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Numero 42 anno II
24 novembre 2010
edizione stampabile
L.B.G. - PD, CAVALLO CHE PERDE NON SI CAMBIA? Valerio Onida - LETTERA APERTA A MARCO VITALE Guido Martinotti - IL CANDIDATO LAICISTA Franco Morganti - ALBERTINI. PERCH NO? Eugenio Comincini - MILANO OLTRE I SUOI CONFINI Pietro Salmoiraghi - E SE COMUNE TORNASSE A VOLER DIRE DI TUTTI? /2 Giuseppe Ucciero - DOPO LE PRIMARIE: CALMA E GESSO Mario De Gaspari - CALCHI TAEGGI. EFFETTO DOMINO Sandro Antoniazzi - IL PD SI DIVERTA Laura Censi - FUOCO AMICO Video STEFANO BOERI: IL PD CHE VORREI VALERIO ONIDA: ALLARGARE I CONSENSI GIULIANO PISAPIA: UNA CONVENTION PER IL PROGRAMMA Musica Aretha Franklin You Make Me Feel Like (A Natural Woman) Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit in ARTE & SPETTACOLI MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo TEATRO a cura di Guendalina Murroni CINEMA Paolo Schipani e Marco Santarpia
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dire: le culture politiche del cattolicesimo democratico e del socialismo), che le ventate di inconsulto nuovismo abbattutesi sul nostro paese rischiano di sostituire col nulla, o peggio con i frutti perversi di un pensiero politico tanto debole da non meritare nemmeno la qualifica di pensiero.
Sono anche convinto che queste idee siano condivise largamente fra gli elettori del centro sinistra, ben oltre il 13,4% che si pronunciato a favore della mia candidatura. In questo spirito, se ve ne sar la possibilit e la opportunit, mi batter ancora perch il candidato sindaco unitario del centro sinistra a Milano possa conquistare la maggio-
ranza nelle elezioni dellanno prossimo. Su queste strade spero potremo ancora incontrarci: e intanto ti ringrazio dellappoggio prezioso ed efficace che hai voluto dare alla mia candidatura. Cordialmente
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come una condanna atroce? Ora, con mossa felpata, ci si dice che forse in alcuni casi si pu, che esattamente quello che dicevamo noi poveri laici peccatori (e allora anche i missionari in trincea). Ma intanto i danni alla credibilit universale del Pontefice e le incalcolabili insofferenze dovute al contagio, ma anche alla nascita di esserini infettati in paesi dove la salute un bene cos prezioso, chi li paga? E non potevate pensarci prima? E allora non sarebbe meglio discutere le diverse concezioni di umanit che si confrontano su questi temi accettandosi da parte dei credenti nella Chiesa roma-
na e di altre chiese lintento di trovare un terreno comune anche con gli illuministi relativisti invece di opporre assolutismi su temi che poi magari tra qualche anno verranno dalla Chiesa stessa recepiti? E andando pi al concreto ancora io voglio sapere se il mio amico DD che vive felicemente da molti anni con una compagna, con cui ha figli giovani adulti, possa essere riconosciuto come cittadino con tutti i diritti senza essere obbligato a inginocchiarsi di fronte a un ministro di un culto che non riconosce. Pisapia si offre di trovare soluzione per le migliaia di casi simili, quale il principio di umanit per cui
tu Antoniazzi (o chiunque altro di voi amici cattolici) ti debba persino rifiutare di discutere questa possibilit, definendola avvelenata? Ed credibile, in base a un comune senso delletica, che per evitare di discutere di questi problemi ci sia qualcuno di voi gi disposto ad allearsi con il sindaco in mutande, che avr forse i suoi meriti, ma che certo non uomo preclaro per i suoi sani principi religiosi. Io non ci posso credere, e me lo dovresti spiegare, come si dice, papale papale.
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sero non solo condividere, ma amministrare insieme ai Comuni che le circondano le numerose problematiche che affliggono il loro territorio. A confermare la dimensione sovracomunale che queste dinamiche rappresentano ci sono anni di statistiche e di cifre sui flussi di traffico e di pendolari, sugli effetti dellinquinamento e della conurbazione. Eppure, venti anni dopo quella Legge, le aree metropolitane sono rimaste sulla carta, mentre per molte di queste aree i flussi di traffico si sono intensificati fino a un livello quasi insostenibile e le inefficienze dei servizi di trasporto pubblico sono oggetto delle proteste quotidiane dei pendolari, lungo ferrovie e strade che attraversano cittadine, periferie e metropoli tra edifici senza soluzione di continuit. La lungimiranza del legislatore di ventanni fa non riuscita ad accendere nei parlamentari italiani un simile spirito di iniziativa e oggi siamo alle misure che mettono pezze temporanee senza che nel contempo si adottino processi di cambiamento strutturale. Ma se a Roma nessuno stato in grado di dare attuazione alla Legge 142, a Milano non ci si certo dati da fare. Dopotutto come potrebbe pensare a soluzioni
di respiro metropolitano una Amministrazione come quella che ha governato Milano negli ultimi quindici anni? Non ha saputo trovare soluzioni neppure fra i suoi confini al traffico che soffoca la citt e quel centro storico in cui lEcopass avrebbe dovuto fare miracoli. Nessuna soluzione allo stato di abbandono delle periferie, gestite solo come un problema di ordine pubblico. Nessuna idea innovativa su una dinamica di mobilit che persiste nel porre Milano al centro di un sistema che invece si sviluppa anche secondo direttrici che corrono attorno ai suoi confini e che Milano di fatto ignora. Questo fallimento risiede soprattutto nella scelta di non vedere la dimensione sovracomunale delle problematiche milanesi, scelta tanto illogica quanto anacronistica in un mondo in cui a farla da padrone sono non da oggi ma da oltre venti anni i processi di globalizzazione. Ebbene, a fronte di tutti questi elementi critici nessun candidato alle primarie ha posto laccento sulla dimensione sovracomunale dei problemi di Milano e sulla conseguente necessit di affrontarli congiuntamente ai Comuni dell hinterland. per ormai indispensabile leggere i problemi e le loro possibili soluzio-
ni in modo diverso da quanto sino ad ora si fatto. Milano deve saper guardare lontano, uscire dai propri confini per saper dare soluzioni adeguate a minacce ambientali e sociali che diventano semp re pi pericolose. Ora che abbiamo un candidato sindaco per Milano, con la speranza di poterlo presto annoverare tra i colleghi, voglio rivolgere un appello a Giuliano Pisapia perch spenda almeno una parte del tempo che deve dedicare a preparare programmi e parole chiave sulle quali giocare la sua prossima campagna elettorale, al confronto con i Sindaci dell hinterland sui grandi problemi di Milano, che sono ovviamente anche i nostri. Tutti ne abbiamo un disperato bisogno. E se Pisapia si accorgesse che da questo confronto potrebbero uscire proposte maggiormente convincenti per gli elettori milanesi, forse non si arriver a costituire larea metropolitana, ma certamente verrebbero poste solide basi perch finalmente nel prossimo futuro si possano affrontare alcune delle pi rilevanti problematiche che investono la vasta area del milanese.
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mone muto di indifferenza pubblica. E rinunzia privata. Ecco: la sudditanza della Politica rispetto allEconomia ha determinato rapidamente anche la crisi del modello di democrazia rappresentativa. Nessuno oggi pratica pi lutopia oggi: utopia concreta, da non intendersi come fuga (ovvero illusione incapace di superare la prova dei fatti) ma come ricerca di senso a livello collettivo. Perch meravigliarsi? Limmaginario collettivo stato letteralmente colonizzato dalla logica economica: Mercato, Impresa e Capitale sono presentati e percepiti quasi potessero esaurire il sistema naturale, universale. Lunico immaginario possibile. Ogni aspetto della vita - e quindi anche il territorio: la citt stessa - concepito come mera risorsa materiale, di cui contendersi lo sfruttamento per generare profitto. Costi quel che costi. Necessariamente, di conseguenza, assistiamo alla perversa commistione tra mercato senza regole e restringimento delle conquiste democratiche, civili e sociali: in presenza di una diffusa complicit tra potere politico, economicofinanziario e mafioso-criminale. In termini di citt, di territorio, di ambiente? Saccheggio a tutti i livelli. Urge la ricerca di nuovi significati, di modelli alternativi a livello collettivo. Che per, affinch diventino possibili, occorre che si cominci a narrarli: poich tutto ci che luomo non racconta non esiste. UN POSSIBILE FINALE. Mi piacerebbe poter dire (si dir che deliro): 1 - che imprescindibile orientarsi (tutti: intellettuali, politici, societ civile, semplici cittadini) verso una politica della speranza: pena il sentire un sempre pi
acuto senso di esclusione sociale; 2 che imprescindibile non abbandonarsi dunque al nichilismo: ma dare spazio (potr anche sembrare paradossale) a una disperazione orientata. In particolare: la politica rischia oggi di non trovare pi cittadinanza proprio perch si spenta la sua funzione civile, la sua azione demistificante: non appare sullo sfondo alcuna possibilit concreta di utopia sociale (che non sia quella, forse, di unambigua e riduttiva liberazione del singolo); 3 - che imprescindibile una politica in cui sia centrale la forza utopica del desiderio: nella convinzione che ci sia un rapporto tra forza desiderante e realt. Ovvero interpretare il desiderio quale fonte di visione: mezzo per conoscere il reale. Partendo dalla vita vissuta (che viviamo) andare oltre: trovare qualcosa che la ecceda, la amplifichi: questo uno dei compiti essenziali della politica. Il che significa, certo, la presa datto di una sconfitta della politica in atto: ma anche lapertura di una nuova prospettiva. Antimetafisica, antimessianica, liberatoria, utopica: ovvero - giustappunto attenta al desiderio. Ecco: desiderio non solo illusione utopica di unesistenza migliore. La forza utopica che anima il desiderio pu permettere una nuova narrazione del mondo che superi la visione attuale, per dar voce a modelli altri di pensiero, di relazione e di condivisione. Ma affinch questi nuovi modelli diventino possibili occorre cominciare a narrarli: tutti insieme. Quel che luomo non racconta non esiste: una nuova narrazione del mondo laboratorio in fieri fondato su un ampliamento di ci che si pensa sia la conoscenza, al di l del
modello tecnicistico/economico dominate. Fondare dunque narrazioni che abbiano la pretesa di non spiegare qualcosa - come i grandi testi fondativi di utopie e religioni e ideologie - ma, PIU SEMPLICEMENTE, di aggiungere senso. Per iniziare e insieme continuare con nuove forme e nuove voci il grande racconto della libert servono interpreti, servono organizzazioni in grado di intercettare le energie, ma soprattutto serve la capacit di tornare a raccontare il punto di arrivo. Serve una utopia realizzabile verso cui guardare, un sogno collettivo in cui credere: e, ripetiamolo, la capacit di raccontarlo. Serve ricordarsi che in ogni piccola battaglia si tratta di saper declinare alla singola realt questo grande, complessivo, quadro di riferimento. La narrazione della liberazione di ogni uomo e dell'umanit nel suo complesso dal giogo della forza bruta, dai vincoli della natura la storia di un cammino ancora tutto da percorrere, di grande attualit, un racconto che pu affascinare e muovere le coscienze e i cuori delle persone. P.S.: Non ho detto - e me ne scuso nulla di nuovo. Come ho premesso, ho saccheggiato senza ritegno quanto gi esplicitato dai molti amici e colleghi che scrivono in Eddymburg, in Arcipelago Milano, sui quotidiani... In particolare, nel finale, ho mutuato molte idee di Gabriela Fantato (poeta e critica milanese) e Gabriele Favagrossa (giovane sindacalista CGIL: impegnato nel sociale) espresse magistralmente nel n20 della rivista La Mosca di Milano dedicato al tema Desiderio e realt.
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tegie non adeguate al nuovo momento che ci accompagner per alcuni mesi fino alle elezioni comunali. Credo al contrario, e cos pare anche Piervito Antoniazzi intervenendo allincontro, che sia indispensabile riflettere attentamente sui perch e sui come, situandone gli esiti allinterno di un gioco che vede altri assumere la non agevole condizione di mazziere del gioco. Ora si gioca in contropiede e il contropiede richiede le mosse altrui come premessa essenziale del proprio gioco. Ma torniamo ai perch e ai come. Si dice che Boeri ha perso perch il PD vi ha impresso troppo fortemente il suo odioso marchio. Personalmente ritengo che, nelle specifiche condizioni date, sia vero il contrario e cio che il PD, una volta deciso lappoggio, non abbia calcato la mano, condannando cos il suo candidato e se stesso alla passivit e al mancato riconoscimento delle sue ragioni: insomma tutto il danno dellendorsement e nessun beneficio. Ne derivata una incolore campagna elettorale da estensori di libri dei sogni, arte in cui eccelle certa sinistra al tempo stesso tecnocratica e onirica. Non stato compreso, e, se s, la paura di turbare le anime belle ne ha impedito laffermazione ferma e ragionata, il fatto essenziale che una candidatura vincente in Milano, nella Milano di oggi, una candidatura che va oltre il riflesso identitario, oltre lorgogliosa ma alla fine vana riaffermazione di valori, pratiche e obiettivi, ben lontani dal sentire dei ceti che oggi popolano Milano, siano essi il terziario tradizionale o la neoborghesia dei servizi dellimmateriale: invece gli elettori hanno votato come alle vecchie elezioni su base proporzionale, quando si votava per dire cosa si era. Il PD ha avuto paura di dire quello che andava detto politicamente, e per parte sua il candidato Boeri, per prudenza, inesperienza e ingenuit, non ha saputo o voluto rispondere alle malevolenze
che lo denigravano restituendo i colpi ricevuti con almeno altrettanti e fondati. Su queste si gi detto su Arcipelago della settimana scorsa e non ritorno ancora. E questo peccato ha avuto effetti politici tanto pi pesanti considerando il poco tempo a disposizione per fare conoscere ancor prima che la proposta, il Candidato Boeri. Qui, bisogna dire, vi stata grande sottovalutazione. Giuliano Pisapia conosciuto nella comunit della sinistra milanese da decenni. Boeri godeva di una popolarit assai pi ristretta. A maggior ragione allora andavano segnati i confini tra le due proposte politiche e su questi condotta vera battaglia politica, compresa ad esempio una feroce contestazione dellindebita invasione di campo da parte del leader nazionale di Sel. Ma anche Stefano Boeri ha diciamo cos peccato, e il suo peccato consistito a mio parere nellaver interpretato la competizione sulla base di stili professionali piuttosto che politici. E sembrato quasi che lapproccio seguito fosse assai simile al processo di elaborazione di risposte progettuali a un bando piuttosto che una lotta politica, Si sono dedicate enormi energie alla elaborazione di contenuti e di proposte di modifica della citt, intendiamoci in se stesse assai importanti, ma che non hanno mosso nulla nel convincimento del popolo elettore. Si dir di nuovo che non c stato tempo, ma questo si sapeva fin dallinizio, e a maggior ragione avrebbe dovuto muovere la strategia di PD - Comitato Boeri verso l individuazione di 2-3 questioni su cui fare battaglia politica, stanando Pisapia dal comodo ruolo di testimone della memoria storica della sinistra e portando in evidenza le debolezze e le contraddizioni tra le sue componenti e il sentire democratico. Troppa attenzione, nel contesto dato, al Programma e troppo poca alla Politica come Battaglia sul programma. Troppa melassa e troppi compiacimenti tecnocratici.
Per il futuro, alla fine, la questione si situa diversamente per Stefano Boeri e per il PD. Per il primo, si tratta di avere chiarezza su cosa far da grande, se, del tutto legittimamente considera terminata la sua esperienza politica, ritornando nellalveo della sua attivit professionale, cos come hanno fatto tanti prima di lui, o se intende tenere il punto. Su questo, un flebile consiglio: lasciar passare un po di tempo, che le cose decantino. LAssociazione per fare un Dono alla citt, certo, formula ambigua quanto serve, ma la proposta di Lista Civica di tutto il centrosinistra suona un po intempestiva e fuori ruolo. Ora il mazzo nelle mani di Pisapia, a lui il compito immane di conciliare anime e interessi, strategia e tattica, nella ricerca di un equilibrio alla cui definizione Boeri siede gi fin dora, se lo vorr, come Convitato di Pietra. Per il PD, che, a differenza di Boeri, non pu abbandonare il suo mestiere di soggetto politico, si deve aprire una riflessione collettiva assai impegnativa sui motivi che hanno portato tanta parte del suo popolo, dei suoi militanti e del suo stesso gruppo dirigente a disattendere lindicazione di voto, non importa se verso Pisapia o Onida. C chi lo invita ad abbandonare la sua stessa identit di Partito, trasformandosi in una sorta di Circolo culturale che fornisce sedi e risorse organizzative alla societ civile. C chi non sa staccarsi da una forma partito o ancor peggio dalla sua perversione in sistema correntizzato e chiuso verso il basso. Avr voglia e capacit di valutazione e proposta Penati? Lo vedremo. Certo che anche per lui, come per tutti, vale la raccomandazione: calma e gesso. Infine la raccomandazione sembra inutile per Pisapia, che un vecchio giocatore di biliardo: non ha ancora detto una parola se non generiche formulazioni, dobbligo in questi casi. Ma a lui tocca ora la prima mossa.
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aveva spiegato bene Schumpeter gi un secolo fa: il processo del credito fragile perch, creando potere dacquisto cui non corrispondono beni reali e men che mai nuovi beni, non pu che risolversi in una compressione del potere dacquisto stesso. Siccome il rischio linflazione da credito, la contropartita del rischio deve essere adeguata. Perch la contropartita sia adeguata, il credito deve finanziare lo sviluppo, anzi nella sua essenza il credito essenzialmente creazione di potere dacquisto al fine di cederlo allimprenditore. Non al rentier, che dello sviluppo rappresenta appunto il momento opposto, quello regressivo. In un contesto diverso, recentemente l'hanno spiegato altri economisti. Kobayashi propone uno stimolante parallelo tra questa crisi globale e la crisi giapponese degli anni novanta e sostiene che lunica strada, per ridare fiducia al sistema, quella di ripulire i bilanci delle banche e ammettere le perdite, soprattutto per quanto riguarda gli asset immobiliari, che nelle crisi non riescono pi a svolgere la funzione di mezzi di scambio. E con ancora maggior autorevolezza il premio nobel Stiglizt, a proposito degli Usa, ribadisce, per evitare la lugubre normalit di una crisi infinita, la necessit per le banche di deprezzare il valore delle ipoteche e ammettere le perdite. Non si capisce perch, se lItalia un paese abbastanza virtuoso dal punto di vista finanziario, si continui a percorrere la strada del non ritorno. Torniamo ai nostri casi scuola e vediamo perch sono tali. Debito Ligresti. La strategia sempre la stessa, fare soldi con le holding di famiglia e scaricare le perdite su azionisti e risparmiatori. La galassia societaria serve a questo e la ristruttuarazione del debito, in pratica, significa altri soldi e maggior compromissione col sistema bancario. per questo che gli istituti meno coinvolti sono pi restii: meglio perdere poco oggi o rischiare di perdere molto domani? Risanamento. A Santa Giulia si bonificato poco e male. Prima hanno trasformato i costi di bonifica in volu-
metrie edificabili e poi hanno imbrogliato anche sulle bonifiche e accumulato fondi neri. Hanno avuto i diritti, preso i soldi da Edison, hanno sovrafatturato, non hanno fatto le bonifiche e alla fine c stato lintervento della magistratura. Oggi il piano finanziario che quel fallimento ha evitato non regge, nemmeno alla luce della acrobatica cessione delle aree Falck, perch bisogna accantonare nuove risorse per le bonifiche. In questo caso il dolo e il marcio che le banche continuano a finanziare non sono per niente metaforici. Segrate Santa Monica. Pi che un caso scuola, limpresa immobiliare dei Siano la vera nave scuola del sistema immobiliare milanese. Per non pagare le tasse e per togliersi un peso hanno conferito loperazione in un fondo immobiliare chiuso. La Cassa di Risparmio di Ferrara gli ha dato 147 milioni e messo a disposizione una Societ di Gestione Risparmio. Poi per costruire, si fa per dire, pare che la banca abbia dato unaltra quarantina di milioni a questa SGR, che di nome fa Vegagest. Nel frattempo i Siano hanno avviato altre operazioni analoghe. Tutta roba grossa, il parco delle cascine a Pioltello preso dai Benetton, le aree ex Galbani di Melzo e chiss cosaltro. Ponzi era un ragazzino al confronto! La banca quasi fallita e comunque non d utili. Prima che venisse commissariata dalla Banca dItalia, erano quasi riusciti a scucire altri sessantacinque milioni a Enasarco. Sono riusciti a scucire 175mila metri cubi (per ora) al comune di Pioltello, che tanto non lo controlla nessuno. Nel 2007 il fondo immobiliare aveva gi tirato fuori dal nulla una plusvalenza di 10,6 milioni per una finanziaria che nel frattempo aveva ceduto a Grossi una societ, quotata in borsa e controllata dalla ndrangheta, che fa, cio dovrebbe fare, bonifiche. Se ne occupa la polizia valutaria. Avete presente quell'enorme voragine tra via Adda e via Pirelli? Sono sempre loro, anche la banca la stessa e anche la SGR. Il fondo immobiliare no: quello di Santa Monica si chiama Aster, questo Miluce. In via Adda il palazzo preesi-
stente era occupato dagli zingari. Lallarme sociale ha titillato la generosit del comune e ha accelerato le procedure. Niente lacci e lacciuoli! Risolta la pratica col comune di Milano, gli zingari li hanno dirottati a Pioltello. Adesso che hanno convinto anche il comune di Pioltello e che faticano a farsi dare soldi dalle banche per costruire altri quartieri modello li hanno dovuti mettere nelle roulotte. Intanto le famiglie che abitano lunico palazzo di Santa Monica completato pagano decine di migliaia di euro per mantenere in funzione le pompe che impediscono lallagamento dei box. Hanno costruito in falda e non hanno nemmeno impermeabilizzato, riuscendo persino nell impresa di creare unemergenza ambientale in una zona dove lunico rischio di prendere il raffreddore. Calchi Taeggi. Non da oggi che la normativa sulle cave prevede delle norme per il conferimento dei rifiuti. Era una cava della famiglia Cabassi, quelli di Assago e dellExp, ora larea appartiene alla Societ Acqua Marcia di Francesco Caltagirone, il cugino dell altro Francesco, quello di Monte dei Paschi, ecc. Anche qui, come per Risanamento, vale la legge del contrappasso. Risanamento doveva risanare Napoli gi nellottocento e centoventi anni dopo ha inquinato Milano. LAcqua Marcia, che si chiama cos non perch puzza ma perch prende il nome del pretore Quinto Marcio Re che un secolo e mezzo prima di Cristo aveva portato lacqua a Roma, la gloriosa societ che poco dopo lunit dItalia in meno di due anni realizz il nuovo acquedotto della capitale. la storia incompiuta della bella finanza nazionale, quella che aveva tentato di modernizzare e unire il paese: la Bastogi, Acqua Marcia, Risanamento, Beni Stabili. E che oggi d lavoro soprattutto alla magistratura: Talchi Taeggi, Santa Giulia, Ponte Lambro. Erano sorte per fare le ferrovie, per portare lacqua alle citt, per debellare il colera, per dare case decenti ai popolani. Oggi saccheggiano la citt e portano una montagna di zavorra alleconomia del paese.
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venuto, o implicito. In mancanza di regole chiare la scelta del PD stata legittima, mentre rimane in discussione la sua opportunit. Mi sembra comunque di dover rilevare che nel caso della seconda scelta, quella implicita, Pisapia avrebbe comunque vinto e probabilmente con un margine superiore. Dunque, di che cosa stiamo parlando? Il problema reale (la pietra di inciampo) proviene dalla concomitanza delle candidature di Boeri e di Onida (Pisapia si era presentato per tempo, molto prima) per unincomprensione e un irrigidimento dei proponenti, che ha dato vita a due posizioni contrapposte: una posizione critica a volte decisamente pesante di Onida nei confronti del PD, un fare quadrato del PD sul proprio candidato. In questo quadro ha vinto Pisapia, un ottimo candidato, che merita di essere appoggiato senza riserve e con convinzione. Naturalmente il modo con cui ci si presenta alle elezioni, le alleanze, la
squadra, il profilo, il senso generale della proposta da offrire a Milano sono tutte cose da elaborare e da definire e in questo sar rilevante il ruolo del PD, che continua a costituire la forza maggioritaria dello schieramento di centrosinistra. E necessario anche che i dissidi manifestatisi nel corso delle primarie vengano rapidamente chiusi: non si pu andare alle elezioni con un atteggiamento reciprocamente astioso tra Onida e il PD (tra i militanti del PD serpeggia il risentimento e Onida non perde occasione di ribadire le sue accuse). Al di l delle ragioni proprie di ognuno evidente che questa situazione provoca un grave danno alla coalizione che va risolto immediatamente e responsabilmente, riportando pace tra le forze alleate. Per quanto riguarda il PD, la figura e la proposta di Boeri rappresenta in s quanto di pi alto il partito ha saputo offrire alla citt da tanti anni a questa parte. Al di l del risultato delle prima-
rie, che nulla tolgono al valore di questo contributo, sarebbe un errore abbandonare questo patrimonio. Lideale sarebbe poter avere Boeri come rappresentante del partito e della sua proposta per le prossime elezioni, dando cos conferma e continuit al lavoro intrapreso. Boeri non sar candidato sindaco, ma il PD porta alle elezioni un contributo politico di grande rilievo, condiviso e di grande significato per la citt; dunque offriamo al centrosinistra e alla citt un ottimo lavoro e il meglio delle nostre capacit. Non c nulla da recriminare. Non c nessun bisogno di tutori, fin troppo pronti a intervenire e a dare una mano; sarebbe solo un ritorno al passato, un passo indietro. Abbiamo messo in campo unottima proposta. Dobbiamo dunque essere soddisfatti, continuare nell iniziativa e guardare con fiducia e con forza alla sfida che ci aspetta.
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oscurato. La gente non vuole pi questa vecchia politica, rissosa, fragile e senza contenuti, ma essere capita nei bisogni
concreti, nelle proprie esigenze, e a Milano vuole un sindaco che interpreti le sue reali necessit.
RUBRICHE MUSICA
Questa rubrica curata da Palo Viola @arcipelagomilano.org
Lonquich e Schumann
Un bel concerto prima ancora di essere ben eseguito deve avere un programma stimolante, un programma che permetta allascoltatore di seguire un filo logico e di essere coinvolto in un percorso di approfondimento; e il percorso inizia con quei momenti magici che precedono le prime note, gi seduti al proprio posto a leggere il programma di sala per entrare nellatmosfera che si creer di l a poco. Certo occorrerebbe arrivare con qualche minuto di anticipo, non avere pensieri molesti n vicini ciarlieri, avere un programma di sala fatto bene (cosa non sempre vera) e poi come dicevamo che vi sia un buon programma sul quale ragionare, che ci faccia approfondire un particolare momento della storia della musica, o il percorso di un autore, o levolversi di una forma musicale, o ancora una ricerca sulle influenze che le opere musicali esercitano nel tempo una sullaltra, o mille altri modi che comunque diano un senso al concerto. Non ci ripeteremo dicendo quanto siano insulsi quei programmi che hanno il solo scopo di mettere in evidenza la bravura dellinterprete o ci propongono di tutto un po per accontentare tutti i gusti del pubblico. Fatte queste premesse, vorremmo elevare un pubblico ringraziamento ad Alexander Lonquich che la settimana scorsa ci ha proposto un concerto di grande interesse e grandissima godibilit, a prescindere dalla capacit interpretativa sua e degli ottimi partner che si scelto. Dei due autori di cui ricorre il bicentenario della nascita nellanno che sta per concludersi, Chopin e Schumann, sicuramente del secondo che si trovano ancora opere ancora non troppo conosciute, o meglio poco eseguite, e dunque giusto che verso Schumann si siano indirizzati questanno i repertori dei concertisti; cos ha fatto Lonquich che laltra sera nella sala del Conservatorio di Milano, al pianoforte, ha eseguito i primi due Trii - lopera 63 e lopera 80, tralasciando il terzo e ultimo, lopera 110, che anche il pi noto - facendosi accompagnare da due magnifici musicisti, Hanna Weinmeister al violino e da Nicolas Altstaedt al violoncello. Diciamo facendosi accompagnare perch, come noto, il rapporto privilegiato di Schumann con il pianoforte era tale (si pensi alla sua storia di amore e di musica con Clara, grande pianista e sua fedele interprete) per cui a esso attribuiva fatalmente un ruolo da protagonista, immaginandolo sempre affidato alla adorata moglie, e relegava gli altri strumenti a ruoli da comprimari. Ciononostante la presenza e leleganza dei due archi era tale da assicurare un perfetto equilibrio fra le parti e le esecuzioni sono state emozionanti, nitide, coinvolgenti, insomma piene di fascino. Ma ecco che per dare al concerto quella marcia in pi che lo ha reso straordinario, fra un Trio e laltro Lonquich ha cambiato radicalmente compagine e insieme alla sua compagna di musica e di vita la brava pianista Cristina Barbuti ha eseguito dello stesso Schumann i molto poco noti Zwlf vierhndige Klavierstcke fr kleine und grosse Kinder (letteralmente i Dodici pezzi per pianoforte a quattro mani per piccoli e grandi bambini) Op. 85, che sono un curioso replay delle celeberrime Kinderszenen (Scene infantili) Op. 15. Si sa poco del rapporto di Schumann con i bambini: nei quattordici anni vissuti insieme, Robert e Clara hanno avuto ben otto figli, cosa miracolosa se si pensa che lei girava lEuropa come concertista, quasi sempre seguita da lui (in una sorta di conflitto permanente fra le esigenze di mobilit della pianista e quelle di stanzialit del compositore) e che il suo mestiere la costringeva, ovviamente, a esercitarsi in
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continuazione al pianoforte. Ed difficile immaginare che Robert, afflitto dalla depressione e da quella instabilit psichica che lo ha portato prima al tentativo di suicidio e poi a vivere gli ultimi due anni in un manicomio, potesse dedicare tanta attenzione ai suoi bambini; tuttavia, oltre a quelli citati, ha scritto altre tre opere per ragazzi - lAlbum op. 68 e le Tre Sonate op. 118 per la giovent, e il Kinderball (il Ballo dei bambini) op. 130 - tutte per pianoforte a due o quattro mani.
In queste opere generalmente composte da brevi pezzi hanno grande importanza i titoli, cos come accade per i quadri che in un certo senso imitano (come magistralmente ci ricorder Musorgskij), ed sempre sorprendente la loro apparente semplicit e il loro candore; e chi ha avuto la ventura di visitare lappartamento degli Schumann a Lipsia non potr, ascoltandole, non commuoversi allidea chesso sia diventato oggi un caldo e accogliente asilo infantile! Tornando al concerto di Lonquich, quellintermezzo dei Dodici pezzi -
che faceva trasparire la gioia del suonare insieme di Alexander e Cristina, con la deliziosa allusione a Robert e Clara che suonavano per i loro bambini grandi e piccoli - inserito fra le pagine ben pi complesse dei due Trii ha introdotto momenti di freschezza e di serenit assolutamente essenziali per il pieno godimento del concerto. Fantastico esempio di un programma concepito per servire la musica e gli ascoltatori piuttosto che la vanit e la civetteria dei suoi esecutori.
ARTE
Questa rubrica a cura di Virginia Colombo @arcipelagomilano.org
Per lottavo anno il Museo Diocesano di Milano porta in citt liniziativa Un Capolavoro per Milano. Una sola opera, significativa e importante, esposta in uno spazio riservato del museo, per permettere di osservare al meglio il capolavoro prescelto. Dopo nomi importanti come Caravaggio, Van Gogh e Mantegna, solo per citarne alcuni, il turno di fr Filippo Lippi, pittore fiorentino. Lopera proviene dal Museo Civico di Prato, ed la bella Nativit con San Giorgio e San Vincenzo Ferrer, datata 1456 circa. Unopera su tavola, tradizionale ma innovativa al tempo stesso. Leleganza dei personaggi, avvolti in morbidi manti, lespressione tenera e assorta insieme, lelemento naturale e naturalistico dello sfondo. Elementi che rendono questa opera affascinante e misteriosa. Il nucleo della scena senza dubbio la Sacra Famiglia. Giuseppe, accovacciato, le mani giunte, in preghiera davanti a quel figlio cos speciale; la Vergine, bellissima col suo profilo perfetto e nobile, intreccia il suo sguardo a quello del figlio, deposto a terra sullo stesso manto della madre. Un bambino tenero
La Nativit di Filippo Lippi 16 novembre 2010-30 gennaio 2011 Museo Diocesano di Milano corso di Porta Ticinese, 95 Orari: marted - domenica ore 10-18 Costi: intero 8, ridotto 5, marted 4
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fino al 20 gennaio 2011 Fondazione A.Pomodoro via Solari, 35 Orari: mercoled - domenica dalle 11 alle 19. Gioved dalle 11 alle 22. Costi: intero 8,00 . Ridotto 5,00
Dal. Il sogno si avvicina. Dal 22 settembre al 30 gennaio 2011. Palazzo Reale. Orari: marted- domenica 9.30/19.30 luned 14.30/19.30 gioved e sabato 9.30/22.30 Biglietti. Intero: 9 . Ridotto 7,5
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TEATRO
Questa rubrica a cura di Guendalina Murroni @arcipelagomilano.org
Muta Imago
I Muta Imago tornano a Milano al Pim Off con Displace # 1 La Rabbia Rossa il 27 e il 28 novembre. Il gruppo, tra i pi rinomati del teatro sperimentale italiano, metter in scena la prima parte di un grande progetto, appunto Displace due performance separate e autonome, mentre la seconda parte, Displace # 2 Rovine, andr in scena a fine novembre 2011 a Roma. Questo progetto tratta della rabbia che sta travolgendo tutti, la sensazione che pervade il nostro corpo in questo momento assieme allo spaesamento. La Rabbia Rossa una reazione a questo, una richiesta di poter esistere, la rabbia rossa anche quella che vediamo negli sguardi delle persone che incontriamo per caso nelle strade: la rabbia rossa gi l, un nucleo di violenza pronto a esplodere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo, e per qualsiasi ragione.
In scena
Debutta al Teatro Filodrammatici Odissea 1. Il Ritorno regia di F. Visconti. UnOdissea in chiave moderna per riportare alla memoria la guerra dellEx-Yugoslavia. Sold-out di Toni Servillo con La Trilogia della Villeggiatura di Goldoni, in scena al Teatro Grassi fino al 12 dicembre
CINEMA Sraphine
di Martin Provost [Francia/Belgio, 2008, 125'] con Yolande Moreau, Ulrich Tukur, Serge Larivire, Nico Rogner
Una mano si immerge e sfiora l'acqua di un ruscello, quasi come una carezza delicata. Cos ha inizio Sraphine (Francia/Belgio, 2008, 125') di Martin Provost. Quella mano di Sraphine Louis (Yolande Moreau), sgraziata domestica di Senlis, cittadina non lontana da Parigi. Siamo nel 1913. Poi, lo sguardo di Sraphine viene attratto dal suono delle campane, e si posa con devozione su una chiesa poco sopra di lei. In poco pi di un minuto, Martion Provost regista e co-sceneggiatore del film descrive le due profonde passioni di Sraphine: natura e spiritualit. Forse per, dietro a quelle mani che si nasconde qualcosa, pi di una semplice carezza. Le mani di Sraphine. Le stesse mani con cui, tutti i giorni, si dedica ai lavori domestici in case borghesi che non si accorgono nemmeno della sua presenza. Lava, spolvera, cucina, raccoglie. Ma di notte, in solitudine, Sraphine si abbandona all'esigenza di dipingere. Unesigenza pi che un passatempo. solo attraverso la pittura che la donna raggiunge uno stato di serenit quasi divino. La sua misteriosa vena artistica esplode al contatto con la natura; un rapporto quasi carnale con il Creato. Abbraccia appassionatamente gli alberi, si rilassa camminando nei boschi, si immerge totalmente nel verde: una condivisione fisica e mentale che la trasporta in uno stato di trance. Dietro i modi fanciulleschi e gli occhi profondi di Sraphine c' un mistero. Un segreto intimo che si manifesta nei suoi dipinti. Ma lo sguardo di Provost non indagatore: il regista non vuole capire, ma semplicemente mostrare. Mostra come dietro alla quotidianit di una donna qualsiasi, si possa nascondere un genio incompreso. Mostra la sensualit di Sraphine nel rapporto con la natura, e la sua spiritualit religiosa. Mostra Sraphine Louis (conosciuta poi come Sraphine de Senlis), pittrice naf francese, il cui talento stato capito soltanto dal collezionista d'arte Wilhelm Uhde (Ulrich Tukor, gi protagonista in La vita degli altri di von Donnersmarck). A Uhde non piace il termine naf, preferisce definire lo stile di Sraphine primitivo. Molto pi calzante per un'artista che prepara i suoi colori con la terra e con il sangue degli animali. Wilhelm attratto, conquistato dalla follia artistica di Sraphine. Follia artistica che, col tempo, degenerer in pazzia. Contemplazione della natura ed estasi mistica sono le muse che scatenano l'arte di Sraphine. Ma dietro a ogni suo dipinto c' il lavoro delle mani. Quelle mani che lavano, spolverano, cucinano e raccolgono. Le mani che accarezzano. Le mani che pregano. L'unico mezzo attraverso cui Sraphine pu far convergere natura e spiritualit. Paolo Schipani In programmazione al Cinema Mexico ://www.cinemamexico.it/
Illegal
di Olivier Masset-Depasse [Francia/Belgio/Lussemburgo, 2010, 95'] con Anne Coesens, Esse Lawson
Illegal un film in cui il regista, Olivier Masset-Depasse, decide di trattare un tema quanto mai attuale e complesso, limmigrazione. La protagonista, una donna bielorussa, riuscita a emigrare in Belgio con suo figlio piccolo. I suoi continui sforzi per mettersi in regola sono sempre vani, il sistema che la sfrutta come lavoratrice-fantasma non le
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permette di ricevere lagognato permesso di soggiorno. La cattura della donna da parte della polizia e la conseguente detenzione allinterno dei centri di permanenza temporanea portano lo spettatore allinterno di un contesto sconosciuto, ci presentano spazi allinterno delle nazioni in cui viviamo dove etica e morale sono irrimediabilmente scomparsi. Tutte le tragiche esperienze di campi di lavoro e concentramento, di cui abbia-
mo vivido il ricordo attraverso film o fotografie, non hanno impedito alle persone di ricrearne delle copie tanto identiche nella loro disumanit. La crudelt del sistema espressa con grande forza, merito sia del genere scelto dal regista, che inserisce questa storia drammatica in un thriller che fino allultimo lascia spazio a ogni tipo di finale, sia della telecamera a mano che ci immedesima indissolubilmente in questa mamma disperata ma mai doma che vorrebbe
GALLERY
VIDEO STEFANO BOERI: IL PD CHE VORREI ://www.youtube.com/watch?v=XEbBuH0SwaI VALERIO ONIDA: ALLARGARE I CONSENSI ://www.youtube.com/watch?v=hCfzkfW6uvo GIULIANO PISAPIA: UNA CONVENTION PER IL PROGRAMMA ://www.youtube.com/watch?v=hicoKeWASC0
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