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numero 10 anno IV - 21 marzo 2012

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L.B.G. IL CORROTTO DELLA PORTA ACCANTO Ileana Alesso LA VOLTA IN CUI LA PARTECIPAZIONE NON FANTASMA Luciano Bavestrelli e ;Mario de Renzio ENERGIA A MILANO. MA C UNA VERA POLITICA? Guido Martinotti TAV, NO TAV E UNA STORIA AMERICANA CHE INSEGNA QUALCOSA Riccardo Lo Schiavo LA CALDAIA DI BARBIE E IL RISPARMIO ENERGETICO Diana De Marchi QUANDO LA TOPONOMASTICA DIVENTA LOTTA POLITICA Massimo Cingolani BREVE STORIA DELLA RIFORMA DELLE PENSIONI Giovanni Agnesi VOLONTARIATO MILANESE, AVANTI C POSTO Valentino Ballabio PGT: MEGLIO MENO MA MEGLIO Rita Bramante I PALADINI DELLA VITA SLOW VIDEO PIETRO ICHINO: NUOVE NORME, OCCUPAZIONE E GIOVANI IMPRENDITORI COLONNA SONORA Francesco Guccini Nostra signora dellipocrisia

Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo LIBRI a cura di Marilena Poletti Pasero TEATRO a cura di Emanuele Aldrovandi CINEMA a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia www.arcipelagomilano.org

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IL CORROTTO DELLA PORTA ACCANTO Luca Beltrami Gadola


Leggendo tristemente la cronaca di questi ultimi mesi si ha la dolorosa impressione che la quantit dei reati di corruzione e il numero dei corrotti e dei concussi sia un inarrestabile crescendo. Una sensazione condivisa probabilmente anche dal Presidente della Repubblica tanto da indurlo a richiamarci a comportamenti di maggior onest, ormai quasi quotidianamente. Quando la corruzione raggiunge i livelli che ha raggiunto anche nella cosiddetta capitale morale definizione di Milano oggetto ormai di aperto scherno - la questione non tocca solo la magistratura giudicante ma incide profondamente nel processo di disgregazione della societ. Ormai rischiamo di essere travolti tutti dalla sindrome del corrotto della porta accanto e sedersi a tavola senza conoscere tutti i convitati e i rispettivi antenati, le loro mogli o compagne, i figli pu riservare delle amare sorprese: anche cos il sospetto dietro langolo. Come si fa a convivere col sospetto e col sospetto come guida della propria vita? Da quando siamo diventati cos? E soprattutto cos si pu andare avanti? Se dovessi elencare quali siano a mio giudizio i maggiori danni, a prescindere da quelli economici che possiamo addebitare alla corruzione, ne indicherei, oltre ai danni sociali cui ho accennato, quelli provocati alla governance delle aziende, pubbliche in particolare. La corruzione mina alla base qualunque autorevolezza nella direzione di enti o aziende e legittima in cascata comportamenti anche solo scorretti o parassitari. Il male diffuso e non passeggero e non penso che per guarirne basti affidarsi solo a un avvicendamento generazionale. Come venirne fuori non so ma certo non trasformandoci in semplici delatori o rinchiudendoci in noi, intenti solo a mantenere personalmente rigore morale. Lottare, dunque, e sono sicuro che tutti sappiamo come, e tanti gi lo fanno ma forse ancora pochi. Non credo invece che sia utile latteggiamento fatalista, quello che ad esempio si ha nei confronti della classe politica, dei partiti e della politica in genere, anche se dalla politica arrivano i peggiori esempi. Ci che per infastidisce di pi nei discorsi che lorsignori fanno quando si tratta di corruzione, sono la chiamata di correo di craxiana memoria o linvito, tratto dal Vangelo ma in unaccezione poco cristiana, di pensare alla trave nel proprio occhio e non allaltrui pagliuzza. Per questa ragione anche se capisco la foga del dibattito, quando il sindaco Pisapia laltro ieri in Consiglio comunale, di fronte alle contestazioni dei membri dellopposizione sulla vicenda SEA, li ha invitati a guardare ai loro colleghi della maggioranza in Regione e alle relative vicende giudiziarie, ho avuto un attimo di perplessit: anche lui caduto nella trappola della provocazione dialettica? Questo modo di fare, che rozzamente potremo definire relativista, legittima la reazione antirelativista di tipo manicheo che pervade la parte pi intransigente e fondamentalista della Chiesa Cattolica e di chi a lei fa riferimento - magari solo a scopo elettorale - la parte pi reazionaria della quale faremmo volentieri a meno. La morale pubblica un valore in s, anche per i laici non relativizzabile e che non si misura sui comportamenti dei propri avversari. Finch continueremo a farlo non sar un buon servizio alla nostra societ.

LA VOLTA IN CUI LA PARTECIPAZIONE NON FANTASMA Ileana Alesso


Da dove cominciare? Dal contenuto o dal metodo? Lincontro tenuto mercoled 14 marzo nella ampia e prestigiosa sala Alessi di Palazzo Marino stato unoccasione speciale sia per i contenuti emersi che per il percorso partecipativo utilizzato. E visto limbarazzo tra il partire dai progetti che sono stati presentati o dal rapporto tra elettrici e amministratrici, facciamo un passo indietro. Torniamo al 28 settembre dello scorso anno quando la Presidente della Commissione delle pari opportunit, la consigliera comunale Anita Sonego, ebbe lidea di chiamare a raccolta le donne di Milano su Milano: come la immaginano, la pensano e la vogliono le donne che ci vivono. A quellincontro disse fate, organizzate, proponete. Senza di voi il nostro lavoro perde consistenza, sono i cittadini e le cittadine i soggetti del possibile cambiamento. Solo assieme a voi, noi amministratori potremo provare a fare di Milano un vero bene comune. Le donne di Milano hanno preso sul serio linvito e hanno costituito dei gruppi individuando tre temi: il lavoro, la salute, gli spazi pubblici e in questi mesi quei gruppi sono prima diventati i tavoli, sul lavoro sulla salute e sugli spazi pubblici, trasformandosi poi nel lessico corrente nei Tavoli di Anita. In questi cinque mesi ciascuno dei tre tavoli, con una partecipazione di quasi un centinaio di donne, di varie et, formazione ed estrazione, ha prodotto idee e progetti, formalizzati nellincontro del 14 marzo dove sono stati presentati alla citt e alle amministratrici. Lobiettivo era avere un riscontro immediato stabilendo con la Giunta comunale un rapporto propositivo sul fare e sullessere rappresentate da rappresentanti che fondano la propria azione su un programma di governo che pu arricchirsi cammin facendo, rappresentanti in grado di coniugare la democrazia rappresentativa con la democrazia diretta in un work in progress finalizzato allobiettivo-nome dellincontro: Milano, un bene comune. Tante le proposte emerse. Dal Tavolo Lavoro, coordinato da Adriana Nannicini, almeno dieci idee, molte a costo zero: dalla conferenza lavoro delle donne per dare visibilit alle lavoratrici nella citt e spessore alle tante forme del lavoro, al curriculum anonimo strutturato per evitare discriminazioni per sesso, et, nazionalit. Dal coworking per la condivisione di spazi al progetto di una Tata per Milano promuovendo un albo comunale di baby sitting qualificato. Dai tre giorni di congedo obbligatorio per i pap dipendenti comunali da usufruire dal giorno del rientro dallospedale della madre e del/la neonato/a casa, al

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tavolo Expo 2015 per le pari opportunit delle imprese femminili di Milano. Dal Tavolo Salute composto da due gruppi, altre proposte. Dal gruppo delle cosiddette Giardiniere, nato dal presupposto di Milano Giardino comune, il suggerimento di estendere i provvedimenti gi presi dalla Giunta in tema di traffico per prevenire malattie. Dal gruppo che invece ha posto lattenzione sui consultori emersa sia la proposta di una mappatura dei dati relativi alla attivit degli stessi per rilanciarli, sia la proposta per una campagna di informazione per far emergere le esigenze personali e familiari sui temi

della sessualit, della maternit, delle relazioni e del disagio. Dal Tavolo Salute stata espressa anche la proposta, sostenuta da Ilaria Li Vigni, di promuovere la costituzione del Comune di Milano come parte civile nei casi di violenza di genere. Dal Tavolo Spazi ha preso corpo la proposta di una Casa delle donne, corredata da una analisi su esperienze e statuti di Case delle donne di altre citt italiane ed europee, con lindicazione di una gestione da parte di una associazione di primo livello cos da garantire la partecipazione pi ampia possibile. Molto interesse e partecipazione si vista tra le amministratrici intervenute in ri-

scontro delle proposte fatte, la Vice Sindaco Maria Grazia Guida, le Assessore Chiara Bisconti, Lucia De Cesaris e Cristina Tajani. Presente anche Francesca Zajczyk delegata dal Sindaco per le pari opportunit e la consigliera Marilisa DAmico che coordinava gli interventi. E per rendere il senso dellincontro con una sola immagine, sceglierei quella della Assessora Bisconti che dallautorevole podio della Sala Alessi si rivolge alla donna che poco prima aveva illustrato la proposta del congedo parentale chiedendole con semplicit il suo numero di cellulare cos da mettersi subito allopera per realizzarlo.

ENERGIA A MILANO. MA C UNA VERA POLITICA? Luciano Bavestrelli e Mario de Renzio


Da anni media e convegni ci tempestano con dotte analisi e previsioni sui rischi per il nostro pianeta legati allinquinamento, alleffetto serra e allesaurimento delle fonti primarie di energia non rinnovabili. Da anni si sa che linquinamento (colle conseguenze negative che ne derivano per lecosistema terrestre, di cui luomo parte) strettamente correlato ai consumi di energia e in particolare allo spreco che se ne fa nei paesi sviluppati ma anche allambizione (peraltro legittima) di quelli in via di sviluppo, desiderosi di partecipare al modello di vita occidentale. Da anni si sa che il grosso dei consumi di energia e della produzione di inquinanti concentrata nelle citt, dove ormai si trova a convivere il 70% della popolazione mondiale. Da anni la Commissione Europea si preoccupa del tema ed emette direttive e norme sul contenimento dei consumi di energia e sullefficienza energetica, che devono poi essere recepite e attuate dagli Stati membri, e che mirano sempre pi a responsabilizzare gli Enti Locali (Regioni, Province e Comuni) nel conseguimento di obiettivi quantitativamente e temporalmente definiti. In questo quadro di riferimento, cosa sta facendo lAmministrazione Comunale di Milano? Parecchio (o troppo o troppo poco a seconda dei punti di vista e degli interessi) nella mobilit e nel traffico, unaltra delle principali fonti di CO2 e altri gas inquinanti, poco o niente nel settore edile, bench sia ormai accertato che oltre il 50% dei consumi di energia e dellinquinamento prodotti dalla citt, nascano sotto i tetti, ossia negli immobili, in particolare col riscaldamento. Malgrado la firma del Sindaco Moratti, il 29 gennaio del 2008 a Bruxelles, del Patto dei Sindaci europei che li impegnava a raggiungere e superare gli obiettivi fissati dalla Commissione (il famoso 20-20-20 su cui non ritorniamo), da allora, a parte alcuni dotti e ponderosi documenti elaborati da AMAT e qualche intervento spot, nulla di concreto per rispettare gli impegni presi. stato s nominato lEnergy Manager del Comune, per soddisfare un obbligo di legge, ma senza assegnargli un ruolo preciso con deleghe, obiettivi, programmi, e le risorse necessarie. Cosa dovrebbe fare il nostro Comune? Quanto dettato dalle Norme Europee, dal Patto dei Sindaci e dal Referendum n. 4 dello scorso giugno, approvato dai cittadini a grandissima maggioranza, ma soprattutto dallinteresse proprio e della cittadinanza, per controllare e ridurre le spese per lenergia: * istituire un SISTEMA INTEGRATO di GESTIONE dellENERGIA (SGE), nel rispetto delle relative norme, che permetta di individuare obiettivi e priorit nelle azioni di miglioramento dellefficienza energetica, in modo metodologicamente corretto, mediante lanalisi COSTI/BENEFICI delle possibili alternative * censire tutti gli immobili di propriet comunali, rilevandone il consumo di energia attuale e storico, cosa richiesta entro il 2013 dalla nuova Direttiva Europea * identificare e riunificare le competenze connesse con lenergia, ora disperse in varie Direzioni ed Enti, organizzando unapposita struttura di coordinamento e con una esplicita delega assessorile per lEnergia * individuare, dai dati del censimento, gli interventi necessari in ordine di priorit, impostare le azioni necessarie, monitorarne i risultati e intervenire subito ove gli stessi non fossero in linea con le previsioni * individuare, nellambito del personale comunale, le competenze da formare specificamente, utilizzare e motivare in questo processo e, in carenza di esse, ricorrere a competenze esterne, disposte a impegnarsi a costo zero per il bene della Citt * ricorrere, dato il pessimo stato delle finanze comunali, per far fronte agli investimenti necessari, al Finanziamento Tramite Terzi fornito da ESCo (Energy Saving Company) che dispongono delle tecnologie necessarie e possono finanziare gli interventi garantendo i risultati * sponsorizzare lintero processo al massimo livello, con limpegno formale di Sindaco, Giunta e Direttore Generale, renderlo noto alla cittadinanza, e introdurre le necessarie modifiche nella struttura comunale * infatti estremamente importante che il Comune sia un esempio di efficienza nelluso dellenergia, e che tale esempio sia percepito dalla cittadinanza, in quanto solo cos le buone pratiche si estenderanno a tutti gli altri immobili privati della citt. * attraverso il PGT e il Regolamento Edilizio, definire regole cogenti per le nuove costruzioni e fattori premianti, ove le buone pratiche vengano attuate. Non sar facile, date le dimensioni e la complessit della struttura comunale, con dispersione delle funzioni (titolarit degli immobili, gestione

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www.arcipelagomilano.org lEnergy Manager alle corrette funzioni e responsabilit e darebbe al Comune la garanzia di raggiungimento dei risultati attesi. Ma lunica strada seria da percorrere e i cui benefici, anche in risparmio della spesa energetica nel tempo, non potranno mancare.

degli edifici e degli impianti, rilievo dei consumi e pagamento di bollette e fatture). Limpostazione di una nuova struttura organizzativa, coerente con lSGE, riporterebbe

TAV, NO TAV E UNA STORIA AMERICANA CHE INSEGNA QUALCOSA Guido Martinotti
Laspetto che pi mi irrita in questa disputa sulla TAV/NO TAV in Val di Susa lestrema semplificazione ideologica delle argomentazioni, dalluna e dallaltra parte. Il discorso simbarbarisce e si chiude in una ripetitivit di affermazioni che non aggiungono nulla neppure alla propria linea. Sentire il governatore Niki Vendola descrivere la TAV come buco nella montagna significa sentire qualcuno che vuol parlare solo a se stesso, perch chi non gi pi che convinto dopo unaffermazione del genere chiuder laudio. Dire come fa Guido Viale che in atto uno scontro di civilt, significa assegnare il ruolo di portatore di civilt alla societ ferroviaria (un po di logica! Almeno limitiamoci a parlare di visioni del mondo.) Ci pensano gi i sostenitori della TAV che presentano, loro s, la TAV come portatrice di civilt, e gli oppositori come barbari neo-romantici. Si sprecano paroloni che confondono invece di chiarire: la Civilt, lo Stato, la Nazione (tutte belle entit che prescindono dalle responsabilit storiche e politiche della situazione e distolgono lattenzione dallanalisi storica e politica, lunica che permette di capire cosa succede e di lavorare per una soluzione. Ho gi scritto settimana scorsa che il problema non in val di Susa, ma a Roma o anche, se vogliamo, a Milano: il problema che dopo anni di assoluta impunit lapparato tecnico-amministrativo preposto alle grandi opere pubbliche (e anche alle piccole) corrotto al punto che il pubblico non si fida pi delle assicurazioni di tecnici ed esperti, perch tutti sanno, o sospettano, che dietro a ogni iniziativa ci siano guadagni illeciti o ingiustificati e il pi totale disprezzo per lambiente e le comunit locali. Lo scontro tra diverse visioni del mondo si fa l, e per quanto difficile possa essere, la costruzione della nazione comincia dalla generalizzazione degli obblighi di contribuire, non dallo sventolio di bandiere. Si va dallo scontrino in su, non dai paroloni in gi. La nazione, dice Galli della Loggia (Corriere del 12 Marzo) esile: sfido, come si fa a stare tutti sulla stessa barca se alcuni remano e gli altri si sbafano le provviste? La Nazione non centra: centra una classe dirigente che da almeno ventanni saccheggia a man bassa le casse del paese lasciando unimpronta di devastazioni sul territorio, con la connivenza di buona parte dellopposizione e la distratta benevolenza dei terzini troppo occupati a bastonare una sinistra che non c pi. Larretratezza della nostra economia non pu essere imputata solo ai neoromantici, (che contribuiscono non poco a confondere le idee) ma ai potenti che con le loro devastazioni forniscono ai neoromantici carburante per le pi spinte farneticazioni, perch molte di queste trovano poi riscontri nella realt. In questo clima veramente torbido non c da stupirsi che prosperino le mafie di ogni genere e in ogni dove; e non illudiamoci che le mafie si mettano in moto solo quando c da fare gli appalti: assolutamente evidente che si muovono innanzitutto per creare le condizioni perch poi gli appalti si facciano. Laltra fonte dirritazione la continua insistenza su una distinzione che sempre pi si rivela astratta e fuorviante tra il mondo della politica, che sarebbe dominato dallarbitrio e dallapprossimazione e il mondo della tecnica che sarebbe invece dominato dalla razionalit e lesattezza. Ma le grandi imprese tecniche sono eminentemente politiche, non solo nel senso ovvio che ciascuna di esse alternativa ad altre opere e che queste scelte sono inevitabilmente e genuinamente politiche, ma nel senso che lo sono anche in un certo senso, geneticamente. Perch sono dei macrosistemi, come ricorda il sociologo francese Alain Gras, cio insiemi complessi di aspetti tecnici, ma anche economici e culturali. Un buon esempio la diffusione dellelettricit che richiede un complesso macrosistema che parte dalle dighe e arriva alle lampadine. Si veda, come buon esempio letterario, la splendida ricostruzione dellepoca vittoriana riportata da Victoria Glendinning, in Electricity (Arrow, Londra 1996). inutile ricordare limportanza culturale e anche ideologica delle ferrovie, dalla corsa tra il cavallo e la macchina, alla conquista del West, al Ballo Excelsior, al blindato di Trotskij il treno, ha sempre proiettato unimmagine di s al tempo stesso affascinante e minacciosa: le metafore per il drago di fuoco si sprecano a decine. Questo elemento culturale non un accessorio dello sviluppo tecnologico, ne una componente essenziale: le ferrovie, come ogni altro grande macrosistema sono investimenti di grande portata e questi investimenti non si riescono a fare se non si possono basare su un largo consenso. Non voglio augurare male a nessuno e non sono particolarmente portato alla Schadenfreude, del resto non sar l a vedere la fine di questa storia, ma forse qualche grande avventura ferroviaria del passato sarebbe utile ricordarla. Le Florida Keys sono un arcipelago di 170 piccole o piccolissime isole piatte (keys o cays) che si stendono dalla punta sudest della Florida fino alla maggiore isola che chiude larco e che si chiama Key West, e che si protende come un indice arcuato a invito verso Cuba, finendo esattamente allaltezza dellHavana da cui dista 169 km, 91 miglia nautiche, una distanza inferiore a quella tra Key West e Miami. unarea dei Caraibi che ha una lunga e complicata storia di conquiste, riconquiste e passaggi, perfettamente adatta al contrabbando, alla pirateria e a ogni altra intrapresa in cui utile avere a portata di mano un labirinto di acque infide e di passaggi noti solo a pochi esperti. Paesaggio splendido, ma non troppo raccomandabile, neppure dal punto di vista balneare se si vogliono evitare le temibili meduse filamentose Man o War, i cui tentacoli possono essere mortali e comunque dolorosissimi anche se secchi sulla spiaggia. La vicinanza con Cuba fa del porto di Key West un ottimo punto dapprodo per le merci dei Caraibi, ma poi, da Key West, per raggiungere il mercato americano occorre percorrere un tragitto di altre 100 e

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pi miglia nautiche, in pratica una giornata di navigazione, fino a Miami. Uno strano e straordinario esemplare di tycoon Henry Morrison Flagler che di fatto invent la Florida qual oggi decise a un certo punto di collegare Miami (citt praticamente da lui stesso fondata ex novo) con Key West allora un popoloso centro portuale, con una ferrovia. Dobbiamo immaginarci queste isole sperdute nel mare allo stato naturale, alcune quasi sommerse, altre separate da un braccio di mare profondo, o lungo parecchie miglia, tutte esposte a ogni forma di intemperie, senzacqua o riparo. Quando Flagler esponeva quella che veniva chiamata Flagler folly spiegava tranquillo come pensava di arrivare a Key West: semplicissimo. Costruite un arco di cemento, e poi un altro e ben presto vi troverete a Key West. Ci volevano milioni, ma Flagler li aveva perch ne aveva fatti talmente tanti con David Rockefeller e la Standard Oil che non avrebbe potuto spenderli in tutta la vita nonostante le molte ville e le tre mogli. Cos nel 1904 si butta nellimpresa e il 22 gennaio 1912, ormai vecchio e mezzo cieco, compie il viaggio inaugurale a bordo della sua carrozza personale, Rambler, con ghiaccio e champagne e arriva a Key West con il primo treno. La storia di Flagler (verso la cui seconda moglie Elizabeth Harkness, ho un debito postumo di gratitudine perch la fondazione della sua famiglia mi ha pagato due anni di studi e viaggi negli Stati Uniti) troppo straordinaria perch possa anche solo azzardarmi a sintetizzarla qui. La storia dellepica costruzione che dur otto anni e che incontr anche lopposizione dei pochi abitanti delle isole che temevano, come poi di fatto avvenne, un disastro, altrettanto interessante. Rinvio a Pat Paris, The Railroad that Died at Sea, Langley Press, Key West 1968 e ai vari siti, tutti molti ricchi, su Google, da uno dei quali traggo il racconto della conclusione. Alla met del 1935, circa cinquanta milioni di passeggeri avevano gi percorso il viaggio di 156 miglia attraverso le Florida Keys. Il 2 settembre 1935, Labor

Day, con un forte uragano diretto verso le Keys, una locomotiva e alcuni vagoni vennero assemblati per una gara contro il tempo. A Homestead, il macchinista decise di spostare la locomotiva verso la parte posteriore del treno per una via di fuga pi veloce dai flutti. Le onde si stavano gi rovesciando sui binari mentre il treno si avvicinava a Islamorada. Appena il treno si ferm, le famiglie cominciarono limbarco. La fermata a Homestead, tuttavia, si rivel fatale. In pochi minuti, allaltezza dellisolotto di Matecumbe (qualcosa che ha a che vedere con lo spagnolo matar) un aumento del mare di oltre 17 piedi travolse il treno e le poche case, spazzandone via la maggior parte verso il mare. Nei giorni a seguire, pi di cinquecento corpi sono stati trovati. Nessuno sapr mai il numero esatto di vittime in quel giorno. Dopo ventitr anni di servizio, le Ferrovie Henry Flagler sono morte in mare durante il grande uragano del 1935.. E questa la versione ufficiale: unimpresa titanica costata circa 50 milioni di dollari di allora, di tasca del tycoon che, questa la voce, nella sua eredit di 100 milioni aveva anche messo da parte. Ma lironia della sorte volle che anche prima delluragano, la ferrovia era riuscita s a connettere Key West con la terraferma, ma non riusc mai a trasformare Key West nel grande porto che Flagler aveva sognato, al contrario la ferrovia favor, oltre a un intenso turismo ludico (e alcolico) che permetteva di andare con pochi soldi fino a Cuba e ritornare con la valigia piena di rhum, anche una massiccia migrazione verso la terraferma. Anche questo uno sgarbo postumo al povero Flagler che era, come molti tycoons americani un puritano e un rigoroso teetotaler. La ferrovia che finiva nel mare si trasform in ferrovia che mor nel mare e fu sostituita in seguito da una splendida autostrada: la numero 1 del sistema autostradale americano interstate (http://www.ushighways.com/) che fa da controparte alla 101 che va da Olympia (nello stato di Washington) a Los

Angeles. Chi volesse farsi una gita americana veramente emozionante pu prendere unauto a Miami e dirigersi a Sud Est attraverso le Everglades per poi saltabeccare cha isola a isola costeggiando a tratti i ruderi di una sorta di strano acquedotto romano, arco dopo arco da cui ogni giorno pencolano decine di canne da pesca in attesa dei bei pesci, e di qualche occasionale pescecane, che si vedono brulicare nellacqua sottostante. Oggi Key West rimane solo una cittadina ex coloniale abbastanza carina, nonostante la folla di turisti del rhum che vengono a sbronzarsi in onore di Hemingway. Del quale rimangono la casa (ore di coda) e, dicono, i gatti con sette dita, o meglio i loro discendenti, una cinquantina di polydactil. Laltra popolazione animale che popola significativamente Key West sono le centinaia e forse migliaia di lussureggianti galli rosso-bruno di taglia XL che con le loro famiglie sciamano liberamente dovunque, solo ogni tanto pigramente scacciati (sci sci) da qualche abitante infastidito dalle raspate nel proprio giardinetto di casa. Sono gli eredi dei galli da combattimento portati l dai bucanieri caraibici per le lotte tra galli e appartengono a quella razza che durante la guerra chiamavamo Rodisland (Rhode Island) e che mia zia Gin era diventata bravissima a operare con forbici e ago da sarta sul tavolo da cucina, per liberarli dai calcoli nello stomaco che affliggono quella specie di pennuti. Mai nessuno era rimasto sotto (quei) ferri, ma certo nessuno poi morto di vecchiaia. Forse tra un barilotto di rhum, i gatti di Hemingway e i pollacchioni, che oggi devono essere stati rimpatriati (ai tempi della aviaria li avevano deportati fuori citt con grande scandalo degli animalisti e dei locali) si trover il tempo di andare a visitare il monumento dedicato dalla Contea di Monroe ai caduti della Flagler Eastern Extension (Florida East Coast Key West Extension) e di meditare su una delle pi grandi saghe della storia delle ferrovie.

LA CALDAIA DI BARBIE E IL RISPARMIO ENERGETICO Riccardo Lo Schiavo


Nellottocento non sapevano nemmeno cosa fosse il PM10, non cera lEuropa, (meno male, direbbero i padania libera) lo spread era una marca di burro irlandese eppure.. La prima centrale elettrica, non solo italiana, ma dellEuropa Continentale, fu di tipo termoelettrico e sorse a Milano in una piccola area compresa fra le vie Santa Radegonda e Agnello, vicinissimo al fianco sinistro del Duomo. Per la

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sua costruzione furono acquistati i locali del teatro di Santa Radegonda, che era ormai in disuso da qualche anno. Nel corso del 188283, il teatro fu demolito e al suo posto fu eretto ledificio della Centrale, che accoglieva al primo piano le caldaie a carbone e al piano terra le macchine alternative a vapore e le dinamo (1). E poi si dice lorgoglio meneghino. Quindi cento trenta anni fa si usava il carbone ma tu lettore, Il prossimo inverno, se dovessi scegliere compreresti la Caldaietta di Barbie ecologica o la nuova City car europea di moda a ciclo diesel, o entrambe? Non questione di caldaie o di autovetture ma di sviluppo e di ricerca. tutto interesse della collettivit che ci siano idee innovative che inducano nuova tecnologia e poi le aziende, sempre alla ricerca di marginalit e prestazioni economico finanziarie in crescita, si adegueranno e gli utenti compreranno le nuove macchine quelle del terzo millennio. Bisogna parlarne e trovare soluzioni senza danneggiare leconomia reale. La distillazione frazionata del petrolio grezzo genera dopo il processo di raffinazione: benzina, GPL, olefine, paraffine, cherosene, gasolio, olio combustibile, lubrificanti, cere, bitumi e coke. evidente che in una logica economica lottimizzazione dei profitti prevede limpiego totale di tutti i prodotti della raffinazione per il riscaldamento in citt, anche degli olii pesanti. Esiste un grande dibattito sullinquinamento che riemerge spesso sui mezzi di informazione quando superiamo la fatidica soglia di allarme del PM10, purtroppo troppo spesso a Milano. La serie storica dell anidride solforosa e del monossido di carbonio sono in trend calante a Milano dagli anni 50 in poi, il PM10 risulta risulta stabile dagli anni 80 (2). Quando andiamo in una concessionaria a comprare la macchina nuova quella pi bella o quando si rompe a gennaio la caldaia e abbiamo freddo, nessuno di noi pensa minimamente al PM10. Nel grafico di seguito vengono riportate le percentuali di emissioni di PM10 in relazione alla fonte generatrice. e le percentuali CO2 relative allanno 2008: dunque non sono solo auto e riscaldamento a causare linquinamento. Ma andiamo a vedere in particolare ci che ci tocca pi da vicino, e ci su cui siamo attori protagonisti nellutilizzo: le autovetture e i generatori di calore. Riassumo per

sommi capi i dati della citt di Milano relativi al riscaldamento perch non ci sono dati ufficiali ma si tratta di informazioni di contrabbando piuttosto affidabili. Milano 1.300.000 abitanti, circa 30.000 condomini di cui 7.000 serviti da impianto centralizzato alimentato a Gasolio, 1240 (3) alimentati con il teleriscaldamento e 20.000 riscaldati da impianti autonomi, la cosiddetta Caldaietta di Barbie. Esistono poi svariate migliaia di scaldabagni a gas. Dunque il panorama del riscaldamento piuttosto vario e variegato composto di fauna e flora tra loro in evidente competizione, un grande mercato su cui molti vivono e nessuno disponibile a cedere quote di mercato o innovare investendo. Ma serve parlarne per sviluppare soluzioni alternative e possibili, non arrendersi mai e coinvolgere produttori e manutentori oltre che utenti finali. In Italia nel 2011 sono state vendute circa 600.000 auto del segmento B, il 40% circa del mercato dellauto (1,7 mio/pz). Si stima un 10% su Milano quindi circa 60.000 pezzi anno. Un bel mercato! Qui c forse maggiore sensibilit al bello, alla tecnologia e al consumo dato laumento del costo dei carburanti da autotrazione, ma non basta. Chiudo con una frase da una canzone di Carosone: M'aggio affittato 'nu cammello (ecologico, va benissimo per girare in citt), m'aggio accattato 'nu turbante, 'nu turbante 'a Rinascente (quella della centrale a carbone), c'o pennacchio russo e bl (il PM10 non si vede). Breve rassegna dei generatori di calore e affini: Caldaiette: in Italia esiste un parco installato di 15,4 milioni di caldaiette (4), si sostituiscono circa 900.000 caldaie lanno e di queste solo l1,6% sono cambiate per ridurre linquinamento e il 10,5% per ridurre i consumi, il resto della sostituzione avviene per rottura etc etc. La caldaietta quel parallelepipedo bianco nel corridoio, in cucina, nel locale lavanderia o sul balcone e deve funzionare. Il mercato della caldaietta da lavoro ad aziende, agenti di commercio, centri assistenza. A Milano si stima si vendono circa 20.000 pezzi anno (si sostituisce [stima media] circa il 10% del parco installato dunque 200.000 pezzi). Una Caldaietta media a camera stagna di 24 kW (la turbo) emette orientativamente 5.000 g di CO2/ora e funziona circa 1/3 della

giornata a seconda della latitudine etc etc. Caldaie centralizzate: in Italia esiste un parco installato di 1.000.000 di caldaie centralizzate, nel 2009 si sono sostituite 19.200 caldaie (5) e di queste l8,9% alimentato a gasolio. Non conosco i numeri di Milano ma stimo almeno un 10% del totale e cio 170 pezzi/anno. Dunque se ne producono e se ne installano, e qui dovrebbe intervenire il legislatore a indirizzare le aziende produttrici a introdurre nuova tecnologia e togliere dal listino tali prodotti, ma se non si chiudono le porte i buoi scappano dalla stalla. Vale come sopra il criterio dei posti di lavoro. Impianti di teleriscaldamento: attualmente gli impianti di Teleriscaldamento realizzati e gestiti da A2A nella citt di Milano e nell'hinterland sono 12: Tecnocity - Sesto San Giovanni - Famagosta - Figino Cassano d'Adda - Bovisa (Palizzi) Novate Milanese - Santa Giulia (Citt 2000) - Silvio Pellico - Bensi Canavese - Linate. La situazione attuale di tutte le utenze allacciate alla rete di distribuzione del Teleriscaldamento ha portato a servire oltre 200.000 abitanti. La centrale di cogenerazione per il teleriscaldamento della zona Milano Est denominata "Canavese" situata nellarea della ex stazione gasometrica AEM, in via Cavriana 32, nei pressi di viale Forlanini. Limpianto stato inserito nellarea precedentemente occupata dal gasometro demolito. La centrale, realizzata nel 2007/2008, presenta il seguente schema di impianto: * un sistema di sfruttamento dellenergia geotermica contenuta nellacqua di falda, costituito da pompe di calore ad alta temperatura e di grande potenza; * una sezione di cogenerazione ad alta efficienza, costituita da motori alternativi a combustione interna o da turbine a gas; * serbatoi di accumulo termico per il disaccoppiamento tra la produzione di calore e lassorbimento termico della rete; * una sezione di integrazione e riserva, costituita da caldaie a metano. La parte pi innovativa del progetto la sezione a pompe di calore con acqua di falda che garantisce una consistente produzione termica con elevata efficienza, integrata dai contributi provenienti dalle sezioni. La rete di teleriscaldamento, attualmente in fase di progressiva realizzazione, interessa sostanzialmente i quartieri: Citt Studi, Argonne, Corsica, Lambrate.

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Delle emissioni da teleriscaldamento non si sa nulla. Si parla di motori a gas caldaie etc etc. Sarebbe auspicabile che A2A fornisse i dati della centrale e il differenziale tra le emissioni dei vecchi impianti centralizzati a gasolio e quanto erogano le centrali. Sarebbe interessante avere i dati relativi ai rendimenti della centrale rispetto ai bruciatori a gasolio del passato. Bruciatori: ce ne sono di varia forma colore misura e grado di inquinamento, un mercato antico di gente antica che ha garantito il calore nelle case degli italiani quando non si parlava di inquinamento. Nella citt di Milano se ne vendono circa 500 pezzo/anno (stima), di varia tipologia. un mercato che non muore perch ci sono sempre dei prodotti residui della raffinazione del petrolio che si vendono e generano guadagno e calore a chi li brucia. Scaldabagni: il mercato degli scaldabagni a gas in Italia si stima in circa 200.000 pezzi anno con un indice di sostituzione del 10% circa. Da una stima personale in citt a Milano si cambiano circa 4.000 pezzi anno. City car europea di moda: autovettura di produzione estera il cui modello base a ciclo Diesel consuma: (ciclo misto): 3,8 l/100 km e ha emissioni di CO2 pari a 99 g/km quando la media Lombardia 188

g/KM anno 2008 (Fonte: INEMAR ARPA LOMBARDIA). Se si stima un tragitto medio in citt al giorno di 20 km i grammi di C0 2 sono circa 1900. Se ne vendono circa 20.000/anno di cui 11.000 circa diesel e su Milano si stimano 1500 pz/anno (dati relativi a un solo marchio). Lessico famigliare: Caldaietta di Barbie: generatore di calore installato in casa, brucia sostanzialmente quanto metano o gpl vuoi, fatto salvo i vincoli di legge. Puoi anche litigare con la moglie sul consumo tanto decide lei. Spesso la modalit di installazione quantomeno esteticamente oscena. Impianto di teleriscaldamento: sito industriale con torri fumanti in periferia, da cui esce acqua calda che ti arriva in casa tramite tubi speciali e poi nei tuoi termosifoni e dovrebbe riscaldare, in realt dipende dalla stanza e dallesposizione del palazzo, se hanno fatto il collaudo sarebbe ecologica dicono la moglie ha freddo e ti martella: infine spendi in termosifone elettrico per avere la temperatura desiderata (della serie cornuti e mazziati) Bruciatore: grosso pezzo di ferro sagomato che brucia idrocarburi di vario genere residui della raffinazione del petrolio, genera calore consuma poco inquina tanto, nessuno li vuole sostituire e nessuno

dice che li ha da tempo immemorabile e risparmia un sacco di soldi. Scaldabagno: parallelepipedo di ferro bianco con serpentina interna produce acqua calda bruciando il metano o GPL, ce ne sono di antidiluviani che inquinano pi della vecchia Trabant, la macchina comunista che espelleva le nuvolette azzurre di azoto a pezzettoni, a Milano installato spesso sul balcone nei modi pi disparati e tendenzialmente fuori norma di legge. Ci sono poi quelli allinterno degli appartamenti spesso oltre la norma, andrebbero cambiati ieri laltro. City car europea di moda: autovettura alimentata a gasolio con filtro anti particolato serve per andare al bar parcheggiare in seconda fila e dire sono il pi fico in genere la usa la moglie, lamante . (1) http://www.storiadimilano.it/citta/mil anotecnica/elettricita/radegonda0.htm (2) http://www.codatu.org/wpcontent/uploads/D_Croci.pdf (3) http://www.a2acaloreservizi.eu/hom e/export/sites/default/a2a_caloreser vizi/impianti_reti/documenti/FOLDER _Ok_Folder_TLR.pdf (4) Cresme (5) Cresme

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QUANDO LA TOPONOMASTICA DIVENTA LOTTA POLITICA Diana De Marchi


Secondo un calcolo approssimativo in Italia solo il 5% delle strade intitolato a donne e a Milano arriviamo faticosamente al 3%, il dato evidenzia una grande dimenticanza che dobbiamo cercare di colmare, una logica sessista ha caratterizzato lattuale toponomastica. Intitolare le vie alle donne che hanno contribuito a fare la Storia del nostro Paese significa restituire voce e dimensione sociale a chi ha dato un contributo importante alla nostra comunit. Si tratta di un piccolo passo, facilmente realizzabile dentro a un percorso urgente nel nostro Paese tanto arretrato da avere il pi basso tasso doccupazione femminile nellUnione Europea e tra le pi basse presenze di donne nelle Istituzioni. Le donne sono da sempre protagoniste per lo pi invisibili di processi politici, sociali e culturali, il loro appassionato impegno per il bene comune di tutti nel campo delle scienze, della letteratura, dellarte, della filantropia o la loro lotta per i diritti e la dignit delle donne e degli uomini sono stati spesso oscurati, cancellati o marginalizzati per relegarle nel privato come sfera prioritaria di appartenenza. La Storia stata troppo a lungo scritta e raccontata prevalentemente da uomini, dal loro punto di vista e in loro favore, come ci ricordano anche i nomi delle vie. Pensiamo alla nostra Costituzione: si trovano citati i Padri Costituenti, dimenticando spesso le 21 Madri Costituenti elette il 2 giugno 1946, erano 21 su 566 componenti dellAssemblea Costituente cio il 3,78%, ma con il loro coraggio e con le loro capacit segnarono lingresso delle donne nel pi alto livello delle Istituzioni rappresentative. Interessante guardare anche i cartelli stradali: le donne non attraversano la strada, non vanno in bicicletta, non passeggiano nelle aree pedonali e non hanno divieti!!! In molti paesi europei lattenzione ai cambiamenti sociali ha gi dato risultati: a Vienna, per esempio, il cartello sui mezzi pubblici che segnala il posto riservato alle donne con bambini ora accompagnato dallo stesso cartello con un bambino in braccio a un uomo: anche i cartelli promuovono e sottolineano la trasformazione nella condivisione dei ruoli di cura e possono, quindi, contribuire allinnovazione culturale. Milano ha dato un segnale concreto e importante con la sua giunta 50 e 50, cinque assessori donne e cinque assessori uomini e, proseguendo su questo percorso di democrazia paritaria inteso non come forzatura ma come principio che, se applicato, sancisce la modernit di un Paese e delle sue istituzioni, abbiamo pensato di aderire alla campagna per la memoria femminile nazionale, locale e internazionale lanciata da un gruppo di ricercatrici attive sul nostro territorio. Il censimento elaborato dalle studiose ci ha dimostrato limpellente necessit di modificare lindirizzo del futuro toponomastico delle nostre realt secondo scelte di parit, perch anche la denominazione dei luoghi pubblici pu contribuire a contrastare la superata subalternit, per il suo valore fortemente emblematico. In occasione dell8 Marzo ho presentato una mozione, approvata, che impegna la Giunta della Provincia di Milano a promuovere presso i nostri Comuni lintitolazione delle prossime strade a donne, per contribuire al riequilibrio di una toponomastica al momento troppo sbilanciata in senso maschile.

BREVE STORIA DELLA RIFORMA DELLE PENSIONI Massimo Cingolani


Il Governo Monti ha avuto come priorit la riforma delle pensioni, tanto che presentando il decreto Salva Italia, ha dichiarato: Penso di agire rapidamente, so che ci sono modalit consolidate di rapporto con

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il Parlamento e le forze sociali ma queste due forze sanno che dietro di loro ci sono i cittadini e ne dovranno tenere conto, insomma ha dovuto fare in fretta. Vediamo una breve storia della ristrutturazione previdenziale nel nostro paese o del chi tocca muore. Il primo Governo Berlusconi cadde anche a causa della riforma delle pensioni, pesantemente osteggiata dalla Lega. La Presidenza del Consiglio Dini nacque per portare a termine quel progetto e da allora non si contano gli aggiustamenti. Ma nessun governo sia di centrodestra sia di centrosinistra stato capace di risolvere i problemi che concorrono alla difficolt dello stato sociale, che si riflettono nella crisi del debito sovrano che oggi colpisce tutti i paesi dell'Unione. I sistemi di welfare sono stati messi in crisi non da scelte e non scelte politiche, ma dalla demografia. La piramide dell'et si rovesciata, la base cio la nuova generazione si riduce e la popolazione al di sopra dei 65 anni cresce rapidamente. Ricordiamoci che in Europa solo cento anni fa l'aspettativa di vita era di 50 anni, ora pi di 80. Ma torniamo alla riforma Dini del 1995 che segue un calendario applicativo al rallentatore nello smussare le disparit di trattamento. L'o-

biettivo un equilibrio di sistema, garantito quando la pensione che si riceve proporzionale ai contributi versati durante la vita lavorativa. Il vecchio retributivo pi generoso, perch lega l'importo della pensione ai livelli retributivi degli ultimi anni di lavoro, mentre il contributivo pi sostenibile, perch misura la rendita sulla base dei contributi versati. importante chiarire che il contributivo ipotizzato dal nuovo aggiustamento pro rata perch vale solo per il futuro e non modifica i risultati previdenziali degli anni lavorati fino al 2011. Ad esempio, chi ha iniziato a dedicarsi a unattivit nel 1975, con la riforma Dini avrebbe dovuto vedere il retributivo abbracciare l'intera vita lavorativa, con la nuova ipotesi in previsione dovrebbe fare i conti con il contributivo per gli anni dal 2012 in poi. Praticamente avrebbe questo tipo di trattamento per il 7% della propria carriera professionale. Un capitolo interessante riguarda gli immigrati, nonostante il parere dei leghisti. I contributi versati all'INPS dai lavoratori extracomunitari sono di circa 8 miliardi di euro. Un impatto previdenziale importante, relativo a circa 3 milioni di lavoratori, che equivale al 5,6 per cento del totale. Il dato conferma l'importanza dell'occupazione straniera in Italia,

che dar grandi benefici al sistema pensionistico. Ma non detto che in futuro abbiano la rendita: ipotizzando come dati i 65 di et e il sistema contributivo puro, perch gli extracomunitari lavorano da pochi anni, si pensa che nel 2025 sar pensionato uno straniero residente ogni 12,5, a fronte di una percentuale generale di un pensionato ogni 3,5, abitanti in Italia. Ci significa che per almeno 15 anni la distanza tra le due proporzioni rester alta e quindi il beneficio apportato dai lavoratori stranieri al sistema previdenziale italiano sar molto positivo. Comunque, se gli immigrati aiuteranno il sistema previdenziale, le loro condizioni di vita in cambio peggioreranno, infatti recenti studi evidenziano che lo stipendio di un immigrato circa il 33% del reddito di un italiano. Per due motivi: vengono pagati di meno e una parte del salario in nero. Per concludere, come sottolineato dal Presidente del Consiglio la riforma sar lapplicazione definitiva della Dini con leliminazione di disparit e privilegi: quello che mi domando, era necessario aspettare quasi 20 anni, praticamente una generazione, e il default del nostro paese?

VOLONTARIATO MILANESE, AVANTI C POSTO Giovanni Agnesi


Ultimamente ho partecipato con grande soddisfazione a diverse manifestazioni svoltesi nella nostra citt, quali: le Giornate del volontariato alle Stelline, la due giorni degli Stati generali del welfare organizzato dallAssessorato alle Politiche sociali e Cultura della salute e infine la presentazione dellAssessorato alla Sicurezza, Coesione sociale e Volontariato del Progetto VOCE (Volontari al Centro) che prevede la realizzazione della Casa del volontariato da parte del CIESSEVI con il contributo della Fondazione Cariplo. Tali manifestazioni hanno visto la presenza di moltissime realt di volontariato milanese alle quali va il merito di aver reso meno tragiche le conseguenze della crisi economica con la loro attivit di cura e di inclusione sociale. Quello che pi mi ha colpito stata la forte volont espressa da tutti i partecipanti a favore di una maggior coesione e confronto tra le diverse associazioni nelle loro svariate esperienze con il Comune al fine di meglio organizzare e mettere in rete le grandi potenzialit di ognuno. Altro aspetto interessante stato quello di rilevare concretamente una nuova disponibilit dei giovani a donare parte del proprio tempo libero vissuto in termini di autorealizzazione, del mettersi in gioco per migliorare da protagonisti la realt sociale in cui si vive specialmente in ambito locale, partendo dalla via in cui si abita, dal quartiere, dalla zona per arrivare alla citt. Giovani, adulti e anziani che donano tempo (anche poche ore alla settimana), esperienza e passione per soddisfare una miriade di bisogni piccoli e grandi come: insegnare ai coetanei stranieri, servire a una mensa dei poveri, accompagnare persone disabili, pulire i giardini di zona, cambiare una lampadina o portare a casa la spesa a un anziano solo, ecc... Gi oggi in ogni zona si trova un elenco delle Associazioni di volontariato, ma non basta, occorre realizzare, come ha proposto lAssesore, una Casa del volontariato in ogni zona dove i cittadini e le organizzazioni di quartiere avranno un loro spazio in cui svolgere in sinergia le loro attivit nel territorio. Occorre una banca dati interattiva del volontariato e dellassociazionismo milanese che raccolga tutti i registri del Comune, della Provincia, del CSV e delle zone con lobiettivo di creare uno sportello unico al quale enti e cittadini possano rivolgersi per avere informazioni. Giancarlo Rovati professore di Sociologia alla Cattolica di Milano nella sua ultima ricerca sul volontariato milanese rileva un tasso di gratuit dei giovani pi elevato di quello degli adulti e anziani arrivando al 30% per i giovanissimi e al 28% nella fascia dei 25/30 anni. Prendo da Riccardo Bonacina, direttore della rivista VITA, alcune espressioni che sento molto vicine al pensiero di molti nostri giovani: Il gratuito non ci che gratis. Il gratuito pensare, fare, realizzare un gesto o unopera perch buona in s, perch bella in s. Il volon-

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www.arcipelagomilano.org tario oggi quello della disseminazione nel quotidiano e nelle comunit di relazioni buone e di esperienze di bene, esperienze, cio, che abbiano come contenuto la cura di s, degli altri, del lavoro e dellambiente in cui viviamo. Solo cos il volontariato potr tornare a nutrire la comunit.. Lo stesso De Rita (fondatore del CENSIS), il sociologo che ha trattato della societ mucillagine e senza desiderio percepisce che: Cresce nella societ quale risposta allattuale crisi economica un forte desiderio di comunit, o facciamo comunit o restiamo tutti soli. Un mondo quello del volontariato in continuo movimento che va oltre il Terzo settore e la sua struttura consolidata, ricerca spazi nuovi in cui il singolo cittadino si guarda attorno e si chiede: Con chi sto? Che faccio? Con chi parlo?. La dimensione ritorna alla sua origine pi primordiale, quasi di vicinanza, di capacit di stare assieme. Non ci sono pi grandi desideri progressisti e il vivere bene insieme diventa un valore legato anche agli spazi di convivenza di cui ci si sente responsabili.

PGT: MEGLIO MENO MA MEGLIO Valentino Ballabio


Allepoca della Milano da bere circolava una battuta-apologo per qualche verso ancora attuale. La moglie del commenda: Sai caro, oggi ho risparmiato cinquanta milioni. Brava cara, e come hai fatto?. La boutique mi ha offerto due pellicce per cento milioni, ma io ne ho ordinata una sola!. Al povero neoricco non restava che mettere una mano al cuore e laltra al portafoglio. Ora qualcosa di simile rischia di accadere nel Consiglio Comunale alle prese con le osservazioni sul PGT. Lo sforzo della maggioranza di tagliare e ridimensionare le previsioni ereditate, abnormi per quantit e qualit, non mette al riparo la citt dal pagare un prezzo comunque troppo elevato, per quanto la exmaggioranza ridotta a minoranza faccia mostra di stracciarsi le vesti come da copione. Questo esito risulta per altro inevitabile davanti al macigno del documento adottato il 14 luglio 2010, non ostante nel frattempo la crisi abbia ampiamente dimostrato come la stessa mano invisibile si incarichi di fare tabula rasa delle potenziali velleit edificatorie, sempre pi spesso ridotte a virtuali operazioni bancario/finanziarie. La cruda realt dei rapporti di produzione e di scambio rivela che la novecentesca rivoluzione del mattone forza trainante, insieme allautomobile, dellintera economia per pi di mezzo secolo - dopo il colpo di coda di questo infelice primo decennio ha esaurito ogni spinta propulsiva. La pi classica delle crisi di sovrapproduzione appare evidente man mano che si allarga lo sguardo verso lambito metropolitano, ossia il bacino reale del mercato immobiliare (e del quasi parallelo mercato del lavoro); quanto pi ci si allontana dalla frenetica fabbrica della cattedrale nel deserto (GaribaldiRepubblica) verso la vasta e desolata landa delle gru inerti e dei cantieri abbandonati, densa di inutili appelli vendesi e affittasi. La stessa dove centinaia di sindaci, apparentemente ignari delle ricadute sui loro territori e sulle loro economie delle scelte del PGT milanese, con poche lodevoli eccezioni, proseguono imperterriti a gonfiare con vane appostazioni volumetriche i rispettivi PGT, spesso in concorrenza tra di loro con laccanimento dei polli di Renzo. La rinuncia a ricercare coerenze nei confronti del sistema insediativo metropolitano e tra lo stesso e il sistema della mobilit, rinviato a un successivo PUM (Piano Urbano della Mobilit), non consente purtroppo di rimediare allerrore metodologico di fondo, ereditato dalla Giunta Moratti ma per altro congenito nella legislazione regionale in materia, ancora di recente aggiustata in senso de-regolatorio. Il percorso logico avrebbe dovuto procedere allinverso: partire da un possibile Piano Interurbano della Mobilit (che per sigla fa PIM con richiamo a una fausta memoria!) e conseguentemente distribuire i pesi insediativi nonch le salvaguardie del verde residuo nellarea pi ampia, con qualche speranza allora di governare congestione e inquinamento, aggredendoli alle origini oltre la cerchia delle tangenziali invece di essere costretti a battere in ritirata dentro lestrema trincea dellArea C. Necessario dunque ma non sufficiente eliminare le pi grossolane e provocatorie invenzioni del Piano Masseroli - dal tunnel Expo-Linate alle volumetrie generate (?!) dal Parco Sud e mettere accuratamente sotto esame le numerose osservazioni. Difficilmente questo PGT, per come stato concepito, consentir di mutare significativamente indirizzo e pensare a una grande Milano del futuro, capace di allinearsi alle consimili realt metropolitane europee. Si rischiano per altro potenziali incongruenze anche gravi, persino su aree strategiche ed essenziali, come efficacemente emerso dal dibattito organizzato da Italia Nostra (Urban Center, 4/2/2012) in particolare dagli interventi di Giuseppe Boatti e Jacopo Gardella. Constatato dunque che, a discapito della proclamata volont di rinnovamento, pesa limpaccio di un assetto istituzionale regionale e subregionale anacronistico, un involucro logoro e sdrucito da illusioni federaliste e degenerazioni particolariste, sarebbe allora il caso di spostare lagenda politica? Fare della citt metropolitana e del parallelo decentramento nelle municipalit il fulcro delle politiche che accompagnino, da Milano, lavvio di una pi virtuosa terza Repubblica? Impresa titanica (la semplicit difficile a farsi ricordava il vecchi Brecht) ma non impossibile se finalmente nel gioco entrata, con la vittoria elettorale di Pisapia e con tanti altri segnali di volont di cambiamento presenti in tutto il Paese, una spinta nuova con la partecipazione spontanea di cittadini consapevoli, informati e determinati a far valere ragioni collettive e interessi diffusi ben oltre il giardino di casa propria. A Milano si sono infatti attivati una molteplicit di gruppi, comitati, associazioni attenti al destino dei quartieri e della citt (una parte dei quali si riconosce nel forum www.forumcivicometropolitano.it sorto come sede di confronto e partecipazione in questa nuova fase), impegnati a fornire volontariamente a costo zero per il bilancio Tabacci - idee ed energie utili per cercare nuovi filoni di sviluppo e promuovere un virtuoso cambiamento nellamministrazione e nella politica cittadina e metropolitana. A cominciare proprio da un uso ponderato del territorio e dalla qualit delle istituzioni locali: minor consumo e miglior governo.

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I PALADINI DELLA VITA SLOW Rita Bramante


Dopo gli appuntamenti a Milano e New York, Shanghai e Tokyo - tutti luoghi per eccellenza della vita frenetica, dei ritmi innaturali e della fretta contemporanea - anche Londra accoglie quest'anno l'iniziativa della Giornata mondiale della lentezza, dedicandole un'intera settimana all'insegna di Go slow be happy . All'origine di questo appuntamento, che celebra quest'anno la sesta edizione, c' lo sforzo organizzativo dell'Associazione 'L'arte del Vivere con lentezza', nata a seguito dell'episodio della 'conversione' del suo Presidente, Bruno Contigiani, docente di brand enrichment, consulente ed ex manager comunicazione di importanti multinazionali: Una botta in testa non simbolica, ma molto reale, per un tuffo sbagliato e l'impatto con uno scoglio. Poi l'incontro con una coach che mi ha invitato a raccogliere il segnale e la mia vita cambiata: ho imparato a non farmi prendere dall'ansia. La frenesia produce scortesia, nervosismo, cattivi rapporti con gli altri... Quando rallenti, lavori meglio e vai in profondit. Primo passo per migliorare la vita troppo accelerata di questo manager intossicato dei punti MilleMiglia e di un gruppo di amici insoddisfatti per le conseguenze dei propri ritmi di lavoro e di vita stato quello di RALLENTARE: Non necessario fermare il mondo e cercare di scendere. Rallentare e riappropriarci del nostro tempo possibile partendo da gesti anche piccolissimi del quotidiano. La tessera onoraria dell'Associazione stata assegnata non a caso al sociologo Domenico De Masi. teorico del paradigma dell' 'ozio creativo', dell'educazione alla longevit e alla decrescita serena. Testo fondante del movimento del Vivere con lentezza ... e vinse la tartaruga dello scrittore canadese Carl Honor, che analizza il modus vivendi dell'occidente contemporaneo e suggerisce alternative praticabili per riappropriarci di una lentezza che ci appartiene di diritto. Dal 2007 il 'calendario laico' prevede ormai in pi luoghi del pianeta una giornata (il luned, il giorno pi difficile della settimana) o un lasso di tempo (verso la fine dell'inverno) dedicato alla sensibilizzazione sul valore della lentezza, del take it easy, alla celebrazione del downshifting, del vivere con semplicit. Tanti appuntamenti in luoghi strategici delle citt: vigili della lentezza armati di 'passovelox' per misurare l'andatura dei passanti e multare amichevolmente chi cammina troppo veloce, volantinaggio del decalogo dei Comandalenti, itinerari non convenzionali a piedi o in bicicletta, lettura lenta anche di testi-cult come La strategia dell'Orso di Lothar Seiwert. E ancora forum programmatici e appuntamenti gastronomici a cura di associazioni e cultori dei settori Slow Food e Green Life, manifestazioni promosse dalla rete delle Cittaslow, mercati delle produzioni locali a chilometro zero, performance lente come il Tai-chi e molto altro ancora, all'insegna del vivere a un'altra velocit. Per esempio la quotidiana tazzina di caff alla maniera delle nonne, con la mitica caffettiera napoletana che chiede un po di pazienza per poter gustare il nettare scuro e fumante. Una proposta per la giornata della Lentezza 2012, il prossimo 26 marzo: il digiuno elettronico sulla scorta del test di dipendenza da Twitter, blog e iPad a cui si sottoposto Beppe Severgnini. Concediamoci di non essere sempre 'connessi', spegniamo cellulari e pc, anzi lasciamoli a casa, liberiamoci dallo stress inconscio del dover ricevere informazioni e ci accorgeremo di prestare maggiore attenzione a ci o a chi ci circonda.

Scrive Ezio Antonini ad ArcipelagoMilano


Quando lIngegner De Albertis venne nominato Presidente della Triennale, suscitando vivaci reazioni (come testimoniato anche da Arcipelago Milano), in data 11 Febbraio scorso apparve su Repubblica un articolo di Jacopo Gardella nel quale- sotto forma di una lettera aperta al neo Presidente gli si chiedeva di rinunciare al parcheggio sotto la piazza di S. Ambrogio, ossia allopera pi contestata dai nostri concittadini: dimostrando se egli intendeva guidare una prestigiosa istituzione culturale nellinteresse di tutti i milanesi oppure privilegiare gli interessi della propria impresa di costruzioni, promotrice ed esecutrice del discusso parcheggio. Come molti ero convinto che lIngegner De Albertis avrebbe finto di ignorare questa proposta provocatoria, ma in realt mi sbagliavo. Infatti sul Corriere della Sera di venerd 16 Marzo apparsa una notizia su sei colonne dal titolo Box dimezzati in SantAmbrogio. Tre piani al posto di cinque e sopra il titolo il seguente commento la nuova proposta potrebbe essere la soluzione per uscire dallimpasse. Leggendo larticolo si capisce meglio che la proposta del costruttore consiste nel mantenere i tre piani di box da vendere privatamente (per la durata di 90 anni) eliminando invece per lintero i parcheggi a rotazione! Non occorre essere uno specialista di diritto amministrativo per essere consapevoli che in questo tipo di concessioni linteresse pubblico risiede esclusivamente nei parcheggi a rotazione, mentre linteresse dimpresa del concessionario sta nella vendita dei box privati. Nel caso in esame, poi, la discutibile giustificazione di questa operazione che ha sconvolto ormai da anni tutto lo spazio pubblico intorno al complesso monumentale era dato dalla possibilit di liberare lo spazio al suolo dalla sosta indiscriminata delle auto, che mortificavano uno dei luoghi pi amati dai milanesi. Di fronte a questa esigenza, lIngegner De Albertis propone di eliminare totalmente la sosta a rotazione, rendendo cos impossibile lunica scusante per questo intervento! Si ricorda fra laltro che secondo la Convenzione del 20 aprile 2006 i piani destinati alla vendita privata erano solo due, ma che il concessionario subordinava il riconoscimento del compenso pattuito a favore del Comune di Milano (soltanto virtuale, perch decurtato dalle spese di progettazione e di esecuzione delle opere) al riconoscimento del diritto di approvare un quinto piano interrato da destinare ad altri 118 box privati! Ma lAmministrazione Comunale non si esprime sulla nuova proposta?

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www.arcipelagomilano.org La giudica una idea interessante o un affronto alla intelligenza dei milanesi? E il Presidente della Triennale non ha nulla da dire?

Scrive Gianluca Bozzia ad ArcipelagoMilano


L'intervista alla Benelli svela il nulla dopo oltre nove mesi dalle elezioni: c' il regolamento del 1994 da attuare, c' una delibera minima e la Benelli sta ancora parlando di quello di cui parlavamo a settembre 2011, Municipalit e policentrismo da realizzare entro il 2016?! Vediamo di farlo entro fine anno, visto che ne va della competitivit e quindi del benessere di tutti come ricordano Quartapelle e Censi del PD. Nel 2014 la Provincia sar auspicabilmente chiusa, quindi noi dobbiamo per tempo dare il colpo di grazia a quello spreco prima delle eventuali elezioni e riorganizzare la citt metropolitana e i municipi nel 2012. Grazie ancora per il suo servizio encomiabile!

Scrive Ezio Chiodini a Giuseppe Ucciero


Ho letto l'articolo di Ucciero sulla partecipazione. Sono perfettamente d'accordo. Un conto, infatti, "ascoltare", un altro predisporsi al coinvolgimento partecipativo e stimolarlo: questa s, sarebbe una innovazione politica di fondamentale importanza. C' anche un aspetto che va oltre il significato politico. Quello economico. Allargando il concetto di partecipazione si potrebbe pensare - sull'esempio di realt di citt straniere, in particolare francesi - a un coinvolgimento attivo dei cittadini disposti a collaborare: professionisti, artigiani, e via discorrendo che potrebbero mettere le proprie capacit a favore di Milano per lo svolgimento di attivit organizzate dal Comune. Nella sostanza, in una citt dove un terzo della popolazione ha pi di 65 anni e quindi si pu supporre sia in buona parte in pensione e quindi disponibile, la mobilitazione di questa fascia potrebbe costituire una risorsa fondamentale per lo svolgimento di attivit che contribuiscano a migliorare il tenore di vita sociale della comunit. Certo, ci vuole la volont di organizzare tutto ci. Una volont in primis politica perch annulla l'imperativo "non disturbate il manovratore".

RUBRICHE MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Musica contemporanea
Sul Corriere della Sera di qualche giorno fa, in un bel pezzo intitolato Abbiamo perduto l'idea di bellezza: i barbari sono tra noi e spesso costruiscono edifici nei quali non abiterebbero Gian Antonio Stella citava un pi volte reiterato suggerimento di Salvatore Settis: Guardatevi intorno e cercate con gli occhi, ovunque siate, gli edifici che hanno pi di mezzo secolo: difficile trovarne uno davvero brutto. Poi fate il contrario: cercate con gli occhi, ovunque siate, gli edifici che hanno meno di una cinquantina di anni: difficile trovarne uno davvero bello. Ebbene, credo che la stessa cosa si possa dire per la musica colta, sostituendo alla cinquantina danni dellarchitettura gli ottanta - novanta della musica: ascoltate una musica scritta prima della prima guerra mondiale e una scritta dopo la seconda e - con le dovute ma rare eccezioni - farete le stesse identiche considerazioni (pi incerto sar il giudizio sulla musica scritta fra le due guerre). Dalla met del secolo scorso a oggi, un periodo che abbraccia ormai un paio di generazioni, la musica contemporanea non ha raggiunto quasi mai il cuore degli ascoltatori, o almeno quello della loro stragrande maggioranza. Bisognerebbe trarne delle conseguenze, esprimere qualche assennato giudizio sulla musica che stata prodotta da allora - e che si produce tuttora - cos come si fatto e si fa per larchitettura. Invece no, paradossale ma mentre la discussione intorno allarchitettura verte sostanzialmente sugli architetti, i giudizi relativi alla musica doggi non vertono sugli autori ma esclusivamente sugli ascoltatori. I quali non capiscono, non sono preparati, sono praticamente ottusi. E la cosa paradossale che gli stessi ascoltatori anzich dire non mi piace, non bella, non interessante dicono quasi sempre non me ne intendo abbastanza, non sono adeguatamente preparato, non la capisco, salvo applaudire comunque e con generosit per non apparir da meno. Ma perch - se mi perdonate lapprossimazione e se mi consentite di ignorare per un momento le ben note deformazioni indotte dal mercato - il valore di un romanzo dato dal numero dei suoi lettori, quello dellarte figurativa dal prezzo delle opere, quello degli spettacoli teatrali e cinematografici dal botteghino che li premia o li punisce, mentre - cos come larchitettura imposta al cittadino che dovr sorbirsela tutta la vita - la musica contemporanea viene dispensata a tradimento, infilata tra autori amati e apprezzati, come una gabella da pagare a una presupposta cultura con la C maiuscola? Scrivo queste righe sospinto dai pochi minuti in cui, prima di spegnere innervosito, mi sono imbattuto sul programma televisivo Classica - il canale 728 di Sky - in cui veniva intervistato il sessantacinquenne compositore palermitano Salvatore Sciarrino che spiegava come il pubblico non capisca le sue opere perch mentalmente pigro. Proprio cos. Daltronde se andate su Wikipedia a leggere la biografia di Sciarrino troverete che ci che caratterizza la sua musica la volont di indurre il fruitore a un diverso modo di ascoltare e a una nuova presa di coscienza della realt e di s. Non credo di aver mai chiesto a nessuno di indurmi ad ascoltare la musica diversamente da come voglio e da come mi piace ascoltarla,

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www.arcipelagomilano.org n di aiutarmi a prendere coscienza della realt (quale?) e di me stesso. Ho gi il mio da fare quanto a conoscere me stesso e la realt in cui vivo, e quando decido di recarmi a un concerto o di acquistare un CD non desidero essere istruito ma solo ascoltare buona musica, scritta da qualcuno che abbia qualcosa da dire, da un poeta che abbia il bisogno incontenibile di esprimersi, da un artista che sogni e mi faccia sognare. Che poi io sia ascoltatore pi o meno preparato o consapevole, e che dunque possa e sappia apprezzare e godere pi o meno ci che ascolto, solo affar mio e vorrei che nessuno se ne preoccupasse. Non ignoriamo le difficolt obiettive che le arti contemporanee incontrano sempre o quasi sempre a farsi comprendere e amare dal pubblico, ma forse una ragione non secondaria per cui la musica di oggi non ci piace larroganza con la quale viene proposta da autori che si considerano insegnanti o menti superiori con il compito di acculturarci. I veri musicisti, quelli che come diceva Hegel - scrivono musiche che elevano lanima al di sopra di se stessa e non si perdono nei noiosi meandri tecnici del linguaggio, sanno comunicare perfettamente con noi, con naturalezza e semplicit, senza paranoie; soprattutto non ci fanno sentire inadeguati e non ci costringono a compiere inutili sforzi per cercare di capirli. Musica per una settimana *mercoled 21 al Conservatorio (Societ dei Concerti) la Wrttembergische Philharmonie Reutlingen diretta dallo svedese Ola Rudner esegue il Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 in fa minore opera 82 di Franz Xaver Scharwenka (1850 1924) con il pianista Pasquale Iannone e la Sinfonia n. 7 in la maggiore opera 92 di Beethoven *mercoled 21 e gioved 22 alla Scala lorchestra Filarmonica, diretta da Semyon Bychkov, esegue la Verklrte Nacht opera 4 di Schnberg (versione per orchestra darchi) e la Sinfonia n. 2 in re maggiore opera 73 di Brahms *gioved 22, venerd 23 e domenica 25, allAuditorium, lOrchestra Verdi diretta da Zhang Xian in un programma che inizia con lOuverture del Rienzi di Wagner, al centro ha il Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra di Beethoven (pianista Gianluca Cascioli) e si conclude con Sieben Lieder aus letzer Zeit (Sette canti dallultimo tempo) di Mahler *gioved 22 e sabato 24 al Teatro Dal Verme lOrchestra dei Pomeriggi Musicali diretta da Stanislav Kochanowsky esegue le Serenate opere 22 e 44 di Dvorak e il Concerto n. 2 per violino e orchestra opera 63 di Prokofev (violinista Alexander Kagan) *venerd 23 alla Scala la prima delle Nozze di Figaro dirette da Andrea Battistoni, con la regia di Giorgio Strehler ripresa da Marina Bianchi, scene di Ezio Frigerio e costumi di Franca Squarciapino (repliche il 25, il 28 e il 30) *sabato 24 e marted 27 alla Scala le due ultime repliche di Die Frau ohne Schatten (La donna senzombra) di Richard Strauss diretta da Marc Albrecht, regia di Claus Guth *domenica 25 (ore 11) alla Palazzina Liberty un programma dedicato alla musica di Bach per flauto traverso (Laura Pontecorvo) e cembalo (Rinaldo Alessandrini) *luned 26 alla Scala recital di canto di Mariella Devia che, accompagnata al pianoforte da Enrica Ciccarelli, esegue musiche di ChopinViardot, Ravel, Liszt e Schubert *luned 26 al Conservatorio (Serate Musicali) il pianista Freddy Kempf in un programma che prevede vari brani di Liszt e gli 8 Fantasiestcke opera 12 di Schumann *marted 27 al Conservatorio (Societ del Quartetto) il Quartetto Hagen esegue i Quartetti opera 18 n. 6 in si bemolle di Beethoven e K. 499 in re maggiore di Mozart nonch una trascrizione (di Muzio) per quartetto darchi di brani della Luisa Miller di Verdi *marted 27 nellAula Magna dellUniversit Statale concerto della pianista Giulia Rossini che esegue Les Adieux (Sonata opera 81a in mi bemolle maggiore) di Beethoven, il Carnevale di Vienna opera 26 di Schumann, lo Scherzo n. 3 opera 39 in do diesis minore e la Sonata n. 3 opera 58 in si minore di Chopin *mercoled 28 al Conservatorio (Societ dei Concerti) la Sudwestdeutsche Philaharmonie diretta da Vassilis Christopoulos esegue lOuverture tragica in re minore opera 81 di Brahms, il Concerto n. 3 in do minore opera 37 per pianoforte e orchestra di Beethoven (pianista Andrea Lucchesini) e la Sinfonia n. 4 in fa minore opera 36 di ajkovskij

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org XX giornata di primavera. Il fai riscopre litalia nascosta
Anche questanno torna lappuntamento con il FAI (Fondo Ambientale Italiano) per visitare beni, palazzi, monumenti, ville e spazi nascosti e aperti straordinariamente il weekend del 24 e 25 marzo. 670 beni culturali aperti in tutta Italia, da gustare grazie alle visite guidate fatte dai volontari del FAI, che da venti anni continuano questa tradizione ormai cara ai moltissimi appassionati darte che ogni anno si presentano numerosi per questa occasione. Alcuni sono piccoli gioielli sconosciuti, altri sono monumenti noti ma spesso chiusi al pubblico, altri ancora sono luoghi semplicemente ignorati dai percorsi darte tradizionali. Tante le occasioni e le cose da vedere, con alcune chicche davvero preziose, come lapertura straordinaria a Milano del Palazzo della Banca d'Italia, aperto al pubblico per la prima volta nella sua storia. Oltre al mirabile edificio di Brogli e Nava, sar possibile vedere gli arredi originali d'epoca e i capolavori di propriet della Banca: i dioscuri di Gi Pomodoro, capolavori di Balla, Guttuso, Hayez e tanti altri. E ancora i Laboratori Ansaldo, l'imponente struttura dove nascono gli spettacoli che andranno in scena sul palco del Teatro alla Scala (costumi, scenografie, falegnameria, sartorie ecc.) gi aperti con grandissimo successo nella Giornata FAI del 2006. Tra le attrazioni cittadine ricordiamo Palazzo Clerici (con gli straordinari soffitti affrescati dal Tiepolo), il Palazzo di Giustizia, opera simbolo dellarchitettura fascista, progettata da Piacentini e decorata da affreschi, mosaici e sculture di Marini, Carr, Melotti e Sironi. E ancora il

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www.arcipelagomilano.org nuovo Palazzo Lombardia, Palazzo Isimbardi, sede della Provincia di Milano, Palazzo Sormani e altri ancora. Per la Lombardia sono in programma tanti luoghi e tante attivit interessanti da fare e vedere. Un week end unico per scoprire, riscoprire e apprezzare i tanti luoghi darte che sono una parte importantissima, e spesso non considerata, del patrimonio artistico italiano. Tutte le informazioni su modalit, prenotazioni e orari sono sul sito www.giornatafai.it

La famiglia italiana vista dal cinema


Nel suo primo week end di apertura la mostra Famiglia allitaliana ha visto oltre duemila visitatori. Unottima partenza per quella che stata la prima manifestazione legata al prossimo Incontro mondiale delle famiglie, voluto da papa Benedetto XVI, che si terr a Milano dal 30 maggio al 3 giugno. Una rassegna gratuita che mostra i cambiamenti della famiglia italiana raccontati attraverso le immagini che hanno fatto la storia del cinema nostrano. Oltre sessanta fotografie, 49 foto di scena affiancate da 21 fotogrammi, per raccontare cambiamenti, evoluzione e sviluppo del nucleo e del ruolo famigliare. La mostra si sviluppa dunque dagli anni Dieci fino ai giorni nostri, in un percorso cronologico capace di mostrare le trasformazioni che nellultimo secolo hanno scosso la societ italiana e il concetto stesso di famiglia. Il cinema tricolore - dice il presidente Fondazione Ente dello Spettacolo monsignor Dario E. Vigan rende omaggio alla famiglia per quel che : istituzione dinamica, attraverso cui riflettere in scala i cambiamenti sociali, le increspature del nostro tessuto antropologico, l'ordito esistenziale e la trama relazionale. La famiglia non un concetto astratto. Una famiglia che ha attraversato tutte le fasi della storia, che ne uscita stravolta, sconfitta, ma a volte anche vincente e rafforzata, unico punto di riferimento in epoca di guerre, conflitti - anche interpersonali - e punto di ancoraggio per i suoi membri allinterno di una contemporaneit che sembra travolgerci allimpazzata. Se negli anni 20 e 30 la famiglia modello e punto di riferimento fondamentale per regole e comportamenti, con gli anni 50 e il neorealismo assurge a protagonista la famiglia di ceto medio-basso, una umanit tormentata e disgraziata, che uscir profondamente cambiata, ma forse anche rafforzata, dal dopo guerra. Si arriva dunque alla rivoluzione degli anni 60 e 70 e al concetto moderno di famiglia, con divorzi, sfaldamenti e famiglie pi libere e allargate. Ecco allora che attraverso i film di Luchino Visconti, Vittorio De Sica, Pisolini, Rossellini, Verdone, Tornatore, Muccino, Moretti, Monicelli, Avati, Comencini e tanti altri, si avr la possibilit di fare una carrellata anche sulla storia italiana, sul suo passato pi tragico fino agli sguardi irriverenti tipici del cinema dei giorni nostri. Famiglia all'italiana fino al 1 aprile Palazzo Reale. Ingresso gratuito. Orari: Luned 14.30/19.30; Marted Mercoled Venerd- Domenica 9.30/19.30; Gioved Sabato 9.30/22.30.

Da Bellini a Tiziano. Nascita ed evoluzione del paesaggio


Si aperta la nuova stagione delle mostre a Palazzo Reale, e a inaugurarla niente meno che una mostra su Tiziano e il suo secolo. Il Cinquecento veneto stato dominato in pittura proprio da Tiziano, un artista che a partire dalla lezione di Giovanni Bellini e di Giorgione ebbe il merito di aver portato la natura e il paesaggio sullo stesso piano dei soggetti allora ritenuti pi importanti (scene storiche, nudi, racconti sacri), aggiungendo quindi un elemento di grande modernit allinterno dei suoi dipinti. Suo fu infatti luso nellaccezione moderna, del termine paesaggio, parola che compare per la prima volta nel 1552, in una celebre lettera dello stesso Tiziano allimperatore Filippo II. Linvenzione del paesaggio in pittura, come realt a se stante, fu una vera a propria rivoluzione. Dallo sfondo quasi riempitivo dei dipinti degli artisti delle generazioni precedenti, visto a volte come secondo piano su cui relegare episodi secondari e piccoli dettagli, pass a essere un vero e proprio piano autonomo. Paesaggi fantasiosi, spesso inventati, ma che permisero agli artisti, Tiziano in primis, di sperimentare un nuovo rapporto tra i soggetti rappresentati e la natura, di farli interagire e di renderli complementari. Fino alla prima met del Quattrocento, nel Veneto, quasi non esistono aperture paesistiche nei dipinti, che non siano generici fondali di verzura, o stilizzate convenzioni, come le onde a ricciolo dei mari in burrasca. Prima del nuovo termine tizianesco, lambiente naturale era paese e gli artisti dipingevano quadri di paesi, cio degli spazi, dei luoghi, considerati sotto il profilo delle loro caratteristiche fisiche e ambientali, spiega il curatore della mostra Mauro Lucco. Ecco perch il cammino iniziato da Bellini e concluso da Tiziano e seguaci cos importante, tanto da aver fatto arrivare a Milano una cinquantina di dipinti e disegni provenienti da alcuni dei maggiori musei americani - il Museum of Fine Arts di Houston, lInstitute of Arts di Minneapolis - ed europei - la National Gallery di Londra, la Gemldegalerie Alte Meister di Dresda, le Gallerie dellAccademia di Venezia, gli Uffizi di Firenze. La mostra aperta da due capolavori, la Crocifissione nel paesaggio di Giovanni Bellini e La prova del fuoco di Giorgione, che accompagnano un celebre dipinto giovanile di Tiziano, La sacra conversazione. Fu proprio Bellini il primo a inserire nei suoi dipinti sacri il paesaggio sullo sfondo, distinto per dal soggetto principale, e ben delimitato da drappi, cortine o invisibili valli spaziali. Seguendo il modificarsi della funzione del paesaggio, il percorso si sviluppa poi attraverso le sale, in cui le opere di Palma il Vecchio, Cima da Conegliano, Veronese e Jacopo da Bassano, arrivando alla chiusura con il Narciso di Tintoretto, sono accostate ad altri dipinti di Tiziano, interpreti di questa novit: L'Orfeo e Euridice, La Nascita di Adone, Tobiolo e l'angelo, Ladorazione dei pastori. Un paesaggio che ha avuto anche una sua declinazione letteraria, grazie a Jacopo Sannazzaro, che in quegli anni compose e pubblic lArcadia (la cui prima edizione del

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www.arcipelagomilano.org 1504 esposta in a Palazzo Reale), in cui la natura e la campagna sono descritte come luoghi ameni di delizia e gioia, popolate da pastori e contadini lieti. Italiani ma non solo. Importante dal punto di vista artistico fu anche larrivo a Venezia di artisti e opere del Nord Europa, con una diversa sensibilit per il paesaggio: una natura pi selvaggia e dura, a volte addirittura malinconica o iperdettagliata, come nel caso del disegno di Bregel dellAmbrosiana. E allora ecco concludere con lultimo Tiziano, in cui la materia e il mondo stesso sono fervore e movimento. Linvenzione del paesaggio, inaugurata da Giovanni Bellini e Giorgione e sviluppato in modo particolare da Tiziano pu dirsi completamente conclusa, lasciando alle generazioni a venire questa straordinaria e rivoluzionaria eredit.

Tiziano e la nascita del paesaggio moderno - Palazzo Reale fino al 20 maggio - orari: 9.30-19.30; lun. 14.30-19.30; gio. e sab. 9.30-22.30 - costi: Intero 9,00. Ridotto 7,50

Klimt. Disegni per il fregio di Beethoven tra musica e arte


Il 2012 sar un anno interamente dedicato allartista austriaco Gustav Klimt, in vista del suo 150 anniversario di nascita. Klimt (1862-1918), pittore sopraffino ed elegante, inventore dello stile liberty e padre di quella grande rivoluzione artistica che fu la Secessione viennese, verr celebrato in tutta lAustria con una serie di mostre ed eventi a lui dedicati, ma anche nel resto dEuropa, da Parigi a Barcellona, da Londra a Milano. Ed infatti Milano che apre le danze klimtiane con una mostra incentrata sul grande fregio di Beethoven, eseguito da Klimt nel Palazzo della Secessione costruito da Olbrich. Il Fregio di Beethoven, lungo 34 metri, stato infatti qui ricostruito nelle sue parti fondamentali, e accompagnato da 18 disegni originali correlati a questo misterioso e affascinante affresco. Loriginale, custodito a Vienna, fu dipinto da Klimt nel 1902 in occasione della XIV mostra del movimento viennese. Lesposizione, nata in seguito alla creazione della grande scultura policroma di Max Klinger dedicata a Beethoven, fu tutta dedicata alla celebrazione del compositore tedesco, cos amato e ammirato dagli artisti secessionisti. Beethoven era considerato lincarnazione del genio, colui che aveva creato la Nona Sinfonia, incarnazione dellamore e dellabnegazione artistica e spirituale. Ecco allora lorigine del fregio: ispirato dalla Nona, nella declinazione data da Wagner durante la sua esecuzione del 1846, quando Wagner stesso aveva anche descritto nel libretto le immagini che la composizione gli suggeriva. Secondo Wagner solo larte e la poesia avrebbero potuto riscattare lumanit verso una vita migliore. Il fregio ha dunque la stessa funzione liberatrice della musica, in contrasto alla morte e alla decadenza del mondo terreno. Ecco perch il giorno dellinaugurazione Gustav Mahler venne chiamato a dirigere proprio la Nona Sinfonia allinterno di quella sala. Lopera si compone di tre parti: Lanelito alla felicit, le Forze ostili e lInno alla gioia, la stessa sinfonia che pervade gli ambienti della mostra. Il fregio si pone quindi come la rappresentazione del percorso che il Cavaliere, luomo, dovr affrontare per raggiungere la Poesia, fanciulla affascinante e sensuale, meta del suo cammino. Ma la strada tortuosa: il Cavaliere dovr affrontare le Erinni, la Lussuria, la Malattia, il Dolore, il gigante Tifeo ecc. Il Cavaliere arriver finalmente nelle braccia della Poesia, circondato da un coro gioioso, traduzione visiva dellInno alla gioia di Schiller e musicato proprio da Beethoven. Un tripudio di oro e decorativismo, figure dalle linee eleganti e sinuose, capelli sollevati dal vento, visi taglienti e occhi espressivi, arabeschi e pietre preziose, per arrivare allopera darte totale, che prevedeva lintegrazione delle diverse discipline artistiche (pittura, scultura, grafica, design, arte decorativa e architettura). Qui sembra esserci tutto. Fondamentali diventano allora i disegni, schizzi e studi preparatori fatti per i personaggi del fregio e per le figure femminili cos amate e a volte sfuggenti, che popolano i dipinti di Klimt. Ragazze esili e sensuali, colte in pose naturali, quasi distratte, un esercito di modelle che si aggirava per latelier del maestro viennese. Completano lesposizione i manifesti originali della Secessione, realizzati dai compagni di Klimt: Koloman Moser, Alfred Roller, Ferdinand Hodler e Leopold Stolba; con anche alcuni numeri di Ver Sacrum, lo strumento di divulgazione realizzato dagli artisti secessionisti, rivista/catalogo/opera darte totale della loro estetica.

Gustav Klimt - Disegni intorno al fregio di Beethoven fino al 6 maggio, Spazio Oberdan Orari: Marted e gioved: dalle 10.00 alle 22.00. Mercoled, venerd, sabato, domenica: dalle 10.00 alle 19.30 - Luned chiuso Ingressi: intero 8,00 , ridotto 6,00 / 7,00

LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Babilonia


Paolo Brusasco Raffaello Cortina Editore, 2012 pp. 303, euro 26
Eva Cantarella e Giulio Giorello presenteranno il libro a cura di Unione Lettori Italiani mercoled 28 marzo ore 18, presso Palazzo Sormani, via F. Sforza 7, Milano Innumerevoli e creduli antichi compilatori ci ripetono senza posa che a Babilonia, la pi incivilita citt dell'Universo, tutte le donne e le ragazze si prostituivano nel tempio di Venere una volta all'anno. Non ho difficolt a pensare che a Babilonia, come altrove, si ottenesse il piacere per denaro; ma non mi persuader mai che, nella citt pi civile di

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quell'epoca, tutti i padri e i mariti mandassero i figli e le mogli ad un mercato di prostituzione pubblica, e i legislatori ordinassero quel bel commercio. Cos scriveva Voltaire nel 1748, come ci ricorda Giulio Giorello nella ghiotta e tambureggiante prefazione al saggio di Paolo Brusasco, dedicato alla metropoli mesopotamica, dove viene accuratamente smontata la leggenda nera che per millenni ha avvolto quella splendida citt, che invece, aveva realizzato sin dal II millennio a.C. uno dei primi e pi grandi esperimenti di riuscita globalizzazione. Cos, quando Brusasco che insegna Archeologia del vicino Oriente nell'Universit di Genova - affronta l'emblematico episodio della Torre di Babele, ci offre un chiarimento esemplare per la percezione della vicenda, sottolineando come la differenziazione delle lingue non vada letta come un castigo divino, ma al contrario, come una risorsa umana, importante fattore di crescita della

conoscenza, che ha condotto a sviluppi del sapere non solo sul piano letterario ma anche su quello tecnico e scientifico. Al riguardo nel V capitolo del volume si descrive, con ricchezza di fonti e di riferimenti, quanto debbano a Babilonia l'aritmetica, la geometria e l'algebra, l'astronomia e la fisica, le scienze del vivente e l'ingegneria. Per non parlare di come i Babilonesi modellarono medicina ed etica medica, pervenute a un livello testimoniato dai preziosi manuali scritti dai celebri maghi caldei, la cui fama super i confini della Mesopotamia, raggiungendo la Grecia e persino Roma. Nella sua opera di demolizione dei pregiudizi, di matrice prevalentemente biblica, conseguenza della cattivit babilonese del VI sec. a.C., Brusasco propone un ritorno a Babilonia come rimedio contro tutte le forme di fondamentalismo storico, religioso ed epistemologico, cos come contro l'intolleranza e lo sciovinismo culturale che ci vede solo

figli dell'Ellade. A tal fine l'autore si avvale di un approccio fondato su molteplici discipline: dall'analisi dei testi, all'archeologia sul campo. Dalla mitologia comparata alla storia delle diverse are scientifiche. N manca una vibrata denuncia delle devastazioni del patrimonio archeologico di Babilonia: da quelle dei saccheggiatori del passato, agli improvvidi e volgari restauri imposti da Saddam Hussein, per non dire dello scempio prodotto dalle istallazioni militari nel perimetro dell'antica citt, volute dalle forze alleate anglo americane, che hanno controllato l'Iraq post Saddam. Vorremmo dunque concludere con Giulio Giorello che i distruttori possono anche prendersela con le torri, Gemelle o di Babele, o con i libri, che i nazisti bruciavano in piazza, ma noi vorremmo meritarci di essere eredi di quei Babilonesi che amavano sopra ogni altra cosa l'architettura, la scrittura e il linguaggio delle stelle. (Paolo Bonaccorsi)

TEATRO questa rubrica a cura di Emanuele Aldrovandi rubriche@arcipelagomilano.org Larte della commedia
di Eduardo De Filippo regia M. Sinisi in collaborazione con V. Continelli e M. Santeramo - scene e luci M. Campanale costumi G.d.F. Studio - direzione tecnica N. Cambione e G. Moschetta organizzazione A. Papeo con M. Altamura, V. Continelli, N. Conversano, S. Damato, N. Di Chio, G. Delle Fontane, P. Labianca, R. Lanzarone, M. Sinisi
Al Tieffe Menotti va in scena una delle commedie pi pirandelliane di De Filippo: non ci sono personaggi in cerca dautore, ma attori in cerca di autorit. Un attore vuole chiedere un piccolo aiuto a un prefetto, ma il dialogo si trasforma in un dibattito fra due diversi modi di intendere il teatro: quello di chi lo vive, come nel caso del capocomico Campese che gestisce una compagnia formata dai suoi familiari; e quello di chi dallalto di un incarico politico lo sovvenziona, lo giudica o semplicemente lo va a vedere. Ma in questo caso il prefetto, appena arrivato in citt, si rifiuta di presenziare allo spettacolo, negando cos quellaiuto nellattrarre il pubblico di cui gli attori, a cui appena bruciato il capannone/teatro, avrebbero bisogno per sopravvivere. Il capocomico fa intendere al prefetto che, a seguito del suo rifiuto, gli mander alcuni attori travestiti dalle persone che questi avrebbe dovuto incontrare, gettando lui e il suo segretario nuovi in citt e che per questo non conoscono nessuno nellincapacit di distinguere fra finzione e realt. Per quanto sia banale dirlo comunque vero che difficile fare Eduardo senza essere Eduardo. E senza essere neppure suo figlio, Luca De Filippo, che ha interpretato e sta interpretando quasi tutti i ruoli che sono stati del padre. Michele Sinisi raccoglie questa sfida con grande coraggio, calandosi nella parte del capocomico Campese, facendola propria, senza mai cercare di imitare Eduardo. Loperazione funziona appunto per questo, perch Sinisi porta in scena lautore dissociandolo dallattore, prende il testo e lo mette in scena da regista/attore come se fosse unopera a se stante, indipendente dallinterpretazione che ne dava Eduardo sul palco. La separazione dellautore dallattore fra laltro lunica possibilit oltre a unimprobabile eterno passaggio di consegne dai padri ai figli della famiglia De Filippo che i testi di Eduardo hanno di sopravvivere al passare del tempo. Il cast senza dubbio allaltezza del tipo di commedia, riesce a tenere alto il ritmo e a rendere interessanti anche i punti del testo forse un po troppo verbosi per il pubblico odierno. Le scene sono classiche e, in gran parte, di servizio allazione che si svolge principalmente attraverso i dialoghi fra i personaggi. Lintento educativo o di sensibilizzazione al teatro, per quanto condivisibile, non avr nessun tipo di effetto. difficile che lo avesse nel 1964, anno in cui stata scritta la commedia, ma non pu di certo averlo in unepoca come questa, se non altro perch chi lo andato a vedere probabilmente solo chi non ha bisogno di essere sensibilizzato al teatro. Resta comunque una commedia bella, divertente, acuta e recitata bene. E questo gi abbastanza. Teatro Tieffe Menotti dall8 al 18 marzo.

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In scena Al Teatro Elfo Puccini fino al 25 marzo Listruttoria di Peter Weiss, regia di Gigi Dallaglio.

Al Piccolo Teatro Strehler fino al 5 aprile Santa Giovanna dei macelli di Bertold Brecht, regia di Luca Ronconi. Al Teatro Out Off dal 19 al 25 marzo Idoli, scritto e diretto da Gabriele Di Luca.

Al Teatro Ringhiera dal 22 al 25 marzo Ave Maria per una gatta morta, scritto e diretto da Mimmo Sorrentino.

CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org 22 Festival del cinema Africano, dAsia e America Latina
Milano, 19 - 25 marzo 2012
Il Festival del Cinema Africano, dAsia e America Latina un appuntamento appassionante per gli amanti del cinema. La sua 22esima edizione stata inaugurata a Milano lo scorso luned 19 marzo, e continuer con un programma interessante fino a domenica 25. Come ogni anno, sono presenti le tradizionali sezioni Concorsi Finestre sul mondo, aperte ai lungometraggi di fiction e ai documentari di Africa, Asia e America Latina, e due concorsi riservati esclusivamente allAfrica: il Concorso per il Miglior Film Africano e il Concorso per il Miglior Cortometraggio Africano, aperto a fiction e documentari. Come sempre, le opere presentate al Festival vivono di grande attualit e di un ampio respiro, aggiungendo vigore alla gi innata abilit del cinema di far viaggiare. Viaggiare allinterno di diversit cinematografiche provenienti da mondi lontani, esplorare e conoscere culture e tradizioni di altri popoli e nello stesso tempo immergerci nella profondit di noi stessi coltivando e apprezzando leleganza del dubbio. Il dubbio, appunto, scatena domande, curiosit: fa sbocciare il desiderio di evadere dalla sensazione di paura che ci trattiene, per abbattere le barriere verso gli altri. Sottolineo allora la partecipazione dellAssociazione Il Razzismo una brutta storia che premier i film in concorso che affrontano in maniera critica e costruttiva i temi delle discriminazioni su base razziale, dei diritti di cittadinanza e delle migrazioni. Mercoled 21 marzo, al Cinema Palestrina, si terr la maratona dei film della sezione Il Razzismo una brutta storia: dalle 10.00 alle 19.00, in occasione della Giornata mondiale contro il razzismo. Paolo Schipani Per maggiori informazioni: http://www.festivalcinemaafricano.or g/index.php

La sorgente dellamore
di Radu Mihaileanu [La source des femmes, Belgio, Francia, Italia, 2011, 125] con Lela Bekhti, Hafsia Herzi, Biyouna, Sabrina Ouazani
La sorgente dell'amore, sorgente delle donne nel titolo originale, la fonte d'acqua, abbarbicata sulla cima di una montagna, da cui si rifornisce un intero villaggio del Nord Africa o della penisola arabica. Le donne che lo abitano, sono costrette da una secolare consuetudine a sopportare questo lavoro improbo che spesso ha conseguenze tragiche. Molte di loro, infatti, subiscono interruzioni di gravidanza a seguito di cadute o alleccessiva fatica di uno sforzo inadatto alle loro caratteristiche fisiche. Leila (Lela Bekhti), la pi audace e ribelle, stanca di questa feroce disuguaglianza, convince le sue compaesane timorose a mettere in atto un piano che somiglia molto a quello di Lisitrata, protagonista dell'omonima commedia di Aristofane. Lo sciopero dell'amore attuato da questo gruppo di eroine il simbolo di un coraggio rivoluzionario poich unica arma a disposizione delle donne per opporsi alla pi ferma e rigorosa tradizione e per combattere le pi dannose ottusit. La sorgente dell'amore rappresenta quindi il trionfo di questo nobile sentimento. Lamore del marito di Leila, appunto, e non un improbabile ravvedimento o una metamorfosi della popolazione maschile, permette la realizzazione dell'incantesimo finale. Mihaileanu, grazie ai canti berberi delle sue protagoniste, si serve nuovamente della musica come strumento di aggregazione e coesione. In questoccasione, per, il regista non riesce a dar vita a quegli espedienti che avevano reso Train de vie, Vai e vivrai e Il concerto delle perfette miscele di dramma e comicit. La sua scelta di privare il film di un contesto storico e politico lo ha forse limitato alla sfera fiabesca. Marco Santarpia In sala a Milano: Apollo, Eliseo

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PIETRO ICHINO: NUOVE NORME, OCCUPAZIONE E GIOVANI IMPRENDITORI http://www.youtube.com/watch?v=iZjn399ThAs

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