Sei sulla pagina 1di 268

YOLGAltl

DI

GIOVANNI BOCCACCIO
COIUIETTE SU
I

TESTI A PENNA

EDIZIONE PRIMA
VOL
V.

^^
FIRENZE
PER
IL

MJ

II

E RI

MOCCCXXTIII.

Col "benigno Sovrano rescritto del d g Gigno iSzSffu conceduta ad Ignazio Moutier
laprivativaper anni otto della stampa del' le Opere volgari di Giovanni Boccaccio .

atv.

i^cixwton
DI

GIOVANNI BOCCACCIO
CORRETTO ED ILLUSTRATO
SSon
^xo

TOM.

F.

i8a8.

0I3D A330II
^^mJiiCdJl

I r. ri

a # ui^

r/FjrTTnAT?^

Tr rnT

OSSERVAZIONI ISTOfUCHE

SOPRA

IL

DECAMERON
DI

GIOVANNI BOCCACCIO

GIORNATA DECIMA, E ULTIMA.

HO KM IO

JLi oyriLj

I.

Un

cavaliere
il

Il re

Alfonso

del

quale intende di parlare


novella , non crede
\'eva verso l*
il
i

nostro autore in questa

Manni
il

che sia quello che

vi-

anno

i43 al tempo di Corrado im-

peratore , come pretende

Sansovano ,

ma

bens

Alfonso XI. il quale sal al trono l* anno 1 3o8 j mosse l'armi contro i Mori } presso iljiume Salato
vinse
il

re di

Granata

e quello di Bellamarina
1

DECAM. T. V.

6
no
3 3 2 istitu

OSSERVAZIONI
,

tolse loro la citt di \Alcal


1

e quindi verso

r ordine

militare della
.

V anBanda
.

Novella II. Ghino di Tacco Di questo Ghino di Tacco parla Dante al sesto del Purgatorio :
Quivi era
1'

Aretin che dalle braccia


.

Fiere di Ghia di Tacco ebbe la morte

Costui , dice

il

Landino , ebbe tanto animo, che


(

sentendo messer Benincasa d' Arezzo


sto

che fu que-

Aretin mentovato da Dante Sfatto giudice del


vi

Roma da Bonifazio Vili, papa , and con uomini armati , gli tagli la testa ,
tribuno di

seco portonnela in vendetta d' aver questo Benin-

casa fatto morire in Siena

mentre

vi

era giudice.

Turino suo fratello , ci che indicano gli accennati


versi
.

Benvenuto da Imola commentando questo


cos: ideo,
fuit

passo di Dantef parlando di costui, dice


lector
,

volo
,

quod

scias

quod
,

iste

Ghinus non

ita iafarais

ut aliqui scribunt
.

quod
Iste
,

slcarius et spoliator stratarum

fuerit magnus namque Ghiaus

Tacchi

fuit vir mrabilis


,

magaus
,

membratus

ni,

ger pilo et crine

fortissimus

ut Scaeva laevissimus
.

ut Papirius Cursor prudeus et largus


libus de la Fratta Comitatus

Fuit de nobl,

Senarum
,

qui, expulsus

viribus

Cotnitum de

S.

Flora

uccupavit castrum no-

bile Radicofani contra papara

Girolamo Gigli

se,

nese
ci

e valente
il

nella critica come nelV istoria

fatto di Ghino raccontato nella novella


,

per sicuramente accaduto , e Giugurta Tornmasi


parimente
isLorico senese
,

dice che segu nel 1280.

ISTORICI! E
Ntrifeiltt

dri
re
,

ni. Mitridanes. Nelle vite dei ss. Patomo II, ove si parla di Giovanm Elemosinio

detto di un peregrino,

c/ie

in varie

fomw

vestito ebffo

sempre da quel patriarca


:

elemosina

che cercava
vertitone
il

quindi scoperto dal dispensatore, av-

patriarca , volle che di nuovo tornane facendo questo


il

do fosse come prima consolato :


scherzo pi volte
il

peregrino , e

patriarca sem-

pre volendo che limosina gli fossefatta, finalmente

vedendo

il

peregrino ostinato a mutar figure e


patriarca invece d' irritarsi

a ciedere ,

e dettogli dal dispensiere che era semil


,
,

pre quel desso ,


cb

disse al dispensiere : dagli due cotanti che prima


forse questo lo

mio

Cristo

che

in iapezie di po>
.

vero m' venuto a vicitare e a tentare


Ila

Se il Mattni

creduto che

il

Boccaccio abbia tolto da questo


,

argomento quello della sua novella


die gli
si

non

ini

par

possa dar torto


IF".

Novella
all'

Mcsser

Getitile

l/n caso

simile

enunciato in questa navella, racconta I^eopolche succedesse in Firenze. L' anno


,

do del Migliore
1

396, dice egli

fu sotterrata una Gincvera degli


di

Amieri gentildonna
sa n' usc fuora
,

primo

lignaggio: da per s stes*

e and a picchiare a casa di Francc


.

8C0 degli Agolnnli suo marito

La

sepoltura

dove

ella era stata messa

era fuori della chiesa del


}
,

duomo presso
uile
,

al campanile

la strada
si

per do^*e

pass per afidare al marito


della morie o della morta

diceva del campa*

e per questo fatto cambi


,

nome

e si disse
.

si

dice ancora cosi

Il

Muratori negli Annali di Modena riporta che un

OSSERVAZIONI

Alberto Caccianimicl fosse quattro o cinque volte podest di Modena dal 1264 sino al 1270, e die
nel 1273 vi fosse capitano di quel popolo Frenetico

Caccianimico

ma
.

del nostro Niccoluccio non

fa
ri-

menzione alcuna
Novella
Tritemio ,
tal
V^.

Madonna Dianora

Il

Manni

porta a questo proposito un paragrafo di Giovanni


il

qual racconta come

nell'

anao 876 un
alla

Sedecia medico ebreo fece comparire

presenza

di molti gran signori nell' inverno

un

orto amenissimo
il

con alberi e

fiori

come
il

fece a messer Ansaldo


il

Ne-

gromante

Questo passo pare che

Manni

riporti

per mostrare che


preso

Boccaccio da questo o da qual-

che altro autore , che simili cose raccontano, abbia

r argomento

di questa sua novella


.

Novella VI. Il re Carlo


il

Di

questo re Carlo

Villani parla cos al


:

lib.
il

VII, cap.
conte

XV.
di

delle

sue Istorie
forte

il

quale

mand

Guido
,

Mon-

con ottocento cavalieri franceschi


il

e giunse in

Firenze

di di pasqua di Risorresso
i

11

anni di Cristo
notte

1267: e sentendo

ghibellini sua venuta, la


.

dinanzi uscirono di Firenze

Che gli Uberti fossero


il

in Paleremo in quei tempi lo mostra

Migliore

nella Firenze illustrata a car. G-j: e dei Pali zzi


dice
il

Villani nel

lib.

conte Mazzeo de' Palizzi


gl' Italiani

Vili. cap. 77 essendo il di Messina capo di setta de-

di Cicilia

questi

nomi

tutti autentica-

mente

verificati

danno grand' aria di


.

verit al
ri-

contenuto di questa novella

Questo re Carlo

cus d' imparentarsi cogli Orsini nipoti di Nicco^


lo

IH. papa

di questa famiglia.

ISTORICHE
Novela
ni
lib.

FU.

Jl re Piero.

Giovanni f 'Ulani
ritti

7 cap. (19 dice d tfiwsto re Pietro cos: a di


di

10

di agosto lo re Piero giunse nella

Palermo,

e da* Pnlerinitnni fu ricevuto a grand* onore e pnx^eKsioni conio loro signore ec.
fatto re, salvo

a grido di popolo

l'ii

che non fu coronato per lo


si

arri vesco-

vo

di

Monreale , come

costumava per li
,

altri re,

per-

ciocch s'era partito e itosene al papa


il

ma

roronollo
.

vescovo di Cefui

una picciola

terra di Cicilia

Al ivo cantore nominato in questa noi'ella Isinelle

doro Ugurgieri
ta

Gigli nel suo Diario

Pompe senesi e Girolamo senese Janno menzione onora-

come d buon poeta sulla testimonianza del Boccaccio f dando a questa novella fede intera
d' istoria
,

Novella Vili. Sofronia

Valerio Alassimo nel

IV.

Uh. al titolo

De

amieitia racconta che

Bruto

fuggendo da Modana , sentendo che gli emissarii erano stati mandati da yintonio per ammazzarlo^ rifugiatosi in una caverna , Terenzio a quegli
emissarii
s offerse
,

dicendo egli s esser Bruto

Furio per , che lo riconobbe , ricus di uccderlo.

Da

questo esempio pare che


ti

il

Alan ni

incli-

ni a credere avere
tolta

Boccaccio questa sua novella

Novella IX.
cio

Il

Saladino

Questa noi'ella del


Cento novelle

Sfdadino Vincenzio Borghini crede che il Boccacl'

abbia presa dal

lib. intitolato
,

e ne riporta un lungo passo


to coli*

il

quale coincide mol-

argomento della presente


.

Novella X. Il Alarchese d Saluzzo

Il fatto

IO

OSSERVAZIONI
,

di questa novella stato creduto un fatto realmente

succeduto

si
.

trova in un antico manoscrittofran-

cese intitolato

Le parement

des dames

de

la

bi-

bliothque de
verso

M. Foucault , e che Griselda


i

vivesse

r anno

o25

.ro.r

^NISCB

LA NONA GIORNATA

DEL DECAMEROi^:
INCOMlNCid

LA DECIMA, E ULTIMA.

Nella quale
ragiona di

sotto
citi

il

reggimento di Panfilo

si

liberalmente ovvero magnijica'

mente alcuna cosa operasse intorno a'fatti d'a-

more o d' altra cosa

x\.ncora cran vermigli


dente
,

certi

nuvoletti

nell' occi-

essendo gih quegli dell' oriente nelle loro cstro|>er


li

mith simili ad oro lucentissimi divenuti


raggi
,

solari

che molto loro avvicinandosi


,

li

ferieno,

quando

Panfilo levatosi

le

Donne
,

e'suoi

Compagni

fece chia-

mare

venuti

tutti

con loro insieme dilibcrato del


lor diletto
,

dove andar potessero a

con lento passo

si

mise innanzi accompagnato da Filomena e da Fiammetta


,

tutti gli

altri

appresso seguendogli

e molte

cose della loro futura vita insieme parlando e dicendo

e rispondendo

per lungo spazio

s'

andaron dipor-

tando

e data una volta assai lunga

cominciando

il

GIORNATA DECIMA
,

sole gi troppo a riscaldare

al

palagio
fatti
,

si

ritornarono

e quivi dintorno alla chiara fonte


bicchieri
cevoli
s'
,

risciacquare

chi volle alquanto bevve

e poi fra le pia-

ombre

del giardino infino ad ora d mangiare


.

andarono sollazzando

poich' ebber mangiato e

dormito,,

come
,

far solcano, dove al


il

Re

piacque sira-

gunarono
il

e quivi
,

primo ragionamento comand


;

Re

a Neifile

la

quale lietamente cosi cominci

rr

. ,

NOVELLA
Un

T.

cavaliere serve al re di Spagna: porgli male


,

esser guiderdonato

per che

il

re con esperien"
,

za certissima

gli mostra

non

esser colpa di lui


,

ma

della sua malvagia fortuna


.

altamente do-

nandogli poi

Vjrrandissima grnxla

onorabili

Donne

reputar

mi debbo che
,

il

nostro

Re me
,

a tanta cosa

come
,

a raccontar della magnificenza

m' abbia preposta


il

La quale come
,

il

sole di tutto

ciclo bellezza e or-

namento

chiarezza e

lume

di ciascuna altra virt


assai

Dironne adunque una novelletta

leggiadra

al

mio parere

la

quale rammemorarsi per certo non

potrh esser se non utile

Dovete adunque sapere che


valieri
,

tra gli altri valorosi ca-

che da gran tempo


,

in

qua sono
il

stati nella

no-

stra cittk

fu

un

di quegli

e forse
.

pi da bene

messer Ruggieri do' Figiovanni


ricco e di grande

Il

quale essendo e

animo

e veggendo che, considerata

la qualit del vivere

e de'
,

canumi

di

Toscana

egli,

in quella

dimorando
,

poco o niente potrebbe del suo

valor dimostrare

prese per partito di volere

po

essere appresso

ad Aufonso re di Spagna,

un temla fama

del valore del quale quella di ciascun altro signor tra-

passava a que' tempi

E assai

onorevolmente in arme

e in cavalli e in compagnia a lui se n* and in Ispa-

gna

e graziosamente fu

dal re ricevuto

Quivi

a-

dunque dimorando messer Ruggieri e splendidamente

'i4

GIORNATA DECIMA
fatti d'

vivendo e in
assai tosto
si

arme maravigliose
alle

cose faccendo,

fece per valoroso cognoscere.

Ed essendovi

gi

buon tempo dimorato, molto


,

maniere del re

riguardando

gli

parve che esso ora ad uao e ora ad


assai

tm

altro donasse castella e citt e baronie


,

poco

discretamente

si
,

come dandole

a chi noi valea (i), e


egli era si teneva^

perciocch a lui

che da quello che


,

niente era donato

estim che molto ne diminuisse la


,

fama sua
ngli
la

per che di partirsi diliber


.

e al re do,

mand commiato
una
pi bella
, ,

Il re gliele

(2) concedette
si

e do-

delle miglior
la

mule che mai


per lo lungo

cavalcasse e

quale

cammino che
.

fare avea
sto

fu cara a messer Ruggieri


il

Appresso que,

commise

Re

ad un suo discreto famigliare


,

che

per quella maniera

che miglior

gli

paresse

s'

inge-

gnasse (3) di cavalcare con messer Ruggieri in guisa

che

egli

non paresse dal


,

re mandato, e ogni cosa, che


si

egli dicesse di lui

raccogliesse

che ridire
gli

gliele sa-

pesse

1'

altra mattina appresso

comandasse eh e

egli indietro al re tornasse. Il famigliare stato attento,

come messer Ruggieri


conciamente con

usci della terra

cosi assai
,

ac-

lui si fu

accompagnato
Italia
.

dandogli a

vedere che esso veniva verso

Cavalcando adundal re datagli


,
,

que messer Ruggieri sopra


costui d'

la

mula

una cosa
,

e d' altra parlando


;

essendo vicino

ad ora

di terza

disse

io credo eh' e' sia

ben

fattot)he
stal-

noi diamo
-fi^j

stalla a

queste bestie; ed entrati in una


in

fiffoiri)

'lnm

(1) p^alere per


(2) (3)

meritare pi volte usa


edizione del 27.

il

Bocc, ed

mollo bello.

t Gliel,

la

Questa voce ingegnarsi molto tella, ed


lale

Iia

espressione, che

la

lingua Ialina non ha allea

che pienamente

la

rappresenti

NOVFXLA
iti
,

I.

t6

tutte l'altre

fuor che la
,

mula

stallarono (i).

Per che cavalcando avanti

stando sempre lo scudiere


,

attento alle parol<> del cavaliere

vennero ad un fiume,
,

e quivi abbeverando le lur bestie


fiunic
.

la

mula

stall nel
:

Il
ti

che vcggcndo messer Ruggieri


faccia

disse

deh
il

dolente

Dio
ti

bestia
.

che tu

se' fatta

come

signore che a
rcolse
:

me
,

don

11

famigliare questa parola


ricogliesae

come che molte ne


niun' altra
: ,

camminando

tutto

il

di seco

se
la

non

in

somma lode dd
mon,

re

dir ne gli ud

per che

mattina seguente

tati a

cavallo

e volendo cavalcare verso Toscana


il

il

famigliare

gli fece

comandamento

del re

per lo

quale messer Ruggieri incontanente torn addietro.

E
il

avendo gi
aveva detto
rcevelle e

il

re

saputo quello che egli della

mula
a\csse

fattolsi

(s) chiamare

con
sua

lieto viso

domandoUo perch(> assomigliato ovvero la mula a


con aperto viso
somigliai
,

lui alla
lui
.

mula

Messer Ruggieri
,

gli disse:
,

signor

mio per

ci ve
si

1*

as-

perclx^
si

come

voi donate

dove non
,

con-

viene
si s

dove

converrebbe non date


,

cos ella
si

dove

conveniva non stall (3)


.

dove non
il

convenia,

Allora disse
,

il

re: messer Ruggieri,

non avervi

donato

come

fatto

ho

a molti
,

li

quali a comparaio

zion di voi da niente sono

non avvenuto perch

non abbia

voi valorosissimo cavalier conosciuto e de-

(i) i Stallare f dicono gli comI.

Iella

CruK,

eoa etti
lo

il

Meoanon

gio,

il

cacare e piaeiar delle bestie. L' Alunoo e

Scaligoro
la

fanno meoiione

non
,

del pisciare.
,

Dic qnnt'ulliroo che


i

Tore stal-

lare Tene da i/n/Zn


nella stalla
lanilosi
<li
,

perciocch

come

cavalli e

giamrnli giungono

soglion pisciare.

Non

dunque TOce da UMfsi

non par

animali di questa fatta.


la

(a)
(3}

i Fattosela

stampa del a 7.

>i

t Non

isiall, te

doe

edii.

eiUte nei Vocab. dcUa Cmtca.

. ,

6
gno

GIORNATA DECIMA
d' ogni gran

dono
,

ma

la vostra

fortuna
,

che
io
j
.

la-

sciato

non m' ha (i)


,

in ci ha peccato
vi

non

che

io dica vero

io

il

mosterr manifestamente
:

cui messer Ruggieri rispose

signor

mio
,

io

non mi
non aver

turbo di non aver dono ricevuto da voi


noi desiderava per esser pi ricco
,

perciocch io
del

ma

voi in alcuna cosa testimonianza renduta alla

mia

vir-

nondimeno
,

io

ho

la vostra

per buona scusa e per

onesta

e son presto di veder ci che vi piacer, quanio vi creda senza testimonio


.

tunque

Menollo adun-

que

il

re in

una sua gran

sala

dove

si

come

egli

da-

vanti aveva ordinato, erano

due gran

forzieri

serrati

e In presenzia di molti
iieir

gli disse:

messer Ruggieri,
,

uno
'1

di questi forzieri la

mia corona

la
,

verga

reale e
gli
,

pomo

(2) e molte mie belle cinture

ferm-

anella e ogni altra cara gioia che io


:

ho

L' altro

pieno di terra

prendete adunque
si sia

1'

uno ; e quello

che preso avrete


stato verso
il

vostro

e potrete vedere chi

vostro valore ingi'ato o io o la vostra for,

tuna
al re

Messer Ruggieri
prese
1'

poscia che vide cosi piacere


il

uno

il

quale

re

comand che

fosse

aperto , e trovossi esser quello che era pien di terra

Laonde
na

il

re ridendo disse:

ben potete vedere, messer


io vi dico della fortu-

Ruggieri
;

che quello vero che


il
:

ma

certo

vostro valor merita che io

m'opponga

alle

sue forze

Io so

che voi non avete animo di dive-

nire Spagnuolo, e perci


Castel
tolse
,

non

vi voglio
,

qua donare n
la

citt

ma

quel forziere
lei

che

fortuna vi
,

quello in dispetto di
Ecco un
nitro

voglio che sia vostro

(1) "f

esempio

dell'ellissi di

un'inlera frase. lalenJcsi

donare anche a voi, come a molti


(2)

altri.

Pomo

qui per insegna reale.

'

NOVEIXA
con
la

I.

17

acciocch nelle vostre contrade nel possiate jwrlare, e


della vostra virt

testimooiaasa de' miei doni


.

meritamente

j5U)riar vi possiate co' vostri vicini


,

Mer

er Ruggieri presolo

e quelle grazie rendute


lieto

al

che a tanto dono

si

coufuce^uo, con esso

so

ne

ritorn in Toscana

NOVELLA

II.

Ghino di Tacco pigia V abate di Clign (^t") e medicalo del male dello stomaco e poi il lascia.
Jl anale tornato in corte di
cilia

Homa,

lui ricon-

con Bonifazio papa e fallo friere dello

spedale (a)

J_Jodntn era gih

stata la

mngnifcenza del re An,

fonso nel fiorentin cavaliere usata

quando

il

re

al

quale molto era piaciuta


tasse.

ad Elisa impose che seguiDilicate

La quale prestamente incominci.


ess<?re stato

Don-

ne

1'

un

re magnifico

l'

avere la sua

magnifcenzia usata verso colui che servito l'aveft/

non

si

pu

dire che laudevole e gran cosa


se si racconterh

non

sia.

Ma

che direm noi

un cherico aver mirahtl

magnificenza usata verso persona che, se inimicato (3)

avesse,

non ne sarebbe stato biasimato da persona

(1)
(3)

Clign), Giugni.

t
la

,t

Friere, che oggi icimo Joriere, proprio qurgli


1'

rlie lloi^

git

cotte e

o>te

|H-r

meUfon
,

usalo qui
i

lai

Boccaccio in ve>
i'

ce

<li

sopraitante allo pedale

perch alloggia
di

|>ovcri

. Coa

Alunno.
emeotl* "

(3^ A.

stamp nimicala in Tcce

inimicato, e

aenu

tale

sivae

il

^ieiiuJu M<;uiMffio. llolli.

t8
certo

GIORNATA DECIMA
non
altro se

non che quella del


,

re fosse virt e

quella del cberico miracolo


tutti a varissimi

conci

sia cosa

che

essi

troppo pi chele femmine (i) sieno,


.

e d' ogni liberalit nimici a spada tratta

quantundelle

que ogni uomo naturalmente appetisca vendetta


ricevute offese
la pazienzia
,

cherici

predichino e

come si vede sommamente

quantunque
la

remission
gli

delle offese
altri

commendino, pi focosamente, che


.

uomini, a quella discorrono


cherico magnifico fosse
,

La qual
nella

cosa

cio

come un
Ghino
berie

mia seguente

novella potrete conoscere aperto


di

Tacco per
assai

la
,

sua fierezza e per

le

sue ru-

uomo

famoso

essendo di Siena cacciato e


,

nimico

de' conti di santa

Fiore

ribell Radicofani al,

la chiesa di

Roma

e in

quel dimorando

chiun([ne
a'

per

le

circustanti parti passava

rubar faceva

suoi

masnadieri.

Ora essendo Bonifazio papa


1'

ottavo in Ro,

ma

venne a corte

abate di Gllgn (2)

il

quale

si

crede essere

un

de' pi ricchi prelati del

mondo ^

quivi guastatoglisi lo stomaco, fu da' medici consigliato che egli andasse


a'

bagni di Siena

e guerirebbe
il

senza fallo. Per

la

qual cosa concedutogliele


,

papa

senza curar della fama di Ghino


d' arnesi e di

con gran

pompa
entr in
te-

some e
di

di cavalli e di famiglia

cammino. Ghino
se le reti e
te
,

Tacco sentendo

la

sua venuta,
1'

senza perderne

un

sol ragazzetto,

aba-

con

tutta la sua famiglia e le sue cose in

uno

strct-

(i) Avverti

die

lice pi.

che le femmine, non pi che le donne. V<v-

ciocch

(lice il Riisr.,
si

alle tlonne vere

niun

rome

se

non pienamente
prima giornata

onorato e glorioso
(a)

d f;iammai da persona saggia. di Cligr


si

DI questo Abate

fa

menzione

nella

nella aoTella di

Bergamino.

, ,

NOVELLA
.

IL
,

19
un de'
allo
gli

to

luogo rnccliiuse
,

questo

fatto

uoi,

il

pi
,

saccente

bene accompagnato mand


assai

abate

al

quale da parte di lui


gli

amorevolmente

diasecbc

dovesse piacere d' audare a smontare con esso Gbicastello


.

no al

Il

che Tubale udendo,


far

tutto furioso
,

rispose

che

egli

non ne voleva

niente

si

come

quegli che con

Ghino
1'

niente aveva a fare,


1'

ma che egU
gli vie*

andrebbe avanti e vorrebbe veder chi


tasse
.

andar

Al quale
messere
,

ambasciadore umilmente parlando

disse

voi siete in parte venuto


,

dove

dalla
,

forza di

Dio

in fuori

di niente ci

si

teme per uoi

dove

le

scomunicazioni e
i

g' interdetti

sono scomuni-

cati tutti

e perci piacciavi per lo migliore di

com-

piacere a

Ghino
,

di questo
il

Era

gi

mentre queste

parole erano

tutto

luogo di masnadieri circuudato:


,

per che
forte
t

1'

abate co' suoi preso veggendosi


1'

disdegnoso
il
;

con

ambasciadore prese la via verso


li

castello

e tutta la sua brigata e


tato
,

suoi arnesi con lui


tutto solo fu

e smonin

come Giano volle cameretta d' un palagio


altro
sai

messo

una

assai

oscura e disagiala, e ogni

uomo

secondo

la
i

sua qualit per lo castello fu ascavalli e tutto


1'

bene adagiato, e

arnese messo ia
,

salvo, senza alcuna cosa toccarne.

questo fatto
,

se

n'and Gliiuo

all'

abate e dissegli
,

messere

Ghino
vi piac-

di cui voi siete oste


cia di signifcarli

vi

manda pregando che


1'

dove voi andavate e per qual cagioaltierezza

ne

L' abnle
,

che come savio aveva

gi

{tosta

gli signiiic
,

dove andasse e perch . Ghino


,

udito questo

si

parli

e pensossi di

volerlo guerire

senza bagno
re

e faccendo nella cancretta sempre arde,

un gran fuoco e ben guardarla

non torn a

lui In-

lino alla seguente mattina^ e allora in uua^tovajgliuola


i

'20

GIORNATA DECIMA
gli

bianchissima

port due fette di pane arrostito e

un

gran bicchiere di vernaccia da Corniglia, di quella dello abate

medesimo

disse all' abate

messere

quando Ghino

era pi giovane egli studi in medici-

na, e dice che appar ninna medicina al

mal dello sto,

maco

esser miglior

che quella che

egli vi far
il

della

quale queste cose ch0 io vi reco sono

cominciamento,
,

e perci prendetele e confortatevi. L'abate

che mag-

gior faraie aveva che voglia di motteggiare, ancora che

con isdegno

il

facesse, si

mangi

il

pane e bevve

la ver-

uaccia: e poi molte cose altiere disse e di molte

domand

e molte ne consigli, e in ispezielt( i )chiese di poter ve-

der Ghino. Ghino udendo quelle, parte ne lasci andar


s

come vane e ad alcuna

assai

cortesemente rispose, afvisitereb-

fermando che come Ghino pi tosto potesse il


he'f
il

e questodetto, da lulsi part.


,

prima vi torn, che


arrostito e

seguente di

con

altrettanto
il

pane

con

al-

trettanta

vernaccia: e cosi
s'

tenne pi giorni; tanto


,

che

egli

accorse

1'

abate aver mangiate fave secche

le quali egli v'

studiosamente (2) e di nascoso portate


:

aveva e lasciate

per

la

qual cosa egli

il

domand da
.

parte di

Ghino come
l'

star gli pareva dello stomaco


:

Al quale
altro

abate rispose

me
^

parrebbe

star

bene se
niun

io fossi fuori delle sue

mani

e appresso questo
,

talento ho maggiore che di mangiare


le

ben

m' hanno

sue medicine guerito

Ghino adunque
e alla sua famiglia

avendogli de' suoi arnesi medesimi


fatta acconciare

una bella camera


,

e fatto apparecchia-

re

un gran

convito

al

quale con molti uomini del ca,

_(l) In ispeiielt, per ispeziahnente


(a)

Studi osamente, oggi coniuueiueule

si

dice a posta, a

btlla pa-

tta,

a Lello studio.

, ,

fttclli)

fu tutta la famiglia dello abate

a lui se n*
,

and
o per

la lunttiun

seguente e dMCgli
,

messere

poich voi
}

ben
la

vi scutitc

tempo A
,

d' uscire d* infermeria

man
;

presolo

nella

cameni nppnreccliintngli nel memedesimi


.

n
il

e in quella co' suoi

lasciatolo, a far

che

convito fosse magnifico attese


si

L' abate co'suoi Isua vita stata narr

quhnto
loro
,

ricre

e (junl fosse

la

dove essi in oonlrario tutti disaero a essere stali


.

maravigliosamente onorati da Ghino

Ma

1*

ora del

mangiar venuta
te e di

1'

abatee
di

tutti gli altri

ordinatamen-

buone vivande e

buoni
all'

vini serviti

furonoy
.

senza lasciarsi

Ghino ancora

abate conoscere

Mi

poich r abate alquanti di in questa maniera fu di-

morato, avendo Ghino in una


fatti

sala tutti

li

suoi aniesi

venire, e in una corte


i

che di sotto a quella er/

tutti

suoi cavalli infno al pi misero ronzino, allo a-

baie se n' and e domandollo


se forte
si

come

star gli
.

pareva
l'

credeva essere da cavalcare

cui

abate

rispose che forte era

egli assai e dello

stomaco ben

guerito

e che starebbe bene

(jualora fosse fuori delle

mani
la

di

Ghiuo Men
.

allora

Ghino

l'

abate nella sa,

dove erano

suoi arnesi e la sua famiglia tutta


,

fattolo
tutti
i

ad una finestra accostare


suoi cavalli vedere
,

donde
l'

egli

poteva
,

disse

messer

abate

voi

dovete sapere che V esser gentile


casa sua e povero
,

uomo

e cacciato di

e avere molti e possenti nimici


la

hanno por potere


bilth
,

sua vita difendere e


d'
,

la

sua nodi

e
,

non malvagit
il

animo

condotto

Ghino

Tacco

quale io sono

ad essere rubatole delle

stra-

de (i) e uimico
(l)

della corte di

Roma; ma
magjjot noliill

perciocch
ruUJi

t Strano modo quetlo


Stimi lu che

d aetbtr la

nobili tua con fani


in

tor

(Ielle slraJt*.

tU^eaJa

fliiuO

ftcAM.

T. Y.

aa
voi

GIORNATA DECIMA
,
, ,

mi parete valente signore avendovi io dello stomaco guerito come io ho non intendo di trattarvi come un altro farei a cui quando nelle mie mani fosse come voi siete quella parte delle sue cose mi farei che mi paresse ma io intendo che voi a me il mio bisogno considerato quella parte delle vostre cose
, ,
,

facciate
te

che voi medesimo

volete. Elle sono interamen,

qui dinanzi da voi tutte

vostri cavalli potete


',

voi da cotesta finestra nella corte vedere

e perci e la
,

parte e

il

tutto

come
l'

vi piace

prendete

e da questa
-vostro
,

ora innanzi

sia e
1'

andare e lo stare nel piacer

Maravigliossi
ser parole
si

abate che in

un rubator
molto

di strada fos,

libere; e piacendogli

subitamente

la sua ira e lo
tatisi
,

sdegno caduti

anzi in benlvolenza
,

mu-

col cuore
,

amico
;

di

Ghino divenuto
Dio che
fatto

il

corse ad

abbracciar

dicendo

io giuro a

per dover
io

guadagnpT

1'

amist d' uno


sii
,

uomo

come omai

giudico che tu
giore
ingiuria

io sofferrei di ricevere troppo

mag-

che quella che infno a qui paruta


.

m'

che tu
s

m' abbi fatta

Maladetta
ti

sia la
.

fortuna

la

quale a
questo
,

danuevole mestier

costrigne

E
,

appresso

fatto delle
,

sue molte cose pochissime e oppore


1'

tune prendere
lasciategli tutte

e de' cavalli similemente


a

altre

Roma

se

ne torn

Aveva

il

papa

saputa

la

presura dello abate e,


,

vata gli fosse

veggendolo
pr
, .

il

come che molto gradomand come i bagni


1'

fatto gli avesser

Al quale
io

abate sorridendo
,

ri-

spose

sauto padre

trovai pi -vicino

eh' e' bao nel conia


fortuna con

Tacco, cui conducono


(V

le traversie a

rubare
le

passeggieri,
della

Anversa

(g, a. n.

8)

che

sa
lu

sosleiieie

ingiuiie

iinimo invitto, e addomandar


paitiigt dalla virt ?

limosina e porsi per fante aaa chedi-

NOVELLA
gni
in'
,

IL

a3

un

valente mctlico,
;

il

qtinlc oltimnincnlf* gtierl

ha (i)
1'

e cuiugli

il

modo ;
il

di

che

il

papa
,

rM?

Al quale
fico

abnle M'guitando

suo parlare
grafia.
,

da magnipapa, cre-

animo mosso, domand una


lui

Il

dendo

dover domandare altro

lihrranientc oiTerse
:

di far ci che

domandasse

Allora V abate disse

san-

to

padre quello che


,

io intendo di

domandarvi che
di

voi rendiate la grazia vostra a

Ghino
egli

Tacco mio

medico
molto
,

perciocch tra
io accontai
il

gli altri

uomini valorosi e da
,

che
;

(a) mai
quale

il

p'.r

certo

un
se

de' pi

e quel male

egli fa io
,

reputo molto
:

maggior peccato

della fortuna

che suo
,

la

qual

voi con alcuna cosa dandogli (3)

donde
,

egli

possa

secondo lo

stato

suo vivere

mutate

io

non dubito

punto che
che a

in

poco di
Il

^mpo

non ne paia a voi quello


,

me

ne pare.

papa udendo questo

si

come
uomi-

colui che di grande


ni
,

animo

fu e vago de' valenti


,

disse di farlo volentieri

se

da tanto fosse

come

(l)
Jcllo
In

QumU

lieta

(li

Chino, faUa tenere all'aUle pr


ila

guatreilel male

aiomaco, merita tl'cMcre ostorvala


facolli

ogoi medico, non avendo


i|ueato

medica

metodo pi giadiiioau

di

{r un

tal

male

Mart.
(a)

Accontai, cio, conobbi,


,

fatto per quello

che

ai

pu credere,

da conte, cio conosciute Vocab. Accontarci,


contai (cio; co" quali
(3j
i.

note.

In

att. tigni/i

Lai. invenire.

Che

io ac-

mi occontai).
ioteipunsione
(la

Sccuiiilo ijuetta

quale

ai

UoTa in
il

tutte

le

migliori ediaioni }la particola

con viene

a cadere sopra
,

grrundiu</<Tn-

dogli;

ma non aTcndo

il

Borraccio, che io mi a*ppia

data mai in nra

un

altro luogo ai

gerundio coai

latta |>articella, io aBietei puttoalo di


cfyli

leggere ; la tfual $e voi

con alcuna cota , dandogli doni


re.

youa
voi

fecondo lo stato suo vivere, mutate

che quanto
,

dire:

e;

con alcuna cosa mutate la Joriuna sua


vvere ec.

dandogli donct egli possa

24
diceva
,

GIORNATA DECIMA
e che egli
11

facesse sicuramente venire


fidato

Venclie

ne adunque Ghino
cque
egli
,

(l), come

allo

abate pia^

a corte

n guari appresso del papa fu


,

il

reput valoroso, e riconciliatoselo

gli

don una

gran prioria di quelle dello spedale, di quello avendol fatto far cavaliere
.

La quale

egli

amico e
,

servi-

dore di santa Chiesa e dello abate di Gligni

tenne

mentre

visse

NOVELLA

IIL

Mitridanes invidioso della cortesia di Natan an-

dando per ucciderlo , senza conoscerlo capita a lui } e da lui stesso informato del modo , il truova in un boschetto , come ordinato avea
le
,
:

il

qua-

riconoscendolo
.

si

vergogna

e suo

amico

diviene

Oimil
udito
,

cosa a miracolo per certo pareva a

tutti

avere

cio che

un
;

cherlco alcuna cosa magnificamen-

te avesse operata

ma

riposandosene gi

il

ragionare

delle Donne
se
.

comand il Re a

Filostrato che procedes


.

Il

quale prestamente incominci


la

Nobili
,

Donne

grande fu

magnlficenzia del re di Spagna

e forse
di Cli'
vi parr

cosa pi non udita


gul
1'
:

giammai quella

dell'

abate

mg

forse

non menp maravigliosa cosa


,

udire che

uno

per liberalit usare ad un altro che


il

il

suo sangue anzi

suo spirito dislderava, cautamen3

te a dargliele si

disponesse

e fatto

1'

avrebbe, se colui

(1)

Fidalo:

vale aasicuralo sull'altrui fede.

NOVELLA
prender
leiia
1'

UI.
io in uiia

25
mia novel-

avesse voluto

si

come

intendo di dimostrarvi
si

Certissima cosa (se fede


role di alcuni
(|uclle

pu dare

alle

(
in

Genovesi e
stati

d* altri

uomini che

contrade

sono ) che
di

nelle

parti del Cai,

taio

fu gi

un uomo
,

Icgnaggio nobile

e ricco
.

senza comparazione
(piale

per

nome chiamato Natan

Il

avendo un suo ricetto (i) vicino ad una strada


qunl quasi di necessit passava ciascuno che di
di

per

la

Ponente verso Levante andar voleva o Ponente


,

Levante in

e avendo

V animo grande e

liberale e disi,

deroso che fosse per opera conosciuto


molti maestri
,

quivi

avendo
fare

fece in piccolo spazio di

tempo

un

de' pi belli e de' maggiori e de' pi ricchi palagi

che
,

mai

fosse stato veduto

e quello di tutte quelle cose


gentili

che opportune erano a dovere


e onorare
,

uomini ricevere

fece

ottimamente fornire.

E avendo
festa
.

gran-

de e bella famiglia con piacevolezza e con

chiun-

que andava e veniva faceva


non solamente
per fama
il

ricevere e onorare
,

in

tanto persever in questo laudevol costume


il

che

gih

Levante

ma

quasi tutto

il

Ponente

conoscea.

Ed essendo egli gih

d'anni pieno,
,

n per del corteseggiar (a) divenuto stanco

avven-

ne che

la

sua fama agli orecchi pervenne d* un giova,

ne chiamato Mitridanes
lontano
.

di paese

m)n guari

al

suo

Il
,

quale sentendosi non

meno

ricco che

Nain-

tan fosse
vidioso
,

divenuto della sua fama e della sua virt

6<}C0

propose con maggior liberaUth quella o


37
e le ilue ciUtc nel Voral>. Il Mannelli L'g.

(i) "t

Coli l'eJU.
i

(lei

gc avendo ricetto e

DepuI' avendo un ricetto

(3) Corteseggiare', far corletia,


tttia

apendere largarocntr, jpenilere in cor-

26
annullare

GIORNATA DECIMA o ofl'uscare E fatto fare un palagio


.

simile

a quello di
cortesie

Natan

cominci a fare

le

pi smisurate

che mai facesse alcuno altro a chi andava o


j

veniva per quindi


assai

e sanza
.

dubbio in piccol tempo


^

divenne famoso
il

Ora avvenne un giorno che

dimorando
lagio, una
ti

giovane tutto solo nella corte del suo pa-

femminella entrata dentro per una delle porgli

(i) del palagio

domand

limosina ed ebbela: e
,

ritornata per la seconda porta pure a lui

ancora

l'

eb:

be
la

e cos successivamente insino alla


,

duodecima
:

tredecima volta tornata

disse Mitridanes

buona

femmina, tu
e

se' assai sollicita

a questo tuo dimandare^


.

nondimeno

ie fece

limosina

La

vecchierella, udita
sae'

questa parola, disse; o liberalit di Natan, quanto

tu

maravigliosa
palagio
,

che per trentadue porli


,

che ha

il

suo
li-

si

come questo
lui
,

entrata e domandatagli

mosina

mai da
,

che
ebbi

egli mostrasse, riconosciuta


:

non
se

fui

sempre
tredici
,

1'

e qui

non venuta ancora


sono
dipar,

non per
.

e riconosciuta e proverbiata
,

stata
ti
.

cos

dicendo
,

senza pi ritornarvi

si

Mitridanes

udite le parole della vecchia

come

colui che ci, che della

fama
,

di

Natan udiva, diminuiacceso co-

mento

della sua estimava


lasso a

in rabbiosa ira

minci a dire; ahi


alla liberalit delle

me quando
!

aggiugner io
,

trapassi
gli

non che io il come io cerco, quando nelle piccolissime io non posso avvicinare ? Veramente io mi fatico invano ,
gran cose di Natan
;

se io di terra noi tolgo

la
,

qual cosa

poscia che la

vecchiezza noi porta via


gio che io faccia con le

convien senza alcuno indu-

mie mani.

E con questo impeto

(i)

Porte.

NOVELLA
levatosi
,

111.

7
dopo
a'
il

senzA comunicare

il

suo consiglio ad alcuno,


,

con poca compagnia montato a cavallo


di

terzo

dove Natan dimorava pervenne.

F.

compagni
Ini

imposto che sembianti facessero di non esser con

di conoscerlo

e che di stanza
}
,

si

procacciassero in-

fino che da lui altro avessero


sera pervenuto
,

quivi in sul fare delia

e solo rimaso

non guari lontano


,

al

bel palagio trov INalan lutto solo

il

rpialc, senza alt

cuno abito pomposo

andava a suo diporto


se

cui egli
sapesse
fi-

non conoscendolo, (inmand


glinol mio, ninno

insognar

gli

dove Natan dimorasse, Natan lietamente rispase:


(>

in questa contrada
,

che meglio di
,

me cotesto
piaccia
gli
,

ti

sappia mostrare
li

e perci

quando

ti

io vi

mener

Il

giovane disse che questo


cie
,

sarebbe a grado assai

ma

dove esser potesse,


.

egli

non voleva da Natan


disse
:

esser

veduto n conosciuto
,

Al qual Natan
piace
.

e cotesto ancora far

poich

ti

Ismontalo adunque Mitridanes con Natan, che


il

in piacevolissimi ragionamenti assai tosto


fino al

mise

in-

suo bel palagio n' and

Quivi Natan fece ad


cavai del giovane, e
egli presta-

un

de* suoi famigliari prendere


,

il

acroslaloglisi agli orecchi

g'

impose che

mente con

tulli

quegli della casa facesse che ninno al


fatto
.

giovane dicesse lui esser Natan j e cos fu

Ma

poich nel palagio furono, mise Mitridanes in una bellissina


gli

camera
al

dove alcimo noi vedeva

se

non que-

che egli

suo servigio diputati avea, e


,

sommamencompaancora che in

te

faccendolo onorare
.

esso stesso gli tenea


,

gnia

Col quale dimorando Mitridanes

reverenzia
el fosse
.

come padre

1'

avesse,

pur
;

lo

domand chi

Al quale Natan rispose


il

io

sono un picciol

servidor d Natan,

quale dalla mia fanciullezza eoa

GIORNATA DECIMA
invecchiato
trasse:
si
,

mi sono vegghi mi
lui
,

n mai ad

altro

che tu mi

per che,
,

come che

ogni akro

uomo
io

moko

di kii

lodi

io

me

ne posso poco lodare

Queste parole porsero alcuna speranza a Mitridanes di


potere eoa pi consiglio e con pi salvezza dare
to al suo perverso intendimento
.

effet-

Il

qual Natan assai

cortesemente

domand
portasse
,

chi egli fosse e qual bisogno

per quindi

il

offerendo
si

il

suo consiglio e
.

il

suo aiuto in ci che per lui

potesse
;

Mitridanes (i)

soprastette alquanto al rispondere

e ultimamente di-

liberando di fidarsi di lui

con una lunga circuizion


il

di pai'ole la sua fede richiese e appresso


l'

consiglio e

aiuto

e chi egli era, e per che venuto e da che

mos-

so, interamente gli discoperse.

Natan udendo
con

il

ragio-

nare e
si

il

fiero
,

proponimento
,

di Mitridanes, in s tutto
,

cambi
fu
si

ma

senza troppo stare


gli rispose
:

forte
,

animo

con fermo viso


il

Mitridanes

nobile uo-

mo
re
,

tuo padre, dal quale tu non vuogli degenera-

alta

impresa avendo
,

fatta

come

hai

cio d' es-

sere liberale a tutti di

e molto la invidia che alla virt


,

Natan porti commendo


il

perciocch se di cosi fatte


miserissimo, tosto

fossero assai,

mondo, che

buon

diverrebbe

Il

tuo proponimento mostratomi senza


,

dubbio
glio

sar occulto

al

quale io pi tosto util consiil

che grande aiuto posso donare;


puoi di quinci vedere
, ,

quale questo.
vi-

Tu

forse

un mezzo miglio

cin di qui

un

boschetto

nel quale

Natan quasi ogni

mattina va tutto solo prendendo diporto per ben lungo


spazio : quivi leggier cosa
piacere. Il
ti fia il

trovarlo e farne

il

tuo

quale se tu uccidi, acciocch tu possa senza

(i)

t Allora Mitridanes,

la

slampa del 27.

NOVFXLA
impedimento

III.
,

->

%^

a casa tua ritoniare


venirti
,

non per
,

qadU tU

donde tu qui
sinistra uscir

ma

per quella
,

che tu vedi a
j

fuor del bosco

n' andrai

perciocch
,

fincora

che un |H)C0
,

piil ealvotica

(i)

sia

ella piCi
,

vicina a casa tua

e per te pi sicura. Mitridancs


,

ricevuta la informazione
tito
,

e Natan da lui essendo par,

cautamente

a'

suoi

compagni

che similmente
il

l
il

entro erano, fece sentire dove aspettare


di seguente.

dovessero

Ma, poich

il

nuovo

d fu venuto, Natan,

non avendo animo vario


boschetto a dover morire
il

al consiglio
,

dato a Mitrdanes

n quello in parte alcuna mutato


.

solo se n'

and

al

Mitrdanes levatosi e preso

suo arco e

la

sua spada
,

che
al

altra

arme non avea


,

e montato a cavallo

n'

and

boschetto

e di lonta-

no vide Natin
quello
:

tutto soletto
,

andar passeggiando per


,

e diliberato

avanti che l'assalisse


,

di volerlo

vedere e d* udirlo parlare

corse

ver
,

lui

e presolo
:

per

la

benda
se'

la

quale in capo avea

disse

vegliar-

do (a), tu
Natan
,

morto. Al quale niuna altra cosa rispose


,

se

non
,

dunque

l'

ho

io meritato. Mitrdanes,
,

udita la voce

e nel viso guardatolo

subitamente
1'

ri-

conobbe

lui esser colui

che benignamente

avea rice-

vuto e familiarmente accompagnato e fedelmente consigliato


:

per che di presente

gli
.

cadde

il

furore
egli
,

e la

sua

ira si converti in
,

vergogna

Laonde

gittata

via la spada

la qiial gii
,

per ferirlo aveva tirata fuori,


a*

da cavai dismonUto
e disse
:

piagnendo corse
,

pi di

Natan
,

manifestamente conosco
lingua,

carissimo padre

la

(i)

Selvatica r salvatica dire

la

quantuaque

aia

toc fati*

da selva.
(a)

Feginrdo^ co

il

Rute.

ai di

dice

come per inganna


ai

e moli

pi vajjautenle che quello che 0{gi cotuunemenle

dice vecchiaecio.

3o

GIORNATA DECIMA
venu,

vostra liberalit, riguardando con quanta cautela


to siate per

darmi

il

vostro spirito, del quale io

niu-

na ragione avendo
stra'mi (i);
io stesso
gli
,

a voi

medesimo

disideroso

mo-

ma

Iddio pi al mio dover soUic ito, che

a quel punto cHe maggior bisogno stato


,

occhi m' ha aperto dello intelletto

li

quali misera

invidia

m' avea serrati.

perci quanto voi pi pron,

to stato siete a

compiacermi

tanto pi

mi cognosco

debito alla penitenzia del

mo

errore

prendete adun-

que

di

me quella
.

vendetta che convenevole estimate al


in piede
: ,

mio peccato

Natan fece levar Mitridanes


impresa , chente che tu
,

teneramente V abbracci e basci , e

gli disse

figliuol

mio
re

alla tua

la vogli

chiama-

o malvagia o altrimenti
,

non bisogna

di

domandar
la
.

n di dar perdono
guivi
,

perciocch non per odio

se-

ma
di

per potere essere tenuto migliore

Vivi
al-

adunque
tro

me
il

sicuro

e abbi di certo che niuno

uom
all'

vive,

quale

te

quant' io ami, avendo riguar,

do

altezza dello
,

animo tuo
1

il

quale non ad
,

am-

massar denari
gli

come
se'

miseri fanno
.

ma

ad ispender

ammassati

dato

ti

vergognare d' avermi

voluto uccidere per divenir famoso, n credere che io

me
re

ne maravigli

sommi imperadori
altra arte,

grandissimi

non hanno quasi con


,

che d'uccidere,
,

non uno uomo

come

tu volevi fare
citt
,

ma
,

infiniti

ardere paesi e abbattere le


ti

li
.

loro regni ampliase tu

e per conseguente la
farti

fama loro

Per che
,

per

pi

famoso

me

solo uccider volevi


,

non

raiaravi.

gliosa cosa

n nuova facevi
.

ma

molto usata

Mitri-

(a)

Mostraimi

DD.

lesser

mostrami ^t mostra' mi ^ come ^&so

llrove in simili

modi e tempi

de' verbi.

A mi

Oostrai, R. mostraimi

G. emend erroneamente desidero mostrarmi. Rolli.

NOVELLA m.
dancs non iscnsando
il

U
ma com,

suo desiderio penrerto,

mendando

1'

onesta sctisa da Natan trovata


a dire s oltre
i

ad esso

ragionando pervenne

modo maravigliarsi
disse; Milri-

come
dargli

a ciA

si

fosse (

Natan potuto disporre , e a eia


.

modo
,

e consiglio

Al quale Natan

dancs

io

non voglio che tu del mio consiglio e della


ti

mia disposizione
nel

maravigli

perciocch

poich io

mio

arbitrio (a) fui e disposto a fare quello


,

mede

simo che tu hai a fare impreso


casa

niun fu

che mai

mia

capitasse,
lui
:

che
fu

io noi contentassi a

mio potere
vago
,

di ci

che da

mi

domandato
,

Venistivi tu

della

mia

vita

per che

scntendolati

domandare

ac-

ciocch tu non

fossi solo

colui che senza la sua

diman-

da di qui

si

partisse,
1'

prestamente dilibcrai di donarlati;


,

e acciocch tu
credetti
la tua;

avessi
ti

quel consiglio

ti

diedi che io

che buon

fosse
ti

ad aver

la

mia e non perder


,

e perci ancora
la

dico e priego che


le

s'

ella

ti

piace, che tu
cia
:

prenda e
io la

medesimo ne

soddisfac.

io

non so come

mi

possa meglio spendere


,

Io

r ho adoperata

gih ottanta anni


,

e ne' miei diletti


il

e nelle mie consolazioni usata


corso della natura
,

e so che , seguendo

come
che
io

gli altri

uomini fanno e gc
ornai piccol

neralmente tutte

le cose, ella

mi pu

tem-

po

esser lasciata: per

io

giudico molto meglio esser


i

quella donare,
ti

come

ho sempre

miei tesori dona*'


,

e spesi

che tanto volerla guardare

che

ella

mi

sia

contro a mia voglia tolta dalla natura. Piccol dono

donare cento anni: quanto adunque minore donarne


sei

o otto che

io a star ci abbia? Prendila

adunque, se

(i]

i Come a c/ouf, Mannelli


t Arhitroy
gli

e SclTat.
albitrio. Mannelli

(a)

eJilori drl

^7 e qne'del 7S:

e Salviati.

, ,

34
ella
t'

GIORNATA DECIMA
aggrada
ci
,

io te

ne priego

perciocch ,

mentr

vivuto
1'

sono

niuno ho ancor trovato che disiderata

abbia

n so quando trovar

me
.

ne possa veruno, se

tu non la prendi che la dimandi


se

se

pure avvenis-

che io ne dovessi alcun trovare, conosco che, quanto


,

pi la guarder, di minor pregio sarj e per

anzi
.

che

ella

divenga pi vile
,

prendila
,

io te
:

ne priego

Mitridanes

vergognandosi forte
,

disse

tolga Iddio
,

che

cosi cara cosa

come
la

la vostra vita
,

non che

io

da voi dividendola

prenda
:

ma pur

la disideri, co-

me poco
miei (i).

avanti faceva
,

alla

quale non che io dimiaggiugnerei volentier de'

nuissi gli anni suoi

ma
,

io

1'

cui prestamente

Natan

disse: e, se tu

puoi

Yuo'nele tu aggiugnere

e farai a

me

fare verso di te
,

quello che mai verso alcuno altro non feci


tue cose pigliare
,

cio delle
?

che mai

dell' altrui
.

non
,

pigliai

S,

disse subitamente Mitridanes farai tu

Adunque

disse
,

Natan,

Tu rimarrai giovane come tu se', qui nella mia casa e avrai nome Natan, e io me n'ancome io ti
dir
.

dr nella tua e farommi sempre chiamar Mitridanes. Allora Mitridanes rispose: se io sapessi cos bene operare co-

me voi sapete e
mi

avete saputo, io prenderei senza troppa

diliberazione quello ohe m'offerete^

ma, perciocch egli


e io
io

pare esser molto certo che le mie opere sarebbon


della

diminuimento

fama di Natan
che in
,

non intendo
non
so accon-

di guastare in altrui quello

me

ciare

noi prender

Questi

e molti altri piacevoli

ragionamenti
tan piacque
,

stati tra

Natan e Mitridanes, come a Nail

insieme verso

palagio se ne tornarono

dove Natan pi giorni sommamente onor Mitridanes,

(i)

t Ve' mei,

se io potessi;

il

lesto Jel

27.

NOVELLA
e
lui

in.

'"

3S

con ogn i

ingegno e saper confort nel ano alto e


.

grande proponimento

volendosi Mitridanes con la

sua compagnia ritornare a casa, avendogli Natan aita

ben

fatto conoscere
,

che mai di liberalit noi potrebbe


.

avanzare

il

licenzi

NOVELLA
Messer Gentil de* Carisendi
trae della sepoltura

IV.

venuto

da Modona,
lui
,

una donna, amata da

seppellita per morta: la quale riconfortata pai>


toriscc unjigliuol masctio
-,

e messer Gentile lei

U figliuolo

restituisce
/et

a Niccoluccio Cacciar
.

nimico marito di

(i)

M,
iprio

.nravigliosa cosa parve a tutti, che alcuno del prch

sangue fosse liberale: e veramente affcrmaron


re di

Natan aver quella (a) del


di Cligni trapassata
tra detta
.

Spagna e dolio abate

Mn
,

poich assai e una cosa e a^

ne fu

il

Re

verso Lauretta riguardando, le

(i)

t Qursto argomento
il

era stato JalP autore trattalo anche nel qain^

to lihro del Filocopo, dote nella tredicesima questione Meaaalno in

noa
s

noTclla narra

fatto quasi colle


altri
al

medesime circottanse, aalvo che


dice che
la la

i*i

danno
e
si fa

alle

persone

nomi,

si

coM

avvenuta a Napoli,
abiti stearf

intenrenire

convito anche
la

donna,

vestita degli

che avea quando fu seppellita;


tutti
i

quale poscia menala in camera eoa

convitati, quivi riconosciuta e restituita al marito.

(a) "t

Sono

talor singolari assai le coslruxioni di

questo grande
ai

scrit-

tore, intento alcuna volta pi alle cose che dice, che


le dice. II

modo

in eUl

pronome

tfuella

non ha qui alcuna cosa


liberalit
,

es(>ri:Ma a evi t>fr


lia

riscasi: raa perch si parla di

e questa

l'autor

ni-l

|en-

ero,

ad essa

egli riferisce

il

detto

pronome.
.
:

Si sono vedute altra volle


i

imiglianti costrusioni usate da lui

"^

>

34

GIORNATA DECIMA
ella dicesse
, :

dimostr che egli desiderava che

per in

qual cosa Lauretta prestamente incominci


,

Giovani
racconnoi,

Donne magnifiche cose e belle sono state le tate j n mi pare che alcuna cosa lestata sia a
abbiamo a
dire
,

che

per

la

qual novellando vagar possiamagnificenzie racd'

mo

son tutte

dall' altezza delle


,

contate occupate

se noi ne' fatti


li

amore

gi

non
per

mettessimo

mano

quali ad ogni materia prestano


si

abbondantissima copia di ragionare 3 e perci


questo e
s

per quello a che la nostra eia


,

ci

dee prininna-

cipalmente indiicere

una raagnificenzia da uno


di raccontarvi
vi
.

morato

fatta

mi piace
,

La quale

ogni

cosa considerata

non

parrk per avventura minore


,

che alcuna
ri si

delle mostrate
,

se quello vero che

teso-

donino

le inimicizie si
,

dimentichino

e pongasi
,

la propria vita

1'

onore e

la

fama

eh' molto pi

in mille pericoli

per potere

la cosa

amata possedere
citt di

Fu
bardia

adunque

in

Bologna nobilissima

Lom-

un

cavaliere per virt e per nobilt di sangue


assai
,

ragguardevole
til

il

qual fu chiamato messer Gen-

Carisendi.

Il

qual giovane d' una gentil donna chia-

mata madonna Catalina (1), moglie d'un Niccoluccio Caccianimico s'innamorj e perch male dello
,

amor

della

donna era
,

quasi disperatosene

podest

chiamato di Modona

v'

and. In questo tempo, non


la

essendo Niccoluccio a Bologna, e


possessione
,

donna ad una sua


,

forse tre miglia alla terra vicina


,

essen-

dosi

perciocch gravida era

andata a stare

avven-

ne che subitamente un
il

fiero accidente la soprapprese,


lei

quale fu tale e di tanta forza, che in

spense ogni

(l)

Catalinu

, alla

]>olognese,

Cutarina o Celerina,

NOVELLA
segno di
ta

IV.

35
congiunte paessere ancora
la
,

vitA,

e perci eziandio da alcun medico moi^


j

giudicata fu

e perciocch le sue

pii!i

rcnti dicevan so avere avuto

da

lei

non

di tanto

tempo gravida
,

che perfetta potesse essere

creatura
iu

senza altro impaccio darsi, quale ella era


d'

uno avello

una chiesa
.

ivi

vicina

dopo molto pianqual di


,

to la seppellirono

La qual cosa subitamente da un


mcsscr Gentile
.

suo amico fu
Ci
,

significata a

11

ancora che della sua grazia fosse poverwimo


,

si

dolse molto

ultimamente seco dicendo


tu se' morta: io

ecco

ma-

donna Catalina,

mentre che

vivesti

mai un

solo sguardo da te aver

non

potei

per che

ora, che difender


cos

non

ti

potrai, convien per certo che,


io

morta come tu
,

se'

alcun bascio
,

ti

tolga

tjuesto detto

essendo gih notte


,

ua andata occulta fosse

come la con un suo famigliare mondato ordine

atoa cavallo, senza


(ita

ristare colh
la

pervenne dove seppel,

era la

donna

e aperta
,

sepoltura

in quella di,

ligentemente entr
viso a quello della
te

e postolesi a giacere allato


volte

il

suo

donna accost e pi
il

con mol>
noi reg-

lagrime piagnendo
1'

basci.

Ma

si

come

giamo
tento,

appetito degli uomini a niun termine star con-

ma sempre
non
io
istarvi

pi avanti desiderare, e spezialmen,

te quello degli

amanti
,

avendo costui seco diliberato


:

di pi

disse

deh perch non


il

le tocco io la

polche

son qui

un poco
mai pi
le

petto

f
.

io

non

debbo

inai pi toccare n

la toccai

Vinto adunque
,

da questo appetito
sa (i) battere

mise
,

la
gli

mano
Il

in seno

e per al-

quanto spazio tenutalavi


il

parve sentire alcuna co.

cuore a costei

quale

poich ogni

(l)

Notisi

alcuna cota in fona d*aTTetbioin tmciI counpoco.

36
do, trov

GIORNATA DECIMA
s,

paura ebbe cacciata da


costei

con pi sentimento cercan,

per certo non esser morta


estimasse la vita:
,

quantun-

que poca e debole


te

per che soavemen,

quanto pi pot

dal suo famigliare aiutalo


,

del
,

monimento

la trasse

e davanti al cavai messalasi

se-

gretamente in casa sua la condusse in

Bologna

Era

quivi la madre di lui, valorosa e savia donna,

la qual,

poscia che dal figliuolo ebbe distesamente ogni cosa

udita

da pletk miossa

chetamente con grandissimi

fuochi e con alcun bagno in costei rivoc la smarrita


vita.

La
,

quale

come
:

rivenne
,

cosi gitt (i)


?

un gran
cui la va-

sospiro
lente

e disse

oim

ora ove sono io

donna

rispose: confortati, tu se* in


,

buon
,

luogo.

Costei in s tornata

e dintorno guardandosi
ella fosse
,

non be-

ne conoscendo dove
messer Gentile
,

e veggendosi davanti

piena di maraviglia la
ella

madre

di

lui

preg chele dicesse In che guisa


se
.

quivi venula fos

Alla quale messer Gentile ordinatamente cont


ella

ogni cosa. Di che

dolendosi, dopo alquanto quelil

le grazie gli rend che ella pot, e appresso

preg per

quello amore
tesia di lui

il

quale egli

1'

aveva gik portato e per corlui

che in casa suaellada

non

ricevesse cosa
,

che

fosse
il

meno che onor

di lei e del suo marito

come
na

di venuto fosse, alla sua propria casa la lascias-

se tornare. Alla quale messer Gentile rispose:


,

madontempi

chente che
,

il

mio

desiderio

si sia

stato ne'

passati
zi (

io

non intendo

al presente,

n mai per innan-

poich Iddio m' ha questa grazia conceduta che da

jnorte a vita

mi v' ha

renduta, essendone cagione

l'

amo-

li)

1:

La slampa

del

27 ha
la

cos la

donna

gitt:

ma

essendovi prima

la quale, questo

nome

donna

\i tiiluoda.

NOVELLA
n altrove mi non come cara
beueficio
,

IV.

3;

re ric IO v*lio per addietro |)ortnt()) di trattarvi n>|ui


sorella
:

ma
,

questo mio

operalo in voi questa notte


io voglio

merita alcuu

guiderdone, e perci
te

che voi non mi ncghia.

una

i;raa la ({ualc io vi

domander

AI quale

la
,

donna benignamente

rispose s essere apparecchiata

solo che ella potesse e onesta fosse . Messer Gentile allora disse
:

madonna

ciascun Vostro parente e ogni


|ior

bolognese credono e hanno

certo voi esser morta;

per che ninna persona


ti
:

<>

la (|uale

pi a casa v' aspet-

e perci io voglio di grazia da voi che vi debbia

piacere di dimorarvi tacitamente qui con mia


infno a tanto che io da

madre
percioccittadial

Modona tomi, che

sarh tosto.
,

la

cagione per che io questo vi cheggio

ch

io intendo di voi in presenzia de' migliori

ni di questa terra fare

im caro

uno solenne dono


al cavaliere

vostro marito

La donna conoscendosi

oh*

bligata e che la

domanda

era onesta,

quantunque m^li

to disiderisse di rallegrare della sua vita


si

suoi parenti,

dispose a far ([ucllo che messer Gentile


gli

domandava;

e cosi sopra la sua fede


Le parole della

promise

ap^)ena erano
il

sua risposta

iinite,

che

ella senti

tempo
stan-

del partorire esser venuto: perche, teneramente dalla


te

madre

di messer Gentile aiutata


fgliuol

non molto

(i) partor un bel

maschio. La qual cosa


messer Gentile

in molti

doppi moltiplic

la letizia di

e di

lei

Messer Gentile ordin che


,

le cose

opportime
se
se

tutte vi fossero

e che cos fosse servila costei

sna propria moglie fosse, e a

come Modona segretamente

(i)

Non

molto tanle;

roti per ildflro

ba tlcUo poco tlante; cio

iodi a |H>ca ora

PECAM, T. V,

3^
ne torn
.

GIORNATA DECIMA
Quivi fornito
11

tempo
,

del suo ufficio

e a

Bologna dovendosene tornare


elle in

ordin quella mattina,

Bologna entrar doveva

di molti e gentili

uomi-

ni di Bologna, tra'quali

fu Niccoluccio Gaecianimico,

un grande e bel
tato e

convito in casa sua: e tornato e ismon,

con lor trovatosi

avendo similmente
,

la

donna
figlioi

ritrovata pi bella e
letto star forestieri

pi sana che mai

il

suo

bene

con allegrezza incomparabile


,

suoi

(i) mise a tavola

e quegli fece di pi vivan-

de magnificamente
sua
fi^ne il

servire.
,

Ed

essendo gi vicino alla

mangiare

avendo

egli
,

prima
e

alla
lei

donna

detto quello che di fare intendeva


il

con

ordinato

modo che

dovesse tenere

cos

cominci a parlare:

signori, io
sia essere,

mi

ricordo avere alcuna volta inteso in Peril

secondo

mio

giudicio,

una piacevole usan-

za, la quale che,


te

quando alcuno vuole sommamen,

onorare

il

suo amico

egli lo invita a casa sua

quivi gli mostra quella cosa ( o


figliuola

moglie o amica o
egli

o che che

si sia

) la

quale

ha pi cara
questo

affermando che, se
mostra
,

egli potesse, cos,


gli

come
il

gli

molto pi volentieri
io intendo di

mosterria

cuor suo.
.

La quale
Voi
to
la
, ,

volere osservare in Bologna


,

la vostra

merc (2) avete onorato


,

il

mio convideb-

e io voglio onorar voi alla persesca


io

mostrandovi
o che
io

pi cara cosa che


.

abbia nel

mondo

bia aver mai

Ma prima

che

io faccia questo, vi prie-

go mi diciate (3) quello che


(i)

sentite d'

un dubbio

il

Foreslieri delti nou


s

tV altra

lena,

ma

J'alUa casa, cume luUo

i parlanilo oggi
(2)

dice.
quello che
il

La

vostra

merc

parlar

comune

d'oj^gi dice

per

grazia vostra, per vostra cortesia, per vostra gentileiza


(5)

f Che mi diciate,

la

slamala del 27.

NOVELLA IV.
quale io
y\

39
,

movere

Egli alcuna persona

la <[uale
il

ha
le
il

in casu

uu suo buono
:

fcHleIiaiuto servidore

qua*

inferma gravemenlo
Cini:

questo cotale
il

scn/.a allenJei'e

del servo infermo,

fa

portare nel

mezzo

della

strada n pi ha cura di lui: viene

uno

strano, e me-

80 a compassione dello infermo, e' sei reca a casa e con


gransoliicituditie e
th
.

con ispe&i
,

il

torna uella prima sani*


i

Vorrei io ora sapere se


,

teaendulsi e usando
a
,

suoi

senigi

il

suo signore

si

pu

buona equit dolere (1)

o rammaricare del secondo


lo
,

se, egli

roddomandando,

rendere noi volesse

I gentili

uomini

fra s avuti

varil ragionamenti, e

tutti in

una sentenzia concorren,

do

a Niccoluccio Caccianimico

perciocch bello e
la risposta
.

ornato favellatore era, commisero

Costui,
,

commendata primieramente
s con
il

1'

usanza di Persia

disse
,

gli altri

insieme essere in questa opinione

ch

primo signore niuna ragione avesse pi


si

nel suo ser-

vidore, poich in

fatto

caso non solamente abban;

donato,

ma

gittato

Tavea

e che, per
lui

li
il

beocGcii del
servidore di,

secondo usali, giustamente parca di

venuto

perch tenendolo
al
v'

niuua noia
.

niuna forza
altri tutti

niuna ingiuria faceva


alle tavole

primiero

Gli

che
tutti

erano ( che

avea di valenti uomini )

insieme dissero (2) s tener (3) quello che da Niccoluco era slato risposto (4)
.

11

cavaliere conlcato

(1)

buona equit

per ^ ragione, giu%lumenle


Si rerU che
l jiarole

(a) L'oliiino tsio

hi ditsoa

tutti
,

insieme
la

Olio

igKuuIe
Jii

margino

Jll' ilri

lutoo

tlel

Maualli

|NiroU

Jisson
|3)

altra iiiauo.

Si

tener

yn

credere

el

twttr

per Jenna

niollo

ileila

Duatn

lingua, e non La fornia dalia laimn.


(4)

t L'aulure

uel lifate ijucvU novella ci

a^iuote

il

mtImiuu Ual-

>

,. ,

4o
d
tal risposta
,

GIORNATA DECIMA
e che Niccoluccio
1'

avesse fatta
,

af-

ferm
disse:
ri
.

s essere in quella opinione altres

e appresso

tempo

ornai

che io secondo

la

promessa v'ono, gli

chiamati due de' suoi famigliari


la quale egli

mand alla

donna,

egregiamente avea

fatta vestire e

ornare, e mandolla pregando che le dovesse piacere di


venire a far
lieti
i

gentili

uomini
il

della sua presenzia

La

qual

preso in braccio

figliolin

suo bellissimo
,

da due famigliari accompagnata

nella sala venne, e

come

al cavalier

piacque

appresso ad
:

un valente uo,

mo

si

pose a sedere^ ed egli disse

signori

questa

quella cosa

che
.

io

ho

pi.

cara e intendo d' avere


se egli vi
,

che alcun'
bia ragione

altra
.

Guardate

pare che io ab-

I gentili
,

uomini onoratola (i) e commen-

datala molto

e al cavaliere affermalo che cara la do-

veva avere

la

cominciarono

riguardare

e assai ve
,

n' eran che

lei avrebbon detto colei chi ella era


.

se lei

per morta non avessero avuta

Ma sopra

tutti la riguar-

dava Niccoluccio
il

Il

quale

essendosi alquanto partito

cavaliere,
,

come

colui che ardeva di sapere chi el,

la fosse

non potendosene tenere


o forestiera
, .

la

domand

se Bolo-

gne-fe fosse

La donna

sentendosi al suo

jnarito

domandare
,

con
l'

fatica di risponder si
.

tenne

ma pur
to
elle

per servare
il

ordine posto (2) , tacque


il

Alcun

contiene

costume di Persia e

caso proposto dal cavaliere


cose niun cenno
si

a' convitali e la decision loro, delle quali

trova in

quella eh' egli avea scritta nel Filocopo


(1)

Onoratola: A. R.

'1

MS. onoratala.
il

Altre volte
al

il

Boccaccio

in simile ablativo assoluto pose


col sostantivo feminino
:

supino del verbo


la

genere mascolino

qui per da notar


.

differenza nelle due voci

ccntigue onorato e

j Onoratola
lati
:

commendata commendatala
l'ediz. del

Rolli.

leggono anclie

il

Manm

Xi

Depij

il

Salviati e

il

Ciocarelli onoratala e

commendatala

(a)

i Postole,

27.

, ,

NOVELLA
Uro
la

IV.
figlioletto
,

4i
e alcuno

domand

ae

suo era quel

se moglie fosse di messcr Gentile o in altra

maniera

sua parente

A' quali niuna risposta fece


,

Ma soprav,

vegnendo messcr Gentile


stieri
;

disse

alcun de' suoi fore-

messere
i

bella cosa questa vostra


?

ma

ella

ne

par mutola
tile
,

ella cosi

vSignori

disse

messcr Gen-

il

non avere
dcll.n

ella al presente parlato

non piccolo
,

argomento
t colui
,

sua virt

Diteci adunque voi


il

segui-

chi ella . Disse


,

cavaliere

questo far io

volentieri
io dica
,

sol

che voi mi promettiate

per cosa che

niuno doversi muovere del luogo suo fino a

tanto che io

non ho

la

mia novella

finita

Al quale

aveudol promesso ciascuno, ed essendo gi levate le


tavole
se
:
,

mcsser Gentile
,

allato alla

donna sedendo

dis-

signori

questa donna quello leale e fedel servo


f' la

del quale io poco avanti vi


da' suoi poco avuta cara
utile
,
,

dimanda

la

quale

e cos

come
,

vile e pi

non

nel

mezzo

del strada gittata


,

da

me

fu

ricolta
la tras-

colla

mia
:

sollicitudinc e opera

delle

mani

si alla

morte
,

e Iddio alla

mia buona affezion riguar-

dando
1'

di
.

corpo spaventevole cos bella divenir

me

ha

fatta

Ma
.

acciocch voi pi apertamente inten-

diate

come

questo avvenuto

mi

sia

brievemente vel
lei

far chiaro

E cominciatosi

dal suo innamorarsi di

ci che avvenuto era infino allora distintamente nar-

r con gran maraviglia degli ascoltanti


se
:

e poi soggiun-

per

le quali cose
,

se

mutata non avete sentenzia


,

da poco in qua

e Niccoluccio spezialmente
,

(juesia
titolo

donna meritamente mia

n alcuno con giusto

me la
tutti

puraddomandare.
degU

A questo
che
v'

niun rispose , anzi

attendevan quello che egli pi avanti dovesse di,

re

Niccoluccio

altri

erano e la donna
,

4i

GIORNATA DECIMA
.

di compassion lagrimavano

Ma
,

messer Gentile
il

le*

valosi in pie e preso nelle sue braccia

picciol fan-

ciullino e la

donna per
:

la
,

mano
i

e andato verso Nic:

coluccio

disse

leva su
,

compare

io

non

ti

rendo

tua (i) mogliere

la

quale

tuoi e suoi parenti gitta-

rono via

ma
te

io

li

voglio donare questa donna


figlioletto
il
,

mia

comare con questo suo


che fu da
generato
, ,

il

qual son certo

quale io a battesimo tenni,


,

e nomina'lo Gentile
nella

e priegoti che
,

perch' ella sia


ella
,

mia casa

vicin di tre mesi stata


ti

non

ti

sia

men
fosse
ella

cara ^ che io

giuro per quello Iddio


il

che forse

gi di lei
,

innamorar mi fece acciocch

mio amore
,

si

come

stato

cagion della
la

sua salute

che

mai o col padre o con


,

madre o con

teco pi one-

stamente non visse

che
.

ella

appresso di mia
,

madre

ha

fatto nella

mia
:

casa

questo detto

si

rivolse alla

donna e
tami

disse

madonna,
,

ornai da ogni promessa fat:

io v' assolvo

e libera vi lascio di Niccoluccio


'1

rimessa la donna e
luccio
,

fanciul nelle braccia di Nicco.

si

torn a sedere

Niccoluccio dlsiderosamente

ricevette la sua

donna

e'I figliuolo tanto

pi

lieto

quanpot e

to pi n'era di speranza lontano, e,

come meglio
che

seppe, ringrazi il cavaliere; e

gli altri,
il

tutti di

com-

commendaron molto, passion lagrimavano, di questo e commendato fu da chiunque l'ud. La donna con maravigliosa festa fu in casa sua ricevuta, e, quasi risuscitata,
s^

con ammirazione fu pi tempo guatata da 'Bologne-

e messer Gentile

sempre amico

visse di

Niccoluccio

e de' suoi parenti e di quei della donna.

Che adunque

qui, benigne

Donna, direte?

estimerete l'aver do-

[i]

"i

La

tua,

il

lesto

ilei

27.

NOVKIJA
nato un re lo scettro e
la

IV.
,

43
uno aba te senza
al

corona

suo costo avere riconciliato un mnlfnttore

papa

o
ni-

un vecchio (i) porgere


mico
essere stato
? Il

la

sua gola

al

coltello del
fatto di

da agguagliare

al

messer

Gentile

ipialc

giovane e ardente,
la

e giusto titolo

parendogli avere in ci che

trncutaggine altrui ave-

va gittato via ed
ricolto
,

egli

per

la

sua buona fortuna aveva


il

non

solo

temper onestamente

suo
con

fuoco,
tutto
,

ma

libcralnienie queiluche egli soleva


,

il

peusier disiderare e cercar di rubare


stitu
.

avendolo

re-

Per certo niuua delle


.

gih dette (1) a questa

mi

par sim igliante

NOVELLA

V.
messer Ansaldo

Madonna Dianora domanda a

un giardino di gennaio bello come di maggio Messer Ansaldo con V obbligarsi ad uno nigromante gliele d Il marito le concede che ella
.

faccia

il

piacere di messer

Ansaldo ,
,

il

quale

udita la liberalit del marito

l*

assolve della

promessa

il
,

nigromante , senza volere alcuna


assolve messer

cosa del suo

Ansaldo

(3)

Jtr

er ciascuno della

lieta

brigata era gih stato mes-

ser Gentile

con

somme

lode tolto iufino al cielo,

(1) {) (3]

un vecchio,

le rdig. del

97.

* Intendi liberalit o corietie, t Anrlie


1'

argomenlo

<li

quella uovrlla area

il

Boccaccio trattalo
la

gii nel Filoco)io

VrggHsi nrl

liliro

quinto Ji queir rprta


il

quartnque*

lune, dove

Mcoedon

lacconla in una ooTclla

lurdcsinio aftniiuiu-

44
quando
il

GIORNATA DECIMA
Re impose ad Emilia
:

che seguisse la qua! baldanzosamente, quasi di dire disiderosa, cos cominci.

Morbide Donne, niun con ragion

dir messer

Gentile non aver magnificamente operato;

ma

il

voler
fia

dire(i) che pi non

si

possa

il

pi potersi non che


io avviso in

forse malagevole a mostrarsi

il

una

mia

novelletta di raccontarvi
,

In Frioli
belle

paese
,

quantunque freddo

lieto di
,

montagne

di pi fiumi e di chiare fontane


,

una

terra

chiamata Udine

nella quale fu gi

una
,

bella e nobile

donna

chiamata madonna Dianora

moglie d' un gran ricco


assai piacevole e di

uomo nominato
aria
.

Gilberto

buona

merit questa don-

na per lo suo valore

d' essere
,

amata sommamente da

un

nobile e gran barone

il

quale aveva

nome mes,

sere

Ansaldo Gradense

uomo
,

d' alto affare (2)


Il

per arme e per cortesia conosciuto per tutto.


ferventemente amandola

quale

e ogni cosa faccende che


lei,

per lui

si

poteva per essere amato da


,

e a ci spessi

so per sue ambasciate soUicitandola

invano

fatica-

va

Ed essendo
,

alla

donna gravi
,

le

soUicitazioni del
ella

cavaliere

e veggendo che

per negare
d'

ogni cosa
solli-

da

lui

domandatole , esso perci

amarla n di

to, ed osservisi

quanto variamente l'ingegno fecondo


Io credo che

del nostro fulore


il

sa esporre le stesse cose.

un

abile 'precettore

quale

si

desse
le

il

pensiero di confrontare diligentemente queste due novelle con


scritte l'autore in et

due die avea

pi fresca nel suo Filocopo, poa'

trebbe farei sopra di giudiziose osservazioni, molto profittevoli

suoi

alunni, intorno

al

modo

di limare e rendere

pi perfetti

propri

compo-

nimenti
(i)

A. emend
.

ma

in voler, ed io leggerei

a voler, altrimenti non

costruzione

Rolli.

(2)

U allo

ajjarcy cio di gran lignaggio e di onorevole e chiaro

grado.

NOVELLA V.
citarla si ilraaneva

45
al

(1)

con una nuova e

uo giu-

dicio impossibil

da dosso

spesse volle

domanda si pens di volerlosi torre ad una femmina che a lei da parte di lui veniva disse un di (2) cosi bnona fem, , :

mina

tu m' hai molto volte affermato che messere


tutte le cose

Ansaldo sopra
doni
si

m' ama
,

e maraviglio

ni' hai

da sua parte proferti


lui
,

li

quali voglio che

rimangano a
lui

perciocch per quegli mai ad a:

mar

n a compiacergli mi recherei

e se io potessi
d,

esser certa

che

egli cotanto

m'amasse quanto tu

senza fallo io

mi
:

recherei ad

amar

lui e a

far quello

che

egli volesse

e perci

dove di ci mi volesse far


,

fede con quello che io

domander

io sarei a' suoi co-

mandamenti
quello
,

presta
,

Disse la buona

femmina che
:

madonna
la

che voi disiderale eh'

el faccia ?
.

Rispose

donna

quello che io disidero questo


,

Io

voglio del mese

di gennaio

che viene

appresso di

questa terra

un giardino pieno

di verdi erbe, di fiori


fatto

e di fronzuti albori (3) ,

non altrimenti

che se

(i)

A. e B. poter non dinanzi a si rimaneva; e Tcramenle o quelli

ptrticella

non qui, o ne
il

iinanii a cC

amarla afriano

reao pi chiaro

e meli tluro
(a)

periodo. Rolli.
li

f L'ottimo tetto in lungo


gli editori di

un Jt ha indi
di

coti fatta leiione

hanno rilenula
ti,

Livorno e que'

Milano).

Ma
*i

Depula

aTvegiiach fottero pieni di ri*erenia Tcrto quel libro, ad ogni


di

m<^

do credettero bene

non doTerlo in questo luogo aeguire,

perch ia

tulli gli altri leggesi

un
le

(Ti,

ti

.ancora ]ierch l'avTerbioi/xii porta aeco


<li

necessit (per usar


le esso

loro parole)

aver dinanzi una parte alla qua;

vada dietro e

gli corrisponda
ti

e qui

non pare che quella

sia

Soggiuiiaero

non per tanto che

potrebbe in qualche

modo

difendete

e aoatenere anche coti fatta lesione con preiupporre che qurtlo indi

corrisponda a quelle parole con

una nuo%'a

e al suo giudioimpouibil
.

domanda
(3)

si

pens di volerlosi torre da dosso

Albori^ ^>oco dopo dice alberi.

6
di

GIORNATA DECIMA
fosse
,

maggio
altri

il

quale dove egli non faccia


,

n te

mi mandi mai pi } perciocch stimolasse come io infino a qui del tutto


,

se pi
al

mi mamio
,

rito

a'

miei parenti tenuto ho nascoso


loi'o
,

cosi

dolen-

domene
donna

di levarlomi daddosso

m'

ingegnerel II

cavaliere
,

udita la

domanda

e la proferta della sua

quantunque grave cosa e quasi impossibile a


gli

dover fare

paresse

e conoscesse per
,

niun' altra
se

cosa ci essere dalla

donna addomandato
,

non per

torlo dalla sua speranza

pur seco propose di voler


ne potesse
:

tentare

quantunque

fare se

e in pi parti

per lo

mondo mand cercando


il

se in ci
:

alcun

si

tro-

vasse che aiuto o consiglio gli desse


alle

e vennegli
,

uno

mani

quale

dove ben

salariato fosse

per arte

nigromantica profereva di farlo. Col quale messer

Ansaldo per grandissima quantit di moneta convenutosi


to
, ,

lieto aspett
1

il

tempo

postogli

Il

qual venudi

essendo

freddi grandissimi e ogni cosa piena


,

neve e di ghiaccio

il

valente

uomo

in

un
s

bellissimo
,

prato vicino alla citt con sue arti fece


alla

la notte

quale
,

il

calen di gennaio seguitava, che la mattina


'1

apparve

secondo che color che


,

vedevan (i)

testi-

moniavano
cun

un

de' pi be' giardini che


,
.

mai per

al-

fosse stato

veduto

con erbe e con alberi e con


Il

frutti d'

ogni maniera

quale
,

come messere Ansalcogliere


,

do

lietissimo

ebbe veduto

fatto

de' pi

be' frutti e de' pi be' fior che v' erano

quegli occul-

tamente
vedere
(i)

f presentare alla

sua donna

e lei invitare a
,

il

giardino da

lei

addomandato
.

acciocch per
Vedevano .G. di' el

C/ie'Z vendevan
.

A. che^lvidono
.

JK.clC el

vdono

MS.

chffl

vede,<ano

MetavigliomL come

DD.

conseivasser

Vtndevano

Rolli

NOVELLA
(juel potesse lui

V.
,

47
e ricordarsi della

amarla conoscere

proiussion fnitagli e con saramcnto ferraata ,e,


leal

donna
i

poi procurar d' attenergliele

come La donna ^^

veduti,

fiori e* frutti,

e gih da molti del maravtglioso


s'

giardino avendo udito dire,


della sua promessa
.

iucominciiV a pentcre
il

Ma

con

tutto
,

pentimento

ti

come vaga
ne dulia

di veder cose

nuove

con molte altre don,

citt

and

il

giardino a vedere
,

e non senza
altra

maraviglia comiitcidatolo assai

pi
,

clic

fem-

mina dolente a casa

se

n torn

a quel pensando m
il

che per quello era obbligata : e fu

dolore tale che


,

non potendol ben dentro nascondere convenne che


di fuori

apparendo,

il

marito di

lei

se n'accorgesse,.

e volle del tutto da

lei di
il

quello saper la cagione

La

donna per vergcgtia

tai'(]ue

mollo

ultimamente
.

costretta orditialamente gli aperse ogni cosa

Gilber-

to primieramente ci
siderata la

udendo m turb

forte: poi con,

pura intenzion della donna


cacciata via
1'

con miglior

consiglio

ira

dis^e:

Dianora, egli non


alcuna

atto di savia n d* onesta

donna

d' ascoltare

ambasciata delle cosi

fatte
la

n di pattovirc sotto alcuna


castiti
.

condizione con alcuno

sua

Le

parole per

gli

orecchi dal cuore ricevute hanno maggior forza che

molti non istimano

e quasi ogni cosa diviene agli afacesti

manli possibile. Male adunque


tare e poscia a patlovire
la purili dell'
;
,

prima ad ascol-

ma

perciocch io conosco
rli

animo tuo
quello
,

per solv(

dal legame del*

la

promessa

ti

conceder che forse alcuno alla

tro

non farebbe induccndomi ancora


,

paura del ni,

gromante (i)

al

qual forse messcr Ansaldo

se tu

il

(ij

Da

questa paura del hegroaiaole

ai vetie

il

progteaao che qucfta

'4^
beffassi, far ci

GIORNATA DECIMA
farebbe dolenti
.

Voglio

io

che tu

Itti

vada e ,

se

per

modo
,

alcua puoi, t' ingegni di far che,


tu
sii

servata la tua onest


sciolta
:

da questa promessa disi

dove altramenti non


corpo
il
,

potesse
gli

per questa

volta

il

ma non
marito
. ,

1'

animo

concedi.

La dondonna
,

na

udendo
da

piagneva e negava s cotal gra,

zia voler

lui
,

Gilberto

quantunque
fosse.

la

il

negasse molto
ta la

piacque che cosi


,

Per che
,

venu-

seguente mattina
,

in su

1'

aurora

senza troppo

ornarsi

con due suoi familiari innanzi e con una ca,

meriera appresso
saldo
ta
,
.

n'

and
la

la

donna a casa messer Annigroman-

Il

quale udendo
,

sua donna a lui esser venuil

si

maravigli forte
gli disse
:

e levatosi e fatto

te chiamare,

io voglio

che tu vegghi quanto


.

di bene la tua arte


tro andatile
,

m' ha

fatto acquistare

incon-

senza alcun disordinato appetito seguire,


la ricevette
,

con reverenza onestamente


la
lei

e in

una
,

belfatto

camera ad un gran fuoco


porre a seder
il
,

se n'entrar lutti j e
,

disse

madonna

io vi priego

se

il

lungo amore

quale io viio portato merita alcun guivi sia noia d'


,

derdone, che non

aprirmi

la vera cagio-

ne che qui
cotal
le

a cos fatta ora


.

v'

ha

fatta venire
;

con

compagnia

La donna vergognosa
occhi rispose
:

e quasi con
,

lagrime sopra
io vi porti

gli

messere

n amor
,

che
il

n promessa fede mi menar qui


del

ma
che

comandamento

mio marito

il

quale

avuto pi
,

rispetto alle fatiche del vostro disordinato


al

amore
',

suo e mio onore

mi

ci

ha

fatta venire

e per co-

mandamento

di lui disposta sono per questa volta

ad

scioccheria dei negromanti avea in quei tempi harbari fallo anche nelle

meati

degli

uomini pi

sensati

Mact.

NOVFXLA
ogni vostro
piacere
.

V.
,

49
se
s'

Messere Ansaldo
In
,

prima

maravigliava udendo
ci a maraviglinrc
:

donna molto pi

incomin-

e dalia lihcmlith di Giliberto coma

mosao
biare
,

il

suo fervore in compnssion cominci


:

cam,

e disse

poscia che cosi

madonna unquc come voi dite


,

a
,

Dio non piaccia


che
io sia
al

guasta-

tore dello onore di chi

hn compassione
,

mio amore ;
,

e perci l'esser qui sarh

quanto
,

vi piacerh

non

al-

trnmenti che se mia sorella foste


vi sarh
,

quando a grado
,

liberamente
al

vi potrete partire

veramente
quanta
la

che voi

vostro marito di tanta cortesia


,

sua stata
crederete
,

quelle grazie renderete che convenevoli

me

sempre per
che mai)

lo
.

tempo avvenire avendo


queste parole

per

fratello e
,

per servidore
lieta
,

La donna
disse
:

udendo
mai
che

pi

ninna cosa mi pot


a* vostri

far credere

avendo riguardo

costumi<)
,

altro

mi

dovesse seguir della mia venuta


,

che

quello che io veggio che voi ne fate

di
,

che io

vi sar

sempre obbligata
te

e preso

commiato
,

onorevolmen-

accompngnnla

si
:

torn a Gilberto
di

e raccontgli ci

che avvenuto era


lui

che

strettissima e leale amisth


.

e messer Ansaldo congiunse

Il

nigromante

al

quale messer Ansnldo di dare il promesso premio s'apparecchiava


,

veduta la liberalit di Giliberto verso


,

messer Ansaldo

e quella di messer Aufnldo verso la

donna

disse

gih

Dio non voglia

poich io ho ve-

duto Giliberto liberale del suo onore e voi del vostro

amore, che
;

io

similmente non

sia liberale del

mio guiderdone
star

e perci conoscendo quello a voi


sia. Il

bene

intendo che vostro

cavaliere

si

ver-

gogn e ingeguossi ( i )
(i)

fargli
la

o tutto o parte pren-

t Ingegno$3 a suo potere,

stampa del 37.

'^
dere
j

GIORNATA DECIMA
ma
,

poich invano
il

si

faticava
il

avendo

il

nigro,

mante dopo
to del cuore

terzo di tolto via


,

suo giardino
a

piacendogli di partirsi
il

il

comand (i)
rimase.
la

Dio
la

e spen-

concupiscibile
carit si
?

amore verso

donna

acceso d'onesta

Che direm qui,


quasi morta donna

amorevoli Donne
e
il

preporremo

gi rattiepidito

amore per

la spossata

speranza a

questa liberalit di messer Ansaldo , pi ferventemente

che mai amando ancora


ceso
,

e quasi

da pi speranza acpreda tanto seguita


?

e nelle sue

mani tenente
comparar

la

Sciocca cosa

mi parrebbe

a dovei creder che quella


si

liberalit a questa

potesse

KOYELLA

VI.

// re Carlo vecchio 'vittorioso

d'

una giovinet-

ta innamoratosi

vergognandosi del suo folle

pensiero, leieu^a sua sorella onorevolmente

marita

|hi

potrebbe pienamente raccontare


tra le

varii ra-

gionamenti

Donne

stati

qual maggior liberali-

t usasse o Giliberto o messer


te intorno a' fatti di

Ansaldo o
?

il

nigroman-

madonna Dianora
il

troppo sareb-

he lungo
conceduto

Ma
,

poich

Re

alquanto disputare ebbe

alla

Fiammetta guardando comand che

novellando traesse lor di quislione


indugio preso
,

incominci

La quale , ninno Splendide Donne io fui


.

(l)

j;

Notisi

comandare
buon

nel

senso

accomandate

Trovasi anche

in

altii

auturi del

secolo.

nNrOVELLA
sempre
tra
,

VI.
,

5i

in opinioac

che nelle brigate

come
,

la

no-

ti

dovesse s largameate ragionare

che

la trop-

pa strettezza della intenzion delle cose dette non fosse


altrui materia di disputare
.

Il

che molto

piCi si
,

convie>
le juali
,

ne nelle scuole

tra gli studiatiti

che

tra noi
.

app<>aa alla rocca e al fuso bastiamo

perci io
,

che

in

animo alcuna cosa dubbiosa


le gih dette
,

forse avca
,

veg-

gendovi per
tare, e

alla

mischia

(jucUa lascier
di

una ne dir
d*

non mica d'uomo


re
,

poco

affa-

re

ma

un valoroso

quello

che ^li cavalleil

rescamente operasse, in nulla movendo (i)

suo

onore

Ciascuna di voi molte volte pu avere udito ricordare


il

re Carlo vecchio ovver


,

primo

perla cui

ma-

gniGca impresa
del re Manfredi
ti ,

e poi per la gloriosa vittoria avuta

furon di Firenze
i

ghibellin

caccia-

e ritornaronvi
,

guelG. Per la qual cosa


,

un

cava-

lier

chiamato messer Neri degli liberti

con
,

tutta la

sua famiglia e con molti denari uscendone


volle altrove

non

si

che

sotto le braccia del re

Carlo riducefinire in

re: e, per essere in solitario luogo e quivi

riposo la vita sua

a Castello

da mare di Distabia

se

n'and; e

ivi forse

una
,

balestrata rimosso dall'altre

abitazioni della terra

tra ulivi e nocciuoli e castagni


,

de' quali la contrada abbondevole


possessione
,

comper una
nel

sopra la quale

un

bel casamento e agiato


,

fece e allato a quello

un

dilettevole giardino

mcz-

(i) Si

iTTMia ch nel margine del

tetto

Mannelli

ti

legge

ictilto ila

altra niano,

mancando

\ I Deputati biaainiano F ardire cando R movendo e dimostrano che


vere midic
il

di colui

che ha qui suttiluilo niun-

mollo accommiato al veibu

mu^

(cusu

ili

tor via, rimuovere,

ce

Sa un

GIORNATA DECIMA
modo
.

zo del quale a nostro


copia
,

avendo
,

d*

acqua vva

fece

bel vivaio e chiaro

e quello di

molto
at,

pesce riempie leggiermente

a ni un' altra cosa

tendendo che a fare ogni d

pii

bello

il

suo giardino

avvenne che il re Carlo nel tempo caldo, per riposarsi

alquanto

a Castello a

mar

se a' a

nd
,

Dove udita
percioc,

la bellezza del giardino di messer|Neri

dlsider di ve,

derlo

E avendo

udito di cui era


alla

pens che
il

ch di parte avversa
miliarmente con

sua era

cavaliere

pi

fa-

lui si volesse fare

(i), e mandgli a
la
.

dire che con quattro

compagni chetamente

seguente
Il

sera con lui voleva cenare nel suo giardino

che a

messer Neri fu molto caro


apparecchiato
ci che far
si
,

e magnficamente

avendo
ordinato

e con la sua famiglia avendo


,

dovesse

come pi lietamente
.

pot e sep,

pe

il
il

re nel suo bel giardino ricevette

Il

qual

poiven-

ch

giardin tutto e la casa di messer Neri ebbe


,

duta e commendata
\ivaio, ad
al conte

essendo le tavole messe allato al


,

una

di quelle
di

lavato
,

si
1'

mise a sedei-e

Guido

Monforte

che

un

de'

compagni
e mesr

era,

comand che

dall'
,

un de'

lati di lui sedesse,


,

ser Neri dall' altro

e ad altri tre

che con loro eran

venuti
sto

comand che servissero secondo l'ordine poda messer Neri Le vivande vi v ennero dilicate
, .

vini vi furono ottimi e preziosi e

l'

ordine bello e
.

laudevole molto senza alcun sentore (2) e senza noia


Il

che

il

re

commend

molto.

mangiando
,

egli lieta-

mente
(i)

e del luogo solitario giovandogli

e nel giar-

Pi familiarmente con

lui si volesse fare, cio, per esser quel

cavaliere della parie contraria a esso re,

convenirsi

usar con lui

pi

domestichezza per mostrargli benignit.


(a)

Avverti questo seniore per r amore o strepito

'

NOVEF.T.A VI.
foi'se
fila

53
di quindici

dtno enirnronu due giovinette ' et


anni
l'

una

bionde cumo

d' oro e co' cnpclli tut

in.inellnti

e sop' essi sciolti uiui leggier ghirlandetta


,

di provlncn (i)

e nelli lor
,

visi

pi tosto agnoli pa;

rcvan

clic altra cosa

tanto gli avevna dilicati e belli


di lino sottilissimo
,

ed eran

vestite d'

un vestimento
,

bianco come neve

insule carni

il

cpiale dalla cintu-

ra in su era strettissimo e da indi in gi largo a gtiisa d'

un padiglione

e lungo infino a' piedi

quella che
di
,

dinanzi veniva recava in su lo spalle


gaiuole (a)
la destra
,

un paio
altra

vane nel-

le quali colla sinistra


.

man tenea

aveva un baston lungo


la spalla

L'

che veniva

appresso aveva sopra


sotto quel braccio

sinistra

una padella e
legne e

medesimo un

fascetto di

nella

mano un

treppiede, e nell'altra
.

mano uno utel(3)


il

d' olio e

una faccellina accesa


,

Le

quali

re

veden-

do

si

maravigli
.

e sospeso

attese quello

che questo

volesse dire

Le
,

giovinette venute innanzi onestamente


al re
,

e vergognose

fecero reverenria
s'
,

e appresso
quella
,

Ih

andatesene onde nel vivaio


padella aveva
,

entrava

che

la
'

postala gi
l'

e V altre cose appresso


,

preso

il

baston che

altra portava

amendunc

nel

(i)

Sorla Terb*

il

eoi fiore turchina h cinquefoglie a caropaneU


il

la. Volfotieri

orna

il

Boccaccio di ({ueilo fiore


nel

crine alle giovanette


la tetta

ch'rgli JetcriTC.

Anche

tuo Ninfale il'Aoieto leggiamo,,


ee.

con

leggiadrvtta ghirlanda di
(a)

provinea coperta
di cete
la

Fiingaiuola , spole

|>escarr.
)

(3)

t Utello
il

[cie in

molli tetti, dice l'Alunno, leggesi i</rc//o

-"

elio invetrialo

di terra, in cui ti tiene olio

ovvero aceto per condire.


di

Crede

Redi che Tcoga da olrcllo, diminutivo

otre.

Che otrelh

dcrsiero in queato senso gli

antichi, si vede dal seguenle pesto, rap-

portalo da lui, di un' antica vita del Ixalo

Benedetto Sinigatdi: angli

diindo a conciare la lam^Mna,


lutto nello sprasxo,,.

I'

otrelh

caKoe e

l'olio si

spane

DECAM. T. V,

54
vivaio
,

GIORNATA DECIMA
1'

acqua del quale loro infino


.

al

petto aggiu-

gnea

se n' entrarono

Uno

de' famigliari di Riesser


il

Neri prestamente quivi accese


della sopra
il

fuoco

e posta la pa,

treppl e dello olio messovi


le

cominci
pesce

ad

aspettax'e

che
1'

giovani

gli

glttasser del

Delle quali

una frugando
si

in quelle parti
,

dove sapevangaiuole
,

va che

pesci
,

nascondevano

1'

altra le

pai'ando

con grandissimo piacere


,

del re

che ci

attentamente guardava
presero pesce assai; e
vivi nella padella gli

in piccolo spazio di

tempo

al

famigliar glttatlne
,

che quasi

metteva
a

si

come ammaestrate
belli

erano state

cominciarono

prendere de' pi

a gittare su per la tavola davanti al re e al conte

Gui-

do e
vano

al
,

padre

Questi pesci su per

la

mensa guizza,

di che
egli

11

re aveva maravlglloso piacere


di questi
:
,

e similcortese-

mente

prendendo

alle giovani

mente

gli gittava indietro


,

e cos per alquanto spazio


il
.

cianciarono (i) tanto

che

famigliare quello
Il

ebbe

cotto che dato gli era stato

qual pi per uno in-

tramettere (a)

che per molto cara o diletlevol vivan,

da avendol messer Neri ordinato


re
.

fu messo davanti al

Le

fanciulle veggendo
,

il

pesce cotto e avendo as-

sai pescato
tile

essendosi tutto

il

bianco vestimento e

sot-

loro appiccato alle

carni, n quasi cosa alcuna del


,

dilicato lor

corpo celando

uscirou del vivaio


,

e cia-

scuna

le cose recate

avendo riprese davanti


,

al re vergo.

gnosamente passando in casa se ne tornarono

Il

re e

*1

(i)

Ecco cianciare per {scherzare

e giuocare, e
la

uon solamente

in

parole,
(a)

come

alcuni vogliono die sia

significazion di tal verbo.


I'

f Inlrameliere , nome,

vivanda che si melle Ira

un

servito e

altro:

oggi diciamo pi comuuemeiile


il

trainesso

li

V enlreinels

de' Francesi e

mediuiti /erculuin de' Latini.


/

NOVELLA
conte e
gli Itti

VI.

f)5

chescn Ivano nvevan<iniolto(jucU'gi<>,

vinclle considfrale

e mollo in s medesimo l'avca

lo-

date ciascunu per belle e per ben fatte, eoltre a ci


piacevoli e per costumate,

p*r

ma
si

sopra ad ogni altro era-

no

al re pinciute. 11

quale

attentamente ogni parte


,

del corpo
1*

loro

aveva considerata
1'

uscendo esse del,

acqua

che chi allora


,

avesse punto
,

non

si

sareb-

be
si

sentito

e pi a loro ripensando

senza saper chi

fossero n

come,

si

senti nel

cuore destar un ferven,

tissimo desiderio di piacer loro

per lo ([uale
,

assai

ben
ne

conobbe s divenire innamorato


quella che pi
piacesse
.

se guardia

non
si

se

prendesse: n sapeva egli stesso qual di lor


gli
,

due

fosse

si

era di tutte cose

1'

una
do-

simiglicvole (i)

all' altra

Ma

poich alquanto fu sopra


il

questo pcnser dimorato, rivolto a messer Neri,

mand
ri

chi fossero le due damigelle.

cui messer

Ne-

rispase: monsignore, queste son

mie Ggliuole ad un
ima ha nome Gi.

medesimo parlo
nevra
Io
la

nate
1*

delle quali

l'

bella e

altra Isotta la
,

bionda

cui
.

il

re

commend molto
,

confortandolo a maritarle
,

Dal

che messer Neri


nella cena
di

per pi non poter


,

si
,

scus

in

questo niuna cosa


,

fuor che le frutte


le

restando a dar

vennero

due

giovinette in

due giubbe
piattelli

zendado bellissime con due grandissimi

(3)

d* argento in

mano
,

pieni di vani frutti, econdo che la

stagion portava

e quegli davanti al re posarono so-

ft)
(a)

SiiHglieVole M! di rado dello.


Avveri! grandissimi piaUelli,

ove pi'tello non diminalivo di

piallo che oggi diciamo; che sarebbe

KiocchezM erracerecoliuperlaUvo
f^oeab,
in

e diminuir

|toi la

voce.
.

PiiiUello prendesi anche per piatto assolulamenle

f Anche

nel Filocopo avr dello


il

Taulore
l'

le |)ose

mano un gran

piattello d'argealo sopra

quale

avvelenalo pavoue dimorava ^y.

56
pra
si
,

la tavola

GIORNATA DECIMA E questo fatto alquanto indietro tirate,


,

cominciarono a cantare un suono (i)

le cui pa-

role

cominciano
,,

ov' io son giunto

Amore

,,

,,

Non si

poria contare lungamente


si

,,

con tanta dolcezza e

piacevolmente
,

che

al re,

che

con
le

diletto le

riguardava e ascoltava

pareva che tutte

gerarchie (2) degli angeli quivi fossero discese a

cantare.

quel detto, inginocchiatesi reverentemente,


re
.

commiato domandarono dal


la lor partita gli gravasse
,

Il

quale, ancora che


vista lietamente il

pure in
e
il

diede. Finita

adunque la cena
e d' altra
il

re co' suoi

compa,

gni rimontati a cavallo e messer Neri lasciato

ragio-

nando

d'
.

una cosa

al reale ostiere se

ne

tor,

narono

Quivi tenendo
affare

re la sua affezion nascosa


,

n per grande
menticar
Leila, per
la

che sopravvenisse

potendo dila

bellezza e la piacevolezza di Ginevra

amor

di cui la sorella a lei simigliante anco-

ra

amava,
altx'O

s nell*

amorose panie

s*

invesc che quasi

ad

pensar non poteva; e altre cagioni dimostran-

do, con messer Neri teneva una stretta dimestichezza

e assai sovente
la

il

suo bel giardin visitava pi avanti


sofferir

per vedere

Ginevra

gi

non potendo, ed
nel pen-

essendogli^
sier

non sappiendo

altro

modo vedere,
1'

caduto di dover non solamente


le giovinette al

una

ma amenla
,
.

dime

padre torre

il

suo amore e
Il

sua intenzione f manifesta al conte Guido


perciocch valente
io

quale

uomo

era

gli disse

monsignore

ho gran maraviglia di ci che voi mi dite, e tantQ


(1)

t Suono qui
f Gerarcia
il

vai

canzone. VeJteiuo questa voce

nel

m;JesintQ

penso anclle nella seguente nuvtlia


(2)

luslQ

MaDuelli

NOVFXLA
ne
1'

VI.

57

ho maggiore che un
avere
vostri

altro

non avrcbl)e, quanto


a
<|uc?-

mi par meglio
sto d
altro
.

dalla vostra fanciullezza infno

costumi conosciuti

che alcun

non essendomi paruto giammai


,

nella vostra

giovanezza

nella <|uale

amor pi leggiermente dove,

va

suoi artigli ficcare

aver

tal

passion conosciuta

sentendovi ora che gih siete alla vecchiezza virino*

m'
desse

si

nuovo e si strano che


io so

voi per

amon; amiate

che quasi un miracol mi parej e,


il

se a

me
io

di

ci ca-

riprendervi

bene ci che
siete

ve ne direi
1'

avendo riguardo che voi ancora

con
,

arme

in-

dosso nel regno nuovamente acquistato

tra

nazion

non conosciuta e piena d'inganni e


fare

di

tradimenti, n

tutto occupato di grandissime sollicitudini e d' alto af,

nS

ancora vi siete potuto porre a sedere

e intra

tante cose abbiate fatto luogo al lusinghevole

amore.
pusil-

Questo non

atto di re
.

magnanimo
,

anzi d*

un

lanimo giovinetto

E
,

oltre a questo

che molto peg-

gio, dite che diliberato avete di torre le


al

due

figliuole
til

povero cavaliere
v'

il

quale in casa sua oltre


,

poter

suo

ha onorato e
v'

per pi onorarvi

quelle quasi

ignude
sia la

ha dimostrate,

testificando per quello


,

quanta

fede che egli ha in voi

e che esso
.

fermamente
evvi cos

creda voi esser re e non lupo rapace


tosto della

Ora

memoria caduto
l'

le violenze fatte

da Man?

fredi avervi

entrata aperta in

questo regno

Qnal
etemo

tradimento
supplicio,
togliate
il

si

commise giammai pi degno


sua speranza e
il

d*

che saria questo, che voi a colui che v* onora


suo onore e
si

la

la

sua consola-

zione? che

direbbe di voi se voi

faceste?

Voi

forse

(i) Nolia

amor per amom,

per

enere innamoruio.

58

GIORNATA DECIMA
il

estimate che suffcente (i) scusa fosse

dire: io

il

feci

perciocch egli ghibellino. Ora questa della giustizia del re

che coloro che nelle lor (2) braccia ricorrono


si
,

in cotal forma, chi che essi


si

sieno, in cos fatta guisa

trattino

Io vi ricordo

re
,

che grandissima gloria

v' aver vinto

Manfredi
^

ma

molto maggiore
,

medesimo vincere
correggere
raffrenate
, ,

e perci voi

che avete
e

gli altri

vincete voi

medesimo

questo appetito

n vogliate con cosi

fatta

macchia ci che

gloi'iosamente acquistato avete guastare. Queste parole

amaramente punsero
flissero
,

1'

animo del
le

re, e tanto pi
,

1'

af-

quanto pi vere

conoscea

per che dopo

alcun caldo sospiro disse ; conte , per certo ogni altro

nimico

quantunque forte^ estimo che

sia al

bene am-

maestrato guerriere assai debole e agevole a vincere a


rispetto del suo

medesimo

appetito

ma quantunque
,

l'affanno

sia

grande e

la forza bisogni inestimabile, s

m' hanno le vostre parole spronato, clie conviene, avanti


che troppi giorni trapassino, che
dere che,
io vi faccia

per opera ve-

come

io so altrui vincere, cosi similmente so a

me medesimo soprastare
(j)

(3)

molti giorni appresgli edil:

Sujficiente

Mann,

Salv.: so/ficiente,

ckl

27

del 73.
(a)

t Nolisi qui del re nel numero det meno e lor

nel

numero

dei

pi.

La

regolar costruzione richiederebbe

questa

della

giustizia

vorrebbe

del re, che coloro che nelle sue braccia ricorrono,,, ovvero, come che coloro che nelle lor il Dionisi,,, della giustizia de' re, braccia,, ecc.

Ad

ogni

modo

da considerarsi che

qui dicesi del re


qui indiyia s

cos in astratto e genericamente; laonde questo

nome non

duale,

ma

in

qualche
la

modo

collettivo, e

com[)rende sotto

tutti i

re; e per per

figura sillessi questo

pronome lor pu concordare con


mag-

quel
nel

nome

del re, quantunque l'uno sia posto nel maggiore e l'altro


tutti
i

minor numero. Ed ceito che in

lesti

quali meritano

gior fede leggesi a questo


(3)

modo.
Monforle Simone
della

Di questo conte

di

Tosa sotto l'anno laj

NOVELLA
poli
,

VI.
,

r>9
il

9b queste pnrolc patiAnrono che


si

tomnto

re a

Naal-

per torre a
s)

S(>

materia d' operar vilmente


il

cuna cosa e

]K>r
,

preminre

cavaliere dello onore


gli fosse
il

ricevuto da lui

quanlun<iue duro

fare aijKir

tali possessor di quello

che

egli

sommamente

r
le

disiderava

nondimen
,

si

dispose di voler maritare


figliuole di

due giovani

e non

come

messer Neri,

ma

come sue

con piacer di niesser Neri roagniGra,

mente dotatele
feo da Pn lizzi
della M.igiia
,

Ginevra
la

la bella

diede a mes&er Maf-

e Isotta

bionda a messer Guiglielmo


baron ciascuno
in
:

nobili cavalieri e gran


,

e loro assegnatele
se n'

con dolore inestimabile


si

Puglia

and
il

e con fatiche continue tanto e


,

(i) ma-

cer

suo fiero appetito, che


,

spezzate e rotte l'amo,

rose catene
tal

per quanto viver dovea


.

libero rimase da

passione

Saranno forse di quei che diranno piccola

cosa essere ad
te; e io
la
il

un

re

1'

aver maritate due (i) giovinet-

consentir

ma

molto grande e grandissima

dir

se

diremo che un re (3) innamorato questo


,

abbia fntto

colei

maritando cui

egli

amava

senza

aver preso o pigliare del suo amore fronda o fiore o


frutto
.

Cosi adunque

il

magnifico re oper
,

il

nobile

cavaliere altamente

premiando

V amate

giovinette

die* coli:,, Guitto di Monforte, cke era victrio per lo re Carlo in

Todella

H *caa, uccise in una

cliirsa

di Vilerl>o

Arrigo della Magna,

^ casa dMngliilterra, e sndossene

amo

saWo
il

in

Maremma

al

come

Rosso tuo suocero. Questa uccisione fece


di

tVfooforle in

rendclta

on

fratello,
Il re

che

gli

era stato impiccalo in


a'

Londra alquanti anni in-

nansi.

7 gennaio 1^84 in Napoli. IVfarl. (1) Tanto e s, cio^, tanto e talmente: arvertilo |ier raro dotto.
(9)

Carlo mori

Duo,

il

testo

Mannelli.
re (sensi
la

(3)

Se diremo un

paclicola che),

il

letto

Mannelli.

6o

GIORNATA DECIMA

laudevolmente onorando e s medesimo fortemente


vincendo

NOVELLA VIL
// re Piero
,

sentito il fervente

amore portatogli
appresso

dalla Lisa inferma ,

lei conforta, e

ad

un gentil gioitane la marita , e lei nella fronte basciata, sempre poi si dice suo cavaliere .

V.enuta era
la
,

la

Fiamnietta

al fin della

sua novel-

commendala

era stata molto la virile magnifi,

cenzia del re Carlo


era ghibellina,

quantunque alcuna

che quivi

commendar
il

noi volesse, quando

PamNiun

pinea, avendogliele
discreto
,

Re

imposto, incominci.
,

ragguardevoli

cesse ci che voi dite del


stei
,

Donne , sarebbe buon re Carlo


j

che non dise

non co-

che

gli

vuol mal per altro

ma

perciocch a

me

va per la

memoria una

cosa

non meno commende-

vole forse che questa, fatta da


nostra giovane fiorentina
tarvi
.

quella

un suo avversario in una mi piace di raccon-

Nel tempo
ciati
,

che

Franceschi di Cicilia furon cacspeziale


il
,

era in

Palermo un nostro Fiorentino


aveva una
il

chiamato Bernardo Puccini, ricchissimo uomo,


le

qua-

d'una sua donna

senza pi
.

figliiiola

bellissima e gi da marito

Ed

essendo
,

re Pietro di

Raona (i)

signor della isola divenuto


festa co' suoi

faceva in Pa-

lermo maravigliosa
(i)

baroni. Nella qual

Raona: Aragona,

NOVELLA
festa

Vn.
,

tff
la

armeggiando

egli alla catalana


,

avvenne che
,

figliuola di
finestra
,

Bernardo

il

cui

nome

era Lisa
, il

da una
,

dove
,

ella era
si

con

altre

donne
le
,

vide

cor-

rendo

egli

maravigliosamente
riguardandolo

piacque

che

una

volta e altra ]ioi

di lui

fervente-

mente s'innamor.
padre staudosi
,

E cessata

la festa

ed

ella in casa del

a niun' altra cosa poteva pensare se

non

a (jucsto suo

magnGco e

alto

amore
il

quello

ohe intomo a ci pi l'oiFendcva, era


della sua inilma condizione
,

cognoscimento

il

quale ninna speranza

appena

le lasciava pigliare di lieto

Gne

ma non
,

per

tanto da

amare

il

re indietro
,

si

voleva tirare; e

per

paura

di

maggior noia

a manifestar

non V
si

ardiva. Il
;

re di questa cosa

non
che
.

s'

era accorto n

curava

di
in-

che

oltre a quello

si

potesse estimare portava

tollcrnbilc dolore

Per

la

qual cosa avvenne che


,

cre-

scendo in

lei

amor continuamente
,

e una malinconia
giovane , pi non

sopr' altra aggiugnendosi

la bella

potendo, inferm, ed evidentemente di giorno in gior-

no come
e
la

la

neve

al sole si

consumava

11
,

padre di

lei

madre

dolorosi di questo accidente

con conforti
si

continui e con medici e con medicine in ci che


teva
s

po,

r atavano (i)
del suo

ma

niente era
,

perciocch ella

come

amore
.

disperata

aveva eletto di

pii
il

non volere vivere


padre di
lei

Ora avvenne che ,


,

offerendole

ogni suo piacere


,

le

venne in pensiero
il

se acconciamente potesse

di volere

suo amore e

il

suo proponimento
tire
j

prima che morisse,


il

fare al re sen-

e perci

un

preg che

egli le facesse venire

Minuccio d' Arezzo

Era

in que' tempi

Minuccio

te-

(i)

Alttvanot aiuUTaM.

6i

GIORNATA DECIMA
.

nulo un finissimo cantatore e sonatore, e volentieri dal


re Pietro veduto
volesse
,

Il

quale Bernardo avvis che

la
:

Lisa

per udirlo alquanto e sonare e cantare


,

per
era
,

che

fattogliele dire
lei

egli

che piacevole
:

uomo

incontanente a

venne

e
1'

poich alquanto con


,

amorevoli parole confortata

ebbe

con una sua

vi-

vuola (i) dolcemente son alcuna stampita (2) e cant appresso alcuna canzone
.

Le
l

quali allo

amor

della

giovane erano fuoco e fiamma

dove

egli la

credea

consolare. Appresso questo disse la giovane, che a lui


solo alquante parole voleva dire. Per che partitosi

ciascun altro
te

ella gli disse

Minuccio

io

ho
,

eletto

per fidissimo guarda tore d' un mio segreto

speran,

do primieramente che tu quello a niuna persona

se

non a
debbi

colui che io
,

ti

dir

debbi manifestar giammai;


te
si

e appresso

che in quello che per


,

possa tu

mi
,

a iulare

cos
,

ti

priego

Dei adunque sapere


il

Minuccio mio

che

il

giorno che

nostro signor re
esaltazione
,

Pietro fece la gran festa della sua

mei

venne , armeggiando
che dello amor di
lui

egli

in
s'

si

forte

punto veduto,
nell' ani;

mi

accese

un fuoco

ma

che

al partito

m' ha

recata
il

che tu mi vedi

e core
,

noscendo
convenga

io
,

quanto male

mio amore ad un
,

si

non potendolo

non che

cacciare

ma
,

diminuire, ed egli essendomi oltre


portare
,

modo

grave a

com-

ho per minor
.

doglia eletto di voler morire

e cosi far

il

vero che

Io fieramente n'andrei scon-

(1)

Vwuola'. Stampita

viola
:

-f

Pi

sotto

vedremo

scritto viuoa.

(2)
i"

sonata, o canzone accompagnala col suono.


il

voce, secondo che credono

Redi e

il

Menagio, venutaci

dalia
glos-

lingua provenzale.
sario

Stampda

nella detta lingua, dice


eigaifica conceria di

un vecchio

MS.

citato dal

Menagio,

musicali strumenti.

NOVELLA VII.
solata so

6*
fargli sentire

prima

ogli

noi ttapessc) e non sappiendo per

cui potergli questa

mia disposizion
te
,

pi
:

acconciamente che per


e priegoti che non

a te

commettere
,

la voglio

rifiuti

di farlo
,

quando

fatto

r avrai

assapcre
,

mei

facci

acciocch io consolata

morendo

mi
si

sviluppi da queste pene: e questo detto


.

piagnendo
tezza dell'

tacque

Maravigliossi Minuccio dell' aldel suo


:

animo

di costei e

fiero

proponinell' ani,

mento e increbbenegli

forte

e subitamente
la

mo

corsogli
:

come onestamente
io
t'

poteva servire

le

disse

Lisa

obbligo

la

mia
ti

fede, della quale vivi


irovcrrai
, :

sicura che

mai ingannala non


di
si alta

e appresso

commendandoti

impresa
t'

mo
rare

posto a cosi gran re ,


,

oflfero

il
ti

come aver l'animio aiuto col


,

quale io spero
,

dove tu confortar
passi
il

vogli

si

adope-

che avanti che

terzo giorno
li

ti

credo re,

car novelle che

sommamente
,

saran care

per
.

non perder tempo

voglio andare a cominciare

La

Lisa di ci da capo pregatol molto e promessogli di


confortarsi
partitosi
in
, ,

disse

che

s'

andasse con Dio


assai

Minuccio
dicitore

ritrov
(juei

un Mico da Siena
,

buon

rima a

tempi

e con prieghi lo strinse a far la

canzonetta che segue

Muovili

Amore

e vattene a messere
:

contagli le pene eh' io sostegno

Digli che a morie vegno

Celando per temenza

il

mio

volere
ti

Merzede

Amore

man
l

giunte

chiamo,

Ch' a messer vadi

dove dimora
ed

Di che sovente

lui disio

amo
,

Si dolcemente lo cor

m' innamora

per lo foco , ond' io tutta m' inflamo ,

. ,

, ,

d4'

GIORNATA DECIMA
Temo
Ch'
i'

morire

e gi
s

non saccio (i)

l'

ora

parta da

grave pena dura

La qual sostegno per lui disiando Temendo e vergognando Deh il mal mio per Dio fagli assapcre
Poich di
lui
,

Amor

fu*

innamorata

Non mi

donasti ardir quanto temenza

Che io potessi sola una fiata Lo mio voler dimostrare in parvenza (2) A quegli (I) che mi tien tanto affannala
Cosi morendo
il

morir m' gravenza (4)


spiacenza
i'
,

Forse che non


-Se el sapesse

gli saria

quanta pena

sento

S' a

me

dato ardimento
fargli

Avesse in

mio
ti

stato sapere

Poich *n piacere non

fu

Amore
,

Ch' a

me
,

donassi tanta sicuranza

Ch' a messer far savessi lo mio core


Lasso

per messo mai, o per sembianza (5),


ti

Merc
(1)

chero (6) , dolce mio signore

Saccio: acilianOf 50.

(a)
(3)
la

Parvenza: ippareoza.
f Noliii quegli nel terzo cago del minor numero conlra
la

rego-

che prescrive non doversi nel numero del

meno

usar quegli ne' casi

obliqui,

ma

solo nel retto

X trecentisti non ne furono tempre scrupodisse (Purg. 3,

losi osservatori.
,,

Anche Dante

118):

Poscia ch'i'

clihi rotta la

persona

D due punte
e

mortali, i'mi rendei


volentier perdona,,;
di

Piangendo a quei che medesimamente il volgarizzator


ai

Crescenzio (L. VI,

e.

i3]; La

radice sua
(4)

appicchi al collo di quegli che ha le scrofole,,.


:

Gravenia

gravezza
cio per segai
lei

(5)

O per sembianza,
tal

Tolto

mio, ed

agli

occhi,

che cosi bene in

caso favellano,

(G) C/te": cerco, chiedo.

NOVELLA VIL
Che
Con
vadi a lui
,

^
*

e donagli
io
il

mcmbranxa
scudo e lanxa
:

Del giorno eh'

?tdi a

altri cavalieri

arme portare
'1

'

Presilo a riguardare

Innamorata

si

che

mio cor pere


d'

Le

quali parole

Minuccio prestamente inton


,

un
ri-

suono soaTe e pietoso


chiedeva
,

si

come

la

materia di quelle
,

il

terzo d se n'

and a corte
.

essendo
fu detto

ancora

il

re Pietro a

mangiare

Dal quale
la

gli

ilMegli alcuna cosa cantasse con

sua viuola (i).


tar

Laonde

egli

cominci
,

si

dolcemente sonando a can


sala n'

questo suono

che quanti nella roal


,

erano p ataciti

revano uomini adombrati (a)


sospesi ad ascoltar
altri
il
.

si tutti

stavano

il

re per poco pi (3) che


il

gli

avendo Minuccio

suo canto fornito

il

re

domand donde
non sono ancora
suono (4)
,

questo venisse che mai pi non gli


.

le
e'
'1

pare va avere udito

Monsignore rispose Minuccio


,

tra giorni
,

che
il

le parole

si

fecero e

Il

quale

avendo

re
,

domandato per

cui

rispose

io

non

1'

oso scovrir

se

non a
,

voi

Il

re disideroso d' udirlo


sei f

levate le tavole

nella

camera

venire.
gii

udita

Dove Minuccio ordinatamente ogni cosa raccont. Di clie il re fece gran festa ecom
giovane assai
,

mend
vane
ai

la

e disse che di

si

valorosa gio-

voleva (5) aver compaMone, e perci andasse

(i)

Queito motlri die

re Ji quei

tempi lenertno

il

eotluae ilein

antichi d'ever cantori che cantaiaero elle tavole loro

quando mangiava

DO. Mart.
{2)

(3)
(4)

f Stupefalli, attoniti. A. R. G. tolarro per poco.

(5)

t Qui tuono vai le note muiicali; ora diremrou C aria. Volert (lor dovete o convenire, infinite volle uaato dal Boec

66
da sua parte a

GIORNATA DECIMA
lei e la

confortasse e le dicesse che senvisi-

za fallo quel giorno In sul vespro la verrebbe a


tare
.

Miiiuccio lietissimo di portare cosi piacevole no,

vella alla giovane

senza ristare

con

la

sua viuola

n'

and

e con

lei sola

parlando

ogni cosa stata rac.

cont e poi la canzon cant con la sua viuola


questo fu
la

Di
che

giovane tanto

lieta

e tanto contenta

evidentemente senza alcuno indugio apparver segni


grandissimi della sua sanit
;

e con desiderio

senza
fosse,

sapere o presummere alcun della casa che ci

si

cominci ad aspettare
veder dovea
era
,

il

vespro nel quale

il

suo signor

11 re, il

quale liberale e benigno signore


alle cose udite

avendo poi pi volte pensato


,

da

Mlnuccio

e conoscendo ottimamente la giovane e la


,

sua bellezza

divenne ancora pi che non era pietoso:

in su l'ora del vespro

montato a cavallo, sembiante


l

faccendo d' andare a suo diporto, pervenne (i)


dov' era
la casa dello speziale
gli
;

e quivi fatto

doman,

dare che aperto

fosse
,

un

bellissimo giardino

il

quale lo speziale avea

in quello

smont

dopo

al,

quanto domand Bernardo, che


se egli ancora maritata

fosse della figliuola

l'avesse.
,

Rispose Bernardo;
anzi stata ed anella

monsignore

ella

non maritata
j

cora forte malata

il

vero che da nona in qua


.

maravigliosamente migliorata

Il

re intese presta,

mente quello che questo miglioramento voleva dire


e disse
tolta al
:

in

buona
s

danno sarebbe che ancora


j

fosse

mondo
.

bella cosa

noi la vogliamo venire a

visitare

con due compagni solamente e con Berarrivare

(i)

Pervenire, pi yolenlieti
;

clie

si

vede usalo dal Bocc

"i"

eoa ragioue

perciocch urrivare propriameute significa andare a

riva

. ,

NOVELLA
nardo nella camera di
e,,
lei

VIL

&j

poco appresso se n* and

come

entro fu

s'accost al letto dove la giovadisio l'aspettava, e lei per


,

ne alquanto sollevata con


la

man
?

prese

dicendo

madonna
Noi
vi

che vuol dir quealtre confortare


,

sto

Voi

siete

giovane e dovreste

1'

voi vi lasciate aver


vi piaccia per

male

vogliam pregare che

amor

di noi di confortarvi in maniera

che voi

siate tosto guerita


il

La giovane
ella
si

sentendosi toc-

care alle mani di colui

quale

sopra tutte le cose

amava

come

clic ella

alquanto

vergognasse, pur

sentiva tanto piacere nell'


se in paradiso, e,
il

animo

quanto

se stata fos-

come

pot, gli rispose: signor mo,

volere io le

mie poche forze sottoporre a gravissimi

pesi
t'oi
,

m'

di questa infermit stata cagione, dalla quale

vostra
il

buona merc
il

tosto

libera

mi vedrete
stesso

Solo

re intendeva
la

coperto parlare della giovane e


}

da pi ogni ora

reputava

pii!i

volte seco
l'

ninlndissc la fortuna

che di

tale

uomo
.

aveva

fatta fi,

gliuola

poich alquanto fu con


,

lei

dimorato

pi ancora confortatala
re fu

si

parti

Questa umanit del

commendata

assai, e in
,

grande onor fu attribuita


la

allo speziale e alla figliuola

quale tanta contenta


fosse

rimase

quanta (i)

altra

donna di suo amante

(i) Si Tverla

che nel tetto Mannelli ritocco tanta, quanta, enoa

ben

li

Jittingue, te tlicetie tanto, quanto.

t Leggono
lia roti

tanta.... quanta anche


il

gl'i

editori del

27

quali

come
che

' dello altrove, non videro

testo Mannelli.* e perci da dirti


.

anche in

altri libri a

|)enoa

Anai

io credo

che a qiieato

modo

ia tcriUo in tutti quelli che adoperati furono da' Deputati nella


tiri

stampa

73: perciocch leggono

cosi
.

nocor essi, tema fare nelle nnolasioni


l>enai

alcun motto d'altra lesione

Ha

tanto... .quanto

na del sec.
aiticura
il

XV

eaittente nella

pubblica libreria di

un letto a |ienModena , come mi


ieaio-

Jotlisaimo Bibliolecaru ignor abate

GutcpprDjmldi;

65
giammai
',

GIORNATA DECIMA
e da migliore speranza aiutata
,
,

in pochi
.

giorni guerita

pi bella divent che mal fosse


,

Ma

poich guerita fu

avendo

il

re con la relna diliberato

qual merito di tanto amore


tato

le volesse

rendere
,

mona
casa
,

un

di a cavallo

con molti de' suoi baroni


,

dello speziai se n'

and

e nel giardino entratosene


:

fece lo speziai chiamare e la sua figliuola

e in questo

venuta

la reina
,

con molte donne

e la giovane tra lor


festa
.

ricevuta

cominciarono maravigliosa
i\

dopo

alquanto
le disse

re insieme

cou

la reina
,

chiamala

la Lisa,

il

re : valorosa giovane

il

grande amor che


,

portato n' avete v' ha grande onore da noi impetrato

del quale noi vogliamo che per


tnta
^

amor
,

di noi siate con-

1*

onore questo
slate
,

che

conci sa cosa che

voi da marito

vogliamo che colui prendiate per


,

marito che noi vi daremo


ostante questo
di tanto
,

intendendo sempre
,

non
gio-

vostro cavaliere appellarci

senza pi
.

amor

voler da voi che

un

sol bascio

La

vane

che di vergogna tutta era nel viso divenuta ver,

paiglia

faccendo suo
:

il

piacer del re
>

con bassa voce


,

cosi rispose

signor

mio

io spn mollo certa che

se

ne
dei

la

qaal trovasi nnche in alcune antiche edizioni .In ambedue


s' fallo tanta... quanto cileno nel Vocabolario);
1'

le

slampe

1573

(il

che s' ritenuto ancora nelle


io

due che
do
il

si

ma

non

so vedere perch, aven-

Salviati correit

una

di
la

queste due voci correlative, non correg-.


loio corrispondenza richiede

gesse anche l'altra, slantech

che quale

ai

1'

una,

tal sia l'altra

ancora: laonde pare a

me che

in colai

maniera

sarebbe accresciuto, anzi che tolto l'errore, se pur ci fosse.


.. ..

Non

ai

potrebbe qui sostenere questo t/


avesse scritto
il

gruan/w
la

presupposto che cos


enallage, dicendosi

Boccaccio) se non per


il

figura

ch'egli avesse posto

pronome per

l'avverbio,

figura ardi lissima in que-


1'

alo luogo, in cui

sembra che poco naturalmente star possa


i'

una

delle

delle part dell' piaziojie per

alUa

'

NOVELLA
egli
si

VII.
fosi, la

69
pi

sapesse che

io di voi

innamorata mi
,

della genie

che

io a

me ne repulen.*bl>e malia credendo forse me medesima fossi uscita di mente (1), e che
oltre a questo In vostra
sa,

io la

mia condizione e
;

non co-

Doscessi
tali

ma come
,

Iddio

rho solo

cuori de*morpiaceste co-

vede, io

nel!'

ora che voi prima

mi
1'

nobbi voi
e male a

esser re e

me
,

figliuola di
s

Bernardo speziale,
ardore dello

me
>

convenirsi in
.

alto

luogo

animo

dirizzare

Ma
l'

si

couie voi molto meglio d


ci s'

me

conoscete

niuno secondo debita elezione


secondo
s'

inna-

mora

ma

appetito e

il

piacere: alla qual

legge pi volte

opposero

le forze

me

e pi

non
vero
,

potendo, v'amai e

amo

amer sempre.

E
j

il

cbe, compio ad amore d voi mi

senti 'prendere

cosi

mi
ci

disposi di far
,

sempre del vostro voler mio

e per-

non che

io faccia

questo d prender volentier


il

ma-

rito e d' aver caro quello

quale vi piacer d donar;

mi
che

che mio onore e


io

stato sarh

ma

se voi diceste

dimorassi nel fuoco, credendovi io piacere,


diletto.

mi

sarebbe
to

Aver voi
,

re per cavaliere, sapete

quan;

mi
il

si

conviene
,

e perci pi a ci

non rispondo
,

bascio

che solo del mio amor volete


la reina vi sar

senza

li-

cenza di

madama

conceduto (2). Non,

dimeno
per

d tanta beniguiUt verso

me
,

quanta
,

la

vo-

stra e quella di

madama

la reina

che qui
,

Iddio

me

vi
:

renda e grazie e merito


e
([ui si

ch

io

da render

non r ho
re

tacque
,

Alla reina piacque molto

la risposta delia
l'

giovaue
.

e parvele cos savia

come

il

aveva detto

Il

re fece

chiamare

il

padre della

()AvTfrli questo nioilo


{i)

ili

Jire per mollo Iwllo.


littUt
:

f^ sarti

per

me

cunce

tUiuiia Jrl fj.


?>

DECAM. T. V.

rjo

GIORNATA DECIMA
,

giovane e la madre
fare intendeva
,

e sentendogli contenti di ci che

si

fece

chiamare un giovane ,

il

quale

era gentile

uomo ma
,

povero, eh' avea

nome
,

Perdico-

ne

e postegli certe anella in

mano
.

a lui

non recu-

sante di farlo

fece sposare la Lisa

A' quali inconta,

nente

il

re

oltre a

molte gioie e care


,

die

egli e la

reina alla giovane donarono


tabellotta ( i )
'

gli

don Geffalu e Galaterre e di gran frutto,

^" - buonissime
ti

dicendo

queste

donlam noi per dote


te
, ,

della

donna

Quello

che noi vorremo fare a


.

tu

tei

vedrai nel

tempo avvenire
disse
:

questo detto

rivolto alla giovane

ora vogliam noi prender quel frutto che noi del

vostro

amore aver dobbiamo j e presole con amenmani


la
il

duni
e
'1

le

capo

le basci la fronte

Perdicone

padre e

madre

della Lisa
liete

ed

ella altres contenti,


.

grandissima festa fecero e

nozze

secondo

che molti affermano

il

re molto bene serv alla gio-

vane
s'

il

convenente

perciocch mentre visse sempre


,

appell suo cavaliere


,

n mai in alcun

fatto

d'arme

and

che

egli altra

sopransegna portasse che quella


gli

che dalla giovane mandata

fosse.

Cosi adunque

operando

si

pigliano gli animi de'suggetti, dassi altrui


le

materia di bene operare e


stano
.

fame (2) eterne s'acquiAlla qual cosa oggi pochi o ninno ha l' arco
,

teso dell' intelletto

essendo

li

pi de'signori divenuti

crudeli e tiranni
(1) Si

avverta che nell'cllimo lesto


coi'cttte t!a altra

le

parole Ce/fal e CalalabelloUa

sono

staiti-

maiio Cefaloiiia e Catalella.

(2)

degno

d'

ess'C liutaio c^uesl'

eaempio

della \oce

/urna adope-

rala utl auiueco del (li.

NOVELLA
Sofronia
,

Vili.

credendosi esser moglie di Gisippo ,

moglie di Tito Quinzio Fulvo , e con lui se ne va a Ronia , dove Gisippo in povero stato arri'

va

e credendo

da Tito
ucciso
,

esser disprezzato

s
.

avere uno uomo


averlo morto

Tito riconosciutolo
,

, per morire , afferma per iscarnparlo dice s


,

il

che colui

che fatto
:

V avca ,
d a

vedendo ,

s stesso manifesta
tutti

per la qual cosa


,

da Ottaviano

sono liberati

e Tito

Gisippo la sorella per moglie e con lui comu'


nica ogni suo bene ( i )
.

ilomona per comandamento del


di

Re

essendo

Pampinea

pnrlar

risiati

e gih

avendo ciascuna
ihe
la

(l) Filippo Beroalili troT tanto

Mia

ijuotta no*.,

Irailuurn

Ialino, e lo (lesso fece


ileJicolla a
le all'et di

Roberto Nobili

ct(lintle di

Montepulciano e

Giulio III ooirao pontefice, Ja cui era itato fatto catdina-

l3

anni, e

le

lUeJe

|)er titolo;
il

Boccaceii Gisippus live

d* AmicUia, Tre argomenti


cipalroente, e tutti

tratta

Boccaccio in queita aoTella prin


dell'

con arte e naturalezza degna

ammiraaione

di

qualunque pi profondo Gloaofo; amore,


(V.
la

aniiciaia, provvidenaa.

Mart.

mia Prcfasione

al

primo Tolume

del

Decamrrone}. A questo pri-

posito Matlinelli riferisce le leguenli parole di Voltaire.

Le$ Ilolient,
soni

ces pettples ingnieuxy ont craint de pcnstr; lei '^ratu'ais n'ont ot

penser

ifu'

demi;

el les

Anglais , qui onl vote Jiatiu au del,


Lasciando
egli
agli altri
il

. . .

devenus

les prccptcurs des nattont.

combattere
gli

ci ciie dice dei Francesi e degl'Inglesi,


Italiani.

prende

difendere

Ma

gli Italiani (cosi

Mari.)

la

cui lingua,

come si

dice d' Eri

cole
ti,
i

nacque robusti, e che fino


Petrarclii
,

da' suoi primi vagiti produsse


la

Dan-

Boccacci, e via via scultori che

slotia, lapulilica,

la filosofa e

agni tciensa ricbiamarooo a nuova vita, e di queHitaniora

come
lettole

venerabili precettori sono da tutta


)

Europa reputali, vedi, savio

te questo giuJiaio di Vultaiie

non incMtto,,! Mart.

72

GIORNATA DECIMA
il

commendato
r
altre
,

re Pietro
.

e pi la

gliibelllna

che
li

Incominci
,

Magnifiche Donne, chi non sa


,

re poter

quando vogliono

ogni gran cosa fare

loro altres spezialissimamente richiedersi (i) l'esser

magnifico
lui
s'

Chi adunque possendo


,

fa quello se

che a

appartiene

fa
,

bene

ma non
il

ne dee

1'

uomo

tanto maravigliare

n alto con

somme
.

lode levarlo
,

come un

altro

si

converria che
si

facesse

a cui per
,

poca possa meno


tante parole
io
1'

richiedesse

perci

se voi

con

opere del re (2) esaltate e paionvi belle,


vi

non dubito punto che molto pi non

debbian

piacere ed esser da voi


pari

commendate

quelle de' nostri

quando sono
:

a quelle de' re simigliami o

mag,

giori (3)

per che una laudevole opera e magnifica


cittadini

usata tra

due

amici

ho proposto

in

una no-

vella di raccontarvi

Nel tempo adunque

che Ottavian Cesare, non an-

cora chiamato Augusto

triumvirato lo imperio

ma nello ufficio di Roma reggeva, fu


,

chiamato
in

Roma
,

un

gentile

uomo

chiamato Publio Quinzio Fulvo

il

(i;

Rinedcnti ppr convenirsi avverlilo

clic mollr della


il

linijiia

(2)

t De'

re

l't<lizioni del

27

e del

73: del re
LivornO

leslo
di

Munn.

le

(lue ediz. cilHle nel Vocabolario e quelle di

Milano.
s'

No

deesi intender
nt'lla

qui, dice

l'I

Salviati, del re Pietro, di cui


del re in astrailo
il

favellalo

precedente novella,

ma

ed in genere.
l'

(3)

Molto {graziosamente riprende qui

Boccaccio

irror

comune

di

esaltare

una medesima

virli

praticata da

un

re o altro gran

personag-

gio maggiormer le che

quindo

ella praticala

da

un

privato.

La

ragio-

ne
re,

si

, die, lodando straordinariamente una grande azione falla da


torto a quel re. quasi in quelle laudi
si

un

si fa

vaglia dire clic Ingran-

d azioni sicno piante straniere nei giardini dei principi,


tf

quando non vi

nessuna ragione che obhlighi


,

princi|>i a operare se

non grandeinen-

come

quelli che

hanno

nelle

mani

tulli

mezzi necessari per farlo.

Mari.

NOVELLA VUL
nominato
losofia
il
,

73
ad imprender
fiil

quale avendo un suo figliuolo, Tilo Quinzio Fulvo


di niaravlglioso ingegno
,
,

mand ad Alene

e qiianlunciue pi pot,

raccomand ud un nobile uomo chiamalo Cremcle


il

quale era anlichivSiuo suo amico. Dal quale Tito

nelle proprie case di lui fu allogato in

compagnia d*un

suo figliuolo nominato Gisipj>o


d*

e sotto la dottrina
,

un

filosofo

chiamato Aristippo
posti

e Tito e Gisippo
.

furon parimente da Cremete

ad imprendere
,

venendo
rono
i

due giovani usando insieme


,

tanti

si

trova-

costumi loro esser conformi


si

che una
tra

fratellan,

za e una amicizia

grande ne nacque

loro

che
.

mai poi da
to erano

altro caso

che da morte non fu separata

Niiqi di loro aveva n ben n ripaso se

non tanto quan-

insieme

Kssi avevano cominciati gli studli, e

parimente ciascuno d' altissimo ingegno dotato saliva


alla gloriosa altezza della filosofia

con pari passo e con


con graudissimo
1'

mnravlgliosa laude
piacer di Cremete

E
,

in colai

vita
1'

che quasi

un pi che

altro

non avea per

tigliuolo
si

perseveraron ben tre anni


di tutte le cose addivien<',
,

Nella fine de' quali,

come
,

addivenne che Cremete


pass
:

gi vecchio
,

di questa vita
si

di che essi pari compassione


,

come

di

cugli

mun

padre

portarono
li

si

dsccrnea per (1)

amici n per

parenti di

Cremete qual pi

fosse [tvt
.

lo sopravvenuto caso da racconsolar di lor

due

Av-

venne dopo alquanti mesi che


i

gii

amici di Gisip|)o o
il

parenti furon con lui


,

e insieme con Tito

confor-

tarono a tor moglie


f La
cdigione
;

e irovarongli una giovane di


ha,,

ma-

fi]

ilei

27

si

ilKcinca

u \tt

gli

amici ni

\\n\\ pareoti,, ee.

e coa

nrhe nel testo Maonelli,

ma

la parliii-ilk

ilavanti a

per gli amili oc fa cancvilala.

74'

GIORNATA DECIMA
parenti discesa e
,

ravigliosa bellezza e di nobilissimi

cittadina d'

Atene

il

cui
.

nome

era Sofronia
il

d' et

forse di quindici

anni
,

E
,

appressandosi

termine

delle future nozze

Gisippio

preg un di Tito che


l'a-

con
vea.

lui andasse a vederla

che veduta ancora non

E nella casa

di lei venuti,

ed essa sedendo in mez-

zo d' amenduni, Tito, quasi consideratore della bellezza della sposa del suo

amico
,

la

cominci

attentis-

simamente a riguardare
tamente piacendogli
,

e ogni parte di lei smisura-

mentre quelle (i) seco somma,

mente lodava
mostrarne
di
,

fortemente
s'

senza alcun sembiante

di lei
s'

accese, quanto (2) alcuno


.

amante
al-

donna

accendesse giammai

Ma
,

poich
se

quanto con
tornarono
tratosene
re
si
, , .

lei stati

furono

partitisi

a casa

ne

Quivi Tito solo


alla

nella sua

camera en-

piaciuta giovane cominci a pensa,

tanto pi accendendosi
.

quanto
,

pii

nel pensier
caldi so-

slendea

Di che accorgendosi
dire; ahi
1'

dopo molti

spiri seco

cominci a

misera la
e
1'

vita tua, Tito,

dove e in che pon tu


za tua
?

animo
si

amore

e la speran-

Or non
te

conosci tu

per
si
,

li

ricevuti

onori da

Cremete e
la

dalla sua famiglia e

per

la intera amicizia
,

quale tra

(3) e Gisippo

di cui costei sj3osa

questa giovane convenirsi avere in quella reverenza

(1)

f Notisi quelle
\ Alla particola
,

nel maggior

numero, comech

si riferisca

ogni

parte nel numero del meno.


(2)

si,

usata in questo senso, suol corrispondere


(jui

non

quanto

Ila

come,
le

Osservinsi

tuttavia

mes3<?

in

corrispondenza

l'una con l'altra

particelle

quanto. Se ne troveran pochi e-

sempi
(5)

Le

parole tra

te e

sono

state titocche nel

testo

Mannelli, n

ben

si

distinsue se dalla medesima

mano.

NOVELLA
clic

VIU.

75

tare

sorella ? Che duuquc an ? dove li lasci trasporallo ingannevole amore ? dove alla lusinghevole
?

speranza

Apri
,

gli

occhi dello intelletto, e


.

te

medesi-

mo

o misero
il

riconosci

Da' luogo

alla

ragione, raf-

frena
sani e

concupiscibile appetito, tempera idisidcrii


altro dirizza
i

noa

ad

tiiui [lensiori

contrasta in que-

sto corainciaraeulo alla tua libidine e vinci te

medesi-

mo mentre
seguir
( che
dassi
li

che tu hai tempo. Questo non


,

s
,

conviene
a

che tu vuogli

questo non onesto


,

questo

che tu

disponi

eziandio essendo certo di giugnerlo


il

uon se') tu
che

dovresti fuggire

se quello riguar-

la vera amisti riciiede

e che

tu dei

Che

'dunque farai, Tito? lascerai (i) lo sconvenevole amore,


se (jucllo vorrai fare

che

si

conviene

poi di Sofro-

nia ricordandosi, in contrario volgendo, ogni cosa detta

dannava, dicendo

le leggi d'
:

amore sono
Quante

di

magha
?

gior potenzia che alcune altn?


(piello della
gli il

elle
.

rompono, non che


volte

amislb

ma

le

divine
?
il

padre

la Ggliuola
il

amala

fratello la

sorella

la

matrigna

figliastro? cose

pi mostruost* che 1' uno


,

amico amar
le.

la

moglie

dell' altro

gih fattasi mille voila

Oltre a questo io son giovane, e

giovanezza
,

tutta sottoposta al!'

amorose
,

leggi.

Quello adunque

che ad amor piace


ste cose s'

me
a'

convien che piaccia. L' one-

appartengono

pi maturi
.

Io non posso

volere se

non quello che amor vuole

La

bellezza di
;

costei merita d' essere amata da ciascheduno


1*

se io

amo che

giovane sono, chi


?

te

riprendere

io

uou

1'

me ne potr meritampiiamo perch ella sia di Gisip37


/<<-

(1)

tu

testo

MaiiQstlka /rsciarat (.iliolitmo ) o PeJii.


il

<1rl

ritfrai. I

Dcpul. e

Salriali

ir^ono lascerai.

y&
se
1'
.

GIORNATA DECIMA
1'

p, anzi l'amo che

amerei di chmique

ella stata fos*

Qui pecca

la

fortuna che a Gisippo mio amico


;

ha conceduta pi tosto che ad un altro

se ella
la

dee essere amata (che dee, e meritamente, per


bellezza )
,

sua

pi dee esser contento Gisippo risappienl'

dolo

che io
,

ami

io

che un

altro.

E
,

da questo ra-

gionamento

faccendo beffe di s medesimo, tornando


,

in sul contrario

e di questo in quello

e di quello ia

questo, non solamente quel giorno e la notte seguente

consum,
Gisippo
e ora
il

ma

pi
,

altri

intanto che

il

ciba e

'1

sonno
.

perdutone (i)
,

per debolezza fu costretto a giacere


l'

il

qu?l pi di

avea veduto di pensier pieno


se

vedeva infermo

ne doleva forte
lui

con
,

ogni arte e sollicitudine


s'

mai da
,

non partendosi

ingegnava di confortarlo

spesso e con instanzia do-

mandandolo
ferni Ita
.

della cagione de' suoi pensieri e della in-

Ma

avendogli pi volte Tito dato favole per


conosciute
,

risposta

e Gisippo avendole
,

sentendosi
gli
ri-

pur Tito costrignere


spose in colai guisa
ciuto
,

con pianti e con


Gisippo
,

sospiri

se agi' Iddi

fosse piail

a
,

me

era assai pi a grado la morte che


la

pi
in

vivere

pensando che

fortuna

m' abbi condotto


far

parte che della


e quella
ta
;

mia

virt

mi

sia

convenuto

pruova,

con grandissima vergogna di

me

truovi vin-

ma

certo io n' aspetto tosto quel merito che

mi

si

(i)

t Nola perdere
sarellie

il

cibo per pertlerne

la voglia.

Forse senz'

altra

Sgiunta

dello con ])oca propriet;

ma

perch cibo e sonno nel


il

discorso s'uniscono molto bene insieme, e perdere


])rissiraamente, quella voce
alle altre
si

sonno

si

dice pro-

sonno
la

inter|)ostavi serve

come

di

legamento

due e

toglie alla frase


il

impropriet.

Da

questo segue che non

direbbe cos bene


.

sonno e

'Z

cibo perdutone ,

come

il

cibo e^l son-

no perdutone

NOVELLA VOI.
conviene
,

77
fia

cio la

morte

la

qual mi
della

pi cara
vilt
,

che

il

vivere con
,
,

rimembranza

mia

la

quale
celare
tosi

percioccli a te

n passo n dcl)I)o alcuna


ro&sor
ti

COM
(1)

non senza gran


,

scoprir.

K comincia-

da capo

la

cagion de'suoi pensieri,

e' pensieri

la

battaglia di quegli e ultimamente de' quali fosse


,

la vittoria

s>

per

1*

amor

di Sofronia perire gli di,

scoperse

affermando che
sconvenisse
di
,

conoscendo

egli

quanto
il
.

questo
ler

gli si
,

per penitenzia n^avea

to-

morire

che

tosto credeva venire a


il

capo

Gi-

sippo udendo questo e


to

suo pianto vedendo, alquan*


si

prima sopra

so stette

come

quegli che del pia-

cere della bella giovane

avvegna che pi temperata-

monte
dello

era preso

Ma

senza indugio diliber la vita


esser cara
,
.

amico pi che Sofronia dovergli

E
ri-

cosi dalle lagrime di lui a lagrimare invitato

gli

spose piangendo

Tito

se tu

non

fossi di

conforto bi-

sognoso,
si

come tu se', io di te a te medesimo mi dorrei, come d'uomo il quale hai la nostra amicizia vio,

lata

tenendomi
.

si

lungamente

la

tua gravissima pasti

sione nascosa

E
,

come che
,

onesto non
se

paresse
1'

noa
da

son perci
celare
all'

le disoneste cose

non come

oneste ,

amico
l'

perciocch chi amico


,

come

delle

oneste con
s'

amico prende piacere

cosi le

non oneste
;

ingegna di torre dello animo dello amico

ma

rista-

rommene
Sofronia a

(a)

al presente

e a quel verr che di

mag-

gior bisoguo esser conosco .

Se tu ardentemente ami
,

me

sposata

io

non me ne maraviglio
ti'

ma

(i)

^fel'*

slampa del

manca

pensLri, leggendovir tolta n lo la

ftigion de* suoi pensieri


(a)

e la battaglia di quegli.
ili

Kistitrommene , cio

dolrrm di te, che dine Taoti di te

mi

dorrei,

ma

aatai di luogi sta potlo.

78

GIORNATA DECIMA
non
fosse
,

maravigliere'm' io ben se cosi

conosce,

do

la sua bellezza e la nobilt dell'


,

animo tuo

atta

tanto pi a passion sostenere

quanto ha pi d' eccel-

lenza la cosa che piaccia


te

quanto tu ragionevolmenti

ami Sofronia
,

tanto ingiustamente della fortuna


,

duoli

quantunque tu ci non esprimi


1'

che a

me con,

ceduta

abbia

parendoti
,

il

tuo amarla onesto


^

se

d' altrui fosse stata

che mia (i)

ma
,

se tu se' savio
,

come

suoli

a cui la poteva la fortuna concedere


avessi a render grazie

di

cui tu pi

1'

che

d' averla a

me
egli

conceduta

Qualunque
tosto

altro avuta

Y
,

avesse
l'

quan-

tunque

il

tuo amore onesto stato fosse

avrebbe

amata pi

che a
io
:

te

^ il
,

che di

me

se

cosi
,

mi

tieni

amico come
che
.

ti

sono
io

non

dei sperare (2)


,

e la cagione questa

che

non mi ricordo

poich

amici

fummo

io
Il

alcuna cosa avessi che cos non

fosse tua
ti

come mia

che

se tanto fosse la cosa


,

avan-

che altramenti esser non potesse cos ne


ahre
^

farei
,

come
che di

dell'

ma

ella
,

ancora in

si fatti
5

termini

te solo la posso fare

e cosi far

perciocch io

non
,

so quello (3) che la se io d'

mia amista

ti

dovesse esser cara


si il

una cosa

che onestamente far


.

puote

non
con
,

sapessi d'

uu mio
le

voler far tuo


,

Egli

vero che So,

fronia

mia sposa

e che io

1'

amava molto
:

gran festa
s

sue nozze aspettava


intendente di

come molto pi

ma me
,

perciocch tu

con pi fervor

disideri cosi cara cosa

come

ella

vivi sicuro
.

che non
perci

mia ma
(1) t
(2)

tua moglie verr nella

mia camera

Nola che per anzich ^ pi


altro

tosto che.

Ecco un
i

esempio del verlios/^erare usalo dal Boccaccio, come

fecero anche

Latini, nel senso di temere.

(3j Osservisi

che in vece di per cui. Rolli.

NOVELLA
il

VUT.
,

79
ricliiama la
,

pensiero
,

cnccia la mnlincnnin
il

Ita p#Dt sanith M'om innanzi

conforto e
i

1'

allogrexza

e da qne-

lieto aspetta
il

raeriti del

tuo molto pi

degno amore, che


pnrlarc a Gisippo
,

mio non

era

Tito udendo cori


speranza di
gli

quanto

la lusinghevole
la
,

quello

gli

porgeva piacere, tanto


,

debita ragion

recava vergogna

mostrandogli che
,

quanto pi era

di Gisippo la lil)cralith
la

tanto di lui ad usarla pareva


.

sconvenevolezza maggiore
,

Per che non ristando di


:

piagnere

con

fatica cos gli rispose

Gisippo

la tua

irberale e vera amislh assai

chiaro
.

mi mostra
Tolga

quello

che

alla

mia

s'

appartenga di fare

via Iddio

che mai

colei, la io

quale egli

si

cornea pi degno ha a te

donata, che

da te la riceva per mia. Scegli avesse veconvenisse costei


,

duto che a

me si

n tu n
avesse.

altri

dee

credere che mai a te conceduta

1*

Usa adunil

que

lieto la tua elezione


,

il

discreto consiglio e
le quali egli
,

suo

dono

me
,

nelle lagrime
,

si

come ad
,

indegno di tanto bene

m' ha apparecchiate

Consu,

mar
disse

lascia

le quali

io vincer e saratti caro


.

esse

me vinceranno
:

e sar fuor di pena

Al quale Gisippo

Tito

se la nostra
,

amisth

tanto di licenzia
sforzi
fa
,

che

io a seguire

mi pu concedere nn mio piacer ti


,

e te a doverlo seguire puote inducore

questo

quello in che io

sommamente

intendo d' usarla j e,


a* prieghi miei,
si

dove tu non condiscenda piacevole

con

quella forza che ne' beni dello amico usar

dee far

che Sofronia
forze d'

fa
,

tua

Io conosco quanto possono le

amore
presso

e so che elle

non una

volta

ma. molte

hanno ad
gio te
si

infelice
,

morte

gli

amanti condotti, e io veg-

che tornare addietro n vincere po,

tresti le

lagrime

ma

procedendo vinto verresti meno.

8o
al

GIORNATA DECIMA

quale io senza alcun dubbio tosto verrei appresso


altro io
la

Adunque quando per


acciocch io viva
Sofronia tua
se
, , ,

non

t'

amassi

m'

cara

vita tua
altra
,

Sar adunque
ti

cb di leggiere
:

che cos

piaces-

non

troveresti

e io

il

mio amore leggiermente ad

un' altra volgendo, avr te e


cosa forse cos liberal
quella difficult le
gli

me
,

contentato. Alla qual


se cos rade
,

non

sarei

o con

mogli
,

si

trovasser

che

si

truovan

amici

e perci
,

poteud' io leggerissimamente al-

tra

moglie trovare

ma

non

altro

amico, io voglio inla

nanzi ( non
dola a te
,

vo' dir perder

lei,

che non
la

perder dan-

ma

ad un

altro
,

me

trasmuter di bene in
te
.

meglio ) trasmutarla

che perder
te
i

E
,

perci, se alio
ti

cuna cosa possono in


che
te e

prieghi miei
,

prlego

di questa afflizion togliendoti

ad una ora consoli

me

e con buona speranza


il

ti

disponghi a pigliar

quella letizia che


disidera
.

tuo caldo amore della cosa amata


,

Come

che Tito di consentire a questo


,

che

Sofronia sua moglie divenisse

si

vergognasse

e per
a,

questo duro stesse ancora

tirandolo da

una parte

more
disse
:

e d' altra

conforti di Gisippo sospignendolo


,

ecco

Gisippo
pi o
il

io

non so quale
il

io
,

mi

dica

che

io faccia

mio piacere o

tuo

faccendo
piace
:

quello che tu pregando

mi

di

che tanto che vince


ti

ti

poich

la tua liberalit tanta


,

la

mia debita

vergogna

e io

il

far

ma

di questo

rendi certo
te

che

io noi fo

come uomo che non conosca me da


la
g'

ricever
la vita

non solamente

donna amata^

ma

con quella

mia

Facciano
te

Iddi, se esser
ti

pu, che con

onore e con ben di

io

possa ancora mostrare

quanto a grado mi
toso di

sia ci

che tu verso
,

me
.

pi pie-

me

che

io

medesimo

adoperi

Appresso

NOVFXLAVin.
(juesie parole disse

8i
in questa cosa
Iciiero
,

Gisippo
nhbla
,

Tilo

volere
via
ti
.

che

cficllo

mi par da

questa

Come
;

tu sai

dopo lungo
,

trattato de'miei

paren-

e di quei di Sofronia

essa divenuta

mia

sjosa:

perci

se io andassi ora a dire


,

che

io

per moglie non

la volessi

grandissimo scandalo ne nascerebbe e tur:

berci

suoi e* mici parenti

di

che niente mi curerei


j
i

se io per questo vedessi lei

dover divenir tua


,

ma
il

io

suoi

temo non
,

se io a questo partito la lasciassi


la

che

parenti

dicno prestamente ad un altro,


,

qual

forse

non
io

sarai desso tu

e cos tu avrai perduto quel

lo

che

non

avr acquistato (i)


,

perci

mi pare

dove tu
ciato

sii

contonto

che
,

io
si

con quello che cominla

ho

seguiti avanti

come mia me

meni a
si

casa e faccia le

nozze
,

e tu poi occultamente,
lei s

come
ti

noi snprem fare


giacerai; poi a
il

con

come con
siarh

tua moglie
il

luogo e a tempo manifesteremo


,

fatto:

(jualo se lor piacerh

bene

se

non piacerk

sar

pur

fallo

non potendo

indietro tornare, con.

verr per foraa che sien conlenti


consiglio
:

Piacque a Tito

il

per la qual cosa Gisippo

come sua neUa


e^ XIV.) ^ Tito non
inconiro, ae ella era

(i)

Se,

ilice

il

S.iWitti

(Af^ert.

i.,

l'aveva, come poteva perderla? M gi suo, che luogo v'aveva


cos tulli
i

in

Gisippo

all'

l'acquistarla

?
al

con tutto ci hanno


la

testi

laomlr esso congettura che

Boccaccio per

smili-

tuiline

de' concetti

venisse posto l'an per l'altro e ch'egli intendesse


i/uello
:

dire e cos io
egli semlira

avr pentiito

che tu non avrai acquistato


ad ogni motlo
.

E certo
.

che cos fosse da dire


il

il

Doiiisi sostiene inle

gegnos*mente che

Boccaccio dicesse bene


\et

Ecco

sue parole

Tito

avra

|ter
,

ispennia e

palio Sofronia, |M>ich Gisipi, che n'era lo

sposo

gliel
,

avea secrelnmente ceduta.* dall'altra parie Gisippo,

prr

Rrqiiist.irla

doven di sposa

farla

sua moglie: e |>er, sluthate che fus-

,.sern state per

imprudenM

le

noise, Tito avrebbe perduto quello che

Gisip|>o non avrebbe ac<|uislato^.

8a
sua casa
disposto
j

GIORNATA DECIMA
la ricevette
,

essendo gi Tito guanto e ben


,

e fatta la festa grande

come

fu la notte veletto del

nuta

lasciar le
,

donne
.

la

nuova sposa nel


la

suo

marito

e andar via

Era
,

camera

di Tito a

quella

di Gisippo congiunta

e dell'

una

si

poteva nell' altra

andare

per che essendo Gisippo nella sua camera e


,

ogni lume avendo spento


tosene
ricare
.

a Tito tacitamente andas'

gli disse

che con la sua donna


,

andasse a co,

Tito vedendo questo


.

vinto da vergogna
.

si

Volle pentere

e recusava l'andata
,

Ma

Gisippo, che
suo piacere

con intero animo


era pronto,
1 quale

come con

le parole, al

dopo lunga tencione (i) vel pur mand.


nel letto giunse, presa la giovane, quasi
,

come

come
sippo
lo le

sollazzando

chetamente la domand
.

se sua

moglie esser voleva


,

Ella

credendo lui

esser

Gi-

rispose di

si

ond' egli
?

un
il
,

bello e ricco anel-

misa in dito dicendo

e io

voglio

esser tuo

marito.

E
s'

quinci consumato
lei

matrimonio, lungo
senza che ella
,

e amoroso piacer prese di


tri

o
,

al-

mai

accorgesse che
.

altri

che Gisippo

gia-

cesse con lei

Stando adunque in questi termini


,

il

madi

ritaggio di Sofronia e di Tito

Publio suo padre


scritto

questa vita pass

per

la

qual cosa a lui fu


suoi a

che
tor-

senza indugio a vedere


nasse
5

i fatti

Roma

se

ne

e perci egli d' andarne e di

menarne Sofronia

diliber

con Gisippo
,

Il

che senza manifestarle come


,

la cosa stesse

far non

si

dovea npotea acconciamente.


,

Laonde un

d nella

camera chiamatala
dimostrarono
stati
,

interamente

come

il

fatto stava le

e di ci Tito per

molti accidenti txa lor due

la

fece chiara

La

(i)

Tendone

o tenzone per conlenzione.

NOVELLA VIU.
qual
,

83

poich V uno e V nitro


,

uti

poco degnoaetUi ehbe


,

guatato

di rutta meato

cominci a piagnere

s dello

inganno di Gisippo rammaricando (i): e prima che


nella casa di Gisippo nulla parola
n'

di ci faceaae

and

a cnsn

il

padre suo
il

e quivi a lui e alla

madre

narr V inganno

quale

ella

ed eglino da Gisippo

ricevuto avevano, affermando a esser moglie di Tito,

e non di Gisippo

come

essi

credevano

Questo fu

al

padre di Sofronia gravissimo, e co' suoi parenti e con


qne'di Gisippo no fece una lunga e gran querimonia,
e furon le novelle e le turbazioni molte e grandi. Gisippo era a suoi e a que' di Sofronia in odio
,

e cia-

scun (a) diceva lui degno non solamente di riprensio-

ne

mn

d' aspro gastigamcnto

Ma

egli s onesta cosa

aver

fatta

affermava

e da dovernegli essere rendute


,

grazie da' parenti di Sofronia

avendola a miglior di

s maritata. Tito d* altra parte ogni cosa sentiva e

con

gran noia sosteneva

e conoscendo costume

esser de'
le

Greci tanto innanzi sospignersi con romori e con

minacce
desse
,

quanto penavano a trovar chi loro rispon-

e allora
,

non solamente umili

ma

vilissimi di-

venire

pens pi non fossero senza risposta da com-

portare le lor novelle: e avendo esso

animo romano
i

e senno ateniese

con

assai

acconcio

modo

parenti di

Gisippo e que' di Sofronia in un tempio


e iu quello entralo
,

ragimare

accompagnato da Gisippo solo

cos agli aspettanti parl. Credesi per molli filosofanti,

che ci che
1

s*

adopera da' mortali

sia degli Iddii

im-

(i)

Rammaricar .
ti

AfTotti quetlo
il

modo

din, cbt foM*

>llta

Tolu non

UoTrti in lutto

Boccaccio.

(3) Si avverta rite

od

tetto

Manalli diceta eiauheiun .-ma toaoMals

esj>uuUs le

Ivlttrre

e d.

H
vogliono alcuni
far
necessit

GIORNATA DECIMA
,

mortali disposizione e provvedimento: e per questo


essere di necessita ci
altri

che
,

ci si fa

mai ; quantunque alcuni

sieno

che questa
.

impongono a quel che


apertamente
si

fatto solamente

liC

quali opinioni se con alcuno avvedimento riguardate


fieno, assai
si

vedr che
,

il

ri])render cosa

che frastornar non


se
li

possa

ninna altra cosa a fare,

non
noi

volersi pi savio mostrare

che gV Iddii,

li

quae sen-

dobbiam credere che con ragion perpetua


Per che
quanto
le loro

za alcuno errore dispongono e governan noi e le nostre cose


. ,

operazioni ripiglia,

re sia matta presunzione e bestiale


il

assai

leggermente

potete vedere
,

e ancora chenti e quali catene coloro


si
il

meritino
ardire
te
.

che tanto in ci
,

lasciano trasportare dall'

De' quali
,

secondo

mio giudicio
io intendo

voi sie-

tutti

se quello vero che


,

che

voi

dovete aver detto

e continuamente dite perciocch


divenuta
,

mia moglie Sofronia


avavate data
j

dove

lei

a Gisippo
di-

non ragguardando che ah aelerno


conosce

sposto fosse che ella non di Gisippo divenisse


s

come per
'1

effetto si

al presente

ma mia, Ma per, ,

ciocch

parlar della segreta provedenza e intenzion

degl' Iddi pare a molti

duro e grave
di

comprendere
fatto s'

presupponendo che
cino
,

f;ssi

ninno nostro

impac-

mi
:

piace di condiscendere
,

a' cousigli

degli uo-

mini

de' quali dicendo


a'

mi converr
.

far
fia

due cose
alquanto

molto

miei costumi contrarie

L' una

o avvilire

me commendare, el' altra il Ma perciocch dal


.

biasimare alquanto altrui


vero n
,

nell'

una n

nelP altra non intendo partirmi


ria
11

e la presente mate,

richiede

il

pur far

I vostri rammarlcliil
,

pili

da furia che da ragione

incitati

cou continui mormo-

NOVELLA
ri!
,

VIIL
,

85

anzi romori
,

vitiip<?rnno

mordono dannano

Gisippo

perciocch colei m' ha data per


,

moghc

col
,

suo consiglio

che voi a

lui col vostro


sia

avavate data

laddove

io
,

estimo che egli

sommamente da comuna perocch


:

mendare
gli

e le ragioni son queste. L'

e-

ha

fnllo quello

che amico dee fare

1*

altra

per-

ch

egli
,

ha pi saviamente fatto che voi non avavate.

Quello
1'

che

le sanie leggi della


1'

amicizia vogliono che

uno amico per

altro faccia
,

non mia intenzion


che

di spiegare al presente
to

essendo contento d'avervi tan,

solamente ricordato di quelle


,

il

legame

della

amist troppo pi strnga

che quel del sangue o del

parentado

conci

sia cosa
>

che

gli

amici noi abbiamo

quali ce gli eleggiamo

parenti quali gli ci dh la

fortuna (i)
vita

perci

se Gisippo
,

am

pi

la

mia

che
io

la vostra

benivolenza
,

essendo io suo amico


.

come

mi tengo
alla
si

ninno

se

u dee maravigliare
,

Ma

vegnamo

seconda ragione

nella quale
lui

con pi

iustanzia vi

convien dimostrare

pi essere stato

savio che voi

non

siete

conci

sia

cosa che della provoi sentiate


.
,

videnzia degl' Udii niente

mi pare che

molto men conosciate della amicizia


che
sti'a
il

gli elTelti

Dico

vostro avvedimento

il

vostro consiglio e la vo,

diliberazione aveva Sofronia data a Gisippo


iilosofo
.
,

gio-

vane e

quell^di Gisippo

la

diede a giovane
,

e filosofo

Il

vostro consiglio la diede ad Ateniese

quel di Gisippo a

Romano

11

vostro ad

un
.

gentil gio-

vane

quel di Gisippo ad un pi gentile


,

Il

vosti*oad
.

un

ricco giovane

quel di Gisippo ad un ricchissimo


,

Il vostro

ad un giovane

il

quale non solamente non

(i)Nou.M.
UECAM. T. V.

m
r amava
che
sia
,

GIORNATA DECIMA
ma
appena
,

la

conosceva

quel di Gisippo
felicit e

ad un giovane
la

il

quale sopra ogni sua


1'

pi

propria vita
,

amava

che quello che

io dico

vero

e pi
,

da commendare che quello che voi


l'iguardisi a parte a parte
sia
.

fatto avavate

Che

io giogli

vane e
sludii
,

filosofo

come Gisippo

il

viso
,

mio e

senza pi lungo sermon farne


.

il

possono di,

chiarare

Una medesima

pari passo

mia e con sempre proceduti siamo studiando il


etk la sua e la
.

vero ch'egli ateniese


della cittk
si

ed. io

romano. Se
che

della gloria

disputer

io dir

io sia di citt libe-

ra ed egli di tributaria; io dir che io sia di citt don-

na di tutto '1

mondo
che

ed egli di

citt

obbediente alla

mia

io dir

io sia di citt fiorentissima d'


egli

arme

d'imperlo e di studli, dove


di

non potr
,

la

sua se non

studii

commendare
mi

Oltre a questo
assai

quantunque
,

voi qui scolar

veggiate

umile

io

non son
case

nato della feccia del popolazzo di


e
i

Roma Le mie
.

luoghi pubblichi di

Roma
,

son pieni d' antiche


annali romani
si

imagini de' miei maggiori

gli

tro-

veranno pieni di molti


sul

trionfi

menati da' Quinzii in

romano

capltolio

nA per vecchiezza marcita,


fiorisce la gloria del nostro no,

anzi oggi pi che

mai
,

me

Io nii taccio

per vergogna delle mie ricchezze


l'

nella

mente avendo che

ones^ povert

sia antico e

larghissimo patrimonio de' nobili cittadini di

Roma

La quale

se dalla opinione de' volgari dannata e son


i

commendati

tesori

io

ne sono
,

non come cupido


.

ma come

amato

dalla fortuna

abbondante

assai

conosco che

egli v'era

qui ( e dovea essere e dee ) caro


j

d' nver per parente

ma io non vi debbo per alcuna cagione meno essere a Roma caro, considerando
Gisippo

NOVELIA
che
(li

VI.

87

me

la

nvrete ultimo oste e utile e sollicito e

possente padrone (f ) cosi nelle pubbliche opportunitii

come
sigli

ne* bisogui privali


,

CWi dunque
,

lasciata
i

stai* la

\olunth

e con ragion riguardando


,

pia

vostri
?

concer-

commendcrh
.

che

([uegli del

mio Gisippo

to

niuno

adunque Sofronia ben maritala a Tito


,

Quinzio Fulvo

nobile

antico e ricco citladin di

Ro-

ma
si

e amico di Gisippo
,

per che chi di ci

si

duole o

rammarica non
si

fa

quello che dee n sa (]ueIlo che

egli
lersi

fa

Saraimo

foiac alcuni clie

diranno non dodolersi del

Sofronia esser moglie di Tito,

ma
,

mo-

do

nel quale sua


,

moglie divenuta

nascosamente,
.

di furio

senza saperne amico o parente a Icuna cosa

questo non miracolo n cosa che di nuovo avvenga

lo lascio stare volentieri quelle che gi contr' a volere


de' padri

hanno

mariti presi

e quelle che

si

sono
state

con

li

loro

amanti fuggite e prima amiche sono


,

che mogli
co' parli

e quelle che prima con le gravidezze e


i

hanno

matrimonii

palesati,

che con
;

la lin-

gua

od

Itagli fatti la necessit

aggradire

quello che

di Sofronia

non avvenuto

anzi ordinatamente, di-

scretamente e onestamente da Gisippo aTito stata data


.

E altri diranno colui averla maritata


,

ctii

di mari-

tarla

non apparteneva. Sciocche lamentanzeson queste


e da j)Oca consideraziou procedenti
>

e feuuuinili

^'oti

usa ora la fortuna di nuovo varie vie e istrumenti nuovi a recare lecose agli effetti diterminati. Che ho io a curare, se
il

calzolaio pi tosto
il

che

il

filosofo avr

d uu mio
occulto

fatto

secondo
,

suo gindicio disposto o


line

in

o in palese
(i)

se

il

buono
al

debbomi iobcu guarciuv av-

Pmlrmu

qui ala (nmIo IuUo

modo Llioo: palroniu,

vocalo, (liriiiui, faiulura.

88
dare
,

GIORNATA DECIMA
se
il

calzolaio
,

non

discreto

che
.

egli

pi non
lia

ne pos>a fare

e ringraziarlo del fatto


1'
,

Se Gisippo

ben Sofronia maritata


di lui

andarsi del
.

modo dolendo

una

stultizia superflua
,

Se del suo senno voi

non

vi confidate
,

guardatevi che egli pi maritar


il

ne possa

e di questa

ringraziate.

non Nondimeno do,

vete sapere che io non cercai n con ingegno

n con

fraude d' imporre alcuna macula

all'

onest e alla
:

chiarezza del vostro sangue nella persona di Sofronia


e

quantunque
,

io

Y abbia occultamente per moglie prerattore a torle la sua virginit,

sa

io

non venni come


la volli

n come nimico
il

men che

onestamente avere

vostro parentado rifiutando,

ma

ferventemente aclei
^

ceso della sua vaga bellezza e della virt di

co-

noscendo, se con quello ordine che voi forse volete dire cercata
voi
,

1'

avessi, che, essendo ella

molto amata da
1'

per tema che io a


1'

Roma
,

menala non ne
1'

av
,

essi,

avuta non

avrei

Usai adunque
e feci
,

arte occulta

che
,

ora vi puote essere aperta

Gisippo a quello
consentire in
1'

che

egli di fare

non
,

era disposto

mio

nome;
si
,

e appresso

quantunque ardentemente

amas-

non come amante


,

ma come

marito

suoi conlei
,

giugnimenti cercai
s

non appressandomi prima a

come

essa

medesima pu con
con

verit testimoniare
1'

che

io e colle debite parole e

anello

l'

ebbi spo-

sata,

domandandola
di s.

se ella

me
le
,

per marito volea, a che


pare ingannata
,

ella rispose

Se esser
,

non

io

ne son da riprender

ma

ella

che
il

me non domand
,

chi io fossi. Questo

adunque

gran male

il

gran

peccato

il

gran fallo adoperato da Gisippo amico e

da

me amante,

che Sofronia occultamente


il

sia

divenuta

moglie di Tito Quinzio; per questo

lacerate, minac-

olftte

e insidiate
,

NOVELLA Vili. E che au faresti (1) voi pia


>

89
,

se
l'

egli

ad un villano nd un
se
J 7

ril)<'ildo,

ad uu servo data
,

aves-

quali

caleiiL', (|ual

carcero

quali croci ci baatcrieil

no

Ma
il

la.sciamo ora star questo: egli venuto

teui'

p
re

(|ual(> io

ancora non aspettava


,

cio clic

mio
ho

padre
;

sia

morto

e che a

me

conviene a

Roma
,

tornav'

por che

meco volendone

Sofronia menare

palesato quello che io forse ancora v'avrei nascoso.


11

che, se savi sarete, lietamente comporterete: per,

ciocclu>

se

ingannare o oltraggiare
la

v' avessi

voluto

schernita

v('

poteva lasciare

ma

tolga Iddio via

questo
sa

che in romano
.

spirilo tanta viltaibergar pos,

giammai

Ella

adunque

cio Sofronia^ per con-

sentimento dcgl'iddii e per vigor delle leggi

umane

per lo laudevole senno del mio Gisip{>o e per (a) la

mia amorosa
ventura
pii\
,

astuzia

mia

La qual

cosa, voi per av-

che gP Iddii o che

gli idtri

uomini

savi

tenendovi
iose

bestialmente in due maniere forte a

me

no-

mostra

che

voi danniate
,

L' una Sofronia


,

tenendovi, nella quale pi


ragion non avete: e
le

che mi piaccia
il

alcuna
al
.

altra

trattar
,

Gisippo,

qua-

meritamente obbligali

siete

come nimico

JNelle

quali quanto scioccamente facciate io

non intendo

al

presente di pi aprirvi
re (3) che
(1)

ma come
gli

amici vi consigliai

si

pongano giuso
il

sdegni vostri e
le

cruo-

t faresti hanno
ili

tetto

Mannelli,

due alampe
:

allegate nel

Vocaliolario, l'viliaione
ni del

Livorno e quelladi Milano


il

fareste l'rdisiotolte

97

e del 73.
,

da rredoni che l'autore,

(|ua le

aciitera
fatti

queste novelle

com'egli dice, in umile itilo, uaMte Icunodiooii

idiolismi a quello (ine.


(a)

t Nel

tetto

Mannelli olamente per consentimento degli Iddi

e per vigor delle leggi e per la


(3)

mia amorosa

astuzia te.

yi

consigliare. I D. consigliare', cio consigliarei.G. rivoglio


.

consigliare, R. consigliarvi

MS.

vi va' eonsigliare

Rolli.

90^
ci presi si

GIORNATA DECIMA
lascino tutti
,

e che Sofronia

mi

sia

restitui-

ta

acciocch io Hetamente vostro parente


,

mi

parta e

\iva vostro

sicuri di questo

che o piacciavi o non

piacciavi quel che fatto, se altra menti operare intendeste


,

io vi torr

Gisippo

e senza fallo

se a

Roma
mal

]iervengo, io'riavr colei che meritamente mia,

grado che voi n' abbiate


ni

quanto lo

sdegno de' roma,

animi possa

sempre nimicandovi

vi

far per

esperienza conoscere
levatosi
])er

(0

Poich Tito cosi ebbe detto,


,

in
,

pi tutto nel viso turbato


d' aver

preso Gisippo

mano mostrando
s'

poco

cura quanti nel

tempio
ciando

n' erano, di quello crollando la testa, e

minac-

usci

Quegli

che
al

entro rimasono, in paralla sua

te dalle ragioni di

Tito

parentado e

amist
,

indotti e in parte spaventati dall' ultime sue parole di pari concordia diliberarono essere
il

migliore d'aver

Tito per parente


luto
,

poich Gisippo non aveva esser vo,

che aver Gisippo per parente perduto


.

e Tito
ritro-

per nimico acquistato


var (2) Tito
fosse sua
,

Per

la

qual cosa andati


lor

e dissero che piaceva

che Sofronia

e d' aver lui per caro parente e Gisippo


:

per buono amico


festa

e fattasi parentevole e
gli

amichevole
rimandaro-

insieme

si
si

dipartirono e Sofronia

no

La quale,

come

savia

fatta della necessit vir-

(1)
i

Qui

il

Boccaccio

fa

parlare Tllo in vero carattere

romano, poich

Romani eiano soinmanienle


le

vendicalT

e Cicerone luda altaiiienle

Lucullo perch, non che


</at

sue,

ma

le

paterne nimicizie perseguitasse,

paternas inimicitias

summa cam

laude persecuius

est.

Cic. in

vita Luculli.
(2)

vilo

f Sehhene, quando a'verhi andare e venire si fa seguitar d'un atiro verbo, si soglia preinellere a questo il segno del

l'in-

terzo

caso,

come
il

si

farehlie se lui seguitasse

un nome, nientedimeno
qui l'autore
.

si

pu

omiuetterc

detto segno,

come ha

fatto

NOVFJXAVm.
tu
1*
,

91.
,

amoro

il

qnal; aveva a f fislpiM

prpRtaninilr
ilov(?r<)ii

rivolse a l'ilo, e

vow

lui se

11*

aiuia llonia,

granilo onore fu ricevuta. Gisip|M) rininso&i in Aleno,

quasi da tutti poco a capital tenuto (i^,

dopo non
tutti

molto tempo per certo


gli di

briglie cittadine

con

cpio-

rasa sua povero e


esilio

meschino fu
.

d'

Atene

cac'iato

e dannato ad

perpetuo Nel quale stando Gisip-

po

e diventato non solamente povero


il

ma

mendico

come pot
vivo
lo
,

men male
Tito
i

Roma se
:

ne venne per proe saputo


lui

fHJre se di lui
,

si

ricordasse

esser

e a lutti

Romani
si

grazioso, e le sue case apparastar tanto


,

dinanzi ad esso
.

mise a
la

che Tito ven-

ne

Al quale

egli
,

per

miseria nella quale era


ingegnossi di
il

non

ardi di far motto

ma

farglisi

vedere,
:

acciocch Tito ricognoscendolo


l>er

facesse

chiamare

che

passato oltre Tito


avesse e schifatolo

e a Gisippo parendo che


,

veduto

1'

ricordandosi di ci che

gih per lui fallo aveva, sdegnoso e disperatosi di|)artl.

Ed essendo gi notte ed
za sapere dove
disideroso,
la citlhj
s' s'

esso digiimo e senza denari, sen,

andasse
in

pi, che d'altro, di morir


salvatico del-

avvenne

un luogo molto
si

dove veduta una gran


,

grotta, e in quella
,

(u)

per
ra e

islarvi quella notte

mise

e sopra

la

nuda

ter-

male
.

in arnese, vinto dal


,

lungo pianto s'addorli

ment
la

Alla qual grotta due

quali insieme erano

notte andati

ad imbolare
:

col furto fatto


,

andarono
,

in sul mattutino

e a quiston venuti

l'uno

che era

pi forte, uccise V altro e and via. La qual cosa aven-

(1)

Otaeifiai lettere

a capitale per avere in ittima, Jar caretliooe

pitale .
(a)

t Dove veduta una gran gretta, in quella

ecc.,

del 37.

c^
do Gisippo

GIORNATA DECIMA
sentita e
,

veduta

gli

parve

alla

morte mol,

to da lui dislderata

senza uccidersi egli stesso


,

aver

trovata via
i

e perci
,

senza partirsi
gi
il

tanto stette che


,

sergenti della corte


,

che

fatto

aveva sentito

vi

vennero ( i ) e Gisippo furiosamente ne menarono preso Il quale esaminato confess s averlo ucciso n
.

mai poi
cosa
il

esser potuto della grotta partirsi


,

per la qual
,

pretore

che Marco Varrone era chiamato


morire in croce
, s

comand che
lor
s'

fosse fatto

come

al-

usava.

Era Tito per ventura


il

in quella ora venuto


il

al pretorio,

quale guardando nel viso


il

misero conil

dennato

e avendo udito
,

perch

subitamente

riconobbe esser Gisippo

e mai-avigliossi della
:

sua

misera fortuna e come quivi arrivato fosse

e ardentis-

simamente disiderando

d' aiutarlo,

n veggendo alcuna

altra via alla sua salute se

non

d' accusar s e di scusar


;

lui

prestamente
il

si

fece avanti e grid


il

Marco Varro-

ne, richiama

povero uomo,

quale tu dannato hai,

perciocch egli innocente. Io ho assai con una colpa


offesi g' Iddii

uccidendo colui

il

quale
,

tuoi sergenti
ox*a

questa mattina morto trovarono


la

senza volex^e
.

con
si

morte

d'

un
,

altro innocente offendergli

Varrone
1'

maravigli
udito
;

e dolsegli che

tutto

il

pretorio

avesse

non potendo con suo onore


,

ritrarsi di far

quello che comandavan le leggi

fece indietro ritornar


:

Gisippo
si folle

e in presenzia di Tito
,

gli disse
,

come

fost

che

senza alcuna pena sentire

tu confessassi
la vi-

quello che tu
ta
?

non

facesti

giammai
il

andandone

tu dicevi che eri colui

quale questa notte avevi

(i)

Venne,
venne

il

testo

M.

Si avverta per, che nel detto

testo sta lo

ritocco

. ,

NOVELLA
ucciso
egli
1'

Vin.

93

l'

uomo, e questi or viene e dice che non tu


.

ma
erti

1m ucciso
e nssai
s)

Gisippo guard e vide che colui

Tito
Iute

bea conobbe

lui far questo per la sua sa

come

grato del servigio gi ricevuto da lui


disse;
&lla

Per che di piet piangendo


io
1*

Varrone, veramenle

uccisi

e In piet\ di

Tuo
,

min

salute

omat

troppo tarda. Tito d' altra parte diceva: protoro,


tu vedi
allato
,

come

costui forestiere
,

e senza
la

arme fu

trovato

air ucciso

e veder puoi
3

sua miseria dargH

cagione di voler morire

e perci liberalo, e

me, che

V ho meritato

punisci

Maravigliossi Varrone dellft

instauzia di questi due, e gi

presummeva ninno dov^

re esser colpevole

e pensando al

modo

della loro as-

soluzione, ed ecco venire


,

un giovane, chiamato Poblio Ambusto di perduta speranza e a tutti i Romani notissimo ladrone , il quale veramente V omicidio aveva
commesso, e conoscendo ninno
di (juello che ciascun
s'

de'
,

due

esser colpevole

accusava
la

Utnta fu la tenerez-

za che nel cuor


,

gli

venne per

innocenzia di questi
di-

due che da grandissima compnssion mosso venne


nanzi a Varrone
,

e disse

pretore

miei

fati

mi
:

traggono a dover solvere la dura quistion di costoro

non so quale Iddio dentro mi stimola


ti il

e infesta a dover-

mio peccato manifestare

e perci sappi niun di

costoro esser colpevole di quello che ciasctmo s

me-

desimo accusa. Io son veramente colui che quell'uo-

mo

uccisi
,

istamane in sul di
Ih vid' io

e questo

cattivello
io
i

che qui

che

si

dormiva mentre che


Io uccisi^

furti fatti divideva

con colui cui


;

Tito non
,

bisogna che io scusi


lui

la

sua fama chiara per tutto


:

non

essere

uomo

di tal condizione

adunque

libe-

g^'
ragli,

GIORNATA DECIMA
e di

me
.

quella

pena

piglia ( i )

che

le leggi

m' impongono Aveva


titaj

gi Ottaviano questa cosa

sen-

fattiglisi tutti

e tre venire, udir volle che cagion


il

movesse ciascuno a volere essere


quale ciascun narr. Ottaviano
li

condannato

la

due, perciocch eradi loro liber. Tito,

no

innocenti, e
il

il

terzo per

amor

preso

suo Gisippo, e molto prima della sua tiepidez,

za e diffidenzia ripresolo

gli fece raaravigliosa festa

a casa sua nel

grime

Il

men l dove Sofronia con pietose laricevette come fratello E ricreatolo alquanta
, .

e rivestitolo e ritornatolo nello abito debito alla sua


virt e gentilezza, primieramente con lui ogni suo teso-

ro e possessione fece comune, e appresso una sua sorella giovinetta


,

chiamata Fulvia
:

gli die

per moglie
il

e quindi

gli disse

Gisippo

a te sta
,

omai o

volerti

qui appresso di

me
1'

dimorare

o volerti con ogni cosa


.

che donata t' ho in Acaia tornare


dolo da una parte
d' altra
l'

Gisippo, costrignencitt
,

esilio

che aveva della sua

amore

il

qual portava debitamente alla grata


s'

amist di Tito, a divenir romano


a sua Fulvia
,

accord.

Dove con
sempre in

e Tito con la sua Sofronia

una casa gran tempo


giorno
,

e lietamenre vissero, pi. ciascun


,

se pi

potevano essere

divenendo amici
,

Santissima cosa

adunque

1'

amist (a)

non

sola-

mente

di singular reverenzia

degna
si

ma

d' essere

con

perpetua laude commendata

come

discretissima

ma-

dre di magnificenza e d' onest, sorella di gratitudine


I

or

Sifj ot
avrebbe dello
,

(i) "{ Altri

ma con minor vaghezza,

me danna a

quella pena ecc.


(2) Rileggi, o lettore,

allentnmenle l'epilogo di questa novella, e vedi


le

se niun filosofo giunse mai a definire in tulle

sue parti lauto profon-

damente l'essenza dell'amicizia. Mart.

NOVFXLA Vm.
e di carit
,

g5
,

e (V odio e d' avarizia nimica


,

sempre

senza pricgo aspettar

pronta a quello in altrui virtuo>

samente operare, che


Li cui santissimi
in

in

vorrebbe che fosse operalo.


si

effetti

oggi radissime volte

veggono

due

colpa e vergogna della msera cupidigia dei


la

mortali

qual solo

alla

propria

utilit

riguai-dando

ha

costei fuor degli estremi termini della terra in esilio


.

perpetuo relegata ()

Quale amore, qual ricchezza,


il

qual parentado avrebbe


ri di

fervore, le lagrime, e* sospifatti

Tito con tanta efficacia

a Gisippo nel cuor

sentire,

che

egli percicN la bella sposa, gentile e


fatta

amata
costei T

da

lui

avesse
leggi
,

divenir di Tito
,

se

non
le

Quali

quali minacce

qual paura
,

giovanili

braccia di Gisippo ne' luoghi solitari


ri
,

ne' luoghi oscu-

nel letto proprio avrebbe fatto astenere dagli ab,

bracciamenti della bella giovane


tntrice
,

forse
stati
,

talvolta

invi-

se

non

costei

(a)

Quali

qua' meriti,
di pei^

quali avanzi avrcbbon fatto Gisippo

non curar

dcre i suoi parenti e quei di Sofronia, non curar de' disonesti

mormorii del popolazzo


schemi
,

non curar delle befall'

fe e degli

per soddisfare

amico

se

non

costei

d' altra parte chi

avrebbe Tito senza alcuna

diliberazione (possnndosi egli onestamente (3) infigne-

re di vedere ) fatto prontissimo a procurar la propria

morte, per levar Gisippo dalla croce, la quale egli


so
si

stes-

procacci ava, se non costei? Chi avrebbe Tito senza


il

alcuna dilazione fatto libralissimo a comunicare

suo

ampissimo patrimonio con Gisippo


(i)
altra

al

quale

la for-

S'af verta che nel

lesto

Maan.
Quali

do|>o la parola relegata

aUto k

mano aggiunto obslano.


Quali legfi
ecc. fino a
siati

(a)
nelli
(3)

non

si

leg^

nel

tetto

Man

Qui onestamente

vale

aeeonciamente , deslramenU

96
tuna
il

GIORNATA DECIMA
suo aveva tolto
,

se

non

costei ?

Chi avrebbe

Tito senza alcuna suspizione fatto ferventissimo a concedere


la sorella
j

a Gisippo (i),

il

quale vedeva po,

verissimo

e in estrema miseria posto


gli

se

non

costei

Disiderino adunque
sorti

uomini

la
,

moltitudine de' cone la gran quantit


il

(2)

le turbe
,

de' fratelli

de' figliuoli

e con gli lor denari


,

numero
,

de' servis'

dori
1'

s'

accrescano
di questi
,

non guardino

qualunque

uno

ogni

minimo suo

pericolo pi temei

re, che sollicitudine aver, di tor via

grandi (3) del


tutto
il

padre o del
trario far
.1

fratello

o del signore

dove

con-

si

vede

all'

amico

(1) i"

La

sorella per moglie

a Gisippo,

il

lesto del

27.

(2) Il Ruscelli

non intende che

voglia dire c^nealamoUitudinede'' con-

sorti. Il

Vocab. spiega consorto: compagno o per parentado o per altra

cosa.
(3)
"t

La stampa

del

27

e quasi tutti

testi

hanno gradi,

e cos

pure

l'edizione fattasi in

Lucca dell'ottimo

testo.

Mai Deputati ci assicurano


cliia-

che in esso leggevasi grandi (come ancora in quell'altro da loro


niato
il

secondo); sebbene, dicon

essi,,,

non mancalo chi abbia len-


,.

tato di cancellare nell'ottimo la lettera


gli altri;

n perch'

e'

tornasse a dir

come

non avendo

^rac/j in questo luogo alcuno sentimento, dove

grandi

lo

ha ottimo,,.

quelle parole

ad ogni minimo suo


i

perico-

lo mette l'autore in opposizione queste altre

grandi

intendi per/coZi)-

del padre o del fratello o del signore


dal suggello

e questa antitesi, richiesta

qtn

medesimo,

bella e giudiziosa

molto.

*TM>1

07

NOVELLA
fi

IX.

Saladino informa di mercatante onorato da messcr Torello Fassi il passaggio Mcsser To.

rollo
si
:

d ui

termina alla donna sua a rimaritar,

preso

e per acconciare uccelli viene in


, il

la magnifica gratitudine di Tito


stata

A
notizia del Soldano
sbjatto riconoscere
,

quale

riconosciuto
.

sommamente l'onora MeS' ser Torello inferma , e per arte magica in tuia notte n' e recato a Pavia , e alle nozze che det" la rimaritata sua moglie si facevano , da lei
,

riconosciuto

con

lei

a casa sua se ne torna

vcva

alle

sue parole gih Filomena fatta fine

da
il

tutti

parimente era
deretano (a)

commendata (i), quando


,

Ke

il

luogo riservando a Dioneo


,

cosi

cominci a parlare.

Vaghe Donne senza alcun


cUe
dell'

fallo
'1

Filomena

in

ci

amisth dice, racconta


si

vero, e con ragione


lei

nel fine delle sue parole

dolse

oggi cosi poco da'


,

mortali esser gradita

se noi
,

qui

per dover corriprendergli, fosle sue parole;


,

reggere

difetti

mondani o pur per

simo,

io seguiterei

con diffuso sermone


il

ma

perciocch ad altro
nell'

nostro fine

me

caistoria

duto
assai

animo
,

di dimostrarvi forse

con una
delle

lunga

ma

piacevol per tutta


,

una

magni-

ficenxie del Saladino

acciocch per

le cose

che nella

mia
(i)

novella udirete^ se pienamente l'amicizia d'alcui Commendata mollo


Deretano aggettivo,
,

(lampa

lil

27.

{a}

e vale ultimo.

9
no non
diletto
s

GIORNATA DECIMA
pu per
li

nostri vizi acquistare

almeno
,

prendiamo del
,

servire

sperando che
.

quando

che

sia

di ci merito ci
,

debba seguire

Dico adunque che secondo che alcuni affermano


al

tempo

dello imperadore Federigo pri


si

mo,

a racqui-

stare la Terra santa

fece per
il

li

cristiani
,

un

general
si-

passaggio

La qual

cosa

Saladino
,

valentissimo

gnore e allora soldauo di Babilonia


sentendo
re
gli
,

alquanto dinanzi

seco propose di volere personalmente vedecristiani a


.

apparecchiamenti de' signori


,

quel pas-

jBagglo

per meglio poter provvedersi


,

ordinato in
d'

Egitto ogni suo fatto


pellegrinaggio
,

sembiante faccendo

andare in

con due de' suoi maggiori e pi savi


tre famigliari

uomini e con
mercatante
si

solamente

in

forma di

mise in cammino.
,

avendo cerche

molte Provincie cristiane

e per Lombardia cavalcan,

do per passare

oltre a'
,

monti

avvenne che
,

andando
scontra-

da Melano a Pavia
rono in un gentile
rello d' Istria

ed essendo gi vespro
il

si

uomo ,
,

cui

nome

era messer

To-

da Pavia

il

quale con suoi famigliari e

con cani e con falconi


suo bel luogo
il

se n'

andava a dimorare ad un
'1

quale sopra
vide
,

Tesino aveva Li quali


.

come messer Torci


stranier fossero
,

avvis che gentili nomini


.

e dislder d' onorargli

Per che

do-

mandando

il

Saladino

un

de' suoi famigliari


,

quanto

ancora avesse di quivi a Pavia


potesse d' entrarvi
,

e se

ad ora giugner

non lasci
:

rispondere al famigliavoi

re

ma

rispose egli

signori

non potrete a Pavia


.

pervenire ad ora che dentro possiate entrare

Adun-

que, disse

il

Saladino, piacciavi d' insegnarne, percioc,

ch stranier slamo

dove noi possiamo meglio alber:

gare. Messer Torcilo disse

questo far io volentieri

NOVELLA

IX.

99
Io nel

lo era test in pensiero d manJAre un di questi mici


iafin \iciu di Pavia per alcuna cosa
.

mander

eoa voi

ed

egli vi

conducer

in parte
.

dove voi alber*


pi discreto dei
egli avesse a

gherete assai convenevolmente


suoi accostatosi
,

al

g'

impose quello che


egli al
il

fare e utnudul con Joro: ed

suo luogo andatosene,

prestamente,

come

si

pot

meglio, fece ordinare una


fat-

cena e metterle tavole in un suo giardino; e questo


to, sopra
la porta se ne

venne ad

nspetlargli

Il

fami,

gUare ragionando co'


per cerio strade
re
,

gentili
,

uomini

di

diverse cose

gli trasvi

e al luogo del suo signo,

senza che cbsi se n' accorgessero


.

condotti gli eb,

be

Li quali come messer Torci vide


incontro ridendo disse:
.

tutto a pi fat-

tosi loro

signori,

voi siate

beu venuti
s'

Il

Saladino

il

quale accortissimo era

avvide che questo cavaliere aveva dubitato che


l'

essi

non avcsscr tenuto


tati gli

invito
,

se

quando

gli

trov invi-

avesse

perci

acciocch negar non potessero


,

d' esser la sera

con

lui

con ingegno a casa sua


,

gli

aveva condotti
re re
,

-,

e risposto al suo saluto

disse

messe-

se de' cortesi

uomini

1'

uom
,

si

potesse rammarii:a,

noi ci

dorremo

di voi

il

quale

lasciamo stare
avete
,

del nostro

cammino che impedito alquanto


la
,

ma,

senza altro essere stata da noi


meritata che d' jin sol saluto
tesia
,

vostra

benivolenza
si
.

a prender

alla cor-

come

la vosti*a

n' avete costretti


:

11
,

cavaliere

savio e

ben parlante
,

disse

signori

questa

che voi
conver-

ricevete da noi

a rispetto di quella che vi

si

rebbe

per quello che io ne' vostri aspetti comprenpovera cortesia


:

da

lia

ma

nel vero fuor di Pavia voi

non potreste
se
:

essere stati in luogo alcun

che buon
la

fos-

(ler ci

non

vi sia gi*ave

V avere alquanto

via

?o
traversala
,

GIORNATA DECIMA
per

un poco mea
i

disagio avere

cosi
,

dicendo

la

sua famiglia venuta dattorno a costoro


,

come

smontati furono
i

cavalli adagiarono
alle

e messer

Torello

tre gentili
,

uomini men

camere per loro

apparecchiate

dove

gli fece scalzare e rinfrescare al-

quanto con freschissimi


voli iufino
all'

vini, e in

ragionamenti piacegli

ora di poter cenare

ritenne

Il

Sala-

dino

e'

compagni

e' famigliari tutti

sapevan latinoj per


intesi
,

che molto bene intendevano ed erano

e pareva

a ciascun di loro che questo cavalier fosse


cevole e

il

pi pia-

1
,

pi.

costumato

uomo

e quegli che meglio

ragionasse

che alcun altro che ancora n' avesser ve-

duto

messer Torello d' altra parte pareva che co-

storo fossero magnifichl

uomini e da molto pi che


per che seco stesso
si

avanti stimato non avea

dolca

che

di
gli

compagni e di pi solenne convito quella sera


poteva onorare
.

non

Laonde e'
:

gli

pens di volere

la seguente

mattina ristorare

e informato
,

un
,

de' suol

famigli di ci che far voleva

alla

sua donna
,

che

sa-

vissima era e di grandissimo


via assai quivi vicina, e

animo

nel

mand a Pasi

dove porta alcuna non


i

serra-

va

appresso questo menati


cor-tese mente
gli
:

gentili

uomini nel
e'

giardino,

domand

chi

fossero,
cl-

Al quale

il

Saladino rispose

noi siamo mercatanti

pnani e di Cipri vegnamo e per

nostre, bisogne andia;

mo

a Parigi

Allora disse messer Torello

piacesse a
cosi fatti

Dio che questa nostra contrada producesse


gentili

uomini

clienti io

veggio che Cipri fa merca-

tanti

di questi ragionamenti in altri stati alquanto,


1'

fu di cenar tempo, per che a loro


la

onorarsi alla tavo-

commise
assai

e quivi

secondo cena sprovveduta^ fuserviti


.

rono

bene e ordinatamente

guari do-

NOVELLA
, ,

IX.
,

loi

Je tavole levate stettero

che

avviatodon

mewer

Torello loro essere stanchi


a riposare
,

in bellissimi letti gli mise

ed esso similmente poco appresso s'and a


famigliare
:

dormire.
ta alla

Il

mandato

a Pavia fc l'ambascia,

donna

la

quale non con femminile animo

ma con reale

fatti

prestamente chiamare degli amici


,

e de' servidori di messer Torello assai

ogni cosa op,

portuna a grandissimo convito fece apparecchiare


al

lume

di torchio molti de'piCi nobili cittadini fece al


,

convito invitare

e f torre panni e drappi e vaii


clic dal

compiutamente' mettere in ordine ci

marito
, i

era stato

mandato a dire
si

Venuto

il

giorno

gen-

tili

uomini

levarono

co' quali messr Torello


i

mongiiaz*
.

tato a cavallo e fatti venire

suoi falconi, ad

un

zo vicin

gli

men

e mostr loro

come

essi

volassero

Ma

dimandando

il

Saladin d' alcuno che a Pavia e al


conducesse, disse messer Torello;

migliore albergo
io sar desso
,

gli

perciocch esser mi vi conviene. Costo,

ro credendoci furon contenti

e insieme con lui enessi .tlla

trarono in

cammino Ed
.

essendo gih terza, ed

citth pervenuti,

avvisando d' essere al migliore albergo


alle

inviati

con messer Torello

sue case pervennero


cittadini

dove

gi

ben cin{uanta de' maggior


i

eran ve-

nuti per ricevere

gentili

uomini,

a' quali
.

subitamente
cosa
il

furon dintorno
ladino
e'

a' freni

e alle staffe
,

La qual
s'

Sa-

compagni veggendo
,

troppo

avvisaron ( i )

ci che era

e dissono

messer Torello, qu<to non


,

ci
(i)
(9)

che noi

v'

avamo (a) domandato


la

Assai n' avete

t TVoppo ben *owiiaron,

lUmp*
di

lei

37.
rrgisira quesl vore
ilei

vamo

\*t tihbUtmo

Il Pistulet

non

ni

pur

tra le antiche e

diiUMle. L'eilii.

Gr^orio de'Gregori

i5i6

ha abbiamo.

DECM. T. V.

102

GIORNATA DECIMA
,

questa notte passata fatto

e troppo pi che noi

non

vogliamo
andare
spose
:

perch acconciamente ne potevate lasciare


.

al cararain nostro

A' quali messer Torello


vi

ri-

signori, di ci che iersera

fu fatto so

io gra-

do
in

alla

fortuna pi che a voi, la quale ad ora vi colse


,

cammino
:

che bisogno vi fu divenire

alla

mia

pic-

cola casa

di questo di stamattina sar io tenuto a voi,


tutti

e con

meco insieme
,

questi gentili

uomini che
il

dintorno vi sono

a'

quali se cortesia vi par fare


,

ne-

gar di voler con loro desinare


volete
.

far lo potete
vinti
,

se voi

Il

Saladino

e'

compagni

smontarono, e
furono alle ca-

ricevuti da' gentili

uomini lietamente

mere menati

le quali

ricchissimamente per loro era-

no apparecchiate:
te era

e posti gi gli arnsi

da camminare
acqua

e rinfrescatisi alquanto, nella sala, dove splendidamen-

apparecchiato

vennero

data

1'

alle

mani

e a tavola messi

con grandissimo ordine e bello,

di molte vivande magnificamente furon serviti, intanto che, se lo iraperadore venuto vi fosse
,

non

si
il

sareb-

be pi potuto no
e'

fargli d' onore.

quantunque

Saladi-

compagni fossero gran


,

signori
si

e usi di

vedere
essi

grandissime cose

nondimeno

maravigliarono
,

molto di questo

e lor pareva delle maggiori


il

avendo

rispetto alla qualit del cavaliere,

qual sapevano che


il

era cittadino e

non signore

Finito

mangiare e

le ta-

vole levate, avendo alquanto d' altre (i) cose parlato,

essendo
i

il

caldo grande,

come

a messer Torel piacque,


s'

gentili

uomini
li

di Pavia tutti

andarono a riposare

ed esso con
entratosene

suoi tre rimase^ e con loro in

una camera

acciocch ninna sua cara cosa rimanesse

(i)

D\die,

il

testo

Mannelli e l'edizione

di

Milano.

NOVFXLAIX.
che
te essi

io3
si

veduta nonavc8c>ro,(itiivi

fece la sua valen-

donna chiamare. La quale essendo bellissima e gran-

de della persona e di ricebi vestimenti ornata, in mezzo


di

due suoi

figlioletti, clic

parevano due agnoli

se

ne

ycnne davanti a costoro e piacevolmente gli salut. Essi


vedendola
si

levarono in pi

e con reverenzia la rice-

veltono, e fattala seder fra loro, gran festa fecero de'due


belli suoi figliolelli
.

Ma
fu

poich con loro in piacevoli


,

ragionamenti entrata

essendosi altjuanto partito

messer Torello

essa piacevolmente
gli

donde
i

fossero e

donde andassero
ni cosi risposero
lora (i) la

domand. Alla qual

gentili

uomiAlin

come a messer Torello avean


viso disse:

fatto.

donna con lieto

adunque veggo
non

che

il

mio femminile avviso


di speziai grazia
vile

sarh utile, e perci vi prie-

go che

mi

facciate di
il

rifiutare
vi far
il

n avere a
venire
:

quel piccioletto dono

quale io

ma

considerando che le donne secondo

lor

piccol cuore piccolo cose


di chi

danno

pi

al

buono animo
del

dh riguardando che
.

alla quantit<H

dono

il

prendiate (a)
di robe,

fattesi

venire per ciascuno due paia

V un

foderato di drappo e l'altro di vaio,

non
tre

miga

cittadine n

da mercatanti
lini
,

ma

da signore, e
:

giubbe di zendado e panni


(i)
(9)

disse

prendete que-

Alla quale. Tetto M. t con maofcsto rrrore. N*^l \t%\a Mannelli era,, pi al buon animo
alla qu<iiilt

di chi

lU rguar|>oalo

dando, che

riguardiate :

ma

nel

margine fu

da

mano

diTersa del

dono,
ti

il

prendiate da tostlluirsi Ih voce riguardia-

te, \t quali parole

irovano alUea] nelle stampe del


ci

37

e del 73.

E ve' E
ad

ramrnte quella voce riguardiate aembra che


essendo che, per quanto a mti
ogni
|>are,

foue poala per errore,


ivi

non renda

buon senso.

modo

il

SaUiali, furie un po' troppo tenacemente attaccato

al libro

del Mannelli, pentitoti di

tTcca nel testo da lui ricorretlu dato luogo


tra
le .or-

ancor

egli al

cangiamento or acctnnato, Dell'ertala ripose

teiooi alla (juantit riguardiate.

., ,

o4
.

GIORNATA DECIMA
Io

ste

ho

delle robe

il

mio

signore

vestito
siete

con voi

L'

altre cose (

considerando che voi


,

alle vostre

donne lontani

e la lunghezza del
,

cammin
i

fatto e

quella di quel che a fare


netti e dllicatl
vi

e che

mercatanti son
vaglian poco
si
,

uomini

)
.

ancor che
I gentili

elle

potranno esser care


,

uomini

maraviglia-

rono

apertamente conobber messer Torello ninna


,

parte di cortesia voler lasciare a far loro

e dubita-

rono

veggendo

la nobilt delle

robe non mcrcatau-

tesche, di

non

esser

da messer Torello conosciuti,

ma
ma-

pure

alla
,

donaa

rispose 1'
,

un

di loro: queste son,

donna

grandissime cose
,

e da

non dover

di

leggier

pigliare
alli

se

vostri prleghi a ci

non

ci strgnessero

quali dir di no

non

si

puote. Questo fatto, essendo


,

gi messer Torello ritornato


tigli

la

donna

accomanda-

Dio

da lor
si

si

part

e di simili cose di ci (i),


fece provvedere a' fami-

quali a loro
gliari
.

convenieno

Messer Torello con molti prieghi impetr da


robe loro, con mes-

loro che tutto quel d dimorasson con lui: per che

polche dormito ebbero,

vestitisi le

ser Torello alciuanio cavalcar per la citt, e l'ora della

cena veauta, con molti onorevoli compagni magnifica-

mente cenarono. E, quando tempo fu,


re,

andatisi a riposa-

come

il

giorno venne, su

si

levarono, e trovarono in

luogo de'loro ronzini stanchi


ni, e

tre grossi pallafreni e


forti alli

buo-

slmilmente nuovi cavalli e


cosa veggendo
il

loro famigliari.

La qial

Saladino, rivolto a'suoi

comn

pagni, disse: io giuro a Dio che pi compiuto

uomo

pi cortese n pi avveduto di costui non fu mai: e se


(i)

A.

G.e

R. tolsew via di ci. f

Non

si

trova

n pur

nell'eclia.

del Gregori del

i5l6;

e veramente pare

che

sia di

solecchio: ad ogni

modo

c' nelle pi accredilale edizioni.

NOVKIXA
li

IX.
re verso di so,

io5
chcntc

re crlslani son
,

cosi
al

fatti

costui A cnvnlcro

soldano di Babilonia non ha


,

luogo d* aspettarne pure uno


ti

non che
veggiam

tanti

quan-

(i), per addosso andargliene,

che s'apparec-

chiano:

mn
.

iMippiendo che

il

rinunziargli

non avrebbe
gran

luogo, a&>ai cortesemente ringraziandone montarono a


cavallo

Messer Torello con molti compagni


gli

pezza di via

accompagn fuor
il

della citt

quan-

tunque

al

Saladino

partirsi

da messer Torello gra-

vasse ( tanto gi

innamorato se n'era), pure, slrignenil

dolo

1*

andata

preg che indietro se ne tornasse


gli fosse
il

Il
,

qual
disse
vi

quantunque duro
signori
:
,

partirsi

da loro
,

io

il

far poich vi piace (a)


voi vi siete
:

ma

cosi

vo' dire

io

non so chi
,

n di saperlo,

pi che
siate
,

vi piaccia

addomando ma
e a
i

chi che voi vi

che voi

siate

mercatanti non lascerete voi per


^

credenza a
Il

me

questa volta
git

Dio

\i

comando (3)
:

Saladino avendo

da
,

tutti

compagni di messer
mes-

Torello preso commiato


sere
,

gli

rispose dicendo

egli potrh

ancora avvenire che noi vi farem ve,

dere di nostra mercatanzia

per

la

quale noi

la
.

vostra
Partissi

credenza raOcrmercmo

e andatevi

con Dio

(i)

II

Mannetli aTrrrtl nel margine che

la

voce guanti mancata

nell'originale. Eata

non

ti

trova n pur ne' due altri miglior leali a pen-

na

ma

c' nella alampa del

27

e in quella del

73.

Il

Salviati leavea

dato luogo ancor egli, e leggesi nel teato da lui ripnrgalo,


rala che roiae in fine
,

ma

neU' ernel

iTendo cangialo d' avviao, ne


il

la

tolae via: e
1.

tuo libro degli TTertiraenli aopra


portandone
che
*i a'
il

Decameron

(l.

1.

l, r.

8) rape
laaciaie

paaso aenaa
la

la

detta tocc, dice che

coti dee

leggerti
il

intende

patticola che; rsiendo uaania del Boccaccio

addietro talor quella patlicella per una certa propriet della


per qualche altra cagione.
(a)
\ ('))

lingua e

i Poich

e' vi

piace,
il

il

SaWiali

t K* accomando ,

lesto del

37.

i-oS'

GIORNATA DECIMA
il

adunque

Saladino

e'

compagni con grandissimo


ancora non minore onoegli a lui fatto avesse
j

animo
tava
,

se vita gli durasse e la guerra, la quale aspet,

noi disfacesse

di fare
,

re (i) a mess.?r Torello

che

molto e
e atti e

di lui e della sua


fatti

donna e
,

di tutte le sue cose

ragion co' compagni

ogni cosa pi comil

mendando
compagni
te

(2).

Ma

poich tutto
,

Ponente non sen-

za gran fatica ebbe cercato


,

entrato in
:

mare

co' suoi

se

ne torn in Alessandria
dispose alla difesa
,
.

e pienamen-

informato

si

Messer Torello se

ne torn in Pavia
esser potessero
,

e in lungo pensier fu chi questi tre


al

n mai

vero aggiunse n
,

s'

appres-

Venuto
t
II

il

tempo

del passaggio

e faccendosil'ap-

(1)

Mannelli not
i

nel

margine die

la

voce onore nell'originale

non

era; e

Deputali

ci
1'

avveitono ch'essa mancava ancora in quel-

l'altro testo

cke, dopo

ottimo, stimato da
il

essi

il

migliore; e quindi

ebbero alcun sospetto che

Boccaccio potesse aver usata quella voce

minore
che
il

in forza di sustantivo neutro in luogo di

meno

alla stessa
A\

guisa
c^n.

Petrarca us sustantivamenle peggiore in luogo

peggio in

verso.

veggio

il

meglio ed
di

al

peggior m'appiglio,,,
in quell' altro

e migliore in luogo

meglio

Per

lo

migliore

al tuo desii" contese,,.

Ma
che

io
la

non me ne so persuadere per due


lingua

ragioni. Primieramente da ci
e peggiore per peggio

ammette migliore per meglio


altres

non

segue che debba ammettere


d'esempio,
disse
il

minore per mene, n, per cagione


di

altri dir

mai per lo minora in vece

per lo

meno , come

Petrarca per lo migliore in luogo di per lo meglio: ed in secos fatti

condo luogo quando


ricbledon
legali e si
1'

comparativi pigliano
,

ia

forza di sustantivo

articolo avanti a s

come

si

veduto negli esempi test al-

vede eziandio in quest'altro del Boccaccio: vattene per lo


la

migliore,,; enei luogo presente

voce minore
la

non n'ha n pu
onore o alcun' al-

averne. Laonde io tengo per fermo che qui


tra equivalente sia necessaria affinch
(2)
il

parola

senso non ne rimanga imperfetto.

tosi
le

t In qualche antica stampa leggesi questo periodo cos:,. Parli' adunque il Saladino ecc., molto di lui e della sua donna e di tutte
atti e fatti

sue cose e

ragion,, ecc.

e cosi leggono gli editori del 27.

NOVELLA IX.
pareccHUiniento grnnde per
ostante
se
i

107
lagrime,

lutto,

msaer Torello, non


le
si

pricglii delln

sua donna e

dispo-

ad andarvi del tutto : e avendo ogni appresto ( i ) ed essendo per cavalcare, disse
alla

fatto

sua donna, la
tu vedi,
ti

quale egli
io

sommamente amava: donna, come


s

vado

in questo passaggio
dell'

per onor del corpo e


le nostre

per salute
e
'1

anima
.

io

ti

raccomando

cose

nostro onore

perciocch io sono dell' andar

certo, e del tornare, per mille casi

che posson soprav-

venire

ninna certezza ho
,

voglio io che tu

mi

facci

una grazia

che che di

me s'

avvegna, ove tu non ab,

bi certa novella della mia vita

che tu m'

aspetti

un

anno

un mese e un
([iiesto di
,

di senza rimaritarti, incomincianio


:

do da
te

che

mi

parto

La dunna
,

che for-

piagneva

rispose
il

messcr Torello

io

non so come

io

mi comporter
;

dolore nel qual partendovi voi

mi

lasciale

ma, dove

la

mia
,

vita sia

pi furie di lui (a),

e altro di voi avvenisse


viver e

vivete e morite sicuro,

che io
sua
,

morr moglie
.

di messer Torello e della


disse
:

memoria

Alla qual messer Torello


,

donna

certissimo sono che

quanto in
j

te sar (3),

che questo

che tu mi prometti avverr


e
ta
se' bella e se'di

ma
la

tu se' giovane
la

donna

gran parentado, e

tua virt mol-

ed conosciuta per tutto: per

qual cosa io non du,

bito che molli grandi e gentili

uomini

se

niente di

me si
a'

suspioherH
;

non

ti

addimandino

a' tuoi fratelli

parenti

dagli stimoli de' quali

quantunque tu vuo-

(1) Appresto: pprrimenlo, pp^irrcrhiamento.


(a)

La mia

vita sia pi forte


di dir

ili

/mi, cio deIJo/ore, che

poro prima

ha dello: modo
(3)

molto bello.

Quanto in
le erti.

te

sar, per quaolo ta polni i tolto Ialino, ifuan-

IHM

o8
,

GIORNATA DECIMA
non
ti

gli

potrai difendere
a' voler loro
,

e per forza

ti

converr

compiacere

e questa la cagion per la


e

quale io questo termine

non maggior
che

ti

dimando-

La donna disse:
detto V* ho^ e
,

io far ci

io potr di quello

che

quando pure
,

altro far

mi

convenisse

io v' ubbidir di questo


te
.

che m' imponete, certamenfatti

Priego io Iddio che a cosi


rechi a questi tempi
.

termini n voi n
,

me
un
do
to

Finite le parole
,

la

donna

piagnendo abbracci messer Torello


anello
,

e trattosi di dito

gliele

diede dicendo | se
io vi rivegga
,

egli

avviene che io

muoia prima che


il

vedrete.

ad ogni

me quanEd egli presolo, mont a cavallo, e detuomo addio, and a suo viaggio: e pervenuricordivi di
in galea an-^
1'

to a

Genova con sua compagnia, montato


congiunse

via, e in

poco tempo pervenne ad Acri e con


si
.

al-

tro esercito de' cristiani

Nel quale quasi

mano a man cominci una grandissima infermeria(i) e mortalit La qual durante qual che si fosse 1' arto
. ,

la fortuna del

Saladino

quasi tutto

il

rimaso degli

scampati

cristiani

da lui a

man

salva fur presi e per

molte

citt divisi e
,

imprigionati: fra' quali presi mes-

ser Torello fu

ne

uno e in Alessandria menato in prigioDove non essendo conosciuto e temendo esso di


,

farsi conoscere,

da necessit costretto
egli era

si

diede a conciare
,

uccelli ,

di

che

grandissimo maestro
:

e per di

questo a notizia venne del Saladino


prigione
il

laonde

egli

trasse e ritennelo per suo falconiere. Messer


il

Torello, che per altro nome, che

cristiano, dal Sala-

(i)

f Cos F oltlmo

testo, la

stampa

de'

Deputati e

le

due

citale nel

Vocabolario. In quella del 27 infermit. Trovasi infermeria per influenza di malattie anche in Gio. Villani e in
colo,
i

altri

autori del

buon

se-

quali da infermare

fecero infermeria

come moria da morire.

NOVELLA
dine non era chiamato (
il

IX.
egli

109
non rconoscevat
1'

quale

il

suldano lui), nulamente in Pavia

animo nvea

e pi volle di fuggirsi aveva tentato n


fatto:

gli

era venato

per che esso, venuti Genovesi

{ter

ambasciadori
,

al Saladino por la

ricompera di
,

certi lor cittadini


alla

dovendosi partire

pens di scrivere
,

donna sua
,

come

egli era vivo


,

e a

lei
l'

come pi
;

tosto potesse

tornerebbe

e che ella

attendesse

e cosi fece

caramente preg un degli ambasciadori, che conoscea,


che facesse che quelle
tro in Ciel d' oro
,

alle

mani

dell'

abate di san Pie,

il

qual suo ilo era

pervenissero
,

in questi

termini stando messer Torello


,

avvenne

un giorno che
uccelli
,

ragionando con

lui

il

Saladino di suoi

messer Torello cominci a sorridere, e fece

uno

atto

con

la

bocca

il

quale

il

Saladino

essendo

casa sua a Pavia, aveva molto notato. Per lo quale atto


al

Saladino torn

alla

mente messer Torello, e cominci


;

fiso

a riguardarlo e parvegli desso


disse
?
:

per che
,

lasciato

il

primo ragionamento,
paese
rello
,

dimmi

cristiano, di

che

se' tu di

Ponente

Signor mio, disse messer Tocitt

io

sono lombardo, d' una

chiamata Pavia,
il

povero

uomo
,

e di bassa condizione.

Come

Saladino
,

ud questo
lieto disse
:

quasi certo di quel che dubitava

fra s

dato m' ha Iddio


fosse a
i

tempo
la

di mostrare a co;

stui

quanto mi

grado

sua cortesia

e senza

altro dire, fattisi tutti

suoi vestimenti ia
,

una camera

acconciare

vel

men

dentro

e disse: guarda, cristia-

no

se tra queste robe n'


.

alcuna che tu vedessi


,

giammai
vide

Messer Torello cominci a guardare

quelle
,

che

al

Saladino

aveva la sua donna

donate
fossero

ma non estim dover potere essere che desse ma tuttavia rispose signor mio niima ce
:
,

1 1

o
.

ne conosco

GIORNATA DECIMA E ben vero che quelle due


te
.

somigllarf

robe di che io gi con


capitarono
,

mercaianti
Allora
1' il

che a casa mia

vestito
,

ne fui

Saladino pi non
:

potendo tenersi

teneramente
,

abbracci dicendo
1'

voi siete messer Tore! d' Istria

e io son

uno

de' tre
;

mercatanti

a'

quali la donna vostra don queste robe


vostra

e ora venuto

qual

sia la

tempo di far certa la ma mercatanzia come


,
.

credenza

nel partirmi

da

voi dissi cbe potrebbe avvenire


sto

Messer Torello quee a

udendo cominci ad
,

esser lietissimo

vergo,

gnarsi;

ad

esser lieto d' avere avuto cosi fatto oste

vergognarsi che poveramente gliele pareva aver rice-

vuto

A
ma

cui

il

Saladin disse

messer Torello

poich

Iddio qui mandato

mi

v'
il

ha

pensate che non io ora.

mai

voi qui siate

signore

E
il

fattasi la festa in-

sieme grande, di

reali vestimenti
i

f vestire

nel
,

cospetto menatolo d tutti

suoi maggiori baroni


,

molte cose in laude del suo valor dette

comand che
,

da ciascun
rato fosse

che

la sua grazia avesse cara


la

cosi

ono-

come
quali

sua persona
,

Il

che da quindi ingli altri


,

nanzi ciascun fece


signori
,

ma

molto pi che
stati

due

li
.

compagni erano

del Saladino in
,

casa sua

L' altezza della subita gloria


s

aella quale

messer Tore!

vide

alquanto
,

le

cose di

Lombardia
al

gli trassero della

mente
le

massimamente perciocch
zio

sperava fermamente

sue lettere dovere essere


,

pervenute
stiani
,

Era

nel

campo

o vero esercito de' cri,

il

di

che dal Saladino furon presi

morto e
,

seppellito

un

cavalier provenzale di piccol valore


:

il

cui
cosa

nome
,

era messer Torello di Dignes

per

la

qual

essendo messer Torello d' Istria per la sua noconosciuto


,

bilt per lo esercito

chiunque ud dir

NOVELLA
mcaser Torello morto
d'Istria, e
,

IX.

Ili

credette di inesser
il

Tord

non

di

quel di Dignes; e

caso che so-

pravvenne della presura non


nati
:

lasci sgannar g* iogan-

perdio multi
,

Italici

tornarono con questa no-

vella

tra'
st'i

quali furono de' si presuntuosi, che ardiroa


stati alla

di dire

averlo veduto morto ed essere

sepol-

tura

La qual
,

cosa saputa dalla donna e da' parenti

di lui

fu di grandissima e inestimabile doglia cagio,

ne

non solamente a loro


r avea
il
.

ma

a ciascuno che conoa mostrare qual fosse

sciuto

Lungo sarebbe
ti'islizia

e quanto

dolore e la
,

'1

pianto della sua


tribula-

donna

la

quale

dopo alquanti mesi che con

zion continua doluta s'era e a

men

dolersi avea co-

minciato

essendo ella da' maggiori uomini di


,

LomIl

bardia domandaui

da' fratelli e dagli altri suoi pa.

renti fu cominciata a sollicitarc di maritarsi


ella

che

molte volte e con grandissimo pianto avendo ne,

gato

costretta
i

alla

Gne
,

le

convenne

far quello

che
ella

vollero

suoi parenti

con questa condizione, che


,

dovesse stare, senza a marito andarne


ella

tanto

quanto
in
,

aveva promesso a mcsser Torello

Mentre

Pa-

Ta eran le cose della donna in questi termini

e gi

forse otto di al termine del dovere ella andare a


rito eran vicini
,

magli

avvenne che messer Torello in Alesdi

sandria vide

un

uno

il

qual veduto avea con


la

ambasciadori genovesi montar sopra

galea che a
,

Genova ne venia

per che

fattolsi

chiamare

il

do-

mand che
fosscr giunti

viaggio avuto avessero e


.

quando a Genova
signor mio, malin Greti sentii, l

Al quale

costui disse
,

vagio viaggio fece la galea

si
,

come

dove

io rimasi
,

perciocch

essendo ella vicina di

Cicilia

si

lev una tramontana pericolosa che nelle

12

GIORNATA DECIMA
,

secche di Barberia la percosse


sia (
I

n ne scamp t&
fratelli vi

e intra gli altri

due miei

perirono
fede
,

Messer Torello dando


eran verissime
,

alle parole di costui


il

che
a e

e ricordandosi che

termine

ivi
,

pochi di finiva da lui domandato

alla

sua donna

avvisando niuna cosa di suo stato doversi sapere a

Pavia
ritata

ebbe per costante


:

la

donna dovere
cadde
,

essere
,

ma-

(2)

di che egli in tanto dolor

che pen-

il mangiare e a giacer postosi diliber di moLa qual cosa come il Saladin senti, che sommamente 1' amava venuto da lui dopo molti prieghi e

dutone
rire
.

grandi

fattigli

saputa la cagion del suo dolore e della


il

sua infermit

biasim molto che avanti non gliele


il

aveva detto

e appresso
,

preg che

si

confortasse , af,

fermandogli che

dove questo facesse

egli

adopere,

rebbe

si

che

egli
.

sarebbe in Pavia al termine dato

dissegli

come
,

Messer Torello dando fede

alle parole

del Saladino

e avendo molte volte udito dire che ci


s'

era possibile e fatto

era assai volte


il

s'

incominci a
si

confortare e a solllcitare
liberasse
.

Saladino che di ci
,

di-

Il

Saladino ad

un suo nigromante
,

la cui

arte gi esperiraentata aveva

impose che

egli vedesse

via

come messer Torello


.

sopra
cui
il

un

letto in

una notte

fosse portato a Pavia

nigromante rispose che


il

ci sarla fatto

ma

che

egli
,

per ben di lui


torn
il

facesse

dormire

Ordinato questo
,

Saladino a mes-

ser Torello

e trovaudol del tutto disposto a volere

(ij

"f
il

Osservisi testa intece di persona alla foggia

eie'

Latini, Notis-

simo

fain cari capllis di Oiazio in questo modesirao senso.

(2) Si avverla

che nel lesto Mannelli


altra n.ino

si

legge maritata,

ma

che

stato coiretlo

ila

rimaritata

f Rimaritata

anche nella

stampa del 27.

, , ,

..NOVELLA
pure eMero in Pavia
e
,

IX.
,

ii3
e esser poteseo,

al

termine dato

non

potesse
,

a voler morire,

gli disse cosi:

mes-

ser Torello

se voi affelluosaraente

amate

la

donna
,

vostra e che ella d' altrui

non divegna dubitate

sallo

Iddio

che in parte alcuna non ve ne so riprendere

perciocch di quante donne


colei
li

mi parve veder mai


il

ella

cui costumi
st<ir

le
,

cui maniere e

cui abito

lasciamo

la bellezza

che

fior

caduco, pi mi

paion da commendare e da aver care ( i ). Sarebbemi


stato carissimo
,

poich
,

la

fortuna qui v' aveva


io viver
,

man-

dato

che quel tempo

che voi e

dobbiamo,
si-

nel governo del regno

che

io tengo
.

parimente

gnori vivuti fossimo insieme

se
,

questo pur non

mi dovea
cader

esser

conceduto da Dio
,

dovendovi questo
al ter-

nell'

animo
,

o di morire o di ritrovarvi ,
,

mine

posto

in Pavia

sommamente
,

avrei disiderato

d' averlo saputo a

tempo
,

che io con quello onore


la

con quella granderza


vostra virt merita
11
,

con quella compagnia che

v* avessi fatto porre a casa vostra.


,

che poich conceduto non


,

e voi pur disiderate


,

d' esser l di presente

come

io posso
.

nella

forma

che detta
rello disse

v'
:

ho ve ne mander

Al qual messer To-

signor mio, senza le vostre parole, m'han-

no
ria

gli effetti assai


,

dimostrato della vostra benivolen-

la

qual mai da
;

me

in

si

supremo grado non fa


,

meritata

e di ci che voi dite

eziando non dicen-

dolo

vivo e morr certissimo:

ma

poich cosi preso

(i) Si iTTerta

che nel margine del testo Mannelli italo aggiunto,

dopo

la

|>atola

care,

la

altra

mano, che di

ifuanle

donne

io vt^i

giammai
i Qu( sia giunta
i di opraccariro
.

al

periodo, essemloai gii detto di

quante donne mi parve veder mai

1 1

GIORNATA DECIMA
partito
, ,

ho per
di fare

io vi priego
,

che quello

che mi dite

si

faccia tosto

perciocch domane l'ultimo


aspettato
fornito
la
.
.

di che io

debbo

essere

Il

Saladino disse
il

che ci senza

fallo era

seguente d

attendendo di mandarlo via

vegnente notte, fece

il

Saladin fare in una gran sala


letto di materassi
,

un

bellissimo e ricco
la loro

tutti

secondo
,

usanza

di
col-

velluti e di drappi
tre lavorata a certi

ad oro

e fecevi por suso

una

compassi (i) di perle grossissime


,

e di carissime pietre preziose


stimata infinito tesoro
,

la

qual fu poi di qua


cosi

e
.

due guanciali quali a

fatto letto si richiedeano

questo fatto

comand
,

che a messer Torello

il

quale era gi forte


,

fosse
la

messa in dosso una roba


ricca e la pi bella cosa

alla guisa saracinesca

pi

che mai

fosse stata

veduta
sue
ora

per alcuno

e alla testa alla

lor guisa
.

una

delle
1'

lunghissime bende ravvolgere


tarda
,

Ed

essendo gi

il

Saladino con molti de' suoi baroni nella case n'

mera
glisi a

dove messer Torello era

and

e posto-

sedere allato, quasi lagrimando adir cominci:


,

messer Torello
s'

l'

ora

che da voi divider mi dee

appressa

e perciocch io

non posso n accompa-

gnarvi n farvi accompagnare, per la qualit del cammino che a fare avete che noi sostiene qui in camera da voi mi convien prender commiato al qual
,
,

prendere venuto sono


v'

perci prima

che

io a

Dio

accomandi

vi priego

per quello amore e per quel,

la amist la quale tra noi

che di

me vi

ricordi, e, se
voi,

possibile

anzi che

nostri

tempi finiscano, che

avendo in ordine poste

le vostre cose di

Lombardia ^

(i)

Compasio, compartimento, spartlmento.

NOVFXTAIX.
una
volta
ili

ii5
io

almeno

n veder

mi vegnate, acciocch
che ora per

possa

quella (i), essendomi d' avervi veduto

ral-

legralo

quei dlietto (a) supplire

la

vostra fretta

mi convien commettere;
non
,

e infino che

questo avvenga
e di quelle cose
(l)

vi sia grave visitarmi


,

eoa

lettere
j

che vi piaceranno

richiedermi

In quella e

in quello', posti

TTetLialmente JenoUno

trn)i>o, e
il

Ttglioiio in queir ora in quel

punto, in quel mentre. VeJi

Bembo

Ub, 3
(a)

pg. 343.

t
li ti

II

tetto

Mannelli

secondo

la

tUmpa

Lacca, ha diUtto^ e

rod anoora
motlo

nella

edixione del 27. Egli da

crederti che allo ttrito

legga etiaitdio negli altri tetti a penna, de* quali, oltre all'otserfirot.o
i

timo,

Deputali e

il

caT. Salviali nelle


,

loro ediiioni; erli' ella

aendocltc ritennero quetta lesione ancor etti

con tuUo

tia er-

ronea ed atsurda, tenta fare


diletto

il

menomo cenno
il

di verun* altra.

Leggesi

anche

nftl

tetto a

penna

della Bililioteca di

Modena, che ho meostampa


al

tovilo ancora.,, Maravigliomi, dice

Rolli, Irovar questo patso enienla

dato solamente da Aldo e Ruscelli,,. S n'avesse contultata


di

Gregorio

de'

Gicgori,

avrel)l>e

veduto

clut

Niccol Delfno,

qual
loro
le

duhhiamo quella edsione, area corretto questo luogo prima

di

Non

m'accusi d'incoerensa

il

lellore te,

avendo

io altrove

hinimate
all'

corrcsioni fatte di fantasia, io ne adotto qui


(le* tetti

una contro
il

autorit

pi ripuliti; perch passa gran

divario tra
I'

correggere arhi-

trariaroenle errori per lo pi immaginarli e


(liiio

emendar con maturo giue legittima lor lesio-

luoghi certamente visitt e rettituitli alla era


il

ne.
alla

Quando

luogo i Korretlo evidentementee lalesione, da sostituirsi


la

erronea, eviilentemenle
il

genuina, un editore anche


il

il

pi religioso che l'atte-

verso

testo dell'autore

pu, ansi dee correggerne

fallo;

nersi dal farlo sarebbe in questo caso

non
il

rrligioaili

ma
.

superstisione;
la

e te

la

prima necessaria a conservare

lesto nella
gli

sua purit,

seil

conda non servirrbl)e se non a perpetuarne

errori

Poniamo che

Boccaccio medesimo avesse qui scritto diletto e non di/elio: non


chiaro che
li

egli

sarclilM

venuto

fatto inavvertilanicnte e

contra

la

sua io-

ienaione un'/ in luogo d'un'y, stante che Ji7r//o in questu luogo repugna
e ali* propriet della lingua ed
te dijetto
?
II'

al

senso, evi

si

richiede indispensabilmen-

prrcli

duncjue non sarebbe da emendarsi un trascorso di


il

peana

dt

autore roetlesimo,

quale

manifesto P
1 ,

Anche mons. Boi/(jwi<

tari corresse

quel luogo

dell'

Aminl(att.

se.

Nuovi

ed Orffi

M facendo,. Nuovi Lini ed Orfei ( quantunque n tao originale del Tasso ) e n' eble lode.

ci fosse

lumi nel medc'*

'

**'

ii6
va
le far

GIORNATA DECIMA
uom
che
vile

che pi volender per voi che per alcuno


certamente
.

Messer Torello non pot

lagrime ritenere; e perci da quelle impedito con po-

che parole e
il

rispose, irapossibil

che mai

suoi benefici

suo valore di mente

gli uscissero,
,

e che senza fal,

lo quello che egli gli

comandava
Per che
;,

farebbe

dove tem-

po
se

gli fosse prestato

il

Saladino teneramente
gli dis-

abbracciatolo e basciatolo
:

con molte lagrime

andate con Dio

e della

camera
s*

s'

usci

e gli altri
,

baroni appresso

tutti

da

lui

accommiatarono
Ih

e col

Saladino in quella sala ne vennero


fatto
il

dove

egli

aveva
il

letto

acconciare

Ma

essendo gi tardi, e
,

ni-

gromante aspettando

lo spaccio e affrettandolo
j

venne

un medico con u

beveraggio

fattogli

vedere (i)
,

che per fortificamento

di lui

gliele

dava

gliel fece

berej n stette guari che addormentato fu.

cosi dor-

mendo

fu portato per
,

comandamento
e
s la

del Saladino in

sul bel letto

sopra

il

quale esso una grande e bella


,

corona pose di gran valore

segn

che apertaalla

mente fu poi compreso quella dal Saladino


di messer Torello esser
dito a messer Torello

donna

mandata

Appresso mise in

uno

anello, nel quale era legato

un carbuncolo
reva
,

tanto lucente che

un
si
,

torchio acceso pa-

il

valor del quale appena


gli fece

poteva stimare
il
.

Quindi
to
sto

una spada cignere

cui guemiraen-

non

si

saria di leggieri apprezzato

oltre a

que-

un fermaglio (2) gli f davanti appiccare, nelqual erano perle mai simili non vedute con altre care pietre
(i)

FaUogli vedere per

tlalogli a

credere, a vedere, avvertilo per raro

uialo.
(2)

Fermaglio

quello che oggi diciamo

pendente che

si

porta con

catena

laccio davanti al petto;

Yocah. ornamento, e

gioiello semplice.

NOVELLA
I8iai.

IX.
di lui

i7
due
,

poi da ciascun de'

lati

graudissiini

bacin d' oro pieni di doble

fc

porre

e molle reti di
,

perle e auelU e cinluro e altre cose

le quali

lungo

sarebbe a raccontare,
sto fallo
,

gli fece

metter dattorno.
,

E que-

da capo basci uiesser Torello e al uigromante disse che si spedisse ; per cbe iucontaneote in presenza del Saladino il letto con tulio messer Torello fu tolto via
,

il
.

Saladino co' suoi baroni di lui ra-

gionando
in

si

rimase

Era
,

gii

nella chiesa di san

Piero
,

Ciellpro

di Pavia

si

come dimandato avea


tulli
,

sta

lo posato

messer Torello con


,

sopraddetti gioielli

e ornamenti
il

e ancor
il
:

si

dormiva

quando, sonalo gi

matlutino
in

sagrestano nella chiesa entr con

un
il

lume

mano
,

e occorsogli di vedere sabilamente


si

ricco letto

non solamente
,

maravigli
si
,

ma

avuta
11

grandissima paura
le
1'

indieUro fuggendo

torn.
si

qua-

abaie

e*

monaci veggcndo fuggire


.

maravigliala dis-

rono e domandarono della cagione


se lo
.

Il

monaco

O
u

disse l'abate
se' in

si

non

se'
,

tu oggimai fanciul-

questa chiesa nuovo


ti

che lu cos leggiernoi,

meute paventar
chi
t'

debbi
.

Ora andiam
nella

veggiamo
,

ha

fallo

baco (i)
i

Accesi adunque pi lumi


chiesa entrali
,

r abate con
quello
timidi

tulli

suol

monaci

videro questo letto cosi maraviglioso e ricco


il

e sopra

cavalier che

dormiva

mentre dubitosi e

senza punto al letto accostarsi , le nobili gioie


,

riguardavano

avvenne che
,

essendo la virt del bedestatosi

veraggio consumata

che (a) messer Torci

(i)

Fare baco
,

e fitrt baco baco i un certo tcherto per far paura


il

^ iMnibioi
(a)

copread(M

olio

, il

che

ti dice

auche far bau bau


dtlla

A-venne cha

ecc.

the metter ecc. una


la

due

pallici. Ile

die

I luliiu su|h:IIiiii.

A. loUvoe

ptima. RjU.

DIiCM.

T. V.

/
1 1

GIORNATA DECIMA
un graa
1'

gitt

sospiro

Li monaci come questo videspaventati


,

ro e

abate eoa loro


,

e gridando

Do-

mine, aiutaci
gli

tutti

fuggirono. Messer Torello, aperti


,

occhi e dattorno guatatosi


s ssere l

conobbe manifesta;

mente

dove

al

Saladino domandato avea


:

di che forte fu seco contento

per che a seder levatosi

e partitamente guardato ci che dattorno avea, quan-

tunque prima avesse

la magnificenzia del

Saladin cono-

sciuta, ora gli parve maggiore, e pi la conobbe.

Non

pertanto, senza altramenti mutarsi, sentendo


fuggire, e avvisatosi il perch, cominci per

monaci

nome a chia-

mar
ch

l'abate e a pregarlo che egli


egli era

non

dubitasse, percioc-

Torel suo nepote. L' abate udendo questo

divenne pi pauroso, come colui che per morto l'avea


di molti mesi innanzi
j

ma dopo
,

alquanto da veri ar,

gomenti rassicurato
il

sentendosi

pur chiamare
lui
.

fattosi

segno della santa croce


:

and a
,

Al qual mes?

ser Torel disse

o padre mio
,

di che dubitate voi


d' oltre

Io

son vivo

la
,

Dio merc e qui

mar

ritornato
,

L' abate

con tutto che

egli avesse la
,

barba grande
il

e in abito arabesco fosse

pure dopo alquanto


,

raffi-

gur
disse

e rassicuratosi tutto
figliuol
ti

il

prese per la
j

mano

e
:

mio

tu

sii il

ben tornato

e seguit
,

tu non

dei maravigliare della nostra paura

per-

ciocch in questa terra non ha

uomo che non


tanto che io
,

creda

fermamente che tu morto

sii

ti

so dire

che madonna Adalieta tua moglie


e dalle minacce de' parenti suoi
lere (i)
, ,

vinta da' prieghi

e contro a suo vo-

rimaritata
,

e questa mattina ne dee ire al

nuovo marito

e le nozze e ci che a festa bisogno fa

(i)

f Contro suo

volere

la

stampa del 27.

NOVELLA
upparccchiato
ricco letto
fc3ta
,
.

IX.

H9
il

Meuer Torello
all'

levatosi d' iu su

e fatta

abate e

a'

monaci maravigliosa
con
al-

ognun preg che

di tjucsta sua tornata

cun

uuii parlasse iiifino a tauto

che

egli

non avesse

una sua bisogna


infno a quel
lieto delle

fornita

Appresso
,

({ucsto, fatto le ric-

che gioie porre in salvo


sue fortune

ci che avvenuto gli


all'

fosse

puuto raccont
,

abate

L' abaie

con

lui insieme

rend grazie
1'

a Dio

Appresso ({uesto domand messer Torel


il

a-

bate chi fosse

nuovo marito
.

della sua

donna
:

L' aavanti

bate gliele disse

cui messer

Torci disse

che di mia tornata


contenenza
ze
;

si

sappia

io intendo di

veder che

sia
,

quella di

mia mogliere

in queste nozsia

e perci

quantunque usanza non


fatti

le

persone

religiose

andare a cosi

conviti

io voglio

che per

amor
al

di

me

voi ordiniate che noi v'andiamo. L' abiite


',

rispose che volentieri

e,

come
il

giorno fu

fatto,

mand
che

nuovo sposo dicendo che con un compagno voleva

essere alle sue nozze.

Acu

gentile

uomo
1'

rispose

molto
re
,

gli

piaceva

Venula dunque
,

ora del mangia,

messer Torello in quell' abito

che era
,

con

1'

a-

bate se u' and nlla casa del novello sposo


viglia guatato

con mara-

da chiunque
abate a
tutti

il

vedeva,

ma

riconosciuto

da nullo

l'

diceva lui essere un Sara-

cino mandato dal soldano al re di Francia ambascia-

dor

Fu

aduu(|ue messer Torel messo ad una tavola


alla

appunto vimpetto

donna sua
,

la

quale

egli

cou

grandissimo piacer riguardava


turbata di queste nozze
.

e nel viso

gli

pareva

EUla similmente alcuna volta

guardava

lui

non

gih per

conoscenza ( i ) alcuna che

20

GIORNATA DECIMA
che
la

ella n' avesse^

barba grande e
ella

lo strano abito, e
,

la ferma credenza
gliele toglievano
.

cTie

aveva che fosse morto

Ma

poich tempo parve a messer


si

Torello di volerla tentare se di lui


tosi in

ricordasse

reca-

mano F

anello che dalla donna nella sua partita


,

gli era stato

donato
lei

si

fece chiamare
,

un

giovinetto

che davanti a
alla

serviva

e dissegli

di

da mia parte

nuova sposa, che


,

nelle

mie contrade s'usa, quando


qui
,

alcun forestiere

come
,

io son

mangia
,

al

convito

d'alcuna sposa nuova

come
sia a

ella

in segno d' aver


,

caro che egli venuto vi

mangiare

ella la
,

coppa
la {|ua-

con
le,

la

qual bee
il

gli

manda piena
la

di vino

con

poich

forestiere

ha bevuto quello che


,

gli

piace,
.

ricoperchiata la
giovinetto f
1'

coppa

sposa bee

il

rimanente

1 1

ambasciata alla donna


savia
,

la quale, s co-

me costumala e
barbassoro
ta
,
,

credendo costui essere un gran


d' avere a
,

per mostrare

grado

la

sua venu,

una gran coppa dorata

la

qual davanti avea

co-

mand che levata fosse ed empiuta di vino e portata al gentile uomo e cosi fu fatto. Messer Torello avendo,

ai
il

r anello di

lei

messo in bocca

si

fece che

bevendo

lasci cadere nella


,

coppa
,

senza avvedersene alcu-

no d

poco vino

lasciatovi

quella ricoperchi e
,

man-

alla

donna

La
,

quale presala
scoperchiatala
,

acciocch
se la

l'

usanza
,

di lui compiesse

mise a bocca
,

e vide

1'

anello e
;

senza dire alcuna cosa

alquanto

il

riguard

e riconosciuto che egli era quello che dato


,

avea nel suo partire a messer Torcilo


guardato colui
scendolo
la tavola
,

presolo

e iso

il

qual forestiere

credeva e gi cono-

quasi furiosa divenuta fosse, gittata in terra


,

che davanti aveva

grid

questi

il

mio

si-

gnore, questi veramcute messer Torello.

corsa alla

NOVFtXAIX.
tavolfl nlla

m
vero rlgiianlo
n'

(pmle esso sotlovn

.vrn/a
la

suoi drappi o a cosa che sopra


oltre

tavola fosse, gittatasi

quanto

pott>,

l'abbracci strettamente, n^ mai

dal suo rollo fu potuta, per detto o per fallo d'alcuno

che quivi

fosse, levare iufno a


le

tanto che per messer

Torello non

fu detto che alquanto sopra s stesse,


le
,

perciocch tem{io da abbracciarlo


prestato assai
.

sarebbe ancor
essendo
gih le
,

Allora olla dirizzatasi


,

nozze tutte turbate


lo racquisto
gli
,

e in parte pi liete che


,

mai

per
e-

d'un

cos fatto cavaliere

pregandone

ogni

uomo

st'^tte

cheto

Per che raesser Torello

dal d della stia partita infino a quel punto ci che av-

ventilo
'

gli

era a tutti narr, concliudendo


,

che

al

gcn-

tile

uomo
la

il

quale

lui

morto credendo aveva per sua


,

donna

sua moglie presa

se egli essendo vivo la


Il
,

si

ritoglieva,

non doveva spiacere.

nuovo sposo,

qiian-

tunrpie alquanto scornato fosse

liberamente e

com
snella

amico

rispose
,

ohe delle sue cose era nel suo volere


li

quel fame
e
lo
la
,

che pi

piacesse.

La donna e
si

l'

corona avute dal nuovo sposo quivi

lasci, e

quel-

che della coppa aveva


la

tratto

mise, e simile;

mente
no

corona mandatale dal soldano

e usciti della

casa dove erano, con tutta la


alla casa di

pompa
lutti

delle nozze infi.

messcr Torci se n' andarono


i

quivi
,

gli sconsolati

amici e parenti e
il

cittadini
,

che

quasi per
lieta festa
vsue

un miracolo

riguardavano

con lunga e
,

racconsolarono. Messer

T orello
,

fatta delle

care gioie parte a colui che ava te avea le spese


all'

delle nozze, e

abate e a molti sua

altri

e per pi d'un

messo

significala la

felice repalriazione al Saladino,


,

suo amico e suo servidore ritenendosi


la

pi anni con

sua valente donna poi visse, pi cortesia usando che

aa
.

GIORNATA DECIMA
il

mai Cotale adunque fu


done
si

fine

delle noie di messer

Torello e di quelle della sua cara

donna
.

il

guider-

delle lor liete e preste cortesie


,

Le

quali molti
(
i

sforzano di fare che


far le

bench ahbiau di che


le

si

mal

sanno

che prima
,

fanno

assai

pi com-

perar che non vagliono


se loro merito
gliar se

che
,

fatte l'abbiano:

per che,

non ne segue

essi

altri

maravi-

ne dee

NOVELLA
//

X.

marchese di Saluzzo da prieghi de' suoi uo-

mini costretto di pigliar moglie , per prenderla

a suo modo , piglia una figliuola d'un anllanOf della quale ha due figliuoli , li quali le fa veduto (2) d' uccidergli
.

Poi mostrando

lei

es-

sergli rincresciuta e avere altra

moglie presa ,

a casa f accendasi ritornare la propria figliuola, come se sua moglie fosse lei avendo in cami,

scia cacciata

ad ogni
,

cosa trovandola pae come mar-

ziente, pi cara
i

che mai, in casa toimatalas,


,

suoi figliuoli grandi le mostra

ciesana

V onora e fa onorare

(3)

M. inita la lunga novella del

Re molto
,

a tutti nel
:

sembiante piaciuta
(1)

Dioneo ridendo
poterlo fare.

disse

il

buono

Di

che

cio

ii

modo da

(2)

Fa

veduto ^et finge o d a credere. che innamorato


di

(3) Il Petrarca,

questa novella

la

tradusse In

lati-

no

e la dedic all'istesso Giovanni Boccaccio

come cosa sua, parlando

della verit del

suo contenuto disse


est^

quisquis ex

me

quaeret an iaec

vera

sirit,

hoc

an historiam scripserim anjabulam, respondebo

NOVELLA
uomo che
,

X.

ia3
abbas-

aspettava la seguente notte di fare


,

sare la coda ritta della fantasima


di

avrebbe dati

men

due denari
:

di tutte le lode
,

che voi date a

messer

Torello
il

e appresso

sappiendo che a

lui solo restava

dire

incomiuciiN. Mansuete
,

mie Donne, per quel


acciocch io

che mi paia
soldani e a

questo di d' oggi stato dato a re e a


j
,

cosi fatta gent<?


scosti
,

e perci

troppo da voi non mi

vo* ragionar d'

un mar,

chese non cosa magnilca

ma una
,

matta

bestialith

come che bene ne


non

gli seguisse alla

Gne . La quale io

consiglio alcun che segua

perciocch gran pec-

cato fu che a costui ben n'avvenisse.

Gi gran tempo

fu

tra'

marchesi di Saluzzo
,

il
il

maggior della casa un giovane chiamato Gualtieri


quale essendo senza moglie e senza
altra cosa
il

(giiuoli

in

ninna

suo tempo spendeva che

in uccellare e in al*

cacciare

n di prender moglie n
,

d' aver Ggliuoli

cun pcnsiere avea


illud Crispi: pene
cisii

di

che

egli era
seilieet

da re putar molto
Ioannem j sii .HtW'i twntali

auelorem

meum

in vero furono questi del Petrarca e di tanti altri autori gratiiaimi, fatiche

che di queste novelle del Boccaccio Iradusaero in latino; roa

rimangono
perch
il

inutili ali* universale, e nell'abisso

dcirohlio restan
alla Tetiti
,

sepolte,
tra-

pubblico, rendendo questa giusiisia


si

di quelle

duaioni nulla
diletto. I
Il

aira,anai

le

ignora, e solo del

loro originale

prenda

Petrarca intitola questa Deobtdientia ae fide uxoria.


francesi

commedianti
intitolarono
si

ne fecero nna rappcesenlasione in loro lingua,


Griselidit

la

Le Myttre de

Marquise de Salace

co-

me
nel

legge nel Teatro

Francese,

Tom.
Il

II.

stampalo io Amalctdam

1756.
Apostolo 2jeno ne fece

un dramma.

Manoi

ci dice di

possedere

pn

rosnoscrilto, dove ella h ridotta in ottava rima, e ce ne di

copia aello,

dcTolissmo libro delle sue


far

Illustrasioni.
la ateasa

Noi T abbiamo

letta

ci

pare

preu'a poco sotto l'occhio


la

figura,

comparata coir originale,

che una tradusione,


delle opere

quale un buon gentiluomo fioreniino fere in prosa


del

drammutiohe

mai

loilato

ahbastansa Pietro Mctaslasio.

Mari.

0.

4
.

GIORNATA DECIMA
La qual
II

savio
volte
egli

cosa

a'

suoi uomini

non piacendo,
,

pia'

pregaroQO che moglie prendesse


essi

acciocch
,

senza erede n

senza signor rimanessero


si

offe-

rendosi di trovargliele (i) tale e di

fatto

padre e

madre
re
se

discesa

che buona speranza se ne potrebbe ave-

ed esso contentarsene molto. A'quali Gualtieri rispo:

amici miei

voi

mi

strlgnete a quello clie io del

tutto aveva disposto di

non

far

mai, considerando

quanto grave cosa

sia a
,

poter trovare cbi co' suoi costu-

mi ben
la

si
,

convenga
e

e quanto del contrario sia grande


\ita sia quella di colui
s'

copia

come dura

che a
il

donna non bene a


che voi

s conveniente

abbatte

dire

vi crediate a'

costumi de' padri e delle madri

le figliuole
tal

conoscere
,

donde argomentate

di

darlami
sia

che mi piacer

una sciocchezza
madri
di quelle

conci

cosa che io non sappia dovei padri possiate conoscere,

n come

segreti delle

quantunque
pa-

purcognoscendol, sieno spesse volte


dri e alle

le figliuole a'
,

madri

dissimili (2)

Ma
,

poich pure in

queste catene vi piace d' annodarmi

e io voglio esser
al-

contento

e acciocch Io non abbia da dolermi d'

(i) (

Trovargliel ,

il

lesto

Mann,

1'

e<l!z.

ilei

27:

tro\>argliela

Depuf.: trovargliele,
(2)

le

due

ediz.

diate nel Vocabolario.

Questo contrario

al detto

d'Orazio.

F'ortet rreanturjortibus et bonis:

nec inibellent feroce

Progenerant aquilae columham

:,

ma

molto conforme

al

sentimento

d'

Omero

il

quale dice nell'Iliade,

raro vedersi che a*padri buoni succedano

figli consimili: e
il

Dante,

secondando questo sentimento d'Omero, dice

perch

Ra<!e volte risurge per


:

li

rami

L' umana probitate

e questo vuole
lui si

Quei cbe

la

d, perch da

chiami.

NO\TXtAX.
trui

n5
ne Toglio
,

dio di me, se mnl


il

venisse fatto, io stesso

essere

trovntorc

nfTormandovi che
fia

cni che io

mS

tolga, se

da voi non

come donna

onorata, voi pro1*

verete con gran vostro danno quanto grave mi sia

aver

contra mia voglia presa mogliere (i)


I valenti

a' vostri priegbi,


,

uomini risposon ch'erano contenti


.

sol

cbe

esso si recasse a prender moglie Erano a Gualtieri buona pezza piaciuti costumi d' ima povera giovineti

ta
gli

che d' una


bella assai

villa vicina a casa


,

sua era

e pareodo-

estim che con


j

costei dovesse potere


,

ver

vita assai consolala


,

e perci

senza pi
:

avanti
il

cercare

costei

propose di volere sposare


lui,

fattosi
si

padre chiamare, con

che poverissimo
.

era,

con-

venne di
ri

torla

per moglie

Fatto questo, feceGuatie,

tutti
:

suoi

amici della contrada adunare


,

cisse

loro

amici miei

egli v' piaciuto e piace


,

che

io
.

mi

disponga a tor moglie

e io

mi
voi

vi

son disposto pi
io di maglie

per compiacere a voi che per desiderio che


avessi
.

Voi sapete quello che

mi

promettesle,cio

d' esser contenti e d' onorar

come donna qualujque


e perci venuto
la
il

quella fosse che io togliessi

era-

po che

io

sono per servare a voi

promessa

e Oe io

voglia che voi a

me

la serviate

lo

ho

trovata

un

gio-

vane secondo

il

cuor mio

assai presso di

qui

lacuale

io intendo di tor per moglie e di

menarlami frjqui a

pochi d a casa
nozze
sia bella
,

;
,

e perci pensate
e

come

la

fest;

delle

come

voi onorevolmente ricver la

possiate

acciocch io mi possa della vostra ^oraes,

sion

chiamar contento

come

voi della

mia

vipolrete

(i)

Mo^Iere lomb tei mente

ileilo;

ToMani ToMfooo

p*i.

in

proM dicono moglie. Mart*

ia6
chiamare
cer loro
,
.

GIORNATA DECIMA
I

buoni uomini
,

lieti tutti
,

risposero ci pia1'

e che

fosse chi volesse

ssi

avrebber per
.

donna e onorerebbonla in
Appresso questo
grande e
lieta
tutti si

tutte cose si

come donna

misero in assetto di
il

far bella e

festa

simigliante fece Gualtieri


,

Egli fece preparare le nozze grandissime e belle


in^fitarvi

molti suoi amici e parenti e gran gentili uoaltri

mini e
far

dattorno

e oltre a questo fece tagliare e


al

pi robe belle e ricche

dosso d' una giovane, la

quale della persona gli pareva che la giovinetta la


quale aveva proposto di sposare
j

e oltre a questo

ap,

parecchi cinture e anella e

una
si

ricca e bella corona

etvito ci che a novella sposa


il

richiedea.
,

venuto

d che

alle

nozze predetto avea


,

Gualtieri in su la

raema terza mont a cavallo

e ciascun altro che ad

oncarlo era venuto


disp)sta
velli
,

e ogni cosa opportuna


,

avendo

disse
:

signori

tempo

d' andare per la no-

sposa

e messosi in via con tutta la


.

compagnia

sua pervennero alla villetta

e giunti a casa del pa,

dre Iella fanciulla

lei

trovata (i)

che con acqua

(i)B lei trovala ecc. senza cangiare e


il

lei

trovala in lei trova rono,

perUo senz'ordine. L'emendazione del Ruscelli. Rolli.

\ Cnfessarono
della jnciulla
,

Deputali che queste parole giunti a casa del padre


,,

e lei trovata ecc.

acconciamente non \i stanno sens'

za

a^iugnerri alcuna cosa con la imaginazione,,: elullavianon


la facolt di

ar-

rogaroE

racconciare a lor talento,

come

fecero

il

Ruscelli

e tanti Uri. In queste maniere di parlare, in cui rimane sospesa qual-

che par del discorso e senza


errore, con essi,,,
(

dipendenza od appicco, se pur


le

alcun

che secondo

minuzie gramaticali

peravTcnlura

vi sartie) di quella sorla che, o per

dimenticanza o per una certa

spensitala libert,
(*).

vengono

talora falli eziandio a'

buoni

scrittori,

ed

in ogningua,,
()

Mila

lecito,

come

stato lecito ad altri, esporre la

mia opinione

senza darhalcuna importanza. Dispongo una parte del luogo sopra riferito cos:giunli a casa del

padre della fanciulla, e

lei

trovata (che con

.f

NOVELLA X.
tornava dalla fonte in gran iretta
altre
,

la;

per andar poi con


Gualtieri

fcmmiac

a veder venire la s^HMa di

equa
ne a

torniva lUlla fonte in |;rn frcUa, per andar poi con altra fctomU

vrilcr venire la apoaa di Gualtieri

chiamatala per nome, cio Griielda,


correiione di quealo luogo nasce, a
rioJi^d'

quale come Gualtieri tJc, ) la domand doTe il padre foiae. La mio aTviio, dall' aver fatto due pe-

un

aolo. Tolto ci, a


Il

me

parrcblie che la coatruiiooe

prendeate

una qualchr^regolatiti.
dire che
i

Boccaccio mollo vago di

quella

forma di

Latini hanno chiamata alilativo asaolnlo, e che noi

potremmo
Sermoni
te

chiamare

rllisai

per lo pi del gerundio dei verhi auailiari. Nei

di S. Agottino Fir.

173 j.

p.

56.

ai

trova:

o monaco, cura
Edia.
lieti

prima

medesimo^ aceioeehe curalo


do curato
te. Il

te, tu

po$a curare gli altri: cioi, avea

Boccaccio

nell'

Amelo Opere
si

Nap, V. 4topra
il

p.

n4'

La

guai cosa manifesta a

tutti i

circunstanti ,

verde stra-

me, con ottima speranza de^ tempi /uluri ,


eaai-ndo manifesta.

diedono a mtangiare: cio


qual coaa aaltan,

nella

G. 10 N.

8.

dove vedutauna gran grotta,


la

IR quella, per istarvi quella notte; si mise. Per

do
e

le

propoaiaioni incidenti

da

me

incluse nella parenteai

e leggendo.*

lei trovala,

come Gualtieri
della lingua,
il

la vide,

non
detto

ai
il

sente alcunch di contraSacchetti Novella 11. /Z

rio al

huon uso

come ha
il

quale l giunto, come


il

vescovo

vede, con tm fiero viso disse.

vero che

il

Boccaccio ha posto: la quale


il

come

Gualtieri vide^ metci, mi cred' io, avere

tendo in principio della clausola


egli fatto |>crch si sentisse

pronome,

ma
la

pi agevolmente
|>er

relaaione del

pronome

con rahlaliro assoluto, distante alquanto


posiiioni incidenti. Nel qual caso
il

l'interposiiione delle pr-

Boccaccio in grasia della chiaressa

ha
ve
:

fatto delle rei>clisioni inutili alla sintaui,

come fu

osservato altro-

veggasi ancora
ai

il

Egli certo che


trovata
tivo

Lione l557. P' ^4* potrehbe anche leggere aensa pronome alcuno! elei
del

Ragionamento

Ridolfi,

come Gualtieri vide ec. ed allora lei assoluto, ma quarto caso ilei verbo vide.
il

trovata non aareblieabla*


Il

pronome

la quale di
il

viene allora o

quarto caso drl verbo domand, che ne aegae,

che

sarebbe assai duro, o una di quelle repelisioni inutili accennate di

vy

pra. Nella G.

1.

N.

1. ai

trova;

il

quale ee.P hanno potuto rimuovere.


lui esser bealo. Nel

il

quale negar non voglio euer possibile


1.

Filoc

Oper. Kd. Nap. V.

177. la quale, se per la mia bocca tutto Lete

entrasse, non la patria

da quella spegnere. Nella Vita

di

Dante

Fir.

1733.

p.

a64. // divenire subitamente pastore ne mostra P eccellenil

%ia del suo ingegno, in quanto subitamente ,

quale Ju tanto, e tale,

die in breve spazio di tempo comprese per isludio quello, die oppot-

a8

GlOnr^ ATA

DECIMA
,

La quale come
cio Griselda
ella
,

Gualtieri vide

dilaniatala per tome,

domand dove
:

il

padre

fosse.

Al quale
egli

vergognosamente rispose
.

signor

mio

in

casa

Allora Gualtieri smontato, e comandato ad ogni

uom

che

l'

aspettasse

solo se n' entr

nella povera

tuno era a divenire pastore: ove


riodo se non
si

difficile

dare ordine alcuno al

pe-

toglie

il

pronome

il

quale. Nel Laberinlo Opere Ed.

Nap. V.

5. p.

24- e primieramente la tua et, la quale , se le tem-

pie gi bianche, e la canuta

barba non

m''

ingannano, tu dovresti

avere

li

costumi del

mondo , fuor
un senso

delle fasce gi sono degli anni quu'


parole

ranla, e gi venticinque cominciatili a conoscere. Dalle quali

non ho potuto mai


d'altre edizioni
,

ricavare

netto e sodisfacente, n col confronto


col toglier via

n col soccorso dimoili codici. Solo


di veder nascere

quel-

l'inutil la

quale mi sembrato
Il

qualche poco d'albore fra


assai cagioni

tante tenebre.

Boccaccio avea dello poco avanti:

giuslamenle
acciocch

possono me, e ogni altro rauoTere a doverti riprendere:


tutte
la

ma

non

vadano ricercando, due


seconda sono
il

sole

m'aggrada toccarne; l'una

tua et,

la

gli

luoi sludi.

Per

lo

che

il

periodo citato,
la tua et

abbandonando

pronome, verrehbe

a dire: e

primieramente

(cio, considerata la tu et), se le terapie gi bianche, eia canuta bar-

ba non m' ingannano

ec.

Finalmente un passo
coli'

dello stesso scrittore

pu

favorire l'emendazione

mia

aver riunito due periodi in


5. p.

un

solo.
di

Commento
tati

sopra

Dante Opere Ed. Nap. Voi.

aaS.

Si patla

Giulia moglie del gran

Pompeo. Essendo

delle comizie edilizie ripor(

a casa

vest imenli d

Pompeo

suo marito rispersi di sangue

il

che, secondo clu alcuni scrivono, era avvenuto che sacrificando egli

ed essendogli V animale, che sacrificar volea, gi ferito, delle mani


scappato, e cos\ del suo sangue macchialo) come prima
vide
,

Giulia gli

temendo non alcuna violenza fosse a Pompeo


il

stata fatta, suil

bitamente cadde ec. Tolto


i

gerundio essendo, e sostituito

pronome

quali
della
i

al

pronome

gli,

il

periodo del
.

Commento

riesce simile al perio-

do

Novella da

lizie

vestimenli di

me riformato Riportati a casa Pompeo suo marito rispersi

delle comizie edidi sangue {il che^

secondo che alcuni gerivano, era avvenuto che sacrificando egli, ed


essendogli V animale, che sacrificar volea, gi ferito, delle

scappato, e cos del suo sangue macchiato)


lia vide
,

quali

mani come prima Giula

temendo

et. Si fatta simiglianza rende vie

maggiormenle pro-

babile

il

pnntare diverso, col quale ho preleso di dare a questo luogo


;,..-,,
,
,

regolarit grammaticale.

NOVELLA
casa
,

X:
che avea

129

dove trov
,

il
:

padre di
io

lei,

nome Gianla Griael-

nucole

e dissogli

sono venuto a sposar

da

ma prima
:

da

lei

voglio sapere alcuna cosa ia tua


,

presenzia
egli ]K>r

e domandolla se ella sempre


,

togliendola
,

moglie
,

s'

ingegnerebbe
egli dicesse

di

compiacergli
,

di ninna cosa
barsi
assai
,

che

o facesse
,

non

tur-

s'

ella

sarebbe obbediente

e simili altre cose


si
.

delle quali ella a tutte rispose di


,

Allora

Gualtieri

presala per

mano,

la

men
e
,

fuori, e in prealtra

senzia di tutta la sua

compagnia e
,

d' ogni
fattisi

per

sona la fece spogliare ignuda

quegli vestila fece

menti venire che


vestire e calzare
gliati
,

fatti

aveva fare
i

prestamente

e sopra

suoi capegli cosi scarmi-

com*

egli

erano
,

le fece

mettere una corona

appresso questo
sta cosa
,

maravigliandosi ogni
,

uomo

di que-

disse

signori

costei colei la
,

quale io invoglia per

tendo che mia moglie


marito
:

sia

dove
,

ella

me

e poi a

lei rivolto
,

che

di so
:

medesima ver,

gognosa e sospesa stava


tu per tuo marito
7

le disse

Griselda

vuo*mi
mio,
s.

A cui
.

ella rispose: signor

Ed

fgli disse: e io voglio te


tutti la
,

per mia mogliej e in presopra

senza di

spos

fattala

un

pallafren
la si

montare
.

onorevolmente accompagnata a casa


furon
le

men Quivi
non
di Francia

nozze belle e grandi, e

la festa

alti-amenti
.

che

se presa avesse la iigliuola

del re

La^giovane sposa parve che co'vestimenti


i

insieme
gi

1'

animo e

costumi mutasse

Ella era,
,

dicemmo,

di persona e di viso bella

e cos

come come

bella era divenne

tantoawenevole (i), tanto piace-

(:)

Jwenevole per

quello che qui


,

ti

pu ronoiTre, ni nco adla

nuvirllii

III ^ 2>'or*l* Vili.

love dire che

Mmo

Ifl

Saggio era Of/vf

3o

GIORNATA DECIMA
,

vale e tanto costumata, che non figliuola di Giannucole e guardiana di pecore pareva stata

ma

d'

alcun

nobile signore

di clie ella faceva maravigliare ogni


l'

uom che
egli
si

prima conosciuta

avea .

oltre a

questo
,

era tanto obbediente al marito e tanto servente

che

teneva
:

il

pi contento e

il i

pi appagato
sudditi del
,

uomo
marito
n' era

del

mondo

e similmente verso

era tanto graziosa e tanto benigna

che niun ve
1'

che pi che s non


grado
,

l'

amasse e che non

onorasse di

tutti

per lo suo bene e per lo suo stalo e per

lo suo esaltamento pregando: dicendo

(dove

dir

so-

lieno Gualtieri aver fatto

come poco savio d'averla per


il

moglie presa ) che

egli era

pi savio e

il

pi avve-

duto
tro

uomo che
egli

al

mondo
i

fosse j perciocch
l'

niun

al-

che

avrebbe mai potuto conoscere

alta virt
1'

da

costei nascosa sotto


.

poveri panni e sotto

abito

vlllesco

E in brieve non solamente


per tutto
,

nel suo marchefosse passa-

sato
to
,

ma

anzi che gran


,

tempo

seppe

ella si fare

che

ella fece

ragionare del suo

valore e del suo bene adoperare^ e in contrario rivolge-

re

se alcuna cosa detta

s'

era contra

'1

marito per

lei

quando
tieri

sposata

l'

avea

Ella non fu guari con Gual-

dimorata, che
fanciulla
,

ella ingravid,

e al tempo partor
festa
.

una

di

che Gualtieri fece gran

Ma

poco appresso

entratogli

un nuovo pensler nell'animo,


primieramente la

cio di volere con lunga esperienzia e con cose intollerabili provare la pazienzia di lei
,

punse con parole


i

mostrandosi turbato e dicendo che


si

suoi uomini pessimamente


:>goi(ca ili

contentavano di
ma

lei

per

nevolcf non solo

buono
,

aspetlo,
il

arcorn quello che oggi


gelitele e

dicianio affabile , conversevole

e quasi

im Jesiiuo che

pia-

cevole

NOVKLLAX.
la

i3i

soa bassa condizione


ella

e spezialmente poich vede;

vano che

portava figliuoli
,

e della figliuola

che

nata era, tristissimi

altro

che mormorar non facela

yano

Le

quali parole

udendo
in

donna , senza mutar


,

viso o

buon proponimento
,

alcuno atto

disse

si-

gnor mio

fa* di

me

quello che tu credi che pi tuo


sia
;

onore e consolazion
si

che

io sar di tutto contenta,


io

come
io

colei

che conosco che

sono da

men

di loro,

e che

non era degna

di questo onore al quale tu


.

per tua cortesia mi recasti


cara a Gualtieri
,

Questa

risposta fu

molto

conoscendo costei non essere in alegli

cuna superbia levata per onor che

altri (

) fatto
ge-

avesse

Poco tempo appresso avendo con parole


moglie che
lei nata,
i

nerali detto alla

sudditi

non polevan

patir

quella fanciulla di

informato un suo famigliare,

mand madonna
il

a
,

lei

il

quale con assai dolente viso le disse;

se io
il

non voglio morire, a

me conviene

far

quello che

mio signor mi comanda. Egli m'ha comanfigliuola e ch'io


le parole,

dato che

io

prenda questa vostra

e
il

non disse pi. La donna udendo


viso del famigliare
,

e vedendo

e delle parole dette ricordandosi


fosse

comprese che a costui


se
:

imposto che

egli

l'

uccides*

per che prestamente presala della culla e basciata,

la e benedettala

come che gran

noia nel cuor sentii


,

se

senza mutar viso in braccio la pose al famigliare


j

e dissegli

te*, fa'
t'

compiutamente quello che

il

tuo e

mio signore
che
ti

ha imposto;

ma

non

la lasciar
,

per

modo

le bestie e gli uccelli la


.

divorino

salvo se egli noi

comandasse

Il

famigliare presa la fanciulla, e fatto


la

a Gualtieri sentire ci che detto aveva

donna

ma"

(:)

i Altro,

il

Icslo

MauuelU.

13^

GIORNATA DECIMA
,

ravigllandosi egli della sua constanzia

lu

con essa ne

mand
senza

Bologna ad una sua parente, pregandola che,


dire cui figliuola
.

mai

si fosse,

diligentemente
,

al-

levasse (i) e costumasse


la
ri

Sopravvenne appresso
,

che

donna da capo ingravid

e al

tempo debito
avea

parto-

un
,

figliuol

maschio

il

che carissimo fu a Gualtieri.


fatto
,

Ma
to

non bastandogli quello che


puntura
trafisse la
;

con mag-

gior

donna

e con sembiante turba-

un

di le disse
facesti
,
,

donna, poscia che tu questo figliuol

maschio

per ninna guisa con questi miei viver


si

son potuto
pote di
signore

si

duramente

rammaricano che un ne-

Giannucolo (2) dopo


:

me debba
,

rimaner lor

di che io
,

esser cacciato
io altra

mi dotto (3) se io non ci vorr che non mi convenga far di quelle che
,

volta feci
.

e alla fine lasciar te paziente


signor

e prendere

un' altra moglie


scolt
,

La donna con
se

animo
,

1'

a-

n altro rispose

non

mio

pensa di

contentar te e di soddisfare al piacer tuo, e di aver pensiere alcuno


se
,

me non
molti

perciocch ninna cosa m' cara


te piacere.

non quant'

io la

veggo a

Dopo non

di Gualtieri in quella

medesima maniera che man-

dato avea per la figliuola

mand per
come

lo figliuolo

similmente, dimostrato d' averlo fatto uccidere, a nutricar nel

mand
.

a Bologna

la fanciulla

aveva

mandata
ce
,

Della qual cosa la donna n altre parole fefatte avesse


:

che della fanciulla


,

di che Gualtieri
al-

6 maravigliava forte

e seco stesso affermava uiun'

(1)

G. e R. l'allevasse.

(a)

t Giannucolo
quantunque
jjcr

in questo
ili

luogo e pi sotto hanno tutte

le u'.iglori

edizioni,
(3)

so|>ra sia

Giannucoe

t Dottare

letnere e doltuiiza e dotta pei timo re usaiouoglt

auticbi

NOVELLA
fare
,

X.
che
ella faceva
figliuoli,

f 3

tra

femmina questo poter


fosie
,

le
gli

Don

cho carnalUstma (i) de'


vodea
, ,

mentre

piacea

la

lei

avrebbe credulo ci fare per


lei farlo

pi non curarsene

dove come savia


che

cogoob-

be.
falli

I sudditi
i

suoi credendo
,

egli

uccidere avesse

Ggliuoli
,

il

biasimavan forte e reputavanlo cru-

dele

uomo
.

alla

donna avcvau grandissima compa*


le

sionc

La quale con
si

donne

lo quali
,

con
altro

lei de' fi-

gliuoli cosi morii

condoleano

mai

non

disse

se

non cbe quello ne piaceva a


.

lei,

che a colui che ge-

nerali gli avea

Ma

essendo pi anni passali dopo la

nalivilh della fanciulla,

parendo tempo

a Gualtieri di
costei
,

fare

ullinia

pruova della soITercnza di

con

molli de' suoi disse che per ninna guisa


poteva d' aver per moglie Griselda
,

pi soflcrir

e che egli cogno-

sceva che male e giovcnilmentc aveva fatto

quando
donna
assai
ri-

r aveva
col

presa

e perci a suo poter voleva procacciar


lui dispensasse

papa che con

che un'
,

altra

prender potesse e

lasciar Griselda
.

di

che

egli

da

buoni uomini fu mollo ripreso

che nuli' altro


.

spose se non che convenia che cosi fosse

La donna

sentendo queste cose

e parendole dovere sperare (a)

di ritornare a casa del

padre

e forse a guardnr le pe,

core

come

altra volta
al

aveva

fatto

e vedere ad un' altra


il

donna tener colui


ne
1'
,

quale ella voleva tutto


si

suo be,

forte in so

medesima (3)

dolca

ma pur come
.

altre ingiurie della fortuna

aveva sostenute , cos con


JNon

ermo
(i)
(a)

viso

si

dispose a questa dover sostenere

t NoU carnali! p*r amorevole, affetluoto. t Anche altre volte s' veduto usaui dal Bocc t fn
se

al

modo

de' Laliai

tperare per temere


(5)

medesimo.

Il

letto

Maanclli e

1'

cJiaioue di

MtUu.

DBCAM. T. V.

i34
da

GIORNATA DECIMA
fece venire sue lettere
il

dopo molto tempo Gualtieri


contraffatte

Roma

e fece veduto a' suoi sudditi

papa per quelle aver seco dispensato di poter torre


altra

moglie e lasciar Griselda


,

Per che

fattalasi venir
:

dinanzi

in presenza di

molti
,

le disse

donna

per
pi-

concession fattami dal papa


gliare e lasciar te
:

io posso altra
i

donna

e perciocch

miei passati sono

stati

gran gentili uomini e signori di queste contrade, dove


i

tuoi stati son

sempre
sia
,

lavoratori

io intendo

che tu

pii

mia moglie non


ne torni con
tra
,

ma

che tu a casa Giannucolo

te

la

dote che tu

mi

recasti, e io poi

un' alce

che trovata n' ho convenevole (i) a


,

me
,

ne

mener

I^a

donna udendo queste parole


,

non senza

grandissima fatica
ritenne le lagrime
,

oltre alla natura delle

femmine
io

e rispose; signor

mio

conobbi

sempre
alcun

la

mia bassa condizione


,

alla vostra nobilt in


,

modo non convenirsi


,

e quello

che
,

io stala

son

con voi

da voi e da Dio
il
.

il

riconoscea
,

n mai come
l'

donatolmi mio

feci

o tenni

ma sempre
,

ebbi co-

me

prestatomi

Piacevi di rivolerlo
.

e a

me

dee pia-

cere e piace di renderlovi

Ecco
.

il

vostro anello col

quale voi mi sposaste, prendetelo

Comandatemi (2)

(1) "f Pili

convenevole,

\n 8l;ini;)a del

27.

Deputati disapprovano cos

fatta lezione,

osservando molto giudiziosamente che quella vocepi, agla

giuntaTi da chi volle accrescere

sconvenevolezza

fra

Griselda e

'1

mar-

chese,

fa effetto contracio, percli

mostra che pur

vi sia

qualche conve-

nevolezza;
simili.

non essenda

possibile far

comparazione

fra

cose al tutto dis-

Noi per, soggiungon essi, leggiamo co' miglior libri tutti; un'altra che trovata ri' ho convenevole a me: che, come e' ceicava in
tutti
i

modi

eli

Irall^jigerla,

vuole assolutamente dire eh' ella

non

era

punto convenevole a lui ,,. (2)"t Osservisi comandatemi


nel dimostrativo.

in luogo di 'mi

comandale che s'usa

Non

si

su

ile

unirci l'affisso in fine se non nel

modo

imperativo.

NOVELLA X.
che
io quella dote
,

rt*
Io ci recai a
:

me

ne porti che

alla

qual cosa fare

n a voi pagatore n
,

me

bor$a bi&u-

gnerh n somiere
in'

perciocch uscito di iiiunle uoii

che ignuda m' aveste.


,

se voi giudicate onesto

che quel corpo

Ael quale io

ho

portali figliuoli

da

voi generati, sia da tutti veduto, io

me
,

n'

audr ignuvirginitii,

da

ma io
io ci

vi priego

(i) in premio della mia

che

recai e

non ne

la

porto

r.he

almeno una
io portar

sola camicia soprn la dote

mia

vi piaccia

che

ne possa

Gualiieri
,

che maggior voglia di piagnere


,

avca che d' altro

stando pur col viso duro


.

disse

e
il

tu una camicia ne porta

Quanti dintorno
le

v'

erano

pregavano che
veduta colei
era stata
,
,

egli

una roba

donasse, ch non fosse

che sua moglie tredici anni e pi (a)

di casa sua cosi


,

poveramente e

cos vitu|>ero.

samente uscire

come

era uscirne in camicia


:

Ma

in

vano andarono Dio

pricghi

di che la

donna
,

in camicia e

scalzu e senza alcuna cosa in capo


,

accomandatili

gli usci di casa

e al padre se ne torn con lagri.

me

e con pianto di lutti coloro che la videro

Gian-

nucolo (che creder non ave mai potuto questo esser


vero
,

che Gualtieri

la figliuola

doNcsse tener moglie


) guardati
l'

e ogni di questo caso aspettando

aveva

panni
tieri la

che

spogliati
:

s'

avea quella mattina che Gualrivesliliglisi,


si

spos

per che recaligliele, ed ella

a' piccioli servigi della

paterna casa

si

diede,
il

come

far soleva

con forte animo sostenendo

fiero assalt(^>

della nimica fortuna.


lo
,

Come Gualtieri
suoi
,

questo ebbe fai*


fi-

cosi fece

veduto

a'

che presa aveva una


:

glinola d'

uno

de' conti

da Panngo

e facccndo fui^

(l)

Nota dolce

(lilto.
la

M.
lei

(a)

O pi,

eilisioae

tf.

36

GIORNATA DECIMA
,

appresto grande per le nozze


.

maad per
:

Griselda,
io

che a lui venisse


questa donna
,

Alla quale venuta disse

meno
e tu
ac-

la

quale io ho (i) nuovamente tolta, e


5

intendo in questa sua prima venuta d' onorarla


sai

che

io

non ho

in casa

donne che mi sappiano


che meglio che

conciare le camere n fare molte cose che a cosi fatta


festa si richeggiono
j

e perci tu
sai
,

altra

persona queste cose di casa

metti in ordine quello


ti

che da

far ci , e quelle

donne fa' invitare che


fossi
.

pare,

e ricevile
te

come

se

donna qui

poi, fatte le nozze,

ne potrai a casa tua tornare

Come

che queste pa,

role fossero tutte coltella al cuor di Griselda


colei
ella

come a

che non aveva


gli
!

cosi potuto
fatto

por gi
la

1'

amore che
,

portava

come

avea

buona fortuna

rispose

signor mio, io son presta e apparecchiata.

Ed

entratasene co' suoi pannicelli romagnuoli (2) e grossi


in quella casa della qual

poco avanti era uscita in cale

micia

cominci a spazzar

camere e ordinarle
,

e a

far porre capoletti (3) e pancali (4) per le sale

a fa-

re apprestare la cucina

ad ogni cosa

come

se

una
j

piccola fanticella della casa fosse, porre le

mani

mai

ristette
si

che ella ebbe tutto acconcio e ordinato


.

quanto

convenia

E appresso

questo

fatto

da parte

di Gualtieri invitare tutte le

donne della contrada, cot

(1) "f
(2)

Che

io

ho,

la

lampa

del 27.

Osservisi la voce

romagnuolo

atloperata qui
;

come semplice adil

diellivo. Usasi per lo pi susta

ntivamente

e cosi fece

Boccaccio me-

desimo in quel passo,, due manlellacci

grossi di

romauo/o : ed anche

dove disse vestito di romagnuolo. Davasi questa denominazioqe

a una aorla di

panno grosso che veniva

di

Romagna.
al-

(5) Capoletlo;
le

quel panno o drappo che s'appiccava^propriamenle^


panca per ornamento.

mura
(4)

delle camere per lo pi a rapo a letto ec.


col quale
si

Puncale; panno

cuopie

la

minci ad
nozze
,

NOTRLLA X. attender la festa E venuto


^
.

iSy
il

giorno delle
in dosso,
,

come cbe

panni avesse poveri

con

animo

e con costume donnesco tutte le donne


.

che a

quelle vennero, e con lieto viso ricevette


il

Gualtieri
allevare
in casa

quale diligentemente aveva


,

figliuoli

fatti

in Bologna alla sua parente

clic mariuita era

de* conti da

Panngo ( essendo
,

gih la fanciulla d' et di


si

dodici
il

anni

la

pi bella cosa che mai

vedesse

fanciullo era di sei ) avea

mandato
gli

a Bologna al pa-

rente suo pregandoi

che

piacesse di dovere

con

questa sua figliuola e col figliuolo venire a Saluzzo, e


ordinare di menare bella e orrevole compagnia con
eco
,

e di dire a tutti che costei per sua moglicre gli


,

menasse

senza manifestare alcuna cosa ad alcuno chi


.

ella si fosse altramenti

Il

gentile

uomo,

fatto

secondo

che

il

marchese

il

pregava, entrato in

cammino, dopo

alquanti di con la fanciulla e col fratello e con nobile

compagnia
dove
tutti
i

in su

I*

ora del desinare giunse h Saluzzo


altri vicini

paesani e molti

dattorno trov,
.

che attendevan questa novella sposa di Gualtieri


quale dalle donne ricevuta
,

La
le

e nella sala
,

dove erano
era
la
,

messe
si

le tavole

venuta

Griselda cos
:

come

fece lietamente incontro dicendo


.

ben venga
,

mia
^-

donna

I.e

donne ( che molto avevano


e' facesse

ma

invano

pregato Gualtieri che


se
in

che

la

Griselda

si stes-

una camera

o cbe
,

egli

alcuna delle robe cbe

sue erano
se

state le prestasse
a'

acciocch cos non andas-

davanti

suoi

forestieri )
.

furon messe a tavola e

cominciate a servire

La

fanciulla era guardata

da

ogni

uomo
,

e ciascim diceva che Gualtieri aveva


:

fatto

buon cambio
molto
e
lei

ma
suo

intra

gli altri
.

Griselda
,

la

lodava

il

firalellino

Gualtieri

al

qual pa-

i38

GIORNATA DECIMA
veduto quantunque dlsiderava

re va pieaa mente aver

della pazienza della sua


la

donna

veggendo che di niente


,

novit delle cose la cambiava

ed essendo certo ci
,

per mentecattaggine non avvenire

perciocch savia

molto
dell'

la

conoscea

gli

parve tempo di doverla trarre


ella sotto
il

amaritudine

la

quale estimava che


.

forte

viso nascosa tenesse

Per che
,

fattalasi

venire in pre*
:

senzia d' ogni

uomo
?

sorridendo le disse

che

ti

par

della nostra sposa

signor
;,

mio

rispose Griselda, a

me

ne par molto bene


la
,

s cosi savia

come

ella bel-

che

'1

credo
lei

io

non dubito punto che


il

voi

non

dobbiate con
:

vivere

pi consolato signor del


,

mondo ma quanto
ture
,

posso vi priego

che quelle pun,

le quali all' altra,


s

che vostra fu

gi deste (i)

non

diate a questa

che appena che io creda che perch pi giovane


,

ella

le potesse sostenere, si

si

anco-

ra perch in dilicatezze allevata, ove colei in continue

fatiche da piccolina era stata


ella glie
,

Gualtieri veggendo che

fermamente credeva

costei

dovere esser sua

mo,

ne perci in alcuna cosa

men

che ben parlava

la si fece sedere allato, e disse: Griselda,

tempo

omai

che tu senta frutto della tua lunga pazienza (2), e che


coloro
,

li
,

quali

me hanno
,

reputato crudele e iniquo e

bestiale

conoscano che

ci,

che

io faceva

ad antive-

duto fine (3) operava vogliendo a te insegnar d' esser moglie, e a loro di saperla torre e tenere, e a me partorire

perpetua quiete mentre tec a vivere avessi

il

che quando venni a prender moglie gran paura ebbi


(i)

f t

All' altra

che voftra

Ju

g^ deste,
dice

le

due edizioni citalenel


Mannelli, di dodici

Vocabolario.
(2]

Sta bene;

ma

chi

mi

ristora,

il

anni?
(3)

Avverti

il

bel

modo

di dire.

NOVELLA
che non
in quanti
io

X.

i39

ni' intervenisse: e perci,

per prova pigliarne,


Irafissi
.

modi

lu sai

li

punsi e

perocah

mai non mi sono accorto che

iu parola

n in fatto
aver di
te

dal

mio piacer

partita

ti sii

parendo a
,

me
ti

quella consolazione clic io

dMderava
io tra

intendo di rentolsi,
ti

dere a

te

ad una ora ci che

molte

e eoa
diedi.

somma

dolcezza lu punture ristorare che io

perci con lieto


il

animo prendi questa

clie tu

mia

sposa credi, e
Elssi

suo fratello (i) per tuoi e miei


li

figliuoli.
sti-

sono quegli

quali tu e molti altri lungamente

mato avete che


il

io

crudelmente

uccider facessi, e io
altra cosa
t'

sono
cre-

tuo marito,

il

quale sopra ogni

amo,
,

dendomi poter dar vanto che ninno altro sia che


in' io, si possa di sua
1'

si

co-

moglier contentare.

E cosi

detto

abbracci e basci, e con lei insieme,


Ih

la

qual d' alle*


la figliuola
:

grezza piagnea, levatisi n* andarono

dove

tutta stupefatta (juesle cose sentendo sedea


ciatala teneramente, e
il

e abbrac-

fratello altres, lei e molti altri,

che quivi erano, sgannarono. Le donne lietissime levate dalle tavole , con Griselda n' andarono in camera , e
con migliore agurio
nobile roba delle sue
,

trattile

suoi pannicelli
,

d'una
,

la rivestirono

come donna
,

la

quale
ri

ella eziandio negli stracci

pareva

nella sala la

menarono.
,

E quivi

fattaci

co' figliuoli maravigliosa


,

festa

essendo ogni
'1

uomo

lietissimo di questa cosa

il

sollazzo e
tirarono
,

festeggiare multiplicarono e in pi giorni


,

e savissimo reputaron Gualtieri


intollerabili
tutti
si

come che
esperienze

troppo reputassero agre e


prese della sua donna
Griselda
.

1'

e sopra

savissima

tenner

11

conte da Panago

torn dopo alquanti

(l)

S U tuo/rateilo

manra

nel

mio

Mauntlli.

t><

4o
,

GIORNATA DECIMA
e Gualtieri
il
,

di a Bologna

tolto

Gianuucolo dal suo


istato
,

lavorio

come suocero

pose in

si

che

egli

onoratamente e con gran consolazione


vecchiezza.
figliuola
si
,

visse e fini la
la

sua

Ed

egli

appresso maritata altamente


,

sua

con Griselda

onorandola sempre quanto pi


visse
.

potea
,

lungamente e consolato
se

Che

si

potr

dir qui

non che anche


,

nelle povere case

piovono

dal cielo de' divini spiriti

come

nelle reali di quegli


,

che sarien pi degni di guardar porci


sopra uomini signoria
selda
,

che d' avere che Gri-

Chi avrebbe

altri

potuto col viso non solamente asciutto

ma

lie-

to sofferlre le rigide e

mai pi non udite pruove da


ad una che
,

Gualtier fatte ? Al quale non sarebbe forse stato male


investito d' essersi abbattuto
,

quando fuor
si

di casa

avesse in camicia cacciata


il

s'

avesse

ad un

altro fatto scuotere

pelliccione

che riuscita ne fosse

una

bella roba

La

novella di

Dioneo era

finita

e assai le

Donne

chi d' una parte e chi d' altra tirando, chi biasimando
lina cosa
,

un' altra intorno ad essa lodandone

n' ave-

van

favellato,

quando
il

il

Re
cosi

levato

il

viso verso il cielo,


,

e vedendo che

sole era gi basso all' ora di vespro


,

senza da seder levarsi

cominci

a parlare
,

adorsen-

ne Donne

come

io

credo che voi conosciate

il

no de' mortali non


moria
per
l'

consiste solamente nell' avere a

me-

le cose preterite

o conoscere

le presenti

ma
.

una

e per

l'

altra di queste sapere antiveder le fu-

ture da' solenni uomini senno grandissimo reputato

Noi

come

voi sapete

domane saranno
cessando
le

quindici di

per dovere alcun diporto pigliare a sostentamento della


nostra sanit e della vita
lori e
,

malinconie

e'

do-

V angoscie

le quali

per

la nostra citt continua-

NOVELLAI.
mente poich questo
,

i4i

pestilcnzioso
di

tempo incominci
il

si

veggono

uscimmo
,

Firenze

che

secondo

il

mio
ch
,

giudlcio
se io

noi onestamente

abbiam fatto: percioc-

ho saputo ben riguardare, quantunque liete


bene

novelle e forse attrattive a concupisccnzia dette ci sie-

no e
,

del continuo mangiato e be>'uto

e sonato

e cantato, cose tutte da incitare le deboli menti a

COM

meno oneste; ninno


dalla vostra parte

atto,

ninna parola, niuna cosane


ci

n dalla nostra

ho conosciuta da
,

biasimare: continua onesth, continua concordia


tiuna
sentire
fratcrnnl
.

eoa-

dimestichezza
in

mi

paruta vedere e

Il

che senza dubbio


carissimo
.

onore e servigio di voi


,

e di

me m'

E perci

acciocch per tropfastidio si

pa lunga consuetudine alcuna cosa che in


convertisse nascer

non ne potesse

e perch alcuno la

nostra troppo lunga dtmoranza gavillar

non potesse; e

avendo ciascun

di noi la sua giornata avuta la sua parte

dello onore, che ancora in

me
ci

dimora, giudicherei,
fos-

quando piacer
se ornai
se voi
il

fosse di voi

che convenevole cosa

tornarci Ih

onde
,

partimmo. Senza che,


,

ben riguardate

la nostra brigata

gik

da

pi-

altre saputa dattorno, per maniera potrebbe multipli-

care
ci
la
,

che ogni nostra consolazion


il

ci

torrebbe
,

E perserver
,

se voi

mio

consglio approvate

io

mi

corona donatami por intlno


sia

alla nostra partita

che

intendo che
rasse
,

domattina.
,

Ove voi

altramenti dilibe-

io

ho

gih pronto
.

cui per lo di seguente ne deb-

bia incoronare

I ragionamenti furon molti tra le


:

Donne

e tra' Giovani
il

ma

ultimamente presero per

utile e per onesto

consiglio del Re, e cosi di fare di-

liberarono

come

egli

aveva ragionato

per

la

qual

, ,

,,

. ,,

, ,

4^
,

GIORNATA DECIMA
fattosi il siniscalco

cosa esso

chiamare

con lui del

modo
parl
in pie

che a tenere avesse nella seguente mattina


e licenziata la brigata infno all'ora della cena

si

lev

Le Donne
l'

e gli altri levatisi

non

altra-

menti che usati si fossero , chi ad un

diletto e chi
,

ad

un altro

ora della cena venuta si diede. E mo piacere furono a quella, e dopo quella e

con som-

a cantare e
la

a sonare e a carolare cominciarono


Lauretta una danza
,

menando

comand

il

Re

alla

Fiammetta

che dicesse una canzone . La quale


cosi incominci a cantare
:

assai

piacevolmente

S'

amor
Lieta

venisse senza gelosia

Io non so donna nata


,

com'

io sarei

e qual vuol sia

Se

gaia giovinezza

In bello amante dee donna appagare ,

O pregio di virtute O ardire o prodezza


Senno, costume o ornato parlare

O leggiadrie compiute
I'

son colei per certo in cui salute

Essendo innamorata
Tutte
le

veggio en la speranza mia

Ma

perciocch' io
altre

Che
l'

m' avvggio donne savie son com' io,


peggio
1'

triemo di paura
,

E
Di

pur credendo

il

quello avviso en

altre esser disio


:

Ch' a

me

1'

anima fura
,

cosi quel

che m'

somma

ventura

, .

,,

NOVELLA
Mi
Se
fa isconsulata

X.

i43

Sospirar forte e stare in vita ria


io seutissi fede

Nel mio signor , quanf


Gelosa non
sarci
:

io sento valore

Ma
CU'

tanto se ne vede
sia
,

Pur die
i'

chi 'nviti

l'

amadore

gli

ho

tutti

per
,

rei

Questo m' accuura

e volentier morrei
,

di

chiunque

il

guata

Sospetto , e temo non nel porti via

Per Dio dunque ciascuna

Donna

pregata sia che non


in ci oltraggio
:

s'

attenti

Di farmi

Ch se ne fa nessuna Che con parole o cenni o blandimenti


In questo in mio danneggio (i) Cerchi
,

o procuri

s'

io

il

risapraggio

Se

io

non

sia svisata

Piagner faroUe amara

tal follia

Come
Dioneo
fareste
,

la

Fiammetta ebbe la sua canzone


l'

finita

cosi
,

che allato

era

ridendo disse

madonna voi

una gran

cortesia a farlo cognoscere a tutte,


tolta la possessio.

acciocch per ignoranza non vi fosse

ne

poich cos ve ne dovete adirare

Appresso que-

sta se

ne canlaron
,

piCi altre ,

e gih essendo la notte presso


,

che mezza
riposare
.

come al Re piacque tutti s' andarono a E come il nuovo giorno apparve levati
,

(l)

Dannaggo , rUapraggio, qanle daa

roci aoo ticiliane;

danno,

n$tipr.

i44
avendo
gik
il

GIORNATA DECIMA
siniscalco via ogni lor cosa

mandata
si

die-

tro alla guida del discreto

Re verso

Firenze

ritorna-

rono

tre

Giovani
,

lasciate le sette
partiti

Donne in
s'

santa

Maria Novella

donde con loro

erano

da esse

accomiatatisi a loro altri piaceri attesero^ ed esse, quan-

do tempo

lor parve

se

ne tornarono

alle lor case.

COxNCLUSIONE
DELL'AUTORE.

Neobilissime Giovani
I

a consolazion dello quali io


,

cos

lunga
la

fatica

messo mi sono
,

io

mi credo
,

aiuli

tnntcmi

divina grazia
,

si

come
li

io avviso

per

vostri pietosi pricghi

non gi per
.

miei meriti quello


,

compiutamente aver
la presente

fornito

che

io nel principio del.

opera promisi di dover fare

Per

la

qual

cosa Iddio primicrameatc e appresso voi ringrazian-

do da dare
,

alla

penna e

alla

man
,

faticata riposo

11

quale prima che io le conceda


,

brievemente ad
altri

alcune cosette

le quali forse
sia casa

alcuna di voi o

po>

Irebbe dire ( conci

che a

me

paia esser certisprivilegio pi

simo queste non dovere avere


che r
altre cose
,

speziai

anzi

non averlo mi ricorda nel prinSaranno


io

cipio della quarta giornata aver mostrato), quasi a tacite ({uistioni


ptir

mosse

di rispondere intendo

avventura alcune di voi che diranno che

abbia
,

nello scriver queste novelle troppa licenzia usata

si

come

in fare alcuna volta dire alle


,

donne, e molto spos-

so ascoltare

cose

non

assai convenienti

n n dire n
io

ad ascoltare ad oneste donne. La qual cosa


perciocch ninna
vocaboli dicendola
si
,

nego;

disonesta n'
si

che

con onesti
il

disdica ad alcuno

che qui

\^S
mi pare
eoa voi ch
io
.

CONCLUSIONE
assai

copvenevolemente beae aver


cos sia (
,

fatto

Ma

presuppognamo che
,

che non intendo di


dico
,

piatir

che mi vincereste)
fatto
,

a rispondere per-

abbia ci

assai

ragioni

vengon prontis,

sime

Primieramente

se alcuna cosa in alcuna n'


l'

la qualit delle novelle

hanno

richiesta

le quali se
ri-

con ragionevole occhio da intendente persona fien


della lor

guardate, assai aperto sar conosciuto ( se io quelle

forma

trar

non
,

avessi voluto) altramenti rac-

contar non

poterle
,

E se forse
si

pure alcuna particella


,

in quelle

alcuna paroletta

pili liberale
,

che forse
pi
le

a splgolistra donna non


parole pesano eh'
e' fatti,
,

conviene

le quali
s'

e pi d'apparer
si

ingegnano

che

d' esser

buone

dico che pi non


,

dee a

me
si

es-

ser disdetto

averle scritte
alle

che generalmente

di-

sdica agli
glia e

uomini e

donne dir

tutto di foro e cavi-

mortaio e pestello e

salsiccia e
,

mortadello e tutalla

to pieno dislmlglianti cose

Senza che

mia pen,

na non dee essere


al

meno

d' autorit conceduta


:

che

sia

pennello del dipintore


,

il

quale senza alcuna ripren-

sione

o almen giusta

lasciamo stare che egli faccia


serpente con la spada o con la
il

a san Michele ferire


lancia
,

il

e a san Giorgio

dragone dove
;

gli

place,

ma

egli fa Cristo

maschio ed Eva femmina


la salute della
,

e a lui

mede-

simo
sopra

che volle per


la

croce morire
i

umana generazione quando con un chiovo e quan.

do con due

pie gli conficca in quella

Appresso

assai
,

ben

si

pu cognoscere queste
quantunque
le scritte

cose

non

nella chiesa

delle cui cose e


si

con animi e con vocaboli onestissimi


(

convien dire
fatte
,

nelle sue istorie d' altra-

menti

che

da

me ,

si

truovioo assai )
,

n ancora nelle scuole de'

filosofanti

dove V onest

DELL'AUTORE
non meno, che
D
tra* cbcrici
,

147

in altra parte, ricliiesta, dette tono,


tra' filosofi in
,

alcun luogo
tra

ma

tra'

giardini

in

luogo di sollazzo

persone giovani

bench mature e non pieghevoli per novelle , in tem

nel ({unlc andar con le brache in


alli piti
,

tapo per iscampo


,

di so ern

onesti

non disdiccvolc
,

dette sono

Le

quali
,

cheuti che
s\

elle si sieno

e nuocere e giovar
altre cose
sa
,

possono

come possono
,

tutte

1'

avendo
vino ot-

riguardo allo ascoltatore

Chi non

che

il

tima cosa
e

a'

vivenli
,

secondo Cinciglionc e Scoiaio (1)


?

assai altri

e a colui che ha la febbre e nocivo (1)


a' febbricitanti
,

Direm

noi
?

pcrciocch nuoce

che

sia

malvagio

Chi non
a'

sa
7

che

'1

fuoco utilissimo anzi


noi, perciocch egli arde
?

necessario

mortali

Direm
,

le case e le ville e le citth

eh' e' sia malvagio

L* ar-

me

similmente

la

salute difendon di coloro che paci,

ficamente di viver disiderano

eanche uccidon
di loro

gli

uo-

mini molte volte

non per malizia


1*

ma

di coloro

che malvagiamente
te intese

adoperano. Ninna corrotta men:

mai sanamente parola


non giovano
la
il
,

e cosi

come

le

one-

ste a quella

cosi quelle

che tanto one,

ste

uou sono

ben disposta non posson contaminare

se

non come

lotoi solari raggi o le terrene brutture le

bellezze del cielo. Quali libri, quali parole, quali lettere

son pi
della

siuite

pi degne
7

pi reverende
si

che quelle che


,

divina scrittura

sono
,

egli stati assai

quelle perversamente intendendo

s e altrui a perdi-

zione hanno tratto

Ciascuna coia in s medesima

(1)
(a]
.,

Scoiaio EKuIapio. Mrt.


Nella itimp* del
t che
il

27 qunto paMO
che ha
la

it

ni

irguent modo:

chi

non

vioo, oUinia cosa

a* vireol ronJ-i

Cinci|lioue, Scalalo
'

assai allri, a colui

f.bbie nocifOM

'i48

CONCLUSIONE
essere
.

buona ad alcuna cosa, e male adoperata pu


nociva di molte
,

cosi dico delle

mie novelle

Chi

vorr da quelle malvagio consiglio o malvagia

operain

zion trarre
s
1'

elle
,

noi vietex'anno ad alcuno


tirale fieno
,

se forse
.

hanno

e torte e

ad averlo
j

chi

utilit e frutto

ne vorr

elle noi

negheranno

n sar
,

piai che altro che utili e oneste sien dette o tenute


e a que'

tempi o a quelle persone

si
.

leggeranno

per

cui e pe' quali state sono raccontate


ternostri

Chi ha a dir paniuna a


dicono

o a fare

il

migliaccio o la torta al suo divoto,

lascile stare:
farsi

elle
.

non correranno
le

di dietro a

leggere

Bench e

pinzochere

altresi

e anche fanno delle cosette otta per vicenda (i). Sa-

ranno similmente di quelle che diranno qui esserne


alcune
,

che non essendoci^ sarebbe


;

stato assai meglio.

Concedasi

ma

io
^

non poteva n doveva


e perci esse
e
io
l'
,

scrivere se
,

non

le raccontate

che

le dissero

le

dovevan dir belle

avrei scritte belle .

Ma

se

pur presupporre
e
l'

si

volesse

che

io fossi stato di quelle

inventore e lo scrittore ( che

non

fui ), dico

che
,

io

non mi vergognerei che


che ogni cosa faccia bene

tutte belle
si

non

fossero

per-

ciocch maestro alcun non


e

truova, da Dio in fuori,


.

compiutamente

E
,

Carlo

Magno, che
oste (2)

fu

il

primo
,

facitore de' paladini

non ne

seppe tanti creare


.

che esso di lor

soli potesse fare


,

Conviene

nella moltitudine delle cose


.

disi

verse qualit di cose trovarsi

Niun campo fu mai


triboli

ben cukivalo

che in esso o ortica o

o alcun

(i)
eii':

"i

Otta per vicenda. L'Alunno spiega qiidndo la volta lor toc


so
percli

ma non

non debba intendersi anche qui di (juando in

quando, come
(3)

suol significare altrove.

Potesse fare oste: pulessc fare esercito.

. .

DELL* ATJTOHE
pnino non
Senza
te
l'
,

'ifft
l'

si

trovfli

olnio ira

orbe ragUrf

clic,

ad avtx
il

iicllare a semplici giovinet,

come

voi

pi siete

sciocchezza sarebbe stata

andar cercando e faticandosi in trovar cose molto


,

CMiuisite

e gran cnra

j>orro

di

molto misuratamen-

te parlare.

Tuttavia chi va tra queste leggendo lasci

star t|uulle

che pungono

e quille che dilettano leg,

ga

Esse

per non ingannare alcuna persona


sognato quello
.

tutte

nella fronte portali

che

esse dentro
,

dal loro seno


sark
tal

nascoso tengono

ancora

credo

die dir che ce ne son di trop|K> lunghe


,

Alle quali ancora dico che


re
,

chi ha altra cosa a fa-

follia
.

la a

queste leggere, eziandio se brievi fossia

sero

E come

che molto tempo passato

da poichi;
al fine

io a scrver

cominciai infino a questa ora che io


fatica,

vengo della mia


te

non m* perci

uscito di

men-

me

avere questo
:

all' altre

e a

clii

mio affanno offerto alle oziose e uoit per tempo passar h'gge niuna cosa
,

puote esser Innga, se


pera (i).
agli

ella

quel
si

fa,

per che egli

i'

ado-

Le

cose brievi
li

convengon molto meglio


,

studiami (

quali
il

non per passare


,

ma

per
,

util-

mente adoperare
ne
,

tempo

faticano) che a voi


,

Don-

alle quali tanto del

tempo avanza
.

quanto negli
,

amorosi piaceri non ispendete

oltre a questo

per-

ciocch n ad Atene n a Bologna o a Parigi alcuna di


voi

non va a studiare
,

pi.

distesamente prlar vi

si

conviene

che a quegli che

hanno

negli studii gl'inge-

gni assottigliati.
le

dubito punto che non sleu di quelle cose dette esser

ancor che diranno

troppo piene e

(i)

t Cio:

se la eo$a ch'egli
ci eh* egli
s'

Ugge

gli fa

pm$tw senta noia

il

tempo ; eMcnilo questo

era |>rclMo

DECAM. T. V.

IO

i5o

CONCLUSIONE
,

di motti e di ciance

mal convenirsi ad un
.

uom

pe-

sato e grave aver cosi fattamente scritto


io tenuto di render grazie
,

queste son

e rendo

percioccli

da

buon

zelo movendosi

tenere son della mia fama.


.

Ma

cosi alla loro opposizione vo' rispondere

Io confesso

d' esser pesato

e molte volte de' miei di essere statoj

e perci

parlando a quelle che pesato non m' hanno,


Io

affermo che

non son grave


:

anzi son io

si

lieve che
le

io sto a galla nell' acqua

e considerato

che

predigli

che

fatte da' frati


il

per rimorder delle lor colpe

uomini,

pi oggi piene di motti e di ciance e di


si

scede (i)

veggono, estimai che quegli medesimi


nelle

non
la

istesser

male

mie novelle
.

scritte
,

per cacciar troppo per


la passione
le

malinconia delle femmine


,

Tuttavia

se
,

questo ridessero
del Salvatore
,

il

lamento di Geremia
della

il

rammarichio

Maddalena ne

potr agevolmente guerire.


di quelle ancor

chi

stai-

in pensiero che

non

si

truovino che diranno che io ab-

bia mala lingua e velenosa, perciocch


scrivo
il

alcun luogo
,

ver de'
,

frati

A
,

queste

che

cosi diranno

si

vuol perdonare
tra
,

perciocch non da credere che alle

che giusta cagione

muova
il

perciocch
1'

frati

son buone persone e fuggono

disagio per
j

Dio

macinano a raccolta
tutti

e noi ridicono

amor di se non

che di

un poco viene
il

del caprino
.

troppo sareb-

be pi piacevole
cose di questo

piato loro

Confesso nondimeno le
,

mondo non

avere stabilit alcuna

ma

{i)

Sceda

per lezio, amorfia.


il

Iniil qui

Boccaccio quel luogo di Dante (PaiaJ.

XXIX

Ora

si

va cou motti e con iscede


;

predicare
'1

e, purch ben

si

rida,
s

Gonfia

ca|>puccio, e pi

non

richiede,,.

DELL'AUTORE
sempre
essere in

j5i

mutamento
.

e col potrebbe della

mia lingua
do
io al

essere intervenuto

La quale
disse

non creden-

mio

giudicio
,

il

quale io al mio potere fuggo

nelle

mie cose
l'

non ha guari mi
la

una mia

vicina,

che

io

aveva
,

migliore e la pi dolce del


,

mondo:
seri-

e in verit

quando questo fu

egli

erano poche a

vere delle soprascritte novelle

e perciocch animosa-

mente ragionan quelle

colali

voglio che quello che

detto basti lor per risposta.

lasciando ornai a ciasche-

duna e

dire e credere
,

come
col

le

pare

tempo

da por
,

fine alle parole

colui
,

umilmente ringraziando
suo aiuto n'ha
al

che,

dopo
zia in

lunga fatica

disidemto
la

fine condotto.

voi

piacevoli
,

Donne, con

sua gra-

pace

vi

rimanete

di

me
1'

ricordandovi, se ad alaverle lette


.

cuna forse alcuna cosa giova

Qui

finisce la

decima e ultima Giornata del

libro cliiamato

Decameron , cognominato Principe

Galeotto

ojigwt

otaJoq

oiflt

Ir,

oi

gls.^

^niri;>}/jeira &iiu

wb

tra hf.W^

fif^

tobrfoai lab sdiob

qMl^vBc'

f)

1^

ojfiwbiail) Ib

-1^ Ila

xji

OD

,91

ijnoanii

Va4>

wSitWjI

xin'v\u

smv

IL

CORBACGIO
SECONDO LA LEZIONE
iDii SISIFI) atiiiiiriu^Lii*

OID0A8.KOD

COMINCU IL LIBRO
CHIAMATO

ORB AC CIO
COMPOSTO

PER L'ELOQUENTE

BOCCACCI
DA CERTALDO, POETA
ILLUSTRE.
V^ualunqiie persona
nasconde
,

tacendo

beneficii ricevuti
,

senza aver di ci cagion convenevole


giudicio, assai manifestamente

se-

condo

il

mio

dimo.

stra s essere ingrato

e mal conoscente di quegli

cosa iniqua e a Dio dispiacevole e gravissima a'discreti

nomini
iK
1

il

cui malvagio fuoco


,

il

fonte secca della pie-

del quale

acciocch niuno

mi

possa meritamentrat-

te

riprendere

intendo di dimostrare nell'umile


speziai grazia
,

tato seguente
rito
,

una

non per mio me,

ma

per sola benignit di colei

che impetran-

dola da colui che volle quello

eh' ella

medesima

nuovamente mi

fu conceduta

La qual

cosa faccendo,

non solamente parte del mio dover pagher,


za niuno dubbio potr a molti lettori di
uiiliti
.

ma
,

sen-

quella fare
divota-

perci

acciocch questo ne segua


,

mente priego

colui

dal quale e quello

di

che io

,,

ir>6

debbo
natore

dire
,

e ogni altro bene procedette e procede


effetto si

e di tutti
,

come per
il

vede, larghissimo dosi

che

alla presente

opera della sua luce


,

fatta-

mente illumini
regga
,

mio

intelletto
.^i

e la

mano

scrivente

che per

me

quello

scriva
,

che onore e gloria

sia del

suo santissimo
di coloro
.

nome
li

e utilit e consolazione

dell'

anime
,

quali per avventura ci leg-

geranno

e altro no

None ancora molto tempo passato, che ritrovandomi


solo nella

mia camera,

la

quale veramente sola

testi-

monia

delle

mie lagrime,

de'sospiri e de'rammarichii,

siccome

assai volte davanti

avea

fatto,

m'avvenne eh'

io

fortissimamente sopra

gli accidenti

del carnale

amore

cominciai a pensare: e molte cose gi passate volgendo,


e ogni atto e ogni parola pensando
dicai
tato

meco medesimo, giu-

che senza alcuna mia colpa


colei, la

io fossi fieramente trat-

male da

quale io mattamente per mia sin,

gulare donna eletta avea


la

e la quale io assai pi che

propria vita
.

amava

e oltre ad ogni altra onorava e


,

reveriva

in ci

parendomi oltraggio e ingiuria


,

senza averla meritala

ricevere

da sdegno sospinto

dopo molti
minciai
,

sospiri
a

e rammarlchii am^aramente co,

non

lagrimare solamente
,

ma

a piagnere

in tanto d'afflizione trascorsi

ora della mia bestia-

lit

dolendomi

ora della crudelt trascurata di colei

che uno dolore sopra un altro col pensiero aggiugnen-

do

estimai che molto


cotal vita
,

meno
e

dovesse essere grave la

morte che

e quella con
:

sommo

desiderio

cominciai a chiamare
ta
,

dopo molto
,

averla chiama-

conoscendo
,

io

che

essa

pi che altra cosa cru,

dele

pi fugge chi pi

la desidera

meco immaginai

di costrignerla a tramai del

mondo

gi del

modo

nvcndo dilibcrato

mi sopravvenne nn sudore fredda,

e una compassion di
scolata di

me

stesso

eoa uaa paura mevita


,

non pnMarc di malvagia


,

a piggiorc

e io questo facessi
del tutto

che fu di tanta forza

che quasi

ruppe e spezz quello proponimento che io


:

davanti reputava fortissimo

perdio ritornatomi aQe


tanto
,

lagrime e
muhiplicai

al
,

primiero rammarichio
'1

in

esie

che

desiderio dulia morte


ritorn un'altra
,

dalla paura

di ({urlia cacciato

volta:
,

via corno la

prima

e le lagrime ritornate
,

ma tolto a me in

cosi fatta battaglia

dimorante

credo da celeste lume


il

man'!ato
afllittn

sopravvenne un pensiero,
assai

quale cosi nella

mente meco cominci


.

pietosamente a rail

gionare

Deh

stollo

clic

quello a che
,

poco codiscaccia-

noscimento della ragione

anzi pi tosto

il

mento
in te

di quella
t'

ti

conduce?
,

Or

sentii s

abbagliato
altrui

che tu non

avvegghi che

mentre tu estimi

crudelmente adoperare, tu solo


?

se* colui
,

che

verso te incrudelisci

Quella donna

che tu
,

senza

guardar

come
tu

incatenata la tua liberta


t', siccome tu di', di

e nelle sue
pensieri
se' della

mani rimossa
cagione
:

gravi
ella
ti

se*

ingannato

tn

non

tua noia cagione: mostrami dov'ella venisse ad isforzarti

che tn V amassi

mostrami con
,

qiiali

armi
t'

con quali giurisdizioni

con qual forza


,

ella
ti

abten-

bia qui a piagncTo e a dolerti menato

ci

ga

tu noi

mi

potrai

mostrare
ella

perciocch' egli
io
1'

noa

Vorrai forse dire:

conoscendo eh*
,

amc^f
e con

dovrebbe amar me,


sta

il

che non faccetido

m*
,

di qtie-

noia cagione

e con questo

mi

ci

mena

questo

mi

ci tiene?
:

Questa non ragione eh' abbia che non


le piaci tu
:

alcun valore

forse

come

vuo' ta

, ,

i58
che alcuno ami quello che non
tu
ti

gli

piace

dunque

se

se'
,

messo ad amar persona a cui tu non piaci


se

non

mal
,

te

ne viene

colpa della persona amata,


:

anzi tua

che sapesti male eleggere


ti

dunque

se

per
.

non

essere

amato

duoli

te

ne

se'

tu stsso cagione

perch apponi tu ad alcuno quello che tu medet'

simo

hai fatto e

ti

fai ?

certo per lo averti tu

stesso offeso meriteresti tu

appo giusto giudice ogni

grave penitenzia

ma

perciocch' ella
,

non quella

che

al

tuo conforto bisogna


,

anzi sarebbe

uno aggiucer-

gnere di pena sopra pena

non ora da andar


veggiamo
,

cando questa

giustizia;
,

ma

se tu in te stes-

so incrudelisci
fa,

quel che tu avrai


stesso
,

fatto.

Ci che l'uomo
altrui

o per piacere a s

o per piacere ad
il

o per piacere a s e ad
trario
ti
.

altrui

fa

o per lo suo conla tua bestialit

Ma

veggiamo

se quello a

che
.

reca tuo piacere o dispiacere

Che

egli
,

non

sia

tuo piacere assai manifestamente appare


s' e' ti

perciocch
,

piacesse tu

non

te
.

ne rammaricheresti

n ne

piangeresti

come

tu fai

Resta dunque a vedere se

questo tuo dispiacere piacere o dispiacere d' altrui.

Ned' altrui
o
ella
t'

ora da cercare
ti

se
la

non

d quella

donna
n

per cui tu a ci

conduci
t'

quale senza dubbio


,

ama^ o

ella

ha

in odio

egli

non non
s'

l'uno n
la

l'altro.

Se

ella

t'ama, senza ninno dubbio


sai tu,

tua afflizione

l'

noiosa e dispiacevole: or

che per far noia e dispiacere ad altrui non

acquista
?

si

mantiene amore

anzi odio e nimist

Non

pare che tu abbi tanto caro l'amore di questa donna

quanto tu vuogli mostrare


fai

se tu

con tanta animosit


.

quello che le dispiace , e disideri di far peggio


ella t'ha in odio, se tu

Se

non

se'

del tutto fuori di

i59
te, assai npertaraente

opaHHV^ei ninna
,

coaa poter
la
'I

fare
il

che pi

le piaccia,
.

pi tosto che tu paoi


le

dwlo E non

impiccarti per
vedi tu lutto
,

gola
gior-

no

persone che hanno alcuno in odio

per diradila

carlo e levarlo di terra mettere le lor cose e


pria vita in avventura
,

pro-

contra le leggi
,

umane

e di-

vine adoperando? e tanto di letizia

e di piacer pren-

dono

quanto di
in odio
.

tristizia

e di miseria sentono in cui


attristandoti

hanno
mica

Tu

dunque piangendo,
piacere
,

rammaricandoti
.

sommo

fai
i

questa tua ni,

chi sono quelli

se

non

bestiali

che a'ioro
t*

ninnici di piacere si dilettino ?


t'

Se

ella

ama n
,

ha in odio
utili

n di

te

poco n mollo cura


,

a che

sono

queste lagrime
?

questi sospiri
lei

questi dolori
,

cod cocenti
ch dunque
quale
ella

Tanto

l*

per

prendergli
li

quanto so

per una delle tue travi della camera


t'

prendessi. Per?

affliggi ?

perch

la
,

morte desideri
secondoch tu

la

medesima tua nimica

esti-

mi

non cerc

di darti? F^'non mostra che tu abbi ansia,


:

cora sentito quanto di dolcezza nella vita

quando
n>

cosi leggiermente di torti di quella appetisci

ben

consideralo quanto pi d' amnrltudine sia negli eter*


ni guai
tanti
li
,

che

in quegli del tuo folle

amore

li

quali

tali ti
:

vengono
citi

quanti e quali tu stesso le

procacci

ed
,

possibile, volendo essere


eterni

uomo,

di cacciargli

il

che degli

non avverrebbe. Leva


questo tuo appe V
quello
,

adunque
tito
,

via, anzi discaccia del tutto

n volere ad un' ora


acquistasti
,

te privare di

che
e a

non
chi
vita

ed etnio supplicio guadagnare

ti
,

vuol male
e quella
. ,

sommamente
il

piacere

siati

cara la

quanto puoi

pi

t'

ingegna di pro,

lungare

Chi sa ae tu ancora

vivendo

potrai veder

i6o
cosa di costei
>

di cui tu tanto gravato


?

ti

tieni,

che som-

mamente

ti
,

far lieto

ninno

ma
,

certissimo
,

pu
od

es-

sere a tutti

che ogni speranza di vendetta

altra

letizia di cosa

che qua rimanga


j
,

fugge nel morire a


costei contro a te

ciascuno

Vivi adunque

e
s'

come
morte

malvagiamente operando

ingegna di darti dolente


,

vita a cagione di disiderar la


trista la fa' della

cosi tu, vivendo,

tua vita

Maravigliosa cosa quella della divina consolazione


nelle menti de'mortali: questo pensiere, siccom' io arbitro dal piissimo

padre de'lumi mandato, quasi dagli

occhi della mente ogni oscurit levatami, in tanto la vista di quelli aguzzati rend chiara,

che a

me stesso maniri-

festamente scoprendosi

il

mio errore, non solamente

guardandolo
bita

me

ne vergognai,

mosso ne lagrimai, e

e da

meno

eh' io

ma da compunzione deme medesimo biasimai forte, non arbitrava mi reputai ma f a:


,

sciutte dal viso le misere e le pietose lagrime

e con,

fortatomi a dovere la solitaria dimoranza lasciare

la

quale per certo offende molto ciascuno

il

quale della
faccia
,

mente men che sano


assai
,

della

mia camera con


compagnia

secondo
,

la

malvagia disposizione trapassata


,

se-

rena uscii
alle

e cercando
,

trovai

assai utile
,

mie

passioni

con

la
,

quale ritrovandomi

e in
antica

dilettevole

parte ricolti

secondo

la

nostra

usanza

primieramente cominciammo a ragionare con

ordine assai discreto delle volubili operazioni della


fortuna
,

della sciocchezza
il

di coloro
,

quali quella

con

tutto

desiderio abbracciano
,

e della pazzia
,

d' essi

medesimi

quali

siccome in cosa stabile


j

le

loro speranze messe fermano

e di quinci alle per-'


,

petue cose della natura venimmo

e al maraviglioso

i6i
Oldoie e laud(>volc di quelle
,

tinto

meno da
tra

tutti
,

eoa

aaMBrazon riguardate eennderarle


,

quanto pi
abitale
:

noi

aerati

le

reggiamo
,

e da rpieste pasle

sammo
estreme
dere
tali
:
,

allo divine
ni

delle quali

appena

parUcello

possono

<la'

pi sublimi ingegni compren-

tanto d'eccellenza trapassano gl'intelletti dc'mor*


alti

e intomo a cosi
il

e cosi eccelsi

e cos

nobili
,

ragionamenti
da' quali
la

rimanente di quel di

consumammo

sopravvegnente notte
:

ci roslrinsc a

rima-

nere a quella volta


levatomi
,

e quasi da divino cibo pasciuto,


passata noia

e ogni

mia
,

avendo cacciata

quasi dimenticata

consolato alla

mia

usitata

camera

mi

ridussi

e poich l'usilato cibo assai sobriamente

ebbi preso

non potendo

la

dolcezza de' passali ragionotte

namenti dimenticare, grandissima parte di quella

non senza inoomparabil piacere ,


doli trapassai
:

tutti
,

meco

ripetenla

dopo lungo andare


il

vincendo

na-

turale opporiunith

mio

piacere

soavemente m' admise ne* miei senil

dormentai
timenti
il

e con tanta pi forxa


,

si

sonno

quanto pi

gli
.

avea

dolce pcn

sier trapassato di

tempo
,

tolto

Percii

essendo io in

altissimo sonno legato

non parendo

alla

mia nimica

fortuna che le bastassero le ingiurie fattemi nel

mio

veggluare

ancora dormendo

s'

ingegn di noiarmi:
il

davanti alla virt fantastica,


diverse forme paratemi
,

la

quale

sonno non lega;

avvenne che a

me

subita
,

mente parve entrare

in

uno

dilettevole e bel sentiero

tanto agli occhi miei e a ciascun altro

mio

senso pi

cevole

quanto fosse alcun'


.

altra cosa stata davanti


si

da

me

veduta

Il
,

luogo dove questo

fosse

non mi pa,

rea conoscere

n di conoscerlo mi parea curare


il

po-

sciach dilettevole

sentia.

Ed il

vero che quanto pi

l62
avanti per esso andava
,

tanto pi parca clic di piacer


s

mi
la

porgesse

perch da quello

fermo una speranza,


perve-

quale mi parea che se io


,

al fine del sentiero

nissi

letizia

inestimabile e
.

mai da

mi si apparecchiava cendesse un disio si


che non solamente
per pervenirvi
,

Onde pareva
si

me non sentita che in me s' ac,

fervente di pervenire a quello

miei piedi

moveano a

correre

ma mi

parea che

mi
ali

fossero
,

da non
le

usitata natura prestate velocissime

con

quali
il

mentre

me

parea pi rattamente volare,


qualit
;

mi parve
ora
sassi

cammino cambiar
fiori nell' entrata

e dove erbe verdi


,

e varii

m' erano paruti vedere


,

ortiche

e triboli

e cardi
,

e simili cose

mi

parea

trovare
vidi a

senza che
s

indietro
folta
la

volgendomi
oscura
,

seguir

mi

una nebbia

si

quanto ninna

se ne vedesse

giammai :
il

quale subitamente intornia-

tomi

non solamente

mio volare impedio, ma quasi


all'

d' ogni speranza del

promesso bene
,

entrare del

cammino mi
rare
tessi

fece cadere
,

cos quivi

immobile e
po-

sospeso trovandomi
,

mi parve per lungo spazio dimo,

avanti che io pure

attorno
:

guardandomi

conoscere dov' io

mi

fossi

ma
,

pure dopo lungo


'1

spazio assottigliatasi la nebbia


la

comech

cielo per

sopravvenuta notte oscurato fosse


volato essere stato lasciato in
,

conobbi

me

dal
di-

mio

una solitudine

serta aspra e fiera

piena di salvatiche piante, di pruni


,

e di bronchi
i

senza sentieri o via alcuna


e
s alte,
:

e intorla loro

niata da

montagne asp rissi me


il

che con

sommit pareva toccassouo


con
in
gli

cielo

n per guardare

occhi corporali, n per estimazione della mente

guisa alcuna

mi pareva dover comprendere n

conoscere da qual parte io

mi

fossi in

quella entrato

i6
n ancora
,

che pi mi spaventava

poteva discer,

nere dond' io di quindi potessi uscire


mestichi luoghi tornarmi
:

e in pi di,

e oltre a questo
volgessi
,

mi parca
de' quali

per tutto, dove che

io

mi

sentire muggliii

urli e strida di diversi e ferocissimi animali


la ({ualith del

luogo

mi dava

assai certa

speranza e te.

stimonianza che

i)er tutto

ne dovesse essere

e dolore e paura parimente


Il

mi vennero
bocca
la

nell'

Laonde animo
.

dolore agli occhi miei recava coutiuuc lacrime

sospiri e

rammarlchii

alla

paura m' im-

pediva di prender partito verso qual di quelle monta-

gne

io dovessi

prendere

il

cammino per

partirmi di

quella valle, ciascuna parte mostrandomi piena di pi


forti ni mici della

mia

vita
,

laond' io arrestato nella

guisa che mostrato

e da ogni consiglio e aiuto


altra cosa

abbandonato, quasi niun'

che
,

la

morte o
aspri

da fame o da crudel bestia aspettando


sterpi e le rigide piante

fra gli

piangendo mi parca dimo*

rare

niun' altra cosa faccendo che tacitamente o dodell' entrata


,
,

lermi

senza prevedere dov' io pervenir


il

mi

dovessi

o chiamare
,

soccorso di

Dio

mentre

che io in

catal guisa
,

e gi quasi da ogni speranza

abbandonato

tutto delle

mie lagrime molle mi stava,


,

ed ecco

di verso quella parte


il

dalla quale

nella

mi-

sera valle

sole

si

levava

venire verso

me
,

con lento
il

passo

un uomo senza alcuna compagnia


,

quale,
,

per (juello

eh' io poi pi dappresso discemessi


,

era

di statura grande

e di pelle e di pelo
gli

bruno

ben-

ch
li

in parte

bianco divenuto fosse per

anni, de'qua,

forse sessanta
,

o pi dimostrava

d' avere

asciutto e
:

nerboruto

e di

non molto piacevole aspetto


,

il

suo

vestimento era lunghissimo e largo

e di colore ver*

^64
mglio
,

e comech

assai

pi vivo
il
i

mi
l

paresse

non
quaa

ostante che tenebroso fosse

luogo

dov' io era
:

che quello che qua tingono


le
,

nostri maestri

il

come
,

detto

con

lenti

passi approssimandosi
,

me

in parte
;

mi

porse paura
,

e in parte

mi

rec spete-

ranza

paura mi porse

perciocch io cominciai a
a lui
fosse

mere non quello luogo


sessione assegnato
,

per propria pos'

e recandosi ad ingiuria di vedervi

alcuno altro
liari
,

le fiere del

luogo

siccome a

hii

fami-

a vendicar la sua ingiuria sopra


facesse dilacerare
,

me

incitasse, e

da queste mi
salute

speranza d'alcuna

mi

rec

in quanto pi facceudosi a

me
,

vicino,

pieno di mansuetudine mei parca vedere

e pi e
,

pi

riguardandolo

estimando

d' altra
,

volta

non
:

quivi,

ma
,

in altra parte averlo veduto


,

diceva

meco
1'

questi per avventura

siccome

uomo

uso in queste
u,

contrade
scita
j

mi mostrer dove
,

sia di

questo luogo

e ancora

se in lui fia spirito di piet


.

alcuno

infino a quello

benignamente mi mener
,

E
,

mentre

eh' io in cosi fatto pensier dimorava

esso

senza an-

cora dire alcuna cosa


eh' io
,

tanto

mi

s'

era avvicinato
,

ottimamente

la sua effigie raccolta


1'

chi egli
d' altro
,

fosse e

dove veduto

avessi

mi

ricordai

con

la

mia memoria disputava che del suo nome


,

immaginando
chiedendoli
liarit
il

se io per quello

misericordia e aiuto
stretta

nominassi

quasi una pi
,

fami-

per quello dimostrando

con maggiore e pi
dovesse muovere.

forte affezione a' miei bisogni

il

Ma
mio
di-

meutrech

io
,

quello che cercando andava ritrovar

non poteva
proprio
fortuna

esso

me

con voce
,

assai

soave per lo
:

nome chiamandomi
,

disse
l'

qual malvagia

qual malvagio destino

ha nel presente

i6r
serio condotto
7

dove

il
f

tuo avvcdimenlo fuggito,

dow
solevi
ral

la tua dl.screzionc
,

Se

tu hai sentimento,

quauto

non discorai tu che questo luogo di coq>o,

morte

e perdimento d'
ci se'
?

anima

che molto peg-

gio

Come

tu venuto; ({ual irnmiran/a t'ha

qui guidato

Io costui

udendo
pietoso
,
,

e parendomi ne' suoi

sembianti assai di
alla risposta

me

prima eh'
,

io

potessi

aver la voce

dirottamente

di

me
,

incre-

scendomi

cominciai a piangere:

ma
,

poicii alquanto

sfogata fu la

nuova passione

{ter le

lagriuie

raccolte

al({uanto le foi*ze dell'

animo
,

in
:

uno

con

rotta

voce
,

,
il
|

e non senza vergogna


falso piacere delle

risposi

siccome io penso
,

caduche cose

il

(piale pi savio

eh' io non sono gi Irnsvi molte volte, e forse a

uou

minor pericolo condusse, qui


gessi

prima che

io

m'accor-

dov' io

in.'

andassi

m' ebbe menato,


che sempre
la

Ik

deve in

'

amaritudine incomportabile, e senza speranza alcuna,

dappoich

io

mi
.

ci vidi

stato di notte
,

dimorato sono
credo
io
ti
,

Ma

poich

divina grazia
t'

siccome

non per mio merito mi


,

ha innanzi parato,

priego

se colui se'

il

quale gi molte volte in


,

veder mi par^'e che more che alla comune patria dei


altra parto

tu per quello a,

e appresso per
,

quello Dio per lo quale ogni cosa

si

dee
;

e se in te
\
*

alcuna umauith
segni

che di

me
si

t'

incresca

e se sai, m'in-

com'
:

io del

luogo di tanta paura pieno partir

mi
mi

possa

dalla quale gi
s'

pena conosco
allora
,

io

o vivo

mi sento che apo morto mi sono Parvevinto


,
. ,

nel viso guardandolo


ridesse
il

che

egli

alquanto

delle

mie parole
fa

con seco
,

stesso, e poi dicesse:

veramente mi
manifesto
,

qui vederti

e le tue parole assai


,

se altrimenti noi conoscessi

le

del
1 I

vero

BOCCAC. T. V.

i66
sentimento essere uscito
,

e conoscere se vivo

ti

sii

o morto

il

quale se da te non avessi cacciato ,


,

ri-

cordandoti quali occhi fossero quelli e di cui

la cui

luce

secondo
t' lia

il

vostro parlare,
,

t'

aperse

il

cammino
,

che qui

condotto

e fecetelo parer cos bello

conoscendo quanto

fossero a

me
,

tu non avresti avuto


;

ardire di pregarmi per la tua salute


ti

ma
:

veggendomi,

saresti

ingegnato di fuggire
t'

per tema di non pere se io fossi


ti

derne alquanta che ancora


colui che io gi fui
,

rimasa

per certo non aiuto

jpresterrei

ma

confusione e danno, siccome a colui che ottimal'

mente

hai meritato

Ma

perciocch io

poich dalla

vostra mortai vita sbandito fui,

trasmutata
aiuto
.

non

sar alla tua

ho la mia ira in carit domanda negato il mio

Alle cui parole stando io attento quanto poteio udii


:

va

quando

poich dalla vostra mortai vita

fui sbandito, riconoscendo eh' io estimava


,

non

costui essere quello


,

ma

la
l' ,

sua

ombra

cos
i

uno repente

freddo

mi

corse per

ossa, e tutti

peli

ciarono ad arricciare
se io avessi potuto
,

e perduta la voce
:

mi si cominmi parve
,

volere lui fuggire


li

ma

siccome

sovente avviene a chi sogna, che


bisogni per ninna condizione del

pare ne' maggiori


potersi
,

mondo

muo-

vere

cos a

me

sognante parve avvenisse


fossero del tutto

parvemi

che

le

gambe mi
.

tolte

e divenire
,

immobile
eh' io

E
il

di tanto potere fu questa

nuova paura

non so pensare qual cosa fosse quella che

si

forte facesse

mio sonno
tema
,

eh' egli allora

non

si

rom-

pesse

e per questa
,

senza alcuna cosa rispon:

mi parve la qual cosa veggendo lo spirito esso ridendo mi disse non dubitare, parla sicuramente meco e della mia compagnia prendi fi*
dere o dire
,

stare

(1.-1

ma
,

ch per certo io non sono venuto per nuoper


trarli di

certi.

ma

questo luogo
11

se

fede intera
turiian-

preslerni alle

mie parole.

che udendo io, e

domi nella memoria quello che negli uomini possono


gli spiriti
,

mi render
viso,
il

la sicurth parlila

e verso lui

aliando
'

il

pregai umilcmcnlc chcdi trarmenc


altro pericolo

avacciasse
:

prima che

no sopravvea dover

nisse

ed

egli allora disse: io

non aspetto altro


:

far quello

che domandi
,

che tempo

perciocch^ tu

dvi sa[)ere

che quantunque V cnttare di questo luogo


chi

sia apertissimo a

vuole ontram con lascivia e


cosi agevole
il

con mattezza
faticoso
lez7.n
,

egli

non

riuscirne,

ma
di

e conviensi fare e con senno e con for-

le quali
1*

aver non
,

si

possono senza

1'

aiuto

colui che

aiuuS

col voler del (jualc egli era


:

quivi

venuto. Allora mi parve che io dicessi

p)icli

tem*
essere

p
la

n' prestato di ragionare

n
ti

suhila

pu

nostra partita
ti

se grave
.

non

fosse, volenleri d'al-

cune cose
rispose
:

domanderei

A che
ti

esso

benignamente

sicuramente ci che

piace

domanda
Io allora
pari

in,

fino a tanto ch'io verr a te

domandare d'alcune coso


.

alcuno dirtene intorno a quelle


assai esperta dissi
:

con

voce

due case con

desiderio
,

mi
che

stimolano, ciascuna ch'io prima di

e perci in somjna
ti

lei domandi domander d'amendue, e priegoti


,

piaccia di dirmi che luogo picsto sia


,

e se a le

per abitazione stato dato

o se per
,

stesso

alcuno
facci

che

e*

entn ne pu mai uscire


sia
,

e appresso

mi

chiaro chi colui

col piacer del quale

qui venisti

ad atarmi. Alle quali parole esso rispose: questo Ino*


go da varii variamente chiamato, e ciascuno
il

cliia*
,

ma

bene

alcuni

il

chiamano

il

liaberinto d'

Amore

i68
altri la

Valle incantata, e assai

il

Porcile di Venere, e
,

molti
questi

la
,

Valle de' sospiri e della miseria

e oltre

ai

chi in uno modo e chi ia un altro il chiamano come meglio a ciascun pare N a me per a, . ,

bitazione dato

perciocch da potere

pii in
,

cosi

latta prigione entrare la

morte mi

tolse

alla

quale

tu corri

il

vero che
di

men dura
:

stanza che questa


,

non ho
stiale

ma

meno

pericolo
ci

e dei sapere
,

che chi
cele-

per lo suo poco senno

cade, mal

se

lume

non nel
dissi
:
,

trae

uscir

non

ci

pu;
.

e allora,

com'io
io al-

gi

ti

con senno e con fortezza

Al quale

lora dissi
disii

deh ,

se colui
,

che pu

tuoi pi caldi
si

ponga
,

in pace

avanti che altro da te


.

pro-

ceda

soddisfammi a una cosa

Tu

di'
,

che hai per


pe,

abitazione luogo pi duro che questo


ricoloso
,

ma meno
al nostro
?

ed

io gi

per
,

le

lue parole medesime

per

la

mia ricordanza
vivi
:

conosco che tu

monse'

do non

quale luogo adunque possiedi tu

tu

in quella prigione eterna nella

quale senza speran?

za di redenzione e
te
,

s'

entra e
sia

si

dimora

se'
ti

in par-

che quando che


?

speranza vera
,

prometta

salute

Se tu

se' nella

prigione eterna
sia

senza dubbio
;

pi dura dimora credo che vi

che qui non


?

ma come pu ella
se' in
eli'

essere

con meno periglio


,

e se tu

parte che

ti

prometta ancora riposo

come pu
,

essere pi

dura che questa non ?

Io sono

ri-

spose lo spirito, in parte che mi promette senza fallo


salute
:

e in tanto di
si

minore periglio che questa


,

che quivi non


si

pu peccare
,

perch

peggio temer
si

possa di pervenire

il

che continuamente qui

fa

e tanto molti in ci perseverano faccendo, che


gioiio in quello carcere cieco nel

essi
il

cag-

quale mai

divino

iGc)

lume con

gra/.in

o con misericordia
,

si

vede
,

ma

con

irrevocabile e severa giustizia

conlinuo
,

con grave

danno di chi

sentendo
la

il

conosce
,

si

vede acceso .
,

Ma

senza dubbio

mia stanza

com'

io gi^ dissi

ha

troppo di pi durezza che questa,


speranza
,

in tantoch, se lieta
si

che certa

di miglior vita vi

porta

non

aiutasse e

me
la
,

gli altri

che

vi

sono a sostener pasi

zientemente

gravezza di quella, quasi


li

poria dire

che

gii spiriti
.

quali sono immortali

ne morreb,

bono

E
,

acciocch tu parte ne intenda


il

sappi che
'1

questo mio vestimento,


vedesti

quale t'ha, poscia che


,

fatto maravigliare

perciocci

mai per av-

ventura simile, quando io era tra voi, noi mi vedesti,

e che solamente vi pare che a coloro che ad alcuno

onore sono elevati pi che ad alcuni

si

convenga

d'usare, non panno manualmente tessuto, anzi

un fuoco
cocente questo,
ogni
,

dalla divina
'1

arte

composto
,

si

fieramente
rispetto di

che vostro come ghiaccio a freddissimo: e mugnemi si e con


,

tanta forza

umore da dosso che

a ninno carbone o a ninna


nelle vostre fornaci

pietra divenuta calcina

mai

non

fu cosi dal fuoco vostro munto: perch alla mia sete


tutti
i

vostri

fiumi insieme adunali


,

e gi per la
:

mia

gola volgendosi

sarebbono un piccol sorso


lo

e di ci

due cose mi sono cagione. L' una


dore eh'
io

insaziabile arvissi
,

ebbi de' danari mentre io

V altra

la sconvenevole pazienza con la quale io comportai


le scellerate e disoneste

maniere di

colei

della qual

tu vorresti d' aver veduta esser digiuno: e questo basti


al

presente d' aver ragionato della durezza del luogo

della

mia dimora
si

nlin
,

quale veramente quella noia

che qui

sostiene

se

non intanto che questa dan-

nosa e quella fruttuosa

non

da comparare
,

Ma

da soddisfare
tu
a' tuoi

alla tua

seconda domanda

acciocch

impauriti
;

spiriti
,

interamente restituisca le

forze loro

e perci sappi
,

che colui

colla cui lilo

cenzia io son qui venuto


cui

anzi a dir meglio per

comandamento
vivono

quello Infinito bene


,

che di
quale

tutte le cose fu creatore


tutte le cose
,

e per lo quale e al

e al quale del nostro

bene e

del nostro riposo e della nostra salute troppo maggior


sollecitudine che a voi stessi
ste
.

Dico, che com' io queil

parole dallo spirito udii

conoscendo
,

mio

peri-

colo e la benignit del mandatore


nire nello
1'

io

mi
,

sentii

ve-

animo una umilt grandissima

la

quale e

altezza e la potenzia del


stabilit e
i

mio Signore
vilt

la sua eter-

na

suoi continui beneficii in

me

conoscer
,

mi

fece

e appresso la
,

mia

la

mia

fragilit

e la

mia

ingratitudine

e le infinite offese

gi fatte verso

colui che ora nel


fatto
,

mio bisogno

come sempre avea


Della quale cono-

senza avere riguardo al mio malvagio operare

mi

si

mostrava pietoso e liberale


s

scenza una contrizione

grande e pentimento mi ven,

ne delle non ben


parve che
sero
,

fatte

cose

che non solamente


si

mi

gli

occhi di vere lagrime e assai


il

bagnas-

ma
e
s

che
,

cuore

non

altrimenti che faccia la


:

neve
sto
,

al sole

in acqua

si

risolvesse

perch

si

per que-

ancora perch poverissimo di grazie a rendere


s alti effetti

a tanti e
tacqui
,

mi

sentiva

per lungo spazio

mi

parendomi bene che


;

lo spirito la

cagion co,

noscesse

ma

poich cos alquanto stato fui


.

ricomin-

ciai a parlare

ben avventurato
la

spirito

assai

bene

cognosco e discerno,

mia medesima coscienza ricer,

cando

quello essere vero che tu ragioni

ci

Dio

, ,

pii!i

caro avere che noi medesimi non

abbiamo

li

quali con le nostre malvagc opere continuamente ci

andiamo sommergendo , dov'


piet

elli
,

con
le

la

sua caritntiva

sempre ne va sollevando
(piellc
:

sue eterne belpa-

lezze mostrando, e a

come benignissimo
tuttavia
,

dre ne va chiamando

ma
,

siccome colui

che ancora

la

divina bont

a guisa che le esteme ope-

razioni fanno, vo misurando, maraviglia

mi porge
esso ora
:

sentendomi
aiutarmi
tu parli
il

io averlo ofleso

molto

come

ad

si

mosse

cui lo spirito disse

veramente

come uomo che ancora non mostra conosca


della divina bont
,

costume

che perfettissima, ed

estimi cosi nelle sue opere esercitarsi

come
j

voi

che

mortali e mobili e imperfetti sete


de' quali ninno riposo
si

fate

nelle

menti

truova, infno a tanto che gran


.

vendetta non

si

vede d' ogni piccola offesa ricevuta


la contrizione delle

Ma
la

perciocch

commesse colpe
ti

quale mi par conoscere in te venuta,

dimostra do-

cile e attento

dovere essere

a'

futuri

ammaestramenti

mi

piace una sola delle cagioni per la quale la divina


si
.

bont

mosse a dover
Egli
il

me mandare
,

ad aiutarti ne'tuoi
sentissi

affanni

vero

che per quello eh' io

ncir ora che questa commession

mi

fu fatta
si
,

non da
dee crequal che

umana

voce

ma

da angelica
,

la

quale non

dere che menta giammai


stata si sia la tua vita
,

che tu sempre

hai speziale reverenzia e dev<^


si

zione in colei nel cui ventre


lute
,

raccolse la nostra sa,

e che viva fontana di misericordia


,

madre
es-

di grazia e di pietade
fsso
,

e in

lei

siccome in termine
:

avesti

sempre ferma speranza

la

qual cosa

st'udo a' suoi divini occhi manifesta, e

voj^gendoti iu

questa valle oltre al

modo

usato smarrito e impedito,

intanto che tu eri a te

medesimo

uscito di

mente

siccome essa benignissraa


de' suoi divoti
,

fa sovente nelle

bisogne

che senza priego aspettare da s mea sovvenire dell' opportuno aiuto al


il

desima
bisogno
tua

si
,

muove

veggendo

pericolo al qual tu eri


,

senza

domanda
,

aspettare

per

te al figliuolo
,

domand
io
il

grazia

e impetr la salute tua

alla

quale per suo


,

messo mi fu comandato che


n prima da
spedito
t'

io venissi

ed

feci

te

mi

partir
,

che in luogo libero ed


te piaccia di
dissi
:

e.

ar riposto
io

dove a

seguitarmi

Al quale

dopo

il

suo tacere

assai

bene m'hai
,

soddisfatto alle

mie domande:

e nel vero

come che
per pi
e disldero

vendetta da Dio
piacerli
,

un

di

nuovo

rifarti bello
,

pur

di te

compassion mi viene
^

sommamente
mia opera
il

d' alleggiar quella


j

se

mai con alcuna

potessi

e d' altra parte in

me medesimo
dopo la tua pe-

mi

rallegro
,

sentendo che tu non

al ruinare allo insii

ferno

ma

a salire al glorioso regno

nitenza disposto.
lui
,

La

benignit e la clemenza di co,

il

quale

t'

ha in questa vicenda mandato


:

non

m'
l'

ora

nuova

ella in molti altri


,

pericoli

gi

me

ha

fatta

conoscere
,

quantunque

io di tanti beneficii

ingrato stato sia

poco

nelle sue laude


,

adoperandomi:

ma

io
,

divotamente lui priego

che pu quello che

vuole
tolto
,

che come dalla perpetua morte pi volte m'ha


cosi e
i

miei passi dirizzi alla vita perpetua


,

quelli conservi

tanto che io, suo fedelissimo


.

servi,

dore essendo

pervenga

Ma

per lui

ti

priego

che

ancora a una cosa rispondendomi


In questa misera valle
,

mi

soddisfaccia

la

qual tu variamente nomi,

ni senza appropriarlene alcuno

abitac' egli alcuna


li

persona

se quelli

non

fosser gi

quali per avvea-

, ,

tura

amor
,

della sua corte


,

avendo

lMifili

qui

li

manle
?

dasse

e in esilio
;

come

me

pare essere stato da lui


le bestie
,

mandato
quali io
cui
elli

o posseg;onln

])ur

solamente

ho udite

tutta notte dintorno


:

mugghiare

sorridendo rispose
il

assai

bene conosco che

la
,

ancora

raggio della vera luce non

])crvenuto al
qtiale

tuo intelletto , e che tu quella cosa

inG

ma
nale
1'

miseria
,

come
sia

molti

stolti

fanno

estimi

somma

fclicith

credendo che nel vostro concupiscibile e caralcuna parte di bene; e perci apri
ti

amore

orecchie a quello che io ora

dir

Questa misera

valle qticlla corte

che tu chiami d'a-

more,e quelle bestie che udite hai, codi mugghiare,sono


i

miseri de'quali tu se'uno, dal fallace


,

amore inretiti j
amore

le

boci de'quali

in

quanto di

cos fatto

favellano^

ninno

altro

suono hanno

nell' orecciie de' discreti

bon

disposti
;

uomini

che quello che mostra che venga


la
,

alle tue

e per dianzi

chiamai labernto

perch

cosi in essa gli

uomini
riuscire
,

come

in quello gih faceano


.

senza saper
di te

mai

s'

avviluppano
sia

Maravigliomi
,

che ne domandi

con ci

cosa eh' io sappia


ci
sii

che tu non una volta

ma

molte gih dimorato

quantunque
dimori
.

forse

non con quella gravezza che ora

ci

Io quasi di

mia colpa compunto, riconoscen-

do

la veritcH

tocca da lui, quasi in

me

ritornato, risposi:
,

veramente
lieta

ci son' io altre volte assai stalo


,

ma

con pi

fortuna

secondo

il
1'

parere delle corporali menti;


altrui grazia
,

e di quinci pii per

che per

lo

mio

senno

in diversi
il

modi or mi ricordo
la
ci

essere uscito,

ma
,
,

va.'

avea
,

dolor sostenuto e
stato

paura di
fossi
,

me
,

tratto

che

cosi

come mai
:

non

d' esserci stato

mi

ricordava

e assai bene ora conosco

senza pi

174
aperta dimostrazione
fiere
gli
,
,

che faccia

gli

uomini divenir
,

e che vogha dir la salvatichezza del luogo

atri

nomi da

te

mostratimi della valle


.

il

non

vedere in essa n via n sentiero

Ornai adunque
ti si

disse lo sprito, poich le tenebre alquanto

cominpaura

ciano a partire dallo intelletto


nella quale io
ti

e gi cessa
il

la

trovai, infino che


ti
:

lume

apparisca

che

la via

da uscirci

manifesti

d' alcuna cosa teco


il

mi

piace di ragionare
,

e se la natura del luogo


,

pa,

tisse

io direi in servigio di te
ci

che stanco

ti

veggio

che noi a seder


si

ponessimo,
in piede
.

ma
,

perch qui far non


e se d' altra parte
le

pu ragioniamo
sapessi
,

Io so

non

si

mei fecero poco avanti chiaro


il

tue

parole

e ancora
,

luogo nel quale

io

t'

ho trovato

mei manifesta che tu se' fi.eramente nelle branche d' amore inviluppato j n m* pi celato che questo sia che di ci t' cagione e tu il dei nel mio ragio,

nare aver compreso


zi dissi di colei
,

se di ci

ti

ricorda che io dian-

la

qual tu vorresti d' aver veduta esti

sere digiuno.

Ma

avanti che io pi oltre vada

dico,

che
gna

io
,

non

voglio,

che tu da
,

me prenda
'1

alcuna vergo,

perch' ella gih

pi che

convenevole

mi

fosse

cara,

ma cosi sicuramente e
ragiona
,

con aperto viso di ci con


fossi stato di lei stra-

meco
no
:

come

se

sempre

e per merito della compassione


,

la

quale io por-

to a' tuoi mali

ti

priego
.

che come tu ne' suoi lacci


io
,

incappasti

mi
,

manifesti
:

Al quale

cacciato via
dirti
,

ogni rossore

risposi
,

il

priego tuo

mi

strigne a

quello eh' io mai

fuori che a

un

fidato

compagno
f'

non
se:

dissi

e a

lei sola

per alfcuna mia lettera


la tua libert

pale-

n di ci, dove pure

non

me ne

assicu-

rasse,

da

te

mi dovrei pi che da un

altro vergogna-

re, n tu turbartene
vita
ti

perciocch
1

come

tu dalla nostra

dipartisti
,

secondo che

ecclesiastiche leggi

ne

mostrano

quella eh' era stata tua

donna non fu pi
;

tua donna,

ma

divenne liberamente sua

perch ia

ninno

atto potresti

con

ragione dire che io

mi
.

fossi
la-

ingegnato di dovere alcuna tua cosa occupare


sciando ora questa disputazione
stare
, ,

Ma
ci

che luogo non

ba,
,

e venendo a quello aprirti

che tu domandi
,

dico

che por

la

mia disavventura
,

non sono molti


al
il

mesi passati, avvenne


fosti gih

che

io

con uno,

quale tu

vicino e parente, di cui esprmere


,

nome or
mencome
sal-

non bisogna
tre

in ragionare di varie cose entrai; e

che noi

cosi

ragionando andavamo, accadde,

talvolta avviene
ta in

che V

uomo
il

d'

un ragionamento

un

altro,

che noi

primo

lasciato, in sul ragio*

nare delle belle donne venimmo; e prma avendo mol


tu

cose dette delle antiche


castith
,

quale in magnanimit

quale in

quale in corporal fortezza lodando


alle

condiscendemmo
che

moderne:

fra le quali

il

nume-

ro trovandone piccolissimo da commendare, pure esso,


in ([uesta parte
il

ragionar prese, alcune ne nomil'

della nostra citt, e tra


,

altre

nomin qutlla che


:

gh fu tua

la

quale io nel vero non conosceva

cosi

non r
che

avessi io

mai conascinta poi


,

e di

lei,

non so da
;

nfl'ezione

mosso

cominci a dire mirabili cose

affermando che in magnificenzia mai non era


alcuna sua pari, e olire
s'

stata

al

naturale delle femmine, lei


;

ingegnava di mostrare essere uno Alessandro


liberalit
il

e al,

cune delle sue

raccontando
,

le quali

per
rac-

non consumare
contare
.

tempo
lei

in novelle

non curo di

Appresso

di cosi

e di tanto

buon senno

naturale disse esser dotata, quanto altra donna per Bf'

ventura conosciuta giammai^ e oltre a ci, eloquenti*'

sima forse non

meno che stato

fosse

qualunque ornato
,

e pratico retorico fu ancora^ e oltre a ci

clie

som-

mamente mi piacque
ziosa

siccome a colui che a quelle


,

parole dava intera fede


,

la disse esser piacevole e gra-

e di

tutti
si

quelli costumi piena

che in gran

gentildonna

possano lodare e commendare,


,

he

quali

cose narrando questo cotale

confesso che io
,

meco
gli

tacitamente dicea
I

felice colui

al

quale

la

fortuna

tanto benigna eh' ella d' una cosi fatta donna

conceda

l'

amore

gi quasi

meco avendo
colui

diliberato

di voler tentare se colui potessi essere

che degno di
e del-

quello divenissi, del


la

nome di

lei

domandai

sua gentilezza
,

e del luogo dov' ella a casa dimola


.

rasse

il

quale quello non dove tu

lasciasti

ed

esso ogni cosa

pienamente mi
,

f palese

Perch poi

da
/| I

lui dipartitomi

de^ultp

dispo&i-di-volerla^ vedere;
io di lei

e se cosi perseverasse meco a ci che va


,

estlmaella

T,

mettere ogni mia eoUecitudine in far eh'

di:

venisse

mia donna

come

io suo servidore diverrei

sanza dare alla bisogna alcuno indugio, in quella parte

prestamente n' andai dove a quell' ora la credetti


;

poter trovare o vedere

si

mi

fu in ci la fortuna

favorevole , la qual mai se

non in cosa che dannosa


,

mi
.

dovesse riuscire

non mi fu piacevole

che al mio

avviso ottimamente rispose l'effetto


vigliosa cosa
,

dirotti raaralei

che non avendo


il

io

alcuno indizio di

che solamente
tra

color nero del vestimento, guardando

molte che quivi n' erano in quello medesimo abi,

to che ella

ik

dove io prima
,

la vidi

come

il

suo
do-

viso corse agli occhi miei

subitamente avvisai

lei

vere esser quella che io andava cercando .

percioc*

77
r?i* io portai

sempre opinione e porlo, che amor disco-

perto o sia pieno di mille noie, o non

desiderato ciTetto pervenire, avendo


tutto di

poau ad alcuno meco dbposto del


al

non cominciar questo con persona in guisa niu,

na a comunicare

se

con colui non fosse

quale,

poscia eh' io amico divenni ogni


se
,

mio

segreto fu pale-

non ardiva
:

domandar
fortima
,

se ci fosse

che mi pare-

va

ma

ancora

la

che

in

poche cose intorno


giovare
, ,

a (jucsto

mio

desiderio

mi dovea

come

nella

prima cosa m' era


sta

stata favorevole

cos

mi fu

in que-

seconda

che di dietro a

me

sentii

alcuna douna

che

colle sue
,

compagne

di lei favellava, dicendo:

deh

guarda

come
e'

alla cotal
:

donna stanno bene

le

bende

bianche

panni neri

la

quale per avventura alcula

na delle compagne che non


piacer di

conoscea

con tanto
orecchi
,

me

che

allo loro parole teneva gli


,

che dir noi potrei


quelle molte che

la

dimand
sono
f

quale dessa di

colh

a cui la domandata

donna

rispose

la terza che siede in su quella


:

panca

colei di cui io vi parlo

dalla qual risposta io


,

com-

presi ottimamente avere avvisato


vanti
la
1'

e da quella ora a,

ho conosciuta
;

Io non mentir

come

io vidi

sua statura
,

{loi

appresso ahjuanto al suo andare


gli alti esteriori
,

riguardai

un poco
,

ebbi considerati,

io presumetli

ma
,

falsamente

non solamente che

colui al quale avea udito di lei parlare dovesse ave-

re detto

il

vero

ma

che troppo pi eh' egli detto non

avea ne dovesse esser di bene: e cosi, da falsa opinion


vinto
,

subito

mi
si

sentii

come

se dall' udite cose


al

dalla vista di lei

movesse, corrermi

cuore un fuocose unte la

co

non altrimenti che


,

faccia su per le
,

fiamma

si

ileramente riscaldarmi

che chi allora

178
m'avesse riguardato nel viso
nifesto seguale; e
i

Io

n' avrebbe veduto macome che segni venuti nel viso per nuovo fuoco che come prima le parli superficiali
, ,

and leccando
vivo divenne
tro
,

cosi poi nelle iutrinsiche trapassato pi

se

ne partissono
.

mai

so

non den-

crescer le sentii

In questa guisa adunque che

raccontato

ho

di lei
il

che mal per

me

fu veduta
falsit

pre-

so fui

dandomi

suo aspetto pieno di


,

non

senza

artificial
,

maestra

speranza di futura mercede.


,

Lo
re
,

s])irIto

il

quale queste cose


diletto ascoltate

secondo
,

il

mio paresentendo

non senza

avea
:

gik

me

mi cominci a parlare assai bene m* hai dimostrato il come e la cagione del tuo esserti prima allacciato, e come tu medesimo ti vestisti la catena alla gola che ancor ti strigne. Ma non ti sia grave ancotacere, cosi
,

ra manifestarmi se

mai questo tuo amore


s^

le palesasti
il

e come, che mi parve dianzi udir di


presso se da
lei avesti
il

dirmi apt'

alcuna speranza che pi

ac-

cendesse, che
te avesse fatto

tuo medesimo desiderio primieramenal

quale io risposi
tei

perciocch

io

ma-

nifestamente conosco se celar


trei
,

volessi io noi pofatti

si

mi pare che tu
te
,

il

vero senta de'


te

miei,
.

donde che tu
Egli
il
,

1'

abbi

ninna cosa

ne nasconder
,

vero

che avendo io data piena fede


che
lei

come

gi dissi

alle parole udite di colui


,

tanto va,

lorosa

m' avea mostrata mi ragiona


il

io presi ardir di scriverle

mosso da
costui
lettera

cotale intenzione.
,

Se

costei

da quello che

aprendole io onestamente per ima

mio amore, l'uua delle due cose ragionevolemente mi dee seguire o ella 1' avr caro per usarlo
:
,

in quello eh' io possa

e a ci

mi risponder
,

o ella

Y avr caro

ma non

volendolo usare

discretamente

79

me dalla mia speranza


fini

rimovcr^. Perch V uno de* due


1'

asiiettaudo
,

quantunque

uno pi che

1*

altro

desiderassi
le

per una mia

lellera piena di

quelle paro-

che pi onestamente intorno


si

cos fatta

materia

dir

possono

il

mio ardente

desiderio le feci scutire.

questa

lettera seguit

per risposta una sua piccola


ella

Ictteretta, nella quale,

qunntun(|ue

con

np<rte
,

pa-

role ninna cosa

al

mio amor

rispondesse

pure con

parole assai zoticamente composte, e che rimate pare-

vano

non erano rimate

siccome quelle che


1'

1'

un

pie avevano lunghissimo e

altro corto

mostrava di
pi
,

disiderar d sapere chi io fossi.

dirotti

eh' ella

in quella s'ingegn di mostrare d^lverc alcun sentimento d*

una opinione

filosofica

quantunque
in

falsa

sia

cio che un' anima

d'

un uomo
in libro

un

altro trapassi

; il

che

alle

prediche
:

non

in scuola

son cer-

to eh' apprese

e in quella

me

a
,

uno valente uomo aslusingando


,

somigliando
tare^

mostr di volere

conten-

affermando appresso sommamente piacerle chi


,

senno e prodezza e cortesia avesse in s


antica gentilezza congiunta
.

e con queste
lettera
,

Per

la

quale
,

anzi

per lo
te

stile

del dettato della lettera


,

assai

leggiermen-

compresi

o colui che

di lei assai cose dette

m'
lei

a-

vea esser di gran lunga del

naturai senno di

della ornata eloquenzia ingannato,

o averne voluto
,

ingannare.

IVfa

non pot
il

perci,

non che spegnere


,

me ma

pure un poco

concetto fuoco diminnire

e avvisai

che ci che

scritto

m' avea

niun' altra cosa volesse


a pi avanti scr-

dire {lor ancora, se

non darmi ardire

vere
la
,

e speranza di pi particular risposta che quel-

ammaestramento e regola

in quelle

cose fare

che per quella poteva comprendere che

le piacesse-

i8o
no
.

Delle quali

come

eh' io fornito non

mi

sentissi,
e' era,

perciocch n senno n prodezza n gentilezza


alla cortesia
,

quantunque
fa ria j

il

buono animo
,

ci

fosse
la

non

ci

avea di che

nondimeno

secondo
la

ma
sua

possibilit, a

dover fare ogni cosa, per


,

quale

io la

grazia meritassi

mi

disposi del lutto; e del piacer px-e,

so da

me

per la lettera ricevuta


il

per un'altra lettera

com'io seppi

meglio

la feci certa:

n poi

sentii io

n
di

per sua lettera n per ambasciata quello che


ci che scritto
l'

avea le paresse. Allora lo spirito

disse: se pi avanti in questo

amore non
,

stato

clie

cagione

ti

induceva

il

di trapassato
si

con tante

lagri-

me

con tanto dolore


?

ferventemente per questo a


io risposi
:

disiderar di morire

Al quale
,

forse

che

il

tacere sarebbe pi onesto re, poi ne

ma non

potendolti nega-

domandi,

tei

pur dir. Due cose erano

quelle che quasi ad estrema disposizione

m' aveano
dov' io al-

condotto

l'

una fu

il

ravvedermi
,

che

la

cun sentimento aver credeva


da turbarsene poco

quasi una bestia senj

za intelletto m' avvidi eh' io era


,

e certo questo

non
la

avendo
vita

riguardo che io

maggior parte della mia


che cosa sapere
,

abbi spesa in dovere qualil

e poi
:

quando
1'

bisogno viene
il

tro-

varmi non saper nulla


lei in far

altra fu

modo

tenuto da

palese ad altrui che io di

lei fossi

innamo-

rato^ e in questo pi volte crudele e pessima femmina


la

chiamai

Nella prima cosa

mi

trovai io in pi

modi

stoltamente avere adoperalo, e massimamente in creder

troppo di leggieri cosi alte cose d'una femmina,


colui raccontava
,

come

senza altro vederne

e appresso per
,

quelle
d'

senza vedere n dove n


,

come

ne' lacciuoli

amore incapestrarmi

e nelle

manid' una femmina

,,

i8i
Inr Uf^SUk

Wttuk'xtiwi 4 'oCloposta U mia ragiooe


(juiMttl

ci' anima, che con

otomiMigiiaUi sulea
viliiuima serva
t

cner
delle

donna

scmv/.b

Ci^ser

divenuU
altri

<|uali cose

u tu n

dir

che da dolersi no
,

sia iiinnu alia

morte. Nella seconda mi ha


in assai cosefallato, cassai

secondo

che mi pare,
tnosttx) uolui

chiaramente

mentir per

la

gola che

si

ampiamente
distese: per-

delle sue esimie \irt

meco parlando

ciucch
il

secondo ehe a

me
,

pare aver compreso, uno,

(piale non pcich

e' sia
il

ma

perch

li

pare essere,
,

uoi vicini chiamano

secondo Ansalone
Tarlisi

da

lei

amato,

al

quale essa
,

per pi

cara

lia le

mie

lettere palesate

e con lui insieme a guisa d'

un bec pia-

cone schernito
favola, gi

senza che colui, di

me
,

iaccendo una
gli

con alcuno per lo modo che pi


:

ciuto n' ha parlato

senza che esso

come
,

10 son

qui

per pi largo spazio aver di favellare


la rispusLi alla
ti
,

fu colui che
ti
i

mia
;

lettera

della quale davanti

dis-

mi

foce fare

e oltre a (|uesto, socondo che


,

miei

occhi medesimi m' hanno fatto vedere

m' ha

ella, sog,

ghignando

a pi aluc mostrato

come
egli

io avviso
'1

di:

cendo: vedi tu quello scioccone


vedi se io
le

7
I

mio vago

mi

posso tener beata

certo (juanto quel,

donne

alle quali ella


,

m' ha mostrato
il

sieno stale
ella,

e sieno oneste

io

altri

sappiamo: perch
il

siccome comprender se ne dee, come


tra gli

suo amante
di
,

uomini
.

cosi ella tra le

femmine

me

favo-

leggia

Ahi

disonesta cosa e sconvenevole


,

che

uomo

lasciamo sLir geutile, che non mi tengo

ma

sempre-

mai
del

co' valenti

uomini usato e cresciuto

e delle cose
assai
,

mondo, avvegnach non pienamaute, ma


,

cou-

venevolmenle informalo
BOCCAC. T. V.

sia

da uua femmina

a guisa

la

j8'2
d'

UQ matto ora

col
il

muso

ora col dito

all'

altre

femmine
vicino

mostrato! Io dir

vero, questo m'indusse a tanta indiassai

gnazione d' animo che io fui alcuna volta

ad usar parole che poco onor di


pure alcuna
scintllletta di

lei

sai-ebbono state:

ma

ragione dimostrandomi che

mollo maggiore vergogna a


rei

me

ci faccende acquiste-

che a

lei,

da

tale

impresa non poco

ma

molto turba-

to

mi ritenne, e a quella

ira e disordinato appetito di


.

che

tu

mi domandi m'
mostrando
,

indusse

Lo

spirito allora
le

nella

\ista

d' avere assai

bene
,

mie parole rac-

colte

e V intenzione di quelle

seco non so che dicen-

do
si

alquanto, avanti che alcuna cosa che io intendes,

dicesse
assai

soprastette pensoso

poi a

me
,

rivolto

con
:

voce

mansueta cominci a parlare


innamorasti e di cui
,

dicendo
la

come

tu

t'

'1

perch e

ca-

gione della tua disperazione , assai bene

mi credo

dalle

tue parole aver compreso: ora voglio io che grave

non

ti

sia
,

se alquanto in servigio della tua


,

medesima
ra-

salute

e forse dell' altrui


,

io teco
te

mi distendo a
,

gionare

primieramente da

cominciando
j

perch

4el tuo errore fosti tu stesso principio

e da questo

verremo a diredi
dola,

colei

della quale tu

mal conoscen-

follemente t'innamorasti; e ultimamente, se


fia

tempo ne

prestato

alcuna cosa diremo sopra le


,

cagioni che te a tanto cruccio recarono


a te stesso feceno uscir di

che quasi

te

mente
,

E
,

cominciando da
che
assai cagio-

quello che promesso abbiamo


ni giustamente possono
verti riprendi-re
5

dico

me

a ogni altro

muovere
si

a dori-

ma

acciocch tutte non


il

vadano
,

ricercando

per fare

ragionamento minore
:

due
,

sola

lamente m' aggrada toccarne


seconda sono
gli

1'

una

la tua et

tuoi studi

delle quali ciascuna per

i83
fl
,

amcnduc
per

in.niciiic

li

dovrvano render cauto e


.

guardingo dagli amorasi lacciuoli


la

E
,

primieramente

tua eth

la

(|UiJe

le*

tenipie gih bianche


tu dovresti avere

e la canuta barba non ni' ingannano


li

costumi del
,

mondo

fiM' delle fav^e gi sono degli


,

anni ipiarantn
scere.

e gih veuticimpie

cominciatili a cono-

se la lunga e8j)ericn7,a dille fatiche

d'amore

nella tua

giovanezza tanto non

t'axca gnstigato die


,

bastasse^ la tiepidezza degli anni

gih alla vecchiezza


gli

appressandoti, almeno
farti

ti

dovea aprire

occhi, e

conoscen;
ti

dove questa matta passione segui,

tando
te

dovea far cadere

e oltre a ci mostrarti (]uan


.

e quali fosscr le tue forze a rilevarti

La qnal cosa
uoI
.

se
sti

con estimazione
,

avessi riguardata

conosciuto avregli

che dalle femmine nelle amorose battaglie


,

mini giovani
lauo
,

non

(|ueHi
j

che verso

la v

ecchiezza c-

sono richiesti

e avresti veduto le

vane lusin,

ghe

sommamente
si
,

dalle

femmine
star

disiderate
.

ne' giosi

vani non che ne' tuoi pari


viene o
il

male

Come
il

con-

coid a
il

te

oggimai maturo
l'

carolare

cantare
,

giostrare e

armeggiare

cose di ninno

peso

ma sommamente
dirai

da lor gradile
te

non solamente
fanno
notte,
ch(!

che a

Tu medesimo scoiivenevoli sieno ma


?
,
i

con ragioni inespugnabili biasimerai


.

giovani che le
1'

Come

alla tua eth convenevole


,

andar di

il

con tra darti

il

nasconderti a ciascheduna ora


;

mi una femmina piacere

e non solamente in

quella parte che forse

meno

disdiccvole da te sarebessa

be

eletta

ma

in

quelle

che

medesima
a

forse

\CT

gloriarsi

d'avere imo
,

uomo maturo,
,

guisa

d'

un semplice garzone
?

disonesta e sconvenevoh' ese

legger

Come

alla tua et couvenevole

bisogno

i84
il

richiedesse

del quale molto sovente son pieni


,

gU

accidenti d'

amore

di pigliare

1'

arme

e la tua salute
?

forse quella della tua


,

donna difendere
,

Certo io cre^
a tutte pa-s

do

senza pi cose andar r0) rdando


,

che

rimente risponderesti
ti

che male

quando

ci

non

paresse

me

e a ciascun altro
,

il

quale con pi

discreto occhio guardasse

che tu impedito per av,

ventura far non puoi

parrebbe pure che cos fosse

Male
ti

adunque
,

la tua etade ornai agi'

innamoramenla-?

dicevole

alla

quale

non

il

seguire le passioni o
sta

sciarsi a loro

sopravvegnenti vincere
,

bene

ma

il

vincer quelle
j

e con opere virtuose che

la tua

fama
alla

ampliassero

e con aperta fronte e lieta dare di sA


a'

ottimo esem])lo

pi giovani
,

s'

appartiene.

Ma
,

\
!

seconda parte da venire

la

quale ne' giovani


,

non
in-

che ne* vecchi,

fa

amore disdicevole
.

se io

non m'
bene

ganno

cio

tuoi studi

Tu

se
il

io gi

intesi

mentre vivea,e ora


conosco
,

cosi

essere

vero apertamente

mai alcuna manuale


con

arte

non imparasti
^

sempre
volte
ti

1'

essere mercatante avesti in odio


altrui e
al

di

che pi
,

se'

teco

medesimo
,

gloriato

a-

vendo riguardo

tuo ingegno

poco

atto a quelle
,

cose nelle quali assai invecchiano d' anni

e d sendella qual

no ciascun giorno diventano


cosa
il

pi giovani

primo argomento
sapere
, ,

che a loro par pi che a


loro ben?
,

tutti gli altri

come alquanto sono


secondo
le

disposti

guadagni

gli avvisi fatti

o pure
:

per avventura, come suole

pi volte avvenire

lad-

dove

essi
,

del tutto ignoranti, ninna cosa pi oltre


passi

sanno

che quanti

ha dal fondaco o

dalla bot-

tega alla lor casa, e par loro che ogni


gli volesse

uomo che di

ci

scannare aver vinto e confuso,quando dicono^

i8S
d'

che mi venga ad ingannaret o dicono: all'usciomi


il

si

pare, quasi in uiun' altra cosa slia


lingannart*

sapere se non o in
alla sacra
|

in

guadagnare. Gli studi adunc^ue

ilosofia portiueuli infino dalla tua puerizia


il

pi

assai

che

tuo padre ilon avrebbe voluto

ti

piacquero^ 6 massima'

mente in quella partechca poesia appartiene, nella quale

per avventura tu hai con pi fervore d'animo che con

altezza d'ingegno seguita.


tre scienze
ti

Questa non meno

ma

tra l'al-

dovea parimente mostrare che amore, e


e chi tu

che cosa

le

femmine sono,

medesimo sii, e che

a te s'appartiene. Vedere

adunque dovevi, amoreesscre

una passione accecairice dell'animo, disviatrice dell'in* gno ,


ingrossatrice anzi privatnce della
,

memoria ,

dis-

sipatrice delle terrene facult

guastatrice delle forze

del corjK), nemica della giovanezza e della vecchiezza j

morte genitrice

de'vizii e abitatrice de' vacui petti; cosa


}

senza ragione e senza ordine e senza stabilith alcuna


vizio delle menti

non sane e sommergitrice

della

uma-

na

llberl

O quante
i

e quali cose sono queste


gli stolti

da do-

vere non che

savi

ma

spaventare? Vien teco

medesimo rivolgendo V antiche


ne, e guarda
quante morti
di quanti
,

storie e le cose

moderi

mali, di quanti incendi

di

di quanti disfacimenti, di quante

mine
ca-

ed esterminazioni questa dannevole passione


gione.

stiita

una gente di voi miseri moftali,


il

tra

quali tu
il

medesimo avendo
mate Iddio, e
gni
li

conoscimento

giltato via

chia-

({uasi

come
la

sommo aiutatore ne' bisomenti e divotissime

fate sacrifcio delle vostre


li

orazioni

porgete

qual cosa, quante volte ta hai


ti

gi fatto o farai, tante

ricordo

se
,

da

te uscito forse

del

diritto

sentimento noi vedi


a
te

che tu
ingiuria
:

Dio e
e se le

a tuoi studii e

medesimo

fai

i86
dette cose esser vere la tua filosofia

non
,

ti

mostrasse
la

n a aie moria

ti

ritornasse la sperienza

quale di

gran parte di quelle in te medesima veduta hai, le dipinture degli anticl


le
tei

mostreranno, le quali lui per


ali
,

mura

giovane ignudo eoa


,

e con occhi velati


,

e arciere

non senza granrlissima cagione


elfctti tutto
,

e significa-

zione de' suoi


vanti
,

'1

d vi dimostrano.
,

Dovee

oltre a questo
,

li

tuoi studii mostrare


,

mo-

strarono

se tu
,

avessi voluto vedere

che cose fems

mme

sono

delle quali grandissima parte

chiamano

e fauno chiamare donnea e pochissimo se ne truovaao.

La femmina

animale inipcrfetto,passionato da mil,

le passioni spiacevoli

o nborainevoli pure a ricordaril

sene non che a ragionarne:

che

se gli

uomini riguar-

dnssono
a loro
,

come

dovessono, non altrimenti andrehboao


,

n con altro diletto o appetito

che

all' altre
il

nniurali e inevilabili opportune cose vadanoj


delle quali, posto gi
il

luogo

superfluo peso,

come

conistu,

dioso passo fuggono

cosi loro

fuggirehbono

quello
si

avendo
stora
,

fatto

perch

la deficiente

umana
gli

prole

ri-

siccome ancora in ci
gli

tutti

altri

animali
altro

molto meglio che


aniinale

nomini fanno. JXiuno

meno

netto di lei:

non

il

porco, qualora

pi nel loto, agi;iugne alla bruttezza di leij e se


forse

alcuno questo negasse, riguardins


i

parti loro,

rlcerchinsi

luoghi segreti,

dove esse, vergognanstrumenti


li

dosene, nascondono
tor via
i

gli orribili

quali a

loro superflui iimori adoperano.

Ma lasciamo
,

stare quel

che a questa parte appartiene

la

quale

esso otti ma mente sappiendo, nel

segreto loro

hanno

per bestia ciascuno

uomo
si fatta

che

1'

ama, che

le desidera,

o che le segue, e la

guisa ancor lo sanno nascoa-

1B7
dere , che da
nssni stolti
,

che aolamcnto

]c crosti
:

di

fuori rgunrdnno,

non conosciuta n creduta


pace
f|unii

sen-

za che di
di dire

(|uelll

sono, r.hc bene soppiendolo, ardiscono


i)

eli' olla

lor
\

e che questo e quello

l'a-

rcbbono e fanno:
annoverati tra
case, o
tutto
gli

per certo non sono da

esst^rc

uomini.

H vegnamo
,

all'altre

loro

nd alcuna di quelle, perciocch^ volere dir


il

non ne basterebbe V anno

(junle tosto
,

per
<{ual

entrar nuovo. Esse, di malizia abbondanti

la
,

mai non suppl,


derata
la

anzi

sempre accreldx;

difetto
,

consi-

loro bassa e intima condizione


farsi

con quella

ogni sollecitudine pongono a

maggiori: e primielacciuoli, s,

ramente

alla liberth degli

uomini tendono

oltre a quello
d'

che

la

natura ha loro di bellezza o

apparenza prestato, con mille unguenti e coloii di,

pign(;ndo

e or con solfo e

quando con acque


i

lavo-

rate e (pessissimaniente co' raggi del sole


dalla cotenna prodotti simiglianti a
le pi divenire: o
[iicili

capelli neri

ila d'

oro fanno

ora intreccia di dietro alle

reni

ora sparli su

j)or

li

omeri, ora

alla testa

ravvohij

secondo che pi vaghe parer credono, compongono; e


(piiiici

con

balli, e lalor
i

con canti,, non siMnpre,

ma

Ulor mostrandosi,

cattivelli

che attorno vanno, aven-

do

nell'esca nascosto l'amo,

prendono senza

last'iare.

da questo quella e quell'altra, e inUnite di costui


,

e di colui e di molli divengono mogli

e di troppa
sa-

maggior quantith amiche.


lite

parendo loro essere

un'altro grado, quantunejue conoscano sA essere


,

nate a esser serve

incontanente prendono
;

s|>er;inza,

aguzzano

desiderii alla signoria


le

e faccendosi umili
le

obbedienti e blando,

corone

cinturo

drappi

ad oro,

>aii

molti vestimenti e gli altri ornamenti

t88
varii, de' quali tutto di
seri mariti
si
il

veggono splendenti, dai miquale non


s'

impetrano

accorge
,

tutte

quelle essere armi a combattere la sua signoria


cerla.

e vin-

Le
e

quali poich le loro persone e le loro


le

came-

re

non altramenti che


,

reine

abbiano
,

veggiono

ornate
l'

miseri mariti allacciati

subitamente dal-

essere serve divenute


s'

compagne

con ogni studio


;

la

loro signoria

ingegnano d' occupare

e volendo

sin-

gulare esperienza prendere se donne sono nelle case, iu


sul far

male arditamente

si

mettono

argomentando

che

se quello a lei sofferto


,

che non sarebbe

sofferto
si-

alla serva

chiaramente pu conoscere s donna e


.

gnoreggiante
leggiadrie

primieramente

alle
,

fogge nuove, alle


e alle disdicevoli

non

usate, anzi lascivie


a

pompe

si

danno, e

ninna pare esser bella ne rag-

guardevole, se non tanto quanto ella ne'

modi
le

nelle

smancerie e ne^ portamenti somigliano

piuviche

meretrici, le quali tanti nuovi abiti n disonesti pos^

sono nella

citt

arrecare

che loro

tolti

non sieno da
li

quelle che

gli stolti
i

mariti credono esser pudiche:


loro danari spesi
,

quali avendo male


tati

acciocch

git-

non paiano, queste cose


,

nelle dette

maniere

lascia-

no usare
vengano

senza guardare in che segno debba ferir


.

quello strale
,

Come

esse
il

da questo
'1

fiere nelle case di-

miseri

sanno che
,

pruovano

esse

siccome rapide e fameliche lupe


i

venute ad occupare
,

patriraonii

beni e le ricchezze de' mariti


,

or qua
,

or l discorrendo
fanti, co' fattori
,

in continui romori co' servi

colle

co' fratelli e figliuoli de' mariti

me-

desimi stanno
quelli
,

mostrando s tenere rignardatrici di

dove
,

esse dissipatrici desiderano d' essere; sen-

za che

acciocch tenere paiano di coloro di cui esse

109
hanno poca cura
la
,

mai ne'lor
trapassa

letti

non

si

dorme,
,

tutta

notte in

Ictigi
t

in quitlon

dicendo
:

ciascuna ni suo
rei cicca se io

ben veggio come tu m' ami

ben
all'

sa-

non m'

accorgessi che altri t'


i'sia abbagliala
,

ani-

mo

pi che

io.

Credi tu eh'

e eh' io
,

non sappia

a cui tu vai dietro


'1

a cui tu vuogli bene


so bene: io

e a cui tu tutto
ri

di fn velli?
.

Ben

ho miglio-

spie che tu

non credi
,

Misera

me

che cotanto

tempo eh' io ci venni eppure una volta ancora non mi dicesti, quando a letto mi vengo ; Amor mio, ben
sia

venuta

Ma

alla

croce di Dio

io far di

quelle a
io

te

che tu

fai

a me.

Or sono io
?
,

cosi sparuta?
sai

non sono
dico
.

cosi bella

come

la cotale
l'

Ma

che

ti

obi

due bocche bacia


in costt
;

una convien che


,

gli

puta

Fatti

se

Dio m'

aiuti

tu

non mi

toccherai: va'die-

tro a quelle di

che tu

se'

degno, che certo tu non eri


ritratto

degno d'aver me; e


se'
sti
.

fai
.

ben

di quel

che ta

Ma
1'

a fare a far sia


;

Pensa che tu non mi ricogliee quali erano quelli

del fango

e Dio

il

sa, chcnli

che se

avrcbbon tenuto

in grazia d^

avermi presa senlor co,

za dote, e sarei stata donna e


sa
:

madonna d'ogni

e a te diedi cotante centinaia di torini d' oro


d'

mai pur
na
,

un bicchier d' acqua non


fossi la fante
ti

ci pote'esscr

don-

senza mille rimbrotti de' frateti e de' fanti tuoi


loro
:
.

Basterebbe se io

E' fu bene

la

mia
la

disavventura eh' io mai


coscia chi

vidi

che fiaccar possa


.

prima ne

fece parola

con qneste

e con

molte simili e pi
ligittima

altre assai

pi cocenti, senza niuna


,

o giusta cagione avere


:

tutta la notte

tormen-

tano chi

cattivelli

de' quali infiniti sono


il

che cacciano
si

'1

padre

chi

figliuolo, chi da' fratelli


'1

divide,

e quali

la

madre n

padre a casa

si

voglioa ve>

19
dere
,

e lascia

il

campo

solo alla vincitrice

donna . Le
,

quali polche espedita la possessione veggono


sollecitudine alle ruffiane e agli amanti
sieti
si

tutta la
.

volge

nianifesto

che colei che in questa moltitudine


ti

pi casta e pi onesta

pare , vorrebbe avanti solo un

occhio avere, che esser contenta solo d'un uomoj e se


forse

due o

tre

ne bastassero

saria

qualche cosa
tre

forse saria tollerabile, se questi


i

due o
.

avanzassero
lussuria

mariti

o fossero nlmen loro pari

La loro
il

focosa e insaziabile, e per questo

non

patisce n

nume,

ro n elezione

il

fante,
,

il

lavoratore,

mugnaio
sol

e ancora
sa
.

il

nero etiopo ciascuno buono


,

che pos-

son certo

che sarebbono di quelle che ardi,

rebbero a negare questo

se

1'

uomo non
,

sapesse gi
lasciati

molte

non essendo
dormendo
,

mariti presenti

o quelli

nel letto

esserne ne' lupanari pubblici an,

date con vestimenti mutati


essersi partite stanche
,

e di

quelli
.

ultimamente
che cosa
bestiale

ma non
?

sazie

egli eh' elle

non ardiscano per potere a questo


Esse
il

loro appetito soddisfare

si

mostrano timide e
,

paurose

e comandandolo

marito

quantunque

la

cagion fosse onesta, non sarebbono in ninno luogo alto,

che dicono che vien meno loro ilcerebroj non entre-

rebbono
tisce
j

in

mare
1'

che dicono che lo stomaco noi padi notte


,

non andrebbono
gli spiriti

che dicono che

te-

mono

anime e
la casa
,

le fantaslme.

Se sentono

un topo andar per


finestra
,

e che

'1

vento

muova una
si

o che una piccola pietra caggla tutte


il

riscuoa

tono

e fugge loro

sangue e

la forza,

come se

un

mortai pericolo soprastessono;

ma esse

prestano fortis-

simi animi a quelle cose le quale esse vogliono diso-

nestamente adoperare. Quante gi su perle sommit

^9
dello case de' palagi e delle torri andate sono e

vangih
f

no

dfl'loro

amanti chiamate o

as^xttalef
'1

quanie
,

presumettMX) , e presumono
agli

tutto

giorno

o davanti
gli

occhi de' manti

sott) le

ceste

o nelle arche

]
*^c-/e

amanti nascondere? quante noi letto medesimo co'


riti farli

ma-

Dcrr?

tacitamente intrare
gli

quante solo, e di nottey

e per ra<Ko

armati

e ancora per

mare

e per K

cimiteri delle chiese se

ne trovano continuo dietro an,

dare a chi me' lavora? e, che maggio r vituperio


veggenti
i i

mariti
?

ne sono

assai,

che presamono fare


che pi temo-

lor piaceri

O t{uanti

parti in quelle
falli

no, o che pi dclli loro

arrossano, innanzi al tera*

p periscono! Per
altri alberi
,

(piesto la misera Savina, pi


j)elata
.

che

gli

si

truova sempre

quantunque
parti

es-

se a ci
qfiesto
,

abbiano argomenti

infniii

Quanti
,

per

mal

lor
si

grado venuti a bene

nelle braccia

della fortuna
ti

gitutno! Riguardinsi gli spetlali.


essi
!

Quan-

ancora, prima che

il

matemale
a'

latte

abbiano

preso, se n' uccidono


fiere se
te

Quanti

boschi, quanti alle


!

ne concedono, e

agli uccelli
,

Tanti , e in

si fat-

maniere ne periscono
,

che bene ogni cosa conside1'

rata

il

minor peccato
ad ogni

in loro

avere l^appetito del-

la lussuria

scguito.Ed questo tjsecrabile sesso femmialtra


si

peo

oltre

comparazione sospettoso

iracondo. Niuna cosa

potdi con vicino con pa rente o

con amico

trattare, che, se

ad esse non

palese,

che

esse
j

subitamente non suspich ino contro a loro adoperarsi


e in loro detrimento
trattarsi:

bench di ci gli uomini


,

non

si

di'bbono molto maravigliare

perciocch natuin al-

rai cosa di quelle cose

che

altri

sempre op era
j

trui

di quelle
i

da

altrui

sempre temere

e per questo
.

sogliono

ladroni saper ben riporre le cose loro

Tatti

193
i

pensieri delle

femmine,

tutto lo studio, tutte

1'

opere

a niuna altra cosa tiraao, se noa a rubare a signoreg-'


giare e ad ingannare gli uomini: perch leggiermente

credono

sopra loro d' ogni cosa che non san,

no

simili trattati tenersi


,

Da

questo
le

gli

astrolagi , li

negromanti

le

femmine maliose,

indovine sono da

loro usitate, chiamate avute care, e in tutte le loro

opportunit ( di niente servendo se non di favole )


di quello de' mariti cattivelli sono

abbondevolmenle

sovvenute e sustentate

anzi arricchite: e se da queste


la loro intezione
s'
,

pienamente saper non possono

fero-

cissime e con parole altiere e velenose


di certificarsi da* loro mariti, a' quali
j

ingegnano
il

quantunque

ver dicano

radissime volte credono,

ma
si

siccome anifervente ira

male a ci inchinevole subitamente In


discorrono, che le tigre
i

leoni

serpenti
le

hanno pi
le quali,

d'umanit adirati che non hanno


chente che la cagione
si
si

femmine:

sia

per la quale accese in ira

sono, subitamente a' veleni al fuoco e al ferro cor.


,

rono

Quivi non amico non parente , non fratello non padre, non marito non alcuno de' suoi amanti
,

risparmiato
to
il

e pi sarebbe allora carc/a ciascuna tut,

mondo

il

cielo

Iddio

e ci eh'

di sopra

e di sotto universalmente in un' ora poter


guastare e tornare in nulla
,

confondere

che ad animo riposato


'1

potere cento bagascioni al suo piacere adoperare. Se

tempo mei concedesse


e

1'

andar narrando quanti mali


abbiano gi
il

come

scellerati le loro ire

fatti

non du-

bito che tu

non

dicessi, essere

maggior miracolo che

mai veduto o udito fosse che esse sieno sostenute da Dio.

E oltre a

ci, questa

empia generazione av^rissima :

e acciocch noi lasciamostare l'imbolare continuo che

19^
ft*

mariti fanno

e le ruberie

a' lor pnpilli figliuoli

le storsioni a quelli

amanti che troppo non


,

piaccio-

no, che sono evidentissime e consuete cose


si

riguardi-

a quanta viluH
.

si

sottomettono per ampliare un poco


,

Ninno tecchio bavav) occhi e triemino le mani e '1 capo


le dote loro
,

a cui colino gli


,

sarh
il

cui elle
,

ri-

fiutino per marito

solamente che ricco

sentano cer-

tijMme infra
stui nel

poco tempo di rimaner vedove, e che cosi

nido non dee loro soddisfare: n


capelli e'I viso
le

vergognano
fatti
i

le

membra i
li
,

con cotanto studio


,

bel-

le

corone
,

ghirlande leggiadre
tanti

velluti

drappi

ad oro
tanta

e tanti ornamenti

vezzi tante ciance


lasciar trat-

morbidezza sottomettere , porgere e

tare alle

mani paraletiche,

alla
,

bocca sdentata e bavosa


di colui cui elle credo-

e fetida

eh' mollo peggio

no poter rubare. Al quale


concede
figliuoli
,

se la glk

mancante natura

si n'
}

ha, se

non

non pu perci
il

morire senza erede

altri

vengono che fanno

ventre
i

gonfiare: e se pure invetriato l'ha le natura fatto,


ti

par-

sotto|)osti gli

danno

figliuoli

occioccht^ vedova alle

spese del pupillo possa pi lungamente deliziosa vita

menare
i

Sole

le

indovine, le lisciatrici
,

le

mediche e
,

fnigntori

che loro piacciono


:

le

fanno non cortesi


,

ma

prodighe
,

in quesiti

niuno riguardo
si

ninno

rispar.

mio n
bili tutte

avarizia alcuna in lor

trova

giammai
:

Mo

una or /^ H&n*i r vogliono e disvogliono una medesima cosa ben miV> /.. ^ Ct ^{f
e senza nlcuna
stAbilitk

sono

in

le volte, salvo se di quelle

che a lussuria appartengo-\


le voglio,

no non fossono y perciocch quelle sempre no


ga
.

Sono generalmente
ogni cosa

tutte

presuntuose
cosa lor
si

e a so

medesime fanno credere che ogni


,

convend' ogni

stia

lor

bene, d'ogni onore

;t94
grandezza
sieri

degne

e che senza loro ninna cosa gli


:

Aiomini vagliano n viver possano


inobbedienti.

e sono ritrose e

Ninna cosa pi grave a comportare che


ricca
,

una femmina
dere

ninna pi spiacevole che a ve;

irritrosire

una povera
elle

le cose loro

imposte tanto

fanno, quanto

credono per quelle o ornamenti

o abbracciamenti guadagnare: da questo innanzi, sempre una redazione in servitudine l'essere obbedienti si
credono
,

e per questo
,

se

non quanto loro

dall'ani.

mo
,

viene

ninna cosa imposta farebbon mai

E oltre
nel.

a ci( che cosi in loro dimora


l'

come

le

macchie

ermellino ) non favellatrici


i

ma
i

scccatrici

sono

"J

miseri studiami patiscono


e

freddi

digiuni e le vigilie,

*.
(i ^
<

'^

dopo molti anni

si

truovano poche cose avere appa,

^^^

rate : queste

che pure una mattina


,

che tanto eh' una


s

V^*^
.'*
^

^A

messa
g
il

si

dica

stieno alla chiesa


,

sanno come

vol-

fermamento
,

quante

stelle sleno in cielo e


,

grandi
il

qual
il

sia

il

corso del sole e de' pianeti


la

come come

tuono,

baleno, l'arco,
si

grandine, e l'altre
il
:

cose nello aere


ni
si
,

creino

come
i

mare

e' intor-

come

la terra

produca
j

frutti

sanno ci che

fa in India

o in Ispagna
,

come

sieno fatte le abita-

zioni degli Etiopi


lo
s'

e dove nasca

il

Nilo

e se

'1

cristal-

ingenera sotto tramontana di ghiaccio o d' altra


;

cosa

con cai dorm


,

la vicina

sua

di cui quell' altra

gravida
.

e di che

mese dee
,

partorire^ e quanti

amachi la
vi-

aori dori ha quell' altra quell

e chi le cni

mando mand

l' 1

anello

7
{\^

cinturale quante uova faccia l'anno la gallina della


cina sua
di lino
j ;

'

^-

e quante fnsa logori a

filare

una dodiclna
i

e in brieve ci
,

che fecero mai

Troiani e
in

Greci o Romani
formate
j

d tutto

pienamente tornano
colla fornaia
,

quelle colla fante',

col

'9^
1.1

lavandaia I>crliogano sanzA ristare, se


,

altri

no

truovAnu che dia loro orecchie


se alcuna loro riprovata

forte

turbamlobi
vero, che

ne fosse.
,

il

da questa loro

cusl
,

subita sapienza

e divinamen-

te in loro spirata

ne nasce una ottima dottrina nelle


i

figliuole

a tutte insegnano rubare


le lettere

mariti
,

dcltbiano ricevere
esse rispondere
,

dagli amanti

come ai come ad
,

in

che guisa metterlisi in casa


infignersi d' esser
il

ciie
,

maniere debbano teucre ad

malate
letto
,

acciocch libero loro dal marito rimanga


molti altri mali
si diieiti
.

Folle chi crede che niuna


,

madre
per uno per

d' aver miglior figliuola di su

o pi pudica
,

non

nuoce che bisogna che per una bugia


,

spergiuro

per una reta

per mille sospiri

infnti,

centu milia false lagrime elle vadano a lor vicine, che

(|uando mcstier lor fauno le prestino loro


ch'io per

Sallo Iddio

me non seppi mai


s

tanto (lensare^ ch*io sapessi


si

conoscere o disceruere dove elle le


pronte e

tengano

clie si

preste ad ogni lor volont l'abbiano


il

come

hanno. Bene
lasciarsi

vero, ch'esse sono arrendevoli a


lor difetto
,

provare

il

e spezialmente quel-

lo che altri con gli occhi suoi

medesimi vede, e non


la gola:

hanno

presto

il

nun fu cosi: tu menti per


:

tu

hai le traveggole
re
:

tu hai le cervella date a rim|)edula-

bei
?

meno

tu

non

sai

ove tu

ti

se'

se'

tu in
,

buoa

senno

tu farnetichi a santh, e anfani a secco

e cotali

altre lor parolelte

appuntale.
,

se esse diranno d' ave-

re

un asino veduto volare


,

dopo molti argomenti


conceda del tutto
,

ia
,

contrario

converr che
,

si

se

non

le inimicizie mortali

le insidie e gli odii

saranno di
,

presente in campo.

E sono di

tanta audacia

che chi
:

punto

il

lor

seuuo avvilisce incoulaueute dicono

le

, ,

196
Sibille

non furono
1'

savie

?
.

quasi ciascheduna di loro

debbia essere

undecima

Mirabile cosa che in tante


1'

migliaia d' anni , quante trascorse sono poich

mon-

do fu

fatto

intra tanta
sesso

moltitudine quanta stata


,

quella del

femmineo

esserne diece solamente


essere

trovate savie: e a ciascuna

femmina pare

una di

quelle, o degna tra quelle d' essere annoverata.


'

tra
si

altre lor vanit


,

quando molto sopra


le
le pianete
,

gli

uomini

cogliono levare

dicono che tutte


,

buone cose son


,

U^
'

femmine

le stelle

le

Muse
se

le virt

le

ricchezze: alle quali


I

se

non che
,

disonesto

sarebbe,
egli cosi

l'f^

nuli' altro

si

vorrebbe rispondere

non

vero che tutte son femmine,

ma non pisciano. E oltre


meno
consideratamente
si

a questo , assai sovente molto


s

gloriano

dicendo che colei nel cui ventre


e general salute di tutto
il

rac-

chiuse

Y unica

1'

universo

vergine innanzi

parto

e che
,

dopo

il

parto rimase
,

vergine

con alquante

altre

non molte per

della

cui virt speziai menzione e solennit fa la chiesa di

Dio, che furono cosi femmine come loroj e per questo

immaginano dovere

essere riguardate,

argomentane

do niuna cosa contra


dica

loro potersi dire della loro vilt


si

che contro a quella che santissima cosa fu non


:

e quasi vogliono che lo scudo della loro dlfen,

sione nelle braccia di quella rimanga

che in niuna
questo non
sposa
virsi

cosa

la

somigliano

se
,

non

in

una

Ma

da dover consentire

perciocch quella unica


,

dello Spirito Santo fu

una cosa tanto pura tanto


,

tuosa tanto

monda

e piena di grazia

e del tutto
,

da ogni corporale e speziai bruttura remota


rispetto dell' altre
sizione,
,

che a

quasi non dell' dementar cotnpoessenzia quinta fu formata a dove-

ma

d'

una

'97
^

! Mere
]iia)e

iMtnclo e ostello del figliuolo J' Iddio


la nostra ditte

il

volendo per

incantare

i>cr

non

venire ad abitare nel porcile delle

femmine moderne
essere

ab eterno

se la prepar

siccome degna camera a tan-

to e cotale re.
stata M>parnta

se altro da ^juijaiavil^ turba


la raostra<vs<>,
li

non

suoi costumi, tutti

dalli loro spartiti, la

mostrerebbono: e similmente la
artificiata,

sua bellezza

la

quale non

non dipinta n

colorata fuj ed tanta, che fa nel beato regno agli angioli e a' beati spiriti^ se dir si

pu, aggiugnere gloria

e maraviglioso diletto fu nelle

membra
il

mortali

La quale mentre quaggi mai da alcuno non fu


,

riguardata, che
le

contrario

non operasse di quello che

vane femmine dipignendosi s'ingegnano di far mag-

giore; perciocch

dove questa di costoro

il

concupie

acevole appetito a disonesto desiderio


desta, cosi quella della

commuove

reina del cielo ogni villano

pensiero ogni disonesta volont di coloro cacciava che


la

miravano, e d' un fuoco e caritatevole ardore di


s

bene e virtuosamente adoperare


te gli

maravigliosamen-

accendea

che laudando dvotamentc colui che


il

creata l'avea, a mettere in opera


rio
si

bene acceso desidelei

disponeano

e di questo in

non vanagloria
necre-

non superbia venia,


scea,

ma

in tanto la sua umilt


la

che per avventura ebbe tanta forza, che

incomter>

mutabile disposizione di Dio avacci a mandare in


ra
il

suo figliuolo del quale

ella fu

madre. L'altre po

che che
a'

a questa reverendissima e tutta


loi*

veramente donna

ingegnarono con
le

forza di somigliare

non so-

lamente

mondane pompe non


con

seguirono,
dipinsero

ma
|>er

le

fttpigirono

sommo

studio

si

pi

bt

Ile

apparer nel cospetto degli uomini strani,


I

ma

SOCCAC. T. V.

198
le bellezze loro dalla le celestiali

natura prestate
.

si

disprezzarono

aspettando

lu luogo d'
,

ira e di la

superbia

ebbero mansuetudine e umilt


della carnale concupiscenza con

e
1'

rabbiosa furia

astinenza mirabile

domarono
alle

e vinsero

prestando maravigllosa pazienza


a'

temporali avversit e
1'

martini
,

delle quali cose,

servata
nir

anima loro

im maculata meritarono

di dive-

compagne a

colei nel? eterna gloria, Ki quale s'evita di somigliare


la
.

rano ingegnate nella mortai


onestamente
si

E se

potesse accusar

natura

maestra del-

le cose, io direi

che essa fieramente in cosi fatte don,

ne peccato avesse

sottoponendo e nascondendo

cos

grandi animi, cosi virili e costanti sotto cos vili

memso-

bra e sotto cos

vii sesso

come
si

il

femmineo j perch

bene ragguardando chi quelle furono e chi queste


no, che nel

numero
1'

di quelle

vogliono mescolare e in
si

quelle essere annoverate e reverite, assai bene

vedr

mal

confarsi

una con

1'

altra
.

anzi essere del tutto

r una

contrarla dall' altra

Tacciasi
,

adunque questa
il

generazionejgrava e a dultera
degli altrui meriti adornare
j

n voglia

suo petto
le simili le

che per certo

a quelle -j^die-^liitte
fenici
:

abbiamo ,

sono pi rade che

delle quali

veramente se alcuna esce di schie-

ra tanto di pi onore degna che alcuno


to alla

uomo, quan.

sua vittoria

il

miracolo maggiore

Ma

io
li

non
suoi

credo che in fatica d' onorarne alcuna per


meriti, a' nostri bisavoli, non che a noi,

bisognasse

d'entrare,

prima spero
,

si

ritroveranno de' cigni


a'

neri e de' corbi bianchi

che

nostri successori di
:

onorarne alcuna bisogni entrare in fatica

percioc-

ch l'orme di coloro che


tarono sono ricoperte
,

la reina degli

angioli segui-

e le nostre

femmine

dgra-

'99
dando hanno
gi
il

cammino

smarrito
j

n vorrebbero
,

cho

lossc loro insognato


,

e s pure nlcjino

pre-

dicando

se

ne

ail'aticn, cos alle

sue parole

gli

orecchi

chiudono, come Taspido

al

suono

dell' incantatoDe

Ora

io

non l'ho duilo (pianto questa

jHrvcrsa

mol-

titudine sia golosa ritrosa e ambiziosa, invidiosa acci-

diosa iracunda e delira, n quanto ella nel farsi servire


sia

im| eriosa noiosa vezzosa stomaco! e importuna,


,

e altre cose assai

le (piali

molto pi e pi spiacevoli
,

che
al

le

narrate se ne potrebbero contare


di dirleti
,

n intendo
la

presente

che troppo sarebbe lunga


t'

storia;

ma

per quello che detto

ho

dei tu assai
,

ben
1*

comprendere

cliente esse universalmente sinno

e in

quanto cieca prigione caggia e dolorosa chi


imperio loro cade per (|ual che
essere a
si sia la

sotto

cagione. Pare

me

molto certo

che

se

mai ad alcune pere de'

verr

all'

orecchie la veriUi della loro malizia

loro difetti da

me
,

dimostrati

che

esse incontanente
al-

non

a riconoscersi

n a vergognarsi d' essere da

trui conosciute

e ad ogni forza e ingegno di divenir


,

migliori

come dovrebbono

rifuggiranno

ma come
,

usate sono , pure al peggio n' andranno correndo e di-

ranno

me

queste cose dire non


al

come

veritiero

ma

come uomo

quale

perciocch altra spezie pia.

cque, esse dispiac({uono

Ma

volesse Iddio

che non

altramente che quello abomincvol peccato

mi

pia-

cque

esse

mi

fossero piaciute

giammai

perciocch
dieas-

io avrei assai

tempo
,

acquistato di cpiello che io

tro
sai

ad esse perdei

e nel

mondo
altro.

Ih

dove

io

sono
io

minor tormento

soflerrei

che quello eh'

sogli
il

stengo.

Ma vegnamo

ad

Dovevanti ancora
sii
,

studii tuoi dimostrare chi tu

medesimo

(piando

, ,

aoo
naturai conoscimento non te
l'

avesse mostrato

ri-

cordarti e dichiararti che tu se'

uomo

fatto

alla

im-

magine

e alla similitudine d' Iddio, animale perfetto

nato a signoreggiare e non ad essere signoreggiato

La

qual cosa nel nostro primo padre ottimamente dimostr colui


,

il

quale poco davanti

1'

avea creato

met-

tendogli tutti gli altri animali dinanzi e facendogli noniare,e alla sua signoria sopponendolijil simigliante ap-

presso facendo di quella una e sola

femmina ch'era

al

mondo, la

cui gola e la cui disubbidienzia e le cui per-

suasioni furono di tuttele nostre miserie cagionee origine. 11 quale ordine


al
l'

antichit ottimamente ancor serva

mondo
e

presente ne' papati, negli imperii, ne' rea,

mi

ne' principati
tutti

nelle provincie ne' popoli


i

generalmente in
altre

maestrali e sacerdozii
gli
,

e nelle

maggioranze divine come umane,


le

uomini
in loro
.

solamente e non

femmine preponendo
altri e

commettendo

il

governo degli

di

quelle

La

qual cosa cme possente e quanto valido argomento


sia a
,

dimostrare quanto la nobilt

dell'

uomo
,

ecceda
assai

quella della

femmina

e d' ogni altro

animale

leggiermente a chi ha sentimento puote apparere


e

non solamente da questo

si

pu o dee
anche

pigliare

che
pri-

solamente ad alcuni eccellenti uomini cos


vilegio di nobilt sia
essere ancora de' pi

ampio
s'

conceduto

intender

menomi
'1

per rispetto alle femsi

mine
do,

e agli altri animali^ perch ottimamente


il

com-

prender
il

pi vile e

pli

minimo uomo del monintelletto privato


,

quale del bene dello

non

sia

prevalere a quella

femmina

in

quanto femmina che


eccellente.

temporalmente tenuta pi che niun'altra


Nobilissima cosa adunque
1'

uomo,

il

quale dal suo

creatore fu creato poco minore che gli angioli

se

il

miaore

uomo
ha

da tanto, da quanto dovr esser colui


fatto eh' egli dagli altri
?

la cut virt

ad alcuna ec,

cellenzia sia elevato

da quanto dovrh esser colui


la

il

quale

sacri studii
t

filosofa

ha dalla meccanica
de' quali tu

turba separato

del

numero

per tuo

studio e per tuo ingegno, aiutandoti la grazia d' Id-

dio

la

quale a ninno che se ne

faccia

degno

domandandola,
giori

negata,

se'

uscito,
:

divenuto degno di mescolarti


?

conosci tu
cosi

come
,

cosi

t'

avvilisci

e tra' magcome non ti come t' hai tu


,

poco caro

che tu ad una femmina iniqua


lei

insensatamente di
le

credendo quello che mai non


?

piacque

ti

vada a sottomettere
;

Io

non

me

ne

posso in tuo servigio racconsolare

e quanto pi yi
te

penso

pi ne divengo turbato
'1

A
i

s'appartiene

e
,

so che tu

conosci

pi d' usare

solitari
altri
,

luoghi

che

le

moltitudini ne' templi e negli


raccolte
visitare
l'
,

pubblici

luoglii

e quivi stando

operando

e versificando esercitar
nir migliore
,

ingegno, e sforzarti di dive-

e d' ampliare a tuo podere, pi con co,

se fatte che con parole

la

fama tua
,

che appresso
ciascuno che
fine della

quella salute ed etorno riposo

il

qual
il

dlritlaniento desidera dee volere,

tua

lunga sollecitudine
ne' remoti luoghi
te
,

Mentre che tu

sarai ne' boschi


alle quali

le

Ninfe caslalide,
si

que*

malvage femmine

vogliono assomigliare, non


,

l abbandoneranno giammai

la bellezza

delle quali,

siccome
le tu
il

io

ho

inteso

celestiale: dalle quali cosi bel-

non

se' schifato

n schernito

ma
e

loro a grado
tu
io

potere stare andare e usar teco


,

come
che

mcdefo.

siiuo sai

che mollo meglio

le conosci

non

202
elle

non

ti

metteranno in disputare o discutere quan,

ta

cenere vi voglia a cuocere una matassa d' accia


il

se

lino viterbese pi sottile


il

clie

'1

romagnuolo
,

n che troppo abbia


fante lasciato

forno

la fornaia scaldato
,

e la

meno

II

pane lievitare

clie

da provvela

der

sia

donde vegnano delle granate onde

casa

si

spazzi;
sata

non

ti

diranno quel cb' abbia fatto

la notte pas-

monna
eli'

cotale e

monna
al

altrettale^

n quanti paters'

nostri

abbia detti

predicare, n
le gale

egli

il

meglio
:

alla cotale
ti

roba mutar

lasciarle
liscio

stare

non

domanderanno danari n per

n per bossoli
ti

n per unguenti. Esse con angelica voce


le cose dal principio del

narreranno

mondo
i

stale
fiori

inCmo a questo
e le dilettevoli
le

giorno

e sopra

1'

erba e sopra
,

ombre

teco sedendo

allato a quel fonte


ti

cui ulti-

me onde non si

videro giammai,

mostreranno le ca-

gioni de' variamenti de' tempi, e delle fatiche del sole

e di quelle della luna

e qual nascosa virt le piante


li

nutrichi
li ,

e insieme faccia
1'

bruti animali amichevonegli uomini_, e


,

donde piovano

anime

1'

essere

la divina

bont eterna e
,

infinita
si

e per quali scale

ad

essa

si
',

salga

e per quali balzi


,

traripi alle parti con-

ti arie

e teco

poich versi d'

Omero
La
il

di
,

Virgilio e
i

degli altri antichi valorosi avranno cantati

tuoi

menon
,

desimi
ti

se tu vorrai

canteranno.
,

lor bellezza

inciter al disonesto fuoco


ti

anzi

caccer via

lor costumi

fieno inreprobabil dottrina alle virtuose


,

opere

che dunque

potendo cosi
,

fatta

compagnia
vogli
,

avere quando tu la vogli

e quanto tu la

vai

cercando sotto

mantelli dell^ vedove, anzi de' diavoli,


potresti trovar cosa

dove leggiermente

che

ti

putireb-

be? Ahi quanto giustamente farebbono quelle eloquen-

9o3
^*ttAiie donne, se dal loro bellissimo coro te, siccome

non degno

cacdassono

quante \oltc tu dietro


,

alle

femmine
no

1'

np{)ctlto dirizzi
,

quante volte fetido e ma,

culalo da esse partendoti


,

tra loro

che purissime

so-

ti

vai a rimescolare
!

non vergognandoti
non
te

della tua
e'

bestialit

E certo

se tu

ne rimani,

re avvederecht! t'avverrh,c meritamente. Esse

mi pa* hanno

bene
ne
si

il

loro sdegno
,

cosi

come
:

queste altre che done chentc

chiamano
ti

non essendo
,

e quale ver,

gogna questo

sia

dove questo avvenga


il

tu medeperciocch

simo e pensare e conoscere


assai dello aver

puoi

Ma

mi pare

inlurno a quello che a le ap,

parteneva di considerare

quando follemente

il

collo

sotto lo incomportabile giogo di colei


alla

sottomettesti

quale una gran salmista pare essere, acciocch tu


dall'

non creda
eh' io
ti

altre lei divariare

oltre

a quello

promisi, ci che tu non potevi ben per te

me-

desimo vedere intendo di dimostrarti, particolarmente


chi sia colei, e chenti
te
i

suoi costumi di cui tu follementi

divenulo servidore ora


il

duoli, e vedrai dove e nelle

cui mani
za
t'

tuo peccato e
.

la tua

troppa subila creden-

nvcano condotto

La prima
liamo
,

notizia di questa

femmina,

di cui noi par-

la <]unle

mollo pi dirittamente drago


lo

potrei

chiamare, mi dicdono
io

nozze sue; perciocch essendo

per morte abbandonalo da colei che prima a


,

me era

venuta

e di cui io mollo

meno mi

polca scontentare

che

di questa,
'1

non

so se per lo
,

mio peccato o per celesti mal da me co-

forze che

si

facesse

avvenne , che essendo e volere e

piacere do'mei amici e parenti, a costei,


nosciuta
,

fui ricongiunlo: la

qual gi d'altro marito esl'

sendo

stata moglie, e assai

bene gi

arte dello ingan-

ao4
nare avendo appresa
\rsai
,

costume

in guisa d'

non partendosi dal una mansueta


j

loro unie sempli-

ce colomba entr nelle case mie

e acciocch io o,

gni particolarit raccontando non vada

ella

non vide

prima tempo
serbate
X
,

all'

occulte insidie
,

e forse lungamente

poter discoprire
:

eli'

ella di

colomba subitaavvidi la
,

iraente divenne serpente

di che io

m^

mia

mansuetudine
d' ogni

troppo

rimessamente usata
.

essere

mio male

certissima cagione

Io dir

il

vero

io tentai

alquanto di voler por freno a questo indomito

animale;
il

ma

perduta era ogni fatica


,

gi tanto s'era

mal

radicato
.

che pi

tosto

sostenere che medicar

si

potea

Perch avveggendomi che ogni cosa che


io

intorno a ci

facea

non

era altro che

aggiugnere
,

legne al fuoco, o olio gittare sopra le


le spalle
,

fiamme
e le

piegai

nella fortuna e in

Dio

me

mie cose

rimettendo . Costei adunque con romori e con minacce e con battere alcuna volta la mia famiglia
la casa ta
, ,

corsa

mia per sua

e in quella fiera tiranna divenuv' avesse


,

quantunque
io

assai leggier dote recata

come
ta

non pienamente
fatta avessi;

a sua guisa alcuna cosa fat-

o non

soprabbondante nel parlare e ma,

gnifica dimostranlesi
le
,

come
di

se io stato fossi
,

da Capal-

ed

ella della casa

Soave

cos la nobilt e la

magnificenzia de' suoi m' incominci a rimproverare,


quasi

come

se a

me non

fosse noto chi essi


j

furono o
certissimo

sieno pure ora al presente

bench'

io

sia
,

che

essa

ninna cosa ne

sa

altro eh' essa

come

va-

na
se

credo che spesso vada

gli

scudi che per le chie,

sono appiccati annoverando

e dalla vecchiezza di
s

quelli e dalla quantit

argomenta
tra'

essere nobile
,

poi tanti cavalieri sono suti

suoi passati

e ancor

%o9
pia
.

Ma

se per dieci

cattivi

della sua schiatta

pi

cvventurata in crescere ia
in valore

numero
,

d'

uomioi

che

o in onore alcuno

fosse stato

un

solo scula

do appiccato, e spiccato uno


cavalleria appiccati vi furono
,

di quelli
a'

per

cui

quali ella cos be-

ne e
la sella

cosi
,

convenientemente
,

stette

come

al

poroot

non dubito punto


Eslimano

che dove degli scudi dei

cattivi centinaia
l)c

apparirebbono, niuno se ne vedreb.

de' cavalieri

bestiali
,

tra'

quali ella

maggior bestia che


ti

uno

leofante
,

che ne' vestimen-

foderati di vaio
,

e nella spada

e negli sproni dora-

ti

le

quali cose ogni piccolo artefce ogni povero


,

lavora loro leggiermente potrebbe avere di panno e


la chiesa

un pezzo
la

ano

scudicciuolo da fare alla sua line nel,

appiccare

consista la cavalleria

(juale
si

veramente consiste in quelli che oggi cavalieri

chiamano, e non
vero lontani
,

in altro:
il

ma

quanto

essi

sicnu dal

colui

sa

che quelle cose che a loro


ella fu creata
il
,

appartengono, e perle quali


tutte essi

alle quali
il

sono pi nimicichc

diavolo delle croci,


stolta

conosce

Aduuipie con questa


,

maggioranza e

arroganza incominciando
tun(jue io
1'

sperando io sempre ( quanavessi per lo meno male , siccome vile , gi


,

armi poste )
,

che

essa alcuna

volta

riconoscer
,

si

dovesse

e della presa tirannia rimuoversi

pervenne

a tanto

che senza pr conobbi

che dov' io pace e


,

tranquillith

mi credea avere in
e

casa recate

conoscenv'

do che guerra fuoco


luogo della nostra

mala ventura recata


eh' ella ardesse
,

avea

cominciai a desiderare
citt
,

e ciascun pi di
litigi

qual che

si

fosse

e di quistioni pieno
to e

m' incominci
la

a parer pi quie-

pi riposato che

mia

casa

e cosi veggendo

206
veair la notte, che al tornare
contristava
te
,

mi

vi

costrlgnea

mi

come so uno

noioso prigioniere e

possen-

e a dovere ad una prigione rincrescevole e oscura


costretto.

m'avesse

Costei

adunque donna divenuta


non secondo che mio stato avendo rispet,

del tutto e di
la natura

me
il

e delle

mie cose
al

avrebbe voluto

to

ma come
,

suo appetito disordinato

richiedeva
ordi-

prima nel modo


ne pose
e
il

del vivere e nella quantit suo

simigliante fece ne' suoi vestimenti,


,

non

quelli eh' io le facea

ma

quelli che le piacevano

faccendosi

da qualunque d'alcuna mia possessione


,

avea
desse

il

governo
e
i

essa conveniva

che

la ragion

riveil

frutti

prendesse e distribuisse secondo

parer suoj e in
cosi tosto
tit

somma ininguria
ella

recandosi, perch io

come

avrebbe voluto d' alcuna quan-

di danari eh' io avea


feci,

mia

tesoriera

e guardiana

non la

mille volte essere


lei
,

uomo

senza fede, e mas,

simamente verso di
to

mi rimprover
ella

infiuo a tan,

che a quello pervenne eh'


lealt sopra

desiderava
,

s d' al-

tra parte di

Fabrizio

e
.

a qualunque

altro leale

uomo

stato

commendando
,

non vonon

lere ogni cosa distinguere e narrare

in

cose infinite
,

mi

si

pose
,

al contrario

n mai in tal battaglia


j

se

vincitore

pose gi
,

l'

arme

ed

io

misero

e male in
l'

ci avveduto goscia e
to
1'

credendomi sofTerendo diminuir


,

an-

affanno
il

pi tiepido che

l'

usato divenuil

seguiva

suo volere: la qual tiepidezza


,

vesti,

mento che vermiglio mi vedi


da procedere

come

gi dissi

ora

con mia gravissima pena riscalda:


.

ma

pi davanti

In cotal maniera adunque essa donna


,

ed io servidor divenuto

con pi ardita fronte


,

non

veggendosi alcuna resistenza

cominci a mostrare e

7
a mettere in opera Taltc virt che
te di lei
il

tuo amico
.

tan-

con

cotanta solennit
le

ti
,

raccont

Ma
io
,

noi

avendole egli bene per

mani

come ebbi
.

mi

piace con pi ordine di conlarleli


dalla sua principale cominci
,

acciocch io

all'ormo per lo
tosto

dolce

mondo che io
duto
,

nspctto

e se
citth

clli

mi

sia

conce-

che nclin nostra

n fu n o sark don,

na, o femmina che vogliamo dire


glio
,

ch diremo me-

in cui tanto di vnnit fussc

che quella di colei

di cui parliamo di grandissima lunga


se
.

non V avanzas1'

Per

la cjual

cosa costei estimando che

aver ben

le gole gonfiate e vermiglie, e grosse e sospinte in fuo


ri le

natiche

avendo

forse udito
,

che queste somma*


e perci fossono gran*
,

mente piacciono in Alessandria


studiava tanto

dissima parte di bellezza in una donna


,

in niuna cosa

quanto in fare che queste due cose


:

in

lei

fossono vedute pienamente

nel quale studio

queste cose pervenieno alle spese di

me,

chetalor dise

giunava per risparmiare

Primieramente

grossi

capponi

si

trovavano

de' quali ella molti con gran di-

ligenza faceva nutricare, conveniva che innanzi cotti


le venissono, e le pappardelle col

formaggio parmigia,

no similmente
catino
giava,
,

le quali

non
,

in iscodella

a guisa del jiorco


se

cosi

u bramosamente manin
fosse dellatte, le starne,

ma

come

pure allora per lungo digiuno


uscita.
,

la torre della
i

fame

Le vitelle di
,

fagiani
,

tordi grassi

le tortole

le

suppe lombar-x
i

de

le

lasagne maritalo
,

le friltelleile
,

sanibucalc,

mi-

gliacci bianchi

bramanger

de' quali ella

faceva

non
o
di

altre corpacciaie

che facciano di Gchi o di cirege

poponi

villani
.

quando ad
gelatine
la

essi

s*

avvengono

non curo

d dirti

Le

carne e ogni altra

, ,

ao8
cosa acetosa o agra
,

perch
.

si

dice che rasciugano


certo
,

erano sue nemiche mortali


dicessi

Son

che

s'

io

ti

del

come eli' era solenne bevitrice e invesligatriee buon vin cotto della vernaccia da Corniglia del
, ,

greco o di qualunque altro


tu noi

-vino

morbido e
ti

accostante,

mi

crederesti

perch impossibile
.

parrebbe
le

a credere di Cinciglione

Ma se
mi

tu avessi

un poco

sue gote vedute quando io viveva , e alquanto berlingare

r avessi

udita, forse

daresti leggiermente fede,

tanto senza le

mie parole pure per quelle

di

lei

te

ne parrebbe aver compreso.


paflfuta e naticuta le
li

pienamente di divenire

venne
per

fatto.

Non
1'

so io se ella, per
1'

molti digiuni
la

fatti

la salute
;

mia, se

ha smenoin
sul

mate dopo
viso
,

mia morte

cosi te

avess"" ella

e io

ti

dovessi far carta di ci che tu

vedessi

com'io noi credo.


tutto
il

questa parola, dich'

io,

che con

dolore e la compunzione eh' io sentia delle


agli occhi

mie colpe dinanzi


le dello sprito
,

postemi dalle vere parole risa

io

non potei

tenere
la

ma

egli

senza aspetto mutare, seguit.

N era

mia cara don-

na

anzi tua, anzi del diavolo, contenta d' aver carne

assai

solamente

ma

le volea lucenti e
,

chiare

come

se

una

giovinetta di pregio fosse


,

alla

quale

essendo

per maritarsi

convenisse con la bellezza supplire la

poca dota

la

qual cosa acciocch avvenisse

appres-

so la cura del

ben mangiare e del ben bere


a distillare
,
,

e del vesti-

re,

sommamente

a fare unzioni, e trovar


,

sangue di diversi animali


s'

ed erbe e simili cose

intendeva: e senza che la casa mia era piena di for-

nelli, e di

lembacchi

e di pentolini
:

e d" ampolle, e
spe-

d' alberelli e di bossoli


ziale

io

non avea

in Firenze

alcuno vicino n in contado alcuno

ortolano

09
clic infacccncinto

non foMo

qnnlo a fare arcnto

foli,

mato

a purgar

verderame

a far mille lavature

quale ad andare cavando e cercando radici salvaliche

ed erbe mai pi non udite ricordare


senza che insino
a' fornaciai a
,

ae

non a

Ini :

cuocere guscia d* uova,


e altre mille cose nuove

gromma

di vino marrarotlo

n'erano impicciati. Delle quali confexioni esaa ungendosi e dipgnendosi,


re
io
,

come

vendere dovesse anda,

spesse volte

avvenne che
,

non guardandomene

e baciandola

tutte le labbra m'invischiai; e

me-

glio col naso quella biuta,

che con

gli

occhi sentendo,
di cibo
.

non che quello che nello stomaco era

preso
io
li

ma

appena

gli spiriti

ritenea nel petto


il

Or s'

disi

cessi d

quante maniere ranni

suo auricomc capo

lavava e di quante ceneri fatto, e alcuno pi fresco e

alcuno meno, tu

ti

maraviglieresli, e viepi se io
si

li

di-

segnassi quante e quali solennit

servavano nell' an-

dare

alla stufa

come

spesso

dalle quali io credea

lei lavala

dover tornare, ed
.

ella

pi unta ne venia che

non

v' era ita

Erano sommo suo desiderio e recrea,

zione grandissima certe femminelle


la nostra citth

delle quali

per

sono

assai

che fanno

gli scorticatoi alle

femmine
cia

e pelando le ciglia e le fronti, e col vetro


,

sottigliando le gole
,

e del collo assouigliando la buc,

e certi peluzzi levandone

n era mai che due

o
te

tre
,

non

se

ne fossono con

lei

a stretto consiglio trova,

come che altri trattati spesse volte lenessono come quelle che oltre a quella loro arte sotto
,

sic-

titolo
;

della quale baldanzose

I'

altrui case vicitassero

e le

donne sono ottime


rientri in valle
stato cacciato fuori

sensali a fare
,

che messer mazza

bruna
.

donde dopo molte lagrime era


si

gh non

verrebbe a ca^K) in

, ,

aio
otto di di raccontare tutte le cose eh' ella a cosi
fat-

to fine adoperava
ta bellezza
,

tanta gloria di quella sua artificia-

anzi spiacevolezza pigliava.

A conservazion
s'

della quale troppa

maggiore industria
1'

adoperava
,

perciocch
il

il

sole

aere

il

di

la notte

il
,

sereno
fiera-

nuvolo

se

molto non venieno a suo


:

modo
,

mente r offendeano
avea
ella in
finiti
, ,

la

polvere
tratta
,

il

vento

il
i

fummo

odio a spada

quando

lavamenti

erano

se per sciagura le
s

si

ponea una mosca in


,

sul viso

questo era
,

grande scandalezzo

si

grande

turbazione

che

a rispetto fu a' cristiani

perdere Acri

un

diletto
.

e dirottene

una pazzia
1'

forse

mai pi non
una mosca
una nuo,

udita

Egli avvenne fra

altre volte eh'

in sul viso invetriato le

si

pose
,

avendo
la

ella

va maniera di

liscio
,

adoperata
volte
s'
,

quale essa

fiera-

mente turbata pi

ingegn di ferir con

mano

ma

quella presta
:

si

levava

come tu sai

eh' elle fanno


,

e ritornava
d' ira
,

perch non potendo


,

ferirla

tutta accesa

presa una granata

e per tutta la casa or


l'

qua
:

or

discorrendo per ucciderla


,

and seguitando

e porto ferma opinione


1'

che

se alla fine uccisa

non

avesse

o quella
,

o un' altra la quale avesse credusarebbe di stizza e di veleno scop-

to esser quella

ella

piata

Che

pensi eh' avesse fatto se alle

mani

le fosse

venuto uno degli scudi di quelli suoi antichi cavalieri


e una di quelle spade dorate
?

Per certo
:

ella si sareb?

be messa con
avveniva
re
:

lei alla
si

schermaglia
poteva con

che pi

Questo

il

di che

meno

noia sostenesi

ma

se

per forte disavventura una zenzara


,

fosse
,

per

la casa udita
'1

che che ora

si
,

fosse stata di

notte

convenia che
glia si levasse

fante e la fante e co'

e tutta

1'

altra

famiali

lumi

in

mano si metteano

in-

31

chiesta della malvagia e perfida xenzara, tnrbatrioe del

ripoao e del

buono e dcT

pacifico stato della lciata


si

doono
che

e avanti che a dormir

tomasfiono, coavena

che morta o presa


lei

la preseiitassono

davanti a colei
,

diceva in suo dispetto andar zufolando


il

e appi?

postando di guastare

suo bel viso amoroso.

Che
s'

sopra tutte T altre cose, a cui caluto non ne fosse,


era da
ridere
,

che averla veduta quando


,

accon-

ciava la testa

con qtianta arte


cautela
ci

con quanta diligenfacesse


i
:

za

con quanta

si

in quello
Elssa

per certo pendevano

le leggi

profeti

pri-

mieramente negli anni pi giovani, quantunque pi


vicini a quaranta
ella
,

che a trenta fossono, posto che

forse
,

non

cos

buona abbaciner
l'

li

dicesse ven,

totto fatti

lasciamo star
e
il

aprile e
sei
,

'1

maggio

ma

il

dicembre
verdi
,

gennaio, di
fiori

maniere

d' erbette
ella se
li

o d' altrettante di

donde eh'

avesse, apparecchiare, e di quelle certe sue ghirlan-

duzze composte
fante levare
,

levata per
s'

tempissimo
era
il

e fatta la
'1

poich molto

viso e la gola e
,

collo con diverse lavature strebbiata

e quelli vesti,

menti messi che pi

all'

animo

1'

erano

a sedere

postasi in alcuna parte della nostra

camera , primiera,

mente

si

mcltea davanti un grande specchio

e talor

due

acciocch bene in quelli potesse di so ogni parte


,

vedere

e conoscere qual di loro


dall'

men che

vera la sua
si

forma mostrasse : e quivi


la fante stare
,

una delle parti

faceva

e dall' altra
,

avea forse sei ampolluzze,


,

e vetro

sottile

e orochicco

e cosi fatte bazzicature

poich diligentemente

fatta s'avea pettinare, ravvol-

tisi i

capelli al capo, sopr' essi


,

non so che viluppo di


,

seta

il

quale essa chiamava trecce

si

poneva

e quel-

!
l'

con una

reticella di seta sottilissima


i

fermate ,

fattosi

acconce ghirlande e

fion'porgere

quelle primietutto
,

ramente in capo
partendo
,

postesi,

andando per
ne dipignea

fiori

comn

cos

il

capo

se

come

talvolta
,

d' occhi la coda del

pavone avea veduta dipnta

ninno ne fermava

che prima allo specchio non ne


.

chiedesse consglio

Ma
,

poich

1'

et

venne

troppo
di-

parendosi
venire,

capelli

che bianchi comnciaroro a


tutto
'1

quantunque molti
i

d se ne facesse cava-

re

richiedeano
,

veli

prendere
letti s'

cosi di
,

come 1' erba quelli il grembo e


,

e
il

fiori

soleva

petto di spilsi

empieva
:

con

l'

aiuto della fante


,

comincia-

va a velare
ogni volta

alla
:

quale

credo

con mille rimbrotti


fu poco ingiallato
:
,

clicca

questo velo

quest' altro

pende troppo da questa parte

manda

quest' altro pi gi, fa' stare pi tirato quello che

mi cuopre
sotto
fa'
l'

la fronte

lieva quello splletto


,

che m' hai


,

orecchie posto
stretta

e ponlo pi in la

pi
'1

piega a quello

un poco e che andar mi dee sote

to

mento;

togli

quel vetro

levami quel peluzzo

che ho

nella gota di
,

sotto all' occhio

quali cose
se

e di molte altre che ella

manco Delle le comandava


.

una

sola
,

meno che
se'

a suo
,

modo

n' avesse fatta


,

cen-

to volte

cacciandola

la

bestemmiava

dicendo: va'
:

via

tu

non

da altro che da lavare scodelle


cotale
:

va',

chiamami monna
ordine
si

la

qual venuta
tutto questo
,

tulta in

rimetteva.
,

dopo

le dita
,

con

la lngua bagnatesi

a guisa che fa la gatta

or qua

or l

si

lisciava

or questo capello
;

or quello nel suo

hiogo tornando or dinanzi


,

e di quinci

forse cinquanta volte


si

e or

da

lato nello specchio


,

guardava, e
si

quasi molto a s stessa piacesse

pena da quello

, , .

ali

fi^^
bene

spicci ru

nondimeno
,

si

facuva alla sua buo-

na donna riguardare
slesse
,

e con cautela V esaminava se


,

se

niuna cosa mancasse


la

non nltrimcnii

che

se la sua

fama o

sua vita da quel dipendesse

E poich
alle

molte volte avea udito ogni cosa star bene


, ,

compagne che V aspettavano


(piesla

andava davanti
.

anche di ci con loro riprendendo consiglio

Ben

so

che alcuno dir potrebbe

non
;

esser cosa nuova,

non che a
dico per

ma nell' altre donne e certo io non la nuova ma per vi'<&iosa e spiacevole o cattiva,
lei
, ,

e per mostrare eh' ella non separata da' costumi dell'

altre

e perch pi pronta fede sia data a (jucllo che

resultava di (jucsti
tosto
.

modi

quando

tei

dir

che sani

Chi

della cagione di c[ueto suo abbellirsi

con
,

tanta sollecitudiue

domandata

1'

avesse

prestamente

siccome colei che pi eh* altra femmina era di malizia piena


,

rispondea

che per pi piacermi

il

facea;

aggiugnendo che con tutto questo non poteva


to fare, eh' ella

ella tanlasciassi

mi

piacesse

eh' io lei

non

per

ire dietro alle fanti e alle

zambracche e

alle

vili

e alle cattive
la gola
,

femmine
io

Ma

di ci mentia ella
alle

ben per
,

ch n

andava dietro

zambracche

a lei era assai poca cura di

dovermi pipcere: anzi,

sic-

com'

io

molte volte m' accorsi, a (Qualunque giovane,

o qualunque altro che punto d' aspetto avesse piacevole


,

che dinanzi
il

alla casa passasse

odov'

ella fosse,
si

non

altrimenti

falcone tratto di

cappello
ella
,

rifk

tutto e

sopra s

toma

che faceva
;

sommaturbava

mente desiderosa
in
si>

d' esser guardata

e cos

si

medesima
alcuno

se altro passato fosse

che non l'aves-

se guntiua,

come se una
|)cr

grave ingiuria avesse ricevuta.


,

se

avventura

avendola riguardala

la

CBOC.VC.

T. V.

\\

2l4
sua bellezza commendata avesse
udito
, ,

da

lei

fosse stato

questa era
altra

si

gran

festa e s

grande allegrezza,
:

che niun'

mai

a questa ne fu simigliante

n le

avrebbe quel cotale alcuna cosa addomandata eh' essa

non

l'

avesse

potendo

fatta

pi che volentieri e
l'

tosto: e cosi

per contrario colui che biasima ta


le

aves.

se

1'

avrebbe volentieri con

proprie mani ucciso

Canzoni suoni e mattinate e simili cose, pi che


volentieri ascoltava, e

altra,

lunque

fosse colei,

sommamente avea alla quale o per amor


fatte
titolo
,

astio di

qua-

della quale

fossero state cantate o


tutte

siccome quella che d


,

avrebbe voluto
altra cosa

il

parendole di quello e
altra

d' ogni

mollo pi che alcun'

esser

degna
dica
,

E
e

acciocch io ora di questa materia pi non


,

dico
,

che questi sono


gran senno e
il
:

gli ornati

e laudevoli co-

stumi

il

la

maravigliosa eloquenzia

che
ti

di costei

tuo amico, male consapevole del fatto,


la
il

ragionava

questa era la gran costanzia

somma
grande
avea
eli'

fortezza dell'

animo

di costei

questo era

studio e la sollecitudine continua la quale


alle cose oneste
,

quali genliH
la

come aver debbono quelle donne le sono, come ella vuole esser tenuta, e per
tra le valorose

quale meritamente

antiche, di loro

parlando, dee esser ricordata. Della sua


nella quale ad Alessandro
ti

m agnifcenzia,
,

fu assomigliata
.

non do-

po molte parole udirai alquanto


vanit
,

Essa con questa sua

e con questa esquisita leggiadria (se leggiadria


si

chiamar

dee

il

vestirsi a guisa di giocola ri


infiniti

e ornarsi

come

quelle
,

che ad

hanno per alcuno spazio


l'

a piacere

concedendo per ogni prezzo), e con

es-

sere degli occhi cortese e pi


vit

parlante che alla gra,

donnesca non

si

richiedea

molti amanti s'avea

ai5
nrqiiistall
;

il(*'

qunli non avvenne


1'

come
,

di chi

corre

al palio

il

quale ha
al

uno

de' molli

au de' molli

pervennero moki
cacciava
si
.

termine

disialo, si
,

come

essa proio bastas-

Alla cui focosa lussuria

non che

solo, o

uno amante o due


non

oltre a

me, ma

molli
:

ad attutarne una

sola favilluzza
l'

non erano

sutlcienli

della quul parlato

ho

n intendo distesamente

parlare

perciocch contraria medicina sarebbe alla


,

infermith la ((uale io son venuto a curare

conoscen-

do

io

che tanto quanto coloro che

1'

amist delle

femmine desiderano pi
speranza prendono
,

focose le sentono

pi di

e per conseguente pi di nutrial

mento aggiungono
adunque
,

loro

amoro

Sommariamente
ti

di questa parte toccandoti,

dico, che, co-

me che
che

io gih

ne

sospicciassi

ora ne sono certissimo


,

tal cavaliere

per lo

mondo
,

per lo passato pi

animoso che avventuralo


tasi
,

del quale essa innamoraal

assai volte gih

seppe come pesava; e senza


,

suo

al

mio onore avendo riguardo niuno

cos la sua
,

dimestichezza usava

come

il

mio maritai debito

non

solamente
essa
,

il

so medesima concedendoli

le bastava,

ma
,

come

1'

amico tuo

ti
,

disse

eh' era magnifica

per magnifca dimostrarsi

non

del suo,
,

ma
,

del mio, ca-

una

volta e altra
,

e poscia pi
,

quando per un
in

vallo

quando per una roba


,

e talvolta fu

gran-

dissima necessith di lui


il

di

buona quantith

di danari

sovvenne

che

dove

tesoriera aver

mi

credea

donatrice scialacqwatrice e guastatricc avea.


ra bastandt)le
il

N ancoes-

mio dovuto amore


s'

n quello eh'

sa a suo piacere scelto

avea

ancora aggiunse a sodvicino ebb' io, al quaegli a

disfare

suoi focosi appetiti:

tal

le io pi d'

amore portava che

me

d'

onore

2l6
come che
acqua
io
,

e ciascuno di questi

otta per

vicenda
,

rifrigeratoria sopra le sue fianixne versassero

nondimeno con alcuno suo congiunto con pi


parentado
si

stretto

ricongiunse

e di pi altri

quali ella

provar volle come arme portassono, o sapessono nella


cliintana ferire
,

parendomene avere detto


tacere
.

assai
fatte
,

giu-

dico che sia da

In queste cosi
,

cose

porgendo

a ciascuno

mano donando
,

a ruffiane
la

spen-

dendo donna

in cose ghiotte e in lisci


la

usava

tua nuova

magnificenzia egregia dal tuo amico datati


.

a divedere

Delle cui alte virt splendide e singalari


il

volendo
va e

secondo

presostile, avanti procedere,


:

una

due
,

servigi far
ti

perciocch mentre

ti

racconte,

r quello
olla
lei

mostrer

come

intender

si

dee

come

intende ci che nella lettera a te mandata da


scrive
.

che

le

piace

forse

da

te

non tanto bene

inteso

L' ordine richiedea a dovere della sua cortesia

dire, la quale ella dalla magnificenzia distingue, per^-

ciocch
se

la mafifnlficenzia

intende che
via
;

s'

usi nelle

co-

donandole o gittandole

la cortesia

intende
di si di-

di s

medesima
non

usarsi

quando liberamente

ce a chi la richiede d' amore: della qual cosa per certo


ella stata

cortese,

ma

cortesissima, pure che sia


;

stato chi ardire


assai
sia

abbia avuto di domandare


,

de' quali

sono

suti

che

quantunque
,

ella

nell' aspetto

paruta

rriolto

imperiosa
.

non

si

sono per

peritati,

e bene u' loro avvenuto


to al loro appetito
sta
,

Dico avendo avuto


,

rispet-

al

quale
1'

per merito della richiej

prestamente seguito

effetto
,

perci merita-

mente dice
noi seppe

piacerle la cortesia

siccome colei che


,

mentre da dovere essere


,

richiesta stata
In

mai

disdir
lei

cos ornai

che

tempo viene che a

..

317
converrh richiedere
se
. ,

niuno vorrebbe

cie
,

'1

disdiceti

Fi

veramenle di

te io

mi

ninrnviglio

comu

aia

stato disdetto (|UcIlo

che pi a uiuno fu giammai: n


l'

altro

ne so vedere, se non eh' io estimo che Dio


,

ami,

quello negar fnccnduti clic tu


gaio
,

essendone stato pre*


.

dovevi

come
,

l'

inferno fuggire

perci se

al-

tra cortesia avessi


ili

la

sua lettera leggendo, intesa, absi

test inteso di

qual

parla

Savissima donna per

certo questa tua; e perciocch ogni simile suo simile appetisce


,

dei tu avere assai per costante


ella
ti

le savie

persone
sai
,

come

scrive, gradirle

Ma come
,

tu

diverse sono le cose per le qnali

gli

uomini e

ogni altra persona generalmente sono savi chiamali

Alcuni sono

savi chiamali perciocch


,

ottimamente

la

scrittura d' Iddio intendono


re; altri,

e sannoia altrui mostracivili

perciocch intomo alle questioni


,

ed ec-

clesiastiche

siccome mollo

in

legge e

in

ducretali
al-

ammaestrati; sanno ottimamente consigli donare;


tri
,

perciocch nel
,

governo della repubblica souo


,

pratichi
1'

e le cose nocive sanno schifare


il

e seguire

utili
,

quando

bisogno viene

e alcuni sono savi


i

tenuti

perciocch sanno bene guidare


arti
,

fondachi
,

le

loro mnrcatanzie e

loro

fatti

di casa

e se-

condo

mutamenti

de' tempi sanno temporeggiare

De'((uali

modi e
,

d* altri assai^

che laudevuli coniarsi


intendessi lei esser
di

potrebbono
savia
,

io

non vorrei che tu

perciocch' ella non cura


llosofica,

divina scrittura

n di

n di legge n di statuto o di reggiprivato, n di cos fatte cose


,

mento pubblico o
ciocch
,

peril

se cosi intendessi
ti

non

intenderesti betie

senno di che
tra

scrve

che

si
,

diletta.

Egli e' un' al-

maniera

di savia gente

la

quale forse tu non udi-

2l8
sti

mai

in iscaola Ira la filosofica gente ricordare

IsJ

quale

si

chiama

la

Cianghellina. Siccome da Socrate,

coloro che la sua dottrina seguirono

furono chiaPlatone plasetta

mati

socratici
,

e quelli che quella d


la

tonici

ha questo nome preso


,

nuova

da una

gran valente donna

la

quale tu molte volte puoi ave-

re udita ricordare, che


la,

fii

chiamata madonna Cianghel-

per la cui sentenzia, dopo lunga e seriosa disputaziofii

ne,

nel concilio delle

donne

discrete e perconclusione

posto:

che tutte quelle donne che hanno ardire e cuore,

e saimo

modo

trovare d^ essere tante volte e con tanti


il

uomini con quanti

loro appetito concupiscibile

ri-

chiedea, erano da esser chiamatesavie,

e tuttel' altre de-

cime

moccicose. Questo adunque quel senno il qua-

le le piace e

aggrada

col quale ella con lunghe vigilie

molti anni ha studiato, ed nne^ olire ad ogni Sibilla,


savia divenuta e maestra; in tanto che tra lei e alcune

sue consorte

s'

assai volte disputato

chi pi. degna,

mente

poich

monna

Cianghella pi non vive


,

monna Diana
le ella

eh' a lei succedette


.

debbia

la cattedra

tenere nella loro scuola

Questo

quel

senno nel quaesser savia

vorrebbe ciascuna donna o


j

uomo
male

o appararlo

e perci sgannati

se

avessi inteso,

e eh' ella sia savia credi sicuramente all'amico tuo.

Farmi

esser certo

che come nelle due gi dette cose


,

perversamente intendevi
sii

cosi similemente della terza


s

caduto in errore

Di' eh' ella sempre


gli

dilettata

oltremodo di vedere
di gagliardia
se
,
',

uomini

pieni

di prodezza

e credo che tu credevi eh' ella volesle piacesse di

o desiderasse o

vedere

gli

uomini
,

pr' e gagliardi con le lance ferrate giostrando


le

o nel,

sanguinose battaglie tra mille pericoli mortali

ai9
com])altcnJo
le citlh

e le castella
:

o con
:

spade in

mano
da
,

insieme uccidersi

non
,

cosi

non

coftci cosi

crudele n cos iK'rfida


eli' ella
.

come mostra che


uomini perch
,

ta cres*

voglia bene agli

ucci-

dano

E che farebb' ella


,

del sangue

che , morendo

V uomo
sto
,

vermiglio
i

si

versa

La sua
le

sete del dige.

che

vivi

e sani possono senza riaverlo prestare


piace
,

Quella prodezza adunque che


meglio di
pi
,

ninno

la

sa

me

Ella nons' usa nelle piazze, n ne'

cam,

n su per

le

mura
,

n con corazze indosso

n
;

con baciuclti
ella
s'

in testa

n con alcuno oflendevol ferro


,

usa nelle camere

ne' nascosi luoghi


,

ne'

letti

negli altri

simili luoghi acconci a ci

dove senza
alle gio-

corso di cavallo o suon di tromba di


stre si va

rame

a pian passo

e colui tiene ella che sia Lan-

celolto

o vuogli Tristano, Orlando, o Ulivieri di


,

prodezza
ci
si

la
la

cui lancia per sei


notte

o per

otto

o per dic-

aringhi
dirizzi
.

non

si

piega in guisa che poi non


,

Questi cosi

falli

se eglino avessono gi

il

viso fatto

come
,

il

sarnciii della

piazza

ogni altra cosa

e questi colali

ama ella sopra sommamente com,

menda
ni

e oltremodo le piacciono

Peixh
,

se gli an-

non

t'

hanno

lolla

1'

usala virt

non

ti

dovevi per
,

prodezza disperar di piacerle, come


tu eh' ella volesse che tu fossi
1'

facesti

credendo
d'Irlan,

A maroldo
:

da

Della sua gentilezza gi in parte parlalo ho


ella dice

la

quale

che antica

le piace

in che io

t'

ac-

cerio che,

come che nelle


le

precedenti cose assai bene


,

vero

secondo

dimostrazioni falle
,

ella

abbia
si

il

suo

piacer dimostralo

in quello ella

non

sa

che

dire,

siccome colei che niuuo sentimento ha di gentilezza


,

che cosa

sia

n donde proceda

n chi dir si deb-

320
ba
gentile
,

n chi no

se

non ch^ ella ha


;

in ci vola,

to mostrare

eh' ella sia gentile ella

e per
:

come
la

gentile

ama

e desidera le cose gentili

ed

tanta

sua vanagloria e
gentilezza
di Francia
,

pompa che
altri

ella

fa

di questa sua
a' reali

che in verit a quelli di Baviera, o


,

o qnakinque

se altri

ne sono anti,

chi

e le cui opere sieno state gloriose


.

sarebbe so-

perchio

Ma
:

ben doveva
de' quali

s'

ella

voleva mostrare

che l'antica gentilezza


na mostrare

le piaccia, s antica gentil


1'

don-

uno senza parole

ella

potr
sia^

oggimai

tosto col viso


,

mostrare, cio che antica


cred' io eh' ella potesse
le

o donna
strar
tori
,

o gentil
.

non
che

mo-

mai

Scriveti
sia

piacciono

grandi

favella-

conci

cosa ch'ella di favellare ogni altra perj

sona avanzi e trapassi


tare tanto
,

e dicoti che
pi.

'1

suo cinguet-

che solo troppo

aiuterebbe alla luna


tutti insie-

sostenere le sue fatiche, che

non facevano

me
V

bacini degli antichi.

E
:

lasciamo stare l'alte e

grandi millanterie eh' ella fa


altre

quando berlinga con


mia
,

femmine dicendo
, ,

quelli di casa
;

e gli

antichi miei

miei consorti
,

che

le

pare troppo
si

bella cosa a dire

e tutta gongola
:

quando

vede be,

ne ascoltare

e odesi dire
.

monna

cotale de' cotali

e vedesi cerchio fare

Ma
si

ella in

brevissimo spazio di
il

tempo
o no

ti

dir ci

che
i

fa in

Francia e ordina

re
,

d'Inghilterra; se
;

Ciciliani
i

avranno buona

ricolta

se

Genovesi o

Viniziani recheranno spezie5

ria di

Levante, e quanta

se la reina
j

Gio vanna
i

gia-

cque

la notte passata col re

quello che
:

Fiorentini
le

dispongano dello
potrebbe essere
genti
si

stato della citt


,

bench questo
altrimenti che

assai agevole
,

se

con alcuno de' reg'1

stropicciasse

li

quali

non

931
paniere
ti

il

vnglio

1*

acqn
,

tengono

segreti de' pet,

loro

e tante altre cose

oltre a (jucslc

tlirh

che

maravigliosa
gl.

oom
,

a pensare

donde
quale
,

tanta lena le ven-

E per
,

certo

se qaello vero

che questi fisici dil'

cono

che

cjuello
'1

membro ,

il

animai bruto

e r uccello e
al

pesce pi esercita

sia
,

pi piacevole

gusto

e pi sano allo stomaco

ninno boccone
la
,

deve mai essere pi snporito n migliore che

lin-

gua

d lei

la

quale mai di ciarlare non


fina
,
,

rsth
,

mai

non molla

mai non

dalle dalle dalle


,

dalla mat-

tina insino alla sera

e la notte
la

io dico

dormendo ,
,

non

sa ristare

chi non

conoscesse

udendola

della sua oncsth della sua divozione della sua santitk

e di quelli di casa sua favellare


to lei essere

crederebbe per cer;

una santa e

di legnaggio reale

e cosi secon-

in contrario, a ?hi

la conoscesse, d' udirla la


,

da volta
recer

e talora la prima

un

firli

venir voglia di
favole e le bualtra

P anima.
,

il

non consentirle

le

gie sue

delle (juali ella pi


,

che

femmina
con

piena

ninna cosa sarebbe


,

se

non un

volersi

lei nzzuflfnre

la

qual cosa ella di leggieri farebbe

siccome colei

alla

qual pare di gagliardia avanzare


,

Galeotto delle lontane Isole


volte
fosse
,

o Fcbus

gib assai
stata

millantnndosi

ha

detto,

che

se

uomo

r arebbc dato
bello
.

il

cuore d* avanzare di fortezza

non che Mareo


batt con

ma

il

bel Gherardino che

compi

orsa

Perch mi vo io in pi parole sten,

dendo

Se

io volessi ogni cosa contare


fatti

o pure
il

le

notabili de' suoi

e*

non

ci

basterebbe

tempo :

e se tu cosi hai

l'

ingegno acuto,

rome

io credo, assai

pur per
sieno
i

le udite

puoi comprendere quanti e quali


,

suoi costumi

e in che le sue gran virt e la

222
magnificenzia e
'1

senno e

1'

altre cose consistano


le dilettano
.

te

che cose sieno quelle virtuose che


ch
,

Per-

senza pi dire di quelle

tornando a ragionare
,

di quello che tu

non puoi aver saputo


fai

e di che per
cio del-

avventura teco stesso


l'

una grande stima ,


,

occulte parti ricoperte da' vestimenti


ti si
,

le quali
,

per

tua buona ventura mai non


si

palesarono

cosi
l'

non

fossero elle
ti

mai a me
.

palesate

voglio che

ascol-

tarmi non
dica,
ti

rincresca

Ma

io

prima che pi avanti


il

voglio trarre d'un pensiero,

quale forse avusolvendoti

to hai

o avere potresti

nell'
.

animo

una

obiezione che far potresti

Tu
:

forse hai teco

medevoca-

simo detto

o potresti dire
;

che cose son quelle di


chenti son
,

che costui parla


boli
:

chente

il

modo,

o convengons' elle
,

a ni uno
passi
,

non che a
verso

uomo
eterna

onesto
gloria

il

quale ha

li

diritti

Alla quale opposizione


,

non volendo andare


,

sofisticando
to

non che una

risposta
,

la

qual son cersia

che in te medesimo consentirai


,

che

non
,

so-

lamente buona

ma

ottima

Dei dunque sapere

ogni infermit n ogni infermo potere essere

sempre
,

dal discreto medico con odoriferi unguenti medicato

perciocch assai
noi patiscono
lute
si
,

sono e di quelli e di

qu.elle
,

che

e che richeggiono cose fetide


:

se a sa-

vorranno conducere

e alcuna n'

che con

cotali

argomenti e vocaboli e con dimostrazioni puzsi

zolenti purgare e guarir


to

vogliono

Il

mal

concet-

amore

dell'

uomo

una

di quelle:

perciocch

pi una fetida parola nello


in
,

intelletto

sdegnoso adopera
e oneste per,

una piccola ora che mille piacevoli


,

suasioni

per r orecchie versate nel sordo cuore


;

non
di

faranno in gran tempo

e se niuno

mai martiro fu

aa3
questa noccnzia putrida e villana
,

tu se* senza niuno


,

dubbio desso
voluto
,

Perch

io

il

quale
la tua

come
ri
il

altri

ha

qui venuto sono per


,

ulute, non aven-

do

il

tempo molto lungo


;

ai

pi pronti

medi sono
tuo disor,

ricorso e ricorro

e perci<^ ad addolcire

dinato nppctito

alcuna cosa

come udito hai

parlar

mi conviene ;
quali
si

e ancor pi largo; perciocch queste


,

parole cosi dette


tni;linno

sono

ronconi e le securi con le


i

velenosi sterpi le spine e


^

pruni e

gii sconvolti

bronchi

che a non
ti

lasciarti
.

la via

da

uscirci vedere davanti

sono assiepati
i

Queste pai

role

cosi dette,
gli alti

sono

martelli

picconi
gli
ti

bolcioni,

quali

monti,

le

dure rocche,
,

strabocchevoli
facciano
, ,

balzi convieu
la ({uale

che rompano
,

la via

per

da tanto male

da tanta ingiuria

da tanto

soperchio, da tanto pericolo, e di luogo cosi mortale

come
tire
.

questa valle
Sostieni

senza impedimento

ti

possi par,

adunque pazientemente

d' udirle

paia alla tua onesth grave , n estimare quello essere

colpa difetto o disonest del medico^ di che la tua


pestilenziosa iufermilh cagione
.

Immagina queste
quale per
avere

mie parole

cosi

sucidc e cosi stomacose a udire

essere quel beveraggio

amaro

il

l'

tu troppo assentito alle cose dilettevoli e piacevoli al

tuo gusto
infermit
ruttibili

il

discreto

medico
5

gi nelle tue corporali


,

t'

ha donato

e pensa

se per sanare

corsi

corpi quelle
,

amare cose non solamente

sostengono

ma

vi si fa di volonti
si
.

incontro l'infermo,

quanta e quale amaritudine

dee per guarir l'anima,

che cosa eterna


doverti

sostenere

Io

mi credo
ti

assai

bene

avere soddisfatto a ci che

potesse aver

messo

in

dubbio

e per lo futuro potrebbe, del

modo

2^4
o de' vocaboli del tnio parlare
proposito
,
:

e perci tornando
,

al

e volendo di questa donna


,

nuova posse-

ditrice dell'anima tua divenuta

pai'titamente parlate

re

alquanto di quelle dir

che a

non poterono

essere note

n per veduta n per immaginazione


l'

perciocch fuggito

hai

Primieramente mi piace di quella bellezza incominciare, la qual, tanto le sue arti valsono,

che

te

non

sola-

mente,
bagli
,

ma molti altri,

che meno di

te

erano presi, ab-

e di s mise In falsa opinione, cio della frc


artifi-

schezza della carne del viso suo: la quale essendo


ciata
,

e simile
altri
,

;ille

mattutine rose parendo

con teco

molti

naturale estimarono: la quale se a te e agli

altri stolti

come
avesse

me

possibile fosse stato d' avere

quando

la

mattina del letto fosse uscita, veduta prima


s' il

che posto

fattibello

leggiermente
,

il

vostro

errore avresti riconosciuto. Era costei

e oggi pi che

mai credo che


di pantano

sia

quando
,

la

mattina usciva del letto


,

col viso verdegiallo


,

maltinto

d'

un colore

di

fumo

e broccuta quali sogliono gli uccelli che


,

mudano

grinza e crostuta e tutta cascante

in tanto

contraria a quello che parca poich avuto avea spazio di leccarsi, che

appena che ninno


1'

il

potesse cre-

dere
volte

che veduto non

avesse
la

come

vid' io gi mille
,

chi

non

sa

che
,

mura

affuramicate
la

non
,

che

visi delle

femmine
,

ponendovi su

biacca

di-

ventano bianche

e oltre a ci colorite, secondo che al


il

dipintore di quelle piacer di porre sopra

bianco

e chi non sa
insensibile
,

che per Io

ri

menare

la pasta,
,

che cosa
,

non che
,

le carni vive
?

gonfia
si

e dove

mucida parca
tanto
,

diviene rilevata

Ella

stropicciava
,

e tanto

si

dipigneva

si

faceva la buccia

la

quale per
levarsi
,

la

quiete della notte era in gi caduta


1'

ri-

che a me, che veduta

avea iu prima
tu,

una
il

altana maraviglia

me ne
,

facea

e se
1'

come
con
la

io

pi

delle mattine la vedea

veduta

avessi

cappel,

lina fondala in cajH), e col veluxzo d'intorno alla gola


cosi

pantanosa nel viso


,

come
,

ora

dissi

e col mantel-

lo foderato

covare

il

fuoco

in su le calcagna seden-

dosi
Ioni

e colle occhiaia livide tossire, e sputar farfnl


io

non temo punto


,

che

tutte le

sue virt , dal


lei in-

tuo amico udite

avessero tanto potuto farti di


,

namorare

che quelle vedendo

cento mila cotanti

non
cano

t'

avessero fatto disamorare


,

Quale

ella

dovesse
caval-

essere
,

quando

Pisani col vermiglio


Icnzata e stretta
,

all'

asta

con

la testa
,

la

doglia al capo
il

apponendo
salti tu
.

dove

alla parte opposita era


,

male, penfatta

Sono molto certo


,

che
,

se veduta cosi
di'
li

r
la

avessi
,

la vedessi

che
le
ti

dove

che, vedendocorsero
,

al

cuore dal suo viso


alle cose

fiamme

come
ti

fanno
se

unte, che

sarebbe paruto che


feccia

fos>

fatto

incontro una
,

soma di
,

o un monte
le spiace,

di letame
voli cose
girai
,

per lo quale saresti


fuggito
,

come per

si fa ,

e ancor fuggiresti
:

e fug-

la

mia

verith

immaginando

ma

da procedere

pi avanti
sa
:

ci resta.

Tu
,

la vedesti

grande e compres-

parmi

esser certo

come
,

io

sono della beatitudiil

ne che per
suo
,

me
il

s'

aspetta

che riguardando

petto
ti-

tu estimasti <{uello dovere esser tale e


viso
,

cosi

rato ([ual vedi


scahti
,

senza vedere

bariglioni ca-

che

le

bianche bende nascondono;


la tua

ma

di
:

grau
e co-

lunga di lungi

estimazione dalla verith

me che molti li potessero al mio dire vera tosiimonianza rendere siccome esperti a me che forse pi luugu, ,

aa6
inente
voglio
,

non potendo

altro fare

esperienza n' ebbi


il

che tu senza testimonio


,

creda
vedi
,

In quello

gonfiato

che tu sopra

la cintura
,

abbi per cer,

to eh' egli

non

v'

stoppa

n altro ripieno
,

che
,

la

carne sola di due bozzacchioni

che gi forse
,

acerbi
sirail-

pomi
li

furono a toccare dilettevoli


:

e a vedere

taente

come che

recasse dal

mi creda che cosi sconvenevoli corpo della madre: ma lasciamo andar


io
si sia

questo. Esse, qual che

la cagione,

l'esser trop-

po

tirate d' altrui

il

soperchio peso di quelle che

distese l'abbia, tanto oltre misura dal loro naturai sito

spiccate e dilungate sono


forse
,

se cascare le lasciasse

che

anzi senza forse


,

infino al bellico le aggiugne-

rebbono

non

altrimenti vote o vizze che sia


:

una

vescica sgonfiata

e certo, se di quelle,
,

come

de' cap-

pucci

s'

usa a Parigi

a Firenze

s'

usasse, ella per leg-

giadria sopra lo spalle se le potrebbe gittare alla francesca.

E che pi

cotanto
,

o meno,

alle

gote
,

dalle

bianche bende

tirate

risponde
,

la ventraia

la

quale
,

di larghi e spessi solchi vergata

come sono
guisa
li

le torce

pare un sacco voto


al

non

d' altra

pendente che

bue

faccia quella buccia vota che


:

pende dal

pet-

to al

mento
,

e per avventura

non meno che


,

gli altri

panni

quella le conviene in alto levare

quando

se-

condo
o
,

1'

opportunit naturale vuol scaricare la vescica,


la

secondo

dilettevole

infornare

il

malagTiida
1

Nuove

cose e assai dalle passate strane richiede


le quali

or-

dine del mio ragionamento:


schiferai, anzi

quanto meno
intelletto

con quanta pi diligenza nell

raccoglierai

tanto pi di sanit recheranno alla tua


assai

come che nel vero io non sappia da qual parte io mi debbia cominciare a
infermit:

bene

ragionare

iki7
del golfo di SeUilia nella vallo d' Acheronte
otto gli oscuri boschi di quella
si
li
,
,

riposto

spesse volle raggino-

e d' una

gromma

spinccvoli e spumosi, e d'anima,

di
,

nuova qualit

ripieni

ma

pure
,

il

dir.

La boo

ca

per la (jualc nel porto


il

s'

entra

tanta e tale, che

quantunq ne
navigasse,

mio

Icgnetto con assai grande albero


,

non fu giammai
,

qualunque ora
,

1'

acque

furono minori
di nulla, a

che io non avessi im compagno, che con non minore


fosse
,

senza sconciarmi
all)cro
?

di

me navigalo
,

fatto

luogo

Deh che
,

dico io

L' armala
re

del re Roberto, qualora egli la face


,

maggio,

tutta insieme concatenata


.nlto

senza calar vela

ti-

rare in

timone
:

a grandissimo agio vi
,

potrebbe

essere entrata

ed mirabil cosa
vi perisse,
,

che mai legno non

v*entnS, che

non

e che vinto e stanco, fuori


la Scilla

non ne
Cariddi

fosse gittato
si

siccome in Cicilia
,

la

dice
l'

che fnnno

che

l'

una

tranghiotlisce

le navi, e

altra le gitla fuori. Egli certo

quel gol-

fo

una voragine infernale, la quale


,

allora si riempiereb,

be o sazierebbe
legne
.

che

il

mare

d'

acqua

il

fuoco di

Io

mi

tacer de'

Gumi
al

sanguinei e crocci che


,

di quella a vicenda discendono


dellati
,

di bianca mufi'a fal-

talvolta
,

non meno

naso che agli occhi di-

spiacevoli

perciocch ad altro

mi

tira

il

preso

stile

Che
volta
za,

ti

dir

adunque pi avanti

del borgo di
,

mal per-

tugio

posto tra

due

rilevali

monti

del quale alcuna


,

quando con tuoni grandissimi


fetido e

e quando sen-

non altrimenti che


si si

di mongibello, spira
,

un fumo
la

sulfureo

spiacevole
?

che

tutta

contra-

da attorno appuzzola
die quando

Io non soche dirmiti, se non

io vicino v' abitai,


,

che

vi

stetti

pi che

voluto non avrei

assai volte

da

cos

fatto fiato of-

328
feso
,

mi

credetti altra

morte

fare

che di cristiano
,

n altrimenti posso dire del lezzo caprino

il

quale
corpo-

quando da caldo
che con

quando da
e spira

fatica tutta la
^

rea massa incitata


le
,

geme

questo tanto e ta,

l'

altre cose gi dette raccolto

si

fanno

il

covacciolo sentir del leone, che nelle Chiane di mez-

za state con molta


fo
,

meno
;

noia dimorerebbe ogni schi-

che vicino a quello

perch se tu e
,

gli altri

che

le

gatte in sacco andate

comperando

spesse volte rima.

nete ingannati

niuno maravigliar se ne dee


il

per

questa cagione sola, avendo tu

viso

come

gli

altri,

pi

diritto alla

apparenza che
,

alla esistenza, forse te pii si


1'

me-

no
ga

se'
,

da riprendere

quantunque a

conven-

che a molti

altri,

pi la verit che

opinion del,

le cose seguire : la

quale poich veduta avessi


,

e dalla
bestia
,

opinione non

ti

rimovessi
porti
,

oltre

ad ogni

altra

che umana forma


secondo che
lato,

saresti

da riprendere: e io

io

mi

credo, ancora che brieve abbia par^

avendo

rispetto al

molto che
t'

pu

dire
,

, si

aper-

ta

t'

ho

la verit,
ti

che forse
,

era nascosa

che se dal
altra

tuo error non

rimovessi

oltre

ad ogni

bestia

dovresti bestia esser tenuto, lo lascio cose assai a dire,

per voler venire a quel dolore


condotto
la

al

quale
ti

ieri

t'

avea
di-

tua follia

e acciocch io
,

possa

ben

mostrare

come

tu eri folle
,

aggiugnendo

le cose

vec-

chie con le nuove

alquanto di lontano mi piace di


t'

cominciare

Mostrato

ho

in assai cose

quanta e qua,

le sia stata la eccellenza dell'

animo

di costri
i'

suoi

costumi
te
,

e assai cose de' molti suoi anni


t'

avrei det-

s'

io

avessi

per

si

smemorato
:

che nel suo viso

non
ti
,

gli avessi

compresi

t'

ho nascose quelle par-

che

la tua

concupiscenza non

meno

tirava

ad

a-

maria

dio facesse

I*

animo
della
la

la

falsa

opinione presa

dalle sue virt.

Ora

sua luioua perseveranza e

uelln morte e
narti
,

dopo

morte mia mi piace di ragio-

acciocch ad un' ora io faccia pr a

me e

a te

in quanto io di ci con alcuno ohe la conosca, ragio-

nando

si

sfogherh altptnntu la sdegnosa


cotitrn di lei

(iaiiinia nella

mia mente accesa

per

li

modi

suui, e a te,

perciocch quanto pi udirai di

lei delle

cose meritat'

mente da biasimare, tanto pi


presserai alla tua guarigione
.

lei

a vile avendo,

ap-

Questa perversa fem-

mina ogni giorno pi multiplicando nel far delle cose male a lei convenienti d'oprare e a me di sostenere, n
in ci le mie riprensioni alcuna cosa vaglicudo,

non
con-

sappiendo
sit^do
,

al

comportarle pi pigliare alcuno

utile

in si fatto
,

dolore e iHizione nel cuor nascosa


il

mi misero che
e

sangue intomo a quello

pi che

il

convenevole da focoso cruccio riscaldato, impostemi:

come

nascoso era
,

il

dolore
si
il

cosi essendo nascosa


il

la

infermiUi

non prima

parve, che

corrotto angue,

occupato subitamente
in
tai

cuore

me

quasi del

mondo
sciolta

uno

stante rapi.
,

N prima

fu l'anima min dal mor-

corpo

n dalle terrene tenebre sviluppata e


io

e ridotta nell'aere puro, che


chio
,

con pi {xirspicace oc-

eh' io

non

solca

vidi e

conobbi qual fosse V ala

nimo

di questa iniqua

femmina:

quale sen^a dub-

bio simile allegrezza a quella

che della

mia morte

prese non senti

quasi d' una sua lunga battaglia le


,

paresse avere acquistiUo gloriosa vittoria


io levato
1'

posciach

era stato dinanzi

la
,

qual cosa essa poco

appresso

siccome tu udirai
.

chiaramente dimostr
tutUvia
,

a chi riguardar vi volle

Ma

siccome colei

che ha di malizia ubbondanzia


BOCCC. T. V.

prima avendo delle


I

23o
mie cose occultamente
messi e che
assai trasfugate
,

e di

quelli

danari che io alla sua guardia follemeule avea coma'

miei

figliuoli

rimaner doveano
li

non
e

avendo io davanti assai pienamente


1'

miei

fatti

ultima mia intenzione ordinata

n avendo spazio

di

bene ordinarla per

lo subito

sopravvenuto caso

quella parte presane

chele piacque,
le finte

con altissimo
:

romore fuori mand


che
altra

lagrime
3

il

che meglio

femmina
,

ella sa
la

fare

in

molto pianto

multiplicando

con

lingua cominci a maladire lo


,

sventurato caso della mia morte

e s a

chiamar mise-

ra abbandonata e sconsolata e dolentej dove col cuore

nialadiceva la vita che tanto

m'era durata, e
.

s oltre

ad ogni

altra

reputava avventurata
stato
,

veramente egli

non sarebbe
udita
1'

uomo
che

n donna alcuna
lei

che

avesse

che non avesse creduto


le

veramente

neir animo aver quello

sue bugiai'de parole


assai
,

sonavano

ma

me

dee bastare

che colui quelche a ciascumeriti

le conosce

insieme con

gli altri fatti suoi,


,

no

siccome giusto giudice


.

secondo

rende
gli
,

guiderdoni

Mandati dunque ad esecuzione


,

tutti

ufici funerali

poich

'1

mio corpo

terra divenuto

fu alla terra rcnduto, la valente donna desiderosa di

pi scapestratamente

la

sua vecchiezza menare che

non

1'

era paruto potere la giovanezza, sentendosi caldo

di quello

che suo essere non dovea, perciocch n di


n di patrimoniale eredit sostenersi avrebs'

sua dota

be potuto di quello che a fare


nella

apparecchiava

mia casa rimaner

volle,

n in quella de' suoi no3

bdi parenti e consorti tornare


di compassione disse
setta e
,

ma

con parole piene


piccola ca-

s volere in alcuna

vicina ad alcuna

chiesa e di sante persone

i3i
riduccrs, acciocch quivi, vetlova usoln, in orazioni! e

in usarli In cIicsa

il

rimancnie della sua rtH conAuniassuo iuinto parlan*, e


assai
si

sSf e fu U)iito la fur/^1 d questo

;jnacslrcvol mente
le persone
s

il

seppe dire.clic

furono di quel-

scMnplici,

che casi chhono per fermo che

dovesse addivenire

come dicca, come hanno che morir


{H>t

debbano. Appropin(]uossi aduu(|uc quanto pi


alla chiesa de' frati, nella cpiale tu

prima

la conoscesti,

non

gih per dire orazioni

delle quali ninna credo

che

sappi, n di saper curasse

giammai,

ma

per poter me-

glio, senza avere troppi occhi addosso, e

massimamen,

te di persone alle quali del suo onore calesse;

le

sue
al-

libidinose volont compiere


tro

acciocch
i

dove ogn'

uomo
non

le

venisse

meno,

frati,

che santissimi e

misericordiosi iu)mini
ve,
le venissero

sono e consolatori delle vedo-

meno. Quivi, secondo che tu puoi


creda

avere udito, con suo mantello nero in capo, e secon-

do

eh' ella vuole che

si

per oncsth molto da-

vanti agli occhi tirato, va faccendo baco baco a chi la

scontra

ma
,

pure
ora

se

bene

v'

hai posto mente

ora

quello apre

il

richiude,
j

non sappcndosi ancora


e (piasi ad ogni parola in
la

duir usate vanith rimanere

gi

si

tira le

bende dal monto, o caccia


,

mano
,

fuori

del mantello

parendogliele bellissima avere


'1

e mas,

simamente sopra

nero

Uscita adunipic di casa


;

cosi

coperta se n' entra

nella chiesa

ma non

vorrei

che

tu credessi per udire divino uficio


v'entrasse,

o per adorare

ma

per tirare l'aiuolo: perciocch sappieu

d'ella, ch' gih

lungo tempo, che quivi d'ogni parte

della nostra terra concorrono giovani prodi e gagliardi

savi
,

come

le

piacciono
pigliare
i

di quella ha fatto
gli

uno

e&-

cato

come per

colombi fanno

uccellato-

, ,

23^
ri
^

e perciocch ciascuno
1'

noa vede

la

serpe

che
;

sta

sotto

erba nascosa

spesso vi piglia de' grossi


si

ma
non
si

siccome colei che di variar cibi spesso

diletta

dopo molto
ritorna
;

sazia

a prendere nuova cacciagion


tuttavia

e per avern' ella

due o
:

tre

presti

non si rmau' ella perci d' uccellare e se io di questo mento , o dico il vero tu '1 sai che parendoti bene
, ,

mille occhi avere

senza

sapertene guardare

nelle

panie incappasti

Giunta adunque nella chiesa , e non


incominlilza di

senza cautela avendo riguardato per tutto, prestamente


/j

/
.,'

avendo raccolto con


eia
,

gli
,

occhi chiunque

v'

senza ristar mai


,

a faticare

una dolente
nell' altra
,

paternostri
t,

or dall'una

mano
,

e dall' al-

*V

tra

nell'

una trasmutandoli
la

senza mai dirne

uno
ora

TU
-^t

^ft

siccome colei
f^r

quale ha faccenda soperchia pur di


altra
,

motto a questa e a quell'

e d sufolare
,

ad una ora ad un'


tarne ora

altra nell' orecchie


altra
:

e cos d^ ascol-

una ora un'


,

come che questo molto


,

grave le paia
sapere dire a
tutto quel

cio d' ascoltarne niuna


:

si

bene

le

par

lei

e in questo

senza altro far mai

tempo che

nella chiesa dimoi-a


:

consuma

Forse direbbe alcuno


fa ella
il

quello che nella chiesa non


casetta
si
j

si

supplisce nella sua


:

la

qual cosa

non

punto vera
,

perciocch chi

potesse di ci esfatto sta,


,

sere ingannato
io
j

altra menti
s'

credendo che'l

siccome colui che

ella

alcuno ben facesse


il

alcuna orazione o paternostro dicesse,

sentirei,

non
cos

ne posso
che

essere ingannato

perciocch non altrimenti


i

la fresca

acqua sopra

caldi corpi soave

a quelli la

mia

arsura sentirei rinfrescare.


l'

Ma che
^

dico

io

forse sono
altrui

ingannato pure io: essa ne dice forse


gi so io

ad

nome:

bene

che uon ancora lun-

a33
go tempo passato, cUe del Tostro mondo
s

parti

uno

che con

tanta afllizlonc la trafisse

eh' ella stette de'dl

presso a otto eh' ella non volle bere uovo n assag'


giar pappardelle.

Ma
i

io rosi fidatamente
,

ne favellava,
sue orazioni
le

pcrciocch saper

mi pareva

e so

che

le

e paternostri sono

romanzi Franceschi e

canzoni

latine; e quali ella

leggo di Lancelotto e di Gine,

vra e di Tristano e d' Isotta


i

e le loro prodezze e
le

loro amori, e le giostre e


.

tomiament e
,

sem-

blee

Ella tutta

si

stritola

quando legge
le loro
,

Lancelotto
nelle caalla
,

o Tristano o alcuno altro con

donne

mere segretamente

e soli raunarsi

siccome colei

quale par vedere ci che fanno, e che volentieri

coella
la

me

di loro
si

immagina

cos farebbe

avvegnach
.

faccia

che di ci corta voglia sostiene

Legge

canzone dello indovinello e quella


BianciGore e simili cose assai
fatta lezione
:

di Florio

e di

e se ella forse a cosi


d'

non intende

a guisa

una

fanciulletta
si

lasciva
stulla,

con

certi animaletti
all'

che

in casa

tiene

tra-

infmo

ora che venga pi desiderato trastul-

lo e

che con

lei si

congiunga.
sai

acciocch tu alcu-

na cosa pi che non


te
,

sappi della sua vita presenla

t*

afTermo io
,

che dopo ha
ella

morte mia
il

oltre agli

altri

suoi divoti
,

per amante

secondo Anti

salone

di cui

poco avanti alcuna cosa


a* suoi piaceri
si
:

dissi
,

assai

malconvenicntc

il

quale

come cho
falla
gli

per pi legittime cagioni


presa ritrarre
fatto
l'
,
,

dovesse da cosi
di ci cho

imha

mal conoscente
messo
;

Dio

pur

vi s'

mia non sarh senza vendetta

oiTesa:

perciocch se nel

mondo
,

nel quale io

dimo,

ro non
egli

si

mente

che noi credo

n non mi pare
e per suo
il

ha della moglie un

tal figliuolo,

nu-

34
e allieva
,

irlca
f'

che

gli
il

apparilen
,

meno che non


,

Giuseppe a Cristo;
,

quale

cresciuto
,

ogni

mia

ingiuria
di lui
:

se ingiuria

dir
,

debbo

vendicher contra
crede
,

n per esente
il

come

egli si

dal vol-

gar proverbio,

quale voi usate, dicendo; quale asino


;

d in parete
ra
,

tale riceve

se egli gli altrui beni


i

lavocos

e'

viene d' altra parte chi lavora


vita

suoi

buona

adunque e
,

cosi santa

& ritrovata vicina


,

de' frati colei

che non mia donna


.

ma mio tormenta
,

fu mentre

vissi
,

Colei cos onesta


,

cosi laiidevole

quale udisti
lei
,

fu

prima che morte mi sepaiasse da


si
,

e nella virt e ne' costumi


ti

dilett

ed esercit

eh' io

dissi;

senza eh' ella tale


j

qual io brievemenil

te te la

disegno

perch veder puoi di cui

tuo poco

senno

il

tuo poco conoscimento la tua poca discreziot'

ne abbagliato
tua libert o
afflizione

avea, e per cui messa

l'

anima tua

la

il

tuo cuore nelle catene d' amore


,

e in

incomportabile
condotto

e qui
di

ultimamente in que-

sta valle diserta

che ornai saziare non mi


all'

potrei di riprenderli.
della nostra

Ma
,

da venire

ultima parte

promessa
,

acciocch pi della tua impreil

sa attristandoti

meriti pi tosto
,

perdono e

la tua
;

salute

Tu

misero

le schernito reputi
fossi
,

da costei
il

a negare

che tu schernito non


il

n
:

io

farei

tu

perch' io

facessi

il

crederesti

ma non
,

era da

cos
il

gravemente prenderlo come


,

facesti

se cosi chi
j

faceva conosciuto avessi


,

come
si

ora conoscer dei

acciocch tu conosca

lei

in questa cosa

non avere
che

altrimenti operato che fare

soglia nell' altre, e


la cacci,

tu del lutto fuori della tua


di dirti

mente

mi

piace

come

quello che io della tua lettera sentii


l, la

Egli vero che di qua spesso gente ne vien di

a3S
quale in pnrtc quello che
ci i fa

racconln

ma

doii'
il

dioieiio per alcuni accideoti n* coiiceiluio

da Dio

venire di

<|iin

alcuna volta

o nin.sininnivnle
a'

o {mt

ramnicnlare uui ntcdesinii a coloro


noi calere, o per simile caso

quali dee di

come

(|unBto per lo
,

quale

io

sono a

te

venuto

e avvenne

che

io

<iuelU

notte ci venni, la quale seguente al d che tu la prima


lettera scrivesti a

questa tua donna, avendo

visitali

pi luoghi,
la

tirato

da una cotale caritatevole aflczionef


gli aiuici

quale non solamente


fa
j

ma

ancora

nimiti

ci ci

amare,

col entrai

ove colei abita che

prese

e ogui
,

pane

della casa cercando, e per tutto


io della lettera
,

riguardando
ti

avvenne che
,

di

die tu

rammarichi

sentii novelle.
,

Egli eia gik una pezza

della notte passata


nella quale ella

quando
,

enU'ato in quella

camera
casa

dorme
,

e quella

come

1'

altra

riguardata tutta

essendo gi per partirmi

vidi in essa

una lampana
na
,

accesa davanti alla figura di nostra don,

poco dn

lei

che

la

vi

tiene
,

faticata
gii

e verso
,

il

letto

mirando duv'
,

ella
,

giaceva

non

sola

come
;

io sperava

la vidi

ma
,

in grandissima festa
dissi

con quelper-

lo

amante

di cui

poco avanti
volli

alcuna cosa

ch ancora arrestato
festa significare
;

vedere che volesse


,

la loro

n guari

sletti

che

alla richiesta di

colui con cui era levatasi e acceso

un

torchietto

quella lettera che tu mandata


zierino
,

avevi tratta d' un


la lettera

for-

col

lume
il

in

mano
1'

e con

al

letto si

ritorn.

Quivi

lume

uno tenendo e

l'altro la let,

tera leggendo, e a parte a parte

guardandola

ti

sentii

nominare e con maravigliose


ciolone
,

risa

schernire, e le

tr

goc-

or mellone
se quasi

ora sor mestola e talora renala

diiamaado,

ad ogni parola abbracciavano e

, ,

a36
baciavano

e parole tra
se

baci mescolando

si

dimanche

davano insieme,
eri desto
,

tu^ quando quella cosa scrivevi^


;

o se sognavi
1'

e talvolta dicevano
?

parti

costui abbia

arco lungo

Vedesti mai cos nuovo

granchio

Per certo questi

1'

ha cavalcata

egli

di
;

vero uscito del sentimento e vuole esser tenuto savio

domine
i

dagli

il

malanno

torni a sarchiare le cipolle


.

e lasci slare le

gentildonne

Che

dirai

arestii

mai

creduto

Deh quante
li si

bastonate

gli si

vorrebbono far

dare

anxi

vorrebbe dare d' un ventre pecorino

per

le gote tanto,

quanto
!

il

ventre o le gote bastassero.

Ahi

cattivello a te

Come
!

t'

erano quivi con

le

parole

graffiati gli usatti, e

versata

dopo

le tre

come v'eri per meno che l'acqua Le tue Muse da te amate e com,

mendate tanto quivi erano chiamate pazzie


v' era assai peggio

e ogni

tua cosa matta e bestiale era tenuta, e oltre a questo

che per

te

Aristotile

Tullio

Virgilio e Tito Livio e molti altri uomini illustri (per

quel eh'

io
,

creda

tuoi amici e domestici ) erano


,

co-

me

fango

da loro e scherniti e annullati

peggio
e in

che montoni maremmani sprezzati e


contrarlo s

avviliti:

medesimo esaltando
le pietre

con parole da fare


del

per stomacaggine
girsi
,

saltare

muro
m'

e fug-

soli s esser
;

dicevano l'onore e

la gloria di

que-

sto

mondo
'1

di che io assai chiaramente


'1

avvidi

che
il

cibo e

vino disordinatamente presi da loro, o


1'

desiderio di compiacere
,

uno

all'

altro

schernen-

doti

di s
gli

medesimi, ne'quali forse non furono giamtratti.

mai

avea

Con

queste parole e con simili e

con molte
passarono
vere
,
,

altre schernevoli

lunga pezza della notte

e per aver pi cagione di farti dire e scri-

ed

essi di

poter di

te ridere e schernirti

quivi

a37
Ita loro ordinarotu) la risposta

che

ricevesti, alla

quale

tu

rispondendo, desti loro materia di ridere e di dire

altrettanto
l'

o pc'ggio dulia seconda, quanto della prima


:

avessono detto
il

e se

non

fosse
si

che

'1

drudo novello

temeo non
alro
,

troppo scrivere

potesse convertire ia

forse della vanith di lei e della laggerexzt Ofpi,

cando

non dubitar punto che tu non


la terza
.

avessi avuta la

seconda lettera e poi


alla

e forse saresti aggiunto

quarta e alla quinta

Cosi adunque desti da ridea-

re nl]n tua savia

donna e valorosa, e al suo dissensato


grazia acquistare
ti

mante

e dove

amore e

credevi

beile e strazio di te acquistavi.

La qual
di te
,

cosa veggendo

e udendo io
sai

non
ti

gih per

amor

che ancora as-

bene non

conosceva,

ma

perch^^ cosa cosi abo-

minevole sostener non potea , per

assai

mal contento

non

me ma
,
,

por
.

lei

mi
,

partii

pieno di sdegno e di
le

gravosa noia

Questo

secondo che

tue parole ano*

nano

non
,

sapesti tu

da singular persona

che ci

ti

narrasse
se

ma

da congetture prese da parole, da fore nociva persona


in

non

troppa savia

udite

ep-

pure di quel poco che comprendesti

disperazione
la

ne volevi venire. Or che

avresti detto,
,

quando

men-

te tua era ancora inferma del tutto

se

eoA ordinata-

mente
sarvi
,

avessi la cosa udita?


ti

Sono

certo, senza pi pen-

saresti per la gola impiccato:


si

ma

vorrebln?
t'

il

capestro essere stato forte


vesse , acciocch rottosi, tu

che ben sostenuto


fossi

a-

non

caduto e scampato,

siccome colui che quello e peggio molto bene meritato avevi.


letto

Ma se
t'

cotale avessi la
,

mento avuta e

l' intel-

sano

come dovevi
ho
,

avendo riguardo a quello


a quello

eh' io detto

non miga per


,

che tu per

li

tuoi studii potevi sapere

ma

a quello che per quelli

Si

38
sarebbe stato mostrato avendo voluto riguardare
,

ti

liso te

ne avresti

veggendo

lei

dalla
il

general natura
test teco

dell' altre

femmine non
il fai
,

deviare:

che forse
'1

medesimo

e fai saviamente, se

fai

quello

che di questa parte ho detto,


della seconda
.

quello medesimo dico

Che

se tu

teco

medesimo riguardare

avessi voluto quanta sia la vanith delle

femmine

di

quello

ti

saresti

ricordato che

gi molte volte hai

detto, cio che, gloriandosi elle

sommamente

d'esser

tenute belle, e,

per essere facciano ogni cosa, e tanto pi


si

loro esser pala quanto pi

vegglono riguardare, pi
al loro

fede al

numero de^ vagheggiatori dando che

me-

desimo specchio, compreso avresti, a lei non esser


ro,

disca-

ma carissimo il tuo riguardare. E perciocch


pompa appartenga
dimora, volonterosa che
all'altre

esse di

niuna cosa che a loro


se nascosa

contente sono

femmine

apparisca, te a dito mostrava, per dare a vedere a quelle alle quali


ti

dimostrava s ancora essere da tener

bella e d'aver cara, poich ancora trovava amadore, e

massimamente

te

che

se'

da

tutti

un gran

co-

forme di femmine reputato j perch lei non in biasimostrarti avresti veduto in onor di te
noscitor di
,

mo
to a
le

essere stato fatto


il

da
,

lei

Ben potrebbe alcun

al-

tro dire

contrarlo

cio che ella per mostrarsi mol-

Dio

ritornata, e aver del tutto la vita biasimevole soleva


:

che piacer
,

abbandonata
vedete
salute
:

te

a dito aves-

se mostrato

dicendo
alla

il

nimico di Dio quan-

to

s'

oppone

mia

vedete cui egli m' ha

ora parato dinanzi per farmi tornare a quello di che


io del tutto intendeva e intendo di pi

non seguire
le quali
altri

o
al

forse

con quelle medesime parole con


le tue lettere

avea

suo amante

mostrate

direbbe no

a 39
clic

n r uno'nSTaltro
1'

n>

por

1*

una ragione n per

altra fatto

avesse,

ma

solamente per voglia di ber

Unipare e di cinguettare, di che ella vaghissima,

ben dire

le

pare

essendole venuta
,

meno
la

materia di

dovor dire di so alcuna gran bugia


dirla
,

per avere onde


cagion
si

te

dimostrava

Ma

qual che

fosse

ricorrer dovevi prestamente a tpiella infallibile verit


,

cio ninna

femmina

esser savia, e perci


;

non posiccome
,

ter

saviamente adoperare
,

e se riprensione in ci ca-

deva

sopra te doveva degnamente cadere,


,

colui che crederi

avendola alcuna volta guardata


,

o portandole alcuno amore


sua vecchi 'Tta, che n
la

quello aver fatto di


i

lei in

natura n forse

gastiga,

menti aveano potuto nella sua giovanezza fare

cio

che
se
>

ella savia fosse

o alcuna cosa saviamente opcraa


te

Tu

adunque non considerando n


,

n a

lei

quello che dovevi


te

se cruccio grave n' avesti

cagione

ne

fosti

Ma lasciamo
le

stare

1'

essere le

femmine cosi
,

fiere cosi vili cosi orribili cosi dispettose

come rico>

dato

l'

hanno

mie parole

l'

avere la tua lettera

cos iernniente

palesata, e te per
altra

qualunque delle
voglia, avere a
al

dette cagioni

o per qualunque

dito dimostrato alle

femmine

vegnamo

focoso

amore che
fosse ci

portavi a costei,
.

e ragioniamo della tua


,

dcuicnzia in quello

lo voglio presupporre

che vero
ti

che l'amico tuo del valore di


ce cosi credesti

costei

ragio*
farai
,

n;

il

che

che

fosse

mai non mi

crederi'

che

in lei libidinoso

amore

avessi posto

sic-

come

colui che avresti conosciuto

quelle virt es-

sere contrarie a quello tuo vizioso desiderio; e per con-

seguente
fatto in

essendo esse in

lei

mai non dover venire


:

quello atto cosa che tu avessi voluta

sicch

a4o
non quelle ad amark
per certo
ranza
il
5

ti

tifarono

ma
ti

la sua format

e alcuna cosa veduta di lei

mise in ispe.

tuo disonesto volere poter recare a fine

Ma
che

furouti

si gli

occhi corporali nella testa travolti


lei esser
?

tu non vedesti

vecchia

e gi stomachevole
,

e noiosa a riguardare

e oltre a ci
t'

qual cechit d'a,

nimo

quelli della
la

mente

avea adombrati

che

Gessando

speranza del tuo folle desiderio in costei


ti

con acerbo dolore

facessono la morte desiderare

Qual

miseria

qual tiepidezza? qual trascura gglne

te

a te cosi avea della

memoria

tratto

che
1'

venendoti

meno
ti

costei

tu

estimassi che tutto

altro

mondo
mo-

dovesse esser venuto meno, e per questo voler


?

rire

Part' egli cos essere da nulla

se'

tu cosi pusil-

lanime, cosi scaduto, cosi nelle


piato di Cerro o di grotta
?

fitte

rimaso, cosi scop-

se' cosi

da ogni
per
,

uomo
riti

del

mondo

discacciato

che tu

costei

unico che
se

fugio e per tuo singular bene eletta avessi

mancasse tu dovessi desiderar di morire


cere quale onore quale utile

Qual
lei
,

piati

mai
da

avesti

da

fu

promesso
za )
il

( se

non
ti

dalla tua sciocca e bestiale speranfosse tolto


lei

quale poi
ti

lei

la

tua speran-

za che cosa

poteva da

giustamente promettere?

certo niuna, se

non

di metterti nelle braccia quelle


,

membra
fallo
,

cascanti e vizze e fetide


il

delle quali senza

se saputo avessi

mercato
il

il

quale n' ha fatto e


,

fa

come

ora sai
,

sarebbe stato

desiderio minore
,

Forse speravi

potendole nelle braccia venire e avensi

do

di quella prodezza della quale ella cotanto

di-

letta, cosi essere salariato,

come
eri

fu gi
,

il

cavaliere

di cui di sopra parlai

Tu

ingannato

perciocch
;

quando quello era

ella

spendeva de' miei

oggi dei

i4^
saoi parundolo spendere
,

uon dubito punto che lu

non
t'

le trovassi

troppo

p'h stretta la

mano che

tu
,

non
del-

avvisi.

EgH

andata via quella inagniticcnzia


1'

la

quale forse tanto

amico tuo

la

commendava. Eie
li

questo non imperavi

in quale altra cosa

poteva ella

molto valere
re
gih
?

Potevati costei

dt^U anni tuoi scemai

si

forse di quelli

che sono a venire; perciocch


:

ad altrui no scem
;

ma
s'

io

non credo che tu


te

qn^
per

sto a vestii voluto

e giugnere

non

ne poteva
.

ciocch solamente a Dio


ti

appartien questo
sai
,

Potevaf

costei delle cose assai

che tu non

insegnare

si

forse delle
:

malvage perciocch gi ad
,

altrui

ne in:

scen

ma

io

uon credo che tu quelle vadi cercando


ti

dell' altre

mostrare non
sa
.

potea

perciocch aiuna
tu
,

buona ne
beatiicare

Potevati costei ,
forse
, ,

morendo

o vivendo
,

? si

se quella beatitudine
,

che

essa

col suo

amante

te

scherueudo ditcrminava
:

percioc-

ch giocosi n'ha
poich alquanto

assai beatificati

ma
ma

io

non credo,
,

la

luce

t'

tornata dello intelletto


,

che tu

({uella beatitudine estimi

tormento

del-

la vera

n haune n avr mai


,

siccome colei che ad


,

eterno supplicio

per
.

li

carnali diletti
ti

gi s medesi

ma

ha condannata

Che dunque
,

|x>teva costei fare


il

certo io noi conav;o


noscessi
,

n credo ancora che tu


.

co-

o potessi conoscere
,

Forse

t'

avrebbe potusi

to far de' priori

che oggi cotanto da' tuoi cittadini

desidera

ma

io

non

so

vedere

il

come rammentan,

domi

che nel vostro campidolio non da'

vostri

se-

natori orecchia porte a' rapaci lupi dell' alto legnag-

gio e del nobile

del quale ella discesa

Ma
ella

bea
Su

potresi dire
ti

si

potrebbe

se cosi fosse a grado a tut,

coloro che hanno a far lo squittiuo

come

.,

te

e avesselo voluto fare


;

ma

questo
io

mi pare
creda
,

clie
,

sarebbe impossibile

cbe appena che


altro se

che

non che

lauti

ma un

ne trovasse, che cos

ne potesse divenire abbagliato

come
i

tu divenisti
signori
,
,

Deh
li,

misera

la vita
li

tua

Quanti sono
li

li

qua-

se io per

loro

titoli te
,

nominassi

in tuo
te

danno
se'

te

ne vanaglorieresti

dove in tuo pr non

ne

vo-

luto

rammemorare
,

Quanti

nobili e grandissimi uosaresti carissimo


,
,

mini

alli

quali

volendo tu

e per
,

soperchio e poco laudevole sdegno

il

quale in te

ninno

t'

accosti
,

e se

pure ad alcuno

poco con

lui

puoi sostenere
dovresti fare

se esso a fare a te quello

die tu ad esso
i

non si

declina , cio seguire


j

tuoi costu-

mi ed
,

esserti
i

arrendevole

ove tu con ogni sollecitu:

dine dovresti

suoi seguire e andarli alla seconda

a costei andando quanto tu pi umilmente potevi , non


parendoti cosi bene esser ricevuto

come

desideravi

non

ti

partivi
ti

come
possono

fatto
,

avresti
costei

e faresti da quelli

che esaltar
rebbe
,

dove

sempre

ti

deprimela

ma

chiamavi

la

morte che t* uccidesse i


,

qual

pi tosto chiamar dovevi

avendo riguardo a quello a


:

che

1'

anima tua
?

s'

era dechinata

e a che utilit

e a

cui sottomessa

ad una vecchia rantolosa vizza malsa}

na

pasto

omai da cani pi che da uomini


la

pi da

guardare

cenere del focolare omai


.

che da apparilasciamo stare

re tra genti perch guardata sia

Deh

quello che tu
acquistato
,

per tuo studio

di grafia

da Dio hai

vegnamo
;

a quello solo

che dalla natu,

ra

t'

stato conceduto
ti

e questo veduto

se cosi se' sde-

gnoso come

mostri nell' altre cose


,

non
ti

d' essere

stato schernito

come

forse
,

ti

fai

tu

piagnerai e

lamentera'ti,

ma

d'averli

modo che un

nibbio

la-

..

a43
scinto adescare o pigli.'iro alle bavMTchic. Haiti In na-

tura tanta grazia futtu


.

die tu
si

se' iiuiiiu

duvc colei
.

femmina
1'

per cui

miseramente piuogevi

E
la

(|(ini)tu

uomo
s'

pi degna

cum

sia

che femmina

parte

hniinu davanti le

nostro parole dimostrato

Appre&jo,

ella di persona
,

grande, e ne' suoi

mem-

bri bene proporzionata


re
bella
;

e noi viso forse al tuo paree per tutto se' cosi


ti

e tu non su' piccolo,


sia ella
il il
.

ben composto come


in parte alcuna,

NiN dlfettuoso
gli

veggio

n ha

tuo viso tra

uomini
,

meo
tuir

di bellez/.a che abbia


to eh' ella studi
tanti
il

suo

tra le

femmine

con

suo con mille lavature e con


il

altret-

unguenti, dove ora


1'

tuo rade volte


anzi
ti

o non mai,

pur con

ncqua chiara
,

ti

lavi:

dir pi, eh'


te

^li

mollo pi bello
fai betie
:

quantuncpie tu poco

ne curi Jtftb

{XTciocch tale sollecitudine


si

sommamente
fatta
,

agli

uomini
la
il

disdice.

Una

grazia

1'

ha

per ion-

no a qui
inganna

sua natura pi che a te^ che


,

se

non mi
la

mio giudicio
,

quantunque tu abbi
,

barba
le

molto

liorlla
;

e di nere
ella
se'
y

candide sicno divenute


stata

tempie tue

ed

pur nel mondo


,

molti pi
gli

anni che tu non


cosi

(piantunquc forse non

abbia

bene

adopi'rat

non

Io

ha mutate ; perch ragnella quale tu se*

guagliando molto
glio di lei
,

la

prima cosa,
,

meche

con questa ultima

nella quale

pare

essa sia meglio di te^ essendo quella di

mezzo del

pari,

dico

che

cosi tosto
,

dovrebbe

ella essersi fatta inconfacesti

tro a te

ad amarti

come

tu

ti

incontro a

lei

S' ella noi fece, vuo' tu perci per la sua sconvenevo-

lezza consumarti

Ella a buona ragione


,

lui

pi da

rammaricarsi che non hai tu


sconvenevolezza
ella

perciocch della sua


,

perde

dove tu ne guadagni

se

..

a44
ben porrai mente a
ogiii

cosa
,

Ma

tu riticchi pur gli


ti

occhi della mente a una cosa

della qual

pare avere

molto disavvantaggio da

lei,

e di che io niuna nien-

zion feci, quando l'altre andai ragguagliando^ e avvisi

che quella

sia la

cagione per
,

la

quale tu schifato
sia
,

sii,

cio che a te pare


te

che
;

ella
il

gentildonna

dove a

non pare
,

essere cos

che presumendo che cosi


,

fosse

non perci

saresti lasciato
,

se guardi a chi il
,

secondo Ansalone

che

cotanto nella sua grazia

e
in

se appieno di tutti gli altri

guardando verrai
e gravemente
il
;

Ma
1'

ci

mi pare che
in ci

tu erri
,

primieraopi-

mente

che tu

lasciando
il

vero

seguiti

nione del popolazzo

quale sempre pi

alle cose
gli

ap-

parenti che alla verit di quelle dirizzano

occhi

Ma

non
?

sai

tu qual
sai tu

sia la

vera gentilezza e quale la


sia

falsa

Non
?

che cosa
sia

quella che faccia

1'

uo-

mo

gentile, e

quale
si

quella che gentile esser noi


'isai;

faccia

Certo

eh' io so che tu

n niuno

si
,

gio-

vinetto nelle

filosofiche scuole

che non sappia


tutti

noi
i

da un medesimo padre e da una madre


corpi e
tore
:

avere

1'

anime

tutte eguali
fa
1'

e da

un medesimo
,

crea-

n niuna cosa
,

uomo

gentile

1'

altro vilil

lano

se

non che avendo ciascuno parimente


che pi
gli
,

libero

arbitrio a quello operare

piacesse

colui

che

la virt seguit
,

fu detto gentile
i

gli

altri

per

contrario
tati
:

seguendo

vizi,

furono non gentili repu-

dunque da

virt venne
i

prima gentilezza nel moni

do. Vieni ora tu tra


passati cercando
,

suoi moderni, e ancora tra

suoi
e in

e vedrai quante di quelle cose


gli

quanti tu ne troverai che facciano

uomini

gentili

L' avere avuto forze

che in loro vennono da prin,

cipio da feconda prole

che naturai dono e non

vir-

ti j

e con qtu'IIo aver ruhalo o tisnqinto


<lu'

nrcit|>Ato

quello

loro vicini

cevole a Dio e al

meno poM4*nti, che vizio spiamondo gli foce gih ricchi e dallo
,

ricchezze in.Miperhiti

ardirono di fnr f|uello che


cio di prender cavalleria
:

gl'i

solcano

nobili fare

nei
altri

quale atto ad un' ora


niilitor

so

medesimi e
.

vaii e

gli

ornamenti vituj>orarono

Qnal

gloriosa cosa,

qual degna di fama, quale autoro'ole udist mai dire

che per la repubblica, oppure per


loro adoperasse

la prvaU),
:

alcuno di
fu

giammai

certo

non ninna

adune ra-

que

il

principio della gentilezza di costoro


,

for/,a

pina e superbia
pianta.
ser

assai

buone

radici di cos laudevole


la vita tale,

Di quegli che ora vivono


:

che

l'es-

morto molto meglio


,

ma
,

pure

se stato
?

ve ne

fos-

se alcun valoroso

che

fa ([nello a costei ella


si

cos itene te
altro si

ne puoi gloriar tu come


fosse.
se

e qualiuupie
lasciare jkt

La

gentilezza

non
che

pu

eredit,

non come

la virt le scenzie la saniith


la si

e cosi fatte co^

se j ciascun conviene

procacci e acquistila chi


si

aver
rizza

la

vuole.

Ma
gli
ti

che che

stato

sia negli altri

di-

un poco

occhi incoici di cui parliamo, che


pare, o chi ella sia al presente,
,

cos gentil cosa

o nel

preterito stata sia

riguarda

S* io
lei

non

errai

vivendo

seco , e e bene quello che di


raccogliesti
,

poco innanzi ragionai


in s
. ,

ella
la

ha tanto di vizio

che

ella

ne
li

brutterebbe

corona imperiale
lei esser gittata al
?

Che
,

gentilezza

pu dunque da
rata

volto

o rimprove-

non

gentilezza

In

veritl
,

se

non cbe parrebbe

che

io lusingarti volessi
ti

assai

leggiermente e con ra-

gioni vere

mostrerei, te molto essere pi gentile che

^jA]a non
non
si

quantunque

degli scudi

de' tnoi passati

veggano per

le chiese appiccati:

ma

cosi

ti

vo'

BOCCAC. T. V.

16

a46
dire, elle se
la avessi

punto di gentilezza
il

nell'

animo hai, o quel-

che gi ebbe

legnaggo del re Bando di Bervi-

ch, tutta? avresti bruttata e guasta costei amando.

Ora
altre

io potrei, oltre a quello

che ho detto

ad

assai

pi

cose procedere

e con pi lungo

sermone e con

parole pi aspre, contro alla ignominia de? la malvagia

femmina che
dette sono

ti

prese e contro alla

tua

follia

e alla

colpa da te commessa)
bastino
,

ma

volendo che quelle che


aspet-

quelle che tu vogli dire

ter

Io aveva colla fronte bassa, siccome coloro che


fallo riconoscono, "ascoltato
spirito) e
il

il

loro

lungo e vero parlardello

sentendo lui a quello aver fatto fine e tacere,


dissi:

lagrimando alquanto, il viso alzava, e


te
,

ottimamen-

benedetto spirito

dimostrato m'hai quello che


si

alla

mia

et e a' miei studii


,

convenia

e in spozlalt
,

la vilt di costei

la

quale
,

il

mio

falso giudicio

per

donna

della
)

mia mente nobilissima cosa estimandola,


e
i

eletta avea

suoi costumi e
,

suoi difetti e le mara,

vigliose virt sue

con molte
'1

altre cose

e con parlare

ancora assai pi dolce che


tava
,

m.io peccato

non merigli
,

me

riprendendo, m' hai dimostrato quanto


di nobilt le
sia
.

uomini naturalmente
e chi io in particulare
so e tutte insieme

femmine eccedono

Le
s

quali cose ciascuna per

hanno

in diritto rivolta la
,

mia

essenzia

e
,

il

mio animo permutato


in tanto che,

che, senza nin-

no dubbio
il

di ci
:

che mi pareva davanti, ora mi pare

contrario

quantunque piissima

sia

co,

lei li cui

prieghi la

tua venuta a

me
s

impetrarono

appena che

io possa sperar
ella la

giammai perdono o salute,


,

quantunque
spiacevole
il

mi prometta
:

mi par grave e
,

mio peccato

e perci

temo che dove per

a
s

mia

tihtn venisti, quella in


,

grandiMimo dnnnn non


la
,

converta
le

in

quanto prima noioM m'era

stanza

e gravi

catene clie
il

mi tonoano

ma pure
,

non cola

noscendo

pericolo nel quale

io era

n ancora

mia
ornai

vllti

quello con
.

non potr portare

mono aflanno portava che Le mie lagrime muitipl,

clicranno ogn' una in mille


tanto maggiore
lo

e la paura diverr in
si

che mi uccidete,
stare
,

che,

se

ma-

mi parca davanti
.

ora
,

mi parrh

star pes-

simamente

Lo

spirito allora
,

nelP aspetto tutto pie,

no

di

compassione
,

riguardandomi
,

disse;

non dune)

bitare

sta'

sicuramente
,

e nel buono volere,


persevera
.

quale

al

presente se'

La

divi'ia

bon-

th s fatta e tale,

che ogni gravissimo peccato, quandi cuore proceda


il
,

tunque da perfida iniquit

solo

che
il
,

buona e vera
toglie via

contrizione abbia

peccatore

tutto

e lava della

mente del commettitore

perdona liberalmente.
e per ignoranza
,

Tu

hai naturalmente inrcato,

che nel divino aspetto ha molto


:

meno

d' offesa
ti

che chi maliziosamente pecca


e

ri>

cordar

dei quanti e quali


,

come enormi mali


l'

per malizia operati


della sua vera pieth

egli

abbia con
,

onde del fonte

lavati

e oltre a ci beatificali

coloro, che gi
perio
,

come

nimici e rubelli del suo im-

peccarono

perciocch buona contrizione e ot-

tima satisfazionc fu in loro.

io

se

non m'in,

ganno
si

anzi se le tue lagrime


,

non m' ingannano

te

compunto veggio
j

che

gih

perdono della

offesa hai
s>'

meritato

e certissimo

sono, che desideroso


jicr

di

satisfare in quello

che

te si
ti

potrk

dell* offesa

commessa
posso
,

alla

qual cosa io

conforto quanto pi

acciocch in quel baratro non cadessi donde

a4B
niuno pu poi
rilevarsi.

Al quale

io allora

dissi
,

Dio y

che solo

cuori degli uomini vede e conosce

sa se io

dolente sonoe pentuto del male commesso, e se io cosi


col cuore piango

come con
l'

gli

occhi:

ma che

per con-

trizione e per satisfazione tu in isperanza di salute

meni

avendo

io gi

una, carissimo

mi mi sarebbe d'ess'

sere da te ammaestrato di ci che a


di fornir
l'

me

appartenesse

altra.

Al quale esso

rispose; a volere de' falli


,

commessi
che

satisfare

interamente
il

si
;

conviene a quello

fatto hai

operare

contrario

ma

questo
ti

si

vuole

intendere sanamente. Ci che tu hai amato,

conviene
t'

avere in odio

e ci che tu per l'altrui amore


il

eri

voler fare disposto, a fare


acquisti,
stesso
,

contrario

che tu odio

ti

conviene disporre: e odi come, acciocch tu


le

male Intendendo

parole da

me ben

dette

non

t'ingannassi.

Tu

hai amata costei perch bella

ti

pareva, perch dilettevole nelle cose libidinose l'aspettavi.

Voglio che tu abbi in odio


ti

la

sua bellezza in quanti

to di peccare

fu cagione , o essere

potesse nel futulei

ro

voglio che tu abbi in odio ogni cosa che in

in

'

cosi fatto atto dilettevolela stimassi: la salute dell'

anima

sua voglio che tu ami e disiderl


agli

e dove per piacere

occhi tuoi andavi desiderosamente dove veder


,

la credevi

che tu similmente questo abbi in odio


fattati

fugghitene: voglio che dell'offesa

da

lei

tu pren-

da vendetta
tifera
.

la

quale ad una ora a


il

te e a lei sar salu,

Se

io

ho

vero gi

raiolte volte inteso


,

ciascu-

no che
che tu

in quello
sai

s'

dilettato di studiare
,

si diletta,
,

ottiniamente
si

eziandio mentendo

sa cui li

piace tanto famoso e


degli

glorioso render negli orecchi


di

uomini che
,

chiunque

quel cotale ninna cosa


i

ascolta

lui e

per virt e per meriti sopra

cieli esli-

t49
mano
tener la pianta de* piedi
.*

o cosi in conlrario

quantunque virtuoso quantuncjuc valoroso quantunque


di bene sia

uno che

nella vostra ira


di fede, nel
:

caggia

eoa pa-

role

che degne paiono


tuffate e

profondo di niaier>

no
ce
,

il

nascondete

e perci questa ingannatri,

come

a glorificarla eri disposto


ti

cosi

ad avvilirla
ti

e a parvificarla
fatto,

disponi
il

il

che agevolmente

verri

perciocch dirai
lei
:

vero.

E in (pianto
,

puoi Cs'cbc

lei

nel tuo parlare

medesima
perciocch

mostri, e similemeu-

te la

mostri ad altrui

dove
,

1*

averla glo-

rificata tu avresti

mentito per
,

la gola

e fatto contro

a quello che
ti
,

si

dee

tesi lacciuoli alle


,

menti di mollei

che come tu

fosti

sono creduli

avresti

in

tanta superbia levata che le piante de' piedi

non lesa

sarebbono potute toccare


il

cosi

questo facendo, dirai


raumilierai
;

vero , e sgannerai altrui

lei

che

for-

se ancora di salute le potrebbe esser cagione. Fa*

dunsi
,

que, incomincia
paia
;

come

pi tosto puoi

e fa'

si,

che

e questa satisfazione, quanto a questo peccato


ti

tanto
to
,

sia assai

Al quale

io allora risposi

per cer-

che se tanto mi vorrk bene Iddio che di questo

labcrinto
tisfare

mi vegga

fuori,
;

secondo che ragioni

di sa,

m' ingegner

ninno confurto pi
1*

niun

sospignimento mi bisogner a far chiaro


di tanta ofTcsa
te dette sarh
.

animo mio
'

mentre nelle parole artificialmen,

alcuna forza o virt

ninno mio sue-

cessore lascer a far delle ingiurie ricevute da


detta
sa
,

me
.

venpos-

'

solo cht* tanto


le
,

tempo mi
rime
la <{uale

sia prestato eh* io


le

o concordar

o distender
i

prose

I^
'

vendetta daddovero

pi degli uomini giuferri,

dicherebbono che fosse da far con


io a fare al

questa lascer

mio

signore

Dio

il

quale mai niuiu mal

*a5o
fatta cosa lasci

impunita

nel vero
tolto

se

tempo da
con

troppo

affrettala

morte non m'


lei
,

io la far

tanto cruccio di

e con tanto vituperio della sua

vilt ricredente della


tutti gli

sua bestialit

mostrandole che
scherniti

uomini non sono da dovere essere


,

ad

un modo
d'

che

ella

vorrebbe cosi bene essere digiuna


,

avermi mai veduto

come
muta

io

abbia desiderato o
.

disidero d' esser digiuno d' avere veduta lei

Ora

io

non

so, se

animo non

si

la nostra citt avr

un

buon tempo poco che cantare


serieo cattivit, senza che io

altro

che delle sue ml-

m' ingegner con pi per-

petuo verso testimonianza delle sue malvage e disoneste opere lasciare a' futuri.

E questo detto mi tacqui^


io ricominciai
,

ed esso

altres si

taceva

perch
tu.

tre quello a venire

pena che
.

aspetti

ti

priego a
,

Menun
che

mio
mai

desiderio soddisfacci
,

lo non

mi

ricordo
,

mentre nel mortai

mondo

dimorasti

teco

parentado n dimestichezza n amist alcuna

lo avessi

giammai, e parmi

esser certo,

che nella regione nella

quale dimori, molti sieno che amici e parenti e miei


dimestichi furono mentre vissero; perch, se di quindi alla

mia

salute alcuno

dovea venire

perch pi
fatica
;

tosto a te

che ad alcuno di quelli fu questa


Alla qual

imposta

domanda

lo spirito rispose

nel

mondo
chezza

dov' io sono n amico n parente n dimestivi si

guarda In alcuno

ciascheduno
possa
_,

purch

per lui alcuno bene operar


a farlo
,

si
.

prontissimo

e senza ninno

dubbio

il

vero, che a queanzi tutti quan-

sto servigio e
ti

ad ogni altro molti


,

che di
;

ne sono

sarebbono

stati

pi di

me
,

suf-

iclenti

parimente

tutti di carit

ardiamo che

ciascuno a ci sarebbe stato Droutisslmo e volente-

roso
x>sa

mn

pertnnto a

me
me

tocc la tolui
la
,

perch

dir che io

U dove* venire per


apparteneva

tua alate a

riprendere in pnrtc a
sn stnin

rome

di co>
,

mia

e nuni mmiircstaroente appariva

che

di <|uclla tu

ti

dovevi pi da

me

vergognare che da
qual {Mrcva che
,

alcun altro

siccome di colui

al

nelle sue cose nlriuiH ingiuria avessi fatta

meno che
di dirti

onestamente desiderandolo:
scun altro
si

appresso a c[ueto cia-

snrchbe pi vergognato di

me

quello delle mie cose che era da dirne che non so-

no

io

nS

ern da tanta fede prestarli

intomo a ci
si

(juanta a

me; senza che alcuno non a\Tebl)e

piena-

mente sflputane ogni


fosse la cagione

cosa raccontare siccome io, quan;

tun([ue io n' abbia lasciate molte

e questa credo che

che

me

innanzi ad ogni altro elegge*

re incessa; a dover venire a medicarti di quel


al

male ,
.

quale rndis&ime racdieine trovar


:

si
si

sogliono
fosse
,

A cui

io allora dissi

piai

che

la

cagione
,

quel cre-

do che
pre mi
<piella

a te piai-e eh* io ne creda


ti

e per qnesto semli

conosco obbligato

[>erch io
*

priego pec
,

pace che per te ardendo

aspetta

con ci

sic cosa eh' io sia volonteroso di

mostrarmi di tanto e

di tal benefcio verso te grato

che se per

me
,

operar

alcuna cosa

si

puote

che giovamento e allirtiamento


la

debba

essere

della pena

qual tu

soffer

che ta
}

avanti che io da te

mi

parta la
si

m' imponghi
,

sicu-

ro

che

<(tianto

il

mio

potere

stendcrh
:

senza fallo

sarh fornita.

cui lo spirito disse


,

la

malvagia fem-

mina

che mia moglie fu


,

A tutta ad altra solleeilodi,

ne data

come

puoi avere udito

che

a rieonlarsi di
1'

me

e a' miei Ggliuoli ancora noi concede


:

elk

che

piccolclU sono

parenti o altri uoii

ho che

di

me

. ,

a Sa

mettano cura

non mettessono essi pi in occupar quel-

lo de' pupilli da

me

lasciati
ti

e perci alla tua liberal

profferta

imporr che

piaccia,
,

quando
1'

di questo

viluppo sarai fuori dislacciato


sar tosto
,

che con

aiuto di

Dio

che

tu, a consolazione di
,

me e
si
1'

ad

alleggia,

mento

della

mia pena

alcuna elemosina facci

e facci
,

dire alcuna messa nella quale per rae

prieghi

questo mi baster
diliberazone
s'
,

Ma

s'
;

io

non erro

ora della tua


gli

avvicina

e perci

dirizza

occhi

verso oriente
levarsi
:

e riguarda alla

nuova luce che par

la

quale se ci fosse che io avviso, qui non


,

avrebbou luogo parole

anzi sarebbe da dipartirsi


,

Mentre

lo spirito queste ultime parole dicea


il

a
,

me

che ottimamente

suo desiderio
,

l'icolto

avea

parve

levar la testa verso levante


a

parvemi veder surgere

poco

poco

di sopra alle

montagne un lume , non


si

altrimenti che avanti la venuta del sole


l'oriente l'aurora
:

lieva nel-

il

quale, poich in grandissima

quantit

il

cielo
,

ebbe imbiancato, subitamente divene senza pi


,

ne grandissimo
solamente cgi.
talvolta
il

verso di noi far

che

rO!ggi
,

suo i

in

quella guisa che noi

vegglamo

tra

due oscuri nuvoli trapassando


riga
di luce
,

sole

in terra fare

una lunga

cosi

verso noi disceso,


trapassante
il

f ece

una

via

lum inos a
:

e chiara^
la

non

luogo dove noi stavamo

guai no n

pri ma sopra

me

ven ne, che io con molta maggiore

amari tudine della mia coscDza< che prima non avea


fatto,
ta
1'
il

mio errore riconobb i; e poich alquanto gusta-

ebbi,

mi parve che non

so che cosa grave e ponlevasse, e

derosa molto d' addosso


le

mi

si

me,

al
,

quasenza

prima immobile e impedito


f'

esser parca

saper di che,

incontanente parere

leggerissimo

!i53
(Lapcdllo, e aver licenzia di

^SBbSkt't^^
:

qual cosa dir mi parve allo spinto


se d' andare
,

se

tempo

ti

pares-

io

tene pricgo che di quinci ci dipar-

tiamo, perciocch a

me soU

tornate le perdute

ine e il

buon

volere

e parmi vedere la ta espedila.

cui

tutto lieto rispose lo spinto: ci

mi piace) muoviti,
tu

e andiamo tosto

ma

guarda del sentiero luminoao


,

che davanti
uscissi

li

vedi, e per lo quale io ander

non

punto, perciocch se i bronchi de' quali vedi


ti

luogo pieno

pigliassero
,

nuova

fatica

ti

bisogne-

rebbe a trartcne

oltre a

questa alla quale io venni

Sallo Iddio, se l'aiuto che hai avuto al presente impetrere^iti

o n

Al quale mi parea
,

tutto lieto rispon-

dere

andiannc pur tosto per Dio


al

e questa cautela

sicuramente

certo se cento milia pricgtii

mio avvedimento commetti , che per mi si facessono incontro in


,

luogo delle bcfFe gi ricevute

non mi potrebbono

piCk

nelle catene rimettere, delle quali la misericordia di


colei, alla qual
pii

il

sempre mi conobbi obbligato, e ora


liberalit appres:

che mai, eia tua buona dottrina e


.

so

mi traggono

Mossesi adunque lo spirito


,

e per lo

luminoso sentiero andando


sime dirizz
ta
, i

verso le montagne altissi

passi suoi
il

su per una delle quali


,

al-

che parea che

cielo toccasse
,

senza grandissima fatica

me non , messosi sempre cose piacevoli ragiosommit


il

nando,

si

trasse dietro; sopra le

delle quali

poich pervenuti

fummo ,

quivi

cielo aperto e lu-

minoso veder mi parve, e


pagne

sentire l'acre dolce e soave


,

e lieto, e veder le piante verdi


;

fiori

per le camnoia
alle*

le

quali cose tutto


,

il

petto della passata

afflitto riconfortarono

e ritornarono nella prima

legrezza.

Laonde

siccome allo spirito piacque, io mi

254
volsi indietro
'

riguardare

il

luogo donde

tratto

mi

avea

e parvetni

non

valle ,

ma un
me

cosa profonda iu-

fino in inferno , oscura e piena di notte

con dolorosi

rammarichii.
ter di
sentii
,

E avendomi
mio senno

detto,
,

esser libero, e po-

me

fare a

tanto fu la letizia eh' io piedi gittare e grazie ren,

che vogliendotneli

a'

derli di tanto e tal beneficio

esso e

'1

mio sonno ad

una ora

partir

Risvegliato adunque e tuttod sudor bagnato tro-

vandomi
ticati
,

non

al tramenti

che sieno
corp o
la

gli

uomini

fa-

o che se col vero

monta ;na

salit a

avessi
forte
,

che nel sogn o mi parvp

salire,

maravigliatomi
j

sopra le vedute cose cominciai a pensare


1'

mentre meco ad una ad una ripetendo


esaminando
^

andava
vero,

ed

se possibile fosse cosi essere


assai

il

come
non

fili

pareva avere udito,


poi quelle
,

ne credetti verissime,
allora conoscere

come che

che per

me

^ potei, da altrui poi informatomene, essere non meno vere che 1' altre trovai. Per la qual cosa non altramenti

che spirato da Dio


valle uscire

dovere con

effetto della

misera

mi

disposi: e

veggendo
,

gi

il

sole esser le-

vato sopra
le

la terra,

levatomi

agli

amici co' quali nel,

mie afflizioni consolar mi solea^ andatomene, ogni co:

sa veduta e udita per ordine raccontai

li

quali otti-

mamente esponendomi ogni


la

particella del
tutti
,

sogno

nel-

mia disposizione medesima


:

concorrere
e
si

gli tro-

vai

perch

si

per

li

loro conforti

per lo conosci-

mento che
al

in parte

dipartirdal nefario
disposi
.

m' era tornato migliore, al tutto, amore della scellerata femmina


la

mi

Alla quale disposizione fu


,

divina gra-

zia si favorevole

che infra pochi di

la

perduta libert

racquistaij e

come io mi soleva

cos sono

mio

grazie

i5$
e lode n' abbia colui cbe fatto
se

V ha
pero

E
,

aeiUM illo,

tempo mi
,

fia

conceduto,

io

ti

con parole pt
altrui icImi^

stigar colei

che , viliwima coaa caieodo

nireco' suoi amanti presume, che


strerh

mai

lettera

non ido>

che mandala

le sia,

che della mia e del mio no*


b

me
y'

con dolore e con vergogna non

ricordi

e TOi

rimanete con Dio.


Piccola mia operetta
,

venuto

il

tuo fine, e da da-

re

omai riposo

alla

mano;

e perci ingegnera'ti d'


i

essere utile a coloro, e

massimamente a' giovani,


li

(piali

con

gli

occhi chiusi

per

non
si

sicuri luoghi

troppo

di s fidandosi, senza guida

mettono; e del beneficio

da

me

ricevuto dalla genitrice della salute nostra sarai

testimoni.'.

Ma

sopra ogni cosa

ti

guarda di non veni-

re alle

mani

delle

malvage femmine, e massimamen,

te di colei

che ogni demonio di malvagit trapassa

e che della presente tua fatica stata cagione; percioc-

ch tu

saresti Ih

mal ricevuta ed
,

ella

da pugner

con pi acuto stimolo che tu non

porti

con teco t^d

quale, concedendolo colui che d' ogni grazia donatore


,

tosto a

pugncrla

non temendo

le si

faccia in-

contro.

Fon

r" \

INDICE
DEtLE NOVELLE
CONTBNUTB
IIBb

QUINTO

?ULUME.

O
si

sserva zioni istorichc sopra la Giornata


pg.

ultima
,

GIORNATA DECIMA E ULTIMA.


Nella quale sotto
il

reggimento di PjitFtio
o%^vero

ragiona di chi liberalmente

mat f

gnijicamente alcuna cosa operasse intorno


a*fatti d'

amore o

d' altra cosa


I.

MOT ELLA

Un cavaliere
male
esser

serve al re di
,

Spagna

porgli
re con

guiderdonato per che

il

esperienza certissima gli mostra non esser

colpa di lui

ma

della sua malvagia Jor1

tuna

altamente donandogli poi


AOVELLA
II.

Ghino di Tacco piglia l'abate di CIigni e medicalo del male dello stomaco e poi il

a 58

DELLE NOVELLE
.

lascia

Il quale tornato in corte di

Roma,
e fallo
l'j

lui riconcilia con Bonifazio

papa

friere dello spedale

NOVELLA

III.

Mitridanes invidioso della cortesia di Natan

andando per

ucciderlo

senza conoscerlo

capita a lui ; e

da
il

lui stesso

informato del
,

modo
si

il

truova in un boschetto
:

come

or-

dinato ave^^a

quale

riconoscendolo f

vergogna

e suo

amico diviene
ly.

....

NOVELLA

3fesser Gentil de' Carisendi, venuto da Modona j trae della sepoltura una donna , amata da lui , seppellita per morta : la
quale riconfortata partorisce un figliuol
m,aschio; e messer Gentile lei e
restituisce rito di lei
'l figliuolo

a Niccoluccio Caccianimico ma-

33
NOVELLA
V.

Madonna Dianora domanda a


di maggio
garsi
.

messer jn-

saldo un giardino di gennaio hello come

Messer insaldo con V obbliad uno nigromante gliele d. Il maconcede che ella faccia
il

rito le

piacere
li-

di messer

insaldo
il

il

quale y udita la

beralit del marito

assolve della pro,

messa , e

ni gromante

senza volere al4^

cuna cosa del

suo, assolve messer unsaldo.

INDICE
KOVBLLA
VI.

s59

Il re Carlo {secchio vittorioso , d* una giovinetta innamoratosi f virgolandosi del suo

folle pensi ero y lei e una sua sorella onore-

volmente marita
HOYELLA TU.
// re Piero y sentito

5o

il

fervente amore porta,

togli dalla Lisa inferma

lei

conforta

espresso e
lei

ad un

gentil giovane la marita


si

nella fronte basciata, sempre poi

dice suo cavaliere


IfOVELLA TIII.

60

Sofronia

credendosi esser moglie di Gisip-

poy

moglie di Tito Quinzio Fulvo , e con ne va a

lui se

Roma , dove

Gisippo in po^

da Tito esser disprezzato ^ avere uno uomo ucciso , per


vero stato arriva , e credendo
,

morire , afferma
iscamparlo
colui
,
,

Tito riconosciutolo , per


,

dice sh averlo morto

il

che

chefatto
:

V avea , vedendo
,

sh stesso

manifesta
tutti

per la qual cosa d Ottaviano


e Tito

sono liberati

d a Gisippo

la

sorella per moglie e con lui comutiica ogni

suo bene
irOVELLA tx.
//

jt

Saladino informa di mercatante e onoralo

da messer Torello, Passi

il

passaggio.

^>^
a6o

DELLE NOVELLE

Messer Torello d un termine alla donna sua a rimaritarsi : e preso , e per acconciare uccelli 'viene in notizia del

Soldano ^

il

quale f riconosciuto, e sefatto riconoscere,

sommamente V onora. Messer Torello inferma , e per arte magica in una notte n
recato a Pavia
,

e alle nozze
si

che della
,

rimaritata sua moglie

facevano

da lei
.

riconosciuto , con lei a casa sua se ne torna

97

NOVELLA

X.

// marchese di Saluzzo da' prie ghi de' suoi

uomini costretto di pigliar moglie, per prenderla a suo modo, piglia una figliuola
d' un villano
uoli
,
,

della quale ha due figli-

li

quali le

fa veduto

d' uccidergli

Voi mostrando lei essergli rincresciuta e avere altra moglie presa , a casa faccendosi
ritornare la propria figliuola
,

come

Si?

sua
cac-

moglie fosse
ciata
te,
i
,

lei

avendo in camiscia

ad ogni cosa trovandola paziencara che mai , in casa tornatalasi pia


e
,

suoi figliuoli grandi le mostra , e

come
.

marcliesana
// Corbaccio
.

onora e fa onorare

laa i53

^66
Al

Boccaccio, Giovanni Opere volgari 1. ed.

l8^7 V.5

PLEASE

DO NOT REMOVE
FROM
THIS

CARDS OR

SLIPS

POCKET

UNIVERSITY
^

OF TORONTO

LIBRARY

j^^^m..

'r
"4

#t-

Potrebbero piacerti anche