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^m
.13.%
'^^
YOLtiAni
DI
GIOVANNI BOCCACCIO
CORKErrE SU
I
TESTI A PENNA
EDIZIONE PRIMA
VOL
III.
FIRENZE
PER
IL
MAGH E RI
MOCCCXIVII.
r.i
'-^.Jj^*'
gno
della stampa della privativa per anni otto Giovanni Boccaccio . le Opere volgari di
pQ
t'it'R.-'"i3^r jT
DI
GIOVANNI BOCCACCIO
CORRETTO ED ILLUSTRATO
on
oU
TOM. HI.
PER
IL
MGHERI
1827.
no
ori
TT^nfliO
Ail.itOT
tiidJi.'/Al/
OSSERVAZIOM ISTOIUCHB
SOPRA
IL
DECAMERON
GIOVANNI BOCCACaO
GIORNATA QUINTA
PROEMIO
JL
Novella
Gostanza
// consiglio
tolto
dato da
Martuccio al re di Tunisi e
Cassano
le fu
il
soldano ,
il
qua-
da
sottili
degV
il
Sansovino parlando
il
e Arrigo
.
Purgatorio
Il
6 uomo
OSSERVAZIONI
messer Lido da P'alhona,
,
eccellente e
pieno di virth
la cui figliuola
si
congiunse
Novella V. Guidotto da Cremona Giason de Nores nella sua Poetica parte terza, stima il fat.
il
Faenza f come
so
il
dice qui
il
Boccaccio
fu presa da
MCLXX. (ver,
come una
data del
MCLXXFII
esistente nel-
prova
Tempore quo
fuerat venetis
pax reddlta
terris
Procida , di cui
il
co-
me scrive Giavanni
istorie
,
La
Erminia , mandati a trattare col papa di grandissime cose per un passaggio che far si dovea , pare seguita verso il MCLXXXVIII. , poich in quei tempi vivea
il
re
Guglielmo detto
il
buono
( lib.
Di
V. cap.
oc-
..
ISTORICHE
castone Saladino saldano di Balnlonia
avea ripresa Jerusaluin e pi altre terre
cristiani
,
7
il
quale
i
clie
teneano
Novella Vili. Nastagio I Deputati credono questo fatto di Nastagio esser tolto dalla storia
,
Elinando monaco francese , scrittore assai stimato del MCC. Il Manni , seguendo Benvenuto da Imola , lo crede realmente seguito a liavenna. Dante nel XIV. del Purgatorio nomina le famiglie de* Traversari e degli Anastagi per nobili
d'
famiglie di Ravenna
La Casa Traversara
// luogo anco dove
si
e gli Anastagi
XXVII.
del Purgatorio
mentovato dallo
Per
stesso
Dante:
lito di Clilass
la
Pianeta in sul
Benvenuto da Imola
cui il
Manni
aderisce
Fuerunt
et allae familiae
,
clarae in
Ravenna
si-
de qua
,
fuit nobilis
adoleflia
qui amoratus de
,
uxorem
iuquisitor
omnium
delcctabilium historiarum
Noi siamo
inclinati
a credere che
il
fatto fosse
OSSERVAZIONI
eil mirabile degli spiriti e de' cani dal buon
.
na , monaco Elinando mentovato dai Deputati Novella IX. Federigo Cristofano Landino nel suo Commento sopra Dante al canto Vili, dell' In.
il
da quel Coppo
Il conte
Gia-
questo fatto esser succeduto in uno della sua famiglia ; ma bens asserisce essere stato preso dal
lib.
IX.
dell'
GIORNATA SESTA
PROEMIO.
No
ovellal.
Un
cavalier dice a
madonna
una
:
Oretta.
quali
.
tale abbreil
Riporta
Manni
Domina
un ricordo del
Orietta figlia
33
ove si legge
Nobilis
quondam
dam
Marchonis Malaspinae
Mlitis
Domini Ruggerii
sive Gerii
quondam Domini
quel Ruggerii seu
Da
ISTORICHE
ri
,
tichi Fiorentini
Novella
II. Cistifornaio.
Cisti,
chiamandolo
lasci
qualifi
11
meno per
,
la
memoria che ne
la
gli
padre
della favella
clic
per
sonaggi
quali furono
si
ambascladori di Bonifazio
far ivi
Vili.
che
.
degnarono di
permanenza e
rin-
frescarsi
ta
e fu
secondi
Domino Verio
de Circulis, et rogavit quod faccrent pacem cura Domino Cursio de Donatis Egli , cio papa Bonifazio , fu amicissimo
de' Fiorentini , e gli appell quinto elemento allo-
nazioni ,
tutti fiorentini
si
Questi dodici ambasciatori fiorentini, mandati da dodici differenti nazioni , mostrano un consenso
za
si
era fin
da
Novella IIL
Monna Nonna
//
Manni ,
atte*
IO
OSSERVAZIONI
usava nei
monna Nonna ,
pare inclinato a credere che quel vescovo veramente motteggiasse in quel modo quella gentildonna ;
ma
poi considerato
y
l'
prelato
di virt
non parendo
eh' ei fosse
motto proferire , e
detto
il fatto
da molti
pensa
,
il
Manni ,
che
V inganno
.
dei popolini
IJ erudizione di che
si
non mai abbastanza commendata diligenza di esso Manni. Egli il primo gli ha rintracciati j e datane la
novella
dorati
,
fgura nella sua illustrazione di questa Erano della fgura del foriio d' oro ; e,
d' oro
parevano
Il
24 di giugno ^ che e il di s. Giovanni , dell' anno 1 3 1 4 ^ cil qual festivo tempo assegnano gli storici che questo Diego della
il
Gio-
il
,
protettore di Firenze , e
,
che era
ed anco al pre-
l'
o Fiorenza
Un
tal conio
s'
usa
.
anco al presente
Da
i di feEuropa
. ,
ISTOmCHE
Novella IV Chiclhio cuoco fede di verit a questa novella ,
.
.
ti
Per acquistar
die la rac'
:
io crederei die
,
Cur-
avrebbe dato per vero quello clic da tanti contemporanei viventi fosse stato potuto provar per falso
.
Fu, come
si
citt
perch
oltre
e bellissimi
una delle Gio : Giuseppe Capodagli nella sua Udine illustrata, in data del i665 dice di essa : per le fazioni de' guelfi e
. .
La famiglia da Rahatta
e prese
posto in Udine
4oo
e pi anni ec,
,
si
tado di Gorizia
stello di
feudo
il
ca*
Dorimbcrgo con
si
altre giurisdizioni
che og-
gid parimente
Di Giotto fece
che ancora
to nel
si
il
Poliziano
legge sotto
duomo di Firenze,
ego
per
recla
Ille
quem
manus
tam
fuit et facilis
nec melius
t^
OSSERVAZIONI
,-
crevt
ad
astra
meo
quid opus
Hoc nomen
Benvenuto da Imola nel suo Commento sopra Dante racconta che esso Dante ^ avendo rincontra-
una cappella in Padova, e poscia due suoi bruttissimi figliuoli vedendo gli dicesse : donde viene che le finte j gure fate s bene , eie vere s brutte ?
to Giotto
,
che dipingeva
{Quelle pitture
ammirando ,
,
l'une fo di giorno
altre di notte
Simil detto
.
si
nali di Macrobio
Giotto
,
dice
il
ebbe un ingegno
dalla Natura
,
madre
col
cieli
fu
die
egli
con
lo stile e
s
con
simile a
.
quella
clie
non simile
trova
,
che
lo
il
uomini
vi prese errore
.
quel-
Questo elo,
gentil lettore
vo-
fosse
il
il
Boccaccio vivea
TU. Madonna
madonna
Filippa. Monsignor
di questa
Filippa. Il
Manni cre-
de vera quella moderazione dello statuto di Prato, e passa anco a congetturare che tra la famiglia dei
ISTORIO HE
Pugliesi e quella dei Guazzalotri
,
i3
per causa di
Novella FUI. Fresco conforta la nepote Novella IX. Guido Cavalcanti Di Guido Cavalcanti fece il carattere Ugolino Ferino in questi
.
versi
Ipse Cavalcantum
Guido de
,
slirpc vetusta
Doctrina egregius
Pindaricos versus
numers
digessit Iiclruscis
e special-
mente
e la
Di
questo Fi-
bella cw
s.
chiesa di
Lorenzo ,
chesi Riccardi
CI
,
detto
,
,
, che fu fatto per Cosimo de' Medi' Padre della Patria il quale, girandovi
,
dentro
soleva dire
poca
famiglia avendo un sol figliuolo , che fu Pietro , padre del gran Lorenzo } e di lui il palazzo dei Pitti , sede reale dei Granduchi di Toscana , oltre tanti edifizi dei quali la memoria non ci suggerisce
i nomi Le colonne di porfido di
s.
Giovanni, mentovate
in questa novella, esistono ancora presso la detta Il Migliore , nella Firenze illustrata , ne parla coj: Furono queste donate da'Pisani a'Fiorenti-
chiesa
.illa
guardia
1 1
7 gli eran
iti ali*
ao
. ,
}i4
OSSERVAZIONI
,
di
dove
ritornati vittoriosi
colonne chiamate
.
del profferito
che
l'
istesso
spedizione lontana
a guardia la loro citt , andando essi in una , a noi , che non abbiamo trop,
pa
che
rc^a
Pisani
si
fidassero , ^
.
da
dire
ad
JDa questa taccia un prelato di probatissima castit di costumi e d' altrettanta dottrina imprese a di-
fenderlo con varie sue erudite lezioni , da lui recitate nelV Accademia della Crusca, e dal Manni
riportate nelV illustrazione di questa novella . El-
non,
meuo
y.ieglio descritti,
non
meno che la mellonaggine dei noni Certaldesi I nomi delle persone citatevi dentro se non veri , secondo i documenti riportati dal Manni, e il fatto non pu a meno di non esser pervenuto al nostro autore da alcuna tradizione in Certaldo, dove egli tanto praticava , avendovi parte de' suoi beni , da
lui poi .vestita di quelle grazie che
cos
V hanno
resa
leggiadra
GIORNATA SETTIMA
PROEMIO.
K
troica
cre-
//*
uijmlcio
,
lib. ix. si
il
che
Be-
Commento
V originale
stilo
lepidissimo,
intcr (juas
Apulejanam
,
liane iiiscrul
,
commodissime non ut
interpres
sed
, .
i6
OSSERVAZIONI
,
come
si
Consgliovi eziandio ad avervi quelle cento facete narrazioni in dieci giorni raccontate
,
nale Egidio
d'
eloquenza
,
sapeva
all'
mai n
mai averh
imparerete a co,
e per concliiu-
Novella HI. Frate liinaldo Novella IV, Tofano Claudio Fauchet , da noi
.
il
Boc-
da Eberto
scriltor
francese
de
e autore del
Romanzo
septime joume
,
.
est
de cet auteur
intenden-
do d' Eberto
dans
pour
le
le puits )
nella
sua Eloquenza italiana crede cos , soggiugnendo che questa e altre avesse il Boccaccio tolte da autori francesi
,
e fossero le pi licenziose
.
V. ci
Novella V. Un Geloso In un libretto d' antica stampa in Parigi intitolato: Mensa philosoplilca
optime custos valetudinis
si
si-
ISTORICHE
re, e dice la donna
juvcMiis fui el dilexi
817
:
mili-
lera
poslc-a
eie.
quin-
di scopertosi
ex
confessore
,
cii fosse,
',
ella conclude:
itidiLstria dlxi
ot
\eruni protuli
posi
faluum
quod
lalia volubalis
audire
ci
modo
saccrdotem, quia
confeasionem audivislis.
Novella FI.
stola
Madonna
iib. II.
Isabella.
Neil* Episi
XXII.
del
d' Aristencto
legge
gran parte
nel ri'
il
del ripiego di
madonna
vare
il
Manni,
inclini
a credere che
Manni
nome
Novella
FU.
si
trova
i7
cui
che vale a
.
Boccaccio
i
//
nome
d*
Egano
si
Bolognesi , e la
famiglia Galluzzi
Novella
atiticliissima in
Bologna
FUI. Un
.
N
.
s'ab-
in Siena
tfS
furontf
i
OSSERVAZIONI
Mini, e
i
Tura ^ famiglie popolane: onde da credere che donde il Boccaccio prese i nomi,
o per istoria o per tradizione, avesse anche qualche
'-\
Mkw 'vV,
FINISCE
LA QUARTA GIORNATA
DEL DECAMERON^
INCOMINCIA
LA QUINTA
Nella quale sotto
il reggimento di Fiammetta si ragiona di ci che ad alcuno amante^ dopo alai-
felicemente av-
JLjra glh
1'
li
surgenti raggi
per tlto
il
quando Fiammetta
li
arhuscelli (a)
cantavano, incitata, su
si
tre
campi discesa, per l'ampia pianura su per le rugiadose erbe, infino a tanto che ahjuanto
to
,
il
sol fu alza-
con
la
ragioiiaiulo, diportando
i
and
Ma
senlendo gi che
solari raggi
si
qual pen,'euuli
confetti
il
(i) (a)
Emisfero.
t AlbuaceUi,
il
tetto
Mian.
il
vSKiaii.
i6
portarono .
GIORNATA QUINTA
all'
,
di-
La qual venuta
poich alcuna
si
misero
non dimenticato
gli
con
zette fecero
Appresso
l'
;
ora
dei
si
,
rimasero
Ma
tutti
un poco
,
nona
quivi
come
alla
Reina piacque
si
vi-
secondo l'usato
modo
ragunarono.
felici
,
(4) novelle
:
Il
quale a ci
si
dispose
e cosi disse
(1)
(2)
\ Sturmenti,
ite in
il
testo
Mann,
il
Salv.
Siormenlo e sturmenlo
sono voci
{ Vi
si
del
T ora passata
(4)
le
, ,
NOVELLA L
Ci/none () atmindo divien savio
,
e Efigenia tua
donna
rofHSce in
maro
il
trae
da capo con
o quindi
,
lui ra*
divenute
richia-
mati
Donne a dover dar come questa sarh i>er dovere essere da me raccontale mi si parau davanti delle qaali una pi nell' animo me ne piace (a) perciocch per quella potrete comprendere non sola^
iVxolle novelle
,
dilettose
mente
ciamo
il
felice
Gue per
lo quale a ragionare
,
incomin-
ma
quanto poderose e di
,
amore
le quali
molti
(i)
i.
jiarlaoilu
ili
qiirsta
|>us-
cui paragone
non
sono venire
di
le fatole di
Ciniune
Cipriano
(l'Ovidio,
Arte anutoria
cM Convito amoroso
apologia rlie
Cimone
imitando
fa al
il
Boccaccio dice
villano,
Il
Ma
premer su
Ucroaldo
(i)
la
t/!()<>
|)er
Me
modo
di dirr,
ma non
imilurlu
necAM. T.
III.
r8
GIORNATA QUINTA
si
dicano
dannano e vituperano a
,
gran
torto:
il
che, se io
siate
,
rate credo
che
moho
uno
temlo
uomo
il
quale per
altro
:
nome
fu chiamato
le
oltre
ad ogni
paesano di tutte
se d'
,
una cosa
sola
si
non
pi che altro
gli
potea
suoi
contentare
figliuoli n'
altri
aveva uno
ma
il
cui vero
nome
gegno
n
era Galesoj
ma
di maestro
lettera
voce
grossa e
stia
che ad
uomo
chiamato Cimone
La
il
e gi
essendosi
gli
comand che
si
dimo-
rasse
La qual
costumi e
,
cosa a
l'
Cimone
fu carissima
perciocgli
ch
eran
pi a grado
che
Andatosene adunque
Bocc,
(i) {
ili
quelle
ellissi
che
il
tulloch sciit-
lore
sommamcnle
A compimen-
lo Jel senso vi si dee soUinlenJere alcun verbo: per esempio anzi era
con
la
, .
NOVELLA L
Cimone alla
mezzod
villa
,
,
19
passato gi
la esercitandosi
il
,
passando egli
tra
entr in
un boschet,
to
, il
per^
per
lo
quale andando
il
s'
avvenne
si
come
la
sua
fortuna
ri
vi
,
guid
in
un
circuito
sima fontana e
il
giovane con uu
({uasi
sottile
che
niente
La quale
foril
come Gimon
vide
ma
di
fermatosi sopra
senti destarsi
un pensiero
ragionava
il
,
quale
costei
mente
gli
veduta fosse
lei
,
parti di
lodando
,
capelli
li
quali
d'
oro estimabraccia
j
va
e
la fronte
il
naso e la bocca
il
la gola e le
sommamente
petto
e di
seco
sommamente
da
alto
cjuali essa
per
, ,
ao
vedergli
,
GIORNATA QUINTA
pi volte
ebbe volont
di destarla
Ma
pa-
rendogli oltre
modo pi
femmine per
egli
Dea
le
pur tanto
di sentimento avea
che
giudiclie
mondane
s
e per questo
si
si
riteneva
:
aspettando che
1'
da
gli
m.edesima
svegliasse
,
come che
indugio
paresse troppo
si
non
sapeva partire
il
cui
nome
,
era Efigenia
il
de' suoi
,
si
risent
e, levalo
il
capo
e veggendosi sopra
si
suo bastone
maravigli forte e
Cimone
bosco cercando
Era Cimone
per
a
per
la
sua forma e
per
la sjia rozzezza e s
la nobilt e
.
ricchezza del
l'ispogli
Egli non
ma
come
occhi di
lei
vide aperti
,
cominci
a riguardare
soavit
si
movesse
la
quale
.
il
riempiesse di piacere
la
mai da
movesse
lui
a
non provato
Il
che
giovane veggcndo
cominci
fiso
la
chiamate
,
le
sue femmine^
.
lev su dicendo
Cimone
:
cui
allora
Cimon
rispose
io
ne verr teco
E
,
quantun-
que
lui
la
sempre di
temendo
egli
:
mai da
l'
che
non
ebbe infino
accompaafferman;
gnata
,
e di quindi n'
do
s in
ninna guisa pi in
voler ritornare
il
NOVELLAI.
che quantunque grave fosse al padre e a* suoi
il
,
ai
pure
lasciarono sUiro
fosso (jnelln
asitcttanclo di
ne
die
mutar
,
consiglio
nel quale
entrata la saetta
,
amore per
,
la bellezza d'
EOgcnia
in
brevissimo
,
tempo
che
dre
d'
uno
il
.
in altro pensiero
pervenendo
fece
maravigliare
il
padre e
tutti
conoscea
il
pa-
clic
facesse andare
;
cosa ornato
come
fratelli di lui
andavano;
il
che
il
udendo i modi
si
con-
venicno e massimamente
innamorati
prima con
le
prime
lettere
.
appaap-
ma
valorosissimo
Hlosofanti
divenne
l'
amore
la rozzji
,
ma
esperlis*
in brieve ( acciocch io
noa
ada
egli
non
si
compio
il
pi leggiadro
altro giovane
Che
duncpie
piacevoli
,
Donne, diremo
non che
l'
di Cinione? Certo
niuna
altra cosa
se
anima fossono da
invidiosa fortuna
fortis-
23
si
GIORNATA QUINTA
legate e racchiuse,
s
li
mi
quali tutti
lei,
spezz,
come
pi potente di
la
apertamente mostrando
,
gli
in''
quale
conduca
co' raggi
suoi.
come i giovani amanti molto spesso fanno trasandasse nondimeno Aristippo considerando che amor l' avesse di montone fatto tornare uomo,
in alcune cose
,
non
solo pazientemente
i
il
sostenoa
in tutti
d' esser
suoi piaceri
il
confortava
ricordandosi che
fi-
cos
no porre
suo disio
tentare Cipseo
gli
per moglie
dovesse dare.
Ma
munda
al
va venir meno.
genia venuto
disse seco
Ed
il
lei
tempo
di dimostrare, o Efi.
genia
quanto tu
,
sii
da
ti
me amata
Io son
,
pfer te dive-
nuto
uomo
t'
se io
posso avere
io
non dubito
3
di
non
e per
certo io
avr o io morr
cos detto
,
tacitamente
opportuna a
il
tendendo
legno sopra
al
il
suo marito
La q naie
la
dopo
molto onor
to
,
fatto dal
padre di
verso
lei agli
entrata in
mare
Rodi dirizzaron
proda
NOVELLA L
e andar via
.
a3
,
Cimone
il
il
di se-
gli
il
arrestatevi
calate le vele
.
o voi
aspettate d'es-
ser vinti e
sommersi in mare
tratta
ne avevano l'arme
si
parole
preso
de'
un rampiconc
,
di ferro
quello sopra
,
poppa
Rodiani
gitt
e quella
foiv-a
congiunse, e
come un
la
sopra
gli
avesse; e, spi-onandolo
amore, con
con un coltello in
,
mano
mise: e
gli
quasi pecore
abbatl'
che vedendo
Rodiani
gittando in terra
ar-
mi
(jnasi
ad una voce
tutti si
Ali quali
Cimon
,
disse: giovani
uomini
n vaghezza
,
di preda n odio
mano
(1)
assalire .
nHlori
ilei
87
lesione
noti
ita
bisogno
ili
la
il
ve miglior
1,
altra,
(
l.
i,
1, e.
Egli
,
cio
la
poppa dei
Rodiani
giU'o
Ma
ilella
lingua
proda
d'
poppa
d*
un'altra barca?
A me non pre
Irsione del
e non so se
il
Buccaccio^
Laonde
atTis,
(a)
io
propendo pi
si'iiso
alla
27,
la
quale contiene, a
mia
un
t Senta
letto del
97.
44
GIORNATA QUINTA
,
e ci Efigenia da
,
me
,
so-
la
come amico
armi m' ha
da voi
come nemico
acquistarla
esser le
te
;
e con
amore ad
e anda-
dovea
vostro
Pasimunda
.
dalelami
,
con
la
I giovani
,
li
quali pi for-
mon
concedettono
,
11
ti
nobile donna
non
io
t'
sono
il
tuo Ci-
m^one
il
ho molto meglio
senza alcuna
,
alti'a
re de' Rodiani )
re
.
suoi
compagni
uomo
contento
poich alquanto di
,
in
compagni non
pri al presente
mone
st si
Ma
la
fortuna
la
quale
assai lietamente
1'
subitamente in
tristo
morato giovane
compiute
,
poich Cimone
Rodiani aveva
lasciati
(l)
f Meritato
le cciz. del
27
e del 73.
NOVELLAI.
quando
tava
,
a5
,
oprawcRnonte
la
notte
la
quale Cimono
con
,
pestoso
il
quale
il
cielo di nuvoli e
:
pr
fai*e
si
fare
o dove andarsi
n ancora sopra
mone di ci
dolesse,
non da domandare.
avessero conceduto
gli
suo disio
gli fosse il
prima
si
suoi
compagni,
ma
sopra
tutti si
doleva Efigenia
temendo
1'
amor
di Ciniu-,
moue
se
e biasimava
il
suo ardire
aficrmando per
non pcrch
lei
g'
li
Iddi
colui
il
quale
sa
,
conlra
per ispo,
ma
noa
il
vedendo
morisse
.
prima morir
egli
appresso miseramente
Con
con maggiori
sappiendo che
vento pi forte
dassero
,
marinari
an-
Rodi pei"vennero
si
n co-
fosse quella
con ogui,
(i)
L'eJii. del
37 ha
7^ Egli;\e duecitate
tre
nel
Vocali. E^gli.
lesioni
(a)
il
diTcM
i,
I.
i, e. 8.
il
Tempestosa fortuna
ManoclU
''
diamo.
il
Bcc.
a6
ingegno
,
GIORNATA QUINTA
per campar
le
persone,
,
si
sforzat'ono di
do-
se
,
si
fortuna fu favorevole
un
li
piccolo seno di
mare
Rodiani
stati
da Cimon
s'
pervenuti
N prima
,
accorsero s avere
1'
di
Rodi
afferrato
il
che
surgendo
,
aurora e alquanto
rendendo
si
nave
il
lasciata. Della
modo
dolente,
temendo non
gli
gli
avvenne, co,
mand che
ogni forza
gli
trasportasse
',
per-
teano
uscire
Le
,
forze
si
ma
invano;
contrai"lo in tanto
che
,
non che
essi
uscir potessero
la terra
.
ma
o volessero o no
gli
sospinse al-
Alla quale
come pervennero
dalli
marinari
.
e lo-
ro narr quivi
per fortuna
essere arrivati
Costoro
udendo questo
della villa
,
lietissimi
uomini
,
prestamente furono
,
mare 3
Cimone
che
gi
di quin-
Pcrdurre
perducsre
i
condurre, guidate.
il
caso retto ^ Cos lianiio lutti lesti da lue veduti. Pairai clic Cimane testi qui senza veiuu appoggio. Sacebhesi mai du'pidui cupiii(2)
NOVELLAI.
di, venato della
citti
*
il
7
quale quello
,
Lisimaco
appo
anno era
il
sommo
mae.strato (i)
d'
de' Rodiani
d'
,
con
^nndissima compngnia
e' suoi
uomini
arme Cimone
si
compagni
ni
tulli
ne men in prigione,
come
Pasimunda
sonato di
il
quale
le novelle
In cos
fatta guisa
porodnvanli da
tol-
di
Rodi fu ricevuta a
mare
appo quelle
giorno diler-
Cimone e
a' suoi
compagni
fx
per
la libcrth il
donata
la vita
sollici-
e senza
come si pu credere dolorosi stavano speranza mai d' alcun piacere. Ma Pasimunda
,
si
La
giuria fatta a
la sua salute
.
tempo
di lui
,
ma non
di virt
il
quale avea
nome
Ormisda
stato in
e die legasse
il
Cimone con
tulli?
In Ul
al
m$o
Io Ir^grrci per
tanlo volentieri: e Cimone, rhe, gii co' tuoi disceso, aveva (irrso
di
ec.
Pentula
disse quasi
,
sempre
ec.
il
Il
Pelr.
disse
sempre pentito
compito
a8
GIORNATA
,
QUmXA
della citt
,
ed era
la
quale Lisimaco
sommaPasi-
mente amava
ed
erasi
il
matrimonio per
.
diversi ac-
Ora veggendosi
fatto
munda per
questa
festa celebra,
re le sue nozze
se in
medesima
,
alle spese
e al festeggiare
medesimo
La qual
nella
,
oltre
modo
la
si
gli
dispiacque,
,
perciocch
si
se
Ormisda noa
.
prendesse
fer
,
ma mente
Ma
,
come
savio
la
e cominci a pensa-
non avesnon
il
se
il
ra-
pirla
Questo
,
quale
aveva
l'
ma
troppo pi disonesto
reputava
che se
uficio
ma in
ga diliberazione
se
1'
amore
,
e pre-
di
rapir
(1)
le ediz. del
chiamata Cassandra
(2)
notato (pieslo
modo
per
t In
brieve qui
vale
aliarne;
lai.
tandem;
im|)ercioccli nel
senso di quanto
dopo lunga
diliberazione,
le
NOVELLA L
Cassandra.
^
a
9
far
ricorda di
Gimonc,
iniagini')
il
<[ualo co'suoi
compagni in
pri-
piouo nvea, e
cosa.
nella sua
camedona-
le venire, e
(limone, casi
tori drllf
come
sono ottimi e
cos\
li
liberali
coloro
s
e costanti a tutti
casi,
.
come pi
hanno
Essi
fosse po-
prima con
sato animale
come
io
ho
inteso,
,
ti
recarono ad es-
sere
uomo ;
e al presente con
l'
noiosa prigione
ta
vogHon vedere
so
animo tuo
si
muche
la
guadagnala preda.
,
Il
(piale se quel
ti
medesimo
,
gih fu
prestarono
quanto
:
quella che
presente
s'
apparecchiano a donarti
la
quale, acciocch tu
moso,
io intendo di dimostrarti.
Pasimunda,
lieto del-
la tua disavventura
nozze del-
acciocch in quelle
fortuna
tolse.
t'
qual prima
lieta
ti
avea conceduta
cosa quanto
,
e subi-
tamente turbala
dolere
il
,
La qual
ti
debba
se cos
,
ami come
io credo
per
me medesimo
un me-
cognosco
al
alla tua in
3o
GIORNATA QUINTA
fratello
s'
apparecchia di
1'
me
di Cassandra
la
altre
cose amo.
aperta
se
non la virt
aver
de'noslri
ci
convien
,
spade e
e a
me
alla
nostre
donne
la
,
ma la tua
volendo
gl'Iddii.
ritorna-
donna
t'
cara di riavere
mani
me
alla
Queste parole
re in
animo
Cimone
di
compagno
lo
me
me
che a
me
s'
vedra'ti
maco
li
disse
no primieramente
tu co* tuoi
,
nelle qua-
compagni armato
miei
ne* quali io
,
mi
,
fido assai
in su
entreremo
e quelle
del
mezzo
ad
una nave
la
(i)
(2)
lempo da
respirare.
Ancorach in
tutti i libri
del
Decainerone che
il
ho esaminati
leggasi u questo
modo,
io
io
mi
solo
pronome
tu possa governare
entreremo,
modo difender si possa una doppia discordanza e di numero e peisona. Ben mi maraviglio che g' illusUatori del Boccaccio sieno
mai sappia, alcun cenno.
NOVELLA
re
re
,
3i
ne meneremo
.
presumere
PAC({ue
ordine a Ci mone
in prigione.
e tacito
il
si stette
Venuto
la
pompa
due
fu grande e magniGca
fratelli
d<>lla
casa de'
fu di lieta festa
Cimone
,
suoi
amici
gli
tutti sotto
tempo
al
suo
proponimento
cautamente
1'
delle quali
una mand
il
al
porto
la
acciocch niun
potesse impedire
salire
sopra
guasMJ
ti
,
e con
l'
altre
due
alle case di
,
Pasimunda venue
una ne
gli
non
uscita vietare
scale
molte
altre
donne
mangiare
as-
sellale(i) ordinatamente,
lavoh* in terra
de'
,
innanzi e gittate le
,
ciascun prese
,
la
sua
e nelle braccia
compagni messala
il
simigliante
altre duiine e
servidori
sa di
romore e
Ma Cimoue
altre Tulle
il
e Li-
Bocc.
\ Ogni cosa
vale i7 tutto: ai
il
al-
la signifcni'.iitne d
al
e d multi altri
luo;>lii al
32
GIORNATA QUINTA
tirate le
simacoe'lor compagni,
alcun con tasto (i)
scale se ne vennero
,
data loro da
tutti la via
,
verso le
e quelle scendendo
occorse lo-
ro
al
Pasimunda
il
mano
la
romor
traeva
Cimone sopra
morto
ben mezza
dere
a'
piedi
,
misero
uc-
Ormisda similmente da un
ciso
;
Cimone fu
,
e alcuni altri
Essi
sangue
di ro-
more
e di pianto e di tristizia
stretti
5
mento
insieme cou
la lor
vennero
tutti
i
le
donne , e
il
saliti essi
lor
,
campagni
che
essendo gik
lito
pien di gente
,
armata
de'
donne venia
fatti
dato
per-
remi
in
acqua
,
lieti
andaron pe'
loro.
venuti in Creti
mente
sta
ricevuti furono
,
grande
lieti
In Cipri
e in
Rodi furono
le
romori
e'
go tempo, per
amici e
pa-
trovaror.
(1)
gli anticbi,
33
NOVELLA
li.
Gostanza ama Martuccio (tornito , la quale utlando die morto era , per disperata sola si mette in una barca, la quale dal vento Ju trasportata a Susa : ritruoval l'/vo in Tunisi palesaglisi, ed
,
egli
grande essendo
,
sposatala
ne torna
JLie Reina
scia
finita
sentendo
la
l'
novella di Panfilo
po-
se
ci
Ciascun
si
guiderdoni secondo
le aife*
che
afllizioue a
lungo andare
uxaieria parlando
feci
il
Reina
Re.
Dovete adunque,
di Cicilia
(i
una
isoletta
chiamata Lipari
,
nella quale,
Della quale
Martuccio Gomito
assai leggiadro
,
e costumato e nei
s'
innamor La qual
,
di lui
accese
.
se
non
quanto
il
vedeva
,
al
padre di
fece
addimandnre
il
poveil
ri-
DECM. T.
UL
34
fiutare
,
GIORNATA QUINTA
con
certi suoi
mai
ria
in Lipari
,
non tornare
non
ricco.
(jaindi parla
titosi
,
Barbe-
di lui. Nella
,
qual cosa
se
,
egli
modo
(2)
e'
alle felicit
sue
Ma non
in brieve
suoi
compagni
tempo divenuti
Saracini
avvenne che da
difesa
la
il
,
certi
legai di
dopo lunga
co' suoi
compagni fu
mazzerati
nisi, fu
e isfondolato
esso
menato a Tu-
ma
stati
per mol-
persone
la
legnetto
erano
annega-
La giovane
morto
la
udendo
,
lui
con
gli al-
lungamente pianse
e
e seco dispose
il
di
non sofferendole
cuore
medesima con alcuna violenza uccidere pens nuova necessit dare alla sua morte E uscita segretadi s
,
.
di casa
il
padre
e al porto venuta-
(1)
f La stampa
del
27 ha con
certi suoi
un
Ma
armato un legnetto,
Mollo giudiziosa
degna
essere letta a
(2)
me
Modo
per misura
come
della latina
favella
N mai
,
amor
al
richiesi altro
che modo,,.
si
Transricchire
Mari, elegante
direbbe
straricchire
NOVEU.A
che pure
Sopra
II.
,
m
la
i
quale ( pcrcioo
niguori di quel-
la ) di albero e di vela e di
la (juale
remi
la
,
trov fornita
e co' remi
al-
prestamente moulata
tiratasi
,
quanto
te
in
mar
marinaresca
come generalmente
sono
,
femremi
mine
e
il
in ([nella isola
,
fece vela
si
e gitt via
,
timone
e al vento tutta
commise
il
avvisando
o ad alcuno scoella
,
rompesse
,
di
che
eziandio se
campar
se .
volesse
non potesse
avviluppatasi la testa in
si
nel fondo
tutto al:
mise a giacere
ella avvisato
,
Ma
,
addivenne che
non avea
})er^
ciocch
che traeva
tramonta-
na
mare
,
barca
,
il
seguente
di alla notte
che
v' era
,
in sul vespro
aduna
la
mata Susa ne
ra,
port
La giovane d'
si
essere
ter-
come
che
capo
ra
quando
la
la
la
si
maravi-
come
.
terra
pescatori dorrais-
sono
sta
and
barca
,
giovane vi vide
,
la
quale essa
,
lei
che
forte
dormi,
va
chiam molte
volte
,,
36
latino la
la
GIORNATA QUINTA
,
parlando
quel-
domand come
fosse
che
.
ella quivi in
La
giovane
uden1'
do
a-
e subitamente levatasi in
le
pie
riguard attorno
e
,
non conoscendo
contrade
e veggendosi in terra
dove
ella fosse
A
se'
cui
gliuola
mia
tu
Il
che
morte mandare
farsi, a
dubitando di vergogna
non
sap-
piendo che
dendo
ne
le
prese piet
e tanto la preg
che in una
,
sua capannetta la
ella le disse
men
che
come
dola
la
buona femmina
suo pan
la
Gostanza appres-
domand
.
parlava
nome
ni.
te fosse
non sappiendo
,
ella stessa
che
ne a ci
movesse
in s stessa prese
buono augu^
desiderio del-
nome
udito
e cominci a sperar
il
e alquanto a cessare
si
morte
fosse
,
n donde
,,
preg caramente
di
buon^a^femmina
che per
P amor
che
alcuno consiglio
gire
per lo quale
\^ fosse
,
che
villania fatta
non
Carapresa udendo
NOVFXLA il.
costei, gtiisA di
Hf
lei nella
buona femmina,
sua capan-
ritocn
Su.sa
ia
;
con seco
ti
le disse
Gostanza, io
mener
ella
na saracina
sue bisogne
diosa : io le
alla ((unic io fo
od
ti
raccomander come
ti
pi (a),
,
ricever volentieri
lei
e coinge-
me
fgliuola
ti
tratter
e tu con
,
stando
, t'
ti
come
ella disse
,
cos fece
La donna,
e presala
la
qual vec-
e cominci a lagrimare
,
le
basci la
la
fronte
e poi per la
mano
ne
men,
con alquante
femmine dimorava
di cuoio diversi la-
senza alcuno
di lor ninno
,
uomo,
di seta
.
di
palma
la
vori i raccendo
De' quali
,
e in tanta grazia e
dell' altre
,
della
donna e
co spazio di tempo
guaggio appar
.
mostrandogliele esse
il
lor lin-
Dimorando adunqtie
la
giovane in
Snsa
e per morta
avvenne che
essendo re di Tunisi
,
uno
che
si
chiamava Marabdela
,
un giovane
di gran pa,
il
(l)
Donna
(a) "t
(Juanto io potr
pi ,
38
dicendo che a
ta
GIORNATA QUINTA
lui
il
reame
re di
Tu-
Le
se
ne
il
il
barbaresco , e uden-
do che
difesa
,
disse
ad un di quegli
:
li
quali lui
e'
suoi
,
come'
pagni guardavano
se io potessi parlare al re
mi
il
cuore che io
gli
egli
vincerebbe la
al
.
parole
tanente
suo signore
il
quale al re
il
il
rapport iuco-
Per
la
qual cosa
:
re
menato
,
domandato da
:
che consi-
suo fosse
altro
,
gli
rispose cosi
,
signor mio, se io
ho
bene in
tempo
che
,
io in queste vostre la
contrade
usato sono
\
alla
maniera
,
battaglie
posto mente
che con
e perci, ove
si
trovasse
modo che
il
avversario mancasse
saettamento
avessero abbondevolmente,
io avviso
il
che
:
la vostra battaglia si
,
vincerebbe
cui
,
re disse
senza dubbio
io
mi
:
Al quale Martuccio
,
disse
signor
mio dove
,
voi vogliate
egli
si
potr bea
fare
e udite come.
mol-
to pi sottili
per
tutti
comunalmente
usano
si se,
gretamente
fatto
che
il
perciocch egli
ci
troverebbe
modoj
ch
Poich
del vo-
NOVELLA IL
atro
Sg
t
nimico avranno
il stio,
il
vostri
vostri saettato
,
avranno converr
iiiraici rlctolgano,
durando
In battaglia
che
vostri
ro
ma
gli
avversari
non potrninio
il
le picciole
riceveranno
lo
a* vostri
fiot-
la saetta
che avr
lar*
ga cocca
piosi
,
e cosi
vostri
dove
avranno
piaccpie
Al re
il
consiglio di
Mar-
ed interamente seguitolo
:
laonde
,
sommamente Mar-
e per conscguente in
per
la
contrada
quale lun-
cuor di
lei intiepidito
,
rac-
qual cosa
alla
e le di&se so
gli
acciocch
occhi safatti
che
gli
mollo
barca
come
lei
sua
madre
stata fosse
entrata in
,
una
la
con
dove con
d a
scnlire quello
4o
le.
GIORNATA QUINTA
Piacque
alla gentil
donna di voler
esser colei
che a
sua
,
Martuccio
Gostanza
gli disse
:
venuta
la
e andatasene
,
un
di Ih
Martuccio
,
in casa
,
mia
un tuo
se-
servidore
clie
vien da Lipari
;
e quivi
vorrebbe
gretamente parlare
altri, si
e perci
come
eglilia voluto, io
medesima
,
tei
sono ve-
nuta
alla
a significare
Martuccio
.
la ringrazi
e appresso
il
Quando
,
la
giovane
vide
non mori
non potendosene
tenere
eolio
,
subitamente con
,
e abbracciollo
infortunii, e
per la presente
alquanto maravigliandosi
:
o Gostanza mia
or
se'
tu viva
eri
,
egli
io intesi clie tu
perduta
te
alcuna cosa
1'
si
ab-
La Gostanza
gli
na con
la
ragionamenti da
suo signore
n'
an-
d e
,
cio
giovane
secondo
legge di sposarla
;
Il
re
si
,
maravie da lei
udendo che
se:
to
.
cos era
l'
detto, dis-
adunque
fatti
parte a
(i)
NOVELLA n.
lei
4
licenzia
dando loro
fosse a
che pi
grado a cia-
sclicduno
IMarluccio
la
con
la
quale
e ringraziatala
,
di ci che
tile
e dona-
doni
quali a
,
lei si
confaceano (a)
e accoman-
datala a
Dio
dalla (3)
Go-
stanza
si
parti: e appresso
con prospero
la festa,
dove fu
si
grande
si
la
del loro
amore
talli
(i)
tono
(Iella
cod
affarsi, tono
mollo
liei
verbi
C e D. dicono dalla
1*
ma
II.
certamenle
slamparono
Rolli.
autorli di tulli
leali
pi
ac-
crrdiUtt
erro, di
quali
ae io
non
un
cer>
/Mr/ia Marluccio/e
.
to
Mmbra
la
Ma
non
gentildonna,
s
la
quale, lasciata
Gostanza con
lo sposo, ritornasi a
modo
qual
di ablatito assoluto, o, se s
a*
vuo-
appartiene a
un gerundio
si
il
vi
intende.
Il
senso
la
adunque,
genlildonna
essa,
secondo che
io |)cnso,
Dio,
il
non
liel-
lensa mo
si
notisi
scuso
perch con
si
genlildonna
partiva
fusse il
da Martuccio,
s
sentir
al
lettore
quanto doloroso
le
separarsi da
amore
era siala da
lei
IraiUla
come propria
figliuola
4>i
GIORNATA QUINTA
NOVELLA
Pietro
III.
fugge con V Agnolela , una selva, ed condotta ad un castello Pietro prc' so e delle mani de* ladroni fugge ; e dopo alcuno accidente capita a quel castello dove V Agnolella era , e sposatala con lei se ne torna a
Boccamazza
:
si
truova ladroni
Roma
Niiuno
finita
,
ne fu
tra tutti
:
die
la novella d'
la
Emilia
esser
non commendasse
volta
la
,
qual conoscendo
Reina
ad Elisa
incominci
A me
vezzose Donne,
si
ma, perciocch ad
s
come conforme
cosi gi fu
fa,
mi
,
piace di raccontarla
In
Roma
la
quale
,
come
oggi coda
capo del
mondo
fu
chia-
di famiglia tra le
romane
uno
quale
s'
innamor
d'
,
una bellissima
e vaga giovane
chiamata Agnolela
,
figliuola d'
uomo
plebeio,
ma
Romani.
re
che
egli
la
che
to
,
amasse
e
il
sofFerire
,
aspra pena
,
che
che avea di
.
costei
gli
dava
i
la
do-
cosa
come
suoi parenti
NOVELLA IIL
seppero,
tulli
49
Gi-
che
gliuozzo Sanilo, che a niun parlilo attendesse alle parole di Pietro, perciocch
,
se
'1
ami-
co n per parente
l'
avrebbero
Pietro
si
veggendou
credeva potere
.
volle
morir di dolore
,
se
Gigliuozzo
avesse consentito
,
contro al piacere di
la figliuola
per moglie
,
avrebbe
ma pur
mise in cuore
cesse, di far
per inlei si
che a grado
lui di
era
con
.
Roma
fuggire
Alla
qual cosa dato ordine Pietro una manina per tempissimo levatosi
presero
il
,
con
lei
insieme
mont a
si
cavallo, e
cammin
confidava
e
,
cavalcando
del loro
amo-
alcuna volta
,
V un
mi-
altro basciava
non essendo a
forse olio
cammino
come
da
Roma
,
dilungati furono
dovendo a
.
stra tenere
si
no guari pi
vicini
di
essi si
ad un
castelletto
del quale
essendo
duti
(i)
Alagna^ Anngni,
in
lora
In questo casUiio
mori
Mact
cogliere
i
fxalti
44
sendo loro
gridando disse
saliti 5
GIORNATA QUINTA
assai vicini
J
,
per che
Pietro,
,
campiamo che
,
e,
come seppe
all'
verso
una
selva grandissima
volse
il
,
gli
sproni
stretti al
corpo
arcione
il
ronzino sentendosi
la portava.
Pieal
che pi
,
al viso di lei
cammino
non
essendosi tosto
come
lei
de' fanti
fu da lo-
smonta,
domandato chi
egli era
e avendol detto
codi-
stor
comnciaron
fra loro
ad aver consiglio e a
:
re
che ne
dobbiam
una
se
non
torgli que'
panni e quel
Orsini ad
degli
Ed
consiglio accordati
si
spogliasse
Il
,
quale
gi
del suo
male indovino
Li quali soprappresi
si
da questo
fesa
j
ma
veggendosi molti
,
meno che
cominciarono a fuggire
cosa Pietro veggendo
e sal sopra
il
,
e costoro a seguirli
La qual
sue
subitamente prese
,
le cose
suo ronzino
Ma non vedendo
n sentiero
n pedata
di cavai conoscendovi
poscia
(1)
Guato,
lo stesso clie
aguato.
} ,
NOVELLA m.
che a
lui
45
ancora da cui
la
ro che preso
quegli erano
avoano
e degli
,
altri
siali assaliti
non ritrovando
,
sua gio-va
pili
re e ad andarla or
qua or
gli
Ih
chiamando
ma
niuna persona
j
toninro addietro
dove arrivar
si
dovesse
ad una ora di s
gli
paura
And
il
giorno per
e talora tornanj
do
tra
indietro
che
egli
si
e gi
paura e
per
s\
vinto
poteva
vedendo
la notte
sopravvenuta
,
pigliarsi
trovata
,
a quella
le-
e appresso, per
,
non
.
notte
su
vi
mont
luna
'1
il
dolore n
1'
pensieri
avrebbero lascia-
la sua disavveiUura
maladicendo
vegghiava.
La
gio-
do dove
ve pi
andarsi, se
non come
il
gli
pareva ne la portava
si
mise tanto
fi:a
la
{")
luleuJi addormentarsi^
%
selva
,
GIORNATA QUINTA
che
ella
il
luogo donde in
'1
andando
s'
and avvolgendo
,
Alla
essendo gi ve-
spro
si
,
s'
abbatt ad
un
il
sentieruolo
,
e seguitandolo
,
ronzino
glia fu cavalcata
di lontano
si
quale essa
trov
come pi
tosto pot
se n'
and
e quivi
dissero
figliuola
La
gio-
sua compagnia
presso fosse
domand come
rispose
:
Alagna
A cui
il
buono uomo
figliuola
ci
mia
ha
del-
la giovane; e co-
me
il
ci
A cui
si
buono uomo
,
non
ci
presso
che tu di giorno
vi potessi
egli,
Disse la
non posso
notte
?
amor
di
,
Dio
ista-
Il
buono uomo
giovane
n' caro
che tu con
noi
ti
ti
ma
tuttavia
le quali
e di gran danni
e se per isclagura
,
essendoci tu
ce
,
Alcuna
lulenJi brigata.
NOVELLA IIL
come
detto
tu
8c', e'
ti
47
,
noi non to ne
,
potremmo
,
Vogliamtelo aver
,
accioccli tu poi
se questo avvenisse
non
ti
ancora che
spaventassero
r voi e
nisse
ta
,
,
disse: se a
Dio piacer
:
egli ci
guarde-
me
di (jucsta noia
la (junle se
molto raea
male
li
essere dagli
uomini
E cosi
det-
to
povero
uomo
vano
su
poveramente cen
nn
del quale
,
non sapea
rifin (i).
che
si
non
Ed
n*
ella senti
un gran
and
in
tro a s avea
la
molto fieno
,
in quello
s'
and a nascondere
,
ac-
ciocch
non
fosso cosi
s'
tosto trovata
era
che coloro
era
,
furono
e fattosi a-
11
tutta la sella, domandarono chi vi fosse. buono uoino non vedendo la giovane, rispose: ninna persona ci altro chenoij ma questo ronzino, a cui
si sia
,
ne ancora con
che fuggito
ci
capit iersera
(i)
Rifinare,finare, rifinire:
Uu
detistertx desiiun.
48
GIORNATA QUINTA
casa, acciocch
disse
,
mo in
Adunque^
il
sarJi egli
.
Spart
adunque costoro
gitt la
ad uc-
percioctanto
ch la lancia
le
venne
poppa
che
'1
laonde
ella
fu
5
temendo
ma ricordandosi l dove
ta
.
era
La
brigata chi
,
qua
e chi l
e mangiato
il
e bevuto
s'
andarono
menaronsen
Ed
il
buono uomo
la ci
co-
minci a domandar
vane che iersera
poich noi
ci
ci capit
?
che
io
veduta non
ho
levammo
,
partiti
di che
alle
il
buon uomo
ni di coloro
se: ornai
forte contento
ma-
gi di, le dist'
che
di
ne viene
se
ti
piace, noi
accom-
pagneremo
infino
,
ad uu
castello
cinque miglia
tl
ma
converrat-
venire a pie
si
di qui
parte se n' ha
menato
,
il
ronzin tuo
La
gio-
gli
menassero
in su la
mezza
terza vi giunsero
Era
il
castello d'
uno
degli
(1)
Manicassero, raangiassero.
\
NOVFXLA
Oraini
,
III.
49
il
(jiinle si
chianinva Lelio di
Campo
,
di Fio-
la (jual
bu>
riconobbe
come
La giovane
lei
gliele
si
come amico
j
del marito di
sta-
e udendo dove
.
to fosse preso
s'
Disse
adunque
sai,
alla giovane:
tu dimorerai qui
meco
che
mandare
potea
li
vide in su
'1
venti lupi,
quali tutti
.
come
ronrJno videro ^
gli
fuion din-
torno
11
caveizine
ma
essendo
intorniato e
ci
si
difese
subitamente sventralo
tro lasciarvi
e tulli pascendosi
il
senza
.
al-
che l'ossa
Di
che Pietro,
al
forte sbigott
Ed
al d,
morendosi
egli so-
pra
la
quercia di freddo
si
si
come
come
dattonio guardava,
un miglio un
fu
il
grandissimo fuoco
ro
si
,
perch
fatto
di rhiavci'so l
;
non senza
,
})aur.i
dirizz
din-
buon tempo
UCCAM. T.
111.
5
poich
egli
GIORNATA QUINTA
mangiato ebbe e fu riscaldato
,
,
contata loro
la sua disavventura
gli
come
domand
castello do-
un
castello di Liello di
Campo
di Fio:
re
donna sua
di
che
infi-
Pietro contentissimo
no
al castello
l'
accompagnasse;
.
fe-
cero volentieri
Al quale pervenuto
,
Pietro, e quivi a-
cercando di
tro-
modo che
la
la selva cercata,
il
l'
fu
chiamare;
lei
quale inconta-
e vedendo con
.
Agnolella,
mai
Egli
si
struggeva tutto
la
ad abbracciare
,
ma
.
per vergogna,
,
quale
lasciava
I^a gentil
donna raccoltolo
che intervenuto che contro
avendo da
lui ci
gli era
udito
il
liprese molto di ci
voleva
,
Ma
?
veggendo che
alla
egli era
e che
giovane aggradiva
s'
disse
si
in che
,
m'
affatico io
costor
amano
,
costor
il
conoscono
ciascuno pari-
mente amico
egli piaccia a
che
Dio, poich
uno
dalle forche
ha camdalle
,
pato
l'
amenduni
fie-
re salvatiche
e per facciasi
a loro rivolta
disse:
(1)
"t"
La
letzia della
il
testo
dal '27.
(a)
dosi d'uomci e
Rolli.
NOVELLA
se
in.
5i moglie
pure questo
v'
ii
all'
animo
di volere essere
,
e marito insieme ze
s'
e a mt* (i)
l'ai-cini
:
la jacc
Pietro lietissimo
,
Agiioleiia pi
si
quivi
si
spKsarono
e,
come
in
mon-
tagna
e quivi
primi
.
amore dolcissimamente
donna insieme con
sentirono
narono a
Roma
;
dove
parenti
pace
il
ritorn
con
la
sua Aguoldla
visse.
NOVELLA
IV.
e col padre di
lei rinuine in
buona pace.
comFiloin-
pagne date
strato
alla
sua novella
impose
egli:
il
la "Reina a
quale ridendo
cominci
morso perch
imposi
che a
,
me
piace
a volere al-
esser teuuto di
dover
(') 1* C*o*i'
voi, alV
che (juanlu a
ire: se
52
GIORNATA QUINTA
ri;
dere
e perci
uno amore
non da
altra noia
che di
sospiri e d'
intendo di raccontarvi
Non
sato
,
adunque
valorose
fu
pas-
che in
Romagna
il
un
bene
e costumato,
bona
una
figliuola
nacque
,
d'
donna Giacomina
contrada
,
la
,
crescendo
e
,
al
padre e
alla
madre rimasa
sommamente da
loro era
aspettando
.
essi
di
parentado
molto con
il
quale
do
che
fatto
avrebbon
d'
un
lor
Il
altro
veggendo
la gio-
di laudevoli
lei
maniere e
s'
fieramente
innamo.
il
suo amore
,
teneva occulto
giovane
colpo
lui
di
che
do
taciutosi,
le disse:
(i) Bertitioro,
A
. ,
A'fNOVELLAlV;"
Cfltf'rnn
.
';)
53
facci
io
ti
prego che tu
non mi
Qu(ta
morire
amando La
tu
non
fnc('s.sl
me
risposta
,
moUo
}
u dissele:
sia
per
me
il
non
starh
ti
ma
tr sta
la
trovar
modo
scampo
mia. La giovane
e poici da
;
come
e io
la
tu a
me ti
.
potessi venire
me non so ma se tu sai
,
veder
veder
io
non so alcuna
do-
se gih tu
<!
non dormissi o
potessi venire ia
,
su ve
'1
verone che
se io sapessi
che tu
di notte fossi
senza fallo io
sia
cui la
,
Caterina rispose
io
.
se quivi
s si
ti
il
cuore di
\errh di
,
venire
mi
si
che
.
fatto
mi
dormirvi
Ricciardo disse di
questo detto
una
volta sola
11 d\
carsi
che
la
non
Disse la
madre ; o
figliuola
che caldo fu
egli ? unz
:
non fu
egli
,
caldo veruno,'
madide mia
e forse vi direste
veroj
ma
voi do-
^
na
etlitione del
l5i7
dre;
cos
e in
mio pa-
De^niUti. Tutti
essi,
(rati a
mano
migliori
come
mezzani, dicono
hanno,, a
onde (aoggiuagono) questa lezione come vera e sicura, senta pensarci troppo, stala
54
GIORNATA QUINTA
che
.
donne attempate
,
La donna
disse allora
figliuola
mia
do
a
cosi
il
vero;
,
ma
io
non posso
mia posta
come
con-
vengono pur
sofFerire fatti
come
le stagioni
,
gli
dan-
no
rai
e dormi;
meglio
Ora Dio
il
voglia
disse la Caterina
ma
,
non suole
le notti si
essere usanza
che
andando verso
.
la state
vadan rinfrescando
si
Dunque
?
disse la
don:
na
faccia
Rispose la Caterina
,
quando
mio padre e a
voi piacesse
io farei volenalla
tieri fare
un
letticello in
il
su
'1
suo giardino
1'
e quivi e
mi dormiil
udendo cantar
,
usignuolo
starei
,
avendo
luogo
ca-
pi fresco
molto meglio
.
mera non
tati; io
il
.
fo
La madre
quali cose
come
egli vorr
cosi
faremo
Le
,
dalla
sua donna
un poco
che
(
I
ritroso
disse
) ella al
vuol dormire
mentare
Il
che
la Caterina sap-
(i)
al cui canto..
questo a qual fine ella vuol dormire? non ha buon senso, come che
modi
alAreviall di favellare ha
la
il
Boccaccio ; leggesi
oscuro;
vestiti
pili volentieri
V Ariosto che
il
Tasso; Persio
di Paolo sono sfarzosi, volendo significare che si riDecameron del Boccaccio che si legge pi volentieri V Orlando Jurioso dell'Ariosto che la Gerusalemme liberala del Tasso, che
stampa
il
lo stile di Persio
sfarzosi
.
vestiti
si
sono
tace
can-
NOVFXLA IV.
plondo,
pili
5S
ella
|M-'r
calJo, tn olanncn,
le la s<?gu<*nle notte
non donni
ma
non
Lisci
dormire
la
madre
la
che avendo
Tiizio
,
madre
:
fu la mattina a messer
e
.
gli dissi!
messer
giovane
Ohe vi
fa egli
pcrch
si
dorma?
le sia in
ella
non ha
luogo di
,
cal-
do (i)} e
fnnciiillina
perch egli
,
piacere
?
udir cantar
1'
usignuolo
che una
simigliami
cos<:
a loro
levisi
(a) un
e fallo fa-
e dovendovi la
ciardo
le
e fecegli
un segno posto
che
far si
tra loro
.
per lo qua-
egli intese ci
la
,
dovea
tendo
nsf'io
al letto
serrato
'1
uno
verone,
similmente
sopra
un muro
muro
,
appiccanfati-
dosi a certe
morse
un
altro mtiro
,
con gran
in
pervenne
su
(l)
liilla
ebbe.
Non
lo alriso
do. Quanto
(a)
ricca
maniere
e tutte
M\e
Faccirtlwiii una
sllabe sotto
ilelle
gono cinque
un accento.
Ma
fuggire-
mo:
si ilir
le si /accia tjuivi, le vi
si
sijaeciay o
oou
tale,
che pi
cconcianiente
(J)
proferiKa
din
su quel
muro appiccandosi
66
'I
GIORNATA QUINTA
verone
t
festa
dopo molti
basci
si
cori-
carono insieme
piacer presono
l'
un
dell' altro
.
do cantar
e
il
l'
usignuolo
,
Ed
essendo
diletto
grande
)
,
e gi al giorno vicino (
s
che
essi
non credevano
ancora riscaldati e
si
dal tem-
po
si
dormentarono
avendo
il
la
abbracciato sotto
collo Ricciardo
e colla sinistra
gli
mano
uomini
pi vi vergognate di nominare
mendo, senza
ser Lizio
si
svegliarsi
,
sopravvenne
giorno, e raes-
lev
sopra
'1
verone, chetamente
sciami vedere
come
.
1'
dormire
la
Caterina
quale
e Ric-
ciardo e
lei
andonne
:
alla
camera
della sua
,
donna
,
e chianiolla dicendo
su tosto, dons
na bevati
ha preso
e tienlosi in
?
mano
na
Disse
la
donna
il
come pu
questo essere
Dis-
se messer Lizio: tu
La don-
affrettatasi di vestire
:
Lizio
e giunti
amenduni
altro
e levata la sargia
a certe morse
tT
un
ecc.
In queste paro-
lo
slento e
la
NOVFXLA IV.
)>ol
57
usignuolo
.
mAnifestAinentc vedere
me
la figliuola avesse
preso e tenesse
il
Di che
,
la
donna tenendosi
na
re
l'
voile
ma
mcsser Lizio
le disse:
il
don-
guarda che
tu
mio ama-
non
,
facci
motto
che in
veriti
ha preso
Ricciardo gentile
uomo
e ricco giovane
buon concio ( i)
neU
rac-
me
:
partire
egli
si
sposi
la
si
eh' egli
Di che
la
la
donna
consolata
pioslo
veggeudo
,
fatto
e considerando
erasi
che
figliuola
aveva
avuta
la
buona notte ed
,
signuolo preso
le stettero
il
,
si
tacque.
N
si
che Ricciardo
,
svegli
e
,
veggendo che
e
si
tenue morto
chiam
la
mia
come faremo,
Alle quali
,
che
il
giorno veimto ed
hammi
([ui colto/*
,
e levata la sargia
il
vide
parve
che
gli fosse
Io conosco
come
,
disleale e
malva-
uomo
e {lerci fate di
vi priego io
,
me
ben
se es-
\\)
(a)
li
buon
mrco
due
del 17,
quelU
73
le
58
ser
io
GIORNATA QUINTA
pu
,
vita
merc e che
,
non muoia
A cui
1'
Ricciardo
amore
quale io
ti
portava e la
cosi
,
ma
la
pur poich
,
ed a tanto
fallo
l'
ha trasportato
morte e a
giovanezza
la
,
accioc,
ch tu tolga a
te la
me
vergogna
sposa
la Caterina
acciocch
come
non vogli
cosi fare,
raccomanda
si
Dio
Ca-
anima
tua.
dicevano,
,
la
terina lascia
usignulo, e ricopertasi
il
cominci for-
la
commesso
e la voglia dello
il
emendare
e d' altra la
,
disiderio dello
scampare
e oltre
amore e l'appetito
del possedere
gli
amata
a far ci che a
fattosi
quivi
senza mutarsi
la
Caterina
La qual
n'
cosa fatta
:
riposa,
avete
clic
di levarvi
Partiti costoro
giovani
si
rabbracciarono
insieme
la notte
sei miglia
camminati
altre
levassero ne
cammina
..
NOVELLA IV.
rono
,
59
.
Poi levali
pochi d appresso
come
si
convenia
in
la
giovane
men
lei
a casa
e fe-
e poi con
lungamente
di notte
quanto
gli
piacque
NOVELLA V.
Guidotto da Cremona lascia a Gacomin da Pava una suajanculla, e muorsit In quale Giannol di Sei'erino e Minghino dt. Singole
in
amano
e dassi
'*
Faenza
azzujfansi insient
riconoscesi la
,
la
,
(i) ascollando
tanto riso
che ancora
,
quantun-
que
non perci
,
esse di ridere
potevan tenere
,
Ma
:
pur
poich
,
al-
quanto ebber
tu
riso
la
Reina
disse
sicuramente
se
ieri ci aflliggesti,
(1)
Usignuolo
(liste
Mmpre
il
il
Petr.
i Nou
letQpie usignuolo
si
cdue
Boccaccj, te
si
(Mio Mannelli. Ci
(1) Diliticale. I
Deputati
la
t In
27
h dilettale e
in
altri
dileticate.
Bisogn, dicono
6o
GIORNATA QUINTA
te 'i) si
dee rammaricare.
,
le
impose che
novellasse
lare
irato
.
L quale
Romagna
.
in-
me
alquanto spaziandomi
mio novellare
gi nella citt di
Da Cremona
pre
in fatti d'
,
l'
altro
Giacomin da Pavia
omai attempati e
Guidotto
parente
,
arme
e soldati
Dove venendo
altro
e ninno figliuolo
si
avendo n
amico o
,
di cui pi
fidasse
una sua
egli al
fanciiits d' et
e ci che
mondo
,
ave^,^
ragionatogli
gli lasci
e morissi
Avvenne
in questi
tempi che
in
la
citt di
mala ven,
tura stata
ceduto
il
potervi tornare
per
la
no
che
,
altra
l
volta dimorato
v' era
si
e piacendogli la
,
stanza
torn
e seco ne
la fanciulla lasciatagli
da Guidotto,
.
la
quale egli
men come
che
era
La quale
crescenaltra
,
e cosi
come
era bella
pa ne
non s'avvedesse
fosse gi
dalla
novit
Certo che
nel-
an-
Assicuran
essi
migliori
lesi
(l)
f Pi
, ,
NOVELLA V.
costumata e onesta
.
6s
due giovani
posero gransi
Per
la
,
minciata a vaglieggiare
assai leggiadri e
ma
sopra
tutti
le
co-
minciarono ad avere
vasi
l'
in
un Giannole
.
di Severino e
,
V altro Minghino
1'
di
Mingole
presa
per che,
ciascuno a
,
avere
in casa
una
fante attempata e
un
fante
col quale
gli
par-
lere
fosse
favorevole
.
gran cose
se ci facesse
:
promettendogli
Al quale
te
(rivello disse
vedi
in questo io
,
altro adoperare se
per
ella
ti
ascoltare
Questo
tu poi
.
se
'1
piace
,
io
il ti
prometto
e farollo j
fa'
se tu sai
Gian-
e in questa concor-
rimase
la
Minghino
,
aveva dimesti,
fante
e con
tanto adojK>rato
che
el-
alla
;
fanciul-
e oltre a
(i)
t yoUndoney
la
sUmpa dd 37.
62
questo
gli
GIORNATA QUINTA
aveva promesso di metterlo con
lei
,
come
sera
avvenisse che
fuori di casa
tempo appresso queste parole clie per opera di Crivello Giacomino and con un suo amico a cenare} e
fattolo sentire a
Giannole
lui
che
quando un
be r uscio aperto
questo sappiendo
,
La
niente di
fece sentire a
^
Minghino
che Gia-
comino non
farebbe
la sera
,
vi
cenava
sa dimorasse si
,
che
Venuta
due amanti alcuna cosa 1' un dell' altro ciascun sospettando dell' altro con certi compagni armati a dovere entrare in tenuta (2) and
non sappiendo
,
Minghino
in casa d'
co' suoi a
dovere
il
segno aspettare
si
.
ripose
un suo amico
Gian.
lontano
,
Cri-
s'
inge-
gnavano di mandare
alla fante
ti
:
un
1'
altro via
Crivello diceva
come non
ti
vai tu a dormire
?
oramai
che
vai tu
:
E la fante diceva
t
a lui
ma
che
(i)
Comporre
avvertilo.
mento,
(1)
al
possesso.
Mail.
t Entrare
(2)
lia
perci mollo
gli anliciii
altri.
NOVELLA
aspctli lu ui-ainai
V.
E
.
OBt
V uno non
venuta
}K>tc\a
altro far
mutare di luogo
Ma
nou
esser
io di costei
se ella
ne
star cheta
,
ella potr
il
se-
guo posto mente venuto con due compagni (a) and dentro
1'
and ad aprir
e Giannole presta,
la presotio
per menarla
,
La giovane cominci
similmente
.
la fante
11
e veggcndo la
tratte le
spade fuoj
gtidaruu
lutti
ahi traditori
:
la
questo
g'
incominciarono a
ghino
giovane a Giannole
.
e rimisela in casa
,
di Gia(;oinino
N prima
;
si
parli la mischia
che
,
e tra
,
gli altri
furon presi
Minghino e Giannole
tine
.
e Crivello
e in prigione e
menaessen-
Ma
Giacommo
do tomaio e
cosa
di (][uesto accidente
stato fosse, e
,
molto malinconoso,
esaminando come
la
alquanto
dio pi pace,
doverla
(l)
(a)
A. pui
e*
t Con due
compagni
il
tetto JeJ
i J.
64
lina venuta,
i
GIORNATA QUINTA
parenti dell'
conoscendo
male che
a'pre-
Giacomino quello
pregarono che
alla in-
dasse tanto
quanto
amore
e alla benivolenza la
egli a loro
che
il
pregavano pori
giovani che
a lui pia-
male avevan
ad ogni
ammenda che
il
cesse di prendere.
Giacomino,
buon sentimento
mia
io si vostro
farei
,
rispose
brievemente: signori, se
io sono alla vostra
,
io fossi a casa
(2),
come
,
mi tengo
amico
che
vi
di questo
j
d' altro io
non
se
non quanto
a' vostri
piacesse
e oltre a questo pi
mi debbo
forse
piaoffesti-
ceri piegare^
so
come
,
molti
mano non
tina
,
da
Cremona n da Pavia
io
anzi Faenio
:
come che
ella
n colui da cui
si
l'
ebbi
di cui
fosse figliuola
per che
,
me
fatto
quancostei
me
(1) Il
u imporrete
I valenti
nomini udendo
to la
come qui ed
(2)
"i"
Si ricordi
lettore,
[ler,
quaulunque
egli fosse
dimorato alcun
tempo
Faenza
prima delle
vi si consi-
Sapessimo, imperfello
come
che,
cio
Ma
nou
si
dir
giammai sapessimo
natio e
sapemmo,
amammo
e gli altri.
NOVEIXA
essere di
7C a
V.
65
prega-
Faenza
si
Giacomino
il
rono che
alle
gli piacesse di
mani pervenuta
(piali
gli fosse,
come
sapesse
lei
esser
Faentina. A'
Giacomin
disse:
,
Guidottto da Cre-
mona fu mio compagno e amico e venendo a morte mi disse che quando questa citt da Federigo imperadore fu presa, andataci a ruba ogni cosa, egli entr
co' suoi
compagni
in
una casa
da questa fanciulla
la
in quel
tomo
la
lui sagllente su
lui
chiam pa-
dre
per
qunl cosa a
le
venuta di
compassione,
Fano e quivi morendo con ci che egli avea costei mi lasci imponendomi che quando tempo fosse io
,
la maritassi
dota
fatto di poterla
*
mi
piaccia: fare*
volentieri
me n'
avvenisse
Era quivi
,
un
Guigliel-
sto fatto
e vedendolo
,
gli s'
accost e disse
?
Bernabuccio
:
odi tu
,
ci che
st vi
Giacomin dice
Disse Bernabuccio
si
e te-
mi
trovai gi in
DECAM. T.
,,
6B
GIORNATA QUINTA
,
e fanne cercare
ella
si
elio
.
tu troverai
fermamente
che
tua figliuola
lei
sando Beruabuccio
ricord
margine a guisa
stra
,
d'
orecchia
sini-
stata d'
che
fatta gli
:
avea po-
accostatosi a
Giacomino
il
il
melui
e veder
gli facesse
,
Giacomino
viso
,
men volentieri e lei fece venir dinanzi da La quale come Bernabuccio vide cosi tutto il
vi
,
della
madre
di lei
gli
pur non istando (?) a questo disse a Giacomino che di grazia voleva da lui poterle un poco levare i capelli sopra la sinistra orecchiaj di che
parve vedere ;
ma
accostatosi a lei,
levati colla
man
dritta
la croce vide
lei esser la
sua figliuola
gnere e ad abbracciarla
se
come che
disse
:
ella si contendes-
(3)
e volto a
j
Giacomin
la
fra tei
mio
questa
mia
figliuola
,
dotto rubata
dalla
che mi fu
(i)
Nascenza
per enfiato,
come
si
(2)
Non
fidali di
;
me, o
credilo a
le
me,
ediz. citale nel
e Deput.
nonistando
due
t Si contendesse
vi si
NOVFXLAV.
quel
sto e
(l
67
stCMo arsa
ardcMe
vedendolo
uomo
,
li
abbracciamrnti
gnere
.
con
lui
Uernnbuccio di presente
mand
per
la
madre
li
il
fatto
,
dopo
milk' abbracciamenti
fatta la festa
,
grande
essendo-
ne Giacomino
.
forte contento
men Saputo questo il capitano della citt che loroso uomo era e conoscendo che Giannole
,
va*
cui
preso tenea
figliuolo era di
,
bernabuccio e
fralel car-
nale di costei
lui
commesso da
insieme a
mansuetamente passare
e intromessosi in queste
Giacomino
pace
,
far
e a Minghino
tutti
mo-
giovane
il
cui
nome
.
e con loro
gli altri
no
jH-'r
questa cagione
Minghino appresso
,
mo
con
fece le
lei in
e a casa menatalasi
(i)
97
quc'del
"jj.
68
GIORNATA QUINTA
NOVELLA VL
Gioft' di
/ da
lui
ad un palo :
,
ricono-
da Ruggieri
lei
.
dell'
Oria campa
e divien
marito di
Jl
ciuta
,
Donne
a
pia-
comand
si
la
doverne
,
alcuna dire
to
il
disponesse
,
La qual prestamente
.
leva-
chiaro viso
incominci
Grandissime forze
,
piacevoli
Donne
e a gran
gli
fati-
che
ti
e a strabocchevoli e
,
non
pensati pericoli
aman-
dispongono
come per
e altre volte
comprender
dimostrarlo
Ischia
una
le fu gi tra'l' altre
il
molto,
cui
nome
,
fu Restituta
e figliuola d'
un
gentil
,
uom
dell' isola
nome
la
quale
un giovanetto che
una
isoletta
e nominato Gianni,
.
amava sopra
il
Il
giorno di
,
ma
da
non avendo
trovata barca,
Procida infino ad Ischia notando era andato, per poter se altro non potesse , almeno le mura della
vedere
,
sua casa
E durante
questo
amore
cosi fervente
av-
NOVELLA
vpnno
rlip, ess<ni(lo la
VI.
69
soletta alla
nn
avvenne
In
un luogo
si
scogli riposto
dove
si
per V ombra e
freddissima
ni
,
che
'
erano
,
colti
che ancora
non vedea
e vedendola sola
,
fra s di;
e portarla via
Essi
,
e alla
ella
,
l'
efVetto
,
quantunque
la
presala
vsopra la
barca
,
misero
andar via
in Calavria pervenuti
furono a ragio,
namento
e in breve
ciaschedun
per che
essi
temendo
i
di
,
per
costei guastare
fatti
loro
il
quale
j
dilettava
e a
,
Palermo venula
l'
cosi fecero
,
11
re veggendola bella
ebbe cara
ma
infino a tanto
che pi
forte fos-
comand che
ella fosse
,
messa
il
quale chiamava
.
Cuba,
e cosi fu fatto
Il
romore
della rapi-
ta giovane fu in Ischia
grande
essi
Cagionevole,
di JebolcoinpIeMone, e
Qui
rale
nome
f Qui non verun nome espreaao a cui ti riferisca quetlo prolor\ ma esaeadoTai nominata Itchia , il lettore v' intende ijue^ del-
70
ro
stati colox-o
GIORNATA QUINTA
che rapita
l'
avevano
Ma
,
Gianni
al
non
aspettan-
do
fattane
armare una, su
mont
Scalea in Calavria
,
nella Scalea
fu detto
.
lei essere
da marinari
Palermo
tosto pot si
,
fece portare
e quivi
trovato
che
la
giovane
era stata
,
re
nella
Cuba guardata
,
fu forte turbato
di doverla
speranza perde
non che
mai riavere
,
ma
pur vedere
Ma
mandavenne
vide
e sovente della
Cuba passando,
finestra,
.
gliele
ed
ella
veggendo
Gianni che
pot le parl
che a
,
tenere avesse se
parti
,
pi dappresso
le volesse parlar
si
tutto considerata
la disposi-
ne torn
e aggrappatosi
i
si
sarebbono appiccati
j
picchi
e in quello trovata
una
la delta isola.
ancKe questa
Jel
numero
ma
ne
tra loro.
(2)
II
si
le
quali tros'
va su
i)er lo
rami degli
alLeri.
Vi
si
aggrappa e
attiene
NOVFXLA
n|)[H)^gt
,
VI.
71
1'
sali
La giovane
to
,
p.-iinuiulc
il
por
la
do di
allato
si
coric.
La quale
prigli
ma
la
elio
r
ad altro venissero,
aporse
sommamente del
.
trarla
pregandolo
to questa piacergli
lei si partisse
,
come da
il
in si fatta
la
maniera in online
metvia la
terebbe
che
.
prima
volta
che
'1
vi tornasse
menerebbe
appresso
,
questo
con grandissimo
piacere abbracciatisi
poich
senza accorgersene,
Il
re,
di lei ricordandosi
an-
alquanto con
con Tugne anche
per
lei }
pel
disotto
eh' ei fa
gH etuto
il
nome
di piechio.
Il
Menugo
lingua italiana
ficus,
,\
Ma,
Prender per
ciaolfcte, determinare
72
tainente se
fatto
case entrato
pianamente aprir
la
la
camera
che
dormiva
giovane
in quella con
;
un gran doppiere
il
e sopra
letto
guardando,
mire
Di che
egli di subito si
,
turb fieramente
,
e in
tanta ira
si
mont
clie a
poco
,
che
allato avea
amenduni non
ad un re
vilis-
uom
si
fosse
non che
ritenne,
;
:
si
un
che
ti
par di
seco aveva
disse
in cui io gi la
il
mia
se
il
appresso
domand
giovane conoscesse
che tanto
d' ardire
aveva avuto
che venuto
dispiacere
.
gli
mai veduto
,
Partissi
adunque
i
il
re
comand che
menati
a
due amanti
,
come erano
,
e
,
come
altro
fosser
Palermo
l'
e in su
piazza legati ad
,
un palo
veduti
:
colle reni
uno
all'
volte
acciocch da
,
come avean
lermo
meritato
e cosi detto
se
ne torn in Pa.
nella sua
camera
assai cruccioso
i
Partito
,
il
re,
due amanti
e loro
al-
ma
.
prestamente senza
Il
che veggendo
due
t Uccidesse,
la
NOWXLA
e piansero
to
.
VI.
73
pu
esser manifes-
rammaricaronsi,
il
assai
nati in
Palermo e
legati
'1
fuoco appareo
all'
i
Palermitani e uomi-
donne concorsero
tutti
lei
a vedere
due amanti:
si
gli
,
uo-
mini
a riguardare la giovane
traevano
fatta
e cori
,
come
cos le
ben
lodavano
donne
clic a
guardare
il
somma,
mente commendavano
Ma
gli sventurati
amanti
menduni vergognandosi
e
il
forte,
la
cru-
mentre
cosi infno
fallo
da lor commesso
dell'
di
Ruggier
Oria
uomo
,
allora
ammiraglio del re
per vedergli se
;
and ver,
so
il
e quivi venuto
prima
.
riguard
giovane e
il
commcndoUa
assai di bellezza
appresso venuto
il
po penare
riconobbe
e pi verso lui
fosse
.
fattosi
,
il
doil
mand
mio
,
se
Gianni di Procida
l'
Gianni
,
alzato
:
viso e ricognoscendo
io fui
ammiraglio
rispose
signor
ben
domandate
ma
io
Domaudollo
Mannelli.
allora l'ammira-
(1)
(a)
ppareccata ,
il
tetto
fallo
il
tao epto-
dio
(li
74
ni rispose
glio
:
GIORNATA QUINTA
l'
avesse condotto
.
cui Gian-
amore
ira del re
j
Fecesi
1'
ammiracosa
,
pi la novella distendere
e avendo ogni
udita da lui
come
stata era
:
e partir volendosi
,
il r'-
chiam Gianni
e dissegli
deh
signor
mio
se esser
fa stare
:
'.
pu
io
e tostamente
,
morire
voglio
adunque
di grazia
che
come
la
io sono
mia
vita
amata ed
ella
sia-
me, con
le reni
l'
lei voltato
all'
ed
ella a
,
mo
do
co' visi
uno
il
altro rivolti
,
acciocch moren-
io
vedendo
viso suo
:
volentieri
ti
Io far
che tu
rincrescer.
partitosi
da
lui
comand
che senza
altro
comandamento
che
fatto fosse
,
del re
fare
Al
quale
dire
so
i
quantunque turbato
parer suo
,
non
t'
lasci di
offe-
il
e dissegli
re
di che
hanno
due giovani
li
mandato che
Ruggieri
:
arsi sieno
11
re gliele disse
vSeguit
,
il
fallo
j
commesso da
loro
il
merita bene
ma non
si i
da
te
come
falli
alla misericordia
quali
acciocti
lasci
11
si dicesse
indiscretamente
m&sarey
fa
Lesi egli
un
re
Che
dun-
NOVELLA VI.
agl'impeti dell'ira trasportare.
Il
yS
Gian
giovane figliuolo
di questa isola
La giovane
fa
<>
iigliuola di
Mariu Bol
garo
la
cui potenza
.
non
amor
costretti
dee quel
dovresti onorare
Il
re
il
egli a
ma
di ci
che
avea
g'
i
increbbe
per
fos-
che
due giovani
fu fatto
avendo
la ingiuria fat,
da com|)ensare
a Gianni fe,
giovinetta sposare
fatti
contenti gli
dove con
festa
gran*
({tie il
la
qnale contiene
le
ili
peri} un fpni
signifi-.
ao opposto
vuol dire;
il
ma
uniace
un
avverbio di
ragiona; e con
medesimo intenTata
parla,
|Mrole
ti
viene a dar
ma
in
un motto pi
gentile e
con pi d! rircoapesione,
trasportare intliscretameote
sarebbe afTettaBionc
uMr mandare
.|.m
,,
76
GIORNATA QUINTA
,
dissima ricevuti
vissero insieme
lungamente in piacere e
in gioia poi
NOVELLA VII.
Teodoro innamorato della Violante Jigluola di
I
messere
Amerigo
n
\
J_je Donne
le quali tutte
ad udire se
pare
,
due amanti
,
fossero arsi
si
udendogli scam:
lodando Iddio
,
tutte
l'allegrarono
e la Rei-
na
udita la fine
,
alla
della seguente
la
Bellissime
Donne
al
,
tempo che
il
buon
re Guiglielgentile uo-
mo mo
il
la Cicilia
reggeva
un
quale tra
di figliuoli as-
sai
ben
fornito
di servidori bisogno
,
e venendo
li
quali costeggiando
presi
,
Erminia molti
fanciulli
,
avevan
di
quegli
,
credendogli Turchi
alcun comparessero
per
tra' quali
,
quantunque
il
pastori
n' era
uno
,
aspetto pareva
Il
quale
crescendo,
se
,
come che
pur
nella casa
,
co' figliuoli di
messer Amerigo
,
si
crebbe
cidente
che
all'
ac-
, .
NOVELLA VIL
niera
,
77
che Turchio (y)
i
Aa
messere Amerigo
che
egli
,
iosin:
il
ff
suoi
fatti
il
fece maggiore ()
gli altri figliuoli di
molto
di lui confidandosi
Come
cos
chiamata
,
Violante
la
quale
soprat-
tencndola
padre a maritare
s'
Ma amore
questa fatica le
tolse:
pcr,
eradi
non quanto
sto alcun
s'
vedca j
ma
,
forte
temea non
forse di que-
accorgesse
,
parendogli far
lui
men che
vedeva
,
bene.
avvi-
Di che
de
era
;
,
la
giovane
che volentier
,
s*
contentissima,
si
come
assai,
se
ne mostrava.
in questo
l'
dimorarono
all' altro
di dire
uno
il
alcuna
.
disidcrasse
Ma
mentre che
parimente
fortuna
,
nell*
amorose fiamme
aves-
accesi ardevano
se (juesto voler
la
la
come
se diliberato
che fosse
cacciare
Aveva mes-
(1)
(lincio
Ulon
gli
antichi,
ma
uu
esi'iu[)io
(a)
Maeitro
d casa.
pau., bench
ti
esprcsac
animo
(4)
\ Quantunque
paura e
ti-
more
non
tiubameuto cagionato
dalla
ii7
GIORNATA QUINTA
Amerigo fuor
di
al
ser
Trapani
forse
un miglio un suo
s joca
go,
ci
aiuta
Timore
appren-
qualunque genere
sia,
La pnura
la
desi per le
membra:
timore ha
la
ma che?
il
quando
si
dispongono a ci
1'
immaginano
d'
incorrere, se
uno deU
l'altro; la sciagura
ne impallidiscono
e tremano solo
al
pensarvi
la
Or
questa paura.
Ma
questa paura di
nascere; e
la
un
genere particolare;
riflessione quella
che
la fa
rifles-
Boccaccio
d mollo giu-
^
gue
:
gli assolali
le lin-
due
cosa, sempre
men
cose esistenti
Ma
io
dubito che
il
sotlil
metafisica.
ediaione del Laberinto fatta a Napoli con f~altTe opere nel 1723.
si
Voi. 3. p. 10.
eh* io
legge:
non so pensare qual cosa fosse quella, che si Jorte facesse il mio sonno , eh* egli allora non si rompesse e per questa tema senza
:
mi parve
p.
ec.
ove
si
vede che
la
di sopra.
Nel
ver-
Commento
tema,
172. esponendo un
80 del divino Poeta dice: Quella piet, cio compassione, che tu per
cio per paura, senti, cio estimi ec.
il
fra
Il
un
Sonetto del
Bembo mise
:
/ la
NOVELLA
e
VII.
79
con
altre
femmine
cUe era
nato
il
caldo grande
({itivi
andate
e avendo seco
me-
Pietro, e
dimorando, avvenne,
,
A come
che subita-
turbatinn
deUe
tjuali
il
abbiamo
eua
finrhttn,
ponendo
Tema
i
per timort,
il
Hu
rtilo alla
paura
tre*
more,
come
Nap.
-nelto di
re Eilii.
/ paurosi
spirili^
Rime
pubblicate in Livorno
i8oa.
Son. 90>
Ma
lor.
Opere
un tremar da non $o che paura Nato lo seaeeia ee. Nel FiKilii. Nap. V. a. i44- '"'' <^< paura tremava. Ci hammi
tremoroia invece
oiagliibethi
temorosa
la
il
vero che
il
lesto ottimo,
Ire cxmIc
b l<-f;^ouu temorosa, e
rrlilie i|Ui'sl.i
drpvngono contro
la
mia opinione.
Ma
non
sa-
prima
volta
ne |>alesrmente
difettoso,
Mi
bisognato aggiugnere
ganilie,
Il
un dove
sentimento andasse
la
ili
buone
lesto
Sig.
Colombo appone
quivi
seguente noia:
Nel
Mannelli manca la voce dove, senza la quale {dice il Salviati non vrggiamo come non resti il luogo imperfetto. Nella G. 4. N. 9. il medesimo Sig, Colombo ha giudicato che si dovesse leggere s' ainavaua
in
luogo di
s''
armavano contro
qui
I*
all'
aulorili
dei Testi
pen-
na, e ne ha
tolto la lettera r: io
aggiungo. In questa
stessa
No
tSo. fanno
,
critici
furore
,
mano
sopra la figliuo-
mentre di
ee.
maschio partorito
Non
',
copiatori
un
e andasse
letto
teneva, o teneva^
onde
go questo luogo
(cio
si
quale, mentre
il
lei,
un
figliuul
masibio paitorilo.
modo
tenga
G.
.
5.
(1)
ti
Da
dice
Bocr. chiariscasi
ogiiuuo come
fia
donna e Jcmmina,
8o
mente
il
GIORNATA QUINTA
cielo
si
per
la
il
qual
acciocch
si
mal-
misero in via
Ma
Pietro
e la fanciulla
si-
la
madre
di lei e
altre
,
compagne
assai
forse
so-
spinti
ed essendo gi tanto
,
donna e
agli altri
che appena
si
la
casa d'
un
lavoratore
Pietro e la giovane
non avendo
non
pi presto rifugio, se n' entrarono in una casetta antica e quasi tutta caduta
,
di-
morava
ra
e in quella sotto
v' era
,
rimaso
si
ristrinsono
gli
animi ad aprire
:
gli
amorosi
disii
prima comin,
ci Pietro a dire
io stare
la
dovendo
come
io sto
:
giovane disse
da queste
,
mano
e strignersi
e da
tempo non
che
essi
l'
ulti-
me
dilettazioni d'
amor
et
conosciute
a dover segrcta-
(i)
Trojanus
i
eamdem
suleunt.
M,
ti-
La
suoi effetti
Bidone
d'Enea
forzali dal
paiaisi dentro
la
spelonca. Mart.
NOVELLAVI!.
,
i
cbI)ero ordine
della
lei
t-il-
mente T un
dutu.
th
,
il
tein|)o
viciiiu
malvagio cess
era
.
,
ali' fiitrir
,
che
aspettata la
donna
con
a CHsa
se
ne tornarono
Quivi alcuna
,
ordine e segreto
ritrovarono^ e land
bisogna
i'u
che
la
giovane inall'
gravid (i)
scaro
al
:
il
che molto
ella
all'
uno e
altro di-
per che
multe
arti
n mai
le
pot
so
venir
Per
la
vita di
,
uedosiiuo temendo
se
.
diliberalo di fuggirsi
disse
,
gliele dis,
La quale udendol
fallo
,
se tu
ti
parti
,
io sen%a
alcun
ra'
uwider
:
cui Pietro
tu
,
che mollo
,
r amava
disse
?
come vuoi
donna mia
che
il
io
qui dimori
la
fallo
ma
disse
io mise-
ro sar colui
mio conver:
r portare la pena
il
Al quale la giovane
,
Pietro,
il
mio
{)eccato
,
si
sapr bene
si
ma
.
sii
certo che
tuo
se tu noi dirai
]M)ich tu cosi
non
saprh
mai
mi promelti y
,
io star
ma
,
.wrvarlomi
In
La giovane
'1
veggendo
j)cr
lo crescer che
corpo facea
dere
manifest aJla
.
madre
lei
per
la
La donna
le disse
una gran
villania^ e
.
da
sapere
come andata
fosse la cosa
La
giova-
li)
Ingravidare
UM
il
Bocr. iMoluto
{ter
ingraziarsi ^ e IrioAtiio
Ferondoi
come
nella novella di
(a) (jraviiliinza.
DECAM. T. IIL
82
GIORNATA QUINTA
,
ne
accioccli a Pietro
,
non
compose
in altre
forme
rivolgendo
La donna
gliuola
,
la si credette, e
per celare
la
difetto della
.
fi-
ne mand
,
Quivi
la giola
sopravvenuto
tempo
del partorire
,
gridando
vane
come
le
donne fanno
non avvisandosi
mamai
dre di
lei elle
quivi messer
Amerigo
,
( che quasi
,
avvenne che
tornan-
do
egli
da uccellare
ra dove la figliuola
gridava
,
e
il
domand che
marito
La donna veggendo
lente levatasi
gli
,
sopravvenuto
do-
intervenuto
,
raccont
Ma
egli
,
men
presto a creder
che
la
,
stata
disse ci
non dovere
esser vero
non sapesse
sua
grazia racquistare
se
.
non
sericordia di morire
La donna
ingegn, in quanto
il
marito a quello
.
che
ella
aveva detto
,
ma
,
ci era niente
Egli salito
sopra
il
in furore
mano
lei
la
fi-
mentre (i) di
padre
te-
(i]
In
II
Salvial, che trova scritto cos ne' ttsli migliori, intende che
che tiene
il
lo slesso avviso
cav. Yannetti
si
scritto,
possa interpretare
il
altramente.
Ma
egli
mal
verisimile
osserva anche
ignudo, e
turale
attribuir ci alla
madre,
ancli prima!
A me
sembra pertanto
il
Salyiali
denomina
NOVELLAVI!.
nova
ili
B3
parole
aveva un
f^liuol
masrhio partorito)
si
e disse
so
,
genernsla
La giovane
,
morte
temendo
tra lui e
rotta
la
ci che
il
lei stato
,
il clic
,
udendo
cavaliere
ciderla
si
appena d'ucl'
ritenne;
ma
,
ira gli
ap,
ebbe
rimontato a cavallo
,
Trapani
per lo re
se ne
v' era
,
venne
e ad
,
che
capitano
la
da Pieegli,
tro contatagli
il
subitamente
non guardandosene
,
fc pig]i{ire
.
e messolo al martorio
confess
Ed
e poi appicca-
per
la gola
i
di terra
due amanti e
,
lor figliuolo
messere
Ame-
non
irioo
tello
era
f
l'
ira
uscita )
e quello diede ad
un suo famigliare
:
un
col-
ignudo con
\ iolanle, e
esso, e disse
duo cose
alla
si le
di
1'
te
una
di
,
se
non
ci
ha
la far ardere
,
si
come
ella
,
ha
e fatto questo
piglierai
il
figliuolo
pochi
la
tpada
igniiila in
il
mano
it'siwne
sopra
la
quale, mentre la
madre
di lei
un
,,:
e (|uesta
rsiandio
XWll. Ad
ogni
mudo
io
mio grado,
Salvati,
teaii.
(i)
i
I'
84
gitta a
GIOUNATA QUINTA
il
capo
al
muro,
il
mangiare
a'
cani
Data dal
fiero
padre questa
il
alla figliuola e
nepote
,
il
clie
ben disposto
and
Pietro condennato
come
coloro clic
dove
re d'
tre nobili
uomini
d'
Erminia erano
li
quali dal
Erminia
Homa
si
trattar col
molto
stati
onorati da'no-
uomini
.
di
Trapani
,
e spezialmente da messere
Amerigo
tro
Costoro
,
menavano
vennero ad una
Era
e colle
1'
mani
de' tre
il
quale riguardandolo
uno
uomo antico
gli
nominato Fineo,
chia di vermiglio,
le infissa, a guisa
non
tinta,
mano rose. La
gli
corse
un suo
,
ni passati
Laiazzo
tolto,
avvis
(1)
t Passaggio cliiamavansi
ilal
conquisto di ter
passarne oltremare.
il
Questi molli
di parlar
non
si
pu intendere per
egli Pietro,
vltti delle
ambasciadore, o
NOVKLLA VII.
segno non costui desso fosse
si;
,
85
e peiuoasi
se desso fos-
lui
nome suo
.
e di quel del
Per che
co-
me
gli
fu vicino
,
cliianii
Pietro udendo
subitamente lev
capo . Al quale
fosti
,
Fineo
in errainio
?
parlando disse
il
onde
e cui
figliuolo
Li sergenti clic
del valente
io fui d'
uomo
il
fer'marono
d'
che Pietro
risposi;
Erminia, iigliuolo
neo
qua
.
gente
11
be
lui essere
fgliuolo
per che
lui
sergenti corse
gittatogli
il
menava
Colui
che
gli
che di do.
\erlo rimcnare
venisse
il
comandamento
Aveva
gih Fi-
neo saputa
rire
,
la
moper
si
come
fama
1'
che prestamente
glia n'
co' suoi
compagni e
si gli
colui
come
servo
libero
uomo
;
mo
figliuolo
moglie colei
privata
la t^ual si dice
zione
che saper
dove
ella
il
voglia
non
aver fatto
esser figliuolo
diFinco^
maravigli: e vergognatosi
, ,
86
esser vero
GIORNATA QUINTA
,
confessato quello
il
prestamente
f ritor,
mand (i)
,
Messer Amerigo
,
clie gi credeil
va
te
la figliuola e
fu
pi dolen-
uom
del
mondo di
fosse
:
si
emendare
ma nondimeno mand
,
correndo
Ih
il
dove
la figliuola era
acciocch
si
se fatto
.
non
fosse
facesse
il
che avendole
coltello e
'1
perch
non eleggeva
l'
uno
Ma
:
udito
,
il
comandamento
se
a lui
ne ritorn
e gli disse
come
,
stava
opera
l
di che
andatosene
dove Fineo
,
quasi piagnendo
si
dono
affermando s
,
dove Teodoro
la
sua figliuola
.
esser
Fineo
e rispose: io inten-
do che mio
prenda ^ e^ do-
vada innanzi
la
sentenzia letta di
concordia
della
l
,
morte
padre ritrovato
il
do-
mandarono intorno
doro udendo che
la
Teo,
Violante
dove
egli volesse
,
sua
moglie sarebbe
(i)
"i"
la
NOVELLA
gli
VII.
e disse die qnesCo
87
gli
dove
cesse
Mandossi adumjuc
:
alla
suo volere
la
femmina
la
un poco
si
ral-
e rispose che
,
se ella
guisse
ninna cosa pi
lieta le
d' essere
moglie di Teodoro j
il
ma
. ,
tuttavia farebbe
CiOsl
quello che
padre
le
comandasse
la
adunque
in
concordia
fatta
sposare
giovane
festa si fece
i
grangio-
dissima con
sommo
,
piacere di
tutti
cittadini.
il
La
vane conforiandwi
figliuolo
,
e facccndo nudrire
suo piccol
ritorn pi bella
Roma
,
s'
aspett ) venuta
quella reveren-
Ed
egli forte
contento di
si
bella nuora
con grandissima
fare le
lornozze,in luogo
.
di (tgliuola la ricevette e
il
E dopo alquanti di
suo figliuo,
seco
ne men
a Laiazzo
,
due amanti
(1) Cite
(I
quanto
dur, dimorarono.
padre. Vi
si tolliateulc
conveniva.
88
GIORNATA QUINTA
NOVELLA Vili.
Nastagio degli Onesti amando una de' Traversari
spende
le sue ricchezze
ad un
la e divorarla
suoi e quella
nare
la
,
da due cani Invita i parenti donna amata da lui ad un desiqual vede questa medesima giovane
e
sbranare
c
mento
ne
,
lome
la
Lauretta
si
della
come
in noi la piet
commendata
cos ancora
il
clie
vi
mi
men
di corapassion
piena
clie dilettevole
In Ravenna antichissima
gi assai nobili e gentili
(i)
+ Cos
oUimo
in
fumi, in cui
leggesi
senso
dell' altra
dal
Dio-
1687
si
legge in
noi.
Le
impressioni del
ma
v'
semplicemente cos
in voi,
tuttava
come
,
in noi
la pie-
t fcc. qui
{2)
sia espresso
s'
intende.
Dia,
NOVELLA Vra.
cliiamnto Nastagio degli Onesti
,
89
la
per
dre di
lui e d'
.
un suo
,
zio
cliivsiino
Il ({iinlc
si
,
come
s'
innamor
,
una Ggliuola di
che
esso
non era
sue ope-
re di doverla trarre ad
amar
lui
le quali
quantun-
que grandissime
non
sola-
mente non
aero
,
gli
giovavano
mostrava la
giovinetta
amata
per
la
sua nobillh
che
egli
n cosa che
gli
piacesse le piaceva
La qual cosa
lore pi volte,
derio d'
dopo essersi doluto (2), gli venne in desiuccidersi Poi pur tenendosene, molte volte si
.
o, se
in-
d' averla in
odio
Ma
vano
tal
proponimento prendeva
perciocch pareva
il
giovane
amici e parenti
che
egli so e
'1
suo avere
(i) (aj
Senta
i Questa
dopo
te^juila
allri
dall' infinito
del verbo
merita
rs(*m|<i di
buon lulore
se ne troil
Ma
.
io lio i{ualrhe
Boc-
buoni
lesti
d'
accordo in questo
luogo
La stampa
del
XXVII
i
do questa lesione
in forsa di
qucll'
nome, comi-
e quindi
pu
kpo.
g
parimente
volte
il
GIORNATA QUINTA
fosse
la
si
qual cosa pi
dovesse di Ra-
po andare a dimorare; perciocch cos faccendo scemerebbe l' ainore e le spese. Di questo consiglio pii volte beffe fece
licitato
,
Nastagio j
ma
pure
non potendo
tanto dir di
no
disse di farlo
,
fatto fare
un grande apparecchiamento
montato
,
come
se in
andar volesse
ci
a cavallo e
accompagnato
di
Ravenna
usci
e andossene
ad
n luogo
fuor di Ravenna
j
che
si
chia-
ma
che
star
Chiassi
,
e quivi
fatti
disse a coloro
che accompagnato
aveano che
si
volea (i)
e che essi a
Ravenna
se
ne tornasso-
no
Attendatosi
fa-
cesse
or questi e or quegli
,
altri
.
invitando a cena e a
desinare
come
all'
usato
s'
era
do quasi
entrata di
maggio
essendo
un
bellissimo
tempo, ed
(i)
f,
"t
falli
1'
che, disse
che accompagnalo
vo-
quivi in nessun
(/uiVt
appartenesse
u\
diglioni e trabacche, mostrarono che quel verho star ne poteva far sen-
za, spiegando che Nastagio volea restarsi libero e quieto [c^ anche in questo senso
pigliasi
11
verho stare)
se
-,6
1'
aveano ac-
compagnato a Ravenna
samenle osserv che
rentesi; e che
l'
ne tornassero.
Ma
il
le
picca ad esse,
ma
NOVELLA Vm.
na
,
$f
il
coinandnto a tutta
,
la
la-
sciassero
per
pi poter? pensare a
suo piacere
piede
innanzi
pij^
che
miglio per
pignela entralo
non ricordandosi
gli
di
mangiare
y\n
n>
subitamente
parve udire
donna
per che
rotto
il
alz
il
fosso
veggendosi
e oltre a ci
davanti guardandosi
vi-
de venire per
pnini
,
ini
correndo verso
luogo dove
egli era,
una bel-
c e
lo
due grandissimi
giugnevano
fieri
,
mastini
li
quali
la
mordevano
siere
e dietro a
lei
mano
lei di
gli
mise nell'animo, e
mamente
morte
(t)
donna
dalla
s fatta
angoscia e
,
se el potesse
Ma
senza
arme
trovandosi
r-
passo f
Piede innanii pie, cio, come pi Tolgarmente diciinio, passo un passo dopo r altro; che <{uuluii(|uc cosi quei che corrotulli
dimeno
mi o
fretta
ti
Tanno molto
come
gl'infer-
L ove
(a)
Pigneta, pineta.
9^
GIORNATA QUINTA
,
ne e cominci a
liere.
farsi
incontro
a'
Ma
il
cavalier,
,
grid di lon-
tano
e a
tato
Nastagio
non
impacciare
me
.
femmina ha meri-
dicendo
cani
,
ne' fianchi
la
fermarono
il
io
non
ti
so chi tu
ti
se',
che
me
cos cognoscl
',
ma
tanto
un
cavaliere armalo
,
messi
femmina ignuda e averle i cani come se ella fosse una fiera salvatica:
.
io
Il
cavaliere
terra
,
allora disse
Nastagio
io fui d'
una medesima
teco
ed
eri
il
quale fui chiamato messer Guido degli Anastagi troppo pi innamorato di costei
quella de' Traversari
:
,
era
se'di
and
co,
cisi
il
,
si
la
mia sciagura
che
io
un
con questo
stoc-
quale tu
mi
vedi in
mano, cotne
disperato m'uc.
e sono alle
pene
eternali
,
dannato
stette
poi
guari
lieta
tempo che
oltre
costei
,
la
,
misura
mor
non
pentendosene
peccato
alle
,
ma
similmente fu ed dannata
.
ella di,
scese
cos
ne fu e a
lei
e a
me per
pena dato
a lei
(i)
t Se
fosse vero
che
il
ninferno in vece da inferno per ischerzo, non avrebbe ado|)ei ala qui questa
ili
Bccoiue
'
NOVELLA Vm. ^
gS
e (|unnlc volto
io la
giungo
,
me
uccido
e aprola perischie-
na
nel qual
mai n amor
me
po
,
come
che
sta
poi grande
spar.io
ella
,
come
se
la giustizia
e la potenzia
,
iV Iddio vuole
come
morta non
fosse stata
i
risup*
cani e io
a seguitarla
gli airi di
ma
glun-
me
pens o oper
,
nimico
come
tu vedi
me
la
me
crudele
man-
dare ad esecuzione
li
Nastagio
udendo queste
tirandosi addie-
cominci pauIl
il
cavaliere.
qua-
iuito
il
suo ragionare
a guisa d'
un cane rabbio-
so collo stocco in
mano
sua
foi'za
diede
.
per mezzo
qual colpo
il
parte
,
II
come
,
cos cadil
de boccouc
cava^^
94
liere,
GIORNATA QUINTA
messo mano ad un
,
nelle reni
e fuori trattone
cuore e ogni
,
altra cosa
dattorno, a'
due mastini
il
il
gitt
.
li
quali affamatissimi
incontanente
mangiarono
stette
guari che
la
giovane
quasi ninna di queste cose stata fosse , subitalev in pie e cominci a fuggire verso
lei
,
mente
re
,
si
il
:
nxae
il
cani appresso di
sempre lacerandola
il
suo stocco
dileguaro-
cominci a seguitare
,
e in picciola ora
gli
si
no in maniera
Il
pot vedex'e.
stette
gran pezza
gli
tra pietoso e
venne nella
valere, poiil
Per che
segnato
luogo
gli
quando
,
par-
ve
e amici
disse loro:
m'
avete lungo
io d'
amare
fine al
mio
reggere
perch'
il
{ilice
Salviati
.
ha ciguaiJo
que'
testi
Un
li
lezione fu
la
lui rigettata,
egli
copista, a cui
espil-
me
della parola
giovane
la
quale pi vicina
Io non sono
di
queassai
sto avviso.
certamente locuzione
improprio. Difficilmente
strana forma di favellare;
mi persuader che
o per un a
8i sia
il
si
uu
pi avanti. Anche
narrando
il
cavaliere a Nastagio
il
gastigo
le
apriva
il
ma
cbe apriva
, ,
NOVELLA
m'
ne voi facciate
i
Vin.
95
la
mo-
donae
lor parenti
e altre
chi vi piaccrh
(}ui
sicno a desinare
,
meco
Quello
.
per che
io
questo voglia
voi
il
vedrete allora
co
dover fare j e a
invitaro-
Ravenna
no
li
tornati
cosa
fosse
potervi
menare
pur v'and con l'altre insieme. Nastagio fece magnifica mente apprestare da mangiare , e fece le tavole
mettere sotto
to
gli
i
dove
veda-*
fatti
mettere
uomini e
le
doinie a tavola
to la giovane
to al
amala da
lui fu posta a
il
fatto intervenire
il
Essendo
di-
adunque
ultima vivanda, e
romore
mandando che
vatisi
ci fosse
le-
re
videro
dolente giovane e
'I
n
ro-
Il
more
ti
,
per aiutare
giovane
si
fecero innanzi
INIa
il
come
non solamente
gli
ma
tut-
gli
faccendo
v'
quante donne
e che
si
ri<>
cordavano e
dell'
amore e
della
morte
di lui ) tutte
1)6
GIORNATA QUINTA
miseramente piagnevano come
.
cos
se a s
medesime
mi-
La qual
mine
fornita
cavaliere,
se costoro,
gionamenti
ro
,
ma
pi di spavento ebbe,
la quale
ogni cosa distintamente veduta avea e udita, e conosciuto che a s, pi che ad altra persona che vi fosse, queste cose
crudelt
le
sempre da
per che gi
e avere
i
masti-
cque
che
acciocch questo a
si
non avvenisse,
pri-
ma tempo non
re tramutato
a Nastagio
,
vide (2) (
,
il
che
ella
avendo
1'
odio in amo-
una sua
,
fida
cameriera segretamente
lei
il
mand
la
quale da parte di
lei
,
preg
che
gli
perciocch' ella
gli
era a gralei
do molto;
voleva
glie. lei
il
ma
che
dove
le piacesse
con onor di
monon
,
La giovane
gli
la
fosse
gli
piacea
,
Per che
es-
messagglera
al
padre e alla
Di che
Toccare
essi
la
domenica
della lin-
(1)
gua nostra
(2)
si
ebbe
comodo.
NOVFJXA
lei
Vili.
le
97
sue nozze
,
con
pi tcmpj iictanimtc
vi.sse.
bene,
le
che sempre
uomini fu>
piaceri degli
state
non erano
IX.
e non amato} e
NOVELLA
Federigo degli Alberighi
ama
^n cortesia spendendo si consuma, e rinuwgii un sol falcone , il quale , non avendo altro , d a
mangiare alla sua donna venutagli a casa : la qual ci supplendo, mutata d' animo, il prende
per marito e fallo ricco
XLra
Beina
,
glh di parlare
ristata
Filomena
quando
la
A me ornai appartiene di
,
io
carissime
Donne
il
alla
procedente
vaghezza possa
ma
si
medesime, dove
deixloni (a)
,
conviene
na guida trice^
8*
ma, come
avviene
smoderatamente
(i) TTerli !
rado
Itoteli Miilta
(a)
donare guiderdoni.
37.
(5)
f Lasciarne,
lesto Jcl
OKCAM. T. Ui.
9B
meaichi
GIORNATA QUINTA
,
citt
e forse ancora
uomo
stri,
bilt di
sangue
con
ragiona-
che
altro
uom
Era usato
di dire tra
l'
altre
,
chiamato Fe-
me
di
Toscana
Il
quale
si
come
il
pi de'
gentili
uomi-
monna Gioe
vanna
s'
innamor
acciocch egli
1'
amor
,
va
armeggiava
suo senza
Ma
.
ella
n di
colui
curava che
le
faceva
Spendendo adunque
,
come
di leggiere avviene
mancarono, ed
che
un suo poderetto
(i)
delle rendi-
al)ila-
re in Firenze verso
(2)
gli
looo.
(|uegli
cavalleria,
la
qual conse-
guita
uou
si
chiamava pi donzello
il
(3) i"
donava
stampa
del
27.
, .
NOVELLA IX.
te del
99
,
qunle
strettissioiainiMite vlvea
e oltre a (juesto
.
un suo falcone de' migliori del mondo (i) Per che amando pii\ che mai u parendogli pi potere esser
cittadino
come
,
disiderava
se n'
a Ciampi
.
l
,
dove
il
suo
poderetto era
and
a stare
Quivi
quando p
zientemente
la
Ora avvenne
un di che essendo cosi Federigo divenuto all' estre mo, che il marito di monna Giovanna inferm, e veggendosi alla morte venire, fece
testa mento
,
ed essendo
fgliuo*
un suo
e appresso questo
,
avendo molto
che
il
lei
se avvenisse
,
fi-
suo erede
sosti-
monna Gio,
vanna
state
come usanza
delle nostre
se n'
donne
l'
anno di
Federis'
andava in contado
inco-
minci
a dilet-
gli
ma
pure non
s'
attenta-
va di domandarlo ro
.
avvenne che
il
garzoncello
,
inferm
di
che
la
colei
(i)
L' ldroTindi nella iut Omithologia pRrlando dei falconi dice ac-
cum
oble-
evectum
est, ut
magnates hoc
.
sibi
sui'
Il
tuer V fiuegna
ed antica cavalleria
Mttt.
,,
100
GIORNATA QUINTA
,
e lui
amava quanto pi
,
si
poteva
di standogli dintorno
il
non
ristava di confortar-
lo
e spesse volte
domandava
,
se
pregandolo
che
per certo
se possibile fosse
.
ad avere
procaccerebbe
come
1'
avesse
,
Il
giovane
proferte
disse:
madre mia,
,
che
io
abbia
il
falcone di Federigo
io
mi credo prestamente
,
gueri-
alquanto sopra s
la
mai da
ella
una
;
diceva
questo falcone
re che
che
,
il
miglio-
mai
volasse
e oltre a ci
s
do
E come
,
sar io
sconoscente
uomo
questo
al
gli
,
io
im,
pacciata
'1
come che
,
se
ri-
domandasse
non
spondeva
la vinse
1'
al figliuolo,
ma
si
stava.
,
Ultimamente tanto
ella seco
amor
,
del figliuolo
che
dispose
,
per contentarlo
mandare
ma
d'
che che (3) esser ne dovesse di non andare ella medesima per esso e di
mio, confortati
la
pensa
cosa,
che
io
ti
prometto che
,
prima
si il ti
io
reche-
di
(1)
guardatura, occhiata.
Che che
ed avvenissene pur
Bocc, ed
modo
tutto latino.
NOVELLA
luigliorainento]. I^n duiiiia
uii'nltra
IX.
>
101
donna
in
compagnia, per
modo
di diporto se
n'and
[uale udt^udo
che mon-
na Giovanna
forte
,
il
domandava alla
corse
.
porta, maravigliandosi
lieto
\i
La quale vcdcndol
venire
,
con
una donnesca
ne
aven-
disse: be-
Federigo
,
e seguit hai
li
do' danni
li
(piali tu
r;ik
me amando,
mi pi che
coude
,
stato
non
.':irebLe
bisogno
il
ristoro
clic io
comjMgna
.
Alla
madonna
valsi
v'
niun
ma tanto
se io
1'
per lo vo-
ho avvenne
m' troppo
da
fosse dato
,
E per
pili cara
spendere
come
vergo-
che a povero
cosi detto
,
e di quel-
suo giardino
la
madonna,
poich
altri
da a
con
tutto
che
la
sua
veduto
(i)
quanto bisogno
gli
facea
che
egli avesse
102
GIORNATA QUINTA
.
Ma
questa mat-
donna
egli gi infiniti
uomini
onorati avea
so
,
il
ravvedere
e oltre
modo
angoscio-
come uo,
mo
e
il
che fuor di
s fosse
or qua e or l trascorrendo
,
essendo
l'
ora tarda
gentil
donna
non volendo
non che
,
altrui
ma
il il
gli
il
presolo
per
senza pi pensare
il
collo
ad una sua
fanticella
prestamen-
te pelate e
stir
diligentemente
,
bianchissime
con
e
il
desinare
che per
.
lui far
la
potea
disse essere
appaleva-
recchiato
tasi
Laonde
donna
colla sua
compagna
si
manfede
levate
giassero
che con
somma
.
le serviva
mangiarono
il
buon
falcone
da tavola
lui
dimorato
parendo
,
alla
donna tempo
di dire quel-
lo per
cosi
(i)
Servire usa
la
Qui
si
sia
quarto, o che
s'
intenda le cio a
lei,
intenden-
do
la
padrona sola
loro,
a quelle non
mai chi
sa
la
lingua,
ma
loro o
a a loro
sempre.
, , .
NOVELLA
IX.
io3
quale
,
mia onest
la
per avventura tu
lini
,
io
non
ti
debbi mara>igliare
mia presunzione
per
ma
se figliuoli avessi
o
ta
avessi avuti
li
forza sia
ser certa
amor che lor si porta mi parrebbe eche in parte m* avresti per iscusata Ma col'
.
me
io
che
n'
r le leggi
comuni
dell' altre
,
madri fuggire
le
cui
forze seguir
convenendomi
mi conviene
oltre al pia-
un dono
il
quale io so che
ro
nluno
la tua
ha
strema fortuna
il
e questo
dono
il
falcon tuo
,
del quale
io
fanciul
mo
io
forte invaghito
che
se
non
gliele
porto
per
la qiiale io
il
perda
perci io
,
priego
noa
al
,
quale tu di niente
la
tenuto
ma
per
la
tua nobilt
quale in usar
,
cortesia
s'
che
ti
acciocch io
averloti
la
sempre obbligato
,
donna addomandava
,
potea
perciocch mangiare
lei
avea dato
cominci in presenzia di
a fia-
li)
Debbia^
iM
io4
giiere
,
GIORNATA QUINTA
anzi che alcuna parola risponder potesse
.
11
qiial pianto la
di
dover da s dipartire
buon
da altro
ma
pur
sostenutasi, aspett
dopo
il
rigo
il
poscia che a
,
Dio
piacque che
cose m.'
lei
mio amore
in assai
ho reputata
doluto,
ma
tutte
ella
mi
presente; di che io
,
mai
pace con
alla
lei
mia povera
,
dove
mentre che
picciol
ricca fu
vogliate,
e da
me un
don
ed
ella
abbia
si fatto
che
io
donar noi
vi pos-
sa
non possa
vi dir brieve-
mente .Come
merc meco
avendo riguardo
,
mia
ri-
generalmente per
l'
altre persone
della
il
reputai
e questa
,
mattina arrostito
il
ma
vedendo
s
disideravate
,
m'
gran
(1)
A rispetto di
J^olevate.
la
lingua scambie-
volmente.
(2) (3)
di [)iaUo di
legnosa cui
la
co
al di
le
io5
i
penne e
piedi
.r
'1
becco
La qunl
biasim
ucciso
udendo
r.d
prima
il
una femmina
un
falcone
animo
tiof
medesimo () commend.
il
falcone
liitta
.
malinconosa
si
diparti
e tomossi al
il
fi-
gliuolo
Il
,
([uale
falcone aver
il
,
non polca
egli
o per
che pure a ci
do-
non
che
pass
La
(junie,
e ancora giovane
rimaritarsi
.
pi volte fu da'
,
La quale
come che
pur veggendosi
Fea-
uu
disse a'
(i)
(i)
Riluttare \
il
trtto
^ Seco medesima,
Entrata in Jone,
|)er
edisioni del
37
e del yS.
(3)
molto vagamenle
dice.
Injorsare
da ci
mettere in forte us
fallo.
t La slampa
malinconosa
del
37 ha: della
tallite
tutta
PirTO
forte a qualche
Tea,
donna poco
del tuo;
come
miniitumeole
imagiuasione del
meno
di
supponri.
, ,
o6
:
GIORNATA QUINTA
io volentieri
,
telll
quando
,
vi piacesse
mi
starei (i)}
y
ma
se a voi
pur piace
che
io marito
prenda
,
per
certo io
altro
se io
i
non
ho Federigo
tu di
Alla quale
fratelli
faccendosi beffe di
?
dissero: sciocca,
,
che ci che
come vuoi
come
tu lui
do
A' quali
bene che
cosi
voi dite
ma
io voglio avanti
uomo che
uomo
(2). Li fratelli
come
ella volle
.
lei
con tutte
fatta
le
ze
gli
donarono
11
quale cosi
,
donna
e cui egli
e oltre a
termin
gli
anni suoi
(1)
Mi
starei
come sono,
ma qua-
da Plutarco
dimandava, voler
i
uomo che
avesse
denari senza V
uomo
Mart.
Massaio, economo.
107
NOVELLA X.
Pietro d Vinciolo
va a cenare
:
altrove : la
donna
:
toma
Pietro
ella
nasconde sotto una cesta da polli t Pietro di' ce essere stato trovato in casa d' Ercolano, con
cui cenava
un giovane messovi dalla moglie : donna biasima la moglie d* Ercolano: uno asino per isciagura pon piede in su le dita di
,
la
egli grida
Pietro
glie
Reina era
al
essendo lodato da
tutti
,
quando Dioneo, che mai comandamento non aspettava incominci Io non so s' io mi dica che sia accidcntal vizio e per malvagit
guiderdonato Federigo
,
.
se
pure nel,
natura peccato
il
E perciocch la
fati-
ca
la
,
quale altra volta ho impresa e ora son per pia niuno altro fine riguarda se
,
gliare
non a dovervi
,
torre malinconia
quaninna-
tunque
la
morate Giovani,
meno che
,
onesta, peroc-
nodo
latino.
(a)
Appari engODO.
o8
GIORNATA QUINTA
pu porgere ve
,
elle diletto
la
pur
dir; e voi
ascol-
quando
co,
mano,
il
clie farete
lasciando
il
cattivo
uomo con
,
la
mala ventura
stare
con
la sua disonesta
altrui
dove bisogna
,
Fu
lo
,
in Perugia
un
,
ricco
forse
nomo chiamato
pi per ingannare
il
quale
diminuire la
,
Perugini
clie
moglie
e fu
.
nonrcrme
la
al.
modo
Che
la
moglie
,
pressa
la
,
dove
ella
lei
s'
av-
altro
che a
l'animo
Il
che
ella in processo di
,
tempo coforte a
noscendo
e sentendosi
gagliarda e pcclerosa
prima
se
ne cominci
turbare
alcuna volta
e quasi continuo
,
mala
vita
Poi veg,
suo consumamento
pi. tosto
che
ammendamento
sere
,
me,
asciutto (2)
(1)
"t
e io
m' ingegner
il
di portare altrui in
gli
si
Quando
I'
addiellivo precede
</j
suo suslanlivo
f)re|ioiie
per
un
una
La
edia. del
XXVII
;
LXXVllllian-
no disconce.
(2)
Andare
in toccali per
V asciutto
NOVELLA
nave per
digll
X.
109
egli era
lo piovoso (i). lo
il
uo-
mo
no
uomiui;
e, so io
non
avessi credu-
uomo
che
io
ooa
lo avrei
,
mai preso
Egli
c\w
sajK'va
io era
le
moglie mi prendeva, se
gli
si
erano
Questo non
voluto essere al
mondo
come
io
mi
sarci fatta
monaca
e volendoci essere,
io
:
vecchia, ravvedendomi
la
indamo mi dorr
,
avere
min
giovine/.za perduta
alla
m'
egli assai
dilettare di quello
egli si diletta
il
qual
diletto ila a
lui
.
me
laudevole
dove biasimevole
,
forte a
dove
egli olfende le
leggi e la natura
Avendo adunque
,
la
buona doima
,
si
dimestic con
una vecchia
beccare
alle serpi
la
mano andava ad
(1) Portare in
rio
ilfl
ogni perdonaoza, n
mai
d' altro
che
nave per
li
conlr*
[ireccilenle.
(a)
f Questo che
Quello hanno
l>eii
posto
]>er <li
Ne
rei, e cli
considera
,
co
lia
Ja
ilice,
die non
li
quello di che
e ci intende
il
marito
dite.
dilettava
ma
di
(4)
Cio di che
egli si diietta.
1 1
GIORNATA QUINTA
vita de' santi
,
deUa
san Francesco
ta
:
quando tempo
.
parve
V aperse
la
sua inten:
zion compiutamente
la
figliuo-
mia
sallo Iddio
;
che sa
che tu molto
ben
si '1
farai
dere
a chi conoscimento ha
che
tempo perduto.
al focolare?
non da guardare
il
la ce-
nere intorno
Se ninna
sa
o ne pu rendej
re testimonianza, io sono
una
di quelle
che
ora che
il
sciai
bench io noi
tu credessi che io
una milensa(i)), io pur non feci ci che io avrei potuto fare: di che quand' io mi ricordo veggendomi fatta come tu mi vedi che non troverrel c'xi mi desse fuoco a cencio (2) Dio il
fossi stata
, ,
sa
essi
la
maggior parte sono da molto pi vecchi che giovani : ma le femmine a ninna altra cosa che a far
,
questo
te care
e figliuoli ci nascono
se tu
non
te
ne avvedessi ad altro
,
si te
ne
parecchiate a ci
(i)
(2)
Milensa,
Scipione
Ammirato
va a prender
NOVELLA X.
oltre a questo
ni, dove molti
re: e
Ili
una femmina stancherebbe molli uomiuomini non possono una femmina stanca-
rimproverare
tanto,
quanto
egli se
ne
toglie, e
si
femmi-
|>oquando rhanno,che
vedere
,
agli
quando
e'
invecchiamo n marito n
ci
e peggio
:
e digli
cono
alle giovani
;
buoni bocconi e
assai
alle
vecchie
stranguglioni
ancora dicono
,
acciocch io non
tenga pi in parole
ti
dico
infino
scoprire
animo tuo
che pi
si
utile
ti
,
fosse
di
me
forbito
,
al
quale io non
,
si
duro o zotico
a ci
ti
che
io
.
che
,
io
vorr
piace
,
me ma una
:
cosa
ti
ricordo
figliuo-
la
mia
che
Io
ti
j
sia
raccomandata
perciocch ioson
sii
povera persona
partlclpe di tulle le
mie perdonanze e
di quanti pa-
lume
e canla
dele
a'
morti tuoi
adunque
,
che
se
veduto
le venisse
un
giovinetto
,
il
quale
per quella
i
segni
che
1 1
GIORNAT i QUINTA
un pezzo
,
datale
di carne salata
la
,
La
vecchia
,
le
,
mise colui
ivi a
l'
aveva
in
camera
alla
poco tempo un
secondo che
la
giovane
non ne
do una
co
,
il
quale aveva
nome Ercolano
giovane impo-
se alla vecchia
lei
un garzone
:
pi piacevoli di Perugia
Ed
essendosi la
,
donna
ed ecco Pietro
.
chiam
sto
all'
uscio
,
che aperto
gli fosse
:
La donna que,
sentendo
si
,
tenne morta
il
ma
,
pur volendo
se
potuto avesse
celare
giovane
gimento di mandarlo o di
parte
,
farlo
sotto
,
una
cesta
da polli
che
il
fece ricoverare
e gittovvi suso
il
un pannac:
elo d'
un saccone che
,
fatto aveva
d votare
e que-
sto fatto
al
marito
tosto
1'
Al qua-
molto
avete voi
1'
non
abbiam
noi assaggiata
come
:
jdii'ohi.
Ercolano e
la
moglie ed
(2) noisentim-
(i)
Tnitlo per
fiata, volta.
Non
V occasione)
ecco noi sentimmo
dal nostro' autore
f Tra
.
vari usi
tli
ec.
In
que-^
medesimo
la
vedremo usala
anche a'irove.
NOVELLA
mo
presso di noi stnmulire
,
X.
$iB
quegli che tar-
volta n la wtrondu
curammo
ma
tutti ci
fece maravigliala
re:
moj^He era
ali*
ci
avea
fatti
:
stare
quasi con
fiuria disse
questo
da tavola
,
un chiuso
di tavole
alcima cosa
coloro che
come
il
tutto di
le lor
case acconciano
parendogli che
,
di quindi venisse
aj)ersc
uno
su-
usciuolo
il
come
aperto
V ebbe,
mondo, bench
1'
avea perdio
fummo ricevessero,
.
E
il
fummo
guardan-
do dentro vide
starnutiva
,
E
il'
come che
n
altro
gli avea gi
il
solfo
si
petto serrato
TtgghiuvM:
Jote
ai
(li
RI.
ili
tefghiii,
tuo
di
rame piano e
stigliato
tli
tlt-ntro,
{j)
cuoconc
Sparlo e sparso,
* spartf usa
la
DECAM. T. in.
GIORNATA QUINTA
,
do ce ne venimmo
za esserci aperto
,
fummo ma non
non
'1
che mi piaccia
se io
le
ne pago
Il
che
la
donna
,
udendo
vedendo che
sen-
fugg (i)
n so
moghe
che
si
fuggia
tiva
ma
non poteva
vea.
mo-
uno
de' piedi
ma
,
io
levatomi
non
lo
lasciai
uccidere
fargli
alcun
male
fui
,
cagione
il
li
quali
preso
gi
il
portarono non so
,
dove : per
cena turbata
io
non
co-
solamente non la ho
assaggiata
se,
,
ttangugiata, anzi
.
non
1'
ho pure
come
io dissi egli
Udendo
la
donna queste
conobbe che
erano
come
ella fosse,
quantunque
,
talvolta sciagura
ne cogliesse
ad alcuna
d'
fallo altrui le
a'
cominci a dire
donna che
na
,
costei
dee essere
si spiritai
(2)
mi
pareva
e peggio (3)
che
(i) {
Levatasi da tavola
si foggi,
il
E peggio
usa
d'i
dire
il
tamente in vece di
pel il
pe^iq
, .
NOVFXLAX.
cliia, x
Il 5
giovani : che malaella
Al-
allo
delta sin
tres
,
mondo veimc } ed
che viver
lascia
,
perlidissima e rea
femmina
che
ella
dee essere
tutte le
donne di questa
la
al
quale
gittata via la
1'
sua
onesti e la fede
promessa
,
uo marito e
onor
di questo
mondo
lui
,
che
cos fatto
la
uomo
e cosi
,
onorevole cittadino
trattava (x)
per un altro
uomo non
vergognata di vituperare
lui
.
Se Dio mi
salvi
di
femmine non
si
die
si
vorrebbero occidcre j
vorrebbon vive
.
vi-
amante ricordandosi
tro che
(iS)
il
andasse al letto
Pietro
dormire
fosse
.
domandava pur
se
vi
A
!
cui la
donna rispondeva
da cena
,
ci
ha j
quando tu non
Deh ch
meglio 1
non
vai?
Avvenne che
tro venuti
gli asini loro,
essendo
villa
e avendo messi
1'
un
degli asini
ii)
ti
lihro del
Mannelli;
ma
sono
iti
Lo \Juli.
Mai
|}'*
(a) f^ye vive, solo solo t-J aitii lali ntotlo d dite
nella
nosUa
(5)
dil i"]
Dell' aneoh
GIORNATA QUINTA
il
e cosi
andando
il
s'
la
do
percioccli carpone
gU conveniva
alquanto
>
le dita
deir una
mano
clie
vogliam dire
:
gli
pose su piede
,
laonde esso
strido;
il
mise un grande
si
asino levato
il
ma premen,
quella levata
vide
il
giovinetto
quale
oltre al do,
dell' asino
tut-
gli fas
cesse
Il
co-
me
fai
lungamente dietro
tu qui
?
che
niente a ci
rispose
ma
pregollo che
gli
cui
leva su
io alcun
mal
?
faccia
',
ma
dirami
come
.
se'
Il
tu qui e perch
Il
no
che
la sua
donna dolente
presolo per
mano
nella quale la
donna con
,
do r aspettava
(i)
Per me'
Per
penna
me7fX.Q,
NOVELLA
rimpctto disse
d' Elrcolano
,
X.
test la
si
117
moglie
ella
or tu inolndicuvi coA
vorrebbe e che
desima
Mi di lo dir
,
non volevi
r animo
fatto
di dir di lei
ella fatto
scnlCDdoti
che
,
ti
in-
duceva
se
vostri falli
che venir
slete.
nella pri1'
ma
per
gltinta altro
male che
nou
avea,e
parendole cotiuscerc
lui tutto
man
:
lenea
un
prese cuore e
disse
io
venisse da ciclo
che
tulle ci ardesse
il
si
come
colui
;
che
se' cosi
ma
alla croce di
farei
Dio
egli
non
ti
verr fatto:
,
ma
volentieri
esso tcco
io starei
tu
li
pur bene
,
la
quale
,
splgollstra
(3)
ed ha
si
,
che
ella
vuole
tener moglie
j il
che a
e Ilenia cara
dee
posto
che
io sia
da
te
ben
vestila e
,
ben
calzata
tu sai
bene
come
non
e quanto
tempo
egli
che tu
giacesti
(4) con
meco ;
(l)
Gogolare
lo tpso
Deputali.
Che
li
piccliia
giacersi
egli
8
gli stracci
GIORNATA QUINTA
in dosso e scalza ed esser
,
con
da
ben
,
trattata
te nel letto
trattando,
mi come
che
io
Pietro
voglia di
quel che
cacci
,
altre
si
che
perch io
te
,
me
ne pro-
non avendone da
almeno
ti
male
fo io
mi pongo
ta la notte
Pietro
av-
meno
poco
ti
in tutsi
per che
come
,
colui che
',
di lei
curava , disse :
or non pi donna
di questo
conten-
altres
cos
ben com'
la
io
Certo no , disse
donna , che
non ha
ponavam (1) noi a tavola per cenare. Or va' dunque disse Pietro fa' che noi ceniamo^ e appresso io disporr di questa cosa in guisa che tu non t' avrai
, ,
La donna
levata su ,
udendo
il
la tavola
,
e in-
Dopo
la cena, quello
che Pietro
si
divisasse a
.
soddisfacimento di
tutti e tre
m'
uscito di mente
So
su
io
la piazza
fu
il
Per che
(i)
(2)
Donne mie
jl^
Fonevam.
A. da
rammarirare G. di
.
clie.i'R. lasci
il
solo
il
che
mal
fe-
lesto.
NOVFXLAX.
In fn, ra{;]iclcj
119
tienloti a
e, se tu
non puui,
mente
,
fin tal
che tu poasa
rlcrva (1).
in parte
Rsscndo adunrpic
la
novella di
ria
Dioneo
,
finita
medi-
no
p?r
,
letto
il
rao reg>
na dello alloro
quella
:
piacovolmcnte mise
,
capo
il
ad Elisa dicendole
a voi
madonna
1'
sta
ai
;
omai
coad-
mandare
siniscalco
Elisa
slato
ricevuto
fatto
,
onore
come per
dietro ora
facea per lo
tempo
che
con contengih
tamento della
te
abbiamo
mol-
volle udito
gli altrui
j
denti
e perciocch la
voglio che
si
materia
t>
bella e
pu
Dio
essere utile
i*
doma,
ne con
cioA
,
1'
aiuto di
ragioni
si
ri-
scotesse,
(a) perdita
pericolo o scorno
lutti
:
Questo fu commen-
dato mollo da
si
per
in pi
all'
la
Reina levata
tutta si
e secondo
gli
il
che pi diletto
era
diede
Ma
essendo gi di
che tato
ila
Si dice piando
(a)
la
|>arig1ia JH iogiuria
che
egli
ha
fatto,
del
97
2o
GIORNATA QUINTA
,
fatto ogni
uom richiamare
festa fornita
,
cena andarono
La quale con
si
lieta
.
diedero
avendo
gi
,
con
a Dio-
11
quale
Monna Aldruda,
vi
levate la
tutte
la
reco (i)
,,
Di che
Donne cominciarono
,
a ridere , e
massimamente
Reina
la
quale
gli
comand che
Alzatevi
1'
quella lasciasse e
madonna,
i
se io
cembalo
,,
:
io direi:
1'
,,
panni,
monna
Ijapa
,,
Sotto
:
ulivello
,,
mi
fa
gran ma-
ma
,
io
non ho cembalo
,,
Escici
fuor
che
.
sia tagliato,
pagna,,
disse
Disse la
,
Dioneo
e'
dir io:
del
Monna Simona
d' ottobre (3)
imbotta
.
,, :
imbotta
non
:
mese
La Reina
,
ridendo disse
vogli
',
se tu
:
Disse Dioneo
(1)
fLe
Deputali)son
Lallo
di quelle
che
que'iemp
si
cantavano in su
le feste
e Tef;lie a
per
copertamenlee quale
la
teggiavano
(2)
donne: e
testo
di
qui che
Reina ne
fa
tanto romore,,.
cio quell' albedi
R.
in
un
MS.
si
lesse
primo giorno
mag-
le
seguenti |)arole in su
la
campagna
che
lo
confermano;
e di
pi
l'
non
altro
(3)
f E' non
ma
sono ingannali.
E
ma
Dioneo,
che par-
come osservano
lo io
ottobre.
NOVELLA X.
no, madonna
piace
f io
8*
,,
,
lai
|
non tc ne
fate
malo
pur qual pi
:
vi
ne 80 pi di mille.
io noi picchio
:
O volete
Deh
Questo mio
fa'
nicchio
ritu
,<<>,
pian
ma*-
mio
tutte
o lo mi comperai un
allora
cento .
La Reina
1'
un poco
,
turbata
quantunlascia sto-
que
8C
il
altre ridessero
,
disse :
Dioneo
motteggiare
provare,
,
e dinne
io
una
bella; e se non, tu p
Iresti
come
mi
so adirare.
,
Dioneo udendo
questo
prestamente in colai
Amor
la
vaga luce
(i) da' begli occhi di costei
fatto di tc e di lei
ocelli lo
Che move
Seno m' ha
Che
pria la
splendore
fiamma
E
Il Il
quanto
fosse
graude
lei
il
tuo valore,
bel viso di
mi
f palese ,
quale imaginando
sentii gir
Mi
legando
Ogni
aspetto
Muovere
movere
in li^niGc. moI.
Petr. Soa.
169.
ghitccio
e
trug^n*
modo coniane
del
parlar nuslro.
aa
*'
GIORNATA QUINTA
L' alto disio ohe mosso m' hai nel petto
,
*^
'
'
N Da
che possiede
,
Si la
mia mente
,
che io non
,
torrei
Pace
Per eh*
n vorrei
,
io
priego
Che
gliel
dimostri
me; che
vedi eh' io
e nel martire
;
Gi mi consumo amando
Mi
sfaccio a
poco a poco
fia
E poi,
Me
Che
quando
loco (3)
lei
,
raccomanda a
come
tu dei
Da
esser finita
aven.
Dioneo
,
Ma
e la
Reina sentendo
infino
.
a suo piacere
andasse e riposare
(1) ATTetll
alle
volle
il
Pe-
trarca
(2)
f Facciale,
l'ediz. del
27.
disse
(3) Itoco
non mai
se
FINISCE
LA QUIISTA GIORNATA
DEL decmieron:
INCOMI.^CIM
LA SESTA,
Nella quale
rui
sotto il
reggimento d* Elisa
si
ragiosi
tiseotesse
XJuVeva
duti
i
la
raggi suoi
e gih
per
la
mondo (i)
quando
,
fatta la
la ru-
a'
allontanarono
d'
una e
d' altra
e della
meno
rinnovando
il
le ri-
gih pi alzandosi
,
sole e co-
minciandasi a riscaldare
casa tornare
:.
a tutti parve d
i
dover verso
per che ,
voltati
passi
se
ne venne-
ro .
d'
E quivi
seminata
avanti che
(i)
t'intende
nostro rmitpeno.
t24
il
GIORNATA SESTA
comandamento
della
Reina
,
si
misero a mangiare
E
,
e leggiadre cantate ,
clii
gi
tornare
Reina chiamare
si
come
usati
erano ,
posero a sedere .
E volen,
do
gi la
Reina comandare
la
prima novella
v' era
:
avvenne
che per
non
cio
Laonde
fatto
chiamare
qual fosse
il
siniscalco
domandato qual
,
gridasse
il
del romore
la cagione
}
rispose che
romo-
ma la
cagione egli
non
sapea
si
come
,
mato
Al quale
li
quali
domand
.
la
Reina qual
ro romore
la Llcisca
,
che con
no
un mal
ve io
alla
sia
a parlare prima di
rivolta disse
;
Reina
madonna
costui
mi vuol
il
far
(i)
Qui
si
comprenile che
m.
Filo-
Decameron
M.
il
t L'innamoramento
del
di
Troilo e di Griselda
principale su^^etto
Mannelli.
GIORNATA SESTA
ooBOtcerc la moglie di Sicofante
,
ia5
e n pi n meno,*
,
come
se io con
,
lei
usata
non
fossi
mi
derc che
la notti
lei, racsser
Mazza
forza e
VA
,
ben
bestia costili
cie egli si
si
crede
,
troppo !)one
elle stieno a
che
le giovani sicno
il
sciocche
che
perdere
tempo loro
,
che delle
Frate
.
bene starebbono
,
se elle
s'
ind*
giasser tanto
quello che io
mi dico quando
io giuro
Io non ho vi-
ben quante e
piali
e questo pecorone
mi vuol
si
femmine
tutti
come
,
Mentre che
gran
risa
,
la
Liclsca parlava
i
facevan le
Donne
che
Rei-
denti
si
E la
ma
na
1*
aveva ben
imposto silenzio
niente
valoa: ella
be dotto ci che
le parole fine
,
Ma
la
disse
Dioneo
questa quistlon da te
quando
novelle
Dioneo
presta-
la sentenzia
data'senza udir;
ne
altro
e credo
(l)
Dei. Che
,
io
dea
gli
giuativo: dia
tu dii e dia
dice pi moUcinaiueule.
,.
i1i6
GIORNATA SESTA
cosi sia
che
com'
ella dice
La
Dio
cominci a ridere , e
.
ben
lo diceva io
tu,
Vaiti con
credi tu saper pi di
?
me
son vivuta in
vano
io
no. E^ se
non
fosse
che
la
viso le
impose
silenzio e
,
n romor facesse
se esser
,
non
volesse scopata
lei e
ninna
altra cosa
avrebbero avulei
.
che attendere a
LI
la
mena che
mente
cos
La
quale
lieta-
cominci;
NOVELLA 1,
Un cavaliere dice
a madonna Oretta (i) di portarla con una novella a cai'allo , e malcompostamente dicendola , da lei pregato che a pi
la ponga.
a
stelle
riovani
Donne
come
ornamento
e nella primavera
rivestiti albuscelli
fiori de*
verdi prati
e de' colli
belli so-
no
leggiadri motti
li
quali
donne che
uomini, quan-
(i)
(2)
di
Lauretta,
di
il
sopra [Gior-
nata prima)
mollo.
M.
NOVELLA L
to pi alle donne che agli uomiD
(liiidiee.
il
i^j
molto parlar
dL
il
si
la
la
cagione, o la
che
se detto
T ,
intenderlo
.
come
si
Ma
far*,
ma, per
una
detti
un
gentil
di raccontarvi*
come molte
di voi
fu
una
gentile e costumata
cui valore
il
me
si
taccia
fu
La quale per
,
come
noi siamo
da
un luogo ad un
altro
andando per
,
ed essendo forse
,
lunghetta di Ih
onde
si
partivano
a col
dove
tut-
(i)
f Dicono
ilnlla
i)e);ativa, di
nessuno
e che
la
le
]>er
ripieno.
ct>rto
non
non
non niuna
Taglia
niuna
cb
nonnulla
(i)
vai
nulla ujjalto.
la
Possono dice
il
pesso dice
(3)
verso.
. ,
iag
ti
GIORNATA SESTA
,
disse
,
uno
de' ca-
madonna Oretta
quando voi
delle belle
mondo. Al quale
la
donna rispuose(2):
meglio
la
'1
udi-
to questo
la
ro da s era bellissima
volte replicando
ma
egli
or tre e quattro e
,
e ora indietro
dissi
bene, e spesfie-
ponendone,
ramente
condo la
re
come se inferma fosse e fosse stata per terminare La qual cosa poich pi solFt^rir non pot conoscendo
,
che
il
(i)
Quando
altri
voi vogliate,
quando
vi
mi proinvece
mettiate ed
favella toscana
di se volete, se vi
(2)
piace, se cos
mi promellele
ec.
Rispose
(3) Proferiva.
(4)
le
pecore
dove
dormono
dare
re.
notte; figuratamente
\>ev
fango
al
cio (
come
spiega egli)
pecorum con/usio
con
lui
a'
i
Quindi che
gli
pigliasi,
confusione; e
accordano anche
Accademici
il
della
Crusca e Francesco
confusione o ancho
Alberti,
significato di
d'intrico, senza far menzione alcuna, che possa valeie allreai 4/aiifO cW
pecora o fango.
NOVELLAI.
vostro cavallo ha troppo
1^9
che
io vi
,
duro
trotto: por
a pi A
Il
cavaliere
il
inteso
il
bo preso,
lasci stare
NOVELLA n.
Cisti (y) fornaio con
domanda
M
ni
il
cito fu
parlar di
madonna Oretta
Pampinea che
.
lodato,
il
qual coman-
la
Reina
seguitasse
io
per che
ella
cosi
cominci
Belle
Donne
non
si
so
da
me medela
pecchi o
vii
natura
,
corpo
ma nobile
(t)
mestlero
si
come
si
dice in cose
la
scliirzo,
ec.
cosi
mano
.
W suoi pulei-notri
f Finita
:
qui
nome
latlantivo
cantone
('lie
ni. Q'iao
da Pistoia in un Suiiftto
Per
(5) Cisti
forsr v'aggrada
min finita.
abbreviatura di Jieiicx'enisti
di lliiggicri.
(4)
Ger abUrcTtalura
(5j
Trascinato, IraKurala.
DECM. T. IIL
i3o
qual Cisti
.
GIORNATA SESTA
,
Il
d' altissimo
na fece fornaio
se Io
non conoscessi
la
come
i
quello che
quali, incerti
per
vili
le loro
re cose ne'pi
come me-
no
sospetti
seppelliscono
vii
luogo pi sicuramen-
che
la bella
cos le
pi care na-
ombra
pi
vili
loro splendore
il
Il
,
Cisti fornaio
dichiarasse
gli
quale
la novella
tornata nella
sai piccola
madonna Oretta contata, che sua moglie fu, m'ha memoria ) mi piace in una novelletta asdimostrarvi.
,
appo
il
stato,
manGe-
essi in
casa di messer
i
ed
egli
fatti
del
papa
trattando
a pie
(1)
(2)
iledirei
Ingegnoso
.
riflesso sulla
riflessione
Mari.
NOVRLLA
vano, dove Cisi fornaio
il
II.
'
i3i Ughi
passa-
Al quale quantunque
to
j)er
re
splendidissimamente vivea
i
avendo
tra
l'
altre
sue
che in Firenze
si
o nel contado.
all'
Il
qual
gli
ed essendo
il
ma
avendo
ri-
guardo
alla
non
gli
presumere
d' invitarlo
ma
pensossi di tener
modo
Ger medesimo ad
invitarsi
avendo un
farsetto
sempre
li
quali piuttosto
,
il
dimostravano
ogni mattina in su
gli
ambasciadori dovesser
faceva davanti
all'
chia nuova
un
picciolo oi^
,
cioletto bolognese
e
:
due
si
,
eran chiari
e a seder
come
essi
passavano
s*
ed
egli
poi-
era,
,
cominciava a ber
egli u'
che
avrebbe
La qual
ser Geri
disse la ter^a
(i)
EwrciUT.
i32
GIORNATA SESTA
ma
quanto non vi potre' io
.
Messer Ge-
quale o
la
qualit del
il
tempo o afFanno pi
,
saporito bere
clie
a Cisti
agli
ambascia-
uomo
forse
che
non ce ne penteremoj
.
e con loro
Il
una
bella
gli
che sedessero
i
che gi per
lavare
bicchieri
si
me; che
io so
io sappia
infornare j e
non
e nuovi
e fatto venire
,
un
buon vino
a'
compagni
AUi
quali
il
vino parve
il
migliore che
essi avesser
mendatol molto
quasi
mentre
gli
ambascladori
vi stettero
messer Ger. A' quali, essendo espedlti e partir dovendosi, messer Geri fece
un magnifico
convito al
onorevoli cittadini, e
ne andar
vi volle
(i)
Quesln cortesia di Geri verso Cisti mostra non solo l'altezza del
la
si
faceva dell'uomo
dabbene
di
qualuncjue coudizione
Mait,
NOVELLA
uno
del de* suoi famigliari che per
vili <li
n.
i33
Cisti, e di quello
alle
uomo
tolse
d(;ss<'
prime mense.
quale
ti
famigliare, fiirsesdi-
un gran
fiasco,
il
come
manda
(isti
vide,
Il
diss(>:
figliuolo,
me.
che
raf-
fermando pi
gliele disse.
s
fo; e,
ti
se egli
pi cos
Il
ti
mando.
per eerto
Al qual
Cisti rispo-
non
fa.
Adunque,
Cisti;
disse
il
fa-
migliare, a cui
11
mi manda? Kispose
il
ad
,
Amo.
subilo
che rapportando
occhi
gli
gli
E vegli fo-
ce torre
un
fiasco convenevole. 11
disse: ora so io
bene che
.
egli
li
manda
me;
lietail
mente
gliele
empi
poi quel
medesimo
d fatto
bollicello riempiere
d'un
di
non
credeste che
tato
;
il
ma
parendomi che
mente ci
che
io
da famiglia
vel
(i)
In
partire!'
che
, .
i34
GIORNATA SESTA
,
tutto ve
l'
ho
fatto
come
vi piace.
Messer Ger
ebbe
il
don
per da molto
1'
NOVELLA
Monna A^onna de
al
III.
meno
V^uando Pampinea
polche da
to fu
la
finita
tutti e la risposta
,
commendata
piacque
Filomena
assai del
alla
qual percioc-
oltre a quello
come
,
la
mordere
,
l'
uditore
non come
il
cane : percioc,
ch
se
,
motto
ma
motto
non sarebbe
e le parole di
madonna Oretta
,
il
vero che
per risposta
,
si
dice
il
risponditore
stato
(1) (a)
Nella nov. 10
ilella
giornata prima.
,
modo
di dire.
NOVELI^
,
III.
i35
ae ci avvenuto
snrdilx* .
perci da guardare e
hi
come
quan4o e con
motU'ggia. Alle
un
nostro prelato,
il
non
una
minor morso
ricevette,
che
'1
desso:
che
io in
mostrare.
d' Orso,
un gemile
Ratta,
uom
Dego
della
avvenne che
piacque (i)
pote d'
fra
la
1'
altre
domie
fiorentine
una ne
gli
un
E avendo sentito
buona famiglia
lui
che
il
marito di
quantunque
con
compose
di
con
la
moglie
il
lasciasse giacere:
,
per che
si
fatti
do,
spendevano
come (3)
il
contro al piacer di
tutto,
il
diede.
11
rimasero
scovo ,
tire.
al cattivo
uomo
,
danno e
le beffe
ve-
come
savio
s'
vescovo e
'1
cando l'uno
via
veggendo
il
le
donne per
ha
la
ondo
la
il
palio
si
corre
vane ,
tolta
(1)
Ne gli piacque
Del popoliti
molto,
la
(3] "f
Tf-ili
me
(3)
f Come
che,
la
slampa
del 37.
36
(i)', il
GIORNATA SESTA
cui
donna
nome
fu
monna Nonna
,
de' Pulci,
la
po
marito venutane
,
la
mostr
posta la
mano
che
ti
Nonna,
sua
che molti
v'
ma
a ren,
ma
il
,
vorrei
buona mone'1
ta (3).
La
maliscalco e
si
vescovo
fattore
sentendosi parimente
trafitti
P uno
come
1'
altro
,
si
come
fratello
senza guardar
,
e taciti
se n'
andarono
sa.
non
mordere
altrui
motteggiando
(1) sta
il
Ruscelli,
duramente.
(2)
Non
vincerehhe me,
il
testo del
27.
questa risposta.
NOVELLA
IV.
una
vol-
ira di
Currado
ge in
riso, e so
nacciatagli
JL accvasi gi la Lauretta, e da
tutti
ma monte commendata
Neilile
tuncjiie
il
la
Nonna, quando
la
Reina a
qual disse.
,
Quanspesso
amorose Donne
gli
parule presti e
a' dicitori
,
e belle secondo
accidenti
la
mai ad animo
:
il
che
intendo di dimostrarvi
Currado Gianfgliazzi,
si
come
ciascuna di voi e
do
Il
un
di
ammazzata trovandola
gras,
quella
il
e si
a cena
V arrostisse e govemas-
sela bene.
(i) (a}
il
teslo
ilei
a 7.
alla
Irggieri, volubile,
siccome
noT. Sa.
, , .
GIORNATA SESTA
era , cos pareva
,
La quale
es-
odor
che ne
le desse
le rispose
can-
l'
avrl da
mi donna Brunetta
,
non r
dai
avr (i)
,
es-
sendo turbata
gli
in f di
Dio
se tu
ti
non
la
mi
tu
non
avrai
mai da
me
.
cosa che
piaccia
una
delle
forestiere
messa
la
gru senza
Chichibio, e
domandoUo che
Al quale
il
le
.
Currado
allora
turba-
come
diavol
vid' io
coscia e
mai
pii!i
io
il
vi far
Cur-
forestieri
ma
disse
poich tu d di
(i) V^oi
(2)
Messer,
si
messere e signore
era pi usato e pi
comune >
NOVELLA IV.
n udii dir che fussc)
e sar contento:
,
i3g
e io
ti
il
ma
io
far conciare in
,
ma-
danno
ti
ricorderai
sempre che
giorno
1*
tu
ci vivcrai
del
nome mio
Finite
come
il
ira
i
si
lev e
comand che
montar Chichibio
sopra
un ronzino,
della quale
men
1*
iersera mentito
o tu o io
ira di
ancora durava
Currado , e che
,
convenia
poterlasi
paura del
mondo
si
sarebbe fuggito;
ma non
si
addietro e da lato
riguai'dava
Ma
fiume pervenuti,
la riva di
gli
un
pi^ dimoravano,
.
come quando
messer
dormouo
stratole a
sogllou fare
Per che
:
egli
prestamente mo,
Currado
disse
dissi
assai
bene potete
il
non hanFiuma-
(i)
Irtf. 3.
t Qui
1'
Ma
(a)
^ M>
Notisi
il
modo
.
..
i4o
no se non una
GIORNATA SESTA
coscia e
un pie
io
ti
mosterr che
elle
n'hanno due e
,
fattosi
alquanto
le
dopo alquanti
passi
cominciarono a fuggire
Chichibio disse
n'
:
Laonde Currado
,
rivolto a
eli' elle
,
che
?
ti
par
ghiottone
parti
non
ch
sappiendo
s
,
egli stesso
donde
si
ma
voi
non
gridaste
,
ob oh a quella di
ella
avrebbe cos
,
1'
altra coscia
1'
mandata
come banno
risposta
,
fatto queste
,
che
tutta la
:
sua ira
convert
,
festa e riso
e disse
fare.
Cliichibio
tu hai ragione
ben (2)
lo
doveva
Cos adunque
mala ventura
NOVELLA V.
Messer Forese da Rahatta e maestro Giotto dipintore venendo di Mugello, V uno la sparuta ap-
parenza
dell' altro
motteggiando morde
G
I
ome
Neiflle tacque
avendo molto
,
le
Donne
Pan-
cosi
disse.
come
t Walbia, Mannelli.
ed errori.
Il Pistoiesi
(2)
\ Ben
27.
, .
NOVELLA V.
alcuna volta granclitisimi UtMr di virt nasconde
i4i
,
co-
me
truovano
stati riposti
La
Per-
ciocch l'uno,
il
({uni
(a) pi trasformato
l'
ebbe sarebbe
,
fu
V altro
il
cui
nome
tanta ecccllenzia,
che
egli
con lo
stile
si
nello
non dipigncsse
da
non simi-
le anzi pi
truova che
,
visivo sen-
perci
avendo
egli quelgli
in luce,
che pi a
(i)
Tiirpi.uime
cio bmtlisfime,
otc pur
iiTvrrtisrRti
cle
nelle
moilu
ili
che
7 Con
lo^ stile
si
cominci
a ilist-gnare
tiri
con
la
i55o.
Il Coiiilivi
nella Vita
Buonarroti,
puhiilicata
lui nel
un
roano con
tempo
il
lapis
i4a
rantl
,
GIORNATA SESTA
che
,
a'
compiacere
gneado
una
delle luci
puote ( i ) ; e tanto pi
,
maestro degli
,
altri in
sempre rifiutando
titolo rifiutato
chiamato maestro
pi in
Il
quale
,
da
lui tanto
lui risplendeva
men
Ma
quantunque
non
messer Forese
in
Ma
alla novella
venendo dico
lor
Avevano
possessioni
;
sue andate a
si
celebran
per
le corti (3), e
gi detto Giotto,
,
le
sue vedute
se
ne tornaes,
va a Firenze
11 qtiale
n in cavallo n in arnese
,
come vecchi a
(1)
"t
alquanto imbarazzala
il
al
antichi clie
t''
non sono
.
moderni.
Il
gine: io non
intendo
perci, avendo
5, gli
errori d'alcuni
che dlpigneano
allo
rantl, che a
compiacere
inlellstto
de' savi,
meritamenle dir
puote una
(2)
Quella
che altrimenti
la
sea-
Per
Mart.
del
f Insieme
accompagnarono ,
le
stampe
27
e del 73.
NOVELLA V
ne
,
143
oome spesso
di state
La quale
essi^
come
pi tosto poterono
amico e conoscente
Ma dopo
,
il
di a Firenze
pre-
due
mantelletti vecchi
di rouiagnuolo e
due cappelli
vec-
chiezza
comincia-
rono a camminare
e
tutti
Ora essendo
,
essi
alquanto andati
,
molli vcggendosi
e per
gli scliizzi
,
che
,
ron-
zini
zaccherosi
le quali
rischiarandosi alquanto
taciti
,
il
tempo,
essi
che lunga-
cominciarono a ragionare.
,
il
cominci a conside-
da
lato e
senza avere a
,
niuna considerazione
,
cominci a ridere
e disse
Giotto
di noi
venendo di qua
allo incontro
un
t*
avesse
cre-
che tu
fossi
il
miglior dipintor
del
mondo, come
tu se'?
guardando voi
bi ci
.
egli
11
il
suo error
ri-
fi)
Piova
il
Boccaccio; Pioggia
il
Pctr.
(a)
Coniidera questo
])arlicolare,come propriaiDentc
parola
ma
alando cu in-
tMrugalivo vale
il
medeaiiuu
cliu nel
i44
conobbe
,
GIORNATA SESTA
e -videsl di tal
state le derrate
vendute
NOVELLA VL
Pruova Michele Scalza a
ronci sono
i
certi
giovani come
Ba-
piti gentili
maremma y e
R
alla
ridevano ancora le
,
Donne
la
sposta di Giotto
quando
la
Reina impose
seguitare
.
Fiammetta
Gio-
vani
filo
,
Donne
li
1'
Baronci da Pan,
non conoscete
tornata
si
come
fa egli
m' ha
nella
memoria
una novella
piace di rac-
dimostra , senza
e perci
mi
Egli non ancora guari di tempo passato die nella nostra citta era
za
il
quale era
il
pi sollazzevole
le
uom
del
mondo
:
e le pi
mani (3)
per
la
qual cosa
(1)
Baronci, quantunque
al parer
Nisieli,
ila!
Varchi e da
venga lodalo,
e con jiace di
dell' istruttivo,
novella di
minor peso
tra
leconteuute in que-
la ediz. dtl
27.
ed
Averper le mani Lellissimo trasporlamento nella nostra lingua, ha nn certo che di pi che sapere ;chi proprio aver per le mani il
NOVELLAVI.
molto caro, quando
aver
lui.
f/fS
in brigata
si
trovavano, di potere
che, essendo egli
coti'
una qui*
di
gli
qtiali fossero
.
piii gentili
uomini
Firenze ed
Ubeiii
,
pi antichi
i
e altri
Lamberti
e chi
uno e
.
chi
un
al-
tro secondo
che
,
nell'
animo
gli
capea
,
Li quali udendimise
j
:
do
via
lo Scalza
,
cominci a ghignare
andate
voi
non
i
sa-
pi gentili uomini e
,
pi
non
cie d
Firenze
i
ma
di tutto
'1
mondo o
maremma,
i
sono
lutti
iisofoli ("a) e
ogni
ioj
ron qiesto
e dissero
tu ci
(/j)
come
anzi
se noi
.
non cognoscessimo
:
Baronci
come
facci tu
,
Disse lo Scalza
il
alle gua-
mi dico
vero, e, se egli ce
,
a doverla
gli
compagni
qnali pi
pia-
che
io
ne star
che
si
accor-
stolli.
ili
rlii
Tu
ci burli.
f Jwtingelio
PECAM. T, IIL
IO
i46
datisi
GIORNATA SESTA
insieme d' aver per giudice Piero di Fiorentino,
,
gli
altri
,
appresso
Piero
che discreto
giovane era
come
potrai mostra:
Disse lo Scalza
che
,
il
si
fatta
ma
niega, dir
gli
che
vero.
Voi sape,
che
quanto
e cos
si
pi soa
:
gentili
Ba-
uomo ;
.
che
son pi gentih: e
vi
,
antichi mostrando-
Voi do-
fatti
da Domeneddio
d'
che
egli
aveva cominciato
pi gnere;
ma
gli altri
uomini furon
.
fatti
Doil
;
E che
io dica di
altri
questo
ponete mente
a'
Baronci e agli
co' visi
uomini
dove voi
vedete
,
ben composti e
i
debitamente proporzionati
qual col viso molto lungo e
potete vedere
Baronci
stretto e
ha
mento
che ha l' uno occhio pi grosso che l' altro, e ancora l' un pi gi che V altro, s come sogliono essere i visi che fanuo da prima i fanciulli che ap-
ed evvi
(i)
Mosterr.
ti
Che
il
mostrer:
il ti.
la particella
Io
lo
mostrer. R. Io
G. stamp che
cou
la
varia lezione
ehe ioiZ.Potea forse puntarsi c/ic? sorta d'espletivo interrogante che aggiugne espressione : lai. tjuid e cjuesl me ne par la lezione pi Tera,
Rolli,
NOVELLAVI.
parano a disegnare
.
t47
diisi
,
Per che
cunie gih
asiii
gli fece
si
che
.
essi
e cos pi gentili
il
che
ero
giudice
e avendo
,
il
])iacevole argo-
tutti
cominciarono a ridere
,
e che egli
i
cena
tiaronci erano
fossero,
pi gentili uomini e
in Firenze
,
pi antichi che
in
nonch
imper-
ma
nel
mondo o
maremma.
disse
ci (i) meritamente Panfilo, volendo la turpitudine del viso di messer Forese mostrare
,
che
stalo
sarebbe sozzo ad
un
de' Uaronci
<m
NOVELLA VU.
Madonna
trovata
e fa lo statuto mo-
Ljjrih si
tacca la
Fiammetta
Baronci
piando
j
la
Reina
in-
ed
egli a dir
cominci
Valorose
Donne
,
bella cosa
io la
in
ogni
ma
reputo bellissima
il
richiede
11
che
(1)
(9)
do UM(a ha gtasia.
i48
si
GIORNATA SESTA
fare
,
ben seppe
una
gentil
donna
ma
morte
disvi-
lupp
come
voi udirete.
,
) nel ver
,
men
il
quale
senza
comandava che
mante
trovata in adulterio
come
nari con
qualunque
altro
uomo
ad ogni
altra
innamorata
il
cui
nome
marito
fu
madonna
mera una
nobile
s
il
quale
ella
quanto
d' uc-
ritenne^ e
se
l'
non
fosse
che di
medesimo
1'
dubitava
seguitando
ira,
avrebsi
be
fatto
che a
lui
.
non era
licito di fare
,
cio la
donna
E perci
avendo
al fallo della
,
donna prova-
come
il
di fu
(1)
(2)
Questa quasi
la
Al fallo
provare, in vece
provare
il
fallo ,
modo Ji
dir vago
NOVELLAVI!/
Kou
ci
i49
tl.'idovcro,
volcT pi tosto
lire
,
forteanimo moi.i
lit
esilio
come
co-
lui era nelle cui braccia era stata (i) la notte passata.
assai
da
,
tutti
confortala
negare, davanti
al
podest venula
saltla
voce
(|u<.>llo
eh;
,
domandasse
II
di gran,
de animo
cominci ad aver di
lei
compassione
du-
volendo
il
farla
mori-'
re
Ma pur non
,
era
le disse
madonna
,
come
trovata
e duolsi di
la
quale
',
uomo
in adulterio
e perci
domanda che
,
io
secondo che
,
uno
statuto
che
ci
vuole
facendovi morire
,
di
ci vi punisca:
ma
ci far
non posso
fessale, e perci
dete
v'
accusa
La donna
con vo-
naldo
mio marito
mi
amore
che
io gli
porto
,
ma come
(l)
t Stata trovata,
la ]ia. ie
tf.
t5o
io sou certa
GIORNATA SESTA
che voi sapete
,
le leggi
deon
esser
co-
muni
cano
.
Le
non avvengono
che
,
essa solamente le
donne
le
quali molto
meglio che
;
uomini potrebbero a
,
molti sodisfare
e oltre a questo
fatta
na donna
to
li
,
quando
fu
ci prestasse
ma
qua-
pu chiamare
a voi sta
se
voi volete
stra
in pregiudicio del
,
mio corpo e
,
della voj
anima
ma
il
se io ogni volta, e
quante vol-
piaceva
senza dir
mai
di no, io di
.
me
stessa
za aspettare che
te rispose
podest
il
domandasse
la
prestamen-
donna ad ogni
sua richiesta
to
.
Adunque
segui prestamente la
,
donna
domando
io
messer podest
gli
se egli
ha sempre di
,
me preso
io git-
quello che
fare o
bisognato e piaciuto
?
io
che doveva
debbo
?
debbolo
non
un
gen
lasciarlo perde-
re o guastare?
di tanta e
corsi
:
Eran quivi a
,
famosa donna
Pratesi con,
li
,
domanda
subita-
mente
darono
dopo molte
la
risa
tutti gri-
prima che
(l)
Tapinelle. MtSGhinclIe.
. .
NOVELLA Vn.
d
qitivi
,
i5i
il
si
partMODo
il
a ci conforUindogli
p)-
desth
modGcarono
s'
crudele statuto
e lasciarono
che
egli
donne
.
le
Per
la
si
e
,
la
donna
lieta
e libera
alla
NOVELLA
VIIL
si
specchi, se gli
.
J^a
poco
ti,
prima con un
ascoltan-
di
vergogna punse
li
cuori delle
Donne
altra
Ma
ad Emilia
che
ella seguitasse le
si
impose La
.
levasse
sof-
lungo pensiero
minor novella
,
non
avrei
se qui
l'
animo
gio-
avessi avuto
mi
passer
,
una
vane raccontandovi
da un suo zio,
se ella
fosse
che inteso
avesse
(t)
Sogghignare i
riilerc
un
colai pocolino e
BetM
che J omcmIo,
che
il
. , ,
i52
GIORNATA SESTA
,
Uno adunque
La
qviale
che
,
si
per di quegli angelici che gi molte volle vedemo (2) s da tanto e s nobile reputava, che per costume
aveva preso di biasimare e uomini e donne e ciascuna
cosa che ella vedeva, senza avere alcun riguardo a so
medesima
la
poteva fare
,
e tanto
era altie,
ra
che
Francia
sarebbe
,
stato soperchio
E
,
quando
ella
,
muso non
suol
faceva
que vedesse o
altri
scontrasse.
Ora
modi
spiacevoli e rincrescevoll
avvenne un
giorno che, essendosi ella in casa tornata l dove Fresco era e tutta piena di smancerie (4)
, ,
postaglisi pres:
so e sedere
altro
soffiare
,
laonde Fre-
sco
clic
domandando
,
Cesca
tu te ne
tornata
(i)
Cesco,
Mea, Pippa,
Fi-
nomi
la
To-
mente
(2)
f yedeino
Si forte
le
per
usarono talora
gli
antichi.
(5)
un cencio
le
come
X.
delia
Smancerie f smorfie,
alti di
, ,
NOVELLA Vm.
in caaa
egli
}
i53
:
Al quale
il
percioc-
femmine
quanto sono oggi : e non ne passa per via uno che non
mi
splaccia
sia al
come la mala ventura; o io non credo che mondo femmina a cui pi sia noioso il vedere
,
gli spiacevoli
cosi
li
tosto
me
ne son venuta
a cui
modi
fecciosi della
come
tu di
.
non
li
specchlare
,
giammai
Ma ella pi
e a cui
intese
il
vero motto di
Fresco
voleva specchiar
si
come
altre
cosi
rimase e ancor vi
si sta.
NOVELLA
IX.
Cuido Cavalcanti dice con un motto onestamente villania a certi cavalierjorentini li quali soprappreso
V avocano
^entendo
s'
la
,
era diUbcrata
non
lei ( se
privilegio aveva
.
dir
,
da
sezzo ) (i)
(i)
cosi a dir
cominci
Quantunque
Icg-
Da
sezzo, dassezzo
nell'
uUcai ma
pure usala
ataai
spcMQ,
,,.
_^,
,,,
i54
gladre
GIORNATA SESTA
Donne
,
oggi
,
mi
due
di
in su delle novelle
delle quali io
da raccontare
con-
tiene
un
si
fatto
motto
che
forse
.
non
ci se n'
alcuno
passati furo-
no
le ricchezze cresciuta
la
quacota-
le tutte le
,
ha
discacciate.
Tra
una
che in
i
ragunavano
insieme
gentili
uomini
brigate di certo
numero
l'
guardando di mettervi
le spese
tali
,
Funo
:
doman
altro
la
uomini
forestieri
:
quando ve ne capitavano
si
e ancora
de' cittadini
e similmente
l'
no una volta
anno, e insieme
citt
,
cavano per la
e talora armeggiavano
,
e massilieta
mamente per
le feste principali
o quando alcuna
citt.
Tra
una
compagni
s'
eran molto
ingegnati di tirare
valcanti, e
Guido
che
egli
fu
un
che avesse
mondo
(i)
far conviti,
NOVELLADL
e ottimo
brigata curava)
,sl
i55
com poco
U
,
parlante (i)
uomo
grolle
e a gentile
uom
pertencnte
uom
che
il
fare
e a chieder
gli
capeva
Ma
a mcsser Bctto
,
Guido alcuna
volta
.
Epicurii,
si
potesse
es-
fosse*
e venutose-
ne per
il
lo corso dogli
cammino
essendo arche
grandi di
marmo (che
altre
le
(3) e molte
essendo tra
ed
egli
,
che
,
vi
sono
che serrata
per
la
veduto Guido
l tra
.
quelle sepolture
dissero
(i)
(a)
poteste dimanjare,
quanto dir
(3j cte
possa.
t La
edizione del
97 e
il
quella del
Salriati, perch
quelle ne'
antichi pi riputali,
s.
la rigett,
questo
modo,
giovassero a
render
leggiadria
*S6
spronati
gli
i
GIORNATA SESTA
cavalli
t
,
a guisa d'
uno
assalto sollazzevole
te
,
furono
,
avvedesse
so-
pra
e cominciarongli a dire
-,
Guido
,
ma
,
ecco
quando tu
fatto?
prestamente disse
signori,
mi
posta la
erano
salto
,
mano sopra una di quelle arche che grandi come colui che leggierissimo era prese un
,
e sviluppatosi
da loro
se n'
l'
do
un
altro
,
e cominciarono a dire che egli era e che quello che egli aveva risposto
fosse cosa
uno smemorato
che quivi
essi
Al-
voi se voi e in
non
1'
avete inteso
la
egli ci
ha onestamente
queste arche
si
perciocch
se voi riguardate
,
perciocch in esse
pongono
dimorano
,
stra casa
ti
uomini
idio-
non
litterati
siamo a comparazion
,
di lui e degli
;
altri
uomini
,
scienziati
,
perci
qui essendo
Allora
dire e
n mai pi
gli
(1) (2)
Rimasero
tutti
smarriti,
la
il
lesto del
27.
Riguarderete,
. ,
16;
NOVELLA X.
Frate Cipolla promette a
strare loro la
certi contadini
di mth
penna
lui toccava
il
do-
ver dire
Per
luaudamento aspettare
il
sentito (a)
incominci
Vezzose Donne
quantunque
io tibbia
per privilegio
,
mi
piace parlare
oggi iq
dfil->
ma seguitando
pedate
intendo di mostrarvi
quanto acutamente
uno
de' frati di
apparecchiato
io,
gli
era
N vi
la
,
lar
mi
distenda
il
quale an-
cora a
mezzo
,
il
Gertaldo
Castel di
le
,
come
un
Val
contado
il
qua-
quantunque
picciol sia
.
gi di nobili
,
uomini e
pa-r
Nel quale
pcrciocch buona
stura vi trovava
(i)
Riuscito
sbriglio, pedito.
(3) Interpreta
ma
[>r
accorto, taglio ed
culo.
58
GIORNATA SESTA
rlcogliere le limoslne fatte loro dagli
il cui nome era nome che per al,
un
frate Cipolla
forse
lo
na
Era questo
frate Cipolla di
il
persona piccolo
di
mondo
l'
avrebbe
stimato
ma
Tullio medesimo o
forse Quintiliano
Il
quale, se-
mese
d una
i
volta
essendo
tutti
buoni uomini e
,.
femmine
quando tempo
,
gli
parve
fattosi
innanzi disse
sgnOi.
donne
come
a'po-
secondo
il
podere e
la
divozion sua
acciocch
il
no
ta
.
si
mio maggio;
re
abate
stato
mandato
,
e perci
con
quando udirete
sonare le campanelle
(ij
Canonica.
NOVELLA
\
X.
la
|$0
predicazione, e ba-
dove
io al
modo
,
usato vi far
ecerotc la croce
conosco del baron mcsscr santo Antonio ) di speziai grazia vi mostcrr una santissima e blla retutti vi
mi
liquia
la (juale io
medesimo
re d' oltre
penne dello A-
gnolo Gabriello
la
venne ad annunziare in
tacque e rtomossi alla
questo detto
,
si
messa
va
,
Erano
quando
due giovani
astuti
,
molto
chiamato
1'
r
s
Li quaJi
ebbero
ancora
,
seco
.
il
senti-
rono
ve
il
cosi se
all'
albergo do-
frate era
,
ponimento
le
cose
cliente
egli di
che
ella si
fat-
e torglicle
questo
to poi dovesse al
suo faule
lena
,
il
altri
.
gli
,
diceva
egli
Gucnon
cio Porco
11 (jualc
che
(i)
7 enere a parole
lieo
locusioDc.eco come
a--
co
.H
tenere a bada,
(ij
t Guccio
Mcocciamenlo di Arrguecio
i6o
vero
to
.
GIORNATA SESTA
ciie
Di cui
mot-
il
fante
l'
mio ha
di quel-
in s nove cose
le fosse in
tali
che
se
qualunque
una
Salamene o in
lor virt
uom
dee essere
avendone nove
Ed essendo
ed
egli
avendole in
,
ri-
ma
messe
sugliar-?
trascutato (3)
smemorato
e scostumato; senza
che
egli
ha alcune
altre taccherelle
.
con queste
che
E
,
quello
,
che sommamente
in ogni luogo
,
da ridere de*
fatti
suoi
che
egli
e avendo la
gli
par
si
che
ne
il
veggono
tutte di lui
innamorino; ed essendo
la
sciato, a tutte
coreggia
il
un grande
aiuto perciocch
non
^ Donde
re alcuna notizia. Solo trovo nelle Origini della lingua italiana del
Me-
fra
vo di Nazzi in cui
alla
si
dice di questo
punto.
Da
Monosini deriva
il
proverbio
a questo;
il
(3) Trascurato.
NOVELLAI.
na cosa
Si)
'>
161
dumandato
giudica
,
ba
io
non
si
e nu
come
si
convenga
costui
lasciandolo
allo albergo
iM.>rciocch(> in
,
quello
orano
pifi
le cose sacre.
Ma
Goccio Imbratta
che sopra
il
quale era
vago di
stare in cucina,
verdi
rami
r usignolo t
sa e piccola e
massimamente
dell* oste
aveudone in quella
una veduta
di
grassa o gros-
mal
fatta e
con un paio
poppe che
pa-
e con
,
un
tutta sudata
unta e afTumata
alla
non
altramenti che
la
si gitla
Y avoltoio
carogna
lasciata
camera di
,
bandono
slosi
Ih si cal
E
,
fosse,
p-
cominci con
costei
nome ad entrare iu parole, e dirle che uomo per prociu*atoro, e che egli aveva
senza quegli che egli
mono
che
l'e
che domine
]>n-
unquanchc.
il
senza riguardare ad
un suo un suo
cap-
puccio, sopra
coudito
il
(1)
Coti bruUtf come bruiti erano quelli delle famiglie de' Oaiouci
f^ioosi per la loro brutleasa
Unto
{">}
t Latciata
tli
la
IcIj;.
(3}
Altopascio un caslcllo in
molti monaci,
i
badia
leniniana
ili
li-
UD caKlcrone
1 1
molla
DECAM.
T|^ III.
i6a
GIORNATA SESTA
,
intomo
le
Siri
(i) di Castiglione
che
la cattivit di star
con
altrui
e altre cose
assai
le quali
quantunque molto
vento convertite,
affet-
tuosamente
le
te
le dicesse, tutte in
come
Trovarono adunque
alla
intomo
Nula occupato
dicendolo alcuno, nella camera di frate Cipolla, la quale aperta trovarono, entrati, la
penna
di
la
quale aperta
fasciata
zendado
,
perta
una piccola cassettina la quale atrovarono In essa una penna di quelle della co,
da
di
un pappagallo
certo egli
,
la
Certalde-
il
far credere
morbi-
mento
camente notabile.
(1)
(2)
tata dal
pteuJcisi. Rolli.
NOVFXLA
niente erano
X.
ifi
(piasi
in
Ja^U
duraiiiluvi
ancora
la
avesscr pappagalli,
ma
di
non
gli
giovani
d' aver la
per non
vedendo carboni
la cassetta
in
un canto
ri-
della
camera, di quegli
,
empierono; e
trovata
chiusala
come
se
aveva-
veduti,
lieti
ne vennero con
penna
te CijK)lla
iu luogo della
pen-
messa,
tornarono a casa
e dettolo
,
1'
un
vicino all'altro e
l'una comare
all' altra
come
mo (u)
tanti
castello,
che appena
grande esser
G uccio
Imbratta che
Ih
su con
le
campanelle ve-
con
fa-
si
ber
dell'
acqua
gli
corpo
(l)
l'i/
t Di gran lunga la m.t^giir parte mai, t Nul*i ebbero ogni uomo. L'
eJiz. del
come
de$inalo ogni
uomo ebbero
i64
GIORNATA SESTA
,
forte
incominci
il
le
popolo fu
avveduto che
la
mossa
cominci
sua pre-
dica
dovendo venire
Gabriello
,
dell'
Agnolo
fatta
la confessio-
ne
fece accender
il
due
torchi,
e soavemente svilupil
pando
zendado
cappuccio,
commendazione dell'Agno,
la cassetta aperse
,
di carboni vide
,
Guccio Balena
nosceva da tanto, n
dato che
altri
,
ci
non
ma
bestemmi
tacita-
mente
nigligenlc di-
smemorato
alzato
Ma
non per
mutar colore,
che da
tutti
il
viso e le
ma-
ni al cielo, disse s,
sapere che
io fui
mandato
risce
il
dr^l
mio superiore
in quelle parti
dove appa-
sole, e
espx-esso
comani
damento che
(i)
io cercassi tanto,
io trovassi
privi-
Non
ili
meno.
Ma
to della parola
non
inoiti
che
uon
fa,
l'ho detto,
r hai Toluto
tanto
di
non
puro volgare
tamen.
NOVELLA
log! ia
X.
altrui
i65
iiicn'
Porcellana
li
quali
lo lUMtnssoro,
molto pi
utili
sono ad
che a
noi.
Per
la (|ual
cosa
mcAsomMo |kt
cnuiniino,cli Vinegia
dopo
vi
Ma per-
ch
vo
paesi cerchi da
me
divisando? io
capitai, passato
il
e in Bufila
e di
dove molti
,
li
qua-
tulli
,
il
disagio
do
poco deir
dove
la
loro
utilit
dendo
che senza conio (3) per que' paesi ; e quindi Abruzzi, dove gli uomini e le femin zoccoli su pe' monti, rivestendo
i
mine vanno
genti
porci
medesime
il
e poco pi l trovai
che portivano
pan
nelle
mazze e
'1
vin nelle
montagne
dove
tutte
l'
acque corrono
,
alla *ngi
E in
brieve
infino
che
io pervenni
mei (5)
(i)
Tutti
(li
<|tiesti
lon nomi
ili
strade di Firrnxc,
che nomi
lissinio
('j)
fanno
uu giuoco
imponine
Ih-I-
Sanligna
mura
fuori
li
(3) Cfie
senza ennio
f,
preso Ja Dante
Ji roooeta
pagan
sema conion.
ti
(4) Il
ti
in bastoni, e
vino in sacchi di
pelli det-
otri.
(.^)
in l, pi oltre.
Il
In A. G. e R. manca
Toce mei.
Vocal.
non
piega, e pure
i66
io porto
giounata sesta
,
in India pastinaca
dove
io vi giuro
i
addosso che
i'
vidi volare
pennati
cosa in-
credibile a chi
non
gli
avesse veduti .
il
Ma
di ci
non
mi
lasci
Ma
che io andava
si
cercando
va per
dove
1'
anno
di state vi vale
il
tro denari, e
il
quivi tro-
vai
il
voipiace
Il
quale
che
io
,
ho sempre
volle
portato,
che
io vedessi
va
re
se io
ve
le volessi tutte
conta.
non ne
Ma
pure
la
mentova
alla
pred.
(1)
all'
Alunno
il
Usolla anche
f.
Giordano
nelle
ma
Certaldesi tutti
dell' intelletto.
Non mi
hlatmete A.
la
Non mi
biasimate.
le tolsero tutta la
A. e R. emendando
{
voce hlasmele
grazia.
Non mi
Il
NonmiUasmele
, 1'
ediz. di
Mi-
lano.
Nonm-
hlasmelesevoipiace ; e cerio,
to
ugoe,
fra
nome unitamente.
me
ci
perch non n-
come
si
e infiniti altri?
NOVELLA
cjunnte
X.
167
(i)
Egli priiulcramcnle
to dello Spirito
inni
,
il
ciuireito del
,
Francesco
ed una
dell'
una
Verhum
(a),
e ahpianti
in orien-
Magi
di san
Michele, (piando
e la mascella della
morte di
gli
,
perciocch
io
liberamente
li
(piali egli
lun-
mi
rfelicpaie,
donommiuno
dc'den-
e la
penna
v'
dell'
Agnolo Gabriello
de' zoccoli di
,
ho
,
e
il
l'
un
s.
gna
quale io
non ha molto
,
Firenze donai a
Gherardo
vozione
.
di Bonsi
il
beatis-
Le
quali cose io
il
vero che
io
l'
ferto
ficato
che
certi-
non
s'(>
Ma
miracoli
fatti
da
esse e
per
pausar-
li) A.
in tal caso
il
veibo
dire avria
(i)
{"S)
ragionare ^ piirlar e
aiuiili.
(4)
Maggiore,
8U(irior.
i6B
che
Ma io temendo
.
,
di fidarle altrui
sempre
porto
meco Vera
e
Agnolo Gabriello
,
acciocch non
,
si
guasti
in
una
cassetta
carboni
j
Loren-
zo
l'
in
una
,
altra
le quali
son
si
simiglianti
l'
una
1'
alal-
altra
,
tra
e al presente
io
m' avvenuto
perciocch credenla
domi
na, io
io
pen-
ho
carboni
Il
quale
esser
anzi
mi pare
Dio
dom"
a
i
io
pur
.
test
che
la festa di
Lorenzo
sia di
qui
due
E
,
carboni
raccenda nelle
,
vostre
la
anime
non
penna che
doveva,
ma
dallo
omor (2)
di quel santissimo
corpo
mi
f piglia-
(1)
f Cos leggono
il
anclie
il
Ruscelli
ed
il
Rolli.
Gli editori
del
XXVII,
Salviati e
il
il
verbo con
s' avver-
che
il
verbo
della
fare con
la particella
ne
affissavi,
la
ma
particella,
scemata
dell'
e, con
essere,
scritti
cos
congiuntamente secondo
imperfetta a irregola-
La qual
non ne
fatto
il
pu nascer dubbio. Ho
Ruscelli ed
sto
il
come aveano
non
metter le
mani
nel testo,
ma
che
si
legga
t Omor;
lo stesso
che umore;
ma
voc
ila
in disuso.
NOVELLA X.
,
;>
169
i
re
ci
pcrci6
figliuoli bencdclli
irarrctcrl
cappuc.
qua dlvotamcntc
v' appresserete
a vedergli
Ma
tutto quello
anno pu viver sicuro che fuoco noi tocchcrh che non si sema. E poich cosi dello ebbe, cantando una laudo
di
s.
Lorenzo, aperse
la cassetta e
mostr
carboni. Li
(piali
poich alquanto
la stolta
con grandissi,
ma
gli
calca tulli
s*
e miessi
gliori olFurte
dando che
il
non erano
,
che con
dovesse toccare
pregava ciascuno
Per
la
qual
,
mano
so
pra
pra
ci
li
farsetti
e so-
li
donne cominci
,
a fare le
maggior croessi
che
vi
capevano
scemavano a
cassetta
,
si
come
i
E in
fe-
colai guisa
avendo
tutti crociati
che
lui
togliendogli la
slati alla
sua predica
lui
,
e avendo udito
il
si
role
avevnn tanto
parlilo
si
riso
E, poich
maggior
fu
il
festa del
mondo
gli
che
fatto
avevan
gli di-
scoprirono, e appresso
renderono
la
sua|penna.
La
(1)
f Da
Cio
si
(a) CtiiniscioU
(>)
Maniu-lli.
fouL- tinto
iodieUoal
;.';
,
[larlire, e
lo lunga.
;>;
if
quale
giorno
1'
GIORNATA SESTA
anno seguente
fusser valuti
gli
i
valse
gli
carboni
tutta la brigata
come
si
reca-
La quale
la
la
Reina sentendo
,
mente
se
,
,
sua signoria
levata in pie
la
corona
i
tras-
tempo
sia l'aver
,
Sii
dunque Re e
si fat-
ci
abbiamo a lodare
rispose
:
Dioneo
presa la corona
rdendo
io dico
assai volte gi
,
delli re di scacchi
per certo
ubbidire
,
come vero
lieta
io
re
il
si
dee
che per
lasciamo
compiutamente
:
Ma
lo regger
come
il
sapr
fatto-
secondo
il
siniscalco, ci
,
che
a fare avesse
quanto durasse
,
la sua signoria
ordina-
tamente
g'
impose
Don-
della
umana
industria e
la
role
a'
futuri ragionamenti di
avessi
.
domane
ste
io dubito
che
io
non
Ella
come
voi udi-
disse
andata a marito
e soggiunse
Ma
NOVELLA X.
8C
,
171
dica
poi-
nigionarnc
domane
si
,
ha cagione
delle beffe
le
donessi
ne hanno
senza essersene
fatta
avveduti o no.
ragionare di
,
si
materia pareva
si
convenisse,
.
proposta gi detta
io conosco ci
,
Alle
io
Re
rispose
Donne
che
ho
imposto, non
meno che
il
facciate voi
e da imporlo
non mi poto
re
gli
,
islorre quello
pensando che
tempo
che
guardandosi e
,
uomini e
.
le
donne
ogni
ragionare
conceduto.
Or non
li
giudici
hanno
le
lasciali
le leggi
cosi le divine
j^er
,
come
umane,
tac-
ciono
e ampia licenzia
?
duta a ciascuno
per che
,
se alquanto
allarga la vo-
nelle opere
mai alcuna
ma
a voi e ad altrui
primo
di iufino a
ci si
,
atto
si sia
maculata
,
m>
lui
si
Appresso
?
chi co,
la vostra onest
la
il
quale
noa
ma
terrore della
.
a dirvi
(1) (a)
172
il
GIORNATA
SIESTA
e perci ragionare
fareste
,
non ne
,
vole-
un
bello onore
essendo
Re
mi
mano
e di quello
non
adunque
a' vostri,
.
animi che
Quando
cos fosse
le
,
Donne ebbero udito questo dissero che come gli piacesse : per che il Re per infino
,
il
il
molto
:
alto , perciocch
il
Elisa, -chiamate
altre
poich noi
fummo
qui
non
cre-
fosse di voi
e chiama vasi la
Valle
donne
,
menare
do
se
non oggi,
,
alto ancora
il
solej e perci,
se di venirvi vi place
vi sarete
io
non
Le
Donne
una
a'
Giovani
si
misero in via
,
n guari pi
d'
un mi-
glio
furono andate
.
che
alla
vennero
dall'
una
della quale
un
chiarissimo fiu-
(i)
t Nel
lesto
Mann, mancava
la
voce correva,
ma
essa
ci fu
p-
NOVECLAX.
la
173
<{Uel
e tanto dilettevole
il
e ipczlalmcnte in
,
tempo
il
o)iu cni
caldo grande
<(uaulo pi
si
potesse divinii
HiiTC.
ridisse,
come
quantuntjuo
,
artificio
della nnturn
jtoco pi
ed era di giro
sei
nion-
tagnette di
non troppa
altezza , e in su la
tpiasi
sommit di
forma
fatto
ciascuna
d'
si
vedeva un palagio
in
un bel
castollelto.
Le
piano discendevai
no,
come
ne' teatri
gra,
sempre ristrigneudo
piagge
,
il
cerchio loro.
Ed
,
erano queste
ri,
quante (a)
,
alla
plaga del
,
mezzo giorno ne
di
guardavano
tutte di vigne
d' ulivi
mandorli
di
ciriogi, di fichi
ri
piene
Quelle
le quali
il
di frassini e d'
alti'i
.
Il
rano
di cipressi
si
cuni pini
ben composti e
di ci
il
quahuKjue
tati
j
miglioro artefice
avesse pian-
e fra essi
poco
sU da
(i)
lui
ci
allri
|)eteb
il
Come
compasso
Mart.
(3)
0,
i
f Nel testo Mannelli leggcvasi quante., roa sopra l'<r fu |)OSto un come pare, da altra mano. Il 37 ha quanto, e cosi leggono cxiandio
Il Siilvali
Dcnulali.
adoU
la
w*
Livotoo t
di
Milano
,,
174
allo
,
GIORNATA SESTA
entrava infmo al suolo
,
il
porporini
di dilet-
E oltre a questo
,
meno
il
era
un
fiumicello
delle valli
e
,
cadendo faceva
e sprizzando pa-
un romore ad udire
assai dilettevole
al
piccol pian
un
no
ivi
al
mezzo
faceva
un
mo-
do
ci
cittadini
che di
hanno destro
,
Ed
non pi prochiarissimo
:
uomo
la
chi altro
fare
avreb-
r acqua
vi si
vedeva
l
il
fondo riguardando
,
ma
tanto
al
pesce in qua e in
diletto era
andar discorrendo
.
che oltre
una maraviglia
N
,
da
so
L' acqua
la
(1)
"J"
notabili
.
esempi
il
di
quella sorta di
Osservi
lellore
come non ha
i
due adili
Avendo
1'
autore detto
egli
sopra
era un fiumicello
qual
cadeva
gi.
ha puc
detti addicllivi.
NOVELLA X.
un
altro canaletto ricevevo,
175
Donne
poich
il
tutto riguardato
il
luogo , essendo
caldo grande
e vedendosi
il
pela-
E comandato
s*
,
alla lor
,
per
la
qual quivi
entra
il
di-
morasse e guardasse
sentire, tulle e sette
11
se
alcun venisse
e loro
facesse
si
va
nascendone
in
ad andare
le
qua
quali
ma-
mani (i)
done
poich in cosi
aven-
presi alcuni
si
uscite di
qiiello,
il
commendare
cammino
,
si
mi-
sero.
al
quivi trovarono
E come,
le
disse
Dioneo^
(1}
Con
eil
sse le in o^jni
mani, e co
in o^ni
lj<-ne il
genere
Belli Ilo.
X Ctm
mauif
le
esse la
man
ba
la cd'ii. Ji
Lucca; ma poIr^Wie
-"]
esservi errore
iiclU sUiii|i;
con esse
citale nel
due
YouibuUrio.
176
role
GIORNATA SESTA
far de' fatti che a dir delle pas
;
Disse
e distesamenil
te gli
come
^ra fatto
luogo
.
Il
Re udendo
di vederlo,
la
cena: la
,
li
,
tre
lasciate le
Donne
se
non essendovene alcuno di loro stato mai pi, quella per una delle belle cose del mondo lodarono. E poich bagnati
tardi
si
si
,
furono e
rivestiti,
,
perciocch troppo
faceva
tornarono a casa
dove trovarono
le
carola ad
un
Fiammetta, e con
Re,
venire
il
siniscalco
gli
te mattina l facesse
se
mi
coman-
avendo per
rivoltatosi
,
il
Re
tu
mi
il
voglio questa
fa'
canzone
piace
.
e perci una
che ne
ri-
dichi
qual pi
ti
(1)
P'eriO qui vale aria di canto, cio, che senza liuto e senza altro
al
istiuiuento daniavauo
\a
, ,
,. . , .
NOVKLLAX.
tal
177
Amor
s'
i*
Che alcun
altro uncin
In
mai pi mi
pigli
lo enUai giovim-tta en
Quella credendo
somma
si
,
ciascuna mia
sicuro chi
arme
posi in terra
'
Como
(da face
Tu
disleal tiranno
fosti
aspro e rapace
Tosto mi
addosso
co' crude' roncigli
Con
le tue
armi e
quel
la
morte mia
mi
s
desti
ed
hammi
1'
in sua balia
Ed
cruda
la
sua signora
ha mosso
m' assottigli
il
porta
vento
'1
mio tormento ;
Onde '1 viver m' uoia n so morire Deh dolgatii signor, del mio languire;
(1)
En
il
la
ti
come
ti
in Uri.
Onde
la
Pctr.
verso,,
Ma
Ltui
non
si
legga iu
Nannon
lersu altera,,
come vuole
Ma
che
debita leggere
c/i'
cn ^i, co-
me
si
vedo che
DCAM. T. IH.
1%
178
GIORNATA SESTA
Fa' tu quel eh' io non posso
Dalmi
Se questo
I
sciogli
Deh
Che
ti
se tu
fai
,
Di tornar
bella
Ed
il
dolor rimosso
fiori
Di bianchi
ornarmi e di vermigli.
ebbe
alla
fatto fine,
ancor che
maravigliasser di
Ma il Re, che
,
in
buona tempra
era
fatto
chiamar Tindaro
,
gli
co-
mand che
al
suono
Ma
essendo gi
FINISCE
LA SESTA GIORNATA
DEL DECiAIERON:
INCOMINCIA
LA SETTIMA,
Nella quale
sotto il
na
tlcllc hcjji, le
vamento di loro
le
(i).
o.
se
non quella
({uando
(.)
il
n'and
(l)f Se Tautore
ta
ilo
eawnene
arvirtlul
e^ll meilt-timo
or (lice,ri|H:tenslati
,
Sarelibono
per
avventura
argomenti
al
ma
da
mani
m'egli pensata che s'aveste a dire? Quantunque serolirar potette ragionevole questo tot|>ctto, cel toglie V autor mrdetimo nella Ccnclutione
l
dove dice cKe esse per non ingannare alcuna |)eraona, tutte nella
|)orlan segnato quello
dalle quali
alle
fronte
lur
gono,,:
argomenti
cuta
ambedue
gli
1'
altra.
Salmeria, quantit
di
tome.
i8o
secondo
signore
.
GIORNATA SETTIMA
donne
il
,
ordine e
comandamento avuto
quale andata non
Appresso
il
alla
stette
guari
a levarsi
Re
il
e levatosi fece le
Donne
e'
Giovali
ancora spuntavano
tutti
entrarono in
cammino^ u
to
gaiamente cantar
usignuoli e gli
.
altri
uccelli
essi
della
rallegrassero.
pi bella che
il
di passato
1'
conforme
il
digiun rotto
acciocch
non
comincia,
rono a cantare
sem-
essi dice-
quasi
non
volessero
messe
le tavole sotto
laghetto
come
Re piacque
cos
andarono a sedere:
di
(i)
rado usala
(2)
R. asserisce aver
ma
vicini e
non
s
vi
GIORNATA SETTIMA
e mangiando,
i
pesci notar
vodeau per
lo Ingo
gran-
(ILs-simc scliierc. 11
che,
come
ragionare
Ma
poich \cnuta
le tavole furoii
vivande e
rimosse, ancora pi
cantare
.
Quindi essendo
, ,
pi luoghi per
la
piccola
con licen-
e chi dormir
Re, a cui piacque, si pot andare a dormire: non volle, dogli altri lor diletti usali pisuo piacere .
,
gliar poteva a
tutti levali
Ma
venuta gi
1'
ora che
erano
tempo
re,
come
il
Re volle, non
fatti in
mangiato avcano,
su
comand
il
Re ad
La qual
lietamente cosi co
NOVELLA L
Gianni Lotteringhi ode di notte toccar l'uscio suo: desta la moglie ^ ed ella gli fa a credere die egli la fantasima:
orazione i e
il
picchiare
rimane
Oignor mio,
do
slato
me sarebbe
stato carissimo,
quan-
che
altra persona,
che
come
quella di che
poich(>
il
parlar
egli v'
T
,
altre assicuri
e io
far
voleutieri.
iugcgnerommi
carissime
Doune,
di dir
82
GIORNATA SETTIMA
cos son
l'
ch ( se
ahre
come
,
io
paurose
sallo
e massi-
mamente
io
'1
della fantasima
si sia
,
la quale ,
Iddio , che
non
so che cosa
sapesse ,
come che
tutte
quando da voi
bene
zione
la
,
mia
novella, potrete
e molto a ci valevole
apparare
uno stamaiuolo,
il
Lotteringhi,
uomo
altre
che savio in
semplice
si
,
aveva assai
.
sovente
teneva
s
.
ci gli
avvenia
,
come
agiato
,
uomo dava
buone pietanze
a' frati
Li quali per-
g'
paternostro in volgare
e
il
e la canzone di san,
e la laude di
donna Matelda e
molto
cari
,
aveva
se gli
anima sua
la quale
Ora aveva
costui
una
ebbe
dal-
nome monna
e fu figliuola di
Mannuccio
la Cuculia, savia e
avveduta molto.
La quale cono-
(1)
di
Mart.
(2)
si
A ritenere
adunavano. Matt.
. ,
NOVELLAI.
scendo
la semplieill del
83
giovane era
ed
egli di lei
che Federigo
bello che
ella
li il
le venisse a parlare
ad un luogo mollo
Camerata
al
quale
vi
e la mattina se ne tor.
nava a bolU'ga
ci senza
Federigo, che
modo
preso tempo
un
di che im-
posto
gli
fu, in su
la sera
venendovi
Gianni
ed
ella
stando-
braccio, e la notte
g'
Ma
non intendendo
,
che
ultima volta
come
ma
n Federigo
altres,
egli
ognind (),
al,
quando andasse o
tornasse da
,
quanto pi su era
tenesse
lei
mente
era
,
una vigna
la
ed
vedrebbe un
,
quando
col
se
uscio aperto
piana-
ella gli
aprirebbe; e quan-
do vedesse
il
muso del
non
vi venisse, perciocch
Ganni vi sarebbe
in questa
si
ritrovarono
Jdla
tei,
[mi'*
Da
da
sei.
atvertile iguiricasioui
Ucella
()
da
Ogni
, ,
84
tra
l'
GIORNATA SETTIMA
altre volte
Ma
due
nir
falli
,
cuocere
capponi
che ve-
non
vi
doveva
mollo tardi
,
vi
venne
ella
di
che
la
ed
egli
ed
cenarono un
falla lessare
i
una
lo vaglinola bianca
due capponi
di
lessi,
un
fiasco
si
buon vino
in
un suo
giardino
,
e dissele che a pi
,
un pesco che
,
era allato ad
il
un
pratello
quelle cose
ponesse.
tanto fu
non
si
Gianni
al letto
e similmente
la fante,
non
namente
camera era,
altres
lei
j
sent e la
donna
ma
di
E
,
stando
un poco
?
donna
1'
e'
pare che
tocco
a-
vea
e disse
(i)
avvenne che, ed
il
periodo
NOVELLAI.
f egli la
85
fantasima
,
nou
delia
ho avuta a quctsc notti la maggior paura cbc mai a' avesse, tale cUc, come io sentita 1' ho, ho messo il capo sotto n mai ho avuto ardir di trarlo fuo
({uale io
t
ri,
si
donna , non aver paura se ci $ ch io dissi dianzi e tante allre buone e la intemerata il 7t' lucis
,
orazioni,
quando
al lillo ci
gnai
diri
il
letto di
canto in
ci
abbia, nuocere.
La donna,
e con
lei si
che Gianni
v' era
me non mi
,
terr
mai
salva n sicura
se noi
non la incantiamo
:
poscia che
?
tu ci
la
se'.
:
Disse Gianni
o come
s'
Incanta ella
l'
Disse
quiin-
donna ben la so
io andai
io incantare}
alla
ch
allrieri
do
a Fiesole
dica per
me) vedendomene
paurosa.,
m'
e disse che
,
provata
sempre
Ma sallo
Iddio, che io
j
non avrei
mai avuto
che tu
ma
,
ora
ci se'
io vo'
piacea
e levatisi
se
ne
(i)
il
quanto per liberare, ccome la aUri luoghi. Bench alcuni aenia r*gione cieJono
clic
l'uoo
'
1'
altro delib*'
rare .
86
GIORNATA SETTIMA
al
quale an-
E giunti
disse la
donna a Gianni
il ti
E la donna cominci
diedi notte
r orazione,
vai, a
coda
ritta ci venisti
pon bocca
al
me
n a Gianni
gi di gelosia uscito,
con
,
tutta la
malinconia aveva
,
si
che scoppiava
,
e pianamente
.
diceva
denti
La donna
Federigo
al letto se
lei di
che con
cenar s'aspettava
avendo bene
le
,
se n' ani
nell' orto
'1
due
,
capponi e
vino e
uova
.
a casa se ne
gli
port
con esso
lei
(3).
(1) (2)
Intendo uova.
f Nel testo del 27 casa se ne gli port e cenogUsi a suo grandissimo agio; dove da osservarsi il verbo cenare adoperato come
transitivo.
Ne abbiamo
s'
altri
Con
le
si
avvertito
con esso
mani, ed
altre
molte
tali
se
scrittor toscano.
.,
NOVELLA li.
Fiesole
V*
,
N9j
la vigna
ma un
lavoratore
per
passando
e per-
l'
orazione in questa
fatti
la
non
ed
vols' io
ma
altri
che
tristo
faccia Iddio,
io
,
Ma una
,
mia
vicina, la quale
1*
una donna
fu vera
,
molto vecchia
secondo che
mi
dice che
una e
1'
altra
ella
ma
sta-
che
l'
ma
ci
ad uno, che
chiam Gianni
di Nello,
che
meno
sofficiente lavace-
E perci. Donne
mie care
\i piace delle
(i) Qaell'
(a)
M.
i
Lavaceci f
ccci.
i8
GIORNATA SETTIMA
NOVELLA II.
Peronella mette un suo amante in un doglio (i),
tornando
il
marito a casa:
il
quale avendo
il
V ha ad
pare
.
v'
se saldo gli
e voi portarsenelo
|on G, grandissime
tata
^
risa
commenil
data da tutti
comand
il
Re
cbe
qua-
le ijicominci . te le beffe
te i mariti
,
Carissime
gli
,
Donne mie
vi fanno
,
elle
son tan-
uomini
e spezialmen-
che
quando alcuna
volta avviene
,
che
donna ninna (2) alcuna al marito ne faccia voi non dovreste solamente esser contente che ci fosse
no,
ma
, ,
il
dovreste voi
gli
tutto
acciocch per
e le
conosca che, se
:
essi
al-
sanno
donne
anche sanno
il
che
non
vi
,
pu j
non
.
perciocch
si
quando
alcun sa che
altri
sappia
egli
(i)
Doglio, lino.
{2)
Ninna
:
la lingua], e di
altra volta
appresso
rifetendosi iiana a
'
NOVELLA
,
II.
189
grandMma ca-
ri.Hflputo
dngU uomini
non
fosse lor
,
similmente volendo no
sapreste; beffare f
adunque
mia intenzion
di dirvi ci c!ie
quc
di
({uasi in
un momento
tempo per
nomo
ratore
Itt
mu-
ed
ella filando^
come potevano il
no questa Peronella
di
lei
,
e tanto in
esso lei
si
un modo e
dimestic.
uno
tt
altro la soUicit,
che con
me
che
marito di
lei si
tempo
giova-
che
il
contrada
,
che Avorio
,
si
chiama
molto
solitaria
dove stava
uscito lui
Ma
il
pur
tra
l'
altre
awenn
il
buono uomo
cosi
fuori uscito,
e Giannello Strignario
ne, entratogli in casa
,
che
aveva
nome
giova-
alquanto
dove
in tutto
di tornar
l'
chi , e dopo
'1
o Id-
(1)
in
Italia
non
ebl>cro
Toacani
i/i
anliclii.
(3)
^ Dopo alquanto ,
il
marito dove in
tutto il
Iwu
ce.
,, ,
j^o
povero
GIORNATA SETTIMA
,
buona e
r r uscio dentro
come
ci
io ci uscii
,
acciocch alcuna
le desse
.
potesse
che noia
Pe-
sentito
il
marito ( che al
,
modo
,
del picchiare
io
conobbe )
il
disse :
son morta
,
che ecco
ci torn
,
faccia Iddio
che
egli
ti
non
ci
forse
che
Ma
,
come che
di costi
,
il
fatto sia
gli
e io
andr ad aprire
e Pemiai
all'
e con
un
tu
veggio^ tor,
nare co'
ferii tuoi in
?
mano
e , se tu fai cos
di
che
vlverem noi
io sofferl
d e la notte altro
spiccata dall'
n'
ci
che
mi
s'
unghia
la
arda
no,
lucerna
se
ha vicina
che non
facci beffe di
:
me
mi
di tanta fatica
e tu
(i)
Otta
ora.
come
la
il
modo
del-
NOVLLA
essere a lavorare
.
U.
191
K cosi
,
detto
incomiaci a pbgnere
dolente
ci
e a dir da capo
uiini>
lassa
me,
me,
I
in
che
venni
clic avrei
egli s*
ha menata a
amanti
io-
L'
altre si u'
gli
ta
e non ce
clii
due e chi
tre; e
godono e mostrano
misera
le: e io,
me, perch
non so
pfTch
io
non mi
pigli di questi
V
si
altre. Intendi
che, se volesson
far
male
io troverrei
cli egli ci
de'
ben
leggiadri, che
cuore,
mi tomi
se
il
:
a casa
quando tu dei
,
non
Dio tu
stamane
pure
il
me
ma
egli
mostra che tu
egli
,
come
io
oggi
la festa di santo
Galeone , e non
lavora
e perci
mi sono tornato a questi ora a casa ma io ho nondimeno proveduto e trovato modo che noi avremo del
pane per pi6
stui
,
d'
un mese
che
io
,
ho venduto
il
a co-
doglio
il
quale
li
(1) t II Mannelli, i Deputali e il Salviali leggono deh, donna^ non dar malneonia per Dio: egli il vero re., scnr.a jjiirlle parole tu
in
parte ttweduio.
,,
192
tu sai (che
ciata ) e
,
GIORNATA SETTIMA
gih cotanto
,
ha tenuta
.
la casa
impac-
dammene
cinque
gigliati
mio: tu
che
se'
uo-
mo e
do
,
mon-
hai venduto
,
un doglio cinque
gigliati
il
quale io
femminella
dell' uscio
l'ho venduto
ad un buono
uomo
il
sti, v'
il
Quando
e disse a
marito ud questo fu
che coiltento
:
con Dio
sette
,
ha venduto
.
dove tu non
me
in
ne davi
altro
sia
,
che cinque
e andossene
,
Il
buono
uom
disse
buona ora
E
,
poscia che ci
.
fatti nostri
Giannello
il
cuna cosa
gli
udite
le parole di Peronella
prestamente
si gitt
fuor del
doglio
marito
cominci a dire
il
dove
se*
,
buona donna
disse
:
Al quale
marito
?
che
gh veniva
eccomi
tu
?
che domandi tu
vorrei la
Disse Giannello
qual
il
se'
io
donna
.
con
il
la
quale io feci
mercato di
sicuramen-
questo doglio
te
,
Disse
buono uomo:
fate
lo
meco che io son suo marito. Disse allora Giannelil doglio mi par ben saldo ^^ma egli mi pare che
ci
voi
piastricciato di
non
so che cosa
rimami,
ili
secca
che
io
non ne
(i)
Vaiii, fatti,
stalli,
dalli,
assoluto
come
transitivo, usa
coiitiauo la lngua
noslia, iu veoe
,ja\
sta' te.
NOVETXA
posso levar con
io noi
vetleiti
1'
II.
193
,
no,
nctfer-
il
tutto.
il
marito dissei
bene.
E
si
posti gid
ri
fece accendere
un lume
una radimadia
Peronella
il
quasi veder
la
messo
capo per
,
bocca dei
doglio
e oltre a questo
:
V un
cominci a dire
mentre che
,
cosi stava e
il
Giannello ,
il
quale
me
s*
argoment
,
di fornirlo
come
la
potesse
e a lei accostatosi
,
ampi
campi
derio,
amor
caldi le cavalle di
il
gioviuil desi-
(^ualc quasi in
il
perfezione, e fu raso
e la
Peronella tratto
il
marito uscitote'
ne fuori
sto
Giannello ;
que-
se egli
netto a tuo
modo. Giauuello
bene
,
a casa
(1)
portare.
il
lesto del
37.
parlar
coperto.
cavalli
fanoo
0^
'<
PECAM. T.
III.
194
GIORNATA SETTIMA
NOVELLA
Frate Rinaldo
si
III.
il
manto
l\ on
no,
il
seppe
si
valle partlce,
Re conobbe
.
sua novella
,
finita
ad Elisa impose
,
La quale disposta ad ubbidire incominci Piacevoli Donne lo incantar della fantasima d' Emilia m' ha fatto tornare alla memoria una
che ragionasse
,
bella
non
sia
come
non
fu quella
nostra materia
me
ne occorre
la rac-
conter.
in Siena fu gi
,
un giovane
quale ebbe
il
nome Rinaldo:
na e
assai bella
,
sperando se
modo
la
:
donna gravida
e accontatosi
gli
compar divenire
modo che
pi onesto
parve
"t
incantava
vermini.
Pedix
del
due
NOVELLA
do nlqunnto d'nll)ilno(i)
lare, assicuratosi
,
III.
195
|iii\
che
ella
ma
poco perci
gli valse
quantunque
.
non dispiacesse
che che
,
alla
donna
Addivenne non
che llinaido
si
si
fosse
la ragiono
e cliente
che
lo
.
egli
persever in quel,
avvegnach
,
egli
che
frate
si fcc<?
avesse dall'
un
l'
amore che
se le ri*
alla
in processo di
tempo
senza lasciar
1'
abito
prese
di
buon panni e
,
dretto e ornato
Ma
che dico
?
Rinaldo
che cos
!
nostro
di cui parliamo
?
Quali son
(juegli
non facciano
Ahi vitupero
del guasto
grassi
,
mondo
essi
non
ti
si
vergognano d* apparir
,
nel viso
d* apparir
te le cose loro; e
ma come
e,
galli
troriG
procedono :
che
pt?ggio ( lasciamo stare d' aver le lor celle piene d'alberelli di lattovari
di scatole di
con
olii,
di bottacci di malvagia e di
traboccanti, in tanto
t
t
Arbitrio,
Nolisi si
le rJii. tiri
37 e
[ict
tkl 73.
.
rend /rate
Jcces frate
["S)
t Cio e u essere
tulio
ce.
li
196
che non
GIORNATA SETTIMA
celle di frati,
ma
riguardanti)
essi
,
non
si
vergognano che
donsi che
sai
,
altri
e cre-
altri
digiuni as-
le
viver sobriamente
il
faccia gli
uomini magri e
,
sottili
pi sani
se
non almeno
mano
credonsi che
altri
,
non conosca
orare e
il
le vigilie
lunghe
1'
disciplinarsi
j
dover
gii
uomini
pallidi e
afflitti
,
rendere
e che n san
Dome-
uno, non
di
ditintillani (i)
fatti
d'altrri
panni
,
gentili,
ma
il
lana grossa
e di naturai colore
a cacciare
freddtf, e
non ad apparere, si
,
se Iddio provvegga
gli
come
.
all'
nutricano
fa bisogno
te
visitare
,
to spesso la
instanzia
,
comare e
,
cresciutagli baldanza
la
con pi
solli-
cominci a
citare a quello
La buona
essen-
e parendole frate
,
do un
di
molto da
addimandaio
cosi fatte cose
e disse
i
come
frate
Rinaldo
ri-
o fanno
t
frati ?
A
fine.
(1)
Tintillano e tintilano,
panno
Si d
questa
ilcnnmina-
la
colore.
testo del
tinti in
27 ha
lana.
stampa in luogo di
, t ,
NOVELLA
pose
di
:
IIL
97
io vi
.
madonna
doMO, vh
me
molto agi?volmenlc
gli allri
tli.sse:
parnN imo
uomo
fallo
come
si
e non fraU*
La
donna
siete
mio compare
come
farebbe (jueslo
egli sa-
io
ho molte
volte udito
che
fosse
io farei ci
A
,
do
una sciocca,
e'
non
si
sia
peccato
ma
de* maggiori
pente.
Ma
,
ditemi: chi pi
che
il
tenni a bat-
the
il
gener ?
.
La donna
voi dite
il
ri-
pi suo parente
il
mio marito
marito non
.
E
si
ve-
ro, disse
frate: e vostro
Mai
io,
si
rispose la
donna
Adunque
disse
frate ,
che son
men
mi debbo
come
vostro marito.
La donna che
loica (i)
non
sa-
(1) Logica:
(a)
cT
di piccola levatura
s'
cio
uopo era
da ci che prima
era
pro|ioiU
medesimo
;
uom
leggieri,
perch
persone di questa
farilmrnte, e poco
volevano pri*
Boccaccio ha usata
voce levatura in
altri
due luoghi
,
del
De-
caroerone.
G.
4>
N.
a.
G.
7.
N. 3. Allora la donna
che piccola
costui
come
colui che
Vucaliolario a
questa
oce
spiega: sser di
poca
198
dette
GIORNATA SETTIMA
o fece
vista di
credere che
il
11
riferiti
qui sopra
Fa
1'
poi
un
paragrafo e
ili-
Giunta, che
il
sig.
un
il
appartiene al
Volgarizzamento
del Palladio.
il
In esso
articolo si sviluppa
fatto conio di
il
tale spiegazione
al
la
quale io rimetto
lettore
lui
Non
perci
altro.
Un
pollice
ma
un
ha
meno massa
sotlo
a vincer l'inerzia de' corpi facendogli passare dallo stalo di quiete allo
stato di
moto,
ci
1'
s fatte
espressioni,
mutazione di
circostanze o
tra,
un
al-
da una maniera
di
pensare ad un'
altra,
come
al
nomo
lingua
tenacem
proposili
Abbiamo
nella
Nella G. 2. N. 9.
Il famigliare, che
:
mal
volentieri
si
V uccidea,
in
la
quale espressione
pu
questa
mutare
il
aomo
levatura perch poco vi vuole per ismuovereil di lui spirilo dallo stato
si
in che
un
si
Se perci
Vocabolaristi
hanno
,
scrit-
piccola levatura
dice d'
uomo
leggieri
altro
non
hanno
fallo
che esporre
l'effetto per la
hanno aggiunto,
pi
gli stolli,
pi leggieri e
et
mutabile seniper
Femina:
quali son
facilissime
il
ira,
esempio dice
Roma
740-
NOVELLA
porolo
n.'c n
?
lU.
il
199
comparalico
,
npprosM)
l'nrc
,
non ostanto
pinccri
la
.
si
dover
noi
N^ incominrlnrono
il;l
ma
,
soUo
coverta
comparatico
avendo pi
a{^io
si
,
minore
1'
pi e pi volle
ritrovarono insieme
frate
Ma
tra
altre
cjtsa
Rinaldo venuto a
donna
ai
p. 38.
legge:
a /or
11
mule:
V ira tua.
nc'S^rnoni
S. Agntlno 1731.
Xj'
e nelle
siccome
la
cor|ii ai
figurala-
mente
animo,
di
tra-
che un pollice
il
cubico
suj^hero
|mi
con-
sidera, evvi alcuna diU'erenxa tra aver piccola levatura, e aver biso'
la
che
muta:
medeio
sima
condurre chi
si
mutarsi
Or
il
non
possa jiersuasione
,
(lerciocchc
.
verbo
ed attivo
altres
i
La
|)ersuasioao
adumiue
Vocaliolario
la
causa, e
la
mutasione rcITetto: ed
di fare
il
Compilatoci del
per
la
Ooccarcio qual-
che scrittore ha usalo aver piccola levuttwa per aver poca clcvatesaa
i spirito
fatto
il
.
Confesso che in
s falla
guisa non se ne
fa
1'
uso the ne ha
lai
Prosator Certaldese.
di scusa
Non
per di
meno
pu
reputerei
nuovl
pi presto degna
che
di trop|>o severa
N. 5.
p.
A* letteratucci
i
a'
Letterati di
al
grandi
p.
ec.
Il
Buommaltei
il
contrario
Ourcaccio.
Il
car.
l''ilipi>o
/
.
20O
GIORNATA SETTIMA
,
mandato
che
il
de' colombi
ad insegnarle
il
paternostro
egli
,
con
la
donna
mano
,
se n'en-
dentro
serratisi
,
sopra
u
av-
s'
incomincia,
rono a trastullare
dimorando
venne che
alcuno
la
,
il
esser sentito
da
fu
.
all'
e picchi e
chiam
:
Madonna Agnesa questo sentendo disse io son morta; che ecco il marito mio ora si pure avvedonna
:
dr egli qual
sia la
Era
frate
Rinaldo spogliato
,
cio senza
cappa e senza
scapolare
in touicella
.
il
Se
,
io fossi
pur
vestito
,
qualche
egli
modo
truovi subito
avrebbe
,
ma
ed
mi
cosi
ninna scusa
potr essere
La donna da
ci che
me
,
Il
,
buono uomo
che
la
ristato
(i)di picchiare
.
moglie
io
vengo a
all'
te
levatasi
n'and
compare
duto
ci si
venne e Iddio
il
ci
certo , se venuto
il
non
ci fosse
.
noi
il
fanciul nostro
Quando
(1) Si avverta
l'
in e
ili
ristalo.
{2)
La voce Bacio
nel
Vocab,
ma non
la
nome
Bescio. Io
la
NOVELLA m.
ud questo , tutto svenne e disse;
aoi
come ?
marito (i)
mio, dlsso
la
donna
io
e' gli
siiniiueiito,
che
mi
morto, e non
ci
che
egli
ha in corpo,
li
ma non
morir
il
abbiate
:
paura
che
io
gV incanter e
farogli
,
tutti
e in-
unnzi che io
mi parta
di qui
voi vedrete
fanciul
ci biso-
sano
come
si le
voi vedeste
mai
E
,
perciocch tu
ti
e non
seppe trovar la
nel pi alto luon'
fece dire al
compagno suo
egli
ed
io
qua entro ce
en-
trammo
lo
E perciocch altri
,
che
la
madre
,
del fanciul-
non pu
e'
perch
altri
1'
non
impacciasse
qui
ci
serrammo
e ancora
ha
egli in
non che
zioni
,
1'
ora-
e sarebbe fatto
.
perciocch
il
fanciullo gi
tulio lornalo in s
Il
queste
egli
cose
tnnlu
l'
che
non pose
animo
inganno
fattogli dalla
moglie ;
prnio una Tolgore storpiatura della voce sanctus poitoT pr non profanare
la
Qiumdo
il
rie legioni
Quando
ili
il
Santocchio ^ e Quando
Be$tia, ed aateriu*
quesl'iilliiTiR
(i)
f Marida
nA
testo
Mano, e
nell' Isoq di
LTorao e
Milano.
(a)
tci-
muniio.
Il
compue,
coloi
. ,
ao2
GIORNATA SETTIMA
gittate
.
ma
un gran
sospiro
:
disse: io
il
,
voglio andare
cli tu guaste-
a vedere
resti
Disse la donna
:
non andare
,
aspettati
io voglio
vedere se
ed
fanciullo in braccio,
come ebbe
di-
modo
sento io di cost
ser si
.
il
,
compare? Rispose
disse frate
santoccio: mesvenite
disse
Adunque
and
l
Rinaldo
qua
:
Il
santaccio
il
Al quale
frate
Rinaldo
tenete
credetti
ora fu
una
messer
Ambruogio per
,
li
ha
veggendo
il
padre, cor-
come
fanciulli piccoli
fanno
altra-
lagrimando non
,
traesse
il
cominci a basciare
gliele
avea
Il
compagno
,
non un pa-
ternostro
ma
,
alla fanticella
la
e donatale
una borsetta
di refe bianco,
,
e fattala sua
moglie chiamare
facesse po-
Veggendo
,
la cosa in
giuso
frate
,
Rinaldo
l'
m' imponeste
:
io
ho
det-
fratel
mio, tu hai
buona
lena,
ed hai
fatto
bene, lo per
me quando mio
NOVELLA
compar venne
noddio
tra
,
in.
ao3
due :
non aveva
dette clie
ma Dome-
per
il
la
gra/ja che
fanciullo guerito
vini e di confetti
Il
nire di
buon
al
compare e
to di casa
compagno
,
mag-
gior bisogno
,
che
d' altro
gli
accomand
Dio
dugio
fatta fare la
imagine di cera,
ma nou
a quel di Melano
NOVELLA
Tofano
cliiude
IV.
una notte fuor di casa la moglie , non potendo per preg/ rientrare, fa vista di gittarsi in un pozzo e gittavi una gran pietra. Tofano esce di casa e corre l, ed
la quale
,
sgridandolo
il vituf)era
.1 I. Re come la
,
che
gli
cominci.
1
O
i
amore,
clienti
e quali
sono
le lue forze
!
clienti
diuienti
Qual
filosofo,
quale
mai avrebbe
tu su-
avvedimenti
fai
orme ? Certo
la doltri-
(i) vvetli
Uare per
larJaie o inilugiaia.
, ,
2o4
GIORNATA SETTIMA
altro tarda a rispetto
si
na di qualunque
della tua
si
come
assai
bene comprender
che
io
non so chi
altri se
l'
che amore
Fu adunque
le fu
gi in
Arezzo un ricco
.
uomo
fu (i)
il
qua-
Tofano nominato
bellissima donna,
,
A
il
,
costui fu data
per moglie
una
cui
nome
monna
,
Ghita
presta-
mente divenne
prese sdegno
,
geloso.
egli
cad-
de neir animo
alla
donna
di farlo
Ed essendosi
,
av-
il
da bene
la
vagheggiava
inlei
cominci ad intendere.
tanto le cose innanzi
,
Ed
che
altro
che dare
,
effetto
con
don-
opera (2)
alle
pens
.
la
na di trovare similmente
gi tra'
modo
a questo
avendo
,
costumi
cattivi del
,
lui
dilettarsi di
bere
non solamente
cominci a
commendare, ma artatamente
to spesso
.
a solllcitarlo a ci
mol-
(1)
/u.
tle'
quali
almanco
tre potea
il
Bocc.
agevolmente schifare,
(2)
Dare
effetto
con opera;
soverchiamense
te (letto.
jm intendere
NOVELLA
il
IV.
il
ao5
vcdea , intoolo
si
amante
ritrov,
menarsi
il
ma
olla talvolta
la
jual
di quivi
Ja
non
in questa maniera
il
donel
:
ella
mai
di
che
che
non
cosi fosse
come
era, cio
il
la
donna
lui inebriasse,
pia-
volendo
il
se cos fosso
far
di
pi ebbro
uomo
che
la
o ne' modi
,
che
fosse
mai
Il
donna credendo
gnasse
(i)
,
gli biso-
ben dormire
fat-
f
so
Io rrrderei
tigniicisse
quel pas-
Ji sopra: e
tee.
(la
donna) gi
tra* cattivi
cottami del
marito conotciuto
{%)
delle (lue
volendo in eolle,
f
li
II
Mannelli
tuttavia
il
ci
le
direlilie
meglio si mostr,,:
ma
non mise
come
ede, dice
ca.
non
si
possa
dacch
il
Ecco pertanto
il
piti
2o6
ta di casa
GIORNATA SETTIMA
,
to ci, secondo che alcuna volta era usata di fare, uscialla casa del
vi infino alla
Tofano
come
la
donna non
vi sent
sua
ch tornare vedesse
la
donna e
le facesse
:
manifesto che
e tanto stette
, ,
maniere sue
che
la
donna torn
La
e tro,
vatasi
fu oltre
modo
1'
dolente
cominci a tentare
Il
uscio aprire.
,
sofferto
disse
donna
tu
ti
fatichi
invano
ci tornerai
mai
che
infino a tanto che io di questa cosa in presenza de' parenti tuoi e de' vicini te n' avr fatto quello onore
ti si
l'
conviene.
di
La donna
lo
amor
gli
per-
avvisava
ma
da
grandi
ed
ella
non
le
cosa,
il
mise prestamente al
letto la
letto. 1
Deputati e
il
a ine)
mise
pos-
allra parola,
come
elicvi
si
unirono
a il
mise prestamente.
Trovandosi,
la
NOVELLA IV.
la snpova.
ao7
pregar non le ya*
il
non m'apri,
l*an\
il
se
e che
mi puoi
tu fare
I>a
donna ,
1*
alla (piale
amo-
ingegno, rispo-
mi
io
mi
gi iter in
questo
morta
che
tu per ebbrezza
mi
v'
converrh
verr che
ti
si
.
come
a micidial di
me
che tu veramente
si
sarai stato
niente
mosse Tofano
Per
la (piale cosa la
donna
Dio
perdoni j
farai ri-
E questo detsi
sareb-
be potuto veder V un
la
altro
,
per
la
via
se
n'
and
pie-
donna verso
,
il
jmzzo
e presa
un grandissima
La
tra
perdonami
tra
la lasci
pie-
giugnendo
il
un grandissimo
,
ronio-
re :
quale
come Tofano ud
si
credette
fermamente
che
essa
gittata vi
gitt di casa
,
per aiutarla,
corse al
pozzo.
La donna che presso all' uscio della s* era come vide correre al pozzo
,
(1}
pie Jel
..
GIORNATA SETTIMA'
cominci a dire
, :
alle finestre e
egli si
vuole Inacquare
.
quando
altri il
,
la notte
Tofano udenuscio ^ e
do
costei
si
all'
non
gli aprisse
lasciato stare
fatto
,
,
il
parlar piano
come infmo
:
allora
aveva
alla cro-
ce di Dio
stanotte
:
ubbriaco fastidioso
tu non
e' enterrai
(i)
:
io
non posso pi
modi
clil
vedere ad ogni
.
uomo
tu
Tofano
d' al-
gridare: di che
vicini sentendo
,
romore,
si
leva-
mandarono che
gendo a dire
:
ci fosse
La donna cominci
pian-
egli
questo reo
,
uomo
,
il
quale
mi
s'
addormenta per
le ta-
verne
di che io avendo
,
lungamente
tendo
e non giovandomi
non po-
pili sofferire
ne
gli
ho voluta
,
me
na
il
e minacciavala forte
:
La donegli
, :
or vedete che
,
uomo
che
direste voi
come
egli
ed
come sono
io
In f di Dio, che io
il
vero
Ben
il
senno suo
Egli dice
egli ab^
appunto che
ho
fatto ci
(1)
t Entrerai,
1'
eiliz. del
1527: entrerrai,
Depul,: enlerrai,
le
Vocnb.
f Nel
lesto del
XXVII
e
., di clie io
deltogli
molto male,
non giovauJomi,,
NOVKI.LA
bA fatto egli
.
IV.
ro9
gittrtn?
non
ma or
volesse Iddio
,
che
egli vi
il
8t fosse gittato
da dovero e aflugnto
si
che (>)
si fosst;
vi-
llo,
il
mol-
to
bene inacquato.
vicini egli
tututli
uomini e
le
minciaro a riprcnd(>r
a lui
,
Tofano, e a dar
romorc
di vicino in vicino,
([unii
udendo
la
don-
na
e con
lei si
minacciando
,
Tofano
che
gli
di peggio
la
sua gelosia
'1
1*
che tutto
ni amici
alla
quale
le
ma
viva
si
savia-
mente che
egli
non
se
ne avvedesse
f patto
E
.
cosi a
modo
dopo danno
la
amore,
brigaUi
(i)
iS
efw e^U
il
vino ec,
il
tetto
Mann.
DECAM. T.
III.
l4
,,
GIORNATA SETTIMA
NOVELLA
Un
geloso in
V.
al quale ella
il
^
donna per
con lui
si
lo tetto
si
fa
vetire
un suo aman'
te e
dimora
jL osto aveva fine la Lauretta al suo rogionaraentoi ed avendo gik ciascun commendata la donna che
ella
bene avesse
,
fatto,
come
a quel cattivo
,
si
conve-
niva
il
Re
:
verso la
FiamNol>i-
per
,
la
qual cosa
ella cosi
cominci
Donne
si
la precedente novella
mi
,
tira a
dove-
un
geloso
estimando che
che
E,
componitori delessi
che in questo
dovessero
,
donne non
altra
pena aver
constitiiita
,
che
essi
s difenden-
do j perciocch
te
gelosi
no
disiderando
f Dalla lor Jonn<7 , Mannelli La jiiiina che al solito superflua. R. lo cliiama incomporiabil vio. I DepuU stea lor bune in vece J'ewer hen fallo. Rolli.
(i)
(2)
,,
NOVETXW.
come
ciascnn fa
,
,
ali
iV aver poi
,
il
consoln/jonc
to pij^liare
,
alcuna (|uictc
si
come prendono
e
i
Javoratur de'
campi
come
fa
Iddio, che
il
d settimo
dn
come
vogliono le
al
lei;?^i
sanie e le civili
le [uali
Ilo
onor di Dio e
,
ben comune
di ciascun riguar-
dando
riposo
hanno
gelosi consentono,
lieti
,
anzi (piegli di
che a
tiUtc
l'
altre
son
fanno ad
esser pi
miseri e pi dolenti.
Il
che ([uanto e
il
,
(piai
provato
per che
conchiudendo
torto
si
na
fa
ad im marito geloso a
,
certo
non con-
dennare
dovrehlie.
mercatante ricco e di
quah; avendo una bel-
il
lissima
lei
geloso
questo avea
se
non che
,
come
egli
molto
l'
amava e molto
con
tutto
il
bella la teneva
s'
conosceva che
di piacergli
,
ella
suo studio
ingitgnava
l'
cos eslimava
tutti
che ogni
,
uomo
a lui
amasse
e che
ella
paresse bella
e ancora che
,
ella s'in;
come
( argo-
ili
pa-
Oaterva
la
il
Salviali (Av^ert.
1,
I.
l, e.
<S)
essere ({Uf-sto
un
giudizio che
elle
il
rncronlatrice T'inlrqraoc
il
lei
afTri'-
Irllorc
mrglio
distingua
ho cmhito
e
nicUerci
il
srgnn
37
GIORNATA SETTIMA
prendeva e
si
,
stretta la tenea
che forse
assai
pi tal
La donna
ella
nozze o a
festa
sa trarre in alcun
modo ma
,
non osava
ad
al-
cuna
gione
finestra
:
per
la
pessima (2)
ed
essa tanto
quanto meno
sentiva nocente
,
s'
di so
medesima
di trovar
modo
si
( se alcuno
ne potesse
pet>-
potea
e cosi
modo non
al'
cuno,-che atteso
1'
do
la
alla
si
pens
se pertugio
muro che la
sua ca-
sa divideva
guatare
gli
che
vedrebbe
il
parlare, e di donargli
il
suo amore, se
si
vo-
lesse ricevere, e se
modo
,
vi
varsi
con
lui
alcuna volta
'I
tolsero via;
ma
il
Ingelosiscono
tlisse jioco di
sopra, e
cjui
ingelosito,
yoc'i
^n r
cvr-
(3) Osservisi
(4)
(5)
Malvagia
per infelice e
trista
3.
NOVELLA
(utolo (i)
V.
ai
mcMie da dosso
ni
suo marito.
,
E ircnciido
il
ora
ili
in un* allra
({uaiulo
,
inarilu
)><>r
non
v' <>ra
il
guardando
vide
il
avv(*ntura in
una parte
muro
]h>-
ancora
rlie assai
s'
male disccrner
pur
que-
camera di Filippo ( cio del giovane suo vicino) io sarci mezza fornita. E cautamente da una sua
fante, a cui di lei incresceva,
che veramente
lo.
il
il
quale
pianamente chia,
m
Ed
gli
Ed
egli
che
la
le rispose
ella
1'
animo suo
s
apri.
Di che
lato
il
il
fece
pertugio
non
se
,
ne poe toc-
insieme
si
favellavano
cavansi la
mano, ma pi
non
si
poteva.
Ora appressandosi
la
donna
Pasqua (a)
e confessarsi e comunicarsi
.
come fanno
Alla quale
il
(i)
*(
ma
il
ai
uaa pr lo
pi ia enao
Pasijua cliiatnano
Tolgati coai
Natale,
come
I'
Epifania e la
FL-alecualc.
GTOUNATA SETTIMA
,
che tu
ti
na : come
pei-ch tu
,
tenghi rinchiusa
ben
sai
che
io fo de' peccati
mi come
r akre persone che ci vivono 5 ma io non gK vo' dire a te che tu non se' prete Il geloso prese di queste
, .
modo
nel quale ci
verrebbe fatto
ma
po e
o da qualche
altrui, e tor-
prete che
mezzo
s fasi
avere inteso
',
ma
la
rispose che
rebbe. Venuta
lev. in su
l'
alla chie-
Il
se
e fuvvi
prima
di lei
composto
delle robe
,
messasi prestamente
una
un cappuccio grande
i
a gote
,
come
ti-
preti
,
portano (1)
avendosel
.
un poco
e
innanzi
si
La
.
donna venuta
prete venne
lea, disse
,
domandare
il
prete
si
Il
udendo
dalla
vo-
ma che le
manderebil
be un suo compagno
nella sua mal' ora
.
e andatosene
mand
il
geloso
Il
non
il
molto chiaro
di
ed egli
cappuccio
(1)
si
piel'. a
que' tempi
jior-
tavano
, ,
NOVI'J.LW.
iir>n
.si
i5
non foMe
prcsta(piale questo ve*
egli
.
ineiitc
I^
re,
cUm
io
t^Ii
va cercando . Fallo
gli si
pose a
Mcsser lo geloso
,
s'
p(!truzze iu bocca
g' ira]K>diss<.>ro, si
ncelocch
css<>
nhpmnto
la favella
lis
che
,
moglie
divisato,
.
che esser da
lei
rieonosMUto
Or venendo
si
alla confessione
altre cose
che
la
donna
gli disst?
(avendogli pri-
ma
s'
detto
come
maritata era )
il
([uale ogni
il
notte con
lei
Quando
dato d'
geloso ud questo,
coltello nel
'gli
gli fosse
un
cuore
se
non
,
fosse
che volont lo
la
strinse di saper
pi in,
nanzi
egli
avrebbe
confessione abbandonata
,
domand
disse
la
don?
na
come ? non
rispose;
vi
La
dis-
donna
m esser
il
Adunque,
?
il si
M geloso
,
come
se la
puole anche
,
prete giacere
Messere
,
donna
il
faccia
non so j
egli
egli
ma
il
egli
,
non
serrato che,
,
come
tocca
non
s'
apra
quando
r apra
tato
stassi
il
per
le quali
,
mio ma-
addormenta , e
1'
come addormenmai
Disse allora
,
sente
cosi apre
,
con meco
:
geloso
madonna
e del tutto
2i6
egli
disse
messere, questo non crederei io mai poter fare, perciocch io l'amo troppo.
Dunque,
disse
il
geloso,
:
non
vi
potr io assolvere
.
A
,
io
ne
',
son dolente
se io
il
il
Io
dirvi le bugie
.
vi direi
,
Disse allora
geloso
io vi
in verit
madonna
di voi
m'
1'
incresce 5
che
anima ;
far
ma
mie
durar
fatica in
,
orazioni speziali a
s
Do
in vostro
vi
nome
le quali forse
vi
gioveranno (i).
E s
mander alcuna
volta
un
mio
vate o
no ; e
.
se elle vi
gioveranno
:
s
,
procederemo
cotesto
innanzi
te voi,
il
messer
non
fa-
se
mio marito
gli
risapesse, egli
s
il
non
tro ,
vi si venisse , e
.
lui di questo
anno (2)
cui
il
modo
donna
.
se questo vi
il
cuore di
penitenza
la
s'
e da' pi levataglisi
Il
se n'
and ad udire
soffiando
messa
mala ventura
,
and a spogliare
disideroso di trovar
glie
l'
modo
,
da dovere
il
prete e la
moal-
trovare insieme
e
all'
uno
(i)
altro
La donna
e vi-
(2)
t Le quali forse vi gioveranno. La stampa del 27. Di c/iieslo anno, di quei giorni ec. in vece ili in questo annoy
llpfVELLAV.
al marito
egli
,
ai;
aveva dftU la
,
che
ella gli
iiia
(juanto poteva
s'
ingegnava
E
il
avendo seco
stesso diliberato di
all'
dover
,
la notte ve-
e aspettare se
venisse
disse
donna
me
conviene
(jueMa
ad albergo altrove; e
))erci serrerai
mezza
r
,
e,
quando
:
ti
par-
t'
andrai a letto
La donna
,
rispose
in
buon' ora.
E
il
se n'
and
alla
buca e fece
,
segno usato
il
quale
come Filippo
la
senti
cosi di
prosciile a
donna
il
disse
ci
a}>-
die
fallo avcn la
e (jucllo che
detto
,
marito
:
prosso mangiare
certa che egli
V aveva
e poi disse
,
io son
non uscir
;
di casa
ma
si
metter a
su per
e perci truova
modo che
qua
si
insieme
disse
il
:
Il
madonna
lasciale far
me
Venuta
si
la notte
nascose in
una
camera terrena
gli
e la
donna avendo
usci, e
il
cii)cch
quando temdandosi
po
le
parvo e
lato se
ne venne (3)
e andaronsi a lelto
Iella
paiola da.
t Ci trwiumo,
Piepone
il
vJit
del 2"].
il
(^) "t
nome
al
quando non
gli
appartiene
il
Terbo che
viene appresto, alla quul cosa |Mirc che non t'acconiotii gran futlo la
lingua nostra. Palle Ja ci e pailc da quella pulicola e che inuafl
2
1'
GIORNATA SETTIMA
dell' altro
un
,
piacere e
buon tempo
.
e venuto
il
di
il
Il
,
geloso dolen-
te e
senza cena
morendo
di freddo
all'
quasi tutta la
uscio ad aspetil
prete venisse
e appressandosi
,
giorno
si
non
mise
potendo pi vegghiare
nella
camera terrena
,
a dormire
gi
l'
Quindi
essendo
faccende sembiante di
casa sua e desin
.
venire altronde
se
ne
sali in
E
la
sta,
1'
avea
,
mand dimandando se colui cui ella sapeva pi venuto vi fosse La donna che molto bene conobbe
.
il
messo
,
non
e che
se cosi
,
che
egli le
potrebbe uscir di
mente
1'
quantunque
.
ella
non
volesse
?
che di mente
uscisse
,
Ora che
vi
debbo
dire
il
Il
te notti
la
prete
entrata
donna continuamente col suo amante dandosi buon tempo Alla fine il geloso , che pi sofferir non po.
alle
si
piglia nel
cammi-
il
nome
al
gerundio, e sostituire
la notte,
il
la
particella
tacitamente
si
donna
scala, acil
ciocch
geloso su
parve ecco
ec.
Gli editori
XXVII,
luogo
la detta particola e,
me
Salviati dice
giugnendo che in questo luo^o spezialmente sta essa non pur con grasopraggiugncr zia , ma con jorzu e con efficacia , mostrando un certo
d^ Ulta
.,
NOVELLA V.
tcva
,
ai9
la
moglie ci che
era
..
Ln duuna
il
rispose che
non
}>ercioech ella
A cui
che
rata
geloso
malvagia femmina
j
a dispetto
il
gia-
ce
segher
le veni
La donna
disse
che non
.
Come ?
te
disse
il
geloso
?
non dicesl
disse
che
ti
confess
,
La donna
egli
non che
egli te
l'abbia ridetto
presente
il
j
ma
basterebbe, se tu
fossi stato
Dunque,
egli
disse
geloso
dimmi
,
chi
La
gio-
mi
im savio uomo da una donna semplice menato come si mena un montone per le corna in b<;ccherla j bench tu non se' savio , n
fosti
ti
lasciasti nel
,
petto
entrare
senza saper
mia minore
mente
Credi ta
,
marito mio
che
come
certo no
,
vedendo conobbi
che tu
ti
fu
il
prete che
io
mi
confess
e so
fosti
desso tu
Ma
mi
ti
Ma
se
come
esser
i
buona
donna
ti
saresti avil
veduto di ci che
vero,
, .
a3o
GIORNATA SETTIMA
.
Io
li
dissi
che
amava un
prete
non
?
cri tu
il
quale io a gran
torto
amo
fatto prete
si
Dissili
mia
casa gli
meco
giacer
quando
sili
tu col
il
dove
Dis-
che
prete
si
quanil
E
,
quante volle
tuo
me
m.andasti
tante sai
il
li
mandai
a dire che
,
prete
meco
,
slato
non
era
Quale smemorato
t
altri
che tu
,
che
alla
(3) ge-
losia tua
cose inlese
dia
all'
E
,
setti stalo
uscio
e a
me
lu altrove andato
sii
a cena e ad albergo
,
Ravvediti
,
oggimai e torna
uomo come
tu esser solevi
i
non
fo
j
modi
tuoi
come
fai
che
me
,
ne venisse
di porti le
corna
e'
come
i
(3)
mi darebbe
te
cuore di fare
.
sa
che tu non
ne avvedresti
11
segreto della
donna
sentito,
udendo questo
si
quando
la gelosia gli
,
bisognava
del tutto se
gli era
,
la spogli cosi
come
se
(1)
"t
Vi
intende serrato,
come
(2)
A
"j;
altri in
.
e'
manca
nel
saa copia
il
Mannelli.
NOVELLA
l*avevft vestita
.
V.
donna
il
,
sai
quasi Lcen-
Per che
,
la a\ia
suo ninant su
1'
come vanno
operando
ma pur per
u.vio,
tliscrtrta mente
buon
tempo e
lieta vita ai
diede
NOVELLA
Madonna
VI.
amata
un
,
da un messer
coltello in
il nutrito
e toma',
mano fuor
di casa sua ne
manda
.
M.
drlla
In
Fiammetta
donna aver
fatto e
convcnla al bestiail
le
fu,
Re
Pampi-
Molti sono
li
senno
e quasi chi
ama
hanno mostrato , ed
io
ancora
intendo di dimastrnrlo.
Nella nostra
citth
copiosa di
tutti
,
assai bella
la
quale fu moglie
spes-
d un
da bene. E, come
pu l'uomo usare un
,
cibo,
ma
non sodisfaccendo a
giovane
, il
assai
piace*
223
se (i),
GIORNATA SETTIMA
come che
s'
vole e costumato,
di gran nazion
non
fos-
ed
egli
similmente
innamor
di lei^ e
(come
voi sapete che rade volte senza effetto quello che vuole ciascuna delle parti ) a dare al loro
amor compi-
si
interpose
Ora avvenne
lei
s'
un
inna-
mor
uomo
e sazievole le parca
lui disporre
mondo ad amar
essendo pos,
non
si
potea
,
Ma
sollicitandola
molto
la
il
e non valendogli
sente
se
uomo
mand minacciando
di vituperarla
non
facesse
,
na temendo
dusse a fare
si
con,
il
Ed
essendosene
,
la
,
donna
andata
come no-
costume
di state
ma possessione in
tina
il
marito di
mand
Il
per Lionet-
lei
quale lietissimo
INIesser
Ijambertuccio sentendo
montato a cavallo
ta
.
lei se n'
and e picchi
,
alla por-
La
fante della
lei,
donna vedutolo
n'
and inconta-
nente a
tala le disse
madonna
gi tutto solo.
lente
femmina
nascondersi alquan-
(ij
Beuch non
]MOVETXA\l.
lo (liolro
nllft
M3
cbc mcche non mi,
cortina del
lei lo,
infino n lanto
ser
Lambertuccio se
lu
n* andoASc. Lionctto,
nor pniim di
scosta;
vi
si
na-
ed
ella
comand
La quale apertogli , ed egli nella corte smontalo d' un suo palafreno e quello appiccato ivi ad uno aqiione se ne sali suso. La donna,
a mcsser
Lambertuccio
fatto
buon
viso
ricevette e do11
egli andasse
faccendo.
:
cava,
.anima
s
mia
io
e'
era
ch'io
mi son
lei
(i).
dopo
diletto
di
lei
cosi
con
lei
standosi
marito di
al
lei
tor-
n
se
11
palagio vide,
camera
della
;
donna, e disio
madonna
credo che
sto
sceva che
cavaliere
,
non
si
lo suo palafreno
si
tenne
morta
terra
,
Nondimeno
se voi
messere
mi
volete punto
di
bene e voletemi da
io vi dir.
Voi
vi
mano
il
un
t Qatto
tei si riferice
MTesw
l
t anima mia ;
,
avendo inteso
murilo non
e*
erm
2^4
mal
Giornata settima
viso e tutto turbato ve n' andrete
giii
per
le scale,
ii
co-
e, se
mio marito
non
vi volesse ritenere
di niente vi domandasse,
dite altro
che quello
che detto
v'
ho^
e,
.
gione seco
lentieri
j
ristate
e tirato fuori
coltello
ira
g'
avuta della
,
come
la
donna
impose
cos
Il
mes,
corpo di Dio
via. Il gentile
uomo mon:
che
rato minacciando?
La donna
l'
tiratasi
verso la camera
:
'
acciocch Lionetto
udisse
rispose
.
messere io non
si
Qua
entro
fugg
un Lamper
:
man
seguitava
e trov
madonna
che
io
non
j
sia
nelle
il
come
dove
se'
,
tradito-
re
mi
parai iu su
1"
viscio
della camera
e volendo
(i)
Boto, voto.
NOVELLA
rgll cntrnr dentro,
il
VI.
curiose
clic
come
,
mi piaceva che
,
egli
qua entro
gi
entrasse
se ne
:
venne
,
cme
voi vedeste
:
Disse allora
il
marito
donna
.
ben
facesti
se
Lam-
domand dove
:
fosse
quel gioegli
vane.
si
La donna
rispose
messere
io
non so dove
;
pauroso
iLsc
come
da
dovcro,
allora
il
dove nascoso
s'era. Disse
cavaliere
II
Lam-
beiluccio 7
sia in
niun^cosa che
questo
mondo
sia in
j
che
egli
non
buon
o che
egli
m'abbia
col-
to in iscambio
perciocch
traditor
come poco lontano da mi vide cosi mise mano tu se' morto Io non mi
,
.
,
posi a
ma
quanto potei,
,
me
,
ne venni
,
dove
merc
Dio e di questa
il
gentil
:
donna
allora
ti
cavaliere
or via
come
il
cenato
ebbero
fattoi
ne me-
n, e lasciollo
Il
quella sera
medesima
(i)
Couiden
[let
mttMO,
uiic.vM,
T. ni.
l5
2 26
GIORNATA SETTIMA
,
con
fos-
che
sero
mai perci
cavalier
non
s'
fattagli
dalla moglie
NOVELLA
VII.
la guai
con
^
Lodovico
bastona
si
giacej
il
Egano
nel giardino
V^nesto avvedimento
Pampinea raccontato
nuto 'maraviglioso
.
di
madonna
alla
.
Isabella
da
Ma
Filomena
,
quale
il
Re
disse
,
ne
se io
io
non men
un
gentile
uomo
zla
,
fiorentino
il
m^ercatante, ed eragli
bene avvenuto
,
della mercatan-
che
donna un
figliuol senza
.
pi
il
nato Lodovico
perch
,
padre
il
si
traesse
non
1'
aveva
1'
pa-
ma
avea mesdel
ad ssere con
,
altri gentili
uomini
al servigio
Re
di Francia
dove
quivi dimorando
avvenne
li
N0VErx\ vn.
floprawegnendu ad un ragionamento di giovani
<jualc Lo<lovlco era
le belle
ti
,
37
,
nel
donne
,
del
to di
mondo cominci 1* un di loro a dir che per cerquanto mondo egli aveva cerco, e di quante donne
,
una
siraiglinnte alla
,
no
de' Galluzr.i di
,
Bologna
madonna
.
mala
A che
comavcan
pagni suoi
che con
lui
insieme in Bologna
ceduta, s'accordarono.
La qual
che ad
altro
il
suo pensiere
e dv tutto di,
e quivi
ancora dimorare, se
veduta al
padre che
al
il
come
la
fortuna volle,
festa
,
donna ad una
,
po pi
mai
propose di
non
partirsi
se egli
il
a(;quistasse
nere
ogni altro
modo
lasciando stare
avvis che, se
il
(jual
fat-
ne teneva
per avventura
.
gli
potrebbe venir
i
to quel
cavalli
,
che
egli disiderava
Venduti adunque
suoi
non conoscerlo
(i)'f
Le
quali eo$e^
il
a-iS
gli disse
GIORNATA SETTIMA
che volentler per servidore d'un signor da be,
ne
l'
se
starebbe
Al quale
che ha
vuole
oste disse
ser caro
ad un gentile
,
uomo
;
di questa terra
,
nome Egano
appariscenti
disse
,
il
e tutti
.
gli
come
;
io ne
gli
parler
come
cos fece
e avanti
che da Egano
il
si
partisse
ebbe con
pot esser
lui acconcio
,
Anichino;
.
che, quanto pi
gli
fu caro
assai spesso la
bene e
Egano
che
sa-
lui
ninna cosa
peva fare
non solamente
di s
ma
di tutte le sue
commesso
il
governo. Avvenne
un
gior-
no
no
riijiaso,
madonna
s'
Beatrice
,
lui
accorta
non
era ancora
quantunque seco
lui e'
commendaassai
,
avesse e piacessele
j
con
lui
si
mise a giucare a
scacchi
e Anichino
acconciamente faccendolo
che
la
si
lasciava vincere ( i )
festa
.
di
Ed
essendosi
da vedergli giucare
tite,
femmine
,
della
donna par-
soli
giucando
.
lasciatigli
dissimo sospiro
sti
,
La donna
guardatolo disse
ti
che ave-
Anichino
vinco
,
Madonna,
che questa
rispose
Anichino
non
na
:
, fu caglon del
mio
sospiro
deh dilmi per quanto ben tu mi vuogli Quando Anichino si sent scongiurare per quanto ben tu mi
,
(i)
NOVFJJ.A
vnngU
,
VII.
ir()
a colui
egli
In t\un\c egli
ne
il
mand
gli
fuori
stato
primo. Per
clic In duiiiia
po
il
ripri'g
che
donna
io
',
temo
forte
che
egli
non
vi sia noia
se io
\i dico
ridiciate
A
se
.
mi
mi
ad
dica
non quanto
ti
piaccia
,
io
nltnii
mettete cosi
ed
io
il
vi dir
su
gli
quel che di
lei
aveva
udito
dove e come di
lei s'
lei
(i)
e appresso
le
umilmente
se esser potesse, la
preg che
dovesse
si
non
volesse
si
che
,
ella
forma
.
nella qual
slava
fosse contenta
che
egli
!
V amasse
quanto
!
O singular dolcezza
tu
se'
sempre
stata
da commendare in cosi
,
fatti casi
mai
e continuamente
vol
fosti
sazia
non
,
ne vedrebbe
La
gentil
pie-
riguardava
dando
alle
si fatta
f Cio
posto s /osstt.
i
parli)
|>'i
ili
quali
hanno
il
vi a'
intende,
iii
KtiUr
la voce dello
aUtuto.
23o
li
GIORNATA SETTIMA
il
prieghi di lai
che
essa al-
tres
sta'
di
buon cuore
n doni n
di signore
uomo n
1'
d'
giata
animo mio
ma
tu m'hai fatta in
le tue parole
po pi tua divenire
perci io
Io giudico
,
m.io
amor guadagnato e
te
,
dono
si ti
prometto che io
ne far
tutta tra-
farai
che in
su
r
la
l'
mezza
camera mia :
Io lasce-
mo
io
se io dormissi
ti
tanto
mi
tocca
che
co-
mi
ed io
me
io
il
ti
vo-
glio ( 1 ) dare
un
e gitlatogli
,
braclei
cio in collo
amorosamente
basci
e Anichin
lasciata la
donna, and
mondo che
la notte sopravvenisse
,
Egano
e,
torn da uccellare , e
stanco,
s'
corate
,
and a dormire e
avea , lasci
ora che detta
1'
la
donna appresso^
co-
me promesso
Al quale
to dentro
all'
uscio della
camera aperto.
gli
uscio riserra-
e postale la
mano
la
non dormente
(i)
Io
te
ne voglio,
NOVELLA
trovA
.
VII.
a3i
La qiudo
presa la sua
forte
,'
rome enti Anichio oeser venuUi mano con amendunc le sue e tencndul
,
,
Egano,
ti
al
quale
ella disse: io
non
volli
mi
parevi stanco;
ma dimmi
pi
t'
se
Dio
ti
salvi,
Egano
no: che
conosci tu
tanto
noi
mi
fidassi
;
fidi
o ami
quant* io
mi
fido e
?
amo
Anichino
ma
perch
me
ne domandi tu
Anichino
va pi volte a e
tirata la
mano
che
})er
andarsene, temen;
do
1*
forte
non
si
la
donna
il
volesse ingannare
,
ma
ella
aveva
tenuto e teneva
egli
non
s'
era potuto
partire n poteva.
io
il ti
La donna
rispose ad
Egano
e disse:
,
dir
Io
mi credeva che
,
fosse ci
,
che tu di
,
che
egli
pi fede
li
portasse
ma
me
ha
egli
sgannata (a)
,
perciocch
quando tu an,
dasti oggi
ad uccellare
parve
a'
,
quando
tempo
gli
non
si
io dovessi
e io , accioc-
e per
,
farlati
toccare e vedere
,
risposi
che
notte
io era contenta
,
e che stanotte
passata
mezza
pino
;
l'aspetterei.
Ora
io
per
me non
ma
(l)
i^e
la
nottra lingoa.
(a)
ingtuMo oce
luolio bella.
2 32
GIORNATA SETTIMA
,
e andare (2)
disse
per certo io
il
conven-
buio
go vedere (3)j e levatosi, come meglio seppe, al si mise una guarnacca della donna e un velo in
,
capo
La donna come
,
senti
camera
cosi
,
si
lev e
la
1'
uscio
Anichino
,
il
quale
maggior
,
paura
quan-
to potuto avea,
mani della
se,
donna
e centomilia volte
,
il
suo amore e
che
avea maladetto
il
pi contento
uomo
letto,
che
fosse
ella
mai: ed essendo
volle,
la
come
con
lei si
(1)
Guarnacca
t
veste lunga
che
si
ziiiutrrn
(2)
E andare
leggono
il
Mannelli,
di
Deputali,
il
Salviali e gli
a
editori di Napoli, di
Livorno e
s'
presso
Ed
27
particella
e, e lessero se vuogli
la
fedelt del
Io
il
convengo vedere,
ove considera
il
cos,
tempi
si
convengon
soffrir ed alsi
modo
di ordinar
il
con-
medesimo
si
diiia
qui:
cotr-
me
(4)
altri tulli,
iuipersunalmeule
tempi.
la
i Cite
egli,
NOVKLLA
gioia por
Ila
VII.
a33
lece
il
disse:
no
e,
,
tarmi
come se
io fossi dcssn
dirai villania
ad Egano
ne seguirh marnviglioso
(a) in mano,
diletto
e piacere
Anichino
si-
con un pezzo di
come
no
il
Anichia
se'
disse
,
ahi malvagia
femmina
dunque
venuta
mio
le
la
il
e veggcndo
,
il
bastone
e Anichino apvi
che Dio
metta in mal
il
dir domattina ad
Egano
Il
ne
come
la
pili
tosto pot, se
ne torn
alla
camera
quale
donna domand
:
se
Anichin
fosse al giardin
,
cosi
non
fosse egli
perciocch
bastone
si
fossi te,
m'ha con un
che mai
io
di-
femmina.
,
per certo
mi ma-
che
egli
ma
ti
vede
ti
volle pro-
Soner'mel, me
lo
. .
a 34
vare
.
GIORNATA SETTIMA
Allora disse la donna
:
ha
me
e credo che
le
che
io porti
fai.
con pi pazienzia
,
paropor:
che tu
fatti
non
Ma
ti
ta, si
fargli
onore
Egano
disse
per
certo tu di
to
,
vero .
E da
pi
mai
uomo. Per
la
come che
donna
Anichino e
donna ebbero
assai agio (
avuto non avrebbono, a far di quello che loro era diletto e piacere,
NOVELLA
Un
Vili.
legan'
il
suo a-
mante venire a
mentre seguita
lei
// marito se
V amante ^
e poi va per
li fratelli
^Stranamente pareva a
tutti
il
madonna
Beatrice es-
no affermava dovere
\i)
"t
essere stata la
NOVELLA Vm.
grandissima
,
35
donna, l'ud
,
quando , tcuuto
forte dalla
riclicsta
,
amore
1*
ave^a
(i)
Ma poich
un poco
,
Re
La
qtial
sorridendo prima
con una
davanti hanno
detto
contentale v'
hanno
del quale
con r aiuto
di
Dio
io spero assai
bene scaricarmi
citth fu gi
il
si
come ancora
oggi
fanno tutto
lire
di
mercatanti
le a lui convcuientcsi
.
il
cui
nome
egli ( si
fanno ) andava molto dattorno e poco con lei di* innamor d' un giovane chiamato Rumorava
,
berto
il
l'
aveva
avvenne ( o che Arriguccio alcuna cosa ne o come che s' andasse) egli ne divent il pi
del
geloso
uomo
mondo
e lascionne stare
;
V andar
n mai
ben
costei,
addormentato
si
sarebbe
se
lei
primieramente uou
{i)
Richedere e richesto pi
ulori anticbi.
il
l'iMero gli
(a)
gli
uomini
nati
na tolgon
(3)
moglie
Mari.
Nota
men
^c nn
M.
a36
GIORNATA SETTIMA
.
Per
,
la
qual cosa
la
don-
perciocch in guisa
.
tata, le venne
camera
fosse
lungo la
via,
ed
ad addormentare
penasse ,
ma
mo,
mezza
notte
starsi
marito dormiva
forte
il
sentisse
quando venuto
fosse, in guisa
se
ne accorgesse, divi-
s di
camera
il
quale con
l'
un
de'
aggiugnesse, e l'altro
palco, e conducendolo
ni mettere, e
pan-
quando
dire a
Ruberto
g'
impose che
quando
venisse
doil
il
marito dormisse,
:
s'
egli
non dormisse
a Ruberto
ella
il
La qual
cosa piacque
gli
ven,
ne
ed alcuna no
Ultimamente
fatto
,
artificio cos
av-
dormendo
la
,
donna
gli
e Arriguc-
venne questo
e trovato:
la
mano,
donna
que-
NOVFLLA Vm.
sto (
I
a37
aVTodutosi poi
,
tlio lo
la finestra
l'
ebl>e per
donna
<[U(;1
al
suo
il
Rulega-
berto venne, e
riguccio
re,
si
spago,
come
senti
go in
mnn
e cosi
mi
corse
all'
uscio
stui
e per
fosse
fargli
male.
,
Ora
un
che
mercatante
uomo
,
un
forte
come
,
donna
e Ruberto
che aspettava
si
n-
lendolo
s'
e co-
non cessando
Ruber-
rono
l'
a difendersi
La
,
camera
s%'eglintasl
s'
ac-
corse che
'1
sentendo Arri-
chiam
la
che
(l)
(*)
ella in
pregaa-
f Per
la
stampa
ilei
a^.
Attento
U Brr.,
nondimc*
o inlMtiMimo
a38
GIORNATA SETTIMA
,
ne
le
renderebbe
si
fatto
.
merito
che
il
ella noti
E
s'
spento
usci
,
lume che
camera ardeva
di quella
e nascosa in
una parte
della casa,
Arriguccio e Ru-
vicini della
contrada sentendola e
,
Arriguccio
il
giovane
si
fosse
d'
adirato e di
mal
ove
se'
tu
rea femti
,
mina
vi
tu hai spento
il
.
lume perch
,
io
non
truo-
ma tti r
hai
fallita
E
,
andatosene al letto
i
creden-
prse la fante
piedi
il
,
e quanto egli
tanti cal;
menare le mani
,
e'
tante
viso
1'
pugna e
ci le diede
ammacc
e ulla
timamente
maggior
se
.
capegli,
sempre dicendole
si
villania
dices-
La
:
come
era
s
colei
che aveva di
che
volta dicesse ,
oim
non pi
che discer,
Battutala
,
adunque
di santa ragione
,
capelli
come dicemmo
disse
malvagia
,
femmina
io
io
non
ma
andr per
buone
essi
vengan per
te e faccianfia
ne quello che
essi
me-
NovFi.r A vm.
ninteiie
39
non lani
la ser-
(i)
.
che per
c.vrlo
,
cjuest* casa
tu mai pi
coel detto
us<:ito della
.
camera ,
r di fuori e and
da
marito esaere
il
andato via
cos aperta la
camera, e racceso
lume,
.
l<a
quale,
come pot
il
mera
simo
di lei la rimise,
,
fattala
servire e governare
la
si
mede.
sovvenne , che
la fante nella
il
come
cosi
tatt a
preslamenlu
letto della
sua rifece
,
e quella
come
,
se <|urlla
notte
vi fosse
,
e raccese; la
lampana
non
si
racconci
:
come
si
se
ancora
al letto
ibsse andata
ni, in
n cucire e
riuscire
.
fatto
doves se
to,
and
moglie
.
Li
donna
che eran
,
tre
e la
madre
,
di lei
tutti si
levarono
fat-
lumi
vennero a
lui
e domandaron-
che
.
egli
cercando
spago
,
cominciandosi dallo
all'
narr loro
(i) (a)
Menintene,
te
^ /n
capo di scuUt
37.
, .
a4o
moglie
GIORNATA SETTIMA
,
capelli
che
,
aver credeva
lor pose in
mano
lei venissero e
quel ne facessero
;
che
essi
te-
I fratelli della
,
donna
crucciati forte di ci
,
che
lei
udito avevano
e per
,
fermo tenendolo
oontro a
,
innanimati (i)
zione di farle
fatti
con intensi
mise-
ro in via
11
che veggendo la
madre di or r uno
loro, piagnendo
incominci a seguitare
e or
1'
altro
senza vederne
lei
dicendo ancora
che
ella si
maravigliava forte
come
ci potesse essere
si
come
colei
che
inf.no
da piccolina
1'
aveva
al-
levata, e molte
altre parole
simigliami. Pervenuti
entrati dentro,
comin-
Li quali
chi la
!
monna
Sisraonda
1'
sentendo venire
fratelli rispose
:
disse
il
Alla quale
rea
un
,
dei
tu
saprai bene
:
femmina chi
Disse allora
sto
?
monna Sismonda ora che vorr Domine aiutaci E levatasi in pie disse
, .
dir que:
fratelli
miei
voi siate
dere e cucire
es
(1)
Cio,
di
mal animo,
incollerili.
(2)
segnale.
NOVELLA
ter<' stata battuta,
Vin.
si
a4i
maravi,
dove
r aveva
gliarono, e rfrcnarono
e do-
mandaronla come
cio di
lei si
che Arriguc-
doleva
.
non
diluisse loro
La donna
io
nou so
ci che io
mi
VI deliba dire
n di che Arriguccio di
me
1'
vi
st
debba
come
per smemorato
aveva
punzoni per
lo viso e graflatogliele
,
mali del
mondo
.
e ora la vedeva
i
come
In brieve
iratelli le disse-
La donna
rivolta
.
ad Arri-
guccio, disse
quel ch'i'odo?
ver-
perch
fai
tu tener
io
me
rea
,
gogna
dove
non sono
uomo
e era
quando
fost quesU
do mi
battesti
io
per
me
:
me
rea
ne ricordo. Arri-
come
femmina
ci
ti
non
ci
andammo noi
do corso
al letto
all'
insieme? non
dietro
capelli?
La donna
ti
coricasti tu iersera.
Ma
lasciamo su-
re di questo, che
non ne posso
,
che
di
,
le
che mi
battesti e tagliasti
capelli
Me non
batte-
st
mai
-y
mi ponete
apponi ra|>o-
(i)
f Taglia' ti ^
(Ifnc)i foste
cio
ti
tagliai.
Io bo creduto bene
di
trofo
DECAM. T. lU.
l6
9.4a
GIORNATA SETTIMA
se io
mente
titura
:
tutta la
persona di bat-
ti
che tu
;
che tu
io ti
mano
tissi
che
alla croce di
Dio
sviserei ( i )
capelli altres
il
mi
tagliasti
che
io sen-
o vedessi;
j
ma forse
,
facesti,
che io non
me
n'av-
vidi
tisi
ho
E
gli
leva-
mostr che
non
avefra-
va
ma interi Le
.
telli
e la
:
madre
dire
questo non gi
;
.
non
ti
proverrai
il
rimanente
Arrij
come
non
ma
non era
egli
volli
cosi
s'
La donna
che
rivolta verso
miei
io veggio
mai
che
fare
,
cattivit
sue
e io
far
,
ci
egli v'
ha detto
intervenuto e abbial
al
fatto, e udite
qual voi
si
nella
che
chia-
ma
e or con questa
,
cattiva
femmina
e a
(1)
si
Svisare, guastare
il
viso, voce
in bocca di donna.
(2)
Esser creduto termine mercantile cio aver credito e fede nel pagamento pcestnle o pegno o sicurt.
'
NOVFTXAVni.
,
aj3
me n
ai-
cuna sua
e a
lei
al pie-
de e poi fece
tutte quelle
lei
ultimamente torn a
li
,
capel-
e,
credet-
te, e
erede ancora
fatte a
me;
e, se voi
porrete ben
.
mente nel
,
Ma
tuttavia
che che
voi
il
egli s'ab,
me
detto
io
vi rechiate
e, poscia
che
io gli per-
dono
La madre
d lei,
mia (i)
cotesto
non
fare, anzi si
fastidioso e sconoscente
che
'gli
non ne fu degno
tu
d* avere
una
,
figliuola fatta
,
come
t*
se'
Frate
bene
su (a)
go
.
basterebbe
se egli
egli essere
oggimai
se tu
dt?i
un mercatantuzzo
,
di feccia d* asino
delle
ti-oate
e usciti
,
(3)
di
romagnuolo (4)
con
(i) Si avTerto
|ioi
correlto,
(a)
(5)
come
maoo.
Frate,
Troiata
ti
menano
lielro
gen-
tiluomini di contado.
II Mt:na(^io
i1e(i\axioiie si^iiificherehlH;
Di romagnuoh,
di
panno
\Imido latto in
RooMgiu.
2 44
le
GIORNATA SETTIMA
con
la
peana in
cu-
(5) "t
Calze
nel
numero
ilei
nel senso d brache. II Berni nel vaghissimo sonetto, da lui fallo nella
le
L'Alunno, con
testi
antichi
si
le calze
a campanelle
ma
che
di ser
Bru-
In
lo spositore di
che, sciolte al ginocchio, cadon grinzose su' piedi \ Io non so qual foggia di campanile possano avere
sciolte al ginocchio,
le
calze, che
cadono grinzose
le
su' piedi.
Chiamansi
allora calzL- a
grinze verso
il
ginocchio
Il
J^n paio di
gambe
calzate in maniera
vili
da
strettoio;
ove
il
tirtite
maniera
di
che
rei
le
gambe
le
vestite di quelle
paiono due
si
viti
da
strettoio. Io stime-
volesse alludere ad
un modo
portar
citt.
vede
contado lontano
sopra
il
dalla
La
la
calza
si
tira
su sopra
la
calzone e
si
si lega
ginocchio: e
rotolo, che
si
legatura
ravvolge in
un
posa su
rassomiglia
cornicione
d'
in fuori sostie-
rivestilo
foggia,
non sar
diffici-
La
penna
la
a quelle parole
con la
non mi pare
sodisfacente. Si potrebbero, a
del
si
mio avviso,
illustrare
con un passo
della Novella
legge che
la
Giudice aveva un
le
cinloia o
il
..
NOVELLA
Io ( I )
,
Vili.
24f>
come
de'gcnlili
do Vomii, e
f|uei di ctkM
mia
Ben \orroi
vesser seguito
mio
consiglio
che
i
ti
potevano co&l
conti
Guidi con un
pane
,
ed
essi
gioia
(*
che
dove tu
se* la
la
s'
mezza
li
not-
te di dir clic tu
conosces-
simo
ne
ma
alla f di
Dio
se
me
gli
darebbe
si falla
gasligaloia
che
gli
,
putirebbe
io
il
miei
vi di-
Avete
si-
come
7
il
buono
rocchia vostra
gli
:
che
se io fossi
come
voi
ebe
egli
ha U
di lei
io
ptnnatuolo o
Ifoaia.
|irDna
pn
di
La madie perci
Mona Sitmonda
mercalantua|>oco onesta
si
altra
parola,
uninmente
botli^^lie di
{ter istrasio,
al d d'oggi
sente
dire
esempio
dice
tasca, per
iscansai
paiola
della
rabbiosa
madre
della
Sismond..
FUccni
(i)
f Con
la
penna
Chi
tenere
in calo.
sa che
L'Alunno
non
ai.
taccate al giubl>one.
ci
Pusansa
di
la
Arme
qui
disq^
che
le famiglie
fanno per
loro proprie.
(3)
M.
246
non mi
terrei
GIORNATA SETTIMA
mai n contenta n appagata
j
,
se io noi io
se io fossi
uomo come
,
son
femmina
ciasse
.
io
non
,
-vorrei
che
altri eli' io se
,
ne impac,
Domine
vergogna
.
fallo tristo
ubriaco doloroso
clie
non
se
,
si
I giovani
rivoltisi
ad Arriguccio,
a niun cattivo
:
dissero la
maggior
.
villania che
mai
uom si
dicesse
,
E
si
ulti-
mamente
ad ebbro
dissero
j
noi
ti
perdonlam questa
la vita tua
come
ma
da quinci
;
che per
,
se pi nulla ce
ne viene
agli orecchi
.
noi
,
ti
pagheremo
n'
di questa e di quella
.
cos detto
se
andarono
,
Arriguccio rimaso
to
seco stesso
non sappiendo
s'
egli
parola
lasci la
moglie in
sola,
mente
il
pericol soprastante
(i)
Levar
47
NOVELLA
Lidia moglie di Nicostrato
acciocch credere
il
IX.
quale
ama
Pirro f
il
senza di Nicostrato
castrato Ja credere
Ita
si
clic
veduto*
la
nove]) di Ncifile
si
che n
le
n di ragionar
di (piella
il
potevano
Doti-
ne leaerc, quantuncjue
avesse imposto, avendo
Re
comandato
che
la
sua dicesse
Ma
.
pur
poich tacquero
,
cosi Panfilo
incominci
lo non credo
na cosa
i'ar
sia
quaMtun(|ue
sia
che a
cosa
La qual
che
quantunque
dimeno
io
il
mi credo molto
pii!i
con una
dir-
vi intendo, mostrare.
alla
Dove
udirete d'
una donna,
di
s'
arrischiasse
la
d' andare
,
perciocal
ch non sempre
fortuna disposta
n sono
mondo
sati re
tutti gli
In Argo antichissima
d' Acaia',
,
per
li
suoi pas-
fu gih
,
un nobia cui gi
le
uomo
il
modet-
248
GIORNATA SETTIMA
.
costui
come
,
nobile
e grangli
e cani e uccelli
aveva tra
un
,
e bello della
persona
,
e destro a
se voluta fai-e
chiamato Pirro
il
quale Nicostrato
si
oltre
ad ogni
s'
altro
amava
e pi di lui
,
fidava
Di
costui Lidia
te in altra
innamor
,
forte
,
parte
aver poteva
pensiere
del quale
amore
o che Pirro
non
s'
avvedesse o non
la
ne curasse j di che
nell'
don-
animo
a s
e disposta
chiam
confidava
li
molto
hai da
le
5
s le
disse:
ti
Lusca,
beneficii
quali tu
me
ricevuti,
debbono
e perci
giammai
.
se
non colui
,
al
,
quale da
io son
me
ti fia
imposto
Come
tu vedi
Lusca
mente
fuor che
una
troppi, se
misurano (i)
che
le
co contenta
pur come
l'
altre disiderandolo
buo,
di
non volere
cosi
se la
m'
stata
vecchio
(1)
s
Avverti
(l;Uo
iiuineianu, non
luswcanD.
Im|.nrale, vecclii,
sicuri,
tlie
togliendo
anche
a voi. Majit.
NOVELLA
marito
f
IX.
in
a/9
flMere io nimica di
a'
me medesima
,
non
sa;
miei
diletti
compiuti iu (juestu
ho per
])i
degno
elio
alcun altro
ho
tanto
se
posto
to io
che
io
non
quan-
il
per certo io
me ne
credo mo-
E
e
si
^MTci, se la
ti
mia
,
do
rai
che miglior
'1
parr^
mio amore
piaccia di
venire a
disse
le
me (junudo
,
La cameriera
e luogo
il
che volentieri
parve
tratto Pirro
da parte
quanto seppe
sua donna
l'orle
,
m^
glio ,
si
maravigli
si
lui
cossi
avvc<luto
non se u'
Lusca
e dubit
\K'r
donna
io
non
pure
te le
donna
da
lei
se
venissero
j
faccia
e, se
il
mio
fa-
signore
mi
fa
k)
;
non
rei a lui si
fatto oltraggio
si fatte
vita uiia
e per
.
guarda che tu pi di
liUsca
se
:
cose
non mi
ragioni
La
che
non
,
sbigottita per lo
gli dis,
Pirro
()
('i)
il
lesto del
ilii
17.
E di ifuesto,
la
liimiu
27.
aSo
la
GIORNATA SETTIMA
,
ti
ella
mi comander
debbia essere 5
ma
tu
se'
una
bestia
turbatetta col,
le parole di Pirro se
ne torn
:
alla
donna
la
quale
e disse
la
Lusca
:
quercia
per che a
me
leale,
e,
prendendo
il
tempo convenevole,
dore
fetto
rei,
,
mostra interamente
mio
aref-
e in tutto
t'
la cosa
,
abbia
perocch
intralasciasse
io
ne mor,
ed
do-
ve
il
ne seguirebbe odio
,
La
il ti
cameriera confort
donna
,
e cercato di Pirro
disse
:
si gli
Pirro
io
mostrai
pochi di sono
1'
amor che
,
porta
la
e ora da
,
capo
te
dove tu in su
,
durezza
che
1'
altrieri dimostrasti
dimori
ti
vivi sicuro
ti
che
el-
la viverh
poco
per che io
priego che
piaccia di
tua ostinazione
l'
stessi
duro
dove
io
aveva
io
t'
Che
,
gloria
ti
pu
egli essere
,
fatta
donna
cos bella
?
cosi gentile
te
Appresso
fortuna
questo, quanto
obbligato
,
alla
pensando che
,
(i)
[ler
tulli
testi, e
NOVFIXA
1^
IX.
bM^oi
f
a5i
anoora
an
Qual
che
starni tu se tu
Mrai savio
,
Qual
altro trovcrrai
tu che in
atar
arme
in cavalli
,
in
il
come
tu starai
volendo
1'
amor concedere
mie parole
costei?
Apri diHKiuu
i
animo
e in te
ritorna
ricordati che
la
vcnirocHc
to e col
fortuna
si fa
:
grembo aperto
la
ri,
cevere
mendico
.
di s
non
non
re
gli
,
di lei
si
s'
ha a rammaricare
oltre a questo
vuol quella
tra gli
che
amici
i
conviene (i)
,
anzi
dcono
,
cos
servidori trattare
in quel
che p,
j^no
come
essi
da loro
trattati
se tu avessi
sorella,
ri-
andasse la lealt
trovando che tu servar vuoi a lui della sua donna? Sciocco se*, se tu'l credi: abbi di certo, se le lusinghe e'prieghi non bastassono, che che ne dovesse a
si
te
parere, e'vi
adoperrcbbe (3)
le lor cose
la forza
essi
e
il
come
Usa
in-
non
la cacciare
falleti
,
contro
fai
,
lei
se tu noi
fallo alia
qual senza
M.
srfEUP,
il
Borraccio
ai
h |>otii>lo
tla A|)Ilc:,
itore
uuiauu
tale
jieUo
{"S)
il'
allre
tinK tras|ioaiiioni di
letteiiiioli-
re
ai
amu
ma non
a52
GIORNATA SETTIMA
,
ma
,
tu ancora te ne penterai
.
Pirro
il
qual
pi
fiate
sopra le parole
,
Lusca dette
,
gli
avea
avea ripensato
lui ritornasse
carsi
si
,
se ella a
(j) a compiacre
donna
dove
certificar
non
di
Lusca
tutte le cose
che tu mi
d io le
il
conosco
signore
tutti
i
vere;
ma
in
io
mio
molto savio
suoi
fatti
ponendomi
mano
io
temo
con condovermi
,
siglio e
non
faccia per
domander
non
me
mi comander
poi
che
io prestamente
uccida
il
ella
;
mi mandi una
,
e ultimamente
.
un dente
ste
di quegli di lui
medesimo
,
de' migliori
Que-
vissime;
ma
le
gli
rebbe e
savio
lui
tosto
e oltre a ci
,
reputava Nicostrato
si
disse
,
che in presenza di
con Pirro
sollazzerebbe
e a Nicostrato farebbe
.
donna.
(1)
NOVELLA
La
(|uale
IX.
a53
aa
,
(avendo
si
iti
^raa ilusitnrc,
certi gentili
fare
uomini
vestita d*
uno
scia mito
camera
in quella
sala
venne dove
and
alla stanga
sopra
la
e scioltolo
li
quasi
mano sci
muro
il
:
goti
()
percasse e ucciselo.
oimN
,
E
lini
gridando verso
tu fatto
?
lei
Nicostrato
lui risp)se
donna
che
piente a
lui
ma
re,
un
che mi
uno spar-
di pigliarla
il
tempo
da dovere esser
,
uomini
tolto;
al
lunga-
mente m' ha
apparire
,
perciocch,
s*
come
,
l'aurora suole
cosi Nicostrato
levato
n'
,
salito a
ca-
mano
io
sola e
mal contenta
nel letto
mi son rimasa
Per
ora
ho
1'
fatto
n altra cagione
ha di ci ritcmta e
non
(i)
uomini che
Sciamilo spiega
la
^ Yinccaio
Ma
inlurno
al
nome
Mcnagiu
nel-
italiaria.
i
piedi
de' faloooi
d'al-
tri uccelli
di r|>iaa.
, ,
254
do che
GIORNATA SETTIMA
mia querela
,
si
come
sua
io cre^
voi sarete
gentili
aft'ezio-
ne a Nicostrato
che sonasser
le
parole
ridendo cia,
rivolti,
la
co-
minciarono a dire
deh come
donna ha ben
fatto a
es-
sendo gi
sero
il
donna
in
camera
.
ritornata
in riso rivol-
cruccio di Nicostrato
disse
.
Pirro
veduto questo
seco
a'
medesimo
felici
alti
principii
ha
dati la
donna
miei
amori
ella perseveri .
non
trapassar
me
per
capelli
le die
lei
seconda cosa a
te lui
domandata da Pirro
e prestamen-
per
un
ba
e ridendo
.
forte
il
tir
glie-
le divelse
ella
disse
io
t'
or che avesti
tratti
che
fai cotal
viso
perciocch
?
ho
barba
tu
non
i
sentivi
quel eh' io
.
quando tu mi
tiravi testeso
(3)
capelli
il
cos d'
,
una parola
lor sollazzo
la
cioc-
avea
il
d medesi-
(1)
il
Bocc, ma
il
altrimenti ,
ma
altraineiitl.
allrimenli non
(2) (5)
ai
+ Sei peluzzi,
27.
dice anche per tra
poco.
mo
mnnflA
ni
ano cnn
<itnniitc
sa vntr la
<{U(>lla
donna
in pi {K'iiiiieru;
,
ma
pur,
si
come
amor
la iaeevA tie
pi
s'
ebbe
pt'iiMto
.
che modo
tcMier
dovease a darle
fanciulli
,
,
conipitnonio
da-
perciocch
uomini erano
ap|>ara0Oiio
alcun coBtumu
gli
altro ^li
dava bere),
fattiteli
chiar
mare
loro
,
aiucndiini
fo<>e
lor virdere
che
la
bocca puliva
e amniacstrogli che
,
quando
il
a Nicostrato servis-
80U0
tira.ssono
il
ca{M> indietro
pi che potcssono
.
n questo mai
dendolo
la
,
dicc.ss(>ro
a (N>rsona
giovinetti
cre-
cominciarono a tenere
lor mo&trata
:
({uella
maniera che
donna aveva
Per che
ella
una
volta
domand
sti
Nicostrato
sc'tl
fanciulli
:
fanno quando
anzi gli
servono
Disse Nicostraperch(>
,
to
maisl
.
ho
io voluti
domandare
:
il il
facciano
ti
A
;
cui la
,
donna
disse
Non
fare
che
io
so dire io
fartene noia
ma
ora che io
,
altri
.
co-
mincia ad avvedersene
sto
non pi da
,
celarloti
la
Queti
non
ti
non che
sia la
bocca
,
pute
iera mente
e non so ipial
;
cagione
per-
e questa bruttissima
gentili
nomini
.
{ler-
si
modo
?
di curarla
?
Disse allora
Nicostrato
avrei io in boc:
forse
che
E menatolo
,
,
ad una
finestra
gli fece
aprire la boc-
ca
riguardato
Nicostrato
come
il
puoi
,, ,
'a56
GIORNATA SETTMA
?
il
quale
non solamen:
te
magagnato
,
ma
il
e
,
fermai
egli
ti
m^ente
se
tu
terrai
guari
:
in
bocca
ti
per che io
con1'
che tu
il
o-
da poi che
egli
ti
pare, ed egli
mi
il
piace
mandisi
un maestro
:
Al quale
la
donna
disse
che qui
egli stea
e'
mi pare che
,
io
medesima
cuore noi
ottimamente
E d' altra
son
si
che
il
mi
tirti tra le
mani
fare io
medesima
che almeno,
,
se egli
ti
dorr tropil
po
ti
lascer io incontanente
.
quello che
i
maestro
non farebbe
servigio
,
Fattisi
adunque venire
ferri
da
tal
solamente seco
Lusca ritenne
e dentro serratesi
,
un desco
e messegli
,
quan-
tenuto ferma-
mente
dall'
una
j
un dente
altro
,
tirato fuori
e quel serbatosi
e presone
un
il
il
mostrarono
(i)
si
file dlii'uve la
magagna
del dente.
NOVETXA
dioendu
cx^tunto.
t
IX.
a57
hocm
gih
ftoMcnuta aretw e molto se ne raniniarcnie, pur , potcli fuor n'era, gli parve
con
altra riconfortato,
.
CAACudo
della ramcrn
La dunna preso
mand.
Il
dente
tantosto al
suo amante
re
,
il
suo amo.
apparecchiato
IjS
donna
lo
volendo quel-
che profierto
gli
,
avea attenergli
fatto
sembiante
re da Nicostrato visitata
lui altri
che Pirro
il
che aiutar
la
un
de'
lati
un
pratello a
d'un
Pirro
bel pero
,
la
posarono: dove
stati
alquanto
sedendosi
disse la
di ci
donna (che
che avesse
mar
a fare); Pirro,
ho
di (pielle pere, e
per
mon
le
cominci a
,
mentre
gittava
cominci a din*
?
che ci
vi
che voi
fate
e voi
madonna
come non
?
vergo-
come
cose
?
Ini
le quali se
pur
far volete
(l)
(a)
t Grande; le itlsioui Jcl 37 f iV-l 73. t Cm Ue|iuUi. Jle. Maii. Ili: chi^ SaUiati
v Ciocarclli
DECAM. T.
III.
17
2 58
GIORNATA SETTIMA
di quelle a far 'queste
,
e ( i ) sarh pi onesto
che farlo in
:
mia presenza
netico no
La donna
che
far?
non
madonna
si
io veggia
Nicostrato
maravigliava forte
.
e disse
Pirro
ve-
ramente
se
t
io
Al quale Pirro
,
rispo-
non sogno n mica (2) n voi che non sognate anzi vi dimenate ben s che se
signor
,
,
mio
anco-
si si
egli
non ce ne rimarreb;
be su niuna
essere
?
che pu questo
gli
potrebbe
vero che
salvi
,
paresse ver
Se Dio mi
se io fossi sana,
,
come
io fu' gih
che
io vi sarrei
(4) su
per vedere
che maraviglie
sien queste
e continuava queste
:
Al qual Nicostrato
cui egli disse
:
disse
A
:
che di tu
che vedi
Disse
Pirro
io
per trasognato
alla
donna
vostra
mei conviene )
e poi discendendo
Fermamente
morato
listi
,
',
sme-
siamo
punto mossi
:
se
Al qual
io vi
Pirro disse
(1)
I.) Ie;;gerei
qui pi volentieri
Jtirn elico nilcu.
del
sar.
non
Ln s'ampa
e^
27 ha potrebbe
ci eh'
(4)
direi
dolerti ec.
(5)
t Stirrei sincopalo tla salirei, come dorrei (Ha Poi pur pur poich pur.
NOVFIXA
piir 'Vidi; e, e te io vi vidi
,
IX.
%Sg
tanto che gli
clic
io vi vidi ia ul Tpftfo.
,
si
sts
maravgliuva
({ucu>
;
quale
come
egli
fu
la
donna
.
eoo Pirro
incominciarono a sollaz/are
,
Il
,
gendo
cominci a gridare
fai ?
ahi
quel che tu
va
?
e tu
Pirro
di cut
e cosi
dicmdo cominci
:
La
noi ci srggiamo
si
e Ini vog-
a seder
che
lasciati
gli
avea
Come
gli
avea
cosi lor
cominci
,
Al quale Pirro
io
disse: Nicostrato
ora
veramente confesso
davanti
,
che
come
se
voi diciavatc ( i )
'1
che
io
pero; n ad altro
conosco
non a
(pieslo
che
io
E
se
che
il
vero
non
,
In ({naie
onestissima e pi
si
che
altra
volendo
agli
occhi vostri
Di
,
me
non
il
che mi iasce,
rei
prima squartare
il
die io
pur
pensassi
.
non che
di cerio
io
la
Perche
magagna
;
di questo transvedere
il
pero
perciocch tutto
voi che
/-
AUof e fticiitViile ,
(ccniiixixioiv.
veittwnle ytt
/l'/v-f/*,
,
ceV'iU',
veJevtitc V ii>\\
su|>|>on^u, iP uloliinio
ma
auu
iaitUL.'le in cuitlo
Tcruoo. Rulli
26o
egli vi fosse
GIORNATA SETTIMA
paruto che io
facessi
,
non pensai
non che
io
il
facessi
s'
mai
era
,
La donna
,
sia
colla
mala
se io
ventura
m'
hai per
si
poco
,
sentita
che
devi
io le venissi a
,
Sii
qualora volont
,
me
ne venis-
non
verrei qtii
anzi
mi
crederrei sapere
una
delle nostre
camere
in guisa e in
il
manie-
ra
risapessi
giammai
cea
l'
Nicostrato
1'
al
uno e
altro
si
che
tale atto
le
non
lasciate stare
parole e le riprensioni di
maniera, cominci a
che cos
,
si
cambiava a chi su
vi
montava
Ma
ve-
la
donna
disse
mai pi ninna n a
,
me
n ad
,
altra
donna
,
di queste
vergogne se
Io
potr
,
e perci
Pirro
una scure
,
e ad
una ora
te e
me vendica
tagliandolo
essa in
capo a Nicostrato
si
la-
che
quantun-
che tu hai
in testa paresse ci
che tu di
fosse
.
Pirro prestis-
la scure e tagli
il
pero
Il
quale
come
me
ne venisse voglia.
, .
NOVRT.L\ IX.
la
a6i
disse
il
chi; io
la
vrg^o abbattuto
ira
<N
ita
via
r a Nicostrato
}Mrr(lon
,
che di
citS
la prepii
gava
benignamente
imponendogli che
non
8
V amava
una
giammai
insienie
Cos
il
e col suo
se
ne torn
ed
ella di lui
piacere e diletto
Dio ce ne dea
NOVELLA
X.
Due Sanesi amano una donna comare dell' uno ; muore il compare, e toma al compagno ^ secon'
aitagli , do la promessa f l si dimora
e raccontagli
come di
R.
quale
,
^estava
solamente
le
al
Re
il
dover novellare
,
il
poich vide
,
donne racchetate
,
tagliato
si
dolevano
in-
Re
ne
fa
e non re si
dee giudicare
me
vero che io
,
namenti
sto d
il
fatti
oggi
con intenzione
usare,
non voler
qu*-
mio privilegio
,
voi in-
sieme a quella
nato avete:
di quello ragionare
egli
ma
non solamente
ragionato
262
GIORNATA S5TTTMA
,
ma
sonsi
,
det,
che io per
me
quantunque
la
memoria
ricerchi
io intorno
s'
fatta
ap-
pareggiasse
e perci
fatta
,
dovendo peccare
nella legge
,
da
infia
me medesimo
fin
si
come degno
mio
di punizione
ad ora ad ogni
mi mi
proffero apparecchiato, e al
privilegio usitato
torner
compare
de' Sanes
e della
,
comare
hanno
tanta forza
mi
,
una
novelletta di loro
la
quale
dee, nondimeno
Furono adunque
de' quali
1'
1'
altro
e abitavano in porta
se
e quasi
dando, come
uomini fanno,
li
lor
mondo
,
n trovando
mo-
do
insieme
si
(1)
taggine
(2)
Moglie
nel lesto
Mannelli;
ma
si
avverta che
la
e stata aggiun-
ta,
come pat, da
alita
mano.
NOVELLA
,
X.
che
a63
coltii fho
rbUt e
con
giurniiieulo
,
^^t'iulusi
fatta
e imieuic contiuun-
come
ilfllu, avveniK!
cUo
'liii|^uccju
Ciiiupu llo^Uji
il
avtiva
avuto un (glluoluf
vi.Hlaudu
11 (|ual
con Mcucciu
,
alcuna vulta
e va-
la
helli.viinia
,
ga duuna
lei;
non ostante
comparatico
,
innamor di
e Meucciu siniiluicutc
moro
dava
di (pesto
amore
1'
un
si
guardava
dall' altru,
&i
guarlui
di scoprirlo a
cUe a
medesimo pareva
Tare, d'
amar
comare, e sarebbesi
ma
piaceva a Tingoccio
Laonde
egli
diceva
se
me,
si
come comOra
mi
mettcri in odio, e
di lei io
non avr
,
amando
due giovani
al
come
deltu
il
avvenne
che Tingoccio
potere alla
piacer
siui.
Di che Meuccio
gli dispiacesse
,
accorse bene
e quaniunipie mollo
pervenire
ci
al fine del
, ,
264
dersene. Cosi
GIORNATA SETTIMA
pur
vista di
,
non avvefeli-
amando
l'altro,
cemente che
comare
il
soprav-
la
si
1'
aggrav forte
E
ta
trapassato,
il
prima non
fat-
promession
,
lui,
il
qual
forte
se'
dormiva
?
chiam Meuccio
.
destatosi disse
,
qual
tu
io
son Tingoccio
ti
il
qual
secondo
promession che io
feci
sono a
te tornato
mondo. Alquanto
pure
si
spavent
Meuccio reggendolo,
il
ma
ben yenuto
.
fratel
mio ; e poi
e
domand
:
se egli era
le
perduto
Al qual Tingoccio
si
rispose
perdute son
sarei io in
ritruovano
come
mei
,
chi (i)
se io fossi perduto
Deh,
disse
Meuccio
io
(l) A.
io in qui.
eli
Mei
go,
la
seconda
la
terza strana
per
la
prepo-
sizione in
esclamazione senese?
Rolli.
Oim
talvolta
II
luogo accennato qui, nel qual trovasi adoperala questa voce mei,
novella della sesta giornata
l
nella decima
mei
infino in India
pastinaca,..
Ma
il
possa significar presso, essendo che presso ed infino mal possono stare
insieme.
E
,
un luogo
significa
che non
si
giunto jn-
fino ad esso.
una
,
spezie (T inte-
riezione
simili.
come oh , uh
Ma
noa so
^ue-
NOVELLA X.
non dico
cos
,
a65
T anime
peccati
ma
io
ti
domando
ae tu se* tra
A cui Tingoccio
li
ma
io
da
Domand
che pene
si
dessero di
qua
il
si
commettono; e Tingoccio
Poi
avesse di cpia
per
lui
a faro
alcuna casa.
egli facesse
A cui
,
per
delle limusine
no a quei
tieri:
di l
cui
Meuccio
Meuccio
il
si
,
ricor-
d
la
capo
disse
,
o Tingoccio
eri di
della
comare
con
di
io
t'
A cui
l, si
come
i
giunsi di
tutti
miei
le
colpe mie
dove
io trovai molti
compagni
a quella
e stando io
fatto
tra loro
la
avea con
(quella
un gran fuoco e
.
tut-
to di paura tremava
11
dallato
mi
disse:
che qui
?auli>a'
la
nonm
Dep
t la particola in.
(i)
CotteUoi
coletto,
fnrw dal
il
ilialelto
teiicw. Vedi
(a)
f In
grandissime pene,
tcato
lei
S7.
. ,
a66
sono
,
GIORNATA SETTIMA
che triem stando nel fuoco
,
O
A
diss* io
ami-
jqo mio
d'
io
io aspetto
un gran peccato che io feci gih domand che peccato quel fosse
,
Quegli allora mi
cui Io dissi
:
il
peccato fu cotale
che
io
mi
,
mia
comare
e glacquivi tanto
che
me
,
ne scorticai
disse
i
Ed
mi
si
va'
sciocco
non dubitare
che
.
di
qua non
io
tiene ragio,
Il
che
udendo
tutto
mi
,
il
giorno
Meuccio
con teco
fatti
io
non posso pi
.
esser
Meuccio
ninna ragione
si
teneva delle
za
te:
Le
non
gli
andare
quando convert
buona comare
Zeffiro era levato per lo sole che al ponente
s'
aval,
vicinava
tro
quando
il
Re
finita la
,
sua novella
levatasi la
corona di
:
lesia
sopra
capo
la
madon-
na
io vi
relna della
nostra brigata
quello omal
che
cx'edete
che piacer
'(l)
(2)
la
sola
feaimiaini,
come
slibin-
Di
voi
medesima,
cio
tlella
laurea, essendo
il
nomi- di
lei
JLatirelta
'
NOVELLA
,
X.
,
^67
conundcdivenuta rei-
sia di tutti
e mnmiaztone
.
si
rome donna
I^urvtta
,
rptp
e rpOMHti a edere
si
I^
nn
fece cliiniiiarc
clic
1*
il
Siniscalco
al
quale impote
che ordinasse
alquanto a
'tniglioreora clic
'
usato
si
clii'^
poi ad agio
ci(S
si
potessero
palagio tornare
il
e ap-
presso
che
a fare at(?jwc,
mentre
suo reggimen-
Quindi
che
a*
rivolta alla
compagnia
disse
Dioneo volle
ieri
o^
si
1
ragionasse delle
bcfle che le
donne fanno
mariti
se
non
fosse
eh' io
botolo
che incontanente
si
vuol vendicare
io direi
gli
che domane
uomini fanno
sto
,
alle lor
mogli
Ma
tutto
giorno o donna ad
uomo
o tiomo a donj
na
uno uomo
all' altro si
fanno
e credo che
,
in questo sarJi
non men
.
di piaoovol
ragionare
,
che
cos detto
la
levatasi in pie,
.
brigala
Levarou-
adunque
le
donne e
gli
altri tra'bclli
diritti
.
arbori sopra
la
il
verde prato
andavano di))ortando
Dioneo e
Fiammetta gran
diletti
pigliando,
il
tempo
infino
e lungo
al
pelaghetto a tavola
,
rinfrescati
* fi)
Qm n
conpccnJe
4ir
il
Decameron. W.
feti*
che ^mIo
hfaro
a68
GIORNATA SETTIMA
, ,
sempre da una aura soave che da quelle montagnette dattorno nasceva senza alcuna mosca riposatamente
e con letizia cenarono.
quanto
ra
il
la placevol valle
sole alto a
mezzo vespro
si
come
alla loro
Reina
piacque, In verso
passo ripresero
il
la loro usata
cammino
,
e motteggiando e cian-
cosi di quelle
che
II
di era-
no
state ragionate,
come
danzare, quando
ro e quando d'
al
altri
Ma
alla fine la
dicesse
una canzone.
La
Deh
lassa la
mia
vita
Donde mi
Che
disio focoso
Di ritrovarmi
O caro bene, o
((
o:
r
solo
mio
riposo,
Che
*1
mio cuor
,
tien' distretto,
Deh,
1-
signor mio,
Si eh' io conforti
anima smamta.
la
(2)
Dimora
lingua
tcoTet al-
ila volta
, ,
..
NOVELLA
r
non 80 ben
ridir qiuil fu
X.
*1
169
piacere,
Che Che
si
m* ha infiammata
non trovo di
l'
io
ni>
notte loco ;
'1
Perch
udire e
*1
sentire e
vedere
Con
Nel
forza
mm
usata
mi coco,
che tu confortare
N mi pu
altri
O
Deh
dirami
io
ti
s'
esser
dee e (juando
fia
Ch*
trovi
giammai
che m* han morta.
^'
Dov'
Dimmel Quando
tu vi verrai
mi
conforta.
''*
D' ora
Ch'
io
al venire
'^
5*
.
m' ha Amor
ti
ferita
Se
egli
tenga,
*i
partire.
si
''*
n'avvenga
E
D*
Convien eh'
altro
mio dbirc
Dunque vien tosto, vienmi ad abbracciare, Che '1 pur pensarlo di cantar m' invila
(1)
Col
dir lo$to^ cotiticlrra lienc, che tatto non ti unito r<'n dire,
ma
^tuiMdovi^
%'jo
GIORNATA SETTIMA
tutta la brigata
che
strignesse
e per-
che
felice
.
la vista sola
,
tenendola,
ne pi
vi
furono (i)
ne
,
le
fu avuta
Ma
poich
,
la
il
sua canzon fu
finita
ricor,
dandosi
la
Reina
che
cosi
voi sapete
nobili
,
Donalla
,
ne e voi
Giovani
che
qjual
,
il
se
ben
vi ricorda, noi
divotamente celebrammo
essen-
do reina
Neifile
,
dem-
mo (2)
luogo
e
.
simigliante
to susseguente
buono esemplo
sia
altro di
come
mo
quello a
Piacque
dalla quale
,
licenziati
tutti
s'
andarono a riposare
il
(i) S sotlintentle
relativa
che
fra tali
80])primere
la
il
relativo;
ma
pi che ovvia
Demo
ha
il
testo
Mannelli per
demmo, checca
miglior gramati-
ca va detlo
f
dammo^
Rolli.
PZJemmo
il
e non
damma
trovail
si
Demmo oaon
rZammo ammettono
Cinonio,
che,,
(3)
Buomraaltei, ilCorticelli,
per
dammo
demmo
si
Facento , Mannelli
ndice
DELLE NOVELLE
CONTKmTTB
un
TKttZO
VOkUMK
>
Quinta
sta
........
pag.
tima
..,
GIORNATA QUINTA
i5
il
reggimento d*
Eus
si
"*
'^
"
'l5
272
DELLE NOVELLE
KOVELLA
I.
incintone
amando
y
sua donna
rapisce in
mare :
messo in Roil
di prigione
onde Lisimaco
trae, e
da
Efigenia e Cassandra fuggendosi con esse in nelle lor nozze , con Greti; e quindi , divenute lor mogli
capo con
lui rapisce
esse
17
Gostanza ama Martuccio Gomito, la quale udendo che morto era, per disperata sola quale dal vento si mette in una barca , la riiruoval vivo in : fu trasportata a Susa esTunisi palesagUsi , ed egli grande
,
sposatala, sendo col re per consigli dati , se ne torna. ricco con lei in Lipari
.\
.
33
NOVELLA
III.
Pietro
fugge con V Agnola giovane fugIella , truova ladroni : condotta ad un ge per una selva, ed dei Pietro preso , e delle mani
Boccamazza
si
castello.
capita
V Jgnolella
ne torna a
lei se
Roma*
...''*'
INDICE
llOyKU.A IV.
73
da f^albona con la J^liuola, la quale egli sposa, e col padre di lei rimane in
zio
buona pace
,,*,,,,
MOVKLLA
5i
e muorsi , la
amano
in
Faenza : azzujfan-
sirocchia
a Mingliino
NOVELLA vu
^9
Gian di Procida trovato con una giovane, amata da lui, e stata data al re l'cderi' go , per dovere essere arso con lei legato ad im palo: riconosciuto da Ruggieri del63 l' Oria camita, e divicn manto di lei
-,
NOVELLA
VII.
la in-
dal paI
m.
274
DELLE NOVELLE
.
moglie la Violante
76
vili.
NOVELLA
Nastagio degli Onesti amando una de' Traversari spende le sue ricchezze senza essere
amato. Vassene pregato da^ suoi a Chiassi: quivi vede cacciare ad un cavaliere una giovane e ucciderla e divorarla da due ca-
ni. Invita
amata da
88
IX.
il
quale y non
avendo altro, d a mangiare alla sua donna venutagli a casa : la qual ci sappiendo, mutata d' animo, il prende per
marito e fallo ricco
NOVELLA
97
X.
la
donna sua
Pietro
:
si
fa
ella il
da
INDICE
in casa 4' Ercolann
^i<yt*ane
,
475
uno
asi-
in su lo dita
:
di
:
egli grida
l'
cognosce
in-
ganno della moglie , con la quale ultimamente rimane in concordia per la sua
stezza
tri-
....
107
GIORNATA SESTA.
Nella quale
tentato
sotto il
reggimento di
Eusj
si
ragiona di
si riscotesse ,
a3
ROVELLA
I.
Un
a madonna Oretta di poruna nonH'lla a cavallo e malcompostamente dicendola, da lei pregato che a pie la ponga
cavaliere dice
tarla con
,
a6
NOTELLA
II.
ima sua
trascuta-
ta
domanda
1^9
2^6
DELLE NOVELLE
NOVELLA
III.
Monna Nonna de
sposta al
ri-
meno
i34
NOVELLA
IV.
l'i'
rado
NOVELLA
137
V.
do morde
NOVELLA
VI.
i4o
certi
giovani come
Baronci sono
di
i pi.
gentili
uomini del
mondo
maremma ,
e vince
una cena
44
NOVELLA
VII.
Madonna
INDICE
una pronta o piacevol risposta
so libera
,
977
e
fa
lo statuto modficare*
i47
ROVELLA
vili.
veder noiosi
iSi
lk>YSLLA IX.
Guido Cavalcanti dice con un motto onestamente villania a certi cavalier fiorentini
li
quali soprappreso
BOVELLA
Frate Cipolla promette a certi contadini di mostrare loro la penna dell* Agitolo Gabriello
,
,
in luogo
carboni
no san Lorenzo
5^
GIORNATA SETTIMA.
Nella quale
sotto il
reggimento di Dioneo
si
amore,
79
278
DELLE NOVELLE
'-
NOVELLA
I.
Gianni Lotteringhi ode di notte toccar V w scio suo : desta la moglie , ed ella gli fa a
credere che egli la fantasima
:
vanno ad
il
picchia-
rimane ....,,.
NOVELLA
161
II.
Peronella mette un suo amante in un doglio, tornando il marito a casa : il quale aven-
do
il
duto
V ha ad uno
fa
che dentro v^
a vedere
fuo-
188
NOVELLA
III.
Frate Rinaldo
valo
il
si
truo-
figlioccio
...
194
NOVELLA
IV.
Tofano chiude una notte fuori di casa la moglie, la quale non potendo per prieghi rientrare , fa vista di gittarsi in un pozzo, e gittavi una gran pietra
.
Tofano
esce
INDICE
(li
79
n*
erk'
casa e corre l
ed ella in caia te
vitupera
ao3
MOVELLAT.
Un geloso informa
glie
,
al quale ella
ogni notte
di
to si fa venire
dimora
aOVELLA
no
VI.
Madonna
tata
:
visi-
marito di
e
lei
messer
Lambertuccio con
di casa sua ne
lui coltello in
il
mano fuor
lei
manda,
marito di
aa i
HOVELLA
VII.
V or
more
il
la qual
man'
da Egano suo marito in un giardino in forma di s , e con Lodovico si giace ; il quale poi levatosi , va, e bastona Egano
nel giardino.
.
.
aa6
<7
280
DELLE NOVELLE
MOVEIXA.
Vili.
Un
te
legandosi uno spago al dito la notte, sen// marito il suo amante venire a lei n accorge , e , mentre seguita V amante la donna mette in luogo di sh nel letto un^altra femmina, la quale il marito bat.
se
te e tagliale le trecce , o
telli
poi va per
li
fraes-
di lei,
li
quali, trovando ci
*
non
.;....
234
NOVELLA
IX.
ama
possa
Pirro,
,
il
le chietutte
;
de
si
tre cose
fa
a questo in presenza di Nicostrato e a Nicostrato fa cresia vero quello che ha veduto dere che non
oltre
a 47
NOVELLA
X.
Due
l'
Sanesi
coniare del-
compare , e torna al compagno , secondo la promessa fattagli, e 201 raccontagli come di l si dimora
uno j muore
.
.
.
1827 V.3
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