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YOLtiAni
DI

GIOVANNI BOCCACCIO
CORKErrE SU
I

TESTI A PENNA

EDIZIONE PRIMA
VOL
III.

FIRENZE
PER
IL

MAGH E RI

MOCCCXIVII.

r.i

'-^.Jj^*'

gno

GiuCol henigno Sovrano rescritto del d 9 Ignazio Moutier 1 826,/u conceduta ad

della stampa della privativa per anni otto Giovanni Boccaccio . le Opere volgari di

pQ

t'it'R.-'"i3^r jT

DI

GIOVANNI BOCCACCIO
CORRETTO ED ILLUSTRATO
on

oU

TOM. HI.

PER

IL

MGHERI

1827.

no

ori

TT^nfliO

Ail.itOT

tiidJi.'/Al/

OSSERVAZIOM ISTOIUCHB

SOPRA

IL

DECAMERON

GIOVANNI BOCCACaO
GIORNATA QUINTA

PROEMIO

JL

rrT ovELLJi. Cimane.


II.

Novella

Gostanza

// consiglio
tolto

dato da

Martuccio al re di Tunisi e

dal Villani nel

Vili, libro laddove ragiona dell* impresa che f

Cassano
le fu

re de' Tartari contro


lui sconfitto

il

soldano ,

il

qua-

da

per aver usato questo rimedio


agli archi j accioccli le eoo-

del farle corde

sottili

che non potessero entrare nelle corde grosse degli


ardii

degV

inimici. Gosl dice

il

Sansovino parlando

de* luoghi ed autori da' quali


i

il

Boccaccio Ita tolto

nomi del Decamerone


Novella III. Pietro
.

Novella IV. Ricciardo Manardi


Lizio
,

e Arrigo
.

Ov' il buon Manardi? dice Dante nel XIV. del


.

Purgatorio

Il

Landino nel commentar questo verso

6 uomo

OSSERVAZIONI
messer Lido da P'alhona,
,

di Dante dice: questo fu

eccellente e

pieno di virth

la cui figliuola
si

Caterina , vinta da amore , di furto

congiunse

con Hicciardo , nobile giovane ^ e messer Lido con


sua prudenza gliene f sposare y come distesamente in una sua Novella narra il nostro Boccaccio.

Novella V. Guidotto da Cremona Giason de Nores nella sua Poetica parte terza, stima il fat.

to di questa Novella favoloso

il

per vero che


,

Faenza f come
so
il

dice qui

il

Boccaccio

fu presa da

Federigo imperatore , e che oltre


qual tempo
si

MCLXX. (ver,

crede o suppone seguito questo

fatto) quella citt era tornata in pace


iscrizione in

come una

data del

MCLXXFII

esistente nel-

la badia di Candeli di Firenze, chiaramente com-

prova

Tempore quo

fuerat venetis

pax reddlta

terris

Novella VI. Gian di Procida

Procida , di cui

il

Giovanni di Giovanni di questa Novella si


,

dice nipote ,fu signore del l^ isola di Procida

co-

me scrive Giavanni
istorie
,

Villani al Uh. Y/. delle sue


.

e savio e ingegnoso cavaliere

Novella VII, Teodoro innamorato della Vich


tante
re d'
.

La

missione di questi tre ambasciatori del

Erminia , mandati a trattare col papa di grandissime cose per un passaggio che far si dovea , pare seguita verso il MCLXXXVIII. , poich in quei tempi vivea
il

re

Guglielmo detto

il

buono
( lib.

Di

questo passaggio parla Giov. Villani


III. ) ,

V. cap.

soggiugnendo che vi diede

oc-

..

ISTORICHE
castone Saladino saldano di Balnlonia
avea ripresa Jerusaluin e pi altre terre
cristiani
,

7
il

quale
i

clie

teneano

Novella Vili. Nastagio I Deputati credono questo fatto di Nastagio esser tolto dalla storia
,

Elinando monaco francese , scrittore assai stimato del MCC. Il Manni , seguendo Benvenuto da Imola , lo crede realmente seguito a liavenna. Dante nel XIV. del Purgatorio nomina le famiglie de* Traversari e degli Anastagi per nobili
d'

famiglie di Ravenna

La Casa Traversara
// luogo anco dove
si

e gli Anastagi

narra seguisse lo strano

caso puntualmente nel

XXVII.

del Purgatorio

mentovato dallo
Per

stesso

Dante:
lito di Clilass

la

Pianeta in sul

Benvenuto da Imola

cui il

Manni

aderisce

di questo fatto dice cos :

Fuerunt

et allae familiae
,

clarae in

Ravenna

si-

cut familia Honestorum

de qua
,

fuit nobilis

adoleflia

scens nastasius de Honestis

qui amoratus de
,

pulcherrima Pauli Traversoni


in

tandem illam habuit

uxorem

sicut lioueste scribit Boccaccius, curiosus

iuquisitor

omnium

delcctabilium historiarum

Noi siamo

inclinati

a credere che

il

fatto fosse

veramente preso , quanto alle persone , da Baven-

OSSERVAZIONI
eil mirabile degli spiriti e de' cani dal buon
.

na , monaco Elinando mentovato dai Deputati Novella IX. Federigo Cristofano Landino nel suo Commento sopra Dante al canto Vili, dell' In.

ferno afferma che


questo racconto

il

Boccaccio veramente sentisse


che egli mentova
. ,

da quel Coppo

e fu della famiglia de' Migliorati

Novella X. Pietro di Vinciolo


cinto della nobilissima

Il conte

Gia-

fandglia de' J^incioli nega

questo fatto esser succeduto in uno della sua famiglia ; ma bens asserisce essere stato preso dal
lib.

IX.

dell'

Asino d'oro di Lucio Apuleio^ aven-

dovi ai nomi originali sostituiti quelli di persone


r'iventi

GIORNATA SESTA
PROEMIO.

No

ovellal.

Un

cavalier dice a

madonna
una
:

Oretta.

Oretta pare un abbreviatura di Lauretta , ve-

nuta tra noi da' Genovesi

quali
.

tale abbreil

viatura hanno frequentissima

Riporta

Manni
Domina

un ricordo del
Orietta figlia

33

ove si legge

Nobilis

quondam

magnifici viri Opizonis quon,

dam

Marchonis Malaspinae

uxor quondam Nobilis

Mlitis

Domini Ruggerii

sive Gerii

quondam Domini
quel Ruggerii seu

Manetti de Spinis de Florentia.

Da

Gerii si vede anche Geri abbreviatura di liuggie-

ISTORICHE
ri
,

delle quali abbreviature di nomi anco gli an-

tichi Fiorentini

Novella

II. Cistifornaio.

avea no frequenti Ferdinando Leopoldo


.

del Migliore nella sua Firenze illustrata illustra

ancora questo forno di


calo nulla

Cisti,

chiamandolo
lasci

qualifi
11

meno per
,

la

memoria che ne
la
gli

padre

della favella

clic

per

presenza di csi degni per-

sonaggi

quali furono
si

ambascladori di Bonifazio
far ivi

Vili.

che
.

degnarono di

permanenza e

rin-

frescarsi

Quest'ambasciata segu nel i3oo. Dante era


allor de' priori
tori fu
.

Il principale di questi ambascia-

Kerio de' Circoli , cardinal d' ^cquaspar-

ta

e fu

fazio per intromettersi a pacijicare insieme


Cerchi e Donati ,
dei ghibellini
.

mandato alla repubblica da papa Bonile due


i

famiglie , allora potentissime e nemiclie tra loro ,


primi capi de' guelfi,
i

secondi

Benvenuto da Imola nel suo com-

mento sopra Dante, di questa ambasceria dice cos


:

sed Bouifacius Vili, volens obviare scandalo


mlsll pr

quod parabatur Florenziae,

Domino Verio

de Circulis, et rogavit quod faccrent pacem cura Domino Cursio de Donatis Egli , cio papa Bonifazio , fu amicissimo
de' Fiorentini , e gli appell quinto elemento allo-

ra quando dodici ambasciatori, mandatigli da varie

nazioni ,

tutti fiorentini

si

vide a' piedi suoi.

Questi dodici ambasciatori fiorentini, mandati da dodici differenti nazioni , mostrano un consenso

generale di tutta Europa, che la sede dell'eloquen-

za

si

era fin

da

quel tempo stabilita in Toscana.

Novella IIL

Monna Nonna

//

Manni ,

atte*

IO

OSSERVAZIONI

sa la libert di parlare ( la quale procedeva dalla maniera licenziosa di vivere") che


si

usava nei

tempi che occorse questo caso di

monna Nonna ,

pare inclinato a credere che quel vescovo veramente motteggiasse in quel modo quella gentildonna ;

ma

poi considerato
y

l'

angelico costume di quel

prelato

da ognuno riguardato come un esempio


,

di virt

non parendo

eh' ei fosse

motto proferire , e
detto

il fatto

capace di un tal non potendosi distrugstorici


,

gere , venendo riferito

da molti

pensa
,

il

Manni ,

che lo scostumato maliscalco

che

era con lui ed aveva fatto

V inganno
.

dei popolini

dorati , lo avesse proferito

IJ erudizione di che

cosa fossero quei popolini

si

deve interamente alla

non mai abbastanza commendata diligenza di esso Manni. Egli il primo gli ha rintracciati j e datane la

novella
dorati
,

fgura nella sua illustrazione di questa Erano della fgura del foriio d' oro ; e,
d' oro

parevano

valevano due soldi.

Il

fatto deve essere seguito

24 di giugno ^ che e il di s. Giovanni , dell' anno 1 3 1 4 ^ cil qual festivo tempo assegnano gli storici che questo Diego della
il

Matta fosse in Firenze capitano d' arme e vicario


del re Roberto, Il forino era moneta d' oro, e anco d'argento, ed avea nel dritto la fgura di
s.

Gio-

vanni Battista, che e


nel rovescio un giglio
sente
,

il
,

protettore di Firenze , e
,

che era

ed anco al pre-

l'

impresa parlante della citt di Firenze ,


,

o Fiorenza

a causa del fore


,

Un

tal conio

s'

usa
.

anco al presente

e dicesi propriamente gigliato

Da

questo forino fiorentino vengono tutti

renti fiorini che corrono in varie parti d'

i di feEuropa

. ,

ISTOmCHE
Novella IV Chiclhio cuoco fede di verit a questa novella ,
.
.

ti

Per acquistar
die la rac'
:

io crederei die
,

quelle parole preliminari di Neijile

conia , dovrebbono sujjicicntemente bastare


to e veduto puolc avere ) ec. ,

Cur-

rado Gianfigliazzi ( siccome cinscuna di voi e udi-

mentre il Boccaccio non

avrebbe dato per vero quello clic da tanti contemporanei viventi fosse stato potuto provar per falso
.

Novella V Messer Forese da JHabatta


Giorgio Vasari, nella parie
Pittori:
I.

delle Vite dei

Fu, come

si

detto, Giotto ingegnoso e pia,

cevole molto e ne' motti argutissimo

de' quali n'


,

anco viva memoria iu questa


quello che ne scrisse

citt

perch

oltre

m. Giovanni Boccaccio Franco


,

Sacchetti nelle sue trecento novelle ne racconta molti

e bellissimi

pia antiche e nobili di Firenze

una delle Gio : Giuseppe Capodagli nella sua Udine illustrata, in data del i665 dice di essa : per le fazioni de' guelfi e
. .

La famiglia da Rahatta

ghibellini pass nel Friuli


gi

e prese

posto in Udine

4oo

e pi anni ec,
,

si

condusse finalmente nel eoa*


in

tado di Gorizia
stello di

dove poscia ottenne

feudo

il

ca*

Dorimbcrgo con
si

altre giurisdizioni

che og-

gid parimente

conservano nella medesima famiglia quel beli' epitaffio


il

Di Giotto fece
che ancora
to nel
si

il

Poliziano

legge sotto

deposito di esso Giot-

duomo di Firenze,
ego
per
recla

Ille

sum Cui quam

quem

pictura extincta revixit


,

manus

tam

fuit et facilis

Naturae deerat noslrae quod defuit arti}


Plus hcuit nulli pingere
,

nec melius

t^

OSSERVAZIONI
,-

Miraris turrem egregiam sacro aere sonanteni

Haec quoque de modulo


Denique sura Jottus
:

crevt

ad

astra

meo

quid opus

fuit illa referre ?

Hoc nomen

longi carminis instar erat

Benvenuto da Imola nel suo Commento sopra Dante racconta che esso Dante ^ avendo rincontra-

una cappella in Padova, e poscia due suoi bruttissimi figliuoli vedendo gli dicesse : donde viene che le finte j gure fate s bene , eie vere s brutte ?
to Giotto
,

che dipingeva

{Quelle pitture

ammirando ,
,

A che tosto Giotto rispondesse


l'

l'une fo di giorno

altre di notte

Simil detto
.

si

trova anco ne' Satur-

nali di Macrobio
Giotto
,

dice

il

Boccaccio in questa quinta nov


di tanta eccellenza
,

ebbe un ingegno
dalla Natura
,

che ninna cosa


,

madre

di tutte le cose e operatrice

col

continuo girar de'


la

cieli

fu

die

egli

con

lo stile e
s

con

penna o col pennello non dipingesse


,

simile a
.

quella

clie

non simile

anzi piuttosto dessa paresse


si

intanto che molte volte nelle cose da lui fatte

trova
,

che
lo

il

visivo senso degli


,

uomini

vi prese errore
.

quel-

credendo esser vero

che era dipinto


,

Questo elo,

gio del Boccaccio abbiamo noi

gentil lettore

vo-

luto ripeterti qui per farti osservare in che stima

fosse

il

merito dei valorosi artefici a' tempi che

il

Boccaccio vivea

Novella VI. Prova Michele Scalza


Novella
il fatto

TU. Madonna
madonna

Filippa. Monsignor

della Casa nel suo Galateo mostra di creder vero

di questa

Filippa. Il

Manni cre-

de vera quella moderazione dello statuto di Prato, e passa anco a congetturare che tra la famiglia dei

ISTORIO HE
Pugliesi e quella dei Guazzalotri
,

i3
per causa di

questo intrigo amoroso f fosse nata quella mortai

nemicizia che dur poi lungtissimo tempo

Novella FUI. Fresco conforta la nepote Novella IX. Guido Cavalcanti Di Guido Cavalcanti fece il carattere Ugolino Ferino in questi
.

versi

Ipse Cavalcantum

Guido de
,

slirpc vetusta

Doctrina egregius
Pindaricos versus

numers

digessit Iiclruscis

tenerosquc Cupidinis arcus

Messer Setto , o Benedetto Brunelleschi , fu , siccome il Cavalcanti , cavalier d^ antichissima stir-

pe fiorentina , e antenato di quel Filippo Brunelleschi


,

restauratore delV architettura


dell' ordine toscano tnstico
.

e special-

mente
e la

Di

questo Fi-

lippo la cupola del


pili

bella cw
s.

duomo in Firenze , la prima mai sia stata fatta : di lui la


il

chiesa di

Lorenzo ,

palazzo dei signori mar-

chesi Riccardi
CI
,

detto
,
,

, che fu fatto per Cosimo de' Medi' Padre della Patria il quale, girandovi
,

dentro

soleva dire

troppo gran cosa per

poca

famiglia avendo un sol figliuolo , che fu Pietro , padre del gran Lorenzo } e di lui il palazzo dei Pitti , sede reale dei Granduchi di Toscana , oltre tanti edifizi dei quali la memoria non ci suggerisce
i nomi Le colonne di porfido di

s.

Giovanni, mentovate

in questa novella, esistono ancora presso la detta Il Migliore , nella Firenze illustrata , ne parla coj: Furono queste donate da'Pisani a'Fiorenti-

chiesa

ni per segno della fedelt usata in assistere

.illa

guardia

della lor citt

aUora che nel

1 1

7 gli eran

iti ali*

ao

. ,

}i4

OSSERVAZIONI
,

Vquisto di Maiorica ec.


^'

di

dove

ritornati vittoriosi

fra le spoglie riportate furori queste

colonne chiamate
.

del profferito

che

l'

istesso

che dir porfido

Questa fede de' Pisani nei Fiorentini di dar


'loro

spedizione lontana

a guardia la loro citt , andando essi in una , a noi , che non abbiamo trop,

pa
che

pratica della bont dei cavalieri antichi


i

rc^a

due maraviglie , cio che


i

Pisani

si

fidassero , ^
.

Fiorentini serbassero quella fede


.

Novella X. Frate Cipolla

Il racconto di questo frate Cipolla diede molto

da

dire

ad

alcuni per erronea opinione che conce'

pirono della intenzione del Novellatore , come se


egli avesse inteso di farsi beffe delle cose sacre
.

JDa questa taccia un prelato di probatissima castit di costumi e d' altrettanta dottrina imprese a di-

fenderlo con varie sue erudite lezioni , da lui recitate nelV Accademia della Crusca, e dal Manni
riportate nelV illustrazione di questa novella . El-

la racchiude la pia gentil, satira e la pi, pittoresca

che fosse stata malfatta d' un impostore. Il carattere di fra Cipolla


,

non,

meuo

che quello del suo

conipas^nOf non possono esse"

y.ieglio descritti,

non

meno che la mellonaggine dei noni Certaldesi I nomi delle persone citatevi dentro se non veri , secondo i documenti riportati dal Manni, e il fatto non pu a meno di non esser pervenuto al nostro autore da alcuna tradizione in Certaldo, dove egli tanto praticava , avendovi parte de' suoi beni , da
lui poi .vestita di quelle grazie che
cos

V hanno

resa

leggiadra

GIORNATA SETTIMA

PROEMIO.

K
troica

Gianni Lotteringhi Il Manni de questo fatto in gran parte vero


avella I.
.

cre-

Novella II. Peronella


roaldo nel
lo crede

//*

uijmlcio
,

lib. ix. si
il

un fatto tanto simile a questo

che

Be-

Commento

che fa sopra questo autore


di questo della Peronella
.

V originale

loanncs Boccaccus eloijuio vernaculo dlsoillsslmus


condidit ccntum faLiilas nrgunionto et
festivissimmjne
transpovsuiujuc
j

stilo

lepidissimo,

intcr (juas

Apulejanam
,

liane iiiscrul
,

commodissime non ut

interpres

sed

nt tvonditor: (piain foemnae nostratcs nonsurdis auri-

Lus audiunt, nequc invitaelegunt. Ortensio Land

mil ai lese prima medico, poi religioso agsoliniano


quindi secolare , avendo biasimato ne' suoi ParaT.
111.
1

, .

i6

OSSERVAZIONI
,

dossi questa novella

nella confutazione di essi

Paradossi e in una esortazione allo studio delle


lettere si disdice
,

come

si

vede da quel che segue :

Consgliovi eziandio ad avervi quelle cento facete narrazioni in dieci giorni raccontate
,

alle quali il cardi-

nale Egidio
d'

che fu ne' suoi giorni un largo fonte


confessava d' esser tenuto di quanto

eloquenza
,

sapeva

all'

arte reltorica appartenente. Ardisco io di-

re che u la lingua greca n la latina ebbe

mai n

mai averh

pregiato libro. Quivi imparerete voi a


,

guardarvi dagli donneschi inganni

imparerete a co,

noscere la possanza dell' amore ec.


dervela in poclie parole
,

e per concliiu-

sar questa lezione boccac.

cesca una vera maestra della vita vostra


.

Novella HI. Frate liinaldo Novella IV, Tofano Claudio Fauchet , da noi
.

citato nella giornata III. nov. I. dice che

il

Boc-

caccio prese questa novella

da Eberto

scriltor

francese
de

e autore del

Romanzo

dei sette Savi

(La quatrime Nouvelle, parlando del Boccaccio


la

septime joume
,
.

est

de cet auteur

intenden-

do d' Eberto
dans

pour

le

regard de la pierre jete de-

le puits )

Anco monsignor Fontanini

nella

sua Eloquenza italiana crede cos , soggiugnendo che questa e altre avesse il Boccaccio tolte da autori francesi
,

e fossero le pi licenziose
.

V. ci

che abbiamo detto nella Prefazione )


,

Novella V. Un Geloso In un libretto d' antica stampa in Parigi intitolato: Mensa philosoplilca
optime custos valetudinis
si

racconta cosa molto

si-

mile al contenuto di questa novella, quanto alla


confession del geloso , che
si

dice persona milita-

ISTORICHE
re, e dice la donna
juvcMiis fui el dilexi

817
:

nella sua confessione cos

juvcnom armigcrum, poslea


,

mili-

lera

poslc-a

fatuum dcinum saccnlotem


il

eie.

quin-

di scopertosi
ex

confessore
,

cii fosse,
',

ella conclude:

itidiLstria dlxi

ot

\eruni protuli

vos ciiim accepi

doruicelluai, posi liabiii vos luilitcm

posi

faluum

quod

lalia volubalis

audire

ci

modo

saccrdotem, quia

confeasionem audivislis.

Novella FI.
stola

Madonna
iib. II.

Isabella.

Neil* Episi

XXII.

del

d' Aristencto

legge

marilus ejus peregre redieas pulsiire fores el vocarc


coepii eie. essendo in questa lettera

gran parte
nel ri'
il

del ripiego di

madonna

Isabella, usato per saiclic il

vare

il

suo Leonetto , pare


,

Manni,

portare questo frammento


novella

inclini

a credere che

Boccaccio da esso in gran parte toglieste questa


.

Lambertuccio lo crede lo stesso


gentilizio di essa famiglia.

Manni

imo della famiglia dei Frcscobaldi, Lambertuccio


essendo

nome

Novella

FU.

Lodovico. Di questa novella non


se

abbiamo altro da dire

non die ella


l''jSf

si

trova
i7

quasi interamente la stessa nel Pecorone ,

cui

autore le sue scrisse nell'anno


dire presso a o anni dopo
il

che vale a
.

Boccaccio
i

//

nome

d*

Egano

si

trova frequente fra

Bolognesi , e la

famiglia Galluzzi
Novella

atiticliissima in

Bologna

FUI. Un
.

diviene geloso Di questa


.

novella non abbiamo alcuna istorica erudizione

Novella IX. Lidia

N
.

anche di questa novel.

la abbiamo traccia veruna

Novella X. Due Sanesi L' unica cosa che


bia di storico in questa novella si
clte

s'ab-

in Siena

tfS
furontf
i

OSSERVAZIONI
Mini, e
i

Tura ^ famiglie popolane: onde da credere che donde il Boccaccio prese i nomi,
o per istoria o per tradizione, avesse anche qualche

parte dei fatti


'Munu

'-\

Mkw 'vV,

FINISCE

LA QUARTA GIORNATA

DEL DECAMERON^
INCOMINCIA

LA QUINTA
Nella quale sotto
il reggimento di Fiammetta si ragiona di ci che ad alcuno amante^ dopo alai-

ni Jeri o sventurati accidenti


venisse

felicemente av-

JLjra glh

1'

oriente tutto bianco e

li

surgenti raggi

per tlto

il

nostro emisperio (i) avevan fatto chiaro,


da' dolci canti degli uccelli
gli
,

quando Fiammetta

li

quali la prima ora del giorno su per


tutti lieti

arhuscelli (a)

cantavano, incitata, su

si

lev, e tutte l'altre


ai

tre

Giovani fece chiamare; e con soave passo

campi discesa, per l'ampia pianura su per le rugiadose erbe, infino a tanto che ahjuanto
to
,

il

sol fu alza-

con

la

sua compagnia d' una cosa e d' altra con lor


s'

ragioiiaiulo, diportando
i

and

Ma

senlendo gi che

solari raggi

si

riscaldavano, verso la loro stanza vol-

se. impassi: alla

qual pen,'euuli

con ottimi vini e con

confetti

il

leggiere aifauuo avuto f ristorare , e per lo

(i) (a)

Emisfero.

t AlbuaceUi,

il

tetto

Mian.

il

vSKiaii.

i6
portarono .

GIORNATA QUINTA
all'
,

dilettevole giardino infino

ora del mangiare

di-

La qual venuta

essendo ogni cosa dal


,

discretissimo siniscalco apparecchiata

poich alcuna

stampita (i) ed una ballatetta o due furon cantate,


lietamente, secondo che alla Reina piacque,
a mangiare
to
,

si

misero

quello ordinatamente e con letizia fatil

non dimenticato
gli

preso ordine del danzare

con

stormenti (2) e con le canzoni alquante dan.

zette fecero

Appresso

alle quali infino a passata

l'
;

ora
dei

(3) del dormire la Reina licenzi ciascheduno


quali alcuni a dormire andaron
,

e altri al lor sollaz.

zo per lo bel giardino


passata la

si
,

rimasero

Ma

tutti

un poco
,

nona

quivi

come

alla

Reina piacque
si

vi-

cini alla fonte

secondo l'usato

modo

ragunarono.

Ed essendosi la Reina a seder posta y^ro tribunali, yer&o


Panfilo riguardando
,

sorridendo a lui impose che

principio desse alle


volentieri
.'!

felici
,

(4) novelle
:

Il

quale a ci

si

dispose

e cosi disse

(1)
(2)

Stampita, canzone accompagnata col suono. Mart.

\ Sturmenti,
ite in

il

testo

Mann,

il

Salv.

Siormenlo e sturmenlo

sono voci

disuso. Oggid stromenlo o strumento; ed anche in-

strumento o pure istrumenlo


(3)

{ Vi

si

sottintende che fosse,,, infino a che fosse passala l'ora

del

dormire . Potrebbe anche essere semplice trasposizione. In/ino


.

T ora passata
(4)

t Chiama V naiote felici

le

novelle di questa giornata, perch,


tuttavia

quantunque contengano fieri o sventurati accidenti, hanno


lieto fine.

, ,

NOVELLA L
Ci/none () atmindo divien savio
,

e Efigenia tua

donna

rofHSce in

maro
il

mosso in Rudi prigioe

ne, ondo Lisimaco


pisce Efigenia e

trae

da capo con
o quindi
,

lui ra*

Cassandra nelle lor nozze, fug;

gendosi con esse in Croti


lor mogli, con esse

divenute
richia-

a casa loro sono

mati

priuclplo a cosi lieta giornata

Donne a dover dar come questa sarh i>er dovere essere da me raccontale mi si parau davanti delle qaali una pi nell' animo me ne piace (a) perciocch per quella potrete comprendere non sola^
iVxolle novelle
,

dilettose

mente
ciamo

il

felice

Gue per

lo quale a ragionare
,

incomin-

ma

quanto sien saule


le forze d'

quanto poderose e di
,

quanto ben piene

amore

le quali

molti

(i)

Uileno NUiili ne' suoi Proginnosmi toL

i.

jiarlaoilu

ili

qiirsta
|>us-

notella ilice:,, Fra le tue immortalate noTelle,

cui paragone

non

sono venire
di

le fatole di

Luciano, 'l'Apuleio, Ji Petronio, e finalmente


n'Ita sopra
I'

niuno mitologista antico o luoderno, ninna Te


ec.,

Ciniune

Cipriano
(l'Ovidio,

e pi sotto:,, 0|)era Ja fare stupire


ili

Arte anutoria

cM Convito amoroso

PUtone,,. Anton Maria SaWini, die


spiegando
parti*
ilell'

in nostra lingua Teocrito tradusse,

apologia rlie

Cimone
imitando

fa al
il

padre dulia tua solica natura iu gentilesca convitila,


:

Boccaccio dice

Non imparai baciar

villano,

Il

Ma

premer su

sol cittadino labbra

Ucroaldo
(i)

la

tradusse in lutino, e stsmpolla in Parigi l'unno


il

t/!()<>
|)er

Me

ne piace nell'animo. Avvetli

modo

di dirr,

ma non

imilurlu

necAM. T.

III.

r8

GIORNATA QUINTA
si

senza saper clie

dicano

dannano e vituperano a
,

gran

torto:

il

che, se io
siate
,

non erro perciocch innamovi

rate credo

che

moho

dovr esser caro

Adunque (si come noi priani abbiamo gi Ietto )


nobilissimo
Aristippo
,

nelle antiche istorie de' Cinella isola di Cipri fu

uno
temlo

uomo

il

quale per
altro
:

nome

fu chiamato
le

oltre

ad ogni

paesano di tutte

porali cose ricchissimo

se d'
,

una cosa

sola
si

non

avesse la fortuna fatto dolente

pi che altro
gli

potea
suoi

contentare
figliuoli n'

questo era che egli tra


il

altri

aveva uno

quale di grandezza e di bel,

lezza di coi'po tutti gli altri giovani trapassava

ma

quasi matto era e di perduta speranza

il

cui vero

nome
gegno
n

era Galesoj

ma

perciocch mai n per fatica


in-

di maestro

n per lusinga o battitura del padre o


s'

d' alcuno altro gli

era potuto mettere nel capo


la

lettera

n costume alcuno, anzi (i) con

voce

grossa e
stia

deforme e con modi pi convenienti a be-

che ad

uomo

quasi per ischerno da tutti era


il

chiamato Cimone

che nella lor lingua sonava


.

qnanto nella nostra bestione

La

cui perduta vita


:

il

padre con gravissima noia portava

e gi

essendosi

ogni speranza a lui di lui fuggita, per non aver sempre


davanti
la

cagione del suo dolore


,

gli

comand che
si

alla villa n'andasse

e quivi co'suoi lavoratori

dimo-

rasse

La qual
costumi e
,

cosa a
l'

Cimone

fu carissima

perciocgli

ch

usanze degli uomini grossi


le cittadine
.

eran

pi a grado

che

Andatosene adunque
Bocc,

(i) {

Anclie qui una

ili

quelle

ellissi

che

il

tulloch sciit-

lore

sommamcnle

copioso, usa alquanto frequenlemenle.

A compimen-

lo Jel senso vi si dee soUinlenJere alcun verbo: per esempio anzi era

con

la

voce grossa e defucme,, ec.

, .

NOVELLA L
Cimone alla
mezzod
villa
,
,

19
passato gi

e quivi ocllc cose pertinenti a quel,

la esercitandosi
il
,

avvenne che un giuruu

passando egli

da una pusscssiune ad un'al

tra

con un suo bastone in collo


era

entr in

un boschet,

to

, il

quale era in ([uella contrada bellissimo


,

per^

ciocch del mese di maggio

tutto era fronzuto:


,

per

lo

quale andando
il

s'

avvenne

si

come

la

sua

fortuna
ri

vi
,

guid

in

un

pralello d' altissimi albe-

circuito

ncir un de' canti del quale era una bellisfr(?dda


,

sima fontana e

allato alla (juale vide sopra


bellissiiiia

il

verde prato dormire una

giovane con uu
({uasi

vestimento in dosso tanto

sottile

che

niente

delle candide carni nascondea,

ed era solamente dalla

cintura in gi coperta d' una coltre bianchissima e


sottile; e a \n) di lei siniilincule

dormivano due lem.

mine e uno uomo

servi di questa giovane

La quale
foril

come Gimon

vide

non ahramenti che se mai pi


avesse
,

ma

di

femmina veduta non

fermatosi sopra

suo bastone, senza dire alcuna cosa, con ammirazione


grandissima la incominci intentissimo a riguardare

nel rozzo petto

nel ([uale per mille ammaestra-

menti non era alcuna impressione di cittadinesco piacere potuto entrare


,

senti destarsi

un pensiero
ragionava

il
,

quale
costei

nella materiale e grossa


esser la pi bella cosa
te

mente

gli

che giammai per alcuno viveu

veduta fosse
lei
,

quinci comiuci a distinguer le


i

parti di

lodando
,

capelli

li

quali

d'

oro estimabraccia
j

va
e

la fronte

il

naso e la bocca
il

la gola e le

sommamente

petto

poco ancora rilevato

e di

lavoratore, di bellezza subitamente giudice divenuto,

seco

sommamente
da
alto

disiderava di veder gli occhi


,

cjuali essa

sonuo gravali teneva chiusi

per

, ,

ao
vedergli
,

GIORNATA QUINTA
pi volte

ebbe volont

di destarla

Ma

pa-

rendogli oltre

modo pi

bella che l'altre


,

femmine per
egli

addietro da lui vedute

dubitava non fosse alcuna


,

Dea
le

pur tanto

di sentimento avea

che

giudiclie

cava le divine cose esser di pi reverenza degne

mondane
s

e per questo
si

si

riteneva
:

aspettando che
1'

da
gli

m.edesima

svegliasse
,

come che

indugio

paresse troppo
si

pur da non usato piacer preso


.

non

sapeva partire

Avvenne adunque che dopo


,

lungo spazio la giovane

il

cui

nome
,

era Efigenia
il

prima che alcun


e aperti gli occhi

de' suoi
,

si

risent

e, levalo
il

capo

e veggendosi sopra
si

suo bastone

appoggiato star davanti Cinione,


disse
:

maravigli forte e

Cimone

che vai tu a questa ora per questo


?

bosco cercando

Era Cimone
per
a

per

la

sua forma e

per

la sjia rozzezza e s

la nobilt e
.

ricchezza del
l'ispogli

padre quasi noto

ciascun del paese

Egli non

se alle parole d'Efigenia alcuna cosa

ma

come

occhi di

lei

vide aperti
,

cos in quegli fiso

cominci

a riguardare
soavit
si

seco stesso parendogli che da quegli una


,

movesse

la

quale
.

il

riempiesse di piacere
la

mai da
movesse

lui
a

non provato

Il

che

giovane veggcndo

cominci

dubitare non quel suo guardar cos

fiso

la

sua rusticit ad alcuna cosa che vergogna

le potesse tornare: per clie,


si

chiamate
,

le

sue femmine^
.

lev su dicendo

Cimone
:

rimanti con Dio


.

cui

allora

Cimon

rispose

io

ne verr teco

E
,

quantun-

que
lui

la

giovane sua compagnia rifiutasse


,

sempre di

temendo
egli
:

mai da
l'

so partir noi pot infino a tanto alla casa di lei


,

che

non

ebbe infino

accompaafferman;

gnata
,

e di quindi n'

and a casa il padre


villa

do

s in

ninna guisa pi in

voler ritornare

il

NOVELLAI.
che quantunque grave fosse al padre e a* suoi
il
,

ai
pure

lasciarono sUiro
fosso (jnelln

asitcttanclo di

veder qual cagio-

ne

die

fatto gli avesse

mutar
,

consiglio

Essendo adunque a Cimoue nel cuore


ninna dottrina era potuta entrare
d'
,

nel quale

entrata la saetta
,

amore per
,

la bellezza d'

EOgcnia

in

brevissimo
,

tempo
che
dre

d'

uno
il
.

in altro pensiero

pervenendo

fece

maravigliare
il

padre e

tutti

suoi e ciascuno altro


il

conoscea
il

Egli primieramente ricliiese

pa-

clic

facesse andare
;

di vcstiracnll e d' ogni altra

cosa ornato

come

fratelli di lui

andavano;

il

che

il

padre contentissimo fece. Quivi usando co'giovaui valorosi e

udendo i modi

quali argentili uomini


agi'

si

con-

venicno e massimamente

innamorati

prima con

grandissima ammirazione d' ognuno in assai brieve


spazio di

tempo non solamente


tra'

le

prime

lettere
.

appaap-

ma

valorosissimo

Hlosofanti

divenne

presso qtiesto ( essendo di tutto ci cagione


il

l'

amore

quale ad EGgenia portava ) non solamente

la rozzji
,

voce e rustica in convenevole e cittadina ridusse

ma

di canto divenne maestro e di suono, e nel cavalcare e

nelle cose boiliciic cosi


sinio e feroce divenne
.

marine come di terra

esperlis*

in brieve ( acciocch io

noa

ada
egli

ogni particular cosa delle sue virt raccontando}

non

si

compio

il

quarto anno dal di del suo priegli riusc


il

miero innamoramento, che


e
il

pi leggiadro

meglio costumato e con pi particolari virt, che


alcuno che
nell' isola fosse di Cipri.

altro giovane

Che

duncpie

piacevoli
,

Donne, diremo
non che
l'

di Cinione? Certo

niuna

altra cosa

se

alte virt dal cielo in-

fuse nella valorosa

anima fossono da

invidiosa fortuna
fortis-

in piccolissima parte del

suo cuore con legami

23
si

GIORNATA QUINTA
legate e racchiuse,
s
li

mi

quali tutti
lei,

spezz,

come

pi potente di

amor ruppe e come eccitatore

degli addormentati ingegni, quelle da crudele obura-

hrazione offuscate con


luce
,

la

sua forza sospinse in cliiara


di

apertamente mostrando
,

che luogo tragga


gli

gli

spiriti a lui suggotti

in''

quale

conduca

co' raggi

suoi.

Ciraone adunque, quantunque amando Efigenia


,

come i giovani amanti molto spesso fanno trasandasse nondimeno Aristippo considerando che amor l' avesse di montone fatto tornare uomo,
in alcune cose
,

non

solo pazientemente
i

il

sostenoa

in tutti
d' esser

suoi piaceri

il

confortava

ma in seguir ci Ma Cimone che


,

chiamato Galeso rifiutava

ricordandosi che
fi-

cos

da Efigenia era stato chiamato, volendo onesto


al

no porre

suo disio

pivi volte fece


lei

tentare Cipseo
gli

padre d'-Efgenia, che

per moglie

dovesse dare.

Ma

Cipseo rispose sempre s averla promessa a Pasinobile giovane rodiano


,

munda

al

quale non intende-

va venir meno.
genia venuto
disse seco

Ed

essendo delle pattovite nozze d'Efi,

il tempo Cimone: ora

il

marito mandato per

lei

tempo

di dimostrare, o Efi.

genia

quanto tu
,

sii

da
ti

me amata

Io son
,

pfer te dive-

nuto

uomo
t'

se io

posso avere

io

non dubito
3

di

non

divenire pi glorioso che alcuno Iddio

e per

certo io

avr o io morr

cos detto
,

tacitamente

alquanti nobili giovani richiesti

che suoi amici eracoat-

no, e fatto segretamente


sa

opportuna a
il

u legno armare con ogni battaglia navale si mise in mare


,

tendendo

legno sopra
al

il

quale Efigenia trasportata


.

doveva essere in Rodi

suo marito

La q naie
la

dopo

molto onor
to
,

fatto dal

padre di
verso

lei agli

amici del mari-

entrata in

mare

Rodi dirizzaron

proda

NOVELLA L
e andar via
.

a3
,

Cimone

il

qual non dormiva

il

di se-

guente col suo legno

gli

sopraggiunse, ed' in su la pro>

da n quegli che sopra


grid
:

il

legno d'Efigenia erano forte


,

arrestatevi

calate le vele
.

o voi

aspettate d'es-

ser vinti e

sommersi in mare
tratta

Gli avversarii di Cimo-

ne avevano l'arme
si

sopra coverta ,edi difcndei>>


le
la
,

s'apparecchiavano: per che Cimone dopo

parole

preso
de'

un rampiconc
,

di ferro

quello sopra
,

poppa

Rodiani

che via andavano forte

gitt

e quella

(!)alla proda del suo Icjjno per


(ero

foiv-a

congiunse, e

come un
la

llonc, senza altro seguito d'alcuno (2),

sopra
gli

nave de' Rodian salt ,

quasi tutti per niente


niaravigliosa
si

avesse; e, spi-onandolo

amore, con

forza fra' nimici

con un coltello in
,

mano

mise: e
gli

or questo e or quello ferendo


tea
: il

quasi pecore

abbatl'

che vedendo

Rodiani

gittando in terra

ar-

mi

(jnasi

ad una voce

tutti si

confessa ron prigioni.

Ali quali

Cimon
,

disse: giovani

uomini

n vaghezza
,

di preda n odio

ce partir di Cipri a dovervi in


ta

mano
(1)

assalire .

mi femezzo mare con armaQuello che mi mosse a me grandische


io

abbia contra di voi

('uil l'-ggouB gli

nHlori

ilei

87

qneMel 75: e quegln

lesione

noti

ita

bisogno

ili

sprgaiione alcuna. Il testo Mannelli ha quello alce.


:

la

proda del suo legno


ili-M'

il

car. SaUiali, a cui quryta lesione par(

ve miglior
1,

altra,
(

spieg ne' suoi ATTcrtiraenti della lingua

l.

i,

1, e.

Egli
,

cio

Cimone) quel rampicone sopra

la

poppa dei

Rodiani

giU'o

e quello atesso ancora dall' altra lesta alla proda del


,

suo legno per J'orza congiunse


congiungere
la
alla

Ma

egli cos projirio

ilella

lingua

proda

d'

una barca un ramjncone, come congiungervi

poppa

d*

un'altra barca?

A me non pre
Irsione del

e non so se

il

Buccaccio^

parlando del rampicone, STCsse detto congiunse, o piuttosto attacc.

Laonde
atTis,
(a)

io

propendo pi
si'iiso

alla

27,

la

quale contiene, a

mia

un

e pi chiaro e pi giusto e pi naluiale.


il

t Senta

altro seguito T alcuno aspettare^

letto del

97.

44

GIORNATA QUINTA
,

sima cosa ad avere acquistata


a concederlami con pace
,

e a voi assai leggiere

e ci Efigenia da
,

me
,

so-

pra ogni altra cosa amata


avere dal padre di
lei
1'

la

quale non potendo io


e con pace
costretto

come amico
armi m' ha

da voi

come nemico
acquistarla
esser le
te
;

e con

amore ad
e anda-

e perci intendo io d' esserle quello che


il

dovea

vostro

Pasimunda
.

dalelami
,

con

la

grazia d' Iddio

I giovani
,

li

quali pi for-

za che liberalit costrignea

piangendo Efigenia a Ci-

mon

concedettono
,

11
ti

quale vedendola piagnere disse:


sconfortare
j

nobile donna

non

io
t'

sono

il

tuo Ci-

m^one

il

quale per lungo amore

ho molto meglio

meritata (i) d' avere, che

Pasimunda per promessa


cosa tocca-

fede. Toruossi adunque Cinione(lci gi avendo sopra


la

sua nave fatta salire


a'

senza alcuna
,

alti'a

re de' Rodiani )
re
.

suoi

compagni

e loro lasci anda-

Ci mone adunque pi che altro


,

uomo

contento

dello acquisto di cos cara preda

poich alquanto di
,

tempo ebbe posto


diliber co' suoi

in

dover lei piagnente racconsolare

compagni non

essere da tornare in Citutti

pri al presente

per che di pari diliberazion di

verso Creti ( dove quasi ciascuno, e massimamente Ci-

mone
st si

per antichi parentadi e novelli e per molta ami-

credevano insieme con Efigenia esser sicuri) di.

rizzaron la proda della lor nave

Ma

la

fortuna

la

quale

assai lietamente

1'

acquisto della donna aveva


stabile,

conceduto a Cimone, non


e

subitamente in

tristo

amaro pianto mut


.

la inestimabile letizia dello inna-

morato giovane
compiute
,

Egli non erano ancora quattro ore


li

poich Cimone

Rodiani aveva

lasciati

(l)

f Meritato

le cciz. del

27

e del 73.

NOVELLAI.
quando
tava
,

a5
,

oprawcRnonte

la

notte

la

quale Cimono

pi piacevole ohe alcuna altra sculila giammai aspet,

con
,

essa insieme ursc

pestoso

il

quale

il

cielo di nuvoli e
:

un tempo ficrissimo e tem'1 mare di pestila

lenziosi venti riem[)ir

pr
fai*e

qunl cosa n poteva al,

cun veder che


la

si

fare

o dove andarsi

n ancora sopra

nave tenersi a dover


si

alcun servigio. Quanto CiK'gli pareil

mone di ci

dolesse,

non da domandare.
avessero conceduto

va (i) che gl'Iddii


accioccli pi noia
esso
te
i

gli

suo disio

gli fosse il

morire, del quale senza

prima

si

sarebbe poco curato. Dolevansi similmen-

suoi

compagni,

ma

sopra

tutti si

doleva Efigenia

forte piangendo e ogni persona dell' onda

temendo

nel suo pianto aspramente malediceva

1'

amor

di Ciniu-,

moue
se

e biasimava

il

suo ardire

aficrmando per

na altra cosa quella tempestosa fortuna (a) esser nata,

non pcrch
lei

g'
li

Iddi

non volevano che

colui

il

quale
sa
,

conlra

lor piaceri (3) voleva aver

per ispo,

potesse del suo presuntuoso desiderio godere


lei

ma
noa
il

vedendo
morisse
.

prima morir

egli

appresso miseramente

Con

cos fatti lamenti e


farsi
,

con maggiori

sappiendo che
vento pi forte
dassero
,

marinari

divenendo ogni ora


s'

senza sapere o conoscere dove

an-

vicini all' isola di

Rodi pei"vennero
si

n co-

uosceudo perci che Rodi

fosse quella

con ogui,

(i)

L'eJii. del

37 ha

E gli; quella del


.

7^ Egli;\e duecitate
tre

nel

Vocali. E^gli.
lesioni
(a)
il

da vedersi ci che dire intorno a qurtte

diTcM

Snlviati negli ATTeitim. della lingua

i,

I.

i, e. 8.
il

Tempestosa fortuna

Si avrerle che nel t?slo aveva


le quali itarolc

ManoclU
''

Ktiiio fortunosa tempesta,

furono dui medesimo etpuo*

te; surrogatavi la lesione che qui


(3)

diamo.
il

Piaceri per volont, come ora qui, molto spesso usa

Bcc.

a6
ingegno
,

GIORNATA QUINTA
per campar
le

persone,
,

si

sforzat'ono di

do-

vere in essa pigliar terra


la

se
,

si

potesse. Alla qnal cosa

fortuna fu favorevole

e loro perdusse (i) in

un
li

piccolo seno di

mare

nel quale poco avanti a loro


lasciati,

Rodiani

stati

da Cimon
s'

erano colla lor nave


all' isola

pervenuti

N prima
,

accorsero s avere
1'

di

Rodi

afferrato
il

che

surgendo
,

aurora e alquanto

rendendo

cielo pivi chiaro

si

videro forse per una

tratta d' arco vicini alla

nave

il

giorno davanti da lor

lasciata. Della

qual cosa Cimone senza


avvenisse quello che
si

modo

dolente,

temendo non

gli

gli

avvenne, co,

mand che

ogni forza

mettesse ad uscir quindi


,

poi dove alla fortuna piacesse

gli

trasportasse

',

per-

ciocch in alcuna parte peggio che quivi esser non po-

teano
uscire

Le
,

forze

si

misero grandi a dovere di quindi


il

ma

invano;

vento potenlisslmo poggiava in


,

contrai"lo in tanto

che
,

non che

essi

del piccolo seno


,

uscir potessero
la terra
.

ma

o volessero o no

gli

sospinse al-

Alla quale

come pervennero

dalli

marinari
.

rodiani della lor nave discesi furono riconosciuti

De' quali prestamente alciui corse ad una na dove


i

villa ivi vici,

nobili giovani rodiani n' erano andati

e lo-

ro narr quivi

per fortuna

Cimone con si come loro


,

Efigenia sopi'a la lor nave


,

essere arrivati

Costoro

udendo questo
della villa
,

lietissimi

presi molti degli


al

uomini
,

prestamente furono
,

mare 3

Cimone

che

gi

co' suoi disceso

aveva preso consiglio di


,

fuggire in alcuna selva vicina

insieme tut con Efi.

genia furon presi (2) e alla villa menati


(1)

di quin-

Pcrdurre

perducsre
i

condurre, guidate.
il

caso retto ^ Cos lianiio lutti lesti da lue veduti. Pairai clic Cimane testi qui senza veiuu appoggio. Sacebhesi mai du'pidui cupiii(2)

NOVELLAI.
di, venato della
citti

*
il

7
quale quello
,

Lisimaco

appo

anno era

il

sommo

mae.strato (i)
d'

de' Rodiani
d'
,

con

^nndissima compngnia
e' suoi

uomini

arme Cimone
si

compagni
ni

tulli

ne men in prigione,

come

Pasimunda
sonato di
il

quale

le novelle

ernn venule, aveva, col


.

Rodi dolendosi, ordinato

In cos

fatta guisa

misero e innamorato Cimone perdo la sua Efigenia


lui

porodnvanli da

guadagnata, senza altro averle

tol-

to clie alcun bascio.

Efigenia da molle nobili donne


riconfortata
s

di

Rodi fu ricevuta a

del dolore avuto

della sua presura


lo

e s della fatica sostenuta del turl)astette infno


al

mare

appo quelle

giorno diler-

niinnlo alle sue nozze.

Cimone e

a' suoi

compagni
fx

per

la libcrth il

di davanti data a' giovani rodiani


la

donata

la vita

qual Pasimunda a suo poter

sollici-

tava di far lor torre, e a priglon perpetua fur dannati:


nella quale

e senza

come si pu credere dolorosi stavano speranza mai d' alcun piacere. Ma Pasimunda
,

si

quanto poteva l'apprestamento


nozze
.

sollicitava delle future

La

fortuna, quasi pcnlula (a) della subila in-

giuria fatta a
la sua salute
.

Cimone nuovo accidente produsse per Aveva Pasimunda un fratello minor di


,

tempo

di lui
,

ma non

di virt

il

quale avea

nome

Ormisda

stato in

lungo trattato di dover torre per

tori lasciala fuori la copulatira

e die legasse
il

Cimone con

tulli?

In Ul

caso apprUTTcl)bc ancor

al

m$o

Terbi yi/ron presi.

Io Ir^grrci per

tanlo volentieri: e Cimone, rhe, gii co' tuoi disceso, aveva (irrso

consiglio i fuggire in alcuna selva Tcina,e insieme lutti con Efigenia

M furon presi,, ec. (i) Maestrato il volgare


verno
{)

di

magistrato Ialino, cio reggimento, go*

ec.

Pentula

disse quasi
,

sempre
ec.

il

Bocc. come compiuta

Il

Pelr.

disse

sempre pentito

compito

a8

GIORNATA
,

QUmXA
della citt
,

moglie una nobil giovane e bella

ed era

chiamata Cassandra (i)

la

quale Lisimaco

sommaPasi-

mente amava

ed

erasi

il

matrimonio per
.

diversi ac-

cidenti pi volte frastornato

Ora veggendosi
fatto

munda per
questa

dovere (2) con grandissima


,

festa celebra,

re le sue nozze

pens ottimamente esser


festa
,

se in

medesima
,

per non tornar pi

alle spese

e al festeggiare

egli potesse far


:

che Ormisda simil-

mente menasse moglie


ed insieme
quello
nia
,

per che co' parenti di Caseffetto


:

sandra ricominci le parole e perdussele ad


egli e
'1

fratello con loro diliberarono che

medesimo

di che Pasimuiida menasse Efige.

quello Ormisda menasse Cassandra


,

La qual
nella
,

cosa sentendo Lisimaco

oltre

modo
la
si

gli

dispiacque,
,

perciocch

si

vedeva della sua speranza privare


,

quale portava che

se

Ormisda noa
.

prendesse

fer
,

ma mente

doverla avere egli

Ma
,

come

savio

la

noia sua dentro tenne nascosa

e cominci a pensa-

re in che maniera potesse impedire che ci


se effetto
j

non avesnon
il

n alcuna via vide possibile


gli

se

il

ra-

pirla

Questo
,

parve agevole per lo uficio


il

quale

aveva
l'

ma

troppo pi disonesto

reputava

che se

uficio

non avesse avuto:


,

ma in

brieve (3), dopo lun-

ga diliberazione
se

1'

onesta dio luogo ad

amore
,

e pre-

per partito , che che avvenir ne dovesse

di

rapir

(1)

le ediz. del

t Una nohil giovane 27 e del 73.


t E
(legno d'essere

e bella della cill,

chiamata Cassandra

(2)

notato (pieslo

modo

della lingua vedersi


di farla.

per

dover fare una cosa, cio essere a ordine, o in punto


(5)

t In

brieve qui

vale

aliarne;

lai.

tandem;

im|)ercioccli nel

senso di quanto

prima non polcehbe


quali vi seguitano.

conciliarsi colle parole

dopo lunga

diliberazione,

le

NOVELLA L
Cassandra.

^
a

9
far

pensando della compagnia chn

qncslo dovesse avere, e dell' ordine che tener dovesse,


si

ricorda di

Gimonc,
iniagini')

il

<[ualo co'suoi

compagni in

pri-

piouo nvea, e

niiin altro compagno migliore n


<[iicsia

pi fido dover potere avere che (limone in

cosa.

Per cP la seguente notte occultamente


ra
il

nella sua

camedona-

le venire, e

cominciogli in colai guisa a favellarcj


gl'Iddii
,

(limone, casi
tori drllf

come

sono ottimi e
cos\
li

liberali

cose agli uomini

sono sagacissimi prova-

tori delle loro virt: e

coloro
s

quali essi truovano fermi


valorosi, di pi alti

e costanti a tutti

casi,
.

come pi
hanno

meriti fanno degni

Essi

della tua virt voluta


te si

pi certa esperienza che (pulla che per

fosse po-

tuta mostrare dentro a'termini della casa del padre tuo,


il

quale io conosco abbondantissimo di ricchezze: e


le
,

prima con

pugnenli sollicitudini d'amore da insens

sato animale

come

io

ho

inteso,
,

ti

recarono ad es-

sere

uomo ;

poi con dura fortuna


,

e al presente con
l'

noiosa prigione
ta

vogHon vedere

so

animo tuo

si

muche

da quello eh' era quando poco tempo

lieto fosti del-

la

guadagnala preda.
,

Il

(piale se quel
ti

medesimo
,

gih fu

ninna cosa tanto lieta


al

prestarono

quanto
:

quella che

presente

s'

apparecchiano a donarti

la

quale, acciocch tu

usate forze ripigli e diventi ani-

moso,

io intendo di dimostrarti.

Pasimunda,

lieto del-

la tua disavventura

e sollicilo procuratore della tua


le

morte, quanto pu s'affretta di celebrare


la tua Efigenia
la
,

nozze del-

acciocch in quelle
fortuna
tolse.
t'

goda della preda


,

qual prima

lieta
ti

avea conceduta
cosa quanto
,

e subi-

tamente turbala
dolere
il
,

La qual

ti

debba

se cos
,

ami come

io credo

per

me medesimo
un me-

cognosco

al

quale pari ingiuria

alla tua in

3o

GIORNATA QUINTA
fratello
s'

desimo giorno Ormisda suo


fare a

apparecchia di
1'

me

di Cassandra

la

quale io sopra tutte

altre

cose amo.

a fuggire tanta ingiuria e tanta noia della


lei

fortuna, ninna via ci veggio da

essere stala lasciata

aperta

se

non la virt
aver

de'noslri

animi e delle nostre dele

stre, nelle quali

ci

convien
,

spade e

farci far via,

a te alla seconda rapina

e a

me

alla

prima, delle due


(la

nostre

donne

per che scia tua, non vo'dir libert


,

qual credo che poco senza

la
,

tua donna curi)


nelle tue

ma la tua
volendo
gl'Iddii.
ritorna-

donna

t'

cara di riavere

mani

me

alla

mia impresa seguire, l'hanno posta


tutto feciono lo smarrito
,

Queste parole
re in

animo

Cimone
di

e, senza troppo rispitlo (i) prendere

alla risposta, disse

Lisimaco, n pi forte n pi fido


fatta cosa, se quel-

compagno
lo

me

puoi avere a cos

me

ne dee seguire che tu ragioni; e perci quello


te

che a

pare che per

me

s'

abbia a fare impollo mi, e


Lisi-

vedra'ti

con maravigliosa forza seguire. Al quale


:

maco
li

disse

oggi al terzo d le novelle spose entrerannelle case de' lor mariti


, ,

no primieramente
tu co* tuoi
,

nelle qua-

compagni armato

e (2) con alquanti


'1

miei

ne* quali io
,

mi
,

fido assai

in su

far della sera


,

entreremo

e quelle

del

mezzo

de' conviti rapite

ad

una nave

la

quale io ho fatto segretamente appresta-

(i)
(2)

Rlspillo, riposo, agio, coinoclo,


i"

lempo da

respirare.

Ancorach in

tutti i libri

del

Decainerone che
il

ho esaminati

leggasi u questo

modo,

io

tengo quasi per fermo che

Baccaccio scrine' quali

vesse,, tu co' tuoi

compagni armato, e io con alquanti miei,

io

mi

fido assai, in sul far della sera


il

entreremo,, ce, altramente io

non so vedere come


in qual
di

solo

pronome

tu possa governare

entreremo,

modo difender si possa una doppia discordanza e di numero e peisona. Ben mi maraviglio che g' illusUatori del Boccaccio sieno
mai sappia, alcun cenno.

passali sopra questo luogo senza farne, che io

NOVELLA
re
re
,

3i

ne meneremo
.

uccidendo chiunr[iio ci contrastal'

presumere

PAC({ue

ordine a Ci mone
in prigione.

e tacito
il

infinu al trm^io posto

si stette

Venuto

giorno delle norze e ogni parte


ripiena
stata
, .

la

pompa
due

fu grande e magniGca
fratelli

d<>lla

casa de'

fu di lieta festa

Lisimaco ogni cosa opportuna avendo appree


i

Cimone
,

suot compagni e similmente


i

suoi

amici
gli

tutti sotto

vestimenti armati ([uando

tempo
al

parve ( avendogli prima con molte parole


accesi ) in tre parli divise
:

suo

proponimento
cautamente
1'

delle quali

una mand
il

al

porto
la

acciocch niun

potesse impedire

salire

sopra

nave quando biso-

guasMJ
ti
,

e con

l'

altre

due

alle case di
,

Pasimunda venue

una ne
gli

lasci alla porta

accioccli alcun dentro


1*

non

potesse rinchiudere o a loro

uscita vietare

col rimanente insieme

con Cimone mont su per le

scale

pervenuti nella sala dove le nuove spose con

molte

altre

donne

gi a tavola erano per


fattisi

mangiare

as-

sellale(i) ordinatamente,
lavoh* in terra
de'
,

innanzi e gittate le
,

ciascun prese
,

la

sua

e nelle braccia

compagni messala

comandarono che alla nave ap.

prestata le menassero di presente

Le novelle spose co,

miiiciaruno a j)iagnere e a gridare


1'

il

simigliante

altre duiine e

servidori

e subitamente fu ogui co-

sa di

romore e

di pianto ripieno (a).

Ma Cimoue
altre Tulle
il

e Li-

ft) Assettale per poste

a sedere osa ancora

Bocc.

atimo io che laTacesau dallo assentado [lagnuolo, o pi toato lapigiMre d*'

Nxpoiclani, die mollissime voci a|>agnuole altrranilo, riducono

K-^iaJramente nrlla lingua loro.


(a)

\ Ogni cosa

vale i7 tutto: ai

il

Boccaccio hatUndo piiltoslo

al-

la signifcni'.iitne d

questa Toce, che

al

Tocal>ulo ttesio, ha dato e qui

e d multi altri

luo;>lii al

suo adJicltT0 draineusa maaclii!c.

32

GIORNATA QUINTA
tirate le

simacoe'lor compagni,
alcun con tasto (i)
scale se ne vennero
,

spade fuori, senza


,

data loro da

tutti la via
,

verso le

e quelle scendendo

occorse lo-

ro
al

Pasimunda

il

quale con un gran bastone in


cui animosamente

mano
la

romor

traeva

Cimone sopra
morto

testa feri e ricisegliele

ben mezza

sei fece cail

dere

a'

piedi
,

Allo aiuto del quale correndo


de' colpi di

misero
uc-

Ormisda similmente da un
ciso
;

Cimone fu
,

e alcuni altri

che appressar si vollono da' comfediti e ributtati in dietro

pagni di Lisimaco e Cimone


furono
.

Essi

lasciata piena la casa di


,

sangue

di ro-

more

e di pianto e di tristizia
stretti
5

senza alcuno impedi-

mento

insieme cou

la lor

rapina alla nave per-

vennero
tutti
i

sopra la quale messe

le

donne , e
il

saliti essi

lor
,

campagni
che

essendo gik

lito

pien di gente
,

armata
de'

alla riscossa delle


,

donne venia
fatti

dato
per-

remi

in

acqua
,

lieti

andaron pe'

loro.

venuti in Creti

quivi da molti e amici e parenti lieta:

mente
sta

ricevuti furono
,

e sposate le donne e fatta la fe.

grande

lieti

della loro rapina goderono


i

In Cipri

e in

Rodi furono
le

romori

e'

turbamenti grandi, e lun-

go tempo, per

costoro opere. Ultimamente interponell' altro gli


,

nendosi e nelP un luogo e


renti di costoro
lio
,

amici e

pa-

trovaror.

modo che dopo alcuno esilieto si

Cimone con Efigenia

torn in Cipri, e Li-

simaco similmente con Cassandra ritorn in Rodi 5 e


ciascun lietamente con la sua visse lungamente contento nella sua terra
*

(1)

Contristo e contastare dissero molto pi'volenlieri

gli anticbi,

chf contiuslo e conlraslure.

33

NOVELLA

li.

Gostanza ama Martuccio (tornito , la quale utlando die morto era , per disperata sola si mette in una barca, la quale dal vento Ju trasportata a Susa : ritruoval l'/vo in Tunisi palesaglisi, ed
,

egli

grande essendo
,

col re per consigli dati

sposatala

ricco con lei in Lipari se

ne torna

JLie Reina
scia

finita

sentendo

la
l'

novella di Panfilo

po-

che molto commendata

ebbe, ad Emilia impola

se

che una dicendone seguitasse:


.

quale cosi comin-

ci

Ciascun

si

dee meritamente dilettare di quelle


i

cose alle quali egli vede


zioni seguitare
diletto
.

guiderdoni secondo

le aife*

perciocch amare merita pi tosto

che

afllizioue a

lungo andare

con molto mio


ub-

maggior piacere della presente


bidir la

uxaieria parlando
feci
il

Reina

che delia precedente non


dilicnte

Re.

Dovete adunque,
di Cicilia
(i

Donne, sapere che viciu


,

una

isoletta

chiamata Lipari
,

nella quale,

non ancor gran tempo


chiamata Gostan:ui
ta.

fu una bellissima giovane

d'assai orrevoli genti dell'isola na-

Della quale

un giovane che dell'isola era, chiamalo


,

Martuccio Gomito

assai leggiadro
,

e costumato e nei

suo mestiere valoroso


similmente
s'

s'

innamor La qual
,

di lui

accese
.

che mai ben sentiva

se

non

quanto

il

vedeva
,

disideraudo Martuccio d' averla


lei la

per moglie quale


le

al

padre di

fece

addimandnre

il

rlsj)osc lui esser

povero, e perci non volergliei>er

dare . Martuccio sdegnato di vedersi

poveil

ri-

DECM. T.

UL

34
fiutare
,

GIORNATA QUINTA
con
certi suoi

amici e parenti (i) giur di


se

mai
ria

in Lipari
,

non tornare

non

ricco.

(jaindi parla

titosi
,

corseggiando cominci a costeggiare

Barbe-

rubando ciascuno che meno poteva

di lui. Nella
,

qual cosa

assai gli fu favorevole la fortuna

se
,

egli

avesse saputo por

modo

(2)
e'

alle felicit

sue

Ma non
in brieve

bastandogli d' essere egli

suoi

compagni

tempo divenuti
Saracini

ricchissimi, mentre che di transric,

chire (3) cercava no


,

avvenne che da
difesa
la
il
,

certi

legai di

dopo lunga

co' suoi

compagni fu

preso e rubato, e di loro

maggior parte da' Saracini


legno
,

mazzerati
nisi, fu

e isfondolato

esso

menato a Tu-

messo in prigione e in lunga miseria guardato


,

In Lipari torn non per uno o per due


te e diverse

ma
stati

per mol-

persone

la

novella che tutti quelli che con


il

Martuccio erano sopra


ti
.

legnetto

erano

annega-

La giovane
morto

la

quale senza misura della partita


,

di Martuccio era stata dolente


tri esser
,

udendo
,

lui

con

gli al-

lungamente pianse
e

e seco dispose
il

di

non voler pi vivere ;

non sofferendole

cuore

medesima con alcuna violenza uccidere pens nuova necessit dare alla sua morte E uscita segretadi s
,
.

mente una notte


sene
,

di casa

il

padre

e al porto venuta-

trov per ventura alquanto separata dall' altre

(1)

f La stampa

del

27 ha con

certi suoi

amici e parenti armato

un

legnetto, giur ecc.

Ma

Deputali, non avendo trovalo in nessuno


e giudicando che ci fose

de' migliori testi le parole

armato un legnetto,

sero state aggiunte di fantasia, le rifmlarono.

Mollo giudiziosa

degna

essere letta a
(2)

me

pare l'annotazione de' medesimi sopra questo luogo.


cos delia nostra
in tu'

Modo

per misura

come

della latina

favella

mollo spesso. Petr.


(5)

N mai
,

amor
al

richiesi altro

che modo,,.
si

Transricchire

Mari, elegante

maggior segno, ora

direbbe

straricchire

NOVEU.A
che pure
Sopra

II.
,

m
la
i

navi una navicella di pescatori

quale ( pcrcioo
niguori di quel-

allora siooiiUili n' erano

la ) di albero e di vela e di
la (juale

remi

la
,

trov fornita
e co' remi
al-

prestamente moulata
tiratasi
,

quanto
te

in

mar

ammaestrata alquanto dell' artutte le


i

marinaresca

come generalmente
sono
,

femremi

mine
e
il

in ([nella isola
,

fece vela
si

e gitt via
,

timone

e al vento tutta

commise
il

avvisando

dover di nccessith avvenire o che

vento barca senza


,

carico e senza governator rivolgesse


glio la percotcsse e

o ad alcuno scoella
,

rompesse
,

di

che

eziandio se

campar
se .

volesse

non potesse

ma di necessit annegasun mantello


.

avviluppatasi la testa in
si

nel fondo
tutto al:

della barca piagnendo


tra lueuli

mise a giacere
ella avvisato
,

Ma
,

addivenne che

non avea

})er^

ciocch

essendo quel vento


,

che traeva

tramonta-

na

e questo assai soave


la

e non essendo quasi

mare
,

e ben reggente su montata


sopra Tunisi

barca
,

il

seguente

di alla notte

che

v' era
,

in sul vespro

ben cento miglia


pi in
colei
il

aduna
la

piaggia vicina ad una citth cla.

mata Susa ne
ra,

port

La giovane d'
si

essere

ter-

die in mare niente sentiva,

come

che
capo

mai per alcuno accidente da giacere non avea


levato n di levare intendeva
.

Era allora per avventuil lito


,

ra

quando

la

barca feri sopra


,

una povera fcmreti di

miuetta alla marina


suoi pescatori
gli
:

la

quale levava dal sole


,

la

quale vedendo la barca

si

maravi-

come
.

colla vela piena fosse lasciata percuotere in


i

terra

pensando che in quella


alla

pescatori dorrais-

sono
sta

and

barca
,

e niuna altra persona che que-

giovane vi vide
,

la

quale essa
,

lei

che

forte

dormi,

va

chiam molte

volte

e alla fmc fattala risentire

,,

36
latino la
la

GIORNATA QUINTA
,

e allo abito conosciutala die cristiana era

parlando
quel-

domand come

fosse

che
.

ella quivi in

barca cosi soletta fosse arrivata


la favella latina
,

La

giovane

uden1'

do

dubit non forse altro vento


j

a-

vesse a Lipari ritornata

e subitamente levatasi in
le

pie

riguard attorno

e
,

non conoscendo

contrade

e veggendosi in terra

dove

ella fosse

A
se'

cui

domand la buona femmina la buona femmina rispose fi:


.

gliuola

mia

tu

vicina a Susa in Barberia

Il

che

udito la giovane dolente che Iddio non P aveva voluto


la

morte mandare
farsi, a

dubitando di vergogna

non

sap-

piendo che

pie della sua barca a sedere postasi,

cominci a piagnere. La buona femmina questo ve-

dendo

ne

le

prese piet

e tanto la preg

che in una
,

sua capannetta la
ella le disse

men

e quivi tanto la lusing

che

come

quivi arrivata fosse: per che sentenessere ancor digiuna


,

dola

la

buona femmina

suo pan
la

duro e alcun pesce e acqua l'apparecchi, e tanto


preg, che
so
ella

mangi uii poco. La

Gostanza appres-

domand
.

chi fosse la buona femnaina che cosi latin


cui ella disse che da Trapani era e aveva

parlava

nome
ni.

Carapresa, e quivi serviva certi pescatori cristiadolenragio'^

La giovane udendo Carapresa, quantunque


molto
la si
,

te fosse

non sappiendo
,

ella stessa

che

ne a ci

movesse

in s stessa prese

buono augu^
desiderio del-

rio d' aver questo

nome

udito

e cominci a sperar
il

senza saper che


la

e alquanto a cessare
si

morte

e senza manifestar chi


la

fosse
,

n donde

,,

preg caramente
di

buon^a^femmina

che per

P amor
che

Dio avesse mise^cordia


f desse

della sua giovanezza, e

alcuno consiglio
gire

per lo quale
\^ fosse
,

ella potesse fug-

che

villania fatta

non

Carapresa udendo

NOVFXLA il.
costei, gtiisA di

Hf
lei nella

buona femmina,

sua capan-

netta lasciata, prci>tamentc raccolte le sue reti, a lei

ritocn
Su.sa

e tutta nel suo mantello stesso chiusala


la

ia
;

con seco
ti

meniS, e quivi pervenuta


in casa

le disse

Gostanza, io

mener
ella

d'una buonissima don-

na saracina
sue bisogne
diosa : io le

alla ((unic io fo

molto spesso servigio di

od

donna antica (i) e misericorio potr


il

ti

raccomander come
ti

pi (a),
,

e certissima sono cbe ella

ricever volentieri
lei

e coinge-

me

fgliuola

ti

tratter

e tu con
,

stando

, t'

gnerai a tuo potere, servendola

d' acquistar la grazia

sua inaino a tanto die Iddio


e
f

ti

mandi miglior ventura;

come

ella disse
,

cos fece

La donna,
e presala

la

qual vec-

cbia era oramai


viso
,

udita costei guard la giovane nel


: ,

e cominci a lagrimare
,

le

basci la
la

fronte

e poi per la

mano

nella sua casa


altre

ne

men,

nella quale ella

con alquante

femmine dimorava
di cuoio diversi la-

senza alcuno
di lor ninno
,

uomo,

e tutte di diverse cose lavoravano


,

di seta
.

di

palma
la

vori i raccendo

De' quali
,

giovane in pochi di ap-

par a fare alcuno


vorare
:

e con loro insieme cominci a la-

e in tanta grazia e
dell' altre
,

buono amore venne

della

donna e

che fu maravigliosa cosa; e in po,

co spazio di tempo
guaggio appar
.

mostrandogliele esse

il

lor lin-

Dimorando adunqtie

la

giovane in

Snsa

essendo gi stata a casa sua pianta per perduta


,

e per morta

avvenne che

essendo re di Tunisi
,

uno

che

si

chiamava Marabdela
,

un giovane

di gran pa,

rentado e di molta potenza

il

quale era in Granata

(l)

Donna

antica, <f m'untala et, \'ecchi(t.


il

(a) "t

(Juanto io potr

pi ,

aUm|ia del 27.

38
dicendo che a
ta

GIORNATA QUINTA
lui
il

reame

di Tunisi apparteneva, fatil

grandissima moltitudine di gente, sopra

re di

Tu-

nisi se ne venne per cacciarlo del regno.

Le

quali coin prigio-

se

venendo ad orecchie a Martuccio Gomito


,

ne

il

qual molto bene sapeva


il

il

barbaresco , e uden-

do che
difesa
,

re di Tunisi faceva grandissimo sforzo a sua

disse

ad un di quegli
:

li

quali lui

e'

suoi
,

come'

pagni guardavano

se io potessi parlare al re

mi

il

cuore che io

gli

egli

vincerebbe la
al
.

un consiglio per lo quale guerra sua. La guardia disse quelle


darei
,

parole
tanente

suo signore

il

quale al re
il

il

rapport iuco-

Per

la

qual cosa
:

re

comand che Martuclui

cio gli fosse


glio
il

menato
,

domandato da
:

che consi-

suo fosse
altro
,

gli

rispose cosi
,

signor mio, se io

ho

bene in

tempo

che
,

io in queste vostre la

contrade

usato sono
\

alla

maniera
,

qual tenete nelle vostre


arcieri

battaglie

posto mente

mi pare che pi con


:

che con

altro quelle facciate

e perci, ove

si

trovasse

modo che
il

agli arcieri del vostro


,

avversario mancasse

saettamento

e' vostri n'

avessero abbondevolmente,

io avviso
il

che
:

la vostra battaglia si
,

vincerebbe

cui
,

re disse

senza dubbio

se cotesto si potesse fare


.

io

mi
:

crederrei esser vincitore

Al quale Martuccio
,

disse

signor

mio dove
,

voi vogliate

egli

si

potr bea

fare

e udite come.

voi convien far fare corde

mol-

to pi sottili

agli archi de'vostrl arcieri, che quelle che


s'

per

tutti

comunalmente

usano

e appresso far fare

saettamento le cocche del quale non sieno buone se non


a queste corde sottili
,

e questo convien che sia

si se,

gretamente

fatto

che

il

vostro avversario noi sappia

perciocch egli

ci

troverebbe

modoj

e la cagione pergli arcieri

ch

io dico questo questa.

Poich

del vo-

NOVELLA IL
atro

Sg
t

nimico avranno
il stio,

il

uo saetta mento saettato, e


i

vostri

sapete che di quello che


,

vostri saettato
,

avranno converr
iiiraici rlctolgano,

durando

In battaglia

che

vostri

e a' nostri converrh ricoglier del lo-

ro

ma

gli

avversari

non potrninio

il

saettamento saetcocche, che non


avverr
il

tato da'vostri adoperare per

le picciole

riceveranno

lo

cordo grosse ; dove

a* vostri

contrario del saettamento de' nimici perciocch la


ti

fiot-

corda ricever ottimamente


:

la saetta

che avr

lar*

ga cocca
piosi
,

e cosi

vostri

saranno di saettamento codifetto


il
.

dove

gli altri n'


,

avranno
piaccpie

Al re

il

quale savio signore era


tuccio
la
,

consiglio di

Mar-

ed interamente seguitolo
:

per quello trov

sua guerra aver vinta

laonde
,

sommamente Mar-

tuccio venne nella sua grazia

e per conscguente in

grande e ricco stato


se

Corse la fama di queste coe agli orecchi della Gostanza


il

per

la

contrada

pervenne Martuccio Gomito esser vivo,

quale lun-

gamente morto aveva creduto


gi nel

per che l'amor di lui


si

cuor di

lei intiepidito
,

con subita fiamma

rac-

cese e divenne maggiore


Pe'r la

e la morta speranza suscit.

qual cosa

alla

buona donna con cui dimorava


,

interamente ogni suo accidente aperse


disidcrare d' andare a Tunisi
ziasse di ci
g!
,

e le di&se so
gli

acciocch

occhi safatti

che

gli

orecchi con le ricevute voci


il

avean disiderosi. La quale


,

suo desiderio le lod


,

mollo
barca

come
lei

sua

madre

stata fosse

entrata in
,

una
la

con

insieme a Timisi and

dove con

Gostanza in casa d'una sua parente fu ricevuta onorevolmente.

Ed essendo con lei andata Carapresa, la manche di Martuccio trovar jwtcsse


j

d a

scnlire quello

trovato lui esser vivo e in grande stato, e rapportoglic-

4o
le.

GIORNATA QUINTA
Piacque
alla gentil

donna di voler

esser colei

che a
sua
,

Martuccio
Gostanza
gli disse
:

significasse quivi a lui esser

venuta

la

e andatasene
,

un

di Ih

dove Martuccio era


capitato
ti

Martuccio
,

in casa
,

mia

un tuo
se-

servidore

clie

vien da Lipari
;

e quivi

vorrebbe

gretamente parlare
altri, si

e perci

per non fidarmene ad

come

eglilia voluto, io

medesima
,

tei

sono ve-

nuta
alla

a significare

Martuccio
.

la ringrazi

e appresso
il

sua casa se n' and

Quando
,

la

giovane

vide

presso fu cbe di letizia

non mori

non potendosene

tenere
eolio
,

subitamente con
,

le braccia aperte gli corse al

e abbracciollo

e per compassione de' passati


letizia
,

infortunii, e

per la presente

senza potere alcu-

na cosa dire, teneramente cominci alagrimare. Martuccio veggendo la giovane


soprastette
,

alquanto maravigliandosi
:

e poi sospirando disse


?

o Gostanza mia

or

se'

tu viva
eri
,

egli

buon tempo die

io intesi clie tu

perduta

n a casa nostra (i) di

te

alcuna cosa
1'

si

sapeva ; e questo detto, teneramente lagrimando


bracci e basci
.

ab-

La Gostanza

gli

raccont ogni suo

accidente, e l'onore clie ricevuto avea dalla gentil don-

na con

la

quale dimorata era


lei partitosi
,

Martuccio dopo molti


al re

ragionamenti da

suo signore

n'

an-

d e
,

tutto gli cont


,

cio

suoi casi e quegli della

giovane

aggiugnendo die con sua licenzia intendeva


la nostra

secondo

legge di sposarla
;

Il

re

si
,

maravie da lei

gli di queste cose

e fatta la giovane venire

udendo che
se:
to
.

cos era
l'

come Martuccio aveva

detto, dis-

adunque

hai tu per marito molto ben guadagna,

fatti

venire grandissimi e nobili doni

parte a

(i)

Avveri! questo a casa per nella lerra, o nella patria.

NOVELLA n.
lei

4
licenzia

ne diede e parte a Martuccio

dando loro
fosse a

di fare intra (i) r tjuello

che pi

grado a cia-

sclicduno

IMarluccio
la

onorata molto la genlil donna


,

con

la

quale

Gostanza dimorata era

e ringraziatala
,

di ci che
tile

in servigio di lei aveva adoperato

e dona-

doni

quali a
,

lei si

confaceano (a)

e accoman-

datala a

Dio

non senza molte lagrime

dalla (3)

Go-

stanza

si

parti: e appresso

con licenzia del re sopra un


,

legnetlo montati, e con loro Carapresa

con prospero
la festa,

vento a Lipari ritornarono

dove fu

si

grande

che dir non

si

potrebbe giammai. Quivi Martuccio


,

la

spos, e grandi e belle nozze fece


lui

e poi appresso con

insieme in pace e in riposo lungamente goderono

del loro

amore
talli

(i)

Intra, infra, tra tfra^

tono

(Iella

lingua aenza (liTereasa

(3) Con/tirs per convenirsi,

cod

affarsi, tono

mollo

liei

verbi

nella lingua noslra.


(3) Il noslro lesto e quello di

C e D. dicono dalla
1*

ma
II.

certamenle

devono dir della, aluimenli uon T' giu3lo seiuo. A. e


delia
.

slamparono

Rolli.

Quelli che leggono della conlra


(
i

autorli di tulli

leali

pi

ac-

crrdiUtt
erro, di

quali

hanno concotdemente dalla) mostrano,


il

ae io

non

non intender bene queslo luogo,

quale non certanaente


s

un
cer>

d* pi facili del Boccaccio. Essi riferiscono

/Mr/ia Marluccio/e
.

to

Mmbra

che cosi richieda

la

costruzione regolar del periodo


la

Ma

non

gii Mattuccio quegli che parte;


la

gentildonna,
s

la

quale, lasciata

Gostanza con

lo sposo, ritornasi a

Susa: dal che

Tede che 3/r<r/uc-

cio in questo periodo i posto a


le,

modo
qual

di ablatito assoluto, o, se s
a*

vuo-

appartiene a

un gerundio
si

il

vi

intende.

Il

senso
la

adunque,
genlildonna
essa,

secondo che

io |)cnso,

Avendo Martuccio onorata


pafli.

e ringrnsi.itala e donatile doni ed accomandatala a


le

Dio,
il

non
liel-

lensa mo

agrime, dalla Goslansa


si

si

notisi

scuso

lissimo e pieno d'aflelto che


dirsi particolarmente
altres

contiene in questa lesione;


la

perch con
si

dalla Gostanza, mentre


si fa

genlildonna

partiva
fusse il

da Martuccio,
s

sentir

al

lettore

quanto doloroso

le

separarsi da

cara giovane, la quale, trovata meritevole del suo

amore

era siala da

lei

IraiUla

come propria

figliuola

4>i

GIORNATA QUINTA

NOVELLA
Pietro

III.

fugge con V Agnolela , una selva, ed condotta ad un castello Pietro prc' so e delle mani de* ladroni fugge ; e dopo alcuno accidente capita a quel castello dove V Agnolella era , e sposatala con lei se ne torna a

Boccamazza
:

si

truova ladroni

la giovane fugge per


,

Roma

Niiuno
finita
,

ne fu

tra tutti
:

die

la novella d'
la

Emilia
esser

non commendasse
volta

la
,

qual conoscendo

Reina

ad Elisa

clie ella continuasse le impose.


,

Jja quale d' ubbidire disiderosa

incominci

A me

vezzose Donne,

si

para dinanzi una malvagia notte da


discreti avuta j
,

due giovanetti poco

ma, perciocch ad
s

essa seguitarono molti lieti giorni


al nostro proposito
,

come conforme
cosi gi fu
fa,

mi
,

piace di raccontarla

In

Roma

la

quale
,

come

oggi coda

capo del

mondo

fu

un giovane poco tempo


,

chia-

mato Pietro Boccamazza


assai onorevole, il

di famiglia tra le

romane
uno

quale

s'

innamor

d'
,

una bellissima

e vaga giovane

chiamata Agnolela
,

figliuola d'

ch'ebbe nome Gigliuozzo Saullo


assai caro a'

uomo

plebeio,

ma

Romani.

E amandola, tanto seppe operaPietro da fervente

re

che
egli

la

giovane cominci non


lei
.

che
to
,

amasse

meno ad amar lui amor costret1'

e
il

non parendogli pi dover


desiderio
,

sofFerire
,

aspra pena
,

che

che avea di
.

costei

gli

dava
i

la

do-

mand per moglie La qual

cosa

come

suoi parenti

NOVELLA IIL
seppero,
tulli

49
Gi-

furono a lui e biasimarongli forte ci

che

egli voleva farcj e d' altra parte fecero dire a

gliuozzo Sanilo, che a niun parlilo attendesse alle parole di Pietro, perciocch
,

se

'1

facesse, raai per


.

ami-

co n per parente

l'

avrebbero

Pietro
si

veggendou

quella via impedita por la qual sola


al

credeva potere
.

suo disio pei*vcnlre


l'

volle

morir di dolore
,

se

Gigliuozzo

avesse consentito
,

contro al piacere di
la figliuola

quanti parenti avea


presa
:

per moglie
,

avrebbe

ma pur

mise in cuore

se alla giovane piaeflcttoj e


l'

cesse, di far

che questa cosa avrebbe

per inlei si

terposita persona sentito

che a grado
lui di

era

con
.

convenne di doversi con


,

Roma

fuggire

Alla

qual cosa dato ordine Pietro una manina per tempissimo levatosi
presero
il
,

con

lei

insieme

mont a
si

cavallo, e

cammin

verso Alagna (i), Ik dove Pietro a-

veva certi amici de' quali esso molto


cos

confidava

e
,

cavalcando

non avendo spazio

di far nozze (2)


,

perciocch temevano d' esser seguitati


re andando insieme ragionando
l'
,

del loro

amo-

alcuna volta
,

V un
mi-

altro basciava

Ora avvenne che


il

non essendo a
forse olio

Pietro troppo noto


glia

cammino

come

da

Roma
,

dilungati furono

dovendo a
.

stra tenere

si

misero per una via a sinistra

man deN furovidero


vesiali

no guari pi
vicini

di

due miglia cava leali, che


,

essi si

ad un

castelletto

del quale

essendo

duti

subitamente uscirono da dodici fanti ; e gi e&-

(i)

Alagna^ Anngni,
in

custrllo posjrdnlo Jalla


.

famiglia Colonna, al-

lora

nemicisia con quella degli Orsini

In questo casUiio

mori

papa Bonifatio Vili.


(a)

Mact
cogliere
i

Queslo/ur nozze per

fxalti

d'amore dello con non

minor vaghessa che onesli.

44
sendo loro
gridando disse
saliti 5

GIORNATA QUINTA
assai vicini
J
,

la giovane gli vide

per che

Pietro,
,

campiamo che
,

noi siamo as-

e,

come seppe
all'

verso

una

selva grandissima

volse

il
,

suo ronzino } e tenendogli


attenendosi

gli

sproni

stretti al

corpo

arcione

il

ronzino sentendosi
la portava.

pugnere, correndo per quella selva ne


tro
,

Pieal

che pi
,

al viso di lei

andava guardando che


,

cammino

non

essendosi tosto

come

lei

de' fanti

che venieno avveduto, mentre che

egli senza vedergli


,

ancora andava guardando donde venissero


ro sopraggiunto e preso
re
;
,

fu da lo-

e fatto del ronzino


,

smonta,

domandato chi

egli era

e avendol detto

codi-

stor

comnciaron

fra loro

ad aver consiglio e a
:

re

questi degli amici de' nemici nostri


fare altro
,

che ne

dobbiam
una

se

non

torgli que'

panni e quel
Orsini ad

ronzino e impiccarlo per dispetto


di queste querce
,

degli

Ed

essendosi tutti a questo

consiglio accordati
si

avevano comandato a Pietro che


spogUandosi
,

spogliasse

Il
,

quale

gi

del suo

male indovino

avvenne che un guato (i) di ben

vnticinque fanti subitamente usci addosso a costoro

gridando: alla morte alla morte

Li quali soprappresi
si

da questo
fesa
j

lasciato star Pietro

volsero alla lor digli assalitori


.

ma

veggendosi molti
,

meno che

cominciarono a fuggire
cosa Pietro veggendo
e sal sopra
il
,

e costoro a seguirli

La qual
sue

subitamente prese
,

le cose

suo ronzino

e cominci quanto poteva

a fuggire per quella via donde aveva veduto che la gio-

vane era fuggita

Ma non vedendo

per la selva n via


,

n sentiero

n pedata

di cavai conoscendovi

poscia

(1)

Guato,

lo stesso clie

aguato.

} ,

NOVELLA m.
che a
lui

45
ancora da cui
la

parvo esser sicuro e fuor delle mani di colo1*

ro che preso
quegli erano

avoano

e degli
,

altri

siali assaliti

non ritrovando
,

sua gio-va

pili

doloraso che altro

uomo cominci a piagneper


la selva

re e ad andarla or

qua or
gli

Ih

chiamando

ma

niuna persona
j

rispondeva, ed esso non ardiva a

toninro addietro

andando innanzi non conosceva


:

dove arrivar

si

dovesse

e d' altra parlo delle fiere che

nelle selve sogliono abitare aveva


stesso

ad una ora di s
gli

paura

e della sua giovane, la qual tuttavia


.

pareva vedere o da orso o da lupo strangolare


adun([uc questo Pietro sventurato lutto
questa selva gridando o chiamando
,

And

il

giorno per

e talora tornanj

do
tra

indietro

che

egli

si

credeva innanzi andare


la

e gi

per lo gridare e per lo piagnere e per


Io

paura e

per

lungo digiuno era


.

s\

vinto

che pi avanti non


,

poteva

vedendo

la notte

sopravvenuta
,

non sapuna granil

piendo che altro consiglio


dissima quercia
,

pigliarsi

trovata
,

smontato del ronzino

a quella

le-

e appresso, per
,

non
.

essere dalle fiere divorato Li


la

notte

su

vi

mont

E poco appresso levatasi

luna

'1

tempo essendo chiarissimo, non


n' avesse

avendo Pietro arper

dir d' addormentarsi, per

non cadere (come che,


,

che pure agio avuto


to (i))

il

dolore n
1'

pensieri

che della sua giovane avca non


:

avrebbero lascia-

per che egli

sospirando e piagnendo e seco


,

la sua disavveiUura

maladicendo

vegghiava.

La

gio-

vane fiiggeodo, come davanti dicemmo, non sappien-

do dove
ve pi

andarsi, se

non come

il

suo ronzino stesso do*


,

gli

pareva ne la portava

si

mise tanto

fi:a

la

{")

luleuJi addormentarsi^

%
selva
,

GIORNATA QUINTA
che
ella

non poteva vedere


:

il

luogo donde in

quella entrata era


fatto Pietro , tutto

per che non altramenti che avesse


di ora aspettando e ora

'1

andando

e piangendo e chiamando e della sua sciagura dolendosi


fine
,

per lo salvatico luogo

s'

and avvolgendo
,

Alla

veggendo che Pietro non venia


,

essendo gi ve-

spro
si
,

s'

abbatt ad

un
il

sentieruolo
,

per lo qual messa-

e seguitandolo
,

ronzino

poich pi di due mivide una casetta alla


,

glia fu cavalcata

di lontano

si

quale essa
trov

come pi

tosto pot

se n'

and

e quivi

un buono uomo attempato molto eoa una sua


.

moglie che similmente era vecchia Li quali , quando


la videro sola
sta
,

dissero

figliuola

che vai tu a que-

ora cos sola facendo per questa contrada ?


la

La

gio-

vane piangendo rispose che aveva


nella -selva smarrita, e

sua compagnia
presso fosse

domand come
rispose
:

Alagna

A cui

il

buono uomo

figliuola
ci

mia

questa non la via d'andare ad Alagnaj egli


le miglia

ha

del-

pi di dodici. Disse allora

la giovane; e co-

me
il

ci

sono abitanze presso da potere albergare?


rispose
:

A cui
si

buono uomo
,

non

ci

sono in niun luogo andare


.

presso

che tu di giorno

vi potessi
egli,

Disse la

giovane allora; piacerebbevi

poich altrove andar


l'

non posso
notte
?

di qui ritenermi per


l'Ispose
,

amor

di
,

Dio

ista-

Il

buono uomo

giovane
n' caro

che tu con

noi
ti

ti

rimanga per questa sera

ma

tuttavia

vogllara ricordare che per queste contrade e di di e

di notte, e d' amici e di nimici


assai
,

vanno di male brigate

le quali

molte volte ne fanno di gran dispiaceri


j

e di gran danni

e se per isclagura
,

essendoci tu

ce
,

ne venisse alcuna (i)


(i)
"t

e veggendotl bella e giovane

Alcuna

lulenJi brigata.

NOVELLA IIL
come
detto
tu
8c', e'
ti

47
,

farcbbono dispiacere e yergogtu


aiutare
.

noi non to ne
,

potremmo
,

Vogliamtelo aver
,

accioccli tu poi

se questo avvenisse

non

ti

possi di noi rammaricare.

La giovano veggendo che


le

ora era tarda

ancora che

parole del vecchio la


,

spaventassero
r voi e
nisse
ta
,
,

disse: se a

Dio piacer
:

egli ci

guarde-

me

di (jucsta noia

la (junle se

pur m' avvestrazia-

molto raea

male
li

essere dagli

uomini

che sbranata per

boschi dalle fiere

E cosi

det-

to

discesa del suo ronzino se n' entr nella casa del

povero

uomo

e quivi con esso loro di quello che ave,

vano
su

poveramente cen

e appresso tutta vestita in


si git-

nn

loro letticello con loro insieme a giacer

t, n in tutta la notte di sospirare n di piagnere la

sua sventura e quella di Pietro

del quale
,

non sapea
rifin (i).

che

si

dovesse sperare altro che male


,

non

Ed
n*

essendo gi vicino al mattutino

ella senti

un gran

calpestio di gente andare: per la qual cosa levatasi se

and

in

una gran corte che


,

la piccola casetta di die-

tro a s avea
la

e vedendo dall' una della parti di quel,

molto fieno
,

in quello

s'

and a nascondere
,

ac-

ciocch

se quella gente quivi venisse


.

non

fosso cosi
s'

tosto trovata

appena di nasconder compiuta

era

che coloro
era
,

che una gran brigata di malvagi uomini


alla

furono

porta della piccola casa


il

e fattosi a-

prlre e dentro entrati e trovato

ronzino della giova-

11

tutta la sella, domandarono chi vi fosse. buono uoino non vedendo la giovane, rispose: ninna persona ci altro chenoij ma questo ronzino, a cui
si sia
,

ne ancora con

che fuggito

ci

capit iersera

e noi cel mettem-

(i)

Rifinare,finare, rifinire:

Uu

detistertx desiiun.

48

GIORNATA QUINTA
casa, acciocch
disse
,

mo in

lupi noi manicassero (i).


,

Adunque^

il

maggiore della brigata

sarJi egli
.

buon per noi


d

poich altro signor non ha


tutti

Spart

adunque costoro

per la piccola casa

parte n' an-

nella corte, e poste gi lor lance e lor tavolacci


,

avvenne che uno di loro


si
,

non sappiendo altro che farassai vicin fu


,

gitt la

sua lancia nel fieno e

ad uc-

cidere la nascosa giovane ed ella a palesarsi

percioctanto

ch la lancia

le

venne

allato alla sinistra


:

poppa

che

'1

ferro le stracci de' vestimenti


,

laonde

ella

fu
5

per mettere un grande strido

temendo

d' esser fedita

ma ricordandosi l dove
ta
.

era

tutta riscossasi^ stette che,

La

brigata chi
,

qua

e chi l

cotti lor cavretti


,

loro altra carne


pe' fatti loro, e

e mangiato
il

e bevuto

s'

andarono

menaronsen

ronzino della giovane.


,

Ed

essendo gi dilungati alquanto


la

il

buono uomo
la ci

co-

minci a domandar
vane che iersera
poich noi
ci

moglie; che fu della nostra gio,

ci capit
?

che

io

veduta non

ho

levammo
,

che non sapea

La buona femmina rispose andonne guatando La giovane sen.

tendo coloro esser

partiti

usci del fieno


,

di che
alle

il

buon uomo
ni di coloro
se: ornai

forte contento

poich vide che

ma-

non era venuta, e faccendosi


il

gi di, le dist'

che

di

ne viene

se

ti

piace, noi

accom-

pagneremo

infino
,

ad uu

castello

che presso di qui


j

cinque miglia
tl

e sarai in luogo sicuro

ma

converrat-

venire a pie
si

perciocch questa mala gente che ora

di qui

parte se n' ha

menato
,

il

ronzin tuo

La

gio-

vane datasi pace di ci


stello la

gli

preg per Dio che al ca,

menassero

per che entrati in via


.

in su la

mezza

terza vi giunsero

Era

il

castello d'

uno

degli

(1)

Manicassero, raangiassero.
\

NOVFXLA
Oraini
,

III.

49

il

(jiinle si

chianinva Lelio di

Campo
,

di Fio-

re, e p*r ventura v'<Ta uiin sua dunua

la (jual

bu>

nissima e santa donna era: e vcggendo Ja giovane,


prc.staiiitMUe In

riconobbe

e con lesta la ricevette, e

ordiniitn incute volle sapere

come

quivi arrivata fosse.

La giovane
lei

gliele

cont tutto. La donna, die cogno*


,

scea similmente Pietro


,

si

come amico
j

del marito di
sta-

dolente fu del caso avvenuto


,

e udendo dove
.

to fosse preso

s'

avvis che morto fosse stalo

Disse

adunque
sai,

alla giovane:

poich cosi che Pietro tu non


infuo a tanto

tu dimorerai qui

meco

che

verrh di potertene sicuramente

mandare

fatto mi Roma. Pie-

tro stando sopra la ([uercia (|unnto pi doloroso esser

potea
li

vide in su

'1

primo souuo venir ben


il

venti lupi,

quali tutti
.

come

ronrJno videro ^

gli

fuion din-

torno

11

ronzino sentendogli, tirata la testa, ruppe le


,

caveizine

e cominci a volerei fuggire

ma

essendo

intorniato e
ci
si

non potendo, gran pezza


alla fine

co' denti e co'cal-

difese

da loro atterrato e strozzalo fu e


,

subitamente sventralo
tro lasciarvi

e tulli pascendosi
il

senza
.

al-

che l'ossa

divorarono e andar via

Di

che Pietro,

al

qual pareva del ronzino avere una com,

paguia e un sostegno delle sue fatiche

forte sbigott

e imaginossi di non dover mai di quella selva potere


uscire
.

Ed

essendo gik vicino


,

al d,

morendosi

egli so-

pra

la

quercia di freddo
si

si

come
come

quegli che sempre

dattonio guardava,

vide innanzi forse


,

un miglio un
fu
il

grandissimo fuoco
ro
si
,

perch

fatto

di rhiavci'so l
;

non senza
,

})aur.i

della quercia disceso

dirizz

e tanto and che a quello pervenne

din-

torno al quale trov pastori che mangiavano e davansi

buon tempo
UCCAM. T.

da' quali esso per piet fu raccolto.

111.

5
poich
egli

GIORNATA QUINTA
mangiato ebbe e fu riscaldato
,
,

contata loro

la sua disavventura
gli

come

quivi solo arrivato fosse,

domand

se in quelle parti fosse villa


.

castello do-

ve egli andar potesse


tre miglia era

I pastori dissero che ivi forse a

un

castello di Liello di

Campo

di Fio:

re

nel quale al presente era la


gli

donna sua

di

che
infi-

Pietro contentissimo

preg che alcuno di loro


il

no

al castello

l'

accompagnasse;
.

che due di loro

fe-

cero volentieri

Al quale pervenuto
,

Pietro, e quivi a-

yendo trovato alcun suo conoscente


var

cercando di

tro-

modo che

la

giovane fosoe per


fatto

la selva cercata,
il
l'

fu

da parte della donna


nente and a
lei,

chiamare;
lei

quale inconta-

e vedendo con
.

Agnolella,

mai

pari letizia non fu alla sua


d' andarla

Egli

si

struggeva tutto
la

ad abbracciare
,

ma
.

per vergogna,
,

quale

avea della donna


la letizia della

lasciava

se egli fu lieto assai


.

giovane non fu minore (i)


e fattagli festa
,

I^a gentil

donna raccoltolo
che intervenuto che contro

avendo da

lui ci

gli era

udito

il

liprese molto di ci

al piacer de' parenti suoi far

voleva
,

Ma
?

veggendo che
alla

egli era

pure a questo disposto


,

e che

giovane aggradiva
s'

disse
si

in che
,

m'

affatico io

costor

amano
,

costor
il

conoscono

ciascuno pari-

mente amico
egli piaccia a

lor desiderio onesto, e credo


l'

che

Dio, poich

uno

dalle forche

ha camdalle
,

pato

l'

altro dalla lancia (2), e


;

amenduni

fie-

re salvatiche

e per facciasi

a loro rivolta

disse:

(1)

"t"

La

letzia della

giovane reggendolo non fu minore,

il

testo

dal '27.
(a)

V uno dalle Jorche ha


donna

campato, e V altro dalla lancia .Vav\an~

dosi d'uomci e

trovasi ne' nostri autori

V uno e F altro: ma qui

mi pare pi strano. A. stamp e r altra

Rolli.

NOVELLA
se

in.

5i moglie

pure questo

v'

ii

all'

animo

di volere essere
,

e marito insieme ze
s'

e a mt* (i)

l'ai-cini
:

e qui lo nozpoi tra \oi


,

ordinino alle spese di Lidio


.

la jacc

e* vostri jMtrenti far io Im-mi l'are


l'

Pietro lietissimo
,

Agiioleiia pi
si

quivi

si

spKsarono

e,

come

in

mon-

tagna

pot, la gentil doiuia fc loro onorevoli nozze,


i

e quivi

primi
.

frutti del loro

amore dolcissimamente
donna insieme con

sentirono

Poi ivi a parecchi d la

loro montata a cavallo, e bene accompagnati se ne tor-

narono a

Roma
;

dove

trovati forte turbati


,

parenti

di Pietro di ci die fatto aveva

con loro in buona

pace

il

ritorn

ed esso con molto riposo e piacere


infno alla lor vecchiezza
si

con

la

sua Aguoldla

visse.

NOVELLA

IV.

Bicciavdo Manardi h trovato da messer Lizio da


f^albona con la figliuola
,

la quale egli sposa,

e col padre di

lei rinuine in

buona pace.

JL acendo Elisa, le lode ascoltando dalle sue

comFiloin-

pagne date
strato

alla

sua novella

impose
egli:
il

la "Reina a

che alcuna ne dicesse


.

quale ridendo

cominci

Io sono stato da tante di voi tante volte


io

morso perch

materia da crudeli ragionamenti e da

farvi piagner v'

imposi

che a
,

me

piace

a volere al-

quanto questa uoia ristorare

esser teuuto di

dover

(') 1* C*o*i'

if t/uesto aie animo


il

voi, alV

animo ancht a me;

che (juanlu a

ire: se

piace a voi, piace anche a me.

52

GIORNATA QUINTA
ri;

dire alcuna cosa per la quale io alquanto vi faccia

dere

e perci

uno amore

non da

altra noia

che di

sospiri e d'

una brieve paura con vergogna mescolata

a lieto fin pervenuto, in una novelletta assai piccola

intendo di raccontarvi

Non
sato
,

adunque

valorose
fu

Donne, gran tempo


cavaliere assai da

pas-

che in

Romagna
il

un

bene

e costumato,

qual fu chiamato messer Lizio da Val-

bona

a cui per ventura vicino alla sua vecchiezza

una

figliuola

nacque
,

d'

una sua donna chiamata ma-

donna Giacomina
contrada
,

la
,

quale oltre ad ogni altra della

crescendo

divenne bella e piacevole

e
,

perciocch sola era

al

padre e

alla

madre rimasa

sommamente da

loro era

amata e avuta cara e con


,

maravigliosa diligenza guardata


far di lei alcun gran

aspettando
.

essi

di

parentado

Ora usava molto


lui si ritene,

nella casa di messer Lizio, e

molto con

va un giovane bello e fresco della persona

il

quale

era de' Manardi da Brettinoro (i), chiamato Ricciar-

do

del quale niun' altra guardia messer Lizio o la


,

sua donna prendevano


figliuolo
.

che

fatto

avrebbon

d'

un

lor

Il

quale una volta e

altro

veggendo

la gio-

vane bellissima e leggiadra e


costumi, e gi da marito, di
r
,

di laudevoli
lei

maniere e
s'

fieramente

innamo.

e con gran diligenza


la

il

suo amore
,

teneva occulto

Del quale avvedutasi


il

giovane

senza schifar punto


:

colpo

lui

similmente cominci ad amare


.

di

che

Ricciardo fu forte contento

avendo molte volte

avuta voglia di doverle alcuna parola dire^ e dubitan-

do

taciutosi,

pure una, preso tempo e ardire,

le disse:

(i) Bertitioro,

A
. ,

A'fNOVELLAlV;"
Cfltf'rnn
.

';)

53
facci

io

ti

prego che tu

non mi
Qu(ta

morire

amando La
tu

giovane rispose subito: volesse Iddio che


pi morir

non

fnc('s.sl

me

risposta
,

moUo
}

di pinttere e d' ardire aggiunse a Ricciurdo

u dissele:
sia

per

me
il

non

starh

mai cosa che a grado


allo

ti

ma

tr sta
la

trovar

modo

scampo

della tua vita e del-

mia. La giovane

allora disse: Ricciardo, tu vedi


,

(pianto io sia guardata

e poici da
;

come
e io
la

tu a

me ti
.

potessi venire

me non so ma se tu sai
,

veder

veder

cosa che io possa senza mia vergogna fare, dilla mi,


far

Ricciardo avendo pi cose pensalo, subi,

tamente disse: Caterina mia dolce


via vedere
,

io

non so alcuna
do-

se gih tu
<!

non dormissi o

potessi venire ia
,

su ve

'1

verone che

presso al giarditio di tuo padre

se io sapessi

che tu

di notte fossi

senza fallo io
sia

m'ingegnerei di venirvi, quantunque molto alto

cui la
,

Caterina rispose
io
.

se quivi
s si

ti

il

cuore di
\errh di
,

venire

mi
si

credo ben far

che
.

fatto

mi

dormirvi

Ricciardo disse di

questo detto

una

volta sola
11 d\

basciarono alla sfuggita, e andar via.

seguente, essendo gih vicino alla fine di maggio,

giovane cominci davanti alla madre a rammari-

carsi

che

la

passata notte per lo soperchio caldo


.

non

aveva potuto dormire

Disse la

madre ; o

figliuola

che caldo fu

egli ? unz
:

non fu

egli
,

caldo veruno,'

cui la Caterina disse

madide mia

voi dovreste dire, a


il

mio parere (i)


(i)

e forse vi direste

veroj

ma

voi do-

^
na

C'oi 'dovreste dirt

che eo pare a voi. Nella

etlitione del

l5i7
dre;
cos

e in

molle altre di quel tempo leggcti dovreste dire u

mio pa-

cos fatto lexionc riflettati da'

De^niUti. Tutti
essi,

(rati a

mano

migliori

come

mezzani, dicono

hanno,, a

mio parere f,;

onde (aoggiuagono) questa lezione come vera e sicura, senta pensarci troppo, stala

da noi rimessa nel luogo suo.

54

GIORNATA QUINTA
che
.

vreste pensare quanto siano pi calde le fanciulle,


le

donne attempate
,

La donna

disse allora

figliuola

mia
do
a

cosi

il

vero;
,

ma

io

non posso

far caldo e fredsi

mia posta

come

tu forse vorresti. I tempi

con-

vengono pur

sofFerire fatti

come

le stagioni
,

gli

dan-

no
rai

forse quest' altra notte sar pi fresco

e dormi;

meglio

Ora Dio

il

voglia

disse la Caterina

ma
,

non suole
le notti si

essere usanza

che

andando verso
.

la state

vadan rinfrescando
si

Dunque
?

disse la

don:

na

che vuoi tu che


a

faccia

Rispose la Caterina
,

quando

mio padre e a

voi piacesse

io farei volenalla

tieri fare

un

letticello in
il

su

'1

verone che allato


,

sua camera e sopra


rci
,

suo giardino
1'

e quivi e

mi dormiil

udendo cantar
,

usignuolo
starei
,

avendo

luogo
ca-

pi fresco

molto meglio
.

che nella vostra

mera non
tati; io
il
.

fo

La madre
quali cose

allora disse: figliuola, confor,

dir a tuo padre

come

egli vorr

cosi

faremo

Le
,

udendo messer Lizio

dalla

sua donna

perciocch vecchio era, e da questo forse


,

un poco
che
(
I

ritroso

disse

che rusignuolo questo


?

) ella al

vuol dormire

Io la far ancora addor.

mentare

canto delle cicale

Il

che

la Caterina sap-

(i)

die': a qual fine.

t Non a qual fine, ma

al cui canto..

certo, che rusignuolo

questo a qual fine ella vuol dormire? non ha buon senso, come che

rusignuolo questo al cui canto ella vuol dormire? Molli lU questi

modi

alAreviall di favellare ha

la

lingua nostra. Dicesi or si ristampa

il

Boccaccio ; leggesi
oscuro;
vestiti

pili volentieri

V Ariosto che

il

Tasso; Persio

di Paolo sono sfarzosi, volendo significare che si riDecameron del Boccaccio che si legge pi volentieri V Orlando Jurioso dell'Ariosto che la Gerusalemme liberala del Tasso, che

stampa

il

lo stile di Persio
sfarzosi
.

oscuro, che nelle pitture di Paolo

vestiti
si

sono

Al medesimo modo in questo luogo del Boccaccio

tace

can-

to, perch gi chiacissimamunte vi s'intende.

NOVFXLA IV.
plondo,
pili

5S
ella

per Iwlegno die

|M-'r

calJo, tn olanncn,

le la s<?gu<*nle notte

non donni

ma

non

Lisci

dormire

la

madre
la

pur del gran caldo doleudost.


sentito
,

che avendo
Tiizio
,

madre
:

fu la mattina a messer

e
.

gli dissi!

messer

voi avete poco cara (]ucsta


ella

giovane

Ohe vi

fa egli

pcrch

sopra (juel verun

si

dorma?
le sia in

ella

non ha

in tutta notte trovato

luogo di
,

cal-

do (i)} e
fnnciiillina

oltre a ci maravigliatevi voi


1'

perch egli
,

piacere
?

udir cantar

1'

usignuolo

che una
simigliami

giovani son vaghi delle

cos<:

a loro
levisi

Messer Lizio udendo questo


letto tale
,

disse: via, faccia*


,

(a) un

quale egli vi cape


,

e fallo fa-

sciar dattorno d' alcuna sargia tar sto

e dormavi, e oda can,

r usignuolo a suo senno


,

La giovane sapulo queletto


;

prestamente vi fece fare un

e dovendovi la

sera vegnente dormire^ tanto attese, che ella vide Ric-

ciardo
le

e fecegli

un segno posto
che
far si

tra loro
.

per lo qua-

egli intese ci
la
,

dovea

Messer Lizio sen,

tendo
nsf'io

giovane essersi andata

al letto

serrato
'1

uno

che della sua camera andava sopra


s'

verone,

similmente

and a dormire. Ricciardo, come d'ogni


sali

parte sent le cose chete, collo aiuto d'una scala

sopra

un muro

e poi d' in su quel


d'

muro
,

appiccanfati-

dosi a certe

morse

un

altro mtiro
,

con gran
in

ca e pericolo, se caduto fosse (3)

pervenne

su

(l)

Cio: non ha IroTtto riposo in

liilla

notte drl gran caldo ch'ri-

ebbe.

Non

trovar luogo di caldo vale


ili

lo alriso

rhc inorirti di cal-

do. Quanto
(a)

ricca

maniere

e tutte

M\e

e buonr, la nostra linguai


il

Faccirtlwiii una
sllabe sotto

ilelle

parole che allega

Renilto, che i regle

gono cinque

un accento.

Ma

per cerio oggi noi

fuggire-

mo:

si ilir

le si /accia tjuivi, le vi
si

sijaeciay o

oou

tale,

che pi

cconcianiente
(J)

proferiKa

Sati sopra un muro, e poi

din

su quel

muro appiccandosi

66
'I

GIORNATA QUINTA
verone
t

dove chetamente con grandssima


,

festa

dalla giovane fa ricevuto

dopo molti

basci

si

cori-

carono insieme
piacer presono

e quasi per tutta la notte diletto e

l'

un

dell' altro
.

molte volte faccenle notti piccole


il

do cantar
e
il

l'

usignuolo
,

Ed

essendo

diletto

grande
)
,

e gi al giorno vicino (
s

che

essi

non credevano

ancora riscaldati e

si

dal tem-

po

si

dallo scherzare, senza alcuna cosa addosso s'ad,

dormentarono

avendo
il

la

Caterina col destro braccio


,

abbracciato sotto

collo Ricciardo

e colla sinistra
gli

mano

presolo per quella cosa che voi tra


.

uomini

pi vi vergognate di nominare

in cotal guisa doril

mendo, senza
ser Lizio
si

svegliarsi
,

sopravvenne

giorno, e raes-

lev

e ricordandosi la figliuola dormire


1'

sopra

'1

verone, chetamente

uscio aprendo disse: la-

sciami vedere

come
.

1'

usignuolo ha fatto questa notte

dormire

la

Caterina

andato oltre pianamente lev


il

alta la sargia della

quale

letto era fasciato

e Ric-

ciardo e

lei

vide ignudi e scoperti dormire abbracciati


:

nella guisa di sopra mostrata

avendo ben conosciu-

to Ricciardo, di quindi s'usci, e

andonne
:

alla

camera

della sua
,

donna
,

e chianiolla dicendo

su tosto, dons

na bevati

e vieni a vedere che tua figliuola stata


ella
1'

vaga dell'usignuolo, che

ha preso

e tienlosi in
?

mano
na

Disse

la

donna
il

come pu

questo essere

Dis-

se messer Lizio: tu

vedrai, se tu vien' tosto.


,

La don-

affrettatasi di vestire
:

chetamente seguit messer


al letto
,

Lizio

e giunti

amenduni
altro

e levata la sargia

a certe morse

tT

un

muro, con granjaticn

ecc.

In queste paro-

le, e nella loro disposizione, e nella lentezza

con cui l'autor progredi-

sce, non senti tu propriamente

lo

slento e

la

pena che dura costui nel

condursi a quel verone?

NOVFXLA IV.
)>ol

57
usignuolo
.

mAnifestAinentc vedere

madonna Giacomina co*


l'
,

me

la figliuola avesse

preso e tenesse

il

(|unle ella tanto disiderava d' udir cantare

Di che
,

la

donna tenendosi
na
re
l'

forte di Ricciardo ingannata

voile

gridare e dirgli villania;


,

ma

mcsser Lizio

le disse:
il

don-

guarda che
tu

per quanto tu hai caro

mio ama-

non
,

facci

motto

che in

veriti

poscia che ella

ha preso

egli s sarh suo.


)

Ricciardo gentile

uomo

e ricco giovane

noi non possiamo aver di lui altro


se egli si vorrh a

che l)Uou parentado:


da

buon concio ( i)
neU
rac-

me
:

partire

egli
si

converr che primieramente la

sposi
la

si

eh' egli

trover aver messo l'usignuolo


nell' altrui
il
.

gabbia sua e non


,

Di che
la

la

donna

consolata
pioslo

veggeudo
,

marito non esser turbato di

fatto

e considerando
erasi

che

figliuola

aveva

avuta

la

buona notte ed
,

bea riposata e aveva V nguari

signuolo preso
le stettero
il
,

si

tacque.

N
si

dopo queste paroj

che Ricciardo
,

svegli

e
,

veggendo che
e

giorno era cliiaro

si

tenue morto

chiam

la

Caterina, dicendo: oim, anima

mia

come faremo,
Alle quali
,

che

il

giorno veimto ed

hammi

([ui colto/*
,

parole messer Lizio venuto oltre


ris|)Ose:

e levata la sargia
il

farem bene. Quando Ricciardo


il

vide

parve

che

gli fosse

cuor dal corpo strappato; e levatosi a

sedere in su'l letto disse: signor mio, io vi chieggio

merc per Dio


gio

Io conosco

come
,

disleale e

malva-

uomo

aver meritata morte


:

e {lerci fate di
vi priego io
,

me

quello che pi vi piace (a)

ben

se es-

\\)
(a)

T A buon concio; sema ilanno + Quello che vi piace; TtiliB.

li

buon

crortlo con rsso


<1el

mrco
due

del 17,

quelU

73

le

CtUle nai Vocabulario.

58
ser
io

GIORNATA QUINTA
pu
,

che voi abbiate della mia


.

vita

merc e che
,

non muoia

A cui
1'

messer Lizio disse


il
;

Ricciardo

questo non merit

amore

quale io

ti

portava e la
cosi
,

fede la quale io aveva in te

ma
la

pur poich
,

ed a tanto

fallo

l'

ha trasportato
morte e a

giovanezza
la
,

accioc,

ch tu tolga a

te la

me

vergogna

sposa

per tua ligittima moglie

la Caterina

acciocch

come

ella stata questa notte tua, cosi sia

mentre ella viverj

e in questa guisa puoi e la mia pace e la tua salvezza acquistare: e ove tu


1'

non vogli

cosi fare,

raccomanda
si

Dio
Ca-

anima

tua.

Mentre queste parole


l'

dicevano,
,

la

terina lascia

usignulo, e ricopertasi
il

cominci for-

temente a piagnere e a pregare


ciardo perdonasse
5

padre che a Ric-

e d' altra parte pregava Ricciardo


,

che quel facesse che messer Lizio volea acciocch con


sicurt e lungo tempo potessono insieme di cos fatte notti avere Ma a ci non furono troppi prieghi bi.

sogno: perciocch d'una parte

la

vergogna del fallo


,

commesso

e la voglia dello
il

emendare

e d' altra la
,

paura del morire e


a questo l'ardente
la cosa

disiderio dello

scampare

e oltre

amore e l'appetito

del possedere
gli

amata

liberamente e senza alcuno indugio

fecer dire s essere apparecchiato

a far ci che a
fattosi

messer Lizio piaceva


prestare a

Per che messer Lizio

madonna Giacomina uno


,

de' suoi anelli

quivi

senza mutarsi

in presenzia di loro Ricciardo

per sua moglie spos messer Lizio e


tevi
la

la

Caterina

La qual
n'

cosa fatta
:

donna partendosi dissono

riposa,

oramai 3 che forse maggior bisogno


.

avete

clic

di levarvi

Partiti costoro

giovani

si

rabbracciarono

insieme
la notte

non essendo pii che


due anzi che
si

sei miglia

camminati

altre

levassero ne

cammina

..

NOVELLA IV.
rono
,

59
.

6 fecer fine alla prima giornata

Poi levali

Ricciardo avuto pi ordinalo ragionamento con mea^


ser Lilio
.

pochi d appresso

come

si

convenia

in
la

presenzia degli amici e de' parenti da capo spos

giovane

e con gran festa se ne la


,

men
lei

a casa

e fe-

ce onorevoli e belle nozze


in

e poi con

lungamente

pace e consci a/, ione uccell agli usignuoli e di d e

di notte

quanto

gli

piacque

NOVELLA V.
Guidotto da Cremona lascia a Gacomin da Pava una suajanculla, e muorsit In quale Giannol di Sei'erino e Minghino dt. Singole
in

amano
e dassi
'*

Faenza

azzujfansi insient

riconoscesi la
,

fanciulla esser sirocchia di Giannole

per moglie a Minghino

jCXveva ciascuna Donna


lo

la
,

novella dell' usignuo,

(i) ascollando

tanto riso

che ancora
,

quantun-

que

Filoslrato restalo fosse di novellare


si

non perci
,

esse di ridere

potevan tenere
,

Ma
:

pur

poich
,

al-

quanto ebber
tu

riso

la

Reina

disse

sicuramente

se

ieri ci aflliggesti,

tu ci hai oggi tanto diliticate (a)

(1)

Usignuolo

(liste

Mmpre

il

Bocc: Rotignolo tempre


il

il

Petr.

i Nou

letQpie usignuolo
si

cdue

Boccaccj, te

si

dee aver fede al

(Mio Mannelli. Ci
(1) Diliticale. I

e veduto nella precedente novella.


lo

Deputati

vogliono equivalente a solleticate;

la

Crusca spiega dilettate.

t In

alcuni esemplari della etlisione del

27

h dilettale e

in

altri

dileticate.

Bisogn, dicono

Deputati, che chi avea cura della stana-

6o

GIORNATA QUINTA
te 'i) si

che niuna meritamente di

dee rammaricare.
,

avendo a Neifile le parole rivolte


.

le

impose che

novellasse
lare
irato
.

L quale

lietamente cosi cominci a par-

Poich Filostrato ragionando in


,

Romagna
.

in-

me

per quella similmente giover d' andare


col'

alquanto spaziandomi

mio novellare

Dico adunque che

gi nella citt di

Fano due Lomuomini


morte

bardi abitarono, de' quali l'un fu chiamato Guldotto

Da Cremona
pre
in fatti d'
,

l'

altro

Giacomin da Pavia

omai attempati e
Guidotto
parente
,

stati nella lor

gioventude quasi sema

arme

e soldati

Dove venendo
altro

e ninno figliuolo
si

avendo n

amico o
,

di cui pi

fidasse

che di Giacomin facea


,

una sua
egli al

fanciiits d' et

forse di dieci anni


fatti

e ci che

mondo
,

ave^,^

molto de' suoi


.

ragionatogli

gli lasci

e morissi

Avvenne

in questi

tempi che
in

la

citt di

Faenza lungamente in guerra e


,

mala ven,

tura stata

alquanto in miglior disposizion ritorn

e fu a ciascun, che ritornar vi volesse, liberamente con-

ceduto

il

potervi tornare

per

la

qual cosa Giacomi,

no

che
,

altra
l

volta dimorato

v' era
si

e piacendogli la
,

stanza

con ogni sua cosa

torn

e seco ne

la fanciulla lasciatagli

da Guidotto,
.

la

quale egli

men come
che
era

propria figliuola amava e trattava

La quale

crescenaltra
,

do divenne bellissima giovane quanto alcuna


allora fosse nella citt
;

e cosi

come

era bella

pa ne

non s'avvedesse
fosse gi

dell' error dello

slampalore prima che una parte


tirata parte, offtsj

stampata, o che, poi che n'era

dalla

novit

della voce, la ritornasse alla lezione primiera.

Certo che

nel-

l'esemp'are che n'ebhe


,,

lo stampatore la voce dilelicale vi si vede

an-

Cora chiara e piana,,


i

Assicuran

essi

che d'diticale hanno

migliori

lesi

(l)

f Pi

di te leggono gli editori del 27.

, ,

NOVELLA V.
costumata e onesta
.

6s
due giovani
posero gransi

Per

la
,

qual cosa da diversi fu co-

minciata a vaglieggiare
assai leggiadri e

ma

sopra

tutti

da bene igual incuto

le

dissimo amore, in tanto che per gelosia insieme

co-

minciarono ad avere
vasi
l'

in

odio fuor di modo, e chiama-

un Giannole
.

di Severino e
,

V altro Minghino
1'

di

Mingole

era alcuno di loro

esscudo ella d'eth di


avesse per moglie

quindici anni, che volcnliecl non

presa

se da' suoi parenti fosse stato solTerto:


,

per che,

veggcndolasi per onesta cagione vietare


doverla in quella guisa
si
,

ciascuno a
,

che meglio potesse

avere

diede a procacciare. Aveva Giacomino

in casa

una

fante attempata e

un

fante

che Crivello aveva nome,


:

persona sollazzevole e amichevole assai

col quale
gli

Giannole dimesticatosi molto, quando tempo


ve
,

par-

ogni suo amore discoperse


il

pregandolo che a dogli

lere

suo disiderio ottenere


,

fosse

favorevole
.

gran cose

se ci facesse
:

promettendogli

Al quale
te

(rivello disse

vedi

in questo io
,

non potrei per

altro adoperare se

non che cpiaudo Giacomino an,

dasse in alcuna parte a cena

metterti l dove ella

fosse, perciocch, volendole (i) io dir parole


te
,

per

ella
ti

non mi starebbe mai ad


,

ascoltare

Questo
tu poi
.

se

'1

piace
,

io

il ti

prometto

e farollo j

fa'

se tu sai

quello che tu creda che bene stea


,

Gian-

nole disse clic pi non volea


dia
cata
la la
,

e in questa concor-

rimase
la

Minghino
,

d' altra parte


lei

aveva dimesti,

fante

e con

tanto adojK>rato

che

el-

avea pi volte ambasciate portate


e ({uasi del suo

alla
;

fanciul-

amore V aveva accesa

e oltre a

(i)

t yoUndoney

la

sUmpa dd 37.

62
questo
gli

GIORNATA QUINTA
aveva promesso di metterlo con
lei
,

come
sera

avvenisse che
fuori di casa

Giacomino per alcuna cagione da

andasse. Avvenne adunque non molto


,

tempo appresso queste parole clie per opera di Crivello Giacomino and con un suo amico a cenare} e
fattolo sentire a

Giannole

compose (i) con


,

lui

che

quando un

certo cenno facesse


.

egli venisse e trovereb,

be r uscio aperto
questo sappiendo
,

La

fante d' altra parte

niente di

fece sentire a
^

Minghino

che Gia-

comino non
farebbe
la sera
,

vi

cenava

e gli disse che presso della caeh' ella

sa dimorasse si
,

che

quando vedesse un segno


.

egli venisse ed entrasseseue dentro


i

Venuta

due amanti alcuna cosa 1' un dell' altro ciascun sospettando dell' altro con certi compagni armati a dovere entrare in tenuta (2) and

non sappiendo
,

Minghino
in casa d'

co' suoi a

dovere

il

segno aspettare

si
.

ripose

un suo amico

vicino della giovane

Gian.

nole co' suoi alquanto


vello e la fante
,

dalla casa stette

lontano
,

Cri-

non essendovi Giacomino


l'

s'

inge-

gnavano di mandare
alla fante
ti
:

un

1'

altro via

Crivello diceva

come non

ti

vai tu a dormire
?

oramai

che

vai tu
:

pure avvolgendo per casa

E la fante diceva
t

a lui

ma

tu perch non vai per signorto (3)

che

(i)

Comporre
avvertilo.

per ordinare, o mettere ordine, o prendere appunta-

mento,
(1)

dovere entrare in tenuta, and a dovere entrare

al

possesso.

Mail.

t Entrare
(2)

in tenuta detto qui scherzosamente, ed

lia

perci mollo

maggior vaghezza che non avrchhe entrare in possesso. Signorto e signorso


|)er

signor tuo e signor suo disser

gli anliciii

Toscani, come fralelmo , malieinu usano ancor oggi. In quel di llona

dicono incoia Jrutito, putrito ed

altri.

NOVELLA
aspctli lu ui-ainai

V.

qui, poi hai cenato (i)7


l'

E
.

OBt

V uno non
venuta

}K>tc\a

altro far

mutare di luogo

Ma
nou

Crivello conoscendo V ora posta con Giannole


,

esser

disM seco : che curo


,

io di costei

se ella

ne

star cheta
,

ella potr

aver delle sue j e fatto


uscio
,

il

se-

guo posto mente venuto con due compagni (a) and dentro
1'

and ad aprir

e Giannole presta,

trovata la giovane nulla sala


via
.

la presotio

per menarla
,

La giovane cominci
similmente
.

a resistere e a gridar forte

la fante

11

che sentendo Minghino


l corse
,

prestamente co' suoi compagni


giovane gi fuori
ri
,

e veggcndo la

dell' uscio tirare


:

tratte le

spade fuoj

gtidaruu

lutti

ahi traditori
:

voi siete morti


?

la

cosa non andr cosi


detto
,

che forza questa


ferire
:

questo

g'

incominciarono a

e d' altra parte la

vicinanza uscita fuori al

roinore e con lumi e con


cosa a biasimare, e ad

arme, cominciarono questa


aiutar
.

Minghino Per che dopo lunga contesa Mintolse la

ghino

giovane a Giannole
.

e rimisela in casa
,

di Gia(;oinino

N prima
;

si

parli la mischia

che
,

sergenti del capitan della terra vi sopraggiunsero

molti di costoro presero

e tra
,

gli altri

furon presi

Minghino e Giannole
tine
.

e Crivello

e in prigione e

menaessen-

Ma

poi rac([uietata la cosa


,

Giacommo

do tomaio e
cosa

di (][uesto accidente
stato fosse, e
,

molto malinconoso,

esaminando come
la

trovando che in ninna


si

giovane aveva colpa

alquanto

dio pi pace,

proponendo seco, acciocch pi simil caso non avvenisse, di

doverla

come pi tosto potesse maritare. La mat-

(l)
(a)

A. pui

e*

hai cenalo. G. poi che bui crnato.


de"

t Con due

compagni

il

tetto JeJ

i J.

64
lina venuta,
i

GIORNATA QUINTA
parenti dell'

una parte e dell'altra avendo


il

la verit del fatto sentita, e


si

conoscendo

male che

a'pre-

giovani ne poteva seguire^ volendo

Giacomino quello

adoperare che ragionevolmente avrebbe potuto, furono


a lui (i) e con dolci parole
giuria ricevuta dal
il

pregarono che

alla in-

poco senno de' giovani non guarall'

dasse tanto

quanto

amore

e alla benivolenza la

qual credevano che


tasse
il
,

egli a loro

che

il

pregavano pori

offerendo appresso s medesimi e


fatto
,

giovani che
a lui pia-

male avevan

ad ogni

ammenda che
il

cesse di prendere.

Giacomino,

qual de'suoi d assai


,

cose vedute avea ed era di

buon sentimento
mia
io si vostro
farei
,

rispose

brievemente: signori, se
io sono alla vostra
,

io fossi a casa

(2),

come
,

mi tengo

amico

che
vi

di questo
j

d' altro io

non

se

non quanto
a' vostri

piacesse

e oltre a questo pi

mi debbo
forse

piaoffesti-

ceri piegare^

inquanto voi a voi medesimi avete


,

so

perciocch questa giovane


,

come
,

molti

mano non
tina
,

da

Cremona n da Pavia
io

anzi Faenio
:

come che

ella

n colui da cui
si

l'

ebbi

non sapessimo (3) mai


to

di cui

fosse figliuola

per che
,

di quello che pregate tanto sar per

me

fatto

quancostei

me
(1) Il

u imporrete

I valenti

nomini udendo

verbo essere nei pieterili e nei futuri usa spesso e leggiadramen-

to la

lingua nostra per andare,

come qui ed

in molli altri luoghi


.

(2)
"i"

casa mia per nella patria mia. Rolli


il

Si ricordi

lettore,

che questo Giacomino era di Pavia; e

[ler,

quaulunque

egli fosse

dimorato alcun

tempo

Faenza

prima delle
vi si consi-

gueire e de' disastri quivi accaduti, e vi fosse tornato dipoi,

derava tuttavia come forestiero.


(5)

Sapessimo, imperfello

del soggiuntivo, e reggeai dal

come

che,

cio

quantunque, che ha davanti.


il

Ma

nou

si

dir

giammai sapessimo

amassimo, andassimo, come


per

natio e

cumuue Yeueaiuiioo Lumbatdo,

sapemmo,

amammo

e gli altri.

NOVEIXA
essere di
7C a

V.

65
prega-

Faenza

si

maravigliarono j e rcnduto gra,

Giacomino

della sua liberale risposta

il

rono che
alle

gli piacesse di

dover lor dire come costei


e

mani pervenuta
(piali

gli fosse,

come

sapesse

lei

esser

Faentina. A'

Giacomin

disse:
,

Guidottto da Cre-

mona fu mio compagno e amico e venendo a morte mi disse che quando questa citt da Federigo imperadore fu presa, andataci a ruba ogni cosa, egli entr
co' suoi

compagni

in

una casa

e quella trov di roba

piena esser dagli abitanti abbandonata, fuor stjameiite

da questa fanciulla

la

quale d' eth di due anni o per


le scale
lei

in quel

tomo
la

lui sagllente su
lui

chiam pa-

dre

per

qunl cosa a
le

venuta di

compassione,

insieme con tutte


,

cose della casa seco ne la port a


,

Fano e quivi morendo con ci che egli avea costei mi lasci imponendomi che quando tempo fosse io
,

la maritassi

e quello che stato fosse suo le dessi in


,

dota

venuta nella et da marito


dare a persona che

non m' venuto

fatto di poterla
*

mi

piaccia: fare*

volentieri

anzi che altro caso simile a quel di iersera


.

me n'

avvenisse

Era quivi
,

intra gli altri

un

Guigliel-

sto fatto

mino da Medicina che con Guidotto e molto ben sapeva la cui


,

era stato a qucasa stata fosse


ivi tra

quella che Guidotto avea rubata


gli altri
,

e vedendolo
,

gli s'

accost e disse
?

Bernabuccio
:

odi tu
,

ci che
st vi

Giacomin dice

Disse Bernabuccio

si

e te-

pensava pi, perciocch'io mi ricordo che in

quegli rimescolamenti io perdei una figlioletta di quella et

che Giacomin dice

cui Gulgllelmino disse;


io

per certo questa dessaj perciocch'

mi

trovai gi in

parte ove io udii a Guidotto divisare dove la ruberia


avesse fatta
,

e conobbi che la tua casa era siala ; e


111.

DECAM. T.

,,

6B

GIORNATA QUINTA
,

perci rammemorati se ad alcua segnale riconoscer la credessi

e fanne cercare
ella
si

elio
.

tu troverai

fermamente

che

tua figliuola
lei

Per che pen-

sando Beruabuccio

ricord

dovere avere una


1'

margine a guisa
stra
,

d'

una crocetta sopra


,

orecchia

sini-

stata d'

una nascenza (i)

che

fatta gli
:

avea po-

co davanti a quello accidente tagliare


alcuno indugio pigliare
,

per che, snza

accostatosi a

Giacomino
il

che ancora era quivi


nasse
il
,

il

preg che in casa sua


questa giovane
.

melui

e veder

gli facesse
,

Giacomino
viso
,

men volentieri e lei fece venir dinanzi da La quale come Bernabuccio vide cosi tutto il
vi
,

della

madre

di lei

che ancora bella donna era


,

gli

pur non istando (?) a questo disse a Giacomino che di grazia voleva da lui poterle un poco levare i capelli sopra la sinistra orecchiaj di che
parve vedere ;

ma

Giacomino fu contento. Bernabuccio


che vergognosamente stava
capelli
, ,

accostatosi a lei,

levati colla

man

dritta

la croce vide

laonde veramente conoscendo


,

lei esser la

sua figliuola

teneramente cominci a pia-

gnere e ad abbracciarla
se

come che
disse
:

ella si contendes-

(3)

e volto a
j

Giacomin
la

fra tei

mio

questa

mia

figliuola
,

mia casa fu quella che fu da Guie infino a

dotto rubata
dalla

e costei nel furor subito vi fu dentro


,

mia donna e sua madre dimenticata

qui creduto abbiamo che costei nella casa

che mi fu

(i)

Nascenza

per enfiato,

come
si

fignolo, ciccione e simili.

(2)

Non

stando, cio non

confuhmto, non credendo. Cosisi dice

stanne e staitene a me, cio

fidali di
;

me, o

credilo a
le

me,
ediz. citale nel

t Non stando, Mann,


Voc^brdario.
(3)

e Deput.

nonistando

due

t Si contendesse

vi si

opponesse, vi facesse resistenza.

NOVFXLAV.
quel
sto e
(l

67

stCMo arsa

ardcMe

La giovane udendo quemossa


sostenendo
suoi

vedendolo

uomo
,

attempato (1) e dando alle pa,

rule fede, e da occulta virt

li

abbracciamrnti
gnere
.

con

lui

teneramente cominci a pia-

Uernnbuccio di presente

mand

per

la

madre
li

di lei e per altre sue parenti e per le sorelle e per


i'rntclli
,

e a tutti mosiratala e narrando


,

il

fatto
,

dopo

milk' abbracciamenti

fatta la festa
,

grande

essendo-

ne Giacomino
.

forte contento

seco a casa sua ne la


,

men Saputo questo il capitano della citt che loroso uomo era e conoscendo che Giannole
,

va*
cui

preso tenea

figliuolo era di
,

bernabuccio e

fralel car-

nale di costei
lui

avvis di volersi del fallo


:

commesso da
insieme a

mansuetamente passare

e intromessosi in queste

cose con Bcninbuccio e con

Giacomino
pace
,

Giannole e a Mingliino fece

far

e a Minghino

con gran piacer di


glie la

tutti

suoi parenti diede per


era Agnesa
,

mo-

giovane

il

cui

nome
.

e con loro

insieme liber Crivello e

gli altri

che impacciati v'eralietissi-

no

jH-'r

questa cagione

Minghino appresso
,

mo
con

fece le
lei in

nozze belle e grandi

e a casa menatalasi

pace e in bene poscia pi anni visse

(i)

vedendo V uomo attemputa. Le^ooo

gli editoti del

97

quc'del

"jj.

68

GIORNATA QUINTA

NOVELLA VL
Gioft' di

Procida trovato con una giovane amata


,

/ da

lui

e stata data al re Federigo , per dovere

essere arso con lei e legato sciuto

ad un palo :
,

ricono-

da Ruggieri
lei
.

dell'

Oria campa

e divien

marito di

Jl
ciuta
,

inita la novella di Neifile assai alle

Donne
a

pia-

comand
si

la

Reina a Pampinea che


.

doverne
,

alcuna dire
to
il

disponesse
,

La qual prestamente
.

leva-

chiaro viso

incominci

Grandissime forze
,

piacevoli

Donne

son quelle d' amore

e a gran
gli

fati-

che
ti

e a strabocchevoli e
,

non

pensati pericoli

aman-

dispongono

come per

assai cose raccontate e oggi

e altre volte

comprender

cora col dire d'

si pu j ma nondimeno anun giovane innamorato m' aggrada di

dimostrarlo
Ischia

una

isola assai vicina di

Napoli, nella qualieta

le fu gi tra'l' altre
il

una giovinetta bella e


,

molto,

cui

nome
,

fu Restituta

e figliuola d'

un

gentil
,

uom

dell' isola

che Marin Bolgaro avea


d'
,

nome

la

quale

un giovanetto che

una

isoletta

ad Ischia vicina, chia-

mata Procida, era


la vita

e nominato Gianni,
.

amava sopra
il

sua ed ella lui

Il

quale non che

giorno di
,

Procida ad usare ad Ischia per vederla venisse


gi molte volte di notte,

ma
da

non avendo

trovata barca,

Procida infino ad Ischia notando era andato, per poter se altro non potesse , almeno le mura della
vedere
,

sua casa

E durante

questo

amore

cosi fervente

av-

NOVELLA
vpnno
rlip, ess<ni(lo la

VI.

69

giovane un giorno di alate tutta

soletta alla

marina, di scoglio in iscoglio andando ma-

rine conche con


s'

nn

coltello dalle pietre spiccando


fra
gli

avvenne

In

un luogo
si

scogli riposto

dove

si

per V ombra e
freddissima
ni
,

per lo destro d' una fontana d' acqua


v' era
,

che

'

erano
,

certi giovani cicilia

che da Napoli venivano


.

con una lor fregata rac-

colti

Li quali avendo la giovane veduta bellissima, e


lor

che ancora

non vedea

e vedendola sola
,

fra s di;

liberarono di doverla pigliare


dliberazione seguit
gridasse molto
,

e portarla via
Essi
,

e alla
ella
,

l'

efVetto
,

quantunque
la

presala

vsopra la

barca
,

misero

andar via

in Calavria pervenuti

furono a ragio,

namento

di cui la giovane dovesse essere


la volea:
,

e in breve

ciaschedun

per che
essi

non trovandosi concor-

dia fra loro

temendo
i

di
,

non venire a peggio e


vennero a concordia
,

per

costei guastare

fatti

loro

di doverla donare a Federigo re di Cicilia


era allora giovane e di cosi fatte cose
si

il

quale
j

dilettava

e a
,

Palermo venula
l'

cosi fecero
,

11

re veggendola bella

ebbe cara

ma

perciocch cagionevole (1) era al,

quanto della persona


se
,

infino a tanto

che pi

forte fos-

comand che

ella fosse
,

messa

in certe case bellisla

sime d'un suo giardino


e quivi servita
,

il

quale chiamava
.

Cuba,

e cosi fu fatto

Il

romore

della rapi-

ta giovane fu in Ischia

grande

e quello che pi lor


fosse*

(2) gravava era che


(i)

essi

non potevau sapere chi

Cagionevole,

di JebolcoinpIeMone, e

mal temperalo a aaD(,ea

cui ogni poco d'incomodo, o di diiago, cagiooe di male.

Qui

rale

per alquanto indisposto, ammalaticcio,


(a)

nome

f Qui non verun nome espreaao a cui ti riferisca quetlo prolor\ ma esaeadoTai nominata Itchia , il lettore v' intende ijue^ del-

70
ro
stati colox-o

GIORNATA QUINTA
che rapita
l'

avevano

Ma
,

Gianni

al

quale pi che ad alcuno altro ne calca

non

aspettan-

do

di doverlo in Ischia sentire


,

sappiendo verso che

parte n' era la fregata andata


vi

fattane

armare una, su

mont

e quanto pi tosto pot discorsa tutta la


alla

marina dalla Minerva infino

Scalea in Calavria
,

e per tutto della giovane investigando


gli

nella Scalea

fu detto
.

lei essere

da marinari

ciciliani portata via

Palermo

L dove Gianni quanto pi


,

tosto pot si
,

fece portare

e quivi

dopo molto cercare


donata
al

trovato

che

la

giovane

era stata
,

re

e per lui era e quasi ogni


,

nella

Cuba guardata
,

fu forte turbato
di doverla

speranza perde

non che

mai riavere
,

ma

pur vedere

Ma

pur (i) da amore ritenuto

mandavenne
vide

tane la fregata, veggendo che da nlun conosciuto v'era,


si stette
,

e sovente della

Cuba passando,
finestra,
.

gliele

per ventura veduta un di ad una


lui
,

ed

ella

di che ciascun fu contento assai


il
,

veggendo

Gianni che

luogo era solingo, accostatosi, come


e da lei informato della maniera

pot le parl

che a
,

tenere avesse se
parti
,

pi dappresso

le volesse parlar

si

avendo prima per


:

tutto considerata

la disposi-

zione del luogo


ta

e aspettata la notte e di quella lascial se

andar buona parte,

ne torn

e aggrappatosi
i

per parti che non vi


(2)
,

si

sarebbono appiccati
j

picchi

nel giardin se n' entr

e in quello trovata

una

la delta isola.

ancKe questa

Jel

numero

di quelle locuzioni figurate

che non di raro trovansi nel Boccaccio.


(1)

Considera questi due

ma

par, quanto sien diversi di significazio-

ne

tra loro.
(2)

II

picchio un uccello che


fusto e per
li

si

pasce delle formiche

le

quali tros'

va su

i)er lo

rami degli

alLeri.

Vi

si

aggrappa e

attiene

NOVFXLA
n|)[H)^gt
,

VI.

71
1'

antcnnotta, Ila fincAtra dalla giovane ina^^ttgli


e per pirlla assai l(>ggit>rtnente 8C ne
,

sali

La giovane
to
,

p.-iinuiulc

il

suo onoro avere ornai perdugli

por

la

guardia del {ualc olla


,

era aKpiaiito nel

passato stata salvatichetta

pensando a ninna persona

pi degnamente che a costui potersi donare, e avvisan-

do di

potorio inducere a portarla via

seco aveva pre*

ao (i) di piacergli in ogni suo desiderio; e perci aveva


la finestra lasciata aperta
,

acciocch egli prestamente

dentro potesse passare


aporia
,

Trovatala adunque Gianni

chelautonte se n'entr dentro, e alla giova,

ne , che non dormiva

allato

si

coric.

La quale

prigli

ma
la

elio
r

ad altro venissero,

tutta la sua intenzion

aporse

sommamente del
.

trarla

quindi e via portame-

pregandolo

Alla piai Ganni disse niuna cosa quan,

to questa piacergli
lei si partisse
,

e che senza alcun fallo

come da
il

in si fatta
la

maniera in online

metvia la

terebbe

che
.

prima

volta

che

'1

vi tornasse

menerebbe

appresso
,

questo

con grandissimo

piacere abbracciatisi

quello diletto presero oltre al


:

quale niun maggior ne pu amor prestare


quello ebbero pi volte reiterato
,

poich

senza accorgersene,
Il

nelle braccia l'un dell'altro s'addormentarono.


al

re,

quale costei era molto nel primo aspetto piaciuta,


,

di lei ricordandosi

sentendosi bene della persona


,

an-

cora che fosse al di vicino

diliber d' andare a starsi

alquanto con
con Tugne anche
per

lei }

e con alcuuo de' suoi servidori che*


<1e*

pel

disotto

medesimi, dandovi di beccoli forte,

furie uscir fuori,

che sembra cbe picrbii; e forse da questo pictbiac


il

eh' ei fa

gH etuto
il

nome

di piechio.

Il

Menugo

nolie Orgini della


:

lingua italiana

derira da! latino picut con questa progressione

ficus,
,\

piculus, pictiis, pi do, pi


(i)

Ma,

e indi in italiano picclUo,


.

Prender per

ciaolfcte, determinare

72
tainente se
fatto

GIORNATA QUINTA n' and alla Cuba E nelle


.

case entrato

pianamente aprir
la

la

camera

nella qual sapeva

che

dormiva

giovane

in quella con
;

un gran doppiere
il

acceso innanzi se n' entr


lei

e sopra

letto

guardando,

insieme con Gianni ignudi e abbracciati vide dor.

mire

Di che

egli di subito si
,

turb fieramente
,

e in

tanta ira
si

mont

senza dire alcuna cosa


,

clie a

poco
,

tenne che quivi con un coltello


gli

che

allato avea

amenduni non
ad un re

uccise (i). Poi estimando

vilis-

sima cosa essere a qualunque


,

uom

si

fosse

non che
ritenne,
;
:

due ignudi uccidere dormendo ,

si

e pens di volergli in pubblico e di fuoco far morire e volto ad

un

che

ti

par di

compagno che questa rea femmina


sol
,

seco aveva

disse

in cui io gi la
il

mia
se
il

speranza aveva posta

appresso

domand

giovane conoscesse

che tanto

d' ardire

aveva avuto

che venuto
dispiacere
.

gli

era in casa a far tanto d' oltraggio e di


ri-

Quegli che domandato era rispose non

cordarsi d' averlo

mai veduto
,

Partissi

adunque
i

il

re

turbato della camera


cos ignudi

comand che
menati
a

due amanti
,

come erano
,

fosser presi e legati

e
,

come
altro

giorno chiaro fosse


la

fosser

Palermo
l'

e in su

piazza legati ad
,

un palo
veduti
:

colle reni

uno

all'

volte

e infino ad ora di terza tenuti


,

acciocch da
,

tutti potessero esser

e appresso fossero arsi


,

come avean
lermo

meritato

e cosi detto

se

ne torn in Pa.

nella sua

camera

assai cruccioso
i

Partito
,

il

re,

subitamente furon molti sopra

due amanti

e loro
al-

non solamente svegliarono

ma
.

prestamente senza
Il

cuna piet presero e legarono


(i)

che veggendo

due

t Uccidesse,

la

stampa del 97,

NOWXLA
e piansero
to
.

VI.

73
pu
esser manifes-

Ipovani, se essi furon dulonl e temettero della lor vita

rammaricaronsi,
il

assai

Essi furono secondo

romaiidn mento dol re me,

nati in

Palermo e

legati

ad un palo nella piazza


la stipa

davanti agli occhi loro fu


chiato (1)
,

'1

fuoco appareo

per dovergli ardere


lutti

all'
i

ora comandata dal

re (2). Quivi suhilainciilo


ni e

Palermitani e uomi-

donne concorsero
tutti
lei

a vedere

due amanti:
si

gli
,

uo-

mini

a riguardare la giovane

traevano
fatta

e cori
,

come
cos le

bella esser per tutto e


,

ben

lodavano

donne

clic a

guardare

il

giovane tutte corre-

vano, lui d' altra parte esser bello e ben fatto

somma,

mente commendavano

Ma

gli sventurati

amanti

menduni vergognandosi
e
il

forte,

stavano colle teste basse


,

loro infortunio piangevano

d' ora in ora

la

cru-

del n)urte del fuoco aspettando.


all'
il

mentre

cosi infno

ora determinata eran tenuti

gridandosi per tutto

fallo

da lor commesso
dell'

e pervenendo agli orecchi


di valore inestimabile e
n'

di

Ruggier

Oria

uomo
,

allora

ammiraglio del re

per vedergli se
;

and ver,

so

il

luogo dove eran legati


la

e quivi venuto

prima
.

riguard

giovane e
il

commcndoUa

assai di bellezza

appresso venuto
il

giovane a riguardare, senza trop,

po penare

riconobbe

e pi verso lui
fosse
.

fattosi
,

il

doil

mand
mio
,

se

Gianni di Procida
l'

Gianni
,

alzato
:

viso e ricognoscendo
io fui

ammiraglio

rispose

signor

ben

gih colui di cui


.

domandate

ma

io

sono per non esser pi

Domaudollo
Mannelli.

allora l'ammira-

(1)
(a)

ppareccata ,

il

tetto

Pare che da questo

fallo

Torquato Tasto prendesse


il

il

tao epto-

dio

(li

Sofronia e d' Olindo, e padicolacaieale

detideriodi lui d vol-

ger teno a teno e

74
ni rispose
glio
:

GIORNATA QUINTA
l'

glo clie cosa a quello

avesse condotto
.

cui Gian-

amore

ira del re
j

Fecesi

1'

ammiracosa
,

pi la novella distendere

e avendo ogni

udita da lui

come

stata era
:

e partir volendosi
,

il r'-

chiam Gianni

e dissegli

deh

signor

mio

se esser
fa stare
:
'.

pu

impetratemi una grazia da chi cosi mi


?

Ruggieri domand quale


veggio che io debbo
,

cui Gianni disse


,

io

e tostamente
,

morire

voglio

adunque

di grazia

che

come
la

io sono

con questa gio-

vane, la quale io ho pi che

mia

vita

amata ed

ella
sia-

me, con

le reni
l'

lei voltato
all'

ed

ella a
,

me, che noi

mo
do

co' visi

uno
il

altro rivolti
,

acciocch moren-

io

vedendo

viso suo
:

ne possa andar consolato^


.

Ruggieri ridendo disse


la

volentieri
ti

Io far

che tu

vedrai ancor tanto che


,

rincrescer.

partitosi

da

lui

comand

a coloro a' quali

imposto era di dovere


,

questa cosa mandare ad esecuzione

che senza

altro

comandamento
che
fatto fosse
,

del re

non dovessero pi avanti


vedesse
,

fare

e senza dimorare al re se n' and.


il
:
,

Al

quale
dire
so
i

quantunque turbato
parer suo
,

non
t'

lasci di
offe-

il

e dissegli

re

di che

hanno

due giovani

li

quali laggi nella piazza hai co?

mandato che
Ruggieri
:

arsi sieno

11

re gliele disse

vSeguit
,

il

fallo
j

commesso da

loro

il

merita bene

ma non
si i

da

te

come

falli

meritan punizione, co,

beneficli meritan guiderdone


.

oltre alla grazia e


li

alla misericordia

Conosci tu chi color sieno


Il

quali

tu Yuogli che s'ardano?


lora Ruggieri
:

re rispose di no. Disse al,

e io voglio che tu gli conosca

acciocti

ch tu veggi, quanto discretameute (i) tu


(i)

lasci

11

senso rlchiederelhe che

si dicesse

indiscretamente

m&sarey
fa

Lesi egli

mni potalo tenere

cos fallo linguaggio ad

un

re

Che

dun-

NOVELLA VI.
agl'impeti dell'ira trasportare.
Il

yS
Gian

giovane figliuolo

di Landolfo di Procida fratel carnai d messer


di Procida
,

per l'opera drl quale tu se' re e signor


.

di questa isola

La giovane
fa

<>

iigliuola di

Mariu Bol

garo

la

cui potenza
.

oggi che la tua signoria

non

sia cacciata d' Ischia

Costoro oltre a questo son giosi

vani che lungnnionte

sono amati insieme, e da

amor

costretti

e non da volere alla tua signoria far


si

dispetto, questo peccato (se peccato dir

dee quel

che per amor fanno

giovani) hanno fatto. Perch


,

diniipte gli vuoi tu far morire


piaceri e doni
gli

dove con grandissimi


?

dovresti onorare

Il

re
il

udendo quever dicesse


,

sto, e rendendosi certo che Kuggieri

non solamente che


cedesse
,

egli a

peggio dovere operare prfatto


,

ma

di ci

che

avea

g'
i

increbbe

per
fos-

che inrontaiicnle mand (i)

che

due giovani

sero dal palo sciolti e menati davanti da lui; e cosi

fu fatto

avendo

intera la lor condir.ion conosciuta

pens che con onore e con doni fosse


ta

la ingiuria fat,

da com|)ensare

e fattigli onorevolmente rivestire


,

sentendo che di pari consentimento era


ce
la

a Gianni fe,

giovinetta sposare

fatti

loro magnificili doni


,

contenti gli

rimand a casa loro

dove con

festa

gran*

({tie il

Boccaccio? ilnpen an* voce,


ci di* ri

la

qnale contiene
le

ili

peri} un fpni
signifi-.

ao opposto

vuol dire;
il

ma

uniace

un

avverbio di

cazone ambigua ed incerta,


del qual
si

cui valore rota determinalo dal soggetta


il

ragiona; e con

qiiest' arliGtio egli ottiene


si

medesimo intenTata

to. In virt dffla cosa di cui

parla,

quanto discretamente qui


tali

con poca diacreone; ond' ch'exiandio con


carico
al re,

|Mrole

ti

viene a dar

ma

in

un motto pi

gentile e

con pi d! rircoapesione,

di-ir essersi egli lasciato

trasportare intliscretameote

agP impeti dell'ira,


per '
.i

f Comand. Oggi mandare,


(i)

sarebbe afTettaBionc

uMr mandare

.|.m

,,

76

GIORNATA QUINTA
,

dissima ricevuti
vissero insieme

lungamente in piacere e

in gioia poi

NOVELLA VII.
Teodoro innamorato della Violante Jigluola di
I

messere

Amerigo

suo signorie, la ingravida


alle quali frustan-

n
\

ed e alle forche condannato:


dosi essendo menato
,

dal padre riconosciuto e prosciolto , prende per moglie la Violante


.

J_je Donne

le quali tutte

temendo stavan sospese


,

ad udire se
pare
,

due amanti
,

fossero arsi
si

udendogli scam:

lodando Iddio
,

tutte

l'allegrarono

e la Rei-

na

udita la fine
,

alla

Lauretta lo incarico impose


.

della seguente

la

quale lietamente prese a dire


,

Bellissime

Donne

al
,

tempo che

il

buon

re Guiglielgentile uo-

mo mo
il

la Cicilia

reggeva

era nella isola

un

chiamato messere Amerigo Abate da Trapani


gli altri
.

quale tra

ben temporali era

di figliuoli as-

sai

ben

fornito

Per che avendo

di servidori bisogno
,

e venendo

galee di corsari genovesi di I^evante


l'

li

quali costeggiando
presi
,

Erminia molti

fanciulli
,

avevan

di

quegli
,

credendogli Turchi

alcun comparessero

per

tra' quali
,

quantunque
il

tutti gli altri

pastori

n' era

uno
,

quale gentilesco e di migliore


.

aspetto pareva

ed era chiamato Teodoro

Il

quale

crescendo,
se
,

come che
pur

egli a guisa di servo trattato fos-

nella casa
,

co' figliuoli di

messer Amerigo
,

si

crebbe
cidente

e traendo pi alla natura d lui

che

all'

ac-

cominci ad esser costumato e di bella ma-

, .

NOVELLA VIL
niera
,

77
che Turchio (y)
i

intanto che egli (nacera


il

Aa

messere Amerigo

che

egli
,

(cce fnitico: e credendo

iosin:

il

ff

batlc/zarc e chiamar Pietro, e sopra


,

suoi

fatti

il

fece maggiore ()
gli altri figliuoli di

molto

di lui confidandosi

Come
cos

messcr Amerigo crcLbono,

similmente crebbe una sua figliuola


,

chiamata
,

Violante

bolla e dilicata giovane


il

la

quale

soprat-

tencndola

padre a maritare

s'

innamor per av-

ventura di Pietro j e amandulo e faccendo de* suoi co-

stumi e delle sue opere grande stima, pur si vergognava


di discovrirgliclc.
ciocclu>
si

Ma amore

questa fatica le

tolse:

pcr,

avendo Pietro pi volte cautamente guatatala


lei

eradi

innamorato, che bene alcun non sentiva se


la

non quanto
sto alcun
s'

vedca j

ma
,

forte

temea non

forse di que-

accorgesse
,

parendogli far
lui

men che
vedeva
,

bene.
avvi-

Di che
de
era
;
,

la

giovane

che volentier
,

s*

per dargli pi sicurt

contentissima,

si

come
assai,

se

ne mostrava.

in questo
l'

dimorarono
all' altro

non attentandosi (3)


cosa
,

di dire

uno
il

alcuna
.

quantun([ue molto ciascuno


essi cosi
,

disidcrasse

Ma

mentre che

parimente
fortuna
,

nell*

amorose fiamme
aves-

accesi ardevano
se (juesto voler
la

la

come

se diliberato

che fosse

loro trov via da

cacciare

tcmorosa (4) paura che gP impediva


t Turchia
anche

Aveva mes-

(1)

(lincio

Ulon

gli

antichi,

ma

rate volle. Tiovateno

uu

esi'iu[)io

nelle Istorie [litlolcs.

(a)

Maeitro

d casa.

(3) Allentare,, neut.


ti ecc.

pau., bench

ti

u*i talora senza le paiticelle mi,

esprcsac

arriscarsi , pigliar ardire e

animo

(4)

\ Quantunque

aleno stali surenle questi due vocaltoli

paura e

ti-

more

adoperati l'uno InTcce dell'altro anche da buoni scrittori,

non

tuttavia da dirsi che anibidue significhino la metlcsiroa cosa

tiubameuto cagionato

dalla

. Paura minaccia di uu grande e imminente diaslxu

ii7

GIORNATA QUINTA
Amerigo fuor
di
al

ser

Trapani

forse

un miglio un suo

molto bel luogo,

quale la donna sua con la figliuo-

e questo turbamento accompagnalo da rallentflrapnlo nel corso del san-

gue, da pallidezza nel volto, da tremore nelle membra; cosa repenti-

na e passeggiera, coraech ne possa


sa
Ila

lasciare impressioni durevoli: in es-

s joca

parte la riflessione, cbe anzi, dove questa possa aver luoa

go,

ci

aiuta

preservarcene o a caccarid da noi.


dell'

Timore

appren-

sione o della perdila di alcun bene o

incontro di alcun male, di

qualunque genere

sia,

o vicino o lontano; non accompagnato da gra-

\e alterazione in noi, pu durar lungamente, e nasce per lo pi dalla


rifl'-ssione.

La pnura

ha, per dir cosi,


il

la

sua sede nel cuore, e difibn-

desi per le

membra:

timore ha

la

sede sua nella mente, ed arrestasi


si

nel pensiero. Dalla diversit di questi caratteri

vede chiaramente che

ono cose diverse paura e timore


manifestarsi le loro fiamme:
s'

I nostri due amanti vorrelJjon pure


allora

ma che?
il

quando

si

dispongono a ci
1'

immaginano

d'

incorrere, se

fanno, nella indignazione


essi, e

uno deU

l'altro; la sciagura

imminente, e somma per


.

ne impallidiscono

e tremano solo

al

pensarvi
la

Or

questa paura.

Ma

questa paura di
nascere; e
la

un

genere particolare;

riflessione quella

che

la fa

rifles-

sione la mantieneela rende in essi durevole. Partecipa


sto conto della natura de! timore; e perci
il

dunque per quele

Boccaccio

d mollo giu-

diziosamente l'epiteto di timorosa.

^
gue
:

Egli vero che


e tra

gli assolali

sinonimi son ben rari in tutte


slessa

le lin-

due

voci, cbe pare che indichino la


ai

cosa, sempre

un'alcuna differenza impercettibile


cbe
tra le

men

veggenti. Leibnizio diceva


simili; e si

cose esistenti

due non ve ne sono perfettamente


alle

fatto leibniziano principio presso che applicaliile


5

voci, cbe sono

segni arbitrarli delle cose.


sia

Ma

io

dubito che

il

Boccaccio nella sua absi

bondante facondia non


Jell'

andato sempre dietro a

sotlil

metafisica.

ediaione del Laberinto fatta a Napoli con f~altTe opere nel 1723.
si

Voi. 3. p. 10.
eh* io

legge:

di tanto potere /u questa nuova paura

non so pensare qual cosa fosse quella, che si Jorte facesse il mio sonno , eh* egli allora non si rompesse e per questa tema senza
:

(ilcuna cosa rispondere , o dire, stare

mi parve
p.

ec.

ove

si

vede che

questa tema precisamente

la

nuova paura mentovata

di sopra.

Nel
ver-

Commento
tema,

sopra Dante, Oper.Nap. Voi. 5.

172. esponendo un

80 del divino Poeta dice: Quella piet, cio compassione, che tu per
cio per paura, senti, cio estimi ec.
il

fra

tema e timore non

eppaiisce altra differenza se non cbe

primo vocabolo pi volontieri


Varchi Lezioni pag. 276. sopra
per-i

adoperalo nel verso che nella prosa.

Il

un

Sonetto del

Bembo mise
:

nei tre versi primi tutte le quattro

/ la

NOVELLA
e

VII.

79

con

altre

femmine

domie (i) era naata sovente


dove essendo un giorno,
,

d' andare per via di diporto)

cUe era
nato

il

caldo grande
({itivi

andate

e avendo seco

me-

Pietro, e

dimorando, avvenne,
,

A come

noi vegliamo talvolta di state avvenire

che subita-

turbatinn

deUe

tjuali
il

abbiamo
eua

finrhttn,

ponendo

Tema
i

per timort,
il

Hu

poi OMrrvalo die


s

Doccuccio unisce non di


.

rtilo alla

paura

tre*

more,

come
Nap.

-nelto di

Nella Fiamrnella Vul. 5. p.

re Eilii.

/ paurosi

spirili^

Ope non altrimenti mi cominciarono per


io. dtll'

o%ni parte a tremare ee. Nelle

Rime

pubblicate in Livorno

i8oa.

Son. 90>

Ma
lor.

Opere

un tremar da non $o che paura Nato lo seaeeia ee. Nel FiKilii. Nap. V. a. i44- '"'' <^< paura tremava. Ci hammi
tremoroia invece
oiagliibethi

fllo inimagnarr clie in questo luogo Irgger si deld)*


li

temorosa

la

il

vero che

il

lesto ottimo,

Ire cxmIc

b l<-f;^ouu temorosa, e
rrlilie i|Ui'sl.i

drpvngono contro

la

mia opinione.

Ma

non

sa-

prima

volta

die avessimo do\ulo alibandunarr T autorialcun luogo nrlDecamero-

ti drl Mniinelli e d'alti lesti |K-r fiibbefcisre

ne |>alesrmente

difettoso,

Mi

sovviene che nella Novella aolrcedenle h


affinth
il

bisognato aggiugnere
ganilie,
Il

un dove

sentimento andasse
la

ili

buone
lesto

Sig.

Colombo appone

quivi

seguente noia:

Nel

Mannelli manca la voce dove, senza la quale {dice il Salviati non vrggiamo come non resti il luogo imperfetto. Nella G. 4. N. 9. il medesimo Sig, Colombo ha giudicato che si dovesse leggere s' ainavaua
in

luogo di

s''

armavano contro
qui
I*

all'

aulorili

dei Testi

pen-

na, e ne ha

tolto la lettera r: io

aggiungo. In questa

stessa

No

velia selliuia pag.


Jffli stililo in

tSo. fanno
,

critici

grande strepito su questo pauo:

furore
,

con la spada ignuda iu


lei il

mano

sopra la figliuo-

la corse {la quale


figliuol

mentre di
ee.

padre teneva in parole J aveva un


sarebb* egli |M>ssibile che
i

maschio partorito

Non
',

copiatori

avessero lasciato nella |>enna

un

e andasse

letto

teneva, o teneva^

ti? e in questo secondo caso |>ateva essere tlaloscrittote/ievaj/n parole,

onde

tutta l'omissione si ridurrebbe alla lettera s. Cisup|H>sto, io spiecosi:


la

go questo luogo
(cio
si

quale, mentre

il

padre tenevsai in prole di

lei,

tratteneva parlando di lei) aveva

un

figliuul

masibio paitorilo.

Altiove dal Boccaccio usato fu questo

modo
tenga

di diie, tenere in parole.


pit in
i|ui

G.
.

5.
(1)

N. IO. t acciocch io non

ti

parole ec. fiacchi.


il

Da

questo ioo Jemmine e donne che


i

dice

Bocr. chiariscasi

ogiiuuo come

buoni suitlofi fanno dilTeieiua

fia

donna e Jcmmina,

8o
mente
il

GIORNATA QUINTA
cielo
si

chiuse d' oscuri nuvoli


,

per

la
il

qual

cosa la donna colla sua compagnia

acciocch
si

mal-

vagio tempo non la cogliesse quivi

misero in via

per tornare in Trapani


tevano
.

e andavanne ratti quanto po,

Ma

Pietro

che giovane era

e la fanciulla

si-

milmente avanzavano nello andare

la

madre

di lei e

altre
,

compagne

assai

forse

non meno da amor


:

so-

spinti

che da paura di tempo

ed essendo gi tanto
,

entrati innanzi alla

donna e

agli altri

che appena

si

vedevano, avvenne che dopo molti tuoni subitamente

una gragnuola grossissima e spessa cominci a veni


re
,

la

quale la donna con la sua compagnia fuggi in

casa d'

un

lavoratore

Pietro e la giovane

non avendo
non

pi presto rifugio, se n' entrarono in una casetta antica e quasi tutta caduta
,

nella quale persona

di-

morava
ra

e in quella sotto
v' era
,

rimaso

si

ristrinsono

un poco di tetto, che ancoamenduni e constrin,


.

segli la necessit del


11

poco coperto a toccarsi insieme

qual toccamento fu cagione di rassicurare un poco

gli

animi ad aprire
:

gli

amorosi

disii

prima comin,

ci Pietro a dire
io stare
la

or volesse Iddio che mai


,

dovendo

come

io sto
:

questa grandine non restasse .


.

giovane disse

ben mi sarebbe caro

da queste
,

parole vennero a pigliarsi per

mano

e strignersi

e da

questo ad abbracciarsi e poi a basciarsi, grandinando


tuttavia
il
.

acciocch io ogni particella non racconti


si

tempo non

racconci prima (i)

che

essi

l'

ulti-

me

dilettazioni d'

amor
et

conosciute

a dover segrcta-

(i)

Speluncam Dido dux

Trojanus
i

eamdem

suleunt.

M,
ti-

La

descrizione di questa tempesta e

suoi effetti

hanno molta analotemporale a

ga con quegli accidenti di

Bidone

d'Enea

forzali dal

paiaisi dentro

la

spelonca. Mart.

NOVELLAVI!.
,

i
cbI)ero ordine
della
lei
t-il-

mente T un
dutu.
th
,

dell' altro aver piacere

il

tein|)o
viciiiu

malvagio cess
era
.
,

ali' fiitrir
,

che

aspettata la

donna

con

a CHsa

se

ne tornarono

Quivi alcuna
,

volta conatisai discreto


si

ordine e segreto

con gran consolazione insieme


In

ritrovarono^ e land

bisogna
i'u

che

la

giovane inall'

gravid (i)
scaro
al
:

il

che molto
ella

all'

uno e

altro di-

per che

multe

arti

us per dovere contro


,

corso deiln natura disgravidare


l'atto
.

n mai

le

pot
so

venir

Per

la

qual cosa Pietro della


,

vita di
,

uedosiiuo temendo
se
.

diliberalo di fuggirsi
disse
,

gliele dis,

La quale udendol
fallo
,

se tu

ti

parti
,

io sen%a

alcun

ra'

uwider
:

cui Pietro
tu
,

che mollo
,

r amava

disse
?

come vuoi

donna mia

che
il

io

qui dimori

la

tua gravidezza (a) scoprirr


,

fallo

nostro: a te (a perdonato leggiermente

ma
disse

io mise-

ro sar colui

a cui del tuo peccato e del


.

mio conver:

r portare la pena
il

Al quale la giovane
,

Pietro,
il

mio

{)eccato
,

si

sapr bene
si

ma
.

sii

certo che

tuo

se tu noi dirai
]M)ich tu cosi

non

saprh

mai

Pietro allora disse


,

mi promelti y
,

io star

ma
,

pensa d' os-

.wrvarlomi
In

La giovane
'1

che quanto pi potuto avea

sua pregnezza tenuta aveva nascosa

veggendo

j)cr

lo crescer che

corpo facea

pi non poterla nasconil

dere

con grandissimo pianto un di


,

manifest aJla
.

madre

lei

per

la

sua salute pregando


,

La donna

dolente senza misura


lei volle

le disse

una gran

villania^ e
.

da

sapere

come andata

fosse la cosa

La

giova-

li)

Ingravidare

UM

il

Bocr. iMoluto

{ter

ingraziarsi ^ e IrioAtiio
Ferondoi

j)cr ingruviiltire allcui,

come

nella novella di

(a) (jraviiliinza.

DECAM. T. IIL

82

GIORNATA QUINTA
,

ne

accioccli a Pietro
,

non

fosse fatto male,


la verit
il

compose

una sua favola

in altre

forme

rivolgendo

La donna
gliuola
,

la si credette, e

per celare
la

difetto della
.

fi-

ad una lor possessione


il

ne mand
,

Quivi
la giola

sopravvenuto

tempo

del partorire
,

gridando

vane

come

le

donne fanno

non avvisandosi

mamai

dre di

lei elle

quivi messer

Amerigo
,

( che quasi
,

usato non era ) dovesse venire

avvenne che

tornan-

do

egli

da uccellare

e passando lunghesso la came-

ra dove la figliuola

gridava
,

maravigliandosi subiquesto fosse


,

tamente entr dentro

e
il

domand che
marito

La donna veggendo
lente levatasi
gli
,

sopravvenuto

do-

ci che alla figliuola era

intervenuto
,

raccont

Ma

egli
,

men

presto a creder

che

la
,

donna non era


che
tutto
ella
il

stata

disse ci

non dovere

esser vero

non sapesse

di cui gravida fosse; e perci del


la

voleva sapere: e dicendolo essa potrebbe


j

sua

grazia racquistare

se
.

non

pensasse senza alcuna mis'

sericordia di morire

La donna

ingegn, in quanto
il

poteva, di dovere fare star contento

marito a quello
.

che

ella

aveva detto
,

ma
,

ci era niente

Egli salito
sopra
il

in furore

con la spada ignuda in

mano
lei

la

fi-

gliuola corse (la quale

mentre (i) di

padre

te-

(i]
In

II

Salvial, che trova scritto cos ne' ttsli migliori, intende che

figliuola sia quella


il

che tiene

il

padre in parole di so aitdesi ma ;u del.

lo slesso avviso

cav. Yannetti
si

verfiinente, st-indcsi a ci che v'

scritto,

non pare che


(come

possa interpretare
il

altramente.

Ma

egli

mal

verisimile

osserva anche

can. Donisi) che

una timida giovanelcol ferro

ta, spaventala dal furibondo padre che le sta sopra


tra le angoscie del parto,
il

ignudo, e

venga tenendo in parole? Quanto pi nala

turale

attribuir ci alla

madre,

quale s'era ingegnata d'acchetarlo


di

ancli prima!

A me

sembra pertanto
il

gran lunga miglior la lezione di'


il

quei libro a mano, che

Salyiali

denomina

teizo^ in cui ha:,, egli,

NOVELLAVI!.
nova
ili

B3

parole

aveva un

f^liuol

masrhio partorito)
si

e disse
so
,

o tu ninnifcsla di cui tpiCMtu parto


.

genernsla

o tu mortai mmiui indugio


,

La giovane
,

morte

temendo
tra lui e

rotta

la

prouie.ssa fatta a Pietro


.

ci che
il

lei stato
,

era tutto aperse

il clic
,

udendo

cavaliere
ciderla
si

e fiern niente divenuto fellone

appena d'ucl'

ritenne;

ma
,

poich <(uello che


1'

ira gli

ap,

parecchiava (i) detto

ebbe

rimontato a cavallo
,

Trapani
per lo re

se ne
v' era
,

venne

e ad
,

uno messer Currado


ingiuria fattagli
,

che

capitano

la

da Pieegli,

tro contatagli
il

subitamente

non guardandosene
,

fc pig]i{ire
.

e messolo al martorio

ogni cosa fatta

confess

Ed

essendo dopo alcun di dal capitano conla terra frustalo fosse,

dannato che per


to

e poi appicca-

per

la gola
i

acciocch una medesima ora togliesse


il

di terra

due amanti e
,

lor figliuolo

messere

Ame-

rigo (^al (juale

per avere a morte condotto Pietro

non
irioo
tello

era
f

l'

ira

uscita )

mise veleno in un nappo con

e quello diede ad

un suo famigliare
:

un

col-

ignudo con
\ iolanle, e

esso, e disse

va' con queste

duo cose

alla

si le

di
1'

da mia parte, che prestamen-

te

prenda qual vuole


,

una

di
,

qu jsle due morti, o del


che
Io nel cospetto di
,

veleno o del ferro


quanti cittadini
meritato
:

se

non

ci

ha

la far ardere
,

si

come

ella
,

ha

e fatto questo

piglierai

il

figliuolo

pochi

mmIIo in furore, con

la

tpada

igniiila in
il

mano
it'siwne

sopra

la figliuola cui s?,

la

quale, mentre la

madre

di lei

padre teneva in |ioroie, aveva


fu adottata

un

Gjjliuol aiaai'lijo parlorilu


dagli edluri del

,,:

e (|uesta

rsiandio

XWll. Ad

ogni

mudo

io

ho arguitala, bcuch a mal


Deputati e del cav.

mio grado,
Salvati,
teaii.
(i)
i

I'

altra letiouc, iiiosao d^li' irscmpio de'

quali credettero bene di attcoerai anche qui a' pi autorevoli

Avvedi quello upp^-rectltiavu pei dcUu^a opropoueva

84
gitta a

GIOUNATA QUINTA
il

d fa da lei partorito, e percossogli

capo

al

muro,

il

mangiare

a'

cani

Data dal

fiero

padre questa
il

crudel sentenzia contro


famigliare pi a male
via
. ,

alla figliuola e

nepote
,

il

clie

ben disposto

and

Pietro condennato

essendo da' famigliari menapass (


s

to alle forche frustando


la brigata

come

coloro clic

guidavano piacque) davanti ad uno albergo

dove
re d'

tre nobili

uomini

d'

Erminia erano

li

quali dal

Erminia

Homa
si

ambasciadori erau mandati a

trattar col

papa di grandissime cose per un passagdovea


^

gio (i) che far

e quivi smontati per rinfi-e-

scarsi e riposarsi alcun d, e


bili

molto

stati

onorati da'no-

uomini
.

di

Trapani
,

e spezialmente da messere

Amerigo
tro

Costoro
,

sentendo passare coloro che Piefinestra a vedere.

menavano

vennero ad una

Era

Pietro dalla cintura in su tutto ignudo


legate di dietro
,

e colle
1'

mani
de' tre

il

quale riguardandolo

uno

ambasciadori (2), che


torit,

uomo antico
gli

era e di grande au-

nominato Fineo,

vide nel petto una gran mac-

chia di vermiglio,
le infissa, a guisa

non

tinta,

ma naturalmente nella pel-

che quelle sono chele donne qua chia-

mano rose. La
gli

qual veduta, subitamente nella memoria


figliuolo,
il

corse

un suo
,

quale, gi eran quindici an-

ni passati

da' corsali gli era stalo sopra la marina di

Laiazzo

tolto,

n mai n'avea potuto saper novellaj e con,

siderando r et del cattivello che frustato era


se vivo fosse
il

avvis

suo figliuolo, dovere di cotale et essere

(1)

t Passaggio cliiamavansi
ilal

le spedizioni fatte pel

conquisto di ter

ra sanla; ed erano dette cosi


(2)

passarne oltremare.
il

Questi molli

di parlar

dubbio usa spesso

Bocc, mason dafug^


parole se Plet-

gire; perciocch qui


tro riguardasse
1'

non

si

pu intendere per
egli Pietro,

vltti delle

ambasciadore, o

NOVKLLA VII.
segno non costui desso fosse
si;
,

85

di (junle colui parevuj e coaiinci a sospicar per quel


,

e peiuoasi

se desso fos-

lui

ancora doversi del

nome suo
.

e di quel del

padre e della lingua erminia ricordare

Per che

co-

me

gli

fu vicino
,

cliianii

o Teodoro. La qual vocb


il
:

Pietro udendo

subitamente lev

capo . Al quale
fosti
,

Fineo

in errainio
?

parlando disse
il

onde

e cui

figliuolo

Li sergenti clic

menavano, per reverenza


s

del valente
io fui d'

uomo

il

fer'marono
d'

che Pietro

risposi;

Erminia, iigliuolo

uno che ebbe nome Fida non so che


certissimamente conob:

neo

qua
.

picciol fanciullo trasportato

gente

11

che Fineo udendo


il

be

lui essere

fgliuolo

che perduto avea


ad abbracciare^ e

per che
lui

piangendo co' suoi compagni discese giuso^ e


tra
tutti
i

sergenti corse

gittatogli

addosso un mantello d' un ricchissimo drapjx) che indosso avea


,

preg colui che a guastare


,

il

menava
Colui

che

gli

piacessse d' attendere tanto quivi


gli

che di do.

\erlo rimcnare

venisse

il

comandamento
Aveva

rispose che l'attenderebbe volentieri.

gih Fi-

neo saputa
rire
,

la

cagione perch costui era menato a


la

moper

si

come

fama

1'

aveva portata per tutto

che prestamente
glia n'

co' suoi

compagni e
si gli

colla lor famidisse: messere,

and a messer Currado, e


il

colui

quale voi mandate a morire


e

come

servo

libero

uomo
;

mo

figliuolo

ed presto di tor per

moglie colei
privata

la t^ual si dice

che della sua virginit ha

e per piacciavi di tanto indugiare la esecusi

zione

che saper

possa se ella lui vuol per marito


,

acciocch contro alla legge


vi troviate

dove

ella

il

voglia

non

aver fatto

Messer Currado udendo colui


si

esser figliuolo

diFinco^

maravigli: e vergognatosi

, ,

86
esser vero

GIORNATA QUINTA
,

alquanto del peccato della fortuna

confessato quello
il

che diceva Fineo

prestamente

f ritor,

nare a casa, e per messere Amerigo


queste cose
gli disse
'1
.

mand (i)
,

Messer Amerigo
,

clie gi credeil

va
te

la figliuola e

nepote esser morti

fu

pi dolen-

uom

del

mondo di
fosse
:

ci clie fatto avea, conoscendo,


,

dove morta non


stata

si

potea molto bene ogni cosa

emendare

ma nondimeno mand
,

correndo

Ih
il

dove

la figliuola era

acciocch
si

se fatto
.

non

fosse

suo comandamento ,non


trov
to
,

facesse

Colui che and

il

famigliare stato da messere


il

Amerigo mandale dicea villania

che avendole

coltello e

'1

veleno posto innanzi


,

perch

ella cos tosto

non eleggeva
l'

e volevala costrigncre di pigliare

uno

Ma
:

udito
,

il

comandamento
se

del suo signore

lasciata star lei


1'

a lui

ne ritorn

e gli disse

come
,

stava

opera
l

di che

messer Amerigo contento


era
,

andatosene

dove Fineo
,

quasi piagnendo
si

che intervenuto era

come seppe il meglio di ci scus addomandandone per,

dono

affermando s
,

dove Teodoro

la

sua figliuola
.

per moglie volesse

esser

molto contento di dargliele


,

Fineo

ricevette le scuse volentieri

e rispose: io inten-

do che mio

figliuolo la vostra figliuola


,

prenda ^ e^ do-

ve egli non volesse


lui
.

vada innanzi

la

sentenzia letta di

Essendo adunque e Fineo e messer Amerigo in


,

concordia
della

l
,

ove Teodoro era ancora tutto pauroso


il

morte

e lieto d' avere

padre ritrovato

il

do-

mandarono intorno
doro udendo che
la

a questa cosa del suo volere

Teo,

Violante

dove

egli volesse
,

sua

moglie sarebbe

tanta fu la sua letizia

che d' inferno

(i)

"i"

E subilamenle per me -sere Amerigo mand,

la

stampa Jel 27.

NOVELLA
gli

VII.
e disse die qnesCo

87
gli

parve saltare in paradJAO


,

.snrchbe grandissima grazia

dove

a ciascun di lor pia-

cesse

Mandossi adumjuc
:

alla

giovane a sentire del

suo volere

la

quale udendo ci che di Teodoro era


,

avvenuto ed era per avvenire


altra

dove pi dolorosa che


al-

femmina

la

morte aspettava, dopo mollo,


alle parole
il
,

quanta lede prestando


legr
,

un poco

si

ral-

e rispose che
,

se ella

suo desiderio di ci sepoteva avvenire che

guisse

ninna cosa pi

lieta le

d' essere

moglie di Teodoro j
il

ma
. ,

tuttavia farebbe
CiOsl

quello che

padre

le

comandasse
la

adunque

in

concordia

fatta

sposare

giovane

festa si fece
i

grangio-

dissima con

sommo
,

piacere di

tutti

cittadini.
il

La

vane conforiandwi
figliuolo
,

e facccndo nudrire

suo piccol

dopo non molto tempo

ritorn pi bella

che mai ; e levata del parto, e davanti a Fineo (la cui


tornata da
za
gli

Roma
,

s'

aspett ) venuta

quella reveren-

fece che a padre (1).

Ed

egli forte

contento di

si

bella nuora

con grandissima

festa e allegrezza fatte

fare le

lornozze,in luogo
.

di (tgliuola la ricevette e
il

poi sempre la tenne


lo e lei e
il

E dopo alquanti di

suo figliuo,

suo picciol nepote montati in galea


,

seco

ne men

a Laiazzo
,

dove con riposo e con pace dei


la vita lor

due amanti
(1) Cite
(I

quanto

dur, dimorarono.

padre. Vi

si tolliateulc

conveniva.

88

GIORNATA QUINTA

NOVELLA Vili.
Nastagio degli Onesti amando una de' Traversari

spende

le sue ricchezze

senza essere amato

Vassene pregato da' suoi a Chiassi : quivi vede


cacciare

ad un

cavaliere una giovane e uccider.

la e divorarla
suoi e quella

nare

la
,

da due cani Invita i parenti donna amata da lui ad un desiqual vede questa medesima giovane
e

sbranare

temendo di simile avvenimento


.

prende per marito Nastagio

c
mento
ne
,

lome

la

Lauretta

si

tacque, cosi per comanda-

della

Reina cominci Filomena. Amabili Don-

come

in noi la piet

commendata

cos ancora

in noi (i) dalla divina giustizia rigidamente la crudelt vendicata


teria
:

il

clie

acciocch io vi dimostri e ma,

vi

dea (2) del cacciarla del tutto da voi

mi

piace di dirvi una novella non

men

di corapassion

piena

clie dilettevole

In Ravenna antichissima
gi assai nobili e gentili

Romagna furon uomini, tra' quali un giovane


citt di

(i)

+ Cos

sta ne' migliori lesti, dall'


il

oUimo

in

fumi, in cui

leggesi

in voi. Il Salviali confessa che


rilto e

senso

dell' altra

lezione oppar pi dial-

pi ordinato; e aJ ogni modo, troppo tenacemente attaccato


;

l'ottimo testo, ha voluto seguitarlo anche qui


nisi gli yien

della qual cosa

dal

Dio-

dato carico. Nella ristampa per altro del

1687

si

legge in

noi.

Le

impressioni del

ma
v'

semplicemente cos

27 e del 73 non hanno n in noi ne ancora dalla divina giustizia ecc.; e


detto prima

in voi,
tuttava

buon senso, perciocch essendosi


,

come
,

in noi

la pie-

t fcc. qui
{2)

ancorach quell' in noi non


il

sia espresso

s'

intende.

Dia,

testo del 27.

NOVELLA Vra.
cliiamnto Nastagio degli Onesti
,

89
la

per

morte del pa*

dre di

lui e d'
.

un suo
,

zio

senza stinia (i) ritnaso riede' giovani avviene, esd'

cliivsiino

Il ({iinlc

si
,

come
s'

scado senza moglie

innamor
,

una Ggliuola di

niesser Paolo Traversaro

giovane troppo pi nobile


le
,

che

esso

non era

prendendo speranza con

sue ope-

re di doverla trarre ad

amar

lui

le quali

quantun-

que grandissime

belle e laudevoli fossero


,

non

sola-

mente non
aero
,

gli

giovavano

anzi pareva che gli noces*


si

tanto cnida e dura e salvatica gli

mostrava la

giovinetta

amata

forse per la sua singular bellezza,


si

per

la

sua nobillh

altiera e disdegnosa divenula,

che

egli

n cosa che

gli

piacesse le piaceva

La qual cosa

era tanto a Nastagio gravosa a comportare, che per do-

lore pi volte,

derio d'

dopo essersi doluto (2), gli venne in desiuccidersi Poi pur tenendosene, molte volte si
.

mise in cuore di doverla del


potesse
,

tutto lasciare stare


lui.

o, se
in-

d' averla in

odio

come ella aveva


,

Ma

vano

tal

proponimento prendeva

perciocch pareva

che, quanto pi la speranza mancava, tanto pi multiplicasse


il

suo amore. Perseverando adunque

il

giovane

e nello amare e nello spendere smisuratamente, parve a


certi suoi

amici e parenti

che

egli so e

'1

suo avere

(i) (aj

Senta

(iita, lire ogni creJ^re.


|>arlic(-ll

i Questa

dopo

te^juila
allri

dall' infinito

del verbo

merita

owec\aiune, e credo che pochi


vino.

rs(*m|<i di

buon lulore

se ne troil

Ma
.

io lio i{ualrhe

dubbio che roai non abbia forse scritto


i

Boc-

caccio; i>erciuecchc non sono tutti

buoni

lesti

d'

accordo in questo

luogo

La stampa

del

XXVII
i

ha dopo mollo Feuersi doluto; e seconvi

do questa lesione
in forsa di

qucll'

euerst doluto, |>erch

precede l'articolo, sta

nome, comi-

baciari e gli abbracciari nel principio o sia


;

inlro<luzione della quatta giornata

e quindi

pu

essere io cetla suisa

coosideialo coid^ quatto caso della ptepoaiaione

kpo.

g
parimente
volte
il

GIORNATA QUINTA
fosse

per consumare': per

la
si

qual cosa pi
dovesse di Ra-

pregarono e consigliarono che


altro

venna partire, e in alcuno

luogo per alquanto tem-

po andare a dimorare; perciocch cos faccendo scemerebbe l' ainore e le spese. Di questo consiglio pii volte beffe fece
licitato
,

Nastagio j

ma

pure

essendo da loro sol-

non potendo

tanto dir di

no

disse di farlo
,

fatto fare

un grande apparecchiamento
montato
,

come

se in

Francia o in Ispagna o in alcuno altro luogo lontano

andar volesse
ci

a cavallo e

da suoi molti ami,

accompagnato

di

Ravenna

usci

e andossene

ad

n luogo

fuor di Ravenna
j

forse tre miglia,

che

si

chia-

ma
che
star

Chiassi
,

e quivi

fatti

venir padiglioni e trabac1'

disse a coloro

che accompagnato

aveano che

si

volea (i)

e che essi a

Ravenna

se

ne tornasso-

no

Attendatosi

adunque quivi Nastagio, cominci a


mai
si

fare la pi bella vita e la pi magnifica che

fa-

cesse

or questi e or quegli
,

altri
.

invitando a cena e a

desinare

come
all'

usato

s'

era

Ora avvenne che venen,

do quasi

entrata di

maggio

essendo

un

bellissimo

tempo, ed

egli entrato in pensiero della

sua crudel don-

(i)
f,

"t

L'edizione del 27 lia:e quivi


a coloro,

falli
1'

venir padiglioni e Iraliacsi

che, disse

che accompagnalo

aveano, che quwi alar

vo-

lea. I Deputali, che non Irovarono questo secondo


altro testo,

quivi in nessun

congetturando che vi fosse stalo aggiunto da chi non inlese


starci

tene questo luogo, giudicarono, e con ragione, che non dovesse

credendo che l'altro

(/uiVt

appartenesse

u\

memhteilo fatti venir pa-

diglioni e trabacche, mostrarono che quel verho star ne poteva far sen-

za, spiegando che Nastagio volea restarsi libero e quieto [c^ anche in questo senso
pigliasi
11

verho stare)
se

-,6

che perci que' che

1'

aveano ac-

compagnato a Ravenna
samenle osserv che
rentesi; e che
l'

ne tornassero.

Ma

il

cav. Salviati giudizio-

le

latohjaiti venire ecc. vi sono a maniera di pa-

avverbio quivi, coraech vi sia posto innanzi, non s'ap-

picca ad esse,

ma

risponde a star vi Volea

NOVELLA Vm.
na
,

$f
il

coinandnto a tutta
,

la

sua famiglia che solo

la-

sciassero

per

pi poter? pensare a

suo piacere

piede

innanzi

pij^

(i) m> medesimo trasport, pensando, in.

fuio nella pigliela (a)

Fld essendo gih passata presso


,

che

la quinta ora del giorno


la

ed esso bene un mezzo


,

miglio per

pignela entralo

non ricordandosi
gli

di

mangiare
y\n

n>

d' altra cosa,

subitamente

parve udire

grandissimo pianto e guai aliisimi messi da una


:

donna

per che

rotto

il

suo dolce pensiero


,

alz

il

capo per veder che


ta

fosso

e maravigliossi nella pigne,

veggendosi

e oltre a ci

davanti guardandosi

vi-

de venire per
pnini
,

ini

boschetto assai folto d' albuscelli e di


il

correndo verso

luogo dove

egli era,

una bel-

lissima giovane ignuda, scapigliata e tutta graflata dalle frasche

e da'pruni, piagnendo e gridando forte mer-

c e
lo

e oltre a questo le vide a' fianchi

due grandissimi
giugnevano

fieri
,

mastini

li

quali

duramente appresso correndodove


la

spesse volle crudelmente


,

la

mordevano
siere

e dietro a

lei

vide venire sopra im cor,

nero un cavalier bruno

forte nel viso crucciato,

con uno stocco in

mano

lei di

morte con parole spa.

ventevoli e villane minacciando

Questa cosa ad una


ulti-

ora maraviglia e spavento

gli

mise nell'animo, e

mamente
morte
(t)

compassione della sventurata

donna

dalla

qual nacque desiderio di liberarla da


,

s fatta

angoscia e
,

se el potesse

Ma

senza

arme

trovandosi

r-

passo f

Piede innanii pie, cio, come pi Tolgarmente diciinio, passo un passo dopo r altro; che <{uuluii(|uc cosi quei che corrotulli

no, come quei che vanno tdagio,

raeUano piede innanzi pi^ noolenti


,

dimeno
mi o
fretta

ti

suol dire solo di quei che

Tanno molto

come

gl'infer-

chi va in pensiero o cosa tale.

L ove

per conltaro, di chi ta in

diciamo, un passo non aspetta V altro.

(a)

Pigneta, pineta.

9^

GIORNATA QUINTA
,

corse a prendere un ramo d' albero in luogo d basto-

ne e cominci a
liere.

farsi

incontro

a'

cani e contro al cavagli

Ma

il

cavalier,
,

cbe questo vide,


t'

grid di lon-

tano
e a
tato

Nastagio

non

impacciare

lascia fare a' cani

me
.

quello che questa malvagia


cosi
,

femmina ha meri-

dicendo

cani
,

presa forte la giovane


cavalier sopraggiunto
dis-

ne' fianchi

la

fermarono

il

smont da cavallo. Al quale Nastagio avvicinatosi


se
:

io

non
ti

so chi tu

ti

se',

che

me

cos cognoscl

',

ma

tanto

dico che gran vilt d'

un

cavaliere armalo
,

volere uccidere una


alle coste

messi

femmina ignuda e averle i cani come se ella fosse una fiera salvatica:
.

io

per certo la difender quant' io potr


:

Il

cavaliere
terra
,

allora disse

Nastagio

io fui d'

una medesima

teco

ed

eri

tu ancora plccol fanciullo quando lo


,

il

quale fui chiamato messer Guido degli Anastagi troppo pi innamorato di costei
quella de' Traversari
:
,

era

che tu ora non

se'di

e per la sua fierezza e crudelt


,

and
co,
cisi
il
,

si

la

mia sciagura

che

io

un

con questo

stoc-

quale tu

mi

vedi in

mano, cotne

disperato m'uc.

e sono alle

pene

eternali
,

dannato

stette

poi

guari
lieta

tempo che
oltre

costei
,

la
,

qual della mia morte fu


e per lo peccato della sua
,

misura

mor

crudelt e della letizia avuta de' miei tormenti

non

pentendosene
peccato
alle
,

come colei che non credeva in ci aver


meritato
,

ma

similmente fu ed dannata
.

pene del ninferno (i)


,

Nel quale come

ella di,

scese

cos

ne fu e a

lei

e a

me per

pena dato

a lei

(i)

t Se

fosse vero

che

il

Boccaccio, come vogliono alcuni, scrivesse

ninferno in vece da inferno per ischerzo, non avrebbe ado|)ei ala qui questa

voce, perciocch nella narrazione


la

ili

cosa compassionevole e aiioce,

Bccoiue

presente, non pu lo sche;zo aver luogo.

'

NOVELLA Vm. ^

gS

di fuggirmi davanti, e a me, che gih coianio l'amai, di

seguitarla t-orac mortai nimica,

non comcamala donna:


,

e (|unnlc volto

io la

giungo
,

tante con questo stocco


lei
,
,

col quale io uccisi

me

uccido

e aprola perischie-

na

e quel cuor duro e freddo


,

nel qual

mai n amor

n piet poterono entrare

coli' altre interiora insie-

me
po
,

come
che

tu vedrai incontanente, le caccio di cor-

e dolle mangiare a questi cani.


,

sta

poi grande

spar.io

ella
,

come
se

la giustizia

e la potenzia
,

iV Iddio vuole

come

morta non

fosse stata
i

risup*

g, e da cajx) comincia la dolorosa fugga, e

cani e io

a seguitarla

avviene che ogni venerd in su questa


,

ora io la giungo qui

e qui ne fo lo strazio che vedrai;


,

gli airi di

non creder che noi riposiamo


,

ma

glun-

gola in altri luoghi


a

ne' quali ella crudelmente contro


j

me

pens o oper
,

ed essendole d' amante divenuto


,

nimico

come

tu vedi

me

la

conviene in questa gui-

sa tanti niml seguitare

quanti mesi ella fu contro a


giustizia

me

crudele

Adunque lasciami la divina


,

man-

dare ad esecuzione

li

volere opporre a quello a che


.

tu non potresti contrastare

Nastagio

udendo queste
tirandosi addie-

parole, tutto timido divenuto, e quasi non avendo

pelo addosso che arricciato non fosse

tro e riguardando alla misera giovane,

cominci pauIl

roso ad aspettare quello che facesse


le
,

il

cavaliere.

qua-

iuito

il

suo ragionare

a guisa d'

un cane rabbio-

so collo stocco in

mano

corse addosso alla giovaue, la


gli

quale inglMOcchiata e da' due mastini tenuta forte,


gridava merc
;

e a quella con tutta

sua

foi'za

diede
.

per mezzo
qual colpo

il

petto e passoUa dall' altra


la

parte
,

II

come
,

giovaue ebbe ricevuto

cos cadil

de boccouc

sempre piangendo e gridando: e

cava^^

94
liere,

GIORNATA QUINTA
messo mano ad un
,

coltello, quello (i) apri


il

nelle reni

e fuori trattone

cuore e ogni
,

altra cosa

dattorno, a'

due mastini
il

il

gitt
.

li

quali affamatissimi

incontanente

mangiarono

stette

guari che

la

giovane

quasi ninna di queste cose stata fosse , subitalev in pie e cominci a fuggire verso
lei
,

mente
re
,

si

il
:

nxae
il

cani appresso di

sempre lacerandola
il

cavaliere rimontato a cavallo e ripreso


la

suo stocco
dileguaro-

cominci a seguitare
,

e in picciola ora
gli

si

no in maniera
Il

che pi Nastagio non


,

pot vedex'e.
stette

quale avendo queste cose vedute

gran pezza
gli

tra pietoso e

pauroso j e dopo alquanto

venne nella
valere, poiil

mente questa cosa dovergli molto poter


ch ogni venerd avvenia
a'
.

Per che

segnato

luogo
gli

suoi famigli se ne torn, e appresso,


,

quando
,

par-

ve

mandato per pi suoi parenti

e amici

disse loro:

tempo stimolato che questa mia nemica mi rimanga e ponga


voi

m'

avete lungo

io d'

amare

fine al

mio

spendere j e io soa presto di farlo, dove voi una grazia


(0 i nQuello

reggere
perch'
il

{ilice

Salviati
.

ha ciguaiJo
que'
testi

alla parola petlo, posta

nella clausola preceilenle,,

Un

li

ch'egli adoper nel ricorila

Decameron ha quella; ma questa


ebbe Bospcllo che
il

lezione fu
la

lui rigettata,

egli

copista, a cui

parola petto ora paruta


egVi
s'

troppo lontana, rassettasse questo pronome al dosso( com'

espil-

me

della parola

giovane

la

quale pi vicina

Io non sono

di

queassai

sto avviso.

Aperse la giovane nelle reni


il

certamente locuzione

propria e naturale; laddove aperse

petto nelle reni sarebbe, secondo

che pare e me, linguaggio molto forzato ed

improprio. Difficilmente
strana forma di favellare;

mi persuader che
o per un a
8i sia

il

Boccaccio abbia usata

si

e creder mollo pi volentieri che sia venuto fatto inavvertitamente


a chi scrisse

uu

da prima, e che dipoi questo errore di penna

ricopiato, e fatto passare eziandio nelle stampe, senza considerare


di sopra,

pi avanti. Anche

narrando

il

cavaliere a Nastagio

il

gastigo

dato a costei, avea detto, non gi che

le

apriva

il

petl per iscliiena,

ma

cbe apriva

lei per ischiena

, ,

NOVELLA
m'
ne voi facciate
i

Vin.

95
la

impetriate, la quale questa, ch<> venerd che vieclic

mcsscr Paolo Tmversari e

mo-

glie e la tigiiuola e tutte le

donae

lor parenti

e altre

chi vi piaccrh

(}ui

sicno a desinare
,

meco

Quello
.

per che

io

questo voglia

voi

il

vedrete allora

co

stor parve (jucsta assai pi(u-o1a cosa a

dover fare j e a
invitaro-

Ravenna
no
li

tornati

quando temiwfu, coloro


la

quali Nastagio voleva j e


il

come che dura

cosa

fosse

potervi

menare

giovane da Nastagio amata

pur v'and con l'altre insieme. Nastagio fece magnifica mente apprestare da mangiare , e fece le tavole
mettere sotto
to
gli
i

pini dintorno a (jucl luogo


:

dove

veda-*

aveva lo strazio della crudel donna

fatti

mettere

uomini e

le

doinie a tavola

ordin, che appunsedere dirimpet.

to la giovane
to al

amala da

lui fu posta a
il

luogo dove doveva


gi venuta
1'

fatto intervenire
il

Essendo
di-

adunque

ultima vivanda, e

romore

sperato della cacciata giovane da tutti fu cominciato

ad udire. Di che maravigliandosi

forte ciascuno, e do,

mandando che
vatisi

ci fosse

e niun sappiendol dire

le-

tut diritti e riguardando che ci potesse essela

re

videro

dolente giovane e

'I

cavaliere e' cani


.

n
ro-

guari stette che essi tutti furon quivi tra loro

Il

more
ti
,

fu fatto grande e a' cani e al cavaliere ^ e molla

per aiutare

giovane

si

fecero innanzi

INIa

il

cavaliere parlando loro


lato
ti
,

come

a Nastagio aveva par,

non solamente

gli

fece indietro tirare


.

ma

tut-

gli

spavent e riempio di maraviglia


,

faccendo
v'

quello che altra volta aveva fatto

quante donne

avea ( che ve ne avea assai

che parenti erano state


,

e della dolente giovane e del cavaliere

e che

si

ri<>

cordavano e

dell'

amore e

della

morte

di lui ) tutte

1)6

GIORNATA QUINTA
miseramente piagnevano come
.

cos

se a s

medesime
mi-

quello avesser veduto fare

La qual

cosa al suo ter'1

mine

fornita

e andata via la donna e


,

cavaliere,

se costoro,

che ci veduto aveano


:

in molti e varii ra-

gionamenti
ro
,

ma

tra gli altri clie

pi di spavento ebbe,

fu la crudel giovane da Nastagio amata

la quale

ogni cosa distintamente veduta avea e udita, e conosciuto che a s, pi che ad altra persona che vi fosse, queste cose

toccavano (i), ricordandosi della


lei

crudelt
le

sempre da

usata verso Nastagio


,

per che gi
e avere
i

parca fuggir dinanzi da lui adirato


ni a' fianchi
.

masti-

tanta fu la paura che di questo le nalei

cque

che

acciocch questo a
si

non avvenisse,

pri-

ma tempo non
re tramutato
a Nastagio
,

vide (2) (
,

il

quale quella medesima


,

sera prestato le fu)

che

ella

avendo

1'

odio in amo-

una sua
,

fida

cameriera segretamente
lei
il

mand

la

quale da parte di
lei
,

preg

che

gli

dovesse piacer d' andare a

perciocch' ella

era presta di far tutto ci che fosse piacer di lui. Alla

qual Nastagio fece rispondere che questo

gli

era a gralei

do molto;
voleva
glie. lei
il

ma

che

dove

le piacesse

con onor di

suo piacere, e questo era sposandola per


,

monon
,

La giovane
gli

la

qual sapeva che da altrui che da


stata

rimaso non era che moglie di Nastagio


,

fosse

fece risponder che


la

gli

piacea
,

Per che

es-

sendo essa medesima

messagglera

al

padre e alla

jnadre disse che era contenta d' essere sposa di Nastagio


,

Di che
Toccare

essi

furon contenti molto j e

la

domenica
della lin-

(1)

col terzo caso per

appartenere molto proprio

gua nostra
(2)

Prima tempo non


il

si

vide, cio tosto che polo, come prima vi

ebbe

comodo.

NOVFJXA
lei

Vili.
le

97
sue nozze
,

segunte Nnstngio spuMiUiin e fattu

con

pi tcmpj iictanimtc

vi.sse.

non fu questa pauani^i si tutte


,

ra cagione solamente di questo

bene,

le

ravignane donne paurose ne divennero


poi troppo pi arrendevoli
a'

che sempre
uomini fu>

piaceri degli

rou che prima

state

non erano
IX.
e non amato} e

NOVELLA
Federigo degli Alberighi

ama

^n cortesia spendendo si consuma, e rinuwgii un sol falcone , il quale , non avendo altro , d a

mangiare alla sua donna venutagli a casa : la qual ci supplendo, mutata d' animo, il prende
per marito e fallo ricco

XLra
Beina
,

glh di parlare

ristata

Filomena

quando

la

avendo veduto che pi niuno a dover dire , se


lo

non Dioneo per


lieto viso disse.

suo privilegio, v'era rimaso, con


ragionare; ed

A me ornai appartiene di
,

io

carissime

Donne
il

da una novella simile in parte

alla

procedente

far volentieri j n acci (i) solala vostra

mente che conosciate quanto


ne' cuor gentili
,

vaghezza possa

ma
si

perdio apprendiate d' esser voi


,

medesime, dove
deixloni (a)
,

conviene

donatrici do' vostri gui-

senza lasciar (3) sempre esser la fortula

na guida trice^
8*

quale non discretamente,


il

ma, come

avviene

smoderatamente

pi delle volte dona.

(i) TTerli !

cou^iuQiiooe acciocclti litin, che molto

rado

Itoteli Miilta
(a)

Nolisi questo moilo


il

donare guiderdoni.
37.

(5)

f Lasciarne,

lesto Jcl

OKCAM. T. Ui.

9B
meaichi

GIORNATA QUINTA
,

Dovete adunque sapere che Coppo di Borghese Doil

qual fu nella nostra

citt

e forse ancora

uomo

di reverenda e di grande autorit ne' di no-

stri,

e per costumi e per virt molto pi, che per no-

bilt di

sangue

chiarissimo e degno d' eterna fama


,

essendo gi d' anni pieno


sate co' suoi vicini e

spesse volte delle cose pasaltri si dilettava di

con

ragiona-

re: la qual cosa egli meglio e con pi ordine e con

maggior memoria e ornato parlare


seppe fare
se
, .

che

altro

uom

Era usato

di dire tra

l'

altre
,

sue belle co-

che in Firenze fu gi un giovane

chiamato Fe-

derigo di messer Filippo Alberighi (i), in opera d'ar-

me
di

e in cortesia pregiato sopra ogni altro donzel (>)


.

Toscana

Il

quale

si

come

il

pi de'

gentili

uomi-

ni avviene, d'una gentil donna, chiamata

monna Gioe

vanna

s'

innamor

ne' suoi tempi tenuta delle pi


;

belle e delle pi leggiadre che in Firenze fossero

acciocch egli

1'

amor
,

di lei acquistar potesse, giostrail

va

armeggiava

faceva feste e donava, e


.

suo senza

alcuno ritegno spendeva (3)


sta

Ma
.

ella

non meno onelei fatte,

che bella, niente di quelle cose per


si

n di

colui

curava che

le

faceva

Spendendo adunque
,

Federigo oltre ad ogni suo potere molto


quistando ,
si

e niente acle ricchezze

come

di leggiere avviene

mancarono, ed

esso rimase povero, senza altra cosa

che

un suo poderetto
(i)

piccolo essergli rimasa

delle rendi-

Giovanni Villani dice questa famiglia andata da Fiesole ad


il

al)ila-

re in Firenze verso
(2)
gli

looo.
(|uegli

Donzella. Giovane nobile, e

parlicolarmente che appresso


la

anlichi era ellevato a fine di conseguire


,

cavalleria,

la

qual conse-

guita

uou

si

chiamava pi donzello
il

(3) i"

donava

suo, e snza aleim ritegno spendeva,

stampa

del

27.

, .

NOVELLA IX.
te del

99
,

qunle

strettissioiainiMite vlvea

e oltre a (juesto
.

un suo falcone de' migliori del mondo (i) Per che amando pii\ che mai u parendogli pi potere esser
cittadino

come
,

disiderava
se n'

a Ciampi
.

l
,

dove

il

suo

poderetto era

and

a stare

Quivi

quando p

leva, uccellando e senza alcuna persona richiedere pa-

zientemente

la

sua povert comportava

Ora avvenne

un di che essendo cosi Federigo divenuto all' estre mo, che il marito di monna Giovanna inferm, e veggendosi alla morte venire, fece
testa mento
,

ed essendo
fgliuo*

ricchissimo, in quello lasci suo erede


lo gih grandicello
:

un suo

e appresso questo
,

avendo molto
che
il

amata monna Giovanna

lei

se avvenisse
,

fi-

gliuolo senza erede ligillinio morisse


tu
,

suo erede

sosti-

e morissi. Rimasa adunque vedova


,

monna Gio,

vanna
state

come usanza

delle nostre
se n'

donne

l'

anno di
Federis'

con questo suo figliuolo

andava in contado

ad una sua possessione go


.

assai vicina a quella di

Per che avvenne che questo garzoncello


a dimesticare con questo Federigo
)
,

inco-

minci

a dilet-

tarsi d' uccelli e di cani


il

avendo veduto molte volte

falcone di Federigo volare, istranamente piacendo,

gli

forte disiderava d' averlo,


,

ma

pure non

s'

attenta-

va di domandarlo ro
.

veggendolo a lui esser cotanto ca,

cos stando la cosa


:

avvenne che

il

garzoncello
,

inferm

di

che

la

madre dolorosa molto come

colei

(i)

L' ldroTindi nella iut Omithologia pRrlando dei falconi dice ac-

cipitrum aacupium ob incredibilem,quam exercenUs adfert

cum

oble-

clationem , tum ulilitafem, ad id glorine attjue dign'Uatit Jasligiun

evectum

est, ut

magnates hoc
.

sibi

tamijuam prOprium Jecerint ,

sui'

$que deliciis reservaverint


falconi dtce

Il

Fireniuola parlando particolarnieiilc dei

tuer V fiuegna

stesta della noiilt

ed antica cavalleria

Mttt.

,,

100

GIORNATA QUINTA
,

che pi non avea


tutto
'1

e lui

amava quanto pi
,

si

poteva

di standogli dintorno
il

non

ristava di confortar-

lo

e spesse volte

domandava
,

se

alcuna cosa era la


gliele dicesse,
,

quale egli disiderasse

pregandolo

che

per certo

se possibile fosse
.

ad avere

procaccerebbe

come

1'

avesse
,

Il

giovane

udite molte volte queste


se voi fate

proferte

disse:

madre mia,
,

che

io

abbia

il

falcone di Federigo

io

mi credo prestamente
,

gueri-

re(i). La donna udendo questo


stette
,

alquanto sopra s

e cominci a pensar quello che far dovesse. El-

la

sapeva che Federigo lungamente l'aveva amata, n


lei

mai da
ella

una
;

diceva

(2) aveva avuta: per che come mander io o andr a domandargli


sola guatatura
,

questo falcone
re che

che
,

per quel che io oda


II
,

il

miglio-

mai

volasse

e oltre a ci
s

mantien nel monche ad un gentile


,

do

E come
,

sar io

sconoscente

uomo
questo

al
gli
,

quale ninno altro diletto pi rimaso


voglia torre?

io

in cosi fatto pensiero

im,

pacciata
'1

come che
,

ella fosse certissima d' averlo


,

se
ri-

domandasse

senza saper che dovere dire

non

spondeva
la vinse
1'

al figliuolo,

ma

si

stava.
,

Ultimamente tanto
ella seco

amor
,

del figliuolo

che

dispose
,

per contentarlo

mandare

ma

d'

che che (3) esser ne dovesse di non andare ella medesima per esso e di
mio, confortati
la

recargliele^ e risposegli: figliuol di guerire di forza^

pensa
cosa,

che

io

ti

prometto che
,

prima
si il ti

che io far domattina,


r.

io

andr per esso e


il

reche-

Di cheli fanciullo lieto


Guerire, guarire.

di

medesimo mostr alcun

(1)

(2) Guflfrt/wrrt, (3)

guardatura, occhiata.

Che che

esser ne dovesse, cio

come pi pianamente diciamo,


dal

ed avvenissene pur

ci che si volesse, cosi si usa quasi sempre

Bocc, ed

modo

tutto latino.

NOVELLA
luigliorainento]. I^n duiiiia
uii'nltra

IX.

>

101

miiuina seguente, presa

donna

in

compagnia, per

modo

di diporto se

n'and

alla piccola casclUi di

Federigo, efecelo addi-

maudarc.Kgli, perciocch non era tempo, u era stato a


quei di , d' uccellare , era in na suo orto , e faceva certi
suoi lavorictti acconciare
.

[uale udt^udo

che mon-

na Giovanna
forte
,

il

domandava alla
corse
.

porta, maravigliandosi

lieto

\i

La quale vcdcndol

venire
,

con

una donnesca
ne

piacevoier.za levata glisi incoatro


,

aven-

dola gi Federigo revcienlcmente salutata


slea

disse: be-

Federigo
,

e seguit hai
li

ioson venuta a ristorarti


avuti per

do' danni

li

(piali tu

r;ik

me amando,

mi pi che
coude
,

stato

non

.':irebLe

bisogno

il

ristoro

clic io

Intendo con questa mia

comjMgna
.

insieme desinar icco Jimcsticamento stamane

Alla

qual Federigo um'lmenle rispose

madonna
valsi
v'

niun

danno mi ricorda mai aver rcevutd per voi,


di bene che
,

ma tanto

se io
1'

mai alcuna cosa

per lo vo-

stro valore e per

amore che portato

ho avvenne
m' troppo
da
fosse dato
,

E per

certo questa vostra liberale venuta

pili cara

che non sarebbe se da capo mi


,

spendere

quanto pi addietro ho gi speso


osie siate venuta
.

come
vergo-

che a povero

cosi detto
,

gnosamente dentro alla sua casa la ricevette


la nel

e di quel-

suo giardino

la

condusse } e quivi non avendo a


:

cui farle tener compagnia ad altrui, disse

madonna,

poich

altri

non c', questa buona donna moglie di


Egli

questo lavoratore vi terr compagnia tanto che io va-

da a

far metter la tavola

con

tutto

che

la

sua

povert fosse strema (i), non s'era ancor tanto av-

veduto
(i)

quanto bisogno

gli

facea

che

egli avesse

Strema pr toinma, RranJisaioM.

102

GIORNATA QUINTA
.

fuor d' ordine speso le sue ricchezze


tina

Ma

questa mat-

niuna cosa trovandosi di che potere onorar la


,

donna

per amore della quale


,

egli gi infiniti

uomini

onorati avea
so
,

il

ravvedere

e oltre

modo

angoscio-

seco stesso maladicendo la sua fortuna,

come uo,

mo
e
il

che fuor di

s fosse

or qua e or l trascorrendo
,

n denari u pegno trovandosi

essendo

l'

ora tarda

desiderio grande di pure onorare d' alcuna cosa la

gentil

donna

non volendo

non che
,

altrui

ma

il il

lavorator suo stesso richiedere

gli

corse agli occhi

suo buon falcone


la stanga
.

il

quale nella sua saletta vide sopra


altro ricorrere
,

Per che non avendo a che


e trovatolo grasso
. ,

presolo

pens lui esser degna


,

vivanda di cotal donna


tiratogli
il

per

senza pi pensare
il

collo

ad una sua

fanticella

prestamen-

te pelate e
stir

acconcio mettere in uno schidone e arroj

diligentemente
,

e messa la tavola con tovaglie


,

bianchissime

delle quali alcuna ancora avea

con
e
il

lieto viso ritorn alla

donna nel suo giardino


si

desinare

che per
.

lui far
la

potea

disse essere

appaleva-

recchiato
tasi

Laonde

donna

colla sua

compagna
si

andarono a tavola, e senza sapere che


,

manfede
levate

giassero

insieme con Federigo


(j)
, ,

che con

somma
.

le serviva

mangiarono

il

buon

falcone

da tavola
lui

e alquanto con piacevoli ragionamenti con


,

dimorato

parendo
,

alla

donna tempo

di dire quel-

lo per

che andata era

cosi

benignamente verso Fe-

(i)

Servire usa

la

lingua nostra col terzo caso e col quarto.

Qui

si

convien dire che te

sia

quarto, o che

s'

intenda le cio a

lei,

intenden-

do

la

padrona sola

Perciocch \e terzo caso del nutnero naaggiore, cio


dir

loro,

a quelle non

mai chi

sa

la

lingua,

ma

loro o

a a loro

sempre.

, , .

NOVELLA

IX.

io3
quale
,

derigo cominci a parlare: Federigo, ricordandoti


tu della tua preterita vita e della

mia onest

la

per avventura tu

lini
,

reputata durezza e cnidelt^i


tu

io

non dubito punto che


della

non

ti

debbi mara>igliare

mia presunzione
per

sentendo quello per che prin;

cipalmente qui venuta sono

ma

se figliuoli avessi

o
ta

avessi avuti

li

quali potessi conoscere di quan,

forza sia

ser certa

amor che lor si porta mi parrebbe eche in parte m* avresti per iscusata Ma col'
.

me

che tu non abbia

io

che

n'

ho uno non posso pe,

r le leggi

comuni

dell' altre
,

madri fuggire

le

cui

forze seguir

convenendomi

mi conviene

oltre al pia-

cer mio e oltre ad ogni convenevolezza e dovere chiederli

un dono

il

quale io so che

sommamente t' cat'

ro

ed ragione; perciocch? niuno altro diletto


altro diporto
,

nluno
la tua

ninna consolazione lasciata


:

ha

strema fortuna
il

e questo

dono

il

falcon tuo
,

del quale
io

fanciul

mo
io

forte invaghito

che

se

non

gliele

porto

temo che egli non aggravi tanto


ha
. ,

nella infermith la quale

che poi ne segua cosa


li

per

la qiiale io

il

perda

perci io
,

priego

noa

per lo amore che tu mi porli


se'

al
,

quale tu di niente
la

tenuto

ma

per

la

tua nobilt

quale in usar
,

cortesia

s'

maggiore che in alcuno altro mostrata


,

che

ti

debbia (i) piacere di donarlomi

acciocch io

per questo dono possa dire

d' avere ritenuto in vita il

mio Ggliuolo e per quello


,

averloti
la

sempre obbligato
,

Federigo udendo ci che


sentendo che servir non
gliele
la

donna addomandava
,

potea

perciocch mangiare
lei

avea dato

cominci in presenzia di

a fia-

li)

Debbia^

iM

io4
giiere
,

GIORNATA QUINTA
anzi che alcuna parola risponder potesse
.

11

qiial pianto la

donna prima credette che da dolore


il

di

dover da s dipartire

buon

falcon divenisse, pi che

da altro

e quasi fu per dire che noi volessej

ma

pur

sostenutasi, aspett

dopo

il

pianto la risposta di Fede,

rigo

il

quii cosi disse: madonna


io in voi ponessi
la
il

poscia che a
,

Dio

piacque che
cose m.'
lei

mio amore

in assai

ho reputata

fortima contraria e sonmi di

doluto,

ma

tutte
ella

sono state leggieri a rispetto di


fa al

quello (i) che

mi

presente; di che io
,

mai

pace con
alla

lei

aver non debbo

pensando che voi qui


,

mia povera
,

casa venuta siete


,

dove

mentre che
picciol

ricca fu
vogliate,

\enir non degnaste

e da

me un

don

ed

ella

abbia

si fatto

che

io

donar noi

vi pos-

sa

e perch questo esser

non possa

vi dir brieve-

mente .Come

io ud', clic voi la vostra


,

merc meco

desinar volavate (2)

avendo riguardo
,

alla vostra ec-

cellenza e al vostro valore


yole

reputai degna e couvene-

cosa che con pi cara vivanda secondo la


,

mia
ri-

possibilit io vi dovessi onorare

che con quelle che


s'

generalmente per

l'

altre persone

usano: per che

cordandomi del falcon che mi domandate e


sua bont
,

della

degno cibo da voi


1'

il

reputai

e questa
,

mattina arrostito

avete avuto in sul tagliere (3)


j

il

quale io per ottimamente allogato avea


ora che in altra maniera
il

ma

vedendo
s

disideravate
,

m'

gran

duolo che servir non ve ne posso

che mai pace non

(1)

A rispetto di
J^olevate.

quello, e rispetto a quello, usa

la

lingua scambie-

volmente.
(2) (3)

Tagliere h una specie

di [)iaUo di

legnosa cui

la

povera gente an-

co

al di

d'oggi polla in tavola le vivande.

NOVELLA IX. me ne credo dare E quetto detto


.

le

io5
i

penne e

piedi
.r

'1

becco

le fc in testimonianza di ci gittare avanti

La qunl
biasim
ucciso

cosa la donna vedendo e


d' aver
tal
,

udendo
r.d

prima

il

per dar mangiare


:

una femmina

un

falcone

e poi la grandezza dello

animo
tiof

suo, la quale la poverth

non avea potuto n polca

tuzzare (i), mollo seco

medesimo () commend.
il

Poi rimasfl fuor della speranza d' avere

falcone

per quello della salute del figliuolo entrata in forse (3)


,

liitta
.

malinconosa

si

diparti

e tomossi al
il

fi-

gliuolo

Il
,

([uale

o per malinconia che


la infermit
,

falcone aver
il
,

non polca
egli

o per

che pure a ci

do-

vesse aver condotto

non

trapassar molti giorni

che

con grniulissimo dolor della madre di questa vita


.

pass

La

(junie,

poich piena di lagrime e d'amari,

tudine fu stata al([uanto

essendo rimasa ricchissima


fratelli costretta

e ancora giovane
rimaritarsi
.

pi volte fu da'
,

La quale

come che

voluto non avesse

pur veggendosi

infestare, ricordatasi del valore di


,

Fea-

derigo e della sua magnificcnzia ultima


ucciso

cio d' avere


,

uu

cosi fatto falcone per onorarla

disse a'

(i)
(i)

Riluttare \

il

trtto

Mannelli e l'eJs. di Milano.


le

^ Seco medesima,
Entrata in Jone,
|)er

edisioni del

37

e del yS.

(3)

cori ttare in forte,


il

molto vagamenle

dice.

Injorsare
da ci

mettere in forte us

Petr. anco molto leggiadro verbo

fallo.

t La slampa
malinconosa

del

37 ha: della

tallite

del figliuolo entrata in/orse^


,

ringraziato Federigo delV onor fattole e del suo buon volere


ecc.

tutta

PirTO

forte a qualche

copista che quell' andaiseno

tenia ringrasiar Federigo, che tanto corlrsemeiite accolla e Irallala Ta-

Tea,

fosse alto della

donna poco

gentile, e perci ti fece quella giunta

del tuo;

come

te lo scriltor fotte in obbligo di raccontare


alla

miniitumeole

ogni picciola circostanza, e non avesse a lasciar


lettore ci

imagiuasione del

che questi non pu a

meno

di

supponri.

, ,

o6
:

GIORNATA QUINTA
io volentieri
,

telll

quando
,

vi piacesse

mi

starei (i)}
y

ma

se a voi

pur piace

che

io marito

prenda
,

per

certo io

non ne prender mai alcuno


degli Alberighi
lei
,

altro

se io
i

non

ho Federigo
tu di

Alla quale

fratelli

faccendosi beffe di
?

dissero: sciocca,
,

che ci che

come vuoi
come

tu lui

che non ha cosa del mon-

do

A' quali

ella rispose: fratelli miei, io so

bene che

cosi

voi dite

ma

io voglio avanti

uomo che

abbia bisogno di ricchezza, che ricchezza che abbia


bisogno d'

uomo

(2). Li fratelli

udendo l' animo di lei


sue ricchez,

e conoscendo Federigo da molto, quantunque povero


fosse
,

come

ella volle
.

lei

con tutte
fatta

le

ze

gli

donarono

11

quale cosi
,

donna

e cui egli

cotanto amata avea

per moglie vedendosi


lei,

e oltre a

ci ricchissimo, in letizia con


fatto
,

miglior massaio (3)

termin

gli

anni suoi

(1)

Mi

starei

come sono,

cio resterei Tetlova. Mart.

A. e G. senza rimarilarmi mi starei.


{2)
si

Questa giudiziosa sentenza, forse applaudila da alcuno,


,

ma qua-

da nuno mai seguita

molto simile a quella di Temistocle riferita


il

da Plutarco

nella vita di lui,


la

quale, ricliieslo di ua sua figliuola per


pile tosto
.

moglie, rispose a chi

dimandava, voler
i

uomo che

avesse

bisogno di denari, che


(3)

denari senza V

uomo

Mart.

Massaio, economo.

107

NOVELLA X.
Pietro d Vinciolo

va a cenare
:

altrove : la

donna
:

sua si fa venire un garzone


il

toma

Pietro

ella

nasconde sotto una cesta da polli t Pietro di' ce essere stato trovato in casa d' Ercolano, con
cui cenava

un giovane messovi dalla moglie : donna biasima la moglie d* Ercolano: uno asino per isciagura pon piede in su le dita di
,

la

colui die era sotto la cesta

egli grida

Pietro

corre l , vedelo, cognosce

V inganno della mo.

glie

con la quale ultimamente rimane in con-

cordia per la sua tristezza (i)

JLl ragionare della

Reina era

al

suo fine venuto

essendo lodato da

tutti
,

Iddio che degnamente avea

quando Dioneo, che mai comandamento non aspettava incominci Io non so s' io mi dica che sia accidcntal vizio e per malvagit
guiderdonato Federigo
,
.

di costumi ne' mortali sopravvenuto


la

se

pure nel,

natura peccato

il

rider pi tosto delle cattive cose

che delle buone opere, e spezialmente quando quelle


cotnli a noi

non pertengono (a).

E perciocch la

fati-

ca

la
,

quale altra volta ho impresa e ora son per pia niuno altro fine riguarda se
,

gliare

non a dovervi
,

torre malinconia

e riso e allegrezza porgervi

quaninna-

tunque

la

materia della mia seguente novella


sia in parte

morate Giovani,

meno che
,

onesta, peroc-

(i) TriilexMi si piglia per seelleratetta

ribalderia quasi sempre;


al

tristizia ora per ribalderia

ed ora per dolore e dispiacere,

nodo

latino.
(a)

Appari engODO.

o8

GIORNATA QUINTA
pu porgere ve
,

elle diletto

la

pur

dir; e voi

ascol-

landola, quello ne fate cKe usate siete di fare


ne' giardini entrate
gliete le rc:i8

quando
co,

clie, distesa la dilicata


:

mano,

e lasciate le spine stare

il

clie farete

lasciando

il

cattivo

uomo con
,

la

mala ventura

stare

con

la sua disonesta

e liete riderete degli amorosi inall'

ganni della sua donna, compassione avendo


sciagure
,

altrui

dove bisogna
,

Fu
lo
,

in Perugia

non ancor? mollo tempo passa


Pietro da Vinciolo
altrui e
i
,

un
,

ricco
forse

nomo chiamato
pi per ingannare

il

quale

diminuire la
,

generale opinion di lui avuta da tutti

Perugini

clie

per vaghezza che egli


la fortuna

n' avesse, prese

moglie

e fu
.

nonrcrme
la

al.

suo appetito in questo

modo

Che

la

moglie
,

quale egli prese era una giovane com,

pressa

di pelo rosso e accesa

la
,

quale due mariti


l

pi tosto che imo avrebbe voluti

dove

ella
lei

s'

av-

venne a uno che molto pi ad


avea disposto
.

altro

che a

l'animo

Il

che

ella in processo di
,

tempo coforte a

noscendo

e -reggendosi bella e fresca


,

e sentendosi

gagliarda e pcclerosa

prima

se

ne cominci

turbare

e ad averne col marito di sconce (i) parole


,

alcuna volta

e quasi continuo
,

mala

vita

Poi veg,

gendo che questo

suo consumamento

pi. tosto

che

ammendamento
sere
,

della cattiviti del marito potrebbe es-

seco stessa disse: questo dolente abbandona


le

me,

per volere con

sue disonest andare in zoccoli per

asciutto (2)
(1)
"t

e io

m' ingegner
il

di portare altrui in
gli
si

Quando

I'

addiellivo precede
</j

suo suslanlivo

f)re|ioiie

alcuna volia ijuesla particola

per

un

certo vezzo, e fors' anclu- per


e quella, del

una

certa maggior forza

La

edia. del

XXVII
;

LXXVllllian-

no disconce.
(2)

Andare

in toccali per

V asciutto

usare contro a natura

NOVELLA
nave per
digll

X.

109
egli era

lo piovoso (i). lo

il

presi per marito e die-

grande e Imoiia dutn, sappiendo che

uo-

mo
no

e crodcndol vago di <[uellu elio (a) sono e deo-

essere vagiti gli

uomiui;

e, so io

non

avessi credu-

to eh' e' fosse alato

uomo
che

io

ooa

lo avrei
,

mai preso

Egli

c\w

sajK'va

io era
le

moglie mi prendeva, se
gli
si

erano

Questo non

femmina perch per femmine contro all'animo da sctiferre. Se io non aves,

voluto essere al

mondo
come

io

mi

sarci fatta

monaca

e volendoci essere,

Io voglio e sono, so io aspet,

ter diletto o piacere di costui

io
:

potr per avventue quando io sar


d'i

ra invano aspettando iuveccliiare

vecchia, ravvedendomi
la

indamo mi dorr
,

avere

min

giovine/.za perduta

alla

qual dover consolare


in farmi
:

m'

egli assai

buono maestro e dimostratore


(3) che (4)
,

dilettare di quello

egli si diletta

il

qual

diletto ila a
lui
.

me

laudevole

dove biasimevole
,

forte a

Io oUender le leggi sole


.

dove

egli olfende le

leggi e la natura

Avendo adunque
,

la

buona doima
,

cosi fatto pensiero avuto

e forse pi d' una volta


,

per dare segrcUimente a ci eQetto

si

dimestic con

una vecchia
beccare

che pareva pur santa Verdiana che d


,

alle serpi

la

quale sempre co' paternostri in

mano andava ad
(1) Portare in
rio
ilfl

ogni perdonaoza, n

mai

d' altro

che

nave per

lo piovoso; proTctluo, imlicanle

li

conlr*

[ireccilenle.

(a)

f Questo che
Quello hanno
l>eii

posto

]>er <li

che, cio di che tono voghi.

Ne

\reino un iillro,r>eni|iio in ijuesla stessa novella.


(3)
({ui lutti
i

lesti, tua io t/iielli |ti voientier legge-

rei, e cli

considera
,

co

lia

Ja

ilice,

die non

li

quello di che
e ci intende

il

marito
dite.

dilettava

ma

di tfuelli cio de' giovani

di

(4)

Cio di che

egli si diietta.

1 1

GIORNATA QUINTA
vita de' santi
,

deUa

Padri ragionava o delle piaghe di

san Francesco
ta
:

e quasi da tutti era tenuta una sanle

quando tempo
.

parve

V aperse

la

sua inten:

zion compiutamente
la

cui la vecchia disse


tutte le cose
,

figliuo-

mia

sallo Iddio
;

che sa

che tu molto

ben
si '1

farai

quando per ninna

altra cosa il facessi


,

dovresti far tu e ciascuna giovane


il

per non per-

dere

tempo della vostra giovinezza, perciocch niun


,

dolore pari a quello


d' avere
il

a chi conoscimento ha

che

tempo perduto.
al focolare?

da che diavol slam noi

poi, da che noi siam vecchie, se

non da guardare
il

la ce-

nere intorno

Se ninna

sa

o ne pu rendej

re testimonianza, io sono

una

di quelle

che

ora che

vecchia sono, non senza grandissime e amare punture


d'

animo conosco, e senza pr,


:

il

sciai

bench io noi

perdessi tutto ( che

tempo che andar lanon vorrei che

tu credessi che io

una milensa(i)), io pur non feci ci che io avrei potuto fare: di che quand' io mi ricordo veggendomi fatta come tu mi vedi che non troverrel c'xi mi desse fuoco a cencio (2) Dio il
fossi stata
, ,

sa

che dolore ia sento

Degli uomini non avvien cosi


,

essi

nascon buoni a mille cose

non pure a questa

la

maggior parte sono da molto pi vecchi che giovani : ma le femmine a ninna altra cosa che a far
,

questo
te care

e figliuoli ci nascono

e per questo son tenu,

se tu

non

te

ne avvedessi ad altro
,

si te

ne

dei tu avvedere a questo

che noi siam sempre ap:

parecchiate a ci

che degli uomini non avviene

(i)
(2)

Milensa,
Scipione

sciocca, scimiin'la, balorda.


il

Ammirato

vecchio ne' suol proverbi: nel cantado di


si

Firenze, essendo talora una casa lontana dall'altra,

va a prender

fuoco dalla pi vicina con un cencio.

NOVELLA X.
oltre a questo
ni, dove molti
re: e

Ili

una femmina stancherebbe molli uomiuomini non possono una femmina stanca-

perclo<xh a (pesto aam nate, da capo ti dico che

tu farai molto bene a rendere al marito tuo pan per focaccia,


si

che V anima tua non abbia in vecchiezza che


alle carni
.

rimproverare
tanto,

Di questo mondo ha ciascun


spezialmente
le

quanto

egli se

ne

toglie, e
si

femmi-

ne, alle quali troppo pi

convieue d'adoperare il tem-

|>oquando rhanno,che
vedere
,

agli

uomini; perciocch tu puoi


altri ci

quando

e'

invecchiamo n marito n

vuol vedere, anzi


vole con la gatta
le
:
,

ci

cacciano in cucina a dir delle fa-

e a noverare le pentole e le scodel,

e peggio
:

che noi siamo messe in canzone


i

e digli

cono

alle giovani
;

buoni bocconi e
assai

alle

vecchie

stranguglioni

e altre lor cose


ti

ancora dicono
,

acciocch io non

tenga pi in parole

ti

dico

infino

ad ora che tu non potevi a persona del mondo


l'

scoprire

animo tuo

che pi
si

utile

ti
,

fosse

di

me

perciocch egli non alcun

forbito
,

al

quale io non
,

ardisca di dire ci che bisogna

si

duro o zotico
a ci
ti

che

io
.

non ammorbidisca bene e rechilo


Fa' pure che tu mi mostri qual

che
,

io

vorr

piace
,

lascia poi fare a

me ma una
:

cosa

ti

ricordo

figliuo-

la

mia

che

Io

ti
j

sia

raccomandata

perciocch ioson
sii

povera persona

e io voglio infino ad ora che tu

partlclpe di tulle le

mie perdonanze e

di quanti pa-

teraoslri io dir , acciocch Iddio gli facci

lume

e canla

dele

a'

morti tuoi

e fece fine. Rimase

adunque
,

giovane in qiiesta concordia colla vecchia

che

se

veduto

le venisse

un

giovinetto
,

il

quale

per quella
i

contrada molto spesso passava


le disse
,

del quale tutti

segni

che

ella sapesse quello

che avesse a fare ; e

1 1

GIORNAT i QUINTA
un pezzo
,

datale

di carne salata

la
,

mand con Dio


occultamente
,

La

vecchia
,

non passar molti di


di cui ella detto
altro
,

le
,

mise colui
ivi a

l'

aveva

in

camera
alla

poco tempo un

secondo che
la

giovane

donna ne venivan piacendo j


potesse intorno a ci
,

quale in cosa che far


,

sempre del marito temendo


.

non ne
do una
co
,

lasciava a far tratto (i) sera andare a cena


il

Avvenne che, dovenla

marito con un suo ami,

il

quale aveva

nome Ercolano

giovane impo-

se alla vecchia

che facesse venire a


belli e de'

lei

un garzone
:

che era de' pi


la

pi piacevoli di Perugia

quale prestamente cos fece.

Ed

essendosi la
,

donna

col giovane posti a tavola per cenare

ed ecco Pietro
.

chiam
sto

all'

uscio
,

che aperto

gli fosse
:

La donna que,

sentendo

si
,

tenne morta
il

ma
,

pur volendo

se

potuto avesse

celare

giovane

non avendo accornascondere in altra


,

gimento di mandarlo o di
parte
,

farlo

essendo una sua loggetta vicina alla camera


,

nella quale cenavaiio


v' era
,

sotto
,

una

cesta

da polli

che

il

fece ricoverare

e gittovvi suso
il

un pannac:

elo d'

un saccone che
,

fatto aveva

d votare

e que-

sto fatto

prestamente fece aprire


:

al

marito
tosto
1'

Al qua-

le entrato in casa ella disse

molto

avete voi
1'

trangugiata questa cena . Pietro rispose :

non

abbiam

noi assaggiata

come
:

stato cos? disse la donna.

Pietro allora disse


tavola,

jdii'ohi.

Essendo noi gi posti a


io, e

Ercolano e

la

moglie ed

(2) noisentim-

(i)

Tnitlo per

fiata, volta.

Non

ne lasciava a far trailo (cio, ogni

volta, che le si presentasse


(2)

V occasione)
ecco noi sentimmo
dal nostro' autore

f Tra
.

vari usi

tli

questa pailiccila uno quello di tlinolar cosa


ilire

improvvisa IQui tanto vanehlie


dio senso

ec.

In

que-^

medesimo

la

vedremo usala

anche a'irove.

NOVELLA
mo
presso di noi stnmulire
,

X.

$iB
quegli che tar-

di che noi hJ ta prima


}

volta n la wtrondu

curammo

ma

nutito avea starnutendo ancora ia terza volta e la quarta

e la ([uiuta e molle altre


di

tutti ci

fece maravigliala

re:

che Ercolnno, che alquanto turbato con


,

moj^He era
ali*

perciocch gran pezza


,

ci

avea

fatti
:

stare

uscio senza aprirci

quasi con

fiuria disse

questo

che vuol dire? cl questi che cosi starnutisce? e,


levatosi

da tavola
,

and verso una

scala la quale as-

sai vicina v' era

sotto la quale era

un chiuso

di tavole

vicino al pi della scala da riporvi, chi avesse voluto,

alcima cosa
coloro che

come
il

tutto di

veggiamo che fanno far


.

le lor

case acconciano

parendogli che
,

di quindi venisse

suono dello starnuto

aj)ersc

uno
su-

usciuolo

il

qual v' era, e,


il

come

aperto

V ebbe,

bitamente n' usci fuori

maggior puzzo di solfo dei

mondo, bench

davanti, essendocene venuto puzzo

e rammaricaticene, aveva detto la donna: egli che


dianzi io imbiancai miei veli col solfo, e poi la teg-

ghiuzxa (i) sopra la quale sparto (a)


il

1'

avea perdio

fummo ricevessero,
.

io la misi sotto quella scala, si

che ancora ne viene

E
il

poich Ercolino aperto ebbe


il

usciuolo e sfogato fu alquanto


colui

fummo

guardan-

do dentro vide
starnutiva
,

quale stanmtilo avea e ancora

a ci la forza del solfo strignendolo .


egli starnutisse
,

E
il'

come che
n
altro

gli avea gi

il

solfo

si

petto serrato

che poco a stare avea che n starnutito


.

non avrebbe mai

Ercolano vedutolo grid :

or veggio , donna , quello per che poco avanti , quan(')

TtgghiuvM:
Jote
ai

(li

RI.

ili

tefghiii,

tuo

di

rame piano e

stigliato

tli

tlt-ntro,
{j)

cuoconc

forte, migliarci e ainiili rojc.


sp<irle

Sparlo e sparso,

* spartf usa

la

lingua arnaa liiTerenia.

DECAM. T. in.

GIORNATA QUINTA
,

do ce ne venimmo
za esserci aperto
,

tanto tenuti fuor della porta , sen;

fummo ma non
non
'1

abbia io mai cosa


.

che mi piaccia

se io

le

ne pago

Il

che

la

donna
,

udendo

vedendo che

suo peccato era palese


si

sen-

za alcuna scusa fare, da tavola

fugg (i)

n so

ove se n' andasse. Ercolano, non accorgendosi che


la

moghe
che

si

fuggia

pi volte disse a colui che starnu-

tiva

egli tuscisse fuori j


,

ma

quegli, che gih pi


si

non poteva
vea.

per cosa che Ercolano dicesse non


1'

mo-

Laonde Ercolano presolo per

uno

de' piedi

nel tir fuori ; e correva per


lo
j

ma
,

io

un coltello per uccidertemendo per me medesimo la signoria


,

levatomi

non

lo

lasciai

uccidere

fargli

alcun

male

anzi gridando e difendendolo,


,

fui
,

cagione
il

che quivi de' vicini trassero

li

quali

preso

gi

vinto giovane, fuori della casa

il

portarono non so
,

dove : per

le quali cose la nostra

cena turbata

io

non
co-

solamente non la ho
assaggiata
se,
,

ttangugiata, anzi
.

non

1'

ho pure

come

io dissi egli

Udendo

la

donna queste

conobbe che

erano

dell' altre cosi sa\ie

come

ella fosse,

quantunque
,

talvolta sciagura

ne cogliesse

ad alcuna
d'

e volentieri avrebbe con parole la moglie


il

Ercolano difesa 5 ma, perciocch col biasimare


parve dovere
;

fallo altrui le

a'

suoi far pi libera via


:

cominci a dire

ecco belle cose

ecco santa e buona

donna che
na
,

costei

dee essere

ecco fede d* onesta donlei


,

che mi sarei confessala da


;

si spiritai

(2)

mi

pareva

e peggio (3)

che

essendo ella oggimai vec-

(i) {

Levatasi da tavola

si foggi,

il

testo del 27.

(2) Spiritai, spiritual


(3)

E peggio

usa

d'i

dire

il

Boccac(!o senza altro verbo cos assolq-r .

tamente in vece di

pel il

pe^iq

, .

NOVFXLAX.
cliia, x

Il 5
giovani : che malaella
Al-

molto buono esemplo


1*

allo

delta sin
tres
,

ora che ellu nel


si

mondo veimc } ed

che viver

lascia
,

perlidissima e rea

femmina

che

ella

dee essere

universa! vergogna e vitupero di


terra
:

tutte le

donne di questa

la
al

quale

gittata via la
1'

sua

onesti e la fede

promessa
,

uo marito e

onor

di questo

mondo

lui
,

che

cos fatto
la

uomo

e cosi
,

onorevole cittadino

e che cosi bene


a'

trattava (x)

per un altro

uomo non

vergognata di vituperare
lui
.

e so medesirnn insieme con


cos falle

Se Dio mi

salvi

di

femmine non

si

vorrebbe aver misericordia j


elle si

die

si

vorrebbero occidcre j

vorrebbon vive
.

vi-

ve (a) mettere nel fuoco e farne cenere

Poi del suo


la cesta

amante ricordandosi
tro che

(iS)

il

quale ella sotto

assai presso di quivi aveva,


s'

cominci a confortare Pic^


perciocch tempo n* era

andasse al letto

Pietro

che maggior voglia aveva di mangiare che di


,

dormire
fosse
.

domandava pur

se

da ceoa cosa alcuna


:

vi

A
!

cui la

donna rispondeva

da cena
,

ci

ha j

noi siamo molto usate di far da cena


ci se*

quando tu non

S che io sono la moglie d* Ercolano!

Deh ch
meglio 1

non

vai?

dormi (4) per


,

istacra; (juanto farai

Avvenne che
tro venuti
gli asini loro,

essendo

la sera certi lavoratori di Pie-

con certe cose dalla

villa

e avendo messi

senza dar lor bere, in una stalletla la quaera


,

le allato alla loggella

1'

un

degli asini

che gran>)^ouo uel

ii)

Qiieklc parole e che cosi bene lo traltaya ouu

ti

lihro del

Mannelli;

ma

sono

iti

tulli gli aliti clie io

Lo \Juli.
Mai
|}'*

(a) f^ye vive, solo solo t-J aitii lali ntotlo d dite

nella

nosUa
(5)

favella, in vece di tutte yn-e

tutto solo ec.

i Poi ricordandoti delC umico, V vii*,


Gli
alili cutrcaicio:

dil i"]

Dell' aneoh

iu (}iieato luogo |'i di vivacili die delCuuuinte.


(4)

deh che non vai dormire.

GIORNATA QUINTA
il

dissima sete avea, tratto


to della stalla,

capo del capestro, era usci-

ed ogni cosa andava fiutando, se forse tro;

vasse dell' acqua

e cosi

andando
il

s'

avvenne per me'

la

cesta (i) sotto la quale era

giovinetto. Il quale avenstare


,

do

percioccli carpone

gU conveniva

alquanto
>

le dita

deir una

mano

stese in terra fuor della cesta


,

tanta fu la sua ventura o sciagura

clie

vogliam dire
:

che questo asino ve

gli

pose su piede
,

laonde esso
strido;
il

grandissimo dolor sentendo

mise un grande

quale udendo Pietro


ser dentro alla casa.

si

maravigli ed avvdesi ci es,

Per che uscito della camera e sen,

tendo ancora costui rammaricarsi


cora
1'

non avendogli an,

asino levato

il

pie d' in su le dita


?

ma premen,

dol tuttavia forte, disse: chi la

e corse alla cesta


il

quella levata

vide

il

giovinetto

quale

oltre al do,

lore avuto delle dita


to di

premute dal pie

dell' asino

tut-

paura tremava che Pietro alcun male non


.

gli fas

cesse

Il

quale essendo da Pietro riconosciuto

co-

me
fai

colui a cui Pietro per la sua cattivit era andato


,

lungamente dietro
tu qui
?

essendo da lui domandato


gli

che

niente a ci

rispose

ma

pregollo che

per l'amor di Dio non


Pietro disse
ti
:

gli

dovesse far male.

cui

leva su

non dubitare che


:

io alcun

mal
?

faccia

',

ma

dirami

come
.

se'
Il

tu qui e perch

Il

giovinetto gli disse ogni cosa

qual Pietro non me-

no

lieto d' averlo trovato

che

la sua

donna dolente

presolo per

mano

con seco nel men nella camera


la

nella quale la

donna con
,

maggior paura del mon-

do r aspettava
(i)

Alla quale Pietro postosi a seder dimezzo; ma in alcuni


testi

Per me'
Per

la cesta, cio per

penna

truovo in ver, cio in verso ^ e raglio pi mi piace,


A..

me7fX.Q,

NOVELLA
rimpctto disse
d' Elrcolano
,

X.
test la
si

117
moglie
ella

or tu inolndicuvi coA

e dicevi che arder


:

vorrebbe e che

fra vergogna di tulle voi

conio non dicevi di te me-

desima

Mi di lo dir
,

non volevi

r animo
fatto

di dir di lei
ella fatto

scnlCDdoti

tome ti suflcrva quel medesimo aver


,

che
,

avca? Certo niuna altra cosa vi

ti

in-

duceva

se

non che voi

siete tutte cosi falle, e coU'ali

trui colpe gunlatc di ricoprire

vostri falli

che venir

possa fuoco da ciclo che tutte v'arda , generation pes-

sima che voi

slete.

La donna, vcggendo che


di parole fatto

nella pri1'

ma
per

gltinta altro

male che

nou

avea,e

parendole cotiuscerc

lui tutto

gogolare (1) perclocch


,

man
:

lenea

un

cosi bel ^ovineito

prese cuore e

disse

io

ne son molto certa che tu vorresti che fuoco


,

venisse da ciclo

che

tulle ci ardesse
il

si

come

colui
;

che

se' cosi

vago di noi come

can delle mazze

ma

alla croce di
farei

Dio

egli

non

ti

verr fatto:
,

ma

volentieri

un poco ragione con


rammarichi e certo

esso tcco
io starei

per sapere di che


se tu alla

tu

li

pur bene
,

moglie d' Ercolano mi volessi agguagliare

la

quale
,

una vecchia picchiapetto (a)


da
lui ci

splgollstra

(3)

ed ha
si
,

che

ella

vuole

tener moglie

j il

che a

come me non avviene Ch


,

e Ilenia cara

dee

posto

che

io sia

da

te

ben

vestila e
,

ben

calzata

tu sai

bene

come
non

io sto d' altro

e quanto

tempo

egli

che tu

giacesti

(4) con

meco ;

e io vorrei innanzi andar

(l)

Gogolare

lo tpso

ck gongolare, cio rallegrarsi, giubbilare


i

CoromoTtr per una


(9)

certa ititern alIe^resM. V.


il

Deputali.

Che

li

piccliia

petto quasi per rendersi in coli.

(3) Spigolistra, ipocrita.


(4)

Giacere per usar camalmeale; perch io qaanloal

giacersi

egli

doTca pur giacere ogai nolU.

8
gli stracci

GIORNATA QUINTA
in dosso e scalza ed esser
,

con
da

ben
,

trattata

te nel letto

che aver tutte queste cose


.

trattando,

mi come
che
io

mi tratti E intendi sanamente son femmina come l'altre, ed ho


tu
1'

Pietro

voglia di

quel che
cacci
,

altre

si

che

perch io
te
,

me

ne pro-

non avendone da
almeno
ti

non da dirmene non


s'

male

fo io

cotanto d' onore che io


.

mi pongo
ta la notte

con ragazzi n con tignosi

Pietro

av-

vide che le parole non erano per venir


:

meno
poco
ti

in tutsi

per che

come
,

colui che
',

di lei

curava , disse :

or non pi donna

di questo

conten-

ter io bene: farai tu gran cortesia di far che noi

abbiamo da cena qualche cosa j che mi pare che questo


garzone
cenato
.

altres

cos

ben com'
la

io

non abbia ancor


egli

Certo no , disse

donna , che

non ha

ancor cenato 5 che quando tu nella tua mala ora venisti ci

ponavam (1) noi a tavola per cenare. Or va' dunque disse Pietro fa' che noi ceniamo^ e appresso io disporr di questa cosa in guisa che tu non t' avrai
, ,

che rammaricare (2)


marito contento
,

La donna

levata su ,

udendo

il

prestamente fatta rimetter

la tavola
,

fece venir la cena la quale apparecchiata avea

e in-

sieme col suo cattivo marito e col giovane lietamente


cen.

Dopo

la cena, quello

che Pietro

si

divisasse a
.

soddisfacimento di

tutti e tre

m'

uscito di mente

So
su

io

ben cotanto che


,

la mattina vegnente infino in


si

la piazza

fu

il

giovane non assai certo qual pi

fosse stato la notte o

moglie o marito accompagnato.

Per che
(i)
(2)

cosi vi vo' dire ,

Donne mie

care , che chi te

jl^

Fonevam.
A. da

rammarirare G. di
.

clie.i'R. lasci

il

solo
il

che

mal

fe-

ce egli che aveva inlrapceso di correggere e d'alterare

lesto.

NOVFXLAX.
In fn, ra{;]iclcj

119
tienloti a

e, se tu

non puui,

mente
,

fin tal

che tu poasa
rlcrva (1).

Aodocch quale afino dh

in parte

Rsscndo adunrpic

la

novella di
ria

Dioneo
,

finita

medi-

no

p?r
,

vergogna dallo Donne

che per poco


fine del

letto

e la Reina conoscendo che


,

il

rao reg>

gimonto era venuto

levatasi in pie e trattasi la coro-

na dello alloro

quella
:

piacovolmcnte mise
,

capo
il

ad Elisa dicendole

a voi

madonna
1'

sta
ai
;

omai

coad-

mandare
siniscalco

Elisa
slato

ricevuto
fatto
,

onore

come per

dietro ora

cosi fece ella

che dato col

primieramente ordine a ci che bisogno

facea per lo

tempo
che

della sua signoria

con contengih

tamento della
te

brillata disse: noi

abbiamo

mol-

volle udito

con be' motti e con risposte

pronte o con avvedimenti presti molti hanno gih saputo

con debito morso rintuzzare

gli altrui
j

denti

sopravvegnenii pericoli cacciar via

e perciocch la
voglio che
si

materia

t>

bella e

pu
Dio

essere utile

i*

doma,

ne con
cioA
,

1'

aiuto di

infra questi termini

ragioni
si

di chi con alcuno leggiadro motto tentato

ri-

scotesse,

o con pronta risposta o avvedimento fuggi


,

(a) perdita

pericolo o scorno
lutti
:

Questo fu commen-

dato mollo da
si

per

qual cosa la Reina levataora della cena licenzi


.

in pi

loro tutti infmo

all'

L' onesta brigati vedendo


dirizz
,

la

Reina levata

tutta si

e secondo
gli

il

mo<lo usato ciascuno a quello


si

che pi diletto

era

diede

Ma

essendo gi di

(1) Creilo cTie Toglia lYne,

che tato

ila

colpo doro col piede auo, e

riccTe colpo doro dalla parete. R.

Si dice piando
(a)

uno riceve t Fuggi$si y la atampa

la

|>arig1ia JH iogiuria

che

egli

ha

fatto,

del

97

2o

GIORNATA QUINTA
,

cantare le cicale ristate

fatto ogni

uom richiamare
festa fornita
,

cena andarono

La quale con
si

lieta
.

cantare e a sonare lutti


volere della Reina
,

diedero

avendo

gi
,

con

Emilia una danza presa


.

a Dio-

neo fu comandato che cantasse una canzone


prestamente cominci;

11

quale

Monna Aldruda,
vi

levate la
tutte
la

coda, che buone novelle


le

reco (i)

,,

Di che

Donne cominciarono
,

a ridere , e

massimamente

Reina

la

quale

gli

comand che
Alzatevi
1'

quella lasciasse e

dicessene un' altra* Disse Dioneo:


avessi

madonna,
i

se io

cembalo
,,
:

io direi:
1'

,,

panni,

monna

Ijapa

,,

Sotto
:

ulivello

erba ,,50 voleste

voi che io dicessi


le,,
^

,,

L' onda del mare


,

mi

fa

gran ma-

ma
,

io

non ho cembalo

e perci vedete voi


:

qual voi volete di queste altre. Piacerebbevi

,,

Escici

fuor

che
.

sia tagliato,

pagna,,
disse

Disse la
,

com' un mio (2) in su la camReina: no, dinne un'altra. Dunque,


,,

Dioneo
e'

dir io:
del

Monna Simona
d' ottobre (3)

imbotta
.

,, :

imbotta

non
:

mese

La Reina
,

ridendo disse
vogli
',

deh in malora dinne una bella


.

se tu
:

che noi non vogHam cotesta

Disse Dioneo

(1)

fLe

canzonelle qui locche da Dioneo (Jicono


a

Deputali)son
Lallo

di quelle

che

que'iemp

si

cantavano in su

le feste

e Tef;lie a

per

sollazzo. Tulle, quale pi


le

copertamenlee quale
la

alla scoperta, niol-

teggiavano
(2)

donne: e
testo

di

qui che

Reina ne

fa

tanto romore,,.
cio quell' albedi

R.

in

un

MS.
si

lesse

melo: A. stamp m^rio,


il

ro rimondo taglialo che

pianta nelle piazze

primo giorno

mag-

gio; e cos certamente era nel vero originale,

le

seguenti |)arole in su

la

campagna
che

lo

confermano;

e di

pi

l'

essere tulli que' sensi rolli

non

altro
(3)

princi[)ii di ballate rustiche. Rolli.

f E' non

del mese (T ottobre

Alcuni hanno credulo che queste


si

parole appartenessero alla canzonetta;

ma

sono ingannali.

E
ma

Dioneo,
che par-

come osservano
lo io

Deputati, che ripiglia se stesso condire:


d'

d'imbottare? noi non jiiamo ora nel mese

ottobre.

NOVELLA X.
no, madonna
piace
f io
8*
,,
,

lai
|

non tc ne

fate

malo

pur qual pi
:

vi

ne 80 pi di mille.
io noi picchio
:

O volete
Deh

Questo mio
fa'

nicchio
ritu

,<<>,

pian

ma*-

mio
tutte

o lo mi comperai un
allora

gallo delle lire


,

cento .

La Reina
1'

un poco
,

turbata

quantunlascia sto-

que
8C
il

altre ridessero
,

disse :

Dioneo

motteggiare
provare,
,

e dinne
io

una

bella; e se non, tu p

Iresti

come

mi

so adirare.
,

Dioneo udendo

questo

lasciate star le ciance

prestamente in colai

guisa cominci u cantare

Amor

la

vaga luce
(i) da' begli occhi di costei
fatto di tc e di lei
ocelli lo

Che move

Seno m' ha
Che
pria la

Mosse da' suoi begli

splendore

fiamma

tua nel cor m'accese


,

Per li miei trapassando

E
Il Il

quanto

fosse

graude
lei

il

tuo valore,

bel viso di

mi

f palese ,

quale imaginando
sentii gir

Mi

legando

Ogni

virt e sottoporla a lei

Fatta nuova cagion de'sospir miei.

Cosi de' tuoi (s) adunque divenuto

Son signor caro, e ubbidente


,

aspetto

Dal tuo poter merzede ; Ma non so ben , se intero conosciuto


(l)

Muovere

movere

in li^niGc. moI.

per nascere, derivare,


il

avere orgine, aver principio, cominciare. Cosi

Petr. Soa.

169.

D' un liei rharo e potilo e vivo Muove la fiamma, che m'incemle


(q)

ghitccio
e

trug^n*

De' tuoi, cio

della tua famiglia, tle'tuoi terri

modo coniane

del

parlar nuslro.

aa
*'

GIORNATA QUINTA
L' alto disio ohe mosso m' hai nel petto
,

*^
'

'

N Da

(i) la mia Intera fede


costei
,

che possiede
,

Si la

mia mente
,

che io non
,

torrei

Pace
Per eh*

fuor che da essa


ti

n vorrei
,

io

priego

dolce signor mio


,

Che

gliel

dimostri

e faccile (2) sentire

Alquanto del tuo foco


In servigio di

me; che

vedi eh' io
e nel martire
;

Gi mi consumo amando

Mi

sfaccio a

poco a poco
fia

E poi,
Me
Che

quando

loco (3)
lei
,

raccomanda a

come

tu dei

teco a farlo volentier vorrei

Da

poi che Dioneo tacendo mostr la sua canzone


,

esser finita

fece la Reina assai dell' altre dire


di

aven.

do nondimeno commendata molto quella

Dioneo
,

Ma

poich alquanto della notte fu trapassata


gi
il
,

e la

Reina sentendo

caldo del di esser vinto dalla

freschezza della notte


al di seguente

comand che ciascuno


s'

infino
.

a suo piacere

andasse e riposare

(1) ATTetll

questo ne per e come anco suole usar

alle

volle

il

Pe-

trarca
(2)

f Facciale,

l'ediz. del

27.
disse

(3) Itoco

non mai

se

nou nel terso

ilBocc, ma luogo sempre.

FINISCE

LA QUIISTA GIORNATA

DEL decmieron:
INCOMI.^CIM

LA SESTA,
Nella quale
rui

sotto il

reggimento d* Elisa

si

ragiosi

di chi con alcuno leggiadro motto tentato


,

tiseotesse

o con pronta risposta o avvedimento


.

fugg perdita o pericolo o scorno

XJuVeva
duti
i

la

lana , essendo nel mezriO del cielo , per,

raggi suoi

e gih

per

la

nuora luce vegnente


era chiara
,

ogni parte del nostro


la Tlcina levatasi
,

mondo (i)

quando
,

fatta la

sua compagnia chiamare

alquanto con lento passo dal bel poggio , su per


giada spaziandosi
,

la ru-

a'

allontanarono

d'

una e

d' altra

cosa varii ragionamenti tegnendo, e della pi bellezza

e della

meno

delle raccontate novelle disputando


recitati in quelle
,

ancora de' varii casi


sa
,

rinnovando
il

le ri-

infno a tanto che

gih pi alzandosi
,

sole e co-

minciandasi a riscaldare
casa tornare
:.

a tutti parve d
i

dover verso

per che ,

voltati

passi

se

ne venne-

ro .
d'

E quivi

essendo gih le tavole messe e ogni cosa


fiori

erbucce odorose e di be'

seminata

avanti che

(i)

Del nostro mondo

t'intende

nostro rmitpeno.

t24
il

GIORNATA SESTA
comandamento
della

caldo surgesse pi, per

Reina
,

si

misero a mangiare

E
,

questo con festa fornito

avanti che altro facessero

alquante canzonette belle

e leggiadre cantate ,

clii

and a dormire e chi a gluca.

re a scacchi e chi a tavole

Dioneo insieme con

Lauretta di Troiolo e di Crlseida cominciarono a cantare (i)


.

gi

ora venuta del dovere a concistoro

tornare

fatti tutti dalla

Reina chiamare
si

come

usati

erano ,

dintorno alla fonte

posero a sedere .

E volen,

do

gi la

Reina comandare

la

prima novella
v' era
:

avvenne
che per

cosa che ancora avvenuta


la Reina e per tutti

non

cio

fu un gran romore udito, che per


cucina
.

le fanti e famigliari si faceva in

Laonde

fatto

chiamare
qual fosse

il

siniscalco

domandato qual
,

gridasse
il

del romore

la cagione
}

rispose che

romo-

re era tra Liclsca e Tindaro

ma la

cagione egli

non

sapea

si

come
,

colui che pure allora giugnea per far-

gli star cheti

quando per parte


la

di lei era stato chia-

mato

Al quale

Reina comand che incontanente


:

quivi facesse venire la Liclsca e Tindaro


venuti

li

quali

domand
.

la

Reina qual

fosse la cagione del lo,

ro romore
la Llcisca
,

Alla quale volendo Tindaro rispondere

che attempatetta era e anzi superba


,

che con

no

e in sul gridar riscaldata

voltatasi verso lui


,

un mal
ve io
alla

viso disse : vedi bestia d'


,

sia

a parlare prima di
rivolta disse
;

uom che ardisce dome ; lascia dir me E


.

Reina

madonna

costui

mi vuol
il

far

(i)

Qui

si

comprenile che

m.

GioT.nnni avea prima composto


.

Filo-

slcato che questo libro del

Decameron

M.
il

t L'innamoramento
del

di

Troilo e di Griselda

principale su^^etto

Poema o piuUosto Romanzetto

Ja ottava rima qui mentovalo dal

Mannelli.

GIORNATA SESTA
ooBOtcerc la moglie di Sicofante
,

ia5

e n pi n meno,*
,

come

se io con
,

lei

usata

non

fossi

mi

vuol dare a ve-

derc che

la notti

prima che Sicofante giacque con


ciiirnsse in

lei, racsser

Mazza

Munte Nero per

forza e

con ispargimento di sangue; e io dico che non vero


ani V* entr paceljcam(nte e con gran piacere di quei
d* entro
.

VA
,

ben

bestia costili

cie egli si
si

crede
,

troppo !)one
elle stieno a

che

le giovani sicno
il

sciocche

che

perdere

tempo loro
,

stando alla bada


sette volte le sei

del padre e de* fratelli

che delle

soprnstanno tre o quattro anni pi che non debbono


a maritarle
.

Frate
.

bene starebbono
,

se elle

s'

ind*

giasser tanto

Alla fede di Cristo

che debbo sapere


.

quello che io

mi dico quando

io giuro

Io non ho vi-

cina che puleclla ne sia andata a marito; e anche delle maritate so io


a* mariti
:

ben quante e

piali

beffe elle fanno


far conoscer le
.

e questo pecorone

mi vuol
si

femmine
tutti

come
,

se io fossi nata ieri

Mentre che
gran
risa
,

la

Liclsca parlava
i

facevan le

Donne

che
Rei-

denti

si

sarebbero loro potuti trarre.


sei volte

E la
ma

na

1*

aveva ben

imposto silenzio

niente

valoa: ella

non ristette mai innno


ella volle
.

a tanto che ella ebal:

be dotto ci che
le parole fine
,

Ma

poich fatto ebbe

la

Reina ridendo volta a Dioneo


;

disse

Dioneo

questa quistlon da te

quando

llnlte fieno le nostre

novelle

e perci fnrai / che tu sopr' es-

sa dei ( i ) sentenzia finale. Alla [qual

Dioneo

presta-

mente rispose madonna,


:

la sentenzia

data'senza udir;

ne

altro

e dico che la Licisca ha ragione

e credo

(l)

Dei. Che
,

io

dea

tu dei, colui dea dissero


si

gli

nlicL dcI sog-'

giuativo: dia

tu dii e dia

dice pi moUcinaiueule.

,.

i1i6

GIORNATA SESTA
cosi sia

che

com'

ella dice

e Tindaro una bestia


,

La
Dio

qual cosa la Licisca udendo

cominci a ridere , e
.

a Tindaro rivolta disse :


,

ben

lo diceva io
tu,

Vaiti con

credi tu saper pi di
?

me

che non hai ancora


ci

rasciutti gli occhi

gran merc , non

son vivuta in

vano

io

no. E^ se

non

fosse

che

la

Reina con un mal

viso le

impose

silenzio e
,

comandolle che pi parola

n romor facesse

se esser
,

non

volesse scopata

lei e

Tindaro mand via

ninna

altra cosa

avrebbero avulei
.

ta a fare in tutto quel giorno

che attendere a

LI

quali poich partiti furono

la

Reina impose a Filo-

mena che
mente
cos

alle novelle desse principio.

La

quale

lieta-

cominci;

NOVELLA 1,
Un cavaliere dice
a madonna Oretta (i) di portarla con una novella a cai'allo , e malcompostamente dicendola , da lei pregato che a pi

la ponga.

a
stelle

riovani

Donne

come

nei lucidi sereni sono le


,

ornamento

del cielo (a)


,

e nella primavera
rivestiti albuscelli

fiori de*

verdi prati

e de' colli

cosi de* laudevoli

costumi e de' ragionamenti


:

belli so-

no

leggiadri motti

li

quali

perciocch brievi sono,


agli

tanto stanno meglio alle

donne che

uomini, quan-

(i)
(2)

Oretta pare un' abbreviatura

di

Lauretta,
di
il

Nota che questo medesima prolago usa l'autore


nella

sopra [Gior-

nata prima)
mollo.

decima novella delta da Pampinea;

che pare vizioso

M.

NOVELLA L
to pi alle donne che agli uomiD
(liiidiee.
il

i^j
molto parlar
dL

il

vero die, qual

si

la

la

cagione, o la

uialvagit del nostro ingegno o inimicizia siogularc


a' nostri secoli sia

che

portata da' cicli


ci la
,

oggi poche o non

ninna (i) donna riniosa


pi opportuni dire alcuno

qnal ne sappi ne*tcm

se detto

T ,

intenderlo
.

come

si

conviene: general vergogna di tutte noi

Ma
far*,

perciocch gi sopra questa materia assai da Pampinea


fu detto, pi oltre non intendo di dirne;
vi

ma, per
una

vedere quanto abbiano in so di bellezza a' tempi


,

detti

un

cortese iiupor di silenzio fatto da

gentil

donna ad un cavaliere mi piace


S
])cre,

di raccontarvi*

come molte

di voi

o possono (a) per veduta saegli

o possono avere udito,


citth
il

non ancora guari


donna
suo no^

che nella nostra


e ben parlante,

fu

una

gentile e costumata

cui valore

non merit che

il

me

si

taccia

fu

adunque chiamata madonna Oretta


,

e fu moglie di niesser Geri (3) Spina


avventura essendo in contado
,

La quale per
,

come

noi siamo

da

un luogo ad un

altro

andando per
,

via di diporto inli

sieme con donne e con cavalieri


il

quali a casa sua


la ^ia

di avuti avea a desinare


,

ed essendo forse
,

lunghetta di Ih

onde

si

partivano

a col

dove

tut-

(i)

f Dicono

Gramalic che ninno, quando acrompagnato

ilnlla

i)e);ativa, di

per t non nega, e tuoi Talt-re alcuno.

io crederei che negaiae e valrate

nessuno

e che

la

Qui non dimeno particola non ci ale*ci

le

]>er

ripieno.

ct>rto

poche o non alcuna donna ritnusa

non

direhke. Io credo che quel


energia, e che

non

aerva a dare alla eapiessione pi di

non niuna

Taglia

niuna

afJ'aUo, allo tteiso niotlo

cb

nonnulla
(i)

vai

nulla ujjalto.
la

Possono dice
il

proea, e rariwime volte

panno, che mollo pia

pesso dice
(3)

verso.

Ceri aLbreriatura di Ruggieri.

. ,

iag
ti

GIORNATA SESTA
,

a pie d' andare intendevano


:

disse
,

uno

de' ca-

valieri della brigata

madonna Oretta

quando voi
delle belle

vogliate (i), io vi porter gran parte della via, che

ad andare abbiamo, a cavallo con una


novelle del

mondo. Al quale

la

donna rispuose(2):

messere, anzi ve ne priego io molto, e sarammi caris-

simo. Messer lo cavaliere, al quale forse non istava

meglio

la

spada allato che


,

'1

novellar nella lingua


,

udi-

to questo

cominci una sua novella


j

la

quale nel vesei

ro da s era bellissima
volte replicando

ma

egli

or tre e quattro e
,

una medesima parola


altro

e ora indietro

tornando, e talvolta dicendo; io non


so ne'

dissi

bene, e spesfie-

nomi errando, un per un


la

ponendone,

ramente

guastava: senza che egli pessimamente, se-

condo la

qualit delle persone e gli alti che accadevano

profereva (i). Di che a


spesse volte veniva

madonna Oretta, udendolo, un sudore e uno sfinimento di cuo-

re

come se inferma fosse e fosse stata per terminare La qual cosa poich pi solFt^rir non pot conoscendo
,

che

il

cavaliere era entrato nel pecoreccio (4) n era

(i)

Quando
altri

voi vogliate,

quando

vi

piaccia, quando cos


la

mi proinvece

mettiate ed

molti usa con molta le^igiadria

favella toscana

di se volete, se vi
(2)

piace, se cos

mi promellele

ec.

Rispose

(3) Proferiva.
(4)

Pecoreccia, quel letamaio fangoso che fauno


la

le

pecore

dove

dormono
dare
re.

notte; figuratamente

\>ev

fango
al

\ MI nasce alcun dubbio intorno


a
Il

senso che qui paruto di poter


e// /3eco

questo vocabolo. Pecoreccio propriamente con/us/o/i e Mi-nagio deriva pecoreccio da pecoritius


,
,

cio (

come

spiega egli)

pecorum con/usio
con
lui
a'
i

Quindi che
gli

pigliasi,

die' egli, [)er

confusione; e

accordano anche

Accademici
il

della

Crusca e Francesco
confusione o ancho

Alberti,

quali danno a questa voce

significato di

d'intrico, senza far menzione alcuna, che possa valeie allreai 4/aiifO cW

pecora o fango.

NOVELLAI.
vostro cavallo ha troppo

1^9
che
io vi
,

per riiiscimfi, placevolinentc disBCi messere, questo

duro

trotto: por

priego che vi piaccia di pormi

a pi A

Il

cavaliere

il

qual per avventura era molto migliore intenditore che


novellatore
,

inteso

il

motto, e quello in festa e in gabin altre novelle, e quella


,

bo preso,
lasci stare

mise mano (i)

che cominciata avea e mal seguila

senza fnita (a)

NOVELLA n.
Cisti (y) fornaio con

una sua parola fa ravvedere

messer Ger (4) Sfuna d'una sua trascutata (5)

domanda

M
ni
il

cito fu

da ciascuna delle Donne e degli Uomi-

parlar di

madonna Oretta
Pampinea che
.

lodato,

il

qual coman-

la

Reina

seguitasse
io

per che

ella

cosi

cominci

Belle

Donne

non
si

so

da

me medela

sima vedere che pi in questo

pecchi o
vii

natura
,

apparecchiando ad una nobile anima un


la fortuna

corpo

apparecchiando ad un coq>o dotato d' anivii

ma nobile
(t)

mestlero

si

come
si

in Cisti nostro citla-

Mite mano, molto agameule


Puccio, e rimise

dice in cose

la

scliirzo,
ec.

cosi

nella iiovelia di frale


(i)

mano
.

W suoi pulei-notri

f Finita
:

qui

nome

latlantivo

Disse tDche Dante in una tua

cantone

('lie

possan guari star tenta fintit.


:

ni. Q'iao

da Pistoia in un Suiiftto

Per
(5) Cisti

forsr v'aggrada

min finita.

abbreviatura di Jieiicx'enisti
di lliiggicri.

(4)

Ger abUrcTtalura

(5j

Trascinato, IraKurala.

DECM. T. IIL

i3o
qual Cisti
.

GIORNATA SESTA
,

dino e In molti ancora


re
.

Il

d' altissimo

abbiamo potuto vedere avvenianimo fornito la fortu,

na fece fornaio

certo io raaladicerei (i) e la na,

tura parimente e la fortuna

se Io

non conoscessi

la

natura esser discretissima


chi (2)
,

e la fortuna aver mille ocfigurino


,
.

come
i

clie gli sciocchi lei cieca


s

quali io avviso che,

Le come molto avvedute fanno


li

quello che

mortali spesse volte fanno,


,

quali, incerti

de' futuri casi

per
vili

le loro

opportunit le loro pi casi

re cose ne'pi

luoghi delle loro case,


,

come me-

no

sospetti

seppelliscono

e quindi ne' maggiori biil

sogni le traggono, avendole


te servate

vii

luogo pi sicuramen-

che

la bella

camera non avrebbe.


le lor cose

cos le

due ministre del mondo spesso


scondono sotto
1'

pi care na-

ombra

dell' arti reputate

pi

vili

acciocch di quelle^ alle necessit traendole, pi chiaro appaia


il

loro splendore
il

Il
,

che quanto In poca cosa


occhi dello intelletto
il

Cisti fornaio

dichiarasse

gli

rimettendo a raesser Ger Spina (


di

quale

la novella

tornata nella
sai piccola

madonna Oretta contata, che sua moglie fu, m'ha memoria ) mi piace in una novelletta asdimostrarvi.
,

Dico adunque che avendo Bonifazio papa


quale messer Ger Spina fu in grandissimo

appo

il

stato,

manGe-

dati in Firenze certi suoi nobili ambasciatori per certe


r

sue gran bisogne, essendo smontati


, ,

essi in

casa di messer
i

ed

egli

con loro insieme

fatti

del

papa

trattando

avvenne, che che se ne fosse cagione, mestutti

cer Ger con questi ambasciadori del papa

a pie

(1)
(2)

iledirei

Ingegnoso
.

riflesso sulla

natura e sulla fortuna, Jegno di inalur

riflessione

Mari.

NOVRLLA
vano, dove Cisi fornaio
il

II.

'

i3i Ughi
passa-

quasi ogni mattina davanti a santa Maria

suo forno aveva e persoual.

luentu la sua arte eserceva (l)

Al quale quantunque

la fortuna arie assai umili; data avesse, tanto in quella


gli

era stata benigna, che egli era ricchissimo divenu,

to

senza volerla mai

j)er

alcuna altra abbandona,

re

splendidissimamente vivea
i

avendo

tra

l'

altre

sue

buone cose sempre


gli,

migliori viui bianchi e vermitrovassero

che in Firenze

si

o nel contado.
all'

Il

qual

veggendo ogni mattina davanti


messer Ger e
il

uscio suo passar


,

gli

ambasciadori del papa

ed essendo
il

caldo grande, s'avvis che gran cortesia sarebbe


:

dar lor bere del suo buon vin bianco

ma

avendo

ri-

guardo

alla

sua condizione e a quella di messer Geri


il il
.

non

gli

pareva onesta cosa

presumere

d' invitarlo

ma

pensossi di tener

modo

quale inducesse messer

Ger medesimo ad

invitarsi

avendo un

farsetto

bianchissimo indosso e un grembiule di bucalo innanzi

sempre

li

quali piuttosto
,

mugnaio che fornaio


l'

il

dimostravano

ogni mattina in su
gli

ora eh' egli avvi-

sava che messer Geri con


passare
si

ambasciadori dovesser

faceva davanti

all'

uscio suo recare una sec-

chia nuova

e stagnata d'acqua fresca e

un

picciolo oi^
,

cioletto bolognese

nuovo del suo buon vin bianco


,

e
:

due

bicchieri che parcvan d' ariento


joslosi
,

si
,

eran chiari

e a seder

come

essi

passavano
s*

ed

egli

poi-

ch una volta o due spurgato


s

era,
,

cominciava a ber
egli u'

saporitamente questo suo vino


.

che

avrebbe

fatto venir voglia a' morti

La qual

cosa avendo mes,

ser Geri

una e due mattine veduta

disse la ter^a

(i)

EwrciUT.

i32

GIORNATA SESTA
ma
quanto non vi potre' io
.

chente , Cisti? e buono? Gisti, levato prestamente


in pie, l'ispose: messer si,

dare ad intendere, se voi non assaggiaste


ri, al

Messer Ge-

quale o

la

qualit del
il

tempo o afFanno pi
,

che l'usato avuto, o forse

saporito bere

clie

a Cisti

vedeva fare, sete avea generata, volto


dori, sorridendo disse:
signori, egli

agli

ambascia-

buon che noi


;

assaggiamo del vino di questo valente


egli tale che noi

uomo

forse

che

non ce ne penteremoj
.

e con loro

insieme se n and verso Cisti


sente
pi-eg

Il

quale , fatta di pre,

una

bella

panca venire di fuor dal forno


,

gli

che sedessero
i

e alli lor famigliari

che gi per

lavare

bicchieri

si

facevano innanzi, disse: compafai-e

gni, tiratevi indietro, e lasciate questo servigio

me; che

io so

non meno ben mescere, che

io sappia

infornare j e

non

aspettaste voi d'assaggiarne gocciola.


,

cos detto , esso stesso


,

lavati quattro bicchieri belli

e nuovi

e fatto venire
,

un

piccolo orcloletto del suo

buon vino
a'

diligentemente die bere a messer Geri e


.

compagni

AUi

quali

il

vino parve

il

migliore che

essi avesser

gran tempo davanti bevuto : per che com,

mendatol molto
quasi

mentre

gli

ambascladori

vi stettero

ogni mattina con loro insieme n'and a ber

messer Ger. A' quali, essendo espedlti e partir dovendosi, messer Geri fece

un magnifico

convito al

quale invit una parte de' pi


fecevi invitare Gisti (i),
il

onorevoli cittadini, e

quale per ninna condizio-

ne andar

vi volle

Impose adunque messer Geri ad

(i)

Quesln cortesia di Geri verso Cisti mostra non solo l'altezza del
la

suo auiino grlo, toa ancora

s!ima che dai granili


ei si l'osse.

si

faceva dell'uomo

dabbene

di

qualuncjue coudizione

Mait,

NOVELLA
uno
del de* suoi famigliari che per
vili <li

n.

i33

Cisti, e di quello
alle

un fasco (i) andasse un mtnzo bicchiere per


Il

uomo
tolse

d(;ss<'

prime mense.
quale
ti

famigliare, fiirsesdi-

gnato |K'rch niuna Toha bere aveva potuto del vino,

un gran

fiasco,

il

come
manda

(isti

vide,
Il

diss(>:

figliuolo,

messcr Geri non


volle
il

me.

che

raf-

fermando pi

famigliare, n potendo altra risi

sposta avere, torn a raesscr Geri, e

gliele disse.
s

cui messer Geri disse; tornavi, e digli che

fo; e,
ti

se egli

pi cos
Il

ti

risponde, domandalo a cui io


Cisti,

mando.

famigliai-c tornato disse:


te
.

per eerto

messer Geri mi manda pure a


se; per certo, figliuol
,

Al qual

Cisti rispo-

non

fa.

Adunque,
Cisti;

disse

il

fa-

migliare, a cui
11

mi manda? Kispose
il

ad
,

Amo.
subilo

che rapportando
occhi
gli

famigliare a messer Geri

gli

s'apersero dello intelletto, e disse al fa-

migliare; lasciami vedere che fiasco tu vi porti.

E vegli fo-

dutol disse; Cisti dice veroj e dettogli villania,

ce torre

un

fiasco convenevole. 11

qual Cisti vedendo


a

disse: ora so io

bene che
.

egli

li

manda

me;

lietail

mente

gliele

empi

poi quel

medesimo

d fatto

bollicello riempiere

d'un
di

simil vino, e fattolo soave-

mente (a) portare a casa

messer Geri, and appres-

so, e trovatolo gli disse: messere, io

non

vorrei che voi

credeste che
tato
;

il

gran fiasco stamane m'avesse spavenvi fosse uscito di

ma

parendomi che

mente ci

che

io

a questi di co' mici piccioli orcioletti v' ho disia via

mostrato, cio che questo non


volli

da famiglia

vel

stamane raccordare. Ora, perciocch io non int Nel


lesto

(i)

Manndli per unfuisco senza

In

partire!'

che

questa lesione fu adollata dagli editori di Lirorno e da'que'ili Milano,


(a)

Soavemente per piaaamente, acconciamente

, .

i34

GIORNATA SESTA
,

tendo d' esservene pi guardiano


venire; fatene per innanzi

tutto ve

l'

ho

fatto

come

vi piace.

Messer Ger

ebbe

il

don

di Cisti carissimo, e quelle grazie gli


si

rendo che a ci credette

convenissero : e sempre poi

per da molto

1'

ebbe e per amico

NOVELLA
Monna A^onna de
al

III.

Pulci con una presta risposta

meno

che onesto motteggiare del vescovo di

Firenze silenzio impone

V^uando Pampinea
polche da
to fu

la

sua novella ebbe

finita

tutti e la risposta
,

e la liberalit di Cisti molalla

commendata

piacque

Reina che Lauretta

dicesse appresso, la quale lietamente cos a dire co-

minci. Piacevoli Donne, prima Pampinea (i) e ora

Filomena

assai del

vero toccarono (2) della nostra po,

ca virt e della bellezza de' motti

alla

qual percioc-

ch tornar non bisogna


stato detto
,

oltre a quello

che de' motti

vi voglio ricordare essere la natura de'


essi

motti cotale, che


cos

come
,

la

pecora morde deono


'1

mordere
,

l'

uditore

non come
il

cane : percioc,

ch

se
,

motto

ma

come cane mordesse villania. La qual


se

motto

non sarebbe

cosa ottimamente fecero


e la risposta di Cisti

e le parole di

madonna Oretta
,

il

vero che

per risposta
,

si

dice

il

risponditore
stato

morda come cane essendo come da cane prima

(1) (a)

Nella nov. 10

ilella

giornata prima.
,

Atsai del vero toccarono

avvertilo per bellissimo

modo

di dire.

NOVELI^
,

III.

i35
ae ci avvenuto

morso non par da riprendere , come


non
fosse
,

snrdilx* .

perci da guardare e
hi

come

quan4o e con

cui e similmente dove

motU'ggia. Alle

quali cose jmjcu guardando gi

un

nostro prelato,
il

non
una

minor morso

ricevette,

che

'1

desso:

che

io in

])iccola novella vi voglio

mostrare.
d' Orso,

Essendo vescovo di Firenze mcsser Antonio


valoroso e savio prelato, venne in Firenze

un gemile
Ratta,

uom

catalano, chiamato messcr


Il

Dego

della

maliscalco per lo re Ruberto.

quale essendo del


,

colepo bellissimo e vie pi che graiide vagheggiatore

avvenne che
piacque (i)
pote d'

fra
la

1'

altre

domie

fiorentine

una ne

gli

quale era assai bella donna ed era nevescovo.


di

un

fratello del detto


lei,

E avendo sentito
buona famiglia
lui

che

il

marito di

quantunque

fosse, era avarissimo e cattivo,

con

compose

di

dovergli dare cinquecento fiorin d' oro ed egli una notte

con

la

moglie

il

lasciasse giacere:
,

per che
si

fatti

do,

rare popolini d' arento (2) che allora

spendevano

giaciuto con la moglie,


lei fosse^ gliele

come (3)
il

contro al piacer di
tutto,
il

diede.

11

che poi sapplendosi per

rimasero
scovo ,
tire.

al cattivo

uomo
,

danno e

le beffe

ve-

come

savio

s'

infinse di queste cose niente senil

Per che usando molto insieme


il

vescovo e

'1

maliscalco, avvenne che

di di san Giovanni caval-

cando l'uno
via

allato all' altro,

veggendo
il

le

donne per
ha

la

ondo
la

il

palio

si

corre

vescovo vide una gioci

vane ,

quale questa pestileuzia presente

tolta

(1)

Ne gli piacque
Del popoliti

molto,

la

tampa del fj.

(3] "f

Tf-ili

ci clic s' detto al principio di questo volu-

me

nella illuslraaione iilorica di questa novella.

(3)

f Come

che,

la

slampa

del 37.

36
(i)', il

GIORNATA SESTA
cui

donna

nome

fu

monna Nonna
,

de' Pulci,

cugina di messere Alesso Rinucci


veste conoscere
:

e cui voi tutte do-

la

quale essendo allora una fresca e

bella giovane e parlante e di gran cuoi'e , di poco tem-

po

avanti' in porta san Piero a

marito venutane
,

la

mostr

al maliscalcoj e poi essendole presso

posta la

mano
che
ti

sopra la spalla del maliscalco, disse:

Nonna,
sua

par di costui ? crederestil vincere ? Alla Nonna


la

parve che quelle parole alquanto mordessero

onest o la dovesser contaminar negli animi di coloro,

che molti

v'

erano, che l'udirono. Per che non in-

tendendo a purgar questa contaminazione,

ma

a ren,

der colpo per colpo , prestamen1,e rispose : messere


forse

non mi vincerebbe (2)

ma
il
,

vorrei

buona mone'1

ta (3).

La

qual parola udita

maliscalco e
si

vescovo
fattore

sentendosi parimente

trafitti

P uno

come

della disonesta cosa nella nepote del fratel del vescovo,

1'

altro
,

si

come

ricevitore nella nepote del proprio


l'

fratello

senza guardar
,

un l' altro vergognosi


,

e taciti

se n'

andarono

senza pi quel giorno dirle alcuna co-

sa.

Cosi adunque, essendo la giovane stata morsa,


le si disdisse
il

non

mordere

altrui

motteggiando

(1) sta

Congiungi questa donna con gio^'ane,ma certo, dice

il

Ruscelli,

duramente.
(2)

Non

vincerehhe me,

il

testo del

27.

(5) cl!a, leggiadra ed in tenno

questa risposta.

NOVELLA

IV.

Chchihio cuoco di Currado Gianfigliazz con


presta parola a sua salute
l'

una
vol-

ira di

Currado

ge in

riso, e so

nacciatagli

campa dalla mala ventura mida Currado

JL accvasi gi la Lauretta, e da

tutti

era stata somla

ma monte commendata
Neilile
tuncjiie
il

la

Nonna, quando
la

Reina a

impose che seguitasse:


pronto ingegno
utili
,

qual disse.
,

Quanspesso

amorose Donne
gli

parule presti e
a' dicitori
,

e belle secondo

accidenti

la

fortuna ancora, alcuna volta aiutalricc

de' paurosi, sopra la lor lingua (i) subitamente di

quelle pone, che


si

mai ad animo
:

riposalo per lo dicitor


io

sarebber sapute ti'ovare

il

che

perla mia novella

intendo di dimostrarvi

Currado Gianfgliazzi,

si

come

ciascuna di voi e

udito e veduto puote avere, sempre della nostra citt

stato nobile cittadino liberale e magniGco, e vita cavalleresca tenendo,


s'

continuamente in cani e in uccelli

dilettato, le sue opere maggiori al presente lascianslare


.

do

Il

quale con un suo falcone avendo


,

un

di

presso a Peretola una gru


sa e giovane
,

ammazzata trovandola

gras,

quella

mand ad un suo buon cuoco


:

il

quale era chiamato Ghichibio, ed era viniziano


gli

e si

mand dicendo che


Ghichibio ,
il

a cena

V arrostisse e govemas-

sela bene.

quale come nuovo bergolo (a)

(i) (a}

i Sopra lor lingua;


Bergolo

il

teslo

ilei

a 7.
alla

Irggieri, volubile,

siccome

noT. Sa.

, , .

GIORNATA SESTA
era , cos pareva
,

acconcia la gru , la mise a fuoco


.

e con sollicitudxne a cuocerla cominci

La quale

es-

sendo gi presso che cotta, e grandissimo odor venen-

done, avvenne che una femminetta della contrada, la


qual Brunetta era chiamata
forte
,

e di cui Chichibio era


l'

innamorato entr nella cucina ^ a sentendo

odor

della gru e veggendola , preg caramente Chichibio

che ne

le desse

una coscia Chichibio


.

le rispose

can-

tando e disse voi non


voi

l'

avrl da

mi donna Brunetta
,

non r
dai

avr (i)
,

da mi. Di che donna Brunetta


disse
:

es-

sendo turbata

gli

in f di

Dio

se tu
ti

non

la

mi

tu

non

avrai

mai da

me
.

cosa che

piaccia

E in brieve le parole furon molte


per non crucciar
la

Alla fine Chichibio


l'

sua donna , spiccata

una

delle

coscie alla gru, gliele diede. Essendo poi davanti a

Currado e ad alcun suo


coscia, e

forestiere

messa

la

gru senza

Currado maravigliandosene, fece chiamare

Chichibio, e

domandoUo che
Al quale
il

fosse divenuta l'altra

coscia della gru.

Vinizian bugiardo su-

bitamente rispose: signor,

le
.

gru non hanno se non

una coscia e una gamba


to disse:

Currado

allora

turba-

come

diavol
vid' io

non hanno che una

coscia e

una gamba ? non


quando

mai

pii!i

gru che questa? Chi-

chibio seguit: egli , messer (i) com' io vi dico; e


vi piaccia
,

io

il

vi far

veder ne' vivi

Cur-

rado per amor de'

forestieri

che seco aveva non volle

dietro alle parole andare ,

ma

disse

poich tu d di

farmelo vedere ne' vivi (cosa che io mai pi non vidi


non V avri non T avrete
pu vedere che
se
tra

(i) V^oi

nella sua lngua Teneziana,

(2)

Messer,

e di sopra ha dello signor ec. ove


in que'

si

messere e signore

tempi non era differenza,


tulli i gradi.

non che messere

era pi usato e pi

comune >

NOVELLA IV.
n udii dir che fussc)
e sar contento:
,

i3g

e io
ti

il

voglio veder domattina,

ma

io

giuro in sul corpo di Cristo


ti

che, se altrnmcnli arh, che io


niera che tu con tuo

far conciare in
,

ma-

danno

ti

ricorderai

sempre che
giorno
1*

tu

ci vivcrai

del

nome mio

Finite

adunque per quel-

la sera le parole la mattina seguente,

come

il

apparve, Currado, a cui non era per lo dormire


cessata
,

ira
i

tutto ancor gonfato

si

lev e

comand che

cavalli gli fosser menali; e fatto

montar Chichibio

sopra

un ronzino,

verso una fumana (i), alla riviera


in sul far del di vedersi

della quale

sempre soleva (a)

delle gru, nel

men
1*

dicendo: tosto vedremo chi avrh


.

iersera mentito

o tu o io
ira di

Chichibio veggendo che


far gli

ancora durava

Currado , e che
,

convenia
poterlasi

pruova della sua bugia


fare, cavalcava

non sappicndo come

appresso a Currado con la maggior


,

paura del

mondo

e volentieri , se potuto avesse ,

si

sarebbe fuggito;

ma non
si

potendo, ora innanzi e ora


,

addietro e da lato

riguai'dava

e ci che vedeva cre.

deva che gru fossero che stessero in due piedi


gih vicini al

Ma

fiume pervenuti,
la riva di

gli

venner prima che

ad alcun vedute sopra


le quali tutte in

quello ben dodici gru


si

un

pi^ dimoravano,
.

come quando
messer

dormouo
stratole a

sogllou fare

Per che
:

egli

prestamente mo,

Currado

disse
dissi

assai

bene potete

vedere che iersera vi

il

vero, che le gru

non hanFiuma-

(i)

Fiumana t Fiumara, aquarum congeries. But,


acque.
pare che vagliaTum^, dicemlo

Irtf. 3.

ra pi che fiume, cio allagagione Ji molte

t Qui

1'

autore qui poco appresso:

Ma
(a)

gii Ticini i\ fiume pcrrenuli

^ M>

Notisi

il

modo
.

toscano soleva vedersi delle gru in vece di si

solevano veder gru

..

i4o
no se non una

GIORNATA SESTA
coscia e

un pie

se voi riguardate a quelle

clie colh stanno. Currado vedendole disse: aspettati, che

io

ti

mosterr che

elle

n'hanno due e
,

fattosi

alquanto
le

pi a quelle vicino, grid oh oh^ per lo qual grido


gru, mandato
l'

altro pie gi, tutte


.

dopo alquanti

passi

cominciarono a fuggire
Chichibio disse
n'
:

Laonde Currado
,

rivolto a
eli' elle
,

che
?

ti

par

ghiottone

parti

abbian (i) due

Chichibio quasi sbigottito

non
ch

sappiendo
s
,

egli stesso

donde

si

venisse, rispose: messcr


iei'sera:

ma

voi

non

gridaste
,

ob oh a quella di
ella

se cosi gridato aveste

avrebbe cos
,

1'

altra coscia

1'

altro pie fuor

mandata

come banno
risposta
,

fatto queste
,

Currado piacque tanto questa


si

che

tutta la
:

sua ira

convert
,

festa e riso

e disse
fare.

Cliichibio

tu hai ragione

ben (2)

lo

doveva

Cos adunque

con la sua pronta e soUazzevol risposta Chichibio cess


la

mala ventura

e paceficossi col suo signore

NOVELLA V.
Messer Forese da Rahatta e maestro Giotto dipintore venendo di Mugello, V uno la sparuta ap-

parenza

dell' altro

motteggiando morde

G
I

ome

Neiflle tacque

avendo molto
,

le

Donne
Pan-

preso di piacere della risposta di Chichibio


filo

cosi

per voler della Reina


si

disse.

Carissime Donne, egli

avviene spesso che,


(1)
tisrai

come

la fortuna sotto vili arti

t Walbia, Mannelli.
ed errori.

Il Pistoiesi

mette questa voce tia gl'idiu-

(2)

\ Ben

IO, l'edia. del

27.

, .

NOVELLA V.
alcuna volta granclitisimi UtMr di virt nasconde

i4i
,

co-

me

])OCo avanti per

Pampinea fu mostrato , co^ ansi

cora sotto turpissime (i) forme d' uomini


maravigliusi ingegni della natura essere

truovano

stati riposti

La

<pial cosa assai

apparve in due nostri cittadini


.

de' (juali io intendo brievemente di ragionarvi

Per-

ciocch l'uno,

il

({uni

mcsscr Forese da Rnbatta fu

chiamato, essendo di persona piccolo e sformalo, con


viso piatto e ricagnato, che a
ci

qualunque du'Baronstato sozzo


,

(a) pi trasformato

l'

ebbe sarebbe
,

fu

di tanto sentimento nelle leggi

che da molti valenti


.

uomini uno armario

di ragione civile fu reputato

V altro

il

cui

nome

tanta ecccllenzia,

uno ingegno di che ninna cosa d la natura, madre


fu Giotto^ ebbe
e con la

di tutto le cose e operatrice col continuo girar de'cieli


,

che

egli

con lo

stile
si

penna (3) o col pen-

nello

non dipigncsse
da

simile a quella, che


,

non simi-

le anzi pi

tosto dcssa paresse


lui falle
si

in tanto che molte


il

volle nelle cose

truova che
,

visivo sen-

so degli uomini vi prese errore


ser vero che era dipinto.
la arte riluniata

quello credendo es,

perci

avendo

egli quelgli

in luce,

che molli secoli sotto

errori d' alcuni,

che pi a

dilettar gli occhi dcgl' igno-

(i)

Tiirpi.uime

cio bmtlisfime,

otc pur

iiTvrrtisrRti

cle

nelle

K'iitcnce ^ravi le pnrole latine pgiiiiigoiio auloril e (jrumleaxa.


(3) Cuiitulera (|Ufslo
il

moilu

ili

dire aMai Lello, eJ in tostanta,


srrt>l>' italo hello.

che

pi trasfominlo viso de' Durone! appo quello


(>^)

7 Con

lo^ stile

e con la penna. ion


il

si

cominci

a ilist-gnare
tiri

con

la

mutila le non verso


(la

i55o.

Il Coiiilivi

nella Vita

Buonarroti,

puhiilicata

lui nel

i555, tacconta che Michelagiiolo, domandato da


una

un

cavaliere se avesse (|ualchc suo lavoro da mostrargli, gli disegn


la

roano con

|>enaa; perciocch, soggiugne, in i/uel

tempo

il

lapis

non era in uso.

i4a
rantl
,

GIORNATA SESTA
che
,

a'

compiacere

allo intelletto de' savi dipi-

gneado

era stata sepulta, meritamente


si

una

delle luci

della fiorentina gloria dir

puote ( i ) ; e tanto pi
,

quanto con maggiore umilt


ci vivendo
d' esser
,

maestro degli
,

altri in

quella (2) acquist


*

sempre rifiutando
titolo rifiutato

chiamato maestro
pi in

Il

quale
,

da

lui tanto

lui risplendeva

quanto con maggior

desiderio da quegli che

men

sapevano di lui o da'suoi


.

discepoli era cupidamente usurpato


la sua arte fosse grandissima
,

Ma

quantunque

non

era egli perci n

di persona n d' aspetto in ninna cosa pi bello che


fosse

messer Forese
in

Ma

alla novella

venendo dico
lor

Avevano
possessioni
;

Mugello messer Forese e Giotto


le

ed essendo messer Forese

sue andate a
si

vedere in quegli tempi di state che le ferie

celebran

per

le corti (3), e

per avventura in su un cattivo ronil

zino a vettura venendosene, trov


il

gi detto Giotto,
,

qual similmente avendo


.

le

sue vedute

se

ne tornaes,

va a Firenze

11 qtiale

n in cavallo n in arnese
,

sendo in cosa alcuna meglio di lui


pian passo venendone
s'

come vecchi a

accompagnarono (4). Avvenla

(1)

"t

alquanto imbarazzala
il

costruzione di questo periodo;

al

che s'aggiungne l'essersi usato

gerundio in luogo del verbo, perlina


erano mollo pi indulgen-

di quelle licenze gramaticali intorno alle quali


ti gli

antichi clie
t''

non sono
.

moderni.

Il

Mannelli vi scrisse nel mar-

gine: io non

intendo

L' ordine delle parole

perci, avendo

egli tornala in luce quell'arte

che era stata sepulta molli secoli olio


y\\i a dilettar gli

5, gli

errori d'alcuni

che dlpigneano
allo

occhi degl' ignosi

rantl, che a

compiacere

inlellstto

de' savi,

meritamenle dir

puote una
(2)

delle luci della fiorentina gloria,,.


riferiscasi a

Quella

gloria, non ad arte

che altrimenti

la

sea-

tenza starebbe durissima.


(5)
(/j)

Per

le corti, per le corti di giustizia.


s'

Mart.
del

f Insieme

accompagnarono ,

le

stampe

27

e del 73.

NOVELLA V
ne
,

143

oome spesso

di state

veggiamo avvenire , che una

suLlta piova (i) gli soprapprcsc.

La quale

essi^

come

pi tosto poterono

fuggirono in casa d' un lavoratore


di ciascheduno di loro
.

amico e conoscente

Ma dopo
,

alquanto, non facccndo V acqua alcuna vista di dover


ristare
si
,

e costoro volendo essere

il

di a Firenze

pre-

dal lavoratore in prestanza

due

mantelletti vecchi

di rouiagnuolo e

due cappelli

tutti rosi dalla


,

vec-

chiezza

perciocch migliori non v' erano


.

comincia-

rono a camminare
e
tutti

Ora essendo
,

essi

alquanto andati
,

molli vcggendosi

e per

gli scliizzi
,

che
,

ron-

zini

fanno co' piedi in quantith

zaccherosi

le quali

cose non sogliono altrui accrescer punto d' orrevolezza


,

rischiarandosi alquanto
taciti
,

il

tempo,

essi

che lunga-

mente orano venuti

cominciarono a ragionare.
,

messcr Forese cavalcando e ascoltando Giotto


,

il

quale bellissimo favellatore era


rarlo e

cominci a conside-

da

lato e

da capo e per tutto , e veggendo ogni


,

cosa cos disorrevolc, e cosi disparulo


s

senza avere a
,

niuna considerazione
,

cominci a ridere

e disse

Giotto
di noi

a che ora (a)


forestiere

venendo di qua

allo incontro

un

che mai veduto nou

t*

avesse

cre-

di tu che egli credesse

che tu

fossi

il

miglior dipintor

del

mondo, come

tu se'?

A cui Giotto prestamente riil

spose: messere, credo che egli

crederebbe allora che,


1'

guardando voi
bi ci
.

egli

crcderrebbe che voi sapeste


,

11

che messer Forese udendo


ditte alcuna volta co' pi antichi

il

suo error

ri-

fi)

Piova

il

Boccaccio; Pioggia

il

Pctr.
(a)

Coniidera questo

a che ora, non


In

per ligiiificamento di tempo


B^jiiifira,

])arlicolare,come propriaiDentc

parola

ma

alando cu in-

tMrugalivo vale

il

medeaiiuu

cliu nel

fcimo lu-galito, non mai.

i44
conobbe
,

GIORNATA SESTA
e -videsl di tal

moneta pagato quali erano


,

state le derrate

vendute

NOVELLA VL
Pruova Michele Scalza a
ronci sono
i

certi

giovani come

Ba-

piti gentili

uomini del mondo a di

maremma y e

vince una cena (i).

R
alla

ridevano ancora le
,

Donne
la

dlia presta (2) riil

sposta di Giotto

quando
la

Reina impose

seguitare
.

Fiammetta

qual cos cominci a parlare


i

Gio-

vani
filo
,

Donne
li

1'

essere stati ricordati

Baronci da Pan,

quali per avventura voi


,

non conoscete
tornata
si

come

fa egli

m' ha

nella

memoria

una novella
piace di rac-

nella quale quanta sia la lor nobilt

dimostra , senza

dal nostro proposito deviare


contarla
.

e perci

mi

Egli non ancora guari di tempo passato die nella nostra citta era

un giovane chiamato Michele Scalpi piacevole e


il

za

il

quale era

il

pi sollazzevole
le

uom

del

mondo
:

e le pi

nuove novelle aveva per


i

mani (3)

per

la

qual cosa

giovani fiorentini avevan

(1)

Questo sillogismo dello Scalza per provar


tlal

l'anlicliil e nobilti dei


altri

Baronci, quantunque
al parer

Nisieli,

ila!

Varchi e da

venga lodalo,
e con jiace di

nostro non ha ne del giazioso n


la

dell' istruttivo,

quei lodatori, questa

novella di

minor peso

tra

leconteuute in que-

sto libro. I Baronci son notissimi per la loro deformit.


(2) (3)
"f

Della bella e presta,

la ediz. dtl

27.

ed

Averper le mani Lellissimo trasporlamento nella nostra lingua, ha nn certo che di pi che sapere ;chi proprio aver per le mani il

sei\iisene sposso ed accomodarlo a ogni proposito.

NOVELLAVI.
molto caro, quando
aver
lui.

f/fS

in brigata

si

trovavano, di potere
che, essendo egli
coti'

Ora avvenne un giorno


s'

alquanti a mont' Ughi,


elione eo& fatta
;

inconiitici tra loro


li

una qui*
di
gli

qtiali fossero
.

piii gentili

uomini

Firenze ed
Ubeiii
,

pi antichi
i

De' quali alcuni dicevano


,

e altri

Lamberti

e chi

uno e
.

chi

un

al-

tro secondo

che
,

nell'

animo

gli

capea
,

Li quali udendimise
j
:

do
via

lo Scalza
,

cominci a ghignare

andate

andate, goccioloni (i) che voi siete


.

voi

non
i

sa-

pete ci che voi vi dite


antichi
di
,

pi gentili uomini e
,

pi

non

cie d

Firenze
i

ma

di tutto

'1

mondo o

maremma,
i

sono

Baronci, e a questo s'accordaiK>

lutti

iisofoli ("a) e

ogni

uomo che gli conasce, come fo


Quando
i

ioj

e acciocch voi non intendeste d'altri, io dico de* Ba-

ronci vostri vicini da santa Maria Maggiore.

giovani, che aspettavano che egli dovesse direaltro, udl-

ron qiesto

tutti si fecero beiFe di lui

e dissero

tu ci
(/j)

uccelli (3), quasi


t

come
anzi

se noi
.

non cognoscessimo
:

Baronci

come

facci tu
,

Disse lo Scalza
il

alle gua-

gnele (5) non fo


n'

mi dico

vero, e, se egli ce
,

niuno che voglia metter su una cena


sei

a doverla
gli

dare a chi vince con


ceranno, io
la

compagni

qnali pi

pia-

metter volentieri: e ancora vi far pi,


alla sentenzia di
,

che

io

ne star

chiunque voi vorrete.


:

Tra'quali disse uno


io

che

si

chiamava Neri Maunini


.

sono acconcio a voler vincer (juesta cena


(l)
{"x)

accor-

Goccioloni equT*1e a ieiocchi, insipidi,

stolli.
ili

Filosoji .'Vone ttorpinmmlo rlirriojo della voce in b<^cca


It.

rlii

giocosameole parlala. A. Pllosoji.


(5)

Filosofi. D. Fisolofi. Rolli.


^^*

Tu

ci burli.

(4) i" (5)

Quasi se come noi non cognoscessimo. Mannelli,


dell'

Alle guagnele abbreviatura aoUcbiMma

evangelio, yle pef

f Jwtingelio

PECAM. T, IIL

IO

i46
datisi

GIORNATA SESTA
insieme d' aver per giudice Piero di Fiorentino,
,

in casa cui erano

e andatisene a lui e tutti

gli

altri
,

appresso

per vedere perdere lo Scalza e dargli noia


.

ogni cosa detta gli raccontarono

Piero

che discreto

giovane era

udita primieramente la ragione di Neri,

poi allo Scalza rivolto disse: e tu


re questo che tu affermi
?

come

potrai mostra:

Disse lo Scalza

che
,

il

mosterr (i) per


costui che
te
il

si

fatta

ragione che non che tu


io dica
il

ma

niega, dir
gli

che

vero.

Voi sape,

che

quanto
e cos
si

uomini sono pi antichi

pi soa
:

gentili

diceva pur leste tra costoro

Ba-

ronci son pi antichi che niuno altro

uomo ;
.

che

son pi gentih: e
vi
,

come essi sica pi


Barone! furon

antichi mostrando-

senza dubbio io avr vinta la quistione


i

Voi do-

vete sapere che


al tem,po

fatti

da Domeneddio
d'

che

egli

aveva cominciato

apparare a dposcia che

pi gnere;

ma

gli altri

uomini furon
.

fatti

Doil
;

meneddio seppe dipignere


vero
,

E che

io dica di
altri

questo

ponete mente

a'

Baronci e agli
co' visi

uomini

dove voi

tutti gli altri

vedete
,

ben composti e
i

debitamente proporzionati
qual col viso molto lungo e

potete vedere

Baronci

stretto e

quale averlo oltre


naso molin fuo-

ad ogni convenevolezza largo, e


to lungo, e tale
ri
1'

tal v' col

ha

corto, e alcuno col

mento

e in su rivolto e con mascellon che paiono d'asino:


tale

che ha l' uno occhio pi grosso che l' altro, e ancora l' un pi gi che V altro, s come sogliono essere i visi che fanuo da prima i fanciulli che ap-

ed evvi

(i)

Mosterr.
ti

Che

il

mostrer:
il ti.

la particella

che pare qui euperflua.


il,

Io

lo

mostrer. R. Io

G. stamp che

cou

la

varia lezione

ehe ioiZ.Potea forse puntarsi c/ic? sorta d'espletivo interrogante che aggiugne espressione : lai. tjuid e cjuesl me ne par la lezione pi Tera,
Rolli,

NOVELLAVI.
parano a disegnare
.

t47
diisi
,

Per che

cunie gih

asiii

bene appare che Domeueddio


va a dipigncre
tri
, ;

gli fece

(]uandu apparagli al,

si

che
.

essi

sono pi antichi che

e cos pi gentili
il

Della (jual cosa e Piero

che

ero

giudice

e Neri, che aveva messa la cena, e cia,

scuno altro ricordandosi

e avendo
,

il

])iacevole argo-

mento dello Scalza udito


aveva vinta

tutti

cominciarono a ridere
,

e ali'ermare che lo Scalza aveva ragione


la

e che egli
i

cena

e che per certo


i

tiaronci erano
fossero,

pi gentili uomini e
in Firenze
,

pi antichi che
in

nonch
imper-

ma

nel

mondo o

maremma.
disse

ci (i) meritamente Panfilo, volendo la turpitudine del viso di messer Forese mostrare
,

che

stalo

sarebbe sozzo ad

un

de' Uaronci

<m

NOVELLA VU.
Madonna
trovata

Filippa dal marito con un suo amante


,

chiamata in giudicio , con una pronta


,

e pacevol risposta s Ubera


dijicare

e fa lo statuto mo-

Ljjrih si

tacca la

Fiammetta
Baronci

e ciascun rideva an-

cora del nuovo argomento dallo Scalza usato a nobili*


tare sopra ogni altro
i
,

piando
j

la

Reina

in-

giunse (2) a Filoslrato che novellasse

ed

egli a dir

cominci

Valorose

Donne
,

bella cosa
io la

in

ogni

parte saper ben parlare

ma

reputo bellissima
il

quivi saperlo fare dove la necessit


Imperci
lo ttesKi

richiede

11

che

(1)
(9)

che perci, per.

Ingiunse, cio impotCf cvmand^t i voce iMina, oom di ra-

do UM(a ha gtasia.

i48
si

GIORNATA SESTA
fare
,

ben seppe

una

gentil

donna

della quale intenfesta e riso porse

do di ragionarvi che non solamente


agli uditori,

ma

s de' lacci di vituperosa

morte

disvi-

lupp

come

voi udirete.
,

Nella terra di Prato fu gi uno statuto


ro non

) nel ver
,

men

biasimevole che aspro ,


,

il

quale

senza

ninna distinzion fare

comandava che

cosi fosse arsa

quella donna che dal marito fosse con alcuno suo a-

mante

trovata in adulterio

come

quella che per de.

nari con

qualunque

altro

uomo

stata trovata fosse

durante questo statuto avvenne che una gentil donna


e bella e oltre

ad ogni

altra

innamorata

il

cui

nome
marito

fu

madonna

Filippa, fu trovata nella sua propria ca-

mera una

notte da Rinaldo de' Pugliesi suo


,

nelle braccia di Lazzariuo de' Guazzagliotri

nobile
s

giovane e bello di quella terra

il

quale

ella

quanto

medesima amava. La qual cosa Rinaldo vedendo,


turbato forte
cidergli
si
,
,

appena del correr loro addosso e


,

d' uc-

ritenne^ e

se
l'

non

fosse

che di

medesimo
1'

dubitava

seguitando

impeto della sua

ira,

avrebsi

be

fatto

Rattemperatosi adunque da questo non


,

pot temperar da voler quello dello statuto pratese

che a

lui
.

non era

licito di fare
,

cio la

morte della sua

donna

E perci

avendo

al fallo della
,

donna prova-

ie (2) assai convenevole. testimonianza

come

il

di fu

venuto, senza altro consiglio prendere, accusata la doima,


la fece richiedere.

La donna che di gran cuoi-e era, si co-

jne generalmente esser soglion quelle che innamorale

(1)
(2)

Questa quasi

la

legga di Scozia, che dice l'Ariosto nel Furioio;


li

Al fallo

provare, in vece

provare

il

fallo ,

modo Ji

dir vago

e cos nella novella di ser Ciappellelto disse, alla

sua sanit racquisla-

re, per a racauistare la sua sanit ec,

NOVELLAVI!/
Kou
ci

i49

tl.'idovcro,

ancora rhc consigliata da molti suoiamn-

e parenti ne fosse, del tutto dispose di comparire, e di


Iti

volcT pi tosto
lire
,

vcrit confessatido con

forteanimo moi.i

che vilmetito fuggendo per contuin.K

lit

esilio

vivere e negarsi degna di cos fatto ain.-mic

come

co-

lui era nelle cui braccia era stata (i) la notte passata.

assai

bene accompagnata di donne e d' uomini


al

da
,

tutti

confortala

negare, davanti

al

podest venula

domand con fermo viso e con


egli a lei

saltla

voce

(|u<.>llo

eh;
,

domandasse

II

podest riguardando costei

veggendola bellissima e di maniere laudevoli molto,


e, secondo che le sue parole testimoniavano
,

di gran,

de animo

cominci ad aver di

lei

compassione

du-

bitando non ella confessasse cosa per la quale a lui


convenisse
,

volendo

il

suo onor servare

farla

mori-'

re

Ma pur non
,

potendo cessare di domandarla di


l'

quello che opposto


voi vedete
voi
,

era

le disse

madonna
,

come
trovata

qui Rinaldo vostro marito


egli dire

e duolsi di

la

quale
',

che ha con ahro

uomo

in adulterio

e perci

domanda che
,

io

secondo che
,

uno

statuto

che

ci

vuole

facendovi morire
,

di

ci vi punisca:

ma

ci far

non posso

se voi noi con-

fessale, e perci

guardate bene quello che voi rispon-

dete
v'

e ditemi se vero 6 quello di che vostro marito


.

accusa

La donna

senza sbigottire punto

con vo-

ce assai piacevole rispose: messere, egli vero che Ri-

naldo

mio marito

e che egli <|uesta notte passata

mi

trov nelle braccia di Lazza rino, nelle quali io soperfetto

no per buono e per


molte volte
stata
,

amore

che

io gli

porto
,

n questo negherei mai;

ma come

(l)

t Stata trovata,

la ]ia. ie

tf.

t5o
io sou certa

GIORNATA SESTA
che voi sapete
,

le leggi

deon

esser

co-

muni
cano
.

e fatte con consentimento di coloro a cui toc-

Le

quali cose di questa

non avvengono

che
,

essa solamente le

donne

tapinelle (i) costrigne


gli

le

quali molto

meglio che
;

uomini potrebbero a
,

molti sodisfare

e oltre a questo
fatta

non che alca


consentimenle
.

na donna
to
li
,

quando

fu

ci prestasse

ma

ninna ce ne fu mai chiamata: per


si

qua-

cose meritamente malvagia


,

pu chiamare
a voi sta

se

voi volete
stra

in pregiudicio del
,

mio corpo e
,

della voj

anima

esser di quella esecutore

ma

avanti che ad alcuna cosa giudicar procediate, vi prie-

go che una piccola grazia mi facciate

cio che voi

il

mio marito domandiate


te a lui
gli

se io ogni volta, e

quante vol-

piaceva

senza dir

mai

di no, io di
.

me

stessa

concedeva intera copia o no


il

che Rinaldo, sen,

za aspettare che
te rispose

podest

il

domandasse
la

prestamen-

che senza alcun dubbio


gli
,

donna ad ogni

sua richiesta
to
.

aveva di s ogni suo piacere concedu-

Adunque

segui prestamente la
,

donna

domando

io

messer podest
gli

se egli

ha sempre di
,

me preso
io git-

quello che
fare o

bisognato e piaciuto
?

io

che doveva

debbo
?

di quel che gli avanza

debbolo

tare a' cani


tile

non

egli molto meglio servirne


s

un

gen

uomo che pi che


si

m' ama, che


quasi

lasciarlo perde-

re o guastare?
di tanta e
corsi
:

Eran quivi a
,

cosi fatta esaminazione, e


tutti
i

famosa donna

Pratesi con,

li
,

quali udendo cos piacevol

domanda

subita-

mente
darono

dopo molte
la

risa

quasi ad una voce


dir bene: e

tutti gri-

donna aver ragione e

prima che

(l)

Tapinelle. MtSGhinclIe.

. .

NOVELLA Vn.
d
qitivi
,

i5i
il

si

partMODo
il

a ci conforUindogli

p)-

desth

modGcarono
s'

crudele statuto

e lasciarono

che

egli

intendesse solamente per quelle

donne
.

le

quali per denari a' lor mariti facesser fallo

Per

la

qual cosa Rinaldo rimaso di cos matta impresa confuso


,

si

parli dal giudicio


risuscitata

e
,

la

donna

lieta

e libera

quasi dal fuoco


gloriosa

alla

sua casa se ne torn

NOVELLA

VIIL
si

Fresco conforta la nepote che non


spiacevoli,

specchi, se gli
.

come diceva, V erano a veder noiosi

J^a
poco
ti,

novella da Filastrato raccontata

prima con un
ascoltan-

di

vergogna punse

li

cuori delle

Donne

e con onesto rossore ne' lor visi apparito ne dieder


1'

segnoj e poi l'una

altra

guardando appena del ridere


,

potendosi astenere, sogghignando (i) quella ascoltarono.

Ma

poich esso alla fine ne fu venuto , la Reina


voltatisi
,

ad Emilia

che

ella seguitasse le
si

impose La
.

quale non altramenti che se da dormir


fiando incominci.

levasse

sof-

lungo pensiero

Vaghe Giovani, perciocch un molto di qui m' ha tenuta gran pezza


che
fatto
,

lontana, per ubbidire alla nostra Reina, forse con molto

minor novella
,

non

avrei

se qui

l'

animo
gio-

avessi avuto

mi

passer
,

lo sciocco error d'

una

vane raccontandovi

con un piacevol motto corretto da tanto


stata

da un suo zio,

se ella

fosse

che inteso

avesse
(t)

Sogghignare i

riilerc

un

colai pocolino e

BetM

che J omcmIo,

che

il

laliou dice aubridere.

. , ,

i52

GIORNATA SESTA
,

Uno adunque
La
qviale

che
,

si

chiam Fresco da Celatico non

aveva una sua nepote


,

chiamata per vezzi Cesca (i)


,

ancora che bella persona avesse e viso

per di quegli angelici che gi molte volle vedemo (2) s da tanto e s nobile reputava, che per costume
aveva preso di biasimare e uomini e donne e ciascuna
cosa che ella vedeva, senza avere alcun riguardo a so

medesima

la

quale era tanto pi spiacevole sazievole


, ,

e stizzosa che alcuna altra


si

che a sua guisa ninna cosa


,

poteva fare
,

e tanto

oltre a tutto questo

era altie,

ra

che

se stata fosse de' Reali di


.

Francia

sarebbe
,

stato soperchio

E
,

quando

ella
,

andava per via

forte le veniva del cencio (3)


il

che altro che torcere


chiun-

muso non
suol

faceva

quasi puzzo le venisse di

que vedesse o
altri

scontrasse.

Ora

lasciando slare molti


,

modi

spiacevoli e rincrescevoll

avvenne un

giorno che, essendosi ella in casa tornata l dove Fresco era e tutta piena di smancerie (4)
, ,

postaglisi pres:

so e sedere

altro

non faceva che


le disse
,

soffiare
,

laonde Fre-

sco
clic

domandando
,

Cesca

che vuol dir questo


se' cos tosto

essendo oggi festa

tu te ne

tornata

(i)

Cesco,

Mea, Pippa,

Bitta, pet Francesca, Bartolomraea,


propri cos accorciati, usa mollo
il

Fi-

lippa, Margherita, ed altri

nomi

la

To-

scana di dire per \ezzo

a' fanciulli, i (jiiali

pi delle volte, e principal-

mente
(2)

ne' popolari, cos si

rimangon poscia per sempre.


ec.

f yedeino
Si forte
le

per

vediamo, semo per siamo

usarono talora

gli

antichi.
(5)

veniva del cencio, fignratamenle come se avesse senacceso,

tito l'odore d'

un cencio
le

come

detto nella tiovella

X.

delia

giornata V., che

povere donne usavano andare ad accendere uno stracil

cio o cencio a casa dei vicini, per accendere (4)


ceri.

fuoco a casa loro. Mari.

Smancerie f smorfie,

alti di

rincrescimento, finzioni di dispia-

, ,

NOVELLA Vm.
in caaa
egli
}

i53
:

Al quale

ella tutta cascante di vezzi rispose


,

il

vero che io me ne sono venuta tosto

percioc-

ch io non credo che mai in questa terra fossero e


uuiuiiii

femmine

tanto spiacevoli e rincrcscevoli

quanto sono oggi : e non ne passa per via uno che non

mi

splaccia

sia al

come la mala ventura; o io non credo che mondo femmina a cui pi sia noioso il vedere
,

gli spiacevoli

che a me: e, per non vedergli


.

cosi
li

tosto

me

ne son venuta

Alla qual Fresco

a cui

modi

fecciosi della

nepotc dispiacevan fieramente


ti

disse: figliuola, se cosi

dispiaccion gli spiacevoli

come

tu di
.

se tu vuoi viver lieta


,

non

li

specchlare
,

giammai

Ma ella pi

che una canna , vana

e a cui

di senno pareva pareggiar

Salamone , non altramenti,


fatto
si
,

che un montone avrebbe

intese

il

vero motto di

Fresco

anzi disse clie ella

voleva specchiar
si

come

altre

cosi

ucUa sua grossezza

rimase e ancor vi

si sta.

NOVELLA

IX.

Cuido Cavalcanti dice con un motto onestamente villania a certi cavalierjorentini li quali soprappreso

V avocano

^entendo
s'

la
,

Reina che Emilia


e che ad
altri

della saa novella

era diUbcrata

non

restava dir che a


il

lei ( se

non a colui che per


,

privilegio aveva
.

dir
,

da

sezzo ) (i)
(i)

cosi a dir

cominci

Quantunque

Icg-

Da

sezzo, dassezzo

nell'

uUiaio luogo, ik ultimo. Voce mollo


,^,
,

uUcai ma

pure usala

ataai

spcMQ,

,,.

_^,

,,,

i54
gladre

GIORNATA SESTA
Donne
,

oggi
,

mi

sieno da voi state tolte da

due
di

in su delle novelle

delle quali io

m' avea pensato

doverne una dire , nondimeno


sa

me n' pure una rimasi

da raccontare

nella conclusione della quale


,

con-

tiene

un

si

fatto

motto

che

forse
.

non

ci se n'

alcuno

di tanto sentimento contato

Dovete adunque sapere che ne* tempi

passati furo-

no

nella nostra cittk assai belle e laudevoli usanze


,

delle quali oggi ninna ve n' rimasa


rizia

merc dell' ava,

che in quella con


l'

le ricchezze cresciuta

la

quacota-

le tutte le
,

ha

discacciate.

Tra

le quali n' era


si

una

che in
i

diversi luoghi per Firenze

ragunavano

insieme

gentili

uomini

delle contrade e facevano lor


,

brigate di certo

numero
l'

guardando di mettervi
le spese

tali
,

che comportar potessono acconciamente


oggi

Funo
:

doman

altro

e cosi per ordine tutti


il

inttevan tavola (i), ciascuno


brigata

suo di, a tutta

la

e in quella spesse volte onoravano e gentili


,

uomini

forestieri
:

quando ve ne capitavano
si

e ancora

de' cittadini

e similmente
l'

vestivano insieme almei

no una volta

anno, e insieme
citt
,

d pii notabili caval,

cavano per la

e talora armeggiavano
,

e massilieta

mamente per

le feste principali

o quando alcuna
citt.

novella di vittoria o d'altro fosse venuta nella


le quali brigate n'era

Tra

una

di messer Betto Brunelleschi,

nella quale messer Betto e'

compagni

s'

eran molto

ingegnati di tirare
valcanti, e

Guido

di messer Cavalcante de' Caoltre a quello


il

non senza cagione: perciocch

che

egli

fu

un

de' migliori loici

che avesse

mondo

(i)

Metter tavola per


il

far conviti,

o (come oggi dcian)) banchetli e

pasti, usa pi volte

Boccaccio, ed molto bello.

NOVELLADL
e ottimo
brigata curava)
,sl

i55

filosofo naturale ( delle quali

com poco

U
,

fu egli leggiadrissimo e costumato

parlante (i)

uomo

molto, e ogni cosa che far


,

grolle

e a gentile

uom

pertencnte

seppe meglio che altro


,

uom
che
il

fare

e con questo era ricchissimo

e a chieder
gli

a lingua (a) sapeva onorare cui ncU* animo


valesse
.

capeva

Ma

a mcsser Bctto
,

non era mai potuto

venir fatto d* averlo

e credeva egli co' suoi compa-

gni che ci avvenisse per ci che

Guido alcuna

volta
.

speculando molto astratto dagli uomini diveniva

perciocch(> egli alquanto tenca della opinione degli

Epicurii,

si

diceva tra la gente volgare che queste sue


si

speculazioni eran solo in cercare sq trovar

potesse
es-

che Iddio non

fosse*

Ora avvenne un giorno che,


,

sendo Guido parlilo d' Orto san Michele

e venutose-

ne per
il

lo corso dogli

Adimar infino a san Giovanni

quale spesse volte era suo

cammino

essendo arche

grandi di

marmo (che
altre
le

oggi sono in santa Reparala)


,

(3) e molte
essendo tra

dintorno a san Giovanni


,

ed

egli
,

colonne del porfido

che
,

vi

sono

quelle arche e la porta di san Giovanni


era
,

che serrata

messer Detto con sua brigata a cavai venendo su


piazza di santa Repnrata
, ,

per

la

veduto Guido

l tra
.

quelle sepolture

dissero

andiamo a dargli briga


del Boccaccio.
ti

(i)

Parlante per eloquente i molto domnteo

(a)

chiedere a lingua^ cio quanto mai


si

poteste dimanjare,

quanto dir
(3j cte

possa.

t La

edizione del

97 e
il

quella del

grandi che ec: ma


testi

Salriati, perch

75 hanno euendo quelle arnon atea trorala la voce


e chiuse tra parentesi le
|dette in

quelle ne'

antichi pi riputali,
s.

la rigett,

prole che oggi sono in

Reparata, parendogli che,


la

questo

modo,

giovassero a

render

cosa pi evideote, ed aresaerQ maggior

leggiadria

*S6
spronati
gli
i

GIORNATA SESTA
cavalli
t
,

a guisa d'

uno

assalto sollazzevole
te
,

furono
,

quasi prima die egli se


:

avvedesse

so-

pra

e cominciarongli a dire
-,

Guido
,

tu rifiuti d' esarai trova-

ser di nostra brigata


to

ma
,

ecco

quando tu

che Iddio non sia, che avrai

fatto?

A' quali Guido,


:

da lor veggendosi chiuso


voi

prestamente disse

signori,

mi

potete dire a casa vostra ci che vi piacer e

posta la

erano
salto
,

mano sopra una di quelle arche che grandi come colui che leggierissimo era prese un
,

e fussi gittato dall' altra parte


,

e sviluppatosi

da loro

se n'
l'

and Costoro rimaser tutti (i) guatan. ,

do

un

altro
,

e cominciarono a dire che egli era e che quello che egli aveva risposto
fosse cosa

uno smemorato

non veniva adir nulla, conci


dove erano non avevano
altri cittadini
li
,

che quivi

essi

a far pi che tutti gli


.

n Guido meno che alcun di loro

Al-

quali messer Betto rivolto disse ; gli smemorati siete

voi se voi e in

non

1'

avete inteso
la

egli ci

ha onestamente
queste arche
si

poche parole detta


,

maggior villania del mondo 5


(2) bene
,

perciocch

se voi riguardate
,

sono le case de' morti


e

perciocch in esse

pongono

dimorano
,

morti, le quali egli dice che sono no-

stra casa
ti

a dimostrarci che noi e gli altri

uomini

idio-

non

litterati

siamo a comparazion
,

di lui e degli
;

altri

uomini
,

scienziati
,

peggio che uomini morti


.

perci

qui essendo

noi siamo a casa nostra

Allora
dire e

ciascuno intese quello che


vergognossi
,

Guido aveva voluto

n mai pi

gli

diedero briga , e tennero

per innanzi messer Betto sottile e intendente cavaliere

(1) (2)

Rimasero

tutti

smarriti,
la

il

lesto del

27.

Riguarderete,

slampa del 27.

. ,

16;

NOVELLA X.
Frate Cipolla promette a
strare loro la
certi contadini

di mth

penna

dell' Agnolo Gabriello, in

luogo della quale trovando carboni, quegli di*


f e^ser di quegli che arrostirono san Lorenzo

jsscnclo ciascuno della brigata della sua novella


riuscito (i)
,

conobbe Dioneo che a


la (jual cosa
,

lui toccava

il

do-

ver dire

Per

senza troppo solenne co^

luaudamento aspettare
il

imposto silenzio a quegli che


,

sentito (a)

motto di Guido lodavano


,

incominci

Vezzose Donne

quantunque

io tibbia

per privilegio
,

di poter di quel che pi

mi

piace parlare

oggi iq
dfil->

non iulendpdi volere da quella materia separarmi


la

qual voi tutte avete assai acconciamente parlato


le vostre

ma seguitando

pedate

intendo di mostrarvi

quanto acutamente

coi> subito riparo

uno

de' frati di

santo Antonio fuggisse

uno scorno che da due giovani

apparecchiato
io,

gli

era

N vi

dovrh esser grave, perch


par-

per ben dire

la
,

novella compiuta, alquanto in


,

lar

mi

distenda

se al sole guarderete ciclo

il

quale an-

cora a

mezzo
,

il

Gertaldo
Castel di
le
,

come

voi forse avete potuto udire

un

Val

d' Elsa posto nel nostro

contado

il

qua-

quantunque

picciol sia
.

gi di nobili
,

uomini e
pa-r

d' agiati fu abitato

Nel quale

pcrciocch buona

stura vi trovava

us un lungo tempo d' andare ogn^

(i)

Riuscito

sbriglio, pedito.

(3) Interpreta

qoi senlito^ non per udito,

ma

[>r

accorto, taglio ed

culo.

58

GIORNATA SESTA
rlcogliere le limoslne fatte loro dagli
il cui nome era nome che per al,

anno una volta a


sciocchi

un

de' frati di santo Antonio


,

frate Cipolla

forse

non meno per


,

lo

tra divozione vedutovi volentieri

conci sia cosa che

quel terreno produca cipolle famose per tutta Tosca-

na

Era questo

frate Cipolla di
il

persona piccolo

di

pelo rosso e lieto Bel viso e

miglior brigante del


s ot-

mondo
l'

e oltre a questo, aiuna scienzla avendo,


,

timo parlatore e pronto era


avesse
,
,

che chi conosciuto non


rettorico
1'

non solamente un gran

avrebbe

stimato

ma

avrebbe detto esser


;

Tullio medesimo o

forse Quintiliano

e quasi di tutti quegli della contra,

da era compare o amico o benivoglieate

Il

quale, se-

condo la sua uisanza, del

mese

d'agosto tra l'altre v'an,

d una
i

volta

una domenica mattina


le

essendo

tutti

buoni uomini e
,.

femmine

deife ville dattorno ve,

nuti alla messa

nella ealonica (i)


:

quando tempo
,

gli

parve

fattosi

innanzi disse

sgnOi.

donne

come
a'po-

voi sapete, vostra usanza di

mandare ogni anno

veri del baron messer santo Antonio del vostro grano

e delle vostre biade

chi poco e chi assai


,

secondo

il

podere e

la

divozion sua

acciocch

il

beato santo An-

tonio vi sia guardia de' buoi e degli asini e de' porci e


delle pecore vostre
}

e oltre a ci solete pagare, e spescritti so-

zialmente quegli che alla nostra compagnia

no
ta
.

quel poco debito che ogni anno

si

paga una vol-

Alle quali cose ricogliere io sono dal


cio da messer
la
1'

mio maggio;

re

abate

stato

mandato
,

e perci

con

benedizion di Dio dopo nona


,

quando udirete

sonare le campanelle

verrete qui di fuor della chiesa

(ij

Canonica.

NOVELLA
\

X.
la

|$0
predicazione, e ba-

dove

io al

modo
,

usato vi far

ecerotc la croce

e oltre a ci ( perciocch divolissi-

conosco del baron mcsscr santo Antonio ) di speziai grazia vi mostcrr una santissima e blla retutti vi

mi

liquia

la (juale io

medesimo

gi recai dalle sante terdelle

re d' oltre

mare; e questa unA


,

penne dello A-

gnolo Gabriello

la

quale nella camera della Vergine


egli la
,

Maria rimase quando


Nazarelte
.

venne ad annunziare in
tacque e rtomossi alla

questo detto
,

si

messa
va
,

Erano

quando

frate Cipolla queste cose dice-

tra gli altri molti nella chiesa


,

due giovani

astuti
,

molto

chiamato

1'

uno Giovanni del Bragonlera


.

r
s

altro Biagio Pizzini

Li quaJi

poich alquanto tra


,

ebbero

riso della reliquia di frate Cipolla

ancora
,

che molto fossero suoi amici e di sua brigata


proposero di
fargli di

seco
.

questa penna alcuna beffa

avendo saputo che frate Cipolla la mattina desinava


nel castello

con un suo amico , come a tavola


ne scesero
alla strada
,

il

senti-

rono
ve
il

cosi se

all'

albergo do-

frate era
,

smontato se n'andarono con questo proil

ponimento

che Biagio dovesse tenere a parole (i)


,

fante di frate Cipolla

e Giovanni dovesse tra


,

le

cose

del frate cercare di questa penna


fosse
,

cliente
egli di

che

ella si
fat-

e torglicle

per vedere come

questo

to poi dovesse al

popol dire. Aveva frate Cipolla un

suo faule
lena
,

il

quale alcuni chiamavano Guccio (a) Ba-

altri
.

Guccio Imbratta e chi


,

gli
,

diceva
egli

Gucnon

cio Porco

11 (jualc

era tanto cattivo

che

(i)

7 enere a parole
lieo

coniiclera l'iuo della

locusioDc.eco come

a--

co

.H

tenere a bada,

(ij

t Guccio

Mcocciamenlo di Arrguecio

i6o
vero
to
.

GIORNATA SESTA
ciie

mai Lippo Topo (i) ne

facesse alcun cotan-

Di cui

spesse volte frate Cipolla era usato di


:

mot-

teggiare con la sua brigata e di dire

il

fante
l'

mio ha
di quel-

in s nove cose
le fosse in

tali

che

se

qualunque

una

Salamene o in

Aristotile o in Seneca, avreb-

be forza di guastare ogni


ogni lor santit
egli
,
.

lor virt

ogni lor senno

Pensate adunque che

uom

dee essere

nel quale n virt, n senno n santit alcuna


.

avendone nove

Ed essendo

alcuna volta domandato


,

quali fossero queste nove cose

ed

egli

avendole in
,

ri-

ma

messe

rispondeva ; dirolvi : egli tardo


j ,

sugliar-?

do (2)0 bugiardo nigligente disubbidiente e maldicente


:

trascutato (3)

smemorato

e scostumato; senza

che

egli

ha alcune

altre taccherelle
.

con queste

che

taccion per lo migliore

E
,

quello
,

che sommamente
in ogni luogo
,

da ridere de*

fatti

suoi

che

egli

vuol pigliar moglie e tor casa a pigione

e avendo la

barba grande e nera e unta


lo e piacevole
,

gli

par

si

forte esser bel-

che

egli s' avvisa


s'

che quante femmila.

ne

il

veggono

tutte di lui

innamorino; ed essendo
la

sciato, a tutte

andrebbe dietro perdendo

coreggia

il

vero che egli in' d'


si

un grande

aiuto perciocch

mai niuno non mi vuol


(1}

segreto parlare, che egli

non

^ Donde

fosse costui o in qual

lempo vivesse nou ho potuto ave-

re alcuna notizia. Solo trovo nelle Origini della lingua italiana del

Me-

nagio un passo di certo sermone latino di

fra

Roberto Caracciolo vesco-

vo di Nazzi in cui
alla

si

dice di questo

Lippo Topo che vedendosi vicino


clie

morte fece testamento, e ordin

fossero dislrilmite in diversi

usi pii parecchie migliaia di scudi ch'ei

non avea: e che interrogalo chi


il

dovesse eseguire questa sua volont, rispose: oh! qui sta


ci
il

punto.

Da

Monosini deriva

il

proverbio
a questo;

il

iesUimenio di Lippo Topo; ed

anche quell'altro, simile


(2)

qui sta^t punto, disse hipetope.

Sugliardo, schifo, lordo.

(3) Trascurato.

NOVELLAI.
na cosa
Si)

'>

161

voglia la sua parie udire; 0, se arviene che iu d'alcua

dumandato
giudica
,

ba

gran paura che

io

non
si

ppia rispondere, che prestamente risponde egli e

e nu

come

si

convenga

costui

lasciandolo

allo albergo

aveva frate Ci{)olla comandato che ben

guardasse che alcuna j)crsoua non toccasse le cose sue,


e 8])ealmente lo sue bisacce
,

iM.>rciocch(> in
,

quello

orano
pifi

le cose sacre.

Ma

Goccio Imbratta
che sopra

il

quale era

vago di

stare in cucina,

verdi

rami

r usignolo t
sa e piccola e

massimamente
dell* oste

se fante vi sentiva ninna,

aveudone in quella

una veduta
di

grassa o gros-

mal

fatta e

con un paio

poppe che

pa-

revan duo ceston da letame


de' Baronci (i)
,

e con
,

un

viso che parca


,

tutta sudata

unta e afTumata
alla

non

altramenti che
la

si gitla

Y avoltoio

carogna

lasciata

camera di
,

frate Cipolla (2) e tutte le sue cose in l).

bandono
slosi

Ih si cal

E
,

aucora che d'agosto


,

fosse,

p-

presso al fuoco a sedere

cominci con

costei

che Nula aveva


egli era gentile

nome ad entrare iu parole, e dirle che uomo per prociu*atoro, e che egli aveva
senza quegli che egli

de' fiorini piii di millantanove,

aveva a dare altrui, che erano anzi pi che

mono

che
l'e

egli 6iq>eva tanto cose fare e dire

che domine

]>n-

unquanchc.
il

senza riguardare ad

un suo un suo

cap-

puccio, sopra
coudito
il

(piale era tanto

untume, che avrebbe


far-

calderon d' Altopascio (3), e ad

(1)

Coti bruUtf come bruiti erano quelli delle famiglie de' Oaiouci
f^ioosi per la loro brutleasa

Unto
{">}

t Latciata
tli

la

camera di Jratt Cipolla aperta, Uttam^


quel
li

IcIj;.

(3}

Altopascio un caslcllo in
molti monaci,
i

Lucca, ove era uua ^rju


la

badia

quali tacevano gi lue volte


tenere

leniniana
ili

li-

inine tinivetsali, e puf questo Joveano

UD caKlcrone
1 1

molla

DECAM.

T|^ III.

i6a

GIORNATA SESTA
,

setto rotto e ripezzato


tella

intomo

al collo e sotto le di-

smaltato di sucidume, con pi macchie e di pii

colori, che m.ai drappi fossero tartareschi o indiani, e


alle

sue scarpette tutte rotte


il

e alle calze sdrucite

le

disse ( quasi stato fosse


rivestir la

Siri

(i) di Castiglione

che

voleva e rimetterla in arnese e trarla di quel-

la cattivit di star

con

altrui

e senza gran possession


;

d' avere (2)

ridurla in isperanza di miglior fortuna


,

e altre cose

assai

le quali

quantunque molto
vento convertite,

affet-

tuosamente
le
te

le dicesse, tutte in

come

pi delle sue imprese facevano , tornarono in nien.

Trovarono adunque
alla

due giovani Guccio Porco


:

intomo

Nula occupato

della qual cosa contenti


,

perciocch mezzala lor fatica era cessata non contrad-

dicendolo alcuno, nella camera di frate Cipolla, la quale aperta trovarono, entrati, la

prima cosa che venne

lor presa per cercare fu la bisaccia nella quale era la

penna
di

la

quale aperta
fasciata

trovarono in un gran viluppo


,

zendado
,

perta

una piccola cassettina la quale atrovarono In essa una penna di quelle della co,

da

di

un pappagallo
certo egli
,

la

quale avvisarono dovere esser


a'

quella che egli promessa avea di mostrare


si
.

Certalde-

il

poteva a quei tempi leggiermente


le

far credere

perciocch ancora non erano

morbi-

dezze d' Egitto, se non

in piccola parte, trapassate in


disfaci-

Toscana, come poi in grandissima copia con

mento

di tutta Italia son trapassate: e dove che elle

grandezza, e clovea in quei tempi essere ia proverbio come cosa pubbli-

camente notabile.
(1)

(2)

f // Sir; la eJiz. del i573. A. R. e senza gran possessioni avere : questa

varia lezione por-

tata dal

G. Avere potrebbe soslanlivamenle

pteuJcisi. Rolli.

NOVFXLA
niente erano

X.

ifi

poco conosciuto fcMsrro, in quella contrada

(piasi

in

Ja^U

nhitauli s^ipiitu; anzi,


,

duraiiiluvi

ancora

la

rozza onesih degli antichi

non che veduti

avesscr pappagalli,

ma

di

gran lunga mai (i) uditi

non

gli

avevan ricordare. Contenti adunque

giovani

d' aver la

peima trovala quella tolsero , e


,

per non

lasciare la cassetta vota

vedendo carboni
la cassetta

in

un canto
ri-

della

camera, di quegli
,

empierono; e
trovata

chiusala

e ogni cosa racconcia


stati

come
se

aveva-

no, senza essere


la

veduti,

lieti

ne vennero con

penna

e cominciarono ad aspettare quello che fra,

te CijK)lla

iu luogo della

penna trovando carboni do,

vesse dire. Gli uomiui e le


nella chiosa erano
,

femmine semplici che


la

udendo che veder dovcano


la

pen-

na dello Agnolo Gabriello do{)0 nona, detta


si

messa,

tornarono a casa

e dettolo
,

1'

un

vicino all'altro e

l'una comare

all' altra

come

desinato ebbero ogni uo-

mo (u)

tanti

uomini e tante femmine concorsono nel


vi

castello,

che appena

capeano, con desiderio aspet-

tando di veder questa penna. Frale Cipolla avendo

ben desinato e poi alquanto dormilo, un poco dopo


nona
levatosi, e sentendo la moltitudine

grande esser

vcnuui lU contadini , per dovere la penna vedere , man-

G uccio

Imbratta che

Ih

su con

le

campanelle ve-

nisse, e recasse le sue bisacce. Il (|ual, poich


tica dalla

con

fa-

cucina e dalla Nula

si

fu divelto, con le cose

addiniandntc lass n' and: dove ansando giunto, perciocch


il
il

ber

dell'

acqua

gli

avea molto fallo crescer

corpo
(l)
l'i/

per comandamento di frate Cipolla andato*


la

t Di gran lunga la m.t^giir parte mai, t Nul*i ebbero ogni uomo. L'
eJiz. del

sUroii* Jel 37.

27 iu come o^ni uomo

Jeiiuaio ebbero, quella del 73

come

de$inalo ogni

uomo ebbero

i64

GIORNATA SESTA
,

sene in su la porta della chiesa

forte

incominci
il

le

campanelle a sonare. Dove poich tutto


ragunato, frate Cipolla, senza
iiiuna sua cosa fosse stata
essersi
,

popolo fu

avveduto che
la

mossa

cominci

sua pre-

dica

e in acconcio de' fatti suoi disse molte parole.


al

dovendo venire
Gabriello
,

mostrar della penna

dell'

Agnolo

fatta

prima con gran solennit

la confessio-

ne

fece accender
il

due

torchi,

e soavemente svilupil

pando

zendado

avendosi prima tratto

cappuccio,

fuori la cassetta ne trasse,

dette primieramente al-

cune parolette a laude e

commendazione dell'Agno,

lo Gabriello e della sua reliquia

la cassetta aperse
,

La quale come piena


ci

di carboni vide
,

non sospic che

Guccio Balena

gli avesse fatto


il

perciocch noi co-

nosceva da tanto, n
dato che
altri
,

maladisse del male aver guarfacesse j

ci

non

ma

bestemmi

tacita-

mente

che a lui la guardia delle sue cose aveva


,

commessa, conoscendol , come faceva


subbidente,
trascutato e

nigligenlc di-

smemorato
alzato

Ma

non per

tanto (i), senza

mutar colore,
che da
tutti

il

viso e le

ma-

ni al cielo, disse s,

fu udito: o Iddio, lo-

data sia sempre la tua potenzia. Poi richiusa la cassetta e al

popolo rivolto disse? signori e donne, voi dovete


,

sapere che

essendo io ancora molto giovane

io fui

mandato
risce
il

dr^l

mio superiore

in quelle parti

dove appa-

sole, e

fummi commesso con


che

espx-esso

comani

damento che
(i)

io cercassi tanto,

io trovassi

privi-

Non

per tanto, cio niente

ili

meno.

Ma

awirli die per rispetil

to della parola

non

inoiti

errano usandolo, credendo che niighi,


te

che

uon

fa,

onde diranno: Io pi volte


fare,,

l'ho detto,

r hai Toluto
tanto
di

che cosi sta mal posto, e

ma non per tanto conviene dire:,, ma non per


il

non

l'hai voluto fare,.

Perciocch non per tanto

puro volgare

tamen.

NOVELLA
log! ia

X.
altrui

i65
iiicn'

Porcellana

li

quali

ancora che a bollar

lo lUMtnssoro,

molto pi

utili

sono ad

che a

noi.

Per

la (|ual

cosa

mcAsomMo |kt

cnuiniino,cli Vinegia

pnrtcddoiut e Hiiilnmloint*nc por lo borgo de' Greci, e


di (juiudi per lo

reame del Garbo cavalcando e per

Haidacra, j>ervcnni in Parione (i), donde non senza


M!le

dopo
vi

alcjuanto pervenni in Sardigna (a).


io tulli
i

Ma per-

ch

vo

paesi cerchi da

me

divisando? io

capitai, passato

il

braccio di san Giorgio, in TruQla


;

e in Bufila

paesi mollo abitati e con gran popoli


,

e di

quindi pervenni in terra di Menzogna

dove molti
,

de' nostri frali e d' altre religioni trovai assai


li

li

qua-

tulli
,

il

disagio

andavan per V amor d'Iddio schifan,

do

poco deir

altrui fatiche curandosi

dove

la

loro

utilit

vedessero seguitare, nulla altra moneta spen,

dendo

passai in terra d'

che senza conio (3) per que' paesi ; e quindi Abruzzi, dove gli uomini e le femin zoccoli su pe' monti, rivestendo
i

mine vanno
genti

porci

dello lor busecchle

medesime
il

e poco pi l trovai

che portivano

pan

nelle

mazze e

'1

vin nelle

sacca (4). Da'fpiali alle


ni
,

montagne

de' Bachi perven.

dove

tutte

l'

acque corrono
,

alla *ngi

E in

brieve
infino

tanto andai a dentro

che

io pervenni

mei (5)

(i)

Tutti
(li

<|tiesti

lon nomi

ili

strade di Firrnxc,

quali, essrnd AnA'

che nomi
lissinio
('j)

ritl e regni roretlicri,

fanno

uu giuoco

imponine

Ih-I-

con quei roixi aMollaoti. Mari.


sotto le
,

Sanligna

mura

fuori

li

Firenze aulP Arno.


:

(3) Cfie

senza ennio
f,

preso Ja Dante
Ji roooeta

pagan

sema conion.
ti

(4) Il
ti

pane bucalo iniUalo

in bastoni, e

vino in sacchi di

pelli det-

otri.
(.^)

Pervenni mei, meglio, pi


la

in l, pi oltre.
Il

In A. G. e R. manca

Toce mei.

Vocal.

non

piega, e pure

i66
io porto

giounata sesta
,

in India pastinaca

dove

io vi giuro
i

per lo abito che


:

addosso che

i'

vidi volare

pennati

cosa in-

credibile a chi

non

gli

avesse veduti .
il

Ma

di ci

non

mi

lasci

mentire Maso del Saggio,

quale gran mer-

catante io trovai l che schiacciava noci e vendeva gusci a ritaglio


.

Ma

non potendo quello

che io andava
si

cercando

trovare, pei'cocch da indi in l

va per

acqua, indietro tornandomene, arrivai in quelle sante


terre
,

dove

1'

anno

di state vi vale

il

pan freddo quat-

tro denari, e

il

caldo v' per niente (i).

quivi tro-

vai

il

venerabile padre messer (2) Nonuiiblasmete Se,

voipiace

degnissimo patriarca di Jerusalem .


,

Il

quale

per reverenzia dello abito

che

io
,

ho sempre
volle

portato,

del baron messer santo Antonio

che

io vedessi

tutte le sante reliquie le quali egli appresso di s ave-

va
re

e furon tante che


io
,

se io

ve

le volessi tutte

conta.

non ne

verrei a capo in parecchi miglia


,

Ma

pure

per non lasciarvi sconsolate

ve ne dir d' al-

la

mentova

alla

voce pastinaca in questo passo, dove certamente una

esclamazione accorciata da omei. Rolli.

pred.
(1)

t Questa voce sfugg XIV. e XV.

all'

Alunno
il

Usolla anche

f.

Giordano

nelle

Tulio questo TJagglo, dice

Ruscelli, e ragionamento di fra Ci-

polla veramente ntollo grazioso e molto vago,

ma

ben tanto aperto

e tanto cliiaro, che se


assai
(2)

Certaldesi tutti
dell' intelletto.

non l'intendevano, doveano

bene stare in arnese

Non mi

hlatmete A.
la

Non mi

biasimate.
le tolsero tutta la

A. e R. emendando
{

voce hlasmele

grazia.

Non mi
Il

blasmete se voipiace, Mann, e Deput.:

NonmiUasmele
, 1'

se voi piace ^ Sdlviali: Nan-mi-blasmele-se-voi-piace

ediz. di

Mi-

lano.

Dionisi drce che ha Ietto volentieri in alcune stampe


egli soggi

Nonm-

hlasmelesevoipiace ; e cerio,
to

ugoe,

fra

Cipolla pronunci que-

nome unitamente.

me

ci

non par tanto certo.

perch non n-

/rebhe potalo pronunciarlo disgiunto

come

si

pronuncia Dione Griso-

domo , Niceforo Gregora

e infiniti altri?

NOVELLA
cjunnte

X.

167

(i)

Egli priiulcramcnle

to dello Spirito
inni
,

Santo cos intero

mi motr il die saldo come fu


e

il

ciuireito del
,

Serafino che apparve a saa

Francesco

ed una

dell'

unghie de' Cherubini


caro
fatti alle finestre
,

una

delle coste del

Verhum

(a),

e de' voAtinienli della santa I'^ cattolica


de' raggi della stella clic apparve a' tre
te, e

e ahpianti
in orien-

Magi

mia ampolla del sudore


,

di san

Michele, (piando

combatto col diavolo


san Lazzaro e altre
.

e la mascella della

morte di
gli
,

perciocch

io

liberamente

feci copia delle piagge di monte Morello in volgare

e d'alquanti capitoli del Cnprezio

li

(piali egli

lun-

gamente era andato cercando


ce(!i) delle sue sante
ti

mi

fece egli partefi-

rfelicpaie,

donommiuno

dc'den-

della santa Croce, e in

una ampolletta ahpianto del


,

suono delle campane del tempio di Sitiamone

e la

penna
v'

dell'

Agnolo Gabriello
de' zoccoli di
,

della quale gih detto

ho
,

e
il

l'

un

s.

Gherardo da Villa ma,

gna

quale io

non ha molto
,

Firenze donai a

Gherardo
vozione
.

di Bonsi

il

quale in lui ha grandissima diil

diedemi de' carboni, co' quali fu


arrostito
.

beatis-

simo martire san Lorenzo


tutte di (pia
te
.

Le

quali cose io

con meco divotamente


il

recai, e(bh<)lle tutsof-

il

vero che
io
l'

mio maggiore (4) non ha mai


sono o no.

ferto
ficato

che

abbia mostrate infino a tanto che


se desse

certi-

non

s'(>

Ma

ora che per certi

miracoli

fatti

da

esse e

per

lettere ricevute dal

pausar-

li) A.

G. alquante. R. conarvb d' alquanto , ni


In

in tal caso

il

veibo

dire avria
(i)
{"S)

forai de' verbi

ragionare ^ piirlar e

aiuiili.

Per non i\te/actum e$t.


Prl:i|)e.

(4)

Maggiore,

8U(irior.

i6B

GIOBJV ATA SESTA


m'ha conceduta
licenzia
,

ca fatto n' (i) certo,


io le mostri
le
l'
.

che

Ma io temendo
.
,

di fidarle altrui

sempre

porto

meco Vera
e

cosa che io porto la penna del-

Agnolo Gabriello
,

acciocch non
,

si

guasti

in

una

cassetta

carboni
j

co' quali fu arrostito san

Loren-

zo
l'

in

una
,

altra

le quali

son

si

simiglianti

l'

una
1'

alal-

altra
,

che spesse volte mi vien presa V una per

tra

e al presente
io

m' avvenuto

perciocch credenla

domi
na, io
io

qui avere arrecata la cassetta dove era


arrecata quella dove sono
stato sia errore
,

pen-

ho

carboni

Il

quale
esser

non reputo che

anzi

mi pare

certo che volont sia stata di

Dio

e che egli stesso la

cassetta de' carboni ponesse nelle

mie mani, ricordans.

dom"
a
i

io

pur
.

test

che

la festa di

Lorenzo

sia di

qui

due

E
,

perci volendo Iddio che io col mostrarvi


,

carboni

co' quali esso fu arrostito


la io

raccenda nelle
,

vostre
la

anime

divozione che in lui aver dovete

non

penna che

doveva,

ma

benedetti carboni spenti

dallo

omor (2)

di quel santissimo

corpo

mi

f piglia-

(1)

f Cos leggono
il

anclie

il

Ruscelli

ed

il

Rolli.

Gli editori

del

XXVII,

Salviati e

il

Ciccarelli \e^^ono fattone , perch trovasi cos

uell' ollirao testo, e

questa lezione fu pur ritenuta nella stampa di Li-

vorno e in quella di Milano;


sospensione del senso.
tito

ma a questo modo ci manca Come mai da que' valentuomini non


il

il

verbo con
s' avver-

che

il

fattone del lesto Mannelli non

solo participio del


la

verbo
della

fare con

la particella

ne

affissavi,
la

ma

bene esso participio e

particella,

scemata

dell'

e, con

giunta delia terza persona del verbo


la

essere,

scritti

cos

congiuntamente secondo

imperfetta a irregola-

re ortografia di que' tempi?

La qual

cosa tanto evidente, che

non ne
fatto
il

pu nascer dubbio. Ho
Ruscelli ed
sto
il

data pertanto ancor io,


la

come aveano

Rolli, a queste parole

forma che conveniva, perch quefar

non

metter le

mani

nel testo,

ma

che

si

legga

bene quello che

per difetto d buona scrittura crasi Ietto male.


(2)

t Omor;

lo stesso

che umore;

ma

voc

ila

in disuso.

NOVELLA X.
,

;>

169
i

re
ci

pcrci6

figliuoli bencdclli

irarrctcrl

cappuc.

qua dlvotamcntc

v' appresserete

a vedergli

Ma

prima voglio che voi sappialo che chiunque di questi

( i ) cnrl)oni ia segno di croce tocco

tutto quello

anno pu viver sicuro che fuoco noi tocchcrh che non si sema. E poich cosi dello ebbe, cantando una laudo
di
s.

Lorenzo, aperse

la cassetta e

mostr

carboni. Li

(piali

poich alquanto

la stolta

moltitudine ebbe con


,

ammirazione reverente mente guardati

con grandissi,

ma
gli

calca tulli

s*

appressavano a frate Cipolla


usali

e miessi

gliori olFurte

dando che
il

non erano
,

che con

dovesse toccare

pregava ciascuno

Per

la

qual
,

cosa frate Cipolla recatisi questi carboni in

mano

so

pra
pra
ci

li

lor camiciotti (a) bianchi e sopra


veli delle

farsetti

e so-

li

donne cominci
,

a fare le

maggior croessi

che

vi

capevano

aiTcrmando che tanto quanto


,

scemavano a
cassetta
,

far quelle croci


egli

poi ricrescevano nella


.

si

come
i

molte volle avea provalo


ulililh

E in
fe-

colai guisa

non senza sua grandissima


Certaldesi
,

avendo

tutti crociati

per presto accorgimento


,

ce coloro rimanere scherniti


j)enna
,

che

lui

togliendogli la
slati alla

avevan creduto schernire . Li quali


,

sua predica
lui
,

e avendo udito

il

nuovo riparo proso da


fosse

e quanto da lungi fallo


,

si

(3) e con che pa-

role

avevnn tanto
parlilo
si

riso

che eran creduli smascellare.


vulgo, a lui andatisene, colla
ci

E, poich
maggior

fu

il

festa del

mondo
gli

che

fatto

avevan

gli di-

scoprirono, e appresso

renderono

la

sua|penna.

La

(1)

f Da
Cio
si

questi t l'edz. del 37.


;

(a) CtiiniscioU
(>)

Maniu-lli.

fouL- tinto

iodieUoal
;.';
,

[larlire, e

comincialo P istoria mol-

lo lunga.

;>;

if
quale
giorno
1'

GIORNATA SESTA
anno seguente
fusser valuti
gli
i

valse

non meno che quel


.

gli

carboni

Questa novella porse igualmente a


grandissimo piacere e sollazzo
riso di fra Cipolla
,
,

tutta la brigata

e molto per tutto fa


pellegri-

massimamente del suo


,

naggio e delle reliquie cosi da lui vedute


te.

come
si

reca-

La quale
la

la

Reina sentendo
,

esser finita, e simil,

mente
se
,
,

sua signoria

levata in pie

la

corona
i

tras-

e ridendo la mise in capo a Dioneo^ e disse

tempo

Dioneo, che tu alquanto pruovi che carica


.

sia l'aver
,

donne a reggere e a guidare

Sii

dunque Re e

si fat-

tamente ne reggi che del tuo reggimento nella fine

ci

abbiamo a lodare
rispose
:

Dioneo

presa la corona

rdendo
io dico

assai volte gi
,

ne potete aver veduti

delli re di scacchi

troppo pi cari che io non sono ; e

per certo
ubbidire
,

se voi m.' ubbidiste

come vero
lieta
io

re
il

si

dee

io vi farei goder di quello senza

che per
lasciamo

certo ninna festa

compiutamente
:

Ma

star queste parole


si

lo regger

come
il

sapr

fatto-

secondo

il

costume usato venire


,

siniscalco, ci
,

che

a fare avesse

quanto durasse
,

la sua signoria

ordina-

tamente

g'

impose

e appresso disse: valorose


ci s'

Don-

ne, in diverse maniere

della

umana

industria e

de' casi varii ragionato tanto che , se


fosse

donna Licisca noa

poco avanti qui venuta

la

quale con le sue pa-

role

m' ha trovata materia


,

a'

futuri ragionamenti di
avessi
.

domane
ste

io dubito

che

io

non

gran pezza pe,

nato a trovar tema da ragionare


,

Ella

come

voi udi-

disse

che vicina non


^

avea che pulcella ne fosse

andata a marito

e soggiunse

che ben sapeva quante e


a' maritati.

quali beffe le maritate ancora facessero


lasciando stare la prima parte
,

Ma

che opera fanciulle-

NOVELLA X.
8C
,

171
dica
poi-

reputo cKc ih seconda debbia essere piacevole a


;

nigionarnc

e perci voglio che


n'

domane

si
,

ch donna Licisca data ce


le quali

ha cagione

delle beffe
le

o por amore o per salvamento di loro


gi fatte a* lor mariti
11
,

donessi

ne hanno

senza essersene
fatta

avveduti o no.

ragionare di
,

si

materia pareva
si

ad alcuna delle Donue

che male a loro


la
,

convenisse,
.

e pn?gavaulo che mutasse


quali
il

proposta gi detta
io conosco ci
,

Alle
io

Re

rispose

Donne

che

ho

imposto, non

meno che
il

facciate voi

e da imporlo

non mi poto
re
gli
,

islorre quello

che voi mi volete mostratale

pensando che

tempo

che

guardandosi e
,

uomini e
.

le

donne

d' operar disonestamente

ogni

ragionare

conceduto.

Or non
li

sapete voi che per la

perversila di ijucsta stagione


tribunali
j

giudici

hanno
le

lasciali

le leggi

cosi le divine
j^er
,

come

umane,

tac-

ciono

e ampia licenzia
?

conservar la vita conces'

duta a ciascuno

per che
,

se alquanto

allarga la vo-

stra oncsUi nel favellare

nou per dovere


,

nelle opere

mai alcuna

cosa sconcia seguire


,

ma

per dare diletto

a voi e ad altrui

non veggo con che argomento da


dal

concedere vi possa nello avvenire riprendere alcuno


Oltre a questo
la vostra brigata,
,

primo

di iufino a
ci si
,

questa ora stata onestissima


sia
,

per cosa che detta


alcuno
.

non mi pare che in


che non conosca

atto

si sia

maculata
,

m>
lui

si

maculer collo aiuto di Dio

Appresso
?

chi co,

la vostra onest

la
il

quale

noa

che ragionamenti ( 1 ) sollazzevoli ,

ma

terrore della
.

morte non credo che potesse smagare (a)

a dirvi

(1) (a)

+ l ragionamenti, il tcilo lei 27. Smagare in aiguifi. aU. vile iniartire

e anche fare troarrire.

172
il

GIORNATA

SIESTA

vero, chi sapesse che voi vi cessaste da queste cian-

ce ragionare alcuna volta, forse suspicherebbe che voi


in ci foste colpevoli
ste
. ^

e perci ragionare
fareste
,

non ne
,

vole-

Senza che voi tni

un

bello onore

essendo

io stato ubbidente a tutti


fatto
,

e ora avendomi vostro

Re

mi

voleste la legge porre in

mano

e di quello

non

dire che io avessi imposto Lasciate


a' cattivi

adunque
a' vostri,
.

questa susplzione pi atta

animi che

e con la buona ventura pensi ciascuna di dirla bella

Quando
cos fosse

le
,

Donne ebbero udito questo dissero che come gli piacesse : per che il Re per infino
,

ad ora di cena di fare


ciascuno . Era ancora

il
il

suo piacere diede licenzia a


sol

molto
:

alto , perciocch

il

ragionamento era stato brieve neo con


gli altri

per che, essendosi Dio-

Giovani messo a giocare a tavole


1'

Elisa, -chiamate

altre

poich noi

fummo

qui

Donne da una parte disse ; ho io disiderato di menarvi


,

in parte assai vicina di questo luogo , dove io

non

cre-

do che mai alcuna


delle

fosse di voi

e chiama vasi la

Valle

donne
,

n ancora vidi tempo da potervi quivi


si

menare
do

se

non oggi,
,

alto ancora

il

solej e perci,

se di venirvi vi place
vi sarete

io

non dubito punto che quan-

non

siate contentissime d' esservi state.

Le

Donne
una
a'

rlsposono che erano apparecchiatele chiamata


,

delle lor fanti


,

senza farne alcuna cosa sentire


:

Giovani

si

misero in via
,

n guari pi

d'

un mi-

glio

furono andate
.

che

alla

Valle delle donne perassai stretta

vennero
dall'

Dentro dalla quale per una via


delle parti
,

una

della quale

un

chiarissimo fiu-

mlcello correva (i), entrarono, e vldcrla tanto bel-

(i)

t Nel

lesto

Mann, mancava

la

voce correva,

ma

essa

ci fu

p-

NOVECLAX.
la

173
<{Uel

e tanto dilettevole
il

e ipczlalmcnte in
,

tempo
il

o)iu cni

caldo grande

<(uaulo pi

si

potesse divinii

HiiTC.

secondo che alcuna di loro poi

ridisse,

piano, elio nella valle era, cos era ritundo,


se a sesta fosse stalo fatto (1)
,

come

quantuntjuo
,

artificio

della nnturn
jtoco pi

e non ninnunl partisse

ed era di giro
sei

che un mezzo miglio, intorniato di

nion-

tagnette di

non troppa

altezza , e in su la
tpiasi

sommit di
forma
fatto

ciascuna
d'

si

vedeva un palagio

in

un bel

castollelto.

Le

picigge delle piali luonla'1

gnetle cosi degradando gi verso

piano discendevai

no,

come

ne' teatri

veggiamo dalla lor sommilk

gra,

di infino air infimo venire successivamente ordinati

sempre ristrigneudo
piagge
,

il

cerchio loro.

Ed
,

erano queste
ri,

quante (a)
,

alla

plaga del
,

mezzo giorno ne
di

guardavano

tutte di vigne

d' ulivi

mandorli

di

ciriogi, di fichi
ri

e d'alu-e maniere assai d'alberi fruttife.

piene

senza spanna perdersene

Quelle

le quali

il

carro di tramontana guardava tutte erau di boschetti di


qucrciuoli
ti
,

di frassini e d'

alti'i
.

alberi verdissimi e rit-

quanto pi esser poteano

Il

piano appresso senza


,

aver pi entrate che quella donde le

Donne venute v'e,

rano

era pieno d* abeti


si

di cipressi
si

d' allori e d' al-

cuni pini

ben composti e
di ci
il

bene ordinati, come se


gli

quahuKjue
tati
j

miglioro artefice

avesse pian-

e fra essi

poco

sole o niente, allora


mancaste anche ia

che egU eia


teat

sU da
(i)

lui

nitogna dire die

ci

allri

|)eteb

il

Salviati ne latri lo spiiaio in hianco.

Come

5e fosse alato fallo col

compasso

Mart.

(3)

0,
i

f Nel testo Mannelli leggcvasi quante., roa sopra l'<r fu |)OSto un come pare, da altra mano. Il 37 ha quanto, e cosi leggono cxiandio
Il Siilvali

Dcnulali.

adoU

la

lesione antica del lesto Mannelli, e lo

w*

stesso i!cero gli editori di

Livotoo t

di

Milano

,,

174
allo
,

GIORNATA SESTA
entrava infmo al suolo
,

il

quale era tutto un


fiori

prato d' erba minutissima e piena di


e d'
to
altri
.

porporini
di dilet-

E oltre a questo
,

quel die non

meno
il

che altro porgeva


,

era

un

fiumicello

qual d' una

delle valli

che due di quelle montagnette dividea


,

cadeva gi per balzi di pietra viva

e
,

cadendo faceva
e sprizzando pa-

un romore ad udire

assai dilettevole

reva da lungi ariento vivo che d' alcuna cosa premuta

minutamente sprizzasse; e come gi


pervenia, cos quivi in

al

piccol pian

un

bel canaletto roccolta infi-

no
ivi

al

mezzo

del piano velocissima (i) discorreva, e


picciol laghetto, quale talvolta per
i

faceva

un

mo-

do
ci

di vivaio fanno ne' lor giardini

cittadini

che di

hanno destro
,

Ed

era questo laghetto

non pi prochiarissimo
:

fondo che sia una statura d'

uomo

infino al petto lun,

ga 5 e ^ senza avere in s mistura alcuna


il

suo fondo mostrava esser d' una minutissima ghiaia


qual tutta
,

la

chi altro

non avesse avuto a

fare

avreb-

be, volendo, potuta annoverare. IS solamente nel-

r acqua

vi si

vedeva
l

il

fondo riguardando
,

ma

tanto
al

pesce in qua e in
diletto era

andar discorrendo
.

che oltre

una maraviglia

N
,

da

altra ripa era chiu-

so

che dal suolo del prato

tanto d' intorno a quel

pi bello quanto pi dello umido sentiva di quello.

L' acqua

la

quale alla sua capacit soprabbondava

(1)

"J"

Abbiamo qui uno de'pi

notabili
.

esempi
il

di

quella sorta di

costruzioni che io chiamo di pensiero

Osservi

lellore

come non ha
i

in questo luogo verun sostantivo espresso a cui s'appoggino


dieltivi

due adili

femminili raccolta n velocissima


il

Avendo

1'

autore detto
egli

sopra

era un fiumicello

qual

cadeva

gi.

per balzi ec,

ha puc

nel pensiero l'acqua di quel fiumicello, e la vede cadere e spiizzare e

correi via, e con que;>t'ucqua egli accorda

detti addicllivi.

NOVELLA X.
un
altro canaletto ricevevo,

175

per lo qual fuori del val,

loncello ujiceudo, alle parli piCi basse se ne correva

In (jnesto adunque venule le giovani


]M.>r

Donne

poich
il

tutto riguardato
il

ebbero e molto commendato


,

luogo , essendo

caldo grande

e vedendosi

il

pela-

ghetto davanti, e seu/a alcim sospetto d* esser vedute,


diliberaron di volersi bagnare
fanie che sopra la via
,

E comandato
s*
,

alla lor
,

per

la

qual quivi

entra
il

di-

morasse e guardasse
sentire, tulle e sette
11

se

alcun venisse

e loro

facesse

si

sj^gliarono ed entrarono in esso.


li

quale non altrimenii


,

lor corpi candidi nasconde-

va

che farebbe una vermiglia rosa unsottil vetro. IjC


,

quali essendo in quello


d' nc<|ua

n perci alcuna turbazion

nascendone
in

cominciarono come potevano


,

ad andare
le

qua

in Ih di dietro a' pesci


,

quali

ma-

avevan dove nascondersi


pigliare
, .

e a volerne con esso le


fatta festa,
,

mani (i)
done

poich in cosi

aven-

presi alcuni
si

dimorate furono alquanto

uscite di

qiiello,
il

rivestirono, e setiza poter pi


1*

commendare

luogo che commendato

avessero , parendo lor tem, ,

po da dover tornar verso casa con soave passo molto


della bellezza del luogo parlando, in

cammino
,

si

mi-

sero.

al

palagio giunte ad assai


i

quivi trovarono

buona ora ancora Giovani giucando dove lasciali gli

avieno. Alli quali Pampinea ridendo disse; oggi vi

pure abbiamo noi ingannati.

E come,
le

disse

Dioneo^

(1}

Con
eil

sse le in o^jni

mani, dra ancnr con esso


numaro,
lirti

mani, e co

in o^ni
lj<-ne il

genere

sempre euo avTedisve multo

Belli Ilo.

X Ctm
mauif
le

esse la

man

ba

la cd'ii. Ji

Lucca; ma poIr^Wie
-"]

esservi errore

iiclU sUiii|i;

con esse
citale nel

le at.i'ii le cJii. del

e del 73: con esso l

due

YouibuUrio.

176
role

GIORNATA SESTA
far de' fatti che a dir delle pas
;

cominciate voi prima a


?

Disse

Pampinea signor nostro


: ,

e distesamenil

te gli

narr dondje venivano


,

come

^ra fatto

luogo
.

e quanto d quivi distante

e ci che fatto avevano

Il

Re udendo
di vederlo,

contare la bellezza del luogo, disideroso

prestamente fece comandar

la

cena: la
,

qual poich con

assai piacer di tutti fu fornita


,

li
,

tre

giovani colli lor famigliari


n'

lasciate le

Donne

se

andarono a questa valle

e ogni cosa considerata

non essendovene alcuno di loro stato mai pi, quella per una delle belle cose del mondo lodarono. E poich bagnati
tardi
si

si
,

furono e

rivestiti,
,

perciocch troppo

faceva

tornarono a casa

dove trovarono

le

Donne che facevano una


faceva la
entrati- in

carola ad

un

verso (t) che

Fiammetta, e con

loro, fornita la carola,

ragionamenti della Valle delle donne , assai


il

di bene e di lode ne dissero. Per la qual cosa


fattosi

Re,

venire

il

siniscalco

gli

comand che la seguen-

te mattina l facesse

che fosse apparecchiato e porta-

tovi alcun letto

se

alcun volesse o dormire o giacersi


,

di meriggiana. Appresso questo

fatto venire de' lu,

mi

e vino e confetti, e alquanto riconfortatisi


fosse in sul ballare .
,

coman-

d che ogni uomo

avendo per
rivoltatosi
,

suo volere Panfilo una danza presa

il

Re

verso Elisa le disse piacevolmente : bella Giovane

tu

mi

facesti oggi onore della corona , e io

il

voglio questa
fa'

seia a te fare della

canzone
piace
.

e perci una

che ne
ri-

dichi

qual pi

ti

cui Elisa sorridendo

(1)

P'eriO qui vale aria di canto, cio, che senza liuto e senza altro
al

istiuiuento daniavauo

suono che con

\a

voce colei iuulara-

, ,

,. . , .

NOVKLLAX.
tal

177

spose che vulcnliuri ; e cori soave voce cuuiiioi iu coguisa


:

Amor

s'

i*

ftosso uscir do* tuoi artigli

Appena creder po&so

Che alcun

altro uncin
In

mai pi mi

pigli

lo enUai giovim-tta en

(1) tua guerra.


e dolce pace,

Quella credendo

somma
si
,

ciascuna mia
sicuro chi

arme

posi in terra
'

Como

(da face

Tu

disleal tiranno
fosti

aspro e rapace

Tosto mi

addosso
co' crude' roncigli

Con

le tue

armi e

Voi circundata delle tue catene

quel

che nacque per

la

morte mia

Piena d' amare lagrime e di pene


Presa

mi
s

desti

ed

hammi
1'

in sua balia

Ed

cruda

la

sua signora

Che giammai non


Li prieghi miei

ha mosso

Sospir u pianto alcun che


tutti glien'

m' assottigli
il

porta

vento

IMullo n' ascolta, u ne vuole udire:

Per che ogni ora cresce


,

'1

mio tormento ;

Onde '1 viver m' uoia n so morire Deh dolgatii signor, del mio languire;

(1)

En
il

la

ti

trova pi i^ una volla usata dal Boccaccio nelle rnie

cos in questo libro,

come
ti

in Uri.

Onde
la

Toglioao alcuni che ancor nel


tersa spera

Pctr.

verso,,

Ma

Ltui

prego che 'n


si

non

si

legga iu

la, i)erchc cerio non mai in Ui


co,, cb'a
la

vede da scriltor buono usalo.


il

Nannon

lersu altera,,

come vuole

l)cml>o, |H*rch nel rero


si

nunlo proprio del prlar volgare.

Ma

che

debita leggere

c/i'

cn ^i, co-

me

si

vedo che

pi anli. hi pu< dissero alcune volte

DCAM. T. IH.

1%

178

GIORNATA SESTA
Fa' tu quel eh' io non posso

Dalmi
Se questo
I

legato dentro a' tuoi vincigli


far

non vuogli almeno


,

sciogli

legami annodati da speranza


io
,

Deh
Che

ti

priego, signor, che tu vegli;


'1

se tu

fai
,

ancor porto fidanza

Di tornar

bella

qual fu mia usanza

Ed

il

dolor rimosso
fiori

Di bianchi

ornarmi e di vermigli.

Poich con un sospiro


sua canzon
tali

assai pietoso Elisa


tutti si

ebbe

alla

fatto fine,

ancor che

maravigliasser di

parole, niuno perci ve n'ebbe che potesse avvi-

sare che di cos cantar le fosse cagione.

Ma il Re, che
,

in

buona tempra

era

fatto

chiamar Tindaro
,

gli

co-

mand che

fuor traesse la sua cornamusa

al

suono

della quale esso fece fare molte danze.

Ma

essendo gi

molta parte di notte passata


dasse a dormire.

a ciascun disse eh' an-

FINISCE

LA SESTA GIORNATA

DEL DECiAIERON:
INCOMINCIA

LA SETTIMA,
Nella quale
sotto il

reggimento di Dtoificu si ragioquali o per amore


,

na

tlcllc hcjji, le

o per sala' suoi

vamento di loro

le

donne hanno gi/atte


s

mariti, senza essersene avveduti, o

(i).

o.
se

'gni stella era gi delle parti d' oriente fuggita

non quella

sola la qual noi

chiauiiamo lucifero, che


,

ancor luceva nella biancheggiante aurora


siniscalco levatosi,

({uando
(.)

il

con una gran salincria

n'and

(l)f Se Tautore
ta
ilo

nel fine (k-irantecedcnte giornata nvrailirlto:,, ten-

eawnene

arvirtlul

o no,,, cume mai

e^ll meilt-timo

or (lice,ri|H:tenslati
,

(trMa cuta, aeuaa rsacttme avvciluti o s


fatti gli

Sarelibono

per

avventura

argomenti
al

queste novelle non Jal Buccacco


l)en detto quell'

ma

da

alcun altro Jipoi ,


ai egli

quale parendo |)oco


le

o no, ed astenendoargomento co-

tuttavia dal metter

mani

nel letto, scriveise nell'

m'egli pensata che s'aveste a dire? Quantunque serolirar potette ragionevole questo tot|>ctto, cel toglie V autor mrdetimo nella Ccnclutione
l

dove dice cKe esse per non ingannare alcuna |)eraona, tutte nella
|)orlan segnato quello
dalle quali
alle

fronte

che esK- dentro dal

lur

seno nascoso Icn-

gono,,:
argomenti

paiole apparisce chiaro aver posti egli sli-sso gli

sue novelle. Diremo dunque che, venendo a significar


la stetta

queste locuaioai apparentemente opposte

cuta

ambedue

gli

piacque di topra usar l'una e qui


(a)

1'

altra.

Salmeria, quantit

di

tome.

i8o
secondo
signore
.

GIORNATA SETTIMA
donne
il
,

nella Valle delle


1'

per quivi disporre ogni cosa


dal suo

ordine e

comandamento avuto
quale andata non

Appresso
il

alla

stette

guari

a levarsi

Re

il

quale lo strepito de' caricanti e delle


:

bestie aveva desto

e levatosi fece le

Donne

e'

Giovali

ni tutti parimente levare.


raggi del sole

ancora spuntavano
tutti

ben bene, quando

entrarono in

cammino^ u
to

era ancora lor paruto alcuna volta tangli

gaiamente cantar

usignuoli e gli
.

altri

uccelli

quanto quella mattina pareva Da' canti de' quali ac-

compagnati infino nella Valle delle donne n'andarono,

dove da molti pi ricevuti, parve loro die


lor venuta
si

essi

della

rallegrassero.

Quivi intorniando quella,


quanto
.

e riproveggendo (i) tutta da capo, tanto parve loro

pi bella che

il

di passato

1'

ora del d era pi

alla bellezza di quella

conforme
il

poich col buon


,

vino e con confetti ebbero


di canto

digiun rotto

acciocch

non

fossero dagli uccelli avanzati


,

comincia,

rono a cantare

e la valle insieme con esso loro

sem-

pre quelle medesime canzoni dicendo che

essi dice-

vano. Alle quali

tutti gli uccelli,

quasi

non

volessero

esser vinti, dolci e

nuove note aggiugnevano. Ma, poi,

ch 1' ora del mangiar fu venuta


vivaci arbori
,

messe

le tavole sotto

e agli altri belli arbori (a) vicine al bel


al

laghetto

come

Re piacque

cos

andarono a sedere:
di

(i)

Riproveggendo, riveJendo minatamente, voce molto antica e

rado usala
(2)

R. asserisce aver

letto in alcuni testi sotto i vivuci et altri belli


il

arbori, e cos crede che scrivesse


la inutile

Boccaccio, perch non a()prova quel-

ripetizione della voce arbori. A. sotto alti e belli arbori vi-

cine al bel laghetto. G. porta questa varia Itzione,


vicine
,

ma

vicini e

non
s

arheri e non arbori

vi

stamp. Nel Vocabolaiio per uou

Uova arberOf ma bensi albero. Rolli.

GIORNATA SETTIMA
e mangiando,
i

pesci notar

vodeau per

lo Ingo

gran-

(ILs-simc scliierc. 11

che,

come

di riguardare, cos tal.

volta dava cagione di


l'u

ragionare

Ma

poich \cnuta
le tavole furoii

la line del desinare, e le


lieti

vivande e

rimosse, ancora pi
cantare
.

che prima cominciarono a


in

Quindi essendo
, ,

pi luoghi per

la

piccola

valle fatti letti

e tutti dal discreto siniscalco di sarge


,

fraucesche e di capolciii intorniati e chiusi


zia del

con licen-

e chi dormir

Re, a cui piacque, si pot andare a dormire: non volle, dogli altri lor diletti usali pisuo piacere .
,

gliar poteva a
tutti levali

Ma

venuta gi

1'

ora che

erano

tempo

era da riducersi a novella-

re,

come

il

Re volle, non
fatti in

guari lontano al luogo dove


l'

mangiato avcano,

su

erba tappeti distendere,

e vicini al lago a seder postisi,

comand

il

Re ad

Emilia che cominciasse

La qual

lietamente cosi co

minci a dir sorridendo

NOVELLA L
Gianni Lotteringhi ode di notte toccar l'uscio suo: desta la moglie ^ ed ella gli fa a credere die egli la fantasima:

vanno ad incantare con una


si

orazione i e

il

picchiare

rimane

Oignor mio,
do
slato

me sarebbe

stato carissimo,

quan-

fosse piacere a voi,

che

altra persona,

che

io, avesse a cosi beila materia,

come

quella di che
poich(>
il

parlar
egli v'

dobbiamo, dato cominciamento^ ma,


aggrada che
io tutte

T
,

altre assicuri

e io

far

voleutieri.

iugcgnerommi

carissime

Doune,

di dir

82

GIORNATA SETTIMA
cos son
l'

cosa che vi possa essere utile nell' avvenire : percioc-

ch ( se

ahre

come
,

io

paurose
sallo

e massi-

mamente
io
'1

della fantasima
si sia
,

la quale ,

Iddio , che

non

so che cosa

n ancora alcuna trovai che ne temiamo igualmente ) a


venisse, notando

sapesse ,

come che

tutte

quella cacciar via,

quando da voi

bene
zione

la
,

mia

novella, potrete

una santa e buona ora,

e molto a ci valevole

apparare

Egli fu gi in Firenze nella contrada di san Brancazio

uno stamaiuolo,

il

qual fu chiamato Gianni

Lotteringhi,

uomo
altre

pi avventurato nella sua arte,


cose: perciocch tenendo egli del

che savio in
semplice
si
,

era molto spesso fatto capitano de' laude-

(i) di santa Maria Novella, e aveva a ritenere la


,

scuola loro (2)

altri cosi fatti uficetti


si

aveva assai
.

sovente

di che egli molto da pi

teneva
s
.

ci gli

avvenia
,

perciocch egli molto spesso ,


di

come

agiato
,

uomo dava

buone pietanze

a' frati

Li quali per-

ciocch qual calze e qual cappa e quale scapolare ne


traevano spesso davangli
to Alesso
il
,

g'

insegnavano di buone orazioni , e


,

paternostro in volgare
e
il

e la canzone di san,

lamento di san Bernardo

e la laude di

donna Matelda e
molto
cari
,

colali altri ciancioni, li quali egli

aveva
se gli

e tutti per la salute dell'


.

anima sua
la quale

serbava molto diligentemente


bellissima

Ora aveva

costui

una
ebbe
dal-

donna e vaga per moglie,


Tessa
,

nome monna

e fu figliuola di

Mannuccio

la Cuculia, savia e

avveduta molto.

La quale cono-

(1)

Capitano di una compagnia di persone bigotte che cantavano lau-

di

Mart.

(2)
si

A ritenere

la scuola loro, ad aver cura del luogo dove costoro

adunavano. Matt.

. ,

NOVELLAI.
scendo
la semplieill del

83

marito, essendo innamorata


il

di Federigo di Neri Pcgolotti,

[uale bello e fresco

giovane era

ed

egli di lei

ordin con una sua fante

che Federigo
bello che
ella
li il

le venisse a parlare

ad un luogo mollo

detto Gianni aveva in

Camerata

al

quale
vi

slava tutta la slate, e

Gianni alcuna volta


,

veniva a cenare e ad albergo

e la mattina se ne tor.

nava a bolU'ga
ci senza

e talora a' laudesi suoi


disiderava
*1
,

Federigo, che

modo

preso tempo

un

di che im-

posto

gli

fu, in su
la sera

vespro se n' and lass, e non


,

venendovi

Gianni

a grande agio e con molto


;

piacere cen e alberg con la donna


gli in

ed

ella

stando-

braccio, e la notte

g'

insegn da sei (i) delle


essa
,

laude del suo marito .


questa fosse cos
1'

Ma

non intendendo
,

che

ultima volta

come

slata era la pri-

ma

n Federigo

altres,

acciocch ogni volta non con-

venisse che la fante avesse ad andar per lui, ordina-

rono insieme a questo modo: che

egli

ognind (),
al,

quando andasse o

tornasse da
,

un suo luogo, che


in
egli

quanto pi su era

tenesse
lei

mente
era
,

una vigna

la

quale allato alla casa di


tcsehiu d' asino in su
piale

ed

vedrebbe un
,

quando

col

un palo di ([uegli della vigna il muso volto vedesse verso Firenze


ne
non U*ovasse
1'

siciu*amente e senza alcun fallo la sera di notte se


venisse a
lei
,

se

uscio aperto

piana-

mente picchiasse tre volu;,ed

ella gli

aprirebbe; e quan-

do vedesse

il

muso del

teschio volto verso Fiesole,

non

vi venisse, perciocch

Ganni vi sarebbe

in questa

maniera facccndo , molte volte insieme


(i)

si

ritrovarono
Jdla
tei,
[mi'*

Da
da

sei.

Tra Pallre Uate aopra

atvertile iguiricasioui

Ucella
()

coucidera ancor juesla qui


(Vi

da

sei, cio intorno

Ogni

, ,

84
tra
l'

GIORNATA SETTIMA
altre volte

Ma
due
nir

una avvenne che dovendo Fede,

rigo cenar con


grossi

monna Tessa avendo ella


, ,

falli
,

cuocere

capponi

avvenne (x) che Gianni

che ve-

non

vi

doveva

mollo tardi
,

vi

venne
ella

di

che

la

donna fu molto dolente


poco
di carne salata
,

ed

egli

ed

cenarono un
falla lessare
i

che da parte aveva

e alla fante fece portare in

una

lo vaglinola bianca

due capponi
di

lessi,

e molte uova fresche, e

un

fiasco
si

buon vino

in

un suo

giardino
,

nel quale andar

potea senza andar per la casa

e dov' ella era usa di


,

cenare con Federigo alcuna volta


d'

e dissele che a pi
,

un pesco che
,

era allato ad
il

un

pratello

quelle cose

ponesse.

tanto fu

cruccio che ella ebbe, che ella


,

non

si

ricord di dire alla fante


,

che tanto aspettasse

che Federigo venisse

e dicessegli che Gianni v' era


.

e che egli quelle cose dell' orto prendesse


datisi ella e
stette

Per che an-

Gianni

al letto

e similmente

la fante,

non

guari che Federigo venne e tocc una volta piala porta


,

namente

la quale s vicina alla


il

camera era,
altres
lei
j

che Gianni incontanente

sent e la

donna

ma
di

acciocch Gianni nulla suspicar potesse di


.

dormire fece sembiante

E
,

stando

un poco Fedee disse: Tes-

rigo picchi la seconda volta


gliandosi punzecchi
sa
,

di che Gianni maravila

un poco
?

donna
1'

odi tu quel eh' io


. ,

e'

pare che

uscio nostro sia


di lui udito
1'

tocco

La donna che molto meglio


,

a-

vea

fece vista di svegliarsi


e'

e disse

come d eh ? DiGianni mio , or


11

co, disse Gianni^ eh'


tocco
.

pare che l'uscio nostro sia


,

Disse la donna t tocco ? oim

(i)

Avvenne che Gianni

ec. togline via

avvenne che, ed
il

periodo

ne rimarr ordinalo. R. a ragione non crede che


sto perioiio

Bocc. scrivesse que-

con duo avvenne

NOVELLAI.

f egli la

85
fantasima
,

nou

sai tu quello eh' egli

delia

ho avuta a quctsc notti la maggior paura cbc mai a' avesse, tale cUc, come io sentita 1' ho, ho messo il capo sotto n mai ho avuto ardir di trarlo fuo
({uale io
t

ri,

si

stato di chiaro. Disse allora Gianni: va\


,

donna , non aver paura se ci $ ch io dissi dianzi e tante allre buone e la intemerata il 7t' lucis
,

orazioni,

quando

al lillo ci

gnai
diri

il

letto di

canto in

andammo, e anche secanto al nome del Padre,


,

Figlio e dolio Spirilo Santo

che temere non

ci

bisogna j ch ella non ci

pu, per potere ch'ella


acciocch Federigo per
,

abbia, nuocere.

La donna,

avventura altro sospetto non prendesse


turbasse, diliber (i)del
fargli sentire sta
,

e con

lei si

tutto di doversi levare e di


,

che Gianni

v' era

e disse: marito, bene

tu di lue parole tuj io per


,

me non mi
,

terr

mai

salva n sicura

se noi

non la incantiamo
:

poscia che
?

tu ci
la

se'.
:

Disse Gianni

o come

s'

Incanta ella
l'

Disse
quiin-

donna ben la so
io andai

io incantare}
alla

ch

allrieri

do

a Fiesole

perdonanza , una di quelle


la

romite (elico, Gianni mio, pur


Iddio
tei

pi santa cosa, che


cos
,

dica per

me) vedendomene

paurosa.,

m'

insegn una santa e buona orazione


l'
1'

e disse che
,

provata

avea pi volte avanti che romita fosse


era giovalo.

sempre

Ma sallo

Iddio, che io
j

non avrei

mai avuto
che tu

ardire d' andare sola a provarla


,

ma
,

ora

ci se'

io vo'

che noi andi.imo ad incantarla


gli

Gianni disse che molto


Diliherare usa

piacea

e levatisi

se

ne

(i)

il

Boccaccio tnlo per disporsi, come ora qui,

quanto per liberare, ccome la aUri luoghi. Bench alcuni aenia r*gione cieJono
clic

l'uoo

'

abbia a Kiivete diliberare, e

1'

altro delib*'

rare .

86

GIORNATA SETTIMA
al

vennero amenduni pianamente all'uscio,

quale an-

cor di fuori Federigo gi sospettando aspettava.


quivi
io
,

E giunti

disse la

donna a Gianni

ora sputerai /quando

il ti

dir. Disse Gianni: bene.

E la donna cominci
diedi notte

r orazione,
vai, a

e disse: fantasima, fantasima,


,

coda

ritta ci venisti

a coda ritta te n' andrai. Va'

nell' orto a pi del

pesco grosso, troverai unto bisunto e


:

cento cacherelli della gallina ( i ) mia


fiasco, e vaiti via^ e

pon bocca

al

non far male n

me

n a Gianni

mio. E cosi detto, disse al marito: sputa, Gianni^ e Gianni sput.

Federigo, che di fuori era e questo udiva,

gi di gelosia uscito,

con
,

tutta la

malinconia aveva
,

si

gran voglia di ridere

che scoppiava
,

e pianamente
.

quando Gianni sputava


tasima

diceva

denti

La donna
Federigo

poich in questa guisa ebbe


,

tre volte incantata la fan. ,

al letto se
lei di

ne torn col marito


,

che con

cenar s'aspettava

non avendo cenato e


,

avendo bene

le
,

parole della orazione intese

se n' ani

nell' orto
'1

e a pi del pesco grosso trovati


1'

due
,

capponi e

vino e

uova
.

a casa se ne

gli

port

cen a grande agio (2)

poi dell' altre volte ritrori-

vandosi con la donna, molto di questa incantazione


se
la

con esso

lei

(3).

Vera cosa che alcuni dicono che


il

donna aveva ben volto

teschio dello asino verso

(1) (2)

Intendo uova.

f Nel testo del 27 casa se ne gli port e cenogUsi a suo grandissimo agio; dove da osservarsi il verbo cenare adoperato come
transitivo.

Ne abbiamo
s'

altri

esempi nelle scritture del trecento, e ia

questa stessa novella di carne salata.


(3)

veduto di sopta; egli

ed ella cenarono un poco

Con
le

esso lei dice, e non con essa, cos di sopra

si

avvertito

con esso

mani, ed

altre

molte

tali

se

ne trovano usate da ogni

scrittor toscano.

.,

NOVELLA li.
Fiesole
V*
,

N9j
la vigna

ma un

lavoratore

per

passando

aveva entro dato d' un bastone e

fattoi girare intor,

no intorno, ed era rimaso volto verso Firenze


ci Federigo , credendo esser chiamato
to ^
,

e per-

v' era venu-

e che la donna avea fatta

l'

orazione in questa

guisa: fantasima, fantasima,


testa dell' asino
il

fatti

con Dio, che


fu
,

la

non
ed

vols' io

ma

altri

che

tristo

faccia Iddio,

io
,

son qui con Gianni mio(i).


senza

Per che andatosene


era rimaso.

albergo e senza cena

Ma una
,

mia

vicina, la quale
1*

una donna
fu vera
,

molto vecchia
secondo che

mi

dice che

una e

1'

altra

ella

aveva, essendo fanciulla, saputo;

ma
sta-

che

l'

ultimo non a Gianni Lotteringhi era avvenuto,


si

ma
ci

ad uno, che

chiam Gianni

di Nello,

che

va in porta san Piero, non

meno

sofficiente lavace-

(a), che fosse Gianni Lotteringhi .


,

E perci. Donne

mie care

nella vostra elezione sta di torre qual pi

\i piace delle

due, o volete amendunc. Elle hanno

grandissima virt a cos fatte cose,


zia avete udito
:

come per esperien-

apparatele , e potrawi ancor giovare

(i) Qaell'
(a)

altn e migliore oraiione e pi unta


cio sciocco,

M.
i

Lavaceci f

da jioco, noa buono se non a lavate

ccci.

i8

GIORNATA SETTIMA

NOVELLA II.
Peronella mette un suo amante in un doglio (i),

tornando

il

marito a casa:

il

quale avendo

il

marito {venduto, ella dice che svenduto

V ha ad
pare
.

uno che dentro

v'

a vedere a casa sua

se saldo gli

// quale saltatone fuori , il fa radere al marito

e voi portarsenelo

|on G, grandissime
tata
^

risa

fu la noYella d'Emilia ascole per santa

r orazione per buona


:

commenil

data da tutti

la quale al suo fine venuta essendo

comand

il

Re
cbe

a Filostrato che seguitasse j

qua-

le ijicominci . te le beffe
te i mariti
,

Carissime
gli
,

Donne mie
vi fanno
,

elle

son tan-

uomini

e spezialmen-

che

quando alcuna

volta avviene
,

che

donna ninna (2) alcuna al marito ne faccia voi non dovreste solamente esser contente che ci fosse

avvenuto , o di risaperlo o d' udirlo dire ad alcu-

no,

ma
, ,

il

dovreste voi
gli

medesime andar dicendo per


uomini
si

tutto

acciocch per
e le

conosca che, se
:

essi
al-

sanno

donne

d' altra parte

anche sanno

il

che

tro che utile essere

non

vi
,

pu j
non
.

perciocch
si

quando

alcun sa che

altri

sappia

egli

mette troppo leg-

giermente a volerlo ingannare Chi dubita dunque che


ci che oggi intorno a questa materia diremo, essendo

(i)

Doglio, lino.

{2)

Ninna
:

per alcuna spesso usa

la lingua], e di

sopra s' avverlilo

altra volta

e qui posto tanto pi vagamente,

quanto che ha alcuna


luffe.

appresso

rifetendosi iiana a

donna, ed alcuna ja.

'

NOVELLA
,

II.

189
grandMma ca-

ri.Hflputo

dngU uomini

non

fosse lor
,

giunc di ralTrenn mento al beffarvi conoscendo che \oi

similmente volendo no

sapreste; beffare f

adunque

mia intenzion

di dirvi ci c!ie

una giovinetta, (piantun,

quc
di

di bassa condizione fosse

({uasi in

un momento

tempo per

salvezza di s al marito facesse


,

Kgli non ancora guari

che in Napoli un povero

nomo
ratore
Itt

prese per moglie una bella e vaga giovinetta


l'arte

clnmata Peronella: ed esso con


,

sua che era


,

mu-

ed

ella filando^

guadagnando assai sottilmente,


meglio. Avven-

lor vita reggevano

come potevano il

ne che un giovane de* leggiadri (i) vcggendo un gior-

no questa Peronella
di
lei
,

e piacendogli molto, s'innamor


in

e tanto in
esso lei
si

un modo e
dimestic.

uno
tt

altro la soUicit,

che con

potere essere insie-

me
che

presero tra s questo ordine: che, conciofossccosa


il

marito di

lei si

levasse ogni mattina per


,

tempo
giova-

per andare a lavorare o a trovar lavorio

che

il

ne fosse in parte che uscir lo vedesse fuori, ed essendo


la

contrada
,

che Avorio
,

si

chiama

molto

solitaria

dove stava

uscito lui

egli in casa di lei se n'entrasi;


.

e cosi molte volte fecero

Ma
il

pur

tra

l'

altre

awenn
il

una mattina che essendo


,

buono uomo
cosi

fuori uscito,

e Giannello Strignario
ne, entratogli in casa
,

che

aveva

nome

giova-

e standosi con Peronella, dopo


il

alquanto

dove

in tutto

di tornar
l'

non soleva (2)

casa se ne torn : e trovalo

uscio serrato dentro, pic:

chi , e dopo

'1

picchiare cominci seco a dire

o Id-

(1)

Ecco qui leggiadri appunto per quello isleuo che oggi

in

Italia

(liciaioo ^/(/n/(, la qiial vcv galaliti

non

ebl>cro

Toacani
i/i

anliclii.

(3)

^ Dopo alquanto ,

il

marito dove in

tutto il

tornar non to-

Iwu

ce.

eJic. Jtl 2"].

,, ,

j^o
povero

GIORNATA SETTIMA
,

dio , lodato sia tu sempre j che


fatto
,

bench tu m' abbi


di

almeno m' hai tu consolato


Vedi come
,

buona e

d' onesta giovane di moglie .

ella tosto ser-

r r uscio dentro

come
ci

io ci uscii
,

acciocch alcuna
le desse
.

persona entrar non


ronella
il
,

potesse

che noia

Pe-

sentito

il

marito ( che al
,

modo
,

del picchiare
io

conobbe )
il

disse :

oim Giannel mio


tristo
si
il

son morta
,

che ecco
ci torn
,

marito mio , che

faccia Iddio

che
egli
ti

e non so che questo

vogHa dire , che


j

non

ci

torn mai pi a questa otta (i)


e' entrasti
,
.

forse

che

vide egli quando tu

Ma
,

per 1' amore di Dio

come che
di costi
,

il

fatto sia
gli

entra in cotesto doglio che tu vee vegglamo quello


tosto
:

e io

andr ad aprire

che questo vuol dire di tornare stamane cosi


casa . Giannello prestamente entr nel doglio
ronella andata
viso disse
:

e Pemiai

all'

uscio apri al marito

e con

un

ora questa che novella , che tu cos tosto


,

torni a casa stam.an ? per quello

che mi paia vedere che


io
ti

tu

non vuogli oggi

far nulla (2),

veggio^ tor,

nare co'

ferii tuoi in
?

mano

e , se tu fai cos

di

che

vlverem noi
io sofferl

onde avrem noi del pane ? credi tu che


la gonnelluccia e gli altri
il

che tu m' impegni

miei pannicelli ? che non fo


filare
,

d e la notte altro
spiccata dall'
n'
ci

che

tanto che la carne

mi

s'

unghia
la

per potere almeno aver tanto olio, che


stra

arda

no,

lucerna
se

Marito, marito, egli non

ha vicina

che non

ne maravigli e che non


,

facci beffe di
:

me
mi

di tanta fatica

quanta quella che io duro


,

e tu

torni a casa colle

mani spenzolate quando tu dovresti

(i)

Otta

ora.

(2) Avverti per tutto


la latina in far

come

la

nostra lingua non oeserva

il

modo

del-

che due negative affermino.

NOVLLA
essere a lavorare
.

U.

191

K cosi
,

detto

incomiaci a pbgnere
dolente
ci

e a dir da capo

uiini>

lassa

me,

me,
I

in

che

raal* ora nnrc^ui, in

che mal punto

venni

clic avrei

potuto avere un giovane cosi da bene, e uol volli per


venirt a costui
casa
.

che non pensa cui

egli s*

ha menata a
amanti
io-

L'

altre si u'

danno buon tempo con

gli

ta

e non ce

ha niuna che non abbia


a'

clii

due e chi

tre; e

godono e mostrano
misera

mariti la luna per lo son

le: e io,

me, perch

son buona e non attendo


io

n cosi fatte novelle,

ho male e mala ventura:

non so

pfTch

io

non mi

pigli di questi

amanti, come fanno


,

V
si

altre. Intendi

sanamente , marito mio

che, se volesson

far

male

io troverrei

ben con cui j

cli egli ci

de'

ben

leggiadri, che

m' amano e voglionmi bene,


mai mei
sofTcrse
il

ed hannomi mandato proferendo di molti denari, o


voglio io robe o gioie; n

cuore,

perciocch io non fui figliuola di donna da ci: e tu

mi tomi
se
il
:

a casa

quando tu dei
,

essere a lavorare. Disti

marito: deh, donna

non

dar malinconia per

Dio tu
stamane

dei credere che io conosco chi tu se\ e

pure
il

me

ne sono in parte avveduto (i). Egli


j

vero eh' io andai per lavorare


noi sappi,

ma

egli

mostra che tu
egli
,

come

io

medesimo noi sapeva:


si
;

oggi

la festa di santo

Galeone , e non

lavora

e perci

mi sono tornato a questi ora a casa ma io ho nondimeno proveduto e trovato modo che noi avremo del
pane per pi6
stui
,

d'

un mese

che

io
,

ho venduto
il

a co-

che tu vedi qui con meco

doglio

il

quale

li

(1) t II Mannelli, i Deputali e il Salviali leggono deh, donna^ non dar malneonia per Dio: egli il vero re., scnr.a jjiirlle parole tu

dei credere che io coHosco chi tu

se\e pure stamane me ne $ono

in

parte ttweduio.

,,

192
tu sai (che
ciata ) e
,

GIORNATA SETTIMA
gih cotanto
,

ha tenuta
.

la casa

impac-

dammene

cinque

gigliati

Disse allora Pero,

nella: e tutto questo del dolor

mio: tu

che

se'

uo-

mo e
do
,

vai attorno e dovresti sapere delle cose del

mon-

hai venduto
,

un doglio cinque

gigliati

il

quale io

femminella

che nou fu mai appena fuor


ci dava
,

dell' uscio

veggendo lo impaccio che in casa


sette

l'ho venduto

ad un buono

uomo

il

quale , come tu qui torna-

sti, v'
il

entr dentro per vedere se saldo fosse.


pi.

Quando
e disse a

marito ud questo fu

che coiltento
:

colui che venuto era per esso

buono uomo, vattl (i)


1*

con Dio
sette
,

che tu odi che mia mogliere

ha venduto
.

dove tu non

me
in

ne davi

altro
sia
,

che cinque
e andossene
,

Il

buono

uom

disse

buona ora

E
,

Peronella disse al marito : vien su tu


se', e

poscia che ci
.

vedi con lui insieme


gli

fatti nostri

Giannello

il

quale stava con

orecchi levati per vedere se d' al,

cuna cosa

gli

bisognasse temere o provedersi


,

udite

le parole di Peronella

prestamente

si gitt

fuor del

doglio

e quasi niente sentito avesse della tornata del


,

marito

cominci a dire
il

dove

se*
,

buona donna
disse
:

Al quale

marito
?

che

gh veniva

eccomi
tu
?

che domandi tu
vorrei la

Disse Giannello

qual
il

se'

io

donna
.

con
il

la

quale io feci

mercato di
sicuramen-

questo doglio
te
,

Disse

buono uomo:

fate

lo

meco che io son suo marito. Disse allora Giannelil doglio mi par ben saldo ^^ma egli mi pare che
ci

voi

abbiate tenuta entro feccia , che egli tutto im-

piastricciato di

non

so che cosa
rimami,
ili

secca

che

io

non ne

(i)

Vaiii, fatti,

stalli,

dalli,

e quasi ogni altro verbo cosi

assoluto

come

transitivo, usa

coiitiauo la lngua

noslia, iu veoe

de'loio iemplici va^

,ja\

sta' te.

NOVETXA
posso levar con
io noi
vetleiti
1'

II.

193
,

unghie; e per (i) noi lorrci


allora Peronella
;

prima netto. Disse


il

no,
nctfer-

per quello non rimarr


teri

mercato ; mio marito


s

il

tutto.

il

marito dissei

bene.

E
si

posti gid

ri

suoi, e ispogliatosi in camiscionc,


e dare

fece accendere

un lume

una radimadia

e fuvvi entralo den,

tro, e cominci a radere.


volesse ci che facesse ,

Peronella
il

quasi veder
la

messo

capo per
,

bocca dei

doglio

che molto grande non era


,

e oltre a questo
:

V un

de* bracci con tutta la spalla

cominci a dire

radi quivi, e quivi, e anche colh, e, vedine qui ri-

maso un micolino (a).


al

mentre che
,

cosi stava e
il

marito insegnava e ricordava

Giannello ,
il

quale

appieno non aveva quella mattina


cor fornito quando
il

suo desiderio an-

marito venne , veggcndo che co,

me

voleva non potea


;

s*

argoment
,

di fornirlo

come
la

potesse

e a lei accostatosi
,

che tutta chiusa teneva

bocca del doglio

e in (quella guisa che negli e d'

ampi

campi
derio,

gli sfrenaf.i cavalli

amor

caldi le cavalle di
il

Partia (3) assaliscono^ ad effetto rec


il

gioviuil desi-

(^ualc quasi in
il

un medesimo punto ebbe


,

perfezione, e fu raso

doglio, ed egli scostatosi


il

e la

Peronella tratto

il

capo del doglio, e


disse a

marito uscitote'

ne fuori
sto

Per che Peronella

Giannello ;

que-

lume, buono uomo, e guata

se egli

netto a tuo

modo. Giauuello
bene
,

guardatovi deuti'o disse che slava

e che egli era contento; e datigli sette gigliati


sci fece
^ perci,

a casa
(1)

portare.
il

lesto del

37.

(u) Aliculiiio, briciolo.


(3) Di Partia disse con bel tuodo, ytt motlrar Penb gi, cos il Husc, in Parta le cvalle ed i con naturale, come fanno anco negli altri paeai.
ili

parlar

coperto.

cavalli

fanoo

0^
'<

PECAM. T.

III.

194

GIORNATA SETTIMA

NOVELLA
Frate Rinaldo
si

III.

giace con la comare : traodalo

il

manto

in camera con lei, e fannogli credere

che egli incantava (i) vermini al figlioccio

l\ on
no,
il

seppe

si

Filostraio parlare oscuro delle ca-

valle partlce,

che l'avvedute Doune non ne ridesso-

sembiante faccendo di rider d' altro. Ma, poicli


la
.

Re conobbe
.

sua novella
,

finita

ad Elisa impose
,

La quale disposta ad ubbidire incominci Piacevoli Donne lo incantar della fantasima d' Emilia m' ha fatto tornare alla memoria una
che ragionasse
,

novella d' altra incantagione, la quale quantunque cos

bella

non

sia

come
non

fu quella

perciocch altra alla


al presente
,

nostra materia

me

ne occorre

la rac-

conter.

Voi dovete sapere che


assai

in Siena fu gi
,

un giovane
quale ebbe

leggiadro e d' orrevole famiglia


e

il

nome Rinaldo:
na e
assai bella
,

amando sommamente una sua vicidonna e moglie d' un ricco uomo e


,

sperando se

modo

potesse avere di parlarle senza so-

spetto , dovere aver da lei ogni cosa che egli desiderasse,

non vedendone alcuno, ed essendo


per quel

la
:

donna gravida
e accontatosi
gli

pensossi di volere suo


col marito di lei
,

compar divenire

modo che

pi onesto

parve

gliele disse, e fu fatto.

Essendo adunque Ri-

naldo di madonna Agnesa divenuto compare, e aven(2)

"t

Incantava vermini, Mann, e Depul. 27; incantava t^armini,


le

incantava

vermini.

Pedix

del

due

filale uel Vocabolario.

NOVELLA
do nlqunnto d'nll)ilno(i)
lare, assicuratosi
,

III.

195

|iii\

colorato di poterle par-

quello della sua intenzione con pa,

role le fece conoscere


atti

che

ella

molto davanti negli

degli occhi suoi avca conosciuto;


,

ma

poco perci

gli valse

quantunque
.

d' averlo udito


giari poi,

non dispiacesse
che che
,

alla

donna

Addivenne non
che llinaido
si

si

fosse

la ragiono

rendo frate (u)


,

e cliente

che
lo
.

egli si trovasse la p<istura

egli

persever in quel,

avvegnach
,

egli

alquanto di que' tempi

che

frate

si fcc<?

avesse dall'

un

de' lati posto

l'

amore che
se le ri*

alla

sua cornar portava e certe altre sue vanit, pure

in processo di

tempo

senza lasciar

1'

abito

prese
di

e cominci a ddettarsi d' apparere e di vestir


d' essere in tutte le sue cose Icggia-

buon panni e
,

dretto e ornato

e a fare delle canzoni e de' sonetti e


,

delle ballate e a cantare se a queste simili


.

e tutto pieno (3) d' altre coio di frate

Ma

che dico
?

Rinaldo
che cos
!

nostro

di cui parliamo
?

Quali son

(juegli

non facciano

Ahi vitupero

del guasto
grassi
,

mondo

essi

non
ti

si

vergognano d* apparir
,

d' apparir coloritut-

nel viso

d* apparir

morbidi ne' vestimenti e in


,

te le cose loro; e

non come colombi

ma come
e,

galli

troriG

colla cresta levata , pettoruti

procedono :

che

pt?ggio ( lasciamo stare d' aver le lor celle piene d'alberelli di lattovari

e d' unguenti colmi

di scatole di

varii confetti piene, d' am|Hille e di guastadelle

con

acque lavorate e con


greco ed'
(l)
(i
)

olii,

di bottacci di malvagia e di

altri vini preziosissimi

traboccanti, in tanto

t
t

Arbitrio,
Nolisi si

le rJii. tiri

37 e
[ict

tkl 73.
.

rend /rate

Jcces frate

["S)

t Cio e u essere

tulio

pieno; o [lurf , e tutto pieno era

ce.

li

vtbo faceti qui con molta eleganza.

196
che non

GIORNATA SETTIMA
celle di frati,

ma

botteghe di speziali o d'ima'

guentarii appaiono pi tosto

riguardanti)

essi
,

non

si

vergognano che
donsi che
sai
,

altri

sappia loro esser gottosi


i

e cre-

altri

non conosca e sappia che


il

digiuni as-

le

vivande grosse e poche e

viver sobriamente
il

faccia gli

uomini magri e
,

sottili

pi sani

se

pure infermi ne fanno

non almeno

di gotte g' inferla caslil

mano

alle quali si suole

per medicina dare

e ogni altra cosa a vita di modesto frate appartenente.

credonsi che

altri
,

non conosca
orare e
il

oltra la sottil vita

le vigilie

lunghe

1'

disciplinarsi
j

dover

gii

uomini

pallidi e

afflitti
,

rendere

e che n san

Dome-

nico n san Francesco

senza aver quattro cappe per

uno, non
di

ditintillani (i)
fatti

d'altrri

panni
,

gentili,

ma
il

lana grossa

e di naturai colore

a cacciare

freddtf, e

non ad apparere, si
,

vestissero. Alle quali co-

se Iddio provvegga
gli

come
.

all'

anime de' semplici, che


mol-

nutricano

fa bisogno

Cosi adunque ritornato fra,

te

Rinaldo ne' primi appetiti cominci a

visitare
,

to spesso la
instanzia
,

comare e
,

cresciutagli baldanza
la

con pi
solli-

che prima non faceva,


che

cominci a

citare a quello

egli di lei disiderava.


sollicitare
,

La buona
essen-

donna veggendosi molto


Rinaldo forse

e parendole frate
,

pi bello che non pareva prima


lui infestata
,

do un

di

molto da

a quello ricorse che

fanno tutte quelle che voglia hanno di concedere quello che

addimandaio
cosi fatte cose

e disse
i

come

frate

Rinaldo
ri-

o fanno
t

frati ?

A
fine.

cui frate Rinaldo

(1)

Tintillano e tintilano,

panno

Si d

questa

ilcnnmina-

ziotie a'jianni fini


fiucli

percb se ne suol tigner


il

la

lana prima di farli, afIl

ne riesca pi vvo e pi durevole


sia errore di

colore.

testo del
tinti in

27 ha
lana.

Unti in lani. Credo che

stampa in luogo di

, t ,

NOVELLA
pose
di
:

IIL

97
io vi
.

madonna

qualora io avr quelita cappa fuor


la tniggo

doMO, vh

me

molto agi?volmenlc
gli allri
tli.sse:

parnN imo

uomo

fallo

come
si

e non fraU*

La

donna
siete

icce ho<;ca da ridere, e


;

oinu^ trista, \oi


?

mio compare

come

farebbe (jueslo

egli sa-

rebbe iropiK) gran malo; e


egli

io

ho molte

volte udito

che

troppo gran peccato: e per certo, se ci non


,

fosse

io farei ci

che voi voleste

A
,

cui frate Rinal-

do

disse; voi siete

una sciocca,

se per questo lasciale.

Io non dico eh*

e'

non
si

sia

peccato

ma

de* maggiori

perdona Iddio a chi

pente.

Ma
,

ditemi: chi pi

parente del vostro figliuolo, o io

che

il

tenni a bat-

tesimo , o vostro marito


spose
:

the

il

gener ?
.

La donna
voi dite
il

ri-

pi suo parente
il

mio marito
marito non
.

E
si

ve-

ro, disse

frate: e vostro

giace con voi?


il

Mai
io,

si

rispose la

donna

Adunque

disse

frate ,

che son

men

parente di vostro figliuolo, che non

vostro marito , cosi

mi debbo

poter giacere con voi


,

come

vostro marito.

La donna che

loica (i)

non

sa-

peva, e di piccola levatura (2) aveva bisogno, o cre-

(1) Logica:
(a)
cT

f GratioM meurom Alleva bisogno


.

di piccola levatura
s'

cio

uopo era

di poca fatica a leviirla


il

da ci che prima

era

pro|ioiU

per condurla a ci che volcTa


aenso di
le ci

compare. Uicrsi in qucsUi

medesimo
;

uom

leggieri,

che esso di poca o di piccola /eve/urd


fatta si lasciano agi;irare assai

perch

persone di questa

farilmrnte, e poco

vuole a levarle in certa guisa da ci che peosatano o

volevano pri*

ma, per condurle


* Il

a pensare o a Tol<re secondo che piace altru


la

Boccaccio ha usata

voce levatura in

altri

due luoghi
,

del

De-

caroerone.

G.

4>

N.

a.

G.

7.

N. 3. Allora la donna

che piccola
costui

levatura avea, disse. G. 9. N. 8.

esser Filippo, udito


Il

come

colui che

piccola levatura avea ec.

Vucaliolario a

questa

oce

spiega: sser di

poca

o piccola levatura ^ o aver poca, levtt-

turo, ti dice di persona leggieri ^

o d $carv talento ; e adduce

198
dette

GIORNATA SETTIMA
o fece
vista di

credere che

il

frate dicesse vero

e rispose: chi saprebbe rispondere alle vostre savio

11

secondo e terzo esempio

riferiti

qui sopra

Fa
1'

poi

un

paragrafo e

ili-

ce, che talora denota persuasione allegando

esempio primo. Nella

Giunta, che

il

sig.

Cesari ha posta nell'ultimo volume della sua edi-

zione del Vocabolario,


indica
la cifra

un

articolo a questa voce,


sig.

il

quale secondo che

appartiene al

Zanolti assai cognito per l'edizione da

lui fatta del

Volgarizzamento

del Palladio.
il

In esso

articolo si sviluppa

olllmamenle con molla erudizione


fa

senso di questa maniera di dire; e


sia

bisogno che nella nuova edizione del Vocabolario

fatto conio di
il

tale spiegazione
al

ingegnosa, per conoscer

la

quale io rimetto

lettore

lui

go citato, volendo per quanto io posso esser breve.


il

Non

perci

eh' io creda essere

Vocabolario tolalraente errato nella spiegazione da-

ta di questa voce. Considerata nei corpi la loro specifica gravit si suol

chiamar leggiero un corpo, che ne ha meno che un

altro.

Un

pollice

cubico di sughero detto leggiero non gi perch manchi di peso,


perch relativamente
lo stesso
a

ma

un

pollice cubico di metallo

ha

meno massa

sotlo

volume. La differente quantit di forza , che dobbiamo impiegare


altro grave.

a vincer l'inerzia de' corpi facendogli passare dallo stalo di quiete allo
stato di

moto,

ci

determina a chiamarne uno leggiero, e

1'

Tras[)ortaudo con bella metafora dal fisico al morale


si

s fatte

espressioni,

dice uora leggiero colui che o per consiglio datoli, o per


d' oggetti

mutazione di

circostanze o
tra,

passa con molta facilit da un'opinione ad

un

al-

da una maniera

di

pensare ad un'

altra,

come

al

contrario si potr dire


.

nomo
lingua

grave colui che Orazio chiama


gV

tenacem

proposili

Abbiamo

nella

as\eTh dileggieri, leggiermente , che significano fl^et^oZmen^e.


si legge:

Nella G. 2. N. 9.

Il famigliare, che
:

mal

volentieri
si

V uccidea,
in

leggiermente divenne pietoso

la

quale espressione

pu

questa

mutare

il

/amigliare, che mal volentieri F uccidea, ebbe bisogno di


.Tu''

piccola levatura per divenir pietoso


la

aomo

leggiero adunque ha picco-

levatura perch poco vi vuole per ismuovereil di lui spirilo dallo stato
si

in che

trova, per farlo passare in


>

un
si

altro: e la leggierezza la ragion


i

sufficiente della piccola levatura

Se perci

Vocabolaristi

hanno
,

scrit-

to che aver poca

piccola levatura

dice d'

uomo

leggieri

altro

non

hanno

fallo

che esporre

l'effetto per la

ragione che lo spiega. Essi pure


lo

hanno aggiunto,

di scarso talento, perciocch per


1

pi

gli stolli,

che mancano di principi!, sono


le

pi leggieri e

pi mobili, come delle

donne fu detto, varium


all'

et

mutabile seniper

Femina:

quali son

facilissime
il

ira,

come Filippo Argenti,

di cui nel terzo

esempio dice

Boccaccio che piccola levatura uvea. Nel Fior di virt

Roma

740-

NOVELLA
porolo
n.'c n
?

lU.
il

199
comparalico
,

npprosM)
l'nrc
,

non ostanto
pinccri
la
.

si

dover

noi

N^ incominrlnrono
il;l

per tuia volta

ma
,

soUo

coverta

comparatico

avendo pi

a{^io
si
,

iktcIuN la 80spc/ion< era


.

minore
1'

pi e pi volle

ritrovarono insieme
frate

Ma

tra

altre
cjtsa

una avvenne che essendo


la

Rinaldo venuto a

donna
ai

e vedendo quivi ninna persona essere altri


Chi leggiero a disdegnarsi
37.
tosto sar corrente

p. 38.

legge:

a /or
11

mule:

lo stolto manijesta incontanente


]).

V ira tua.

nc'S^rnoni

S. Agntlno 1731.

Xj'

ira si riposa nel seno dello stolto, e poi

lo stollo incontanente dimostra la sua ira di fuori ne' segni


pitrole
.

e nelle

siccome

la

leggiereua gi consiJetaU ne'

cor|ii ai

figurala-

mente

(ras[K>(tata all'animo, cos la piccola levatura data alP

animo,
di

tra-

[M>rlare ai corpi si poIrrMic, e dire


III

che un pollice
il

cubico

suj^hero
|mi

piccola levatura. Il Vocaiiolatio allegando

primo esempio nrl


Nel vero , se
Ikso si

ragrafo dice che essa talora denota |)crsuasione

con-

sidera, evvi alcuna diU'erenxa tra aver piccola levatura, e aver biso'

gno di piccola levatura


SolTre l'asione e si

Nel primo caso

la

piccola levatura la capA>

cita di mutarsi di leggieri, e si considera essa inerente nel soggetto,

che

muta:

nel secondo caso la levatura l'asione


sofrel' azione a
;

medeio

sima

di chi agisce per

condurre chi
si

mutarsi

Or
il

non

veggo come ci chiamar non


persuadere
si

possa jiersuasione
,

(lerciocchc
.

verbo

adopera neutro passivo

ed attivo

altres
i

La

|)ersuasioao

adumiue
Vocaliolario

la

causa, e

la

mutasione rcITetto: ed
di fare
il

Compilatoci del

hanno avuto ragione

paragrafo, spiegando reffetto


al

per

la

cagione che lo produce. Nei tempi posteriori

Ooccarcio qual-

che scrittore ha usalo aver piccola levuttwa per aver poca clcvatesaa
i spirito
fatto
il
.

Confesso che in

s falla

guisa non se ne

fa

1'

uso the ne ha
lai

Prosator Certaldese.
di scusa

Non

per di

meno
pu

reputerei

nuovl

pi presto degna

che

di trop|>o severa

condanna. Abbiamo nella


legjjiermeole discen-

itogua levare pei elevare, e da questa origine

dete levatura per elevatetza. Il Can.Dionisi Veronese negli Aneddoti

N. 5.

p.

77. l'ha usala cos:

A* letteratucci
i

di piccola levatura far si

possono i conti' 3u le scuole e


cupaiioni: non
cos'i

maestri, e su le giornaliere l.vo 00-

a'

Letterati di
al

prima sjeru , agC ingegni so^tu(

grandi
p.

ec.

Il

Buommaltei
il

contrario

Prose Fior. Parte 3. Voi. a.


Serdonati ne' Proverbi T. a.

84.) se ne serve come

Ourcaccio.

Il

car.

3oa. MS. della Maglialiechiana fondandosi solamente su l'adi roto


Algenti pone: jiver piccola levatura', estere ttiuoto. fiacchi.

l''ilipi>o

/
.

20O

GIORNATA SETTIMA
,

che una fanticella della donna


letta
,

assai bella e piacevo-

mandato
che

il

compagno suo con


il

esso lei nel palco


,

de' colombi

ad insegnarle
il

paternostro

egli
,

con

la

donna

fanciullin suo avea per


,

mano
,

se n'en-

trarono nella camera


lettuccio da sedere
,

dentro

serratisi
,

sopra

u
av-

che in quella era


in questa guisa
, ,

s'

incomincia,

rono a trastullare

dimorando

venne che
alcuno
la
,

il

campar torn e senza


uscio della camera
,

esser sentito

da

fu
.

all'

e picchi e

chiam
:

Madonna Agnesa questo sentendo disse io son morta; che ecco il marito mio ora si pure avvedonna
:

dr egli qual

sia la

cagione della nostra dimestichezza


,

Era

frate

Rinaldo spogliato
,

cio senza

cappa e senza

scapolare

in touicella
.

il

quale questo udendo disse :

voi dite vero


ci

Se
,

io fossi

pur

vestito
,

qualche
egli

modo
truovi subito

avrebbe
,

ma

se voi gli aprite


ci

ed

mi

cosi

ninna scusa

potr essere

La donna da

consiglio aiutata disse: or vi vestite; e vestito che voi siete, recatevi in

braccio vostro figlioccio, e ascolterete bene

ci che

io gli dir, siche le vostre parole pois' accor-

dino colle mie; e lasciate fare a

me
,

Il
,

buono uomo
che
la

non era ancora


rispose
se
:

ristato

(i)di picchiare
.

moglie

io

vengo a
all'

te

levatasi

con un buon viso

n'and

uscio della camera, e aperselo e disse:


ti

marito mio, ben

dico che frate Rinaldo nostro


,

compare
duto

ci si

venne e Iddio

il

ci

certo , se venuto
il

non

ci fosse
.

noi
il

mand ; che per avremmo oggi perBescio Sanctio (2)


i

fanciul nostro

Quando

(1) Si avverta

che nel teslo Mann, slato Ja altra roano corretto

l'

in e

ili

ristalo.

{2)

La voce Bacio

nel

Vocab,

ma non

la

voce Sanctio. R. dice

essere forse stala

nome

di c[ualclie sciocco, significalo di

Bescio. Io

la

NOVELLA m.
ud questo , tutto svenne e disse;

aoi

come ?

marito (i)

mio, dlsso

la

donna
io

e' gli

venne dianzi d subito uno

siiniiueiito,

che

mi

credetti ch'e' fosse

morto, e non

sapeva n che mi far n che mi dire: se non che frate

Rinaldo nostro compare

ci

venne in quella, e, re-

catoselo in collo, disse:

comare, questi son vermini

che

egli

ha in corpo,

li

quali glis' appressano al cuo-

re, e ucciderobbonlo troppo bene;

ma non
morir
il

abbiate
:

paura

che

io

gV incanter e

farogli
,

tutti

e in-

unnzi che io

mi parta

di qui

voi vedrete

fanciul
ci biso-

sano

come
si le

voi vedeste

mai

E
,

perciocch tu
ti

gnavi per dir certe orazioni


fante
,

e non

seppe trovar la
nel pi alto luon'

fece dire al

compagno suo
egli

go della nostra casa, ed

ed

io

qua entro ce

en-

trammo
lo

E perciocch altri
,

che

la

madre
,

del fanciul-

non pu
e'

essere a cosi fatto servigio

perch

altri
1'

non

impacciasse

qui

ci

serrammo

e ancora

ha

egli in

braccio; e credom' io che egli non aspetti se


il

non che
zioni
,

coujpagno suo abbia compiuto di dire


,

1'

ora-

e sarebbe fatto
.

perciocch

il

fanciullo gi

tulio lornalo in s

Il

santoccio (a) credendo


,

queste
egli

cose

tnnlu
l'

ail'ezion del igliuol lo strinse


all'

che

non pose

animo

inganno

fattogli dalla

moglie ;

prnio una Tolgore storpiatura della voce sanctus poitoT pr non profanare
la

voce santo. A. stainiK>

Qiumdo

il

S.'intoccio.G. porta ilue vail

rie legioni

Quando
ili

il

Santocchio ^ e Quando

Be$tia, ed aateriu*

quesl'iilliiTiR

tr5to antico, Belli.


leggesi

(i)

f Marida

nA

testo

Mano, e

nell' Isoq di

LTorao e

Milano.
(a)

Santoetio voce uMla dal Bocc. intignificato di ko^co o di

tci-

muniio.
Il

Mart. s'ingann dicendo che santoccio ignfica

compue,

coloi

che tiene a battesimo.

. ,

ao2

GIORNATA SETTIMA
gittate
.

ma

un gran

sospiro
:

disse: io

il
,

voglio andare
cli tu guaste-

a vedere
resti

Disse la donna
:

non andare
,

ci che s' fatto

aspettati

io voglio

vedere se

tu vi puoi andare , e chiamerotti

Frate Rinaldo , che

ogni cosa udito avea


avevasi recato
il

ed

erasi rivestito a bello agio, e

fanciullo in braccio,

come ebbe

di-

sposte le cose a suo

modo

chiam; o comare, non


il
,

sento io di cost
ser si
.

il
,

compare? Rispose
disse frate

santoccio: mesvenite
disse

Adunque
and
l

Rinaldo

qua
:

Il

santaccio
il

Al quale

frate

Rinaldo

tenete

vostro figliuolo per la grazia d' Iddio sano, dove io


,

credetti

ora fu

che voi noi vedeste vivo a vespro

farete di far porre

una

statua di cera della sua granalla figura di

dezza a laude d' Iddio dinanzi


santo
n'

messer

Ambruogio per
,

li

meriti del quale Iddio ve

ha

fatta grazia. Il fanciullo

veggendo

il

padre, cor-

se a lui e fecegli festa ,


Il

come

fanciulli piccoli

fanno
altra-

quale recatoselo in braccio


fossa
il

lagrimando non
,

menti che della

traesse

il

cominci a basciare
gliele

e a render grazie al suo

compare che guerlto

avea

Il

compagno
,

di frate Rinaldo ( che

non un pa-

ternostro

ma
,

forse pi di quattro n' aveva insegnati

alla fanticella
la

e donatale

una borsetta

di refe bianco,
,

quale a lui aveva donata una monaca


il

e fattala sua

divota) avendo udito

santoccio alla camera della

moglie chiamare

pianamente era venuto in parte,


si

della quale e vedere e udire ci che vi


teva.

facesse po-

Veggendo
,

la cosa in

buoni termini, se ne venne


disse
:

giuso

ed entrato nella camera

frate
,

Rinaldo
l'

quelle quattro orazioni che


te tutte
.

m' imponeste
:

io

ho

det-

cui frate Rinaldo disse

fratel

mio, tu hai

buona

lena,

ed hai

fatto

bene, lo per

me quando mio

NOVELLA
compar venne
noddio
tra
,

in.

ao3
due :

non aveva

dette clie

ma Dome-

per
il

la

tua fatica e per la mia ci ha fatta


.

gra/ja che

fanciullo guerito
vini e di confetti

Il

santoccio fece ve-

nire di

buon
al

e fece onore al suo

compare e
to di casa

compagno
,

di ci che essi avevano


.

mag-

gior bisogno
,

che

d' altro

Poi con loro insieme uscia

gli

accomand

Dio

senza alcuno inla

dugio

fatta fare la

imagine di cera,

piccare colP altre dinanzi alla


gio
,

mand ad apfigura di santo Ambruo.

ma nou

a quel di Melano

NOVELLA
Tofano
cliiude

IV.

una notte fuor di casa la moglie , non potendo per preg/ rientrare, fa vista di gittarsi in un pozzo e gittavi una gran pietra. Tofano esce di casa e corre l, ed
la quale
,

ella in casa se n* entra e serra lui di fuori

sgridandolo

il vituf)era

.1 I. Re come la
,

novella d' Elisa senti aver fine , cos

senza indugio verso la Lauretta rivolto le dimostr

che

gli

piacea che ella dicesse: per che essa, senza

staro (i), cosi

cominci.
1

O
i

amore,

clienti

e quali

sono

le lue forze
!

clienti

consigli e elicmi gli a>'veartista

diuienti

Qual

filosofo,

quale

mai avrebbe
tu su-

potuto o potrebbe mostrare quegli accorgimenti , quegli

avvedimenti

quegli dimostramcnti che


le tue

fai

bitamente a chi seguita

orme ? Certo

la doltri-

(i) vvetli

Uare per

larJaie o inilugiaia.

, ,

2o4

GIORNATA SETTIMA
altro tarda a rispetto
si

na di qualunque

della tua

si

come

assai

bene comprender

pu nelle cose davanti


tale

mostrate. Alle quali, amorose Donne, io una n' ag-

giugner da una semplicetta donna adoperata

che

io

non so chi

altri se

l'

avesse potuta mostrare

che amore

Fu adunque
le fu

gi in

Arezzo un ricco
.

uomo
fu (i)

il

qua-

Tofano nominato
bellissima donna,
,

A
il
,

costui fu data

per moglie

una

cui

nome

monna
,

Ghita

della quale egli

senza saper perch

presta-

mente divenne
prese sdegno
,

geloso.

Di chela donna avvedendosi


n
alcuna avendone
,

e pi. volte avendolo della cagione della


,

sua gelosia addomandato

egli

saputa assegnare , se non cotali generali e cattive

cad-

de neir animo

alla

donna

di farlo

morire del male

del quale senza cagione aveva paura.

Ed essendosi
,

av-

veduta che un giovane, secondo

il

suo gludicio molto


s'

da bene

la

vagheggiava

discretamente con lui

inlei

cominci ad intendere.
tanto le cose innanzi
,

Ed

essendo gi tra lui e

che

altro

che dare
,

effetto

con
don-

opera (2)

alle

parole non vi mancava

pens
.

la

na di trovare similmente
gi tra'

modo

a questo

avendo
,

costumi

cattivi del
,

suo marito conosciuto


gliele

lui

dilettarsi di

bere

non solamente

cominci a

commendare, ma artatamente
to spesso
.

a solllcitarlo a ci

mol-

tanto ci prese per uso , che quasi ogni


1'

volta che a grado

era infmo allo inebriarsi bevendo

(1)

Avverti" tulli questi

/u.

tle'

quali

almanco

tre potea

il

Bocc.

agevolmente schifare,
(2)

Dare

effetto

con opera;

chi ben considera, troppo


si

soverchiamense

te (letto.

Perciocch dare effetto alle parole., non

jm intendere

non con opera.

NOVELLA
il

IV.
il

ao5
vcdea , intoolo
si

conducca j e quando bene ebbro

a (lormlre, ]>rlmiorn monte col suo

amante

ritrov,

e poi sicurn mente pi volto di ritrovarsi con lui continu


.

tanto di fidanza nella costui ebbrezza prese


di

che non solamente avea proso ardire


suo amante in casa
,

menarsi

il

ma

olla talvolta

gran parte della


,

notte s'andava con lui a dimorare alla sua

la

jual

di quivi
Ja

non

era guari lontana.

in questa maniera
il

innamorata donna continuando, avvenne che


si

donel
:

loroso (i) marito

venne accorgendo che


perci essa

ella

confortare lui a bere non beveva

mai

di

che
che

egli prese sospetto

non

cosi fosse

come

era, cio
il

la

donna

lui inebriasse,

per poter poi fare

pia-

cer suo mentre egli addormentato fosse.


di questo
,

volendo
il

se cos fosso

far

pruova , senza avere


il

di

bevuto una sera mostrandosi (a)


e nel parlare
,

pi ebbro

uomo
che
la

o ne' modi
,

che

fosse

mai

Il

donna credendo
gnasse
(i)
,

n estimando che pi bere


il

gli biso-

ben dormire

mise prestamente (3).


inrelice.

fat-

Doloroso per itTenlurto,

f
so

Io rrrderei

piuUmto che qui


avendo

tigniicisse

malvagio, ribaldo , lenso


a

che ha pur tlura questo vocai>ulo. Ci teinhra pi coerente


clic
e*

quel pas-

Ji sopra: e
tee.

(la

donna) gi

tra* cattivi

cottami del

marito conotciuto
{%)

R. e G. moitroui. A. torno a casa mostrandosi. Sema una


ememlasoni
il

delle (lue

periodo roancheTole. Puoasi ancor cangiar

volendo in eolle,

f
li

II

Mannelli
tuttavia
il

ci
le

not nel margine,,


roani nel testo,

direlilie

meglio si mostr,,:

ma

non mise

come

alcuni f.-cero poscia ;nel che


testo di' egli
il

ede, dice

ca.

Yannetti,e la riverenza mastrala al

aveva dinanzi, e la intelllgenta ed esattezza sua propria. Che

Boccaccio scriTfssc mostrandosi , e non altramente, pare che duhitar

non

si

possa

dacch

il

confessa lo slesso suo copiatore.


essersi

Ecco pertanto
il

una prova autentica delP


gerundio pel verho.

adoperalo alcuna Tolta dagli antichi

(3)t Neir edisione del 27 ni estimando che

piti

here gli biso-

2o6
ta di casa

GIORNATA SETTIMA
,

to ci, secondo che alcuna volta era usata di fare, uscialla casa del

suo amante se n' and, e qui.

vi infino alla

mezza notte dimor


,

Tofano

come

la

donna non

vi sent

cosi si lev, e andatosene alla

sua

porta, quella serr dentro e posesi alle finestre, accioc-

ch tornare vedesse

la

donna e

le facesse
:

manifesto che
e tanto stette
, ,

egli s fosse accorto delle

maniere sue

che

la

donna torn

La

quale tornando a casa


,

e tro,

vatasi

(i) serrata di fuori


se

fu oltre

modo
1'

dolente

cominci a tentare
Il

per forza potesse

uscio aprire.
,

che poich Tofano alquanto ebbe


,

sofferto

disse

donna

tu

ti

fatichi

invano

perciocch qua entro non

potrai tu tornare. Ya', tornati Ih dove infino ad ora


se' stata
,

e abbi per certo che tu non

ci tornerai

mai
che

infino a tanto che io di questa cosa in presenza de' parenti tuoi e de' vicini te n' avr fatto quello onore
ti si
l'

conviene.
di

La donna

lo

incominci a pregare per


dovesse d' aprirle
s'
,

amor

Dio che piacer

gli

per-

ciocch ella non veniva donde

avvisava

ma

da

vegghiare con una sua vicina , perciocch le notti eran

grandi

ed

ella

non

le

poteva dormir tutte n sola in

casa vegghiare. Li prieghi

non giovavano alcuna

cosa,

perciocch quella bestia era pur disposto a volere che


tutti gli

Aretin sapessero la lor vergogna, laddove niun

gnasse a ben dormire,


Salvlali

il

mise prestamente al
letto la

letto. 1

Deputati e

il

ne lasciarono quella giunta al

quale non nell'ottimo;


tlnramenle detto
il

e percli parve lor

(come pare anche

a ine)

mise
pos-

prestamente senza aggiugnervi quaclie


sa intendere
1'

allra parola,

come

elicvi

si

a dormire, staccarono a ben dormire da bisognasse e


mise prestamente, leggendo
il

unirono

a il

ne stimando che pi be-

re gli bisognasse, a ben dormire


(i)
't

mise prestamente.

Trovandosi,

la

stampa del 27.

NOVELLA IV.
la snpova.

ao7
pregar non le ya*

Ln donna vcggendo che


pi
tristo

il

leva, ricorse al minacciare, e disse: se tu


io
li
;

non m'apri,

l*an\

il

uomcheviva. Acni Tofano rispo?

se

e che

mi puoi

tu fare

I>a

donna ,
1*

alla (piale

amo-

re avea gi^ aguzzato co' suoi consigli


si*
:

ingegno, rispo-

innanzi che io voglia soUcrire la vergogna che tu

mi

vuoi far ricevere a torto


,

io

mi

gi iter in

questo

pozzo che qui vicino

nel quale poi essendo trovata


altri
ti
,

morta

ninna persona sarh che creda che


,

che

tu per ebbrezza

mi

v'

abbia gittata j e cos o

converrh

fuggire e perder ci che tubai ed essere in bando, o con-

verr che

ti

sia tagliata la testa

si
.

come

a micidial di

me

che tu veramente
si

sarai stato

Per queste parole


.

niente

mosse Tofano

dalla sua sciocca opinione


disse
:

Per

la (piale cosa la

donna

or ec(X) io non posso pi


il ti

soifcrire cjuestotuo fastidio.

Dio

perdoni j

farai ri-

porre questa mia rocca, che io Liscio qui.


to
,
,

E questo detsi

essendo la notte tanto oscura che appena


1'

sareb-

be potuto veder V un
la

altro
,

per

la

via

se

n'

and
pie-

donna verso
,

il

jmzzo

e presa

un grandissima
La

tra

che a pie del pozzo era, gridando (i): Iddio


,

perdonami
tra

la lasci

cadere entro nel pozzo

pie-

giugnendo
il

nell' ac({ua fece

un grandissimo
,

ronio-

re :

quale

come Tofano ud
si

credette

fermamente

che

essa

gittata vi

fosse: perch(> presa la secchia


si

colla fune, subitamente

gitt di casa
,

per aiutarla,

corse al

pozzo.

sua casa nascosa

La donna che presso all' uscio della s* era come vide correre al pozzo
,

cosi ricover in casa e seri'ossi dentro, e ando&seue

(1}

pie Jel

t La stampa del 37 ha e prese una pouo era, griiLudo ecc.


:

gram1Mroa picda. cLe a

..

GIORNATA SETTIMA'
cominci a dire
, :

alle finestre e

egli si

vuole Inacquare
.

quando

altri il
,

bee non poscia

la notte

Tofano udenuscio ^ e

do

costei

si

tenne scornato e tornossi

all'

non

potendovi entrare , le cominci a dire che


Ella
,

gli aprisse

lasciato stare
fatto
,
,

il

parlar piano

come infmo
:

allora

aveva

quasi gridando cominci a dire


,

alla cro-

ce di Dio
stanotte
:

ubbriaco fastidioso

tu non

e' enterrai

(i)
:

io

non posso pi

sofferire questi tuoi

modi
clil

egli convien clie io faccia


se'

vedere ad ogni
.

uomo

tu

e a che ora tu torni la notte a casa

Tofano

d' al-

tra parte crucciato le

incominci a dir villania e a


il

gridare: di che

vicini sentendo
,

romore,

si

leva-

rono e uomini e donne

e fecersi alle finestre e do.

mandarono che
gendo a dire
:

ci fosse

La donna cominci

pian-

egli

questo reo
,

uomo
,

il

quale

mi

torna ebbro la sera a casa

s'

addormenta per

le ta-

verne

e poscia torna a quest' otta


sofferto (2)
,

di che io avendo
,

lungamente
tendo

e non giovandomi

non po-

pili sofferire

ne

gli

ho voluta
,

fare questa ver-

gogna di serrarlo fuor di casa

per vedere se egli se

ne ammender. Tofano bestia d'altra parte diceva co-

me
na

il

fatto era stato

e minacciavala forte
:

La donegli
, :

co' suoi vicini diceva

or vedete che
,

uomo

che

direste voi

se io fossi nella via


,

come

egli

ed

egli fosse in casa

come sono

io

In f di Dio, che io
il

dubito che voi non credeste che egli dicesse

vero

Ben

potete a questo conoscere


io

il

senno suo

Egli dice
egli ab^

appunto che

ho

fatto ci

che io credo che

(1)

t Entrerai,

1'

eiliz. del

1527: entrerrai,

Depul,: enlerrai,

le

ilue edizioni citale nel


(2)

Vocnb.

f Nel

lesto del

XXVII
e

., di clie io

avendo lungamente sofferto


ecc.

deltogli

molto male,

non giovauJomi,,

NOVKI.LA
bA fatto egli
.

IV.

ro9
gittrtn?

Egli mi credrttn spaventare col


;

non

so che nel pozzo

ma or

volesse Iddio
,

che

egli vi
il

8t fosse gittato

da dovero e aflugnto

si

che (>)
si fosst;

vi-

llo,

il

quale egli di soperchio hn hevuto,


I

mol-

to

bene inacquato.

vicini egli
tututli

uomini e

le

donne cola col{)a

minciaro a riprcnd(>r
a lui
,

Tofano, e a dar

e a dirgli villnnin di ci che contro alla donna diil

oeva:ein briovc tanto and

romorc

di vicino in vicino,
([unii

che egli pervenne infno n' parenti della donna. Li


venuti l , e

udendo

la

cosa e da un vicino e da altro


il

presero Tofano e dicdcrgli tante busse, che tutto

ruppono Poi andati


.

in casa presero le cose della


,

don-

na

e con

lei si

ritornarono a casa loro


.

minacciando
,

Tofano
che
gli

di peggio

Tofano veggcndosi mal parato


aveva mal condotto,
si
,

la

sua gelosia
'1

1*

come queebbe alcu-

che tutto

suo ben voleva alla donna

ni amici

mezzani, e tanto procacci, che egli con


la

Imona pace riebbe

donna a casa sua,

alla

quale
le

promise di mai pi non esser gehso: e oltre a ci


dio licenzia cIk; ogni suo piacer facesse,

ma
viva

si

savia-

mente che

egli

non

se

ne avvedesse
f patto

E
.

cosi a

modo

Av\ villan malto

dopo danno
la

amore,

o muoia soldo , e tutta

brigaUi

(i)

iS

efw e^U

il

vino ec,

il

tetto

Mann.

DECAM. T.

III.

l4

,,

GIORNATA SETTIMA

NOVELLA
Un
geloso in

V.

al quale ella

forma di prete confessa la moglie , d a vedere che ama un prete


:

die viene a lei ogni notte

di che mentre che

il
^

geloso nascosamente prende guardia, all'uscio


la

donna per
con lui
si

lo tetto

si

fa

vetire

un suo aman'

te e

dimora

jL osto aveva fine la Lauretta al suo rogionaraentoi ed avendo gik ciascun commendata la donna che
ella

bene avesse
,

fatto,

come

a quel cattivo
,

si

conve-

niva

il

Re
:

per non perder tempo


il

verso la

FiamNol>i-

metta voltosi, piacevolmente


novellare
lisslme

carico le impose del

per
,

la

qual cosa

ella cosi

cominci

Donne
si

la precedente novella

mi
,

tira a

dove-

le similmente ragionar d'


clC)

un

geloso

estimando che

che

fa loro dalle lor

donne (i), e massima-

mente quando senza cagione ingelosiscono, esser ben


fatto (ti)
.

E,

se ogni cosa avessero

componitori delessi

le leggi guardata, giudico


alle

che in questo

dovessero
,

donne non

altra

pena aver

constitiiita
,

che

essi

constituirono a colui che alcuno offende

s difenden-

do j perciocch
te

gelosi

sono insidiatori della vita delle

giovani donne e diligentissimi cercatori della lor mor.

Esse stanno tutta la settimana rinchiuse e attendoalle

no

bisogne famigliari e domestiche

disiderando

f Dalla lor Jonn<7 , Mannelli La jiiiina che al solito superflua. R. lo cliiama incomporiabil vio. I DepuU stea lor bune in vece J'ewer hen fallo. Rolli.
(i)

(2)

,,

NOVETXW.
come
ciascnn fa
,
,

ali

iV aver poi
,

il

d delle feste alcuna

consoln/jonc
to pij^liare
,

alcuna (|uictc

e di iiolerc alcun di{>or^


i

si

come prendono
e
i

Javoratur de'

campi

gli artefici delle citth

reggitori delle corti,

come

fa

Iddio, che

il

d settimo

dn

tutte le sue fatiche si ripo-

come

vogliono le
al

lei;?^i

sanie e le civili

le [uali

Ilo

onor di Dio e
,

ben comune

di ciascun riguar-

dando
riposo

hanno

di delle fatiche distinti da quegli del


i

Alla (|ual cosa fare niente


,

gelosi consentono,
lieti
,

anzi (piegli di

che a

tiUtc

l'

altre

son

fanno ad
esser pi

esse, pi s(^rralc e pi rinchiuse tencndcle

miseri e pi dolenti.

Il

che ([uanto e
il
,

(piai

consumamenche una don-

to sia delle cattivelle, quelle sole

sanno che l'hanno


ci
j>er
,

provato

per che

conchiudendo
torto
si

na

fa

ad im marito geloso a
,

certo

non con-

dennare

ma (i) commendare Fu adunque in Arinino un


,

dovrehlie.

mercatante ricco e di
quah; avendo una bel-

possessioni e di denari assai

il

lissima

donna per moglie, di


n
altra cagione a

lei

divenne oltre misura


,

geloso

questo avea

se

non che
,

come

egli

molto

l'

amava e molto
con
tutto
il

bella la teneva
s'

conosceva che
di piacergli
,

ella

suo studio

ingitgnava
l'

cos eslimava
tutti

che ogni
,

uomo
a lui

amasse

e che

ella

paresse bella

e ancora che
,

ella s'in;

gegnasse cosi di piacere altrui

come

( argo-

mento di cattivo uomo, e con


(i) Il Riiscfll! (lire <l*VTerlire

jjoco sentimento era) ('2).

^qnest* IienMma simigliansa

ili

pa-

role in sign'ificato livrrto, die gli ornlori cliiamano tillnu'one .


{a)

Oaterva
la

il

Salviali (Av^ert.

1,

I.

l, e.

<S)

essere ({Uf-sto

un

giudizio che
elle
il

rncronlatrice T'inlrqraoc
il

lei

rao proprio: e per,


lione di

afTri'-

Irllorc

mrglio

distingua

ho cmhito
e

nicUerci

il

srgnn

della parentesi. Gli editori del

37

que'dcl 75, che forM non posero

GIORNATA SETTIMA
prendeva e
si
,

cos ingelosito (i) tanta guardia ne

stretta la tenea

che forse

assai

son di quegli che a ca"

pi tal

pena son dannati, che non sono da' prigionieri con

tanta guardia servati.

La donna
ella

lasciamo stare che a


il

nozze o a

festa

o a chiesa andar potesse, o

pie della cafarsi

sa trarre in alcun

modo ma
,

non osava

ad

al-

cuna
gione

finestra
:

n fuor della casa guardare per alcuna caqual cosa


la vita sua era

per

la

pessima (2)

ed

essa tanto

pi impazientemente sosteneva questa noia,


si

quanto meno

sentiva nocente
,

Per che veggendosl a


avvis a consolazion

torto fare ingiuria dal marito

s'

di so

medesima

di trovar

modo
si

( se alcuno

ne potesse

trovare) di farsi, che a ragione le fosse fatto.

pet>-

ciocch a finestra far non

potea

e cosi

modo non
al'

avea di potersi mostrare contenta dello amore d'

cuno,-che atteso

1'

avesse per la sua contrada passane


,

do

sappiendo che nella casa

la

quale era allato

alla
si

sua, aveva (3) alcun (4) giovane e bello e piacevole,

pens

se pertugio

alcun fosse nel

muro che la

sua ca-

sa divideva

da quello, di dovere per quelle tante volte


ella

guatare
gli

che

vedrebbe

il

giovane in atto da poteregli


il

parlare, e di donargli

il

suo amore, se
si

vo-

lesse ricevere, e se

modo
,

vi

potesse vedere di ritro-

varsi

con

lui

alcuna volta

e in questa maniera trapasil

sare la sua malvagia (5) vita infino a tanto che


mente
era^t

a ci, credrltero sovprcli'o quel verlio

'I

tolsero via;

ma

il

Salviati cel rimise, affermacelo die c' ne' migliori testi.


(1)

Ingelosiscono

tlisse jioco di

sopra, e

cjui

ingelosito,

yoc'i

^n r

cvr-

to Lelle e vaglie nella nostra lingua.


{2)
-J-

da notarsi qui yita pessima per molto in/elice.

(3) Osservisi

avea per era.

(4)
(5)

Considera questo alcun posto per uno o un certo,

Malvagia

per infelice e

trista

3.

NOVELLA
(utolo (i)

V.

ai

mcMie da dosso

ni

suo marito.
,

E ircnciido
il

ora

ili

una pnrtr e orn


,

in un* allra

({uaiulo
,

inarilu
)><>r

non

v' <>ra

il

nuiru della casa

guardando

vide
il

avv(*ntura in

una parte

assai segreta di quella

muro
]h>-

alquanto da una fessura essere aj)erto. Per che riguar-

dando per quella


tesse

ancora

rlie assai
s'

male disccrner

dall' altra parte,

pur

avvide che quivi era una

camera dove capitava


sta fosse la

la fessura, e seco disse: se

que-

camera di Filippo ( cio del giovane suo vicino) io sarci mezza fornita. E cautamente da una sua
fante, a cui di lei incresceva,

ne fece piare, e trov

che veramente
lo.

il

giovane in quella dormiva tutto soil

Per che visitandola fessura spesso, e, quando

giovane vi sentiva, faccendo cader pietruzzc e cotali


fuscellini
,

tanto fece che


.

per veder che ci fosse


ella

il

giovane venne quivi

quale

pianamente chia,

m
Ed
gli

Ed

egli

che

la

sua voce conobbe

le rispose

ella

avendo spazio, in brieve tutto

1'

animo suo
s

apri.

Di che
lato
il

il

giovane contento assai,


si

fece

che dal suo

pertugio

fece maggiore, tuttavia

in guisa faccendo, che alcuno avvedere


tesse; e quivi spesse volte

non

se
,

ne poe toc-

insieme

si

favellavano

cavansi la

mano, ma pi
non
si

avanti per la solenne guar-

dia del geloso

poteva.

Ora appressandosi

la

festa del Natale, la

donna

disse al marito che, se gli

piacesse, ella voleva andar la mattina della


alla chiesa

Pasqua (a)

e confessarsi e comunicarsi
.

come fanno

gli altri cristiani

Alla quale

il

geloso disse: e che pec-

(i)

*(

Fittolo propriameulc diavolo;

ma
il

ai

uaa pr lo

pi ia enao

mei fori co.


(a)

Pasijua cliiatnano

Tolgati coai

Natale,

come

I'

Epifania e la

FL-alecualc.

GTOUNATA SETTIMA
,

cali ha' tu fatti

che tu

ti

vuoi confessare? disse la don,

na : come

credi tu ohe io sa santa


?

pei-ch tu
,

tenghi rinchiusa

ben

sai

che

io fo de' peccati

mi come

r akre persone che ci vivono 5 ma io non gK vo' dire a te che tu non se' prete Il geloso prese di queste
, .

parole sospetto , e peusossi di voler saper che peccati


costei avesse fatti, e avvisossi del
gli

modo

nel quale ci

verrebbe fatto

e rispose che era contento 5


ella

ma

che non volea che


alla cappella loro
,

andasse ad altra chiesa , che

e quivi andasse la mattina per tem,

po e

confessassesi o dal cappellan loro


il

o da qualche
altrui, e tor-

prete che

cappellan le desse, e non da


.

nasse di presente a casa

Alla donna pareva


,

mezzo
s fasi

avere inteso

',

ma
la

senza altro dire

rispose che

rebbe. Venuta
lev. in su
l'

mattina della Pasqua, la donna

aurora e acconciossi e andossene


.

alla chie-

sa impostale dal marito


si,

Il

geloso d' altra parte levato,

se

n'and a quella medesima chiesa


,

e fuvvi

prima

di lei

e avendo gi col prete di l entro


,

composto
delle robe
,

ci che far voleva

messasi prestamente

una

del prete con

un cappuccio grande
i

a gote
,

come
ti-

noi veggiamo che


rato

preti
,

portano (1)

avendosel
.

un poco
e

innanzi

si

mise a sedere in coro

La
.

donna venuta
prete venne
lea, disse
,

alla chiesa fece

domandare

il

prete
si

Il

udendo

dalla

donna che confessar


,

vo-

che non potea udirla


}

ma che le

manderebil

be un suo compagno
nella sua mal' ora
.

e andatosene

mand
il

geloso

Il

quale molto contegnoso vegnenfosse

do, ancora che egli


s'

non
il

molto chiaro

di

ed egli

avesse molto messo


+ Da questo luogo
il

cappuccio

innanzi agli occhi

(1)

si

scorge che anche


i fiali

piel'. a

que' tempi

jior-

tavano

cap^jutcio, couic porlaroao

iufiuo a' d uogtri.

, ,

NOVI'J.LW.
iir>n
.si

i5
non foMe
prcsta(piale questo ve*

seppe sloccultnn.*, che


conosciulu dnlln duiiiui

egli
.

ineiitc

I^

derido, dLsso seco lucdetiuo; lodnlo sin Iddo, che


castiii <li gioioso

di\ enulo prete; nia pure lascia faegli

re,

cUm

io

t^Ii

dar quello che

va cercando . Fallo
gli si

aduncpie seinbiaute di uon conoscerlo,


s(Herc a' piedi
.

pose a

Mcsser lo geloso
,

s'

avea messe alcune

p(!truzze iu bocca
g' ira]K>diss<.>ro, si

ncelocch

css<>

nhpmnto

la favella
lis

che
,

egli a (pielln dalla

moglie

conosciuto uon fasse


del tutto
Cisser

parendogli in ogni nllrn cosa

divisato,
.

che esser da

lei

rieonosMUto

a nlun partito credeva


tra
1'

Or venendo
si

alla confessione

altre cose

che

la

donna

gli disst?

(avendogli pri-

ma
s'

detto

come

maritata era )
il

fu che ella era in-

nn morata d'un prete, andava a giacen?.


parve che

([uale ogni
il

notte con

lei

Quando
dato d'

geloso ud questo,
coltello nel

'gli

gli fosse

un

cuore

se

non
,

fosse

che volont lo
la

strinse di saper

pi in,

nanzi

egli

avrebbe

confessione abbandonata
,

andatosene. Stando adunque fermo

domand
disse

la

don?

na

come ? non
rispose;
vi

giace vostro marito con voi


s.

La
dis-

donna

m esser
il

Adunque,
?
il si

M geloso
,

come
se la

puole anche
,

prete giacere

Messere
,

donna

il

prete con che arte


in casa uscio
s

faccia

non so j
egli
egli

ma
il

egli
,

non

serrato che,
,

come

tocca

non

s'

apra

e dicemi egli che


,

quando

venuto a quello della camera mia

anzi che egli


il

r apra
tato
stassi
il

egli dico certe parole,

per

le quali
,

mio ma-

rito incontanente s'


il

addormenta , e
1'

come addormenmai
Disse allora
,

sente

cosi apre
,

uscio e viensenc dentro e


.

con meco
:

e questo non falla


,

geloso

madonna

questo mal fallo

e del tutto

2i6
egli

GIORNATA SETTIMA ve ne conviene rimanere A cui la donna


.

disse

messere, questo non crederei io mai poter fare, perciocch io l'amo troppo.

Dunque,

disse

il

geloso,
:

non

vi

potr io assolvere
.

A
,

cui disse la donna

io

ne
',

son dolente
se io
il
il

Io

non venni qui per


io
il

dirvi le bugie
.

credessi poter fare


:

vi direi
,

Disse allora

geloso
io vi

in verit

madonna

di voi

m'
1'

incresce 5

che

veggio a questo partito perder

anima ;
far

ma
mie

io in servigio di voi ci voglio

durar

fatica in
,

orazioni speziali a
s

Do

in vostro
vi

nome

le quali forse

vi

gioveranno (i).

E s

mander alcuna

volta

un

mio

cherichetto , a cui voi direte se elle vi saranno gio-

vate o

no ; e
.

se elle vi

gioveranno
:

s
,

procederemo
cotesto

innanzi
te voi,
il

cui la donna disse

messer

non

fa-

che voi mi mandiate persona a casaj che,


il

se

mio marito
gli

risapesse, egli

s
il

forte geloso, che

non
tro ,

trarrebbe dal capo tutto


,

che per male

vi si venisse , e
.

lui di questo

anno (2)

cui

il

mondo, che peralnon avrei ben con geloso disse: madons

na, non dubitate di questo 3 che per certo io terr


fatto

modo

che voi non ne sentirete mai parola da

lui. Disse allora la

donna
.

se questo vi

il

cuore di

fare, io son contenta

fatta la confessione e presa la


,

penitenza
la
s'

e da' pi levataglisi
Il

se n'

and ad udire
soffiando

messa

geloso con la sua


i

mala ventura
,

and a spogliare

panni del prete e tornossi a casa,

disideroso di trovar
glie
l'

modo
,

da dovere

il

prete e la

moal-

trovare insieme
e
all'

per fare un mal giuoco e


torn dalla chiesa
,

uno
(i)

altro

La donna

e vi-

(2)

t Le quali forse vi gioveranno. La stampa del 27. Di c/iieslo anno, di quei giorni ec. in vece ili in questo annoy

in quei giorni mollo pcopiio della lingua e mollo bello.

llpfVELLAV.
al marito
egli
,

ai;
aveva dftU la
,

do ))(mc noi viso


innla ])as(iua
(li
;

che

ella gli

iiia

(juanto poteva

s'

ingegnava

nnM-uiidor ci che fatto avca e che saper gli parea.

E
il

avendo seco

stesso diliberato di
all'

dover
,

la notte ve-

gneiUu star presso


prot(>

uscio della via


alla

e aspettare se

venisse

disse

donna

me

conviene

(jueMa

sera essere a cena e

ad albergo altrove; e

))erci serrerai

ben l'uscio da via e quello da (i)


camera
,

mezza
r
,

scala e quello della

e,

quando
:

ti

par-

t'

andrai a letto

La donna
,

rispose

in

buon' ora.

E
il

quando tempo ebbe


,

se n'

and

alla

buca e fece
,

segno usato

il

quale

come Filippo
la

senti

cosi di

prosciile a

quel venne. Al quale


mattina
,

donna
il

disse

ci
a}>-

die

fallo avcn la

e (jucllo che
detto
,

marito
:

prosso mangiare
certa che egli

V aveva

e poi disse
,

io son

non uscir
;

di casa

ma

si

metter a
su per

guardia dell' uscio

e perci truova

modo che

lo tello tu vengii slauotlc di

qua

si

che noi siamo (u)


,

insieme
disse
il
:

Il

giovane contento molto di questo fatto


,

madonna

lasciale far

me

Venuta
si

la notte

goloso con sue armi tacitamente


:

nascose in

una

camera terrena
gli

e la

donna avendo

fatto serrar tutti

usci, e
il

massimamente quello da mezza scala, acgeloso su


il

cii)cch

non potesse venire

quando temdandosi

po

le

parvo e

giovane per via assai cauta dal suo


,

lato se

ne venne (3)

e andaronsi a lelto

(l) TTerli (a)

ancor questa significaxione


I'

Iella

paiola da.

t Ci trwiumo,
Piepone
il

vJit

del 2"].
il

(^) "t

BocCRcrio alcuna tolta air uaaosa de' Francesi

nome

al

geruoilio ucli'e allora

quando non

gli

appartiene

il

Terbo che

viene appresto, alla quul cosa |Mirc che non t'acconiotii gran futlo la
lingua nostra. Palle Ja ci e pailc da quella pulicola e che inuafl

2
1'

GIORNATA SETTIMA
dell' altro

un
,

piacere e

buon tempo
.

e venuto

il

di

il

giovane se ne torn in casa sua


,

Il
,

geloso dolen-

te e

senza cena

morendo

di freddo
all'

quasi tutta la
uscio ad aspetil

notte stette con le sue armi allato


tare se
il

prete venisse

e appressandosi
,

giorno
si

non
mise

potendo pi vegghiare

nella

camera terrena
,

a dormire
gi
l'

Quindi

vicin di terza levatosi


,

essendo

uscio della casa aperto


,

faccende sembiante di
casa sua e desin
.

venire altronde

se

ne

sali in

E
la

poco appresso mandato un garzonetto a guisa che


to fosse
il

sta,

clierico del prete clie confessata


,

1'

avea
,

mand dimandando se colui cui ella sapeva pi venuto vi fosse La donna che molto bene conobbe
.

il

messo
,

rispose che venuto


facesse
,

non

v' era quella notte

e che

se cosi
,

che

egli le

potrebbe uscir di

mente
1'

quantunque
.

ella

non

volesse
?

che di mente

uscisse
,

Ora che

vi

debbo

dire
il

Il

geloso stette molall'

te notti
la

per volere giugnere

prete

entrata

donna continuamente col suo amante dandosi buon tempo Alla fine il geloso , che pi sofferir non po.

alle

parole al gioitane ec. sembra di soprappi(se non


la

si

piglia nel

senso di ecco) deriva

confusione che apparisce

prima giunta nella

costruzione di questo periodo. Per vedere che ogni cosa in esso

cammi-

na bene, basta posporre

il

nome

al

gerundio, e sostituire
la notte,
il

la

particella

ecco ad e in questa guisa:,, Venuta

geloso con sue armi

tacitamente

si

nascose in una camera terrena: ed avendo la

donna

fallo serrar tulli gii usci, e


il

massimamente quello da mezza


le

scala, acil

ciocch

geloso su

non potesse venire, quando tempo


suo lato se ne venne,,,
al

parve ecco

{giovane per via


del

assai cauta dal

ec.

Gli editori

XXVII,

per non aver posto mente


la

senso che dee avere in questo

luogo

la detta particola e,

tolsero via, parendo loro che fosse soxerchia


il

e nocesse alla costruzione;

me

Salviati dice

che s'ingannarono, sog-

giugnendo che in questo luo^o spezialmente sta essa non pur con grasopraggiugncr zia , ma con jorzu e con efficacia , mostrando un certo
d^ Ulta

cosa opportuna molto desiderala

.,

NOVELLA V.
tcva
,

ai9
la

con turbato viso domand

moglie ci che

ella avesse n] prete detto la


a'

mattina che confessata

era

..

Ln duuna
il

rispose che

non

gliele voleva dire

}>ercioech ella

non era onesta cosa n convenevole


disse
:

A cui
che
rata

geloso

malvagia femmina
j

a dispetto

di te io so ci che tu gli dicesti


io sappia chi
,

e convi<'n del tutto

il

prete di cui tu tanto se' innamosi

e che teco per suoi incantesimi ogni notte


io
ti

gia-

ce

segher

le veni

La donna

disse

che non
.

era vero che ella fosse innamorata d' alcun prete

Come ?
te

disse

il

geloso
?

non dicesl
disse

cosi e cosi al pre:

che

ti

confess
,

La donna
egli

non che

egli te

l'abbia ridetto
presente
il
j

ma

basterebbe, se tu

fossi stato

maisl che io gliele dissi.

Dunque,
egli

disse

geloso

dimmi
,

chi

questo prete, e tosto.

La
gio-

donna cominci a sorridere, e disse:


va molto
cjuando

mi

im savio uomo da una donna semplice menato come si mena un montone per le corna in b<;ccherla j bench tu non se' savio , n
fosti

da quella ora in qua che tu


il

ti

lasciasti nel
,

petto

entrare

maligno spirilo della gelosia

senza saper

perch, e tanlo, quanto tu se'pi sciocco e pi bestiale,


cotanto ne diviene la gloria

mia minore
mente

Credi ta
,

marito mio

che

io sia cieca degli

occhi della testa


?

come

tu se' cieco di quegli della


clii
.

certo no
,

vedendo conobbi
che tu
ti

fu

il

prete che
io

mi

confess

e so

fosti

desso tu

Ma

mi
ti

posi in cuore di dar.

quello che tu andavi cercando e dieditelo


,

Ma

se

tu fossi slato savio

come

esser
i

pare , non avresti per

quel luudu teulalu di sapere

segreti della tua


,

buona

donna

senza prender vana sospizion


ella
ti

ti

saresti avil

veduto di ci che

confessava cosi essere

vero,

, .

a3o

GIORNATA SETTIMA
.

senza avere ella in cosa alcuna peccato


io

Io

li

dissi

che

amava un

prete

non
?

cri tu

il

quale io a gran

torto

amo

fatto prete
si

Dissili

che niuno uscio della

mia

casa gli

polca tener serrato quando


li

meco

giacer

volea; e quale uscio

fu mai in casa tua tenuto (i)


io fossi, se' voluto venire
ra.eco: e
?

quando
sili

tu col
il

dove

Dis-

che

prete

si

giaceva ogni uotte con


giacessi
,

quanil

do fu che tu meco non


cherico a
fosti
,

E
,

quante volle

tuo

me

m.andasti

tante sai
il

quante tu m.eco non

li

mandai

a dire che
,

prete

meco
,

slato

non

era

Quale smemorato
t

altri

che tu
,

che

alla

(3) ge-

losia tua

hai lasciato accecare


?

non avrebbe queste

cose inlese
dia
all'

E
,

setti stalo

iu casa a far la notte la guar-

uscio

e a

me

credi aver dato a vedere che


.

lu altrove andato

sii

a cena e ad albergo
,

Ravvediti
,

oggimai e torna

uomo come

tu esser solevi
i

non
fo
j

far far beffe di te a chi conosce


io
,

modi

tuoi

come

e lascia star questo solenne guai'dar che tu


io giuro a Dio, se voglia
,

fai

che

me
,

ne venisse

di porti le

corna
e'

se tu avessi cento occhi


il

come
i

lu n' hai due

(3)

mi darebbe
te

cuore di fare
.

piacer miei in gui-

sa

che tu non

ne avvedresti

11

geloso cattivo, a cui


il

molto avvedutamente pareva avere

segreto della

donna

sentito,

udendo questo

si

tenne scornato: e sen-

za altro rispondere, ebbe la donna per buona e per


savia
j

quando

la gelosia gli
,

bisognava

del tutto se
gli era
,

la spogli cosi

come

quando bisogno non

se

(1)

"t

Vi

intende serrato,

come

era stalo detto poco prima

(2)

A
"j;

ed alla ed allo e gli

altri in
.

vece di da h molto proprio della

lingua. Vedilo ancor poco sotto


(3)

Questo grazioso riempitivo


la

e'

manca

nel

27, e mancava ancora

nel testo, donde trasse

saa copia

il

Mannelli.

NOVELLA
l*avevft vestita
.

V.
donna
il
,

sai
quasi Lcen-

Per che
,

la a\ia

ziata a' suoi piaceri


|K?r lo letto,

senza far venire


le gatt%
,

suo ninant su
1'

come vanno
operando

ma pur per

u.vio,

tliscrtrta mente

poi pi volte con lui

buon

tempo e

lieta vita ai

diede

NOVELLA
Madonna

VI.

Isabella con Lionetto standosi


Lami>ertuccio, visitata
:

amata
un
,

da un messer
coltello in
il nutrito

e toma',

to il marito di lei , messer Lambertuccio con

mano fuor

di casa sua ne

manda
.

di lei poi Lionetto accompagna

M.
drlla
In

Laravigliosnmente era piaciuta a tutti la novella


,

Fiammetta

affermando ciascuno ottimamente?


quel che
finita
si

donna aver

fatto e

convcnla al bestiail

le

uomo; ma, poich


.

fu,

Re

Pampi-

nea impose che seguitasse. La quale incominci a


dire

Molti sono

li

quali semplicemente parlando di-

cono che amore


fi divenire

trae altrui del

senno

e quasi chi

ama

smemorato. Sciocca opinione mi pare, e


1*

assai le gih dette cose

hanno mostrato , ed

io

ancora

intendo di dimastrnrlo.

Nella nostra

citth

copiosa di

tutti
,

beni fu una gio-

vane donna e gentile e

assai bella

la

quale fu moglie
spes-

d un

cavaliere assai valoroso e

da bene. E, come

so avviene che sempre non

pu l'uomo usare un
,

cibo,

ma

talvolta disidera di variare


il

non sodisfaccendo a

qnesta donna molto

suo marito, s'innamor d'un


,

giovane

, il

quale Lionetto era chiamato

assai

piace*

223
se (i),

GIORNATA SETTIMA
come che
s'

vole e costumato,

di gran nazion

non

fos-

ed

egli

similmente

innamor

di lei^ e

(come

voi sapete che rade volte senza effetto quello che vuole ciascuna delle parti ) a dare al loro

amor compi-

mento molto tempo non


che
,

si

interpose

Ora avvenne
lei
s'

essendo costei bella donna e avvenevole , di

un

cavalier chiamato messer Lambertuccio


forte,
il

inna-

mor

quale ella, perciocch spiacevole


,

uomo

e sazievole le parca
lui disporre

per cosa del


.

mondo ad amar
essendo pos,

non

si

potea
,

Ma

costui con ambasciate


,

sollicitandola

molto
la
il

e non valendogli

sente
se

uomo

mand minacciando

di vituperarla

non

facesse
,

piacer suo . Per la qual cosa la don,

na temendo
dusse a fare

conoscendo come fatto era


voler suo
.

si

con,

il

Ed

essendosene
,

la
,

donna

che jnadonna Isabetta avea nome


stro

andata

come no-

costume

di state

a stare ad una sua bellissi-

ma possessione in
tina
il

contado , avvenne, essendo una matlei

marito di

cavalcato in alcun luogo, per do-

vere stare alcun giorno, che ella


to che
si

mand
Il

per Lionet-

venisse a star con


.

lei

quale lietissimo

incontanente v' and


il

INIesser

Ijambertuccio sentendo

marito della donna essere andato akrove, tutto solo


,

montato a cavallo
ta
.

lei se n'

and e picchi
,

alla por-

La

fante della
lei,

donna vedutolo

n'

and inconta-

nente a

che in camera era con Lionetto, e chiama:

tala le disse

madonna

messer Lambertuccio qua

gi tutto solo.
lente

femmina

La donna udendo questo, fu la pi dodel mondo ^ ma temendol forte, preg


gli fosse il

Lionetto che grave non

nascondersi alquan-

(ij

Beuch non

fosse di gran nascita.

]MOVETXA\l.
lo (liolro
nllft

M3
cbc mcche non mi,

cortina del

lei lo,

infino n lanto

ser

Lambertuccio se
lu

n* andoASc. Lionctto,

nor pniim di
scosta;

avea che avesse In donna


alla faiue
.

vi

si

na-

ed

ella

comand

che andasse ad aprire

La quale apertogli , ed egli nella corte smontalo d' un suo palafreno e quello appiccato ivi ad uno aqiione se ne sali suso. La donna,
a mcsser

Lambertuccio

fatto

buon

viso

e venuta infino in capo della scala


il

quanto pi pot in parole lii'tamente

ricevette e do11

mandollo quello che

egli andasse

faccendo.
:

cava,

liere abbracxinunla e bnsciatala disse


intesi

.anima
s

mia

io

che vostro marito non

e'

era

ch'io

mi son

venuto a stare alquanto con esso

lei

(i).

dopo
diletto

queste parole entratisene in camera e serratisi dentro


,

cominci messcr Lambertuccio a prender


.

di

lei

cosi

con

lei

standosi

tutto fuori della creil

denza della donna avvenne che

marito di
al

lei

tor-

n
se

11

quale quando la fante vicino

palagio vide,

cos subitmenle corse alla


:

camera

della
;

donna, e disio

madonna

ecco messer che toma


nella corte
.

credo che

egli sia gih gii

La donna udendo quepoteva nascondere per


,

sto

e sentendosi aver due uomini In casa ( e conoil

sceva che

cavaliere
,

non

si

lo suo palafreno

che nella corte era )

si

tenne

morta
terra
,

Nondimeno
se voi

siditamente gittatasi del letto in


r

prese partito , e disse a messer Lambertuccio


,

messere

mi

volete punto

di

bene e voletemi da
io vi dir.

morte campare, farete quello che


recherete in
(i)

Voi

vi

mano

il

vostro coltello ignudo , e con


ad

un

t Qatto

tei si riferice

MTesw
l

Jelto: voi sirte


lei

t anima mia ;
,

anima mia^ ed contr te il cavaliere eh' io mi son venuto a stare


cfte vostro

oh/uanto con tuo

avendo inteso

murilo non

e*

erm

2^4
mal

Giornata settima
viso e tutto turbato ve n' andrete
giii

per

le scale,
ii

e andrete dicendo: io fo boto (i) a Dio che io


glier altrove
5

co-

e, se

mio marito
non

vi volesse ritenere

di niente vi domandasse,

dite altro

che quello

che detto

v'

ho^

e,
.

montato a cavallo, per ninna ca-

gione seco
lentieri
j

ristate

Messer Lambertuccio disse che voil

e tirato fuori

coltello

tutto infocato nel


l'

viso tra per la fatica durata e per

ira
g'

avuta della
,

tornata del cavaliere ,


fece
.

come

la

donna

impose

cos

Il

marito della donna gk nella corte smontalo,

maravigliandosi del palafreno, e volendo su salire,vide

messer Lambertuccio scendere, e m.aravigliossi e delle


parole e del viso di lui
sere
?
,

e disse: che questo


il

mes,

Messer Lambertuccio , messo

pie nella staffa


al

e montato su, non disse altro, se non:


io
il

corpo di Dio

giugner altrove; e and

via. Il gentile

uomo mon:

tato su, trov la

donna sua in capo della


alla

scala tutta sgo-

mentata e piena di paura


cosa questa
?

quale egli disse

che

cui va messer Lambertuccio cosi adi-

rato minacciando?

La donna
l'

tiratasi

verso la camera
:

'

acciocch Lionetto

udisse

rispose
.

messere io non
si

ebbi mai simil paura a questa


giovane,
il

Qua

entro

fugg

quale io non conosco, e che messer

un Lamper
:

bertuccio col coltello in

man

seguitava

e trov

ventura questa camera aperta , e tutto tremante disse

madonna

per Dio aiutatemi


.

che

io

non
j

sia

nelle
il

braccia vostre morto

Io m^i levai diritta

come

Aoleva domandare chi fosse e che avesse, ed ecco messer

Lambertuccio venir su dicendo


Io

dove

se'
,

tradito-

re

mi

parai iu su

1"

viscio

della camera

e volendo

(i)

Boto, voto.

NOVELLA
rgll cntrnr dentro,
il

VI.

ritenni: ed egli in tnnlo(i) fu

curiose

clic

come
,

vide che non

mi piaceva che
,

egli

qua entro
gi

entrasse

dette molte parole


.

se ne
:

venne
,

cme

voi vedeste
:

Disse allora

il

marito

donna
.

ben

facesti

troppo ne sarebl)e stato gran biasimo

se

persona fosse stata qua entro uccisa: e messcr

Lam-

bertuccio fece gran villania a seguitar persona, che qua


entro fuggila fosse. Poi

domand dove
:

fosse

quel gioegli

vane.
si

La donna

rispose

messere

io

non so dove
;

sia nascosto. Il cavaliere allora disse


,

ove' sc'tu? esci

fuori sicuramente. Lionello


lutto

che ogni cosa udita avea,

pauroso
iLsc

come

colui che paura aveva avuta

da

dovcro,
allora
il

fuori del luogo


:

dove nascoso

s'era. Disse

cavaliere
II

che hai tu a fare con mcsser


,

Lam-

beiluccio 7
sia in

giovane rispase : messcr

niun^cosa che

questo

mondo
sia in
j

e perci io credo fermamente


senio
,

che

egli

non

buon

o che

egli

m'abbia

col-

to in iscambio

perciocch

questo palagio nella strada


al coltello e disse
:

traditor

come poco lontano da mi vide cosi mise mano tu se' morto Io non mi
,
.
,

posi a

domandare per che ragione

ma

quanto potei,
,

cominciai a fuggire e qui


di

me
,

ne venni
,

dove

merc

Dio e di questa
il

gentil
:

donna

scampato sono. Disse


io

allora
ti

cavaliere

or via

non aver paura alcuna;

porr a casa tua sano e salvo , e tu poi sappi far cer.

car quello che con lui hai a fare

come
il

cenato

ebbero

fattoi

montare a cavallo, a Firenze


a casa sua
.

ne me-

n, e lasciollo

Il

quale, secondo l'ammae,

stramento della donna avuto

quella sera

medesima

(i)

Couiden

qnrtto in tanlo qui poto

[let

(<m(o scm^Jicemenl), die

liruve ignifirberii in iiiiesto

mttMO,

uiic.vM,

T. ni.

l5

2 26

GIORNATA SETTIMA
,

parl con messer Lambertuccio occultamente


lui ordin
,

con
fos-

che

quantunque poi molte parole ne


il

sero

mai perci

cavalier

non

s'

accorse della beffa

fattagli

dalla moglie

NOVELLA

VII.

Lodovico discuopre a madonna Beatrice


il

quale egli le porta

la guai

V amore manda Egano


se, e

suo marito in un giardino informa di

con
^

Lodovico
bastona

si

giacej

il

quale poi levatosi , va


.

Egano

nel giardino

V^nesto avvedimento
Pampinea raccontato
nuto 'maraviglioso
.

di

madonna
alla
.

Isabella

da

fu da ciascun della brigata te-

Ma

Filomena
,

quale

il

Re

imposto aveva che secondasse

disse
,

Amorose Donve ne credo uno

ne

se io

non ne sono ingannata

io

non men

bello raccontare e prestamente


in Parigi fu gih

Voi dovete sapere che

un

gentile

uomo
zla
,

fiorentino

il

quale per povert divenuto era


si

m^ercatante, ed eragli

bene avvenuto
,

della mercatan-

che

egli n' era fatto ricchissimo

e avea della sua

donna un

figliuol senza
.

pi

il

quale egli aveva nomi-

nato Lodovico

perch
,

egli alla nobilt del

padre
il

e non alla mercatanzia

si

traesse

non

1'

aveva
1'

pa-

dre voluto m.ettere ad alcun fondaco ,


so

ma

avea mesdel

ad ssere con
,

altri gentili

uomini

al servigio

Re

di Francia

dove

egli assai di be' costumi e di buo.

ne cose aveva apprese


^he
certi cavalieri
,

quivi dimorando

avvenne

li

quali tonnati erano dal Sepolcro,

N0VErx\ vn.
floprawegnendu ad un ragionamento di giovani
<jualc Lo<lovlco era
le belle
ti
,

37
,

nel

e udendogli fra a ragionare del-

donne
,

di Francia e d' Inghilterra e d'altre par-

del

to di

mondo cominci 1* un di loro a dir che per cerquanto mondo egli aveva cerco, e di quante donne
,

veduto aveva mai

una

siraiglinnte alla
,

moglie d Kgalealrice chiatutti


1*
i

no

de' Galluzr.i di
,

Bologna

madonna
.

mala

veduta non avea di bellezza


,

A che

comavcan

pagni suoi

che con

lui

insieme in Bologna

ceduta, s'accordarono.

La qual

cosa (i) ascoltando


s'era,

Lodovico, che d' alcuna ancora innamorato non


s'

accese in tanto desiderio di doverla vedere

che ad

altro

non poteva tenere

il

suo pensiere

e dv tutto di,

sposto d'andare infino a Bologna a vederla

e quivi

ancora dimorare, se

ella gli piacesse, fece


r

veduta al

padre che

al

Sepolcro voleva andare

il

che con gran

malagevolezza ottenne. Postosi adimque

nome Anie trop-

chino, a Bologna pervenne, e,


il

come

la

fortuna volle,
festa
,

d seguente vide questa

donna ad una
,

po pi
mai

bella gli parve assai

che stimato non avea. Per


lei,

che innamoratosi ardentissimamente di


di Bologna
.

propose di

non

partirsi

se egli

il

suo amore non


te-

a(;quistasse

seco divisando chi* via dovesse a ci

nere

ogni altro

modo

lasciando stare

avvis che, se
il

divenir potesse famigliar del marito di lei,


inolti

(jual
fat-

ne teneva

per avventura
.

gli

potrebbe venir
i

to quel
cavalli
,

che

egli disiderava

Venduti adunque

suoi

e la sua famiglia acconcia in guisa che slava

bene, avendo lor comandato che sembiante facessero


di

non conoscerlo
(i)'f

essendosi accontato coli' oste suo

Le

quali eo$e^

il

(etto lei .7.

a-iS
gli disse

GIORNATA SETTIMA
che volentler per servidore d'un signor da be,

ne
l'

se

alcun ne potesse trovare


:

starebbe

Al quale
che ha
vuole

oste disse

tu se' dirittamente famiglio da dovere es-

ser caro

ad un gentile
,

uomo
;

di questa terra
,

nome Egano
appariscenti
disse
,

il

qua! molti ne tiene


tu
se'

e tutti
.

gli

come
;

io ne

gli

parler

come

cos fece

e avanti

che da Egano
il

si

partisse

ebbe con
pot esser

lui acconcio
,

Anichino;
.

che, quanto pi

gli

fu caro

con Egano dimorando e


sua donna, tan-

avendo copia di vedere


to

assai spesso la

bene e

a grado cominci a servire

Egano

che
sa-

egli gli pose tanto

amore che senza


,

lui

ninna cosa

peva fare

non solamente

di s

ma

di tutte le sue

cose gli aveva

commesso

il

governo. Avvenne

un

gior-

no

che essendo andato Egano ad uccellare e Anichi-

no

riijiaso,

madonna
s'

Beatrice
,

che dello amor di


,

lui

accorta

non

era ancora

quantunque seco

lui e'

suoi costumi guardando pi volte, molto


to
1'

commendaassai
,

avesse e piacessele
j

con

lui

si

mise a giucare a

scacchi

e Anichino

che di piacerle disiderava,


,

acconciamente faccendolo
che
la

si

lasciava vincere ( i )
festa
.

di

donna faceva maravigliosa


tutte le

Ed

essendosi

da vedergli giucare
tite,

femmine
,

della

donna par-

soli

giucando
.

lasciatigli

Anichino gitl un gran:

dissimo sospiro
sti
,

La donna

guardatolo disse
ti

che ave-

Anichino

duolti cos che io


,

vinco
,

Madonna,
che questa

rispose

Anichino

troppo maggior cosa

non
na
:

, fu caglon del

mio

sospiro

Disse allora la don.

deh dilmi per quanto ben tu mi vuogli Quando Anichino si sent scongiurare per quanto ben tu mi
,

(i)

Piecetlo d'Ovidio nell'Arte d'amare,

NOVFJJ.A
vnngU
,

VII.

ir()

a colui
egli

In t\un\c egli

opra ugni altra cosa

amava non ora


,

ne
il

mand
gli

fuori

un troppo maggiore che


ancor da ca-

stato

primo. Per

clic In duiiiia

po

il

ripri'g

che

piacesse di dirle qual fosse la ca.

gione de' suoi sospiri

Alla quale Anichin disse

mail

donna

io
',

temo

forte

che

egli

non

vi sia noia

se io

\i dico

e appresso dubito che voi ad altra persona noi


.

ridiciate

A
se
.

cui la donna disse

per certo egli non

mi

sar grave; e rendili sicuro di questo,

che cosa che tu

mi
ad

dica

non quanto

ti

piaccia
,

io

non dir mai

nltnii

Allora disse Auichino


,

poich voi mi pro-

mettete cosi

ed

io

il

vi dir

e quasi colle lagrime in


,

su

gli

occhi le disse chi egli era


,

quel che di

lei

aveva

udito

dove e come di

lei s'

era innamorato e percli


pastosi

per ser^idor del marito di

lei

(i)

e appresso
le

umilmente

se esser potesse, la

preg che

dovesse
si

piacere d' aver pieth di lui, e in questo suo segreto e


fervente desiderio di compiacergli
far
j

e che, dove questo

non

volesse
si

che
,

ella

lasciandolo star nella

forma
.

nella qual

slava

fosse contenta

che

egli
!

V amasse
quanto
!

O singular dolcezza
tu

del sangue bolognese

se'

sempre

stata

da commendare in cosi
,

fatti casi

mai

di lagrime n di sospir fosti vaga


a' prieghi

e continuamente

pieghevole e agli amorosi desiderii arrendese io avessi se

vol

fosti

degne lode da commendarti , mai


la

sazia

non
,

ne vedrebbe

Toce mia (a)


il

La

gentil
pie-

donna parlando Anichino,


na fede
(l)

riguardava

dando

alle

sue parole, con


E<l

si fatta

forza ricevette per


cui
loro

f Cio

posto s /osstt.
i

ecco un allru Ji quc'


foria
ili

parli)

|>'i

ili

' luirlato i opra,


utiliario, perch'esso
(a)

quali

hanno

t1o anche 9<na

il

vi a'

intende,
iii

KtiUr

la voce dello

aUtuto.

23o
li

GIORNATA SETTIMA
il

prieghi di lai

suo amore nella mente

che

essa al-

tres

cominci a sospirarej e dopo alcun sospiro rispose:


,

Anichino mio dolce

sta'

di

buon cuore

n doni n
di signore

promesse n vagheggiare di gentile

uomo n
1'

d'

alcuno altro ( che sono stata e sono ancor vagheg-

giata

da molti ) mai mi pot muovere


:

animo mio

tanto, che io alcuno n' amassi


cosi

ma

tu m'hai fatta in

poco spazio come


, ,

le tue parole

durate sono, trop.

po pi tua divenire
perci io

che io non son mia


il

Io giudico
,

che tu ottimamente abbi


il ti

m.io

amor guadagnato e
te
,

dono

si ti

prometto che io

ne far

godente avanti che questa notte , che viene


passi
.

tutta tra-

acciocch questo abbia effetto


notte tu venghi alla

farai

che in

su
r

la
l'

mezza

camera mia :

Io lasce-

uscio aperto , tu sai da qual parte del letto io dorverrai l


svegli,
,

mo
io

se io dormissi
ti

tanto

mi

tocca

che
co-

mi

ed io

consoler di cosi lungo disio


,

me

avuto hai j e acciocch tu questo creda

io
il

ti

vo-

glio ( 1 ) dare

un

bascio per arra


il

e gitlatogli
,

braclei

cio in collo

amorosamente

basci

e Anichin

Queste cose dette, Anichin,

lasciata la

donna, and

a fare alcune sue bisogne, aspettando con la maggior


letizia del

mondo che

la notte sopravvenisse
,

Egano
e,

torn da uccellare , e
stanco,
s'

corate
,

cenato ebbe , essendo

and a dormire e
avea , lasci
ora che detta
1'

la

donna appresso^

co-

me promesso
Al quale
to dentro
all'

uscio della

camera aperto.

gli

era stata Anichin venne,


l'

e pianamente entrato nella camera e


,

uscio riserra-

dal canto donde la donna dormiva se n'an-

e postale la

mano
la

in sul petto , lei

non dormente

(i)

Io

te

ne voglio,

lampa del 27.

NOVELLA
trovA
.

VII.

a3i

La qiudo

presa la sua
forte
,'

rome enti Anichio oeser venuUi mano con amendunc le sue e tencndul
,
,

volgendosi per lo letto tanto fece, che


,

Egano,
ti

che donnlva, desi

al

quale

ella disse: io

non

volli

ierscra dir cosa niunn, ]M?rciocch tu

mi

parevi stanco;

ma dimmi
pi
t'

se

Dio

ti

salvi,

Egano

quale hai (i) tu

per lo migliore famigliare e pi leale, e per colui che

ami, di quegli che tu in casa hai? Rispose Egaci,


7

no: che
conosci tu
tanto

donna, diche tu mi domandi

noi

Io non ho n ebbi mai alcuno di cui io

mi

fidassi
;

fidi

o ami

quant* io

mi

fido e
?

amo

Anichino

ma

perch

me

ne domandi tu

Anichino

sentendo desto Egano, e udendo di s ragionare, ave-

va pi volte a e

tirata la

mano
che

})er

andarsene, temen;

do
1*

forte

non
si

la

donna

il

volesse ingannare
,

ma

ella

aveva

tenuto e teneva

egli

non

s'

era potuto

partire n poteva.
io
il ti

La donna

rispose ad

Egano

e disse:
,

dir

Io

mi credeva che
,

fosse ci
,

che tu di
,

che

egli

pi fede

che alcuno altro


;

li

portasse

ma

me

ha

egli

sgannata (a)
,

perciocch

quando tu an,

dasti oggi

ad uccellare
parve
a'
,

egli rimase qui

quando

tempo

gli

non

si

vergogn di richiedermi che


j

io dovessi

suoi piaceri acconsentirmi

e io , accioc-

ch questa cosa non mi bisognasse con troppe pruove mostrarti


,

e per
,

farlati

toccare e vedere
,

risposi

che
notte

io era contenta
,

e che stanotte

passata

mezza
pino
;

io andrei nel giardino nostro e a pi del

l'aspetterei.

Ora

io

per

me non

intendo d' andarvi

ma

se vuogli la fedelt del tuo famiglio conoscere,

(l)

i^e

per reputare usa molto spesso


(P

la

nottra lingoa.

(a)

Sgunnare pcc trur

ingtuMo oce

luolio bella.

2 32

GIORNATA SETTIMA
,

tu puoi leggiermente, mettendoti indosso una delle

guarnacche (i) mie e in capo un velo

e andare (2)

laggluso ad aspettare se egli vi verr, che son certa del


s
.

Egano udendo questo

disse

per certo io

il

conven-

buio

go vedere (3)j e levatosi, come meglio seppe, al si mise una guarnacca della donna e un velo in
,

capo

e andossene nel giardino


.

e a pie d' un pino co,

minci ad attendere Anichino


lui levato e uscito della

La donna come
,

senti

camera

cosi
,

si

lev e
la

1'

uscio

di quella dentro serr

Anichino
,

il

quale

maggior
,

paura

che (4) avesse mai


s'

avuta avea, e che

quan-

to potuto avea,

era sforzato d' uscire delle


lei

mani della
se,

donna

e centomilia volte
,

il

suo amore e

che

fidato se n' era

avea maladetto
il

sentendo ci che alla

fine aveva fatto, fu

pi contento

uomo
letto,

che

fosse
ella

mai: ed essendo
volle,

la

donna tornata nel

come

con

lei si

spogli, e insieme presero piacere e

(1)

Guarnacca
t

veste lunga

che

si

porla disopia, forse lo slesso clie

ziiiutrrn
(2)

E andare

leggono

il

Mannelli,
di

Deputali,

il

Salviali e gli
a

editori di Napoli, di

Livorno e
s'

Milano. Secondo questa lezione,

quel tu puoi leggiermente

intende cortoscerZa, e con questo verbo in-

finito sottinteso la particola e lega l'altro infinito

andare, che viene apla

presso

Ed

cerio che in queste parolese vuogli

fedelt del luo fa-

miglio conoscere, tu puoi conoscerla leggiermente, e andare iaggiu,,

soec. ogni cosa cammina bene: ad ogni modo


l'

gli editori del

27

cui forse, per

interposizione di quella clausula mettendoti in dosso ec,


la

questo luogo parve oscuro e male ordinato) ne tolsero via

particella

e, e lessero se vuogli

la

fedelt del

tuo famiglio conoscere, tu puoi

leggiermente, mettendoti in dosso ec,, andare Iaggiusoec.


(3)

Io

il

convengo vedere,
ove considera
il

cos,

tempi

si

convengon

soffrir ed alsi

tri tali assai;

modo

di ordinar
il

questo verbo, che

con-

corda col |)rimo caso, ed anco col terzo, che

medesimo

si

diiia

qui:
cotr-

me
(4)

convien vederlo, e cos degli


i

altri tulli,

iuipersunalmeule

ferire vien sqj

tempi.
la

i Cite

egli,

slampa dei 27.

NOVKLLA
gioia por
Ila

VII.

a33
lece

un buono spnziodi tempo. Poi, non prendo


stare
,

donna che Anichino dovesse pi


si gli

il

levar suso e rivestire, e


tu prenderai

disse:

bocca mia dolce,


al giardi-

un buon bastone, e andra'tene

no

e,
,

raccendo sembianti d' avermi richiesta per ten-

tarmi

come se

io fossi dcssn

dirai villania

ad Egano

e soncra'mel (i) bene col bastone, percicch di questo

ne seguirh marnviglioso
(a) in mano,

diletto

e piacere

Anichino
si-

levatosi e noi giardino andatosene


ligastro

con un pezzo di

come

fu presso al pino, ed Ega-

no

il

vide venire, cos levatosi,

come con grandissima


Al quale
ci

festa ricever lo volesse, gli si faceva incontro.

Anichia
se'

disse
,

ahi malvagia

femmina

dunque

venuta

e hai creduto che io volessi o voglia al


sii

mio
le

signore far questo fallo? tu

la

mal venuta per

mille volte; e alzato


re
.

il

bastone, lo incominci a sona,

Egano udendo questo


via
io

e veggcndo
,

il

bastone

senza dir parola cominci a fuggire


presso sempre dicendo
: ,

e Anichino apvi

che Dio

metta in mal

anno, rea femmina, che

il

dir domattina ad

Egano
Il

per certo. Egano avendone avute parecchi delle buo-

ne

come
la

pili

tosto pot, se

ne torn

alla

camera

quale

donna domand
:

se

Anichin

fosse al giardin
,

venuto . Egano disse

cosi

non

fosse egli

perciocch
bastone
si

credendo esso che io

fossi te,

m'ha con un

tutto rotto e dettami la magt;ior villania

che mai
io

di-

cesse a ninna cattiva

femmina.
,

per certo

mi ma-

ravigliava forte di lui

che

egli

con animo di far cosa

che mi fosse vergogna t'avesse quelle parole dette;


perciocch cosi lieta e festante
(i)
(a)

ma

ti

vede

ti

volle pro-

Soner'mel, me

lo

sorerai, oieUfoiicameiile lo busionerai.

Satigtstro, salice salvutico.

. .

a 34
vare
.

GIORNATA SETTIMA
Allora disse la donna
:

lodato sia Iddio, che egli


fatti
;

ha

me

provata con parole e te con

e credo che
le

egli possa dire


le,

che

io porti
fai.

con pi pazienzia
,

paropor:

che tu

fatti

non

Ma

poich tanta fede

ti

ta, si

vuole aver caro e


il

fargli

onore

Egano

disse

per

certo tu di
to
,

vero .

E da

questo prendendo argomenil

era in opinione d' avere la pi. leal donna e

pi

fedel servidore che


la qual cosa,
egli e la

mai

avesse alcun gentile

uomo. Per
la

come che

poi pi volte con Anichino ed


,

donna

rldesser di questo fatto


i

Anichino e

donna ebbero

assai agio (

di quello per avventura

avuto non avrebbono, a far di quello che loro era diletto e piacere,

mentre ad Anichin piacque dimorar

con Egano in Bologna

NOVELLA
Un

Vili.

diviene geloso della moglie , ed ella

legan'

dosi uno spago al dito la notte , sente

il

suo a-

mante venire a
mentre seguita

lei

// marito se

V amante ^

luogo di se nel letto


il

n accorge , e , donna mette in un altra femmina, la quale


la
le trecce
,

marito batte e tagliale


di lei,
li

e poi va per

li fratelli

quali, trovando ci non es-

ser vero, gli dicono villania.

^Stranamente pareva a

tutti
il

madonna

Beatrice es-

sere stata maliziosa in beffare

suo marito: e ciascu-

no affermava dovere
\i)
"t

essere stata la

paura d' Anichino


Ji quello

Cio, se io non erro, assai pi agio

che per avven-

tura avuto non avrebbono

NOVELLA Vm.
grandissima
,

35
donna, l'ud
,

quando , tcuuto

forte dalla
riclicsta
,

dire che egli d*


il

amore

1*

ave^a

(i)

Ma poich
un poco
,

Re

vide l'ilomena tacersi


.

verso NciGle voliod

disse: dite voi

La

qtial

sorridendo prima

cominci. Belle Donne, gran peso

con una

bella novella contentarvi

mi resta se io Torr come quelle che


,

davanti hanno

detto

contentale v'

hanno

del quale

con r aiuto

di

Dio

io spero assai

bene scaricarmi
citth fu gi

Dovete dunque sapere che nella nostra


quale scioccamente
'1

un ricchissimo mercatante chiamato Arriguccio Bcrlinghicri


,

il

si

come ancora

oggi

fanno tutto
lire

di

mercatanti

pens di volere ingenti-

per moglie , e prese una giovane gentil donna ma(2)


,

le a lui convcuientcsi
.

il

cui

nome

smonda La quale perciocch


tanti

egli ( si

fu monna Sicome i merca-

fanno ) andava molto dattorno e poco con lei di* innamor d' un giovane chiamato Rumorava
,

berto

il

quale lungamente vagheggiata

l'

aveva

avendo presa sua dimestichezza, e quella forse


discretamente usando, perciocch
lettava
sentisse
,

men (3) sommamente le di-

avvenne ( o che Arriguccio alcuna cosa ne o come che s' andasse) egli ne divent il pi
del

geloso

uomo

mondo

e lascionne stare
;

V andar
n mai

dattorno e ogni altro suo fatto

e quasi tutta la sua

soUicitudiiie aveva posta in guardar

ben

costei,

addormentato

si

sarebbe

se

lei

primieramente uou

{i)

Richedere e richesto pi
ulori anticbi.
il

volentieri che richiedere e richietto

l'iMero gli

(a)
gli

Not, Lettore, che

nottro moralinimo Boecacdo, ogni Toha che


gli

\\vn l'occasione, roonlr


|>er

uomini

nati

baaaamente, che nobil don-

na tolgon
(3)

moglie

Mari.

Nota

men

^c nn

M.

a36

GIORNATA SETTIMA
.

avesse sentita entrar nel letto

Per
,

la

qual cosa

la

don-

na sentiva grandissimo dolore

perciocch in guisa
.

ninna col suo Ruberto esser poteva

molti pensieri avuti a dover trovare alcun


ser

Or pure avendo modo d' es-

con esso lui, e molto ancora da

lui essendone sollici-

tata, le venne

pensato di tener questa maniera: che, con-

ci fosse cosa che la sua


ella si fosse

camera

fosse

lungo la

via,

ed

molte volte accorta che Arriguccio assai


si

ad addormentare

penasse ,

ma

poi dormiva saldissi-

mo,

avvis di dover far venire Ruberto in su la


all'

mezza

notte
starsi

uscio della casa e d' andargli ad aprire e a


il

alquanto con esso lui , mentre


.

marito dormiva

forte

a fare che ella

il

sentisse

quando venuto

fosse, in guisa

che persona non

se

ne accorgesse, divi-

s di

mandare uno spaghetto


,

fuori della finestra della

camera

il

quale con

l'

un

de'

capi vicino alla terra


infin sopr'al
i

aggiugnesse, e l'altro

capo mandatol basso


al letto

palco, e conducendolo
ni mettere, e

suo, quello sotto

pan-

quando

essa nel letto fosse, legarlosi al


.

dito grosso del piede

appresso mandato questo a


,

dire a

Ruberto

g'

impose che

quando

venisse

doil

vesse lo spago tirare, ed ella, se

il

marito dormisse,
:

lascierebbe andare e andrebbegli ad aprire

s'

egli

non dormisse
a Ruberto

ella

il

terrebbe fermo e tirerebbelo a s


,

acciocch egli non aspettasse


,

La qual

cosa piacque
gli

ed assai volte andatovi , alcuna


con
lei

ven,

ne

fatto d' esser

ed alcuna no

Ultimamente
fatto
,

continuando costoro questo

artificio cos

av-

venne una notte che


cio stendendo
il

dormendo

la
,

donna
gli

e Arriguc-

pie per lo letto

venne questo
e trovato:

spago trovato: per che postavi


lo al dito della

la

mano,

donna

legato , disse seco stesso

que-

NOVFLLA Vm.
sto (
I

a37
aVTodutosi poi
,

dee esecro qunlrhe ingnnno


ApAgo usciva fuori per

tlio lo

la finestra

l'

ebl>e per

fermo: per che pianamente

tagliatolo dal dito della

donna
<[U(;1

al

suo

il

leg e stette attento (a) per vedere


.

che (jueslo volesse diro


tirato lo
,

N> stette guari che

Rulega-

berto venne, e
riguccio
re,
si

spago,

come

usato era, Ar-

senti

non avendoselo bene saputo

e Ruberto avendo tirato forte, ed essendogli lo spa-

go in

mnn

venuto, intese di doversi aspettare

e cosi

fece. Arriguccio, levatosi prestamente e prese sue ar-

mi

corse

all'

uscio

per dover vedere chi fosse co-

stui

e per
fosse

fargli

male.
,

Ora
un

era Arriguccio, con tutto


fioro

che

mercatante

uomo
,

un

forte

giunto all'uscio, e non aprendolo soavemente


soleva far la

come
,

donna

e Ruberto

che aspettava

si

n-

lendolo

s'

avvis esser ci che era, cio che colui che


:

uscio apriv.i fosse Arriguccio

per che prestamente

cominci a fuggire e Arriguccio a seguitarlo. Ultima-

mente, avendo Ruberto un gran pezzo fuggito


lui

e co-

non cessando

di seguitarlo, essendo altres

Ruber-

to armato, tir fuori la spada e rvolscsl, e incomincia-

rono

l'

imo a volere ofiendere e 1* altro


la

a difendersi

La
,

donna, come Arriguccio apri

camera

s%'eglintasl
s'

trovatosi tagliato lo spago dal dito, incontanente

ac-

corse che

'1

suo inganno era scoperto.

sentendo Arri-

guccio esser corso dietro a Ruberto, prestamente levatasi


avvisandosi ci che doveva potere avvenire,

chiam

la

fante sua, la quale ogni cosa sapeva, e tanto la predic,

che
(l)
(*)

ella in

persona di s nel suo letto la uiisc


certo ijuesto;
ili.>ie 8<-in|)ie

pregaa-

f Per

la

stampa

ilei

a^.

Attento

U Brr.,

intento sempre !lPclr.,e

nondimc*

o inlMtiMimo

ce. cos coaie

aitcntitmamente dMe pura ilBocc.'<

a38

GIORNATA SETTIMA
,

dola che senza farsi conoscere

quelle busse pazien-

temente ricevesse che Arriguccio le desse; perciocch


ella

ne

le

renderebbe

si

fatto
.

merito

che
il

ella noti

avrebbe cagione donde dolersi


nella

E
s'

spento
usci
,

lume che

camera ardeva

di quella

e nascosa in

una parte

della casa,

cominci ad aspettare quello


tra

che dovesse avvenire , Essendo


berto la zuffa,
levatisi
,

Arriguccio e Ru-

vicini della

contrada sentendola e
,

cominciarono loro a dir male


,

Arriguccio

per tema di non esser conosciuto


sapere chi
lo
,

senza aver potuto

il

giovane

si

fosse

d'

alcuna cosa offender-

adirato e di

mal

talento, lasciatolo stare, se ne


.

torn verso la casa sua

pervenuto nella camera


i

adiratamente cominci a dire

ove

se'

tu

rea femti
,

mina
vi

tu hai spento

il
.

lume perch
,

io

non

truo-

ma tti r

hai

fallita

E
,

andatosene al letto
i

creden-

dosi la moglie pigliare


potft

prse la fante
piedi
il
,

e quanto egli
tanti cal;

menare le mani
,

e'

tante
viso
1'

pugna e

ci le diede

tanto che tutto


le tagli
i

ammacc

e ulla

timamente
maggior
se
.

capegli,

sempre dicendole
si

villania

che mai a cattiva femmina


,

dices-

La
:

fante piagneva forte

come
era
s

colei

che aveva di

che

e ancora che ella alcuna


,

volta dicesse ,

oim

merc per Dio, o

non pi

la voce dal pianto


,

rotta e Arriguccio impedito dal suo furore

che discer,

ner non poteva pi quella esser d' un' altra femmina

che della moglie


e
tagliatile
,

Battutala
,

adunque

di santa ragione
,

capelli

come dicemmo

disse

malvagia
,

femmina
io

io

non

intendo di toccarti altramenti

ma

andr per

li tuoi fratelli e dir loro le tue

buone

opere 5 e appresso, che

essi

vengan per

te e faccianfia

ne quello che

essi

credono che loro onor

me-

NovFi.r A vm.
ninteiie

39
non lani
la ser-

(i)
.

che per

c.vrlo
,

cjuest* casa

tu mai pi

coel detto

us<:ito della
.

camera ,

r di fuori e and

tutto sol via

(^rnc mouua Sismonsenti


il

da

che ogni cosa udita aveva ,


,

marito esaere
il

andato via

cos aperta la

camera, e racceso

lume,
.

trov la fante sua tutta pesta che piangeva forte

l<a

quale,

come pot

il

meglio, racconsol, e nella ca-

mera
simo

di lei la rimise,
,

dove poi clictamcnte

fattala

servire e governare
la

si

di quello d' Arriguccio


ella si

mede.

sovvenne , che
la fante nella
il

chiam per conlenta


,

come

sua camera rimessa cbhe

cosi
tatt a

preslamenlu

letto della

sua rifece
,

e quella

racconci e rimise iq ordine

come
,

se <|urlla

notte

uiuna persona giaciuta


e s
rivesti e

vi fosse
,

e raccese; la

lampana
non
si

racconci
:

come
si

se

ancora

al letto

ibsse andata
ni, in

e accesa una lucerna e presi suoi pan-

capo della scala (a)

pose a sedere, e cominci


il

n cucire e
riuscire
.

ad aspettare quello a che

fatto

doves se
to,

Arriguccio uscito di cas a sua, quanto pi

sto pot n'

and

alla casa de* fratelli della

moglie
.

quivi tanto picchi che fu sentilo e fugi aperto


fratelli della

Li

donna

che eran
,

tre

e la

madre
,

di lei

sentendo che Arriguccio era


to accendere de' lo quello

tutti si

levarono

fat-

lumi

vennero a

lui

e domandaron-

che
.

egli

a quella ora e cos solo andasse


,

cercando
spago
,

A' quali Arriguccio

cominciandosi dallo

che trovato aveva


,

legato al dito del pie di

monna Sismonda inGno


vato e fatto avca
,

all'

ultimo di ci che tro5

narr loro

e per fare loro intera

(i) (a)

Menintene,

te

ne mrnino a c*m loro,


l'etlis. ill

^ /n

capo di scuUt

37.

, .

a4o
moglie

GIORNATA SETTIMA
,

testimonianza di ci clie fatto avesse


alla
tagliati

capelli

che
,

aver credeva

lor pose in

mano

agglugneiido che per

lei venissero e

quel ne facessero
;

che

essi

credessero che al loro onore appartenesse

perciocch egli non intendeva di mai pi in casa


nerla
.

te-

I fratelli della
,

donna

crucciati forte di ci
,

che
lei

udito avevano

e per
,

fermo tenendolo

oontro a
,

innanimati (i)
zione di farle

fatti

accender de' torchi


,

con intensi

un mal giuoco con Arriguccio


.

mise-

ro in via

e andaronne a casa sua


g'

11

che veggendo la

madre di or r uno

loro, piagnendo

incominci a seguitare

e or

1'

altro

pregando che non dovessero


,

queste cose cosi subitamente credere


altro o saperne; perciocch
il

senza vederne

marito poteva per altra


e averle fatto male e
;

cagione esser crucciato con

lei

ora apporle questo per iscusa di s

dicendo ancora

che

ella si

maravigliava forte

come

ci potesse essere

avvenuto, perciocch ella conosceva ben la sua figliuola


,

si

come

colei

che

inf.no

da piccolina

1'

aveva

al-

levata, e molte

altre parole

simigliami. Pervenuti
entrati dentro,

adunque a casa d'Arriguccio ed


ciarono a salir le scale
.

comin-

Li quali
chi la
!

monna

Sisraonda
1'

sentendo venire
fratelli rispose
:

disse
il

Alla quale
rea

un
,

dei

tu

saprai bene
:

femmina chi

Disse allora
sto
?

monna Sismonda ora che vorr Domine aiutaci E levatasi in pie disse
, .

dir que:

fratelli

miei

voi siate

ben venuti Che andate voi cercando


.

a questa ora tutti e tre

Costoro avendola veduta a se-

dere e cucire

e senza alcuna vista (2) nel viso

es

(1)

Cio,

di

mal animo,

incollerili.

(2)

f Cio, senza alcun

segnale.

NOVELLA
ter<' stata battuta,

Vin.
si

a4i
maravi,

dove

Arrigiicciu aveva IhUi che tutta

r aveva

pesta, alquanto nella prima giunta

gliarono, e rfrcnarono

ia){M;to della loro ira

e do-

mandaronla come
cio di
lei si

stato fosse quello di


,

che Arriguc-

doleva
.

minacciandola forte se ogni cosa


disse
:

non

diluisse loro

La donna

io

nou so

ci che io

mi

VI deliba dire

n di che Arriguccio di

me
1'

vi

st

debba

esser dululo. Arriguccio vedendola, la guatava

come

per smemorato

ricordandosi che egU

aveva

dati forse mille


fattole tutti
i

punzoni per

lo viso e graflatogliele
,

mali del

mondo
.

e ora la vedeva
i

come

se di ci(N niente fosse stato

In brieve

iratelli le disse-

ro ci che Arriguccio loro aveva detto e dello pago e


delle battiture e di tutto
.

La donna

rivolta
.

ad Arri-

guccio, disse

oim, marito mio, che

quel ch'i'odo?
ver-

perch

fai

tu tener
io

me

rea
,

femmina con tua gran


e te malvagio
se' ? e

gogna

dove

non sono

uomo

e era

dele di quello che tu non


notte pi in questa casa
,

quando

fost quesU

non che con meco ? o quannon


,

do mi

battesti

io

per

me
:

me
rea

ne ricordo. Arri-

guccio comiuciiS a dire

come

femmina
ci
ti

non

ci

andammo noi
do corso

al letto
all'

insieme? non

tornai io, avendiedi io di molrispose: in

dietro

amante tuo? non


i

te busse, e tagliarti (i)

capelli?

La donna

questa casa non

ti

coricasti tu iersera.

Ma

lasciamo su-

re di questo, che

non ne posso
,

altra testimonianza fare

che
di
,

le

mie vere parole

e vegnamo a quello che tu


i

che mi

battesti e tagliasti

capelli

Me non

batte-

st

mai

-y

e quanti n'ha qui, e tu altres,

mi ponete
apponi ra|>o-

(i)

f Taglia' ti ^
(Ifnc)i foste

cio

ti

tagliai.

Io bo creduto bene

di

trofo

dislinlo quealo |iRleito dal |>uticipio.

DECAM. T. lU.

l6

9.4a

GIORNATA SETTIMA
se io

mente
titura
:

ho segno alcuno per


consiglierei

tutta la

persona di bat-

ti

che tu
;

fossi tanto ardito,

che tu
io ti

mano
tissi

addosso m.i ponessi


.

che

alla croce di

Dio

sviserei ( i )

capelli altres
il

mi

tagliasti

che

io sen-

o vedessi;
j

ma forse
,

facesti,

che io non

me

n'av-

vidi
tisi

lasciami vedere se io gli

ho

tagliati e no. tagliati

E
gli

leva-

suoi veli di testa

mostr che

non

avefra-

va

ma interi Le
.

quali cose e vedendo e udendo

telli

e la
:

madre

cominciarono verso d' Arriguccio a


?

dire

che vuoi tu dire , Arriguccio

questo non gi
;
.

quello che tu ne venisti a dire che avevi fatto

non

sappiam noi come tu


guccio stava

ti

proverrai

il

rimanente

Arrij

come
non

trasognato e voleva pur dire


egli

ma

veggendo che quello eh'

credea poter mostrare


.

non era
egli
volli

cosi

s'

attentava di dir nulla

La donna
che

rivolta verso

fratelli disse; fra tei

miei

io veggio

andato cercando che io faccia quello che io non

mai
che

fare
,

cio eh' io vi racconti le miserie e le


il

cattivit

sue

e io

far
,

Io credo fermamente che


gli sia

ci

egli v'

ha detto

intervenuto e abbial
al

fatto, e udite

come. Questo valente uomo,


deste
,

qual voi
si

nella

mia mala ora per moglie mi

che

chia-

ma

mercatante, e che vuole esser creduto (2), e che


religioso e pi

dovrebbe esser pi temperato che un


onesto che una donzella
si
,

son poche sere che egli non


le taverne
,

vada inebbrlando per

e or con questa
,

cattiva

femmina

e or con quella rimescolando

e a

(1)
si

Svisare, guastare

il

viso, voce

molto bella, e principalmente co-

in bocca di donna.
(2)

pigliar robe e danari senra

Esser creduto termine mercantile cio aver credito e fede nel pagamento pcestnle o pegno o sicurt.

'

NOVFTXAVni.
,

aj3

me n

fa infino a mcxzii notte

e talora infino n inatiu-

tino, aspettare nella


ta che-,

maniera che mi trovaste. Son cersi

essendo bene ebbro


trista
,

mise a giacere con

ai-

cuna sua

e a

lei

destandosi trov lo spago

al pie-

de e poi fece

tutte quelle
lei

sue ga};Iiardie che egli dice,


e battella e tagliolle
in s,
si
i

ultimamente torn a
li
,

capel-

e,

non essendo ancora ben tornato


son certa che
egli
il

credet-

te, e

erede ancora

queste cose aver


viso, egli

fatte a

me;

e, se voi

porrete ben
.

mente nel
,

ancora mezzo ebbro


bia di
se

Ma

tuttavia

che che
voi
il

egli s'ab,

me

detto

io

non voglio che

vi rechiate

non come da uno ubriaco;

e, poscia

che

io gli per-

dono

io, gli perdonate voi altres.


,

La madre

d lei,

udendo queste parole


vorrebbe

cominci a fare romorc e a

dire: alla croce di Dio, figliuola


si

mia (i)

cotesto

non

fare, anzi si

vorrebbe uccidere questo can


,

fastidioso e sconoscente

che

'gli

non ne fu degno
tu

d* avere

una
,

figliuola fatta
,

come
t*

se'

Frate

bene

su (a)
go
.

basterebbe

se egli

avesse ricolta del fan-

Col mal anno possa

egli essere

oggimai

se tu

dt?i

slare al fracidumc delle parole d'

un mercatantuzzo
,

di feccia d* asino
delle
ti-oate

che venutici di contado


vestiti

e usciti
,

(3)

di

romagnuolo (4)

con

(i) Si avTerto

che nel letto Mann, era Ktillo/ig li uoli miei, $Uto

|ioi

correlto,
(a)
(5)

come

pat, dalla niedeaima

maoo.

Frate,
Troiata

ben,e sta, rratella, ala Lciif, ta bene.


,

quella truppa di matoailteri che

ti

menano

lielro

gen-

tiluomini di contado.

II Mt:na(^io

stima che troitUa detivi da troia. Secondo ioti fatta


questa toc pioptiamcule branco di $cr*jfe^

i1e(i\axioiie si^iiificherehlH;

t in scuso metafuiico branco di canaglia della pi vile.


(4)

Di romagnuoh,

di

panno

\Imido latto in

RooMgiu.

2 44
le

GIORNATA SETTIMA
con
la

calze a campanile (i), e

peana in

cu-

(5) "t

Calze

nel

numero

ilei

pi trovasi bene spesso, siccome 4U,

nel senso d brache. II Berni nel vaghissimo sonetto, da lui fallo nella

perdita di quelle dell'arcivescovo suo, so, e nell'ullirao brache.


i,

le

chiama calze nel secondo vertulio che confessi che


i

L'Alunno, con

testi

antichi
si

hanno a campanile ,\tg^e con

le calze

a campanelle

ma

che

dehba leggere a campanile , apparisce anche d quel verso

di ser

Bru-

netto Latini (Pataf. cap. 7)


t

In

calze a campanil macchie non (ola.

Calne a campanile , secondo

lo spositore di

questo verso, sono calze


.

che, sciolte al ginocchio, cadon grinzose su' piedi \ Io non so qual foggia di campanile possano avere
sciolte al ginocchio,

le

calze, che

cadono grinzose
le

su' piedi.

Chiamansi

allora calzL- a

hracaloni, perch appunto

brache ampie soverchiamente calano in


:

grinze verso

il

ginocchio

Il

Buonarroti nella Fiera ha detto

J^n paio di

gambe

calzate in maniera
vili

Ch'elle paion due

da

strettoio;

ove

il

Salvini spiega; cio colle calze

a bracaloni , che per non esser

tirtite

su bene, sono per tutto increspate e grinzose , di tal

maniera
di

che
rei

le

gambe
le

vestite di quelle

paiono due
si

viti

da

strettoio. Io stime-

che dicendo calze a campanile


calze, che
si

volesse alludere ad

un modo

portar
citt.

vede

talvolta praticato nel


il

contado lontano
sopra
il

dalla

La
la

calza

si

tira

su sopra
la

calzone e
si

si lega

ginocchio: e
rotolo, che
si

ci che avanza di culza sopra

legatura

ravvolge in

un

posa su

legatura medesima. Questo rotolo alla sommit della calza


al

rassomiglia

cornicione

d'

un campanile, che sporgendo


d'una calza in
tal

in fuori sostie-

ne un battuto pi vasto dello spazzo del campanile medesimo. Laonde


guardando un piede
le trovarvi

rivestilo

foggia,

non sar

diffici-

una qualche rassomiglianza d'un campanile.


si

La
penna
la

spiegazione poi che in questo luogo


in culo

a quelle parole

con la

non mi pare

sodisfacente. Si potrebbero, a
del
si

mio avviso,

illustrare

con un passo

della Novella

Giudice Matchigiano, che


il

quinta della Giornata ottava. Vi

legge che
la

Giudice aveva un

pennaiuolo a cintola^ e pennaiuolo secondo

Crusca vuol dire stru-

mento da tencc dcnlro

le

penne da scrivere, che equivale a calamaio.


le

Dovea dunque costumare in quel tempi che


va d'assai
nella legge

persone, che s reputaalla

o nel commercio, portassero

cinloia o

il

..

NOVELLA
Io ( I )
,

Vili.

24f>

come

egli lianmi tre soldi, vogliono lo figliuolo


,

de'gcnlili

uomini e dello bnone donne per moglie


i'son

fanno orme (a), e dicono:

do Vomii, e

f|uei di ctkM

mia

feccr cosi (^i).


il

Ben \orroi

eh' e' miei figliuoli n'a,

vesser seguito

mio

consiglio

che
i

ti

potevano co&l

orrevol mente acconciare in casa


po//.o di

conti

Guidi con un

pane
,

ed

essi

vollon pur darti a questa bella

gioia
(*

che

dove tu

se* la

miglior igliuola di Firenze


vergognato di

la

pi onesta, egli non


sii

s'

mezza
li

not-

te di dir clic tu

puttana, quasi noi non

conosces-

simo
ne

ma

alla f di

Dio

se

me

ne fosse credulo, e'se


,

gli

darebbe

si falla

gasligaloia

che

gli
,

putirebbe
io
il

rivolta a' figliuoli disse: figliuoli

miei

vi di-

cea bene che questo non doveva potere essere


voi udito

Avete
si-

come
7

il

buono

vostro cognato tratta la

rocchia vostra
gli
:

mercatantuolo di quattro denari clic

che

se io fossi

come

voi

avendo detto quello


,

ebe

egli

ha U

di lei

e (accendo quello che egli fa

io

ptnnatuolo o
Ifoaia.

|irDna

pn
di

diriat della lor professiooe, e della loro t-

La madie perci

Mona Sitmonda

piena di rabbia per T acriK*


s fatti
1'

sa data da rri{;uccio alla figlinola declama contro


si, e in

mercalantua|>oco onesta
si

vece di dire con la

penna a cintola tua


come anche
d'

altra

parola,

uninmente
botli^^lie di

{ter istrasio,

al d d'oggi

sente

dire

da chi fosse annointo dalle replicate iatanse

alcuno, che rhieileaae pec


si

esempio

vin pieaiuau, io ho le boUiglie in taseai e


la

dice

tasca, per

iscansai

paiola

della

rabbiosa

madre

della

Sismond..

FUccni
(i)

f Con

la

penna
Chi
tenere

in calo.
sa che

L'Alunno

spiega,, con le calse

non

ai.

taccate al giubl>one.
ci

non a*essero alcuni al tempo del Boccar

Pusansa

di

la

penna da srrivere attaccata alU cinta o aeria

de' calzoni, for.e per

mostrare rh'rran sscceut, come alcuni osano og-

gid, standosi a (aToliiio, lene-la all'orecchio?


(a)

Arme

qui

vai quell' '.natfgoa

disq^

che

le famiglie

fanno per

loro proprie.
(3)

Nola, de' Tlkiii orgogli^ auiccbUi.

M.

246
non mi
terrei

GIORNATA SETTIMA
mai n contenta n appagata
j
,

se io noi io

levassi di terra (i)

se io fossi

uomo come
,

son

femmina
ciasse
.

io

non
,

-vorrei

che

altri eli' io se
,

ne impac,

Domine
vergogna
.

fallo tristo

ubriaco doloroso

clie

non
se
,

si

I giovani

vedute e udite queste cogli

rivoltisi

ad Arriguccio,
a niun cattivo
:

dissero la

maggior
.

villania che

mai

uom si

dicesse
,

E
si

ulti-

mamente
ad ebbro

dissero
j

noi

ti

perdonlam questa
la vita tua

come

ma

guarda che per

da quinci
;

innanzi simili novelle noi non sentiamo pi


certo
,

che per
,

se pi nulla ce

ne viene

agli orecchi
.

noi
,

ti

pagheremo
n'

di questa e di quella
.

cos detto

se

andarono
,

Arriguccio rimaso

come uno smemora-

to

seco stesso

non sappiendo
s'

se quello che fatto avea


,

era stato vero o

egli

aveva sognato senza pi farne

parola

lasci la

moglie in

pace La qual non


.

sola,

mente

colla sua sagacit fuggi

il

pericol soprastante

ma s' aperse la via a poter fare nel

tempo avvenire ogni

suo piacere , senza paura alcuna pi aver del marito

(i)

Levar

di terra vale uccidore^

47

NOVELLA
Lidia moglie di Nicostrato
acciocch credere
il

IX.
quale

ama

Pirro f

il

possa, le chiede tre cose, le


;

quali ella gli fa tutte

e oltre a questo in pre-

senza di Nicostrato
castrato Ja credere
Ita

si

sollazza con lui, e a Ni'

clic

non sia vero quello che

veduto*

3. anto era piaciuta


di ridere

la

nove]) di Ncifile
si

che n
le

n di ragionar

di (piella
il

potevano

Doti-

ne leaerc, quantuncjue
avesse imposto, avendo

Re

pi volte silenzio loro


a Panfilo
,

comandato

che

la

sua dicesse

Ma
.

pur

poich tacquero
,

cosi Panfilo

incominci

lo non credo

reverende Donne, che niugrave e dul>hiosa


.

na cosa
i'ar

sia

quaMtun(|ue

sia

che a
cosa

non ardisca chi fervcnteinonle ama

La qual
che

quantunque

in assai novelle sia stato dimostrato, non-

dimeno

io

il

mi credo molto

pii!i

con una

dir-

vi intendo, mostrare.
alla

Dove

udirete d'

una donna,

quale nelle sue opere fu troppo pi favorevole la


j

fortuna, che la ragione avveduta


siglierei io

e perci non con,

alcuna che dietro alle pedate di colei


,

di

cui dire intendo

s'

arrischiasse
la

d' andare
,

perciocal

ch non sempre

fortuna disposta

n sono

mondo
sati re

tutti gli

uomini abbagliati egualmente.


citt^i

In Argo antichissima

d' Acaia',
,

per

li

suoi pas-

molto pi famosa che grande


,

fu gih
,

un nobia cui gi

le

uomo

il

quale ap|x;llato fu Nicostrato

vicino alla vecchiezza la fortuna concedette per


glie

modet-

una gran douua uon meno ardita che bella

248

GIORNATA SETTIMA
.

Teneva la per nome Lidia nomo e ricco, molta famiglia


suoi famigliari

costui

come
,

nobile
e grangli

e cani e uccelli

dissimo diletto prendea nelle cacce.


altri

aveva tra

un
,

giovinetto leggiadro e adorno

e bello della

persona
,

e destro a

qualunque cosa aves:

se voluta fai-e

chiamato Pirro

il

quale Nicostrato
si

oltre

ad ogni
s'

altro

amava

e pi di lui
,

fidava

Di

costui Lidia
te in altra

innamor
,

forte
,

tanto che n d n notil

parte

che con lui

aver poteva

pensiere

del quale

amore

o che Pirro

non

s'

avvedesse o non
la

volesse, niente mostrava se

ne curasse j di che
nell'

don-

na intollerabile noia portava


del tutto di fargliele sentire
,

animo
a s

e disposta

chiam

una sua casi


,

meriera nomata Lusca

della quale ella


li

confidava
li

molto
hai da
le
5

s le

disse:
ti

Lusca,

beneficii

quali tu

me

ricevuti,

debbono

fare obedientc e fedeal presente


li

e perci

guarda che quello che io

dir ninna persona senta

giammai
.

se

non colui
,

al
,

quale da
io son

me

ti fia

imposto

Come

tu vedi

Lusca

giovane e fresca donna e piena e copiosa di

tutte quelle cose

che alcuna pu disiderare, e brieved'

mente

fuor che

una

non mi posso rammaricare

e questa che gli anni del


co' miei
si

mio marito son


Per
la

troppi, se

misurano (i)

qual cosa di quello

che

le

giovani donne prendono pi piacere io vivo po:

co contenta

pur come

l'

altre disiderandolo

buo,

na pezza che io diliberai meco


fortuna

di

non volere
cosi

se la

m'

stata

poco amica in darmi

vecchio

(1)
s

Avverti

(l;Uo

cou vaghezza misurano gli anni, che proinianienle


s

iiuineianu, non

luswcanD.

Im|.nrale, vecclii,

questa canzone di Lidia,


laidi la canlei

sicuri,

tlie

togliendo

donna giovane, o presto o

anche

a voi. Majit.

NOVELLA
marito
f

IX.
in

a/9

flMere io nimica di
a'

me medesima
,

non

sa;

\UT tmvnr minio


]K>r avergli cosi
<-uiie,

miei

diletti

e alla mia salute

compiuti iu (juestu

ho per

partito preso di volere, si

come ncll* altre come di ci


amore
tanto, in lui

])i

degno

elio

alcun altro

che il nostro Pirro co' suoi

aiilu'acciameiiti gli supplisca; c*d

ho

tanto
se

posto
to io

che

io

nou sento mai bene,

non

quan-

il

veggio o di lui penso; e, se io senza indugio


,

non mi riiruovo eco


rire.

per certo io

me ne

credo mo-

E
e
si

^MTci, se la
ti

mia
,

vita t' cara,


il

per quel mogli significhegli

do
rai

che miglior
'1

parr^

mio amore

pregherai da mia parte che


tu per lui andrai
;
.

piaccia di

venire a
disse
le

me (junudo
,

La cameriera
e luogo
il

che volentieri

come prima tempo


,

parve

tratto Pirro

da parte

quanto seppe
sua donna
l'orle
,

m^

glio ,

r ambasciata cosa udendo Pito


non
la

gli fece della


,

si

maravigli

si

La qual come coera (i),

lui

che mai d' alcuna

cossi

avvc<luto

non se u'
Lusca

e dubit
\K'r

donna

ci facesse dirgli )>er tentarlo:


:
,

che subilo e ruvidamente rispose

io

non
pure
te le

posso credjTC che jneste parole vengano dalla mia

donna
da
lei

e perci guarda cpiel cIm' tu parli


,

se

venissero
j

non credo che con V animo dir


le facesse
:
,

faccia

e, se

pur con V animo dir


per

il

mio
fa-

signore

mi

fa

pi onore che io non vaglio


la

k)
;

non

rei a lui si

fatto oltraggio
si fatte

vita uiia

e per
.

guarda che tu pi di
liUsca
se
:

cose

non mi

ragioni

La
che

non
,

sbigottita per lo

suo rgido parlare

gli dis,

Pirro

e di queste (a) e d' ogni altra cosa

()
('i)

Avveduto non s^era^


"t

il

lesto del
ilii

17.

E di ifuesto,

la

liimiu

27.

aSo
la

GIORNATA SETTIMA
,

mia donna m' imporr


il

ti

parler io qnante volte


egli
ti

ella

mi comander

o piacere o noia eh'

debbia essere 5

ma

tu

se'

una

bestia

turbatetta col,

le parole di Pirro se

ne torn
:

alla

donna

la

quale

udendole disider di morire


riparl alla cameriera
lo
,

dopo alcun giorno


,

e disse
la

Lusca
:

tu sai che per

primo colpo non cade

quercia

per che a

me

pare che tu da capo ritorni a colui che in mio pregiudcio

nuovamente vuol divenir


gli

leale,

e,

prendendo
il

tempo convenevole,
dore
fetto
rei,
,

mostra interamente

mio

aref-

e in tutto

t'

ingegna di far che


se cosi
s'

la cosa
,

abbia

perocch

intralasciasse

io

ne mor,

ed

egli si ci'ederrebbe essere stato beffato


,

do-

ve

il

suo amor cerchiamo


la

ne seguirebbe odio
,

La
il ti

cameriera confort

donna
,

e cercato di Pirro
disse
:

trov lieto e ben disposto

si gli

Pirro

io

mostrai

pochi di sono
1'

in quanto fuoco la tua donella


ti

na e mia stea per

amor che
,

porta
la

e ora da
,

capo

te

ne rif certo che


,

dove tu in su
,

durezza

che

1'

altrieri dimostrasti

dimori
ti

vivi sicuro
ti

che

el-

la viverh

poco

per che io

priego che

piaccia di

consolarla del suo desiderio j e, dove tu pure in su la

tua ostinazione
l'

stessi

duro

dove

io

per molto savio


.

aveva

io

t'

avr per uno scioccone

Che
,

gloria

ti

pu

egli essere
,

che una cosi

fatta

donna

cos bella
?

cosi gentile

te

sopra ogni altra cosa ami


ti

Appresso
fortuna

questo, quanto
obbligato
,

pu' (1) tu conoscere


ella
t'

alla

pensando che
,

abbia parata dinanzi


tua giovanezza atta
non per errore, ma

cosi fatta cosa

a' desiderii della

(i)
[ler

Pu' e non puoi lianno qui

tulli

testi, e

propriet della lingua fiorentina.

NOVFIXA
1^

IX.
bM^oi
f

a5i

anoora

an

coi fallo rifugio a' tuoi

Qual

tuo pnri coMiri ta che per via di diletto meglio. atea

che

starni tu se tu

Mrai savio
,

Qual

altro trovcrrai

tu che in
atar

arme

in cavalli
,

in
il

robe e in denari possa


tuo
alle

come

tu starai

volendo
1'

amor concedere
mie parole

costei?

Apri diHKiuu
i

animo

e in te

ritorna

ricordati che
la

una volta senza pi suolo av*


altrui incontro col viso lie-

vcnirocHc
to e col

fortuna

si fa
:

grembo aperto

la

quale chi allora non sa

ri,

cevere

poi trovandosi povero e


,

mendico
.

di s

non
non
re
gli
,

di lei
si

s'

ha a rammaricare

oltre a questo

vuol quella
tra gli

lealt tra' servidori e' signori usae' parenti si

che

amici
i

conviene (i)
,

anzi

dcono
,

cos

servidori trattare

in quel

che p,

j^no

come

essi

da loro

trattati

sono (a) . Speri tu


figliuola

se tu avessi

o bella moglie o madre o


egli

sorella,
ri-

che a Nicostrato piacesse, che

andasse la lealt

trovando che tu servar vuoi a lui della sua donna? Sciocco se*, se tu'l credi: abbi di certo, se le lusinghe e'prieghi non bastassono, che che ne dovesse a
si

te

parere, e'vi

adoperrcbbe (3)
le lor cose

la forza
essi

Trattiamo adunfjue loro


.

e
il

come

noi e le nostre trattano


,

Usa
in-

benefcio della fortuna


,

non

la cacciare

falleti
,

contro
fai
,

lei

vegnente ricevi j che per certo


la

se tu noi
fallo alia

lasciamo stare la morte

qual senza

(l) Diceva, e' pur i con%nene.


(a)

M.
srfEUP,
il

In (|ue*U rnlrnaa ,rpn qoel rhf


aTrniiuTi ili|tinlo
il

Borraccio

ai

h |>otii>lo

tla A|)Ilc:,

itore

uuiauu

tale

quale sta a|>|)uato ori

jieUo
{"S)

il'

ognun che aene. MatL


:

dopcrrehbfs per adoprcrehbe

allre

tinK tras|ioaiiioni di

letteiiiioli-

re

ai

troraoo in queale novelle, e non dulilo ch'elleno aiano iT


lioientino,

amu

ma non

]>eixi imitabile. Rolli.

a52

GIORNATA SETTIMA
,

tua donna ne seguir


tante volte
,

ma
,

tu ancora te ne penterai
.

che tu ne vorrai morire che


la

Pirro

il

qual

pi

fiate

sopra le parole
,

Lusca dette
,

gli

avea

avea ripensato
lui ritornasse
carsi
si
,

per partito avea preso che


di fare altra risposta
alla

se ella a

e del tutto re-

(j) a compiacre

donna

dove

certificar

potesse che tentato


,

non

fosse 3 e perci rispuose: ve-

di

Lusca

tutte le cose

che tu mi

d io le
il

conosco
signore
tutti
i

vere;

ma
in

io

conosco d' altra parte


e molto avveduto: e

mio

molto savio
suoi
fatti

ponendomi

mano

io

temo

forte che Lidia

con condovermi
,

siglio e

voler di lui questo

non

faccia per

tentare; e perci, dove tre cose, che io

domander
non

voglia fare a chiarezza di

me

per certo ninna cosa


faccia
.

mi comander

poi

che

io prestamente

quelle tre cose, che io voglio, soa queste: primieella

ramente che in presenza di Nicostrato


suo buono sparviere : appresso eh'
,

uccida

il

ella
;

mi mandi una
,

ciocchetta della barba di Nicostrato

e ultimamente
.

un dente
ste

di quegli di lui

medesimo
,

de' migliori

Que-

cose parvono alla Lusca gravi

e alla donna gra-

vissime;

ma

pure amore, che buono confortatore


,

e gran maestro di consiglli


lo
;

le
gli

fece diliberar di far-

e per la sua cameriera

mand dicendo che


perciocch egli cosi
,

quello, che egli aveva addimandato, pienamente fa-

rebbe e
savio
lui

tosto

e oltre a ci
,

reputava Nicostrato
si

disse
,

che in presenza di

con Pirro

sollazzerebbe

e a Nicostrato farebbe
.

credere che ci non fosse vero


ci

Pirro adunque comin-

ad aspettare quello che

far dovesse la gentil

donna.

(1)

Avverti recarsi per disporsi mollo vagamenle dello.

NOVELLA
La
(|uale

IX.

a53
aa
,

(avendo
si

iti

a pochi d iNicofftrnto dato


volti* di

^raa ilusitnrc,
certi gentili

comu uMva apoue


,

fare

uomini

ed csM^ndo gih levate

vestita d*

uno

scia mito

le tavole ) (t) verde o ornala molto, e


,

uscita della sua

camera

in quella

sala

venne dove

costoro erano, e, veggente Pirro e ciascuno altro, so


n'

and

alla stanga

sopra

la

quale lo sparviere era


,

da Nicostrato cotanto tenuto caro


in
al

e scioltolo
li

quasi

mano sci
muro
il
:

volejwe levare, e presolo per

goti

()

percasse e ucciselo.
oimN
,

E
lini

gridando verso
tu fatto
?

lei

Nicostrato
lui risp)se

donna

che

piente a
lui

ma
re,

rivolta n' gentili


,

uomini, che con

avevan mangiato, disse: signori


detta d'
vier

mal prenderei ven-

un

che mi

facesse* dispetto, se d'


.

uno spar-

non ave^i ardir

di pigliarla
il

Voi dovete sapere


,

che questo uccello tulio


prestato dagli

tempo

da dovere esser
,

uomini
tolto;

al

piacer delle donne


si

lunga-

mente m' ha
apparire
,

perciocch,
s*

come
,

l'aurora suole

cosi Nicostrato

levato
n'
,

salito a

ca-

vallo, col suo sparviere in

mano

andato alle pia-

nure aperte a vederlo volare : o


te
la
,

io

qual voi mi ve<le.

sola e

mal contenta

nel letto

mi son rimasa

Per

qual cosa ho pi volte avuta voglia di far ci che

ora

ho
1'

fatto

n altra cagione

ha di ci ritcmta e

non
(i)

aspettar di farlo in presenzia d*

uomini che

Sciamilo spiega

la

Cruaca drappo di varie sorti e colori,


elio

^ Yinccaio

Bur^hin nel lihro delle Genio novelle antiche nota


>lio ainiilc

tcianiilo velluto u (liiippo lu


fiore dello sciamilo.

velluto, (Knoniiniito cval dal


di

Ma

inlurno

al

nome

tciamilo datosi a quella


il

sorta di drappo |)euMnu altri diversamente, tra questi


le

Mcnagiu

nel-

Origini della lingua


(a) Geli sono
i
1

italiaria.
i

cgiimi coi quali ti legano

piedi

de' faloooi

d'al-

tri uccelli

di r|>iaa.

, ,

254
do che

GIORNATA SETTIMA
mia querela
,

giusti giudici sieno alla

si

come
sua

io cre^

voi sarete

gentili

uomini che V udivano


fatta la
,

credendo non alti'amente (i) esser

aft'ezio-

ne a Nicostrato

che sonasser

le

parole

ridendo cia,

scuno, e verso Nicostrato

rivolti,
la

che turbato era

co-

minciarono a dire

deh come

donna ha ben

fatto a

vendicare la sua ingiuria con la morte dello sparviere


!

e con diversi motti sopra cosi fatta materia


la

es-

sendo gi
sero
il

donna

in

camera
.

ritornata

in riso rivol-

cruccio di Nicostrato
disse
.

Pirro

veduto questo

seco
a'

medesimo
felici

alti

principii

ha

dati la

donna

miei

amori

Faccia Iddio che


,

ella perseveri .

Ucciso adunque da Lidia lo sparviere


molti giorni che
,

non

trapassar

essendo ella nella sua camera insielui co-

me
per

con Nicostrato, faccendogli carezze, con

minci- a cianciare: ed egli per sollazzo alquanto tirata


li

capelli

le die
lei

cagione di mandare ad effetto la


;

seconda cosa a
te lui

domandata da Pirro

e prestamen-

per

un

picciolo lucignoletto preso della sua bar,

ba

e ridendo
.

forte

il

tir

che tutto del mento


,

glie-

le divelse

Di che rammaricandosi Nicostrato


,

ella

disse
io
t'

or che avesti
tratti

che

fai cotal

viso

perciocch
?

ho

forse sei peli (2) della


,

barba

tu

non
i

sentivi

quel eh' io
.

quando tu mi

tiravi testeso

(3)

capelli
il

cos d'
,

una parola

in un' altra continuando


la

lor sollazzo

la

donna cautamente guard


gli

cioc-

ca della barba che tratta

avea

il

d medesi-

(1)

Allrimenli e altramente disse senza differenza


ilisse

il

Bocc, ma

il

Pelr. non mai

altrimenti ,

ma

altraineiitl.

Laonde vogliono che

allrimenli non
(2) (5)

ai

debba per alcun luodo usai uel verso.


la ediz. del
si

+ Sei peluzzi,

27.
dice anche per tra

Testeso, test, poco fa,

poco.

mo

mnnflA

ni

ano cnn

<itnniitc

IVIln Uurui co-

sa vntr la
<{U(>lla

donna

in pi {K'iiiiieru;
,

ma

pur,

si

come

ch'era d'alto ingcf^nu

amor

la iaeevA tie

pi

s'

ebbe

pt'iiMto
.

che modo

tcMier

dovease a darle
fanciulli
,
,

conipitnonio

avendo Nicoalralo due

da-

^Vi da' padri loro acciocch tu cs sua


gentili

perciocch

uomini erano

ap|>ara0Oiio

alcun coBtumu
gli

(de' quali, quando Nicostrato mangiava, l'uno


tagliava innanzi e
l'

altro ^li

dava bere),

fattiteli

chiar

mare
loro
,

aiucndiini

fo<>e

lor virdere

che

la

bocca puliva

e amniacstrogli che
,

quando
il

a Nicostrato servis-

80U0

tira.ssono

il

ca{M> indietro

pi che potcssono
.

n questo mai
dendolo
la
,

dicc.ss(>ro

a (N>rsona

giovinetti

cre-

cominciarono a tenere
lor mo&trata
:

({uella

maniera che

donna aveva

Per che

ella

una

volta

domand
sti

Nicostrato

sc'tl

tu accorto di ci che queti

fanciulli
:

fanno quando
anzi gli

servono

Disse Nicostraperch(>
,

to

maisl
.

ho

io voluti

domandare
:

il il

facciano
ti

A
;

cui la
,

donna

disse

Non

fare

che

io

so dire io

ed holti buona pezza taciuto per non

fartene noia

ma

ora che io
,

m' accorgo che


se
si

altri
.

co-

mincia ad avvedersene
sto

non pi da
,

celarloti
la

Queti

non

ti

avviene per altro


,

non che
sia la

bocca
,

pute

iera mente

e non so ipial
;

cagione

per-

ciocch ci non soleva essere


cosa
cio
,

e questa bruttissima
gentili

avendo tu ad usare con


vorrebbe veder
:

nomini
.

{ler-

si

modo
?

di curarla
?

Disse allora

Nicostrato

che potrebbe ci essere

avrei io in boc:

ca dente niun guasto


s.

cui Lidia disse


,

forse

che

E menatolo
,
,

ad una

finestra

gli fece

aprire la boc-

ca

e poscia che ella ebbe d' una parte e d' altra


disse
:

riguardato

Nicostrato

come

il

puoi

,, ,

'a56

GIORNATA SETTMA
?

tu tanto aver patito


te
,

tu n' hai uno da questa par,

il

quale

per quel che mi paia


,

non solamen:

te

magagnato
,

ma
il

egli tutto fracido

e
,

fermai
egli
ti

m^ente

se

tu

terrai

guari
:

in

bocca

ti

guaster quegli che son da lato


siglierei

per che io

con1'

che tu

il

ne cacciassi fuori prima che


.

o-

pera (i) andassse pi innanzi


to:

Disse allora Nicostra-

da poi che

egli

ti

pare, ed egli

mi
il

piace

mandisi

senza pi indugio per

un maestro
:

qual mei tragga.


,

Al quale

la

donna

disse

non piaccia a Dio


j

che qui
egli stea

per questo venga maestro


in maniera che
tei trarr
,

e'

mi pare che
,

senza alcun maestro


.

io

medesima
cuore noi

ottimamente

E d' altra

parte questi maestri


,

son

si

crudeli a far questi servigi

che

il

mi

patirebbe per niuna maniera d vederti o di sen-

tirti tra le

mani

a ninno: e perci del tutto io voglio


j

fare io

medesima

che almeno,
,

se egli

ti

dorr tropil

po

ti

lascer io incontanente
.

quello che
i

maestro

non farebbe
servigio
,

Fattisi

adunque venire

ferri

da

tal

e mandato fuor della camera ogni persona


la

solamente seco

Lusca ritenne

e dentro serratesi
,

fecer distender Nicostrato sopra


le tanaglie in

un desco

e messegli
,

bocca e preso uno de' denti suoi


,

quan-

tun(|ue egli forte per dolor gridasse

tenuto ferma-

mente

dall'

una
j

fu dall' altra per viva forza


,

un dente
altro
,

tirato fuori

e quel serbatosi

e presone

un

il

quale sconciamente magagnato Lidia aveva in mano,

a lui doloroso e quasi mezzo morto

il

mostrarono

(i)

Avverti comt' dell'opera

si

srtve cos cconciamenle in ogni cosa,

file dlii'uve la

pone per cosa e fatto, e qui per male o fracidume o

magagna

del dente.

NOVETXA
dioendu
cx^tunto.
t

IX.

a57

vedi qnello che tu hai tenuto In

hocm

gih

Egli crudendoM>lo,quntun<(ucgniv8sin)ii p<'iia

ftoMcnuta aretw e molto se ne raniniarcnie, pur , potcli fuor n'era, gli parve

OMcr guanto; e con una roaa e


In ))cnn alleYatn,ft'uM-i
il

con

altra riconfortato,
.

CAACudo

della ramcrn

La dunna preso
mand.
Il

dente

tantosto al

suo amante
re
,

il

tjunlc gih certo del


ofl'erse

suo amo.

s ad ogni suo piarere

apparecchiato

IjS

donna
lo

disldrrosa di farlo pi sicuro, e ])arendolc an,

cora ogni ora mille che con lui fosse

volendo quel-

che profierto

gli
,

avea attenergli

fatto

sembiante

d' essere inferma

ed essendo un di appresso mangir,

re da Nicostrato visitata

non reggendo con

lui altri

che Pirro

il

preg per alleggiamento della sua noia,


dovessero ad andare infno nel giardim.
dall'

che aiutar

la

Per che Nicostrato


presala
pi<>
,

un

de'

lati

e Pirro dall' altro

nel ginrdin la portarono e in

un

pratello a

d'un
Pirro

bel pero
,

la

posarono: dove

stati

alquanto

sedendosi

disse la
di ci

donna (che
che avesse

gih aveva fatto infor>


io

mar

a fare); Pirro,

ho

gran (i) desiderio d' aver


tavi suso salitovi

di (pielle pere, e

per

mon
le

e gittane gi ahpianle. Pirro prestamente


gittar gi delle pere, e,
:

cominci a
,

mentre

gittava

cominci a din*
?

he' (s) messere


,

che ci
vi

che voi

fate

e voi

madonna

come non
?

vergo-

gnate di sofTcrirlo in mia presenza


io sia cieco ?

Credete voi che


malata
;

Voi eravate pur

test cos forte


,

come
cose
?

siete voi cosi tosto gierita

che voi facciate

Ini

le quali se

pur

far volete

voi avete laute beile

(l)
(a)

t Grande; le itlsioui Jcl 37 f iV-l 73. t Cm Ue|iuUi. Jle. Maii. Ili: chi^ SaUiati

v Ciocarclli

DECAM. T.

III.

17

2 58

GIORNATA SETTIMA
di quelle a far 'queste
,

camere; perch non in alcuna


cose ve n' andate
?

e ( i ) sarh pi onesto

che farlo in
:

mia presenza
netico no

La donna

rivolta al marito disse

che
far?

dice Pirro? farnetica egli? Disse allora Pirro;


,

non

madonna
si

non credete voi eh'


,

io veggia

Nicostrato

maravigliava forte
.

e disse

Pirro

ve-

ramente
se
t

io

credo che tu sogni

Al quale Pirro
,

rispo-

non sogno n mica (2) n voi che non sognate anzi vi dimenate ben s che se
signor
,
,

mio

anco-

si si

dimenasse questo pero


.

egli

non ce ne rimarreb;

be su niuna
essere
?

Disse la donna allora


egli esser
?

che pu questo
gli

potrebbe

vero che
salvi
,

paresse ver

ci eh' e' dice (3)

Se Dio mi

se io fossi sana,
,

come

io fu' gih

che

io vi sarrei

(4) su

per vedere

che maraviglie

sien queste

che costui dice che vede.


,

Pirro d' in sul pero pur diceva


novelle
scese
.
.

e continuava queste
:

Al qual Nicostrato
cui egli disse
:

disse

scendi gi^ ed egli


,

A
:

che di tu

che vedi

Disse

Pirro

io

credo che voi m' abbiate per ismemorato o


:

per trasognato

vedeva voi addosso

alla

donna

vostra

dir ( poi pur (5)

mei conviene )

e poi discendendo

io vi vidi levarvi e porvi cost dove voi siete a sedere.

Fermamente
morato
listi
,
',

disse Nicostrato, eri tu in questo


ci

sme-

che noi non


,

siamo

poich in sul pero sa.

punto mossi
:

se

non come tu vedi

Al qual
io vi

Pirro disse

perch ne facciam noi quislione ?

(1)

I.) Ie;;gerei

qui pi volentieri
Jtirn elico nilcu.
del

sar.

(2) A. Ifsse (3) i

non

Ln s'ampa
e^

27 ha potrebbe

egli essere che egli paresse ver

ci eh'
(4)

direi
dolerti ec.

(5)

t Stirrei sincopalo tla salirei, come dorrei (Ha Poi pur pur poich pur.

NOVFIXA
piir 'Vidi; e, e te io vi vidi
,

IX.

%Sg
tanto che gli
clic

io vi vidi ia ul Tpftfo.
,

Ntoottraio pia ognora

si
sts

maravgliuva
({ucu>
;

dime; ben vo' vedere

pero iiicantnto <


e

chi V* su vegga le oiaraviglic


il

montowi su. Sopra


iiiicm<!

quale

come

egli

fu

la

donna
.

eoo Pirro

incominciarono a sollaz/are
,

Il
,

che Nicostrato veg*


rea

gendo

cominci a gridare
fai ?

ahi

quel che tu
va
?

e tu

Pirro

di cut

femmina che io pi mi lida,


.

e cosi

dicmdo cominci
:

a scendere del poro


j

La

donna e Pirro dicevano


gendo discendere
sa
,

noi ci srggiamo
si

e Ini vog-

a seder

tornarono in qnella gniNicostrato fu gi


, ,

che

lasciati

gli

avea

Come
gli

vide costoro dove lasciati


a dir villania
.

avea

cosi lor

cominci
,

Al quale Pirro
io

disse: Nicostrato

ora

veramente confesso
davanti
,

che

come
se

voi diciavatc ( i )
'1

che

io

falsamente vedessi mentre fui sopra


il

pero; n ad altro

conosco

non a

(pieslo

che

io

veggio, e so che voi falsamente avete veduto.


io dica
1'

E
se

che

il

vero

niun' altra cosa vel mostri


,

non
,

aver riguardo e pensare

a che ora la vostra donna


(utvia

In ({naie

onestissima e pi
si

che

altra

volendo

di tal cosa farvi oltraggio,


ti

recherebbe a farlo davanvo' dire


,

agli

occhi vostri

Di
,

me

non
il

che mi iasce,

rei

prima squartare
il

die io

pur

pensassi
.

non che
di cerio

io
la

venissi a fare in vostra pres<'nxa

Perche

magagna
;

di questo transvedere
il

dee procedere d.d


fallo

pero

perciocch tutto

mondo non m' avrebbe


nou
udissi dire a

discreder che voi qui non foste colla donna vosta


carnaluienic giaciuto, se io
(i) Dicitivute, e coj

voi che
/-

AUof e fticiitViile ,
(ccniiixixioiv.

veittwnle ytt

/l'/v-f/*,
,

ceV'iU',

veJevtitc V ii>\\

su|>|>on^u, iP uloliinio

ma

auu

iaitUL.'le in cuitlo

Tcruoo. Rulli

26o
egli vi fosse

GIORNATA SETTIMA
paruto che io
facessi
,

quello clie io so cer-

tissima mente clie io

non pensai

non che

io

il

facessi
s'

mai
era
,

La donna
,

appresso , che quasi tutta turbata


:

levata in pie cominci a dire


se tu

sia

colla

mala
se io

ventura

m'

hai per

si

poco
,

sentita

che

volessi attendere a queste tristezze

che tu di che ve.

devi

io le venissi a
,

fare dinanzi agli occhi tuoi

Sii

certo di questo che


se ( i ), io essere in

qualora volont
,

me

ne venis-

non

verrei qtii

anzi

mi

crederrei sapere

una

delle nostre

camere

in guisa e in
il

manie-

ra

che gran cosa mi parrebbe che tu


.

risapessi

giammai
cea
l'

Nicostrato
1'

al

qual vero parca ci che diessi

uno e

altro
si

che

quivi dinanzi a lui mai a


,

tale atto
le

non

dovessero esser condotti


tal

lasciate stare

parole e le riprensioni di

maniera, cominci a

ragionar della novit del fatto e del miracolo della


vista
,

che cos
,

si

cambiava a chi su

vi

montava

Ma
ve-

la

donna

che della opinione che Nicostrato mostrava


mostrava turbata
far
,

d' avere avuta di lei si

disse

ramente questo pero non ne

mai pi ninna n a
,

me

n ad
,

altra

donna
,

di queste

vergogne se

Io

potr
,

e perci

Pirro

corri e va' e reca

una scure
,

e ad

una ora

te e

me vendica

tagliandolo
essa in

come che molto


,

meglio sarebbe a dar con


il

capo a Nicostrato
si

quale senza considerazione alcuna cos tosto


;

la-

sci abbagliar gli occhi dello intollclto que: a quegli

che

quantun-

che tu hai

in testa paresse ci

che tu di

per ninna cosa dovevi nel giudiclo della tua mente

comprendere o consentire che ci


simo and per
{i) k,

fosse
.

Pirro prestis-

la scure e tagli

il

pero

Il

quale

come

me

ne venisse voglia.

, .

NOVRT.L\ IX.
la

a6i

donna vide caduto


mia
,

disse
il

vene Nicoftnilo x potcia


oaetHJk
,

chi; io
la

vrg^o abbattuto
ira
<N

nimico della mia


,

ita

via

r a Nicostrato
}Mrr(lon
,

che di

citS

la prepii

gava

benignamente

imponendogli che

non
8

gli avvenisse di presumere di colei, che pi che


,

V amava

una

cosi fatta cosa


lei
,

giammai
insienie

Cos

il

misero marito schernito con

e col suo

amante nel palagio


volte Pirro di Lidia

se

ne torn

nel quale poi molte

ed

ella di lui

con pi agio presero


a noi

piacere e diletto

Dio ce ne dea

NOVELLA

X.

Due Sanesi amano una donna comare dell' uno ; muore il compare, e toma al compagno ^ secon'
aitagli , do la promessa f l si dimora
e raccontagli

come di

R.
quale
,

^estava

solamente
le

al

Re

il

dover novellare
,

il

poich vide
,

donne racchetate
,

che del pero


,

tagliato

che colpa avuto non avea

si

dolevano

in-

cominci. Manifestissima cosa che ogni giusto

Re

primo servatore dee


se altro

essere delle leggi fatte da lui, e,


,

ne

fa

servo degno di punizione

e non re si

dee giudicare

nel quale peccato e riprensione a


,

me

che vostro re sono


Egli
il

quasi costretto cader conviene


ieri la

vero che io
,

legge diedi a* nostri ragio


di

namenti
sto d
il

fatti

oggi

con intenzione
usare,

non voler

qu*-

mio privilegio
,

ma, soggiacendo con

voi in-

sieme a quella
nato avete:

di quello ragionare
egli

che voi tutu ragiostato

ma

non solamente

ragionato

262

GIORNATA S5TTTMA
,

quello che io Iniagnat avea di ragionare

ma

sonsi
,

sopra quello tante altre coso, e mollo pi belle


te
,

det,

che io per

me

quantunque

la

memoria

ricerchi

remmentar non mi posso n conoscere che


a
s

io intorno
s'

fatta

materia dir potessi cosa che alle dette


;

ap-

pareggiasse

e perci
fatta
,

dovendo peccare

nella legge
,

da
infia

me medesimo
fin

si

come degno
mio

di punizione

ad ora ad ogni

ammenda che comandata mi

mi mi

proffero apparecchiato, e al

privilegio usitato

torner

e dico che la novella detta da Elisa del

compare
de' Sanes

e della
,

comare

e appresso la bessaggine (i)


,

hanno

tanta forza

carissime Donne, che,

lasciando stare le beffe agli sciocchi mariti fatte dalle


lor savie mogli (2)
,

mi
,

tirano a dovervi raccontare

una

novelletta di loro

la

quale

ancora che in s absi


.

bia assai di quello che creder non


sar
ili

dee, nondimeno

parte piacevole ad as(;oltare


in Siena

Furono adunque
de' quali
1'

due giovani popolani


,

uno ebbe nome Tingoccio Mini


,

1'

altro

fu chiamato Meuccio di Tura


Salaia
tro, e,
,

e abitavano in porta
se

e quasi

mai non usavano


s'

per quello che paresse,


gli

non l' un con l'alamavan molto: e an-

dando, come

uomini fanno,

alle chiese e alle predi-

che, pi volte udito avevano della gloria e della miseria,

che air anime di coloro che morivano era secondo


meriti conceduta nell' altro

li

lor

mondo
,

Delle quali cose


il

disiderando di saper certa novella

n trovando

mo-

do

insieme

si

promisero che qual prima di lor mo-

(1)

Bessaggae: sciocchezza y scipitezza, scimunitaggine, scempia.

taggine
(2)

Moglie

nel lesto

Mannelli;

ma

si

avverta che

la

e stata aggiun-

ta,

come pat, da

alita

mano.

NOVELLA
,

X.
che

a63

coltii fho

vivo ToMC riiuMOt

M potcsic, rtloregli clUide.

rbUt e

(lu:vUb4>K)i iiuvclli; Ui (|U(dlu

raira} e queslu rollila ruiiQ

con

giurniiieulo
,

^^t'iulusi

aduiuiue ({uesui prumf6(iiou


inente umiiuo
,

fatta

e imieuic contiuun-

come

ilfllu, avveniK!

cUo

'liii|^uccju

divenue coiupatiD d' uiiu Aiiibruugiu Aa&cliuiui,, cbe


stava
ili

Ciiiupu llo^Uji

il

4ual d'una sua donua chia-

mata moiuia Mita


TingoC4o
iiLsieoio

avtiva

avuto un (glluoluf
vi.Hlaudu

11 (|ual

con Mcucciu
,

alcuna vulta
e va-

questa sua cuiuar^;

la

quale era una


il

helli.viinia
,

ga duuna
lei;

non ostante

comparatico
,

innamor di

e Meucciu siniiluicutc

piacendogli ella molto, e

molto udendola commendare a Tingoccio , se ne iuna-

moro
dava

di (pesto

amore

1'

un

si

guardava

dall' altru,
&i

ma nou per una

medesima cagione. Tingoccio


Meuccio per
la cattiviti!,
la

guarlui

di scoprirlo a

cUe a

medesimo pareva

Tare, d'

amar

comare, e sarebbesi

vergognalo che algmiT avesse saputo. Meuccio non se

ne guardava per questo,


che
ella

ma

perch gih avveduto s'era


.

piaceva a Tingoccio

Laonde

egli

diceva

se

io questo gli discuj>pro, egli prender gelosia di

me,

e potendole ad ogni suo piacer parlare


pare, in ci che
cosi
egli }>otrh le

si

come comOra

mi

mettcri in odio, e

mai cosa che mi piaccia


questi
,

di lei io

non avr
,

amando

due giovani
al

come

deltu
il

avvenne

che Tingoccio

quale era pi destro


,

potere alla

donna aprire ogni suo desiderio


con
atti

tanto steppe fare e


lei
il

e con parole, che egli ebbe di


s'

piacer

siui.

Di che Meuccio
gli dispiacesse
,

accorse bene

e quaniunipie mollo

pure sperando di dovere alcuna vlta


suo desiderio, acciocch Tingoc*
guastargli o d'im-

pervenire
ci

al fine del

uon avesse materia n cagione di

, ,

264
dersene. Cosi

GIORNATA SETTIMA
pur
vista di
,

pedrgli alcun suo fatto , faceva

non avvefeli-

amando
l'altro,

due compagni l'uno pi

cemente che

avvenne che, trovando Tingoc-

cio nelle possessioni della


,

comare

il

terren dolce, tanto


gli

vang e tanto lavor che una infermit ne


venne ,
,

soprav-

la

quale dopo alquanti di


,

si

1'

aggrav forte

che non potendola sostenere

trapass di questa vita.

E
ta

trapassato,

il

terzo di appresso ( che forse


la

prima non
fat-

aveva potuto) se ne venne, secondo


,

promession
,

una notte nella camera di Meuccio e

lui,

il

qual

forte
se'

dormiva
?

chiam Meuccio
.

destatosi disse
,

qual

tu

A cui egli rispose


la

io

son Tingoccio
ti

il

qual

secondo

promession che io

feci

sono a

te tornato

a dirti novelle dell'altro

mondo. Alquanto
pure

si

spavent

Meuccio reggendolo,
il

ma

rassicurato disse: tu sia


il

ben yenuto
.

fratel

mio ; e poi
e

domand
:

se egli era
le

perduto

Al qual Tingoccio
si

rispose

perdute son
sarei io in

cose che non

ritruovano

come

mei
,

chi (i)

se io fossi perduto

Deh,

disse

Meuccio

io

(l) A.

R. Sarei io qui G. sarei

io in qui.
eli

Mei

voce che altrove

in questo libro trovasi con significalo

presso; qui non pu avct luola

go,

la

seconda

la

vera lezione, percli

terza strana

per

la

prepo-

sizione in

procedente a qui. Sarebbe mai forse in mei una popolare

esclamazione senese?
Rolli.

Oim

talvolta

popolarmente cDrrom|)esi \aoimei.

II

luogo accennato qui, nel qual trovasi adoperala questa voce mei,
novella della sesta giornata
l

nella decima

dove frale Cipolla dice: E(1

in iirieve tanto andi a dentro, che io pervenni

mei

infino in India

pastinaca,..

Ma

il

Rolli, al parer mio, s inganna nel credere che ivi

possa significar presso, essendo che presso ed infino mal possono stare

insieme.

E
,

certo arrivar presso


Il

un luogo

significa

che non

si

giunto jn-

fino ad esso.

Biscioni giudica che questa voce sia

una
,

spezie (T inte-

riezione
simili.

quasi di maraviglia o (F energia del dire


nel pteaeute luogo

come oh , uh

Ma

noa so

se possa esseie pailicella di

^ue-

NOVELLA X.
non dico
cos
,

a65
T anime
peccati

ma

io

ti

domando

ae tu se* tra

dannate nel fuoco pennace di ninfcrno.


rispose: costello (i) no,

A cui Tingoccio
li

ma

io

aon bene per

da

me commessi in gravissime pene e angosciose molto.


allora

Domand
che pene

Mcuccio particolarmente Tingoccio,


Ih

si

dessero di

per ciascun de' peccati che di


gliele disse tutte
.

qua
il

si

commettono; e Tingoccio

Poi

domand Meuccio s'egli

avesse di cpia

per

lui

a faro

alcuna casa.
egli facesse

A cui
,

Tingoccio rispose di 1, e ci era che

per

lui dir delle

messe e delle orazioni e fare

delle limusine

perciocch queste cose molto giovava.

no a quei
tieri:

di l

cui

Meuccio

disse di farlo volen,

e partendosi Tingoccio da lui

Meuccio
il

si
,

ricor-

d
la

della comare, e, sollevato aI({uanto


,

capo

disse
,

ben che mi ricorda


Ik data f

o Tingoccio
eri di

della

comare

con
di
io

quale tu giacevi quando

qua , che pena


,

t'

A cui
l, si

Tingoccio rispose: fmtcl mio


fu uno,
il

come
i

giunsi di

qual pareva che


il

tutti

miei

peccali sapesse a mente,

quale mi comand che io

andassi in quel luogo nel quale io piansi in grandis-

sima pena (a)

le

colpe mie

dove

io trovai molti

compagni

a quella

medesima pena condennati che io;


,

e stando io
fatto

tra loro
la

avea con

e ricordandomi di ci che gi^ comare e aspettando per quello trop,

po maggior pena che


que
io fossi in

(quella

che data m'era, quantunuiollo ardente


,

un gran fuoco e
.

tut-

to di paura tremava

11

che sentendo un che m' era


gli altri

dallato

mi

disse:

che hai tu pi che

che qui
?auli>a'

la

natura, prrciocclii io cnstkt die ncsMiua ioletioioae

nonm
Dep

t la particola in.
(i)

CotteUoi

coletto,

fnrw dal
il

ilialelto

teiicw. Vedi

(a)

f In

grandissime pene,

tcato

lei

S7.

. ,

a66
sono
,

GIORNATA SETTIMA
che triem stando nel fuoco
,

O
A

diss* io

ami-

jqo mio
d'

io

ho gran paura del giudiclo che


.

io aspetto

un gran peccato che io feci gih domand che peccato quel fosse
,

Quegli allora mi
cui Io dissi
:

il

peccato fu cotale

che

io

mi
,

giaceva con una


io

mia

comare

e glacquivi tanto

che

me
,

ne scorticai
disse
i

Ed

egli allora faccendosi beffe di ci


,

mi
si

va'

sciocco

non dubitare

che
.

di

qua non
io

tiene ragio,

ne alcuna delle comari


rassicurai.
disse
:

Il

che

udendo

tutto

mi
,

detto questo, appressandosi


,

il

giorno

Meuccio
con teco

fatti

con Dio che


,

io

non posso pi
.

esser

e subitamente and via


Ik

Meuccio

avendo udito che di


jvcomari
,

ninna ragione

si

teneva delle

cominci a far beffe (i) della sua sciocchez-

za
te:

perciocch gi parecchie (a) n' avea risparmiala

per che, lasciata andar


.

sua ignoranza, in ci per

innanzi divenne savio


avesse saputo
sillogizzando
,

Le

quali cose se frate Rinaldo


d'

non

gli

sarebbe stato bisogno


a'

andare

quando convert

suoi piaceri la sua

buona comare
Zeffiro era levato per lo sole che al ponente
s'

aval,

vicinava
tro

quando

il

Re

finita la
,

sua novella

alcun restandovi a dire


il

levatasi la

corona di
:

lesia

sopra

capo

la

pose alla Lauretta dicendo


(ii)

madon-

na

io vi

corono di voi medesima


;

relna della

nostra brigata

quello omal

che

cx'edete

che piacer

'(l)
(2)

Notisi yar heffe per fnrsi he/fe

Parecchie, ecco questa voce declinala, che altrove con


sustaiitivi

la

sola

terminazione niacoiina appartiene a


nio gi osservato. Rolli.
(5)

feaimiaini,

come

slibin-

Di

voi

medesima,

cio

tlella

laurea, essendo

il

nomi- di

lei

JLatirelta

'

NOVELLA
,

X.
,

^67
conundcdivenuta rei-

sia di tutti

e mnmiaztone
.

si

rome donna
I^urvtta
,

rptp

e rpOMHti a edere
si

I^

nn

fece cliiniiiarc
clic
1*

il

Siniscalco

al

quale impote

che ordinasse

nella piacevole valle

alquanto a

'tniglioreora clic
'

usato

si

metlesser le tavole , acciocal

clii'^

poi ad agio
ci(S

si

potessero

palagio tornare
il

e ap-

presso

che

a fare at(?jwc,

mentre

suo reggimen-

to durasse, gli divis.

Quindi
che
a*

rivolta alla

compagnia

disse

Dioneo volle

ieri

o^

si
1

ragionasse delle

bcfle che le

donne fanno

mariti

se

non

fosse

eh' io

non voglio mostrare


,

d* essere di scliiatta di caii


si

botolo

che incontanente
si

vuol vendicare

io direi
gli

che domane

dovesse ragionare delle beffe che

uomini fanno
sto
,

alle lor

mogli

Ma

lasciando star que-

dico che ciascun pensi di dire quelle beffe che


il 1'

tutto

giorno o donna ad

uomo

o tiomo a donj

na

uno uomo

all' altro si

fanno

e credo che
,

in questo sarJi

non men
.

di piaoovol

ragionare
,

che

stato sia questo giorno

cos detto
la

levatasi in pie,
.

per ininu ad ora di cena licenzi


si

brigala

Levarou-

adunque

le

donne e

gli

uomini parimente, de* quali

alcuni scalzi per la chiara acqua cominciarono ad andare, e


s'

altri tra'bclli

diritti
.

arbori sopra
la

il

verde prato

andavano di))ortando

Dioneo e

Fiammetta gran

pezza cantarono insieme d'Arcita e di Palemone(i)j e casi varii e diversi


all'

diletti

pigliando,

il

tempo

infino

ora della cena con grandissimo piacer trapassaro,

no. La* qua! venuta


postisi
,

e lungo

al

pelaghetto a tavola
,

quivi a) canto di mille uccelli

rinfrescati

* fi)

Qm n

conpccnJe

4ir

il

Decameron. W.

*** ****- M>. <i*>t |

Teteo fa piora mm* *

feti*

che ^mIo

hfaro

a68

GIORNATA SETTIMA
, ,

sempre da una aura soave che da quelle montagnette dattorno nasceva senza alcuna mosca riposatamente
e con letizia cenarono.

levate le tavole, poich al-

quanto
ra
il

la placevol valle

ebber circuita , essendo anco,

sole alto a

mezzo vespro

si

come

alla loro

Reina

piacque, In verso
passo ripresero
il

la loro usata

dimora (i) con lento

cammino
,

e motteggiando e cian-

ciando di ben mille cose

cosi di quelle

che

II

di era-

no

state ragionate,

come

d' altre, al bel palagio assai

vicino di notte pervennero. e con confetti la fatica del

Dove con freschissimi vini picciol cammin cacciata via,

intorno della bella fontana di presente furono in sul

danzare, quando
ro e quando d'

al

suono della cornamusa di Tindasuoni carolando


.

altri

Ma

alla fine la

Reina comand a Filomena che

dicesse

una canzone.

La

qiiale cosi incominci:

Deh

lassa la

mia

vita

Sar giammai eh' io possa ritornare

Donde mi
Che

tolse noiosa partita


'1

Certo io non so , tanto

disio focoso

io porto nel petto

Di ritrovarmi

ov' io lassa gi fui

O caro bene, o
((
o:
r

solo

mio

riposo,

Che

*1

mio cuor
,

tien' distretto,

Deh dllmi tu che '1 domandarne altrui Non oso n so cui


:

Deh,
1-

signor mio,

deh fammelo sperare


1'

Si eh' io conforti

anima smamta.
la

(2)

Dimora

per albergo, non 0 se in (ulta

lingua

tcoTet al-

ila volta

che questa, se non in qualche autor mollo antico.

, ,

..

NOVELLA
r
non 80 ben
ridir qiuil fu

X.
*1

169

piacere,

Che Che

si

m* ha infiammata
non trovo di
l'

io

ni>

notte loco ;
'1

Perch

udire e

*1

sentire e

vedere

Con
Nel

forza

mm

usata

Ciascun per s accese novo foco.


({ual tutta

mi coco,
che tu confortare

N mi pu

altri

O
Deh

ritornar la virt sbigottita

dirami
io
ti

s'

esser

dee e (juando

fia

Ch*

trovi

giammai
che m* han morta.
^'

Dov'

io lasciai quegli occhi


,

Dimmel Quando

caro mio bene, anima mia


:

tu vi verrai

col dir tosto (i) alquanto

mi

conforta.
''*

Sia la dimora corta

D' ora
Ch'
io

al venire

e poi lunga allo stare,


,

'^
5*
.

non mcn curo

m' ha Amor
ti

ferita

Se

egli

avvicn che io mai pi

tenga,

*i

Non so s' io sar sciocca Com* io or fui a lasciarti


Io
ti

partire.
si
''*

terr, e, che pu,

n'avvenga

E
D*

della dolce bocca


io sodisfaccia al

Convien eh'
altro

mio dbirc

non voglio or dire

Dunque vien tosto, vienmi ad abbracciare, Che '1 pur pensarlo di cantar m' invila

(1)

Col

dir lo$to^ cotiticlrra lienc, che tatto non ti unito r<'n dire,

eio chi! tosto dica;

ma

vuol che TCtulolo efia (loiBan<laU>

^tuiMdovi^

erraiV rgh ru{M)iiila: tosto vi verro.

%'jo

GIORNATA SETTIMA
tutta la brigata

Estimar fece questa canzone a

che

nuovo e piacevole amore Filomena


avanti

strignesse

e per-

ciocch per le parole di quella pareva che ella pi


,

che
felice
.

la vista sola
,

n' avesse sentito


,

tenendola,

ne pi

invidia per tali


,

vi

furono (i)

ne
,

le

fu avuta

Ma

poich
,

la
il

sua canzon fu

finita

ricor,

dandosi

la

Reina

che

di seguente era venerd


;

cosi

a tutti piacevolmente disse

voi sapete

nobili
,

Donalla
,

ne e voi

Giovani

che domane quel d


,

che
qjual
,

passione del nostro Signore consecrato

il

se

ben

vi ricorda, noi

divotamente celebrammo

essen-

do reina

Neifile
,

e a' ragionamenti dilettevoli


il

dem-

mo (2)

luogo

e
.

simigliante

facemmo"(3) del sabail

to susseguente

Per che , volendo

buono esemplo
sia

datone da Neifile seguitare , estimo che onesta cosa che domane e


1'

altro di

come

passati giorni facem-

mo

dal nostro dilettevole novellare ci astegnamo

quello a

memoria riducendoci che

in cosi fatti giorni


.

per la salute delle nostre anime addivenne


a tutti
il

Piacque

divoto parlare della loro Reina


,

dalla quale
,

licenziati
tutti
s'

essendo gi buona pezza di notte passata

andarono a riposare
il

(i) S sotlintentle

relativa

che

fra tali

e vi- Talvolta leggiadria


[slii

80])primere
la

il

relativo;

ma

Ivsogna allora che ve ne

pi che ovvia

supposizione. A. lesse ptr tale, che vi fu, Rolli.


(2)

Demo

ha

il

testo

Mannelli per

demmo, checca

miglior gramati-

ca va detlo
f

dammo^

Rolli.

Perch mai con miglior gramalica


scrittori;

PZJemmo
il

e non

damma

trovail

si

sempre presso a'huoni


il

Demmo oaon

rZammo ammettono

Cinonio,
che,,
(3)

Buomraaltei, ilCorticelli,
per

Pistoiesi; e quesl' ultimo nota

dammo

demmo

si

sente nel Veneziauo, ed errore,,

Facento , Mannelli

ndice
DELLE NOVELLE
CONTKmTTB

un
TKttZO

VOkUMK
>

sservazioni istoricie sopra la Giornata


:

Quinta
sta

........

pag.

Osservazioni istorithe sopra la Giornata Se-

Osservazioni istoriche sopra la Giornata Set-

tima

..,
GIORNATA QUINTA

i5

Nella quale sotto


ragiona
tliclii

il

reggimento d*

Eus

si
"*

con alcuno leggiadro motto

tentato si riscotessef o con pronta risposta

'^
"

o avvedimento /ugg perdita o pericolo o


scorno

'l5

272

DELLE NOVELLE
KOVELLA
I.

incintone

amando
y

divien savio, e Efigenia

sua donna

rapisce in

mare :

messo in Roil

di prigione

onde Lisimaco

trae, e

da

Efigenia e Cassandra fuggendosi con esse in nelle lor nozze , con Greti; e quindi , divenute lor mogli

capo con

lui rapisce

esse

a casa loro sono richiamati


NOVELLA
II.

17

Gostanza ama Martuccio Gomito, la quale udendo che morto era, per disperata sola quale dal vento si mette in una barca , la riiruoval vivo in : fu trasportata a Susa esTunisi palesagUsi , ed egli grande
,

sposatala, sendo col re per consigli dati , se ne torna. ricco con lei in Lipari
.\
.

33

NOVELLA

III.

Pietro

fugge con V Agnola giovane fugIella , truova ladroni : condotta ad un ge per una selva, ed dei Pietro preso , e delle mani

Boccamazza

si

castello.

accidente ladroni fugge; e dopo alcuno

capita

quel castello dove

V Jgnolella
ne torna a

era, e sposatala, con

lei se

Roma*

...''*'

INDICE
llOyKU.A IV.

73

Ricciardo Afnnardi tros^ato da messer i-

da f^albona con la J^liuola, la quale egli sposa, e col padre di lei rimane in
zio

buona pace

,,*,,,,
MOVKLLA

5i

Guidotto da Cremona lascia a Giaccmin da

Pavia una sua fanciulla


di Mingale
si

e muorsi , la

quale Giannol di Severino e Minghino

amano

in

Faenza : azzujfan-

insieme ; riconosccsi la Janciulla esser


tli

sirocchia

Giatmolc , e dossi per moglie


t

a Mingliino
NOVELLA vu

^9

Gian di Procida trovato con una giovane, amata da lui, e stata data al re l'cderi' go , per dovere essere arso con lei legato ad im palo: riconosciuto da Ruggieri del63 l' Oria camita, e divicn manto di lei
-,

NOVELLA

VII.

Teodoro innamorato della Violante figliuola di messere

Amerigo suo signore


,

la in-

gravida, ed ^ alle forche condtvmato: alle


quali frustandosi essendo menato
DKOAM. T.

dal paI

m.

274

DELLE NOVELLE
.

dre riconosciuto e prosciolto , prende per

moglie la Violante

76
vili.

NOVELLA

Nastagio degli Onesti amando una de' Traversari spende le sue ricchezze senza essere

amato. Vassene pregato da^ suoi a Chiassi: quivi vede cacciare ad un cavaliere una giovane e ucciderla e divorarla da due ca-

ni. Invita

parenti suoi e quella donna

amata da

de questa temendo di simile avvenimento prende per


marito Nastagio
NOVELLA

ad un desinare , la qual vemedesima giovane sbranare , e


lui

88

IX.

Federigo degli Alherighi ama e non amato e in cortesia spendendo si consuma , e


'y

rimangli un sol falcone

il

quale y non

avendo altro, d a mangiare alla sua donna venutagli a casa : la qual ci sappiendo, mutata d' animo, il prende per
marito e fallo ricco
NOVELLA

97
X.

Pietro di Vinciolo va a cenare altrove

la

donna sua
Pietro
:

si

fa

ella il

un garzone : torna nasconde sotto una cesta


venire

da

polli : Pietro dice essere stato trovato

INDICE
in casa 4' Ercolann
^i<yt*ane
,

475

von cui cena^fa , un

messoyi dalla moglie: la donna


:

biasima la moglie d' Ervolnno

uno

asi-

no per isciagura pon piede


Pietro corre l vedelo
,

in su lo dita
:

di
:

colui die era sotto la cesta


y

egli grida
l'

cognosce

in-

ganno della moglie , con la quale ultimamente rimane in concordia per la sua
stezza

tri-

....

107

GIORNATA SESTA.
Nella quale
tentato
sotto il

reggimento di

Eusj

si

ragiona di

con alcuno leggiadro motto o con pronta risposta

si riscotesse ,

o avvedimento Jig g perdita o pericolo o


scorno

a3

ROVELLA

I.

Un

a madonna Oretta di poruna nonH'lla a cavallo e malcompostamente dicendola, da lei pregato che a pie la ponga
cavaliere dice
tarla con
,

a6

NOTELLA

II.

Cisti fornaio con

una sua parola fa ravvede-

re messer Geri Spini d*

ima sua

trascuta-

ta

domanda

1^9

2^6

DELLE NOVELLE
NOVELLA
III.

Monna Nonna de
sposta al

Pulci con una presta

ri-

meno

che onesto motteggiare del


. . .

vescovo di Firenze silenzio impone,

i34

NOVELLA

IV.

Chichibio cuoco di Currado Gianjgliazzi

con una presta parola a sua salute


ra di Currado volge in riso
,

l'i'

campa dalla mala ventura minacciatagli da Cure se

rado
NOVELLA

137
V.

Messer Forese da Rabatta e maestro Giotto dipintore venendo di Mugello, l'uno la


sparuta apparenza dell' altro motteggian-

do morde
NOVELLA
VI.

i4o

Pruova Michele Scalza a


i

certi

giovani come

Baronci sono
di

i pi.

gentili

uomini del

mondo

maremma ,

e vince

una cena

44

NOVELLA

VII.

Madonna

Filippa dal marito con un suo


giudicio, con

amante trovata, chiamata in

INDICE
una pronta o piacevol risposta
so libera
,

977
e

fa

lo statuto modficare*

i47

ROVELLA

vili.

Fresco conforta la ncpote


se gli spiacevoli
,

clic non si specchi , come diceva , V erano a

veder noiosi

iSi

lk>YSLLA IX.

Guido Cavalcanti dice con un motto onestamente villania a certi cavalier fiorentini
li

quali soprappreso

V aveano ...... ^53


Z.

BOVELLA

Frate Cipolla promette a certi contadini di mostrare loro la penna dell* Agitolo Gabriello
,
,

in luogo

della quale trovando

carboni

dice esser di quegli che arrostiro?


1

no san Lorenzo

5^

GIORNATA SETTIMA.
Nella quale
sotto il

reggimento di Dioneo

si

ragiona Belle beffi, le quali o per

amore,

o per salvamento di loro le dontie hanno

gi fatte a' suoi murili, senza essersene


avveduti
,

79

278

DELLE NOVELLE
'-

NOVELLA

I.

Gianni Lotteringhi ode di notte toccar V w scio suo : desta la moglie , ed ella gli fa a
credere che egli la fantasima
:

vanno ad
il

incantare con una orazione , e


re si

picchia-

rimane ....,,.
NOVELLA

161

II.

Peronella mette un suo amante in un doglio, tornando il marito a casa : il quale aven-

do

il

marito venduto, ella dice che ven-

duto

V ha ad uno
fa

che dentro v^

a vedere
fuo-

se saldo gli pare. Il quale saltatone


ri, il

radere al marito poi portarse-

nelo a casa sua

188
NOVELLA
III.

Frate Rinaldo
valo
il

si

giace con la comare


lei
,

truo-

fannogli credere che egli incantava vermini al


e

marito in camera con

figlioccio

...

194

NOVELLA

IV.

Tofano chiude una notte fuori di casa la moglie, la quale non potendo per prieghi rientrare , fa vista di gittarsi in un pozzo, e gittavi una gran pietra
.

Tofano

esce

INDICE
(li

79
n*
erk'

casa e corre l

ed ella in caia te

tra e serra lui di fuori , e gridandolo il

vitupera

ao3
MOVELLAT.

Un geloso informa
glie
,

di prete confessa la mo-

al quale ella

d a vedere che ama


lei

un prete , che viene a


de guardia

ogni notte

di

die mentre che il geloso nascosamente prenall' uscio , la

to si fa venire

donna per lo tei un suo amante e con lui si

dimora
aOVELLA

no
VI.

Madonna
tata
:

Isabella con Lionetto standosi

amata da un messcr Lambertuccio ,


e tornato
il

visi-

marito di
e

lei

messer

Lambertuccio con
di casa sua ne

lui coltello in
il

mano fuor
lei

manda,

marito di

poi Lionetto accompagna

aa i

HOVELLA

VII.

Lodovico discuopre a madonna Beatrice

V or

more

il

quale egli le porta

la qual

man'

da Egano suo marito in un giardino in forma di s , e con Lodovico si giace ; il quale poi levatosi , va, e bastona Egano
nel giardino.
.
.

aa6

<7
280

DELLE NOVELLE
MOVEIXA.
Vili.

Un
te

diviene geloso della moglie, ed ella,

legandosi uno spago al dito la notte, sen// marito il suo amante venire a lei n accorge , e , mentre seguita V amante la donna mette in luogo di sh nel letto un^altra femmina, la quale il marito bat.

se

te e tagliale le trecce , o
telli

poi va per

li

fraes-

di lei,

li

quali, trovando ci
*

non

ser vero, gli dicono villania

.;....

234

NOVELLA

IX.

Lidia moglie di Nicostrato


quale, acciocch credere
il

ama
possa

Pirro,
,

il

le chietutte
;

de
si

tre cose

le quali ella gli

fa

a questo in presenza di Nicostrato e a Nicostrato fa cresia vero quello che ha veduto dere che non
oltre

sollazza con lui

a 47

NOVELLA

X.

Due
l'

Sanesi

amano una donna


il

coniare del-

compare , e torna al compagno , secondo la promessa fattagli, e 201 raccontagli come di l si dimora
uno j muore
.
.
.

Boccaccio, Giovanni Opere volgari i^ ^d.


Al

1827 V.3

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