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COME SI PRESENTA UN TESTAMENTO DEI PRIMI DEL QUATTROCENTO?

ALCUNE CURIOSITA' (Stefano Valdegamberi)

Come si presenta un atto notarile antico? Ecco un testamento del 1416. Questi sono numerati e
archiviati in "mazzi" presso l'Archivio di Stato di Verona: Mazzo 8 n. 14. Il testatore, cioè colui che
dispone per il testamento, è "Antonius q. Bartolomei de Castrovetero" ( "q." è abbreviazione di
"quondam", un avverbio latino che significa "un tempo", "una volta", letteralmente: "trapassato" e si
traduce con l'attuale espressione "fu "). Questo atto è ben leggibile. Le pergamene dei primi secoli
dopo il Mille, scritte rigorosamente in latino, sono molto più difficili da leggere perchè la scrittura è
piena di abbreviazioni. La pergamena, detta anche cartapecora o carta pecudina, è una membrana
ricavata dalla pelle di animale: costava cara e bisognava risparmiare spazio ricorrendo ad abbreviare
congiunzioni, desinenze, etc. Occorre conoscerle per decifrare quei testi scritti rigorosamente in
latino. Torniamo a questo testamento: leggiamo "iancens infirmus in lecto suo", giacendo ammalato
sul suo letto, dispone di testare i suoi beni dopo il suo decesso o morte; chiede la sepoltura nel
cimitero di della chiesa di San Zeno di Vestena nella quale Bartolomeo q. Petri, suo padre, è stato
sepolto; lascia un ducato d’oro dei suoi beni alla chiesa di Vestena da destinare all’acquisto di un
messale. Lascia 50 soldi di denari all’abazia di Sant’Antonio di Verona che erano dovuti "de iure",
per diritto; tre ducati d’oro a Giovanni "magister" di Vigasio che di diritto gli spettavano pp
laborens…a Simeone detto "Monus" di Tregnago a cui gli doveva dare per affitto; poi a Pietro
Moscardo di Tregnago dei minali di frumento e i ducati che gli spettavano; poi del denaro anche a
Ser Filippo del fu Gerardino di Castelvero che gli doveva dare; altro a Giovanni del fu Giovanni di
Castelvero, suo nipote, etc. Il notaio fu Nicola del Fitto di Vestena. I testimoni sono di Vestena e
due di Castelvero: Antonio figlio di ser Philipi e Johannis q. Meiori. Filipozzi e Meglior saranno poi
cognomi di Castelvero. I Meglior diventeranno Maccadanza. Dai testamenti è possibile ricavare
molte informazioni utili su quel periodo. In questo atto, ad esempio, noto che uno di Castelvero
viene sepolto a Vestena. Perchè? Era nato a Vestena oppure Castelvero non era ancora parrocchia?
Per dare una risposta bisogna leggere altri testamenti di Castelvero dello stesso periodo e vedere se
si ripetono le disposizioni. Si dice "nella chiesa di San Zeno di Vestena": San Zeno era il patrono
della Chiesa di Vestena e non Vestena Vecchia. Allora il comune e la parrocchia era una sola:
Vestena. La suddivisione tra vecchia e nuova avviene circa un secolo dopo. Lascia inoltre del
denaro a Ser Filipo q. Gerardini di Castroveteri "que de iure dare debebat", che gli doveva dare di
diritto. Ser Filippo era il capostipite dei Filippozzi? Lo scopriremo con altri documenti...

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