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LEUKANIKà
STUDI E RICERCHE
Domenico Saracino
Premessa
La transumanza in Basilicata
Qualsiasi ricerca sulla viabilità storica non potrà prescindere dallo studio di
quell’antica pratica dei pastori quale era la transumanza e dei suoi percorsi “bat-
tuti” dalle greggi fin da epoche remote.
La transumanza consisteva nello spostamento di masse armentizie (in genere bo-
vini ed ovini) dalla montagna verso la pianura e viceversa con l’alternarsi delle
stagioni, seguendo in un certo qual modo “l’erbaggio fresco” per la nutrizione
degli animali; in estate le greggi stazionavano sulle montagne nei boschi, mentre
l’inverno si spostavano a bassa quota verso le pianure al riparo del freddo. V’era
una transumanza cosiddetta “orizzontale”, che riguardava lunghe distanze (inter-
regionali), ed una “verticale” da montagne a pianura (in genere più breve), riguar-
dante la stessa area geografica regionale.
Il fenomeno sin dall’antichità ha riguardato diversi paesi dell’Europa mediterra-
nea: Spagna, Francia, Grecia, Italia in particolar modo il Centro-Sud. Detta pratica
risale a tempi remoti, ma le prime fonti scritte le troviamo nel “De re rustica” di
Marco Terenzio Varrone, proprietario di greggi e cavalli nel Reatino del II sec.
a.C..
L’autore parla di spostamenti di pastori Umbri verso la piana di Metaponto e San-
niti verso l’Apulia, ove si pagava una tassa in base al numero di animali rilevato
dagli ufficiali dello Stato. I pastori, conductores, dovevano pagare, per pascolare
sull’ager publicus, una tassa in proporzione al numero di animali dichiarati. Il mo-
vimento delle masse armentizie avveniva attraverso calles publicae, denominati
successivamente Tractoria nei codici di Teodosio e Giustiniano. Anche Plinio il
Vecchio nella Naturalis Historia parla dei suoi viaggi tra Roma e la Puglia, decan-
Statuetta in bronzo Kriophoros (“colui tando la “lana fine” di Lucera e Canosa importata a Roma e Pompei. La notevole
che porta l’ariete”) presso il museo ar-
cheologico nazionale di Metaponto
quantità di beni prodotti (lana, latte, formaggio e carne) e introiti fiscali che deri-
vavano dalla gestione delle terre pubbliche, furono tenuti molto in considerazione
con provvedimenti di varia natura . Nel 111 a.C. fu emanata la lex agraria epigraphica che disciplinava il settore,
1
prevedeva le calles e le viae publicae, percorsi entro i quali si regolamentava la transumanza. Dopo la caduta dell’Im-
pero romano, a seguito delle invasioni barbariche si ebbe una “contrazione” del fenomeno, a causa della pericolosità
lungo le vie di percorrenza per via di assalti e rapine.
Con i Normanni la transumanza riprese a pieno regime e venne sottoposta a nuove e severe regolamentazioni, molti
pascoli vennero acquisiti al regio demanio sui quali si pagava la “fida” al Baglivo regio. L’interesse economico era
notevole, tanto che vennero previste dure pene per coloro che impedivano il passaggio delle greggi nelle terre dema-
niali e feudali o che negavano il riposo.
Anche sotto gli Svevi, con le Constitutiones Melphitanae del 1231, si regolarono ulteriormente i pascoli, indicando
anche il prezzo dell’affitto e del risarcimento per eventuali danni provocati durante il passaggio degli animali.
Nel 1447 Alfonso d’Aragona istituì la “Dogana della mena delle pecore” con sede a Foggia, un istituto ammini-
strativo, economico e giudiziario assegnato al doganiere Francesco Montluber, al fine di curare i cospicui interessi
economici che questa “industria armentizia” procurava.
Sulle terre della dogana venne riaffermata la proprietà del Regio demanio e per il suo uso fu reso obbligatorio un
canone, la cosiddetta fida; da questo momento si stabilì il percorso e la larghezza di queste vie armentizie, definite
1 Edilio Petrocelli – Sulle vie della transumanza, T.C.I. editore 2011 p. 45.
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2 E. Petrocelli, Il demanio armentizio fra stato e regione, in “La civiltà della transumanza”, Cosmo Iannone editore 1999, p. 115.
3 E. Petrocelli, “sulle vie della transumanza” pag.18, inoltre vedi PIERRE BOUET, G. OTRANTO, A. VAUCHEZ, “Culto dei santuari di
S.Michele nell’Europa meridionale”, EdiPuglia 2007 p.251
4 E. Petrocelli, op.cit. 2011 p. 20.
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In estate invece le mandrie e greggi stanziavano nei boschi di altura sulle montagne del Pollino, Sirino, Raparo,
Volturino, Sellata, Rifreddo, bosco di Anzi, Li Foi, Carmine di Avigliano, Montagne di Bella, S.Fele e Muro L. nel
Potentino; bosco di Fonti(Tricarico) e Gallipoli-Cognato nella montagna materana.
V’era anche uno stanziamento “intermedio” per la stagione autunnale, documentato nei boschi di Lagopesole, Ripa-
candida, Filiano, Forenza, Acerenza (bosco di S. Giuliano).
Monteserico rappresentava il comprensorio più grande della dogana di Foggia in Basilicata, l’affitto dei pascoli ini-
ziava il 25 Marzo e terminava il 29 Settembre. L’erba abbondante e buona delle poste, e una rete di tratturi di rilievo
che interessava la zona, rendevano Monteserico un territorio importante e ambito5.
Le altre locazioni lucane soggette alla dogana
di Foggia erano quelle di Camarda nel territorio
di Melfi, nell’area in cui sorgeva l’antico centro
omonimo scomparso (Camarda Vecchia) e quella
di Montepeloso (Irsina).
I pastori lucani raggiunsero nella metà del XVII
sec. un accordo con la dogana per rimanere sui
pascoli lucani senza trasmigrare in Puglia6; furono
esonerate da quest’obbligo le città di Montepelo-
so, Genzano, Palazzo, Spinazzola, Montemilone,
Melfi, Lavello, i cui pastori potevano usufruire dei
propri pascoli7.
Molti statuti di comuni lucani prevedevano il
“pagamento del pedaggio”; per l’attraversamento
delle masse armentizie nei loro territori, alcune di
queste “dogane” erano ubicate nei monti di Muro Il castello di Monteserico in agro di Genzano
L. e Bella, a
Baragiano (è ancor oggi riscontrabile in zona il toponimo “dogana” sulle carte
I.G.M.), sul ponte di Atella, a Tolve. Lo statuto di Lagonegro specificava l’am-
montare della tassa da pagare per il passaggio dei diversi tipi di animali8.
Un blocco lapideo scolpito del 1592 con lo stemma reale di Spagna rinvenuto in
località “epitaffio” di Tolve, attualmente conservato presso il chiostro del con-
vento dell’Annunziata del paese lucano, specifica il pedaggio da corrispondere
per l’attraversamento del Regio tratturo Avigliano-Tolve: [….carlini quattro per
il passaggio di pecore, capre e castrati, carlini tre per il passaggio di un “cen-
tenaro” di animali vaccini, giumente, cavalli, muli; carlini due e mezzo per il
passaggio di porci…] Erano esenti dal pagamento gli uomini e le merci.
Interessanti sono gli statuti dell’università di Tricarico del XVI sec. pubblicati
da C. Biscaglia, ove si rinvengono diverse notizie sull’ “industria armentizia”
di quell’area. Si stabilì la fida per lo stanziamento degli animali nel demanio e
nelle difese, nonché il pedaggio da corrispondere per gli animali che arrivavano
in città per essere venduti alla fiera. L’università ottenne dal principe anche il
privilegio di tassare i grossi patrimoni di bestiame che spesso possedevano i
forestieri che abitavano nel centro urbano. Oltre all’allevamento stanziale, il
territorio di Tricarico era “crocevia” di itinerari di transumanza dalla montagna
materana e potentina verso le pianure ioniche e la valle bradanica9.
Lapide di Tolve rinvenuta in località “Epi-
taffio” In Basilicata, come nelle altre regioni del Sud Italia, divenne frequente il “con-
trabbando dei tratturi”: baroni, massari, ricchi proprietari terrieri, approfittando
di scarsi controlli del potere centrale, si appropriarono abusivamente di estese
5 Giusy Laporta, Agricoltura e pastorizia nel feudo di Monteserico nei secc. XVI e XVII, in Angelo Massafra (a cura di), Problemi di storia
delle campagne meridionali nell’età moderna e contemporanea, pp. 292 s., Edizioni Dedalo, 1981.
6 Franca Pirolo, La transumanza in Basilicata in età moderna. Tratturi, masserie, reintegre, ed. Scientifica, Napoli 2005.
7 ivi p.53
8 ivi p.75
9 Carmela Biscaglia, Il liber iurium della città di Tricarico, t. I, pp. 228 ss., Congedo ed., 2003.
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zone demaniali, riducendole a “mezzane” e “difese” per obbligare i pastori al pagamento abusivo sui pascoli o al
diritto di pedaggio sui territori10.
Intorno allo spostamento delle masse di animali, si muovevano interi nuclei familiari, creando una industria per la
trasformazione, lavorazione e vendita dei prodotti lungo i percorsi o alle fiere. Le persone, all’interno del gruppo si
distinguevano gerarchicamente in armentieri (proprietari) spesso con mogli e figli, massari (capi carovanieri), butteri
(conduttori e custodi di animali da soma), cavallari, pastori (addetti alla custodia delle greggi), garzoni (apprendisti
pastori), casciari (addetti alla produzione di formaggi), capomassa (coordinatori di più greggi e pascoli in comune).
La toponomastica sulle mappe ITM(1874 -75) e IGM non è avara di siti riconducibili all’attività transumante come:
“Jazzo”, “mandra”, “dogana” “Dogana vecchia”, “piano della dogana” ; altri micro toponimi, come “posta”…. “Po-
sta di Camarda”… altri toponimi riscontrabili frequentemente, lungo tratturi importanti11, sono quelli di “taverna”,
“taverna caduta”, “taverna arsa”, “taverna bruciata”, “taverna Mennuni”…Enrico Narciso ci fornisce una dettagliata
descrizione delle taverne presenti sulle “viae publicae” romane, la loro importante funzione è continuata per secoli,
svolgendo una funzione oltre che da punto di ristoro degli uomini e animali, anche da emporio per scambio di merci
o trattazioni.
Qui avveniva il cambio della “cavalcatura”, v’erano gli stallieri, il tavernaio, i pedatici (guide), i vaticali (trasportatori
di grano), il procaccia postale oltre ai mercanti e viaggiatori. Nella taverna immancabile la presenza dei doganieri che
si fermavano a controllare e numerare gli animali per il pagamento della fida. Le taverne le ritroviamo allineate sui bordi
delle strade, costituite da un corpo di fabbrica con un enorme portone d’ingresso per l’accesso delle carrozze che venivano
allocate nell’androne; da qui si accedeva alle stanze del piano terra (cucine, stalle, depositi) e con una scala alle camere
da letto al primo piano. Nella parte retrostante del fabbricato si trovava il recinto per lo stanziamento degli animali12.
Dal Medioevo la proprietà delle taverne era delle università molto spesso in conflitto con i feudatari, e la loro gestione
era affidata a privati.
In Basilicata tra quelle più importanti v’erano: “la taverna della Rendina”, posta in luogo strategico nella zona del
Vulture, alla confluenza di importanti tratturi tra cui il Melfi-Castellaneta, nei cui pressi si pagava il diritto di passo,
per l’attraversamento dei ponti posti sulle direttrici per Venosa, Spinazzola e Canosa; altra importante taverna nel
melfese si trovava vicino la “locazione” di Camarda, proprietà dei principi Doria, …..era un fabbricato con “cinque
membri” ad uso di locanda con una stalla in cui vi potevano stare una trentina di animali. V’era un “salone con foca-
gna” e quattro camere da letto. Era utilizzata dai doganieri che facevano la conta degli animali che pascolavano nelle
“locazioni” Lucane della dogana ed in particolare in quella di Camarda.
13 ivi pag.131.
14 informatori:1) IUNNATI Laviero 25/07/1945 di Tito, transumanti da generazioni già suo nonno Antonio. Egli ci parla di altri allevatori di
Vietri di Potenza che attraversavano detto tratturo diretti verso la valle del Basento attraverso la piana di Tito-Potenza-Tricarico. Ci dice
inoltre di altri pastori che dai boschi di Satriano, Sasso, attraverso Torre di Satriano si immettevano sul tratturo degli stranieri sempre in
direzione Tito-Potenza-Tricarico. 2) GRIPPO Nicola 25/05/1953 residente a Picerno, transumante allevatore di mucche, ci parla degli
spostamenti da Li Foi verso la Campania attraverso il varco di Pietrastretta ma ci conferma anche dei Vietresi che andavano in direzione
Potenza-Tricarico-metapontino attraverso il tratturo degli stranieri.
15 Altri pastori transumanti intervistati di Anzi, Calvello, Albano, Vaglio e paesi limitrofi indicano questo percorso come il più battuto per gli
spostamenti dalla montagna alla “Marina”.
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Particolare della mappa d’impianto catastale del comune di Tito ove si trova localizzato il “tratturo degli stranieri di inizio ’900.
22 Rifer. Piante I.G.M. 1:25000 del 1955-56 (descrizione dettagliata solo nel territorio della Basilicata da Grassano a Satriano)
23 Questo percorso è costituito da un importane “Regio” tratturo ben evidenziato sulle mappe ITM dell’Ottocento e segnalato dai pastori
transumanti per i loro spostamenti verso la piana metapontina. Più agevole e pianeggiante , con molta probabilità era quello privilegiato
rispetto al percorso B indicato dal Buck
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ta.In questo punto il percorso incrocia altri tratturi che da Montegrosso si dirigono verso Vaglio, Serra di Vaglio, Can-
cellara; proseguendo verso O, guada il torrente Tiera e, sovrapponendosi alla SS 7, si dirige verso Potenza attraverso
Varco d’Izzo, continua a costeggiare il Basento attraverso la “zona industriale” del capoluogo, passando nei pressi
dell’antico ponte S.Vito24, fino a giungere alla congiunzione del torrente Gallitello con il fiume Basento25. Continuan-
do verso O, costeggia il torrente Tora, sovrapponendosi alla SS “del varco” che va verso Picerno; al km 49,presso
“masseria Tramutola”, lascia la statale per un tratto (ove questa effettua una grossa curva), per poi reinnestarsi alla
stessa più avanti al km 46,7. Il percorso, seguendo un andamento pianeggiante, si interseca con la SS 95 “di Brienza”
al punto 816, da qui inizia la discesa verso S-SO fino a “Taverna bruciata”, punto di confluenza di tratturi provenienti
da Tito, Picerno, Monte li Foi, Satriano. Da questo punto prosegue verso SO iniziando una costante salita fino a Torre
di Satriano.
Valicato il punto 844 con una discesa verso S-SO, costeggia il torrente Cammarara nel territorio di Satriano e giunge
nel torrente Melandro, da qui guada il fiume al punto 483 ed al punto 489 si aprono due possibilità:
1) La strada inizia una costante salita verso Sud, prosegue per C.Corte, e successivamente giunge al punto 545 e
566. Sempre in direzione Sud arriva presso fontana del Barbone punto 749 e passa ad Ovest, sotto Toppo Avez-
zale, segue per Masseria Gianlorenzo e si dirige versoAtena Lucana.
2) La strada si dirige verso Ovest attraverso Acqua dei Salici, aggira il Monte Airella e prosegue verso località Brai-
de e successivamente per il centro abitato di Polla.
La prima ipotesi sembra più plausibile in quanto la strada ricalca l’antico tratturo Satriano-Atena (vedi mappe di
impianto catastali) con pendenze non troppo ripide, e con un percorso più breve, inoltre attraversa o lambisce l’antico
sito fortificato Lucano di Atena.
Attraversato il vallo di Diano, la strada si inerpica verso S.Rufo, Roscigno-Monte Pruno, Bellosguardo e attraverso i
monti cilentani giunge a Paestum.
“L’antica Basentana”
Il percorso parallelo al n°1 era quello nella valle del Basento che costeggiava il fiume. Come evidenziato in premessa
i percorsi lungo gli alvei dei fiumi non sono ben definibili, condizionati da cambiamenti di direzione dello stesso,
causati da alluvioni e frane. Nel caso del Basento, questo problema non doveva essere rilevante vista la ampiezza e
stabilita del suo alveo rispetto ad esempio al medio e alto Bradano soggetto frequentemente a smottamenti e “colate
di fango” lungo i suoi argini.
La direttrice lungo il fiume Basento era formata da percorsi paralleli lungo le rispettive sponde o che si intrecciavano
tra loro sul letto del fiume a seconda delle esigenze dettate dalla portata dello stesso o da cambi di percorso dovuti
a calamità naturali. Quest’itinerario come del resto tutti quelli lungo i fiumi erano percorribili solo in determinati
periodi dell’anno in condizioni climatiche favorevoli. Infatti dalla testimonianza di pastori transumanti era percorso
prettamente durante la risalita estiva dalla piana ionica verso le montagne del potentino. All’andata in autunno era pri-
vilegiato il N°1 di crinale, in quanto il letto del Basento risultava già impraticabile dopo le prime abbondanti piogge
con una portata consistente del fiume stesso.
24 Nei pressi del ponte S.Vito, sulla riva destra del fiume Basento, è presente il toponimo S. Oronzio, uno dei 12 Santi martiri sotto Dioclezia-
no antico protettore della città di Potenza.
25 In quest’area nei lavori recenti sono emersi importanti testimonianze archeologiche risalenti al IV-III sec. a.C.
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L’itinerario, partendo dalla piana Ionica, seguiva il corso del fiume, fino a quando l’alveo lo permetteva. Il “capoli-
nea”, il punto di risalita si trovava sotto Campomaggiore vecchio. Infatti volendo procedere oltre non è possibile, in
quanto il letto del fiume si stringe fino ad occludersi divenendo impraticabile, con delle gole strette, “salti” del fiume
e grossi massi all’interno.
La risalita partiva poco prima del punto 309 di fronte a Cugno del pero, ove giunge anche un tratturo proveniente da
Oliveto Lucano-Garaguso attraverso i boschi di Croccia Cognato (altro importante sito fortificato lucano). La strada
effettua una salita direz. O-SO fino a giungere alle rovine di Campomaggiore vecchio, prosegue verso Ovest fino a
Difesuola e nei pressi di località Spartiva al punto 730 incrocia l’attuale provinciale Albano-Campomaggiore, pro-
segue fino al cimitero di Albano,punto d’incontro di importanti tratturi di transumanza tra cui il “regio tratturello di
Fonti” e quello proveniente dai boschi di Anzi-Brindisi-Trivigno; da qui verso N-NO, la strada viaggia parallela alla
SS 7Appia, fino a collegarsi con essa al punto 821.
Un altro punto di risalita dal Basento (sponda sinistra), era costituito dal tratturo che dalla sponda opposta dello scalo
di Grassano si dirigeva fino a Tricarico.
La strada partiva dal ponte sul Basento, punto 189 nei pressi della località Pianella, da qui, con una costante e lieve
salita in direzione NO, costeggiava il vallone Canaldente innestandosi sulla SS7Appia al punto 593, da qui sovrappo-
nendosi alla statale, viaggia per circa 2km in direzione Ovest fino al punto 688, ove si innestava al “Regio tratturello
Tricarico-Grassano” (itin. N°1) a sud di Serra del Cedro in località Fornace.
Una alternativa viaria verso Potenza si diramava da Albano (cimitero), direzione Ovest, passando per Serra Bal-
dassarre punto 824 e successivamente dal punto768, fino a giungere nell’alveo del Basento, punto 497,punto di
confluenza di alcuni importanti tratturi. La zona è collocata sotto Serra del ponte, toponimo che indicava la presenza
sul posto di un attraversamento del fiume. La strada prosegue in direzione NO costeggiando la riva del Basento fino
all’odierno Scalo di Brindisi di M.,guada il fiume in questa zona e passando per Mass. Damiani giunge al punto
685 nei pressi della Grancia (Certosa di S.Lorenzo) sotto l’abitato di Brindisi di M. Dal punto 705 svolta verso NO
costeggia il Monte Romito ed arriva a Mass. De Nicola punto 938, da qui fino a località Cugni punto 938, prosegue
verso Mass. Bisaccia punto905 e segue in discesa verso il fiume Basento che attraversa al punto 632, costeggia il
fiume fino ad innestarsi alla vecchia SS7 Appia alla periferia di Potenza al Km 468 (attuale uscita della Basentana,
Potenza Est).
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Toponomastica di rilievo IGM 1956: 1A) Campomaggiore vecchio, casino della contessa (nei pressi), Madonna delle Grazie
(Albano)
Grancia (Brindisi di M.)
Toponomastica dalla cartografia storica del percorso alternativo
Mappe d’impianto dei comuni del 1911
Com. di Campomaggiore: “S.c. delle scalelle”,“Tratturo Albano-Campomaggiore
Com. di Albano: “Tratt. Com. fontana della spina”, “tratt. Com.diPotenza pel rummolone”, “tratt. Com. serra di
mezzo” “Tratturo com. fontana dei Santi”, “Tratturo com. Sgarrone”.
Com. di Tricarico: St com. della foresta, St. Naz. Appulo Lucana
Com. di Brindisi di M.: “Strada com. della conserva”, “strada com. di Potenza”
Com. di Potenza: “Strada com. Potenza Brindisi”
1-percorso alternativo lungo il bacino del Basento “antica Basentana” - (cartina elaborata da Domenico Saracino)