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PROMESSI SPOSI RIASSUNTO


Capitolo 1 o Ampia e minuziosa descrizione del luogo (lago, monti, lAdda, Lecco e paesini circostanti). o Dominazione spagnola: soldati stranieri che commmettono violenze, furti e soprusi. Don Abbondio passeggia ed ad una biforcazione della strada, vicino a un tabernacolo, incontra due bravi (capelli lunghi con ciuffo sulla fronte, dotazione di armi). Don Abbondio cerca vie di fuga o testimoni, ma non trovando n luno n laltro, si avvicina ai due fingendosi tranquillo. I bravi gli impongono con le minacce di non celebrare il matrimonio di Renzo Tramaglino e Lucia Mondella; don Abbondio, spaventato, si dichiara disposto allubbidienza, specie quando sente il nome di don Rodrigo, il padrone dei due bravi, che si allontanano dopo aver fatto la loro ambasciata. Le minacce dei due bravi si inseriscono nel clima di sopraffazione che caratterizza il Ducato di Milano sotto la dominazione spagnola: i potenti possono impunemente commettere ogni tipo di violenza, mentre i deboli sono costretti a subire e non sono protetti dalla Giustizia. Manzoni cita le varie grida (leggi) che prevedono pene severissime per i bravi (sicari dei potenti); lautore propone considerazioni ironiche sullinefficacia di queste. Soliloquio di don Abbondio: immagina le reazioni di Renzo, pensa a ci che avrebbe dovuto dire ai bravi, inveisce contro Don Rodrigo. A casa, chiama Perpetua, la sua serva. Dopo qualche esitazione si confida, ma non accetta i suoi consigli. Stremato, va a dormire, raccomandando alla domestica la massima segretezza. Capitolo 2 Don Abbondio trascorre una notte agitata (cerca scuse per non celebrare il matrimonio, incubi con bravi); riesce ad elaborare un piano per superare le obiezioni di Renzo e ritardare le nozze. Renzo, di buon mattino, si reca da don Abbondio; il curato finge di non ricordarsi del matrimonio poi, utilizzando termini latini, fa intendere che sono sopravvenuti degli impedimenti. Uscito, Renzo incontra Perpetua, e riceve conferma dei propri sospetti: don Abbondio stato minacciato. Renzo torna da don Abbondio dove, dopo averlo imprigionato, lo costringe a dirgli la verit. Perpetua rientra e viene accusata di aver infranto il giuramento del silenzio; dopo un dibattito, il curato si mette a letto vinto dalla febbre. Nella mente di Renzo fieri propositi di vendetta, ma il pensiero dellamata abbandona ogni ipotesi violenta (1 ten. di sol.: dietro una siepe e sparare, tentativo laico, fondato sulla violenza, che ha un effetto educativo su Renzo). Giunto a casa di Lucia, orfana di padre e di qualche anno pi giovane di Renzo, la trova vestita per le nozze. Renzo la informa dellaccaduto e lei mostra di essere gi a conoscenza della passione di don Rodrigo per lei; ai due si aggiunge Agnese. Lucia congeda le donne, dicendo che il parroco malato; queste ricevono pure conferma da Perpetua. Capitolo 3 Don Rodrigo incontra Lucia e scommette con un altro nobile (il conte Attilio, suo cugino) che la ragazza sar sua. Lucia rivela poi di aver narrato laccaduto a fra Cristoforo. Dopo che Lucia ha placato le nuove ire di Renzo, Agnese consiglia al giovane di recarsi a Lecco dallAzzeca-garbugli (2 ten. di sol.: recarsi da un avvocato, tentativo laico, fondato sulla legge degli uomini), portando quattro capponi in dono. Giunto dal dottore, questo lo accoglie e lo scambia per un bravo e, per intimorirlo, legge delle grida che annunciano pene severissime per chi impedisce un matrimonio. LAzzecca-garbugli si complimenta con lui per la sua astuzia: crede si sia camuffato tagliando il ciuffo che contraddistingue i bravi. Renzo nega di essere un bravo, ma il dottore lo invita a fidarsi di lui; scoperto lequivoco, il dottore si infuria e lo scaccia. Lucia e Agnese si consultano e decidono di chiedere aiuto anche a fra Cristoforo; giunge fra Galdino, un umile frate laico, in cerca di noci per il convento di Pescarenico, lo stesso dove vive padre Cristoforo. Per eludere le domande circa il mancato matrimonio, il discorso si porta sulla carestia. Fra Galdino racconta allora un aneddoto riguardante un miracolo accaduto in Romagna (miracolo delle noci, utile per far capire che con la fede si pu superare lesperienza del limite; si evidenzia pure la cultura cristiana di Manzoni). Un cappuccino, padre Macario, dissuade un uomo dal tagliare un noce ormai sterile, predicando una formidabile raccolta di noci, la met delle quali avrebbe dovuto essere destinata al convento. Lalbero fruttifica in maniera straordinaria, ma nel frattempo il proprietario morto e lerede si rifiuta di dare al convento la parte concordata e perci le noci rac-

colte si trasformano in foglie secche. Lucia dona al frate molte noci, affinch egli, non dovendo continuare la raccolta, possa recarsi subito al convento ad inviare presso di loro padre Cristoforo. Renzo fa ritorno alla casa di Lucia e racconta il deludente esito. Tra egli e Agnese si accende una discussione, subito placata da Lucia, sulla validit del consiglio di rivolgersi allavvocato. Dopo alcuni sfoghi di Renzo ed altrettanti inviti alla calma, il giovane torna a casa propria. Capitolo 4 Fra Cristoforo esce dal convento. Sebbene il paesaggio autunnale sia splendido, il cammino del frate verso casa di Lucia rattristato dalle immagini di miseria che si vedono ovunque: persone smunte, animali smagriti dalla fame, mendicanti laceri. o Fra Cristoforo un uomo vicino ai 60 anni, dalla lunga barba bianca, umile ma fiero al tempo stesso, con due occhi vivacissimi. Lodovico (il nome prima di prendere i voti), figlio di un ricco mercante con ambizioni da nobile, viene educato in maniera aristocratica. Non essendo per accettato nella cerchia dei nobili il giovane inizia a difendere gli umili contro i signorotti prepotenti. Un giorno per strada, scoppia una disputa per futili motivi tra Lodovico e un nobile arrogante. Nel corso della disputa il giovane, vedendo gravemente ferito Cristoforo, il suo pi fedele servitore, uccide il signorotto. Lodovico viene condotto dalla folla nel vicino convento dei frati cappuccini, affinch possa trovare riparo. Lodovico matura la decisione di farsi frate: dona i suoi beni alla famiglia del servo Cristoforo che era morto per lui e assume il nome di fra Cristoforo. Intanto il Padre guardiano del convento convince il fratello del nobile ucciso ad accettare come rivalsa la scelta monacale di Lodovico. Prima di partire per il luogo del suo noviziato, fra Cristoforo chiede e ottiene le scuse dalla famiglia dellucciso; quale segno di riconciliazione il fratello dellucciso dona un pane al frate: questi, mangiatene una met, conserva il resto quale ricordo dellaccaduto. Oltre a predicare e assistere i moribondi, fra Cristoforo opera per rimuover le ingiustizie e per difendere gli oppressi. Intanto il frate, giunto alla casa di Lucia e Agnese, viene accolto con gioia dalla due donne. Capitolo 5 Fra Cristoforo viene informato del mancato matrimonio; esaminata la situazione decide di andare a parlare con don Rodrigo per distoglierlo dal suo proposito. Arriva pure Renzo, il quale rivela di aver tentato invano di organizzare un agguato contro il signorotto; per questo viene ripreso dal frate. Fra Cristoforo si incammina verso il palazzotto di don Rodrigo. Nel palazzotto stesso e nel villaggio sottostante tutto appare segnato da un clima di violenza e di malvagit. Dopo aver parlato con due bravi e con un servitore fra Cristoforo viene introdotto nella stanza da pranzo. Attorno al tavolo, alcuni personaggi (don Rodrigo, il Podest, il conte Attilio, lAzzecca-garbugli e altri) discutono animatamente su una questione di cavalleria. Il frate chiamato ad esprime un giudizio, ma la sua sentenza che invita alla pace viene scambiata per una battuta di spirito; il fate stesso schernito da don Rodrigo che gli ricorda il suo passato mondano. La disputa cambia tema e volge poi sulla guerra nata per la successione al ducato di Mantova. Le discussioni vengono abbandonate per un brindisi, ma subito riprendono sul tema della carestia: la colpa viene attribuita ai fornai che farebbero incetta di grano per alzare il prezzo. don Rodrigo a porre fine al dibattito congedando i commensali e conducendo fra Cristoforo in unaltra stanza. Capitolo 6 Con tatto e diplomazia, fra Cristoforo chiede a don Rodrigo di far cessare le persecuzioni contro Lucia e di permettere il matrimonio. Il nobile reagisce violentemente accusando il frate di nutrire un equivoco interesse per la ragazza. Il colloquio si trasforma in un duello verbale nel quale fra Cristoforo predice al suo antagonista il compiersi della giustizia divina; al termine il frate viene cacciato. La sua missione fallita, ma don Rodrigo rimane scosso dalle minacciose profezie. Uscendo dal palazzotto per andare verso casa di Lucia, il frate incontra il vecchio servitore che gli dice di aver delle rivelazioni da fargli e gli d appuntamento per lindomani al convento. Agnese propone a Renzo e Lucia di effettuare un matrimonio clandestino (3 ten. Di sol.), di presentarsi davanti al parroco don due testimoni e pronunciare la formula del matrimonio. Renzo si mostra entusiasta ma Lucia contraria poich il progetto prevede dei sotterfugi. Renzo, in cerca dei testimoni, si reca in casa di Tonio e, dopo averlo invitato allosteria gli chiede di far da testimone; in cambio gli offre del denaro per pagare un debito contratto con don Abbondio. Tonio accetta e propone suo fratello Gervaso come secondo testimone. Renzo torna da Lucia e tenda di convincerla ad accettare il piano della madre; nel frattempo si avvertono i passi di fra Cristoforo.

Capitolo 7 Fra Cristoforo comunica ad Agnese e ai due promessi che don Rodrigo non intende cambiare atteggiamento. Uscendo, il frate raccomanda di inviare qualcuno al convento il giorno successivo. Renzo, irritato dalle notizie appena ricevute e dallopposizione di Lucia al progetto del matrimonio clandestino, d in escandescenze. Alla fine Lucia cede e accondiscende al piano. Renzo rincasa. Agnese e Renzo stabiliscono i dettagli del piano, mentre Lucia resta in disparte. Agnese invia al convento Menico, un ragazzino suo parente. Per tutta la mattinata dei loschi figuri vestiti da viandanti e da pellegrini si aggirano nelle vicinanze della casa di Lucia, curiosando anche allinterno. Dopo lo scontro con padre Cristoforo, don Rodrigo, furibondo per non essere riuscito ad intimorire il frate, cammina per il palazzo al cospetto dei ritratti dei suoi avi, che sembrano rimproverarlo per la sua debolezza. Per dimenticare lepisodio il nobile esce scortato dai bravi per una passeggiata trionfale, durante la quale viene ossequiato da tutti. Tornato al palazzotto viene deriso dal conte Attilio; risentito, raddoppia allora la posta dellinfame scommessa. Dopo una notte di sonno tranquillo, don Rodrigo predispone con il capo dei suoi bravi, il Griso, un piano per rapire Lucia. I bravi cominciano le loro ricognizioni in casa di Lucia (loschi figuri). Tornati al palazzotto il Griso d le ultime istruzioni ai suoi compagni. Il vecchio servitore si avvia alla volta del convento per riferire la frate circa il rapimento di Lucia. Nel frattempo alcuni bravi hanno gi occupato le posizioni concordate. Dopo aver preso con Agnese e Lucia gli ultimi accordi per il matrimonio clandestino, Renzo, assieme a Tonio e Gervaso, si reca allosteria dove incontra tre individui (bravi) dal comportamento minaccioso. Renzo, durante la cena, chiede alloste informazioni sui tre che finge di non conoscerli; al contrario, egli fornisce ai bravi diverse notizie su Renzo e i suoi amici. Usciti dallosteria, Renzo, Tonio e Gervaso, vengono seguiti da due bravi, che si arrestano, vedendo arrivare gente di ritorno dai campi. I tre passano a chiamare Agnese e Lucia e, insieme, vanno alla canonica, dove Tonio bussa alla porta dicendo a Perpetua di voler saldare un debito. Capitolo 8 Don Abbondio abbandona le letture in cui era immerso e autorizza Perpetua a far salire Tonio. Scesa in strada, Perpetua incontra Agnese che fingendo di passare per caso, la coinvolge in una conversazione a proposito di alcune maldicenze sul suo conto. Tonio e Gervaso accedono allo studio del curato, mentre Renzo e Lucia raggiungono il pianerottolo della canonica. Tonio salda il suo debito. Il curato compila una ricevuta quando, a un segnale convenuto, entrano anche i due promessi. Renzo pronuncia lintera formula, mentre Lucia viene interrotta dal curato, che si rifugia in una stanza attigua. Don Abbondio chiede aiuto dalla finestra. Ambrogio, il sacrestano, suona le campane per richiamare gente, che scende in strada. I tre bravi che erano allosteria escono per una ricognizione e chiamano i compagni appostati al casolare per il rapimento di Lucia. Agli ordini del Griso il gruppo dei bravi penetra in casa della ragazza, ma non trova nessuno. Menico, di ritorno dal convento, entra in casa di Lucia e viene afferrato dai bravi; spaventati dal suono delle campane lo lasciano andare e fuggono. Agnese continua a distrarre Perpetua ma, sentiti i richiami, corrono verso la canonica. Renzo e Lucia si ricongiungono con Agnese e Menico, raggiuntili, dice loro di fuggire verso il convento. Intanto la gente si raduna in piazza e si reca da don Abbondio. Visto che non pi in pericolo, la folla si sposta a casa di Lucia e scopre che le due donne sono sparite; la gente si ritira poich corre voce che le donne sono salve. Il console del paese di Renzo e Lucia viene minacciato da due bravi di don Rodrigo che gli intimano di non riferire al podest quanto accaduto quella notte. Renzo, Lucia e Agnese si sono intanto allontanati attraverso i campi accompagnati da Menico che, raccontata la sua avventura, viene rimandato a casa. I tre giungono al convento di Pescarenico, dove, dopo aver vinto le resistenze di fra Fazio, il sacrestano, fra Cristoforo li fa entrare ed illustra i piani di fuga. Dopo aver pregato per don Rodrigo, i tre lasciano il convento e si dirigono verso il lago, dove salgono su una barca. o Descrizione del paesaggio. Lucia piange segretamente e d laddio ai monti e ai luoghi natii. Capitolo 9 I tre fuggitivi approdano sulla sponda del lago opposta a Pescarenico e si salutano il barcaiolo.

Su di un carro raggiungono Monza, dove si riposano e mangiano in una locanda. Dopo il breve pasto Renzo d laddio alle due donne. Sotto la guida del barocciaio queste si recano prima al convento dei cappuccini e poi, accompagnate dal padre guardiano, al monastero di monache nel quale sperano di trovare ospitalit. Il frate chiede per loro la protezione di Gertrude, una suora di nobile e potente famiglia. o La giovane monaca ha circa 25 anni e il suo viso mostra una bellezza sfiorita. Il suo atteggiamento e il suo modo di indossare il saio hanno qualcosa di strano. Gertrude interroga le due donne e il padre guardiano a proposito delle vicende di Lucia: viene concessa ospitalit a Lucia e Agnese. Viene descritta la famiglia di Gertrude e la regola in essa vigente, secondo la quale, tutti i figli, a esclusione del primogenito, dovevano entrare in convento. Fin dalla prima infanzia i genitori di Gertrude cercano, anche con subdoli espedienti, di inculcare lidea della vita consacrata. Linfanzia e ladolescenza di Gertrude trascorrono nel convento di Monza. Nei rapporti con le compagne manifesta la sua innata superbia e pure i primi cenni di rifiuto della vita religiosa. Prima di prendere i voti Gertrude ricondotta a casa dove viene trattata con indifferenza per metterla a disagio e farle desiderare il convento. Scoperto il suo innamoramento per un paggio, viene imprigionata in una stanza; per uscire dalla segregazione si dichiara disposta alla vita consacrata. Capitolo 10 Colta in un momento di debolezza e forzata dal padre, Gertrude, accetta il monastero; festeggiamenti. Dopo le ultime raccomandazioni viene condotta in monastero a Monza; festeggiamenti. Tra il padre di Gertrude e la badessa si svolge un colloquio per stabilire la sincerit della vocazione; interrogata da un sacerdote, per timore del padre, mente e dichiara di scegliere liberamente la vita claustrale; diviene monaca e maestra delle educande. La vita del chiostro non la allontana per dalle passioni terrene: i primi anni in monastero sono segnati dallodio verso le altre suore e da improvvisi cambiamenti dumore. Si lascia sedurre da Egidio, un nobile che abita in un palazzotto attiguo: sotto la sua nefasta influenza Gertrude si lascia trascinare dalle passioni pi violente e giunge allomicidio di una conversa (laica in monastero) che minacciava di svelare la tresca dei due. Capitolo 11 Don Rodrigo pensa alle possibili conseguenze del rapimento di Lucia, ma sa di non correre grossi rischi. Il Griso annuncia il fallimento della spedizione e riceve severi rimproveri. I due concordano una strategia per scoprire se vi sono state fughe di notizie sul progetto di rapimento. Il conte Attilio viene informato e attribuisce la responsabilit a fra Cristoforo. I due cugini stabiliscono di intimorire il console del villaggio, di convincere il podest a non intervenire, e di far pressione sul conte zio, affinch faccia trasferire il frate. Il Griso va in paese per capire ci che successo la notte precedente, dove c un fitto intrecciarsi di voci. Il bravo riferisce al padrone ed escludono lipotesi di una spia nel palazzotto. Don Rodrigo incarica il proprio uomo di fiducia di scoprire dove sono rifugiati i promessi. Grazie alle chiacchiere del barocciaio, passate di bocca in bocca, il bravo informa il suo signore che Lucia si trova a Monza. Il nobile incarica il sicario di proseguire l le ricerche: il Griso, che a Monza pi ricercato dalla giustizia, cerca di sottrarsi, ma alla fine obbedisce. Renzo procede triste verso Milano. Alle porte della citt chiede ad un passante indicazioni per il convento. In citt scopre farina e pane a terra e, con timore, raccoglie tre pani. Nota altra gente trasportare pane e farina. Capisce che in atto una rivolta e che la gente assalta i forni: la sua sensazione di piacere. Al convento gli viene negato laccesso e cos si lascia attrarre dal tumulto. Capitolo 12 Vi una digressione storica: si analizzano le ragioni della carestia: raccolti scarsi, sprechi, pressione fiscale, incettatori. Il cancelliere Antonio Ferrer adotta un provvedimento molto criticato da Manzoni: stabilisce per il pane un prezzo troppo basso che non consente lacquisto delle materie prime. Il prezzo viene aumentato e si fa sentire il malumore del popolo. La folla blocca il garzone di un panettiere e lo deruba della cesta del pane: prende avvio il tumulto di San Martino. La massa si dirige verso il forno delle grucce e, malgrado lintervento degli alabardieri del capitano di giustizia, d lassalto al forno. Renzo, incuriosito, si muove verso il cuore del tumulto e ne critica la furia. Giunge notizia di nuovi disordini al Cordusio: la folla si dirige l, passando sotto la statua di Filippo II, che offre a Manzoni lo spunto per alcune riflessioni sui simboli del potere. La notizia si rivela falsa e la folla assale la

casa del vicario di provvisione, ritenuto responsabile. Renzo, pur non volendo farsi coinvolgere, viene vinto dalla curiosit e si lascia trascinare. Capitolo 13 La folla si dirige verso il palazzo del vicario; questultimo riesce a barricarsi. Alcuni rivoltosi tentano di scardinare la porta per catturarlo e ucciderlo: il tutto sotto gli occhi dei soldati spagnoli che non osano intervenire. Renzo tra coloro che si oppongono a una giustizia sommaria. Per questo, dopo aver reagito con sdegno alle proposte sanguinarie di un vecchio, rischia il linciaggio. Dal fondo della piazza arriva il cancelliere Ferrer che, forte del sostegno popolare, interviene per salvare la vita del vicario. Nella folla si creano due fazioni: luna favorevole, laltra ostile allintervento di Ferrer; ci offre a Manzoni lo spunto per una riflessione sui meccanismi delle rivolte popolari. Il cancelliere procede in carrozza attraverso la piazza gremita, promette alla folla di arrestare il vicario e di abbassare il prezzo del pane, ma si comprende che le promesse non saranno mantenute. Ferrer trae in salvo il vicario e in carrozza si dirigono al castello. Ferrer teme le reazioni dei suoi superiori e il vicario annuncia di volersi ritirare in una grotta. Capitolo 14 La folla sciama senza disperdersi del tutto. La gente commenta i fatti della giornata e prende accordi per il giorno successivo. Renzo si avvicina ad un crocchio e tiene un piccolo comizio esponendo il proprio ideale di giustizia sociale; nel suo discorso le vicende personali si mescolano a considerazioni di carattere generale, suscitando complimenti e critiche. Renzo chiede che gli venga consigliata unosteria ed uno sconosciuto lo accompagna. Malgrado le proteste di questultimo, che vorrebbe portarlo altrove, Renzo decide di fermarsi allOsteria della Luna Piena. Loste, senza darlo a vedere, riconosce nello sconosciuto un informatore della polizia. Si siedono tra giocatori di carte e bevitori e un fiasco di vino viene rapidamente bevuto. Renzo, che esibisce un pane rinvenuto in mattinata, viene ritenuto un assalitore del forno. Egli, alterato dal vino, si rifiuta di fornire le generalit per la registrazione degli ospiti. Parlando ad alta voce inizia unarringa contro lamministrazione della giustizia e, sostenuto dagli avventori, evita la registrazione. Linformatore della polizia, che si spaccia per uno spadaio dalle idee egalitarie, riesce, con un espediente, a ottenere il nome e si allontana mentre Renzo, sempre pi ubriaco, continua ad arringare la folla suscitando ilarit. Si addormenta ubriaco. Capitolo 15 Renzo abbandona losteria e raggiunge la propria camera accompagnato dalloste, che tenta di ottenere le generalit, senza alcun risultato e, incassato il conto, decide di andare al palazzo di giustizia per denunciarlo affidando losteria alla moglie. Per Milano si imbatte in personaggi dallaria fosca e in drappelli di soldati; inizia cos un soliloquio durante il quale le espressioni di disappunto si mischiano con considerazioni di tipo politico. Al palazzo di giustizia loste denuncia il fatto al notaio criminale che, gi in possesso del rapporto del delatore, non si accontenta delle informazioni fornite e sottopone loste ad un serrato interrogatorio. Il notaio criminale e due birri entrano in camera di Renzo e lo obbligano a seguirli. I tumulti provenienti dalla strada intimoriscono il notaio che con le buone cerca di indurre Renzo a seguirli. Il funzionario si mostra troppo gentile ed afferma che si tratta di una formalit. Giunti in strada, il giovane, non credendogli, richiama lattenzione con un grido di dolore quando i due birri gli stingono le manette e, approfittando della piccola folla attorno a loro, chiede aiuto. Per sfuggire al linciaggio i birri e il notaio abbandonano il prigioniero, confondendosi tra la folla. Capitolo 16 Renzo sfugge ai birri e, rifiutando di chiedere asilo in un convento, corre via cercando di uscire dalla citt e dallo stato. Non sapendo orientarsi chiede informazioni ad un passante che gli ispira fiducia. Attraversa Milano, supera con indifferenza un presidio di soldati, esce dalle mura e si dirige verso il territorio veneto, dove vive il cugino Bortolo; per non attirare sospetti percorre strade secondarie e non chiede informazioni, sbagliando cos pi volte la direzione. Durante il cammino ripensa ai fatti del giorno precedente e alla sua situazione. Pranza in unosteria isolata e con uno stratagemma si fa indicare dalla vecchia ostessa la strada per il confine. Verso sera Renzo giunge vicino al confine e cena in unosteria nel paese di Gorgonzola. Non riesce ad ottener indicazioni dalloste sul come attraversare lAdda e passare nella Repubblica veneta. Viene avvicinato da un cliente che chiede se viene da Milano e se ha informazioni sulla rivolta:

Renzo risponde evasivamente. Al gruppo di avventori si unisce un mercante milanese conservatore e nemico di ogni disordine: egli d una personale versione degli avvenimenti; dice che i capi della rivolta sono stati arrestati tranne uno che fuggito da unosteria: il riferimento a Renzo evidente. Temendo un nuovo arresto Renzo va, quasi istintivamente, verso lAdda. Capitolo 17 Durante il tragitto i pensieri di Renzo vanno al mercante e al suo resoconto distorto e calunnioso. Oltrepassati alcuni paesi e scartata lipotesi di chiedere ospitalit, si inoltra in una zona non coltivata e poi in un bosco dove viene colto da un oscuro timore; ma, quando sta per tornare indietro, sente il rumore dellAdda e vi si precipita. Non potendo attraversare il fiume, n potendo passare la notte allaperto per il freddo, si rifugia in una capanna abbandonata e, dopo aver recitato le preghiere serali, tenta di addormentarsi ma pervaso da ricordi dolorosi. Verso le cinque del mattino riprende il cammino verso lAdda. Traghettato da un pescatore passa sulla sponda bergamasca e procede a piedi verso il paese del cugino. Dopo aver pranzato in unosteria dona le ultime monete a una famiglia ridotta dalla fame a mendicare e coglie lo spunto per alcune riflessioni sulla Provvidenza; la buona azione lo rende soddisfatto e lo porta ad abbandonare i timori precedenti. A Bortolo individua subito il filatoio dove trova il cugino, che lo accoglie festosamente dichiarandosi disposto ad aiutarlo, sebbene i tempi non siano dei pi propizi. I due cugini si informano sulla rispettiva situazione e sulle vicende politiche dei propri paesi. Avvertito delluso bergamasco di chiamare baggiani i milanesi, Renzo viene assunto dal padrone del filatoio. Capitolo 18 La giustizia compie una perquisizione in casa di Renzo e interroga i suoi compaesani. Don Rodrigo si compiace dei provvedimenti contro Renzo e dal conte Attilio riceve nuovi stimoli a proseguire nel suo proposito. Il suo compiacimento per turbato dalle notizie di Agnese e Lucia, riferitegli dal Griso. sul punto di abbandonare, poich il monastero e la potente Gertrude sono un ostacolo insuperabile; prevale il timore dellonta per la sconfitta e decide di ritentare il rapimento di Lucia, avvalendosi di un nobile tristemente noto per le sue imprese criminali: lInnominato. Lucia e Agnese vengono informate dalla fattoressa del convento che Renzo ricercato per i fatti del tumulto, mentre un pescatore, incaricato da fra Cristoforo, riferisce loro che il giovane ha trovato riparo nel Bergamasco. Le due donne continuano la loro vita nel monastero di Monza, confortate dalle notizie rassicuranti su Renzo inviategli dal frate tramite dei messaggeri. Lucia, entrata in confidenza con Gertrude, passa molto tempo con lei. Non avendo pi ricevuto notizie da fra Cristoforo, Agnese decide di tornare a casa passando da Pescarenico. Nel suo viaggio aiutata dal pescatore che aveva portato le prime notizie certe di Renzo. Giunta a Pescarenico apprende da fra Galdino che padre Cristoforo stato trasferito a Rimini; la donna torna al proprio paese in preda allo sconforto. Manzoni spiega il vero motivo della partenza di fra Cristoforo. Il conte Attilio si era rivolto al conte zio, membro del Consiglio segreto, dipingendo il frate come un violento facinoroso che tiene testa ai nobili e che vuol competere con don Rodrigo per aver il possesso di una contadinotta; aggiunge che il frate il protettore di Lorenzo Tramaglino, colui che ha scatenato il putiferio di Milano. Capitolo 19 Il conte zio organizza un banchetto con invitati alcuni illustri esponenti della nobilt milanese, alcuni parassiti sempre in accordo col padrone di casa e il padre provinciale dei cappuccini. Durante il pranzo il conte zio racconta del proprio soggiorno madrileno e dei privilegi accordatigli; mentre il padre provinciale parla della curia romana e del prestigio dei cappuccini. Dopo pranzo il conte zio insinua al padre provinciale che fra Cristoforo abbia appoggiato Renzo nei disordini di San Martino. Il religioso assicura che prender informazioni e il conte quindi costretto a parlare anche del contrasto tra il frate e don Rodrigo. Tra velate minacce e richiami al prestigio della famiglia, il nobile suggerisce di trasferire fra Cristoforo. Dopo una difesa del frate e del prestigio dellordine il padre giunge a un compromesso, ossia trasferire Cristoforo in cambio di una tangibile prova damicizia verso il convento di Pescarenico da parte di don Rodrigo. Lordine di trasferimento giunto al convento di sera e il giorno successivo fra Cristoforo parte per Rimini con un altro cappuccino. Viene narrata brevemente la storia dellInnominato, le sue azioni violente, il suo atteggiamento indifferente verso la legge, la morale e la religione. descritta la sua dimora posta sul confine tra il Milanese e la Repubblica veneta, per poter trovar rifugio sia in uno che nellaltro stato. Don Rodri-

go, dopo molti ripensamenti dovuti alle differenze che vi sono fra lui e lInnominato, decide di chieder il suo aiuto per rapire Lucia e di andare al suo castello con un seguito di bravi. Capitolo 20 o Descrizione del castello dove lInnominato vive solitario: un luogo elevato, selvaggio e aspro, nel quale solo i suoi amici e uomini osano avventurarsi. Vi si accede per una ripida strada in salita allinizio della quale, quasi fosse un posto di guardia, si trova la taverna della Malanotte. Don Rodrigo viene accolto alla taverna da un ragazzaccio armato e, deposte le armi, viene accompagnato al castello dai bravi dellInnominato, mentre i suoi, tranne il Griso, rimangono alla taverna. Don Rodrigo chiede allInnominato, un uomo sulla sessantina dalla forza straordinaria, di far rapire Lucia. Seppur a malincuore accetta, sapendo di poter contare su Egidio, lamante di Gertrude. Nella sua solitudine tremenda, lInnominato ripensa ai suoi crimini ed terrorizzato dallidea della morte e del giudizio divino. Pure il pensiero di rapire Lucia lo turba; ma per non ascoltare la coscienza invia subito il Nibbio, il capo dei suoi bravi, da Egidio per predisporre il piano criminoso. Convinta da Egidio di farsi complice del rapimento, Gertrude, nonostante le resistenze della ragazza, riesce ad inviare Lucia fuori dal convento, con il pretesto di portare un messaggio al padre guardiano dei cappuccini. Giunta in una strada solitaria viene avvicinata con linganno dai bravi dellInnominato e caricata a forza su una carrozza; durante il viaggio verso il castello il Nibbio, pur bloccando con la forza i suoi tentativi di fuga, cerca di rassicurare la ragazza. Lucia prega i suoi rapitori di liberarla ma, vista linutilit delle sue richieste, rivolge le preghiere a Dio. LInnominato, nel vedere la carrozza avvicinarsi, tentato di sbarazzarsi di Lucia e di farla condurre da don Rodrigo. Ma un no imperioso della sua coscienza gli consiglia di tenere la fanciulla presso di s. Manda a chiamare una serva, vecchia e decrepita, pigra e stizzosa, orinandole di raggiungere la carrozza e di fare coraggio a Lucia, che arriva al castello. Capitolo 21 Lucia viene caricata su una portantina e, insieme alla vecchia, trasportata al castello. Le preghiere di Lucia non commuovono la donna ma le ricordano una religiosit dimenticata. Il Nibbio corre dal suo signore per riferirgli lesito della missione e gli confida di aver provato compassione per Lucia. Sorpreso, lInnominato decide di vederla; Lucia prega il nobile di liberarla, ricordandogli il perdono divino quale compenso per atti di misericordia; turbato dalle preghiere, lascia intuire che la liberer lindomani. Lucia rimane con la vecchia servitrice che, tra lo stizzito e il terrorizzato, cerca di farle coraggio. Lucia rifiuta cibo e letto e si accuccia a terra restando in una condizione di dormiveglia con in mente le immagini della terribile giornata. Risvegliatasi completamente inizia a pregare e, in cambio della liberazione, fa voto di castit alla Madonna; rasserenatasi si addormenta allalba. LInnominato non riesce a liberarsi dallimmagine di Lucia e, coricatosi, cerca di recuperare il temperamento di un tempo, ma ogni pensiero criminoso gli sgradevole; il futuro si presenta privo di interesse e il passato una fonte inesauribile di rimorsi. Disperato si appresta al suicidio, ma leventualit di una vita eterna lo induce a desistere: il ricordo delle parole di Lucia sul perdono divino riaccende in lui speranza. Infine decide di liberare la fanciulla il giorno successivo. Allalba lInnominato, sentendo suoni di campane e gente festosa, incarica un suo bravo di verificarne le ragioni. Capitolo 22 Un bravo informa lInnominato che i villaggi vicini sono in festa per la visita dellarcivescovo. Rimasto solo, il nobile si interroga sui motivi che spingono a festeggiarlo. Desideroso di ascoltare parole di consolazione, decide di recarsi in colloquio con lui. Prima per passa a far visita a Lucia e, trovandola addormentata, ordina alla serva di farle animo, poich far tutto ci che ella vorr. LInnominato giunge in paese tra lo stupore e il timore della gente, che non lha mai visto senza bravi. Fattosi indicare il luogo ove poter trovare il cardinale, vi si reca, seminando inquietudine ai sacerdoti e al cappellano al quale chiede di vedere il vescovo. Il narratore avverte il lettore che intende fare una lunga digressione per presentare adeguatamente la figura del cardinale. Nato nel 1564, Federigo Borromeo appartiene a una delle pi illustri famiglie lombarde, della quale fa parte anche il vescovo di Milano, Carlo Borromeo, beatificato pochi anni dopo. Fin dallinfanzia pone attenzione al rispetto dei principi cristiani. Adolescente, sceglie la vita consacrata e, nel collegio di Pavia, si dedica allo studio, alla catechesi e ad opere di carit; la sua vita esempio di fede e profonda umilt. Nominato arcivescovo di Milano continua, malgrado la prestigiosa carica, la scelta di vivere allinsegna della povert e della carit. Allimpegno pastorale aggiunge quello culturale fondando la biblioteca Ambrosiana: unistituzione innovativa che ne fa

un precursore dei tempi moderni. Il carattere mite e affabile completa il ritratto morale di Federigo, facendone un esempio di vita cristiana, pur non privo di difetti in materia di scienza e cultura. Capitolo 23 Il cappellano avverte il cardinale Federigo della visita dellInnominato e lo invita a non riceverlo perch uomo pericoloso. Il vescovo insiste per vederlo immediatamente. Borbottando tra s, il cappellano introduce lInnominato e il cardinale lo accoglie a braccia aperte. Con fare cortese e con parole amichevoli, Federigo lo mette a proprio agio e lo induce a rivelare i suoi turbamenti. Gli parla poi del perdono divino e lInnominato scoppia in pianto: la sua conversione avvenuta e i due si abbracciano. Il nobile racconta al vescovo di Lucia e dichiara di volerla liberare. Federigo manda a chiamare il cappellano, il parroco del paese e don Abbondio, affinch si possa organizzare la liberazione. Il cappellano annuncia la conversione dellInnominato ai sacerdoti riuniti. Don Abbondio si fa avanti svogliatamente e dopo alcuni tentennamenti. Il cardinale ordina al parroco del paese di trovare una donna che faccia coraggio a Lucia; a don Abbondio chiede di accompagnare lInnominato al castello per prendersi cura della fanciulla: il curato accampa scuse per evitare di viaggiare con quelluomo che lo spaventa, ma alla fine costretto a eseguire gli ordini. LInnominato e don Abbondio si apprestano ad iniziare il viaggio assieme al lettighiero del vescovo e a una donna incaricata dal parroco; nellattraversare la piazza gremita lInnominato guardato con ammirazione dalla folla che ha gi saputo della sua conversione. Usciti dallabitato don Abbondio, ancora dubbioso circa il reale pentimento di quelluomo, comincia un lungo soliloquio nel quale se la prende con coloro che hanno minacciato il suo quieto vivere: accusa don Rodrigo di cercare sempre guai e di coinvolgere anche altri; allInnominato rimprovera il troppo clamore suscitato dalla sua conversione; al cardinale la precipitazione a fidarsi del nobile e nellaffidargli il destino di un sacerdote. LInnominato appare turbato dai rimorsi e dalle preoccupazione per la nuova vita. Il gruppo oltrepassa la Malanotte dove i bravi guardano il loro signore con perplessit e rispetto. Una volta arrivati sulla spianata antistante il castello il nobile prega la donna di far subito coraggio a Lucia e laccompagna con don Abbondio nella stanza dove si trova la ragazza. Capitolo 24 Lucia sente bussare e vede entrare nella stanza una donna e don Abbondio; rimane sbalordita, ma viene rincuorata dalla donna e dal curato, il quale, desideroso di uscire, la invita a sbrigarsi. Nelluscire Lucia incontra lInnominato e trova la forza per ringraziarlo. Sulla lettiga si avviano verso il villaggio: la donna rassicura Lucia e la informa sullidentit dellInnominato. La ragazza ha un nuovo sussulto e grida al miracolo. Don Abbondio, scendendo insieme alla donna, a Lucia e allInnominato dal castello di questultimo, viene colto da nuovi timori: teme che la mula lo getti nel precipizio, che i bravi lo martirizzino, che don Rodrigo possa attribuirgli qualche responsabilit per la conversione dellInnominato e la liberazione di Lucia. Il curato, sempre parlando con se stesso, se la prende con il vescovo e stabilisce di affidare a Perpetua il compito di riferire a don Rodrigo la propria estraneit e, giunto in paese, si avvia alla propria parrocchia senza salutare il cardinale. La donna fa accomodare Lucia in casa propria e prepara il pranzo. La fanciulla intanto, ripensando al voto di castit, si pente di ci che ha fatto ma subito dopo lo rinnega. Nella casa entrano il capo famiglia e i figli. Luomo, che un sarto, parla della predica del cardinale e dellobbligo alla carit: per mettere in atto le parole fa portare da una figlia del cibo a una famiglia povera. Intanto Agnese, condotta verso la casa del sarto, incontra don Abbondio che la rassicura e le raccomanda di tacere circa il mancato matrimonio. Giunta a destinazione Agnese riabbraccia la figlia; entrambe ricevono la visita del vescovo e Agnese svela i particolari della vicenda, mettendo laccento sulle colpe di don Abbondio e omettendo il matrimonio clandestino; Lucia, per amore di verit, rivela anche quellaspetto. Prima di andarsene Federigo promette di cercare notizie di Renzo e, per ricompensare la generosit del sarto, paga i debiti che gli abitanti del villaggio hanno con lui. Rientrato al castello lInnominato convoca i bravi: comunica la sua conversione e da nuove disposizioni per evitare violenze e iniquit; nessun bravo replica. Dopo aver ritrovato la forza e le parole per pregare, lInnominato si acquieta e si addormenta. Capitolo 25 Nel paesello di Renzo e Lucia giunge notizia dei fatti: la gente manifesta il suo odio verso don Rodrigo, il podest, Azzecca-garbugli e tutti gli altri amici del signorotto. Don Rodrigo infastidito dalle chiacchiere e dalla visita di Federigo al suo paese, parte verso Milano con il Griso e altri bravi. Gli

abitanti del paesello accolgono festosamente il vescovo in visita; solo don Abbondio, preoccupato per i possibili rimproveri, non condivide la gioia. Dopo un primo colloquio tra il cardinale e il curato, viene inviata una lettiga a casa del sarto per riportare Agnese e Lucia al paese. Durante la loro permanenza alla casa del sarto ritrovano una certa serenit, sebbene i discorsi su Renzo restino tristi. Lucia cede alle insistenze del sarto e dellaristocratica donna Prassede, recandosi alla villa di questa. Donna Prassede, incuriosita dalle vicende di Lucia, non ha solo lintenzione di proteggere la ragazza, ma anche quella di farle dimenticare Renzo che, secondo lei, poco di buono; si scopre che la donna una superficiale e che esercita la carit senza volere il bene del prossimo. Ottenuto lassenso da parte di Lucia, la nobildonna fa redigere dal marito, don Ferrante, una lettera indirizzata al vescovo, nella quale si comunica la soluzione adottata per la protezione di Lucia. Tornata al paese Lucia e Agnese incontrano il vescovo che, letta la missiva, accetta la soluzione. Uscite dalla canonica vengono accolte con gioia dai compaesani. Inizia un nuovo colloquio tra don Abbondio e Federigo. Il vescovo chiede spiegazioni circa il rifiuto di celebrare il matrimonio. Il curato cerca di mentire, di eludere la domanda, ma alla fine rivela tutto. Viene rimproverato per aver anteposto la paura per la propria vita ai doveri sacerdotali, ma il parroco sembra incapace di comprendere. Capitolo 26 Don Abbondio cerca di rispondere alle domande sempre pi incalzanti del cardinale. Sul curato pesa infatti laccusa di non aver sposato i due promessi. Don Abbondio chiede a Federigo cosa avrebbe potuto fare e egli risponde che avrebbe dovuto sposarli o chiedere il suo intervento. Ma Federigo non vuole fare linquisitore: ha capit di quale stoffa il curato e, pur non perdonandolo, lo conforta e lo esorta alla resistenza in nome dei grandi valori della religione. DallInnominato giunge al cardinale una lettera con cento scudi: dovranno servire per la dote di Lucia. Questa rivela alla madre il voto, la esporta alla pazienza e a mandare la met della somma a Renzo. Di lui nello Stato di Milano nessuno sa niente, perch, avvertito che era ricercato dalla polizia di Venezia, aveva, su suggerimento del cugino, cambiato nome in Antonio Rivolta e cambiato filanda. Capitolo 27 Lautore fornisce informazioni sulla guerra per la successione al ducato di Mantova e del Monferrato. Morto Vincenzo Gonzaga, gli succede Carlo Gonzaga, del ramo francese di Nevers. La Spagna gli contrappone, per Mantova, Ferrante Gonzaga principe di Guastalia, e per il Monferrato Carlo Emanuele I di Savoia. Don Ponzalo, governatore di Milano, vuol fare una guerra in Italia per desiderio di gloria personale e si allea con il duca di Savoia, per dividere con lui il Monferrato. Porta pertanto lassedio a Casale, ma loperazione si rivela infruttuosa. La sua protesta presso la Repubblica veneta a proposito della fuga di Renzo si rivela dovuta a contingenti motivi politici, ma, passato il momento, il governatore non intende pi occuparsi del personaggio. Nel frattempo Renzo vuol far avere sue notizie alle due donne, ma, non sapendo scrivere, deve ricorrere a chi lo sa fare e renderlo partecipe dei suoi segreti. Si avvia cos un carteggio, n rapido, n regolare con Agnese. Il giovane in ogni modo riceve da Agnese i cinquanta scudi dono dell Innominato, indecifrabili notizie di Lucia e il consiglio di mettersi il cuore in pace. Ma egli rifiuta e dichiara di tenere il denaro come dote di Lucia. Costei, quando viene a sapere che Renzo sano e salvo, prova un gran sollievo e desidera solo che egli pensi a dimenticarla, proponendosi di fare altrettanto. A complicare le cose interviene donna Prassede, che parla di Renzo come di un delinquente. La giovane si sente continuamente costretta a difenderlo. Per fortuna Lucia non lunica persona che donna Prassede si propone di guidare. Dispone infatti di numerose figlie e di un marito, uomo di studio a cui non piace n comandare, n ubbidire: lascia dunque alla moglie il governo della casa. Il suo regno la biblioteca, dove ha raccolto pi di 300 volumi. Si intende di astronomia, filosofia, magia e stregoneria. Addottrinato nella storia e nella politica, merita e gode del titolo di professore nella scienza cavalleresca, tanto da essere interpellato spesso in affari donore. Ma qui il narratore si ferma, per non meritare dal lettore, insieme con lAnonimo, il titolo di seccatore. Trascorre un anno, in cui non si registra alcun mutamento nelle condizioni dei personaggi. E invece la grande storia che si appresta a sconvolgere, come un turbine vasto, con avvenimenti generali e drammatici, anche la vita dei pi umili.

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Capitolo 28 Il narratore si accinge a rievocare i grandi eventi storici che coinvolgeranno i personaggi del romanzo. Riprende il racconto della storia milanese dal tumulto di San Martino, osservando che le disposizioni delle autorit che hanno stabilito il prezzo politico del pane e della farina conducono la popolazione ad un consumo senza risparmio. Le leggi cercano di portare dei correttivi e minacciano gravi pene ai trasgressori fino alla data dellesecuzione di quattro disgraziati ritenuti responsabili del tumulto. Ma ormai le condizioni della carestia sono gravissime. Il lavoro fermo e Milano ridotta ad un indicibile spettacolo. Ai mendicanti di mestiere si aggiungono i nuovi poveri dei ceti ridotti in miseria. Ma il peggiore spettacolo offerto dai contadini che dalle campagne si riversano nella citt, nella speranza di un qualche sussidio o elemosina. Le morti diventano sempre pi frequenti. Numerosi sono per anche i segni della carit: sia quella dei singoli, sia quella organizzata in grande dal cardinal Federigo, che aveva scelto sei preti che girassero per la citt e soccorressero i casi pi gravi. Il contrasto tra ricchezza e povert, caratteristico del secolo, ora attenuato. In tali condizioni si profila il pericolo di contagio. Dopo molte esitazioni viene deciso di concentrare tutti gli accattoni nel lazzaretto, un edificio costruito precedentemente per accogliervi gli ammalati di peste. Quelli che vi entrano volontariamente sono pochi, pertanto si ricorre alla costrizione. Nel lazzaretto le condizioni di sovraffollamento e di mancanza digiene rendono pi penosa la convivenza e la mortalit aumenta. Il provvedimento viene cos annullato e la citt torna a risuonare dellantico lamento. Intanto per pronto il nuovo raccolto: i contadini tornano al loro lavoro, cessa la carestia e la mortalit diminuisce. Ma si profila il nuovo flagello della guerra. Gli intrighi diplomatici tra i grandi, dopo aver posto fine allassedio di Casale, portano lesercito imperiale a percorrere il Milanese per recarsi allassedio di Mantova. Le truppe di Lanzichenecchi, soldati di mestiere, portano con s la peste, ma le autorit sottovalutano questo pericolo. Rimosso per i cattivi successi della guerra, don Ponzalo lascia Milano accompagnato dagli scherni del popolo che lo incolpa della fame sofferta. Lesercito tedesco pratica il saccheggio dei paesi che incontra nel proprio tragitto e la sua discesa attraverso la Valtellina e la Valsassina porta terrore e distruzione. Capitolo 29 Don Abbondio, ricevuta notizia dellarrivo dellarmata, risoluto di andarsene prima di tutti seguiva Perpetua, poich incapace di ragionare per la paura. Egli implorava aiuto dalla finestra ai suoi parrocchiani, ma quelli indaffarati alla fuga non li badarono minimamente. Poi entr Agnese che propose di recarsi dallInnominato e si misero in cammino, seppur don Abbondio brontolasse. Si ritrovarono nel paese del sarto e gli fecero visita. Don Abbondio aveva fretta e il sarto trov un baroccio per la fine del viaggio. LInnominato dal giorno della conversione era sempre intento a far del bene e aveva fatto spargere notizia che la sua casa sempre aperta ai bisognosi. Capitolo 30 Don Abbondio, Agnese e Perpetua sono presso lInnominato; ogni cosa infastidisce e impaurisce il curato. LInnominato rassicura gli ospiti dicendo che se i Lanzichenecchi avessero attaccato, loro sarebbero stati pronto a combattere. Agnese e Perpetua decidono di aiutare per non essere di troppo peso. Don Abbondio non ha di queste esigenze e passeggia nervosamente da una stanza allaltra tutto il giorno. LInnominato vorrebbe entrare in contatto con egli che, essendo uomo di Chiesa, considera quasi al suo pari; don Abbondio tenta di evitare qualsiasi dialogo. Dopo qualche giorno dal passaggio dei Lanzichenecchi, i tre lasciano il castello per ultimi, perch don Abbondio voleva esser certo di non trovarne per strada. La casa del sarto non ha subito danni in quanto fuori dallitinerario. La loro invece stata saccheggiata e anche il tesoro che Perpetua aveva nascosto sotto il fico. Don Abbondio laccusa di non aver pestato bene la terra e Perpetua si arrabbia facendogli notare che, oltre a non esser stato daiuto, era stato dimpiccio. La gente ha rubato tovaglie pregiate e altre cose di don Abbondio e egli, che ha paura di tutto e di tutti, non si sogna nemmeno di andare a riprendersele, e per questo Perpetua gli da del vigliacco. Manzoni scrive pagine pacate sulla peste in cui descrive la morte, la carestia, la disperazione della gente, descrivendo vari episodi. In questo periodo non si hanno cure adeguate per la peste; Tadino e Ripamponte sono due storici che cercano di scoprire chi ha portato la peste. Don Ferrante ritiene che, siccome la peste non si vede e non si tocca, non esiste; muore di peste. Il governo tenta di tacitare la malattia e i suoi effetti.

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Capitolo 31 Viene messo in evidenza il comportamento di una popolazione spaventata. La peste agisce in poche ore, a volte di pi, ma comunque in tempi brevi portando alla morte. In pochi casi si guarisce e allora si immuni. La peste provoca la degenerazione delle ghiandole linfatiche in bubboni (da qui il nome di peste bubbonica). Sono organizzate riunioni allaperto per pregare Dio, il che, invece di fermare la malattia la accelera. Gli abitanti iniziano a pensare che ci sia qualcuno che di proposito diffonde la malattia, gli untori. In realt non esistono, ma si sono verificati casi in cui il popolo, spinto dalla disperazione, ha deciso di uccidere qualcuno ritenuto untore. Un esempio il vecchio che fu ucciso perch in Duomo, prima di sedersi, aveva spazzolato la panca sporca con il cappello. Capitolo 32 Poich la situazione diviene sempre pi grave, il Consiglio dei Decurioni chiede sussidi al governatore e al cardinale arcivescovo che si faccia una processione solenne. Il cardinale non vorrebbe, in quanto sarebbe unoccasione di delitto agli untori e di espansione del contagio, ma poi cede. La processione si svolge per le strade principali della citt: vi partecipano tutti i cittadini che ancora si reggono in piedi. Il giorno dopo la mortalit aumenta in misura tale che tutti si rendono conto che la processione stata un errore. Alla fine di peste morranno i due terzi della popolazione, circa tremila persone al giorno; bambini, donne e vecchi furono i pi esposti. Nel lazzaretto, che ormai non bastava pi, un via vai di malati che vi sono fatti affluire e di morti che vengono avviati alle fosse comuni. La citt attraversata da carri guidati da monatti, incaricati della raccolta di malati: si tratta di gente che ha avuto la peste e ne immunizzata. Tutti vivono nella paura: dappertutto si crede di vedere degli untori. Tuttavia c qualcuno che ragiona ma deve stare zitto per prudenza. Tra i magistrati regnano smarrimento e confusione; i sospetti si ingigantiscono e si moltiplicano. Capitolo 33 Una notte, verso la fine dagosto, proprio nel colmo della peste, don Rodrigo, tornando a casa da una festa con tre amici suoi e il Griso, inizia ad avvertire uno strano malessere. Va a letto e tenta di dormire, ma il malessere cresce fino a quando scopre un bubbone. Chiede aiuto al Griso perch chiami un chirurgo che per denaro tiene nascosti i malati: il Griso chiama invece i monatti che lo portano al lazzaretto. Ma prima del padrone muore di peste il Griso. Renzo si ammala di peste, ma guarendo, decide di andare a cercare Lucia. Nessuno in tanta confusione si curer di lui e dei suoi conti con la giustizia. Salutato il cugino Bortolo, riattraversa l'Adda e si affaccia al suo paese. Dovunque imperano i segni della morte, dell'abbandono, della sofferenza. Verso sera arriva al suo paese e incontra Tonio, seminudo, inebetito dalla peste; invano gli parla, ma Tonio non lo riconosce. Incontra poi don Abbondio che ha perso Perpetua: mal messo ma si preoccupa della presenza di Renzo per lui fonte di guai. Renzo apprende che Agnese a Pasturo. Per la notte trova rifugio da un amico. L'indomani decide di recarsi a Milano in cerca di Lucia. Capitolo 34 Renzo riesce a entrare in Milano, basta una moneta per ottenere il rapido consenso della guardia. Scorge ovunque i segni terribili del morbo. La sua attenzione poi richiamata dalle invocazioni di una donna sequestrata in casa con i suoi bambini, perch il marito morto di peste. La donna rischiava di morire di fame. Renzo le porge il poco pane di cui dispone e si incarica di avvertire qualcuno. Infatti poco dopo incontra un prete, al quale affida la donna e chiede informazioni su dove abiti donna Prassede. Ma via via che scorre lungo i quartieri della citt, da quelli periferici a quelli del centro, Renzo si imbatte in scene raccapriccianti di dolore e di morte. Carri guidati da monatti erano adibiti alla raccolta dei malati o dei cadaveri. Assiste all'episodio della madre di Cecilia, una bambina morta di peste. Riesce poi a trovare la casa di don Ferrante, ma qui apprende che Lucia al lazzaretto. Scambiato per un untore, riesce a stento a sottrarsi da un gruppetto di gente imbestialita, saltando su un carro di monatti. Renzo non vede lora di lasciare quella turpe compagnia e, appena gli pare riconoscere la strada, a Porta Orientale, scende dal carro. Il lazzaretto non lontano. Renzo entra e si ferma un momento in mezzo al portico a contemplare quel mare di dolore. Capitolo 35 Renzo entra nel lazzaretto: un insieme di capanne e di fabbricati posticci, alzati per la circostanza, accanto ad altri in muratura. Il luogo orribile, e lorrore accresciuto dallaria afosa e dal cielo plumbeo. Si va, infatti, avvicinando un temporale. Renzo si accorge di essere entrato nel reparto degli uomini. La visione generale quella che insorge da un luogo che un condensato, un con-

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tenitore di grandi sofferenze su cui incombe l'aria ed il cielo nebbioso. Il primo gruppo di malati, collocati a parte, dentro un recinto, quello dei bambini allevato da nutrici e da capre: alcuni sono neonati ed hanno bisogno di costante cura ed attenzione. Molte donne guarite dalla peste provvedono alla cura dei bambini: ma anche le capre, quasi consapevoli della grande sofferenza, offrono mansuete il proprio latte ai bambini. Tutto commosso Renzo riprende a camminare. Ed ecco unapparizione improvvisa: padre Cristoforo; dopo anni a Rimini, grazie a pressioni esercitate sui superiori ha ottenuto di essere richiamato a Milano e di essere adibito al servizio dei malati. Renzo gli fa un succinto riassunto delle sue avventure e dice di essere nel lazzaretto in cerca di Lucia. Potrebbe essere, se ancora viva, nel recinto assegnato alle donne: proibito entrarvi. Ma il padre lo autorizza date le buone intenzioni che lo animano. Renzo si dice pronto a vendicarsi di don Rodrigo, che all'origine di tutte le disavventure sue e di Lucia. Ora padre Cristoforo lo redarguisce e alla legge di vendetta contrappone la legge cristiana del perdono e della carit. Lui, che ha fatto l'esperienza dell'assassinio di un uomo, sa quanto arida sia la strada della vendetta e quanto allontani da Dio e quindi dall'umanit la ricerca di una giustizia che impone morte per morte. La vera giustizia la carit che compensa la morte di un uomo con la crescita ideale di nuova umanit. Renzo convinto si dice disposto al perdono e il frate lo conduce in una capanna dove gli mostra don Rodrigo moribondo. Esortato dal padre, Renzo china il viso e prega Dio per il suo persecutore. Purificato da quellatto di perdono, Renzo pu ora tornare a cercare la sua Lucia. Capitolo 36 Renzo riprende la ricerca di Lucia. Al centro, quasi punto di riferimento e di convergenza, la cappella a pianta centrale, con un portico che girando intorno lascia la vista dellaltare da qualunque posizione ci si volga verso di esso. Intanto la processione dei guariti o avviati a guarigione comincia a riunirsi intorno, guidata da padre Felice, che si volge ai malati e ai convalescenti e li saluta prima che ritornino alle loro case. Finita la processione, Renzo si avvia nei reparti riservati alle donne: quando sembra avviato a disperazione, postosi accanto ad una capanna ne sente venire una voce inconfondibile, quella di Lucia. Lha ritrovata e con la solita generosa impetuosit vorrebbe che le cose tornassero come prima. Il voto, che ancora Lucia insiste a voler rispettare, gli sembra il frutto di una mente turbata, quindi una cosa sconclusionata. Contro la fermissima opposizione di Lucia, non c nessuno che possa sciogliere la difficolt, tranne padre Cristoforo che, chiamato, ascolta da Lucia tutta la storia del voto, comprende che si tratta di un gesto nobile ma viziato allorigine: era stato fatto senza tener conto che lei sera promessa a Renzo. Padre Cristoforo dice a Lucia che se lei lo consente, pu essere sciolta dal voto. Cos padre Cristoforo pronuncia la formula di scioglimento, ed insieme d ad ambedue un avvertimento e un consiglio: possono tornare come promessi sposi ai pensieri di una volta ma si ricordino che la vita deve essere spesa nella ricerca del bene e che le sofferenze patite devono disporli ad unallegrezza raccolta e tranquilla. Il frate si congeda con in volto i segni della morte imminente. Lucia resta ad assistere la mercantessa che le si affezionata, mentre Renzo parte alla ricerca di Agnese. Il tempo che era prima afoso e nebbioso percorso da rumor di tuoni, ora sembra voler precipitare in forma di burrasca. Capitolo 37 Uscito dal lazzaretto Renzo sorpreso da un temporale, quello che porter via la peste. Arrivato dall amico, si riposa in casa sua fino al giorno dopo e poi va a Pasturo. Qua trova Agnese, che gli fa gran festa. Renzo ritorna poi a Bergamo dal cugino Bortolo per cercarsi una casa. Da l di nuovo al paesello con Agnese ad attendervi Lucia che, trascorsa la quarantena, si accinge a ritornare. Prima della partenza, Lucia apprende la morte di padre Cristoforo, il processo contro la monaca di Monza, costretta ora alle penitenze pi austere perch sospettata di atroci delitti, e la morte anche di donna Prassede e don Ferrante. Capitolo 38 Lucia finalmente ritorna al suo paesello. Don Abbondio si decide finalmente a sposare i due giovani, ma soltanto quando viene a sapere che il palazzo di don Rodrigo ora occupato dall'erede di lui, un marchese, bravissim'uomo che ha saputo della storia di Lucia e di Renzo, e disposto ad acquistare ad alto prezzo le loro casette e a liberare Renzo dall'imbroglio di Milano. I due sposi, con Agnese, si trasferiscono a Bergamo, dove la famiglia e gli affari prosperano. Il romanzo termina con la celebre morale messa in bocca a Lucia: ...lo non sono andata a cercare i guai: sono loro che sono venuti a cercar me... i guai vengono bens spesso perch ci si dato cagione; ma la condotta pi cauta e pi innocente non basta a tenerli lontani....

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