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1.Introduzione
Nel corso dell’800 l’evoluzione della società borghese ha provocato una trasformazione del viaggio, inteso in
senso più ampio. Se per un primo momento si parla di una generica trasformazione del Grand Tour in
turismo organizzato, il senso del cambiamento affonda le radici nel nuovo rapporto dell’uomo moderno (il
viaggio rappresenta un momento di sosta e di evasione dalla sua vita sociale).
Il viaggio inizialmente viene usato come strumento di conoscenza, scoperta e studio (Grand Tour); gli inglesi
lo definiscono come “classic tour”, e i “travellers” sono scienziati e antiquari appartenenti all’aristocrazia,
che ripetono più volte il tour per accompagnare membri più giovani.
Sul finire del 700, l’aspetto cognitivo, lascia spazio a quello sensitivo: l’uomo avvia una fase di acquisizione
della realtà, mediante i sensi. Lo sguardo su natura e cultura diventa romantico, infatti questi viaggiatori
guardano con occhio diverso le attrazioni naturalistiche e scientifiche.
Essi percepiscono con una maggiore sensibilità le varie attrazioni. Così in Europa, all’inizio dell’800, prende
forma quello che si può definire “viaggio di diporto”: cioè si basa sull’ emotività della cultura romantica,
cogliendo i divertimenti offerti dalla modernità, spingendo l’uomo a conoscere nuove esperienze più
avanzate (esposizioni universali).
Il viaggio di diporto è fatto per conoscere le città, le abitudini, le ricchezze ambientali… è un viaggio di
costruzione della borghesia.
Il progresso economico e industriale, tipici dell’800, consentono a segmenti sempre più ampi, di viaggiare
per diporto. Il viaggiatore di diporto necessita quindi di informazioni utili che gli consentono di orientarsi, e
l’editoria risponde prontamente a questa domanda, pubblicando volumi ricchi di itinerari, e di indicazioni
pratiche: si tratta di vere e proprie guide.
A migliorare lo sviluppo turistico, sono la nascita delle tratte ferroviarie che attraversano l’Europa; tutto ciò
porta alla nascita di operatori turistici, i quali organizzano il complesso di servizi: trasporto, alloggio,
escursioni (viaggio organizzato).
2. Il viaggio di diporto
La componente aristocratica che aveva dato vita al Grand Tour è sostituita da esponenti di classi medie. A
partire dalla metà del 700, coloro che partono, non sono più giovani, ma hanno tra i 30/40 anni: molti di loro
hanno una formazione universitaria e restano all’estero solo per pochi mesi. Anche le motivazioni cambiano:
molti si spostano per lavoro, o per inseguire gli affetti.
I mezzi di trasporto: Fino al 1840 per spostarsi da Londra a Roma, si impiegavano da 3 a 4 settimane.
Successivamente, grazie alla nascita dei vapori, il viaggio in mare diventa più comodo e veloce: ci si imbarca
su un piroscafo a Marsiglia e si sbarca direttamente a Genova, Livorno, Civitavecchia o Napoli.
Nella prima metà dell’800 vengono allestite anche le prime tratte ferroviarie in Inghilterra, e
successivamente in Italia (Napoli-Portici, Milano-Monza, Pisa-Livorno).
Verso l’Italia: I flussi maggiori di viaggiatori disegnano una discesa dell’Europa verso l’Italia e con una
deviazione verso le Alpi svizzere. Infatti l’Italia e la Svizzera sono le mete più ambite, grazie alla storia, ai
monumenti…
Nel viaggio di diporto nell’ Italia del primo 800, la visita alle testimonianze classiche non è più guidata
dall’erudizione, bensì dalle suggestioni paesaggistiche. Ed è per questo motivo che, prima di entrare in Italia,
le Alpi svizzere rappresentano una tappa d’obbligo.
La sosta sulle Alpi svizzere: Il successo delle Alpi svizzere va letto nel contesto della cosiddetta “scoperta
della montagna”. I racconti sulle vette e sui ghiacciai hanno liberato la montagna dagli stereotipi di cupi
luoghi comuni; per i romani infatti, l’altezza era inversamente proporzionale alla civiltà, e le Alpi
rappresentavano solo un corridoio per l’Europa. Solo a partire dal Medioevo le montagne vengono viste dai
cristiani come metafora del Purgatorio, si popolano di monasteri, croci, cappelle (in questo caso la durezza
della vita assume il significato di un percorso di espiazione)
Il vero interesse per le Alpi, prende forma dopo il Trattato di Utrecht (1713), quando esse diventano linea di
confine. Le montagne vengono quindi esplorate prima per uso militare dai cartografi per tracciare le
frontiere; questa prima esplorazione rimane però segreta e non produce testi da pubblicare. I primi ad andare
in montagna e a pubblicare le loro ricerche sono gli scienziati; le Alpi quindi vengono configurate come
laboratorio della natura.
La nuova sensibilità per il paesaggio alpino si diffonde negli ambienti romantici, e in scrittori come Byron,
Coleridge, Turner. Non va però dimenticato il mito della Svizzera libera democratica.
Nuovi viaggiatori: Nel periodo romantico, l’uomo non è più spinto dalla conoscenza botanica ma dalle
istanze romantiche, quali lo spleen e l’esotismo.
Per spleen si intende sia la malinconia che caratterizza il periodo romantico, sia l’ansia malinconica che
prende i ricchi. Nei primi dell’800 il viaggio è la terapia allo spleen: le persone si sentono depauperate dal
loro potere, e si sentono private del loro ruolo nella società, che le porta ad una condizione di alienazione.
Il viaggiatore dell’800 cerca ciò che è esotico e curioso. L’esotismo è dato dall’intensità della sensazione di
straniamento che alcuni luoghi provocano.
Negli anni si accentua il concetto di tourist, inteso come i viaggiatori che si aggirano in luoghi, compiendo
anche delle escursioni e dei tour, ma rimangono spettatori della realtà che visitano. Sul continente i tourist
sono rappresentati dagli inglesi, individui originali strani solo perché sono stranieri.
Libri di viaggio: Negli anni della rivoluzione francese, gli inglesi che non possono viaggiare sul continente,
si consolano leggendo libri sui viaggi.
Con la Restaurazione, i flussi riprendono e così i viaggiatori richiedono guide aggiornate; le nuove borghesie
hanno bisogno di avere strumenti di informazione.
Le guide di “Mrs” Mariana Starke: “Travel on the Continent: written for the use and particular information
of Travellers” (1820). Con un linguaggio semplice e chiaro, l’autrice descrive e segna tutto ciò che ha visto, e
fornisce informazioni utili per orientarsi. L’autrice non si rivolge a un gruppo ristretto di tourist, bensì a
travellers, cioè a viaggiatori borghesi meno esigenti culturalmente.
Gli itinerari descritti includono le aree più frequentate: Svizzera, golfo di Napoli, Pompei ed Ercolano, Real
Museo Borbonico; ma anche escursioni sul Vesuvio e alla solfatara di Pozzuoli.
Il grande successo della città, porta un incremento della domanda dell’ospitalità, e quindi alla costruzione di
alberghi.
Il viaggio e le guide degli italiani: Anche gli italiani visitano l’Italia, ma questo fenomeno è maggiormente
sviluppato a Firenze e a Milano; i viaggiatori privi di accompagnatore, si sentono disorientati e chiedono ai
mercanti di stampe e libri. Questa domanda specifica, incrementa la richiesta del fenomeno editoriale. Viene
messa in vendita una guida “Itinerario italiano” (1800); scritto in maniera semplice, descrive 31 itinerari, con
le varie distanze, il tempo che richiede il viaggio… Non copre l’intera penisola italiana, ma si ferma a Napoli
e dedica poche pagine alle regioni meridionali.
Negli anni l’itinerario viene aggiornato e arricchito con carte geografiche, informazioni su alberghi e
locande, elenchi di trattorie e ristoranti (Itinerario dei fratelli Vallardi). Sulla scia dei fratelli Vallardi,
l’editoria napoletana aggiunge, oltre alla guida della città, anche una guida agli scavi di Pompei ed Ercolano.
Il successo di tali guide provoca una concorrenza; infatti nel 1831 a Milano viene mandata in stampa una
guida chiamata “Nuovissima guida dei viaggiatori in Italia”, arricchita anche con immagini. Quindi chi
compra questa guida evita dunque di comprare souvenir.
Anche questa guida offre un’idea vaga del sud.
3. Il viaggio organizzato
Tra gli anni 1850/70 vanno collocati due passaggi importanti per la storia del turismo: il mutamento culturale
della parola tourist (valore culturale), e la nascita degli agenti di viaggio (valore economico).
In questi anni il viaggio di diporto in Europa diventa sempre più diffuso, questo grazie ai prezzi bassi dei
trasporti e dei servizi (i prezzi sono bassi perché c’è stato un miglioramento dei trasporti), che rendono il tour
accessibile a tutti i tipi di segmenti. L’itinerario principale tocca le varie città italiane e prevede un tour in
Svizzera (viaggio effettuato da Ignazio Toraldo, descrizione pag. 39). Nel giro di pochi anni la Svizzera
raggiuge un numero elevato di visitatori, ed è destinato a crescere fino alla prima guerra mondiale. Va notato
però, che sull’intero arco alpino, la Svizzera è l’unica che ha mostrato la capacità di attrarre e gestire i flussi
turistici.
Le alpi degli alpinisti: I visitatori delle Alpi non sono solo scalatori, ma ci sono anche uomini e donne. Sulla
base dell’Alpine Club, fondato in Inghilterra nel 1857 (con lo scopo di elaborare progetti e conquiste di
vetta), nel 1863 in Italia nasce il Club Alpino Italiano (CAI). L’idea di fondare tale associazione fu di
Quintino Sella, e aveva come destinatari i tourists italiani, cioè coloro che si spingono sulle Alpi per motivi
amatoriali. Lo scopo dei club è quello di far conoscere le montagne e di agevolare le salite e le esplorazioni.
Le Alpi dei tourists: Tra gli anni 50/60 dell’800, la domanda per queste mete è talmente elevata che iniziano
a nascere le prime agenzie, tra le quali una delle più importanti: la Thomas Cook.
Thomas Cook si dedica per lunghi anni alla stampa e alla diffusione di pubblicazioni contro l’alcolismo.
1841: primo viaggio in treno con 500 persone. 1845: fonda l’agenzia di viaggio.1862: viaggio a Parigi in
treno. 1863: viaggi in Svizzera. (descrizione dettagliata pag. 42).
Il viaggio in Svizzera, se inizialmente era definito esclusivo dei tourists inglesi, ora diventa una vera e
propria moda. La scalata delle vette però è riservata ai tourists più audaci. Anche se per i locali questi tipi di
viaggiatori vengono accumunati dalla definizione tourists, dalla metà dell’800 c’è una scissione tra viaggio e
alpinismo.
Il termine tourists: I turisti sono definiti come stranieri che compiono un tour attraverso paesi, ma lo fanno
per curiosità e con un atteggiamento disimpegnato. Infatti inizialmente, la parola “tourists” assume una
connotazione negativa.
Negli anni 50/60 in Italia non troviamo ancora “turisti”, perché sono anni di guerra.
Cook in Italia: Nel 1864 Cook lancia il primo tour in Italia, offrendo con un prolungamento, la visita a Parigi
e in Svizzera.
Con i progressi ferroviari, Cook riesce ad organizzare un tour che riesce a toccare Venezia, Firenze, Roma e
Napoli. Successivamente Cook aggiungerà anche tour in Sicilia, raggiungibile via mare.
Non si pensi che Cook riuscì ad organizzare ciò con tanta facilità; il primo ostacolo è rappresentato dalla
gestione frammentaria delle linee ferroviarie (in Italia operano 5 società). Il secondo ostacolo è dato
dall’organizzazione dei servizi: contrattazioni con gli alberghi, mancate prenotazioni…
Ed è per questo che Cook nel 1868 offre solo tour all inclusive, cioè organizzati e pagati in anticipo dai
clienti.
1.Introduzione
Con la conoscenza del mondo e dei suoi elementi come l’aria, l’acqua, il mare e la montagna, ha portato a
vedere tali elementi sotto una luce differente. Nel corso dell’800 nasce il soggiorno nelle località di bagni e
di acque, o meglio conosciute come città termali. Vengono chiamate anche “resort” che vuol dire soggiornare
compiendo un viaggio di diporto (in inglese “to resort”).
2.Soggiorni d’inverno
A partire dalla metà del 700 molti stranieri, in particolare gli inglesi, scendono in Francia meridionale e in
Italia per trascorrere i mesi più freddi.
Oggi vengono chiamati “hivernant”, arrivano a fine ottobre e ripartono ad aprile: passeggiano, organizzano
feste, giochi d’azzardo e curano la propria salute (molti soffrono di patologie polmonari).
Le principali mete erano: Nizza, Avignone, Livorno, Pisa. Gli hivernants dichiarano di approfittare della vita
meno cara e più pulita del sud della Francia e dell’Italia, per vivere una vita decente e meno cara rispetto
l’Inghilterra.
Grazie all’aria più pulita, i medici consigliano ai pazienti di trascorrere l’inverno in località dal clima
temperato.
La geografia del soggiorno in Italia riguarda due grandi porti: Napoli e Livorno; ma col tempo il bacino si
allarga: Baleari, Malaga, Algeria, Malta e La Valletta.
Altro polo importante fu la Liguria, già conosciuta per la vicinanza alle località francesi. Inizialmente la
Liguria non è pronta e non ha esperienza di ospitalità e presenta inoltre, condizioni igieniche precarie. Ma è
proprio la sua arretratezza e la sua tranquillità a chiamare sempre più ammalati; sono gli stessi hivernants ad
organizzare dei circoli di ritrovo.
Con l’arrivo degli anni 80 anche la Liguria diventa una stazione turistica mondana, offrendo anche servizi di
svago.
Questa mappa dei winter resort è destinata a cambiare negli anni 70, infatti James Bennet dichiara che le
città come Roma e Napoli sono adatte solo ai turisti sani, e che vanno scelti gli alberghi in collina. Inizia così
il declino della fama della città come luogo terapeutico; l’offerta quindi si riorganizza fuori dalle città. Nel
caso di Napoli le persone si spostano verso le località del golfo: Pozzuoli, Amalfi, Sorrento e Capri.
La fama dell’Italia come meta invernale pian piano va scemando, ma nonostante ciò la pratica di spostarsi
verso il sud in cerca di sole, continua a diffondersi.
Nel 1859 il tisiologo tedesco Brehmer apre il primo centro di cura che offre non più un soggiorno climatico,
ma una vera e propria cura intensiva. Questa pratica viene subito adottata in Svizzera dove vengono aperti
sanatori attrezzati.
L’abbandono dell’Italia da parte degli ammalati trova motivo che per tutto l’800 lo “stato” non ha
provveduto ad attuare interventi per l’igiene pubblica.
Riguardo la tisi, le speranze di far diminuire questa patologia si riaccendono nel 1882 con il medico tedesco
Koch, il quale riesce ad individuare e a descrivere il batterio (si tratta di una conquista effimera, perché la
vera scoperta avverrà nel 1944 negli Usa). La scoperta di tale batterio, dà impulso ai lavori pubblici,
spingendo anche alla pastorizzazione del latte e all’aggiunta di cloro nelle acque.
4. Un catalogo regionale
Piemonte e Valle D’Aosta:
Acqui: ha due sorgenti termali di 50 e 70 °C. Queste acque furono abbandonate nel 600, e poi
recuperate dai Savoia (1753). Le sorgenti sono sulfuree e ricche di bromo e iodio; caratteristica di
queste acque sono i fughi. Nell’800 lo stabilimento viene ingrandito, e si presenta in 3 parti, con
giardini, boschetti, una parte dedicata ai militari e l’ultima agli indigenti. A differenza di altri siti, ad
Acqui si trovano solo veri ammalati che cercano sollievo per i reumatismi.
Valdieri: le sorgenti sono fredde; le fonti restano trascurate fino al 700 e poi dotate di misere camere
e capanne, che verranno distrutte durate le guerre. Viene riprese tutto durante il periodo di Vittorio
Emanuele II (1820-1878) il quale fa costruire una residenza estiva e le palazzine di caccia. Alle
terme vengono costruiti 4 chalet, e successivamente il primo albergo. Le tariffe sono differenti in
base al servizio offerto.
Vinadio: sorgenti calde e solforose; è conosciuta per lo scenario incantevole. Già note nel 500 per via
di Vittorio Emanuele III, a fine 700 il dott. Giavelli organizza uno stabilimento.
Pré Saint-Didier: ha molte sorgenti ma viene usata solo una di 35°C. Il medico A. Argentier
promuove la località non solo come luogo termale, ma anche come soggiorno alpino.
Courmayeur: già nota per le miniere d’oro alle falde del Monte Bianco, ha sorgenti che un tempo
erano considerate velenose e maleodoranti. Oltre al richiamo per le acque, è la moda del soggiorno
estivo.
Lombardia: Tra il 1815 e il 1859 l’area della Lombardia è di dominio austriaco e fino agli anni dell’Unità
d’Italia tutte le sorgenti vengono individuate e studiate. Fra tutte solo quella di Bormio (proiettata più verso
la Svizzera e l’Austria), ricevono maggiori attenzioni. Le acque sono calde e solforose, ed erano note già ai
romani. Con Francesco I d’Asburgo-Lorena, viene promossa la costruzione della strada Stelvio, che rende
più facile il collegamento Milano, Trento, Bolzano, Innsbruck.
Santa Caterina: è la più alta fonte minerale italiana; la sua acqua è molto ferrosa e viene quindi
imbottigliata e venduta.
Masino: viene scoperta per caso da dei pastori nel 500. Inizialmente è molto frequentata, ma poi
abbandonata per il sovraffollamento. Nell’800 viene aperto un piccolo stabilimento.
Bagno delle Signore: quest’acqua rende fecondi i “materiali amplessi”. I medici milanesi hanno
valorizzato e promosso tali sorgenti perché ricche di proprietà.
Trento e Bolzano:
Per tutto l’800 i territori fanno parte del dominio austro-ungarico, e verranno assegnati all’Italia sono nel
1919.
Le sorgenti contese sono:
Peio: di proprietà del governo austriaco, che successivamente affitta a Luigi Gaggia, un farmacista, il
quale arriva a distribuire 50 mila bottiglie l’anno.
Rabbi: è di proprietà privata di Ruatti, è una sorta di bibita dissetante che mescolata al vino, lo rende
spumeggiante. Altra fonte termale è Comano; grazie ai vapori di acqua calda, viene utilizzata dai
contadini per macerare la canapa. Uno dei contadini, affetto da scabbia, guarisce. È così che inizia la
fama della fonte, che viene chiamata “Acqua della rogna”.
Veneto: Nel periodo della Restaurazione anche il Veneto fa parte dell’impero asburgico e sono nel 1866 è
annesso al Regno d’Italia.
Abano: frequentata già dall’800 da giungo a settembre/ottobre. Questa meta è consigliata già nel
1817 dall’Itinerario Italiano, e consiglia di visitare anche la tomba di Petrarca. L’acqua ha una
temperatura di 80°C, ed è ricca di zolfo e iodio. È usata principalmente per le sue proprietà curative
e raramente viene imbottigliata. Abano è considerata la meta per gli ammalati veri.
Sant’Elena: frequentata dal 400 ed è la località più frequentata dei Colli Euganei. È frequentata sia
da ammalati che da forestieri. La vita dei bagnanti si svolge in comunità: partite, passeggiate…
Recoaro: formata da 8 sorgenti di natura ferrosa, salina e di magnesio: vengono quindi imbottigliate
e vendute con la “bolla di Melandri” (si tratta di una bolla di gas per chiudere la bottiglia per evitare
che le acque marciscano e che la concorrenza le produca artificialmente).
Nel 1849 iniziano i lavori per uno stabilimento per i soldati ammalati, e successivamente un ospizio per
poveri.
Emilia Romagna:
Salsomaggiore: la cittadina prende il nome dalla proprietà salata dell’acqua, infatti vive proprio
grazie all’estrazione del sale. Nel corso del 600 l’acqua salata viene estratta dal sottosuolo tramite
delle macchine idrauliche, azionate da cavali, e viene bollita per ricavarne il sale. Nel 1803 si adotta
un altro sistema: si estrae il petrolio dall’acqua, che galleggia; poi si inzuppano i peli d’agnello e
dopo la bollitura si filtra il sale con l’albume d’uovo. Ma il prezzo non risulta competitivo. La svolta
avviene negli anni 40, quando grazie a de medici si scoprono le proprietà curative dell’acqua; si dà
così inizio alla costruzione dei vari stabilimenti.
Tabiano: le proprietà benefiche dell’acqua vengono scoperte a fine 700 e nell’800 vengono costruite
una capanna e varie tinozze di legno. La costruzione di uno stabilimento avviene per mano del
governo di Maria Luisa d’Asburgo-Lorena (1837).
Porretta: le acque sono solforose saline termali e si usano per bagni e bibite. Lo stabilimento
comprende 5 sorgenti.
Castrocaro: le acque sono salso-iodiche. Inizialmente un medico vi apre un locale per i bagni, ma in
gran parte l’acqua viene spedita.
Toscana: Già dal 700 le acque ricevono grande attenzione, ma ricevono ancora più successo quando vengono
costruiti stabilimenti basati sul modello di Bath e Spa (gioco d’azzardo).
Bagni di Pisa: inizialmente molto frequentata, ma poi abbandonata a causa del successo dei bagni di
Lucca.
Bagni di Lucca: negli anni 30 Mariana Starke li considera gli unici bagni italiani ben frequentati.
Napoleone assegna il ducato di Lucca a sua sorella Elisa, la quale fa costruire uno stabilimento per
uso pubblico. Molto importante per lo sviluppo della località, è il decreto che proibisce il gioco
d’azzardo nelle case private; ma viene concesso ai casinò. Successivamente viene decretata la
proibizione del gioco d’azzardo (1853), provocano l’abbandono del casinò ducale.
Montecatini: il territorio è paludoso fino al 700, ma grazie ad alcuni imprenditori il territorio viene
fatto bonificare. Si studiano le già note sorgenti termali, e nel corso dell’800, grazie all’interesse dei
medici, vengono costruiti ospedali per poveri, una chiesa e una locanda. Anche le acque di
Montecatini sono fonte di commercio.
Le regioni dell’Italia centrale: Nel resto dell’Italia molte sorgenti restano allo stato naturale.
Marche: Acque di Aspio (frequentate solo dai contadini). Acqua Santa.
Umbria: Narni e Gubbio (fonti ferruginose)
Lazio: Acque Albule (così chiamate per il colore biancastro). Civitavecchia: Grotta del Serpente.
Le regioni meridionali:
Napoli: Campi Flegrei, conosciuti per antonomasia come luogo dei bagni e delle terme dell’antichità
romana. Solfatara, bevuta e usata per le piaghe da scorbuto. Bagni di Nerone, oggi in totale disuso; si
tratta di grotte scavate nel tufo, con acqua che sgorga a 90°C. Castellammare, sotto Francesco I
Borbone viene costruito uno stabilimento, e poi successivamente rinnovato con bagni e un sistema
moderno di tubi che, passando per le caldaie, giungono fino ai bagni. Il successo di questo luogo è
dovuto anche alla vicinanza al mare; rappresenta infatti, un mix perfetto. Ischia, il vulcano Epomeo
rende le acque dell’isola tutte termali, ricche di minerali. Diventa famosa quando nel giugno del
1864, Garibaldi si reca qui per curare le ferite procuratesi in Aspromonte. Questa fama dura
pochissimo perché una scossa sismica provoca la morte di oltre 2000 persone. Suio.
Puglia: nell’800 si inizia a parlare di una fonte vicino Santa Cesarea, ma fin dall’antichità è rimasta
inaccessibile.
Sicilia e Sardegna:
Sicilia: Termini, con due fonti una di 47°C e l’altra fredda. Ali. Sciacca.
Sardegna: Benetutti, gli ammalati si immergono nella sorgente calda e si ricoverano in una chiesa
abbandonata. Gonone, una sorgente alimenta una vasca.
1. Introduzione
L’ultima fase dell’800 rappresenta nella storia del turismo un’età favolosa, dove da una parte c’è la società
che esprime una domanda di evasione, e dall’altra ci sono gli scambi economici e culturali.
In questi anni il turismo assume un profilo autonomo. L’immaginario di quest’epoca di grande espansione
economica e di grande progresso, si alimenta di 2 elementi:
- Il viaggio di esplorazione in continenti lontani (i quali portano all’avanzamento del processo di
civilizzazione)
- Lo sviluppo tecnologico
In questo clima di euforia, è proprio la borghesia a chiedere momenti di compensazione del suo impegno
nella costruzione del mondo occidentale. L’evasione dalla quotidianità si esprime esplicitamente,
manifestandosi in un bisogno di esotismo e di distrazione, che in questi anni solo il viaggio riesce a dare.
La dimensione internazionale delle comunicazioni, consente di poter realizzare il proprio immaginario in
qualsiasi parte del mondo; tutto ciò è supportato dal potenziamento dei mezzi di trasporto e dei servizi.
2. La dimensione internazionale
Politica e istituzioni: Il secondo 800 è segnato da un progresso tecnologico che rappresenta una componente
importante per il turismo: treni di lusso e navi da crociera consentono di coprire in pieno comfort lunghe
distanze.
La dimensione mondiale del commercio amplia la diffusione della cultura della geografia: non si parla più di
esplorazione ma di osservazione curiosa ed intelligente di popoli e di stili di vita.
In questo contesto ciascun paese inizia a valutare il contributo che il turismo apporta all’economia nazionale,
e da ciò nascono le prime mosse per l’elaborazione di una coscienza del turismo.
A tale riguardo l’associazionismo svolge un ruolo molto importante. Si individuano due tipi di associazioni:
- Quelle che riuniscono i turisti attivi e che lavorano all’elaborazione e alla diffusione di una cultura
turistica
- Quelle che cercano di organizzare e migliorare i servizi al turismo in un ambito locale.
Per quanto riguarda la formazione di associazioni di turisti attivi, vengono a formarsi prima i club i cui le
persone condividono passioni sportive, poi vere e proprie associazioni di turisti organizzati in Touring Club.
I Touring Club inizialmente, dove mancano istituzioni governative specifiche del turismo, assumono la
rappresentazione del carattere e dell’identità turistica degli stati. È il caso dell’Italia, infatti a fine secolo i
diversi Touring Club arrivano a coordinarsi sul piano internazionale: nel 1898 fondano la Lingue
internationale des associations touristes (Liat), alla quale aderiscono Francia, Belgio, Svizzera, Olanda,
Italia, Germania e Austria. Gli scopi sono quelli di sensibilizzare alla pratica e alla cultura del turismo e di
rimuovere ogni ostacolo alla sua realizzazione.
I servizi: In Europa l’accelerazione della modernità è definita la belle époque, e investe anche i servizi. Il
settore alberghiero vede ancora un’importante presenza di imprenditori svizzeri; gli hotel non sono più
ricavati da adattamenti della preesistente struttura, ma nascono su una nuova progettazione; la qualificazione
del personale sollecita la nascita delle prime scuole professionali.
La Svizzera domina il settore dell’hotellerie, mentre la Francia perfeziona la ristorazione e le attrazioni.
L’ambito dei servizi legati agli spostamenti resta invece dominato dagli inglesi.
La diffusione del turismo presso nuove classi sociali, porta ad un adattamento dell’offerta, che crea nuove
soluzioni. Il lavoro delle agenzie di viaggio si amplia, e la Thomas Cook è talmente estesa da ricevere, nel
1908, l’incarico di organizzare il viaggio dell’imperatore di Germania in Palestina (1430 cavalli, 116 vetture
a cavalli, 300 tende, 250 persone).
Il sistema di trasporto più usato resta ancora il treno, e in Europa le società ferroviarie mostrano un forte
interesse verso il turismo. In questi anni la Wagons-Lits continua a fornire i suoi servizi che proiettano
l’Europa nel mondo: l’Orient Express, il Nord Express, il Sud Express e la Transiberiana.
La stessa società si afferma come primo fornitore e gestore di traversine ferroviarie e di carrozze ristorante, e
nel 1894 fonda la Compagnie Internationale des Grande Hotels, inaugurando il concetto di catena di
alberghi.
Il viaggio in treno è spesso combinato con quello in nave, portando le navi ad adeguarsi a tale esigenza;
nascono le navi lussuose, e diventano dei veri e propri alberghi galleggianti. Nasce il concetto di crociera.
3. La dimensione nazionale
L’immaginario: L’Italia nei decenni postunitari ha svolto principalmente un ruolo di paese ricettivo, ma nel
900 si avvia ad entrare in un secolo in evoluzione: apparato industriale, infrastrutture, apertura culturale, tutte
novità che gli permettono di generare un turismo attivo.
È con l’età giolittiana che ha inizio il grande progresso: l’industria acquista un peso crescente rispetto
all’agricoltura. Lo sviluppo però è geograficamente squilibrato, infatti il 90% delle industrie è concentrato a
nord della penisola, lasciando solo un 6% al sud (Campania). A differenza di altri paesi, l’Italia conserva una
posizione di ritardo, dato che il turismo non raggiunge le classi lavorative perché hanno redditi bassi e perché
nel loro caso, non si parla ancora di tempo libero.
Nonostante ciò, il turismo in Italia, amplia il suo significato. Prima di tutto il turismo assimila il viaggio di
conoscenza e di esplorazione, effettuato nell’800, da uomini e donne coraggiosi che sono venuti a contatto
con le popolazioni indigene, affrontando pericoli. Questo immaginario aumenta la curiosità e l’interesse delle
persone.
I libri che parlano di spedizioni e delle osservazioni dei grandi viaggiatori, riscuotono molto successo, tanto
che la casa editrice Sonzogno di Milano presenta la “Biblioteca illustrata dei viaggi intorno al mondo per
terra e per mare”, una collana illustrata con incisioni sulle quali è evidente l’influenza della nuova tecnica di
documentazione fotografica.
In questo contesto, la città del momento è Parigi, perché coniuga loisir, storia, arte, tecnologia e moda.
Rappresenta il metro di misura della modernità intesa come modello di consumi, mito del piacere, per le
feste, spettacoli… non si tratta solo di consumi, ma anche di un’atmosfera particolare, tipica di Parigi.
Prendono piede le esposizioni e i congressi, ed è proprio la borghesia ad appropriarsi di queste nuove forme
di incontro, dove si confronta su temi e questioni sempre nuovi.
Oltre al viaggio, il turismo assimila anche in Italia, le diverse pratiche di soggiorno e inizia a tralasciare la
componente curativa e ne esalta l’aspetto ludico (diventa l’elemento comune di ogni vacanza).
L’ostentazione dei nuovi modelli liguri sulle coste, contribuiscono a svecchiare la società italiana e ad
avvicinarla alla modernità dei luoghi di villeggiatura.
Il lavoro di costruzione dell’immaginario è accompagnato dalla pubblicità turistica. La concorrenza tra le
varie località rende necessario investire sempre più sulla comunicazione; esse elaborano una propria
immagine e la affiggono nelle stazioni ferroviarie e nelle agenzie turistiche.
Le singole località iniziano ad allestire appositi uffici che curano le attività di informazioni agli ospiti in
loco.
Agenzie, alberghi e trasporti: Il movimento complessivo del turismo non consente grandi profitti, ma
nonostante ciò nelle grandi città aprono numerose agenzie. Il loro giro d’affari resta modesto ma molto lento,
e ne è la prova l’Agenzia Chiari. Nel 1895 dichiara che in 20 anni di attività ha organizzato non più di 350
viaggi. Nel 1900 Massimiliano Chiari è costretto a cedere l’imprese ad un suo cliente Sommariva, nasce così
la Chiari-Sommariva. Sommariva si rivela ben presto capace a rilanciare l’agenzia; il primo evento che
gestisce è l’esposizione universale a Parigi del 1900, dove conduce 7000 visitatori.
Anche il Giubileo del 1900 è un’occasione di profitti per Sommariva che, dopo aver fornito servizi a 50 mila
pellegrini diretti a Roma, sarà conosciuta come un’agenzia cattolica.
Quanto agli alberghi, essi sono ormai strutture attrezzate per rispondere ad ogni esigenza. Il primato spetta
però alla Svizzera; gli svizzeri operano in Italia già dalla metà dell’800 che creano una rete di ospitalità nelle
maggiori città italiane, nelle località di villeggiatura dei laghi e nelle stazioni climatiche della Riviera.
Anche nell’attrezzatura alberghiera in Italia dominano ditte svizzere, specializzate nelle installazioni sanitarie
e negli ascensori.
La navigazione si avvantaggia dell’accelerazione dell’economia. I cantieri navali italiani varano navi che si
affermano sia per la tecnologia che per l’eleganza e il comfort. Il Principessa Mafalda costruito nel 1908 è
considerato il prototipo della nave di gran lusso. Si inaugura così l’era delle navi colossali.
Quanto alle ferrovie, prima del conflitto, l’Italia riordina l’assetto ferroviario. Nel 1905 le ferrovie dello stato
assumono la gestione diretta di tutte le ferrovie di loro proprietà; l’anno dopo incorporerà anche le tratte
meridionali.
Nel 1897 la società per le strade ferrate della Sicilia stampa guide e manifesti ferroviari e offre tariffe speciali
per comitive che viaggiano tra l’Inghilterra e l’isola di Malta (tappa verso l’India).
Cominciano a diffondersi anche mezzi di trasporto come la bicicletta e l’automobile. L’invenzione
dell’automobile è resa possibile grazie alla messa a punto del motore a scoppio a quattro tempi con benzina.
La prima vettura testata (1883) raggiunge la velocità di 25 km/h. Nel 1894 si svolge la prima gara sportiva, la
Parigi-Rouen, che inaugura il mondo delle corse automobilistiche. Nel 1889 alcuni promotori dell’Aci
(Automobile club d’Italia), fondano la Fabbrica italiana automobili Torino (Fiat).
Il turismo nazionale, il Touring club italiano: Sia in Europa che in Italia, la bicicletta fin dal suo apparire è
simbolo di libertà e del progresso. il nuovo mezzo apre nuove frontiere e spinge i primi cicloturisti a
incontrarsi e associarsi per mettere in comune esperienze e passione.
La bicicletta ha due importanti valori:
- Interpreta il desiderio di fuga e di libertà dei soggetti
- Permette di vivere fisicamente la metafora dell’acquisizione del mondo
I club di ciclisti compaiono negli anni 80 nel Regno Unito e subito dopo sul continente. In Italia
centrosettentrionale si formano numerosi gruppi di ciclisti come il Veloce club e la Milano società
velocipedista (di carattere più popolare). Nel 1894 un gruppo di ciclisti milanesi decidono di fondare
un’associazione turistica. Nasce così il Touring club ciclistico italiano. Fondamentale è il contributo di
Bertarelli, il quale il suo obiettivo è fondare e promuovere il cicloturismo, una pratica che combina vari
fattori: avventura, scoperta, forza fisica e velocità. In questo progetto Milano ha un ruolo molto importante
perché è il centro propulsore della modernità e dell’evoluzione.
Insieme al presidente Federico Johnson, Bertarelli lavorerà con molto impegno alla presa di coscienza delle
potenzialità turistiche del paese e all’elaborazione e diffusione della propaganda nel settore turistico.
L’anno dopo la fondazione, il T. club dà il via alla pubblicazione di una propria rivista: la “Rivista mensile”.
Ma il suo impegno nell’editoria è vasto, infatti il club avvia la redazione di guide, e il primo prodotto
dell’associazione è la Guida-itinerario dell’Italia e di parte dei paesi limitrofi (1896), che informa sullo stato
delle strade, le distanze…
Oltre alle pubblicazioni il club promuove incontri e iniziative di richiamo sportivo, turistico e culturale.
Nel 1900 il T. club intuisce le potenzialità del turismo e trasforma in suo nome in Touring club italiano (Tci),
e il suo interesse si concentra quindi in linea generale sulla cultura turistica nazionale. Si parte da 57 iscritti,
fino ad arrivare a 400 mila (1930).
L’arretratezza, il sud: Nell’ultimo ventennio dell’800 l’esigenza di conoscere le condizioni di vita del paese è
pressante, sia da parte del governo sia a livello di opinione pubblica.
Tra gli intellettuali si manifesta un interesse per le regioni meridionali, e il T. club è ben presente in tale
questione, perché la coscienza del grosso divario tra nord e sud, è ben lucida.
È proprio Bertarelli a rivolgere una costante attenzione al sud e alle isole, infatti nel 1895 attraversa in bici,
la Calabria, la Basilicata, la Sicilia, la Sardegna, misurando pendenze, dislivelli e percorribilità delle strade
ma soprattutto osservando uomini e cose. I resoconti dei suoi viaggi vengono pubblicati sul periodo “La
bicicletta” (1897/98).
Nel 1901 il primo giro d’Italia automobilistico offre un’altra occasione per lamentare del sud dal circuito; il
motivo dell’esclusione è legato alla situazione drammatica delle strade. Nel convengo ciclistico del 1901 a
Bologna, Bertarelli si sofferma sull’Abruzzo e sulla Puglia (precisando i gravi problemi sociali).
Ai primi del 900 il sud viene descritto ai soci dell’associazione tramite le Guide regionali illustrate, redatte e
edite dal T. club in collaborazione con le ferrovie dello stato.
La guida dedicata alle Puglie del 1909, svela una regione dal paesaggio piatto e monotono, con assenza di
giacimenti culturali e condizioni di vita difficili. Diversa invece è la descrizione dell’Abruzzo, vista come
una terra naturale, con grandi bellezze e risorse naturali.
Natura e cultura: Le pubblicazioni del T. club contribuiscono a rendere una visione più complessa dell’intero
paese. La letteratura regionale contribuisce a passare in rassegna le potenzialità del paese, e lo fa anche
grazie al T. club che concepisce la valorizzazione e la promozione delle diverse aree quali elementi di un
territorio nazionale omogeneo.
Attraverso la pubblicazione della Rivista mensile, il T. club diffonde una verifica scientifica delle condizioni
climatiche delle regioni italiane. Si inizia a sfatare il mito che più la località sia alta dal livello del mare,
maggiori siano i benefici, sostenendo che anche la media montagna ha un valore terapeutico. Ai nomi delle
località delle Alpi, si affiancano anche gli Appennini, e in particolar modo l’Abruzzo. Si passa poi alle
stazioni invernali affacciate sul mare o sui laghi, fino ad arrivare al sud con Sorrento, Napoli e Catania.
“Natura e cultura” diventa il binomio su cui il T. club rifonda l’identità turistica nazionale.
Il passatismo, Venezia: In un paese proiettato verso lo sviluppo, il turismo non è solo un metro di misura
dell’arretratezza, ma contribuisce ad ampliare le differenze e lasciare indietro il passato. La modernizzazione
del paese in questi anni mette in crisi l’immagine dell’Italia: di fronte al moderno, la penisola deve fare i
conti con tutto l’antico che possiede. A rappresentare al meglio questo emblema è Venezia. Dopo gli anni
post unificazione, le città italiane sono impegnate con lavori pubblici tesi a rinnovare quartieri, strade.
In questo contesto Venezia appare ferma, vincolata sia dai suoi limiti naturali, sia da quelli storici e artistici.
Sono i futuristi che con due atti provocatori compiuti a Venezia nel 1910, danno vita ad uno svecchiamento
della città marinara. Il 27 aprile Marinetti e i pittori Boccioni e Carrà, lanciano migliaia di manifestini su
piazza San Marco: è un’invettiva contro la Venezia passatista (ripudiano l’antica Venezia dei forestieri e del
mercato dell’antiquariato; vogliono guarire e cicatrizzare la città e farla diventare una Venezia industriale e
militare, e proiettarla verso il progresso).
Marinetti riprende lo stesso discorso, un mese dopo, nel Teatro La Fenice, creando nuovamente grande
scompiglio. Questa volta le accuse vanno alla Venezia turistica, e ai veneziani i quali si accontentano di
essere dei camerieri servili e complici della Compagnia italiana grandi alberghi (Ciga) che ha trasformato
l’isola del Lido nella destinazione più mondana del momento, precludendole un futuro moderno, industriale
e commerciale.
L’immagine degli italiani come camerieri servili, ha una forza di comunicazione potente.
Ma l’Italia non è solo Venezia, e il suo modello di museificazione non è valido ovunque.
Il paesaggio italiano non è una scenografia di resti antichi, ma è un complesso di elementi di forte valenza
estetica e di grande valore economico, da tutelare ai fini del turismo. In questo ambito il T. club contribuisce
al dibattito sulla difesa del paesaggio italiano, formulando un modello di tutela dell’ambiente.
Mentre il dibattito prende forma, si sollecitano interventi di tutela, finché nel 1909 viene approvata la legge
che tutela le antichità, le belle arti e i monumenti. Poi è la volta di ville, giardini e parchi (1912). Ma da più
parti si richiede l’intervento dello stato, che prenderà forma di legge solo nel 1939 con la dittatura fascista.
Al mare: Ai primi del 900 il bagno al mare diventa un momento ludico; le regole sono ormai chiare a tutti: il
bagno deve essere fresco e non caldo, non va preso dopo pranzo, e bisogna bagnare prima il capo e il petto.
Gli antichi stabilimenti balneari, sono ormai riorganizzati: hanno abbandonato l’aspetto dei luoghi di cura e
accolgono una clientela che esprime il senso della salute, del divertimento e dello sport.
Uomini e donne non prendono più il bagno in gabinetti separati, ma ci si tuffa in mare insieme; vengono
creati abiti ed accessori appositi per proteggere dal sole e per consentire il movimento (costume da bagno).
Il Touring lavora per legittimare l’abitudine italiana di frequentare il mare in estate; infatti questi sono gli
anni in cui Viareggio e Rimini cercano di imporsi come località balneari estive.
Le frequentazioni sui litorali rispecchiano la maggiore articolazione sociale delle città e questo porta a
tollerare stili di vita diversi: prende forma l’idea della vacanza al mare.
A fine 800 sule coste del nord Europa si diffonde la “modesta pensione sulla costa”, cioè un soggiorno
economico, non alla moda. In Italia, questa struttura apparirà solo nel dopoguerra.
Nel frattempo si inizia a costruire sulle coste, intorno agli stabilimenti balneari, e su territori che per la
popolazione locale fino a questo momento non avevano avuto nessun richiamo. Appaiono i primi villini, che
diventano ambizione della borghesia e dei nobili. In questo contesto, i maggiori investitori non sono più
interessati ai tratti costieri della città, ma guardano ai terreni liberi.
In Italia, a condurre la moda balneare è il Lido di Venezia, dove gli investitori privati continuano a edificare
alberghi, stabilimenti e servizi connessi.
Dagli anni 80 qui domina la società Bagni Lido di A. Genovesi, che nel 1883 ha aperto il Des Bains. Ai primi
del 900 l’assessore di Venezia, E. Sorger, ritiene che l’ente debba coordinare gli interventi privati, e che si
debbano progettare interventi per le zone; quindi Sorger insiste per redigere piani regolatori, in modo da
rispondere alle esigenze.
Tra il 1900 e 1905 gli investimenti si concentrano nell’area di Santa Maria Elisabetta, dove la società Bagni
di Lido ha realizzato le sue strutture: sorgono villini con attrezzature rivolte all’élite.
La stessa società nel 1906 acquista un’area di 60 mila metri quadrati e lo trasforma in un terreno edificabile.
Nel 1905 Niccolò Spada, a capo di un gruppo di imprenditori decide di far concorrenza alla Società Bagni
Lido. Grazie ad una serie di appoggi nell’alta finanza, costituisce la società Compagnia Alberghi Lido. La
Compagnia Alberghi presenta al comune un progetto per ottenere la concessione delle linee tranviarie
sull’intera isola del Lido, ma il progetto viene respinto. La Compagnia ripresenta un progetto rivolto a
valorizzare l’area dove si sta costruendo l’Excelsior Palace Hotel: si pensa ad una zona autonoma, con porto,
battelli, parchi… ma non basta. Così nel 1906 la Compagnia viene ristrutturata, e viene fondata la
Compagnia italiana di grandi alberghi (Ciga), destinata a dominare il settore dell’hotellerie di lusso fino agli
anni 80 del 900.
La Ciga assorbe la Società Bagni Lido, acquisendo così anche il Des Bains. Successivamente, in soli 17 mesi
viene realizzato l’Excelsior Palace, ispirandosi alle architetture del Cairo e di Istanbul.
Gli interventi delle Ciga contribuiscono a rendere il Lido una delle zone più eleganti e ricercate d’Europa.
Negli anni a venire, la zona compresa fra l’Excelsior e il Des Bains viene lottizzata a opera della Ciga, la
quale bandisce un concorso pubblico per la costruzione di oltre 50 villini con giardino. A ciò si aggiunge una
radicale opera di bonifica, e vengono realizzati viali, giardini, aiuole, canali…
Anche Rimini raccoglie i frutti di questi investimenti, infatti sul modello di quanto è stato già realizzato al
Lido, prendono il via la lottizzazione dei terreni sui quali vengono costruiti i primi villini. Lo stesso avviene
a Pesaro e Cervia.
In genere ai villini segue la costruzione di piccoli alberghi e pensioni. Fino ai primi del 900 Rimini conta 200
villini sul litorale, ma pochi alberghi; il Grand Hotel verrà realizzato solo nel 1908.
Sul litorale tirrenico la geografia è più articolata. Le località climatiche sono alle ultime battute: queste
località non dipendono più dalla clientela abitudinaria, ma ogni stagione cercano di attirare i clienti operando
con nuovi interventi (feste, manifestazioni, attrazioni).
Il litorale toscano, con Viareggio, invece continua ad essere attrezzato e affollato tutta l’estate. Ma ai primi
900 anche a Viareggio arriva la nuova ventata del liberty: lo stabilimento Nettuno acquisisce la struttura
utilizzata come ingresso all’Esposizione internazionale di Milano, dando così maggior prestigio ed eleganza
alla località (vengono costruite strutture in legno, passeggiate, viali…).
Il generale miglioramento dei trasporti e la fase economica espansiva consentono di raggiungere ogni estate
destinazioni alla moda. È il caso dell’isola di Capri. Il suo lancio si deve ad un gruppo di imprenditori
milanesi che si trovano ad operare nella provincia a seguito della legge del 1904 (questa legge prevedeva
l’incremento industriale di Napoli. La legge fu voluta da Nitti perché convinto che l’industrializzazione
possa sollevale le condizioni economiche e sociali del sud).
Nel nuovo clima creato da tale legge, imprenditori e banchieri del nord iniziano ad operare nelle regioni
meridionali nell’industria elettrica, nelle bonifiche, nei sevizi urbani e nel turismo.
Nei primi del 900 a Milano si costituisce la Società per imprese pubbliche e private per l’isola di Capri
(Sippic); lo scopo è l’impianto e l’esercizio di imprese elettriche o di qualsiasi altra impresa pubblica o
privata che possa giovare allo sviluppo dell’isola. Il maggior azionista è Capuano, un avvocato napoletano
che nel 1989 ha fondato la Società meridionale elettrica (Sme).
Nel 1903 la Sippic si aggiudica l’appalto di una funicolare a Capri.
Nel 1918 a Milano, Vismara con altri investitori fonda la Società immobiliare alberghi (Sia), avente per
scopo la compravendita di immobili, principalmente alberghi sull’isola di Capri. La nuova società acquista 3
alberghi: il Vittoria Pagano, il Quisisiana e l’albergo della famiglia Morgano.
È proprio grazie alla Sia che si accende una riflessione sull’importanza del turismo e sugli introiti economici
che può apportare all’economia. Nel 1920 diventa sindaco Edwin Celio, e fin da subito recepisce
l’importanza del turismo e della sua amministrazione e tutela. Infatti nel 1921 promulga un Regolamento
edilizio che detta prescrizioni precise e dettagliate delle tecniche costruttive da utilizzare. Lo scopo di Cerio è
quello di difendere l’ambiente costruito locale.
In questo clima culturale, nel 1921 Capri ospita il Convegno sul paesaggio.
Ospizi marini: In modo separato dal mare ludico, sui litorali continuano ad essere presente le attività legate
alla prevenzione di patologie come la scrofola, rachitismo e tubercolosi.
Le strutture presenti già nel corso dell’800 vengono ampliate e rimodernate, e ad esse se ne aggiungono
molte altre. Le province interne inviano i propri bambini al mare; ovunque sorgono iniziative di beneficienza
e associazioni che si occupano di tale pratica.
Il Piemonte e la Lombardia trasferiscono la propria infanzia sulle coste della Liguria, e ciò testimonia
l’impegno sociale e politico della cultura dell’800.
Nel 1914 viene compilata una tabella (vedi pag. 182-183) che fornisce la diffusione territoriale dei 42 ospizi
presenti sulle coste italiane, il numero dei letti presenti, e i bambini che ogni stagione vengono ospitati
(esempio: Ospizio Milanese, presente sulla costa ligure, con 540 letti, in una stagione intera ospita 1635
bambini).
Questi dati sono molto significativi, perché gli ospizi marini costituiscono un’esperienza importante che
prepara quella successiva alle colonie nel periodo fascista. Rappresenta inoltre un momento di pratica
curativo ma allo stesso tempo ludico, nonché educativo. Infatti intorno agli anni 90, l’organizzazione delle
giornate dei fanciulli si inseriscono momenti educativi e didattici.
In questi anni la funzione igienico-preventiva del soggiorno viene separata da quella terapeutica: sorgono
strutture permanenti nelle quali ricoverare i bambini più gravi. In alcune località però, la presenza di bambini
ammalati comincia a non essere tollerata, perché provoca dolore e sofferenza ai turisti. Infatti nei primi del
900 la Viareggio turistica non vuole vedere nelle sue strade i bambini ammalati, così la Ciga sposta
l’ospedale in un’altra zona.
Al quadro completo della balneazione di questo periodo, vanno segnalati anche la nascita degli sport
d’acqua. Nei circoli nautici non si pratica solo la vela, ma anche il canottaggio. Questi circoli si diffondono
in particolar modo sul Tirreno.
Ai primi del 900 molti caratteri degli sport cambiano e ancora una volta è la Gran Bretagna la patria del
cambiamento. Qui, accanto ai club aristocratici nascono circoli velici per diverse categorie (diffusione della
vela presso le classi medie). Sempre in Inghilterra inizia a diffondersi il motore applicato al diporto nautico e
la passione per la velocità.
Ma se in Francia, Germania e Austria, la cantieristica da diporto riesce a coprire totalmente la domanda, in
Italia, la produzione di yacht non riesce a soddisfare neanche la metà della domanda.
Sempre agli inizi del 900 il quadro internazionale cambia. Si sviluppa sempre di più il diporto tedesco che
può essere definito il primo al mondo (negli anni della prima guerra mondiale), lasciando agli inglesi il
primato della motonautica.
Lo sviluppo dello yachting tedesco coincide con il progresso industriale e commerciale della Germania.
Alle terme: Gli anni della belle époque sono presentati come gli anni dei fasti termali. Ma si tratta di un
errore perché i centri termali, per far fronte alla concorrenza delle località balneari, tenta un rilancio da cui
poi non ricaverà comunque la vitalità dei luoghi.
Mentre la scienza continua ad analizzare e valutare l’efficacia terapeutica delle acque, i centri già famosi
entrano in una fase di rilancio; e allo stesso tempo, molte località meridionali dotate di sorgenti, aprono
piccoli stabilimenti capaci di rispondere con modesti servizi.
Gli interventi quindi non hanno più carattere spontaneo ma sono progettati da imprenditori privati che hanno
come scopo la costruzione dell’immagine della località e l’assecondamento della domanda di loisir. Da una
parte gli stabilimenti vengono rinnovati, dall’altra vengono creati nuovi spazi sociali per l’intrattenimento: si
cerca di conferire alla località un tocco di modernità. Si guarda ai modelli francesi e al gusto esotico, tra
bizantino e moresco, caratteri presenti in artisti come Ingres e Delacroix. Il gusto esotica arriva in Italia
qualche decennio più tardi.
A Salsomaggiore per esempio i grandi investimenti hanno creato un ambiente di un certo tono, e la presenza
di imprenditori svizzeri, colloca la città al top delle destinazioni europee del momento.
Lo scenario cambia quando nel 1913 viene approvata una legge, la n. 524 con la quale lo stato riscatta le
terme e le miniere a fronte di un’indennità; molto importante è l’art. 7, il quale prevede la tutela del territorio
e del bacino idrogeologico da trivellazione e perforazioni. L’acquisizione delle terme di Salsomaggiore da
parte dello stato avviene del quarto governo Giolitti.
Il divario tra nord e sud del paese è sempre presente, e riflette anche sul termalismo. Solo nell’area
napoletana e in particolar modo di Castellammare di Stabia, si registra uno sviluppo. La località ha già
conosciuto una fase di sviluppo sotto i Borbone: inaugurazione di uno stabilimento in stile neoclassico,
apertura di una strada, allungamento della litoranea per allungare la passeggiata e collegare la stazione
ferroviaria al porto. Viene costruita inoltra una villa comunale la “Stabia hall”, una struttura smontabile sul
mare che comprende ristoranti, gioco da biliardo, teatro…
Anche i Campi Flegrei richiamano l’attenzione di investitori e progettisti; già nell’800 un imprenditore
inglese ipotizzò un enorme parco termale, ma che non fu mai costruito. Nei primi del 900, il litorale Bagnoli
viene individuato come area di insediamento dell’Ilva.
L’unico intervento strutturato è effettuato ad Agnano, dove viene progettato e costruito uno stabilimento. Nel
1909 viene costituita la Società Terme di Agnano e vengono realizzati uno stabilimento, un parco e qualche
villino. Ma la guerra ne stronca la vitalità.
Anche in Puglia vengono analizzate nuovamente le acque di Santa Cesarea. Viene ristrutturata anche una
villa in stile moresco e riprogettata direttamente sul mare. Nel 900 questa località richiama 3-4 mila
bagnanti, ma i disagi sono molto gravi: la località si trova sul confine di due comuni diversi Minervino e
Ortelle. Nel 1913 verrà creato un unico comune di Santa Cesarea, proprio per dare uno sviluppo autonomo al
centro termale.
In montagna: Le trasformazioni sociali, culturali e territoriali che hanno investito l’alta montagna nel corso
dell’800, hanno cancellato l’immagine del luogo inaccessibile.
Anche in montagna convivono frequentazioni che hanno motivi diversi: escursionismo, climatismo,
termalismo; ma tutte contribuiscono alla maturazione del turismo in media/alta montagna e in particolare
sulle Alpi.
Con la nascita dell’escursionismo, alcuni membri del club alpino italiano, prendono l’iniziativa di
individuare e tracciare i sentieri. Anche il T. club si adopera in materia, infatti costituisce il consorzio per le
segnalazioni in montagna.
La passione per le montagne cresce molto lentamente. Negli anni 70 a Roma si costituisce una sede del club
alpino; le montagne più vicine sono quelle dell’Abruzzo, e inizia così la mappatura e l’allestimento di rifugi.
Sulle Alpi aumenta la frequentazione terapeutica; già nell’800 alcuni medici hanno studiato gli effetti
benefici dell’aria di montagna, creando così dei veri e propri sanatori. Il primato spetta alla Svizzera, la quale
allestisce le migliori strutture, con balconi esposti a sud, e file di sdraio.
A pochi chilometri, entrando in Italia si valuta l’arretratezza del versante alpino italiano. Essa non pensa a
costruire sanatori per stranieri, ma punta alla costruzione di classi medie (su modello svizzero).
In questo contesto, entra in gioco anche la componente ludica; infatti attorno agli anni 90, assistiamo alla
nascita dei primi sciatori. Si tratta principalmente di persone ricche, in particolare inglesi, che richiedono
servizi di lusso.
A questo punto si pone il problema della convivenza delle due pratiche, sport e sanatori. Inizialmente si
adatto per soggiornare negli stessi alberghi, ma poi si trovano diverse soluzioni: una delle tante è
rappresentata dall’inserimento sull’insegna, del disegno di una corona di alloro e la scritta di “Sport Hotel”,
proprio per comunicare che sono hotel adatti ad entrambe le categorie.
La diffusione dello sci è veloce in Svizzera e in Austria, ma molto lenta in Francia e in Italia.
La nascita dello sport invernale, pone la necessità di realizzare infrastrutture e attrezzature specifiche.
In Francia le prime località a rispondere a questa domanda sono Chamonix e Megéve. Ma lo scoppio della
guerra interrompe i processi di sviluppo su tutto l’arco alpino. Nell’area del Trentino gli alberghi subiscono
gravi danni e fine conflitto, quando verrà assegnata all’Italia, insieme all’Alto Adige, la regione entrerà in
una fase di ricostruzione e di rilancio del turismo.
1. Introduzione
L’orrore e lo sconcerto causato dal primo conflitto mondiale e dalla rivoluzione bolscevica (1917) stroncano
ogni desiderio di evasione e chiudono in Europa un’epoca durata oltre un secolo, in cui il turismo ha fatto la
sua comparsa e si è diffuso a un ritmo più accelerato. La guerra e la rivoluzione e successivamente la crisi
del 1929 smentiscono l’ideologia del progresso, e del turismo consegnano al Novecento solo i modelli di
consumo elaborati da uomini e donne nelle loro evasioni ottocentesche. Si avvia allora una riflessione su ciò
che è stato il progresso e la sua degenerazione violente. Nell’Italia fascista come nella Germania nazista
diviene uno spazio importante di intervento e di sperimentazione.
La bonifica turistica: Tra il 1928 e il 1929 la polemica apertasi all’interno del fascismo tra sostenitori e
detrattori del turismo è ormai sedata. L’assassinio nel 1924 del deputato socialista Giacomo Matteotti, che
aveva denunciato brogli e violenze alle elezioni vinte dal Partito nazionali fascista, le leggi fascistissime del
1925 che rafforzarono i poteri del capo di governo, l’istituzione del Tribunale speciale per la difesa dello
Stato nel 1926 e di una polizia segreta con compiti di repressione e vigilanza, la legge elettorale del 1928 che
impone all’elettorato una lista unica formata da candidati proposti da organizzazioni fasciste, sono le tappe
cruciali dell’instaurazione della dittatura di Benito Mussolini in Italia. Esempio fascismo a Livorno 1922: in
agosto Costanzo Ciano e un gruppo di squadristi toscani marciano sul comune e obbligano la giunta
socialista a dimettersi; si era insediata nel 1920 guidata dal sindaco Umberto Mondolfi e nel 1921 la città
aveva ospitato il XVII Congresso nazionale socialista dove si era formato il Partito comunista d’Italia. La
nuova amministrazione fascista opera fin da subito per riportare all’antico splendore la stagione balneare
livornese, dichiarando che quella precedente social-comunista aveva dimostrato ostilità verso lo sviluppo di
servizi turistici. Nel 1924 si costituisce la Società Regi stabilimenti balneari riuniti Pancaldi e Acquaviva,
formata da una trentina di soci. Nel 1931 nasce il Comitato estate livornese, voluto dalla Federazione fascista
cittadina.
Nel giro di pochi anni i contrasti interni al fascismo vengono liquidati. Per controllare il dibattito e
pubblicizzare l’opera del governo, il Partito nazionale fascista fonda nel 1927 “Turismo d’Italia”, un giornale
illustrato le cui motivazioni sono presto dette “Le vie d’Italia”. Occorre creare una salda coscienza della
necessità e dell’unità del turismo, come di un’industria sulla quale fondare buona parte dell’indipendenza
economica della nazione.
Con l’inizio del settimo anno di vita, il regime fascista celebra i primi risultati del suo governo e in
particolare la bonifica integrare, di cui proclama vantaggi economici, sociali, ambientali e paesaggistici.
Parallelamente già nel 1928 la propaganda fa riferimento al concetto di bonifica turistica, definendolo come
il completamento di quella agraria: un’azione di carattere igienico, sanitario e sociale, che mira anche a
creare nuove località che possano essere meta del turismo popolare. Per bonifica di intende migliorare il
rendimento delle località già famose, ma anche creare una vita turistica nei luoghi non adatti ad altri tipi di
industria.
La realtà: Nelle provincie di Trento e di Bolzano (che sono passata dall’Impero austro-ungarico al Regno
d’Italia col trattato di pace del 1919) il turismo è una risorsa di primaria importanza, e i flussi più consistenti
sono ancora compostai da cecoslovacchi, jugoslavi, austriaci e ungheresi, che ritornano nelle stazioni
idrotermali e climatiche del Trentino e del Friuli-Venezia Giulia. Gli albergatori di Merano e di Bolzano
continuano infatti a promuovere le proprie località nelle città di Berlino, di Monaco e di Vienna.
Quanto al sud, la sua acquisizione al turismo nazionale era stato un vero e proprio progetto politico per il
Touring club, ma gli spostamenti verso l’interno sono ancora troppo lenti. Eccetto che in alcuni grandi
alberghi di Napoli, Palermo, Taormina e Siracusa, l’ospitalità è insufficiente e lontana dagli standard
raggiunti nel resto della penisola. Quanto alla Sardegna, l’Unione sarda, accusando il governo, denuncia le
condizioni di grave arretratezza, quando non di assenza assoluta, dei più elementari servizi. Gli osservatori
pensano che al sud si debba mettere mano a migliorare gli alberghi, l’igiene e la pulizia.
Le aziende autonome: Gli anni di guerra hanno colpito pesantemente le località dipendenti dai flussi
internazionali e attrezzate per una clientela di alta capacità di spesa. In Italia la crisi e il disagio sono avvertiti
maggiormente nelle località che prima del conflitto mondiale hanno avviato un certo percorso di sviluppo, e
sono proprio queste le prime a invocare un intervento dello Stato a sostegno della ripresa; forti della propria
identità, chiedono autonomia amministrativa perché non intendono arrestare il proprio sviluppo.
Nel 1921 l’Enit aveva proposto un progetto di legge che consentiva solo ai particolari comuni, individuati dal
ministero dell’Interno, di tassare i propri ospiti, ma la proposta viene valutata solo nel 1926. La legge in
breve: le località e i territori frequentati da soggiornanti e turisti possono chiedere al ministero dell’Interno di
istituire un’Azienda, distinta dal comune e autonomamente amministrata da rappresentati dell’industria
alberghiera, da commercianti, da rappresentati dell’Enit, del Touring e del consiglio comunale. L’Azienda
deve essere concepita come un’impresa, tendere dunque all’espansione e alla valorizzazione della località
mediante la propaganda, l’esecuzione di nuove opere, l’integrazione dei servizi pubblici, il miglioramento di
strade, spiagge, passeggiate e comunicazioni. Le risorse finanziare sono costituite dal gettito di un’imposta
sui soggiorni alla quale si aggiunge il “contributo speciale di cura”, un’imposta su tutti coloro che traggono
vantaggio economici dal movimento turistico, e che comunque hanno diritto a una rappresentanza nel
comitato dell’Azienda. Si valuta che il nuovo sistema di imposte possa procurare un raddoppio degli introiti
della precedente imposta di soggiorno. Ancora più importante è che questo gettito sia scorporato dal bilancio
comunale e gestito dall’ente in piena autonomia. La legge si ispira alle Kurkommissionen ritrovate nei
territori ex austriaci. La legge viene definita “pietra miliare del turismo”, un grande riconoscimento del
Regime fascista nei confronti del turismo e a lungo desiderata, perché finalmente il pubblico sostiene
l’iniziativa privata, perché si lascia alle località uno spazio di originalità e soprattutto si mette fine alla
confusione creata intorno all’imposta di soggiorno, applicata ai comuni ai sensi della legge del 1910. Vi sono
dubbi sulla nuova legge espressi in occasione del VI Congresso nazionale promosso nel 1927 dal Consorzio
dei comuni di cura, soggiorno e turismo, presieduto da Augusto Maria Rebucci. In questa sede qualcuno
insiste sull’importanza dell’autonomia di gestione rispetto all’amministrazione comunale, altri che le
Aziende abbiano un rapporto diretto con l’Enit, specie in materia di pubblicità mentre il Touring propone la
stampa di un “Annuario nazionale delle stazioni di cura”. Rebucci interviene sul problema della
valorizzazione del patrimonio idroterapico della nazione. Non basta l’intervento sporadico in pochi località
dove e sorgenti sono gestite direttamente dallo Stato, ma occorre intervenire coordinando l’iniziativa
pubblica e quella privata. Non si riesce a comprendere perché le aziende sono definite di “cura, soggiorno o
turismo”, a chi spettano le spese di illuminazione elettrica, di innaffiamento delle strade, di pubblicità e di
vigilanza sugli stabilimenti pubblici frequentati dai forestieri. Il regolamento attuativo della legge è talmente
ambiguo che l’Azienda potrebbe assorbire quasi l’intera attività del comune, lasciando forse a questo
l’istruzione e la beneficenza.
La confusione aumenta quando il ministero dell’Interno si rifiuta di riconoscere alcune località come
turistiche. Per esempio non vengono riconosciuti i centri di villeggiatura (Somma Vesuviana); altri comuni
sono riconosciuti turistici ma dispensati dalla costituzione dell’Azienda (Capri, Pozzuoli, Agrigento, Pesaro,
Clavières, Taormina, Venezia, Sciacca e Viareggio). Il riconoscimento è negato alle destinazioni di turismo
interno, meta di escursioni o la cui ricettività è costituita da alloggi privati.
Le Aziende sono dunque istituite nelle località che accolgono flussi dall’estero. Nel 1931 viene emanato il
Testo unico per la finanza locale, nel quale l’imposta di soggiorno viene sostituita con un’imposta sul valore
locativo. Solo dopo la pubblicazione del Testo unico per la finanza locale le stazioni più mature nella
gestione del turismo comprendono il senso della politica di cui sono fatte oggetto. La nuova imposta sul
valore locativo, poiché è una tassa sugli affitti, viene riscossa dal comune; questo decurta drasticamente gli
introiti dell’Azienda, che riscuoteva dai proprietari di ville e villini l’imposta di soggiorno. Le neonate
Aziende vengono così private della fondamentale autonomia economica, perché molta parte dei gettiti
proveniva proprio dal movimento degli affitti di ville e appartamenti privati. A questo punto alle Aziende non
rimane che riorganizzare i propri bilanci; molte sostituiscono il gettito perso con altre imposte sullo
spettacolo e sull’indotto, altre chiedono al comune una parte o l’intero gettito sulla tassa sui consumi. Molte
Aziende contano sull’imposta sui soggiorni inferiori a cinque giorni, che possono applicare anche i comuni
non turistici, perché prevista anche dal Testo unico, ma quest’ultima soluzione è duramente contestata dal
governo centrale, e in particolare dal Commissariato, il quale ritiene che l’imposta scoraggi l’intero
movimento turistico, che, a causa della pesante crisi mondiale, si va configurando su vacanze sempre più
brevi. Il problema è più grave per quelle Aziende che hanno già assunto impegni finanziari.
Certamente il turismo, visto dall’ottica del ministero dell’Interno, diviene il fondo al quale attingere per
riequilibrare il forte disavanzo provocato dagli effetti sul paese della crisi economica mondiale. E dunque il
nuovo assetto istituzionale, progettato all’insegna dell’autonomia gestionale, si scontra, con l’urgenza di
pareggiare i bilanci comunali e di partecipare alla politica di redistribuzione dello Stato fascista.
3. La svolta autoritaria
Il ridisegno dell’Enit: Presa consapevolezza del valore dei flussi provenienti dall’estero, il fascismo mette
mano al ridisegno dell’Enit. L’ente, istituito nel 1919, già nel 1926 vede modificati sia parte dei propri
vertici, sia delle proprie competenze: si occuperà solo della promozione. L’attività dei suoi uffici di viaggio e
turismo passa alla neocostituita Compagnia italiana pel turismo (Cit). La Cit è una società costituita, oltre
che dall’Enit, dalle Ferrovie dello Stato, dal Banco di Napoli e dal Banco di Sicilia, con compiti di
organizzazione commerciale del turismo (vendita biglietti, organizzazione viaggi ed escursioni, servizi
turistici ecc.). Luigi Rava riesce a conservare la presidenza del nuovo ente. Egli dichiara subito che l’Enit,
anche se riformato, continuerà a essere quello che è stato dalla fondazione (raccoglie e diffonde a stampa le
notizie relative al movimento dei forestieri, studia le condizioni e i bisogni delle comunicazioni in generale,
propone al governo i provvedimenti necessari per la pubblicità in Italia e all’estero). Restano obiettivi
importanti la statistica, il credito alberghiero, l’istruzione, le assicurazioni turistiche e i rapporti con quanti
operano nel turismo. Importanti sono i progetti con l’Istituto Luce, col quale ha in preparazione film di
promozione turistica, con il Touring, il cui presidente è vicepresidente dell’Enit, con l’Associazione italiana
albergatori, con l’Aci, con il Cai, con il Comitato olimpico nazionale italiano (Coni). Luigi Rava si dimette;
breve presidenza di Giovanni Cesare Majoni; l’Enit poi viene affidato a Fulvio Suvich. Con lui l’Enit viene
nuovamente riformato e fascistizzato. Fulvio Suvich dichiara subito che l’Enit va inquadrato nel sistema
corporativo fascista, e così del 1929 nel consiglio di amministrazione non siedono più i delegati del governo,
dell’impresa privata e i tre membri del Touring, ma solo delegati dei diversi ministeri e dei presidenti delle
federazioni e delle confederazioni dei settori economici interessati al movimento turistico. La nuova parola
d’ordine è propaganda, sulla quale devono convergere tutte le risorse e le energie destinate al turismo.
Il Commissariato per il turismo: Dall’ottobre del 1929 gli effetti del crollo della Borsa di Wall Street
aggravano il quadro e portano nuovi timori. Si comincia a pensare che la crisi imporrà nuovi modelli di
consumo.
Il primo Commissario è Fulvio Suvich che riceve poteri ampissimi, riferirà direttamente al duce e sarà
affiancato da un Consiglio centrale del turismo.
Prima di tutto il mercato internazionale va considerato come una vetrina nella quale esporre l’opera del
regime. Suvich steso intende coordinare e controllare la pubblicità locale. Accanto ai mezzi tradizionali,
dichiara l’urgenza di utilizzare quelli più moderni come ad esempio il cinema strumento di comunicazione
potente e suggestivo.
Il turismo rivendica l’idea di un turismo che deve contribuire a mostrare dell’Italia, oltre ai paesaggi, all’arte
e al clima, anche i valori morali, civili, politici e produttivi. La propaganda deve essere chiara, unitaria e
nazionale e le località turistiche non devono più promuoversi autonomamente.
Altra questione più urgente è la disciplina del rapporto centro-periferia (controllo sugli alberghi, sui servizi
pubblici e privati e soprattutto sulle Aziende e sulle stazioni di cura, soggiorno e turismo, perché qualsiasi
valenza turistica delle diverse provincie italiane può tornare utile alla politica fascista). Inoltre la
distribuzione disomogenea sul territorio nazionale delle Aziende non garantisce al governo centrale
un’uniformità di intenti, di ricezione di direttive e di operato. Nel 1932 chiede ai prefetti di organizzare dei
comitati provinciali del turismo. In ognuno di essi l’Enit ha un suo delegato, in modo che ogni cosa sia
soggetta al controllo centrale e l’intero movimento turistico abbia un indirizzo unitario. Gli enti progettati da
Suvich vanno a formare una mappa istituzionale turistica di dimensione provinciale. Quasi a completamento
e integrazione di questa nuova organizzazione, in alcuni ambienti fascisti matura la proposta di individuare le
aree interessate del turismo al di là dei confini amministrativi, appartenenti magari a provincie diverse, ma
che siano unite da interessi e da problemi comuni, per esempio nella pubblicità o nei trasporti. Si propone
allora l’individuazione sul territorio nazionale delle cosiddette “aree turistiche”. Ma stavolta l’aggregazione
non si fonda sul metodo che aveva condotto alla legge del 1926, per il semplice fatto che è imposta dall’alto.
Suvich stesso dichiara che è suo proposito applicare il principio dell’unificazione al fine di snellire
l’amministrazione delle Aziende.
Nel 1934 le competenze per il turismo, che si riassumono in un’intensa attività di propaganda, vengono
trasferite a una Direzione generale del turismo, collocata presso il sottosegretario per la Stampa e la
propaganda da poco istituito (che nel 1935 diverrà ministero per la Stampa e la propaganda e nel 1937
ministero della Cultura popolare) mentre la ricerca del consenso degli italiani al regime, mediante la pratica
turistica, viene delegata ai compiti propri dell’Opera nazionale dopolavoro (Ond).
La direzione generale del turismo: le funzioni del Commissariato vengono dunque trasferite da una
Direzione generale del turismo che ha il compito di sovrintendere ogni forma di attività e di servizio turistico
fino alla caduta del regime fascista. Il programma della nuova Direzione si presenta in chiara
sovrapposizione con gli scopi e le finalità dell’Enit, al quale vengono dunque sottratti potere e autonomia, e
che viene ridotto ad un organo esecutivo. Invece, per quanto riguarda le Aziende, definite troppo autonome,
alleate dei podestà e ostaggio degli interessi locali, vengono ricondotte alle direttive centrali. Poiché la loro
distribuzione disomogenea sul territorio nazionale non garantisce al governo un’uniformità d’intenti e di
operato, nel 1935 Suvich riprende il suo progetto inattuato del 1932, di istituire dei comitati provinciali del
turismo, e chiede ai prefetti di organizzarli e presiederli. I nuovi Enti provinciali del turismo (Ept) avranno
sede presso i Consigli provinciali dell’economia corporativa ma saranno sottoposti direttamente alla
Direzione generale del turismo. A partire dal 1936 il governo centrale dispone così di una rete amministrativa
per il governo del turismo su base provinciale. Compito degli Ept sono il coordinamento delle Aziende
autonome e delle associazioni turistiche, la disciplina delle manifestazioni e della propaganda, lo studio dei
problemi turistici provinciali, ovviamente sempre secondo le direttive del governo centrale.
Non a tutti è ancora chiaro che i provvedimenti di Mussolini mirano invece a costruire un sistema turistico
nazionale incentrato su uno stretto rapporto centro-periferia, indispensabile non solo per predisporre una
propaganda che promuova il paese e il regime, ma anche il passaggio del turismo italiano da una
partecipazione elitaria a una ben più vasta, popolare e fascista.
4. Turismo e italianità
Partecipare: Gli effetti della crisi del 1929 portano a una generale contrazione del movimento turistico
internazionale; gli Stati Uniti, la Francia e il Regno Unito, che più avevano alimentato i flussi turistici verso
l’Italia, creano barriere protettive e intensificano la propaganda per il turismo interno.
Secondo le linee programmatiche dettate da Fulvio Suvich, la diffusione della pratica del turismo tra la
popolazione italiana deve essere incoraggiata direttamente dal Partito nazionale fascista. La diffusione del
turismo tra i giovani è affidata all’Opera nazionale balilla, procede inoltre alla costruzione di Case della
gioventù italiana del Littorio, funzionanti come ostelli. L’organizzazione del turismo degli adulti è invece
assegnata all’Opera nazionale dopolavoro, un’organizzazione con scopi ricreativi introdotta inizialmente da
Costanzo Ciano per i dipendenti del suo ministero delle Comunicazioni e successivamente estesa a tutti i
lavoratori.
L’organizzazione diviene subito capillare anche perché assorbe in modi diversi le attività di tutte le forme
associative sorte in età liberale. Anche gli organi a stampa di tali associazioni vengono controllati, spenti o
assorbiti.
Fondamentale è l’uso del treno come mezzo di trasporto. Per iniziativa di Costanzo Ciano, vengono attivati i
treni popolari, che effettuano corse speciali a prezzi bassi.
Il programma di visite, raduni ed escursioni rispetta anche il calendario annuale di festeggiamenti nazionali
predisposto dal regime. Le escursioni di massa colpiscono favorevolmente i partecipanti con la
dimostrazione di una solidarietà fraterna tra tutti i dopolavoristi. Il Dopolavoro è infatti un’istituzione
mediatrice, che appare come un servizio di assistenza sociale del capitalismo avanzato, che sostiene un
settore bisognoso della popolazione, distribuendo verso il basso i vantaggi di una società che sta andando
verso i consumi si massa. Anche i pellegrinaggi a luoghi di culto cattolico, importanti centri di devozione
popolare, divengono meta delle gite del Dopolavoro. Nel 1934 nasce l’Opera romana pellegrinaggi con lo
scopo di fornire assistenza a coloro che intendono mettersi in cammino verso i principali santuari in Italia e
all’estero (i cui sviluppo saranno meglio visibili dopo il secondo conflitto mondiale).
L’Italia turistica del fascismo: Al generico programma di bonifica turistica lanciato a metà anni venti, fa
seguito una riorganizzazione dell’offerta esistente, secondo una diversificazione che sia capace di rispondere
tanto alla domanda internazionale quanto a quella interna. Viene prestata attenzione alle località già note a
livello internazionale (esempio Salsomaggiore, Lido di Venezia). A questo fa seguito la creazione di località
sulle Alpi di nuova concezione; poi viene curata l’organizzazione di una ricettività nei possedimenti
d’oltremare per motivi funzionali, ma anche propagandistici; viene fatto uno sforzo di adeguamento
dell’offerta di destinazioni su scala provinciale e regionale alla domanda dopolavoristica sostenuta dalla
Stato.
Nel 1930 il senatore Giovanni Agnelli e il figlio Edoardo danno vita alla Società incremento del Sestriere. Ai
primi del Novecento, al Sestriere vive solo una famiglia di cantonieri stradali. Questi avviano la costruzione
del Baraccone, un alberghetto di venti camere con ristorante. Nel 1929 la struttura viene ampliata. È su
questa iniziativa che si innesta il progetto degli Agnelli. Sestriere inaugura una seconda generazione di
località alpine progettate e costruite dal nulla. Sestriere infatti è costruita per essere una stazione invernale
capace di attirare, per la modernità e la classe delle sue strutture, una clientela internazionale di alto livello e
che, per la sua vicinanza a Torino e la facilità delle comunicazioni, è raggiungibile anche dai ceti medi e
popolari. Nel corso degli anni Trenta vengono impiantate 4 funivie. La politica promozionale aggiunge
grandi competizioni di sport invernali.
Il fascismo definisce grandiosa l’iniziativa di Agnelli, che ha dotato il Piemonte di un moderno centro
turistico.
Fra tutte le città della penisola l’attenzione del regime si concentra su Roma.
Sempre più intensi gli scambi tra Germania e Italia. Prima degli anni trenta i nazionalsocialisti tedeschi
organizzarono veri e propri viaggi di studio per valutare le conquiste del fascismo. Con Hitler al potere, lo
scambio turistico tra i due paesi s’intensifica ulteriormente. Non sono solo i dirigenti a viaggiare, ma anche
ricercatori, studenti, funzionari statali, impiegati e operai le cui visite sono occasioni per azioni
propagandistiche. Hitler fonda la Kraft durch Freude (KdF), letteralmente la “forza mediante la gioia),
un’organizzazione simile al Dopolavoro italiano.
A partire dal 1937 ogni sforzo converge nell’allestimento dell’Esposizione mondiale, la cui organizzazione è
fissata a Roma per il 21 aprile 1942. È dalla Direzione generale del turismo che si cerca di lanciare le
campagne promozionali dell’evento, di organizzare il movimento turistico e di mettere in condizioni il paese
di ospitarlo. Si cerca in particolare, anche su pressione dell’Enit, di stringere accordi con la Wagons-Lits –
Cook. La Direzione generale avvia anche contatti con operatori privati. L’esposizione vuole essere
l’occasione per mostrare al mondo i progressi compiuti dal regime anche nelle province. Qui si presentano
difficoltà maggiori. Con l’istituzione degli Ept lo stato dispone di un canale non solo operativo, ma anche
informatico delle reali condizioni del turismo nelle province. Alla fine degli anni trenta giungono al governo
centrale le denunce delle criticità prodotte dagli effetti della crisi economia, dalle dinamiche attivate in
periferia da un decennio di riforme istituzionali non comprese appieno e dall’inedito e talora artificiale
movimento di viaggiatori creato dal Dopolavoro. La debolezza più evidente è la carenza, in certe località, di
un’offerta alberghiera (il comparto dell’ospitalità ha ricevuto rarissimi interventi dello stato). Per favorire la
costrizione di nuovi alberghi lo stato si limita a stabilire qualche esenzione fiscale e a decretare il vincolo di
destinazione.
Solo nel 1937 si procede alla riclassificazione delle strutture, operazione condotta con l’aiuto degli Ept.
Nel 1939 la Direzione generale del turismo, collocata presso il Minculpop, propone allora al governo
l’istituzione di un ente che curi l’incremento del patrimonio alberghiero del paese, provvedendo direttamente
alla costruzione di nuove strutture laddove i privati non trovino conveniente investire. Nasce un
compromesso ovvero l’istituzione dell’Ente nazionale industrie turistiche e alberghiere (Enitea). Ma mentre
si valuta che la dotazione dell’Enitea è del tutto insufficiente, giunge la guerra a vanificare qualsiasi progetto.
Nel frattempo occorre lavorare di progetto perché le attrezzature turistiche devono anticipare i flussi e non
assecondarli. Si auspica dunque una manutenzione minuta e ordinaria di strutture e centri turistici per essere
pronti a guerra finita. Nel 1941, a movimento turistico in stasi, si pone il problema dei provvedimenti che gli
Ept dovrebbero adottare per salvaguardare l’industria alberghiera. Fino al 1943 (anno del crollo del regime),
il ministero non vuole che l’attrezzatura ricettiva vada distrutta, compromettendo così il futuro turistico della
nazione.