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VENERD 5 AGOSTO 2011

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La storia
Ottantanove anni dai giorni delle Barricate di Parma
I quadri naif di Enrico Fereoli attendono una mostra
I fatti leggendari dellagosto 1922 hanno rivelato in tarda et il talento del pittore nato a Sala Baganza
La fglia Anna racconta a La Sera una vicenda popolare di grande dignit lungo i decenni del Novecento
U
na casa una casa, daccordo,
ma anche qualcosa daltro,
recita la citazione che Cesare
Zavattini riferisce nel Catalogo
Bolaf dei naifs italiani, annata
1973, riguardo al pittore Enrico Fereoli, che lha pro-
nunciata nel mezzo di un melodramma come succe-
de a Parma. Eppure in quella modesta abitazione di
via Bassano del Grappa, una casa Ina degli anni Cin-
quanta carica di dignit, il grande sceneggiatore si
seduto magari a consumare un caf, e con lui in altri
tempi pure il celebre fotografo Gianni Berengo Gardin,
del quale Anna Fereoli, fglia oggi 72enne del misco-
nosciuto artista del popolo, serba gelosamente uno
scatto, intento a ritrarre il padre al tavolo da lavoro col
basco in testa, in un magistrale bianco e nero. Siamo
dietro luscio dellEmilia che sta per non esserci pi, i
centri daiuto nel quartiere smantellati da anni per chi
geneticamente abituato a chiedere nellindigenza, in
cambio di vicini di casa che si chiamano Singh e ve-
stono colori pi saturi: una rubrica telefonica cartacea
sul tavolino del tinello ricorda che internet si ferma-
to allEboli di questo palazzo. Anna Fereoli ci accoglie
quaggi una mattina dagosto, nellanniversario dei
giorni pi caldi delle Barricate dOltretorrente: siamo
a testimoniare la memoria del padre Enrico, appunto,
da piccolo artigiano a pittore naif quasi per caso. rive-
rito dai maggiori della critica nazionale ed estera e
portatore fno allultimo di una solida morale antifa-
scista. Le esse stracciate sibilano nel racconto di Anna,
intenta a sfogliare gli agili cataloghi della mostra che
Sala Baganza, il paese natale dei Fereoli, dedic al fa-
legname Enrico nel 2005: erano passati quattordici
anni dalla scomparsa dellartista, e ancora oggi dodi-
ci delle quattordici tele campeggiano, su richiesta, nel
salotto buono ove campeggia tuttora il primo dipinto
in assoluto dellex barbiere. Una di quelle tele le stata
rubata, unaltra riuscita a venderla: Anche in Ger-
mania ci sono opere di mio padre, ricorda Anna, una
persona colta, sveglia, coerente. Il critico Arsen Pohri-
bny (che ha curato il catalogo da cui stata estratta la
citazione zavattiniana, ndr) abitava a Milano, un gior-
no ce lo siamo visti venire qua e poco dopo ha vinto
una cattedra a Dusseldorf per insegnare storia dellar-
te. Era innamorato dei quadri di mio padre. Altri ne
ha acquistati a suo tempo lo scultore Marino Mazza-
curati, introdotto a casa Fereoli dallarchitetto Lusi-
gnoli, colui che fu il movente dei quadri sulle Barrica-
te: Mio pap ha vissuto il fascismo, ed sempre stato
un grande antifassista, ha cominciato a fare il pittore
a 60 anni quando si ammalato di angina, si scoper-
to tale ch non pensava di saper dipingere. Copiava
cartoline a tempera, poi passato allolio, faceva schiz-
zi nei borghi, era molto realista nella riproduzione.
Lusignoli gli port queste foto in bianco e nero delle
Barricate, che abbiamo poi esposto anche nel catalogo
di Sala. E in bianco e nero fu anche il primo televisore
che comprammo, non allinizio della novit: siamo
sempre stati molto poveri, ma ho avuto la gran fortu-
na di avere un padre cos, una persona meravigliosa,
non aveva studiato ma era molto intelligente e sensi-
bile. Quando davano le trasmissioni di storia del No-
vecento, mio padre spegneva la tv arrabbiato e diceva
non sono critici, propaganda, i fascisti verranno
fuori ancora!. Lei stessa non riesce ancora oggi a guar-
darli: Sono nata nel 1939 ma la guerra e la miseria me
le ricordo molto bene, mio padre non ha mai voluto
prendere la tessera, stato anche senza lavoro. Siamo
venuti da Sala a Parma nel 1955, quando mio padre
ebbe diritto a una casa Ina in quanto lavoratore in
di ENRICO VERONESE
citt: vivo ancora in aftto, il contratto dellepoca non
prevedeva riscatto. Unassistente sociale dellepoca, che
operava nel centro diurno qua sotto, ha avuto modo di
osservare i quadri qui a casa, e ne ha parlato al critico
Aristide Barilli, che si trovato daccordo nel giudizio
positivo: quindi la sua prima mostra, a oltre sessantan-
ni di et, stata presentata proprio nel centro sociale,
che in seguito divenne sede di un convitto per handi-
cappati. Mio padre dipingeva a tavola, proprio dove
siamo seduti ora. Nel breve volgere del tempo, grazie
allinteressamento congiunto dei vari Barilli, Lusigno-
li, Mazzacurati e altri, il nome di Fereoli arriva fno a
Roma, nel nobile palazzo Barberini, dove viene inau-
gurata una grande mostra collettiva dei nave italiani
e francesi, con la partecipazione dei quadri del boulli-
sta parmense: Enrico stato chiamato, lo hanno rico-
nosciuto parte del movimento. Altre opere seguirono,
panorami delle case colorate di qua dellacqua, ricono-
scimenti civili fno al 1991, quando si spento, malato,
a ottantanove anni. Lo stesso numero di stagioni che
oggi fa cadere la ricorrenza delle Barricate, evento mi-
tologico per i parmigiani resistenti, ritratte anche da
Guttuso ma messe in secondo piano dalle ultime am-
ministrazioni. Nemmeno Anna Fereoli si riconosce
pi in questa Parma: Mio fratello ed io abbiamo vis-
suto larte e la musica, andavamo a teatro, ai concerti,
Facevo il barbiere e il falegname
la malattia mi ha scoperto pittore

Sono nato a Sala Baganza, provincia di Parma, il 1 di-
cembre 1901. Ho frequentato le scuole fino alla quarta
elementare, poi ho incominciato a lavorare nelle bot-
teghe da barbiere e da falegname, a 17 anni ho inco-
minciato nella stagione estiva a fare il bollista nelle
fabbriche per la lavorazione del pomodoro. Ho conti-
nuato a praticare questi mestieri saltuariamente sino al
febbraio del 1958, anno in cui sono stato colpito da una
grave malattia che mi ha costretto ad abbandonare ogni
attivit. Nel mese di novembre del 1960, sentendomi
migliorato ma costretto a rimanere sempre in casa,
parlando un giorno del mio stato di salute con mio figlio,
questi mi sugger di dipingere. un lavoro leggero, lo
potresti fare. Gli risposi, non scherzare, non so fare una
O col bicchiere, puoi immaginare dipingere? Non ci
provo nemmeno. Ma un giorno, trovando per caso un
cartoncino con fissati sopra alcuni colori a tempera e
un pennellino, oggetti che adoperava mio figlio a scuo-
la, mi misi a copiare il paesaggio di una cartolina, e
precisamente un corso dacqua in mezzo a colline.
LINIZIO DI UNAUTOBIOGRAFIA
Le Barricate dellagosto 1922 in via Bixio, secondo il pennello di Enrico Fereoli
Una delle dodici tele dipinte agli inizi degli anni Sessanta dallartista di Sala Baganza, aventi a tema la rivolta dellOltretorrente
lui stesso suonava con Enrico Tagliavini e altri musi-
cisti famosi dellepoca. Oggi non c pi niente, una
volta per incontrarci si andava al cinema o in galleria
da Camattini: quando sono gi di morale vado da Fel-
trinelli, capto latmosfera, mi sento bene. L un mon-
do a s, vedo pulizia danimo. Altrove c proprio anal-
fabetismo, la parola cultura non esiste pi, dovrebbero
toglierla dal vocabolario: succede tutto questo in citt
proprio perch manca la cultura, che alla base di tut-
to. Non sono una teledipendente. Gli intellettuali non
ci sono pi in televisione, una volta cera Pasolini... Oggi
tutti scrivono, ma sono scrittori? Oggi tutti suonano,
ma sono tutti artisti? No! E qua sopravvive ancora la
mentalit di Maria Luigia.
Anna Fereoli ha la quinta elementare, una pensione
difcile e un desiderio. Appena arrivata a Parma fu
ricevuta dalla famiglia dellindimenticabile Mario
Tommasini, fu compagna di Maria Cervi alla scuola
di partito (aveva incubi tutte le notti) dove impar la
dialettica. Vittima di un grave incidente che la rese
presto invalida, la giovane donna trov lavoro in fab-
brica, alla Morris Profumi dei Borri, e si rese protago-
nista di lotte operaie con la Cgil per il diritto alla busta
paga. Nel 1980 lunico viaggio allestero, nellUrss dei
residui fdeisti: ce lavevano fatta credere diversa, dice
con disincanto, ma che bello lHermitage. Quindi, il
cruccio per le opere del padre: Quando era ancora
vivo conclude Anna Fereoli i sindaci di sinistra
avevano organizzato una mostra in vicolo delle Asse,
dove ora c lIstituto Storico della Resistenza e la Bi-
blioteca Internazionale. Volevano anche acquistarli per
farne un piccolo museo, ma non se n fatto pi niente:
ho parlato personalmente col presidente della Provin-
cia Bernazzoli, ma mi disse che non cerano i soldi.
Eppure alla mostra di Sala nel 2005 cerano la senatri-
ce Soliani, perfno Sergio Zavoli, e la consigliera Ga-
briella Meo che ne fu entusiasta. Mi chiesero se ero
disposta a venderli, risposi di s come risponderei ades-
so, una collezione che deve stare tutta assieme. E se
non il Comune che pu realizzare questa cosa in una
stanza... ma a questi di oggi non la regalo, anche se
lassistente sociale dice che sono ricca, e che c chi sta
peggio di me, dopo 35 anni di fabbrica.
Anna Fereoli con uno dei quadri del padre Enrico Fereoli in una foto assieme alla moglie

Era un autodidatta, una per-


sona meravigliosa, intelligente
e sensibile. Vero antifascista

Sono disposta a venderli,


una collezione che magari deve
stare tutta assieme in museo

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