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Settembre 2017
Stabilimento di Rezzato
SOMMARIO
1 PREMESSA ........................................................................................................................................... 3
2 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO, GEOLOGICO E GEOSTRUTTURALE DEL TERRITORIO .......................... 3
2.1 Inquadramento geografico ........................................................................................................... 3
2.2 Inquadramento geologico............................................................................................................. 5
2.3 Inquadramento geomorfologico ................................................................................................... 8
2.4 Inquadramento tettonico e strutturale ......................................................................................... 8
2.5 Inquadramento idrologico e idrogeologico ................................................................................... 9
3 SISMICITÀ DELL’AREA ..........................................................................................................................11
4 RILIEVO GEO-STRUTTURALE DI DETTAGLIO .........................................................................................12
4.1 ANALISI DI STABILITA’ E RISULTATI...............................................................................................16
4.1.1 STOP 1 (fronte 180/70 – Calcarenite/marna)........................................................................17
4.1.2 STOP 2 (fronte 40/70 – Marna) ............................................................................................20
4.1.3 STOP 3 (fronte 65/70 – Scaglia rossa) ...................................................................................23
4.1.4 STOP 4 (fronte 330/70 – Flysch di Bergamo) ........................................................................25
4.1.5 STOP 5 (fronte 240/70 – Scaglia grigia).................................................................................28
4.2 ANALISI DI STABILITÀ GLOBALE ....................................................................................................30
5 CONCLUSIONI .....................................................................................................................................35
Allegati:
2
1 PREMESSA
Nell’ambito della redazione del progetto di proseguimento della coltivazione della cava denominata
“Monte Giglio” di proprietà della Italcementi S.p.A. e sita nei Comuni di Calusco d’Adda, Carvico e Villa
d’Adda (BG), la presente relazione contiene i risultati dell’indagine geologica e geotecnica finalizzata a
verificare che le geometrie previste dal progetto autorizzato siano compatibili con adeguate condizioni di
sicurezza dei fronti di coltivazione futura.
La stratigrafia e la geologia del sito sono note a seguito delle campagne di indagine (2000 – 2007 – 2012 –
2015) e della coltivazione svolta nel corso degli anni, mentre i parametri geotecnici relativi all’ammasso
roccioso sono stati aggiornati tramite un rilievo geostrutturale appositamente realizzato.
La relazione e le indagini sul campo sono state condotte secondo quanto previsto dalla normativa vigente,
ovvero le NTC 2008 ai sensi del D.M. 14 gennaio 2008; sul campo si è proceduto secondo le norme indicate
negli ISRM Suggested Methods.
3
Figura 1 – Inquadramento geografico generale dell'area, con individuazione del perimetro dell'ATEi1
4
2.2 Inquadramento geologico
Nell’area d’interesse sono presenti rocce di origine sedimentaria di età triassica e giurassica, comprendenti
calcari, calcari marnosi e, in minor parte, argilliti.
In figura 2 si riporta uno stralcio della carta geologica della provincia di Bergamo in scala 1:50.000 in cui si
può osservare l’ubicazione dell’area di cava.
Cretacico superiore
Figura 2 – Carta geologica e relativa legenda delle formazioni affioranti nella zona di cava (tratta dalla Carta Geologica d'Italia
alla scala 1:50.000, foglio Vimercate) – All'interno del riquadro rosso è indicata l'area di cava.
5
Figura 3 – Estratto della sezione geologica B-B' della Carta Geologica d'Italia alla scala 1:50.000, foglio Vimercate. Nel riquadro
rosso è individuata l’area di affioramento dove è collocata la cava Monte Giglio.
La cava Monte Giglio appartiene al dominio delle Prealpi Orobiche, ed in particolare è costituita da una
sequenza di litotipi mesozoici e cenozoici di spessore pari a circa 350 m.
Le formazioni presenti all’interno della cava ed interessate dalla coltivazione formano una struttura a
sinclinale asimmetrica, con fianco NE più inclinato di quello SW, con asse immergente a NW di modesta
inclinazione; ai bordi dell’area di cava, invece affiorano depositi morenici e soprattutto fluviali del
Quaternario.
La serie stratigrafica nell’area di studio è costituita dall'alto al basso dalla seguente successione di età
giurassica-triassica:
FLYSCH DI BERGAMO (Campaniano medio – superiore)
Questa formazione può essere stimata a Monte Giglio in circa 130 m di spessore. L’intera sequenza
flyshoide che va dal Monte Canto al Monte Giglio ha una potenza variabile tra 200 e 1100 m, caratterizzata
da pieghe isoclinali con piani assiali immersi a SW che conferiscono alla roccia l’aspetto di una monoclinale.
Dal punto di vista litologico, nella parte più bassa è costituita da un’alternanaza di torbiditi con spessori
variabili da 3 a 15 metri, con intercalazioni di sottili marne emipelagiche di spessore variabile tra 1 e 3 cm.
Verso la sommità, i letti di marna aumentano di spessore, accompagnati a livelli di potenza varbile fino a 7
metri di silt a ciottoli, qualche volta gradati e livelli conglomeratici.
Questa formazione fa passaggio graduale al soprastante Piano di Brenno, caratterizzato prevalentemente
da sedimenti pelagici che segnano il limite Campaniano – Maastrichtiano.
6
- Scaglia (marna) grigia: geologicamente è definita “scaglia cinerea” e costituisce un livello ben
distinguibile dalla sottostante scaglia gialla. Presenta uno spessore intorno ai 45 m. Alla vista, a parte
il colore, somiglia alla Scaglia Gialla, ma con le risedimentazioni quasi completamente scomparse;
- Scaglia (marna) rossa: Geologicamente chiamata “scaglia rossa” costituisce la formazione più
recente della serie cretacica, che con essa termina; limitata in potenza (se confrontata con i
sottostanti membri) presenta una buona costanza chimica e, nell’ambito del giacimento, è
inconfondibile per il suo colore caratteristico. Se confrontata con gli altri membri, è del tutto priva di
risedimentazione.
Le formazioni geologiche che attualmente sono e che continueranno ad essere interessate dall’estrazione
di calcare da cemento sono tutte quelle sopra riportate (escluse le coperture detritiche quaternarie), e sono
rappresentate nella carta geologica di dettaglio allegata in scala 1:2.000 (All. 3).
Nella figura sottostante si riporta inoltre lo schema dei rapporti stratigrafici delle unità rilevabili all’interno
della cava e in un suo intorno significativo.
8
Figura 5 – Inquadramento strutturale del settore NW della Provincia di Bergamo. Nel riquadro è evidenziata l'area di cava
Figura 6 – Carta delle isopiezometriche con individuazione dell'area di cava Monte Giglio (tratta dallo Studio Idrogeologico del
Foglio Vimercate – scala 1:50.000)
10
Infine, per quanto riguarda il substrato roccioso sono esclusi movimenti di acque sotterranee verso l’Adda,
vista la permeabilità del substrato marnoso. Parimenti si può escludere qualsiasi interferenza del fiume
Adda con il substrato roccioso interessato dalla coltivazione, sia per una questione planoaltimetrica (il
piazzale si trova a quota 257 m slm, l’alveo del fiume scorre 50 metri più in basso e ad una distanza di oltre
1 km), sia per una ragione tettonica, in quanto l’asse della piega è immerge verso NW ed impedisce ogni
rapporto con gli scavi presenti e futuri.
3 SISMICITÀ DELL’AREA
Per quanto riguarda il coefficiente sismico, in accordo con la più recente normativa regionale (D.G.R.
11/7/2014 n. X/2129 del 11/7/2014 – in vigore dal 10/4/2016), i calcoli sono stati eseguiti utilizzando i
coefficienti di accelerazione sismica massima previsti per Calusco d’Adda, Carvico e Villa d’Adda, in
particolare:
- Calusco d’Adda Agmax = 0.083746
- Carvico Agmax = 0.083905
- Villa d’Adda Agmax = 0.075619
Per eseguire un’analisi il più cautelativa possibile, si è scelto di applicare il valore di Agmax più elevato. Nei
calcoli quindi si prenderà come riferimento il valore di Agmax relativo al Comune di Carvico (Agmax =
0.083905).
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4 RILIEVO GEO-STRUTTURALE DI DETTAGLIO
La raccolta dei dati utili per la ricostruzione dell’andamento geostrutturale del giacimento è stata fatta
integrando con un apposito rilievo i dati e gli studi già compiutamente eseguiti sia in occasione dello studio
strutturale del 2007 sia nei periodi successivi. Mediante questo aggiornamento, a partire dai dati di
precedenti analisi e dalla bibliografia, è stato possibile confermare l’andamento degli strati e delle relative
discontinuità.
Nel presente elaborato sono state considerate tutte le discontinuità rilevate, valutando il loro
comportamento nei confronti delle superfici libere generate sia nella condizione attuale dei fronti, sia in
quella di progetto.
Prima di procedere, è necessario fornire la classificazione geomeccanica degli ammassi rocciosi, come sotto
riportato:
FORMAZIONE QUALITA’
RMR CLASSE GSI (1)
GEOLOGICA DELL’AMMASSO
Formazione di
52 II Discreta 51
Tabiago
Piano di Brenno 50 II Buona 49
Piano di Brenno
- - - 25
(zone ripiegate)
Flysch di Bergamo 47 III Discreta 38
Flysch di Bergamo
- - - 25
(zone ripiegate)
(1)
Dei due approcci possibili per la determinazione di GSI, ovvero dalla classificazione RMR o dalle GSI
Charts, si è scelto di utilizzare queste ultime, come sotto riportato.
Figura 7 – GSI Chart con la quale è stato determinato il valore di GSI per la “Formazione di Tabiago"
12
Figura 8 – GSI Chart con cui sono stati determinati i valori di GSI per il "Piano di Brenno"
Figura 9 – GSI Chart con cui sono stati determinati i valori di GSI per il "Flysch di Bergamo"
Il peso di volume medio dei materiali oggetto di escavazione è pari a 2,27 t/m3.
In allegato si riporta una planimetria con l’ubicazione dei 4 STOP geo-strutturali eseguiti, di cui di seguito si
fornisce una sintesi tabellare.
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In primo luogo sono state esaminate le giaciture delle discontinuità rilevate, e, mediante un’analisi
statistica, i dati sono stati racchiusi in cluster omogenei su stereogramma mediante curve di isodensità,
come riportato nella sottostante rappresentazione grafica delle discontinuità rilevate e nella tabella del
rilievo.
Figura 10 – Rappresentazione delle principali famiglie di discontinuità rinvenute nell’ambito dell’intero giacimento.
Il rilievo eseguito ha portato all’individuazione dei seguenti sistemi di discontinuità, considerati i più
importanti e ricorrenti
St1 = 224/80
St2 = 40/48
k1a = 133/75
k1b = 296/85
k2a = 225/85
k2b = 30/60
k3 = 86/70 e 269/83
in cui la St1 è relativa al fianco nord orientale della piega, mentre la St2 si riferisce a quello sud occidentale;
k1a e k1b costituiscono un sistema di fratture coniugate, perpendicolari all’asse della sinclinale. A queste si
aggiungono k2a e k2b che rappresentano un clivaggio coniugato di piano assiale della piega, con direzione
prevalentemente perpendicolare alla stratificazione; k3 infine è un sistema disposto diagonalmente
rispetto alla sinclinale.
Le stazioni di rilievo sono state individuate in zone omogeneamente distribuite all’interno dell’attuale
areale di cava, tenendo presente la situazione che i fronti presenteranno durante e al termine del progetto.
Le famiglie di discontinuità presenti nell’ammasso roccioso sono sostanzialmente comuni a tutte le zone
considerate e rilevabili con una certa continuità, e per questo viene fornito di seguito l’inquadramento
strutturale generale del giacimento, andando poi a dettagliare la situazione delle intersezioni riscontrate sui
singoli fronti esaminati in corrispondenza dei suddetti STOP.
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GIACITURA PERSISTENZA
SPAZIATURA APERTURA
SISTEMA IMM./INCL. LINEARE TERMINAZIONE
(cm) (mm)
VALORI MEDI (m)
Flysch BG: 2 – 20
St1 224°/80°
P. di Brenno: 2 – 30 > 100 < 0,1 – 1 Non visibile
St2 41°/48°
F. di Tabiago: 10 – 550
< 0,1 – 1 Da non visibile a
K1a 133°/75°
50 – 1500 5 – 70 (1 – 5) contro discontinuità
K1b 296°/85°
(faglia)
Orizz.: 1 – 10 Contro discontinuità
K2a 225°/85°
10 – 200 Vertic.: 0,1 – 5 0,1 – 1 (Da non visibile a
K2b 30°/60°
contro discontinuità)
86°/70° 20 – 500 Da non visibile a
K3 1 – 15 0,1 – 1
269°/83° (1500 – 2500) contro discontinuità
Partendo dai dati elaborati da precedenti studi condotti sui medesimi litotipi affioranti in cava, sono
riassunti nella tabella 2 sotto riportata i risultati delle prove di taglio diretto su giunto. L’analisi è stata
condotta sui giunti di stratificazione di un litotipo marnoso del Flysch di Bergamo, diffusi praticamente in
tutto il giacimento, caratterizzati da riempimento calcitico levigato a strati, che presenta le più basse
caratteristiche di attrito di tutta la cava.
JCS
CAMPIONE LITOTIPO φbase [°] JRC φ [°]
C0 [MPa]
A Marna 30 3 20 33
B Marna 30 2 20 33
Tabella 2 – Interpretazione prove di taglio diretto su giunto
Dall’analisi dei dati della tab. 2, si evidenzia come i valori dell’angolo di attrito φ risultino prossimi all’angolo
di attrito di base φbase.
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4.1 ANALISI DI STABILITA’ E RISULTATI
La scelta delle zone di indagine, come già accennato, è stata fatta in modo omogeneo su tutta l’area della
cava attuale e nelle zone di ampliamento di quest’ultima. Per l’esposizione dei risultati, si è preferito
raggruppare le stazioni strutturali per Comune, in quanto a seconda della zona di indagine il parametro
sismico di riferimento (Agmax) varia.
Dopo aver presentato per ogni STOP la tabella delle giaciture rilevate in campo e il relativo diagramma di
Schimdt, si esaminano le condizioni statiche di quei cunei di roccia e/o delle superfici planari
potenzialmente instabili che si potrebbero formare a seguito dell’intersezione tra le discontinuità presenti
nell’ammasso roccioso e le superfici libere generate dal fronte di scavo in esame.
I parametri di resistenza impiegati per l’analisi sono stati valutati seguendo le indicazioni legislative
aggiornate, che prevedono di utilizzare il metodo agli stati limite per la definizione dei fattori di sicurezza.
Sulla base di queste considerazioni, si assume sempre verificata la condizione in cui FS > 1,1.
Tutti i dati sperimentali di partenza rilevati sul terreno sono già stati riportati in specifici diagrammi
equiareali o di Schmidt. I modi base di rottura più diffusi negli ammassi rocciosi si dividono nelle seguenti
categorie:
- scivolamenti planari: un monolito scivola su di una superficie piana o assimilabile a piana, avente
direzione di immersione simile a quella del pendio
- scivolamenti lungo intersezioni: implicano scivolamento di blocchi a forma di cuneo delimitati da
superfici piane con direzioni di immersione diverse da quella del pendio, del fronte del pendio e di
una eventuale frattura di trazione sub-verticale e con direzione di scivolamento data dalla linea di
intersezione tra due piani
- ribaltamenti: coinvolgono blocchi prismatici definiti da uno o due sistemi di discontinuità di cui uno,
necessariamente presente, ha direzione di immersione opposta a quella del fronte; l’altro, se
esiste, ha direzione simile a quella del fronte.
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4.1.1 STOP 1 (fronte 180/70 – Calcarenite/marna)
Stop 1
calcarenite/marna direzione immersione c (MPa) JCS (t/m2) JRC ϕbase Agmax
(fronte 180/70)
St 224 50 0.02 2773.6 3 33 0.083905
k1a 133 75 0.02 2773.6 7 33 0.083905
k1b 296 85 0.02 2773.6 7 33 0.083905
k2b 44 40 0.02 2773.6 7 33 0.083905
k3 86 70 0.02 2773.6 7 33 0.083905
Dall’analisi cinematica svolta sui dati raccolti è emersa la possibile formazione di:
- scivolamento di cunei
17
- scivolamento planare:
La situazione analizzata mostra la possibilità che si formino cunei instabili e scivolamenti planari, che
pertanto è necessario indagare e approfondire per determinare se effettivamente si formano e, se si
formano, qual è il rapporto tra le forze stabilizzanti e quelle instabilizzanti attraverso la determinazione del
fattore di sicurezza.
Con apposito software sono stati determinati i fattori di sicurezza, che sono riportati nella seguente tabella.
Nelle figure seguenti si riportano i risultati grafici delle analisi che hanno permesso di determinare il fattore
di sicurezza per quanto individuato in tab. 3.
*.*.*
18
Figura 11 – Rappresentazione grafica dei cunei che si formano per fenomeni di scivolamento (St-k1a – Fs 1,41)
Figura 12 – Rappresentazione grafica dei cunei che si formano per fenomeni di scivolamento (St-k1b – Fs 1,73)
Figura 13 – Rappresentazione grafica dei cunei che si formano per fenomeni di scivolamento (k1a-k1b – Fs 5,00)
19
Figura 14 – Verifica delle superfici che si formano per fenomeni di scivolamento planare
*.*.*
Stop 2
marna direzione immersione c (MPa) JCS (t/m2) JRC ϕbase Agmax
(fronte 40/70)
St 41 26 0.02 2773.6 3 33 0.083905
k1a 133 75 0.02 2773.6 7 33 0.083905
k1b 296 85 0.02 2773.6 7 33 0.083905
k2a 220 65 0.02 2773.6 7 33 0.083905
20
Dall’analisi cinematica svolta sui dati raccolti è emersa la possibile formazione di:
- scivolamento planare:
L’analisi mostra che non vi sono le condizioni cinematiche per la formazine di cune instabili, come si vede
nel test di Markland sotto riportato.
La situazione analizzata mostra quindi solo la possibilità che si formino scivolamenti planari, per cui con
apposito software sono stati determinati i fattori di sicurezza, che sono riportati nella seguente tabella.
Figura 15 – Verifica delle superfici che si formano per fenomeni di scivolamento planare
22
4.1.3 STOP 3 (fronte 65/70 – Scaglia rossa)
Stop 3
Scaglia rossa direzione immersione c (MPa) JCS (t/m2) JRC ϕbase Agmax
(fronte 65/70)
St 41 20 0.02 2218.9 3 33 0.083905
k1a 133 75 0.02 2218.9 7 33 0.083905
k1b 296 85 0.02 2218.9 7 33 0.083905
k2a 220 70 0.02 2218.9 7 33 0.083905
k3 269 83 0.02 2218.9 7 33 0.083905
Dall’analisi cinematica svolta sui dati raccolti è emersa la possibile formazione di:
- scivolamento planare:
23
L’analisi mostra che non vi sono le condizioni cinematiche per la formazione di cunei instabili, come si vede
nel test di Markland sotto riportato.
La situazione analizzata mostra quindi solo la possibilità che si formino scivolamenti planari, per cui con
apposito software sono stati determinati i fattori di sicurezza, che sono riportati nella seguente tabella.
Nelle figure seguenti si riportano i risultati grafici delle analisi che hanno permesso di determinare il fattore
di sicurezza per quanto individuato in tab. 5.
Figura 16 – Verifica delle superfici che si formano per fenomeni di scivolamento planare
24
4.1.4 STOP 4 (fronte 330/70 – Flysch di Bergamo)
Stop 4
Flysch di Bergamo direzione immersione c (MPa) JCS (t/m2) JRC ϕbase Agmax
(fronte 330/70)
St 25 39 0.02 1872.2 3 33 0.083905
k1a 128 86 0.02 1872.2 7 33 0.083905
k2a 220 86 0.02 1872.2 7 33 0.083905
k3 86 70 0.02 1872.2 7 33 0.083905
Dall’analisi cinematica svolta sui dati raccolti è emersa la possibile formazione di:
- scivolamento di cunei
25
L’analisi mostra che non vi sono le condizioni cinematiche per la formazione di cunei instabili, come si vede
nel test di Markland sotto riportato.
La situazione analizzata mostra la possibilità che si formino solo cunei instabili, che pertanto è necessario
indagare e approfondire per determinare se effettivamente si formano e, se si formano, qual è il rapporto
tra le forze stabilizzanti e quelle instabilizzanti attraverso la determinazione del fattore di sicurezza.
Con apposito software sono stati determinati i fattori di sicurezza, che sono riportati nella seguente tabella.
Nelle figure seguenti si riportano i risultati grafici delle analisi che hanno permesso di determinare il fattore
di sicurezza per quanto individuato in tab. 6.
*.*.*
26
Figura 17 – Rappresentazione grafica dei cunei che si formano per fenomeni di scivolamento (St-k1a – Fs 3,62)
Figura 18 – Rappresentazione grafica dei cunei che si formano per fenomeni di scivolamento (St-k3 – Fs 2,06)
27
4.1.5 STOP 5 (fronte 240/70 – Scaglia grigia)
Stop 5
Scaglia grigia direzione immersione c (MPa) JCS (t/m2) JRC ϕbase Agmax
(fronte 330/70)
St 82 227 0.02 2218.9 3 33 0.083905
k1a 73 130 0.02 2218.9 7 33 0.083905
k1b 80 293 0.02 2218.9 7 33 0.083905
Dall’analisi cinematica svolta sui dati raccolti è emersa la possibile formazione di:
- scivolamento di cunei
28
L’analisi mostra che non vi sono le condizioni cinematiche per la formazione di cunei instabili, come si vede
nel test di Markland sotto riportato.
La situazione analizzata mostra la possibilità che si formino solo cunei instabili, che pertanto è necessario
indagare e approfondire per determinare se effettivamente si formano e, se si formano, qual è il rapporto
tra le forze stabilizzanti e quelle instabilizzanti attraverso la determinazione del fattore di sicurezza.
Con apposito software è stato determinato il fattore di sicurezza, come riportato nella seguente tabella.
Nella figura seguente si riportano i risultati grafici dell’analisi che ha permesso di determinare il fattore di
sicurezza per quanto individuato in tab. 7.
Figura 19 – Rappresentazione grafica dei cunei che si formano per fenomeni di scivolamento (k1a-k1b – Fs 4,97)
29
4.2 ANALISI DI STABILITÀ GLOBALE
Per verificare altresì la situazione globale di un versante tipo, è stata predisposta un’analisi globale lungo la
sezione individuata nella planimetria allegata alla presente relazione. L’analisi di stabilità globale è stata
eseguita con il metodo di Bishop semplificato.
La definizione dei parametri geomeccanici del materiale secondo i quali si simula il comportamento delle
porzioni di versante analizzate è un aspetto di rilevante importanza, in quanto piccole variazioni dei
parametri caratteristici potrebbero influenzare la risposta del modello in modo anche significativo.
In questo caso, considerando le caratteristiche dei materiali oggetto di indagine, a grande scala il
comportamento del versante non risente dell’influenza di una o più discontinuità, ma si comporta come un
mezzo continuo, la cui deformazione può essere assunta perfettamente elastica e la rigidezza costante al
variare dello stato tensionale.
Le caratteristiche del mezzo sono le seguenti:
- ϕ (angolo di attrito) = 33°
- accelerazione sismica per il sito: kh = 0,0203 / Kv = 0,0102
Il risultato dell’analisi e i calcoli che hanno permesso di determinare il FS lungo la sezione A-B analizzata è
riportato di seguito. Considerando le riduzioni dei coefficienti già operate in sede di elaborazione dei dati, si
ritiene verificata la stabilità del versante il cui FS sia > 1,1.
Fs minimo calcolato
profilo
con Bishop
Sezione A – B 3,345
*.*.*
30
31
Slide Analysis Informa on
SLIDE - An Interac ve Slope Stability Program
Project Summary
General Se ngs
Design Standard
Analysis Op ons
Bishop simplified
Number of slices: 25
Tolerance: 0.005
Maximum number of itera ons: 50
Check malpha < 0.2: Yes
Ini al trial value of FS: 1
Steffensen Itera on: Yes
Groundwater Analysis
Random Numbers
Surface Op ons
Loading
Material Proper es
Terreni di Morene
Property Piano di Brenno Scaglia grigia Scaglia rossa Flysch di Bergamo
riporto Rissiane
Color ___ ___ ___ ___ ___ ___
Generalised Hoek- Mohr- Mohr- Generalised Hoek- Generalised Hoek- Generalised Hoek-
Strength Type
Brown Coulomb Coulomb Brown Brown Brown
Unit Weight [kN/m3] 26 17 17 26 26 26
Cohesion [kPa] 29.42 49.03
Fric on Angle [deg] 23 30
Unconfined Compressive
175000 175000 175000 175000
Strength (intact) [kPa]
nmb 0.17061 0.414338 0.385775 0.636035
ns 0.000172232 0.000172232 0.000145791 0.000468176
na 0.506582 0.506582 0.50705 0.504342
Water Surface None None None None None None
Ru Value 0 0 0 0 0 0
Global Minimums
35
Allegato 1
PLANIMETRIA CON INDIVIDUAZIONE DELLA SEZIONE DI CONTROLLO E DELLE ZONE INDAGATE PER LE
ANALISI DI STABILITÀ
36
Allegato 2
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
38
Foto 1 – Vista panoramica della cava
39
Foto 2 – Particolare dell'affioramento di Scaglia Rossa (Piano di Brenno)
Foto 3 – Panoramica del contatto stratigrafico tra Scaglia Rossa (Piano di Brenno) e membro conglomeratico della Formazione di
Tabiago
40
Foto 4 – Panoramica degli affioramenti marnosi all’interno della Formazione di Tabiago
Foto 5 – Contatto stratigrafico tra la Scaglia grigia e la Scaglia gialla nel settore N/NE della cava (Piano di Brenno)
41
Foto 6 – Panoramica dei contatti tra Scaglia gialla, Flysch di Bergamo e Scaglia grigia
Foto 7 – Particolare della zona di affioramento della Scaglia gialla (Piano di Brenno)
42
Allegato 3
43