Tempus Distensio Animi X Estetica

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Luisa Cosi ritmato, abitassero infinite possibilità di riti ‘storicamente’

TEMPUS, DISTENSIO ANIMI* caratterizzati. Certo è, che dinanzi alle nostre anime si distendono
oggi infinite storie di musiche sacre, grazie all’estrema disponibilità
della enigmatica ‘macchina’ sonora ad accogliere e dislocare in un
ancestrale altrove i più diversi bisogni, sogni e segni degli uomini.
1. L’ENIGMA DEL TEMPO
Non è forse vero che un altro sonoro organizzato, quello delle parole,
Con la creazione, Dio creò il Tempo, assicura sant’Agostino: e più dai tempi dei tempi è impegnato ad occupare il sacro del ritmo
sottilmente, Egli nel suo piano cosmico dette all’Uomo coscienza del musicale? Quest’altro sonoro, a tratti pare proprio come un figliol
correre del Tempo, per una sorta di distensio animi, dilatazione prodigo che, stanco del suo dissiparsi per arbitrio verbale ed effimere
spirituale che è organicamente intesa a ricordare il passato, prestare necessità sociali, cerchi linfa più profonda tornando a quella che fu -
attenzione al presente, attendere il futuro. dicono gli antropologi - la sua prima casa.
Ma quale terribile dono, quale tremenda consapevolezza, questa Una volta di più, per la sua inesauribile disponibilità a organizzare
dell’uomo, che può percepirsi e misurarsi nel tempo! Anche altezze, dinamiche, timbri in forme intese a ri-fare il tempo e a rifarsi
ignorando l’assioma introduttivo di Agostino - magari per cercare nel tempo, la musica è lì, pronta ad accogliere parole antiche e nuove,
conforto in più recenti visioni antropologiche - la nostra coscienza tutte volte a dire l’indicibile – quell’indicibile che sembra appunto
temporale sembra comunque un ben grave fardello da reggere: campo elettivo delle forme musicali.
perché anzi, sembra a noi imposto, o in noi evolutosi, al beffardo
scopo di essere avvertito giorno dopo giorno più enigmatico e Quale dialettica infinita di tradizioni e invenzioni si apre dinanzi a
pesante. noi, quale vertiginosa stratificazione di memorie su cui ergersi
ancora e ancora, per cercare nuovi orizzonti spirituali, come
Allora, è plausibile che la musica, le musiche, siano state compositori, esecutori, ascoltatori…
‘inventate’ dagli uomini fin dall’inizio dei tempi per rendere
sostenibile, domare e in qualche modo dislocare in un altrove […] tocca ai costruttori di note svelare echi di senso ancora inauditi.
salvifico una distensione psichica che parrebbe senza misura e Uno svelamento a sua volta legato al tempo e al contesto vissuto da
incapace di darsi un perché? Fra tutte le proiezioni simboliche ciascun compositore, e tuttavia svelamento capace di appagare in via
possibili, questa musicale che c’impegna a organizzare il sonoro nel universale, come solo può fare certa grande musica che, da luoghi ed
tempo e nel tempo c’impegna a riconoscere tale organizzazione anni comunque trascorsi, chiama le nostre anime disorientate e
(meglio ancora se condividendo con altri l’appagante esperienza), rattrappite a distendersi, ora e ancora.
parrebbe davvero una ‘macchina’ prodigiosa, di tanto in tanto capace [… fino al] XXI secolo di Pärt, testimone del continuo disintegrarsi di
di sottomettere Cronos il divoratore, per elevarci a un passo codici sonori: un compositore consapevole di agire ai margini d’un
dall’eternità, a un passo da Dio inventore del Tempo. buco nero (una vendetta di Cronos?), che o nega la possibilità di
Musica sacra, dunque, nell’accezione che: ogni musica, per suo conciliare ulteriormente sperimentazione individuale e
stesso modo di distendersi ancora e ancora nel tempo, pare avere un riconoscimento collettivo, oppure suggerisce banalizzazioni che
qualcosa di sacro. Sembra possibile dunque, che uomini d’ogni civiltà deprimono ogni etico impegno.
abbiano cercato di attribuire ulteriore, specifica funzione religiosa a […]
certo elettivo correre di suoni - come se nel rito antropico del sonoro

*DAI PROGRAMMA DI SALA DEL “CONCERTO DELL’ANIMA” , FESTIVAL DELLA


VALLE D’ITRIA, EDIZIONI 2012 E 2015, CATTEDRALE DI MARTINA FRANCA.
3. RITROVARSI NEL TEMPO. Colpisce, come sempre in Pärt, l’atmosfera generale del brano: la
Civiltà del troppo e dell’inutile, la nostra? Non è forse un lamento preghiera s’intona costantemente piano, tranne per poche fiammate
ricorrente, che, per conseguenza di questo troppo inutile, non centrali, determinate dall’accendersi della perorazione. Soprattutto,
abbiamo mai tempo per nulla? L’invito musicale di Arvo Pärt, da le voci procedono sempre lentamente, una sillaba e una nota per
trent’anni a questa parte, è di liberarci del tanto superfluo che ci battuta, a volte per pedali di più battute, come a dare il tempo
soffoca e impolvera, perché nel dispiego di suoni purissimi e minimali d’assimilare quanto stia dentro, anche oltre ciascun segno verbale –
si torni ad apprezzare il più enigmatico dei doni offertici da Dio: la perciò l’accompagnamento e gli interludi strumentali camminano più
capacità di ‘comprendere’ il tempo e di ‘comprendersi’ nel tempo, mossi: per far ben emergere l’altorilievo lirico, per lo più omoritmico,
consentendo all’anima di distendersi finalmente libera in esso. spesso omofonico. Il testo è poi chiaramente strofico, e chiaramente
Pärt ne sottolinea la costruzione in 6 sezioni distinte, così che
Sottrarre, dunque: questo il paradossale principio di costruzione di l’intonazione accordale è fatta nascere ora dal Tutti, ora dalla
Pärt, che più volte ha cercato nella figura di Maria mater contrapposizione di gruppi ben distinti, perché anche un diverso
misericordiae le fondamenta per pudicamente allontanarsi dal vacuo amalgama dei registri si fa portatore di senso (emblematiche le
chiasso dei nostri giorni e percepire la viva eco di tempi remoti. contrapposte perorazioni ad te clamamus / ad te suspiramus). A tratti,
Una Madonna lignea ricoperta d’oro, da oltre mill’anni oggetto di questo lento movimento per gradi congiunti genera dolcissime
culto nella cattedrale di Essen; mille anni di preghiere a Lei rivolte, catabasi (Mater misericordiae) e altrettanto dolci risalite (spes
fra cui, certamente intonata da sempre, l’antifona di Ermanno: questa nostra); a tratti, si apre in rarefatte polifone; o ancora, abbandona le
Madonna, questa preghiera sono infatti il punto di partenza di una arcaiche armonie di riferimento, per sgomentarci con dissonanze
delle più suggestive composizioni del maestro estone, che nel 2002 irrisolte (post hoc exilium ostende). Ma sul finire del brano, ecco che
dedica al vescovo di Essen la sua versione per coro ed organo del si accumulano maestose iterazioni corali, intonate sempre più
Salve regina (la rielaborerà nel 2011, su committenza del festival lentamente: esse portano all’ultima battuta di obbligato silenzio – e
MiTo, aggiungendovi un’orchestra d’archi e l’acqueo tocco di una in questa calcolata assenza di suoni, l’anima è come chiamata a
celesta). 1 cogliere l’estrema, interiore eco della preghiera.
[…]

1 in 2011 in Torino and Milano with Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI
https://www.arvopart.ee/en/arvo-part/work/352/
Salve Regina (2002) was commissioned by the cathedral chapter of Essen Torino and the Torino Vocalensemble, with Tito Ceccherini conducting.
(Germany) to celebrate the 75th birthday of bishop Dr. Hubert Luthe at the Essen Arvo Pärt: „A commission from Essen Cathedral in 2001 provided an
Dome Church and the 1150th anniversary of the town of Essen. Salve Regina is opportunity for me to write a work linking all four of the church’s choirs with
written for choir and organ, the choir developing from unison up to 8-voice organ accompaniment. One children’s choir, male choir, female choir and mixed
polyphony accompanied by a quiet instrumental pulse. As in most of Pärt's work, choir were placed in the galleries around the church; that spatial and sonic
text plays a crucial role in determining the structure of the composition. combination impressed me, inspired me and awoke in me the emotion of
Depending on the rhyme of the text, Pärt uses ¾ time signature. The work was communal singing – precisely that which brings the spirits and souls of a
premiered on May 21st in 2002 by the Girl's Choir, Boy's Choir and Dome Choir congregation together.
of the Essen Dome Church, and Jurgen Kursawa (organ). Musically, Salve Regina could be comparable to a funnel – and, like a funnel,
When Enzo Restagno invited Pärt to participate at the MITO the work begins with large circles, slowly turning and becoming more and more
2011 SettembreMusica festival that was celebrating the 150th anniversary of concentrated and grave until it reaches the deepest point. The mighty sonic mass
united Italy, Pärt decided to set Salve Regina for this occasion for choir and on the one hand and the very sparsely used “simple” musical material in constant
orchestra. In the new version the organ part is replaced with string orchestra and 3/4 metre on the other finally condense in the coda, like in an undertow until
a celesta. The new version of the work was premiered on September 9th and 10th they reach the point of greatest possible concentration.”
3. ASCOLTA L’ANIMA. registro sovracuto in lenta discesa, per gradi congiunti e su triadi
armoniche, via via inglobando in limpida catena le voci in Amen.
«Volevo solo una linea musicale portatrice di un’anima, come quella Subito affiora la matrice metrica che dà impulso all’intera opera, è il
nei canti di epoche lontane». 2 Così confida Arvo Pärt, ponendosi passo trocaico dei celebri versi, con cui la battuta tradizionale è
anch’egli, uomo del nostro tempo, ai piedi della Vergine Madre, chiamata a confrontarsi. Anche i tre interludi strumentali presentano
contemplata, amata, compenetrata, nell’esperienza terribile, per conseguenza una scrittura che si direbbe modale, cioè
umanamente insostenibile della crocifissione del Figlio. Nelle 20 organizzata per figurazioni insistite, alla maniera dell’Ars Antiqua
stanze duecentesche (o 10, a seconda delle relazioni rimiche che si parigina: il compito loro è di incorniciare, con progressiva
vogliano evidenziare 3 ) il compositore estone individua però la frantumazione del metro ostinato, il ‘canto’ purissimo delle 10
compresenza e sovrapposizione di due tensioni opposte, come di lava stanze4. Le sestine sono perciò raggruppate secondo la successione
vulcanica che incontri l’acqua. Dolore smisurato e speranza di nuova 1-2 /3-4-5 // 6-7-8 / 9-10, cioè secondo la relazione speculare due /
vita diventano perciò chiave di lettura del paradossale destino tre // tre / due; simmetria à rebours ulteriormente dilatata per
dell’uomo: accostandosi alla Madre nel Suo tormento estremo, l’analogia esistente fra introduzione e coda.
chiedendoLe di poter condividere il peso immenso della Sua pena, è Il secondo interludio strumentale (//) trova dunque posto esatta-
come cercassimo un senso, un conforto, un riscatto rispetto alle mente al centro della sequenza mariana. È lì, infatti, che finisce la
innumeri sofferenze proprie dell’essere nostro. contemplazione della passione, del dolore abissale; ed è li che inizia
Ma Pärt arriva dinanzi alla pia Madre, da una strada tutta sua, la richiesta della com-passione, della piena compartecipazione a quel
percorsa in silenzio. Dopo decenni di scrittura dodecafonia, infatti, a dolore immane. Ma altre brevi cesure sono poste sistematicamente
inizi anni ’70 il maestro si persuade a un lungo, ascetico tirocinio, in in corrispondenza delle interpunzioni dei versi: interludi di silenzi,
cui lo studio e la ricerca di sonorità ‘primigenie’ e naturali coincidono pause che per l’autore hanno peso espressivo anche superiore a
coll’impegno a disfarsi del superfluo, di quel troppo e inutile che quello dei suoni, perché creano distanza, favoriscono sedimentazione
ingolfa e svilisce le moderne forme della comunicazione, tanto più se e attribuzione di peso e senso a parole, emozioni, pensieri. Si è così
artistiche. Fors’anche perciò negli anni ’80, tornato a comporre obbligati ad aspettare e rispettare anche per questa via il tempo della
secondo linee sempre più scarnificate ed essenziali (il così detto stile ri-sonanza interiore. Solo la musica può fare di questi doni.
tintinnabuli), le parole dell’antica sequenza mariana gli risuonano Ma infine, simile povertà di mezzi (naturale traguardo di libertà, lo
nell’animo potenti come non mai. Spingendolo a cercare un qualche definisce Pärt), consente di illuminare di volta in volta uno o due
modo nuovo-antico per esprimere echi tanto profondi, per elementi sugli altri, sollecitando nell’ascoltatore la scoperta di
materializzarli in ritmi, armonie, timbri (solo tre voci e tre archi) infinite relazioni fra tutti i segni in campo e, dunque, la possibilità di
tuttavia spirituali. cogliere sempre nuove valenze formali e di senso. C’è da credere che,
Ci prende per mano, Pärt, e ci guida con massimo pudore attraverso potendo oggi ascoltare il tintinnabuli pärtiano, l’investigante e
le mistiche stanze attribuite a Iacopone: le tappe del viaggio curioso don Lazzarillo-Eximeno, 5 lui così innamorato dello Stabat
prevedono un inizio ed una fine pressoché identici, entrambi pergolesiano, saprebbe apprezzare la magia di quest’altro intreccio
caratterizzati dalla trasparente catabasi degli archi, che muovono dal di suoni e voci, che incanta l’anima.

2 Cfr. E. Restagno, Arvo Pärt allo specchio: conversazioni, saggi e testimonianze, 4 Ogni stanza è intesa come doppia terzina (rima: AABCCB) tutta di dimetri trocaici,
Milano, 2004. tranne che per il 3° e 6° verso, la cui ultima parola sdrucciola frange la monotonia
3 L’unione dei tristici, scelta da Pärt, è confermata dall’intonazione medievale in e insieme rafforza le relazioni rimico-formali.
dieci motivi, ciascuno per due strofe consecutive e sempre nel secondo tono, 5 Don Lazarillo Vizcardi. Sus investigaciones músicas con ocasión del concurso a un

flebilem ac erumnosum per eccellenza. magisterio de capilla vacante , ed. postuma, Madrid, 1872-73, 2 tomi.

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