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lim fn = f . (4.2)
n!1
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Un definizione equivalente di convergenza uniforme la si ottiene definendo la quantità
dn = sup |fn (z) f (z)| . (4.4)
z2D
dove i coefficienti an sono in generale numeri complessi e z0 è detto centro della serie.
Spesso, e senza perdita di generalità, identificheremo z0 = 0.
Un esempio notevole è la serie geometrica
1
X 1
zn = se |z| < 1 . (4.9)
n=0
1 z
P1
Criterio del rapporto: sia S = n=0 an z n una serie di potenze tale che an 6= 0
per ogni n. Se il limite
an+1
L = lim (4.10)
n!1 an
esiste allora il raggio di convergenza R è dato da
8
< 0 se L ! 1
R= L 1
se 0 < L < 1 (4.11)
:
+1 se L = 0 .
P1
Criterio della radice sia S = n=0 an z n una serie di potenze. Se il limite
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Dimostrazione: siano
1
X 1
X
f (z) = an z n < 1 , e g(z) = nan z n 1
(4.15)
n=0 n=0
due serie con lo stesso raggio di convergenza R. Per dimostrare il teorema è sufficiente
dimostrare che
df (z)
= g(z) . (4.16)
dz
Definiamo quindi la funzione ausiliaria
1
X
w = f (z + h) f (z) hg(z) ⌘ an w n , (4.17)
n=0
dove
wn = (z + h)n zn nhz n 1
, (4.18)
La convergenza della prima serie (4.15) a f (z) implica che esiste un numero K tale
che |an rn | K 8 n. Dallo formula dello sviluppo binomiale abbiamo che
n
X
(z + h)n = bk z n k h k , (4.20)
k=0
dove
n!
b0 = bn = 1 , b1 = bn 1 = n , . . . , bk = , (4.21)
k!(n k)!
e quindi
Xn
wn
= bk z n k h k 1
. (4.22)
h k=2
4. Serie di Taylor e di Laurent
= b2 z n 2 h + b3 z n 3 h 2 + . . . . (4.23)
poiché abbiamo scelto r tale che |an rn | K per ogni n. Procediamo ricordando che
1
X 1
X
1 1
|x| < 1 ) n
x = ) nxn 1
= , (4.26)
n=0
1 x n=0
(1 x)2
1
X |z|n r
= ,
n=0
rn r |z|
1
X (|z| + |h|)n r
= .
n=0
rn r |z| |h|
Quindi
w r|h|K
! 0, (4.28)
h (r |h| |z|)(r |z|)2 h!0
41
ovvero
f (z + h) f (z)
lim = g(z) , (4.29)
h!0 h
per ogni punto |z| < R e questo dimostra che f (z) è analitica all’interno del raggio
di convergenza della serie e che g(z) è la derivata di f (z).
Analogamente alle funzioni reali anche le funzioni analitiche nel campo complesso
possono essere sviluppate attorno ad un punto dato.
Teorema Sia f (z) una funzione analitica su un insieme chiuso D e delimitato dal
cerchio centrato in un punto z0 . Allora il valore di questa funzione in ogni punto
strettamente interno a D è dato dalla serie di potenze uniformemente convergente
1
X
f (z) = an (z z0 )n , (4.30)
n=0
dove1
I
f (n) (z0 ) 1 f (w)
an = = dw . (4.31)
n! 2⇡i (w z0 )n+1
La serie di potenze (4.30) è unica e viene chiamata serie di Taylor in z0 della funzione
f (z). Il raggio di convergenza della serie è dato dalla distanza tra z0 e il polo più
vicino a z0 .
Teorema Sia f (z) una funzione analitica in una corona circolare (inclusi i bordi)
C con raggi 0 < R1 < R2 < 1 centrata in un punto z0 . Per ogni punto z contenuto
strettamente in C vale lo sviluppo in serie
1
X 1
X +1
X
f (z) = an (z n
z0 ) + bn (z z0 ) n
⌘ cn (z z0 )n , (4.36)
n=0 n=1 n= 1
dove
I
1 f (w)
an = dw , n = 0, 1, 2, . . . (4.37)
2⇡i (w z0 )n+1
I
1
bn = f (w)(w z0 )n 1 dw , n = 1, 2, 3 . . . (4.38)
2⇡i
43
e è una qualunque curva chiusa contenuta in C contenente il punto z0 (si veda fig.
4.1) e il verso di integrazione è antiorario.
z0 R1
R2
Figura 4.1:
f (w)dw
dW = . (4.41)
w z
4.2. Sviluppo di Laurent
Analogamente, siccome
z1 z0
< 1, (4.45)
z z0
vale la formula
1
X
1 1 (z1 z0 )n 1
= = , (4.46)
z1 z (z z0 ) [1 (z1 z0 )(z z0 ) 1 ] n=1
(z z0 )n
dove, nell’ultimo passaggio, abbiamo rinominato n ! n 1. Queste relazioni derivano
essenzialmente dalla condizione r1 < |z z0 | < r2 . Sostituendo queste espansioni in
(4.42) otteniamo
1 I
1 X n f (z2 )dz2
f (z) = (z z0 )
2⇡i n=0 |z2 z0 |=r2 (z2 z0 )n+1
1 I
1 X
+ (z z0 ) n
f (z1 )(z1 z0 )n 1 dz1 . (4.47)
2⇡i n=1 |z1 z0 |=r1
45
+
z0
R1
R2
Figura 4.2:
dn f (z)
6= 0 .
dz n z=z0
= (z z0 )n h(z) , (4.50)
dove h(z) è una funzione analitica e non nulla in z0 .
E’ interessante notare che siccome h(z) è analitica in z0 allora per continuità lo sarà
anche in un intorno di z0 . Inoltre, h(z) è anche non nulla in un intorno di z0 . Da qui
4.4. Punti singolari di una funzione analitica
segue che anche f (z) è continua e non nulla in un intorno di z0 , visto che (z z0 )n
lo è. Segue allora che gli zeri di una funzione analitica sono necessariamente isolati.
b1 b2 bn
S(z) = + 2
+ ... + , (4.52)
z z0 (z z0 ) (z z0 )n
viene detta parte principale di f (z) in z = z0 . Nel caso, infine, in cui solo b1 6= 0 il
polo in z0 viene detto semplice.
Un polo può trovarsi all’infinito. Per chiarire il senso di tale affermazione osserviamo
che il comportamento all’infinito (ovvero per z ! 1 sul piano complesso) della
funzione f (z) lo si può studiare definendo la nuova funzione g(w) = f (1/z). Se g(w)
ha un polo (o una singolarità essenziale) in w = 0 allora si dice che la funzione f (z)
ha un polo (o una singolarità essenziale) all’infinito (in z = 1).
Se una funzione f (z) ha un polo di ordine n in z = z0 la funzione 1/f (z) ha uno zero
di ordine n in z = z0 .
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Lemma: una funzione le cui uniche singolarità (al finito o all’infinito) sono un
numero finito di poli (semplici o di ordine maggiore di uno) è necessariamente una
funzione razionale.
dove a0 è incluso nel caso g sia costante (ovvero il polo ha ordine m = 0). Tuttavia,
dalle rappresentazioni integrali dei coefficienti an e bn si evince che il cambio di
variabile w = 1/z implica bk ! ak 2 . Di conseguenza otteniamo che
Pm
ak z k
f (z) = k=0
, (4.55)
(z z1 )k1 · . . . · (z z n ) kn
perché, nel limite r ! 0, bn non può annullarsi a causa della singolarità essenziale.
Segue allora che f (z) non può essere limitata su un’arbitraria circonferenza centrata
in z0 .
Si consideri ora il numero complesso arbitrario a. Ci sono solo due casi possibili. Il
primo è che z0 sia un punto di accumulazione di zeri della funzione f (z) a. Allora
esiste sicuramente un punto z nell’intorno di z0 tale che f (z) a = 0 e il teorema è
immediatamente verificato.
Se z0 non è un punto di accumulazione di f (z) a allora esiste un numero tale che,
se |z z0 | < si ha che f (z) a 6= 0. Si consideri allora la funzione
1
g(z) = (4.58)
f (z) a
che è ben definita se |z z0 | < . Le derivate di g(z) sono tutte esprimibili come
combinazioni di g(z) stessa e derivate di f (z):
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Siccome un numero infinito di derivate di f (z) in z0 diverge perché z0 è una sin-
golarità essenziale allora il punto z0 è una singolarità essenziale anche per g(z)4 .
Di conseguenza, anche g(z) non può essere limitata entro nessun cerchio di raggio
|z z0 | < , come per f (z). In particolare deve esistere un punto dove
1
|g(z)| > , (4.60)
✏
il che dimostra il teorema.
Un tipico esempio di una funzione con singolarità essenziale in z = 0 è f (z) = e1/z .
In fig. 4.3 sono rappresentate la parte reale e quella complessa al variare di (x, y)
attorno al punto z = 0. D’altra parte, abbiamo che, ponendo z = x + iy
✓ ◆
x
1/z
|e | = exp , (4.61)
x2 + y 2
e l’equazione |e1/z a| ha infinite soluzioni in quanto è indeterminata.
In conclusione, le funzioni complesse di variabile complessa si possono sempre clas-
sificare secondo lo schema seguente.
4.5 Esercizi
Esercizio 1: si sviluppi in serie di Taylor la funzione f (z) = ln(z +1) attorno al punto
z = 0 e si calcoli il raggio di convergenza.
4
Si noti che è cruciale che la singolarità sia essenziale. Se z0 fosse solo un polo allora g(z) avrebbe
uno zero in z0 .
4.5. Esercizi
(exp(1/z)) (exp(1/z))
Figura 4.3: Grafici della parte reale e della parte complessa della funzione f = e1/z ,
con z = x + iy.
51
nelle tre regioni di analiticità |z| < 1, 1 < |z| < 2, |z| > 2.
Esercizio 5: Si consideri la funzione
1
f (z) =
z(z 1)(z 2)