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RELAZIONE DI PEDOLOGIA

Anno accademico 2022/2023


Studenti: Casara Miriam, Rigato Alessandro, Danese Giorgia, Berto Davide, Matteazzi Tommaso
Matricola n°: 2032628, 2043285, 2044333, 2043854 , 2044846

ATTIVITA’ ALL’APERTO
1° esperienza in campo: 05/10/2022

DESCRIZIONE DEL PROFILO DEL SUOLO


Quando si effettua un’analisi sul campo dobbiamo prendere in considerazione i fattori
come il clima, la vegetazione presente, la piovosità della zona.
Osserviamo il terreno da analizzare e annotiamo come si presenta, se omogeneo o
disomogeneo, se presenta lettiera, se è un terreno agrario o forestale, se è presente
scheletro visibile, in modo da decidere dove effettuare il campionamento.
La raccolta del campione può essere fatta in diversi modi: con carotaggio, con trivelle o
sonda geologica, oppure con un badile o una vanga. Per fare un campionamento
efficace si prelevano10 campioni di terreno per ognuna delle due diagonali, trascurando
le zone anomale dell’appezzamento.

Nel caso di colture erbacee dobbiamo prelevare fino ad una profondità di 20-30cm,
mentre se abbiamo colture arboree dobbiamo prelevare fino a 40-50cm di profondità.
Vengono così raccolti in un secchio 3-4 kg di suolo da cui ne preleviamo un campione di
circa 1kg che sia rappresentativo del suolo. Il campione deve essere essiccato attraverso
stufa a 30° oppure ponendo il nostro campione all’aria su dei fogli in modo che si
asciughi.

Prelevamento del
campione di terreno
in campo Terreno
precedentemente
prelevato in campo
e setacciato
finemente in
laboratorio

SCHEDA PEDOLOGICA DEL PROFILO RAPPRESENTATIVO DI LEGNARO

-Località: campo dell’azienda agricola del Campus Agripolis, Legnaro (PD);


-Quota: 7m s.l.m.m.;
-Clima: mediterraneo;
-Zona fitoclimatica: Castanetum caldo (lauretum freddo);
-Fascia vegetazione: quercus pubescens;
-Topografia: bassa pianura;
-Pendenza media: <5%, essendo in pianura;
-Esposizione: nessuna;
-Matrice pedogenetica: in prossimità della superficie è presente materiale alluvionale
incoerente costituito da sabbie e limi calcarei. In profondità invece, roccia calcaree
pseudocoerenti;
-Geomorfologia: depositi alluvionali sabbiosi-limosi accumulatisi durante le divagazioni
storiche del sistema fluviale Brenta-Bachiglione. In profondità, (>3 m), si passa a termini più
sabbiosi, dei depositi fluviali wurmiani. Facies fluviale, depositi materiali rimasti dopo
l’ultima glaciazione, materiale derivante dalle dolomiti e dalle piogge;
-Paesaggio: pianura adibita alle pratiche agricole;
-Pietrosità superficiale: assente;
-Rocciosità: assente;
-Erosione superficiale: idrica diffusa moderata, attiva dal passato recente dovuta dalla
pioggia;
-Pedoclima: termico;
-Regime di umidità: ustico;
-Drenaggio: moderatamente ben drenato;
-Saturazione idrica: relativamente saturo;
-Fluttuazioni: dell’acqua nel suolo: annuale, normalmente da cm 40 a cm 130
-Falda freatica: poco profondità;
-Qualità dell’acqua: dolce;
-Influenza delle attività umane: disturbi gravi per prolungate attività agricole in atto dal
passato recente;
-Deterioramento fisico: elevato;
-Fase: freatica;
-Uso del suolo: particella abbandonata per sperimentazioni in atto;
-Vegetazione: erbacea molto rada, specie infestanti delle colture agrarie;
-Aspetto ambientale: campagna con campi lavorativi di varie dimensioni coltivati a
rotazione con specie vegetali erbacee utilizzare per l’alimentazione umana e animale;
-Figura pedogemorfica: unità 7, riesposizione di materiali alluvionali;
-Profondità del materiale incoerente: non conosciuta;
-Profondità esplorata dalle radici: cm 120-150;
-Sistema di prelievo dei campioni: lungo l’intero profilo, da limite e limite senza interruzione
verticale.

DESCRIZIONE DEL SUOLO ALLO STATO UMIDO

Osservazione e descrizione del profilo pedogenetico attraverso alcuni indici:

-Lettiera: non presente (parte vegetale);


-Orizzonti O: non presente;
-Orizzonti/strati: Ap (0-46 cm, terreno influenzato dalle pratiche agronomiche effettuate
dall’uomo) orizzonte minerale superficiale. Per poter analizzare gli orizzonti, soprattutto
quelli minerali, dobbiamo osservare il profilo del suolo attraverso l’apertura di una trincea
con mezzi meccanici, manuali (miniput) o usando scarpate naturali. In alternativa
all’apertura di una trincea possiamo osservare il profilo attraverso trivelle che estraggono
campioni, oppure una sonda pedologica;
-Colore: 10 y/r value 4/3 chroma – dark brown. Tramite le carte di Musell determiniamo il
colore dell’orizzonte. Il colore del terreno rappresenta un buon indicatore delle condizioni
del terreno: il ferro, se siamo in condizioni ossidative, si colora di rosso, colorando anche il
terreno, mentre se siamo in condizioni riduttive si colora di grigi. Se abbiamo un terreno
molto scuro, allora è indice di molta sostanza organica;
-Umidità: umido, in base alla sensazione al tatto;
-Scheletro: assente, perché terreno agricolo lavorato;
-Screziature: assenti
-Tessitura: franco sabbiosa;
-Aggregazione: poliedrica angolare fine e media, fortemente sviluppata;
-Addensamento delle particelle: medio addensamento;
-Consistenza: friabile;
-Adesività: moderatamente adesivo;
-Plasticità: moderatamente plastico;
-Reazione: reazione moderatamente calcarea, infatti si vede il passaggio del liquido da
color rosso a color verde;
-Porosità: bassa porosità interstiziale e pochi canalicoli molto fini, pochi canali tubulari
degli anellidi, presenza di anellidi e coproliti, presenza di formiche;
-Radici: assenti;
-Limite: inferiore abrupto lineare, proprietà derivanti da pratiche di coltivazione, il
passaggio tra un orizzonte e l’altro è <2,5cm.

CARATTERISTICHE DELL’ORIZZONTE “Ap”

L’orizzonte “Ap”, ovvero l’orizzonte analizzato in questo caso, è caratterizzato dalle


seguenti peculiarità:

-rimescolamento degli elementi del suolo per aratura e simili pratiche agrarie, alla
profondità dell’intero orizzonte che infatti presenta le caratteristiche dello strato arabile
attivo;
-basso contenuto in carbonio organico;
-eccessivamente dotato di carbonato di calcio;
-reazione alcalina.

Queste caratteristiche determinano la classificazione del suolo nel sistema Fao-Unesco


come: FLUVI CALCARIC CAMBISOL (CMcf): Cambisol sviluppatosi su deposti alluvionali del
passato recente. Gravi disturbi al naturale sviluppo del suolo a causa dell’intensa attività
agricola in atto.
CARATTERISTICHE

PARAMETRO UM SUOLO NOTE


Argilla % 19
Limo % 39
Sabbia % 42 Franco
pH 8.05 Alcalino
Carbonati totali % 18.6 Sensibilmente calcareo
Calcare attivo % 3.42 Mediamente dotato
Carbonio organico % 0.96 Scarsamente dotato
Azoto totale % 0.109 Mediamente dotato
Rapporto C/N 8.8
Sostanza organica % 1.6 Scarsamente dotato
P assimilabile Mg/kgs.s. 15.6 Mediatamente dotato
CSC Cmol(+)/kg s.s 21.6 Alta
Conduttività (EC 1:2,5) mS/cm 0.224 Normale
Ca scambiabile Mg/kg s.s. 5460 Molto ricco
K scambiabile Mg/ kg s.s. 93 Poco
Na scambiabile Mg/ kg s.s. 49 Normale
ATTIVITA’ DI LABORATORIO
1° Attività del 12/10/2022

DETERMINAZIONE DELLO SCHELETRO E DELLA TERRA FINE;


DETERMINAZIONE DEL pH ATTIVO E pH POTENZIALE;
DETERMINAZIONE DELLA CONDUCIBILITA’ ELETTRICA
Si utilizza un campione di terra, che deve essere rappresentativo, che è stato
precedentemente raccolto, in una determinata area di nostro interesse. Successivamente
questo campione viene fatto seccare in un luogo asciutto, in una stufa a 30°, oppure in
un ambiente areato, per essere preparato per l’analisi.

MATERIALI UTILIZZATI:

-mortaio e pestello
-setaccio da 2mm
-bilancia
-bacchetta di vetro per mescolare
-due becher
-cilindro graduato
-pH-metro
-conduttimetro

-Mortaio e pestello
-Setaccio da 2mm
-Cilindro graduato da 25 ml

SOSTANZE:

-campione di terra
-acqua distillata
-KCl 3M

PROCEDIMENTO DELLA PRIMA ANALISI: PESTELLATURA

Si preleva una quantità di campione di terreno, e, dopo averlo fatto seccare, lo si pone
all’interno di un mortaio ceramico, e con l’aiuto di un pestello lo si frantuma in modo da
renderlo più fine.
Se presenti, rimuovere i materiali estranei, quali piccoli pezzi di scheletro come i sassi e del
pietrisco, residui vegetali come radici o foglie e rametti.

Una volta rimossi questi ultimi si procede alla frantumazione del campione con l’ausilio del
pestello. Dopo aver ottenuto una buona frantumazione si va a setacciare il terreno
frantumato utilizzando un setaccio con maglie da 2mm, in modo da dividere lo scheletro
dalla terra fine. Questa operazione viene effettuata diverse volte per ottenere una buona
quantità di campione fine.
Ciò che rimane sul setaccio, che ha una dimensione superiore ai 2mm e non può essere
ridotto a dimensioni inferiori, rappresenta lo scheletro, ovvero un costituente inerte che
non partecipa ai fenomeni di adsorbimento e desorbimento degli elementi nutritivi. Lo
scheletro in questo caso è assente, quello che passa invece è terra fine, quella che verrà
utilizzata quindi per le analisi vere e proprie.

Terra pestellata da setacciare


Campione di terra da

DETERMINAZIONE DEL PH

La reazione del suolo può essere acida, neutra o alcalina. Normalmente il pH dei suoli va
da 4 a 8,5, ed è espresso come attività chimica degli ioni idrogeno presenti nella soluzione
circolante del terreno. L’acidità o l’alcalinità del terreno è legata alla natura della
matrice del suolo e all’andamento dell’evoluzione pedogenetica, strettamente collegata
alle condizioni pedoclimatiche.

Esistono due metodologie per poter determinare il pH del terreno:


1.“pH attivo” la cui misurazione viene effettuata in una sospensione di acqua e terreno;
2.“pH potenziale” la cui misurazione viene effettuata in una sospensione di KCl e terreno;
L’acidità o la basicità del terreno viene poi determinata tramite misurazione con un pH-
metro (Con il pH-metro si ottiene un metodo potenziometrico, ovvero la differenza del
potenziale, convertita in unità pH, da 0 a 14 o da 0 a 7).

ANALISI DEL pH ATTIVO:

Si ottiene l’acidità attiva libera presente nella soluzione circolante, senza considerare i
cationi che sono adsorbiti sulla superficie dei colloidi argillo-umici.

Si prelevano 10 gr di terreno, aiutandosi con una bilancia, e si inseriscono all’interno di un


becher. Successivamente si aggiungono, con l’ausilio di un cilindro graduato, 25 ml di
acqua distillata.
Viene utilizzato il rapporto di estrazione 1:2,5 (solido:liquido): questo rapporto è utilizzato in
presenza di suoli agrari, per altri substrati si utilizzano altri rapporti per peso specifico basso.
Il rapporto in quest’ultimo caso si modifica e deve essere esplicitato, ad esempio 1:5 o
1:10, quindi si aggiunge più volume.
Dopo aver aggiunto il volume di acqua al becher si mescola la sospensione ottenuta con
l’aiuto di una bacchetta, e la sospensione va tenuta mescolata per poter analizzare il pH.
Dopo aver tarato lo strumento si può procedere alla misurazione. Essendo una
sospensione e non una soluzione non si otterrà un valore di pH fisso ma si otterranno delle
oscillazioni del valore: in questo caso si ottiene un pH pari circa a 8.1, risulta quindi essere
un suolo moderatamente alcalino.

ANALISI DEL pH POTENZIALE:

Per l’analisi del pH potenziale si utilizza una soluzione concentrata. Una volta aggiunto il
KCl, questo si dissocia in K e Cl, seguendo l’azione della legge di massa che tende a far
spostare gli ioni K assorbiti dai colloidi. Quindi il complesso colloidale sposta tutti gli H
presenti nella soluzione circolante andando a modificare l’acidità rilasciando quindi
cationi come Ca2+; Mg 2+; K+; Na2+; Al3+. Che vanno a modificare il pH della soluzione.

Come fatto prima per il pH attivo, si prelevano 10 gr di terreno, si inseriscono all’interno di


un becher e si aggiungono 25 ml di KCl, sempre rispettando il rapporto di estrazione 1:2,5
(solido:liquido).
Dopo aver aggiunto il volume di KCl al becher si mescola la sospensione e là si mantiene
mescolata.
Come prima, essendo una sospensione e non una soluzione, si otterranno delle oscillazioni
del valore. In questo caso si ottiene un pH pari circa a 7,35.

pH-METRO:

Il pH-metro è uno strumento formato da un elettrodo, un supporto ed una base, che


converte il segnale trasmesso dal terminale in millivolt a valori della scala pH. L’elettrodo è
posto dentro a un piccolo contenitore contenente cloruro di potassio (KCl 3M), in modo
tale che rimanga sempre umido e non secchi.
Prima di effettuare ogni misurazione, bisogna calibrare lo strumento attraverso delle
soluzioni tampone a pH predefiniti (la prima a pH acido a 4.5 e la seconda a pH neutro a
7). Si rimuove l’elettrodo dal contenitore e lo si lava con acqua distillata e poi si immerge
l’elettrodo nella soluzione acida pH: 4.5, effettuando così la prima calibrazione. Si
risciacqua poi l’elettrodo e si effettua la seconda calibrazione inserendolo nella soluzione
neutra pH: 7, e si risciacqua di nuovo. Per effettuare la misurazione si immerge l’elettrodo
nel campione e poi si va a leggere il valore sul display dello strumento.

-campione contenente 10 gr di terreno


e 25 ml di acqua

- campione contenente 10 gr di terreno


e 25 ml di KCl

Aggiunta di 25ml di KCl al terreno


CONDUCIBILITA’ ELETTRICA

Dopo aver determinato il pH si va a misurare la conducibilità elettrica, parametro utilizzato


per la misurazione della fertilità del suolo e indica la % di salinità del suolo. Permette di
avere un’indicazione sui potenziali danni e riduzioni di resa delle colture, tenendo conto
della loro sensibilità alla salinità, la salinità si manifesta quindi con una riduzione della resa
nei raccolti. Rappresenta la misura indiretta della concentrazione totale dei sali disciolti
nella soluzione del suolo.

La conduttività permette di valutare la salinità del terreno, si misura utilizzando la


sospensione usata per la misura del pH attivo, utilizzando un rapporto di estrazione però
che è 1:5 (solido:volume), quindi vanno aggiunti al nostro campione altri 25ml di acqua e
si mescola per ottenere una buona sospensione.

Per misurare la conducibilità si va ad utilizzare il conduttimetro portatile con una sonda,


che viene immersa nella sospensione, e un display ci permette di leggere il valore della
conducibilità. Otteniamo un valore espresso in milliS/cm o microSiemens (milliS/cm), che
esprime la conducibilità elettrica del campione, in questo caso pari a 388
microSiemens/cm quindi 0,388 dS/m, che è da ritenersi bassa.

Sospensione 10 gr di
terreno con 50 ml di
acqua

CONCLUSIONI

In conclusione, possiamo affermare che il campione esaminato di terreno non presenta


scheletro, possiede un pH attivo pari a 8,1, e pH potenziale pari a 7,35 notando un terreno
moderatamente alcalino, infine una conducibilità pari a 0,388 dS/m, che risulta essere un
valore basso.
ATTIVITA’ DI LABORATORIO
2° Attività del 19/10/2022

DETERMINAZIONE DELLA TESSITURA


La tessitura è la distribuzione per le classi dimensionali delle particelle elementari ed è uno
dei caratteri edafici più importanti in quanto non varia considerevolmente con il tempo.
Le particelle minerali costituenti il suolo coprono un ampio intervallo, dalle pietre alle
argille. Le particelle superiori ai 2mm rappresentano lo scheletro, mentre quelle inferiori la
terra fine.

Una caratteristica fisica del terreno è la struttura, importante perché è costante nel
tempo, che ci dà la dimensione della parte minerale del terreno: sabbia, limo, argilla. È
una misura importante perché a seconda della tessitura determina le lavorazioni del
terreno da fare e le altre operazioni colturali.

La classe di tessitura di appartenenza del terreno si individua tramite il diagramma


tessiturale. La tessitura viene misurata in base alla percentuale sulla terra fine di sabbia,
limo e argilla, classificabile in:
-sabbia: 2- 0,05 mm
-limo: 0,05- 0,002 mm
-argilla: inferiore 0,002 mm

Nella classificazione della tessitura è da tenere considerato, se presente, lo scheletro, che


si suddivide in:
-pietre: >100 mm
-ghiaia: 2-100 mm
-terra fine: <2 mm

La tessitura è importante per l’analisi pedologica e poco per l’analisi agronomica, dato
che, da un punto di vista strutturale, le lavorazioni agricole non vanno a modificare la
tessitura, quindi è possibile fare l’analisi una volta sola.

La tessitura viene determinata per via umida con il metodo Bouyoucos. Per eliminare dal
terreno eventuali leganti organici o inorganici si va a trattare la sostanza organica con
acqua ossigenata (H2O2) e i carbonati con acido cloridrico; data la scarsa dotazione di
sostanza organica (<6%) e la bassa presenza di carbonati (<10%) questo passaggio non
viene eseguito.

MATERIALI UTILIZZATI:

-cilindro di boyoucos
-cilindro graduato
-bilancia
-beuta
-densimetro STM 152 H

SOSTANZE:

-terra fine
-Calgon (esametafosfato esasodico Na6P6O18)
-acqua distillata
METODO BOUYOUCOS

Si pesano 50g di terra fine, inserendoli all’interno di una beuta, e da questo campione si
devono togliere le particelle che compongono la struttura glomerulare attraverso il
trattamento di esa(meta)fosfato esasodico (Na6P6O18), nome commerciale Calgon. Il
trattamento con il Calgon ha funzione di dispersione delle particelle di terra fine.

Il procedimento prevede l’utilizzo di un frullatore dove vengono inseriti 50 gr di terra fine,


successivamente, utilizzando un cilindro graduato, si uniscono all’interno del frullatore
contenente la terra 100 ml di Calgon e vengono aggiunti 250 ml di acqua, e si fa frullare il
tutto per 5/7 minuti. Questo procedimento effettua un’azione meccanica di
sminuzzamento, grazie al frullatore, e un’azione chimica data dal Calgon.

Una volta finito questo procedimento di dispersione del terreno, la sospensione va


travasata nel cilindro di Bouyoucos e portato a volume aggiungendo acqua distallata
fino a 1130 ml. Questo cilindro presenta altezza e diametro predefiniti e si basa sulla legge
di Stocs, dove la velocità di caduta è direttamente proporzionale al diametro di caduta
di una particella in relazione all’altezza. Questo cilindro possiede due misurazioni: la prima
1130 ml e la seconda 1205 ml.

Una volta riempito il cilindro fino alla prima tacca con (1130 mm) deve essere tappato e
fatto mischiare attraverso una ventina di oscillazioni complete e poi lo si lascia riposare
per 4 minuti, per far avvenire la decantazione della sospensione. Passati i 4 minuti il
materiale è decantato. La parte decantata rappresenta la sabbia, si inserisce quindi il
densimetro STM 152H, lo si lascia per qualche minuto per far si che si stabilizzi, e poi si
legge la prima misurazione, che in questo caso è pari a 29 g/L.

Le prime particelle che sedimentano sono quelle della sabbia, e con la misurazione della
densità tramite il densimetro troviamo quindi la densità di sospensione limo+argilla.

Si lascia decantare la sospensione per altre due ore, passate queste sarà precipitata la
frazione di limo, e si va a misurare la concentrazione di argilla. Si legge la seconda
misurazione, che in questo caso è pari a 23 g/L. Misuro la temperatura del campione per
determinare il fattore correttivo sia alla prima lettura con il densimetro che alla seconda
che misura in g/L.

Per poter effettuare i calcoli per ottenere le diverse percentuali di sabbia, limo e argilla si
deve effettuare una prova chiamata “prova in bianco”: si misurano con un cilindro
graduato 100ml di Calgon, si inseriscono nel cilindro Boyoucos e si porta a volume
aggiungendo acqua distillata fino a 1130 ml, si inserisce quindi il densimetro e si legge la
misura che in questo caso è pari a 5 g/L.

MISURAZIONE

-prima misurazione dopo 4 minuti: 29 g/L


-seconda misurazione dopo 2 ore: 23 g/L
-prova in bianco: 5 g/L
-temperatura: 20°C (fattore correttivo pari a 0)

CALCOLI

-ARGILLA: (2° misurazione- misura in bianco) + fattore correttivo della temperatura


(29 g/L – 5 g/L) + 0 = 24 g/L  24 g/L x 2 = 48 % di ARGILLA
-LIMO: (1° misurazione – 2° misurazione) + fattore correttivo della temperatura
(29 g/L – 23 g/L) + 0 = 6 g/L  6 g/L x 2 = 12 % di LIMO

-SABBIA: 100 – %argilla - %limo


100 – 48 – 12 = 40 % di SABBIA

CONCLUSIONI

Tramite il triangolo della tessitura possiamo dire quindi che questo terreno si tratta di un
terreno: ARGILLOSO SABBIOSO

Misura della densità


Misura della prova in bianco
ATTIVITA’ ALL’APERTO
2° esperienza in campo: del 28/10/2022

PROVA DELLA VANGA E FORMA DEL HUMUS


È stata effettuata un’analisi sugli appezzamenti orticoli presenti nella Fattoria Sociale
chiamata “la casa di Anna”. Attraverso la prova della vanga è possibile determinare la
fertilità del suolo e successivamente quali lavorazioni, tecniche colturali e concimazioni
sono state efficaci o se bisogna eseguire delle correzioni. La fertilità del suolo è intesa
come la condizione di un terreno ricco di humus in cui i processi di crescita delle piante
sono rapidi, armoniosi ed efficienti (definizione di Albert Howard); è un concetto
complesso che ha tre dimensioni: fisica, biologica e chimica.

La FERTILITA’ FISICA è determinata dalle particelle che si aggregano formando zolle


piccole, mobili e resistenti alle sollecitazioni prodotte dal vento, dall’acqua e dal
calpestio, intersecate da una fitta rete di canali che permettono la circolazione di aria e
acqua e la crescita delle radici.
La FERTIITA’ BIOLOGICA nel terreno è definibile quando quest’ultimo è ospite di vita e
pertanto dev’esser ben dotato d’aria e di acqua, di cibo per gli organismi terricoli,
dev’essere privo di sostanze tossiche e dev’essere disturbato il meno possibile dalle
lavorazioni.
La FERTILITA’ CHIMICA è presente quando il terreno ha una dotazione di principi nutritivi
che permette alle piante di crescere in modo armonioso.

PROVA DELLA VANGA

La prova della vanga si esegue con una vanga o una forca a denti piatti lunghi almeno
30 cm, oppure con un coltello a lama flessibile, mentre, per quanto riguarda il periodo,
può essere eseguita in qualsiasi momento, ma sarebbe opportuno che il livello di umidità
del terreno non sia né troppo alto né troppo basso. La zona di prelievo varia a seconda
che le colture siano presenti in modo uniforme o meno. Se le colture sono presenti il
prelievo è indifferente, mentre se non presenti o con poca vegetazione si andrà a
esaminare sia la zona dove abbiamo buona crescita, sia dove le piante sono cresciute
meno o non presenti.

L’analisi del terreno è stata fatta su un terreno con coltivazione orticola biologica
dell’azienda sociale.

Prova della vanga


Prova della vanga viene eseguita seguendo 10 punti:

1. OSSERVAZIONE DELLA SUPERFICIE


Analizzando la superficie del terreno, la vegetazione spontanea e/o quella della
coltivazione possiamo definire la struttura del terreno: osserviamo se sono presenti
crepe oppure croste superficiali, in quel caso avremo problemi di struttura dovute a
poca umidità del terreno, mentre se notiamo alghe o muschi abbiamo un terreno
molto umido e ricco di acqua. Un altro fattore importante sono la presenza di
terricoli che rilevano la presenza di lombrichi oppure piccoli fori creati dagli insetti
terricoli.

2. PROVA DI AFFONDAMENTO
Verifichiamo quanta resistenza alla penetrazione avviene quando usiamo la vanga
per prelevare il campione di terra, facendo una ipotesi sulla struttura del suolo e
della presenza di strati. Se la vanga affonda facilmente ed in modo uniforme non
ci sono strati. Se invece la vanga fatica ad affondare indica che il terreno è
compatto, mentre se la resistenza è discontinua, allora la struttura è organizzata in
più strati con la possibilità della presenza di una suola di lavorazione.

3. OSSERVAZIONE STRATI E TIPO DI AGGREGATI


Preleviamo i primi 30 cm di suolo, perché a questa profondità è concentrata la
maggior quantità di radici ed è più intensa l’attività degli organismi terricoli. Dopo
aver estratto il campione di suolo gli diamo una leggera ripulita superficiale,
andando poi ad osservare i vari strati/orizzonti che avevamo precedentemente
previsto con la prova di affondamento e il tipo di aggregato presente. La presenza
di zolle piccole indica che il terreno è soffice e permeabile all’aria e all’acqua,
mentre quando le zolle sono grandi è segno di compattamento, cioè nelle zolle
manca quella rete di canali necessari alle radici per esplorarle ed acquisire acqua,
ossigeno e principi nutritivi. Nei primi cm notiamo che il terreno si presenta ben
strutturato grazie alla presenza di molti microrganismi terricoli, agglomerati sferici e
la presenza di molte radici. Al di sotto invece notiamo zolle fuse in una grossa
massa, la suola di lavorazione dove solo totalmente assenti i canali.

4. PRESENZA E DISTRIBUZIONE RADICI


La presenza di molte radici è un indicatore di una buona struttura del terreno e quindi
della presenza di canali dove le radici possono crescere ma anche dove può
circolare l’aria e l’acqua. Nei primi cm di suolo abbiamo maggior presenza di radici,
dove il terreno è più soffice, mentre sotto abbiamo la parenza di suola di lavorazione,
dove le radici faticano a crescere.

5. OSSERVAZIONE DI FAUNA TERRICOLA


La presenza di fauna terricola (macro e microrganismi) ci permette di indicare la
fertilità del suolo. Ciò è dovuta dall’abbondanza di sostanze nutritive e buona
struttura. Dato che la maggior parte degli organismi terricoli sono lucifughi possiamo
andare a stimare la loro presenza in modo indiretto attraverso canali oppure terricoli.

6. CONTROLLO UMIDITA’
Sapere l’umidità è utile per stabilire il tempo in cui fare una lavorazione oppure il
momento in cui irrigare. Si esegue una stima dell’umidità con le mani: se fatichiamo
o non riusciamo a sbriciolare la zolla di terra, significa che il terreno è secco e non
lavorabile; se riusiamo a sbriciolarla senza difficoltà, significa che è in “tempera”,
cioè ha un grado d’umidità idoneo alla lavorazione; se la zolla si deforma senza
sbriciolarsi, mantenendosi malleabile, significa che il terreno è troppo umido e quindi
non lavorabile. La stima dell’umidità può essere fatta anche a vista in linea generale
le zone più umide sono quelle più scure.

7. VALUTAZIONE DEL COLORE


Il colore del terreno dipende principalmente dalla presenza di humus (marrone
scuro), dagli ossidi di ferro (tonalità che vanno dal giallo rosso), dagli ossidi di
manganese (tonalità dal viola al nero) e da carbonati, solfati e cloruri (bianco).
Anche lo stato d’idratazione influenza il colore del terreno: il suolo umido ha un
colore più scuro ed intenso rispetto a quando è secco. Se notiamo macchie grigio-
verde indicano la presenza di ferro ridotto, quindi che il terreno non è ossigenato,
mentre se ci troviamo in un terreno ben ossigenato il ferro si presenta come ossidato
di colore rosso-arancione. Se notiamo macchie nere e macchie bianche indicano
la riduzione del manganese e del carbonato di calcio che, come il ferro ridotto,
indicano una ambiente asfittico.

8. OSSERVAZIONE SOSTANZA ORGANICA


La presenza di sostanza organica ci fornisce informazioni particolari sull’attività
biologica del terreno, il grado di decomposizione dei residui colturali (paglia,
stoppie, radici, fusti e foglie) e fertilizzanti (letame, compost, sovescio e concimi)
rispetto alla data d’interramento. Può essere più o meno veloce in base al tipo di
residui e del livello di attività degli organismi terricoli che si nutrono di sostanze per la
trasformazione di humus. Se il terreno non è ospitale, per la mancanza di acqua e/o
ossigeno, la trasformazione può non avere luogo o essere molto lenta. Quando nel
terreno vengono meno il ricambio di aria e l’ossigenazione (terreno coperto
d’acqua o compattato dalle lavorazioni), la trasformazione della sostanza organica
degenera in fermentazione perché prendono il sopravvento i microrganismi
anaerobici. La stima della decomposizione della sostanza organica va fatta col tatto
e con l’olfatto. Il livello di decomposizione del materiale interrato dev’essere
giudicato con riferimento a quello che sarebbe giusto avere in quel momento. In
generale possiamo dire che residui colturali lignificati (paglia, stocchi e ramaglia)
preventivamente sminuzzati (trinciati) dovrebbero decomporsi entro 9-12 mesi
dall’interramento; residui colturali poco lignificati (sovesci, foglie, fusti e radici di
ortaggi) dovrebbero decomporsi entro 3-6 mesi dall’interramento.

9. ODORE
L’odore del terreno è un buon indicatore che ci permette di indicare la presenza di
vita, soprattutto di funghi. Se il campione ha un profumo gradevole (sa di bosco) è
un buon segno e significa che il suolo è ben strutturato e ospite di vita, perché i funghi
e i microrganismi liberano sostanze come i fenoli, mentre nel caso contrario se
profuma di marcio o di muffa è un cattivo segno che indica che il terreno è
compattato e mal areato e vengono liberate sostanze come metano, acidi grassi
volatili, acido solfidrico e ammoniaca. Se il terreno non ha odore, possiamo
considerarla una situazione intermedia dove possiamo avere un terreno molto ricco
di vita ma ad esempio è asciutto e quindi i microrganismi non lavorano.
10. PROVA DI CADUTA
Si solleva la fetta di terreno e la si fa cadere dall’altezza di un metro. Da come si
deforma o frantuma il campione, possiamo fare un’ulteriore stima sulla presenza di
strati, sul loro grado di compattamento, sulla mobilità degli aggregati e possiamo
osservare all’interno del campione.

PRODUZIONE DI COMPOST

Durante la visita alla Fattoria Sociale abbiamo potuto osservare il compost prodotto dalla
stessa fattoria, come si crea e come viene utilizzato. Il compost è un fertilizzante di origine
naturale prodotto dalla degradazione dei residui organici che possono essere scarti
alimentari e prodotti di scarto agricolo di origine vegetale (paglia, foglie e rami). I
responsabili della produzione di un buon compost sono gli organismi decompositori del
suolo. Essi per vivere hanno bisogno di tre requisiti:

-NUTRIENTI EQUILIBRATI: composti da un misto di materie carboniose materie azotate;

-UMIDITA’: che proviene dalle materie azotate ed eventualmente dall’acqua piovana o


apportata manualmente;

-ARIA che si infiltra attraverso la porosità prodotta dalla presenza delle sostanze carboniose
strutturanti.

I residui organici compostabili possono essere: rifiuti azotati; scarti vegetali; scarti di giardino
(tagli di siepi, erba del prato…); foglie verdi; rifiuti domestici (frazione umida). È opportuno
limitare i residui di origine animale e mescolarli bene a quelli di origine vegetale. I rifiuti
carboniosi sono: rami derivanti dalla potatura (meglio se sminuzzati con un biotrituratore,
altrimenti risulteranno poco aggredibili da parte dei microorganismi); foglie secche; paglia
(si terranno da parte accuratamente questi materiali e si mischierà man mano ai rifiuti
azotati che si produrranno di giorno in giorno). Come scarti alimentari possiamo usare: fondi
di caffè, filtri di te, gusci di uova, gusci di noci. Possiamo utilizzare anche lettiere
biodegradabili di animali erbivori, carta (evitando quella stampata e patinata) pezzi di
cartone (fungono anche da rifugio ai lombrichi), pezzi di tessuti 100% naturali (lana, cotone)
ecc.

Almeno due o tre volte all’anno bisogna rivoltare il materiale per riattivare il processo di
compostaggio. È fondamentale mantenere il giusto grado d’umidità del materiale,
altrimenti il processo sarà rallentato. Inoltre, in caso di umidità troppo elevata avverranno
putrefazioni indesiderate (processo anaerobico). Per asciugare un cumulo troppo umido si
rivolta il materiale, mentre per inumidirlo si versa dell’acqua . Il tempo di maturazione del
compost è variabile a seconda delle condizioni climatiche e del tipo di prodotto che si
vuole ottenere. Un compost di qualità richiede molto mesi di maturazione.

Il compost possiede un peso specifico di circa 350-400 kg/m3. Il processo di compostaggio


avviene in due fasi:
-una prima fase, detta attiva, caratterizzata da un elevata attività dei microrganismi che,
mediante idrolisi, degradano le frazioni organiche più facilmente degradabili. La durata di
questa fase è di poche settimane.
-Una seconda fase, detta di maturazione, dove la frazione meno degradabile viene
concentrata e successivamente umificata. La durata di questa fase è più lunga rispetto
alla prima e ha una durata superiore ai 2-3 mesi.

Il compost viene utilizzato come fertilizzante, ed è alla base di alcune tecniche


agronomiche definite “sostenibili”, come per esempio la permacultura, l’agricoltura
naturale, l’agricoltura biologica e l’agricoltura biodinamica. Il trattamento del suolo con il
compost è comunque diffuso trasversalmente in tutte le tecniche colturali poiché
l’aggiunta di sostanza organica migliora le caratteristiche pedologiche del suolo stesso.
ATTIVITA’ ALL’APERTO
3° esperienza in campo: del 07/12/2022

STIMA DEI LOMBRICHI


La fauna terricola è composta principalmente dai lombrichi e da altri insetti che vivono nel
terreno. I lombrichi sono un gruppo di invertebrati che vivono in suoli umidi, ad una
profondità che varia da pochi cm fino a 4 mt, in base alla specie e alla profondità della
roccia madre. L’attività dei lombrichi rende soffice il terreno in cui vivono, ma non riescono
a vivere in suoli ricchi di sabbia e troppo argillosi. In Italia sono presenti circa 96 specie,
mentre nel mondo sono stati classificati circa 3000 esemplari diversi. La dimensione è molto
variabile nei lombrichi: può andare da 80cm di lunghezza per 2,5cm di diametro oppure
da 2,5cm e diametro 2mm.
Vengono classificati in base alla profondità in cui vivono: epigei, vivono nei primi 5cm del
suolo, endogei, vivono nei primi 50 cm del suolo, ed infine profondi scavatori o anecici, che
vivono di 50cm fino a 3 mt. Gli epigei scavano per lo più gallerie orizzontali, gli endogei sia
orizzontali che verticali, e i profondi scavatori verticali.
Sono fondamentali per movimento della sostanza organica, per la sua degradazione e per
la fertilità del suolo.
La presenza dei lombrichi può aumentare del 20% la presenza di N e P, ma anche un
aumento del 23% della resa produttiva. I lombrichi sono buoni bioindicatori rappresentati
dall’indice QBS-e (qualità biologica suolo eartworms). In base a dimensione, colore, attività,
movimento dell’esemplare e stadio sviluppo abbiamo un indice della qualità del suolo,
data da un numero che più elevato è, e è più fertile è il terreno.
Per la stima dei lombrichi andiamo a delimitare una zona precisa con una superficie nota
(esm. 30x30 oppure 40x40) in modo da poter poi risalire alla stima su m2, dove versiamo una
soluzione formata da acqua, olio di senape (1ml ogni 10 lt di acqua) ed alcool. L’olio attrae
i lombrichi mentre il principio attivo della senape li irrita facendoli salire in superficie.
Andiamo poi a scavare i primi cm di terreno e disporli su un telo bianco, andando a
raccogliere i lombrichi. Una volta finito possiamo definire la quantità, a quale gruppo
appartengono (epigei, endogei, profondi scavatori), e l’età (giovane o adulto) attraverso
il clitello, ovvero l’organo sessuale dei lombrichi. La presenza di molto predatori e molto
lombrichi giovani sono indice di un terreno maltrattato.
Il suolo è un ambiente abitato da organismi diversi che possiedono funzioni peculiari che
garantiscono precise funzioni a livello chimico e fisico del suolo. Il suolo agrario, tramite
l’utilizzo intensivo, si impoverisce di fertilità. È necessario quindi studiare il livello degli impatti
mediante indicatori ambientali quali i bioindicatori. I lombrichi sono considerati ottimi
bioindicatori per gli agroecosistemi per via della loro abbondanza, diffusione, importanza
e comportamenti delle specie. Le specie, circa 96 in italia, in base alla colorazione,
dimensione, cicli biologici, frequenze riproduttive e complessità e struttura delle gallerie
possono essere divise in categorie ecologiche, utilizzate per stimare la qualità di un
ambiente, e per caratterizzare un agroecosistema. La presenza, la varietà e la
composizione della vegetazione risultano fondamentali per l’aumento del livello qualitativo
dell’agroecosistema: pratiche quali le colture di copertura (cover-crop) e l’aumento della
vegetazione permettono l’aumento dell’abbondanza in lombrichi, diminuzione delle
patologie e arricchimento dei nutrienti nel suolo.
La creazione dell’indice QBS-e, per valutare la qualità dei suoli che correla l’abbondanza
in esemplari totale, pesandola per le categorie ecologiche al quale gli esemplari trovati
fanno parte, risulta metodo di valutazione innovativo e speditivo, da accompagnare ad
ulteriori valori raccolti nei campionamenti.

Una volta contati e classificati i lombrichi estratti, possiamo andare ad attribuire un valore
per ogni categoria per poter poi determinare il QBS-e e quindi definire la fertilità del suolo.
Durante l’analisi fatta sul suolo del boschetto abbiamo notato che la quantità della
popolazione di lombrichi è bassa perché non abbiamo trovato predatori. Meno predatori
significa una minore riproduzione dei lombrichi ma di dimensioni più grandi, indice di un
terreno più fertile, meno maltrattato e buono in struttura del suolo. Se troviamo lombrichi di
piccole dimensioni significa che l’ambiente è più maltrattato. Gli utilizzi dei fitofarmaci
come le glifosate possono attaccare i lombrichi. Generalmente quelli più superficiali
resistono mentre i lombrichi scavatori muoiono in poco tempo.
Nel verificare la quantità e l’abbondanza dei lombrichi nei suoli bisogna tener conto anche
la stagionalità. Facendo la proporzione, troviamo la quantità per ettaro moltiplicato per 11
(11 indica il tipo di lombrichi e l’età), assegniamo il punteggio, ottenendo così il valore QBS-
e cioè la quantità biologica del suolo.

Il numero di esemplari (30 cm x 30 cm)= 11


N° di esemplari/m2 = 11 x 11.111= 122
Sono stati trovati:
-4 epigei giovanili
-4 endogei giovanili
-2 endogei adulti
-1 profondo scavatore adulto
Per trovare il QBS-e si fa il N° di esemplari/m2 x EMI (indice ecomorfologico, in relazione al
grado di adattamento al suolo), quindi:
-epigei giovanili: (4 x 11= 44) x 2,5=110
-endogei giovanili: (4 x 11 = 44) x 2,5= 110
-endogei adulti: (2 x 11 = 22) x 3,2= 70,4
-profondi scavatori: (1 x 11 = 11) x 10= 110
La somma di tutti: 110+110+70,4+110= 400,4, quindi in base alla tabella il valore QBS-e e
classe di qualità troviamo che è un valore discreto -2 (300< QBS-e < 600).

Lombrichi presi in
analisi
ATTIVITA’ DI LABORATORIO
3° Attività del 23/11/2022

DETERMINAZIONE DEL CALCARE TOTALE


La conoscenza del contenuto di carbonati totali del suolo, impropriamente definito per
convenzione “calcare totale”, è utile per la corretta interpretazione del pH, per valutare
l’incidenza del calcare nel volume del suolo e quindi la proporzione della frazione più
direttamente interessata alla nutrizione vegetale, e per il calcolo dei fabbisogni idrici.

Il calcare interferisce sulla solubilità dei fosfati, favorendo la formazione di fosfati di calcio
più basici e quindi meno solubili ed assimilabili. La sua presenza inoltre riduce
l’assimilabilità dei microelementi fino a portare, in alcuni casi, a carenze nutrizionali. Non
trascurabile è l’azione che il calcare esplica nei confronti della struttura, in quanto
costituisce una riserva di calcio, che saturando i colloidi argillosi e umici, condiziona lo
stato di aggregazione del terreno.

Il carbonato che più comunemente si va ricavare è la calcite, una fase del carbonio di
calcio (CaCO3). I carbonati possono essere presenti sia nelle frazioni fini del suolo sia nello
scheletro. Nei terreni la presenza di calcare è dovuta da suoli neutri o alcalini con pH
compreso tra 7,5-8,5. La quantità totale dei carbonati nel suolo è determinata dalla
quantità di CO2 che si libera tra il terreno e l’acido utilizzato per l’analisi. Per l’analisi si
utilizza il metodo gas volumetrico con calcimetro volumetrico, dove i carbonati presenti
nel suolo sono trattati con un l’aggiunta di acido e la CO2 prodotta è misurata
volumetricamente.

MATERIALI UTILIZZATI:

-becher
-provetta
-bilancia
-beuta
-calcimetro
-pipetta graduata

SOSTANZE:

-terra fine
-HCl 0,6 normale

PROCEDIMENTO:

Pesare, con l’ausilio di una bilancia e inserendoli in un becher, 1,5 gr di terra fine. Con
l’ausilio di una pipetta graduata prelevare 10ml di HCl normale, e inserirli all’interno di una
provetta.
Successivamente si prende una beuta, si inseriscono gli 1,5 gr di terra, e sempre in questa
si inserisce la provetta, cercando di non farla cadere, aiutandosi con una pinza.
Il calcimetro è composto da due parti principali: un tubo graduato contenente acqua, e
collegato ad esso tramite un tubo di gomma vi è un’ampolla satura di CO2. Si chiude la
valvola di entrata dell’aria dall’esterno all’interno del tubo graduato e si tara lo strumento
portando l’acqua a 0 mL. Successivamente, dopo aver tarato lo strumento, si può
collegare la beuta al calcimetro con un apposito tappo collegato allo strumento, dal
quale esce un tubo dove passerà l’anidride carbonica che si formerà dalla reazione.
Dopo aver chiuso la beuta si può far cadere l’acido sopra la terra; quindi, si scuote
leggermente la beuta fino a far uscire tutto l’acido dalla provetta. Continuo a mescolare
facendo girare leggermente la beuta, si noterà che dalla terra usciranno delle bollicine,
ovvero la formazione di anidride carbonica. Quando dalla terra smetteranno di formarsi
queste bolle e fino a quando vedo che il livello di CO2 prodotta si stabilizza si lascia
mescolare dentro la beuta la soluzione. Successivamente si legge la quantità di CO2
prodotta lungo il tubo graduato, vedendo quanto l’acqua si è abbassata sulla scala
graduata.
Dopo aver letto la misura si può, attraverso l’ausilio di apposite formule, calcolare la
percentuale di CaCO3.
Si legge una misura di 10 mL di CO2. Ogni grado della scala di lettura corrisponde
direttamente a 1 mL di carbonato di calcio puro. Tale valore subisce delle variazioni,
effetto della temperatura ambiente (diversa da 20°C) e della pressione atmosferica,
pertanto occorre fare delle correzioni.

CALCOLI:

Standardizzare il volume della CO2 sviluppatasi, alla temperatura di 0°C e alla pressione di
760 mmHg (101,325 kPa)

V= volume della CO2 svolta, normalizzato


Vt= volume della CO2 svolta, espresso in mL
Pt=pressione atmosferica alla quale è stata fatta l’analisi, espressa in mmHg
t= temperatura alla quale è stata eseguita l’analisi, espressa in °C
φ= tensione di vapore dell’acqua alla temperatura t, espressa in mmHg

𝑉𝑉= (10 ml x (760 – 23,7) x 273) / 760 x (273 + 25) = 8.87 ml di calcare totale

calcimetro

Beuta contenente
terra e acido
Abbassamento della
colonna di acqua
dovuto alla formazione
ATTIVITA’ DI LABORATORIO
4° Attività del 7/12/2022

CLASSIFICAZIONE DELLE FORME DI HUMUS


Abbiamo eseguito la classificazione delle forme di humus prelevando un campione di
terreno portato da casa. Abbiamo analizzato la presenza di lettiera, che in questo caso era
assente. In base alla presenza di sostanza organica siamo andati a studiare gli orizzonti
organici. Il primo orizzonte da osservare è quello OL, che si suddivide in:
-OL (orizzonte costituito da residui organici costituito soprattutto da foglie poco modificate
o anche intere con forma originaria ancora chiaramente riconoscibile ad occhio nudo);
-OLn (foglie intere o quasi cadute al suolo da meno di un anno e non legate tra loro e
disposte casualmente);
-OLv (caratterizzati da una certa coesione spesso decolorate e il tessuto è generalmente
molle);
-OLt (caratterizzato da foglie nettamente frammentate ma poco o non trasformate con la
presenza di abbondanti coproliti soprattutto lombrichi).
In questo campione analizzato non era presente alcun orizzonte OL.

Successivamente si deve osservare la presenza di OF:


-OF: tale orizzonte è costituito da foglie e residui legnosi più o meno frammentati ma ancora
riconoscibili ad occhio nudo, e presenza di sostanza organica fine. Assente;

Si deve osservare poi la presenza dell’orizzonte OH:


-OH: questo orizzonte è costituito per più del 70% da sostanza organica, ovvero da piccoli
aggregati notevolmente rimaneggiati con struttura granulare, e da microdetriti vegetali e
funghi senza struttura riconoscibile ad occhio nudo;

-A: abbiamo notato la presenza dell’orizzonte A biomacrostrutturato.

Quindi, per determinare la forma di HUMUS, si utilizza uno schema:


orizzonte OH presente -> presenza di un orizzonte A biomacrostrutturato -> AMPHIMULL

Abbiamo effettuato poi con una descrizione del profilo del suolo:
-orizzonte: amphymull
-orizzonte/strato: A
-ampiezza in cm: sconosciuta
-colore: 3/3 10yr
-umidità: umido
-scheletro: assente
-screziature: assenti
-tessitura: franco-limosa-argillosa
-struttura: granulare poliedrica
-addensamento delle particelle: si
-consistenza: friabile Campione di terra
-adesività: buona
-plasticità: si
-reazione: pH in KCl: 7,30; pH in H2O: 8,30, presenza di molti carbonati
-porosità: moderata
-radici: poche e molto fini
-limite: sconosciuto

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