Sei sulla pagina 1di 13

G.

Bachelard
Psicanalisi delle acque
Introduzione
Immaginazione e materia

Per esprimerci in termini filosofici possiamo distinguere due


immaginazioni: L’immaginazione formale e l’immaginazione
materiale.
Oltre alle immagini della forma esistono anche immagini della
materia. Pensiamo che una dottrina filosofica dell’immaginazione
debba anzitutto studiare i rapporti fra la causalità materiale e la
causalità formale.
Non per nulla le filosofie primitive associavano spesso ai loro principi
formali uno dei quattro elementi fondamentali, che sono così divenuti il
segno distintivo di temperamenti filosofici. Nella filosofia si riesce
convincenti solo suggerendo rèveries fondamentali, solo restituendo
ai pensieri il loro corso di sogni.
Si sogna prima di contemplare. Prima di essere una visione cosciente,
ogni paesaggio è una visione onirica. Solo i paesaggi già visti in
sogno si osservano con passione estetica.

Questo libro è dunque un saggio di estetica letteraria, che ha il duplice


obiettivo di determinare la sostanza delle immagini poetiche e
l’adeguatezza delle forme alle materie fondamentali.

L’immaginazione materiale dell’acqua è un particolare tipo di


immaginazione. L’acqua è anche un tipo di destino, un destino
essenziale che trasforma incessantemente la sostanza
dell’essere.
Si comprenderà dunque che il mobilismo di Eraclito è una filosofia
concreta, totale. L’acqua è davvero l’elemento transeunte, la
metamorfosi ontologica essenziale tra il fuoco e la terra.
L’essere votato all’acqua muore ad ogni istante. L’acqua scorre
sempre, sempre cade e sempre trova fine nella sua morte orizzontale.
Il dolore dell’acqua è infinito.

In questa rèverie delle acque non troveremo l’infinito, ma la


profondità.
Vedremo il passaggio da una poetica delle acqua a una metapoetica
dell’acqua, il passaggio da un plurale a un singolare. Per una tale
metapoetica l’acqua è un supporto di immagini e ben presto un
apporto di immagini, un principio che fonde le immagini.
Il poeta più profondo scopre l’acqua come organo del mondo,
elemento vegetante.

E’ attraverso l’acqua che l’intellettuale e logico Poe, ritrova il contatto


con la materia tormentata e misteriosamente viva.
Ma è rimanendo abbastanza a lungo sulla superficie che
comprendiamo il valore della profondità.

L’acqua riunendo le immagini, dissolvendo le sostanze, aiuta


l’immaginazione nel suo compito di disoggettivazione, di
assimilazione. Essa simbolizza un eraclitismo lento, dolce e silenzioso.
Fondersi nella profondità o nell’infinito, questo è il destino umano
che prende figura nel destino delle acque.

L’acqua è oggetto di una delle maggiori valorizzazioni del pensiero


umano: la valorizzazione della purezza.
Le voci dell’acqua non sono metaforiche, il linguaggio delle acque è
una realtà poetica diretta. Il linguaggio umano ha una liquidità, un
flusso nell’insieme. L’acqua ci apparirà dunque come un essere
totale.
Più di ogni altro elemento l’acqua è una realtà poetica completa.
Nonostante la varietà dei suoi spettacoli, essa ha un’unità salda e
suggerisce al poeta l’unità di elemento.

L’immaginazione non è la facoltà di formare immagini della realtà,


ma di formare immagini che superano la realtà, che cantano la
realtà. E’ una facoltà di sovrumanità. Un uomo si deve definire
attraverso l’insieme delle tendenze che lo spingono a superare la sua
condizione umana.
La poesia autentica è una funzione di risveglio. Essa ci risveglia
ma deve serbare il ricordo dei sogni preliminari.

Acque chiare, acque primitive, acque correnti.


Narcisismo oggettivo. Le acque amorose.

La densità che distingue una poesia superficiale da una profonda, la si


percepisce passando dai valori sensibili ai valori sensuali. Solo I
valori sensuali sono in gradi di stabilire delle corrispondenze. I
valori sensibili non consentono altro che traduzioni.

La figura di Narciso esprime l’amore dell’uomo per la propria


immagine. Il viso umano è infatti il primo strumento di seduzione.
Rimirandosi l’uomo affina e forbisce I suoi strumenti seduttivi.
L’acqua serve a naturalizzare la nostra immagine, a restituire un
po’ di innocenza all’orgoglio della nostra intima contemplazione. Gli
specchi sono oggetti troppo civilizzati per adattarsi alla vita onirica.
Perciò lo specchio della fonte è l’occasione per un’immaginazione
aperta. Il riflesso un po’ vago, un po’ offuscato suggerisce
un’idealizzazione.
L’esperienza poetica dev’essere subordinata all’esperienza onirica.
Prende vita in questo modo un narcisismo idealizzante che ha un
ruolo positivo nell’opera estetica, quando si tratta di sublimazione
per un ideale.
Il mondo è come un immenso Narciso nell’atto di pensare se stesso.

Schopenauer ha mostrato come la contemplazione estetica


compensi per un istante l’infelicità dell’uomo distogliendolo dal
dramma della volontà. Ma anche l’occhio ha una volontà di vedere.
Contemplare non è opporsi alla volontà, ma seguire un’altra via della
volontà, è partecipare alla volontà del bello, che è un elemento
della volontà generale.
C’è uno scambio senza fine dalla visione al visibile. Tutto ciò che fa
vedere, vede.
Il vero occhio della terra è l’acqua.

La freschezza dell’acqua diventa un suo attributo. Nei ruscelli parla la


Natura bambina.
Nel regno dell’immaginazione, gli esseri veramente nudi emergono
sempre da un oceano. L’essere che emerge dall’acqua è come un
riflesso che a poco a poco si materializza: è immagine prima che
essere, è desiderio prima che immagine.

Il cigno nella letteratura rappresenta la nudità lecita, è un’immagine


ermafrodita, poichè femminile nella sua contemplazione e maschile
nella sua azione. L’immagine del cigno è sempre un desiderio, è a
partire da questo desiderio che il cigno canta. Esiste un solo desiderio
che canta morendo, che muore cantando: il desiderio sessuale.

Il dramma universale e il dramma umano tendono ad eguagliarsi.


Un grande desiderio si considera come un desiderio universale.

Acque profonde, acque dormienti, acque morte.


L’aqua pesante nella rèverie di Edgar Allan Poe

In Poe, l’unità di immaginazione è la fedeltà a un ricordo


inestinguibile. Nella sua opera si può individuare un’unità di mezzi
espressivi, una tonalità della parola che rende la rende una
monotonia generale. In Poe questa materia privilegiata è l’acqua e
in particolare l’acqua pesante, una sostanza madre.
Il destino delle immagini dell’acqua segue esattamente il destino della
rèverie principale, che è quella della morte. Ogni acqua
originariamente chiara, per Poe è un’acqua che deve oscurarsi, che
assorbirà la sofferenza. Contemplare l’acqua è scorrere, dissolversi,
morire. Il racconto dell’acqua è il racconto umano di un’acqua che
muore.
Nel poeta questa acqua elementare possiede l’assoluto del
riflesso: sembra infatti che il riflesso sia più reale del reale perchè
più puro. L’acqua con i suoi riflessi duplica il mondo, raddoppia le
cose. Il miraggio corregge la realtà e ne elimina le imperfezioni.
L’acqua conferisce al mondo così costituito una solennità platonica.
Pura visione, visione solitaria è il duplice dono delle acque riflettenti.

La reverie materiallizzante è al di là della reverie delle forme. Si


capisce che la materia è l’inconscio della forma.
Si gioisce della reversibilità dei grandi spettacoli dell’acqua
perchè l’immaginazione ha incessantemente bisogno di dialettica. Per
un’immaginazione ben dualizzata i concetti sono punti di incrocio fra le
immagini.

Il passato della nostra anima è un’acqua profonda. Quando si sono


visti tutti i riflessi, improvvisamente si guarda l’acqua stessa, si crede
di sorprenderla mentre produce bellezza, ci si accorge che essa è bella
nel suo volume, di una bellezza interna, attiva. Una sorta di
narcisismo volumetrico impregna la materia stessa.

Il destino dell’acqua nella poetica di Poe è un destino che


approfondisce la materia. L’acqua non è più una sostanza da bere,
ma una sostanza che beve, che inghiotte l’ombra.
Queste acque rivestono una funzione psicologica essenziale: assorbire
le ombre, offrire una tomba quotidiana a tutto ciò che ogni giorno
muore in noi.
L’acqua è così un invito a morire di una morte speciale che ci
permette di raggiungere uno dei rifugi materiali elementari.
Notiamo quindi la seduzione continua che conduce Poe ad una sorta di
suicidio permanente. Senza saperlo egli ritrova l’intuizione
eraclitea che vede la morte nel divenire dell’acqua. Nella sua
poetica l’acqua immaginaria impone il suo divenire psicologico a tutto
l’universo, l’acqua è l’autentico supporto materiale della morte.
Il cuore del dramma metafisico di Poe è nella figura del lago, le cui
acque dormienti sono il simbolo del sonno totale.
Per capire bisogna fare la sintesi di Bellezza, Morte e Acqua. Questa
sintesi della Forma, dell’Evento e della Sostanza si diffonde
ovunque.

Il complesso di Caronte. Il complesso di Ofelia

Per la reverie ambivalente, l’acqua, sostanza della vita, è anche


sostanza della morte. Come dice Jung “il morto è rimesso alla
madre per essere rinfantilizzato”.

La morte è stata la prima navigatrice. Molto prima che gli uomini si


affidassero ai flutti, affidavano al mare le bare. In questa prospettiva
la morte non è l’ultimo viaggio, ma rappresenta per il sognatore
profondo il primo vero viaggio.
La morte è un viaggio e il viaggio è una morte. Per questo un addio
dalla riva del mare è il più lacerante e il più letterario degli addii.
In che modo collegare una poesia funebre a immagini così lontane
dalla nostra civiltà, se non fossero sorrette da valori inconsci?
La persistenza di un interesse poetico e drammatico al fine di una
immagine razionalmente così scontata e falsa può servire a dimostrare
che in un complesso di cultura confluiscono sogni spontanei e
tradizioni apprese. In questo senso si può formulare un complesso di
Caronte, in cui l’immagine risulta decisamente sbiadita.
Quanto un poeta riprende l’immagine di Caronte pensa alla morte
come a un viaggio, rivive il più primitivo dei funerali.

L’acqua è l’autentica materia della morte femminile. Ofelia


rappresenta il simbolo del suicidio femminile. L’acqua è l’elemento
della morte giovane e bella. E’ l’elemento della morte senza orgoglio
ne vendetta, del suicidio masochista. La visione di una chioma
fluttuante da sola anima la simbologia relativa alla psicologia
dell’acqua e fornisce quasi l’intera spiegazione del complesso di Ofelia.
Non la forma della chioma, ma il suo movimento richiama l’acqua
corrente. Il complesso di Ofelia può raggiungere livelli cosmici, e
simboleggia allora una unione della luna e dei flutti. Il nome di
Ofelia è simbolo di una grande legge dell’immaginazione.
L’immaginazione della disgrazia e della morte trovano nella
materia dell’acqua un’immagine materiale particolarmente
potente e naturale.

L’acqua è l’elemento melanconico per eccellenza, o più


precisamente è l’elemento melanconizzante. L’acqua ci insegna una
perdita del nostro essere nella dispersione totale, una
dissoluzione.
L’acqua diventa allora un nulla sostanziale. Non si può andare oltre
nella disperazione. L’acqua è la materia della disperazione.

L’acqua composta

Nonostante l’unità fondamentale, l’immaginazione materiale tende a


conservare la varietà dell’universo, essa ha bisogno del concetto di
composizione, combinazione. L’acqua in particolare è l’elemento più
adatto a illustrare i temi di combinazione delle potenze.
I sogni si associano alla conoscenza e fanno un lavoro di combinazione
che l’immaginazione materiale mette in atto fra i quattro elementi
fondamentali. Tali combinazioni materiali uniscono sempre due
elementi. Questo carattere dualistico mostra che appena due
sostanze elementari si uniscono, si sessualizzano.
In particolare è soprattutto attraverso il miscuglio di acqua e terra
che potremo capire i principi della psicologia della causa materiale.

L’acqua e il fuoco costituiscono forse l’unica vera contraddizione


sostanziale. Se da un punto di vista logico l’una richiama l’altra, da
un punto di vista sessuale una desidera l’altra. Di fronte alla virilità del
fuoco, la femminilità dell’acqua è irrimediabile. Uniti questi due
elementi creano ogni cosa. Questa unione è simbolo di una creazione
continua. L’umidità calda è materia divenuta ambivalente, è
l’ambivalenza materializzata.

La notte è la materia notturna e viene catturata dall’immaginazione


materiale. Siccome l’acqua è la sostanza che si presta meglio ai
miscugli, la notte penetra le acque. Questa figura corrisponde a un
tratto particolare dell’immaginazione melanconica. In molti poeti
compare un mare immaginario che ha accolto la notte. E’ il mare
delle tenebre. La desolazione risulta così grande e profonda che
l’acqua stessa diventa color inchiostro. L’acqua mescolata della notte è
un rimorso che non vuole dormire. L’acqua di notte provoca una
paura penetrante. Questa terribile sembianza che non si riesce a
vedere è l’essere che si guarda con gli occhi chiusi, l’essere di cui si
parla quando non ci si puà più esprimere, l’introspezione.

L’unione di acqua e terra produce un impasto, che è uno degli


schemi fondamentali del materialismo. Il problema delle forme passa
in secondo piano. L’impasto fornisce un’esperienza primaria della
materia. L’occhio si stanca dei solidi. Se la vista accetta appieno la
libertà del sogno, tutto scorre attraverso un’intuizione visiva.
L’eraclitismo pittorico di Dalì è legato ad una reverie di
stupefacente sincerità.
L’acqua è la colla universale. All’osservazione visiva si aggiunge una
esperienza tattile. Anche la mano ha i propri sogni, e aiuta a
conoscere la materia nella sua intimità.
Questa reverie che nasce dall’impasto coincide con una speciale
volontà di potenza, la gioia maschile di penetrare nella sostanza.
L’impasto produce una mano dinamica in antitesi alla mano
geometrica. Diventa un organo di energia e non più delle forme. La
mano dinamica simboleggia l’immaginazione della forza.
Le forme si concludono, le materie mai. La materia è lo schema
dei sogni indefiniti.

L’acqua materna e l’acqua femminile

Non è la conoscenza che ci porta ad amare con passione il reale, il


valore fondamentale e primario è il sentimento.
Si comincia ad amare la natura senza conoscerla, realizzando nelle
cose un amore che affonda altrove, poi la si cerca nel dettaglio perchè
la si ama approssimativamente senza sapere veramente perchè.
Se il sentimento per la natura risulta così duraturo, si deve al fatto
che nella sua forma originaria esso è alla base di tutti i sentimenti.
Da un punto di vista sentimentale la natura è una proiezione
della madre, e in particolare il mare.

L’amore filiale è il primo principio attivo della proiezione delle


immagini., è la forza proiettante dell’immaginazione.
Amare un’immagine è sempre descrivere un amore, significa trovare
sempre una metafora nuova per un amore antico.
Appena si ama con tutta l’anima una realtà, significa che questa
realtà è già stessa anima, è un ricordo.

Queste immagini molto valorizzate contengono più sostanza che


forma. E’ un principio fondamentale dell’immaginazione materiale che
costringe a mettere alla radice di ogni immagine sostanziale uno
degli elementi primitivi.
Per l’immaginazione tutto ciò che scorre è acqua. Continuando la
ricerca nell’incoscio scopriremo che ogni acqua è latte.

In mare, il nutrimento microscopico è come un latte che arriva


direttamente ai pesci. La grande fatalità del mondo, la fame, è solo
per la terra; nel mare è ignorata. Nessuno sforzo di movimento ne
ricerca di cibo. La vita deve fluttuare come un sogno.
L’acqua marina per la visione panbiologica di Michelet, diventa l’acqua
animale, il primo alimento di tutti gli esseri.
Proprio perchè per l’inconscio l’acqua è un latte, viene così spesso
considerate nella storia del pensiero scientifico, come un principio
eminentemente nutritivo.

E’ attraverso la materia e non attraverso le forme che si può spiegare


la seduzione che l’immagine materna esercita sui poeti più diversi.
L’immagine non contiene ne il suo principio ne la forza sul versante
visivo, occorre integrarla con delle componenti che non si
vedono.
Il tepore dell’aria, la dolcezza della luce, la pace dell’anima sono le
componenti materiali dell’immagine.
Il colore non è davvero nulla quando l’immaginazione sogna i suoi
elementi primitivi.
La realtà immaginaria evoca sempre se stessa prima di descriversi. La
poesia è sempre un vocativo.

Purezza e purificazione. La morale dell’acqua

L’immaginazione materiale trova nell’acqua la materia pura per


eccellenza, la materia naturalmente pura.
Le materie elementari mettono ordine nei nostri sogni, esse ricevono,
conservano ed esaltano i sogni.
Il simbolismo è una potenza materiale perchè i simboli atavici
sono simboli naturali.

Quando si interpreta un testo di antiche civiltà, si dovrebbero


ricostruire proprio queste rèverie. Nell’ordine letterario infatti,
tutto è sogno prima di essere visto.

La spinta inconscia a sporcare le acque limpide va oltre la colpa


degli uomini. Contiene in certi suoi aspetti il tono di un sacrilegio. Si
tratta di un oltraggio alla natura madre.
Queste spinte oniriche ci tormentano nel bene e nel male, proviamo
un’oscura simpatia per il dramma della purezza e dell’impurità
dell’acqua. Per capire a fondo il prezzo di un’acqua pura, occorre aver
provato un profondo senso di rivolta per la sete negata.
L’impurità, da un punto di vista inconscio è sempre multiforme, ha una
nocività polivalente. L’acqua impura è per l’inconscio la sostanza
del male. Con questo si obbedisce alle necessità dell’immaginazione
materiale che ha bisogno di una sostanza per comprendere
un’azione. Ma il piatto della bilancia morale pende senza dubbio dalla
parte della purezza. L’acqua tende verso il bene.

Purificarsi non significa semplicemente pulirsi. Nelle tradizioni antiche


troviamo prove di una purificazione attraverso l’acqua, che non ha
nulla a che vedere con le pratiche igieniche. Il Cafro si lava il corpo
solo quando ha l’anima sporca.
L’acqua che zampilla è originariamente un’acqua viva. É questa
vita che resta attaccata alla sua sostanza, che determina la
purificazione. All’acqua pura si chiede quindi originariamente una
purezza al tempo stesso attiva e sostanziale.
Perciò l’aspersione è sognata come operazione primaria. É
quella che porta il massimo di realtà psicologica.

Proprio perchè l’acqua possiede una forza intima, può


purificare l’essere intimo, può restituire all’anima peccatrice il
candore. Per l’immaginazione materiale, la sostanza valorizzata può
agire anche in minuscola quantità su una massa molto grande di altre
sostanze. Questa è anche una legge della rèverie di potenza. Tutto
dipende dal senso morale dell’azione scelta dall’immaginazione
materiale.
L’azione della sostanza è sognata come un divenire sostanziale
voluto nell’intimo della sostanza. Si tratta infondo del divenire di una
persona. In ogni caso l’acqua è diventata volontà. É a partire da
una volontà condensata che si irradia l’azione sostanziale.
Si precepirà allora una trasformazione da immaginazione materiale a
immaginazione dinamica. Le acque pure e impure non sono più
pensate soltanto come sostanze, ma come forze.
Quando ci si sottopone interamente all’immaginazione materiale, la
materia sognata nella sua potenza elementare si esalterà fino a
diventare uno spirito, una volontà.

Un carattere che dobbiamo collegare al sogno di purificazione , è il


sogno di rinnovamento che provoca l’acqua fresca. Nella metafora
della Fontana Della Giovinezza, notiamo come la freschezza
diventa una metafora molto lontana dal campo fisico.
Sotto la fronte risvegliata si anima un’occhio nuovo. É lo sguardo che
si rinfresca. Luce pura da acqua pura: così appare il principio
psicologico della purificazione rituale.
Si è portati ad osservare con occhi limpidi un paesaggio quando si
possiedono riserve di limpidità. La freschezza di un paesaggio è un
modo di osservarlo. La freschezza di uno stile è la qualità più rara,
dipende dallo scrittore e non dal soggetto trattato.

L’idroterapia non è solo periferica, possiede una componente


centrale. Stimola i centri nervosi. Possiede una componente morale.
Spinge l’uomo a una vita energica. L’igiene diventa allora un
poema.
L’alchimia deriva innanzi tutto dalla psicologia magica. Riguarda il
poema, il sogno, prima che le esperienze oggettive. L’acqua della
Giovinezza è una potenza onirica.

Compare il tema della purificazione consustanziale, il bisogno di


estirpare il male dalla natura intera, tanto il male dentro il cuore
dell’uomo quanto il male dentro il cuore delle cose.
L’immaginazione materiale drammatizza il mondo in profondità.
Ritrova nella profondità delle sostanze tutti i simboli della vita umana
intima. Si comprende come l’acqua pura, l’acqua sostanza,
prende il posto di una materia primordiale. L’acqua nel suo
simbolismo sa riunire ogni cosa.

Il primato dell’acqua dolce

Cercheremo di dimostrare il sensualismo nella psicologia


dell’acqua. Tale sensualismo primitivo giustifica il primato
immaginario dell’acqua delle sorgenti rispetto alle acque degli oceani.
L’acqua dolce è la vera acqua mitica.

L’acqua marina è infatti un’acqua disumana, poichè viene meno al


primo dovere di qualsiasi elemento, ovvero di servire direttamente
agli uomini. Il mare offre racconti prima che sogni, ma le fiabe non
partecipano veramente della forza dei sogni naturali. Il mare è
innanzi tutto immaginario perchè si esprime attraverso le labbra del
viaggiatore che parla di viaggi remoti. Elabora fabulazioni del
remoto. Il sogno naturale, invece, elabora fabulazioni su ciò
che vede.

L’acqua violenta

Per capire l’oggetto nella sua forza, nella sua resistenza, nella sua
materia, ovvero totalmente, occorre il concorso di un’intenzione
formale, dinamica, materiale. Il mondo è al tempo stesso
specchio della nostra era e reazione delle nostre forze.

Se il mondo è la nostra volontà, è anche il nostro avversario. Per


comprendere la filosofia di Schopenhauer occorre conservare alla
volontà umana il suo carattere iniziale. “Il mondo è la mia
provocazione”. In quanto fonte di energia, l’essere è una
collera a priori.” Da tale punto di vista, i quattro elementi
materiali diventano quattro modi diversi di provocazione,
quattro tipi di collera.
Tutte le rèverie costruttive si animano nella speranza di
un’avversità superata, di un nemico sconfitto.

Le vittorie sui quattro elementi materiali sono tutte particolarmente


salubri, tonificanti, e rinnovatrici. Queste vittorie determinano quattro
tipi di salute, quattro tipi di vigore e di coraggio.
Studieremo alcune impressioni di avversità superata con due autori:
Nietzsche il marciatore, e Swinburne il nuotatore.

Nietzsche ha trasformato la marcia in una lotta, la marcia è la sua


lotta. É da essa che scaturisce il ritmo dell’energia di Zarathustra. Le
lacrime del marciatore combattente, non sono dell’ordine del dolore,
sono dell’ordine della rabbia. La camminata contro vento in montagna
è senza dubbio quella che aiuta meglio a vincere il complesso di
inferiorità. Questa marcia pura come una poesia pura, offre costanti e
immediate impressioni di volontà di potenza. É la volontà di potenza
allo stato discorsivo.

Nell’acqua invece, la vittoria è più rara, più pericolosa e più


meritata di quella contro il vento. Il nuotatore conquista un
elemento molto estraneo alla sua natura. Swinburne ci
consentirà di definire l’eroe delle acque violente. Il richiamo
dell’acqua reclama in un certo senso un dono totale, un dono intimo.
Di fatto il salto nel mare fa rivivere più di ogni altro avvenimento
fisico, gli echi di un’iniziazione pericolosa e ostile. Rappresenta
l’unica imagine esatta, ragionevole del salto nell’ignoto. Il benessere
del nuoto cancellerà ogni traccia di umilazione primaria. Il nuotatore
obbedisce al desiderio di coraggio, nel ricordo dei suoi primi atti di
coraggio, quando il desiderio era assente.
Il nuotatore prova la sensazione di urtare con tutto il corpo contro le
membra dell’avversario. Si percepisce la lotta ancor prima dei
lottatori. Il mare è un ambiente dinamico che risponde alla
dinamica delle nostre offese. Questa imagine fondamentale è
quindi una specie di lotta dentro se stessi. Questa prova sognata
della volontà è l’esperienza cantata dai poeti dell’acqua violenta.
L’acqua violenta è uno schema di coraggio.

L’ambivalenza del piacere e del dolore segna i componimenti


poetici così come segna la vita. Quando un componimento
individua un accento drammatico ambivalente, si sente che è l’eco
moltiplicata di un istante valorizzato in cui, nel cuore del poeta, il bene
o il male di un intero universo si intrecciano.
Possiamo pertanto considerare il nome di Swinburne idoneo a un
complesso particolare. Si tratta del complesso poetizzante del
nuoto.
É impossibile non riconoscere che la materia possiede un pensiero,
una rèverie . Esiste allora fra l’universo e l’uomo una
corrispondenza straordinaria, una comunicazione interna, intima
e sostanziale. Una meditazione intima offre una contemplazione
attraverso la quale viene svelata l’intimità del mondo. L’anima soffre
nelle cose, all’afflizione di un’anima corrisponde la miseria di un
oceano. Le immagini dell’immaginazione primaria comandano tutta la
nostra vita perchè si impongono sull’asse del dramma umano. La
tempesta induce in noi le immagini della passione. La malinconia
delle acque violente è ben diversa da quella delle acque morte di Poe.

La memoria drammatizza. Il fatto immaginato è più importante del


fatto reale. La collera è una conoscenza primaria dell’immaginazione
dinamica. Essa è la transazione più diretta dall’uomo alle cose. La
grandezza umana ha bisogno di misurarsi con la grandezza di un
mondo. Esiste sempre un po’ di ingenuità nella volontà di potenza. Il
destino della volontà di potenza, consiste infatti nel sognare la
potenza al di là del potere effettivo.

Nel complesso di Swinburne sono numerosi gli elementi masochisti


e sadici, si può perciò associare a questo, il complesso di Serse.
Tutte queste violenze obbediscono alla psicologia del risentimento,
della vendetta simbolica e indiretta. Nelle pratiche degli uomini
della pioggia è possible individuare una evidente psicologia del
dispettoso. Si lotta contro le cose come si lotta contro gli uomini. Lo
spirito della battaglia è omogeneo.

La poesia è una sintesi naturale e duratura di immagini


apparentemente artificiali. Il conquistatore e il poeta vogliono
entrambi imprimere il marchio della loro potenza sull’universo.
La metafora, fisicamente inaccettabile, resta comunque una verità
poetica. Essa è infatti il fenomeno dell’anima poetica. Si tratta di una
proiezione della natura umana sulla natura universale.
Le immagini letterarie correttamente dinamizzate, rendono dinamico il
lettore, e suscitano una specie di igiene fisica della lettura.
La retorica, ci impedisce di seguire il fantasma reale della nostra
natura immaginaria, che, se dominasse la nostra esistenza, ci
restituirebbe la verità del nostro essere, l’energia del nostro
dinamismo vero.

Conclusione. Le parole dell’acqua

L’acqua domina il linguaggio fluido. La liquidità è il desiderio


stesso del linguaggio, il linguaggio vuole scorrere. Scorre
naturalmente.
Il vero ambito in cui studiare l’immaginazione non è la pittura, ma
l’opera letteraria, la parola, la frase.
Dal momento che un’espressione poetica si rivela insieme pura e
dominante, si può essere sicuri che essa ha un rapporto diretto con
le sorgenti materiali elementari della lingua.
La volcale “A” è la vocale dell’acqua. É il fonema della creazione per
mezzo dell’acqua, è la lettera iniziale del poema universale.
L’orecchio è molto più liberale di quanto si pensi, accetta volentieri una
certa trasposizione nell’imitazione e ben presto imita l’imitazione
primaria. Nell’attività poetica esiste dunque una sorta di riflesso
condizionato, che ha tre radici: riunisce le impressioni visive,
auditive e vocali. Si comprenderà la vittoria dell’immaginazione
verbale su quella visiva, o più semplicemente la vittoria
dell’immaginazione creatrice sul realismo.
Nessuna grande poesia è possible senza ampi intervalli di distensione e
lentezza, nessun grande poema senza silenzio. L’acqua è anche un
modello di calma e silenzio.
L’arte ha bisogno di imparare dai riflessi, la musica dagli echi.
Imitando, si inventa. Tutto è eco nell’universo.
Quando poi l’immaginazione padroneggia le corrispondenze dinamiche,
le immagini parlano veramente.

Potrebbero piacerti anche