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STUDI E RICERCHE
Domenico Saracino

L’antica “strada degli stranieri” Metaponto- Paestum

Premessa
La transumanza in Basilicata
Qualsiasi ricerca sulla viabilità storica non potrà prescindere dallo studio di
quell’antica pratica dei pastori quale era la transumanza e dei suoi percorsi “bat-
tuti” dalle greggi fin da epoche remote.
La transumanza consisteva nello spostamento di masse armentizie (in genere bo-
vini ed ovini) dalla montagna verso la pianura e viceversa con l’alternarsi delle
stagioni, seguendo in un certo qual modo “l’erbaggio fresco” per la nutrizione
degli animali; in estate le greggi stazionavano sulle montagne nei boschi, mentre
l’inverno si spostavano a bassa quota verso le pianure al riparo del freddo. V’era
una transumanza cosiddetta “orizzontale”, che riguardava lunghe distanze (inter-
regionali), ed una “verticale” da montagne a pianura (in genere più breve), riguar-
dante la stessa area geografica regionale.
Il fenomeno sin dall’antichità ha riguardato diversi paesi dell’Europa mediterra-
nea: Spagna, Francia, Grecia, Italia in particolar modo il Centro-Sud. Detta pratica
risale a tempi remoti, ma le prime fonti scritte le troviamo nel “De re rustica” di
Marco Terenzio Varrone, proprietario di greggi e cavalli nel Reatino del II sec.
a.C..
L’autore parla di spostamenti di pastori Umbri verso la piana di Metaponto e San-
niti verso l’Apulia, ove si pagava una tassa in base al numero di animali rilevato
dagli ufficiali dello Stato. I pastori, conductores, dovevano pagare, per pascolare
sull’ager publicus, una tassa in proporzione al numero di animali dichiarati. Il mo-
vimento delle masse armentizie avveniva attraverso calles publicae, denominati
successivamente Tractoria nei codici di Teodosio e Giustiniano. Anche Plinio il
Vecchio nella Naturalis Historia parla dei suoi viaggi tra Roma e la Puglia, decan-
Statuetta in bronzo Kriophoros (“colui tando la “lana fine” di Lucera e Canosa importata a Roma e Pompei. La notevole
che porta l’ariete”) presso il museo ar-
cheologico nazionale di Metaponto
quantità di beni prodotti (lana, latte, formaggio e carne) e introiti fiscali che deri-
vavano dalla gestione delle terre pubbliche, furono tenuti molto in considerazione
con provvedimenti di varia natura . Nel 111 a.C. fu emanata la lex agraria epigraphica che disciplinava il settore,
1

prevedeva le calles e le viae publicae, percorsi entro i quali si regolamentava la transumanza. Dopo la caduta dell’Im-
pero romano, a seguito delle invasioni barbariche si ebbe una “contrazione” del fenomeno, a causa della pericolosità
lungo le vie di percorrenza per via di assalti e rapine.
Con i Normanni la transumanza riprese a pieno regime e venne sottoposta a nuove e severe regolamentazioni, molti
pascoli vennero acquisiti al regio demanio sui quali si pagava la “fida” al Baglivo regio. L’interesse economico era
notevole, tanto che vennero previste dure pene per coloro che impedivano il passaggio delle greggi nelle terre dema-
niali e feudali o che negavano il riposo.
Anche sotto gli Svevi, con le Constitutiones Melphitanae del 1231, si regolarono ulteriormente i pascoli, indicando
anche il prezzo dell’affitto e del risarcimento per eventuali danni provocati durante il passaggio degli animali.
Nel 1447 Alfonso d’Aragona istituì la “Dogana della mena delle pecore” con sede a Foggia, un istituto ammini-
strativo, economico e giudiziario assegnato al doganiere Francesco Montluber, al fine di curare i cospicui interessi
economici che questa “industria armentizia” procurava.
Sulle terre della dogana venne riaffermata la proprietà del Regio demanio e per il suo uso fu reso obbligatorio un
canone, la cosiddetta fida; da questo momento si stabilì il percorso e la larghezza di queste vie armentizie, definite
1 Edilio Petrocelli – Sulle vie della transumanza, T.C.I. editore 2011 p. 45.
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come: tratturi, tratturelli, bracci2.


Nel Tavoliere venne organizzata “l’apparecchiatura” delle masse di animali che ivi giungevano, vennero create le
locazioni (generali e particolari) per accogliere
gli animali provenienti dalle montagne abruzzesi,
molisane e lucane, che per svernare pagavano la
fida del pascolo per il periodo dal 29 Settembre
all’8 Maggio3, furono inoltre create delle ampie
recinzioni e sottorecinzioni entro le quali si as-
segnavano i posti alle mandrie e greggi. Prima di
entrare nei settori loro assegnati, gli animali sosta-
vano in erbaggi aperti detti “riposi generali”, “ri-
posi laterali” erano invece le aree di sosta lungo il
percorso tratturale. In questa organizzazione ven-
nero tracciate, ripulite e misurate le vie di collega-
mento tra le varie zone geografiche. Divenne con-
suetudine l’uso del termine “tratturo Regio”con le
sue diramazioni, formanti un reticolo ben visibile
sulle cartine ove è evidente il “fascio viario” che
attraversa l’Appennino in direzione NW-SE, tra Locazione di Camarda nel territorio di Melfi a ridosso del fiume Ofanto
l’Appennino centrale ed il Tavoliere, parallelo alla Da “Atlante delle locazioni” di A.Michele 1686
costa adriatica. Furono redatte delle mappe descrittive delle singole proprietà nell’interesse degli utenti, con indica-
zione dei percorsi, ponti, fiumi, paesi, fontane, mulini, ricoveri, osterie e chiese4.
In Lucania il fenomeno transumante è stato sia di tipo “verticale”, con spostamenti a medio e breve raggio, e sia
“orizzontale” con arrivi anche da regioni limitrofe o addirittura dall’Abruzzo; le zone di stanziamento invernale
erano nella piana ionica, lungo tutta la fascia bradanica e del Basentello ai confini con la Puglia. I paesi interessati
erano:Venosa, Montemilone, Banzi, Palazzo, Genzano (Monteserico nell’agro di Genzano era sia sede estiva che
invernale), Oppido, Irsina e presso la valle Ofantina nella zona di Melfi - Lavello.
Sulle carte I.T.M e I.G.M si riscontrano frequenti in queste zone micro-toponimi che fanno riferimento all’attività
transumante:- “Posta di Gaudiano”, “Posta di Camarda”, “Iazzo…” “Posta…” ….

Tipico “Iazzo” tra Puglia e Basilicata

2 E. Petrocelli, Il demanio armentizio fra stato e regione, in “La civiltà della transumanza”, Cosmo Iannone editore 1999, p. 115.
3 E. Petrocelli, “sulle vie della transumanza” pag.18, inoltre vedi PIERRE BOUET, G. OTRANTO, A. VAUCHEZ, “Culto dei santuari di
S.Michele nell’Europa meridionale”, EdiPuglia 2007 p.251
4 E. Petrocelli, op.cit. 2011 p. 20.
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In estate invece le mandrie e greggi stanziavano nei boschi di altura sulle montagne del Pollino, Sirino, Raparo,
Volturino, Sellata, Rifreddo, bosco di Anzi, Li Foi, Carmine di Avigliano, Montagne di Bella, S.Fele e Muro L. nel
Potentino; bosco di Fonti(Tricarico) e Gallipoli-Cognato nella montagna materana.
V’era anche uno stanziamento “intermedio” per la stagione autunnale, documentato nei boschi di Lagopesole, Ripa-
candida, Filiano, Forenza, Acerenza (bosco di S. Giuliano).
Monteserico rappresentava il comprensorio più grande della dogana di Foggia in Basilicata, l’affitto dei pascoli ini-
ziava il 25 Marzo e terminava il 29 Settembre. L’erba abbondante e buona delle poste, e una rete di tratturi di rilievo
che interessava la zona, rendevano Monteserico un territorio importante e ambito5.
Le altre locazioni lucane soggette alla dogana
di Foggia erano quelle di Camarda nel territorio
di Melfi, nell’area in cui sorgeva l’antico centro
omonimo scomparso (Camarda Vecchia) e quella
di Montepeloso (Irsina).
I pastori lucani raggiunsero nella metà del XVII
sec. un accordo con la dogana per rimanere sui
pascoli lucani senza trasmigrare in Puglia6; furono
esonerate da quest’obbligo le città di Montepelo-
so, Genzano, Palazzo, Spinazzola, Montemilone,
Melfi, Lavello, i cui pastori potevano usufruire dei
propri pascoli7.
Molti statuti di comuni lucani prevedevano il
“pagamento del pedaggio”; per l’attraversamento
delle masse armentizie nei loro territori, alcune di
queste “dogane” erano ubicate nei monti di Muro Il castello di Monteserico in agro di Genzano
L. e Bella, a
Baragiano (è ancor oggi riscontrabile in zona il toponimo “dogana” sulle carte
I.G.M.), sul ponte di Atella, a Tolve. Lo statuto di Lagonegro specificava l’am-
montare della tassa da pagare per il passaggio dei diversi tipi di animali8.
Un blocco lapideo scolpito del 1592 con lo stemma reale di Spagna rinvenuto in
località “epitaffio” di Tolve, attualmente conservato presso il chiostro del con-
vento dell’Annunziata del paese lucano, specifica il pedaggio da corrispondere
per l’attraversamento del Regio tratturo Avigliano-Tolve: [….carlini quattro per
il passaggio di pecore, capre e castrati, carlini tre per il passaggio di un “cen-
tenaro” di animali vaccini, giumente, cavalli, muli; carlini due e mezzo per il
passaggio di porci…] Erano esenti dal pagamento gli uomini e le merci.
Interessanti sono gli statuti dell’università di Tricarico del XVI sec. pubblicati
da C. Biscaglia, ove si rinvengono diverse notizie sull’ “industria armentizia”
di quell’area. Si stabilì la fida per lo stanziamento degli animali nel demanio e
nelle difese, nonché il pedaggio da corrispondere per gli animali che arrivavano
in città per essere venduti alla fiera. L’università ottenne dal principe anche il
privilegio di tassare i grossi patrimoni di bestiame che spesso possedevano i
forestieri che abitavano nel centro urbano. Oltre all’allevamento stanziale, il
territorio di Tricarico era “crocevia” di itinerari di transumanza dalla montagna
materana e potentina verso le pianure ioniche e la valle bradanica9.
Lapide di Tolve rinvenuta in località “Epi-
taffio” In Basilicata, come nelle altre regioni del Sud Italia, divenne frequente il “con-
trabbando dei tratturi”: baroni, massari, ricchi proprietari terrieri, approfittando
di scarsi controlli del potere centrale, si appropriarono abusivamente di estese

5 Giusy Laporta, Agricoltura e pastorizia nel feudo di Monteserico nei secc. XVI e XVII, in Angelo Massafra (a cura di), Problemi di storia
delle campagne meridionali nell’età moderna e contemporanea, pp. 292 s., Edizioni Dedalo, 1981.
6 Franca Pirolo, La transumanza in Basilicata in età moderna. Tratturi, masserie, reintegre, ed. Scientifica, Napoli 2005.
7 ivi p.53
8 ivi p.75
9 Carmela Biscaglia, Il liber iurium della città di Tricarico, t. I, pp. 228 ss., Congedo ed., 2003.
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zone demaniali, riducendole a “mezzane” e “difese” per obbligare i pastori al pagamento abusivo sui pascoli o al
diritto di pedaggio sui territori10.
Intorno allo spostamento delle masse di animali, si muovevano interi nuclei familiari, creando una industria per la
trasformazione, lavorazione e vendita dei prodotti lungo i percorsi o alle fiere. Le persone, all’interno del gruppo si
distinguevano gerarchicamente in armentieri (proprietari) spesso con mogli e figli, massari (capi carovanieri), butteri
(conduttori e custodi di animali da soma), cavallari, pastori (addetti alla custodia delle greggi), garzoni (apprendisti
pastori), casciari (addetti alla produzione di formaggi), capomassa (coordinatori di più greggi e pascoli in comune).
La toponomastica sulle mappe ITM(1874 -75) e IGM non è avara di siti riconducibili all’attività transumante come:
“Jazzo”, “mandra”, “dogana” “Dogana vecchia”, “piano della dogana” ; altri micro toponimi, come “posta”…. “Po-
sta di Camarda”… altri toponimi riscontrabili frequentemente, lungo tratturi importanti11, sono quelli di “taverna”,
“taverna caduta”, “taverna arsa”, “taverna bruciata”, “taverna Mennuni”…Enrico Narciso ci fornisce una dettagliata
descrizione delle taverne presenti sulle “viae publicae” romane, la loro importante funzione è continuata per secoli,
svolgendo una funzione oltre che da punto di ristoro degli uomini e animali, anche da emporio per scambio di merci
o trattazioni.
Qui avveniva il cambio della “cavalcatura”, v’erano gli stallieri, il tavernaio, i pedatici (guide), i vaticali (trasportatori
di grano), il procaccia postale oltre ai mercanti e viaggiatori. Nella taverna immancabile la presenza dei doganieri che
si fermavano a controllare e numerare gli animali per il pagamento della fida. Le taverne le ritroviamo allineate sui bordi
delle strade, costituite da un corpo di fabbrica con un enorme portone d’ingresso per l’accesso delle carrozze che venivano
allocate nell’androne; da qui si accedeva alle stanze del piano terra (cucine, stalle, depositi) e con una scala alle camere
da letto al primo piano. Nella parte retrostante del fabbricato si trovava il recinto per lo stanziamento degli animali12.
Dal Medioevo la proprietà delle taverne era delle università molto spesso in conflitto con i feudatari, e la loro gestione
era affidata a privati.
In Basilicata tra quelle più importanti v’erano: “la taverna della Rendina”, posta in luogo strategico nella zona del
Vulture, alla confluenza di importanti tratturi tra cui il Melfi-Castellaneta, nei cui pressi si pagava il diritto di passo,
per l’attraversamento dei ponti posti sulle direttrici per Venosa, Spinazzola e Canosa; altra importante taverna nel
melfese si trovava vicino la “locazione” di Camarda, proprietà dei principi Doria, …..era un fabbricato con “cinque
membri” ad uso di locanda con una stalla in cui vi potevano stare una trentina di animali. V’era un “salone con foca-
gna” e quattro camere da letto. Era utilizzata dai doganieri che facevano la conta degli animali che pascolavano nelle
“locazioni” Lucane della dogana ed in particolare in quella di Camarda.

Cartina elaborata da (Domenico Saracino), principali direttrici di transumanza.

10 F.Pirolo, op. cit., pag. 80..


11 Enrico Narciso, la convivenza dei tratturi con le prime strade rotabili dell’alto Tammaro, in E. Petrocelli, op cit. 2011, pag 164.
12 F.Pirolo, op cit., pag, 130.
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E ancora: Taverna Mennuni nell’agro di Genzano, crocevia di noti tratturi,


tra cui il Palmira- Monteserico-Canosa, Taverna Martelli nei pressi di Irsina,
anch’essa posta in luogo strategico di incrocio stradale tra cui il regio tratturo
Tolve Gravina.
Alla periferia di Potenza nella seconda metà dell’Ottocento la taverna Centomani
lungo il tratturo che portava verso Picerno e Tito, ed ancora “taverna Prisco” nei
pressi di Portasalza a Potenza, ove si effettuava un servizio di corriere con una “car-
rozza a due ruote” sul tratto Potenza-Melfi13. Dalla lettura delle mappe, emergono
numerose le masserie, altre strutture collegate al fenomeno transumante, molte
delle quali divenute poi “fortificate”, aventi funzioni di raccolta dei prodotti del-
la terra ma anche come luogo di stanziamento e dimora dei pastori e delle greggi
durante gli spostamenti. Ancora nel melfese troviamo diverse importanti struttu-
re come quel-
le di Lavello
e Venosa, a
Melfi, ben
Taverna Martelli nel territorio di Irsina organizzate,
erano quelle dei Doria, di Leonessa, ed altre.

Metaponto-Paestum “strada degli stranie-


ri”
Dalle notizie che si sono potute apprendere inter-
vistando pastori transumanti14 residenti sulle mon-
tagne del potentino, e dall’analisi della cartografia
storica (mappe ITM del 1874-75, IGM del 19011e
catastali dei comuni) buona parte della strada in
questione, partendo da Torre di Satriano – piana di
Tito verso Potenza, a seguire ricalcando l’attuale Taverna Mennuni nel territorio di Genzano

SS7 Appia nella zona di Tricarico e scendendo fino a Metaponto


risulta essere un antico e molto probabilmente il più importante
asse di transumanza che attraversava la regione con relative dira-
mazioni ed “innesti” lungo il suo percorso15. Il suo è un percorso
di “crinale”, come lo sono, in genere, la maggior parte di queste
antiche vie.
Queste strade venivano tracciate in funzione del cammino degli
animali; in genere venivano privilegiati i percorsi lungo le dorsali
dei colli per molteplici motivi, consistenti in percorsi più “puliti”
con fondo di strada stabile, senza fango in quanto l’acqua tendeva
a scivolare sui lati. Inoltre, il percorso risultava più lineare senza
fare zig-zag tra torrenti e ruscelli. Altri vantaggi erano l’abbon-
danza di pascolo e una ampia veduta per potersi difendere da at-
Antica stampa di Metaponto tacchi di lupi.
La viabilità nella nostra regione rimase per buona parte la stessa

13 ivi pag.131.
14 informatori:1) IUNNATI Laviero 25/07/1945 di Tito, transumanti da generazioni già suo nonno Antonio. Egli ci parla di altri allevatori di
Vietri di Potenza che attraversavano detto tratturo diretti verso la valle del Basento attraverso la piana di Tito-Potenza-Tricarico. Ci dice
inoltre di altri pastori che dai boschi di Satriano, Sasso, attraverso Torre di Satriano si immettevano sul tratturo degli stranieri sempre in
direzione Tito-Potenza-Tricarico. 2) GRIPPO Nicola 25/05/1953 residente a Picerno, transumante allevatore di mucche, ci parla degli
spostamenti da Li Foi verso la Campania attraverso il varco di Pietrastretta ma ci conferma anche dei Vietresi che andavano in direzione
Potenza-Tricarico-metapontino attraverso il tratturo degli stranieri.
15 Altri pastori transumanti intervistati di Anzi, Calvello, Albano, Vaglio e paesi limitrofi indicano questo percorso come il più battuto per gli
spostamenti dalla montagna alla “Marina”.
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dall’antichità fino all’Ottocento (solo con l’avven-


to delle “rotabili” i percorsi cominciano a cambia-
re, si costruiscono le strade adattandole alla per-
correnza di carri, carrozze e successivamente alle
automobili).
La rete di tratturi, mulattiere, sentieri, mantiene nei
secoli le stesse direttrici, modificando l’importan-
za di ciascuna direttrice a secondo delle esigenze
economiche e politiche del momento; buona parte
di queste,rimanevano impraticabili durante il pe-
riodo invernale.
È certo che gli itinerari di transumanza sono ri-
masti gli stessi nel tempo, ricalcanti percorsi già
collaudati, sicuri dal punto di vista geomorfologi-
co e di approvvigionamento delle risorse, talvolta Antica stampa di Paestum
si abbandonava il tratturo per attraversare i centri
abitati per gli scambi commerciali di prodotti derivanti dalla pastorizia (Carne,latte, formaggi ecc.).
Le antiche vie di transumanza erano organizzate come delle “autostrade” dei nostri giorni con tanto di “aree di sosta”
scadenzate lungo il percorso, nei pressi di sorgenti o corsi d’acqua e zone ricche d’erba per il sostentamento degli
animali.
A riguardo si dovrebbe ridimensionare “l’enfatizzazione” data alle vie fluviali sia come percorsi pedonali nei loro
alvei che la presunta navigabilità degli stessi.
Diversi motivi sconsigliavano la viabilità lungo il letto dei fiumi, tra i quali certamente quello dell’impaludamento in
diversi punti del corso d’acqua con relativo rischio “malarico” e degli allagamenti nelle stagioni piovose; le vie flu-
viali non erano praticabili per tutto l’anno, a differenza dei ben collaudati antichi itinerari di transumanza, di “cresta”
o “dorsale” che spesso si diramavano in parallelo al corso dei fiumi.
La documentazione del XVI sec. degli “statuti del comune di Tricarico”16, ci dà conferma della percorrenza nei secoli
della strada in questione e la cita come “via delle bacche”, “via dei passanti” o “la via che viene da Potenza e va in
terra d’Otranto”.
Il Buck17 individua e descrive una parte di questo percorso, da Metaponto fino a Monte Torretta, senza considerare la
diramazione tra Civita e Serra di Va-
glio verso Potenza,Torre di Satriano-
Paestum.
L’itinerario in questione metteva in
collegamento la costa ionica con quel-
la tirrenica. Nel VII sec. a.C. diventa
asse di collegamento tra le due impor-
tanti Poleis achee della Megale Hel-
las: Metaponto e Paestum.
Sin dall’antichità la cosiddetta “stra-
da degli stranieri” assunse una gran-
de importanza, sottolineata dalla col-
locazione di centri fortificati lungo
la sua direttrice: infatti risalendo da
Metaponto, troviamo nei pressi di
Tricarico: Serra del Cedro, poi Civita
di Tricarico, più avanti una dirama-
zione verso Serra di Vaglio- Torretta,
oppure, seguendo l’altro itinerario, si
procede verso Torre di Satriano, Ate-
na Lucana, Roscigno (monte Pruno) e Il sito archeologico di torre di Satriano

16 C. Biscaglia op. cit., t. I p. 188.


17 R.J.Buck, The ancient road southeastern Lucania,paper f the British school at Rome vol. XLIII, 1975 pag. 98-102.
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quindi verso Paestum.


La strada in alcune zone (vedi com. di Tito e Satriano) è tuttora indicata “Strada degli stranieri”18.
Massimo Osanna cita “trazzera degli stranieri”19 la strada che lambisce il sito di Torre di Satriano. Sulle mappe cata-
stali viene indicata con il nome di “strada degli stranieri”. Gli studi archeologici riguardanti la zona di monte Pruno
(Roscigno), sono stati svolti dalla professoressa G. Greco, la quale si è soffermata anch’essa sul toponimo “strada
degli stranieri”,”tratturo che conserva nel nome locale la memoria della sua funzione come via di percorrenza da e
verso il vallo di Diano da parte dei greci della costa, “gli stranieri”. Nel tratto che attraversa il comune di Roscigno,
questo tratturo è costellato da una miriade di piccoli nuclei di strutture abitative e necropoli”20.
È da considerare però che sia M. Osanna, che la dott.ssa Greco rilevano l’importanza della strada in relazione alla
zona da essi esplorata arlcheologicamente, a noi qui importa, invece, considerare questa strada nella sua funzione di
collegamento tra la Campania e la Basilicata, da Torre di Satriano, attraverso Atena L. –Roscigno e quindi Paestum-
Anche M. Di Lieto, nella sua pubblicazione riguardante l’area Nord-lucana, “Il sistema insediativo”21, nell’affrontare
il tema della viabilità nel territorio lucano, non individua il tratto stradale da Atena L. verso Roscigno-Paestum. Il Di
Lieto illustra un percorso ipotetico curvilineo da Atena verso Paestum che aggira i monti Alburni attraverso il Tana-
gro e successivamente il Sele, nella piana d’Eboli.

Particolare della mappa d’impianto catastale del comune di Tito ove si trova localizzato il “tratturo degli stranieri di inizio ’900.

18 Vedi mappe catastali dei comuni di Tito, Satriano e Roscigno


19 Massimo Osanna, Verso la Città: forme insediative in Lucania e nel mondo italico fra il IV e III sec. a.C. ed. Osanna 2009, pag. 106.
20 Sitografia: http://www.cdlstoria.unina.it/storia/dipartimentostoriaold/archeo/rosci.html
21 Marco Di Lieto, l’area Nord-Lucana: il sistema insediativo in –Progetti di archeologia in Basilicata Banzi e Tito a cura di Massimo Osan-
na, Barbara Serio, Edipuglia 2008 pag.100.
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La “Strada degli stranieri” da “Taverna Arsa” (Tito) verso Torre di Satriano

Il Percorso della strada22


Proveniente da Metaponto fino a Grottole, la strada offre 2 possibilità:
A) dall’ antica città di Metaponto si dirige verso le Tavole Palatine, costeggia il fiume Bradano e dal ponte S.Giuliano
devia verso Ovest per congiungersi alla SS 7 Appia tra Grottole e Grassano.23
B) Da Metaponto attraverso Bernalda, Pomarico vecchio (Castrocicurio) e Grottole, la strada sovrapponendosi alla SS
7 Appia giunge a Grassano, si dirige verso O-NO al punto 423, qui si sovrappone di nuovo alla SS 7 “Appia” fino al
bivio tra Acqua Frisciana e Le Piane. Dal punto 331 si interseca con una strada che porta verso Calle, che collega
il Basento con l’area dell’alto Bradano. Continuando a sovrapporsi alla SS 7, il percorso gira verso O-SO, costeg-
giando Serra del Cedro, lambisce l’abitato di Tricarico e giunge alla località Tre cancelli, ove incrocia il tratturo
che proviene dal Basento,
attraversA Albano e pro-
segue verso S. Maria delle
Fonti di S. Chirico Nuovo-
Tricarico.
Continuando verso O-NO,
“taglia” il curvone che la SS
7 effettua nei pressi del Cupo-
licchio e giunge fino a Taverna
Arsa, ove si dirama verso NO
per Serra di Vaglio-Torretta e
verso O, con una discesa fino
al Basento. Proseguendo per
quest’ultima diramazione, al
punto 584 confluiscono trat-
turi provenienti da Brindisi di
M., Vaglio e Tolve. Da qui la
strada, costeggiando il Basen-
to verso O, arriva alla stazione
ferroviaria di Vaglio Basilica- La strada degli stranieri (attualmente asfaltata) dal territorio di Tito verso torre di Satriano

22 Rifer. Piante I.G.M. 1:25000 del 1955-56 (descrizione dettagliata solo nel territorio della Basilicata da Grassano a Satriano)
23 Questo percorso è costituito da un importane “Regio” tratturo ben evidenziato sulle mappe ITM dell’Ottocento e segnalato dai pastori
transumanti per i loro spostamenti verso la piana metapontina. Più agevole e pianeggiante , con molta probabilità era quello privilegiato
rispetto al percorso B indicato dal Buck
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ta.In questo punto il percorso incrocia altri tratturi che da Montegrosso si dirigono verso Vaglio, Serra di Vaglio, Can-
cellara; proseguendo verso O, guada il torrente Tiera e, sovrapponendosi alla SS 7, si dirige verso Potenza attraverso
Varco d’Izzo, continua a costeggiare il Basento attraverso la “zona industriale” del capoluogo, passando nei pressi
dell’antico ponte S.Vito24, fino a giungere alla congiunzione del torrente Gallitello con il fiume Basento25. Continuan-
do verso O, costeggia il torrente Tora, sovrapponendosi alla SS “del varco” che va verso Picerno; al km 49,presso
“masseria Tramutola”, lascia la statale per un tratto (ove questa effettua una grossa curva), per poi reinnestarsi alla
stessa più avanti al km 46,7. Il percorso, seguendo un andamento pianeggiante, si interseca con la SS 95 “di Brienza”
al punto 816, da qui inizia la discesa verso S-SO fino a “Taverna bruciata”, punto di confluenza di tratturi provenienti
da Tito, Picerno, Monte li Foi, Satriano. Da questo punto prosegue verso SO iniziando una costante salita fino a Torre
di Satriano.
Valicato il punto 844 con una discesa verso S-SO, costeggia il torrente Cammarara nel territorio di Satriano e giunge
nel torrente Melandro, da qui guada il fiume al punto 483 ed al punto 489 si aprono due possibilità:
1) La strada inizia una costante salita verso Sud, prosegue per C.Corte, e successivamente giunge al punto 545 e
566. Sempre in direzione Sud arriva presso fontana del Barbone punto 749 e passa ad Ovest, sotto Toppo Avez-
zale, segue per Masseria Gianlorenzo e si dirige versoAtena Lucana.
2) La strada si dirige verso Ovest attraverso Acqua dei Salici, aggira il Monte Airella e prosegue verso località Brai-
de e successivamente per il centro abitato di Polla.
La prima ipotesi sembra più plausibile in quanto la strada ricalca l’antico tratturo Satriano-Atena (vedi mappe di
impianto catastali) con pendenze non troppo ripide, e con un percorso più breve, inoltre attraversa o lambisce l’antico
sito fortificato Lucano di Atena.
Attraversato il vallo di Diano, la strada si inerpica verso S.Rufo, Roscigno-Monte Pruno, Bellosguardo e attraverso i
monti cilentani giunge a Paestum.

La strada degli stranieri nella toponomastica dalla Cartografia storica


- Mappe d’impianto dei comuni del 1911
Com. di Grassano: Tratturo Grassano-Grottole, St. naz. Appulo Lucana
Com. di Tricarico: Regio tratturelloTricarico-Grassano,St. Naz. Appulo Lucana
Com. di Albano: Regio tratturello della crocetta,St. Naz. Appulo Lucana
Com. di Tolve: Regio tratt.llo della Crocetta, St Naz. Appulo Lucana
Com. di Vaglio: S.c.tratturo di Tricarico, Tratt. di Giambattista,tratturo di Colasurci, tratturo della difesa, St.Naz.Appulo
Lucana
Com. di Potenza: St.Naz. Appulo Lucana,S.c. Tito-Potenza
Com. di Tito: S.c. “tratturo degli stranieri”
Com. di Satriano: S.c. “tratturo degli stranieri”, s.c. dello Spinoso
Com. di Brienza: S.c. “da Satriano ad Atena”

“L’antica Basentana”
Il percorso parallelo al n°1 era quello nella valle del Basento che costeggiava il fiume. Come evidenziato in premessa
i percorsi lungo gli alvei dei fiumi non sono ben definibili, condizionati da cambiamenti di direzione dello stesso,
causati da alluvioni e frane. Nel caso del Basento, questo problema non doveva essere rilevante vista la ampiezza e
stabilita del suo alveo rispetto ad esempio al medio e alto Bradano soggetto frequentemente a smottamenti e “colate
di fango” lungo i suoi argini.
La direttrice lungo il fiume Basento era formata da percorsi paralleli lungo le rispettive sponde o che si intrecciavano
tra loro sul letto del fiume a seconda delle esigenze dettate dalla portata dello stesso o da cambi di percorso dovuti
a calamità naturali. Quest’itinerario come del resto tutti quelli lungo i fiumi erano percorribili solo in determinati
periodi dell’anno in condizioni climatiche favorevoli. Infatti dalla testimonianza di pastori transumanti era percorso
prettamente durante la risalita estiva dalla piana ionica verso le montagne del potentino. All’andata in autunno era pri-
vilegiato il N°1 di crinale, in quanto il letto del Basento risultava già impraticabile dopo le prime abbondanti piogge
con una portata consistente del fiume stesso.
24 Nei pressi del ponte S.Vito, sulla riva destra del fiume Basento, è presente il toponimo S. Oronzio, uno dei 12 Santi martiri sotto Dioclezia-
no antico protettore della città di Potenza.
25 In quest’area nei lavori recenti sono emersi importanti testimonianze archeologiche risalenti al IV-III sec. a.C.
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1A, 1B) Il percorso della “strada degli stranieri” da Metaponto a Paestum


2) Alternativa lungo il bacino fluviale del Basento “antica Basentana” (cartina elaborata da Domenico Saracino)

L’itinerario, partendo dalla piana Ionica, seguiva il corso del fiume, fino a quando l’alveo lo permetteva. Il “capoli-
nea”, il punto di risalita si trovava sotto Campomaggiore vecchio. Infatti volendo procedere oltre non è possibile, in
quanto il letto del fiume si stringe fino ad occludersi divenendo impraticabile, con delle gole strette, “salti” del fiume
e grossi massi all’interno.
La risalita partiva poco prima del punto 309 di fronte a Cugno del pero, ove giunge anche un tratturo proveniente da
Oliveto Lucano-Garaguso attraverso i boschi di Croccia Cognato (altro importante sito fortificato lucano). La strada
effettua una salita direz. O-SO fino a giungere alle rovine di Campomaggiore vecchio, prosegue verso Ovest fino a
Difesuola e nei pressi di località Spartiva al punto 730 incrocia l’attuale provinciale Albano-Campomaggiore, pro-
segue fino al cimitero di Albano,punto d’incontro di importanti tratturi di transumanza tra cui il “regio tratturello di
Fonti” e quello proveniente dai boschi di Anzi-Brindisi-Trivigno; da qui verso N-NO, la strada viaggia parallela alla
SS 7Appia, fino a collegarsi con essa al punto 821.
Un altro punto di risalita dal Basento (sponda sinistra), era costituito dal tratturo che dalla sponda opposta dello scalo
di Grassano si dirigeva fino a Tricarico.
La strada partiva dal ponte sul Basento, punto 189 nei pressi della località Pianella, da qui, con una costante e lieve
salita in direzione NO, costeggiava il vallone Canaldente innestandosi sulla SS7Appia al punto 593, da qui sovrappo-
nendosi alla statale, viaggia per circa 2km in direzione Ovest fino al punto 688, ove si innestava al “Regio tratturello
Tricarico-Grassano” (itin. N°1) a sud di Serra del Cedro in località Fornace.
Una alternativa viaria verso Potenza si diramava da Albano (cimitero), direzione Ovest, passando per Serra Bal-
dassarre punto 824 e successivamente dal punto768, fino a giungere nell’alveo del Basento, punto 497,punto di
confluenza di alcuni importanti tratturi. La zona è collocata sotto Serra del ponte, toponimo che indicava la presenza
sul posto di un attraversamento del fiume. La strada prosegue in direzione NO costeggiando la riva del Basento fino
all’odierno Scalo di Brindisi di M.,guada il fiume in questa zona e passando per Mass. Damiani giunge al punto
685 nei pressi della Grancia (Certosa di S.Lorenzo) sotto l’abitato di Brindisi di M. Dal punto 705 svolta verso NO
costeggia il Monte Romito ed arriva a Mass. De Nicola punto 938, da qui fino a località Cugni punto 938, prosegue
verso Mass. Bisaccia punto905 e segue in discesa verso il fiume Basento che attraversa al punto 632, costeggia il
fiume fino ad innestarsi alla vecchia SS7 Appia alla periferia di Potenza al Km 468 (attuale uscita della Basentana,
Potenza Est).
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Toponomastica di rilievo IGM 1956: 1A) Campomaggiore vecchio, casino della contessa (nei pressi), Madonna delle Grazie
(Albano)
Grancia (Brindisi di M.)
Toponomastica dalla cartografia storica del percorso alternativo
Mappe d’impianto dei comuni del 1911
Com. di Campomaggiore: “S.c. delle scalelle”,“Tratturo Albano-Campomaggiore
Com. di Albano: “Tratt. Com. fontana della spina”, “tratt. Com.diPotenza pel rummolone”, “tratt. Com. serra di
mezzo” “Tratturo com. fontana dei Santi”, “Tratturo com. Sgarrone”.
Com. di Tricarico: St com. della foresta, St. Naz. Appulo Lucana
Com. di Brindisi di M.: “Strada com. della conserva”, “strada com. di Potenza”
Com. di Potenza: “Strada com. Potenza Brindisi”

1-percorso alternativo lungo il bacino del Basento “antica Basentana” - (cartina elaborata da Domenico Saracino)

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