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Carlo Cellucci

La filosofia della matematica


del Novecento

I matematici hanno altrettanto


bisogno di essere filosofi quanto i
filosofi di essere matematici.
Leibniz 1965, I, p. 356.

Premessa

Questo libro non una storia della filosofia della matematica, ma un


esame filosofico delle concezioni della matematica del Novecento, e ne
offre un bilancio.
Il cap. I discute il punto di vista prevalente sulla filosofia della
matematica.
Il cap. II esamina le tre pi importanti scuole di filosofia della
matematica della prima met del Novecento logicismo, formalismo e
intuizionismo limitatamente ai fondatori, Frege, Hilbert e Brouwer,
perch il contributo dei loro continuatori filosoficamente minore.
Viene tralasciato anche Wittgenstein, perch le sue frammentarie e
anche incoerenti osservazioni sui fondamenti della matematica non
configurano una compiuta concezione della matematica.
Il cap. III esamina le pi significative scuole di filosofia della
matematica della seconda met del Novecento neologicismo,
platonismo,
implicazionismo,
strutturalismo,
finzionalismo,
internalismo,
costruttivismo,
congetturalismo,
empirismo
e
cognitivismo.
Il cap. IV delinea alcuni caratteri che la filosofia della matematica
dovrebbe avere per evitare i difetti delle scuole di filosofia della
matematica del Novecento.
Il cap. V espone i teoremi di incompletezza di Gdel ed altri
risultati limitativi. Essi vengono trattati in un capitolo a parte per
separare gli aspetti tecnici da quelli filosofici, ma lo studio di questo
capitolo essenziale per la comprensione degli altri capitoli del libro.
I rimandi interni sono indicati tra parentesi quadre. Per esempio,
[V.4.2.] rimanda al par. 4.2 del cap. V.

I
Filosofia e matematica

1. Lortodossia prevalente
1.1. Matematica contro filosofia della matematica
La filosofia della matematica un argomento antico e, secondo
lortodossia prevalente, dal 1884 stata un grande argomento.
Ma questa opinione contrasta con latteggiamento critico di molti
matematici nei suoi confronti.
Per esempio, Gowers afferma: Supponiamo che domani venga
pubblicato un articolo che dia un argomento nuovo e molto convincente
per una certa posizione di filosofia della matematica, e che esso
faccia s che molti filosofi abbandonino le loro vecchie credenze e
abbraccino un -ismo completamente nuovo. Quale effetto avrebbe sulla
matematica? Io affermo che non ne avrebbe quasi nessuno, questo
sviluppo passerebbe virtualmente inosservato1.
Questo atteggiamento critico deriva dal fatto che molti matematici
ritengono che la filosofia della matematica si occupi di questioni
irrilevanti per limpresa reale del fare matematica.
Per esempio, di nuovo Gowers afferma: Le questioni considerate
fondamentali dai filosofi sono questioni strane, esterne, che sembrano
non fare alcuna differenza per limpresa reale, interna del fare
matematica2.
1.2. Filosofia della matematica contro tradizione filosofica
La ragione per cui, secondo lortodossia prevalente, la filosofia della
matematica dal 1884 stata un grande argomento, che per essa la
filosofia della matematica nata con la pubblicazione delle Grundlagen
der Arithmetik di Frege.
Per esempio, Kenny afferma che la misura della grandezza di
Frege come filosofo della matematica sta nel fatto che la sua opera rese
1
2

Gowers 2006, p. 198.


Ibid.

completamente antiquato tutto quanto era stato scritto prima3. Anche


se altri autori prima di Frege hanno considerato la matematica da un
punto di vista filosofico, essi appartengono alla preistoria della filosofia
della matematica, tanto che oggi nessuno pu prendere sul serio
lopera neppure dei pi grandi autori precedenti sullargomento4.
Addirittura, secondo lortodossia prevalente, basandosi sulla logica
matematica da lui creata come strumento della filosofia della
matematica, Frege ha prodotto una rivoluzione in filosofia che ha
cambiato laspetto della disciplina.
Per esempio, Dummett afferma che Frege ha realizzato una
rivoluzione in filosofia perch ha fatto del suo approccio alla filosofia
il punto di partenza per lintera disciplina5. La nuova filosofia si
fonda su quellanalisi della struttura generale dei nostri pensieri che
sta alla base della logica matematica moderna e che fu iniziata da
Frege6. Perci chiedere quanto la logica matematica abbia contribuito
alla filosofia porre la domanda sbagliata7. La nuova filosofia
scritta da persone a cui i principi basilari della rappresentazione delle
proposizioni nella forma quantificazionale che il linguaggio della
logica matematica sono familiari quanto lalfabeto8.
2. Limiti dellortodossia prevalente
2.1. Limiti dellautonomia della filosofia della matematica
Queste tesi dellortodossia prevalente, per, appaiono scarsamente
fondate.
Innanzitutto, affermare che la filosofia della matematica nata con
Frege ingiustificato. I numerosi filosofi che che si sono occupati della
natura della matematica prima di Frege i Pitagorici, Platone,
Aristotele, Proclo, Descartes, Pascal, Hobbes, Locke, Leibniz,
Berkeley, Hume, Kant, Bolzano, Mill, per non menzionarne che alcuni
non appartengono alla preistoria della filosofia della matematica ma,
almeno alcuni di essi, sono pietre miliari nella sua storia.
vero che, a partire da Frege, la filosofia della matematica stata
sviluppata come una disciplina autonoma, e che Frege stato il primo
filosofo della matematica a tempo pieno9. Ma questo non significa che
3

Kenny 1995, p. 211.


Ibid.
5
Dummett 1981, pp. 665-666.
6
Dummett 1991a, p. 2.
7
Ibid.
8
Ivi, pp. 2-3.
9
Hersh 1997, p. 141.
4

sviluppare la filosofia della matematica come una disciplina autonoma


sia una buona idea, n che essere un filosofo della matematica a tempo
pieno sia una buona cosa.
Pensare che si possa sviluppare la filosofia della matematica come
una disciplina autonoma si basa sullassunzione che la natura della
matematica possa essere indagata senza impegnarsi in questioni
concernenti la percezione, la mente, ecc.. Ma si tratta di unassunzione
ingiustificata, perch quale matematica facciamo dipende
essenzialmente da quale apparato percettivo, mente, ecc., abbiamo.
Inoltre, essere un filosofo della matematica a tempo pieno significa
avere una visione unilaterale ed impoverita della matematica. Frege
dice che un filosofo che non abbia alcuna familiarit con la geometria
solo un filosofo dimezzato10. Ma nello stesso modo si pu dire che
un filosofo della matematica a tempo pieno solo un filosofo
dimezzato.
2.2. Limiti della polemica contro la tradizione filosofica
anche ingiustificato affermare che, basandosi sulla logica matematica
da lui creata come strumento della filosofia della matematica, Frege ha
prodotto una rivoluzione in filosofia che ha cambiato laspetto della
disciplina.
Tale affermazione intende essere polemica verso la tradizione
filosofica precedente. Ma si tratta di una polemica ingiustificata, perch
le principali idee filosofiche di Frege sulla matematica furono da lui
mutuate dalla tradizione filosofica.
In realt, lungi dallaver dato origine ad un nuovo tipo di filosofia
che ha cambiato laspetto della disciplina, il contributo di Frege alla
filosofia stato abbastanza modesto. Lo stesso vale per Hilbert e per
Brouwer che, secondo lortodossia prevalente, sono gli zii della
filosofia della matematica, cos come Frege ne il padre. Anchessi
mutuarono le loro principali idee sulla matematica dalla tradizione
filosofica.
Questo non significa che Frege, Hilbert e Brouwer non abbiano
aggiunto nulla di nuovo alla tradizione filosofica. Ma ci che vi hanno
aggiunto essenzialmente di natura tecnica, non filosofica, e alla fine si
rivelato inaccettabile.

10

Frege 1969, p. 293.

II
La filosofia della matematica di ieri

1. Frege
1.1. Le motivazioni di Frege
Secondo Frege (1848-1925), il compito della filosofia della matematica
indagare il fondamento della certezza della matematica.
La necessit di una tale indagine deriva dal fatto che la matematica
si allontanata per qualche tempo dal rigore euclideo1. La mancanza
di rigore si accentu con la scoperta dellanalisi matematica, nella quale
parvero elevarsi difficolt gravi, quasi insormontabili, contro ogni
tentativo di esporre lanalisi in forma rigorosa2. Per porre rimedio a
questa situazione non basta una pura e semplice persuasione morale,
fondata sul gran numero di applicazioni riuscite3. Occorre unindagine
sui fondamenti della matematica
Unindagine del genere non necessaria per la geometria, perch il
suo fondamento stato definitivamente chiarito da Kant che,
chiamando le verit della geometria sintetiche e a priori, ha rivelato la
loro vera natura4. necessaria, invece, per laritmetica, sul cui
fondamento Kant si sbagliato. Si deve perci chiarire il concetto di
numero, a cominciare da quello di numero naturale perch, se non si
fatta completa luce sul fondamento stesso delledificio aritmetico,
riuscir ben pi difficile spiegare con perfetta chiarezza i numeri
negativi, frazionari e complessi5.
1.2. Il programma di Frege
Secondo Frege, il fondamento della certezza dellaritmetica la logica.
Laritmetica una branca della logica, perci non ha bisogno di
1

Frege 1961, p. 1.
Ibid.
3
Ibid.
4
Ivi, pp. 101-102.
5
Ivi, p. II.
2

prendere alcun fondamento della dimostrazione n dallesperienza n


dallintuizione6. Le verit aritmetiche sono analitiche7. Quindi sono
verit logiche.
Nel dire che le verit aritmetiche sono analitiche, Frege usa il
termine analitico in un senso diverso da di Kant.
Per Kant una proposizione analitica se e solo se in essa il
predicato B appartiene al soggetto A come qualcosa che contenuto
(occultamente) in tale concetto A, quindi se e solo se non aggiunge
nulla, mediante il predicato, al concetto del soggetto, limitandosi a
dividere, per analisi, il concetto del soggetto nei suoi concetti
parziali, che erano gi stati pensati in esso (sebbene confusamente)8.
Per Frege, invece, una proposizione analitica se e solo se pu
essere dimostrata a partire da verit primitive logiche facendo uso
solo di leggi logiche generali e di definizioni9. Quindi, analitica se e
solo se pu essere dedotta da verit primitive logiche. Queste devono
essere in numero finito, perch questa ipotesi di infinite verit
primitive indimostrabili incongrua e paradossale, essendo in
conflitto col requisito della ragione di una completa perspicuit dei
primi fondamenti10. In definitiva, perci, una proposizione analitica
se e solo se deducibile da un insieme finito di verit primitive logiche.
Pertanto, le verit aritmetiche sono verit logiche in quanto sono
deducibili da un insieme finito di verit primitive logiche.
Dunque, per mostrare che le verit aritmetiche sono verit logiche,
occorre mostrare che esse sono deducibili da un insieme finito di verit
primitive logiche. Questo il programma logicista di Frege. Se esso
fosse realizzabile, si potrebbe affermare che non si pu tracciare alcun
confine netto tra la logica e laritmetica ma esse insieme
costituiscono una scienza unificata11. Quindi non esiste un modo di
inferenza peculiarmente aritmetico che non possa essere ridotto ai modi
di inferenza generali della logica12.
1.3. La concezione della logica di Frege
Ma che cos la logica per Frege? Non la logica naturale, cio quella
capacit di ragionare che ogni essere umano possiede, perch questa
6

Frege 1962, I, p. 1.
Frege 1961, p. 118.
8
Kant 1900, III, p. 33 (B 10-11).
9
Frege 1961, p. 4.
10
Ivi, p. 6.
11
Frege 1990, p. 103.
12
Ivi, p. 104.
7

non propriamente una logica dal momento che ci che naturale per
luno pu non esserlo per laltro. invece la scienza del pensiero,
inteso non come un processo della mente ma come ci che trova
espressione in una proposizione. Perci la logica strettamente legata al
linguaggio. Inoltre essa non descrittiva, non descrive come di fatto
pensiamo, ma normativa, ci dice come dobbiamo pensare se non
vogliamo contravvenire alla verit.
Non essendo descrittiva, la logica non si occupa di come arriviamo
a scoprire nuove verit nelle singole scienze, ma di come arriviamo a
giustificare verit gi trovate, cio a dar loro il pi solido fondamento,
inferendole da altre verit che stanno a fondamento. Perci la logica si
occupa delle leggi dellesser vero non dellesser vero in ambiti
particolari, che oggetto delle singole scienze, ma delle leggi pi
generali dellesser vero. Quanto alle verit logiche primitive, cio le
verit che stanno a fondamento, esse non possono essere giustificate
dalla logica ma ci sono date dallintuizione intellettuale.
Nel trattare la logica Frege nella sua prima opera, la
Begriffsschrift pubblicata nel 1879 innova rispetto alla tradizione
logica precedente. La principale innovazione che egli tratta un
concetto come una funzione unaria F ( x ) a due valori, 1 (= vero) e 0 (=
falso), tale che, per ogni a, F ( a ) = 1 se a cade sotto quel concetto,
F ( a ) = 0 altrimenti. Per esempio, il concetto di uomo la funzione
unaria F ( x ) tale che per ogni a, F ( a ) = 1 se a cade sotto il concetto di
uomo, F ( a ) = 0 altrimenti. Pi in generale, Frege tratta una relazione
n-aria come una funzione n-aria F ( x1 ,..., xn ) tale che, per ogni
a1 ,..., an , F (a1 ,..., an ) = 1 se a1 ,..., an stanno in quella relazione,
F (a1 ,..., an ) = 0 altrimenti. Cos egli supera le difficolt della tradizione
logica precedente nel trattare le relazioni.
1.4. Il debito di Frege verso Kant e Leibniz
Nel formulare il suo programma, Frege mutua le sue principali idee
sulla logica e sulla matematica da Kant, tranne due che egli mutua da
Leibniz.
1) Da Kant, Frege mutua lidea che la logica non la logica
naturale, la quale non propriamente una logica, perch ci che
naturale per luno pu essere innaturale per laltro13.
Kant, infatti, aveva detto che la logica naturale, o la logica della
ragione comune (sensus communis), non propriamente una logica, ma
13

Frege 1969, p. 158.

una scienza antropologica che ha solo principi empirici14. Solo la


logica artificiale o scientifica merita questo nome quale scienza delle
regole necessarie e universali del pensiero, le quali possono e devono
essere conosciute a priori, indipendentemente dalluso naturale in
concreto dellintelletto e della ragione 15. Tale logica si dice scientifica
perch un corpo di dottrina dimostrata16.
2) Da Kant, Frege mutua lidea che, poich la logica non la
logica naturale, nessuna indagine psicologica pu giustificare le leggi
della logica17. Altrimenti queste sarebbero puramente contingenti,
mentre esse sono necessarie, perch necessaria una proposizione per
la quale si pu indicare lesistenza di giudizi universali da cui la
proposizione pu essere dedotta18. Perci si deve evitare la nociva
intrusione della psicologia nella logica19.
Kant, infatti, aveva detto che la logica non desume nulla dalla
psicologia, la quale perci non ha assolutamente alcuna influenza sul
canone dellintelletto20. Se i principi della logica venissero basati sulla
psicologia, le leggi della logica sarebbero leggi puramente
contingenti, mentre in logica non si tratta di regole contingenti ma
necessarie21. Perci ogni osservazione psicologica deve essere
esclusa dalla logica22.
3) Da Kant, Frege mutua lidea che la logica la scienza del
pensiero, inteso non come un processo della mente ma come ci che
trova espressione in un enunciato assertorio. Pensieri sono, ad
esempio, le leggi naturali, le leggi matematiche, i fatti storici: tutti
quanti trovano espressione negli enunciati assertori23. Perci il nostro
pensiero strettamente legato al linguaggio24. Dunque la logica
strettamente legata al linguaggio.
Kant, infatti, aveva detto che la logica la scienza che si occupa
del pensiero in generale, indipendentemente dalloggetto25. Il nostro

14

Kant 1900, IX, p. 17.


Ivi, IX, p. 17.
16
Ivi, III, p. 77 (B 78).
17
Frege 1969, p. 190.
18
Frege 1964, p. 4.
19
Frege 1962, I, p. XIV.
20
Kant 1900, III, pp. 76-77 (B 78).
21
Ivi, IX, p. 14.
22
Ivi, XXIV, p. 694.
23
Frege 1969, p. 142.
24
Ivi, p. 288.
25
Kant 1900, XXIX, p. 13.
15

pensiero strettamente legato al linguaggio perch noi pensiamo con


parole26. Il linguaggio significa il pensiero e, dallaltro lato, il mezzo
par excellence della significazione intellettuale il linguaggio27. La
forma del linguaggio e la forma del pensiero sono parallele luna
allaltra e sono simili28. Dunque la logica strettamente legata al
linguaggio.
4) Da Kant, Frege mutua lidea che la logica non descrittiva ma
una scienza normativa, come letica29. Le leggi logiche non sono
descrizioni di come effettivamente si svolge il pensiero, di come si
arriva ad una convinzione, ma sono prescrizioni per il giudicare, di
cui il giudizio deve avvalersi se non vuole lasciarsi sfuggire la verit30.
Per leggi logiche si devono intendere quelle che prescrivono come
si deve pensare31.
Kant, infatti, aveva detto che nella logica non si tratta di come
pensiamo ma di come dobbiamo pensare32. In essa noi non vogliamo
sapere come lintelletto e pensa e come ha proceduto finora nel
pensare, ma come dovrebbe procedere nel pensare. La logica deve
insegnarci il retto uso dellintelletto33. Essa come letica pura, la
quale non contiene altro che le leggi morali necessarie di una volont
libera in generale34.
5) Da Kant, Frege mutua lidea che la logica, non essendo
descrittiva ma normativa, non pu occuparsi di come arriviamo a
scoprire verit, cio di come siamo arrivati gradualmente ad una data
proposizione35.
Kant, infatti, aveva detto che la logica non unindicazione della
maniera in cui una determinata conoscenza deve essere ottenuta36.
Essa non pu essere una euristica, perch astrae da ogni contenuto
della conoscenza. Perci non pu produrre nuova conoscenza.37

26

Ivi, XXIX, p. 31.


Ivi, VII, p. 192.
28
Ivi, XXIX, p. 31.
29
Frege 1969, p. 139.
30
Ivi, p. 157.
31
Frege 1962, I, p. XVI.
32
Kant 1900, IX, p. 14.
33
Ibid.
34
Ivi, III, p. 77 (B79).
35
Frege 1964, p. IX.
36
Kant 1900, IX, p. 13.
37
Kant 1998, II, p. 279.
27

6) Da Kant, Frege mutua lidea che la logica in particolare non pu


occuparsi di come arriviamo a scoprire verit nelle singole scienze,
quindi non si addentra nella specificit delle singole discipline e dei
loro oggetti, ma si occupa di ci che vi di pi generale, di valido in
tutti i campi del pensiero38.
Kant, infatti, aveva detto che la logica una scienza delle leggi
necessarie del pensiero, ma non riguardo a oggetti particolari, bens a
tutti gli oggetti in generale39. Essa concerne lintelletto, a prescindere
dalla variet degli oggetti a cui esso pu essere rivolto40 Infatti, astrae
da ogni contenuto della conoscenza intellettuale e dalla variet dei suoi
oggetti, non trattando che della semplice forma del pensiero41.
7) Da Kant, Frege mutua lidea che la logica si occupa solo di
come giustifichiamo verit gi trovate, cio di come, per ogni verit gi
trovata, arriviamo a darle il pi solido fondamento42.
Kant, infatti, aveva detto che la logica non pu servire ad
ampliare la nostra conoscenza, ma semplicemente a vagliarla e a
correggerla43. Essa ha una funzione di fondazione trascendentale della
conoscenza, serve a costituire la possibilit di questultima44.
8) Da Kant, Frege mutua lidea che la logica tratta delle leggi
dellesser vero45. Non dellesser vero in ambiti particolari, ma delle
leggi pi generali dellesser vero46.
Kant, infatti, aveva detto che la logica anche giustamente
chiamata logica della verit, perch contiene le regole necessarie di
ogni verit (formale)47.
9) Da Kant, Frege mutua lidea che le verit logiche primitive non
possono essere giustificate dalla logica, perch cercare di giustificarle
mediante la logica sarebbe come tentare di uscir fuori della propria
pelle48. O giudicare senza giudicare, o lavare la pelliccia senza

38

Frege 1969, p. 139.


Kant 1900, IX, p. 16.
40
Ivi, III, p. 75 (B 76).
41
Ivi, III, p. 76 (B 78).
42
Frege 1964, p. IX.
43
Kant 1900, IX, p. 13.
44
Ivi, IV, p. 279.
45
Frege 1969, p. 161.
46
Ivi, p. 139.
47
Kant 1900, IX, p. 16.
48
Frege 1962, I, p. XVII.
39

bagnarla49. Perci, rispetto alle verit logiche primitive, la logica


dovr rimanere debitrice della risposta50.
Kant, infatti, aveva detto che i principi logici, non possono essere
dimostrati affatto, n a priori n empiricamente51.
10) Da Kant, Frege mutua lidea che la matematica
assolutamente certa ma, una volta convinti dellimmobilit di una
roccia, per aver tentato invano di spostarla, ci si pu chiedere che cosa
la sostenga con tanta saldezza52. Cio, quale sia il suo fondamento.
Kant, infatti, aveva detto che la matematica una grande e
verificata conoscenza, che ha in s, da parte a parte, una certezza
apodittica, cio una assoluta necessit53. Perci non ci deve domandare
se le conoscenze matematiche sono possibili, perch esse sono date
a sufficienza, e certo con una realt di incontestabile certezza54. Ci si
deve domandare invece come esse sono possibili55. Si deve cio
indagare il fondamento di tale possibilit, e domandare come
possibile questa conoscenza56.
11) Da Kant, Frege mutua lidea che gli elementi di tutte le
costruzioni geometriche sono intuizioni, e la geometria si rivolge
allintuizione come alla fonte di tutti i suoi assiomi57. Essa si basa su
assiomi che derivano la loro validit dalla natura della nostra facolt
intuitiva58.
Kant, infatti, aveva detto che tutti i principi geometrici, per
esempio che in un triangolo la somma di due lati maggiore del terzo,
non sono mai derivati dai concetti generali di linea e di triangolo, ma
dallintuizione59.
12) Da Leibniz, Frege mutua lidea che laritmetica
semplicemente uno sviluppo della logica, ed ogni proposizione
dellaritmetica una legge della logica, sebbene derivata60. Le leggi

49

Frege 1961, p. 36.


Frege 1962, I, p. XVII.
51
Kant 1900, XXIV, p. 694.
52
Frege 1961, p. 2.
53
Kant 1900, IV, p. 280.
54
Ivi, IV, p. 276.
55
Ivi, III, p. 40 (B 20).
56
Ibid.
57
Frege 1990, p. 50.
58
Ivi, p. 1.
59
Kant 1900, III, p. 53 (B 39).
60
Frege 1961, p. 99.
50

10

aritmetiche sono giudizi analitici61. Dunque Kant si sbagli riguardo


allaritmetica62.
Leibniz, infatti, aveva detto che le verit logiche primitive sono
sufficienti per dimostrare tutta laritmetica63.
13) Da Leibniz, Frege mutua lidea che le verit logiche primitive
sono date dalla fonte conoscitiva logica64. Cio, dallintuizione
intellettuale.
Leibniz, infatti, aveva detto che le verit primitive che si
conoscono per mezzo dellintuizione comprendono in primo luogo le
verit logiche primitive, che io chiamo col nome generico di
identiche65.
1.5. Deviazioni da Leibniz
A differenza di Leibniz, per, Frege non un logicista assolutamente
coerente.
Per Leibniz i principi logici sono sufficienti per dimostrare tutta
laritmetica e tutta la geometria, cio tutti i principi matematici66.
Per Frege, invece, c una notevole differenza tra la geometria e
laritmetica nel modo in cui esse fondano i loro principi67. Mentre le
verit aritmetiche sono leggi logiche, le verit geometriche si basano
sullintuizione sensibile pura.
Ma a partire da Descartes si sa che la geometria euclidea pu
essere interpretata nella teoria dei numeri reali, e quindi nellaritmetica
intesa come la scienza del numero in generale. Perci, se le verit
aritmetiche sono verit logiche, anche le verit geometriche lo sono.
1.6. Gli argomenti di Frege contro Kant
Frege motiva la sua affermazione che Kant si sbaglia riguardo
allaritmetica, muovendogli alcune obiezioni, che per risultano
infondate.
1) Frege obietta che noi possiamo sempre assumere lopposto di
questo o di quellassioma geometrico, senza cadere perci in
autocontraddizione quando procediamo alle nostre deduzioni,
nonostante il conflitto tra le nostre assunzioni e la nostra intuizione,

61

Ivi p. 99.
Ivi, p. 102.
63
Leibniz 1965, VII, p. 355.
64
Frege 1969, p. 298.
65
Leibniz 1965, V, p. 343.
66
Ivi, VII, p. 355.
67
Frege 1990, p. 50.
62

11

perci gli assiomi geometrici sono indipendenti tra loro, e di


conseguenza sono sintetici68. Invece, la negazione di una qualsiasi
delle leggi fondamentali della scienza del numero ci fa cadere in
autocontraddizione quando procediamo alle nostre deduzioni, con la
conseguenza che cade tutto in confusione69.
Ma non cos. Infatti, si pu negare ogni singolo assioma
dellaritmetica senza cadere in autocontraddizione.
Inoltre, anche secondo Kant si pu assumere lopposto di questo o
di quellassioma geometrico senza cadere in autocontraddizione. Infatti,
Kant afferma che una scienza di tutti questi tipi possibili di spazio,
euclidei e non euclidei, sarebbe indubbiamente la pi alta geometria
che un intelletto finito potrebbe intraprendere70. Anzi, se possibile
che si diano estensioni di altre dimensioni oltre le tre della geometria
euclidea, anche molto probabile che Dio le abbia realmente collocate
da qualche parte, anche se spazi siffatti non apparterrebbero affatto al
nostro mondo ma dovrebbero costituire universi propri, bench
eventualmente collegati col nostro71. Kant, dunque, ammette la
possibilit di geometrie basate su assiomi contraddittori con quelli di
Euclide. E avrebbe potuto ammettere anche la possibilit di aritmetiche
basate su assiomi contraddittori con quelli dellaritmetica ordinaria se
assiomi per laritmetica ordinaria fossero stati noti alla sua epoca, ma
essi sarebbero stati formulati solo successivamente.
2) Frege obietta che, a differenza delle proposizioni fondamentali
su cui si basa la geometria, le proposizioni fondamentali su cui si basa
laritmetica non possono applicarsi semplicemente ad unarea limitata,
le cui peculiarit esse esprimono cos come gli assiomi della geometria
esprimono le peculiarit di ci che spaziale72. Infatti, si pu contare
quasi tutto ci che pu essere oggetto del pensiero: lideale come il
reale, i concetti come gli oggetti, le entit spaziali come quelle
temporali, gli eventi come i corpi, i metodi come i teoremi73. Perci le
proposizioni fondamentali su cui si basa laritmetica devono estendersi
a tutto il pensabile; e una proposizione generalissima siffatta la si
attribuisce molto a buon diritto alla logica74.

68

Frege 1961, pp. 20-21.


Ivi, p. 21.
70
Kant 1900, I, p. 24.
71
Ivi, I, p. 25.
72
Frege 1990, p. 103.
73
Ibid.
74
Ibid.
69

12

Ma non cos. Non affatto vero che le proposizioni fondamentali


su cui si basa laritmetica, in quanto si estendendono a tutto il
pensabile, possano attribuirsi alla logica. Le leggi della logica di Frege
non si estendendono a tutto il pensabile, per esempio non si estendono
agli oggetti della matematica intuizionista, per i quali non vale il
principio del terzo escluso.
Inoltre, anche Kant avrebbe potuto affermare che le proposizioni
fondamentali su cui si basa laritmetica si estendono a tutto il pensabile,
anche a ci che non pu essere dato nellintuizione, per esempio a enti
immaginari. Ma egli avrebbe aggiunto le proposizioni fondamentali
applicate a ci che non pu essere dato nellintuizione non ci danno
conoscenza sul nostro mondo, eventualmente solo su un qualche altro
mondo possibile.
3) Frege obietta che, poich nella geometria le proposizioni
generali derivano dallintuizione, comprensibile che i punti, le
linee, i piani intuiti, cio le immagini che li rappresentano, non hanno
propriamente alcuna particolarit, e perci possono servire come
rappresentati del loro intero genere75. Ma con i numeri le cose stanno
in modo differente: ciascuno di essi ha la sua particolarit. In che
misura un determinato numero possa rappresentare tutti gli altri, e dove
invece entri in gioco il suo carattere particolare, non pu essere stabilito
senzaltro76. Cio, mentre una particolare immagine di triangolo pu
rappresentare luniversalit del concetto di triangolo, una particolare
immagine di numero, per esempio cinque punti, non pu rappresentare
luniversalit del concetto di numero.
Ma non cos. Infatti, se si assume che gli oggetti su cui vengono
condotte le dimostrazioni della geometria non sono oggetti particolari
ma sono oggetti generali, si ottiene una contraddizione 77.
Inoltre, lobiezione assume che per Kant un concetto geometrico
come quello di triangolo possa essere rappresentato da unimmagine
particolare. Ma questo negato da Kant, il quale afferma che nessuna
immagine sarebbe mai adeguata al concetto di triangolo in generale.
Infatti limmagine non potrebbe in nessun caso accedere alla generalit
del concetto, che lo rende valido per ogni triangolo, sia esso rettangolo
o di un altro genere, e resterebbe sempre circoscritta a una parte
soltanto di questa sfera78. Perci alla base dei nostri concetti sensibili

75

Frege 1961, pp. 19-20.


Ivi, p. 20.
77
V. Cellucci 2007.
78
Kant 1900, III, p. 136 (B 180).
76

13

puri non vi sono le immagini degli oggetti ma gli schemi79. Per


schema di un concetto si intende la rappresentazione del
procedimento generale mediante il quale limmaginazione fornisce al
concetto la sua immagine80. Ma limmagine non deve essere
effettivamente prodotta, basta mostrare la possibilit di farlo in linea di
principio, dando la regola per farlo. Per esempio, sufficiente mostrare
la possibilit di esibire il concetto di un chiliagono, cio un poligono
di mille lati, in unintuizione, dando la regola secondo la quale questo
pu essere fatto, quanto basta per fondare la possibilit di questo
oggetto in matematica. Allora, infatti, la costruzione delloggetto pu
essere prescritta completamente81.
Similmente Kant si esprime sullaritmetica, riguardo alla quale
afferma che, se dispongo di seguito cinque punti: ..... , questa
unimmagine del numero cinque. Se invece soltanto penso un numero
in generale, che sia cinque o cento, questo pensiero pi la
rappresentazione di un metodo per rappresentare una molteplicit (per
esempio, mille) in unimmagine, in base ad un certo concetto, che
questa immagine stessa, la quale, in questo caso, sarebbe difficilmente
esaminabile interamente e raffrontabile col concetto82. Tale pensiero
cio uno schema, una regola per rappresentare una molteplicit in
unimmagine. Si ha cos una situazione simile a quella del chiliagono,
come si vede dal fatto che Kant afferma che essa diventa tanto pi
evidente quanto pi grandi sono i numeri presi in considerazione83.
1.7. Il principio di Hume
Frege avvia la realizzazione del suo programma di dedurre, da un
insieme finito di verit logiche primitive, tutte le verit aritmetiche
note, nella sua seconda opera, le Grundlagen der Arithmetik,
pubblicata nel 1884.
La realizzazione del programma gli richiede innanzitutto di
definire il concetto di numero naturale. Ma, poich per Frege il
fondamento della certezza dellaritmetica non lintuizione sensibile
pura, questo gli pone il problema: Come pu esserci dato un numero
se non possiamo averne alcuna rappresentazione o intuizione?84. La
risposta di Frege fa appello al principio del contesto: Solo nel
79

Ibid.
Ibid., p. 135 (B 179-180).
81
Ivi, XI, p. 46.
82
Ivi, III, p. 135 (B 179).
83
Ivi, III, p. 37 (B 16).
84
Frege 1961, p. 73.
80

14

contesto di una proposizione le parole hanno un significato85. Perci,


per definire il concetto di numero, occorre spiegare il senso di una
proposizione in cui compare un numerale86. Cio, il nome di un
numero.
Questo, per, lascia ancora molto spazio allarbitrio87. Infatti
non chiarisce di quali proposizioni in cui compare un numerale occorra
spiegare il senso.
Per chiarirlo, Frege afferma che i numerali sono oggetti
autosussistenti, cio hanno unidentit che ne consente il
riconoscimento sempre di nuovo88. Questo richiede di dare un criterio
per decidere se un numerale lo stesso di un altro numerale.
A tale scopo, secondo Frege, dobbiamo definire il senso della
proposizione il numero che appartiene al concetto F lo stesso del
numero che appartiene al concetto G89. Infatti unaffermazione su un
numero sempre unaffermazione sul numero che appartiene ad un
concetto. Per esempio, laffermazione che Giove ha quattro lune
laffermazione che quattro il numero che appartiene al concetto lune
di Giove. Perci, per dare un criterio per decidere se un numerale lo
stesso di un altro numerale, dobbiamo definire il senso della
proposizione il numero che appartiene al concetto F lo stesso del
numero che appartiene al concetto G.
Tale proposizione, con il suo articolo determinativo, assume per
che siamo gi in grado di decidere se un numerale lo stesso di un altro
numerale. Perci la si deve riformulare senza far uso dellespressione
il numero che appartiene al concetto F 90.
Per farlo, Frege si ispira a Hume, il quale afferma che quando
due numeri sono combinati in modo tale che luno ha sempre ununit
corrispondente ad ogni unit dellaltro, li dichiariamo eguali91. Perci
Frege definisce il numero che appartiene al concetto F lo stesso del
numero che appartiene al concetto G come Esiste una corrispondenza
biunivoca R tra gli oggetti che cadono sotto F e gli oggetti che cadono
sotto G , che egli abbrevia in Il concetto F equinumeroso al
concetto G 92. Poich tale definizione si ispira a Hume, essa va sotto il
nome di principio di Hume.
85

Ibid.
Ibid.
87
Ibid.
88
Ibid.
89
Ibid.
90
Ibid.
91
Hume 1978, p. 71.
92
Frege 1961, p. 85.
86

15

Indicando il numero che appartiene al concetto F con NxF ( x ) ,


e F equinumeroso a G con F G , il principio di Hume :
(HP)

NxF ( x ) = NxG ( x ) F G ,

che esprime Il numero che appartiene al concetto F eguale al numero


che appartiene al concetto G se e solo se F equinumeroso a G.
F G definito, senza far uso dellespressione NxF ( x ) , da:
(1) R (x ( F ( x ) ! y (G ( y ) R ( x , y )))
y (G ( y ) ! x ( F ( x ) R ( x , y )))) ,
che esprime Esiste una relazione R che fa corrispondere, a ogni oggetto
che cade sotto F, un unico oggetto che cade sotto G, e viceversa, a ogni
oggetto che cade sotto G, un unico oggetto che cade sotto F, dunque
esprime Esiste una corrispondenza biunivoca R tra gli oggetti che
cadono sotto F e gli oggetti che cadono sotto G .
Mentre F G definito esplicitamente da (1), NxF ( x )
definito da (HP) solo contestualmente. Tra definizioni esplicite e
definizioni contestuali vi una sostanziale differenza.
Una definizione esplicita permette di sostituire lespressione
definita con lespressione definente in ogni contesto in cui lespressione
definita occorre. Per esempio, la definizione di F G data da (1)
permette di sostituire lespressione definita F G con lespressione
definente (1) in ogni contesto in cui F G occorre.
Invece una definizione contestuale non permette di sostituire
lespressione definita con lespressione definente in ogni contesto in cui
lespressione definita occorre, ma solo in contesti di una particolare
forma. Per esempio, (HP) permette di sostituire lespressione definita
NxF ( x ) con lespressione definente F G solo in contesti della
forma NxF ( x ) = NxG ( x ) .
Per mezzo di (HP) si pu sviluppare laritmetica dei numeri
naturali.
Cos, 0 definito da Nx ( x x ) , che esprime: Il numero che
appartiene al concetto non identico a se stesso93.
La relazione binaria y il successore di x , scritta S ( x , y ) ,
definita da:
F (NwF ( w ) = y z ( F ( z ) Nw( F ( w ) w z ) = x )) ,

93

Ivi, p. 87.

16

che esprime Esiste un concetto F tale che y il numero che appartiene


a F ed esiste un z tale che z cade sotto F e x il numero che appartiene
al concetto cade sotto F ma diverso da z.
La propriet N(w), che esprime w un numero naturale,
definita da:
F ( F (0) xy ( F ( x) S ( x, y ) F ( y )) F ( w)) ,

che esprime w cade sotto ogni concetto F tale che 0 cade sotto F e, se x
cade sotto F, anche il successore y di x cade sotto F .
Con queste definizioni, da (HP) si possono dedurre gli assiomi
dellaritmetica di Peano. Questo risultato va sotto il nome di teorema
di Frege.
1.8. Il problema di Cesare
Tuttavia (HP) va incontro alla difficolt che esso non permette di
decidere se una proposizione della forma NxF ( x ) = q vera o falsa
quando q non ha la forma NxG ( x ) , per esempio quando q Giulio
Cesare. Infatti, per stabilire NxF ( x ) = q , occorrerebbe stabilire
G (NxG ( x ) = q F G ) , ma questo richiederebbe che si potesse
stabilire NxG ( x ) = q , il che darebbe luogo ad un rimando allinfinito.
Questa difficolt va sotto il nome di problema di Cesare. Essa
costituisce un serio problema per Frege perch, come abbiamo visto,
egli introduce (HP) allo scopo di dare un criterio per decidere se un
numerale lo stesso di un altro numerale. Non permettendo di decidere
se una proposizione della forma NxF ( x ) = q vera o falsa quando q
non ha la forma NxG ( x ) , (HP) non fornisce un tale criterio.
Per superare questa difficolt Frege considera la possibilit di dare
una definizione esplicita di NxF ( x ) . La definizione che egli d in
termini della nozione di estensione di un concetto F. Se indichiamo
lestensione di F con {x : F ( x )} , allora egli definisce NxF ( x ) come

{X : X

F } . Infatti afferma: Io perci definisco: Il numero che

appartiene al concetto F lestensione del concetto equinumeroso al


concetto F 94.
Con questa definizione di NxF ( x ) , (HP) diventa:
(HP ')

94

{X : X

F } = { X : X G} F G ,

Ivi, pp. 79-80.

17

che esprime: Lestensione del concetto equinumeroso al concetto F


la stessa dellestensione del concetto equinumeroso al concetto G
se e solo se il concetto F equinumeroso al concetto G95.
1.9. La difficolt di definire lestensione di un concetto
Definendo NxF ( x ) come { X : X F } , Frege pensa di poter risolvere
il problema di Cesare, ma non cos. Tale definizione, infatti, permette
decidere se Giulio Cesare il numero appartenente ad un concetto solo
se gi stato deciso se Giulio Cesare lestensione di un concetto.
Questo presuppone che si sappia che cos lestensione di un concetto,
ma Frege, nelle Grundlagen der Arithmetik, non spiega che cosa sia, si
limita a dire che in questa definizione egli suppone noto il senso
dellespressione estensione di un concetto si suppone noto96. Cio,
egli suppone che si sappia che cos lestensione di un concetto97.
Ma questo insoddisfacente, e lo stesso Frege consapevole che
non ci si pu aspettare che questo modo di superare la difficolt
incontri unapprovazione universale98. Nondimeno dichiara: Io non
attribuisco alcuna importanza decisiva al far intervenire lestensione di
un concetto99.
Invece avrebbe dovuto attribuirgli unimportanza decisiva, perch,
senza far intervenire lestensione di un concetto, il problema di Cesare
non pu considerarsi risolto.
Ma spiegare che cos lestensione di un concetto costituisce una
difficolt per Frege, perch egli non in grado di dare una definizione
esplicita dellestensione di un concetto.
Nella tradizione logica precedente lestensione di un concetto era
definita esplicitamente come la quantit delle cose contenute sotto il
concetto100. Cio, come linsieme degli oggetti che cadono sotto il
concetto.
Ma Frege non pu definire lestensione di un concetto in questo
modo, perch egli definisce un insieme come lestensione di un
concetto. Per lui un insieme non pu essere definito come un
aggregato, perch un aggregato una riunione di oggetti in un tutto, e,
se ci dato un tutto, non ancora determinato quali debbano essere
considerate le sue parti, mentre quando dato un insieme,
95

Ivi, p. 85.
Ivi, p. 117.
97
Ivi, p. 80, nota.
98
Ivi, p. 117.
99
Ibid.
100
Kant 1900, XXIV, p. 911.
96

18

determinato quali oggetti appartengano ad esso101. Perci un insieme


deve essere definito come lestensione di un concetto, e in effetti ci
che i matematici chiamano insieme non altro che lestensione di un
concetto102.
Ma, definendo un insieme come lestensione di un concetto, Frege
non pu definire lestensione di un concetto come linsieme degli
oggetti che cadono sotto il concetto, perch ci darebbe luogo ad un
circolo. Per questo motivo egli non in grado di dare una definizione
esplicita dellestensione di un concetto.
Ne segue che, definendo NxF ( x ) come { X : X F } , Frege non
risolve il problema di Cesare.
1.10. Lacme del programma di Frege
Non essendo in grado di dare una definizione esplicita dellestensione
di un concetto, Frege nei due volumi, pubblicati rispettivamente nel
1893 e nel 1903, della sua terza e pi importante opera, i Grundgesetze
der Arithmetik, che contiene la formulazione finale della sua
ideografia, cio del suo sistema logico ne d solo una definizione
contestuale. Egli lo fa mediante il quinto assioma dellideografia, la
cosiddetta legge fondamentale 5:
(LF5)

{x : F ( x )} = {x : G ( x )} x ( F ( x ) G ( x )) ,

che esprime Due concetti F e G hanno la stessa estensione se e solo se,


per lo stesso argomento x, F e G hanno lo stesso valore, cio, un
oggetto x cade sotto F se e solo se cade sotto G 103. Tale legge, per
Frege, deve considerarsi una legge logica104.
Da (LF5) e dagli altri assiomi dellideografia si possono dedurre
gli assiomi di Peano, gli assiomi dei numeri reali e degli altri tipi di
numeri. Perci Frege afferma di aver dato, nelle Grundgesetze der
Arithmetik, la deduzione delle leggi pi semplici dei numeri mediante
mezzi puramente logici105.
La validit di tale deduzione dipende naturalmente dalla verit
degli assiomi dellideografia. Di essa Frege era cos convinto da
dichiarare: Come confutazione riconoscerei soltanto che qualcuno mi
101

Frege 1976, pp. 222-223.


Frege 1962, II, p. 148.
103
La formulazione originaria di Frege un po pi generale, perch
considera non solo concetti ma funzioni qualsiasi. Ma questo
inessenziale qui.
104
Frege 1962, I, p. 14.
105
Ivi, I, p. 1.
102

19

mostrasse con i fatti che un edificio migliore e pi duraturo pu essere


costruito sopra convinzioni fondamentali differenti, oppure che
qualcuno mi mostrasse che i miei principi conducono a conseguenze
palesemente false. Ma questo non riuscir a nessuno106.
1.11. Ancora il problema di Cesare
Ma (LF5) va incontro a grosse difficolt. Tanto per cominciare, non
risolve il problema di Cesare.
Per risolvere tale problema, Frege parte dallidea di considerare
ogni oggetto come lestensione di un concetto sotto il quale cade solo
quelloggetto107. Questo risolverebbe il problema di Cesare, perch
allora Giulio Cesare potrebbe essere concepito, per esempio, come
lestensione del concetto vincitore di Pompeo a Farsalo. Ma, come lo
stesso Frege sottolinea, mentre questa idea possibile per ogni oggetto
che non ci sia gi dato come lestensione di un concetto, nel caso di un
oggetto che ci sia gi dato come lestensione di un concetto si pone il
problema se questa idea non sia contraddittoria108. In effetti lo
perch, in base ad essa, ogni oggetto viene identificato col suo insieme
unit, cio con linsieme il cui solo elemento quelloggetto. Ma
ovviamente non ogni oggetto pu essere identificato col suo insieme
unit, specificamente nessun insieme che abbia pi di un elemento pu
essere identificato con esso.
Questo suggerisce di sostituire lidea in questione con quella di
considerare ogni oggetto che non sia lestensione di un concetto come
lestensione di un concetto sotto cui cade solo quelloggetto. In base a
tale idea, ogni oggetto che non sia lestensione di un concetto viene
identificato col suo insieme unit. Ma anche questa idea inadeguata
perch, se un oggetto non lestensione di un concetto, allora, in base a
tale idea, esso lestensione di un concetto, il suo insieme unit, il che
contraddittorio.
Questo a sua volta suggerisce di sostituire questa idea con
lulteriore idea di considerare ogni oggetto che non ci sia gi dato come
lestensione di un concetto, come lestensione di un concetto sotto cui
cade solo quelloggetto. In base a tale idea, ogni oggetto che non ci sia
gi dato come lestensione di un concetto viene identificato col suo
insieme unit. Ma allora, che cosa sia un oggetto dipende dal modo in

106

Ivi, I, p. XXVI.
Ivi, I, p. 18, nota 1.
108
Ibid.
107

20

cui quelloggetto ci dato, e, come Frege riconosce, lo stesso oggetto


ci pu essere dato in molti modi differenti109.
Se ne conclude che la nostra apprensione delle estensioni di
concetti come oggetti non pu essere spiegata unicamente in termini di
(LF5). Quindi (LF5) non risolve il problema di Cesare.
1.12. Il paradosso di Russell
Ma (LF5) va incontro ad una difficolt ancor pi grave: da essa si pu
dedurre una contraddizione. Tale contraddizione fu comunicata da
Russell a Frege con una lettera datata 16 giugno 1902, mentre Frege
stava per pubblicare il secondo volume dei Grundgesetze der
Arithmetik, e perci va sotto il nome di paradosso di Russell.
Informalmente il paradosso di Russell pu essere ottenuto nel
modo seguente. Sia y linsieme di tutti gli insiemi che non
appartengono a se stessi. Chiediamoci: y appartiene a se stesso? Sia la
risposta affermativa che quella negativa danno luogo ad una
contraddizione. Infatti, se y appartiene a se stesso, allora a y appartiene
un insieme che appartiene a se stesso, contraddicendo la scelta di y in
virt della quale a y appartengono solo insiemi che non appartengono a
se stessi. Se invece y non appartiene a se stesso, allora a y non
appartiene un insieme che non appartiene a se stesso, contraddicendo la
scelta di y in virt della quale a y appartengono tutti gli insiemi che non
appartengono a se stessi.
Formalmente il paradosso di Russell pu essere dedotto da (LF5)
nel modo seguente. Definiamo lappartenenza x y come:
(1)

X ( y = {z : X ( z )} X ( x )) .

Dimostriamo innanzitutto:
(2)

y = {x : F ( x )} x ( x y F ( x )) ,

cio che Se y lestensione del concetto F, allora y contiene come


membri tutti e solo quegli oggetti x che cadono sotto F . Per dimostrare
(2) assumiamo y = {x : F ( x )} . Allora:

x y

109

x {x : F ( x )}

X ({
xz (: FF((zx))}= =X{(zz ))
( x))X ( x ))
: X( X
z )}

Ibid.

21

per
per (1)
(LF5)

F ( x) .

Dunque x ( x y F ( x )) . Si cos dimostrato (2).


Sia allora y = {x : x x} , cio lestensione del concetto x non
appartiene a se stesso, ovvero linsieme di tutti gli insiemi che non
appartengono a se stessi. Prendendo in (2) x x come F ( x ) si ottiene
x ( x y x x ) , da cui segue in particolare y y y y , che
una contraddizione.
Il paradosso di Russell fu un duro colpo per Frege perch scosse
uno dei fondamenti del suo edificio110. Per alcuni anni egli tent di
modificare (LF5) in modo che da essa non si potesse pi dedurre una
contraddizione pur rimanendo una legge logica, ma alla fine riconobbe:
I miei sforzi di chiarire ci che si vuole chiamare numero sono finiti
in un completo fallimento111. Perci ho dovuto abbandonare la mia
idea che laritmetica sia una branca della logica112.
Il fallimento dei tentativi di Frege non fu dovuto a suoi limiti:
anche i tentativi fatti da altri, da Russell a Ramsey, fallirono. Fu dovuto,
invece, al fatto che il primo teorema di incompletezza di Gdel,
pubblicato nel 1931, implica che il programma di Frege non
realizzabile.
1.13. Il crollo del programma di Frege
Che il primo teorema di incompletezza di Gdel implichi che il
programma di Frege non realizzabile pu essere visto nel modo
seguente.
Supponiamo che tutte le verit aritmetiche siano verit logiche in
quanto sono deducibili da un insieme finito LT di verit logiche
primitive. Sia T la teoria tutti i cui assiomi sono costituiti da LT. Poich
tutte le verit aritmetiche sono deducibili da LT, tutte le verit
aritmetiche sono dimostrabili in T, perci banalmente T una teoria
sufficientemente potente in senso esteso [V.4.9]. Inoltre, poich
linsieme LT finito, banalmente T una teoria RE [V.3.3]. E ancora,
poich LT contiene solo verit logiche, T coerente. Ma allora, per il
primo teorema di incompletezza di Gdel [V.4.2, V.7.2], esiste un
enunciato della forma x ( f ( x ) = 0) , dove f una funzione ricorsiva
primitiva, che vero ma non deducibile da LT. Dunque tale enunciato
fornisce un esempio di verit aritmetica che non deducibile da LT. Ma
110

Ivi, II, p. 253.


Frege 1969, p. 282.
112
Ivi, p. 298.
111

22

per ipotesi tutte le verit aritmetiche sono deducibili da LT.


Contraddizione. Se ne conclude che non tutte le verit aritmetiche sono
deducibili da LT, e dunque che non tutte le verit aritmetiche sono
verit logiche.
Contro laffermazione che il primo teorema di incompletezza di
Gdel implichi che il programma di Frege non realizzabile e perci
era destinato al fallimento fin dal principio, Hale e Wright hanno
per obiettato che essa semplicemente un errore. Anche con la
formulazione pi impegnativa del logicismo come la tesi che si pu
vedere che tutte le verit aritmetiche sono verit logiche, per lo meno
opinabile che il teorema di Gdel ne segnali il fallimento113. Infatti la
verit logica si sottrae ad una caratterizzazione deduttiva completa114.
Perci sarebbe una petizione di principio trarre dal risultato di Gdel
la conclusione che non tutte le verit aritmetiche sono verit logiche,
perch ci richiederebbe lidentificazione della logica con la logica del
primo ordine, e questa unidentificazione che il logicista fregeano
respinge, e deve respingere, in ogni caso115. Se il logicista
autorizzato a considerare la logica come comprendente la logica del
secondo ordine, tale risultato non fa nascere alcuno speciale
problema per lui. In breve, il risultato di incompletezza di Gdel non ha
alcuna specifica rilevanza per il progetto logicista116.
Lobiezione di Hale e Wright che il fatto che, per il primo
teorema di incompletezza di Gdel, per ogni insieme finito LT di verit
logiche primitive esista un enunciato della forma x ( f ( x ) = 0) , dove f
una funzione ricorsiva primitiva, che vero ma non deducibile da
LT, non prova che tale enunciato non una verit logica. Infatti, se non
si restringe la logica alla logica del primo ordine, lenunciato in
questione pu benissimo essere una verit logica, pur non essendo
deducibile da LT, perch, per un corollario del teorema di
incompletezza forte della logica del secondo ordine [V.7.6], nella teoria
T i cui assiomi sono costituiti da LT e che, come abbiamo visto, RE,
non sono dimostrabili tutti gli enunciati logicamente validi del
linguaggio di T. Ora, se lenunciato dato dal primo teorema di
incompletezza di Gdel una verit logica, questo equivale a dire che
esso logicamente valido. Perci tale enunciato pu benissimo essere
una verit logica e non essere dimostrabile in T.

113

Hale-Wright 2001, p. 4, nota 5.


Ibid.
115
Ivi, pp. 4-5, nota 5.
116
Ivi, p. 5, nota 5.
114

23

Ma lobiezione di Hale e Wright fallace. Infatti, lenunciato dato


dal primo teorema di incompletezza di Gdel, avendo la forma
x ( f ( x ) = 0) , un enunciato del primo ordine, e gli assiomi logici e le
regole di deduzione logica di T comprendono quelli della logica del
primo ordine. Ora, per il teorema di completezza della logica del primo
ordine [V.1.5], tutti gli enunciati del primo ordine logicamente validi
sono dimostrabili in T mediante gli assiomi logici e le regole di
deduzione logica di T. Perci, se lenunciato in questione fosse una
verit logica, e quindi un enunciato logicamente valido, esso dovrebbe
essere dimostrabile in T. Dal fatto che tale enunciato non dimostrabile
in T, ne segue che esso non pu essere una verit logica. Questa
conclusione non presuppone lidentificazione della logica con la logica
del primo ordine, fa solo uso del teorema di completezza della logica
del primo ordine.
Dunque, contrariamente a quanto affermano Hale e Wright, il
primo teorema di incompletezza di Gdel davvero implica che il
programma di Frege non realizzabile, e quindi ha una rilevanza
assolutamente specifica per il progetto logicista.
1.14. La reazione finale di Frege
La reazione finale di Frege al paradosso di Russell fu labbandono
dellidea che le verit aritmetiche sono verit logiche. Labbandono fu
cos totale che in seguito Frege non mostr alcun interesse per gli
sviluppi di quella logica matematica che, pure, lui aveva creato. Questo
dipese dal fatto che la logica matematica era per Frege solo un mezzo
rispetto al fine di mostrare che le verit aritmetiche sono verit logiche.
Una volta rivelatosi irraggiungibile tale fine, il mezzo perse interesse.
Lo scopo logico di Frege di mostrare che le verit aritmetiche sono
verit logiche era funzionale al suo scopo epistemologico di mostrare il
fondamento della certezza della matematica. Quando lassunzione che il
fondamento della certezza dellaritmetica era la logica si rivel
insostenibile, Frege la sostitu con quella che tale fondamento fosse la
geometria. Le verit aritmetiche sono verit geometriche, e perci tutta
la matematica , propriamente, geometria. La matematica appare cos
perfettamente unitaria nella sua essenza117. Laritmetica e la
geometria, e quindi lintera matematica, scaturiscono da ununica
fonte conoscitiva, cio quella geometrica118. Come la geometria, anche
laritmetica mutua il suo fondamento dimostrativo dallintuizione,
dove per intuizione si intende la fonte conoscitiva geometrica, cio
117
118

Frege 1969, p. 297.


Ivi, p. 299.

24

lintuizione sensibile pura spaziale, che quella fonte conoscitiva da


cui derivano gli assiomi della geometria119.
Questo contraddice la precedente assunzione di Frege, che la base
concettuale dellaritmetica non pu essere lintuizione spaziale; cos,
infatti, la disciplina si ridurrebbe alla geometria120. Ad ogni modo,
anche lassunzione che le verit aritmetiche sono verit geometriche era
funzionale allo scopo epistemologico di mostrare il fondamento della
certezza della matematica.
Per mostrare che le verit aritmetiche sono verit geometriche,
invece di costruire il campo dei numeri partendo dai numeri naturali e
passando poi ai numeri negativi, frazionari e complessi, Frege si dirige
direttamente alla meta finale, cio ai numeri complessi121. Egli
introduce un sistema i cui concetti primitivi sono linea e punto, e la
cui unica relazione primitiva : Il punto A simmetrico al punto B
rispetto alla linea l122. In esso si pu dimostrare che, ad ogni rapporto
di due segmenti in un dato piano corrisponde un unico punto C nel
piano. Un numero complesso pu essere identificato con tale punto.
Perci Frege definisce un numero complesso come un rapporto tra due
segmenti in un dato piano. Tutti gli altri tipi di numeri saranno definiti
in termini dei numeri complessi.
Filosoficamente, questa mossa di Frege era un ritorno a Kant,
sebbene di tipo anomalo perch, mentre per Kant le proposizioni
aritmetiche si fondano sullintuizione spaziale e temporale, Frege
afferma che esse si basano solo sullintuizione spaziale. Lo fa senza
sentire il bisogno di spiegare perch non consideri pi valida la sua
precedente affermazione che non si pu definire il numero
geometricamente, come un rapporto tra lunghezze o superfici in
quanto questo presuppone come gi conosciuti i concetti di grandezza
e di rapporto tra grandezze, per cui la definizione di numero in senso
stretto, di numero cardinale, sar tuttaltro che superflua123
Matematicamente, la mossa di Frege era disperata, perch la
nozione di rapporto in termini della quale egli definisce i numeri
complessi non pu essere quella usuale, che si fonda sul confronto tra
grandezze. Infatti, quando si confrontano due segmenti con il metodo di
Frege e si fa corrispondere al loro rapporto un punto del piano, il punto
dipender anche dallangolo con cui i segmenti sono orientati luno
119

Ivi, p. 298.
Frege 1990, p. 104.
121
Frege 1969, p. 299.
122
Ivi, p. 300.
123
Frege 1961, p. 25.
120

25

rispetto allaltro. Perci due coppie di segmenti che hanno lo stesso


rapporto nel senso usuale non avranno lo stesso rapporto nel senso di
Frege. Ma allora non chiaro che cosa si guadagni definendo i numeri
complessi come rapporti tra segmenti.
In definitiva, dunque, Frege mutu le sue principali idee sulla
natura della logica e della matematica da Kant, tranne due, che egli
mutu da Leibniz, e il suo unico contributo originale alla filosofia della
matematica che era di natura non filosofica ma tecnica: il progetto di
dedurre le verit aritmetiche da un insieme finito di verit logiche si
risolse in un fallimento. Questo lo convinse a ritornare a Kant, sebbene
in un modo filosoficamente anomalo e matematicamente disperato.
2. Hilbert
2.1. Le motivazioni di Hilbert
Anche secondo Hilbert (1862-1943) il compito della filosofia della
matematica indagare il fondamento della certezza della matematica.
Lesigenza di una tale indagine nata col calcolo infinitesimale di
Newton e Leibniz, che dava luogo a paradossi. Per eliminarli
Weierstrass, Dedekind e Cantor diedero una fondazione del calcolo
infinitesimale, che per dava luogo anchessa a paradossi, i paradossi
della teoria degli insiemi. In particolare, una contraddizione scoperta da
Zermelo e Russell ebbe un effetto addirittura catastrofico quando
divenne nota nel mondo matematico124. A causa di essa la matematica
stata colpita per due decenni come da un incubo125. Addirittura
Brouwer ha preteso che si dovesse rinunciare a parti sostanziali della
matematica. Ma, seguendo questi riformatori, corriamo il pericolo di
perdere una gran parte dei nostri pi prezioni tesori126.
Ad ogni modo, la situazione creata dalla contraddizione scoperta
da Zermelo e Russell non pu essere sopportata a lungo. Si pensi:
nella matematica, in questo modello di sicurezza e di verit, le
concettualizzazioni e le inferenze che tutti imparano, insegnano e
adoperano portano ad assurdit. E dove si pu trovare altrove sicurezza
e verit se persino il pensiero matematico viene meno?127. Che ne
sarebbe della verit della nostra conoscenza, che ne sarebbe
dellesistenza e del progresso della scienza, se nemmeno nella
matematica ci fosse una verit sicura?128. Perci, dovunque ci si
124

Hilbert 1926, p. 169.


Hilbert 1929, p. 2.
126
Hilbert 1970b, p. 159.
127
Hilbert 1926, p. 170.
128
Hilbert 1929, p 9.
125

26

presenti anche solo una minima speranza, noi vogliamo esaminare


accuratamente tutte le concettualizzazioni e i ragionamenti fecondi,
consolidarli e renderli passibili di impiego129.
2.2. Matematica finitaria e matematica infinitaria
A tale scopo Hilbert distingue, allinterno della matematica, una sua
parte, detta matematica finitaria, che si basa unicamente
sullintuizione sensibile pura e corrisponde grosso modo alla
matematica sviluppata dallantichit fino ai primi decenni
dellOttocento. La matematica nel suo complesso consiste dalla
matematica finitaria pi le integrazioni introdotte da Weierstrass,
Dedekind e Cantor per dare una fondazione del calcolo infinitesimale,
integrazioni che comportano luso di oggetti e metodi astratti, e
specificamente dellinfinito attuale. Perci la matematica nel suo
complesso pu essere detta matematica infinitaria.
La matematica finitaria una parte abbastanza ristretta della
matematica infinitaria, perch non contiene gi parti rilevanti
dellaritmetica. Questultima si basa in modo sostanziale su principi di
ragionamento aggiuntivi di tipo infinitario, perci la matematica
finitaria una parte propria dellaritmetica, dunque i metodi finitari
sono gi compresi come parte propria nellaritmetica usuale130.
Nella matematica finitaria abbiamo i segni numerici |, ||, |||, ||||,
131. Essi vengono indicati con 1, 2, 3, 4, . Inoltre abbiamo i segni
+, = e altri che servono per comunicare asserzioni. Cos 2 + 3 = 3 + 2
serve per comunicare che, tenendo conto delle abbreviazioni adoperate,
2 + 3 e 3 + 2 sono lo stesso segno numerico, cio |||||132. E ancora,
abbiamo lettere a, b, c per segni numerici133. Esse servono per lo
stesso scopo. Cos a + b = b + a serve per comunicare che a + b lo
stesso di b + a 134.
Ma gi un enunciato come Esiste un numero primo > p , dove p
indica il pi grande numero primo attualmente noto, non appartiene alla
matematica finitaria. Esso, infatti, sta per p + 1 oppure p + 2 oppure
p + 3 oppure in infinitum un numero primo, dunque sta per
una disgiunzione infinita, e perci, dal punto di vista della matematica

129

Hilbert 1926, p. 170.


Hilbert-Bernays 1968-70, I, p. 42.
131
Hilbert 1926, p. 171.
132
Ibid.
133
Ibid.
134
Ibid.
130

27

finitaria, privo di senso135. Dunque, gi quantificando


esistenzialmente un enunciato della matematica finitaria si pu andare
oltre la matematica finitaria.
Solo gli enunciati della matematica finitaria hanno propriamente
un contenuto, mentre quelli della matematica infinitaria in s non
significano niente136. Sono semplicemente un modo di dire137.
Infatti, mentre gli enunciati della matematica finitaria sono relativi ad
oggetti che possono essere dati nellintuizione sensibile pura, quindi
esistono in un senso reale, e perci possono essere detti enunciati
reali, gli enunciati della matematica infinitaria sono relativi ad oggetti
che, comportando un riferimento allinfinito attuale, non possono essere
dati nellintuizione sensibile pura, quindi non esistono in un senso reale,
sono solo cose ideali, e perci possono essere detti enunciati ideali138.
La descrizione di Hilbert della matematica finitaria non molto
precisa. Egli stesso dichiara di usare finitario non come un termine
nettamente delimitato, ma solo come una designazione di un
principio guida metodologico che, vero, ci permette di riconoscere
conclusivamente certi tipi di formazioni di concetti e di inferenze come
finitari, certi altri come non finitari, ma non fornisce una linea di
divisione precisa tra quelli che soddisfano i requisiti dei metodi finitari
e quelli che non li soddisfano139.
Nondimeno, che cosa Hilbert intenda per matematica finitaria
chiaro, perch egli dichiara che la teoria dei numeri contenutistica
finitaria formalizzata mediante laritmetica ricorsiva primitiva140.
Si ammettono come enunciati finitari solo quegli enunciati che
possono essere espressi nel formalismo dellaritmetica ricorsiva
primitiva141. Dunque per Hilbert la matematica finitaria quella
formalizzata dallaritmetica ricorsiva primitiva PRA [V.2.2]. Ci
implica che tutti gli enunciati della matematica finitaria possono essere
espressi nella forma x ( f ( x ) = 0) , dove f una funzione ricorsiva
primitiva.
2.3. Lintento di Hilbert

135

Ivi, p. 173.
Ivi, p. 175.
137
Ivi, p. 162.
138
Hilbert 1928, p. 72.
139
Hilbert-Bernays 1968-70, I, p. 361.
140
Ivi, II, p. 224.
141
Ivi, II, p. 362.
136

28

La ragione per cui Hilbert distingue, nellambito della matematica, la


matematica finitaria, che egli la considera assolutamente certa in
quanto basata sullintuizione sensibile pura. I dubbi possono nascere
solo riguardo alla matematica infinitaria, la quale ammette operazioni
astratte su estensioni di concetti e contenuti di concetti generali che
comportano un riferimento allinfinito attuale. Infatti, i paradossi della
teoria degli insiemi mostrano che proprio loperare astratto con
estensioni di concetti e contenuti di concetti generali che risultato
difettoso e insicuro142.
Tuttavia la matematica infinitaria, e in particolare la teoria degli
insiemi, importante per la fondazione dellanalisi infinitesimale di
Weierstrass, Dedekind e Cantor, perch gli enunciati ideali permettono
di abbreviare le dimostrazioni degli enunciati reali, e perci di
semplificare e concludere la teoria. Per questo motivo Hilbert afferma:
Nessuno deve poterci mai scacciare dal paradiso che Cantor ha creato
per noi143.
Si deve per essere sicuri che, mediante luso di enunciati ideali,
non si possano dimostrare enunciati reali falsi. Per esserlo si deve
mostrare che, mediante luso di enuciati ideali, non si possono
dimostrare enunciati reali che non siano dimostrabili senza di esso, cio
non siano dimostrabili nella matematica finitaria, e perci non siano
veri. Mostrarlo assicurerebbe che i modi inferenziali basati
sullinfinito possono essere sostituiti con processi finiti che danno
esattamente gli stessi risultati144.
2.4. Il programma della conservazione
Per mostrarlo Hilbert formula un programma, detto programma della
conservazione, che consta dei seguenti due passi:
1) Formalizzare la matematica infinitaria mediante una teoria T.
2) Dimostrare nella matematica finitaria che T esternamente
coerente [V.4.7].
Col passo 1) del programma della conservazione, tutto ci che
costituisce la matematica nel senso corrente, cio la matematica
infinitaria, viene rigorosamente formalizzato, cosicch la matematica
propriamente detta, o matematica in senso stretto, diventa un
patrimonio di formule145. Essa comprende, in primo luogo, le
142

Hilbert 1970b, p. 162.


Hilbert 1926, p. 170.
144
Ivi, p. 162.
145
Hilbert 1931a, p. 489.
143

29

formule a cui corrispondono comunicazioni contenutistiche di enunciati


finitari, cio esprimono enunciati reali, e, in secondo luogo, altre
formule che non significano niente e che sono i costrutti ideali della
nostra teoria146. Cio esprimono enunciati ideali.
La necessit di formalizzare la matematica infinitaria nasce dal
fatto che, alle formule che esprimono enunciati ideali, che quindi non
significano niente, non si possono applicare contenutisticamente le
operazioni logiche e anche le stesse dimostrazioni matematiche.
perci necessario formalizzare le operazioni logiche e anche le stesse
dimostrazioni matematiche; ci richiede che le relazioni logiche siano
tradotte in formule147.
Formalizzare la matematica infinitaria ci evita di dover assegnare
uninterpretazione agli enunciati ideali. In effetti non per nulla
ragionevole la richiesta generale che ogni singola formula che
compare in una dimostrazione sia interpretabile per se stessa;
corrisponde invece alla natura di una teoria il fatto che noi non
dobbiamo ricorrere allintuizione o al significato nel suo sviluppo148.
La formalizzazione ci evita di dover ricorrere allintuizione e al
significato, perch con essa la matematica infinitaria si trasforma in
qualcosa che ha lo stesso carattere degli oggetti della matematica
finitaria. Infatti le formule che esprimono enunciati ideali sono stringhe
di segni-base di un linguaggio segnico, quindi sono oggetti concreti che
esistono intuitivamente. E le dimostrazioni formali contenenti formule
che esprimono enunciati ideali sono successioni finite di formule,
quindi sono oggetti concreti che esistono intuitivamente.
Per assicurare che le dimostrazioni formali siano oggetti concreti
che esistono intuitivamente, la teoria T che formalizza la matematica
infinitaria innanzitutto deve essere RE perch, in virt della propriet
delle teorie RE [V.3.3], questo assicura che si possa riconoscere nella
matematica finitaria che una dimostrazione formale una
dimostrazione.
Ma perch la teoria T possa considerarsi una formalizzazione
adeguata della matematica infinitaria, essa deve soddisfare anche altre
condizioni.
a) T deve permettere di esprimere tutti i concetti della matematica
infinitaria. Questo assicura che tutti i concetti matematici sono inclusi
nelledificio della matematica come componenti formali149.
146

Hilbert 1926, pp. 175-176.


Ivi, p. 176.
148
Hilbert 1928, p. 79.
149
Hilbert 1970b, p. 165.
147

30

b) T deve permettere di dimostrare tutti gli enunciati veri della


matematica finitaria. Questo assicura che le regole di T sono
sufficienti nellambito della teoria dei numeri150.
c) T deve permettere di decidere, per ogni enunciato, se
dimostrabile o non dimostrabile in T. Questo assicura che si pu dare
una risposta affermativa alla questione della decidibilit mediante un
numero finito di operazioni151.
d) T deve permettere di dimostrare tutti gli enunciati logicamente
validi. Questo assicura che le regole formalizzate del ragionamento
logico sono comunque sufficienti per dimostrare tutte le asserzioni
logiche universalmente valide152. Tali regole devono essere quelle
della logica del secondo ordine, perch la formalizzazione della
matematica infinitaria richiede quantificazioni su specie superiori di
variabili153. Solo cos si pu avere la completezza dei sistemi di
assiomi per la teoria dei numeri e per lanalisi, anche se essa va
stabilita
con
unargomentazione
differente
dalla
usuale
argomentazione con cui si mostra che due realizzazioni qualsiasi del
sistema di assiomi della teoria dei numeri, rispettivamente, dellanalisi,
devono essere isomorfe, che non soddisfa i requisiti del rigore
finitario154.
Si noti che lassunzione c) di Hilbert, che T debba permettere di
decidere, per ogni enunciato, se dimostrabile o non dimostrabile in
T, non va confusa con unaltra sua assunzione, il principio della
solubilit di ogni problema matematico, secondo cui ogni problema
matematico suscettibile di soluzione155. Cio, suscettibile di una
rigorosa sistemazione, o riuscendo a dare una soluzione alla questione
posta oppure mostrando limpossibilit di una sua soluzione e quindi la
necessit dellinsuccesso di ogni tentativo156.
Infatti, il principio della solubilit di ogni problema matematico
non si riferisce solo alla solubilit per mezzo degli assiomi di una teoria
RE data, ma alla solubilit con qualsiasi mezzo, perci lassunzione c)
solo un caso particolare di tale principio. In effetti Hilbert asserisce il
principio della solubilit di ogni problema matematico non in relazione
al programma della conservazione, ma in polemica con du BoisReymond, il quale aveva affermato che lo scienziato non pu limitarsi a
150

Hilbert 1929, p. 7.
Hilbert 1970a, p. 155.
152
Hilbert 1929, pp. 7-8.
153
Ivi, p. 6.
154
Ibid.
155
Hilbert 1926, p. 180.
156
Hilbert 1970c, p. 297.
151

31

dire ignoramus ma deve, una volta per sempre, decidersi per il


verdetto molto pi duro da pronunciare: ignorabimus157. E in polemica
con coloro che oggi, con unaria da filosofi e con tono di superiorit
profetizzano il tramonto della cultura e si compiacciono dello
ignorabimus158. Ci appare evidente dal fatto che Hilbert riassume il
principio della solubilit di ogni problema matematico nel motto: In
matematica non esiste alcun ignorabimus159.
Col passo 2) del programma della conservazione si dimostra, con i
metodi assolutamente certi della matematica finitaria, che ogni
enunciato esprimente un enunciato reale dimostrabile in T vero.
Dimostrarlo essenziale perch solo cos lestensione mediante
aggiunta di elementi ideali ammissibile160. In questo modo, infatti, si
assicura che ogni enunciato ideale pu essere eliminato da una
dimostrazione di un enunciato reale, nel senso che le figure composte
con esso possono essere rimpiazzate da segni numerici in modo tale che
le formule che costituiscono gli enunciati reali si trasformano con
questi rimpiazzamenti in formule vere161. Cos si certi che gli
assiomi infinitari non possono mai portare ad un risultato
dimostrabilmente falso162. E perci che le asserzioni matematiche
sono realmente verit incontestabili e definitive163.
Inoltre, la dimostrazione del fatto che ogni enunciato esprimente
un enunciato reale dimostrabile in T vero deve essere data nella
matematica finitaria, perch loperare con linfinito pu essere reso
sicuro solo mediante il finito164.
2.5. Il programma della coerenza
Secondo Hilbert, per realizzare il programma della conservazione basta
realizzare un programma strettamente connesso con esso, detto
programma della coerenza, che consta dei seguenti due passi:
1) Formalizzare la matematica infinitaria mediante una teoria T.
2) Dimostrare nella matematica finitaria che T coerente.

157

du Bois-Reymond 1967, p. 51.


Hilbert 1970e, p. 387.
159
Hilbert 1926, p. 180.
160
Hilbert 1928, p. 73.
161
Ivi, p. 82.
162
Hilbert-Bernays 1968-70, I, p. 44.
163
Hilbert 1970b, p. 162.
164
Hilbert 1926, p. 190.
158

32

Col passo 1) del programma della coerenza, di nuovo, la


matematica infinitaria viene rigorosamente formalizzata.
Col passo 2) del programma della coerenza si dimostra, con i
metodi assolutamente certi della matematica finitaria, che in T non si
possono dimostrare enunciati contraddittori tra loro.
Dimostrarlo essenziale perch cos si assicura che, con
lintroduzione di costrutti ideali, non possono venir fuori due enunciati
che si contrappongono logicamente luno allaltro A, A165. Questo
importante perch in una teoria incoerente possiamo dimostrare la
falsit di ogni enunciato corretto166.
Ma, per Hilbert, dimostrare che T coerente non serve soltanto per
garantirsi che in T non si possono dimostrare enunciati contraddittori
tra loro, ha anche una valenza positiva: la coerenza una condizione
necessaria e sufficiente per la verit degli assiomi di T. Infatti, se
assiomi arbitrariamente stabiliti non sono in contraddizione tra loro, con
tutte le loro conseguenze, allora essi sono veri167. E vale anche
linverso. Dunque non contraddittorio identico a vero, e
parimenti falso e portante ad una contraddizione sono identici168.
La dimostrazione del fatto che T coerente deve essere data nella
matematica finitaria, di nuovo perch loperare con linfinito pu essere
reso sicuro solo mediante il finito.
Mentre il programma della conservazione richiede di mostrare che
tutti gli infiniti enunciati esprimenti enunciati reali dimostrabili in T
sono veri, il programma della coerenza ha il vantaggio che esso richiede
solo di mostrare che un singolo enunciato non una formula
dimostrabile169. Infatti, per lequivalenza tra coerenza e
indimostrabilit di 0 = 1 [V.2.3], per mostrare la coerenza di T basta
mostrare che 0 = 1 non dimostrabile in T.
2.6. Sufficienza del programma della coerenza
Mostriamo che, come afferma Hilbert, per realizzare il programma della
conservazione basta realizzare quello della coerenza.
Supponiamo che i passi 1) e 2) del programma della coerenza
siano realizzabili. Allora banalmente il passo 1) del programma della
conservazione realizzabile perch coincide col passo 1) del

165

Hilbert 1928, p. 74.


Hilbert 1905, p. 217.
167
Hilbert 1976, p. 66.
168
Hilbert 1931b, pp. 122-123.
169
Hilbert 1928, p. 74.
166

33

programma della coerenza. Mostriamo che anche il passo 2) del


programma della conservazione realizzabile.
Supponiamo che esso non sia realizzabile. Allora qualche
enunciato reale, quindi della forma x ( f ( x ) = 0) dove f una
funzione ricorsiva primitiva [V.2.2], dimostrabile in T ma falso.
Questo significa che, per qualche numero naturale m, nella matematica
finitaria si pu stabilire che f ( m ) 0 . Inoltre si pu ottenere questa
equazione come formula dimostrabile, esprimendo la determinazione
della differenza tra f ( m ) e 0 sotto forma di una dimostrazione170.
Cio, f ( m ) 0 dimostrabile nella matematica finitaria. Ma allora,
per il passo 1) del programma della coerenza, f ( m ) 0 dimostrabile
anche in T. Daltra parte, dal fatto che x ( f ( x ) = 0) dimostrabile in
T, segue in particolare che f ( m ) = 0 dimostrabile in T. Perci T
incoerente. Ma, per il passo 2) del programma della coerenza, T
coerente, e la dimostrazione della coerenza mostra questo in modo
finitario171. Contraddizione. Se ne conclude che lenunciato
x ( f ( x ) = 0) non pu essere falso, e quindi deve essere vero.
Pertanto il passo 2) del programma della conservazione
realizzabile.
2.7. Il debito di Hilbert verso Kant
Hilbert mutua le sue principali idee sulla natura della matematica da
Kant.
1) Da Kant, Hilbert mutua lidea che nella matematica domina
una completa sicurezza del ragionamento e un manifesto accordo tra
tutti i risultati172. Tuttavia, dovunque emergano concetti matematici,
sorge il compito di indagare i principi che stanno alla base di questi
concetti173. Infatti, una scienza come la matematica non pu
sostenersi su credenze, per quanto forti esse siano, ma ha il dovere di
una chiarificazione totale174. Tale chiarificazione non serve per
consolidare singole teorie matematiche175. Serve invece per mostrare il
fondamento della loro certezza.

170

Ivi, p. 78.
Ivi, p. 79.
172
Hilbert 1970b, p. 159.
173
Hilbert 1970d, p. 295.
174
Hilbert 1931a, p. 488.
175
Hilbert 1970b, p. 157.
171

34

Kant, infatti, aveva detto che la matematica conoscenza dotata di


certezza apodittiche, ma ci si deve domandare come questo sia possibile
e indagare il fondamento di tale possibilit [II.1.4].
2) Da Kant, Hilbert mutua lidea che ci possibile avere
conoscenza matematica solo di oggetti che possono essere dati in
modo immediatamente intuitivo176.
Kant, infatti, aveva detto che ci possibile avere conoscenza di
un oggetto solo in quanto oggetto dellintuizione sensibile177.
3) Da Kant, Hilbert mutua lidea che nondimeno nella matematica
si possono usare enunciati ideali, che sono utili in quanto indirizzano
meglio e pi a fondo nel dimostrare enunciati reali, permettendo cos di
semplificare e concludere la teoria178. Tali enunciati ideali, e i
concetti che intervengono in essi, non servono ad estendere la nostra
conoscenza oltre gli oggetti reali ma svolgono il ruolo di una idea, se
per idea, secondo laccezione di Kant, si intende un concetto della
ragione che trascende ogni esperienza e per mezzo del quale il concreto
viene completato in una totalit179.
Kant, infatti, aveva detto che le idee della ragion pura sono utili in
quanto, anche se per mezzo di esse non pu essere determinato alcun
oggetto, tuttavia per mezzo di esse lintelletto, nella conoscenza
degli oggetti conoscibili, indirizzato meglio e pi a fondo180. Tali
idee non servono ad estendere la nostra conoscenza oltre gli oggetti
dellesperienza possibile, bens ad esprimere lunit sistematica che
deve farci da guida nelluso empirico della ragione181.
4) Da Kant, Hilbert mutua lidea che luso degli enunciati ideali
giustificato nella misura in cui per mezzo di essi non si pu dimostrare
alcun nuovo enunciato reale non dimostrabile senza di essi, perch ci
garantisce che nel vecchio dominio sono sempre valide le relazioni
che risultano per i vecchi oggetti eliminando gli oggetti ideali182.
Kant, infatti, aveva detto che luso delle idee della ragion pura
giustificato nella misura in cui per mezzo di esse lintelletto non pu
conoscere alcun oggetto oltre quelli conoscibili con i suoi concetti183.

176

Ivi, p. 162.
Kant 1900, III, p. 16 (B XXVI).
178
Hilbert 1970c, p. 187.
179
Hilbert 1926, p. 190.
180
Kant 1900, III, p. 255 (B 385).
181
Ivi, III, p. 445 (B 702-703).
182
Hilbert 1928, p. 73.
183
Kant 1900, III, p. 255 (B 385).
177

35

5) Da Kant, Hilbert mutua lidea che, per giustificare luso degli


enunciati ideali, basta dimostrarne la coerenza, perch c una
condizione, una sola ma assolutamente necessaria, alla quale collegato
luso degli enunciati ideali, e questa la dimostrazione della non
contraddittoriet184.
Kant, infatti, aveva detto che, per giustificare luso delle idee della
ragion pura, basta dimostrare che esse sono non contraddittorie, perch
io posso pensare ci che voglio purch non mi contraddica, ossia
purch il mio concetto sia un pensiero possibile, quantunque io non
possa garantire che, nellinsieme di tutte le possibilit, gli corrisponda
anche un oggetto185.
6) Da Kant, Hilbert mutua lidea che si possa dare una risposta
affermativa alla questione della decidibilit di un problema
matematico mediante un numero finito di operazioni186.
Kant, infatti, aveva detto che, nella natura di scienze come la
matematica, implicito che ogni questione da esse sollevata debba
poter ottenere immediatamente una risposta a partire da ci che si sa,
cio dai dati, assiomi o teoremi, per il fatto che la risposta deve essere
desunta dalle fonti stesse della domanda, senza dunque che sia lecito
appellarsi ad una irrimediabile ignoranza, ma dovendosi in ogni caso
fornire una soluzione187. Perci la matematica pu richiedere e
aspettarsi, rispetto a tutte le questioni che rientrano nel suo ambito
(quaestiones domesticae), esclusivamente soluzioni certe, anche se per
il momento non ancora disponibili188.
2.8. Deviazioni da Kant
Hilbert, per, interpreta alcune delle idee che egli mutua da Kant in
modo deviante rispetto a Kant.
1) Per Hilbert, il compito di indagare il fondamento della certezza
della matematica non pu essere realizzato dalla filosofia ma solo dalla
matematica, perch questultima non dipende da alcuna autorit esterna,
in particolare per la sua fondazione non ha bisogno n del buon Dio,
come Kronecker, n dellassunzione di una particolare capacit del
nostro intelletto sintonizzata col principio di induzione completa, come
Poincar, n dellintuizione originaria di Brouwer, e neppure infine,
come Russell e Whitehead, di assiomi dellinfinito, di riducibilit o di

184

Hilbert 1926, p. 179.


Kant 1900, III, p. 17 nota (B XXVI nota).
186
Hilbert 1970a, p. 153.
187
Kant 1900, III, p. 330 (B 504).
188
Ivi, III, p. 332 (B 508).
185

36

completezza189. Specificamente, per indagare il fondamento della


certezza della matematica, si deve far uso della logica matematica, che
una branca della matematica creata specificamente a tale scopo e con
la quale alla matematica vera e propria si aggiunge una matematica in
certo senso nuova, una metamatematica190.
Invece, per Kant, il compito di indagare il fondamento della
certezza della matematica deve essere realizzato della filosofia, perch
rientra nel problema vero e proprio della ragion pura che
contenuto nella domanda: Come sono possibili giudizi sintetici a
priori?191. Nella soluzione del suddetto problema contenuta nello
stesso tempo la possibilit delluso puro della ragione nel fondare e
nelledificare tutte le scienze che contengono una conoscenza teoretica
a priori di oggetti, cio la risposta alle domande: Come possibili la
matematica pura? Come possibile la fisica pura?192.
2) Per Hilbert, gli oggetti matematici ci sono dati dallintuizione,
perch qualcosa ci gi dato in anticipo nella rappresentazione, cio
certi oggetti concreti extra-logici che esistono intuitivamente come
esperienze immediate prima di ogni pensiero193.
Invece, per Kant, gli oggetti matematici non ci sono dati
dallintuizione, ma sono costruzioni di concetti matematici, cio
esibizioni di concetti matematici nellintuizione, perch la conoscenza
matematica conoscenza razionale per costruzione di concetti, dove
costruire un concetto significa esibire a priori lintuizione ad esso
corrispondente194.
3) Per Hilbert, al posto dello stolto ignorabimus, la nostra
parola dordine invece: noi dobbiamo sapere, noi sapremo195.
Invece, per Kant, la ragione umana ha il peculiare destino di
essere tormentata da problemi che non pu evitare, perch le sono
imposti dalla sua stessa natura, ma a cui tuttavia non in grado di dare
soluzione, perch oltrepassano tutti i suoi poteri196
2.9. Aspettative sulla realizzabilit dei programmi
Hilbert era convinto che i suoi programmi fossero realizzabili, e in uno
scritto pubblicato nel 1931 addirittura dichiara: Credo di aver
189

Hilbert 1928, p. 85
Hilbert 1970b, p 174.
191
Kant 1900, III, p. 39 (B 19).
192
Ivi, III, p. 40 (B 20).
193
Hilbert 1931a, p. 486.
194
Kant 1900, III, p. 469 (B 741).
195
Hilbert 1970e, p. 387.
196
Kant 1900, III, p. 7 (A VII).
190

37

raggiunto completamente ci che volevo e avevo promesso: il problema


dei fondamenti della matematica in quanto tale stato con ci
definitivamente eliminato197.
Ma il 7 settembre 1930, durante una discussione ad un convegno
tenuto a Knigsberg, Gdel aveva gi annunciato quel suo primo
teorema di incompletezza che, insieme ad altri risultati limitativi,
avrebbe segnato il crollo dei programmi di Hilbert. Aveva detto, infatti,
che (sotto lipotesi della coerenza della matematica classica) si
possono dare persino esempi di asserzioni che sono
contenutisticamente vere ma non sono dimostrabili nel sistema
formale della matematica classica198.
2.10. Il crollo del programma della coerenza
I teoremi di incompletezza di Gdel e altri risultati limitativi implicano
che nessuno dei passi dei programmi di Hilbert realizzabile.
Il passo 1) del programma della coerenza richiede di formalizzare
tutta la matematica infinitaria mediante una teoria T che sia RE e
soddisfi le condizioni a) - d) di [II.2.4].
Ma, per il teorema di indefinibilit della verit insiemistica
[V.5.4], linsieme dei numeri di Gdel degli enunciati del linguaggio di
T che sono veri nella gerarchia cumulativa V [III.2.2] non pu essere
definito in V da alcuna formula di tale linguaggio. Perci T non
permette di esprimere un concetto della matematica infinitaria, ossia
quello di insieme dei numeri di Gdel di tali enunciati. Dunque la
condizione a) non pu essere soddisfatta.
Per il primo teorema di incompletezza di Gdel [V.4.2, V.4.9], se
T coerente, esiste un enunciato della forma x ( f ( x ) = 0) , dove f
una funzione ricorsiva primitiva, quindi un enunciato della matematica
finitaria, che vero in N ma non dimostrabile in T. Dunque la
condizione b) non pu essere soddisfatta. Anche prescindendo dalla
nozione di verit in N, per il teorema di incompletezza di Rosser [V.4.6,
V.4.9], se T coerente, esiste un enunciato della forma x ( f ( x ) = 0) ,
dove f una funzione ricorsiva primitiva, dunque un enunciato della
matematica finitaria, tale che n esso n la sua negazione sono
dimostrabili in T. Dunque T non permette di determinare tutti i suoi
enunciati.
Per il teorema di indecidibilit [V.5.2, V.5.4], se T coerente, T
non permette di decidere, per ogni enunciato di T, se dimostrabile o
non dimostrabile in T. Dunque la condizione c) non pu essere
197
198

Hilbert 1931a, p. 494.


Gdel 1986-2002, I, p. 202.

38

soddisfatta. Addirittura, per il teorema di indecidibilit della logica del


secondo ordine [V.7.3], gli assiomi logici e le regole di deduzione
logiche della logica del secondo ordine non permettono di decidere se
un enunciato del secondo ordine logicamente valido, e, per il teorema
di Church [V.5.3], lo stesso vale per gli assiomi logici e regole di
deduzione logiche della logica del primo ordine.
Per un corollario del teorema di incompletezza forte della logica
del secondo ordine [V.7.6], non esiste alcun insieme di assiomi logici e
regole di deduzione logiche della logica del secondo ordine che sia RE
e tale che tutti gli enunciati logicamente validi siano dimostrabili per
mezzo di tali assiomi logici e regole di deduzione logiche. Quindi la
condizione d) non pu essere soddisfatta.
Ne segue che il passo 1) del programma della coerenza non pu
essere realizzato. Per stabilirlo basterebbe che non potesse essere
soddisfatta una delle condizioni a) - d), ma il fatto che non possa essere
soddisfatta nessuna di esse lo stabilisce ad abundantiam.
Il passo 2) del programma della coerenza richiede di dimostrare
nella matematica finitaria che T coerente.
Ma questa condizione non pu essere soddisfatta perch, per il
secondo teorema di incompletezza di Gdel [V.4.4, V.4.9], se T
coerente, lenunciato ConT che esprime canonicamente la coerenza di
T non dimostrabile in T. Per dimostrarlo c sempre bisogno di
qualche metodo dimostrativo che trascende il sistema199.
Non essendo dimostrabile in T, a maggior ragione ConT non
dimostrabile nella matematica finitaria, perch questultima una parte
propria della matematica infinitaria e, per il passo 1) del programma
della coerenza, T deve contenere tutta la matematica infinitaria.
Poich il requisito di dimostrare nella matematica finitaria che T
coerente non pu essere soddisfatto, ne segue che il passo 2) del
programma della coerenza non pu essere realizzato.
2.11. Lobiezione di Detlefsen
Questa conclusione si fonda sul secondo teorema di incompletezza di
Gdel, la cui validit dipende in modo essenziale dal requisito che
lenunciato ConT che esprime la coerenza di T la esprima
canonicamente [V.4.4]. Senza tale requisito, la coerenza (nel senso
della indimostrabilit di una proposizione e della sua negazione), anche
di sistemi T molto forti, pu essere dimostrabile in T200. Infatti,

199
200

Ivi, III, p. 34
Ivi, II, p. 305.

39

esistono enunciati ConT che esprimono la coerenza di T ma non


canonicamente, i quali sono dimostrabili in T [V.4.5].
Detlefsen ha perci obiettato che il secondo teorema di
incompletezza di Gdel non prova conclusivamente che il passo 2) del
programma della coerenza non pu essere realizzato. La condizione che
lenunciato ConT che esprime la coerenza di T debba esprimerla
canonicamente non qualcosa a cui lhilbertiano impegnato dalla
natura della sua impresa perch non esiste alcuna ragione per
supporlo, e perci non si pu dire che il secondo teorema di
incompletezza di Gdel si applichi al programma di Hilbert in s201.
Come vedremo, per, anche se lobiezione di Detlefsen fosse
valida, questo non salverebbe il programma della coerenza dal crollo.
2.12. Il crollo del programma della conservazione
Si pu infatti dimostrare che il passo 2) del programma della
conservazione non pu essere realizzato, senza far uso del secondo
teorema di incompletezza di Gdel.
Il passo 2) del programma della conservazione richiede di
dimostrare nella matematica finitaria che T esternamente coerente.
Ma questa condizione non pu essere soddisfatta perch, per il terzo
teorema di incompletezza di Gdel [V.4.7], se T coerente, lenunciato
ExtConT che esprime la coerenza esterna di T non dimostrabile in T.
Non essendo dimostrabile in T, a maggior ragione ExtConT non
dimostrabile nella matematica finitaria, perch questultima una parte
propria della matematica infinitaria e, per il passo 1) del programma
della conservazione, T deve contenere tutta la matematica infinitaria.
La validit del terzo teorema di incompletezza di Gdel non
dipende da alcuno speciale requisito su ExtConT. Contro questa
conclusione non si pu dunque avanzare unobiezione simile a quella di
Detlefsen [II.2.11]. Perci Gdel afferma che il terzo teorema di
incompletezza la versione migliore e pi generale
dellindimostrabilit della coerenza nel sistema202.
Poich il requisito di dimostrare nella matematica finitaria che T
esternamente coerente non pu essere soddisfatto, ne segue che il passo
2) del programma della conservazione non pu essere realizzato.
Daltra parte neppure il passo 1) del programma della conservazione
pu essere realizzato, perch coincide col passo 1) del programma della

201
202

Detlefsen 1990, 345.


Gdel 1986-2002, II, p. 305.

40

coerenza, che, come abbiamo visto, non pu essere realizzato. Pertanto


il programma della conservazione non pu essere realizzato.
Ma allora neppure il programma della coerenza pu essere
realizzato, perch, come abbiamo visto, per realizzare il programma
della conservazione, basta realizzare il programma della coerenza.
2.13. Inadeguatezza della coerenza
Un ulteriore limite dei programmi di Hilbert che, secondo Hilbert, la
coerenza una condizione necessaria e sufficiente per la verit degli
assiomi di T [II.2.5].
Ma questo smentito dal fatto che, per il teorema dellesistenza di
teorie coerenti false [V.4.3], la coerenza non una condizione
sufficiente per la verit degli assiomi di T.
2.14. Le ragioni di Kant
I teoremi di incompletezza di Gdel segnano il crollo dei programmi
della conservazione e della coerenza. Ma, indipendentemente da essi,
gi alcuni indizi avrebbero permesso ad Hilbert di rendersi conto
dellintrinseca debolezza dei suoi programmi.
1) Il primo teorema di incompletezza di Gdel [V.4.2, V.4.9]
mostra che nessuna teoria T mediante la quale si formalizzi la
matematica infinitaria permette di dimostrare tutte le verit
matematiche.
Ma Hilbert non aveva bisogno di Gdel per rendersi conto di
questo. Infatti, gi Kant aveva affermato che nella geometria il
matematico arriva ad una soluzione del problema illuminante e nello
stesso tempo generale non semplicemente deducendo conseguenze
dagli assiomi, ma attraverso una catene di inferenze che sempre
guidata dallintuizione203. Dunque nella dimostrazione di teoremi
geometrici abbiamo bisogno dellintuizione, e perci una deduzione
puramente logica di ogni teorema geometrica da assiomi impossibile.
E Gdel sottolinea che, sebbene questa affermazione di Kant sia
scorretta se presa alla lettera, cio se riferita alla geometria,
nondimeno, se in essa sostituiamo il termine geometrico con
matematico o insiemistico, allora diventa una proposizione
dimostrabilmente vera204.
2) Il secondo e il terzo teorema di incompletezza di Gdel [V.4.4,
V.4.7, V.4.9] mostrano che nessuna teoria T mediante la quale si
formalizzi la matematica infinitaria pu essere giustificata mediante i
203
204

Kant 1900, p. 471 (B 745-746).


Gdel 1986-2002, III, p. 385.

41

metodi della matematica finitaria. Perci gli enunciati ideali e i concetti


che intervengono in essi che corrispondono a ci che Kant chiamava
le idee della ragion pura non ammettono alcuna giustificazione
assoluta.
Ma Hilbert non aveva bisogno di Gdel per rendersi conto di
questo. Infatti, gi Kant aveva sottolineato che non propriamente
possibile alcuna deduzione oggettiva delle idee della ragion pura,
perch esse non intrattengono alcun rapporto con un qualsiasi oggetto
che possa essere dato in modo adeguato, e ci appunto perch non si
tratta che di idee205. Per deduzione Kant intende qui giustificazione
e legittimazione, perch usa tale termine nel senso dei giuristi, i quali
chiamano la prova che deve dimostrare la legittimit o anche la pretesa
giuridica, deduzione206. Dunque, affermando che per le idee della
ragion pura non propriamente possibile alcuna deduzione oggettiva,
Kant vuole dire che per esse non possibile alcuna giustificazione
assoluta. Le idee della ragion pura vengono assunte solo come principi
euristici, e senza che si pretenda di poterne dare una deduzione
trascendentale207. Di esse si pu dare solo una deduzione
soggettiva208. Uneventuale fallacia che si annidi in esse non pu
venir contenuta nei suoi limiti per mezzo di alcuna indagine oggettiva e
dogmatica delle cose perch una tale indagine impossibile, ma solo
per mezzo di unindagine soggettiva sulla ragione stessa, in quanto la
fonte delle idee209.
3) Il teorema dellesistenza di teorie coerenti false [V.4.3], che
un corollario del primo teorema di incompletezza di Gdel, mostra che
la coerenza non una condizione sufficiente per la verit degli assiomi
di una teoria T mediante la quale si formalizzi la matematica infinitaria.
Ma Hilbert non aveva bisogno di Gdel per rendersi conto di
questo. Infatti, gi Kant aveva sottolineato che certamente una
condizione logica necessaria che un dato concetto non debba
contenere alcuna contraddizione; ma questo non affatto sufficiente a
garantire la realt oggettiva del concetto, ossia la possibilit
delloggetto che viene pensato mediante il concetto210. Infatti, un
nostro giudizio pu essere esente da contraddizioni e tuttavia unire i
concetti in un modo contrastante con loggetto; e dunque pu unirli
anche se manca un fondamento che giustifichi, a priori o a posteriori,
205

Kant 1900, III, p. 259 (B 393).


Ivi, III, p. 99 (B 116).
207
Ivi, III, p. 439 (B 691-692).
208
Ibid.
209
Ivi, IV, p. 329.
210
Ivi, III, p. 187 (B 267-268).
206

42

tale giudizio. In tal caso il giudizio, pur essendo esente da ogni


contraddizione interna, pu essere falso o infondato211.
2.15. La reazione finale di Hilbert
La portata distruttiva dei risultati di Gdel per i programmi di Hilbert
non venne riconosciuta da Hilbert. Egli infatti dichiar che si
dimostrata errata lopinione temporaneamente accolta che da certi
nuovi risultati di Gdel segua limpraticabilit della mia teoria212. Da
essi segue soltanto che, per lo sviluppo della dimostrazione di
coerenza, si deve utilizzare il punto di vista finitario in un modo pi
acuto di quanto richiesto dalla trattazione di formalismi
elementari213. A tale scopo basta estendere la precedente
delimitazione del punto di vista finitario214. Cio, basta ammettere che
la matematica finitaria vada oltre quella formalizzata nellaritmetica
ricorsiva primitiva PRA.
Ma non cos. Infatti, per il primo teorema di incompletezza di
Gdel [V.4.2, V.4.9], se la teoria T mediante la quale si formalizza la
matematica infinitaria coerente, esister comunque un enunciato della
forma x ( f ( x ) = 0) , dove f una funzione ricorsiva primitiva, vero
ma non dimostrabile in T, e tale enunciato ovviamente sar finitario
anche nel senso esteso. Inoltre, per il secondo teorema di incompletezza
di Gdel [V.4.4], se T coerente, lenunciato ConT che esprime
canonicamente la coerenza di T non sar dimostrabile in T, cio nella
matematica infinitaria, e quindi neppure nella matematica finitaria nel
senso esteso, che sar comunque una parte di quella formalizzata da T.
Dunque i risultati di Gdel segnano davvero il crollo dei
programmi di Hilbert, e per questi non vi alcuna possibilit di
salvezza.
In definitiva, dunque, Hilbert mutu le sue principali idee sulla
matematica da Kant, e il suo unico contributo originale alla filosofia
della matematica che era di natura tecnica: il progetto di dimostrare
nella matematica finitaria la coerenza di una formalizzazione di tutta la
matematica si risolse in un fallimento.
3. Brouwer
3.1. Le motivazioni di Brouwer

211

Ivi, III, p. 141 (B 190).


Hilbert-Bernays 1968-70, I, p. VII.
213
Ibid.
214
Ivi, II, p. VII.
212

43

Anche secondo Brouwer (1881-1966) il compito della filosofia della


matematica indagare il fondamento della certezza della matematica.
Ma per lui la matematica esistente non assolutamente certa nella sua
totalit. Questo dipende dal fatto che, per dare una fondazione
dellanalisi infinitesimale, Weierstrass, Dedekind e Cantor hanno
introdotto oggetti e metodi astratti che non possono essere dati
dallintuizione, e nelle dimostrazioni hanno fatto uso del principio del
terzo escluso che non pu essere giustificato dallintuizione.
Alcuni, come Hilbert, hanno sperato che la scienza matematica
eretta secondo i loro principi sarebbe stata coronata un giorno da una
dimostrazione di non contraddittoriet, ma questa speranza non mai
stata soddisfatta e oggi, visti i risultati di certe indagini degli
ultimissimi decenni, stata, sembra, abbandonata215.
Si deve perci lasciar perdere la matematica classica, cio la
matematica risultante dalla fondazione di Weierstrass, Dedekind e
Cantor, e riconoscere che non pu esistere alcuna matematica che non
sia stata costruita intuitivamente216.
Un oggetto o metodo legittimo se e solo se si pu darne una
costruzione basata sullintuizione, perch lunico possibile
fondamento della matematica va ricercato in questa costruzione217.
Parimenti, un enunciato matematico vero se e solo se si pu
darne una dimostrazione, perch non si possono ammettere verit
prima che tali verit siano state esperite218.
3.2. Il programma di Brouwer
Abbandonare la matematica classica comporta ricostruire daccapo
parecchie teorie della matematica vera e propria con incrollabile
certezza219.
In particolare, si deve dare una nuova fondazione dellanalisi
infinitesimale in cui si usino solo oggetti e metodi che possono essere
dati dallintuizione, e nelle dimostrazioni si usino solo principi che
possono essere giustificati dallintuizione.
Si deve quindi sviluppare una nuova matematica, alternativa a
quella classica, la quale, per il ruolo che vi dovr avere lintuizione, pu
dirsi matematica intuizionista. Non essendo semplicemente una
restrizione della matematica classica ma avendo oggetti e metodi suoi

215

Brouwer 1975, p. 508.


Ivi, p. 52.
217
Ibid.
218
Ivi, p. 488.
219
Ivi, p. 412.
216

44

propri, la matematica intuizionista non sar confrontabile con quella


classica.
Questo il programma di Brouwer, che egli cerc di realizzare, ed
effettivamente realizz, per alcuni decenni, ricostruendo daccapo
parecchie teorie della matematica classica in base ai suoi principi.
3.3. Il rifiuto del principio del terzo escluso
Uno degli aspetti pi noti del programma di Brouwer il rifiuto del
principio del terzo escluso.
Tale principio asserisce che ogni supposizione vera o falsa, il
che per Brouwer significa che ogni supposizione, o si pu stabilirla
mediante una costruzione oppure si pu arrivare, mediante una
costruzione, allarresto del processo220. Cio, o si pu dimostrarla
oppure si pu mostrare che la supposizione che si possa dimostrarla
porta ad unassurdit. Ma allora ogni asserzione matematica che non
stata dimostrata, e per la quale non si sa mostrare che la supposizione
che essa sia dimostrabile porta ad unassurdit, d luogo ad una
confutazione del principio del terzo escluso221. Tale il caso, ad
esempio, della congettura di Goldbach, Ogni numero pari maggiore di
2 la somma di due numeri primi.
Il principio del terzo escluso, inteso come lo intende Brouwer,
equivalente al principio di Hilbert della solubilit di ogni problema
matematico [II.2.4]. Infatti, dire che ogni supposizione, o si pu
dimostrarla oppure si pu mostrare che la supposizione che si possa
dimostrarla porta ad unassurdit, equivale a dire che ogni problema
matematico solubile. Questo viene sottolineato da Brouwer dicendo
che la questione della validit del principio del terzo escluso
equivalente alla questione se possano esistere problemi matematici
insolubili222.
Se, come Hilbert, si ottimisti sulle capacit umane e si ritiene che
ogni problema matematico suscettibile di soluzione, allora il principio
del terzo escluso sar ammissibile. Si dir che tale principio non ha
mai prodotto il minimo errore, in particolare non ha la minima colpa
per la comparsa dei noti paradossi della teoria degli insiemi, e che
negare al matematico luso di tale principio sarebbe come vietare
allastronomo il telescopio o al pugile luso dei pugni223. E ci si
meraviglier del fatto che un matematico possa dubitare della rigorosa
validit del principio in questione, e che, sotto linfluenza di Brouwer,
220

Ivi, p. 109.
Ivi, p. 552.
222
Ivi, p. 109.
223
Hilbert 1928, p. 80.
221

45

unintera comunit di matematici si sia oggi ritrovata a fare questo, il


che mostra che la capacit di suggestione di un singolo uomo, dotato
di un forte carattere e ricco ingegno, riesce ad esercitare la pi
improbabili ed eccentriche influenze224.
Se invece, come Brouwer, si pessimisti sulle capacit umane e si
ritiene che non vi ombra di prova per la convinzione che non
esistano problemi matematici insolubili, allora il principio del terzo
escluso non sar ammissibile, non essendo affidabile come principio
di ragionamento225. Si dir che la credenza nella validit di tale
principio un fenomeno della storia della civilt dello stesso tipo della
credenza di un tempo nella razionalit di o nella rotazione del
firmamento su un asse passante per la terra226.
3.4. La nozione intuizionista di dimostrazione
Se il rifiuto del principio del terzo escluso uno degli aspetti pi noti
del programma di Brouwer, la nozione di dimostrazione di Brouwer
uno degli aspetti meno noti e meno compresi di tale programma.
Secondo unopinione diffusa, Brouwer rifiuterebbe il metodo
assiomatico
riducendo
la
dimostrazione
matematica
ad
unilluminazione. Ma tale opinione contraddetta dal fatto che
Brouwer definisce la matematica intuizionista come una matematica
che deduce teoremi, sebbene li deduca esclusivamente per mezzo
della costruzione introspettiva227. Cio, la matematica intuizionista
una matematica che deduce teoremi da assiomi basati sullintuizione,
mediante deduzioni basate sullintuizione. Ci che Brouwer rifiuta non
dunque il metodo assiomatico, ma solo il metodo assiomatico formale
di Hilbert, che deduce teoremi mediante dimostrazioni formali le quali
possono contenere formule che non significano niente, e perci non
poggiano sullintuizione.
Secondo Brouwer, per assicurare laffidabilit dei ragionamenti
matematici, si deve partire da assiomi basati sullintuizione e proseguire
mediante inferenze deduttive anchesse basate sullintuizione. quanto
fanno le dimostrazioni di Euclide, che accompagnano il passaggio, per
mezzo di una catena di tautologie, da relazioni (cio, sottostrutture)
chiaramente percepite mediante lintuizione, a nuove relazioni che
non sono percepite immediatamente228.

224

Ivi, pp. 80-81.


Brouwer 1975, p. 109.
226
Ivi, p. 492.
227
Ivi, p. 488.
228
Ivi, p. 76.
225

46

In generale, in una dimostrazione matematica si comincia


costruendo una struttura che soddisfa parte delle relazioni richieste,
cio, costruendo assiomi basandosi sullintuizione, poi si cerca di
dedurre da queste relazioni, per mezzo di tautologie, altre relazioni
sempre basandosi sullintuizione, in modo che queste nuove relazioni,
combinate con quelle che non sono ancora state usate, diano luogo ad
un sistema di condizioni adatto come punto di partenza per la
costruzione della struttura richiesta229.
Dunque per Brouwer le dimostrazioni matematiche sono
dimostrazioni assiomatiche, sebbene assiomatiche non nel senso di
Hilbert ma nel senso di Euclide. Questo confermato da Heyting il
principale allievo e continuatore di Brouwer il quale afferma che il
metodo assiomatico , nella matematica intuizionista, uno strumento
altrettanto importante che nella matematica classica230. A condizione,
naturalmente, che esso venga usato, come Euclide, per descrivere
oggetti matematici che sono considerati esistenti in quanto basati
sullintuizione, e non, come Hilbert, per introdurre oggetti matematici
che non hanno alcuna base nellintuizione, perch nella matematica
intuizionista un oggetto matematico viene considerato esistente solo
dopo la sua costruzione, e perci non pu essere portato in essere da
un sistema di assiomi231.
3.5. I due atti dellintuizionismo
Secondo Brouwer, lintuizionismo si basa su due assunzioni
fondamentali o atti232.
Il primo atto dellintuizionismo riconosce che la matematica
intuizionista unattivit essenzialmente alinguistica della mente che ha
la sua origine nella percezione di un passaggio di tempo, cio nello
scindersi di un momento di vita in due cose distinte, una delle quali
cede il passo allaltra, ma conservata dalla memoria233. Se la duit
cos nata viene spogliata di tutte le qualit, rimane la forma vuota del
sostrato comune di tutte le duit, ed questo sostrato comune, questa
forma vuota, che lintuizione base della matematica234. Dunque il
fenomeno base della matematica la semplice intuizione del
tempo235.
229

Ibid.
Heyting 1962, p. 240.
231
Ivi, p. 239.
232
Brouwer 1975, p. 509.
233
Ivi, p. 510.
234
Ibid.
235
Ivi, p. 53.
230

47

Il primo atto dellintuizionismo crea non solo i numeri uno e due,


ma anche tutti i numeri ordinali finiti, in quanto uno degli elementi
della duit pu essere pensato come una nuova duit, e questo processo
pu essere ripetuto indefinitamente236. Perci il primo atto
dellintuizionismo sta alla base dellaritmetica dei numeri naturali.
Col primo atto dellintuizionismo si possono generare per solo
successioni infinite predeterminate che, come quelle classiche,
procedono in modo che il loro m-esimo termine fissato dallinizio per
ogni m237. Questo potrebbe far temere che la matematica intuizionista
debba necessariamente essere povera e anemica, e in particolare che in
essa non vi sia posto per lanalisi matematica, ma non cos; al
contrario, un campo di sviluppo molto pi ampio, che comprende
lanalisi, e in molto punti va ben oltre le frontiere della matematica
classica, viene aperto dal secondo atto dellintuizionismo238.
Il secondo atto dellintuizionismo riconosce la possibilit di
generare nuovi enti matematici: in primo luogo, sotto forma di
successioni di scelte, cio di successioni che proseguono allinfinito i
cui termini sono scelti pi o meno liberamente tra enti matematici
precedentemente acquisiti; e, in secondo luogo, sotto forma di specie
matematiche, cio di propriet ipotizzabili per enti matematici
precedentemente acquisiti, che si dicono elementi della specie239.
Il secondo atto dellintuizionismo crea la possibilit di introdurre
il continuo intuizionista come la specie delle successioni infinite
convergenti di numeri razionali che proseguono pi o meno
liberamente240.
Vedremo in seguito come il secondo atto dellintuizionismo crei
tale possibilit.
3.6. Il debito di Brouwer verso Kant
Anche Brouwer mutua le sue principali idee sulla natura della
matematica da Kant.
1) Da Kant, Brouwer mutua lidea che non pu esistere alcuna
matematica che non sia stata costruita intuitivamente, in particolare che
una costruzione logica della matematica, indipendente dallintuizione
matematica, impossibile241.

236

Ivi, pp. 127-128.


Ivi, p. 511.
238
Ibid.
239
Ibid.
240
Ivi, pp. 511-512.
241
Ivi, p. 97.
237

48

Kant, infatti, aveva detto che la matematica non pu concludere


nulla col semplice concetto, e si volge subito allintuizione per
considerarvi il concetto in concreto242.
2) Da Kant, Brouwer mutua lidea che lintuizione base della
matematica, che crea i numeri naturali, lintuizione temporale, sicch
lapriorit del tempo qualifica le propriet dellaritmetica come
giudizi sintetici a priori243.
Kant, infatti, aveva detto che la matematica riesce a costruire i
suoi concetti di numero mediante una successiva aggiunta delle unit
nel tempo244.
3) Da Kant, Brouwer mutua lidea che la costruzione intuitiva
della matematica non ha nulla di psicologico, perci le interpretazioni
psicologistiche della matematica intuizionista, per quanto interessanti,
non possono mai essere adeguate245.
Kant, infatti, aveva detto che la costruzione di concetti in cui
consiste la matematica non ha nulla di psicologico, perch non esiste
una psicologia razionale come dottrina capace di incrementare la
conoscenza246.
4) Da Kant, Brouwer mutua lidea che la dimostrazione
matematica parte da verit immediate (assiomi) basate sullintuizione, e
prosegue per mezzo di inferenze deduttive basate sullintuizione.
Dunque le dimostrazioni matematiche sono dimostrazioni assiomatiche
[II.3.4].
Kant, infatti, aveva detto che la dimostrazione parte da assiomi che
sono proposizioni fondamentali le quali possono essere esibite
nellintuizione247. E prosegue con inferenze deduttive immediate
fondate sullintuizione, perch non possibile che essa proceda di un
passo se le manca lintuizione pura248. Dunque le dimostrazioni
matematiche sono dimostrazioni assiomatiche. Che ogni passo di una
dimostrazione si fondi sullintuizione mostra che le dimostrazioni,
come il loro stesso nome sta a significare, procedono nellintuizione
delloggetto249. Il nome dimostrazione viene da monstrare,
mostrare, porre dinanzi agli occhi. Perci esso pu essere usato in senso
proprio e reale solo per prove in cui loggetto viene presentato
242

Kant 1900, III, p. 470 (B 743-744).


Brouwer 1975, p. 128.
244
Kant 1900, IV, p. 283.
245
Brouwer 2004, p. 76.
246
Kant 1900, III, p. 274 (B 421).
247
Ivi, IX, 110.
248
Ivi, IV, p. 283.
249
Ivi, III, p. 482 (B 763).
243

49

nellintuizione e in cui la verit viene conosciuta non solo in modo


discorsivo ma anche intuitivo250.
3.7. Le deviazioni da Kant
Anche Brouwer, per, interpreta alcune delle idee che egli mutua da
Kant in modo deviante rispetto a Kant.
1) Per Brouwer, lintuizione temporale genera successivamente
ciascun numero naturale, la successione procedente allinfinito dei
numeri naturali251.
Invece, per Kant, il numero lo schema puro della quantit, e
consiste in una rappresentazione che abbraccia la successiva aggiunta
di uno ad uno (omogenei), perci non altro che lunit della sintesi
del molteplice di una intuizione omogenea in generale, per il fatto che
io genero il tempo stesso nellapprensione dellintuizione252. Essendo
uno schema, il numero non generato dallintuizione temporale.
2) Per Brouwer, le successioni di scelte sono date nellintuizione
temporale in quanto incorporano una delle caratteristiche centrali di
questultima, cio il carattere aperto del futuro, perch lo sviluppo delle
successioni di scelte non predeterminato ma ad ogni passo i loro
termini sono scelti pi o meno liberamente tra enti matematici
precedentemente acquisiti253.
Invece, per Kant, una successione che procede in indefinitum non
pu mai essere data nellintuizione (come un tutto)254. solo un
processo continuato indeterminatamente (in indefinitum)255. Tale
processo obbedisce s ad una regola, la quale porta da qualsiasi
membro della successione, in quanto condizionato, ad un membro pi
remoto256. Ma essa non conduce ad uno sviluppo ben determinato, si
limita a dire che, per quanto possiamo aver proceduto nella serie delle
condizioni empiriche, non ci mai lecito ammettere un limite
assoluto257. Perci non determina loggetto nella sua totalit. Per
questo motivo lo sviluppo di una tale successione non pu essere dato
in unintuizione collettiva258.

250

Ivi, XXIV, p. 894.


Brouwer 1975, p. 523.
252
Kant 1900, III, p. 137 (B 182).
253
Brouwer 1975, p. 523.
254
Kant 1900, III, p. 355 (B 547).
255
Ivi, III, p. 354 (B 546).
256
Ivi, III, p. 356 (B 549).
257
Ivi, III, p. 355 (B 547).
258
Ivi, III, p. 357 (B 551).
251

50

3) Per Brouwer, lintuizione temporale il fondamento non solo


dellaritmetica ma anche della geometria, perch alla scoperta della
geometria non euclidea si pu rispondere solo abbandonando
lapriorit dello spazio di Kant e aderendo ancor pi risolutamente
allapriorit del tempo259. da questa intuizione del tempo,
indipendente dallesperienza, che sono stati costruiti tutti i sistemi
matematici, inclusi gli spazi con le loro geometrie260.
Invece, per Kant, la geometria pone a fondamento lintuizione
pura dello spazio261.
4) Per Brouwer, il principio del terzo escluso non vale perch ogni
asserto matematico che non stato dimostrato vero n stato
dimostrato falso, e per il quale non conosciamo alcun metodo che
permetta di dimostrare che vero oppure che falso, d luogo ad una
confutazione del principio del terzo escluso [II.3.3].
Invece, per Kant, il principio del terzo escluso vale perch su di
esso che si fonda la necessit (logica) di una conoscenza il fatto che
la si debba giudicare necessariamente cos e non altrimenti, cio che
lopposto sia falso per giudizi apodittici262.
5) Per Brouwer, la matematica una costruzione mentale
essenzialmente indipendente dal linguaggio263. Le parole di una
dimostrazione matematica semplicemente accompagnano una
costruzione matematica che effettuata senza parole264.
Invece, per Kant, la matematica unattivit che si basa sul
linguaggio, perch conoscenza razionale per costruzione di concetti, e
i concetti, cos come i giudizi di cui fanno parte, si basano in modo
essenziale sul linguaggio, perch senza parole noi non giudicheremmo
affatto265. Infatti, come potete pensare i giudizi senza parole?266.
3.8. Il continuo intuizionista
Vediamo ora come il secondo atto dellintuizionismo crei la possibilit
di introdurre il continuo intuizionista come la specie delle successioni
infinite convergenti di numeri razionali che proseguono pi o meno
liberamente.

259

Brouwer 1975, p. 127.


Ivi, p. 116.
261
Kant 1900, IV, p. 283.
262
Ivi, IX, p. 53.
263
Brouwer 1975, p. 477.
264
Ivi, p. 73.
265
Kant 1900, IX, p. 109.
266
Ivi, XXIV, p. 934.
260

51

Chiamiamo successione fondamentale una successione di scelte


r1 , r2 , r3 ,... di numeri razionali tale che
k nmp( rn + m rn + p < 2 k ) .
Cio r1 , r2 , r3 ,... tale che, per ogni k, da un certo punto n in poi, i
membri della successione r1 , r2 , r3 ,... avranno tra loro una distanza
minore di 2 k .
Diciamo che

due

successioni

fondamentali

r1 , r2 , r3 ,...

s1 , s2 , s3 ,... coincidono se e solo se


k

k nm ( rn + m sn + m < 2 ) .

Cio r1 , r2 , r3 ,... e s1 , s2 , s3 ,... sono tali che, per ogni k, da un certo


punto n in poi, i membri corrispondenti delle successioni r1 , r2 , r3 ,... e
s1 , s2 , s3 ,... avranno tra loro una distanza minore di 2 k .

Chiamiamo numero reale la specie delle successioni


fondamentali che coincidono con una data successione fondamentale.
Cio un numero reale la propriet di coincidere con una data
successione fondamentale.
Ogni successione fondamentale r1 , r2 , r3 ,... determina un numero
reale r, cio la specie delle successioni fondamentali che coincidono
con tale successione fondamentale. Per esempio la successione
fondamentale
1, 1.4, 1.41, 1.414, 1.4142, 1.41421, ... .
determina il numero reale 2 , che la specie delle successioni
fondamentali che coincidono con tale successione fondamentale. A
questa specie appartiene anche, ad esempio, la successione
fondamentale
2, 1.5, 1.42, 1.415, 1.4143, 1.41422,
perch essa coincide, nel senso gi definito, con la successione
fondamentale precedente.
Chiamiamo continuo intuizionista la specie dei numeri reali.
Cio il continuo intuizionista la propriet di essere un numero reale.
Questa definizione del continuo intuizionista si basa sulle nozioni
di successione di scelte e di specie, perci resa possibile dal secondo
atto dellintuizionismo.

52

3.9. Il teorema di continuit


Un risultato fondamentale della matematica intuizionista il teorema di
continuit.
Una funzione f dai numeri reali ai numeri reali si dice continua se
soddisfa la condizione:
k xmy ( x y < 2

f ( x) f ( y) < 2 ) .

Dunque una funzione continua una funzione il cui grafico dato una
curva che non presenta interruzioni n salti.
Il teorema di continuit asserisce allora che tutte le funzioni
definite ovunque sui numeri reali sono continue.
Tale teorema non vale nella matematica classica, nella quale
esistono funzioni definite ovunque e discontinue. Quindi il teorema di
continuit fornisce un esempio di teorema che vale nella matematica
intuizionista ma non in quella classica.
Viceversa, vi sono teoremi che valgono nella matematica classica
ma non in quella intuizionista. Un esempio dato dal teorema di
Bolzano-Weierstrass
Ne segue che la matematica intuizionista e la matematica classica
non sono confrontabili tra loro, nel senso che enti matematici
riconosciuti sia dalla matematica intuizionista sia da quella classica
soddisfano teoremi che per laltra scuola sono o falsi, o privi di senso,
o anche in un certo modo contraddittori267. La loro non confrontabilit
dipende dal fatto che la matematica intuizionista non applica il
principio del terzo escluso, ma ammette successioni che proseguono
allinfinito i cui termini sono scelti pi o meno liberamente, e viceversa
la matematica classica applica il principio del terzo escluso, ma si
limita a successioni infinite predeterminate per le quali ln-esimo
elemento fissato dallinizio per ogni n268.
3.10. I limiti del programma di Brouwer
Anche il programma di Brouwer di costruire un nuovo tipo di
matematica fallito, non perch egli non sia riuscito a realizzarlo, ma
perch la matematica intuizionista non costituisce una valida alternativa
alla matematica classica.
Una prova di ci data dal fatto che, nella matematica
intuizionista non esistono certi oggetti matematici che sono importanti
per la fisica, per esempio non esiste alcuna funzione definita ovunque
267
268

Brouwer 1975, p. 489.


Ivi, p. 488.

53

sui numeri reali e discontinua269. Ci segue dal teorema di continuit,


per il quale tutte le funzioni definite ovunque sui numeri reali sono
continue. Questo non significa che nella matematica intuizionista non
esistano funzioni discontinue. In essa si possono considerare funzioni
che sono definite su sottospecie ovunque dense del continuo e che
possono benissimo essere discontinue270. Tuttavia in essa non
esistono funzioni definite ovunque sui numeri reali e discontinue.
Che nella matematica intuizionista non esistano funzioni definite
ovunque sui numeri reali e discontinue pu essere anche visto, senza
ricorrere al teorema di continuit, mediante il seguente controesempio.
Sia f la funzione definita da:

0 se x = 0
f ( x) =
, per ogni numero reale x.
1 se x 0
Tale funzione f discontinua nel punto x = 0 perch, come mostra la
seguente figura,

y
f(x)
0

la curva che costituisce il grafico di f presenta un salto nel punto x = 0 .


Facciamo vedere che, nella matematica intuizionista, la funzione f
non esiste.
Infatti, supponiamo che f esista. Sia A(n ) una propriet dei numeri
naturali tale che, per ogni n, si sa se vale A(n ) ma non se vale nA( n ) ,
perci non si pu decidere nA( n ) nA( n ) . Per esempio, si pu
prendere come A(n ) la propriet 2 n + 4 la somma di due numeri
primi perch, per tale A(n ) , nA( n ) esprime la congettura di

269
270

Ivi, p. 558.
Ibid.

54

Goldbach, Ogni numero pari maggiore di 2 la somma di due numeri


primi.
Definiamo allora una successione r1 , r2 , r3 ,... di numeri razionali
nel modo seguente:
rn =

Cio

2- n se k nA( k ),
-k
2 se A( k ) k n m < kA( m ).
r1 , r2 , r3 ,... tale che, se vale nA( n ) , allora r1 , r2 , r3 ,...

1,1 2 ,1 3,1 4,... , ma se ad un certo punto si trova un k tale che


k

A(k ) , allora r1 , r2 , r3 ,... 1,1 2 ,1 3,1 4,...,1 / 2 ,1 / 2 ,1 / 2 ,...

facile vedere che n m( rn rm < 2 m ) , perci r1 , r2 , r3 ,... una


successione fondamentale. Dunque r1 , r2 , r3 ,... determina un numero
reale r, cio la specie delle successioni fondamentali che coincidono
con r1 , r2 , r3 ,... . Per tale numero reale r vale:
(1) r = 0 nA( n ) .
Infatti, per la definizione di r1 , r2 , r3 ,... , se nA( n ) , allora ovviamente
r = 0 ; viceversa, se r = 0 , allora necessariamente, per tutti gli n,
rn +1 < 2 n , e perci, per tutti gli n, A( n ) , cio nA( n ) .
Poich la funzione f esiste, si pu calcolare il valore di f ( x ) per
ogni numero reale x. Perci in particolare si pu calcolare il valore di
f ( r ) . Ma allora si pu decidere f ( r ) = 0 f ( r ) = 1 . Perci per la
definizione di f si pu decidere r = 0 r 0 , e quindi per (1) si pu
decidere nA( n ) nA( n ) . Ma, per la scelta di A( n ) , non si pu
decidere nA( n ) nA( n ) . Contraddizione. Se ne conclude, perci,
che, nella matematica intuizionista, la funzione f non esiste.

3.11. Lestetismo di Brouwer


Che nella matematica intuizionista non esistano certi oggetti
matematici, come le funzioni definite ovunque sui numeri reali e
discontinue, che sono importanti per la fisica, non preoccupa
minimamente Brouwer, perch egli non solo non interessato alluso

55

della matematica nella fisica ma rifiuta lallargamento del dominio


umano sulla natura271.
Per Brouwer la matematica ricerca del bello, mentre in una
matematica che serva da strumento per lallargamento del dominio
umano sulla natura non si trover bellezza272. La bellezza
soprattutto bellezza del costruire, che appare talora quando lattivit
del costruire cose viene esercitata per gioco273. Ma la bellezza pi
piena del costruire la bellezza introspettiva della matematica, nella
quale, invece di elementi di azione causale fatta per gioco, lintuizione
base della matematica viene lasciata dispiegarsi liberamente. Tale
dispiegarsi non vincolato dal mondo esterno, e quindi dalla finitezza e
dalla responsabilit; perci le sue armonie introspettive possono
raggiungere ogni grado di ricchezza e chiarezza274.
Ma queste affermazioni di Brouwer sono ingiustificate perch la
matematica intuizionista esteticamente povera. piena di distinzioni
scarsamente perspicue, farraginosa e poco lineare. Perci, considerare
la matematica intuizionista ricerca del bello non credibile.
3.12. Il crollo del programma di Brouwer
Che nella matematica intuizionista non esistano certi oggetti matematici
che sono importanti per la fisica non lunica prova dellinadeguatezza
del programma di Brouwer. Unaltra prova la seguente.
Come abbiamo visto, Brouwer assume che un enunciato
matematico vero se e solo se si pu darne una dimostrazione, dove per
dimostrazione si intende una dimostrazione assiomatica [II.3.4]. In
particolare, allora, un enunciato dellaritmetica vero se e solo si pu
darne una dimostrazione in un certa teoria T.
Ora, per tale teoria T, facile vedere che la funzione
corrispondente prf T [V.3.3] non pu essere aritmetica, nel senso che
non pu esistere alcuna formula A( x, y ) di T contenente come sue
uniche variabili individuali libere x e y, tale che, per ogni numero
naturale k e p, se prfT (k, p) = 1 allora si pu dare una dimostrazione
di A( k , p ) in T, mentre se prfT (k, p) = 0 allora si pu dare una
dimostrazione di A( k , p ) in T.

271

Ivi, p. 483.
Ibid.
273
Ivi, p. 484.
274
Ibid.
272

56

Infatti, supponiamo che

prf T

sia aritmetica. Applicando il

teorema del punto fisso [V.4.1] alla formula xA( x, y ) , otteniamo un


termine chiuso t tale che si pu dare una dimostrazione di
t = xA( x, t ) in T. Con una dimostrazione del tutto simile a quella
del primo teorema di di incompletezza di Gdel [V.4.2] si vede allora
che lenunciato xA( x, t ) vero ma non se ne pu dare una
dimostrazione in T. Ma, poich xA( x, t ) vero, per lassunzione su
T questo significa che se ne pu dare una dimostrazione in T.
Contraddizione. Se ne conclude che la funzione prfT non pu essere
aritmetica.
Che la funzione prfT non possa essere aritmetica implica che la
propriet di essere una dimostrazione in T deve essere molto astratta.
Ma, secondo Brouwer, una dimostrazione matematica parte da assiomi
basati sullintuizione e prosegue con una deduzione basata
sullintuizione, perci essa deve essere cos immediata per la mente e
il suo risultato cos chiaro da non richiedere assolutamente alcun
fondamento275. Dunque la propriet di essere una dimostrazione in T
non pu essere molto astratta. Contraddizione.
Se ne conclude che lassunzione di Brouwer, che un enunciato
matematico vero se e solo se si pu darne una dimostrazione,
insostenibile. Crolla cos uno dei capisaldi della concezione della
matematica di Brouwer.
In definitiva, dunque, Brouwer mutu le sue principali idee sulla
matematica da Kant, e il suo unico contributo originale alla filosofia
della matematica che era di natura tecnica: il progetto di sviluppare
una matematica alternativa alla matematica classica si risolse in un
fallimento.
4. Conclusioni sulla filosofia della matematica di ieri
Lanalisi dei programmi di Frege, Hilbert e Brouwer mostra che
laffermazione dellortodossia prevalente, polemica verso la tradizione
filosofica precedente, che Frege abbia prodotto una rivoluzione in
filosofia che ha cambiato laspetto della disciplina, insostenibile. La
tradizione filosofica precedente avr avuto i suoi difetti, ma Frege,
Hilbert e Brouwer non crearono unalternativa ad essa. Al contrario,
presero a prestito da essa le loro principali idee filosofiche, e ci che vi
aggiunsero, che era di natura tecnica, non filosofica, alla fine si
rivelato insostenibile.
275

Heyting 1956, p. 6.

57

III
La filosofia della matematica oggi

1. Due reazioni mancate


1.1. Una reazione matematica mancata
Come abbiamo visto, i risultati di Gdel svolgono un ruolo decisivo nel
mostrare linsostenibilit dei programmi di Frege, Hilbert e Brouwer.
In particolare, il primo teorema di incompletezza di Gdel [V.4.2]
confuta unassunzione che non solo sta alla base di tali programmi ma
condivisa dalla stragrande maggioranza dei matematici, cio che il
metodo della matematica il metodo assiomatico.
Ci si sarebbe potuto aspettare che ci inducesse i matematici ad
abbandonare questa assunzione, ma non stato cos. Presumibilmente
questo dipeso dal fatto che la stragrande maggioranza dei matematici
ritiene che i teoremi di incompletezza di Gdel sono qualcosa che
riguarda solo i programmi fondazionali di Frege, Hilbert e Brouwer, e
non limpresa reale del fare matematica. Ma questa opinione
ingiustificata perch, come si detto, la stragrande maggioranza dei
matematici assume che il metodo della matematica il metodo
assiomatico, perci il primo teorema di incompletezza di Gdel li
riguarda anche loro, e li riguarda in pieno.
1.2. Una reazione filosofica mancata
Ancor pi sorprendente che il primo teorema di incompletezza di
Gdel non abbia indotto molte scuole di filosofia della matematica della
seconda met del Novecento neologicismo, platonismo,
implicazionismo,
strutturalismo,
finzionalismo,
internalismo,
costruttivismo ad abbandonare lassunzione che il metodo della
matematica il metodo assiomatico.
Ci deriva dal fatto che tali scuole sono variazioni su temi di
Frege, Hilbert e Brouwer. In particolare, il neologicismo e il platonismo
sono variazioni su temi di Frege, limplicazionismo, lo strutturalismo, il
finzionalismo e linternalismo su temi di Hilbert, il costruttivismo su
temi di Brouwer. Perci, per tali scuole, abbandonare lassunzione che
il metodo della matematica il metodo assiomatico avrebbe significato
recidere un legame essenziale con la tradizione su cui esse poggiano.

58

vero che per altre scuole di filosofia della matematica della


seconda met del Novecento che non sono variazioni su temi di Frege,
Hilbert e Brouwer congetturalismo, empirismo, cognitivismo
lassunzione che il metodo della matematica il metodo assiomatico
inessenziale. Ma esse offrono unanalisi insufficiente dellesperienza
matematica, e per questo motivo la loro influenza stata limitata.
In questo capitolo esamineremo le concezioni filosofiche della
matematica della seconda met del Novecento e ne mostreremo i limiti.
2. Le concezioni filosofiche della seconda met del Novecento
2.1. Neologicismo
Il neologicismo sostiene che le verit aritmetiche sono analitiche, non
nel senso di Frege [II.1.2], che secondo il neologicismo troppo
restrittivo, ma nel senso che tali verit sono deducibili da proposizioni
analitiche primitive, cio da proposizioni che danno definizioni
contestuali dei concetti che intendono spiegare. Nel caso delle verit
aritmetiche, la proposizione analitica primitiva da cui esse sono
deducibili il principio di Hume (HP). Questo, pur non essendo una
verit logica perch fa intervenire un concetto matematico come
NxF ( x ) , una proposizione analitica primitiva perch d una
definizione contestuale del concetto di numero. La teoria del secondo
ordine il cui unico assioma non logico (HP) coerente, e perci non
va incontro alla difficolt dellideografia di Frege.
Il neologicismo stato sostenuto soprattutto da Wright e Hale.
Secondo Wright (1942) e Hale, il risultato dellaggiunta del
principio di Hume (HP) alla logica del secondo ordine un sistema
coerente che sufficiente come fondamento dellaritmetica, nel senso
che tutte le leggi fondamentali dellaritmetica sono derivabili in esso
come teoremi1. Questo costituisce una giustificazione del logicismo,
in base ad una ragionevole interpretazione di quella tesi2. Infatti, pur
non essendo analitico nel senso di Frege, (HP) analitico in quanto
determina il concetto che esso con ci serve a spiegare3. Cio,
fornisce una definizione contestuale del concetto di numero naturale.
Perci la deducibilit da (HP) dovrebbe bastare per dimostrare
lanaliticit dellaritmetica4. Questa va intesa non nel senso che
laritmetica sia una parte della logica, ma nel senso che essa trascende
la logica solo in quanto fa uso di un principio, cio (HP), il cui lato
1

Hale-Wright 2001, p. 4.
Ivi, pp. 4-5.
3
Ivi, p. 14.
4
Ivi, p. 279.
2

59

destro impiega solo nozioni logiche, perci tale posizione merita


ancora di essere descritto come logicismo5.
Il neologicismo ha un certo numero di difetti che lo rendono
inadeguato.
1. Il neologicismo sostiene che le verit aritmetiche sono analitiche
nel senso che sono deducibili da proposizioni analitiche primitive, e
precisamente da (HP), dunque sono dimostrabili nella teoria del
secondo ordine T il cui unico assioma (HP). Ma questa affermazione
confutata dal primo teorema di incompletezza di Gdel. Supponiamo,
infatti, che tutte le verit aritmetiche siano analitiche nel senso che sono
dimostrabili in T. Poich T ha un unico assioma, banalmente T RE.
Poich tutte le verit aritmetiche sono dimostrabili in T, T
sufficientemente potente in senso esteso [V.7.2]. Inoltre T coerente.
Perci per il primo teorema di incompletezza di Gdel [V.4.2, V.7.2]
esiste un enunciato della forma x ( f ( x ) = 0) , dove f una funzione
ricorsiva primitiva, che vero ma non dimostrabile in T. Poich
x ( f ( x ) = 0) esprime una verit aritmetica, esso fornisce un esempio
di verit aritmetica che non dimostrabile in T. Ma per ipotesi tutte le
verit aritmetiche sono dimostrabili in T. Contraddizione. Se ne
conclude che non tutte le verit aritmetiche sono dimostrabili in T, e
perci che non tutte le verit aritmetiche sono analitiche.
Contro la conclusione che laffermazione che le verit aritmetiche
sono analitiche nel senso che sono dimostrabili in T sia confutata dal
primo teorema di incompletezza di Gdel, si potrebbe avanzare
unobiezione simile a quella di Hale e Wright [II.1.3]. Cio, si potrebbe

obiettare che lenunciato della forma x ( f ( x ) = 0) dato dal primo


teorema di incompletezza di Gdel pu benissimo essere una verit
logica, e quindi essere logicamente valido, pur non essendo
dimostrabile in T perch, per un corollario del teorema di
incompletezza forte della logica del secondo ordine [V.7.6], gli assiomi
logici e le regole di deduzione logica in un linguaggio del secondo
ordine possono non essere abbastanza potenti per dimostrare tale
enunciato in T, cio per dedurlo da (HP). Ma questa obiezione
insostenibile perch, per il neologicismo, una verit aritmetica
analitica se e solo se deducibile da proposizioni analitiche primitive.
Per essere analitico, lenunciato in questione deve quindi essere
deducibile da una proposizione che analitica in quanto fornisce una
definizione contestuale del concetto di numero. Ma, secondo il
neologicismo, la proposizione che fornisce una definizione contestuale
5

Ivi, p. 280.

60

del concetto di numero (HP), e, come abbiamo detto, lenunciato dato


dal primo teorema di incompletezza di Gdel non deducibile da (HP).
2. Il neologicismo sostiene che (HP) fornisce una definizione
contestuale del concetto di numero. Ma (HP) lascia indeterminato se
NxF ( x ) sia un oggetto concreto come Giulio Cesare [II.1.8]. Perci
nulla assicura che, poch (HP) introduce uninfinit di numeri, (HP) in
questo modo non introduca uninfinit di oggetti concreti, mentre la
logica non dovrebbe dire nulla su quali e quanti oggetti concreti
esistono.
3. Il neologicismo considera irrilevante che in (HP) occorra un
concetto matematico come NxF ( x ) , che non eliminabile perch,
come abbiamo visto, (HP) permette di eliminarlo solo da contesti della
forma NxF ( x ) = NxG ( x ) . Ma nei principi logici non dovrebbero
comparire concetti matematici non eliminabili.
4. Il neologicismo considera (HP) come analitico perch fornisce
una definizione contestuale del concetto di numero. Ma allora si
dovrebbe considerare analitico, ad esempio, anche il principio di
inerzia, Ogni corpo persiste nel proprio stato di quiete o di moto
rettilineo uniforme fin quando lazione di una forza non alteri questo
stato, perch fornisce una definizione contestuale del concetto di
forza. Ma questo senso dellanaliticit toglie ogni pregnanza filosofica
allaffermazione che le verit aritmetiche sono analitiche, perch in
base ad esso anche le leggi fisiche sarebbero analitiche.
5. Il neologicismo assume che la teoria del secondo ordine T il cui
unico assioma (HP) coerente. Lo fa appellandosi al risultato di
Boolos secondo cui laritmetica di Peano del secondo ordine PA 2
coerente se e solo se T coerente 6. Ma cos esso d per scontato che
PA 2 sia coerente. Ora, lo stesso Boolos osserva che (non nevrotico
pensare che) noi non sappiamo se PA 2 coerente. Sappiamo
davvero che un Russell altamente efficiente del ventitreesimo secolo
non far a noi quello che Russell ha fatto a Frege?7. Del resto, T
soddisfa le condizioni del secondo teorema di incompletezza di Gdel
[V.4.4, V.4.9], perci per tale teorema lenunciato ConT che esprime
canonicamente la coerenza di T non dimostrabile in T, quindi a
maggior ragione non dimostrabile con alcun metodo assolutamente
certo. Dunque non vi alcuna certezza che T sia coerente.
6. Il neologicismo non riesce ad andare oltre laritmetica dei
numeri naturali. vero che Hale ha cercato di estenderlo allanalisi
6
7

V. Boolos 1998, pp. 190-196.


Ivi, p. 313.

61

matematica, introducendo i numeri reali per astrazione come rapporti


definiti su un dominio completo ordinato di quantit, dove le quantit,
come la lunghezza o la massa, sono ottenute per astrazione da
opportune relazioni di equivalenza sugli oggetti concreti di cui essi
sono le lunghezze, le masse, ecc.8. Cos facendo Hale si richiama
allidea di Frege che lapplicazione dei reali come misure di quantit
essenziale per la loro stessa natura, e perci dovrebbe essere incorporata
in una loro definizione adeguata9. Ma, come osserva Batitsky, questo
modo di introdurre i numeri reali fa assunzioni che sono del tutto
superflue per spiegare le applicazioni di misure di reali10. Inoltre
implica che la natura delle quantit non pu essere completamente
compresa in totale indipendenza dai fatti del mondo fisico, perch
assume che le quantit siano astrazioni di relazioni e operazioni fisiche
su oggetti concreti11. Infatti, nella formulazione di Hale, la lunghezza e
la massa hanno esattamente la stessa struttura logica, ma Hale certo
non vorrebbe dire che queste due quantit sono identiche o anche che
sono intercambiabili in ogni applicazione12. Ora, la ragione per cui
esse non sono identiche n intercambiabili (nonostante il fatto che
abbiano strutture logiche identiche) pu trovarsi solo nel mondo fisico;
per esempio, se x un oggetto concreto, le relazioni di equivalenza
fisica lungo come x e pesante come x non determinano classi di
equivalenza di oggetti concreti identiche tra loro. (Si pensi a due sbarre
della stessa lunghezza, una delle quali di alluminio mentre laltra di
piombo)13. Perci il tentativo di Hale inadeguato.
Che il neologicismo non riesca ad andare oltre laritmetica dei
numeri naturali mostra che esso scambia per filosofia di tutta la
matematica una filosofia che potrebbe valere tuttal pi per laritmetica
dei numeri naturali, e che, come abbiamo visto, non vale neppure per
quella.
2.2. Platonismo
Il platonismo sostiene che gli oggetti matematici sono gli insiemi. Essi
sono dati dalla cosiddetta gerarchia cumulativa, che definita da: (i)
V0 = ; (ii) V +1 = P (V ) per ogni ordinale , dove P (V ) la

Hale-Wright 2001, p. 409.


Ivi, p. 403.
10
Batitsky 2002, p. 297.
11
Ivi, p. 301.
12
Ibid.
13
Ibid.
9

62

collezione di tutti i sottoinsiemi di V ; (iii) V = V per ogni


<

ordinale limite . Tale gerarchia si dice cumulativa perch, se ,

allora V V . Infatti V0 = , V1 = {} , V2 = {{}} , ... .

Gli insiemi formano una realt non sensibile, che esiste


indipendentemente dagli atti della mente umana ed solo percepita da
questultima. Nondimeno, noi abbiamo una sorta di percezione anche
degli insiemi attraverso lintuizione, la quale sufficientemente chiara
da produrre gli assiomi della teoria degli insiemi e una serie aperta di
loro estensioni. Attraverso lintuizione gli insiemi vengono conosciuti
con precisione, e le leggi generali relative ad essi possono essere
riconosciute con certezza deducendole dagli assiomi.
Lintuizione, per, non ci d una conoscenza immediata degli
insiemi ma questa presuppone il concetto di insieme, che svolge un
ruolo strettamente connesso con quello delle categorie dellintelletto
puro di Kant. Infatti, la funzione di entrambi la sintesi, cio la
generazione di unit a partire da molteplicit. Tuttavia, per avere
conoscenza degli insiemi, tale concetto deve essere rappresentato
nellintuizione. Una rappresentazione del concetto di insieme
nellintuizione possibile perch noi possiamo estendere la nostra
conoscenza di tale concetto concentrandoci pi attentamente su di esso.
Inoltre, la verit degli assiomi della teoria degli insiemi pu essere
colta non solo attraverso lintuizione ma anche, sebbene solo
probabilisticamente, considerando le conseguenze verificabili degli
assiomi.
Il platonismo stato sostenuto soprattutto da Gdel, ma ha avuto
anche molti altri sostenitori, da Hermite a Penrose.
Secondo Gdel (1906-1978), gli oggetti matematici formano una
realt non sensibile, che esiste indipendentemente dagli atti e dalle
disposizioni della mente umana, e viene soltanto percepita, e
probabilmente percepita molto incompletamente, dalla mente umana14.
Ma, nonostante la loro lontananza dallesperienza sensoriale, noi
abbiamo qualcosa come una percezione anche degli oggetti della teoria
degli insiemi che ci data dalla intuizione matematica, la quale
sufficientemente chiara da produrre gli assiomi della teoria degli
insiemi e una serie aperta di loro estensioni15. Attraverso essa gli
oggetti matematici sono conosciuti con precisione, e le leggi generali

14
15

Gdel 1986-2002, III, p. 323.


Ivi, II, p. 268.

63

possono essere riconosciute con certezza, cio, mediante linferenza


deduttiva16.
Lintuizione, per, non ci d una conoscenza immediata degli
oggetti considerati, ma noi formiamo le nostre idee degli oggetti
matematici in base a qualcosaltro che dato immediatamente17.
Questo qualcosaltro il concetto di insieme. C uno stretto rapporto
tra il concetto di insieme e le categorie dellintelletto puro nel senso
di Kant, in quanto la funzione di entrambi la sintesi, cio la
generazione di unit a partire da molteplicit (per esempio, in Kant
lidea di un oggetto a partire dai suoi vari aspetti)18.
Ma, per avere conoscenza degli insiemi, il concetto di insieme
deve essere rappresentato nellintuizione. Ci possibile perch noi
possiamo estendere la nostra conoscenza di questi concetti astratti,
cio rendere precisi tali concetti e afferrare in modo comprensivo e
sicuro le relazioni fondamentali che sussistono tra essi, cio gli assiomi
che valgono per essi, semplicemente coltivando (approfondendo) la
conoscenza dei concetti astratti19. Il procedimento consister nel
concentrarci pi attentamente sui concetti considerati, dirigendo la
nostra attenzione in un certo modo, cio, sui nostri atti nellusare questi
concetti, sul nostro potere di effettuare i nostri atti, ecc.20. Questo
produrr in noi un nuovo stato di coscienza, in cui descriviamo in
dettaglio i concetti basilari che noi usiamo nel nostro pensiero, o
afferriamo altri concetti basilari finora sconosciuti a noi21. Cos
otterremo un afferrare intuitivo di sempre nuovi assiomi che sono
logicamente indipendenti da quelli precedenti22.
Tuttavia, per ogni assioma della teoria degli insiemi, una
decisione probabile circa la sua verit possibile anche in un altro
modo, cio induttivamente, studiandone il successo, dove per
successo si intende la fruttuosit rispetto alle conseguenze, in
particolare alle conseguenze verificabili23. Dunque, oltre
allintuizione matematica, esiste un altro criterio (sebbene soltanto
probabile) per la verit degli assiomi matematici, cio la loro fruttuosit
nella matematica e, si pu aggiungere, possibilmente anche nella

16

Ivi, III, p. 312, nota 18.


Ivi, II, p. 268.
18
Ivi, II, p. 268, nota 40.
19
Ivi, III, p. 383.
20
Ibid.
21
Ibid.
22
Ivi, III, p. 385.
23
Ivi, II, p. 261.
17

64

fisica24. Il caso pi semplice di applicazione del criterio in questione


si ha quando qualche assioma della teoria degli insiemi ha conseguenze
della teoria dei numeri verificabili mediante un computo fino ad un
intero qualsiasi dato25.
Il platonismo ha un certo numero di difetti che lo rendono
inadeguato.
1. Il platonismo sostiene che noi abbiamo una sorta di percezione
degli insiemi che data dallintuizione. Ma questo va incontro alla
difficolt che, come nella percezione sensibile gli oggetti esercitano
unazione causale su di noi, cos nellintuizione gli oggetti dovrebbero
esercitare unazione causale su di noi.
Per esempio, Kant afferma che, la sensazione leffetto di un
oggetto sulla capacit rappresentativa, in quanto noi ne veniamo
affetti26. Nello stesso modo lintuizione si riscontra solo quando
loggetto dato; il che a sua volta possibile, per noi uomini almeno,
solo se loggetto agisce, in qualche modo sul nostro animo27.
Ma, mentre nella sensazione gli oggetti fisici esercitano unazione
causale su di noi attraverso i nostri organi sensoriali, come potrebbero
gli insiemi esercitare unazione causale su di noi nellintuizione?
Wang ci informa che, in conversazioni con lui, Gdel avanz
lipotesi che sia necessario qualche organo fisico per rendere possibile
trattare impressioni astratte (in quanto contrapposte alle impressioni dei
sensi), dal momento che noi abbiamo una certa debolezza nel trattare le
impressioni astratte, a cui si rimedia vedendole a confronto con le, o in
occasione delle, impressioni dei sensi. Tale organo sensoriale deve
essere strettamente connesso col centro nervoso del linguaggio28. Ma
dellesistenza di un organo sensoriale fisico capace di percepire gli
oggetti della teoria degli insiemi non vi alcuna prova.
2. Il platonismo sostiene che lintuizione sufficientemente chiara
da produrre gli assiomi della teoria degli insiemi e una serie aperta di
loro estensioni. Ma, almeno a partire da Kant, lintuizione stata
concepita come singolare.
Cos Kant afferma che lintuizione una rappresentazione
singolare, e perci differisce dal concetto, che una rappresentazione
generale ovvero una rappresentazione di ci che comune a pi oggetti,

24

Ivi, II, p. 269.


Ibid.
26
Kant 1900, III, p. 50 (B 34).
27
Ivi, III, p. 49 (B 33).
28
Wang 1996, p. 233.
25

65

quindi una rappresentazione in quanto pu essere contenuta in diverse


altre29.
Come pu allora lintuizione, che una rappresentazione
singolare, farci conoscere gli assiomi della teoria degli insiemi, che
sono generali?
3. Il platonismo sostiene che, attraverso lintuizione, gli insiemi
sono conosciuti con precisione, e le leggi generali relative ad essi
possono essere riconosciute con certezza deducendole dagli assiomi.
Ma questo contraddetto dal fatto che la verit di nessun insieme di
assiomi per la teoria degli insiemi pu essere riconosciuta con certezza,
e perci a maggior ragione le leggi generali relative agli insiemi non
possono essere riconosciute con certezza deducendole dagli assiomi.
Infatti, per il secondo teorema di incompletezza di Gdel [V.4.4, V.4.9],
se la teoria degli insiemi T RE e coerente, lenunciato ConT che
esprime canonicamente la coerenza di T non dimostrabile in T. Ma
allora, o (i) noi non siamo in grado di riconoscere con certezza la
coerenza di T, e quindi neppure la verit degli assiomi di T, per cui T
ingiustificata; oppure (ii) noi siamo in grado riconoscere con certezza la
verit degli assiomi di T, e quindi la coerenza di T, ma ConT non
dimostrabile in T, e allora T inadeguata perch non consente di
dedurre neppure una semplice verit aritmetica come ConT .
4. Il platonismo sostiene che lintuizione non ci d una conoscenza
immediata degli insiemi ma tale conoscenza presuppone il concetto di
insieme, che svolge un ruolo strettamente connesso con quello delle
categorie dellintelletto puro di Kant perch la funzione di entrambi la
sintesi, cio la generazione di unit a partire da molteplicit, sebbene
per avere conoscenza degli insiemi tale concetto debba essere
rappresentato nellintuizione. Ci a cui il platonismo si riferisce qui il
fatto che, secondo Kant, solo per mezzo delle categorie diviene in
generale possibile pensare un qualunque oggetto dellesperienza30.
Nello stesso modo, secondo il platonismo, solo per mezzo del concetto
di insieme diviene in generale possibile pensare un qualunque insieme.
E, secondo Kant, le funzioni del comporre (della sintesi) vengono
prima, ma non hanno ancora alcun oggetto; lo ricevono mediante lo
schematizzare, cio mediante intuizioni a priori alle quali possono
essere applicate. Questo produce la conoscenza delle cose come
fenomeni31. Nello stesso modo, secondo il platonismo, la funzione del
29

Kant 1900, IX, p. 91 e nota.


Ivi, III, p. 105 (B 126).
31
Ivi, XIII, p. 468.
30

66

comporre (della sintesi) oggetti in un insieme, ossia il concetto di


insieme, viene prima, ma non ha ancora alcun oggetto; lo riceve
attraverso lo schematizzare, cio mediante intuizioni a priori alle quali
tale concetto pu essere applicato, e questo produce la conoscenza degli
insiemi.
Ma, nel caso di Kant, schematizzare un concetto matematico, per
esempio quello di triangolo, consiste nel rappresentare loggetto che
corrisponde a questo concetto o per mezzo della semplice
immaginazione, nellintuizione pura, o, basandomi su questa, anche
sulla carta, nellintuizione empirica32. Perci, che cosa sia una
rappresentazione nellintuizione del concetto di triangolo abbastanza
chiaro. Invece, nel caso del platonismo, che cosa potrebbe essere una
rappresentazione nellintuizione del concetto di insieme dato dalla
gerarchia cumulativa del tutto oscuro.
5. Il platonismo sostiene che una rappresentazione del concetto di
insieme nellintuizione possibile perch noi possiamo estendere la
nostra conoscenza di tale concetto, concentrandoci pi attentamente su
di esso. Ma questo insostenibile. Infatti, supponiamo che noi
riusciamo a riconoscere con certezza la verit degli assiomi della teoria
degli insiemi T, e perci la loro coerenza [V.1.5], attraverso
unintuizione ottenuta attraverso la procedura del concentrarsi pi
attentamente sul concetto di insieme, diciamo . Allora, supponendo
che T sia RE, per il primo teorema di incompletezza di Gdel [V.4.2,
V.4.9] esiste un enunciato A che vero rispetto a ma non
dimostrabile in T. Perci la teoria T ' = T + A coerente [V.1.4], e
quindi, per il teorema dellesistenza di un modello [V.1.5], ha un
modello, diciamo ' . Allora A vero rispetto a ' , per cui A falso
rispetto a ' . Pertanto e ' sono entrambi modelli di T, e perci
sono entrambi concetti di insieme, ma A vero rispetto a e falso
rispetto a ' . Per il teorema dellisomorfismo [V.1.6] allora e '
non possono essere isomorfi, dunque e ' sono concetti di insieme
essenzialmente differenti.
Ora se, come ci chiede di fare Gdel, ci concentriamo pi
attentamente sul modo in cui abbiamo ottenuto ' , possiamo
rappresentare nellintuizione il concetto di insieme ' . Abbiamo allora
due intuizioni differenti, una delle quali ci assicura che il genuino
concetto di insieme , mentre laltra ci assicura che il genuino
concetto di insieme ' . Poich e ' non sono isomorfi, e dunque
sono concetti di insieme essenzialmente differenti, questo fa nascere il
problema: quale di e ' il genuino concetto di insieme? La
32

Ivi, III, p. 469.

67

procedura del concentrarci pi attentamente sul concetto di insieme non


d una risposta a tale domanda.
6. Il platonismo sostiene che la verit degli assiomi della teoria
degli insiemi pu essere colta non solo attraverso lintuizione ma anche,
sebbene solo probabilisticamente, considerando le conseguenze
verificabili degli assiomi. Ma, come riconosce lo stesso Gdel, il
criterio della fruttuosit rispetto alle conseguenze non pu ancora
essere applicato agli assiomi specificamente insiemistici (quali quelli
relativi a grandi numeri cardinali), perch si sa molto poco sulle loro
conseguenze in altri campi33. In particolare, per quanto riguarda la
fruttuosit rispetto alle conseguenze verificabili, in base a quanto si sa
oggi, non possibile rendere ragionevolmente probabile in questo
modo la verit di alcun assioma della teoria degli insiemi34.
Inoltre, il fatto che un insieme di assiomi abbia conseguenze
verificabili la cui verit pu quindi essere accertata concretamente,
per esempio mediante un computo fino ad un numero intero qualsiasi
dato non ne garantisce neppure probabilisticamente la verit, perch
da assiomi falsi si possono dedurre teoremi veri. Potrebbe darsi, perci,
che le conseguenze degli assiomi trovate finora siano tutte vere ma che
gli assiomi siano falsi.
Come sottolinea Kant, inferire la verit di una conoscenza dalla
verit delle sue conseguenze sarebbe ammissibile solo se tutte le sue
possibili conseguenze sono vere, ma questa una procedura non
fattibile, perch discernere tutte le possibili conseguenze di una
proposizione accettata supera le nostre capacit35.
Una conferma di ci data dal fatto che, per la non aritmeticit
delle conseguenze logiche di PA 2 [V.7.7], linsieme dei numeri di
Gdel degli enunciati che sono conseguenze logiche degli assiomi non
logici di PA 2 non ricorsivamente enumerabile. Non esiste dunque
alcuna procedura algoritmica, e perci a maggior ragione nessuna
procedura fattibile, che permetta di enumerare tutte le conseguenze
degli assiomi di PA 2 . Quindi, come afferma Kant, inferire la verit
degli assiomi matematici dalla verit delle loro conseguenze una
procedura non fattibile, perch discernere tutte le possibili conseguenze
degli assiomi supera le nostre capacit.
2.3. Implicazionismo
Limplicazionismo sostiene che la matematica consiste nel trarre
33

Gdel 1986-2002, II, p. 269


Ibid.
35
Kant 1900, III, p. 514 (B 818).
34

68

conseguenze logiche da assiomi scelti arbitrariamente. Essa consta di


tutte le asserzioni della forma A B tali che B una conseguenza
logica di A, dove A un insieme, o una congiunzione, di assiomi e B
unasserzione, la conclusione. Gli assiomi A sono scelti arbitrariamente.
Non si richiede che esistano enti di cui essi sono veri, e neppure che
essi siano coerenti. Che possano risultare incoerenti un rischio che
dobbiamo correre senza prendere particolari precauzioni. Dopo tutto,
noi dobbiamo continuamente affrontare rischi ben pi gravi nella vita e
nella scienza 36.
Limplicazionismo stato sostenuto nella seconda met del
Novecento da Putnam, ma si basa su idee di Russell.
Secondo Putnam (1926), si pu considerare compito essenziale
del matematico puro far derivare conseguenze logiche da insiemi di
assiomi37. Cio, compito del matematico puro dimostrare che, se
esiste una struttura che soddisfa certi assiomi (per esempio, gli assiomi
della teoria dei gruppi), allora quella struttura soddisfa certe altre
asserzioni (alcuni teoremi della teoria dei gruppi o altri)38. Non si
richiede di sapere che esista una struttura che soddisfa gli assiomi. Gli
assiomi potrebbero un giorno rivelarsi incoerenti. E con ci? Questa
la situazione; e noi dobbiamo costantemente affrontare rischi ben pi
gravi nella vita e nella scienza39.
Limplicazionismo ha un certo numero di difetti che lo rendono
inadeguato.
1. Limplicazionismo sostiene che la matematica consiste nel trarre
conseguenze logiche da assiomi scelti arbitrariamente. Ma ci
contraddetto dal fatto che molte parti della matematica, come la teoria
dei numeri o la teoria delle equazioni differenziali parziali, non
consistono in questo.
2. La nozione di conseguenza logica a cui si riferisce
limplicazionismo definita in termini del concetto di insieme, perci
presuppone la teoria degli insiemi. Ma, secondo limplicazionismo, la
teoria degli insiemi consta di tutte le asserzioni della forma A B tali
che B una conseguenza logica di A. Poich la nozione di conseguenza
logica definita in termini del concetto di insieme, questo implica che
la teoria degli insiemi presuppone la nozione di insieme. Ma da che
cosa data tale nozione? Limplicazionismo non sa dare una risposta.
36

Implicazionismo il nome dato originariamente a tale concezione


da Menger 1979, p. 57. Essa anche denominata se-allorismo [ifthenism] da Putnam 1975, p. 20.
37
Putnam 1975, p. 41.
38
Ivi, p. 20.
39
Ivi, p. 34.

69

3. Limplicazionismo non sa spiegare perch, tra gli infiniti


insiemi di assiomi possibili, se ne scelgano alcuni piuttosto di altri. Per
esso, infatti, ogni scelta degli assiomi arbitraria, perci esso non in
grado di offrire alcun criterio per la scelta degli assiomi.
4. Limplicazionismo sostiene che il fatto che gli assiomi
potrebbero rivelarsi incoerenti un rischio che dobbiamo correre senza
prendere particolari precauzioni. Ma, salvo pochi sconsiderati, i pi non
affrontano i rischi della vita e della scienza senza prendere precauzioni.
Secondo limplicazionismo, un matematico dovrebbe scegliere in modo
arbitrario degli assiomi e trarre conseguenze logiche da essi, solo per
scoprire alla fine della propria vita di averla sprecata impegnandosi in
unattivit insensata, perch gli assiomi erano incoerenti e tutti i teoremi
che egli ha cos faticosamente dimostrato sono assurdi. Ma nessun
matematico accetterebbe programmaticamente di sprecare la propria
vita in questo modo.
5. Limplicazionismo trascura che il fatto che gli assiomi
potrebbero risultare incoerenti contraddice la sua assunzione che la
matematica consti di asserzioni della forma A B tali che B una
conseguenza logica di A. Infatti, se gli assiomi A fossero incoerenti,
esisterebbero asserzioni C tali che sia C sia C sarebbero una
conseguenza logica di A, perci sia A C sia A C farebbero
parte della matematica, e quindi anche A A . Ma questo
impossibile perch A non una conseguenza logica di A e, per
limplicazionismo, della matematica fanno parte solo le asserzioni della
forma A B tali che B una conseguenza logica di A. Per assicurarsi
che non si presenti una situazione del genere si dovrebbe dimostrare che
gli assiomi A sono coerenti, dunque che lasserzione Con A che esprime
canonicamente la coerenza di A una conseguenza logica di un certo
insieme di assiomi D. Ma il problema si riproporrebbe per D, e cos via
allinfinito. E il rimando allinfinito non pu essere evitato a causa del
secondo teorema di incompletezza di Gdel [V.4.4, V.4.9].
6. Limplicazionismo non sa spiegare perch, tra le infinite
conseguenze logiche degli assiomi adottati, si scelga di trarne alcune
piuttosto di altre. Per esempio, se A B appartiene alla matematica,
ad essa apparterr anche A (C B ) per unasserzione qualsiasi C.
Ma nessun matematico, dopo aver dedotto dagli assiomi della
geometria di Hilbert il teorema di Pitagora PT, ne trarrerrebe come
ulteriore conseguenza logica 0 = 0 PT . E limplicazionismo non
in grado di spiegare perch non dovrebbe farlo, dal momento che non
fornisce alcun criterio su quali conseguenze logiche trarre e quali no.
2.4. Strutturalismo

70

Lo strutturalismo sostiene che la matematica lo studio deduttivo delle


strutture. Una struttura ci che si ottiene da una collezione di oggetti
considerando solo le relazioni tra gli oggetti, quindi ignorando ogni loro
carattere che non incida sul modo in cui essi stanno in relazione con gli
altri oggetti. Uno studio deduttivo delle strutture consiste nel formulare
assiomi per una struttura e nel dedurre conseguenze logiche da essi.
Lo strutturalismo stato sostenuto negli ultimi decenni del
Novecento soprattutto da Shapiro e, in una forma un po differente, da
Resnik, ma si basa su idee di Bourbaki e in parte gi di Dedekind.
Secondo Shapiro, la matematica lo studio delle strutture40. Una
struttura pu essere definita come la forma astratta di un sistema, che
evidenzia le interrelazioni tra gli oggetti e ignora ogni loro carattere che
non incida su come essi stanno in relazione con altri oggetti nel
sistema41. Per esempio, nel caso della struttura dei numeri naturali,
lunica cosa che importa sui numeri naturali la relazione in cui
stanno luno con laltro42. Una struttura si ottiene attraverso un
processo di astrazione. Si osservano parecchi sistemi con quella
struttura, e si focalizza lattenzione sulle relazioni tra gli oggetti,
ignorando quei caratteri degli oggetti che non sono rilevanti per tali
relazioni43. Pi precisamente, la matematica (pura) lo studio
deduttivo delle strutture in quanto tale44.
Lo strutturalismo ha un certo numero di difetti che lo rendono
inadeguato.
1. Lo strutturalismo afferma che la matematica lo studio
deduttivo delle strutture. Ma questo in contrasto col fatto che il lavoro
in vari campi della matematica, come quelli della teoria dei numeri e
della teoria delle equazioni differenziali parziali, non consiste nel
formulare assiomi per una struttura e dedurre conseguenze logiche da
essi. Per esempio, non di questo tipo il lavoro riguardante questioni
come la distribuzione dei numeri primi o la trascendenza di o di e .
2. Lo strutturalismo scambia per reale natura della matematica
quella che solo una caratteristica del tipo di matematica che stata
fatta da una certa scuola, la scuola di Gttingen, la quale, attraverso
lopera di Van der Waerden, Moderne Algebra, influenz anche
Bourbaki. Per la sua astrattezza e mancanza di contatto con la realt,
negli ultimi decenni questo tipo di matematica ha attraversato una crisi

40

Shapiro 2000, p. 257.


Ivi, p. 259.
42
Shapiro 2004, p. 32.
43
Shapiro 2000, p. 259.
44
Ibid.
41

71

profonda, tanto che il 28 Aprile 1998 il quotidiano francese Liberation


pubblic un articolo dal titolo Bourbaki morto, QED.
3. Lo strutturalismo ha avuto effetti negativi sullo sviluppo della
matematica, perch ha portato a trascurare intere sue parti e a
considerarla come unattivit autoreferenziale, separata dalla realt
fisica. Addirittura Dieudonn, uno dei pi significativi rappresentanti
del Bourbaki, rivendica che, tra tutti i sorprendenti progressi della
matematica recente, neppure uno, con la possibile eccezione della
teoria della distribuzione, ha avuto nulla a che fare con le applicazioni
fisiche: e persino nella teoria delle equazioni differenziali parziali,
laccento viene posto oggi molto di pi su problemi strutturali interni
che su questioni aventi un significato fisico diretto45.
4. Lo strutturalismo incapace di dare un concetto di struttura
primitivo, non definito in termini di quello di insieme.
Shapiro definisce una struttura come ci che si ottiene per
astrazione da pi sistemi considerando le relazioni tra gli oggetti che
essi hanno in comune, dove un sistema un insieme di oggetti con certe
relazioni tra loro. Dunque definisce il concetto di struttura in termini di
quello di insieme.
Lo stesso fa Bourbaki, il quale afferma che, esaminando linsieme
dei numeri reali con laddizione, linsieme dei numeri interi con la
moltiplicazione modulo un numero primo, e linsieme delle traslazioni
nello spazio euclideo tridimensionale con la composizione delle
traslazioni, si vede che in essi a due elementi dellinsieme si fa
corrispondere un terzo elemento ben determinato, ed esaminando le
propriet di questa operazione in ciascuno di essi, si constata che
esse presentano un notevole parallelismo, e unanalisi porta a
disimpegnare un piccolo numero di esse, cio lassociativit,
lesistenza di un elemento neutro e lesistenza di un elemento inverso, e
a constatare che tutte le altre propriet delloperazione in questione
sono conseguenze delle tre precedenti46. Una struttura di gruppo
allora un insieme su cui definita unoperazione che soddisfa le tre
propriet precedenti; tali tre propriet si dicono gli assiomi delle
strutture di gruppo, e derivarne le conseguenza fare la teoria
assiomatica dei gruppi47.
Ma se si definisce il concetto di struttura in termini di quello di
insieme, allora il concetto di insieme primitivo e quello di struttura
definito. Dunque la matematica non lo studio delle strutture bens lo
45

Dieudonn 1964, p. 248.


Bourbaki 1962, pp. 38-39.
47
Ivi, p. 40.
46

72

studio delle relazioni che gli oggetti appartenenti a certi insiemi hanno
in comune.
Per evitare questa difficolt Shapiro formula una teoria
assiomatica delle strutture che dovrebbe essere indipendente dalla teoria
degli insiemi. Ma essa del tutto simile alla teoria degli insiemi, e non
chiarisce alcuna questione n risolve alcun problema lasciato aperto da
questultima. Lo stesso Shapiro ammette che la gerarchia degli insiemi
e il regno delle strutture sono poco pi che varianti notazionali luno
dellaltra48. Perci tutto ci che pu essere detto di uno dei due
ambiti pu essere trasferito allaltro49. Ma allora il concetto di
struttura non indipendente da quello di insieme.
5. Lo strutturalismo incapace di dire sotto quali condizioni una
struttura esiste.
Secondo lo strutturalismo, la matematica lo studio deduttivo
delle strutture in quanto consiste nel formulare assiomi per una struttura
e nel dedurne le conseguenze logiche. Ma sotto quali condizione gli
assiomi sono non vuoti, cio esiste una struttura che li soddisfa? Per
Shapiro, la condizione che gli assiomi siano un gruppo di enunciati
coerente50.
Ma Shapiro non pu intendere coerente nel senso della nozione
sintattica di coerenza (Dagli assiomi non sono deducibili
contraddizioni). Infatti, una deduzione una successione di stringhe di
simboli, e la struttura delle stringhe di simboli isomorfa alla struttura
dei numeri naturali, perci la coerenza nel senso della nozione sintattica
di coerenza un fatto relativo alla struttura dei numeri naturali. Ma
allora, dire che la struttura dei numeri naturali esiste sotto la condizione
che dagli assiomi dellaritmetica di Peano del secondo ordine PA 2 non
siano deducibili contraddizioni, equivarrebbe a dire che la struttura dei
numeri naturali esiste sotto la condizione che la struttura dei numeri
naturali esista, il che darebbe luogo ad un circolo.
N Shapiro pu intendere coerente nel senso della nozione
semantica di coerenza (Gli assiomi hanno un modello). Infatti, dire
che una struttura che soddisfa gli assiomi esiste sotto la condizione che
gli assiomi siano coerenti nel senso della nozione semantica di
coerenza, equivarrebbe a dire che una struttura che soddisfa gli assiomi
esiste sotto la condizione che una struttura che soddisfa gli assiomi
esista, il che di nuovo darebbe luogo ad un circolo.

48

Shapiro 2004, p. 20.


Shapiro 1997, p. 370.
50
Shapiro 2000, p. 286.
49

73

Shapiro afferma che questo circolo pu non essere vizioso, e


forse possiamo convivere con esso51. Infatti, nella matematica la teoria
degli insiemi la corte di appello finale per le questioni di esistenza. I
dubbi sul fatto se un certo tipo di oggetto matematico esista vengono
risolti mostrando che gli oggetti di questo tipo possono essere trovati o
modellati nella gerarchia degli insiemi, e questa cos grande che
pressoch qualsiasi struttura pu essere modellata o esemplificata in
essa52. Ci in armonia con lo strutturalismo, secondo cui
modellare una struttura significa trovare un sistema che la
esemplifica. Se una struttura esemplificata da un sistema, allora
sicuramente lassiomatizzazione coerente e la struttura possibile, e
quindi per lo strutturalista essa esiste53. Dunque, secondo Shapiro,
una struttura che soddisfa gli assiomi esiste sotto la condizione che essa
possa essere modellata nella gerarchia degli insiemi, e quindi che la sua
esistenza possa essere dimostrata nella teoria degli insiemi.
Ma questo fa nascere il problema: che cosa ci fa pensare che la
teoria degli insiemi sia coerente? Secondo Shapiro, anche se non
possiamo giustificare la coerenza della teoria degli insiemi
modellandola nella gerarchia degli insiemi perch il circolo sarebbe
troppo sfacciato, nondimeno la coerenza della teoria degli insiemi
presupposta da molta dellattivit fondazionale della matematica
contemporanea. A ragione o a torto, la matematica presuppone che la
soddisfacibilit (nella gerarchia degli insiemi) sia sufficiente per
lesistenza, e gli strutturalisti accettano questo presupposto e ne
fanno uso come chiunque altro, e non sono in una posizione migliore (e
neppure peggiore) per giustificarlo54.
Ma largomento di Shapiro che dobbiamo accettare la coerenza
della teoria degli insiemi in quanto presupposta da molta dellattivit
fondazionale della matematica contemporanea simile allargomento
che noi dobbiamo accettare lesistenza di Dio perch presupposta
dallesistenza del mondo, ed altrettanto infondato perch comporta un
circolo.
6. Lo strutturalismo incapace di specificare ununica struttura
come loggetto dellaritmetica.
Secondo lo strutturalismo, bisogna distinguere tra due tipi di
teorie, quelle come laritmetica, la teoria degli insiemi o la geometria

51

Ivi, p. 288.
Ibid.
53
Ibid.
54
Ivi, pp. 288-289.
52

74

euclidea, che hanno per oggetto ununica struttura, e quelle come la


teoria dei gruppi, che non hanno per oggetto ununica struttura.
Per esempio, Bourbaki afferma che bisogna distinguere tra le
teorie univalenti, cio tali che il sistema globale dei loro assiomi le
determina completamente, come le assiomatizzazioni dellaritmetica
di Dedekind e Peano, della geometria euclidea di Hilbert, e le teorie
non univalenti, cio tali che il sistema globale dei loro assiomi non le
determina completamente, come la teoria dei gruppi55.
Specificamente, laffermazione che laritmetica abbia come
oggetto ununica struttura si basa sul fatto che laritmetica di Peano del
secondo ordine PA 2 categorica perch, per il teorema di categoricit
di PA 2 [V.7.4], tutti i modelli di PA 2 sono isomorfi a N 2 , e quindi
sono isomorfi tra loro. Ma questo non giustifica tale affermazione.
Infatti, innanzitutto PA 2 ha modelli non standard, cio modelli
deboli non isomorfi a N 2 [V.7.9].
In secondo luogo, PA 2 categorica solo relativamente ad un dato
modello della teoria degli insiemi. Cio, non tutti i modelli di PA 2
sono isomorfi, ma solo quelli appartenenti ad uno stesso modello della
teoria degli insiemi. Infatti, per dimostrare che tutti i modelli di PA 2
2

sono isomorfi a N 2 , dato un modello qualsiasi M di PA si definisce


induttivamente una funzione h e si dimostra che h un isomorfismo di
N 2 su M. Per dimostrarlo si fa uso del fatto che lassioma di induzione
del secondo ordine di PA 2 vero in M [V.7.4]. Dunque si assume che
tale assioma sia vero quando il dominio delle relazioni unarie di M
P ( ` ) , linsieme di tutti i sottoinsiemi di ` . Ma linsieme P ( ` ) in un
dato modello della teoria degli insiemi diverso dallinsieme P ( ` ) in
un altro modello della teoria degli insiemi. Questo implica che non tutti
i modelli di PA

sono isomorfi, ma solo quelli appartenenti ad uno


2

stesso modello della teoria degli insiemi, dunque PA categorica solo


relativamente ad un dato modello della teoria degli insiemi.
In terzo luogo, modelli isomorfi tra loro non sono realmente la
stessa struttura. Secondo Shapiro, poich modelli isomorfi sono
equivalenti,
le
propriet
rilevanti
di
ogni
modello
dellassiomatizzazione sono le stesse, e perci, in un certo senso, ogni
modello va altrettanto bene di qualsiasi altro. Possiamo studiare la
struttura studiando una sua esemplificazione56. Dunque, tutto ci che
55
56

Bourbaki 1962, p. 45.


Shapiro 2004, p. 32.

75

possiamo sapere sulla struttura dei numeri naturali, possiamo saperlo


considerando una qualsiasi sua esemplificazione.
Ora, la definizione dei numeri naturali di Zermelo, che identifica i
numeri naturali 0,
1, 2,
3,
con
gli insiemi
, {}, {{}}, {{}} , , e la definizione di von Neumann, che li

identifica con gli insiemi , {}, {, {}}, , {}, {, {}} , ,


forniscono due differenti esemplificazioni della struttura dei numeri
naturali. Perci, in base a quanto afferma Shapiro, tutto ci che
possiamo sapere sulla struttura dei numeri naturali considerando una di
queste due esemplificazioni possiamo saperlo considerando laltra.
Ma, come abbiamo visto, Shapiro definisce una struttura come la
forma astratta di un sistema, che evidenzia le interrelazioni tra gli
oggetti e ignora ogni loro carattere che non incida su come essi stanno
in relazione con gli altri. Per esempio, nel caso della struttura dei
numeri naturali, lunica cosa che importa sui numeri naturali la
relazione in cui stanno tra loro. Ma allora, nelle esemplificazioni della
struttura dei numeri naturali di Zermelo e von Neumann in cui i numeri
naturali sono identificati con degli insiemi, lunica cosa che importa sui
numeri naturali la relazione di appartenenza, perch questa la
relazione in cui i numeri naturali stanno tra loro in tali esemplificazioni.
Ma la relazione di appartenenza ha propriet differenti nelle due
esemplificazioni in questione, perch nellesemplificazione di von
Neumann si ha che 1 3 dal momento che {} , {}, {, {}} ,

mentre nellesemplificazione di Zermelo si ha che 1 3 dal momento


che {} {{}} .

Questo pone di fronte allalternativa: o (i) rinunciare ad affermare


2

che ogni modello di PA va altrettanto bene di qualsiasi altro; oppure


(ii) ammettere che le definizioni dei numeri naturali di Zermelo e von
Neumann non possono considerarsi entrambe esemplificazioni della
struttura dei numeri naturali. Ma (i) segnerebbe la fine dello
strutturalismo, perch contraddirebbe il suo assunto fondamentale che
possiamo studiare la struttura dei numeri naturali studiando una
qualsiasi sua esemplificazione. E (ii) farebbe nascere il problema:
Quale tra le definizioni dei numeri naturali di Zermelo e von Neumann
pu considerarsi una esemplificazione della struttura dei numeri
naturali? O nessuna delle due? A queste domande lo strutturalismo non
sa dare una risposta.
Se ne conclude che modelli isomorfi tra loro non sono realmente la
stessa struttura.
7. Lo strutturalismo incapace di specificare ununica struttura
come loggetto della teoria degli insiemi.

76

Infatti, la teoria degli insiemi del secondo ordine di ZermeloFraenkel pi assioma di scelta ZFC2 non categorica. Ci segue dal
fatto che, come facile verificare, V un modello di ZFC2 se e solo
se un cardinale inaccessibile. Perci, se e ' sono cardinali
inaccessibili con ' , V e V ' saranno entrambi modelli di ZFC2
pur non essendo isomorfi tra loro.
2.5. Finzionalismo
Il finzionalismo sostiene che gli oggetti matematici sono finzioni nello
stesso senso in cui lo sono i personaggi di un romanzo, e che le
proposizioni matematiche sono vere nello stesso senso in cui lo sono
quelle di un romanzo. Nondimeno la matematica utile perch permette
di derivare conclusioni sul mondo fisico molto pi facilmente di quanto
si potrebbe farlo senza il suo aiuto.
Poich gli oggetti matematici sono finzioni, sarebbe molto strano
se la matematica, da sola, permettesse di dimostrare fatti sul mondo
fisico. Per essere sicuri che ci non accada, si deve dimostrare che la
matematica conservativa rispetto alla scienza fisica, cio che tutte le
conclusioni sul mondo fisico che possono ottenersi usando la
matematica potrebbero ottenersi, sebbene in modo pi prolisso, senza
far uso di essa, e quindi senza fare alcun riferimento ad enti matematici.
Questo pu essere effettivamente dimostrato, perch esistono alcune
strategie abbastanza generali che possono essere usate per depurare le
teorie fisiche di ogni riferimento ad enti matematici. Lesempio
paradigmatico costituito da una versione riscritta dei postulati della
fisica newtoniana in cui le variabili variano su punti spazio-temporali e
su regioni spazio-temporali, che sono oggetti concreti, e quindi non
sono oggetti matematici.
Il finzionalismo stato sostenuto da Field, ma le sue principali
idee risalgono a Vaihinger.
Secondo Field (1946), nella matematica abbiamo una buona
storia sui numeri naturali, unaltra buona storia sugli insiemi, e cos
via57. Una proposizione come 2+2=4 vera allincirca nello stesso
senso in cui la proposizione Oliver Twist abitava a Londra vera:
questultima vera solo nel senso che vera secondo una certa storia
ben nota, e la prima vera solo in quanto vera secondo la matematica
standard58. Perci credere che 2+2=4 significa credere che la

57
58

Field 1989, p. 22.


Ivi, p. 3.

77

matematica standard dice che (o ha come conseguenza che) 2+2=459.


Ma sebbene gli oggetti matematici siano solo finzioni e le asserzioni
matematiche siano vere solo di finzioni, la matematica utile, perch
noi possiamo usare la teoria matematica come mezzo per trarre
conclusioni sul mondo fisico molto pi facilmente di quanto
potremmo trarle per mezzo di una dimostrazione diretta60.
Poich gli oggetti matematici sono finzioni, sarebbe
estremamente sorprendente se si scoprisse che la matematica standard
implica che nelluniverso esistono almeno 106 oggetti non matematici,
o che la Comune di Parigi venne sconfitta61. Per essere sicuri che ci
non accada, si deve dimostrare che la matematica conservativa
rispetto alla scienza fisica, cio che le conclusioni a cui arriviamo
aggiungendo la teoria matematica ai postulati di una teoria fisica non
contenente riferimenti ad enti matematici, non sono genuinamente
nuovi, sono gi derivabili in modo pi prolisso dai postulati della
teoria fisica senza far ricorso ad enti matematici62. Se si riuscisse a
dimostrarlo, si sarebbe sicuri che ogni deduzione che pu essere fatta
con laiuto della matematica potrebbe essere fatta (di solito in modo pi
prolisso) senza di essa63. Si potrebbe allora asserire che dopo tutto la
matematica non realmente indispensabile64. E si sarebbe liberi di
usare qualsivoglia matematica per dedurre conseguenze, essendo
dispensabile la matematica che si usa65.
Questo pu essere effettivamente dimostrato, perch esistono
alcune strategie abbastanza generali che possono essere usate per
depurare le teorie fisiche di ogni riferimento ad enti matematici66.
Lesempio paradigmatico costituito da una versione riscritta della
fisica newtoniana in cui le variabili variano su oggetti concreti, che
equivale a formularla senza enti matematici67.
Il finzionalismo ha un certo numero di difetti che lo rendono
inadeguato.
1. Il finzionalismo considera esempio paradigmatico di
depurazione di una teoria fisica da ogni riferimento ad oggetti
matematici una versione riscritta dei postulati della fisica newtoniana in
59

Ivi, p. 3.
Field 1980, p. 28.
61
Ivi, p. 13.
62
Ivi, pp. 10-11.
63
Ivi, p. X.
64
Field 1989, p. 26.
65
Field 1980, p. 14.
66
Field 1989, p. 18.
67
Ivi, p. 18, nota 11.
60

78

cui le variabili variano su punti spazio-temporali e su regioni spaziotemporali, che sono oggetti concreti e quindi non sono oggetti
matematici. Ma, per effettuare tale riscrittura, esso costretto ad
attribuire ai punti e alle regioni spazio-temporali propriet che non
appartengono ad oggetti concreti. Per esempio, costretto ad assumere
che un punto non pu essere mosso, scomposto o distrutto, che non ha
massa n estensione, che la sua esistenza non contingente, addirittura
che non ha un luogo ma esso stesso un luogo. Ma cos tratta i punti
come oggetti matematici piuttosto che come oggetti concreti. Pertanto,
mentre pretende di eliminare gli oggetti matematici, in realt il
finzionalismo introduce i punti e le regioni spazio-temporali come
oggetti dotati di propriet da oggetti matematici piuttosto che come
oggetti concreti.
Questo trova conferma nel fatto che la versione riscritta dei
postulati della fisica newtoniana implica che esiste una corrispondenza
biunivoca tra i punti dello spazio-tempo e le quadruple di numeri reali,
4

. Perci lo spazio ha la
cio che lo spazio-tempo isomorfo a
grandezza dellinsieme-potenza del continuo, ed esistono tanti oggetti
fisici quanti sono gli elementi del continuo. Dunque la versione riscritta
dei postulati della fisica newtoniana semplicemente sostituisce i numeri
reali con i punti dello spazio-tempo, e quindi non depura la fisica
newtoniana di ogni riferimento ad oggetti matematici ma incorpora la
matematica nella teoria dello spazio-tempo.
Secondo il finzionalismo, lobiezione contro luso dei numeri reali
non dovuta alla loro cardinalit o alle assunzioni strutturali che
tipicamente vengono fatte su di essi (per esempio, la completezza di
Cauchy) ma alla loro astrattezza68. Perci postulare uninfinit non
numerabile di enti fisici non costituisce una difficolt, n la costituisce
postulare che questi enti fisici obbediscano ad assunzioni strutturali
analoghe a quelle che i platonisti postulano per i numeri reali69. Ma
cos il finzionalismo ammette che la sua mossa solo un trucco. Esso
chiama enti fisici quelli che in realt sono enti matematici, e perci non
risolve il problema di evitare enti astratti.
Questo vale in generale per tutto il programma del finzionalismo
di depurare le teorie fisiche di ogni riferimento ad enti matematici. La
questione dove si fissa il confine tra lastratto e il fisico. Se, come nel
caso della versione riscritta dei postulati della fisica newtoniana, lo si
fissa in modo che il fisico comprenda lastratto, allora il problema
diventa banalmente solubile, ma la sua soluzione non dimostra affatto
68
69

Field 1980, p. 31.


Ibid.

79

che si pu depurare qualsiasi teoria fisica di ogni riferimento ad enti


matematici, perch in tal caso gli enti fisici sono stati introdotti
semplicemente come enti matematici.
2. Il finzionalismo afferma che si pu dimostrare che la
matematica conservativa rispetto alla scienza fisica, ma questo
insostenibile.
Infatti, il programma del finzionalismo di depurare qualsiasi teoria
fisica di ogni riferimento ad enti matematici strutturalmente simile al
programma della conservazione di Hilbert [II.2.4]. Se F la matematica
finitaria e I la matematica infinitaria, il programma della
conservazione di Hilbert richiede di mostrare che, se unasserzione A di
F dimostrabile in F + I , allora A dimostrabile gi in F 70.
Similmente, se N una teoria fisica priva di ogni riferimento ad enti
matematici e M la teoria matematica che si aggiunge ad N, il
programma del finzionalismo richiede di mostrare che, se unasserzione
A di N dimostrabile in N + M , allora A dimostrabile gi in N.
Inoltre, come nel programma della conservazione luso di I permette di
dimostrare A in modo meno prolisso che mediante luso di F soltanto,
cos nel programma del finzionalismo luso di M permette di dimostrare
A in modo meno prolisso che mediante luso di N soltanto.
Data la somiglianza strutturale del programma del finzionalismo
col programma della conservazione di Hilbert, c da aspettarsi che,
come questultimo non realizzabile, cos anche il programma del
finzionalismo non sia realizzabile. In effetti cos perch, come ha
sottolineato Shapiro, la classe dei punti dello spazio-tempo del
4

, perci si possono modellare i


finzionalismo isomorfa a
numeri naturali nello spazio tempo, e in effetti, si pu fare laritmetica
in N. Per dirla in un altro modo, la struttura dei numeri naturali
esemplificata nelluniverso dello spazio-tempo71. Ma allora si pu
mostrare che esiste un enunciato A espresso nel linguaggio di N che
dimostrabile in N + M ma non in N, perch A vero in tutti i modelli
di N ma non deducibile in N72. Perci, se la teoria N una
descrizione accurata dello spazio-tempo, allora A vero nello spaziotempo, e quindi unasserzione rilevante dal punto di vista del
finzionalismo. Lesistenza di tale enunciato A permette di confutare
nel modo filosoficamente rilevante largomento del finzionalismo
della conservativit della matematica rispetto alla fisica73.
70

In realt Hilbert assume che F I , perci F + I = I .


Shapiro 1983, p. 526.
72
Ibid.
73
Ivi, p. 528.
71

80

3. Il fatto che, come abbiamo appena visto, la matematica M non


conservativa rispetto alla fisica N, rende necessario assicurarsi che luso
della matematica M nella fisica N non porti a conclusioni false sul
mondo fisico a causa delleventuale incoerenza di M, cio rende
necessario garantire che M sia coerente. Ma, per il secondo teorema di
incompletezza di Gdel [V.4.4, V.4.9], non esiste alcun modo
affidabile di farlo.
2.6. Internalismo
Secondo linternalismo, la matematica deve essere intesa e valutata nei
propri termini, perci ci si deve astenere dal criticarla o difenderla da un
punto di vista extra-matematico. Essa non deve rispondere ad alcun
tribunale extra-matematico, e non ha bisogno di alcuna giustificazione
oltre la dimostrazione e il metodo assiomatico. Sono questi metodi,
infatti, che hanno portato ai notevoli successi della matematica, ed essi
poggiano solo su due sostegni, la logica deduttiva e gli assiomi della
teoria degli insiemi.
Ora, la logica deduttiva un processo inferenziale affidabile, e
perci non richiede ulteriori giustificazioni. Gli assiomi della teoria
degli insiemi, invece, richiedono una giustificazione. Questa deve
essere data in base a due principi, il principio di massimizzazione (Gli
assiomi insiemistici a partire dai quali si dimostrano i teoremi
matematici devono essere quanto pi potenti e fruttuosi possibile), e
il principio di unificazione (Si deve mirare ad ununica teoria degli
insiemi fondamentale). Il principio di massimizzazione risponde
allesigenza dei matematici di essere liberi di indagare qualunque cosa
attiri il loro interesse. Il principio di unificazione risponde allesigenza
di avere un singolo sistema in cui tutti gli oggetti e le strutture della
matematica possano essere modellati o esemplificati.
Linternalismo stato sostenuto da Maddy, ma posizioni simili
sono state espresse da vari matematici.
Secondo Maddy, la matematica deve essere intesa e valutata nei
propri termini, perci ci si deve astenere dal criticarla o difenderla da
un punto di vista extra-matematico74. Infatti non esiste alcuna base
indipendente per pronunciarsi contro una conclusione dellintera
comunit75. Ci che la comunit matematica fa non deve essere
soggetto a critiche, e non ha bisogno di appoggio da alcun punto di
vista esterno, presunto superiore76. La matematica non deve
74

Maddy 1997, p. 201.


Ivi, p. 198.
76
Ivi, p. 184.
75

81

rispondere ad alcun tribunale extra-matematico, e non ha bisogno di


alcuna giustificazione oltre i metodi su cui essa si basa, cio la
dimostrazione e il metodo assiomatico77. In particolare, essa
indipendente sia dalla filosofia prima sia dalla scienza naturale78.
Perci, se la nostra spiegazione filosofica della matematica entra in
conflitto con la pratica matematica che ha successo, la filosofia che
deve cedere79. Lo stesso vale per la scienza naturale, perch anche
quello della scienza un punto di vista extra-matematico80.
Che la matematica non abbia bisogno di alcuna giustificazione
oltre i metodi su cui essa si basa, cio la dimostrazione e il metodo
assiomatico, dipende dal fatto che sono quei metodi i reali metodi
della matematica che hanno portato ai notevoli successi della
matematica moderna81. Tali metodi poggiano su due sostegni:
linesorabile logica deduttiva, la sostanza della dimostrazione, e gli
assiomi della teoria degli insiemi82. La deduzione un processo
inferenziale affidabile83. Perci non richiede ulteriori giustificazioni.
Invece gli assiomi della teoria degli insiemi richiedono una
giustificazione, e questa deve essere data basandosi su due principi, il
principio di massimizzazione e il principio di unificazione.
Il principio di massimizzazione afferma che gli assiomi
insiemistici a partire dai quali si devono dimostrare i teoremi
matematici devono essere quanto pi potenti e fruttuosi possibile84.
Ci risponde allesigenza che i matematici debbano essere liberi di
indagare ogni oggetto, struttura e teoria che catturi il loro interesse
matematico85. Il principio di unificazione afferma che si deve mirare
ad ununica teoria degli insiemi fondamentale perch, se alla
matematica deve essere consentito di svilupparsi liberamente in questo
modo e la teoria degli insiemi deve svolgere lo sperato ruolo
fondazionale, allora la teoria degli insiemi non deve imporre alcuna
limitazione86. Ci risponde allesigenza di fornire un singolo sistema

77

Ivi, p. 184.
Ibid.
79
Ivi, p. 161.
80
Ivi, p. 201.
81
Ibid.
82
Ivi, p. 1.
83
Maddy 1984, p. 49.
84
Maddy 1997, p. 211.
85
Ivi, p. 210.
86
Ivi, p. 209.
78

82

in cui tutti gli oggetti e le strutture della matematica possano essere


modellati o esemplificati87.
Linternalismo ha un certo numero di difetti che lo rendono
inadeguato.
1. Linternalismo sostiene che la matematica deve essere intesa e
valutata nei propri termini, perci ci si deve astenere dal criticarla o
difenderla da un punto di vista extra-matematico. Non vi spazio per
una critica degli scopi che la comunit matematica si pone fatta
dallesterno. Lunico criterio di validit ci su cui la comunit
matematica raggiunge il sonsenso. La comunit matematica dunque
una corporazione autarchica, che si d norme che ne regolano il
consenso ed impervia alle critiche dallesterno.
Ma ci contrasta col fatto che tra i matematici sorgono spesso
divergenze circa le assunzioni fondamentali della loro disciplina, la
direzione in cui svilupparla, i suoi scopi fondamentali, i criteri per
giudicare limportanza del lavoro compiuto nelle sue varie aree. Un
esempio limite di ci lesistenza di due matematiche alternative, la
matematica classica e la matematica intuizionista, che non sono
confrontabili tra loro [II.3.9]. In base a quale criterio interno la
comunit matematica potrebbe arrivare a decidere quale di questi due
tipi di matematica quella genuina? In realt lelemento decisivo
costituito da fattori extra-matematici, come il fatto che la matematica
intuizionista non in grado di trattare funzioni che sono importanti per
la fisica.
Inoltre, contrasta col fatto che molti problemi matematici hanno
origini extra-matematiche, molte teorie matematiche rispondono ad
esigenze extra-matematiche, e molti criteri di valutazione delle teorie
matematiche riguardano la loro capacit di rispondere alle esigenze
extra-matematiche da cui hanno tratto origine.
Laffermazione che la matematica debba essere intesa e valutata
nei propri termini viene portata alle estreme conseguenze e ridotta
allassurdo da Maddy quando afferma che, se i matematici decidessero
di rifiutare la vecchia massima contro lincoerenza cos che si
potrebbero accettare sia 2 + 2 = 4 sia 2 + 2 = 5 in base alla
considerazione che ci avrebbe un beneficio sociologico per lautostima
degli scolari, allora, anche se questa potrebbe sembrare una sfacciata
invasione di considerazioni non matematiche nella matematica,
tuttavia, se i matematici insistessero che non cos, che essi
perseguono uno scopo matematico legittimo, che tale scopo sopravanza
i vari scopi tradizionali, non vi sarebbe alcuna ragione di
87

Ivi, pp. 208-209.

83

protestare88. Ma cos la decisione dei matematici sarebbe determinata


non da uno scopo matematico bens da uno scopo extra-matematico.
Maddy distingue tra il caso in cui i principi matematici vengano
criticati o difesi dai matematici da un punto di vista extra-matematico,
che Maddy considera perfettamente legittimo, e il caso in cui essi
vengano criticati o difesi dai filosofi o dagli scienziati naturali di nuovo
da un punto di vista extra-matematico, che invece considera illegittimo.
Ma tale distinzione immotivata.
2. Linternalismo sostiene che la matematica non deve rispondere
ad alcun tribunale extra-matematico e non ha bisogno di alcuna
giustificazione oltre la dimostrazione e il metodo assiomatico. Ma in
virt di che cosa la matematica pu ricevere un tale trattamento
speciale? Nello stesso modo si potrebbe dire che lastrologia non deve
rispondere ad alcun tribunale extra-astrologico e non ha bisogno di
alcuna giustificazione oltre gli almanacchi e i manuali astrologici.
A questa obiezione Maddy risponde che vi sono buone ragioni
per trattare la matematica diversamente da altre discipline non
scientifiche89. Infatti, il dominio della scienza comprende tutta la
realt spazio-temporale, lintero ordine causale, e anche lastrologia
pone nuovi poteri causali e fa nuove predizioni su eventi spaziotemporali, mentre la matematica pura non ha nulla da dire su tale
dominio90. Perci la matematica pura essenzialmente diversa dalla
scienza naturale, e quindi va giudicata nei propri termini. Lastrologia
fa affermazioni scientifiche ordinarie, soggette al consueto esame
scientifico, perci essa, con questa interpretazione, soggetta a
correzioni scientifiche in un modo in cui non lo la matematica
pura91.
Ma questa risposta inaccettabile perch, come Maddy stessa
ammette, si potrebbe dare unaltra interpretazione in base a cui
lastrologia tratti di certe vibrazioni sovrannaturali che non
interagiscono causalmente con i fenomeni fisici ordinari92. Con tale
interpretazione, lastrologia sarebbe essenzialmente differente dalla
scienza naturale e simile alla matematica.
Per superare questa difficolt Maddy afferma che la matematica
essenzialmente differente dallastrologia in quanto sbalorditivamente
utile, apparentemente indispensabile, per la pratica della scienza

88

Ivi, p. 198, nota.


Ivi, p. 204.
90
Ibid.
91
Ibid.
92
Ibid.
89

84

naturale, mentre lastrologia non lo 93. Perci linternalismo pu


dare una spiegazione accettabile della matematica che non ha alcun
parallelo nel caso dellastrologia, comunque questa venga
interpretata94.
Ma cos Maddy basa la differenza tra la matematica e lastrologia
sullindispensabilit della matematica nella scienza fisica. Questo
contraddice la sua tesi che la matematica indipendente dalla scienza
naturale, e non vale per tutta la matematica ma solo per le sue parti
realmente applicate o potenzialmente applicabili alla scienza naturale.
A questa obiezione Maddy risponde che, anche se ci potrebbe
apparentemente portare a concludere che noi abbiamo ragione di
studiare quella parte della matematica che realmente o potenzialmente
applicata, e non che abbiamo ragione di studiare tutta la matematica
contemporanea, in realt non cos perch la matematica
unimpresa unificata che noi abbiamo ragione di studiare cos com, e
lo studio dei reali metodi della matematica, che comprende la
matematica pura, rivela rapidamente che la matematica moderna ha
anche scopi suoi propri, diversi dal suo ruolo nella scienza95.
Ma questa non una risposta, perch non fornisce alcuna ragione
per studiare quelle parti della matematica che non sono realmente
applicate n sono potenzialmente applicabili alla scienza naturale. Dire
che la matematica unimpresa unificata che noi abbiamo ragione di
studiare cos com, non mostra affatto che la matematica
essenzialmente differente dallastrologia.
3. Linternalismo sostiene che la giustificazione degli assiomi deve
essere data in termini del principio di massimizzazione, perch ci
risponde allesigenza dei matematici di essere liberi di indagare
qualunque cosa attiri il loro interesse.
In base a tale principio, Maddy afferma che si devono respingere
assiomi che impongono restrizioni sugli insiemi, come lassioma di
costruibilit V = L che asserisce che la classe V degli insiemi dati dalla
gerarchia cumulativa [III.2.2] coincide con la classe L degli insiemi dati
dalla gerarchia degli insiemi costruibili, definita da: (i) L0 = ; (ii)
L +1 = D ( L ) per ogni ordinale , dove D ( L ) la collezione di tutti

quei sottoinsiemi di L che sono definibili mediante una formula del

93

Ivi, p. 204.
Ivi, p. 204-205.
95
Ivi, p. 205, nota 15.
94

85

linguaggio di ZFC i cui quantificatori sono ristretti a L ; (iii)


L = L per ogni ordinale limite .
<

Secondo Maddy, lassioma di costruibilit V = L va respinto


perch restrittivo96. Esso limitante, minimale, e queste cose sono
antitetiche alla nozione generale di insieme97. Ma, come la stessa
Maddy riconosce, queste affermazioni sono in conflitto con la teoria
ZFC+0# esiste, dove 0# un certo insieme non costruibile che codifica
informazione su come L differisce da V. Tale teoria pi potente di
ZFC + V = L perch in essa si pu dimostrare che esiste un insieme
non costruibile, mentre in ZFC + V = L non si pu dimostrare
lesistenza di alcun insieme non costruibile. Ma, mentre in
ZFC + V = L si pu dimostrare che esistono molti ordinali non
numerabili, nessun modello transitivo di ZFC+0# esiste pu
contenere un ordinale non numerabile98. Da questo punto di vista,
allora, lassioma V = L non appare restrittivo.
Per superare questa difficolt Maddy propone un criterio formale
per decidere quando una teoria restrittiva, ma, come lei stessa
ammette, tale criterio formale classifica come restrittive certe teorie
che non sembrano restrittive e non classifica come restrittive certe
teorie che sembrano restrittive, il che mostra che il criterio formale
ha bisogno di essere integrato con considerazioni informali di carattere
pi ampio99. Ma questo equivale a riconoscere che il criterio formale
inadeguato. Comunque, anche se si riuscisse a trovare una criterio
formale adeguato, esso servirebbe solo come criterio negativo per
decidere quali assiomi non aggiungere a ZFC, e non come criterio
positivo per decidere quali assiomi aggiungere a ZFC senza far
intervenire considerazioni extra-matematiche.
4. Linternalismo sostiene che la giustificazione degli assiomi deve
essere data in termini del principio di unificazione, perch ci risponde
allesigenza di fornire un singolo sistema in cui tutti gli oggetti e le
strutture della matematica possono essere modellati o esemplificati. In
particolare Maddy afferma che in questo modo la piena potenza dei
principi insiemistici pi basilari pu essere messa in opera in problemi
prima insolubili; si possono valutare nuove congetture per la fattibilit
della dimostrazione100.
96

Ivi, p. 232.
Ivi, p. 84.
98
Ivi, p. 214.
99
Ivi, p. 225.
100
Ivi, p. 28.
97

86

Ma Maddy non fornisce alcuna prova del fatto che problemi della
matematica ordinaria possano essere risolti per mezzo di principi
insiemistici relativi a livelli molto alti della gerarchia cumulativa. N
fornisce alcuna prova del fatto che la variet dei metodi di
dimostrazione adoperati nelle varie branche della matematica possa
trovare adeguati omologhi nei metodi di dimostrazione della teoria
degli insiemi. Perci le sue affermazioni sono mere petizioni di
principio.
2.7. Costruttivismo
Il costruttivismo sostiene che la matematica in senso proprio, o
matematica costruttiva, si occupa della descrizione precisa di
operazioni effettuabili finitamente che si riducono ad operazioni con i
numeri interi. La matematica costruttiva non contiene tutti i teoremi
della matematica classica ma, diversamente dalla matematica
intuizionista, non contiene nuovi oggetti, come le successioni di scelte,
che non hanno senso dal punto di vista della matematica classica. Essa
una parte propria della matematica classica, e precisamente quella parte
che pu essere sviluppata senza far uso del principio del terzo escluso
n delle leggi logiche che dipendono da esso. Perci la matematica
costruttiva non comporta labbandono della matematica classica, anzi in
essa la matematica classica pu essere usata come guida.
Certo, molti enunciati della matematica classica sono privi di
validit empirica, perch nella matematica costruttiva non ci interessano
propriet degli interi positivi che non hanno alcun significato descrittivo
per esseri finiti. Cos in essa, per dimostrare che esiste un numero intero
avente certe propriet, si deve indicare come trovarlo, mentre nella
matematica classica la spiegazione di esiste non fa riferimento ai
poteri di esseri finiti bens a quelli di un Dio. Ma nella matematica
classica vi sono anche enunciati che hanno validit empirica. Si tratta
allora di trovare versioni costruttive degli enunciati privi di validit
empirica, onde ricavarne quellinformazione numerica che la versione
originale non fornisce.
vero che anche gli enunciati A della matematica classica privi di
validit empirica possono conservare un valore nella matematica
costruttiva, riscrivendoli sotto forma di implicazioni della forma
TE A , dove TE il principio del terzo escluso. Ma la matematica
classica inutile per le applicazioni al mondo fisico, perch le uniche
sue parti applicabili sono quelle che hanno un contenuto costruttivo.
Il costruttivismo stato sostenuto soprattutto da Bishop, ma ad
esso hanno aderito anche da altri.
Secondo Bishop (1928-1983), la matematica propriamente detta, o
matematica costruttiva, si occupa della descrizione precisa di
operazioni astratte effettuabili finitamente che si riducono ad

87

operazioni con gli interi101. Essa non contiene tutti i teoremi della
matematica classica ma, diversamente dalla matematica intuizionista,
non contiene nuovi oggetti, come le successioni di scelte libere, che
rendono la matematica cos bizzarra che essa diventa inappetibile per i
matematici102. Perci la matematica costruttiva non comporta
labbandono della matematica classica, anzi in essa si pu usare la
matematica classica, almeno inizialmente, come guida103.
Certo, molti enunciati della matematica classica sono privi di
validit empirica104. Nella matematica costruttiva non ci interessano
propriet degli interi positivi che non hanno alcun significato descrittivo
per luomo finito. Quando uno dimostra che esiste un intero positivo
avente certe propriet, egli deve mostrare come trovarlo105. Invece la
spiegazione di esiste data dalla matematica classica richiede la
considerazione di un essere con poteri non finiti che lo si chiami Dio
o come altro si voglia in aggiunta ai poteri posseduti dagli esseri
finiti106. Ma nella matematica classica vi sono anche enunciati
matematici di immediata validit empirica, che dicono che certe
operazioni effettuabili produrranno certi risultati osservabili107. Si
tratta allora di cercare di trovare versioni costruttive degli enunciati che
sono privi di validit empirica, al fine di scoprire utile e incisiva
informazione numerica108.
vero che gli enunciati A della matematica classica privi di
validit empirica possono conservare un valore nella matematica
costruttiva riscrivendoli nella forma TE A , dove TE il principio
del terzo escluso. Cos la matematica classica continuerebbe
interamente come prima tranne che ogni teorema sarebbe scritto come
unimplicazione109. Ma la matematica classica inutile per le
applicazioni al mondo fisico, perch lunica ragione per cui la
matematica applicabile (in fisica) il suo contenuto costruttivo
intrinseco110.
Il costruttivismo ha un certo numero di difetti che lo rendono
inadeguato.
101

Bishop 1970, p. 53.


Bishop 1967, p. 6.
103
Bishop 1970, p. 54.
104
Bishop 1967, p. VIII.
105
Ivi, p. 2.
106
Bishop 1985, p. 9.
107
Bishop 1967, p. VIII.
108
Bishop 1970, p. 54.
109
Bishop 1975, p. 511.
110
Ivi, p. 514.
102

88

1. Il costruttivismo sostiene che nella matematica sono ammesse


solo operazioni effettuabili finitamente, dove tutte tali operazioni si
riducono ad operazioni con gli interi. Ma esso considera i numeri interi
come oggetti astratti indipendenti da noi, perch afferma che i numeri
interi sono un costrutto matematico irriducibile, dove questa
affermazione va intesa nello spirito di Kronecker111. Cio va intesa
nel senso che i numeri interi sono stati creati da Dio, e quindi non sono
un prodotto della nostra mente. Ora, dire che nella matematica sono
ammesse solo operazioni effettuabili finitamente dove tutte tali
operazioni si riducono ad operazioni con gli interi, giustificato solo se,
come Brouwer, si assume che i numeri interi siano creazioni della
nostra mente, non se essi, come afferma il costruttivismo sono oggetti
astratti indipendenti da noi. In tal caso, infatti, come potrebbe luomo
finito accedere ad essi?
2. Il costruttivismo sostiene che la matematica costruttiva
differisce da quella classica perch in questa la spiegazione di esiste
non si riferisce ai poteri di un uomo finito bens a quelli di un Dio. Ma
non cos. Nella matematica classica semplicemente si distingue il
significato di esiste un intero tale che dal significato di si pu trovare
un intero tale che. Quando si dice si pu trovare un intero tale che, si
intende dire che dato un metodo per trovare un intero siffatto, mentre
quando si dice esiste un intero tale che, non si assume che sia dato un
tale metodo. Perci la differenza che il costruttivismo stabilisce tra gli
enunciati dotati di validit empirica e quelli che invece ne sono privi
semplicemente una distinzione tra teoremi allinterno della matematica
classica.
3. Il costruttivismo sostiene che la matematica classica inutile per
le applicazioni al mondo fisico, perch le uniche sue parti applicabili
sono quelle che hanno un contenuto costruttivo. Ma questa
affermazione contraddetta dal fatto che vi sono risultati della
matematica classica che trovano applicazione nella fisica e di cui non si
conosce alcuna versione costruttiva. Per esempio, gli operatori
adoperati nella meccanica quantistica non sono costruttivi.
2.8. Congetturalismo
Il congetturalismo sostiene che la conoscenza matematica si sviluppa in
base al cosiddetto metodo delle dimostrazioni e delle confutazioni,
che consta dei seguenti quattro passi: 1) la congettura primitiva; 2) la
dimostrazione della congettura, che la scompone in sottocongetture o
lemmi; 3) lemergere di controesempi alla congettura primitiva; 4) il
111

Bishop 1970, p. 53.

89

riesame della dimostrazione per individuare il lemma responsabile dei


controesempi, lintroduzione di tale lemma come condizione nella
congettura primitiva, e la sostituzione della congettura primitiva con la
congettura migliorata cos ottenuta.
La conoscenza matematica conoscenza di una realt che esiste
indipendentemente da noi, la realt matematica. Per sottolinearne
lindipendenza da noi, si pu anche dire che essa opera di Dio e non
umana.
La conoscenza che noi abbiamo della realt matematica fallibile,
ma, col metodo delle dimostrazioni e delle confutazioni, la nostra
conoscenza si approssima sempre di pi ad essa, e questo trasforma la
matematica da mero gioco in una seria impresa fallibilista di
approssimazione alla verit. Che la nostra conoscenza della realt
matematica sia sempre fallibile dipende dal fatto che, poich la realt
matematica esiste indipendentemente da noi, la conoscenza che
possiamo averne pu essere solo congetturale. Noi non sappiamo mai,
facciamo solo congetture, che possiamo criticare e migliorare, ma
lunico modo che abbiamo di sapere se le abbiamo migliorate
congetturarlo.
Il congetturalismo stato sostenuto da Lakatos.
Secondo Lakatos (1922-1974), la conoscenza matematica non
cresce attraverso un aumento monotno del numero di teoremi
indubitabilmente stabiliti, ma attraverso lincessante miglioramento
delle congetture mediante la speculazione e la critica, in base al
metodo delle dimostrazioni e delle confutazioni112. Tale metodo
un modello euristico molto generale di scoperta matematica113. Esso
consta di quattro passi, cio la congettura primitiva, la dimostrazione
della congettura, lemergere di controesempi alla congettura primitiva e
il riesame della dimostrazione per individuare il lemma responsabile dei
controesempi. Ad essi se ne potrebbero aggiungere anche altri, ma essi
costituiscono il nucleo essenziale dellanalisi della dimostrazione114.
La conoscenza matematica conoscenza di una realt che esiste
indipendentemente da noi, la realt matematica, perch, anche se
allinizio i nominalisti sembrano pi vicini alla verit quando
affermano che lunica cosa che oggetti matematici dello stesso tipo
hanno in comune il loro nome, tuttavia, dopo alcuni secoli di
dimostrazioni e confutazioni, con lo svilupparsi della teoria relativa a
tali oggetti, lequilibrio cambia a favore del realista115. Per
112

Lakatos 1976, p. 5.
Ivi, p. 127.
114
Ivi, p. 128.
115
Ivi, p. 92, nota 1.
113

90

sottolineare che la realt matematica esiste indipendentemente da noi, si


pu anche dire che il grosso della logica e della matematica opera di
Dio e non una convenzione umana116.
La conoscenza che noi abbiamo della realt matematica fallibile,
perch si ha fallibilit non solo nella scienza, ma anche nella
matematica e nella logica117. Ma, col metodo delle dimostrazioni e
delle confutazioni, la nostra conoscenza della realt matematica si
approssima sempre di pi ad essa, e questo trasforma la matematica da
mero gioco in un esercizio epistemologicamente razionale; da un
insieme di spensierate mosse scettiche cercate per divertimento
intellettuale, in una pi seria impresa fallibilista di approssimazione
alla verit118. Che la nostra conoscenza della realt matematica sia
sempre fallibile dipende dal fatto che, poich la realt matematica esiste
indipendentemente da noi, la conoscenza che possiamo averne pu
essere solo congetturale. Noi non sappiamo mai, facciamo solo
congetture. Possiamo, vero, trasformare le nostre congetture in
congetture criticabili, e criticarle e migliorarle119. Perci la questione
centrale : Come miglioriamo le nostre congetture?120. Certo,
linfaticabile scettico chieder ancora: Come sai che migliori le tue
congetture?121. Lunica risposta possibile a questa domanda : Lo
congetturo122.
Il congetturalismo ha un certo numero di difetti che lo rendono
inadeguato.
1. Il congetturalismo afferma che la nostra conoscenza matematica
cresce in base al metodo delle dimostrazioni e delle confutazioni, il cui
primo passo costituito dalla congettura primitiva. Ma esso non dice
nulla su come la si ottiene. Anzi, Lakatos dichiara che la speranza di
trovare regole in base a cui la congettura primitiva possa essere ottenuta
stata ora abbandonata: le moderne metodologie o logiche della
scoperta consistono solo di un insieme di regole per la valutazione di
teorie pronte, articolate123. Lunico senso in cui si pu parlare di una
logica della scoperta come logica del progresso scientifico, e
Popper ha gettato le basi di una tale logica della scoperta124. Ma la
116

Lakatos 1978, II, p. 127.


Ibid.
118
Ivi, I, pp. 113-114.
119
Ivi, II, pp. 9-10.
120
Ivi, II, p. 10.
121
Ibid.
122
Ibid.
123
Ivi, I, p. 103.
124
Lakatos 1976, pp. 143-144, nota 2.
117

91

logica della scoperta intesa come logica del progresso scientifico si


limita ad individuare i passi attraverso cui la matematica cresce, non
dice nulla sullaspetto pi importante dello sviluppo scientifico, cio su
come, nel primo passo, si scopre la congettura primitiva.
Dunque il congetturalismo non fornisce, n intende fornire, regole
di scoperta. In effetti Lakatos afferma che la sua logica della scoperta
semplicemente valuta teorie (o programmi di ricerca) pienamente
articolate, ma non presume di dare consigli allo scienziato su come
arrivare a buone teorie, e neppure su quale tra due programmi rivali
impegnarsi125. Essa non prescrive al singolo scienziato che cosa
cercare di fare in una situazione caratterizzata da due programmi di
ricerca progressivi rivali: se cercare di sviluppare luno o laltro o
ritirarsi da entrambi e cercare di sostituirli con un grande balzo in avanti
dialettico126. Essa permette di giudicare quello che gli scienziati
hanno fatto, permette di dire se hanno progredito oppure no, ma
non pu n vuole dar loro consigli su di che cosa preoccuparsi
esattamente e in quale direzione cercare di procedere127. Perci il
congetturalismo non in grado di dire nulla su quello che anche dal suo
punto di vista dovrebbe essere il passo pi importante dellattivit
matematica, cio la scoperta della congettura primitiva. Tale passo
rimane, per il congetturalismo, letteralmente inspiegabile.
2. Il congetturalismo sostiene che la nostra conoscenza matematica
cresce in base al metodo delle dimostrazioni e delle confutazioni, il cui
terzo passo costituito dallemergere di controesempi, che esso
considera conclusivi. Infatti Lakatos afferma: Se hai un controesempio
globale, cio un controesempio alla congettura primitiva, abbandona
la tua congettura128. Ma questo in conflitto col fatto che, secondo il
congetturalismo, noi non sappiamo mai, facciamo solo congetture, che
possiamo, vero, criticare e migliorare, ma lunico modo che abbiamo
di sapere se le abbiamo migliorate congetturarlo. Se noi non sappiamo
mai, neppure i controesempi sono conoscenza, sono solo congetture,
che noi non possiamo mai stabilire in modo conclusivo. Perci i
controesempi non possono essere conclusivi.
Su quale sia la natura dei controesempi capaci di portare
allabbandono di una congettura i cosiddetti falsificatori potenziali
Lakatos sembra avere idee vaghe perch, alla domanda quale sia la
natura dei falsificatori potenziali delle teorie informali, e
specificamente, se la matematica alla fine risulter essere
125

Lakatos 1971, p. 174.


Ivi, p. 178.
127
Ibid.
128
Lakatos 1976, p. 50.
126

92

indirettamente empirica, oppure la sola fonte di verit da iniettare in


unasserto-base matematico la costruzione, o lintuizione
platonistica, o la convenzione, risponde che difficilmente la
risposta sar una risposta monolitica. Un attento studio di casi storicocritico porter probabilmente ad una soluzione sofisticata e
composita129. Ma cos Lakatos riconosce di non essere in grado di dare
una risposta soddisfacente ad una questione che centrale per la sua
concezione, e il rifugiarsi nelleclettismo il sintomo di questa sua
incapacit.
3. Il congetturalismo sostiene, da un lato, che, col metodo delle
dimostrazioni e delle confutazioni, la nostra conoscenza della realt
matematica si approssima sempre pi ad essa, e, dallaltro lato, che noi
non sappiamo mai, facciamo solo congetture, che possiamo, vero,
criticare e migliorare, ma lunico modo che abbiamo di sapere se le
abbiamo migliorate congetturarlo. Ma queste due tesi sono in conflitto
tra loro perch, se noi non sappiamo mai, nulla ci autorizza ad
affermare che la nostra conoscenza della realt matematica si
approssima sempre di pi a tale realt.
Il congetturalismo potrebbe ribattere che la nostra conoscenza
della realt matematica si approssima sempre di pi a tale realt anche
se noi non possiamo mai saperlo. Ma questo svuoterebbe di senso il
metodo delle dimostrazioni e delle confutazioni, perch il suo scopo
proprio quello di fornire una criterio per la crescita della conoscenza, e
questo, dal punto di vista del congetturalismo, richiede che si fornisca
un criterio per stabilire se si ha una migliore approssimazione alla realt
matematica.
2.9. Empirismo
Lempirismo sostiene che la matematica descrive caratteri strutturali del
nostro mondo, che si manifestano nel comportamento degli esseri
umani, o meglio, di agenti ideali che sono unidealizzazione degli esseri
umani, non soggetti ai limiti biologici di questi ultimi. La relazione tra
la matematica e le operazioni degli agenti reali che esistono nel nostro
mondo simile a quella tra le leggi dei gas ideali e i gas reali che
esistono nel nostro mondo. Come i gas ideali non esistono nella realt e
per i gas reali soddisfano approssimativamente le leggi di un gas
ideale, cos gli agenti ideali non esistono nella realt e per le
operazioni degli agenti reali soddisfano approssimativamente le
operazioni di un agente ideale.

129

Lakatos 1978, II, p. 40.

93

Questo vale per tutta la matematica, ivi compresa la teoria degli


insiemi, perch la definizione della gerarchia cumulativa [III.2.2] pu
considerarsi una descrizione dellattivit costruttiva iterata di un
soggetto ideale. Ci implica che, poich la successione degli stadi della
gerarchia cumulativa altamente sovranumerabile, se ciascuno degli
stadi corrisponde ad un istante di vita del soggetto ideale, allora
lattivit di tale soggetto viene effettuata in un sovratempo, analogo al
nostro tempo ma ben pi ricco di esso. Certo, questo significa
idealizzare ancora di pi rispetto alle nostre operazioni completamente
finite, ma tale idealizzazione non differente in linea di principio da
quelle consistenti nellastrarre dalla nostra mortalit o dalla nostra
incapacit di passare in rassegna domini infiniti. Perci parlare di un
soggetto ideale non significa postulare lesistenza di un essere
misterioso dotato di poteri sovrumani.
Lempirismo stato sostenuto soprattutto da Kitcher, anche se
forme differenti di empirismo sono state formulate anche da altri.
Secondo Kitcher (1947), la matematica descrive i caratteri
strutturali del nostro mondo, caratteri che si manifestano nel
comportamento di tutti gli abitanti del mondo130. Per esempio,
laritmetica descrive quei caratteri strutturali del mondo in virt dei
quali noi siamo in grado di separare e ricombinare oggetti131. Ma
sarebbe inadeguato dire che i caratteri strutturali del mondo si
manifestano interamente nelle operazioni che noi realmente
effettuiamo perch, dati i nostri limiti biologici, le operazioni nelle
quali noi realmente ci impegniamo, per esempio quella del separare e
ricombinare oggetti, sono limitate132. Daltra parte, per, il fatto che
noi non facciamo certe cose e che, nellarco della vita umana, non
possiamo fare certe cose non va considerato come individuante un
qualche tratto strutturale della realt133. Si deve dire, perci, che
laritmetica deve la sua verit non alle operazioni reali di agenti umani
reali, ma alle operazioni ideali effettuate da agenti ideali, e che essa
pu essere considerata come il prodotto di un soggetto ideale, il cui
status come soggetto ideale risiede nella sua libert da certe limitazioni
accidentali a cui siamo sottoposti134.
Parlare di un soggetto ideale non significa postulare lesistenza di
un essere misterioso con poteri sovrumani, ma solo che le verit
aritmetiche sono vere in virt di operazioni che in realt non sono
130

Kitcher 1983, p. 105.


Ivi, p. 108.
132
Ivi, p. 109.
133
Ibid.
134
Ibid.
131

94

soddisfatte da nulla ma sono soddisfatte approssimativamente dalle


operazioni che noi effettuiamo135. Il soggetto ideale non altro che
unidealizzazione di noi stessi136. La relazione tra laritmetica e le
operazioni reali di agenti umani parallela a quella tra le leggi dei gas
ideali e i gas reali che esistono nel nostro mondo137. I gas ideali non
esistono nel nostro mondo, tuttavia i gas reali soddisfano
approssimativamente la condizione P V = R T , ed inoltre, se le
molecole dei gas avessero una grandezza trascurabile e non esistessero
forze intermolecolari, allora i gas obbedirebbero a tale legge138.
Questo ci spinge ad astrarre da certi caratteri della situazione reale,
introducendo la nozione di gas ideale per descrivere come si
comporterebbero i gas reali se venissero rimossi i fattori
complicanti139. Nello stesso modo, gli agenti ideali non esistono nel
nostro mondo, tuttavia le operazioni del separare e ricombinare oggetti
effettuate dagli agenti reali del nostro mondo soddisfano
approssimativamente le condizioni di un agente ideale su tali
operazioni, ed inoltre, se gli agenti reali non fossero soggetti ai limiti
biologici, le loro operazioni soddisferebbero esattamente tali
condizioni. Questo ci spinge a specificare le capacit dellagente
ideale astraendo dalle limitazioni accidentali della nostra pratica del
riunire140.
Quanto detto per laritmetica vale per tutta la matematica, ivi
compresa la teoria degli insiemi, perch la descrizione della gerarchia
cumulativa pu considerarsi come un resoconto letterale dellattivit
costruttiva iterata del soggetto matematico ideale141. Questo richiede
di attribuire al soggetto ideale la capacit di effettuare unattivit di
riunione iterata per una successione infinita di stadi142. Ci implica
che, poich la successione degli stadi in cui vengono formati gli
insiemi altamente sovranumerabile, se ciascuno degli stadi
corrisponde ad un istante di vita del soggetto costruttivo, allora
lattivit del soggetto viene effettuata in un mezzo analogo al tempo
ma ben pi ricco del tempo. (Chiamiamolo sovratempo)143. Certo,
questo significa idealizzare ancora di pi rispetto alle nostre
135

Ivi, p. 110.
Ivi, p. 111.
137
Ivi, p. 110.
138
Ivi, p. 117.
139
Ibid.
140
Ibid.
141
Ivi, p. 133.
142
Ivi, p. 147.
143
Ivi, p. 146.
136

95

operazioni completamente finite, ma tale idealizzazione non diversa


in linea di principio dalle idealizzazioni in base alle quali noi
astraiamo dalla nostra mortalit o dalla nostra incapacit di passare in
rassegna domini infiniti. Lidea del soggetto ideale come una
idealizzazione di noi stessi non viene meno quando sciogliamo il
soggetto dalle limitazioni del nostro tempo144.
Lempirismo ha un certo numero di difetti che lo rendono
inadeguato.
1. Lempirismo sostiene che, come i gas ideali non esistono nel
mondo reale e tuttavia i gas reali soddisfano approssimativamente le
leggi di un gas ideale, cos gli agenti ideali non esistono nel mondo
reale e tuttavia le operazioni degli agenti reali soddisfano
approssimativamente le condizioni su tali operazioni di un agente
ideale. Ma cos trascura che il comportamento di alcuni gas reali, sotto
certi limiti di temperatura e di pressione, si approssima molto alle leggi
di un gas ideale, e anzi il grado di approssimazione pu essere
calcolato. Invece lagente ideale si suppone possa effettuare operazioni,
per esempio operazioni infinite, che vanno ben al di l di ci che un
qualsiasi agente reale potrebbe mai fare.
2. Lempirismo sostiene che la descrizione della gerarchia
cumulativa pu considerarsi una descrizione dellattivit costruttiva
iterata di un soggetto ideale. Ma per farlo costretto a riconoscere che,
poich la successione degli stadi della gerarchia cumulativa altamente
sovranumerabile, se ciascuno degli stadi corrisponde ad un istante della
vita del soggetto ideale, allora lattivit del soggetto ideale deve essere
effettuata in un sovratempo analogo al nostro tempo ma ben pi ricco
di esso. Ora, mentre i gas reali soddisfano approssimativamente le leggi
di un gas ideale, la struttura del nostro tempo non si approssima in
alcun modo alla struttura di tale sovratempo a causa della
sovranumerabilit di questultimo. Perci la struttura del sovratempo
non sta alla struttura del nostro tempo cos come un gas ideale sta ai gas
reali.
Addirittura, sarebbe difficile immaginare quale agente ideale
potrebbe generare la gerarchia cumulativa perch, come sottolinea
Parsons, la mente di un tale agente ideale dovrebbe differire non solo
dalle menti finite, ma anche dalla mente divina quale concepita dalla
teologia filosofica, perch o questultima viene pensata come collocata
nel tempo, e quindi come operante secondo un ordine che ha la stessa
struttura di quello in base a cui operano gli esseri finiti, oppure la sua

144

Ivi, p. 147.

96

eternit viene interpretata come la liberazione completa da ogni


successione145.
3. Lempirismo sostiene che considerare la descrizione della
gerarchia cumulativa come una descrizione dellattivit costruttiva
iterata di un soggetto ideale significa effettuare unidealizzazione che
non diversa da quella consistente nellastrarre dalla nostra mortalit o
dalla nostra incapacit di passare in rassegna domini infiniti, perci
parlare di un soggetto ideale non significa postulare lesistenza di un
essere misterioso con poteri sovrumani. Ma cos trascura che la mente
di un agente ideale capace di generare la gerarchia cumulativa non
sarebbe semplicemente unidealizzazione non diversa in linea di
principio dalle idealizzazioni in base alle quali noi astraiamo dalla
nostra mortalit o dalla nostra incapacit di passare in rassegna domini
infiniti. Sarebbe invece qualcosa di radicalmente diverso dalla mente
umana e, per quanto abbiamo detto sopra, anche dalla mente divina.
Perci parlare di un tale soggetto ideale equivarrebbe proprio a
postulare lesistenza di un essere misterioso con poteri sovrumani e
persino sovradivini.
4. Lempirismo sostiene che la matematica descrive caratteri
strutturali del nostro mondo, che si manifestano nel comportamento
degli esseri umani, o meglio, di agenti ideali che sono unidealizzazione
degli esseri umani, non soggetta ai limiti biologici di questi ultimi. Ma
questo ingiustificato, perch i poteri sovrumani e persino sovradivini
attribuiti agli agenti ideali non permettono di affermare che il loro
comportamento manifesti caratteri strutturali del nostro mondo, dal
momento che nel nostro mondo non sono presenti quei poteri.
5. Lempirismo sostiene che gli agenti ideali non esistono. Ma,
come riconosce lo stesso Kitcher, cos gli enunciati matematici
diventano vuotamente veri146. Infatti, un enunciato matematico
avrebbe la forma x ( I ( x ) A( x )) , e il suo antecedente I ( x ) , che
esprime x un agente ideale, sarebbe sempre falso perch non
esistono gli agenti ideali, perci lenunciato sarebbe vuotamente vero.
Esso sarebbe vuotamente vero anche nel caso in cui A( x ) fosse falso.
Kitcher cerca di sfuggire a questa difficolt dicendo che un
enunciato matematico si distingue dalla moltitudine di enunciati
completamente privi di interesse e vuotamente veri per il fatto che le
stipulazioni sullagente ideale fanno astrazione dalle limitazioni
accidentali degli agenti umani147. Secondo Kitcher, cio, quello che
145

Parsons 1977, p. 339.


Kitcher 1983, p. 117, nota 18.
147
Ibid.
146

97

differenzia un enunciato matematico da una moltitudine di enunciati


completamente privi di interesse e vuotamente veri che in esso
lagente ideale I ha una speciale relazione con gli agenti reali per il fatto
che si ottiene da essi facendo astrazione dalle limitazioni accidentali
degli agenti umani. Ma questo ingiustificato, perch lagente ideale I
non si ottiene dagli agenti umani facendo astrazione dalle loro
limitazioni accidentali, dal momento che si suppone che esso abbia
poteri non solo sovrumani ma addirittura sovradivini.
2.10. Cognitivismo
Il cognitivismo sostiene che la matematica un prodotto degli esseri
umani, che nasce dagli interessi e dalle attivit umane ed
concettualizzato dagli esseri umani usando i meccanismi cognitivi del
cervello. Perci la matematica limitata e strutturata dal cervello
umano e dalle capacit mentali umane. Pertanto solo la scienza
cognitiva cio lo studio interdisciplinare di mente, cervello e delle
loro relazioni e non la filosofia, pu dare una risposta alla domanda
quale la natura della matematica.
Ora, la scienza cognitiva ci dice che noi abbiamo certe capacit
innate, come la capacit di riconoscere istantaneamente piccoli numeri
di oggetti e la capacit di effettuare le forme pi semplici di addizione e
sottrazione di piccoli numeri. Tali capacit innate rendono conto, per,
solo di una parte molto piccola ed elementare della matematica. Il
passaggio alla matematica avanzata avviene concettualizzando concetti
astratti in termini concreti attraverso la metafora.
La metafora un meccanismo cognitivo che ci permette di
ragionare su una specie di cose come se fosse unaltra cosa, perch
unapplicazione tra due domini di cose differenti che conserva le
inferenze. Dunque un meccanismo che ci permette di usare la struttura
inferenziale di un dominio concettuale per ragionare su un altro
dominio concettuale. Vi sono due tipi di metafore, le metafore situate e
le metafore di collegamento. Le prime ci permettono di effettuare
proiezioni da esperienze quotidiane (per esempio, porre cose in un
mucchio) a concetti astratti (per esempio, laddizione). Le seconde
collegano laritmetica con altre branche della matematica (per esempio,
concepire i numeri come punti su una retta).
Il cognitivismo stato sostenuto soprattutto da Lakoff e Nez.
Secondo Lakoff (1941) e Nez, la matematica un prodotto
degli esseri umani, che nasce da interessi e attivit umane e usa le
risorse molto limitate e vincolate della biologia umana148. Perci essa
148

Lakoff-Nez 2000, p. 351.

98

limitata e strutturata dal cervello umano e dalle capacit mentali


umane. Lunica matematica che conosciamo o possiamo conoscere
una matematica basata su cervello e mente149. Dunque solo
attraverso la scienza cognitiva lo studio interdisciplinare di mente,
cervello, e le loro relazioni che possiamo dare una risposta alla
domanda: Qual la natura dellunica matematica che gli esseri umani
conoscono o possono conoscere?150.
Ora, la scienza cognitiva ci dice che noi abbiamo certe capacit
matematiche innate, come la capacit di riconoscere istantaneamente
piccoli numeri di oggetti, o la capacit di effettuare le forme pi
semplici di addizione e sottrazione di piccoli numeri151. Tali capacit
innate rendono conto, per, solo di una parte molto piccola ed
elementare della matematica. Il passaggio alla matematica avanzata
avviene concettualizzando concetti astratti in termini concreti, usando
idee e modi di ragionamento radicati nel sistema sensorio-motorio. Il
meccanismo attraverso cui lastratto compreso in termini del concreto
si dice metafora152.
La metafora un meccanismo cognitivo che ci permette di
ragionare su una specie di cose come se fosse unaltra cosa153. Vi sono
due tipi di metafore, le metafore situate e le metafore di
collegamento154. Le prime fondano le idee matematiche
sullesperienza quotidiana. Per esempio, ci permettono di
concettualizzare le operazioni aritmetiche in termini del formare
collezioni, costruire oggetti, o muoversi attraverso lo spazio155. Le
seconde collegano laritmetica con altre branche della matematica,
come quando concepiamo i numeri come punti su una retta156.
Mediante esse noi concettualizziamo un dominio o unidea
matematica in termini di altri157.
Il cognitivismo ha un certo numero di difetti che lo rendono
inadeguato.
1. Il cognitivismo afferma che la matematica un prodotto degli
esseri umani che nasce dagli interessi e dalle attivit umane. Ma non ci
dice nulla su qual il ruolo della matematica nella vita umana.
149

Ivi, p. 1.
Ivi, p. 3
151
Ivi, p. 51.
152
Ivi, p. 5.
153
Ivi, p. 6.
154
Ivi, pp. 52-53.
155
Lakoff-Nez 1997, p. 84.
156
Lakoff-Nez 2000, p. 53.
157
Lakoff-Nez 1997, p. 84.
150

99

2. Il cognitivismo sostiene che la matematica tale in quanto


concettualizzata da esseri umani usando i meccanismi cognitivi del
cervello. Ma non ci dice nulla su come la matematica avanzata dipende
dai meccanismi cognitivi del cervello. Parlare genericamente di
metafora non fornisce alcuna informazione al riguardo.
3. Il cognitivismo trascura che i meccanismi cognitivi del cervello
su cui si basa la matematica sono il risultato della selezione naturale, e
che, se questa avesse avuto luogo in un ambiente completamente
differente, presumibilmente tali meccanismi cognitivi sarebbero stati
differenti. Perci, per comprendere la natura della matematica, non
basta la scienza cognitiva, occorre anche la scienza dellevoluzione.
4. Il cognitivismo individua nella metafora il meccanismo che sta
alla base del passaggio dalle capacit matematiche innate alla
matematica avanzata. Ma questo molto restrittivo perch, nella
formazione di ipotesi della matematica avanzata, intervengono molte
altre procedure, dallinduzione allanalogia alluso della figura
allibridazione, che non possono in alcun modo essere ridotte alla
metafora 158.
3. Conclusioni sulla filosofia della matematica di oggi
Lanalisi delle concezioni filosofiche della matematica della seconda
met del Novecento, sia di quelle che sono variazioni su temi di Frege,
Hilbert e Brouwer sia di quelle che non lo sono, mostra che esse sono
inadeguate. Pertanto la sostituzione dei grandi programmi fondazionali
della prima met del Novecento con i meno ambiziosi programmi della
seconda met del Novecento non ha portato ad alcun reale progresso
nella comprensione della natura della matematica.

158

V. Cellucci 2003.

100

IV
La filosofia della matematica di domani

1. Caratteri della filosofia della matematica di domani


1.1. Necessit di un nuovo inizio
I difetti della filosofia della matematica di ieri e di oggi suggeriscono
che la filosofia della matematica di domani dovr essere di tipo
essenzialmente differente. Ci che si richiede non semplicemente un
nuovo -ismo, ma un ripensamento della natura stessa della disciplina, in
particolare labbandono delle assunzioni dellortodossia prevalente.
Lanalisi dei difetti della filosofia della matematica di ieri e di oggi
suggerisce che, per evitarli, la filosofia della matematica di domani
dovrebbe partire dal riconoscimento dei seguenti punti.
1.2. Non autonomia della filosofia della matematica
La filosofia della matematica non una disciplina autonoma, ma pu
esistere solo come parte di una filosofia generale.
Secondo i sostenitori dellortodossia prevalente, i problemi
filosofici della matematica e i suoi fondamenti possono essere
affrontati o dallesterno, considerandone le relazioni con altri campi
della filosofia, oppure dallinterno1. Ma il ritardo nello sviluppo
degli altri domini della filosofia ostacola seriamente qualsiasi tentativo
di affrontare il problema della filosofia della matematica dallesterno2.
Perci lunico modo appropriato di affrontarli dallinterno.
Ma questo insostenibile, perch affrontare i problemi filosofici
della matematica dallinterno non offre criteri per stabilire quali
problemi matematici abbiano rilevanza filosofica. Per stabilirlo si
devono affrontare i problemi filosofici della matematica anche
dallesterno. Lo stesso Frege attribuisce rilevanza filosofica al problema
di stabilire che cosa sono i numeri naturali, non perch sia un problema
interno alla teoria dei numeri, ma perch vuole dare una fondazione
dellaritmetica dallesterno, riducendola alla logica.
1
2

Beth 1959, p. X.
Ivi, p. 614.

101

La necessit di affrontare i problemi filosofici della matematica


non solo dallinterno ma anche dallesterno deriva dal fatto che la
matematica un prodotto dellevoluzione, ha innanzitutto uno scopo
biologico e dipende dalle nostre architetture cognitive. Perci capire
che cos la matematica richiede di esaminare questioni generali
concernenti la natura degli organismi, della conoscenza, della mente,
ecc., dunque questioni esterne alla matematica. Una filosofia della
matematica possibile solo come parte di una filosofia generale in cui
tali questioni vengano debitamente affrontate.
1.3. Relazione con la matematica
La filosofia della matematica una disciplina i cui scopi non
differiscono essenzialmente da quelli della matematica, perch mira a
far progredire la conoscenza matematica.
Secondo i sostenitori dellortodossia prevalente, gli scopi dei
matematici differiscono da quelli dei filosofi3. Mentre la matematica
fa avanzare la conoscenza, la filosofia si limita a gettare luce su quello
che gi conosciamo4. Essa non contribuisce al progresso della
conoscenza: fa semplicemente chiarezza su ci che gi sappiamo5.
Ma, riducendo il compito della filosofia della matematica a quello
di far chiarezza su ci che gi sappiamo, si rende la filosofia una
disciplina irrilevante. Se vuol essere rilevante, essa deve contribuire al
progresso della conoscenza.
1.4. Limiti della questione del fondamento della matematica
Poich la filosofia della matematica deve contribuire al progresso della
matematica, la sua principale questione non pu essere quella del
fondamento della matematica.
Secondo i sostenitori dellortodossia prevalente, la principale
questione della filosofia della matematica quella del fondamento
della matematica, nei tre sensi di fondamento: metafisico,
epistemico, e matematico6. Un fondamento metafisico fornisce
lontologia basilare della matematica7. Cio stabilisce quali oggetti
matematici esistono. Un fondamento epistemico fornisce la
giustificazione basilare di ogni branca fondata della matematica8. Un

Dummett 2001, p. 16.


Ivi, p. 12.
5
Ivi, p. 24.
6
Shapiro 2004, p. 37.
7
Ivi, p. 17.
8
Ivi, p. 21.
4

102

fondamento matematico una teoria in cui si possono tradurre tutte le


teorie, definizioni e dimostrazioni matematiche9.
Ma dire che la principale questione della filosofia della matematica
quella del fondamento della matematica in questi tre sensi,
insostenibile.
Infatti, la questione del fondamento metafisico, cio di quali
oggetti matematici esistono, irrilevante per la matematica perch, che
gli enti matematici esistano o no, non fa differenza per limpresa reale
del fare matematica. Come osserva Locke, tutti i discorsi dei
matematici sulla quadratura del cerchio, sulle sezioni coniche, o su
qualunque altra parte della matematica, non concernono lesistenza di
alcuna di quelle figure: ma le loro dimostrazioni, che dipendono dalle
loro idee, sono le stesse, che esista o non esista alcun quadrato o
circolo10.
La questione del fondamento epistemico, cio della giustificazione
basilare di ogni branca fondata della matematica, ininfluente per
questultima. Per esempio, Frege cerca una giustificazione basilare
dellaritmetica perch preoccupato del fatto che, per la domanda Che
cos il numero 1?, la maggior parte dei matematici non ha pronta
alcuna risposta soddisfacente11. Ma tale domanda irrilevante per la
teoria dei numeri, perch nessuno dei suoi risultati dipende da essa.
Inoltre, dare una giustificazione basilare di ogni branca fondata della
matematica impossibile per il secondo teorema di incompletezza di
Gdel [V.4.4, V.4.9].
La questione del fondamento matematico, cio di una teoria in cui
si possono tradurre tutte le teorie, definizioni e dimostrazioni
matematiche, ha una risposta negativa. Infatti, per il teorema di
indefinibilit della verit insiemistica [V.5.4], linsieme dei numeri di
Gdel degli enunciati veri nella gerarchia cumulativa V non definibile
in V. E, per il primo teorema di incompletezza di Gdel [V.4.2, V.4.9],
per ogni teoria per tutta la matematica che sia RE e coerente, esiste un
enunciato dellaritmetica vero ma non dimostrabile in essa. Perci non
pu esistere una teoria in cui si possano tradurre tutte le teorie,
definizioni e dimostrazioni matematiche.
Allaffermazione che la principale questione della filosofia della
matematica sia quella del fondamento della matematica, nei tre sensi di
fondamento, metafisico, epistemico, e matematico, si pu contrapporre
che, in primo luogo, gli oggetti matematici sono solo ipotesi introdotte
9

Ivi, p. 37.
Locke 1975, p. 566
11
Frege1961, p. II.
10

103

per risolvere specifici problemi matematici 12. Lo sono nello stesso


senso in cui la forza unipotesi introdotta per risolvere specifici
problemi fisici. Come la forza non un ente in se stesso ma solo
unipotesi, lo stesso vale per gli oggetti matematici. In secondo luogo,
la giustificazione delle ipotesi unattivit concorrente con la scoperta
matematica. Il processo della giustificazione fa parte di quello della
scoperta. E, in terzo luogo, la ricerca di una teoria in cui si possano
tradurre tutte le teorie, definizioni e dimostrazioni matematiche di
natura puramente ideologica, perch, per esempio, sapere che i numeri
naturali hanno dei surrogati nella gerarchia cumulativa [III.2.2] non di
alcuna utilit per risolvere problemi della teoria dei numeri.
1.5. Centralit della questione della scoperta
La principale questione della filosofia della matematica : Come si
sviluppa la matematica? E dunque: Come avviene la scoperta
matematica? Questo segue dal fatto che la filosofia della matematica
deve proporsi di far progredire la matematica.
Secondo i sostenitori dellortodossia prevalente, la filosofia della
matematica si occupa solo del prodotto del pensiero matematico; lo
studio del processo di produzione affare della psicologia, non della
filosofia13. Il matematico nel suo lavoro si basa su intuizioni
sorprendentemente vaghe, e procede con attacchi e partenze annaspanti
e con ripensamenti fin troppo frequenti. In questo quadro gli effettivi
processi storici e individuali della scoperta matematica appaiono casuali
ed illogici14.
Ma ci contraddetto da numerosi casi storici, i quali mostrano
che la matematica unattivit razionale in ogni suo momento, ivi
compreso quello pi importante, la scoperta. Fin dallantichit molti
hanno riconosciuto che la scoperta un processo razionale, e che per
essa esiste un metodo, cio il metodo analitico.
Il metodo analitico il metodo in base al quale, per risolvere un
problema, si formula, mediante uninferenza non deduttiva a partire dal
problema, unipotesi che una condizione sufficiente per la sua
soluzione, e si controlla che essa sia plausibile, cio compatibile con i
dati esistenti. Lipotesi costituisce a sua volta un problema che deve
essere risolto, e viene risolto nello stesso modo, cio formulando,
mediante uninferenza non deduttiva a partire dallipotesi, unaltra
ipotesi che una condizione sufficiente per la soluzione del problema
12

V. Cellucci 2005, cap. 40.


Dummett 1991b, p. 305.
14
Ivi, p. 77.
13

104

costituito dallipotesi precedente, e controllando che essa sia plausibile.


E cos via.
La scoperta la principale questione della filosofia della
matematica, perch solo migliorando i metodi di scoperta esistenti, e
inventandone di nuovi, la filosofia della matematica pu contribuire al
progresso della conoscenza. Cos come vi contribuirono, ad esempio,
Ippocrate di Chio e Platone, inventando il metodo analitico 15. E vi
contribu ancora Platone, inventando il metodo di dimostrazione per
induzione 16.
La scoperta include la giustificazione, perch non semplicemente
una parte dellattivit matematica ma la comprende tutta. Infatti, nel
metodo analitico le ipotesi vengono formulate mediante inferenze non
deduttive, tali inferenze permettono di ottenere pi ipotesi a partire
dalle stesse premesse, e per sceglierne una si devono valutare le ragioni
a favore e contro ciascuna di esse. Per esempio, le discussioni
sullassioma di scelta dellinizio del Novecento costituirono una
valutazione delle ragioni a favore e contro tale assioma. Poich, per
scegliere tra pi ipotesi, si devono valutare le ragioni a favore e contro
ciascuna di esse, questo cancella ogni netta distinzione tra scoperta e
giustificazione.
Tale distinzione, del resto, impossibile, perch mediante le
inferenze non deduttive si possono ottenere cos tante ipotesi che
generarle prima tutte e poi vagliarle non sarebbe fattibile. Perci la
generazione delle ipotesi e la loro valutazione devono essere processi
concorrenti, e quindi la giustificazione non separabile dalla scoperta.
2. Limmagine della matematica
2.1. Un requisito per la realizzazione del programma
Limmagine della matematica proposta dalla filosofia della matematica
di domani dovrebbe imperniarsi sui seguenti punti.
2.2. Matematica ed esperienza
La matematica non indipendente dallesperienza ma ha bisogno di
continui input da essa.
Secondo i sostenitori dellortodossia prevalente, la conoscenza
matematica non ha costrizioni da parte dellesperienza, e perci entra
nel mondo toccata solo dalla mano della riflessione17. Essa viene
giustificata col puro raziocinio, perch losservazione percettiva
15

V. Cellucci 2005, cap. 8.


Platone, Parmenides, 149 a7-c3.
17
George-Velleman 2002, p. 1.
16

105

attraverso una qualsiasi delle nostre cinque modalit sensoriali non


necessaria e neppure rilevante18. Infatti la matematica il prodotto
pi puro del pensiero concettuale19.
Ma questo insostenibile. Per esempio, ingiustificato dire che
laritmetica indipendente dallesperienza perch i suoi assiomi
incorporano ci che intendiamo per numero20. Infatti, per il primo
teorema di incompletezza di Gdel [V.4.2], nessuna teoria che sia RE e
coerente pu incorporare ci che intendiamo per numero, perch
esister un enunciato vero ma non dimostrabile in essa.
In realt la matematica ha bisogno dellesperienza in ogni suo
stadio. Moltissime teorie matematiche nascono da questioni suggerite
dallesperienza. Trovare la soluzione di problemi matematici comporta
processi tecnologici e biologici esterni alla mente individuale, e perci
dipende dallesperienza 21. E lo stesso vale per la giustificazione della
soluzione di problemi matematici.
Questo chiarisce ulteriormente perch una filosofia della
matematica possibile solo come parte di una filosofia generale in cui
le questioni dellesperienza vengano debitamente affrontate.
2.3. Matematica e soluzione di problemi
La matematica non dimostrazione di teoremi basata sul metodo
assiomatico, ma soluzione di problemi basata sul metodo analitico.
Secondo i sostenitori dellortodossia prevalente, la matematica
una disciplina in cui la logica deduttiva il solo arbitro della verit.
Per questo motivo le verit matematiche stabilite al tempo di Euclide
sono ritenute valide ancor oggi e sono ancora insegnate22. Perci, la
matematica dimostrazione di teoremi basata sul metodo assiomastico.
Ma questo insostenibile perch, per il primo teorema di
incompletezza di Gdel [V.4.2, V.4.9], per ogni teoria relativa ad una
data area della matematica, che soddisfi certe condizioni minime,
esisteranno enunciati di quellarea veri ma non dimostrabili in quella
teoria. Perci la matematica non pu essere dimostrazione di teoremi
basata sul metodo assiomatico.
In particolare insostenibile che le verit matematiche stabilite al
tempo di Euclide siano ritenute valide ancor oggi e siano ancora
insegnate perch sono state dedotte dai postulati di Euclide.
18

Ibid.
Ibid.
20
Dummett 1998, p. 125.
21
V. Cellucci 2007.
22 Franks 1989, p. 68.
19

106

Innanzitutto, molte proposizioni di Euclide non possono essere


dedotte dai postulati di Euclide, perch esistono modelli in cui i
postulati di Euclide sono veri e tali proposizioni sono false. Perci esse
non sono una conseguenza logica dei postulati di Euclide 23.
In secondo luogo, come sottolinea Hamming, che la matematica
consista nel dedurre teoremi da assiomi non corrisponde alla semplice
osservazione. Se si scoprisse che il teorema di Pitagora non segue dai
postulati di Euclide, noi continueremmo a cercare un modo di
cambiare i postulati fino a che il teorema diventasse vero. I postulati di
Euclide derivarono dal teorema di Pitagora, non avvenne linverso24.
La matematica non consiste nel formulare alcuni postulati arbitrari e
poi fare deduzioni, al contrario, in essa si parte da alcune delle cose
che si vogliono e si cerca di trovare i postulati che li supportino25.
2.4. Matematica ed evoluzione
La matematica un prodotto dellevoluzione, perch si basa su capacit
che sono il risultato dellevoluzione.
Secondo i sostenitori dellortodossia prevalente, non solo
esistono infiniti numeri primi ma anche, poich la dimostrazione di
Euclide non fa riferimento a creature viventi, sarebbero esistiti infiniti
numeri primi anche se la vita non si fosse mai evoluta. Perci gli
oggetti richiesti dalla verit del suo teorema non possono essere
mentali26.
Ma questo insostenibile perch, se la vita non si fosse mai
evoluta, non sarebbe mai esistita la matematica come disciplina. E, se la
vita si fosse evoluta in un ambiente totalmente differente, la
matematica, a cominciare da quella incorporata nella nostra struttura
biologica, presumibilmente sarebbe stata differente.
Levoluzione ha incorporato nella struttura biologica nostra e di
vari altri organismi molta matematica complessa. grazie ad essa che
tali organismi sopravvivono, e presumibilmente essa sarebbe stata
differente se gli organismi si fossero evoluti in un ambiente totalmente
differente. La natura ha progettato gli organismi per fare matematica
progettato, si intende, nel senso della selezione naturale. Ed sulla
base delle capacit matematiche di cui levoluzione biologica li ha
dotati che, grazie allevoluzione culturale, gli esseri umani hanno
sviluppato la matematica come disciplina. Levoluzione culturale una

23 V. Cellucci 2007.
24 Hamming 1980, p. 87.
25
Hamming 1998, p. 645.
26
Hart 1996, p. 3.

107

continuazione dellevoluzione biologica e poggia su di essa, perci per


comprendere la natura della matematica non si pu prescindere dalle
capacit matematiche di cui levoluzione ci ha dotati 27.
2.5. Matematica e architetture cognitive
La matematica dipende essenzialmente dalle nostre architetture
cognitive.
Secondo i sostenitori dellortodossia prevalente, per comprendere
la natura della matematica non occorre porsi domande come Quale
cervello, o attivit neurale, o architettura cognitiva rende possibile il
pensiero matematica? o Quale tipo di ambiente necessario per
facilitare lo sviluppo della capacit di tale pensiero?, perch esse
riguardano fenomeni che in realt sono estranei alla natura del
pensiero matematico, mentre ci che interessa ai filosofi la natura
dei pensieri28.
Ma questo insostenibile, perch lunica matematica che noi
possiamo fare quella che il nostro cervello, la nostra attivit neurale,
la nostra architettura cognitiva ci permettono di fare. Perci che cos la
matematica legato ad esse, e quale tipo di pensiero matematico
possiamo avere dipende da esse.
2.6. Matematica e sviluppo storico
Per comprendere la natura della matematica importante considerarne
lo sviluppo storico.
Secondo i sostenitori dellortodossia prevalente, non occorre
considerare lo sviluppo della matematica perch leziologia delle
idee matematiche, per quanto interessante, non qualcosa il cui studio
promette di rivelare molto sulla struttura del pensiero: per la maggior
parte, lorigine e lo sviluppo delle idee matematiche sono
semplicemente troppo determinate da influenze estranee29.
Ma questo insostenibile, perch la matematica come disciplina
il risultato dellevoluzione culturale, e perci legata al suo sviluppo
storico.
Una prova dellimportanza di considerare lo sviluppo storico della
matematica data dallo strutturalismo, che, come abbiamo visto
[III.2.4], scambia per reale natura della matematica i caratteri della
matematica praticata da una certa scuola in un certo momento storico.

27

V. Cellucci 2007.
George-Velleman 2002, p. 2.
29
Ibid.
28

108

Unaltra prova data dallopinione diffusa che la matematica sia


cumulativa, cio che i suoi risultati, una volta ottenuti, non vengano pi
rimessi in discussione. Un esame dello sviluppo storico della
matematica mostra invece che tale opinione infondata. Per esempio, le
definizioni e le dimostrazioni della geometria di Euclide, accettate per
pi di due millenni, alla fine dellOttocento erano ormai considerate
inadeguate e addirittura non valide.
Non considerare lo sviluppo storico della matematica porta a
vedere la matematica come un sistema statico, basato su relazioni
lineari di dipendenza logica tra assiomi e teoremi determinati a priori.
Un esame dello sviluppo storico mostra invece che la matematica un
sistema dinamico, che spesso si evolve per vie tortuose non determinate
a priori, e procede attraverso false partenze e arresti, periodi di routine e
svolte improvvise.
2.7. Matematica e verit
La matematica non un insieme di verit, n tanto meno di verit
assolutamente certe. solo un insieme di proposizioni plausibili, cio
compatibili con i dati esistenti.
Secondo i sostenitori dellortodossia prevalente, la matematica
un corpo di verit, e anzi le verit note della matematica sono le verit
pi assolute e incondizionate note nel modo pi certo a noi30. Pi
precisamente, la matematica non solo un corpo di verit; anche un
corpo di conoscenze31.
Ma questo insostenibile perch, dal punto di vista dellortodossia
prevalente secondo cui la matematica dimostrazione di teoremi
basata sul metodo assiomatico per affermare che la matematica un
insieme di verit, e anzi di verit assolutamente certe, occorrerebbe
dimostrare che il metodo assiomatico non pu portare a falsit, e
dimostrarlo con metodi assolutamente certi. Ma questo impossibile
perch esistono teorie coerenti false [V.4.3]. Dunque non solo non si
pu dimostrare che il metodo assiomatico non porta a falsit, ma anzi si
pu dimostrare che esso, anche quando una teoria coerente, pu
portare a falsit.
Per di pi, non si pu dimostrare che il metodo assiomatico non
porta a falsit neppure nel senso debole che non porta a contraddizioni.
Infatti, per il secondo teorema di incompletezza di Gdel [V.4.4, V.4.9],
la coerenza di una teoria T sufficientemente potente, RE e coerente non
dimostrabile in T ma solo in unestensione propria di T. Il problema si
30
31

Hart 1996, p. 2.
Ivi, p. 3.

109

riproporrebbe allora per tale estensione propria, e cos via allinfinito.


Dunque non si pu dimostrare che il metodo assiomatico non porta a
contraddizioni, perch dimostrarlo comporterebbe un rimando
allinfinito.
Poich non si pu dimostrare che il metodo assiomatico non porta
a falsit, le proposizioni stabilite con tale metodo non possono
considerarsi verit, n tanto meno verit assolutamente certe, ma solo
opinioni riconosciute in base ad una valutazione delle ragioni a favore e
contro di esse. Esse, quindi, hanno uno statuto simile a quello degli
ndoxa di Aristotele 32.
La matematica un insieme di conoscenze ma non contiene verit.
Questo non significa che essa non abbia un contenuto oggettivo, ma
solo che, come nel caso delle altre scienze, non consta di verit bens di
affermazioni plausibili, quindi non assolutamente certe. Come
sottolinea Hamming, i postulati della matematica non erano scolpiti
sulle tavole di pietra che Mos port gi dal monte Sinai, non sono il
verbo di alcun Dio, perci non possiamo esserne sicuri, e quindi non
possiamo essere sicuri delle dimostrazioni correnti dei nostri
teoremi33.
Dal punto di vista della certezza, la matematica soggetta a quella
stessa aleatoriet che propria di tutti i prodotti umani. Per pi di due
millenni si pensato che la matematica fosse un insieme di verit
assolutamente certe, ma oggi diventato chiaro che questa
unillusione. Al pari di ogni altro insieme di conoscenze umane la
matematica solo un insieme di proposizioni plausibili. La filosofia
della matematica deve imparare a convivere con questo, e a renderne
ragione.

32
33

V. Cellucci 2007.
Hamming 1980, p. 86.

110

V
I teoremi di incompletezza di Gdel

1. Logica del primo ordine


1.1. Linguaggi del primo ordine
I linguaggi del primo ordine constano di simboli, termini e formule.
I simboli di un linguaggio del primo ordine L comprendono
infinite variabili individuali v0 , v1 , v2 , ... ; un numero qualsiasi di
costanti individuali; per ogni numero intero positivo n un numero
qualsiasi di costanti funzionali n-arie; per ogni numero intero positivo n
un numero qualsiasi di costanti relazionali n-arie, tra le quali comunque
deve essere compresa la costante relazionale binaria = per
leguaglianza; i simboli (non), (se...allora), (per ogni); le
parentesi ( e ) e la virgola , .
Chiamiamo simboli non logici di L le costanti individuali, le
costanti funzionali e le costanti relazionali diverse da = . Supponiamo
che i simboli non logici di L formino un insieme finito o numerabile.
I termini di un linguaggio del primo ordine L sono definiti nel
modo seguente: (i) ogni variabile individuale un termine; (ii) ogni
costante individuale un termine; (iii) se f una costante funzionale naria e t1 ,..., tn sono termini, allora f (t1 ,..., tn ) un termine.
Diciamo che un termine t chiuso se e solo se nessuna variabile
individuale occorre in t.
Le formule atomiche di un linguaggio del primo ordine L sono
tutte le espressioni della forma R (t1 ,..., tn ) , dove R una costante
relazionale n-aria e t1 ,..., tn sono termini.
Le formule di un linguaggio del primo ordine L sono definite nel
modo seguente: (i) ogni formula atomica una formula; (ii) se A una
formula, allora A una formula; (iii) se A e B sono formule, allora
( A B ) una formula; (iv) se vi una variabile individuale e A una
formula, allora vi A una formula.
Usiamo le lettere x , y , z , ... (eventualmente con indici) per le
variabili individuali v0 , v1 , v2 , ... ; le lettere r , s , t , ... (eventualmente

111

con indici) per i termini; le lettere A, B , C , ... (eventualmente con


indici) per le formule.
Scriviamo (t1 = t2 ) per = (t1 , t2 ) ; (t1 t2 ) per (t1 = t2 ) ; ( A B )
per ( A B ) ; ( A B )
per (A B ) ; ( A B ) per
(( A B ) ( B A)) ; xA per xA ; x1... xn per x1...xn ;
x1... xn per x1...xn ; ! xA per x ( A y ( A x = y )) .
Nello scrivere i termini e le formule omettiamo le parentesi
quando questo non pu dar luogo ad ambiguit.
Diciamo che tutte le occorrenze di una variabile individuale vi in
un termine t sono occorrenze libere. Le occorrenze libere di una
variabile individuale vi in una formula sono definite nel modo
seguente: (i) tutte le occorrenze di vi in una formula atomica
R (t1 ,..., tn ) sono occorrenze libere; (ii) le occorrenze libere di vi in
A sono le occorrenze libere di vi in A; (iii) le occorrenze libere di vi
in ( A B ) sono le occorrenze libere di vi in A e le occorrenze libere
di vi in B; (iv) le occorrenze libere di vi in v j A sono le occorrenze

libere di vi in A se j i ; se invece j = i , allora vi non ha alcuna


occorrenza libera in v j A e in tal caso tutte le occorrenze di vi in
v j A si dicono occorrenze vincolate.
Diciamo che vi occorre libera in unespressione (termine o
formula) se e solo se vi ha almeno unoccorrenza libera in A.
Diciamo che vi una variabile individuale libera di A se e solo se
una variabile individuale che occorre libera in A.
Diciamo che unespressione (termine o formula) chiusa, o un
enunciato, se e solo se nessuna variabile individuale occorre libera in
essa.
Diciamo che una formula A una generalizzazione di una formula
B se e solo se, per qualche n 0 e per delle variabili individuali
x1 ,..., xn , A x1... xn B . Se x1 ,..., xn comprendono tutte le variabili
individuali libere di B, diciamo che A la chiusura universale di B.
Dunque la chiusura universale di una formula un enunciato.
Se x una variabile individuale e s e t sono termini, indichiamo
con s[ x / t ] il risultato della sostituzione di ogni occorrenza libera di x
in s con t.
Se x una variabile individuale, t un termine e A una formula,
indichiamo con A[ x / t ] il risultato della sostituzione di ogni occorrenza
libera di x in A con t.
Diciamo che una variabile individuale x sostituibile con un
termine t in una formula A se e solo se nessuna occorrenza di una

112

variabile individuale in t diventa vincolata in seguito alla sostituzione di


x con t in A, cio unoccorrenza vincolata in A[ x / t ] .
In seguito, quando usiamo la notazione A[ x / t ] , assumiamo
tacitamente che x sia sostituibile con t in A.
1.2. Assiomi e regole della logica del primo ordine
Sia L un linguaggio del primo ordine. Introduciamo gli assiomi logici e
le regole di deduzione logiche di L.
Gli assiomi logici di L sono tutte le formule di L di una delle
seguenti forme:
L1. A ( B A) ,
L2. ( A ( B C )) (( A B ) ( A C )) ,
L3. (B A) ( A B ) ,
L4. x ( A B ) (xA xB ) ,
L5. xA A[ x / t ] ,
L6. A xA se x non occorre libera in A,
L7. x = x ,
L8. x1 = y1 (... ( xn = yn f ( x1 ,..., xn ) = f ( y1 ,..., yn ))...) ,
L9. x1 = y1 (... ( xn = yn ( P( x1 ,..., xn ) P ( y1 ,..., yn )))...) ,
L10. Tutte le generalizzazioni di formule di una delle forme L1-L9.
Le regole di deduzione logiche di L consistono di ununica regola,
il modus ponens MP: Per ogni formula A e B di L, da A e A B si pu
inferire B.
Se un insieme di formule e A una formula di L, chiamiamo
deduzione di A da una successione finita di formule C1 ,..., Cm tale
che, per ogni i = 1,..., m , o Ci un assioma logico, oppure Ci ,
oppure Ci si ottiene da due membri precedenti C j e Ck della
successione per mezzo di MP, cio Ck C j Ck , e Cm A. Diciamo
che A deducibile da , e scriviamo A A , se e solo se esiste una
deduzione di A da .
Se A una formula di L, chiamiamo dimostrazione di A una
deduzione di A da . Diciamo che A dimostrabile, o che una legge
logica, e scriviamo A A , se e solo se esiste una dimostrazione di A.
Dunque A A ha lo stesso significato di A A .
Teorema di deduzione. Siano un insieme di formule e A, B
formule di un linguaggio del primo ordine L. Se , A A B
allora A A B .

113

La dimostrazione per induzione sulla generazione delle


deduzioni di A da .
1.3. Modelli per linguaggi del primo ordine
Un modello, o struttura, per un linguaggio del primo ordine L una
coppia ordinata M = ( D, ) , dove D un insieme non vuoto, detto il
dominio di M, e una funzione unaria, detta la funzione di
interpretazione di M, che associa: (i) ad ogni costante individuale di L
un membro di D; (ii) ad ogni costante funzionale n-aria di L una
funzione n-aria su D; (iii) ad ogni costante relazionale n-aria di L una
relazione n-aria su D.
Se M = ( D, ) un modello per un linguaggio del primo ordine L,
per ogni a D sia a una nuova costante individuale non in L, detta il
nome di a. Indichiamo con L(M ) il linguaggio del primo ordine che si
ottiene da L aggiungendo un nome a per ogni a D .
Ad ogni termine chiuso t di L(M ) assegniamo un membro di D,
scritto t M , detto il valore di t in M, nel modo seguente: (i) c M ( c ) ,
M

se c una costante individuale; (ii) a a, se a il nome di a; (iii)


( f (t1 ,..., tn )) M ( f )(t1M ,..., tnM )) , se f una costante funzionale n-aria
e t1 ,..., tn sono termini.
Ad ogni enunciato A di L(M ) assegniamo un membro
dellinsieme {1,0} , scritto AM , detto il valore di verit di A in M, dove
1 si dice il valore di verit vero e 0 il valore di verit falso, nel modo
seguente: (i) ( r = s ) M = 1 se e solo se r M = s M ; (ii) ( R (t1 ,..., tn )) M = 1
se e solo se ( R )(t1M ,..., tnM ) ; (iii) (B ) M = 1 se e solo se B M = 0 ;
(iv) ( B C ) M = 1 se e solo se o B M = 0 oppure C M = 1 ; (v)
(xB ) M = 1 se e solo se ( B[ x / a ]) M = 1 per ogni a D .
Per ogni formula A di un linguaggio del primo ordine L in cui solo
x1 ,..., xn occorrono libere, per M-esempio di A intendiamo un enunciato

di L(M) della forma A[ x1 / a1 ,..., xn / a n ] , dove a1 ,..., an D .


Diciamo che una formula A di un linguaggio del primo ordine L
vera in M se e solo se ( A') M = 1 per ogni M-esempio A' di A. In
particolare, un enunciato A di L vero in M se e solo se AM = 1 .
Diciamo che A falsa in M se e solo se A non vera in M.
Se A vera in M, diciamo che M un modello di A. Se un
insieme di formule e ogni formula che membro di vera in M,
diciamo che M un modello di .

114

Se A una formula e un insieme di formule di un linguaggio


del primo ordine L, diciamo che A una conseguenza logica, o
semplicemente una conseguenza, di , scritto B A , se e solo se ogni
modello di un modello di A.
Se A una formula di un linguaggio del primo ordine L, diciamo
che A logicamente valida, o semplicemente valida, scritto B A , se e
solo se ogni modello per L un modello di A. Dunque B A ha lo stesso
significato di B A .
Diciamo che un modello M soddisfa un insieme di formule se e
solo se M un modello di . Diciamo soddisfacibile se e solo se
ha un modello.
1.4. Coerenza
Diciamo che un insieme di formule di un linguaggio del primo ordine
L coerente se e solo se non esiste alcuna formula A di L tale e A A
e A A ; incoerente se non coerente.
Propriet della coerenza. Siano un insieme di formule e A
una formula di un linguaggio del primo ordine L.
(i) Se G A , allora {A} coerente.

(ii) Se G A , allora { A} coerente.

(i) Supponiamo che G A ma {A} incoerente. Allora

{A} A B e {A} A B , per qualche formula B. Perci, per il

teorema di deduzione [V.1.2], A A B e A A B . Per la


legge logica (A B ) ((A B ) A) ne segue che A A .
Contraddizione. Se ne conclude che {A} coerente.
(ii) Similmente.
1.5. Correttezza e completezza
Per gli assiomi logici e le regole di deduzione logiche di un linguaggio
del primo ordine L vale il seguente risultato.
Teorema di correttezza. Siano un insieme di formule e A
una formula di un linguaggio del primo ordine L. Se A A ,
allora B A .
La dimostrazione per per induzione sulla generazione delle
deduzioni di A da .
Esistenza di un modello implica coerenza. Sia un insieme di
formule di un linguaggio del primo ordine L. Se ha un
modello, allora coerente.

115

Infatti, supponiamo che abbia un modello M ma sia incoerente.


Allora A A e A A per qualche formula A, perci per teorema di
correttezza B A e B A . Poich M un modello di , ne segue
che M un modello di A e di A , cio A vera in M e A non vera in
M. Contraddizione. Se ne conclude che deve essere coerente.
Esistenza di un modello. Sia un insieme di formule di un
linguaggio del primo ordine L. Se coerente, allora ha un
modello M.
La dimostrazione di questo risultato abbastanza lunga e perci
viene omessa.
Teorema di completezza. Siano un insieme di formule e A
una formula di un linguaggio del primo ordine L. Se B A ,
allora A A .
Infatti, supponiamo che B A ma G A . Allora, per le propriet
della coerenza [V.1.4], {A} coerente, quindi per il teorema
dellesistenza di un modello ha un modello, diciamo M. Allora M un
modello di e ( A)

= 1 , perci A

= 0 . Ma, poich M un

modello di e B A , deve essere A


Contraddizione. Se ne conclude che A A .

= 1 , perci A

0.

1.6. Isomorfismo di modelli


Se M = ( D, ) e M ' = ( D ', ') sono modelli per un linguaggio del
primo ordine L, diciamo che una funzione h un isomorfismo di M su
M ' se e solo se soddisfa la seguenti condizioni:
(i) h una funzione da D a D ' ;
(ii) h biunivoca;
(iii) h su D ' ;
(iv) h ( ( c )) = '( c ) , se c una costante individuale di L;
(v) h ( ( f )( a1 ,..., an )) = '( f )( h ( a1 ),..., h ( an )) per ogni a1 ,..., an D ,
se f una costante funzionale n-aria di L;
(vi) ( R )( a1 ,..., an ) se e solo se '( R )( h ( a1 ),..., h ( an )) per ogni
a1 ,..., an D , se R una costante relazionale n-aria di L.

Diciamo che due modelli M e M ' per un linguaggio del primo


ordine L sono isomorfi, o che M isomorfo a M ' , se e solo se esiste un
isomorfismo di M su M ' .

116

Teorema dellisomorfismo. Siano M e M ' due modelli per un


linguaggio del primo ordine L. Se M e M ' sono isomorfi,
allora, per ogni enunciato A di L, A
A

M'

= 1 se e solo se

= 1.

La dimostrazione per induzione sulla generazione di A.


1.7. Teorie del primo ordine
Una teoria del primo ordine T caratterizzata da un linguaggio del
primo ordine L, detto il linguaggio di T, dagli assiomi logici e le regole
di deduzione logiche di L, e da un insieme di enunciati di L, detti gli
assiomi non logici di T.
Poich, per specificare un linguaggio del primo ordine L, occorre
solo specificare i suoi simboli non logici, perch allora gli assiomi
logici e le regole di deduzione logiche di L risultano determinati, per
specificare una teoria del primo ordine T occorre specificare solo i
simboli non logici del linguaggio L di T e gli assiomi non logici di T.
Siano T una teoria del primo ordine, L il linguaggio di T, gli
assiomi non logici di T e A una formula di L. Diciamo che una
deduzione di A da una dimostrazione di A in T. Diciamo che A
dimostrabile in T, o che A un teorema di T, e scriviamo T A A , se e
solo se esiste una dimostrazione di A in T. Chiamiamo modello di T un
modello degli assiomi non logici di T.
Se T e T ' sono teorie del primo ordine i cui linguaggi sono L e L '
rispettivamente, diciamo che T ' unestensione di T, e scriviamo
T T ' , se e solo se tutti i simboli non logici di L sono simboli non
logici di L ' e tutti i teoremi di T sono teoremi di T ' . Ovviamente,
perch sia T T ' , occorre solo che gli assiomi non logici di T siano
dimostrabili in T ' .
Se T una teoria del primo ordine il cui linguaggio L e A un
enunciato, indichiamo con T + A lestensione di T che si ottiene
aggiungendo a L i simboli non logici che occorrono in A, e
aggiungendo agli assiomi non logici di T lenunciato A.
2. Aritmetica ricorsiva primitiva
2.1. Funzioni ricorsive primitive
Una funzione sui numeri naturali si dice ricorsiva primitiva se e solo se
pu essere definita in un numero finito di passi per mezzo delle
seguenti regole:
PR1. Z ( x ) = 0 ,
PR2. S ( x ) = x + 1 ,

117

PR3. I in ( x1 ,..., xn ) = xi per i = 1,..., n ,


PR4. f ( x1 ,..., xn ) = g ( h1 ( x1 ,..., xn ),..., hm ( x1 ,..., xn )) ,

f ( x1 ,..., xn , 0) = g ( x1 ,..., xn )
f ( x1 ,..., xn , y + 1) = h ( x1 ,..., xn , y , f ( x1 ,..., xn , y )).

PR5.

Le funzioni Z , S e I i di PR1-PR3 sono le funzioni iniziali a partire


dalle quali sono generate tutte le altre funzioni ricorsive primitive, e si
dicono rispettivamente la funzione zero, la funzione successore e la
funzione proiezione i-esima. La funzione f di PR4 si dice ottenuta da
g , h1 , ..., hm per composizione. La funzione f di PR5 si dice ottenuta
da g, h per ricorsione primitiva.
Molte delle consuete funzioni sui numeri naturali sono ricorsive
primitive. Per esempio, tale laddizione, perch si ottiene da
1

g ( x ) = I1 ( x ) = x e h ( x , y , z ) = S ( I 3 ( x , y , z )) = S ( z ) per ricorsione
primitiva:

x + 0 = x = I11 ( x )

3
x + ( y + 1) = ( x + y ) + 1 = S ( x + y ) = S ( I 3 ( x , y , x + y )).
2.2. La teoria PRA
Introduciamo una teoria del primo ordine PRA, detta aritmetica
ricorsiva primitiva, in cui si possono definire tutte le funzioni ricorsive
primitive e dimostrarne le propriet. (Lacronimo PRA sta per Primive
Recursive Arithmetic. Qui e in seguito usiamo acronimi corrispondenti
ad espressioni della lingua inglese per conformit alluso nella
letteratura).
Il linguaggio L PRA di PRA contiene come unici simboli non logici
la costante individuale 0 , una costante funzionale n-aria f per ogni
funzione ricorsiva primitiva n-aria f, e la costante relazionale binaria =
per leguaglianza.
Scriviamo 0, 1, 2, ... per i termini 0, S (0), S ( S (0)),... ,
rispettivamente, che vengono detti numerali. Inoltre scriviamo s t per
w( s + w = t ) ; x tA( x ) per x( x t A( x )) ; x1... xn tA( x ) per
x1... xn ( x1 t ... xn t A( x )) .
Gli assiomi non logici di PRA sono le chiusure universali delle
seguenti formule:
PRA1. Z ( x ) = 0 ,

118

PRA2. 0 S ( x ) ,
PRA3. S ( x ) = S ( y ) x = y ,
n

PRA4. I i ( x1 ,..., xn ) = xi per i = 1,..., n ,


PRA5. f ( x1 ,..., xn ) = g ( h 1 ( x1 ,..., xn ),..., h m ( x1 ,..., xn )) ,
se f si ottiene da g , h1 , ..., hm per composizione,

f ( x1 ,..., xn , 0) = g ( x1 ,..., xn )

PRA6.

f ( x1 ,..., xn , S ( y )) = h ( x1 ,..., xn , y , f ( x1 ,..., xn , y )),

PRA7.

se f si ottiene da g, h per ricorsione primitiva,


A(0) x ( A( x ) A( S ( x ))) xA( x ) , se
formula non contenente quantificatori.

A( x )

una

Si noti che PRA7 uno schema perch sta per infinite formule,
tante quante sono le formule A( x ) non contenenti quantificatori.
Sia PRA7 ' come PRA7 eccetto che A( x ) pu essere una formula
qualsiasi. Ovviamente anche PRA7 ' uno schema.
Chiamiamo aritmetica di Peano del primo ordine la teoria del
primo ordine PA il cui linguaggio L PRA e i cui assiomi non logici
sono le chiusure universali di PRA1-PRA6, PRA7 ' .
Chiamiamo modello standard per L PRA il modello N = ( , )
per

L PRA dove la funzione tale che (0) = 0 , ( S ) = S e, per

ogni constante funzionale n-aria f diversa da S , ( f ) = f .


Teorema. N un modello di PRA e di PA.
Infatti, chiaramente gli assiomi non logici di PRA sono veri in N e
tale anche PRA7 ' .
2.3. Alcune propriet elementari di PRA
Per riferimento successivo stabiliamo alcune propriet elementari di
PRA.
Propriet della relazione dordine.
(i) PRA A x 0 x = 0 ;
(ii) PRA A x S ( y ) x y x = S ( y ) ;
(iii) PRA A x y y x .
La dimostrazione di queste propriet un semplice sebbene noioso
esercizio.

119

Equivalenza tra coerenza e indimostrabilit di 0 = 1 . PRA


coerente se e solo se PRA G 0 = 1 .
Infatti, supponiamo che PRA sia coerente e PRA A 0 = 1 . Allora,
poich PRA A 0 1 , PRA incoerente. Contraddizione. Se ne conclude
che PRA G 0 = 1 . Viceversa, supponiamo che PRA G 0 = 1 e PRA
incoerente. Allora, per qualche formula A, PRA A A e PRA A A . Da
ci per la legge logica A ( A 0 = 1) segue che PRA A 0 = 1 .
Contraddizione. Se ne conclude che PRA deve essere coerente.
Computabilit delleguaglianza in PRA. Per ogni k e p:
(i) se k = p allora PRA A k = p ;
(ii) se k p allora PRA A k p .
(i) Immediato da PRA A x = x .
(ii) Supponiamo che k p . Allora o k > p oppure k < p .
Supponiamo che k > p . Sia q = k p 1 . Allora PRA A S ( q) 0 .
Poich

PRA A S ( S ( q)) = S (0) S ( q) = 0 ,

da

ci

si

ottiene

PRA A S ( S ( q)) S (0) . Nello stesso modo da ci si ottiene

PRA A S ( S ( S ( q))) S ( S (0)) , e cos via. Ripetendo il procedimento

esattamente p volte si ottiene PRA A k p e quindi PRA A p k .


Similmente nel caso k < p .
Computabilit delle funzioni ricorsive primitive in PRA. Sia
f ( x1 ,..., xn ) una funzione ricorsiva primitiva. Per ogni
k1 ,..., kn :

(i) se f ( k1 ,..., k n ) = p allora PRA A


f ( k 1 ,..., k n ) = p ;
f ( k 1 ,..., k n ) p .
(ii) se f ( k1 ,..., k n ) p allora PRA A

(i) Per induzione sulla generazione di f a partire dalle funzioni


iniziali.
(ii) Supponiamo che f ( k1 ,..., k n ) p e f ( k1 ,..., k n ) = m . Allora
f ( k 1 ,..., k n ) = m . Poich m p , per la computabilit
per (i) PRA A

delleguaglianza

in

PRA

si

ha

PRA A
f ( k 1 ,..., k n ) p .

2.4. Teorie sufficientemente potenti

120

che

PRA A
m p.

Perci

Diciamo che una teoria del primo ordine T sufficientemente potente se


e solo se il linguaggio di T L PRA e PRA T .
Ovviamente PRA e PA sono teorie sufficientemente potenti.
3. Codificazione
3.1. Numeri di Gdel
Sia L un linguaggio del primo ordine. Siano c0 , c1 , c2 ,... le sue costanti
n

individuali, f0 , f1 , f 2 ,...
n

le

sue

costanti

funzionali

n-arie,

R0 , R1 , R2 ,... le sue costanti relazionali n-arie, dove R0 = . Sia T

una teoria del primo ordine il cui linguaggio L.


Assegniamo ad ogni simbolo di L un numero
seguente:

vi

25

ci
i

fi
3

2 5

nel modo

Ri
i

2 3 5

2 3 5

Per esempio, R0 = 2 3 5 = 144 .


2

Indichiamo con pi lo i+1-esimo numero primo in ordine di


grandezza, cio p0 = 2, p1 = 3, p2 = 5,... . Assegniamo ad ogni
successione

finita
x +1
p0 0

x0 ,..., xn =

di

...

numeri

x
pn n +1

naturali

(i)

vi

fi ( t1 ,..., tn ) =

fi

sono

ci

, t1 ,..., tn

gi

stati

B =

n
Ri ( t1 ,..., tn )

(i)
, B

vi B =

n
Ri

BC =

; (iii)

, vi , B

nel modo

definiti;

(ii)

Assegniamo ad ogni formula A di L un numero


seguente:

numero

Assegniamo ad ogni termine t di L un numero


seguente:

il

x0 ,..., xn

, t1 ,..., tn

nel modo

, B , C

(ii)
; (iv)

Assegniamo ad ogni dimostrazione C1 ,..., Cm in T il numero


C1 , ..., Cm =

C1 ,..., Cm

121

Per ogni espressione (termine, formula, dimostrazione) di T


chiamiamo

il numero di Gdel di . Se

= k , per semplicit

usiamo per indicare sia il numero k sia il termine k . Quale dei


due venga indicato apparir chiaro dal contesto.
3.2. Insiemi RE
Chiamiamo funzione di verit una funzione binaria f sui numeri naturali
tale che, per ogni k e p, f ( k , p ) = 1 oppure f ( k , p ) = 0 .
Diciamo che un insieme non vuoto X di numeri naturali
ricorsivamente enumerabile, o brevemente RE, se e solo se esiste una
funzione di verit ricorsiva primitiva f tale che per ogni p, p X se e
solo se x ( f ( x, p ) = 1) .
3.3. Teorie RE
Sia T una teoria del primo ordine.
Indichiamo con THM T linsieme dei numeri di Gdel degli
enunciati dimostrabili in T.
Diciamo che T una teoria RE se e solo se linsieme THM T
RE.
Sia prf T la funzione di verit definita da: prfT (k, p) = 1 se k il
numero di Gdel di una dimostrazione in T dellenunciato con numero
di Gdel p, e prfT (k, p) = 0 altrimenti.
Propriet delle teorie RE. T una teoria RE se e solo se la
funzione prf T ricorsiva primitiva.
Infatti, per ogni p, p THM T se e solo se x ( prf T ( x, p ) = 1) .
Perci THM T RE se e solo se prf T ricorsiva primitiva.
facile vedere che PRA e PA sono teorie RE.
3.4. Alcune utili funzioni ricorsive primitive
Si possono definire facilmente le seguenti funzioni ricorsive primitive:
(1) una funzione ricorsiva primitiva binaria sub tale che, per ogni
formula A( y ) di L PRA contenente come sua unica variabile
individuale libera y, e per ogni funzione ricorsiva primitiva unaria f,
sub( A( y ) , f ) = A( f ( f )) ;
(2) una funzione ricorsiva primitiva unaria num tale, per ogni k,

num( k ) = k ;

122

(3) una funzione ricorsiva primitiva binaria opp tale che, per ogni
enunciato A di L PRA , opp ( A , A ) = 1 e opp ( A , A ) = 1 .
4. Teoremi di incompletezza
4.1. Teorema del punto fisso
Il principale strumento per la dimostrazione dei teoremi di
incompletezza di Gdel e degli altri risultati limitativi il seguente
risultato, la cui denominazione di teorema del punto fisso si basa su
unanalogia con la matematica, nella quale si chiama punto fisso di una
funzione f un x tale che x = f ( x ) .
Teorema del punto fisso. Ad ogni formula A( y ) di L PRA
contenente come sua unica variabile individuale libera y si
pu associare un termine chiuso t tale che
PRA A t = A( t ) .
Infatti, sia f ( x ) la funzione sub( A( y ) , x ) . Sia t il termine
chiuso f ( f ) . Ora:
f ( f ) = sub( A( y ) ,

f ) = A( f ( f )) .

Perci, per la computabilit delle funzioni ricorsive primitive in PRA


[V.2.3], PRA A f ( f ) = A( f ( f )) , cio PRA A t = A( t ) .
Si noti che il teorema del punto fisso viene formulato di solito
nella forma: Ad ogni formula A( y ) di L PRA contenente come sua
unica variabile individuale libera y si pu associare un enunciato B tale
che PRA A B A( B ) . Rispetto a tale formulazione, quella data
sopra ha il vantaggio che il termine chiuso t esprime direttamente il
numero di Gdel di A(t ) , mentre lenunciato B esprime soltanto
unasserzione equivalente ad A( B ) ,
Corollario del teorema del punto fisso. Esiste un termine
chiuso t tale che PRA A t = x ( prf T ( x , t ) = 0) .
Infatti, basta applicare il teorema del punto fisso alla formula
x ( prf T ( x , y ) = 0) .
Si noti che lenunciato x ( prf T ( x , t ) = 0) dato dal corollario del
teorema del punto fisso autoreferenziale, nel senso che descrive una

123

propriet di se stesso. Infatti, poich PRA A t = x ( prf T ( x , t ) = 0)


e N un modello di PRA [V.2.2], lenunciato t = x ( prfT ( x , t ) = 0)
vero in N. Perci x ( prf T ( x , t ) = 0) esprime in N la propria
indimostrabilit in T.
4.2. Primo teorema di incompletezza di Gdel
Vale il seguente risultato.
Primo teorema di incompletezza di Gdel. Sia T una teoria
sufficientemente potente e RE. Se T coerente, allora
lenunciato x ( prf T ( x , t ) = 0) dato dal corollario del
teorema del punto
T G x ( prf T ( x , t ) = 0) .

fisso

vero

in

Infatti, supponiamo che T A x ( prf T ( x , t ) = 0) .


qualche

k,

prfT ( k , x ( prfT ( x , t ) = 0) ) 0 ,

ma

Allora, per

perci,

per

la

computabilit delle funzioni ricorsive primitive in PRA [V.2.3],


T A prf T ( k , x ( prf T ( x , t ) = 0) ) 0 . Da ci, poich per il corollario

del teorema del punto fisso T A t = x ( prfT ( x , t ) = 0) , segue che:


(1)

T A prf T ( k , t ) 0 .

Daltra parte, dallipotesi

T A x ( prfT ( x , t ) = 0)

si ottiene in

particolare T A prfT ( k , t ) = 0 . Da ci e da (1) segue che T


incoerente.
Contraddizione.
T G x ( prf T ( x , t ) = 0) .
Poich

Se

T G x ( prfT ( x , t ) = 0) ,

prfT ( k , x ( prf T ( x , t ) = 0) ) = 0 ,

ne
per

conclude
ogni

perci

che
si

ha

lenunciato

x ( prf T ( x , x ( prf T ( x , t ) = 0) ) = 0) vero in N. Ma, poich N un

modello di PRA [V.2.2], anche t = x ( prf T ( x , t ) = 0)

vero in N.

Ne segue che x ( prf T ( x , t ) = 0) vero in N.


Completamento del primo teorema di incompletezza di Gdel.
Sia T una teoria sufficientemente potente e RE. Se N un
modello di T, allora lenunciato x ( prf T ( x , t ) = 0) dato dal

124

corollario del teorema del punto fisso vero in N ma


T G x ( prf T ( x , t ) = 0) e T G x ( prf T ( x , t ) = 0) .
Infatti, se N un modello di T, allora, poich esistenza di un
modello implica coerenza [V.1.5], si ha che T coerente. Perci, per il
primo teorema di incompletezza di Gdel, lenunciato
x ( prf T ( x , t ) = 0) vero in N ma T G x ( prf T ( x , t ) = 0) .
Supponiamo che T A x ( prfT ( x , t ) = 0) . Allora, poich N un
modello

di

T,

x ( prf T ( x , t ) = 0)

vero

in

N,

perci

x ( prf T ( x , t ) = 0) non vero in N. Contraddizione. Se ne conclude

che T G x ( prf T ( x , t ) = 0) .
La condizione che N debba essere un modello di T soddisfatta se
T PRA o PA [V.2.2].
Tale condizione pu anche essere sostituita dalla seguente
condizione pi debole.
Diciamo che una teoria T il cui linguaggio L PRA -coerente se
e solo se non esiste alcuna formula A( x ) tale che T A xA( x ) e per
ogni numero naturale k, T A A( k ) ; -incoerente se non -coerente.
-coerenza implica coerenza. Sia T una teoria
sufficientemente potente. Se T -coerente, allora T
coerente.
Infatti, supponiamo che T sia -coerente ma incoerente. Allora,
per una A( x ) qualsiasi, T A xA( x ) e T A xA( x ) . Da T A xA( x )
segue che, per ogni numero naturale k, T A A( k ) . Quindi T incoerente. Contraddizione. Se ne conclude che T coerente.
Versione originaria del primo teorema di incompletezza di
Gdel. Sia T una teoria sufficientemente potente e RE. Se T
-coerente, allora lenunciato x ( prf T ( x , t ) = 0) dato dal
corollario del teorema del punto fisso vero in N ma
T G x ( prf T ( x , t ) = 0) e T G x ( prf T ( x , t ) = 0) .
Infatti, poich -coerenza implica coerenza, T coerente, perci
per il primo teorema di incompletezza di Gdel lenunciato
x ( prf T ( x , t ) = 0) vero in N ma T G x ( prf T ( x , t ) = 0) .
Supponiamo

che

T G x ( prf T ( x , t ) = 0) ,

T A x ( prfT ( x , t ) = 0) .

per

ogni

125

si

Poich
ha

che

prfT ( k , x ( prf T ( x , t ) = 0) ) = 0 , e quindi, per la computabilit delle

funzioni

ricorsive

primitive

in

PRA

[V.2.3],

T A prf T ( k , x ( prf T ( x , t ) = 0) ) = 0 . Ma, per il corollario del

teorema del punto fisso, T A t = x ( prfT ( x , t ) = 0) . Perci, per


ogni k, T A prfT ( k , t ) = 0 . Da ci e da T A x ( prfT ( x , t ) = 0) segue
che T -incoerente. Contraddizione. Se ne conclude che
T G x ( prfT ( x , t ) = 0) .
4.3. Corollari del primo teorema di incompletezza di Gdel
Chiamiamo modello non standard di una teoria sufficientemente
potente T un modello di T che non isomorfo ad N .
Esistenza di modelli non standard. Sia T una teoria
sufficientemente potente e RE. Se T coerente, allora esiste
un modello non standard di T.
Infatti, per il primo teorema di incompletezza di Gdel [V.4.2],
lenunciato x ( prf T ( x , t ) = 0) dato dal corollario del teorema del
punto fisso vero in N ma T G x ( prf T ( x , t ) = 0) . Allora, per le
propriet
della
coerenza
[V.1.4],
la
teoria
T ' = T + x ( prfT ( x , t ) = 0) coerente. Dunque, per il teorema
dellesistenza di un modello [V.1.5], T ' ha un modello, diciamo M.
Allora x ( prfT ( x , t ) = 0) vero in M, e perci x ( prf T ( x , t ) = 0)
falso in M. Poich x ( prf T ( x , t ) = 0) vero in N e falso in M, per il
teorema dellisomorfismo [V.1.6] M non pu essere isomorfo a N,
dunque M un modello non standard di T.
Esistenza di teorie coerenti false. Sia T una teoria
sufficientemente potente e RE. Allora esiste unestensione T '
di T tale che T ' RE, T ' coerente ma in T si pu
dimostrare un enunciato falso in N.
Infatti, sia T ' come nella dimostrazione del teorema dellesistenza
di modelli non standard. Poich T RE, anche T ' RE. Inoltre, come
abbiamo visto, T ' coerente. Banalmente T ' A x ( prf T ( x , t ) = 0) .
Ma, per il primo teorema di incompletezza di Gdel [V.4.2],
x ( prf T ( x , t ) = 0) vero in N. Perci x ( prfT ( x , t ) = 0) falso in
N.

126

Esistenza di teorie coerenti ma -incoerenti. Sia T una teoria


sufficientemente potente e RE. Allora esiste unestensione T '
di T che RE e coerente ma -incoerente.
Infatti, sia T ' come nella dimostrazione del teorema dellesistenza
di modelli non standard. Poich T RE, anche T ' RE. Inoltre, come
abbiamo visto, T ' coerente. Banalmente T ' A x ( prf T ( x , t ) = 0) .
Per il primo teorema
T G x ( prf T ( x , t ) = 0) .

di

incompletezza di
Perci,
per

Gdel [V.4.2]
ogni
k,

prfT ( k , x ( prf T ( x , t ) = 0) ) = 0 , e quindi, per la computabilit delle

funzioni

ricorsive

primitive

in

PRA

[V.2.3],

T ' A prfT ( k , x ( prf T ( x , t ) = 0) ) = 0 . Ma, per il corollario del

teorema del punto fisso, T ' A t = x ( prf T ( x , t ) = 0) . Perci, per


ogni k, T ' A prf T ( k , t ) = 0 . Dunque T ' -incoerente.
4.4. Secondo teorema di incompletezza di Gdel
Sia T una teoria sufficientemente potente e RE. Indichiamo con ConT
lenunciato
( x ( prf T ( x , A ) 0) x ( prfT ( x , A ) 0)) ,

dove A un enunciato qualsiasi del linguaggio di T.


Allora ConT esprime in N la coerenza di T. Si noti che ConT non
un singolo enunciato ma uno schema perch sta per infiniti
enunciati, tanti quanti sono gli enunciati A.
Diciamo che la funzione prf T ( x , y ) canonica per T se e solo se,
per ogni enunciato A della forma x ( f ( x ) = 0) dove f una funzione
ricorsiva primitiva, si ha:
(CAN)

PRA A A x ( prfT ( x , A ) 0) .

Diciamo che ConT canonico, o esprime canonicamente la


coerenza di T, se e solo se la funzione prf T ( x , y ) in termini della quale
formulata ConT canonica per T.

127

Secondo teorema di incompletezza di Gdel. Sia T una teoria


sufficientemente potente e RE. Se T coerente e ConT
esprime canonicamente la coerenza di T, allora T G ConT .
Infatti, indichiamo con A lenunciato x ( prf T ( x , t ) = 0) dato dal
corollario del teorema del punto fisso [V.4.1]. Allora in base a
questultimo si ha:
(1)

TAt = A .

Supponiamo che T A ConT per tale A, cio che:


(2)

T A ( x ( prf T ( x , A ) 0) x ( prf T ( x , A ) 0)) .

Poich

x ( prf T ( x , t ) = 0) ,

banalmente

si

ha

T A A x ( prfT ( x , t ) = 0) , da cui T A A x ( prfT ( x , t ) 0)

e quindi per (1):


(3)

T A A x ( prfT ( x , A ) 0) .

Daltra parte, poich ConT esprime canonicamente la coerenza di T,


per (CAN) si ha:
(4)

T A A x ( prfT ( x , A ) 0) .

Da (3) e (4) si ottiene:


(5) T A A ( x ( prf T ( x , A ) 0) x ( prf T ( x , A ) 0)) .
Da (2) e (5) segue T A A . Ma, per il primo teorema di incompletezza di
Gdel [V.4.2], T G A . Contraddizione. Se ne conclude che T G ConT .
Si intende che T G ConT significa che in T non dimostrabile un
caso particolare di ConT , cio quello in cui A x ( prf T ( x , t ) = 0) .
4.5. Importanza dellespressione della coerenza
Il requisito che ConT debba esprimere canonicamente la coerenza di T
essenziale per la validit del secondo teorema di incompletezza di
Gdel [V.4.4]. Infatti, esistono enunciati ConT che esprimono in N la
coerenza di T ma non canonicamente i quali sono dimostrabili in T.
Questo pu essere visto nel modo seguente.

128

Indichiamo con prfT ( x , y ) 0 la formula:


prfT ( x , y ) 0 zw x (opp ( w, y ) 0 prfT ( z , w) = 0) .

Indichiamo con ConT lenunciato


( x ( prf T ( x , A ) 0) x ( prfT ( x , A ) 0)) ,

dove A un enunciato qualsiasi del linguaggio di T. Chiaramente ConT


formalmente del tutto simile a ConT ma definito in termini di
prf T ( x , y ) invece che di prf T ( x , y ) .

Facciamo vedere che T A ConT . Indichiamo con B ( x2 ) la


formula:
prfT ( x2 , A ) 0 zw x2 (opp ( w, A ) 0 prfT ( z , w) = 0)

e con C ( x1 ) la formula:
prfT ( x1 , A ) 0 zw x1 (opp ( w, A ) 0 prf T ( z , w) = 0) .

Supponiamo che B ( x2 ) C ( x1 ) . Allora B ( x2 ) e C ( x1 ) .

Per le

propriet della relazione dordine [V.2.3], PRA A x1 x2 x2 x1 ,


perci possiamo distinguere due casi.
Caso 1. x1 x2 . Allora, per B ( x2 ) ,
(1)

w x2 (opp ( w, A ) 0 prf T ( x1 , w) = 0) .

Ma, poich opp ( A , A ) 0 [V.3.4], per la computabilit delle


funzioni
ricorsive
primitive
in
PRA
[V.2.3],
T A opp ( A , A ) 0 . Perci da (1) segue prfT ( x1 , A ) = 0 . Ma

allora C ( x1 ) , e quindi ( B ( x2 ) C ( x1 )) .
Caso 2. x2 x1 . Allora, per C ( x1 ) ,
(2)

w x1 (opp ( w, A ) 0 prf T ( x2 , w) = 0) .

Ma, poich opp ( A , A ) 0 [V.3.4], per la computabilit delle


funzioni
ricorsive
primitive
in
PRA
[V.2.3],

129

T A opp ( A , A ) 0 . Perci da (2) segue prfT ( x2 , A ) = 0 .


Ma allora B ( x2 ) , e quindi ( B ( x2 ) C ( x1 )) .
Per la legge logica ( A A) A si conclude allora che
T A ( B ( x2 ) C ( x1 )) ,

T A ( xB ( x ) xC ( x )) ,

donde

T A ( x ( prf T ( x , A ) 0) x ( prf T ( x , A ) 0)) ,

cio
ossia

T A ConT .

Si intende che T A ConT significa che ConT dimostrabile in T


per un enunciato qualsiasi A del linguaggio di T.
Ovviamente, se T coerente, per ogni k e p,
prf T ( k , p ) = prf T ( k , p ) , perci per la computabilit delle funzioni
ricorsive primitive in PRA

[V.2.3] T A prf T ( k , p ) = prf T ( k , p ) ,

dunque prfT ( x , y ) e prfT ( x , y ) hanno la stessa estensione. Esse, per,


hanno intensioni differenti perch le loro definizioni esprimono idee
differenti. Una riprova di ci data dal fatto che T G ConT e
T A ConT .

4.6. Teorema di incompletezza di Rosser


In termini di [V.4.5] si pu stabilire un rafforzamento del primo
teorema di incompletezza di Gdel.
Teorema di incompletezza di Rosser. Sia T una teoria
sufficientemente potente e RE. Se T coerente, allora
lenunciato x ( prf T ( x , t ) = 0) dato dal corollario del
teorema del punto fisso applicato alla formula
x ( prf T ( x , y ) = 0) di [V.4.5] invece che alla formula
x ( prf T ( x , y ) = 0) , vero in N ma T G x ( prf T ( x , t ) = 0)

e T G x ( prf T ( x , t ) = 0) .
Infatti, per il teorema del punto fisso [V.4.1], alla formula
x ( prf T ( x , y ) = 0) si pu associare un termine chiuso t tale che:
(1)

T A t = x ( prf T ( x , t ) = 0) .

Come abbiamo gi osservato in [V.4.5], poich T coerente, per ogni k


e p si ha che prf T ( k , p ) = prf T ( k , p ) e T A prf T ( k , p ) = prf T ( k , p ) .
Perci la dimostrazione del primo teorema di incompletezza di Gdel

130

[V.4.2]

si

applica

x ( prf T ( x , t ) = 0)

immutata

vero

in

x ( prf T ( x , y ) = 0) .

ma

Dunque

T G x ( prfT ( x , t ) = 0) .

Supponiamo ora che T A x ( prf T ( x , t ) = 0) . Allora, per qualche k,


prfT ( k , x ( prf T ( x , t ) = 0) ) 0 e quindi, per la computabilit

delle

funzioni

ricorsive

primitive

T A prf T ( k , x ( prfT ( x , t ) = 0) ) 0 ,

in
da

PRA
cui

[V.2.3],

segue

che

T A x ( prf T ( x , x ( prf T ( x , t ) = 0) ) 0) . Da ci e da T A ConT

[V.4.5] si ottiene

T A x ( prf T ( x , x ( prf T ( x , t ) = 0) ) 0)

quindi per (1)

T A x ( prf T ( x , t ) 0) ,

da cui si ottiene

T A x ( prf T ( x , t ) = 0) . Ma T G x ( prfT ( x , t ) = 0) . Contraddizione.

Se ne conclude che T G x ( prf T ( x , t ) = 0) .


Poich esistono teorie coerenti ma -incoerenti [V.4.3], il teorema
di incompletezza di Rosser un genuino rafforzamento del primo
teorema di incompletezza di Gdel [V.4.2].
4.7. Terzo teorema di incompletezza di Gdel
Sia T una teoria sufficientemente potente e RE. Diciamo che T
esternamente coerente se e solo se, per ogni enunciato della forma
x ( f ( x ) = 0) , dove f una funzione ricorsiva primitiva, se
T A x ( f ( x ) = 0) allora x ( f ( x ) = 0) vero in N.
Indichiamo con ExtConT lenunciato:
x ( prf T ( x , x ( f ( x ) = 0) ) 0) x ( f ( x ) = 0) ,

dove f una funzione ricorsiva primitiva.


Allora ExtConT esprime in N la coerenza esterna di T. Si noti che
ExtConT non un singolo enunciato ma uno schema perch sta per
infiniti enunciati, tanti quante sono le funzioni ricorsive primitive f.
Terzo teorema di incompletezza di Gdel. Sia T una teoria
sufficientemente potente e RE. Se T coerente, allora
T G ExtConT .
Infatti, indichiamo con A lenunciato x ( prf T ( x , t ) = 0) dato dal
corollario del teorema del punto fisso [V.4.1].

131

Supponiamo che T A ExtConT . Allora in particolare si ha


T A x ( prf T ( x , A ) 0) A ,

da

cui

si

ottiene

T A x ( prf T ( x , A ) = 0) A , cio T A A A . Da questultima

per

la

legge

logica

( A A) A

segue

TA A,

cio

T A x ( prf T ( x , t ) = 0) . Ma, per il primo teorema di incompletezza di

Gdel [V.4.2],

T G x ( prf T ( x , t ) = 0) .

Contraddizione. Se ne

conclude che T G ExtConT .


Si intende che T G ExtConT significa che in T non
dimostrabile un caso particolare di ExtConT , cio quello in cui
x ( f ( x ) = 0) x ( prf T ( x , t ) = 0) .

4.8. Confronto tra i teoremi di incompletezza di Gdel


Il terzo teorema di incompletezza di Gdel [V.4.7] una versione del
primo teorema di incompletezza di Gdel [V.4.2]. Esso, infatti, pu
essere riformulato nel modo seguente.
Riformulazione del terzo teorema di incompletezza di Gdel.
Sia T una teoria sufficientemente potente e RE. Se T
coerente, allora per qualche enunciato A tale che A vero in N
ma T G A , si ha T G x ( prfT ( x , A ) 0) A .
Questo immediato dalla dimostrazione del terzo teorema di
incompletezza di Gdel.
Poich il terzo teorema di incompletezza di Gdel una
formulazione del primo teorema di incompletezza di Gdel, la sua
validit non richiede che la funzione prf T ( x, y ) sia canonica per T.
Il secondo teorema di incompletezza di Gdel [V.4.4] invece un
risultato pi forte del terzo teorema di incompletezza di Gdel. Esso,
infatti, pu essere riformulato nel modo seguente.
Riformulazione del secondo teorema di incompletezza di
Gdel. Sia T una teoria sufficientemente potente e RE. Se T
coerente e la funzione prf T ( x, y ) canonica per T, allora per
T A A
si
ha
ogni
enunciato
A
tale
che
T G x ( prf T ( x , A ) 0) A .

Infatti, sia A un enunciato tale T A A . Supponiamo che


T A x ( prf T ( x , A ) 0) A . Allora T A x ( prfT ( x , A ) 0) ,

132

da cui segue T A ( x ( prf T ( x , A ) 0) x ( prf T ( x , A ) 0)) ,


cio T A ConT . Ma, per il secondo teorema di incompletezza di Gdel
[V.4.4], T G ConT . Contraddizione. Se ne conclude che
T G x ( prf T ( x , A ) 0) A .

Dunque, mentre il terzo

teorema di incompletezza di Gdel

stabilisce che T G x ( prf T ( x , A ) 0) A per qualche enunciato A


tale che A vero in N ma T G A , il secondo teorema di incompletezza
di Gdel stabilisce che T G x ( prf T ( x , A ) 0) A per ogni
enunciato A tale che T A A , perci un risultato pi forte.
4.9. Estensione ad altre teorie
Vi sono svariate teorie del primo ordine T, a cominciare dalla teoria
degli insiemi, che non si potrebbe negare siano sufficientemente potenti
e tuttavia non sono sufficientemente potenti nel senso di [V.2.4].
Introduciamo perci la seguente nozione pi ampia.
Sia L un linguaggio del primo ordine, e sia N ( x ) una formula di L
contenente come sua unica variabile individuale libera x. Per ogni
enunciato C di L chiamiamo relativizzazione di C a N ( x ) il risultato
della sostituzione di ogni parte di C della forma xA con
x ( N ( x ) A) .
Diciamo che una teoria del primo ordine T il cui linguaggio L
sufficientemente potente in senso esteso se e solo se: (i) la nozione di
numero naturale definita in T da una formula N ( x ) di L contenente
come sua unica variabile individuale libera x; (ii) tutti i simboli non
logici di L PRA sono definibili in T da formule di L; (iii) le
relativizzazioni di tutti gli assiomi non logici di PRA a N ( x ) sono
dimostrabili in T.
Per esempio, nel caso della teoria degli insiemi, N ( x ) la formula
x .
Chiaramente, i teoremi di incompletezza di Gdel e corollari
[V.4.2, V.4.3. V.4.4, V.4.6, V.4.7] valgono anche per le teorie che sono
sufficientemente potenti in senso esteso.
5. Altri risultati limitativi
5.1. Teoremi di indefinibilit di Tarski
Diciamo che una formula A( y ) di L PRA contenente come sua unica
variabile individuale libera y definisce un insieme di numeri naturali X
in N se e solo se, per ogni numero naturale k:

133

k X se e solo se A( k ) vero in N.

Diciamo che un insieme di numeri naturali X definibile in N, o


aritmetico, se e solo se esiste una formula che definisce X in N.
Indichiamo con TRUE( N ) linsieme dei numeri di Gdel degli
enunciati di L PRA che sono veri in N.
Primo teorema di indefinibilit di Tarski. Linsieme
TRUE( N ) non aritmetico.
Infatti, supponiamo che lo sia. Allora esiste una formula A( y ) che
definisce TRUE( N ) in N. Per il teorema del punto fisso [V.4.1], ad
A( y ) si pu associare un termine chiuso t tale che
PRA A t = A( t ) . Poich N un modello di PRA [V.2.2], ne segue
che:

(1)

t = A( t ) vero in N.

Sia

k = A( t ) . Poich

A( y )

definisce

TRUE( N )

in N,

k TRUE( N ) se e solo se A( k ) vero in N. Perci A( t ) vero in N

se e solo se A( A( t ) ) vero in N. Da ci per (1) segue che A( t )


vero in N se e solo se A( t ) vero in N, e quindi che A( t ) non vero in
N se e solo se A( t ) vero in N. Contraddizione. Se ne conclude che
TRUE( N ) non aritmetico.
Sia T una teoria il cui linguaggio L PRA . Diciamo che una
formula A( y ) di L PRA contenente come sua unica variabile
individuale libera y una definizione di verit per T se e solo se, per
ogni enunciato C, T A A( C ) C .
Questa nozione di definizione di verit motivata dal fatto che, in
base alla concezione della verit come corrispondenza, lenunciato La
neve bianca vero se e solo se la neve bianca. La formula A( y )
esprime appunto la propriet di essere vero.
Secondo teorema di indefinibilit di Tarski. Sia T una teoria
sufficientemente potente. Se T coerente, allora non esiste
una definizione di verit per T.
Infatti, supponiamo che esista una definizione di verit A( y ) per
T. Per il teorema del punto fisso [V.4.1], ad A( y ) si pu associare un
termine chiuso t tale che:

134

(1) PRA A t = A( t ) .
Poich

A( y )

una

definizione

di

verit

per

T,

si

ha

T A A( A( t ) ) A( t ) , da cui per (1) segue T A A( t ) A( t ) .


Da ci per le leggi logiche (A A) A e ( A A) A si
ottiene che T A A( t ) e T A A( t ) . Quindi T incoerente.
Contraddizione. Se ne conclude che non esiste una definizione di verit
per T.
Si noti che, mentre il primo teorema di indefinibilit di Tarski
asserisce che non esiste una formula avente una certa propriet
semantica, il secondo teorema di indefinibilit di Tarski asserisce che
non esiste una formula avente una certa propriet sintattica. Ma lidea
che sta alla base di entrambi i teoremi la stessa: la propriet di essere
un enunciato vero in N non esprimibile in L PRA .
Diciamo che una teoria T aritmetica se e solo se linsieme
THM T aritmetico.

Teorema di incompletezza debole per teorie aritmetiche. Sia


T una teoria sufficientemente potente e aritmetica. Se N un
modello di T, allora esiste almeno un enunciato A di T tale
che A vero in N ma T G A e T G A .
Infatti, poich N un modello di T, THM T TRUE(N ) . Inoltre,
poich T aritmetica, THM T aritmetico. Ma, per il primo teorema di
indefinibilit di Tarski, TRUE( N ) non aritmetico. Perci
THM T TRUE(N ) . Dunque esiste almeno un enunciato A di T tale
che A vero in N ma T G A . Supponiamo che T A A . Poich N un
modello di T allora A vero in N, perci A non vero in N.
Contraddizione. Se ne conclude che T A A .
Questo mostra che un teorema di incompletezza debole un
corollario del primo teorema di indefinibilit di Tarski. Tale teorema di
incompletezza debole sia in quanto dipende dallassunzione forte che
N sia un modello di T sia in quanto non fornisce alcun esempio di
enunciato vero in N ma non dimostrabile in T.

5.2. Teorema di indecidibilit


Diciamo che un insieme di numeri naturali X ricorsivo se e solo se
esiste una formula A( y ) di L PRA contenente come sua unica variabile
individuale libera y tale che, per ogni numero naturale k:
(i) se k X , allora PRA A A( k ) ,
(ii) se k X , allora PRA A A( k ) .

135

Dunque X ricorsivo se e solo se, per ogni k, si pu decidere in PRA se


k X oppure k X .
Teorema di indecidibilit. Sia T una teoria sufficientemente
potente. Se T coerente, allora linsieme THM T non
ricorsivo.
Infatti, supponiamo che THM T sia ricorsivo. Allora esiste una
formula A( y ) tale che, per ogni numero naturale k, se k THM T
allora PRA A A( k ) , e se k THM T allora PRA A A( k ) . Per il
teorema del punto fisso [V.4.1], ad A( y ) si pu associare un termine
chiuso t tale che:
(1)

PRA A t = A( t ) .

Sia k = A( t ) . Allora o T A A( t )
T A A( t ) ,

allora

k THM T ,

perci

oppure T G A( t ) . Se
PRA A A( k ) ,

cio

PRA A A( A( t ) ) , quindi T A A( A( t ) ) , da cui per (1) segue


che T A A( t ) , dunque T incoerente. Contraddizione. Se T G A( t ) ,

allora k THM T , perci PRA A A( k ) , cio PRA A A( A( t ) ) ,


quindi T A A( A( t ) ) , da cui per (1) segue che T A A( t ) .
Contraddizione. Se ne conclude che THM T non ricorsivo.
5.3. Teorema di Church
Ad ogni funzione ricorsiva primitiva binaria f associamo un insieme
finito di enunciati e una formula A( y ) di L PRA contenente come sua
unica variabile individuale libera y nel modo seguente.
Poich f una funzione ricorsiva primitiva, esister una
successione finita di funzioni ricorsive primitive f0 ,..., f r tale che per
ogni i, 0 i r , fi la funzione zero o la funzione successore o la
funzione proiezione i-esima, oppure si ottiene da funzioni precedenti
della successione per composizione o per ricorsione primitiva, e f r la
funzione f.
Linsieme conster di uno o due enunciati per ogni fi con
i > 0 . Se fi la funzione zero, lenunciato sar (1) x ( fi ( x ) = 0) . Se

fi la funzione successore, lenunciato sar (2) x ( fi ( x ) = S ( x )) . Se

136

fi

la

funzione

proiezione

i-esima,

lenunciato

sar

(3)

x1 ... xn ( fi ( x1 ,..., xn ) = xi ) . Se fi si ottiene da f k e f j1 ,..., f jm , dove


k , j1 ,..., jm < i ,

per

composizione,

lenunciato

sar

(4)

x1 ... xn ( fi ( x1 ,..., xn ) = f k ( f j ( x1 ,..., xn ),..., f j ( x1 ,..., xn ))) . Se fi si


1

ottiene da f j
enunciati

e f k , dove

saranno

(5a)

j, k < i , per ricorsione primitiva, gli


x ( fi ( x , 0) = f j ( x ))

(5b)

xy ( fi ( x , S ( y )) = f k ( x , y , fi ( x , y ))) . (Per semplicit indichiamo un


unico argomento x invece di n argomenti x1 ,..., xn ).
La formula A( y ) sar allora x ( f r ( x , y ) = 1) .
Indichiamo con la congiunzione degli enunciati di . Diciamo
che adeguato per fi se e solo se, per ogni e1 ,..., en , q , se
fi ( e1 ,.., en ) = q allora B fi ( e1 ,..., e n ) = q .

Lemma di adeguatezza. adeguato per ogni fi , 0 i r .


Infatti, se fi la funzione zero o la funzione successore o la
funzione proiezione i-esima, adeguato per fi perch contiene gli
enunciati (1)-(3). Rimane da dimostrare che: (a) Se fi stata ottenuta
per composizione da funzioni

f k e f j1 ,..., f jm per cui adeguato,

allora adeguato per fi ; (b) Se fi stata ottenuta per ricorsione


primitiva da funzioni f j e f k per cui adeguato, allora adeguato
per fi . Per esempio, dimostriamo (b). (Per semplicit consideriamo un
unico argomento e invece di n argomenti e1 ,..., en ).
Supponiamo che fi ( e, p ) = q . Per ogni s p sia qs = f i ( e, s ) .
Dunque q p = q . Poich fi stata ottenuta per ricorsione primitiva da
fj

f k , si ha q0 = f i ( e, 0) = f j ( e) , e per ogni s < p si ha

qS ( s ) = f i ( e, S ( s )) = f k ( e, s, fi ( e, s )) = f k ( e, s, qs ) . Poich adeguato

per

fj

fk

si ha allora che (6a) B f j ( e) = q0 e (6b)

B f k ( e, s, q s ) = q S ( s ) .

Da

(6a)

137

(5a)

si

ottiene

(7a)

B f i ( e, 0) = q0 .

Da

(6b)

(5b)

si

ottiene

(7b)

B ( f i ( e, s ) = q s f i ( e, S ( s )) = q S ( s ) ) . Da (7a) e da (7b) per s = 0

si ottiene B f i ( e,1) = q1 , dalla quale e da (7b) per s = 1 si ottiene


B fi ( e, 2) = q 2 , dalla quale e da (7b) per s = 2 si ottiene
B f i ( e,3) = q3 , e cos via fino a B f i ( e, p ) = q p , cio
B fi ( e, p ) = q . Dunque adeguato per fi .

Lemma equazionale. Per ogni numero naturale p, B A( p )


se e solo se x ( f ( x , p ) = 1) .
Infatti, supponiamo che B A( p ) ma non x ( f ( x , p ) = 1) .
Chiaramente N un modello di mentre, poich non x ( f ( x , p ) = 1) ,
N non un modello di A( p ) . Quindi H A( p ) . Contraddizione.
Se ne conclude che x ( f ( x , p ) = 1) . Dunque, se B A( p ) allora
x ( f ( x , p ) = 1) .
Viceversa, supponiamo che x ( f ( x , p ) = 1) . Sia f ( e, p ) = 1 ,
cio f r ( e, p ) = 1 . Per il lemma di adeguatezza adeguato per f r ,
cio per f. Da f r ( e, p ) = 1 segue allora che B f r ( e, p ) = 1 , da cui
B x ( f r ( x , p ) = 1) , cio B A( p ) .

Indichiamo con VAL L linsieme dei numeri di Gdel degli


enunciati di un linguaggio del primo ordine L che sono logicamente
validi.
Teorema di indecidibilit della validit del primo ordine.
Linsieme VAL L non ricorsivo.
Infatti, associamo alla funzione ricorsiva primitiva binaria prf PRA
un insieme finito di enunciati e una formula A( y ) nel modo indicato
sopra. Allora, per il lemma equazionale, per ogni numero naturale p si
ha (1) B A( p ) se e solo se x ( prf PRA ( x , p ) = 1) . Supponiamo
che VAL L sia ricorsivo. Allora in particolare sar ricorsivo linsieme
dei numeri di Gdel degli enunciati logicamente validi della forma

A( p ) .

Perci

per

(1)

138

sar

ricorsivo

linsieme

{ p : x( prf

PRA

( x , p ) = 1) , cio THM PRA . Ma, per il teorema di

indecidibilit [V.5.2], poich PRA coerente [V.2.2], THM PRA non


ricorsivo. Contraddizione. Se ne conclude che VAL L non ricorsivo.
Indichiamo con THM L linsieme dei numeri di Gdel degli
enunciati di un linguaggio del primo ordine L che sono dimostrabili
mediante gli assiomi e le regole della logica del primo ordine.
Teorema di Church. Linsieme THM L non ricorsivo.
Per il teorema di indecidibilit della validit del primo ordine
VAL L non ricorsivo. Ma per il teorema di completezza [V.1.5]
VAL L

THM L . Perci THM L non ricorsivo.

5.4. Estensione ad altre teorie


Chiaramente i risultati limitativi di [V.5.1, V.5.2] valgono per le teorie
che sono sufficientemente potenti in senso esteso [V.4.9].
Vale inoltre il seguente rafforzamento del primo teorema di
indefinibilit di Tarski [V.5.1].
Sia L il linguaggio della teoria degli insiemi. Diciamo che una
formula A( y ) di L contenente come sua unica variabile individuale
libera y definisce un insieme di numeri naturali X nella gerarchia
cumulativa degli insiemi V se e solo se, per ogni numero naturale k:
k X se e solo se A( k ) vero in V.

Diciamo che un insieme di numeri naturali X definibile in V, o


insiemistico, se e solo se esiste una formula che definisce X in V.
Indichiamo con TRUE(V ) linsieme dei numeri di Gdel degli
enunciati di L che sono veri in V.
Teorema di indefinibilit della verit insiemistica. TRUE(V )
non insiemistico.
La dimostrazione del tutto simile a quella del primo teorema di
indefinibilit di Tarski [V.5.1].
6. Logica del secondo ordine
6.1. Linguaggi del secondo ordine
I linguaggi del secondo ordine sono definiti come i linguaggi del primo
ordine [V.1.1] ma con le seguenti aggiunte.

139

I simboli di un linguaggio del secondo ordine L2 comprendono


quelli di un linguaggio del primo ordine e per ogni numero intero
n

positivo n infinite variabili relazionali n-arie V0 , V1 , V2 , ... .


I termini di un linguaggio del secondo ordine L2 sono definiti
come i termini di un linguaggio del primo ordine.
Le formule atomiche di un linguaggio del secondo ordine L2
comprendono quelle di un linguaggio del primo ordine e tutte le
espressioni della forma Vi n (t1 ,..., tn ) dove Vi n una variabile
relazionale n-aria e t1 , ..., tn sono termini.
Le formule di un linguaggio del secondo ordine L2 sono definite
come le formule di un linguaggio del primo ordine, con in pi la
seguente clausola: (vi) se Vi n una variabile relazionale n-aria e A una
n

formula, allora Vi A una formula.


n

X , Y , Z , ...
o semplicemente
Usiamo le lettere
X , Y , Z , ... (eventualmente con indici) per le variabili relazionali nn

arie V0 , V1 , V2 , ... .
Scriviamo XA per X A ; 1 ... n A per 1... n A , e
1 ... n A per 1... n A , dove 1 ,..., n sono variabili individuali

o relazionali.
In un linguaggio del secondo ordine L2 non occorre assumere che
tra le costanti relazionali n-arie sia compresa una costante relazionale
binaria = per leguaglianza perch si pu definire ( t1 = t2 ) come
1

X ( X ( t1 ) X ( t2 )) .
Le occorrenze libere di una variabile relazionale n-aria Vi n in una
formula sono definite come le occorrenze libere di una variabile
individuale vi in una formula, con in pi la seguente clausola: (v) le
n

occorrenze libere di Vi n in V j A sono le occorrenze libere di Vi n in A


se j i ; se invece j = i , allora Vi n non ha alcuna occorrenza libera in
n

V j A e in tal caso tutte le occorrenze di Vi n in V j A si dicono


occorrenze vincolate.
Diciamo che una formula chiusa, o un enunciato, se e solo se
nessuna variabile individuale e nessuna variabile relazionale n-aria
occorre libera in essa.

140

Diciamo che una formula A una generalizzazione di una formula


B se e solo se, per qualche n 0 e per delle variabili individuali o
relazionali 1 ,..., n , la formula A 1 ... n B . Se 1 ,..., n
comprendono tutte le variabili individuali libere di B, diciamo che A
la chiusura universale di B. Dunque la chiusura universale di una
formula un enunciato.
Se X una variabile relazionale n-aria, una variabile
relazionale n-aria o una costante relazionale n-aria e A una formula,
indichiamo con A[ X / ] il risultato della sostituzione di ogni
occorrenza libera di X in A con .
Diciamo che una variabile relazionale n-aria X sostituibile con
una variabile relazionale n-aria o una costante relazionale n-aria in
una formula A se e solo se o una costante relazionale n-aria oppure
una variabile relazionale n-aria e non diventa vincolata in seguito
alla sostituzione di X con in A, cio non unoccorrenza vincolata in
A[ X / ] .
In seguito, quando usiamo la notazione A[ X / ] , assumiamo
tacitamente che X sia sostituibile con in A.
6.2. Assiomi e regole della logica del secondo ordine
Sia L2 un linguaggio del secondo ordine. Introduciamo gli assiomi
logici e le regole di deduzione logiche di L2 .
Gli assiomi logici di L2 sono tutte le formule di L2 di una delle
forme L1-L9 di [V.1.2] o di una delle seguenti forme:
L11. X ( A B ) (XA XB ) ,
n

L12. X A A[ X / ] ,
L13. A XA se X non occorre libera in A,
L14. x1 = y1 (... ( xn = yn ( X ( x1 ,..., xn ) X ( y1 ,..., yn )))...) ,
L15. X x1...xn ( X ( x1 ,..., xn ) A) se X non occorre libera in A,
L16. Tutte le generalizzazioni di una formula di una delle forme L1-L9,
L11-L15.
Le regole di deduzioni logiche di L2 consistono di ununica
regola, il modus ponens MP: Per ogni formula A e B di L2 , da A e
A B si pu inferire B.
Le nozioni di deduzione, deducibilit, dimostrazione,
dimostrabilit, legge logica sono definite come le nozioni
corrispondenti della logica del primo ordine [V.1.2].

141

Se si definisce ( t1 = t2 ) come X ( X ( t1 ) X ( t2 )) si possono


eliminare gli assiomi logici L7-L9, L14 perch con tale definizione essi
diventano dimostrabili.
6.3. Modelli per linguaggi del secondo ordine
Un modello, o struttura, per un linguaggio del secondo ordine L2
una tripla ordinata M = ( D, (D n )n =1,2,... , ) , dove D un insieme non
vuoto, detto il dominio degli individui di M, D n , n = 1, 2,... , linsieme
di tutte le relazioni n-arie su D, detto il dominio delle relazioni n-arie di
M, e una funzione unaria, detta la funzione di interpretazione di M,
che associa (i) ad ogni costante individuale di L2 un membro di D, (ii)
ad ogni costante funzionale n-aria di L2 una funzione n-aria su D; (iii)
ad ogni costante relazionale n-aria di L2 un membro di D n .
Se M = ( D, (D n )n =1,2,... , ) un modello per un linguaggio del
secondo ordine L2 , per ogni a D sia a una nuova costante
individuale non in L2 , detta il nome di a e, per ogni R D n ,
n = 1, 2,... , sia R una nuova costante relazionale n-aria non in L2 ,

detta il nome di R. Indichiamo con L2 ( M ) il linguaggio del secondo


ordine che si ottiene da L2 aggiungendo un nome a per ogni a D e
un nome R per ogni R D n , n = 1, 2,... .
Ad ogni termine chiuso t di L2 ( M ) assegniamo un membro di D,
M

scritto t , detto il valore di t in M, come nel caso dei termini chiusi di


un linguaggio del primo ordine [V.1.3].
Ad ogni enunciato A di L2 ( M ) assegniamo un membro
dellinsieme {1, 0} , scritto AM , detto il valore di verit di A in M, dove
1 si dice il valore di verit vero e 0 il valore di verit falso, come nel
caso degli enunciati di un linguaggio del primo ordine [V.1.3], con in
pi

la

seguente

( B[ X / R ])

clausola:

(XB )

(vi)

=1

se

solo

se

= 1 per ogni R Dn .

Per ogni formula A di un linguaggio del secondo ordine L2 in cui


solo x1 ,..., xn , X 1 , ..., X m occorrono libere, per M-esempio di A
intendiamo

un

enunciato

di

A[ x1 / a 1 ,..., xn / a n , X 1 / R 1 , ..., X m / R m ]

L2 ( M )
dove

Ri D j , per i = 1,..., m e per qualche j = 1, 2,... .

142

della

forma

a1 ,..., an D

Diciamo che una formula A di un linguaggio del secondo ordine


L vera in M se e solo se ( A') M = 1 per ogni M-esempio A ' di A. In
2

particolare, un enunciato A di L2 vero in M se e solo se AM = 1 .


Diciamo che A falsa in M se e solo se A non vera in M.
Le nozioni di modello di una formula o di un insieme di formule di
un linguaggio del secondo ordine L2 , di conseguenza logica o
conseguenza, di formula logicamente valida o valida, e di
soddisfacibilit sono definite come le nozioni corrispondenti per un
linguaggio del primo ordine [V.1.3].
6.4. Isomorfismo di modelli
Se M = ( D, (D n )n =1,2,... , ) e M ' = ( D ',(D ' n ) n =1,2,... , ') sono modelli
per un linguaggio del secondo ordine L2 , la nozione di isomorfismo di
M su M ' definita come la nozione corrispondente per un linguaggio
del primo ordine [V.1.6].
Teorema dellisomorfismo. Siano M e M ' due modelli per un
linguaggio del secondo ordine L2 . Se M e M ' sono isomorfi
allora, per ogni enunciato A di L2 , AM = 1
A

M'

se e solo se

= 1.

La dimostrazione come quella del risultato corrispondente per un


linguaggio del primo ordine [V.1.6].
6.5. Teorie del secondo ordine
Le nozioni di teoria del secondo ordine, linguaggio di una teoria del
secondo ordine, assiomi non logici di una teoria del secondo ordine,
dimostrazione in una teoria del secondo ordine, formula dimostrabile in
o teorema di una teoria del secondo ordine, modello di una teoria del
secondo ordine, ed estensione di una teoria del secondo ordine sono
definite come le nozioni corrispondenti per le teorie del primo ordine
[V.1.7].
7. Aritmetica di Peano del secondo ordine
7.1. La teoria PA 2
Introduciamo una teoria PA 2 , detta aritmetica di Peano del secondo
ordine.
Il linguaggio L 2 di PA 2 contiene come unici simboli non
PA

logici la costante individuale 0 e la costante funzionale unaria S .

143

Scriviamo

0, 1, 2, ...

per

termini

0, S (0), S ( S (0)),... ,

rispettivamente. Definiamo ( t1 = t2 ) come X ( X ( t1 ) X ( t2 )) .


Gli assiomi non logici di PA 2 sono le chiusure universali delle
seguenti formule:
2

PA 1 . 0 S ( x ) ,
2

PA 2 . S ( x ) = S ( y ) x = y ,
2

PA 3 . X (0) x ( X ( x ) X ( S ( x )) xX ( x ) .
2

Chiamiamo PA 3 lassioma di induzione del secondo ordine. Si


2

noti che, a differenza di PRA7 ' che uno schema, PA 3 una singola
formula.
L 2
il modello
Chiamiamo modello standard per
PA

N = ( ,(D n ) n =1,2,... , ) per

PA 2

dove la funzione tale che

(0) = 0 e ( S ) = S .
2

Teorema. N un modello di PA 2 .
Infatti, chiaramente gli assiomi non logici di PA 2 sono veri in
2

N .

7.2. Teoremi di incompletezza di Gdel per PA 2


Sebbene PA 2 non sia una teoria sufficientemente potente [V.2.4],
facile vedere che essa sufficientemente potente in senso esteso
[V.4.9]. Per esempio laddizione x + y = z definita in PA 2 da
X ( X (0, x ) uv ( X (u, v ) X ( S (u ), S ( v ))) X ( y , z )) .

Allora i teoremi di incompletezza di Gdel e corollari [V.4.2,


V.4.3. V.4.4, V.4.6, V.4.7] valgono anche per PA 2 .
7.3. Altri risultati limitativi per PA 2
Anche gli altri risultati limitativi di [V.5.1, V.5.2] valgono per PA 2 .
Vale inoltre il seguente risultato.
Indichiamo con THM 2 linsieme dei numeri di Gdel degli
L

enunciati di un linguaggio del secondo ordine L2 che sono dimostrabili


mediante gli assiomi e le regole della logica del secondo ordine.

144

Teorema di indecidibilit della logica del secondo ordine.


Linsieme THM 2 non ricorsivo.
L

Infatti, sia PA la congiunzione degli assiomi non logici di PA 2 .


Per ogni enunciato C di L

PA 2

A PA C . Perci THM

PA2

si ha che PA A C se e solo se

ricorsivo se e solo se THM L

PA2

ricorsivo. Ma, per il teorema di indecibilit per PA 2 [V.5.3, V.7.3],


THM 2 non ricorsivo. Perci THM L
non ricorsivo.
PA

PA2

7.4. Categoricit di PA 2
Diciamo che una teoria del secondo ordine T categorica se e solo se
due modelli qualsiasi di T sono isomorfi.
Categoricit di PA 2 . Tutti i modelli di PA 2 sono isomorfi a
N 2 , perci PA 2 categorica.
Infatti, sia M = ( D, (D n )n =1,2,... , ') un modello qualsiasi di PA 2 ,
e siano '(0) = o e '( S ) = s . Poich M un modello di PA 2 , gli
assiomi non logici di PA 2 sono veri in M, perci per ogni a , b D e
per ogni E D si ha:
(1) o s ( a ) ,
(2) se s ( a ) = s ( b) , allora a = b ,
(3) se o E , e se c E allora s ( c) E per ogni c D , allora E = D .

Sia h la funzione definita induttivamente nel modo seguente:


h (0) = o
h ( m + 1) = s ( h ( m )).

Mostriamo che h un isomorfismo di N 2 su M, cio soddisfa le


condizioni [V.1.6 (i)-(v)]. (Non occorre considerare la condizione
[V.1.6 (vi)] poich L 2 non contiene costanti relazionali).
PA

(i) h una funzione da


a D. Questo segue immediatamente dal
fatto che o D e s una funzione da D a D.
(ii) h biunivoca. Dobbiamo dimostrare che, per ogni m, n , se
h ( m ) = h ( n ) allora m = n . Infatti, supponiamo che h ( m ) = h ( n ) ma
m n . Allora o m > n oppure m < n . Se m > n , allora applicando

145

ripetutamente (2) da h ( m ) = h ( n ) segue che h (0) = h ( m n ) , cio


o = s( h( m n 1)) . Ma per (1) o s( h( m n 1)) . Contraddizione.
Perci non m > n . Similmente nel caso m < n . Se ne conclude che
m=n.
(iii) h su D. Se E il codominio di h, dobbiamo mostrare che
E = D . Infatti o E , e se c E , allora c = h ( m ) per qualche m, per
cui h ( m + 1) = s ( c ) e quindi s ( c ) E . Da ci per (3) segue che
E = D.
(iv) h ( (0)) = '(0) . Infatti h ( (0)) = h (0) = o = '(0) .
(v)

h ( ( S )( m )) = '( S )( h ( m )) ,

per

ogni

m.

Infatti

h ( ( S )( m )) = h ( m + 1) = s ( h ( m )) = '( S )( h ( m )) .
Dunque h un isomorfismo di N 2 su M, e quindi M isomorfo a
N 2 . Poich M un modello qualsiasi di PA 2 , se ne conclude che tutti
i modelli di PA 2 sono isomorfi a N 2 e quindi sono isomorfi tra loro,
dunque PA 2 categorica.
7.5. Relazione tra enumerabilit ricorsiva e aritmeticit
Tra enumerabilit ricorsiva e aritmeticit sussiste la seguente relazione.
Enumerabilit ricorsiva implica aritmeticit. Sia X un
insieme di numeri naturali. Se X RE allora X aritmetico.
Infatti, supponiamo che X sia RE. Allora esiste una funzione di
verit ricorsiva primitiva f tale che per ogni p, p X se e solo se
x ( f ( x, p ) = 1) . Perci, per ogni p, p X se e solo se lenunciato
x ( f ( x, p ) = 1) vero in N. Ma allora la formula x ( f ( x, y ) = 1)
definisce X in N, e dunque X aritmetico.

7.6. Incompletezza forte della logica del secondo ordine


Indichiamo con VAL

L2

linsieme dei numeri di Gdel degli enunciati

di un linguaggio del secondo ordine L2 che sono logicamente validi.


Teorema di incompletezza forte della logica del secondo
ordine. Linsieme VAL 2 non aritmetico, perci a maggior
L

ragione non RE.


2

Infatti, sia PA la congiunzione degli assiomi non logici di PA 2 .


Sia C un enunciato qualsiasi di L 2 del primo ordine. Allora C vero
PA

in N se e solo se C vero in N 2 . Perci, per il teorema

146

dellisomorfismo [V.6.4], C vero in N se e solo C se vero in tutti i


modelli isomorfi a N 2 . Dunque, per la categoricit di PA 2 [V.7.4], C
vero in N se e solo se C vero in tutti i modelli di PA 2 . Quindi:
2

C vero in N se e solo se PA C logicamente valido.

(1)

Supponiamo che VAL

sia aritmetico, per un linguaggio

L2
2

qualsiasi del secondo ordine L . Allora in particolare VAL L

PA2

aritmetico. Perci linsieme dei numeri di Gdel degli enunciati di


L

PA 2

della forma PA C che sono logicamente validi, dove C un

enunciato del primo ordine, aritmetico. Dunque per (1) anche


linsieme dei numeri di Gdel degli enunciati C del primo ordine di
L 2 che sono veri in N aritmetico. Ma, per il primo teorema di
PA

indefinibilit di Tarski [V.5.1], tale insieme non aritmetico.


Contraddizione. Se ne conclude che VAL 2 non aritmetico. Poich
L

enumerabilit ricorsiva implica aritmeticit [V.7.5], VAL

L2

non

neppure RE.
Corollario del teorema di incompletezza forte della logica del
secondo ordine. Non esiste alcun insieme di assiomi logici e
regole di deduzione logiche della logica del secondo ordine in
un linguaggio del secondo ordine L2 che sia aritmetico e tale
che tutti gli enunciati logicamente validi di L2 siano
dimostrabili per mezzo di quegli assiomi logici e regole di
deduzione logiche. A maggior ragione ci vale con RE al
posto di aritmetico.
Infatti, supponiamo che un tale insieme di assiomi logici e regole
di deduzione logiche esista. Allora tutti gli enunciati logicamente validi
di L2 sono dimostrabili nella teoria del secondo ordine T il cui
linguaggio L2 , il cui insieme di assiomi non logici vuoto e che
aritmetica. Poich T aritmetica, THM T aritmetico. Ma, per il
teorema di incompletezza forte della logica del secondo ordine, VAL 2
L

non aritmetico. Perci, poich tutti gli enunciati logicamente validi di


L2 sono dimostrabili in T, THM T non aritmetico. Contraddizione.
Se ne conclude che un tale insieme di assiomi logici e regole di
deduzione logiche non esiste. Poich enumerabilit ricorsiva implica
aritmeticit [V.7.5], ci vale anche con RE al posto di aritmetico.

147

7.7. Non aritmeticit delle conseguenze logiche di PA 2


Indichiamo con CN(PA 2 ) linsieme dei numeri di Gdel degli
enunciati che sono conseguenze logiche di PA 2 .
Non aritmeticit delle conseguenze logiche di PA 2 .
Linsieme CN(PA 2 ) non aritmetico, perci a maggior
ragione non RE.
2

Infatti, sia PA la congiunzione degli assiomi non logici di PA 2 .


Supponiamo che CN(PA 2 ) sia aritmetico. Allora anche linsieme dei
numeri di Gdel degli enunciati di L

PA 2

della forma PA C , dove C

un enunciato del primo ordine, che sono logicamente validi


aritmetico. Ma, come abbiamo visto nella dimostrazione del teorema di
incompletezza forte della logica del secondo ordine [V.7.6],
2

C vero in N se e solo se PA C logicamente valido.


Perci, anche linsieme dei numeri di Gdel degli enunciati C del primo
ordine di L 2 veri in N aritmetico. Ma, per il primo teorema di
PA

indefinibilit do Tarski [V.5.1], tale insieme non aritmetico.


Contraddizione. Se ne conclude che CN(PA 2 ) non aritmetico. Poich
enumerabilit ricorsiva implica aritmeticit [V.7.5], a maggior ragione
CN(PA 2 ) non RE.
7.8. Modelli deboli per i linguaggi del secondo ordine
Per il corollario del teorema di incompletezza forte della logica del
secondo ordine [V.7.6], per nessun insieme aritmetico di assiomi logici
e regole di deduzione logiche della logica del secondo ordine pu valere
un risultato corrispondente al teorema di completezza per la logica del
primo ordine [V.1.5]. Tuttavia un risultato corrispondente a tale
teorema vale se si sostituisce la nozione di modello per un linguaggio
del secondo ordine L2 con una nozione di modello debole.
Un modello, o struttura, debole per un linguaggio del secondo
ordine L2 definito come un modello [V.6.3], tranne che ogni D n ,
n = 1, 2,... , semplicemente un insieme di relazioni n-arie su D, non
necessariamente linsieme di tutte le relazioni n-arie su D.
Le nozioni di modello debole di una formula o un insieme di
formule di un linguaggio del secondo ordine L2 , e di conseguenza

148

logica debole, o conseguenza debole, sono definite come le nozioni


corrispondenti di [V.6.3].
Esistenza di un modello debole. Sia un insieme di formule
di un linguaggio del secondo ordine L2 . Se coerente,
allora ha un modello debole.
La dimostrazione simile a quella teorema dellesistenza di un
modello per la logica del primo ordine [V.1.5].
Dal teorema dellesistenza di un modello debole si ottiene un
teorema di completezza debole per la logica del secondo ordine come
indicato in [V.1.5].
7.9. Modelli non standard di PA 2
Chiamiamo modello non standard di PA 2 un modello debole di PA 2
che non isomorfo a N 2 .
Esistenza di un modello non standard di PA 2 . Esiste un
modello non standard di PA 2 .
Infatti, per il primo teorema di incompletezza di Gdel [V.4.2,
V.7.2], se PA 2 coerente, allora lenunciato x ( prf T ( x , t ) = 0) dato
dal corollario del teorema del punto fisso vero in N, e quindi anche in
2

N ,

PA G x ( prfT ( x , t ) = 0) .

ma

Perci

la

teoria

T ' = PA + x ( prf T ( x , t ) = 0) coerente [V.1.4], e quindi, per il

teorema dellesistenza di un modello debole [V.7.8], ha un modello


debole, diciamo M. Allora x ( prf T ( x , t ) = 0) vero in M, e perci
x ( prf T ( x , t ) = 0) non vero in M. Poich x ( prf T ( x , t ) = 0) vero

in N, per il teorema dellisomorfismo [V.6.4] ne segue che M non


2

isomorfo a N , e quindi M un modello non standard di PA 2 .

149

Cosaltro leggere

La letteratura sulla filosofia della matematica, in articoli o libri, molto


vasta. Quella che segue una scelta ristretta di libri.
Manuali di filosofia della matematica
I manuali correnti di filosofia della matematica trattano solo alcuni
aspetti dellargomento. Limitati alle scuole di filosofia della matematica
della prima met del Novecento sono George-Velleman 2002,
Giaquinto 2002, Potter 2000. Una copertura pi ampia si trova in
Shapiro 2000 e soprattutto in Shapiro 2005, dove per la filosofia della
matematica della seconda met del Novecento limitata alle scuole che
sono variazioni su temi di Frege, Hilbert e Brouwer.
Oltre ai manuali vi sono le antologie. Tra le pi recenti Ewald
1996, Hart 1996, Hersh 2006, Jacquette 2002, Tymoczko 1998.
Presupposti logici
Sebbene il cap. V sia autosufficiente, la sua lettura sar molto facilitata
se si conoscono i primi elementi della logica matematica.
Unintroduzione alla logica matematica basata su una formulazione
della logica del primo ordine abbastanza simile a quella del cap. V
Margaris 1990. Unintroduzione alla logica matematica di esemplare
chiarezza, ma basata su una formulazione della logica del primo ordine
leggermente differente, Robbin 2006.
Filosofia e matematica
Vari modi di intendere i rapporti tra filosofia e matematica sono
presentati nelle introduzioni a George-Velleman 2002, Hersh 2006,
Jacquette 2002, Tymoczko 1998, nella prima parte di Hersh 1997 e
nella prima parte di Shapiro 2000.
La filosofia della matematica di ieri
Per Frege, v. Frege 1961, 1962, 1964, 1969, 1976, 1990, Dummett
1991b, Kenny 1995, Wright 1983. Per Hilbert, v. Hilbert 1970f, 1985,
Hilbert-Bernays 1968-70. Per Brouwer, v. Brouwer 1975, 1981, 1992,
van Atten 2004, van Stigt 1990.
La filosofia della matematica di oggi

150

Per il neologicismo, v. Wright 1983, Hale-Wright 2001. Per il


platonismo, v. Gdel 1986-2002. Per limplicazionismo, v. Putnam
1975. Per lo strutturalismo, v. Resnik 1997, Shapiro 1997. Per il
finzionalismo, v. Field 1980, 1989. Per linternalismo, v. Maddy 1997.
Per il costruttivismo, v. Bishop 1967, 1986. Per il congetturalismo, v.
Lakatos 1976, 1978. Per lempirismo, v. Kitcher 1983. Per il
cognitivismo, v. Lakoff e Nez 2000.
La filosofia della matematica di domani
Per un approfondimento dei temi trattati nel cap. IV, v. Cellucci 2003,
2007.
I teoremi di incompletezza di Gdel
La presentazione dei risultati limitativi del cap. V nello spirito di
Jeroslow 1973 ma non fa uso del suo enunciato autoreferenziale. Per
altre presentazioni, v. Murawski 1999, Smullyan 1992, Tourlakis 2003.
Sui risultati di incompletezza di Gdel per la teoria degli insiemi, v.
anche Hinman 2005.

151

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158

Lautore

Carlo Cellucci (Santa Maria Capua Vetere, 1940), dopo aver insegnato
nelle Universit del Sussex (UK), di Siena e della Calabria, insegna
Logica presso la Facolt di Filosofia dellUniversit di Roma La
Sapienza. Ha pubblicato Teoria della dimostrazione (Boringhieri,
Torino 1978), Le ragioni della logica (Laterza, Bari-Roma 1998,
20054), Filosofia e matematica (Laterza, Roma-Bari 2002, 20032),
Filosofia e conoscenza (Laterza, Roma-Bari 2007). Ha curato La
filosofia della matematica (Laterza, Roma-Bari 1967), Il paradiso di
Cantor. Il dibattito sui fondamenti della teoria degli insiemi
(Bibliopolis, Napoli 1979).

159

Indice dei nomi

Aristotele,
Batitsky, Vadim
Berkeley, George,
Bernays, Paul,
Beth, Evert Willem,
Bishop, Errett,
Bolzano, Bernard,
Boolos, George S.,
Bourbaki, Nicolas,
Brouwer, Luitzen Egbertus
Jan,
Cantor, Georg,
Cauchy, Augustin-Louis,
Cellucci, Carlo,
Church, Alonzo,
Dedekind, Julius Wilhelm
Richard,
Descartes, Ren
Detlefsen, Michael,
Dieudonn, Jean,
du Bois-Reymond, Emil,
Dummett, Michael,
Euclide,
Ewald, William,
Field, Hartry,
Fraenkel, Abraham Adolf,
Franks, John,
Frege, Gottlob,
George, Alexander,
Giaquinto, Marcus,
Gdel, Kurt,
Goldbach, Christian,
Gowers, William Timothy,
Hale, Bob,
Hamming, Richard Wesley,
Hart, W.D.,

Hermite, Charles,
Hersh, Reuben,
Heyting, Arend,
Hilbert, David,
Hinman, Peter G.,
Hobbes, Thomas,
Hume, David,
Ippocrate di Chio,
Jacquette, Dale,
Jeroslow, Robert G.,
Kant, Immanuel,
Kenny, Anthony,
Kitcher, Philip,
Kronecker, Leopold,
Lakatos, Imre,
Lakoff, George,
Leibniz, Gottfried Wilhelm,
Locke, John,
Maddy, Penelope,
Margaris, Angelo,
Menger, Karl,
Mill, John Stuart,
Murawski, Roman,
Newton, Isaac,
Nez, Rafael E.,
Parsons, Charles,
Pascal, Blaise,
Peano, Giuseppe,
Penrose, Roger,
Pitagora,
Platone,
Poincar, Henri,
Popper, Karl, Raimund,
Potter, Michael,
Proclo,
Putnam, Hilary,

160

Ramsey, Frank Plumpton,


Resnik, Michael D.,
Robbin, Joel W.,
Rosser, John Barkley,
Russell, Bertrand,
Shapiro, Stewart,
Smullyan, Raymond M.,
Tarski, Alfred,
Tourlakis, George,
Tymoczko, Thomas,
Vaihinger, Hans,
van Atten, Mark,

Van der Waerden, Bartel


Leendert,
van Stigt, Walter P.,
Velleman, Daniel J.,
von Neumann, John,
Wang, Hao,
Weierstrass, Karl Wilhelm,
Whitehead, Alfred North,
Wittgenstein, Ludwig,
Wright, Crispin,
Zermelo, Ernst,

161

Indice del volume

Premessa
I.

Filosofia e matematica
1. Lortodossia prevalente
1.1. Matematica contro filosofia della matematica - 1.2.
Filosofia della matematica contro tradizione filosofica
2. Limiti dellortodossia prevalente
2.1. Limiti dellautonomia della filosofia della matematica 2.2. Limiti della polemica contro la tradizione filosofica

II.

La filosofia della matematica di ieri


1. Frege
1.1. Le motivazioni di Frege - 1.2. Il programma di Frege 1.3. La concezione della logica di Frege - 1.4. Il debito di
Frege verso Kant e Leibniz - 1.5. Deviazioni da Leibniz - 1.6.
Gli argomenti di Frege contro Kant - 1.7. Il principio di Hume
- 1.8. Il problema di Cesare - 1.9. La difficolt di definire
lestensione di un concetto - 1.10. Lacme del programma di
Frege - 1.11. Ancora il problema di Cesare - 1.12. Il
paradosso di Russell - 1.13. Il crollo del programma di Frege 1.14. La reazione finale di Frege
2. Hilbert
2.1. Le motivazioni di Hilbert - 2.2. Matematica finitaria
matematica e infinitaria - 2.3. Lintento di Hilbert - 2.4. Il
programma della conservazione - 2.5. Il programma della
coerenza - 2.6. Sufficienza del programma della coerenza 2.7. Il debito di Hilbert verso Kant - 2.8. Le deviazioni da
Kant - 2.9. Aspettative sulla realizzabilit dei programmi 2.10. Il crollo del programma della coerenza - 2.11.

162

Lobiezione di Detlefsen - 2.12. Il crollo del programma della


conservazione - 2.13. Inadeguatezza della coerenza - 2.14. Le
ragioni di Kant - 2.15. La reazione finale di Hilbert
3. Brouwer
3.1. Le motivazioni di Brouwer - 3.2. Il programma di
Brouwer - 3.3. Il rifiuto del principio del terzo escluso - 3.4.
La nozione intuizionista di dimostrazione - 3.5. I due atti
dellintuizionismo - 3.6. Il debito di Brouwer verso Kant - 3.7.
Le deviazioni da Kant - 3.8. Il continuo intuizionista - 3.9. Il
teorema di continuit - 3.10. I limiti del programma di
Brouwer - 3.11. Lestetismo di Brouwer - 3.12. Il crollo del
programma di Brouwer
4. Conclusioni sulla filosofia della matematica di ieri

III.

La filosofia della matematica di oggi


1. Due reazioni mancate
1.1. Una reazione matematica mancata - 1.2. Una reazione
filosofica mancata
2. Le concezioni filosofiche della seconda met del
Novecento
2.1. Neologicismo - 2.2. Platonismo - 2.3. Implicazionismo 2.4. Strutturalismo - 2.5. Finzionalismo - 2.6. Internalismo 2.7. Costruttivismo - 2.8. Congetturalismo - 2.9. Empirismo 2.10. Cognitivismo
3. Conclusioni sulla filosofia della matematica di oggi

IV.

La filosofia della matematica di domani


1. Caratteri della filosofia della matematica di domani
1.1. Necessit di un nuovo inizio - 1.2. Non autonomia della
filosofia della matematica - 1.3. Relazione con la matematica
- 1.4. Limiti della questione del fondamento della matematica
- 1.5. Centralit della questione della scoperta
2. Limmagine della matematica
2.1. Un requisito per la realizzazione del programma - 2.2.
Matematica ed esperienza - 2.3. Matematica e soluzione di
problemi - 2.4. Matematica ed evoluzione - 2.5. Matematica e

163

architetture cognitive - 2.6. Matematica e sviluppo storico 2.7. Matematica e verit

V.

I teoremi di incompletezza di Gdel


1. Logica del primo ordine
1.1. Linguaggi del primo ordine - 1.2. Assiomi e regole della
logica del primo ordine - 1.3. Modelli per linguaggi del primo
ordine - 1.4. Coerenza - 1.5. Correttezza e completezza - 1.6.
Isomorfismo di modelli - 1.7. Teorie del primo ordine
2. Aritmetica ricorsiva primitiva
2.1. Funzioni ricorsive primitive - 2.2. La teoria PRA - 2.3.
Alcune propriet elementari di PRA - 2.4. Teorie
sufficientemente potenti
3. Codificazione
3.1. Numeri di Gdel - 3.2. Insiemi RE - 3.3. Teorie RE 3.4. Alcune utili funzioni ricorsive primitive
4. Teoremi di incompletezza
4.1. Teorema del punto fisso - 4.2. Primo teorema di
incompletezza di Gdel - 4.3. Corollari del primo teorema di
incompletezza di Gdel - 4.4. Secondo teorema di
incompletezza di Gdel - 4.5. Importanza dellespressione
della coerenza - 4.6. Teorema di incompletezza di Rosser 4.7. Terzo teorema di incompletezza di Gdel - 4.8. Confronto
tra i teoremi di incompletezza di Gdel - 4.9. Estensione ad
altre teorie
5. Altri risultati limitativi
5.1. Teoremi di indefinibilit di Tarski - 5.2. Teorema di
indecidibilit - 5.3. Teorema di Church - 5.4. Estensione ad
altre teorie
6. Logica del secondo ordine
6.1. Linguaggi del secondo ordine - 6.2. Assiomi e regole
della logica del secondo ordine - 6.3. Modelli per linguaggi
del secondo ordine - 6.4. Isomorfismo di modelli - 6.5. Teorie
del secondo ordine
7. Aritmetica di Peano del secondo ordine
7.1. La teoria PA 2 - 7.2. Teoremi di incompletezza di Gdel

164

per PA 2 - 7.3. Altri risultati limitativi per PA 2 - 7.4.


Categoricit di PA 2 - 7.5. Relazione tra enumerabilit
ricorsiva e aritmeticit - 7.6. Incompletezza forte della logica
del secondo ordine - 7.7. Non aritmeticit delle conseguenze
logiche di PA 2 - 7.8. Modelli deboli per i linguaggi del
secondo ordine - 7.9. Modelli non standard di PA 2
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Bibliografia
Lautore

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