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A DISEGNO GEOMETRIcO

Franco Formisani

A GEOMETRIE DEL BELLO


COSTRUZIONI GEOMETRICHE, PROIEZIONI ORTOGONALI,
ASSONOMETRIA, BASI DELLA PROSPETTIVA

Didattica INcLuSIVA
o m p e t e nze
c
Studio guid
ato

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IL cORSO DOTAzIONE MuLTIMEDIALE
▶ Geometria nell'arte: apposite pagine mostrano come i temi di disegno MATERIALI AD AccESSO RISERVATO
geometrico si ritrovano nelle opere d'arte, con particolare attenzione
all'architettura. Il primo volume privilegia i riferimenti alle opere dell’arte Per scaricare il libro in digitale e utilizzare i materiali ad accesso riservato
antica, medievale e rinascimentale. Il secondo volume si concentra è necessario registrarsi su www.imparosulweb.eu e seguire la
soprattutto su opere di età moderna e contemporanea. procedura di sblocco dell’espansione online del volume, utilizzando il
▶ prova subito: a ogni argomento corrispondono occasioni di immediata codice presente su questa pagina o sul frontespizio.
messa in pratica nella rubrica Prova subito. Alcuni esercizi, connotati con
una specifica icona, propongono un lavoro su opere d’arte. LIBRO IN DIGITALE
▶ Facciamo il punto: verifiche sommative di fine modulo. ▶ Tutto il libro in digitale (miaLIM).
Contiene esercizi interattivi.
▶ Studio guidato: nel DVD ROM 20 animazioni di un apposito tutor, con
testo audio, guidano passo dopo passo alla realizzazione di alcuni disegni
di base. Nel volume sono segnalati da un’icona tutti gli argomenti che
MATERIALI INTEGRATIVI
prevedono una lezione di studio guidato. ▶ Tutor guidato: 20 lezioni corredate da audio, su DVD e online.
▶ Videolezioni AutoCAD e SketchUp Pro, su DVD e online.
▶ Esercitazioni AutoCAD, su DVD e online.
▶ Materiali di sintesi e di approfondimento.

wEBTV
▶ Videolezioni per l’utilizzo operativo di AutoCAD.

MATERIALI AD AccESSO LIBERO


artivisive.loescher.it
Risorse per conoscere l’arte divertendosi: letture d’opera, itinerari
museali, approfondimenti sul restauro e la conservazione del patrimonio
culturale, laboratori, esercizi in lingua inglese, video tutorial e molto altro
ancora.

Didattica INcLuSIVA
per lo studente per il docente
▶ Il tutor guidato, anche nel DVD per lo studente, con guida passo ▶ Verifiche con livelli differenziati di difficoltà.
dopo passo e audio.
▶ I videocorsi di AutoCAD e di SketchUp Pro, anche nel DVD per
lo studente.

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Franco Formisani

GEOMETRIE DEL BELLO


A. COSTRUZIONI GEOMETRICHE,
PROIEZIONI ORTOGONALI, ASSONOMETRIA,
BASI DELLA PROSPETTIVA

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© Loescher Editore - Torino 2016
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Ristampe
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2021 2020 2019 2018 2017 2016

ISBN 9788858324509

Nonostante la passione e la competenza delle persone coinvolte nella realizzazione


di quest’opera, è possibile che in essa siano riscontrabili errori o imprecisioni.
Ce ne scusiamo fin d’ora con i lettori e ringraziamo coloro che, contribuendo
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certificato KIWA-CERMET n. 11469-A secondo la norma UNI EN ISO 9001:2008

Coordinamento editoriale: Paola Sanini


Progetto grafico e copertina: LeftLoft - Milano/New York
Ricerca iconografica: Eugenia Testa
Realizzazione editoriale e tecnica: Alessandra Guadagni - Milano
Disegni: Franco Formisani (con la collaborazione di Roberta Margaira per le pp. 95, 96-97 e 260
e di Anna Todros per le pp. 202, 203, 253; le tavole alle pp. 60, 73, 99, 220, 229, 276, 277, 278 e 279
sono opera di Andrea Ricciardi di Gaudesi)
Elaborazione per la stampa: Daniele Gianni
Fotolito: W. Bassani - Milano
Stampa: Sograte Litografia S.r.l. – Zona industriale Regnano - 06012 Città di Castello (PG)

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Presentazione
III
III

La configurazione del corso

MODuLO . / Unità .
pRESENTAzIONE
cOSTRuzIONI GEOMETRIchE pROSpETTIVE cENTRALI E AccIDENTALI
GEOMETRIA DEScRITTIVA TEORIA DELLE OMBRE
ASSONOMETRIA DISEGNO A MANO LIBERA
pROSpETTIVA: ELEMENTI BASILARI pROGETTO ARchITETTONIcO E DESIGN
DISEGNO DIGITALE

La ripartizione degli argomenti è coerente con le Indicazioni nazionali per i Licei del 2010.
L’opera offre l’opportunità di anticipare al primo biennio lo studio della prospettiva.

Nel DVD Rom allegato al volume A:


▶ Tutor guidato: 20 lezioni di disegno accompagnate da audio
▶ Videolezioni sull’uso di AutoCAD e di Sketchup
▶ Esercitazioni di AutoCAD
▶ Link al libro in digitale (miaLIM)

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IV
IV

Com’è fatto il libro


GraDUaLitÀ e CoMPLetezza

Tutti i passaggi sono spiegati


in modo graduale e accurato.

Alla
definizione
segue la serie
di passaggi
operativi.

C’è sempre una chiara


corrispondenza fra il
testo e il relativo disegno.

Un’apposita icona accompagna gli


argomenti per i quali è prevista, nel
DVD Rom, una lezione del tutor guidato.

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V
V

La GeoMetria neLL’arte

MODuLO . / Unità .
pRESENTAzIONE
Apposite pagine mostrano in
che modo i temi di disegno
geometrico si ritrovano nelle opere
d’arte, con particolare attenzione
all’architettura.

Il primo volume privilegia i


riferimenti alle opere d’arte antica,
medioevale e rinascimentale.

Sono presenti anche schede dedicate


alla Geometria intorno a noi.

ProVa sUBito

A ogni argomento corrispondono


occasioni di immediata messa in
pratica nella rubrica Prova subito.

Sono frequenti le esercitazioni che


vertono su opere d’arte, segnalate
dall’icona .

FaCCiaMo iL PUnto

A fine modulo, la rubrica


Facciamo il punto propone
una serie di attività conclusive.

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inDiCe
VI

sezione ➊
Costruzioni geometriche
MoDULo a prime nozioni di geometria
UnitÀ 1 Strumenti e norme per il disegno geometrico 2
UnitÀ 2 Nomenclatura e definizioni:
enti geometrici fondamentali 5
UnitÀ 3 Uso corretto delle squadre 12
La GeoMetria neLL’arte Le forme geometriche nell’arte 15
ProVa sUBito Forme geometriche 16

MoDULo B La geometria euclidea


UnitÀ 4 Elementi basilari con applicazioni pratiche 17
4.1 Perpendicolari 17
4.2 Parallele 18
4.3 Angoli 19
4.4 Triangoli 21
La GeoMetria neLL’arte Il triangolo equilatero in architettura 22
ProVa sUBito Rette, angoli e triangoli 23
ProVa sUBito Triangoli nell’arte 24

4.5 Quadrilateri 25
ProVa sUBito Quadrilateri 27
La GeoMetria neLL’arte I quadrilateri in architettura 28
ProVa sUBito Quadrilateri in architettura 30

4.6 Poligoni regolari 31


La GeoMetria neLL’arte I poligoni in architettura 35
ProVa sUBito Poligoni 36
La GeoMetria neLL’arte La suddivisione di circonferenze in architettura 37

4.7 Tangenti 38
La GeoMetria neLL’arte Le tangenti in architettura 40
ProVa sUBito Tangenti 41

4.8 Raccordi 42
La GeoMetria intorno a noi La costruzione di raccordi 43

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VII

sezione ➊

INDIcE
Costruzioni geometriche
La GeoMetria intorno a noi I raccordi nel design e nei particolari
architettonici 45
La GeoMetria neLL’arte I raccordi in architettura: gli archi 47
ProVa sUBito Archi 48
La GeoMetria neLL’arte I raccordi in architettura: le colonne 50
ProVa sUBito Raccordi 53

4.9 Ovali 54
4.10 Ovoli 55
La GeoMetria neLL’arte Gli ovali e gli ovoli in architettura 56
ProVa sUBito Ovali e ovoli 57

4.11 Ellissi 58
La GeoMetria neLL’arte Le ellissi in architettura 60
ProVa sUBito Ellissi 61

4.12 Spirali 62
La GeoMetria neLL’arte Le spirali in pittura e in architettura 63
ProVa sUBito Spirali 64

4.13 Coniche 66
La GeoMetria neLL’arte Le parabole e le iperboli in architettura 69
ProVa sUBito Parabole e iperboli 70

4.14 Sezione aurea 72


La GeoMetria neLL’arte La sezione aurea in architettura 73
ProVa sUBito Sezione aurea e ordini architettonici 76

FaCCiaMo iL PUnto 78

tUtor GUiDati Per iL MoDULo B


1 Elementi basilari: rette parallele ▶ Suddivisione di un segmento in parti uguali con l’impiego del teorema di Talete
2 geometria euclidea: poligoni ▶ Costruzione di un pentagono regolare data una circonferenza
4 Costruzione di raccordi ▶ Raccordo stradale del tipo “a tromba”
5 Costruzione di raccordi: la spirale ▶ La voluta del capitello ionico secondo la regola del Vignola
6 Costruzione di raccordi e suddivisione della circonferenza ▶ Costruzione di un arco a tutto sesto e relativa suddivisione in un numero
voluto di conci uguali

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sezione ➋
La geometria descrittiva
VIII MoDULo C Applicazioni della geometria euclidea,
scale di proporzione e normative tecniche
UnitÀ 5 Geometrie cromatiche 80
5.1 Costruzioni geometriche decorative 80
ProVa sUBito Geometrie cromatiche 82
La GeoMetria neLL’arte Le costruzioni geometriche
decorative in architettura 83
ProVa sUBito Costruzioni geometriche decorative 84

5.2 Strutture modulari 86


La GeoMetria neLL’arte Le strutture modulari in architettura 87
ProVa sUBito Strutture modulari 88

UnitÀ 6 Scale di proporzione 90


ProVa sUBito Scale di proporzione 98
La GeoMetria neLL’arte Le scale di proporzione in architettura 100
ProVa sUBito Impiego della scala modulare 101

FaCCiaMo iL PUnto 102

tUtor GUiDati Per iL MoDULo C


3 Costruzioni geometriche decorative ▶ Particolare di una vetrata della basilica di San Francesco d’Assisi

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sezione ➋
Geometria descrittiva
MoDULo D proiezioni cilindriche bidimensionali IX

UnitÀ 7 Metodi di proiezione: concetti generali 106


UnitÀ 8 Proiezioni ortogonali 108

INDIcE
8.1 Metodo della doppia proiezione ortogonale 108
8.2 Piani di proiezione: quattro diedri 111
8.3 Posizioni particolari di un punto 114
8.4 Terzo piano di proiezione 115
8.5 Rappresentazione del piano 117
8.6 Rappresentazione della retta 120
8.7 Rappresentazione del segmento 127
8.8 Condizioni di appartenenza 130
8.9 Intersezioni di piani 136
8.10 Intersezioni di rette e piani 138
8.11 Condizioni di parallelismo e di perpendicolarità 140
8.12 Rappresentazione di un segmento obliquo
rispetto ai tre piani di proiezione e ritrovamento
della sua reale dimensione 142
8.13 Ribaltamento di piani, misure reali e proiezioni
ortogonali di segmenti giacenti su piani generici
comunque inclinati 144
La GeoMetria neLL’arte La retta di massima pendenza in architettura 146
ProVa sUBito Retta di massima pendenza 147

8.14 Rappresentazione di figure piane appartenenti


a piani paralleli a uno dei quadri 148
8.15 Rappresentazione di figure piane appartenenti
a piani paralleli a uno dei quadri e con i lati obliqui
rispetto a due piani di proiezione 149
La GeoMetria neLL’arte Le figure piane in architettura 150
ProVa sUBito Figure piane 151

8.16 Rappresentazione di figure piane appartenenti


a piani proiettanti 152
8.17 Rappresentazione di figure piane appartenenti
a piani generici 156
8.18 Rappresentazione di figure piane: omologia 159

FaCCiaMo iL PUnto 160


tUtor GUiDati Per iL MoDULo D
7 Il terzo piano di proiezione ▶ Proiezione di un punto e ribaltamento dei quadri PO e PL
10 Il piano generico e la retta di massima pendenza ▶ Proiezione di un quadrato poggiante su un piano comunque inclinato

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sezione ➋
La geometria descrittiva
X MoDULo e proiezioni cilindriche tridimensionali
UnitÀ 9 Studio della volumetria nei poliedri 162
9.1 Poliedri regolari 162
9.2 Prismi regolari 170
9.3 Piramidi regolari 172
9.4 Solidi di rotazione 174
La GeoMetria neLL’arte I solidi geometrici in architettura 178
ProVa sUBito Solidi geometrici 179

UnitÀ 10 Proiezioni ortogonali di solidi geometrici


10.1 Rappresentazione di solidi geometrici 180
10.2 Rappresentazione di piramidi regolari 182
10.3 Rappresentazione di prismi regolari 184
10.4 Rappresentazione di solidi di rotazione 186
10.5 Rappresentazione di poliedri regolari 187
La GeoMetria neLL’arte Le proiezioni ortogonali in architettura 196
ProVa sUBito Proiezioni ortogonali 197

10.6 Rappresentazione di solidi inclinati a tutti


i piani di proiezione 198
La GeoMetria intorno a noi Le proiezioni ortogonali nel design 202
ProVa sUBito Metodo del piano ausiliario 203

10.7 Rappresentazione di un solido poggiante


su un piano generico comunque inclinato 204
10.8 Rappresentazione di solidi regolari sovrapposti,
poggianti su un piano generico comunque inclinato 206

FaCCiaMo iL PUnto 207


tUtor GUiDati Per iL MoDULo e
8 Metodo del piano ausiliario ▶ Proiezione ortogonale di un prisma retto esagonale
inclinato ai tre quadri e tangente con un lato di base al PO
9 Metodo del piano ausiliario ▶ Rappresentazione di una poltrona
11 Il piano generico e la retta di massima pendenza ▶ Proiezione di un prisma retto
poggiante con una base su un piano comunque inclinato

MoDULo F Sezioni, intersezioni e compenetrazioni di solidi


UnitÀ 11 Sezioni 210
11.1 Sezioni di solidi con piani paralleli 210
11.2 Sezioni di solidi con piani proiettanti 212
11.3 Sezioni di solidi con piani generici 215
11.4 Sezioni coniche 217

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sezione ➋
La geometria descrittiva
La GeoMetria neLL’arte Le sezioni in architettura 220 XI
ProVa sUBito Sezioni 221

INDIcE
UnitÀ 12 Intersezioni e compenetrazioni 222
12.1 Intersezioni 222
12.2 Compenetrazioni 224
La GeoMetria neLL’arte Le compenetrazioni di solidi in architettura 228
ProVa sUBito Compenetrazioni di solidi 229

FaCCiaMo iL PUnto 230

tUtor GUiDati Per iL MoDULo F MoDULo G I fondamenti dello studio delle ombre
12 Intersezione fra una retta comunque UnitÀ 13 Le ombre portate nelle proiezioni ortogonali 232
inclinata e un solido ▶ Una retta
interseca una piramide triangolare
13.1 Preliminari 232
13 Intersezione tra una figura piana 13.2 Illuminazione parallela 234
comunque inclinata e un solido ▶ ProVa sUBito Teoria delle ombre 245
Un rettangolo interseca un ottaedro La GeoMetria neLL’arte La teoria delle ombre in architettura 246
regolare
La GeoMetria neLL’arte La teoria delle ombre in pittura 248

sezione ➌
Assonometria
MoDULo H La prospettiva parallela nella geometria
e nell’arte
UnitÀ 14 Proiezioni assonometriche 250
14.1 Assonometria obliqua 250
La GeoMetria intorno a noi L’assonometria obliqua cavaliera
rapida nel design 253
ProVa sUBito Assonometria monometrica 256
ProVa sUBito Assonometria militare o aerea 260
La GeoMetria neLL’arte L’assonometria obliqua in architettura 261

14.2 Assonometria ortogonale 262


La GeoMetria neLL’arte L’assonometria in architettura 276
ProVa sUBito Assonometria 280
tUtor GUiDati Per iL MoDULo H La GeoMetria neLL’arte L’assonometria esplosa in architettura 281
17 Assonometria ortogonale dimetrica: ProVa sUBito Assonometria esplosa 283
metodo diretto ▶ Rappresentazione
di un sistema di contenitori
FaCCiaMo iL PUnto 284

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sezione ➍
Prospettiva: elementi basilari
XII MoDULo i prospettive centrali e accidentali: metodi
e tecniche
UnitÀ 15 Proiezioni prospettiche 288
15.1 Elementi necessari per eseguire la prospettiva
lineare 289
15.2 Enti geometrici necessari per eseguire
la prospettiva lineare 290
15.3 Cerchio di distanza e cono ottico:
distanze ottimali dell’osservatore dal quadro 294
15.4 Prospettiva centrale: metodo dei raggi visuali 296
15.5 Prospettiva accidentale: metodo dei raggi visuali 298
La GeoMetria intorno a noi La prospettiva accidentale nel design 301
ProVa sUBito Metodo dei raggi visuali 302

15.6 Prospettiva centrale: metodo dei punti di distanza 303


ProVa sUBito Metodo dei punti di distanza 306

15.7 Prospettiva accidentale: metodo dei punti


di distanza 307
15.8 Prospettiva accidentale: metodo dei punti
di fuga e delle perpendicolari al quadro 308
ProVa sUBito Metodo dei punti di fuga e delle perpendicolari al quadro 309

15.9 Prospettiva accidentale: metodo dei punti


misuratori 311
ProVa sUBito Metodo dei punti misuratori 312
La GeoMetria neLL’arte La prospettiva nell’architettura del Rinascimento 314
La GeoMetria neLL’arte La prospettiva nell’urbanistica del Rinascimento 315
ProVa sUBito Una prospettiva rinascimentale 316

FaCCiaMo iL PUnto 317

Indice analitico 320


glossario 322
Referenze fotografiche 324

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Costruzioni
geometriche
MoDULo a
Prime nozioni di geometria

MoDULo B
La geometria euclidea

MoDULo C
Applicazioni della geometria euclidea,
scale di proporzione e normative
tecniche

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UnitÀ 1
2
Strumenti e norme per il disegno geometrico
StRumenti

Per eseguire un disegno geometrico è bene conoscere gli strumenti indispensabili e il loro uso corretto.

Carta Per cancellare disegni a matita Rapidograph


Per il disegno geometrico si è consigliabile l’uso di gomme La penna a china tipo
adopera una carta liscia, non semitrasparenti in plastica rapidograph serve per
molto leggera per evitare che o gomme morbide bianche da matita, ripassare a inchiostro disegni
si sgualcisca. Uno dei formati quelle colorate infatti possono già eseguiti a matita.
più usati è 50 x 35 cm. Prima di lasciare tracce di colore. In commercio ne esistono
disegnare è utile effettuare la diversi modelli, ma tutti
squadratura del foglio (▶ pag. 3). Righe, squadre e goniometri sono costituiti da: cappuccio
Le carte da lucido, trasparenti La riga serve a tracciare linee rette avvitabile, pennino inserito
e disponibili in rotoli di varie di una certa dimensione. Uno dei nel relativo raccordo 1
altezze, sono utili specialmente suoi bordi è millimetrato, l’altro è (o puntale), serbatoio
per il ripasso a inchiostro: scanalato per consentire il ripasso a (o cartuccia) per l’inchiostro,
eventuali macchie, infatti, si inchiostro senza macchiare il foglio. contenitore esterno avvitabile
eliminano facilmente con una Si consiglia una riga in plastica dura (fig.➊). Una volta sfilati, i
lametta ben affilata. Inoltre, i (plexiglas) lunga da 50 a 60 cm. serbatoi in plastica, si caricano
disegni eseguiti su queste carte Le squadre servono per tracciare di inchiostro di china speciale
hanno il vantaggio di poter rette parallele e perpendicolari. con l’apposita boccetta a
essere riprodotti rapidamente, Si consigliano squadre in plastica beccuccio.
nel numero desiderato di Tutti i modelli di rapidograph
MoDULo a Prime nozioni di geometria

dura (plexiglas) con un bordo


copie, con apposite macchine millimetrato e gli altri due scanalati sono corredati di cartucce
eliografiche. per consentire il ripasso a inchiostro. intercambiabili e di una
Le squadre sono due: una con due serie di pennini speciali a
matite e gomme angoli acuti di 45° e una con gli sezione circolare, facilmente
Si possono usare tanto le matite angoli acuti di 30° e 60°. sostituibili, per tracciare linee
di legno, da appuntire con Per misurare o tracciare con di spessore diverso. I più usati
temperamatite o, meglio, con esattezza gli angoli si usano i sono i numeri: 0,10 - 0,20 -
lametta e carta vetrata, quanto i goniometri: a circonferenza intera 0,30 - 0,40 - 0,50 - 0,60 - 1,00.
portamine (consigliabili in ferro), per angoli da 0° a 360°, a mezza Le punte del rapidograph si
le cui mine si appuntiscono con circonferenza per angoli da 0° a 180°. possono applicare al compasso
la carta vetrata. tramite un attacco, o innesto
Per ottenere l’uniformità del Compasso universale per compasso.
segno necessaria nel disegno Per descrivere circonferenze o archi
geometrico occorre tenere la di circonferenza è indispensabile Computer e software grafici
mina ben affilata e sporgente di un compasso di ottima qualità. La I software grafici, quali AutoCAD o
almeno 8 mm dal portamine. mina del compasso deve essere della Sketchup, permettono di realizzare
Per quanto riguarda la durezza stessa durezza della matita e affilata, con precisione, al computer,
delle mine, per il disegno possibilmente a scalpello, con il elaborati come rilievi topografici,
geometrico le graduazioni grattino. Il compasso va mantenuto strutture edilizie e architettoniche e
consigliate sono quella media verticale rispetto al piano del foglio progetti di design industriale (▶ vol. B
(HB, F) e dura (H, 2H). da disegno. e DVD Rom).

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foRmAti dei fogli dA diSegno SeCondo le noRme uni

Il formato base dei fogli da disegno, stabilito dalle norme Per ottenere A2, A3, A4, A5, A6 si procede nello stesso modo;
UNI (si indica con la lettera A affiancata dalla cifra 0, e pertanto:
3
quindi A0), è uguale a un rettangolo avente la superficie 841 : 2 = 420,5 e si ottiene 420 x 594 (dimensioni di A2);
delle dimensioni di circa 1 m2 (841 x 1189 mm); il lato 594 : 2 = 297 e si ottiene 297 x 420 (dimensioni di A3);
maggiore del rettangolo è pari alla misura della diagonale 420 : 2 = 210 e si ottiene 210 x 297 (dimensioni di A4);

MODuLO A. prime nozioni di geometria / Unità 1. Strumenti e norme per il disegno geometrico
del quadrato costruito sul lato minore (fig.➋a: A0); 297 : 2 = 148,5 e si ottiene 148 x 210 (dimensioni di A5);
volendo utilizzare fogli di un formato minore, basta 210 : 2 = 105 e si ottiene 105 x 148 (dimensioni di A6).
ottenere rettangoli simili a quello di base A0 nel modo Tutte le dimensioni sono in millimetri.
seguente: si divide il lato maggiore del foglio in due parti Le dimensioni standard dei fogli da disegno più usati sono
uguali (fig.➋b). Si ha quindi: 1189 : 2 = 594,5. Si ottengono indicate dalle sigle A2, A3 e A4: A2: 420 x 594 grande; A3: 297
in questo modo
A0
le dimensioni di A1 = 594 x 841. x 420 medio; A4: 210 x 297 piccolo.
A0
A0
2a 2b

594
A1
b = 1189
1189
bb==1189

1189
297
A3

A2

148
A5
A4
A6

aa == 841
841 420 210 105

a = 841 841

lA SquAdRAtuRA del foglio

Prima di eseguire un disegno geometrico è opportuno Oltre alla squadratura è utile, specie per gli elaborati
eseguire la squadratura del foglio che, oltre a indicare contenenti le proiezioni ortogonali, dividere il foglio in
visivamente il limite della superficie in cui si deve disegnare, quattro parti uguali.
serve di ausilio per il tracciamento delle linee parallele e Per eseguire quest’ultima operazione, si centra in O
perpendicolari. Si opera nel modo seguente. e, con apertura di compasso a piacere, si traccia una
Si tracciano le diagonali del foglio (fig.➌a); poi si centra circonferenza (fig.➌c) che taglia le diagonali nei punti
in O, punto di incontro delle stesse, e, con apertura di 1, 2, 3 e 4. Con la stessa apertura si centra in ciascuno
compasso a piacere ma sufficiente a lasciare non meno dei punti e si descrivono gli archi di circonferenza che,
di 10 mm di bordo, si trovano sulle diagonali i punti A, B, intersecandosi a due a due, danno origine ad altri quattro
C, D (fig.➌b). Questi, uniti, determinano i vertici della punti indispensabili per individuare gli assi voluti.
squadratura voluta. Il foglio è così diviso in quattro porzioni uguali (fig.➌d).

3a 3b 3c 3d

A D
1 2

O O O

4 3
B C

32450_001-053_giu2016.indd 3 21/06/16 21:54


TIpI E SpESSORI DI LINEE NEI DISEGNI TEcNIcI

Nei disegni tecnici edili e architettonici, si utilizzano convenzionalmente linee di tipo e spessore
diversi ciascuno dei quali ha un preciso significato.
4
Li riassumiamo di seguito, riportando parzialmente i contenuti della tabella n. 3968 dell’UNI.

TIpO DI LINEA DENOMINAzIONE IMpIEGhI TIpIcI

A continua grossa si usa per tracciare i contorni e gli spigoli in vista

B continua fine si utilizza per tracciare le seguenti linee:


di riferimento, di misura, di richiamo, di costruzione,
di tratteggio nelle sezioni

c continua fine irregolare servono per indicare il limite di viste o di sezioni


quando questo limite non sia un asse di simmetria
D continua fine con zig-zag

E tratteggiata grossa serve per indicare contorni reali non in vista,


ossia nascosti

F tratteggiata fine si usa per disegnare spigoli nascosti

G tratto e punto fine si utilizza per indicare gli assi di simmetria e le parti
situate anteriormente a un piano di sezione

h tratto e punto fine, si usa per indicare la traccia dei piani di sezione.
grossa alle estremità Sulle estremità ingrossate si dispongono,
perpendicolarmente a esse, delle frecce che servono
per indicare il verso delle sezioni stesse

I tratto e punto grossa è usata per indicare superfici o zone per le quali sono
prescritti requisiti particolari

J tratto e due punti fine serve per indicare contorni di pezzi vicini,
posizioni intermedie ed estreme di parti mobili,
linee di ingombro

32450_001-053_giu2016.indd 4 21/06/16 21:54


UnitÀ 2
Nomenclatura e definizioni: 5

enti geometrici fondamentali

MODuLO A. prime nozioni di geometria / Unità 2. Nomenclatura e definizioni: enti geometrici fondamentali
Il punto e la linea
Il punto è la più semplice figura geometrica, non ha 1
dimensioni (essendo privo di materia e di estensione).
B C D
Il punto (fig.➊) è rappresentato graficamente dal segno
A

lasciato dalla punta della matita (A, nell’esempio) o


dall’intersezione di due linee (B, C, D, nell’esempio). Per
indicare i punti si usano lettere maiuscole del nostro
alfabeto.

La linea è una figura generata dal moto di un punto, ha 2


una sola dimensione, la lunghezza, essendo priva di
larghezza e di spessore. a linea

La linea è rappresentata graficamente dalla sottile traccia


lasciata dalla punta di una matita. Per indicare una linea
si usa una lettera minuscola del nostro alfabeto (fig.➋).

Rette, semirette e segmenti a retta 3


Una linea costituita da infiniti punti che si susseguono
nella stessa direzione si chiama retta (fig.➌).
Essendo una linea, la retta ha una sola dimensione, lungo 4
la quale si estende infinitamente nei due sensi.
ta
d

ret

La retta è rappresentata graficamente dalla traccia a


rett
lasciata dallo scorrimento della punta della matita lungo P
c retta
una riga.
b
re

Per un punto P possono passare infinite rette


tta

(fig.➍: a, b, c, d ).
a

Per due punti A e B possono passare infinite linee ma una


sola retta (fig.➎: a).

a
5
line

linea
a A B retta

li n e a

32450_001-053_giu2016.indd 5 21/06/16 21:54


Si chiama semiretta ciascuna delle due parti illimitate in 6
cui una retta è divisa da un suo punto, detto origine a semiretta semiretta b

(fig.➏: il punto A è l’origine delle due semirette a e b). A

6
È detta segmento la parte di retta limitata da due suoi 7
punti, detti estremi (fig.➐: A, B sono gli estremi del semiretta segmento semiretta
segmento). A B
Due segmenti si dicono consecutivi se hanno in comune
un estremo e nessun altro punto. (fig.➑: AB e BC hanno
con
nti B 8
in comune solo il punto B). seg
me sec
utiv
i
Due segmenti consecutivi AB e BC si dicono adiacenti se
appartengono alla stessa retta (fig.➒). A C

Una serie di segmenti consecutivi forma una linea


spezzata: i segmenti si dicono lati, gli estremi A, B, C, D, E 9
segmenti adiacenti
si dicono vertici. A B C
La linea spezzata può essere aperta (figg.��a e b) o chiusa; in
quest’ultimo caso la linea individua un piano (fig.��).

C B
B
10a A
10b 11
B D
A
C
segmenti consecutivi C
spezzata aperta spezzata aperta spezzata chiusa

E
E E

A D D

piani e semipiani 12
B
Il piano è una superficie infinita, liscia, piana e priva
di spessore, individuata da tre punti non allineati A piano α

(fig.��: A, B, C).
C
Per indicare il piano si usano le lettere minuscole
dell’alfabeto greco: α (alpha), β (beta), γ (gamma) e così via.

È detta semipiano ognuna delle due parti in cui un piano


β viene diviso da una retta giacente su di esso. 13
semipiano
Tale retta, detta origine dei due semipiani, appartiene a
ciascuno di essi (fig.��). retta

Per ogni retta r possono passare infiniti piani semipiano

(fig.��: β e α).
β

β 14

r
α

32450_001-053_giu2016.indd 6 21/06/16 21:54


Rette e angoli Due rette a e b si dicono incidenti quando hanno un
Due rette a e b si dicono parallele se appartengono punto P in comune (fig.��), perpendicolari quando
a uno stesso piano e non hanno alcun punto in comune intersecandosi formano quattro angoli retti (fig.��).
(fig.��).
7
15 16 17 b

a 90° 90°

MODuLO A. prime nozioni di geometria / Unità 2. Nomenclatura e definizioni: enti geometrici fondamentali
a
a P
rette parallele
P
b
b 90° 90°
rette incidenti

rette perpendicolari

Angoli
L’angolo è la parte di piano compresa fra due semirette a e L’angolo piatto ha per lati due semirette opposte (l’una è
b, chiamate lati, uscenti dal medesimo punto V, chiamato il prolungamento dell’altra) e misura 180° (fig.��).
vertice (fig.��). Gli angoli supplementari hanno in comune il vertice e
La bisettrice di un angolo è la semiretta che, partendo dal un lato e la loro somma è un angolo piatto (fig.��).
vertice V di un angolo aVb, lo divide in due angoli uguali L’angolo retto è la metà di un angolo piatto e misura 90°
(fig.��). (fig.��).
L’angolo concavo contiene il prolungamento dei lati L’angolo acuto è minore di un angolo retto (fig.��).
(fig.��). L’angolo ottuso è maggiore di un angolo retto, ma minore
L’angolo convesso non contiene il prolungamento dei lati di un angolo piatto (fig.��).
(fig.��). Gli angoli complementari hanno in comune il vertice e
L’angolo giro è un angolo concavo che ha un’ampiezza di un lato e la loro somma è un angolo retto (fig.��).
360°: i lati (a e b) coincidono, sovrapponendosi (fig.��).

a cavo
18 19 a 20 con 21
lato V a b

e
bisettrice conv sso
vertice V angolo V

angolo
lato a b
V

b
b

22 23 24 c

angolo giro a angolo piatto angoli supplementari


V b a V b a V b

25 26 27 28
b b
c
b
b

angolo retto angolo acuto angolo ottuso angoli complementari


V a V a V a V a

T550Aa21f027Xd1

32450_001-053_giu2016.indd 7 21/06/16 21:54


Triangoli
Il triangolo è il più semplice dei poligoni ed è la parte finita di piano limitata da tre segmenti a due a due consecutivi.
Ogni triangolo ha tre altezze, tre bisettrici e tre mediane.
C
8
L’altezza di un triangolo rispetto a un lato è la perpendicolare 29
condotta da un vertice al lato opposto (fig.��, in nero);
il punto di intersezione O delle tre altezze è denominato
ortocentro (fig.��).

na
rice
altezza

dia
bisett

me
La bisettrice di un angolo di un triangolo è la semiretta che,
partendo dal vertice, divide l’angolo in due parti uguali
(fig.��, in rosso); il punto di intersezione delle tre bisettrici A B

O è denominato incentro (fig.��).

La mediana di un triangolo rispetto a un lato è il segmento


che unisce il punto medio di quel lato con il vertice opposto
(fig.��, in azzurro); il punto di intersezione delle tre
mediane O è denominato baricentro (fig.��).

Rispetto alle caratteristiche dei lati un triangolo può essere:


C C C

30 31 32

h h h

A B A B A B

- scaleno, se ha i tre lati disuguali - isoscele, se ha due lati uguali - equilatero, se ha i tre lati uguali
(fig.��); (fig.��); (fig.��).

Rispetto alle caratteristiche degli angoli un triangolo può essere:

C
33 34 35
C C

O O
A B

O = incentro O = baricentro
A B A B

O = ortocentro

- ottusangolo, se ha un angolo - rettangolo, se ha un angolo retto - acutangolo, se ha gli angoli acuti


ottuso (fig.��); (fig.��); (fig.��).

32450_001-053_giu2016.indd 8 21/06/16 21:54


quadrilateri (o quadrangoli)
I quadrilateri sono poligoni che hanno quattro lati e quindi quattro angoli e quattro vertici.
I quadrilateri si distinguono in parallelogrammi e trapezi.
D C
36 9
Si dice parallelogramma ogni quadrilatero avente i lati
opposti paralleli.
h
In un parallelogramma ogni lato può essere considerato gon
ale

MODuLO A. prime nozioni di geometria / Unità 2. Nomenclatura e definizioni: enti geometrici fondamentali
dia
come base.
Si dice altezza (h) di un parallelogramma la distanza fra le A B

rette parallele su cui giacciono i lati.


In ogni parallelogramma i lati opposti sono uguali, D C
37
gli angoli opposti sono uguali, le diagonali si dividono 90°

scambievolmente a metà. h
le
o na
d iag
Il romboide è un parallelogramma qualsiasi e non è né
rombo né rettangolo (fig.��). A B

Il rombo è un parallelogramma equilatero, avente cioè D C

tutti i lati uguali; le diagonali del rombo, a differenza di 38


90°
quelle del romboide, sono perpendicolari (fig.��).
45°

e
al
on
ag
Il quadrato è un parallelogramma equilatero ed 45°

di
equiangolo, avente cioè tutti i lati uguali e tutti gli angoli A B

uguali, quindi retti. Le diagonali di ogni quadrato sono


uguali e perpendicolari e dividono gli angoli in due parti D C
uguali di 45° (fig.��). 39
asse
Il rettangolo è un parallelogramma che, a differenza
ale
on
del romboide, ha tutti gli angoli retti. Le diagonali di un dia
g

rettangolo sono uguali (fig.��). A B

D C
base minore Si dice trapezio ogni quadrilatero avente due lati paralleli.
40
I lati paralleli si dicono basi del trapezio, e precisamente
h
lato

lato

base maggiore e base minore.


La distanza fra le rette parallele cui appartengono le due
A
base maggiore
B
basi si dice altezza del trapezio.

Il trapezio isoscele ha i lati obliqui uguali, le diagonali


D C
uguali e gli angoli adiacenti a una stessa base uguali (fig.��).
41
h Il trapezio rettangolo ha due angoli retti: uno dei lati è
90°
cioè perpendicolare alle basi ed è uguale all’altezza (fig.��).
A B
Il trapezio scaleno è un trapezio né isoscele né rettangolo
e ha i lati obliqui disuguali (fig.��).
D C

42
h

A B

32450_001-053_giu2016.indd 9 21/06/16 21:54


poligoni regolari
Un poligono si dice regolare se ha tutti i lati e gli angoli uguali.

A ogni poligono regolare si può circoscrivere e inscrivere una circonferenza


10
e le due circonferenze hanno lo stesso centro (fig.��, in rosso).
Il lato AB dell’esagono regolare inscritto in una circonferenza è uguale al raggio
OA. L’angolo AOB è di 60° ed è la sesta parte dell’angolo giro.

43 44
A
ap

rag
ote

gio
ma

O O

gio
rag

Se una circonferenza è divisa in un qualsivoglia numero di archi uguali,


purché superiore a due (otto in fig.��, in rosso), sono regolari sia il poligono
inscritto ottenuto congiungendo successivamente i punti di suddivisione sia
quello circoscritto i cui lati sono tangenti alla circonferenza in quei punti.
L’angolo AOB dell’ottagono regolare è di 45° ed è l’ottava parte dell’angolo giro.

Si dice centro di un poligono regolare il centro comune della circonferenza


inscritta e di quella circoscritta (figg.�� e ��).
Si dice raggio di un poligono regolare la distanza fra il centro e uno qualunque
dei vertici, e cioè il raggio della circonferenza circoscritta (figg.�� e ��).
Si dice apotema di un poligono regolare la distanza fra il centro e uno
qualunque dei lati, e cioè il raggio della circonferenza inscritta (fig.��).

45 46 47 I poligoni regolari sono denominati a


seconda del numero degli angoli
e quindi dei lati. Per esempio:
pentagono se ha 5 lati (fig.��);
esagono se ha 6 lati (fig.��);
ettagono se ha 7 lati (fig.��);
ottagono se ha 8 lati (fig.��);
ennagono se ha 9 lati (fig.��);
48 49 50 decagono se ha 10 lati;
endecagono se ha 11 lati;
dodecagono se ha 12 lati;
esadecagono se ha 16 lati (fig.��);
e così via.

32450_001-053_giu2016.indd 10 21/06/16 21:54


circonferenze e cerchi arco
La circonferenza è una linea piana chiusa costituita 51
dall’insieme dei punti aventi la stessa distanza da un
punto O, detto centro (fig.��). A B
rag 11
gio

L’arco di circonferenza è ciascuna delle due parti in cui O


una circonferenza risulta divisa da due suoi punti che si me
tro

MODuLO A. prime nozioni di geometria / Unità 2. Nomenclatura e definizioni: enti geometrici fondamentali
dia
dicono estremi dell’arco appartenenti all’arco stesso
(fig.��: A e B). C
E corda

Il raggio di una circonferenza è un segmento che unisce D

un punto qualunque della circonferenza con il centro, e


cioè la distanza dal centro O al punto A della circonferenza
stessa (fig.��, in azzurro).

La corda di una circonferenza è il segmento che unisce


due suoi punti E e D (fig.��, in rosso).

Il diametro di una circonferenza è ogni corda CB che


passa per il centro (fig.��, in nero).

In base alle posizioni reciproche le circonferenze possono 52 53a


essere concentriche, eccentriche, secanti: O'
O O
- le circonferenze concentriche sono due o più
circonferenze aventi il centro in comune (fig.��);
- le circonferenze eccentriche sono due o più
circonferenze che non hanno il centro in comune e sono
una interna all’altra (figg.��a e b); 53b 54
- le circonferenze secanti sono due circonferenze che
O' O
hanno in comune due punti che si dicono secanti; la
distanza fra i loro centri O’ e O è minore della somma dei
raggi e maggiore della loro differenza (fig.��).

55 56 Il cerchio è la parte di piano costituita dai punti di una


circonferenza e dai punti a essa interni (fig.��, in verde).
Nei cerchi si distinguono le corone circolari, gli archi di
O O
corona circolare e i settori circolari.

La corona circolare è la parte di piano limitata da due


circonferenze concentriche di raggi diversi (fig.��, in verde).

L’arco di corona circolare è una parte di corona circolare


57 58 limitata da due segmenti che costituiscono la differenza dei
B

A raggi delle due circonferenze (fig.��, in verde).

O O
Il settore circolare è una parte di cerchio contenuta fra due
suoi raggi OA e OB, che si considerano appartenenti al settore;
anche l’arco AB è parte del settore (fig.��, in verde).

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UnitÀ 3
12
Uso corretto delle squadre

Esistono due tipi di squadre: il primo corrisponde a metà quadrato e ha dunque cateti uguali e i due angoli acuti di 45°;
il secondo corrisponde a metà triangolo equilatero e ha dunque un cateto che misura metà dell’ipotenusa e i due angoli
acuti di 60° e 30°.

Misurare angoli con 1 2


due sole squadre
30°
I disegni illustrano come, con
l’ausilio di due sole squadre,
si possono facilmente ottenere
90°
angoli di:
- 120° e 135° (fig.➊); 120°

- 75° e 90° (fig.➋); 75°

- 150° e 135° (fig.➌);


90° 60°
- 90°, 105°, 15° e 135° (fig.➍).
Per la ricerca di tali angoli è 45° 45°

consigliabile partire da una 4


semiretta assegnata in una
135° 90°
posizione qualsiasi. 15°

3 150°

135°
105°

90°

135°

A B
tracciare con due sole squadre un numero a piacere 5
di parallele a un segmento AB dato
Dato il segmento AB, su di esso si fa coincidere
perfettamente il bordo smussato della squadra (nella
fig.➎ quella con gli angoli acuti di 30° e 60°), questa si
fa poi scorrere lungo il bordo dell’altra, come indicano le
freccette, tenendola ben ferma a mo’ di guida. Si traccia,
così, un numero a piacere di parallele come richiesto
(in rosso).

32450_001-053_giu2016.indd 12 21/06/16 21:54


costruire un quadrato con due sole squadre, data una circonferenza
Data una circonferenza di raggio a piacere e di centro O, si tracciano le due
perpendicolari AB e CD passanti per O (diametri): la squadra che scorre lungo il
bordo dell’altra deve avere necessariamente gli angoli acuti di 45° (fig.➏).
13
Si procede poi come indicato nelle figg.➐, ➑ e ➒ e si completa il quadrato
richiesto ACBD (fig.��).
Il rosso evidenzia uno dopo l’altro i lati della figura che si va formando.

MODuLO A. prime nozioni di geometria / Unità 3. Uso corretto delle squadre


C C C

O O O
A B A B
6 7 8
D
C C C

O B A O O
A B
A

O O
B A
9 10
D D

C C

A O O
B A B

D
D

32450_001-053_giu2016.indd 13 21/06/16 21:54


B B
costruire un esagono regolare A
O
11 C 12
con due sole squadre, data una O

circonferenza
B B
Data una circonferenza di raggio a
14
piacere e centro O, si tracciano due A A C
diametri perpendicolari fra loro
(▶ pag. 13, fig. 6). O O

Questa costruzione è simile a


quella del quadrato a pag. 13, con la
differenza che la squadra che scorre
lungo il bordo dell’altra deve avere
necessariamente gli angoli acuti di
30° e 60° (fig.��).
Si procede poi come indicato nelle
figg.��, ��, �� e �� e si completa
l’esagono regolare richiesto ABCDEF O
C 13 O 14
(fig.��). D D

Il rosso evidenzia uno dopo l’altro i B


E
B
lati della figura che si va formando.
A C A C

O O

D D

15 A
16
O O

F F
E
B B

A C A C

O O

F D F D

E E

32450_001-053_giu2016.indd 14 21/06/16 21:54


La GeoMetria neLL’arte
Le forme geometriche nell’arte
15

Arte greca

MODuLO
La pittura vascolare greca del periodo geometrico, xii-viii secolo a.C. (fig.➊a), è

SEzIONE
caratterizzata da figure ispirate a forme geometriche perfette, come triangoli, rombi, cerchi
o quadrati, variamente combinate fra loro in modo da crearne altre più complesse, come

A. prime
losanghe, svastiche, scacchi, greche o meandri (fig.➊b).

1. Titolo
nozioni
Sezione
❶a ▲

di geometria
Anfora funeraria,

/ B. Titolo/ Eserciziario
svastiche losanghe 760 a.C., ceramica.
Atene, Museo
Archeologico
Nazionale.

Unità 3. Uso corretto delle squadre



greche meandri Particolare.

❶b ▲
scacchi

Arte gotica e rinascimentale


Nel 1401 a Firenze fu bandito un concorso per la realizzazione della
seconda porta del Battistero. Ai partecipanti fu imposto un solo vincolo
compositivo: racchiudere la scena in una cornice quadrilobata mistilinea,
lo schema geometrico, tipicamente gotico, utilizzato nella prima porta
eseguita da Andrea Pisano fra il 1330 e il 1336.
Filippo Brunelleschi inserì il suo bassorilievo (fig.❷a) in una
❷a ▼ Filippo Brunelleschi, Il sacrificio struttura geometrica caratterizzata dalla sovrapposizione di quattro
di Isacco, 1401, bronzo dorato.
Firenze, Museo Nazionale del Bargello. circonferenze con una forma quadrangolare romboidale (figg.❷b e c).

❷b ▲ ❷c ▲

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prOvA sUBITO: forme geometriche v
16
1. disegna le seguenti figure geometriche: trapezio 6. utilizza le squadre e completa il disegno
isoscele e trapezio rettangolo. della greca di fig.➍, un esempio di segmenti
consecutivi.
2. individua l’incentro del triangolo scaleno disegnato
in fig.➊.

7. disegna la figura geometrica proposta, un


motivo ricorrente nell’arte greca, con l’ausilio
1 di griglie predisposte (carta quadrettata)
(fig.➎).
3. Rappresenta graficamente il poligono regolare che
ha gli angoli interni di 120°.

4. traccia il raggio e l’apotema del pentagono regolare


disegnato in fig.➋.
Poi costruisci al suo interno una figura decorativa,
per esempio una stella, o un fiore, a cinque punte.
5

8. osserva la fig. 1b di pag. 15 e riproduci le figure


(meandri, svastiche...) che caratterizzano la
pittura vascolare greca del periodo geometrico.

9. Completa lo spessore reale della cornice


quadrilobata mistilinea di fig.➏ che racchiude
2 la formella di Brunelleschi (▶ pag. 15, fig. 2a).
Poi elimina le linee di costruzione.

5. Aiutandoti con due sole squadre, costruisci un


esagono regolare all’interno della circonferenza di
fig.➌.

3 6

32450_001-053_giu2016.indd 16 21/06/16 21:54


UnitÀ 4
Elementi basilari con applicazioni pratiche 17

1
4.1
PerPenDiCoLari
perpendicolari

Definizione: due rette a e b si dicono perpendicolari quando


intersecandosi formano quattro angoli retti.

In fig.➊ è illustrato l’uso pratico delle squadre per tracciare rette


perpendicolari (▶ pag. 13, fig. 6).

2 Dato un segmento AB, tracciare una perpendicolare nel


1
suo punto medio
Dato il segmento AB, con apertura di compasso maggiore
della metà si centra in A e in B e dalle intersezioni 1 e
A B 2 degli archi tracciati si fa passare la perpendicolare
richiesta, che risulta anche asse del suddetto segmento
(fig.➋, in rosso).

MoDULo B La geometria euclidea


data la retta a, tracciare, per un suo punto P (dato), una 3 3
perpendicolare
Tracciata la retta a e fissato il punto P su di essa, con apertura
di compasso a piacere si centra in P. La semicirconferenza
che si ottiene taglia la retta nei punti 1 e 2. Si centra in
essi con apertura a piacere. Per l’intersezione 3 degli archi
ottenuti passa la perpendicolare richiesta (fig.➌, in rosso). a
1 P 2

4 data una semiretta, tracciare la perpendicolare dal


punto di origine A
4
Con apertura di compasso a piacere si centra in A
(origine); l’arco ottenuto interseca la semiretta nel punto
1. Su di esso si centra con la stessa apertura intersecando
2
3
l’arco precedente nel punto 2; con lo stesso procedimento
e con centro in 2 si ottiene il punto 3; con centro in 3 si
interseca l’ultimo arco ottenendo il punto 4. Da questo si
A 1
conduce in A la perpendicolare richiesta (fig.➍, in rosso).

32450_001-053_giu2016.indd 17 21/06/16 21:55


5 4.2
ParaLLeLe
parallele
18
Definizione: due rette a e b si dicono parallele quando appartengono
a uno stesso piano e non hanno alcun punto in comune.

In fig.➎ è disegnato l’uso pratico delle squadre per tracciare due


parallele (▶ pag. 12, fig. 5).

Data la retta a, tracciare la parallela distante da essa d 6


3 4
Tracciata la retta a, da due suoi punti 1 e 2 si innalzano
le perpendicolari (▶ pag. 17, fig. 3). Si centra in 1 e 2, con
apertura di compasso uguale alla distanza data d. Gli d

archetti ottenuti incontrano le due perpendicolari in 3 e


4. La retta passante per essi è la parallela richiesta (fig.➏,
in rosso). a
1 2

7 data la retta a, tracciare la parallela passante per il


3 P
punto P
Si sceglie a piacere il punto 1 sulla retta a e si congiunge
con P. Si centra in 1 con apertura di compasso 1P e si
ottiene un arco che interseca la retta a nel punto 2. Con
l’identica apertura si centra in P e si ottiene un altro arco,
vi si riporta con il compasso l’ampiezza P2, ottenendo 3.
La retta passante per i punti 3 e P è la parallela richiesta
a
(fig.➐, in rosso).
1 2

dato il segmento AB, dividerlo in quattro parti uguali 8


3 5
Tracciato il segmento AB, si conduce una perpendicolare 1

(asse) per il suo punto medio C utilizzando la già nota


costruzione di pag. 17, fig. 2. Si ripete la costruzione
conducendo due perpendicolari per i punti medi di
AC e CB ottenendo, rispettivamente, D ed E. I punti A D C E B

di intersezione D, C, E delle suddette perpendicolari


(parallele fra di loro) dividono il segmento (fig.➑, in
rosso), in quattro parti uguali.

4 2 6

32450_001-053_giu2016.indd 18 21/06/16 21:55


9 dato il segmento AB, dividerlo in un numero qualsiasi di
parti uguali con l’impiego del teorema di talete
Tracciato il segmento (in rosso) AB, si conduce
A C D E F B
dall’estremo A una semiretta s inclinata a piacere,
19
1 dividendola nello stesso numero di parti uguali in cui si
2
vuol dividere il segmento dato (nell’esempio cinque).
3
Si unisce il punto 5 con B e dai punti 1, 2, 3, 4 determinati

MODuLO B. La geometria euclidea /


4
5 sulla semiretta s si tracciano, con due squadre, le parallele
alla 5B; esse tagliano il segmento dato in C, D, E, F, che
s
sono i punti di divisione richiesti (fig.➒).

lezione 1

10 4.3

Unità 4. Elementi basilari con applicazioni pratiche


anGoLi

angoli
Definizione: l’angolo è la parte di piano compresa fra due semirette a e b
che si chiamano lati, uscenti dal medesimo punto V che si chiama vertice.

In fig.�� è disegnato un angolo. Gli archetti con le freccette


distinguono l’angolo concavo da quello convesso (▶ pag. 7).

b
Dato un angolo aVb, dividerlo in due parti uguali, ossia 11
tracciare la sua bisettrice 1

Dato l’angolo aVb, si centra in V con apertura di compasso


a piacere. L’arco ottenuto interseca le due semirette a
3
e b (lati dell’angolo) nei punti 1 e 2. Centrando in essi, V

con apertura maggiore della metà della loro distanza, si


ottiene il punto 3. La semiretta avente per origine il punto
V e passante per 3 è la bisettrice richiesta (fig.��, in rosso). 2

12 B Costruire la bisettrice di un angolo del


a quale non si conosce il vertice
Dati i lati dell’angolo a e b, si traccia una
trasversale qualsiasi che li interseca nei
punti A e B. Si formano, così, quattro
1 angoli i cui vertici sono A e B. Con lo
2
stesso procedimento della precedente
costruzione si trovano le quattro
bisettrici che si intersecano a due a due
A
nei punti 1 e 2. Per questi punti passa la
bisettrice richiesta (fig.��, in rosso).
b

32450_001-053_giu2016.indd 19 21/06/16 21:55


13 Dato un angolo retto bVa, dividerlo in tre parti uguali
b Dato l’angolo retto bVa, si centra in V con apertura di
compasso a piacere. L’arco trovato interseca le due
semirette a e b (lati dell’angolo) nei punti 1 e 2. Con la stessa
20
apertura di compasso si centra in 1 e 2, ottenendo due archi
30°
che tagliano il precedente nei punti 3 e 4. Le semirette in
rosso condotte da V e passanti per 3 e 4 dividono l’angolo
1
30° retto dato in tre parti uguali. Gli archi con le freccette
3 indicano la misura di ciascun angolo (30°) (fig.��).

4
30°

V 2
a

dato un angolo piatto aVb, dividerlo in tre parti 14


uguali
60°
Dato l’angolo piatto aVb, si centra in V con apertura
di compasso a piacere. L’arco ottenuto interseca le
due semirette a e b (lati dell’angolo) nei punti 1 e 2.
Con la stessa apertura si centra in 1 e 2, ottenendo 3 4
60° 60°
due archetti che intersecano il primo arco in 3 e 4. Le
semirette in rosso condotte da V e passanti per 3 e 4
dividono l’angolo piatto dato in tre parti uguali. Gli
archi con le freccette indicano la misura di ciascun a 1 V 2 b
angolo ottenuto (60°) (fig.��).

15 divisione di un arco di circonferenza in un numero pari


4 di parti uguali
C 3 Per dividere l’arco E4 in parti uguali (nell’esempio
quattro), si centra, con raggio a piacere, prima in E e
A 2
poi in 4 e si ottiene il punto A. Si unisce A con O e si
1 determina il punto 2, che divide l’arco di circonferenza E4
B
in due parti uguali. Ripetendo la stessa operazione, ossia
E O centrando in 2 e in E con apertura di compasso a piacere
e, successivamente, con la stessa apertura, in 2 e in 4, si
ottengono, rispettivamente, i punti B e C. Si uniscono B e C
con O e si determinano, sull’arco di circonferenza, i punti
1 e 3. Questi ultimi, assieme al punto 2, dividono l’arco E4
in quattro parti uguali (fig.��).

32450_001-053_giu2016.indd 20 21/06/16 21:55


16 4.4
trianGoLi
A 21
Definizione: il triangolo è un poligono di tre lati e tre angoli (▶ pag. 8).
h

MODuLO B. La geometria euclidea /


h
Uso pratico delle squadre per costruire un triangolo equilatero
(fig.��): dato un lato BC, si fa coincidere perfettamente con esso il
B 60° C
bordo più lungo di una squadra e su di essa si fa scorrere il bordo più
corto dell’altra, che deve avere necessariamente gli angoli acuti di
30° e 60°; dal punto medio di BC si traccia l’altezza h, servendosi del
lato smussato della squadra e, usando i lati, si tracciano il lato BA e,
ruotando la squadra come indicato, il lato CA. BA e CA determinano
con BC il triangolo equilatero richiesto (in rosso).
T550Ab07f016Rm1

17

Unità 4. Elementi basilari con applicazioni pratiche


Dati l’ipotenusa i e il cateto c, costruire il triangolo C
rettangolo
Tracciato il segmento AB uguale alla misura dell’ipotenusa
data i, si centra nel suo punto medio O e, con raggio OA, si
90°
descrive una semicirconferenza. Centrando, poi, in A, con
raggio uguale al cateto c, si interseca la semicirconferenza
A O B
nel punto C, che, unito con A e B, completa il triangolo
rettangolo richiesto (fig.��, in rosso). i

C
18 2
dati i due lati e l’angolo compreso, costruire il triangolo
V
scaleno
30°
Costruito, con vertice in A, un angolo 1’A2’, uguale a
1
quello dato 1V2, sui prolungamenti dei suoi lati, A1’ e A2’,
2'
si riportano le misure dei due lati dati l e l’, ottenendo
i vertici C e B, che, uniti ad A, completano il triangolo
30° scaleno richiesto (fig.��, in rosso).
B A
l 1'

l'

C
data la base e l’altezza, costruire il triangolo isoscele 19
Tracciata la base AB uguale a quella data b, si costruisce
la perpendicolare nel suo punto medio m (asse) (▶ pag. 17,
fig. 2). Su tale perpendicolare si riporta l’altezza h, uguale a
quella data, ottenendo il punto C. Unendo C con A e B si ha h
il triangolo isoscele richiesto (fig.��, in rosso). h b

A B
m

32450_001-053_giu2016.indd 21 21/06/16 21:55


data l’altezza h, costruire il triangolo equilatero
Tracciata la retta a, si centra in un suo punto A e si
La GeoMetria
descrive una semicirconferenza dividendola in tre
parti uguali (▶ pag. 20, fig. 14), ottenendo i punti 3 e
neLL’arte
22
4. Con la stessa misura dell’altezza data h, si traccia
la bisettrice dell’angolo costruito 3A4, di 60°, e si Il triangolo equilatero
determina il punto 5. Per esso si manda la parallela
alla retta a, che incontra i lati dell’angolo nei punti B e in architettura
C. Questi vertici, assieme ad A, completano il triangolo
equilatero richiesto (fig.��, in rosso).
La fortezza-castello di Sarzanello
La fortezza-castello di Sarzanello (fig.➊a) presso Sarzana
20 a 1 A 2
(La Spezia) iniziata nel x secolo e terminata nel xvi, è
3 4
composta da due distinti elementi di fabbrica collegati da
60°
un ponte volante.
h
Il primo e più antico elemento, il castello vero e proprio,
h costituisce la parte principale della fortificazione: è a
pianta triangolare equilatera con ai vertici tre bastioni.
B 5 C
Il secondo elemento è costituito da una fortificazione
indipendente, detta rivellino, a protezione di una porta
della fortificazione maggiore: è un grande terrapieno,
di forma triangolare, opposto al primo e di minore
dimensione.
Visti in pianta, i due elementi uniti formano una sorta di
Costruire un triangolo curvilineo rombo costituito da due triangoli equilateri (fig.➊b).
Tracciata la retta a, si centra in un suo punto A e, con
apertura di compasso a piacere, si traccia un arco che
interseca la retta a nel punto B; con la stessa apertura
si centra in B: l’arco ottenuto interseca il precedente
fortezza-castello bastione
nei punti 1 e C; sempre con la stessa apertura si centra
in C e si intersecano i precedenti archi nei punti 2 e 3.
I punti 1, 2 e 3 sono i centri degli archi AB, CA e BC, che
costituiscono i lati del triangolo curvilineo richiesto
(fig.��, in rosso).

21 1

a A B

Ponte volante rivellino

2 C 3
❶a ▲ Fortezza-castello di ❶b ▲
Sarzanello, x-xvi sec. Sarzana.

32450_001-053_giu2016.indd 22 21/06/16 21:55


ProVa sUBito: rette, angoli e triangoli v
1. Traccia una semiretta e, dal suo punto di origine, costruisci la perpendicolare. 23

MODuLO B. La geometria euclidea /


2. Traccia una retta e costruisci la parallela passante per un punto fuori di essa.

3. Secondo il canone di Policleto, elaborato nel periodo classico dell’arte greca, la testa è circa 1/8
dell’intero corpo (fig.❶a).
nello schema di fig.❶b dividi l’altezza AB in 8 parti uguali utilizzando il teorema di talete. lezione 1

Unità 4. Elementi basilari con applicazioni pratiche


❶ a▶
Policleto, Doriforo,
450 ca., marmo, copia B
romana. Napoli, Museo
1b
Archeologico Nazionale.

4. dividi un angolo retto in tre parti uguali.

5. Costruisci un triangolo curvilineo.

32450_001-053_giu2016.indd 23 21/06/16 21:55


ProVa sUBito: triangoli nell’arte v
24
6. Il triangolo di scarico,
l’apertura triangolare posta
sull’architrave, spesso chiusa
da una lastra di pietra, fu
un’invenzione dei Micenei
(fig.➋a) per alleggerire
il peso delle murature e
ampliare le aperture. A B

data la base AB, coincidente


con quella del triangolo di
scarico (fig.➋b), costruisci il ❷a ▲ Porta dei Leoni,
relativo triangolo isoscele. xiv sec. a.C. Micene (Grecia).
2b

7. Nell’arte islamica la
decorazione è prettamente
geometrica poiché la
religione di Maometto vieta
la raffigurazione di divinità
o esseri viventi; il triangolo,
per esempio, è diventato la
base di numerosi pattern
geometrici (fig.➌a).
Completa il grafico di fig.➌b
e, con l’ausilio delle griglie,
riproduci nella maniera più 3b
fedele possibile l’immagine
fotografica. ❸a ▲ Arte islamica, 660-750 d.C.

8. In epoca gotica il triangolo


era presente nelle cuspidi,
elementi architettonici
di forma triangolare con
funzione decorativa; le
possiamo osservare nelle
facciate di molti edifici
religiosi gotici, come per
esempio nel duomo di
Orvieto (fig.❹a).
Completa, in modo schematico,
il grafico di fig.❹b.
4b

❹a ▲ Duomo di Santa Maria Assunta,


iniziato nel 1310 da Lorenzo Maitani.
Orvieto.

32450_001-053_giu2016.indd 24 21/06/16 21:55


22 4.5
QUaDriLateri
25
Definizione: i quadrilateri sono poligoni di quattro lati. Sono suddivisi
in parallelogrammi (quadrato, rettangolo, rombo, romboide) e trapezi

MODuLO B. La geometria euclidea /


(trapezio rettangolo, trapezio isoscele, trapezio scaleno, ▶ pag. 9).

In fig.�� è disegnato l’uso pratico delle squadre per costruire un


quadrato (▶ pag. 13).

3
Data una circonferenza, dividerla in quattro parti 23
uguali e inscrivervi un quadrato D
45°
C

Si descrive, con raggio a piacere, una circonferenza e la si


divide in quattro parti uguali tracciando i due diametri
1 O 2

Unità 4. Elementi basilari con applicazioni pratiche


perpendicolari 1-2, 3-4. Le bisettrici dei quattro angoli retti
(45°) intersecano la circonferenza nei punti A, B, C, D, che,
uniti consecutivamente, formano il quadrato richiesto
(fig.��, in rosso). A B

2 V
24 Dati un angolo 1V2 e il lato l, costruire un rombo
D C
Si costruisce l’angolo 1’A2’, uguale a quello dato. Con
apertura di compasso uguale al lato dato l, si centra
1
nel vertice A. Con l’arco ottenuto si intersecano i lati
90° dell’angolo nei punti B e D. Con la stessa apertura si
2' centra in B e D e si ottiene l’intersezione C. Unendo
consecutivamente i punti A, B, C, D, si completa il rombo
richiesto (fig.��, in rosso). Si osservi che le diagonali
A
1'
B
risultano perpendicolari tra loro e coincidenti con le
I bisettrici degli angoli.

D C
Data la misura del lato l, costruire un quadrato 25
Tracciata la semiretta a, si conduce la perpendicolare dal
suo punto di origine A; si centra in A, con apertura di
3
compasso a piacere, ottenendo un arco che interseca la
semiretta in 1; si centra in 1, con la stessa apertura, e si
incontra il primo arco in 2; si fa passare una retta per 1 e 2

2 e, centrando in 2 con la stessa apertura, la si interseca


con un altro arco nel punto 3; si centra in A con apertura
a
di compasso uguale al lato dato l: l’arco ottenuto interseca A 1 B
la perpendicolare nel punto D e la semiretta a nel punto I

B. Centrando in D e B, con la stessa apertura, si ottiene


il punto C che, unito a B e D, forma il quadrato richiesto
(fig.��, in rosso).
D C
date le misure della base b e della diagonale d, costruire un rettangolo 26
Si costruisce un angolo retto con vertice A (▶ pag. 17, fig. 4). Da uno dei lati
dell’angolo retto si misura la lunghezza data dalla base b e si trova AB. Si 4
d
centra in B e, con apertura di compasso uguale alla diagonale d data, si
26
interseca, con un arco, l’altro lato dell’angolo retto nel punto D. Da esso, con 3 2

apertura uguale ad AB, si traccia un arco. Dal punto B, con apertura uguale
A B
ad AD, si traccia un altro arco che, intersecandosi con il primo, dà origine al 1
punto C. Unito quest’ultimo con B e D, si ha il rettangolo richiesto b

(fig.��, in rosso). d

1 V
T550Ab09f027Xd1
27 D C Dati un angolo 1V2, la base b e l’altezza h, costruire un
trapezio rettangolo
Tracciata la base AB, uguale a quella data b, si conduce la
2
perpendicolare dal punto A (▶ pag. 25, fig. 25). Su di essa si
3
riporta la misura dell’altezza data h, uguale ad AD, e dal
h
punto D si traccia la parallela alla base AB; si costruisce
2 2'
in B l’angolo 1’B2’ uguale a quello dato: l’intersezione del
prolungamento del suo lato B2’ con la suddetta parallela
A B
determina il punto C. Si completa così la costruzione del
1 1' trapezio rettangolo richiesto (fig.��, in rosso).
b

date le basi b e b’ e l’altezza h, costruire un trapezio D P C 28


isoscele
Tracciata la base maggiore AB, uguale a quella data b,
si conduce la perpendicolare nel suo punto medio m
h
(▶ pag. 17, fig. 2). Su di essa si riporta la misura mP, uguale
h
all’altezza data h. Dal punto P si traccia la parallela ad AB
e su di essa, con apertura di compasso uguale alla metà
della base minore data b’, centrando in P, si determinano
le intersezioni D e C. Unendo i punti delle basi, A con D e A m B
B con C, si completa il trapezio isoscele richiesto
b
(fig.��, in rosso).
b'

b'
29 1 V dati le basi b e b’, un lato l e un angolo alla base 1V2,
D C costruire un trapezio scaleno
Tracciata la base maggiore AB, uguale a quella data b,
2
si costruisce in A l’angolo 1’A2’ uguale a quello dato. Sul
prolungamento del suo lato A2’ si riporta la misura AD,
I
uguale al lato dato l. Dal punto D si conduce la parallela ad
AB e su di essa si riporta la lunghezza della base minore,
2'
uguale a quella data b’, ottenendo il punto C. Unendo i
punti delle basi, A con D e B con C, si completa il trapezio
A B
scaleno richiesto (fig.��, in rosso).
1'
b

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ProVa sUBito: quadrilateri v
1. costruisci un quadrato fissandone, a piacere, la 3. costruisci un trapezio isoscele fissandone, a 27
misura di un lato. piacere, le misure delle basi e dell’altezza.

MODuLO B. La geometria euclidea /


2. Dividi una circonferenza in quattro parti uguali e 4. costruisci un rettangolo fissandone, a piacere, le
inscrivici un quadrato. misure di una base e di una diagonale.

5. Osserva gli schemi di due disegni ornamentali musivi di epoca romana: un reticolato (fig.➊a) e una stella a
losanghe (fig.➋a).
Completa i grafici delle figg.➊b e ➋b con la tecnica delle griglie.

Unità 4. Elementi basilari con applicazioni pratiche


1a 2a

1b 2b

32450_001-053_giu2016.indd 27 21/06/16 21:55


La GeoMetria neLL’arte
I quadrilateri in architettura
28

Firenze: facciata di San Miniato al Monte


Il quadrato è una forma stabile e perfetta nelle sue proporzioni, con un
equilibrio assoluto tra orizzontalità e verticalità, e proprio per queste
caratteristiche nel corso dei secoli è stato impiegato in numerose opere
architettoniche.
Ne sono una evidente dimostrazione la struttura a base quadrata e
le decorazioni a tarsia bicroma bianca e verde, di straordinario rigore
geometrico, della facciata romanica della basilica di San Miniato al Monte
a Firenze (fig.➊).
La stessa forte scansione geometrica si ripete nei due semitimpani laterali ❶ ▼ Basilica di San Miniato al Monte,
dove il motivo quadrangolare a intreccio ricorda l’opus reticulatum romano. xi-xii sec. Firenze.

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29

Rimini: facciata del Tempio Malatestiano

MODuLO
Attraverso l’uso di figure geometriche quadrangolari Leon Battista Alberti realizza l’ideale di armonia fra

SEzIONE
le proporzioni, ereditato dall’arte greca classica e perseguito dall’arte rinascimentale.
Anche se il proporzionamento ad quadratum (ossia l’impiego del quadrato come figura di riferimento)

B. La
1. Titolo
era un metodo utilizzato fin dal Medioevo nella costruzione di edifici, l’architetto umanista fu il primo a

geometria
teorizzare nei suoi trattati precisi rapporti proporzionali tra l’insieme di un edificio e le sue parti. Ne è un
chiaro esempio la facciata del Tempio Malatestiano (fig.➋a) con il relativo schema grafico (fig.➋b).

Sezione
Anche in questa, come in altre sue opere, l’artista rende visibili i rapporti proporzionali modulari, basati

euclidea
sul quadrato e sul cerchio, le forme geometriche ideali del Rinascimento.

/ B./Titolo
Unità
Eserciziario
4. Elementi basilari con applicazioni pratiche
➋a ◀ Leon Battista Alberti, Tempio
Malatestiano (basilica cattedrale di
Santa Colomba), 1450 ca. Rimini.

➋b ◀
Schema grafico della facciata.

32450_001-053_giu2016.indd 29 21/06/16 21:55


ProVa sUBito: quadrilateri in architettura v
30
1. Castello Maniace (Isola di Ortigia, Siracusa, 1232-40), così chiamato
dal nome del generale bizantino che nel 1038 riconquistò Siracusa
strappandola agli arabi, fu eretto da Federico II di Svevia.
L’edificio ha un impianto perfettamente quadrato (m 41 x 41) ed è
costituito da un unico ambiente scandito da regolari campate coperte
da volte a crociera poggianti su sedici colonne centrali, più quattro
semicolonne ai rispettivi lati e quattro colonne d’angolo.
Riproduci, con dimensioni più grandi, la pianta del Castello maniace
illustrata in fig.➊.

2. La pianta romanica della


basilica di Sant’Ambrogio
a Milano (fig.➋a) ha
le stesse dimensioni
del quadriportico
antistante. La basilica
ha forma rettangolare
e si compone di tre
navate: quella centrale è
larga il doppio delle due
laterali e si articola in
quattro ampie campate
quadrate, mentre quelle
laterali sono formate
da otto campate minori
(campatelle).
Riproduci lo schema
della pianta (fig.➋b) con
dimensioni diverse da
quelle del grafico.

➋ a▶
Basilica di Sant’Ambrogio, 2b
4
xi-xii sec. Milano. Veduta aerea.

32450_001-053_giu2016.indd 30 21/06/16 21:55


A
30 4.6
B
30°
F
PoLiGoni reGoLari
N
O
P 31
Definizione: i poligoni sono regolari quando hanno tutti i lati e tutti gli
C E angoli uguali. Sono suddivisi in: pentagoni (5 lati), esagoni (6 lati), ettagoni

MODuLO B. La geometria euclidea /


90° (7 lati), ottagoni (8 lati), ennagoni (9 lati), decagoni (10 lati), endecagoni
D (11 lati), dodecagoni (12 lati), esadecagoni (16 lati)... (▶ pag. 10).

In fig.�� è illustrato l’uso pratico delle squadre per costruire un


esagono regolare (▶ pag. 14).

A
Data una circonferenza, dividerla in cinque parti uguali e inscrivervi 31
2
un pentagono regolare
Dopo aver disegnato una circonferenza con centro in O e raggio a

Unità 4. Elementi basilari con applicazioni pratiche


piacere, si tracciano i due diametri perpendicolari AM, NP. E
B
Con la stessa apertura di compasso si centra in P ottenendo un arco
O 3
che, passando per O, interseca la circonferenza nei punti 1 e 2. N P
4
La congiungente di tali punti interseca il diametro NP nel punto 3.
Si centra in 3 con apertura 3A; l’arco ottenuto interseca NP nel
punto 4. Si centra in A con apertura A4; l’arco ottenuto interseca la
circonferenza nel punto B. AB è uguale al lato del pentagono che, C
D
1
riportato col compasso altre tre volte sulla circonferenza, determina i M
punti C, D, E. I punti A, B, C, D, E, uniti consecutivamente, completano
il pentagono regolare richiesto (fig.��, in rosso). lezione 2

A F
32 data una circonferenza, dividerla in sei parti uguali e inscrivervi un
esagono regolare
Dopo aver disegnato una circonferenza con centro in O e raggio a
piacere, si traccia il diametro BE. Con la stessa apertura di compasso
O
B E si centra in B e in E, i due archi ottenuti, passanti per O, intersecano
la circonferenza rispettivamente nei punti A, C e F, D. Unendo
consecutivamente fra di loro i punti B, A, F, E, D, C, si ottiene l’esagono
regolare richiesto (fig.��, in rosso).
C D

A
data una circonferenza, dividerla in sette parti uguali e inscrivervi 1 33
un ettagono regolare G
B
Dopo aver disegnato una circonferenza con centro in O e raggio
a piacere, si tracciano i due diametri perpendicolari AM, NP. Con
la stessa apertura di compasso si centra in N, ottenendo un arco 3 O
N P
che, passando per O, interseca la circonferenza nei punti 1 e 2. La
F
congiungente di tali punti interseca il diametro NP nel punto 3. C

La lunghezza del segmento 1-3 è la misura del lato dell’ettagono:


riportandola col compasso sette volte sulla circonferenza si trovano
2
i vertici A, B, C, D, E, F, G, che, uniti consecutivamente fra di loro, D E

completano l’ettagono regolare richiesto (fig.��, in rosso). M

32450_001-053_giu2016.indd 31 21/06/16 21:55


34 Dato il lato l, costruire un pentagono regolare
D
Sulla semiretta a si traccia il lato AB, uguale a quello
dato l. Si centra in A e B con raggio AB e si ottengono due
2
archi che si incontrano nel punto 1. Da 1 si conduce la
32 E C
1 perpendicolare che interseca AB nel suo punto medio m.
Dal punto B si traccia una parallela alla perpendicolare
m1, che interseca l’arco di centro B nel punto 2. Si centra
in m e, con apertura m2, si traccia l’arco che interseca la
90° semiretta a (prolungamento di AB) nel punto 3. Si centra
a 3 in A e B e, con apertura A3, si ottengono due archi: il
A m B
primo interseca l’arco di centro A in C e il prolungamento
l
della perpendicolare m1 in D; il secondo interseca l’arco
di centro B in E. Questi punti, con A e B, sono i vertici del
pentagono regolare richiesto (fig.��, in rosso).

dato il lato l, costruire un esagono regolare


Sulla semiretta a si traccia il lato AB, uguale a quello dato E D
35
l. Si centra in A e B e, con raggio AB, si ottengono due
archi che si incontrano nel punto O, centro dell’esagono.
Si centra in O e, con la stessa apertura di compasso,
si descrive la circonferenza che interseca gli archi F C
O
precedenti nei punti C e F. Sempre con lo stesso raggio
si centra in C e in F; gli archi ottenuti, passanti per O,
intersecano la circonferenza in D e E. Questi punti, con A
e B, sono i vertici dell’esagono regolare richiesto (fig.��, in a
A B
rosso). l

E
36 dato il lato l, costruire un ettagono regolare
F Sulla semiretta a si tracciano il lato AB, uguale a quello
2 D
dato l, e il segmento B1, uguale ad AB. Si centra in A
e, con apertura A1, si ottiene l’arco che interseca la
3
perpendicolare condotta da B nel punto 2. Si centra in 1
G
O
e 2 con apertura a piacere e si determina il punto 3 che,
C
4
unito con A, incontra la perpendicolare B2 nel punto 4.
Si centra in A e B e, con raggio A4, si ottengono due archi
a che incontrandosi determinano il centro O dell’ettagono.
A B 1 Centrando in O, con lo stesso raggio A4, si descrive una
l
circonferenza. Su di essa si riporta col compasso per altre
cinque volte la misura del lato AB, ottenendo i vertici C,
D, E, F, G. I punti A, B, C, D, E, F, G, uniti consecutivamente,
completano l’ettagono regolare richiesto (fig.��, in rosso).

32450_001-053_giu2016.indd 32 21/06/16 21:55


A

37 In fig.�� è illustrato l’uso pratico delle squadre per costruire un ottagono


regolare. Questa costruzione è simile a quella del quadrato (▶ pag. 13, fig. 6),
90°
45° con la differenza che la squadra che scorre lungo il bordo dell’altra (che, come
C O D
nel quadrato, deve avere necessariamente gli angoli acuti di 45°) è disposta 33
in modo tale da tracciare le bisettrici dei quattro angoli retti ottenuti dai
90° 45° diametri perpendicolari AB e CD. Il rosso evidenzia i lati dell’ottagono; il
punto e tratto indica le suddette bisettrici, che incontrando la circonferenza

MODuLO B. La geometria euclidea /


B
completano i vertici di questo poligono regolare. La figura rende superflui
ulteriori chiarimenti.

data una circonferenza, dividerla in un numero qualsiasi di N


A 38
M
1
parti uguali e inscrivervi il relativo poligono regolare P 2 L
Data la circonferenza con centro in O e raggio a piacere, si 3
4

tracciano i due diametri perpendicolari AB e CD. Con l’impiego Q 5 I


6
del teorema di Talete (▶ pag. 19, fig. 9), si divide il diametro 7
E' C O 8 D E
AB nello stesso numero di parti in cui si vuol dividere la 9

Unità 4. Elementi basilari con applicazioni pratiche


circonferenza, nell’esempio sedici. Si centra in B e con apertura 10
11
R H
BA si descrive l’arco che incontra, a destra e a sinistra del 12
13
diametro AB, il prolungamento di CD nei punti E ed E’. Da S 14 G
T 15
questi ultimi si tracciano linee che, passanti per i punti pari o F
B
dispari del diametro AB (nell’esempio pari, 2, 4, 6... ), incontrano 16

la circonferenza in N, P, Q, R, S, T, F, G, H, I, L, M. Essi (con A,


B, C, D già individuati), uniti consecutivamente, completano
l’esadecagono regolare (fig.��, in rosso).

A
39 data una circonferenza, dividerla in otto parti uguali e
G F
inscrivervi un ottagono regolare
Data una circonferenza con centro in O e raggio a
piacere, si tracciano i due diametri perpendicolari AB,
C O D CD. Si tracciano (▶ pag. 19, fig. 11) le bisettrici dei quattro
angoli retti ottenuti, che intersecano la circonferenza
nei punti G, F, H, E. I vertici A, F, D, E, B, H, C, G, uniti
consecutivamente, determinano l’ottagono regolare
H E richiesto (fig.��, in rosso).
B

data una circonferenza, dividerla in nove parti uguali e inscrivervi un I


B 40
ennagono regolare
L
Data una circonferenza con centro in O e raggio a piacere, si tracciano i due
H
diametri perpendicolari. Con la stessa apertura di compasso si centra in A
ottenendo un arco che, passando per O, interseca la circonferenza nei punti B e C. O D A
La congiungente di tali punti interseca il raggio AO nel punto D. Si centra in D, con M

apertura AO, e si traccia l’arco che, passando per il prolungamento di BC, determina
G F
il punto E. Con la stessa apertura di compasso si centra in E; l’arco ottenuto
interseca il precedente nel punto F, che, unito a O, determina sulla circonferenza il N

punto G. La distanza GC è il lato dell’ennagono. Riportando tale distanza nove volte P


C
E
consecutive sulla circonferenza si determinano i vertici C, G, H, B, I, L, M, N, P, che,
uniti, completano l’ennagono regolare richiesto (fig.��, in rosso).

32450_001-053_giu2016.indd 33 21/06/16 21:55


Dati il lato l e un numero qualsiasi di lati (oltre sei), costruire uno o più 41
poligoni regolari
Sulla semiretta a si trova il lato AB, uguale a quello dato l, e dal suo punto 1

medio O si innalza la perpendicolare O1. Centrando in A e B, con raggio AB,


34
si ottengono due archi che si incontrano nel punto O’, centro dell’esagono
regolare. Si centra in O’ e, con raggio O’A, si traccia la circonferenza che è O'''
16
quella circoscritta all’esagono regolare, la cui costruzione è uguale a quella 15
14
13
di pag. 32. Il raggio O’O’’, con l’impiego del teorema di Talete, si divide in sei O''
5
12
11
4 10
parti uguali che si numerano a partire da O’: 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12. Tali punti sono 3
9
8
7
2
O'
i centri delle circonferenze circoscritte ai poligoni di corrispondente numero 1 6

di lati. Nell’esempio, oltre all’esagono è disegnato con tratteggio rosso un O a


dodecagono. Per la costruzione di tale poligono basta centrare nel punto 12- A B
l
O’’ e, con apertura O’’A, tracciare la circonferenza circoscritta al dodecagono.
La lunghezza del lato AB, uguale a quella del lato dato l, si riporta dodici
volte consecutive sulla circonferenza determinando i vertici del dodecagono
regolare. Per costruire poligoni con più di dodici lati, nell’esempio sedici, è
sufficiente riportare sulla perpendicolare O1 altri segmenti di misura uguale
a quelli precedenti, numerandoli a partire da 12-O’’: 13, 14, 15, 16. Si centra
nel punto 16-O’’’ e con apertura O’’’A si traccia la circonferenza circoscritta
all’esadecagono. Con lo stesso procedimento usato per la costruzione del
dodecagono si ottengono i sedici vertici che, uniti consecutivamente,
completano l’esadecagono regolare (fig.��, in rosso).

F E
42 dato il lato l, costruire un ottagono regolare
Sulla semiretta a si trova il lato AB, uguale a quello dato l, e per il suo punto
G
1 D medio O si innalza la perpendicolare O1. Con raggio OA si centra in O; la
semicirconferenza ottenuta interseca la suddetta perpendicolare in O’. Con
O''
raggio O’A si centra in O’; la parte di circonferenza ottenuta incontra la
stessa perpendicolare nel punto O’’, centro della circonferenza di raggio O’’A
C
H O' circoscritta all’ottagono. Su di essa si riporta consecutivamente, col compasso,
la misura del lato l = AB determinando i vertici C, D, E, F, G, H, che assieme ad A
O a e B completano l’ottagono regolare richiesto (fig.��, in rosso).
A B
l

F
dato il lato l, costruire un ennagono regolare 43
G 1 E
Sulla semiretta a si trova il lato AB, uguale a quello dato l, e su di esso si conduce
la perpendicolare nel punto medio (▶ pag. 17, fig. 2). Si centra in A e B con raggio
AB, ottenendo due archi che si incontrano nel punto O’. Si centra in O’ con H
D
raggio OA, ottenendo un arco che interseca la perpendicolare O1 nel punto O’’, O''

centro della circonferenza di raggio O’’A circoscritta all’ennagono. Su di essa si


riporta consecutivamente, col compasso, la misura del lato l = AB determinando O'
I
i vertici C, D, E, F, G, H, I, che assieme ad A e B completano l’ennagono regolare C

richiesto (fig.��, in rosso). O a


A B
l

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La GeoMetria neLL’arte
I poligoni in architettura
35

Spalato: Mausoleo di Diocleziano

MODuLO
Il Mausoleo di Diocleziano, poi trasformato nella cattedrale di San Doimo

SEzIONE
(fig.➊a) si trova all’interno dell’omonimo palazzo di Spalato.
L’edificio ha struttura ottagonale, è cinto da una serie di colonne

B. La
(pèristasi, fig.➊b) e coperto da una cupola protetta da un tetto

1. Titolo
geometria
piramidale. Si ipotizza che la sua struttura ottagonale sia stata l’origine
del modello architettonico del battistero.

Sezione
euclidea
➊ a▶

/ B./Titolo
Mausoleo di Diocleziano (ora
cattedrale di San Doimo), 293-305 d.C.
Spalato (Croazia). Veduta aerea.

Unità
Eserciziario
4. Elementi basilari con applicazioni pratiche
➊b ◀ Pianta.

Roma: Battistero lateranense


Le forme poligonali sono molto frequenti nell’architettura romanica e
in particolare quelle ottagonali. Nell’arte cristiana infatti il numero 8
ha un significato simbolico in quanto l’ottavo giorno, dopo i sette della
Creazione, è ritenuto “il giorno in più”, ossia l’eternità.
Tra i più antichi edifici che presentano una struttura ottagonale si può
ricordare il Battistero lateranense di San giovanni in Fonte, eretto
dall’imperatore Costantino nel iv secolo e poi ricostruito da Papa Sisto III
tra il 432 e il 440.
L’edificio, esternamente molto
semplice, sorge alla destra della
facciata laterale della basilica di San
Giovanni in Laterano, a Roma.
➋a ▲ Battistero lateranense (o chiesa All’interno, intorno al vano centrale
di San Giovanni in Fonte), iv sec. Roma.
interamente occupato dalla vasca
battesimale, corrono due ordini di
colonne sovrapposte, rimaneggiate
nel xvii secolo (figg.➋a e b).

➋b ▶ Pianta.

32450_001-053_giu2016.indd 35 21/06/16 21:55


ProVa sUBito: poligoni v
36
1. dato un lato AB costruisci un dodecagono regolare 3. traccia un segmento di cm 2,5 e da esso (considerato
utilizzando il teorema di talete. come lato) costruisci un ettagono regolare.

2. dividi una circonferenza in otto parti uguali e 4. dividi una circonferenza in nove parti uguali e
inscrivici un ottagono regolare. inscrivici un ennagono regolare; puoi servirti anche
del teorema di talete.

5. La pavimentazione della navata centrale della


cattedrale gotica di Amiens è decorata con
un labirinto di forma ottagonale largo m 12,40
(fig.➊a).
Nella simbologia cristiana il labirinto rappresenta
il cammino dell’evoluzione spirituale; esso è
“unicursale”: per arrivare al centro c’è una sola
via da percorrere, per quanto possa sembrare
tortuosa nell’intreccio di strisce nere, le “vie”, e
strisce bianche, i “muri”.
disegna il labirinto di fig.➊b; le figg. ➊c e d ti
saranno di aiuto per iniziare questa costruzione.

➊a ◀ Cattedrale di Amiens, 1220-88. Amiens (Francia). Navata centrale.

1b 1c 1d

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La GeoMetria neLL’arte
La suddivisione di circonferenze in architettura
37

Le scanalature ❶b ◀

MODuLO
delle colonne greche:

SEzIONE
metodi indicati dal
Vignola per determinare le

B. La
1. Titolo
scanalature delle colonne ❶c ▼

geometria
negli ordini architettonici

Sezione
Il fusto delle colonne greche

euclidea
dell’ordine dorico ha 20

/ B./Titolo
scanalature a spigolo vivo
(figg.➊a e b).
Esse si possono ottenere

Unità
centrando il compasso nel vertice

Eserciziario
❶d ▼

4. Elementi basilari con applicazioni pratiche


di un triangolo equilatero (fig.➊c) 5

o nel vertice di un triangolo


rettangolo isoscele (fig.➊d). 4

❶a ▶ 2
Scanalature a spigolo vivo di una colonna 1
0
dorica, iv sec. a.C. Rodi, Acropoli di Lindos.

Il fusto delle colonne greche ❷b ◀


dell’ordine corinzio (fig.➋a)
e dell’ordine ionico ha 24
scanalature a spigolo smussato.
Esse sono semicircolari e si
ottengono con semicirconferenze
separate tra loro da listelli di
larghezza pari a un terzo delle
larghezze delle circonferenze
stesse (figg.➋b e c).
6
Per realizzare graficamente le
scanalature delle colonne è utile 5

servirsi della divisione della 4

3
circonferenza in parti uguali 2

(▶ pag. 33, fig. 38). 0


1
❷c ▼

❷ a▶
Scanalature a spigolo smussato della
colonna corinzia eretta nel 608 d.C. con
1
parti di una colonna del ii sec. a.C. Roma. 1 1 1

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44 4.7
t
tanGenti
45°
38 90° O
r

Definizione: la tangente è una retta che ha un solo punto in comune


con una circonferenza. Il punto di contatto si dice punto di tangenza.

Uso pratico delle squadre per condurre la tangente a una circonferenza


(fig.��): data una circonferenza, si fa coincidere con il raggio r il cateto
di una squadra; la si fa scorrere lungo il bordo dell’altra (▶ pag. 13, fig. 6)
e si traccia la tangente t (in rosso) perpendicolare a r.

condurre la tangente a una circonferenza per un suo 4


45
punto A
Data la circonferenza con centro in O, si traccia, per il 2

punto dato A, la perpendicolare al raggio OA (▶ pag. 17, 3 O


1
fig. 4); questa è la tangente t richiesta (fig.��, in rosso).
A

46 Condurre le tangenti a una circonferenza da un punto A fuori di essa


Data la circonferenza con centro in O e raggio a piacere e dato il punto
1 A, esterno a essa, si congiunge O con A. Si costruisce l’asse di OA
(▶ pag. 17, fig. 2), che determina il punto medio O’. Si centra in esso con
O
90°
raggio O’O; l’arco ottenuto interseca la circonferenza nei punti 1 e 2,
punti di tangenza. Le semirette t1 e t2 condotte da A e passanti per 1 e 2
sono le tangenti richieste (fig.��, in rosso).
90°
O' 2 1
t1
r'
2

t2 5
3
A O'

90°
4
90°

Condurre le tangenti esterne a due circonferenze di raggio diverso 6


Date due circonferenze, una con centro in O e raggio r, l’altra con centro in
O’ e raggio O’1, si congiungono i centri O e O’. Si centra in O’ e, con raggio P
t2
O’2, differenza dei raggi delle due circonferenze (O’2 = O’1–r), si traccia una
circonferenza concentrica alla maggiore. A questa, con la stessa costruzione della
fig. 46, si conducono, da O, le tangenti passanti per i punti 3 e 4. I prolungamenti t1

dei raggi O’3 e O’4 intersecano la circonferenza maggiore e determinano i punti 7

di tangenza 5 e 6. Da O si tracciano i raggi paralleli ai precedenti determinando O 90°


r
i punti di tangenza 7 e 8 sulla circonferenza minore. Le rette t1 e t2 passanti per i 8 90°
47
punti 8, 6 e 7, 5 sono le tangenti esterne richieste (fig.��, in rosso).

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48 condurre le tangenti interne a due circonferenze di raggio
O' 2
diverso
Date due circonferenze di raggio a piacere, si uniscono i loro
C'
6 5 centri O e O’. Da essi si tracciano raggi paralleli in senso opposto
39
ottenendo i punti 1 e 2 che, uniti, intersecano la congiungente OO’
P nel punto P. Si tracciano altre due circonferenze, dai diametri OP
e O’P, con centri in C e C’. Le intersezioni di queste circonferenze

MODuLO B. La geometria euclidea /


con le circonferenze date determinano i punti 3, 4 e 5, 6. Le rette t1 e
C
t2 passanti rispettivamente per i punti di tangenza 3-5 e 4-6 sono le
90° 90°
3 4
tangenti interne richieste (fig.��, in rosso).
t1 t2

O
1

Unità 4. Elementi basilari con applicazioni pratiche


data una circonferenza, tracciarne un’altra tangente a essa nel 49
punto dato A e passante per un punto B, interno a quella data A
Dati la circonferenza di centro O (in azzurro), un suo punto A e il
punto B interno a essa, si congiunge A con B e si costruisce il suo O'

asse (▶ pag. 17, fig. 2), che determina il punto medio C e incontra O
C
il raggio OA in O’. Questo è il centro della circonferenza richiesta
passante per il punto di tangenza A (fig.��, in rosso).
B

50 Costruire sette circonferenze uguali, tangenti fra loro e


inscritte in un’altra circonferenza data di centro O
t 7 P
Data la circonferenza di centro O e raggio a piacere, la si divide
90° in sette parti uguali (▶ pag. 31, fig. 33) e si tracciano i raggi O1, O2,
O'
1 6 O3, O4, O5, O6, O7, passanti per i punti di suddivisione. Si traccia la
O''
tangente per il punto di suddivisione 7; la bisettrice dell’angolo
A al centro, 6O7, formato dai raggi passanti per due suddivisioni,
O determina sulla tangente t il punto di intersezione P. Si costruisce
O'''
5 la bisettrice dell’angolo in P; il suo prolungamento interseca il
2
raggio O7, relativo alla tangente tracciata, nel punto O’. Con centro
in O e raggio OO’ si descrive la circonferenza, che incontra gli altri
raggi nei punti O’’, O’’’... centri delle sette circonferenze richieste,
4
3 che uniti fra di loro determinano su di esse i punti di tangenza.
Infine, con centro in O e raggio OA si può costruire un’altra
circonferenza concentrica a quella data e tangente anch’essa alle
suddette costruite (fig.��, in rosso).

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La GeoMetria neLL’arte
Le tangenti in architettura
40

Ravenna: basilica di San Vitale


Questa basilica è un capolavoro dell’arte bizantina (fig.➊a). L’edificio è
caratterizzato da una pianta a base centrale, ottagonale (figg.➊b e c) e
vi si accede attraverso due porte: l’una in asse e l’altra obliqua rispetto
all’asse.
Di conseguenza anche il portico addossato alla facciata (chiamato àrdica
o nartèce) è disposto obliquamente ed è quindi tangente a un angolo del
perimetro; viene così a mancare il rapporto rettilineo fra ingresso e abside
tipico delle basiliche a orientamento longitudinale.
❶a ▲ Basilica di San Vitale, 532-547.
Ravenna.

❶ bec▶
Veduta aerea
e pianta.

Firenze:
Spedale degli Innocenti
Questo “ospedale dei bambini
abbandonati” fu progettato da
Filippo Brunelleschi (fig.➋a),
l’architetto rinascimentale che
rinnovò l’architettura basandosi
sui principi classici dell’ordine e
dell’armonia.
La facciata ha una struttura a
“misura d’uomo”, con dimensioni ❷a ▲ Filippo Brunelleschi, Spedale degli
contenute, ed è basata su forme Innocenti, 1419-23. Firenze.
regolari con decorazioni sobrie.
Esempi della precisione geometrica
brunelleschiana sono i tondi
tangenti a due archi contigui
del porticato e al sovrastante
architrave, successivamente
arricchiti dalle terrecotte invetriate
di Andrea della Robbia (fig.➋b).
❷ b ◀ Andrea della Robbia, Putto in fasce,
1487, terracotta invetriata. Firenze, Spedale
degli Innocenti.

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ProVa sUBito: tangenti v
1. costruisci due tangenti a una circonferenza che partono da un punto esterno a essa. 41

MODuLO B. La geometria euclidea /


2. Disegna due circonferenze distanti fra loro e di raggio diverso, quindi costruisci due rette esterne e a esse
tangenti.

3. Osserva il motivo geometrico


presente nel particolare della
fotografia (fig.❶a) e le due fasi
impostate della corrispondente
costruzione grafica figg.➊b e c).
Costruisci tre archetti trilobati,

Unità 4. Elementi basilari con applicazioni pratiche


tangenti tra loro, inscritti a un arco
a tutto sesto.
Per questa costruzione puoi
utilizzare il procedimento
di pag. 39, fig. 50.

❶a ▲ Nicola Pisano, pulpito del Battistero, 1260, marmo. Pisa.


Particolare di archetto trilobato.

1b
1a fase

1c
2a fase

32450_001-053_giu2016.indd 41 21/06/16 21:55


4.8
raCCorDi
42
Definizione: raccordare significa congiungere, per mezzo di archi di circonferenza, linee rette o curve,
in modo tale da rendere continui e indistinguibili i punti di raccordo.

A
Raccordare due segmenti perpendicolari fra loro con un 51
arco di circonferenza di raggio r, dato
Dati i segmenti AB e BC perpendicolari fra loro, si centra 2 O
in B con apertura di compasso uguale al raggio r dato;
l’arco ottenuto determina, sui due segmenti, i punti 1 e 2.
Con la stessa apertura si centra in 1 e 2 e si descrivono due r

archi che si intersecano in O, centro dell’arco di raccordo.


Si centra in O e, con lo stesso raggio, si traccia il raccordo
richiesto (fig.��, in rosso). B 1 C

52 Raccordare due semirette a e b, formanti un angolo


ottuso, dato il punto di raccordo P posto su uno dei lati
b Date le semirette a e b, lati dell’angolo ottuso aVb, si
O centra in V con raggio VP; l’arco ottenuto interseca la
semiretta b nel punto 1. Si costruiscono le perpendicolari
ai lati dell’angolo per i punti P e 1 (▶ pag. 17, fig. 3), che
1 si incontrano in O. Si centra in O e con apertura OP si
descrive l’arco di raccordo richiesto (fig.��, in rosso).
a

Raccordare due circonferenze di raggi diversi con un 53


arco di raggio r, dato A
Date due circonferenze con centro O’ e O’’ e raggio r’ e r’’, si
unisce O’ con O’’. La congiungente di tali centri è uguale al r'
raggio dato r. Si centra in O’ con raggio uguale a r–r’; l’arco B
ottenuto interseca r nel punto 1. Si centra in O’’ con raggio r''
1 r 2 O'
uguale a r–r’’; l’arco ottenuto interseca r nel punto 2 e il O''
r-r
precedente arco nel punto O, centro di raccordo. '' r-
r'

Congiungendo O con O’ e O con O’’ e prolungando, si


determinano i punti A e B del raccordo. Con centro in O e
raggio uguale a quello dato r si traccia il raccordo richiesto O

(fig.��, in rosso).

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La GeoMetria intorno a noi
La costruzione di raccordi
43

Gli scivoli dei parchi acquatici

MODuLO
I raccordi sono usati in ogni ambito di progettazione tutte le volte che è necessario collegare

SEzIONE
più curve di raggio differente e segmenti di pendenza diversa, basta pensare agli svincoli
stradali e ferroviari o alle condutture nelle reti di distribuzione di acqua e gas. lezione 4

B. La
1. Titolo
Anche la progettazione degli scivoli che confluiscono nelle piscine dei parchi acquatici, su

geometria
diversi livelli e con ardite giravolte (fig.➊a), è resa possibile dall’applicazione di queste
costruzioni geometriche (fig.➊b) che, in questo caso, oltre al divertimento garantiscono

Sezione
l’incolumità degli utenti.

euclidea
/ B./Titolo
➊a ◀
Veduta aerea degli

Unità
scivoli del parco

Eserciziario
acquatico di Paignton

4. Elementi basilari con applicazioni pratiche


(Regno Unito).

O
➊b ◀
1

r'
2
P A
O'
1 O
O 2
V r-r'
r-r''

1
r

r'' O''

B
1

32450_001-053_giu2016.indd 43 21/06/16 21:55


Dato un arco di centro O e il punto di raccordo P su di 54
esso, dare inizio da P a una serie di tre archi raccordati
di raggio diverso 3
Data la circonferenza di centro O con raggio a piacere e
44
preso il punto P su di essa, sul prolungamento del raggio P
O
OP si prende a piacere il centro 1.
Si centra in 1 e con raggio 1P si traccia un arco; su di P'
2 1
esso si prende a piacere il punto di raccordo P’. Sul
prolungamento del raggio 1P’ si prende a piacere il centro P''
2 dell’arco da raccordare. Si centra in 2 e, con apertura 2P’,
si traccia un altro arco; su di esso si prende a piacere il
punto di raccordo P’’. Con la stessa operazione precedente
si prolunga il raggio 2P’’ e su di esso si prende a piacere il
centro 3 dell’altro arco da raccordare.
Si centra in 3 e, con apertura 3P’’, si completa la serie di tre
archi raccordati richiesti (fig.��, in rosso).

55 Raccordare un arco di circonferenza e una retta con un


B
arco di raggio r’ dato
r' Dati l’arco di circonferenza di centro O e la retta a, si traccia,
sull’arco dato, un raggio qualsiasi r e sul suo prolungamento
A
r
O' si riporta AB, segmento di misura uguale al raggio dato r’.
O C Si centra in O con apertura OB; l’arco ottenuto interseca in
O’ la retta b parallela a quella data disegnata a una distanza
uguale al raggio r’. O’ è il centro dell’arco di raccordo. Per
a 1 P 2
descrivere tale arco in modo corretto è necessario trovare
3 i due punti di raccordo C e P. Il punto C si trova unendo
O con O’, il punto P abbassando la perpendicolare da O’
con la seguente costruzione: si centra in O’ e con apertura
di compasso maggiore della distanza data r’ si trova un
arco che taglia la retta nei punti 1 e 2 che sono i centri
per ottenere il punto 3. Unendo O’ con 3 si determina P
ottenendo il raccordo richiesto (fig.��, in rosso).

Raccordare due rette a ed e, formanti un angolo 56


e
qualsiasi, mediante un arco di raggio r
d
Si traccia la retta a, poi si disegna la parallela b (▶ pag. 18,
fig. 6), distante da a nella misura del raggio dato r. Sulla 10
retta b si prende il punto O e da questo si conduce la r

perpendicolare alla retta a, come nella fig. 55, determinando 8


9
il punto di raccordo 6. Si centra in O e, con raggio r, si descrive O b
un arco; su questo si prende un punto, 7 nell’esempio. 7 c

Congiungendo 6 con 7 si ottiene la retta c. Si costruisce r

l’asse di c (▶ pag. 17, fig. 2); il suo prolungamento passa per 6 a


3 4 1 2
O e determina la semiretta d. La parallela a essa, costruita
5
analogamente alla precedente b, dà origine alla retta e (in
rosso). Da O si traccia la perpendicolare a e, ottenendo l’altro
punto di raccordo 8. Si centra in O e con raggio r si trova il
raccordo richiesto (fig.��, in rosso).

32450_001-053_giu2016.indd 44 21/06/16 21:55


La GeoMetria intorno a noi
I raccordi nel design e nei particolari architettonici
45

Twist-chair, sedia di Giorgio Caporaso

MODuLO
Applicando a un’unica opera gli esercizi

SEzIONE
delle figg. 51 e 52 di pag. 42, si può
O
verificare l’utilità di queste costruzioni

B. La
1

1. Titolo
per lo studio e la progettazione di

geometria
oggetti d’arredamento, come la
sedia illustrata in fig.➊a e costruita

Sezione
graficamente in fig.➊b.

euclidea
a

/ B./Titolo
P b V

Unità
Eserciziario
4. Elementi basilari con applicazioni pratiche
2 O

B 1

➊a ▲ Giorgio Caporaso, Twist-chair, 2013, ➊b ▲ Studio del progetto grafico.


cartone e legno (produzione Lessmore).

Le modanature ➋a▶
Le modanature sono elementi di raccordo fra due
parti architettoniche (fig.➋a).
Le principali modanature classiche nella versione
rinascimentale individuata dai trattatisti del
Cinquecento sono: scozia, becco di civetta, gola diritta
e gola rovescia (figg.➋b, c, d ed e).
Alcune di esse possono essere messe in opera
anche capovolte secondo la loro collocazione (d ed e).

Per ottenere le modanature del tipo scozia (b) e becco di Per ottenere le modanature a gola diritta (d) e a gola
civetta (c) si applica il procedimento per la costruzione rovescia (e) si applica il procedimento per la costruzione
dell’arco rampante (▶ pag. 46, fig. 57). dell’arco a schiena d’asino (▶ pag. 46, fig. 60).

➋b ▼ ➋c ▼ ➋d ▼ ➋e ▼ C
3
3
b A A O' a B B
C r
O' 4 5 4
5 O
O r r
M M c O
c O
1 1
2 D A
2 r
B B b
A
a
D

32450_001-053_giu2016.indd 45 21/06/16 21:55


1
Date due rette parallele, raccordarle con due archi di cerchio (arco rampante) 57
Tracciate due rette parallele a e b, si uniscono due loro punti A e B non posti alla
3
stessa altezza. Si trova il punto medio di AB in M (▶ pag. 17, fig. 2). Da M si traccia la
O
parallela c alle rette date. Si centra in M con raggio MB; l’arco ottenuto interseca B
46 90° 5
c nel punto 1. Da 1 si costruisce la perpendicolare al segmento AB. Per i punti A
e B delle rette date si tracciano le rispettive perpendicolari (▶ pag. 17, fig. 4) che, 2
M

incontrandosi con la precedente perpendicolare, determinano in O e O’ i centri 4


degli archi richiesti (fig.��, in rosso). A
O'

c
58 date due rette non parallele a e b e il punto
di raccordo P su una di esse, raccordarle con
b a
un arco di cerchio (arco a ferro di cavallo)
c
O
d Date due rette a e b, se ne tracciano altre
due, c e d, parallele a esse a distanza uguale,
P F che si incontrano in V. Si costruisce da P la
perpendicolare alla retta b, con la già nota
2
4
costruzione. Il punto di incontro O con la
bisettrice dell’angolo in V determina il centro
dell’arco richiesto, in rosso. L’altro punto
3
1 di raccordo F si ottiene abbassando da O la
perpendicolare alla retta a (fig.��).
V

b a

date la larghezza m e l’altezza h, costruire l’arco a ogiva arco a ogiva C 59


conoscendo i punti di raccordo A e B
Tracciata la retta a, su di essa si trovano i punti di raccordo A e B
a distanza uguale a quella della larghezza data m. Si costruisce la
perpendicolare di AB per il suo punto medio O (▶ pag. 17, fig. 2), e da O h
D E

si riporta in C la misura dell’altezza data h. Si unisce C con A e con B;


per i punti medi D ed E di AC e BC si conducono le perpendicolari che
intersecano la retta data a nei punti 1 e 2, centri di raccordo. Si centra
in 1 e 2 e, con raggio 1A prima e 2B poi, si descrivono gli archi dell’ogiva
2 A O B 1 a
richiesti (fig.��, in rosso).

m
G
F E

r r data la corda AB, costruire l’arco a schiena d’asino


C D
Dati il centro O e il raggio OB, si descrive la circonferenza. Si centra con lo stesso
raggio in A e in B; gli archi ottenuti intersecano la circonferenza in C e in D, punti
di raccordo. Si unisce O con C e con D. Sui loro prolungamenti si riportano le stesse
r r
misure dei raggi OC e OD determinando i punti F ed E, centri di raccordo. Si centra
A B
in E e F e con la stessa misura dei raggi ED e FC si tracciano gli archi di raccordo
O che, intersecandosi con la perpendicolare condotta da O nel punto G, completano
l’arco a schiena d’asino richiesto (fig.��, in rosso).

60

32450_001-053_giu2016.indd 46 21/06/16 21:55


La GeoMetria neLL’arte
I raccordi in architettura: gli archi
47

Archi a tutto sesto,

MODuLO
a ogiva, a schiena d’asino

SEzIONE
Nell’antichità etruschi e romani

B. La
fecero grande impiego dell’arco,

1. Titolo
mentre i greci, pur conoscendolo,

geometria
preferivano usare la trabeazione.
I romani utilizzarono l’arco

Sezione
semicircolare in tutte le loro

euclidea
costruzioni: ponti, acquedotti,

/ B./Titolo
edifici pubblici e privati e archi
di trionfo. Questo tipo di arco,

Unità
detto a tutto sesto (“sesto” è il

Eserciziario
nome antico del compasso), è

4. Elementi basilari con applicazioni pratiche


detto anche arco a pieno centro. ❶▲ Arco romano, ii-iii sec. Medinaceli (Spagna). Archi a tutto sesto.
Successivamente, in epoca gotica,
si sviluppò l’arco a sesto acuto,
o a ogiva: bicentrico e formato
da due archi di circonferenza di
raggio maggiore o uguale alla base
dell’arco stesso, è slanciato verso
l’alto. Questo tipo di arco, che ha
spinte laterali minori dell’arco
a tutto sesto, consentì di ridurre
lo spessore dei muri degli edifici.
Un bell’esempio di arco a ogiva
è visibile nel portale laterale della
cattedrale di Praga (fig.➋).
❷▲ Cattedrale di San Vito, xiv sec. Praga. Archi a ogiva.

L’arco a schiena d’asino è una


composizione di quattro archi (due
con centro all’interno e due con
centro all’esterno dell’intradosso)
che dà luogo a un flesso nella parte
superiore: per questo motivo è
chiamato anche arco inflesso.
Di origine orientale, questo tipo
di arco è un elemento tipico nelle
architetture islamiche, bizantine e
cristiano ortodosse, ma è presente
anche nell’architettura gotica e
riutilizzato nel xix secolo dagli stili
neogotico e neobizantino (fig.❸). ❸▲ Cattedrale di Cristo Salvatore, 1839-83. Mosca. Archi a schiena d’asino.

32450_001-053_giu2016.indd 47 21/06/16 21:55


ProVa sUBito: archi
48
1. Traccia due segmenti perpendicolari fra loro e raccordali con un arco di circonferenza.

2. Traccia due semirette formanti un angolo acuto, fissa il punto di raccordo su uno dei lati e raccordale.

3. Traccia due rette parallele, scegli due punti su di esse e raccordale con due archi di cerchio (arco rampante).

4. Osserva in fig.➊a il fornice centrale dell’arco romano di Medinaceli, che hai visto a pag. 47, e confrontalo
con la fig.❶b, che illustra la costruzione dell’arco a tutto sesto raccordato con i piedritti sui quali poggia,
e la successiva divisione dell’arco in un numero dispari di conci (blocchi di pietra squadrati) uguali.
disegna, con misure diverse, la stessa costruzione. Segui le due sequenze di istruzioni a pag. 49: ti aiuteranno
a capire il metodo per risolvere l’esercizio.

chiave dell'arco
1b
concio concio
A'

G A H estradosso
I L
1
2
3
4
5
6
7
8 intradosso
F 9 E
C' C corda D D'
O
piano d'imposta

17 B piedritto
18
19

a b

C'' D'' LT

❶a ▲ Arco romano, ii-iii sec. Medinaceli (Spagna).


Particolare del fornice centrale.

lezione 6

32450_001-053_giu2016.indd 48 21/06/16 21:55


v
2a 49
costruzione dell’arco a tutto sesto
raccordato con i piedritti (fig.➋a).
A'
▸ Traccia due rette a e b, parallele fra

MODuLO B. La geometria euclidea /


loro, e un segmento perpendicolare A estradosso

a esse che determina in a il punto C


e in b il punto D.
▸ Trova il punto medio O di CD, intradosso

centra in O e con raggio OC descrivi


un arco di circonferenza che
interseca in A l’asse passante per O. C' C D D'
O
Nota: i punti C e D sono i punti di
raccordo che delimitano l’arco a
tutto sesto (intradosso).
▸ Centra in O e con raggio OC’

Unità 4. Elementi basilari con applicazioni pratiche


descrivi l’arco di circonferenza
C’A’D’ che definisce sia lo spessore
B
dell’arco sia l’estradosso.

A questo punto devi dividere lo a b

spessore compreso fra l’intradosso


e l’estradosso in 19 parti uguali, e il
raggio OA in nove parti uguali: utilizza
il teorema di Talete (▶ pag. 19, fig. 9
e lezione 1).

Suddivisione dell’arco a tutto sesto chiave dell'arco


2b
concio concio
in un numero dispari di conci uguali A'
(fig.➋b).
▸ Sulla 19 A prendi solo nove punti in I G A H L estradosso
modo alternato: 19, 17, 15... 1
2
▸ Dal punto 17 traccia la parallela alla 3
4
19 O che incontra il raggio O A nel 5
punto 9. 6
7 intradosso
Procedi così per i restanti punti. 8
▸ Con apertura B A, centra prima F
C' C
9
corda D D'
E

in B e poi in A e trova due archi O

che intersecano in E e in F il
prolungamento della corda C D.
Nota: da E e da F partono le
semirette che, passando per i punti
del raggio O A (1, 2...) incontrano
17
l’intradosso dell’arco a tutto sesto 18
B

per poi individuare, nello spessore fra 19


l’intradosso e l’estradosso, i conci, di a b
cui quello centrale si chiama chiave
dell’arco. C'' D'' LT

32450_001-053_giu2016.indd 49 21/06/16 21:55


La GeoMetria neLL’arte
I raccordi in architettura: le colonne
50

La forma delle colonne


Le colonne dei templi greci non sono perfettamente cilindriche, infatti
il diametro della parte superiore del fusto è ridotto rispetto a quello della
parte centrale e, nella maggior parte dei casi, a quello della parte inferiore
(figg.➊a e b). Tale riduzione, progressiva e soggetta a precise proporzioni
(▶ pag. 52), è chiamata rastremazione e ha una funzione strutturale:
consente infatti il corretto sostegno del carico applicato.
La forma che ne deriva è poi potenziata, a circa un terzo dell’altezza della
colonna, da un marcato rigonfiamento del fusto. Questo rigonfiamento,
chiamato èntasi (dal greco èntasis, “tensione”, “gonfiezza”), ha una
funzione estetica: è un accorgimento ottico per evidenziare lo stato di
tensione dovuto alla compressione cui è sottoposta la colonna.

❶a ◀ Tempio di Castore e
Polluce (o dei Dioscuri), v-iv
sec. a.C. Agrigento, Valle dei
Templi. Di questo tempio
dorico sono rimaste solo
quattro colonne.

Rastremazione

Entasi

❶ b▶
Le linee sovrapposte
evidenziano la rastremazione,
data dalla differenza fra le
misure della base e della
sommità della colonna, e
l’èntasi, posta a un terzo
dell’altezza della colonna.

32450_001-053_giu2016.indd 50 21/06/16 21:55


51

La robustezza delle colonne doriche L’eleganza delle colonne ioniche

MODuLO
L’èntasi della colonna dorica, posta a circa un terzo Il fusto della colonna ionica è invece più sottile e

SEzIONE
dell’altezza del fusto (fig.➋a). La robustezza delle slanciato perché la rastremazione non è enfatizzata
membrature e il netto contrasto di luce e ombra dall’èntasi. Inoltre l’effetto della luce sugli spigoli

B. La
1. Titolo
creato dalle scanalature a spigolo vivo mettono smussati delle scanalature dà luogo a un morbido

geometria
in risalto la forza della colonna che reagisce alla chiaroscuro, molto diverso dal tagliente alternarsi di
compressione, quasi una flessione elastica dell’intero luce e ombra degli spigoli vivi (fig.➌a).

Sezione
fusto per sostenere il peso delle strutture portate. Le Tutto ciò fa sì che la colonna ionica trasmetta una

euclidea
colonne dell’ordine dorico evocano infatti un senso di vibrante sensazione di raffinatezza e di eleganza quasi

/ B./Titolo
forza contenuta paragonabile alla robustezza maschile, femminile, che ritroviamo nelle eleganti cariatidi
come si riscontra nei colossali telamoni del tempio dell’Eretteo, il tempietto ionico del santuario dedicato

Unità
dorico di Zeus Olimpio ad Agrigento (fig.➋b). ad Atena Poliade sull’Acropoli di Atene (fig.➌b).

Eserciziario
4. Elementi basilari con applicazioni pratiche

➋ a ▲ Colonna dorica ➋ b ▲ Telamone dal tempio ➌a ▲ Colonna ionica del ➌ b ▲ Cariatide del tempio
del tempio della Concordia, di Zeus Olimpio, 480 a.C. tempio di Atena Nike, 425 a.C. ionico Eretteo, 421-415 a.C.
430 a.C. Agrigento, Valle Agrigento, Museo archeologico ca. Atene, Acropoli. Atene, Acropoli.
dei Templi. regionale.

32450_001-053_giu2016.indd 51 21/06/16 21:55


Data la retta r e il diametro di base AB determinare la dato il diametro di base AB determinare la rastremazione
rastremazione delle colonne tuscaniche e doriche delle colonne ioniche, corinzie e composite
Si traccia il diametro della base AB (imoscapo) e dal suo Data la retta r, su di essa si traccia il segmento AB. Dagli
punto medio C si innalza una perpendicolare; su di essa si estremi A e B si innalzano due perpendicolari alla retta r.
52
fissa in D l’altezza del fusto, che nel tempio dorico è pari a Dal punto medio C si innalza una terza perpendicolare ad
cinque volte il diametro di base. Si divide l’altezza CD (asse AB (nell’esempio tratto e punto), sulla quale si fissa in D
della colonna) in tre parti uguali. Nella prima dal basso si l’altezza del fusto, che è pari a otto volte il segmento AB, ossia
stabilisce in EF l’èntasi, che si ottiene tracciando dai punti nove volte circa il diametro di base (come accade spesso nei
A e B due parallele all’asse. Dal centro O si descrive l’arco templi ionici, corinzi e compositi). Si divide l’altezza CD (asse
EF. Sulla base AB si determina il diametro dell’estremità della colonna) in tre parti uguali: I, II e III (▶ pag. 19, fig. 9).
superiore GH (sommoscapo), che è uguale a 4/5 di AB, Nella parte inferiore si stabilisce in EF l’éntasi, che è uguale
ottenendo G’H’. Da G si traccia una parallela all’asse CD che alla lunghezza del segmento AB. Nella parte superiore si
taglia l’arco EF nel punto 4. Si divide l’asse della colonna OD stabilisce in GH il diametro della colonna (sommoscapo), che
in un numero a piacere di parti uguali (▶ pag. 19, fig. 9) e per i è uguale 4/5 di AB. Si centra in H e, con apertura di compasso
punti trovati si tracciano altrettante perpendicolari all’asse. OF (raggio della colonna all’èntasi), si determina sull’asse il
Successivamente si divide l’arco E4 nello stesso numero punto P. La retta passante per HP individua il punto S sulla
di parti uguali con il procedimento visto a pag. 20, fig. 15. retta passante per l’èntasi EF.
Dai punti di suddivisione 1, 2 e 3 così trovati si tracciano Da S si traccia un numero a piacere di semirette, le quali
le parallele all’asse che, incontrando le rispettive divisioni determinano, sull’asse della colonna, i punti 1, 2, 3, 4, 5, 6...
orizzontali del fusto, definiscono in 1’, 2’, 3’ la rastremazione Da ognuno di questi si riporta con il compasso il raggio
della colonna. Per trovare la rastremazione nella parte della colonna all’èntasi OF, fissando così, sulle relative
superiore della colonna, basta riportare con il compasso, semirette uscenti da S, i punti 1’, 2’, 3’, 4’, 5’, 6’... che, raccordati,
sempre sulle rispettive divisioni orizzontali del fusto, i punti determinano la rastremazione della colonna (fig.��).
trovati 1’, 2’ e 3’: nell’esempio quest’ultima operazione è Per trovare la rastremazione della colonna nella parte
indicata con le freccette di direzione (fig.��). superiore si ripete la stessa operazione in senso inverso.
sommoscapo

G' D H' G D H III


61 4' 4 62 P

1 1'

3' 3
2 2'

3 3'

2' 2 II

4 4'
h = diametro AB x 5

1' 1 5
5'

6
4 6'
3
2 S
1 I
E O F E O F

AG C HB r A C B
imoscapo

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ProVa sUBito: raccordi v
1. L’ordine architettonico si basa su un sistema di regole (canone) che stabilisce i rapporti proporzionali tra ogni 53
singola parte del tempio greco. Tali rapporti proporzionali si basano sul modulo (dal latino modus, misura) dato
dal diametro dell’imoscapo (ossia la parte inferiore della colonna).

MODuLO B. La geometria euclidea /


Le immagini evidenziano l’evoluzione della forma del capitello dorico nell’architettura arcaica e classica greca:
come puoi osservare, infatti, il diametro del sommoscapo della colonna arcaica (fig.❶a) è inferiore a quello della
colonna dorica del periodo classico (fig.❷a).
Applicando il metodo illustrato a pag. 52, fig. 61, determina la rastremazione delle due colonne doriche
utilizzando le seguenti misure: imoscapo: cm 3; sommoscapo: 3/5 dell’imoscapo per il dorico arcaico (fig.❶b)
e 4/5 dell’imoscapo per il dorico classico (fig.❷b).

1b

Unità 4. Elementi basilari con applicazioni pratiche


sommoscapo

❶a ◀ La cosiddetta “Basilica” di Paestum,


in realtà un tempio dedicato a Hera, fu
edificato nel 540 a.C. e costituisce un
esempio dello stile dorico arcaico.

2b

sommoscapo

❷a ◀ Sempre a Paestum, il cosiddetto


“Tempio di Nettuno”, in realtà dedicato
a Hera come il precedente, fu costruito
ottant’anni più tardi, attorno al 460 a.C.,
e costituisce un esempio dello stile dorico
classico.

32450_001-053_giu2016.indd 53 21/06/16 21:55


4.9
oVaLi
54
Definizione: l’ovale è una figura piana formata da una linea curva, chiusa, determinata da quattro (o più) archi di circonferenza
uguali a due a due e raccordati tra loro. L’asse maggiore e l’asse minore si intersecano nel loro punto medio e dividono la figura
in due parti simmetriche. Poiché ha più centri l’ovale è una curva policentrica.

Dato l’asse maggiore AB, costruire un ovale E F


63
C
Tracciato l’asse maggiore AB a piacere, lo si divide in tre
parti uguali applicando il teorema di Talete (▶ pag. 19,
fig. 9), evidenziato in azzurro. Si centra in 1’ e 2’, con raggio
1’A prima e 2’B poi, e si descrivono due circonferenze che
si intersecano nei punti C e D. Da questi si tracciano i
1' 2'
diametri delle due circonferenze che tagliano le stesse in A B

E, F, G, H, punti di raccordo. Si centra in C e D e, con raggio 1

uguale al diametro trovato, si completa l’ovale richiesto 2


(fig.��, in rosso).
3

G H
D
A
64

d c
5 3
Dato l’asse minore AB, costruire un ovale
Tracciate le rette a e b, perpendicolari fra loro, nel loro
1 O 2 b punto d’incontro si fissa il centro O di una circonferenza
il cui diametro è uguale ad AB: la circonferenza taglia la
retta b nei punti 1 e 2. Da A e B si conducono le semirette
6 f
e
4 c, d, e, f, passanti per i punti 1 e 2. Si centra in A e B con
raggio AB: i due archi ottenuti determinano, sulle
semirette, i punti 3, 4, 5, 6. Si centra in 1 e 2 con raggio
B 1-5: i due archi ottenuti, raccordandosi con i precedenti,
a
completano l’ovale richiesto (fig.��, in rosso).

Dati gli assi AB e CD, costruire un ovale


C
Tracciati gli assi perpendicolari AB e CD, che si intersecano 65
nel centro O dell’ovale, si centra in O con apertura OC: H
6
2 E
l’arco ottenuto incontra l’asse maggiore AB nel punto 1
determinando la misura A1, differenza dei due semiassi. Si
unisce B con C e su BC si riporta in 2 la differenza A1 dei due
semiassi. Si costruisce l’asse del segmento 2B (▶ pag. 17, fig. 2), 1
5
O 3
A B
che incontra in 3 l’asse maggiore e in 4 l’asse minore: sul
primo si riporta O5, uguale a O3, e sul secondo O6, uguale a O4.
Dai punti 4 e 6 si conducono le semirette passanti per 3 e 5.
Con centro in 3 e 5 e raggio uguale a 3B e 5A si descrivono gli
archi EF e GH. Centrando in 4 e 6 con raggio uguale a 4C e 6D si G F
4
tracciano gli archi delimitati dai punti di raccordo E, H e F, G,
che completano l’ovale richiesto (fig.��, in rosso). D

32450_054-079_giu2016.indd 54 21/06/16 21:56


4.10
oVoLi
55
Definizione: l’ovolo, come l’ovale, è una curva policentrica formata da più archi di circonferenza di raggio
diverso e raccordati fra loro; si costruisce raccordando la metà di una circonferenza con la metà di un ovale.
L’asse maggiore è l’unico asse di simmetria.

MODuLO B. La geometria euclidea /


Dato l’asse minore AB, costruire un ovolo A 66
Tracciato l’asse minore dato AB, si trova il suo punto medio in O (▶ pag. 17,
fig. 2). Centrando in O, con raggio OA si disegna la circonferenza che
3
determina, sulla perpendicolare ad AB passante per O (nell’esempio tratto
e punto), i punti 1 e 2. Dai punti di origine A e B si tracciano due semirette 2
1 O 5
passanti per il punto 2. Si centra in A e in B con apertura AB: i due archi
ottenuti incontrano le semirette, disegnate precedentemente, in 3 e in
4. Si centra in 2 e con raggio 2-3 si trova l’arco 3-5-4 che completa l’ovolo 4

richiesto (fig.��, in rosso).

Unità 4. Elementi basilari con applicazioni pratiche


B

2
67 Dato l’asse maggiore AB, costruire un ovolo
C Disegnato l’asse maggiore dato AB, si traccia, dal punto A, la perpendicolare a
esso. Si trova il punto medio dell’asse AB in 1 (▶ pag. 17, fig. 2). Con apertura A1,
3
si centra in A; l’arco ottenuto interseca la perpendicolare condotta da A nel
5
punto 2. Tracciato il segmento 2B, si centra in 2 con apertura 2A; l’arco ottenuto
A O 1 4 B
interseca il segmento 2B nel punto 3. Si centra in B e con apertura B3 si ottiene
l’arco che individua, sull’asse AB, il punto O; per O si traccia la perpendicolare
ad AB (nell’esempio tratto e punto). Con apertura OA si centra in O e si ottiene
6 la circonferenza che, intersecando la perpendicolare passante per O, individua
l’asse minore CD. La circonferenza determina inoltre, sull’asse maggiore AB,
D
il punto 4. Dai punti di origine C e D si tracciano due semirette passanti per
il punto 4. Procedendo come nell’esercizio di fig. 66 (dato l’asse minore), si
completa l’ovolo richiesto (fig.��, in rosso).

Dati gli assi AB e CD, costruire un ovolo 68


1
Tracciati i due assi dati AB e CD, si centra in O e con apertura OC si disegna 5
una circonferenza. Dopo aver tracciato il segmento CB, si centra in O con
C
raggio OB: l’arco ottenuto interseca il prolungamento del semiasse minore OC
nel punto 1. 2 6
Si centra in C con apertura di compasso C 1: l’arco ottenuto interseca CB nel
punto 2. Si trova l’asse del segmento 2B (▶ pag. 17, fig. 2), che interseca prima
l’asse maggiore nel punto 3 e poi il prolungamento del semiasse minore OD A O 3 B

nel punto 4. Con la stessa distanza di O dal punto 4 si trova, sul prolungamento
del semiasse minore OC, il punto 5. Si traccia, dal punto 5, una semiretta
passante per il punto 3. Con apertura D5 si centra in 4 e in 5 e si trovano i due
7
archi fino ai punti 6 e 7. Centrando in 3 con apertura 3-6 si ottiene l’arco 6B7
che completa l’ovolo richiesto (fig.��, in rosso). D

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La GeoMetria neLL’arte
Gli ovali e gli ovoli in architettura
56

Roma: Sant’Andrea al Quirinale


Nell’età barocca l’ovale geometrico ❶a ◀ gian Lorenzo Bernini, chiesa di
è spesso presente nelle piante Sant’Andrea al Quirinale, 1658-78. Roma.
architettoniche; infatti, così come
il cerchio aveva espresso l’ideale
rinascimentale di perfezione, la ❶b ▶
forma curvilinea dell’ovale esprime
la tensione e il dinamismo
caratteristici del secolo.
A Roma Bernini dilata le minuscole
dimensioni della piccola chiesa di
Sant’Andrea al Quirinale (fig.❶a)
disponendo in orizzontale l’asse
maggiore dell’ovale della pianta:
il decentramento avviene, perciò,
trasversalmente e le contrastanti
sporgenze della facciata ne
accentuano la tensione (fig.❶b).

Roma: Arco di Augusto


L’ovolo, curva policentrica (fig.❷a), è l’elemento modulare di una ❷a ▶
modanatura liscia utilizzata nella decorazione architettonica greco-
romana. L'ovolo ha un profilo a quarto di cerchio convesso e, insieme ad
altri motivi ovoidali, costituisce una decorazione frequente nell’ordine
ionico, sebbene in epoca romana li ritroviamo nella decorazione di un
capitello dorico appartenente all’Arco di Augusto (fig.❷b).

❷ b ◀ Arco di Augusto, 19 a.C. Roma.


Particolare di un capitello dorico.

32450_054-079_giu2016.indd 56 21/06/16 21:56


ProVa sUBito: ovali e ovoli v
1. completa il grafico dell’ovale di fig.➊a lasciando in vista le linee di costruzione, come a pag. 56. 57
poi ridisegna in modo semplificato la pianta di Sant’Andrea al quirinale (fig.➊b) e sovrapponi
a essa l’intera costruzione dell’ovale.

MODuLO B. La geometria euclidea /


1a 1b

Unità 4. Elementi basilari con applicazioni pratiche


2. completa il grafico dell’ovolo di fig.➋a e sovrapponilo, con le linee di costruzione, a quello illustrato
in fig.➋b.

2a

❷ b▲ec▶
Particolare della cornice ionica del peristilio di un
palazzo imperiale di età Flavia, 69-96 d.C. Roma.

3. La fig.❸ è un dettaglio ingrandito della cornice


illustrata in fig. 2c: è il kyma ionico, decorazione
intagliata costituita da ovoli circondati su tre lati da
uno “sguscio” e separati da “freccette” o “lancette”.
Disegna il kyma ionico, con ovoli tra sgusci e freccette
(se preferisci puoi eseguire l’esercizio a mano libera).
❸▲
freccetta ovolo sguscio

32450_054-079_giu2016.indd 57 21/06/16 21:56


4.11
ellissi
58
Definizione: l’ellisse è una curva piana, chiusa, sul cui asse maggiore sono fissati due punti, detti fuochi. La somma delle
distanze dei fuochi da un punto qualunque dell’ellisse (raggi vettori) è costante e uguale alla lunghezza dell’asse maggiore.

costruire l’ellisse con il metodo detto


C 69
“del giardiniere”
Tracciati i due assi AB e CD, si fissano due
chiodini nei fuochi, alla distanza voluta
ed equidistanti dal centro. Si allacciano
ai chiodini le due estremità di un filo la
cui lunghezza (distanza tra i due nodi)
è uguale all’asse maggiore dell’ellisse
che si vuole ottenere. Con la punta di A O B
F F'
una matita si tiene ben teso il filo e
muovendola, come indica la freccia, si
descrive l’ellisse richiesta, evidenziata in
rosso; i raggi vettori, determinati dal filo,
sono in azzurro (fig.��).

70 5 7
Dati gli assi AB e CD, costruire l’ellisse
Tracciati i due assi AB e CD, si centra nel
C
3 G H 9 loro punto d’incontro O e si tracciano due
6 8 circonferenze concentriche aventi per
F 4 10
I diametri rispettivamente i due assi.
1 11
Si divide una delle due circonferenze in
E 2 12 L un numero qualsiasi di parti (nell’esempio
A
O
B non uguali) e si tracciano i raggi
corrispondenti, in azzurro.
S M
24 14 Dai punti di intersezione di ogni raggio con
23
R N
13 le circonferenze si conducono la parallela
22 16
all’asse maggiore (dalla circonferenza
20 18
21
Q P
15
minore) e la parallela all’asse minore (dalla
D circonferenza maggiore); per esempio,
19 17 dai punti 1, 3, 5 si conducono le parallele
all’asse minore CD e dai corrispondenti
punti 2, 4, 6 le parallele all’asse maggiore
AB. Le intersezioni di ogni coppia di
parallele determinano i punti E, F, G che,
raccordati fra loro, completano l’ellisse
richiesta (fig.��, in rosso).

32450_054-079_giu2016.indd 58 21/06/16 21:56


Dati gli assi AB e CD, costruire l’ellisse con il
71
metodo del rettangolo
C
Tracciati i due assi AB e CD e costruito il
rettangolo, si dividono il semiasse OB e il L I
1'' 1'' 59
segmento BE in un numero qualsiasi di parti
uguali (nell’esempio tre, in azzurro) usando il M H
2'' 2''
teorema di Talete (▶ pag. 19, fig. 9).

MODuLO B. La geometria euclidea /


Da D si tracciano poi le semirette passanti per A
2' 1' O 1' 2'
B
i punti 1’’ e 2’’ e da C altre due semirette che,
1 2
passando per 1’ e 2’, incontrano le precedenti 2'' 2 2''
1
nei punti F e G. Ripetendo l’operazione in modo N
3
G
0
analogo e simmetrico si trovano gli altri punti 1'' 1''
P F
H, I, L, M, N, P, che uniti con F e G completano
l’ellisse richiesta (fig.��, in rosso). D
E

72 C

Unità 4. Elementi basilari con applicazioni pratiche


5' 6'
4' 7'
Dati gli assi AB e CD, costruire l’ellisse
3' 8'
per mezzo dei raggi vettori
Tracciati i due assi AB e CD, si centra in C
2' 9'
con raggio uguale al semiasse maggiore
1' 10' e si descrive un arco che determina,
sull’asse maggiore, i due fuochi F e F’.
Sul segmento FO si fissa un numero a
A O B
piacere di punti 1, 2, 3, 4, 5 a intervalli
F 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 F'
sempre maggiori man mano che si
avvicinano a O. Con centro in F e raggio
1'' 10'' A1 si descrive un arco e si ripete poi
l’operazione centrando in F’ con raggio
2'' 9''
uguale a B1: l’intersezione dei due archi
3'' 8'' determina il punto 1’ dell’ellisse. Con lo
4'' 7'' stesso procedimento, prendendo come
5'' D 6''
raggi A2 e B2, A3 e B3, A4 e B4, A5 e B5..., si
ottengono i punti 2’, 3’, 4’, 5’... : i punti così
trovati, raccordati tra loro con una curva,
completano l’ellisse richiesta, in rosso. I
raggi vettori, in azzurro nel disegno, sono
i segmenti che uniscono qualsiasi punto
dell’ellisse con i fuochi F e F’ (fig.��).

32450_054-079_giu2016.indd 59 21/06/16 21:56


la geOmetria nell’arte
Le ellissi in architettura
60

Roma: Colosseo
Gli anfiteatri furono un’invenzione dei Romani dovuta
all’enorme successo degli spettacoli più amati: le lotte
tra gladiatori e tra uomini e belve.
Per aumentare lo spazio destinato agli spettatori
raddoppiarono la struttura semicircolare dei teatri
a gradinate e realizzarono un nuovo tipo di edificio,
a pianta ellittica e molto più capiente di un teatro.
L’anfiteatro Flavio (fig.❶a), il più monumentale
dell’antica Roma, aveva infatti una capienza di circa
50.000 spettatori e le sue dimensioni colossali gli
hanno valso il soprannome con il quale è conosciuto
in tutto il mondo: Colosseo. L'opera, iniziata da
Vespasiano, fu inaugurata nell'80 d.C. dall'imperatore
Tito e successivamente completata da Domiziano. ❶a ▲ Anfiteatro Flavio (o Colosseo), i sec. d.C. Roma.

❶ b ◀ Ordini Le gradinate, interrotte dagli accessi alla cavea,


architettonici percorrevano ad anello tutto l’edificio.
sovrapposti. All’esterno, ai pilastri delle arcate sovrapposte
(elementi di sostegno) erano addossate colonne
decorative con capitelli di stile (dal basso verso l’alto)
tuscanico-dorico, ionico e corinzio (fig.❶b).
Lungo il perimetro ellittico dell’attico 240 pali
reggevano le funi di sostegno dell’enorme velario di
tela che riparava gli spettatori dal sole (fig.❶c).

ordine
❶c▼
corinzio

ordine
ionico

ordine
tuscanico-dorico

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prOva subitO: ellissi v
1. costruisci un’ellisse dopo aver fissato a piacere la lunghezza dei due assi. 61

MODuLO B. La geometria euclidea /


2. completa la costruzione dell’ellisse con il metodo B

dei raggi vettori (fig.❶). 6' 1


5'
4'
3'

2'

1'

1 2 3 4 5 6 O
A C
F F'

Unità 4. Elementi basilari con applicazioni pratiche


D

3. costruisci un’ellisse con il metodo del rettangolo; i due assi, minore e maggiore, misurano rispettivamente
cm 6,2 e cm 9,2.

4. Osserva la forma perfettamente ellittica della fotografia aerea e della planimetria


del Colosseo (figg.❷a e b).
prova a costruirla graficamente utilizzando gli esempi illustrati nelle pagg. 58 e 59.

❷a ▼ ❷b ▼

156 m

188 m

32450_054-079_giu2016.indd 61 21/06/16 21:56


4.12
spirali Definizione: la spirale è una curva piana aperta, generata da un punto che gira infinite volte intorno a un
punto fisso, detto polo, allontanandosene progressivamente. Un giro completo (360°) della curva si chiama
spira. La distanza fra due spire vicine è detta passo.
62

73
Dato il passo p, costruire, con i centri 1 e 2, una spirale
formata da semicirconferenze raccordate spira

Tracciata la retta a, si riporta su di essa A2, uguale al passo p.


Si divide A2 in due parti uguali. Con centro in 1 e raggio 1-2,
si traccia la semicirconferenza 2A. Con centro in 2 e raggio a passo A 1 2 B D
E C
2A si descrive la semicirconferenza AB. Con centro in 1 e occhio

raggio 1B si descrive la semicirconferenza BC. Centrando


alternativamente in 1 e 2, con raggio pari alla distanza tra
il punto di centro e l’ultimo punto trovato, si descrivono le
altre semicirconferenze, CD e DE, che completano la spirale
richiesta, evidenziata in rosso. L’occhio, ottenuto centrando in
1 con raggio 1-2, è evidenziato in verde (fig.��).
p

74 L
Dato il passo p, costruire, con i centri A, B, C, D, una
p spirale formata da archi di circonferenza raccordati
Disegnato il quadrato ABCD, con lato uguale alla quarta
parte del passo dato p, se ne prolungano i lati, come nella
F
figura. Con centro in A e raggio AD si traccia l’arco di
circonferenza DE, e si ripete poi l’operazione con centro in
A E
B
I B e raggio BE, tracciando l’arco EF. Descrivendo altri archi
M G
C D raccordati e con centro sempre nei vertici del quadrato
ABCD, si continua l’avvolgimento della spirale richiesta,
evidenziata in rosso, determinando gli altri archi,
nell’esempio FG, GH, HI, IL, LM (fig.��).
H

Dato il passo p, costruire la spirale di Archimede 75 L

Tracciata una retta a, si riporta su di essa il segmento PQ, uguale M II


al passo dato p. Applicando il teorema di Talete (▶ pag. 19, fig. 9) III
I
I
si divide PQ in un numero qualsiasi di parti uguali, nell’esempio
otto, in azzurro. Si divide la circonferenza di centro Q e raggio C B
PQ nello stesso numero di parti, numerando a ritroso a partire A
a N IV D P
da P. Per questi punti si tracciano i diametri della circonferenza, Q
1 2 3 4 5 6 7
H
8
VIII
poi si centra in Q e con raggio Q1 si traccia un arco che incontra
E
in A il raggio QI; si centra in Q e con raggio Q2 si traccia un arco G
8
che incontra in B il raggio QII; si centra in Q e con raggio Q3 si V VII
F
traccia un arco che incontra in C il raggio QIII. Allo stesso modo
VI
si ottengono gli altri punti D, E, F, G, H e si completa il primo giro O

della spirale. Per completare la spirale richiesta, in rosso, si riporta p


da ciascun punto (A, B, C...) sul rispettivo raggio la misura PQ
del passo p, ottenendo i punti da I a O del secondo giro (fig.��).

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la geOmetria nell’arte
Le spirali in pittura e in architettura
63

Vincent van Gogh: Notte stellata

MODuLO
Le pennellate tracciano spirali e vortici di luce (figg.➊a e b) che rendono

SEzIONE
il pulsare della luminosità degli astri e trasmettono inquietudine.

B. La
❶a ◀ Vincent van Gogh, Notte stellata,

1. Titolo
geometria
1889, olio su tela. New York, Museum
of Modern Art.

Sezione
euclidea
/ B./Titolo
Unità
Eserciziario
4. Elementi basilari con applicazioni pratiche
❶b ▲ Schema compositivo dell’opera.

Valencia: dentro
la torre barocca
di Santa Catalina
Alla chiesa medioevale gotica di
Santa Catalina è stata aggiunta
nel xvii secolo una torre barocca a
pianta esagonale alta 40 m.
La forma della scala a chiocciola
che si trova al suo interno è
stata costruita secondo le regole
geometriche della spirale di
Archimede (fig.➋).

➋ ▶
Chiesa di Santa Catalina, xvii sec.
Valencia (Spagna). Particolare della scala
a chiocciola all’interno della torre.

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prOva subitO: spirali
64
1. Dato il quadrato ABCD, 1
completa la spirale formata
da archi di circonferenza
raccordati (fig.➊).

A E
B

C D

2. Dato l’occhio di raggio 1-2, 2


completa la spirale formata da
semicirconferenze raccordate
(fig.➋).
A 1 2 B

3. completa il secondo giro della 3


spirale di Archimede (fig.➌). II

III I

IV P
Q 1 2 3 4 5 6 7 8 VIII

V VII

VI

32450_054-079_giu2016.indd 64 21/06/16 21:56


v
4. Nelle colonne di stile ionico, il capitello si distingue per il motivo 65
caratteristico a volute costituite da spirali interpretate in vari modi.
prova a disegnare il capitello illustrato in fig.❹ e costruisci la relativa

MODuLO B. La geometria euclidea /


spirale con uno dei metodi illustrati a pag. 62.

5. Segui le istruzioni e costruisci la spirale della voluta del capitello ionico secondo la regola del Vignola.

▸ Traccia una circonferenza e destrorso della voluta (ossia in ▸ Poi centra in 2 e con raggio 2A
inscrivici il quadrato nel quale senso orario, come in fig. 5a); traccia l’arco AB; centra in 3 e

Unità 4. Elementi basilari con applicazioni pratiche


impostare la costruzione dell’occhio - a ritroso per disegnare quello con raggio 3B traccia l’arco BC...,
ingrandito della voluta (fig.➎a). sinistrorso (ossia in senso compiendo tre spire, fino al punto N
▸ Dividi il quadrato con diagonali e antiorario, come in fig. 3). (fig.➎b).
mediane. ▸ Da questi punti traccia quattro ▸ Per disegnare il profilo interno della
▸ Dividi ciascuna mediana del serie di parallele alle diagonali del voluta individua i centri 1’, 2’, 3’,
quadrato in sei parti uguali: 1, 2, quadrato, che sono anche i diametri 4’, 5’, 6’...12’, ottenuti dividendo in
3, 4, 5, 6... 12 (▶ pag. 19, fig. 9), della circonferenza. quattro parti uguali gli spazi fra i
numerandole progressivamente: ▸ Centra in 1 e con raggio 1P traccia il centri della prima spirale, e ripeti le
- in avanti, per disegnare lo sviluppo primo arco PA. operazioni precedenti.

Lezione 5

11 12

11' 12' P
7 8
7' 8'
11 12
3 4
3' 4' M G
7
4
8
O C 3
2 1 A E
1' 5
2 2' 1 A' A 6 I
10 9
6' 5'
6 5
10' 9'
10 9 B

T550Ab43f001Rm1

5a 5b
L

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4.13
COniChe
66
Definizione: le coniche sono curve piane ottenute da sezioni di cono e non costituite da archi di circonferenza raccordati.
Fanno parte di queste curve: l’ellisse, la parabola, l’iperbole.
Per costruire queste curve, che non possono essere disegnate con il compasso, occorre il curvilinee, con il quale è possibile
congiungere nel loro giusto andamento un numero qualunque di punti determinati (▶ pagg. 58 e 59).

La raffigurazione tridimensionale di La raffigurazione tridimensionale La raffigurazione tridimensionale di


fig.�� illustra un cono sezionato da di fig.�� illustra un cono sezionato fig.�� illustra due coni contrapposti,
un piano α inclinato rispetto all’asse. da un piano α parallelo a una generati da una retta ruotante
In questa configurazione il piano α generatrice. attorno a un suo punto O.
non è parallelo ad alcuna generatrice, In questa configurazione il piano α In questa configurazione il piano α,
non passa per il vertice e genera non passa per il vertice e genera una che è parallelo all’asse e interseca
una curva piana chiamata ellisse curva piana chiamata parabola entrambe le falde, non passa per
(in rosso). (in rosso). il vertice e genera una curva piana
chiamata iperbole (in rosso).

direttrice

asse
V
asse

V
asse

α
α O
rice

F
erat
gen

F
eric

V'
erat

O
gen

F' F'

x
76 77 78

Osservazione: la generatrice, tracciata sui coni delle figg. 76, 77 e 78 è una linea qualsiasi che,
ruotando, genera la superficie conica; la direzione secondo la quale essa si muove si chiama direttrice.

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LE cONIchE: pARABOLE

Definizione: la parabola è una curva piana aperta i cui punti sono equidistanti da un punto fisso F, detto fuoco, e da una retta d,
detta direttrice, perpendicolare all’asse. Il vertice della parabola è equidistante dai punti F e O.
67
(Per il procedimento da seguire per ottenere una parabola ▶ pag. 66, fig. 77).

MODuLO B. La geometria euclidea /


Data la direttrice d e il fuoco F, costruire una parabola Dati il vertice V e un suo punto E, costruire una
Tracciata la retta d, direttrice, si traccia la perpendicolare parabola
a essa che determina l’asse della parabola, passante per F, Disegnato l’asse VF (nell’esempio, tratto e punto), si traccia
e che individua O. Si divide FO in due parti, determinando la perpendicolare a esso passante per il punto dato E.
il punto V, vertice della parabola. Sull’asse si segnano a Successivamente si stabilisce la lunghezza del segmento
piacere i punti 1, 2, 3... e per essi si conducono le parallele FE’ uguale a FE e gli stessi si suddividono, a partire da
alla direttrice d. Si centra in F con raggio 1O: gli archi F, in un numero di parti uguali (nell’esempio cinque).
ottenuti intersecano la parallela passante per 1 nei punti Nello stesso numero di parti uguali si divide, a partire dal
A e A’. Si centra sempre in F, con raggio 2O: gli archi vertice dato V, anche l’asse VF. Dai punti 1, 2, 3, 4 e 1’, 2’,
ottenuti intersecano la parallela passante per 2 nei punti 3’, 4’, rispettivamente dei segmenti FE e FE’, si tracciano

Unità 4. Elementi basilari con applicazioni pratiche


B e B’. Si ripete l’operazione relativamente ai punti 3, 4... le parallele all’asse; poi da E ed E’ si conducono, passanti
ottenendo altri punti C e C’, D e D’..., che, raccordati fra per i punti che suddividono l’asse VF, le semirette che
loro, completano la parabola richiesta (fig.��, in rosso). incontrano le parallele all’asse nei punti A, A’, B, B’, C, C’,
Nello stesso disegno si dimostra che i punti della parabola D, D’. Questi, raccordati fra loro, determinano la parabola
sono equidistanti dal fuoco F e dalla direttrice d; per richiesta (fig.��, in rosso).
esempio FB’ = GB’; FC = HC (in azzurro).

79 80
d H direttrice O G
V
V A' A

F
B' B
A 1 A'
1

B 2 B'
C' C

2
C 3 C'

D' 3 D
D 4 D'

E E' 4
5

6
F E 4 3 2 1 F 1' 2' 3' 4' E'
F'

Osservazione: è possibile
ottenere la stessa parabola
anche conducendo dai punti
A, B, C, D, determinati dalle
semirette uscenti da E, le
perpendicolari all’asse VF, che
individuano i punti A’, B’, C’, D’.

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LE cONIchE: IpERBOLI

Definizione: l’iperbole è una curva piana aperta in cui la differenza delle distanze di ogni suo punto dai due punti fissi F e F’, detti
fuochi, è costante e uguale alla distanza fra i vertici V e V’ (per il procedimento da seguire per ottenere un’iperbole ▶ pag. 66, fig. 78).
68

Date la distanza fra i vertici VV’ (asse) e quella tra i fuochi Dati gli asintoti e il punto A sulla curva, costruire
FF’, costruire un’iperbole un’iperbole equilatera
Tracciata la distanza a piacere VV’, si centra in O, suo punto Si disegnano gli asintoti Q e Q’, perpendicolari fra
medio, e si traccia con raggio OF la circonferenza passante per loro, e gli assi x e y (fig.��, tratto e punto). Si traccia
i due fuochi. Per i punti V e V’ si conducono le perpendicolari al il punto A e da esso si conducono le parallele a Q e Q’,
diametro FF’, determinando sulla circonferenza i punti A, B, C, che determinano i punti A’ e A’’. Sul prolungamento
D. Unendo A con B e C con D si determina l’altro asse y. Unendo del segmento A’A si sceglie a piacere il punto 1. Si
C con B e D con A si ottengono gli asintoti, cioè le rette tangenti congiunge 1 con il punto O e si determina su AA’’ il
all’infinito ai due rami dell’iperbole. Si stabiliscono a piacere, punto d’intersezione 1’. Dai punti 1 e 1’ si tracciano
sull’asse x, dopo uno dei due fuochi (nell’esempio il punto F’) le parallele rispettivamente agli asintoti Q’ e Q.
un numero qualsiasi di punti 1, 2, 3, 4, 5... e si centra in F’ con Esse, incontrandosi, individuano in B un punto
raggio V’1: gli archi ottenuti intersecano la circonferenza; poi si dell’iperbole. Per trovare altri punti dell’iperbole
centra in F con raggio V1: gli archi ottenuti si intersecano con i (C, D, E, F, G) si fissa sul prolungamento di A’A un
precedenti determinando su un ramo dell’iperbole i primi due numero a piacere di punti (2, 3, 4, 5, 6) e si ripete la
punti, simmetrici all’asse. Invertendo i centri e con gli stessi costruzione usata per trovare il punto B. Raccordando
raggi si ottengono due punti anche sull’altro ramo dell’iperbole. fra loro i punti A, B, C, D, E, F, G si determina un ramo
Quindi si ripete l’operazione in modo analogo per ogni punto dell’iperbole (in rosso) e con lo stesso procedimento si
preso sull’asse x, ottenendo le altre serie di intersezioni che, ottiene il secondo ramo (H, I, L, M, N, P, R).
raccordate, completano le due curve simmetriche dell’iperbole
82
(fig.��, in rosso). A dimostrazione della definizione dell’iperbole, 6
5
su una delle curve si scelgono i punti G e I e si congiungono 4
con F e F’: le differenze fra le distanze di tali punti sono date 3

dai segmenti HF’ e LF’, costanti e uguali alla distanza fra V e V’: 2
1
infatti GF’ – GF = HF’ e IF’ – IF = LF’ (in azzurro). A
Q
G
F
E
A' D
C
B

ot
to
in
81
as
1'

I 2'
3'
4'
G 5' 6'

A''
F y
O 90°
A B
V H''

L H 5' 6 '
O y 4'
3'
2'
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1'
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V'
o

C D
H' I L
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1 F' N
2 P
asintoto asintoto
H R
Q'
3 1
2
3
4
4
5 5

x 6
x

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la geOmetria nell’arte
Le parabole e le iperboli in architettura
69

Parigi: Tour Eiffel

MODuLO
La torre si regge su quattro

SEzIONE
giganteschi piloni metallici a
struttura reticolare raccordati

B. La
1. Titolo
da archi a forma di parabola per

geometria
scaricare meglio sulle fondazioni
l’enorme peso della costruzione

Sezione
alta 324 metri (fig.➊).

euclidea
Progettata da Alexandre gustave

/ B./Titolo
Eiffel, ingegnere e costruttore, per ❶▼ Basilica di S. Miniato al Monte,
l’Esposizione universale di Parigi xi-xii sec. Firenze.

Unità
del 1889, la torre fu costruita in

Eserciziario
soli due anni e avrebbe dovuto

4. Elementi basilari con applicazioni pratiche


essere smantellata al termine
dell’esposizione, invece è rimasta
in piedi ed è diventata il simbolo di
Parigi e della sua modernità. ❶▲ Gustave Eiffel, Tour Eiffel, 1889, ferro. Parigi.

Barcellona: Sagrada
Família
Nella struttura della chiesa della
Sagrada Família di Barcellona,
l’architetto Antoni gaudí fu
influenzato dapprima dallo stile
neogotico del periodo, poi dal
modernismo catalano di cui
divenne il massimo esponente.
Attento osservatore della natura
inserì nell’edificio colonne
arborescenti che, sperimentate per
millenni dalla natura, considerava
perfette. Oltre all’arco parabolico,
giudicato il più razionale, gaudí
utilizzò anche quello iperbolico
(fig.➋); entrambi elementi
funzionali e decorativi.
Quando saranno completati gli
interni e la grande guglia di gesù,
la Sagrada Família, con i suoi 170
metri, sarà l’edificio più alto di
Barcellona. ❷▲ Antoni Gaudí, Sagrada Família, 1883-1926 (incompiuta). Barcellona (Spagna).

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prOva subitO: parabole e iperboli
70
1. costruisci una parabola dopo aver tracciato la direttrice e il fuoco.

2. Osserva un particolare architettonico a forma di parabola della terrazza di Casa Milà a Barcellona del
grande architetto catalano Antoni gaudí (fig.➊a).
completa la costruzione di fig.➊b che, come puoi notare, si accosta all’andamento curvilineo
dell’immagine sopra.

➊a ◀ Antoni gaudí, Casa Milà, detta


“la Pedrera”, 1905-12. Barcellona (Spagna).
Particolare di un arco della terrazza.

1b

4 3 2 1

32450_054-079_giu2016.indd 70 21/06/16 21:56


v
3. Osserva, in fig.➋a, un gruppo scultoreo di una 2b 71
delle facciate della Sagrada Família: la natività
è inserita in una grotta a forma di iperbole.

MODuLO B. La geometria euclidea /


Quest’ultima è disegnata a fianco con curve molto
simili.
completa in fig.➋b la costruzione dell’altro ramo
dell’iperbole.

y
O

Unità 4. Elementi basilari con applicazioni pratiche


V'

F'
1

as
oto
2

int
int

oto
as

➋a ▲ Llorenç Matamala i Piñol, Coronación de María, 1894-1930.


Barcellona (Spagna). Sagrada Família. Facciata della Natività. x

4. Osserva attentamente le
ardite forme della cattedrale
progettata nel 1958 da Oscar
Niemeyer (fig.➌).
prova a costruire un’iperbole
che si avvicini il più possibile
alle curve delle strutture
iperboliche in cemento armato
che la caratterizzano.

➌▶
Oscar Niemeyer, Catedral Metropolitana
Nossa Senhora Aparecida, 1970. Brasilia.

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4.14
seziOne aurea
72
Definizione: la sezione aurea di un dato segmento è quella sua parte che è media proporzionale tra l’intero segmento
e la parte rimanente.

costruire la sezione aurea del segmento AB si centra in D con raggio DB: l’arco ottenuto interseca la
Dato il segmento AB, si trova in C la sua metà, si innalza congiungente DA nel punto E (fig.��a). Infine si centra in
una perpendicolare da B e si centra in B con raggio BC: A con raggio AE: l’arco ottenuto seziona il segmento AB
si ottiene un arco che interseca in D la perpendicolare nel punto F. Il segmento AF, sezione aurea di AB, è medio
di B, determinando BD uguale a BC. Con la stessa apertura proporzionale fra AB e FB, cioè AB : AF = AF : FB (fig.��b).

83a D 83b D

E E

A C B A C F B

Data la sezione aurea del segmento AB, costruire Per ricercare i successivi rettangoli aurei, basta tracciare
una spirale la diagonale del quadrato, AF’. Si centra in F e con raggio
A partire dalla sezione aurea della fig. 83b si costruisce il FA si ottiene l’arco AF’. Si ripete la stessa operazione nel
rettangolo ABCD avente per base maggiore il segmento AB rettangolo FBCF’ (fig.��a). Centrando in G’ con apertura
e per altezza la sua sezione aurea AF. Per determinare il G’F’, si traccia l’arco F’G raccordato al precedente.
rettangolo aureo, si traccia su di esso la perpendicolare dal Procedendo in modo analogo su tutti i rettangoli
punto F, ottenendo il quadrato AFF’D e il rettangolo FBCF’ successivi si completa la spirale richiesta (fig.��b,
aureo del rettangolo ABCD. in rosso).

84a 84b
D F' C D F' C

G' G G' G

A F B A F B

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la geOmetria nell’arte
La sezione aurea in architettura
73

Le proporzioni del tempio greco

MODuLO
gli architetti greci furono i primi a fissare regole proporzionali, aritmetiche e geometriche, che applicarono al tempio,

SEzIONE
l’edificio consacrato al culto di una divinità, concepito come dimora della divinità stessa e caratterizzato dall’armonia
delle forme.

B. La
1. Titolo
geometria
Le parti essenziali del tempio greco
frontone
sono il crepidòma, un basamento trabeazione

Sezione
formato da tre o più gradoni, le

euclidea
colonne, che poggiano sullo stilòbate

/ B./Titolo
(il gradino superiore), la trabeazione
e il frontone (fig.➊).

Unità
La proporzione tra i diversi

Eserciziario
elementi architettonici segue

4. Elementi basilari con applicazioni pratiche


accurati e precisi “canoni” che
definiscono l’ordine architettonico, colonne
che il trattatista cinquecentesco
Jacopo Barozzi, detto il Vignola
(1507-73), descrisse come
crePidòma
“disposizione regolare e perfetta
di parti concorrenti tutte alla
composizione di un bello insieme”, stilobate
concludendo che “l’ordine dunque
è opposto alla confusione”. ❶▲ Struttura ed elementi principali del tempio greco.

Nel v secolo a.C., ad Atene, gli


architetti Ictino e Callicrate
sintetizzarono nel Partenone tutte
le loro esperienze architettoniche,
realizzando completamente
l’ideale greco di equilibrata
misura (fig.➋). Nel Partenone
tutto è calcolato secondo un
ordine logico e il grande tempio
che domina l’Acropoli, dedicato
ad Atena Parthénos, è come un
organismo, dove ogni elemento
trova una precisa ragione d’essere
solo in quella collocazione e in
nessun’altra.

❷ ▲ Ictino e Callicrate, Partenone, 447-432 a.C. Atene.


Veduta del fronte settentrionale.

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Gli ordini architettonici
I due più importanti ordini architettonici greci furono quello dorico e quello ionico, che si diffusero quasi
contemporaneamente. Successivamente si diffuse anche l’ordine corinzio, rielaborazione dei due precedenti.
74
L’ordine dorico La colonna dorica poggia direttamente Il capitello dorico è costituito da un
nasce per primo sullo stilòbate, il gradino superiore àbaco, un masso squadrato, e da un
e dalla Grecia del crepidòma, ed è formata da fusto echìno, un cuscinetto tondeggiante;
si diffonde e capitello: il fusto, massiccio e di è unito al fusto da una serie di
nelle colonie diametro largo, è percorso da ampie ànuli, piccoli anelli; a breve distanza
occidentali. scanalature a spigolo vivo; a un terzo dall’echìno vi è sempre una triplice
dal piano d’appoggio subisce un lieve incisione orizzontale, detta taglio, con
rigonfiamento che si chiama èntasi. funzione estetica.

abaco
echino
anuli
taglio

scanalature

L’ordine ionico La colonna ionica è più alta e slanciata Il capitello ionico è formato da
nasce poco dopo e anche più cilindrica di quella dorica; un àbaco molto schiacciato, e
quello dorico ha una base ed è quindi formata da da un echìno, con decorazioni
sima
nelle colonie tre parti: base, fusto e capitello. La base ovoidali, separati da un pulvìno, un frontone

greche dell’Asia è costituita da due tori e una scozia; il elemento intermedio timpano
che presenta
cornice
Minore e ha fusto, più snello del dorico, è percorso anteriormente e posteriormente
origini orientali. da scanalature a spigolo smussatofregio ed è due volute a spirale (▶ pag. 65),
separato dal capitello da un collarino, un ispirate forse al fiore di loto egizio, trabeazione

listello leggermente aggettante.architrave sottolineate da listelli.

abaco

volute a spirale
echino con ovoli
collarino

L’ordine corinzio La colonna corinzia è più esile di quella Il capitello corinzio è a forma di
nasce in Grecia ionica ed è formata da quattro parti: cesto, decorato da foglie d’acanto,
alla fine del plinto, base, fusto e capitello. La base forse di derivazione egizia, e steli
v secolo a.c. poggia infatti su un plinto, un dado inflessi (caulìcoli) terminanti in
e si diffonde quadrato che la solleva dal piano dellofusto
volute. Completano la decorazione, colonna
soprattutto stilòbate e porta più in alto tutta la al centro di ogni faccia, volute minori
nel periodo struttura architettonica. Le scanalature (èlici) affrontate. L’àbaco è a facce
ellenistico. a spigolo smussato del fusto e la base, concave e decorato, al centro, da un
scanalature

È spesso costituita da due tori e una scozia, sono fiore.


presente, con simili a quelle dell’ordine ionico.
alcune variazioni abaco
stilistiche, anche volute

nell’architettura
foglie d’acanto
romana.
tori
base scozia
stilobate

crepidoma

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T550Ab54f096Xd2
La trabeazione poggia sull’àbaco ed è formata da tre elementi principali sovrapposti uno all’altro:
architrave, fregio e cornice; su quest’ultima grava il frontone.
75
Nella trabeazione dorica l’architrave è un blocco di tufo,
o marmo, sempre liscio; il fregio scansito da trìglifi, lastre

MODuLO
scanalate, alternati a mètope, spazi quadrangolari lisci o

SEzIONE
ornati da rilievi; la cornice è decorata con mùtuli, ornati da
gocce a forma tronco-conica o tronco-piramidale, posti

B. La
in corrispondenza dei triglifi e delle metope (analoghe

1. Titolo
geometria
gocce decorano anche la règula sotto a ogni triglifo).
Il frontone è formato dal sima, una sorta di gronda, e dal

Sezione
timpano triangolare, spesso ornato con rilievi scultorei.

euclidea
/ B./Titolo
❸ ◀ ▲ Tempio detto “di Nettuno”, in realtà dedicato

Unità
a Hera o, secondo altri, ad Apollo, ca. 460 a.C. Paestum.
È un perfetto esempio dello stile dorico classico che ebbe

Eserciziario
4. Elementi basilari con applicazioni pratiche
particolare fortuna nelle colonie della Magna Grecia.

Anche la trabeazione ionica è ripartita in tre zone


sovrapposte, ma è più leggera di quella dorica.
Il fregio è continuo, ovvero percorso ininterrottamente
da motivi ornamentali o da figurazioni a rilievo (zoòforo).
La cornice e il timpano, che costituiscono il frontone,
sono assai simili a quelli dell’ordine dorico.

❹ ◀ ▲ Il tempietto ionico di Atena Nike, 425 a.C.,


fu eretto dall’architetto Callicrate sull’Acropoli di Atene
ed è un perfetto modello dell’eleganza e della misura
dell’ordine ionico.

Nella trabeazione corinzia l’architrave e il fregio sono


molto simili a quelli dell’ordine ionico, mentre la cornice
se ne differenzia per il succedersi di dentelli situati
generalmente sotto il gocciolatoio.

❺ ◀ ▲ Il tempio di Zeus Olimpio ad Atene è il più grande tempio


corinzio dell’antichità rimastoci. La sua costruzione, iniziata
nel vi sec. a.C., fu ripresa nel ii sec. a.C., per essere portata a
termine fra il 129 e il 131 d.C. dall’architetto romano Cossuzio.

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prOva subitO: sezione aurea e ordini architettonici
76
1. Osserva la costruzione del rettangolo aureo
sovrapposta alla foto del prospetto nord del
Partenone (fig.➊a).
Segui le istruzioni e costruisci il rettangolo
aureo che circoscrive il prospetto del
tempio di fig.➊b.

▸ Costruisci il quadrato ACDB, con il lato uguale


all’altezza massima del timpano.
▸ Traccia le sue diagonali per ottenere il centro
in O.
▸ Da O abbassa la perpendicolare OE, che divide
in due il lato AB.
▸ Centra in E e con raggio uguale a ED traccia
un arco che interseca in F il prolungamento ➊ a ▲ Il rettangolo aureo che circoscrive la fronte
del Partenone è un esempio dell’ideale greco di
di AB e determina così, evidenziandolo in rosso, equilibrata misura: AB = h del Partenone = sezione
il rettangolo aureo richiesto AFGC. aurea; AF : AB = AB : BF.

➊b ▲ Tempio detto “di Nettuno”, ca. 460 a.C. Paestum. Facciata est.

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v
2. Osserva gli schemi degli elementi che compongono l’ordine ionico e l’ordine corinzio (figg. ❸ e ❹). 77
Disegna con le squadre una colonna dell’ordine dorico e indica gli elementi che la compongono.

MODuLO B. La geometria euclidea /


3 sima
4 gocciolatoio
frontone dentelli

timpano
fregio trabeazione
cornice

fregio architrave
trabeazione

abaco
architrave volute
capitello

abaco foglie d’acanto


capitello

Unità 4. Elementi basilari con applicazioni pratiche


volute a spirale
echino con ovoli
collarino

colonna

fusto fusto
colonna

scanalature scanalature

toro
scozia
tori toro
base scozia base
stilobate plinto stilobate

crepidoma

3. Osserva la pianta del tempio periptero fig.❺.


Disegna la pianta ingrandita, conservando le stesse
proporzioni.

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faCCiamO il puntO
78

Riconosciamo e utilizziamo le costruzioni geometriche nelle opere d’arte

1. La struttura architettonica della tribuna bramantesca a pianta centrale (fig.➊a) è caratterizzata dalla
geometrica nitidezza dei due ambienti quadrati di diversa dimensione (fig.➊b, in rosso).
completa la costruzione della pianta di fig.➊b con misure raddoppiate rispetto a quelle di fig.➊c.

1b 1c

❶a ▲ Donato Bramante, Tribuna


della basilica di Santa Maria delle grazie,
1492-97. Milano.

2. Nella fig.➋a sono evidenziate in 2a


rosso la pianta esadecagonale della
cattedrale di Aquisgrana (germania)
e quella ottagonale della relativa
cupola.
Disegna una pianta completa, come in
fig.➋a, ingrandendo tutte le misure.
per eseguire il disegno puoi ricorrere
alle costruzioni di poligoni illustrate
2b
alle pagg. 33 e 34.

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v
79

3. Osserva la veduta aerea di piazza del campidoglio a Roma

MODuLO B. La geometria euclidea /


(fig.➌a) e disegna l’ellisse ponendo al centro la stella a dodici
punte (fig.➌b) dalle quali si origina l’intreccio geometrico che
decora la pavimentazione della piazza.
Per eseguire il disegno ti sarà utile osservare i grafici delle figg.➌c, d
ed e e utilizzare la costruzione dell’ellisse illustrata a pag. 59, fig. 71.

➌a ◀ Piazza del Campidoglio,


progettata da Michelangelo
3b
Buonarroti, 1534-38.
Roma.

Unità 4. Elementi basilari con applicazioni pratiche


3c 3d 3e

4. Osserva la fig.➍a e M

disegna la spirale ionica


di fig.➍b.
I grafici delle figg.➍c, d ed e
G

rappresentano l’occhio ingrandito C


della voluta in cui si imposta la
L
costruzione della spirale ionica. H D P B F
N

A
Questo esercizio è simile a
E
quello di pag. 65, figg. 5a e 5b,
ma in questo caso lo sviluppo
della voluta è sinistrorso come il
➍a ▲ Particolare di una voluta ionica I
della lanterna della basilica di San Pietro. 4b
particolare illustrato in fig.➍a. Città del Vaticano.

11 11 11
10 10 10 11 11 11
10 10 10
7 3 27 63 72 36 2 6 7 3 27 63 72 36 2 6
B B B
P P P P P P
8 4 18 54 81 45 1 5 8 4 1 8 54 81 45 1 5
12 12 129 9 9 12 12 129 9 9

4c 4d A A A
4e

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unitÀ 5
mODulO C Applicazioni della geometria euclidea, scale di proporzione e normative tecniche

80
Geometrie cromatiche

5.1
COstruziOni geOmetriChe DeCOrative

Applicando le costruzioni geometriche viste nell’unità 4, si ottengono altre e più complesse figure piane.
Da notare che l’impiego del colore non solo attenua le rigorose strutture geometriche ma contribuisce a sua
volta a rendere percepibili forme decorative diverse, pur basate sulle stesse geometrie.
Queste prime composizioni suggerite dalla nostra libera creatività, saranno successivamente concretizzate
nei rosoni, nelle volte, nelle vetrate e nei pavimenti di chiese antiche e moderne.

1 B 2
composizione decorativa ottenuta con quadrati (1) 1
5 6
Tracciata la circonferenza di centro O e i relativi diametri
F
AC e BD si costruisce il quadrato 1-2-3-4. Se ne tracciano
le diagonali e su di esse si fissano a piacere i punti 5, 6, 7, 8 I L

che generano lo spessore (fig.➊, in celeste), e si tracciano


due spessori alla circonferenza (in arancio e in celeste).
Si disegna un altro quadrato (in arancio) tangente con i A
E O G
C
vertici E, F, G, H alla circonferenza minore. L’intersezione
della circonferenza minore con le diagonali determina il
quadrato ILMN con il relativo spessore (in celeste).
N M

8 7

4 3
D

A F B
2 Composizione decorativa ottenuta con quadrati (2)
Analogamente alla fig. 1, si determinano i quadrati ABCD
I 1 L
e EFGH. Dal punto 1, preso a piacere sul diametro FH,
2
si tracciano le parallele ai lati F, E, H, G e si ottiene lo
spessore (fig.➋, in arancio). Si centra in O e con raggio
OF si descrive la circonferenza che taglia le diagonali
nei punti I, L, M, N: questi, uniti consecutivamente,
O
E G
definiscono l’altro quadrato. Il lato FE del primo quadrato
taglia la diagonale nel punto 2; da esso si tracciano le
parallele ai lati del quadrato ILMN ottenendo lo spessore
(in celeste). Con lo stesso procedimento si trovano gli altri
quadrati minori.
N M

D H C

32450_080-104_giu2016.indd 80 21/06/16 21:57


1
3 composizione decorativa ottenuta dalla suddivisione
della circonferenza in sei parti uguali e dalla
7 sovrapposizione di due triangoli equilateri
6 2
Si divide la circonferenza in sei parti uguali (▶ pag. 31,
81
fig. 32) e congiungendo i punti 1, 5, 3 e 4, 6, 2 si ottiene
l’intersezione di due triangoli equilateri (fig.❸). Per
definire lo spessore della fascia triangolare (in azzurro)

MODuLO c. Applicazioni della geometria euclidea, scale di proporzione e normative tecniche / Unità 5. Geometrie cromatiche
O si centra in O e, con apertura a piacere, si tagliano i raggi
passanti per gli angoli del triangolo 1-3-5 individuando
9 8
tre punti 7, 8, 9; da questi si tracciano le parallele ai lati
5 3
dello stesso triangolo. Con analogo procedimento si
costruiscono i sei triangoli (in celeste) contenuti nella
medesima circonferenza.
4

1
Composizione decorativa ottenuta dalla suddivisione 4
A B
della circonferenza in dodici parti uguali
Si divide una circonferenza in dodici parti uguali
6
utilizzando le costruzioni di due esagoni regolari 2

(▶ pag. 31, fig. 32) identificabili l’uno in ABCDEF e l’altro


in 1-2-3-4-5-6.
Per ottenere le dodici forme di petali (fig.❹, in celeste e F C
blu) si centra, con apertura di compasso uguale al raggio
della circonferenza, nei vertici dei due esagoni (A, 1, B e
così via fino a F, 6): gli archi che si ottengono determinano
5 3
la figura decorativa.

Riempiendo con il colore spazi diversi delle stesse figure E D


geometriche costruite, come quella di fig. 4, si possono 4
ottenere costruzioni geometriche decorative differenti e
composizioni personalizzate (fig.❺). 1

A B
5

6 2

F C

5 3

E D

32450_080-104_giu2016.indd 81 21/06/16 21:57


prOva subitO: geometrie cromatiche v
82
1. Osserva il particolare decorativo della fig.➊a e la sua ricostruzione grafica (fig.➊b).
Segui le istruzioni per iniziare la costruzione e riproduci il particolare decorativo ricostruito graficamente
raddoppiando le misure.
▸ Disegna il quadrato ABCD e traccia le sue diagonali (AC e BD) e i suoi diametri (EF e GH).
▸ Congiungi E con H, H con F, F con G, G con E e ottieni un secondo quadrato, tangente con i vertici ai lati del primo.
▸ Individua sulle diagonali i punti 1, 2, 3, 4 che, uniti consecutivamente, determinano un altro quadrato.
▸ All’interno di quest’ultimo disegna, come mostra il grafico, altri tre quadrati minori.
Nota: con questa semplice figura base puoi completare la costruzione geometrica poiché la policromia e le linee di
costruzione rendono superfluo qualsiasi altro chiarimento.
A E B
❶a ▶ 1b
Particolare
decorativo
di un pavimento
del duomo
di Monreale 1 2
(Palermo).

G H

4 3

D F C

2. osserva lo schema ricostruttivo di 2a 2b


un pavimento marmoreo del Museo
ostiense (fig.➋a) e completa il grafico
di fig.➋b.

3. osserva la ricostruzione grafica del 3a 3b


particolare di un pavimento della
cattedrale di San Nicola a Bari (fig.➌a)
e completa il grafico di fig.➌b.

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la geOmetria nell’arte
Le costruzioni geometriche decorative in architettura
83

Chartres: cattedrale di Notre-Dame

MODuLO
La cattedrale di Chartres, iniziata nell’xi secolo, è il

SEzIONE
più celebre monumento della città ed è considerata
uno degli edifici religiosi più importanti del mondo e

c. Applicazioni
1. Titolo Sezione
una delle più perfette costruzioni gotiche.
I rosoni che decorano le facciate hanno precise e
armoniose forme geometriche (fig.➊).

della /geometria
B. Titolo euclidea,

Eserciziario

Cattedrale di Notre-Dame, xi sec.
Chartres (Francia). Particolare di un rosone.

scale di proporzione e normative tecniche / Unità 5. Geometrie cromatiche


York: cattedrale di York Minster
La magnifica sala capitolare ottagonale, coperta
con una volta dalle armoniose forme geometriche,
si trova sul lato settentrionale della cattedrale
di York, tra le più grandi e famose del mondo. La
sala è un vero capolavoro architettonico perché
la sua volta ottagonale fu la prima a essere
costruita senza il sostegno della colonna centrale,
apparendo pertanto quasi sospesa (fig.➋).

➋ ◀ Cattedrale di York Minster, 1270-90. York


(Regno Unito). Soffitto della sala capitolare.

Firenze:
cattedrale di Santa Maria del Fiore
L’interno spoglio e severo della cattedrale
corrisponde all’ideale spirituale della Firenze
medioevale e del primo Rinascimento.
La ricchezza della pavimentazione ne
accentua, per contrasto, l’austerità (fig.❸).
La pavimentazione fu realizzata successivamente
sotto il patronato dei granduchi di Toscana, in
marmi policromi la cui geometria è basata su
ottagoni regolari concentrici.
➌ ▲ Cattedrale di Santa Maria del Fiore, inizio 1296. Firenze. Particolare
della pavimentazione, xvi sec.
prOva subitO: costruzioni geometriche decorative
84
1. Il rosone della cattedrale di Burgos (fig.➊a) è composto da dodici cerchi concentrici che si sviluppano intorno a una
figura centrale stellare a sei punte, originata da due triangoli equilateri intersecati (▶ pag. 81, fig. 3).
Il rosone, elemento tipico dell’architettura gotica, oltre a essere un elemento decorativo, ha un duplice significato
simbolico: è infatti in relazione con il cerchio, “linea infinita”, ovvero senza inizio e senza fine, simbolo di Dio, e
con la ruota, simbolo di eternità.
Completa la costruzione geometrica del rosone (fig.➊b) con l’aiuto dei grafici (figg.➊c e d) e della costruzione
a pag. 39, fig. 50.

1c
▲ Apertura esalobata
posta nell’esagono
centrale.

1d

❶a ▲ Cattedrale di Burgos (Spagna), inizio 1221. 1b


▲ Apertura
quadrilobata posta
Rosone della facciata.
nei dodici cerchi.

2. La copertura a volta in stile gotico francese della cattedrale di Burgos è considerata una tra le più belle di tutta la
Spagna (fig.➋a).
Completa la costruzione geometrica della parte centrale della volta (fig.➋b) aiutandoti anche con la fig.➋c,
che illustra in dettaglio la costruzione della parte centrale della volta.

➋a ▼ Copertura a volta della cattedrale di Burgos. 2b 2c


Costruzione
geometrica
del centro
della volta.

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v
85
3. prova a ricostruire graficamente un’immagine a tua scelta fra quelle di pag. 83.

MODuLO c. Applicazioni della geometria euclidea, scale di proporzione e normative tecniche / Unità 5. Geometrie cromatiche
4. Gli archivolti e i piedritti del portale principale (fig.➌a) del
duomo di Orvieto, uno dei massimi capolavori architettonici
del tardo Medioevo in stile gotico italiano, sono decorati con
motivi geometrici arabeggianti a intarsi policromi (fig.➌b).
Segui le istruzioni e aiutandoti con la traccia illustrata nella
fig.➌c prova a eseguire la figura geometrica decorativa di
fig.➌d.
▸ Costruisci l’esagono regolare ABCDEF (▶ pag. 31, fig. 32) e,
al suo interno, i sei triangoli equilateri indicati con i numeri
1, 2, 3, 4, 5, 6.
▸ Traccia, quindi, sottili spessori che definiscono altrettanti
triangoli minori.
➌a ▲ Portale del duomo di Orvieto, xiii sec.
▸ Parti dal triangolo 2 e inizia a costruire, al suo interno e tangente a
esso, un triangolo celtico analogo al triangolo curvilineo di
pag. 22, fig. 21.
▸ Prosegui l’esercizio, che appare completo in fig.➌d, seguendo
le linee di costruzione e i colori.

➌ b▶
Particolare delle decorazioni del portale.

3c 3d
2 3

H
90°

B D

1 O 4

A E

6 5

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5.2
strutture mODulari Definizione: un sistema o una struttura si dice modulare quando tutte
le misure sono multiple di una misura assunta come modulo.

86
Il modulo è diviso in sottomultipli mediante i quali le struttura modulare può essere data, graficamente, da
dimensioni e le forme di ogni membratura risultano semplici figure geometriche come quadrati, triangoli,
prestabilite sulla base di rapporti aritmetici costanti. esagoni o cerchi che, succedendosi, creano composizioni
I rapporti modulari geometrici sono basati soprattutto decorative diverse: puoi osservare queste geometrie nei
sulla simmetria e la corrispondenza di figure geometriche disegni che hanno per figura base il triangolo (fig.❻), il
simili. La tramatura geometrica che costituisce una quadrato (fig.❼), l’esagono (fig.❽) e il cerchio (fig.❾).

6 7

8 9

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la geOmetria nell’arte
Le strutture modulari in architettura
87

Ferrara: Palazzo dei Diamanti

MODuLO
La caratteristica principale del Palazzo dei Diamanti, uno dei monumenti più celebri di Ferrara e del Rinascimento

SEzIONE
italiano, è il bugnato esterno (fig.➊a), dalla cui forma a punta di diamante prende appunto il nome.
I circa 8500 blocchi di marmo bianco venato di rosa, ben evidente nel particolare ingrandito (fig.➊b), creano una

c. Applicazioni
1. Titolo Sezione
struttura modulare semplice, ma con un potente effetto di tridimensionalità.

della /geometria
B. Titolo euclidea,
Eserciziario
scale di proporzione e normative tecniche / Unità 5. Geometrie cromatiche
➊a ▲ e b ▶ Biagio Rossetti, Palazzo dei Diamanti, 1493-1503. Ferrara. Particolari del bugnato esterno.

Vicenza: Palazzo della Ragione


Il Palazzo della Ragione di Vicenza è noto anche con il nome
di Basilica palladiana a causa del decisivo intervento di Andrea
Palladio (fig.➋a).
Il grande architetto vicentino, infatti, intorno alla metà del xvi
secolo aggiunse alla preesistente costruzione gotica le celebri
logge in marmo bianco e le aperture serliane1. Al di sotto
dell’ambiziosa copertura a carena di nave rovesciata ricoperta
da lastre di rame, risalente al 1458-60 e ispirata a quella
realizzata nel 1306 per il Palazzo della Ragione di Padova,
il rivestimento della facciata gotica ha forme geometriche
romboidali in marmo rosso e gialletto di Verona, ben visibili
nel particolare ingrandito (fig.➋b). Il motivo a rombi, che
caratterizza la struttura modulare, è lo stesso delle facciate
del Palazzo Ducale a Venezia.

1
Serliana: è una finestra a tre fori, di cui il centrale arcuato, i laterali trabeati
o architravati. Ha ricevuto tale nome dal trattatista bolognese del ‘500
Sebastiano Serlio.

➋a ▲ Andrea Palladio, facciate del Palazzo


della Ragione (o Basilica palladiana), 1549-1614. Vicenza.

➋b ▶ Particolare del rivestimento della facciata.

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prOva subitO: strutture modulari
88
1. Il paramento esterno della
facciata della Cappella Colleoni
è composto da tarsìe marmoree
policrome a losanghe bianche,
rosse e nere (fig.➊a) e il
disegno di fig.➊b rappresenta
in parte la ricostruzione grafica
della sua struttura modulare.
Segui le istruzioni e completa
la tramatura geometrica della
composizione modulare di fig.➊b.
▸ Per prima cosa disegna l’esagono
regolare della figura base di
partenza (fig.➊c): traccia la
circonferenza di centro O, i diametri
AC e BD e costruisci l’esagono
regolare (▶ pag. 31, fig. 32). ➊ a ▲ Giovanni Antonio Amadeo, Cappella Colleoni, 1472-77. Bergamo.
▸ Dividi in due i raggi OD e OB e fissa Particolare della facciata.
i punti O’ e O’’, poi centra in O’ e O’’ 1b
e con raggio rispettivamente O’D e
O’’B disegna altre due circonferenze
minori, tangenti fra loro e contenenti
altri due esagoni regolari.
▸ Unisci 1 e 2 con O’, 3 e 4 con O’’ e O’
e O’’ con il centro O.
Nota: le parallele dell’esagono
iniziale generano le tarsìe della
tramatura geometrica della facciata
che, colorate con tre colori (rosa,
grigio e arancio), creano effetti
tridimensionali.

B
1c
3 4
O''

O
A C

O'
1 2

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v
89
2. La decorazione di stile neogotico del portale
principale della cattedrale di Barcellona (fig.➋a),
è una composizione geometrica decorativa

MODuLO c. Applicazioni della geometria euclidea, scale di proporzione e normative tecniche / Unità 5. Geometrie cromatiche
costituita da una serie di ottagoni regolari
(fig.➋b). La forma della figura base di tale
composizione modulare è l’ottagono originato
dall’intersezione dei due quadrati, ABCD e EFGH
(fig.➋c).
Completa la fig.➋b. la rete delle linee che
suddividono la superficie modulata origina un
reticolo di riferimento che ti aiuterà a eseguire
questo esercizio.

➋a ▲ Cattedrale della Santa Croce e Sant’Eulalia, detta “La Seu”,


xiii-xv sec. Barcellona (Spagna). Particolare del portale della facciata
2b principale, xix sec.
F
2c
A B

O
E G

D C

3. Osserva i particolari ingranditi


a pag. 87 (figg. 1b e 2b), che
ti consentono di leggere
chiaramente le figure di partenza
delle composizioni modulari
alla base della decorazione delle
rispettive facciate.
Prova a ricostruire graficamente
le strutture modulari illustrate
nelle due immagini.

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unitÀ 6
90
Scale di proporzione
Definizione: la scala di proporzione è il rapporto fra le dimensioni reali dell’oggetto e quelle del disegno che lo riproduce.

Come si può osservare nella tabella le scale di proporzione possono essere: di ingrandimento (in rosso), al naturale
(in giallo) e di riduzione (in verde).

Nelle scale di ingrandimento il rapporto si indica Per disegnare in questa scala (per esempio 1:5) si
sotto forma di divisione (per esempio 20:1, 10:1..., che moltiplicano le misure reali dell’oggetto per il rapporto
rispettivamente si leggono: 20 a 1, 10 a 1...) e supera indicato nella scala stessa, quindi: misura reale 10
l’unità: serve quindi a rappresentare un oggetto in cm = 10x1/5 = 10/5 = 2 cm, misura rimpicciolita nel disegno.
grandezza superiore al vero. Per disegnare in questa scala
(per esempio 20:1) occorre moltiplicare le misure reali Tutte queste scale si dicono numeriche perché
dell’oggetto per il rapporto indicato nella scala stessa: ottenute dal rapporto numerico, cioè dal rapporto
2 cm (misura reale) = 2x20/1 = 40/1 = 40 cm (misura di proporzione, espresso da una frazione in cui nella
ingrandita nel disegno). scala di ingrandimento il numeratore è maggiore del
Nella scala al naturale (1:1, si legge 1 a 1) la misura reale denominatore, nella scala al naturale il numeratore
resta tale e quale nel disegno, per esempio: misura reale 2 è uguale al denominatore e nella scala di riduzione il
cm = 2x1/1 = 2 cm, stessa misura nel disegno. numeratore è minore del denominatore ed è sempre
Nella scala di riduzione il rapporto, indicato sotto forma l’unità, cioè il metro. Se, come spesso accade, i valori
di divisione (1:2, 1:5...), è minore dell’unità, quindi serve a ricavati dalla scala numerica sono riferiti all’unità di
rappresentare un oggetto rimpicciolito rispetto al vero. misura metrica si ha la scala metrica.

Denominazione Scala Numerica Metrica Grafico delle scale di ingrandimento e di riduzione

20:1 ossia m 20:1 = m 20 1 m = 20 m nel disegno 0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000

10:1 ossia m 10:1 = m 10 1 m = 10 m nel disegno 0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000
Scale di
ingrandimento
5:1 ossia m 5:1 = m 5 1 m = 5 m nel disegno 0 200 400 500 600 700 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000

2:1 ossia m 2:1 = m 2 1 m = 2 m nel disegno 0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000

Scala al naturale 1:1 ossia m 1:1 = m 1 1 m = 1 m nel disegno 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

1:2 ossia m 1:2 = 0,50 m 1 m = 50 cm nel disegno 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

1:5 ossia m 1:5 = 0,20 m 1 m = 20 cm nel disegno 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

1:10 ossia m 1:10 = 0,10 m 1 m = 10 cm nel disegno 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

1:20 ossia m 1:20 = 0,05 m 1 m = 5 cm nel disegno 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50

1:25 ossia m 1:25 = 0,04 m 1 m = 4 cm nel disegno 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50


Scale di
riduzione
1:50 ossia m 1:50 = 0,02 m 1 m = 2 cm nel disegno 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50

1:100 ossia m 1:100 = 0,01 m 1 m = 1 cm nel disegno 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50

1:200 ossia m 1:200 = 0,005 m 1 m = 5 mm nel disegno 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

1:500 ossia m 1:500 = 0,002 m 1 m = 2 mm nel disegno 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

1:1000 ossia m 1:1000 = 0,001 m 1 m = 1 mm nel disegno 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

1:2000 ossia m 1:2000 = 0,0005 m 1 m = 0,5 mm nel disegno 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

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ScALA TIcONIcA O TRASVERSALE

La scala ticonica, così chiamata perché attribuita a Tycho che è 0,1. La numerazione da 1 a 10 delle parallele
Brahe (astronomo danese vissuto nella seconda metà del sulla perpendicolare BG corrisponde ai centimetri
91
Cinquecento), è una scala grafica particolare, che ha lo (sottomultipli).
scopo di misurare le frazioni del più piccolo intervallo di La scala ticonica viene così utilizzata: misurata la
graduazione segnato su una scala. distanza LM fra due punti su un disegno, la riportiamo,

MODuLO c. Applicazioni della geometria euclidea, scale di proporzione e normative tecniche / Unità 6. Scale di proporzione
con il compasso, sulla scala ticonica (fig. 1); quindi,
La costruzione di una scala ticonica nel rapporto 1:20 è per conoscere la sua reale lunghezza, M e L si devono
la seguente: dopo aver tracciato una retta, si disegnano, trovare ambedue sugli stessi estremi della suddivisione
parallele a essa, oltre 10 rette equidistanti fra loro. Dal più approssimata (nell’esempio, M sulla perpendicolare
punto A si riportano cm 5 che nella realtà corrispondono, condotta da D e L, invece, esattamente sull’incontro di una
nella scala 1:20, a m 1. Si determina così il punto B. parallela con una obliqua). La lettura avviene da destra a
Ripetendo per un numero di volte a piacere la stessa sinistra, prima con gli interi: la distanza DB indica m 2;
operazione si ottengono i punti C, D, E. Da ognuno poi con la divisione in decimi: il punto 7 sulla BA indica
di questi cinque punti (A, B, C, D, E) si tracciano le sette decimi, quindi dm 7; poi con la frazione in centesimi:
perpendicolari alle parallele. Si divide AB in dieci parti l’incontro della 7-8’ con la parallela 6 della suddivisione
uguali (in fig.➊ ognuna delle parti misura mm 5 che BG indica cm 6. Il segmento LM è pertanto lungo m 2,76.
corrispondono, nel suddetto rapporto, a cm 10 dal vero), All’opposto, con la scala ticonica si può determinare
conducendo per le suddivisioni altrettante perpendicolari. la misura grafica di un segmento (nell’esempio HI),
Si numera da B verso A: 0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10; e da G conoscendo già la sua misura reale che è di m 1,62. Per cui,
verso F: 0’, 1’, 2’, 3’, 4’, 5’, 6’, 7’, 8’, 9’, 10’. Si collegano 0 con 1’, con lo stesso procedimento, si riporta sulla scala ticonica
1 con 2’, 2 con 3’ e così di seguito fino al punto 9 con 10’. la lunghezza reale di HI, m 1,62, ottenendo, senza calcolo
Le varie intersezioni delle oblique con le rette parallele ci di proporzionalità, la corrispondente misura ridotta,
danno le suddivisioni in decimi del più piccolo intervallo naturalmente nello stesso rapporto 1:20, che è di cm 8,1.

1
A B C D E
10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 1m 2m 3m

H 2 I

L 6 M

10

10' 9' 8' 7' 6' 5' 4' 3' 2' 1' 0' scala ticonica 1:20
F G
HI = 1,62 m
LM = 2,76 m

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ScALIMETRO SCAle grAfiChe SeMPliCi

Lo scalimetro, riga sui cui bordi Oltre alla scala numerica si fa uso trovando così i decimetri. Su queste
sono riportate sei diverse scale di sovente della scala grafica, che può suddivisioni si possono poi trovare
92
proporzione (fig.➋), è usato per essere semplice o ticonica. La scala altri sottomultipli; nell’esempio i
evitare il calcolo di proporzionalità. grafica semplice è formata da tre sottomultipli (cm) sono stati riportati
Sovrapponendo lo scalimetro al linee parallele equidistanti fra loro a sulla prima suddivisione (dm) da
disegno dell’oggetto, si rileva subito piacere e divise in tante parti uguali 0 verso sinistra. Da 0 verso destra
la relativa misura reale. quante sono le suddivisioni dell’unità si assegna invece il valore reale
di misura, in modo che ogni parte corrispondente all’unità di misura
abbia per corrispondente, nella scala (nell’esempio, cm 10 corrispondono a
prefissata, una determinata misura m 1). Dovendo prendere per esempio
reale, ridotta in esatto rapporto cm 44 della dimensione reale, come
alle proporzioni del disegno. Per si può osservare nel disegno sulla
rendere più chiara la lettura della stessa scala 1:10, con il compasso o
scala grafica, sulle tre linee parallele con una lista di carta si misura la
si riempiono, alternativamente, gli distanza dal punto A al punto B.
spazi di nero o di un colore qualsiasi La scala grafica è indispensabile
(in rosso nell’esempio). quando il disegno viene riprodotto
2 In fig.➌ sono illustrate cinque scale fotograficamente in dimensioni
grafiche semplici: scala 1:5, scala diverse e perciò non risulta
1:10, scala 1:20, scala 1:50, scala 1:100. rispondente alla scala usata per la
Considerando, per esempio, la scala sua esecuzione. Sulla scala viene
1:10, si riportano sopra le tre linee indicato, oltre all’unità, il sistema
parallele, a partire da 0 verso sinistra, di misura: m, cm... Le scale grafiche
tante suddivisioni (nell’esempio sono sempre riportate in km nelle
dieci) lunghe ognuna cm 1, carte geografiche.
3

scala 1:5

100 cm 90 80 70 60 50 40 30 20 10 5 0

10 cm del vero = 2 cm sul disegno; 1 m = 20 cm sul disegno


scala 1:10

100 cm 90 80 70 60 50 40 30 20 10 5 0 1m

10 cm del vero = 1 cm sul disegno; 1 m = 10 cm sul disegno


scala 1:20
A B
44 cm
100 cm 80 60 50 40 20 10 5 0 1m 2m 3m

10 cm del vero = 5 mm sul disegno; 1 m = 5 cm sul disegno


scala 1:50

100 cm 50 0 1m 2m 3m 4m 5m 6m 7m 8m 9m

10 cm del vero = 2 mm sul disegno; 1 m = 2 cm sul disegno


scala 1:100
100
cm 50 0 1m 2m 3m 4m 5m 6m 7m 8m 9m 10 m 11 m 12 m 13 m 14 m 15 m 16 m 17 m 18 m 19 m

10 cm del vero = 1 mm sul disegno; 1 m = 1 cm sul disegno

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ScALA GRAFIcA cON RELATIVA quOTATuRA

Il divano illustrato in fig.➍a è caratterizzato


da pulite geometrie che ne evidenziano la
93
forma semplice e schematica; per questo è
particolarmente indicato per l’esecuzione
dell’esercizio grafico qui proposto, basato come

MODuLO c. Applicazioni della geometria euclidea, scale di proporzione e normative tecniche / Unità 6. Scale di proporzione
al solito su un confronto diretto con la realtà.

Il prospetto del divano, costituito da


equilibrate composizioni di piani inclinati,
disegnato nella fig.➍b in scala 1:20, è un
esempio dell’utilità delle scale di proporzione
(▶ pag. 90), che permettono di rappresentare
oggetti di dimensioni reali maggiori del foglio
su cui devono essere graficamente illustrati.
La scala grafica 1:20 (▶ pag. 92, fig. 3), utilizzata
per realizzare il disegno del divano con
misure ridotte rispetto alla realtà, è
evidenziata in rosso.
Sono state invece rappresentate in nero le
relative quotature, dove le linee di riferimento
e le linee di misura sono delimitate da trattini ➍a ▲ RamÓn Esteve, Faz-Sofà, 2009, divano modulare per esterni e interni
a 45° (▶ pag. 94). in resina di polietilene progettato per Vondom.
Le cifre delle quote indicate sul grafico sono
quelle corrispondenti alle misure reali del
divano: larghezza 242 cm, altezza 70 cm.
4b

9,36
4,48
9,36 21,16

70
4,48
35
21,16

70

6,24 6,24
7,8 17,16 89,8 89,8 17,16 7,8
35

121 121

6,24 242 6,24


7,8 17,16 89,8 89,8 17,16 7,8

121 121 SCALA 1:20

242
40 30 20 10 0 2m

SCALA 1:20

40 30 20 10 0 2m

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ScALA NuMERIcA cON RELATIVA quOTATuRA Nelle piante di case o di piccoli appartamenti, le quote
da apporre sono: le misure totali (le più esterne); le misure
La fig.➎ mostra la pianta del progetto di massima di parziali; le misure indicanti la distanza tra gli assi, sia delle
un appartamento in scala numerica 1:100 e relativa finestre sia delle porte (queste ultime si quotano, come
94
quotatura evidenziata in rosso. L’esempio illustra anche mostra l’esempio, lungo l’asse di simmetria).
come disegnare in pianta alcuni serramenti esterni e Le dimensioni sono espresse in centimetri; sopra compare
interni: il tipo di finestra rappresentato è quello detto con la luce del serramento finito, ossia la larghezza; sotto,
sguincio diritto; i serramenti interni sono a un battente e l’altezza. La quota dello spessore delle murature portanti,
scorrevoli. La freccia rossa è un segno convenzionale che convenzionalmente 30 cm, è indicata con trattini a 45°
indica l’ingresso dell’appartamento. nell’interno del muro stesso; quella dello spessore dei muri
In fig. 1 sono applicate alcune regole UNI che permettono divisori non portanti (tramezzi), convenzionalmente 10
una rappresentazione semplificata delle quotature senza cm, è indicata, con trattino a 45°, a fianco del muro stesso.
nuocere alla chiarezza del disegno (▶ anche pag. 96): Le dimensioni dei vani si indicano all’interno degli stessi.
qualunque sia la scala del disegno, le quote, ossia le Nell’esempio è evidente la razionale distribuzione
dimensioni, da apporre devono corrispondere a quelle delle varie zone: la zona giorno (in giallo), rappresentata
reali; ogni quota è scritta sopra una linea di misura che si dall’ingresso e dal soggiorno, ossia da spazi adibiti ad
appoggia alle linee di riferimento con trattini terminali a attività diurne e alla vita in comune; la zona servizi (in
45°, ben visibili, ed è parallela alla dimensione da quotare; verde), che comprende la cucina, i servizi igienici, lo
le linee di misura e di riferimento devono essere eseguite con spogliatoio, il ripostiglio e il disimpegno che collega tra
tratto continuo e sottile; le quote devono essere scritte in loro le diverse zone; la zona notte (in viola), rappresentata
modo da leggerle dalla base e dal lato sinistro del disegno. dalle camere da letto.

1460
140 510 810
5
260 225 200 360 90
100
140

140

60
100

140
Balcone
180

30 240 10 340 10 150 30

Bagno
230
250

70
140

Camera Camera

Bagno
210
80

210
80

750
80
210
210
210

80
80
510

Camera
80 Disimpegno
0
21 140
Soggiorno 140
80
210
1130

1130
Spogliat.
Ripostiglio
210
60
140
950

140
140
60

250
275

Balcone
zona giorno
80
210

zona servizi
380

70 Ingresso
zona notte
140 Cucina
165

210

scala 1:100
100

Caldaia

140 446 165 179 530


681 779
1460

32450_080-104_giu2016.indd 94 21/06/16 21:57


iNgrANdiMeNto Per Mezzo del retiColo

Rilievo di una lampada, disegnata in scala 1:10,


e successivo ingrandimento eseguito con il
95
metodo del reticolo
Il metodo del reticolo si utilizza per ingrandire
o ridurre disegni di una qualsiasi scala di

MODuLO c. Applicazioni della geometria euclidea, scale di proporzione e normative tecniche / Unità 6. Scale di proporzione
proporzione. Si procede nel modo seguente: sopra
il disegno di fig.❻b, rilevato dalla fotografia
di fig.❻a e riportato in scala 1:10, si tracciano
linee perpendicolari simili a un reticolo, in rosso
nell’esempio.
Per disegnare lo stesso soggetto ingrandito o
rimpicciolito rispetto a quello già realizzato
in fig. 6b, basta tracciare un altro reticolo più
❻ a ▲ Vico Magistretti,
Atollo, 1977, alluminio,
grande (fig.❻c) o più piccolo del grafico di lampada da tavolo n. 233
fig. 6b preso come modello. Quindi, per eseguire prodotta da OLuce.
New York, Museum
l’ingrandimento dell’oggetto in questione (in of Modern Art.
scala 1:4, nell’esempio di fig. 6c), è sufficiente
individuare, nei reticoli delle figg. 6b e c, i punti
del disegno da riprodurre, per poi collegarli.

0 1 2 3 4 5 0 1 2 3 4 5

4
1 cm

5 2
Scala 1:10
1 cm

6b

6c 2,5 cm
Scala 1:4

32450_080-104_giu2016.indd 95 21/06/16 21:57


riduzioNe Per Mezzo dell’ANgolo di ProPorzioNe CoN quotAture

L’impiego delle scale di proporzione


comporta la ricerca delle misure
96
reali degli oggetti. Pertanto tutti i
disegni relativi a progetti di massima
ed esecutivi vanno quotati, allo scopo
di rendere più precisa e leggibile la
rappresentazione grafica senza dover
misurare continuamente le parti
di un oggetto. Esistono varie norme
che regolano le quotature (▶ pag. 94).
La lampada illustrata in fig.➐a è ❼ a▶
rappresentata nel disegno eseguito Thomas de Lussac, Big Zlight,
in scala 1:2 di fig.➐b, dove si possono 2008, lampada da tavolo
osservare le linee di riferimento, le linee in acciaio verniciato.

di misura e le cifre delle quote: 8,10


- le linee di riferimento sono quelle che
7b
partono dall’oggetto e intersecano 0,91

di poco le linee di misura;


- le linee di misura sono quelle
2,02

4,
96
tracciate parallelamente alla 0,6
3

2,91
dimensione da quotare e, nei
R0,69
punti di incontro con le linee di

65°
riferimento, sono delimitate da un
punto ben visibile, da un trattino
5,25
a 45° o, come nell’esempio, da una
freccetta (quest’ultima sempre
11,20

usata nel disegno meccanico);


- le cifre delle quote sono disposte sopra
e al centro delle rispettive linee di
45°

misura, perpendicolarmente alla


stessa linea.
La cifra della quota di un cerchio si
indica, sulla relativa linea di misura
scelta in una posizione a piacere, a
10,42
fianco del simbolo R (lunghezza del
raggio), oppure a fianco del simbolo 7c
Ø (lunghezza del diametro); con 0,67 0,67
lo stesso simbolo R, seguito da
una cifra, si indica il raggio di
raccordo fra due linee consecutive
perpendicolari o formanti, come
nell’esempio, un angolo acuto.
La fig.➐c restituisce le viste frontale,
posteriore e d’insieme della stessa
lampada.

1,6 1,6

32450_080-104_giu2016.indd 96 21/06/16 21:57


riduzioNe di SCAlA eSeguitA CoN l’ANgolo di ProPorzioNe
11,20
Un disegno può essere ingrandito 8a
o ridotto in qualunque altra scala
97
grazie al sistema dell’angolo di B 5 C

2,91
8
proporzione.

3,91
Per esempio, partendo dal disegno

MODuLO c. Applicazioni della geometria euclidea, scale di proporzione e normative tecniche / Unità 6. Scale di proporzione
R0,69
della lampada in scala 1:2 (fig.➑a) e 4

65°
impiegando l’angolo di proporzione 6

1,71
(fig.➑b), si può ricavare la riduzione 7
A

in scala 1:3 (fig.➑c) nel modo 4,96 1,66

14,11
seguente: si traccia l’angolo acuto

11,20
aVb a piacere (angolo di proporzione);
sul lato a dell’angolo si riporta, a
partire dal vertice V, la misura 3-4

45°
rilevata dal grafico della fig. 8a,
disegnato in scala 1:2; sul lato b si
indica, con la riduzione scelta in 3 1 2
scala 1:3, sempre a partire da V, la
corrispondente misura ridotta 3’-4’. 0,78 10,42
Di seguito, sul lato a dell’angolo
aVb si riportano le misure 1-2, B-5, scala 1:2

A-7, C-6, C-5, 4-B, 6-A, 1-3 rilevate


dal disegno della fig. 8a a partire
sempre dal vertice V, e da esse si b
conducono le parallele alla retta 8b
che unisce 3-4 con 3’-4’, individuata
precedentemente. Per il teorema di 3'-4'
1'-2'
Talete (▶ pag. 19, fig. 9), sul lato b si
B'- 5'
ottengono le corrispondenti misure 5'-C'
A'- 7'
V’1’-2’, VB’-5’, VA’-7’, VC’-6’, VC’-5’, 4'-B'
C'- 6'
V4’-B’, V6’-A’, V1’-3’ ridotte già in scala 6'-A'
1'-3' a
1:3 proporzionalmente alla prima
V 1-3 4-B C- 6 A- 7 B- 5 1-2 3-4
misura V 3’-4’. 6-A 5-C
Con queste si disegna l’intera
lampada ridotta in scala 1:3.
B' 5' C'

8c
4'
6'

7' A'

3' 1' 2'

scala 1:3

32450_080-104_giu2016.indd 97 21/06/16 21:57


prOva subitO: scale di proporzione
98
1. Il grafico di fig.➊ rappresenta una lampada da tavolo in scala 1:4 disegnata con il metodo del reticolo.
ridisegna la lampada ridotta in scala 1:10 utilizzando lo stesso metodo.

0 1 2 3 4 5
1

4
cm 2,5

cm 2,5
SCALA 1:4

2. esegui il rilievo di un oggetto d’arredamento in scala grafica semplice o ticonica 1:20.

3. disegna in scala 1:2 un oggetto d’uso quotidiano di piccole dimensioni.


Poi esegui la relativa riduzione in scala 1:5 con il metodo dell’angolo di proporzione.

32450_080-104_giu2016.indd 98 21/06/16 21:57


v
99
4. La fig.❷a è la pianta, eseguita in scala numerica 1:100, di una domus romana (fig.❷b).
Completa il disegno della pianta e le linee di riferimento con le quote interne ed esterne.
Poi trascrivi negli spazi numerati relativi a ciascun ambiente il corrispondente nome indicato nell’elenco

MODuLO c. Applicazioni della geometria euclidea, scale di proporzione e normative tecniche / Unità 6. Scale di proporzione
in basso a sinistra.
2a

1 25
6 6 8 1 87 6 6 6
14
12
3 02

3
3 59

13
7 18

1 14

1 2 4 5 7

11
9
3 59
3 02

3
10
6 8
6 6

2b

AMBIENTI DELLA imPluvium


DOMUS ROMANA

ala
atrium
cubiculum
exedra
fauces
impluvium
Peristylium
oecus
Passaggio
Peristylium tablinum
Posticum
taberna
tablinum
triclinium
vestibulum
taberna

32450_080-104_giu2016.indd 99 21/06/16 21:57


la geOmetria nell’arte
Le scale di proporzione in architettura
100

Roma: San Pietro in Montorio


Nelle colonne tuscaniche trabeate del tempietto di sulla sezione aurea (▶ pag. 72) che esprime un
San Pietro in Montorio l’architetto rinascimentale rapporto proporzionale fra le parti che compongono un
Donato Bramante, grande studioso dell’antichità ordine architettonico classico.
classica, applica il modulo degli ordini classici L’uso della scala modulare facilita l’applicazione del
vitruviani pari alla misura del raggio dell’imoscapo, modulo (fig.❷a). Per eseguire la scala modulare, si
cioè della base della colonna (figg.❶a e b). opera come nel caso di una comune scala grafica, ma
Come sai (▶ pagg. 74 e 75), in architettura è la si suddivide in moduli, a destra dello zero, e in parti
fondamentale il modulo, una unità di misura, basata di modulo, a sinistra dello zero (fig.❷b).

❶a ▲ Donato Bramante,
tempietto della chiesa di San
Pietro in Montorio, inizio xvi sec.
Roma.

❶ b▶
Particolare di una delle colonne
tuscaniche.

❷ a▶
Costruzione della colonna tuscanica secondo le proporzioni
codificate dal Vignola nella seconda metà del Cinquecento, e
dunque completa di un piedistallo che è sempre la terza parte della
colonna (composta da: cimasa, dado e zoccolo).

❷ b▶ 12 6 0 1 2 3 4 5 6
Scala modulare.
parti modulo

32450_080-104_giu2016.indd 100 21/06/16 21:57


prOva subitO: impiego della scala modulare v
1. La fig.❶a illustra un particolare della Loggia Cornaro (fig.❶b): una colonna tuscanica poggiante su un 101
piedistallo, novità assoluta dell’epoca romana, la cui parte inferiore è ricostruita nel grafico della fig.❷a,
riproduzione parziale e ingrandita, della fig. 2a di pag. 100.

MODuLO c. Applicazioni della geometria euclidea, scale di proporzione e normative tecniche / Unità 6. Scale di proporzione
Completa i testi degli altri elementi presenti nel particolare architettonico di fig.❷a.
Poi completa i disegni del fusto, della colonna e del relativo capitello tuscanico utilizzando la scala modulare di
fig.❷b. èntasi

èntasi
mod.1 2a

mod.1

mod.2
imoscapo

mod.1
base
mod.2
imoscapo
cimasa = p.6

mod.1
base

p. 8 mod.4 p. 8

1/3 della colonna


cimasa = p.6

dado mod.3 p.8


moduli 2 parti 9

piedistallo

1/3 della colonna


dado mod.3 p.8

piedistallo mod.4
moduli 2 parti 9

zoccolo = p.6

zoccolo = p.6

12 6 0 1 2 3 4 5 6
2b
parti modulo

12 6 0 1 2 3 4 5 6

parti modulo

❶a e b ▲ Giovanni Maria Falconetto,


Loggia Cornaro, xvi sec. Padova, Palazzo
Giusti.

32450_080-104_giu2016.indd 101 21/06/16 21:57


faCCiamO il puntO
102

Riconosciamo e utilizziamo le geometrie decorative nelle opere d’arte


1. La finestra rotonda del Palazzo di Hisham è
formata da una corona circolare nella quale è
inscritta una rosetta esalobata con al centro un
foro (fig.❶a). Secondo alcuni studiosi, potrebbe
essere stata questa forma, conosciuta in Europa
grazie ai Crociati, a ispirare i rosoni che ornano le
facciate di molte cattedrali gotiche europee.
Segui le istruzioni e disegna, con misure
raddoppiate, la fig.❶e, ricostruzione grafica del
particolare della finestra di fig. 1a. ❶a ▲ Finestra ornamentale del Palazzo di Hisham, viii sec.
Khirbat al-Mafjar, Cisgiordania (territori occupati da Israele).
▸ Traccia una circonferenza di centro O e raggio OA e
costruisci al suo interno un esagono regolare (fig.❶b, 1b
in rosso; ▶ pag. 31, fig. 32).
▸ Concentriche alla prima, descrivi ora due circonferenze,
di raggio OC e OD, e una, esterna, di raggio OE. A O C D B E

▸ Prolunga i lati B1 e B4 dell’esagono che incontrano


rispettivamente in O’ e O’’’’ i prolungamenti del diametro
verticale delle circonferenze (fig.❶c).
▸ Centra in O’ e O’’’’ e con raggi O’1 e O’’’’4 individua due
archi di circonferenza: 1-2 e 4-3.
O'
▸ Traccia altri due diametri, passanti per il centro O e
1c
perpendicolari ai lati dell’esagono, e su di essi ottieni
in modo analogo gli altri centri O’’, O’’’, O’’’’’, O’’’’’’. O'' O''''''
▸ Centra in ciascuno di essi e, con raggio uguale a OB, 2 6 1

traccia gli altri quattro archi di circonferenza 2A, A3, h

B4 e B1. A 5 O C B E
▸ Unisci il centro O con i vertici 2, 4 e 1, 3 e individua gli
ultimi due diametri delle circonferenze. 3 4
▸ Con centro in O e raggio Oh, traccia, con spessore O''' O'''''
sottile, una circonferenza.
▸ Con centro O’’ e raggio O’’h traccia l’arco 5-6;
O''''
analogamente trova gli altri cinque archi che vanno a
completare la figura esagonale centrale dai lati curvi.
▸ Osserva attentamente il grafico in bianco e nero 1d 1e
(fig.❶d) e colorato (fig.❶e) e completa la
costruzione della finestra ornamentale.

lezione 3

32450_080-104_giu2016.indd 102 21/06/16 21:57


v
103

2. con l’ausilio delle figg.❷a, b e c esegui e completa la fig.❷d, 2d

MODuLO c. Applicazioni della geometria euclidea, scale di proporzione e normative tecniche / Unità 6. Scale di proporzione
ricostruzione grafica di un motivo decorativo caratteristico dei
pavimenti cosmateschi, il quinconce (fig.❷e).
Il quinconce è una composizione di quattro tondi disposti attorno a un
quinto, connesso agli altri attraverso bande intrecciate.
L’impianto geometrico della pavimentazione illustrata è costituito da un
quadrato contenente un altro quadrato, ruotato di 45°, al cui interno si
trova un piccolo quinconce. Le bande che circondano il tondo centrale si
allargano fino a raggiungere la stessa dimensione delle quattro ruote più
grandi poste ai lati del quadrato esterno.

❷e ▲ Cattedrale di Santa Maria


Maggiore, xii sec. Civita Castellana.
2a 2b 2c
Motivo quinconce del pavimento.

3. Segui le fasi iniziali della


costruzione (figg.➌a e
b) e completa la fig.➌c,
ricostruzione grafica della
struttura modulare che
caratterizza la decorazione
di un edificio neoclassico 3a 3b
di metà ’800 (fig.➌d).

3c ➌d ▼ Museo Nazionale di Budapest,


1837-47. Decorazione del basamento.

32450_080-104_giu2016.indd 103 21/06/16 21:57


faCCiamO il
faCCIaMO IL puntO
pUNTO v
104

4. Osserva le prime tre fasi illustrate nelle figg.➍a, b e c e disegna con misure più grandi la fig.➍d,
ricostruzione grafica della struttura modulare di fig.➍e.

4a 4b 4c

4d

➍e ◀
Particolare
di una
decorazione
dell’Alcázar
di Siviglia
(Spagna).

5. disegna in scala 1:10 un particolare che arreda l’ambiente in cui vivi.


Poi utilizza il metodo del reticolo per eseguire il relativo ingrandimento in scala 1:4.

6. disegna la pianta di un piccolo appartamento, con le relative quotature, utilizzando la scala di riduzione
(numerica o grafica) più adatta.

7. la scale grafiche semplici o ticoniche si usano per quotare disegni di oggetti vari; prova a metterle in pratica
su un oggetto qualsiasi preso dalla realtà.

32450_080-104_giu2016.indd 104 21/06/16 21:57


La geometria
descrittiva
mODulO D
Proiezioni cilindriche bidimensionali

mODulO e
Proiezioni cilindriche tridimensionali

mODulO f
Sezioni, intersezioni e
compenetrazioni di solidi

mODulO g
I fondamenti dello studio delle ombre

32450_105-161_giu2016.indd 105 21/06/16 21:58


unitÀ 7
106
Metodi di proiezione: concetti generali

prOieziOni CilinDriChe e COniChe

Il matematico francese Gaspard Monge (Beaune 1746 - Parigi 1818) studiò alla scuola militare di Mézières,
dove poi insegnò dal 1776 al 1780. Fu in questa sede che, a partire dai metodi basati esclusivamente su
procedimenti empirici allora in uso, elaborò un metodo razionale per la rappresentazione grafica delle figure
nello spazio che consentisse di risalire dal disegno all’oggetto e viceversa, regolando in modo universale il
passaggio fra spazio tridimensionale e piano bidimensionale.
Con Monge nasce la geometria descrittiva, nuovo capitolo della geometria, e il nome del matematico è rimasto
associato in particolare al metodo della doppia proiezione ortogonale.
La ricerca di Monge, evoluzione di una geometria pratica elaborata nel mondo dell’edilizia, è maturata
nell’epoca dell’Illuminismo, quando in ogni ambito le tecniche si trasformano in scienze applicate.

Metodo della doppia proiezione ortogonale o Metodo dell’assonometria


metodo di Monge Si proietta ortogonalmente la figura obiettiva sui
Consiste nel proiettare ortogonalmente tre piani PO, PV e PL (piano laterale) ortogonali; si
(perpendicolarmente) la figura spaziale (figura proiettano poi tali proiezioni e la figura spaziale sul
mODulO D Proiezioni cilindriche bidimensionali

obiettiva) sopra almeno due piani (1° quadro-piano piano rappresentativo (quadro assonometrico) da un
orizzontale [PO] e 2° quadro-piano verticale [PV] centro improprio (C ∞) di proiezione (figg.❷ e ❸).
mutuamente ortogonali) (fig.❶). Il metodo dà una L’assonometria ha il vantaggio di dare in una sola figura
conoscenza esatta delle forme reali degli oggetti con l’immagine completa dell’oggetto con le tre dimensioni,
le loro dimensioni reali, rimpicciolite o ingrandite. in una forma simile a quella reale, di cui conserva il
parallelismo fra i lati e, talvolta, anche i rapporti metrici
delle tre dimensioni.

figura obiettiva
1 2
PV
π3
quadro assonometrico α C

dro π2 PL
qua

figura obiettiva
PV

C∞

π2
T
π1

π1 PO
1° quadro PO
L

32450_105-161_giu2016.indd 106 21/06/16 21:58


Metodo della proiezione centrale o prospettiva al piano di proiezione (quadro assonometrico). Gli esempi
Consiste nel proiettare la figura spaziale (figura obiettiva) illustrano l’assonometria obliqua cavaliera (fig. 2),
sopra il piano rappresentativo (quadro prospettico), da un uno dei metodi assonometrici con raggi proiettanti
unico centro di proiezione (centro proprio) posto a distanza obliqui al piano di proiezione α (quadro assonometrico),
107
finita dal piano di proiezione (fig.❹). La prospettiva disposto parallelamente a uno dei piani fondamentali (in
rappresenta gli oggetti nella loro forma apparente, quella questo caso al PV); l’assonometria ortogonale - sistema
con la quale essi appaiono al nostro occhio che li osserva da trimetrico (fig. 3), uno dei metodi assonometrici con raggi

MODuLO D. proiezioni cilindriche bidimensionali /


un punto determinato. La geometria descrittiva permette, proiettanti perpendicolari (cioè con la stessa inclinazione
quindi, di sostituire la considerazione di ogni figura di OO’) al piano di proiezione α (quadro assonometrico) che
spaziale con quella della corrispondente figura piana, e è disposto obliquo ai tre piani fondamentali (PO, PV e PL).
quindi di risolvere problemi spaziali mediante costruzioni
piane. Fra le sue più importanti applicazioni figurano la Le proiezioni coniche si hanno quando il centro di
rappresentazione delle superfici topografiche, la teoria proiezione è a distanza finita da un piano. Un esempio di
delle ombre e quella del chiaroscuro. proiezione conica è la prospettiva (fig. 4, in rosso i raggi
proiettanti o visuali che intersecano il quadro prospettico).
Proiezioni cilindriche e proiezioni coniche
Le proiezioni cilindriche si hanno quando il centro di Nomenclatura nella geometria descrittiva
proiezione è a distanza infinita (C ∞) da un piano. In PO (o π1: pi greco con uno) indica il piano orizzontale.
questo caso i raggi visuali, che risultano paralleli tra PV (o π2: pi greco con due) indica il piano verticale.
loro, prendono il nome di proiettanti e il piano prende PL (o π3: pi greco con tre) indica il piano laterale.
il nome di quadro di proiezione. Se le proiettanti sono (PO) indica il piano orizzontale ribaltato, così come

Unità 7. Metodi di proiezione: concetti generali


perpendicolari al piano, la proiezione è ortogonale; negli qualsiasi elemento ribaltato si indica tra parentesi. Gli altri
altri casi la proiezione si dice obliqua. Le proiezioni piani si indicano con le lettere dell’alfabeto greco: α, β, γ, π...
ortogonali sono proiezioni cilindriche o parallele aventi Le proiezioni di punti A sui piani orizzontale, verticale e
il centro di proiezione (C) all’infinito e le proiettanti laterale si indicano rispettivamente con A’, A’’, A’’’ (ossia A
perpendicolari al piano (fig. 1). Nel disegno le proiettanti primo, A secondo, A terzo).
risultano perpendicolari al primo e al secondo quadro di Fra i simboli più comuni ≡ indica qualsiasi elemento
proiezione (PO e PV) che sono mutuamente ortogonali e coincidente con un altro: A’ ≡ B’ (ossia A primo coincidente
si intersecano nella linea di terra (LT). con B primo); ∞ indica qualsiasi elemento posto a distanza
Anche l’assonometria è una proiezione cilindrica, o infinita: A ∞ (ossia A all’infinito); ⊥, //, ⊥, ∈, ∉ indicano
parallela, avente il centro di proiezione all’infinito (C ∞) e rispettivamente qualsiasi elemento perpendicolare, parallelo,
le proiettanti (figg. 2 e 3, in rosso) oblique o perpendicolari obliquo, appartenente e non appartenente a un altro.
figura obiettiva
C∞
3 4
PL
π2

PV

quadro prospettico α

C
O'

centro proprio
α
π3
O
metrico
assono
quadro

π1 PO figura obiettiva

32450_105-161_giu2016.indd 107 21/06/16 21:58


unitÀ 8
108
Proiezioni ortogonali

8.1
metODO Della DOppia prOieziOne OrtOgOnale

Definizione: la proiezione ortogonale di un punto dello spazio è il piede della perpendicolare condotta dal punto al piano.

Avvertenza: nelle proiezioni ortogonali figure come quelle dei grafici 2 e 3 possono essere indicate con termini diversi,
ma di significato identico: dimostrative, esplicative o spaziali. Queste figure tridimensionali, disegnate assonometricamente
con un piano ad angolo retto (il diedro) che successivamente si ribalta, rendono facilmente comprensibili le relative
rappresentazioni geometriche, come la fig. 4, chiamate anche figure descrittive.

Dato il punto A dello spazio, per ottenere la sua proiezione


1 ortogonale su un piano disposto orizzontalmente (PO o π1)
A
basta condurre da A una perpendicolare al piano stesso. La
B
perpendicolare AA’ (in rosso) si chiama retta proiettante e il
piano PO o π1 (in giallo) piano di proiezione o quadro (fig.❶).
Osservando la rappresentazione spaziale di questa figura
π1 si rileva chiaramente che la proiezione A’ del punto A
coincide con la proiezione B’ di un altro punto B preso lungo
A' ≡ B'
la perpendicolare (proiettante) condotta da A al piano. Ne
PO
risulta che A’ è anche la proiezione di uno qualsiasi degli
infiniti punti che formano la retta proiettante da A al piano
orizzontale PO.
Da ciò si desume che un solo piano non è sufficiente per
rappresentare la distanza di un punto dal piano stesso, ma è
necessario servirsi di un altro piano.
2 La rappresentazione spaziale dimostra chiaramente che la
π2
posizione esatta di un punto nello spazio si può stabilire
angolo diedro
soltanto considerando i due piani, PO (o π1) e PV (o π2),
PV ortogonali fra loro. Infatti anche se le distanze dal PV dei punti
aggetto A e B sono uguali, le distanze degli stessi dal PO sono diverse.
A'' A
Quindi le proiezioni A’ e A’’ sono proiezioni ortogonali soltanto
B'' B
del punto obiettivo A, e le proiezioni B’ e B’’ sono proiezioni
ortogonali soltanto del punto obiettivo B.
quota

90° Nel metodo delle proiezioni ortogonali, o metodo di Monge,


T
π1
gli elementi principali di riferimento sono dunque costituiti
da due piani PO e PV, detti rispettivamente primo e secondo
A' ≡ B' quadro, mutuamente ortogonali (angolo diedro). Da ciò il nome
L
PO di doppia proiezione ortogonale (fig.❷). Naturalmente i piani
sono infiniti ma, per esigenze pratiche, vengono raffigurati
come rettangoli. L’incontro o l’intersezione fra i due piani
determina la linea di terra, LT (▶ anche fig. 3).

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Figura assonometrica dimostrativa e rappresentazione π2 3
geometrica o descrittiva delle proiezioni ortogonali del
punto A dello spazio
Le due proiezioni A’ e A’’ del punto A si ottengono PV
aggetto 109
proiettando ortogonalmente il punto sui due quadri A'' A

e poi ribaltando l’uno sul prolungamento dell’altro,


di modo che A’ e A’’ vengano a trovarsi su una retta

MODuLO D. proiezioni cilindriche bidimensionali /


perpendicolare alla LT e giacente sui piani di proiezione,

quota
detta linea di richiamo. Negli esempi essa è illustrata, T
π1
con le relative freccette di direzione (in nero); le linee
rosse con le freccette indicanti le direzioni di ciascuna A'

proiezione costituiscono invece le rette proiettanti che si


PO
trovano nello spazio e si tracciano, quindi, soltanto nella L
rappresentazione spaziale (fig.➌).

(A')

PV piano verticale (π1)


π2
4

A'' (PO)

Unità 8. Proiezioni ortogonali


quota

linea di terra
L T
aggetto

Esse, nell’intersezione con i due piani, individuano


le suddette proiezioni. Il segmento che fa parte della
A' linea di richiamo compreso fra A’ e la LT rappresenta
la distanza del punto A dal PV e si chiama aggetto;
il segmento adiacente, che ha per estremi il punto
d’intersezione con la LT e A’’, rappresenta, invece, l’altezza
PO piano orizzontale π1
del punto A dal PO e si chiama quota (fig.➍).

6 P
Proiezioni quotate 5 5
Soltanto nelle proiezioni verticali quotate, con il 4
3
metodo di Monge, è sufficiente una sola proiezione per 2
determinare la posizione di un punto (in fig.➎: P o H) 1 π1
nello spazio, a condizione, però, che alle sue proiezioni 0
P'(+6)
sia aggiunta la quota positiva o negativa a seconda che PO 0 H'(–7)

il punto si trovi al di sopra o al di sotto del piano. Queste 1


2
proiezioni sono poco usate. 3
4
5
6
7
H

32450_105-161_giu2016.indd 109 21/06/16 21:58


uTILITà DELLA DOppIA pROIEzIONE ORTOGONALE

Le due composizioni di solidi Per rilevare la diversa conformazione Le rappresentazioni geometriche con
rappresentate nelle figg.➏ e ➐ dei due gruppi di solidi proiettati le stesse dimensioni e colori delle
110
hanno caratteristiche diverse, anche è necessario servirsi di almeno un figure assonometriche facilitano
se l’uguaglianza delle loro proiezioni altro quadro di proiezione, PV, come la lettura di queste proiezioni e
ortogonali su un solo piano, PO, nelle figure spaziali assonometriche chiariscono l’utilità della doppia
farebbe intendere il contrario. delle figg.➑ e ➒. proiezione ortogonale (figg.�� e ��).

6 8 10
PV

PV

T
PO
L T

PO
L

PO

(PO)

7 9 11
PV

PV

T L T
PO

PO

PO

(PO)

32450_105-161_giu2016.indd 110 21/06/16 21:58


8.2
piani Di prOieziOne: quattrO DieDri

12 111
I due piani di proiezione, l’uno π2+

orizzontale e l’altro verticale,


intersecandosi dividono lo spazio

MODuLO D. proiezioni cilindriche bidimensionali /


in quattro angoli diedri retti PV+

uguali aventi per spigolo comune


semipiano verticale superiore
la LT. I diedri si indicano con le II diedro I diedro

cifre romane I, II, III, IV, in senso positivo

antiorario (fig.��). I due piani


orizzontale e verticale si dividono T
π1– semipiano orizzontale anteriore π1+
quindi in due semipiani: il
piano orizzontale, in semipiano negativo positivo

orizzontale anteriore e semipiano


PO– semipiano orizzontale posteriore PO+
orizzontale posteriore; il piano L
verticale, in semipiano verticale
superiore e semipiano verticale negativo

inferiore. Ai semipiani del I diedro III diedro IV diedro


semipiano verticale inferiore
è assegnato per convenzione il

Unità 8. Proiezioni ortogonali


segno + (positivo); nel II diedro π2–

il semipiano verticale superiore


conserva il segno +, mentre
quello orizzontale posteriore ha PV–

il segno – (negativo); i semipiani


del III diedro hanno ambedue
il segno –; nel IV diedro il
semipiano orizzontale anteriore
resta col segno +, mentre quello
verticale inferiore è considerato PV+ ≡ PO- π2 + ≡ π1 -
con segno –. 13
Il PO, ruotando attorno alla LT
(come indicano le freccette di
fig. 12), fino a coincidere con semip. vert. sup. ≡ semip. orizz. post.
il PV, si dispone su un’unica
superficie divisa in due
parti dalla LT. Si ha quindi la
rappresentazione geometrica
o descrittiva dei quattro diedri L T

(fig.��). La parte superiore


rappresenta il semipiano
verticale superiore coincidente
col semipiano orizzontale
semip. orizz. ant. ≡ semip. vert. inf.
posteriore (PV+ ≡ PO–); la
parte inferiore rappresenta il
semipiano orizzontale anteriore,
coincidente con il semipiano
PO+ ≡ PV- π1 + ≡ π2 -
verticale inferiore (PO+ ≡ PV–).

32450_105-161_giu2016.indd 111 21/06/16 21:58


raPPreseNtaziONe DeL PUNtO Nei qUattrO DieDri

Nella figura assonometrica 14


π2+
dimostrativa di fig.�� sono
112
rappresentati i punti dello spazio
A, B, C, D, con le relative proiezioni +
A'' A
PV
ortogonali sui quattro diedri. Allo (B' )

scopo di rendere più chiari gli


esercizi proposti, le proiezioni dei B
II diedro B'' I diedro
punti A nel I diedro, B nel II diedro, (C' )
C nel III diedro e D nel IV diedro T
sono ridisegnate singolarmente π1– π1+
A'
nelle figg. 15, 16, 17 e 18, assieme B'
alle relative rappresentazioni C' D'
+
– PO
geometriche. PO
L
Queste ultime proiezioni sono
(A' )
eseguite come nella figura spaziale III diedro (D' ) IV diedro
(fig. 14), ma con misure ridotte. C C''

D'' D
π2 –


PV

15 Le proiezioni del punto A nel I diedro si ottengono


I diedro
π 2+ tracciando da esso le perpendicolari AA’ e AA’’ (rette
A'' A proiettanti in rosso) rispettivamente al primo quadro PO+
e al secondo quadro PV+. I piedi di queste perpendicolari,
situati precisamente A’ sul semipiano orizzontale
T
A'' anteriore e A’’ sul semipiano verticale superiore, sono
A' π 1+
π 2+ le proiezioni del punto A. Con la rotazione del PO+,
indicata dalle freccette in nero, A’ si viene a trovare
L sul prolungamento di A’’ perpendicolarmente alla LT,
(A')
L T determinando la linea di richiamo A’’A’ tracciata in nero.
Essa soltanto determina le proiezioni A’ e A’’ del punto A,
π 1+ nella rappresentazione geometrica di fig.��.
A'

Dalle figg. 14 e 15 si rileva che il punto A, e così tutti i punti


che si trovano nel I diedro, ha la sua prima proiezione
al di sotto della LT a una distanza da essa equivalente
all’aggetto, che è positivo, e la seconda proiezione al di
sopra della LT a una distanza da essa equivalente alla
quota (▶ pag. 109, figg. 3 e 4), che è anch’essa positiva.

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La prima proiezione B’ del punto B nel II diedro si trova
II diedro
16 π 2+ sul semipiano orizzontale posteriore PO– e la seconda
proiezione B’’ sul semipiano verticale PV+. Nei disegni
(B')
esplicativi delle figg. 14 e 16 esse sono state determinate
113
B dalle proiettanti da B tracciate sempre in rosso. Con la
B''
T rotazione del PO–, indicata dalle freccette in nero, B’ si
B' viene a trovare sulla perpendicolare per B’’ alla LT (linea

MODuLO D. proiezioni cilindriche bidimensionali /


π 1– ≡ π 2 + B' di richiamo) e sullo stesso piano PV+ in cui si trova B’’.
π 1–
B''
L
Nella rappresentazione geometrica di fig.�� la linea
di richiamo si trova sopra la LT, e dalle figg. 14 e 16 si
L T
rileva che il punto B, e così tutti i punti che si trovano
nel II diedro, ha ambedue le proiezioni sopra la LT, e che
mentre la quota, equivalente alla distanza di B’’ dalla LT, è
positiva, l’aggetto, equivalente alla distanza di B’’ dalla LT,
è negativo.

Le proiezioni del punto C nel III diedro si ottengono


17
conducendo da C le perpendicolari CC’ e CC’’ (rette
proiettanti in rosso) ai due piani. Le proiezioni C’ e C’’

Unità 8. Proiezioni ortogonali


(C' )
si trovano rispettivamente sul semipiano orizzontale
T posteriore PO– e sul semipiano verticale inferiore PV–. Con
la rotazione del PO –, indicata dalle freccette in nero, C’
π1 – C' C' si viene a trovare al di sopra della LT. Dalle figg. 14 e 17 si
π1 –
L
rileva che il punto C, e così tutti i punti che si trovano nel
L T
III diedro, ha le proiezioni inverse a quelle del I diedro;
C C'' le distanze di C’’ dalla LT e di C’ dalla LT, equivalenti
π2 –
rispettivamente alla quota e all’aggetto, sono entrambe
π2 – C''
negative (fig.��).
III diedro

18 Le proiezioni D’ e D’’ del punto D nel IV diedro si


ottengono conducendo dal punto obiettivo D prima la
T perpendicolare DD' e poi la perpendicolare DD’’ (rette
π 1+
proiettanti in rosso) ai due piani. Le suddette proiezioni D’
D'
e D’’ si trovano rispettivamente sul semipiano orizzontale
L anteriore PO+ e sul semipiano verticale inferiore PO–. Con
(D') L T la rotazione del PO+, indicata dalle freccette in nero, D’
si viene a trovare al di sotto della LT. Dalle figg. 14 e 18 si
D'' D D'
π 1+ ≡ π 2 – rileva che il punto D, e così tutti i punti che si trovano nel
π2 – IV diedro D'' IV diedro, ha le proiezioni inverse a quelle del II diedro
con l’aggetto positivo e la quota negativa (fig.��).

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8.3
20
pOsiziOni partiCOlari Di un puntO PV
PV

114
T A''
L T
19 π2 A'' A ≡ A'

PO
L
B ≡ B'' PO
PV A ≡ A'
(A ≡ A')

(PO)

PV
T B ≡ B'' 21
A'' A ≡ A'
π1 B ≡ B''
PV

C ≡ C' ≡ C'' B'


T
PO L T
B'
L
B'
PO
L

(A ≡ A') PO

(PO)
(π1)

(PO)
22
PV PV

T C ≡ C' ≡ C''
Nella figura assonometrica dimostrativa di fig.�� sono L T
C ≡ C' ≡ C''
rappresentati, con le relative proiezioni ortogonali sul I PO
diedro, i punti A e B appartenenti rispettivamente al PO L
PO
e al PV e il punto C appartenente alla LT. Allo scopo di
rendere più chiari gli esercizi proposti, le proiezioni dei
punti A, B e C sono ridisegnate singolarmente nelle figg. (PO)

20, 21 e 22, assieme alle rappresentazioni geometriche.

La prima proiezione A’ del punto A appartenente al al PO, BB’ (retta proiettante), appartiene anche al PV.
PO (figg.�� e ��) coincide col punto obiettivo A sul La seconda proiezione B’’ coincide con lo stesso punto
PO poiché la distanza del punto A dal PO è nulla. La obiettivo B, essendo la distanza di B dal PV nulla. Con
seconda proiezione A’’ si trova sulla LT poiché, tracciando la rotazione del PO, le proiezioni rimangono nella loro
la perpendicolare da A al PV, si constata che la retta posizione iniziale e dalle figg. 19 e 21 si rileva che tutti i
proiettante AA’’ appartiene anch’essa al PO. Ruotando il PO, punti appartenenti al PV, come il punto B, hanno la prima
la prima proiezione A’ si viene a trovare al di sotto della LT, proiezione che cade sempre sulla LT e che l’aggetto è
e dalle figg. 19 e 20 si rileva che tutti i punti appartenenti nullo; la seconda proiezione si trova sempre al di sopra
al PO, come il punto A, hanno la loro prima proiezione al di della LT e la distanza da essa è anche la quota.
sotto della LT e che la distanza da essa è anche l’aggetto; la Quando un punto come C si trova sulla LT, per cui
seconda proiezione cade sempre sulla LT e la quota è nulla. appartiene a entrambi i piani, le due proiezioni
La prima proiezione B’ del punto B appartenente al PV coincidono con lo stesso punto C e la quota e l’aggetto
(figg.�� e ��) si trova sulla LT, poiché la perpendicolare sono nulli (figg.�� e ��).

32450_105-161_giu2016.indd 114 21/06/16 21:58


8.4
terzO pianO Di prOieziOne
t''
23
tto
spe
pro 115
Il terzo piano di proiezione, chiamato piano laterale o
di profilo, indicato con PL, in aggiunta al PO e al PV e a PV

questi perpendicolare, permette una visione più completa

MODuLO D. proiezioni cilindriche bidimensionali /


e precisa di un oggetto.
Questi tre piani formano un triedro trirettangolare,
all’interno del quale si immagina di porre la figura da
PL
proiettare. Le linee di intersezione del PL con il PO e con il
PV si indicano con t’ e t’’.

fia
Nel grafico della fig.�� è rappresentata una seduta

con
proiettata, perpendicolarmente, sui tre quadri PO, PV
e PL; le linee proiettanti sono tracciate in rosso, quelle
di richiamo in nero (▶ pag. 109, fig. 3). Sul PO si ha la
larghezza (pianta o prima proiezione); sul PV l’altezza
(prospetto o seconda proiezione); sul PL la profondità
(fianco o terza proiezione). L

La rappresentazione geometrica della fig.�� si ottiene


ruotando il PL intorno alla linea d’intersezione t’’ e il PO
intorno alla LT (fig.��); assieme ai piani ruotano anche le

Unità 8. Proiezioni ortogonali


nta t'
relative proiezioni (nell’esempio la pianta e il fianco della pia

seduta), definendo, quindi, un’unica superficie divisa da


due rette perpendicolari fra loro: una orizzontale (LT, linea T T

di terra) e l’altra verticale (t’ e t’’, tracce).

(PL)
PO

24 t''

PV
(T) PL 25
PV

t''

PL

(t')
L T

t'

PO t'
(PO) PO

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Figura assonometrica dimostrativa e
rappresentazione geometrica delle proiezioni 26 (PL)

ortogonali del punto A dello spazio


Le tre proiezioni A’, A’’, A’’’ del punto A, sospeso nello PL
116 (A''')
spazio, si ottengono rispettivamente proiettando
t''
ortogonalmente il punto sui tre quadri; poi, con le A'''
stesse rotazioni eseguite per i ribaltamenti del PO PV o
ett
e del PL, si mandano i punti A’ e A’’’ ai piani stessi A''
A

a gg
1° aggetto
ribaltati, di modo che A, A’ e A’’ vengono a trovarsi su
(T)
una retta perpendicolare alla LT e appartenente al PO

quota
e al PV (1a linea di richiamo), e A’’ e A’’’ su una retta
parallela alla LT e appartenente al PV e al PL (2a linea 2
O
di richiamo). t'
T

In fig.�� le linee di richiamo, con le relative freccette A'


di direzione, sono tracciate in nero per distinguerle L
PO

dalle rette proiettanti, in rosso, che, trovandosi


nello spazio e quindi non appartenendo a nessun 1
piano, figurano soltanto nella figura assonometrica
dimostrativa (▶ pag. 115, fig. 23). (A')
(t')
Nella rappresentazione geometrica di fig.��, per
individuare la terza proiezione A’’’, stabilite le
proiezioni A’ e A’’, si conducono da esse le parallele
alla LT. La parallela alla LT da A’ interseca la traccia (PO)
t’t’’ nel punto 1; si centra in O, e con raggio O1 si
traccia un quarto di cerchio che interseca nel punto
2 la LT. Dal punto 2 si innalza la perpendicolare alla
LT che, intersecandosi con l’altra parallela tracciata
inizialmente dal punto A’’, determina A’’’. Per riportare 27
le linee dal PO al PL e viceversa, si possono usare,
PV PL
come indica la fig. 27, sia la squadra a 45° sia il distanza dal PL
compasso. o 2 ° aggetto

Il segmento che fa parte della linea di richiamo A'' A'''

compreso fra A’ e la LT rappresenta la distanza del


punto A dal piano verticale e si chiama 1° aggetto. Il
distanza dal PO

t''
segmento adiacente, che ha per estremi il punto di
o quota

intersezione con la LT e A’’, rappresenta l’altezza del


punto A rispetto al piano orizzontale e si chiama quota.
Il segmento che fa parte dell’altra linea di richiamo
L T
compreso fra A’’ e la traccia t’’ rappresenta la distanza O 2

del punto A dal piano laterale e si chiama 2° aggetto.


distanza dal PV
o 1° aggetto

45°

A' 1

t'

PO

lezione 7

32450_105-161_giu2016.indd 116 21/06/16 21:58


8.5
rappresentaziOne Del pianO
117
Definizione: un piano è una superficie, illimitata in ogni verso e priva di spessore, individuata da tre punti
non allineati, o da una retta e un punto fuori di essa. Viene indicato con una lettera dell’alfabeto greco (▶ pag. 6, fig. 12).

MODuLO D. proiezioni cilindriche bidimensionali /


L’intersezione di un piano con il triedro individua una retta chiamata traccia. In proiezione ortogonale il
piano viene rappresentato mediante le sue tracce, indicate con t1 sul piano orizzontale, t2 sul piano verticale,
t3 sul piano laterale. Il piano, pur essendo infinito, viene raffigurato come un rettangolo.

Figura assonometrica spaziale e (t3 α) (t3 α) 28


(PL) (PL)
rappresentazione geometrica di un t'' t'' t3PL PL PV t α PV t''t α t''t α PL
t3 α
PL
α t3 α 2 2 3

piano α parallelo al PO e perpendicolare t 2α t 2α


PV PV
al PV e al PL α α
(T) (T)
In fig.�� (dimostrativa e descrittiva) il
t' t'
piano dato α (in azzurro) intersecandosi T L T L T T
con i quadri di proiezione, determina sul PO PO
PV la seconda traccia di α, t2α, L L

e sul PL la terza traccia di α, t3α, che


risultano ambedue perpendicolari alla (t') (t') PO PO t' t'

Unità 8. Proiezioni ortogonali


traccia t’’ di intersezione del PV con il PL. (PO) (PO)

29 (PL) (PL) Figura assonometrica spaziale e


PV t'' PV PL PL rappresentazione geometrica di un
t'' t3 α PL
t'' t3 α PL t3 α t'' t3 α
(t3 α) (t3 α) piano α parallelo al PV e perpendicolare
PV α PV α
(T) (T) al PO e al PL
In fig.�� (dimostrativa e descrittiva) il
t' t'
PO
T L
PO
T L T T piano dato α (in azzurro), intersecandosi
t1α t1α
con i quadri di proiezione, determina sul
t1α t1α
L L
(t1α) (t1α) PO la prima traccia di α, t1α, e sul PL la
terza traccia di α, t3α; di conseguenza
(t') (t') PO t' PO t' t1α è perpendicolare alla traccia t’
(PO) (PO) di intersezione del PO con il PL
e t3α è perpendicolare alla LT.

Figura assonometrica spaziale e (PL) (PL) 30


rappresentazione geometrica di un PL PV
PL PV t'' t'' PL PL
t'' t''
piano α parallelo al PL PV PV
In fig.�� (dimostrativa e descrittiva) il (T) (T)
t2α t2α
t2α t2α
piano dato α (in azzurro), intersecandosi
t' t'
con i quadri di proiezione, determina sul α
T L
α
T L T T
PO la prima traccia di α, t1α, e sul PV t1α PO t1α PO
la seconda traccia di α, t2α, che risultano L L
(t1α) (t1α)
adiacenti e ambedue perpendicolari t1α t1α
alla LT. In questa particolare posizione (t') (t') PO PO t' t'
il piano α è chiamato piano di profilo. (PO) (PO)

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Figura assonometrica spaziale e 31
rappresentazione geometrica di un
(PL)
piano α passante per la LT, inclinato
PL PV t'' PL
di 45° rispetto sia al PO sia al PV e t' (t3 α)
118
perpendicolare al PL PV (A''' ) α
piano bisettore
t3 α
t3 α
In questa particolare posizione il piano α A''
A'' A A''' (T) A'''
(in azzurro) è chiamato piano bisettore, 45°

perché divide il triedro in due zone t' LT ≡ t1 α ≡ t2 α


45°
45° T L T
di uguale ampiezza. Di conseguenza α A'
le proiezioni, su PO e PV, di un punto ≡ t2 45°
≡ t 1α L PO
A del piano stesso (non appartenente LT
A'
naturalmente alla LT) sono equidistanti (A')
dalla LT, mentre la proiezione sul PL
(t') PO t'
dello stesso punto A’’’ viene a trovarsi
sulla terza traccia del piano bisettore α, (PO)

t3α. In fig.�� (dimostrativa e descrittiva)


il piano dato α, intersecandosi con il
terzo quadro di proiezione PL e con la
linea di terra LT, determina sul PL
la terza traccia di α, t3α; la prima e la
seconda traccia di α, t1α e t2α coincidono
con la LT; la t3α divide diagonalmente
il PL in due parti uguali formando con la
LT e la traccia t’’ di intersezione del PV
con il PL due angoli di 45°.

32 Figura assonometrica spaziale e


rappresentazione geometrica di un piano α
(PL)
PV t'' PL obliquo al PO e al PV e perpendicolare al PL
PL
t'' t2α In fig.�� (dimostrativa e descrittiva) il
t2α
PV
t3 α piano dato α (in azzurro) intersecandosi
α (T) t3 α
(t3 α)
con i quadri di proiezione, determina su
t' PO, PV e PL rispettivamente la prima, la
T L T
t1α seconda e la terza traccia di α, t1α, t2α, t3α. Di
PO
L conseguenza t1α e t2α sono parallele alla LT;
t1α la t3α è inclinata rispetto sia alla LT sia alla
(t1α)
(t')
traccia t’’ di intersezione del PV con il PL; tale
PO t'
(PO)
inclinazione corrisponde a quella del piano
dato α rispetto a PO e PV. Inoltre la t3α ha un
punto in comune con la t2α e la traccia t’’ di
intersezione del PV con il PL. Questo piano è
detto piano proiettante nel terzo quadro,
poiché tutti i punti o rette appartenenti a
esso hanno la loro terza proiezione sulla sua
terza traccia. Anche il piano bisettore (fig. 31)
può essere considerato un particolare piano
proiettante nel terzo quadro, poiché il punto
A, appartenente a esso, ha la terza proiezione
sulla sua terza traccia.

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Figura assonometrica spaziale e rappresentazione 33
geometrica di un piano α perpendicolare al PO e (PL)
(t3 α)
obliquo al PV e al PL t'' PL PV t'' PL
α
In fig.�� (dimostrativa e descrittiva) il piano dato α PV t3 α t2α t3 α 119
(in azzurro), intersecandosi con i quadri di proiezione, (T)
determina su PO, PV e PL rispettivamente la prima, la t2α
t'
seconda e la terza traccia di α, t1α, t2α, t3α. T L T

MODuLO D. proiezioni cilindriche bidimensionali /


t1α PO
Di conseguenza la t1α risulta inclinata rispetto sia
alla LT sia alla traccia t’ di intersezione del PO con il L t1α
(t1α)
PL; t2α e t3α vengono a essere perpendicolari alla LT.
Inoltre la t1α ha un punto in comune con la t2α e la (t') PO t'
LT. Tale piano prende il nome di piano proiettante (PO)

nel primo quadro, poiché, come il precedente, tutti


i punti o le rette appartenenti a esso hanno la loro
prima proiezione sulla sua prima traccia.

34 Figura assonometrica spaziale e rappresentazione


(PL)
PV PL
geometrica di un piano α obliquo rispetto al PO e
(t3 α) PL t''
t'' t3 α t3 α perpendicolare al PV
α
PV In fig.�� (dimostrativa e descrittiva) il piano α (in
(T) t2 α

Unità 8. Proiezioni ortogonali


t2α azzurro), intersecandosi con i quadri di proiezione,
t' determina su PO, PV e PL rispettivamente la prima, la
T L T
seconda e la terza traccia di α, t1α, t2α, t3α.
L t1α PO
Di conseguenza: la t1α è perpendicolare alla LT; la
t1α
t3α è parallela alla LT; la t2α è obliqua sia alla LT sia
(t1α)
alla traccia di intersezione t’’, inoltre ha un punto in
(t') PO t'
comune con la t3α e la traccia t’’ di intersezione del PV
(PO)
con il PL e uno con la t1α e la LT. Questo piano prende
il nome di piano proiettante nel secondo quadro,
poiché, analogamente ai due precedenti, tutti i punti
o le rette appartenenti a esso hanno la loro seconda
proiezione sulla sua seconda traccia.

Figura assonometrica spaziale e 35


rappresentazione geometrica di un piano α (PL)
obliquo rispetto ai tre quadri di proiezione PL PV t'' PL
t''
In fig.�� (dimostrativa e descrittiva) il piano α (in t3 α
PV
azzurro), intersecandosi con i quadri di proiezione t2α t3 α
(t3 α) (T)
determina su PO, PV e PL rispettivamente la t2α

prima, la seconda e la terza traccia di α, t1α, t2α, α t'


T L T
t3α, le quali risultano inclinate rispetto sia alla LT t1 α
PO
L
sia alle tracce t’ e t’’ di intersezione del PO e del t1 α
PV con il PL. Di conseguenza la t1α e la t2α sono (t1α)

concorrenti in un punto sulla LT e formano con (t') t'


PO
quest’ultima un angolo qualunque; la t2α e la t3α (PO)
si incontrano in un punto in comune sulla traccia
t’’ di intersezione del PV con il PL. Questo piano è
chiamato piano generico.

32450_105-161_giu2016.indd 119 21/06/16 21:58


8.6
rappresentaziOne Della retta
120
Definizione: la retta è una linea priva di larghezza e spessore, illimitata nei due sensi e costituita da infiniti punti
che si susseguono nella stessa direzione (▶ pag. 5, fig. 3). Viene indicata con una lettera minuscola.

Figura assonometrica spaziale della proiezione ortogonale 36


della retta r su un solo piano PO
Data la retta r (in azzurro) si indicano su di essa alcuni punti ret
ta
nt e la
(A, B, C, D) e da questi si conducono le rette proiettanti AA’, i etta
pro
BB’, CC’, DD’ (in rosso) a un piano orizzontale PO (fig.��). Si pia
no D
fa passare per AD e per una proiettante di uno dei suoi punti, α
C
per esempio per CC’, un piano α (in azzurro), necessariamente B
perpendicolare al PO. Il piano α contiene perciò, oltre a CC’, A
r
le proiettanti AA’, BB’ e DD’ di tutti gli altri punti della retta r.
L’intersezione del piano α con il PO ci dà, in A’D’, la proiezione
r’ (in azzurro) della retta data r sul piano orizzontale PO. D'
C'
Il piano α è detto piano proiettante la retta poiché su di esso B'
A'
r'
giacciono le proiettanti di tutti i punti della retta. PO

37 Figura assonometrica spaziale e


rappresentazione geometrica della doppia
β proiezione ortogonale della retta r
PV Per individuare l’esatta posizione di una retta
B'' B
nello spazio occorrono almeno due piani di
r''
α
r proiezione, PO e PV. La figura esplicativa (fig.��)
A'' A illustra la doppia proiezione ortogonale, ottenuta
con due piani proiettanti α e β, che consente
T di avere le proiezioni sul PO e sul PV della retta
B' r (in azzurro). Il piano α (in azzurro) proietta
sul PO la retta r; il piano β (in giallo) proietta la
r'
A' retta r sul PV. L’intersezione fra questi due piani
PO
L proiettanti la retta r e i quadri di proiezione PO e
PV determina le proiezioni r’ e r’’ rispettivamente
sul PO e sul PV.
In questa figura si rileva inoltre che per definire
una retta nello spazio bastano due punti
(B' ) (A e B nell’esempio).
(r')

(A' )

(PO)

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B''
Dal momento che due punti A e B definiscono una retta r'' 38
A''
nello spazio, per ottenere la descrittiva di fig.�� basta
proiettare ortogonalmente i due punti della retta sui
due quadri e riportarli, al solito, in un medesimo piano
121
mediante ribaltamento, come nella rappresentazione del
punto (▶ pag. 109, figg. 3 e 4). L T

MODuLO D. proiezioni cilindriche bidimensionali /


r'
A'
B'

39 40 Rappresentazioni geometriche di due rette


PV
parallele tra loro e di altre due non parallele
r''
r''
PV s'' tra loro
Due rette r e s nello spazio sono parallele se le
s''
loro proiezioni omonime, r’ e s’, r’’ e s’’, sono
parallele (fig.��). In fig.��, pur essendo le

Unità 8. Proiezioni ortogonali


due proiezioni omonime r’ e s’ parallele, le
L T L T
rette r e s non sono parallele perché le altre
s'
due proiezioni omonime, r’’ e s’’, non sono
parallele.
s'
r' r'

PO
PO

Figura assonometrica spaziale delle tracce di una retta 41


r in posizione generica (cioè obliqua ai tre quadri)
Una retta r si può rappresentare in due modi:
PL π3
- mediante le sue proiezioni r’ e r’’, che si ottengono π2
proiettando ortogonalmente la retta sopra i due quadri
e poi ribaltando l’uno sull’altro (come nelle figg. 37 e 38,
PV
esplicativa e descrittiva, e figg. 39 e 40, descrittive); T 2r
- mediante le sue tracce, cioè i suoi punti d’incontro con i
due quadri, fig.��.
Nella figura assonometrica dimostrativa è rappresentata
una retta r (in azzurro) in posizione generica (obliqua ai
tre quadri). Le sue tracce sono determinate dai punti di
T
intersezione della retta stessa con il PO e il PV. Le tracce, π1
T 1r
origini della retta, si indicano nel modo seguente: la
prima traccia (intersezione della retta con il PO) con T1r, la PO
seconda (intersezione della retta con il PV) con T2r. L
Una retta r è individuata nello spazio dalle sue tracce
poiché per i due punti T1r e T2r non si può condurre che
una sola retta.

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raPPreseNtaziONe DeLLa retta geNerica Nei qUattrO DieDri

Nelle figg. 42-45 le rette generiche e le loro proiezioni sono evidenziate in azzurro, i piani in giallo.

122 42
Figura assonometrica spaziale e
rappresentazione geometrica delle retta generica
proiezioni ortogonali di una retta r π2 + nel I diedro
π2 +
generica situata nel I diedro T2 ≡T2''
T2 ≡T2''
Data la retta generica r nel I diedro,
le sue proiezioni sui due semipiani r'' r
orizzontale anteriore positivo π1+ T
T1 ≡T1' r''
e verticale superiore positivo π2+ T1''

sono determinate nel seguente T2' r' π1 + T1''


modo (fig.��): la traccia appartiene L
L
T2'
T

al piano π1+, per cui la sua prima (r')


r'
proiezione T1’ coincide con essa
poiché la distanza della traccia T1 dal
semipiano orizzontale π1+ è nulla (si (T1 ≡T1' )
π1 +
ha quindi T1 ≡ T1’ ). Di conseguenza T1 ≡T1'
la seconda proiezione T1’’ si trova (π1 +)

sulla LT. Similmente la traccia T2


appartiene al piano π2+, per cui la sua
seconda proiezione T2’’ coincide con Per ottenere le proiezioni r’ e r’’ Dopo il ribaltamento del piano
essa, poiché la distanza della traccia rispettivamente sui piani π1+ e π2+ (π1+), come indicano le freccette
T2 dal semipiano verticale π2+ è nulla sapendo che una retta è individuata della figura dimostrativa, la prima
(si ha quindi T2 ≡ T2’’); ne consegue dalle sue tracce, basta congiungere le proiezione della retta r’ e la traccia T1
che la prima proiezione T2’ è situata proiezioni omonime delle tracce T1’ si trovano al di sotto della LT, mentre
sulla LT. con T2’ e T2’’ con T1’’. r’’ e T2 sono situate sopra la LT.

Figura assonometrica spaziale e 43


retta generica
rappresentazione geometrica delle retta generica
nel II diedro
nel II diedro
proiezioni ortogonali di una retta r
generica situata nel ii diedro π2 + ≡ π1 –
T2 ≡T2''

Data la retta generica r nel II T2 ≡T2''


π2 +

diedro, le sue proiezioni sui due (T1 ≡T1' )


T1 ≡T1'
semipiani orizzontale posteriore
negativo π1– e verticale superiore r (r')
positivo π2+ sono determinate r'' T
nel seguente modo (fig.��): come r'' r'
T2'
r'
nell’esercizio precedente, si rileva T1 ≡T1'
che la prima proiezione della traccia T1'' π1 – T1''
L T
T2' L
T1’ è coincidente con T1 (si ha quindi
T1’ ≡ T1) e si trova sul semipiano
orizzontale posteriore π1–; e che la T2’ si trovano sulla LT; congiungendo positivo π2+. Dopo il ribaltamento del
seconda proiezione della traccia T2’’ le proiezioni omonime delle piano π1 come indicano le freccette
è coincidente con T2 (si ha quindi tracce T1’ con T2’ si ottiene r’ sul della figura esplicativa, i due piani
T2’’ ≡ T2) e si trova sul semipiano semipiano posteriore negativo π1– e π1–, π2+ coincidono; di conseguenza
verticale superiore π2+. Pertanto la congiungendo le proiezioni omonime entrambe le proiezioni della retta r’ e
seconda proiezione della traccia T1’’ delle tracce T2’’ con T1’’ si ottiene r’’ r’’ e le tracce T1 e T2 si troveranno al di
e la prima proiezione della traccia sul semipiano verticale superiore sopra della LT.

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Figura assonometrica spaziale e 44
rappresentazione geometrica delle
proiezioni ortogonali di una retta r
generica situata nel III diedro
(π1 –) 123
Data la retta generica r nel III diedro, le sue (T1 ≡T1' )
proiezioni sui due semipiani orizzontale π1 – retta generica
T1 ≡T1'
nel III diedro
posteriore negativo π1– e verticale inferiore

MODuLO D. proiezioni cilindriche bidimensionali /


negativo π2– si ottengono analogamente a (r' )
r'
quelle della retta situata nel I diedro, con T
la sola differenza che le tracce T1 e T2 e le r'
T2'
proiezioni r’ e r’’ si trovano su piani differenti T1 ≡T1' T1''
T2' π1 –
e opposti. Infatti la prima proiezione della L T
T1'' L
traccia T1’ coincidente con T1 si trova sul r
r''

semipiano orizzontale posteriore π1– e r''

la seconda proiezione della traccia T2’


coincidente con T2 si trova sul semipiano T2 ≡T2''
verticale inferiore π2–. Pertanto r’ giace π2 –
su π1– e r’’ su π2–. Con il ribaltamento del
T2 ≡T2''
piano π1–, come indicano le freccette della π2 –

figura dimostrativa (fig.��) la traccia T1 e la


proiezione r’ sono situate al di sopra della

Unità 8. Proiezioni ortogonali


LT, mentre la traccia T2 e la proiezione r’’ si
trovano al di sotto della LT.

45 Figura assonometrica spaziale e


rappresentazione geometrica delle
T proiezioni ortogonali di una retta r generica
T1''
T1 ≡T1' retta generica situata nel iV diedro
T2' nel IV diedro
r' Data la retta generica r nel IV diedro, le sue
π1+ T1''
L
L
T2'
T proiezioni sui due semipiani orizzontale
r anteriore positivo π1+ e verticale inferiore
r''
(r' )
negativo π2– si ottengono analogamente a
r'' r' quelle della retta situata nel II diedro, con la
(T1 ≡T1' )
T2 ≡T2'' sola differenza che le tracce e le proiezioni
T2 ≡T2'' T1 ≡T1' r’ e r’’ si trovano su piani differenti e
π2 – ≡ π1 +
π2 –
opposti (fig.��). Infatti la prima proiezione
della traccia T1’ è coincidente con T1; si ha
quindi T1’ ≡ T1 che si trovano sul semipiano
orizzontale anteriore π1+. La seconda
proiezione della traccia T2’’ è coincidente
con T2; si ha quindi T2’’ ≡ T2 che si trovano sul
semipiano verticale inferiore π2–. Pertanto r’
giace su π1+ e r’’ su π2–. Con il ribaltamento
del piano π1+, come indicato dalle freccette
della figura dimostrativa, le tracce T1 e T2, e
così anche le proiezioni r’ e r’’, si trovano tutte
al di sotto della LT.

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raPPreseNtaziONe Di rette geNeriche NeL i DieDrO

Dopo le proprietà della retta (▶ pagg. 120 e 121) e le sue posizioni generiche nei quattro diedri (▶ pagg. 122 e 123), vediamo
ora la rappresentazione di rette generiche nel I diedro, solitamente il più usato.
124
Nelle figg. 46-48 le rette generiche e le loro proiezioni sono evidenziate in azzurro, i piani in giallo.

Figura assonometrica spaziale e 46


(PL)
rappresentazione geometrica delle PV PL
T2 ≡ T2'' T2''' PL T2'''
proiezioni ortogonali di una retta generica (r''') T2 ≡ T2''
(T3 ≡ T3''')
r con le tracce appartenenti al PV e al PL PV
r''' r'''
r
Si disegna la retta r obliqua ai tre piani r'' T3 ≡ T3'''
r''
T3 ≡ T3'''
e passante per il PV e il PL. I punti di T3'' (T)

intersezione della retta con questi quadri T3'


T L T
determinano sul PV la seconda traccia di r, T2' T2'
r'
ossia T2, e sul PL la terza traccia di r, ossia L PO

T3. Per ottenere le proiezioni orizzontale, r'


(r')
verticale e laterale della retta, ovvero r’, r’’,
r’’’, basta eseguire sui tre quadri le proiezioni (T3' )
ortogonali delle due tracce, T2 e T3 per poi PO

congiungerle (fig.��). (PO)

47 Figura assonometrica spaziale e


PV PL rappresentazione geometrica delle
PL
T3'' T3 ≡ T3''' T3'' T3 ≡ T3''' proiezioni ortogonali di una retta generica
PV r con le tracce appartenenti al PO e al PL
r''' r'' r''' Si disegna la retta r obliqua ai tre piani
r''
r e passante per il PO e il PL. I punti di
T3' T1'''
T L
T1'' T1'''
T
intersezione della retta con questi quadri
T1'' r'
T3 '
determinano sul PO la prima traccia di r,
L
PO T1 ≡ T1 ' ossia T1, e sul PL la terza traccia di r, ossia
r' T3. Per ottenere le proiezioni orizzontale,
verticale e laterale della retta r, ovvero r’, r’’,
T1 ≡ T1 ' r’’’, basta eseguire sui tre quadri le proiezioni
PO
ortogonali delle due tracce T1 e T3 per poi
congiungerle (fig.��).

Figura assonometrica spaziale e PV PL


48
rappresentazione geometrica delle proiezioni PL
T2''' T2 ≡ T2'' T2'''
ortogonali di una retta r passante per la LT e
PV
appartenente con una traccia al PV T2 ≡ T2'' r'''
r'''
r''
Si disegna la retta r, passante per la LT e il PV e r T3 ≡ T3' ≡ T3'''

obliqua ai tre piani. I punti di intersezione della r''


T3 ≡ T3' ≡ T3'''
T3''
retta r con il PV e la LT determinano la seconda T L
T2' T3''
T

e la terza traccia di r (rispettivamente T2 e T3). T2' r'


PO
L
Per ottenere le proiezioni orizzontale, verticale r'
e laterale della retta r (r’, r’’, r’’’) è sufficiente
eseguire le proiezioni della traccia T2, poiché
T3, giacendo sulla LT, coincide con la prima e la PO

terza proiezione, ovvero T3 ≡ T3’ ≡ T3’’’ (fig.��).

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POsiziONi ParticOLari Di UNa retta:
rette PerPeNDicOLari e rette ParaLLeLe a UNO Dei tre qUaDri

Nelle figg. 49-54 le rette generiche e le loro proiezioni sono evidenziate in azzurro, i piani in giallo e le proiettanti in rosso.
125
Figura assonometrica spaziale T1 ≡ T1’). La seconda e terza proiezione proiettanti da P a PV e PL. La prima
e rappresentazione geometrica T1’’ e T1’’’ della traccia orizzontale si proiezione P’ di P coincide con

MODuLO D. proiezioni cilindriche bidimensionali /


delle proiezioni ortogonali di una trovano sulla LT. Quindi, dopo aver la prima proiezione della traccia
retta r perpendicolare al PO (retta scelto un punto qualsiasi P sulla retta, orizzontale T1’; ne consegue che
proiettante in prima) si rileva che la sua prima proiezione anche la prima proiezione r’ della
La retta r, perpendicolare al PO, lo P’ è coincidente con la traccia retta r è coincidente con essi (per
interseca in un punto che è la sua orizzontale (per cui P’ ≡ T1 ≡ T1’); la cui r’ ≡ P’ ≡ T1’ ≡ T1). La seconda e la
traccia orizzontale T1, che ha la seconda e la terza proiezione, terza proiezione, r’’ e r’’’, della retta
prima proiezione su se stessa (per cui P’’ e P’’’, si ottengono conducendo le data si determinano congiungendo
retta proiettante in prima
rispettivamente P’’ con T1’’ e P’’’
49 (PL) con T1’’’ (fig.��). Dopo il solito
PV PL
PL
ribaltamento, nella rappresentazione
(r''')
geometrica, la r’’ e la r’’’ sono
r'' r'''
PV (P ''')
r''' perpendicolari alla LT e si trovano al
P '' P '''
P ''' di sopra di essa, mentre la r’ coincide
P '' P (T1''')
r
(T) con la traccia T1 e si trova al di

Unità 8. Proiezioni ortogonali


r'' T1'''
T L
T1'' T1'''
T sotto della LT. La seconda e la terza
T1''
r ' ≡ P' ≡T1' traccia sono all’infinito, quindi sono
L PO
improprie. Questa retta è chiamata
(r')
r ' ≡ P' ≡T1' retta proiettante in prima proiezione,
poiché tutti i punti appartenenti a
essa hanno la loro prima proiezione
PO
(PO)
(come P’) sulla prima traccia T1
(▶ pag. 119, fig. 33).

Figura assonometrica spaziale A questo punto si procede come Nella fig.�� (esplicativa e descrittiva)
e rappresentazione geometrica nell’esercizio precedente, con la si rileva che la retta r e i piani di
delle proiezioni ortogonali di una differenza che perpendicolare alla LT proiezione PO e PL sono paralleli tra
retta r perpendicolare al PV (retta è ora la prima proiezione della retta loro; non avendo essi alcun punto in
proiettante in seconda) r’ e quest’ultima, all’opposto della comune, non vi è traccia. Quando le
La retta data r è perpendicolare al proiezione di fig. 49, si trova al di tracce sono all’infinito (T1 ∞, T3 ∞),
PV e lo interseca in un punto che è la sotto della LT. esse si dicono tracce improprie.
sua traccia verticale T2. retta proiettante in seconda
Questa ha la prima proiezione T2’
PV PL
sulla LT, la seconda proiezione su PL
se stessa (per cui T2 ≡ T2’’), mentre
la terza proiezione T3 è situata sulla PV
T2''' r''' P''' T''2 ≡ r'' ≡P'' T2''' r''' P'''

traccia che unisce PV e PL. 2 ≡ r'' ≡P''


T''
P
Scelto un qualsiasi punto P sulla r

retta, se ne ottengono la prima e T L


T2'
T
terza proiezione P’ e P’’’ conducendo T2' P'
r' PO r'
le proiettanti da P a PO e PL mentre L

la seconda proiezione P’’ coincide P'

con la traccia verticale (P’’ ≡ T2 ≡ T’’2).


50
PO

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51 Figura assonometrica spaziale e rappresentazione
retta proiettante in terza
geometrica delle proiezioni ortogonali di una retta r
PV PL
PL perpendicolare al PL (retta proiettante in terza)
PV r''
T3'' P''' ≡ r''' ≡T'''
3 P'' T3'' P''' ≡ r''' ≡T'''
3 La retta data r è perpendicolare al PL e lo interseca in
126 P'' P r r''
un punto che è la sua traccia laterale T3. Questa ha la
terza proiezione su se stessa (T3 ≡ T3’’’) e la prima e la
T3'
r'
T L T seconda proiezione, T3’ e T3’’, rispettivamente sulla LT e
P'
L PO sulla traccia che unisce il PL con il PV. Scelto un punto
r'
qualsiasi P sulla retta, si rileva che la sua terza proiezione
P' T3' P’’’ coincide con la traccia laterale (P’’’ ≡ T3 ≡ T3’’’); la prima
PO e la seconda proiezione P’ e P’’ si ottengono conducendo
le proiettanti da P al PO e al PV. Si procede quindi come
nell’esercizio precedente, con la differenza che la prima e
la seconda proiezione r’ e r’’ della retta r sono parallele alla
LT (fig.��). La prima e la seconda traccia sono improprie
perché si trovano all’infinito. Questa retta è detta retta
proiettante in terza proiezione, poiché tutti i suoi punti
hanno la loro terza proiezione (come P’’’) sulla sua terza
traccia T3 (▶ pag. 118, fig. 32).

Figura assonometrica spaziale e rappresentazione 52


retta orizzontale
geometrica delle proiezioni ortogonali di una retta r (PL)
parallela al PO e obliqua al PV e al PL (retta orizzontale) PL
PV PL

T3'' ≡ T2''' (T3 ≡ T3''')


La retta data r, parallela al PO, interseca il PV e il PL (r''')
PV T2 ≡ T2'' T3 ≡ T3'''
rispettivamente nei punti T2 (traccia verticale di r) e T2 ≡ T2'' r''
r'''
T3 ≡ T3'''
r'' r'''

T3 (traccia laterale di r). Da questi si conducono due r


(T) T3'' ≡ T2'''

perpendicolari al PO che determinano, sulla LT, le prime T L T


T3' T2'
proiezioni T2’ e T3’ delle tracce; esse, unite, individuano T2' r'
PO
L
la prima proiezione r’ della retta r. Partendo sempre da (r')
r'

T2 e T3 si procede analogamente ottenendo la seconda e (T3' ) T3'


la terza proiezione, r’’ e r’’’, della retta r (fig.��). Essa è PO
chiamata retta orizzontale, poiché appartiene a un piano (PO)

parallelo al PO.

53 retta frontale Figura assonometrica spaziale e rappresentazione


PV PL geometrica delle proiezioni ortogonali di una retta r
PL
T3'' T3 ≡T3''' T3''
T3 ≡ T3'''
parallela al PV e obliqua al PO e al PL (retta frontale)
PV La retta data r, parallela al PV, interseca il PO e il PL
r''
r'' r r''' r''' rispettivamente nei punti T1 (traccia orizzontale di r) e T3
T3' ≡ T1''' T1''
(traccia laterale di r). Come nell’esercizio precedente, si
T L T
T1''
T1 ≡ T1' r'
trovano le prime, le seconde e le terze proiezioni delle due
L PO
tracce T1 e T3 che, unite, individuano le proiezioni r’, r’’ e r’’’
T1 ≡ T1' r'
della retta r (fig.��). Essa è chiamata retta frontale poiché
appartiene a un piano parallelo al PV.
PO

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retta di profilo
Figura assonometrica spaziale e rappresentazione 54
PV PL
geometrica delle proiezioni ortogonali di una retta r T2 ≡ T2''
T2''' PL
T2 ≡ T2'' T2'''
parallela al PL e obliqua al PO e al PV (retta di profilo)
PV
La retta data r, parallela al PL, interseca il PO e il PV r''' r'' r'''
127
rispettivamente nei punti T1 (traccia orizzontale di r) e T2 r'' r
T1'' T1'''
(traccia verticale di r). Come al solito, si trovano le prime, T1'''
T L T
T2'
T1''
le seconde e le terze proiezioni delle due tracce T1 e T2 T2' r' PO T1 ≡ T1'

MODuLO D. proiezioni cilindriche bidimensionali /


L r'
che, unite, individuano le proiezioni r’, r’’ e r’’’ della retta r
(fig.��). Essa è chiamata retta di profilo poiché appartiene a T1 ≡ T1'

un piano parallelo al PL. PO

8.7
rappresentaziOne Del segmentO

Definizione: il segmento è la parte di retta limitata da due suoi punti detti estremi (▶ pag. 6, fig. 7).

Unità 8. Proiezioni ortogonali


In proiezione ortogonale il segmento è determinato dalle proiezioni dei suoi estremi, indicati con le lettere maiuscole
(A e B nell’esempio).

Figura assonometrica spaziale (fig.��) si rileva che sui piani PV e rotazione del PO e del PL (▶ pag. 115,
e rappresentazione geometrica PL, paralleli alla figura obiettiva AB, figg. 23 e 24), si ottiene, al di sotto della
delle proiezioni ortogonali di un la seconda e la terza proiezione, A’’B’’ LT sul PO, la prima proiezione con gli
segmento perpendicolare al PO e e A’’’B’’’, rappresentano la lunghezza estremi che coincidono in un punto
appartenente con un estremo reale del segmento in questione, A’ ≡ B’; al di sopra della LT sul PV e sul
allo stesso PO mentre sul PO la prima proiezione, PL, la seconda e la terza proiezione,
Dato il segmento AB perpendicolare essendo perpendicolare a esso, è in A’’B’’ e A’’’B’’’, perpendicolari e
al PO, appoggiato con l’estremo B scorcio totale (per cui A’ ≡ B’). Dopo la poggianti sulla LT.
sul PO e parallelo, di conseguenza,
agli altri due, si vede chiaramente
che la prima proiezione coincide 55
(PL)
con l’estremo B poiché quest’ultimo
(A''')
appartiene al PO; si ha quindi A’ ≡ B’. PV PL
PL
Per ottenere la seconda e la terza A'''
A'' A'''

proiezione è sufficiente condurre PV


dall’estremo A le proiettanti (in A'' A
(B''') lunghezza lunghezza
reale reale
rosso) al PV e al PL e dall’estremo B (T)

(coincidente con la prima proiezione B''' B'' B'''


T L T
A’ ≡ B’) le linee di richiamo (in nero). A' ≡ B '
B''
Linee di richiamo e proiettanti L PO
individuano rispettivamente sulla LT
le proiezioni di B, ossia B’’ e B’’’, e sul
A' ≡ B'
PV e sul PL le proiezioni di A, ossia A’’ (PO)
e A’’’. Unendo B’’ con A’’ e B’’’ con A’’’, (A' ≡ B')
PO

si completano le seconde e le terze


proiezioni del segmento dato AB.
Dalle figure esplicativa e descrittiva

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Figura assonometrica spaziale e 56
rappresentazione geometrica delle
PV PL
proiezioni ortogonali di un segmento PL
perpendicolare al PL e appartenente A''' ≡ B''' A'' B'' A''' ≡ B'''
128 B''
con un estremo allo stesso PL PV
lunghezza
A reale
Le proiezioni sui tre quadri del segmento A''

AB perpendicolare al PL, appoggiato con


l’estremo B sul PL e, quindi, parallelo a T L T
B'
PO e PV, si ottengono come in fig. 55. In A'
PO
questo caso, però, come si rileva nelle L
lunghezza
figure dimostrativa e descrittiva (fig.��), reale
A' B'
il segmento AB ha la terza proiezione in
scorcio totale (per cui A’’’ ≡ B’’’), mentre PO
la prima e la seconda proiezione A’B’ e
A’’B’’ rappresentano la lunghezza reale del
segmento.

57 Figura assonometrica spaziale


PV PL e rappresentazione geometrica
PL delle proiezioni ortogonali di un
segmento appartenente al PO e
PV
perpendicolare al PV
La prima proiezione del segmento
lunghezza
B''' A''' A'' ≡ B'' B''' reale A'''
dato AB, giacente sul PO e
T L T
A'' ≡ B''
perpendicolare al PV, coincide con
B ≡ B' PO A ≡ A' lo stesso AB e rappresenta, quindi,
L B ≡ B'
anche la lunghezza reale (per cui
lunghezza
reale A ≡ A’; B ≡ B’), mentre la seconda e la
terza proiezione si trovano sulla LT
A ≡ A'
PO e sono rispettivamente in scorcio
totale (A’’ ≡ B’’) e in lunghezza reale
(A’’’ ≡ B’’’) (fig.��).

Figura assonometrica spaziale e 58


rappresentazione geometrica delle (PL)
(B ≡ B''')
proiezioni ortogonali di un segmento PL
lunghezza
PV PL
lunghezza
ridotta ridotta
parallelo al PO, obliquo al PV e al PL e (A''')
A''' B ≡ B''' A'' B'' A''' B ≡ B'''
appartenente con un estremo al PL PV
B''
A
Le proiezioni ortogonali sui tre quadri del A''
(T)
segmento AB, parallelo al PO e obliquo al PV
e al PL, si ottengono come nella fig. 55. In B'
T L T
fig.�� (dimostrativa e descrittiva) si rileva A'

che la seconda e la terza proiezione A’’B’’ L PO


A'
e A’’’B’’’, ambedue parallele alla LT, hanno
(A')
la lunghezza ridotta rispetto al segmento lunghezza
reale
obiettivo AB, ovvero sono in scorcio parziale, (B') B'
PO
mentre la prima proiezione A’B’, obliqua (PO)
alla LT, rappresenta la lunghezza reale del
segmento dato AB.

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59 Figura assonometrica spaziale
e rappresentazione geometrica
A''
PV PL
A'''
delle proiezioni ortogonali di un
PL A'''
A segmento parallelo al PL e obliquo
A'' 129
PV
lunghezza
ridotta
lunghezza
reale
al PO e al PV
Le proiezioni ortogonali sui tre quadri
B''' B'' B''' del segmento AB, parallelo al PL e

MODuLO D. proiezioni cilindriche bidimensionali /


B
B''
obliquo al PO e al PV, si ottengono
T L T
come in fig. 55. In questo caso, come si
B' A'
L
PO vede in fig.��, la prima e la seconda
B' proiezione A’B’ e A’’B’’, ambedue
lunghezza
ridotta
perpendicolari alla LT, hanno la
A'
lunghezza ridotta, cioè sono in
PO
scorcio parziale rispetto al segmento
dato AB, mentre la terza proiezione
A’’’B’’’, obliqua alla LT, rappresenta la
lunghezza reale del segmento dato.

Figura assonometrica spaziale 60


e rappresentazione geometrica

Unità 8. Proiezioni ortogonali


PV PL
delle proiezioni ortogonali di un t PL
segmento appartenente al PV e B ≡ B'' B'''
B ≡ B''
B'''
lunghezza
obliquo al PO e al PL PV reale lunghezza
ridotta
La prima e la terza proiezione, A’B’ e A ≡ A''
A''' A'''
A’’’B’’’, del segmento AB giacente sul
PV e obliquo al PO e al PL, si trovano A ≡ A''
T L T
A' B'
rispettivamente sulla LT e sulla B' lunghezza
ridotta
PO
traccia t che unisce il PV col PL; esse L A'

sono ambedue in scorcio parziale.


La seconda proiezione coincide
col segmento obiettivo AB (per cui
PO
A ≡ A’’; B ≡ B’’) e rappresenta, quindi,
anche la lunghezza reale (fig.��).

Osservazione: considerando le figure


dimostrative e descrittive di queste pagine risulta
evidente che la proiezione della vera lunghezza
di un segmento si trova sempre e solo sul piano a
esso parallelo.
La proiezione dello scorcio totale di un segmento,
cioè un punto, si trova sempre e solo sul piano a
esso perpendicolare.
La proiezione dello scorcio parziale di un
segmento, cioè la lunghezza ridotta rispetto a
quella reale data, si trova sempre e solo sul piano
obliquo a esso.

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8.8 T2''r
61
COnDiziOni Di appartenenza PV
A''
r''
P''
B''
130
Dopo aver visto le proiezioni ortogonali di punti, rette e
piani dello spazio, è necessario imparare a risolvere con T1''r
T2''r L T
figurazioni piane i problemi spaziali di appartenenza, PV A''
B''
T2' r
r'' P'' r'
ovvero le condizioni necessarie affinché punti, rette e T1''r T
r
piani si appartengano fra loro. A' P'
A
P PO B'
B
condizioni di appartenenza fra punto e retta T1' r
Un punto appartiene a una retta soltanto quando le sue T2' r r' T1' r
P' B'
proiezioni appartengono alle proiezioni omonime della L A'
retta. Pertanto, come si può notare in fig.�� (dimostrativa
e descrittiva) il punto P appartiene alla retta r perché la
sua prima proiezione P’ appartiene alla prima proiezione r’
della retta, e nello stesso tempo P’’ giace sopra r’’; i punti A e PO
B, non avendo tali caratteristiche, non appartengono a r.

condizioni di appartenenza fra retta e piano Problemi particolari di appartenenza fra rette e piani.
Una retta appartiene a un piano soltanto quando le sue retta orizzontale
tracce sono sulle tracce omonime del piano. Per cui in Dato un piano α (in azzurro) obliquo ai tre quadri,
fig.�� (dimostrativa e descrittiva) la retta r appartiene al lo si fa intersecare da un piano β (in verde) disposto
piano α perché la prima traccia della retta T1r giace sopra parallelamente al PO. L’intersezione fra i due piani α e
la prima traccia del piano t1α e la T2r sulla t2α. β determina la retta r (in verde) che, essendo parallela
al PO, è detta retta orizzontale. Come si rileva in fig.��
(dimostrativa e descrittiva) la retta orizzontale ha la prima
proiezione r’ parallela alla prima traccia t1α e la seconda
proiezione r’’ parallela alla LT. Essa appartiene al piano α
perché la sua seconda traccia T2r si trova sulla omonima
traccia t2α del piano. La prima traccia è all’infinito.

PV
62 63
t2 α PV t2 α

r'' T2''r
T2''r
r''
T1''r O O
PV L T PV L T
T2' r T2' r
α T2''r t2 β
t2 α T2''r O T t2 α r'
α r' O T
t1 α
r''
r'' T2' r
T2' r PO t1 α
r' T1' r
T1''r r
β
PO r
L L r'

T1' r t1 α

t1 α

PO PO

32450_105-161_giu2016.indd 130 21/06/16 21:58


PV
t2 α 64
problemi particolari di appartenenza fra rette e piani.
Retta frontale
r''
Dato un piano α (in azzurro) obliquo ai tre quadri, β
lo si fa intersecare da un piano β (in verde) disposto T1''r O 131
parallelamente al PV. L’intersezione fra i due piani α e PV L T

β determina la retta r (in verde) che, essendo parallela t2 α


O T r'
al PV, è detta retta frontale. Come si rileva in fig.�� r''
T1' r

MODuLO D. proiezioni cilindriche bidimensionali /


T1''r t1 β
(dimostrativa e descrittiva) la retta frontale ha la prima
r t1 α
proiezione r’ parallela alla LT e la seconda proiezione
PO
r’’ parallela alla seconda traccia t2α del piano α. Essa T1' r
r'
appartiene al piano perché la sua prima traccia T1r si trova L

sulla omonima traccia t1α del piano. La seconda traccia è t1 α

all’infinito. Le rette orizzontali e frontali (▶ figg. 63 e 64) α


di un piano vengono spesso prese come rette ausiliarie e
sono assai utili in molti problemi di geometria descrittiva. PO

retta di massima pendenza del piano α comunque retta di massima pendenza del piano α proiettante in
inclinato seconda proiezione (⊥ al PO e ⊥ al PV)
Dato un piano generico α inclinato ai piani ortogonali Dato un piano α inclinato al PO e perpendicolare al PV
(in azzurro), per determinare la sua retta di massima (in azzurro), lo si fa intersecare con un altro piano β,

Unità 8. Proiezioni ortogonali


pendenza lo si fa intersecare con un altro piano β (in perpendicolare al PO (in verde), in modo tale che le loro
verde), perpendicolare al PO, in modo tale che le loro prime tracce, t1α e t1β, siano perpendicolari: l’intersezione
prime tracce t1α e t1β siano perpendicolari (fig.��). è una retta frontale e di massima pendenza (fig.��).

65 PV
t2 α 66
T2''r
PV r'' ≡ t2 α

r'' β

t2 β T1''r O T1' r
PV L T L T
T2' r
T2''r r' PV
t2 α
O T 90° T r'
rett

T1''r
T1' r
a

α β
di m

T1''r r'' ≡ t2 α T' r 90°


ass

1
t1 α
ima

r'' t1 β
pen

retta di
massim PO
den

PO a penden T1''r
T2' r za
za

r' T1' r 90°


t1 α
L 90° t1 β r'
L
α t1 α
t1 α

PO
PO

Osservazione: le assonometrie spaziali con le relative descrittive (▶ figg. 65 e 66) rappresentano un caso particolare di
posizione fra rette e piani, cioè rette di massima pendenza. La retta di massima pendenza è l’intersezione di un piano
dato α con un altro β perpendicolare al PO e avente la sua prima traccia t1β perpendicolare alla prima traccia t1α del
piano dato. Per un punto di un piano inclinato passano infinite rette che formano col PO angoli variabili da zero fino a un
grado massimo che corrisponde all’angolo formato dalla retta di massima pendenza del piano stesso.
L’angolo che la retta di massima pendenza forma con il PO è uguale all’angolo che il piano forma con il PO.
(Le rette di massima pendenza sono utili per risolvere problemi di inclinazione dei tetti, ▶ pag. 146).

32450_105-161_giu2016.indd 131 21/06/16 21:58


PV t2 α
PV
Appartenenza fra un punto e un 67
piano proiettante in prima

1a fase
132 t2 α
Si disegna un piano proiettante
in prima, in fig.�� (in azzurro). T α L T

L
t1 α t1 α

PO

PO

68
t2 α
PV
2a fase PV

Si traccia una retta del piano, T ''r

in fig.�� (in azzurro) che ha le


r''
tracce sulle tracce omonime del
t2 α
piano (▶ pag. 130, fig. 62).
T ''r T α L T
r''

t1 α ≡ r'
r

L
t1 α ≡ r'
T' r
T' r
PO

PO

PV t2 α
PV
69
T ''r
a
3 fase
Si prende un punto qualsiasi P''
sulla retta r, in fig.�� il punto t2 α r''
P; esso appartiene al piano
T '' r T
proiettante in prima (α) poiché P''
α L T
r''
le proiezioni P’ e P’’ si trovano t1 α ≡ r'
sulle proiezioni omonime, r’ e r’’,
P
della retta. r
P'

L
t1 α ≡ r'
P' T' r
T' r
Osservazione: un punto PO

appartiene a un piano se
appartiene a una retta del
piano stesso. PO

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PV
Appartenenza fra un punto e un 70
t2 α
piano proiettante in seconda

1a fase t2 α
PV 133
Si disegna un piano proiettante
in seconda, in fig.�� (in azzurro). T α L T

MODuLO D. proiezioni cilindriche bidimensionali /


t1 α

L
PO

t1 α

PO

2a fase
Si traccia una retta del piano, in 71 PV T''r
fig.�� (in azzurro), che ha le tracce T''r

sulle tracce omonime del piano

Unità 8. Proiezioni ortogonali


(▶ pag. 130, fig. 62).
PV t2 α ≡ r''

r
T α L T

t2 α ≡ r'' t1 α r'
r'

T' r

L
t1 α PO

T' r

PO

PV
3a fase 72 T''r
T''r
Si prende un punto qualsiasi sulla
retta r, in fig.�� il punto P; esso P''

appartiene al piano proiettante in r' '


t2 α ≡ r''
PV
seconda (α) poiché le proiezioni P'' r
T
P’ e P’’ si trovano sulle proiezioni P
α L T

omonime, r’ e r’’, della retta. r'


t2 α ≡ r'' t1 α
r' P'

P' T' r

L
t1 α PO

T' r

PO

32450_105-161_giu2016.indd 133 21/06/16 21:58


Appartenenza fra un punto e un 73
PV
piano generico PV
t2 α

1a fase
134
Si disegna un piano generico
t2 α
comunque inclinato, in fig.�� (in α O T L
O
T
azzurro).

t1 α
t1 α PO
L PO

74
a
2 fase
PV
Si traccia una retta del piano, in
t2 α
fig.�� (in azzurro), che ha le tracce
sulle tracce omonime del piano T2'' r
(▶ pag. 130, fig. 62). PV
t2 α T2'' r T1'' r
r''
α O T O
L T
T2' r

r'' T2' r r'


r' t1 α
T1'' r
r
t1 α PO T1' r
L PO

T1' r

PV
PV
75
3a fase t2 α

Si prende un punto qualsiasi sulla


retta r, in fig.�� il punto P; esso P''
T2'' r
t2 α r''
appartiene al piano generico α α
T2'' r
O T
T1'' r O
L T
poiché le proiezioni P’ e P’’ si trovano P''
T2' r

sulle proiezioni omonime, r’ e r’’, r'' T2' r r' P'


P
della retta. T1'' r
r' t1 α
r P'
t1 α PO T1' r
L PO

Osservazione: un punto T1' r


appartiene a un piano se
appartiene a una retta del
piano stesso.

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Appartenenza di un piano passante PV 76
PV
per un punto

1a fase P''

135
Si trovano le proiezioni ortogonali P’
e P’’ di un punto qualsiasi P (fig.��). T L T

P''

MODuLO D. proiezioni cilindriche bidimensionali /


P P'

PO
L P'
PO

77
PV
2a fase PV
Si individuano in r’ e r’’ le proiezioni
della retta r (fig.��, in azzurro) r'' P'' T2'' r

passante per il punto P e in T2r’’ e T2r’


T2'' r

Unità 8. Proiezioni ortogonali


le proiezioni della relativa traccia. T L T
T2' r
P''

r'' P T2' r P'


r'

r PO
L P'
PO
r'

78
3a fase PV
PV
Si fanno passare le tracce del piano t2 α

α, t2α e t1α (fig.��, in azzurro) per le r'' P'' T2'' r


tracce omonime della retta r; per cui
t2 α
t2α è tangente alla traccia T2r’’ della α
T2'' r
O T O
L T
retta r e t1α, collocata all’infinito, è T2' r
P''
parallela a r’. Il piano α, passando
r'' P T2' r P'
per una sua retta, r nell’esempio, r'

passerà anche per il punto P, poiché t1 α


r t1 α
quest’ultimo appartiene alla retta r L P'
PO
PO

del piano α. r'

Osservazione: un piano passa


per un punto quando passa per
una retta dello stesso che, a sua
volta, passa per il punto dato.

32450_105-161_giu2016.indd 135 21/06/16 21:58


8.9
interseziOni Di piani
136
Le condizioni di appartenenza appena studiate (fra enti geometrici quali punto, retta e piano) sono
alla base delle varie soluzioni dei problemi spaziali di intersezione tra i piani, che quindi si potrebbero
definire di appartenenza e di intersezione insieme: i problemi riguardanti le intersezioni sono infatti
vincolati a quelli dell’appartenenza.
Gli esempi di queste pagine sono figure spaziali dimostrative che, con le relative descrittive,
rappresentano piani disposti fra loro in modo diverso, che intersecandosi determinano una retta:
da ciò si deduce che due piani che si intersecano hanno in comune una retta.

Retta di intersezione r tra 79


due piani generici α e β t2 β
PV t2 α
comunque inclinati T1''r
Il piano generico α (in azzurro) β
interseca l’altro piano generico
r''
β (in verde) determinando la t2 β O' T1''r O
L T
retta r (in nero). Per le condizioni PV T2' r r'
T1''r t1 β
di appartenenza (▶ pag. 130, fig. α t2 α O T T2' r
62), dovendo la retta r essere r''
r
T1''r t β
comune al piano α e al piano β, r'
1

T2' r T2' r
le sue tracce T1r e T2r si trovano PO
t1 α
rispettivamente nei punti O'
d’incontro delle prime e delle L
t1 α
seconde tracce, t1α, t1β e t2α, t2β,
dei piani α e β. Ricordando che
una retta appartiene a un piano
quando le sue tracce sono sulle PO

tracce omonime del piano, le


proiezioni r’ e r’’ si determinano
come nella fig. 62 di pag. 130
(fig.��).

PV
80 retta di intersezione r tra
T2''r
un piano β proiettante in prima
t2 β t2 α proiezione (⊥ al PO e ⊥ al PV)
e un piano generico α obliquo
r''
β O' T1''r O
a tutti i quadri
L
T2' r
T Le proiezioni r’ e r’’ della retta
PV T2''r r' ≡ t1 β
t2 α di intersezione r dei due piani
O T
r''
T1''r α (in azzurro) e β (in verde) si
r T1' r
determinano come nell’esercizio
t2 β precedente con la sola differenza
PO
O' T1' r t1 α che la prima proiezione r’ della
r' ≡ t1 β
L T2' r retta coincide con la prima
t1 α
traccia t1β del piano β che è in
α scorcio totale (fig.��).

PO

32450_105-161_giu2016.indd 136 21/06/16 21:58


Retta di intersezione r tra due
81 PV piani α e β proiettanti in seconda
β
r'' ≡ T2''r proiezione (⊥ al PV e ⊥ al PO)
t2 β t2 α I due piani α (in azzurro) e β (in
137
t2 β verde), perpendicolari al PV e obliqui
O' O
L
T2' r
T al PO, intersecandosi determinano
α r'' ≡ T2''r
PV t2 α la retta r (in nero). Le seconde

MODuLO D. proiezioni cilindriche bidimensionali /


O T
tracce t2α e t2β sono anche scorcio
totale dei piani dati α e β e nel loro
T2' r r punto di incontro si trova non solo
PO r'
t1 β t1 α la seconda traccia T2r della retta r
t1 α
ma anche la seconda proiezione r’’,
L
essendo la retta in scorcio totale.
t1 β r' Le prime tracce t1α e t1β dei due
piani dati sono perpendicolari alla
LT, quindi il loro punto d’incontro e
PO la prima traccia della traccia della
retta sono all’infinito, per cui la
prima proiezione r’ (in nero) risulta
perpendicolare alla LT e parallela a
t1α e t1β (fig.��).

Unità 8. Proiezioni ortogonali


PV 82
retta di intersezione tra
un piano β parallelo al PV t2 α
e un piano generico α obliquo
a tutti i quadri r''
Il piano α (in azzurro), obliquo β

ai quadri, e il piano β (in verde), L


T1''r O
T
parallelo al PV, intersecandosi PV

determinano la retta r (in nero) t2 α O T r' ≡ t1 β


che, giacendo sul piano β, risulta T1' r
r'' T1''r
parallela al PV, ossia è una retta
t1 α
frontale (▶ pag. 126, fig. 53).
r
Pertanto, la seconda traccia della PO
L r' ≡ t1 β T1' r
retta è all’infinito, mentre la
prima traccia T1r si trova sul PO t1 α
nell’incontro delle prime tracce
α
t1α e t1β dei piani dati. Si proietta
T’1r sul PV ottenendo, sulla LT, PO
la sua seconda proiezione T’’1r;
tracciando da esso la parallela
alla t2α, si trova la seconda
proiezione r’’ della retta r. La
prima proiezione r’, come si vede
in fig.��, è coincidente con la
prima traccia t1β del piano β.

32450_105-161_giu2016.indd 137 21/06/16 21:58


8.10
interseziOni Di rette e piani
138
L’intersezione di una retta con un piano è il punto comune fra retta e piano, come si vede negli
esempi grafici proposti in queste pagine; infatti, i disegni spaziali assonometrici, assieme alle
relative descrittive, rappresentano rette oblique r che, intersecandosi in fig. 83 con un piano
generico obliquo a tutti i quadri, in fig. 84 con un piano proiettante in prima proiezione, in fig. 85
con un piano parallelo al PO e in fig. 86 con un piano parallelo alla LT, determinano un punto P
comune fra la retta e il piano. Il procedimento per determinare il punto di intersezione fra una retta
e un piano qualsiasi è assai utile per risolvere problemi sulla teoria delle ombre.

punto di intersezione P fra 83


t2 α
una retta r, obliqua ai quadri di PV
t 2β
proiezione, e un piano generico r'' ≡
s '' ≡
inclinato α
A''
Si tracciano un piano generico α P''
(in azzurro) e una retta obliqua r (in

t2 β
T1''r O

'' ≡
PV L T
nero). Dopo aver trovato le proiezioni s'

≡r
A'' T1' r

s''
t2 α P'
r’ e r’’ della retta per mezzo di un α O T
r
suo punto A, si fa passare per r’’ t1 α
P'' s A A'
la seconda traccia del piano β (in β
r'
P
verde) che è perpendicolare al PV e T1''r s' PO
t1 β
obliqua al PO (piano proiettante in P' A' r'
T1' r
seconda). L’intersezione dei piani α e L

β determina la retta s (r alle pagg. 136 t1 α


e 137); questa, intersecandosi con la t1 β
retta data r, determina il punto P (in
rosso) di intersezione fra la retta r e il PO
piano α (fig.��).

84 PV Punto di intersezione P fra


t2 α
una retta r, obliqua ai quadri di
r''
P''
A'' proiezione, e un piano proiettante
T2''r
in prima proiezione (cioè ⊥ al PO
r''
α e ⊥ al PV)
Si tracciano un piano α (in azzurro),
A'' t2 α L T
PV T2' r
perpendicolare al PO e obliquo al PV,
P''
T e una retta r obliqua (in nero). Dopo
P A P' aver trovato le proiezioni r’ e r’’ della
T2''r r
t1 α
A' r' retta per mezzo di un suo punto A, si
trova su r’ il punto P’ (in rosso) che
PO coincide con la traccia orizzontale
r'
L T2' r P' A' del piano α (t1α). Individuato P’’ (in
t1 α rosso) sulla r’’, si determina il punto P
di intersezione fra la retta r e il piano
α (fig.��).
PO

32450_105-161_giu2016.indd 138 21/06/16 21:58


85 punto di intersezione P fra
r'' A''
una retta r obliqua ai quadri di
PV
t2 α P'' proiezione e un piano α parallelo
al PO
139
Si tracciano un piano α (in azzurro)
A''
r'' parallelo al PO e una retta r (in nero)
T1''r
P'' r L T obliqua e si procede come in fig. 84,

MODuLO D. proiezioni cilindriche bidimensionali /


PV
determinando il punto P (in rosso) di
T intersezione fra la retta r e il piano α
t2 α
A (fig.��).
α
P T1' r
T1''r A'
P'
PO r'

L
A'
r'
P'
T1' r

PO

Unità 8. Proiezioni ortogonali


Punto di intersezione P fra 86

β
una retta r obliqua ai quadri di

2
≡t
r''
PV
proiezione e un piano α parallelo t2 α
A''
alla LT
β

P''
2

Si tracciano un piano α (in azzurro)


≡t
r''

s''
parallelo alla LT e una retta r (in
A'' L T1''r T
nero) obliqua e si procede come in r
PV
fig. 83, determinando il punto P (in P'' β T1' r
A
rosso) di intersezione fra la retta r e il t2α T P' r'
s' A'
P
piano dato α (fig.��). α s'' t1 α

T1''r A'
r'
P' t1 β
PO
T1' r s'
L

t1 α t1 β

PO

32450_105-161_giu2016.indd 139 21/06/16 21:58


8.11
COnDiziOni Di parallelismO e Di perpenDiCOlaritÀ
140 87
parallelismo fra una retta s
e un piano α comunque inclinato
Un piano α e una retta s sono PV
t2 α
paralleli se sul piano α si trovano
rette parallele a s. Pertanto, dato un T2''r T2''s
piano generico comunque inclinato r'' s''
α (in azzurro), per determinare una T1''r O T1''s
T2''s L T
PV T2' r T2' s
retta parallela a esso si trova la retta r'
s'' s'
r (in nero) del piano α, che per la t2 α T t1 α
T2''r T1''s
legge d’appartenenza ha le tracce O s T2' s
T1' r T1' s
α
T1r e T2r sulle tracce omonime t1α e r''
s'
PO
t2α del piano (▶ pag. 130, fig. 62). Si T2' r
T1''r
traccia, quindi, una retta s (in verde) r r'
T1' s
L
non appartenente al piano α. Essa,
come si rileva in fig.�� (esplicativa t1 α
T1' r
e descrittiva), risulta parallela al
piano α perché è parallela alla
PO
retta r, che si trova sopra il piano
α, ossia perché le proiezioni s’ e s’’
sono rispettivamente parallele alle
proiezioni r’ e r’’.

88 Perpendicolarità fra una retta r


PV
t2 α r'' e un piano α comunque inclinato
90°
Una retta è perpendicolare a un
A'' piano quando le sue proiezioni sono
s'' P'' perpendicolari alle tracce omonime del
r'' piano. Pertanto, dato un piano generico
A'' L
O
T
comunque inclinato α (in azzurro),
PV 90° per determinare una retta r (in verde)
P'
t2 α O T perpendicolare a esso si trova un punto
α s'
P''
RETTA
A α P (in rosso) appartenente al piano α
s'' P r A'
t1 α 90° (▶ pagg. 134 e 135). Il punto P rappresenta
A
r' il piede della perpendicolare, per cui
PO
s P' dalle sue proiezioni P’ e P’’ si conducono
L A' le perpendicolari rispettivamente alle
s' 90°
r'
tracce t1α e t2α del piano α. Si ottengono
t1 α così le proiezioni r’ e r’’ della retta r. Per
individuare la retta r sulla figura spaziale
PO dimostrativa, si prendono su r’ e r’’ le
proiezioni di un suo punto A, A’ e A’’, e con
le linee di richiamo si determina l’esatta
posizione del punto A nello spazio.
La retta r che da P passa per A è
perpendicolare al piano α (fig.��).

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parallelismo fra un piano β, passante per 89
un punto P, e un piano α perpendicolare
al PO e obliquo al PV PV
t2 α t2 β
Due piani sono paralleli fra loro quando
141
hanno le tracce omonime fra loro parallele. P''
Pertanto, dati il piano proiettante in s'' r''
prima α (in azzurro), una retta s (in nero)

MODuLO D. proiezioni cilindriche bidimensionali /


t2 β O T1''s O T1''r
appartenente a esso e un punto P (in rosso) L
t1 α
T
PV P''
fuori di esso, per determinare un piano β (in β
r' ≡T1' r ≡ P'
r'' T
verde) passante per P si traccia per il punto P s' ≡ T1' s
t2 α α
P la retta r, parallela alla retta s del piano T1''r
PO
t1 β
s'' r
α. Individuata la retta r si fa passare per t1 β
O
la sua prima traccia T1r che, come si rileva T1''s
s
r' ≡T1' r ≡ P'
dalle figure, risulta coincidente sia con P’ O
t1 α
L s' ≡ T1' s
che con r’, la prima traccia di β, in modo tale
che sia parallela alla t1α. L’incontro con la
LT individua il punto O, da cui si disegna la
parallela all’altra traccia t2α di α.
PO
Da ciò si deduce che il piano β passante
per un punto P è parallelo a un piano α,
perpendicolare al PO, poiché la retta r,

Unità 8. Proiezioni ortogonali


contenuta in esso e passante per P, è parallela
alla retta s del piano α (fig.��).

90 t2 β
individuare il piano β passante per
PV una retta r e perpendicolare a un altro
T2''r ≡ T2''s piano α
Un piano risulta perpendicolare a un
β t2 α
s'' altro piano quando contiene una retta
t2 β r''
P''
90° perpendicolare a quest’ultimo. Pertanto,
T2''r ≡ T2''s t2 α
O T1''r T2' r ≡T2' s T1''s date le proiezioni r’ e r’’ della retta r (in
α L r' T
PV s'' 90°
90° s' nero), si fa passare per la sua seconda
P'' T1' r
s T1''s P' traccia T2r un’altra retta s. Determinate le
r T
t1 β
r'' T'2
s T1' s sue proiezioni s’ e s’’ e quindi le sue tracce
≡ P
T '2r s' t1 α
T1s e T2s, si ricavano le tracce del piano β
90°
T1''r P'
r' t1 β T1' s congiungendo rispettivamente le tracce
PO
O T1' r omonime delle rette s e r. La seconda
L
t1 α traccia del piano β, t2β, passa per T2r e
T2s, coincidenti fra loro, e per il punto
d’incontro O della t1β con la LT. Il piano
ottenuto β (in verde) è perciò comune alle
PO due rette s e r.
Per le proiezioni s’ e s’’ della retta s,
contenuta nel piano β e passante per la
retta r, si tracciano perpendicolarmente
le omonime tracce t1α e t2α che
determinano il piano α (in azzurro)
perpendicolare al piano β (fig.��).

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8.12
rappresentaziOne Di un segmentO ObliquO rispettO ai tre piani
Di prOieziOne e ritrOvamentO Della sua reale DimensiOne
142

Nelle figure di questa pagina il segmento AB appare in posizione obliqua rispetto ai tre quadri:
in questo caso non è possibile rilevare subito, con una semplice proiezione, la lunghezza reale del
segmento AB, poiché nessun piano è parallelo a esso.

Figura assonometrica dimostrativa e rappresentazione la prima proiezione del segmento B’A’ fino a che essa sia
geometrica del procedimento che determina la reale disposta parallelamente alla LT, ottenendo in B’(A’) la
lunghezza di un segmento AB obliquo ai tre piani di proiezione virtuale. Dall’estremo virtuale (A’) si manda
proiezione la perpendicolare alla LT facendola proseguire fino a
Dato il segmento AB, obliquo ai tre quadri, le sue proiezioni, incontrare in (A’’) la parallela alla linea di terra dall’estremo
naturalmente scorciate, si ottengono conducendo da del segmento obiettivo A’’. La distanza fra (A’’), estremo
ciascun estremo (A e B) ai tre piani di proiezione le virtuale, e B’’, estremo reale, corrisponde alla lunghezza
proiettanti (in rosso) che, incontrandosi sui piani con reale (in rosso) del segmento obiettivo AB. Le parentesi e le
le linee di richiamo (in nero), stabiliscono le proiezioni lettere in rosso indicano i punti in posizione virtuale, per
A’B’ sul PO, A’’B’’ su PV e A’’’B’’’ sul PL (▶ pag. 116, figg. 26 distinguerli dai punti in posizione ribaltata, indicati tra
e 27). Si procede ora a determinare la lunghezza reale parentesi in nero (fig.��). Dopo il ribaltamento del piano
del segmento obiettivo AB (in azzurro). A tale scopo, con orizzontale e del piano laterale (▶ pag. 115, figg. 23 e 24), si
apertura di compasso B’A’ si centra in B’ e si fa ruotare ottiene la descrittiva di fig.��.

91 (PL)

(B''') PL

B'''
B'' B

PV

(A''') 92
le
rea

B'' B '''
zza
ghe

(T) A''' PV PL
lun

ale
re
zza
A'' he
ng
lu
A
(A'') T
(A)
B'

(A' ' ) A'''


A' A''
(A')
L

(B')
L T

(A')

(A' )
B'

(A')

(PO) PO
A'

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Figura assonometrica dimostrativa e descrittiva Nella figura dimostrativa, si osserva chiaramente che
del ribaltamento, sul piano orizzontale, del piano il piano α è un piano proiettante in prima proiezione
α perpendicolare al PO e inclinato al PV; successivo (▶ pag. 119, fig. 33), per cui la prima proiezione del punto
ribaltamento del punto P, contenuto nello stesso piano P’ si trova sulla prima traccia t1α del piano e le linee di
143
α, conoscendo le sue proiezioni ortogonali, P’ e P’’, richiamo (in nero) incontrano la LT in P0.
sul PO e sul PV Con il ribaltamento del piano α viene ribaltato, come
Le figg.�� e �� (dimostrativa e descrittiva) evidenziano il indicano le freccette, anche il punto P, poiché esso

MODuLO D. proiezioni cilindriche bidimensionali /


modo in cui il piano α (in azzurro chiaro), perpendicolare appartiene al piano stesso. Quindi, a ribaltamento
al PO e obliquo al PV, viene ribaltato sul PO. avvenuto, il punto P viene a trovarsi sul piano (α) ribaltato
Per ottenere il ribaltamento del piano α sul PO, lo si fa ed è indicato, nell’esempio, in rosso e tra parentesi (P).
ruotare, come indicano le freccette, intorno alla sua prima Nel disegno si rileva che il punto ribaltato (P) si trova
traccia t1α, che nella rotazione rimane ferma. sulla perpendicolare da P’. La distanza P’(P) è uguale alla
Essendo la seconda traccia sul PV t2α perpendicolare non quota PP’ del punto P dal PO ed è quindi uguale a P’’P0.
solo alla LT, ma anche alla prima traccia, t1α, essa,
T550A dopo
d37f087ydil
ribaltamento, forma sul PO, assieme alla prima traccia t1α, Per verificare se l’operazione descritta è stata effettuata in
un angolo di 90° nella sua reale ampiezza. Si determina, modo esatto, si manda dal punto P (fig. 93) la parallela (in
così, sul PO il piano (α) ribaltato (in azzurro scuro). rosso) alla traccia t1α fino a incontrare la seconda traccia
Ora consideriamo un punto P del piano α e da esso t2α nel punto 1 sul PV; per questo punto deve passare la
conduciamo le proiettanti (in rosso) al PO e al PV, parallela alla LT condotta da P’’. Con centro in O e apertura
determinando le sue due proiezioni P’ e P’’. di compasso O1 si disegna un arco fino a incontrare in (1)
la seconda traccia ribaltata (t2α) sul PO. La parallela alla
93

Unità 8. Proiezioni ortogonali


t1α condotta dal punto ribaltato (1) si deve incontrare con
il punto ribaltato (P).

t2 α

P''

1 94
PV t2 α

PV
QUOTA

P T α
1
P''
P0
QUOTA

O 90°

90° A
QUOT

P'
O P0
L T
90 °
(1)
L
A
OT
QU

t1 α
(1)
(t 2 α )
(t 2 α )
P'
(P)

A
OT
QU
PO

(P)

(α ) t1 α

PO

32450_105-161_giu2016.indd 143 21/06/16 21:58


8.13
ribaltamentO Di piani, misure reali e prOieziOni OrtOgOnali
Di segmenti giaCenti su piani generiCi COmunque inClinati
144

Nelle figure precedenti le operazioni di ribaltamento di piani sul PO e sul PV, impiegate per ottenere le vere
dimensioni di un segmento obliquo ai tre quadri, sono state riferite a piani disposti perpendicolarmente a uno
dei quadri di proiezione, a piani cioè proiettanti in prima e in seconda proiezione (▶ pag. 119, figg. 33 e 34).
Si passa ora a illustrare l’operazione del ribaltamento, sul PO o sul PV, di un piano generico inclinato rispetto a
tutti i quadri (▶ pag. 119, fig. 35), allo scopo di determinare le proiezioni ortogonali di un segmento giacente su di
esso, vale a dire obliquo ai piani di proiezione. Per effettuare le proiezioni ortogonali di questi segmenti bisogna
prima disegnare, fra le tracce del piano generico ribaltato, la loro vera posizione e grandezza. Da esse, cioè dalla
misura reale, si procede con l’operazione inversa al ribaltamento che si chiama raddrizzamento.

Figura assonometrica spaziale e descrittiva del Prima di eseguire le sue proiezioni ortogonali, si
ribaltamento, sul piano orizzontale, del piano generico comincia con il prendere in considerazione il piano α
α inclinato rispetto a tutti i piani ortogonali; successivo che, a differenza degli esercizi precedenti, è disposto
ribaltamento del punto P giacente sul piano generico α e obliquamente rispetto ai piani di proiezione.
proiezioni ortogonali dello stesso punto P sul PO e sul PV Per questo le tracce t1α e t2α hanno in comune il punto O
Nelle figure esplicativa (fig.��) e descrittiva (fig.��) sulla LT (la superficie del piano generico inclinato α è in
sono rappresentati, prima di tutto, il piano generico azzurro).
α e il procedimento da seguire per effettuare il suo Per ribaltare il piano α sul PO bisogna farlo ruotare attorno
ribaltamento sul PO; successivamente, prima di passare alla sua prima traccia t1α, che si chiama asse di rotazione; ne
alla rappresentazione del segmento di fig. 97, si è scelto consegue che l’altra traccia t2α è quella che si muove e, a
soltanto un punto P giacente sul piano generico α. ribaltamento avvenuto, dovrà giacere sul PO.

95 96
t2 α
t2 β
t2 β PV

PV α
3
t2 α 3

4
O T β
r''
P'' 4
5
P'' r''
2 (4)
O
L T
r' 2 r' 5
P
90°
1 (3') retta di massima pend
enza
DI 90°
TTA ENZ
A
1 (4)
RE
EN
D P' (t2 β) P'
P
S.
(3') MA
S
NE

L (3'') t1 β
(P)
ZIO

ne
zio
TA

ota
di r
RO

e
ass (P)
DI
SE

(t2 α) PO t1 α
(t2 β)
AS

(3'')
t1 α
t1 β
(t2 α)

PO

32450_105-161_giu2016.indd 144 21/06/16 21:58


Il ribaltamento del piano α consiste nel trovare l’esatta Lo stesso ribaltamento si può ottenere nel modo seguente:
posizione di (t2α) ribaltata sul PO, per cui è indispensabile con centro in O e raggio O3 si descrive un arco che
ottenere, in vera grandezza sul PO, l’angolo che il piano interseca t1β nello stesso punto (3’’).
α forma intersecandosi con il PO e con il PV. A tale scopo Ora si sceglie un punto P giacente sul piano generico α.
145
occorre un piano di aiuto β (in verde) perpendicolare al PO. Con il ribaltamento del piano α sul PO viene ribaltato,
Esso, intersecando il piano α, deve avere la sua prima come indica la freccetta (fig. 95), anche il punto P, poiché
traccia t1β perpendicolare a t1α, per cui l’incontro di queste esso appartiene al piano stesso. Quindi, a ribaltamento

MODuLO D. proiezioni cilindriche bidimensionali /


ultime forma sul PO, nel punto 1, un angolo di 90°. avvenuto, il punto P viene a trovarsi sul PO fra le tracce
Inoltre t2β sul PV è perpendicolare alla LT e interseca del piano generico (α) ribaltato. Esso è indicato in rosso e
la t2α nel punto 3. La congiungente i punti 1 e 3 (fig. 95) tra parentesi (P). Per ottenere le sue proiezioni ortogonali
rappresenta la retta r di intersezione del piano β col piano si effettua un raddrizzamento, operazione inversa al
α ed è chiamata retta di massima pendenza (▶ pag. 131, figg. 65 ribaltamento, del piano α. Pertanto dal punto ribaltato
e 66). Ribaltando la retta r sul PO si ribalterà, come indica la (P) si conduce la parallela alla t1α fino a incontrare la
freccetta (in verde), il piano inclinato β. traccia ribaltata (t2α) nel punto (4). Da esso si manda la
Pertanto si determinano le proiezioni r’ e r’’ (in verde) della perpendicolare a t1α fino a incontrare la LT nel punto
retta di massima pendenza, quindi si ribalta il piano β, 5. Dal punto 5 si traccia una parallela alla t1α (asse di
che è un piano proiettante in prima proiezione, sul PO rotazione), fino a determinare la prima proiezione
(▶ pag. 119, fig. 33) e con centro in 2 si riporta il punto 3 P’ sulla perpendicolare alla t1α condotta da (P). Per
in (3') sulla traccia ribaltata (t2β) parallela, per costruzione, trovare la seconda proiezione P’’ sul PV, si innalza una
all’asse di rotazione t1α. La congiungente 1(3') rappresenta perpendicolare dal punto 5 fino a incontrare in 4 la t2α.
la vera misura della retta di massima pendenza ribaltata Da 4 si manda una parallela alla LT che determina P’’

Unità 8. Proiezioni ortogonali


sul PO assieme al piano β; successivamente, con centro sulla linea di richiamo condotta da P’.
in 1, la stessa retta viene fatta ruotare (come indica Per verificare se l’operazione è stata correttamente
la freccetta in verde) fino a incontrare la t1β nel punto (3’’). eseguita, si centra in O e con raggio O(4) si descrive
Congiungendo il punto comune alle tracce del piano α, O, (freccetta in nero) l’arco che deve incontrare il punto
con (3’’), si ottiene l’esatta posizione della seconda traccia 4. Nella fig. 95 spaziale, la parallela da 4 alla t1α (retta
(t2α) ribaltata che delimita, assieme a t1α, il piano (α) orizzontale del piano α) raddrizzata, assieme al piano
ribaltato. Pertanto le due tracce t1α e (t2α), incontrandosi stesso (freccetta in nero), deve incontrare il punto P dato
nel punto comune O sulla LT, formano l’angolo cercato, (▶ pagg. 134 e 135). Da esso le proiettanti (in rosso) devono
originato dal piano generico α, nella sua vera grandezza. incontrare le proiezioni sul PO e sul PV (P’ e P’’).

Rappresentazione geometrica delle proiezioni Come si può osservare dai grafici eseguiti, le proiezioni
ortogonali sul PO e sul PV del segmento AB giacente sul prime e seconde sia del punto P (figg. 95 e 96), sia del
piano generico α comunque inclinato, conoscendo la segmento AB (fig.��), sono state ricavate con l’impiego
sua lunghezza reale sul PO di opportune rette orizzontali del piano inclinato α
Per ottenere le proiezioni ortogonali di un segmento AB (▶ pagg. 130, 134 e 135).
giacente su un piano comunque inclinato (t1α, t2α),
data la sua reale lunghezza (A)(B) che, a ribaltamento 97
avvenuto, si trova sul PO, si effettua la stessa operazione di t2 α t2 β
raddrizzamento come per il punto P (figg. 95 e 96). Quindi, PV
3
operando dagli estremi (A) e (B) del segmento reale con lo
5
stesso procedimento eseguito per il punto P delle figg. 95 B''
r'' 4
e 96, si ottengono le proiezioni A’B’ e A’’B’’ rispettivamente A''
O
sul PO e sul PV. L T
(3') 2
B' r'
Per verificare l’esattezza dell’esercizio si effettua la stessa (t2 β) (4)
operazione di raddrizzamento descritta per il punto P
A' (5)
nelle figg. 95 e 96: si centra in O e con raggio O(4) e O(5) si t1 α lunghezza
reale (B) (3'')
descrivono archi di circonferenza che devono incontrarsi (A)
t1 β
sui rispettivi punti 4 e 5 (freccette in nero). PO (t2 α)

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la geOmetria nell’arte
La retta di massima pendenza in architettura
146

Ravenna: Mausoleo di Galla Placidia


Il Mausoleo di Galla Placidia ha una cupola nascosta Considerata da un punto di vista geometrico, la
da un tiburio, una torre squadrata, con una copertura copertura dell’intero edificio è costituita da più piani
a padiglione, ossia con un tetto a quattro spioventi, inclinati che si intersecano tra loro dando origine a
sopraelevato rispetto alle coperture a due spioventi diverse falde e queste, incontrandosi nella parte più
dei quattro bracci laterali (figg.➊a e b). alta, determinano le linee di colmo e i displuvi, in
modo che l’acqua piovana scorre lungo le falde fino
alle linee orizzontali terminali in cui si posizionano le
linee di gronda (fig.➊c).
Per risolvere i problemi connessi con l’inclinazione
dei tetti si usa la retta di massima pendenza, linea
d’intersezione fra due piani (▶ pag. 131, figg. 65 e 66):
la pendenza di una falda è data dalla differenza tra
il livello delle linee di gronda e quello del colmo,
la cui distanza è misurata dalla retta di massima
pendenza (in rosso); le proiezioni orizzontali delle
linee di massima pendenza delle falde sono sempre
perpendicolari alle linee di gronda (figg.➊c e d).
➊a ▲ Mausoleo di Galla Placidia, v sec. Ravenna.
V = colmo

V
PV
vio
re pe

C
plu
tta n

dis
di den
m za
as
sim

fal
A da
a

➊b ▶ ➊ c◀
Copertura
a padiglione
D su pianta quadrata.

L T

B C
di
sp
lu
vi
o

V
retta di mass. linea di
falda pendenza colmo

A D

➊d ◀
PO Tetto con piani
inclinati (falde)
e retta di massima
linea di gronda
pendenza.

32450_105-161_giu2016.indd 146 21/06/16 21:58


prOva subitO: retta di massima pendenza v
1. Il complesso dell’antica basilica di Santa Maria 147
Assunta nell’isola di Torcello (fig.➊a) costituisce
un esempio di stile bizantino in ambito veneziano.

MODuLO D. proiezioni cilindriche bidimensionali /


I tetti a pianta composta della chiesa di Santa
Fosca, documentata già nel ix secolo e più volte
ricostruita, si compenetrano fra loro dando origine
a linee di intersezioni tra le falde (fig.➊b) .
osserva la fig.➋a e disegna allo stesso modo la
pianta e il prospetto della veduta assonometrica
di fig.➋b indicando, sia nel grafico assonometrico
sia nella proiezione ortogonale, le falde, le linee di
displuvio, le linee di colmo, le linee di gronda e la
retta di massima pendenza.
➊a ▲ Complesso della basilica di Santa Maria Assunta
con la chiesa di Santa Fosca a Torcello (Venezia). Veduta aerea.

Unità 8. Proiezioni ortogonali


➊ b◀
Chiesa di Santa Fosca, ix-xii sec. Torcello (Venezia).

2a 2b
PV
30°

30°

L T

PO

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8.14
rappresentaziOne Di figure piane appartenenti
a piani paralleli a unO Dei quaDri
148

Definizione: la figura piana, o poligono, è la parte di piano delimitata da tre o più segmenti che si chiamano lati e da tre o più
angoli con i rispettivi vertici. Le figure piane sono triangoli, quadrilateri, pentagoni... Tra esse figura il cerchio, che è racchiuso
da una curva, luogo dei punti equidistanti da un punto fisso O, detto centro.

Figura assonometrica spaziale e azzurro) parallelo al PO, basta (▶ pag. 127), per mezzo delle
descrittiva delle proiezioni di un iniziare a condurre da ciascun vertice proiettanti e delle relative linee di
quadrato parallelo al PO della figura data le proiettanti (in richiamo (in nero).
Per determinare le proiezioni rosso) al PO, ottenendo la prima Non è necessaria altra spiegazione,
ortogonali del quadrato ABCD proiezione A’B’C’D’. essendo sufficiente l’osservazione
(figura obiettiva, fig.��, in arancio), La seconda e la terza proiezione si dell’esempio grafico, reso ancor più
appartenente a un piano α (in determinano, come per i segmenti leggibile dal colore.

98
PV
A''' ≡ B''' D' ' ≡ A'' C'' ≡ B'' A''' ≡ B''' D''' ≡ C'''
C'' ≡ B''

B t2 α t3 α
PV

D'' ≡ A''
t3 α PL
a
tiv
A iet
t2 α ob
ura
fig D''' ≡ C'''
α t3 α L T
B'
A' B'
C

L D
A'

T
C'
D' C'
D' PO

PO

PL
E''' D'''
rappresentazioni geometriche PV PL PV
D'' E''
B''
B'''
di un cerchio parallelo al PV e
C'' F'' C'''
tangente al PO e di un esagono F'''

O'' C''
regolare parallelo al PL A'' A''' O''' C'''
B'' A'
Per determinare le proiezioni A''' B'''
ortogonali dei poligoni proposti, L
D'' D'''
T L T

si iniziano a disegnare le figure F'

geometriche del cerchio (fig.��) e E' A'

dell’esagono regolare (fig.���) sul


A' B' O' D' C'
piano al quale queste sono parallele, D' B'

senza deformazioni e nelle loro PO


PO C'
misure reali.
99 100

32450_105-161_giu2016.indd 148 21/06/16 21:58


8.15 B''
A'''

rappresentaziOne Di figure piane PV


C''

B B'''
A''

appartenenti a piani paralleli D'' A PL


figura t3 α D'''
149
a unO Dei quaDri e COn i lati Obliqui t2 α obiettiva

C'''

rispettO a Due piani Di prOieziOne

MODuLO D. proiezioni cilindriche bidimensionali /


B'
101
C
A'
D
α
L
Tutte le figure piane dei grafici di questa pagina appartengono
a un piano (α) parallelo a uno dei quadri di proiezione, ma, T
C'
a differenza di quanto visto nelle pagine precedenti, hanno
i lati obliqui rispetto agli altri due quadri. Anche in questo D'

caso, si inizia con il disegnare le figure geometriche sul piano


PO
al quale esse sono parallele, nelle loro dimensioni reali. Poi si
PV PL
completano le proiezioni, che sui rimanenti quadri si riducono
a un segmento la cui misura non è mai corrispondente a D'' A'' C'' B'' A''' B''' D''' C'''
t2 α t3 α
quella reale.

Figura assonometrica spaziale e descrittiva delle proiezioni


di un quadrato parallelo al PO (appartenente al piano α
L T

Unità 8. Proiezioni ortogonali


parallelo al PO) e avente i lati obliqui al PV e al PL A'

Il procedimento per determinare le proiezioni ortogonali del


quadrato ABCD (fig.���, in arancio), appartenente a un piano B'
(α) parallelo al PO (in azzurro), è identico a quello utilizzato a
pag. 148. D'

PO
C'

raPPreseNtaziONi geOMetriche

Nella rappresentazione geometrica di un pentagono Nella rappresentazione geometrica di un ennagono


regolare parallelo al PO, con i lati obliqui al PV e al PL, regolare parallelo al PV, con un lato perpendicolare al PO
tangente con un vertice al PV, un lato è inclinato di 25° e gli altri obliqui al PO e al PL, un vertice è poggiante sul
rispetto al PV (fig.���). PO e un lato è inclinato di 30° rispetto al PO (fig.���).
PV PL
PV PL
E''
F'' E'''
102 A'' E'' B'' D'' C'' B''' A''' C''' E''' D''' D'' F'''
D'''
G'' G''' 103
C''
C'''

H'' H'''
L T
30°

B'''
B' B''
A''
25°

I'' I'''
A' L T
A'''
C'

E'
D'
PO
G'≡H' F'≡I' E'≡A' D'≡B' C'

PO

32450_105-161_giu2016.indd 149 21/06/16 21:58


la geOmetria nell’arte
Le figure piane in architettura
150

Nelle proiezioni ortogonali il primo piano di proiezione è orizzontale (PO) e


su di esso si proiettano le “piante”, ovvero le viste dall’alto di un qualsiasi
oggetto.
In architettura la pianta è la vista dall’alto di un edificio sezionato con un piano
orizzontale (immaginato, quindi, senza la copertura del tetto) ridotto in scala
e proiettato con direzione ortogonale su un piano di riferimento coincidente
con il pavimento. Puoi osservarne due esempi nelle realizzazioni di due grandi
architetti del xiv e xv secolo.

Una pianta a croce latina


Il progetto di Francesco Talenti
per la cattedrale di Firenze è
basato su una pianta a “croce
latina”, caratterizzata dal trifoglio
delle tribune, schematica
rappresentazione poligonale dei
petali di un fiore, che circondano
l’altare maggiore sul quale si innesta
la cupola ottagonale (fig.➊a).
Da osservare la precisione
geometrica della pianta: il diametro
della cupola, che nel grafico è
coincidente con l’altare maggiore,
è pari alla larghezza totale delle tre ➊a ▲ Cattedrale di Santa Maria del Fiore, ➊b ▶
navate (fig.➊b). inizio 1296. Firenze. Veduta aerea.

Una pianta a croce greca


Leon Battista Alberti imposta
il progetto per la chiesa di San
Sebastiano (fig.➋a) su una
pianta a “croce greca”: i suoi
bracci, voltati a botte, immettono
nel quadrato centrale, figura
geometrica particolarmente
utilizzata dall’architetto (fig.➋b).

➊b◀ Pianta della Cattedrale di Santa


Maria del Fiore progettata da Francesco
Talenti, xiv sec. Firenze.

➋a ▲ Chiesa di San Sebastiano, inizio ➋b ▲


1460. Mantova.

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prOva subitO: figure piane v
1. Determina le proiezioni ortogonali di un cerchio parallelo al PO e tangente al PV; la misura del 1° aggetto è cm 2. 151

MODuLO D. proiezioni cilindriche bidimensionali /


2. Esegui le proiezioni ortogonali di un esagono regolare appartenente a un piano proiettante in terza.

3 Disegna sul PO e PV le proiezioni ortogonali di un rettangolo appartenente a un piano generico comunque


inclinato e avente i quattro lati obliqui alla prima traccia del piano generico stesso.

4. Il tempio di Ercole Vincitore, popolarmente chiamato tempio di Vesta forse per la forma circolare che ricorda quella
del vero tempio di Vesta eretto nel Foro Romano, è il più antico edificio in marmo pentelico di Roma (fig.➊a).
Il tempio è coperto da un tetto conico ribassato e presenta una struttura periptero monoptero di venti colonne
corinzie con basi attiche poggianti su un crepidoma; una gradinata curvilinea centrale porta all’ingresso (fig.➊b).
disegna la pianta del tempio di Vesta. Per la costruzione geometrica della pianta osserva i procedimenti
illustrati in fig.➋a, divisione di una circonferenza in parti uguali, nell’esempio 20 (▶ pag. 33, fig. 38), e fig. ➋b,
divisione in parti uguali di un segmento, nell’esempio il diametro (▶ teorema di talete, pag. 19, fig. 9).

Unità 8. Proiezioni ortogonali


➊a ▲ Tempio di Ercole Vincitore, 120 a.C. Roma. Foro Boario. ➊b ▲

➋a ▲ ➋b ▲

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8.16
rappresentaziOne Di figure piane appartenenti a piani prOiettanti
152
Nei grafici delle figg. 104, 105, 106 e 107 le figure piane appartengono tutte a un piano proiettante, ossia un piano
perpendicolare a uno dei quadri e obliquo agli altri due (▶ pagg. 118 e 119, figg. 32, 33 e 34), e sono disposte in modo che sul
quadro, dove sono perpendicolari, una loro proiezione si riduca a un segmento che è una misura reale.
Nelle figg. 104, 105, 106 e 107 si inizia a ribaltare il piano α sul quadro perpendicolare a esso (▶ pag. 143, figg. 93 e 94). Sul
piano ribaltato (α) si disegna la figura piana nella sua reale grandezza. Per trovare le proiezioni sui tre quadri si procede,
poi, riportando il piano α (come indicano le freccette) nella posizione iniziale. Nel caso inverso, per ricavare cioè dalle
proiezioni ortogonali la grandezza reale di una figura piana, si procede come in fig. 107.

Figura assonometrica e descrittiva di un quadrato


104
perpendicolare al PO e obliquo agli altri due, vale a
C''
dire appartenente a un piano proiettante in prima
PL
proiezione D'' D'''
Dato il quadrato ABCD (fig.���, in arancio) α
PV D
appartenente al piano proiettante in prima C
figura
proiezione α (in azzurro chiaro), per determinare obiettiva B'' C'''

t2 α
le sue proiezioni si inizia con il ribaltare il piano α A'''

(come indica la freccetta in azzurro) sul PO facendolo A' '

ruotare, con il procedimento già noto di pag. 143,


B'''
nella sua prima traccia t1α che rimane ferma A
90° B
nella rotazione. Sul piano (α) ribaltato si disegna PO D' ≡ A'
(A)
il quadrato nella sua grandezza reale (A)(B)(C)(D) L C' ≡ B' t1α
figura re
(in rosso). Quindi si procede riportando il piano α ale riba
ltata
(B ) T

nella posizione iniziale, eseguendo il ribaltamento


(t 2 α)
inverso (come indicano le freccette in nero). Pertanto
dai vertici ribaltati (A), (B), (C), (D) si mandano le (α )

perpendicolari alla t1α ottenendo la prima proiezione (D )


(C )
del quadrato D’ ≡ A’ e C’ ≡ B’ che, come si rileva dal
disegno, si riduce a un segmento coincidente con
t1α. Poi, sempre da (A), (B), (C), (D) si mandano le
PV PL
parallele alla t1α fino a incontrare la (t2α) ribaltata; t 2α
D'' C'' D''' C'''
queste linee si ribaltano, come indicano le freccette,
in senso inverso assieme al piano α che si riporta
nella posizione iniziale, fino a incontrare la t2α sul
PV. Da essa si prolungano parallelamente alla LT,
incontrando in A’’, B’’, C’’, D’’ le corrispondenti rette
A'' B'' A''' B'''
di richiamo (in nero) innalzate da D’ ≡ A’ e da C’ ≡ B’.
L T
Si ottiene così la seconda proiezione che, assieme alla 90°

D' ≡ A'
terza, risulta deformata a seconda dell’inclinazione
(A)
del piano α rispetto al PV e al PL (in azzurro).
Nella figura dimostrativa, per verificare se fig
ur
a
re C' ≡ B'
l’operazione sopra descritta è stata effettuata in modo al
e
rib
al
esatto, le proiettanti (in rosso) condotte dai vertici A, (t 2 α ) ta
ta
(B) t1α

B, C, D della figura data si devono incontrare con le (D )

proiezioni trovate su PO, PV, PL. PO

(C)

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Rappresentazione geometrica delle proiezioni di un (D) 105
(E) PV PL
ettagono regolare perpendicolare al PV e obliquo al PO
e al PL al
e (C)
re
a
Per determinare le proiezioni dell’ettagono regolare della fi gu
r
153
fig.���, appartenente a un piano proiettante in seconda, C'''
(F) ' D'''
è stato utilizzato un metodo semplificato, diverso da C'
'
D' B'''
quello illustrato nella fig. 104: si disegna (in verde) la B'
'

MODuLO D. proiezioni cilindriche bidimensionali /


E'''
seconda traccia del piano α, t’’, sul PV, dove è posizionato E'
'

il poligono. L’ampiezza dell’angolo della seconda traccia, (G)


A'
'
A'''
t’’, con la LT è presa a piacere (nell’esempio è di 40°). Data F'
' F'''

40°
'' G'''
G
la misura A’’B’’ del lato dell’ettagono, si costruisce sulla t''
L T
A'
seconda traccia t’’ l’ettagono regolare (▶ pag. 32, fig. 36), B'

figura reale ribaltata sul PV (in rosso). Le perpendicolari


condotte da (C), (D), (E), (F), (G) alla traccia t’’ individuano G' C'
in C’’, D’’, B’’, E’’, A’’, F’’, G’’ la seconda proiezione
dell’ettagono che, come si rileva dal grafico, si riduce a un
segmento coincidente con la t’’.
Si disegna sul PO una linea parallela alla LT e, su di essa, F' D'

si conducono ortogonalmente, da A’’ e B’’, le linee di


E'
PO
richiamo, ottenendo le prime proiezioni dei vertici A’ e B’.
Partendo dalla stessa linea parallela alla LT si riportano le

Unità 8. Proiezioni ortogonali


distanze (C)C’’, (D)D’’, (E)E’’, (F)F’’, (G)G’’ e si individuano
gli altri vertici C’, D’, E’, F’, G’, che determinano la prima
proiezione dell’ettagono: dalla prima e dalla seconda
proiezione si ottiene la terza sul PL.

106 rappresentazione geometrica delle proiezioni di un


PV PL
cerchio perpendicolare al PL e obliquo al PO e al PV
Per determinare le proiezioni del cerchio della fig.���,
(1
)

B''
B'

appartenente a un piano proiettante in terza, è stato


(A
''

4''
et

1''
1''

à
'

45° utilizzato, come nel precedente esercizio, il metodo


fig
4'' A'''

.
re
'

O''
ale

A''
C'' semplificato. Nelle figure simmetriche come il cerchio, il
(2
)
O'

ribaltamento su uno dei quadri, in questo caso sul PL, può


''
C'

essere eseguito per metà (in rosso). Il diametro BD funge,


''
2''
'

2'' 3''
3''

sul PL, da asse di rotazione, poiché è sufficiente ribaltare


'
D'

t'''

D''
''

L T
sul terzo quadro solo la metà del cerchio. Le diagonali
B' del quadrato circoscritto al cerchio lo intersecano
4'
1' individuando i punti (1), (2) che, riportati ortogonalmente
O' C' sul diametro B’’’D’’’, determinano i punti 1’’’ ≡ 4’’’ e 2’’’ ≡ 3’’’;
A'
questi, proiettati sugli altri quadri, come illustra il grafico,
2' 3' definiscono la prima e la seconda proiezione del cerchio,
D' che risultano, sul PO e sul PV, deformate in ellissi (in
PO
verde) con l’asse maggiore uguale al diametro del cerchio
stesso.

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t''
PV PL
F'' E'' F''' E'''

Rappresentazione geometrica del ritrovamento, con il


G'''
metodo del ribaltamento sul PO, della grandezza reale G'' D'' D'''

di un ottagono regolare perpendicolare al PO e obliquo


al PV e al PL
154 H'' C'' H''' C'''
Conoscendo le proiezioni sul PO e sul PV di un ottagono
regolare, per determinare la sua grandezza reale (A)(B)(C) A''
LT B'' B'''
(D)(E)(F)(G)(H) con il metodo del ribaltamento sul PO, si G' A'''
F'
procede nell’individuazione delle misure reali, come già (H
)
H' A'
E'
illustrato a pag. 143, figg. 93 e 94. Come si può osservare B'
dalle freccette di direzione (fig.���), le operazioni di D'
C'
ribaltamento sono inverse a quelle della fig. 104. (G
fig
ura
t'
) rea
le
(C
)
(t'')

PO (F)
(D
)
(E) 107

Le figure piane delle figg. 108 e 110 appartengono a un Figura assonometrica spaziale e descrittiva delle proiezioni
piano proiettante in prima proiezione, ma sono disposte di un quadrato appartenente a un piano proiettante in
in modo tale che una loro proiezione sul quadro al quale prima (quindi perpendicolare al PO) e inclinato al PV di 40°;
sono perpendicolari si riduce a un segmento che non è inoltre il quadrato è tangente con un vertice sul PO ed è
mai la reale misura di uno dei lati. Le proiezioni di queste inclinato rispetto allo stesso PO di 30°
figure piane si possono risolvere nei seguenti due modi: Dopo aver disegnato il piano proiettante in prima
nelle figg. 108 e 110 si è ribaltato l’intero piano α usando proiezione α (fig.���, in azzurro) inclinato rispetto
lo stesso procedimento di fig. 104 di pag. 152; in fig. 109 si è al PV di 40°, ossia dopo aver dato un’ampiezza di 40°
usato il metodo chiamato delle proiezioni successive. all’angolo che t1α forma con la LT, lo si ribalta sul PO con
il procedimento già noto. Sul piano (α) ribaltato si disegna
il quadrato nella sua grandezza reale (A)(B)(C)(D) disposto
C''
nel modo richiesto, cioè tangente col vertice (A) sulla t1α
e con il lato (A)(B) obliquo di 30° rispetto alla stessa t1α
PL
(in rosso). Per determinare le sue proiezioni ortogonali si
D'''
procede secondo il metodo di fig. 104 di pag. 152.
PV C'''
t2 α C
B''
α
D''
D

t2 α C'' C'''
PV PL

A'' A'''
figura B''' D'' D'''
obiettiva B
40 °
B'' B'''
A
D'
L PO A'
(A) C'
30 ° B' A'' A'''
t1 α L T
40°
T
D'

figura reale A'


(B)
ribaltata (A) C'
(D )
(D ) 30°
T
(t 2 α) figura reale
( t2 α ) ribaltata B'

PO t1α
(B)
(C)
(α)
(C )
108

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Rappresentazione geometrica delle alla LT di 40° e su di essa si riporta con le parallele alla LT condotte dai
proiezioni di un quadrato uguale il segmento uguale a quello trovato vertici della figura reale disegnata
a quello di fig. 108 e con la stessa prima, ottenendo la prima proiezione per prima, determinano la seconda
inclinazione, ma risolto con il D’A’C’B’ del quadrato obliquo al PV proiezione del quadrato visto di
155
metodo delle proiezioni successive di 40° e perpendicolare al PO. Dai scorcio D’’A’’C’’B’’ (in arancio).
Il metodo delle proiezioni vertici così individuati si mandano Con il solito procedimento si ricava
successive consiste nel disporre sul PV, come indicano le freccette, le poi la terza proiezione D’’’A’’’C’’’B’’’

MODuLO D. proiezioni cilindriche bidimensionali /


in fasi progressive la figura linee di richiamo che, incontrandosi (in arancio).
da rappresentare. Si procede
immaginando il quadrato parallelo C' ' C' ' C''' 109
al PV e lo si disegna, nella sua reale PV PL

grandezza, ottenendo A’’B’’C’’D’’


D' ' D' ' D'''
(fig.���, in rosso). Il vertice A’’ è figura reale
parallela al PV
tangente alla LT e il lato A’’B’’ forma B' ' B''
B'''
con la stessa un angolo di 30°.
Conducendo le linee di richiamo dai 30°
A'' A'' A'''
vertici del quadrato a una parallela L
40°
T

tracciata al di sotto della LT come D'

indicano le freccette, si ottiene, sul D' A' C' B'


ugual A'
i
PO, la prima proiezione del quadrato
D’A’C’B’ che si riduce a un segmento C'

Unità 8. Proiezioni ortogonali


che non è la misura reale di uno dei PO B'
lati. Si traccia, quindi, una inclinata

110 t2 α PV PL rappresentazione
geometrica delle proiezioni
di un ottagono regolare
E'' E'''
D' ' D'''
appartenente a un piano
F' ' F''' proiettante in prima
inclinato di 55° rispetto al
C' '
C''' PV; l’ottagono poggia con
O' ' O''' un vertice sul PO e ha un
G' ' G'''
lato inclinato di 30° rispetto
allo stesso PO
B'' B'''

H'''
Per determinare le
H' ' A' ' A'''
L T proiezioni dell’ottagono
55 °
G'
regolare ABCDEFGH
F'
(fig.���) si è applicato lo
H'
(G ) (H ) stesso procedimento di
figura E'
fig. 108, ossia il metodo del
(t2 α ) reale O'
A' ribaltamento, sul PO, del
(F ) (O )
(A) piano proiettante α in prima
D'
30 ° B'
proiezione (in azzurro).
C'
(B)
(E )

t1 α
(C )
(D )
PO

32450_105-161_giu2016.indd 155 21/06/16 21:58


8.17
rappresentaziOne Di figure piane appartenenti a piani generiCi
156
Passiamo ora alle rappresentazioni di figure piane appartenenti a piani generici comunque inclinati,
ossia poligoni disposti obliquamente rispetto ai quadri di proiezione.
Le loro proiezioni si possono ricavare solo mediante il ribaltamento del piano generico sul PO o sul PV Lezione 10
e risulteranno diverse per forma e per grandezza dalla figura obiettiva.

Figura assonometrica spaziale e rappresentazione A ribaltamento avvenuto si determina, fra le tracce t1α e
geometrica delle proiezioni sul PO e sul PV di un (t2α) del piano (α) ribaltato, la vera posizione e grandezza
quadrato appartenente a un piano generico α del quadrato (A)(B)(C)(D) (in rosso) e si continua con
comunque inclinato, ossia obliquo ai quadri di lo stesso procedimento usato nelle figg. 95, 96 e 97 di
proiezione, conoscendo la sua vera dimensione sul PO pagg. 144 e 145. Pertanto, con la già nota operazione di
Si disegna (fig.���) il quadrato ABCD (figura obiettiva, raddrizzamento, inversa al ribaltamento, effettuata per ogni
in arancio) giacente sul piano generico α comunque vertice del quadrato a partire, nell’esempio, da (A), come si
inclinato (in azzurro chiaro). Per determinare le sue rileva dalle freccette, si determinano le proiezioni sia sul PO
proiezioni sul PO e sul PV è necessario conoscere prima la sia sul PV del quadrato dato (fig.���, in arancio).
sua vera grandezza. A tale scopo si inizia ribaltando il piano Per verificare la correttezza dell’esecuzione si centra in O
α sul PO, come indica la freccetta in azzurro, utilizzando il e con raggio O1 si descrive un arco (freccette in nero) che
piano β (in giallo) perpendicolare al PO e obliquo al PV deve incontrare il punto 3. Nella fig. 111 spaziale la parallela
(▶ pagg. 144 e 145). da 3 alla t1α (in rosso) deve incontrare i vertici B e A del
quadrato obiettivo (in arancio) e lo stesso deve avvenire per
gli altri due vertici C e D. Quindi le proiettanti dai vertici A,
B, C, D (in rosso) della figura obiettiva devono incontrare le
111 proiezioni sul PO e sul PV, A’, B’, C’, D’ e A’’, B’’, C’’, D’’.

t2 β PV
t2 β
t2 α 112

PV
t2 α
C'' D'' C''
α 3 β
C O T

D''
2

B'' 1
ura
3
fig
D tiva 90° A''
iet
ob 90° B'' O
L T
C' 90° 2
A'' C' B
B'
(B) D' 90°
1
B'
ne

(t2 β)
io

e
ion
a
az

L taz
at

t1 β i ro
ot

alt

A ed
r

D' ass
rib
di

A' (B)
se

ale
as

re

(t2 β) ltata
ra

r iba
u

A' eale
fig

(C) t1 α figu
ra r
(A)
t1 α (A)

(C)
(D)
(D) t1 β

(α)
PO
(t2 α)
PO
(t2 α)

32450_105-161_giu2016.indd 156 21/06/16 21:58


Rappresentazione geometrica delle proiezioni ortogonali sul PO e sul PV di un quadrato appartenente al piano
generico α comunque inclinato, ossia obliquo ai piani di proiezione, conoscendo la sua vera dimensione sul PV

1a fase 2a fase
157
Si disegna il piano α, mediante le tracce t1α e t2α, e lo si Si costruiscono sul PV, fra le tracce t2α e (t1α) del piano α
ribalta sul PV (fig.���, in azzurro). ribaltato, la vera posizione e la vera grandezza del quadrato
(A)(B)(C)(D) (fig.���, in rosso).

MODuLO D. proiezioni cilindriche bidimensionali /


(t1α) 113 (t1α) 114
PV
(A)
PV
t2β t2 β
figura
(D) reale
piano ribaltata (B)
generico
ass ass
ed ribaltato ed tα
i ro
taz i ro 2
ion taz
e ion (C)
e
t2α
90°

O O
L T L T

Unità 8. Proiezioni ortogonali


t1α t1α

t1β t1β
PO PO

3a fase 4a fase
Si effettua l’operazione di raddrizzamento del piano α in Analogamente alle proiezioni A’ e A’’ del vertice A, già
modo inverso ma identico a quello eseguito nelle pagine eseguite nella terza fase, si trovano B’ e B’’, C’ e C’’, D’
precedenti. Pertanto, dal vertice (A), seguendo il verso delle e D’’. I vertici così ottenuti determinano le proiezioni
freccette, si individuano, sul PV e sul PO, la seconda e la del quadrato (fig.���, in arancio), che in questo caso si
prima proiezione del vertice A, ossia A’’ e A’ (fig.���). ottengono prima sul PV e dopo sul PO.

(t1α) 115 (t1α) 116


PV
(A) (A)
PV
t2 β t2β
figura figura
(D) (D) reale
reale
ass ribaltata (B) ass ribaltata
(B)
rota e di rota e di
zio zio
ne t2α ne t2α
(C) (C)
D'' C''

1
A''
A'' B''
O 2 O
L T L T
C'
3
D'
B'

A' A'
t1α t1α

PO t1β PO t1β

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Rappresentazione geometrica del ritrovamento della vera grandezza di un triangolo appartenente a un piano
generico comunque inclinato, conoscendo le sue proiezioni ortogonali sul PO e sul PV
T2 s
1a fase 117
158
Si disegnano le proiezioni A’, B’, C’ e A’’, B’’, C’’ del triangolo
dato (fig.���, in rosso). s''
C''
Per ottenere la reale grandezza della figura piana in
oggetto, è necessario trovare il piano che lo contiene per
poi ribaltarlo. A tale scopo si fa riferimento alle condizioni
di appartenenza fra punto e piano illustrate alle pagg. 134 T2 r
B''
e 135 e si tracciano per le proiezioni del lato AB, ossia per A''
r''
A’B’ e A’’B’’, rispettivamente le proiezioni della retta r, ossia L T
r’ e r’’, e per le proiezioni del lato BC, ovvero per B’C’ e B’’C’’, s'
C'
B'
rispettivamente le proiezioni della retta s, ossia s’ e s’’ (in
T1 s
rosso). Si determinano così le tracce T1r e T2r; T1s e T2s delle
rette r e s contenenti i lati AB e BC del triangolo dato. A'

r'

T1 r

118 T2 s 2a fase
Per le tracce delle rette si conducono le tracce omonime
del piano α, per cui t2α (fig.���, in azzurro) passa per T2s e
t2 α

s''
C'' T2r, mentre t1α (in azzurro) passa per T1r e T1s. Le rette r e s
appartengono al piano α poiché le loro tracce stanno sulle
tracce omonime del piano che, di conseguenza, contiene il
triangolo dato.
T2 r
B''
A''
r''
O
L T
C'
s'
B'

T1 s
PV
T2 s t2 β 119
A'

r' t2 α

s''
t1 α C''

T1 r

T2 r
B''
3a fase A''
r''
Si ribalta il piano generico α con il già noto procedimento, L
C'
O
T

ossia utilizzando il piano β (fig.���, in verde) s'


B'
perpendicolare al PO e obliquo al PV.
T1 s

A'

r'

t1 α
t1 β
T1 r
(t2 α) t1 β
PO

32450_105-161_giu2016.indd 158 21/06/16 21:58


PV
T2 s t2 β

120 t2 α 4a fase
s''
C''
A ribaltamento avvenuto, si riportano fra le tracce
t1α e (t2α) del piano ribaltato i vertici (A), (B), (C)
del triangolo in modo inverso rispetto agli esercizi
159
precedenti, seguendo cioè il verso delle freccette.
T2 r In questa ultima fase si determina la figura reale
(fig.���, in arancio).
B''
A''

MODuLO D. proiezioni cilindriche bidimensionali /


r''
O
L T
C'
s'
B'

T1 s

A' (B)

r'
(A)
figura
t1 α reale

T1 r
t1 β

(C)
(t2 α)
PO

8.18

Unità 8. Proiezioni ortogonali


rappresentaziOne Di figure piane: OmOlOgia

Definizione: l’omologia o corrispondenza è una proprietà della geometria descrittiva


per mezzo della quale si possono determinare, in modo spedito, punti e rette corrispondenti
posti in piani diversi che abbiano in comune un asse, che prende il nome di asse di omologia.

t2 α t2 β
Rappresentazione geometrica delle
proiezioni ortogonali sul PO e sul PV,
121
per mezzo dell’omologia, di un pentagono PV
regolare giacente su un piano generico α E''

conoscendone la vera dimensione sul PO.


A'' D''
Il lato (B)(C) del pentagono reale ribaltato
è disposto parallelamente rispetto all’asse
di omologia
1'' 2'' B'' C'' 3'' O
Dopo aver prolungato i lati (E)(A) e (E)(D) e L
E'
4''

4'
T
D'
dopo aver unito e prolungato (E)(B) e (E)(C), si t1 α
C'
trovano sull’asse di omologia i punti 1’, 4’ e 2’, A' 3'

3’. Quindi si opera come segue: si congiunge 1’ B'


(C)
figura
con A’ e 4’ con D’ individuando il vertice E’. logia
2' reale
ribaltata
mo
io (B)
Si congiungono 2’ e 3’ con E’. ass
ed
90°
(D)
Le perpendicolari da (B) e (A) all’asse di 1'

omologia t1α individuano sulle rette 2’E’ e


(A)
3’E’ i vertici B’ e C’ che completano la prima PO (E)
proiezione del pentagono (fig.���). t1 β
La proiezione sul PV si ottiene ripetendo
lo stesso procedimento. (t2 α)

32450_105-161_giu2016.indd 159 21/06/16 21:59


faCCiamO il puntO
160

Riconosciamo e utilizziamo le proiezioni ortogonali bidimensionali

1. Determina, sui tre quadri, le proiezioni


ortogonali di un punto avente la quota di cm 5. esegui le proiezioni ortogonali di un ottagono
2,5, il 1° aggetto di cm 0 e il 2° aggetto di regolare parallelo al PO, obliquo con i lati rispetto
cm 1,5; disegna sia la figura assonometrica al PV e al PL e tangente con un vertice al PL; un
spaziale, sia la rappresentazione geometrica. lato del poligono è inclinato di 20° rispetto al PL; la
quota è di cm 1,8.
2. La fig.➊ illustra la rappresentazione geometrica
delle proiezioni ortogonali di un punto nello 6. determina, sui tre quadri, la rappresentazione
spazio (A, nell’esempio); individua le misure geometrica delle proiezioni ortogonali di un piano
della quota, del 1° aggetto e del 2° aggetto che generico avente l’asse di rotazione e la seconda traccia
ti serviranno per disegnare, successivamente, la rispettivamente inclinati di 30° e di 45° rispetto alla
figura assonometrica spaziale. LT; successivamente, dopo averlo ribaltato sul PO,
PV PL individua la retta di massima pendenza.
PV PL
A'' A''' 1
A'' A'''
7. esegui, sui quadri PO e PV, la rappresentazione
geometrica delle proiezioni ortogonali di una retta
parallela al PO e avente le tracce sul PV e sul PL.
L T Completa l’esercizio dando il nome esatto alla retta.
L T

A'
8. determina, sui tre quadri, le proiezioni ortogonali di
A' una retta generica appartenente a un piano proiettante
in seconda; disegna la figura assonometrica spaziale e
PO la relativa rappresentazione geometrica.
PO

3. esegui, sui tre piani, la rappresentazione 9. disegna la rappresentazione geometrica della fig.➌
geometrica delle proiezioni ortogonali di un piano assonometrica spaziale: proiezioni ortogonali, A’
perpendicolare al PO e inclinato di 30° rispetto al B’ e A’’B’’, del segmento AB obliquo ai tre quadri e
PV; la seconda traccia del piano dista dal PL cm 4. successivo ritrovamento (in rosso)
della sua misura reale (A)(B).
4. Completa le proiezioni ortogonali del Per il ribaltamento
B''
pentagono
PV regolare illustrato in fig.➋; il 1° sul PO del piano α t''α
PL PV
aggetto misura
C' '
cm 2. (in azzurro) puoi
B'' PL
PV
utilizzare A''
α
PL 2 lo stesso B
D' ' A
B'' C' ' O
A'' metodo
30

E''
D' '
di pag. 143. A'
L T (A)
misu

A'' L B'
30 °

ra re

(t''α) t'α
E''
ale

L T T

(B)
(α)
PO
PO
3

PO

32450_105-161_giu2016.indd 160 21/06/16 21:59


v
161

10. L’urbanistica offre numerosi esempi di piazze costruite con figure piane rigorosamente geometriche, i cui

MODuLO D. proiezioni cilindriche bidimensionali /


schemi planimetrici (piante aeree) risaltano con nitidezza nella visione complessiva dall’alto.
Osserva lo schema planimetrico della piazza di Pienza (fig.➊a), risultato della sistemazione rinascimentale del
preesistente borgo medioevale (fig.➊b).
La forma trapezoidale, non quadrata, risolve il problema di contenere in uno spazio molto limitato quattro edifici:
il Duomo e il Palazzo Comunale occupano le basi parallele; il Palazzo Piccolomini e il Palazzo Vescovile i lati obliqui
divergenti. In tal modo si corregge la deformazione ottica della prospettiva e, illusionisticamente, la piazza si allarga.

➊ a▶ ➊ b◀
Schema planimetrico Bernardino Rossellino,
della piazza di Pienza: A A piazza di Pienza,
A. Duomo, 1460-64. (Siena).
C
B. Palazzo Comunale, d Veduta aerea.
C. Palazzo Piccolomini, C
D. Palazzo Vescovile. D

B
B

Unità 8. Proiezioni ortogonali


La pianta della cittadina siciliana di Grammichele ha una forma perfettamente esagonale, come la piazza
contenuta al suo centro, e gli angoli sono chiusi da edifici ad angolo ottuso (fig.➋a).
Lo schema planimetrico di Grammichele è costituito da un esagono regolare avente al centro la piazza, anch’essa
esagonale, così come le cinque arterie anulari che la circondano. Altre sei arterie, perpendicolari alle prime, si
irradiano dalla piazza e si immettono in altrettante piazze rettangolari.
Completa il grafico di fig.➋b con semplici forme geometriche, analoghe a quelle della fig. 1a.

➋a ▲ Grammichele. Catania. Veduta aerea. ➋b ▲

32450_105-161_giu2016.indd 161 21/06/16 21:59


unitÀ 9
162
Studio della volumetria nei poliedri

Per esaminare la volumetria dei solidi in questa unità utilizziamo il metodo dell’assonometria monometrica, metodo
di proiezione al quale è dedicata la sezione 3 del volume.
Questo tipo di proiezione consente di ottenere un’immagine immediata di come dovrebbe apparire un solido a
partire dal suo sviluppo, riportandone le esatte dimensioni.

9.1
pOlieDri regOlari

Definizione: ogni poliedro è formato da facce (poligoni che lo limitano), spigoli (lati dei poligoni) e vertici (vertici dei poligoni).
Ogni spigolo del poliedro è anche spigolo di un diedro che ha per facce i semipiani dei poligoni contenenti quello spigolo.
Un poliedro è regolare se le facce sono formate da poligoni regolari uguali.

Esistono solo cinque tipi di poliedri regolari:


mODulO e Proiezioni cilindriche tridimensionali

- l’esaedro o cubo, che ha per - il tetraedro, che ha per facce - l’ottaedro, che ha per facce otto
facce sei quadrati; quattro triangoli equilateri; triangoli equilateri;

- il dodecaedro, che ha per facce - l’icosaedro, che ha per facce venti


dodici pentagoni regolari; triangoli equilateri.

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B A
L’ESAEDRO REGOLARE

Sviluppo di un esaedro regolare (cubo)


1a
Per sviluppare l’esaedro regolare (figg.➊a
163
e b) si traccia il segmento AA e lo si divide
A B C D A
in quattro parti uguali nei punti B, C, D:
la distanza fra di essi è uguale all’altezza

MODuLO E. proiezioni cilindriche tridimensionali /


del cubo. Si disegna il segmento EE uguale
e parallelo ad AA e distante da esso nella
misura dell’altezza del solido. Conducendo
le perpendicolari da B, C, D, si determinano
E F G H E
i segmenti BF, CG e DH e si ottengono
quattro quadrati, facce dell’esaedro (in verde).
Prolungando i lati CG e DH da ambo le parti,
perpendicolarmente ad AA e EE, si trovano le
altre due facce quadrate che completano lo
sviluppo. F E

▲ Per la realizzazione pratica: è consigliabile usare un cartoncino


bristol e una colla a presa rapida oppure un nastro biadesivo.
Ritagliare lungo i bordi il contorno dello sviluppo, comprese le linguette
(in bianco) che servono a unire le facce; piegare gli spigoli BF, CG, DH,
CD, GH e le linguette.

Unità 9. Studio della volumetria nei poliedri


Osservazione: per sviluppo di un solido
si intende l’insieme delle superfici esterne 1b
che è possibile distendere su un piano.

Esaedro regolare La veduta assonometrica d’assieme è stata ottenuta


Nella fig.➋a è disegnato l’esaedro regolare, poliedro riportando le stesse misure dello sviluppo della fig. 1a.
formato da otto vertici, sei facce costituite da quadrati L’effetto luce-ombra dovuto alle diverse tonalità di colore
e dodici spigoli. facilita la percezione della tridimensionalità (fig.➋b).
A

2a 2b
E

8 vertici
B
D

12 spigoli
F
H

C 6 facce (quadrati)

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3a V IL TETRAEDRO REGOLARE

Sviluppo di un tetraedro regolare


Per sviluppare il tetraedro regolare si traccia una
164
circonferenza con centro in O e raggio OV (fig.➌a, in
rosso); poi con la stessa apertura si centra in O’ e con
1 H apertura OO’ si traccia l’arco VOV, dividendo così la
2
circonferenza in tre parti uguali. Si congiungono i tre
O punti indicati con V e si ottiene un triangolo equilatero.
Dai tre vertici V si mandano tre semirette (in rosso)
passanti per il centro O della circonferenza, i cui
prolungamenti intersecano i lati opposti del triangolo
determinando su di essi i punti 1, 2, 3 e questi, uniti fra
V 3 V loro, danno origine a quattro triangoli equilateri
(facce del tetraedro, in verde). Si ottiene così l’intera
superficie del tetraedro distesa su un piano (fig.➌b).

3b
O'

▲ Per la realizzazione pratica: aggiungere lungo il


contorno dello sviluppo le linguette (in bianco), uno
spigolo sì e uno no.
Poi procedere come per l’esaedro (▶ pag. 163, fig. 1a).

tetraedro regolare V
Nella fig.➍a è disegnato, in una veduta assonometrica 4a
4 vertici
d’assieme, il tetraedro regolare, poliedro formato da
quattro vertici, quattro facce costituite da triangoli 2
h
equilateri, sei spigoli (fig.➍b). Il disegno è stato ottenuto 4 facce (triangoli equilateri)

riportando le stesse misure dello sviluppo della fig. 3a.


Dopo aver disegnato in assonometria monometrica O H
6 spigoli
1
il triangolo di base 1-2-3, per trovare l’altezza reale
VO si mandano, dal centro della stessa base O, due
perpendicolari: l’una verticale e l’altra orizzontale;
quest’ultima interseca lo spigolo 2-3 in un punto H, che
in questo caso è il suo punto medio; da esso si traccia una 3

retta passante per V e H che incontra la perpendicolare h


determinando il vertice V. Si unisce V con i punti 1, 2, 3
e si ottiene l’assonometria del tetraedro regolare, 4b
dove VO è la misura esatta della sua altezza h.
Dalla superficie piana della fig. 3a si è così ottenuta,
con le medesime dimensioni dello sviluppo, la
configurazione volumetrica tridimensionale della fig. 4a,
dove l’effetto luce-ombra dovuto alle diverse tonalità
di uno stesso colore facilita la percezione della
tridimensionalità, così come realmente appare a
realizzazione completa (fig. 4b).

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5a 6 vertici L’OttaEDrO rEgOLarE
1 12 spigoli

2 8 facce Ottaedro regolare


(triangoli equilateri)
La fig.➎a illustra l’ottaedro regolare, poliedro formato
3 165
da sei vertici, otto facce costituite da triangoli equilateri
e dodici spigoli (fig.➎b) poggiante con un vertice su un
H
O piano orizzontale.

MODuLO E. proiezioni cilindriche tridimensionali /


5b Nella fig. 5a l’ottaedro regolare è disegnato con quattro
6
facce in vista, così come appare nella fotografia di fig. 5b.
Nella visione assonometrica d’assieme, ottenuta come per
5 i precedenti solidi con il sistema monometrico, le altezze
4
1O e O4 corrispondono alla misura di metà diagonale
(O3) del quadrato 2-3-5-6: pertanto l’intera altezza 1-4
dell’ottaedro corrisponde alla misura delle diagonali 6-3, o
5-2, dello stesso quadrato.
Come per i solidi precedenti, l’effetto tridimensionale è
ottenuto con il semplice procedimento operativo delle
variazioni tonali di uno stesso colore, quale appare nel
reale gioco di luci e ombre della fig. 5b.

6
Sviluppo dell’ottaedro regolare 6a

Unità 9. Studio della volumetria nei poliedri


Per sviluppare l’ottaedro regolare con le stesse
dimensioni della fig. 5a, si traccia, dall’alto in
basso, il segmento 1-5 uguale al doppio dello
spigolo 3-5 della fig. 5a. Si centra negli estremi,
con apertura 1-5, e si tracciano due archi che 2
4 6 2

si intersecano nel punto 6 (fig.➏a, in rosso):


congiungendo 6 con 1 e con 5 si ottiene un
triangolo equilatero. Si trova poi il punto
medio di 1-5 in 3 e, con apertura 5-3, si centra
prima in 5 e poi in 1: i due archi ottenuti (in 5
1
rosso), determinano rispettivamente i punti 3 H 1

4 e 2 che, uniti fra loro e con 3, originano


i primi quattro triangoli equilateri (facce
dell’ottaedro).
Si procede ora dal basso verso l’alto e, sul
▲ Per la realizzazione pratica: valgono
prolungamento dell’ultimo spigolo trovato le indicazioni date per il tetraedro regolare 3

4-2 (uguale a 3-5), si traccia il segmento (▶ pag. 164, fig. 3a).


2-4 uguale a 1-5, quindi, al doppio di 3-5.
Analogamente si trovano gli altri quattro
triangoli equilateri che, assieme ai primi, 6b
completano lo sviluppo dell’ottaedro
(fig.➏b).

Osservazione: è possibile trovare


l’altezza reale 1O della fig. 5a anche con
il metodo utilizzato per il tetraedro
(▶ pag. 164, fig. 4a). A tale scopo in fig. 6a è
tracciata la retta H4, uguale a H1 di fig. 5a.

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IL DODEcAEDRO REGOLARE

Sviluppo di un dodecaedro regolare 14 7a


Per sviluppare un dodecaedro regolare si costruisce
166
una faccia del dodecaedro nella sua forma pentagonale
15
regolare (▶ pag. 31, fig. 31) e si uniscono i suoi vertici 1, 2,
3, 4, 5. Dai vertici si tracciano le semirette passanti per E
12
il centro O del poligono; con apertura di compasso 5-3 e
D
centro in 5 si ottiene un arco che incontra la semiretta
O' 13
che parte dal vertice 2 nel punto 6. Con centro in O e
A
raggio O6 si descrive la circonferenza che interseca
le altre semirette nei punti 7, 8, 9, 10, che, uniti, C

danno origine a un pentagono regolare. In esso sono B

contenute le altre cinque facce pentagonali regolari 11

del dodecaedro costruite, come si può osservare nella


fig.➐a, su ogni spigolo della prima faccia pentagonale 6
P

1, 2, 3, 4, 5. Si conduce da 3 una semiretta passante


per P e su di essa si riporta il raggio PO’ uguale a 10

O6. Con centro in O’ e raggio O’P si descrive un’altra


4
circonferenza uguale alla prima: il prolungamento
dello spigolo P6 interseca la suddetta circonferenza 5
O
nel punto 11. Con apertura di compasso P11 e centro 7
3
in P, si traccia un arco che interseca nel punto 12
il prolungamento della semiretta con origine in 11 1
passante per O’: lo stesso arco interseca la medesima 2

circonferenza nel punto 13, che viene determinato


9
anche dalla semiretta di origine 5 passante per P. Con
lo stesso raggio P11 si centra in 11 e 13 e si trovano
sulla circonferenza rispettivamente i punti 15 e 14. 8

Continuando con lo stesso procedimento si completa


▲ Per la realizzazione pratica: in alcuni spigoli, lungo il contorno dello
lo sviluppo della superficie del dodecaedro (fig. 7a, in sviluppo, aggiungere le linguette (in bianco); poi procedere come per
verde, mentre la costruzione, per essere più leggibile, è l’esaedro (▶ pag. 163, fig. 1a).
in rosso).

7b

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Dodecaedro regolare 1 8a
In fig.➑a è disegnato, in una veduta 20 vertici
2
assonometrica d’assieme, 30 spigoli 5

il dodecaedro regolare, poliedro 12 facce O


167
formato da venti vertici, trenta (pentagoni equilateri)

spigoli e dodici facce costituite 3 4 h'

da pentagoni regolari, ottenuto h''

MODuLO E. proiezioni cilindriche tridimensionali /


riportando le stesse misure di fig. 7a. B
1'
A

Si disegna (nell’esempio in rosso), la G 90 ° F


5'
pianta in assonometria monometrica 2'
O' h''
del dodecaedro poggiante con una H
faccia su un piano orizzontale. C E

A tale scopo, dato il lato uguale a 4' h' I


3'
quello dello sviluppo di fig. 7a, si D

costruisce il pentagono regolare r

ABCDE (▶ pag. 32, fig. 34), che è la


faccia con cui il solido poggia su un Per ottenere le altezze dei vertici determinano le misure delle due
piano orizzontale. Si costruisce, poi, estremi del dodecaedro si prolunga il altezze h’ e h” indispensabili, come
un altro pentagono regolare i cui lato BA del primo pentagono (faccia mostra chiaramente la fig. 8a, per
vertici 1’, 2’, 3’, 4’, 5’ sono determinati poggiante sul piano orizzontale) disegnare il dodecaedro regolare in
dai prolungamenti degli apotemi e si traccia una perpendicolare a veduta assonometrica d’assieme.
del primo, uguale e concentrico a esso (r, esterna alla pianta, in rosso),

Unità 9. Studio della volumetria nei poliedri


Anche in questo disegno l’effetto
esso. Si ribalta una delle facce laterali determinando il punto F. Si tracciano tridimensionale è accentuato
costruendo un terzo pentagono (in quattro parallele al lato BA di cui dalle diverse tonalità di verde.
rosso) sul lato BC in G. Si centra in due, con origine nei vertici estremi È da osservare che l’asse OO’ è
O’ e con apertura O’G si descrive del dodecaedro, si prolungano, e due, uguale alla somma delle altezze
una circonferenza. Prolungando, con origine nei vertici del pentagono trovate, h’ + h”: in questo caso
riferendosi al centro O’, i vertici dei poggiante sul piano orizzontale, sono anticipate le proiezioni sia
due pentagoni sino alla circonferenza incontrano la retta r nei punti H e I. ortogonali sia assonometriche,
si trovano i punti che, uniti fra loro, Con apertura di compasso FH prima illustrate rispettivamente nell’unità
danno origine al decagono regolare e FI dopo si descrivono due archi che, di questo modulo e nel modulo H,
i cui vertici sono anche i vertici intersecandosi con i prolungamenti allo scopo di ottenere un’immagine
estremi del dodecaedro. delle due prime parallele, tridimensionale del poliedro.

Dodecaedro realizzato 8b
La fig.➑b illustra il dodecaedro,
realizzato con cartoncino bristol
verde partendo dallo sviluppo
completo di linguette della fig. 7a,
poggiante con una faccia su un
piano orizzontale, come nel disegno
assonometrico di fig. 8a.
La rappresentazione fotografica
(figg. 7b e 8b) restituisce l’immagine
plastica del dodecaedro nello spazio
reale. Questa, confrontata con i
disegni 7a e 8a dello stesso poliedro,
consente di cogliere al meglio
i particolari delle esecuzioni grafiche.

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L’IcOsaEDrO rEgOLarE

sviluppo di un icosaedro regolare Sui prolungamenti di A1 e 3-5, 5, si ottengono da una parte i punti
Per sviluppare l’icosaedro regolare paralleli fra loro, si determinano 13, 14, 15, 16, 17, e dall’altra i punti
168
si descrive, con centro in O e raggio con il compasso, rispettivamente, i 18, 19, 20. Questi, uniti fra loro come
OA, uguale allo spigolo del poliedro, punti 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, distanti fra mostra chiaramente la fig.➒, danno
una circonferenza e la si divide in loro nella misura dello spigolo AO. origine a venti triangoli equilateri,
sei parti uguali (▶ pag. 31, fig. 32), nei Contemporaneamente, con la stessa facce dell’icosaedro regolare (in
punti 1, 4, 2, A, 3 e 5. Si uniscono 2 con apertura, centrando prima in un verde, mentre le linee di costruzione
A, A con 3, 3 con 5, 5 con 1 e 1 con 4. punto e poi nell’altro a partire da 3 e sono in rosso).

2 4 18 19 20

O 1 6 7 8
A

9 10 11
12
9 3
5

▶ Per la realizzazione pratica:


aggiungere lungo il contorno dello
sviluppo le linguette, uno spigolo sì e uno
no (in bianco); poi procedere come per
l’esaedro (▶ pag. 163, fig. 1a). 13 14 15 16 17

pianta dell’icosaedro regolare Unendo i vertici dei triangoli con


10 2 3 Per disegnare in proiezione quelli dell’esagono, come mostra
ortogonale la pianta dello stesso la figura, si completa la pianta in
7
11 icosaedro regolare sviluppato in proiezione ortogonale del poliedro.
C fig. 9 e poggiante con una faccia su Allo scopo di migliorare la lettura
10 O
un piano orizzontale, si descrive dell’aspetto reale di questo poliedro,
1 4
8 una circonferenza con centro in O in questa rappresentazione grafica
e raggio O1 uguale allo spigolo OA sono accennate, con anticipo, le
12 dello sviluppo di fig. 9 e la si divide proiezioni ortogonali illustrate a
9
in sei parti uguali inscrivendovi un pag. 189 dell’unità 10 (▶ fig. 22a).
6 5
esagono regolare (fig.��, in rosso). Si Le misure reali delle due facce
tracciano i diametri dell’esagono e in triangolari 10-11-12 (faccia inferiore
uno dei triangoli equilateri ottenuti, che poggia su un piano orizzontale) e
nell’esempio in O-1-2, si trova il 7-8-9 (faccia superiore dell’icosaedro),
centro C. Per esso si fa passare una viste ortogonalmente dall’alto, a
circonferenza, concentrica alla prima, differenza delle altre facce non
di raggio OC (in rosso): i diametri subiscono alcuna deformazione.
dell’esagono intersecano questa Pertanto esse hanno misure uguali
seconda circonferenza nei punti 7, 8, a quelle di ciascuna delle venti facce
9, 10, 11, 12, che uniti danno origine triangolari costruite graficamente
a due triangoli equilateri opposti. nello sviluppo di fig. 9.

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Icosaedro regolare Per determinare le altezze che Si ottiene così l’altezza dei
In fig.��a è disegnato, in una consentono di disegnare l’icosaedro vertici 8, 6, 4, 2, 10 del pentagono
visione assonometrica d’assieme, regolare in assonometria, si riportano superiore. Infine l’altezza dell’asse
l’icosaedro regolare, poliedro formato quindi dai vertici del pentagono dell’icosaedro OO’ è uguale a due
169
da dodici vertici, trenta spigoli e inferiore (tratteggiato in pianta) le volte il lato del decagono (10’-9’)
venti facce costituite da triangoli altezze uguali alla misura di un lato più la misura del raggio della
equilateri, poggiante con un vertice del decagono (in rosso): h = 9’-9 = lato circonferenza (O’8’).

MODuLO E. proiezioni cilindriche tridimensionali /


su un piano orizzontale e avente un del decagono (10’-9’): si ottiene così L’effetto tridimensionale del poliedro
asse perpendicolare al piano stesso. l’altezza dei vertici 9, 7, 5, 3, 1 del è accentuato dalle diverse tonalità
Il disegno assonometrico è stato pentagono inferiore. Si prosegue di verde.
ottenuto riportando le stesse misure riportando dai vertici dell’altro Allo scopo di consentire
dello sviluppo di fig. 9. pentagono le altezze uguali alla un’immagine chiara del poliedro
Per disegnare in assonometria somma del lato del decagono più il in oggetto, in questa realizzazione
monometrica la pianta dell’icosaedro raggio della circonferenza circoscritta grafica sono anticipate le proiezioni
poggiante con un vertice su un al decagono, nell’esempio in rosso: ortogonali e assonometriche
piano orizzontale (in rosso), dato il h’ = 8’-8 = lato del decagono (10’-9’) più illustrate rispettivamente nell’unità
lato uguale alla misura dello spigolo raggio della circonferenza (O’8’). 10 di questo modulo e nel modulo H.
AO del relativo sviluppo di fig. 9, si
costruisce un pentagono regolare. 4
Si costruisce poi un altro pentagono 12 vertici 11a
regolare, di lato uguale e concentrico O
30 spigoli
al primo, in modo che i vertici

Unità 9. Studio della volumetria nei poliedri


2

dell’uno cadano sul prolungamento 20 facce (triangoli equilateri) 6

degli apotemi dell’altro. 3


5
Unendo consecutivamente i vertici
dei due pentagoni regolari si dà 4'
origine al decagono regolare i cui 10
3' 8
5'
vertici 1’, 2’, 3’, 4’, 5’, 6’, 7’, 8’, 9’, 10’
sono anche i vertici estremi 1 2'
7
dell’icosaedro: le altezze del solido 6'

corrispondono alla misura di O'

un lato del decagono e a quella 1'

del raggio della circonferenza 9 h' 7'


h
circoscritta al decagono, nell’esempio
10'
rispettivamente 10’-9’ e O’8’. 8'
9'

Icosaedro con relativo sviluppo


11b
La fotografia di fig.��b illustra un
icosaedro regolare, poggiante con
un vertice su un piano orizzontale
e il relativo sviluppo, realizzati
con cartoncino bristol.
Insieme alle due proiezioni
(figg. 10 e 11a), le fotografie aiutano
a individuare meglio la reale
volumetria dell’icosaedro.
Questo solido completa la serie
dei cinque poliedri regolari.

32450_162-209_giu2016.indd 169 21/06/16 21:59


9.2
prismi regOlari
170
Definizione: i prismi sono solidi che hanno per basi due poligoni uguali e paralleli, e come facce laterali tanti parallelogrammi
quanti sono i lati delle basi: sono dunque poliedri irregolari, perché le superfici che li delimitano non sono tutte uguali.
I prismi possono essere triangolari, quadrangolari, pentagonali, esagonali... a seconda del poligono di base.
Se i poligoni di base sono parallelogrammi, il prisma è chiamato parallelepipedo.
Un prisma si dice retto quando gli spigoli laterali sono perpendicolari ai piani delle basi, altrimenti si dice obliquo.
Un prisma retto si dice regolare quando le sue basi sono poligoni regolari (▶ pag. 31).

IL ParaLLELEPIPEDO rEgOLarE

Parallelepipedo regolare D
12
La fig. �� rappresenta la visione assonometrica d’assieme
di un parallelepipedo regolare: prisma con due basi
costituite da parallelogrammi, otto vertici, dodici spigoli e A C

quattro facce laterali.


L’effetto luce-ombra, ottenuto con tre tonalità di base
B

verde, conferisce al solido un effetto volumetrico


vertice
tridimensionale.
faccia laterale
H
spigolo laterale

spigolo di base
E G

13 sviluppo di un parallelepipedo regolare


A D
Per sviluppare il parallelepipedo regolare si tracciano
due rette parallele, AA e EE, distanti fra loro nella misura
A B C D A dell’altezza del solido di fig. 12, preso come modello.
Su AA si riportano i segmenti AB, BC, CD, DA; su EE i
segmenti EF, FG, GH, HE, uguali ai lati dello stesso solido.
Unendo A con E, B con F, C con G, D con H si ottengono
h
cinque perpendicolari corrispondenti agli spigoli laterali
che delimitano le quattro facce laterali (fig.��).
Si centra in B con apertura BA, in C con apertura CD,
in F con apertura FE e in G con apertura GH: gli archi
ottenuti (in rosso) determinano rispettivamente, sui
E F G H E prolungamenti degli spigoli BF e CG, i punti A, D, E,
H che, uniti, completano i rettangoli ADCB e EHGF
(uguali alle basi dello stesso solido di fig. 12). Si ottiene
E H
così la superficie, interamente distesa su un piano, del
parallelepipedo regolare, nell’esempio in verde.
▲ Per la realizzazione pratica: aggiungere lungo il contorno dello
sviluppo le sette linguette, uno spigolo sì e uno no (in bianco); poi
procedere come per l’esaedro (▶ pag. 163, fig. 1a).

32450_162-209_giu2016.indd 170 21/06/16 21:59


E D

IL pRISMA ESAGONALE REGOLARE 14


O
F C
prisma esagonale regolare
La fig.�� rappresenta la visione assonometrica d’assieme
171
di un prisma esagonale regolare: solido costituito da due
A B
basi esagonali regolari, dodici vertici, diciotto spigoli, sei
facce laterali. La visione assonometrica d’assieme ha le h

MODuLO E. proiezioni cilindriche tridimensionali /


stesse misure del relativo sviluppo (fig. 15).
M L

O'
N I

G H

E D
15
sviluppo di un prisma esagonale
regolare
F C Per sviluppare il prisma esagonale
O
regolare si eseguono le stesse
operazioni indicate per lo sviluppo del
A
parallelepipedo e poi si costruiscono

Unità 9. Studio della volumetria nei poliedri


A B C D E F
sei rettangoli aventi per base il lato
dell’esagono uguale a quello di fig.
14, e l’altezza h uguale a quella dello
h stesso solido, OO’: questi rettangoli
rappresentano le facce laterali del
prisma. Sopra e sotto a una faccia (in
fig.��: ABHG) si costruiscono i due
G H I L M N esagoni regolari di base, partendo dalla
G misura dei lati già definita (AB e GH) e
si completa così lo sviluppo del prisma
N
O'
I
esagonale regolare (in verde).

▲ Per la realizzazione pratica: aggiungere lungo il contorno dello sviluppo le linguette, uno
spigolo sì e uno no (in bianco); poi procedere come per l’esaedro (▶ pag. 163, fig. 1a).
M L

Prisma esagonale regolare con


sviluppo 16
La fig.�� illustra il prisma esagonale
regolare e il relativo sviluppo, eseguiti
con cartoncino bristol verde. La
realtà di una disposizione simile,
documentata fotograficamente,
contribuisce a chiarire la realizzazione
grafica, educando le capacità visive e
correggendo le eventuali distorsioni
ottiche che il disegno, in alcune
occasioni, può causare.

32450_162-209_giu2016.indd 171 21/06/16 21:59


9.3
piramiDi regOlari
172
Definizione: le piramidi sono solidi con le basi costituite da un poligono e le cui facce laterali sono costituite da tanti triangoli
quanti sono i lati del poligono, convergenti in un punto detto vertice: sono dunque poliedri irregolari, perché le superfici che li
delimitano non sono tutte uguali.
L’altezza dei triangoli che costituiscono le facce laterali è l’apotema della piramide; i lati dei triangoli che costituiscono le facce
laterali sono gli spigoli della piramide; la perpendicolare condotta dal vertice alla base è l’altezza della piramide.
Le piramidi possono essere triangolari, quadrangolari, pentagonali, esagonali... a seconda del poligono di base.
Una piramide si dice retta quando il vertice si trova su una retta perpendicolare al centro del poligono di base e, nella stessa,
è inscrivibile una circonferenza; altrimenti si dice obliqua.
Una piramide retta si dice regolare quando la sua base è un poligono regolare.

La PIraMIDE rEgOLarE a basE qUaDrata


V 17
A
sviluppo di una piramide regolare a base quadrata A

Per sviluppare una piramide regolare a base quadrata


si fa centro in V e con apertura VA, uguale a uno

a
spigolo laterale della stessa, si descrive un arco e

tem
lo si divide in quattro parti uguali nei punti A, B,

apo
C, D, A. Questi si uniscono prima fra loro e poi con
il vertice determinando così sia i lati di base AB, B
D
BC, CD, DA sia i relativi spigoli AV, BV, CV, DV, AV:
costruendo il quadrato di base su uno dei lati (fig.�� P H

su BC), si completa lo sviluppo (in verde). Per trovare C

l’apotema VP si traccia l’altezza di un triangolo (VBC,


nell’esempio), che costituisce una faccia laterale. ▲ Per la realizzazione
pratica: aggiungere le
A linguette (in bianco) lungo il
contorno dello sviluppo; poi
procedere come per l’esaedro
D
(▶ pag. 163, fig. 1a).

18 Piramide regolare a base quadrata


V
La fig.�� rappresenta la visione assonometrica d’assieme di una piramide
regolare a base quadrata: solido costituito da una base quadrata, un vertice,
vertice
quattro spigoli laterali, quattro facce laterali consistenti in triangoli
spigolo laterale
h isosceli uguali fra loro. Il grafico è stato ottenuto riportando le stesse
D apotema misure del relativo sviluppo di fig. 17. Per determinare l’altezza reale VO, si
altezza disegna in assonometria monometrica il poligono di base uguale a quello
poligono di base
dello sviluppo di fig. 17, e si mandano, dal centro O, due perpendicolari: una
verticale (h) e una orizzontale, che da O interseca il lato BC nel punto H.
spigolo di base
C
Si riporta sul lato BC dello sviluppo di fig. 17 la distanza del punto H da C,
O
H o del punto H da B e sullo stesso sviluppo si unisce H con il vertice V. Dal
A punto H si conduce una retta, uguale a HV della superficie sviluppata di
P
fig. 17, che incontra la perpendicolare h determinando il vertice V. VO è
la misura reale dell’altezza del solido. Da una superficie piana (fig. 17) si
ottiene così una configurazione volumetrica tridimensionale, accentuata
B dalle due tonalità di verde, come apparirebbe a realizzazione completata.

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V

La PIraMIDE rEgOLarE a basE EsagOnaLE 19

Piramide regolare a base esagonale


La fig.�� rappresenta la visione assonometrica d’assieme di una piramide
173
esagonale regolare: solido costituito da una base esagonale regolare, un vertice,
sei spigoli, sei facce laterali consistenti in triangoli isosceli.
La piramide è retta poiché nella base è inscrivibile una circonferenza

MODuLO E. proiezioni cilindriche tridimensionali /


(tratteggio fine) ed è regolare poiché lo è il poligono di base. Come per la
D E
piramide precedente, l’assonometria monometrica è utilizzata per motivi
pratici (▶ pag. 162) e il colore, con le tre tonalità di verde, accentua l’effetto
tridimensionale del solido.
V
C F
O

B A

Sviluppo di una piramide a base


esagonale
apotema

Per sviluppare la piramide regolare a base

Unità 9. Studio della volumetria nei poliedri


C esagonale con le stesse misure di fig. 19,
si centra in V e, con apertura VA uguale
allo spigolo laterale VF della veduta
D A
assonometrica del solido, si descrive
E F un arco sul quale si riporta sei volte la
lunghezza del lato di base del solido
20 di fig. 19. Quindi, dopo aver eseguito
▶ Per la realizzazione le stesse operazioni descritte per lo
pratica: aggiungere le D A sviluppo della piramide a base quadrata,
O
linguette (in bianco) sui
si costruisce su uno dei lati (fig.��: su EF)
lati di base e sullo spigolo
VA; poi procedere come per l’esagono regolare di base e si completa lo
l’esaedro (▶ pag. 163, fig. 1a). sviluppo (in verde).
C B

Piramide regolare a base esagonale


21
con sviluppo
La fig.�� illustra la piramide regolare
a base esagonale regolare poggiante
su un piano orizzontale e il relativo
sviluppo, eseguiti con cartoncino bristol
verde. La realtà di una disposizione
simile, documentata fotograficamente,
contribuisce a chiarire la realizzazione
grafica e attraverso l’effetto luce-ombra
aiuta a correggere le eventuali distorsioni
ottiche che il disegno, in alcune
occasioni, può causare.

32450_162-209_giu2016.indd 173 21/06/16 21:59


9.4
sOliDi Di rOtaziOne
174
Definizione: i solidi di rotazione sono corpi generati dalla rotazione di una figura piana attorno a una retta del suo piano
detta asse di rotazione. I solidi di rotazione sono formati da generatrici e direttrici.
La generatrice è una linea qualsiasi che, ruotando nello spazio, genera una superficie solida: quando è una linea retta si ha
una superficie di rotazione rigata.
La direttrice di una superficie rigata è una linea curva che incontra tutte le generatrici (▶ pag. 66, fig. 77).
I solidi di rotazione più comuni sono il cono, il cilindro e la sfera.

IL cOnO rEttO

Il cono è una superficie generata dalla rotazione completa, cioè di 360°, di un triangolo rettangolo
intorno a un suo cateto (asse ≡ altezza). L’ipotenusa del triangolo rettangolo è la sua generatrice
o apotema (si ha quindi una superficie di rotazione rigata).
Il cono si dice retto se la curva secondo la quale si muove la generatrice è un cerchio (base)
e il vertice sta sulla perpendicolare condotta dal centro del cerchio stesso di base (fig. 23).

12

Sviluppo di un cono retto H 11 22


Per sviluppare approssimativamente un cono retto si descrive una
10
circonferenza (cerchio di base) con centro in O e raggio a piacere,
e la si divide in un numero di parti uguali, in fig.��, dodici. Si 9
prolunga uno dei diametri, nell’esempio 12-6; sul prolungamento V

si centra in V e, con raggio V6 (che è uguale alla misura della 8

generatrice del cono), si ottiene l’arco A12 tangente al cerchio di


7
base nel punto 6. Sull’arco si portano, con il compasso, le dodici 8
7
parti in cui è stata divisa la circonferenza. Unendo V con A e con 12 6 9

si determina il settore circolare che completa lo sviluppo del cono 5


10

retto, in verde. Le linee di costruzione sono tracciate in rosso. Per 5


11
0
la realizzazione, attorno al contorno del cerchio di base e lungo la 4 4
generatrice VA si aggiungono le linguette (in bianco). 3
12
3 1
A 1 2
2

vertice
23 altezza ≡ asse cono retto
generatrice La veduta assonometrica d’assieme del cono retto di fig.�� è ottenuta
V
cerchio di base riportando le stesse misure dello sviluppo di fig. 22 (l’assonometria
raggio monometrica viene utilizzata per i solidi di rotazione per gli stessi motivi
pratici visti per i poliedri). Per determinare l’altezza VO, dopo aver disegnato il
cerchio di base con centro O e raggio r uguale a quello dello sviluppo di fig. 22,
si mandano dal centro O della stessa base due perpendicolari: h verticale e
h
OH orizzontale; dal punto d’incontro con la circonferenza, H, si manda una
retta uguale alla generatrice, VH, dello sviluppo di fig. 22 che, incontrando
r
H la perpendicolare h, determina il vertice V: VO è la misura esatta dell’altezza
O
del solido. Dalla superficie piana di fig. 22 si ottiene così la configurazione
volumetrica tridimensionale che dovrebbe apparire a realizzazione completata,
visivamente accentuata dalla sfumatura in verde.

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IL trOncO DI cOnO rEttO

Il tronco di cono retto è la parte inferiore di un cono sezionato da un piano parallelo alla base ed
è una superficie generata dalla rotazione completa, cioè di 360°, di un trapezio rettangolo intorno al
175
lato perpendicolare alle basi del trapezio stesso (asse ≡ altezza); il lato obliquo del trapezio rettangolo
è la sua generatrice (fig. 24): si ha quindi una superficie di rotazione rigata.

MODuLO E. proiezioni cilindriche tridimensionali /


V
24 Tronco di cono retto
Per eseguire il tronco di cono si disegna un cono retto,
con le stesse misure di fig. 25. Sezionandolo con un piano
A'
H' parallelo alla base, si forma un’altra base corrispondente al
O' cerchio più piccolo di raggio O’A’ (fig.��, l’ombreggiatura
accentua, come in fig. 23, l’effetto tridimensionale).
100%
A
H
O

Unità 9. Studio della volumetria nei poliedri


sviluppo di un tronco di cono retto 25
A
Dopo aver eseguito tutte le operazioni viste per lo sviluppo
A'
di fig. 22, si riporta sul settore circolare V12 del cono 1
V
virtuale, la misura HH’ dal disegno assonometrico di
fig. 24, corrispondente alla generatrice del tronco di cono. 2
O'
Si centra in V e con apertura VH’ si ottiene l’arco A’12’. Il
prolungamento del raggio della base maggiore O6 interseca 3
12'
6'
l’arco A’12’ nel punto 6’. Si centra in 6 e con apertura uguale H'
4 8'
al raggio O6 si traccia un arco che interseca l’arco A12 nel 100%
5
punto 8, che si congiunge con V individuando, sull’arco
6
A’12’, il punto 8’. Si centra in 6’ e con apertura 6’-8’ si 4
5
H 12
7
descrive un altro arco che determina, sul prolungamento 8 11
3 9 10
del raggio O6, il punto O’. Si centra in O’ e con raggio O’6’ si O
7

ottiene il cerchio della base minore del tronco di cono che 2


8
risulta tangente all’arco A’12’ nel punto 6’. Si completa così 1
9
lo sviluppo approssimativo del tronco di cono (fig.��, in
12
verde). Le linee di costruzione sono tracciate in rosso. Per la 11 10

realizzazione, attorno al contorno dei cerchi di base e lungo


la generatrice AA’ si aggiungono le linguette (in bianco).

Osservazione: non tutti i solidi sono sviluppabili:


infatti lo sviluppo dei solidi di rotazione, come il cono, il
cilindro e la sfera è solo approssimativo.

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IL cILINDRO RETTO

Il cilindro è una superficie generata dalla rotazione


26
completa, cioè di 360°, di un rettangolo intorno a uno
176
dei suoi lati (asse ≡ altezza); la retta parallela all’asse è la
sua generatrice (si ha quindi una superficie di rotazione raggio
altezza ≡ asse
rigata). Il cilindro si dice retto se le curve, secondo le
generatrice
quali si muove la generatrice, sono cerchi (basi) e l’asse di o cerchio di base
rotazione è perpendicolare ai centri dei cerchi stessi delle
r
due basi.
h

cilindro retto
In fig.�� è disegnato un cilindro retto in una veduta
assonometrica d’assieme ottenuta riportando le stesse
o'
misure dello sviluppo di fig. 27. Come per i poliedri, anche
per i solidi di rotazione è utilizzata, per gli stessi motivi
pratici, l’assonometria monometrica.

27 sviluppo di un cilindro retto


2
3 1
Per sviluppare il cilindro retto si descrive la
4 12
circonferenza di base con centro O e raggio
5 O 11
uguale a quello di fig. 26. La si divide in un
numero qualsiasi di parti uguali, in fig.��
6 10
7 9 dodici. Si costruisce un rettangolo tangente
A alla circonferenza (cerchio di base) e avente
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
per lato la somma dei dodici segmenti in cui
è stata divisa la circonferenza e per altezza
h la stessa del cilindro illustrato graficamente
in fig. 26. Aggiungendo al rettangolo l’altro
cerchio di base con centro O’ e raggio r
uguale al precedente, si completa lo sviluppo
2r π
8' approssimativo della superficie del cilindro,
nell’esempio in verde. Le linee di costruzione
r
O'
sono in rosso. Per la realizzazione, attorno
al contorno dei due cerchi di base e lungo
un lato più corto del rettangolo (altezza) si
aggiungono le linguette (in bianco).

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LA SFERA 28

La sfera è una superficie generata dalla rotazione completa, cioè di 360°, di una
semicirconferenza intorno al suo diametro (asse), dunque la sua generatrice è una
177
semicirconferenza. La sfera è racchiusa da una superficie curva i cui punti sono tutti
equidistanti da un punto interno detto centro. La fig.�� illustra la sfera come dovrebbe
apparire dopo la realizzazione dello sviluppo di fig. 29, ricorda tuttavia che la sfera

MODuLO E. proiezioni cilindriche tridimensionali /


non è sviluppabile su un piano e pertanto il suo sviluppo è solo approssimativo.

sviluppo di una sfera


Si descrive una circonferenza che taglia il prolungamento 6-12 nel Per definire la sagoma dei fusi si
preparatoria (cerchio massimo della punto 1. Si riporta sul prolungamento riportano rispettivamente, sulle
sfera) con centro in O e raggio O6, stesso in 1-2, 2-3, 3-4, 4-5... fino a 11-12 prime e sulle seconde parallele, i
uguale a quello della sfera di fig. 28, la stessa misura del segmento 12-1 (in segmenti uguali al tratto cb e da
e la si divide in un numero di parti rosso, come tutta la costruzione dello (archi rettificati), come indicato nel
uguali, in fig.�� dodici. sviluppo). Si tracciano sei parallele fuso compreso fra le suddivisioni 2 e
Per determinare sul diametro al prolungamento di 6-12, tre sopra 3 della circonferenza preparatoria e
3-9 i punti a e b, indispensabili di esso (g, f, e) e tre sotto (e, f, g), alla dello sviluppo. Ripetendo l’operazione
per ottenere le due circonferenze distanza corrispondente ancora sulle parallele sottostanti al
concentriche di raggio Oa e Ob, dai alla lunghezza del segmento 12-1. Si prolungamento di 6-12, si raccordano
punti 1 e 2 si conducono le parallele fanno passare le perpendicolari alle i punti ottenuti. Si ottiene così lo
al diametro 6-12 e si prolunga rette parallele, sia per i punti 12, 1, 2,

Unità 9. Studio della volumetria nei poliedri


sviluppo della superficie sferica
quest’ultimo a piacere. Si centra in 12 3... sia per i punti medi dei segmenti evidenziato, nell’esempio, dal verde
e con apertura 12-11 si traccia un arco 12-1, 1-2, 2-3, 3-4... delle dodici sagome dei fusi.

g
29
3 f
4 2 d a
b
c
5 1 e
a c b
d
6 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
o
12 o'

e
7 11

8 10
f
9

Parti della sfera


La fig.�� illustra le parti della Il segmento sferico a due basi è la 30
superficie e del solido sferico: calotta, porzione di sfera compresa tra due calotta
segmento sferico, spicchio e fuso sferico. piani secanti paralleli e la superficie
La calotta sferica è la porzione di sferica da essi delimitata. segmento
sfera individuata da un piano secante Lo spicchio sferico è la porzione
non passante per il centro del solido: di sfera formata dall’angolo diedro spicchio

in architettura è il quarto di volta composto da due semipiani (semicircoli


fuso
sferica che costituisce il catino, massimi) il cui spigolo coincide con il
ossia la copertura delle absidi o delle diametro della sfera. La porzione di sfera
nicchie a pianta semicircolare. compresa tra di essi è il fuso sferico.

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la geOmetria nell’arte
I solidi geometrici in architettura
178

Trani: basilica cattedrale Cremona: cattedrale


di Santa Maria Assunta di Santa Maria Assunta
La basilica cattedrale di Santa Maria Assunta, 1099- La cattedrale di Cremona è un grande tempio
1200, a Trani è un bell’esempio dell’architettura romanico che nel tempo ha subito interventi di
romanica pugliese. L’elegante torre campanaria stile gotico, rinascimentale e barocco. La facciata
(fig.➊), eretta successivamente accanto alla facciata, principale, affiancata dal campanile che i cremonesi
si distingue per la chiara “pietra di Trani”, un tufo chiamano “Torrazzo”, è rivestita di marmo bianco di
calcareo tipico della zona e caratterizzato da un colore Carrara e rosso di Verona. Lateralmente al rosone
roseo chiarissimo, quasi bianco. La nitidezza della si innalzano due torrette caratterizzate da forme
pietra mette in risalto le pulite e ordinate geometrie di geometriche di solidi: cilindri sormontati da coni ai
solidi sovrapposti: un parallelepipedo su cui poggiano quali sono raccordati tramite archetti a tutto sesto
prisma e piramide ottagonali. poggianti su colonnine (fig.➋).

➊ ▲ Torre campanaria, 1230-39, della basilica cattedrale ➋ ▲ Torretta laterale della facciata della cattedrale
di Santa Maria Assunta, 1099-1200. Trani. di Santa Maria Assunta, xii sec. Cremona.

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prOva subitO: solidi geometrici v
1. Il Battistero degli Ortodossi, di epoca bizantina, 179
ha una struttura geometrica a forma di prisma,
a base ottagonale come la piramide che lo copre

MODuLO E. proiezioni cilindriche tridimensionali /


fungendo da tetto (fig.➊a).
ridisegna su un cartoncino, con misure più
grandi, lo sviluppo del battistero rappresentato
graficamente in fig.➊b (linguette comprese).
Poi taglia, piega e incolla le linguette negli spazi
corrispondenti e realizza lo schema volumetrico
semplificato del battistero.

Unità 9. Studio della volumetria nei poliedri


➊a ▲ Battistero degli Ortodossi, o Neoniano, v sec. Ravenna.

1b

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unitÀ 10
180
Proiezioni ortogonali di solidi geometrici

Per determinare le proiezioni ortogonali di un solido si utilizzano gli stessi procedimenti visti per rappresentare i
segmenti e le figure piane, ma in questo caso sui piani di proiezione si proiettano gli elementi che costituiscono il
solido, i vertici e gli spigoli.

10.1
rappresentaziOne Di sOliDi geOmetriCi PL

1
C'' ≡ B'' A''' ≡ B'''
Figura assonometrica dimostrativa
e rappresentazione geometrica delle PV
G'' ≡ F'' B
E''' ≡ F'''
D'' ≡ A''
proiezioni di un parallelepipedo sospeso
F D''' ≡ C'''
nello spazio e con le facce parallele ai ura
fig ettiva C
H'' ≡ E'' A i
quadri di proiezione ob
H''' ≡ G'''
Per determinare le proiezioni ortogonali B' ≡ F'
E
del parallelepipedo dato (figura obiettiva, D G

evidenziata in fig.➊ in tre tonalità di


verde), basta iniziare a condurre da ciascun
L H
vertice del solido le proiettanti (nell’esempio A' ≡ E'
C' ≡ G'
assonometrico, in rosso) al PO ottenendo, T

sul quadro stesso, la prima proiezione detta


anche pianta o vista dall’alto (in verde chiaro). D' ≡ H'

La seconda proiezione sul PV, detta anche


prospetto o vista anteriore (in verde), e la terza PO
proiezione sul PL, detta anche fianco
o vista da sinistra (in verde scuro), PV PL
si determinano, come per le figure piane
(▶ pag. 148), per mezzo delle proiettanti D'' ≡ A'' C'' ≡ B'' A''' ≡ B''' D''' ≡ C'''
(in rosso) e delle relative linee di richiamo 2
prospetto fianco
(in nero). In questo caso, su ciascun quadro
H'' ≡ E'' G'' ≡ F'' E''' ≡ F''' H''' ≡ G'''
di proiezione le due facce opposte del
parallelepipedo si sovrappongono; ne
consegue che i lati che le delimitano (spigoli
del parallelepipedo) e i loro estremi (vertici L T

del parallelepipedo) coincidono. A' ≡ E' B' ≡ F'


Non sono necessarie ulteriori spiegazioni,
essendo sufficiente l’osservazione degli pianta
45°
esempi grafici, resi ancor più leggibili
dai diversi colori. La rappresentazione
D' ≡ H' C' ≡ G'
geometrica è illustrata in fig.➋.
PO

T550Ae17f002Rm1

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Figura assonometrica dimostrativa 3
e rappresentazione geometrica delle PL

proiezioni di un parallelepipedo sospeso B''


C''
nello spazio e avente due facce (superiore A'''
181
e inferiore) parallele al PO e le facce laterali F''
A''
oblique al PV e al PL PV D'' G''
E'''
B'''

Come per le figure piane (▶ pag. 148), anche B

MODuLO E. proiezioni cilindriche tridimensionali /


D'''
F'''
per i solidi si inizia con il trovare le proiezioni E'' A
H'' F
su uno dei piani che risulta parallelo a H'''
C'''

qualche elemento della figura da proiettare E


C
(faccia, base, spigolo...). D G'''

Per determinare quindi le proiezioni del G


B' F'
parallelepipedo dato si parte disegnando le A'E'
L H
sue proiezioni sul PO, poiché esso è parallelo
alle due facce superiore e inferiore che, T

proiettate, appaiono coincidenti, reali nelle C'G'

loro misure e con i lati (spigoli del solido) D'H'


inclinati rispetto alla LT. Le altre proiezioni
sul PV e sul PL si ottengono, come al solito,
PO
tracciando le proiettanti (fig.➌, dimostrativa,
in rosso) e le relative linee di richiamo

Unità 10. Proiezioni ortogonali di solidi geometrici


(in nero).
Osservando l’esempio, sul PV lo spigolo AE
risulta nascosto in quanto opposto
all’osservatore che, come è noto, si trova
sempre di fronte al quadro da rappresentare
e davanti alla figura obiettiva; in questo
caso lo spigolo AE si indica graficamente
con una linea tratteggiata. Sul PL lo spigolo
tratteggiato è invece BF, ugualmente
invisibile all’osservatore.

4 PV PL Osservando attentamente la fig. 3 e la


rappresentazione geometrica (fig.➍) si può
D'' A'' C'' B'' A''' B''' D''' C'''
facilmente rilevare che gli elementi più vicini
all’osservatore (spigoli e facce) e quindi più
H'' E'' G'' F'' E''' F''' H''' G'''
distanti dai quadri sono sempre i primi a essere
proiettati nascondendo quelli più lontani.

L T

A' E '

B' F '

D' H '

C' G'
PO

32450_162-209_giu2016.indd 181 21/06/16 21:59


10.2
rappresentaziOne Di piramiDi regOlari
5
182
rappresentazione geometrica delle proiezioni di PV
V'' V'''
PL
una piramide retta con la base quadrata poggiante
sul PO; i lati di base BC e AD sono paralleli alla LT

olo
pig
T550Ae19f006yd Per determinare le proiezioni della piramide data

s
le
si inizia disegnando sul PO la prima proiezione

rea
ra
della base quadrata, che risulta in vera grandezza.

su
mi
Tracciando le diagonali della base trovata, si
(A'')
ottengono le prime proiezioni del vertice e degli L
A''B'' D''C'' B'''C''' A'''D'''
T
spigoli della piramide. Si riporta poi sul PV e sul PL
B' C'
l’altezza del solido (fig.➎, tratto e punto, in nero)
determinando, sugli stessi piani, la seconda e la terza
proiezione del vertice (V’’ e V’’’). Unendo V’’ e V’’’ con
(A')
le rispettive proiezioni dei vertici di base, che come V' 45°

mostra la fig. 5 cadono sulla LT, si determina l’aspetto


frontale e laterale del solido in oggetto. In questo caso
A' D'
gli spigoli nascosti coincidono con quelli in vista, per PO

cui non compaiono linee tratteggiate.

6
Rappresentazione geometrica delle proiezioni di
V'' V'''
PV PL una piramide retta con la base quadrata poggiante
le

sul PO e con le diagonali della stessa perpendicolari


ea
èr

al PV e al PL; un vertice di base C è tangente alla LT


lo
igo

Le proiezioni della piramide data si determinano,


sp
llo

come per la fig. 5, iniziando a disegnare sul PO la


de
ra

prima proiezione della base quadrata disponendola


su
mi

secondo l’inclinazione richiesta, cioè con le diagonali,


la

B'' A'' C'' D'' C''' B''' D''' A'''


L
C'
T che sono anche prime proiezioni degli spigoli,
perpendicolari al PV e al PL.
Si procede come per la fig. 5, ottenendo sul PV e sul
PL due facce e tre spigoli in vista che coincidono con
B' V' D'
quelli nascosti. Per cui, anche in questo caso, non
compaiono linee tratteggiate. L’altezza sia sul PV sia
sul PL è coperta dallo spigolo in vista (fig.➏).

PO
A'

Osservazione: le lunghezze degli spigoli laterali


della piramide disposta come in fig. 5 non sono
mai reali. Per determinare quindi le misure reali di
tali spigoli è necessario applicare il procedimento
indicato a pag. 142 (in rosso).
Sul PV e sul PL le misure degli spigoli laterali della
piramide così disposta (per esempio V’’B’’) sono, a
differenza di quanto avviene nella fig. 5, reali.

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Rappresentazione geometrica delle proiezioni
di una piramide retta con la base pentagonale
V'' V'''
poggiante sul PO; il lato di base AB è inclinato PV PL

di 30° rispetto alla LT

o
183

gol
Conoscendo la lunghezza del lato di base AB, lo si

spi
inclina di 30° rispetto alla LT e si inizia costruendo

eale
sul PO il pentagono regolare (▶ pag. 32, fig. 34) che

ra r

MODuLO E. proiezioni cilindriche tridimensionali /


u
mis
determina la prima proiezione della base nella sua
vera grandezza. Unendo i vertici di base con il centro (E'' ) A'' E'' O'' B'' D'' C'' B''' A''' C'''O''' E''' D'''
del pentagono O’, si ottengono le prime proiezioni L T
B'
30°
degli spigoli e del vertice V’ della piramide data. Per
ottenere le altre proiezioni sul PV e sul PL si prosegue A'
come nella fig. 5 di pag. 182. Con il solito procedimento
V' O' C'
illustrato a pag. 142 si ottiene sul PV la misura reale (E' )
degli spigoli laterali (in rosso). Gli spigoli nascosti
indicati con linee tratteggiate risultano VB sul PV e
PO 7
VC sul PL (fig.➐). E' D'

rappresentazione geometrica delle la base esagonale ribaltata (in rosso), Si ribalta sulla LT il vertice della
proiezioni di una piramide retta con che appare nella sua reale grandezza; piramide, V” come indica la freccetta

Unità 10. Proiezioni ortogonali di solidi geometrici


la base esagonale poggiante con una si congiungono, quindi, i vertici e si in rosso e si ottiene la seconda
faccia sul PO; l’altezza è parallela al PV determinano gli spigoli e il vertice, proiezione della faccia V”A”B” ridotta
Per eseguire questa proiezione è utile visti dall’alto, della piramide. Il tutto a un segmento e coincidente con la
usare il sistema del ribaltamento si proietta sul PV, dove l’esagono LT (in nero). Per completare l’aspetto
già illustrato (▶ paragrafo 8.16) per di base si riduce a un segmento frontale della piramide richiesta, si
la rappresentazione di figure piane coincidente con la LT e l’altezza, centra in V” sulla LT e, con apertura
appartenenti a piani proiettanti. perpendicolare alla LT, è coincidente uguale allo spigolo trovato V”A”
Pertanto si inizia disegnando sul PO con due spigoli (fig.➑, in rosso). (coincidente con la LT), si traccia un
arco che interseca il prolungamento
dell’arco di ribaltamento dei punti
PV PL
''(V'' )
E e D, individuando l’inclinazione
esatta della base (ridotta a un
segmento). Osservando la figura,
E'' D'' D''' E'''
appare evidente che da quest’ultima
m
isu si può facilmente completare la
ra
re
ale seconda proiezione e definire
F'' O''C'' sp C''' O'''
igo
lo F''' l’aspetto orizzontale e laterale del
solido in oggetto.
''(V'' )
''(E'')(D
'' '') ''(F'' ) (O
'' '' )(C
'' '' ) A'' B'' B''' V''' A'''
L T
' ')
(C C' V''
'(V' )
B' D'
' ')
(D
Osservazione: anche in questo
'(V' ) (O
' ') O' caso, come a pag. 182, le lunghezze
V' degli spigoli laterali della
'(E' )
A' piramide non sono mai reali; per
E'
determinare, quindi, le loro vere
misure, si applica il procedimento
'(F' ) F'
8 illustrato a pag. 142 (in rosso).
PO

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10.3
rappresentaziOne Di prismi regOlari
184 PV PL
Rappresentazione geometrica 9
A''= G'' G''' A'''
delle proiezioni di un prisma retto
esagonale parallelo con le basi al B'' ≡ H '' N ''' ≡ H '''
F ''≡ N '' F''' ≡ B'''
PV; uno spigolo poggia sul PO
Per eseguire queste proiezioni si P'''
O'''
O'' ≡ P''
inizia con il disegnare la costruzione
C'' ≡ I'' M ''' ≡ I '''
dell’esagono di base sul PV (▶ pag. 32, E''≡ M '' E ''' ≡ C'''
fig. 35). Si ottengono così le seconde D'' ≡ L''
L''' D'''
proiezioni delle basi che coincidono L T

e sono in vera grandezza. In questo


caso le proiezioni sugli altri due piani N' ≡ M ' G' ≡ L' ≡ P ' H' ≡ I'

hanno origine dal PV. Le tonalità


di colore delle facce e della base in
vista facilitano la lettura del grafico
(fig.➒). 45°

F' ≡ E' A' ≡ D' ≡ O' B' ≡ C'


PO

PV PL
10 Rappresentazione geometrica
G'' F'' A'' E'' ≡ O'' B'' D'' C'' A''' ≡ B''' G''' ≡ C''' O''' F'''≡ D''' E''' delle proiezioni di un prisma retto
ettagonale poggiante con una base
sul PO; uno spigolo è tangente al PL
e una faccia è parallela al PV
Data la circonferenza di raggio a
piacere, si inizia a costruire sul PO
l’ettagono di base, disponendolo con
un lato parallelo alla LT (▶ pag. 31,
fig. 33). Si determinano, così, le prime
R'' Q'' H'' N'' ≡ P'' I'' M'' L'' H'''≡ I''' R''' ≡ L''' P''' Q'''≡ M''' N'''
T
L
proiezioni delle basi che coincidono
B' ≡ I' e risultano essere in vera grandezza.
A' ≡ H'
Le proiezioni sugli altri due piani, a
differenza dell’esercizio precedente,
G' ≡ R'
hanno origine dal PO (fig.��).
C' ≡ L'
O' ≡ P'

F' ≡ Q' D' ≡ M'

E' ≡ N'
PO

32450_162-209_giu2016.indd 184 21/06/16 21:59


PV PL PL
Rappresentazione geometrica
B'' ≡ G'' C'' ≡ H'' G''' ≡ H'''
delle proiezioni di un prisma B''' ≡ C'''

retto pentagonale parallelo con


le basi al PV; uno spigolo poggia
185
sul PO e la corrispondente
faccia è parallela al PO
Per eseguire le proiezioni del A'' ≡ F'' F''' ≡ I''' A''' ≡ D'''

MODuLO E. proiezioni cilindriche tridimensionali /


D'' ≡ I''
solido si inizia a costruire
il pentagono di base sul PV
E'' ≡ L'' L''' E'''
(▶ pag. 32, fig. 34). Si ottengono L T

le seconde proiezioni delle basi F' G' L' H' I'

che coincidono e sono in vera


grandezza. In questo caso le
proiezioni sugli altri due piani
hanno origine dal PV. Le tonalità 45°

di colore delle facce e della base


in vista facilitano la lettura del
grafico (fig.��).

A' B' E' C' D' 11


PO
PO

Unità 10. Proiezioni ortogonali di solidi geometrici


Consideriamo ora la rappresentazione di un prisma retto poggiante con uno spigolo sul PO
ma con altri elementi disposti in modo obliquo rispetto ai restanti piani di proiezione.

Rappresentazione geometrica
12 PV PL delle proiezioni di un prisma
H'' R'' R''' H''' retto ottagonale tangente con
A'' G'' I'' Q'' I''' A'''
Q'''
G''' uno spigolo al PO e avente le
basi inclinate agli altri piani; gli
B'' F'' L'' P'' L''' B''' P''' spigoli del solido sono inclinati di
F'''
30° rispetto al PV, nel cui quadro
appoggia un vertice di una base
C'' E'' M'' M''' C''' O'''
D'' N''
O''
N''' D'''
E''' Il sistema del ribaltamento
L
L' I' M'
T
illustrato (▶ paragrafo 8.16) è utile
per determinare le proiezioni
30°

R' N' del prisma dato. Pertanto,


B' dopo aver tracciato sul PO, con
A' C' Q' O' l’inclinazione assegnata di 30°,
)
l’asse del prisma (coincidente con
(C P'
(B) H' D' gli spigoli HR e DN), si costruisce
( D)
perpendicolarmente a esso
(A)
G' E' l’ottagono di base ribaltato che
(E)
(H
) F' appare nella sua reale grandezza
(G
) (F) fig.13 (in rosso). Da quest’ultimo si
PO
traggono, poi, i dati necessari
per definire la prima, la seconda
e la terza proiezione del solido
richiesto (fig.��).

32450_162-209_giu2016.indd 185 22/06/16 09:31


10.4
rappresentaziOne Di sOliDi Di rOtaziOne
PV PL
186 13
Rappresentazione geometrica delle proiezioni V'' V'''

di un tronco di cono retto poggiante con la base


maggiore sul PO
Dati il diametro della base maggiore e le altezze del cono h
B''

(h) e del tronco di cono (h’), si centra in O’ e con apertura


h'
O’A’ (raggio) si descrive sul PO il cerchio della base
maggiore. Le viste frontale e laterale ottenute dal cono L
A'' O'' O'''
T
vengono intersecate da una parallela alla LT avente da
essa una distanza uguale a h’. Dal PV si proietta il punto di
intersezione B” sul PO e con raggio O’B’ si traccia, sempre
A' B' O'
sul PO, il cerchio della base minore, completando le
proiezioni del tronco di cono richiesto (fig.��).

PO

PL
14 PV V'' V''' Rappresentazione geometrica delle proiezioni di un
cono retto con l’asse parallelo al PV e inclinato agli
r
altri piani; la base è tangente al PO
A'' A''' Tracciato il punto B” sulla LT, da esso si conduce la
2
90° C'' C''' O''' semiretta r inclinata a piacere. Su quest’ultima si
1
O''
riporta il diametro A”B”. Da O” si traccia l’asse O”V”
B'' B'''
L T e si determina in A”V”B” la seconda proiezione del
C' cono. Con il sistema del ribaltamento, già usato a
pag. 185, fig. 12 (in rosso), si ricerca sul PV il punto 2
A' O' B' che, come mostra chiaramente il grafico di fig.��,
V' è indispensabile per trovare i punti di passaggio
intermedi che servono per ottenere, sugli altri piani,
le proiezioni della base del cono. Si prosegue poi come
PO
illustrato in figura.

A'' A''' PL
PV
Rappresentazione geometrica delle proiezioni di un t''

cilindro retto con l’asse parallelo al PV e inclinato O'' O'''


1
agli altri piani; una base è tangente al PO, al PV 2 D'''
e al PL D''
B'' B'''
Dopo aver disegnato sul PV il rettangolo A”B”C”D”, O'' O'''
che rappresenta la vista frontale del cilindro avente
i punti C” e D” di un cerchio di base, tangenti C'' C'''
rispettivamente alla LT e alla traccia t”, si ribalta in L T

parte, come in fig. 14 (in rosso), una circonferenza di


base per rendere possibile il completamento delle B' O' A' C' O' D'

proiezioni sugli altri due quadri. Le indicazioni


del grafico di fig.�� rendono superflui ulteriori
chiarimenti.
PO t' 15

32450_162-209_giu2016.indd 186 21/06/16 21:59


10.5
rappresentaziOne Di pOlieDri regOlari
187
Per facilitare lo studio delle proiezioni ortogonali di poliedri regolari, eseguite con il sistema del
ribaltamento (▶ fig. 16 e pagg. 185 e 186), è utile ricordare alcune regole fondamentali riguardanti lo
sviluppo di solidi (▶ paragrafo 9.1) che, in parte, hanno anticipato lo studio delle proiezioni ortogonali.

MODULO E. Proiezioni cilindriche tridimensionali /


Rappresentazione geometrica delle proiezioni di un
PV PL
tetraedro poggiante con una faccia sul PO; lo spigolo
B’C’, appoggiato sul PO, è perpendicolare alla LT
V' '
Data la lunghezza del lato B’C’ (perpendicolare alla LT), V'''

si costruisce sul PO il triangolo equilatero A’B’C’ che


costituisce la base del tetraedro. Nel suo baricentro
(incontro delle mediane) si trova la prima proiezione del
vertice V’ del solido. Per ottenere le viste frontale e laterale A'' C''B'' (V'' ) B''' A''' C'''
L T
del tetraedro occorre fissare la sua altezza, che si ottiene B'
ribaltando sul PO la faccia C’B’V’. Da (V’) ribaltato (fig.��,
in rosso) si conduce una perpendicolare alla LT e su di essa
si determina (V”). Con centro in C”B” e apertura C”B”(V”) A'
V'
si descrive sul PV un arco (in rosso) che, intersecando il

Unità 10. Proiezioni ortogonali di solidi geometrici


(V' )
prolungamento della perpendicolare condotta da V’ alla
LT, stabilisce l’altezza cercata. PO C' 16

17 Rappresentazione geometrica delle proiezioni di un


PV
E'' E'''
PL
ottaedro poggiante con un vertice sul PO; un asse è
perpendicolare al PO
Stabilite la lunghezza e l’inclinazione rispetto alla LT
A'' D'' B'' C'' B''' A''' C''' D'''
di uno dei lati (per esempio B’C’) dei triangoli equilateri
che costituiscono l’ottaedro, si costruisce sul PO la prima
proiezione di un quadrato avente il lato uguale a B’C’;
tracciando, poi, le diagonali del quadrato, si determinano
L F'' F'''
T i quattro triangoli che corrispondono alla vista dall’alto
B' di quattro facce dell’ottaedro. Per ottenere la seconda
proiezione del solido basta innalzare dal centro del
A'
E'
quadrato una perpendicolare alla LT e prolungarla sul PV.
F'
C'
Su di essa si fissa l’altezza E”F”, che nell’ottaedro regolare
è uguale alla diagonale A’C’ del quadrato di base. Si
completano quindi le proiezioni senza ricorrere, in questo
PO
D'
caso, ad alcun sistema di ribaltamento (fig.��).

32450_162-209_giu2016.indd 187 21/06/16 21:59


Nei grafici che seguono i poliedri regolari rappresentati perpendicolarmente al PO, come a pag. 187, poggiano
con una faccia sul primo quadro e hanno gli spigoli disposti obliquamente rispetto ai tre piani fondamentali.
La lettura di ciascun poliedro è facilitata, come al solito, dalle diverse tonalità di colore assegnate a ciascuna
delle facce in vista.
188
PV PL

Rappresentazione geometrica delle proiezioni di un I''L'' H''F'' G'' F''' L''' G''' I''' H'''

dodecaedro poggiante con una faccia sul PO; lo spigolo


A’B’ della stessa faccia è perpendicolare alla LT P'' O'' O'' N'' M'' N''' O''' M''' P''' O'''

Dato il lato A’B’ (perpendicolare alla LT) si costruisce in


3'' 4'' 2'' 5'' 1'' 2''' 1''' 3''' 5''' 4'''
prima proiezione il pentagono regolare A’B’C’D’E’ che
D'' C ''E'' B''A'' E''' A''' D''' B''' C'''
corrisponde alla faccia poggiante sul PO e si disegna L T
2' N'
sul PO la prima proiezione del dodecaedro (▶ pag. 166).
O' E' 1' (1')
Poi, dal pentagono ribaltato A’(1’)(M’)(5’)B’ (fig.��, in L' A'

rosso) si ricavano come indicato nel grafico le altezze G'


3'
indispensabili per disegnare le viste frontale e laterale D' M'
(M' )

del solido. I' B'


P' C' H' 5' (5')

PO
4' Q' 18

PV PL

t2 α
Rappresentazione geometrica delle proiezioni di un
V'' V''' tetraedro poggiante con una faccia sul PO; lo spigolo A’B’,
appoggiato sul PO, è inclinato di 45° rispetto alla LT
Dopo aver tracciato sul PO una inclinata di 45° rispetto alla
h
LT, si fissa a piacere su di essa la lunghezza dello spigolo A’B’
ottenendo la prima proiezione del tetraedro (▶ pag. 187). Per
A'' B'' C'' B''' A''' C'''
L T determinare la seconda e la terza proiezione del solido occorre
B'
45°
trovare l’altezza h. A tale scopo si fa passare per lo spigolo V’C’
la prima traccia t1α di un piano proiettante α che, ribaltato
V' sul PO, determina l’altezza del poliedro. Per ottenerla si centra
A' in C’ e con raggio C’A’ si disegna un arco (fig.��, in rosso) che
90°
C'
incontra nel punto 1 la perpendicolare alla t1α condotta dal
h
vertice V’. La lunghezza V’1, che è anche il cateto del triangolo
1
t1α 19
PO
rettangolo V’C’1 (in rosso), è l’altezza cercata del tetraedro.

PV PL

Rappresentazione geometrica delle proiezioni di un


ottaedro poggiante con una faccia sul PO; lo spigolo A’D’ è F'' D'' E'' D''' E''' F'''

inclinato di 45° rispetto alla LT


Si traccia sul PO una inclinata di 45° rispetto alla LT e su di
h = C'1
essa, fissato il lato A’D’, che è anche uno spigolo dell’ottaedro,
si costruisce un esagono regolare dove si inscrivono due A'' C'' B'' B''' A''' C'''
L T
triangoli equilateri opposti: A’B’C’ (faccia inferiore, poggiante 45°
D'
B'
sul PO) e D’E’F’ (faccia superiore, opposta).
1
Per determinare le viste frontale e laterale del poliedro A'

occorre, anche in questo caso, trovare l’altezza.


A tale scopo si centra nella prima proiezione di un vertice E'
(fig.��: in F’) e con apertura F’D’ si descrive un arco (in rosso)
F'
che interseca nel punto 1 il lato B’C’: la lunghezza C’1 C' 20
è l’altezza cercata h. PO

32450_162-209_giu2016.indd 188 21/06/16 21:59


Rappresentazione geometrica delle 21
proiezioni di un dodecaedro poggiante
PV PL
sul PO con una faccia che ha lo spigolo G'' F'' H'' L'' I'' H''' G''' I''' F''' L'''

A’B’ inclinato di 60° rispetto alla LT h1


189
Si traccia una inclinata di 60° rispetto M'' Q'' N'' P'' O'' N''' M''' O''' Q''' P'''

alla LT e si fissa su di essa la lunghezza 1''' 2''' 5''' 3''' 4'''


A’B’ di uno spigolo del dodecaedro h2 5'' 1'' 4'' 2'' 3''

MODULO E. Proiezioni cilindriche tridimensionali /


h1
poggiante sul PO ottenendo la prima A'' B'' E'' C'' D'' B''' C''' A''' D''' E'''
T
proiezione del poliedro (▶ pag. 188). L 60°

Per trovare le altezze necessarie a 1' N'

determinare la seconda e la terza M' B' H'


2' h2
C' h1
proiezione del solido si traccia sul PO una G'

parallela allo spigolo O’3’ (fig.��, in rosso), A'


I' O' 90°

si conduce su di essa la perpendicolare 5' D'

da B’C’ e si effettua il ribaltamento (in F' L' 3'


E'
rosso, secondo le freccette di direzione); si Q'
P'
riporta sul PV il valore delle altezze cercate, 4'
PO

indicate sul PO con h1 e h2 (in rosso) e si


completa la rappresentazione sugli altri
piani di proiezione.

Unità 10. Proiezioni ortogonali di solidi geometrici


PV PL Rappresentazione geometrica
1 C'' A'' B'' A''' B''' C''' delle proiezioni di un icosaedro
poggiante con una faccia sul PO;
lo spigolo I’L’ è inclinato di 45°
I'' I'''
P 0
rispetto alla LT (fig.��b)
1 L'' L'''
Si traccia sul PO una inclinata di
45° rispetto alla LT (fig.��a, in
rosso) e su di essa si determina
L
0 0
T a piacere la lunghezza I’L’ di
uno spigolo dell’icosaedro. Con
L'
45°
apertura I’L’ si centra in I’ e in
A' L’ e si descrivono due archi che
incontrandosi individuano il centro
I'
O della circonferenza di raggio OL’,
che si divide in sei parti uguali
O
P
1 B' inscrivendoci un esagono regolare.
C'
La sezione aurea del raggio OP
22a (▶ pag. 72, fig. 83b) determina il
punto 1 (in rosso). Si centra in O
PO e con apertura O1 si traccia una
seconda circonferenza concentrica
alla prima (in rosso). Si prosegue poi
come a pag. 168, fig. 10 e si completa
la prima proiezione. Le misure dei
raggi della circonferenza minore, O1,
e della circonferenza maggiore, OP,
(in rosso) rappresentano le altezze
necessarie per ottenere la seconda
22b
e la terza proiezione del poliedro.

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23 gRUPPO DI sOLIDI REgOLaRI accOstatI fRa LORO

La lettura delle proiezioni di ciascun solido sui tre quadri PO, PV e PL


è facilitata dalle relative fotografie che illustrano quattro
190
poliedri disposti come nel grafico di fig.��: la fig.�� rappresenta
l’immagine spaziale nel suo insieme; le figg.��, �� e �� sono le viste
perpendicolari, rispettivamente dall’alto, sul PO; di fronte, sul PV;
lateralmente, sul PL.
Le immagini fotografiche stimolano le capacità percettive
dell’osservatore e facilitano la realizzazione grafica.

Rappresentazione geometrica di un gruppo di solidi regolari:


dodecaedro, esaedro (cubo), prisma retto avente per basi un triangolo
equilatero, cono retto. Una faccia del dodecaedro poggia sul PO e uno
spigolo della stessa è parallelo alla LT; il cubo e il prisma poggiano con
una faccia e con una base sul PO e hanno le facce oblique al PO e al PL;
il cono poggia con la base sul PO
Partendo dall’osservazione della reale disposizione illustrata nelle
immagini fotografiche, si inizia a disegnare sul PO la pianta del gruppo
di solidi, attenendosi fedelmente alla realtà (fig. 24).
Si proiettano poi sui restanti piani le altre due viste, frontale e laterale,
verificandole con le foto, rispettivamente, delle figg. 25 e 26.
Le altezze del dodecaedro si ricavano con i procedimenti già noti
(▶ pagg. 188 e 189).
Per non creare confusione nel grafico di fig. 27 sono state volutamente
omesse le lettere.

24

32450_162-209_giu2016.indd 190 21/06/16 21:59


21/06/16 21:59
191

MODULO E. Proiezioni cilindriche tridimensionali / Unità 10. Proiezioni ortogonali di solidi geometrici
T
26

27
PL

32450_162-209_giu2016.indd 191
PO
PV
25

L
28 gRUPPO DI sOLIDI sOvRaPPOstI

Come nella costruzione precedente (pagg. 190 e 191) le immagini fotografiche


aiutano a individuare più facilmente la volumetria di ciascun solido e la giusta
192
collocazione degli elementi in vista e nascosti (facce, spigoli, basi). L’immagine
spaziale nel suo insieme mostra la disposizione dei solidi rispetto ai quadri
(fig.��); le fotografie delle figg.��, �� e �� sono invece le proiezioni virtuali
dello stesso gruppo, rispettivamente sul PO, sul PV e sul PL verificabili nel
grafico di fig.��.

Rappresentazione geometrica delle proiezioni ortogonali di un gruppo di


solidi regolari: parallelepipedo, cilindro e ottaedro. Il parallelepipedo poggia
con una faccia maggiore sul PO e ha gli spigoli obliqui rispetto al PV e al PL;
sull’altra faccia maggiore sono posti un cilindro, con l’asse parallelo al PO e
obliquo al PV e al PL, e un ottaedro avente gli spigoli obliqui rispetto al PV e
al PL e poggiante con una faccia sul parallelepipedo
Dopo aver osservato attentamente l’immagine spaziale che mostra il gruppo
nel triedro (fig. 28), si inizia a disegnare sul PO la vista ortogonale dall’alto dei
tre solidi (fig. 32), rispettando il più possibile la loro reale disposizione (fig. 29).
Quindi si proiettano sui restanti piani, PV e PL, le altre due viste ortogonali
(frontale e laterale) verificabili con le immagini fotografiche (rispettivamente
figg. 30 e 31).
La pianta dell’ottaedro, posta sul parallelepipedo, e la relativa misura
dell’altezza sul PV e sul PL si ricavano con lo stesso procedimento indicato
a pag. 188, fig. 20. Per disegnare le basi del cilindro, viste di scorcio e dunque
ellittiche, si ribalta sul PO un quarto di circonferenza (in rosso) con il
procedimento visto a pag. 186, fig. 15. Per non creare confusione nel grafico di
fig. 32 sono state volutamente omesse le lettere.

29

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21/06/16 21:59
193

MODULO E. Proiezioni cilindriche tridimensionali / Unità 10. Proiezioni ortogonali di solidi geometrici
32
31

T
PL

PO
PV

32450_162-209_giu2016.indd 193
30

L
33 gRUPPO DI POLIEDRI REgOLaRI sOvRaPPOstI

Le proiezioni ortogonali di questo gruppo di solidi non presentano difficoltà di


rilievo, quindi non sono necessarie spiegazioni dettagliate.
194
Analogamente alle pagine precedenti, si lavora aiutandosi con le immagini
fotografiche delle figg. 33, 34, 35 e 36 che, al solito, hanno lo scopo di far leggere
correttamente la volumetria di ciascun solido.

Rappresentazione geometrica delle proiezioni del seguente gruppo di


poliedri regolari: icosaedro, ottaedro e tetraedro. Le facce dell’icosaedro
e del tetraedro poggianti sul PO hanno gli spigoli obliqui al PV e al PL;
l’ottaedro, sospeso tra di loro, ha un asse perpendicolare al PO ed è
tangente, con due spigoli opposti, a una faccia del tetraedro e a una faccia
dell’icosaedro; un vertice di base del tetraedro poggia sulla LT del piano
laterale
Per eseguire il grafico di fig. 37 si inizia a disegnare le proiezioni dei tre solidi
disposti sul PO come in fig. 34. Successivamente si proiettano le viste frontale
(sul PV) e laterale (sul PL), che si presentano rispettivamente come nelle
fotografie di figg. 35 e 36.
Le altezze sul PV e sul PL dell’ottaedro, del tetraedro e dell’icosaedro si ricavano
applicando gli stessi procedimenti visti, rispettivamente, in fig. 17 a pag. 187,
fig. 19 a pag. 188 e fig. 22a a pag. 189, quest’ultima illustra anche il procedimento
che consente di ricavare la pianta sul PO dell’icosaedro.

34

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21/06/16 21:59
195

MODULO E. Proiezioni cilindriche tridimensionali / Unità 10. Proiezioni ortogonali di solidi geometrici
T
36

37
PL

PO
PV

h
h

32450_162-209_giu2016.indd 195
P
O

O
1

1
35

O
P

L
la geOmetria nell’arte
Le proiezioni ortogonali in architettura
196

Solarolo: santuario della


Madonna della Salute
Il settecentesco santuario, che un
tempo sorgeva in aperta campagna
nei dintorni del paese, presenta
un impianto centrale, in continuità
con il pensiero rinascimentale
(fig.❶a).
I rilievi architettonici delle
figg.❶b e c, eseguiti dagli
studenti dell’I.T.C.G. “A. Oriani”
di Faenza, chiariscono l’impianto
a ottagono irregolare, con spigoli
evidenziati da otto colonne
sporgenti per tre quarti dalla
parete, e quattro scarselle (absidi a ❶ a ▶ Carlo
Cesare Scaletta,
pianta rettangolare) che si aprono
santuario della
sui lati più lunghi dell’ottagono di Madonna della
base, con l’altare inserito in quella Salute, 1731-35.
più profonda (fig. 1b). Solarolo (Ravenna).

F E

A D

B C
A B C D

❶b ▲ Pianta. ❶c ▲ Prospetto.

32450_162-209_giu2016.indd 196 21/06/16 21:59


prOva subitO: proiezioni ortogonali v
1. Il Battistero di Parma è considerato uno dei più alti capolavori 197
dell’architettura gotica in Italia. Costruito in marmo rosa di
Verona, l’edificio si sviluppa in altezza con quattro ordini di

MODULO E. Proiezioni cilindriche tridimensionali /


logge architravate che terminano in una serie di archetti ciechi
sormontati da otto pinnacoli cuspidati (fig.❶a).
Leggi la breve descrizione che segue e disegna, sul PO, la pianta del
battistero illustrata in fig.❶b.
Poi completa la proiezione ortogonale sul PV del relativo prospetto
in modo meno dettagliato rispetto a quello di fig.❶c.

La pianta è un ottagono i cui lati non sono tutti perfettamente uguali


(fig. 1b): nota che è proprio questa leggera diversità a rendere possibile
la percezione delle superfici dei lati come una progressione avvolgente,
che supera la rigorosa centralità geometrica.
Le nicchie che si aprono lungo i lati non sono uniformi né per larghezza
né per profondità, tuttavia grandezze uguali si corrispondono
simmetricamente rispetto all’asse longitudinale dell’ingresso:
l’irregolarità geometrica è solo apparente perché le curve si succedono

Unità 10. Proiezioni ortogonali di solidi geometrici


con ritmo e modularità.

❶ a ▲ Benedetto Antelami,
Battistero, 1196-1216. Parma.

❶b ◀ Pianta.

❶c ▶ Prospetto.

32450_162-209_giu2016.indd 197 21/06/16 21:59


10.6
rappresentaziOne Di sOliDi inClinati a tutti i piani Di prOieziOne
198
MEtODO DELLE PROIEzIOnI sUccEssIvE

Per determinare le proiezioni ortogonali di solidi inclinati ai tre piani fondamentali si può
utilizzare il sistema delle rotazioni usato precedentemente per le figure piane (▶ pag. 155, fig. 109).
Questo procedimento, già noto come metodo delle proiezioni successive, consiste nel ruotare la
figura in fasi progressive intorno a un suo elemento (spigolo, lato di base, vertice...).

Rappresentazione geometrica in rosso); si procede disegnando nell’esercizio proposto) e si ridisegna


delle proiezioni di una piramide sul PV la stessa figura ruotandola sul PO la figura uguale a quella già
quadrata retta tangente al PO con di 45°, intorno al lato di base BC, realizzata in rosso nella 2a fase (3a
un lato della base e avente la stessa e successivamente si completa la fase). Infine, usando gli elementi
inclinata a tutti i quadri proiezione sul PO (2a fase, in rosso). della proiezione verticale della 2a fase,
Si inizia con il determinare sul PO Per ottenere la proiezione della si completa il grafico richiesto.
e sul PV le proiezioni del solido in piramide data (in verde), si esegue
posizione normale (fig.��, 1a fase, sul PO una seconda rotazione (di 30°
V'' V'' V'' V'''
PV
uguali PL
38

A''D'' D'''
A'' D'' A'''

O''
O'''
45°

O''

A''D'' O'' B''C'' B''C'' B'' C'' C''' B'''


L T
D' C' D' C'
D'
30°

V' C'
V' O'
O'

O'
A'
A'
B' A' B'
V'
ugual i
PO 1° fase 2° fase 3° fase
B'

Rappresentazione geometrica delle


PV PL
proiezioni di un parallelepipedo
inclinato ai tre quadri e tangente
con un vertice di base al PO
B'' B'' B'''
Per ottenere le proiezioni di questo C'' C'' C'''
solido è stato utilizzato, come per A''
la fig. 38, il metodo delle proiezioni B'' C'' D''
A'' D'' D'''
A'''
L T
successive con le seguenti varianti: C' C'
C'
– le prime due fasi (fig.��, in rosso)
B'
relative alle figure preparatorie, B'
B' D'
sono state sovrapposte;
D'
– la rotazione è stata effettuata
A' A'
intorno a un vertice di base A'
(nell’esempio D);
39
– la figura è stata inclinata a piacere. PO

32450_162-209_giu2016.indd 198 21/06/16 21:59


MEtODO DEL PIanO aUsILIaRIO

Per determinare le proiezioni di solidi inclinati ai tre piani fondamentali si può usare anche il metodo del piano ausiliario
(ossia “di aiuto”), più preciso e veloce e già utilizzato per risolvere le proiezioni delle figure piane inclinate (▶ pagg. 152-155).
199
Il piano ausiliario, sempre perpendicolare a uno dei quadri e obliquo agli altri due, va disposto parallelamente a un
elemento del solido inclinato (faccia, spigolo...) e poi ribaltato sul quadro al quale è perpendicolare (negli esempi, il
ribaltamento avviene sul PO). Una volta ribaltato, il piano ausiliario funge da secondo piano verticale e la sua prima

MODULO E. Proiezioni cilindriche tridimensionali /


traccia, t’, da seconda LT. Dalla proiezione ausiliaria della figura (fig. 40, in rosso) si ricavano poi le altre proiezioni.

Rappresentazione geometrica delle 1a fase 2a fase


proiezioni di un prisma retto a base Si rappresenta il piano ausiliario Si disegna la prima proiezione del
pentagonale inclinato ai tre quadri e proiettante per mezzo delle relative solido, preparatoria, con una base
tangente al PO con un vertice di base tracce t’ e t’’ (in rosso) e lo si ribalta poggiante sul PO e con gli spigoli
Le proiezioni del solido dato si sul PO; t’ e (t’’), perpendicolari fra paralleli al piano ausiliario (in rosso).
ottengono in tre fasi (fig.��). loro, delimitano il piano ribaltato. Su tale piano si proietta il solido
PV PL
ribaltato e lo si fa ruotare intorno a
40 un vertice (fig. 40: D poggiante su t’)
t'' G'' F'' F''' G'''
finché assume l’inclinazione voluta.
H'' L'' L''' H'''
I''
I''' 3a fase
B'' A'' A'''
B'''
Dalla figura ausiliaria inclinata
E'''
C'' E''
(in rosso) si definisce la proiezione

Unità 10. Proiezioni ortogonali di solidi geometrici


LT D'' D''' C'''

I' L'
sul PO del solido conducendo verso
(t'')
il PO le proiettanti perpendicolari
rio
aus
ilia H'
F' E'
alla traccia t’. Dalla stessa figura si
no D'
i a
p
riba
ltat
o I
D G' E tracciano verso la traccia (t’’) altre
LH C' proiettanti perpendicolari a essa.
A'
EC
EC
C B'
A Queste, riportate con il compasso sul
FG B
PV, forniscono la seconda proiezione
AB AB del solido richiesto. Poi si completa
t'
PO
come al solito la terza proiezione.

t'' PV PL
Proiezioni ortogonali di una 41
piramide retta esagonale giacente
con uno spigolo laterale sul PO e D'' D'''
avente l’altezza inclinata ai quadri C'' C'''
In questo esercizio la traccia t’ del O'' O'''
piano ausiliario è parallela alla B'' B'''
proiezione dell’altezza della piramide LT A'' V'' A''' V'''
sul PO. Per eseguire la proiezione D C

della figura preparatoria del solido D


V
B
dato (fig.��, in rosso) si utilizza
)
(t '' C O
O
il sistema del ribaltamento della A B' C'
B
sua base, già adottato nella fig. 8 di A
A' O'

pag. 183. B D'


V O
C

V'
Lezione 8
V PO
t'

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gRUPPO DI sOLIDI E MEtODO DEL PIanO aUsILIaRIO

Rappresentazione geometrica di rivelano su di esso le relative altezze


200
un gruppo di solidi retti aventi reali. Sul piano ausiliario ribaltato si
le seguenti caratteristiche: fanno ruotare la piramide e il cilindro,
prisma pentagonale, poggiante la prima intorno a un suo lato di
con una faccia sul PO e obliquo base, il secondo su una circonferenza
rispetto al PV e al PL; piramide a di base, fino a farli poggiare
base quadrata, obliqua rispetto rispettivamente con una faccia e con
ai tre quadri, poggiante con un una generatrice sulle facce opposte
lato di base sul PO e con una superiori del prisma pentagonale.
faccia su una faccia superiore Eseguita questa prima operazione
del prisma; cilindro, obliquo (in rosso), si applica il solito
rispetto ai tre quadri e tangente procedimento (▶ pag. 199), avendo
42 con una circonferenza di base cura di tratteggiare le parti nascoste
sul PO e con una generatrice su dei solidi.
una faccia superiore del prisma Le fotografie (figg. 42, 43, 44 e 45) sono
(quella opposta all’altra sulla quale le diverse viste della composizione
poggia la piramide). Le altezze reale del gruppo; in particolare: in
della piramide e del cilindro sono fig.�� cogliamo la composizione
parallele fra loro del suo insieme; in fig.�� sono
Dopo aver ribaltato il piano ausiliario illustrati la vista dall’alto dei tre
parallelo a un lato di base della solidi e il piano ausiliario (in rosso)
piramide, alle basi pentagonali completamente ribaltato sul PO dove
del prisma, a una generatrice del saranno disegnate le proiezioni del
cilindro e ai loro assi (fig.�� e ��, gruppo nella fase preparatoria (fig. 46,
in rosso), si costruiscono sul PO, in in rosso).
fase preparatoria, le prime proiezioni Le figg.�� e �� illustrano le viste
del prisma e della piramide che, perpendicolari rispettivamente
proiettate sul piano ausiliario, frontale, sul PV, e laterale, sul PL.

43

32450_162-209_giu2016.indd 200 21/06/16 21:59


21/06/16 21:59
201

MODULO E. Proiezioni cilindriche tridimensionali / Unità 10. Proiezioni ortogonali di solidi geometrici
46
45

PL

PO
PV

t'
45°

LT
t''

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(t'')
44
la geOmetria intOrnO a nOi
202
Le proiezioni ortogonali nel design
Il termine inglese design si è imposto in campo internazionale nel secolo scorso; in particolare
con l’espressione Industrial design si entra nel campo della progettazione della forma del prodotto
industriale. Il designer è tenuto non tanto a creare, quanto a individuare una forma dalla quale
risulti leggibile la funzione dell’oggetto: poltrone, divani, sedie e altro sono studiati, oltre che sul
piano estetico, anche su quello dell’ergonomia per migliorare la qualità della vita degli utenti.

Sedia Zig-Zag PV PL

La sedia progettata
dall’architetto olandese
Gerrit Thomas Rietveld
ha un impianto morfologico
mai intuito da altri prima
di lui.
Questa sedia è formata
da quattro piani che si
sviluppano in un’elegante
L T
sequenza ritmica, solo
apparentemente instabile.
Lo sfalsamento geometrico
asimmetrico è ispirato ➊a ▲ Gerrit Thomas
Rietveld, Zig-Zag, 1932-34,
alla ricerca dell’artista sedia in legno naturale
olandese Piet Mondrian, disegnata per Cassina.
esponente dell’astrattismo
neoplastico ➊ b▶
Pianta, prospetto e fianco. PO
(figg.➊a e b).

Poltrona Westside Lounge


La serie disegnata da Ettore Sottsass comprendeva un PV PL

tavolo, un divano e una poltrona (fig.➋a).


La seduta imbottita è caratterizzata dalle linee
pulite, definite dal colore, dalle tappezzerie realizzate
accostando tinte unite e dall’assenza di elementi
decorativi superflui (fig.➋b).

L T

➋a ◀
Ettore Sottsass,
Westside Lounge, 1983,
poltrona in metallo,
schiuma e lana PO
disegnata per Knoll
International. ➋b ▲ Pianta, prospetto e fianco.

32450_162-209_giu2016.indd 202 21/06/16 21:59


prOva subitO: metodo del piano ausiliario v
1. Per ottenere una visione più chiara e completa che evidenzi la reale 203
volumetria della sedia Zig-Zag di pag. 202 (fig. 1a) è necessario posizionarla
Lezione 9
obliquamente rispetto ai tre piani fondamentali, di conseguenza solo un

MODULO E. Proiezioni cilindriche tridimensionali /


elemento della base poggia sul PO (in fig.➊ uno spigolo). Con questa
inclinazione è possibile applicare il metodo del piano ausiliario (▶ pag. 199):
si riporta sul piano ausiliario ribaltato la vista frontale della sedia (in rosso)
della fig. 1b di pag. 202 e la si fa ruotare su un lato di base per determinare
sul PO, sul PV e sul PL le proiezioni dell’oggetto.
ridisegna la stessa sedia con lo stesso metodo.

1
PV PL

Unità 10. Proiezioni ortogonali di solidi geometrici


LT

PO

2. Posiziona obliquamente rispetto al PO, PV e PL la poltrona rappresentata nelle


proiezioni ortogonali di fig. 2b a pag. 202 e applica il metodo del piano ausiliario.
alla fine completa il grafico con il colore.

32450_162-209_giu2016.indd 203 21/06/16 21:59


10.7
rappresentaziOne Di un sOliDO pOggiante su un pianO generiCO
COmunque inClinatO
204
α
t''

Le immagini fotografiche aiutano Rappresentazione geometrica delle 48


a individuare la posizione del proiezioni sul PO e sul PV di un PV

solido, in questo caso un prisma prisma pentagonale retto giacente B''


A''
pentagonale retto, sul piano generico con una base su un piano generico
P''
(figg. 47, 51, 52). 1a fase C''
E''
Si ribalta sul PO il piano generico D''
comunque inclinato t’α, t’’α O LT
47 utilizzando la stessa costruzione di
pagg. 144 e 145. Poi si disegna fra le B'
C'
tracce t’α e (t’’α) la proiezione ribaltata
P'
del prisma rappresentata da due D'
A'

pentagoni (basi del solido) coincidenti


E'
fra loro (AG) (BH) (CI) (DL) (EM) e (C I) (DL)

dell’asse (PQ) (fig. 48, in rosso). t' α

Seguendo il procedimento indicato as


se
(PQ) (EM)
a pag. 153 si determinano per punti (BH)
di
ro
ta
zio
le proiezioni della base A’B’C’D’E’ ne
(AG)
e del relativo centro P’ sul PO e,

( t'' α )
successivamente, le proiezioni
PO
A’’B’’C’’D’’E’’P’’ sul PV (fig.��).

α
t''
49 2a fase
t'' β

3
Per trovare l’altezza del solido si traccia per il punto
T550Ae36f037Xw3

(PQ) della figura preparatoria ribaltata (asse del


prisma) il piano β, determinato dalle tracce t’β, t’’β (in
PV rosso). La prima traccia t’β è perpendicolare all’asse
B''
A'' di rotazione t’α (in nero) nel punto 1 e interseca la LT
P'' nel punto 2; la seconda traccia t’’β, perpendicolare
C''
E'' alla LT, interseca la t’’α nel punto 3. Si ribalta il piano
D'' β e sulla traccia ribaltata (t’’β) ci sarà anche il punto
O 2 LT
ribaltato (3’) che, congiunto a 1, determina la retta di
massima pendenza sulla quale vengono proiettati,
B'
C' a partire dai vertici A’, B’, C’, D’, E’ e dal centro P’, i
P'
(t
'' β corrispondenti vertici di base A, B, C, D, E e il centro P
)
D' A' (in rosso); da quest’ultimo si traccia la perpendicolare
1 D
E'
E C
P
(3' )
PQ uguale alla misura dell’altezza data del prisma e,
AB
(DL)
(C I) successivamente, si conducono le altre perpendicolari
pari all’altezza trovata del solido, individuando i
(PQ) (EM)
restanti vertici G, H, I, L, M (fig.��, in rosso).
(BH) t' α
as
( t'' α )

(AG) se
di
ro
ta
t' β

zio
ne
PO
(3'' ) L M IQ GH Lezione 11

T550Ae36f038Xw3

32450_162-209_giu2016.indd 204 21/06/16 21:59


3a fase
Dai punti G, H, I, L, M e dal punto del prisma uscenti da A’, B’, C’, D’, E’ e in dai vertici G’, H’, I’, L’, M’ e dal centro
Q (centro dell’altro pentagono di Q’ l’asse del prisma uscente da P’, che Q’ in modo da ottenere i punti G’’, H’’,
base) si tracciano (in rosso) linee completa la proiezione del solido sul PO. I’’, L’’, M’’ sulle perpendicolari alla t’’α
205
parallele all’asse di rotazione t’α fino a Per individuare la seconda proiezione condotte dai vertici A’’, B’’, C’’, D’’, E’’ e
intersecare in G’, H’, I’, L’, M’ gli spigoli del prisma si tracciano le proiettanti dal centro P’’ (fig.��).

MODULO E. Proiezioni cilindriche tridimensionali /


50 51
α
t''

H'' t'' β
G''

I'' Q'' 90°


M''
t''

L'' PV

B''
A''

C''
P''

Unità 10. Proiezioni ortogonali di solidi geometrici


E''
D''

O 1'' 2 LT

B'
C'

P'

A' (t
'' β
D' )
E' P
1' D E C (3')
A B
(C I) (D L)

H'
I'

(PQ)

Q' (EM)
L' G'
(BH)
t' α
M' as
se
(AG) di 52
( t'' α )

ro
ta
zio
ne
t' β

PO
(3'' ) L M I Q G H

32450_162-209_giu2016.indd 205 21/06/16 21:59


10.8
rappresentaziOne Di sOliDi regOlari sOvrappOsti, pOggianti
su un pianO generiCO COmunque inClinatO
206

Proiezioni sul PO e sul PV di un parallelepipedo e di una richiesto dall’esercizio, è uguale a metà diagonale del
piramide sovrapposti aventi l’asse in comune e le basi rettangolo di base disegnato nella figura preparatoria;
entrambe rettangolari. Il vertice della piramide poggia successivamente si trova l’altezza della piramide che, come
sulla base superiore del parallelepipedo, che giace con risulta dal testo, è equivalente alla misura del lato minore del
l’altra base su un piano generico comunque inclinato. rettangolo di base. Questa prima fase è simile a quella degli
Le misure delle basi dei due solidi sono uguali; le esercizi precedenti, per cui non necessita di altre spiegazioni.
altezze del parallelepipedo e della piramide sono
equivalenti rispettivamente a metà diagonale e al lato Si procede come nell’esercizio precedente (▶ pagg. 204 e
minore dei rettangoli di base 205). Nella fig.�� sono state omesse volutamente le lettere
Si disegna sul PO, fra le tracce t’α e (t’’α), ossia sul piano sui vertici dei solidi onde evitare di creare confusione.
generico ribaltato, la figura preparatoria (proiezione Le diverse tonalità dei colori giallo e verde, assegnate
ribaltata del gruppo dato) nelle reali dimensioni (fig.��, in rispettivamente alle facce in vista del parallelepipedo e
rosso). della piramide, permettono una visione volumetrica più
Per determinare le altezze dei due solidi è necessario realistica e una lettura corretta delle proiezioni ortogonali
individuare prima quella del parallelepipedo che, come sul PO e PV dei solidi sovrapposti.

53 54

t'' β
t'' β
t'' α
PV
PV
3 3
t''α

90°

O 2 LT O 2 LT

(3') (3')
t' β t' β

as as
se se
di di
rot rot
az az
ion ion
e e
t' α t' α
α)
α)

)
)

( t''


( t''

( t'
( t'

(3'') (3'')
PO PO

32450_162-209_giu2016.indd 206 21/06/16 21:59


faCCiamO il puntO v
207
207

Riconosciamo e utilizziamo le proiezioni ortogonali tridimensionali

MODULO E. Proiezioni cilindriche tridimensionali /


1. Determina le proiezioni ortogonali di una 7. Osserva il gruppo di solidi rappresentato in fig.➋:
piramide con base quadrata parallela al PL; un non c’è distinzione fra gli spigoli in vista e quelli
vertice di base poggia sul PO e il rispettivo lato nascosti.
è inclinato, rispetto al piano stesso, di 30°. ridisegna, in modo corretto, lo stesso gruppo
completando le proiezioni anche sul PL.
2. Determina le proiezioni ortogonali di una PV PL
piramide retta a base esagonale perpendicolare 2
con l’altezza al PV e poggiante con il vertice sul
PV stesso; due lati di base sono paralleli al PO.

3. Determina le proiezioni ortogonali di un prisma


retto a base triangolare equilatera poggiante
L T
con una faccia sul PL e avente le basi inclinate

Unità 10. Proiezioni ortogonali di solidi geometrici


agli altri piani; l’asse è parallelo al PL. Esegui
l’esercizio con il metodo del ribaltamento di
una base.

4. Determina le proiezioni ortogonali di un prisma PO

retto pentagonale poggiante con una base


sul PV e con uno spigolo sul PO; una faccia è 8. In fig.➌ sono disegnati, affiancati, una piramide
inclinata, rispetto al PO, di 30°. quadrata e un prisma triangolare retti poggianti
rispettivamente con la base e con una faccia sul PO.
5. Determina le proiezioni ortogonali di un cono fai ruotare un lato della base della piramide
retto poggiante con il vertice sul PO; l’asse è affinché la faccia corrispondente vada ad
parallelo al PV e inclinato agli altri piani di 45°. appoggiarsi su una faccia del prisma; completa
le proiezioni anche sul PL.
6. La fig.➊ illustra in pianta un parallelepipedo PV PL 3
sovrapposto a un cubo e a un altro parallelepipedo.
completa sul PV e sul PL le proiezioni ortogonali
del gruppo di solidi di fig. 1 che hanno tutti le
stesse altezze.
PV PL 1 L T

L T

PO

PO

32450_162-209_giu2016.indd 207 21/06/16 21:59


faCCiamO il puntO
208

9. La fig.➍ illustra un prisma triangolare e una piramide 11. Determina le proiezioni ortogonali di una
quadrata poggianti con le basi sulla faccia superiore di piramide retta a base esagonale poggiante con il
un parallelepipedo; un vertice di base della piramide è vertice su un piano generico comunque inclinato.
tangente a un lato di base del prisma.
completa le proiezioni ortogonali: fai ruotare 12. Osserva il disegno di fig.➏ e completa le
la piramide verso sinistra fino a posizionarla proiezioni ortogonali del quadrato raffigurato,
con uno spigolo sulla faccia superiore del (A)(B)(C)(D), con le sue reali dimensioni e
parallelepipedo; poi fai ruotare anche il prisma appartenente a un piano generico.
verso sinistra fino a far poggiare un lato della
t'' β 6
sua base superiore sulla piramide già ribaltata.
Durante la rotazione gli assi della piramide e t '' α

del prisma restano paralleli al PV.


PV
PV PL
4 O LT

(A )

t' β PO
(B )
L T
(D)

t'
)
(t ' α

α
(C )

PO 13. Osserva il disegno di fig.➐ e completa le proiezioni


ortogonali sul PO e sul PV di un cono retto poggiante
10. completa le proiezioni ortogonali di fig.➎ che con la base su un piano generico comunque
illustra una piramide pentagonale poggiante inclinato. L’asse OV del solido misura 3,5 cm.
con il vertice sul PO e avente l’asse obliquo ai
tre quadri.
t''
7
t'' PV PL PV
5

LT LT

)
(t''
O' O

°
90
(O)
(t'')
t' t'
40° PO
V PO

32450_162-209_giu2016.indd 208 21/06/16 21:59


v
209

14. Osserva la pianta (fig.➑a) e il prospetto parzialmente sezionato (fig.➑b) del battistero di Firenze

MODULO E. Proiezioni cilindriche tridimensionali /


(fig.➑c). Le sue forme geometriche rimandano a solidi ben definiti: il tetto è una piramide ottagonale,
a otto spicchi e molto schiacciata, poggiante sulle pareti perimetrali di un prisma ottagonale.
Dalle immagini ricava un grafico con le proiezioni ortogonali con le viste dall’alto e di fronte (PO e PV).
Poi prova a disegnare, in maniera molto schematica, gli elementi architettonici e decorativi delle intere facciate.

➑a ▼ ➑b ▼ ➑ c ▼ Battistero di San Giovanni, 1059


(consacrazione). Firenze.

Unità 10. Proiezioni ortogonali di solidi geometrici


15. Quali solidi geometrici sono riconoscibili nel Mausoleo di Teodorico?
Descrivili graficamente eseguendo le proiezioni ortogonali dei solidi geometrici sovrapposti che
individui nell’immagine fotografica (fig.➒a) e nella pianta (fig.➒b) del Mausoleo.

➒ a▶ ➒b ▶
Mausoleo di Teodorico,
520 ca. Ravenna.

Camera Camera
superiore inferiore

32450_162-209_giu2016.indd 209 21/06/16 21:59


unitÀ 11
210
Sezioni

11.1
seziOni Di sOliDi COn piani paralleli

Definizione: una sezione è la figura piana che si ottiene tagliando un solido con un piano, chiamato secante,
che può essere parallelo, perpendicolare o inclinato rispetto ai quadri di proiezione.

Lo studio delle sezioni è indispensabile per conoscere la struttura interna di un solido o di un oggetto.
Convenzionalmente la sezione, comune sia al piano secante sia al solido, viene evidenziata con
tratteggio sottile inclinato di 45°; la parte tagliata della figura viene disegnata con tratto leggero; la
posizione del piano secante rispetto ai quadri viene indicata attraverso le sue tracce (▶ pag. 117).
mODulO f Sezioni, intersezioni e compenetrazioni di solidi

In queste pagine il piano di sezione α (in verde nelle figure assonometriche dimostrative) è
parallelo a uno dei quadri: le sezioni del solido appaiono quindi nella loro reale grandezza.

figura assonometrica dimostrativa seconda traccia t2α del piano di sezione interseca sul PV
e rappresentazione geometrica delle proiezioni la seconda proiezione del solido determinando nei punti
di una piramide retta a base quadrata sezionata 1’’, 2’’, 3’’, 4’’ la sezione della piramide su tale piano.
da un piano α parallelo al PO Proiettando, come indicano le freccette in rosso,
Per determinare in proiezioni ortogonali le sezioni i suddetti punti sui restanti piani si definiscono le altre
della piramide data, occorre prima eseguire le proiezioni della sezione che, sul PO, appare nella sua
proiezioni del solido e poi disporre il piano secante vera forma. In fig.➊b è mostrata la rappresentazione
α (fig.➊a, in verde) nella posizione richiesta. La geometrica.

PV V'' V''' PL

V''

t3 α V'''

4'' t2 α t3 α
traccia del 1'' 2'' 3'' 4'' 3''' 1''' 4''' 2'''
PV 3''
V piano di sezione
3'''
2''
1'' PL
1'''
4'''
t2 α C''
3 B''' 2''' A'' D'' B'' C'' B''' A''' C''' D'''
α B'' L T
4
D'' B'
1 B'

A''
2 3'
3'
A'
L C' 1'
4'
1' 4' C'
T
A'
2'
2'

D' D'
PO

1a PO 1b

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figura assonometrica dimostrativa e rappresentazione sezione suddetto (fig.➋a, in verde) interseca sul PO la
geometrica delle proiezioni di una piramide retta a prima proiezione del solido determinando nei punti 1’, 2’,
base quadrata sezionata da un piano α parallelo al PV 3’, 4’ la sezione della piramide su tale piano. Proiettando,
Per determinare in proiezioni ortogonali la sezione della come indicano le freccette in rosso, i punti così ottenuti
211
piramide data, che è uguale a quella delle figg. 1a e b, si sui restanti piani, si definiscono le altre proiezioni della
procede come nell’esercizio precedente, con la variante sezione, che ora, a differenza del grafico precedente,
della posizione del piano secante α, in questo caso appare nella sua vera forma sul PV. In fig.➋b è mostrata

MODULO f. sezioni, intersezioni e compenetrazioni di solidi /


parallelo al PV. Pertanto la prima traccia t1α del piano di la rappresentazione geometrica.

t3 α PV V'' V''' t α PL
V'' 3

2'' V'''
2''
2'''

PV 3''
2'''
V
3''
PL 3'''

α
4'' 3'''
2

3
A''' A'' 1'' A''' 1'''-4'''
L T
4''
1''
A'' 1'''-4'''

L 4'
3' A'
T V'

Unità 11. Sezioni


A' 2' t1 α
1' 2' 3' 4'
1'
t1 α

PO
PO

2a 2b

32450_210-231_giu2016.indd 211 21/06/16 21:59


11.2
seziOni Di sOliDi COn piani prOiettanti
212
Dopo le sezioni ottenute con piani disposti parallelamente a uno dei quadri fondamentali passiamo
ora a determinare in proiezione ortogonale le figure solide sezionate da piani proiettanti (▶ pagg. 118
e 119, figg. 32, 33 e 34) e dunque non paralleli a uno dei quadri. In questo caso le relative sezioni non
hanno più dimensioni reali: per ottenere la vera grandezza della sezione è necessario allora ribaltare
il piano secante su uno dei tre piani fondamentali e costruire poi le sezioni ribaltate (in rosso) con il
procedimento illustrato a pag. 143.

figura assonometrica dimostrativa


e rappresentazione geometrica
delle proiezioni di una piramide
retta a base quadrata sezionata da V''
un piano α perpendicolare al PV e
V'''
inclinato agli altri due
Per determinare in proiezioni PV 4''
V
ortogonali la sezione della piramide 3'' 3''' PL
t3 α
data, dopo aver disposto il piano 2''
secante (fig.➌a, in verde) nella
4'''
3
1'''
posizione richiesta, si procede 1'' 4

analogamente all’esercizio proposto t2 α 2'''

alle pagine precedenti. In questo 3'


1
caso la sezione, che sul PV è in L
4'
scorcio totale e sul PO e sul PL è in 2
1' T
scorcio parziale, non appare nella
t1 α
sua vera forma. La fig.➌b mostra 2'
la rappresentazione geometrica
relativa. PO

α
3a

PV V'' V''' PL

t3 α

4''
3'' 4'''
3'''
2'' 2'''
1''
t2 α 1'''

L T

3'

1'
V'

4'

t1 α
2'
3b
PO

32450_210-231_giu2016.indd 212 21/06/16 21:59


PV PL
Rappresentazione geometrica t''' 4
delle proiezioni di un prisma retto grandezza reale
triangolare cavo sezionato da un della sezione
t''
piano α perpendicolare al PV e (1)
213
inclinato agli altri due (piano (4)
(2)
(3)
proiettante in seconda); esso 1'' 2'' E'' E''' 2''' A''' 1''' M''' C'''
3'''
attraversa entrambe le basi cave (5) 3''

MODULO f. sezioni, intersezioni e compenetrazioni di solidi /


La seconda traccia t’’ del piano (t') 4'' 4'''
secante α interseca sul PV il prisma 5'' 5'''

cavo passando per entrambe le basi


(6)
triangolari cave nei punti 1’’, 2’’, 3’’, 4’’, (7)
(8)
(9) 6''7''8''9'' N''
5’’, 6’’, 7’’, 8’’, 9’’ che determinano, in L
D'' F'' F''' 9''' 8''' 7''' 6''' N''' D'''
T
scorcio totale, la seconda proiezione E' F'
2'
della sezione. Da essi si tracciano
9' I' L'
(fig.➍, in rosso) le proiettanti che A' B'
G' H' 8' 3'
definiscono, sul PO e sul PL, la prima 7'
e la terza proiezione della sezione in 5'
1'
6'
scorcio parziale; per ottenerne la vera M' N'

grandezza (in rosso) si ribalta il piano


C' D' 4'
secante sul PV. t' PO

Rappresentazione geometrica delle La seconda traccia t’’ del piano e le freccette di direzione in rosso,
proiezioni di un ottaedro regolare secante α taglia, sul PV, l’ottaedro nei necessarie per la definizione delle
punti 1’’, 2’’, 3’’, 4’’, 5’’, 6’’ determinando rimanenti sezioni che, negli altri

Unità 11. Sezioni


poggiante con una faccia sul PO e
sezionato da un piano proiettante la seconda proiezione della sezione quadri, sono in scorcio parziale. Per
in seconda; esso taglia la parte in scorcio totale. Da questi punti ottenere la sezione nella sua reale
superiore del solido senza passare hanno inizio le operazioni, illustrate grandezza (in rosso) si ribalta, come
per la faccia poggiante sul PO in fig.➎ con le linee proiettanti al solito, il piano secante sul PV.

PV PL

grandezza reale 5
della sezione (1)
(4)

t'''
(t') (2)
t''

1''-2''
(6) F'' D'' (3) E'' D''' 2''' E''' 1''' F'''
3''
(5)
4'' 3'''
5'' 4'''
5'''
6''
6'''

A'' C'' B'' B''' A''' C'''


L T
D'
3'
B'
5'
2'
A'

6'
E'
1'
F'

4'
C'

t' PO

32450_210-231_giu2016.indd 213 21/06/16 21:59


Rappresentazione geometrica delle Dopo aver eseguito le proiezioni della Le linee proiettanti da essi (in rosso)
proiezioni di una piramide retta piramide, si disegna il piano secante determinano sul PV e sul PL le altre
parallela con la base esagonale α che taglia con la sua prima traccia due sezioni, in scorcio parziale. La vera
al PV, sezionata da un piano α t’ la prima proiezione del solido grandezza della sezione (1), (2), (3), (4),
214
perpendicolare al PO e inclinato agli determinando la sezione sul PO, in (5), (6) si ottiene ribaltando il piano
altri due (piano proiettante in prima) scorcio totale, nei punti 1’, 2’, 6’, 3’, 5’, 4’. secante sul PO (fig.➏, in rosso).
PV PL
6 t''
B'' B'''
C'' C'''
6'' 6'''
5'' 5'''
A'' 1'' A'''
V'' O'' 1'''
O''' V'''
4'' 4'''
D'' D'''
2'' 3'' 2'''
3'''
F'''
F''

E'' E'''

L T

A' F' B' O' E' C' D'

1'

2'
6'
(2) 3'
5'
4' t'
(1)
(t'') (3)

grandezza reale
(4) V'
della sezione
grandezza reale PO
della sezione (6)
(5)

7
Rappresentazione geometrica delle proiezioni di (t3 α)

una sfera sezionata da un piano α perpendicolare grandezza reale reale


grandezza
della sezione
della sezione
al PL e inclinato agli altri due (1)
PV PL
Eseguite come di consueto le proiezioni (A)
(C)

ortogonali della sfera, si conduce sul PL la traccia


t3α del piano secante determinando nei punti (2)
t2 α
A’’’, C’’’ ≡ D’’’, B’’’ la sezione sul PL in scorcio totale. t3 α (4)
(t1 α)
Ribaltando il piano secante sul PL, nei punti A'' A'''
1'' 4'' (t1 α)
(A), (B), (C), (D) si ottiene, nella sua vera grandezza, 1'''-4''' (D) (B)

il cerchio che delimita la sezione (fig.➐, in rosso). C'' D'' C'''-D'''


(3)
Per completare le proiezioni della sezione sul PV 2'' 3'' 2'''-3'''
e sul PO si utilizza il procedimento dei punti di B''
B'''
aiuto (▶ pag. 153, fig. 106): (1), (2), (3) e (4), condotti L T

sulla t3α (come indicano le freccette di direzione,


in rosso), determinano sulla stessa 1’’’ ≡ 4’’’ e 1' A' 4'
2’’’ ≡ 3’’’. Da questi ultimi e dai punti già trovati
A’’’, C’’’ ≡ D’’’, B’’’ si iniziano le operazioni per C' D'
definire sul PV e sul PO le sezioni, in scorcio
parziale e dunque, a esercizio ultimato ellittiche
2' 3'
su entrambi i piani. B'

PO

32450_210-231_giu2016.indd 214 21/06/16 21:59


11.3
seziOni Di sOliDi COn piani generiCi
215
Figura assonometrica dimostrativa di un
prisma retto pentagonale sezionato da un 2'''
PV
piano α comunque inclinato 2''
3''

MODULO f. sezioni, intersezioni e compenetrazioni di solidi /


1'''
2
La figura solida rappresentata è stata
sezionata da un piano generico α 3'''
(▶ pag. 119, fig. 35), evidenziato nell’esempio t2 α
1'' 4''
2' 3
PL
1
assonometrico di fig.➑ in verde chiaro. 5'' 5'''
La grandezza reale della sezione (in rosso) 1'
3'
4'''
si ottiene ribaltando su uno dei tre piani t3 α

(sul PO in questo caso) il piano secante α C 5 4


seguendo il procedimento illustrato L
5'
α
t 1 α 4'
alle pagg. 144 e 145. (5) asse di ro
piano se
tazione
cante rib
(4) altato

grandezza reale
della sezione T
(1)

(3)
(t2 α)

(2)

8 PO

Unità 11. Sezioni


PV PL Rappresentazione geometrica delle
proiezioni di un prisma retto pentagonale
sezionato da un piano α comunque inclinato
Dopo aver rappresentato il prisma dato in
2''' prima, seconda e terza proiezione, si disegna,
t2 α
2''
3'' 3''' mediante le tracce t1α, t2α e t3α, il piano
1''' t3 α
1'' secante α richiesto (fig. 8, in verde chiaro). La
4''
O
5'' 5''' 4'''
LT prima proiezione del prisma sul PO coincide
1' 2' su detto piano con la relativa proiezione
orizzontale della sezione, per cui, con il noto
3'
procedimento (freccette di direzione in rosso),
5'
si determinano i punti 1’’, 2’’, 3’’, 4’’, 5’’ sul PV
(5) e 1’’’, 2’’’, 3’’’, 4’’’, 5’’’ sul PL. Questi, riuniti fra
4' loro, individuano rispettivamente la seconda
e la terza proiezione della sezione che, con la
tracc

(1)
as
(4) se
di
prima, sono in scorcio parziale (fig.➒).
ia

ro
del p

ta z
io n
grandezza reale e
iano

della sezione
t1 α Per ottenere la vera grandezza del pentagono
secan

(2) (3) di intersezione si ribalta sul PO il piano


te rib

secante α (in verde scuro nella figura


altato

(t2 α) dimostrativa) facendolo ruotare sulla traccia


PO
t1α (asse di rotazione). Pertanto, con il noto
metodo (freccette di direzione in rosso), si
ricavano i punti (1), (2), (3), (4), (5) che, uniti fra
9
loro, individuano la sezione reale cercata.

32450_210-231_giu2016.indd 215 21/06/16 21:59


Rappresentazione geometrica Questi punti, proiettati sul PV, I punti H, E, F, G, uniti fra loro,
delle proiezioni di una piramide individuano in 1’’, 2’’, 3’’ la linea determinano su PO, PV e PL la prima,
retta a base quadrata sezionata di sezione (in rosso) del piano β la seconda e la terza proiezione della
da un piano generico α comunque con la piramide. sezione, in scorcio parziale.
216
inclinato (metodo dei piani ausiliari L’incontro di tale linea con r” La grandezza reale della sezione
disposti perpendicolarmente al PO (retta comune di α e β) determina (E), (F), (G), (H) (in rosso) si ottiene
e aventi le prime tracce parallele sul PV i punti o” e h’’ e sul PO, poi come per il prisma pentagonale
alla prima traccia del piano le relative proiezioni o’ e h’. (▶ pag. 215, fig. 9).
generico secante) La prima traccia del piano γ, t1γ,
Dopo aver rappresentato la piramide incontra i lati di base D’C’ e A’D’
data in prima, seconda e terza rispettivamente nei punti 4’ e 6’
proiezione, si disegna il piano e lo spigolo V’D’ nel punto 5’.
secante α mediante le tracce Questi punti, proiettati sul PV,
t1α, t2α e t3α. individuano in 4’’, 5’’, 6’’ la linea di
A differenza del prisma delle figg. 8 sezione (in rosso) del piano γ con
e 9, la prima proiezione della la piramide; l’incontro di questa
piramide non coincide con la linea con s” (retta comune ad α e γ)
proiezione orizzontale della sezione; determina sul PV i punti p” e k” e sul
quindi per determinare la sezione PO le relative proiezioni p’ e k’.
su PO, PV e PL si può utilizzare il Si uniscono, in prima e in seconda
metodo dei piani ausiliari (fig.��, β proiezione, i punti h e k individuando
e γ in rosso) perpendicolari al PO sugli spigoli VC e VD i punti di
e aventi le prime tracce, t1β e t1γ, sezione, rispettivamente G e H; sul
parallele alla prima traccia PO e sul PV si unisce H con p e si
del piano secante α. individua sullo spigolo VA l’altro
La prima traccia del piano β, t1β punto di sezione E; infine si unisce
incontra il vertice della piramide E con o, sempre sul PO e sul PV, e si
in 2’ e i lati di base D’C’ e A’B’ ottiene sullo spigolo V’B’ l’ultimo
rispettivamente nei punti 1’ e 3’. punto di sezione F.

10
PV PL
V'' ≡ 2'' V'''

t2 γ t2 β t2 α

F'' F'''
5''

o'' G'' G'''


r'' '
E'' h'' t3 α
s''
E'''
p'' H'' k''
H'''
O A'' 6'' 3'' D'' 4'' B'' 1'' C'' B''' A''' C''' D''' LT
B'
3'
F'
A' o'
E'
2'
p'
6' V' G'
5' C'
h'
H' k' t1 β ≡ r'
1'
4'
D' t1 γ ≡ s'
(H)
(E) as
se
di
ro
ta
zio
ne
grandezza reale
della sezione t1 α
PO
(t2 α) (F) (G)

32450_210-231_giu2016.indd 216 21/06/16 21:59


Rappresentazione geometrica Si individuano in r’ e r” le 11.4
delle proiezioni di una piramide proiezioni della retta r comune ad
seziOni COniChe
retta a base pentagonale α e β, si ribalta il piano ausiliario
sezionata da un piano generico β sul PO e si individua la retta
217
α comunque inclinato (metodo ribaltata (r). Si disegna sulla prima Le sezioni coniche, o semplicemente
del piano ausiliario disposto traccia del piano ausiliario β, t1β, le coniche, sono curve piane
perpendicolarmente al PO e avente la proiezione della piramide; ottenute dall’intersezione di un

MODULO f. sezioni, intersezioni e compenetrazioni di solidi /


la prima traccia perpendicolare alla essa risulta tagliata dalla retta (r) cono con un piano non passante
prima traccia del piano generico nei punti 1, 2, 3, 4, 5 che, proiettati per il vertice. Esse si distinguono
secante) sul PO e sul PV sugli spigoli in cerchio, ellisse, parabola e
Dopo aver rappresentato la della piramide (indicato dalle iperbole (▶ pag. 66). Le definizioni e
piramide data in prima e in seconda freccette di direzione, in rosso), le relative costruzioni della parabola
proiezione, si disegna, mediante determinano in 1’, 3’, 5’, 4’, 2’ e in e dell’iperbole, sezioni coniche
le tracce t1α e t2α, il piano secante α 1”, 3’’, 5’’, 4’’, 2’’ rispettivamente illustrate nella pagina a fianco, sono
richiesto. la prima e la seconda proiezione alle pagg. 67 e 68.
Poiché, come nell’esercizio di fig. 10, della sezione, ambedue in scorcio Rappresentazione geometrica sul
la prima proiezione della piramide parziale. PO e sul PV delle proiezioni di un
non coincide con la proiezione Successivamente, per ottenere cono retto sezionato da un piano α
orizzontale della sezione, per la grandezza reale della sezione parallelo al PO (cerchio)
determinare la sezione sul PO e (in rosso) si procede come per Dopo aver determinato sul PO e sul PV
sul PV si è utilizzato il metodo del l’esercizio precedente. la prima e la seconda proiezione del
piano ausiliario (fig.�� β, in rosso) cono, si traccia sul PV la t2α del piano
perpendicolare al PO e avente la richiesto, che individua nei punti 1’’
prima traccia, t1β, perpendicolare alla e 2’’ la sezione sul secondo quadro in
prima traccia del piano secante α. scorcio totale. Questi punti proiettati

Unità 11. Sezioni


Per individuare le proiezioni della sul diametro di base del cono A’B’
sezione in oggetto si può utilizzare definiscono sul PO 1’ e 2’. Si centra in V’
tanto il metodo utilizzato a pag. 216, e con raggio V’1’ si descrive la sezione
quanto il seguente. sul PO che è un cerchio e appare nella
sua vera grandezza (fig.��).
11 PV t2 β PV V''
12
V'' T2 r

t2 α

1'' 2'' t2 α
r''
5''
3'' 4''

1''
2''
O E'' A'' D'' B'' C'' LT
A'
B' A'' B''
3' 5' L T
o''
(t2 β)
4' r'
V'
1' C'
E'
B
2' (T2 r)
(1) C
D
as ' A (r)
se
di
(3) ro
ta 5
zio A' 1' V' 2' B'
(2) ne D 3 4
grandezza reale E
1 2
della sezione
T1 r
(5) t1 α
(4) t1 β
(t2 α)
V

PO PO
PO

32450_210-231_giu2016.indd 217 21/06/16 21:59


(4) (6) grandezza reale della sezione
Rappresentazione geometrica sul 13 (ellisse)
(8)
PO e sul PV delle proiezioni di un (2)

V'' PV
cono retto sezionato da un piano (t1 α)
(7)
(1)
α inclinato al PO, perpendicolare
218 (5)
al PV e non parallelo ad alcuna (3)
generatrice (ellisse)
Dopo aver trovato la prima e la t 2α
8''
seconda proiezione del cono e 4''-5''
6''-7''

determinato le tracce t1α e t2α del 2''-3''


(4''-5'')

piano secante richiesto, si divide 1''

sul PO la circonferenza di base


del solido in un numero a piacere L
A'' H'' B'' G'' C'' F'' D'' E''
T
di parti uguali: A’, B’, C’... (otto in
fig.��). Questi punti uniti a V’
individuano le generatrici V’A’,
C'
V’B’, V’C’..., che si proiettano sul PV
B' D'
5'
determinando A”V”, H”V”, B”V”... 7'
3'
Queste ultime incontrano la traccia
V'
t2α del piano secante nei punti A' 1 ' E'
8' (4'-5')
1’’, 2’’ ≡ 3’’..., che sono punti della 6'
linea di sezione in scorcio totale 2'
4'
sul PV. Gli stessi, proiettati sul t1 α
H' F'
PO
PO, incontrano le corrispondenti G'

generatrici nei punti 1’, 2’, 3’..., che alla LT (in rosso) da 4’’ ≡ 5’’ fino alla arco che interseca le generatrici V’G’
raccordati tra loro formano l’ellisse generatrice V”E” individuando e V’C’ rispettivamente nei punti
della sezione sul PO. È da notare (4’’ ≡ 5’’) sul PV e successivamente simmetrici 4’ e 5’.
che, mancando il PL, i punti 4’ e 5’ (4’ ≡ 5’) in V’E’ sul PO. Ruotando il Per ottenere la grandezza reale della
sul PO sono determinati nel modo raggio V’(4’ ≡ 5’), come mostrano sezione ellittica (in rosso) si utilizza
seguente: si traccia una parallela le freccette in rosso, si disegna un il già noto procedimento.

grandezza reale della sezione V'' PV


(parabola) t2 α
(7) (9)
Rappresentazione geometrica sul grandezza reale della sezione
(5) (8) 14
PO e sul PV delle proiezioni di un (parabola)
(7) (6)
(3)
cono retto sezionato da un piano α 7''-8''
9''

inclinato al PO, perpendicolare al PV (10) (4) 5''-6''

e parallelo a una delle generatrici 3''-4''


(t1 α)
(3''-4'')
del solido (parabola) (1) (11)

Per realizzare questa sezione conica, 10''-11'' P'' t2 β


assieme al metodo delle generatrici, (2)
che ha permesso di risolvere il caso A'' 1''-2'' L''-D'' I''-E''H''-F'' G'' LT
precedente, si utilizza in parte anche
un altro procedimento caratterizzato
dall’impiego dei piani ausiliari. C' 2'
D'
E'
Si inizia, come di consueto, eseguendo 11'
4'
B' F'
le proiezioni del cono e delle tracce del 6'
piano secante richiesto t1α e t2α sul A'
8'
9'(3'-4') P' G'
V'
PO e sul PV. 7'

La traccia t2α, parallela alla 5'


N' H'
generatrice V”A”, interseca la seconda 3'
10'
proiezione del cono determinando sul M' 1
'
I'
L'
PV i punti 1’’ ≡ 2’’ e 9’’. t1 α
PO

32450_210-231_giu2016.indd 218 21/06/16 21:59


Questi punti, proiettati sul PO, danno ultimi sul PO. L’incontro con le conduce (fig.��, in nero) la proiezione
origine ai punti 1’ e 2’ sulla t1α e 9’ corrispondenti generatrici definisce i sulla corrispondente generatrice
sulla generatrice V’G’. punti 4’, 6’, 8’... che raccordati fra loro V’G’ e si traccia con raggio V’P’ il
Si divide, sul PO, la circonferenza formano la parabola, sezione cercata cerchio che rappresenta la sezione
219
di base del cono in dodici parti sul PO che appare in scorcio parziale. del cono, parallela alla base del solido
uguali, A’, B’, C’, D’... e, come nel I punti 3’ e 4’ sul PO, mancando il PL, stesso. Sul PV la traccia t2β del piano
caso precedente, unendo il vertice si trovano come già illustrato nella ausiliario incontra la traccia t2α del

MODULO f. sezioni, intersezioni e compenetrazioni di solidi /


V’ con i punti di suddivisione della fig. 13 del caso precedente. piano secante nel punto 10’’ ≡ 11’’
circonferenza si trovano sul PO le I due punti 10’ e 11’ sul PO e 10’’ ≡ che, proiettato sul PO, determina sul
generatrici del cono V’D’, V’E’, V’F’... 11’’ sul PV sono stati ricercati con corrispondente cerchio di sezione i
Esse intersecano sul PV la traccia t2α l’impiego del piano ausiliario β. punti 10’ e 11’, i quali, raccordati con
nei punti 3’’ ≡ 4’’, 5’’ ≡ 6’’ e 7’’ ≡ 8’’ che Quest’altro procedimento, accennato gli altri punti cercati, fanno parte della
assieme agli altri punti già trovati inizialmente, va eseguito nel seguente curva parabolica. La grandezza reale
1’’ ≡ 2’’ e 9’’ definiscono la linea di modo: sul PV si disegna la traccia t2β della sezione, che è una parabola (in
sezione in scorcio totale sul PV. del piano ausiliario β, parallela al PO. rosso), si ottiene con il procedimento
Analogamente all’esercizio Dal punto P” determinato dall’incontro già noto del ribaltamento del piano
precedente, si proiettano questi di tale traccia con la generatrice V”G” si secante.

Rappresentazione geometrica 15
t2 α
sul PO e sul PV delle proiezioni
di un cono retto sezionato da un
piano α perpendicolare al PO e al grandezza reale della sezione
(iperbole)
V'' PV

PV e parallelo all’asse del solido

Unità 11. Sezioni


(iperbole)
Questo esercizio è stato risolto con (1) 1'' A'' t2 β
il metodo dei piani ausiliari già (8) (9)
8''-9''
illustrato per ricercare i punti 10 e 11 (3) 2''-3'' B'' t2 γ
(2)
dell’esercizio precedente. In questo
caso, i piani ausiliari paralleli al PO (4)
(5) 4''-5'' C'' t2 δ

sono tre: β, γ, δ. Solo per le ricerche


dei punti 8 e 9 sono state utilizzate (t1 α) ≡ LT (6) (7) E''-F'' 6''-7'' D''

le generatrici V’E’ e V’F’.

Il grafico di fig.��, ottenuto


come nell’esercizio precedente, 7'
5'
non necessita di altra spiegazione. F'
3'
La sezione ottenuta è l’iperbole, 9'
V' A ' B' C ' D '
la cui prima e seconda proiezione 1'

coincidono rispettivamente con le 8'


tracce t1α e t2α del piano secante. E'
2'
4'
La grandezza reale della sezione
6'
(in rosso) si ottiene come al solito
ribaltando il piano secante. È ovvio
t1 α PO
che per la realizzazione l’allievo può
scegliere liberamente tanto il metodo
delle generatrici, quanto quello dei
piani ausiliari.

32450_210-231_giu2016.indd 219 21/06/16 21:59


la geOmetria nell’arte
220
Le sezioni in architettura
In architettura le sezioni servono a evidenziare le strutture interne degli edifici, come dimostrano le due
immagini relative a costruzioni di epoche diverse.

Pavia: basilica di San Michele Maggiore


La fig.➊ mostra la basilica
romanica di Pavia sezionata con
un piano perpendicolare al PO.
Ciò consente di evidenziare la
suddivisione della chiesa su tre
livelli, un tipo di scansione degli
spazi interni tipico dell’architettura
di questo periodo: il pavimento
delle navate si trova al livello del
terreno; l’altare, collocato nel
presbiterio, è sopraelevato; la
cripta, destinata ad accogliere
le reliquie del santo al quale è
dedicata la chiesa, si trova al livello
interrato. Pavimento altare criPta

➊▲ Sezione longitudinale della basilica di San Michele Maggiore, xi-xii sec. Pavia.

Firenze: la cupola
di Brunelleschi
La sezione della cupola mette in
risalto le innovazioni tecniche che
permisero a Filippo Brunelleschi di
costruire la più grande cupola del
primo Rinascimento.
La nuova tecnica costruttiva,
evidente nell’immagine di fig.➋,
consiste nell’unire due calotte,
una cupola interna e una esterna,
separate da un’intercapedine larga
oltre un metro. Le due calotte
sono unite da otto costoloni ogivali
che, esternamente, le dividono in ➋◀ Sezione
della cupola
altrettanti spicchi chiamati vele.
progettata
da Filippo
Brunelleschi,
1436. Firenze,
cattedrale di
Santa Maria
del Fiore.

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prOva subitO: sezioni v
221
1. Prova a eseguire in modo semplificato le
proiezioni ortogonali sul PO e PV della pianta

MODULO f. sezioni, intersezioni e compenetrazioni di solidi /


e della sezione dell’interno della sagrestia
vecchia di san Lorenzo realizzata da filippo
brunelleschi (fig.➊a).
La sezione eseguita in proiezione ortogonale illustra la
geometria della struttura interna vista frontalmente
(fig.➊b). La pianta, sezionata dal piano A-A
perpendicolare al PO (fig.➊c), evidenzia la stessa
geometria che, vista ortogonalmente dall’alto, ha la
forma di un quadrato (nella realtà è uno spazio cubico)
in cui è inscritta una circonferenza divisa in dodici
parti uguali, corrispondenti alle nervature che dividono
gli spicchi della cupola emisferica ombrelliforme.

➊ a ▲ Filippo Brunelleschi, Sagrestia Vecchia, 1421-28.

Unità 11. Sezioni


Firenze, basilica di San Lorenzo.

A A

➊b ▲ Sezione. ➊c ▲ Pianta.

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unitÀ 12
222
Intersezioni e compenetrazioni
12.1
interseziOni

Definizione: il termine intersezione in geometria descrittiva indica un insieme di uno o più punti comuni a due figure
geometriche che si incontrano.

Lo studio delle intersezioni è indispensabile per risolvere i problemi relativi a volumi che si compenetrano, come
accade spesso, per esempio nella progettazione architettonica o in quella meccanica.
Le intersezioni fra una retta e una figura piana e fra rette e solidi si ottengono procedendo in modo simile a
quello visto per le intersezioni fra rette e piani (▶ pagg. 138 e 139, figg. 83, 84, 85 e 86).

Rappresentazione geometrica dell’intersezione, in rappresentazione geometrica dell’intersezione, in


proiezione ortogonale sul PO e sul PV, fra una retta r e proiezione ortogonale sul PO e sul PV, fra una retta r
un triangolo comunque inclinati comunque inclinata e una piramide triangolare
L’intersezione di una retta con un piano è il punto Per determinare i punti di intersezione fra la retta r data
comune fra la retta e il piano (▶ pagg. 138 e 139). Per e la piramide data, si fa passare per r’ la traccia t1α del
determinare questo punto, si trovano le proiezioni sul PO piano α che è perpendicolare al PO. Essa incontra il lato
e sul PV di un triangolo (fig.➊, in giallo) e di una retta r A’C’, lo spigolo V’C’ e l’altro lato C’B’ rispettivamente nei
(in verde) comunque inclinati, si fa passare per r’ la prima punti 1’, 2’, 3’ che proiettati sul PV individuano in 1’’, 2’’,
traccia t1α del piano α, perpendicolare al PO e obliquo al 3’’ la linea di sezione (fig.➋, in rosso) del piano con la
PV. La t1α interseca i lati del triangolo A’C’ e C’B’ nei punti piramide. L’incontro di questa linea con r” determina in
1’ e 2’ che proiettati sul PV individuano sui corrispondenti D” ed E” e successivamente in D’ ed E’ (in verde) le relative
lati i punti 1’’ e 2’’. Questi ultimi, uniti, determinano la proiezioni dei punti di intersezione D ed E richiesti.
retta s” (in rosso) appartenente sia al triangolo sia al piano V''
α. L’incontro fra s” e r” individua in P” e poi in P’ (in verde) 2 PV

le relative proiezioni del punto di intersezione P richiesto.


2''
t2 α PV
1
r''
4''
D''
5'' E''
A'' r'' 6''

1''

P''
B''
A'' 1'' C'' 3'' B''
2'' T
B'
s''
6'
C''
L T A'
A'
4'
V'
3'
1' E'
2'
B' D'
r' ≡ t1 α 1'
P' 5'
t1 α
2' ≡r
' ≡s
' C' PO
' Lezione 12
C' PO

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PV
V''

Rappresentazione geometrica 2'' 3'' 3


r ''
dell’intersezione, in proiezione 10 '
'
F''
ortogonale sul PO e sul PV, fra una 11 '
'
-12
''
retta r comunque inclinata e un 1'' B'' 9 '' D'' 4''
A'' C'' 223
ottaedro regolare E'' 8 ''
7''
Il procedimento per determinare
i punti di intersezione E e F, in

MODULO f. sezioni, intersezioni e compenetrazioni di solidi /


6''
proiezione ortogonale, fra la retta 5''
O''
data r e il solido dato, è identico a L T
B'
quello dell’esercizio precedente. 8'
9'

Pertanto il grafico di fig.➌ non


necessita di ulteriori chiarimenti.
C'

V' 10'
1'
E' O'
2'-6'
A' 7' 3'-5'
F' r' ≡
t 1 α
4'

PO
12' 11'

D'

PV V'' 4a Rappresentazione geometrica


dell’intersezione in proiezione
E'' 3''
8'' ortogonale sul PO e sul PV, fra un

Unità 12. Intersezioni e compenetrazioni


2'' rettangolo e un ottaedro regolare
G''
N''
9''
In questo caso (fig.➍a) il problema si
risolve immaginando i lati EF e GH del
A'' 1'' M'' 7'' B'' D'' 4'' 10''
C'' rettangolo dato come se fossero due
P''
rette intersecanti l’ottaedro. Per trovare,
L''
11''
F'' quindi, le proiezioni sul PO e sul PV dei
6''
12''
punti e delle linee di intersezione M, N
e L, P (in verde) si procede come per gli
5''
H'' esercizi precedenti.
L T
O'' La figura assonometrica d’assieme di
fig.➍b facilita la lettura dell’intersezione
B' in proiezione ortogonale, senza bisogno
di ulteriori chiarimenti.
E'
V
7'
E
4b
8'-12'
N'
1' 9'-11' C'
B
G
P' 10'
F' C
V'-O'
G' 1' F' A
M' F
D
2'-6'
A' 3'-5'
L'
4'
O H
H'

PO
D'

Lezione 13

32450_210-231_giu2016.indd 223 21/06/16 22:00


12.2
COmpenetraziOni
224
Definizione: il termine compenetrazione in geometria descrittiva indica i punti comuni alle due figure
che incontrandosi delineano nuove forme geometriche. Infatti quando due solidi si intersecano
compenetrandosi l’uno nell’altro, si determinano linee di intersezione comuni a entrambe le loro superfici.
Per trovare queste linee si ricorre all’uso di piani ausiliari secanti.

Rappresentazione geometrica delle


compenetrazioni, in proiezione 5
ortogonale sul PO e sul PV, fra V''
una piramide quadrangolare e un
3''
prisma triangolare retti poggianti
PV
entrambi sul PO rispettivamente 2''
con la base e con una faccia; le
facce e gli spigoli dei due solidi
sono inclinati, rispetto al PV, in
modo diverso
E'' G'' H'' F''
1a fase
Dopo aver eseguito le proiezioni
dei due solidi, si inizia a usare il
sistema dei piani ausiliari secanti D'' M'' 4'' N'' A'' C'' 1'' P'' B''
L T
(▶ pagg. 218 e 219, figg. 14 e 15);
pertanto si fa passare un primo
piano secante perpendicolare al PO
e coincidente con lo spigolo EF del
prisma. Il piano ausiliario secante (in A'
rosso) incontra sul PO la piramide E' N'
nei punti 1’, 2’, 3’, 4’ che, proiettati
sul PV, individuano in 1’’, 2’’, 3’’, 4’’ la B'

linea di sezione (in rosso sul PV) del 4'


piano con la piramide. L’incontro di G'
V'
questa linea con lo spigolo superiore M'
P'
3'
E’’F’’ del prisma determina, sul PV 2'
e sul PO rispettivamente, i punti di H'
D'
intersezione G’’, H’’ e G’, H’. 1'
Quindi si uniscono, rispettivamente
sul PO e sul PV i punti G’ con M’ e N’ C'

e G’’ con M’’ e N’’, individuando così PO


F' 1°
le linee di intersezione comuni alle pian
o
se au
superfici dei due solidi. ca
nt
sil
iar
e io
Analogamente anche la linea di
intersezione HP sarà comune alle
superfici dei due solidi, cosa che è
possibile constatare osservando le
sue proiezioni sul PO e sul PV, ossia,
rispettivamente, H’P’ e H’’P’’ (fig.➎).

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V''

3''
2a fase PV
6a
Il lato di base D’C’ della piramide e 2''
lo spigolo S’T’ del prisma, entrambi
poggianti sul PO, si incontrano
225
nel punto Z’ che, proiettato sul
PV, individua Z’’; il punto Z, sia
sul PO sia sul PV, non può essere

MODULO f. sezioni, intersezioni e compenetrazioni di solidi /


E'' G'' 6'' H'' F''
unito direttamente con H perché,
rispetto a esso, è situato in una
superficie a differente inclinazione. U''

Pertanto è necessario tracciare, S'' Q'' D'' M'' 4'' N'' A'' Z'' C'' 1'' P'' B'' T'' R''
L T
sul PO, un secondo piano secante 5''

perpendicolare al PO e coincidente
con lo spigolo V’C’ della piramide.
Q'
Il piano ausiliario secante (in
rosso) incontra sul PO il prisma A'
nei punti 5’ e 6’ che, proiettati sul E'
N'
PV, individuano in 5’’, 6’’ la linea
di sezione (in rosso sul PV) del S' B'
piano con il prisma. L’incontro di 4'
questa linea con lo spigolo V’’C’’ G'
V'
della piramide determina, sul PV e 6' P'
M' 3'
sul PO, rispettivamente il punto di 2'
intersezione U’’ e U’; si congiunge U H'
con Z e con H e si individua, sia sul D'

Unità 12. Intersezioni e compenetrazioni


1'
PO sia sul PV, la linea di intersezione U' R'
Z'
HUZ comune alle superfici dei due PO
C'

solidi che, assieme alla linea HP,


5' F'
completa la compenetrazione in


oggetto (fig.➏a).
au cant
pia
se
sili e
no
T'
ari
o
La veduta assonometrica
dimostrativa di fig.➏b ha lo scopo
di facilitare la lettura di questa
compenetrazione in proiezione
ortogonale. E
V
6b

S
A

D
B

F
C

32450_210-231_giu2016.indd 225 21/06/16 22:00


V''
Rappresentazione geometrica della B''
7a
C''
compenetrazione, in proiezione ortogonale
sul PO e sul PV, fra un ottaedro regolare A''
U''
giacente con un vertice sul PO e avente PV
K'' X'' I''
226 L''
l’asse perpendicolare allo stesso e un prisma Z'' T''
E''

triangolare obliquo ai due piani di proiezione; F''

le facce triangolari di quest’ultimo sono D''


O''
perpendicolari al PO L T

Dopo aver trovato le proiezioni ortogonali


dei due solidi, si passa alla ricerca delle linee C'

di intersezione comuni alle due superfici. Il B'


I'
procedimento è identico a quello degli esercizi di PO
A' V' O ' T'
pag. 223, figg. 3 e 4a (intersezione fra una retta e
X' F'
un ottaedro e fra un ottaedro e un rettangolo). U'
K'
Questo esempio di compenetrazione è simile Z'
E'

a quello dell’esercizio precedente, poiché D'

io
L'
l’intersezione fra il prisma e l’ottaedro avviene

iar
ant usil
attraverso lo spigolo LI di quest’ultimo. Tuttavia,

sec no a
e
pia
in questo caso R e M, i punti di intersezione
trovati sulla faccia dell’ottaedro LOI con il
procedimento già noto, non possono essere uniti PV
V''
direttamente con l’altro punto di intersezione
B'' 7b
P perché situati su superfici inclinate 9'' 8''

3''
diversamente. C''
2''
Il metodo usato per risolvere questo problema, Q'' 14''

evidenziato nel particolare di fig.➐a, è il A'' 15'' N''


seguente: si utilizza un piano ausiliario secante, P''
U''
H''
perpendicolare al PO e passante per lo spigolo G'' S'' 4'' L'' 7'' 13'' 1''
I''
16'' 10'' K'' X''
I’L’ dell’ottaedro, che incontra sul PO gli spigoli 17'' M''
T'' E''
R''
F’C’, E’B’ e D’A’ del prisma rispettivamente nei
punti T’, U’, Z’ e questi, proiettati sul PV (indicato 18'' Z'' F''

dalle freccette in nero), individuano in T”, U”, Z” 6''

5''
il triangolo di sezione del piano con il prisma 11''
D''
12''
(in nero). Quest’ultimo taglia lo spigolo L”I” LL
O''
T
dell’ottaedro nei punti X” e K” sul PV, e X’ e K’ sul
PO (in verde). Essi, uniti sul PO e sul PV con P e con H'

M e R, determinano l’intersezione cercata (fig.➐b). C'


La veduta assonometrica dimostrativa di fig.➐c
facilita, anche in questo disegno, la lettura della 4
B' N'
compenetrazione in proiezione ortogonale. 5' I'
3'
10' 2'

Q' O' 6' M' 1


'
7c A' 11'
V' 12'
T'
16' 9'
V 17' 8'
X'
B C F'
S' 7'-U'
15' P'
G' K'
18'
N 14'
H R' 13' E'
Q Z'
A
I
K
P M
G
S PO D'
X
L L'

E F
R

O D

32450_210-231_giu2016.indd 226 21/06/16 22:00


Quando una o più figure compenetranti sono costituite da
solidi di rotazione, le linee di intersezione comuni alle due
superfici risultano curve. A'' E'' G'' C''
8a
227
Rappresentazione geometrica della compenetrazione,
in proiezione ortogonale sul PO e sul PV, fra un prisma
triangolare retto giacente con una faccia sul PO e un PV
10'' 4''

MODULO f. sezioni, intersezioni e compenetrazioni di solidi /


cilindro retto poggiante con una base sullo stesso piano Q'' R''

Per eseguire l’esercizio proposto è utile osservare in


fig.➑a come trovare sul PO i punti di intersezione Q’, B'' F'' H'' D''
R’ e 4’, 10’, situati sulla circonferenza che rappresenta la L T

prima proiezione del cilindro, e successivamente ricercare


le loro seconde proiezioni Q”, R” e 4’’, 10’’ sul PV (in rosso). G' H'

Eseguite le proiezioni dei due solidi, è evidente che la PO


linea di intersezione che si forma sul PO per effetto delle A' B' Q' 4'
R' C' D'
loro compenetrazioni coincide con la prima proiezione 10'
del cilindro. Per determinare sul PV le linee di intersezione
E ' F'
derivanti dalla loro compenetrazione si procede come in
fig. 8a, ossia si tracciano i diametri A’C’, B’D’ e E’G’, F’H’
delle basi del cilindro, individuando in A’C’ e B’D’ i punti
Q’ e R’ che, proiettati sul PV (fig.➑b, freccette in rosso)
determinano rispettivamente i punti di intersezione Q” e
PV
R” sulle facce posteriore e anteriore del prisma. A'' E'' G'' C'' 8b
Si suddivide poi la circonferenza di base del cilindro
in un numero a piacere di parti uguali: questi punti

Unità 12. Intersezioni e compenetrazioni


(nell’esempio dodici) rappresentano le intersezioni di
fasci di piani ausiliari con i due solidi paralleli fra loro,
perpendicolari al PO e inclinati come il prisma al PV.
Proiettando sul PV 1’, 2’, 3’, 4’, 5’... (fig. 8a e freccette di
M'' 10'' 4'' N''
direzione dei punti 1’ e 7’ in fig. 8b) si individuano 1’’, 2’’,
3’’, 4’’, 5’’... che, raccordati fra loro e con i punti Q” e R” già Q'' R''

trovati, determinano le linee curve di intersezione sul PV e 11'' 9'' 3'' 5''

comuni alle due superfici solide.


12'' 8'' 2'' 6''
La veduta assonometrica dimostrativa dà una immagine 1'' 7''

chiara di questo esercizio grafico di compenetrazione I'' O'' B'' F'' H'' D'' L'' P''
L T
(fig.➑c). L'

8c
N
1 ' G' H '
2'
3' N'

12'
I'
11' 4'
Q' R'

P A' B' C' D'


5'
10' P'

6'
M' 9'
8' 7'
I E ' F'

PO

O O'

32450_210-231_giu2016.indd 227 21/06/16 22:00


la geOmetria nell’arte
228
Le compenetrazioni di solidi in architettura
Roma: Pantheon
L’interno del Pantheon, il tempio La misura del raggio della cupola Le precise proporzioni delle pure
dedicato a tutte la divinità, è un corrisponde a quella dell’altezza forme geometriche del tempio
unico immenso spazio circolare, delle pareti (fig.➊b: OA = AB): comunicano al visitatore un senso
con un diametro di circa 43 metri, l’interno di questo edificio di grande armonia: non a caso in
coperto da una cupola emisferica: potrebbe quindi contenere una molte culture, fra cui quella greca,
la più grande mai costruita prima grande sfera che si compenetra in la forma sferica simboleggia la
dell’avvento del cemento armato. un cilindro (in rosso). perfezione dell’universo.

O
A

➊a ▲ Pantheon, 118-28 d.C. Roma. ➊b ▲


In questo ambiente la luce assume
una importanza particolare: piove
dall’alto attraverso un oculo
circolare del diametro di circa nove
metri (fig.➊c) e rappresenta il
sole nella volta celeste, ossia la
cupola, creando, nelle geometrie
quadrangolari dei cassettoni
che ne decorano l’intradosso,
forti contrasti chiaroscurali
alleggerendo tutta la struttura.

➊ c▶
Veduta interna della cupola del Pantheon.

32450_210-231_giu2016.indd 228 21/06/16 22:00


prOva subitO: compenetrazioni di solidi v
229
1. Lo spaccato assonometrico 1a
di fig.➊a mostra la cupola

MODULO f. sezioni, intersezioni e compenetrazioni di solidi /


del Pantheon, sia nel suo
interno (intradosso) che nel
suo esterno (estradosso),
poggiante su un cilindro di
circa 6 metri di spessore.
Lo schema assonometrico
di fig.➊b evidenzia,
invece, l’assemblaggio e la
giustapposizione dei volumi
di forme geometriche pulite
(prisma, parallelepipedo,
cilindro e sfera) che,
compenetrate, generano
la complessa articolazione
dello spazio interno
dell’edificio.
L’attenta osservazione degli
elementi illustrati in fig.1b ti

Unità 12. Intersezioni e compenetrazioni


sarà di aiuto nell’esecuzione
dell’esercizio proposto.

Prova a disegnare in proiezione 1b


ortogonale, sul PO e sul PV,
la sfera compenetrata in un 1 2 3 4 2
cilindro che è alla base della
struttura del Pantheon.

1 prisma
2 parallelepipedo
3 cilindro
4 sfera

32450_210-231_giu2016.indd 229 21/06/16 22:00


faCCiamO il puntO
230

Riconosciamo e utilizziamo sezioni, intersezioni e compenetrazioni

1. trova, sui tre piani, le proiezioni di una 6. trova la sezione sul PO del tronco di piramide
piramide retta a base quadrata poggiante con la triangolare disegnato in fig.➋.
stessa sul PL e sezionata da un piano parallelo Poi trova la sua proiezione sezionata sul PL e ricerca
al PV che passa per il vertice. la dimensione reale della sezione.

2. trova, sui tre piani, le proiezioni di una PV PL


2
piramide retta a base triangolare equilatera t3 α
t2 α
poggiante con il vertice sul PV e sezionata da
un piano parallelo al PV.
D'' F''
E''

3. trova, sui tre quadri, le proiezioni di una


piramide retta esagonale poggiante con la base
sul PO e sezionata da un piano proiettante in L
A'' C'' B''
T
seconda. A'

Poi ricerca le dimensioni reali della sezione.


D' B'
E'
4. trova, sul PL, la proiezione sezionata
dell’ottaedro regolare disegnato in fig.➊. F'

PV PL
t2 α
V''
1 C'
t1 α

PO
A'' C''
D'' B''

7. trova le sezioni sul PO e sul PV e la dimensione


O''
L T reale della sezione della piramide a base quadrata
A'
disegnata in fig.➌.
B'

t2 α PV PL
V'≡O' 3
t3 α
D'

C'
t1 α PO

L T

5. trova, sui tre quadri, le proiezioni di un


ottaedro regolare poggiante con una faccia sul
PO e con uno spigolo inclinato di 45° rispetto
alla LT.
Poi sezionalo con un piano proiettante in prima t1 α

e ricerca la dimensione reale della sezione. PO

32450_210-231_giu2016.indd 230 21/06/16 22:00


v
231

8. trova la proiezione sul PL e l’intersezione sui 10. trova la proiezione sul PL e l’intersezione sui

MODULO f. sezioni, intersezioni e compenetrazioni di solidi /


tre quadri fra le due piramidi disegnate in fig.➍. tre quadri fra la piramide a base quadrata
PV PL
e il parallelepipedo disegnati in fig.➎.
4
PV PL 5

L T

L T

PO

9. Esegui l’esercizio di fig.➍ con la seguente PO

variazione: la piramide pentagonale è capovolta,


per cui poggia con il vertice sul PO; l’altezza è
sempre perpendicolare al PO.

Unità 12. Intersezioni e compenetrazioni


11. Ridisegna sul PO la proiezione ortogonale della pianta circolare del Pantheon preceduta da un
pronao ottastilo di influsso greco (fig.➏a). Poi esegui sul PV, in maniera schematica, la proiezione
ortogonale della sezione di fig.➏b (vista di fronte).
Ricorda che per convenzione il piano secante è indicato da una linea sottile a tratto e punto, sui cui estremi
ingrossati sono poste due frecce individuate da lettere maiuscole (nell’esempio B-B), orientate verso il PV: esse
indicano la parte interna in cui è vista la struttura sezionata.

6a 6b

B B

O
A

32450_210-231_giu2016.indd 231 21/06/16 22:00


unitÀ 13
232
Le ombre portate nelle proiezioni ortogonali

13.1
preliminari
fonte di luce 1
Nei disegni geometrici l’applicazione delle ombre, S
generate da una sorgente di luce, naturale o artificiale,
è molto utile poiché permette di rendere più evidente
la rappresentazione di un oggetto. A

A tale scopo si studia la teoria delle ombre, applicazione elemento d’incontro


raggio luminoso
della geometria descrittiva che si occupa degli effetti
prodotti dalla luce su un corpo opaco offrendone la
spiegazione scientifica.
La teoria delle ombre si rifà alla teoria delle proiezioni A°1 ombra portata
oblique elaborata da Gaspard Monge.
α

Gli elementi fondamentali per costruire le ombre A°1 = punto d’ombra


mODulO g I fondamenti dello studio delle ombre

sono i raggi luminosi (in rosso).


Essi partono da un punto o centro di proiezione
(fonte di luce), incontrano un elemento qualsiasi 2
B
e successivamente generano su un piano, o quadro,
zone d’ombra chiamate ombre portate, che hanno la
forma dell’elemento incontrato.
Pertanto, quando sono investiti dai raggi, un punto, un A

segmento e un poligono danno luogo rispettivamente


a un punto d’ombra (fig.➊), a un segmento d’ombra
(fig.➋) e a un poligono d’ombra (fig.➌). ombra po
rtata B°1

A°1
α

A°1 B°1 = segmento d’ombra

B
C

B°1
ombra C°1
portata

A°1
α

A°1 B°1 C°1 = poligono d’ombra

32450_232-248_giu2016.indd 232 21/06/16 22:00


La sorgente luminosa può essere piano 4
naturale o artificiale. parallelo al corpo

Nel caso in cui l’ombra sia prodotta prisma


dalla luce naturale (fig.➍), data la d’ombra
233
grandissima distanza del Sole dalla α

Terra (149 600000 km) il centro di


proiezione si considera all’infinito

MODULO g. I fondamenti dello studio delle ombre /


corpo
e i raggi luminosi equivalgono a ombra
portata opaco
raggi luminosi (rette parallele)

rette parallele fra loro; perciò questo


tipo di illuminazione è definita
illuminazione parallela ed è quella
maggiormente utilizzata nello studio centro di proiezione all’infinito

della teoria delle ombre.


Se la figura (corpo opaco) proiettata
al piano è un poligono, come
nell’esempio, essa dà origine a un
prisma d’ombra.
Se invece il corpo opaco è un cerchio
esso dà origine a un cilindro d’ombra.
piano
Nel caso in cui l’ombra sia prodotta parallelo al corpo 5
dalla luce artificiale (fig.➎), i raggi piramide

Unità 13. Le ombre portate nelle proiezioni ortogonali


d’ombra

luminosi equivalgono a semirette


che partono da un centro finito α

(lampadina) e risultano divergenti;


questo tipo di illuminazione è detta
illuminazione centrale e il suo ombra
portata
corpo
opaco
impiego è limitato a casi particolari.
Il centro di proiezione posto a
distanza finita dà luogo a una
piramide d’ombra, se la figura (corpo
opaco) proiettata al piano è un raggi luminosi (semirette divergenti)

poligono; a un cono d’ombra se il corpo


opaco è un cerchio.

32450_232-248_giu2016.indd 233 21/06/16 22:00


13.2
illuminaziOne parallela
234
OMbRE PORtatE Da Un PUntO cOn RaggIO LUMInOsO a IncLInazIOnE qUaLsIasI

figure assonometriche dimostrative e


rappresentazioni geometriche di ombre PV+

portate reali e virtuali di un punto P


sospeso sul primo diedro con raggio a
inclinazione qualsiasi
Per la risoluzione dei vari problemi P''
t2 α

riguardanti le ombre in proiezione ortogonale PO–


si ripropongono alcuni casi già studiati nelle α L
r
P
r''

pagine precedenti, fra cui le condizioni di


P°2 ≡ T2 r
appartenenza.
(P°1 ≡ T1 r)
Nelle proiezioni ortogonali le ombre prodotte
dalla sorgente luminosa naturale vengono
rappresentate sui due quadri, orizzontale
e verticale, per mezzo di un piano proiettante P' T

in prima (▶ pag. 119, fig. 33), che passa per il r ' ≡ t1 α

raggio luminoso r (in rosso).


Questo piano proiettante è chiamato
piano di luce (figg. ➏a e ➐a, esempi
assonometrici, in verde) e, come tutti i piani
PO+
rappresentati nella geometria descrittiva,
viene indicato con una lettera minuscola
dell’alfabeto greco (α, β, γ...). 6a
I raggi provenienti dalla luce solare
(illuminazione parallela) possono avere
un’inclinazione data o un’inclinazione
PV
qualsiasi. t2 α

Negli esempi di queste due pagine il raggio


P''
luminoso naturale è considerato
r''
a inclinazione qualsiasi.
Per trovare, per esempio, l’ombra del punto P°2 ≡ T2 r (P°1 ≡ T1 r)
P situato nello spazio (fig. 6a), si disegna ombra virtuale

il piano di luce α che lo contiene (piano


proiettante in prima proiezione). L T

P'

r' ≡ t1 α
PO

6b

32450_232-248_giu2016.indd 234 21/06/16 22:00


Dopo aver trovato le proiezioni del punto P’
e P'', si definisce l’inclinazione della retta PV+

r passante per P che rappresenta il raggio


luminoso a inclinazione qualsiasi. Esso giace
235
sul piano α per le già note condizioni di
appartenenza (▶ pag. 130). P''
t2 α
Si procede quindi alla determinazione r

MODULO g. I fondamenti dello studio delle ombre /


dell’ombra del punto P come per la ricerca
α L
delle tracce di una retta. P
r''
Nelle figg. 6a e b (dimostrativa e descrittiva)
l’ombra del punto P, P° è coincidente con
la traccia verticale T2 della retta r (raggio
luminoso), per cui si ha: P°2 ≡ T2r. Per la legge
P°1 ≡ T1 r
di appartenenza l’ombra del punto P si trova P' T

sulla traccia omonima t2α del piano di luce r' ≡ t1 α

α e giace sul semipiano verticale positivo;


prolungando la retta r (raggio di luce) si (P°2 ≡ T2 r)
determina (come illustra la fig. 6a) la traccia
orizzontale T1r del raggio, che è anche l’ombra
PO+
P°1 del punto P giacente sul semipiano
PV–
orizzontale posteriore negativo.
Esso rappresenta l’ombra irreale chiamata

Unità 13. Le ombre portate nelle proiezioni ortogonali


ombra virtuale. Le ombre virtuali, che
si trovano sempre su altri diedri, sono
necessarie per risolvere i problemi più
complessi, come si vedrà in seguito.
7a
Nelle figg.➐a e b (dimostrativa e descrittiva)
il piano di luce α che contiene il punto P ha
la stessa direzione del piano disegnato nella
fig. 6a.
Il raggio luminoso r, essendo variamente PV
t2 α
inclinato rispetto a quello della fig. 6a,
proietta l’ombra del punto P, avente la stessa P''

quota e lo stesso aggetto della fig. 6a, sul


semipiano orizzontale positivo, P°1 ≡ T1r.
r''
L’ombra virtuale, (P°2 ≡ T2r), giace sul
semipiano verticale negativo. Il grafico, simile
a quello della fig. 6a, rende superflui ulteriori
L T
chiarimenti.
P°1 ≡ T1 r

P'

(P°2 ≡ T2 r)
ombra virtuale
r' ≡ t1 α
PO

7b

32450_232-248_giu2016.indd 235 21/06/16 22:00


OMbre POrtate Da UN PUNtO cON raggiO iNcLiNatO a 45°

figura dimostrativa e rappresentazione geometrica


di un cubo avente uno spigolo sulla LT e due facce 8a
(P'')
236
poggianti sul PO e sul PV; successiva individuazione P''
del raggio luminoso r inclinato a 45° e coincidente (r)

quindi con la prima e la seconda proiezione della


diagonale interna del solido stesso PV
r''
L’illuminazione parallela è caratterizzata da raggi solari
r L 35°16'
presupposti paralleli fra loro e, per il naturale movimento P
della Terra, variamente inclinati secondo la stagione,
la latitudine, il giorno e l’ora; si è stabilito quindi per
convenzione di scegliere, nella realizzazione grafica della
teoria delle ombre, raggi le cui proiezioni formano un 35°16' P°1 ≡ P°2

angolo di 45° con la LT. T


r'
A tale scopo si traccia la retta r (fig.➑a, in rosso), che
rappresenta sia il raggio luminoso sia la diagonale interna P'

del cubo dato (in verde). Le sue proiezioni r’ e r'', come si


rileva dal grafico, sono anche le diagonali delle due facce
del cubo che poggiano sul PO e sul PV e pertanto formano
PO
con la LT un angolo di 45°.
Applicando ora il procedimento illustrato a pag. 142, per
il ritrovamento delle reali dimensioni di un segmento
obliquo ai piani fondamentali, si può trovare dalle
proiezioni r’ e r’’ la reale inclinazione di un raggio
luminoso rispetto alla Terra, che è pari a circa 35°16’. (P'') P''

Osservando la figura assonometrica dimostrativa (fig. 8a) r


8b
e la relativa descrittiva (fig.➑b) si può quindi concludere r''
che con il ribaltamento sul PV della diagonale interna
di un cubo è chiaramente verificabile il reale angolo di 35°16'
incidenza del raggio luminoso sopra citato. Prendendo 45°
P°1 ≡ P°2
ora in esame il punto P, vertice del cubo in oggetto ed L T
equidistante pertanto da entrambi i piani di proiezione,
45°
la sua ombra orizzontale P°1 è coincidente con quella
verticale P°2. L’ombra di P quindi si forma sulla LT.
r'

P'

PO

32450_232-248_giu2016.indd 236 21/06/16 22:00


9 figure dimostrativa e descrittiva dell’ombra, in
proiezione ortogonale, del punto P equidistante da
PV
P''
entrambi i piani di proiezione
t2 α
P'' Per trovare l’ombra del punto P sospeso nel primo
237
α diedro e con aggetto e quota uguali, si disegna il piano
r''
r'' t2 α di luce α, piano proiettante in prima, che lo contiene
PV
r
P (fig.➒, in verde). Dopo aver trovato le proiezioni P’

MODULO g. I fondamenti dello studio delle ombre /


L 45°
45° P°1 ≡ P°2 e P’’ del punto dato si prosegue come nelle pagine
L T
precedenti, con la sola differenza che le proiezioni r’ e
45°
P°1 ≡ P°2 r’’ del raggio luminoso r sono inclinate rispetto alla LT
45°
di 45°. L’ombra del punto P, come nel caso del vertice
P'
r' ≡ t1 α T r' ≡ t1 α delle figg. 8a e b, si forma sulla LT.
P'

PO
PO

Rappresentazioni geometriche delle ombre, in PV 10a


P'' t2 α
proiezione ortogonale, del punto P non equidistante
r''
dai piani di proiezione

Unità 13. Le ombre portate nelle proiezioni ortogonali


Nella fig.��a l’ombra del punto P si produce sul PV, perché P°2 ≡ T2 r
(P°1 ≡ T1 r) ombra virtuale
P è più vicino a detto piano; nella fig.��b si forma invece
sul PO, perché P è più vicino a quest’ultimo. I grafici con le 45°
L T
relative ombre reali e virtuali sono realizzati con lo stesso 45°
procedimento delle pagine precedenti, con la differenza
che i raggi luminosi sono inclinati rispetto alla LT di 45°. P'

r' ≡ t1 α
PO

T550Bb06f013Xd1

PV
t2 α 10b

P''

r''
45°
L T
45°

°
P°1 ≡ T1 r (P 2 ≡ T2 r) ombra virtuale

r' ≡ t 1 α

P'
PO

T550Bb06f014Xd1

32450_232-248_giu2016.indd 237 21/06/16 22:00


OMbRE PORtatE Da sEgMEntI

Per ottenere l’ombra di un segmento


A''
si fanno passare i raggi luminosi per
238
le proiezioni degli estremi, utilizzando B''
A
la squadra a 45°, e dai punti d’incontro
dei raggi con la LT si tracciano A°2
B
le perpendicolari alla stessa LT:
B°2
intersecando i corrispondenti raggi
disegnati nell’altro piano, esse formano L B ≡ B'' ≡ A'' ≡ B°2 11a
i punti d’ombra degli estremi che, uniti,
A''
determinano l’ombra richiesta A
(fig.��a, assonometrica dimostrativa,
B''
A' PV
e figg. 11b, c, d ed e, descrittive). A
B' A°2
Per determinare le ombre di segmenti, B
A''
dopo aver tracciato, come di consueto, le
A °1
loro proiezioni sul primo e sul secondo A'
A
quadro, basta trovare le ombre dei punti B°1
B'
B'
estremi del segmento e poi congiungerle. B'' A°2

(A°1 )
Nelle rappresentazioni geometriche A'
B
delle figg. 11b, c, d ed e si può facilmente
B°1
constatare che l’andamento dell’ombra A' ≡ B' T

portata da un corpo opaco (negli esempi,


dal segmento) è vincolato alla posizione
spaziale dello stesso e si può formare
interamente sia sul PO sia sul PV,
oppure parte sul PO e parte sul PV.
In particolare:
A'' B''
- se il segmento dato AB, parallelo al PO e PO

al PV, è più vicino al PV, la sua ombra si


forma solo sul PV (fig.��b);
- se il segmento dato AB, parallelo al PV A°2 B°2

e obliquo al PO, è più vicino al PO, la sua B''


A''
ombra cade interamente sul PO (fig.��c);
- se il segmento dato AB, perpendicolare
e tangente con l’estremo B al PV, è L T L T

più vicino al PV, la sua ombra cade B°1


A°1
interamente sul PV e l’estremo B, 11b 11c
essendo tangente al PV, non aggetta A' B'

ombra; si ha quindi B ≡ B°2 (fig.��d); A' B'

- se il segmento dato AB, perpendicolare B ≡ B'' ≡ A'' ≡ B°2

al PO, è distante dai quadri


fondamentali, aggetta ombra sia sul PO,
dove segue la direzione del raggio, sia A°2 A°2
A''
sul PV, dove risulta parallelo ad A’’B’’.
Il grafico di fig.��e mostra chiaramente ) A°2 (A°1 )
che quando l’ombra di un segmento
B''
perpendicolare ai quadri di proiezione
L T L T
cade su entrambi i piani, non è necessario B'

impiegare l’ombra virtuale (A°1). B°1


11d 11e
A ' ≡ B'
A'

32450_232-248_giu2016.indd 238 21/06/16 22:00


OMbRa PORtata Da Un sEgMEntO cOn L’IMPIEgO DEL RaggIO LUMInOsO IncLInatO a 45°

figure assonometriche dimostrative e I due punti d’ombra A°2, reale, e (B°2), virtuale, si trovano su
rappresentazione geometrica di un segmento uno stesso piano verticale, dunque è possibile congiungerli
239
aggettante ombra in parte sul semipiano orizzontale intersecando la LT nel punto 1. Unendo le due ombre reali
positivo e in parte sul semipiano verticale positivo A°2 e B°1 degli estremi con il punto d’intersezione 1 si ottiene
Nelle figg. 12a e b, il segmento dato AB è obliquo al PV l’ombra richiesta del segmento AB.

MODULO g. I fondamenti dello studio delle ombre /


e parallelo al PO. Il procedimento iniziale per determinare Si procede allo stesso modo anche per determinare
la sua ombra è analogo a quello degli esercizi a pag. 238. l’ombra di un segmento dato AB inclinato rispetto a
Continuando a operare ci si accorge però che le ombre degli entrambi i piani: infatti anche in questo caso è necessario
estremi A e B non cadono su uno stesso piano. l’impiego dell’ombra virtuale, poiché le ombre portate
Infatti, come si può osservare nella figura spaziale dagli estremi A e B si trovano su piani diversi. I grafici
(fig.��a) e nella descrittiva (fig.��b), l’ombra dell’estremo delle figg.��a e b (dimostrativa e descrittiva) rendono
A, A°2 cade sul semipiano verticale positivo PV+ e quella superflui ulteriori chiarimenti.
dell’estremo B, B°1 si proietta sul semipiano orizzontale
Osservazione: quando un segmento è parallelo a uno
positivo PO+. Chiaramente i due punti d’ombra, A°2 e
dei piani di proiezione, la parte di ombra che cade su
B°1 non si possono congiungere direttamente, poiché si
quel piano è parallela al segmento dato AB.
trovano su piani diversi. Occorre quindi ricercare l’ombra
(Nella fig. 12a, per esempio, 1B°1 è parallelo ad AB e alla
virtuale di uno dei due estremi (B, nell’esempio), situata
sua proiezione sul PO, A’B’).
sul semipiano verticale negativo in (B°2).

Unità 13. Le ombre portate nelle proiezioni ortogonali


12a PV+
13a
PV+

A''
A B''
°

2
A''
L B'' B
L PO –
A

A' B 2°
A°1
A' 1 (B 1°)
1

° B'
PO+ PO+
B 1° T T
°
B' (B 2°)

PV
PV PV – B''
PV B''
PV – PV
A'' B''
A'' B''

2
° (B 1° ) ombra virtuale
B 2°

1 A''
L T

L T
A' 1

1 (B 2°) ombra virtuale A°1
° °
A'
12b B' 13b
PO B'

PO

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OMbRE PORtatE Da fIgURE PIanE cOn L’IMPIEgO DEL RaggIO LUMInOsO IncLInatO a 45°

figure assonometriche dimostrative e rappresentazioni Nella fig.��a il rettangolo ABCD è uguale a quello della
geometriche di ombre portate da un rettangolo fig. 14a e, come esso, è parallelo al PO; la sola differenza è
240
parallelo al PO che i lati BC e AD sono rispettivamente l’uno più vicino al
Per determinare le ombre portate da figure piane si PV e l’altro più vicino al PO.
procede trovando le ombre portate dai singoli vertici Pertanto, l’ombra della figura cade su entrambi i piani
della figura e successivamente congiungendo tali ombre. di proiezione. Infatti, come mostrano la figura spaziale e
L’operazione è quindi identica a quella eseguita per la descrittiva, il lato BC proietta la sua ombra sul PV e il
ottenere le ombre di segmenti nelle pagine precedenti. lato AD proietta la sua ombra sul PO. I punti d’ombra B°2,
Nella fig.��a il rettangolo dato ABCD (in verde, come la C°2 e A°1, D°1 dei vertici, pur cadendo su due piani diversi,
sua proiezione) è parallelo al PO e, poiché si trova più possono essere uniti fra loro senza l’impiego dell’ombra
vicino a questo piano, la sua ombra (in grigio) si forma virtuale (C°1) nell’esempio perché, come per i segmenti
solamente sul PO e risulta parallela e uguale alla figura perpendicolari a uno dei quadri (▶ pag. 238, fig. 11e), i due
stessa. L’ombra del rettangolo A°1B°1C°1D°1 è quindi uguale lati DC e AB del rettangolo, aggettanti ombra su entrambi
alla figura data ABCD e alla sua prima proiezione A’B’C’D’. i piani, sono perpendicolari al PV.

14a 15a

A'' ≡ B''
A'' ≡ B''

PV B PV
L D'' ≡C''
L D'' ≡ C''
B B°2

C
A B'
C C°2
B°1 A°1 (C°1)
B' D
A°1
A' C'
D C°1 T T
A' D°1
C'
D'
D°1

D'

PO PO
PV PV
A'' ≡ B'' D'' ≡ C''
A'' ≡ B'' D'' ≡ C''

(C°1)
B°2 C°2

L T L T
B°1 C°1
A°1
D°1
B'
C'
A°1 D°1

B'
C'
D'
A'

A' PO
D'
14b 15b
PO

32450_232-248_giu2016.indd 240 21/06/16 22:00


figure assonometriche dimostrative e rappresentazioni geometriche di ombre portate da un
rettangolo parallelo al PV
Le proiezioni dell’ombra portata dai rettangoli ABCD delle figg.��a e ��a, paralleli al PV (in verde,
come le relative proiezioni), sono determinate come quelle della pagina precedente.
241
Come nei precedenti esercizi, i raggi luminosi inclinati a 45°, assieme alle relative freccette di
direzione, sono tracciati in rosso, mentre le ombre ottenute sui piani di proiezione sono in grigio.

MODULO g. I fondamenti dello studio delle ombre /


16a 17a

A''

A''

D'' B''
A

B''
A D''
PV
C'' PV
L A°2
B L
D

B A°2 C''

Unità 13. Le ombre portate nelle proiezioni ortogonali


B°2 D
D°2
C D°1
B°2

C
A' ≡ D' C°2 A' ≡ D'

T
C°1 T
(C°2)
B ' ≡ C' B' ≡ C'

PO
PO

PV PV
A'' B''

A'' B''

C''
D''
A°2 B°2
C''
D''
A°2 B°2

D°2 C°2
L T L T

D°1 C°1 (C°2)

A' ≡ D' B' ≡ C' A' ≡ D' B' ≡ C'

16b 17b
PO PO

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Rappresentazioni geometriche di ombre portate da un Nella fig.�� il pentagono regolare, parallelo al PO e
trapezio rettangolo, da un rombo, da un pentagono e con i lati obliqui al PV, proietta ombra su piani diversi;
da un ettagono regolari paralleli al PO in questo caso occorre trovare le ombre virtuali (B°1) e
Nella fig.�� l’ombra A°1, B°1, C°1, D°1 cade interamente (D°2) dei vertici B e D che, uniti rispettivamente con i
242
sul PO (in grigio) ed è stata ottenuta con procedimento punti d’ombra A°1 e C°2, tagliano la LT in 1 e 2; essi, uniti
analogo a quello usato a pag. 240 per la fig. 14a. rispettivamente alle ombre reali B°2 e C°2, determinano
l’ombra portata del pentagono.
PV
18 PV
20
A'' B'' E'' C''
A'' D'' B'' D''
C''

B°2 (B°1 )

C°2
L T
B°1 1 2
L T
A°1

B' B'

A° 1 C'
A'

C°1
D°1 (D°2 )

A'
D°1 C'
E°1

PO
D'
D'

PO
Nella fig.�� l’ombra del rombo ABCD, parallelo al PO e con E'

i lati obliqui al PV, risulta proiettata su entrambi i piani


di proiezione; pertanto è necessario l’impiego dell’ombra Nella fig.�� l’ettagono regolare, parallelo al PO e tangente
virtuale del vertice B, ossia (B°1) che, unita con le ombre con un lato al PV, proietta, sia sul PO sia sul PV, la sua
reali A°1 e C°1 dei vertici A e C, determina sulla LT i punti ombra portata, che si ottiene con procedimento analogo
1 e 2; congiungendo questi ultimi con B°2 si individua a quello usato per le figg. 19 e 20 con due sole differenze:
l’ombra portata del rombo. 1) i raggi luminosi sono inclinati sempre a 45° ma in
direzione opposta; 2) le ombre reali C°2 e D°2 coincidono
PV
A'' D'' B'' C'' con le seconde proiezioni C’’ e D’’.
PV
B°2
(B°1 )

E'' F'' D'' D°2 G'' C'' C°2 A'' B''


1 2
L T

A°1
B' E°2 (B°1 ) B°2

1 2
L T
C°1 D' C'
A'
A°1
90°
(F°2 ) F°1
B'
E'
G°1
C'
D°11

PO F' A'

PO
19 D' 21 G'

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OMbRE PORtatE Da Un cERchIO cOn L’IMPIEgO DEL RaggIO LUMInOsO IncLInatO a 45°
PV
Le ombre di cerchi, che sono casi particolari di ombre portate O'' 22
da figure piane, possono risultare cerchi uguali alle figure
243
date, ellissi, oppure in parte cerchi e in parte ellissi. L T

rappresentazioni geometriche di ombre portate da un

MODULO g. I fondamenti dello studio delle ombre /


cerchio parallelo al PO
Nella fig.��, dato un cerchio (in verde) parallelo e più vicino O°1

al PO, la sua ombra si proietta completamente sul piano


O'
orizzontale e per determinarla basta trovare la proiezione
dell’ombra del centro O e disegnare, con raggio uguale a quello
della figura data, il cerchio ombra (in grigio).
PO

23
Nella fig.��, dato il cerchio (in verde) parallelo al PO, la sua ombra è
PV
proiettata su entrambi i piani. Per determinarla si procede per punti.
1'' 2'' O'' ≡ 3'' 4'' 5'' Si inizia a trovare la parte di ombra che cade sul PO, a cui il cerchio è
parallelo. A tale scopo è necessario ricercare l’ombra O°1 del centro O
3°2 che, in questo caso, si trova sul PO e tracciare poi, con lo stesso raggio
del cerchio dato, la circonferenza che incontra nei punti A e B la LT e

Unità 13. Le ombre portate nelle proiezioni ortogonali


4°2
2°2

A B
delinea l’ombra sul PO. Per completare l’altra parte di ombra che cade
L T
sul PV è sufficiente raccordare, con curve ellittiche, A e B alle ombre
3' 1°1 (1°2 ) O°1 (O°2 ) 5°1 (5°2 ) 2°2, 3°2, 4°2 dei punti 2, 3, 4.
2'
Per ottenere con più precisione la curva ellittica dell’ombra
4'
45° proiettata sul PV si possono trovare, come mostra l’esempio, le ombre
virtuali (1°2) e (5°2) dei punti 1 e 5 che, raccordati con le ombre reali 2°2
1'
5' e 4°2 dei punti 2 e 4, passano esattamente per i punti trovati A e B.
O'
Si può quindi osservare che, a operazione compiuta, l’ombra giace, in
questo caso, in parte sul PO, dove conserva la forma e la dimensione
del cerchio dato, e in parte sul PV, dove assume l’aspetto di un’ellisse
PO
il cui centro è individuato dall’ombra virtuale (O°2) di O.

rappresentazioni geometriche 24a 24b


PV
di ombre portate da un cerchio
PV
parallelo al PV
7''
Per queste figure il procedimento 6''
O''
è analogo a quello degli esempi
O''
precedenti, con la sola differenza O°2
5''

che in questi due casi, essendo 1''

45°
il cerchio parallelo al PV, la sua 4'' (7°1 ) 6°2 (6°1 )
ombra risulta nella fig.��a 2'' 7°2

proiettata completamente sul PV L


3'' A B
T
L T
e nella fig.��b in parte sul PV,
1°1 O°1 (O°2) 5°1
dove conserva la forma e la O'
dimensione del cerchio dato e il
2°1
cui centro è individuato nell’ombra PO 3°1
4°1

virtuale (O°2) di O, e in parte sul PO, PO 1' 7' ≡ 2' O' ≡ 3' 6' ≡ 4' 5'
dove assume l’aspetto di un’ellisse.

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Rappresentazione geometrica di 25a
PV
un’ombra portata da un cerchio
disposto perpendicolarmente
rispetto ai due piani di proiezione
244
Le figg.��a e b (dimostrativa e
descrittiva) disegnate l’una sopra
l’altra e realizzate con le stesse
dimensioni, consentono di leggere 1''
più facilmente l’ombra prodotta dal
8'' ≡ 2''
cerchio in oggetto. In questo caso,
allo scopo di agevolare il raccordo dei
L
singoli punti d’ombra è utile, prima di 2 7'' ≡ O'' ≡ 3''

tutto, ribaltare il cerchio, come mostra 1


2°2
il grafico, considerando il quadrato (2)
3
6'' ≡ 4''
(3) 3°2
circoscritto a esso. 5'' (3°1 ) 1°2
(1) 8
O
Questa operazione ci permette di (O) (4)
4
3'
A (1°1 )

trovare otto punti, di cui quattro 2' ≡ 4'


4°1

ottenuti dalla tangenza del cerchio al (8) O°1


B
7
quadrato e quattro individuati dalle 5
5°1 ≡ 1' ≡ O' ≡ 5' T
8°1
intersezioni delle diagonali PO
(7) 6
del quadrato con il cerchio. (6)
6°1 7°1
8' ≡ 6'
Per determinare l’ombra del cerchio
7'
dato (fig. 25a, in verde), si procede,
come nella pagina precedente, per
punti; pertanto, dopo aver trovato
l’ombra O°1 del centro O, che cade sul
PO, si individuano le ombre degli altri
otto punti.

Le ombre 1°2, 2°2, 3°2 dei punti 1, 2, 3


cadono sul PV e le ombre 4°1, 5°1, 6°1, PV 1''
7°1, 8°1 dei punti 4, 5, 6, 7, 8 cadono sul 25b
8'' ≡ 2''
PO; pertanto è necessario l’impiego,
sul PV, delle ombre virtuali (1°1) e
(3°1) dei punti 1 e 3 che, raccordati ai 7'' ≡ O'' ≡ 3'' 2°
2

punti d'ombra appartenenti al PO già (1°1)


(3°1) 1°2
3°2
trovati, determinano l’ombra prodotta 6'' ≡ 4''
sul PO. Quest’ultima risulta delimitata 5''
L T
da una curva ellittica interrotta sulla A B

LT nei punti A e B. Per completare (3)


3' 4°1 O°1 8°1
(2) (4)
l’ombra sul PV si procede raccordando
2 ' ≡ 4'
i punti A e B con quelli già trovati
e giacenti sullo stesso piano. A (O)
(1) 5
operazione avvenuta si desume, 5°1 ≡ 1' ≡ O' ≡ 5'
7°1

quindi, che le proiezioni dell’ombra


6°1
di un cerchio perpendicolare ai due
8 ' ≡ 6'
piani fondamentali sono determinate, (8) (6)
(7) 7'
su entrambi i quadri, da curve
ellittiche separate dalla LT. PO

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prOva subitO: teoria delle ombre v
1. Determina sul PO e sul PV le ombre portate prodotte dalla sorgente luminosa naturale delle figure piane 245
disegnate in prima e seconda proiezione (figg. ❶a, b, c e d) impiegando il raggio luminoso inclinato di 45°.

MODULO g. I fondamenti dello studio delle ombre /


1a 1b B''
1c 1d
PV

A'' B'' C'' D'' C'' N''D'' L''F''


M''E'' A'' B'' E'' C'' D''
B'' H''

A'' A''C'' I''G''

D'' L T
E' L T
L T L T B' C'
B' D' F'
C' G'
C'
A' B' H' A' D'
C' D'

B' A' N' L' I'


A' E'
M'
D'
PO

2. Le figure assonometriche dimostrative illustrano le proiezioni ortogonali sul PO e PV rispettivamente di un triangolo


rettangolo e di un esagono regolare; successivamente sono stati tracciati, in rosso, i raggi luminosi dei vertici B

Unità 13. Le ombre portate nelle proiezioni ortogonali


(fig.➋a) ed E (fig.➋b).
ricava da questi grafici le relative rappresentazioni geometriche per poi determinare, sul PO e sul PV, le ombre
portate delle due figure piane.
I raggi luminosi, indicati in rosso sulle figure assonometriche, sono inclinati di 45°.

2a 2b

A''

B''A''

C''F'' PV
PV A
A C'' L F
L
D''E''

B
E
B''
C E°2
A' F'

B°1
A' C' C D
B B'
E'
T
T

B'

C' D'

PO PO

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la geOmetria nell’arte
La teoria delle ombre in architettura
246

In architettura la luce è un elemento talmente importante che alcuni l’hanno definita “quarta
dimensione”, infatti gli effetti di chiaroscuro creati sulle superfici dagli elementi architettonici
aggettanti conferiscono alle diverse opere caratteri diversi di plasticità, compattezza ed eleganza.
Proprio da questo punto di vista è interessante mettere a confronto le due cupole più importanti
del Rinascimento, realizzate a distanza di un secolo l’una dall’altra, quella di Brunelleschi a Firenze
e quella di Michelangelo a Roma. Infatti i contrasti che evidenziano le membrature delle strutture
esterne delle due cupole hanno origini molto diverse.

Firenze e Roma: la luce sulle cupole


A Firenze Brunelleschi scandisce la sua cupola con otto
costoloni di marmo bianco che risaltano sulle tegole
rosse. Si tratta di un contrasto cromatico ancor più
che formale, dato che i costoloni aggettano poco, e di
conseguenza generano ombre portate assai tenui sulle
superfici curve delle otto facce, o vele (figg.❶a e b).
È dunque proprio il contrasto tra il bianco e il rosso
che ne scandisce la geometria statica e compatta
a conferire all’intera cupola il suo inconfondibile
carattere, quasi un’illusione di “architettura ❶a ▲ Filippo Brunelleschi, cupola della cattedrale di Santa Maria
disegnata”. del Fiore, 1436. Firenze.

❶b ▼ La cupola vista dal lato sud.

32450_232-248_giu2016.indd 246 21/06/16 22:00


247

All’opposto, la cupola di Michelangelo


appare addirittura modellata, come una

MODULO
gigantesca e potente scultura (figg.❷a e

sEzIOnE
b). Il contrasto tra luce e ombra evidenzia

g. I1.fondamenti
infatti le imponenti strutture dei suoi
sedici costoloni e dà all’intero organismo

titolo sezione
un carattere di monumentalità. Tale
valore plastico è accresciuto dalle marcate
ombreggiature autoportanti create dalle

dello/ studio
finestre che nell’insieme esaltano l’imponenza
della costruzione. Infine accentuati contrasti

b. Titolo
chiaroscurali si rilevano anche nel sottostante

delle
tamburo, ritmato dalle coppie di colonne molto

Eserciziario
ombre / Unità 13. Le ombre portate nelle proiezioni ortogonali
aggettanti e dalle finestre timpanate (fig. 2b).
Eppure si racconta che Michelangelo
riconoscesse la superiorità della cupola di
Santa Maria del Fiore e che, osservandola,
abbia esclamato: “Io vado a farti una sorella,
più grande sì, ma non di te più bella”
(Giuseppe Brini, La cupola del Duomo di Firenze: ❷a ▲ Michelangelo Buonarroti, cupola della basilica di San Pietro, 1546-64.
sestine, 1841). Città del Vaticano.

❷b ▼ Particolare del tamburo e della cupola della basilica.

32450_232-248_giu2016.indd 247 21/06/16 22:00


la geOmetria nell’arte
La teoria delle ombre in pittura
248

La pittura, in particolar modo dal Rinascimento, si avvale di effetti


cromatici luminosi che, attraverso contrasti più o meno intensi
di luci e ombre, accrescono e valorizzano le volumetrie fino a
renderle in modo molto simile alla realtà.

Luci e ombre nelle architetture dipinte


Piero della Francesca è stato uno dei maggiori artisti della seconda
metà del Quattrocento.
Oltre ad avere la fama di grande matematico e teorico della
scienza prospettica, questo artista fu anche un profondo
conoscitore delle leggi fisiche riguardanti la luce, come si può
constatare nella Pala di Brera (fig.➊a).
Nel particolare di fig.➊b un perlaceo uovo di struzzo, simbolo di
vita e di rinascita, è sospeso al centro della cavità absidale a forma
di conchiglia.
La luce, una delle “protagoniste” del dipinto, sottolinea lo spazio
dello sfondo, mette in evidenza l’uovo sospeso al catino absidale
semicircolare e conferisce tridimensionalità all’architettura
dipinta.

➊a ▲ Piero della Francesca, Pala


di Brera, 1472, tempera e olio su
tavola. Milano, Pinacoteca di Brera.

➊ b ◀ Particolare dell’uovo
nella conchiglia.

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Assonometria
mODulO h
La prospettiva parallela nella
geometria e nell'arte

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unitÀ 14
250
Proiezioni assonometriche
Definizione: l’assonometria è una proiezione cilindrica con centro di proiezione all’infinito che consente di rappresentare
figure tridimensionali su un piano (quadro), ottenendo una visione di insieme dell’oggetto che, a differenza di quanto
accade nelle proiezioni ortogonali, appare in larghezza, altezza e profondità in una sola immagine assai simile alla realtà.

L’assonometria è chiamata anche prospettiva parallela perché gli spigoli paralleli degli oggetti restano paralleli tra loro.
Gli elementi per eseguire una assonometria sono:
– i piani di proiezione (PO, PV, PL) perpendicolari fra loro;
– gli assi assonometrici o cartesiani (x, y, z) sui quali si riportano le misure degli oggetti, determinati dalle rette di
intersezione dei tre quadri fondamentali e che, quindi, risultano perpendicolari fra loro; il punto O comune agli
assi e ai piani si chiama origine;
– il quadro assonometrico, sul quale appare la proiezione assonometrica, costituito da un piano che interseca i quadri
mODulO h La prospettiva parallela nella geometria e nell’arte

di proiezione e può essere parallelo al PV (in giallo nelle figg. 1, 3, 5) e al PO e obliquo rispetto al triedro di riferimento;
– le rette proiettanti, parallele fra loro poiché il centro di proiezione (o punto di vista) è all’infinito, oblique o
perpendicolari al quadro assonometrico: l’assonometria può essere quindi obliqua o ortogonale.

14.1
assOnOmetria Obliqua

L’assonometria è detta obliqua quando le rette proiettanti sono inclinate rispetto al quadro assonometrico e quest’ultimo
è parallelo a uno dei quadri fondamentali di riferimento. L’assonometria obliqua si distingue in cavaliera (rapida o generica),
monometrica, militare o aerea.

assOnOMEtRIa ObLIqUa cavaLIERa RaPIDa

Il quadro assonometrico è parallelo al PV. Gli assi x e z, z A

ad a
qu liqu
che rappresentano rispettivamente l’intersezione del

ro
asse delle

ob

altezza
PV con il PO e l’intersezione del PV con il PL (tracce),
te
altezze

h
n
al
tta
formano tra loro un angolo di 90°; su x si riportano
oie
pr

l B
le misure reali delle larghezze e su z quelle reali PV C
larghezza
delle altezze; l’asse y, che rappresenta l’intersezione
quadro assonometrico
del PO con il PL (traccia), forma con la linea di A'

riferimento (prolungamento di x) un angolo di 45°; PL


misura reale
h' = 1

su y si riportano le misure delle profondità ridotte


della metà. Nella fig.➊ sono tracciati nello spazio
(in azzurro) due segmenti AB e CB perpendicolari fra C'
l' = 1
misura reale
B'

loro e corrispondenti alle misure, rispettivamente, x asse delle O linea di riferimento


dell’altezza e della larghezza del cubo rappresentato larghezze

nella fig. 2. Le proiettanti passanti per i punti A, B, C, 1


2 45 °
oblique al piano assonometrico (in rosso), PO
determinano su di esso l’altezza A’B’ parallela all’asse
as rofo
se nd
p

z e la larghezza C’B’ parallela all’asse x, mantenendo


de ità
lle

1
inalterate le loro misure rispetto ad AB e CB. y

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2 z
Nella fig.➋, tracciati gli assi cartesiani (in rosso), che
A formano tra loro un angolo di 90° e due di 135°, si ottiene
facilmente il cubo in assonometria cavaliera detta rapida,
° poiché sugli assi x e z si riportano, come nella fig. 1, le
251

13
90
misure reali della larghezza e dell’altezza, mentre su y la


h
l
x C B
misura della profondità semplicemente si dimezza.
O p
1
2 D

MODULO h. La prospettiva parallela nella geometria e nell’arte /


45°

AB altezza = 1«misura reale» 135°


CB larghezza = 1 «misura reale» y
1
BD profondità = della misura reale
2

AssonometriA obliquA cAvAlierA genericA

Il procedimento è analogo al z

precedente, con la differenza volB_C03_f006


che l’asse y forma con il 3 4
z
prolungamento di x un PV

angolo di 60° (figg.➌ e quadro assonometrico


A
PL
➍); ossia gli assi cartesiani
(fig. 4, in rosso) formano tra h
loro angoli di 90°, 150°, 120° °

Unità 14. Proiezioni assonometriche


90

15
e il rapporto di riduzione


x O linea di riferimento x C l B O
sull’asse y si riduce a 1/3 della
1 1 p
misura reale. 3 60°
3
D
PO 12 60°

AB altezza = 1«misura reale»
y CB larghezza = 1 «misura reale»
1 y
BD profondità = della misura reale
3

Con l’assonometria obliqua z


5 6
cavaliera generica l’asse
y può formare, con il PV z
prolungamento di x, anche quadro assonometrico A
un angolo di 30° (figg.➎ e PL h
➏); gli assi cartesiani (fig. 6,
in rosso) formano allora tra 90
° 1
20

loro angoli di 90°, 120°, 150°;


°

in quest’altro caso la misura x O linea di riferimento x C l B O


p
della profondità su y diventa 2 2
3 30°
2/3 della misura reale. PO
3 30°
D
1 50°
AB altezza = 1«misura reale» y
y CB larghezza = 1«misura reale»
2
BD profondità = della misura reale
3

32450_249-286_giu2016.indd 251 21/06/16 22:01


assonometria obliqua cavaliera 7
z z
rapida di due piramidi rette:
una, a base quadrata, poggiante

°
90
PV

135
con una faccia sul PO e parallela 1

°
252 x 1
con l’altezza al PV; l’altra, a base LT
1
esagonale, perpendicolare con 2

45°
l’altezza al PO, su cui poggia con 135
°
y
il vertice, e tangente, con parte
di una faccia, alla base del primo
x
solido il cui quadrato ha la stessa O
LT

inclinazione rispetto al PO
Nel disegno preparatorio della fig.➐
sono disegnate le relative proiezioni
ortogonali. La pianta dei due solidi
è inscritta sul PO in un’unica figura PO
piana compresa tra gli assi x e y.
y

Per realizzare la relativa


assonometria (fig.➑) si inizia con il
tracciare gli assi cartesiani x, y, z (in z
8
rosso), disponendoli con gli angoli
come illustrato in questa pagina e a
pag. 251.
Tra gli assi x e y si costruisce la pianta
uguale a quella delle proiezioni
ortogonali (nell’esempio le misure
della larghezza e della profondità
sono state raddoppiate).
Dai punti ottenuti, sempre con le
misure raddoppiate, si innalzano
le altezze parallele all’asse z, sulle
quali si individuano i vertici che,
uniti fra loro, definiscono la forma
assonometrica d’insieme delle due
piramidi.

x LT
O
45°

32450_249-286_giu2016.indd 252 21/06/16 22:01


la geOmetria intOrnO a nOi
L’assonometria obliqua cavaliera rapida nel design
253

Una seduta portaoggetti

MODULO h. La prospettiva parallela nella geometria e nell’arte /


La seduta portaoggetti Domus Chair è un’originale
combinazione di una sedia e di una libreria (fig.➊a).
La sua caratteristica principale è la capacità di cambiare
funzione a seconda delle esigenze dell’utilizzatore
e rappresenta una soluzione intelligente per le case
moderne. Si tratta infatti di una seduta modulare
progettata attraverso un’attenta considerazione delle
esigenze nell’uso dello spazio all’interno della casa.
I quattro moduli di legno della libreria possono restare
al suo interno, essere estratti o anche rimossi. (fig.➊b).

Per realizzare il disegno di questa sedia in assonometria ➊ a▲eb▶


Andrea Mangano,
obliqua cavaliera rapida si inizia, come di consueto,
Domus Chair, 2011, legno,
dall’esecuzione del disegno preparatorio in proiezione alluminio e tessuto.
ortogonale sul PO e sul PV (fig.➊c), avendo cura di
riportare le misure della pianta e del prospetto in una
scala di proporzione a piacere. Successivamente con gli
stessi angoli illustrati in fig.➊d si individua la forma

Unità 14. Proiezioni assonometriche


assonometrica d’insieme (fig.➊e, dove le misure sono
raddoppiate rispetto a quelle delle proiezioni ortogonali).

➊c ▼
z
z
PV

x O LT

y
PO

x O LT
°
90

135

1
°

X 1
LT
45°

1
2
45°

135
°
Y
y
➊d ▲ ➊e ▲

32450_249-286_giu2016.indd 253 21/06/16 22:01


assOnOMEtRIa ObLIqUa MOnOMEtRIca 9

Il quadro assonometrico (fig.➒, in giallo) è z A


o
parallelo al PO. Si disegna, per convenzione, la a dr
qu
254 al
linea orizzontale di riferimento (tratto e punto, in qu
a

altezza
li

h
ob
nero) e su di essa si fissa il punto di origine O; da te
t an
questo si conducono i tre assi cartesiani (in rosso). et
oi
pr B
L’asse delle altezze z, che rappresenta, come al
l
solito, l’intersezione del PV con il PL (traccia), A' za
ez

pro
gh
PV lar

p
C

fon
è perpendicolare alla linea di riferimento; gli

misura reale

dit
h=1

à
assi delle larghezze x e delle profondità y, che
rappresentano (▶ pag. 250), il primo l’intersezione D
PL
del PV con il PO, il secondo l’intersezione del B'
O linea di riferimento
PO con il PL, sono perpendicolari fra loro e
l =1
le
formano con la linea orizzontale di riferimento

mi
rea

p=
su
ra
su

ra
1
angoli rispettivamente di 30° e 60°. Nella fig. mi

rea
30° C'

le
9 sono tracciati nello spazio (in azzurro) tre
segmenti AB, BC, BD corrispondenti alle misure D'
60°
rispettivamente dell’altezza, della larghezza e
x o
della profondità del cubo rappresentato nella o me
tric
on
fig. 10. Le proiettanti passanti per i loro estremi, ro
as
s
ad
qu
oblique al quadro assonometrico (in rosso),
determinano sullo stesso l’altezza A’B’ parallela
all’asse z, la larghezza C’B’ parallela all’asse x e la y

profondità B’D’ parallela all’asse y, mantenendo


PO
inalterate tutte e tre le loro misure.

10 Nella fig.��, tracciati gli assi cartesiani


z
(in rosso) che formano fra loro angoli
di 90°, 120°, 150°, si ottiene, come con
A la cavaliera (▶ pagg. 250, 251 e 252), un
cubo in assonometria monometrica,
h chiamata così perché sui tre assi si
°
150
° riporta un’unica unità di misura; essa
0
12

non presenta scale di riduzione, per cui


B
è la più pratica e veloce da realizzare ed è
30° l anche la più usata. Infatti, sui tre assi si
C 90°
p riportano le misure reali della larghezza,
60°
x della profondità e dell’altezza, e la pianta
D
dell’oggetto che si vuole riprodurre
y
AB
CB
altezza = 1 «misura reale»
larghezza = 1 «misura reale»
in assonometria non subisce alcuna
BD profondità = 1 «misura reale» deformazione.

32450_249-286_giu2016.indd 254 21/06/16 22:01


assonometria monometrica di una piramide e di un prisma, ambedue retti e a base ottagonale,
sovrapposti a un parallelepipedo a pianta quadrata. La piramide è inclinata di 60° ed è tangente
con un lato di base a uno spigolo superiore del prisma, che a sua volta poggia con la base
inferiore sul parallelepipedo
255
Nel disegno preparatorio della fig.�� sono date le relative Dal disegno preparatorio così ottenuto si passa, nella
proiezioni ortogonali. Sul PO e sul PV si determinano le fig.��, all’esecuzione dell’assonometria monometrica

MODULO h. La prospettiva parallela nella geometria e nell’arte /


proiezioni ortogonali dei tre solidi. Sul PO si tracciano richiesta, tracciando inizialmente la linea orizzontale di
gli assi cartesiani x e y (tratto e punto, in rosso), che riferimento (tratto e punto, in nero). Dal punto di origine
inquadrano la pianta del gruppo proposto, mentre sul PV O si conducono gli assi assonometrici x, y, z disponendoli
si predispone l’asse z. con gli angoli uguali a quelli della fig. 11. Si procede,
quindi, alla costruzione della pianta, inquadrandola fra
gli assi x e y e riportandola con le stesse misure delle
11 PV
proiezioni ortogonali. Dai punti ottenuti si innalzano le
z
relative altezze parallele all’asse z, individuando i vertici
che, uniti fra loro, completano la rappresentazione
assonometrica della composizione.

12
z

Unità 14. Proiezioni assonometriche


O x
LT

60°
30°

y PO

z y

x
120°
150° 1

1
1 30°
60°
x
90°
y

32450_249-286_giu2016.indd 255 21/06/16 22:01


prOva subitO: assonometria monometrica v
256
1. Le scale a chiocciola sono elementi di arredamento abbastanza diffusi, anche se non sono
presenti in ogni abitazione. Ne esistono di prefabbricate, più o meno costose, premontate o in
kit, come quella illustrata (figg.➊a e b). Una scala a chiocciola è costituita da un’anima centrale
circolare che sorregge una serie di gradini a forma di settore di cerchio.
segui le istruzioni e rappresenta una scala a chiocciola costituita da dodici gradini, prima in
proiezione ortogonale (fig.➊c) e poi in assonometria monometrica (fig.➊d).

▸ Per determinare le proiezioni ▸ Per individuare il prospetto segui ▸ Per facilitare l’esecuzione
della scala sul PO e sul PV attentamente il disegno e riporta assonometrica riporta su una
disegna sul primo quadro sul PV le altezze dei singoli gradini verticale parallela all’asse z le
la pianta circolare e suddividila e del tubo centrale: hai così altezze, da terra, dei gradini che
in dodici parti uguali. ultimato il disegno preparatorio vuoi rappresentare (nell’esempio
▸ Dai punti di divisione in proiezione ortogonale (fig. 1c) nove), con i relativi spessori.
della circonferenza traccia che, come nell’esercizio di ▸ Da queste misure traccia le parallele
le linee tangenti a una seconda pag. 255, permetterà di realizzare alla linea orizzontale di riferimento
circonferenza, concentrica alla l’assonometria della scala (fig. 1d, (tratto e punto) fino a incontrare
prima, individuando le parti dove tutte le misure sono state l’asse dell’elemento tubolare
in vista e quelle nascoste dei ingrandite di 3/2 rispetto a quelle determinando, sullo stesso,
dodici gradini. delle proiezioni ortogonali). i centri delle circonferenze.

❶a ▼ Scala a chiocciola, vista frontale. z

PV PV
z

12 12
11 11
10 10 6 5
9 9
7
8 8
7 7 4 9
6 6 8
8
5 5
4 4 7

3 3
3 6
2 2
1 1
30° 9
5 5
0 0
LT LT 4
6 4
x 60°
6 6 3
5 5 3
7 7 2
x 7
2
4 4
8 8 1
2
0
3 3
9 9 8
1
2 2
10 10
1 1 9 1
11 11
12 12
12 y
10
11
PO PO y

❶b ▲ Vista dall’alto. ➊c ▲ Prospetto e pianta. ➊d ▲ Disegno assonometrico.

32450_249-286_giu2016.indd 256 21/06/16 22:01


assOnOMEtRIa ObLIqUa Z
13
MILItaRE O aEREa
B
d ro
Il quadro assonometrico, come qua
al

pr
a

P
zz
257

of
ua

on
q
nel precedente sistema a pag. 254,

he
bli

di
o L

rg


te

la
an
è parallelo al PO. Per realizzare la pro
iett
C D
militare o aerea, così chiamata

MODULO h. La prospettiva parallela nella geometria e nell’arte /


perché usata nel passato per la B'
linea di riferimento
rappresentazione dall’alto di città e di
=1 al
e

P=
fortificazioni, si procede similmente L

m
re

is

1
ur
a
ur

a
alla monometrica, con la differenza is

re
PV PL

al
m

e
che gli assi x e y, sempre perpendicolari

45°
C' D'

°
fra loro, formano ambedue con la linea
138%

45
orizzontale di riferimento angoli di 45°.
Nella fig.�� sono tracciati nello spazio
(in azzurro) due segmenti CB e BD

o
ric
perpendicolari fra loro e corrispondenti X Y

et
m
no
alle misure rispettivamente della

so
as
ro
larghezza e della profondità del cubo

ad
qu
rappresentato nella fig.��.
Le proiettanti (in rosso) passanti per B,
C e D, oblique al quadro assonometrico, PO

determinano sullo stesso la larghezza


C’B’ ( parallela all’asse x) e la
profondità B’D’ (parallela all’asse y),

Unità 14. Proiezioni assonometriche


mantenendo inalterate le rispettive Z

misure.
Nella fig. 14, tracciati gli assi A
cartesiani (in rosso) che formano tra 1 14
loro un angolo di 90° e due di 135°, è 2
13

h

B
13

disegnato un cubo in assonometria


militare riportando sugli assi x e y le L
90°
P

°
45°

misure reali della larghezza e della


45

profondità e, sull’asse z, 1/2 della C


138% D

misura reale dell’altezza, rendendo X Y


migliore la vista dall’alto. Anche in
questo caso, come per l’assonometria
monometrica (▶ pag. 254), la pianta
1
dell’oggetto che si vuole riprodurre AB altezza =
2
della misura reale

in assonometria non subisce CB larghezza = 1 «misura reale»

deformazione. BD profondità = 1 «misura reale»

32450_249-286_giu2016.indd 257 21/06/16 22:01


Z
assonometria militare o aerea di una composizione 15
volumetrica composta da un cubo compenetrato da due PV
parallelepipedi che non poggiano sul PO; uno di essi è
compenetrato da un cilindro retto
258
Dal disegno preparatorio, eseguito in proiezione
ortogonale (fig.��), si ricava graficamente (fig.��) la
rappresentazione assonometrica dei quattro solidi X O
proposti, disponendo gli assi x, y, z con gli angoli indicati; LT

nell’esempio le misure sono state raddoppiate rispetto a


quelle del disegno preparatorio.
Si ricorda che in questo sistema la pianta viene
rappresentata senza deformazione, mentre le altezze si
riducono della metà (▶ pag. 257, figg. 13 e 14).

PO

Y
Z

16

125%

°
45°

45
Z

Y
°
45°

45

Z
Z
13
135° 5°

5
°1
13

1/2 LT
35
°

1 1/2 LT
1

°
45°

45

1
1

X
°
45°

45

X 90° Y
Y
X 90° Y

32450_249-286_giu2016.indd 258 21/06/16 22:01


17
PV
assonometria militare o aerea di una composizione Z

volumetrica di parallelepipedi
Dopo aver eseguito il disegno preparatorio (fig.��)
in proiezione ortogonale, si procede a disegnare
259
la rappresentazione assonometrica dei solidi in
oggetto (fig.��), come nel grafico di pag. 255. Pertanto
si dispongono gli assi x, y, z con gli angoli indicati

MODULO h. La prospettiva parallela nella geometria e nell’arte /


(nell’esempio tutte le misure sono state raddoppiate
rispetto a quelle del disegno preparatorio).
Si ricorda che in questo sistema assonometrico la
pianta viene rappresentata senza deformazione,
mentre le misure delle altezze si riducono della metà
(▶ pag. 257, figg. 13 e 14). z x O LT

18

PO

Unità 14. Proiezioni assonometriche


45°
45°

x z
13


13

1/2 LT
13


13

1/2
45
45°

LT
90°
1

°
45
45°

x y
90°
x y

32450_249-286_giu2016.indd 259 21/06/16 22:01


prOva subitO: assonometria militare o aerea v
260
1. segui le istruzioni e disegna la proiezione ortogonale (fig.➊a) e la relativa assonometria militare (fig.➊b),
liberamente inspirate alla fruttiera in ceramica disegnata da ettore sottsass (fig.➊d).

▸ Inizia a studiare, sul PO e sul PV, il disegno preparatorio (fig. 1a).


▸ Disegna poi l’assonometria dell’oggetto inquadrando la pianta (fig. 1b, in rosso) fra gli assi x e y disposti con gli angoli
come indicato (fig. 1c).
▸ Successivamente riporta le misure delle altezze (in questo sistema sono ridotte della metà) e completa la proiezione
assonometrica raddoppiando le misure rispetto a quelle della proiezione.
▸ Ad assonometria ultimata, accentua la volumetria con il colore.
1a 1b
z z

PV

x O LT

linea di riferimento

PO
45°

45°
1c Z
135
°
135

x
°

1/2 LT y
1
1
45°

45°

X 90° Y

➊ d ◀ Ettore Sottsass,
Fruttiera bianco e rosa,
2001, ceramica smaltata
in bianco con finitura
esterna in acrilico rosa,
prodotta da Ceramiche
Gatti. Faenza.

32450_249-286_giu2016.indd 260 21/06/16 22:01


la geOmetria nell’arte
L’assonometria obliqua in architettura
261

Roma: Ara Pacis ➊a ▼ Ara Pacis, 9 a.C. Roma.

MODULO h. La prospettiva parallela nella geometria e nell’arte /


L’Ara Pacis è uno dei più famosi
monumenti celebrativi dell’arte
romana (fig.➊a). L’altare
simboleggia la pace e la prosperità
raggiunte dall’impero dopo le
vittorie riportate da Augusto in
Spagna e Gallia. Originariamente
eretto nel Campo Marzio, l’area
acquitrinosa nei pressi del Tevere,
l’altare fu poi sommerso dal fango
e rimase nascosto fino all’età
rinascimentale, anche se un vero
scavo archeologico fu condotto
solo nel xx secolo. L’opera è stata
ricomposta nel 1938.

Per rappresentare graficamente con precisione l’opera


architettonica, che l’immagine fotografica restituisce

Unità 14. Proiezioni assonometriche


deformata, utilizziamo l’assonometria: il parallelismo
del disegno assonometrico consente infatti di ottenere
➊b ▼ Z
visioni di insieme assai simili alla realtà, talvolta anche
di interni ed esterni contemporaneamente.
La fig.➊b mostra uno spaccato assonometrico di
tipo monometrico dell’Ara Pacis che, grazie a questa
tecnica, è rappresentata intera e nella sua reale
conformazione geometrica: pianta pressoché quadrata
(fig.➊c), due aperture sui lati maggiori, altare
centrale nell’interno del recinto marmoreo, scalinata di
accesso al podio sul quale si appoggia il monumento.

➊c ◀

32450_249-286_giu2016.indd 261 21/06/16 22:01


14.2
assOnOmetria OrtOgOnale
262
L’assonometria è detta ortogonale quando le rette proiettanti r sono perpendicolari al quadro
assonometrico (in verde) e quest’ultimo è obliquo ai tre piani fondamentali di riferimento.

Nella fig.�� è disegnato in arancio un triedro costituito 19


da PO, PV, PL che, incontrandosi, determinano, come z

nell’assonometria obliqua (▶ pagg. 250 e 251), gli assi

e
lar
ico
α
cartesiani x, y, z (tratto e punto, in rosso). L’intersezione

nde
ro perp
del quadro assonometrico α con il triedro di riferimento 3 PL

qu ante
individua, sugli assi x, y, z, tre punti, 1, 2, 3, che uniti tra loro

t
iet
ad
pro
determinano un triangolo acutangolo chiamato triangolo z'

al
PV
fondamentale, avente per lati le intersezioni con il piano, r

t3
α
chiamate tracce (t1, t2, t3), rispettivamente sul PO, PV, PL.
O'
Proiettando perpendicolarmente al triangolo fondamentale

t2 α
y'
l’origine O degli assi assonometrici, si individua in O’ x'
2 y
O
l’ortocentro del triangolo stesso; congiungendo O’ con lo fond
amenta
le
triango t1 α
i punti 1, 2, 3 si ottengono sul quadro le proiezioni degli 1
PO
assi assonometrici x’, y’, z’, che sono anche le altezze del
triangolo fondamentale. Su questi ultimi si riportano, come metrico
assono
quadro
al solito, le tre dimensioni (altezza, larghezza e profondità) x

degli oggetti da rappresentare in assonometria.

x
20 In pratica, per eseguire una proiezione assonometrica
ortogonale si immagina, prima di tutto, il quadro
assonometrico coincidente con il foglio da disegno;
1
quindi, per determinare graficamente gli elementi che
y 2 O permettono l’esecuzione di tale proiezione, ci si riferisce
al triangolo fondamentale, che, come si osserva nella
fig.��, dove è disegnata la veduta posteriore del triedro
capovolto e intersecato dal piano obliquo, è la base di
una piramide triangolare avente per vertice l’origine O
e per facce tre triangoli rettangoli in O. Per cui, prima di
realizzare un’assonometria ortogonale, è indispensabile
3
costruire il triangolo fondamentale (fig.��) nel seguente
modo: fissata l’origine O’, si tracciano gli assi z’, x’, y’ in
α
modo che formino tra di loro angoli ottusi; l’asse delle
z altezze z’ è convenzionalmente disposto in modo verticale.
Poi, perpendicolarmente a ciascun prolungamento, si
z'
ricercano i lati e quindi i vertici del triangolo in oggetto,
21 che, in questo caso, è scaleno.

90°

O'
90°
90°
y'
x'

32450_249-286_giu2016.indd 262 21/06/16 22:01


Per riportare sul quadro assonometrico le misure 22
degli oggetti si procede determinando una scala z
numerica o grafica da calcolarsi sulla proiezione degli
r
assi assonometrici z’, x’, y’, che, essendo proiettati su
3 263
un piano obliquo, subiscono, rispetto alla loro reale PL

lunghezza, riduzioni più o meno sensibili, riscontrabili z'


nell’osservazione del disegno della fig.��. PV

MODULO h. La prospettiva parallela nella geometria e nell’arte /


A'
Se gli assi sono soggetti a riduzioni, analogamente
avviene per qualsiasi oggetto riportato in assonometria A O' D'
C'
ortogonale. Osservando sempre il grafico della fig. 22, y'
B'
disegnato allo scopo di rendere più chiaro questo x'
2 y
O C
problema, si fissa sui lati dell’angolo solido del triedro 1
B
z, x, y l’unità di misura reale (1, 2 cm nell’esempio della PO
fig. 22) a partire dall’origine O, determinando tre segmenti x
OA, OB, OC, uguali fra loro. Questi, proiettati sul quadro
assonometrico, individuano sulla proiezione degli stessi
assi cartesiani z’, x’, y’ i segmenti O’A’, O’B’, O’C’, scorciati
rispetto alla loro vera grandezza, ossia con l’unità di
misura ridotta. A seconda dell’inclinazione data al quadro
assonometrico rispetto al triedro, varia la lunghezza di tali
segmenti, chiamati unità assonometriche. Di conseguenza
si hanno diversi sistemi di assonometria ortogonale,
illustrati nelle pagine che seguono.

Unità 14. Proiezioni assonometriche


23 La fig.�� illustra il procedimento grafico per ricercare
la scala di riduzione assonometrica.
Si inizia con il costruire il triangolo fondamentale
unità di misura reale
0 1 2 1-2-3 e, ricordando che esso è la base di una piramide
triangolare, si centra in m, punto medio del lato 1-3
scala
geometrica del triangolo 1-2-3, e si traccia la semicirconferenza di
raggio 1m, la quale incontra in (O) il prolungamento
z'
(O) 3
dell’asse y’. Unendo (O) con 1 e 3 si ottiene il triangolo
rettangolo 1(O)3, che è il ribaltamento del triangolo
90° A
1O’3 situato sul quadro assonometrico.
1,2 cm

B A' 90° (O) Per individuare la scala di riduzione assonometrica


90°
m m
si riporta sul cateto (O)1 del triangolo ribaltato, a
O'
90° partire da (O), il segmento (O)B (scala geometrica)
1
cm
C' preso come unità di misura reale (1,2 cm), proiettando
B'
l’estremo B perpendicolarmente al cateto 1-3 sull’asse
90°
1
m
2
assonometrico corrispondente, ossia su x’. Si individua
x' così in O’B’ la misura scorciata del segmento (O)B,
y'
cioè l’unità di misura ridotta (unità assonometrica)
C
90° relativa all’asse x’, che nell’esempio è di 1 cm.
(O)
Per trovare la scala di riduzione relativa agli altri assi
scale di riduzione
assonometriche
y’ e z’ si ribaltano rispettivamente i triangoli 1O’2 e
0 asse 1 x' 2
2O’3; ripetendo lo stesso procedimento si ottengono
le misure assonometriche scorciate O’C’ e O’A’ dei
0 asse 1 y' 2
segmenti reali (O)C e (O)A.
0 asse 1 z' 2

32450_249-286_giu2016.indd 263 21/06/16 22:01


assOnOMEtRIa ORtOgOnaLE: sIstEMa IsOMEtRIcO, MEtODO DIREttO

Le proiezioni assonometriche ortogonali sono rappresentate mediante tre sistemi, denominati isometrico,
dimetrico e trimetrico, che si differenziano per la diversa disposizione degli assi cartesiani x, y, z.
264
Tale disposizione dipende dall’inclinazione che si dà al quadro secante assonometrico α rispetto ai tre piani
ortogonali PO, PV, PL del triedro di riferimento (▶ pag. 262, fig. 19).
Il sistema è isometrico quando il triangolo fondamentale, ottenuto dall’intersezione del quadro
assonometrico con il triedro, è equilatero; i sistemi dimetrico e trimetrico si hanno quando i triangoli
fondamentali sono rispettivamente isoscele e scaleno.
z

Nella fig.�� il triangolo fondamentale 1-2-3 è equilatero, 24


poiché il piano secante assonometrico α che lo determina α
3
(in giallo) ha un’inclinazione uguale rispetto ai piani di
proiezione, per cui il sistema è quello isometrico.
PV
In questo caso i tre assi sono uguali e formano angoli di PL

120° ciascuno.
Per eseguire un’assonometria ortogonale di qualsiasi
oggetto si possono utilizzare, a seconda dei casi, il metodo O

diretto o indiretto e la scala di riduzione numerica o


grafica. In questa pagina è illustrato il metodo diretto del
sistema isometrico con esempi di scala numerica. 1 2

x y

PO

25 lato del cubo = 2,35 cm


La fig.�� mostra la rappresentazione nel sistema isometrico
z'
scala numerica per z, x e y di un cubo eseguito con la scala di riduzione numerica.
2,35 cm x 0,816 = 1,917 cm scala numerica
Tracciati gli assi z, x, y, come nella fig. 24, ossia disposti in
1 modo che formino tra loro angoli di 120°, si applica il rapporto
20

di riduzione, che in questo sistema è uguale su tutti e tre gli


2,35 x 0,816

°

12

assi, avendo, questi ultimi, gli angoli tutti uguali tra loro.
O'
Per ricavare il rapporto di riduzione in scala numerica,
basta assegnare a ciascun asse il valore dimensionale che
nell’assonometria isometrica, secondo le norme UNI (Ente
x'
Nazionale Italiano di Unificazione), è uguale a 0,816 sia su
y'
x’ sia su z’. Moltiplicando il valore dimensionale 0,816 per la
reale misura del lato del cubo (nell’esempio 2,35 cm), si ottiene
120°
il valore ridotto preciso. Infatti 2,35 x 0,816 = 1,917.
Riportando il valore ridotto 1,917 sui tre assi si ottiene il cubo
in assonometria isometrica, che, come risulta dal grafico,
appare deformato, assumendo l’aspetto di un esagono: il cubo
quindi è poco adatto a essere rappresentato in questo sistema
assonometrico.

Osservazione: con la misura ridotta 26


scala geometrica scala assonometrica per gli assi x, y e z
assonometrica, ricavata per mezzo della scala
numerica, si possono costruire le scale 0 1 2 0 1 2

geometrica e assonometrica (fig.��).

32450_249-286_giu2016.indd 264 21/06/16 22:01


Il metodo diretto è un procedimento pratico e veloce Le figg. 28 e 29 mostrano la rielaborazione grafica dello
perché le misure vengono ridotte direttamente sui tre assi sgabello, in proiezione ortogonale nella scala geometrica,
assonometrici. Questo metodo è indicato nei casi in cui la disegno preparatorio, e in assonometria isometrica nella
forma da rappresentare non è complessa. scala di riduzione grafica.
265
Per eseguire il disegno preparatorio, necessario per
Per illustrare l’applicazione di questo metodo realizzare l’assonometria secondo il sistema isometrico,
dell’assonometria ortogonale partiamo da un oggetto si disegna sul PO la pianta dello schema volumetrico

MODULO h. La prospettiva parallela nella geometria e nell’arte /


comune con caratteristiche adatte a questo scopo, suggerito dall’immagine fotografica, predisponendo gli
come lo sgabello di fig.��. assi assonometrici (fig.��, tratto e punto, in rosso).
Si può quindi osservare che nel sistema isometrico è
sufficiente ribaltare solo un triangolo situato sul quadro
assonometrico: in fig.�� è stato ribaltato il triangolo 2O’3,
ottenendo il triangolo rettangolo 2(O)3.
Sul cateto (O)3 si riportano poi , a partire da (O), le misure
reali delle altezze, delle larghezze e delle profondità,
proseguendole fino all’asse assonometrico z’, come
indicano le freccette. Per ottenere la scala di riduzione
grafica delle larghezze e delle profondità si centra in O’
e si riportano col compasso le rispettive misure ridotte
sui corrispondenti assi x’ e y’. Per individuare la scala di
riduzione grafica delle altezze si riportano direttamente le
rispettive misure reali dal cateto (O)3 all’asse z’.
Il colore, la chiarezza grafica e le direzioni indicate
�� ▲ Erdem Selek, Z-tabure, sgabello pieghevole in cartone, 2001, dalle freccette aiutano a capire come si giunge al
disegnato per Olmuksan-International Paper. completamento del disegno.

Unità 14. Proiezioni assonometriche


28 29 z'

PV z

H 3

A
H C

(O)
90
°

x O LT
A H'

m
90°

B C O'

y
PO
C'
A'

B'

x' 1 2
y'

32450_249-286_giu2016.indd 265 21/06/16 22:01


assOnOMEtRIa ORtOgOnaLE: sIstEMa IsOMEtRIcO, MEtODO InDIREttO

Per risolvere grafici più grandi o più complessi si utilizza invece il metodo indiretto, basato sulla ricerca separata delle
scale di riduzione assonometriche.
266
Per illustrare questo procedimento partiamo da forme geometriche semplici e lineari come quelle dell’edificio di fig.��a,
costituito da una composizione di cubi disposti come illustrato nella planimetria di fig.��b e nel plastico di fig.��c.

��a ▲ Eduardo Cadaval e Clara Solà-Morales, ��b ▲ ��c ▲


Casa Girasole, 2010-14. Girona (Spagna).

Z
Dall’osservazione delle figg. 30b e c, ma senza tenere conto 31
PV
delle dimensioni reali dell’edificio, si è ricavato il disegno
preparatorio in proiezione ortogonale della pianta del
piano superiore (fig.��).
X O LT
Per eseguire l’assonometria con il metodo indiretto,
prima di tutto si dispongono gli assi cartesiani con
un’angolazione di 120° seguendo lo schema della fig.��
che mostra anche il rapporto di riduzione in scala
numerica (0,816) uguale per x, y e z.

PO Y

32 z
12
°


0

0,816
12

16
0,8 0,8
16

x y

120°

32450_249-286_giu2016.indd 266 21/06/16 22:01


A questo punto si prosegue costruendo z 33
3 3'
il triangolo fondamentale 1-2-3 (fig.��)
α
che nell’isometrico è equilatero, che
e' e
costituisce la base di una piramide con C B 267
vertice O’ e facce perpendicolari agli O' m
90° (O)
spigoli opposti O’1, O’2, O’3: in proiezione e'''
e''
ortogonale, questi risultano scorciati, 1 2

MODULO h. La prospettiva parallela nella geometria e nell’arte /


A'
essendo inclinati alla base. x
A
y
Per conoscere la loro reale misura è ora
necessario ribaltare i triangoli rettangoli
1O’B, 2O’C, 3O’A, facendo perno su ciascuna 3'' 34
ipotenusa.
Ricordiamo che nel sistema isometrico α'
basta ribaltare un solo triangolo (3O’A,
nell’esempio) essendo gli altri uguali.
Sul cateto (O)3’ si riporta la misura reale
(O)e che, proiettata sugli assi z, x e y
(freccette in rosso), determina
rispettivamente in O’e’, O’e’’, O’e’’’
le corrispondenti misure assonometriche
ridotte. Successivamente si traccia
l’angolo di riduzione uguale ad α (fig.��) r' r

e, utilizzando il teorema di Talete


(▶ pag. 19, fig. 9), si riportano le misure
reali sulla semiretta r, a partire da 3’’,

Unità 14. Proiezioni assonometriche


ricavando così sulla semiretta r’ le
Z
corrispondenti misure assonometriche 35
ridotte.
La veduta d’insieme (fig.��) è stata
ottenuta raddoppiando le misure rispetto
a quelle del disegno preparatorio di fig. 31,
simile al piano superiore del plastico
di fig. 30c. O

32450_249-286_giu2016.indd 267 21/06/16 22:01


AssonometriA ortogonAle: sistemA dimetrico, metodo diretto
z

Nella fig.�� il triangolo fondamentale 1-2-3 è isoscele, 36


poiché il piano secante assonometrico che lo determina α
268 3
(in giallo) ha un’inclinazione uguale rispetto a due quadri PV
di proiezione e diversa rispetto al terzo quadro, per cui, PL
in base a quanto precisato a pag. 264, il sistema è quello
dimetrico. In questo caso solo due angoli, dei tre formati
dagli assi cartesiani, sono uguali e la loro ampiezza, a
differenza di quanto avviene nel sistema isometrico, in
cui gli angoli sono sempre di 120° e quindi invariabili, O

può essere presa a piacere, evitando ovviamente i 90°;


x 1
ciò dipende dalla diversa forma che può avere il triangolo 2
isoscele fondamentale.
PO y

37 lato del cubo = 2,35 cm Nell’esempio qui rappresentato si è scelta un’ampiezza


scala numerica per z e x z' di 130° per i due angoli ottusi uguali e di 100° per
2,35 cm x 0,922 = 2,166 cm
il terzo per illustrare il metodo diretto del sistema
scala numerica
dimetrico, quale esempio di scala numerica (fig.��) e
scala grafica (fig.��).
Il disegno della fig. 37 utilizza la stessa forma
2,35 x 0,922

13

geometrica della fig. 24 di pag. 264, il che consente di


°
100

confrontare al meglio le diverse figure che si possono


O' ottenere con i tre sistemi (isometrico, dimetrico,
2,
35
x' x 0,
trimetrico).
52
8
La fig. 37 mostra la rappresentazione di un cubo, nel
sistema dimetrico, eseguita con la scala di riduzione
numerica. Tracciati gli assi x, y, z come nella fig. 36,
y'
130° ossia con gli angoli di 130°, 130°, 100°, per ricavare il
scala numerica per y
2,35 cm x 0,528 = 1,240 cm rapporto di riduzione in scala numerica si assegna a
ciascun asse il valore dimensionale, che nella dimetrica
varia con il variare degli angoli. Con l’ampiezza
data in questa tavola agli angoli degli assi, il valore
dimensionale è uguale a 0,922 su z’ e x’ e a 0,528 su y’.
scala geometrica
38
0 1 2

scala assonometrica per gli assi z, x

0 1 2

scala assonometrica per l’asse y

0 1 2

Osservazione: come a pag. 264, si determinano:


nella scala numerica della fig. 37 l’assonometria
dimetrica del cubo, nella fig. 38 le scale geometrica
e assonometrica e, nella scala di riduzione
assonometrica della fig. 41 a pag. 269, l’assonometria
dimetrica di uno schema volumetrico.
lezione 17

32450_249-286_giu2016.indd 268 21/06/16 22:01


Per illustrare l’applicazione di questo metodo a un oggetto Nel sistema dimetrico si ribaltano i due triangoli 2O’3
reale, utilizziamo come immagine di partenza quella di e 2O’1 situati sul quadro assonometrico e si ottengono,
fig.��, ossia lo stesso sgabello Z-tabure di pag. 265, che dà in questo modo, rispettivamente i triangoli rettangoli
luogo al medesimo disegno preparatorio in proiezione 2(O)3 e 2(O)1.
269
ortogonale (fig.��): partire dalla stessa immagine rende Sul cateto (O)3, a partire da (O), si riportano le misure
infatti più agevole e immediato visualizzare e verificare reali delle altezze e delle larghezze; sul cateto (O)2, a
come l’applicazione di ciascun metodo assonometrico partire da (O), si riportano le misure reali delle profondità.

MODULO h. La prospettiva parallela nella geometria e nell’arte /


porti a un effetto tridimensionale differente. Per individuare le misure assonometriche ridotte sui
Dal disegno preparatorio in proiezione ortogonale di rispettivi assi e completare così il disegno assonometrico,
fig. 40 si riportano, nel grafico di fig.��, le misure reali. si procede come nelle figg. 22 e 29 di pagg. 263 e 265.

��▶

z'

3
PV z

H
40 41

Unità 14. Proiezioni assonometriche


x O LT
A

m A

H'

B C

y
PO 90°
(O)

O'
°
90

A'
C'
x' m
1 B'
2
y'

90°

(O)

32450_249-286_giu2016.indd 269 21/06/16 22:01


assOnOMEtRIa ORtOgOnaLE: sIstEMa DIMEtRIcO, MEtODO InDIREttO

Per illustrare il procedimento del metodo indiretto del sistema dimetrico partiamo
dalla stessa planimetria della Casa Girasole (fig.��), e dal relativo disegno preparatorio
270
in proiezione ortogonale (fig.��), già utilizzate a pag. 266. In questo modo è più facile
visualizzare e verificare come, applicando il metodo indiretto del sistema dimetrico,
l’identica immagine dia luogo a una vista assonometrica diversa.

��▶
Per eseguire l’esercizio con il metodo indiretto, si inizia a Perciò, in questo tipo di assonometria, si ribaltano due
disporre gli assi con un’angolazione uguale allo schema triangoli riferiti il primo agli assi x e z, il secondo all’asse y
di fig.�� dove è indicato anche il rapporto di riduzione (nell’esempio 3O’A e 2O’C).
nella scala numerica (0,922 per gli assi x, z e 0,528 per Nella fig.�� si traccia l’angolo α’ (uguale ad α di fig. 45),
l’asse y); quindi si ricercano, a parte, le scale di riduzione necessario per ricavare sulla rispettiva semiretta r’ le
assonometriche con una costruzione simile a quella misure assonometriche ridotte relative agli assi x, z.
disegnata per il sistema isometrico (▶ pag.267, figg. 33 e 34), Nella fig.��, si riportano sulla semiretta r’, lato dell’angolo
con la differenza che nel sistema dimetrico il triangolo β’ (uguale a β di fig. 45) le misure assonometriche ridotte
fondamentale 1-2-3 è isoscele (fig.��). riferite all’asse y.
z

3'
3
43 Z
PV
45
α

m
C
e' e

X O LT
O' B
f' (O)
x e''
1 A 2 A'
C'
y
m

β
2'
f

(O)

3'' r'

46 47
mis

PO Y α'
ure
rido
tte

44
del
le a

z
ltez

r β '
ze

2''
misure ridotte delle profondità - y
e la

130
0,922

rgh
10

r' r
ezz
°

0,922
- z,

x 0,
52
x

y
130°

32450_249-286_giu2016.indd 270 21/06/16 22:01


I procedimenti di esecuzione evidenziati in rosso nelle
figg.��a e b (1a e 2a fase) aiutano a completare il disegno
assonometrico ottenuto con il metodo indiretto.
Le misure sono state raddoppiate rispetto a quelle delle Z
271
proiezioni ortogonali della fig. 43.

MODULO h. La prospettiva parallela nella geometria e nell’arte /


48a 1a fase


10

130
°
O
X

Unità 14. Proiezioni assonometriche


Z
48b 2a fase

32450_249-286_giu2016.indd 271 21/06/16 22:01


assOnOMEtRIa ORtOgOnaLE: sIstEMa tRIMEtRIcO, MEtODO DIREttO

Nella fig.�� il triangolo fondamentale 1-2-3 è scaleno, z 49


poiché il piano secante assonometrico che lo determina è
272
inclinato rispetto ai tre quadri del triedro di riferimento.
3
Per questo motivo, come già accennato a pag. 264, il α

sistema è quello trimetrico. PV


In questa proiezione assonometrica i tre angoli formati PL

dagli assi cartesiani z' sono diversi e la loro ampiezza,


come per il sistema dimetrico (▶ pag. 264), può essere
presa a piacere e varia con il variare del triangolo scaleno
2,35 x 0,899

11

fondamentale.

O
°
12

Nell’esempio gli angoli scelti sono di 110°, 120°, 130°. Come


per gli altri sistemi,2,anche per quest’ultimo è disegnato il
3 35 x x 1 2
metodo diretto ,83
x 0 del sistema 3 trimetrico con esempi di scala
0,73
3 5
2, y
numerica (fig. 50) e scala grafica (fig. y' 51).
x'
PO

130°

50 lato del cubo = 2,35 cm La fig.�� mostra la rappresentazione assonometrica


scala numerica per z
2,35 cm x 0,899 = 2,113 cm di un cubo nel sistema trimetrico utilizzando la scala
scala numerica per x di riduzione numerica.
2,35 cm x 0,8333 = 1,957 cm
La si esegue come negli esercizi alle pagg. 264 e 268,
scala numerica per y z'
2,35 cm x 0,733 = 1,722 cm con la differenza che il valore dimensionale è diverso
su tutti e tre gli assi: in questo caso esso è uguale a 0,899
2,35 x 0,899

su z’, 0,833 su x’ e 0,733 su y’.


11

°0
12

2,35
33 x 0,
x 0,8 733
2,35
y'

x'

130°

lato del cubo = 2,35 cm


scala numerica per
2,35 cm 0,899 = 2,113 cm Osservazione: nel sistema trimetrico, quindi, le scale
scala numerica per di riduzione assonometriche non possono essere mai
2,35 cm 0,833 3 = 1,957 cm
uguali fra loro (fig.��).
scala numerica per
2,35 cm 0,733 = 1,722 cm

scala geometrica
51
0 1 2

scala assonometrica per l’asse z

0 1 2

scala assonometrica per l’asse x

0 1 2
scala assonometrica per l’asse y

0 1 2

32450_249-286_giu2016.indd 272 21/06/16 22:01


Partiamo ancora una volta, come già fatto a pag. 265 e a pag. 269, dal disegno PV z
52
preparatorio in proiezione ortogonale (fig.��) dello sgabello Z-tabure (fig.��). H

Ricordiamo, infatti, che partire dalla stessa immagine chiarisce i differenti


risultati che si possono ottenere applicando i diversi sistemi dell’assonometria.
273
Per realizzare l’assonometria trimetrica nella scala grafica di riduzione
(fig.��) si procede come già visto alle pagg. 263, 265 e 269, ma in questo
sistema si ribaltano i tre triangoli situati sul quadro assonometrico ottenendo,

MODULO h. La prospettiva parallela nella geometria e nell’arte /


x O LT
come mostra l’esempio della fig. 53, i triangoli rettangoli 1(O)3, 2(O)1, 3(O)2; A
essi sono necessari per ricavare sui cateti (O)1, (O)2, (O)3 le misure reali
e, successivamente quelle ridotte, rispettivamente delle larghezze, delle
profondità e delle altezze.

z'
B C
53
3 y
PO

(O)

90°
m m
H'
(O)

Unità 14. Proiezioni assonometriche


90°

90°
90°

C'

A'

B' m 2
1 y'
x'
90
°

90°
C

(O)
��▲

Osservazione: confrontando i risultati ottenuti con il


sistema isometrico (pag. 265), dimetrico (pag. 269) e trimetrico
di questa pagina, si può osservare come le diverse disposizioni
degli assi e quindi delle scale assonometriche determinino
effetti visivi diversi di uno stesso schema volumetrico.

32450_249-286_giu2016.indd 273 21/06/16 22:01


AssonometriA ortogonAle: sistemA trimetrico, metodo indiretto

Anche in questo caso si parte dalla planimetria della Casa Girasole (fig.��) già utilizzata
per illustrare i procedimenti dei sistemi isometrico e dimetrico eseguiti secondo i
274
metodi indiretti. Di conseguenza è identico anche il disegno preparatorio in proiezione
ortogonale di fig.��, necessario per costruire l’assonometria trimetrica di fig. 62a.
Per realizzare questo disegno assonometrico con il metodo indiretto del sistema
trimetrico, si procede, con alcune varianti, come già visto (▶ pagg. 266-267 e 270-271).

Z ��▶
56 PV

In fig.�� le angolazioni degli assi sono di 110°, 120° e 130°


e il rapporto di riduzione nella scala numerica è 0,899 per
l’asse z; 0,833 per l’asse x; 0,733 per l’asse y.
X O LT Poiché il triangolo fondamentale 1-2-3 della fig.��
(necessario per ricercare a parte le scale di riduzione
assonometriche) è scaleno, occorre ribaltare tutti
e tre i triangoli rettangoli (1O’B, 2O’C, 3O’A, riferiti
rispettivamente agli assi x, y e z).
Di conseguenza sono tre anche gli angoli di riduzione
necessari per ricavare i rapporti tra le misure reali
e le corrispondenti misure assonometriche: α’, β’ e γ’
(figg.��, �� e ��) uguali ad α, β e γ di fig. 58.
Successivamente su ciascuna semiretta r’ si ottengono
le misure assonometriche ridotte, rispettivamente, delle
altezze, delle profondità e delle larghezze.
(O)
PO Y
z

B'
f
57 z 58 m
3 3'
γ
1'
α
12

e' e


11

0,899

C m

3 B
O'
0,83 0,7
33 g' (O)
x f'
y 1 2
x A'
A y
C'
130° m

β
2'
g

3' (O)

α'
mi
su
re
rid
misure ridotte delle altezze - z

ott
ed
elle r
59 r 60 r
pro
fon
61
dit
à-
y
r'

β' 2'
r' e-x
hezz
r' larg
elle
o tte d
γ' re rid
misu
1'

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Z
Z

Z
I procedimenti di esecuzione evidenziati in rosso 1a fase 62a
nelle figg.��a e b (1° e 2° fase) aiutano a completare
l’assonometria trimetrica ottenuta con il metodo
indiretto. Le misure sono state raddoppiate rispetto


275

12
11
a quelle del disegno preparatorio della fig. 56.


12
11


O
O

MODULO h. La prospettiva parallela nella geometria e nell’arte /


12
11


O

Y
Y
X
X

Y
X

Z
Z

2a fase 62b

Unità 14. Proiezioni assonometriche


O
O

Y
X Y
X
Y
X

Osservazione: come già constatato per i metodi diretti, il confronto fra i risultati grafici ottenuti con i metodi indiretti
dei sistemi isometrico (▶ pagg. 266-267), dimetrico (▶ pagg. 270-271) e trimetrico (▶ pagg. 274-275) evidenzia come la veduta
d’insieme dello stesso edificio vari al variare delle diverse disposizioni degli assi e, quindi, delle scale assonometriche adottate.

32450_249-286_giu2016.indd 275 21/06/16 22:01


la geOmetria nell’arte
L’assonometria in architettura
276

Leggere le architetture del passato


In architettura l’assonometria è utilizzata per leggere più facilmente le volumetrie e la disposizione degli
spazi all’interno delle strutture architettoniche.
Osserva in queste pagine gli esempi di spaccati assonometrici di alcune grandi architetture del passato,
le ricostruzioni grafiche degli spaccati assonometrici permettono di distinguere chiaramente la struttura
originaria di opere architettoniche che, nel corso del tempo, hanno subito trasformazioni.

La piramide egizia
camera del re camera di scarico
La semplice forma geometrica della
piramide è in architettura una delle corridoio ascendente
strutture più razionali e riassume
simbolicamente lo spirito di tutta
camera della regina
la civiltà egizia.
La piramide più famosa e grande è
quella di Cheope con quattro facce
triangolari lisce inclinate di circa
52° e simbolicamente orientate
verso i quattro punti cardinali.
Lo spaccato assonometrico
(fig.➊a) e lo schema grafico
Pozzo
(fig.➊b) consentono di osservare
il complesso sistema di passaggi
all’interno della piramide. camera sotterrranea
Il corridoio ascendente, la
parte dell’opera considerata ➊a ▲ Spaccato assonometrico della piramide di Cheope, 2560-40 a.C. Giza (Egitto).
più misteriosa anche perché vi
compaiono le uniche scritte (incise
per di più in una lingua non egizia), ➊ b ▶ Schema grafico
della piramide.
conduce in alto alla camera del
Re. Da qui partono due condotti SISTEMA DI PASSAGGI
per l’aria che attraversano tutta NELLA PIRAMIDE
la struttura fino a emergere DI CHEOPE
all’esterno nelle pareti nord e sud. e
e a ingresso principale
Cunicoli simili non esistono in
nessun’altra piramide. Condotti b camera del re
f
di aerazione sono presenti anche c camera della regina
nella sottostante camera della d corridoio ascendente
b
Regina, ma questi, a differenza d e condotti
di quelli della camera del Re, non f camera di scarico
hanno uno sbocco fuori dalla c a
g canna di pozzo
piramide. Secondo alcuni studiosi g
h camera sotterranea
questa anomalia è dovuta al fatto
che i costruttori non riuscirono a h
terminare quei cunicoli.

32450_249-286_giu2016.indd 276 21/06/16 22:01


277

la basilica paleocristiana

MODULO h. La prospettiva parallela nella geometria e nell’arte /


La basilica di San Pietro è un Questa disposizione offre al fedele semicilindrica, innestata sulla
prototipo dell’architettura una visione immediata dell’altare, parete di fondo e coperta da un
paleocristiana. Fu edificata dopo situato di fronte, sul lato opposto, quarto di sfera, il catino absidale.
l’editto di Costantino (313 d.C.) sul e si conserverà sempre nelle Il corpo longitudinale è tagliato
luogo della sepoltura dell’apostolo basiliche cristiane. trasversalmente dal transetto,
Pietro per volontà dello stesso La basilica è preceduta da un un’altra navata rettangolare e
imperatore e completata nel 329, quadriportico: un atrio a cielo sporgente, che conferisce alla
anno della sua consacrazione. aperto, pressoché rettangolare, pianta della basilica una forma
La pianta si sviluppa in senso circondato da porticati. a croce di Cristo, perciò detta a
longitudinale e, a differenza delle L’interno è diviso in cinque navate, croce latina.
basiliche pagane romane dalle quali separate da colonne. La navata La copertura della chiesa era a
deriva, l’ingresso si trova su uno dei centrale, più larga e più alta delle falde inclinate, sostenute da travi
lati minori. laterali si conclude con un’abside in legno chiamate capriate.

transetto
caPriate

ingresso

Unità 14. Proiezioni assonometriche


➋ a▶
Spaccato
assonometrico abside
dell’antica
basilica di San
Pietro (basilica navata centrale
costantiniana),
iv sec. Roma.

quadriPortico

➋ b▶
Pianta della
basilica.

32450_249-286_giu2016.indd 277 21/06/16 22:01


278

la basilica romanica
Lo spaccato assonometrico rende Pilastro cruciforme
visibile sia la struttura nel suo tetto a caPanna
complesso, sia i particolari esterni
altare soPraelevato
e interni degli elementi della loggette
basilica di San Michele Maggiore
contrafforte
a Pavia, uno dei più significativi
esempi di basilica romanica.
La pianta è quella tipica di questo
periodo artistico: ripartizione dello
spazio interno in tre navate, di
cui quella centrale, con campate
quadrate, di dimensioni doppie
rispetto a quelle delle navate
laterali.
Le tre navate sono separate
fra loro non più da colonne,
ma da robusti pilastri cruciformi,
ossia pilastri quadrati cui sono
addossate quattro semicolonne Pavimento criPta
che danno loro la forma di croce. Portali e finestre
strombati
La scansione degli spazi è, come ➌a ▲ Spaccato assonometrico
già sai (▶ pag. 220), su tre livelli: della basilica di San Michele Maggiore,
pavimento, altare e cripta. xi-xii sec. Pavia.
Nei muri esterni, di notevole
spessore come è tipico
dell’architettura romanica, i pieni
prevalgono sui vuoti; perciò
finestre e feritoie sono strombate,
ossia svasate, verso l’interno in
modo da ampliare la diffusione
del fascio di luce che penetrava
attraverso le piccole aperture.
All’esterno, la facciata è divisa
verticalmente in tre parti
da contrafforti, elementi di
sostegno aggettanti, mentre
orizzontalmente essa è percorsa in
alto da loggette che seguono
gli spioventi del tetto a capanna,
al centro da finestre (circolari, ➌b ▲ Pianta della basilica.
monofore e bifore) e in basso
da tre portali profondamente
strombati che danno accesso alle
rispettive navate.

32450_249-286_giu2016.indd 278 21/06/16 22:01


279

La cattedrale gotica

MODULO h. La prospettiva parallela nella geometria e nell’arte /


L’architettura gotica presenta arco a sesto acuto
Pinnacolo
importanti innovazioni tecniche
basate su uno studio approfondito
di pesi, spinte e controspinte dei
arco ramPante
vari elementi strutturali.
La pianta è a tre navate, con una
campata rettangolare, in quella
centrale, e due campate quadrate
nelle due laterali; le navate
sono separate da pilastri polistili,
composti cioè da semicolonne
addossate a un nucleo centrale.
Il transetto, trasversalmente corto,
è longitudinalmente assai profondo
e, anch’esso, a tre navate. Al di là
del transetto il corpo longitudinale
si arricchisce di altre due navate, contrafforte
che si concludono con un doppio

Unità 14. Proiezioni assonometriche


deambulatorio (corridoio di forma grande vetrata
Pilastro Polistilo
semicircolare che circonda l’altare)
sul quale si aprono le cappelle
radiali, destinate al culto delle
reliquie. rosone
Nuove strutture equilibrano ➍a ▲ Spaccato assonometrico,
della cattedrale di Notre-Dame,
le spinte laterali e verticali e
1211-75. Reims (Francia).
migliorano la staticità dell’intera
costruzione, rendendo superflua la
presenza di mura spesse:
- l’arco rampante posto tra un
contrafforte e l’altro;
- il pinnacolo (piccola guglia a forma
piramidale o conica);
- l’arco a sesto acuto, che
sostituisce quello a tutto sesto
utilizzato nel romanico.
Perciò le cattedrali gotiche
hanno pareti di spessore non
eccessivo, aperture più ampie di
quelle romaniche e una migliore
illuminazione interna. ➍b ▲ Pianta della cattedrale.
Nella parte alta della facciata
principale si apre il rosone, di forma
circolare, chiuso da una vetrata
istoriata.

32450_249-286_giu2016.indd 279 21/06/16 22:01


prOva subitO: assonometria v
280
1. Nella faccia sud-orientale del basamento della Colonna Traiana (figg.➊a e b) si apre una porta che introduce in
un piccolo ambiente d’ingresso: come si vede nella pianta (fig.➋a) quest’ultimo conduce alla camera funeraria,
a sinistra, dove un’urna d’oro conserva le ceneri dell’imperatore, e alla base della scala coclide, a destra, che
percorre il fusto cavo della colonna permettendo di salire sino alla sommità. La colonna, quindi, ha una doppia
funzione: celebrativa e funeraria.
osserva in fig.➋b la vista assonometrica dell’interno del piedistallo della colonna traiana. poi, servendoti della
pianta disegnata in fig. 2a, prova a riproporla graficamente con un sistema assonometrico di tipo ortogonale
(isometrico, dimetrico o trimetrico).

➊a ◀ Colonna Traiana, 110-113 d.C. Roma.

➊b ▼ Particolare del piedistallo cubico della colonna. ➋a ▼

Urna Funeraria

Ingresso

➋b ▼

32450_249-286_giu2016.indd 280 21/06/16 22:01


la geOmetria nell’arte
L’assonometria esplosa in architettura
281

Roma: Colonna Traiana

MODULO h. La prospettiva parallela nella geometria e nell’arte /


La Colonna Traiana (▶ pag. 280, fig. 1a) è alta 29,78
metri e con il piedistallo raggiunge l’altezza totale di GARittA
39,86 metri.
Esternamente è percorsa da un fregio a spirale
continua che si sviluppa in 23 giri e illustra le fasi più
importanti delle guerre condotte da Traiano contro i terrazzino

Daci dal 101 al 106 d.C. garitta

L’altezza del fregio aumenta progressivamente verso


l’alto, bilanciando così l’effetto ottico provocato dallo
schiacciamento prospettico dovuto alla distanza di chi
guarda dal basso.
Internamente la colonna è cava e contiene una scala
coclide di 185 gradini. L’ultimo gradino porta all’interno
di un piccolo ambiente, quasi una garitta, posto su un fregio a sPirale
terrazzino quadrato. Esso funge da basamento per la (23 GiRi)
statua che sormonta la colonna.
La statua originaria, che raffigurava l’imperatore
fregio a spirale
Traiano, fu asportata nel Medioevo e nel 1587, per (23 giri)

Unità 14. Proiezioni assonometriche


volere di Pio v, sostituita da una statua di San Pietro.
Il metodo grafico dell’assonometria “esplosa”
sCAlA CoCliDE
utilizzato in architettura consente mirabilmente di
osservare contemporaneamente le parti interne ed
esterne di una struttura (fig.➊). scala coclide

Sembra che un’esplosione abbia causato la divisione


della colonna in più pezzi (nell’esempio in senso
verticale) : da ciò deriva il nome “esploso” dato a
questo tipo di disegno.
basamento

BAsAmEnto

CAmERA
FunERARiA

camera funeraria

➊ ▶
Assonometria esplosa
della Colonna Traiana. inGREsso

32450_249-286_giu2016.indd 281 21/06/16 22:01


282

Vicenza: La Rotonda
L’assonometria esplosa è utilizzata,
in architettura, per descrivere
graficamente parti interne ed
esterne che costituiscono una
struttura; esse vengono raffigurate
separatamente, ma nell’ordine
e nella reciproca posizione in cui
si dispongono poi nel montaggio.
Pertanto l’edificio rappresentato,
in questo caso una villa palladiana
(fig.➋a), appare diviso in due
come da una esplosione: da
ciò deriva la denominazione di
“esploso” data a questo tipo di
disegno.
Un esploso può apparire diviso,
oltre che orizzontalmente
(fig.➋b), anche verticalmente
e in più pezzi, come a pag. 281.
➋a ▲ Andrea Palladio, Villa Almerico Capra, detta “La Rotonda”,
1566-69. Vicenza.
L’assonometria esplosa può essere
rappresentata con un sistema a
piacere (isometrica nell’esempio).
Questo tipo di rappresentazione
trova impiego anche nel design
e nella progettazione industriale
per illustrare la conformazione e i
➋b ▼
componenti di diversi oggetti.

32450_249-286_giu2016.indd 282 21/06/16 22:01


prOva subitO: assonometria esplosa v
1. Nelle strutture architettoniche si intravedono facilmente composizioni 283
di solidi geometrici.
È il caso dei prismi ottagonali che compongono l’intera volumetria del

MODULO h. La prospettiva parallela nella geometria e nell’arte /


castello romanico di Federico ii presso Andria (fig.➊a).
Si tratta di un’opera grandiosa, che presuppone conoscenze
matematiche e geometriche, costituita in pianta da ottagoni regolari
che si ripetono sia nel prisma centrale, con la relativa apertura a cielo
aperto sia nei prismi delle torrette posti in corrispondenza dei vertici
della pianta. Visto dall’alto il castello richiama la forma di una corona,
il che potrebbe spiegarne la funzione, di fatto tuttora sconosciuta,
ovvero la celebrazione e l’affermazione del potere imperiale.
osserva le due strutture ispirate a questo edificio e da esse ricava le
proiezioni assonometriche con le relative esplosioni: verticale dalla
fig.➊b (▶ pag. 281), orizzontale dalla fig.➊c (▶ pag. 282, fig. 2b).

➊a ▼ Castel del Monte, XIII sec. Andria (Andria-Trani-Barletta).


1b

Unità 14. Proiezioni assonometriche


1c

32450_249-286_giu2016.indd 283 21/06/16 22:01


faCCiamO il puntO
284

Riconosciamo e utilizziamo le proiezioni assonometriche

1. disegna in assonometria cavaliera rapida un 6. Esegui l’assonometria dimetrica, con il metodo


prisma retto a base pentagonale appoggiato indiretto, della struttura volumetrica disegnata
con una faccia sul PO. in prima e seconda proiezione nella fig.➋.
z
2
2. disegna in assonometria cavaliera generica PV

una piramide retta esagonale affiancata a un


parallelepipedo; le basi dei due solidi poggiano
sul PO e hanno un vertice in comune.

3. disegna in assonometria monometrica x O LT


un ottaedro regolare poggiante con un
vertice sul PO; sovrapposta a esso è una
piramide a base quadrata avente l’asse,
perpendicolare al PO, in comune con quello
dell’ottaedro. PO
y

4. esegui l’assonometria monometrica dello 7. disegna in assonometria militare un


schema volumetrico disegnato in prima e parallelepipedo poggiante, in parte, con una
seconda proiezione nella fig.➊. faccia su una faccia superiore di un cubo.

z 1 8. disegna in assonometria trimetrica, con il


PV metodo diretto, una piramide a base quadrata
e un cubo retti, l’una sovrapposta all’altro e
aventi le basi uguali e coincidenti.

9. esegui l’assonometria isometrica, con il


metodo indiretto, delle lettere A, F di fig.➌
x O LT
(dall’esercizio puoi ricavare altre composizioni
utili a realizzare progetti grafici pubblicitari).
z
3
PV

PO

x O LT

5. disegna in assonometria isometrica,


con il metodo diretto, un prisma triangolare
e una piramide esagonale retti affiancati
a piacere; la piramide poggia con il vertice
sul PO e l’asse, rispetto a quest’ultimo, è
perpendicolare. PO y

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v
285

10. disegna in assonometria trimetrica, con il 16. Esegui l’assonometria cavaliera rapida della

MODULO h. La prospettiva parallela nella geometria e nell’arte /


metodo indiretto, un prisma ettagonale retto struttura volumetrica disegnata in prima e
poggiante con una base sul PO; affiancagli un seconda proiezione nella fig.➎.
ottaedro regolare poggiante con uno spigolo
su un suo spigolo e con un vertice sul PO.
z
l’asse dell’ottaedro è perpendicolare al PO. PV
5
z
PV
z
11. disegna in assonometria militare un cilindro PO
PV

interposto fra due parallelepipedi di uguali PV


dimensioni e con le basi quadrate; i tre solidi
hanno l’asse, perpendicolare al PO, in comune. LT O
LT O

12. disegna in assonometria monometrica un LT O x

cono retto sovrapposto a un cilindro retto; il LT O


LT O

vertice del cono poggia sulla base superiore


del cilindro; i due solidi hanno l’asse,
perpendicolare al PO, in comune. PO
PO

13. disegna in assonometria cavaliera, prima rapida z


PV
PO

Unità 14. Proiezioni assonometriche


e poi generica, uno stesso gruppo di solidi PO
y
formato da un cubo sovrapposto a una piramide
esagonale capovolta; gli assi dei due solidi sono
perpendicolari al PO ma non coincidenti.
17. esegui l’assonometria cavaliera generica della
14 disegna in assonometria isometrica, con struttura volumetrica disegnata in prima e
un metodo a piacere (diretto o indiretto), seconda proiezione nella fig.➏.
un cilindro obliquo al PO e al PL, con l’asse
parallelo al PV e poggiante su uno spigolo
superiore di un cubo. z 6

15. esegui in assonometria isometrica, con PV

il metodo indiretto, la composizione


volumetrica disegnata in fig.➍.
PV Z 4

X LT

x O LT

PO
Y y
PO

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faCCiamO il puntO v
286
286

18. Esegui in assonometria isometrica, con il metodo 21. disegna in assonometria trimetrica, con
indiretto, lo schema architettonico disegnato in il metodo indiretto, un tetraedro regolare
prima e seconda proiezione nella fig.➐. appoggiato con un vertice sul PO; a esso
PV z
è sovrapposta una piramide con la base
7 triangolare uguale e coincidente con la
faccia superiore del tetraedro. gli assi dei
due solidi, perpendicolari al PO, sono l’uno il
prolungamento dell’altro.

22. disegna con un sistema assonometrico


x O LT a piacere una struttura architettonica
costituita da tre o più gradini.

23. La struttura architettonica del piccolo


edificio di fig.❾, a pianta ottagonale,
è composta da una piramide e da un
prisma ottagonali sovrapposti.
ricava graficamente un esploso
assonometrico utilizzando un metodo a tua
PO
scelta.
y

19. esegui in assonometria trimetrica, con il metodo


indiretto, la struttura volumetrica disegnata in
prima e seconda proiezione nella fig.➑.

PV z
8

x O LT

PO y

20. disegna in assonometria militare un esaedro;


sovrapponi a esso una piramide retta a base
quadrata capovolta e avente i lati di base
uguali agli spigoli del cubo. gli assi dei due
solidi, perpendicolari al PO, sono in comune. ❾▲ Cappella di Sant’Agata, xii sec. Pisa.

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Prospettiva:
elementi basilari
mODulO i
Prospettive centrali e accidentali:
metodi e tecniche

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unitÀ 15
288
Proiezioni prospettiche
La prospettiva è la parte della La prospettiva permette di La prospettiva si distingue
geometria descrittiva che studia rappresentare qualsiasi oggetto in prospettiva aerea e prospettiva
gli effetti illusionistici creati reale su un piano trasparente geometrica o lineare.
dalla visione umana: si tratta (chiamato piano prospettico La prospettiva aerea ricerca, in
quindi di una illusione ottica o semplicemente quadro) pittura, le variazioni di intensità
regolata da leggi prospettiche tramite un’immagine che luminosa e di gradazione di colore
ben precise, che permettono di corrisponde a quella data dalla in rapporto alle distanze, sfuggendo
disegnare gli oggetti nella loro visione diretta del nostro occhio quasi completamente a regole
tridimensionalità. A differenza che lo osserva da un punto ben precise e quindi con un valore
delle proiezioni già esaminate, determinato (fig. 1). esclusivamente artistico.
mODulO i Prospettive centrali e accidentali: metodi e tecniche

ortogonali e assonometriche, A differenza delle proiezioni La prospettiva geometrica o


che rappresentano gli oggetti cilindriche, come quelle ortogonali lineare è riferita al disegno tecnico.
così come sono nella realtà, la e assonometriche, la prospettiva Questo ramo della prospettiva si
prospettiva dà la possibilità di è una proiezione conica avente un propone di riprodurre nel modo più
raffigurare un oggetto così come unico centro di proiezione, detto fedele l’effetto della visione diretta,
lo vede il nostro occhio, ovvero centro proprio, posto a distanza mediante regole rigorose
deformato rispetto alla realtà. finita (▶ pagg. 106 e 107). e sistematiche.

1
Nella rappresentazione spaziale
assonometrica (fig.➊) il centro
O
di proiezione P.V. è costituito
dall’occhio dell’osservatore, da O» PP
DR
UA
cui partono i raggi proiettanti, «Q
rente
pa
chiamati raggi visuali (in rosso); no
tras
pia
questi, uniti con i vertici della centro di proiezione
G
figura reale, intersecano il piano rea
le
L G' raggi visuali
P.V.
ura
trasparente, quadro (in grigio), fig H'
F'
osservatore
H F
determinando su di esso la
E' C'
proiezione conica dell’oggetto, E
chiamata figura prospettica C
B'
o prospettiva dell’oggetto. ra a
figu ettic T
Pertanto, nell’osservare D B A' prosp

il grafico risulta evidente


che per ottenere un’immagine A
prospettica sono indispensabili:
il punto di vista P.V. (occhio
dell’osservatore), il piano L

trasparente (quadro) e l’oggetto


(figura reale).

32450_287-319_4.indd 288 12/01/16 13:05


15.1
elementi neCessari per eseguire la prOspettiva lineare
289
Per eseguire una prospettiva lineare è indispensabile conoscere Le figg. 3 e 4 rappresentano le
i principali elementi prospettici presentati, con le relative definizioni, proiezioni ortogonali della fig. 2
nella rappresentazione assonometrica della fig.➋. vista separatamente prima dall’alto

MODULO I. Prospettive centrali e accidentali: metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche
e poi di fronte.
2 La fig.➌ rappresenta la figura
preparatoria, cioè la proiezione
nte
ortogonale vista dall’alto, di tutti gli
are
et
ras
p elementi prospettici elencati, eccetto
r
r io O
pe
Su O» ipa
le) il piano orizzontale immaginario
i c
l e
a AD R
r i nc Pia volC_A05_f008
rt
Ve «Q
U
nto
p no
Or (fig. 2, in arancio).
no (pu izz
pia
Se
mi PP
dis
on
tal
e La fig.➍ rappresenta in proiezione
nte tan
’ ori
zzo za
pr i
nc
ortogonale, visto di fronte, il quadro
ad ipa
l ine le (in grigio) su cui si ricava l’immagine
ta)
vis )
L di ne
B (pu
t o
n o iezio prospettica.
P.V. p ro
i
od
ntr
C (ce
Se A ura a
T
mi
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ob ali SOP
noO
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i visu 3
zo
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leP
os
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ior ter pp A B
e di
ea
lin
e) figura
ion
L «G staz obiettiva
EO di
Se
mi
ME nto
pia TR
AL (pu
no E» PS
Or
izz D C
on
tal
eA
nte
r io

raggi v
re
Q ≡ LO ≡ LT PP ≡ pp

isuali
▲ Punto di vista (P.V.) o posteriore (SOP): è la corrisponde alla distanza
centro di proiezione: è parte del geometrale sulla dell’osservatore dal quadro;
l’occhio dell’osservatore. quale poggia l’oggetto reale essa interseca volC_A05_f009
▲ Figura obiettiva: è (ABCD). perpendicolarmente il
l’oggetto da rappresentare ▲ linea di terra (LT): è la quadro prospettico ed è
in prospettiva (il quadrato retta d’intersezione del anche il raggio visuale
ABCD, in verde). quadro con il geometrale. principale o asse visivo.
P.V. ≡ PS
▲ Semipiano verticale ▲ Punto di stazione (PS): è ▲ Punto giacente sulla LT
superiore (SVS), chiamato la proiezione ortogonale (pp): è il piede della «GEOMETRALE»

quadro prospettico (QP) o del punto di vista sul perpendicolare condotta da SOA
semplicemente quadro (Q): geometrale. La quota PP o da PS sulla linea di
è la superficie verticale, P.V.-PS corrisponde terra.
che si immagina all’altezza dell’occhio ▲ Piano orizzontale (PO): è
trasparente, interposta tra dell’osservatore rispetto al il piano immaginario (in
l’occhio dell’osservatore geometrale. arancio) passante per il SVS
«QUADRO» 4
(P.V.) e l’oggetto reale ▲ raggi visuali (in rosso): punto di vista (P.V.) e
P.V. ≡ PP
(ABCD). sono le rette proiettanti parallelo al geometrale. L O
▲ Geometrale: piano determinate dall’unione del ▲ linea d’orizzonte (LO): è
orizzontale (in giallo) diviso punto di vista con i vertici la retta d’intersezione del
dal quadro prospettico in della figura obiettiva piano orizzontale con il
due semipiani. (ABCD). quadro e passante per il
▲ Semipiano orizzontale ▲ Punto principale (PP): è la punto principale PP. La LO
anteriore (SOA): è la parte proiezione ortogonale del è sempre parallela alla LT e
del geometrale su cui punto di vista sul quadro. la sua distanza da questa è
poggia l’osservatore. L’aggetto P.V.-PP, o uguale all’altezza
L T
▲ Semipiano orizzontale distanza principale, dell’occhio dell’osservatore. PS ≡ pp

32450_287-319_4.indd 289 12/01/16 13:05


15.2
enti geOmetriCi neCessari per eseguire la prOspettiva lineare
290
Per rappresentare in prospettiva una retta qualsiasi è necessario individuare almeno due dei suoi punti:
uno proprio, rintracciabile sulla retta stessa, l’altro improprio (all’infinito), chiamato punto di fuga.
I punti di fuga, che sono proiezioni sul quadro di punti all’infinito, si trovano sempre (come il punto
principale PP) sulla linea d’orizzonte e in essi concorrono rette parallele tra loro.
Gli esempi grafici che seguono chiariscono il concetto di punto proprio e quello di punto di fuga.

Determinare i punti di fuga e le prospettive di due


5
rette r e s, giacenti sul semipiano posteriore del
geometrale e comunque inclinate rispetto al quadro (Q
)
O
O Fr
Nella rappresentazione spaziale assonometrica della A DR
QU
fig.➎ si individuano, come nella fig. 2 a pag. 289, i PP
Fs
principali elementi prospettici. Sul geometrale, e r'

PO
precisamente sul semipiano posteriore, si tracciano due L P.V.
rette s e r (in azzurro) comunque inclinate rispetto al r
T
quadro. s'

I punti propri delle due rette sono facilmente s Tr


rintracciabili nelle loro intersezioni con la linea di terra: pp

Ts e Tr, tracce rispettivamente di s e di r. L


Ts
GE
OM
Per ricercare i punti impropri all’infinito, ossia i punti di ET
RA
PS
LE
fuga sulla LO indispensabili per ottenere le prospettive
(T
)
delle due rette, si conducono dal punto di vista (P.V.)
i raggi visuali (in rosso) paralleli alle rette s e r. Essi
incontrano il quadro determinando sulla LO i punti di
fuga Fs e Fr, rispettivamente delle rette s e r.
Congiungendo Ts (traccia di s) con Fs (fuga di s) si ottiene
sul quadro la prospettiva s’ della retta s (in azzurro). volC_A06_f012

Analogamente si ricava, sempre sul quadro, la prospettiva


r’ della retta r.

Le figg.➏ e ➐ rappresentano rispettivamente le


proiezioni orizzontale (veduta dall’alto) e verticale 6 7
(veduta frontale) della fig. 5 dimostrativa.
Dopo aver riportato nella fig. 6 preparatoria la
costruzione disegnata nella fig. 5, si passa alla fig. 7, s r QUADRO (Q )

dove si ottiene la stessa rappresentazione prospettica Q ≡ LO ≡ LT Fs PP ≡ pp Fr P.V. P.P.≡ PP


Fs≡P.V. Fr
L O
delle rette s’ e r’ già eseguita nel disegno assonometrico Ts Tr

di assieme della fig. 5.


s' r'

P.V. ≡ PS
L T
Ts PS ≡ pp Tr
GEOMETRALE (T)

32450_287-319_4.indd 290 12/01/16 13:05


Determinare i punti di fuga e le prospettive
di due rette r e s giacenti sul semipiano 8
posteriore del geometrale e inclinate di 45°
rispetto al quadro
291
Nel disegno assonometrico d’assieme della fig.➑
si individuano, come per l’esercizio precedente, i ≡P
'D'
O

Fr
principali elementi prospettici. Sul geometrale, Q PP

MODULO I. Prospettive centrali e accidentali: metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche
r'
posteriormente al quadro prospettico (che, PD

come già descritto in precedenza, si immagina Fs
P.V.
PO
L
sempre trasparente), si tracciano due rette T
r
s e r (in azzurro) inclinate di 45° rispetto al s'

quadro. In questo caso si traccia (in rosso) una s


pp
Tr
semicirconferenza giacente sul piano orizzontale Ts

immaginario PO, avente per raggio la distanza L PS


principale P.V.-PP e per centro il punto principale
PP. Essa interseca la linea d’orizzonte LO nei
punti PD e P’D’, chiamati punti di distanza, che
coincidono rispettivamente con i punti di fuga Fs
e Fr delle rette s e r. Infatti, le parallele alle rette
s e r condotte dal punto di vista P.V. (in rosso)
si incontrano sulla LO con i suddetti punti di
distanza determinando Fs ≡ PD e Fr ≡ P’D’.
I punti di distanza sono anche punti di fuga
delle diagonali dei quadrati v eolsaranno in seguito
C_A07_f014
utilizzati per risolvere rapidamente vari esercizi
grafici. Le prospettive s’ e r’ delle rette proposte si
ottengono come nell’esercizio precedente, ossia
unendo le tracce Ts e Tr (punti propri delle rette
s e r) con i punti di fuga Fs ≡ PD e Fr ≡ P’D’ (punti
impropri delle rette s e r) trovati.

Le figg.➒ e �� illustrano le costruzioni 9 10


prospettiche già eseguite nella figura
assonometrica d’assieme.
s Q
r
Q ≡ LO ≡ LT Fs ≡ PD 45° PP Fr ≡ P'D' Fs ≡ PD P.V. ≡ PP Fr ≡ P'D' LO
45°
Ts Tr

s' r'

P.V. ≡ PS

PS LT
Ts pp Tr
T

32450_287-319_4.indd 291 12/01/16 13:05


Determinare i punti di fuga e le prospettive di due 11
rette r e s giacenti sul semipiano posteriore del O

geometrale e perpendicolari al quadro Q


≡F
r
s
Quando le rette sono perpendicolari al quadro i punti di ≡F
PP
292
fuga coincidono con il PP. Infatti, se si tracciano dal P.V. le r
PO
parallele alle rette date s e r giacenti sul geometrale, esse L r'
P.V.
T
coincidono con la distanza principale (asse visivo) P.V.- s s'
PP. Si ha quindi PP ≡ Fs ≡ Fr. Unendo le tracce Ts e Tr delle Tr

rette date con PP si ottengono sul quadro le prospettive pp

delle stesse in s’ e r’. Da ciò si conclude che rette L


Ts

perpendicolari al quadro, ossia all’osservatore, concorrono PS

in un unico punto di fuga e cioè nel PP.


Quanto descritto è verificabile nei grafici della figura
assonometrica d’assieme (fig.��), della figura preparatoria 12 13
(fig.��) e della figura con rappresentazione prospettica
(fig.��).
s r
Q
volC_A08_f019

Q ≡ LO ≡ LT PP ≡ Fs ≡ Fr LO PP ≡ Fs ≡ Fr
Ts Tr

s' r'

LT
P.V. ≡ PS Ts PS ≡ pp Tr
T
14
)
(Q O
O
DR
QUA Fr
PP

r Fs

L
PO Determinare i punti di fuga e le prospettive di due
r' P.V.
T rette s e r giacenti sul geometrale e passanti per il
s
s' punto di stazione
pp
Tr Come negli esercizi precedenti, dopo aver individuato
Ts nella figura assonometrica d’assieme (fig.��) i
volC_A08_f021 L GE principali elementi prospettici, si tracciano sul
OM PS
ET
RA
LE geometrale le due rette proposte s e r (in azzurro)
(T
) passanti per il punto di stazione PS. Per determinare
le relative rappresentazioni prospettiche è necessario,
come al solito, individuare per ogni retta almeno due
punti, uno proprio e l’altro improprio. A tale scopo si
15 16
conducono dal P.V. le parallele (in rosso) alle due rette
r e s, che incontrano il quadro e definiscono sulla LO i
s r
QUADRO (Q ) punti di fuga (punti impropri) Fs e Fr rispettivamente
delle rette s e r. I punti propri, rintracciabili come
Q ≡ LO PP
L
Fs P.V. ≡ PP Fr
O
già noto nelle tracce Ts e Tr, uniti alle fughe trovate,
LT Ts ≡ Fs Tr ≡ Fr
determinano sul quadro in s’ e r’ le prospettive delle
due rette. Queste ultime, come si osserva nelle figg.��
GEOMETRALE (T )

s' r'
e ��, risultano parallele tra loro e perpendicolari sia
alla LT che alla LO. Pertanto nella fig.�� preparatoria
L T
Ts PS ≡ pp Tr le tracce Ts e Tr sono coincidenti rispettivamente con
P.V. ≡ PS
le fughe Fs e Fr.

32450_287-319_4.indd 292 12/01/16 13:05


Determinare i punti di fuga e la prospettiva di 17
O
una retta r giacente sul semipiano posteriore del
i
geometrale e parallela al quadro ≡F
PP
Quando le rette orizzontali sono parallele al quadro, Q Fe
293
come la retta r giacente sul geometrale e tracciata in ∞ PO
L r'
azzurro nelle figg. 18 e 19, esse non hanno punti di
r P.V.
fuga. Infatti, il raggio visuale (in rosso) parallelo alla O' ∞

MODULO I. Prospettive centrali e accidentali: metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche
O T
retta r incontra il quadro all’infinito (fig.��). In questo volC_A08_f023 i'
e'

caso, la prospettiva r’ (figg.�� e ��, in azzurro), resta i


e

pp
parallela alla retta data r. Te
Ti
L
Per determinarla si utilizzano due rette ausiliarie PS

i ed e (in nero) giacenti anch’esse sul geometrale


T
e passanti per un punto O della retta r. Le loro
rappresentazioni prospettiche i’ ed e’ incontrandosi
18 19
determinano sul quadro la prospettiva O’ del O r

punto O. Per O’, parallela alla LT, passa la retta in


volC_A09_f025
prospettiva r’ cercata. Per una più rapida esecuzione,
i e
le due rette ausiliarie sono state disposte l’una
Q
perpendicolarmente al quadro e l’altra passante per il Q ≡ LO ≡ LT PP ≡ pp Fe PP ≡ Fi
L O
Ti Te ≡ Fe
punto di stazione PS.

O' r'

20 i' e'
r P.V. ≡ PS
T L T
Ti Te pp
r' O
i
≡F ∞
PP
Q
i'
Fe
P.V.
PO
L e'

O' Determinare i punti di fuga e la prospettiva di una
O e T
retta r perpendicolare al geometrale
Te
i
pp La retta r (fig.��, in azzurro) perpendicolare al
geometrale non ha punto di fuga, poiché il raggio
Ti

L
PS visuale (in rosso), passante per il punto di vista P.V.
e parallelo a r, incontra il quadro solo all’infinito.
Pertanto la sua prospettiva r’ (figg.�� e ��, in azzurro)
T
resta parallela alla retta data r. Anche in questo caso
per individuarla si ricorre a due rette ausiliarie i ed
21 22 e (in nero), giacenti sul geometrale e passanti per il
O≡r
punto O, piede della retta r.
Dopo aver ottenuto le prospettive i’ ed e’ delle
e
i
Q
r'
due rette ausiliarie, si individua, per il loro punto
Q ≡ LO ≡ LT Fe PP ≡ Fi Fe PP ≡ Fi d’incontro O’, la prospettiva r’ della retta data r.
L O
Ti Te
e'

O'

i'
Te
P.V. ≡ PS L T
T Ti PS ≡ pp

32450_287-319_4.indd 293 12/01/16 13:05


15.3
CerChiO Di Distanza e COnO OttiCO:
volC_A10_f
028

Distanze Ottimali Dell’OsservatOre Dal quaDrO


294
Oltre agli elementi illustrati nelle figure precedenti, ai fini di una corretta impostazione prospettica
è importante conoscere alcune leggi che regolano la prospettiva per evitare aberrazioni ottiche.
Per conseguire questo scopo occorre, innanzitutto, sapere come si ottengono e a che cosa servono il
cerchio di distanza e il cono ottico o cerchio visivo, in rosso negli esempi delle figg. 23 e 25.

cerchio di distanza di centro PP e di raggio A


Q
T A NZ
uguale a P.V.-PP DI
DIS PD 3 23
O
Si individua, ribaltando sul quadro, a destra HI

RC
O o C E R CH

CE
e a sinistra, la distanza principale P.V.-PP. OT
T IC IO
V
O
Eseguendo questa operazione si ottiene

IS
N
CO

IV
CAMPO VISIVO

O
sul piano orizzontale immaginario PO una
PD 2 PP PD 1 O
semicirconferenza, che interseca il quadro L 2 60° 1

sulla linea d’orizzonte determinando i punti


PD1 e PD2, chiamati punti di distanza, già usati P.V.
nella fig. 8 a pag. 291.
Essi servono per risolvere più speditamente PO

alcune costruzioni prospettiche. PD 4

Meno usati sono i punti di distanza PD3 e L pp


T

PD4 (fig.��, in rosso), che giacciono sempre


sul cerchio di distanza esattamente sulla
PS
perpendicolare alla LT tracciata per il centro
PP del cerchio stesso. GEOMETRALE

24 LO ≡ LT PD2 2 PP ≡ pp 1 PD1 Cono ottico o cerchio visivo di centro PP e di raggio


uguale a PP-1
30° 30°
volC_A10_f030 Il cono ottico si individua nell’interno del cerchio di
asse visivo

distanza ed è la base, sul quadro, del cono visivo che ha


per vertice l’occhio dell’osservatore P.V., da cui partono i
P.V. ≡ PS raggi visuali (fig.��, tratteggiati in rosso) che delimitano
il campo visivo (fig.��, in grigio scuro). Entro questo
spazio si dovrà trovare l’immagine prospettica, e per
evitare aberrazioni ottiche i raggi visuali che individuano
il campo visivo non devono essere inclinati più di 30°
GEOMETRALE rispetto all’asse visivo del cono stesso (fig. 24). Pertanto,
per ottenere una buona prospettiva, l’ampiezza dell’angolo
25 Q
AN
ZA di apertura del cono visivo (negli esempi, 1-P.V.-2) non
I ST PD 3
ID deve superare i 60°.
D

o C ERC
IO

IC O HI Quanto sopra esposto non basta per ottenere


TT
CH

O
O
C ER

un’immagine senza aberrazioni prospettiche. Infatti,


VI
O
C ON

S IV

oltre ai raggi limite (raggi visuali che limitano il campo


O

PD 2 P.V. ≡PP PD 1
L O
2 1
visivo), sulla corretta immagine prospettica influisce
CA
MPO ISIVO
anche la distanza dell’osservatore dal quadro, che deve
V
essere all’incirca una volta e mezzo o due volte la misura
PD 4
maggiore dell’oggetto.
L T
pp

32450_287-319_4.indd 294 12/01/16 13:05


lC_A11_f032

Le figg. 26 e 27, disegni preparatori di un


cubo visto dall’alto, mostrano la distanza 26 27
corretta del punto di vista P.V. dal punto
principale PP. Essa dipende, come è F' ≡ D' G' ≡ C'
295
facilmente rilevabile, dalla disposizione
G' ≡ C'
dell’oggetto rispetto all’osservatore.
Nel caso della fig.�� la distanza P.V.-PP misura

MODULO I. Prospettive centrali e accidentali: metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche
misura maggiore H' ≡ B' F' ≡ D'
maggiore
è uguale a una volta e mezzo la misura E' ≡ A' H' ≡ B'
E' ≡ A'
del lato A’B’; nel caso invece della fig.�� LO ≡ LT 2 PP quadro 1 LO ≡ LT F 2 PP quadro 1 F'
90° 90°
la distanza P.V.-PP è uguale a una volta e
mezzo la misura della diagonale B’D’. 60° 60°

Se l’altezza del solido supera la misura


maggiore della pianta, per fissare la
distanza si fa riferimento alla proiezione P.V. ≡ PS
P.V. ≡ PS
verticale del solido in oggetto.

VaRIazIonI dell’IMMaGIne PRoSPettICa: PRoSPettIVa CentRale e aCCIdentale

Dai disegni preparatori delle figg. 26 e 27 si può osservare che l’asse visivo del cono ottico (P.V.-PP) è
sempre perpendicolare al quadro, mentre la posizione dell’oggetto (negli esempi, un cubo) varia rispetto
all’osservatore. Di conseguenza si hanno variazioni dell’immagine prospettica, verificabili nelle figg. 28 e 29,
che danno origine a due tipi di prospettiva: prospettiva frontale o centrale e prospettiva accidentale o d’angolo.
o CERCHIO
Nella prospettiva frontale il quadro N OO
TTICO VIS
IV O
28
CO
è parallelo a una faccia del solido
(fig. 26): nella rappresentazione
E H
prospettica si ha sulla LO un
F G
solo punto di concorso PP, in cui
convergono le linee perpendicolari
all’osservatore (fig.��). 2 PP LO 1

Nella prospettiva accidentale il D C


quadro non è parallelo alle facce A B LT

del solido (fig. 27), ma è variamente pp

inclinato rispetto a esse: nella


rappresentazione prospettica
CAMPO VISIVO
si hanno sulla LO due punti di fuga
F e F’ (in rosso), nei quali convergono
O o CERCHI
TTIC 29
le linee parallele fra loro e oblique NO
O OV
IS I
VO
CO
all’osservatore (fig.��).

Nelle prospettive delle figg. 28 e 29 E


H F
(ottenute raddoppiando le misure G
LO F PP F'
rispetto ai disegni preparatori) sono 2 1
stati determinati sul quadro i cerchi
C
visivi di centro PP e di raggio PP-1
LT B D
(basi del cono ottico), al cui interno
A pp
(campi visivi) si trovano le corrette
immagini prospettiche del cubo. CAMP
O VISIVO

32450_287-319_4.indd 295 12/01/16 13:05


15.4
prOspettiva Centrale: metODO Dei raggi visuali
296
Nella prospettiva lineare, centrale o accidentale, i metodi più usati per risolvere semplicemente
e velocemente i problemi prospettici sono quattro: il metodo dei raggi visuali; il metodo dei punti di distanza;
il metodo dei punti di fuga e delle perpendicolari al quadro; il metodo dei punti misuratori.

La fig.��, assonometrica 30
dimostrativa, ha lo scopo di rendere
O
più chiare le operazioni da eseguire
per applicare questo metodo
prospettico.
PP
In base a quanto visto, si comincia
a disporre tutti gli elementi che
occorrono per realizzare una
prospettiva: Q

P.V.
– l’osservatore, che si trova sul L C
C' raggi visuali
geometrale T;
– il quadro prospettico Q, posto D'
B'
verticalmente e che si B
D T
immagina trasparente;
– il punto principale PP che, CB
come già noto, si trova A'
3
2

sempre sulla linea d’orizzonte LO; A pp


– l’oggetto da rappresentare 1
4
DA proie
in prospettiva (nell’esempio, zion
i rag
gi v
il quadrato ABCD), posto sul isua
li

geometrale e precisamente sul L

semipiano orizzontale posteriore. PS

Poiché si vuole ottenere una


prospettiva centrale (▶ pag. 295,
T
fig. 26), si predispone il quadrato con
due lati (AB e CD) paralleli alla LT.
A questo punto si applica il metodo
dei raggi visuali, che consiste nel
tracciare dal punto di vista P.V.
(occhio dell’osservatore) raggi visuali Per ottenere la prospettiva di A basta PP concorrono le rette perpendicolari
(in rosso) diretti ai vertici A, B, C, individuare l’intersezione del raggio al quadro (▶ pag. 292, figg. 11, 12, 13), lo
D del quadrato: essi intersecano il P.V.-A con il quadro Q. stesso punto A’ (prospettiva di A) si
quadro individuando su di esso, in A’, A tale scopo si utilizza la proiezione ottiene anche unendo DA, proiezione
B’, C’, D’, l’immagine prospettica del sul geometrale T del corrispondente sulla LT del lato DA (perpendicolare
quadrato nella stessa forma in cui raggio visuale PS-A (in rosso), che al quadro), con PP (le freccette in
appare all’osservatore. interseca la LT nel punto 1. nero evidenziano queste operazioni).
Per ottenerla si procede nel seguente Da 1 si innalza una perpendicolare In questo caso, pertanto, è la
modo: si considera un vertice del (in rosso), che incontra il raggio perpendicolare prospettica DA-PP
quadrato (per esempio A) e lo si visuale P.V.-A e determina il punto a intersecare il raggio visuale P.V.-A
unisce con il punto di vista P.V. d’intersezione A’, prospettiva di A. individuando A’ (prospettiva
creando così il raggio visuale P.V.-A. Ricordando che nel punto principale del vertice considerato).

32450_287-319_4.indd 296 12/01/16 13:05


Le figg. 31 e 32 sono state ricavate dalla fig. 30, dimostrativa, di pag. 296 disegnata in assonometria
isometrica. Pertanto tutte le loro dimensioni sono state riportate applicando il già noto rapporto di
riduzione (▶ pag. 264), ossia dividendo le misure fissate nella fig. 30 per il valore dimensionale 0,816.
Il tutto è stato poi rimpicciolito di 3/5.
297
La fig.�� rappresenta, in proiezione ortogonale, la veduta D C 31
dall’alto (disegno preparatorio) del geometrale T con gli

MODULO I. Prospettive centrali e accidentali: metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche
stessi elementi fondamentali già indicati nella fig. 30,
necessari per la rappresentazione prospettica della fig. 32, e
cioè la proiezione in pianta del quadrato ABCD, la traccia del
quadro, che è coincidente con la LO e la LT, la posizione del A B

punto di vista P.V., che in pianta è coincidente con il punto


LO ≡ LT PP ≡ pp
di stazione PS. Conducendo da P.V. ≡ PS la perpendicolare
DA 1 4 3 2 CB
alla traccia del quadro, si determina il punto principale
PP ≡ pp. Successivamente si tracciano i raggi visuali (in
rosso) come nella fig. 30, e cioè congiungendo il punto di
vista P.V. con i vertici del quadrato.
I raggi visuali, in pianta, coincidono con le proiezioni
sul geometrale dei raggi stessi e pertanto si riducono a
singole semirette che intersecano la LT nei punti 1, 2,
lC_A16_f0483, 4. Le
T P.V. ≡ PS
intersezioni con la LT dei prolungamenti dei lati del quadrato
perpendicolare al quadro sono indicati con DA e CB.
Q PP
L O 32
lC_A16_f049
Nella fig.�� è rappresentata, in proiezione ortogonale, la
veduta frontale (rappresentazione prospettica) del quadro
trasparente Q con gli16_f
volC_A stessi
048 elementi fondamentali già
indicati nella fig. 30, ossia la linea d’orizzonte LO parallela D' C'

alla linea di terra LT e passante per il punto principale


PP. In questa figura l’immagine prospettica A’B’C’D’ del A' B'
volC_A16_f049
quadrato considerato è determinata dalle intersezioni delle
perpendicolari prospettiche DA-PP e CB-PP (in nero) con le L T
DA 1 4 pp 3 2 CB
perpendicolari innalzate dai punti 1, 2, 3, 4 (in rosso).
La posizione di PP sulla LO, assieme alla sua proiezione pp
sulla LT, si ricava dal disegno preparatorio della fig. 31.
Analogamente si riportano sulla LT, a partire da pp, le D 33 34
proiezioni DA e CB dei lati del quadrato perpendicolare
al quadro e i punti 1, 2, 3, 4 di intersezione con la LT delle
A B
proiezioni dei raggi visuali giacenti sul geometrale. A
LO ≡ LT PP LO ≡ LT PP
DA 1 4 A 1 2 B
Dagli esercizi delle figg. 30, 31 e 32, considerando
singolarmente i lati del quadrato, si possono facilmente
dedurre le seguenti proprietà fondamentali:
– le prospettive dei segmenti perpendicolari al quadro T P.V. T P.V.
concorrono nel punto principale PP (fig.��); Q Q
– le prospettive dei segmenti paralleli al quadro restano L
PP
O L
PP
O
parallele alla LT e alla LO (fig.��).
D'
I grafici disegnati nelle figg. 33 e 34 evidenziano quanto A' B'
A'
sopra precisato.
L T L T
1 4 pp A1 pp 2 B

32450_287-319_4.indd 297 12/01/16 13:05


15.5
prOspettiva aCCiDentale: metODO Dei raggi visuali
298
Per applicare il metodo dei raggi visuali alla prospettiva accidentale si predispongono tutti gli elementi necessari, i quali,
rispetto a quelli della prospettiva centrale già indicati nelle pagine precedenti, subiscono, come già noto (▶ pag. 295), le
variazioni riscontrabili nella fig. 35:
– il quadrato ABCD (ossia l’oggetto F O
da rappresentare in prospettiva) 35
è posto sul geometrale con i lati
obliqui, preferibilmente di 30° e 60°,
rispetto al quadro e con un vertice
PP
tangente alla LT;
– sulla LO si fissano, oltre al punto
principale PP, i punti di fuga F e F’,
tracciando dal P.V. le parallele ai lati P. V.
B
AB e AD del quadrato. B' raggi visuali

Ora, nell’applicare il metodo dei raggi


C'
visuali, si procede in modo analogo a Q
60° T
quello descritto alla pagina precedente. C
Dal P.V. si tracciano i raggi visuali 1
(fig.��, in rosso) che, uniti ai vertici B,
D, C del quadrato, intersecano il quadro A'
determinando su di esso D'
pp
l’immagine prospettica A’B’C’D’. 3

Per ottenerla si procede per punti nel F'


30°

seguente modo: si inizia considerando L


D
2
il vertice A, che è tangente alla LT proiezioni ra
ggi visuali
PS
e interseca quindi il quadro nel
punto medesimo; di conseguenza la
prospettiva di A cade in A’. Pertanto,
L
ricordando che le rette parallele tra
loro e oblique al quadro concorrono
nello stesso punto di fuga sulla LO
(▶ pagg. 290 e 291), si unisce A’ a F e
F’. Le intersezioni dei raggi visuali T

P.V.-B e P.V.-D rispettivamente con le


concorrenti A’F e A’F’ determinano
le prospettive dei vertici B’ e D’, che,
se la costruzione è esatta, devono
necessariamente coincidere con le
perpendicolari condotte dai punti 1 e 2
Osservazione: considerando 36
riportati dalla LT. Essi, come già noto,
un lato del quadrato B
sono individuati dalle proiezioni dei
(nell’esempio, AB) possiamo
rispettivi raggi visuali giacenti sul
dedurre la seguente proprietà
geometrale (in rosso). Congiungendo LO ≡ LT PP F LO PP F
fondamentale: le prospettive A 1
B’ con F’ e D’ con F si ottiene il vertice
dei segmenti comunque
C’, che, se la costruzione è esatta, deve
inclinati rispetto al quadro B
coincidere (come nella fig. 35), con la
concorrono in un punto di
perpendicolarecondotta dal punto 3
fuga sulla LO (fig.��). T P.V.
riportato dalla LT. pp A 1

32450_287-319_4.indd 298 12/01/16 13:05


C
Le figg.�� e �� sono state 37 38
ricavate dalla figura dimostrativa B
disegnata in assonometria
monometrica, e pertanto tutte le
lC_AD
18_f054 299
loro misure sono riportate senza
variazioni: nell’esempio esse sono F' LO ≡ LT 30° 60° F F' Q PP F
O
2 3 PP A 1
state rimpicciolite di 3/5. Il disegno

MODULO I. Prospettive centrali e accidentali: metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche
preparatorio della fig. 37 e la
rappresentazione prospettica della C'
fig. 38 sono stati eseguiti come a B'
pag. 297, per cui non richiedono D'
P.V. ≡ PS
ulteriori spiegazioni. T
L T
3 2 pp A' 1

MEtODO DEI RaggI vIsUaLI: PROsPEttIva cEntRaLE E accIDEntaLE DI fIgURE PIanE

Prospettiva centrale di un pentagono regolare D 39


Per eseguire questa prospettiva si predispongono nella figura
preparatoria (fig.��) tutti gli elementi necessari illustrati nelle E C

pagine precedenti, e quindi le proiezioni in pianta del pentagono


ABCDE, del quadro prospettico QP e del punto di vista P.V.
A B
posizionato correttamente. QP 2 3 PP
E A1 D B C
Il punto principale PP, che, come ormai noto, è punto di fuga di
tutte le perpendicolari al quadro, viene determinato conducendo
dal P.V. la normale a QP (asse visivo).
Si congiunge poi, mediante i raggi visuali (in rosso), il P.V. con i
vertici del poligono (nell’esempio, con A, E, D) individuando sulla
traccia del quadro i punti 1, 2, 3 (in rosso).

P.V.

40 Nella rappresentazione prospettica (fig.��) si tracciano


la LT e la LO parallele fra loro e distanti l’una dall’altra a
PP LO piacere. Sulla LO si fissa il punto PP e successivamente si
trova sulla LT la relativa proiezione pp. A partire da pp si
riportano sulla LT, con distanze uguali rispetto a quelle del
disegno preparatorio (nell’esempio tutte le misure sono state
D' raddoppiate), i punti E, A, D, B, C; questi ultimi sono stati
E' C'
individuati, nella fig. 39, dalle perpendicolari alla traccia del
B'
quadro condotte dai vertici del pentagono, per cui concorrono,
A'
LT nella fig. 40, nel punto PP. Similmente si riportano sulla LT a
E A D B pp C
12 3
partire da pp i punti 1, 2, 3; da questi si innalzano le verticali
(in rosso) che, incontrando rispettivamente le concorrenti
A-PP, E-PP e D-PP, determinano i vertici A’, E’, D’. Da A’ ed E’ si
conducono le parallele alla LT, determinando i vertici B’ e C’
che, uniti consecutivamente a quelli già trovati, completano la
prospettiva del pentagono.

32450_287-319_4.indd 299 12/01/16 13:05


C
PROsPEttIva accIDEntaLE DI Un EttagOnO REgOLaRE H 41
n I
B
G
Per realizzare la prospettiva accidentale dell’ettagono
L
EFGHILM si predispone la figura preparatoria
lC_A19_f059 (fig.��),
300
dove il poligono dato, per facilitare l’esercizio, è inscritto D M
F
F'
QP
nella figura piana ABCD. Si fissano, quindi, i punti di E
PP 2 1
fuga F e F’ come al solito (▶ pag. 298), e cioè tracciando le 76 5
4A 3
9 8
parallele dal P.V. ai lati AD e AB della figura che contiene
l’ettagono. Si unisce, mediante i raggi visuali (in rosso), il F

punto di vista P.V. con i punti più significativi della fig. 41.
Questi raggi visuali intersecano le tracce del quadro QP
nei punti 1, 2, 3, 4, 5... Nel disegno prospettico (fig.��), dopo
aver tracciato da A le concorrenti alle fughe, si innalzano P.V.

le verticali dai punti 1 e 9 riportati sulla LT con misure


raddoppiate rispetto a quelle della figura preparatoria. Si
determina così la figura piana prospettica A’B’C’D’, che
contiene il poligono dato. Infine, innalzando le verticali
dagli altri punti 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, con l’aiuto della figura
prospettica già trovata è facile individuare la prospettiva
dell’ettagono evidenziata in verde. 42
F LO PP F'

lC_A21_f066

C'
n' H'
L' I' B'
D' G'
M' F'
E'
LT
9 8 7 6 5 pp 4 A' 32 1

Prospettiva centrale di un 43 44
cerchio
Si circoscrive un quadrato PD LO PP

al cerchio dato (fig.��). Le 3


5
intersezioni del cerchio con
le diagonali e le mediane 1 2 3'

1' 5' 2'


del quadrato individuano 6 6'

gli otto punti; questi, nella PD


4
PP QP 4'
LT
fig.��, si raccordano con 1 3≡4 5≡6 2 1 1 3≡4 pp 5≡6 2 1

l’ausilio del curvilinee e


permettono di ricavare
la prospettiva cercata. Il
procedimento è analogo
a quello dei disegni della P.V.
pagina precedente.

32450_287-319_4.indd 300 12/01/16 13:05


la geOmetria intOrnO a nOi
La prospettiva accidentale nel design
301

Cuscini modulabili Face2Face

MODULO
La struttura a puzzle consente di combinare tra loro Da notare che i cuscini rosso e verde hanno direzioni

sEzIOnE
questi cuscini per realizzare una superficie versatile, uguali al rettangolo prospettico ABCD in cui sono
funzionale, allegra e movimentata. Ogni cuscino infatti inscritti, pertanto concorrono negli stessi punti di

I. Prospettive
fuga F e F’; il cuscino viola ha una diversa direzione

1. titolo sezione
può essere spostato, alzato e abbassato, rendendo
l’insieme divertente, sia per i colori sia per la notevole sia rispetto ai primi due sia rispetto al rettangolo
plasticità di ogni elemento (fig.➊a). prospettico ABCD in cui è inscritto: pertanto gli
elementi che formano la croce concorrono in due

centrali
Una lettura prospettica, limitata per semplicità a tre diversi punti di fuga; in questo caso il punto di fuga

/ eb.accidentali:
elementi, della composizione illustrata in fig. 1a ci dice F’’, presente sia nella fig. 1b sia nella fig. 1c, facilita la
che due cuscini, quello rosso e quello verde contigui e costruzione prospettica del cuscino viola.

Titolo Eserciziario
incastrati perfettamente fra loro, sono disposti nella
stessa direzione, mentre uno, quello viola tangente
➊b ▼

metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche


con un suo vertice a un vertice del cuscino verde, ha
una direzione diversa. C K Z
B
F
V
Per realizzare una rappresentazione prospettica dei J

tre elementi individuati la prima fase, obbligatoria, U


W
consiste nel riportarli in un disegno preparatorio
(fig.➊b) che servirà a determinare la prospettiva T

accidentale, ottenuta in questo caso applicando il S


metodo dei raggi visuali (fig.➊c). X
R
F'
➊a ▼ Florence Jaffrain, Face2Face, 2008, cuscini modulabili. O
1
N
D E G H I L A
F'' PP
13
14
15

QP

F
P.V.

➊c ▼
B
F LO F'' PP F'
V 3679_016

J' C' K' Z'


W'
T B'
X' V'
S U'
T'
D' S'
R E'
F' G' R'
H' I'
O N' O'
1 LT L'
N
H I L A 4 2
15 14 13 12 11 10 9 pp 8 A' 7 6 5 3 1
F'' PP
13
4

32450_287-319_4.indd
P.V. 301 12/01/16 13:05
prOva subitO: metodo dei raggi visuali v
302
1. Osserva la decalcomania che decora la libreria progettata dal designer Enzo Berti (fig.➊a).
segui le istruzioni, suddividi in parti uguali un rettangolo e realizza la prospettiva accidentale
di due lettere scegliendole dalla decalcomania illustrata.

▸ Esegui il disegno preparatorio da dividere (nell’esempio dieci a passante per il vertice D’, che
con il rettangolo ABCD suddiviso destra e otto a sinistra poiché, individua sulla LO il punto H, in cui
internamente da una griglia nella fig. 1b, il lato AB è diviso in concorrono le rette tracciate da 17,
quadrangolare (in rosso) e da due dieci parti e il lato AD in otto parti); 16, 15, 14, 13, 12, 11.
lettere fig.➊b. - dal punto 10 traccia una retta Nota: tali rette individuano, nello
▸ Determina, analogamente alla passante per B’ fino a incontrare la stesso modo, le otto suddivisioni
fig. 1c di pag. 301, la prospettiva linea d’orizzonte (LO) nel punto G, prospettiche del lato A’D’.
accidentale A’B’C’D’ del rettangolo dove concorrono le rette mandate ▸ Unisci i punti di suddivisione trovati
(fig.➊c). dai restanti punti 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, sui lati A’B’ e A’D’ rispettivamente
▸ Per procedere alla suddivisione 8, 9. a F e F’ e determina così la figura
prospettica della griglia interna: Nota: queste ultime intersecano il prospettica piana divisa in ottanta
- da A’ riporta sulla LT, a destra e lato A’B’ individuando sullo stesso quadrati uguali (fig. 1c, in rosso),
a sinistra, tante misure uguali le dieci suddivisioni prospettiche. dai quali ricavi le lettere (in questo
(a piacere) quante sono le parti - Dal punto 18 manda una retta caso “T” e “i”).

➊a ▼ Enzo Berti, Barcode, 2008, decalcomania su rovere laccato nero, C 1b


libreria progettata per Bross.

F PP QP F'
d A b

P.V.

1c
F PP G H LO F'

C'
D'
B'

LT
18 17 16 15 14 13 d 12 11 A' 1 pp 2 3 4 5 6 7b 8 9 10

32450_287-319_4.indd 302 12/01/16 13:05


15.6
prOspettiva Centrale: metODO Dei punti Di Distanza
303
Per applicare il metodo dei punti di distanza si predispone sul P'D'
O
45
geometrale il quadrato ABCD e si disegnano tutti gli elementi
necessari per realizzare una prospettiva centrale, come nel

MODULO I. Prospettive centrali e accidentali: metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche
metodo precedente (▶ pagg. 296 e 297). 45°
P.V.
Poi si individuano sulla LO i punti di distanza PD e PP
P’D’ (fig.��, in rosso), che sono punti di fuga di rette Q
inclinate di 45° rispetto allC quadro (▶ pag. 291) e nei
_A20_f063
quali pertanto concorrono le diagonali AC e BD 45°

del quadrato ABCD. PD

Per ottenere questi punti basta mandare L


dal P.V. alla LO le parallele alle diagonali C'
del quadrato (in rosso); esse risultano
D'
anche corde dell’arco che si descrive T
B'
ribaltando, a sinistra e a destra
del punto PP, la distanza A' 2
C
dell’osservatore B CB
dal quadro, ossia pp PS

P.V.-PP. D A DA
1 T

I grafici delle figg.�� e �� sono stati


46
ricavati dalla figura dimostrativa
disegnata in assonometria cavaliera: D C

pertanto, due dimensioni sono state


riportate senza variazioni e la terza è
aumentata di 3/2 (▶ pag. 251).
A B
Il tutto è stato poi rimpicciolito di 3/5.
Per ottenere l’immagine prospettica PD PP LO ≡ LT P'D'
del quadrato (fig. 45) si tracciano, come 45°
1 DA CB 2
45°

di consueto, la LT e la LO, parallele fra


loro, fissando PP sulla LO e pp sulla LT.
A partire da PP, a sinistra e a destra, si
riportano sulla LO, alla distanza ricavata
dal disegno preparatorio, i punti di
distanza PD e P’D’. Analogamente si
riportano sulla LT, a partire da pp, sia T P.V. ≡ PS
Osservazione:
i punti 1 e 2 (in rosso), sia i punti DA e
in prospettiva
CB (in nero), che sono rispettivamente
i segmenti
le tracce sul quadro dei prolungamenti Q
PD PP LO P'D' inclinati di 45°
delle diagonali e dei lati del quadrato.
rispetto al quadro
La prospettiva del quadrato A’B’C’D’,
(verso destra o
che appare anche nella fig. 45, si ricava
verso sinistra)
dalle intersezioni delle concorrenti D' C' concorrono nel
condotte da DA e CB in PP (in nero) con
punto di distanza
le proiettanti tracciate (in rosso) da 1 e 2 A' B'
PD, che è anche
ai punti di distanza PD e P’D’. LT
47 1 DA pp CB 2 punto di fuga.

32450_287-319_4.indd 303 12/01/16 13:05


MEtODO DEI PUntI DI DIstanza cOn aPPLIcazIOnE DEL sIstEMa DEL RIbaLtaMEntO

Un secondo sistema applicabile ai vari metodi prospettici è quello del ribaltamento.

304
Per eseguirlo si procede nel seguente LT (come indicato dalle freccette in Pertanto, tutti gli elementi prospettici
modo: i due semipiani orizzontale nero). Di conseguenza, a ribaltamento si troveranno su quest’unico piano
posteriore e orizzontale anteriore, SOP effettuato, essi coincideranno in (in giallo), rilevabile sia nella
e SOA, appartenenti al geometrale T un unico piano (SOP ≡ SOA), situato fig. 48 assonometrica, sia nella
(fig.��), si fanno ruotare entrambi esattamente nel prolungamento del rappresentazione geometrica della
di 90° in senso opposto attorno alla quadro Q sotto la LT. fig. 49 a pag. 305.

O 48
P ' D'

45°
P.V.
PP

45°

PD

C' T
(P'D')
D'

B'
T geometrale

A' 2
C
B CB
pp PS
D
A DA (B)
sem. oriz. post. 1 sem. oriz. ant.

(PD)
(A)
L

(C)

(SOP ≡ SOA)

(D)

(P.V. ≡ PS)

Osservazione: le prospettive rappresentate finora sono sempre state eseguite con il sistema detto del riporto indiretto,
che consiste, come si può osservare nelle pagine precedenti, nel riportare il geometrale e il quadro prospettico separati
l’uno dall’altro.

32450_287-319_4.indd 304 12/01/16 13:05


La fig.�� è stata ricavata, come a Si congiunge verticalmente il Per ottenere l’immagine prospettica
pag. 303, dalla figura dimostrativa punto di vista ribaltato (P.V. ≡ PS) A’B’C’D’ del quadrato dato si procede
disegnata in assonometria cavaliera. con pp sulla LT (distanza ribaltata come a pag. 303, ossia utilizzando, in
Per comprendere il procedimento dell’osservatore dal quadro); esso è questo caso, il metodo dei punti di
305
del sistema del ribaltamento è bene il prolungamento di PP-pp (altezza distanza.
osservare attentamente la fig. 48; dell’osservatore).
sul SOP è predisposto il quadrato Dal punto di vista (P.V. ≡ PS) si Rispetto al sistema del riporto

MODULO I. Prospettive centrali e accidentali: metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche
ABCD, che per effetto del conducono (in rosso) le parallele indiretto il sistema del ribaltamento
ribaltamento andrà a trovarsi al di alle diagonali del quadrato ribaltato permette una maggiore rapidità
sotto della LT in (A)(B)(C)(D); sul SOA, (A)(B)(C)(D), che individuano sulla esecutiva, ma, come si può notare
come al solito, è posto l’osservatore, LT i punti di distanza (PD) e (P’D’); nelle figg. 48 e 49, comporta il
che, similmente al quadrato dato, successivamente questi si riportano rovesciamento in pianta della figura
giacerà a ribaltamento avvenuto verticalmente sulla LO determinando rispetto alla relativa immagine
sotto la LT in (P.V. ≡ PS). PD e P’D’. prospettica sul quadro.
Per questo è consigliabile usarlo
prevalentemente nella prospettiva
49 PD
Q
PP LO P'D'
centrale.
Inoltre, è da precisare che, per
ottenere prospettive con il sistema
D' C'
del ribaltamento, è necessario
partire da piante molto grandi,
A' B' poiché la prospettiva rimpicciolisce
(PD) LT (P'D') sensibilmente le misure della figura
1 (PP ≡ pp) 2 da rappresentare.
(A) (B)
È quindi quasi sempre preferibile
utilizzare il sistema del riporto
indiretto, in quanto dà la possibilità
di ingrandire l’immagine prospettica
(D) (C) del doppio, del triplo... rispetto alle
dimensioni che figurano nella
(P.V. ≡ PS) (SOP ≡ SOA) proiezione in pianta dell’oggetto da
rappresentare.

Prospettiva centrale di un ottagono PD LO PP P'D'


50
regolare con l’applicazione del
sistema del ribaltamento
Il procedimento del sistema del G' F' E'
D'
ribaltamento è analogo a quello C'
H'
illustrato nella fig. 49 e nella pagina (PD) LT A' 1
B' (P'D')
precedente. (A)
(PP ≡ pp)
(B)
2 3 4

I lati dell’ottagono, essendo inclinati


di 45° rispetto al quadro, concorrono, (H) (C)

come si rileva nella fig.��, nei punti


di distanza PD e P’D’.
(G) (D)

(F) (E)

P.V.

32450_287-319_4.indd 305 12/01/16 13:05


prOva subitO: metodo dei punti di distanza v
306
1. segui le istruzioni e realizza la prospettiva centrale di una composizione decorativa a maglie quadrate.
▸ Esegui il disegno preparatorio come in Nota: a questo punto, per realizzare Quindi (fig.➊b):
fig.➊a: nel quadrato ABCD le linee di la rappresentazione prospettica della ▸ Dal vertice D’ riporta a piacere
costruzione parallele e perpendicolari fig. 1a, oltre al metodo dei punti di sul lato del quadrato D’C’
definiscono il reticolo necessario a distanza, devi utilizzare il sistema otto misure uguali
ottenere graficamente le piastrelle della suddivisione prospettica in parti (a, b, c, d, e, f, g, h).
decorative di un ipotetico pavimento. uguali già vista (▶ pag. 301, fig. 1c). ▸ Dal punto a traccia una
retta passante per A’ fino a
incontrare la LO in S.
▸ Unisci quest’ultimo con i
A B
restanti b, c, d, e, f, g, h e
1a individua le suddivisioni
prospettiche del lato A’D’ del
quadrato.
▸ Da esse fai partire le linee di
costruzione parallele ai lati
A’B’ e D’C’ che, incontrandosi
con le concorrenti al punto
principale PP, determinano il
reticolo prospettico necessario
D C
per completare speditamente la
prospettiva centrale richiesta.
QP PD PP P'D'
1 2
AD BC

P.V.
1b

PD LO S PP P'D'

A' B'

D' C'
h g f e d c b a
LT

1 AD pp BC 2

32450_287-319_4.indd 306 12/01/16 13:05


15.7
prOspettiva aCCiDentale: metODO Dei punti Di Distanza

PD 307
Si predispone sul geometrale il 51
quadrato ABCD analogamente a
quanto fatto a pag. 298, ossia con i

MODULO I. Prospettive centrali e accidentali: metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche
45°
lati obliqui di 30° e 60° rispetto al
quadro e con un vertice tangente
alla LT. Sulla LO si ricerca il punto
di distanza PD, ribaltando (a destra,
nell’esempio delle figg.�� e ��), la PP

distanza P.V.-PP dell’osservatore dal


quadro (▶ pag. 303). Si congiunge
il punto di vista P.V. con il punto P.V.

di distanza PD e si ottiene una B B'


retta inclinata di 45° rispetto alla
C'
LO. Dai vertici B, C, D del quadrato Q T
dato si tracciano le parallele a P.V.-
C 60° B
PD (in rosso) e le perpendicolari
al quadro (in nero); entrambe
incontrano la LT rispettivamente A'
nei punti 1, 2, 3 (in rosso) e B, C, D D' pp

(in nero). Per ottenere l’immagine


C≡1
prospettica (fig.��) si utilizza un LO 30°
D
procedimento analogo a quello
illustrato a pag. 303: si conducono D
45°
PS
le concorrenti da D, C, B in PP (in
nero) e da 1, 2, 3 in PD (in rosso);
le loro intersezioni individuano 2

sul quadro i vertici B’, C’, D’, che


uniti con A’ consecutivamente 3

determinano il quadrato L

prospettico. Confrontando i grafici


di questa tavola con quelli delle
T
pagine precedenti, è facile
rendersi conto che il metodo C
dei punti di distanza risulta
meno laborioso e quindi B
più adatto alla realizzazione
di prospettive centrali. D

45° 30° 60°


LO ≡ LT PP PD LO Q PP PD
3 2 D C≡1 A B 45°

C'

B'
D'
P.V. ≡ PS

52 T 53 L
3 2 D C ≡ 1 pp A' B
T

32450_287-319_4.indd 307 12/01/16 13:05


15.8 O
F
prOspettiva aCCiDentale: metODO Dei punti
Di fuga e Delle perpenDiCOlari al quaDrO
308
PP 54
Si predispone sul geometrale il quadrato ABCD
(figg.�� e ��), in posizione identica a quella
delle pagg. 298 e 307. Sulla LO si ricercano i
P.V.
punti di fuga F e F’ (come a pag. 298, ossia B B'
conducendo dall’osservatore P.V. le parallele
ai lati AB e AD del quadrato). Sul quadro Q
C'
T

prospettico (fig.��) si congiunge il vertice A’ 60°

C 2
con F e F’, come di consueto (▶ pagg. 298 e 299).
A questo punto si inizia ad applicare
lC_A26_f078
il metodo dei punti di fuga e delle A'
D'
perpendicolari al quadro, che consiste pp

nel prolungare i lati della figura CB e CD 30°

fino alla LT. Tuttavia bisogna notare che non F' volC_A27_f080
D
sempre questi prolungamenti arrivano a L
intersecare la LT. È questo il caso dell’esercizio PS
proposto, che va risolto nel seguente modo:
1
il prolungamento di CD (in rosso) incontra la
LT nel punto 1. Essendo C1 parallelo a P.V.-F, L

e ricordando che rette parallele concorrono


in un punto di fuga (▶ pagg. 290 e 291), si lC_A27_f080

unisce direttamente il punto 1 a F. L’incontro


sul quadro di 1F con A’F’ determina in D’ la T
prospettiva del vertice D. Poiché, se venisse 55
C
completamente effettuato, il prolungamento
del lato CB incontrerebbe la LT fuori dal B 57
foglio, oppure risulterebbe troppo lontano, si
fa ricorso alla perpendicolare al quadro che, D
C
condotta dal vertice B (in rosso), individua 30°
F' LO ≡ LT 60° F
sulla LT il punto 2. 1 PP A 2 B

Ricordando che le rette perpendicolari al D


quadro concorrono nel punto PP (▶ pag. 292,
LO ≡ LT PP F
figg. 11, 12, 13), si congiunge il punto 2 con PP. 1 3 4 A 2

L’incontro sul quadro di 2PP (in rosso) con


A’F determina in B’ la prospettiva del vertice P.V. ≡ PS
B. Infine, unendo B’ con F’ si definisce su 1F T
il vertice C’, con il quale si completa la figura P.V.
prospettica A’B’C’D’. 56 T L

F' LO Q PP F Q LO PP F
Osservando i lati del quadrato AB e DC nelle
figg. 54, 55 e 56, possiamo dedurre la seguente
proprietà fondamentale: le prospettive di C'
C' B'
segmenti comunque inclinati rispetto al B' D'

quadro e paralleli fra loro concorrono in D'

uno stesso punto di fuga sulla LO (fig.��). L


1 3 4 pp A' 2
T

L T
1 pp A' 2

32450_287-319_4.indd 308 12/01/16 13:05


prOva sUbITO: metodo dei punti di fuga v
e delle perpendicolari al quadro
309

1. La fig.➊a illustra una porta della Lonja de la seda, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1996.

MODULO I. Prospettive centrali e accidentali: metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche
La decorazione della porta è una composizione di esagoni e rombi che originano forme stellari a sei punte.
segui le istruzioni e ricava prima il disegno preparatorio (fig.➊b) e poi l’immagine prospettica (fig.➊c)
di una composizione di esagoni e rombi che originano forme stellari a sei punte.

▸ Inizia dal centro: costruisci un ▸ Per semplificare la costruzione della Nota: per verificare l’esattezza
esagono regolare e inscrivici una relativa prospettiva accidentale del disegno prospettico accertati
stella a sei punte. inscrivi il tutto in un rettangolo ABCD che tutte le linee parallele fra loro
▸ Costrusci intorno a essa quattro (fig. 1b, tratto e punto, in nero). concorrano sulla LO in un medesimo
esagoni regolari e due rombi in ▸ Per ottenere l’immagine prospettica punto di fuga (▶ pag. 308, fig. 57).
modo che due lati di ciascuna figura di fig. 1c utilizza i punti di fuga e le C
Nella fig. 1c, per esempio, controlla
coincidano con le linee della stella. perpendicolari al quadro (▶ pag. 308). i punti di fuga F, F’, F’’, F’’’.
M
C
1b
M
E L

B
E L

B
D

G I

60
D

°
30°

G I

60
°
H
30°

F' QP PP 10 F
1 3 4 5 6 7 A 8 9 11 12 13 14 2
H
F' QP PP 10 F
1 3 4 5 6 7 A 8 9 11 12 13 14 2

➊a ▲ Dettaglio della porta della Lonja de la


seda (“Mercato della seta”), xv sec. Valencia
(Spagna).
P.V.

P.V.
1c
F' LO F'' PP F

F' LO F'' PP F
a F'''
C' M'
E' L'
B' a F'''
C' M'
E' L'
D'
B' I'
G'

D'
I'
G' H'
LT

1 3 4 5 6 7 pp A' 8 9 10 11 12 13 14 2
H'
LT

1 3 4 5 6 7 pp A' 8 9 10 11 12 13 14 2

32450_287-319_4.indd 309 12/01/16 13:05


MEtODO DEI PUntI DI fUga E DELLE PERPEnDIcOLaRI aL qUaDRO: UtILIzzO DELLa PIanta aUsILIaRIa

Prospettiva accidentale di una Quindi si traccia la LT definitiva definitiva, e si unisce A’ con F e F’.
forma geometrica piana e utilizzo (in nero) con una distanza dalla Dai punti prospettici individuati
310
della pianta ausiliaria LT ausiliaria presa a piacere, ma nella pianta ausiliaria si innalzano
Si disegna la figura preparatoria piuttosto vicina alla LO, a seconda altre verticali che, incontrando le
(fig.��) con gli stessi elementi dello scorcio prospettico che si vuole rette che concorrono nelle fughe
illustrati a pag. 308. Si realizza ottenere. Dal punto A si innalza una F e F’, determinano l’immagine
l’immagine prospettica del disegno verticale, che individua A’ sulla LT prospettica molto scorciata.
geometrico (fig.��) utilizzando la
pianta ausiliaria evidenziata in rosso.
Quest’ultima si usa quando, per C
58
ottenere un effetto prospettico
particolarmente scorciato, si
posizionano la LO e la LT a una
distanza molto ravvicinata, che rende
B
difficile individuare con precisione i
punti di costruzione.
In questo caso si procede nel modo
D
seguente: si traccia la LT ausiliaria
(in rosso), a una quota abbastanza
alta rispetto alla LO, e si ottiene in
prospettiva la pianta ausiliaria (in QP F' F

rosso) applicando il metodo già noto. 1 12 3 15 8 16 18 7 9 21 A 5 22 14 20 2 4


19 13 6 17 10 11 23

P.V.

F' LO PP F
59
C'

B'

D'

LT definitiva C
A'

B
piantapianta
ausiliaria
ausiliaria
distanza a piacere

LT ausiliaria 1 12 3 15 8 16 19 18 7 pp 6 21 17A 5 22 10 14 11 20 23 2 4
9

32450_287-319_4.indd 310 12/01/16 13:05


F

15.9 M' 60
prOspettiva aCCiDentale: PP

metODO Dei punti misuratOri


311
Si predispongono nella figura P.V.

preparatoria il punto di vista, il punto M

MODULO I. Prospettive centrali e accidentali: metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche
B B'
principale e i punti di fuga (▶ pag. 308). È ,5
(B)
33
ovvio quindi che sul quadro prospettico C'

Q il vertice A’ (fig.62) va unito a F e F’. Q


C
A questo punto per applicare il metodo
dei punti misuratori si inizia a operare
nel modo seguente (figg.�� e ��): si
A'
centra in A e si ribaltano sul quadro D'

,5
33
pp
i vertici B e D determinando sulla LT F'
(B) e (D) (in rosso). Si centra poi nei

ica
etr
LO

om
punti di fuga F e F’ e con apertura

,5
D

33
ge
F-P.V. e F’-P.V. si ribalta il punto di

ra
su
mi
PS
vista sulla LO: gli archi così ottenuti (D)

individuano sulla LO rispettivamente


i punti di misura M e M’ (in rosso).
Si congiungono B con (B) e D con
(D) e si ottengono i segmenti B(B) e
D(D).Analogamente si individuano i LT

segmenti P.V.-M e P.V.-M’.

61 T
C 20
,1

Nelle figg. 60 e 61 i segmenti B(B) e Si completa la prospettiva del


,1
20

B
D(D) sono paralleli rispettivamente quadrato congiungendo B’ con F’ e D’
D
ai segmenti P.V.-M e P.V.-M’ con F individuando il vertice C’.
(tratteggiati in rosso). Poiché rette Osservando i grafici si può notare che
F' M M' F parallele fra loro concorrono a un i ribaltamenti dei vertici B e D del
(D) PP A (B)
medesimo punto di fuga sulla LO, è quadrato sulla LT possono anche non
evidente che M è il punto di fuga di essere effettuati: infatti il metodo dei
B(B) e M’ è il punto di fuga di D(D). punti misuratori permette di trovare
Nella rappresentazione prospettica le misure geometriche del disegno
(fig.��) si riportano quindi sulla LO, preparatorio (fig. 61) direttamente
P.V. ≡ PS
a partire da PP, i punti M e M’ con sulla LT. Basta quindi riportare
T misure uguali a quelle della fig. 61 sulla LT della rappresentazione
preparatoria e ridotte rispetto alla prospettica (fig. 62), verso destra e
F' LO M PP M' F fig. 60 dimostrativa (nell’esempio, verso sinistra a partire da A’, le reali
3/5). Analogamente si riportano misure dei lati del quadrato della
sulla LT a partire da A’ (a destra e figura preparatoria (nelle figg. 61 e 62
C'
a sinistra) i vertici ribaltati (D) e le misure sono ridotte di 3/5 rispetto
B'
(B) . Le congiungenti (D)M’ e (B)M a quelle della figura dimostrativa).
D' (figg. 60 e 62, in rosso) intersecano Rapidità e precisione esecutiva
rispettivamente le concorrenti caratterizzano questo metodo, che
(D) (B)
L L T T A’F’ e A’F (in nero) individuando le tuttavia è più complesso di altri per
A'
62 20,1 20,1
mis. geom. ridotta mis. geom. ridotta prospettive D’ e B’ dei vertici D e B. il numero di operazioni necessarie.

32450_287-319_4.indd 311 12/01/16 13:05


prOva subitO: metodo dei punti misuratori
312
1. Osserva l’insegna illustrata in fig.➊a, segui le ➊a ◀
istruzioni e ricava prima il disegno preparatorio
(fig.➊b) e poi la relativa prospettiva
accidentale (fig.➊c) applicando il metodo dei
punti misuratori.
▸ Con le stesse procedure indicate nella pagina
precedente, riporta sul quadro prospettico QP i punti
misuratori M e M’ e i vertici più significativi (fig. 1b,
in rosso) delle forme geometriche che caratterizzano
l’insegna con le due lettere A.
▸ Per ottenere l’immagine prospettica della fig. 1c fissa
sulla LT il vertice A’ del quadrato ABCD.
▸ Alla sua destra riporta, con misure raddoppiate
rispetto a quelle del disegno preparatorio, due vertici
della forma quadrangolare rossa (B), (G) e alcuni punti,
(1), (6), (9), (3), che delimitano le lettere dell’insegna. C E B
1b
▸ Con le stesse modalità riporta alla sinistra del vertice
A’ i restanti vertici del quadrato (D), (E) e altri punti 1

appartenenti alla lettera A dell’insegna (in blu):


(7), (8), (5), (4), (2). 6

▸ Unisci i punti (B) e (D) rispettivamente a M e M’


G
(in rosso), individuando sulle concorrenti A’F e A’F’ G (B
)

i punti prospettici B’ e D’. (1)

▸ Da questi traccia (in nero) le concorrenti alle fughe (6)


9 F
(G)
F’ e F che, nel determinare il vertice C’, definiscono 3
M'
in A’, B’, C’, D’ la prospettiva del quadrato e, (9)
D
7 8 E 5 4 2 A
successivamente, sui lati D’C’ e C’B’ i punti G’, E’.
PP
▸ Unisci tali punti fra loro e agli altri vertici appena M (5)
trovati e completa la forma quadrangolare
)
(E
prospettica rossa dell’insegna. (8)
(7)
▸ Procedi in modo analogo nella ricerca delle prospettive
)
QP (D
degli altri punti necessari per costruire la prospettiva
F'
delle due lettere A che completano l’esercizio. .
P.V

1c F' LO M PP M' F

C'
E'
G' B'
dalla
1' misu
ra g
D' e ome
6' trica
(B)
7' G'
da (
8' da 1)
(6)
E'
5' 9'
4'
LT 2' 3'

(D) (7) (8) (E) (5) (4) (2) pp A' (3) (9) (G)

32450_287-319_4.indd 312 12/01/16 13:05


v
2. La fig.➋a mostra in prospettiva le figure ➋a ◀ Reggia di 313
Venaria Reale,
geometriche quadrangolari del pavimento del 1658-79, Torino.
salone della Reggia di Venaria Reale. Particolare

MODULO I. Prospettive centrali e accidentali: metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche
Segui le istruzioni e ricava da questa immagine del pavimento
prima il disegno preparatorio (fig.➋b) e poi la del salone.
relativa immagine prospettica (fig.➋c), con
il metodo dei punti misuratori, riportando
raddoppiate, direttamente sulla LT, le misure
geometriche del disegno preparatorio.

▸ Inizia a costruire, all’interno del rettangolo ABCD


(fig. 2b, tratto e punto), una porzione del pavimento
costituito da una serie di piastrelle quadrate.
▸ Per ottenere con il metodo dei punti misuratori
la relativa immagine prospettica (fig. 2c) riporta
direttamente sulla LT le misure geometriche C
raddoppiate del disegno preparatorio di fig. 2b 2b
(▶ pag. 311).
Ricorda di verificare l’esattezza del tuo disegno
B
prospettico controllando se tutte le linee parallele
fra loro concorrono in un medesimo punto di fuga
sulla LO (fig. 2c: in F, F’ F’’).

Nota: se le misure geometriche da riportare sulla LT D


escono dal foglio da disegno, puoi ridurle di 1/2, 1/3,
C
1/4..., e poi fare la stessa cosa con i corrispondenti
punti di misura sulla LO.
F' QP M PP M' F F'
Infatti, come puoi notare, in fig. 2c appare, sulla LT,
(D) A (B)
B
la scritta A’ -1/3 AB perché la misura geometrica A’(B)
del lato AB del rettangolo che inscrive una parte della
pavimentazione è stata ridotta di 1/3, non potendo
essere contenuta nel foglio impiegato; di conseguenza
la stessa riduzione è stata applicata alla distanza
tra il punto di fuga F e il punto misuratore M, come P.V.

segnalato dalla scritta 1/3 FM sulla LO.


LT
1
M PP M' F F' LO M F'' PP FM M' F
3
A 2c
(B)

C'
B' dalla
misu
ra g
eom
etric
a (B
)
D'
P.V.

LT
(D) pp A' 1
misura geometrica AB
3

32450_287-319_4.indd 313 12/01/16 13:06


la geOmetria nell’arte
La prospettiva nell'architettura del Rinascimento
314

L’arte rinascimentale fu segnata da una scoperta molto precisa: la prospettiva.


La prospettiva è basata su effetti ottici prodotti dall’occhio umano: le linee che vanno in
profondità, nella realtà parallele tra di loro, sembrano convergere tutte verso un punto
chiamato punto di fuga.

Firenze: chiesa di San Lorenzo


Nella chiesa di San Lorenzo pavimento, che indica l’asse L’innovazione fondamentale
(fig.❶) Filippo Brunelleschi longitudinale; dell’intera struttura sta
evidenzia la gabbia geometrica - poi le linee che accompagnano nell’organizzazione degli
dell'architettura con la pietra le basi delle colonne, che, spazi lungo l’asse mediano,
serena, l’arenaria grigio-azzurra in prospettiva, assumono corrispondente alla dimensione
allora in uso a Firenze. l’andamento di una linea retta di una campata quadrata.
In questo modo ottiene di far tratteggiata; L’uso del modulo regolare e la
risaltare l’effetto prospettico - poi ancora l’abaco dei capitelli conseguente ripetizione ritmica
creato dalle linee convergenti dei e la cornice tangente agli archi; delle membrature architettoniche,
diversi elementi architettonici: - infine la regolare suddivisione definiscono la scansione
- per prima la linea centrale del del soffitto in cassettoni. prospettica.

➊▼ Filippo Brunelleschi, chiesa di San Lorenzo, xv sec. Firenze.

32450_287-319_4.indd 314 12/01/16 13:06


la geOmetria nell’arte
La prospettiva nell'urbanistica del Rinascimento
315

Nel primo Rinascimento la prospettiva centrale diventa un particolare codice di


comunicazione visiva anche in pittura. Gli artisti di questo periodo dimostrano di saper

MODULO
utilizzare le leggi prospettiche con abilità e padronanza realizzando spazi illusori con

sEzIOnE
sorprendenti effetti di “trompe-l’oeil”.

I. Prospettive
1. titolo sezione
Le città ideali
La progettazione di “città ideali” secondo regole prospettiche La tavola di Baltimora (fig.➊b)

centrali
si diffuse nel Rinascimento quando rigorose, delle due tavole attribuite insiste invece sulla definizione
lo studio dell'organizzazione allo stesso ignoto autore. dei singoli edifici: il fondo della

/ eb.accidentali:
dell'insediamento urbano assunse Nella tavola conservata a Urbino piazza è occupato da tre edifici
un nuovo ruolo legato alla (fig.❶a) il punto centrale della (un anfiteatro, un arco di trionfo

Titolo Eserciziario
centralità dell’uomo. In queste piazza, occupato da un edificio trifornice e un edificio a pianta
città utopiche l’organizzazione classico a pianta circolare, si centrale che ricorda il Battistero di
urbanistica risponde a precisi collega armonicamente con tutto Firenze); i lati sono chiusi da due

metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche


criteri scientifici e razionali ed il contesto circostante e definisce palazzi quasi simmetrici; lo spazio
elabora modelli esemplari di città. un luogo urbano geometricamente centrale, ribassato, è occupato da
È quanto possiamo vedere negli ordinato, disegnato con riga e quattro colonne onorarie disposte
schemi equilibrati realizzati compasso. attorno alla fontana centrale.

➊a ▲ Anonimo, La città ideale, tempera su tavola, 1480-90. Urbino, Galleria Nazionale delle Marche.

➊b ▲ Anonimo, La città ideale, tempera su tavola, 1470-80. Baltimora, Walters Art Museum.

32450_287-319_4.indd 315 12/01/16 13:06


prOva subitO: una prospettiva rinascimentale v
316
1. Lo schema prospettico sovrapposto alla tavola
di Piero della Francesca evidenzia l’interesse
dell’artista per le leggi che regolano la prospettiva
lineare (fig.❶a).
In fig.❶b è illustrata la composizione che decora
il pavimento del porticato dove si svolge la scena
della flagellazione. Essa è costituita da una
successione di tre quadrati, di cui quello centrale
contiene la circonferenza al cui centro si innalza
la colonna alla quale è legato Cristo.
Completa la relativa prospettiva centrale iniziata
in fig.❶c con il metodo dei punti di distanza, con
il sistema della suddivisione prospettica in parti
uguali e ingrandendo le dimensioni.
A B
Per eseguire questo disegno rivedi la pag. 306.

D C

PD PP P'D' QP

L P O 1 2

❶a ▲ Piero della Francesca, Flagellazione di Cristo, tempera su tavola, 1b


1463-64. Urbino, Galleria Nazionale delle Marche. P.V.

PD S PP LO P'D'

A' B'

D' C'
g f e d c b a

LT
1c 1 AD pp BC 2

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faCCiamO il puntO v
317
317

Riconosciamo e utilizziamo le proiezioni e i metodi prospettici di base

MODULO I.. /Prospettive


1. Esegui la prospettiva centrale della 2. esegui la prospettiva centrale della
composizione decorativa di fig.➊ preparatoria composizione decorativa di fig.➋ preparatoria
con il metodo dei raggi visuali. con il metodo dei punti di distanza.

Unità .Proiezioni
1 2

centraliprospettiche
e accidentali: metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche
PP
PD PP P'D'
PP

P.V. P.V.

P.V.

3. esegui la prospettiva centrale della composizione decorativa di fig.➌ preparatoria, che fornisce anche la
distanza della LO dalla LT, con il sistema del ribaltamento applicato al metodo dei punti di distanza.
PD LO PP P'D'
3

LT
(PD) (P'D')

P.V.

32450_287-319_4.indd 317 12/01/16 13:06


faCCiamO il puntO
318

4. Esegui, con il metodo dei punti di fuga e


delle perpendicolari al quadro, la prospettiva
accidentale delle lettere v e g disegnate nella
fig.➍ preparatoria. realizza poi, con il sistema F'

della pianta ausiliaria, un’immagine prospettica


molto scorciata. PP

4 F
P.V.

5. esegui, con il metodo dei punti misuratori, la 6. esegui, con il metodo dei punti di distanza, la
prospettiva accidentale della forma geometrica prospettiva centrale della forma geometrica
decorativa disegnata nella fig.➎ preparatoria. decorativa disegnata nella fig.➏ preparatoria.
Imposta la prospettiva nell’interno del cerchio
base del cono ottico.

5 6

F
M
' PD PP P'D'
PP

F' PD
P.V.

32450_287-319_4.indd 318 12/01/16 13:06


v
319

7. Esegui, con il metodo dei punti di fuga e

MODULO I. Prospettive centrali e accidentali: metodi e tecniche / Unità 15. Proiezioni prospettiche
delle perpendicolari al quadro, la prospettiva
accidentale delle lettere n e a disegnate nella
fig.➐ preparatoria. Realizza poi, con il sistema
della pianta ausiliaria, un’immagine prospettica
molto scorciata.
F'

PP

F
7 .
P.V

8. Esegui, con il metodo dei punti misuratori, la


prospettiva accidentale della forma geometrica
decorativa disegnata nella fig.➑ preparatoria.
Imposta la prospettiva nell’interno del cerchio
base del cono ottico.

M'

PP

F'
8 P.V
.

32450_287-319_4.indd 319 12/01/16 13:06


inDiCe analitiCO
320

angoli, 7, 12, 19-20 cono, 174 metodo


complementari, 7 retto, 174 dei punti di distanza, 296, 303, 304-305, 307
diedri, 111 retto, sviluppo del, 174 dei punti di fuga, 296, 308, 310
supplementari, 7 cono ottico, 294-295 dei punti misuratori, 296, 311
angolo dei raggi visuali, 296-299
corda, 11
acuto, 7 del giardiniere, 58
concavo, 7 costruzioni geometriche, 1-104 del piano ausiliario, 199-201
convesso, 7 decorative, 80-89 del rettangolo, 59
giro, 7 decagono, 10, 31 dell’assonometria, 106
ottuso, 7 disegni assonometrici di sezioni di cono, 66 della doppia proiezione ortogonale, 106, 108-110
piatto, 7, 20 delle perpendicolari al quadro, 296, 308, 310
dodecaedro, 162, 166-167 delle proiezioni successive, 154-155, 198
retto, 7, 20
sviluppo del, 166 di Monge, 106
arco, 46
dodecagono, 10, 31 diretto, 264-265, 268-269, 272-273
a ferro di cavallo, 46
ellisse, 58-59, 66, 217-218 indiretto, 266-267, 270-271, 274-275
a ogiva, 46, 47
a schiena d’asino, 46, 47 endecagono, 10, 31 misure reali di segmenti, 144-145
a tutto sesto, 47, 48-49 ennagono, 10, 31, 33, 34, 149 ombre
di circonferenza, 11, 42 portate da figure piane, 232, 240-242
enti geometrici fondamentali, 5-16
rampante, 46 portate da punti, 232-237
esadecagono, 10, 31 portate da segmenti, 238-239
assonometria
cavaliera generica, 251-252 esaedro, 162 portate da un cerchio, 243-244
cavaliera rapida, 250-251 sviluppo dell’, 163 omologia, 159
dimetrica, 268-271 esagono, 10, 14, 31 ordine
esplosa, 281-282 ettagono, 10, 31 corinzio, 37, 74-75
isometrica, 264-267 dorico, 52, 74-75, 77
militare o aerea, 257-259 figure piane, rappresentazioni di, 148-159
ionico, 65, 74-75, 77
monometrica, 254-256, 207 geometrale, 289
ortocentro, 8
obliqua, 250-261 geometria
obliqua cavaliera, 250 osservatore, 288-289
descrittiva, 106-249
ortogonale, 65, 74-75, 77, 262-275 euclidea, 17-79 ottaedro, 162, 165
trimetrica, 272-275 sviluppo dell’, 165
gruppo
centro di poliedri sovrapposti, 194-195 ottagono, 10, 31, 33-36
di proiezione, 288 di solidi sovrapposti, 192-193 ovale, 54
proprio, 107, 288
icosaedro, 162, 168-169 ovolo, 55
cerchio di distanza, 294 pianta dell’, 168 parabola, 66-67
cilindro, 176 sviluppo dell’, 168-169 parallele, rette, 7, 11, 17-18
retto, 176
incentro, 8 parallelepipedo regolare, 170
retto, sviluppo del, 176
incidenti, rette, 7 sviluppo del, 170
circonferenze, 11, 38-39, 42
concentriche, 11 ingrandimento parallelogrammo, 9, 25
eccentriche, 11 per mezzo del reticolo, 95 pentagono, 10, 31-32, 149
secanti, 11 intersezioni, 222-223 perpendicolare, retta, 7, 17
compenetrazioni, 224-229 di piani, 136-137
piani
di rette e piani, 138-139 di proiezione, 111
condizioni
di appartenenza, 130-135 iperbole, 66, 68, 217, 219 fondamentali, 107
fra punto e retta, 130 linea, 7, 17 passanti per una retta, 6
fra retta e piano, 130-131 di misura, 94, 96 piano, 6, 117
di parallelismo, 140-141 di orizzonte (LO), 289 di profilo, 115
di perpendicolarità, 140-141 di riferimento, 94, 96 laterale, 115
conica, 66-68 di terra (LT), 289 orizzontale (PO), 107, 111, 289
321

prospettico, 288 raccordo, 42-46, 48 sfera, 174, 177


rappresentazione del, 117-119 sviluppo della, 177

InDIcE anaLItIcO
raggi visuali, 107, 288, 289,
verticale, 111 metodo, 296, 298-299 sistema
piramide, 172-173 raggio, 11 del ribaltamento, 304-305
egizia, 276 dimetrico, 264-267
rapidograph, 2
regolare, 172-173 isometrico, 264, 268-271
regolare, rappresentazioni di, 182 regola del Vignola, 65 trimetrico, 264, 272-275
regolare a base esagonale, 173 retta, 5, 120 solidi
regolare a base esagonale, sviluppo della, 173 posizioni particolari della, 125-127 di rotazione, 174-177
regolare a base quadrata, 172 rappresentazione della, 120-127 di rotazione, rappresentazioni di, 186
regolare a base quadrata, sviluppo della, 172 geometrici, rappresentazioni di, 180-181,
rettangolo, 9, 26
poliedro regolare, 162-169 198-201, 204-205
rette
rappresentazioni di, 187-189 regolari sovrapposti, rappresentazioni di, 206
di massima pendenza, 131, 146-147
poligono, 148 passanti per due punti, 5 spirale, 62-65, 72
regolare, 10, 31, 31-36 passanti per un punto, 5 di Archimede, 62
prisma, 170-171 ribaltamento di piani, 144-145 squadratura del foglio, 3
esagonale regolare, 171 strumenti per l’esecuzione del disegno, 2-4
esagonale regolare, sviluppo del, 171 riduzione
con l’angolo di proporzione, 97 tangente, 38-41
regolare, 170-171
regolare, rappresentazioni di, 184-185 con l’angolo di proporzione con quotature, 96 teoria delle ombre
rombo, 9, 25 nelle proiezioni ortogonali, 232-244
proiezioni
cilindriche, 106-207 romboide, 9 tetraedro, 162, 163
cilindriche bidimensionali, 106-161 sviluppo del, 163
scala
cilindriche tridimensionali, 162-207 al naturale, 90 trapezio, 9, 25
coniche, 106-107 isoscele, 9, 26
assonometrica, 264, 268
ortogonali, 107-159, 180-206 rettangolo, 9, 26
di ingrandimento, 90
ortogonali di solidi geometrici, 180-206 scaleno, 9, 26
di riduzione, 90
quotate, 109 geometrica, 264, 268 triangolo, 8, 21-22
prospettiva, 107, 287-314 grafica, 92 acutangolo, 8
accidentale, 295, 298-301, 307, 310, 311 grafica semplice, 92 celtico, 22
centrale, 295, 296-297, 299, 300, 303, 305, 314- grafica ticonica, 91 curvilineo, 22
315 grafica trasversale, 91 equilatero, 8, 21, 22
parallela, 250 fondamentale, 262
scale di proporzione, 90-97, 100 isoscele, 8, 21
punti
segmento, 6, 18-19, 127 ottusangolo, 8
di distanza, metodo, 296, 303, 307
rappresentazioni del, 127-128, 142, 144-145 rettangolo, 8, 21
di fuga, metodo, 296, 308, 310
misuratori, metodo dei, 296, 311 segmenti scaleno, 8, 21

punto, 5 adiacenti, 6 tronco di cono retto, 175


di fuga, 290 consecutivi, 6 sviluppo del, 175
di stazione (PS), 289 semipiano, 290 volumetria nei poliedri, 162-177, 179
di vista (P.V.), 289 orizzontale anteriore (SOA), 289
giacente sulla LT (pp), 289 orizzontale posteriore (SOP), 289
posizioni particolari di un, 114 verticale superiore (SVS), 289
principale (PP), 289 semiretta, 6
rappresentazione del, 112-113, 116
sezione aurea, 72-76
quadrato, 9, 13, 25, 80
sezioni, 210-221
quadrilatero, 9, 25-30 coniche, 217-219
quadro (Q), 288, 289 di solidi con piani generici, 215-217
prospettico (QP), 289 di solidi con piani paralleli, 210-211
raccordare, 42-46, 48 di solidi con piani proiettanti, 212-214
glOssariO
322

Aberrazione ottica visione prospettica Bugnato paramento murario formato da solitamente destinato ad accogliere le
deformata a causa dell’apertura angolare bugne (pietre geometriche sporgenti dalla reliquie di santi o le tombe di importanti
errata del cono ottico, ossia superiore a 60°. parete). personalità del clero.
Accidentale tipo di prospettiva in cui il Campata spazio libero tra quattro colonne Design attività di progettazione di oggetti
quadro è variamente inclinato rispetto alla o pilastri nell’interno di chiese sormontato da fabbricare in serie e da prodursi in scala
figura da rappresentare. da volta a crociera. La si trova, per esempio, industriale.
Aggetto distanza di un punto da un piano nelle chiese romaniche e gotiche. Diedro porzione di spazio compresa fra
verticale prefissato. Capitello elemento architettonico che fa due semipiani perpendicolari tra loro.
Alzata piano verticale perpendicolare parte della colonna ed è posto tra il fusto e Displuvio linea definita dall’incontro
alla terra posto tra una pedata e l’altra nei l’architrave o l’arco. tra due falde di un tetto con angolazione
gradini di una scala. Càvea insieme dei gradoni sui quali saliente e da cui divergono le acque di
Alzato prospetto verticale di un edificio. prendevano posto gli spettatori nel teatro sgrondo.
Architrave elemento architettonico greco o romano. Echìno elemento del capitello dorico e
a svolgimento orizzontale che poggia su Centrale tipo di prospettiva in cui ionico: nel primo ha profilo convesso ed è
colonne o su pilastri. In greco è detto epistilio, il quadro è parallelo rispetto a uno o liscio; nel secondo ha profilo convesso, ma è
perché poggia sulle colonne. più elementi della figura (piana, solida, decorato di ovoli.
Appartenente si dice di una figura architettonica ecc.) da rappresentare. Esalobato motivo ornamentale formato
geometrica (retta, faccia, lato ecc.) che giace Cerchio di distanza costruzione da sei lobi (ossia archi di cerchio) inscritti in
su un determinato piano di proiezione. geometrica che serve per eseguire corrette un circolo.
Asse di rotazione traccia di un piano impostazioni prospettiche ed evitare Esploso disegno di varie parti di un
generico attorno alla quale tale piano ruota aberrazioni ottiche. oggetto, un edificio, una macchina ecc.
quando viene ribaltato su un quadro di Chiave dell’arco (o solo chiave) concio rappresentate separatamente nella sequenza
proiezione. posto sulla mezzeria dell’arco; chiude i due e nella posizione in cui si disporranno nel
semiarchi che compongono l’arco. montaggio.
Assi cartesiani rette di intersezione dei
tre quadri di proiezione PO, PV, PL. Cèntina armatura in legno sagomato con Estradosso superficie esterna di un arco
la quale si sostengono archi e volte durante o di una volta.
Assonometria parte della geometria
descrittiva chiamata anche prospettiva la costruzione. Falde superfici piane e inclinate del tetto
parallela; è un metodo di rappresentazione Compluvio linea d’incontro tra due falde di un edificio.
tridimensionale che, a differenza delle di un tetto con angolazione rientrante e in Fuochi i due punti fissi che si trovano
proiezioni ortogonali, serve a ottenere cui convergono le acque di sgrondo. sull’asse maggiore dell’ellisse; la somma
graficamente una visione di insieme degli Concio elemento lapideo di forma squadrata delle loro distanze con un punto qualunque
oggetti assai simile alla realtà. per la costruzione di muri o archi in pietra. dell’ellisse (raggi vettori) è costante e uguale
Assonometria esplosa si utilizza Conica curva piana ottenuta dalla alla lunghezza dell’asse maggiore.
per descrivere graficamente, secondo i sezione di un cono e non costituita da archi Geometrale riferito alla prospettiva,
tre assi cartesiani, i particolari delle varie di circonferenza raccordati. Fanno parte di piano orizzontale diviso dal quadro
parti che compongono un oggetto o una queste curve: l’ellisse, la parabola e l’iperbole. prospettico in due sempiani: il semipiano
struttura architettonica rappresentandoli Cono ottico riferito alla prospettiva, orizzontale posteriore (SOP) e il semipiano
separatamente nella sequenza e nella si individua sul quadro prospettico, orizzontale anteriore (SOA).
posizione in cui si disporranno nel naturale nell’interno del cerchio di distanza; è la base Geometria descrittiva studio delle
montaggio. del cono visivo che ha per vertice l’occhio rappresentazioni di figure spaziali sul piano.
Ausiliario piano di aiuto per eseguire dell’osservatore (punto di vista) da cui partono Gola modanatura lineare a sezione
proiezioni ortogonali di figure inclinate ai tre i raggi visuali che delimitano il campo visivo. curva (incassata o esterna) frequente
quadri; è sempre perpendicolare a uno dei Corda distanza fra i due piedritti di un arco. nelle architetture classiche e tipica nella
piani di proiezione e obliquo agli altri due. Costolone elemento strutturale che lavorazione lapidea.
Base la parte inferiore di una struttura scandisce la superficie di una volta o di una Griglia reticolo che consente di facilitare
architettonica (per esempio la base sulla cupola e convoglia le spinte ai pilastri di l’esecuzione di un disegno.
quale poggia il fusto della colonna e di questa sostegno. Intradosso superficie interna di un arco
è parte integrante). Cripta nell’architettura medioevale è o di una cupola.
bastione opera difensiva costituita da un l’ambiente, formato da uno o più vani posti Linea di colmo parte più alta del tetto
terrapieno, con mura fortificate a scarpata. al di sotto del pavimento di una chiesa, determinata dall’incontro delle falde.
323

Linea di orizzonte riferita alla Piedritto in architettura è il sostegno Quotatura operazione di scrittura delle
prospettiva, retta di intersezione di un piano laterale su cui poggia un arco. misure necessarie alla comprensione e alla

gLOssaRIO
orizzontale con il quadro prospettico; passa Planimetria rappresentazione grafica in costruzione di un dato elemento.
per il punto principale, è sempre parallela alla pianta di edifici o di terreni riportati su un retta proiettante linea virtuale situata
linea di terra e la sua distanza da questa è foglio in una scala di riduzione. nello spazio, disposta perpendicolarmente o
l’altezza dell’occhio dell’osservatore. Prospettiva parte della geometria obliquamente rispetto ai quadri di proiezione.
Linee di richiamo nelle proiezioni descrittiva che permette di rappresentare rosone in architettura è la finestra
ortogonali sono situate sui piani di proiezione su un piano (quadro prospettico) l’immagine circolare posta al centro della facciata delle
e sono perpendicolari alla linea di terra. data dalla visione diretta del nostro occhio di chiese romaniche e gotiche. Deriva da “rosa”
Linee proiettanti nelle proiezioni un oggetto reale che viene osservato da un che, nell’iconografia cristiana, è il simbolo
ortogonali sono linee virtuali situate nello punto determinato. della coppa che raccolse il sangue di Gesù.
spazio; sono disposte perpendicolarmente Prospetto rappresentazione grafica in Oltre a questo significato assume anche
rispetto ai quadri di proiezione. proiezione ortogonale ottenuta proiettando quello della ruota raggiata, simbolo solare.
Losanga altro nome con cui è spesso orizzontalmente sul piano verticale oggetti, scala di proporzione rapporto che
designato il rombo, figura geometrica, edifici ecc. esiste fra le dimensioni reali dell’oggetto e
soprattutto per indicarne la forma tipica. Punti di fuga riferiti alla prospettiva, quelle del disegno che lo rappresenta.
Modulo unità di misura assunta proiezioni sul quadro di punti impropri secante retta o piano che interseca una
convenzionalmente per stabilire i criteri di (all’infinito); si trovano sempre sulla linea di figura piana o solida.
proporzionalità di un’opera. orizzonte e in essi concorrono tutte le rette
sezione operazione che consiste nel
parallele fra loro.
Navata ciascuno degli spazi interni della tagliare una figura con una retta (retta
basilica cristiana individuati da file di colonne Punto di stazione riferito alla secante) o con un piano (piano secante).
o di pilastri. prospettiva, proiezione ortogonale del punto
sezione aurea parte del segmento che
di vista sul geometrale; la sua distanza
omologia proprietà della geometria è la media proporzionale tra il segmento
dal punto di vista corrisponde all’altezza
descrittiva per mezzo della quale si possono intero e la parte restante di esso. È stata
dell’occhio dell’osservatore rispetto al
determinare, speditamente, punti e rette definita così per la prima volta nel 1835 dal
geometrale.
corrispondenti posti in piani diversi che matematico e fisico tedesco Martin Ohm.
Punto di vista riferito alla prospettiva,
abbiano in comune un asse (asse di omologia). sguincio spalletta di porta o di finestra
punto corrispondente all’occhio
ortogonale qualsiasi elemento che, tagliata obliquamente dietro lo stipite.
dell’osservatore, da cui partono i raggi
incontrandosi con un altro, forma un angolo proiettanti, chiamati visuali. spaccato rappresentazione grafica,
retto. generalmente assonometrica, di un edificio
Punto principale riferito alla
ovolo elemento architettonico o di una struttura, eseguita mediante
prospettiva, proiezione ortogonale del punto
geometrico costituito da un ordine continuo sezione verticale in modo da mostrare la
di vista sul quadro prospettico; la distanza da
di ornamenti ovoidali in aggetto. esso è chiamata distanza principale. composizione interna.
Pèristasi nei templi greci e romani è il Quadrilobato motivo ornamentale Traccia l’incontro fra una retta e un piano
colonnato che circonda il nàos (ossia la cella, la formato da quattro lobi (ossia archi di (punto d’intersezione) o fra due piani (retta
parte più interna del tempio), la maggior parte cerchio) inscritti in un circolo. d’intersezione).
delle volte in forma di porticato quadrangolare. Quadro in geometria descrittiva è il piano Transetto in architettura è la navata
Peristilio colonnato che cinge uno spazio sul quale sono tracciate le immagini degli che interseca trasversalmente la navata
delimitato, spesso un cortile interno. oggetti spaziali. longitudinale della basilica cristiana.
Piano superficie illimitata in ogni verso Quadro inclinato riferito alla Triedro porzione di spazio compreso fra
e priva di spessore. Il piano nelle proiezioni prospettiva, metodo prospettico che dispone tre semipiani perpendicolari tra loro.
ortogonali viene chiamato quadro e può essere: il quadro inclinato rispetto al geometrale; si Vela uno degli spicchi della volta a
orizzontale, PO; verticale, PV; laterale, PL. utilizza per ottenere prospettive dal basso crociera o anche superficie a volta che copre
Pianta rappresentazione grafica in scala, verso l’alto e viceversa, chiamate prospettive uno spazio quadrato.
ottenuta proiettando verticalmente sul piano razionali. Volumetria nel linguaggio dell’arte, la
orizzontale oggetti, edifici ecc. Quadro orizzontale riferito alla pienezza della forma di una costruzione
Piedistallo base su cui poggia una statua prospettiva, metodo prospettico che dispone architettonica o di un’opera scultorea.
o una colonna: quello di una statua può il quadro parallelo al geometrale. Voluta elemento a profilo circolare che
essere alto anche alcuni metri; quello di una Quota nelle proiezioni ortogonali è la s’avvita su se stesso; è presente nel capitello
colonna, di solito, poche decine di centimetri. distanza di un punto dal piano orizzontale. ionico e in quello composito.
referenze iCOnOgrafiChe
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(ove non diversamente indicato, le referenze sono indicate dall’alto verso il basso, da sinistra a destra, in senso orario.
a= alto; b=basso; c=centro; d= destra; s=sinistra)

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