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a u O ! Z n q ! J l S !

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Propri et letteraria riserva ta
1978 Compagnia General e Editoriale S.p.A.
INTRODUZIONE
L'idea di raccogliere gli emblemi dei nostri reparti aerei e di
farne, con l'aggiunta di un adeguato commento, un volume che
nelle intenzioni avrebbe dovuto essere bellissimo, mi venne nel
1942, l'anno delle vi ttorie aeronavali di Mezzogi ugno e di Mez
zagosto.
Credo che difficilmente Un aviatore sia riuscito a crearsi presso
comandi, enti, reparti e colleghi una fama simile a quella che
seppi procurarmi in quell'anno. Riuscii infatti a farmi conoscere
dappertutto come il pi valido e il pi imperterrito rompiscatole
dell' Arma. Perch non soltanto volevo i distintivi e la loro sto
ria, ma li volevo di determinate dimensioni, li volevo a colori o,
come minimo, ne volevo due riproduzioni fotografiche chiare e
nitide, in modo tale che se ne potesse rilevare ogni pi minu to
particolare.
Date q ueste esigenze, la raccolta del materiale richiese diversi
mesi e soltanto nella primavera del 1943 mi fu possibile passare
tutto a Mario Guerri, allora il pi abile e arguto pennello dell'a
viazione italiana, perch ridipingesse a colori tutti i distintivi. Il
caro Guerri fu l'ultima vittima di quel lavoro. Lettere, telefona
te, appuntamenti, solleciti, non c'era giorno nel quale io non
riuscissi a raggiungerlo, ovunque egli si trovasse. Per porre fine
a quel tormento, Guerri sacrific un'intera licenza e alla fine mi
consegn tutta la raccolta riprodotta con una fedelt, un gusto e
un amore che soltanto un artista con l'aviazione nel sangue
poteva possedere.
Il testo era gi pronto e si trattava quindi soltanto di ottenere
l'approvazione dei Superiori Comandi e di trovare un editore.
Ho detto "soltanto" . Nulla meglio di questo avverbio potrebbe
rivelare l'eccezionale candore del mio animo. Infatti, se vero
che non incontrai difficolt insormontabili per trovare l'editore,
ne incontrai invece talmente tante per ottenere la famosa ap
provazione, che il "25 luglio '43" mi piomb tra capo e collo
mentre ancora stavo cercando di sapere quali fossero gli enti ai
quali avrei dovuto rivolgermi per completare la serie dei sospi
ratI
. "S'"
l .
* * *
Quella che avete appena finito di leggere l'introduzione
scritta da mio padre Franco Pagliano al suo libro "Araldica del
cielo". Da allora, cio dall'.estate del 1943, testo e disegni ven
nero infilati in una cartellina gialla e rinchiusi in un cassetto. In
seguito vi furono vari tentativi di pubblicare la raccolta di di
stintivi, ma era destino che la sua sede naturale fosse il buio
dell'interno di un mobile. Sarebbe rimasta solo uno dei tanti
ricordi se dopo molti anni non si fosse presentata una certa
occasione. Questa occasione si chiama "Ali italiane", una storia
della nostra aviazione dai primordi ad oggi vista dal lato sporti
vo, militare, tecnico, commerciale, propagandistico. Infatti,
quando arrivato il momento di trovare un elemento comple
mentare all'opera mi sono ricordato del contenuto di quella
cartellina gialla e, d'accordo con Giorgio Apostolo e Benedetto
Pafi, gli altri due curatori di "Ali italiane", l'ho proposto. Ed
cos che dopo 35 anni l'''Araldica del cielo" viene pubblicata.
Il libro scritto da un ufficiale pilota negli anni del secondo
conflitto mondiale. Non so se mio padre, nel suo intimo, era
convinto della necessit di quella guerra, ma sono certo che il
suo dovere lo ha fatto fino in fondo, ed soprattutto per questo,
per il rispetto dovuto a chi stato coerente con se stesso, che ho
ritenuto opportuno non toccare nulla, n nel testo n nelle im
magini. Pu darsi che qualche errore gli sia scappato, che qual
che giudizio sia troppo soggettivo, ma le tstimonianze storiche
non devono essere manipolate per desiderio di eccessiva esat
tezza o per opportunismo politico.
Franco Pagliano ha scritto diversi libri sull'aviazione italiana,
ma "Araldica del cielo" assume per me un valore particolare
perch mi permette, a nove anni dalla sua morte, di ricordarlo a
chi lo ha conosciuto.
giugno 1978
MAURIZIO PAGLIANO
,I
ARALDICA DEL CIELO
Stemmi, insegne, distintivi e bla
soni, tutti lo sapete, son cose vec
chie. Se ne servivano gli dei, i guer
rieri antichi, gli imperatori, i re, se
ne servivano paladini, signori, ca
valieri erranti, capitani di ventura,
nobili e pirati. Se ne serviva in
somma tutta la gente che voleva es
sere conosciuta da distante.
Con figure allegoriche, pali e bande,
con scudi inquartati, grembiati, par
titi di uno e spaccati di tre, con motti
e colori, piume e dragoni, palme e
leoni, da che il mondo mondo gli
uomini hanno voluto fare in modo
che alloro nome s'accompagnasse il
segno. E primi fra tutti l'h;mno volu
to gli uomini d'arme.
Nessuna meraviglia quindi se l'ul
tima specie di guerrieri (last not
least direbbe Shakespeare), abbia
deciso di essere pari alle altre. Nes
suna meraviglia se sulle fusoliere
delle macchine alate, come un
l
ARALDICA
DEL CIELO
tempo sulle gualdrappe dei focosi
destrieri , un distintivo e un motto
hanno fatto la loro apparizione tra
ilverdolino della mimetizzazione.
Anche gli aviatori vogliono essere
conosciuti da distante.
Nei primi . tempi l'araldica aero
nautica era impostata quasi sem
pre su basi altamente e nobilmente
retoriche: profonde allegorie, motti
latini, ali , Pegasi e pugnali, tutta
roba seria, composta e impegnati
va. A guardare un distintivo si pen
sava a un professore di liceo. A
guardarlo bene si capiva che, per
cavarlo fuori, il pi col to tra i com
ponenti del reparto s' era dato da
fare a lungo ed era ricorso, specie
per il motto, all ' aiuto del cappella
no. Si capiva che a mensa si era
discusso a lungo sull'argomento,
proponendo, bocciando, ripropo
nendo e modifi cando, sino a che,
approvato un determinato distinti
vo, questo era stato dipinto in ver
. nice sulle fusoliere.
Col tempo le cose si sono andate
modificando. I vecchi dis tin tivi,
per retorici che fossero, sono rima
sti in vigore perch gloria e tradi
zione li avevano ormai consacrati.
Ma il processo di formazione dei
distintivi nuovi doveva per forza di
cose risentire dei tempi , dei costu
mi, degli atteggiamenti e delle
mentalit. Gli aviatori nuovi si so
no rifiutati di ponzare. Pi volte
sollecitati dai superiori comandi ad
adottare un distintivo, hanno pre
ferito attendere che questo nascesse
da solo, che venisse fuori improvvi
samente da un avvenimento, da
una figura, da una frase; che venis
se fuori dal cuore e non dal cervel
lo. Ne nata un' araldica tutta
nuova, spiritosa e spicciola, speri
colata e spontanea. Un'araldica in
cui il dialetto, i cartoni animati, la
fauna, la flora, e le barchette di car-
ta si sono mischiate a qualche su
perstite e umanistico motto latino e
a qualche aquila spennacchiata.
Non bisogna per credere che tutti
i vecchi distintivi fossero ispirati ai
nobili sentimenti derivanti dagli
studi classici . C'era, si detto, una
certa prevalenza di grifoni , di elmi,
leoni , pugnali e cavalli alati; ma
non mancavano i soggetti pi leg
geri, quelli ispirati dalla vita d'allo
ra, dalla moda e dalle immancabili
ripicche tra reparto e reparto.
Tutti si ricorderanno, ad esempio,
che i bombardieri della Comina,
q uelli con i q uali volava D' Annun
zio - inesauribile fonte di motti
classici - avevano disegnato sulle
carlinghe dei loro Caproni la serie
completa degli assi. C'eran tutti,
picche, fiori, cuori e quadri.
2
e
ARALDICA
DEL CIELO
La cosa non piacque ai cacciatori
che si riunirono a consiglio; decre
tarono e un bel giorno apparvero in
campo con le snelle carlinghe dei
loro apparecchi contrassegnate da
questa coccarda tricolore:
~ '2
'"CJ ... ,Af 0
" ~ q ,
o: ~
e_
.. .. ~
Le specialit non erano ancora na
te e gi nascevano gli antagonismi
che per non si limitavano ai di
stintivi, ma si estendevano all'ar
dore combattivo, al valore, al desi
derio di affermazione e di supera
mento.
Del resto anche nei tempi antichi
qualche insegna e qualche motto
nacquero da antagonismi; con la
aveva la testa calda e lo sfottimento
non era ammesso. L'adozione di
un'insegna con significato recondi
to, di un'insegna a doppio senso,
comportava sempre richieste di
spiegazioni, sfide, tenzoni e sangue.
Quelli erano tempi in cui, forse per
via della celata, nessuno sopporta
va la mosca al naso. Piuttosto si
faceva partire anche il naso, ma la
differenza che la gente d'allora mosca doveva sparire.
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ARALDICA
DEL CIELO
Invece adesso ci si limita, tra spe
cialit, a schermaglie di penna e di
pennello. Di penna sulla stampa
aeronautica e di pennello sulle fu
soliere. L'esempio migliore di que
sto stato di cose lo si avuto qual
che anno fa, quando pi accesa era
la polemica caccia-bombardamen
to e quando i "Sorci verdi" del 12
stormo B.T. (Bombardamento
Terrestre) trionfavano dentro e
fuori i confini. Li ricordate?
Si trattava di un distintivo che, per
piacevolezza di composIzIOne e
chiarezza ,di significato, era desti
nato a incontrare il favore di tu tti e
a rimanere celebre. Gli equipaggi
del 12 che parteciparono a gare in
ternazionali e a voli da primato fe
cero verament e vedere i sorci verdi
a tutto il mondo. Al trionfale arrivo
all'aeroporto di Le Bourget, nella
vittoriosa Istres-Damasco-Parigi
del 1937, molti giornalisti stranieri
giravano intorno ai bei trimotori
itali ani S-79, cercando invano di
comprendere il significa to di quei
tre sorcetti dall'espressione furbe
sca.
A causa delle difficolt linguisti
che era difficile dare spiegazioni:
"Vous voyez? Les souris son t verts
... en Italie on dit que c' est difficile
de voir des souris verts... Mais les
voila! On les vous a faits voir. .. " .
Insomma: gli aviatori italiani con
la loro brillante condotta di gara
avevano compiuto qualcosa fuori
dell' ordinario, facendo vedere agli
altri concorrenti i sorci verdi in tut
ti i sensi, metaforicamente e mate
rialmente.
Poi fu la volta dei sudamericani,
dopo il magnifico volo tra l'I talia e
l'America Latina dei tre S-79 T.
"H
om
b
re, que
'
monos son esos ra
tones vertes! Pero porque los ha
beis hechos vertes?". Equi rico
minciavano i guai. "Vea Usted... es
un poco dificil. En I talia se dice
4
ARALDICA
DEL CIELO
que es muy raro encontrar ratos
vertes. Entonces... ".
Ammirati all'estero, in patria non
godevano di molta simpatia, anzi,
stavano sullo stomaco a parecchia
gente, anche perch quelli del 12
di tanto in tanto andavano a fare
qualche bel passaggio radente sugli
altri campi, per far vedere i sorci ver
di a q uelii che non li volevano ve
dere. A masticare amaro erano so
prattutto i cacciatori. Dapprima
venne fuori alle mense qualche
stornello, si lanciarono frizzi, s'in
crocIarono tra tavolo e tavolo le
secche botte e le pronte risposte che
sono caratteristiche dell 'ambiente
aviatorio. Poi si cominci a parlare
di gattoni castigamatti, qualcuno si
batt sulla fronte, grid fermi tutti,
corse in stanza, prese una matita e
dopo qualche giorno su tutti gli
apparecchi del 20 gruppo caccia
spiccava netto in campo azzurro un
bel gattone nero che si lavorava
agevolmente tre minuscoli sorcetti
verdi. Questo simpaticissimo di
stintivo passato poi al 51stormo.
5
ARALDICA ;
DEL CIELO r
Le al tre specialit, per non so
no da meno. Si dice che chi pilota
apparecchi pi pesanti e pi grossi
abbia anche una mentalit e uno
spirito conseguntemente appesan
titi. Ma si tratta soltanto di un fru
sto luogo comune, di una diceria
maligna che gli equipaggi del 105
gruppo aerosiluranti hanno smen
tito in modo categorico, piazzando
sulle code dei loro grossi apparec
chi il cartello raffigurato qui sotto.
lo non credo che, quando un cac
ciatore in fase di attacco, possa
aver modo di vedere i distintiyi e di
leggere i motti che la sua prescelta
vittima porta sulla coda. Ma in ve
rit vi dico che, se dovesse capitare
a me di incontrare un apparecchio
difeso da una simile trovata, ebbe
ne, farei un bel cenno di saluto ai
piloti e me ne tornerei indietro, ri
spettando un divieto cos perento
riamente prescritto. Il guaio che,
tenuto conto dei molti colori e delle
mal tissi me nazionali t degli a vver
sari, bisognerebbe scrivere l'avver
timento in tutte le lingue. E allora
la coda di un apparecchio, sia pure
quella di un trimotore, non baste
rebbe pi e bisognerebbe lo stesso
applicare con rigore e con precisio
ne i famosi articoli 7/7 e 12/7 cui fa
riferimento il cartello.
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ARALDICA
DEL CIELO
Avevamo detto che tra i pnml
distintivi aeronautici dominavano
nettamente i soggetti classici. Ma
guardando attentamente tra le rac
col te della guerra 1915-18 ci siamo
trovati di fronte a q uest ' omino che
protesta. Dobbiamo francamente
riconoscere che l'ornino ha ragione
di protestare, perch la sua presen
za dimostra che anche nella scorsa
guerra l'araldica aviatoria attinge
va a tutto e si trovava spesso chi
non disdegnava di disegnare sulla
prua del suo aereo una figuretta
come q uesta che, se non sbaglio,
stata presa pari pari dalla coperti
na del volume "Come ti erudisco il
pupo" di Oronzo Marginati . Un
libro che allora fece furore, ma che
leggemmo soltanto in seguito per
ch in quel periodo ci era concesso
di erudirci solo sul "Corriere dei
Piccoli" .
quindi con una certa commo
zione che abbiamo trovato anche la
fotografia di una fusoliera in legno
su cui spiccava il familiare viso di
Fortunello, le cui mirabolanti av
venture allietarono parte dell no
stra infanzia. strano che, almeno
per q uanto ci risulta, nessuno degli
aviatori del 1915-18 abbia preso ad
insegna la Checca, che pure avreb
be avuto il suo bel significato ag
gressivo. Non era infatti la Checca,
con i suoi poderosi calci doppi, a
7
ARALDICA
DEL CIELO
far sempre volare Fortunello oltre
l'orizzonte azzurro delle tavole a
colori? Ma forse questa avversit
per la Checca giustificata dal fat
to che i piloti d' allora iniziavano il
loro addestramento su uno strano
arnese che veniva appunto chiama
to "Checca". Si trattava di un si
mulacro di aeroplano avente il mo
tore troppo debole per alzarsi o le
ali troppo piccole per sostentarsi o
addirittura motore debole e ali pic
cole, tutto insieme, per farla com
pleta.
Gli aspiranti piloti si mettevano il
casco e gli occhiali, si chiudevano
bene il giubbotto, guardavano drit
to dinnanzi alla prua e.. . partivano
storti. La "Checca" serviva appun
to per imparare a rullare, a partire
e in un certo qual modo volare, ma
sempre stando a terra.
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Altro distintivo da noi pescato
tra le vecchie raccolte quello ri
prodotto qui di fianco. Confessia
mo che questo Cupido in cilindro e
frac, con freccia sotto al braccio,
gobba, numero portafortuna e oc
chi assassini, ci ha un po' turbati.
Ha in s q ualcosa di peccaminoso
che sta tra il tono di certe riviste
leggere d'altri tempi e la vita di ta
barino. Si tratta di cose difficili a
spiegarsi; ma certo che quest'in
segna ci fa pensare a un ufficiale
con monocolo, occhi cerchiati, col
letto altissimo, sorriso beffardo e
appartamentino da scapolo. A uno
di q uegli uomini che piacevano alle
donne. certo che chi aveva fregia
to il suo apparecchio d' un simile
distintivo, doveva essere un grande
seduttore!
ARALDICA
DEL CIELO I
In compenso a tanta frivolezza
abbiamo per potuto trovare anche
questa bella e nobile testa di leone.
Coloro che lo avevano scelto per
distintivo non avevano certo dovu
to penare molto perch allora, an
che se non esisteva ancora la Metro
Goldwin Mayer, c'era la rclame
del Ferro-China Bisleri a portata di
mano.
Tuttavia dobbiamo onestamente
riconoscere che un po' d'originalit
avevano voluto mettercela lo stes
so. Infatti, volendo essere rappre
sentati da un animale veramente
feroce, i nostri erano ricorsi ad un
leone s, ma ad un leone arrabbia
to, che appunto la quintessenza
della ferocia.
Per quanto ci riguarda, dobbiamo
dichiarare che delle insegne troppo
impegnative abbiamo sempre avu
to un po' paura perch, a prescin
dere dal fatto che la seriet sem
pre una gran bella cosa, ci spaven
ta la sottigliezza del diaframma che
divide il solenne dal ridicolo. Non
che il solenne dispiaccia; che ba
sta un nonnulla perch il piu bel
l'effetto vada perduto.
Tempo fa, mentre assistevamo a un
drammone di Sardou, l'attore che
fungeva da Re Sole, passeggiando
solennemente per il palco nella
scena madre del lavoro, inciamp
malauguratamente nel ricco stra
scico della marchesa di Montespan
e, per non cadere, saltell con tin
tinnio di decorazioni e ondeggia
mento di parrucca. Poco manc
che, dalle sghignazzate del pubbli
co, si dovesse sospendere il lavoro.
Questo, direte, non ha niente a che
vedere con i distintivi aeronautici.
Ma ha molto a che vedere col so
lenne e col ridicolo. Suvvia, un ap
parecchio che porti dipinta a prua
un'aquila reale dalle ali spiegate,
non pu, proprio non pu permet
tersi di cappottare in atterraggio. E
dal momento che cappottare
sempre possibile, meglio dipingere
sulla fusoli era un passerotto o un
pulcino, magari armato.
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ARALDICA
DEL CIELO
facile predicar bene, vero? Ma
prima di predicar bene devo con
fessare di aver razzolato molto ma
le. E pensare che, fin da quando
entrai in aeronautica, ero convinto
di avere il senso del ridicolo! Ne ero
tanto convinto che, essendo stato
subito destinato al 7 stormo bom
bardamento, trovai modo di svol
gere un'attivissima campagna con- '
tro il distintivo del mio nuovo re
parto che, posso affermarlo con as
sol uta li bert di COSCIenza, era ve
ramente brutto. Come potete vede
re qui sopra, era composto da uno
scudo azzurro al centro del quale
una popputa donna bianca, pudi
camente coperta di svolazzanti lini,
levava in alto con leggiadria una
bomba da 500 chilogrammi, pronta
lO
a lasciarla cadere sulla testa dei
passanti. lo proposi di disegnare
una donna nuda, parlai di campio
nato femminile di sollevamento pe
si, dissi di cambiare l'oggetto che la
donna teneva nelle mani e riuscii a
creare, almeno nella mia squadri
glia, un ambiente sfavorevole al d i ~
stintivo, che infine fu tolto dalle
giubbe di volo.
Se non che, qualche tempo dopo,
capit proprio alla nostra squadri
glia di doversi improvvisamente
trasferire per un'esercitazione di
manovra. Ci dissero che sul nuovo
campo avremmo trovato molti ge
nerali , che bisognava essere a posto
in tutto, che qui, che l, insomma
ci fecero capire che era necessario
"vendere un po' di vasetti". All'ul
timo momento, come sempre acca- ,
de, ci ordinarono di appiccicare sui
giubbotti di volo il distintivo di re
parto.
Inutile dire che, per quanto si cer
casse, non si riusc a trovarne uno
in tutta la squadriglia; l'unico che
c'era lo aveva proprio il comandan
te del nostro reparto e questo lo au
torizzava a dardeggiarmi di quan
do in quando certe occhiate che
avrebbero dovuto incenerirmi sul
colpo.
D'altra parte il tempo per farli ri
camare non c'era pi, noi voleva
mo evitare che la cosa si tramutas
se in una grana e decidemmo, tra
subalterni, di scriverci sulle tute
ARALDICA
DEL CIELO
bianche estive, al posto del distin
tivo, un q ualcosa che lo sostituisse.
Fui proprio io, considerato il mag
gior responsabile di quello stato di
cose, a scrivere sul giubbotto di tut
ti gli appartenenti alla squadriglia
con un lapis copiativo bagnato di
saliva queste chiare parole esplica
tive: "Donna con bomba" .
Sul campo di manovra un austero
generale a due botte mi guard il
petto, ammicc un poco, mi chia
m, lesse e, quando gli ebbi spiega
to di che si trattava, scoppi in una
franca, aperta, simpaticissima risa
ta che mi tolse di colpo paura e im
barazzo.
A seguito di precisi accertamenti
successivi posso garantirvi nel mo
do pi assoluto che il successo di
q uesta trovata assicur al nostro
reparto una popolarit e una stima
che neppure la perfetta esecuzione
delle manovre avrebbe potuto ga
rantirci in maniera cos unanime
ed esplicita.
Per quanto l'episodio che vi ho rac
contato possa divertirvi nella sua
autenticit, devo scusarmi per non
avervi ancora detto quando, dove e
perch io, pur atteggiandomi a
saggio predicatore, abbia in mate
ria di distintivi razzolato piuttosto
male.
La cosa mi capit con l'aviazione
legionari a in Spagna nel 1936, d u
rante il primo anno di guerra. Ero
appena arrivato al reparto con il
grado di sottotenente pilota e,
sembrandomi di essere stato accol
to - forse a causa del mio aspetto
da ragazzino - con una certa diffi
denza, decisi di superare lo svan
taggio iniziale con una q ualsiasi af
fermazione di forza. In volo non
c' era niente da fare perch avevo
da imparare da tutti. A terra, dal
momento che la diffidenza c'era
gi, non mi conveniva far sfoggio di
zelo se no era peggio.
I primi stornelli che avevo improv
visato a mensa (avevo lavorato una
settimana per "improvvisarli")
erano stati un mezzo fiasco. Non
mi restava quindi che tentare di di
segnare un bel distintivo. Pensavo
che, se questo mi fosse riuscito be
ne, l'affermazione ci sarebbe stata e
avrei potuto vivere finalmente
tranquillo.
superfluo dire che, preso dall ' en
tusiasmo della mia prima guerra,
mi buttai a capofitto verso un sog
getto serio. A un' insegna spiritosa
non pensai neppure. Ci voleva
un'aquila con un paio d' ali larghe
due metri , qualche cima nevosa e
Il
ARALDICA
DEL CIELO
un bel motto. Non vi dico quanto
lavorai e con quanta fede e quanta
incompetenza nel disegno mi misi
all'opera. Dormii poco, persi l' ap
petito, sciupai non so quanti fogli
di carta e trascurai una brunetta
tutto fuoco che mi fu prontamente
soffiata da un collega, ma alla fine
il distintivo venne fuori nuovo, ori
ginale, bellissimo.
L'aquila e le cime nevose mi erano
riuscite un po' male, ma le righe, il
cartiglio e i caratteri del motto era
no proprio perfetti. Ero cos soddi
sfatto e cos sicuro del mio lavoro,
che volli addirittura riprodurlo su
una tavoletta di compensato e tra
sformarlo in modo che venisse im
presso a vernice bianca su tutti gli
apparecchi. Tra l'altro speravo che
nessuno si accorgesse e rivelasse
che mi ero sfacciatamente ispirato
al distintivo del corso "Falco" .
Col cuore che mi batteva forte mi
presentai in sq uadriglia con il mio
capolavoro avvolto in un giornale e
quando vidi che tutti gli ufficiali
erano arrivati , mi feci coraggio e
dissi al comandante che, avendo
avuto modo di constatare che il re
parto non aveva distintivo, mi ero
permesso di abbozzarne, anzi di
farne uno, non molto bello, ma si
gnificativo, pratico, adatto... "In
somma, conclusi, eccolo".
Al comandante, che era tanto buo
no, manc certo il coraggio di dir
mi apertamente quello che pensa
va. D'altra parte io, che senza
aspettarmi esplosioni di gioia e
manifestazioni in mio onore ero
convinto di aver fatto un gran bel
lavoro, aspettavo trepidante e non
volevo pi parlare prima che par
lasse lui. Gli altri, intorno, guarda
vano senza aprir bocca. Insomma
il mio distintivo era stato accolto
con un silenzio glaciale che non
prometteva nulla di buono.
Fu allora che si fece avanti il vec
chio Girardi. Prese in mano la ta
voletta, la guard con estrema at
tenzione ponderandone il contenu
to, si tolse la pipa di bocca, soc
chiuse gli occhi, sput e poi lesse
lentamente: "Il mio orizzonte il
mondo" . Una pausa e poi vigliac
camente: "Ostrega che visibilit! " .
Credo sia inutile dire che, dopo
questa esclamazione, per affer
marmi mi ci vollero molti mesi di
lavoro serio, parecchie decine di
azioni di bombardamento e una
cannonata in un' ala.
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ARALDICA
DEL CIELO
Per fortuna non tutti i distintivi
spagnoli furono cos brutti e cos
sfortunati come il mio. vero che
ce ne furono anche di quelli che
meritavano una sorte peggiore, ma
in complesso si ebbe laggi una fio
ritura di insegne nate spesso dal fe
lice connubio del senso giorna
lisrico-aviatorio del non dimentica
to Mario Massai, con il genuino
spirito di reparto.
Nacquero cos i "Pipistrelli" che
volavano di notte, i "Falchi delle
Baleari " che piombavano sui
ghiotti obbiettivi della costa occi
dentale, le "Linci" della ricogni
zione che scovavano i governativi
perfino dove questi non c'erano.
Nacque quel gruppo di insegne
spericolate o austere, significative o
"
13
ARALDICA
DEL CIELO
superficiali che gli aviatori legiona
ri dipinsero sui loro velivoli.
Tutti i reparti che si fregiavano di
questi distintivi seppero compiere
prodigi. Tutti. Spesso era proprio
dai prodigi che il distintivo nasce
va. Ma tra i tanti ci piace sceglier
ne tre che pi degli altri si afferma
rono. Nessuno ce ne vorr male,
ma sono fermamente convinto che
proprio a questi tre che spetta
un'incontestabile primato.
I combattenti difficilmente si sba
gliano nei loro giudizi sugli altri
combattenti. Sanno di che si tratta
e sono in condizioni di vagliare e di
giudicare con piena conoscenza di
causa. Per questo siamo sicuri di
non sollevare proteste con la nostra
scelta. E adesso cominciamo.
14
ARALDICA
DEL CIELO
Cominciamo col "Gamba di Fer
ro". il distintivo pi bello che
l'aviazione abbia mai avuto. nato
da un episodio di valore e di eroi
smo.
12 ottobre 1937. Dal campo di Sa
ragozza partono per una crociera
di vigilanza sull'Ebro la 31 a e la
32
a
squadriglia del 6 gruppo, su
diciotto Fiat CR-32. Il capitano
Borgogno in testa con cinque
apparecchi; seguono il tenente Ne
ri con una pattuglia di quattro, il
capitano Botto con una di cinque e
il tenente Molinari con una di
quattro. Fa piuttosto freddo. L'E
bro in piena. Intorno la campa
gna gialla. Sembra quasi d'essere
in Africa.
D'un tratto Borgogno batte le ali;
tutti proiettano sguardo e cuore in
avanti e vedono otto bombardieri
Katiuska con una ventina di Cur
tiss in scorta diretta e altrettanti
Rata pi alti. Tutti fremono, ma
seguono compatti il comandante
che manovra per portarsi in condi
zioni di vantaggio. I piloti tolgono
le sicure, si inumidiscono le labbra
con la lingua e si assestano bene sui
seggiolini. Tra poco ci siamo.
Ma, improvvisamente, dalla pat
tuglia di N eri un apparecchio si
stacca e si butta a pesce sui bom
bardieri. Addio! Gli altri compagni
gli si precipitano dietro quasi per
agguantarlo e Borgogno, impre
cando, costretto ad iniziare subito
il combattimento contro i Curtiss e
i Katiuska, sapendo di avere sulla
testa una ventina di Rata. La sua
sq uadriglia, la 31 a, comincia la gio
stra; butta gi un Curtiss, due dei
nostri si scontrano, un altro appa
recchio avversario va gi, poi ca
dono ancora due nostri e poi anco
ra due avversari. Le perdite sono
pari, ma Borgogno rimasto con
cinque apparecchi contro sedici,
dato che i bombardieri hanno
sganciato e se la sono squagliata.
Vira, picchia e spara, ubriacando
gli avversari sino a che questi non
mettono la prua a levante e si al
lontanano.
Chi ha salvato la 31 a dall'attacco
15
ARALDICA
DEL CIELO
dei Rata stato Botto che li ha af
frontati con la sua squadriglia, im
pedendo loro di interessarsi di
quanto avveniva pi in basso. Ha
portato magistralmente la 32
a
in
vantaggio di luce ed ha impegnato i
venti avversari a 4500 metri di quo
ta abbattendo il capo-formazione. I
suoi gregari non sono da meno,
fanno precipitare altri due Rata, un
CR va gi, poi arriva la 31 a e allora
altri otto avversari vengono abbat
tuti. Risultato: quindici a cinque.
Botto esultante, la giostra conti
nua, gli altri non mollano, poi un
colpo secco, un dolore acuto e l'ap
parecchio gli si mette in vite. Erne
sto Botto si accorge con raccapric
cio di avere la gamba destra ma
ciullata, ma riesce con enorme
sforzo a rimettere in linea l'aero
plano, sente l'anima che se ne va
col sangue, stringe i denti, intrave
de il campo, vi dirige la prua,
stringe i denti ancora di pi, sem
pre di pi, sino a farsi male, scivola
d'ala e atterra quasi dissanguato.
All ' ospedale gli tagliano la gamba,
gli fanno dieci trasfusioni, lo ten
gono su come possono; non c' ita
liano che non preghi per lui, non
c' aviatore legionario che, andan
do a Saragozza, non trovi il modo
di raggiungere l'ospedale per ve
derlo o per chiedere sue notizie.
Quando ritorna al campo vede che
sugli aerei del reparto c' un nuovo
distintivo: una gamba di ferro.
"La cucaracha, la cucaracha,
ya no puede caminar
por que no tiene, por que le falta
una pata para andar" .
Ecco un distintivo a suon di m u s i ~
ca, festoso, elettrizzante, accompa
gnato da visioni di corpi bruni che
si scuotono, di anche che oscillano.
Non dite che tutto questo non c'en_
tra con l'aviazione e con gli aviato
ri, se no vi linciano. C'entra e co
me! La cucaracha una danza tut
ta calore, tutta fuoco, danza da
donne con sangue a 90 gradi, come
l'olio in uscita, danza saltellante,
impetuosa.
Sono stati i "moros", schierati con i
nazionalisti, a dire che - quando i
nostri caccia eran per aria - sem
brava che ballassero la cucaracha.
Il paragone piacque e, poich le
16
c=::..:::=::==-----
parole della canzone parlavano di
una cucaracha, cio di un bacaroz
zo, che non poteva camminare per
ch gli mancava una zampa, il ba
carozzo fu immortalato quale inse
gna del 16 gruppo caccia.
La "Cucaracha" nacque cos e
nacque bene perch parole, musi
ca, paragone e senso, tutto era sta
to azzeccato in pieno. Quelli del
gruppo andavano pazzi per il loro
distintivo e lo onorarono con un bel
numero di vittorie. per questo
che dal saxofono del bacarozzo
elettrizzato escono minuscoli appa
recchi rossi. Perch la "Cucara
cha" spesso suonava gli apparecchi
rossi dell' izq uierda, ossia i gover
nativi, li suonava danzando, sosti
tuendo con le mitragliatrici il ritmo
esasperante delle maracas.
Altro bel distintivo spagnolo
quello del 23 gruppo caccia. Lo
comandava il biondo Zotti, aviato
re pronto di parole e di braccio,
cacciatore nato, che portava nel
sangue il senso del combattimento
e del volo. Aviatore che soltanto in
volo poteva concludere la sua esi
stenza.
. caduto in una mattinata di neb
bia sulle pendici dello Stromboli e
l'aviazione ha perduto con lui uno
. di quegli uomini sui quali si sa di
poter sempre contare. In Spagna
aveva permeato il proprio gruppo
17
A------,
del suo stile fatto di eleganza, di
di cavalleria e di schiettez
za. Aveva sostenuto in poco tempo
una trentina di vittoriosi combat
timen ti ed era logico che scegliesse
un'insegna chiaramente allusiva.
Esistevano i precedenti degli assi di
picche, di cuori, di fiori e di quadri.
In questo caso fu scelto un asso di
bastoni. Si rimaneva nel campo
delle carte da gioco, ma a quelle
francesi si erano preferite le napole
tane, che avevano nel disegno pi
franco e pi schietto un sapore no
strano.
Nacque cos l' "Asso di Bastoni"
che nei cieli di Spagna prima e in
quelli di altri fronti poi, parl agli
avversari con il linguaggio del no
doso randello. Allargandosi i qua
dri, 1""Asso di Bastoni" si riunito
ad un altro gruppo per formare il
ARALDICA
DEL CIELO
53 stormo. quasi superfluo ag
giungere che l'altro gruppo, il 153,
si fregiato dell' "Asso di Spade" e
che lo stormo ha radunato le due
insegne in una coppia d'assi, buoni
a terra per la briscola, il tresette e
lo scopone, buoni in cielo per gio
care quel grande e tragico gioco
che si chiama guerra e che ha per
traguardo la vittoria o la morte.
Quasi senza accorgercene, ab
biamo parlato a lungo della caccia.
Un'incursione nel campo del bom
bardamento quindi necessaria.
Abbiamo gi detto che, quando si
dice bombardieri, la gente porta
ta a pensare a gente compassata,
profondamente seria, incapace di
far capriole e di scherzare. Ancora
una volta ci divertiamo a smentire.
Guardate qui sotto:
Il primo distintivo lo ha adottato la
60
a
squadriglia del go stormo B.T.;
l'al tro q uello della 62
a
sq uadri
glia. In entrambi brillano le stelle
dell'Orsa e in entrambi traluce uno
. spirito arguto che i lunghi voli e le
lunghe veglie notturne non hanno
intorpidito. E notate che il go uno
degli stormi pi provati, uno stor
mo che in Africa ha avuto tre com
ponenti decorati di medaglia d'oro;
18
ARALDICA
DELCIEW
uno degli stormi che quasi non
hanno conosciuto riposo. Non per
questo la gente che ha l'onore di
appartenervi ha assunto delle arie.
Si lasciata rappresentare da un
allegro topolino e da un grosso gufo
tenebroso dal motto menefreghista,
anche se non nuovo in aeronautica.
~ ~
. ~
Molto piu posati sono stati inve
ce quelli del 30 stormo che eviden
temente avevano da regolare qual
che vecchio conto con gli abitanti
del mare. Vogliamo sperare che
questo antagonismo non venga
. frainteso: gente meno seria avrebbe
impresso sulla coda del pescecane i
colori dell' U nion Jack, ma al 30
stormo sanno che in questi casi non
ci si pu confondere.
19
Altro reparto molto nobilmente
composto il 38
0
che, forse memore
della sua lunga permanenza in Al
bania, ha scelto per emblema l'a
quila bicipite di Scanderberg. Ma
spicca al centro, tra le ali nere, la
bianca croce di Savoia.
Quelli del 43
0
stormo sono seri,
s, ma con un po' di umorismo.
ARALDICA
DEL CIELO
Tutto, nel loro distintivo, ha il ca
rattere dell'ufficiosit. Ma hanno
voluto che l'iscrizione contenesse la
comica formula con cui si iniziano,
In qualunque caso, le comunica
Guardate invece quanta origina
lit c' in questa culicide anofelina
(vulgo zanzara) del 32 stormo!
Questo s che si chiama essere in
gamba! Ben piantato sulle lunghe
zampe questo artropode dittero
zioni via filo. Si tratti di un ordine
di operazione o di una richiesta di
pedalini, il fonogramma deve co
minciare cos: 43 aerostormo pun
to. Punto e ... basta.
Una nota di rimprovero ai pla
giari del 99 gruppo. Il caprone
infatti molto bello ed efficace, ma
da molti lustri l'insegna araldica
delle officine aeronautiche Capro
ni. Forse speravano, i baldi equi
paggi del 99, che noi non ce ne
accorgessimo? Oppure volevano
evitare di spremersi il cervello?
(vedi enciclopedia) sfrutta sapien
temente la proboscide a m di
frombola e lancia bombe sul bersa
glio.
Bella figura ci fanno, al paragone,
quelli del 99 gruppo!
20
.~
' (
p
ARALDICA
DEL CIELO
& r ~ I : ~ .
Un chiaro esempio dei pericoli
insiti nei paragoni tra distintivi lo
troviamo qui. Il 41
0
gruppo aerosi
luranti uno dei reparti piu in
gamba che l'aeronautica abbia mai
avuto. Un reparto che ha lavorato
in condizioni molto dure, che ha
subito perdite gravi e che ha conti
--ba.
t.Iu..
'WII
,
21
nuato a lavorare e ad ottenere suc
ceSSI.
Un bel distintivo gli spettava per
ci di diri tto. Si scelto quindi una
specie di Belzeb con tanto di tri
dente e >tanto d'ali a pipistrello. Il
soggetto, l'atteggiamento e il motto
sono tali da incutere rispetto .
Ma guardate che figura fa l'ani
moso Belzeb di fronte all'umori
stica figuretta che appare qui a si
nistra, trovata sulla coda di un ap
parecchio anonimo! Freme e
schiuma il focosissimo signore delle
tenebre e con gran battito d'ali
precipita, pronto a scagliare l'arro
ventato tridente. Ma tanta cruda
fierezza svanisce nel nulla di fronte
alla domanda del Mago Bac che
una chiara dichiarazione di mene
freghismo: "Ma tu che vuoi?".
ARALDICA
DEL CIELO
Passiamo ora ai reparti che si
autosfottono per la velocit dei loro
apparecchi. Il primo posto lo meri
tano il 106 e il 107 gruppo de14JO
stormo da bombardamento. Si so
no fatti rappresentare da una lu
maca e da una tartaruga che, a
sportelloni aperti e con tanto di
armi difensive in azione, mollano
gi il loro carico di bombe. In
quanto al ritorno, Dio provveder.
Si narra che, essendo lo' stormo de
stinato a operare in Egeo, si pre
sent un giorno a mensa lo spirito
del filosofo Zenone che, visti i di
stintivi, cerc di tranquillizzare i
f
/
22
ARALDICA
DEL CIELO
bombardieri con il famoso argo
mento di Achille e della tartaruga.
"Se voi, diceva, avete un po' di
vantaggio sul vostro inseguitore e
la vostra velocit inferiore ecc.
ecc." .
Insomma, con un'eloquenza tut
ta particolare dimostr che non
avrebbero potuto essere raggiunti,
Gli equipaggi lo ascoltarono in re
ligioso silenzio e quando Zenone
ebbe terminato di parlare, il capo
calotta rispose a nome di tutti che
la dimostrazione li aveva profon
damente convinti e che tutti lo rin
graziavano commossi. "Per potervi
dar modo di sprimentare dal vero
l'esattezza della vostra argomenta
zione, concluse, abbiamo deciso di
portarvi con noi alla prima azione
per farvi vedere come ugualmente
basti avere un po' di vantaggio
perch il caccia avversario pi ve
loce non possa in alcun caso rag
giungerci e noi si riesca ad arrivare
a casa tranquilli come se nulla fosse
successo" .
Si dice che questa dimostrazione
non pot avere luogo, ma che il fi
losofo Zenone dimostr ugualmen
te l'assoluta esattezza del suo ar
gomento con una fuga precipitosa
durante la quale, malgrado l'et;
acquist subito un vantaggio che
gli inseguitori dello stormo non riu
scirono a colmare, per quanto fos
sero convinti di essere molto pi ve
loci di lui.
23
Non bisogna per credere che in
aeronautica tu tti si ritengano cos
lenti: il 18 stormo, ad esempio,
quando ha avuto in dotazione i
Fiat BR-20, detti Cicogne, si fatto
disegnare un bellissimo distintivo
che rappresenta appunto una ci co
gna in piena azione. I compiti affi
dati non sono, in questo caso, di
incremento demografico. Ma gli
equipaggi del 18 assicurano che,
per quanto concerne quest'ultima
parte, loro sono pi che sufficienti.
ARALDICA
DEL CIELO
Propongo che a tu tto il personale
del 13 stormo B.T., rappresentato
da questo fulmine rosso, venga
concesso un encomio da iscriversi
sulle carte personali con la seguen
te motivazione:
"Quale componente di un reparto
da bombardamente impegnato in
guerra, trovava ugualmente il tem
po per contribuire alla realizzazio
ne di una serie completa di distin
tivi di reparto che, grazie al suo
spirito e a quello dei suoi camerati,
venivano tutti azzeccati".
Non potete infatti negare che un
encomio lo meri ta il personale della .
3
a
squadriglia per il cornutissimo
diavolo.
Ormai sono finiti i tempi in cui si
cavalcavano rozzi manici di scopa.
Ora i diavoli vanno a cavallo di
l' . ~
grosse bombe e le fiamme dell'in
ferno sono, forse, alimentate a base
di spezzoni incendiari al fosforo.
24
ARALDICA
DEL CIELO
Il Pluto della 4
a
squadriglia
pronto a far la festa al tafano av
versario. La sua espressione de
nuncia chiaramente la gioiosa an
siet di chi pronto a fare un buon
colpo. Non diversa deve essere l'e
spressione dei puntatori di squa
driglia quando entrano nel tra
guardo i ghiotti obiettivi nemici.
~
-
L' anatroccolo della l a invece
di carattere litigioso. Basta guarda
re l'aspetto truce che assume nel
tirarsi su le maniche per capire che
tra poco getter via il berrettino e
~ I \ \
j
far un vero macello, con strilli,
spari, stelle, schiamazzi e grande
gioia degli spettatori.
, \
)
i-\.
1--
! ' ~ ~ ~
- - !
La Sa sq uadriglia vuole invece
differenziarsi in tutto dagli altri e si
attaccata al domino. Notate che i
numeri delle tavolette da gioco
formano appunto il totale di S.
Cinque: Sa squadriglia. Che pro
fonda allegoria!
-'-,
25
~
ARALDICA
DEL CIELO
~ Ed ora andiamo a dare uno
sguardo in casa della ricogn-izione
marittima. questa una casa au
stera, una casa di antiche e nobili
tradizioni che risalgono alla guerra
1915-18 e addirittura agli anni che
la precedettero. opportuno quin
di adottare un linguaggio consono
alle tradizioni che caratterizzano la
specialit, la cui posatezza risulta
chiara dalla visione di dis6ntivi di
questo genere:
Guardandoli non si pu fare a
meno di pensare alla nostra flotta
e a un tenente di vascello osserva
tore, alto composto, gentilissimo.
Guardandoli bisogna confessare
che ci si sente presi da un vago
senso di soggezione. Con mosse
furtive ci mettiamo a posto il nodo
della cravatta, ci abbottoniamo le
tasche, ci puliamo la punta della
scarpa destra sul polpaccio sinistro
e assumiamo un aspetto il pi pos
sibile disinvolto. Il tenente di va
scello osservatore Vitali di San
Mariano, ormai irrimediabilmente
materializzato dalla nostra fanta
SIa, Cl accompagna cortesemente
nella visi ta.
26
ARALDICA
DEL CIELO
"Il primo distintivo, quello del
l'artiglio, della 143
0
squadriglia
da ricognizione marittima. Que
st'altro come vedete, quello della
144
a
" .
"La l44
a
? Ah s, ricordo, q uella del
golfo di Bomba, vero?".
"Intendete dire della baia di Mene
lao ... Non ricordo con esattezza,
pu darsi. Quando siete stato a
Menelao?" .
,"Nel '40, signor Vitali, esattamente
nel luglio del '40. Ricordo che, per
una malaugurata coincidenza, mi
( ~
~ I
\
trovai a Bomba, anzi a Menelao,
insieme agli inglesi. Eran piovuti
gi da non so dove e facevano il
diavolo a quattro sugli idrovolanti
in rada, mentre a terra ci mangia
vamo le mani perch le mitragliere,
sapete, erano poche e sembrava
che, prese dall'emozione, balbet
tassero alquanto" .
"Ah s? Un episodio molto interes
sante!".
"Molto interessante no, ma san co
se che si ricordano. E, scusate, si
gnor Vitali , avete qualche altro di
stintivo?"
"Oh s, ce ne sono molti altri; ma
hanno quasi tutti un carattere me
no serio. Sono un po' l'espressione
di quella solita scapigliatura che
non si addice a queste cose. Volete
vederli?" .
"Volentieri, ve ne sarei veramente
grato".
Ci fermiamo divertiti di fronte a
questo anatroccolo della 287
a
, co
piato sano sano da Disney, ma non
~ 0
.-'
27
ARALDICA
DEL CIELO
per questo meno divertente e indo
vinato nell'atteggiamento. Notan
doil nostro interesse, il tenente di
vascello Vitali di San Mariano sor
ride con una piega della bocca tra
l'ironico e il beffardo.
"Vedo che q ues te cose vi piacciono,
.
sIgnore
"
.
"S, lo confesso: mi piacciono. A voi
no?" .
"Oh Dio, sono cose graziose, ma le
trovo un po' comuni".
"Certo un'ancora e un'ala sono
molto pi originali".
Il nostro accompagnatore incassa
la botta senza accusare, da perfetto
uomo di mondo. Fa q ualche passo,
poi si ferma, sorride simpaticamen
te e dice calmo: "Vedo che noi
stiamo scivolando verso le sabbie
mobili dell'ironia. meglio che la
smettiamo, se no finiremo per scaz
zottarci prima della fine della vi
sita". Ha detto proprio la parola
"scazzottarci". Evviva! Il ghiaccio
rotto, ridiamo entrambi e conti
nuiamo allegri la nostra rassegna.
N asce cos la collaborazione aero
navale.
Naturalmente Vitali ci tiene a met
ter meglio in luce quei distintivi
che, a suo modo di vedere, unisco
no il serio al faceto. evidente che
secondo lui un distintivo, per po
tersi chiamare tale, deve contenere
almeno un' aquila. Difa tti si ferma
di fronte all'insegna della l83
a
squadriglia.
"Guarda questo, mi dice, questo
per me un distintivo passabile.
scherzos, c' un'aquila che pesca
un sommergibile, ma non manca di
dignit".
Si aVVIcma, inquadra con un mo
vimento dell'indice lo scudo, come
si fa di fronte ai quadri quando si
vuoI far rilevare un dettaglio inte
ressante. lo socchiudo le palpebre,
inclino la testa, mi allontano un
po', ma negli occhi mi rimane un
senso di disapprovazione.
"Ho capito" dice Vitali "per te ci
vogliono delle cose diverse. Ti ac
contento subito. Per te se non c'
qualcosa di questo genere non c'
niente da fare. Eccotelo allora un
28
ARALDICA
DEL CIELO
bel distintivo! Non manca niente.
C' il ciuccio, gli uccelli, le ali, il
binocolo, il mare e c' anche la rea
zione che viene fuori da un punto
..
innominabile. Sei contento?".
chiaro che Vitali non mi capisce.
Protesto. Dico che certe cose non
piacciono neppure a me, che dif
ficile spiegarsi, che un distintivo
deve avere determinati requisiti,
che non affatto necessario buttar
si tutti verso un lato o tutti verso
l'altro. Ci vuole dell'inventiva, del
lo spirito, della capacit nel dise
gno, ci vogliono tante cose che non
possono essere ridotte ad uno
schema. Insomma, ci vuole un bel
distintivo!
Questo della 187
a
squadriglia,
ad esempio, un buon distintivo.
sobrio, ben disegnato e abbastanza
significativo. Si potr osservare che
il tema della lumaca non nuovo.
Ma anche i Cant. Z. 501 della
squadriglia sono tutt'altro che
nuovi. Bisogna averci volato su per
ore e ore per capire se la lumaca
significativa o meno. Ore ed ore sul
mare, con gli occhi fuori della testa,
proprio come lumache, nel tentati
vo di scovare sotto la superficie
mutevole dell'acqua la sagoma
oblunga del sommergibile. E una
volta scovato, sotto con le 160 A.S.,
che son fatte apposta! Qualche
buon colpo stato fatto dai vecchi,
lenti e gloriosi "mammaiut", che
non hanno voluto andare in pen
sione. E se il loro distintivo non
nuovo, a nessuno pi che a loro es
so spetta di diritto.
29
ARALDICA
DEL CIELO
Poi viene l'airone San Tommaso
della 'W8
a
. Anche qui un distintivo
di disegno franco e con motto che,
senza essere classico, incisivo e
appropriatissimo. Sicuro! "Non
credo se non vedo", anche se per
vedere bisogna aver fegato e farsi
sotto alle navi, e rimanervi sino a
quando necessario, perch biso
gna vedere e veder bene!
La 197
a
non varia di molto. L'ai
rone ha preso un altro aspetto, ma
evidente che ha gli stessi scopi di
quello della 288
a
. Ormai credo di
esser riuscito a far capire a Vitali
com' ch'io la penso a proposito dei
distintivi. Sto per accomiatarmi,
quando lui mi ferma e mi dice: "A
spetta che qui c' ancora qualco
sa". Guardo e inorridisco. "E que
sto che cos'? Ma orribile! Ma
come pu venire in mente di fare
30
ARALDICA
DEL CIELO
una cosa simile? Ma che cosa mI
rappresenta tutto questo?".
Vitali mi lascia dire, anzi intervie
ne abilmente perch io rincari la
dose. E io sotto a tirar fuori altri
aggettivi , indignato, convinto di es
sere nel giusto. Non ho ancora ri
preso fiato dopo l'ultima parola che
Vitali, facendo finta di niente, as
sume un'aria distratta e, dato uno
sguardo al distintivo che vedete qui
a destra, dice brevemente: "Sai, lo
ha fatto un pilota".
E adesso riprendiamo con la
caccia. Abbiamo gi visto come l'a
raldica di questa specialit vanti
una serie di emblemi vivaci e origi
nali che ben rappresentano lo spiri
to e l'estro dei nostri cacciatori.
Presentiamo per primo il pulcino
del 2 gruppo C.T. (Caccia Terre
stre) che pigola allegro e procede a
passo fiero con un fucile mitraglia
tore sotto l'ala. il pulcino dei ra
gazzi di Quarantotti e di Scarpetta,
l'insegna scherzosa di gente che ha
fatto la guerra sul serio. Tanto sul
serio che entrambi i comandanti
sono scomparsi in combattimento,
dimostrando che si pu essere aqui
le anche fregiandosi di un modesto
pulcino.
31
ARALDICA
DEL CIELO
Subito dopo ci vuole un distinti
vo classico. Quello del lO stormo
C.T. ci sembra particolarmente
adatto per antichit e nobilt. La
figura in bianco e nero richiama al
la mente le xilografie di De Carolis
e i tre verbi del motto sono presi da
"La Nave" di D'Annunzio. Ab
biamo notato che molti reparti da
caccia invidiano al lO stormo il suo
emblema e non possiamo che in
chinarci di fronte al chiaro signifi
cato di un sentimento del genere.
VuoI dire che il distintivo piace .
Ma ci che noi, da allievi, ab
biamo veramente invidiato non era
un distintivo, ma chi lo portava.
Venivano a volte sul nostro campo
3
0
scuola i "Diavoli Rossi" del
gruppo C.T. e piombavano gi
rombando, tanto era facile, se
guendone le evoluzioni, vedere tut
ti i dettagli dell'insegna che porta-_
32
ARALDICA
DEL CIELO
vano dipinta sulle loro fusoliere.
Quelle s che erano umiliazioni!
Noi dovevamo sudar freddo per fa
re una modesta virata in linea di
volo e quelli arrivavano in forma
zione, picchiavano sino a sfiorare
l'erba del campo, poi su, due viti in
cabrata, una scivolata d' ala e ...
avevano atterrato.
Noi allievi rimanevamo a guardarli
con aria cretina, guardavamo il
diavolo rosso che portavano sul
petto e almeno per tre giorni parla
vamo di donne, di letteratura, di
storia naturale, di mineralogia, di
tutto insomma, ma di volo no. Par
lar di volo dopo quello che aveva
mo visto era impossibile e noi, an
che se accecati dall'invidia, da una
sana invidia, avevamo il buon sen
so sufficiente per capirlo.
Quelli non erano piloti, erano mo
stri!
perch loro bimbi non abbiano
paura.
Diabolico, ma nobile, l'em
blema del 160 gruppo caccia. An
che se la storia della salamandra e
del fuoco non vera, bisogna rico
noscere che ben trovata. Non
Tanto per rimanere nel campo
del diabolico, eccovi la strega scelta
come distintivo di reparto dal 167
gruppo intercettori: vola in ciabat
te nel nero della notte a ca vallo di
una' scopa, con un nero corvo sulla
gobba.
Truce d'aspetto essa aguzza nell'o
scurit gli occhietti a capocchie di
spillo e stride pi della cornacchia,
mentre nello sforzo stridono anche
le sue magre giunture. I piloti ap
partenenti al 167, quando ritorna
no a casa, si tolgono il distintivo
33
Supplement o al n. 6 di Ali italiane
i
ARALDICA
DEL CIELO
cosa facile poter disporre di un
animale che, per le sue abitudini, si
presti gentilmente ad essere sfrut
tato quale efficace distintivo di re
parto.
Ma devodare una delusione al per
sonale del 160
0
gruppo. Sulla fac
ciata della caserma dei pompieri di
una citt che non ricordo, ho visto
dipinto, un po' pi pacchianamen
te s'intende, un distintivo del gene
re. E,per quanto possa essere spia
cevole, bisogna ammettere che
pompieri hanno diritto a fregiarsi
di quest'insegna pi di qualsiasi al
tra persona al mondo.
Bene, molto bene il 154
0
gruppo
che mette a segno grosse frecce su
un pollo di evidente nazionalit
nemica. E chiss come sar gustoso
il motivo per cui gli hanno messo
gli stivali! lo confesso di non averlo
capito e di non aver neppure capito
perch, invece di perdere penne, il
pollo inglese perda foglie. Forse
una distrazione del disegnatore.
34
ARALDICA
DEL CIELO
Il distintivo del 24 gruppo mi
salva dalla necessi t di dover fare
lo spiritoso per forza. Ringrazio di
cuore i piloti e gli specialisti del
24 .
Ottimamente anche il 3 stormo
caccia, la cui gente non si smenti
sce mai . Guardate in faccia la ve
spa e vedrete che non possono es
servi dubbi sulle sue intenzioni , in
dipendentemente dalle armi ante
riori e posteriori di cui dotata.
Quello che porta sul sedere alme
no un pungiglione da 37. E poi di
cono che i nostri cacciatori difetta
no d'armamento!
Tra gli intercettori notturni un
bel gufo armato di trombone, ap
pollaiato in, guardia su una falce di
luna, non poteva mancare. i\1a la
377
a
non si accontentata di que
sto. Ha fatto anche un distintivo
medaglia, con il recto e con il verso.
Il recto q uello che vedete; il verso
porta invece un motto tratto da
una nostalgica canzone: "lo alla
notte non posso dormire" .
35
ARALDICA
DEL CIELO
"Tu alla notte non devi dormire!"
ruggisce per il leone del comando
intercettori notturni (gi emblema
del 15 s torma) che, per essere il
distintivo adottato dai Signori Su
periori e da molti altri reparti della
specialit, si investe di autorit. E in
questo caso ha il diritto di imporsi,
perch il suo motto non ammette
repliche: "Nec in somno quies" .
A proposito di motti latini, lo sape
vate che la R.A.F. ne ha uno sul
suo distintivo ufficiale? Sicuro! Sot
to l'aquila della R.A.F. sta scritto:
" Per ardua ad astra". Si vede che
non tutto ci che Giulio Cesare ha
insegnato ai Britanni stato di
menticato.
***
Distintivo con spiegazione. Nel ultimando i preparativi di partenza
l'estate del 1941, all'inizio delle su un campo albanese.
ostilit con la Russia, il 22 gruppo I piloti pensano alle trojke, alle ba
C.T., privo di insegna araldica, sta lalaike, ai Rata e al libero amore.
36
chio che con la sua presnza ha
spaventato gli avversari. Gli l1).et
tono una marsina rattoppata, un
cravattino, un cilindro sfondato e
un bel panciotto. Ma c' ancora
q ualcosa che non va. La "Cucara
cha" i velivoli rossi li suonava; e
noi?
Perplessit tra le subalternaglia;
teste tra le mani, meningi che si
spremono, gente che non pensa ad
altro. Poi, di colpo, la decisione. La
"Cucaracha" i rossi se li suonava?
E lo "Spauracchio" se li fuma. Gli
schiaffano una bella pipa in bocca e
le stelle rosse che ne escono rappre
sentano appunto gli aeroplani av
versari che il gruppo si fumato il
27 agosto.
N ulla di pi sintetico, di pi argu
to, di pi significativo.
r
- .1
:::za
."}a - '
:,:-e.
ARALDICA
DEL CIELO
C' gente che viene dalla "Cucara
cha", gente che viene dall"'Asso di
Bastoni", gente che viene da tutti i
pi bei reparti da caccia dell'aero
nautica. Ed logico che ognuno in
sista per adottare un distintivo che
ricordi il suo vecchio reparto, al
quale ognuno affezionato.
Dopo qualche giorno arriva l'ordi
ne di partenza. Il gruppo fa un sal
to a Bucarest, si rifornisce e rag
giunge il fronte. 27 agosto: alla
prima crociera sulle linee i nostri
incontrano una nuvola di Rata e di
Katiuska.Figuriamoci! Si cono
scono fin dai tempi della Spagna e
sono come cani e gatti. N e nasce
una tremenda zuffa e, uno dopo
l' altro, otto avversari vanno gi.
Un debutto coi fiocchi.
Ma nei giorni successivi sul nostro
fronte non si riesce pi a trovare un
aeroplano nemico, manco a pagar
lo a peso d'oro. Quelli del 22
gruppo cercano Invano, SI mnervo
siscono, capiscono che hanno fatto
male ad agir cos, che il primo
giorno avrebbero dovuto essere pi
cauti. Con tutta quella foga hanno
spaventato gli uccellacci nemici e
adesso non riusciranno pi a spa
rare nemmeno un colpo di mitra
gliatrice.
"Come hai detto? Spaventato gli
uccellacci nemici? Forza ragazzi
che il distintivo nato!". Sul vec
chio triangolo bianco della "Cuca
racha" viene disegnato lo spaurac
37
ARALDICA
DEL CIELO
suona i nemici, chi li fuma, ma il
54 stormo se li mangia.
Tra unghioni, zanne e sguardo c'
in questa tigre tutto quanto ne
cessario per un cartellone pubblici
tario. Ma evidente che quelli del
54" sono superiori a queste cose.
Manifesto o non manifesto, loro
vogliono fare paura. E, a q uanto ci
risulta dal loro diario storico ci so
no riusciti .
Un altro reparto che evidente
mente vuole fare paura all'inimico Sia lode all'autore del distintivo
il 54 stormo caccia. L'aspetto di del 13 gruppo caccia. Questo s'
q uesta tigre tale da non lasciar scelto ad emblema un Don Chi
dubbi sulle sue intenzioni. C' chi sciotte in piena azione. U n Don
38
ARALDICA
DEL CIELO
Chisciotte partito a lancia in resta e
a testa sotto (il suo Ronzinante non
compare ma si intuisce) per abbat
tere, in nome di Dulcinea gentile e
nello spirito delle nobili leggi della
cavalleria, ogni forza malefica.
Il grande pazzo ebbe, vero, la di
savventura dei mulini a vento. Ma
quelli del 13 no. Potete star tran
quilli.
Quando quelli del 13 partono a te
sta sotto, lo fanno come in occasio
ne del tentativo di sbarco effettuato
dagli inglesi a Tobruk nel settem
bre del '42. Con le bombe in resta
si buttarono all'assalto delle unit
leggere inglesi che incrociavano al
largo della rada e fecero una sara
banda che valse loro la citazione a
bollettino.
"A testa sotto". Che ne direste, va
lorosi piloti del 13, di questo motto
inciso sullo scudo del vostro segali
gno cavaliere?
... 1f. ...
Qui c' il modesto distintivo di
uno stormo superbo: il 50 d'assal
to. Il motto veneto, si potrebbe
pensare per via di quella lunga
permanenza a Treviso che prece
dette il trasferimento del reparto a
Bengasi, ancor prima della guerra.
Ma siamo in grado di smentire la
supposizione perch distintivo e
motto nacquero tre anni prima in
Spagna. Solo dopo passato al 50.
uno stormo dove i "cannoni" pul
lulano. Erano arrivati alla Berka
con i loro vecchi Ba-65, ma poco
prima della guerra giunse l'ordine
di far partire i piloti per l'I tali a,
dove ritirarono nuovi apparecchi,
rientrando in Africa al gran com
pleto giusto in tempo per iniziare la
giostra. Ma loro la giostra avevano
39
@)
...r ~ ,
imparato a farla sul Ba-65 e, quan
do si accorsero che con i nuovi ae
roplani non c'era possibilit di far
la guerra come la volevano fare lo
ro, puntarono i piedi ed ottennero
ARALDICA
DEL CIELO
di ricostituire un gruppo sul vec
chio apparecchio. Un gruppo che si
coperto di gloria.
Sono ragazzi audaci quelli del 50;
audaci, spacconi, generosi, turbo
lenti e, dal punto di vista aviatorio,
perfetti. Innamorati della loro spe
cialit come di una bella donna.
Innamorati al punto da provocare
violente reazioni negli altri reparti,
reazioni che hanno portato alla
creazione di uno stornello piccante
che veniva cantato a mensa o sotto
tenda sul vecchio motivo di "Se
non ci conoscete". Eccolo:
"Assai to, assalto, assaI to, son di
ventato pazzo, assalto, assalto, as
salto, assaltateci ... ".
E gli stornelli, voi lo sapete, SI
chiudono sempre in rima.
Aviatori, gi il cappello! Il caval numeri grossi che girano un po'
lino rampante di Francesco Barac dappertutto; ma si tratta di vittorie
ca scalpita impetuoso sugli emble italiane, di vittorie valutate col si
mi dei due gruppi che formano il 4 stema del contagocce, con la do
stormo caccia, l'erede delle tradi cumentazione fotografica alla ma
zioni della specialit, il pi vitto no, con la meticolosit, la pignole
rioso stormo d'Italia. ria e la dignit che sono vanto dei
Centinaia di combattimenti, 2 me nostri cacciatori. lo stormo degli
daglie d'oro, cinquecento vittorie. "Assi", intendendo per "Assi" i
Sembrano poche a chi abituato ai campioni del valore.
40
ARALDICA
DEL CIELO
":'C"f.a to alla
...sa o sotto
son di
ho, as
-"''' ete, si
--
Il distintivo del 150 gruppo cac Quando a un reparto un nomigno
cia di q uelli che non possono es lo sostituisce un cognome, vuoI dire
sere compresi se non se conosce la che il pi fatto. Gigi era trentino,
storia. E la sua storia questa: era biondo, era alto, era sempre
"Gigi tre osei" era un ufficiale di pronto al volo, al canto e all'amore
complemento. Era precisamente il com le creature felici. 9igi era in
sottotenente pilota Luigi Caneppe gamba. Era tanto in gamba che,
le, un aliantista olimpionico che - q ualche tempo dopo, dovettero tra
dopo essersi laureato in ingegneria sferirlo ad un gruppo di nuova
aeronautica - aveva conseguito il formazione perch addestrasse il
brevetto di pilota militare ed era personale giovane. Col nuovo
capitato al 150 gruppo quando gruppo part per la guerra, com
questo si trovava a Caselle Torine batt in Tunisia, prese la prima
se. S'era presentato al reparto por medaglia, poi fu trasferito in Africa
tando sulla tuta il distintivo di col 2 stormo, continu a combat
aliantista in possesso del brevetto tere e torn infine a Caselle per un
C. Tre aquile stilizzate, stilizzate al periodo di riposo.
punto che avevano dovuto chieder Ma durante il riposo si lasci un
gli che cosa diavolo fossero. "Tre giorno prendere la mano dal caval
osei" aveva risposto Caneppele nel lo rosso dell'entusiasmo e, salito su
suo bel dialetto; e da quel giorno un biplano, si mise a fare a gara
era diventato per tutti "Gigi tre con le rondini. Le rondini, lo sape
osei". te, volano basse e si posano sui fili;
li
41
-
ARALDICA
DEL CIELO
Gigi cerc di posarsi sui fili a sua
volta, ma era pi pesante delle
rondini e ne venne fuori una scas
sata, un rapporto incidente di volo,
una busta gialla di arresti e un tra
sferimento ad un reparto di idrovo
lanti in cui bisognava volar piatti
per forza.
I n questi casi non si transige. Chi
giudica e punisce, dimentica che ai
suoi tempi ha fatto anche lui le
puntate, o ricorda di averle fatte e
di essere andato a finir dentro.
Pensa che quelli erano bei tempi, si
lascia per un momento prendere la
mano dalla nostalgia, poi si scuote,
ridiventa burbero e prende "i prov
vedimenti del caso". Sotto sotto
per sorride al pensiero che, se
quell'altro non un pollo, alla cac
cia ci torner lo stesso.
E Gigi ci torn. Ci torn qualche _
tempo dopo nella maniera meno
ortodossa e pi impensata, ma ci
torn. Il suo vecchio gruppo, il
150, si trasferiva in Africa. Su uno
dei campi tappa il comandante era
sceso dall'apparecchio, era andato
a far pip, aveva dato disposizioni
42
ARALDICA
DEL CIELO
per il rifornimento e stava atten
dendo l'ordine di partenza, quando
si vide arrivare davanti Gigi. Un
Gigi irriconoscibile, demoralizzato
e abbattuto, un Gigi che si dava
pugni in testa e diceva che l sareb
be morto di inedia. "Comandante,
portatemi con voi in Africa". "I n
Africa? Ma che sei matto?". "Co
mandante, sono matto. Ma porta
temi con voi in Africa; rinsavir".
"Ma come vuoi che faccia?". "Fate
come volete, comandante, ma non
lasciatemi qui " . "No senti: adesso
tu rimani qui, vuoI dire che ti ri
chieder e raggiungerai il gruppo
laggi". "Comandante non chiede
te niente, portatemi con voi subi
to.
" "S
u
b'
ItO.
? E'
una
l l'' "S'
l paro a..
comandante; una parola, una so
la, bellissima: Subito! Sentite come
bella?". "Eh, lo sento! Ma poi chi
li sente i signori superiori?". "Co
mandante, li sentiremo insieme, li
sentiremo con tutto il gruppo
schierato, li sentiremo come vorre
te voi, ma adesso portatemi in Afri
ca!". E cos per ore intere, al circo
lo, a mensa, in cameretta, sul pra
+3
ARALDICA
DEL CIELO
to, al comando, dovunque il co nuare a fare la guerra, scrivere una
mandante andasse l'altro gli stava .dichiarazione giustificativa, attac
dietro e continuava quella lagna. carsi a tutte le "maniglie" possibili.
A volte, lo sapete, ci si mette di La guerra continua, il suo gruppo
mezzo il diavolo. Mentre il gruppo fa miracoli, ottiene una citazione a
l in attesa di spiccare l' ultimo bollettino e finalmente la burrasca
balzo, si ammala uno degli ufficiali; si placa. Gigi rimarr con loro.
il comandarite lotta con se stesso, Rimarr con loro continuando a
riflette, scuote la testa, vede che l'uf combattere con quell' en tusiasmo
ficiale non guarisce, ci ripensa, poi che non pu essere descritto a paro
di colpo decide e dice a Gigi di te le, perch con certe cose non ci si
nersi pronto a partire. Gigi si pu misurare a parole. Rimarr
schiaffa sull'attenti di fronte al co con loro sino a quando, durante un
mandante, lo abbraccia con gli oc volo di trasferimento su un campo
chi, lo bacia con il pensiero, schizza avanzato, volo per il quale si era
in cameretta, fa fagotto e l'indo offerto volontario perch era indi
mani all'alba parte per l' Africa. spensabile trasportarvi subito gli
La bomba scoppia qualche mese specialisti del gruppo, cadr nel
dopo, mentre il 150
0
in piena atti tentativo di portare a termine a
vit di guerra. Gigi, che porta sem qualunque costo la missione che gli
pre il suo vecchio distintivo di era stata affidata. Buona parte de
aliantista, il pi audace, il pi in gli specialisti si salva grazie al suo
stancabile, il pi valoroso pilota del sacrificio.
reparto. I "tre osei " sono sempre in Dopo la sua scomparsa, il sottote
volo con lui, e attaccano, mitra nente Di Robilant, che era l'ufficia
gliano, giostrano, s'impennano, le sul cui apparecchio Gigi si era
picchiano, battono ormai qualsiasi trasferito in Africa e sul quale ave
ti po di rondine che sorvoli la gialla va combattuto, volle ricordarlo fa
crosta del deserto. cendo disegnare sull' apparecchio
Inizi;:,
Quando scoppia la bomba, Gigi stesso i famosi "treosei". Subito tivi di 0 -':
preoccupato per il comandante. Va dopo, con l' aggiunta di un nome, di da osser
a finire che, se fanno tanto di im una palma e di qualche duna, nac pi antic
puntarsi, gli fanno sal tare la pro q ue spontaneo e bellissimo il di gloriosa - ~
mozione. Il comandante preoc stintivo del 150
0
gruppo caccia, i glia del
cupato per s e per Gigi. Va a finire cui piloti hanno voluto fare in mo Nata ne.
che se fanno tanto di impuntarsi, lo do che "Gigi tre osei" rimanesse Moizo,
trasferiscono un' 41tra volta. In ogni sempre con loro, anche dopo l'ul traverso
modo non pu far altro che conti- timo, definitivo trasferimento. 1915-18.
44
ARALDICA
DEL CIELO
1-. AScrIlSERENISSIMA..
Iniziamo la rassegna dei distin
tivi di cui si fregiano i nostri reparti
da osservazione aerea (O.A.) con il
pi antico tra di essi. Quello della
gloriosa "Serenissima", la squadri
glia .del volo su Vienna.
Nata nel 1911 con i voli libici di
Moizo, di Piazza e di Gavotti, at
traverso le prove della guerra
1915-18, quelle della campagna
etiopica e quelle della guerra di
Spagna, la ricognizione terres tre
giunta ai duri giorni del secondo
conflitto mondiale vantando un in
discusso primato di operosit e di
gloria. C' il malvezzo di chiamarla
"la Cenerentola" e nessuno, a quel
che ci risulta, ha sfruttato l'idea per
un distintivo che ricordi questo so
prannome.
45
ARALDICA
DEL CIELO
Lo stilizzatissimo Pegaso del 61 u
gruppo vuoI certo esprimere, col
suo dinamico atteggiamento, lo
slancio e il senso di generosa dedi
zione che animano i suoi equipag
gi. Non rimproverateci l'uso di
queste frasi grosse di cui del resto
non abbiamo abusato. Tutti gli
aviatori e tutti i combattenti cono
scono lo slancio e la dedizione. Ma
negli equipaggi della ricognizione
terrestre queste virt sono esaltate
dalla natura dei compiti che essi
sono chiamati ad assolvere. Non
tutti sanno che cosa voglia dire an
date a bassa quota sulle linee ne
miche e rimanervi per cercare, per
vedere, fotografare, annotare e rife
rire, indipendentemente dall'infer
no scatenato da terra e dal cielo.
Ma chi lo sa, ne siamo certi, ci la
scer passare quelle poche parole
grosse che abbiamo usato per la ri
cognizione terrestre.
. MEMENTO

ANIMAM
grupP'=
Vi presentiamo ora la ferocissi
ma lince del 50 gruppo O.A. che ha
occhi per vedere e zanne per mor
dere. Non si pu escludere che chi
l'ha disegnata volesse alludere alle
ricognizioni offensive, al cosiddetto
"lavoro straordinario" della specia
lit. Si tratta di cancare a bordo
bombe e spezzoni per scaricarli,
con il contorno di qualche raffica di
mitraglia, su ci che si trova di pi
importante nel corso della missione
esplorativa. Un lavoro di un certo
interesse, che ai ricognitori piace
46
ARALDICA
DEL CIELO
sempre perch d loro modo di far La 127
3
ha adottato un distinti
qualcosa di diverso dal solito. Ve vo a rebus. Non ve lo possiamo
dere e mordere; questo vuoI dire, a spiegare per via delle signore che
nostro avviso, il distintivo del 5 altrimenti arrossirebbero. Cercate
. pIace
gruppo.
te
....
(.' ~
~ ~ ~
/ l ' ~ ~ , = =
IWJ -
Il,
'-.7
di farlo voi con garbo ed eleganza.
***
Bellissimo lo scorpione che ap
pare sui velivoli della 35
3
sq uadri
glia con Antares sulla groppa. Da
ragazzo avevo una simpatia specia
le per Antares e scrissi sulla costel
lazione dello Scorpione una bellis
sima poesia che per nessuno volle
mai pubblicare. A tradimento vi ri
filo gli ultimi versi: .
O rosso Antares quando tu scom
pan
io ti attendo sereno
perch so
che tornerai a splendere nel mIO
cielo .
47
___.
__ __
ARALDICA
DEL CIELO
Distintivo scostumato. Almeno i
grado, con documentazione foto
soldatacci della l27
a
si erano trin
grafica alla mano e con testimo
cerati dietro al mistero del rebus; nianza di almeno cento persone, di
ma quelli del 64 gruppo non han
dimostrarvi che ben sei anni fa,
no proprio nessuna considerazione.
quella parolina che esce dalla boc
Ma non sapete, sciagurati, che con
ca del vostro topolino io l'avevo
q uesto vostro distintivo rischiate di
gi scritta sulla coda del mio appa
farmi perdere l'occasione di vende
recchio, grande cos.
re il presente volume in tutte le ca
se dove ci son ragazze da mari to?
Anche ammesso che il libraio lo
presenti ad un severo padre di fa
miglia, imbonendolo come un
piazzista, dicendogli che si tratta di
una cosa scherzosa, piacevole, con
veniente, adatta per tutti i sessi e
per tutte le et, al momento in cui il
padre severo - sfogliando il volume
- arriva a questa pagina, "T!" gli
dice e gli fa lo stesso gesto del vo
24"SQVADRIGLIA OA.
LA SCALIGERA
stro topolino, andandosene poi Mi dispiace aver ridotto il sobrio
scandalizza to.
distintivo della 24
a
squadriglia a
E poi, un'altra cosa. lo sono in formato francobollo, ma dovevo
48
stiamo ~ ~ ' ...
fortuna :.
vestito I"
te pilota
motto d i ~ _-......._
. su" che E
efficacia,
Ma se D'
ARALDICA
DEL CIELO
one, di
~ anni fa,
. lla boc
a.....---"";:- ne foto-
pur sfogarmi con gli scostumati del
64 gruppo. E poi, ad esser sincero,
come avrei potuto cavarmela con
un distintivo cos austero? Non po
tevo mica stendere una biografia di
Cangrande Della Scala!
Ancora Donald Duck! Adesso
stiamo esagerando con Disney! Per
fortuna il personale della 118
a
ha
vestito l'anatroccolo da sottotenen
te pilota e lo ha nazionalizzato col
motto dialettale "Guardu e t' lu di
su" che breve e non manca di
efficacia.
Ma se Disney dovesse chiedere i di
ritti d'autore, sai quante trattenute
verrebbero fuori sulle buste stipen
dio degli originalissimi disegnatori
del reparto!
49
Anche Diogene sono andati a
pescare quelli della 123
a
! Ci po
co rispettoso, ma non si pu dire
che non abbiano ragione. Entram
bi girano infatti al solo scopo di
cercare l'uomo. Protestiamo per
energicamente per la bottiglietta di
cognac che il celebre filosofo greco
si porta dietro, appesa al bastone,
anche perch ce ne sfugge l'even
tuale significato recondito.
Avremmo preferito la sola lanterna
o la lanterna e un nodoso bastone.
Ma, dopo la protesta, non possia
mo fare a meno di concedere venti
ventesimi all'autore del motto e a
quello degli eloquenti puntini so
spensivi che lo seguono.
ARALDICA
DEL CIELO
Il personale del 63 gruppo O.A. to trova che un soggetto o un dise
non avrebbe diritto a fregiarsi di gno gi sfruttati in altra sede si pre
questo stupendo "Occhio di Lince" stano ad essere impiegati come di
se non avesse dimostrato di saper stintivi, deve o non deve servirsene?
fare ricognizioni dappertutto, su Risposta: sino a che possibile,
mare, su terra, in collina, in pianu meglio essere originali. Ma piutto
ra e anche tra le pagine delle vec sto che mettere in giro delle "pe
chie riviste sudamericane. cionate" come quelle che ci sono
Se non che, senza essere ricognito arrivate da qualche parte e che noi
ri, tra quelle stesse pagine abbiamo non abbiamo pubblicato rischian
finito per metterci il naso anche noi do l'odio eterno degli autori, piut
ed abbiamo scoperto che "Occhio tosto che mettere in giro delle cose
di Lince" n pi n meno che il decisamente brutte, meglio chiu
classico "Patorus", delizia di tutti dere un occhio e scopiazzare un
i marmocchi dell ' America Latina. po'. Ci sar certo meno gusto, ma
Rimane adesso da stabilire una co si vedranno emblemi che, come
sa: q uando il personale di un repar- questo, fanno bene agli occhi!
50
ARALDICA
DEL CIELO
Il piratesco distintivo del 130
0
gruppo lo ha disegnato un valoroso
aerosilurante, il tenente Lo Prieno,
che scomparso in azione come
tanti altri del suo celebre reparto.
Lo Prieno aveva le mani abili e for
ti; ma una di queste mani se l'era
disgraziatamente fratturata pro
prio nei giorni in cui c'era del lavo
ro duro per tutti. Era quindi a ripo
so quando arriv l'ordine per una
di quelle azioni al largo delle coste
algerine dalle quali era pi facile
non tornare che tornare.
Ma Lo Prieno non poteva rimanere
a terra. Si present al comandante,
disse che quella volta toccava a lui,
che stava benissimo e per dimo
strarlo strinse i denti, soffoc il do
lore e articol la mano. PartI con
altri cinque, incontrarono una nu
vola di cacciatori avversari, si dife
sero tutti strenuamente, lottarono
nel grigio cielo invernale sul mare
grigio e l' apparecchio di Lo Prieno
non rientr alla base.
La mano che lui era riuscito ad ar
ticolare in presenza del comandan
te per poter avere il permesso di
partecipare a quell'azione, era la
stessa mano che aveva disegnato
questo distintivo.
51
ARALDICA
DEL CIELO
Questa l'insegna dell'unico
stormo italiano la cui bandiera sia
stata, sino ad oggi, decorata della
medaglia d'oro al valor mili tare: il
36. Un vecchio stormo da bom
bardamento che si trasformato in
guerra in stormo aerosiluranti e
che, alla sua prima azione, il 27 set
tembre 1941, perse sette equi paggi
durante gli attacchi effettuati a sud
della Sardegna contro forze navali
inglesi di scorta a un convoglio di
retto a Malta. La nave da battaglia
"Nelson" incass un siluro che la
costrinse a rientrare a Gibilterra.
L'S-79 che fece il colpo era quello
del maggiore Buri. Venne colpito
anche un piroscafo, poi affondato, e
furono danneggiate varie altre uni
t da guerra e da trasporto.
In q uel giorno scomparvero con i
loro eq ui paggi il colonnello Sei dI, i
capitani Verna, Tomasino e Roto
lo, i tenenti Barro, Deslex e il sotto
tenente Morelli. A meno di un an
no di distanza, durante il grande e
vittorioso scontro aeronavale del
giugno 1942, i nuovi equipaggi del
36 stormo vollero essere all'altezza
delle tradizioni del loro magnifico
reparto e contribuirono a ridurre a
mal partito le formazioni navali in
glesi. Dagli attacchi non rientraro
no gli apparecchi del colonnello
Farina, del maggiore Turba, del
capitano Simeoni e quelli dei te
nenti Leonardo, Abate, Zanelli e
Bedosti.
Oltre a quella concessa alla ban
diera il 36 stormo annovera poi tra
la sua gente altre sette medaglie
d'oro. Mai la presenza di un'aquila
in un distintivo di reparto cos
giustificata come in questo caso.
52
ARALDICA
DEL CIELO
Parlare dei "Quattro gatti",del
la nostra prima squadriglia di ae
rosiluranti entrata in azione ad
Alessandria nella notte del 15 ago
sto 1940, sembra inutile. Tutti
sanno che la sparuta rappresentan
za di questa specialit si scelta da
sola quella definizione scherzosa,
atta a rappresentare l'esiguit del
numero. Dalla definizione nato il
distintivo della 278
a
.
L'aviazione da trasporto, consi guerra in specialit di sacrificio,
derata in pace come una specialit rappresentata dal bel distintivo di
di "pacchia" e trasformatasi in segnato a suo tempo per la
53
ARALDICA
DEL CIELO
L.A.T.I. da Boccasile, distintivo al
quale mol ti equipaggi si sono affe
zionati perch con questo hanno
sorvolato gli oceani e fatto conosce
re al mondo la perfetta organizza
zione delle linee transcontinentali
italiane.
Abbiamo detto noi stessi che si
tratta di un bel distintivo. Ma che
ai trasporti, dopo che la stampa ae
ronautica aveva lanciato l'azzecca
to nome di "Marsupiali" con il
quale venivano definiti i loro grossi
apparecchi, che ai trasporti nessu
no abbia pensato a disegnare un
bel canguro con il marsupio tra
boccante di materiali d'ogni gene
re, questo imperdonabile.
Avete visto? Mi sembrava di sa
perlo! Nel fermo intento di resti
tuirmi la botta, Vitali di San Ma
riano era scomparso subito dopo
avermi mostrato lo strano distinti
vo dell'85 gruppo da ricognizione
marittima. Ma non avevamo finito.
C'era ancora quello della 171 a
squadriglia che ripete piacevol
mente il motivo dell'airone, caro al
la specialit che vola su apparecchi
Cant. Z-506, conosciuti appunto
sotto il nome di Aironi.
Il lavoro finito. Naturalmente non completo perch non volevamo
fare una raccolta ufficiale dei distintivi di tutti i reparti, raccolta che
sarebbe stata noiosa per voi e per noi. Alcuni distintivi potrebbero esserci
sfuggiti, altri non li abbiamo inclusi di proposito perch, diciamolo fran
camente, erano proprio brutti e pubblicandoli avremmo finito per far
danno ai reparti che li avevano adottati. Ci sono aquile, costellazioni, cani,
uccelli, bombe e pugnali. C' anche qualche topo, alcune belve e poi pesci,
forche, torri, e orologi.
Gli aviatori che sono stati gli ispiratori e gli autori dei distintivi non
presentati in questa breve rassegna ci perdoneranno.
giugno 1943 FRANCO PAGLIANO
54

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