restituendo a tutti i sottoscrittori delle azioni il 100% dei capitali investiti. Se negli anni compresi fra il 1994 e il 2002 sono state fondate varie societ commerciali allestero e avviate o potenziate varie sedi produttive sia in provincia di Parma (come la Procomac Packaging e la Levati Food Tech) sia al di fuori del parmense, con il 2004 inizia unarticolata ristrutturazione che porta alla chiusura di alcune sedi. Viene cos avviato nel 2006 il rilancio del gruppo Procomac con lacquisizione di importanti commesse, soprattutto per limbottigliamento in asettico di prodotti alimentari sensibili, quali succhi di frutta e prodotti a base di latte. Ma nel 2007 che si attua loperazione che pone definitivamente fine a un periodo per iniziarne uno nuovo. Ermanno Morini, rendendosi conto della debolezza strutturale del proprio gruppo rispetto ai concorrenti del calibro di TetraPack-Sidel, Khs Salzgitter e Krones, decide di cedere tutte le azioni della Procomac a un gruppo di grande potenzialit: in poco tempo la scelta cade sulla GEA di Bochum; conseguentemente a tale operazione Ermanno Morini rimane nel consiglio di amministrazione della societ e per la Procomac inizia un nuovo futuro con la ragione sociale GEA Procomac. 139
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1988 - LA SIMA
Nel 1988 nasce Sima con sede a Cavriago, Reggio Emilia. I fondatori sono Eugenio DallOlio, Franco Castagnetti, Gianni Melli, Saturno Ferrari, Oriano Coscelli, Daniele Benedini, Paolo Montali, provenienti tutti dalla CO.MA.CO. di Montecchio Emilia. Presidente e consigliere delegato furono Eugenio DallOlio e Franco Castagnetti. Stante le esperienze acquisite dai soci fondatori, lazienda si sviluppa rapidamente nel settore della progettazione e costruzione di palettizzatori, depalettizzatori e aggraffatrici per barattoli in banda stagnata. Montaggio gruppi aggraffatrici, 1992 Soprattutto con riferimento alle aggraffatrici sono stati applicati concetti di alta affidabilit e igienicit, ponendo il prodotto allattenzione di una clientela sempre pi esigente e qualificata. Lalta tecnologia delle aggraffatrici prodotte ha permesso alla Sima di ottenere alti consensi anche per i palettizzatori e i depalettizzatori al punto da poter offrire linee complete di confezionamento per prodotti derivati dal pomodoro, dalla carne e prodotti per cani e gatti e altri animali. Nel 1992, per problemi di spazio, la societ si trasferita nella nuova sede in via G. Galilei 18 a Montecchio Emilia, Reggio Emilia,. Nel 1993 entra nella sede della Sima la societ IFM (Italian Filling Machinery), specializzata nella progettazione e costruzione di riempitrici volumetriche a pistoni rotative, colmatrici sottovuoto e telescopiche, capsulatrici per capsule twist-off, pastorizzatori e raffreddatori. La IFM era stata fondata da Sergio Cornali proveniente dalla FBL Sala Baganza e Giancarlo Allodi proveniente dalla Zilli&Bellini Parma. La Sima unitamente alla produzione delle macchine IFM ha la possibilit di fornire linee complete per il 90% di costruzione diretta: la conseguenza un rafforzamento della fiducia da parte della clientela, situata soprattutto in Germania, Francia, Nord Africa ed Estremo Oriente. Nel 1998 sia Sima che IFM entrano nel Gruppo Sympak, avendo questultima acquisito il pacchetto di maggioranza di entrambe. Dopo anni di successi sia tecnologici che di ampliamento dei mercati, nel 2008 il Gruppo Sympak cede il ramo di attivit della Sima e IFM al gruppo Cft di Parma, che costituisce la divisione Cft Packaging con i marchi Sima e CO.MA. CO., mantenendo la sede produttiva di Montecchio. 140
1990 - LA PARMATEC
Parmatec si costituisce nel 1990 sottoforma di Consorzio di imprese con sede in via Pietro Zani 11, Parma. Tra i soci costituenti del consorzio ci sono Giuseppe Capitelli (presidente), Giovanni Gallinari e alcuni validi tecnici e dirigenti usciti dalla Sasib-Simonazzi. La Parmatec, due anni dopo la sua costituzione, muta la ragione sociale in Parmatec Group S.r.l. , Giovanni Gallinari ne diviene presidente e Ermes Battistini consigliere e direttore tecnico.Lattivit a suo tempo iniziata con la costruzione di linee di trasporto e movimentazione di bottiglie, fardelli e cartoni per impianti di imbottigliamento prosegue con la progettazione di monoblocchi di riempimento. E del 1992 la realizzazione di una riempitrice isobarica per bottiglie in PET assolutamente innovativa per quei tempi, dotata di importanti brevetti.In particolare la macchina non richiedeva alcuna regolazione e nessun elemento per cambi di formato, essendo stata eliminata, prima nel suo genere, anche la coclea in ingresso grazie allutilizzo di una speciale stella distanziatrice. La macchina e il relativo impianto vennero venduti allo stabilimento Coca Cola di Bergamo, concretizzando cos un primo importante successo. Con questa realizzazione inizi la fornitura di linee complete di imbottigliamento, agendo come integratori. poi del 1993 la realizzazione di un Sistema di Acquisizione dati dedicato al controllo e la gestione delle linee di imbottigliamento. Il progetto fu presentato agli imbottigliatori CocaCola in occasione del loro meeting annuale. Negli anni sono mutate anche le sedi produttive: nel 1991 si assistette al primo trasferimento in via Mutta e in seguito, sempre allo scopo di poter utilizzare spazi maggiori, la ditta si insedi in localit Madregolo di Collecchio, Parma. Nel 1995 la Berchi di Sala Baganza acquisisce il pacchetto di maggioranza della Parmatec. Rinaldo Chiapponi ne diviene presidente, mentre Giovanni Gallinari e Ermes Battistini rimangono soci di minoranza. grazie alla sinergia con questo importante e riconosciuto leader nel settore del Packaging che Parmatec si afferma rapidamente come produttore di soluzioni complete per il settore del beverage. Nel 2005 la Parmatec si fonda per incorporazione con la Berchi trasferendo tutta la produzione presso la sede di Sala Baganza dando vita alla nuova ragione sociale Berchi Gruppo riempimento e tappatura bottiglie, 1995 Group SPA. 141
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1991 - LA ALSIM
Nel 1991 si costituisce la Alsim con sede nel quartiere Moletolo a Parma. La fondatrice Olivia Simonazzi insieme a Marco Pulli, Gabrile Stocchi, provenienti tutti dalla Simonazzi. I fondatori, forti dellesperienza acquisita nella ditta di provenienza, iniziano immediatamente la progettazione e costruzione di macchine e linee per limbottigliamento. Il prestigio del nome Simonazzi contribu, insieme alla qualit delle macchine, al rapido successo della nuova azienda, riscuotendo consensi presso una vasta clientela, anche al di fuori dai confini nazionali. Alla fine degli anni 90, Olivia Simonazzi si rende conto che competere con concorrenti del calibro di Procomac, Krones, Sig, Khs era unimpresa ardua, e si pose lobiettivo di convogliare lazienda in un gruppo di pari potenzialit dei competitor; nel 1997 decise di fare entrare in societ la Sidel, inizialmente con la quota azionaria del 33%, passata poi all80% nel 1999 e infine nel 2002 alla totale acquisizione delle azioni Alsim. Subito Olivia Simonazzi esce dallazienda e tutta lattivit incorporata nella Sidel Filling, con sede a Baccanelli, Parma, gi detentrice del marchio Simonazzi.
BIBLIOGRAFIA E NOTE
G. Gonizzi, Anni di Latta, Editore Fiere di Parma, Parma 1995. G. Gonizzi, Anni di Latta, Editore Fiere di Parma, Parma 1995. 3 A. Minardi, F. Ficarelli, Storie di imprenditori Montecchiesi, T&M Associai Editore, Reggio Emilia 1995. G. 4 U. Delsante. Lindustria meccanica a supporto del comparto alimentare nellanteguerra, http://www. museidelcibo.it/allegato.asp?ID=559890 5 G. Gonizzi, Anni di Latta, Editore Fiere di Parma, Parma 1995. 6 A. Minardi, F. Ficarelli, Storie di imprenditori Montecchiesi, T&M Associai Editore, Reggio Emilia 1995. 7 Gonizzi, Anni di Latta, Editore Fiere di Parma, Parma 1995. 8 A. Minardi, F. Ficarelli, Storie di imprenditori Montecchiesi, T&M Associai Editore, Reggio Emilia 1995. G.
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I Pionieri
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I PIONIERI
di Angelo Scivoletto Siamo invitati, ora, a sperimentare lemozione di un incontro, quasi un contatto, con la generazione imprenditoriale del dopoguerra, con i pionieri del comparto delle tecnologie agroalimentari del parmense, leggendo le loro testimonianze auto-biografiche, perci vibranti, essenziali ed esemplari, sgorgate, con spontaneit e partecipazione, nel corso di alcune significative interviste. Questi protagonisti che sintetizzano il passaggio dalla manualit artigiana alla promozione tecnologica, associando praticit e creativit, riprendono lo spirito e lavventura degli iniziatori dell800 e riescono a trasmettere il loro entusiasmo per la passione di futuro con cui hanno affrontato o affrontano il loro presente. Le interviste ci fanno cogliere, alla radice, lo spirito di appartenenza che accomuna i nostri pionieri, essendo il fattore parmigianit un dato di fatto e di valore che anima una cultura in cui la tradizione convive con la singolarit e la originalit di ciascun operatore sospinto alla ricerca e alla innovazione. Si pu partire da questa eccezionale esperienza di uomini che sentono di mettere a frutto i propri talenti per la migliore destinazione consumieristica dei prodotti della terra, nella loro variopinta e festosa gamma, al servizio della vita umana, perch c qui, in sostanza, il germe di una possibile investigazione di sociologia del lavoro intrecciata con la identit storica del territorio parmense. Questa identit si costruisce e si mantiene, nella continuit peculiare, senza stagnazioni anomiche e senza rigettare e anzi, incorporando i fattori divenienti dellantica ruralit dalla quale tutto proviene e che tutto ha animato, nei secoli, nella vasta articolazione dei mestieri e delle invenzioni, e nella sapiente divisione del lavoro nei campi, nelle acque, nelle vegetazioni cicliche o differenziate, negli allevamenti, nelle botteghe, nei mercati sino a farci riconoscere la civilt contadina nelle stesse giunture della modernizzazione e della tecnologia quotidiana. Non deve sfuggirci, infine, la tensione etica che si accompagna allappassionata impresa di questi pionieri che, mentre si aprono al mondo per finalizzare la propria arte inventiva, dichiarano, pi volte, di voler difendere il primato della famiglia, e dei suoi valori, sui quotidiani assilli aziendali e rappresentativi, che sono, certo, strumenti preziosi, ma solo strumenti, non totalizzanti al punto da oscurare la vita!
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Bruno Darecchio
ca 10 anni non ha avuto alcun concorrente. Il cliente pi importante stato lUnione Sovietica che nel 1970 ha ordinato alla ditta Manzini i suoi primi sei cuocitori Darecchio. Dal 1978 al 2008 ho poi costruito principalmente impianti automatici continui e molto originali per sgusciare vongole o altri molluschi a due valve. Nel 1980 ho fornito alla Nestl un evaporatore continuo per prodotti di altissima viscosit, che ho chiamato Turbon. Quando stata costituita la Darecchio? Erano i primi anni 60, avevo delle liquidit da parte, e mi misi in proprio, ma non in concorrenza con la ditta Manzini. Iniziai con la ricezione di un ordine giunto da una ditta di Siena per una macchina per candire la frutta; poi lavorai per la ditta italiana Zuegg, che in collaborazione con la tedesca Shwatauer Werk di Lubecca ha applicato nel suo stabili-
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NOME: Bruno Darecchio NATO IL: 03/05/1915 ESPERIENZA PROFESSIONALE: Progettista ed inventore, nel secondo dopo guerra ha lavorato come libero professionista alla Manzini; negli anni 60 ha fondato e diretto la Darecchio Srl. In seguito al suo pensionamento, la ditta ora gestita dai figli.
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Camillo Catelli
e installammo 50 impianti in California, e pi di 500 in tutto il mondo, guadagnando una notoriet incomparabile. Da questo primo brevetto sviluppammo nel 1973 gli evaporatori della serie Califfo, che si distinguevano per lutilizzo della circolazione forzata su tutti gli effetti, e il concentratore continuo Venus, in grado di lavorare fino a 14.400 tonnellate di pomodoro al giorno. Pu indicare anche altre importanti invenzioni della Rossi&Catelli? Sicuramente la pelatrice Vesuvio con il Sistema Termofisico; le passatrici raffinatrici Butterfly e Giubileo, ad alta capacit estrattiva; il sistema brevettato per la disattivazione enzimatica Hot Break, modello Eldorado. Negli anni 70 sviluppammo gli impianti continui Fredor per la liofilizzazione. Poi vi fu lingresso nel settore lattiero-caseario con il nuovo
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NOME: Camillo Catelli NATO IL: 07/02/1919 ESPERIENZA PROFESSIONALE: Ha iniziato a lavorare nel settore dellimpiantistica alimentare, presso la Oreste Luciani. Ha poi fondato la Rossi&Catelli, marchio storico del settore e conosciuto in tutto il mondo, sino a creare lodierna Catelli Holding.
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Angelo Rossi
rendere uniforme il fondo, per diminuire anche il peso della macchina stessa. Usammo un foglio di lamiera su cui lavorammo sperimentando idee e soluzioni che ci venivano in mente sul momento, e creammo i fondi di lamiera da lastra. I vantaggi erano molti: uniformit, innanzitutto, ma anche una maggiore purezza, quindi migliore trasmissione di calore e maggiore rendimento. La sua strada si divise per presto da quella di Catelli. Esatto, per alcune incomprensioni ci dividemmo, e lui mantenne il nome dellazienda. Io mi buttai nel mondo dei motori e creai la Moto Rossi, un motociclo di grandi prestazioni per lepoca, che raggiungeva anche i 140 chilometri allora come punta di velocit. Progettavo il motore e il telaio, e ottenni alcuni successi, ma lingresso dei grandi gruppi rovin i miei
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NOME: Angelo Rossi NATO IL: 15/11/1920 ESPERIENZA PROFESSIONALE: Fondatore della Rossi & Catelli di Parma, si ritir negli anni Cinquanta per costruire motociclette, ma ritorn presto nellambiente fondando la Rossi Ing. A. Impianti Industriali, che conduce tuttora insieme ai suoi figli.
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Enzo Benedini
e presente nella raccolta del pomodoro? Agli inizi la raccolta dei pomodori occupava cinque o sei tornate, perch la maturazione avveniva in periodi differenti; oggi possibile far maturare i pomodori quasi tutti insieme, cosicch l80% circa della raccolta avviene simultaneamente. Come si sono modificate negli anni le relazioni imprenditoriali e lavorative? Chi opera oggi nel campo dellimprenditoria non pu fare a meno di tenere in considerazione la globalizzazione. Con labbattimento delle barriere, i nostri prodotti hanno spesso subito la concorrenza sleale dei marchi stranieri e numerosi tentativi di contraffazione. In Italia abbiamo dei prodotti tipici unici a livello mondiale, irriproducibili, e per questo dovrebbero essere maggiormente tutelati a livello legislativo.
Che impressione ha dei giovani che oggi si avvicinano al mondo del lavoro? A mio parere, dovrebbero essere pi umili e pazienti. I giovani di oggi vogliono tutto e subito, e spesso pretendono di raggiungere privilegi e posti di rilievo quando ancora non hanno la giusta maturit. Lesperienza sviluppata nella mia vita mi ha portato a capire che quando si entra nel mondo del lavoro bisogna iniziare con seriet e spirito di servizio, e farsi conoscere pian piano per le proprie qualit. Al momento giusto le gratificazioni arriveranno. Rifarebbe le scelte compiute finora? Sono molto soddisfatto della mia carriera. Ho sempre lavorato con seriet e mi sono sempre fatto apprezzare. Ancora oggi, quando contatto le aziende con cui ho avuto rapporti lavorativi, sono sempre ricevuto con stima e ammirazione. di Vincenzo Pirillo 153
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NOME: Enzo Benedini NATO IL: 07/11/1926 ESPERIENZA PROFESSIONALE: Agente di commercio. Ha lavorato nel campo dellagroalimentare come rappresentate per la vendita di macchinari prodotti dalle pi importanti aziende del territorio.
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Carlo Testa
ita prima di riprendere la produzione. Una volta invece si poteva intervenire sui singoli pezzi degli asservimenti meccanici. Sostanzialmente identici sono rimasti anche i forni refrattari allinterno dei quali si fonde il vetro, perch vengono costruiti sempre con gli stessi mattoni resistenti alle alte temperature. Fino agli anni Ottanta funzionavano per a metano o a olio combustibile, mentre in seguito sono stati introdotti sul mercato i forni elettrici, che creano meno dispersione di energia e meno inquinamento. Erano aziende inglesi che fornivano i relativi progetti alla Bormioli. Per la fornitura di macchinari esistevano delle collaborazioni anche con aziende locali? Dalla Zecchetti compravamo i nastri trasportatori per la movimentazione delle bottiglie, che erano in acciaio perch dovevano tra-
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NOME: Carlo Testa NATO IL: 27/11/1927 ESPERIENZA PROFESSIONALE: Responsabile dei Servizi Tecnici Generali della Bormioli Luigi dal 1964 al 1987. Andato in pensione, ha continuato a lavorare come consulente fino al 1996. Oggi impegnato nella concessionaria Gruppo Ferrari.
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NOME: Luciano Del Sante NATO IL: 16/04/1930 ESPERIENZA PROFESSIONALE: un ex perito industriale meccanico, con una breve esperienza come Istruttore meccanico industriale. Ha operato presso la ditta Rossi, delling. Angelo, e la Simonazzi, dove rest fino alla pensione nel 1990.
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Aldo Migliavacca
trattavamo quasi esclusivamente concentrati di pomodoro. In seguito, grazie allo sviluppo di diverse tipologie di dosatori, abbiamo cominciato a trattare anche altri prodotti come le confetture, gli oli, i succhi di frutta e i condimenti vari. Come ha coniugato nella sua vita famiglia e lavoro? Mi sono sposato nel 1955, allet di 25 anni. Mia moglie era la tipica casalinga di una volta, che si occupava della casa e dei figli, e questo mi ha permesso di dedicare tutte le forze al lavoro. Con gli anni, poi, famiglia e lavoro si sono incrociati. Mia figlia ha, infatti, lavorato per alcuni anni nellazienda prima di abbandonare per motivi familiari; mentre mio figlio ancora qui, e da quando sono in pensione ha preso il mio posto nella gestione dellattivit.
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NOME: Aldo Migliavacca NATO IL: 05/03/1930 ESPERIENZA PROFESSIONALE: il proprietario dellazienda Carlo Migliavacca, ditta di lunga tradizione fondata nel 1875 e specializzata nella costruzione di macchine per lindustria alimentare e conserviera. Oggi riveste il ruolo di consulente.
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Sergio Pagani
cendio, fino allimpianto di riscaldamento, che accesi per riscaldare gli operai che gi vi lavoravano ancora prima che lo stabilimento fosse completato. E per questo presi anche una denuncia, da cui uscii per innocente. Un altro episodio legato a questo peiodo, che ricordo in particolare, quello del contadino con il grano maturo, pronto per essere tagliato, proprio sul terreno dove dovevamo costruire. Il pcontadino venne nel mio ufficio per implorarmi di aspettare 15 giorni, giusto il tempo di mietere. Decisi che 15 giorni in pi non avrebbero fatto del male a nessuno. Nel campo dei barattoli, qual stata linnovazione pi importante? Sicuramente, quella riguardante i lamierini dacciaio che formavano il corpo dei barattoli, costituiti da fogli sempre pi sottili, fino ad essere delle vere e proprie veline dallo spessore
Comera il rapporto con i dipendenti? Avendo 900 dipendenti, di cui la maggior parte stagionali, se ne vedeva di ogni tipo, ma devo dire che i parmigiani sono sempre stati ottimi lavoratori. Erano invece tempi molto duri per quello che riguardava i rapporti con i sindacati: ricordo nottate intere passate allUnione Industriali per giungere a un accordo sui contratti o sugli scioperi. Non era facile, allepoca, parlare con loro, si era formato un muro fortissimo. Tutto il tempo che ha investito per il suo lavoro ha avuto ripercussioni sulla famiglia? Indubbiamente s, e questa stata una mia colpa, anche se devo dire che lavorare mi ha sempre divertito tantissimo, ed stato entusiasmante. Ma pi di ogni altra cosa, la mia fortuna stata quella di aver incrociato il mio percorso con la famiglia Nasturzio, Tito prima, e i figli Silvestro e Saverio poi, poco pi anziani di me allepoca. Sono stati dei gentiluomini, e posso dire di essere stato onorato di avere lavorato per gente cos. di Matteo Sartini 161
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NOME: Sergio Pagani NATO IL: 23/09/1930 ESPERIENZA PROFESSIONALE: Genovese, nasce come contabile allinterno di una compagnia di assicurazioni, ma dopo il suo incontro con la famiglia Nasturzio assume la direzione dello scatolificio La Ligure Emiliana, con stabilimento a Parma.
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Geremia Ghizzoni
to di quello che dicevo: era tutta esperienza che facevo sul campo, imparando dai miei stessi errori. Dopo questa prima novit, ce ne furono delle altre che segnarono la produzione della vostra ditta? Negli anni, capii che poteva essere una scelta strategica differenziare la gamma della mia produzione. Mi dedicai alla lavorazione del tonno, settore nel quale brevettai un sistema tecnologico di cottura a vapore e asciugamento sotto vuoto dei tranci in grandi autoclavi. Questo permise di ottenere enormi vantaggi in qualit, rendimento e tempi: solo unora di lavorazione, una rivoluzione rispetto al vecchio sistema caratterizzato da tempi lunghissimi. Le prime prove di applicazione del nuovo sistema, che furono eseguite con un impianto da laboratorio presso la Stazio-
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NOME: Geremia Ghizzoni NATO IL: 23/01/1933 ESPERIENZA PROFESSIONALE: Ha ereditato dal padre la Dante Ghizzoni & Figlio, trasformandola da una piccola attivit artigianale in unazienda fornitrice di macchine per la lavorazione del pomodoro, del tonno e delle confetture di frutta.
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Anzio Storci
sagne, tagliatelle, orecchiette), pasta a rapida cottura, pasta senza glutine e pasta precotta per piatti pronti. In sessantanni di attivit si senzaltro accorto di unevoluzione nel modo di fare la pasta. Cosa cambiato? La chiave della rivoluzione nella produzione della pasta stata la tecnologia, che ha consentito lautomatizzazione dei processi produttivi e il miglioramento della qualit dei risultati. Il lavoro umano si gradualmente allontanato dai macchinari: prima cerano i torchi in cui la pasta veniva pressata e tagliata fisicamente e in fabbrica cera bisogno degli operai che azionavano le macchine o dei mastri pastai che preparavano limpasto e assaggiavano il risultato. Adesso anche i pi piccoli impianti assolvono a tutte queste funzioni, riducendo i tempi di lavoro, eliminando ogni tipo di manualit
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NOME: Anzio Storci NATO IL: 12/08/1934 ESPERIENZA PROFESSIONALE: Fondatore nel 1991 della Storci SpA, di cui direttore generale e presidente in carica con funzioni ancora operative. Tra gli incarichi, tuttora svolti, vi il ruolo di responsabile del laboratorio di Ricerca e Sviluppo.
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Giancarlo Gherri
insaccati, curavamo anche il corredo delle altre macchine necessarie, come le timbratrici, le lavaprosciutti, gli stampi e le presse per prosciutti disossati. Come funzionava il mercato nei suoi primi anni di attivit? A parte i grossi salumifici, la maggior parte delle aziende era gestita da piccoli privati: macellai e salumieri che facevano tutto a mano e in casa. Per questo bisognava essere propositivi e far conoscere a ognuno le novit tecnologiche che potevano migliorare la loro produzione. Allinizio avevo quattro rappresentanti che prendevano accordi con i privati e poi andavo personalmente a chiudere le vendite. Con i miei macchinari ho favorito lo sviluppo di molti piccoli imprenditori locali. Di cosa vi occupate alla Gherri Meat Tech-
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NOME: Giancarlo Gherri NATO IL: 01/10/1936 ESPERIENZA PROFESSIONALE: Fondatore del settore alimentare della Gherri Gino S.n.c. (poi venduta nel 1999) e della Gherri Meat Technology, di cui attualmente presidente. stato per sei anni presidente della associazione Comaca.
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Bruno Montanari
Qual stata, invece, levoluzione nel campo del barattolo? Nei primi tempi ogni corpo barattolo era ricavato da una fascia rettangolare calandrata e saldata a lega di piombo. Con il passaggio alla saldatura elettrica automatica vi fu un abbattimento dellinquinamento - prima si lavorava col 98 per cento di piombo - e crebbe la velocit di produzione: si pass da 60 a 400, e infine a 800, scatole al minuto. Lo spessore del barattolo si ridusse? Certo. La robustezza dei barattoli, nei primi tempi, era garantita dallo spessore del corpo del cilindro, rigorosamente liscio. La vera innovazione fu la nervatura del suo corpo, cosa che consent di ridurne lo spessore: si poteva ottenere la stessa resistenza di prima con un minore impiego di materiale. Questo ha comportato lavvio di una profonda colla-
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NOME: Bruno Montanari NATO IL: 14/07/1937 ESPERIENZA PROFESSIONALE: Laureato in Ingegneria Meccanica, ha lavorato per ventanni alla Fa.Ba. come direttore tecnico e consulente tecnico per il packaging. Sul finire degli anni Ottanta ha lasciato la Faba ed stato tra i fondatori della IN.CAM.
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Giorgio Pirondi
Delmonte si toccavano le 500 bottiglie al minuto. Come ricorda i rapporti con le componenti sociali della azienda in cui ha lavorato? Ho sempre potuto contare su ottimi rapporti con tutte le parti in causa: portai alla Rolli i metodi di lavoro appresi alla Delmonte, e ricordo chiaramente che il commendatore Rolli si stup della mia decisione di creare una struttura orizzontale con numerosi responsabili di settore. Arrivando a chiedermi scherzosamente se nella sua fabbrica fossero divenuti tutti quanti dei capi. Con i collaboratori che tipo di relazioni si erano instaurate? Anche con i miei collaboratori, con quelli che si sono impegnati duramente, non ho mai avuto alcun tipo di problema: il mio metodo
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NOME: Giorgio Pirondi NATO IL: 30/07/1937 ESPERIENZA PROFESSIONALE: Il primo impiego ricoperto stato quello di disegnatore progettista alla Rossi & Catelli allet di 19 anni. In seguito, alla fine degli anni Sessanta, ha svolto la funzione di direttore tecnico presso la Rolli.
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Giorgio Spocci
e in situazioni difficili. Una ditta svizzera, mi ricordo, ci aveva commissionato un impianto in Azerbaijan; il termine di consegna era impossibile. Il posto era assolutamente sperduto, verso il confine con lIran. Per arrivare ci vollero sette ore daereo. Ci restammo quattro giorni, per conoscere limpianto e discutere il da farsi. Tornammo a casa e in altri tre giorni preparammo il progetto. Una squadra di sei persone torn in Azerbaijan e realizz limpianto sul posto, tutto a tempo di record. Una follia. E con le lingue straniere come se la cava? Ho imparato il francese in Algeria, per esigenze di lavoro, ovviamente. Per linglese ci sono i miei due soci, che poi sono i miei due figli maschi: uno ragioniere, laltro - il maggiore - perito elettronico. A ciascuno ho dato il 25 per cento delle quote: prima o poi, tutta
Come vede la realt doggi? Lo dico con rammarico: oggi si lavora peggio dun tempo. Con i clienti cambiato tutto: negli anni Sessanta o Settanta cera pi fiducia reciproca. Arrivava un ordine, si firmava il contratto, veniva aperta una linea di credito e si iniziava a lavorare. Negli ultimi anni tutto pi difficile: c meno seriet e meno disponibilit economica. Con i suoi dipendenti ha mai avuto difficolt? No, anche perch lazienda piccola. Oggi ho otto dipendenti e in passato mai pi di dieci o dodici. Ci si conosce tutti: pi che unazienda, una famiglia. E alla sua famiglia ha potuto dedicare il giusto tempo? Purtroppo no. Sono partito con molti debiti e lambizione di realizzare qualcosa dimportante. Ero sempre in viaggio per lavoro. di Diego Dalla Costa 173
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NOME: Giorgio Spocci NATO IL: 20/09/1938 ESPERIENZA PROFESSIONALE: fondatore e amministratore unico di Tecnotermica Srl, azienda di Parma specializzata nella realizzazione di generatori di vapore per macchine industriali del settore agroalimentare, tessile e alberghiero.
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Stefano Vettori
i conflitti sociali: la commissione interna comprendeva alcuni soggetti che pensavano solo alla politica. Tra molte difficolt siamo comunque riusciti a convivere anche con queste situazioni. E il rapporto relazione tra lei e suo padre di che tipo era? Buono, nel limite del possibile. Cos, comera anche con il socio dellazienda, Ennio Manghi, che per me era come un secondo padre. Tra vecchie e nuove generazioni era per inevitabile che vi fosse anche qualche scontro. Soprattutto sui modi di gestire e sviluppare lazienda. Con il suo lavoro riusciva a dedicare del tempo alla famiglia? Non molto. Quando si ha unazienda da condurre, tutto il resto, anche la moglie e i
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NOME: Stefano Vettori NATO IL: 20/02/1938 ESPERIENZA PROFESSIONALE: Ha maturato esperienza di progettazione e certificazione aziendale come libero professionista. Attualmente svolge mansioni tecnico commerciali per la fabbrica di barattoli In.Cam. di Campegine (Re)
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Luciano Belletti
struzione di questo tipo di macchine. E dopo lesperienza da progettista? Dopo lesperienza di disegnatore progettista, divenni progettista-trasfertista: dovevo avere sempre la valigia pronta, per seguire il funzionamento delle macchine nelle varie aziende allestero. Avevo deciso di studiare le lingue nei corsi serali, prima il tedesco e poi linglese. Stavo via da casa anche 40 giorni, spesso in Nord o in Sud America. Era tutta esperienza sul campo, in vista di unaltra promozione. Che arriv quando? Allinizio del 1983. La Ocme aveva bisogno di un nuovo direttore tecnico. Era stato il mio predecessore, lingegner Pietralunga, a fare il mio nome per sostituirlo. Di questa ultima promozione ero felice, perch era stata una bella sod-
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NOME: Luciano Belletti NATO IL: 29/06/1939 ESPERIENZA PROFESSIONALE: Ha dedicato tutta la sua esperienza lavorativa alla Ocme di Parma prima come apprendista meccanico, poi come operaio qualificato e in seguito disegnatore tecnico. Nel 1983 stato promosso a direttore tecnico.
I Pionieri
1.4
Rolando Paterlini
sedere un settore valvole e per altri apparecchi complementari. Diciannove anni fa, quindi, acquisimmo la Bardiani Valvole, poi Omac e la Cms Motori. Su queste aziende consociate non ho mai avuto legemonia e prendevamo le decisioni tutti insieme. Solo in questo modo i soci hanno potuto lavorare bene. I suoi figli hanno proseguito lattivit imprenditoriale? Mio figlio responsabile del settore commerciale in Italia e mia figlia in amministrazione. Manca solo qualcuno della famiglia nellufficio tecnico; magari potr essere mio nipote a occuparsi di questo settore, cos ogni settore dellazienda sar coperto. Insieme lavoriamo benissimo, c un feeling straordinario e non una cosa semplice da trovare. Allinizio stato difficile conciliare il lavoro
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NOME: Rolando Paterlini NATO IL: 29/05/1939 ESPERIENZA PROFESSIONALE: Presidente della Csf Inox Montecchio Emilia, produttrice di pompe per limpiantistica per il settore agroalimentare, chimico e farmaceutico. Socio acquisitore della Bardiani Valvole, della Omac Pompe e Cms Motori.
I Pionieri
1.4
Gianni Dordoni
mentre dagli anni 70 si inizi a concepire la loro conservazione in vasi e scatole. In che modo avete seguito questa tendenza innovativa? Per diversi anni abbiamo progettato, costruito e consegnato macchine per il confezionamento delle verdure direttamente ai nostri clienti. Tra di loro cerano Ponti, Sacl e Polli. E questo valeva anche per i surgelati: fornivamo Findus, Orogel e Rolli. Facevamo lo stesso per il settore della frutta, lavorando con imprese davvero importanti come Zuegg, Star, Plasmon e Valfrutta, e con loro ci siamo specializzati in tali settori. Comera landamento del mercato agroalimentare in quegli anni? Era davvero dinamico e in continua crescita: i consumi aumentavano e le aziende di
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NOME: Gianni Dordoni NATO IL: 05/03/1940 ESPERIENZA PROFESSIONALE: Nel 1962 ha fondato la Tecnindustria, azienda che si afferm sul mercato per la produzione di macchine e impianti per la lavorazione di frutta e vegetali. Dal 2004 consulente della Gea Levati Food Tech Srl.
I Pionieri
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Adriano Bocchi
nel settore commerciale e laltro in quello amministrativo. Sono molto orgoglioso perch, nel corso del tempo, hanno dimostrato di meritare la fiducia che avevo riposto in loro. Rifarebbe tutte le scelte che ha fatto nel suo passato, o ha qualche rimpianto? Non ho grossi rimpianti e sono contento delle scelte fatte. Pur avendo iniziato un po tardi a fare limprenditore, a circa quaranta anni, posso dire di non aver fatto grossi errori e di avere recuperato bene il tempo perduto. Ha un ricordo della sua professione al quale particolarmente legato? Ce ne sarebbero troppi da raccontare. Diciamo che la mia pi grande soddisfazione sempre stata quella di riscontrare nei miei lavoratori lorgoglio per il fatto di lavorare in
Come cambiato il mondo imprenditoriale nel corso degli anni? In confronto ai miei tempi il mercato del lavoro notevolmente cambiato e ci sono molte meno opportunit. Oggi c una richiesta maggiore di qualifiche specialistiche, ma queste da sole non bastano. Una volta ottenuto un lavoro, bisogna infatti continuare ad apprendere perch c unevoluzione tecnologica incessante. Questi cambiamenti permettono per ai giovani di inserirsi pi facilmente se sono capaci di tenersi aggiornati. Alla luce di questo, che consiglio darebbe ad un giovane che entra oggi nel mondo del lavoro? Limportante avere motivazione e volont di raggiungere un obiettivo. Pur essendo diminuite le opportunit, alla fine si riesce ad emergere se si ha modestia e voglia di apprendere. di Vincenzo Pirillo 183
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NOME: Adriano Bocchi NATO IL: 06/01/1941 ESPERIENZA PROFESSIONALE: Proprietario della Sca.di.f., azienda specializzata nella produzione di imballaggi in cartoni ondulati. Nel 1982 ha iniziato ad acquisire le prime quote dellazienda di cui oggi proprietario.
I Pionieri
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Massimiliano Pellacini
Ma la Pellacini Sergio ha poi trasferito la produzione su altre macchine rispetto a quelle per la lavorazione del pomodoro. Esattamente. Negli anni Sessanta provammo con i legumi, poi venne il turno della frutta: oggi, tramite la progettazione di macchine per i succhi di frutta, questultimo prodotto diventato il fulcro della nostra attivit. Non esiste per una causa precisa che oggi potrei riconoscere per spiegare la nostra scelta di allora; fu un insieme di fattori - nel quale la casualit ebbe un ruolo non piccolo - che ci port a imboccare questa strada. Un po come succede nella vita. cambiato qualcosa nel modo di relazionarsi con i suoi dipendenti? Nello scenario italiano c una data precisa che ha cambiato i rapporti in fabbrica, rendendoli pi complessi: il 1968. Devo per dire che qui,
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NOME: Massimiliano Pellacini NATO IL: 27/04/1943 ESPERIENZA PROFESSIONALE: Tutta la sua vita lavorativa si concentrata nella ditta Pellacini Sergio & Figli, ereditata dal padre e specializzata soprattutto nella produzione di macchine per la lavorazione dei succhi di frutta e del pomodoro.
I Pionieri
1.4
Gianni Melli
denti, decidemmo di vendere tutto: la Comaco pass al gruppo Sasib Bologna e tutto cambi. Non cera pi lo stesso rapporto tra direzione e operai. Io mi occupavo del collaudo e della consegna delle macchine, ma non riuscivo a lavorare pi come un tempo. Volevo cambiare mestiere. Successe viceversa che altri dipendenti della Comaco decisero la stessa cosa. Uscimmo in sei e fondammo la Sima, rimanendo nel settore. Nella nuova azienda che ruolo ricopriva? Ero amministratore unico. E finii nelle grane. Un giorno arrivarono i carabinieri a casa mia per verificare se avessi rubato dei progetti dalla precedente ditta; progetti che erano stati elaborati da me. Ma io non avevo alcun progetto: le mie idee le tenevo in testa, non avevo bisogno di metterle su carta. Alla fine tutto quello che trovarono fu un disegno di un cam-
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NOME: Gianni Melli NATO IL: 17/02/1946 ESPERIENZA PROFESSIONALE: Fu il primo operaio, poi capofficina, della Comaco, azienda produttrice di macchine per il confezionamento di prodotti alimentari e chimici. Successivamente, con altri dipendenti fuoriusciti da Comaco, fond la Sima.
I Pionieri
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Ivor Fuschi
conserviere erano diffuse in alcuni paesi europei, come Spagna, Turchia, Grecia, ecc..., oltre che, ovviamente, Italia e in alcune aree extraeuropee come Stati Uniti e Centro Sud America. E oggi, invece, cos cambiato? Con il tempo sono comparse industrie del settore in molti Paesi in via di sviluppo, come India, Pakistan, Iran, Nord-Centro e Sud Africa, fino all exploit della Cina. Oggi l80% delle nostre vendite interessa le esportazioni, mentre solo il 20% diretto al mercato italiano. La nostra clientela, a volte, fa grandi investimenti che non ripete con frequenza, dato che i macchinari da noi prodotti durano nel tempo. Ad esempio, proprio questanno, ci giunta una richiesta per alcuni pezzi di ricambio di un impianto che avevamo venduto in Arabia Saudita nel 1968.
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NOME: Ivor Fuschi NATO IL: 08/06/1945 ESPERIENZA PROFESSIONALE: Attualmente consigliere delegato nel Cda della FBR-ELPO. inoltre direttore commerciale dellazienda, per la quale si occupa anche della pubblicit e dellimmagine aziendale e istituzionale.
I Pionieri
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Franco Piazza
fatica. Certamente il lavoro richiede enormi sacrifici e amore per la propria attivit; la dedizione al lavoro senzaltro fondamentale per avere successo. stato difficile conciliare il lavoro con la famiglia? Molto difficile. Il lavoro mi ha costretto, per lunghi periodi, ed essere distante da mia moglie e dalla mia famiglia anche in momenti particolarmente significativi. Da sempre in questo settore c carenza di tecnici in quanto i sacrifici richiesti e i lunghi periodi di trasferta rendono molto difficile instaurare e mantenere rapporti familiari. Che cosa cambiato oggi nel settore rispetto al passato? Io ricordo che allinizio proponevamo ogni anno uninnovazione mentre oggi non pi
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NOME: Franco Piazza NATO IL: 10/07/1946 ESPERIENZA PROFESSIONALE: Dopo unesperienza trentennale nel settore agroalimentare, fonda la Labs dove si realizzano impianti per la trasformazione e la conservazione di frutta, pomodoro e vegetali.
I Pionieri
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Giancarlo Neroni
elettrici delle macchine per il riempimento e laggraffatura di barattoli e scatole. Quali sono state le innovazioni pi rilevanti nel settore dellimpiantistica elettrica? Negli ultimi venticinque anni c stato uno sviluppo incredibile della tecnologia: dallelettromeccanica si passati al dominio dellelettronica sofisticata con una serie di sistemi digitali che hanno esaudito la richiesta sempre pi ingente di velocit nella produzione. Se prima unaggraffatrice realizzava solo cento scatole al minuto, adesso arriva a farne anche millecinquecento. Unaltra grande innovazione la tele-assistenza: un servizio grazie al quale i nostri clienti, sia in Italia che allestero, si collegano con il cellulare direttamente a noi e dalla nostra sede troviamo lerrore o modifichiamo il
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NOME: Giancarlo Neroni NATO IL: 14/10/1948 ESPERIENZA PROFESSIONALE: Titolare dellazienda Automazioni Neroni Giancarlo, da lui fondata nel 1970, nella quale si occupa dei setori produzione, acquisti e vendite.
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Giacomo Magri
Quali sono stati i cambiamenti tecnologici che hanno coinvolto maggiormente lazienda? Di certo a livello tecnologico c stata una rivoluzione. Nel settore della palettizzazione una volta si costruiva a livello artigianale, mentre oggi un ingegnere impiega due mesi di lavoro solo per la fase di progettazione. Il segreto stato quello di riuscire a costruire in maniera industriale macchinari altamente sofisticati. Come sono cambiati invece i rapporti imprenditoriali rispetto al passato? Sicuramente oggi il mondo sta cambiando e le persone hanno altri principi. Anche a livello imprenditoriale sta diminuendo la professionalit. Ma noi continuiamo a puntare sulla seriet e letica degli affari nei confronti di lavoratori, fornitori e, soprat-
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NOME: Giacomo Magri NATO IL: 31/01/1948 ESPERIENZA PROFESSIONALE: Presidente dellazienda ACMI da lui fondata allet di 36 anni. Oggi lazienda leader in Italia nella costruzione di palettizzatori destinati allindustria delle bevande.
I Pionieri
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Francesco Maini
mento del th in bottiglie di plastica. Era il 1998, ed eravamo dei precursori perch allora le altre aziende usavano i conservanti per mantenere fresca la bevanda in bottiglie rigorosamente di vetro. Ancora prima, nel 1982, abbiamo realizzato limpianto per la produzione della passata di pomodoro Pom, marchio che passato alla storia. E sempre dalla collaborazione Boschi e Catelli, nel 1984 nato limpianto per confezionare la polpa di pomodoro in poliaccoppiato, con il marchio Pomito. Su quali obiettivi deve puntare lindustria agroalimentare in futuro? Si deve lavorare molto sulle politiche ambientali che oggi sono strategiche per unazienda. Mi riferisco ad esempio alla gestione degli imballaggi. Occorre realizzare confezioni a bassissimo impatto ambientale che inquinino di
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NOME: Francesco Maini NATO IL: 14/03/1949 RUOLO: Attualmente vicepresidente della Tomato Farm, industria per la trasformazione del pomodoro di Alessandria fondata nel 2006. inoltre presidente della societ di consulenza industriale Tecnofood di Salsomaggiore, da lui fondata nel 2005.
Pensa che sia possibile nellattivit aziendale coniugare gli aspetti produttivi e quelli del rispetto ambientale? Guardi, io sono anche amministratore delegato della Ferrara Food, unazienda che lavora per la trasformazione del pomodoro, nata un anno fa. Il nostro stabilimento costruito secondo criteri di risparmio energetico, ricoperto interamente con pannelli fotovoltaici, ed situato ad Argenta in provincia di Ferrara, un posto strategico dove nel raggio di 20 km si producono in media cinque milioni e mezzo di quintali di pomodoro allanno. Se prima il 50% veniva portato a Parma e a Piacenza per la trasformazione con ingenti costi di trasporto, adesso si pu lavorarlo sul posto, con unenorme riduzione di tempo, spese e inquinamento. di Alessandro Trentadue 197
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Eugenio DallOlio
Le relazioni imprenditoriali sono cambiate rispetto al passato? S, notevolmente. Oggi nelle aziende di un certo livello non c pi il padrone, comera chiamato il datore di lavoro, che praticamente decideva e acquistava il prodotto. Ora nel settore delle aziende alimentari totalmente diverso, bisogna convincere non pi il titolare dellazienda ma bens 4 o 5 persone: direttore tecnico, direttore di produzione e poi il direttore degli acquisti; se si tratta di una linea particolare anche il direttore generale. Tutto questo deve essere supportato da tante cose: da disegni, da soluzioni tecniche, da aspetti commerciali come finanziamento o pagamento nel medio-lungo termine. Qual il suo giudizio sulla strategia del prezzo pi basso applicato dal mercato? Il prezzo ha un ruolo fondamentale, ma credo
I suoi figli hanno portato avanti la sua professione? Ho due figli ma purtroppo non c continuit. Uno archittetto, laltro inserito in unazienda dove si lavora il marmo. stato difficile conciliare il lavoro con la famiglia? Molto difficile. Ricordo quando mi recavo nei paesi arabi dove il giorno di festa il venerd e io, dopo aver lavorato fino a sera, partivo per lavorare in quei luoghi durante il week-end. E cos la settimana lavorativa non finiva mai. Quale consiglio darebbe ai giovani? Nellattivit commerciale devono imparare bene le lingue, conoscere le macchine, viaggiare in continuazione. Oggi vende chi maggiormente presente sul mercato; le aziende tendono a comprare dai fornitori che vedono spesso o con cui hanno un rapporto personale. di Francesca Di Marco 199
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NOME: Eugenio DallOlio NATO IL: 07/02/1953 ESPERIENZA PROFESSIONALE: Ha lavorato allOreste Luciani occupandosi prima della sfera produttiva e tecnica e poi del settore commerciale. Nel 2003 ha fondato la Top Can, ufficio commerciale che segue lindustria alimentare.
I Pionieri
1.4
Antonio Robuschi
mi soffiatori a lobi per il trasporto pneumatico di farina, polveri e granaglie alimentari. La nascita e, inizialmente, le varie evoluzioni dei prodotti hanno quindi seguito i bisogni del mercato locale e si sono poi trasformate per soddisfare quello globale. Negli anni 90 unevoluzione importante fu la creazione di pompe e soffiatori assemblati con motore, seguita dalla fornitura di gruppi completi pronti alluso. Le tecnologie informatiche hanno infine modificato il modo di gestire e organizzare sia la parte produttiva che quella commerciale dellazienda. Come cambiato il vostro cliente di riferimento? I clienti sono diventati nel tempo pi esigenti e desiderano avere un gruppo completo di tutti gli accessori per il funzionamento dei macchinari, al fine di evitare
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NOME: Antonio Robuschi NATO IL: 10/07/1963 ESPERIENZA PROFESSIONALE: Entra in azienda dopo la maturit scientifica, assumendo progressivamente le principali cariche: direttore commerciale, direttore generale, amministratore delegato, fino allattuale ruolo di Presidente.
PARTE SECONDA
2.1
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a bilancio meno di 6 milioni di euro, mentre solo 7 si posizionano in una fascia che sta oltre i 50 milioni di euro. Se ne deduce che il settore caratterizzato da una variet di imprese che vanno da una consistenza medio-piccola (con meno di dieci dipendenti e fino due milioni di euro di fatturato) a grandi imprese con pi di 150 milioni di fatturato e oltre 1000 dipendenti. Nellarco di otto anni (dal 2000 al 2008) la classe di fatturato cresciuta per il 39,65% delle imprese mentre rimasta invariata Andamento fatturato 2000-2008 per il 55,17%, segno che alle dimesioni del fatturato complessivo si accompagna una sostanziale solidit dellintero comparto in termini di performance: solo il 5,15% dichiara, infatti, di aver calatola propria classe di fatturato in questo periodo di tempo. Parlando di solidit delle aziende una considerazione va fatta anche in merito alle forme sociali. Il 44, 26% (26) delle 63 imprese intervistate una Societ per Azioni. Un numero appena poco superiore, 28, si costituito come Srl. Particamente marginale il ricorso ad altre forme societarie come la Snc e la Sas.
Forma societaria
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Macchine e apparecchi che effettuano sui prodotti, prima o dopo il confezionamento primario, operazioni di controllo e selezione Macchine e apparecchi che effettuano sui prodotti, prima o dopo il confezionamento primario, operazioni di pulizia e di conservazione Macchine e apparecchi che effettuano sugli imballaggi primari, sulle chiusure, sugli imballaggi secondari e di spedizione operazioni di controllo e selezione Macchine e apparecchi per la movimentazione dei prodotti prima del confezionamento primario Macchine e apparecchi per la movimentazione degli imballaggi primari, secondari, di spedizione, vuoti e pieni e anche di chiusure, accessori, e materiali per gli imballaggi Macchine e apparecchi per il confezionamento primario dei prodotti alimentari liquidi, densi, in pezzi con liquido di governo Macchine e apparecchi per il confezionamento primario dei prodotti alimentari in polvere e granulari, in pezzi Macchine e apparecchi per il confezionamento secondario e per imballaggi di spedizione Macchine e apparecchi che effettuano operazioni di immagine e di identificazione sugli imballaggi e sui prodotti Macchine e apparecchi di fine linea Macchine e apparecchi vari impiegati in altre fasi del confezionamento e imballaggio Revisione e commercio di macchine usate per il confezionamento e limballaggio Totale
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Cibus Tec - Parma Anuga Food Tech - Colonia Alimentaria - Barcellona Emballage - Parigi Gia - Parigi Interpack - Dusseldorf Drink Tek - Monaco Hispak - Barcellona PPMA - Bimingham Ipack - Milano Simei - Milano
31 18 3 13 7 12 13 11 2 7 10
31 42 56 45 52 48 46 47 57 52 48
1 3 4 4 4 3 4 5 4 4 5
20 17 2 13 6 12 10 8 1 3 7
11 1 1 0 1 0 3 3 1 3 3
ta innovazione tecnologica risultino particolarmente significative: dalle 63 imprese intervistate emerge che mediamente il 7,27% del fatturato viene impegnato in questo settore, anche se va sottolineato che su 41 imprese che investono, 28 stanno sotto il 5%. Da rimarcare anche che un 22% di imprese dichiara di non effettuare investimenti in questo campo, una scelta che nella maggior parte dei casi legata alla dimensione stessa dellazienda, troppo piccola per dotarsi delle strutture necessaImprese che investono in ricerca e sviluppo rie per questo genere di attivit. In questo senso gioca un ruolo importante anche il rapporto con strutture esterne in grado anche di attivare processi di condivisione tecnologica con imprese dello stesso settore. Al primo posto figura la Stazione Sperimentale delle Conserve (SSICA) con la quale il
2.1.3 INNOvaZiONe teCNOlOgiCa Il comparto della meccanica per lagroalimentare necessita per sua stessa natura di un rapporto costante con la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie. Da questo punto di vista osservare il livello degli investimenti in questo determinato settore significa fotografare il grado di competitivit che le imprese hanno o si apprestano ad avere sui mercati internazionali. Non stupisce in questo senso che le percentuali di fatturato destinate alla cosiddet214
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cienti per la quasi totalit delle imprese (37 su 38). Infine sul fronte sindacale si evidenzia qualche sorpresa nei rapporti tra impresa e associazioni. Se vero infatti che il 65% li giudica buoni (di questi il 4% li definisce indispensabili) c un buon 35% che invece segnala delle difficolt nelle relazioni con i sindacati.
2.1.5 Il rappOrtO CON assOCiaZiONi, eNti ed istitUti di CreditO Le imprese credono nellassociazionismo, visto che il 92% delle aziende che hanno risposto al questionario sono iscritte ad una associazione imprenditoriale (58 su 63). La pi rappresentativa lUnione Parmense Industriali con 32 iscrizioni (50,79%) cui va aggiunta ai fini statistici due adesioni a Confindustria Reggio Emilia e una a Confindustria nazionale. Con percentuali sensibilmente pi contenute troviamo le imprese artigiane che complessivamente totalizzano il 32% delle adesioni cos ripartite: Cna (Confederazione Nazionale dellArtigianato) 12, Gia (Gruppo Imprese Artigiane) 5 e Apla (Associazione Provinciale Liberi Artigiani) 3. Nel conteggio delle adesioni va tenuto presente che 5 imprese hanno dichiarato una doppia adesione. Se guardiamo al Rappresentativit delle associazioni grado di soddisfazione per il supporto rice217
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2.1.6 Le OpiNiONi delle imprese Come vedono il futuro le 63 imprese che hanno aderito a questo progetto? Anche da questa semplice domanda arriva qualche sorpresa. Contrariamente alle aspettative infatti sono solo 2 le imprese che scelgono la definizione Negativo. In 12 lo definiscono Incerto e ben 31 addirittura Positivo. Si tratta di una posizione che certamente identifica meglio di altre il buono stato di salute complessivo del comparto. Per quanto riguarda il progetto sulle tecnologie agroalimentari promosso dal Centro Studi Citt e Democrazia il questionario chiedeva alle imprese di indicare al massimo due priorit di realizzazione rispetto a diversi obiettivi. In questo caso hanno riscosso maggior consenso il rilancio della cooperazione internazionale (27 Come vedono il futuro le imprese? preferenze), il dotarsi di un Piano di promozione diretto del comparto (25 prefe-
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filera e non di singola categoria merceologica. A questo comparto occorrono politiche di ampio respiro, pensate intrecciando le diverse necessit di imprese che possono essere o non essere in concorrenza tra loro, ma sempre sono fornitrici di uno stesso cliente. questa la proposta forte che nasce dal progetto che Citt e Democrazia intende porre allattenzione di tutti gli attori coinvolti in questo settore e del quale questo libro rappresenta un primo passo. E che questo lavoro si stia muovendo nella giusta direzione lo possiamo avvalorare andando ad analizzare le opinioni delle imprese. Non solo si auspica che questo progetto possa essere portato a termine ma si indica chiaramente che le politiche future dovranno andare nella direzione di una promozione diretta del comparto e generale del Marchio Parma. Questo ci chiedono le imprese, questo abbiamo il compito, come rete di istituzioni, associazioni, enti e soggetti che operano su questo territorio, di raccogliere, interpretare e realizzare per il futuro di Parma e della sua gente.
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PARTE terza
3.1
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delle conserve si affianc una pi generica mostra rivolta al settore alimentare in generale, con una particolare attenzione per il Parmigiano Reggiano. Ma la nuova Fiera risent negativamente delle manifestazioni della stessa natura presenti da tempo a Bologna e a Milano. Tale difficolt port Parma a stringere un accordo con Bologna per la creazione di un unico Salone dellAlimentazione: a Bologna la sede per i prodotti e Parma quella per le macchine. Dal 1955 al 1963 nella citt ducale si svolger il Salone Internazionale Tecnico Industriale delle attrezzature dellalimentazione, che per si fuse progressivamente nella mostra delle conserve. Gli anni Sessanta furono segnati da un notevole sviluppo del numero e della qualit dei prodotti offerti dallindustria conserviera italiana; lindustria meccanica parmense segn risultati sempre pi positivi in termini di esportazione degli impianti di lavorazione del pomodoro. Sempre in questo periodo la mostra rafforz le partecipazioni internazionali, affermandosi nel panorama fieristico mondiale: nel 1965 erano presenti 1.354 espositori di cui 1.009 esteri, rappresentativi di 34 nazioni. Lesposizione parmigiana continuava a imporsi nella sua unicit e completezza, specializzandosi nel settore impiantistico a scapito di quello del prodotto finito: a testimonianza di ci, nel 1965 la manifestazione divenne Mostra Internazionale delle Industrie per le Conserve Alimentari. Nel 1971 lEnte Fiere diede spazio a una nuova mostra, quella dedicata allindustria Lattiero-Casearia, che ricevette il patrocinio del Ministero dellAgricoltura. Lo scopo della fiera era duplice: da una parte promuovere i prodotti locali, dallaltro proporre ai produttori una visione dinsieme dellofferta tecnologica del momento. Dagli anni Settanta le esposizioni fieristiche di Parma assunsero un carattere sempre pi particolareggiato, evidenziando soprattutto laspetto tecnico dei settori conserviero e lattiero-caseario. Nel 1979 la Mostra Internazionale delle Industrie per le Conserve Alimentari divenne Tecnoconserve e assunse una cadenza biennale, mentre il Salone Internazionale delle Industrie Lattiero-Casearie fu trasformata in MILC Mostra Internazionale degli Impianti LattieroCaseari. Negli anni Settanta fu modificato anche il nome stesso dellEnte: da Ente Autonomo Mostra delle Conserve Alimentari a Fiere di Parma, a sottolineare la diversificata Manifesto dell 8 Mostra serie di attivit proposte. Nel 1984 le Fiere delle Conserve - 1953 di Parma, su impulso del presidente Flavio 227
3.1
tato allinterno del solone dedicato a Milc, in cui sono presenti un altro terzo degli espositori della fiera. In mostra vi tutta la filiera della trasformazione del latte, dalle tecnologie per i prodotti di largo consumo (latte fresco, UHT, burro, yogurt, bevande a base di latte) alle linee complete per la produzione di formaggi a pasta dura e filata (Parmigiano Reggiano, mozzarella); e le tecnologie dedicate ai nuovi prodotti salutistici e di tendenza come i functional products e i probiotici. Il restante terzo degli espositori di Cibus Tec occupa infine il salone Multitecno, dedicato alle tecnologie trasversali impiegate nellindustria agroalimentare. Negli spazi di Multitecno sono esposti apparecchi di igiene e di laboratorio, automazioni industriali, sistemi e tecnologie per limballaggio e il confezionamento, etichettatura, tracciabilit, qualit e sicurezza alimentare, gestione del fine linea e logistica. 3.1.3 - La filOsOfia e gli Obiettivi fUtUri di CibUs TeC Grazie alla partnership instaurata da Fiere di Parma con Federalimentare per lorganizzazione di Cibus, la societ fieristica pu disporre di un articolato data base con contatti di circa 2.350 espositori e oltre 60.000 visitatori: contatti a cui pu ricorrere per invitare a Cibus Tec i numerosi responsabili tecnici e di produzione delle aziende alimentari. A Cibus Tec partecipano aziende di varie dimensioni, dalle grandi multinazionali alle piccole realt innovative, che individuano nella manifestazione italiana un contatto diretto con il mercato mondiale e quindi un importante spazio di promozione e di relazione con i competitor e i potenziali clienti. Le dimensioni espositive di Cibus Tec sono ben rese dai numeri delledizione 2007: 858 gli espositori provenienti da 27 Paesi, 22.000 i visitatori appartenenti a 105 Paesi, 107 i giornalisti accreditati di testate specializzate. Con ledizione 2009 le Fiere di Parma si impegnano a dare alla manifestazione un nuovo indirizzo, che sappia catturare lattenzione di un numero sempre maggiore di visitatori internazionali. La societ fieristica sta, infatti, elaborando strategie per rafforzare lincoming di buyer stranieri qualificati provenienti non solo dai mercati tradizionali, ma anche dai Paesi emergenti come Medio Oriente e Nord Africa, e decision makers quali direttori generali, direttori tecnici e di produzione e i responsabili dellarea marketing e commerciale. Sulla base delle interviste sottoposte ad alcune grandi aziende in visita a Cibus Tec 2007 emerso una particolare attenzione ai settori del packaging e del confezionamento, delle automazioni industriali, dei sistemi intelligenti di gestione dei magazzini, dei sistemi di gestione e di efficienza della produzione (recupero scarti industriali), dei sistemi di tracciatura del prodotto (sicurezza alimentare). In particolare stata sottolineata lesigenza non solo di conoscere le novit a livello impiantistico, ma anche di approfondire le diverse tematiche ad esso collegate. Per questo motivo, a partire dalledizione 2009, sono stati previsti incontri tematici e focus su vari argomenti; ogni edizione di Cibus Tec preveder approfondimenti e spazi divulgativi, come il convegno organizzato con UCIMA (Unione Costruttori Italiani Macchine Automatiche per il Confezionamento e per lImballaggio) incentrato sul tema dellimballaggio nella 229
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La SSICA
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La SSICA
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conserve vegetali, soprattutto di pomodoro, e di prosciutti, che simpongono sui mercati esteri, assieme ad altri salumi. Questo sviluppo ha bisogno di una forte azione di supporto tecnico scientifico a tutto campo, per rispondere alle sempre pi precise richieste dei paesi importatori e dei consumatori. La risposta della SSICA a queste esigenze viene prima con la creazione di laboratori specializzati, e tra questi un laboratorio chimico dedicato alla ricerca dei contaminanti e residui indesiderati, poi con la creazione di strutture, uniche nel loro genere, interamente dedicate alle tecnologie delle conserve vegetali e dei salumi e dotata dimpianti pilota, ma gi di livello industriale, capaci di ripetere e simulare le operazioni dellindustria. La contemporanea suddivisione in pi settori, destinati a occuparsi rispettivamente dei diversi tipi di vegetali, dei prodotti ittici, dei salumi crudi e cotti, degli imballaggi, delle analisi sensoriali e soprattutto di tecnologie innovative, e limmissione di nuovo personale laureato e tecnico, conferisce ai reparti configurazioni pi efficienti, capaci daffrontare i grandi temi della ricerca internazionale (la SSICA partner in diversi progetti europei, CEE ed UE), organizzare corsi tecnico-scientifici per gli addetti delle imprese, eseguire ricerche istituzionali dinteresse generale per il settore agroalimentare, eseguire ricerche su commissione, assistere le aziende nelle procedure dautocontrollo e certificazione, offrire supporto alla risoluzione dei problemi tecnologici. Di pari passo gli interessi si allargano a
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La SSICA
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3.2.3 - Il preseNte e le prOspettive fUtUre Oggi la SSICA listituto di riferimento della produzione degli alimenti, sotto qualunque aspetto conservati, come dimostrano i costanti rapporti con le Associazioni di SSICA sede di Angri (SA) categoria, i Consorzi di tutela, gli Istituti di controllo. La ragione intima del suo successo rimane la stretta connessione con il frammentato mondo dei salumi italiani, dove coesistono grandi industrie e minuscole unit produttive. lo spirito con il quale era stata fondata da persone lungimiranti oltre ottanta anni, e che ne ha guidato tutto lo sviluppo. Con circa 150 dipendenti, una sede a Parma e una ad Angri, in provincia di Salerno, la Stazione Sperimentale per lIndustria delle Conserve Alimentari oggi un ente a partecipazione pubblica e privata che svolge attivit di ricerca, consulenza, analisi e controllo per lindustria conserviera, ponendosi come punto di riferimento per tutto il territorio nazionale. Lente risponde alle richieste di 2700 industrie, con unattivit che riguarda per lo pi le conserve di carne e vegetali, circa il 10% riguarda invece le conserve ittiche. Attualmente, sono in corso un centinaio di progetti stabiliti in stretto coordinamento con le aziende produttive, anche attraverso le loro associazioni. Diverse sono le principali aree di ricerca. La prima senzaltro la sicurezza alimentare, ottenuta con sistemi morbidi e rispettosi della qualit. Importante anche lo sviluppo di procedimenti nei quali siano eliminati o ridotti al minimo tutti gli additivi (il prosciutto di Parma un alimento privo di additivi). Inoltre, si tende allalleggerimento alimentare: se produrre un salame grasso e buono facile, farne uno magro che sia anche di qualit richiede competenze elevate. Infine, una parte della ricerca dedicata al recupero dei sottoprodotti del pomodoro da destinare allallevamento o allestrazione del licopene che ha propriet antiossidanti importanti per la salute. Di rilievo sono anche le ricerche sui cicli produttivi, in particolare sul risparmio energe235
Parma Tecninnova
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Parma Tecninnova
3.3
seminari e convegni per creare momenti di informazione su specifiche tematiche e formazione sulle nuove tecnologie. 3.3.3 - COme Opera Parma TeCNiNNOva Negli ultimi anni la Societ si concentrata sullattivit di trasferimento tecnologico, inteso come quel processo attraverso il quale il sapere scientifico e le tecnologie vengono trasferiti da chi li produce (Universit e Centri di Ricerca) a chi li utilizza (Imprese/Enti). Compito del Parco Scientifico recepire le esigenze delle Imprese e far dialogare i due mondi, quello della Ricerca e quello del Mercato, per facilitare un interscambio continuo tra Centri di Ricerca e Universit da un lato, e Aziende dallaltro, al fine di creare rapporti continuativi nel tempo; due mondi molto diversi e distanti fra loro per mentalit e approccio alle problematiche e con tempi di azione differenti. Il Parco Scientifico il collante necessario per tradurre gli input tecnologici in vantaggi per le imprese, attraverso un approccio concreto e un processo gestito in grande sinergia tra Parco, Ricerca e Impresa. Il meccanismo che sta alla base del processo molto semplice, pi impegnativi sono invece i contenuti. Il punto di partenza lesistenza di unesigenza dellazienda. Parma Tecninnova deve recepirla e individuare le competenze scientifiche pi idonee a soddisfarla, le quali, dopo un audit tecnologico approfondito in azienda, redigono un progetto in cui vengono evidenziati gli obiettivi, le attivit, le tempistiche e i costi. Allinterno di ogni progetto viene individuato un Project Leader che deve coordinare lintero gruppo di lavoro, che spesso formato da competenze trasversali che vanno, per esempio, dallingegneria alla biologia, dal marketing allarchitettura. Una volta condiviso il progetto con lazienda si pu partire da subito con la sua realizzazione. Parma Tecninnova socia dellAPSTI (Associazione Parchi Scientifici e Tecnologici Italiani), il Network nazionale dei Parchi Scientifici e Tecnologici che opera per valorizzare il notevole patrimonio di competenze scientifiche, tecnologiche e organizzative presenti nei diversi 239
LUniversit di Parma
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LUniversit di Parma
3.4
nologici, semilavorati, imballaggi, e quantaltro attiene alla produzione e trasformazione degli alimenti; le ricerche di mercato, il marketing e le relative attivit in relazione alla commercializzazione di alimenti; la messa a punto e lo sviluppo di prodotti alimentari; linsegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado delle materie tecnico-scientifiche concernenti il campo alimentare e quelle affini ad esso pertinenti. Il corso di laurea magistrale in Scienze e Tecnologie Alimentari ha lobiettivo di fornire solide basi teoriche e metodologiche per permettere al laureato di inserirsi nei seguenti ambiti occupazionali: lindustria Unaula della Facolt di Agraria di Parma alimentare, con particolare riferimento alle funzioni di responsabile della produzione, della ricerca e sviluppo, della gestione della qualit e della sicurezza igienica; le industrie produttrici di ingredienti, additivi, materiali ausiliari, macchine e impianti per lindustria alimentare, con particolare riferimento alla funzione di ricerca e sviluppo; gli Enti di ricerca nellambito alimentare; gli Organismi di valutazione, gestione e comunicazione del rischio igienico connessi ai prodotti alimentari; la libera professione di Tecnologo Alimentare, con le connesse funzioni consulenziali e peritali. Il corso di laurea triennale in Scienze Gastronomiche, caratterizzato da un insieme di insegnamenti a carattere scientifico, culturale e gestionale, ha lo scopo di preparare laureati con buone conoscenze di base e applicative ed organizzative nellambito delle attivit legate alla gastronomia. Linserimento di questa figura professionale previsto nei seguenti settori: turismo enogastronomico; produzione e commercio di alimenti e bevande, con particolare riferimento ai prodotti tipici e della gastronomia; la comunicazione enogastronomica. Il corso di laurea magistrale in Scienze Gastronomiche finalizzato alla formazione di laureati che possano trovare impiego in tutte le attivit volte a diffondere la cultura gastronomica e alimentare a livello giornalistico, fieristico, di manifestazioni locali, e presso Enti Locali e aziende del settore agroalimentare e agroindustriale. In particolare, potranno costituire una efficace connessione tra le aziende produttrici di alimenti e i mercati di riferimento, in grado di interpretare la domanda e soddisfarla. Saranno quindi qualificati per far parte di strutture di consulenza e informazione nel settore agroalimentare, di panels di analisi sensoriale, e di gruppi di ricerca sugli alimenti in genere e sugli alimenti tipici in particolare. La facolt di Agraria anche impegnata nellambito del corso di Master universitario inter243
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LUniversit di Parma
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so di Laurea in Chimica Industriale e Tecnologia del Packaging, con due separati indirizzi (quello dedicato al packaging mantiene tutti gli insegnamenti presenti nel vecchio Corso di Laurea). I laureati triennali, in ambedue gli indirizzi, e quelli precedenti alla riforma, possono iscriversi allOrdine dei Chimici, previo superamento dellapposito concorso, e in ogni caso sono abilitati per accedere al Corso di Laurea Magistrale in Tecnologia della Chimica Industriale. In questi anni i laureati del corso sono stati circa 100, di cui pi di 90 hanno svolto la Tesi di Laurea presso aziende del settore. I riscontri da parte delle industrie sono stati molto positivi, e tutti i neolaureati hanno trovato occupazione in tempi brevissimi. Il GIFCO - Gruppo Italiano Fabbricanti di Cartone Ondulato - ha istituito da anni tre borse di studio triennali per matricole del Packaging con lobiettivo di formare giovani tecnologi da inserire nelle aziende associate. La ricerca nel settore si molto sviluppata e parecchie sono le aziende che si rivolgono a docenti del corso per svolgere ricerche sul packaging. Il continuo sviluppo del settore industriale, connesso alla necessit di provvedere alla formazione di tecnologi con adeguata preparazione, ha fatto s che dal 2009 presso lUniversit di Parma si costituisse il CIPACK - Centro Interdipartimentale Packaging - con lo scopo di approfondire le collaborazioni tra lUniversit di Parma e le aziende del settore. 246
3.6
mento destinati ai ragazzi; essere in grado di presidiare il territorio in termini di monitoraggio dei fabbisogni formativi e di figure professionali; essere in grado di realizzare azioni concrete a sostegno del sistema produttivo, anche per ci che concerne le attivit di ricerca e innovazione. Il centro non nasce per sostituirsi a enti, istituzioni, soggetti pubblici o privati, gi presenti e riconosciuti sul territorio, ma per proporsi come laboratorio di concertazione e di innovazione al servizio del territorio, per aumentarne le opportunit. Tale strumento a supporto dellazione dei policy maker e degli operatori locali: un punto di coordinamento territoriale di competenze e di specialisti locali ed esterni allarea; un punto di governo e di riferimento di informazioni e conoscenze, in parte disponibili a livello locale, ma di difficile accesso. Il centro assume inoltre la funzione di osservatorio permanente basato sullutilizzo di banche dati in grado di monitorare: il quadro economico internazionale, nazionale, regionale e locale; il mercato del lavoro; i fabbisogni professionali e organizzativi delle imprese. 3.6.3 Le fUNZiONi e le siNergie territOriali I destinatari del centro sono le imprese, in particolare quelle del settore del packaging e dellautomazione industriale presenti nel territorio della valle, la scuola e le istituzioni. Le imprese individuano nel mercato, nella formazione, nella ricerca e innovazione e nellaccesso al credito alcune delle loro criticit; il centro risorse importante anche per fornire in modo trasversale risposte a queste esigenze del territorio della Val dEnza permettendo di fare sistema nella ricerca della soluzioni. Le istituzioni individuano, fra le loro esigenze, la possibilit di accedere facilmente a una rete che ponga in contatto permanente gli attori principali del territorio: le pubbliche amministrazioni, le forze sociali, le imprese, la scuola, la formazione, altri centri di competenze. Il centro rappresenta, per loro, la Biblioteca o Archivio del sapere e funge da osservatorio permanente di monitoraggio di fenomeni come il mercato del lavoro e fabbisogni professionali delle imprese. Per le associazioni di categoria il Unaula della Facolt di Agraria di Parma centro ha una funzione di indirizzo rispetto 249
anche per evidenziare le loro potenzialit competitive e il presidio dei processi-chiave nel sistema locale di appartenenza. Per interpretare le dinamiche aziendali, si fatto ricorso al benchmarking finalizzato allosservazione dei macro-processi delle imprese, delle capacit di gestione delle competenze organizzative e delle relazioni con il territorio. 3.6.2 La NasCita del CeNtrO Il Centro Risorse Val dEnza stato costituito nel 2007 allinterno della sede dellIstituto Tecnico Silvio DArzo di Montecchio Emilia. I partner del centro sono gli Enti Locali, i nove Comuni della Val dEnza, gli Imprenditori dellEducazione CNA e lIstituto Scolastico Silvio DArzo. Il centro ha assunto il ruolo di regia in grado di: coordinare e integrare i diversi soggetti; promuovere il sistema del packaging della Val dEnza allesterno (marketing esterno), per renderlo attrattivo rispetto alle professionalit che non erano presenti a livello locale e per supportare le piccole imprese in difficolt nel rapporto con il mercato internazionale; esplicitare e rendere evidenti alla popolazione del territorio provinciale le possibilit e le prospettive occupazionali nel settore, anche attraverso percorsi di orienta248
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Laboratorio linguistico
piccoli cicli di lezioni agli studenti nelle ore delle materie specialistiche, accompagnate dalla fornitura di materiale didattico. In questo modo, anche i docenti mantengono continuamente aggiornato il loro livello di preparazione. Proprio in questo percorso si innestano le esperienze di stage estivi che i ragazzi intraprendono nelle aziende gi a partire dalla fine della classe terza. La specializzazione in Elettronica e Telecomunicazioni e Automatica approfondisce gli aspetti legati allautomazione e al controllo industriale da una parte, alla comunicazione dati dallaltra, riferita ad applicazioni quali le reti dati, la telefonia cellulare, Internet e la office automation. Il corso di studi finalizzato a far s che lallievo acquisisca buone conoscenze in entrambi i settori, integrate da competenze hardware (uso della componentistica, progettazione di schede, impiego della strumentazione) e conoscenze software (programmazione, utilizzo dei pacchetti applicativi di uso comune nonch di CAD di progettazione e simulazione). In considerazione delle caratteristiche della realt produttiva della Val DEnza, in cui sono presenti numerose aziende ad elevato livello di automazione, particolare importanza viene attribuita alla conoscenza, da parte del Perito industriale per lElettronica e le Telecomunicazioni, dei sistemi di controllo basati sui dispositivi a logica programmabile (PLC, microprocessori). LIndirizzo IPSIA offre un percorso triennale al termine del quale rilascia un Diploma di Qualifica di Operatore elettronico, e un percorso quinquennale che rilascia un Diploma di Tecnico delle industrie elettroniche (TIEN). Entrambi i percorsi prevedono stretti legami con le realt produttive del territorio che si concretizzano in stage in azienda. Il ruolo del TIEN quello di provvedere in piena autonomia alla realizzazione, allinstallazio253
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3.7
rativa con raccolta ed elaborazione dei dati sia dal punto di vista del soggetto giuridico (indagine relativa ad alcune cooperative storiche dalla zona) che economico, ponendo particolare attenzione alle aziende che lavorano nel settore alimentare molto sviluppato sul territorio. Il liceo scientifico si sviluppa su un corso di studi in cui sono presenti discipline dellarea umanistica e dellarea scientifica in un rapporto orario equilibrato; il fine quello di fornire una preparazione di base che abitui gli allievi al rigore metodologico, alla chiarezza espositiva e allo spirito critico, cos da poter proseguire gli studi in tutti Lezione pratica in laboratorio gli indirizzi universitari. Una tale preparazione comunque utile anche per un inserimento diretto nel mondo del lavoro, data la crescente importanza nella societ odierna di una solida formazione culturale di base. Gli alunni delle classi terze e quarte possono partecipare a stage di lavoro estivo presso ditte ed enti del territorio, al fine di avvicinare gli alunni alla realt lavorativa del nostro territorio. Il legame con il territorio particolarmente importante per questo indirizzo. Infatti, in ambito storico si operato un collegamento con la storia locale, in particolare del 900, con la produzione di alcuni video documentari con interviste a testimoni della storia locale e ai temi dello sviluppo economico e sociale, anche della seconda met del 900. 3.7.3 Il radiCameNtO territOriale LIstituto Silvio DArzo, oltre ad investire sui percorsi distruzione gi consolidati, da alcuni anni si propone anche come centro di formazione permanente della Val DEnza, per diffondere la cultura tecnico-scientifica e fornire opportunit di miglioramento professionale a tutti: diplomati, dipendenti di aziende, persone in attesa di una nuova occupazione, persone che vogliono riqualificarsi. A questo proposito lIstituto, oltre a promuovere attivamente da anni gli stage aziendali, ha raggiunto i seguenti risultati: dal 2008 diventato sede di corsi IFTS (Istruzione e Formazione Tecnica Superiore) in collaborazione con enti di formazione ed imprese. In particolare sono stati attivati due percorsi: un primo corso di 1000 ore nellambito Produzione e un secondo di 500 ore nellambito Packaging. Listituto ha inoltre stipulato convenzioni con importanti 255
Laboratorio di elettronica
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PARTE QUARTA
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I distretti
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I DISTRETTI
Negli ultimi anni i distretti industriali italiani hanno sofferto la competizione internazionale, manifestando alcuni nodi critici quali la modesta capacit di fare innovazione e la rigidit dei mercati di sbocco. Ci ha messo in discussione il modello stesso di specializzazione che aveva caratterizzato i distretti tradizionali. I distretti agroalimentari sono stati introdotti in Italia con il Decreto Legislativo 228 del 18/5/2001, che ha individuato due tipologie distinte: i rurali e gli agroalimentari di qualit. Questi ultimi sono definiti come sistemi produttivi locali, anche a carattere interregionale, caratterizzati da una significativa presenza economica e da interrelazione e interdipendenza produttiva delle imprese agricole e agroalimentari; oltre che da una o pi produzioni certificate e tutelate ai sensi della vigente normativa comunitaria o nazionale, oppure da produzioni tradizionali o tipiche. Le indicazioni del Decreto Legislativo offrono un orientamento preciso: i distretti agroalimentari di qualit hanno un evidente impatto nella definizione del modello di sviluppo del territorio e una significativa integrazione di filiera, caratterizzata da certificazioni o produzioni tipiche. Da unanalisi svolta dallIstituto Tagliacarne sul PIL provinciale negli anni 1995-2002, emerge che le province a maggior valenza della filiera agroalimentare nella formazione del prodotto interno lordo sono tra quelle che hanno registrato i miglioramenti in termini di ricchezza pro capite tra i pi interessanti. Si tratta di province, come la nostra, con un tessuto imprenditoriale formato da imprese con una spiccata vocazione agroalimentare di qualit e unorganizzazione produttiva sul territorio di tipo sistemico, in alcuni casi caratterizzata dalla presenza di prodotti tipici con marchio di tutela. 4.1.1 Il DistrettO del PrOsCiUttO A Parma il distretto del Prosciutto nato nel 2007 con un accordo di programma sottoscritto da tutti i soggetti promotori.1 Laccordo individua come prioritari tre obiettivi: la qualificazione e la valorizzazione ambientale; la pianificazione urbanistica e territoriale; e la definizione delle linee strategiche del governo del distretto. Per consentire il raggiungimento di questi obiettivi, il distretto ha tra i suoi compiti quello di monitorare una serie di attivit, dal sistema produttivo locale alle politiche territoriali. A queste si
aggiunge la definizione delle linee strategiche per il mantenimento e il miglioramento del vantaggio competitivo, e la creazione di un fondo perequativo per lattuazione e la gestione delle aree produttive sovracomunali. Il Distretto deve essere, dunque, visto come una sfida di governance, poich rappresenta un livello di governo intermedio, del tutto nuovo, in cui convergono attori pubblici e privati. Una dimensione in cui si concentrano decisioni fondamentali come quelle relative al marketing territoriale, rivolto sia al turismo sia allincentivazione di nuovi investimenti da parte di soggetti del territorio o esterni. Ma la sfida anche a livello industriale poich necessario individuare, concertandole, zone adatte per la produzione che nello stesso tempo permettano di rispettare paesaggio e ambiente, senza pregiudicare lattrattivit turistica dei luoghi.
Pomodori maturi
Prosciutto di Parma
4.1.2 Il DistrettO del POmOdOrO Il distretto del Pomodoro nato come realt sovra provinciale, coinvolgendo i territori di Parma, Piacenza e Cremona2. Si tratta di un ente nato per difendere la qualit del pomodoro che ha la sua storia nel triangolo di territorio disegnato dalle tre province dove, a puro titolo di esempio, nel 2008 si sono trasformate ben 1,6 milioni di tonnellate di pomodoro, di cui 850mila solo nel parmense. Lo scopo quello di rafforzare la posizione competitiva del sistema produttivo territoriale nel settore del pomodoro da industria, attraverso strumenti atti a favorire il confronto, il coordinamento e la cooperazione tra i soggetti della filiera; e lattuazione di un complesso organico di azioni per promuovere lelaborazione condivisa di politiche finalizzate al miglioramento della qualit delle produzioni e alla loro valorizzazione. Tra gli obiettivi comuni fissati vi lo sviluppo di politiche per la qualit, attraverso la definizione di un marchio di distretto, indicazioni geografiche, o altro. Importante anche il miglioramento delle forme contrattuali e la riduzione dei costi di produzione e trasformazione del pomodoro, realizzabili tramite valutazioni tecniche ed economiche, e operando sul coordinamento e sulla finalizzazione della ricerca oltre che della sperimentazione. Fondamentale, infine, lavvio di politiche di settore attraverso la partecipazione come Distretto ai dibattiti a livello europeo, nazionale e regionale. 263
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I consorzi di prodotto
4.2
I CONSORZI DI PRODOTTO
I consorzi di tutela sono organismi composti da produttori e/o trasformatori di un determinato prodotto di qualit. Essi hanno come scopo primo la tutela, la promozione e la valorizzazione dei prodotti, svolgendo al contempo anche limportantissimo ruolo di informazione al consumatore e di vigilanza sulle produzioni. Essi, inoltre, salvaguardano il prodotto da abusi, atti di concorrenza sleale, contraffazioni e uso improprio della denominazione. Parma, in quanto territorio ad altissima vocazione agroalimentare, ospita numerosi Consorzi, da quelli pi conosciuti del Prosciutto e del Parmigiano Reggiano, fino a quelli del Culatello, dei Vini dei Colli e del Maiale Nero. 4.2.1 Il CONsOrZiO del ParmigiaNO ReggiaNO Il Parmigiano Reggiano un formaggio che vanta otto secoli di storia e che ha caratterizzato la produzione agricola di un vasto territorio che supera i confini della provincia di Parma. Il Consorzio nasce nel 1934 con lobiettivo della difesa e tutela della Denominazione dOrigine, salvaguardando la tipicit e le caratteristiche peculiari del prodotto. Esso rappresentativo di 429 caseici che operano nel comprensorio di Reggio Emilia, Parma, Bologna, Modena e Mantova. Uno tra i provvedimenti pi importanti presi dal Consorzio, al fine di tutelare la commercializzazione del prodotto, fu quello di introdurre, nel 1964, la marchiatura dorigine con la scritta a puntini Parmigiano-Reggiano sul fianco della forma, dando cos al formaggio laspetto esteriore attuale. 4.2.2 Il CONsOrZiO del PrOsCiUttO CrUdO di Parma Il Prosciutto di Parma rappresenta il prodotto tipico deccellenza del nostro territorio. Una condizione essenziale per ottenere il Crudo di Parma che lintera lavorazione avvenga in zona tipica: unarea estremamente limitata che comprende il territorio della provincia di Parma posto a sud della via Emilia a distanza di almeno 5 chilometri da questa; esteso fino ad unaltitudine di 900 metri; delimitato a est dal fiume Enza e a ovest dal torrente Stirone. Per difendere e tutelare la qualit del prodotto che si sta diffonde sempre pi nel mondo, nato nel 1963 il Consorzio volontario del Prosciutto di Parma, unorganizzazione dei produttori (allora 23, oggi 189) che utilizzano e salvaguardano il metodo tradizionale di lavorazione. Le attivit del Consorzio sono molteplici: riguardano la gestione e la salvaguardia delle regole produttive, la gestione della politica economica del comparto, la vigilanza e la tutela delle disposizioni di legge e dei regolamenti, la protezione del nome Prosciutto di Par264
Salagione
ma e del relativo marchio (Corona Ducale). A riconoscimento di questo rigore, lUnione Europea ha attribuito al Prosciutto di Parma la Denominazione dOrigine Protetta (DOP) gi nel 1996, una tra le prime in Europa. 4.2.3 Il CONsOrZiO del CUlatellO di ZibellO Dalle cantine della Bassa parmense alle tavole nazionali il percorso del Culatello stato, storicamente, tuttaltro che breve. Per molti secoli, infatti, il nome e il prestigio del Culatello sono rimasti circoscritti alle zone dorigine; patrimonio della gente della Bassa che sola sapeva apprezzarne il gusto e conservarne i segreti. A tutela della qualit e della tipicit di questo prodotto stato creato il Consorzio del Culatello di Zibello che garantisce la provenienza da quella fascia di terra che corre lungo le rive del Po, e la lavorazione antica e artigianale. Nel 1996 stata ufficializzata la D.O.P. - Denominazione di Origine Protetta - che fissa i criteri di lavorazione e indica i Comuni che fanno parte dellarea geografica di produzione del Culatello di Zibello: Busseto, Roccabianca, Polesine Parmense, San Secondo Parmense, Zibello, Sissa, Soragna e Colorno. 265
I consorzi di prodotto
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Le strutture scientifiche
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LE STRUTTURE SCIENTIFICHE
Parma capitale dellagroalimentare anche capitale della ricerca scientifica sui temi inerenti alla produzione industriale e non. In questo senso il riconoscimento pi grande alla vocazione di questo territorio stata lassegnazione a Parma della sede dellAutorit europea per la sicurezza alimentare. A questa struttura si affiancano, oltre che a realt nazionali come la SSICA, anche enti nati in ambito provinciale come il consorzio Dalla Terra alla Tavola che opera in campo scientifico nel controllo delle filiere di produzione. 4.3.1 Efsa LAutorit europea per la sicurezza alimentare (EFSA) la chiave di volta dellUnione Europea per la valutazione dei rischi legati alla sicurezza alimentare umana e animale. In stretta collaborazione con le autorit nazionali, e in aperta consultazione con le parti interessate, lEFSA fornisce consulenza scientifica indipendente, nonch una comunicazione chiara sui rischi esistenti ed emergenti. Il ruolo dellEFSA consiste nel valutare e comunicare tutti i rischi associati alla ca-
tena alimentare. Poich le indicazioni dellEFSA sono utilizzate per la definizione di politiche e decisioni dei gestori del rischio, essa svolge la maggior parte delle sue funzioni in risposta a richieste specifiche di consulenza scientifica. Le richieste di valutazioni scientifiche provengono dalla Commissione europea, dal Parlamento europeo e dagli Stati membri dellUE. LEFSA, inoltre, assume incarichi di lavoro in ambito scientifico anche di sua spontanea iniziativa attraverso la cosiddetta procedura di autoassegnazione. A Parma questo importante organismo consultivo europeo arrivato nel dicembre del 2003, a seguito di una candidatura promossa a livello provinciale da un vasto aggregato di enti ed associazioni, che sono state in grado di ottenere il necessario supporto politico a livello regionale e nazionale. 4.3.2 Il CONsOrZiO dalla Terra alla tavOla Il Centro Italiano Servizi dalla Terra alla Tavola TeTa - stato costituito a Parma nellottobre 1998 su sollecitazione del tessuto istituzionale e imprenditoriale, legato alla filiera agroalimentare. TeTa opera per lo sviluppo e diffusione di soluzioni per la sicurezza; il rispetto degli equilibri ambientali e dei principi etici; la ricerca di soluzioni innovative per la qualit e la sicurezza idonee alle filiere agroalimentari italiane. Questi ambiti sono scientificamente analizzati e valutati attraverso le competenze di oltre 300 esperti, forniti degli enti soci per realizzare progetti di interesse generale. In questo senso TeTa si pone come strumento per la promozione e la gestione di attivit finalizzate alla qualit, alla innovazione e alla sicurezza nelle filiere agroalimentari. Occorre infine sottolineare che il Consorzio non ha tra i propri scopi la consulenza alle singole aziende, bens lo sviluppo di progetti di utilit collettiva. Lindividuazione degli argomenti sensibili, sui quali operare in via prioritaria, avviene per il tramite dei propri soci: associazioni di categoria, societ di servizi, enti locali e camerali.
La sede dellEFSA
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4.4
mentare, turismo, formazione, cultura e congressualit; ed infine interventi volti a sostenere il consolidamento di centri di competenza per linnovazione e il trasferimento tecnologico. 4.4.2 Parma AlimeNtare Parma Alimentare nasce nel 1976 con lobiettivo di promuovere in tutto il mondo la conoscenza della tradizione e lelevata qualit delle produzioni agroalimentari della provincia. Oltre alla Camera di commercio di Parma ente fondatore ne fanno parte istituzioni, associazioni di categoria e consorzi di tutela3. Tra il 2001 e il 2002, stato avviato il processo di riorganizzazione e di rilancio della societ in chiave di promozione integrata. Sotto questo profilo lattivit comprende lorganizzazione di partecipazioni collettive di imprese alle principali fiere internazionali dellalimentare e la realizzazione di iniziative di comunicazione dei valori e della qualit della produzione alimentare made in Parma, sempre presentata in stretta combinazione con le specificit del territorio. In cinque anni il volume daffari cresciuto considerevolmente, passando dai 186.500 euro del 2003 ai 327.371 del 2008. Nel 2008 il consorzio stato presente a un totale di 6 manifestazioni fieristiche e 11 eventi, ai quali hanno partecipato rispettivamente 34 e 43 aziende del territorio.
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La cultura alimentare
4.5
LA CULTURA ALIMENTARE
Non c e non pu esservi Food Valley se non si parla di cultura del cibo, conservazione della memoria e delle tradizioni, promozione della qualit come valore assoluto. In questo senso Parma ha costruito intorno alla propria eccellenza, lAgroalimentare, un vero e proprio sistema del sapere che opera proprio per preservare e promuovere quella sapienza millenaria che ha fatto la fortuna di questo territorio. 4.5.1 Alma: sCUOla di CUCiNa iNterNaZiONale Nata nel 2002 e subito considerata come il pi autorevole centro di formazione della cucina italiana a livello internazionale, ALMA frutto della collaborazione tra istituzioni private e pubbliche per la valorizzazione a livello mondiale della cucina e dei prodotti nazionali. Sotto la guida del rettore, lo chef Gualtiero Marchesi, i pi importanti cuochi e pasticceri italiani e i pi grandi esperti del settore tengono le proprie lezioni per chi ha concluso la Scuola alberghiera o ha iniziato da pochi anni lattivit. La scuola offre aule e attrezzature didattiche allavanguardia e una biblioteca di pubblicazioni gastronomiche tra le pi complete in Italia, con oltre 8.000 volumi e tutte le principali riviste del settore. Il core business rappresentato dal Corso superiore di cucina italiana, due edizioni annue della durata di 10 mesi ciascuna, ma nel tempo lofferta didattica si ampliata e diversificata con il Corso superiore di pasticceria (7 mesi) e il Corso di sommelier professionista internazionale (11 mesi). 4.5.2 ACademia Barilla Nel maggio del 2004 veniva inaugurata Academia Barilla. Apriva cos i battenti un centro internazionale dedicato a promuovere, difendere e sviluppare larte della Gastronomia Italiana. Ad un anno di distanza, nel 2005, Academia Barilla apriva al pubblico uno strumento indispensabile per la sua missione: la Biblioteca Gastronomica Academia Barilla, collezione unica al mondo di testi legati allArte della Gastronomia, a disposizione di studiosi e appassionati con oltre 8.500 volumi a tema gastronomico e alimentare. La Biblioteca comprende una ricchissima raccolta di testi specializzati in materia di storia dellalimentazione e gastronomia, volumi datati a partire dal XVI secolo fino ai nostri giorni, costantemente ampliata attraverso acquisizioni mirate nelleditoria contemporanea e scelte integrazioni al nucleo storico. 272
4.5.3 IstitUZiONe BibliOteCHe di Parma Per lIstituzione Biblioteche del Comune di Parma non si pu parlare correttamente di un centro documentale sul cibo, che peraltro presente in citt. Tuttavia si tratta di una realt che esprime un servizio che in grado di soddisfare i bisogni di lettura e documentazione della popolazione di un territorio che ha fatto suo il brand dellenogastronomia e del buon vivere. In particolare tutti gli operatori del settore conoscono la Biblioteca Bizzozero con i suoi 20.000 volumi e 1.000 testate periodiche su agricoltura e settori collaterali e testi di letteratura specialistica che non hanno corso di pubblicazione e tesi di laurea, data base relativi a profili giuridici del settore ambientale ed alimentare, oltre agli importanti fondi storici di Antonio Bizzozero e della Biblioteca del Consorzio Agrario Parmense. La Biblioteca Internazionale Ilaria Alpi inaugurata nel complesso del San Paolo allinizio di questanno ha voluto proporre da subito titoli di cucine del mondo e aspetti del vivere quotidiano pensando a questi come primari strumenti di conoscenza reciproca. Le proposte tra gli scaffali spaziano tra i paesi, le tradizioni e le abitudini: dalla cultura e cucina scozzese alle proposte messicane e caraibiche, alla cucina ebraica piuttosto che asiatica, ma anche cucina naturale, cucina natalizia, per i bambini e per i viaggiatori e un ampio spazio alla cucina mediterranea e alle cucine regionali italiane in diverse lingue straniere. 4.5.4 FONdaZiONe COllegiO EUrOpeO Il Collegio Europeo opera come istituto di formazione superiore che prepara giovani laureati provenienti da tutto il mondo nellambito del diritto, delleconomia e delle politiche dellUnione Europea. Fondato nel 1988 come consorzio di enti, il Collegio Europeo di Parma divenuto Fondazione nel 20044. Lofferta si divide in due categorie: formazione post-universitaria e formazione professionalizzante. La prima si incentra sul Diploma Avanzato in Studi Europei (DASE) inaugurato nel 2003 con la finalit di preparare giovani laureati alle carriere presso le istituzioni comunitarie, nazionali e locali, le associazioni di categoria, il mondo delle imprese; ma anche alle libere professioni. Dal 2003 a oggi il Corso DASE ha registrato una media di 46 alunni per anno accademico. La sede della Fondazione ospita anche il Centro di documentazione europea, aperto agli studenti e ai cittadini che desiderano ricevere informazioni aggiornate e dettagliate sulle attivit della Commissione Europea.
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4.6.3 Il MUseO del Salame Il Museo del Salame di Felino apre al pubblico il 28 ottobre 2004 ed testimone del rapporto privilegiato instaurato nel tempo tra il prodotto unico che conosciamo e il suo territorio dorigine. Felino rende cos omaggio al suo figlio pi amato, la cui storia finalmente a degna dimora nei magnifici locali settecenteschi delle cantine del castello di Felino. Il Museo rappresenta unoccasione per far conoscere ed apprezzare non semplicemente lessenza di quello che stato definito il principe dei salami, ma il territorio e la comunit di cui espressione, a partire dalla qualit delle materie prime fino alla sapienza delle mani che continuano a lavorarlo. Lo sforzo sostenuto per realizzare il progetto del Museo corrisponde pienamente alla volont di offrire una nuova tappa tra le pi notevoli lungo la strada del prosciutto e dei vini dei colli allattenzione di esperti, curiosi e turisti.
Del Distretto fanno parte Regione Emilia Romagna, Provincia di Parma; le due Comunit montane della Provincia di Parma; Associazione intercomunale pedemontane parmense; Comuni di Collecchio, Sala Baganza, Felino, Langhirano, Lesignano, Traversetolo, Montechiarugolo, Fornovo, Terenzo, Medesano, Calestano, Tizzano, Neviano, Berceto, Corniglio, Monchio, Palanzano, Varano Melegari; Camera di Commercio di Parma; Soprip Spa, Consorzio del Prosciutto di Parma; Associazioni di categoria; Rappresentanze sociali; Universit di Parma. 2 Del Distretto fanno parte le Provincie di Parma, Piacenza e Cremona; le Camere di Commercio di Parma, Piacenza e Cremona; le associazioni di categoria: Upi, Coldiretti di Parma e Piacenza, Cio, Ainpo, Asipo e gli enti di ricerca SSICA, Azienda Stuard e Universit di Piacenza. 3 Si tratta in particolare di Provincia e Comune di Parma, UPI, Api, Apla, Ascom, Cna, Confesercenti, GIA, Lega cooperative, Unione cooperative, Consorzio Agrario, Consorzio Prosciutto di Parma e Consorzio Parmigiano-Reggiano. 4 Insieme alla Camera di Commercio di Parma sono soci fondatori: il Comune e la Provincia di Parma, la Regione Emilia-Romagna, lUniversit degli Studi di Parma, lUnione Parmense degli Industriali e la Fondazione Cariparma. Il Ministero degli Affari Esteri socio sostenitore.
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