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Cava di marna “Monte Giglio”

Comuni di Calusco, Carvico e Villa d’Adda (BG)

RELAZIONE GEOLOGICA, IDROGEOLOGICA,


E GEOTECNICA CON VERIFICA DI
STABILITA’ DEI FRONTI DI CAVA

Settembre 2017

Stabilimento di Rezzato
SOMMARIO

1 PREMESSA ........................................................................................................................................... 3
2 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO, GEOLOGICO E GEOSTRUTTURALE DEL TERRITORIO .......................... 3
2.1 Inquadramento geografico ........................................................................................................... 3
2.2 Inquadramento geologico............................................................................................................. 5
2.3 Inquadramento geomorfologico ................................................................................................... 8
2.4 Inquadramento tettonico e strutturale ......................................................................................... 8
2.5 Inquadramento idrologico e idrogeologico ................................................................................... 9
3 SISMICITÀ DELL’AREA ..........................................................................................................................11
4 RILIEVO GEO-STRUTTURALE DI DETTAGLIO .........................................................................................12
4.1 ANALISI DI STABILITA’ E RISULTATI...............................................................................................16
4.1.1 STOP 1 (fronte 180/70 – Calcarenite/marna)........................................................................17
4.1.2 STOP 2 (fronte 40/70 – Marna) ............................................................................................20
4.1.3 STOP 3 (fronte 65/70 – Scaglia rossa) ...................................................................................23
4.1.4 STOP 4 (fronte 330/70 – Flysch di Bergamo) ........................................................................25
4.1.5 STOP 5 (fronte 240/70 – Scaglia grigia).................................................................................28
4.2 ANALISI DI STABILITÀ GLOBALE ....................................................................................................30
5 CONCLUSIONI .....................................................................................................................................35

Allegati:

- Allegato 1: PLANIMETRIA CON INDIVIDUAZIONE DELLA SEZIONE DI CONTROLLO E DELLE ZONE


INDAGATE PER LE ANALISI DI STABILITÀ
- Allegato 2: DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
- Allegato 3: CARTA GEOLOGICA AGGIORNATA

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1 PREMESSA
Nell’ambito della redazione del progetto di proseguimento della coltivazione della cava denominata
“Monte Giglio” di proprietà della Italcementi S.p.A. e sita nei Comuni di Calusco d’Adda, Carvico e Villa
d’Adda (BG), la presente relazione contiene i risultati dell’indagine geologica e geotecnica finalizzata a
verificare che le geometrie previste dal progetto autorizzato siano compatibili con adeguate condizioni di
sicurezza dei fronti di coltivazione futura.
La stratigrafia e la geologia del sito sono note a seguito delle campagne di indagine (2000 – 2007 – 2012 –
2015) e della coltivazione svolta nel corso degli anni, mentre i parametri geotecnici relativi all’ammasso
roccioso sono stati aggiornati tramite un rilievo geostrutturale appositamente realizzato.
La relazione e le indagini sul campo sono state condotte secondo quanto previsto dalla normativa vigente,
ovvero le NTC 2008 ai sensi del D.M. 14 gennaio 2008; sul campo si è proceduto secondo le norme indicate
negli ISRM Suggested Methods.

2 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO, GEOLOGICO E GEOSTRUTTURALE DEL TERRITORIO


2.1 Inquadramento geografico
La cava Monte Giglio, a servizio della cementeria di Calusco D’Adda (Italcementi S.p.A.) si trova nei Comuni
di Calusco d’Adda, Carvico e Villa d’Adda (BG), tra le quote 255 e 340 s.l.m. circa. E’ ubicata sul versante Sud
del Monte Giglio, che separa la valle dell’Adda a nord dall’inizio della pianura, posto a sud di esso.
L’area di interesse si trova all’intersezione delle carte B5e2 e B5e3 della cartografia ufficiale regionale in
scala 1: 10.000, come riportata nella figura 1.
La cava è raggiungibile direttamente dall’abitato di Calusco d’Adda attraverso la viabilità comunale.

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Figura 1 – Inquadramento geografico generale dell'area, con individuazione del perimetro dell'ATEi1

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2.2 Inquadramento geologico
Nell’area d’interesse sono presenti rocce di origine sedimentaria di età triassica e giurassica, comprendenti
calcari, calcari marnosi e, in minor parte, argilliti.
In figura 2 si riporta uno stralcio della carta geologica della provincia di Bergamo in scala 1:50.000 in cui si
può osservare l’ubicazione dell’area di cava.
Cretacico superiore

Figura 2 – Carta geologica e relativa legenda delle formazioni affioranti nella zona di cava (tratta dalla Carta Geologica d'Italia
alla scala 1:50.000, foglio Vimercate) – All'interno del riquadro rosso è indicata l'area di cava.
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Figura 3 – Estratto della sezione geologica B-B' della Carta Geologica d'Italia alla scala 1:50.000, foglio Vimercate. Nel riquadro
rosso è individuata l’area di affioramento dove è collocata la cava Monte Giglio.

La cava Monte Giglio appartiene al dominio delle Prealpi Orobiche, ed in particolare è costituita da una
sequenza di litotipi mesozoici e cenozoici di spessore pari a circa 350 m.
Le formazioni presenti all’interno della cava ed interessate dalla coltivazione formano una struttura a
sinclinale asimmetrica, con fianco NE più inclinato di quello SW, con asse immergente a NW di modesta
inclinazione; ai bordi dell’area di cava, invece affiorano depositi morenici e soprattutto fluviali del
Quaternario.
La serie stratigrafica nell’area di studio è costituita dall'alto al basso dalla seguente successione di età
giurassica-triassica:
FLYSCH DI BERGAMO (Campaniano medio – superiore)
Questa formazione può essere stimata a Monte Giglio in circa 130 m di spessore. L’intera sequenza
flyshoide che va dal Monte Canto al Monte Giglio ha una potenza variabile tra 200 e 1100 m, caratterizzata
da pieghe isoclinali con piani assiali immersi a SW che conferiscono alla roccia l’aspetto di una monoclinale.
Dal punto di vista litologico, nella parte più bassa è costituita da un’alternanaza di torbiditi con spessori
variabili da 3 a 15 metri, con intercalazioni di sottili marne emipelagiche di spessore variabile tra 1 e 3 cm.
Verso la sommità, i letti di marna aumentano di spessore, accompagnati a livelli di potenza varbile fino a 7
metri di silt a ciottoli, qualche volta gradati e livelli conglomeratici.
Questa formazione fa passaggio graduale al soprastante Piano di Brenno, caratterizzato prevalentemente
da sedimenti pelagici che segnano il limite Campaniano – Maastrichtiano.

PIANO DI BRENNO (Maastrichtiano)


La Formazione del Piano di Brenno è costituita da una sequenza di rocce variegate, formate dall’alternanza
più o meno distinta di strati di calcare marnoso (spessore variabile tra 5 e 30 cm) con sottili livelli di marna.
Si distinguono 3 facies:
- Scaglia (marna) grigio – giallastra: si tratta di un membro costituito da livelli giallastri con
variegature rossastre; nella sua parte più bassa include livelli simili al Flysch di Bergamo, con siltiti a
elementi conglomeratici, al punto che il limite tra Scaglia gialla e Flysch è difficilmente distinguibile;
la potenza si aggira intorno ai 60 metri;

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- Scaglia (marna) grigia: geologicamente è definita “scaglia cinerea” e costituisce un livello ben
distinguibile dalla sottostante scaglia gialla. Presenta uno spessore intorno ai 45 m. Alla vista, a parte
il colore, somiglia alla Scaglia Gialla, ma con le risedimentazioni quasi completamente scomparse;
- Scaglia (marna) rossa: Geologicamente chiamata “scaglia rossa” costituisce la formazione più
recente della serie cretacica, che con essa termina; limitata in potenza (se confrontata con i
sottostanti membri) presenta una buona costanza chimica e, nell’ambito del giacimento, è
inconfondibile per il suo colore caratteristico. Se confrontata con gli altri membri, è del tutto priva di
risedimentazione.

FORMAZIONE DI TABIAGO (Paleocene)


La Formazione di Tabiago è sovraimposta con leggera discordanza angolare alla Scaglia rossa e risulta
costituita da due facies ben distinte:
- Arenaria e conglomerato calcareo (Paleocene medio): facies costituita da ruditi ed areniti
risedimentate con qualche modesto livello di marne. Nella parte alta si rileva uno strato di
calcarenite gradata di spessore pari a oltre 5 metri, che costituisce il letto di quanto affiora
superiormente;
- Marna silicea (Paleocene Superiore): si tratta di marne grigio – verdastre interrotte da calciturbiditi a
tessitura lenticolare o piano parallela a spessori sottili. Tale facies costituisce il nucleo della sinclinale.

COPERTURE DETRITICHE (Quaternario)


Sui fianchi della collina, sia sul versante WSW che sul versante ENE, si sviluppa la copertura quaternaria,
caratterizzata da depositi morenici fluvio – glaciali mindelliani e rissiani talora rimaneggiati artificialmente;
essi si presentano con potenze variabili tra 0 e 35/40 m. Si distinguono:
- Glaciale e fluvio – glaciale mindelliano (Unità di Medolago): questi depositi sono costituiti
prevalentemente da morene rimaneggiate dagli scaricatori glaciali e spesso sono profondamente
argillificate e a tratti ferrettizzate; si estendono nella zona più pianeggiante all’esterno della cava
lungo il suo lato SW, SE ed E della collina;
- Glaciale rissiano (Unità di Carvico): affiora sul lato W, N e NE della collina ed è costituito da ammassi
morenici, spesso sotto forma di cordoni, a granulometria varia con elementi poligenici anche di
grandi dimensioni di rocce alpine legate soprattutto al bacino glaciale della valle del fiume Adda.

Le formazioni geologiche che attualmente sono e che continueranno ad essere interessate dall’estrazione
di calcare da cemento sono tutte quelle sopra riportate (escluse le coperture detritiche quaternarie), e sono
rappresentate nella carta geologica di dettaglio allegata in scala 1:2.000 (All. 3).
Nella figura sottostante si riporta inoltre lo schema dei rapporti stratigrafici delle unità rilevabili all’interno
della cava e in un suo intorno significativo.

Figura 4 – Schema dei rapporti stratigrafici


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2.3 Inquadramento geomorfologico
La collina di Monte Giglio è situata a nord dell’abitato di Calusco ed immediatamente ad est del fiume
Adda, e costituisce oggi un modesto rilievo isolato al di sopra della piana alluvionale circostante, oltre che
rappresentare l’estensione più meridionale delle Alpi in quest’area.
Nella parte centrale il piazzale è posto a quota 257 m slm, mentre il livello fondamentale della pianura si
trova circa a quota 300 m slm.
La cava Monte Giglio ha una forma ellittica con asse principale NW-SE e bordi in rilievo coperti all’esterno
da deposito morenici e fluvioglaciali e costituiti all’interno dalle formazioni marine cretaciche e
paleoceniche.
L’area circostante la cava è interamente costituita da depositi morenici e fluvioglaciali legati all’espansione
quaternaria del ghiacciaio dell’Adda; lungo il ramo dell’attuale lago di Lecco, infatti, il ghiacciaio si insinuava
nella valle dell’Adda fino all’altezza di Merate e Calusco, terminando il tragitto in corrispondenza delle
fronti moreniche della zona di Paderno (Mindel II) e di Brivio (Wurm IV).
A sud di Monte Giglio, in zona Canodaro, è conservato un lembo mindeliano ferrettizzato, conseguenza del
fatto che i due rilievi cretacico – paleocenici di Monte Robbio e Monte Giglio proteggessero il mindel dal
dilavamento successivo.
A SE e SW della cava, il potente dilavamento e spianamento del morenico mindeliano dopo il ritiro glaciale,
diede luogo ad un pianalto ferrettizzato sospeso per 90 m sull’Adda. Ad esso si addossarono sul lato NW, N
e NNE le morene del Riss, con i relativi cordoni.
Queste presentano in superficie un livello alterato argilloso giallo ocra e sono caratterizzati dalla mancanza
pressoché totale di elementi calcarei.
Caratteristico è il cordone morenico più esterno, posto ad E dell’Adda, che si appoggia verso NW sul rilievo
di Monte Giglio girandovi intorno.
La cerchia continua a NE con la collinetta di Carvico (quota 322 m slm, loc. Cornalida).
Tra Monte Giglio ed il fiume Adda sono quindi riconoscibili, a differenti quote, tre terrazzi connessi
all’argine erosivo dell’Adda che, dall’interglaciale Mindel-Riss ad oggi, incise l’alta pianura per 90 metri.

2.4 Inquadramento tettonico e strutturale


Le formazioni citate, pur mantenendo i rapporti stratigrafici descritti, sono state interessate dai movimenti
orogenetici che hanno dato origine alle prealpi lombarde.
I risultati della compressione NE-SW operata nel corso del tempo si manifestano a livello della cava Monte
Giglio nella sinclinale che interessa tutta la serie descritta in precedenza; le formazioni si presentano infatti
impialte una sull’altra a formare una tegola rovescia, dalla più antica sottostante alla più recente a giorno.
Data questa disposizione geometrica particolare, le formazioni mostrano una simmetria bilaterale rispetto
all’asse della sinclinale, che risulta orientato in senso NW/SE; le formazioni si presentano quindi come
corone circolari sovrapposte, ortogonalmente all’asse della piega e gli opposti versanti presentano serie
analoghe, correlabili e raccordabili in profondità.
Le uniche variazioni, oltre alle non costanti potenze delle singole formazioni lungo tutto il loro sviluppo,
sono dovute alle ondulazioni presentate dall’asse della sinclinale che mediamente tende ad abbassarsi
verso NNW, cioè verso l’Adda; tradotto in termini geometrici, la geometria delle formazioni di Monte Giglio
è assimilabile ad un semitronco di cono adagiato, con altezza disposta orizzontalmente e diretta NNW-SSE e
con la base maggiore a NNW, cioè verso l’Adda.
E’ questa configurazione che determina la diversa inclinazione di strati appartenenti alla stessa formazione
su pareti opposte della cava; infatti verso WNW l’inclinazione è al massimo pari a 30°, mentre sul lato
opposto di cava varia tra 50° e 70°.

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Figura 5 – Inquadramento strutturale del settore NW della Provincia di Bergamo. Nel riquadro è evidenziata l'area di cava

2.5 Inquadramento idrologico e idrogeologico


La serie geologica affiorante all’interno della cava Monte Giglio è prevalentemente marnosa e quindi
praticamente impermeabile. Questo dato è suggellato anche da prove Lugeon, svolte nel settore SE della
cava, che hanno fornito assorbimenti e portate nulli.
Non essendovi possibilità di infiltrazione dell’acqua, ne deriva che non sia stato possibile l’instaurarsi di un
regime idrico sotterraneo; un moderato flusso per porosità (deducibile da limitate infiltrazioni e stillicidi
nelle aree più depresse) è rilevabile solo sul lato N e sul fianco ENE della collina, dove è presente la morena
rissiana. Discorso completamente diverso è quello da farsi per la morena mindeliana, che affiora a S e SE,
che presenta una sostanziale permeabilità (o locale semipermeabilità) dovuta all’elevato grado di
ferrettizzazione e risulta assimilabile al fluvioglaciale argilloso che ad essa si innesta senza soluzione di
continuità verso S e verso W.
Lo scolo delle acque superficiali all’interno della zona interessata dalla coltivazione risulta ben
regolamentato da canali di adduzione e convogliamento.
La falda superficiale non presenta una continuità laterale su tutto il territorio del comune di Calusco, sia in
termini di soggiacenza che di direzione di flusso; ciò è determinato dalla tipologia dei depositi superficiali, in
particolare:
- i depositi morenici contengono le falde superficiali mediamente a profondità variabili tra 5 e 10 m
con direzioni di flusso congrue con la topografia;
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- i depositi fluvioglaciali grossolani della zona di fondovalle del torrente Grandone contengono falde
superficiali a profondità di pochi metri dal suolo, alimentando talora alcune aree sorgive (Sorgente
Baccanello).
Lo studio sulla vulnerabilità della falda superficiale evidenzia nella piana del Torrente Grandone la presenza
dei depositi fluvioglaciali dell’Unità di Cantù prevalentemente ghiaioso-sabbiosi, sovrastanti l’Unità di
Medolago a permeabilità bassa, ciò determina una bassa soggiacenza caratterizzata da valori di
vulnerabilità molto alta.
Per quanto riguarda la falda profonda, la soggiacenza è, nella maggior parte del territorio, superiore a 50 m,
soprattutto nella zona centrale e orientale. Sono state registrate drastiche diminuzioni della profondità
lungo la gola dell’Adda e la presenza di numerose sorgenti nei pressi del corso d’acqua, che tuttavia non
hanno dirette interazioni con l’area della cava.
In questo senso, una nota particolare meritano i rapporti col fiume Adda, il cui canyon, profondo oltre 70
metri, costituisce il naturale asse drenante di tutti gli acquiferi ubicati nei depositi del quaternario sia lungo
il versante lecchese, che lungo il versante bergamasco, come dimostrato nella figura 5 sotto riportata.

Figura 6 – Carta delle isopiezometriche con individuazione dell'area di cava Monte Giglio (tratta dallo Studio Idrogeologico del
Foglio Vimercate – scala 1:50.000)

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Infine, per quanto riguarda il substrato roccioso sono esclusi movimenti di acque sotterranee verso l’Adda,
vista la permeabilità del substrato marnoso. Parimenti si può escludere qualsiasi interferenza del fiume
Adda con il substrato roccioso interessato dalla coltivazione, sia per una questione planoaltimetrica (il
piazzale si trova a quota 257 m slm, l’alveo del fiume scorre 50 metri più in basso e ad una distanza di oltre
1 km), sia per una ragione tettonica, in quanto l’asse della piega è immerge verso NW ed impedisce ogni
rapporto con gli scavi presenti e futuri.

3 SISMICITÀ DELL’AREA
Per quanto riguarda il coefficiente sismico, in accordo con la più recente normativa regionale (D.G.R.
11/7/2014 n. X/2129 del 11/7/2014 – in vigore dal 10/4/2016), i calcoli sono stati eseguiti utilizzando i
coefficienti di accelerazione sismica massima previsti per Calusco d’Adda, Carvico e Villa d’Adda, in
particolare:
- Calusco d’Adda Agmax = 0.083746
- Carvico Agmax = 0.083905
- Villa d’Adda Agmax = 0.075619
Per eseguire un’analisi il più cautelativa possibile, si è scelto di applicare il valore di Agmax più elevato. Nei
calcoli quindi si prenderà come riferimento il valore di Agmax relativo al Comune di Carvico (Agmax =
0.083905).

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4 RILIEVO GEO-STRUTTURALE DI DETTAGLIO
La raccolta dei dati utili per la ricostruzione dell’andamento geostrutturale del giacimento è stata fatta
integrando con un apposito rilievo i dati e gli studi già compiutamente eseguiti sia in occasione dello studio
strutturale del 2007 sia nei periodi successivi. Mediante questo aggiornamento, a partire dai dati di
precedenti analisi e dalla bibliografia, è stato possibile confermare l’andamento degli strati e delle relative
discontinuità.
Nel presente elaborato sono state considerate tutte le discontinuità rilevate, valutando il loro
comportamento nei confronti delle superfici libere generate sia nella condizione attuale dei fronti, sia in
quella di progetto.
Prima di procedere, è necessario fornire la classificazione geomeccanica degli ammassi rocciosi, come sotto
riportato:

FORMAZIONE QUALITA’
RMR CLASSE GSI (1)
GEOLOGICA DELL’AMMASSO
Formazione di
52 II Discreta 51
Tabiago
Piano di Brenno 50 II Buona 49
Piano di Brenno
- - - 25
(zone ripiegate)
Flysch di Bergamo 47 III Discreta 38
Flysch di Bergamo
- - - 25
(zone ripiegate)
(1)
Dei due approcci possibili per la determinazione di GSI, ovvero dalla classificazione RMR o dalle GSI
Charts, si è scelto di utilizzare queste ultime, come sotto riportato.

Figura 7 – GSI Chart con la quale è stato determinato il valore di GSI per la “Formazione di Tabiago"

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Figura 8 – GSI Chart con cui sono stati determinati i valori di GSI per il "Piano di Brenno"

Figura 9 – GSI Chart con cui sono stati determinati i valori di GSI per il "Flysch di Bergamo"

Il peso di volume medio dei materiali oggetto di escavazione è pari a 2,27 t/m3.
In allegato si riporta una planimetria con l’ubicazione dei 4 STOP geo-strutturali eseguiti, di cui di seguito si
fornisce una sintesi tabellare.

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In primo luogo sono state esaminate le giaciture delle discontinuità rilevate, e, mediante un’analisi
statistica, i dati sono stati racchiusi in cluster omogenei su stereogramma mediante curve di isodensità,
come riportato nella sottostante rappresentazione grafica delle discontinuità rilevate e nella tabella del
rilievo.

Figura 10 – Rappresentazione delle principali famiglie di discontinuità rinvenute nell’ambito dell’intero giacimento.

Il rilievo eseguito ha portato all’individuazione dei seguenti sistemi di discontinuità, considerati i più
importanti e ricorrenti
St1 = 224/80
St2 = 40/48
k1a = 133/75
k1b = 296/85
k2a = 225/85
k2b = 30/60
k3 = 86/70 e 269/83

in cui la St1 è relativa al fianco nord orientale della piega, mentre la St2 si riferisce a quello sud occidentale;
k1a e k1b costituiscono un sistema di fratture coniugate, perpendicolari all’asse della sinclinale. A queste si
aggiungono k2a e k2b che rappresentano un clivaggio coniugato di piano assiale della piega, con direzione
prevalentemente perpendicolare alla stratificazione; k3 infine è un sistema disposto diagonalmente
rispetto alla sinclinale.

Le stazioni di rilievo sono state individuate in zone omogeneamente distribuite all’interno dell’attuale
areale di cava, tenendo presente la situazione che i fronti presenteranno durante e al termine del progetto.
Le famiglie di discontinuità presenti nell’ammasso roccioso sono sostanzialmente comuni a tutte le zone
considerate e rilevabili con una certa continuità, e per questo viene fornito di seguito l’inquadramento
strutturale generale del giacimento, andando poi a dettagliare la situazione delle intersezioni riscontrate sui
singoli fronti esaminati in corrispondenza dei suddetti STOP.

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GIACITURA PERSISTENZA
SPAZIATURA APERTURA
SISTEMA IMM./INCL. LINEARE TERMINAZIONE
(cm) (mm)
VALORI MEDI (m)
Flysch BG: 2 – 20
St1 224°/80°
P. di Brenno: 2 – 30 > 100 < 0,1 – 1 Non visibile
St2 41°/48°
F. di Tabiago: 10 – 550
< 0,1 – 1 Da non visibile a
K1a 133°/75°
50 – 1500 5 – 70 (1 – 5) contro discontinuità
K1b 296°/85°
(faglia)
Orizz.: 1 – 10 Contro discontinuità
K2a 225°/85°
10 – 200 Vertic.: 0,1 – 5 0,1 – 1 (Da non visibile a
K2b 30°/60°
contro discontinuità)
86°/70° 20 – 500 Da non visibile a
K3 1 – 15 0,1 – 1
269°/83° (1500 – 2500) contro discontinuità

SISTEMA RIEMPIMENTO ALTERAZIONE ANDAMENTO RUGOSITA’ / JRC


St1 - Deb. rugoso – Liscio
Fresca – Legg. alter. Ondulato 3
St2 Calcite (Slickensides)
K1a - Fresca – Legg. alter. Rugoso
Ondulato 7
K1b Calcite (Mediam. alter.) (Slickensides)
K2a - Rugoso – Deb. rugoso – Liscio
Legg. alter. – Med. alter. Ondulato 7
K2b Calcite (Slickensides)
Rugoso – Deb. rugoso
K3 Calcite Legg. alter. – Med. alter. Ondulato 7
(Slickensides)
Tabella 1 – Sintesi delle caratteristiche dei sistemi di discontinuità rilevati

Partendo dai dati elaborati da precedenti studi condotti sui medesimi litotipi affioranti in cava, sono
riassunti nella tabella 2 sotto riportata i risultati delle prove di taglio diretto su giunto. L’analisi è stata
condotta sui giunti di stratificazione di un litotipo marnoso del Flysch di Bergamo, diffusi praticamente in
tutto il giacimento, caratterizzati da riempimento calcitico levigato a strati, che presenta le più basse
caratteristiche di attrito di tutta la cava.

JCS
CAMPIONE LITOTIPO φbase [°] JRC φ [°]
C0 [MPa]
A Marna 30 3 20 33
B Marna 30 2 20 33
Tabella 2 – Interpretazione prove di taglio diretto su giunto

Dall’analisi dei dati della tab. 2, si evidenzia come i valori dell’angolo di attrito φ risultino prossimi all’angolo
di attrito di base φbase.

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4.1 ANALISI DI STABILITA’ E RISULTATI
La scelta delle zone di indagine, come già accennato, è stata fatta in modo omogeneo su tutta l’area della
cava attuale e nelle zone di ampliamento di quest’ultima. Per l’esposizione dei risultati, si è preferito
raggruppare le stazioni strutturali per Comune, in quanto a seconda della zona di indagine il parametro
sismico di riferimento (Agmax) varia.
Dopo aver presentato per ogni STOP la tabella delle giaciture rilevate in campo e il relativo diagramma di
Schimdt, si esaminano le condizioni statiche di quei cunei di roccia e/o delle superfici planari
potenzialmente instabili che si potrebbero formare a seguito dell’intersezione tra le discontinuità presenti
nell’ammasso roccioso e le superfici libere generate dal fronte di scavo in esame.
I parametri di resistenza impiegati per l’analisi sono stati valutati seguendo le indicazioni legislative
aggiornate, che prevedono di utilizzare il metodo agli stati limite per la definizione dei fattori di sicurezza.
Sulla base di queste considerazioni, si assume sempre verificata la condizione in cui FS > 1,1.
Tutti i dati sperimentali di partenza rilevati sul terreno sono già stati riportati in specifici diagrammi
equiareali o di Schmidt. I modi base di rottura più diffusi negli ammassi rocciosi si dividono nelle seguenti
categorie:
- scivolamenti planari: un monolito scivola su di una superficie piana o assimilabile a piana, avente
direzione di immersione simile a quella del pendio
- scivolamenti lungo intersezioni: implicano scivolamento di blocchi a forma di cuneo delimitati da
superfici piane con direzioni di immersione diverse da quella del pendio, del fronte del pendio e di
una eventuale frattura di trazione sub-verticale e con direzione di scivolamento data dalla linea di
intersezione tra due piani
- ribaltamenti: coinvolgono blocchi prismatici definiti da uno o due sistemi di discontinuità di cui uno,
necessariamente presente, ha direzione di immersione opposta a quella del fronte; l’altro, se
esiste, ha direzione simile a quella del fronte.

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4.1.1 STOP 1 (fronte 180/70 – Calcarenite/marna)

Stop 1
calcarenite/marna direzione immersione c (MPa) JCS (t/m2) JRC ϕbase Agmax
(fronte 180/70)
St 224 50 0.02 2773.6 3 33 0.083905
k1a 133 75 0.02 2773.6 7 33 0.083905
k1b 296 85 0.02 2773.6 7 33 0.083905
k2b 44 40 0.02 2773.6 7 33 0.083905
k3 86 70 0.02 2773.6 7 33 0.083905

Dall’analisi cinematica svolta sui dati raccolti è emersa la possibile formazione di:
- scivolamento di cunei

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- scivolamento planare:

La situazione analizzata mostra la possibilità che si formino cunei instabili e scivolamenti planari, che
pertanto è necessario indagare e approfondire per determinare se effettivamente si formano e, se si
formano, qual è il rapporto tra le forze stabilizzanti e quelle instabilizzanti attraverso la determinazione del
fattore di sicurezza.
Con apposito software sono stati determinati i fattori di sicurezza, che sono riportati nella seguente tabella.

Tipologia di instabilità Piani di scivolamento Fs


St – k1a 1,41
Scivolamento cunei St – k1b 1,73
k1a – k1b 5,00
Scivolamento planare k2b – k3 2,15
Tabella 3 – Fattori di sicurezza determinati per le discontinuità rilevate nello STOP 1

Nelle figure seguenti si riportano i risultati grafici delle analisi che hanno permesso di determinare il fattore
di sicurezza per quanto individuato in tab. 3.
*.*.*

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Figura 11 – Rappresentazione grafica dei cunei che si formano per fenomeni di scivolamento (St-k1a – Fs 1,41)

Figura 12 – Rappresentazione grafica dei cunei che si formano per fenomeni di scivolamento (St-k1b – Fs 1,73)

Figura 13 – Rappresentazione grafica dei cunei che si formano per fenomeni di scivolamento (k1a-k1b – Fs 5,00)

19
Figura 14 – Verifica delle superfici che si formano per fenomeni di scivolamento planare

*.*.*

4.1.2 STOP 2 (fronte 40/70 – Marna)

Stop 2
marna direzione immersione c (MPa) JCS (t/m2) JRC ϕbase Agmax
(fronte 40/70)
St 41 26 0.02 2773.6 3 33 0.083905
k1a 133 75 0.02 2773.6 7 33 0.083905
k1b 296 85 0.02 2773.6 7 33 0.083905
k2a 220 65 0.02 2773.6 7 33 0.083905

20
Dall’analisi cinematica svolta sui dati raccolti è emersa la possibile formazione di:
- scivolamento planare:

L’analisi mostra che non vi sono le condizioni cinematiche per la formazine di cune instabili, come si vede
nel test di Markland sotto riportato.

La situazione analizzata mostra quindi solo la possibilità che si formino scivolamenti planari, per cui con
apposito software sono stati determinati i fattori di sicurezza, che sono riportati nella seguente tabella.

Tipologia di instabilità Piani di scivolamento Fs


Scivolamento planare k1a – k1b 1,52
Tabella 4 – Fattori di sicurezza determinati per le discontinuità rilevate nello STOP 2
21
Nelle figure seguenti si riportano i risultati grafici delle analisi che hanno permesso di determinare il fattore
di sicurezza per quanto individuato in tab. 4.

Figura 15 – Verifica delle superfici che si formano per fenomeni di scivolamento planare

22
4.1.3 STOP 3 (fronte 65/70 – Scaglia rossa)

Stop 3
Scaglia rossa direzione immersione c (MPa) JCS (t/m2) JRC ϕbase Agmax
(fronte 65/70)
St 41 20 0.02 2218.9 3 33 0.083905
k1a 133 75 0.02 2218.9 7 33 0.083905
k1b 296 85 0.02 2218.9 7 33 0.083905
k2a 220 70 0.02 2218.9 7 33 0.083905
k3 269 83 0.02 2218.9 7 33 0.083905

Dall’analisi cinematica svolta sui dati raccolti è emersa la possibile formazione di:
- scivolamento planare:

23
L’analisi mostra che non vi sono le condizioni cinematiche per la formazione di cunei instabili, come si vede
nel test di Markland sotto riportato.

La situazione analizzata mostra quindi solo la possibilità che si formino scivolamenti planari, per cui con
apposito software sono stati determinati i fattori di sicurezza, che sono riportati nella seguente tabella.

Tipologia di instabilità Piani di scivolamento Fs


Scivolamento planare k1a – k1b 1,58
Tabella 5 – Fattori di sicurezza determinati per le discontinuità rilevate nello STOP 2

Nelle figure seguenti si riportano i risultati grafici delle analisi che hanno permesso di determinare il fattore
di sicurezza per quanto individuato in tab. 5.

Figura 16 – Verifica delle superfici che si formano per fenomeni di scivolamento planare

24
4.1.4 STOP 4 (fronte 330/70 – Flysch di Bergamo)

Stop 4
Flysch di Bergamo direzione immersione c (MPa) JCS (t/m2) JRC ϕbase Agmax
(fronte 330/70)
St 25 39 0.02 1872.2 3 33 0.083905
k1a 128 86 0.02 1872.2 7 33 0.083905
k2a 220 86 0.02 1872.2 7 33 0.083905
k3 86 70 0.02 1872.2 7 33 0.083905

Dall’analisi cinematica svolta sui dati raccolti è emersa la possibile formazione di:
- scivolamento di cunei

25
L’analisi mostra che non vi sono le condizioni cinematiche per la formazione di cunei instabili, come si vede
nel test di Markland sotto riportato.

La situazione analizzata mostra la possibilità che si formino solo cunei instabili, che pertanto è necessario
indagare e approfondire per determinare se effettivamente si formano e, se si formano, qual è il rapporto
tra le forze stabilizzanti e quelle instabilizzanti attraverso la determinazione del fattore di sicurezza.
Con apposito software sono stati determinati i fattori di sicurezza, che sono riportati nella seguente tabella.

Tipologia di instabilità Piani di scivolamento Fs


St – k1a 3,62
Scivolamento cunei
St – k3 2,06
Tabella 6 – Fattori di sicurezza determinati per le discontinuità rilevate nello STOP 4

Nelle figure seguenti si riportano i risultati grafici delle analisi che hanno permesso di determinare il fattore
di sicurezza per quanto individuato in tab. 6.
*.*.*

26
Figura 17 – Rappresentazione grafica dei cunei che si formano per fenomeni di scivolamento (St-k1a – Fs 3,62)

Figura 18 – Rappresentazione grafica dei cunei che si formano per fenomeni di scivolamento (St-k3 – Fs 2,06)

27
4.1.5 STOP 5 (fronte 240/70 – Scaglia grigia)

Stop 5
Scaglia grigia direzione immersione c (MPa) JCS (t/m2) JRC ϕbase Agmax
(fronte 330/70)
St 82 227 0.02 2218.9 3 33 0.083905
k1a 73 130 0.02 2218.9 7 33 0.083905
k1b 80 293 0.02 2218.9 7 33 0.083905

Dall’analisi cinematica svolta sui dati raccolti è emersa la possibile formazione di:
- scivolamento di cunei

28
L’analisi mostra che non vi sono le condizioni cinematiche per la formazione di cunei instabili, come si vede
nel test di Markland sotto riportato.

La situazione analizzata mostra la possibilità che si formino solo cunei instabili, che pertanto è necessario
indagare e approfondire per determinare se effettivamente si formano e, se si formano, qual è il rapporto
tra le forze stabilizzanti e quelle instabilizzanti attraverso la determinazione del fattore di sicurezza.
Con apposito software è stato determinato il fattore di sicurezza, come riportato nella seguente tabella.

Tipologia di instabilità Piani di scivolamento Fs


Scivolamento cunei k1a – k1b 4,97
Tabella 7 – Fattore di sicurezza determinato per le discontinuità rilevate nello STOP 5

Nella figura seguente si riportano i risultati grafici dell’analisi che ha permesso di determinare il fattore di
sicurezza per quanto individuato in tab. 7.

Figura 19 – Rappresentazione grafica dei cunei che si formano per fenomeni di scivolamento (k1a-k1b – Fs 4,97)

29
4.2 ANALISI DI STABILITÀ GLOBALE
Per verificare altresì la situazione globale di un versante tipo, è stata predisposta un’analisi globale lungo la
sezione individuata nella planimetria allegata alla presente relazione. L’analisi di stabilità globale è stata
eseguita con il metodo di Bishop semplificato.
La definizione dei parametri geomeccanici del materiale secondo i quali si simula il comportamento delle
porzioni di versante analizzate è un aspetto di rilevante importanza, in quanto piccole variazioni dei
parametri caratteristici potrebbero influenzare la risposta del modello in modo anche significativo.
In questo caso, considerando le caratteristiche dei materiali oggetto di indagine, a grande scala il
comportamento del versante non risente dell’influenza di una o più discontinuità, ma si comporta come un
mezzo continuo, la cui deformazione può essere assunta perfettamente elastica e la rigidezza costante al
variare dello stato tensionale.
Le caratteristiche del mezzo sono le seguenti:
- ϕ (angolo di attrito) = 33°
- accelerazione sismica per il sito: kh = 0,0203 / Kv = 0,0102

Il risultato dell’analisi e i calcoli che hanno permesso di determinare il FS lungo la sezione A-B analizzata è
riportato di seguito. Considerando le riduzioni dei coefficienti già operate in sede di elaborazione dei dati, si
ritiene verificata la stabilità del versante il cui FS sia > 1,1.

Fs minimo calcolato
profilo
con Bishop
Sezione A – B 3,345

*.*.*

Di seguito si riporta l’elaborazione grafica che ha permesso la determinazione del FS.

30
31
Slide Analysis Informa on
SLIDE - An Interac ve Slope Stability Program

Project Summary

File Name: sezione_c_dx_sx.slim


Slide Modeler Version: 6.005
Project Title: SLIDE - An Interac ve Slope Stability Program
Date Created: 28/06/2017, 11:06:23

General Se ngs

Units of Measurement: Metric Units


Time Units: days
Permeability Units: meters/second
Failure Direc on: Right to Le
Data Output: Standard
Maximum Material Proper es: 20
Maximum Support Proper es: 20

Design Standard

Selected Type: Eurocode 7 - Design Approach 1, Combina on 2

Type Par al Factor


Permanent Ac ons: Unfavourable 1
Permanent Ac ons: Favourable 1
Variable Ac ons: Unfavourable 1.3
Variable Ac ons: Favourable 0
Effec ve cohesion 1.25
Coefficient of shearing resistance 1.25
Undrained strength 1.4
Weight density 1
Shear strength (other models) 1.25
Earth resistance 1
Tensile and plate strength 1.1
Shear strength 1.1
Compressive strength 1.1
Bond strength 1.1
Seismic Coefficient 1

Analysis Op ons

Analysis Methods Used

Bishop simplified

Number of slices: 25
Tolerance: 0.005
Maximum number of itera ons: 50
Check malpha < 0.2: Yes
Ini al trial value of FS: 1
Steffensen Itera on: Yes
Groundwater Analysis

Groundwater Method: Water Surfaces


Pore Fluid Unit Weight: 9.81 kN/m3
Advanced Groundwater Method: None

Random Numbers

Pseudo-random Seed: 10116


Random Number Genera on Method: Park and Miller v.3

Surface Op ons

Surface Type: Circular


Search Method: Grid Search
Radius Increment: 10
Composite Surfaces: Disabled
Reverse Curvature: Invalid Surfaces
Minimum Eleva on: Not Defined
Minimum Depth: Not Defined

Loading

Seismic Load Coefficient (Horizontal): 0.0203


Seismic Load Coefficient (Ver cal): 0.0102

Material Proper es

Terreni di Morene
Property Piano di Brenno Scaglia grigia Scaglia rossa Flysch di Bergamo
riporto Rissiane
Color ___ ___ ___ ___ ___ ___
Generalised Hoek- Mohr- Mohr- Generalised Hoek- Generalised Hoek- Generalised Hoek-
Strength Type
Brown Coulomb Coulomb Brown Brown Brown
Unit Weight [kN/m3] 26 17 17 26 26 26
Cohesion [kPa] 29.42 49.03
Fric on Angle [deg] 23 30
Unconfined Compressive
175000 175000 175000 175000
Strength (intact) [kPa]
nmb 0.17061 0.414338 0.385775 0.636035
ns 0.000172232 0.000172232 0.000145791 0.000468176
na 0.506582 0.506582 0.50705 0.504342
Water Surface None None None None None None
Ru Value 0 0 0 0 0 0

Global Minimums

Method: bishop simplified


FS: 3.344780
Center: 4343.403, 1518.572
Radius: 235.451
Le Slip Surface Endpoint: 4399.568, 1289.918
Right Slip Surface Endpoint: 4526.327, 1370.329
Resis ng Moment=3.29473e+007 kN-m
Driving Moment=9.85037e+006 kN-m
Slice Data

Global Minimum Query (bishop simplified) - Safety Factor: 3.34478


Base Base Shear Shear Base Pore Effec ve
Slice Width Weight Base
Cohesion Fric on Angle Stress Strength Normal Stress Pressure Normal Stress
Number [m] [kN] Material
[kPa] [degrees] [kPa] [kPa] [kPa] [kPa] [kPa]
1 4.96509 683.184 Flysch di Bergamo 345.329 58.7522 152.428 509.839 99.8179 0 99.8179
2 4.96509 1789.63 Flysch di Bergamo 393.082 54.2883 240.859 805.62 296.567 0 296.567
3 4.96509 1834.65 Flysch di Bergamo 393.898 54.2348 242.12 809.837 299.601 0 299.601
4 4.96509 2623.51 Flysch di Bergamo 431.505 52.1099 296.628 992.157 436.299 0 436.299
5 4.96509 3377.82 Flysch di Bergamo 467.706 50.4826 344.759 1153.14 565.382 0 565.382
6 4.96509 3320.67 Flysch di Bergamo 462.665 50.6918 338.235 1131.32 547.448 0 547.448
7 4.96509 4139.39 Flysch di Bergamo 501.401 49.1947 387.238 1295.22 685.339 0 685.339
8 4.96509 4617.74 Flysch di Bergamo 522.599 48.4663 413.129 1381.83 761.082 0 761.082
9 4.96509 4423.97 Flysch di Bergamo 510.299 48.8822 398.175 1331.81 717.097 0 717.097
10 4.96509 4767.49 Flysch di Bergamo 524.333 48.4091 415.223 1388.83 767.291 0 767.291
11 4.96509 5137.07 Flysch di Bergamo 539.283 47.9291 433.139 1448.75 820.93 0 820.93
12 4.96509 5136.12 Flysch di Bergamo 536.108 48.0291 429.353 1436.09 809.521 0 809.521
13 4.96509 5092.5 Flysch di Bergamo 530.836 48.1974 423.045 1414.99 790.601 0 790.601
14 4.96509 5178.97 Flysch di Bergamo 531.645 48.1714 424.016 1418.24 793.504 0 793.504
15 4.96509 4834.27 Flysch di Bergamo 512.189 48.8172 400.485 1339.53 723.85 0 723.85
16 4.96509 4355.76 Flysch di Bergamo 486.81 49.7306 369.066 1234.44 633.353 0 633.353
17 4.96509 3872.86 Flysch di Bergamo 461.714 50.7319 336.998 1127.18 544.065 0 544.065
18 4.96509 3492.81 Flysch di Bergamo 441.802 51.6149 310.649 1039.05 473.121 0 473.121
19 4.96509 3151.49 Flysch di Bergamo 424.123 52.484 286.379 957.874 409.798 0 409.798
20 4.96509 2798.16 Flysch di Bergamo 406.55 53.4521 261.169 873.554 346.169 0 346.169
21 4.96509 2319.32 Flysch di Bergamo 384.881 54.8503 227.928 762.37 265.794 0 265.794
22 5.62302 2084.18 Morene Rissiane 39.224 24.7913 55.995 187.291 320.575 0 320.575
23 5.62302 1551.08 Morene Rissiane 39.224 24.7913 43.9607 147.039 233.427 0 233.427
24 5.62302 963.641 Morene Rissiane 39.224 24.7913 30.9214 103.425 139 0 139
25 5.62302 331.849 Morene Rissiane 39.224 24.7913 17.1476 57.3551 39.2549 0 39.2549
5 CONCLUSIONI
Le analisi di stabilità svolte in cava “Monte Giglio” hanno dimostrato che, sulla base delle geometrie di
progetto, non si rilevano problemi di stabilità.
Si suggerisce comunque il continuo controllo dei fronti di cava, intervenendo ove e quando necessario con
opportuni interventi di disgaggio.

35
Allegato 1

PLANIMETRIA CON INDIVIDUAZIONE DELLA SEZIONE DI CONTROLLO E DELLE ZONE INDAGATE PER LE
ANALISI DI STABILITÀ

36
Allegato 2

DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA

38
Foto 1 – Vista panoramica della cava

39
Foto 2 – Particolare dell'affioramento di Scaglia Rossa (Piano di Brenno)

Foto 3 – Panoramica del contatto stratigrafico tra Scaglia Rossa (Piano di Brenno) e membro conglomeratico della Formazione di
Tabiago

40
Foto 4 – Panoramica degli affioramenti marnosi all’interno della Formazione di Tabiago

Foto 5 – Contatto stratigrafico tra la Scaglia grigia e la Scaglia gialla nel settore N/NE della cava (Piano di Brenno)

41
Foto 6 – Panoramica dei contatti tra Scaglia gialla, Flysch di Bergamo e Scaglia grigia

Foto 7 – Particolare della zona di affioramento della Scaglia gialla (Piano di Brenno)

42
Allegato 3

CARTA GEOLOGICA AGGIORNATA

43

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