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Franco Formisani
Didattica INcLuSIVA
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c
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▶ Videolezioni per l’utilizzo operativo di AutoCAD.
Didattica INcLuSIVA
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dopo passo e audio.
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lo studente.
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di cui all’art. 71 - ter legge diritto d’autore.
Ristampe
6 5 4 3 2 1 N
2021 2020 2019 2018 2017 2016
ISBN 9788858324509
Loescher Editore
Via Vittorio Amedeo II, 18
10121 Torino
Fax 011 5654200
clienti@loescher.it
Loescher Editore Divisione di Zanichelli Editore S.p.A. opera con sistema qualità
certificato KIWA-CERMET n. 11469-A secondo la norma UNI EN ISO 9001:2008
MODuLO . / Unità .
pRESENTAzIONE
cOSTRuzIONI GEOMETRIchE pROSpETTIVE cENTRALI E AccIDENTALI
GEOMETRIA DEScRITTIVA TEORIA DELLE OMBRE
ASSONOMETRIA DISEGNO A MANO LIBERA
pROSpETTIVA: ELEMENTI BASILARI pROGETTO ARchITETTONIcO E DESIGN
DISEGNO DIGITALE
La ripartizione degli argomenti è coerente con le Indicazioni nazionali per i Licei del 2010.
L’opera offre l’opportunità di anticipare al primo biennio lo studio della prospettiva.
Alla
definizione
segue la serie
di passaggi
operativi.
La GeoMetria neLL’arte
MODuLO . / Unità .
pRESENTAzIONE
Apposite pagine mostrano in
che modo i temi di disegno
geometrico si ritrovano nelle opere
d’arte, con particolare attenzione
all’architettura.
ProVa sUBito
FaCCiaMo iL PUnto
sezione ➊
Costruzioni geometriche
MoDULo a prime nozioni di geometria
UnitÀ 1 Strumenti e norme per il disegno geometrico 2
UnitÀ 2 Nomenclatura e definizioni:
enti geometrici fondamentali 5
UnitÀ 3 Uso corretto delle squadre 12
La GeoMetria neLL’arte Le forme geometriche nell’arte 15
ProVa sUBito Forme geometriche 16
4.5 Quadrilateri 25
ProVa sUBito Quadrilateri 27
La GeoMetria neLL’arte I quadrilateri in architettura 28
ProVa sUBito Quadrilateri in architettura 30
4.7 Tangenti 38
La GeoMetria neLL’arte Le tangenti in architettura 40
ProVa sUBito Tangenti 41
4.8 Raccordi 42
La GeoMetria intorno a noi La costruzione di raccordi 43
sezione ➊
INDIcE
Costruzioni geometriche
La GeoMetria intorno a noi I raccordi nel design e nei particolari
architettonici 45
La GeoMetria neLL’arte I raccordi in architettura: gli archi 47
ProVa sUBito Archi 48
La GeoMetria neLL’arte I raccordi in architettura: le colonne 50
ProVa sUBito Raccordi 53
4.9 Ovali 54
4.10 Ovoli 55
La GeoMetria neLL’arte Gli ovali e gli ovoli in architettura 56
ProVa sUBito Ovali e ovoli 57
4.11 Ellissi 58
La GeoMetria neLL’arte Le ellissi in architettura 60
ProVa sUBito Ellissi 61
4.12 Spirali 62
La GeoMetria neLL’arte Le spirali in pittura e in architettura 63
ProVa sUBito Spirali 64
4.13 Coniche 66
La GeoMetria neLL’arte Le parabole e le iperboli in architettura 69
ProVa sUBito Parabole e iperboli 70
FaCCiaMo iL PUnto 78
INDIcE
8.1 Metodo della doppia proiezione ortogonale 108
8.2 Piani di proiezione: quattro diedri 111
8.3 Posizioni particolari di un punto 114
8.4 Terzo piano di proiezione 115
8.5 Rappresentazione del piano 117
8.6 Rappresentazione della retta 120
8.7 Rappresentazione del segmento 127
8.8 Condizioni di appartenenza 130
8.9 Intersezioni di piani 136
8.10 Intersezioni di rette e piani 138
8.11 Condizioni di parallelismo e di perpendicolarità 140
8.12 Rappresentazione di un segmento obliquo
rispetto ai tre piani di proiezione e ritrovamento
della sua reale dimensione 142
8.13 Ribaltamento di piani, misure reali e proiezioni
ortogonali di segmenti giacenti su piani generici
comunque inclinati 144
La GeoMetria neLL’arte La retta di massima pendenza in architettura 146
ProVa sUBito Retta di massima pendenza 147
INDIcE
UnitÀ 12 Intersezioni e compenetrazioni 222
12.1 Intersezioni 222
12.2 Compenetrazioni 224
La GeoMetria neLL’arte Le compenetrazioni di solidi in architettura 228
ProVa sUBito Compenetrazioni di solidi 229
tUtor GUiDati Per iL MoDULo F MoDULo G I fondamenti dello studio delle ombre
12 Intersezione fra una retta comunque UnitÀ 13 Le ombre portate nelle proiezioni ortogonali 232
inclinata e un solido ▶ Una retta
interseca una piramide triangolare
13.1 Preliminari 232
13 Intersezione tra una figura piana 13.2 Illuminazione parallela 234
comunque inclinata e un solido ▶ ProVa sUBito Teoria delle ombre 245
Un rettangolo interseca un ottaedro La GeoMetria neLL’arte La teoria delle ombre in architettura 246
regolare
La GeoMetria neLL’arte La teoria delle ombre in pittura 248
sezione ➌
Assonometria
MoDULo H La prospettiva parallela nella geometria
e nell’arte
UnitÀ 14 Proiezioni assonometriche 250
14.1 Assonometria obliqua 250
La GeoMetria intorno a noi L’assonometria obliqua cavaliera
rapida nel design 253
ProVa sUBito Assonometria monometrica 256
ProVa sUBito Assonometria militare o aerea 260
La GeoMetria neLL’arte L’assonometria obliqua in architettura 261
MoDULo B
La geometria euclidea
MoDULo C
Applicazioni della geometria euclidea,
scale di proporzione e normative
tecniche
Per eseguire un disegno geometrico è bene conoscere gli strumenti indispensabili e il loro uso corretto.
Il formato base dei fogli da disegno, stabilito dalle norme Per ottenere A2, A3, A4, A5, A6 si procede nello stesso modo;
UNI (si indica con la lettera A affiancata dalla cifra 0, e pertanto:
3
quindi A0), è uguale a un rettangolo avente la superficie 841 : 2 = 420,5 e si ottiene 420 x 594 (dimensioni di A2);
delle dimensioni di circa 1 m2 (841 x 1189 mm); il lato 594 : 2 = 297 e si ottiene 297 x 420 (dimensioni di A3);
maggiore del rettangolo è pari alla misura della diagonale 420 : 2 = 210 e si ottiene 210 x 297 (dimensioni di A4);
MODuLO A. prime nozioni di geometria / Unità 1. Strumenti e norme per il disegno geometrico
del quadrato costruito sul lato minore (fig.➋a: A0); 297 : 2 = 148,5 e si ottiene 148 x 210 (dimensioni di A5);
volendo utilizzare fogli di un formato minore, basta 210 : 2 = 105 e si ottiene 105 x 148 (dimensioni di A6).
ottenere rettangoli simili a quello di base A0 nel modo Tutte le dimensioni sono in millimetri.
seguente: si divide il lato maggiore del foglio in due parti Le dimensioni standard dei fogli da disegno più usati sono
uguali (fig.➋b). Si ha quindi: 1189 : 2 = 594,5. Si ottengono indicate dalle sigle A2, A3 e A4: A2: 420 x 594 grande; A3: 297
in questo modo
A0
le dimensioni di A1 = 594 x 841. x 420 medio; A4: 210 x 297 piccolo.
A0
A0
2a 2b
594
A1
b = 1189
1189
bb==1189
1189
297
A3
A2
148
A5
A4
A6
aa == 841
841 420 210 105
a = 841 841
Prima di eseguire un disegno geometrico è opportuno Oltre alla squadratura è utile, specie per gli elaborati
eseguire la squadratura del foglio che, oltre a indicare contenenti le proiezioni ortogonali, dividere il foglio in
visivamente il limite della superficie in cui si deve disegnare, quattro parti uguali.
serve di ausilio per il tracciamento delle linee parallele e Per eseguire quest’ultima operazione, si centra in O
perpendicolari. Si opera nel modo seguente. e, con apertura di compasso a piacere, si traccia una
Si tracciano le diagonali del foglio (fig.➌a); poi si centra circonferenza (fig.➌c) che taglia le diagonali nei punti
in O, punto di incontro delle stesse, e, con apertura di 1, 2, 3 e 4. Con la stessa apertura si centra in ciascuno
compasso a piacere ma sufficiente a lasciare non meno dei punti e si descrivono gli archi di circonferenza che,
di 10 mm di bordo, si trovano sulle diagonali i punti A, B, intersecandosi a due a due, danno origine ad altri quattro
C, D (fig.➌b). Questi, uniti, determinano i vertici della punti indispensabili per individuare gli assi voluti.
squadratura voluta. Il foglio è così diviso in quattro porzioni uguali (fig.➌d).
3a 3b 3c 3d
A D
1 2
O O O
4 3
B C
Nei disegni tecnici edili e architettonici, si utilizzano convenzionalmente linee di tipo e spessore
diversi ciascuno dei quali ha un preciso significato.
4
Li riassumiamo di seguito, riportando parzialmente i contenuti della tabella n. 3968 dell’UNI.
G tratto e punto fine si utilizza per indicare gli assi di simmetria e le parti
situate anteriormente a un piano di sezione
h tratto e punto fine, si usa per indicare la traccia dei piani di sezione.
grossa alle estremità Sulle estremità ingrossate si dispongono,
perpendicolarmente a esse, delle frecce che servono
per indicare il verso delle sezioni stesse
I tratto e punto grossa è usata per indicare superfici o zone per le quali sono
prescritti requisiti particolari
J tratto e due punti fine serve per indicare contorni di pezzi vicini,
posizioni intermedie ed estreme di parti mobili,
linee di ingombro
MODuLO A. prime nozioni di geometria / Unità 2. Nomenclatura e definizioni: enti geometrici fondamentali
Il punto e la linea
Il punto è la più semplice figura geometrica, non ha 1
dimensioni (essendo privo di materia e di estensione).
B C D
Il punto (fig.➊) è rappresentato graficamente dal segno
A
ret
(fig.➍: a, b, c, d ).
a
a
5
line
linea
a A B retta
li n e a
6
È detta segmento la parte di retta limitata da due suoi 7
punti, detti estremi (fig.➐: A, B sono gli estremi del semiretta segmento semiretta
segmento). A B
Due segmenti si dicono consecutivi se hanno in comune
un estremo e nessun altro punto. (fig.➑: AB e BC hanno
con
nti B 8
in comune solo il punto B). seg
me sec
utiv
i
Due segmenti consecutivi AB e BC si dicono adiacenti se
appartengono alla stessa retta (fig.➒). A C
C B
B
10a A
10b 11
B D
A
C
segmenti consecutivi C
spezzata aperta spezzata aperta spezzata chiusa
E
E E
A D D
piani e semipiani 12
B
Il piano è una superficie infinita, liscia, piana e priva
di spessore, individuata da tre punti non allineati A piano α
(fig.��: A, B, C).
C
Per indicare il piano si usano le lettere minuscole
dell’alfabeto greco: α (alpha), β (beta), γ (gamma) e così via.
(fig.��: β e α).
β
β 14
r
α
a 90° 90°
MODuLO A. prime nozioni di geometria / Unità 2. Nomenclatura e definizioni: enti geometrici fondamentali
a
a P
rette parallele
P
b
b 90° 90°
rette incidenti
rette perpendicolari
Angoli
L’angolo è la parte di piano compresa fra due semirette a e L’angolo piatto ha per lati due semirette opposte (l’una è
b, chiamate lati, uscenti dal medesimo punto V, chiamato il prolungamento dell’altra) e misura 180° (fig.��).
vertice (fig.��). Gli angoli supplementari hanno in comune il vertice e
La bisettrice di un angolo è la semiretta che, partendo dal un lato e la loro somma è un angolo piatto (fig.��).
vertice V di un angolo aVb, lo divide in due angoli uguali L’angolo retto è la metà di un angolo piatto e misura 90°
(fig.��). (fig.��).
L’angolo concavo contiene il prolungamento dei lati L’angolo acuto è minore di un angolo retto (fig.��).
(fig.��). L’angolo ottuso è maggiore di un angolo retto, ma minore
L’angolo convesso non contiene il prolungamento dei lati di un angolo piatto (fig.��).
(fig.��). Gli angoli complementari hanno in comune il vertice e
L’angolo giro è un angolo concavo che ha un’ampiezza di un lato e la loro somma è un angolo retto (fig.��).
360°: i lati (a e b) coincidono, sovrapponendosi (fig.��).
a cavo
18 19 a 20 con 21
lato V a b
e
bisettrice conv sso
vertice V angolo V
angolo
lato a b
V
b
b
22 23 24 c
25 26 27 28
b b
c
b
b
T550Aa21f027Xd1
na
rice
altezza
dia
bisett
me
La bisettrice di un angolo di un triangolo è la semiretta che,
partendo dal vertice, divide l’angolo in due parti uguali
(fig.��, in rosso); il punto di intersezione delle tre bisettrici A B
30 31 32
h h h
A B A B A B
- scaleno, se ha i tre lati disuguali - isoscele, se ha due lati uguali - equilatero, se ha i tre lati uguali
(fig.��); (fig.��); (fig.��).
C
33 34 35
C C
O O
A B
O = incentro O = baricentro
A B A B
O = ortocentro
MODuLO A. prime nozioni di geometria / Unità 2. Nomenclatura e definizioni: enti geometrici fondamentali
dia
come base.
Si dice altezza (h) di un parallelogramma la distanza fra le A B
scambievolmente a metà. h
le
o na
d iag
Il romboide è un parallelogramma qualsiasi e non è né
rombo né rettangolo (fig.��). A B
e
al
on
ag
Il quadrato è un parallelogramma equilatero ed 45°
di
equiangolo, avente cioè tutti i lati uguali e tutti gli angoli A B
D C
base minore Si dice trapezio ogni quadrilatero avente due lati paralleli.
40
I lati paralleli si dicono basi del trapezio, e precisamente
h
lato
lato
42
h
A B
43 44
A
ap
rag
ote
gio
ma
O O
gio
rag
MODuLO A. prime nozioni di geometria / Unità 2. Nomenclatura e definizioni: enti geometrici fondamentali
dia
dicono estremi dell’arco appartenenti all’arco stesso
(fig.��: A e B). C
E corda
O O
Il settore circolare è una parte di cerchio contenuta fra due
suoi raggi OA e OB, che si considerano appartenenti al settore;
anche l’arco AB è parte del settore (fig.��, in verde).
Esistono due tipi di squadre: il primo corrisponde a metà quadrato e ha dunque cateti uguali e i due angoli acuti di 45°;
il secondo corrisponde a metà triangolo equilatero e ha dunque un cateto che misura metà dell’ipotenusa e i due angoli
acuti di 60° e 30°.
3 150°
135°
105°
90°
135°
A B
tracciare con due sole squadre un numero a piacere 5
di parallele a un segmento AB dato
Dato il segmento AB, su di esso si fa coincidere
perfettamente il bordo smussato della squadra (nella
fig.➎ quella con gli angoli acuti di 30° e 60°), questa si
fa poi scorrere lungo il bordo dell’altra, come indicano le
freccette, tenendola ben ferma a mo’ di guida. Si traccia,
così, un numero a piacere di parallele come richiesto
(in rosso).
O O O
A B A B
6 7 8
D
C C C
O B A O O
A B
A
O O
B A
9 10
D D
C C
A O O
B A B
D
D
circonferenza
B B
Data una circonferenza di raggio a
14
piacere e centro O, si tracciano due A A C
diametri perpendicolari fra loro
(▶ pag. 13, fig. 6). O O
O O
D D
15 A
16
O O
F F
E
B B
A C A C
O O
F D F D
E E
Arte greca
MODuLO
La pittura vascolare greca del periodo geometrico, xii-viii secolo a.C. (fig.➊a), è
SEzIONE
caratterizzata da figure ispirate a forme geometriche perfette, come triangoli, rombi, cerchi
o quadrati, variamente combinate fra loro in modo da crearne altre più complesse, come
A. prime
losanghe, svastiche, scacchi, greche o meandri (fig.➊b).
1. Titolo
nozioni
Sezione
❶a ▲
di geometria
Anfora funeraria,
/ B. Titolo/ Eserciziario
svastiche losanghe 760 a.C., ceramica.
Atene, Museo
Archeologico
Nazionale.
❶b ▲
scacchi
❷b ▲ ❷c ▲
3 6
1
4.1
PerPenDiCoLari
perpendicolari
4 2 6
lezione 1
10 4.3
angoli
Definizione: l’angolo è la parte di piano compresa fra due semirette a e b
che si chiamano lati, uscenti dal medesimo punto V che si chiama vertice.
b
Dato un angolo aVb, dividerlo in due parti uguali, ossia 11
tracciare la sua bisettrice 1
4
30°
V 2
a
17
C
18 2
dati i due lati e l’angolo compreso, costruire il triangolo
V
scaleno
30°
Costruito, con vertice in A, un angolo 1’A2’, uguale a
1
quello dato 1V2, sui prolungamenti dei suoi lati, A1’ e A2’,
2'
si riportano le misure dei due lati dati l e l’, ottenendo
i vertici C e B, che, uniti ad A, completano il triangolo
30° scaleno richiesto (fig.��, in rosso).
B A
l 1'
l'
C
data la base e l’altezza, costruire il triangolo isoscele 19
Tracciata la base AB uguale a quella data b, si costruisce
la perpendicolare nel suo punto medio m (asse) (▶ pag. 17,
fig. 2). Su tale perpendicolare si riporta l’altezza h, uguale a
quella data, ottenendo il punto C. Unendo C con A e B si ha h
il triangolo isoscele richiesto (fig.��, in rosso). h b
A B
m
21 1
a A B
2 C 3
❶a ▲ Fortezza-castello di ❶b ▲
Sarzanello, x-xvi sec. Sarzana.
3. Secondo il canone di Policleto, elaborato nel periodo classico dell’arte greca, la testa è circa 1/8
dell’intero corpo (fig.❶a).
nello schema di fig.❶b dividi l’altezza AB in 8 parti uguali utilizzando il teorema di talete. lezione 1
7. Nell’arte islamica la
decorazione è prettamente
geometrica poiché la
religione di Maometto vieta
la raffigurazione di divinità
o esseri viventi; il triangolo,
per esempio, è diventato la
base di numerosi pattern
geometrici (fig.➌a).
Completa il grafico di fig.➌b
e, con l’ausilio delle griglie,
riproduci nella maniera più 3b
fedele possibile l’immagine
fotografica. ❸a ▲ Arte islamica, 660-750 d.C.
3
Data una circonferenza, dividerla in quattro parti 23
uguali e inscrivervi un quadrato D
45°
C
2 V
24 Dati un angolo 1V2 e il lato l, costruire un rombo
D C
Si costruisce l’angolo 1’A2’, uguale a quello dato. Con
apertura di compasso uguale al lato dato l, si centra
1
nel vertice A. Con l’arco ottenuto si intersecano i lati
90° dell’angolo nei punti B e D. Con la stessa apertura si
2' centra in B e D e si ottiene l’intersezione C. Unendo
consecutivamente i punti A, B, C, D, si completa il rombo
richiesto (fig.��, in rosso). Si osservi che le diagonali
A
1'
B
risultano perpendicolari tra loro e coincidenti con le
I bisettrici degli angoli.
D C
Data la misura del lato l, costruire un quadrato 25
Tracciata la semiretta a, si conduce la perpendicolare dal
suo punto di origine A; si centra in A, con apertura di
3
compasso a piacere, ottenendo un arco che interseca la
semiretta in 1; si centra in 1, con la stessa apertura, e si
incontra il primo arco in 2; si fa passare una retta per 1 e 2
apertura uguale ad AB, si traccia un arco. Dal punto B, con apertura uguale
A B
ad AD, si traccia un altro arco che, intersecandosi con il primo, dà origine al 1
punto C. Unito quest’ultimo con B e D, si ha il rettangolo richiesto b
(fig.��, in rosso). d
1 V
T550Ab09f027Xd1
27 D C Dati un angolo 1V2, la base b e l’altezza h, costruire un
trapezio rettangolo
Tracciata la base AB, uguale a quella data b, si conduce la
2
perpendicolare dal punto A (▶ pag. 25, fig. 25). Su di essa si
3
riporta la misura dell’altezza data h, uguale ad AD, e dal
h
punto D si traccia la parallela alla base AB; si costruisce
2 2'
in B l’angolo 1’B2’ uguale a quello dato: l’intersezione del
prolungamento del suo lato B2’ con la suddetta parallela
A B
determina il punto C. Si completa così la costruzione del
1 1' trapezio rettangolo richiesto (fig.��, in rosso).
b
b'
29 1 V dati le basi b e b’, un lato l e un angolo alla base 1V2,
D C costruire un trapezio scaleno
Tracciata la base maggiore AB, uguale a quella data b,
2
si costruisce in A l’angolo 1’A2’ uguale a quello dato. Sul
prolungamento del suo lato A2’ si riporta la misura AD,
I
uguale al lato dato l. Dal punto D si conduce la parallela ad
AB e su di essa si riporta la lunghezza della base minore,
2'
uguale a quella data b’, ottenendo il punto C. Unendo i
punti delle basi, A con D e B con C, si completa il trapezio
A B
scaleno richiesto (fig.��, in rosso).
1'
b
5. Osserva gli schemi di due disegni ornamentali musivi di epoca romana: un reticolato (fig.➊a) e una stella a
losanghe (fig.➋a).
Completa i grafici delle figg.➊b e ➋b con la tecnica delle griglie.
1b 2b
MODuLO
Attraverso l’uso di figure geometriche quadrangolari Leon Battista Alberti realizza l’ideale di armonia fra
SEzIONE
le proporzioni, ereditato dall’arte greca classica e perseguito dall’arte rinascimentale.
Anche se il proporzionamento ad quadratum (ossia l’impiego del quadrato come figura di riferimento)
B. La
1. Titolo
era un metodo utilizzato fin dal Medioevo nella costruzione di edifici, l’architetto umanista fu il primo a
geometria
teorizzare nei suoi trattati precisi rapporti proporzionali tra l’insieme di un edificio e le sue parti. Ne è un
chiaro esempio la facciata del Tempio Malatestiano (fig.➋a) con il relativo schema grafico (fig.➋b).
Sezione
Anche in questa, come in altre sue opere, l’artista rende visibili i rapporti proporzionali modulari, basati
euclidea
sul quadrato e sul cerchio, le forme geometriche ideali del Rinascimento.
/ B./Titolo
Unità
Eserciziario
4. Elementi basilari con applicazioni pratiche
➋a ◀ Leon Battista Alberti, Tempio
Malatestiano (basilica cattedrale di
Santa Colomba), 1450 ca. Rimini.
➋b ◀
Schema grafico della facciata.
➋ a▶
Basilica di Sant’Ambrogio, 2b
4
xi-xii sec. Milano. Veduta aerea.
A
Data una circonferenza, dividerla in cinque parti uguali e inscrivervi 31
2
un pentagono regolare
Dopo aver disegnato una circonferenza con centro in O e raggio a
A F
32 data una circonferenza, dividerla in sei parti uguali e inscrivervi un
esagono regolare
Dopo aver disegnato una circonferenza con centro in O e raggio a
piacere, si traccia il diametro BE. Con la stessa apertura di compasso
O
B E si centra in B e in E, i due archi ottenuti, passanti per O, intersecano
la circonferenza rispettivamente nei punti A, C e F, D. Unendo
consecutivamente fra di loro i punti B, A, F, E, D, C, si ottiene l’esagono
regolare richiesto (fig.��, in rosso).
C D
A
data una circonferenza, dividerla in sette parti uguali e inscrivervi 1 33
un ettagono regolare G
B
Dopo aver disegnato una circonferenza con centro in O e raggio
a piacere, si tracciano i due diametri perpendicolari AM, NP. Con
la stessa apertura di compasso si centra in N, ottenendo un arco 3 O
N P
che, passando per O, interseca la circonferenza nei punti 1 e 2. La
F
congiungente di tali punti interseca il diametro NP nel punto 3. C
E
36 dato il lato l, costruire un ettagono regolare
F Sulla semiretta a si tracciano il lato AB, uguale a quello
2 D
dato l, e il segmento B1, uguale ad AB. Si centra in A
e, con apertura A1, si ottiene l’arco che interseca la
3
perpendicolare condotta da B nel punto 2. Si centra in 1
G
O
e 2 con apertura a piacere e si determina il punto 3 che,
C
4
unito con A, incontra la perpendicolare B2 nel punto 4.
Si centra in A e B e, con raggio A4, si ottengono due archi
a che incontrandosi determinano il centro O dell’ettagono.
A B 1 Centrando in O, con lo stesso raggio A4, si descrive una
l
circonferenza. Su di essa si riporta col compasso per altre
cinque volte la misura del lato AB, ottenendo i vertici C,
D, E, F, G. I punti A, B, C, D, E, F, G, uniti consecutivamente,
completano l’ettagono regolare richiesto (fig.��, in rosso).
A
39 data una circonferenza, dividerla in otto parti uguali e
G F
inscrivervi un ottagono regolare
Data una circonferenza con centro in O e raggio a
piacere, si tracciano i due diametri perpendicolari AB,
C O D CD. Si tracciano (▶ pag. 19, fig. 11) le bisettrici dei quattro
angoli retti ottenuti, che intersecano la circonferenza
nei punti G, F, H, E. I vertici A, F, D, E, B, H, C, G, uniti
consecutivamente, determinano l’ottagono regolare
H E richiesto (fig.��, in rosso).
B
apertura AO, e si traccia l’arco che, passando per il prolungamento di BC, determina
G F
il punto E. Con la stessa apertura di compasso si centra in E; l’arco ottenuto
interseca il precedente nel punto F, che, unito a O, determina sulla circonferenza il N
F E
42 dato il lato l, costruire un ottagono regolare
Sulla semiretta a si trova il lato AB, uguale a quello dato l, e per il suo punto
G
1 D medio O si innalza la perpendicolare O1. Con raggio OA si centra in O; la
semicirconferenza ottenuta interseca la suddetta perpendicolare in O’. Con
O''
raggio O’A si centra in O’; la parte di circonferenza ottenuta incontra la
stessa perpendicolare nel punto O’’, centro della circonferenza di raggio O’’A
C
H O' circoscritta all’ottagono. Su di essa si riporta consecutivamente, col compasso,
la misura del lato l = AB determinando i vertici C, D, E, F, G, H, che assieme ad A
O a e B completano l’ottagono regolare richiesto (fig.��, in rosso).
A B
l
F
dato il lato l, costruire un ennagono regolare 43
G 1 E
Sulla semiretta a si trova il lato AB, uguale a quello dato l, e su di esso si conduce
la perpendicolare nel punto medio (▶ pag. 17, fig. 2). Si centra in A e B con raggio
AB, ottenendo due archi che si incontrano nel punto O’. Si centra in O’ con H
D
raggio OA, ottenendo un arco che interseca la perpendicolare O1 nel punto O’’, O''
MODuLO
Il Mausoleo di Diocleziano, poi trasformato nella cattedrale di San Doimo
SEzIONE
(fig.➊a) si trova all’interno dell’omonimo palazzo di Spalato.
L’edificio ha struttura ottagonale, è cinto da una serie di colonne
B. La
(pèristasi, fig.➊b) e coperto da una cupola protetta da un tetto
1. Titolo
geometria
piramidale. Si ipotizza che la sua struttura ottagonale sia stata l’origine
del modello architettonico del battistero.
Sezione
euclidea
➊ a▶
/ B./Titolo
Mausoleo di Diocleziano (ora
cattedrale di San Doimo), 293-305 d.C.
Spalato (Croazia). Veduta aerea.
Unità
Eserciziario
4. Elementi basilari con applicazioni pratiche
➊b ◀ Pianta.
➋b ▶ Pianta.
2. dividi una circonferenza in otto parti uguali e 4. dividi una circonferenza in nove parti uguali e
inscrivici un ottagono regolare. inscrivici un ennagono regolare; puoi servirti anche
del teorema di talete.
1b 1c 1d
Le scanalature ❶b ◀
MODuLO
delle colonne greche:
SEzIONE
metodi indicati dal
Vignola per determinare le
B. La
1. Titolo
scanalature delle colonne ❶c ▼
geometria
negli ordini architettonici
Sezione
Il fusto delle colonne greche
euclidea
dell’ordine dorico ha 20
/ B./Titolo
scanalature a spigolo vivo
(figg.➊a e b).
Esse si possono ottenere
Unità
centrando il compasso nel vertice
Eserciziario
❶d ▼
❶a ▶ 2
Scanalature a spigolo vivo di una colonna 1
0
dorica, iv sec. a.C. Rodi, Acropoli di Lindos.
3
circonferenza in parti uguali 2
❷ a▶
Scanalature a spigolo smussato della
colonna corinzia eretta nel 608 d.C. con
1
parti di una colonna del ii sec. a.C. Roma. 1 1 1
t2 5
3
A O'
90°
4
90°
O
1
asse (▶ pag. 17, fig. 2), che determina il punto medio C e incontra O
C
il raggio OA in O’. Questo è il centro della circonferenza richiesta
passante per il punto di tangenza A (fig.��, in rosso).
B
❶ bec▶
Veduta aerea
e pianta.
Firenze:
Spedale degli Innocenti
Questo “ospedale dei bambini
abbandonati” fu progettato da
Filippo Brunelleschi (fig.➋a),
l’architetto rinascimentale che
rinnovò l’architettura basandosi
sui principi classici dell’ordine e
dell’armonia.
La facciata ha una struttura a
“misura d’uomo”, con dimensioni ❷a ▲ Filippo Brunelleschi, Spedale degli
contenute, ed è basata su forme Innocenti, 1419-23. Firenze.
regolari con decorazioni sobrie.
Esempi della precisione geometrica
brunelleschiana sono i tondi
tangenti a due archi contigui
del porticato e al sovrastante
architrave, successivamente
arricchiti dalle terrecotte invetriate
di Andrea della Robbia (fig.➋b).
❷ b ◀ Andrea della Robbia, Putto in fasce,
1487, terracotta invetriata. Firenze, Spedale
degli Innocenti.
1b
1a fase
1c
2a fase
A
Raccordare due segmenti perpendicolari fra loro con un 51
arco di circonferenza di raggio r, dato
Dati i segmenti AB e BC perpendicolari fra loro, si centra 2 O
in B con apertura di compasso uguale al raggio r dato;
l’arco ottenuto determina, sui due segmenti, i punti 1 e 2.
Con la stessa apertura si centra in 1 e 2 e si descrivono due r
(fig.��, in rosso).
MODuLO
I raccordi sono usati in ogni ambito di progettazione tutte le volte che è necessario collegare
SEzIONE
più curve di raggio differente e segmenti di pendenza diversa, basta pensare agli svincoli
stradali e ferroviari o alle condutture nelle reti di distribuzione di acqua e gas. lezione 4
B. La
1. Titolo
Anche la progettazione degli scivoli che confluiscono nelle piscine dei parchi acquatici, su
geometria
diversi livelli e con ardite giravolte (fig.➊a), è resa possibile dall’applicazione di queste
costruzioni geometriche (fig.➊b) che, in questo caso, oltre al divertimento garantiscono
Sezione
l’incolumità degli utenti.
euclidea
/ B./Titolo
➊a ◀
Veduta aerea degli
Unità
scivoli del parco
Eserciziario
acquatico di Paignton
O
➊b ◀
1
r'
2
P A
O'
1 O
O 2
V r-r'
r-r''
1
r
r'' O''
B
1
MODuLO
Applicando a un’unica opera gli esercizi
SEzIONE
delle figg. 51 e 52 di pag. 42, si può
O
verificare l’utilità di queste costruzioni
B. La
1
1. Titolo
per lo studio e la progettazione di
geometria
oggetti d’arredamento, come la
sedia illustrata in fig.➊a e costruita
Sezione
graficamente in fig.➊b.
euclidea
a
/ B./Titolo
P b V
Unità
Eserciziario
4. Elementi basilari con applicazioni pratiche
2 O
B 1
Le modanature ➋a▶
Le modanature sono elementi di raccordo fra due
parti architettoniche (fig.➋a).
Le principali modanature classiche nella versione
rinascimentale individuata dai trattatisti del
Cinquecento sono: scozia, becco di civetta, gola diritta
e gola rovescia (figg.➋b, c, d ed e).
Alcune di esse possono essere messe in opera
anche capovolte secondo la loro collocazione (d ed e).
Per ottenere le modanature del tipo scozia (b) e becco di Per ottenere le modanature a gola diritta (d) e a gola
civetta (c) si applica il procedimento per la costruzione rovescia (e) si applica il procedimento per la costruzione
dell’arco rampante (▶ pag. 46, fig. 57). dell’arco a schiena d’asino (▶ pag. 46, fig. 60).
➋b ▼ ➋c ▼ ➋d ▼ ➋e ▼ C
3
3
b A A O' a B B
C r
O' 4 5 4
5 O
O r r
M M c O
c O
1 1
2 D A
2 r
B B b
A
a
D
c
58 date due rette non parallele a e b e il punto
di raccordo P su una di esse, raccordarle con
b a
un arco di cerchio (arco a ferro di cavallo)
c
O
d Date due rette a e b, se ne tracciano altre
due, c e d, parallele a esse a distanza uguale,
P F che si incontrano in V. Si costruisce da P la
perpendicolare alla retta b, con la già nota
2
4
costruzione. Il punto di incontro O con la
bisettrice dell’angolo in V determina il centro
dell’arco richiesto, in rosso. L’altro punto
3
1 di raccordo F si ottiene abbassando da O la
perpendicolare alla retta a (fig.��).
V
b a
m
G
F E
60
MODuLO
a ogiva, a schiena d’asino
SEzIONE
Nell’antichità etruschi e romani
B. La
fecero grande impiego dell’arco,
1. Titolo
mentre i greci, pur conoscendolo,
geometria
preferivano usare la trabeazione.
I romani utilizzarono l’arco
Sezione
semicircolare in tutte le loro
euclidea
costruzioni: ponti, acquedotti,
/ B./Titolo
edifici pubblici e privati e archi
di trionfo. Questo tipo di arco,
Unità
detto a tutto sesto (“sesto” è il
Eserciziario
nome antico del compasso), è
2. Traccia due semirette formanti un angolo acuto, fissa il punto di raccordo su uno dei lati e raccordale.
3. Traccia due rette parallele, scegli due punti su di esse e raccordale con due archi di cerchio (arco rampante).
4. Osserva in fig.➊a il fornice centrale dell’arco romano di Medinaceli, che hai visto a pag. 47, e confrontalo
con la fig.❶b, che illustra la costruzione dell’arco a tutto sesto raccordato con i piedritti sui quali poggia,
e la successiva divisione dell’arco in un numero dispari di conci (blocchi di pietra squadrati) uguali.
disegna, con misure diverse, la stessa costruzione. Segui le due sequenze di istruzioni a pag. 49: ti aiuteranno
a capire il metodo per risolvere l’esercizio.
chiave dell'arco
1b
concio concio
A'
G A H estradosso
I L
1
2
3
4
5
6
7
8 intradosso
F 9 E
C' C corda D D'
O
piano d'imposta
17 B piedritto
18
19
a b
C'' D'' LT
lezione 6
che intersecano in E e in F il
prolungamento della corda C D.
Nota: da E e da F partono le
semirette che, passando per i punti
del raggio O A (1, 2...) incontrano
17
l’intradosso dell’arco a tutto sesto 18
B
❶a ◀ Tempio di Castore e
Polluce (o dei Dioscuri), v-iv
sec. a.C. Agrigento, Valle dei
Templi. Di questo tempio
dorico sono rimaste solo
quattro colonne.
Rastremazione
Entasi
❶ b▶
Le linee sovrapposte
evidenziano la rastremazione,
data dalla differenza fra le
misure della base e della
sommità della colonna, e
l’èntasi, posta a un terzo
dell’altezza della colonna.
MODuLO
L’èntasi della colonna dorica, posta a circa un terzo Il fusto della colonna ionica è invece più sottile e
SEzIONE
dell’altezza del fusto (fig.➋a). La robustezza delle slanciato perché la rastremazione non è enfatizzata
membrature e il netto contrasto di luce e ombra dall’èntasi. Inoltre l’effetto della luce sugli spigoli
B. La
1. Titolo
creato dalle scanalature a spigolo vivo mettono smussati delle scanalature dà luogo a un morbido
geometria
in risalto la forza della colonna che reagisce alla chiaroscuro, molto diverso dal tagliente alternarsi di
compressione, quasi una flessione elastica dell’intero luce e ombra degli spigoli vivi (fig.➌a).
Sezione
fusto per sostenere il peso delle strutture portate. Le Tutto ciò fa sì che la colonna ionica trasmetta una
euclidea
colonne dell’ordine dorico evocano infatti un senso di vibrante sensazione di raffinatezza e di eleganza quasi
/ B./Titolo
forza contenuta paragonabile alla robustezza maschile, femminile, che ritroviamo nelle eleganti cariatidi
come si riscontra nei colossali telamoni del tempio dell’Eretteo, il tempietto ionico del santuario dedicato
Unità
dorico di Zeus Olimpio ad Agrigento (fig.➋b). ad Atena Poliade sull’Acropoli di Atene (fig.➌b).
Eserciziario
4. Elementi basilari con applicazioni pratiche
➋ a ▲ Colonna dorica ➋ b ▲ Telamone dal tempio ➌a ▲ Colonna ionica del ➌ b ▲ Cariatide del tempio
del tempio della Concordia, di Zeus Olimpio, 480 a.C. tempio di Atena Nike, 425 a.C. ionico Eretteo, 421-415 a.C.
430 a.C. Agrigento, Valle Agrigento, Museo archeologico ca. Atene, Acropoli. Atene, Acropoli.
dei Templi. regionale.
1 1'
3' 3
2 2'
3 3'
2' 2 II
4 4'
h = diametro AB x 5
1' 1 5
5'
6
4 6'
3
2 S
1 I
E O F E O F
AG C HB r A C B
imoscapo
1b
2b
sommoscapo
G H
D
A
64
d c
5 3
Dato l’asse minore AB, costruire un ovale
Tracciate le rette a e b, perpendicolari fra loro, nel loro
1 O 2 b punto d’incontro si fissa il centro O di una circonferenza
il cui diametro è uguale ad AB: la circonferenza taglia la
retta b nei punti 1 e 2. Da A e B si conducono le semirette
6 f
e
4 c, d, e, f, passanti per i punti 1 e 2. Si centra in A e B con
raggio AB: i due archi ottenuti determinano, sulle
semirette, i punti 3, 4, 5, 6. Si centra in 1 e 2 con raggio
B 1-5: i due archi ottenuti, raccordandosi con i precedenti,
a
completano l’ovale richiesto (fig.��, in rosso).
2
67 Dato l’asse maggiore AB, costruire un ovolo
C Disegnato l’asse maggiore dato AB, si traccia, dal punto A, la perpendicolare a
esso. Si trova il punto medio dell’asse AB in 1 (▶ pag. 17, fig. 2). Con apertura A1,
3
si centra in A; l’arco ottenuto interseca la perpendicolare condotta da A nel
5
punto 2. Tracciato il segmento 2B, si centra in 2 con apertura 2A; l’arco ottenuto
A O 1 4 B
interseca il segmento 2B nel punto 3. Si centra in B e con apertura B3 si ottiene
l’arco che individua, sull’asse AB, il punto O; per O si traccia la perpendicolare
ad AB (nell’esempio tratto e punto). Con apertura OA si centra in O e si ottiene
6 la circonferenza che, intersecando la perpendicolare passante per O, individua
l’asse minore CD. La circonferenza determina inoltre, sull’asse maggiore AB,
D
il punto 4. Dai punti di origine C e D si tracciano due semirette passanti per
il punto 4. Procedendo come nell’esercizio di fig. 66 (dato l’asse minore), si
completa l’ovolo richiesto (fig.��, in rosso).
nel punto 4. Con la stessa distanza di O dal punto 4 si trova, sul prolungamento
del semiasse minore OC, il punto 5. Si traccia, dal punto 5, una semiretta
passante per il punto 3. Con apertura D5 si centra in 4 e in 5 e si trovano i due
7
archi fino ai punti 6 e 7. Centrando in 3 con apertura 3-6 si ottiene l’arco 6B7
che completa l’ovolo richiesto (fig.��, in rosso). D
2a
❷ b▲ec▶
Particolare della cornice ionica del peristilio di un
palazzo imperiale di età Flavia, 69-96 d.C. Roma.
70 5 7
Dati gli assi AB e CD, costruire l’ellisse
Tracciati i due assi AB e CD, si centra nel
C
3 G H 9 loro punto d’incontro O e si tracciano due
6 8 circonferenze concentriche aventi per
F 4 10
I diametri rispettivamente i due assi.
1 11
Si divide una delle due circonferenze in
E 2 12 L un numero qualsiasi di parti (nell’esempio
A
O
B non uguali) e si tracciano i raggi
corrispondenti, in azzurro.
S M
24 14 Dai punti di intersezione di ogni raggio con
23
R N
13 le circonferenze si conducono la parallela
22 16
all’asse maggiore (dalla circonferenza
20 18
21
Q P
15
minore) e la parallela all’asse minore (dalla
D circonferenza maggiore); per esempio,
19 17 dai punti 1, 3, 5 si conducono le parallele
all’asse minore CD e dai corrispondenti
punti 2, 4, 6 le parallele all’asse maggiore
AB. Le intersezioni di ogni coppia di
parallele determinano i punti E, F, G che,
raccordati fra loro, completano l’ellisse
richiesta (fig.��, in rosso).
72 C
Roma: Colosseo
Gli anfiteatri furono un’invenzione dei Romani dovuta
all’enorme successo degli spettacoli più amati: le lotte
tra gladiatori e tra uomini e belve.
Per aumentare lo spazio destinato agli spettatori
raddoppiarono la struttura semicircolare dei teatri
a gradinate e realizzarono un nuovo tipo di edificio,
a pianta ellittica e molto più capiente di un teatro.
L’anfiteatro Flavio (fig.❶a), il più monumentale
dell’antica Roma, aveva infatti una capienza di circa
50.000 spettatori e le sue dimensioni colossali gli
hanno valso il soprannome con il quale è conosciuto
in tutto il mondo: Colosseo. L'opera, iniziata da
Vespasiano, fu inaugurata nell'80 d.C. dall'imperatore
Tito e successivamente completata da Domiziano. ❶a ▲ Anfiteatro Flavio (o Colosseo), i sec. d.C. Roma.
ordine
❶c▼
corinzio
ordine
ionico
ordine
tuscanico-dorico
2'
1'
1 2 3 4 5 6 O
A C
F F'
3. costruisci un’ellisse con il metodo del rettangolo; i due assi, minore e maggiore, misurano rispettivamente
cm 6,2 e cm 9,2.
❷a ▼ ❷b ▼
156 m
188 m
73
Dato il passo p, costruire, con i centri 1 e 2, una spirale
formata da semicirconferenze raccordate spira
74 L
Dato il passo p, costruire, con i centri A, B, C, D, una
p spirale formata da archi di circonferenza raccordati
Disegnato il quadrato ABCD, con lato uguale alla quarta
parte del passo dato p, se ne prolungano i lati, come nella
F
figura. Con centro in A e raggio AD si traccia l’arco di
circonferenza DE, e si ripete poi l’operazione con centro in
A E
B
I B e raggio BE, tracciando l’arco EF. Descrivendo altri archi
M G
C D raccordati e con centro sempre nei vertici del quadrato
ABCD, si continua l’avvolgimento della spirale richiesta,
evidenziata in rosso, determinando gli altri archi,
nell’esempio FG, GH, HI, IL, LM (fig.��).
H
MODuLO
Le pennellate tracciano spirali e vortici di luce (figg.➊a e b) che rendono
SEzIONE
il pulsare della luminosità degli astri e trasmettono inquietudine.
B. La
❶a ◀ Vincent van Gogh, Notte stellata,
1. Titolo
geometria
1889, olio su tela. New York, Museum
of Modern Art.
Sezione
euclidea
/ B./Titolo
Unità
Eserciziario
4. Elementi basilari con applicazioni pratiche
❶b ▲ Schema compositivo dell’opera.
Valencia: dentro
la torre barocca
di Santa Catalina
Alla chiesa medioevale gotica di
Santa Catalina è stata aggiunta
nel xvii secolo una torre barocca a
pianta esagonale alta 40 m.
La forma della scala a chiocciola
che si trova al suo interno è
stata costruita secondo le regole
geometriche della spirale di
Archimede (fig.➋).
➋ ▶
Chiesa di Santa Catalina, xvii sec.
Valencia (Spagna). Particolare della scala
a chiocciola all’interno della torre.
A E
B
C D
III I
IV P
Q 1 2 3 4 5 6 7 8 VIII
V VII
VI
5. Segui le istruzioni e costruisci la spirale della voluta del capitello ionico secondo la regola del Vignola.
▸ Traccia una circonferenza e destrorso della voluta (ossia in ▸ Poi centra in 2 e con raggio 2A
inscrivici il quadrato nel quale senso orario, come in fig. 5a); traccia l’arco AB; centra in 3 e
Lezione 5
11 12
11' 12' P
7 8
7' 8'
11 12
3 4
3' 4' M G
7
4
8
O C 3
2 1 A E
1' 5
2 2' 1 A' A 6 I
10 9
6' 5'
6 5
10' 9'
10 9 B
T550Ab43f001Rm1
5a 5b
L
direttrice
asse
V
asse
V
asse
α
α O
rice
F
erat
gen
F
eric
V'
erat
O
gen
F' F'
x
76 77 78
Osservazione: la generatrice, tracciata sui coni delle figg. 76, 77 e 78 è una linea qualsiasi che,
ruotando, genera la superficie conica; la direzione secondo la quale essa si muove si chiama direttrice.
Definizione: la parabola è una curva piana aperta i cui punti sono equidistanti da un punto fisso F, detto fuoco, e da una retta d,
detta direttrice, perpendicolare all’asse. Il vertice della parabola è equidistante dai punti F e O.
67
(Per il procedimento da seguire per ottenere una parabola ▶ pag. 66, fig. 77).
79 80
d H direttrice O G
V
V A' A
F
B' B
A 1 A'
1
B 2 B'
C' C
2
C 3 C'
D' 3 D
D 4 D'
E E' 4
5
6
F E 4 3 2 1 F 1' 2' 3' 4' E'
F'
Osservazione: è possibile
ottenere la stessa parabola
anche conducendo dai punti
A, B, C, D, determinati dalle
semirette uscenti da E, le
perpendicolari all’asse VF, che
individuano i punti A’, B’, C’, D’.
Definizione: l’iperbole è una curva piana aperta in cui la differenza delle distanze di ogni suo punto dai due punti fissi F e F’, detti
fuochi, è costante e uguale alla distanza fra i vertici V e V’ (per il procedimento da seguire per ottenere un’iperbole ▶ pag. 66, fig. 78).
68
Date la distanza fra i vertici VV’ (asse) e quella tra i fuochi Dati gli asintoti e il punto A sulla curva, costruire
FF’, costruire un’iperbole un’iperbole equilatera
Tracciata la distanza a piacere VV’, si centra in O, suo punto Si disegnano gli asintoti Q e Q’, perpendicolari fra
medio, e si traccia con raggio OF la circonferenza passante per loro, e gli assi x e y (fig.��, tratto e punto). Si traccia
i due fuochi. Per i punti V e V’ si conducono le perpendicolari al il punto A e da esso si conducono le parallele a Q e Q’,
diametro FF’, determinando sulla circonferenza i punti A, B, C, che determinano i punti A’ e A’’. Sul prolungamento
D. Unendo A con B e C con D si determina l’altro asse y. Unendo del segmento A’A si sceglie a piacere il punto 1. Si
C con B e D con A si ottengono gli asintoti, cioè le rette tangenti congiunge 1 con il punto O e si determina su AA’’ il
all’infinito ai due rami dell’iperbole. Si stabiliscono a piacere, punto d’intersezione 1’. Dai punti 1 e 1’ si tracciano
sull’asse x, dopo uno dei due fuochi (nell’esempio il punto F’) le parallele rispettivamente agli asintoti Q’ e Q.
un numero qualsiasi di punti 1, 2, 3, 4, 5... e si centra in F’ con Esse, incontrandosi, individuano in B un punto
raggio V’1: gli archi ottenuti intersecano la circonferenza; poi si dell’iperbole. Per trovare altri punti dell’iperbole
centra in F con raggio V1: gli archi ottenuti si intersecano con i (C, D, E, F, G) si fissa sul prolungamento di A’A un
precedenti determinando su un ramo dell’iperbole i primi due numero a piacere di punti (2, 3, 4, 5, 6) e si ripete la
punti, simmetrici all’asse. Invertendo i centri e con gli stessi costruzione usata per trovare il punto B. Raccordando
raggi si ottengono due punti anche sull’altro ramo dell’iperbole. fra loro i punti A, B, C, D, E, F, G si determina un ramo
Quindi si ripete l’operazione in modo analogo per ogni punto dell’iperbole (in rosso) e con lo stesso procedimento si
preso sull’asse x, ottenendo le altre serie di intersezioni che, ottiene il secondo ramo (H, I, L, M, N, P, R).
raccordate, completano le due curve simmetriche dell’iperbole
82
(fig.��, in rosso). A dimostrazione della definizione dell’iperbole, 6
5
su una delle curve si scelgono i punti G e I e si congiungono 4
con F e F’: le differenze fra le distanze di tali punti sono date 3
dai segmenti HF’ e LF’, costanti e uguali alla distanza fra V e V’: 2
1
infatti GF’ – GF = HF’ e IF’ – IF = LF’ (in azzurro). A
Q
G
F
E
A' D
C
B
ot
to
in
81
as
1'
I 2'
3'
4'
G 5' 6'
A''
F y
O 90°
A B
V H''
L H 5' 6 '
O y 4'
3'
2'
as
1'
in
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t
V'
o
C D
H' I L
M
1 F' N
2 P
asintoto asintoto
H R
Q'
3 1
2
3
4
4
5 5
x 6
x
MODuLO
La torre si regge su quattro
SEzIONE
giganteschi piloni metallici a
struttura reticolare raccordati
B. La
1. Titolo
da archi a forma di parabola per
geometria
scaricare meglio sulle fondazioni
l’enorme peso della costruzione
Sezione
alta 324 metri (fig.➊).
euclidea
Progettata da Alexandre gustave
/ B./Titolo
Eiffel, ingegnere e costruttore, per ❶▼ Basilica di S. Miniato al Monte,
l’Esposizione universale di Parigi xi-xii sec. Firenze.
Unità
del 1889, la torre fu costruita in
Eserciziario
soli due anni e avrebbe dovuto
Barcellona: Sagrada
Família
Nella struttura della chiesa della
Sagrada Família di Barcellona,
l’architetto Antoni gaudí fu
influenzato dapprima dallo stile
neogotico del periodo, poi dal
modernismo catalano di cui
divenne il massimo esponente.
Attento osservatore della natura
inserì nell’edificio colonne
arborescenti che, sperimentate per
millenni dalla natura, considerava
perfette. Oltre all’arco parabolico,
giudicato il più razionale, gaudí
utilizzò anche quello iperbolico
(fig.➋); entrambi elementi
funzionali e decorativi.
Quando saranno completati gli
interni e la grande guglia di gesù,
la Sagrada Família, con i suoi 170
metri, sarà l’edificio più alto di
Barcellona. ❷▲ Antoni Gaudí, Sagrada Família, 1883-1926 (incompiuta). Barcellona (Spagna).
2. Osserva un particolare architettonico a forma di parabola della terrazza di Casa Milà a Barcellona del
grande architetto catalano Antoni gaudí (fig.➊a).
completa la costruzione di fig.➊b che, come puoi notare, si accosta all’andamento curvilineo
dell’immagine sopra.
1b
4 3 2 1
y
O
F'
1
as
oto
2
int
int
oto
as
4. Osserva attentamente le
ardite forme della cattedrale
progettata nel 1958 da Oscar
Niemeyer (fig.➌).
prova a costruire un’iperbole
che si avvicini il più possibile
alle curve delle strutture
iperboliche in cemento armato
che la caratterizzano.
➌▶
Oscar Niemeyer, Catedral Metropolitana
Nossa Senhora Aparecida, 1970. Brasilia.
costruire la sezione aurea del segmento AB si centra in D con raggio DB: l’arco ottenuto interseca la
Dato il segmento AB, si trova in C la sua metà, si innalza congiungente DA nel punto E (fig.��a). Infine si centra in
una perpendicolare da B e si centra in B con raggio BC: A con raggio AE: l’arco ottenuto seziona il segmento AB
si ottiene un arco che interseca in D la perpendicolare nel punto F. Il segmento AF, sezione aurea di AB, è medio
di B, determinando BD uguale a BC. Con la stessa apertura proporzionale fra AB e FB, cioè AB : AF = AF : FB (fig.��b).
83a D 83b D
E E
A C B A C F B
Data la sezione aurea del segmento AB, costruire Per ricercare i successivi rettangoli aurei, basta tracciare
una spirale la diagonale del quadrato, AF’. Si centra in F e con raggio
A partire dalla sezione aurea della fig. 83b si costruisce il FA si ottiene l’arco AF’. Si ripete la stessa operazione nel
rettangolo ABCD avente per base maggiore il segmento AB rettangolo FBCF’ (fig.��a). Centrando in G’ con apertura
e per altezza la sua sezione aurea AF. Per determinare il G’F’, si traccia l’arco F’G raccordato al precedente.
rettangolo aureo, si traccia su di esso la perpendicolare dal Procedendo in modo analogo su tutti i rettangoli
punto F, ottenendo il quadrato AFF’D e il rettangolo FBCF’ successivi si completa la spirale richiesta (fig.��b,
aureo del rettangolo ABCD. in rosso).
84a 84b
D F' C D F' C
G' G G' G
A F B A F B
MODuLO
gli architetti greci furono i primi a fissare regole proporzionali, aritmetiche e geometriche, che applicarono al tempio,
SEzIONE
l’edificio consacrato al culto di una divinità, concepito come dimora della divinità stessa e caratterizzato dall’armonia
delle forme.
B. La
1. Titolo
geometria
Le parti essenziali del tempio greco
frontone
sono il crepidòma, un basamento trabeazione
Sezione
formato da tre o più gradoni, le
euclidea
colonne, che poggiano sullo stilòbate
/ B./Titolo
(il gradino superiore), la trabeazione
e il frontone (fig.➊).
Unità
La proporzione tra i diversi
Eserciziario
elementi architettonici segue
abaco
echino
anuli
taglio
scanalature
L’ordine ionico La colonna ionica è più alta e slanciata Il capitello ionico è formato da
nasce poco dopo e anche più cilindrica di quella dorica; un àbaco molto schiacciato, e
quello dorico ha una base ed è quindi formata da da un echìno, con decorazioni
sima
nelle colonie tre parti: base, fusto e capitello. La base ovoidali, separati da un pulvìno, un frontone
greche dell’Asia è costituita da due tori e una scozia; il elemento intermedio timpano
che presenta
cornice
Minore e ha fusto, più snello del dorico, è percorso anteriormente e posteriormente
origini orientali. da scanalature a spigolo smussatofregio ed è due volute a spirale (▶ pag. 65),
separato dal capitello da un collarino, un ispirate forse al fiore di loto egizio, trabeazione
abaco
volute a spirale
echino con ovoli
collarino
L’ordine corinzio La colonna corinzia è più esile di quella Il capitello corinzio è a forma di
nasce in Grecia ionica ed è formata da quattro parti: cesto, decorato da foglie d’acanto,
alla fine del plinto, base, fusto e capitello. La base forse di derivazione egizia, e steli
v secolo a.c. poggia infatti su un plinto, un dado inflessi (caulìcoli) terminanti in
e si diffonde quadrato che la solleva dal piano dellofusto
volute. Completano la decorazione, colonna
soprattutto stilòbate e porta più in alto tutta la al centro di ogni faccia, volute minori
nel periodo struttura architettonica. Le scanalature (èlici) affrontate. L’àbaco è a facce
ellenistico. a spigolo smussato del fusto e la base, concave e decorato, al centro, da un
scanalature
nell’architettura
foglie d’acanto
romana.
tori
base scozia
stilobate
crepidoma
MODuLO
scanalate, alternati a mètope, spazi quadrangolari lisci o
SEzIONE
ornati da rilievi; la cornice è decorata con mùtuli, ornati da
gocce a forma tronco-conica o tronco-piramidale, posti
B. La
in corrispondenza dei triglifi e delle metope (analoghe
1. Titolo
geometria
gocce decorano anche la règula sotto a ogni triglifo).
Il frontone è formato dal sima, una sorta di gronda, e dal
Sezione
timpano triangolare, spesso ornato con rilievi scultorei.
euclidea
/ B./Titolo
❸ ◀ ▲ Tempio detto “di Nettuno”, in realtà dedicato
Unità
a Hera o, secondo altri, ad Apollo, ca. 460 a.C. Paestum.
È un perfetto esempio dello stile dorico classico che ebbe
Eserciziario
4. Elementi basilari con applicazioni pratiche
particolare fortuna nelle colonie della Magna Grecia.
➊b ▲ Tempio detto “di Nettuno”, ca. 460 a.C. Paestum. Facciata est.
timpano
fregio trabeazione
cornice
fregio architrave
trabeazione
abaco
architrave volute
capitello
colonna
fusto fusto
colonna
scanalature scanalature
toro
scozia
tori toro
base scozia base
stilobate plinto stilobate
crepidoma
1. La struttura architettonica della tribuna bramantesca a pianta centrale (fig.➊a) è caratterizzata dalla
geometrica nitidezza dei due ambienti quadrati di diversa dimensione (fig.➊b, in rosso).
completa la costruzione della pianta di fig.➊b con misure raddoppiate rispetto a quelle di fig.➊c.
1b 1c
4. Osserva la fig.➍a e M
A
Questo esercizio è simile a
E
quello di pag. 65, figg. 5a e 5b,
ma in questo caso lo sviluppo
della voluta è sinistrorso come il
➍a ▲ Particolare di una voluta ionica I
della lanterna della basilica di San Pietro. 4b
particolare illustrato in fig.➍a. Città del Vaticano.
11 11 11
10 10 10 11 11 11
10 10 10
7 3 27 63 72 36 2 6 7 3 27 63 72 36 2 6
B B B
P P P P P P
8 4 18 54 81 45 1 5 8 4 1 8 54 81 45 1 5
12 12 129 9 9 12 12 129 9 9
4c 4d A A A
4e
80
Geometrie cromatiche
5.1
COstruziOni geOmetriChe DeCOrative
Applicando le costruzioni geometriche viste nell’unità 4, si ottengono altre e più complesse figure piane.
Da notare che l’impiego del colore non solo attenua le rigorose strutture geometriche ma contribuisce a sua
volta a rendere percepibili forme decorative diverse, pur basate sulle stesse geometrie.
Queste prime composizioni suggerite dalla nostra libera creatività, saranno successivamente concretizzate
nei rosoni, nelle volte, nelle vetrate e nei pavimenti di chiese antiche e moderne.
1 B 2
composizione decorativa ottenuta con quadrati (1) 1
5 6
Tracciata la circonferenza di centro O e i relativi diametri
F
AC e BD si costruisce il quadrato 1-2-3-4. Se ne tracciano
le diagonali e su di esse si fissano a piacere i punti 5, 6, 7, 8 I L
8 7
4 3
D
A F B
2 Composizione decorativa ottenuta con quadrati (2)
Analogamente alla fig. 1, si determinano i quadrati ABCD
I 1 L
e EFGH. Dal punto 1, preso a piacere sul diametro FH,
2
si tracciano le parallele ai lati F, E, H, G e si ottiene lo
spessore (fig.➋, in arancio). Si centra in O e con raggio
OF si descrive la circonferenza che taglia le diagonali
nei punti I, L, M, N: questi, uniti consecutivamente,
O
E G
definiscono l’altro quadrato. Il lato FE del primo quadrato
taglia la diagonale nel punto 2; da esso si tracciano le
parallele ai lati del quadrato ILMN ottenendo lo spessore
(in celeste). Con lo stesso procedimento si trovano gli altri
quadrati minori.
N M
D H C
MODuLO c. Applicazioni della geometria euclidea, scale di proporzione e normative tecniche / Unità 5. Geometrie cromatiche
O si centra in O e, con apertura a piacere, si tagliano i raggi
passanti per gli angoli del triangolo 1-3-5 individuando
9 8
tre punti 7, 8, 9; da questi si tracciano le parallele ai lati
5 3
dello stesso triangolo. Con analogo procedimento si
costruiscono i sei triangoli (in celeste) contenuti nella
medesima circonferenza.
4
1
Composizione decorativa ottenuta dalla suddivisione 4
A B
della circonferenza in dodici parti uguali
Si divide una circonferenza in dodici parti uguali
6
utilizzando le costruzioni di due esagoni regolari 2
A B
5
6 2
F C
5 3
E D
G H
4 3
D F C
MODuLO
La cattedrale di Chartres, iniziata nell’xi secolo, è il
SEzIONE
più celebre monumento della città ed è considerata
uno degli edifici religiosi più importanti del mondo e
c. Applicazioni
1. Titolo Sezione
una delle più perfette costruzioni gotiche.
I rosoni che decorano le facciate hanno precise e
armoniose forme geometriche (fig.➊).
della /geometria
B. Titolo euclidea,
❶
Eserciziario
▶
Cattedrale di Notre-Dame, xi sec.
Chartres (Francia). Particolare di un rosone.
Firenze:
cattedrale di Santa Maria del Fiore
L’interno spoglio e severo della cattedrale
corrisponde all’ideale spirituale della Firenze
medioevale e del primo Rinascimento.
La ricchezza della pavimentazione ne
accentua, per contrasto, l’austerità (fig.❸).
La pavimentazione fu realizzata successivamente
sotto il patronato dei granduchi di Toscana, in
marmi policromi la cui geometria è basata su
ottagoni regolari concentrici.
➌ ▲ Cattedrale di Santa Maria del Fiore, inizio 1296. Firenze. Particolare
della pavimentazione, xvi sec.
prOva subitO: costruzioni geometriche decorative
84
1. Il rosone della cattedrale di Burgos (fig.➊a) è composto da dodici cerchi concentrici che si sviluppano intorno a una
figura centrale stellare a sei punte, originata da due triangoli equilateri intersecati (▶ pag. 81, fig. 3).
Il rosone, elemento tipico dell’architettura gotica, oltre a essere un elemento decorativo, ha un duplice significato
simbolico: è infatti in relazione con il cerchio, “linea infinita”, ovvero senza inizio e senza fine, simbolo di Dio, e
con la ruota, simbolo di eternità.
Completa la costruzione geometrica del rosone (fig.➊b) con l’aiuto dei grafici (figg.➊c e d) e della costruzione
a pag. 39, fig. 50.
1c
▲ Apertura esalobata
posta nell’esagono
centrale.
1d
2. La copertura a volta in stile gotico francese della cattedrale di Burgos è considerata una tra le più belle di tutta la
Spagna (fig.➋a).
Completa la costruzione geometrica della parte centrale della volta (fig.➋b) aiutandoti anche con la fig.➋c,
che illustra in dettaglio la costruzione della parte centrale della volta.
▲
Costruzione
geometrica
del centro
della volta.
MODuLO c. Applicazioni della geometria euclidea, scale di proporzione e normative tecniche / Unità 5. Geometrie cromatiche
4. Gli archivolti e i piedritti del portale principale (fig.➌a) del
duomo di Orvieto, uno dei massimi capolavori architettonici
del tardo Medioevo in stile gotico italiano, sono decorati con
motivi geometrici arabeggianti a intarsi policromi (fig.➌b).
Segui le istruzioni e aiutandoti con la traccia illustrata nella
fig.➌c prova a eseguire la figura geometrica decorativa di
fig.➌d.
▸ Costruisci l’esagono regolare ABCDEF (▶ pag. 31, fig. 32) e,
al suo interno, i sei triangoli equilateri indicati con i numeri
1, 2, 3, 4, 5, 6.
▸ Traccia, quindi, sottili spessori che definiscono altrettanti
triangoli minori.
➌a ▲ Portale del duomo di Orvieto, xiii sec.
▸ Parti dal triangolo 2 e inizia a costruire, al suo interno e tangente a
esso, un triangolo celtico analogo al triangolo curvilineo di
pag. 22, fig. 21.
▸ Prosegui l’esercizio, che appare completo in fig.➌d, seguendo
le linee di costruzione e i colori.
➌ b▶
Particolare delle decorazioni del portale.
3c 3d
2 3
H
90°
B D
1 O 4
A E
6 5
86
Il modulo è diviso in sottomultipli mediante i quali le struttura modulare può essere data, graficamente, da
dimensioni e le forme di ogni membratura risultano semplici figure geometriche come quadrati, triangoli,
prestabilite sulla base di rapporti aritmetici costanti. esagoni o cerchi che, succedendosi, creano composizioni
I rapporti modulari geometrici sono basati soprattutto decorative diverse: puoi osservare queste geometrie nei
sulla simmetria e la corrispondenza di figure geometriche disegni che hanno per figura base il triangolo (fig.❻), il
simili. La tramatura geometrica che costituisce una quadrato (fig.❼), l’esagono (fig.❽) e il cerchio (fig.❾).
6 7
8 9
MODuLO
La caratteristica principale del Palazzo dei Diamanti, uno dei monumenti più celebri di Ferrara e del Rinascimento
SEzIONE
italiano, è il bugnato esterno (fig.➊a), dalla cui forma a punta di diamante prende appunto il nome.
I circa 8500 blocchi di marmo bianco venato di rosa, ben evidente nel particolare ingrandito (fig.➊b), creano una
c. Applicazioni
1. Titolo Sezione
struttura modulare semplice, ma con un potente effetto di tridimensionalità.
della /geometria
B. Titolo euclidea,
Eserciziario
scale di proporzione e normative tecniche / Unità 5. Geometrie cromatiche
➊a ▲ e b ▶ Biagio Rossetti, Palazzo dei Diamanti, 1493-1503. Ferrara. Particolari del bugnato esterno.
1
Serliana: è una finestra a tre fori, di cui il centrale arcuato, i laterali trabeati
o architravati. Ha ricevuto tale nome dal trattatista bolognese del ‘500
Sebastiano Serlio.
B
1c
3 4
O''
O
A C
O'
1 2
MODuLO c. Applicazioni della geometria euclidea, scale di proporzione e normative tecniche / Unità 5. Geometrie cromatiche
costituita da una serie di ottagoni regolari
(fig.➋b). La forma della figura base di tale
composizione modulare è l’ottagono originato
dall’intersezione dei due quadrati, ABCD e EFGH
(fig.➋c).
Completa la fig.➋b. la rete delle linee che
suddividono la superficie modulata origina un
reticolo di riferimento che ti aiuterà a eseguire
questo esercizio.
O
E G
D C
Come si può osservare nella tabella le scale di proporzione possono essere: di ingrandimento (in rosso), al naturale
(in giallo) e di riduzione (in verde).
Nelle scale di ingrandimento il rapporto si indica Per disegnare in questa scala (per esempio 1:5) si
sotto forma di divisione (per esempio 20:1, 10:1..., che moltiplicano le misure reali dell’oggetto per il rapporto
rispettivamente si leggono: 20 a 1, 10 a 1...) e supera indicato nella scala stessa, quindi: misura reale 10
l’unità: serve quindi a rappresentare un oggetto in cm = 10x1/5 = 10/5 = 2 cm, misura rimpicciolita nel disegno.
grandezza superiore al vero. Per disegnare in questa scala
(per esempio 20:1) occorre moltiplicare le misure reali Tutte queste scale si dicono numeriche perché
dell’oggetto per il rapporto indicato nella scala stessa: ottenute dal rapporto numerico, cioè dal rapporto
2 cm (misura reale) = 2x20/1 = 40/1 = 40 cm (misura di proporzione, espresso da una frazione in cui nella
ingrandita nel disegno). scala di ingrandimento il numeratore è maggiore del
Nella scala al naturale (1:1, si legge 1 a 1) la misura reale denominatore, nella scala al naturale il numeratore
resta tale e quale nel disegno, per esempio: misura reale 2 è uguale al denominatore e nella scala di riduzione il
cm = 2x1/1 = 2 cm, stessa misura nel disegno. numeratore è minore del denominatore ed è sempre
Nella scala di riduzione il rapporto, indicato sotto forma l’unità, cioè il metro. Se, come spesso accade, i valori
di divisione (1:2, 1:5...), è minore dell’unità, quindi serve a ricavati dalla scala numerica sono riferiti all’unità di
rappresentare un oggetto rimpicciolito rispetto al vero. misura metrica si ha la scala metrica.
20:1 ossia m 20:1 = m 20 1 m = 20 m nel disegno 0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000
10:1 ossia m 10:1 = m 10 1 m = 10 m nel disegno 0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000
Scale di
ingrandimento
5:1 ossia m 5:1 = m 5 1 m = 5 m nel disegno 0 200 400 500 600 700 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000
2:1 ossia m 2:1 = m 2 1 m = 2 m nel disegno 0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000
La scala ticonica, così chiamata perché attribuita a Tycho che è 0,1. La numerazione da 1 a 10 delle parallele
Brahe (astronomo danese vissuto nella seconda metà del sulla perpendicolare BG corrisponde ai centimetri
91
Cinquecento), è una scala grafica particolare, che ha lo (sottomultipli).
scopo di misurare le frazioni del più piccolo intervallo di La scala ticonica viene così utilizzata: misurata la
graduazione segnato su una scala. distanza LM fra due punti su un disegno, la riportiamo,
MODuLO c. Applicazioni della geometria euclidea, scale di proporzione e normative tecniche / Unità 6. Scale di proporzione
con il compasso, sulla scala ticonica (fig. 1); quindi,
La costruzione di una scala ticonica nel rapporto 1:20 è per conoscere la sua reale lunghezza, M e L si devono
la seguente: dopo aver tracciato una retta, si disegnano, trovare ambedue sugli stessi estremi della suddivisione
parallele a essa, oltre 10 rette equidistanti fra loro. Dal più approssimata (nell’esempio, M sulla perpendicolare
punto A si riportano cm 5 che nella realtà corrispondono, condotta da D e L, invece, esattamente sull’incontro di una
nella scala 1:20, a m 1. Si determina così il punto B. parallela con una obliqua). La lettura avviene da destra a
Ripetendo per un numero di volte a piacere la stessa sinistra, prima con gli interi: la distanza DB indica m 2;
operazione si ottengono i punti C, D, E. Da ognuno poi con la divisione in decimi: il punto 7 sulla BA indica
di questi cinque punti (A, B, C, D, E) si tracciano le sette decimi, quindi dm 7; poi con la frazione in centesimi:
perpendicolari alle parallele. Si divide AB in dieci parti l’incontro della 7-8’ con la parallela 6 della suddivisione
uguali (in fig.➊ ognuna delle parti misura mm 5 che BG indica cm 6. Il segmento LM è pertanto lungo m 2,76.
corrispondono, nel suddetto rapporto, a cm 10 dal vero), All’opposto, con la scala ticonica si può determinare
conducendo per le suddivisioni altrettante perpendicolari. la misura grafica di un segmento (nell’esempio HI),
Si numera da B verso A: 0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10; e da G conoscendo già la sua misura reale che è di m 1,62. Per cui,
verso F: 0’, 1’, 2’, 3’, 4’, 5’, 6’, 7’, 8’, 9’, 10’. Si collegano 0 con 1’, con lo stesso procedimento, si riporta sulla scala ticonica
1 con 2’, 2 con 3’ e così di seguito fino al punto 9 con 10’. la lunghezza reale di HI, m 1,62, ottenendo, senza calcolo
Le varie intersezioni delle oblique con le rette parallele ci di proporzionalità, la corrispondente misura ridotta,
danno le suddivisioni in decimi del più piccolo intervallo naturalmente nello stesso rapporto 1:20, che è di cm 8,1.
1
A B C D E
10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 1m 2m 3m
H 2 I
L 6 M
10
10' 9' 8' 7' 6' 5' 4' 3' 2' 1' 0' scala ticonica 1:20
F G
HI = 1,62 m
LM = 2,76 m
Lo scalimetro, riga sui cui bordi Oltre alla scala numerica si fa uso trovando così i decimetri. Su queste
sono riportate sei diverse scale di sovente della scala grafica, che può suddivisioni si possono poi trovare
92
proporzione (fig.➋), è usato per essere semplice o ticonica. La scala altri sottomultipli; nell’esempio i
evitare il calcolo di proporzionalità. grafica semplice è formata da tre sottomultipli (cm) sono stati riportati
Sovrapponendo lo scalimetro al linee parallele equidistanti fra loro a sulla prima suddivisione (dm) da
disegno dell’oggetto, si rileva subito piacere e divise in tante parti uguali 0 verso sinistra. Da 0 verso destra
la relativa misura reale. quante sono le suddivisioni dell’unità si assegna invece il valore reale
di misura, in modo che ogni parte corrispondente all’unità di misura
abbia per corrispondente, nella scala (nell’esempio, cm 10 corrispondono a
prefissata, una determinata misura m 1). Dovendo prendere per esempio
reale, ridotta in esatto rapporto cm 44 della dimensione reale, come
alle proporzioni del disegno. Per si può osservare nel disegno sulla
rendere più chiara la lettura della stessa scala 1:10, con il compasso o
scala grafica, sulle tre linee parallele con una lista di carta si misura la
si riempiono, alternativamente, gli distanza dal punto A al punto B.
spazi di nero o di un colore qualsiasi La scala grafica è indispensabile
(in rosso nell’esempio). quando il disegno viene riprodotto
2 In fig.➌ sono illustrate cinque scale fotograficamente in dimensioni
grafiche semplici: scala 1:5, scala diverse e perciò non risulta
1:10, scala 1:20, scala 1:50, scala 1:100. rispondente alla scala usata per la
Considerando, per esempio, la scala sua esecuzione. Sulla scala viene
1:10, si riportano sopra le tre linee indicato, oltre all’unità, il sistema
parallele, a partire da 0 verso sinistra, di misura: m, cm... Le scale grafiche
tante suddivisioni (nell’esempio sono sempre riportate in km nelle
dieci) lunghe ognuna cm 1, carte geografiche.
3
scala 1:5
100 cm 90 80 70 60 50 40 30 20 10 5 0
100 cm 90 80 70 60 50 40 30 20 10 5 0 1m
100 cm 50 0 1m 2m 3m 4m 5m 6m 7m 8m 9m
MODuLO c. Applicazioni della geometria euclidea, scale di proporzione e normative tecniche / Unità 6. Scale di proporzione
al solito su un confronto diretto con la realtà.
9,36
4,48
9,36 21,16
70
4,48
35
21,16
70
6,24 6,24
7,8 17,16 89,8 89,8 17,16 7,8
35
121 121
242
40 30 20 10 0 2m
SCALA 1:20
40 30 20 10 0 2m
1460
140 510 810
5
260 225 200 360 90
100
140
140
60
100
140
Balcone
180
Bagno
230
250
70
140
Camera Camera
Bagno
210
80
210
80
750
80
210
210
210
80
80
510
Camera
80 Disimpegno
0
21 140
Soggiorno 140
80
210
1130
1130
Spogliat.
Ripostiglio
210
60
140
950
140
140
60
250
275
Balcone
zona giorno
80
210
zona servizi
380
70 Ingresso
zona notte
140 Cucina
165
210
scala 1:100
100
Caldaia
MODuLO c. Applicazioni della geometria euclidea, scale di proporzione e normative tecniche / Unità 6. Scale di proporzione
proporzione. Si procede nel modo seguente: sopra
il disegno di fig.❻b, rilevato dalla fotografia
di fig.❻a e riportato in scala 1:10, si tracciano
linee perpendicolari simili a un reticolo, in rosso
nell’esempio.
Per disegnare lo stesso soggetto ingrandito o
rimpicciolito rispetto a quello già realizzato
in fig. 6b, basta tracciare un altro reticolo più
❻ a ▲ Vico Magistretti,
Atollo, 1977, alluminio,
grande (fig.❻c) o più piccolo del grafico di lampada da tavolo n. 233
fig. 6b preso come modello. Quindi, per eseguire prodotta da OLuce.
New York, Museum
l’ingrandimento dell’oggetto in questione (in of Modern Art.
scala 1:4, nell’esempio di fig. 6c), è sufficiente
individuare, nei reticoli delle figg. 6b e c, i punti
del disegno da riprodurre, per poi collegarli.
0 1 2 3 4 5 0 1 2 3 4 5
4
1 cm
5 2
Scala 1:10
1 cm
6b
6c 2,5 cm
Scala 1:4
4,
96
tracciate parallelamente alla 0,6
3
2,91
dimensione da quotare e, nei
R0,69
punti di incontro con le linee di
65°
riferimento, sono delimitate da un
punto ben visibile, da un trattino
5,25
a 45° o, come nell’esempio, da una
freccetta (quest’ultima sempre
11,20
1,6 1,6
2,91
8
proporzione.
3,91
Per esempio, partendo dal disegno
MODuLO c. Applicazioni della geometria euclidea, scale di proporzione e normative tecniche / Unità 6. Scale di proporzione
R0,69
della lampada in scala 1:2 (fig.➑a) e 4
65°
impiegando l’angolo di proporzione 6
1,71
(fig.➑b), si può ricavare la riduzione 7
A
14,11
seguente: si traccia l’angolo acuto
11,20
aVb a piacere (angolo di proporzione);
sul lato a dell’angolo si riporta, a
partire dal vertice V, la misura 3-4
45°
rilevata dal grafico della fig. 8a,
disegnato in scala 1:2; sul lato b si
indica, con la riduzione scelta in 3 1 2
scala 1:3, sempre a partire da V, la
corrispondente misura ridotta 3’-4’. 0,78 10,42
Di seguito, sul lato a dell’angolo
aVb si riportano le misure 1-2, B-5, scala 1:2
8c
4'
6'
7' A'
scala 1:3
0 1 2 3 4 5
1
4
cm 2,5
cm 2,5
SCALA 1:4
MODuLO c. Applicazioni della geometria euclidea, scale di proporzione e normative tecniche / Unità 6. Scale di proporzione
in basso a sinistra.
2a
1 25
6 6 8 1 87 6 6 6
14
12
3 02
3
3 59
13
7 18
1 14
1 2 4 5 7
11
9
3 59
3 02
3
10
6 8
6 6
2b
ala
atrium
cubiculum
exedra
fauces
impluvium
Peristylium
oecus
Passaggio
Peristylium tablinum
Posticum
taberna
tablinum
triclinium
vestibulum
taberna
❶a ▲ Donato Bramante,
tempietto della chiesa di San
Pietro in Montorio, inizio xvi sec.
Roma.
❶ b▶
Particolare di una delle colonne
tuscaniche.
❷ a▶
Costruzione della colonna tuscanica secondo le proporzioni
codificate dal Vignola nella seconda metà del Cinquecento, e
dunque completa di un piedistallo che è sempre la terza parte della
colonna (composta da: cimasa, dado e zoccolo).
❷ b▶ 12 6 0 1 2 3 4 5 6
Scala modulare.
parti modulo
MODuLO c. Applicazioni della geometria euclidea, scale di proporzione e normative tecniche / Unità 6. Scale di proporzione
Completa i testi degli altri elementi presenti nel particolare architettonico di fig.❷a.
Poi completa i disegni del fusto, della colonna e del relativo capitello tuscanico utilizzando la scala modulare di
fig.❷b. èntasi
èntasi
mod.1 2a
mod.1
mod.2
imoscapo
mod.1
base
mod.2
imoscapo
cimasa = p.6
mod.1
base
p. 8 mod.4 p. 8
piedistallo
piedistallo mod.4
moduli 2 parti 9
zoccolo = p.6
zoccolo = p.6
12 6 0 1 2 3 4 5 6
2b
parti modulo
12 6 0 1 2 3 4 5 6
parti modulo
B4 e B1. A 5 O C B E
▸ Unisci il centro O con i vertici 2, 4 e 1, 3 e individua gli
ultimi due diametri delle circonferenze. 3 4
▸ Con centro in O e raggio Oh, traccia, con spessore O''' O'''''
sottile, una circonferenza.
▸ Con centro O’’ e raggio O’’h traccia l’arco 5-6;
O''''
analogamente trova gli altri cinque archi che vanno a
completare la figura esagonale centrale dai lati curvi.
▸ Osserva attentamente il grafico in bianco e nero 1d 1e
(fig.❶d) e colorato (fig.❶e) e completa la
costruzione della finestra ornamentale.
lezione 3
MODuLO c. Applicazioni della geometria euclidea, scale di proporzione e normative tecniche / Unità 6. Scale di proporzione
ricostruzione grafica di un motivo decorativo caratteristico dei
pavimenti cosmateschi, il quinconce (fig.❷e).
Il quinconce è una composizione di quattro tondi disposti attorno a un
quinto, connesso agli altri attraverso bande intrecciate.
L’impianto geometrico della pavimentazione illustrata è costituito da un
quadrato contenente un altro quadrato, ruotato di 45°, al cui interno si
trova un piccolo quinconce. Le bande che circondano il tondo centrale si
allargano fino a raggiungere la stessa dimensione delle quattro ruote più
grandi poste ai lati del quadrato esterno.
4. Osserva le prime tre fasi illustrate nelle figg.➍a, b e c e disegna con misure più grandi la fig.➍d,
ricostruzione grafica della struttura modulare di fig.➍e.
4a 4b 4c
4d
➍e ◀
Particolare
di una
decorazione
dell’Alcázar
di Siviglia
(Spagna).
6. disegna la pianta di un piccolo appartamento, con le relative quotature, utilizzando la scala di riduzione
(numerica o grafica) più adatta.
7. la scale grafiche semplici o ticoniche si usano per quotare disegni di oggetti vari; prova a metterle in pratica
su un oggetto qualsiasi preso dalla realtà.
mODulO e
Proiezioni cilindriche tridimensionali
mODulO f
Sezioni, intersezioni e
compenetrazioni di solidi
mODulO g
I fondamenti dello studio delle ombre
Il matematico francese Gaspard Monge (Beaune 1746 - Parigi 1818) studiò alla scuola militare di Mézières,
dove poi insegnò dal 1776 al 1780. Fu in questa sede che, a partire dai metodi basati esclusivamente su
procedimenti empirici allora in uso, elaborò un metodo razionale per la rappresentazione grafica delle figure
nello spazio che consentisse di risalire dal disegno all’oggetto e viceversa, regolando in modo universale il
passaggio fra spazio tridimensionale e piano bidimensionale.
Con Monge nasce la geometria descrittiva, nuovo capitolo della geometria, e il nome del matematico è rimasto
associato in particolare al metodo della doppia proiezione ortogonale.
La ricerca di Monge, evoluzione di una geometria pratica elaborata nel mondo dell’edilizia, è maturata
nell’epoca dell’Illuminismo, quando in ogni ambito le tecniche si trasformano in scienze applicate.
obiettiva) sopra almeno due piani (1° quadro-piano piano rappresentativo (quadro assonometrico) da un
orizzontale [PO] e 2° quadro-piano verticale [PV] centro improprio (C ∞) di proiezione (figg.❷ e ❸).
mutuamente ortogonali) (fig.❶). Il metodo dà una L’assonometria ha il vantaggio di dare in una sola figura
conoscenza esatta delle forme reali degli oggetti con l’immagine completa dell’oggetto con le tre dimensioni,
le loro dimensioni reali, rimpicciolite o ingrandite. in una forma simile a quella reale, di cui conserva il
parallelismo fra i lati e, talvolta, anche i rapporti metrici
delle tre dimensioni.
figura obiettiva
1 2
PV
π3
quadro assonometrico α C
dro π2 PL
qua
2°
figura obiettiva
PV
C∞
π2
T
π1
π1 PO
1° quadro PO
L
PV
quadro prospettico α
C
O'
centro proprio
α
π3
O
metrico
assono
quadro
π1 PO figura obiettiva
8.1
metODO Della DOppia prOieziOne OrtOgOnale
Definizione: la proiezione ortogonale di un punto dello spazio è il piede della perpendicolare condotta dal punto al piano.
Avvertenza: nelle proiezioni ortogonali figure come quelle dei grafici 2 e 3 possono essere indicate con termini diversi,
ma di significato identico: dimostrative, esplicative o spaziali. Queste figure tridimensionali, disegnate assonometricamente
con un piano ad angolo retto (il diedro) che successivamente si ribalta, rendono facilmente comprensibili le relative
rappresentazioni geometriche, come la fig. 4, chiamate anche figure descrittive.
quota
detta linea di richiamo. Negli esempi essa è illustrata, T
π1
con le relative freccette di direzione (in nero); le linee
rosse con le freccette indicanti le direzioni di ciascuna A'
(A')
A'' (PO)
linea di terra
L T
aggetto
6 P
Proiezioni quotate 5 5
Soltanto nelle proiezioni verticali quotate, con il 4
3
metodo di Monge, è sufficiente una sola proiezione per 2
determinare la posizione di un punto (in fig.➎: P o H) 1 π1
nello spazio, a condizione, però, che alle sue proiezioni 0
P'(+6)
sia aggiunta la quota positiva o negativa a seconda che PO 0 H'(–7)
Le due composizioni di solidi Per rilevare la diversa conformazione Le rappresentazioni geometriche con
rappresentate nelle figg.➏ e ➐ dei due gruppi di solidi proiettati le stesse dimensioni e colori delle
110
hanno caratteristiche diverse, anche è necessario servirsi di almeno un figure assonometriche facilitano
se l’uguaglianza delle loro proiezioni altro quadro di proiezione, PV, come la lettura di queste proiezioni e
ortogonali su un solo piano, PO, nelle figure spaziali assonometriche chiariscono l’utilità della doppia
farebbe intendere il contrario. delle figg.➑ e ➒. proiezione ortogonale (figg.�� e ��).
6 8 10
PV
PV
T
PO
L T
PO
L
PO
(PO)
7 9 11
PV
PV
T L T
PO
PO
PO
(PO)
12 111
I due piani di proiezione, l’uno π2+
D'' D
π2 –
–
PV
114
T A''
L T
19 π2 A'' A ≡ A'
PO
L
B ≡ B'' PO
PV A ≡ A'
(A ≡ A')
(PO)
PV
T B ≡ B'' 21
A'' A ≡ A'
π1 B ≡ B''
PV
(A ≡ A') PO
(PO)
(π1)
(PO)
22
PV PV
T C ≡ C' ≡ C''
Nella figura assonometrica dimostrativa di fig.�� sono L T
C ≡ C' ≡ C''
rappresentati, con le relative proiezioni ortogonali sul I PO
diedro, i punti A e B appartenenti rispettivamente al PO L
PO
e al PV e il punto C appartenente alla LT. Allo scopo di
rendere più chiari gli esercizi proposti, le proiezioni dei
punti A, B e C sono ridisegnate singolarmente nelle figg. (PO)
La prima proiezione A’ del punto A appartenente al al PO, BB’ (retta proiettante), appartiene anche al PV.
PO (figg.�� e ��) coincide col punto obiettivo A sul La seconda proiezione B’’ coincide con lo stesso punto
PO poiché la distanza del punto A dal PO è nulla. La obiettivo B, essendo la distanza di B dal PV nulla. Con
seconda proiezione A’’ si trova sulla LT poiché, tracciando la rotazione del PO, le proiezioni rimangono nella loro
la perpendicolare da A al PV, si constata che la retta posizione iniziale e dalle figg. 19 e 21 si rileva che tutti i
proiettante AA’’ appartiene anch’essa al PO. Ruotando il PO, punti appartenenti al PV, come il punto B, hanno la prima
la prima proiezione A’ si viene a trovare al di sotto della LT, proiezione che cade sempre sulla LT e che l’aggetto è
e dalle figg. 19 e 20 si rileva che tutti i punti appartenenti nullo; la seconda proiezione si trova sempre al di sopra
al PO, come il punto A, hanno la loro prima proiezione al di della LT e la distanza da essa è anche la quota.
sotto della LT e che la distanza da essa è anche l’aggetto; la Quando un punto come C si trova sulla LT, per cui
seconda proiezione cade sempre sulla LT e la quota è nulla. appartiene a entrambi i piani, le due proiezioni
La prima proiezione B’ del punto B appartenente al PV coincidono con lo stesso punto C e la quota e l’aggetto
(figg.�� e ��) si trova sulla LT, poiché la perpendicolare sono nulli (figg.�� e ��).
fia
Nel grafico della fig.�� è rappresentata una seduta
con
proiettata, perpendicolarmente, sui tre quadri PO, PV
e PL; le linee proiettanti sono tracciate in rosso, quelle
di richiamo in nero (▶ pag. 109, fig. 3). Sul PO si ha la
larghezza (pianta o prima proiezione); sul PV l’altezza
(prospetto o seconda proiezione); sul PL la profondità
(fianco o terza proiezione). L
(PL)
PO
24 t''
PV
(T) PL 25
PV
t''
PL
(t')
L T
t'
PO t'
(PO) PO
quota
e al PV (1a linea di richiamo), e A’’ e A’’’ su una retta
parallela alla LT e appartenente al PV e al PL (2a linea 2
O
di richiamo). t'
T
t''
segmento adiacente, che ha per estremi il punto di
o quota
45°
A' 1
t'
PO
lezione 7
(A' )
(PO)
PO
PO
Nelle figg. 42-45 le rette generiche e le loro proiezioni sono evidenziate in azzurro, i piani in giallo.
122 42
Figura assonometrica spaziale e
rappresentazione geometrica delle retta generica
proiezioni ortogonali di una retta r π2 + nel I diedro
π2 +
generica situata nel I diedro T2 ≡T2''
T2 ≡T2''
Data la retta generica r nel I diedro,
le sue proiezioni sui due semipiani r'' r
orizzontale anteriore positivo π1+ T
T1 ≡T1' r''
e verticale superiore positivo π2+ T1''
Dopo le proprietà della retta (▶ pagg. 120 e 121) e le sue posizioni generiche nei quattro diedri (▶ pagg. 122 e 123), vediamo
ora la rappresentazione di rette generiche nel I diedro, solitamente il più usato.
124
Nelle figg. 46-48 le rette generiche e le loro proiezioni sono evidenziate in azzurro, i piani in giallo.
Nelle figg. 49-54 le rette generiche e le loro proiezioni sono evidenziate in azzurro, i piani in giallo e le proiettanti in rosso.
125
Figura assonometrica spaziale T1 ≡ T1’). La seconda e terza proiezione proiettanti da P a PV e PL. La prima
e rappresentazione geometrica T1’’ e T1’’’ della traccia orizzontale si proiezione P’ di P coincide con
Figura assonometrica spaziale A questo punto si procede come Nella fig.�� (esplicativa e descrittiva)
e rappresentazione geometrica nell’esercizio precedente, con la si rileva che la retta r e i piani di
delle proiezioni ortogonali di una differenza che perpendicolare alla LT proiezione PO e PL sono paralleli tra
retta r perpendicolare al PV (retta è ora la prima proiezione della retta loro; non avendo essi alcun punto in
proiettante in seconda) r’ e quest’ultima, all’opposto della comune, non vi è traccia. Quando le
La retta data r è perpendicolare al proiezione di fig. 49, si trova al di tracce sono all’infinito (T1 ∞, T3 ∞),
PV e lo interseca in un punto che è la sotto della LT. esse si dicono tracce improprie.
sua traccia verticale T2. retta proiettante in seconda
Questa ha la prima proiezione T2’
PV PL
sulla LT, la seconda proiezione su PL
se stessa (per cui T2 ≡ T2’’), mentre
la terza proiezione T3 è situata sulla PV
T2''' r''' P''' T''2 ≡ r'' ≡P'' T2''' r''' P'''
parallelo al PO.
8.7
rappresentaziOne Del segmentO
Definizione: il segmento è la parte di retta limitata da due suoi punti detti estremi (▶ pag. 6, fig. 7).
Figura assonometrica spaziale (fig.��) si rileva che sui piani PV e rotazione del PO e del PL (▶ pag. 115,
e rappresentazione geometrica PL, paralleli alla figura obiettiva AB, figg. 23 e 24), si ottiene, al di sotto della
delle proiezioni ortogonali di un la seconda e la terza proiezione, A’’B’’ LT sul PO, la prima proiezione con gli
segmento perpendicolare al PO e e A’’’B’’’, rappresentano la lunghezza estremi che coincidono in un punto
appartenente con un estremo reale del segmento in questione, A’ ≡ B’; al di sopra della LT sul PV e sul
allo stesso PO mentre sul PO la prima proiezione, PL, la seconda e la terza proiezione,
Dato il segmento AB perpendicolare essendo perpendicolare a esso, è in A’’B’’ e A’’’B’’’, perpendicolari e
al PO, appoggiato con l’estremo B scorcio totale (per cui A’ ≡ B’). Dopo la poggianti sulla LT.
sul PO e parallelo, di conseguenza,
agli altri due, si vede chiaramente
che la prima proiezione coincide 55
(PL)
con l’estremo B poiché quest’ultimo
(A''')
appartiene al PO; si ha quindi A’ ≡ B’. PV PL
PL
Per ottenere la seconda e la terza A'''
A'' A'''
condizioni di appartenenza fra retta e piano Problemi particolari di appartenenza fra rette e piani.
Una retta appartiene a un piano soltanto quando le sue retta orizzontale
tracce sono sulle tracce omonime del piano. Per cui in Dato un piano α (in azzurro) obliquo ai tre quadri,
fig.�� (dimostrativa e descrittiva) la retta r appartiene al lo si fa intersecare da un piano β (in verde) disposto
piano α perché la prima traccia della retta T1r giace sopra parallelamente al PO. L’intersezione fra i due piani α e
la prima traccia del piano t1α e la T2r sulla t2α. β determina la retta r (in verde) che, essendo parallela
al PO, è detta retta orizzontale. Come si rileva in fig.��
(dimostrativa e descrittiva) la retta orizzontale ha la prima
proiezione r’ parallela alla prima traccia t1α e la seconda
proiezione r’’ parallela alla LT. Essa appartiene al piano α
perché la sua seconda traccia T2r si trova sulla omonima
traccia t2α del piano. La prima traccia è all’infinito.
PV
62 63
t2 α PV t2 α
r'' T2''r
T2''r
r''
T1''r O O
PV L T PV L T
T2' r T2' r
α T2''r t2 β
t2 α T2''r O T t2 α r'
α r' O T
t1 α
r''
r'' T2' r
T2' r PO t1 α
r' T1' r
T1''r r
β
PO r
L L r'
T1' r t1 α
t1 α
PO PO
retta di massima pendenza del piano α comunque retta di massima pendenza del piano α proiettante in
inclinato seconda proiezione (⊥ al PO e ⊥ al PV)
Dato un piano generico α inclinato ai piani ortogonali Dato un piano α inclinato al PO e perpendicolare al PV
(in azzurro), per determinare la sua retta di massima (in azzurro), lo si fa intersecare con un altro piano β,
65 PV
t2 α 66
T2''r
PV r'' ≡ t2 α
r'' β
t2 β T1''r O T1' r
PV L T L T
T2' r
T2''r r' PV
t2 α
O T 90° T r'
rett
T1''r
T1' r
a
α β
di m
1
t1 α
ima
r'' t1 β
pen
retta di
massim PO
den
PO a penden T1''r
T2' r za
za
PO
PO
Osservazione: le assonometrie spaziali con le relative descrittive (▶ figg. 65 e 66) rappresentano un caso particolare di
posizione fra rette e piani, cioè rette di massima pendenza. La retta di massima pendenza è l’intersezione di un piano
dato α con un altro β perpendicolare al PO e avente la sua prima traccia t1β perpendicolare alla prima traccia t1α del
piano dato. Per un punto di un piano inclinato passano infinite rette che formano col PO angoli variabili da zero fino a un
grado massimo che corrisponde all’angolo formato dalla retta di massima pendenza del piano stesso.
L’angolo che la retta di massima pendenza forma con il PO è uguale all’angolo che il piano forma con il PO.
(Le rette di massima pendenza sono utili per risolvere problemi di inclinazione dei tetti, ▶ pag. 146).
1a fase
132 t2 α
Si disegna un piano proiettante
in prima, in fig.�� (in azzurro). T α L T
L
t1 α t1 α
PO
PO
68
t2 α
PV
2a fase PV
t1 α ≡ r'
r
L
t1 α ≡ r'
T' r
T' r
PO
PO
PV t2 α
PV
69
T ''r
a
3 fase
Si prende un punto qualsiasi P''
sulla retta r, in fig.�� il punto t2 α r''
P; esso appartiene al piano
T '' r T
proiettante in prima (α) poiché P''
α L T
r''
le proiezioni P’ e P’’ si trovano t1 α ≡ r'
sulle proiezioni omonime, r’ e r’’,
P
della retta. r
P'
L
t1 α ≡ r'
P' T' r
T' r
Osservazione: un punto PO
appartiene a un piano se
appartiene a una retta del
piano stesso. PO
1a fase t2 α
PV 133
Si disegna un piano proiettante
in seconda, in fig.�� (in azzurro). T α L T
L
PO
t1 α
PO
2a fase
Si traccia una retta del piano, in 71 PV T''r
fig.�� (in azzurro), che ha le tracce T''r
r
T α L T
t2 α ≡ r'' t1 α r'
r'
T' r
L
t1 α PO
T' r
PO
PV
3a fase 72 T''r
T''r
Si prende un punto qualsiasi sulla
retta r, in fig.�� il punto P; esso P''
P' T' r
L
t1 α PO
T' r
PO
1a fase
134
Si disegna un piano generico
t2 α
comunque inclinato, in fig.�� (in α O T L
O
T
azzurro).
t1 α
t1 α PO
L PO
74
a
2 fase
PV
Si traccia una retta del piano, in
t2 α
fig.�� (in azzurro), che ha le tracce
sulle tracce omonime del piano T2'' r
(▶ pag. 130, fig. 62). PV
t2 α T2'' r T1'' r
r''
α O T O
L T
T2' r
T1' r
PV
PV
75
3a fase t2 α
1a fase P''
135
Si trovano le proiezioni ortogonali P’
e P’’ di un punto qualsiasi P (fig.��). T L T
P''
PO
L P'
PO
77
PV
2a fase PV
Si individuano in r’ e r’’ le proiezioni
della retta r (fig.��, in azzurro) r'' P'' T2'' r
r PO
L P'
PO
r'
78
3a fase PV
PV
Si fanno passare le tracce del piano t2 α
T2' r T2' r
le sue tracce T1r e T2r si trovano PO
t1 α
rispettivamente nei punti O'
d’incontro delle prime e delle L
t1 α
seconde tracce, t1α, t1β e t2α, t2β,
dei piani α e β. Ricordando che
una retta appartiene a un piano
quando le sue tracce sono sulle PO
PV
80 retta di intersezione r tra
T2''r
un piano β proiettante in prima
t2 β t2 α proiezione (⊥ al PO e ⊥ al PV)
e un piano generico α obliquo
r''
β O' T1''r O
a tutti i quadri
L
T2' r
T Le proiezioni r’ e r’’ della retta
PV T2''r r' ≡ t1 β
t2 α di intersezione r dei due piani
O T
r''
T1''r α (in azzurro) e β (in verde) si
r T1' r
determinano come nell’esercizio
t2 β precedente con la sola differenza
PO
O' T1' r t1 α che la prima proiezione r’ della
r' ≡ t1 β
L T2' r retta coincide con la prima
t1 α
traccia t1β del piano β che è in
α scorcio totale (fig.��).
PO
t2 β
T1''r O
'' ≡
PV L T
nero). Dopo aver trovato le proiezioni s'
≡r
A'' T1' r
s''
t2 α P'
r’ e r’’ della retta per mezzo di un α O T
r
suo punto A, si fa passare per r’’ t1 α
P'' s A A'
la seconda traccia del piano β (in β
r'
P
verde) che è perpendicolare al PV e T1''r s' PO
t1 β
obliqua al PO (piano proiettante in P' A' r'
T1' r
seconda). L’intersezione dei piani α e L
L
A'
r'
P'
T1' r
PO
β
una retta r obliqua ai quadri di
2
≡t
r''
PV
proiezione e un piano α parallelo t2 α
A''
alla LT
β
P''
2
s''
parallelo alla LT e una retta r (in
A'' L T1''r T
nero) obliqua e si procede come in r
PV
fig. 83, determinando il punto P (in P'' β T1' r
A
rosso) di intersezione fra la retta r e il t2α T P' r'
s' A'
P
piano dato α (fig.��). α s'' t1 α
T1''r A'
r'
P' t1 β
PO
T1' r s'
L
t1 α t1 β
PO
90 t2 β
individuare il piano β passante per
PV una retta r e perpendicolare a un altro
T2''r ≡ T2''s piano α
Un piano risulta perpendicolare a un
β t2 α
s'' altro piano quando contiene una retta
t2 β r''
P''
90° perpendicolare a quest’ultimo. Pertanto,
T2''r ≡ T2''s t2 α
O T1''r T2' r ≡T2' s T1''s date le proiezioni r’ e r’’ della retta r (in
α L r' T
PV s'' 90°
90° s' nero), si fa passare per la sua seconda
P'' T1' r
s T1''s P' traccia T2r un’altra retta s. Determinate le
r T
t1 β
r'' T'2
s T1' s sue proiezioni s’ e s’’ e quindi le sue tracce
≡ P
T '2r s' t1 α
T1s e T2s, si ricavano le tracce del piano β
90°
T1''r P'
r' t1 β T1' s congiungendo rispettivamente le tracce
PO
O T1' r omonime delle rette s e r. La seconda
L
t1 α traccia del piano β, t2β, passa per T2r e
T2s, coincidenti fra loro, e per il punto
d’incontro O della t1β con la LT. Il piano
ottenuto β (in verde) è perciò comune alle
PO due rette s e r.
Per le proiezioni s’ e s’’ della retta s,
contenuta nel piano β e passante per la
retta r, si tracciano perpendicolarmente
le omonime tracce t1α e t2α che
determinano il piano α (in azzurro)
perpendicolare al piano β (fig.��).
Nelle figure di questa pagina il segmento AB appare in posizione obliqua rispetto ai tre quadri:
in questo caso non è possibile rilevare subito, con una semplice proiezione, la lunghezza reale del
segmento AB, poiché nessun piano è parallelo a esso.
Figura assonometrica dimostrativa e rappresentazione la prima proiezione del segmento B’A’ fino a che essa sia
geometrica del procedimento che determina la reale disposta parallelamente alla LT, ottenendo in B’(A’) la
lunghezza di un segmento AB obliquo ai tre piani di proiezione virtuale. Dall’estremo virtuale (A’) si manda
proiezione la perpendicolare alla LT facendola proseguire fino a
Dato il segmento AB, obliquo ai tre quadri, le sue proiezioni, incontrare in (A’’) la parallela alla linea di terra dall’estremo
naturalmente scorciate, si ottengono conducendo da del segmento obiettivo A’’. La distanza fra (A’’), estremo
ciascun estremo (A e B) ai tre piani di proiezione le virtuale, e B’’, estremo reale, corrisponde alla lunghezza
proiettanti (in rosso) che, incontrandosi sui piani con reale (in rosso) del segmento obiettivo AB. Le parentesi e le
le linee di richiamo (in nero), stabiliscono le proiezioni lettere in rosso indicano i punti in posizione virtuale, per
A’B’ sul PO, A’’B’’ su PV e A’’’B’’’ sul PL (▶ pag. 116, figg. 26 distinguerli dai punti in posizione ribaltata, indicati tra
e 27). Si procede ora a determinare la lunghezza reale parentesi in nero (fig.��). Dopo il ribaltamento del piano
del segmento obiettivo AB (in azzurro). A tale scopo, con orizzontale e del piano laterale (▶ pag. 115, figg. 23 e 24), si
apertura di compasso B’A’ si centra in B’ e si fa ruotare ottiene la descrittiva di fig.��.
91 (PL)
(B''') PL
B'''
B'' B
PV
(A''') 92
le
rea
B'' B '''
zza
ghe
(T) A''' PV PL
lun
ale
re
zza
A'' he
ng
lu
A
(A'') T
(A)
B'
(B')
L T
(A')
(A' )
B'
(A')
(PO) PO
A'
t2 α
P''
1 94
PV t2 α
PV
QUOTA
P T α
1
P''
P0
QUOTA
O 90°
90° A
QUOT
P'
O P0
L T
90 °
(1)
L
A
OT
QU
t1 α
(1)
(t 2 α )
(t 2 α )
P'
(P)
A
OT
QU
PO
(P)
(α ) t1 α
PO
Nelle figure precedenti le operazioni di ribaltamento di piani sul PO e sul PV, impiegate per ottenere le vere
dimensioni di un segmento obliquo ai tre quadri, sono state riferite a piani disposti perpendicolarmente a uno
dei quadri di proiezione, a piani cioè proiettanti in prima e in seconda proiezione (▶ pag. 119, figg. 33 e 34).
Si passa ora a illustrare l’operazione del ribaltamento, sul PO o sul PV, di un piano generico inclinato rispetto a
tutti i quadri (▶ pag. 119, fig. 35), allo scopo di determinare le proiezioni ortogonali di un segmento giacente su di
esso, vale a dire obliquo ai piani di proiezione. Per effettuare le proiezioni ortogonali di questi segmenti bisogna
prima disegnare, fra le tracce del piano generico ribaltato, la loro vera posizione e grandezza. Da esse, cioè dalla
misura reale, si procede con l’operazione inversa al ribaltamento che si chiama raddrizzamento.
Figura assonometrica spaziale e descrittiva del Prima di eseguire le sue proiezioni ortogonali, si
ribaltamento, sul piano orizzontale, del piano generico comincia con il prendere in considerazione il piano α
α inclinato rispetto a tutti i piani ortogonali; successivo che, a differenza degli esercizi precedenti, è disposto
ribaltamento del punto P giacente sul piano generico α e obliquamente rispetto ai piani di proiezione.
proiezioni ortogonali dello stesso punto P sul PO e sul PV Per questo le tracce t1α e t2α hanno in comune il punto O
Nelle figure esplicativa (fig.��) e descrittiva (fig.��) sulla LT (la superficie del piano generico inclinato α è in
sono rappresentati, prima di tutto, il piano generico azzurro).
α e il procedimento da seguire per effettuare il suo Per ribaltare il piano α sul PO bisogna farlo ruotare attorno
ribaltamento sul PO; successivamente, prima di passare alla sua prima traccia t1α, che si chiama asse di rotazione; ne
alla rappresentazione del segmento di fig. 97, si è scelto consegue che l’altra traccia t2α è quella che si muove e, a
soltanto un punto P giacente sul piano generico α. ribaltamento avvenuto, dovrà giacere sul PO.
95 96
t2 α
t2 β
t2 β PV
PV α
3
t2 α 3
4
O T β
r''
P'' 4
5
P'' r''
2 (4)
O
L T
r' 2 r' 5
P
90°
1 (3') retta di massima pend
enza
DI 90°
TTA ENZ
A
1 (4)
RE
EN
D P' (t2 β) P'
P
S.
(3') MA
S
NE
L (3'') t1 β
(P)
ZIO
ne
zio
TA
ota
di r
RO
e
ass (P)
DI
SE
(t2 α) PO t1 α
(t2 β)
AS
(3'')
t1 α
t1 β
(t2 α)
PO
Rappresentazione geometrica delle proiezioni Come si può osservare dai grafici eseguiti, le proiezioni
ortogonali sul PO e sul PV del segmento AB giacente sul prime e seconde sia del punto P (figg. 95 e 96), sia del
piano generico α comunque inclinato, conoscendo la segmento AB (fig.��), sono state ricavate con l’impiego
sua lunghezza reale sul PO di opportune rette orizzontali del piano inclinato α
Per ottenere le proiezioni ortogonali di un segmento AB (▶ pagg. 130, 134 e 135).
giacente su un piano comunque inclinato (t1α, t2α),
data la sua reale lunghezza (A)(B) che, a ribaltamento 97
avvenuto, si trova sul PO, si effettua la stessa operazione di t2 α t2 β
raddrizzamento come per il punto P (figg. 95 e 96). Quindi, PV
3
operando dagli estremi (A) e (B) del segmento reale con lo
5
stesso procedimento eseguito per il punto P delle figg. 95 B''
r'' 4
e 96, si ottengono le proiezioni A’B’ e A’’B’’ rispettivamente A''
O
sul PO e sul PV. L T
(3') 2
B' r'
Per verificare l’esattezza dell’esercizio si effettua la stessa (t2 β) (4)
operazione di raddrizzamento descritta per il punto P
A' (5)
nelle figg. 95 e 96: si centra in O e con raggio O(4) e O(5) si t1 α lunghezza
reale (B) (3'')
descrivono archi di circonferenza che devono incontrarsi (A)
t1 β
sui rispettivi punti 4 e 5 (freccette in nero). PO (t2 α)
V
PV
vio
re pe
C
plu
tta n
dis
di den
m za
as
sim
fal
A da
a
➊b ▶ ➊ c◀
Copertura
a padiglione
D su pianta quadrata.
L T
B C
di
sp
lu
vi
o
V
retta di mass. linea di
falda pendenza colmo
A D
➊d ◀
PO Tetto con piani
inclinati (falde)
e retta di massima
linea di gronda
pendenza.
2a 2b
PV
30°
30°
L T
PO
Definizione: la figura piana, o poligono, è la parte di piano delimitata da tre o più segmenti che si chiamano lati e da tre o più
angoli con i rispettivi vertici. Le figure piane sono triangoli, quadrilateri, pentagoni... Tra esse figura il cerchio, che è racchiuso
da una curva, luogo dei punti equidistanti da un punto fisso O, detto centro.
Figura assonometrica spaziale e azzurro) parallelo al PO, basta (▶ pag. 127), per mezzo delle
descrittiva delle proiezioni di un iniziare a condurre da ciascun vertice proiettanti e delle relative linee di
quadrato parallelo al PO della figura data le proiettanti (in richiamo (in nero).
Per determinare le proiezioni rosso) al PO, ottenendo la prima Non è necessaria altra spiegazione,
ortogonali del quadrato ABCD proiezione A’B’C’D’. essendo sufficiente l’osservazione
(figura obiettiva, fig.��, in arancio), La seconda e la terza proiezione si dell’esempio grafico, reso ancor più
appartenente a un piano α (in determinano, come per i segmenti leggibile dal colore.
98
PV
A''' ≡ B''' D' ' ≡ A'' C'' ≡ B'' A''' ≡ B''' D''' ≡ C'''
C'' ≡ B''
B t2 α t3 α
PV
D'' ≡ A''
t3 α PL
a
tiv
A iet
t2 α ob
ura
fig D''' ≡ C'''
α t3 α L T
B'
A' B'
C
L D
A'
T
C'
D' C'
D' PO
PO
PL
E''' D'''
rappresentazioni geometriche PV PL PV
D'' E''
B''
B'''
di un cerchio parallelo al PV e
C'' F'' C'''
tangente al PO e di un esagono F'''
O'' C''
regolare parallelo al PL A'' A''' O''' C'''
B'' A'
Per determinare le proiezioni A''' B'''
ortogonali dei poligoni proposti, L
D'' D'''
T L T
B B'''
A''
C'''
PO
C'
raPPreseNtaziONi geOMetriche
H'' H'''
L T
30°
B'''
B' B''
A''
25°
I'' I'''
A' L T
A'''
C'
E'
D'
PO
G'≡H' F'≡I' E'≡A' D'≡B' C'
PO
4. Il tempio di Ercole Vincitore, popolarmente chiamato tempio di Vesta forse per la forma circolare che ricorda quella
del vero tempio di Vesta eretto nel Foro Romano, è il più antico edificio in marmo pentelico di Roma (fig.➊a).
Il tempio è coperto da un tetto conico ribassato e presenta una struttura periptero monoptero di venti colonne
corinzie con basi attiche poggianti su un crepidoma; una gradinata curvilinea centrale porta all’ingresso (fig.➊b).
disegna la pianta del tempio di Vesta. Per la costruzione geometrica della pianta osserva i procedimenti
illustrati in fig.➋a, divisione di una circonferenza in parti uguali, nell’esempio 20 (▶ pag. 33, fig. 38), e fig. ➋b,
divisione in parti uguali di un segmento, nell’esempio il diametro (▶ teorema di talete, pag. 19, fig. 9).
➋a ▲ ➋b ▲
t2 α
le sue proiezioni si inizia con il ribaltare il piano α A'''
D' ≡ A'
terza, risulta deformata a seconda dell’inclinazione
(A)
del piano α rispetto al PV e al PL (in azzurro).
Nella figura dimostrativa, per verificare se fig
ur
a
re C' ≡ B'
l’operazione sopra descritta è stata effettuata in modo al
e
rib
al
esatto, le proiettanti (in rosso) condotte dai vertici A, (t 2 α ) ta
ta
(B) t1α
(C)
40°
'' G'''
G
la misura A’’B’’ del lato dell’ettagono, si costruisce sulla t''
L T
A'
seconda traccia t’’ l’ettagono regolare (▶ pag. 32, fig. 36), B'
B''
B'
4''
et
1''
1''
à
'
.
re
'
O''
ale
A''
C'' semplificato. Nelle figure simmetriche come il cerchio, il
(2
)
O'
2'' 3''
3''
t'''
D''
''
L T
sul terzo quadro solo la metà del cerchio. Le diagonali
B' del quadrato circoscritto al cerchio lo intersecano
4'
1' individuando i punti (1), (2) che, riportati ortogonalmente
O' C' sul diametro B’’’D’’’, determinano i punti 1’’’ ≡ 4’’’ e 2’’’ ≡ 3’’’;
A'
questi, proiettati sugli altri quadri, come illustra il grafico,
2' 3' definiscono la prima e la seconda proiezione del cerchio,
D' che risultano, sul PO e sul PV, deformate in ellissi (in
PO
verde) con l’asse maggiore uguale al diametro del cerchio
stesso.
PO (F)
(D
)
(E) 107
Le figure piane delle figg. 108 e 110 appartengono a un Figura assonometrica spaziale e descrittiva delle proiezioni
piano proiettante in prima proiezione, ma sono disposte di un quadrato appartenente a un piano proiettante in
in modo tale che una loro proiezione sul quadro al quale prima (quindi perpendicolare al PO) e inclinato al PV di 40°;
sono perpendicolari si riduce a un segmento che non è inoltre il quadrato è tangente con un vertice sul PO ed è
mai la reale misura di uno dei lati. Le proiezioni di queste inclinato rispetto allo stesso PO di 30°
figure piane si possono risolvere nei seguenti due modi: Dopo aver disegnato il piano proiettante in prima
nelle figg. 108 e 110 si è ribaltato l’intero piano α usando proiezione α (fig.���, in azzurro) inclinato rispetto
lo stesso procedimento di fig. 104 di pag. 152; in fig. 109 si è al PV di 40°, ossia dopo aver dato un’ampiezza di 40°
usato il metodo chiamato delle proiezioni successive. all’angolo che t1α forma con la LT, lo si ribalta sul PO con
il procedimento già noto. Sul piano (α) ribaltato si disegna
il quadrato nella sua grandezza reale (A)(B)(C)(D) disposto
C''
nel modo richiesto, cioè tangente col vertice (A) sulla t1α
e con il lato (A)(B) obliquo di 30° rispetto alla stessa t1α
PL
(in rosso). Per determinare le sue proiezioni ortogonali si
D'''
procede secondo il metodo di fig. 104 di pag. 152.
PV C'''
t2 α C
B''
α
D''
D
t2 α C'' C'''
PV PL
A'' A'''
figura B''' D'' D'''
obiettiva B
40 °
B'' B'''
A
D'
L PO A'
(A) C'
30 ° B' A'' A'''
t1 α L T
40°
T
D'
PO t1α
(B)
(C)
(α)
(C )
108
110 t2 α PV PL rappresentazione
geometrica delle proiezioni
di un ottagono regolare
E'' E'''
D' ' D'''
appartenente a un piano
F' ' F''' proiettante in prima
inclinato di 55° rispetto al
C' '
C''' PV; l’ottagono poggia con
O' ' O''' un vertice sul PO e ha un
G' ' G'''
lato inclinato di 30° rispetto
allo stesso PO
B'' B'''
H'''
Per determinare le
H' ' A' ' A'''
L T proiezioni dell’ottagono
55 °
G'
regolare ABCDEFGH
F'
(fig.���) si è applicato lo
H'
(G ) (H ) stesso procedimento di
figura E'
fig. 108, ossia il metodo del
(t2 α ) reale O'
A' ribaltamento, sul PO, del
(F ) (O )
(A) piano proiettante α in prima
D'
30 ° B'
proiezione (in azzurro).
C'
(B)
(E )
t1 α
(C )
(D )
PO
Figura assonometrica spaziale e rappresentazione A ribaltamento avvenuto si determina, fra le tracce t1α e
geometrica delle proiezioni sul PO e sul PV di un (t2α) del piano (α) ribaltato, la vera posizione e grandezza
quadrato appartenente a un piano generico α del quadrato (A)(B)(C)(D) (in rosso) e si continua con
comunque inclinato, ossia obliquo ai quadri di lo stesso procedimento usato nelle figg. 95, 96 e 97 di
proiezione, conoscendo la sua vera dimensione sul PO pagg. 144 e 145. Pertanto, con la già nota operazione di
Si disegna (fig.���) il quadrato ABCD (figura obiettiva, raddrizzamento, inversa al ribaltamento, effettuata per ogni
in arancio) giacente sul piano generico α comunque vertice del quadrato a partire, nell’esempio, da (A), come si
inclinato (in azzurro chiaro). Per determinare le sue rileva dalle freccette, si determinano le proiezioni sia sul PO
proiezioni sul PO e sul PV è necessario conoscere prima la sia sul PV del quadrato dato (fig.���, in arancio).
sua vera grandezza. A tale scopo si inizia ribaltando il piano Per verificare la correttezza dell’esecuzione si centra in O
α sul PO, come indica la freccetta in azzurro, utilizzando il e con raggio O1 si descrive un arco (freccette in nero) che
piano β (in giallo) perpendicolare al PO e obliquo al PV deve incontrare il punto 3. Nella fig. 111 spaziale la parallela
(▶ pagg. 144 e 145). da 3 alla t1α (in rosso) deve incontrare i vertici B e A del
quadrato obiettivo (in arancio) e lo stesso deve avvenire per
gli altri due vertici C e D. Quindi le proiettanti dai vertici A,
B, C, D (in rosso) della figura obiettiva devono incontrare le
111 proiezioni sul PO e sul PV, A’, B’, C’, D’ e A’’, B’’, C’’, D’’.
t2 β PV
t2 β
t2 α 112
PV
t2 α
C'' D'' C''
α 3 β
C O T
D''
2
B'' 1
ura
3
fig
D tiva 90° A''
iet
ob 90° B'' O
L T
C' 90° 2
A'' C' B
B'
(B) D' 90°
1
B'
ne
(t2 β)
io
e
ion
a
az
L taz
at
t1 β i ro
ot
alt
A ed
r
D' ass
rib
di
A' (B)
se
ale
as
re
(t2 β) ltata
ra
r iba
u
A' eale
fig
(C) t1 α figu
ra r
(A)
t1 α (A)
(C)
(D)
(D) t1 β
(α)
PO
(t2 α)
PO
(t2 α)
1a fase 2a fase
157
Si disegna il piano α, mediante le tracce t1α e t2α, e lo si Si costruiscono sul PV, fra le tracce t2α e (t1α) del piano α
ribalta sul PV (fig.���, in azzurro). ribaltato, la vera posizione e la vera grandezza del quadrato
(A)(B)(C)(D) (fig.���, in rosso).
O O
L T L T
t1β t1β
PO PO
3a fase 4a fase
Si effettua l’operazione di raddrizzamento del piano α in Analogamente alle proiezioni A’ e A’’ del vertice A, già
modo inverso ma identico a quello eseguito nelle pagine eseguite nella terza fase, si trovano B’ e B’’, C’ e C’’, D’
precedenti. Pertanto, dal vertice (A), seguendo il verso delle e D’’. I vertici così ottenuti determinano le proiezioni
freccette, si individuano, sul PV e sul PO, la seconda e la del quadrato (fig.���, in arancio), che in questo caso si
prima proiezione del vertice A, ossia A’’ e A’ (fig.���). ottengono prima sul PV e dopo sul PO.
1
A''
A'' B''
O 2 O
L T L T
C'
3
D'
B'
A' A'
t1α t1α
PO t1β PO t1β
r'
T1 r
118 T2 s 2a fase
Per le tracce delle rette si conducono le tracce omonime
del piano α, per cui t2α (fig.���, in azzurro) passa per T2s e
t2 α
s''
C'' T2r, mentre t1α (in azzurro) passa per T1r e T1s. Le rette r e s
appartengono al piano α poiché le loro tracce stanno sulle
tracce omonime del piano che, di conseguenza, contiene il
triangolo dato.
T2 r
B''
A''
r''
O
L T
C'
s'
B'
T1 s
PV
T2 s t2 β 119
A'
r' t2 α
s''
t1 α C''
T1 r
T2 r
B''
3a fase A''
r''
Si ribalta il piano generico α con il già noto procedimento, L
C'
O
T
A'
r'
t1 α
t1 β
T1 r
(t2 α) t1 β
PO
120 t2 α 4a fase
s''
C''
A ribaltamento avvenuto, si riportano fra le tracce
t1α e (t2α) del piano ribaltato i vertici (A), (B), (C)
del triangolo in modo inverso rispetto agli esercizi
159
precedenti, seguendo cioè il verso delle freccette.
T2 r In questa ultima fase si determina la figura reale
(fig.���, in arancio).
B''
A''
T1 s
A' (B)
r'
(A)
figura
t1 α reale
T1 r
t1 β
(C)
(t2 α)
PO
8.18
t2 α t2 β
Rappresentazione geometrica delle
proiezioni ortogonali sul PO e sul PV,
121
per mezzo dell’omologia, di un pentagono PV
regolare giacente su un piano generico α E''
4'
T
D'
dopo aver unito e prolungato (E)(B) e (E)(C), si t1 α
C'
trovano sull’asse di omologia i punti 1’, 4’ e 2’, A' 3'
A'
8. determina, sui tre quadri, le proiezioni ortogonali di
A' una retta generica appartenente a un piano proiettante
in seconda; disegna la figura assonometrica spaziale e
PO la relativa rappresentazione geometrica.
PO
3. esegui, sui tre piani, la rappresentazione 9. disegna la rappresentazione geometrica della fig.➌
geometrica delle proiezioni ortogonali di un piano assonometrica spaziale: proiezioni ortogonali, A’
perpendicolare al PO e inclinato di 30° rispetto al B’ e A’’B’’, del segmento AB obliquo ai tre quadri e
PV; la seconda traccia del piano dista dal PL cm 4. successivo ritrovamento (in rosso)
della sua misura reale (A)(B).
4. Completa le proiezioni ortogonali del Per il ribaltamento
B''
pentagono
PV regolare illustrato in fig.➋; il 1° sul PO del piano α t''α
PL PV
aggetto misura
C' '
cm 2. (in azzurro) puoi
B'' PL
PV
utilizzare A''
α
PL 2 lo stesso B
D' ' A
B'' C' ' O
A'' metodo
30
E''
D' '
di pag. 143. A'
L T (A)
misu
A'' L B'
30 °
ra re
(t''α) t'α
E''
ale
L T T
(B)
(α)
PO
PO
3
PO
10. L’urbanistica offre numerosi esempi di piazze costruite con figure piane rigorosamente geometriche, i cui
➊ a▶ ➊ b◀
Schema planimetrico Bernardino Rossellino,
della piazza di Pienza: A A piazza di Pienza,
A. Duomo, 1460-64. (Siena).
C
B. Palazzo Comunale, d Veduta aerea.
C. Palazzo Piccolomini, C
D. Palazzo Vescovile. D
B
B
Per esaminare la volumetria dei solidi in questa unità utilizziamo il metodo dell’assonometria monometrica, metodo
di proiezione al quale è dedicata la sezione 3 del volume.
Questo tipo di proiezione consente di ottenere un’immagine immediata di come dovrebbe apparire un solido a
partire dal suo sviluppo, riportandone le esatte dimensioni.
9.1
pOlieDri regOlari
Definizione: ogni poliedro è formato da facce (poligoni che lo limitano), spigoli (lati dei poligoni) e vertici (vertici dei poligoni).
Ogni spigolo del poliedro è anche spigolo di un diedro che ha per facce i semipiani dei poligoni contenenti quello spigolo.
Un poliedro è regolare se le facce sono formate da poligoni regolari uguali.
- l’esaedro o cubo, che ha per - il tetraedro, che ha per facce - l’ottaedro, che ha per facce otto
facce sei quadrati; quattro triangoli equilateri; triangoli equilateri;
2a 2b
E
8 vertici
B
D
12 spigoli
F
H
C 6 facce (quadrati)
3b
O'
tetraedro regolare V
Nella fig.➍a è disegnato, in una veduta assonometrica 4a
4 vertici
d’assieme, il tetraedro regolare, poliedro formato da
quattro vertici, quattro facce costituite da triangoli 2
h
equilateri, sei spigoli (fig.➍b). Il disegno è stato ottenuto 4 facce (triangoli equilateri)
6
Sviluppo dell’ottaedro regolare 6a
7b
Dodecaedro realizzato 8b
La fig.➑b illustra il dodecaedro,
realizzato con cartoncino bristol
verde partendo dallo sviluppo
completo di linguette della fig. 7a,
poggiante con una faccia su un
piano orizzontale, come nel disegno
assonometrico di fig. 8a.
La rappresentazione fotografica
(figg. 7b e 8b) restituisce l’immagine
plastica del dodecaedro nello spazio
reale. Questa, confrontata con i
disegni 7a e 8a dello stesso poliedro,
consente di cogliere al meglio
i particolari delle esecuzioni grafiche.
sviluppo di un icosaedro regolare Sui prolungamenti di A1 e 3-5, 5, si ottengono da una parte i punti
Per sviluppare l’icosaedro regolare paralleli fra loro, si determinano 13, 14, 15, 16, 17, e dall’altra i punti
168
si descrive, con centro in O e raggio con il compasso, rispettivamente, i 18, 19, 20. Questi, uniti fra loro come
OA, uguale allo spigolo del poliedro, punti 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, distanti fra mostra chiaramente la fig.➒, danno
una circonferenza e la si divide in loro nella misura dello spigolo AO. origine a venti triangoli equilateri,
sei parti uguali (▶ pag. 31, fig. 32), nei Contemporaneamente, con la stessa facce dell’icosaedro regolare (in
punti 1, 4, 2, A, 3 e 5. Si uniscono 2 con apertura, centrando prima in un verde, mentre le linee di costruzione
A, A con 3, 3 con 5, 5 con 1 e 1 con 4. punto e poi nell’altro a partire da 3 e sono in rosso).
2 4 18 19 20
O 1 6 7 8
A
9 10 11
12
9 3
5
IL ParaLLELEPIPEDO rEgOLarE
Parallelepipedo regolare D
12
La fig. �� rappresenta la visione assonometrica d’assieme
di un parallelepipedo regolare: prisma con due basi
costituite da parallelogrammi, otto vertici, dodici spigoli e A C
spigolo di base
E G
O'
N I
G H
E D
15
sviluppo di un prisma esagonale
regolare
F C Per sviluppare il prisma esagonale
O
regolare si eseguono le stesse
operazioni indicate per lo sviluppo del
A
parallelepipedo e poi si costruiscono
▲ Per la realizzazione pratica: aggiungere lungo il contorno dello sviluppo le linguette, uno
spigolo sì e uno no (in bianco); poi procedere come per l’esaedro (▶ pag. 163, fig. 1a).
M L
a
spigolo laterale della stessa, si descrive un arco e
tem
lo si divide in quattro parti uguali nei punti A, B,
apo
C, D, A. Questi si uniscono prima fra loro e poi con
il vertice determinando così sia i lati di base AB, B
D
BC, CD, DA sia i relativi spigoli AV, BV, CV, DV, AV:
costruendo il quadrato di base su uno dei lati (fig.�� P H
B A
IL cOnO rEttO
Il cono è una superficie generata dalla rotazione completa, cioè di 360°, di un triangolo rettangolo
intorno a un suo cateto (asse ≡ altezza). L’ipotenusa del triangolo rettangolo è la sua generatrice
o apotema (si ha quindi una superficie di rotazione rigata).
Il cono si dice retto se la curva secondo la quale si muove la generatrice è un cerchio (base)
e il vertice sta sulla perpendicolare condotta dal centro del cerchio stesso di base (fig. 23).
12
vertice
23 altezza ≡ asse cono retto
generatrice La veduta assonometrica d’assieme del cono retto di fig.�� è ottenuta
V
cerchio di base riportando le stesse misure dello sviluppo di fig. 22 (l’assonometria
raggio monometrica viene utilizzata per i solidi di rotazione per gli stessi motivi
pratici visti per i poliedri). Per determinare l’altezza VO, dopo aver disegnato il
cerchio di base con centro O e raggio r uguale a quello dello sviluppo di fig. 22,
si mandano dal centro O della stessa base due perpendicolari: h verticale e
h
OH orizzontale; dal punto d’incontro con la circonferenza, H, si manda una
retta uguale alla generatrice, VH, dello sviluppo di fig. 22 che, incontrando
r
H la perpendicolare h, determina il vertice V: VO è la misura esatta dell’altezza
O
del solido. Dalla superficie piana di fig. 22 si ottiene così la configurazione
volumetrica tridimensionale che dovrebbe apparire a realizzazione completata,
visivamente accentuata dalla sfumatura in verde.
Il tronco di cono retto è la parte inferiore di un cono sezionato da un piano parallelo alla base ed
è una superficie generata dalla rotazione completa, cioè di 360°, di un trapezio rettangolo intorno al
175
lato perpendicolare alle basi del trapezio stesso (asse ≡ altezza); il lato obliquo del trapezio rettangolo
è la sua generatrice (fig. 24): si ha quindi una superficie di rotazione rigata.
cilindro retto
In fig.�� è disegnato un cilindro retto in una veduta
assonometrica d’assieme ottenuta riportando le stesse
o'
misure dello sviluppo di fig. 27. Come per i poliedri, anche
per i solidi di rotazione è utilizzata, per gli stessi motivi
pratici, l’assonometria monometrica.
La sfera è una superficie generata dalla rotazione completa, cioè di 360°, di una
semicirconferenza intorno al suo diametro (asse), dunque la sua generatrice è una
177
semicirconferenza. La sfera è racchiusa da una superficie curva i cui punti sono tutti
equidistanti da un punto interno detto centro. La fig.�� illustra la sfera come dovrebbe
apparire dopo la realizzazione dello sviluppo di fig. 29, ricorda tuttavia che la sfera
g
29
3 f
4 2 d a
b
c
5 1 e
a c b
d
6 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
o
12 o'
e
7 11
8 10
f
9
➊ ▲ Torre campanaria, 1230-39, della basilica cattedrale ➋ ▲ Torretta laterale della facciata della cattedrale
di Santa Maria Assunta, 1099-1200. Trani. di Santa Maria Assunta, xii sec. Cremona.
1b
Per determinare le proiezioni ortogonali di un solido si utilizzano gli stessi procedimenti visti per rappresentare i
segmenti e le figure piane, ma in questo caso sui piani di proiezione si proiettano gli elementi che costituiscono il
solido, i vertici e gli spigoli.
10.1
rappresentaziOne Di sOliDi geOmetriCi PL
1
C'' ≡ B'' A''' ≡ B'''
Figura assonometrica dimostrativa
e rappresentazione geometrica delle PV
G'' ≡ F'' B
E''' ≡ F'''
D'' ≡ A''
proiezioni di un parallelepipedo sospeso
F D''' ≡ C'''
nello spazio e con le facce parallele ai ura
fig ettiva C
H'' ≡ E'' A i
quadri di proiezione ob
H''' ≡ G'''
Per determinare le proiezioni ortogonali B' ≡ F'
E
del parallelepipedo dato (figura obiettiva, D G
T550Ae17f002Rm1
L T
A' E '
B' F '
D' H '
C' G'
PO
olo
pig
T550Ae19f006yd Per determinare le proiezioni della piramide data
s
le
si inizia disegnando sul PO la prima proiezione
rea
ra
della base quadrata, che risulta in vera grandezza.
su
mi
Tracciando le diagonali della base trovata, si
(A'')
ottengono le prime proiezioni del vertice e degli L
A''B'' D''C'' B'''C''' A'''D'''
T
spigoli della piramide. Si riporta poi sul PV e sul PL
B' C'
l’altezza del solido (fig.➎, tratto e punto, in nero)
determinando, sugli stessi piani, la seconda e la terza
proiezione del vertice (V’’ e V’’’). Unendo V’’ e V’’’ con
(A')
le rispettive proiezioni dei vertici di base, che come V' 45°
6
Rappresentazione geometrica delle proiezioni di
V'' V'''
PV PL una piramide retta con la base quadrata poggiante
le
PO
A'
o
183
gol
Conoscendo la lunghezza del lato di base AB, lo si
spi
inclina di 30° rispetto alla LT e si inizia costruendo
eale
sul PO il pentagono regolare (▶ pag. 32, fig. 34) che
ra r
rappresentazione geometrica delle la base esagonale ribaltata (in rosso), Si ribalta sulla LT il vertice della
proiezioni di una piramide retta con che appare nella sua reale grandezza; piramide, V” come indica la freccetta
PV PL
10 Rappresentazione geometrica
G'' F'' A'' E'' ≡ O'' B'' D'' C'' A''' ≡ B''' G''' ≡ C''' O''' F'''≡ D''' E''' delle proiezioni di un prisma retto
ettagonale poggiante con una base
sul PO; uno spigolo è tangente al PL
e una faccia è parallela al PV
Data la circonferenza di raggio a
piacere, si inizia a costruire sul PO
l’ettagono di base, disponendolo con
un lato parallelo alla LT (▶ pag. 31,
fig. 33). Si determinano, così, le prime
R'' Q'' H'' N'' ≡ P'' I'' M'' L'' H'''≡ I''' R''' ≡ L''' P''' Q'''≡ M''' N'''
T
L
proiezioni delle basi che coincidono
B' ≡ I' e risultano essere in vera grandezza.
A' ≡ H'
Le proiezioni sugli altri due piani, a
differenza dell’esercizio precedente,
G' ≡ R'
hanno origine dal PO (fig.��).
C' ≡ L'
O' ≡ P'
E' ≡ N'
PO
Rappresentazione geometrica
12 PV PL delle proiezioni di un prisma
H'' R'' R''' H''' retto ottagonale tangente con
A'' G'' I'' Q'' I''' A'''
Q'''
G''' uno spigolo al PO e avente le
basi inclinate agli altri piani; gli
B'' F'' L'' P'' L''' B''' P''' spigoli del solido sono inclinati di
F'''
30° rispetto al PV, nel cui quadro
appoggia un vertice di una base
C'' E'' M'' M''' C''' O'''
D'' N''
O''
N''' D'''
E''' Il sistema del ribaltamento
L
L' I' M'
T
illustrato (▶ paragrafo 8.16) è utile
per determinare le proiezioni
30°
PO
PL
14 PV V'' V''' Rappresentazione geometrica delle proiezioni di un
cono retto con l’asse parallelo al PV e inclinato agli
r
altri piani; la base è tangente al PO
A'' A''' Tracciato il punto B” sulla LT, da esso si conduce la
2
90° C'' C''' O''' semiretta r inclinata a piacere. Su quest’ultima si
1
O''
riporta il diametro A”B”. Da O” si traccia l’asse O”V”
B'' B'''
L T e si determina in A”V”B” la seconda proiezione del
C' cono. Con il sistema del ribaltamento, già usato a
pag. 185, fig. 12 (in rosso), si ricerca sul PV il punto 2
A' O' B' che, come mostra chiaramente il grafico di fig.��,
V' è indispensabile per trovare i punti di passaggio
intermedi che servono per ottenere, sugli altri piani,
le proiezioni della base del cono. Si prosegue poi come
PO
illustrato in figura.
A'' A''' PL
PV
Rappresentazione geometrica delle proiezioni di un t''
Rappresentazione geometrica delle proiezioni di un I''L'' H''F'' G'' F''' L''' G''' I''' H'''
PO
4' Q' 18
PV PL
t2 α
Rappresentazione geometrica delle proiezioni di un
V'' V''' tetraedro poggiante con una faccia sul PO; lo spigolo A’B’,
appoggiato sul PO, è inclinato di 45° rispetto alla LT
Dopo aver tracciato sul PO una inclinata di 45° rispetto alla
h
LT, si fissa a piacere su di essa la lunghezza dello spigolo A’B’
ottenendo la prima proiezione del tetraedro (▶ pag. 187). Per
A'' B'' C'' B''' A''' C'''
L T determinare la seconda e la terza proiezione del solido occorre
B'
45°
trovare l’altezza h. A tale scopo si fa passare per lo spigolo V’C’
la prima traccia t1α di un piano proiettante α che, ribaltato
V' sul PO, determina l’altezza del poliedro. Per ottenerla si centra
A' in C’ e con raggio C’A’ si disegna un arco (fig.��, in rosso) che
90°
C'
incontra nel punto 1 la perpendicolare alla t1α condotta dal
h
vertice V’. La lunghezza V’1, che è anche il cateto del triangolo
1
t1α 19
PO
rettangolo V’C’1 (in rosso), è l’altezza cercata del tetraedro.
PV PL
24
MODULO E. Proiezioni cilindriche tridimensionali / Unità 10. Proiezioni ortogonali di solidi geometrici
T
26
27
PL
32450_162-209_giu2016.indd 191
PO
PV
25
L
28 gRUPPO DI sOLIDI sOvRaPPOstI
29
MODULO E. Proiezioni cilindriche tridimensionali / Unità 10. Proiezioni ortogonali di solidi geometrici
32
31
T
PL
PO
PV
32450_162-209_giu2016.indd 193
30
L
33 gRUPPO DI POLIEDRI REgOLaRI sOvRaPPOstI
34
MODULO E. Proiezioni cilindriche tridimensionali / Unità 10. Proiezioni ortogonali di solidi geometrici
T
36
37
PL
PO
PV
h
h
32450_162-209_giu2016.indd 195
P
O
O
1
1
35
O
P
L
la geOmetria nell’arte
Le proiezioni ortogonali in architettura
196
F E
A D
B C
A B C D
❶b ▲ Pianta. ❶c ▲ Prospetto.
❶ a ▲ Benedetto Antelami,
Battistero, 1196-1216. Parma.
❶b ◀ Pianta.
❶c ▶ Prospetto.
Per determinare le proiezioni ortogonali di solidi inclinati ai tre piani fondamentali si può
utilizzare il sistema delle rotazioni usato precedentemente per le figure piane (▶ pag. 155, fig. 109).
Questo procedimento, già noto come metodo delle proiezioni successive, consiste nel ruotare la
figura in fasi progressive intorno a un suo elemento (spigolo, lato di base, vertice...).
A''D'' D'''
A'' D'' A'''
O''
O'''
45°
O''
V' C'
V' O'
O'
O'
A'
A'
B' A' B'
V'
ugual i
PO 1° fase 2° fase 3° fase
B'
Per determinare le proiezioni di solidi inclinati ai tre piani fondamentali si può usare anche il metodo del piano ausiliario
(ossia “di aiuto”), più preciso e veloce e già utilizzato per risolvere le proiezioni delle figure piane inclinate (▶ pagg. 152-155).
199
Il piano ausiliario, sempre perpendicolare a uno dei quadri e obliquo agli altri due, va disposto parallelamente a un
elemento del solido inclinato (faccia, spigolo...) e poi ribaltato sul quadro al quale è perpendicolare (negli esempi, il
ribaltamento avviene sul PO). Una volta ribaltato, il piano ausiliario funge da secondo piano verticale e la sua prima
I' L'
sul PO del solido conducendo verso
(t'')
il PO le proiettanti perpendicolari
rio
aus
ilia H'
F' E'
alla traccia t’. Dalla stessa figura si
no D'
i a
p
riba
ltat
o I
D G' E tracciano verso la traccia (t’’) altre
LH C' proiettanti perpendicolari a essa.
A'
EC
EC
C B'
A Queste, riportate con il compasso sul
FG B
PV, forniscono la seconda proiezione
AB AB del solido richiesto. Poi si completa
t'
PO
come al solito la terza proiezione.
t'' PV PL
Proiezioni ortogonali di una 41
piramide retta esagonale giacente
con uno spigolo laterale sul PO e D'' D'''
avente l’altezza inclinata ai quadri C'' C'''
In questo esercizio la traccia t’ del O'' O'''
piano ausiliario è parallela alla B'' B'''
proiezione dell’altezza della piramide LT A'' V'' A''' V'''
sul PO. Per eseguire la proiezione D C
V'
Lezione 8
V PO
t'
43
MODULO E. Proiezioni cilindriche tridimensionali / Unità 10. Proiezioni ortogonali di solidi geometrici
46
45
PL
PO
PV
t'
45°
LT
t''
32450_162-209_giu2016.indd 201
(t'')
44
la geOmetria intOrnO a nOi
202
Le proiezioni ortogonali nel design
Il termine inglese design si è imposto in campo internazionale nel secolo scorso; in particolare
con l’espressione Industrial design si entra nel campo della progettazione della forma del prodotto
industriale. Il designer è tenuto non tanto a creare, quanto a individuare una forma dalla quale
risulti leggibile la funzione dell’oggetto: poltrone, divani, sedie e altro sono studiati, oltre che sul
piano estetico, anche su quello dell’ergonomia per migliorare la qualità della vita degli utenti.
Sedia Zig-Zag PV PL
La sedia progettata
dall’architetto olandese
Gerrit Thomas Rietveld
ha un impianto morfologico
mai intuito da altri prima
di lui.
Questa sedia è formata
da quattro piani che si
sviluppano in un’elegante
L T
sequenza ritmica, solo
apparentemente instabile.
Lo sfalsamento geometrico
asimmetrico è ispirato ➊a ▲ Gerrit Thomas
Rietveld, Zig-Zag, 1932-34,
alla ricerca dell’artista sedia in legno naturale
olandese Piet Mondrian, disegnata per Cassina.
esponente dell’astrattismo
neoplastico ➊ b▶
Pianta, prospetto e fianco. PO
(figg.➊a e b).
L T
➋a ◀
Ettore Sottsass,
Westside Lounge, 1983,
poltrona in metallo,
schiuma e lana PO
disegnata per Knoll
International. ➋b ▲ Pianta, prospetto e fianco.
1
PV PL
PO
( t'' α )
successivamente, le proiezioni
PO
A’’B’’C’’D’’E’’P’’ sul PV (fig.��).
α
t''
49 2a fase
t'' β
3
Per trovare l’altezza del solido si traccia per il punto
T550Ae36f037Xw3
(AG) se
di
ro
ta
t' β
zio
ne
PO
(3'' ) L M IQ GH Lezione 11
T550Ae36f038Xw3
H'' t'' β
G''
L'' PV
B''
A''
C''
P''
O 1'' 2 LT
B'
C'
P'
A' (t
'' β
D' )
E' P
1' D E C (3')
A B
(C I) (D L)
H'
I'
(PQ)
Q' (EM)
L' G'
(BH)
t' α
M' as
se
(AG) di 52
( t'' α )
ro
ta
zio
ne
t' β
PO
(3'' ) L M I Q G H
Proiezioni sul PO e sul PV di un parallelepipedo e di una richiesto dall’esercizio, è uguale a metà diagonale del
piramide sovrapposti aventi l’asse in comune e le basi rettangolo di base disegnato nella figura preparatoria;
entrambe rettangolari. Il vertice della piramide poggia successivamente si trova l’altezza della piramide che, come
sulla base superiore del parallelepipedo, che giace con risulta dal testo, è equivalente alla misura del lato minore del
l’altra base su un piano generico comunque inclinato. rettangolo di base. Questa prima fase è simile a quella degli
Le misure delle basi dei due solidi sono uguali; le esercizi precedenti, per cui non necessita di altre spiegazioni.
altezze del parallelepipedo e della piramide sono
equivalenti rispettivamente a metà diagonale e al lato Si procede come nell’esercizio precedente (▶ pagg. 204 e
minore dei rettangoli di base 205). Nella fig.�� sono state omesse volutamente le lettere
Si disegna sul PO, fra le tracce t’α e (t’’α), ossia sul piano sui vertici dei solidi onde evitare di creare confusione.
generico ribaltato, la figura preparatoria (proiezione Le diverse tonalità dei colori giallo e verde, assegnate
ribaltata del gruppo dato) nelle reali dimensioni (fig.��, in rispettivamente alle facce in vista del parallelepipedo e
rosso). della piramide, permettono una visione volumetrica più
Per determinare le altezze dei due solidi è necessario realistica e una lettura corretta delle proiezioni ortogonali
individuare prima quella del parallelepipedo che, come sul PO e PV dei solidi sovrapposti.
53 54
t'' β
t'' β
t'' α
PV
PV
3 3
t''α
90°
O 2 LT O 2 LT
(3') (3')
t' β t' β
as as
se se
di di
rot rot
az az
ion ion
e e
t' α t' α
α)
α)
)
)
( t''
'β
( t''
'β
( t'
( t'
(3'') (3'')
PO PO
L T
PO
PO
9. La fig.➍ illustra un prisma triangolare e una piramide 11. Determina le proiezioni ortogonali di una
quadrata poggianti con le basi sulla faccia superiore di piramide retta a base esagonale poggiante con il
un parallelepipedo; un vertice di base della piramide è vertice su un piano generico comunque inclinato.
tangente a un lato di base del prisma.
completa le proiezioni ortogonali: fai ruotare 12. Osserva il disegno di fig.➏ e completa le
la piramide verso sinistra fino a posizionarla proiezioni ortogonali del quadrato raffigurato,
con uno spigolo sulla faccia superiore del (A)(B)(C)(D), con le sue reali dimensioni e
parallelepipedo; poi fai ruotare anche il prisma appartenente a un piano generico.
verso sinistra fino a far poggiare un lato della
t'' β 6
sua base superiore sulla piramide già ribaltata.
Durante la rotazione gli assi della piramide e t '' α
(A )
t' β PO
(B )
L T
(D)
t'
)
(t ' α
α
(C )
LT LT
)
(t''
O' O
°
90
(O)
(t'')
t' t'
40° PO
V PO
14. Osserva la pianta (fig.➑a) e il prospetto parzialmente sezionato (fig.➑b) del battistero di Firenze
➒ a▶ ➒b ▶
Mausoleo di Teodorico,
520 ca. Ravenna.
Camera Camera
superiore inferiore
11.1
seziOni Di sOliDi COn piani paralleli
Definizione: una sezione è la figura piana che si ottiene tagliando un solido con un piano, chiamato secante,
che può essere parallelo, perpendicolare o inclinato rispetto ai quadri di proiezione.
Lo studio delle sezioni è indispensabile per conoscere la struttura interna di un solido o di un oggetto.
Convenzionalmente la sezione, comune sia al piano secante sia al solido, viene evidenziata con
tratteggio sottile inclinato di 45°; la parte tagliata della figura viene disegnata con tratto leggero; la
posizione del piano secante rispetto ai quadri viene indicata attraverso le sue tracce (▶ pag. 117).
mODulO f Sezioni, intersezioni e compenetrazioni di solidi
In queste pagine il piano di sezione α (in verde nelle figure assonometriche dimostrative) è
parallelo a uno dei quadri: le sezioni del solido appaiono quindi nella loro reale grandezza.
figura assonometrica dimostrativa seconda traccia t2α del piano di sezione interseca sul PV
e rappresentazione geometrica delle proiezioni la seconda proiezione del solido determinando nei punti
di una piramide retta a base quadrata sezionata 1’’, 2’’, 3’’, 4’’ la sezione della piramide su tale piano.
da un piano α parallelo al PO Proiettando, come indicano le freccette in rosso,
Per determinare in proiezioni ortogonali le sezioni i suddetti punti sui restanti piani si definiscono le altre
della piramide data, occorre prima eseguire le proiezioni della sezione che, sul PO, appare nella sua
proiezioni del solido e poi disporre il piano secante vera forma. In fig.➊b è mostrata la rappresentazione
α (fig.➊a, in verde) nella posizione richiesta. La geometrica.
PV V'' V''' PL
V''
t3 α V'''
4'' t2 α t3 α
traccia del 1'' 2'' 3'' 4'' 3''' 1''' 4''' 2'''
PV 3''
V piano di sezione
3'''
2''
1'' PL
1'''
4'''
t2 α C''
3 B''' 2''' A'' D'' B'' C'' B''' A''' C''' D'''
α B'' L T
4
D'' B'
1 B'
A''
2 3'
3'
A'
L C' 1'
4'
1' 4' C'
T
A'
2'
2'
D' D'
PO
1a PO 1b
t3 α PV V'' V''' t α PL
V'' 3
2'' V'''
2''
2'''
PV 3''
2'''
V
3''
PL 3'''
α
4'' 3'''
2
3
A''' A'' 1'' A''' 1'''-4'''
L T
4''
1''
A'' 1'''-4'''
L 4'
3' A'
T V'
PO
PO
2a 2b
α
3a
PV V'' V''' PL
t3 α
4''
3'' 4'''
3'''
2'' 2'''
1''
t2 α 1'''
L T
3'
1'
V'
4'
t1 α
2'
3b
PO
Rappresentazione geometrica delle La seconda traccia t’’ del piano e le freccette di direzione in rosso,
proiezioni di un ottaedro regolare secante α taglia, sul PV, l’ottaedro nei necessarie per la definizione delle
punti 1’’, 2’’, 3’’, 4’’, 5’’, 6’’ determinando rimanenti sezioni che, negli altri
PV PL
grandezza reale 5
della sezione (1)
(4)
t'''
(t') (2)
t''
1''-2''
(6) F'' D'' (3) E'' D''' 2''' E''' 1''' F'''
3''
(5)
4'' 3'''
5'' 4'''
5'''
6''
6'''
6'
E'
1'
F'
4'
C'
t' PO
E'' E'''
L T
1'
2'
6'
(2) 3'
5'
4' t'
(1)
(t'') (3)
grandezza reale
(4) V'
della sezione
grandezza reale PO
della sezione (6)
(5)
7
Rappresentazione geometrica delle proiezioni di (t3 α)
PO
grandezza reale
della sezione T
(1)
(3)
(t2 α)
(2)
8 PO
(1)
as
(4) se
di
prima, sono in scorcio parziale (fig.➒).
ia
ro
del p
ta z
io n
grandezza reale e
iano
della sezione
t1 α Per ottenere la vera grandezza del pentagono
secan
10
PV PL
V'' ≡ 2'' V'''
t2 γ t2 β t2 α
F'' F'''
5''
t2 α
1'' 2'' t2 α
r''
5''
3'' 4''
1''
2''
O E'' A'' D'' B'' C'' LT
A'
B' A'' B''
3' 5' L T
o''
(t2 β)
4' r'
V'
1' C'
E'
B
2' (T2 r)
(1) C
D
as ' A (r)
se
di
(3) ro
ta 5
zio A' 1' V' 2' B'
(2) ne D 3 4
grandezza reale E
1 2
della sezione
T1 r
(5) t1 α
(4) t1 β
(t2 α)
V
PO PO
PO
V'' PV
cono retto sezionato da un piano (t1 α)
(7)
(1)
α inclinato al PO, perpendicolare
218 (5)
al PV e non parallelo ad alcuna (3)
generatrice (ellisse)
Dopo aver trovato la prima e la t 2α
8''
seconda proiezione del cono e 4''-5''
6''-7''
generatrici nei punti 1’, 2’, 3’..., che alla LT (in rosso) da 4’’ ≡ 5’’ fino alla arco che interseca le generatrici V’G’
raccordati tra loro formano l’ellisse generatrice V”E” individuando e V’C’ rispettivamente nei punti
della sezione sul PO. È da notare (4’’ ≡ 5’’) sul PV e successivamente simmetrici 4’ e 5’.
che, mancando il PL, i punti 4’ e 5’ (4’ ≡ 5’) in V’E’ sul PO. Ruotando il Per ottenere la grandezza reale della
sul PO sono determinati nel modo raggio V’(4’ ≡ 5’), come mostrano sezione ellittica (in rosso) si utilizza
seguente: si traccia una parallela le freccette in rosso, si disegna un il già noto procedimento.
Rappresentazione geometrica 15
t2 α
sul PO e sul PV delle proiezioni
di un cono retto sezionato da un
piano α perpendicolare al PO e al grandezza reale della sezione
(iperbole)
V'' PV
➊▲ Sezione longitudinale della basilica di San Michele Maggiore, xi-xii sec. Pavia.
Firenze: la cupola
di Brunelleschi
La sezione della cupola mette in
risalto le innovazioni tecniche che
permisero a Filippo Brunelleschi di
costruire la più grande cupola del
primo Rinascimento.
La nuova tecnica costruttiva,
evidente nell’immagine di fig.➋,
consiste nell’unire due calotte,
una cupola interna e una esterna,
separate da un’intercapedine larga
oltre un metro. Le due calotte
sono unite da otto costoloni ogivali
che, esternamente, le dividono in ➋◀ Sezione
della cupola
altrettanti spicchi chiamati vele.
progettata
da Filippo
Brunelleschi,
1436. Firenze,
cattedrale di
Santa Maria
del Fiore.
A A
➊b ▲ Sezione. ➊c ▲ Pianta.
Definizione: il termine intersezione in geometria descrittiva indica un insieme di uno o più punti comuni a due figure
geometriche che si incontrano.
Lo studio delle intersezioni è indispensabile per risolvere i problemi relativi a volumi che si compenetrano, come
accade spesso, per esempio nella progettazione architettonica o in quella meccanica.
Le intersezioni fra una retta e una figura piana e fra rette e solidi si ottengono procedendo in modo simile a
quello visto per le intersezioni fra rette e piani (▶ pagg. 138 e 139, figg. 83, 84, 85 e 86).
1''
P''
B''
A'' 1'' C'' 3'' B''
2'' T
B'
s''
6'
C''
L T A'
A'
4'
V'
3'
1' E'
2'
B' D'
r' ≡ t1 α 1'
P' 5'
t1 α
2' ≡r
' ≡s
' C' PO
' Lezione 12
C' PO
V' 10'
1'
E' O'
2'-6'
A' 7' 3'-5'
F' r' ≡
t 1 α
4'
PO
12' 11'
D'
PO
D'
Lezione 13
3''
2a fase PV
6a
Il lato di base D’C’ della piramide e 2''
lo spigolo S’T’ del prisma, entrambi
poggianti sul PO, si incontrano
225
nel punto Z’ che, proiettato sul
PV, individua Z’’; il punto Z, sia
sul PO sia sul PV, non può essere
Pertanto è necessario tracciare, S'' Q'' D'' M'' 4'' N'' A'' Z'' C'' 1'' P'' B'' T'' R''
L T
sul PO, un secondo piano secante 5''
perpendicolare al PO e coincidente
con lo spigolo V’C’ della piramide.
Q'
Il piano ausiliario secante (in
rosso) incontra sul PO il prisma A'
nei punti 5’ e 6’ che, proiettati sul E'
N'
PV, individuano in 5’’, 6’’ la linea
di sezione (in rosso sul PV) del S' B'
piano con il prisma. L’incontro di 4'
questa linea con lo spigolo V’’C’’ G'
V'
della piramide determina, sul PV e 6' P'
M' 3'
sul PO, rispettivamente il punto di 2'
intersezione U’’ e U’; si congiunge U H'
con Z e con H e si individua, sia sul D'
2°
oggetto (fig.➏a).
au cant
pia
se
sili e
no
T'
ari
o
La veduta assonometrica
dimostrativa di fig.➏b ha lo scopo
di facilitare la lettura di questa
compenetrazione in proiezione
ortogonale. E
V
6b
S
A
D
B
F
C
io
L'
l’intersezione fra il prisma e l’ottaedro avviene
iar
ant usil
attraverso lo spigolo LI di quest’ultimo. Tuttavia,
sec no a
e
pia
in questo caso R e M, i punti di intersezione
trovati sulla faccia dell’ottaedro LOI con il
procedimento già noto, non possono essere uniti PV
V''
direttamente con l’altro punto di intersezione
B'' 7b
P perché situati su superfici inclinate 9'' 8''
3''
diversamente. C''
2''
Il metodo usato per risolvere questo problema, Q'' 14''
5''
il triangolo di sezione del piano con il prisma 11''
D''
12''
(in nero). Quest’ultimo taglia lo spigolo L”I” LL
O''
T
dell’ottaedro nei punti X” e K” sul PV, e X’ e K’ sul
PO (in verde). Essi, uniti sul PO e sul PV con P e con H'
E F
R
O D
trovati, determinano le linee curve di intersezione sul PV e 11'' 9'' 3'' 5''
chiara di questo esercizio grafico di compenetrazione I'' O'' B'' F'' H'' D'' L'' P''
L T
(fig.➑c). L'
8c
N
1 ' G' H '
2'
3' N'
12'
I'
11' 4'
Q' R'
6'
M' 9'
8' 7'
I E ' F'
PO
O O'
O
A
➊ c▶
Veduta interna della cupola del Pantheon.
1 prisma
2 parallelepipedo
3 cilindro
4 sfera
1. trova, sui tre piani, le proiezioni di una 6. trova la sezione sul PO del tronco di piramide
piramide retta a base quadrata poggiante con la triangolare disegnato in fig.➋.
stessa sul PL e sezionata da un piano parallelo Poi trova la sua proiezione sezionata sul PL e ricerca
al PV che passa per il vertice. la dimensione reale della sezione.
PV PL
t2 α
V''
1 C'
t1 α
PO
A'' C''
D'' B''
t2 α PV PL
V'≡O' 3
t3 α
D'
C'
t1 α PO
L T
8. trova la proiezione sul PL e l’intersezione sui 10. trova la proiezione sul PL e l’intersezione sui
L T
L T
PO
6a 6b
B B
O
A
13.1
preliminari
fonte di luce 1
Nei disegni geometrici l’applicazione delle ombre, S
generate da una sorgente di luce, naturale o artificiale,
è molto utile poiché permette di rendere più evidente
la rappresentazione di un oggetto. A
A°1
α
B
C
B°1
ombra C°1
portata
A°1
α
P'
r' ≡ t1 α
PO
6b
P'
(P°2 ≡ T2 r)
ombra virtuale
r' ≡ t1 α
PO
7b
P'
PO
PO
PO
r' ≡ t1 α
PO
T550Bb06f013Xd1
PV
t2 α 10b
P''
r''
45°
L T
45°
°
P°1 ≡ T1 r (P 2 ≡ T2 r) ombra virtuale
r' ≡ t 1 α
P'
PO
T550Bb06f014Xd1
(A°1 )
Nelle rappresentazioni geometriche A'
B
delle figg. 11b, c, d ed e si può facilmente
B°1
constatare che l’andamento dell’ombra A' ≡ B' T
figure assonometriche dimostrative e I due punti d’ombra A°2, reale, e (B°2), virtuale, si trovano su
rappresentazione geometrica di un segmento uno stesso piano verticale, dunque è possibile congiungerli
239
aggettante ombra in parte sul semipiano orizzontale intersecando la LT nel punto 1. Unendo le due ombre reali
positivo e in parte sul semipiano verticale positivo A°2 e B°1 degli estremi con il punto d’intersezione 1 si ottiene
Nelle figg. 12a e b, il segmento dato AB è obliquo al PV l’ombra richiesta del segmento AB.
A''
A B''
°
A°
2
A''
L B'' B
L PO –
A
A' B 2°
A°1
A' 1 (B 1°)
1
° B'
PO+ PO+
B 1° T T
°
B' (B 2°)
PV
PV PV – B''
PV B''
PV – PV
A'' B''
A'' B''
A°
2
° (B 1° ) ombra virtuale
B 2°
1 A''
L T
L T
A' 1
B°
1 (B 2°) ombra virtuale A°1
° °
A'
12b B' 13b
PO B'
PO
figure assonometriche dimostrative e rappresentazioni Nella fig.��a il rettangolo ABCD è uguale a quello della
geometriche di ombre portate da un rettangolo fig. 14a e, come esso, è parallelo al PO; la sola differenza è
240
parallelo al PO che i lati BC e AD sono rispettivamente l’uno più vicino al
Per determinare le ombre portate da figure piane si PV e l’altro più vicino al PO.
procede trovando le ombre portate dai singoli vertici Pertanto, l’ombra della figura cade su entrambi i piani
della figura e successivamente congiungendo tali ombre. di proiezione. Infatti, come mostrano la figura spaziale e
L’operazione è quindi identica a quella eseguita per la descrittiva, il lato BC proietta la sua ombra sul PV e il
ottenere le ombre di segmenti nelle pagine precedenti. lato AD proietta la sua ombra sul PO. I punti d’ombra B°2,
Nella fig.��a il rettangolo dato ABCD (in verde, come la C°2 e A°1, D°1 dei vertici, pur cadendo su due piani diversi,
sua proiezione) è parallelo al PO e, poiché si trova più possono essere uniti fra loro senza l’impiego dell’ombra
vicino a questo piano, la sua ombra (in grigio) si forma virtuale (C°1) nell’esempio perché, come per i segmenti
solamente sul PO e risulta parallela e uguale alla figura perpendicolari a uno dei quadri (▶ pag. 238, fig. 11e), i due
stessa. L’ombra del rettangolo A°1B°1C°1D°1 è quindi uguale lati DC e AB del rettangolo, aggettanti ombra su entrambi
alla figura data ABCD e alla sua prima proiezione A’B’C’D’. i piani, sono perpendicolari al PV.
14a 15a
A'' ≡ B''
A'' ≡ B''
PV B PV
L D'' ≡C''
L D'' ≡ C''
B B°2
C
A B'
C C°2
B°1 A°1 (C°1)
B' D
A°1
A' C'
D C°1 T T
A' D°1
C'
D'
D°1
D'
PO PO
PV PV
A'' ≡ B'' D'' ≡ C''
A'' ≡ B'' D'' ≡ C''
(C°1)
B°2 C°2
L T L T
B°1 C°1
A°1
D°1
B'
C'
A°1 D°1
B'
C'
D'
A'
A' PO
D'
14b 15b
PO
A''
A''
D'' B''
A
B''
A D''
PV
C'' PV
L A°2
B L
D
B A°2 C''
C
A' ≡ D' C°2 A' ≡ D'
T
C°1 T
(C°2)
B ' ≡ C' B' ≡ C'
PO
PO
PV PV
A'' B''
A'' B''
C''
D''
A°2 B°2
C''
D''
A°2 B°2
D°2 C°2
L T L T
16b 17b
PO PO
B°2 (B°1 )
C°2
L T
B°1 1 2
L T
A°1
B' B'
A° 1 C'
A'
C°1
D°1 (D°2 )
A'
D°1 C'
E°1
PO
D'
D'
PO
Nella fig.�� l’ombra del rombo ABCD, parallelo al PO e con E'
A°1
B' E°2 (B°1 ) B°2
1 2
L T
C°1 D' C'
A'
A°1
90°
(F°2 ) F°1
B'
E'
G°1
C'
D°11
PO F' A'
PO
19 D' 21 G'
23
Nella fig.��, dato il cerchio (in verde) parallelo al PO, la sua ombra è
PV
proiettata su entrambi i piani. Per determinarla si procede per punti.
1'' 2'' O'' ≡ 3'' 4'' 5'' Si inizia a trovare la parte di ombra che cade sul PO, a cui il cerchio è
parallelo. A tale scopo è necessario ricercare l’ombra O°1 del centro O
3°2 che, in questo caso, si trova sul PO e tracciare poi, con lo stesso raggio
del cerchio dato, la circonferenza che incontra nei punti A e B la LT e
A B
delinea l’ombra sul PO. Per completare l’altra parte di ombra che cade
L T
sul PV è sufficiente raccordare, con curve ellittiche, A e B alle ombre
3' 1°1 (1°2 ) O°1 (O°2 ) 5°1 (5°2 ) 2°2, 3°2, 4°2 dei punti 2, 3, 4.
2'
Per ottenere con più precisione la curva ellittica dell’ombra
4'
45° proiettata sul PV si possono trovare, come mostra l’esempio, le ombre
virtuali (1°2) e (5°2) dei punti 1 e 5 che, raccordati con le ombre reali 2°2
1'
5' e 4°2 dei punti 2 e 4, passano esattamente per i punti trovati A e B.
O'
Si può quindi osservare che, a operazione compiuta, l’ombra giace, in
questo caso, in parte sul PO, dove conserva la forma e la dimensione
del cerchio dato, e in parte sul PV, dove assume l’aspetto di un’ellisse
PO
il cui centro è individuato dall’ombra virtuale (O°2) di O.
45°
il cerchio parallelo al PV, la sua 4'' (7°1 ) 6°2 (6°1 )
ombra risulta nella fig.��a 2'' 7°2
virtuale (O°2) di O, e in parte sul PO, PO 1' 7' ≡ 2' O' ≡ 3' 6' ≡ 4' 5'
dove assume l’aspetto di un’ellisse.
D'' L T
E' L T
L T L T B' C'
B' D' F'
C' G'
C'
A' B' H' A' D'
C' D'
2a 2b
A''
B''A''
C''F'' PV
PV A
A C'' L F
L
D''E''
B
E
B''
C E°2
A' F'
B°1
A' C' C D
B B'
E'
T
T
B'
C' D'
PO PO
In architettura la luce è un elemento talmente importante che alcuni l’hanno definita “quarta
dimensione”, infatti gli effetti di chiaroscuro creati sulle superfici dagli elementi architettonici
aggettanti conferiscono alle diverse opere caratteri diversi di plasticità, compattezza ed eleganza.
Proprio da questo punto di vista è interessante mettere a confronto le due cupole più importanti
del Rinascimento, realizzate a distanza di un secolo l’una dall’altra, quella di Brunelleschi a Firenze
e quella di Michelangelo a Roma. Infatti i contrasti che evidenziano le membrature delle strutture
esterne delle due cupole hanno origini molto diverse.
MODULO
gigantesca e potente scultura (figg.❷a e
sEzIOnE
b). Il contrasto tra luce e ombra evidenzia
g. I1.fondamenti
infatti le imponenti strutture dei suoi
sedici costoloni e dà all’intero organismo
titolo sezione
un carattere di monumentalità. Tale
valore plastico è accresciuto dalle marcate
ombreggiature autoportanti create dalle
dello/ studio
finestre che nell’insieme esaltano l’imponenza
della costruzione. Infine accentuati contrasti
b. Titolo
chiaroscurali si rilevano anche nel sottostante
delle
tamburo, ritmato dalle coppie di colonne molto
Eserciziario
ombre / Unità 13. Le ombre portate nelle proiezioni ortogonali
aggettanti e dalle finestre timpanate (fig. 2b).
Eppure si racconta che Michelangelo
riconoscesse la superiorità della cupola di
Santa Maria del Fiore e che, osservandola,
abbia esclamato: “Io vado a farti una sorella,
più grande sì, ma non di te più bella”
(Giuseppe Brini, La cupola del Duomo di Firenze: ❷a ▲ Michelangelo Buonarroti, cupola della basilica di San Pietro, 1546-64.
sestine, 1841). Città del Vaticano.
➊ b ◀ Particolare dell’uovo
nella conchiglia.
L’assonometria è chiamata anche prospettiva parallela perché gli spigoli paralleli degli oggetti restano paralleli tra loro.
Gli elementi per eseguire una assonometria sono:
– i piani di proiezione (PO, PV, PL) perpendicolari fra loro;
– gli assi assonometrici o cartesiani (x, y, z) sui quali si riportano le misure degli oggetti, determinati dalle rette di
intersezione dei tre quadri fondamentali e che, quindi, risultano perpendicolari fra loro; il punto O comune agli
assi e ai piani si chiama origine;
– il quadro assonometrico, sul quale appare la proiezione assonometrica, costituito da un piano che interseca i quadri
mODulO h La prospettiva parallela nella geometria e nell’arte
di proiezione e può essere parallelo al PV (in giallo nelle figg. 1, 3, 5) e al PO e obliquo rispetto al triedro di riferimento;
– le rette proiettanti, parallele fra loro poiché il centro di proiezione (o punto di vista) è all’infinito, oblique o
perpendicolari al quadro assonometrico: l’assonometria può essere quindi obliqua o ortogonale.
14.1
assOnOmetria Obliqua
L’assonometria è detta obliqua quando le rette proiettanti sono inclinate rispetto al quadro assonometrico e quest’ultimo
è parallelo a uno dei quadri fondamentali di riferimento. L’assonometria obliqua si distingue in cavaliera (rapida o generica),
monometrica, militare o aerea.
ad a
qu liqu
che rappresentano rispettivamente l’intersezione del
ro
asse delle
ob
altezza
PV con il PO e l’intersezione del PV con il PL (tracce),
te
altezze
h
n
al
tta
formano tra loro un angolo di 90°; su x si riportano
oie
pr
l B
le misure reali delle larghezze e su z quelle reali PV C
larghezza
delle altezze; l’asse y, che rappresenta l’intersezione
quadro assonometrico
del PO con il PL (traccia), forma con la linea di A'
1
inalterate le loro misure rispetto ad AB e CB. y
13
90
misure reali della larghezza e dell’altezza, mentre su y la
5°
h
l
x C B
misura della profondità semplicemente si dimezza.
O p
1
2 D
Il procedimento è analogo al z
15
e il rapporto di riduzione
0°
x O linea di riferimento x C l B O
sull’asse y si riduce a 1/3 della
1 1 p
misura reale. 3 60°
3
D
PO 12 60°
0°
AB altezza = 1«misura reale»
y CB larghezza = 1 «misura reale»
1 y
BD profondità = della misura reale
3
°
90
PV
135
con una faccia sul PO e parallela 1
°
252 x 1
con l’altezza al PV; l’altra, a base LT
1
esagonale, perpendicolare con 2
45°
l’altezza al PO, su cui poggia con 135
°
y
il vertice, e tangente, con parte
di una faccia, alla base del primo
x
solido il cui quadrato ha la stessa O
LT
inclinazione rispetto al PO
Nel disegno preparatorio della fig.➐
sono disegnate le relative proiezioni
ortogonali. La pianta dei due solidi
è inscritta sul PO in un’unica figura PO
piana compresa tra gli assi x e y.
y
x LT
O
45°
➊c ▼
z
z
PV
x O LT
y
PO
x O LT
°
90
135
1
°
X 1
LT
45°
1
2
45°
135
°
Y
y
➊d ▲ ➊e ▲
altezza
li
h
ob
nero) e su di essa si fissa il punto di origine O; da te
t an
questo si conducono i tre assi cartesiani (in rosso). et
oi
pr B
L’asse delle altezze z, che rappresenta, come al
l
solito, l’intersezione del PV con il PL (traccia), A' za
ez
pro
gh
PV lar
p
C
fon
è perpendicolare alla linea di riferimento; gli
misura reale
dit
h=1
à
assi delle larghezze x e delle profondità y, che
rappresentano (▶ pag. 250), il primo l’intersezione D
PL
del PV con il PO, il secondo l’intersezione del B'
O linea di riferimento
PO con il PL, sono perpendicolari fra loro e
l =1
le
formano con la linea orizzontale di riferimento
mi
rea
p=
su
ra
su
ra
1
angoli rispettivamente di 30° e 60°. Nella fig. mi
rea
30° C'
le
9 sono tracciati nello spazio (in azzurro) tre
segmenti AB, BC, BD corrispondenti alle misure D'
60°
rispettivamente dell’altezza, della larghezza e
x o
della profondità del cubo rappresentato nella o me
tric
on
fig. 10. Le proiettanti passanti per i loro estremi, ro
as
s
ad
qu
oblique al quadro assonometrico (in rosso),
determinano sullo stesso l’altezza A’B’ parallela
all’asse z, la larghezza C’B’ parallela all’asse x e la y
12
z
60°
30°
y PO
z y
x
120°
150° 1
1
1 30°
60°
x
90°
y
▸ Per determinare le proiezioni ▸ Per individuare il prospetto segui ▸ Per facilitare l’esecuzione
della scala sul PO e sul PV attentamente il disegno e riporta assonometrica riporta su una
disegna sul primo quadro sul PV le altezze dei singoli gradini verticale parallela all’asse z le
la pianta circolare e suddividila e del tubo centrale: hai così altezze, da terra, dei gradini che
in dodici parti uguali. ultimato il disegno preparatorio vuoi rappresentare (nell’esempio
▸ Dai punti di divisione in proiezione ortogonale (fig. 1c) nove), con i relativi spessori.
della circonferenza traccia che, come nell’esercizio di ▸ Da queste misure traccia le parallele
le linee tangenti a una seconda pag. 255, permetterà di realizzare alla linea orizzontale di riferimento
circonferenza, concentrica alla l’assonometria della scala (fig. 1d, (tratto e punto) fino a incontrare
prima, individuando le parti dove tutte le misure sono state l’asse dell’elemento tubolare
in vista e quelle nascoste dei ingrandite di 3/2 rispetto a quelle determinando, sullo stesso,
dodici gradini. delle proiezioni ortogonali). i centri delle circonferenze.
PV PV
z
12 12
11 11
10 10 6 5
9 9
7
8 8
7 7 4 9
6 6 8
8
5 5
4 4 7
3 3
3 6
2 2
1 1
30° 9
5 5
0 0
LT LT 4
6 4
x 60°
6 6 3
5 5 3
7 7 2
x 7
2
4 4
8 8 1
2
0
3 3
9 9 8
1
2 2
10 10
1 1 9 1
11 11
12 12
12 y
10
11
PO PO y
pr
a
P
zz
257
of
ua
on
q
nel precedente sistema a pag. 254,
he
bli
di
o L
rg
tà
te
la
an
è parallelo al PO. Per realizzare la pro
iett
C D
militare o aerea, così chiamata
P=
fortificazioni, si procede similmente L
m
re
is
1
ur
a
ur
a
alla monometrica, con la differenza is
re
PV PL
al
m
e
che gli assi x e y, sempre perpendicolari
45°
C' D'
°
fra loro, formano ambedue con la linea
138%
45
orizzontale di riferimento angoli di 45°.
Nella fig.�� sono tracciati nello spazio
(in azzurro) due segmenti CB e BD
o
ric
perpendicolari fra loro e corrispondenti X Y
et
m
no
alle misure rispettivamente della
so
as
ro
larghezza e della profondità del cubo
ad
qu
rappresentato nella fig.��.
Le proiettanti (in rosso) passanti per B,
C e D, oblique al quadro assonometrico, PO
misure.
Nella fig. 14, tracciati gli assi A
cartesiani (in rosso) che formano tra 1 14
loro un angolo di 90° e due di 135°, è 2
13
5°
h
5°
B
13
°
45°
PO
Y
Z
16
125%
°
45°
45
Z
Y
°
45°
45
Z
Z
13
135° 5°
5
°1
13
1/2 LT
35
°
1 1/2 LT
1
°
45°
45
1
1
X
°
45°
45
X 90° Y
Y
X 90° Y
volumetrica di parallelepipedi
Dopo aver eseguito il disegno preparatorio (fig.��)
in proiezione ortogonale, si procede a disegnare
259
la rappresentazione assonometrica dei solidi in
oggetto (fig.��), come nel grafico di pag. 255. Pertanto
si dispongono gli assi x, y, z con gli angoli indicati
18
PO
x z
13
5°
5°
13
1/2 LT
13
5°
5°
13
1/2
45
45°
LT
90°
1
°
45
45°
x y
90°
x y
PV
x O LT
linea di riferimento
PO
45°
45°
1c Z
135
°
135
x
°
1/2 LT y
1
1
45°
45°
X 90° Y
➊ d ◀ Ettore Sottsass,
Fruttiera bianco e rosa,
2001, ceramica smaltata
in bianco con finitura
esterna in acrilico rosa,
prodotta da Ceramiche
Gatti. Faenza.
➊c ◀
e
lar
ico
α
cartesiani x, y, z (tratto e punto, in rosso). L’intersezione
nde
ro perp
del quadro assonometrico α con il triedro di riferimento 3 PL
qu ante
individua, sugli assi x, y, z, tre punti, 1, 2, 3, che uniti tra loro
t
iet
ad
pro
determinano un triangolo acutangolo chiamato triangolo z'
al
PV
fondamentale, avente per lati le intersezioni con il piano, r
t3
α
chiamate tracce (t1, t2, t3), rispettivamente sul PO, PV, PL.
O'
Proiettando perpendicolarmente al triangolo fondamentale
t2 α
y'
l’origine O degli assi assonometrici, si individua in O’ x'
2 y
O
l’ortocentro del triangolo stesso; congiungendo O’ con lo fond
amenta
le
triango t1 α
i punti 1, 2, 3 si ottengono sul quadro le proiezioni degli 1
PO
assi assonometrici x’, y’, z’, che sono anche le altezze del
triangolo fondamentale. Su questi ultimi si riportano, come metrico
assono
quadro
al solito, le tre dimensioni (altezza, larghezza e profondità) x
x
20 In pratica, per eseguire una proiezione assonometrica
ortogonale si immagina, prima di tutto, il quadro
assonometrico coincidente con il foglio da disegno;
1
quindi, per determinare graficamente gli elementi che
y 2 O permettono l’esecuzione di tale proiezione, ci si riferisce
al triangolo fondamentale, che, come si osserva nella
fig.��, dove è disegnata la veduta posteriore del triedro
capovolto e intersecato dal piano obliquo, è la base di
una piramide triangolare avente per vertice l’origine O
e per facce tre triangoli rettangoli in O. Per cui, prima di
realizzare un’assonometria ortogonale, è indispensabile
3
costruire il triangolo fondamentale (fig.��) nel seguente
modo: fissata l’origine O’, si tracciano gli assi z’, x’, y’ in
α
modo che formino tra di loro angoli ottusi; l’asse delle
z altezze z’ è convenzionalmente disposto in modo verticale.
Poi, perpendicolarmente a ciascun prolungamento, si
z'
ricercano i lati e quindi i vertici del triangolo in oggetto,
21 che, in questo caso, è scaleno.
90°
O'
90°
90°
y'
x'
Le proiezioni assonometriche ortogonali sono rappresentate mediante tre sistemi, denominati isometrico,
dimetrico e trimetrico, che si differenziano per la diversa disposizione degli assi cartesiani x, y, z.
264
Tale disposizione dipende dall’inclinazione che si dà al quadro secante assonometrico α rispetto ai tre piani
ortogonali PO, PV, PL del triedro di riferimento (▶ pag. 262, fig. 19).
Il sistema è isometrico quando il triangolo fondamentale, ottenuto dall’intersezione del quadro
assonometrico con il triedro, è equilatero; i sistemi dimetrico e trimetrico si hanno quando i triangoli
fondamentali sono rispettivamente isoscele e scaleno.
z
120° ciascuno.
Per eseguire un’assonometria ortogonale di qualsiasi
oggetto si possono utilizzare, a seconda dei casi, il metodo O
x y
PO
°
0°
12
assi, avendo, questi ultimi, gli angoli tutti uguali tra loro.
O'
Per ricavare il rapporto di riduzione in scala numerica,
basta assegnare a ciascun asse il valore dimensionale che
nell’assonometria isometrica, secondo le norme UNI (Ente
x'
Nazionale Italiano di Unificazione), è uguale a 0,816 sia su
y'
x’ sia su z’. Moltiplicando il valore dimensionale 0,816 per la
reale misura del lato del cubo (nell’esempio 2,35 cm), si ottiene
120°
il valore ridotto preciso. Infatti 2,35 x 0,816 = 1,917.
Riportando il valore ridotto 1,917 sui tre assi si ottiene il cubo
in assonometria isometrica, che, come risulta dal grafico,
appare deformato, assumendo l’aspetto di un esagono: il cubo
quindi è poco adatto a essere rappresentato in questo sistema
assonometrico.
PV z
H 3
A
H C
(O)
90
°
x O LT
A H'
m
90°
B C O'
y
PO
C'
A'
B'
x' 1 2
y'
Per risolvere grafici più grandi o più complessi si utilizza invece il metodo indiretto, basato sulla ricerca separata delle
scale di riduzione assonometriche.
266
Per illustrare questo procedimento partiamo da forme geometriche semplici e lineari come quelle dell’edificio di fig.��a,
costituito da una composizione di cubi disposti come illustrato nella planimetria di fig.��b e nel plastico di fig.��c.
Z
Dall’osservazione delle figg. 30b e c, ma senza tenere conto 31
PV
delle dimensioni reali dell’edificio, si è ricavato il disegno
preparatorio in proiezione ortogonale della pianta del
piano superiore (fig.��).
X O LT
Per eseguire l’assonometria con il metodo indiretto,
prima di tutto si dispongono gli assi cartesiani con
un’angolazione di 120° seguendo lo schema della fig.��
che mostra anche il rapporto di riduzione in scala
numerica (0,816) uguale per x, y e z.
PO Y
32 z
12
°
0°
0
0,816
12
16
0,8 0,8
16
x y
120°
13
0°
0 1 2
0 1 2
��▶
z'
3
PV z
H
40 41
m A
H'
B C
y
PO 90°
(O)
O'
°
90
A'
C'
x' m
1 B'
2
y'
90°
(O)
Per illustrare il procedimento del metodo indiretto del sistema dimetrico partiamo
dalla stessa planimetria della Casa Girasole (fig.��), e dal relativo disegno preparatorio
270
in proiezione ortogonale (fig.��), già utilizzate a pag. 266. In questo modo è più facile
visualizzare e verificare come, applicando il metodo indiretto del sistema dimetrico,
l’identica immagine dia luogo a una vista assonometrica diversa.
��▶
Per eseguire l’esercizio con il metodo indiretto, si inizia a Perciò, in questo tipo di assonometria, si ribaltano due
disporre gli assi con un’angolazione uguale allo schema triangoli riferiti il primo agli assi x e z, il secondo all’asse y
di fig.�� dove è indicato anche il rapporto di riduzione (nell’esempio 3O’A e 2O’C).
nella scala numerica (0,922 per gli assi x, z e 0,528 per Nella fig.�� si traccia l’angolo α’ (uguale ad α di fig. 45),
l’asse y); quindi si ricercano, a parte, le scale di riduzione necessario per ricavare sulla rispettiva semiretta r’ le
assonometriche con una costruzione simile a quella misure assonometriche ridotte relative agli assi x, z.
disegnata per il sistema isometrico (▶ pag.267, figg. 33 e 34), Nella fig.��, si riportano sulla semiretta r’, lato dell’angolo
con la differenza che nel sistema dimetrico il triangolo β’ (uguale a β di fig. 45) le misure assonometriche ridotte
fondamentale 1-2-3 è isoscele (fig.��). riferite all’asse y.
z
3'
3
43 Z
PV
45
α
m
C
e' e
X O LT
O' B
f' (O)
x e''
1 A 2 A'
C'
y
m
β
2'
f
(O)
3'' r'
46 47
mis
PO Y α'
ure
rido
tte
44
del
le a
z
ltez
r β '
ze
2''
misure ridotte delle profondità - y
e la
0°
130
0,922
rgh
10
r' r
ezz
°
0,922
- z,
x 0,
52
x
y
130°
0°
10
130
°
O
X
11
fondamentale.
0°
O
°
12
130°
°0
12
2,35
33 x 0,
x 0,8 733
2,35
y'
x'
130°
scala geometrica
51
0 1 2
0 1 2
0 1 2
scala assonometrica per l’asse y
0 1 2
z'
B C
53
3 y
PO
(O)
90°
m m
H'
(O)
90°
90°
C'
A'
B' m 2
1 y'
x'
90
°
90°
C
(O)
��▲
Anche in questo caso si parte dalla planimetria della Casa Girasole (fig.��) già utilizzata
per illustrare i procedimenti dei sistemi isometrico e dimetrico eseguiti secondo i
274
metodi indiretti. Di conseguenza è identico anche il disegno preparatorio in proiezione
ortogonale di fig.��, necessario per costruire l’assonometria trimetrica di fig. 62a.
Per realizzare questo disegno assonometrico con il metodo indiretto del sistema
trimetrico, si procede, con alcune varianti, come già visto (▶ pagg. 266-267 e 270-271).
Z ��▶
56 PV
B'
f
57 z 58 m
3 3'
γ
1'
α
12
e' e
0°
0°
11
0,899
C m
3 B
O'
0,83 0,7
33 g' (O)
x f'
y 1 2
x A'
A y
C'
130° m
β
2'
g
3' (O)
α'
mi
su
re
rid
misure ridotte delle altezze - z
ott
ed
elle r
59 r 60 r
pro
fon
61
dit
à-
y
r'
β' 2'
r' e-x
hezz
r' larg
elle
o tte d
γ' re rid
misu
1'
Z
I procedimenti di esecuzione evidenziati in rosso 1a fase 62a
nelle figg.��a e b (1° e 2° fase) aiutano a completare
l’assonometria trimetrica ottenuta con il metodo
indiretto. Le misure sono state raddoppiate rispetto
0°
275
12
11
a quelle del disegno preparatorio della fig. 56.
0°
0°
12
11
0°
O
O
0°
0°
O
Y
Y
X
X
Y
X
Z
Z
2a fase 62b
Y
X Y
X
Y
X
Osservazione: come già constatato per i metodi diretti, il confronto fra i risultati grafici ottenuti con i metodi indiretti
dei sistemi isometrico (▶ pagg. 266-267), dimetrico (▶ pagg. 270-271) e trimetrico (▶ pagg. 274-275) evidenzia come la veduta
d’insieme dello stesso edificio vari al variare delle diverse disposizioni degli assi e, quindi, delle scale assonometriche adottate.
La piramide egizia
camera del re camera di scarico
La semplice forma geometrica della
piramide è in architettura una delle corridoio ascendente
strutture più razionali e riassume
simbolicamente lo spirito di tutta
camera della regina
la civiltà egizia.
La piramide più famosa e grande è
quella di Cheope con quattro facce
triangolari lisce inclinate di circa
52° e simbolicamente orientate
verso i quattro punti cardinali.
Lo spaccato assonometrico
(fig.➊a) e lo schema grafico
Pozzo
(fig.➊b) consentono di osservare
il complesso sistema di passaggi
all’interno della piramide. camera sotterrranea
Il corridoio ascendente, la
parte dell’opera considerata ➊a ▲ Spaccato assonometrico della piramide di Cheope, 2560-40 a.C. Giza (Egitto).
più misteriosa anche perché vi
compaiono le uniche scritte (incise
per di più in una lingua non egizia), ➊ b ▶ Schema grafico
della piramide.
conduce in alto alla camera del
Re. Da qui partono due condotti SISTEMA DI PASSAGGI
per l’aria che attraversano tutta NELLA PIRAMIDE
la struttura fino a emergere DI CHEOPE
all’esterno nelle pareti nord e sud. e
e a ingresso principale
Cunicoli simili non esistono in
nessun’altra piramide. Condotti b camera del re
f
di aerazione sono presenti anche c camera della regina
nella sottostante camera della d corridoio ascendente
b
Regina, ma questi, a differenza d e condotti
di quelli della camera del Re, non f camera di scarico
hanno uno sbocco fuori dalla c a
g canna di pozzo
piramide. Secondo alcuni studiosi g
h camera sotterranea
questa anomalia è dovuta al fatto
che i costruttori non riuscirono a h
terminare quei cunicoli.
la basilica paleocristiana
transetto
caPriate
ingresso
quadriPortico
➋ b▶
Pianta della
basilica.
la basilica romanica
Lo spaccato assonometrico rende Pilastro cruciforme
visibile sia la struttura nel suo tetto a caPanna
complesso, sia i particolari esterni
altare soPraelevato
e interni degli elementi della loggette
basilica di San Michele Maggiore
contrafforte
a Pavia, uno dei più significativi
esempi di basilica romanica.
La pianta è quella tipica di questo
periodo artistico: ripartizione dello
spazio interno in tre navate, di
cui quella centrale, con campate
quadrate, di dimensioni doppie
rispetto a quelle delle navate
laterali.
Le tre navate sono separate
fra loro non più da colonne,
ma da robusti pilastri cruciformi,
ossia pilastri quadrati cui sono
addossate quattro semicolonne Pavimento criPta
che danno loro la forma di croce. Portali e finestre
strombati
La scansione degli spazi è, come ➌a ▲ Spaccato assonometrico
già sai (▶ pag. 220), su tre livelli: della basilica di San Michele Maggiore,
pavimento, altare e cripta. xi-xii sec. Pavia.
Nei muri esterni, di notevole
spessore come è tipico
dell’architettura romanica, i pieni
prevalgono sui vuoti; perciò
finestre e feritoie sono strombate,
ossia svasate, verso l’interno in
modo da ampliare la diffusione
del fascio di luce che penetrava
attraverso le piccole aperture.
All’esterno, la facciata è divisa
verticalmente in tre parti
da contrafforti, elementi di
sostegno aggettanti, mentre
orizzontalmente essa è percorsa in
alto da loggette che seguono
gli spioventi del tetto a capanna,
al centro da finestre (circolari, ➌b ▲ Pianta della basilica.
monofore e bifore) e in basso
da tre portali profondamente
strombati che danno accesso alle
rispettive navate.
La cattedrale gotica
Urna Funeraria
Ingresso
➋b ▼
BAsAmEnto
CAmERA
FunERARiA
camera funeraria
➊ ▶
Assonometria esplosa
della Colonna Traiana. inGREsso
Vicenza: La Rotonda
L’assonometria esplosa è utilizzata,
in architettura, per descrivere
graficamente parti interne ed
esterne che costituiscono una
struttura; esse vengono raffigurate
separatamente, ma nell’ordine
e nella reciproca posizione in cui
si dispongono poi nel montaggio.
Pertanto l’edificio rappresentato,
in questo caso una villa palladiana
(fig.➋a), appare diviso in due
come da una esplosione: da
ciò deriva la denominazione di
“esploso” data a questo tipo di
disegno.
Un esploso può apparire diviso,
oltre che orizzontalmente
(fig.➋b), anche verticalmente
e in più pezzi, come a pag. 281.
➋a ▲ Andrea Palladio, Villa Almerico Capra, detta “La Rotonda”,
1566-69. Vicenza.
L’assonometria esplosa può essere
rappresentata con un sistema a
piacere (isometrica nell’esempio).
Questo tipo di rappresentazione
trova impiego anche nel design
e nella progettazione industriale
per illustrare la conformazione e i
➋b ▼
componenti di diversi oggetti.
PO
x O LT
10. disegna in assonometria trimetrica, con il 16. Esegui l’assonometria cavaliera rapida della
X LT
x O LT
PO
Y y
PO
18. Esegui in assonometria isometrica, con il metodo 21. disegna in assonometria trimetrica, con
indiretto, lo schema architettonico disegnato in il metodo indiretto, un tetraedro regolare
prima e seconda proiezione nella fig.➐. appoggiato con un vertice sul PO; a esso
PV z
è sovrapposta una piramide con la base
7 triangolare uguale e coincidente con la
faccia superiore del tetraedro. gli assi dei
due solidi, perpendicolari al PO, sono l’uno il
prolungamento dell’altro.
PV z
8
x O LT
PO y
1
Nella rappresentazione spaziale
assonometrica (fig.➊) il centro
O
di proiezione P.V. è costituito
dall’occhio dell’osservatore, da O» PP
DR
UA
cui partono i raggi proiettanti, «Q
rente
pa
chiamati raggi visuali (in rosso); no
tras
pia
questi, uniti con i vertici della centro di proiezione
G
figura reale, intersecano il piano rea
le
L G' raggi visuali
P.V.
ura
trasparente, quadro (in grigio), fig H'
F'
osservatore
H F
determinando su di esso la
E' C'
proiezione conica dell’oggetto, E
chiamata figura prospettica C
B'
o prospettiva dell’oggetto. ra a
figu ettic T
Pertanto, nell’osservare D B A' prosp
MODULO I. Prospettive centrali e accidentali: metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche
e poi di fronte.
2 La fig.➌ rappresenta la figura
preparatoria, cioè la proiezione
nte
ortogonale vista dall’alto, di tutti gli
are
et
ras
p elementi prospettici elencati, eccetto
r
r io O
pe
Su O» ipa
le) il piano orizzontale immaginario
i c
l e
a AD R
r i nc Pia volC_A05_f008
rt
Ve «Q
U
nto
p no
Or (fig. 2, in arancio).
no (pu izz
pia
Se
mi PP
dis
on
tal
e La fig.➍ rappresenta in proiezione
nte tan
’ ori
zzo za
pr i
nc
ortogonale, visto di fronte, il quadro
ad ipa
l ine le (in grigio) su cui si ricava l’immagine
ta)
vis )
L di ne
B (pu
t o
n o iezio prospettica.
P.V. p ro
i
od
ntr
C (ce
Se A ura a
T
mi
pia fig iettiv
ob ali SOP
noO
riz ragg
i visu 3
zo
nta D
leP
os
t er ra
ior ter pp A B
e di
ea
lin
e) figura
ion
L «G staz obiettiva
EO di
Se
mi
ME nto
pia TR
AL (pu
no E» PS
Or
izz D C
on
tal
eA
nte
r io
raggi v
re
Q ≡ LO ≡ LT PP ≡ pp
isuali
▲ Punto di vista (P.V.) o posteriore (SOP): è la corrisponde alla distanza
centro di proiezione: è parte del geometrale sulla dell’osservatore dal quadro;
l’occhio dell’osservatore. quale poggia l’oggetto reale essa interseca volC_A05_f009
▲ Figura obiettiva: è (ABCD). perpendicolarmente il
l’oggetto da rappresentare ▲ linea di terra (LT): è la quadro prospettico ed è
in prospettiva (il quadrato retta d’intersezione del anche il raggio visuale
ABCD, in verde). quadro con il geometrale. principale o asse visivo.
P.V. ≡ PS
▲ Semipiano verticale ▲ Punto di stazione (PS): è ▲ Punto giacente sulla LT
superiore (SVS), chiamato la proiezione ortogonale (pp): è il piede della «GEOMETRALE»
quadro prospettico (QP) o del punto di vista sul perpendicolare condotta da SOA
semplicemente quadro (Q): geometrale. La quota PP o da PS sulla linea di
è la superficie verticale, P.V.-PS corrisponde terra.
che si immagina all’altezza dell’occhio ▲ Piano orizzontale (PO): è
trasparente, interposta tra dell’osservatore rispetto al il piano immaginario (in
l’occhio dell’osservatore geometrale. arancio) passante per il SVS
«QUADRO» 4
(P.V.) e l’oggetto reale ▲ raggi visuali (in rosso): punto di vista (P.V.) e
P.V. ≡ PP
(ABCD). sono le rette proiettanti parallelo al geometrale. L O
▲ Geometrale: piano determinate dall’unione del ▲ linea d’orizzonte (LO): è
orizzontale (in giallo) diviso punto di vista con i vertici la retta d’intersezione del
dal quadro prospettico in della figura obiettiva piano orizzontale con il
due semipiani. (ABCD). quadro e passante per il
▲ Semipiano orizzontale ▲ Punto principale (PP): è la punto principale PP. La LO
anteriore (SOA): è la parte proiezione ortogonale del è sempre parallela alla LT e
del geometrale su cui punto di vista sul quadro. la sua distanza da questa è
poggia l’osservatore. L’aggetto P.V.-PP, o uguale all’altezza
L T
▲ Semipiano orizzontale distanza principale, dell’occhio dell’osservatore. PS ≡ pp
PO
precisamente sul semipiano posteriore, si tracciano due L P.V.
rette s e r (in azzurro) comunque inclinate rispetto al r
T
quadro. s'
P.V. ≡ PS
L T
Ts PS ≡ pp Tr
GEOMETRALE (T)
Fr
principali elementi prospettici. Sul geometrale, Q PP
MODULO I. Prospettive centrali e accidentali: metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche
r'
posteriormente al quadro prospettico (che, PD
≡
come già descritto in precedenza, si immagina Fs
P.V.
PO
L
sempre trasparente), si tracciano due rette T
r
s e r (in azzurro) inclinate di 45° rispetto al s'
s' r'
P.V. ≡ PS
PS LT
Ts pp Tr
T
Q ≡ LO ≡ LT PP ≡ Fs ≡ Fr LO PP ≡ Fs ≡ Fr
Ts Tr
s' r'
LT
P.V. ≡ PS Ts PS ≡ pp Tr
T
14
)
(Q O
O
DR
QUA Fr
PP
r Fs
L
PO Determinare i punti di fuga e le prospettive di due
r' P.V.
T rette s e r giacenti sul geometrale e passanti per il
s
s' punto di stazione
pp
Tr Come negli esercizi precedenti, dopo aver individuato
Ts nella figura assonometrica d’assieme (fig.��) i
volC_A08_f021 L GE principali elementi prospettici, si tracciano sul
OM PS
ET
RA
LE geometrale le due rette proposte s e r (in azzurro)
(T
) passanti per il punto di stazione PS. Per determinare
le relative rappresentazioni prospettiche è necessario,
come al solito, individuare per ogni retta almeno due
punti, uno proprio e l’altro improprio. A tale scopo si
15 16
conducono dal P.V. le parallele (in rosso) alle due rette
r e s, che incontrano il quadro e definiscono sulla LO i
s r
QUADRO (Q ) punti di fuga (punti impropri) Fs e Fr rispettivamente
delle rette s e r. I punti propri, rintracciabili come
Q ≡ LO PP
L
Fs P.V. ≡ PP Fr
O
già noto nelle tracce Ts e Tr, uniti alle fughe trovate,
LT Ts ≡ Fs Tr ≡ Fr
determinano sul quadro in s’ e r’ le prospettive delle
due rette. Queste ultime, come si osserva nelle figg.��
GEOMETRALE (T )
s' r'
e ��, risultano parallele tra loro e perpendicolari sia
alla LT che alla LO. Pertanto nella fig.�� preparatoria
L T
Ts PS ≡ pp Tr le tracce Ts e Tr sono coincidenti rispettivamente con
P.V. ≡ PS
le fughe Fs e Fr.
MODULO I. Prospettive centrali e accidentali: metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche
O T
retta r incontra il quadro all’infinito (fig.��). In questo volC_A08_f023 i'
e'
pp
parallela alla retta data r. Te
Ti
L
Per determinarla si utilizzano due rette ausiliarie PS
O' r'
20 i' e'
r P.V. ≡ PS
T L T
Ti Te pp
r' O
i
≡F ∞
PP
Q
i'
Fe
P.V.
PO
L e'
∞
O' Determinare i punti di fuga e la prospettiva di una
O e T
retta r perpendicolare al geometrale
Te
i
pp La retta r (fig.��, in azzurro) perpendicolare al
geometrale non ha punto di fuga, poiché il raggio
Ti
L
PS visuale (in rosso), passante per il punto di vista P.V.
e parallelo a r, incontra il quadro solo all’infinito.
Pertanto la sua prospettiva r’ (figg.�� e ��, in azzurro)
T
resta parallela alla retta data r. Anche in questo caso
per individuarla si ricorre a due rette ausiliarie i ed
21 22 e (in nero), giacenti sul geometrale e passanti per il
O≡r
punto O, piede della retta r.
Dopo aver ottenuto le prospettive i’ ed e’ delle
e
i
Q
r'
due rette ausiliarie, si individua, per il loro punto
Q ≡ LO ≡ LT Fe PP ≡ Fi Fe PP ≡ Fi d’incontro O’, la prospettiva r’ della retta data r.
L O
Ti Te
e'
O'
i'
Te
P.V. ≡ PS L T
T Ti PS ≡ pp
RC
O o C E R CH
CE
e a sinistra, la distanza principale P.V.-PP. OT
T IC IO
V
O
Eseguendo questa operazione si ottiene
IS
N
CO
IV
CAMPO VISIVO
O
sul piano orizzontale immaginario PO una
PD 2 PP PD 1 O
semicirconferenza, che interseca il quadro L 2 60° 1
o C ERC
IO
O
O
C ER
S IV
PD 2 P.V. ≡PP PD 1
L O
2 1
visivo), sulla corretta immagine prospettica influisce
CA
MPO ISIVO
anche la distanza dell’osservatore dal quadro, che deve
V
essere all’incirca una volta e mezzo o due volte la misura
PD 4
maggiore dell’oggetto.
L T
pp
MODULO I. Prospettive centrali e accidentali: metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche
misura maggiore H' ≡ B' F' ≡ D'
maggiore
è uguale a una volta e mezzo la misura E' ≡ A' H' ≡ B'
E' ≡ A'
del lato A’B’; nel caso invece della fig.�� LO ≡ LT 2 PP quadro 1 LO ≡ LT F 2 PP quadro 1 F'
90° 90°
la distanza P.V.-PP è uguale a una volta e
mezzo la misura della diagonale B’D’. 60° 60°
Dai disegni preparatori delle figg. 26 e 27 si può osservare che l’asse visivo del cono ottico (P.V.-PP) è
sempre perpendicolare al quadro, mentre la posizione dell’oggetto (negli esempi, un cubo) varia rispetto
all’osservatore. Di conseguenza si hanno variazioni dell’immagine prospettica, verificabili nelle figg. 28 e 29,
che danno origine a due tipi di prospettiva: prospettiva frontale o centrale e prospettiva accidentale o d’angolo.
o CERCHIO
Nella prospettiva frontale il quadro N OO
TTICO VIS
IV O
28
CO
è parallelo a una faccia del solido
(fig. 26): nella rappresentazione
E H
prospettica si ha sulla LO un
F G
solo punto di concorso PP, in cui
convergono le linee perpendicolari
all’osservatore (fig.��). 2 PP LO 1
La fig.��, assonometrica 30
dimostrativa, ha lo scopo di rendere
O
più chiare le operazioni da eseguire
per applicare questo metodo
prospettico.
PP
In base a quanto visto, si comincia
a disporre tutti gli elementi che
occorrono per realizzare una
prospettiva: Q
P.V.
– l’osservatore, che si trova sul L C
C' raggi visuali
geometrale T;
– il quadro prospettico Q, posto D'
B'
verticalmente e che si B
D T
immagina trasparente;
– il punto principale PP che, CB
come già noto, si trova A'
3
2
MODULO I. Prospettive centrali e accidentali: metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche
stessi elementi fondamentali già indicati nella fig. 30,
necessari per la rappresentazione prospettica della fig. 32, e
cioè la proiezione in pianta del quadrato ABCD, la traccia del
quadro, che è coincidente con la LO e la LT, la posizione del A B
MODULO I. Prospettive centrali e accidentali: metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche
preparatorio della fig. 37 e la
rappresentazione prospettica della C'
fig. 38 sono stati eseguiti come a B'
pag. 297, per cui non richiedono D'
P.V. ≡ PS
ulteriori spiegazioni. T
L T
3 2 pp A' 1
P.V.
punto di vista P.V. con i punti più significativi della fig. 41.
Questi raggi visuali intersecano le tracce del quadro QP
nei punti 1, 2, 3, 4, 5... Nel disegno prospettico (fig.��), dopo
aver tracciato da A le concorrenti alle fughe, si innalzano P.V.
lC_A21_f066
C'
n' H'
L' I' B'
D' G'
M' F'
E'
LT
9 8 7 6 5 pp 4 A' 32 1
Prospettiva centrale di un 43 44
cerchio
Si circoscrive un quadrato PD LO PP
MODULO
La struttura a puzzle consente di combinare tra loro Da notare che i cuscini rosso e verde hanno direzioni
sEzIOnE
questi cuscini per realizzare una superficie versatile, uguali al rettangolo prospettico ABCD in cui sono
funzionale, allegra e movimentata. Ogni cuscino infatti inscritti, pertanto concorrono negli stessi punti di
I. Prospettive
fuga F e F’; il cuscino viola ha una diversa direzione
1. titolo sezione
può essere spostato, alzato e abbassato, rendendo
l’insieme divertente, sia per i colori sia per la notevole sia rispetto ai primi due sia rispetto al rettangolo
plasticità di ogni elemento (fig.➊a). prospettico ABCD in cui è inscritto: pertanto gli
elementi che formano la croce concorrono in due
centrali
Una lettura prospettica, limitata per semplicità a tre diversi punti di fuga; in questo caso il punto di fuga
/ eb.accidentali:
elementi, della composizione illustrata in fig. 1a ci dice F’’, presente sia nella fig. 1b sia nella fig. 1c, facilita la
che due cuscini, quello rosso e quello verde contigui e costruzione prospettica del cuscino viola.
Titolo Eserciziario
incastrati perfettamente fra loro, sono disposti nella
stessa direzione, mentre uno, quello viola tangente
➊b ▼
QP
F
P.V.
➊c ▼
B
F LO F'' PP F'
V 3679_016
32450_287-319_4.indd
P.V. 301 12/01/16 13:05
prOva subitO: metodo dei raggi visuali v
302
1. Osserva la decalcomania che decora la libreria progettata dal designer Enzo Berti (fig.➊a).
segui le istruzioni, suddividi in parti uguali un rettangolo e realizza la prospettiva accidentale
di due lettere scegliendole dalla decalcomania illustrata.
▸ Esegui il disegno preparatorio da dividere (nell’esempio dieci a passante per il vertice D’, che
con il rettangolo ABCD suddiviso destra e otto a sinistra poiché, individua sulla LO il punto H, in cui
internamente da una griglia nella fig. 1b, il lato AB è diviso in concorrono le rette tracciate da 17,
quadrangolare (in rosso) e da due dieci parti e il lato AD in otto parti); 16, 15, 14, 13, 12, 11.
lettere fig.➊b. - dal punto 10 traccia una retta Nota: tali rette individuano, nello
▸ Determina, analogamente alla passante per B’ fino a incontrare la stesso modo, le otto suddivisioni
fig. 1c di pag. 301, la prospettiva linea d’orizzonte (LO) nel punto G, prospettiche del lato A’D’.
accidentale A’B’C’D’ del rettangolo dove concorrono le rette mandate ▸ Unisci i punti di suddivisione trovati
(fig.➊c). dai restanti punti 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, sui lati A’B’ e A’D’ rispettivamente
▸ Per procedere alla suddivisione 8, 9. a F e F’ e determina così la figura
prospettica della griglia interna: Nota: queste ultime intersecano il prospettica piana divisa in ottanta
- da A’ riporta sulla LT, a destra e lato A’B’ individuando sullo stesso quadrati uguali (fig. 1c, in rosso),
a sinistra, tante misure uguali le dieci suddivisioni prospettiche. dai quali ricavi le lettere (in questo
(a piacere) quante sono le parti - Dal punto 18 manda una retta caso “T” e “i”).
F PP QP F'
d A b
P.V.
1c
F PP G H LO F'
C'
D'
B'
LT
18 17 16 15 14 13 d 12 11 A' 1 pp 2 3 4 5 6 7b 8 9 10
MODULO I. Prospettive centrali e accidentali: metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche
metodo precedente (▶ pagg. 296 e 297). 45°
P.V.
Poi si individuano sulla LO i punti di distanza PD e PP
P’D’ (fig.��, in rosso), che sono punti di fuga di rette Q
inclinate di 45° rispetto allC quadro (▶ pag. 291) e nei
_A20_f063
quali pertanto concorrono le diagonali AC e BD 45°
P.V.-PP. D A DA
1 T
304
Per eseguirlo si procede nel seguente LT (come indicato dalle freccette in Pertanto, tutti gli elementi prospettici
modo: i due semipiani orizzontale nero). Di conseguenza, a ribaltamento si troveranno su quest’unico piano
posteriore e orizzontale anteriore, SOP effettuato, essi coincideranno in (in giallo), rilevabile sia nella
e SOA, appartenenti al geometrale T un unico piano (SOP ≡ SOA), situato fig. 48 assonometrica, sia nella
(fig.��), si fanno ruotare entrambi esattamente nel prolungamento del rappresentazione geometrica della
di 90° in senso opposto attorno alla quadro Q sotto la LT. fig. 49 a pag. 305.
O 48
P ' D'
45°
P.V.
PP
45°
PD
C' T
(P'D')
D'
B'
T geometrale
A' 2
C
B CB
pp PS
D
A DA (B)
sem. oriz. post. 1 sem. oriz. ant.
(PD)
(A)
L
(C)
(SOP ≡ SOA)
(D)
(P.V. ≡ PS)
Osservazione: le prospettive rappresentate finora sono sempre state eseguite con il sistema detto del riporto indiretto,
che consiste, come si può osservare nelle pagine precedenti, nel riportare il geometrale e il quadro prospettico separati
l’uno dall’altro.
MODULO I. Prospettive centrali e accidentali: metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche
ABCD, che per effetto del conducono (in rosso) le parallele indiretto il sistema del ribaltamento
ribaltamento andrà a trovarsi al di alle diagonali del quadrato ribaltato permette una maggiore rapidità
sotto della LT in (A)(B)(C)(D); sul SOA, (A)(B)(C)(D), che individuano sulla esecutiva, ma, come si può notare
come al solito, è posto l’osservatore, LT i punti di distanza (PD) e (P’D’); nelle figg. 48 e 49, comporta il
che, similmente al quadrato dato, successivamente questi si riportano rovesciamento in pianta della figura
giacerà a ribaltamento avvenuto verticalmente sulla LO determinando rispetto alla relativa immagine
sotto la LT in (P.V. ≡ PS). PD e P’D’. prospettica sul quadro.
Per questo è consigliabile usarlo
prevalentemente nella prospettiva
49 PD
Q
PP LO P'D'
centrale.
Inoltre, è da precisare che, per
ottenere prospettive con il sistema
D' C'
del ribaltamento, è necessario
partire da piante molto grandi,
A' B' poiché la prospettiva rimpicciolisce
(PD) LT (P'D') sensibilmente le misure della figura
1 (PP ≡ pp) 2 da rappresentare.
(A) (B)
È quindi quasi sempre preferibile
utilizzare il sistema del riporto
indiretto, in quanto dà la possibilità
di ingrandire l’immagine prospettica
(D) (C) del doppio, del triplo... rispetto alle
dimensioni che figurano nella
(P.V. ≡ PS) (SOP ≡ SOA) proiezione in pianta dell’oggetto da
rappresentare.
(F) (E)
P.V.
P.V.
1b
PD LO S PP P'D'
A' B'
D' C'
h g f e d c b a
LT
1 AD pp BC 2
PD 307
Si predispone sul geometrale il 51
quadrato ABCD analogamente a
quanto fatto a pag. 298, ossia con i
MODULO I. Prospettive centrali e accidentali: metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche
45°
lati obliqui di 30° e 60° rispetto al
quadro e con un vertice tangente
alla LT. Sulla LO si ricerca il punto
di distanza PD, ribaltando (a destra,
nell’esempio delle figg.�� e ��), la PP
determinano il quadrato L
C'
B'
D'
P.V. ≡ PS
52 T 53 L
3 2 D C ≡ 1 pp A' B
T
C 2
con F e F’, come di consueto (▶ pagg. 298 e 299).
A questo punto si inizia ad applicare
lC_A26_f078
il metodo dei punti di fuga e delle A'
D'
perpendicolari al quadro, che consiste pp
fino alla LT. Tuttavia bisogna notare che non F' volC_A27_f080
D
sempre questi prolungamenti arrivano a L
intersecare la LT. È questo il caso dell’esercizio PS
proposto, che va risolto nel seguente modo:
1
il prolungamento di CD (in rosso) incontra la
LT nel punto 1. Essendo C1 parallelo a P.V.-F, L
F' LO Q PP F Q LO PP F
Osservando i lati del quadrato AB e DC nelle
figg. 54, 55 e 56, possiamo dedurre la seguente
proprietà fondamentale: le prospettive di C'
C' B'
segmenti comunque inclinati rispetto al B' D'
L T
1 pp A' 2
1. La fig.➊a illustra una porta della Lonja de la seda, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1996.
MODULO I. Prospettive centrali e accidentali: metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche
La decorazione della porta è una composizione di esagoni e rombi che originano forme stellari a sei punte.
segui le istruzioni e ricava prima il disegno preparatorio (fig.➊b) e poi l’immagine prospettica (fig.➊c)
di una composizione di esagoni e rombi che originano forme stellari a sei punte.
▸ Inizia dal centro: costruisci un ▸ Per semplificare la costruzione della Nota: per verificare l’esattezza
esagono regolare e inscrivici una relativa prospettiva accidentale del disegno prospettico accertati
stella a sei punte. inscrivi il tutto in un rettangolo ABCD che tutte le linee parallele fra loro
▸ Costrusci intorno a essa quattro (fig. 1b, tratto e punto, in nero). concorrano sulla LO in un medesimo
esagoni regolari e due rombi in ▸ Per ottenere l’immagine prospettica punto di fuga (▶ pag. 308, fig. 57).
modo che due lati di ciascuna figura di fig. 1c utilizza i punti di fuga e le C
Nella fig. 1c, per esempio, controlla
coincidano con le linee della stella. perpendicolari al quadro (▶ pag. 308). i punti di fuga F, F’, F’’, F’’’.
M
C
1b
M
E L
B
E L
B
D
G I
60
D
°
30°
G I
60
°
H
30°
F' QP PP 10 F
1 3 4 5 6 7 A 8 9 11 12 13 14 2
H
F' QP PP 10 F
1 3 4 5 6 7 A 8 9 11 12 13 14 2
P.V.
1c
F' LO F'' PP F
F' LO F'' PP F
a F'''
C' M'
E' L'
B' a F'''
C' M'
E' L'
D'
B' I'
G'
D'
I'
G' H'
LT
1 3 4 5 6 7 pp A' 8 9 10 11 12 13 14 2
H'
LT
1 3 4 5 6 7 pp A' 8 9 10 11 12 13 14 2
Prospettiva accidentale di una Quindi si traccia la LT definitiva definitiva, e si unisce A’ con F e F’.
forma geometrica piana e utilizzo (in nero) con una distanza dalla Dai punti prospettici individuati
310
della pianta ausiliaria LT ausiliaria presa a piacere, ma nella pianta ausiliaria si innalzano
Si disegna la figura preparatoria piuttosto vicina alla LO, a seconda altre verticali che, incontrando le
(fig.��) con gli stessi elementi dello scorcio prospettico che si vuole rette che concorrono nelle fughe
illustrati a pag. 308. Si realizza ottenere. Dal punto A si innalza una F e F’, determinano l’immagine
l’immagine prospettica del disegno verticale, che individua A’ sulla LT prospettica molto scorciata.
geometrico (fig.��) utilizzando la
pianta ausiliaria evidenziata in rosso.
Quest’ultima si usa quando, per C
58
ottenere un effetto prospettico
particolarmente scorciato, si
posizionano la LO e la LT a una
distanza molto ravvicinata, che rende
B
difficile individuare con precisione i
punti di costruzione.
In questo caso si procede nel modo
D
seguente: si traccia la LT ausiliaria
(in rosso), a una quota abbastanza
alta rispetto alla LO, e si ottiene in
prospettiva la pianta ausiliaria (in QP F' F
P.V.
F' LO PP F
59
C'
B'
D'
LT definitiva C
A'
B
piantapianta
ausiliaria
ausiliaria
distanza a piacere
LT ausiliaria 1 12 3 15 8 16 19 18 7 pp 6 21 17A 5 22 10 14 11 20 23 2 4
9
15.9 M' 60
prOspettiva aCCiDentale: PP
MODULO I. Prospettive centrali e accidentali: metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche
B B'
principale e i punti di fuga (▶ pag. 308). È ,5
(B)
33
ovvio quindi che sul quadro prospettico C'
,5
33
pp
i vertici B e D determinando sulla LT F'
(B) e (D) (in rosso). Si centra poi nei
ica
etr
LO
om
punti di fuga F e F’ e con apertura
,5
D
33
ge
F-P.V. e F’-P.V. si ribalta il punto di
ra
su
mi
PS
vista sulla LO: gli archi così ottenuti (D)
61 T
C 20
,1
B
D(D) sono paralleli rispettivamente quadrato congiungendo B’ con F’ e D’
D
ai segmenti P.V.-M e P.V.-M’ con F individuando il vertice C’.
(tratteggiati in rosso). Poiché rette Osservando i grafici si può notare che
F' M M' F parallele fra loro concorrono a un i ribaltamenti dei vertici B e D del
(D) PP A (B)
medesimo punto di fuga sulla LO, è quadrato sulla LT possono anche non
evidente che M è il punto di fuga di essere effettuati: infatti il metodo dei
B(B) e M’ è il punto di fuga di D(D). punti misuratori permette di trovare
Nella rappresentazione prospettica le misure geometriche del disegno
(fig.��) si riportano quindi sulla LO, preparatorio (fig. 61) direttamente
P.V. ≡ PS
a partire da PP, i punti M e M’ con sulla LT. Basta quindi riportare
T misure uguali a quelle della fig. 61 sulla LT della rappresentazione
preparatoria e ridotte rispetto alla prospettica (fig. 62), verso destra e
F' LO M PP M' F fig. 60 dimostrativa (nell’esempio, verso sinistra a partire da A’, le reali
3/5). Analogamente si riportano misure dei lati del quadrato della
sulla LT a partire da A’ (a destra e figura preparatoria (nelle figg. 61 e 62
C'
a sinistra) i vertici ribaltati (D) e le misure sono ridotte di 3/5 rispetto
B'
(B) . Le congiungenti (D)M’ e (B)M a quelle della figura dimostrativa).
D' (figg. 60 e 62, in rosso) intersecano Rapidità e precisione esecutiva
rispettivamente le concorrenti caratterizzano questo metodo, che
(D) (B)
L L T T A’F’ e A’F (in nero) individuando le tuttavia è più complesso di altri per
A'
62 20,1 20,1
mis. geom. ridotta mis. geom. ridotta prospettive D’ e B’ dei vertici D e B. il numero di operazioni necessarie.
1c F' LO M PP M' F
C'
E'
G' B'
dalla
1' misu
ra g
D' e ome
6' trica
(B)
7' G'
da (
8' da 1)
(6)
E'
5' 9'
4'
LT 2' 3'
(D) (7) (8) (E) (5) (4) (2) pp A' (3) (9) (G)
MODULO I. Prospettive centrali e accidentali: metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche
Segui le istruzioni e ricava da questa immagine del pavimento
prima il disegno preparatorio (fig.➋b) e poi la del salone.
relativa immagine prospettica (fig.➋c), con
il metodo dei punti misuratori, riportando
raddoppiate, direttamente sulla LT, le misure
geometriche del disegno preparatorio.
C'
B' dalla
misu
ra g
eom
etric
a (B
)
D'
P.V.
LT
(D) pp A' 1
misura geometrica AB
3
MODULO
utilizzare le leggi prospettiche con abilità e padronanza realizzando spazi illusori con
sEzIOnE
sorprendenti effetti di “trompe-l’oeil”.
I. Prospettive
1. titolo sezione
Le città ideali
La progettazione di “città ideali” secondo regole prospettiche La tavola di Baltimora (fig.➊b)
centrali
si diffuse nel Rinascimento quando rigorose, delle due tavole attribuite insiste invece sulla definizione
lo studio dell'organizzazione allo stesso ignoto autore. dei singoli edifici: il fondo della
/ eb.accidentali:
dell'insediamento urbano assunse Nella tavola conservata a Urbino piazza è occupato da tre edifici
un nuovo ruolo legato alla (fig.❶a) il punto centrale della (un anfiteatro, un arco di trionfo
Titolo Eserciziario
centralità dell’uomo. In queste piazza, occupato da un edificio trifornice e un edificio a pianta
città utopiche l’organizzazione classico a pianta circolare, si centrale che ricorda il Battistero di
urbanistica risponde a precisi collega armonicamente con tutto Firenze); i lati sono chiusi da due
➊a ▲ Anonimo, La città ideale, tempera su tavola, 1480-90. Urbino, Galleria Nazionale delle Marche.
➊b ▲ Anonimo, La città ideale, tempera su tavola, 1470-80. Baltimora, Walters Art Museum.
D C
PD PP P'D' QP
L P O 1 2
PD S PP LO P'D'
A' B'
D' C'
g f e d c b a
LT
1c 1 AD pp BC 2
Unità .Proiezioni
1 2
centraliprospettiche
e accidentali: metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche
PP
PD PP P'D'
PP
P.V. P.V.
P.V.
3. esegui la prospettiva centrale della composizione decorativa di fig.➌ preparatoria, che fornisce anche la
distanza della LO dalla LT, con il sistema del ribaltamento applicato al metodo dei punti di distanza.
PD LO PP P'D'
3
LT
(PD) (P'D')
P.V.
4 F
P.V.
5. esegui, con il metodo dei punti misuratori, la 6. esegui, con il metodo dei punti di distanza, la
prospettiva accidentale della forma geometrica prospettiva centrale della forma geometrica
decorativa disegnata nella fig.➎ preparatoria. decorativa disegnata nella fig.➏ preparatoria.
Imposta la prospettiva nell’interno del cerchio
base del cono ottico.
5 6
F
M
' PD PP P'D'
PP
F' PD
P.V.
MODULO I. Prospettive centrali e accidentali: metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche
delle perpendicolari al quadro, la prospettiva
accidentale delle lettere n e a disegnate nella
fig.➐ preparatoria. Realizza poi, con il sistema
della pianta ausiliaria, un’immagine prospettica
molto scorciata.
F'
PP
F
7 .
P.V
M'
PP
F'
8 P.V
.
InDIcE anaLItIcO
raggi visuali, 107, 288, 289,
verticale, 111 metodo, 296, 298-299 sistema
piramide, 172-173 raggio, 11 del ribaltamento, 304-305
egizia, 276 dimetrico, 264-267
rapidograph, 2
regolare, 172-173 isometrico, 264, 268-271
regolare, rappresentazioni di, 182 regola del Vignola, 65 trimetrico, 264, 272-275
regolare a base esagonale, 173 retta, 5, 120 solidi
regolare a base esagonale, sviluppo della, 173 posizioni particolari della, 125-127 di rotazione, 174-177
regolare a base quadrata, 172 rappresentazione della, 120-127 di rotazione, rappresentazioni di, 186
regolare a base quadrata, sviluppo della, 172 geometrici, rappresentazioni di, 180-181,
rettangolo, 9, 26
poliedro regolare, 162-169 198-201, 204-205
rette
rappresentazioni di, 187-189 regolari sovrapposti, rappresentazioni di, 206
di massima pendenza, 131, 146-147
poligono, 148 passanti per due punti, 5 spirale, 62-65, 72
regolare, 10, 31, 31-36 passanti per un punto, 5 di Archimede, 62
prisma, 170-171 ribaltamento di piani, 144-145 squadratura del foglio, 3
esagonale regolare, 171 strumenti per l’esecuzione del disegno, 2-4
esagonale regolare, sviluppo del, 171 riduzione
con l’angolo di proporzione, 97 tangente, 38-41
regolare, 170-171
regolare, rappresentazioni di, 184-185 con l’angolo di proporzione con quotature, 96 teoria delle ombre
rombo, 9, 25 nelle proiezioni ortogonali, 232-244
proiezioni
cilindriche, 106-207 romboide, 9 tetraedro, 162, 163
cilindriche bidimensionali, 106-161 sviluppo del, 163
scala
cilindriche tridimensionali, 162-207 al naturale, 90 trapezio, 9, 25
coniche, 106-107 isoscele, 9, 26
assonometrica, 264, 268
ortogonali, 107-159, 180-206 rettangolo, 9, 26
di ingrandimento, 90
ortogonali di solidi geometrici, 180-206 scaleno, 9, 26
di riduzione, 90
quotate, 109 geometrica, 264, 268 triangolo, 8, 21-22
prospettiva, 107, 287-314 grafica, 92 acutangolo, 8
accidentale, 295, 298-301, 307, 310, 311 grafica semplice, 92 celtico, 22
centrale, 295, 296-297, 299, 300, 303, 305, 314- grafica ticonica, 91 curvilineo, 22
315 grafica trasversale, 91 equilatero, 8, 21, 22
parallela, 250 fondamentale, 262
scale di proporzione, 90-97, 100 isoscele, 8, 21
punti
segmento, 6, 18-19, 127 ottusangolo, 8
di distanza, metodo, 296, 303, 307
rappresentazioni del, 127-128, 142, 144-145 rettangolo, 8, 21
di fuga, metodo, 296, 308, 310
misuratori, metodo dei, 296, 311 segmenti scaleno, 8, 21
Aberrazione ottica visione prospettica Bugnato paramento murario formato da solitamente destinato ad accogliere le
deformata a causa dell’apertura angolare bugne (pietre geometriche sporgenti dalla reliquie di santi o le tombe di importanti
errata del cono ottico, ossia superiore a 60°. parete). personalità del clero.
Accidentale tipo di prospettiva in cui il Campata spazio libero tra quattro colonne Design attività di progettazione di oggetti
quadro è variamente inclinato rispetto alla o pilastri nell’interno di chiese sormontato da fabbricare in serie e da prodursi in scala
figura da rappresentare. da volta a crociera. La si trova, per esempio, industriale.
Aggetto distanza di un punto da un piano nelle chiese romaniche e gotiche. Diedro porzione di spazio compresa fra
verticale prefissato. Capitello elemento architettonico che fa due semipiani perpendicolari tra loro.
Alzata piano verticale perpendicolare parte della colonna ed è posto tra il fusto e Displuvio linea definita dall’incontro
alla terra posto tra una pedata e l’altra nei l’architrave o l’arco. tra due falde di un tetto con angolazione
gradini di una scala. Càvea insieme dei gradoni sui quali saliente e da cui divergono le acque di
Alzato prospetto verticale di un edificio. prendevano posto gli spettatori nel teatro sgrondo.
Architrave elemento architettonico greco o romano. Echìno elemento del capitello dorico e
a svolgimento orizzontale che poggia su Centrale tipo di prospettiva in cui ionico: nel primo ha profilo convesso ed è
colonne o su pilastri. In greco è detto epistilio, il quadro è parallelo rispetto a uno o liscio; nel secondo ha profilo convesso, ma è
perché poggia sulle colonne. più elementi della figura (piana, solida, decorato di ovoli.
Appartenente si dice di una figura architettonica ecc.) da rappresentare. Esalobato motivo ornamentale formato
geometrica (retta, faccia, lato ecc.) che giace Cerchio di distanza costruzione da sei lobi (ossia archi di cerchio) inscritti in
su un determinato piano di proiezione. geometrica che serve per eseguire corrette un circolo.
Asse di rotazione traccia di un piano impostazioni prospettiche ed evitare Esploso disegno di varie parti di un
generico attorno alla quale tale piano ruota aberrazioni ottiche. oggetto, un edificio, una macchina ecc.
quando viene ribaltato su un quadro di Chiave dell’arco (o solo chiave) concio rappresentate separatamente nella sequenza
proiezione. posto sulla mezzeria dell’arco; chiude i due e nella posizione in cui si disporranno nel
semiarchi che compongono l’arco. montaggio.
Assi cartesiani rette di intersezione dei
tre quadri di proiezione PO, PV, PL. Cèntina armatura in legno sagomato con Estradosso superficie esterna di un arco
la quale si sostengono archi e volte durante o di una volta.
Assonometria parte della geometria
descrittiva chiamata anche prospettiva la costruzione. Falde superfici piane e inclinate del tetto
parallela; è un metodo di rappresentazione Compluvio linea d’incontro tra due falde di un edificio.
tridimensionale che, a differenza delle di un tetto con angolazione rientrante e in Fuochi i due punti fissi che si trovano
proiezioni ortogonali, serve a ottenere cui convergono le acque di sgrondo. sull’asse maggiore dell’ellisse; la somma
graficamente una visione di insieme degli Concio elemento lapideo di forma squadrata delle loro distanze con un punto qualunque
oggetti assai simile alla realtà. per la costruzione di muri o archi in pietra. dell’ellisse (raggi vettori) è costante e uguale
Assonometria esplosa si utilizza Conica curva piana ottenuta dalla alla lunghezza dell’asse maggiore.
per descrivere graficamente, secondo i sezione di un cono e non costituita da archi Geometrale riferito alla prospettiva,
tre assi cartesiani, i particolari delle varie di circonferenza raccordati. Fanno parte di piano orizzontale diviso dal quadro
parti che compongono un oggetto o una queste curve: l’ellisse, la parabola e l’iperbole. prospettico in due sempiani: il semipiano
struttura architettonica rappresentandoli Cono ottico riferito alla prospettiva, orizzontale posteriore (SOP) e il semipiano
separatamente nella sequenza e nella si individua sul quadro prospettico, orizzontale anteriore (SOA).
posizione in cui si disporranno nel naturale nell’interno del cerchio di distanza; è la base Geometria descrittiva studio delle
montaggio. del cono visivo che ha per vertice l’occhio rappresentazioni di figure spaziali sul piano.
Ausiliario piano di aiuto per eseguire dell’osservatore (punto di vista) da cui partono Gola modanatura lineare a sezione
proiezioni ortogonali di figure inclinate ai tre i raggi visuali che delimitano il campo visivo. curva (incassata o esterna) frequente
quadri; è sempre perpendicolare a uno dei Corda distanza fra i due piedritti di un arco. nelle architetture classiche e tipica nella
piani di proiezione e obliquo agli altri due. Costolone elemento strutturale che lavorazione lapidea.
Base la parte inferiore di una struttura scandisce la superficie di una volta o di una Griglia reticolo che consente di facilitare
architettonica (per esempio la base sulla cupola e convoglia le spinte ai pilastri di l’esecuzione di un disegno.
quale poggia il fusto della colonna e di questa sostegno. Intradosso superficie interna di un arco
è parte integrante). Cripta nell’architettura medioevale è o di una cupola.
bastione opera difensiva costituita da un l’ambiente, formato da uno o più vani posti Linea di colmo parte più alta del tetto
terrapieno, con mura fortificate a scarpata. al di sotto del pavimento di una chiesa, determinata dall’incontro delle falde.
323
Linea di orizzonte riferita alla Piedritto in architettura è il sostegno Quotatura operazione di scrittura delle
prospettiva, retta di intersezione di un piano laterale su cui poggia un arco. misure necessarie alla comprensione e alla
gLOssaRIO
orizzontale con il quadro prospettico; passa Planimetria rappresentazione grafica in costruzione di un dato elemento.
per il punto principale, è sempre parallela alla pianta di edifici o di terreni riportati su un retta proiettante linea virtuale situata
linea di terra e la sua distanza da questa è foglio in una scala di riduzione. nello spazio, disposta perpendicolarmente o
l’altezza dell’occhio dell’osservatore. Prospettiva parte della geometria obliquamente rispetto ai quadri di proiezione.
Linee di richiamo nelle proiezioni descrittiva che permette di rappresentare rosone in architettura è la finestra
ortogonali sono situate sui piani di proiezione su un piano (quadro prospettico) l’immagine circolare posta al centro della facciata delle
e sono perpendicolari alla linea di terra. data dalla visione diretta del nostro occhio di chiese romaniche e gotiche. Deriva da “rosa”
Linee proiettanti nelle proiezioni un oggetto reale che viene osservato da un che, nell’iconografia cristiana, è il simbolo
ortogonali sono linee virtuali situate nello punto determinato. della coppa che raccolse il sangue di Gesù.
spazio; sono disposte perpendicolarmente Prospetto rappresentazione grafica in Oltre a questo significato assume anche
rispetto ai quadri di proiezione. proiezione ortogonale ottenuta proiettando quello della ruota raggiata, simbolo solare.
Losanga altro nome con cui è spesso orizzontalmente sul piano verticale oggetti, scala di proporzione rapporto che
designato il rombo, figura geometrica, edifici ecc. esiste fra le dimensioni reali dell’oggetto e
soprattutto per indicarne la forma tipica. Punti di fuga riferiti alla prospettiva, quelle del disegno che lo rappresenta.
Modulo unità di misura assunta proiezioni sul quadro di punti impropri secante retta o piano che interseca una
convenzionalmente per stabilire i criteri di (all’infinito); si trovano sempre sulla linea di figura piana o solida.
proporzionalità di un’opera. orizzonte e in essi concorrono tutte le rette
sezione operazione che consiste nel
parallele fra loro.
Navata ciascuno degli spazi interni della tagliare una figura con una retta (retta
basilica cristiana individuati da file di colonne Punto di stazione riferito alla secante) o con un piano (piano secante).
o di pilastri. prospettiva, proiezione ortogonale del punto
sezione aurea parte del segmento che
di vista sul geometrale; la sua distanza
omologia proprietà della geometria è la media proporzionale tra il segmento
dal punto di vista corrisponde all’altezza
descrittiva per mezzo della quale si possono intero e la parte restante di esso. È stata
dell’occhio dell’osservatore rispetto al
determinare, speditamente, punti e rette definita così per la prima volta nel 1835 dal
geometrale.
corrispondenti posti in piani diversi che matematico e fisico tedesco Martin Ohm.
Punto di vista riferito alla prospettiva,
abbiano in comune un asse (asse di omologia). sguincio spalletta di porta o di finestra
punto corrispondente all’occhio
ortogonale qualsiasi elemento che, tagliata obliquamente dietro lo stipite.
dell’osservatore, da cui partono i raggi
incontrandosi con un altro, forma un angolo proiettanti, chiamati visuali. spaccato rappresentazione grafica,
retto. generalmente assonometrica, di un edificio
Punto principale riferito alla
ovolo elemento architettonico o di una struttura, eseguita mediante
prospettiva, proiezione ortogonale del punto
geometrico costituito da un ordine continuo sezione verticale in modo da mostrare la
di vista sul quadro prospettico; la distanza da
di ornamenti ovoidali in aggetto. esso è chiamata distanza principale. composizione interna.
Pèristasi nei templi greci e romani è il Quadrilobato motivo ornamentale Traccia l’incontro fra una retta e un piano
colonnato che circonda il nàos (ossia la cella, la formato da quattro lobi (ossia archi di (punto d’intersezione) o fra due piani (retta
parte più interna del tempio), la maggior parte cerchio) inscritti in un circolo. d’intersezione).
delle volte in forma di porticato quadrangolare. Quadro in geometria descrittiva è il piano Transetto in architettura è la navata
Peristilio colonnato che cinge uno spazio sul quale sono tracciate le immagini degli che interseca trasversalmente la navata
delimitato, spesso un cortile interno. oggetti spaziali. longitudinale della basilica cristiana.
Piano superficie illimitata in ogni verso Quadro inclinato riferito alla Triedro porzione di spazio compreso fra
e priva di spessore. Il piano nelle proiezioni prospettiva, metodo prospettico che dispone tre semipiani perpendicolari tra loro.
ortogonali viene chiamato quadro e può essere: il quadro inclinato rispetto al geometrale; si Vela uno degli spicchi della volta a
orizzontale, PO; verticale, PV; laterale, PL. utilizza per ottenere prospettive dal basso crociera o anche superficie a volta che copre
Pianta rappresentazione grafica in scala, verso l’alto e viceversa, chiamate prospettive uno spazio quadrato.
ottenuta proiettando verticalmente sul piano razionali. Volumetria nel linguaggio dell’arte, la
orizzontale oggetti, edifici ecc. Quadro orizzontale riferito alla pienezza della forma di una costruzione
Piedistallo base su cui poggia una statua prospettiva, metodo prospettico che dispone architettonica o di un’opera scultorea.
o una colonna: quello di una statua può il quadro parallelo al geometrale. Voluta elemento a profilo circolare che
essere alto anche alcuni metri; quello di una Quota nelle proiezioni ortogonali è la s’avvita su se stesso; è presente nel capitello
colonna, di solito, poche decine di centimetri. distanza di un punto dal piano orizzontale. ionico e in quello composito.
referenze iCOnOgrafiChe
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(ove non diversamente indicato, le referenze sono indicate dall’alto verso il basso, da sinistra a destra, in senso orario.
a= alto; b=basso; c=centro; d= destra; s=sinistra)
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