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Il turismo e lo sport

nella bella epoque


Tempo libero nella bella epoque
• Gli spazi del tempo libero tendono ad allargarsi,
differenziandosi, potendo utilizzare lo sviluppo, il
processo di industrializzazione ed il progresso
tecnologico.
• Sembra quasi di assistere ad una sorta di
rivoluzione industriale del tempo libero destinata
a modificare radicalmente usi, costumi e
comportamenti sociali (individuali e collettivi) già
nel breve e nel medio periodo.
Tempo libero nella bella epoque
• A fronte delle persistenze degli spazi e dei tempi
tradizionali, propri dell’800, cominciano a prender corpo
e a diffondersi nuovi interessi:

– 1895 a Parigi, i fratelli Lumiere presentano il cinematografo


– 1896 Atene ospita la prima edizione dei giochi olimpici dell’era
moderna
– 1894 a Milano nasce il TCI che, da circolo finalizzato alla
diffusione della bici, diviene in pochi decenni il punto di
riferimento sistematico di uno dei simboli novecenteschi del
tempo libero: il viaggio, la vacanza
– 1895 nasce il fonografo destinato a modificare l’ascolto della
musica
Tempo libero nella bella epoque
– Al melodramma (espressione della cultura popolare)
e al teatro (proprio delle classi più elevate) si
affiancano altri generi come l’operetta, la “canzonetta”
e luoghi come il “cafè chantant”
– Lo sport esce dai circoli: il ciclismo (con il Giro
d’Italia), il calcio e il campionato (nascita del Genoa,
della Juventus, del Milan, della Lazio, dell’Inter e del
Bologna tra il 1893 ed il 1910 – prima partita della
Nazionale), il pugilato, le prime gare automobilistiche,
entrano nel costume e nella pratica lasciando indietro
quegli sport più aristocratici (tiro a segno, scherma)
– Il viaggio e il turismo aprono nuovi orizzonti al tempo
libero
Il turismo nella bella epoque
Si identifica e si rintraccia in:
La rivoluzione dei trasporti: il treno, l’automobile
e la bicicletta
I viaggi di esplorazione
Le vie d’acqua e lo sviluppo della navigazione a
vapore con i transatlantici per crocieristi e per
emigranti
La conquista dell’aria: dirigibili e prototipi di aerei
I trasporti ferroviari
• Dalla metà dell’800 alla guerra il mezzo che più di altri segna la
trasformazione è il treno i cui elementi costitutivi (binari e vapore)
erano già utilizzati. Quella che cambia è la finalizzazione

• La sua diffusione è legata ai diversi gradi di sviluppo degli stati e, in


Italia, giunse con ritardo. Le ferrovie comunque costruirono un
mercato per i prodotti industriali divenendo un fattore di
modernizzazione e di razionalizzazione delle strutture e dei siti
produttivi

• Modificarono il paesaggio urbano e rurale ma anche la percezione


dello spazio e del tempo. Ruppero le barriere del tradizionalismo nel
costume, nelle tradizioni divenendo esse stesse il simbolo principe
del progresso.
Le ferrovie in Italia
• Frammentazione politica e difficoltà economiche rallentano lo sviluppo (3
ottobre 1839: tronco fra Napoli e Portici di 7 km.). Questo ritardo non favorì
la nascita di una grande rete nazionale (1861: 2189km)

• In ogni caso la rete ferroviaria aiutò il viaggio: prima del conflitto mondiale il
numero dei turisti stranieri in Italia raggiunse la cifra record di 900.000,
anche se le mete rimanevano sostanzialmente stabili e le difficoltà negli
spostamenti lontano dal treno mantenevano le loro difficoltà

• Anche la cultura riconobbe la forza dirompente del treno riconoscendogli in


modo simbolico una capacità dirompente e diabolica, strumento di vittoria
sulla materia (Carducci: Inno a Satana, Davanti San Guido)

• È importante rilevare come la presenza del treno avesse in qualche modo


condizionato la mentalità del trasporto: il treno, mezzo pubblico per
eccellenza, nel secondo Ottocento entrò a fare parte della cultura nazionale
Muoversi: il treno
• Sulle ferrovie, intese come lo strumento essenziale per rendere effettiva l’unificazione
del Paese, i governi concentrarono quindi i maggiori sforzi finanziari: negli anni ’60 le
spese per lavori pubblici arrivarono a 1.012 milioni di lire, dei quali 451 assorbiti dalle
strade ferrate, mentre nel decennio successivo su una spesa di 1.511 milioni ben 859
riguardarono le costruzioni ferroviarie e i riscatti di linee.

• Nei treni si rispettavano le distinzioni della società; la divisione in 1a, 2a e 3a classe


rifletteva infatti una separazione sociale rigida: gli arredamenti vellutati della 1a
richiamavano i palazzi dei nobili, quelli in tessuto non pregiato della 2a le case
borghesi, quelli in legno della 3a gli appartamenti ristretti e spartani del popolo.

• Non è da credere, comunque, che la presenza della “popolare” 3a classe significasse


l’effettiva possibilità di viaggiare per tutti, dato che la frequentazione dei treni italiani
rimase assai bassa per tutto l’Ottocento e anche per il primo Novecento.

• Nel primo Novecento ogni italiano viaggiava in media con il treno 1,82 volte all’anno
contro le 27,40 degli Inglesi, le 20 degli Svizzeri, le 17,18 dei Belgi, le 9,57 dei
Francesi, le 5,90 degli Olandesi. In valore assoluto, nel 1905 le ferrovie italiane
trasportavano 85 milioni di passeggeri, quelle britanniche un miliardo e 170 milioni, le
svizzere 81 milioni, le belghe 163 milioni, le francesi 429 milioni, le olandesi 38 milioni
(Ferraris 1905; Mitchell 1998).
L’automobile
• La rete stradale europea a inizio 800 era in gran parte costituita da semplici
piste in terra che ricalcavano le antiche vie romane
• Progressivamente negli stati e fra gli stati si afferma l’importanza di una rete
stradale (ragioni economiche e militari)
• Per tutto l’800 l’auto rimase allo stato sperimentale; solo nel 1854 a Firenze
venne ideato e creato un motore a scoppio che nel 1883 (Daimler in
Germania) trovò una prima realizzazione industriale.
• Nel giro di 15 anni l’automobile fece le sue prime apparizioni
• Nel 1899 nacque alla Fiat la prima auto italiana
• Attorno al 1909 iniziò negli USA la produzione in serie (Ford)
• Con lo scoppio del conflitto l’industria automobilistica fu convertita alle
esigenze belliche
• Il mezzo era entrato nel costume e nelle aspirazioni individuali: in questa
situazione di lento incremento della mobilità e di ancor più lento
cambiamento della mentalità, si inserì la rivincita del trasporto individuale
portata dagli autoveicoli
• L’auto costituisce la seconda rivoluzione del turismo dopo il treno: con essi
potevano essere soddisfatte esigenze individuali e di gruppo
Muoversi: l’automobile
Nel primo decennio del Novecento, gli autoveicoli erano ben poco presenti sulle
strade della penisola: passarono infatti da 111 unità registrate nel 1899 a
7.762 nel 1910, appannaggio di una ristretta cerchia di amatori, nobili o
ricchi borghesi.

Assai più diffuso era invece l’utilizzo della bicicletta (chiamata velocipede), che
passava proprio in questo periodo da una nicchia di benestanti turisti a un
utilizzo più diffuso.

Le abitudini di trasporto erano forse le più sintomatiche del distacco tra le varie
categorie: l’alta e la media borghesia si convertivano gradualmente
all’automobile, la piccola borghesia ne era fatalmente attirata, mentre i
contadini risultavano ancora legati ai loro antichi carri a trazione animale e
la “classe operaia” rimaneva associata al treno, al tram e alla bicicletta.

Al di là delle ideologie, vi erano comunque motivi economici alla base del


diverso uso dei mezzi di trasporto: la stragrande maggioranza degli italiani,
infatti, non poteva permettersi l’automobile e continuava quindi a viaggiare
poco, e quel poco o a piedi o con i mezzi più a buon mercato come il tram.
Il turismo in Italia
• Il treno non fu determinante nella fase della scoperta
delle località ma piuttosto in quella successiva dello
sviluppo.
• Chi viaggiava era sufficientemente motivato da non
preoccuparsi della lunghezza o scomodità
• Il turismo ed il viaggio erano fenomeni aristocratici o alto
borghese sia per i flussi internazionali sia per il turismo
nazionale
• Il turismo che stava nascendo a livello nazionale rispetto
alle terme, ad alcune località di montagna (Cortina) o di
mare (Viareggio) era ancora un fenomeno di piccole
dimensioni, mentre la villeggiatura era alla portata di
pochi
Il turismo in Italia
• Le mete rispecchiavano la tradizione:
– Le terme: (Montecatini ed altri centri) raggiunsero il massimo
splendore colmando il ritardo con l’Europa proprio durante
questo periodo
– La montagna: dapprima come luogo di avventura e di eroiche
scalate tra 1858 e 1888, poi come luogo turistico termale d’elite,
ancora più tardi per gli sport della neve, 1900 ca., e per il
soggiorno estivo.
– La montagna rimaneva lontana e non fu, per molto tempo, una
voce importante né del bilancio turistico, né dell’economia alpina
– Il mare: contribuì il mutamento culturale rispetto al bagno,
tuttavia le mete rimasero nella tradizione del Grand Tour con
l’eccezione di Viareggio: la prima meta quasi esclusivamente
italiana che basò il suo sviluppo sulle vacanze estive in un mare
caldo
Il turismo in Italia
• La modernizzazione e la trasformazione industriale , peraltro, non
poteva che porre in secondo piano un comparto non certo strategico
in queste condizioni di sviluppo complessivo e di arretratezza
secolare

• La promozione venne così lasciata ad imprenditori privati anche


stranieri ed all’associazionismo (TCI, CAI, associazioni di categoria)

• E’ quindi assente – e lo rimarrà ancora – una vera e propria politica


del turismo che non ottenne il riconoscimento di vero e proprio
settore economico

• E’ dalle iniziative provenienti dal mondo dell’associazionismo che il


turismo moderno in Italia fece i primi passi
Lo Sport in Italia
• Le sue origini – inteso come attività fisica – sono di tipo risorgimentale e si
rintracciano nelle società di tiro a segno (addestramento marziale e
suscitatore di entusiasmi nazionali nate nel 1848 in ambito garibaldino) e
sopratutto in quelle della ginnastica (la prima fu fondata a Torino nel 1844),
sempre con intonazioni nazionali, patriottiche (le “pro-patria”) e militaresche.
Solo in modo tangenziale emergono attenzioni pedagogiche e sanitarie che
porteranno all’introduzione della ginnastica nelle scuole solo nel 1878 e non
senza problemi)
• Mentre il tiro a segno mantiene una sua specifica caratterizzazione, la
ginnastica e le sue società sono il cuore della nascita dell’organizzazione
sportiva nazionale; praticamente tutti gli sport (calcio compreso) fecero le
loro prime prove nell’ambito delle attività delle società ginniche
• Le società ginniche per prime si riunirono in una federazione nazionale
(1867); la loro diffusione è quasi solo cittadina e concentrata, per più delle
70 società aderenti, a quelle più grandi
• Per la ginnastica come per molti altri casi non solo dello sport (il TCI, il CAI
ad esempio svolgono più funzioni), gli elementi preponderanti nella loro
nascita è lo spirito associativo, caratteristico della società italiana.
Lo Sport in Italia
• Diverse le motivazioni che ci portano alla scherma; in
questo caso è preponderante l’appartenenza al classico
addestramento militare
• Con l’unificazione nazionale le scuole di scherma
cominciano ad apparire anche in ambito civile (7 in Italia)
• Nasce e rimarrà a lungo – in buona parte anche oggi –
uno sport di elites cui si devono, peraltro, decine di
medaglie olimpiche (nel 1964 erano 65 contro le 37 del
ciclismo)
• E’ evidente come in tutti questi tre casi (cui possiamo
aggiungere gli sport alpini, il pugilato e inizialmente
anche il calcio), risultava quasi esclusiva l’estrazione
elitaria ed alto borghese dell’attività fisica e delle sue
organizzazioni
Sport popolare?
• Una domanda importante: quanto dello sport delle origini
può definirsi popolare? Molto poco. Il concetto di
popolarità infatti viene e deve essere storicamente
associato, al livello di diffusione di quella attività
all’interno delle classi più elevate, mentre adepti operai o
contadini sono rari.
• Discorso valido anche nel caso dello sport dei poveri per
antonomasia, il ciclismo che – anche per il costo iniziale
del mezzo – prende a diffondersi nell’ambiente mondano
lombardo e piemontese.
• Sarà con il diminuire del prezzo, il diffondersi di altre
attività, la constatazione del grande sforzo fisico che non
si addiceva alla classe agiata, che il ciclismo passerà a
pieno appannaggio dei “poveri” e proletari.
Sport popolare?
• La divisione in classi, la separazione sociale esistente nell’800 e nella prima
parte del 900 italiano, è molto forte anche negli sport, così come nella
divaricazione nord/sud, città/campagna

• E’ un sistema di organizzazione sociale rigido che trae origine – con una


minore rigidità - dal modello aristocratico e alto borghese dell’Inghilterra
vittoriana dove aveva avuto origine la rivoluzione industriale e dove era nato
un certo tipo di tempo libero, di sport e di turismo

• In Italia è protagonista la borghesia che prima di tutto utilizzando un filtro di


tipo economico (più che politico ideologico) impedisce l’accesso alle classi
popolari.

• Mentre gli sport, quindi, trovano spazio nel modo liberale borghese e
aristocratico, cosa accade nelle forze escluse (o parzialmente integrate)
dalle istituzioni, cioè il mondo e i movimenti cattolici e il mondo e il
movimento socialista?
Sport popolare?
Cattolici e socialisti
• Analizzando lo spettro politico nazionale ed escludendo il mondo liberale, una
sensibilità nei confronti dell’attività sportiva veniva manifestata dal movimento
cattolico che vide la nascita di numerose associazioni sportive cattoliche, sia
pure di chiaro stampo ginnastico e prive di connotazioni agonistiche; i socialisti,
invece, si professavano all’epoca antisportivi.

• Tra i giovani socialisti risultava piuttosto diffuso l’“anti-sportismo”, fenomeno


fortemente radicato anche in parte della dirigenza del partito socialista.
All’interno della compagine socialista si determinò una frattura tra l’ala del
partito che rifiutava ogni tipo di compromesso con il sistema capitalistico e
quella che, invece, si diceva disposta a misurarsi con lo sport borghese.

• Il fenomeno sportivo era avversato dai socialisti (tranne L.Bissolati e I.Bonomi


poi protagonisti dell’interventismo democratico) attraverso molteplici
considerazioni. Nello sport fine a sé stesso si tendeva a rintracciare un’oziosa
pratica aristocratica, mentre nello sport agonistico si scorgeva la riproposizione
della logica competitiva di sfruttamento e massimizzazione del profitto, tipiche
del capitalismo. Per di più, alcune frange del partito leggevano nell’attività
sportiva il rischio della deriva verso un culto della prestanza fisica ritenuto
nefasto perché associabile all’addestramento militare.
Sport popolare?
Cattolici e socialisti
• La posizione intransigente dei socialisti italiani risultò in controtendenza con
quanto avveniva in altri paesi, come dimostrato dalla sostanziale estraneità
del contributo dei socialisti italiani alla creazione dell’Unione Sportiva
Socialista, sezione dell’Internazionale Operaia, a Losanna.

• Tra i timidi esempi di apertura socialista verso lo sport ci fu nel 1912, in


concomitanza con il Congresso giovanile socialista, la comparsa le squadre
dei c.d. “ciclisti rossi”, che dimostrarono immediatamente la loro efficacia
come strumenti di propaganda politica. Tuttavia, si dovette attendere il
primo dopoguerra, per vedersi realizzare concretamente l’interesse
socialista per lo sport (nel 1920 nasce l’Associazione Proletaria per
l’Educazione Fisica).

• Con la scissione del Partito Socialista Italiano e la successiva nascita a


Livorno (1921) del Partito Comunista Italiano, il neonato partito aderì ai
programmi dell’Internazionale Giovanile Comunista e dell’Internazionale
Rossa dello Sport (Sportintern).
Sport popolare?
Cattolici e socialisti
• In ambito cattolico, a partire dal 1906, le federazioni si coordinarono nella
FASCI (Federazione associazioni sportive cattoliche italiane), nata per
opera della Gioventù Cattolica, che, nel 1911, assunse una diffusione a
livello internazionale, con l’Unione Interfederale delle Opere cattoliche di
Educazione Fisica.

• La nascita della FASCI rappresentò una tappa fondamentale nella storia


dello sport italiano, poiché decretò uno spostamento verso sud del
baricentro dell’attività ginnica nazionale; nato e diffusosi in Piemonte e
Lombardia, con l’avvento delle associazioni sportive cattoliche, lo sport
prese campo soprattutto in Toscana e nelle Marche, contribuendo ad una
diffusione più capillare sul territorio nazionale.

• La connotazione religiosa della federazione emerse chiaramente da una


serie di atteggiamenti che questa assunse, tra i quali, ad esempio, quello di
non fare niente per promuovere gli sport del calcio e del ciclismo che, in
quanto di origine anglosassone, venivano considerato giochi protestanti. La
federazione cattolica, tuttavia, ebbe vita breve poiché nel 1927 optò per
l’autoscioglimento,sopraffatta dalle pressioni del regime fascista
Sport, turismo e tempo libero
• Tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 si formano gran
parte delle federazioni sportive italiane ed il turismo si è
dato le sue basi strutturali principali
• Caratteristica generale è la proliferazione di organismi
(associazioni, federazioni, circoli) che svolgono un
compito promozionale, proseguendo anche nella
funzione patriottica e unitaria, analoga a quella di gran
parte delle forme associative italiane di quegli anni
• Permane un forte irregolarismo geografico nella
distribuzione e nella fruizione del viaggio sia in senso
nord/sud, sia in senso città/campagna. Il sud e le sue
città sono quasi completamente escluse da questi
movimenti
Sport, turismo e tempo libero
• Lo sport così come il turismo influenzano molto poco se non per nulla il
giorno del riposo o dello svago.

• Le scelte del tempo libero per la stragrande maggioranza della popolazione


italiana rimangono ancora quelle fissate dalla tradizione o dalle
caratteristiche delle trasformazioni, in fieri con il decollo industriale e la
modernizzazione della società italiana

• Chi fruisce di questi spazi appartiene per diversi motivi alla parte superiore
della piramide sociale

• Una piramide che solo progressivamente e lungo decenni tenderà ad


accogliere decine e milioni di fruitori del tempo libero dello sport
professionistico/dilettantistico e del turismo/viaggio/vacanza

• Sport e turismo e le loro associazioni svolgono comunque una differente ma


importante funzione pedagogico educativa delle diverse componenti della
società italiana
Le radici del turismo moderno

L’Europa tra 800 e 900


Origine del termine in Europa
• Tourist: termine inglese che appare in uso
corrente nel XVIII secolo come sinonimo di
viaggiatore
• Tourism: termine inglese che entra a far parte
dell’Oxford English Dictionary nel 1811
• Touriste e tourisme: termini francesi che si
impongono in uso corrente (1816) e vocabolario
(1841)
• Turista e turismo: termini italiani che si
affermano rispettivamente nel 1837 e nel 1905
Affermarsi di un comportamento
• Il turista è differente dal viaggiatore dell’800 e da quello del Grand
Tour
• Anche se turista e viaggiatore sono in quel momento sinonimi, è
l’idea di svago, di curiosità, di non lavorare che si somma al
carattere culturale ed elitario del viaggio nelle elites
• Con la I^ ed ancor più con la II^ rivoluzione industriale il viaggio
diventa un piacere ed accanto al turismo elitario ed aristocratico,
prende a svilupparsi ed a crescere quello della nuova classe: la
borghesia.
• La borghesia in viaggio o in vacanza ha già i suoi tempi: limitati,
concitati, estivi e con maggiori spostamenti
• E’ la nuova classe che emerge dal progresso tecnologico e dalla
trasformazione del lavoro e delle tradizioni, appropriandosi –
cambiandolo profondamente - di ciò che fino ad allora era
considerato solo delle elites: il tempo libero e delle sue articolazioni
Le basi
• Tra ‘800 e ‘900 l’aumento della domanda provoca una crescita ed una
differenziazione dell’offerta

• Nascono e si diffondono quelle strutture tecniche e commerciali atte


ad accogliere i nuovi viaggiatori: Agenzie (T.Cook), guide (attraverso
anche una letteratura ed una pubblicistica specializzata), alberghi
(prima a conduzione familiare poi, con l’intervento dei capitali
finanziari, le “catene alberghiere”) ed attrazioni divengono gli strumenti
propri dell’industria del viaggio

• Dapprima tutto è frammentato e scollegato poi tende ad uno sviluppo


concatenato di tipo orizzontale/territoriale e verticale/onnicomprensivo

• Il ruolo fondamentale è giocato dalla rivoluzione dei trasporti che tra


800 e 900 modifica non solo la geografia, l’industria e il territorio, ma
penetra nella società cambiando la percezione del tempo e dello
spazio. Una modifica che riguarda le arti, la cultura, la vita quotidiana
Le basi
Il turismo inizia a svilupparsi come attività economica a partire dal
1830, in concomitanza con quella che Laurent Tissot definisce,
sulla scorta di altri studi, come una "rivoluzione degli svaghi:
a) Mutamenti nei livelli di vita e nei modelli di consumo delle classi
medie.
b) Nuove abitudini: scampagnate, visite a località termali e
balneari.
c) Pubblicistica dedicata ai viaggi e spettacoli che illustrano le
località turistiche.

Da ciò deriva la necessità di organizzazione e coordinamento dei


mezzi e delle infrastrutture con gli elementi commerciali ad
esso collegati
Questo nuovo tipo di attività è resa possibile dal coordinamento di
nuovi mezzi di trasporto (ferrovia) nuove istituzioni (agenzie di
viaggio), nuovi strumenti (guide), nuove strutture (alberghi).
I luoghi e le destinazioni
tra 800 e 900
• Le principali direttrici del turismo europeo tra 800 e 900: nord-sud
unidirezionale, più tardi ovest-est e sud-nord unidirezionali, dopo il 1990
ovest-est bidirezionale

• Le terme: tradizionale luogo di incontro e di svago

• Le attività sportive e i luoghi di cura del corpo (oggi: i centri sportivi):


sintomatica la rinascita dei giochi olimpici (1896 – Atene)

• Centri balneari: nascono al nord (Manica ed Atlantico) per spostarsi con la


trasformazione dell’approccio culturale all’acqua ed al sole verso sud.
L’architettura urbana si modifica (kursaal e casinò).

• Le esposizioni universali: Londra (la prima nel 1851con 6.000.000 di


visitatori), Parigi (1855, 1867, 1878, 1889 – nasce la Tour Eiffel) ma anche
Chicago, Bruxelles, Torino sono il fulcro degli eventi che fanno “vedere” la
modernità ed il progresso, abituando il pubblico. Parigi nel 1878 ospita
16.000.000 di turisti. Dopo il 1918 le esposizioni declinano specializzandosi su
singoli temi, sostituite in parte dall’evento sportivo
Una periodizzazione
Il turismo in Europa e nel mondo, in una
visione di lungo periodo, sembra
attraversare quattro fasi:

Industrializzazione: 1830-1914
Democratizzazione: 1914-1945
Massificazione: 1945-1990
Frammentazione: 1990-…..
I cicli di vita di una località
Il turismo è di fatto un settore in cui l'impresa è fortemente legata alle
risorse "generali", paesaggistiche del territorio di riferimento, che
può essere anche lontano dalla sua sede, ma che costituisce la
variabile-chiave del bene venduto, il viaggio e il soggiorno.

Un territorio di potenziale interesse turistico attraversa dunque:

1) una prima fase di esplorazione, durante la quale viene scoperto


dai primi visitatori, non dispone di attrezzature per l'accoglienza e
spesso è mal collegato: i primi turisti sono piuttosto viaggiatori, e
hanno forzatamente numerosi contatti con la popolazione locale.

2) In seguito, la pressione dei primi turisti spinge a investire capitali


nelle strutture e nelle infrastrutture: c'è un coinvolgimento della
società, dell'economia e delle risorse locali.
I cicli di vita di una località
3) A questo segue lo sviluppo turistico propriamente detto: la
popolazione turistica aumenta fino a superare, nel corso della
stagione degli arrivi, quella residente, la località entra in un circuito
turistico di dimensioni ben più grandi, spesso arrivano investimenti
dall'esterno. Il successo, se non controllato, può determinare un
allargamento eccessivo delle infrastnitture, finendo per distruggere
le risorse paesaggistiche o altro che avevano inizialmente
determinato l'attrattiva turistica, minandone la sostenibilità.

4) Quando l'espansione raggiunge questo limite o lo supera, si giunge


alla fase di consolidamento, in cui i flussi turistici si stabilizzano e
spesso si fidelizzano.

5) La stagnazione subentra a mano a mano che destinazioni nuove,


più alla moda, rubano visitatori alle località divenute ormai
tradizionali; lo sviluppo di nuovi mezzi di trasporto, fenomeni politici,
sociali e ambientali possono affrettare il declino
I cicli di vita di una località

6) Ne può conseguire un graduale declino dell'economia turistica


locale, che può riconvertirsi a funzioni diverse, mantenendo talvolta
una dimensione locale.

6bis) Oppure può avvenire un rinnovamento del turismo stesso, grazie


alla scoperta o alla creazione di nuovi fattori di attrazione, in
grado di attivare un nuovo ciclo di vita dell'economia turistica (a
Montecarlo il casinò, a Rimini le discoteche).

Nel determinare la durata e l'avvio, il riavvio o la chiusura di questo


ciclo di vita, che si è cercato di descrivere in maniera generale, un
ruolo fondamentale è giocato dalle istituzioni, che possono favorire
o sfavorire lo sviluppo del turismo e di altri settori alternativi o
complementari.
Le guide e i pacchetti turistici

Murray, Baedeker, TCI


Le guide e i pacchetti turistici
• Strumento essenziale per il viaggiatore era costituito
dalle guide.
• Nel 700 ne vengono stampate almeno due nuove
all’anno (Misson, Nugent), poi sostituite nell’800 da
quelle di Forsyth, Starke
• Non erano guide in senso stretto, ma relazioni di viaggi e
diari che aspiravano a diventare “guide per gli altri”: le
informazion sono mescolate ad appunti di tipo culturale e
aneddotico. Raramente sono metodiche
• Esistevano manuali che si occupavano del viaggio
materiale utilizzati dai viaggiatori del Grand Tour ma
avevano poco a che fare con le guide
Le guide e i pacchetti turistici
• Il libro di viaggio cambia radicalmente con la prima guida
Murray (Handbook of Holland, 1836) seguita dalla prima
guida Baedeker del 1839 con indicazioni e commenti
sulla qualità di ristoranti ed alberghi

• Il viaggiatore in ogni caso porta con sé altri libri e


manuali segno che la completezza delle informazioni
non è raggiungibile senza fonti diverse

• La più grande differenza tra i racconti del Grand Tour e


le Guide è: i primi fissano degli stereotipi perché
raccontano un viaggio, le seconde accompagnano il
viaggio con elementi informativi e descrittivi funzionali
Le guide e i pacchetti turistici
Quando le guide si occupano dell’Italia?

Il primo a considerare l’Italia fra le guide moderne è Murray: 1842 (It.


Sett.), 1843 (It. Centr.), 1853 (It. Mer.) segno evidente delle difficoltà
materiali e culturali a spingersi verso sud e sono tutte in inglese,
rivolte quindi ad un utente straniero (retaggio del Grand Tour). Gli
italiani non viaggiano

Il secondo è Baedeker: dal 1860 in poi affronta le tre italie. E’ il


massimo prodotto per il viaggio borghese straniero in Italia.
Forniscono una descrizione stereotipata di città e paesaggi

Entrambe rifiutano le immagini ma introducono le piante cittadine con


segni indicatori di ciò che non si può non perdere
Le guide e i pacchetti turistici
La prima guida italiana in lingua italiana è
pubblicata da Treves
Fondata nel 1861 a Milano da Emilio Treves, la Fratelli Treves Editori
costituì per oltre cinquant’anni un punto di riferimento imprescindibile
nell’editoria e cultura italiana, occupando il primo posto fra le case
editrici nel periodo a cavallo fra ‘800 e ‘900. Cessazione dell’attività
intervenuta nel 1938, e poi ripresa in altra forma societaria

Per la prima volta fanno il loro ingresso le immagini creando scale di


valori più articolati
Il TCI e le guide rosse
la nascita del Touring club Ciclistico Italiano costituito nell’albergo degli Angioli l’8 novembre
1894,da 57 gentiluomini,che si erano riuniti su invito del Consiglio Direttivo della Milano Società
Velocipedistica,ma già con l’intenzione di fondare un’associazione turistica distinta dalla torinese
Unione velocipedistica, a cui lasciano l’ organizzazione delle attività sportive. Ci sono industriali
come Jonhson, Bertarelli, Riva; pubblicisti come Bianchi, Carugati, Magnasco; impiegati e
funzionari come Guicciardi e Citterio; artefici come Venegoni e Brogli; un editore di musica, Ricordi;
commercianti come Gorla e professionisti come dell’Oro, Forlanini, Albrighi, Luzzatto, Fioroni,
Segrè.

Nel 1900 assume l’attuale denominazione

Questi valori accompagnavano e sostenevano un’attività volontaria e moderna,che faceva


riferimento ai modelli delle associazioni similari inglesi e francesi.Il primo Touring Club era stato
fondato in Gran Bretagna già nel 1878 e fu proprio il Cyclists’ Touring Club ad essere preso come
modello, quale espressione del paese all’ avanguardia nel campo del turismo,insieme al Touring
Club de France." E tuttavia l’azione del Touring Club Italiano non si esauriva in scopi immediati, ma
presupponeva anche più larghi orizzonti ideali, e cioè la consapevolezza d’appartenere a un vasto
ambito di civiltà che andava oltre i ristretti confini nazionali" (in:T.C.I. Milano 1894, La città che
sale,Milano, 1994). Ciò ha fatto affermare a C. Ottaviano che si trattava di un’associazione
"intermedia",come quelle esistenti negli Stati Uniti e del tutto mancanti nell’ Italia liberale
Il TCI e le guide rosse
Le guide rosse
• Un’impresa grandiosa: nei progetti iniziali il T.C.I. si proponeva di pubblicare 7 guide
in alternativa alle “Baedeker” (che ne pubblicava 3). In seguito il progetto editoriale si
ampliava e già la prima serie contava 16 volumi che descrivevano tutta l’Italia e le
Colonie.

• La diffusione fu enorme ed in 16 anni vennero pubblicate oltre 6 milioni di copie

• Storicamente l'epopea delle "rosse" si può suddividere in 4 periodi facilmente


identificabili in base alla grafica di copertina adottata : Periodo “A”- anni di
pubblicazione dal 1914 al 1929; Periodo “B”- anni di pubblicazione dal 1930 al 1937;
Periodo “C”- anni di pubblicazione dal 1938 al 1944; Periodo “D”- anni di
pubblicazione dal 1945 ad oggi

• Esistono poi alcune serie particolari parallele alla “Guida rossa” ma che non fanno
parte della collana ma vengono pubblicate in fasi particolari della storia del TCI: guida
della Libia in 2 volumi (Tripolitania e Cirenaica) del 1923; la guida “Sui Campi di
Battaglia” (dal 1927 al 1931); la Guida d'Italia per Stranieri (in francese, inglese,
tedesco e spagnolo);
Il TCI e le guide rosse
Il grande protagonista è il presidente del TCI,
Bertarelli
Per la prima volta viene creata l’immagine turistica
dell’Italia, rappresentata da uno strumento agile
che riesce a dare un’immagine completa
In particolare al sud che fino ad allora era rimasto
estraneo o periferico
A partire dal 1896 iniziano anche le guide regionali
Con il fascismo cresce l’enfasi e l’esaltazione della
nazione e dell’Italia
Il TCI e le guide rosse
Le caratteristiche:
a) l’uso dell’asterisco posto accanto a ciò che viene
valutato interessante o rilevanti (valutazione di merito)
b) La presenza di dati storici e topografici corredati di
itinerari tipici che tendono a ricostruire il contesto e
l’ambiente
c) L’introduzione storica
d) L’appendice bibliografica
e) Gli autori sono specialisti o soci del TCI che risiedono
nella zona, profondi conoscitori della storia e dei luoghi
f) Totalità e neutralità dell’informazione
g) Una guida che allo stesso tempo è catalogo ed
inventario (forse un po’ noiosa ma indispensabile)
Il pacchetto vacanze
Thomas Cook 150 anni fa ca. inventò il pacchetto vacanza
I numeri di Cook:
• 1.000 i giri del mondo che fece fare ad altrettanti turisti (a
partire dal 1872 quando Verne pubblicò il “giro del mondi
in ottanta giorni”
• 8 sterline il costo del primo tour organizzato il 17 luglio
1855 in Europa
• 14 giorni il viaggio di esordio a Pargi, bruxelles e Colonia
• 150.000 turisti fecero riferimento a Cook per
l’esposizione di Londra del 1851
Il pacchetto vacanze
L’intuizione di Cook si basava sulle ferrovie e sui canali che trasportando merci potevano
trasportare; sfrutta le potenzialità insite nella rivoluzione dei trasporti e
nell’abbreviazione dello spazio e del tempo.

Inventò il “biglietto circolare” (integrando il viaggio treno/nave e superando il


frazionamento nelle titolarità dei trasporti) ed il “coupon” divenuto poi il “traveller’s
cheque.

Integrò nella sua rete gli alberghi che dagli iniziali 200 arrivarono (1890) a quasi 1000 in
tutto il mondo.

Dal suo primo ufficio, Cook passò ad aprirne uno a New York (1871) ed altri 60 in tutto il
mondo (1890 ca.)

La sua attività era a metà fra AdV e T.O.: vendendo al dettaglio i viaggi ma anche
progettando ed organizzando in modo autonomo.

L’intero viaggio era così organizzato: collegamenti, orari, biglietti, cambio moneta, guide
e programmi

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