Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
ATTIVITA’ ALL’APERTO
1° esperienza in campo: 05/10/2022
Nel caso di colture erbacee dobbiamo prelevare fino ad una profondità di 20-30cm,
mentre se abbiamo colture arboree dobbiamo prelevare fino a 40-50cm di profondità.
Vengono così raccolti in un secchio 3-4 kg di suolo da cui ne preleviamo un campione di
circa 1kg che sia rappresentativo del suolo. Il campione deve essere essiccato attraverso
stufa a 30° oppure ponendo il nostro campione all’aria su dei fogli in modo che si
asciughi.
Prelevamento del
campione di terreno
in campo Terreno
precedentemente
prelevato in campo
e setacciato
finemente in
laboratorio
-rimescolamento degli elementi del suolo per aratura e simili pratiche agrarie, alla
profondità dell’intero orizzonte che infatti presenta le caratteristiche dello strato arabile
attivo;
-basso contenuto in carbonio organico;
-eccessivamente dotato di carbonato di calcio;
-reazione alcalina.
MATERIALI UTILIZZATI:
-mortaio e pestello
-setaccio da 2mm
-bilancia
-bacchetta di vetro per mescolare
-due becher
-cilindro graduato
-pH-metro
-conduttimetro
-Mortaio e pestello
-Setaccio da 2mm
-Cilindro graduato da 25 ml
SOSTANZE:
-campione di terra
-acqua distillata
-KCl 3M
Si preleva una quantità di campione di terreno, e, dopo averlo fatto seccare, lo si pone
all’interno di un mortaio ceramico, e con l’aiuto di un pestello lo si frantuma in modo da
renderlo più fine.
Se presenti, rimuovere i materiali estranei, quali piccoli pezzi di scheletro come i sassi e del
pietrisco, residui vegetali come radici o foglie e rametti.
Una volta rimossi questi ultimi si procede alla frantumazione del campione con l’ausilio del
pestello. Dopo aver ottenuto una buona frantumazione si va a setacciare il terreno
frantumato utilizzando un setaccio con maglie da 2mm, in modo da dividere lo scheletro
dalla terra fine. Questa operazione viene effettuata diverse volte per ottenere una buona
quantità di campione fine.
Ciò che rimane sul setaccio, che ha una dimensione superiore ai 2mm e non può essere
ridotto a dimensioni inferiori, rappresenta lo scheletro, ovvero un costituente inerte che
non partecipa ai fenomeni di adsorbimento e desorbimento degli elementi nutritivi. Lo
scheletro in questo caso è assente, quello che passa invece è terra fine, quella che verrà
utilizzata quindi per le analisi vere e proprie.
DETERMINAZIONE DEL PH
La reazione del suolo può essere acida, neutra o alcalina. Normalmente il pH dei suoli va
da 4 a 8,5, ed è espresso come attività chimica degli ioni idrogeno presenti nella soluzione
circolante del terreno. L’acidità o l’alcalinità del terreno è legata alla natura della
matrice del suolo e all’andamento dell’evoluzione pedogenetica, strettamente collegata
alle condizioni pedoclimatiche.
Si ottiene l’acidità attiva libera presente nella soluzione circolante, senza considerare i
cationi che sono adsorbiti sulla superficie dei colloidi argillo-umici.
Per l’analisi del pH potenziale si utilizza una soluzione concentrata. Una volta aggiunto il
KCl, questo si dissocia in K e Cl, seguendo l’azione della legge di massa che tende a far
spostare gli ioni K assorbiti dai colloidi. Quindi il complesso colloidale sposta tutti gli H
presenti nella soluzione circolante andando a modificare l’acidità rilasciando quindi
cationi come Ca2+; Mg 2+; K+; Na2+; Al3+. Che vanno a modificare il pH della soluzione.
pH-METRO:
Sospensione 10 gr di
terreno con 50 ml di
acqua
CONCLUSIONI
Una caratteristica fisica del terreno è la struttura, importante perché è costante nel
tempo, che ci dà la dimensione della parte minerale del terreno: sabbia, limo, argilla. È
una misura importante perché a seconda della tessitura determina le lavorazioni del
terreno da fare e le altre operazioni colturali.
La tessitura è importante per l’analisi pedologica e poco per l’analisi agronomica, dato
che, da un punto di vista strutturale, le lavorazioni agricole non vanno a modificare la
tessitura, quindi è possibile fare l’analisi una volta sola.
La tessitura viene determinata per via umida con il metodo Bouyoucos. Per eliminare dal
terreno eventuali leganti organici o inorganici si va a trattare la sostanza organica con
acqua ossigenata (H2O2) e i carbonati con acido cloridrico; data la scarsa dotazione di
sostanza organica (<6%) e la bassa presenza di carbonati (<10%) questo passaggio non
viene eseguito.
MATERIALI UTILIZZATI:
-cilindro di boyoucos
-cilindro graduato
-bilancia
-beuta
-densimetro STM 152 H
SOSTANZE:
-terra fine
-Calgon (esametafosfato esasodico Na6P6O18)
-acqua distillata
METODO BOUYOUCOS
Si pesano 50g di terra fine, inserendoli all’interno di una beuta, e da questo campione si
devono togliere le particelle che compongono la struttura glomerulare attraverso il
trattamento di esa(meta)fosfato esasodico (Na6P6O18), nome commerciale Calgon. Il
trattamento con il Calgon ha funzione di dispersione delle particelle di terra fine.
Una volta riempito il cilindro fino alla prima tacca con (1130 mm) deve essere tappato e
fatto mischiare attraverso una ventina di oscillazioni complete e poi lo si lascia riposare
per 4 minuti, per far avvenire la decantazione della sospensione. Passati i 4 minuti il
materiale è decantato. La parte decantata rappresenta la sabbia, si inserisce quindi il
densimetro STM 152H, lo si lascia per qualche minuto per far si che si stabilizzi, e poi si
legge la prima misurazione, che in questo caso è pari a 29 g/L.
Le prime particelle che sedimentano sono quelle della sabbia, e con la misurazione della
densità tramite il densimetro troviamo quindi la densità di sospensione limo+argilla.
Si lascia decantare la sospensione per altre due ore, passate queste sarà precipitata la
frazione di limo, e si va a misurare la concentrazione di argilla. Si legge la seconda
misurazione, che in questo caso è pari a 23 g/L. Misuro la temperatura del campione per
determinare il fattore correttivo sia alla prima lettura con il densimetro che alla seconda
che misura in g/L.
Per poter effettuare i calcoli per ottenere le diverse percentuali di sabbia, limo e argilla si
deve effettuare una prova chiamata “prova in bianco”: si misurano con un cilindro
graduato 100ml di Calgon, si inseriscono nel cilindro Boyoucos e si porta a volume
aggiungendo acqua distillata fino a 1130 ml, si inserisce quindi il densimetro e si legge la
misura che in questo caso è pari a 5 g/L.
MISURAZIONE
CALCOLI
CONCLUSIONI
Tramite il triangolo della tessitura possiamo dire quindi che questo terreno si tratta di un
terreno: ARGILLOSO SABBIOSO
La prova della vanga si esegue con una vanga o una forca a denti piatti lunghi almeno
30 cm, oppure con un coltello a lama flessibile, mentre, per quanto riguarda il periodo,
può essere eseguita in qualsiasi momento, ma sarebbe opportuno che il livello di umidità
del terreno non sia né troppo alto né troppo basso. La zona di prelievo varia a seconda
che le colture siano presenti in modo uniforme o meno. Se le colture sono presenti il
prelievo è indifferente, mentre se non presenti o con poca vegetazione si andrà a
esaminare sia la zona dove abbiamo buona crescita, sia dove le piante sono cresciute
meno o non presenti.
L’analisi del terreno è stata fatta su un terreno con coltivazione orticola biologica
dell’azienda sociale.
2. PROVA DI AFFONDAMENTO
Verifichiamo quanta resistenza alla penetrazione avviene quando usiamo la vanga
per prelevare il campione di terra, facendo una ipotesi sulla struttura del suolo e
della presenza di strati. Se la vanga affonda facilmente ed in modo uniforme non
ci sono strati. Se invece la vanga fatica ad affondare indica che il terreno è
compatto, mentre se la resistenza è discontinua, allora la struttura è organizzata in
più strati con la possibilità della presenza di una suola di lavorazione.
6. CONTROLLO UMIDITA’
Sapere l’umidità è utile per stabilire il tempo in cui fare una lavorazione oppure il
momento in cui irrigare. Si esegue una stima dell’umidità con le mani: se fatichiamo
o non riusciamo a sbriciolare la zolla di terra, significa che il terreno è secco e non
lavorabile; se riusiamo a sbriciolarla senza difficoltà, significa che è in “tempera”,
cioè ha un grado d’umidità idoneo alla lavorazione; se la zolla si deforma senza
sbriciolarsi, mantenendosi malleabile, significa che il terreno è troppo umido e quindi
non lavorabile. La stima dell’umidità può essere fatta anche a vista in linea generale
le zone più umide sono quelle più scure.
9. ODORE
L’odore del terreno è un buon indicatore che ci permette di indicare la presenza di
vita, soprattutto di funghi. Se il campione ha un profumo gradevole (sa di bosco) è
un buon segno e significa che il suolo è ben strutturato e ospite di vita, perché i funghi
e i microrganismi liberano sostanze come i fenoli, mentre nel caso contrario se
profuma di marcio o di muffa è un cattivo segno che indica che il terreno è
compattato e mal areato e vengono liberate sostanze come metano, acidi grassi
volatili, acido solfidrico e ammoniaca. Se il terreno non ha odore, possiamo
considerarla una situazione intermedia dove possiamo avere un terreno molto ricco
di vita ma ad esempio è asciutto e quindi i microrganismi non lavorano.
10. PROVA DI CADUTA
Si solleva la fetta di terreno e la si fa cadere dall’altezza di un metro. Da come si
deforma o frantuma il campione, possiamo fare un’ulteriore stima sulla presenza di
strati, sul loro grado di compattamento, sulla mobilità degli aggregati e possiamo
osservare all’interno del campione.
PRODUZIONE DI COMPOST
Durante la visita alla Fattoria Sociale abbiamo potuto osservare il compost prodotto dalla
stessa fattoria, come si crea e come viene utilizzato. Il compost è un fertilizzante di origine
naturale prodotto dalla degradazione dei residui organici che possono essere scarti
alimentari e prodotti di scarto agricolo di origine vegetale (paglia, foglie e rami). I
responsabili della produzione di un buon compost sono gli organismi decompositori del
suolo. Essi per vivere hanno bisogno di tre requisiti:
-ARIA che si infiltra attraverso la porosità prodotta dalla presenza delle sostanze carboniose
strutturanti.
I residui organici compostabili possono essere: rifiuti azotati; scarti vegetali; scarti di giardino
(tagli di siepi, erba del prato…); foglie verdi; rifiuti domestici (frazione umida). È opportuno
limitare i residui di origine animale e mescolarli bene a quelli di origine vegetale. I rifiuti
carboniosi sono: rami derivanti dalla potatura (meglio se sminuzzati con un biotrituratore,
altrimenti risulteranno poco aggredibili da parte dei microorganismi); foglie secche; paglia
(si terranno da parte accuratamente questi materiali e si mischierà man mano ai rifiuti
azotati che si produrranno di giorno in giorno). Come scarti alimentari possiamo usare: fondi
di caffè, filtri di te, gusci di uova, gusci di noci. Possiamo utilizzare anche lettiere
biodegradabili di animali erbivori, carta (evitando quella stampata e patinata) pezzi di
cartone (fungono anche da rifugio ai lombrichi), pezzi di tessuti 100% naturali (lana, cotone)
ecc.
Almeno due o tre volte all’anno bisogna rivoltare il materiale per riattivare il processo di
compostaggio. È fondamentale mantenere il giusto grado d’umidità del materiale,
altrimenti il processo sarà rallentato. Inoltre, in caso di umidità troppo elevata avverranno
putrefazioni indesiderate (processo anaerobico). Per asciugare un cumulo troppo umido si
rivolta il materiale, mentre per inumidirlo si versa dell’acqua . Il tempo di maturazione del
compost è variabile a seconda delle condizioni climatiche e del tipo di prodotto che si
vuole ottenere. Un compost di qualità richiede molto mesi di maturazione.
Una volta contati e classificati i lombrichi estratti, possiamo andare ad attribuire un valore
per ogni categoria per poter poi determinare il QBS-e e quindi definire la fertilità del suolo.
Durante l’analisi fatta sul suolo del boschetto abbiamo notato che la quantità della
popolazione di lombrichi è bassa perché non abbiamo trovato predatori. Meno predatori
significa una minore riproduzione dei lombrichi ma di dimensioni più grandi, indice di un
terreno più fertile, meno maltrattato e buono in struttura del suolo. Se troviamo lombrichi di
piccole dimensioni significa che l’ambiente è più maltrattato. Gli utilizzi dei fitofarmaci
come le glifosate possono attaccare i lombrichi. Generalmente quelli più superficiali
resistono mentre i lombrichi scavatori muoiono in poco tempo.
Nel verificare la quantità e l’abbondanza dei lombrichi nei suoli bisogna tener conto anche
la stagionalità. Facendo la proporzione, troviamo la quantità per ettaro moltiplicato per 11
(11 indica il tipo di lombrichi e l’età), assegniamo il punteggio, ottenendo così il valore QBS-
e cioè la quantità biologica del suolo.
Lombrichi presi in
analisi
ATTIVITA’ DI LABORATORIO
3° Attività del 23/11/2022
Il calcare interferisce sulla solubilità dei fosfati, favorendo la formazione di fosfati di calcio
più basici e quindi meno solubili ed assimilabili. La sua presenza inoltre riduce
l’assimilabilità dei microelementi fino a portare, in alcuni casi, a carenze nutrizionali. Non
trascurabile è l’azione che il calcare esplica nei confronti della struttura, in quanto
costituisce una riserva di calcio, che saturando i colloidi argillosi e umici, condiziona lo
stato di aggregazione del terreno.
Il carbonato che più comunemente si va ricavare è la calcite, una fase del carbonio di
calcio (CaCO3). I carbonati possono essere presenti sia nelle frazioni fini del suolo sia nello
scheletro. Nei terreni la presenza di calcare è dovuta da suoli neutri o alcalini con pH
compreso tra 7,5-8,5. La quantità totale dei carbonati nel suolo è determinata dalla
quantità di CO2 che si libera tra il terreno e l’acido utilizzato per l’analisi. Per l’analisi si
utilizza il metodo gas volumetrico con calcimetro volumetrico, dove i carbonati presenti
nel suolo sono trattati con un l’aggiunta di acido e la CO2 prodotta è misurata
volumetricamente.
MATERIALI UTILIZZATI:
-becher
-provetta
-bilancia
-beuta
-calcimetro
-pipetta graduata
SOSTANZE:
-terra fine
-HCl 0,6 normale
PROCEDIMENTO:
Pesare, con l’ausilio di una bilancia e inserendoli in un becher, 1,5 gr di terra fine. Con
l’ausilio di una pipetta graduata prelevare 10ml di HCl normale, e inserirli all’interno di una
provetta.
Successivamente si prende una beuta, si inseriscono gli 1,5 gr di terra, e sempre in questa
si inserisce la provetta, cercando di non farla cadere, aiutandosi con una pinza.
Il calcimetro è composto da due parti principali: un tubo graduato contenente acqua, e
collegato ad esso tramite un tubo di gomma vi è un’ampolla satura di CO2. Si chiude la
valvola di entrata dell’aria dall’esterno all’interno del tubo graduato e si tara lo strumento
portando l’acqua a 0 mL. Successivamente, dopo aver tarato lo strumento, si può
collegare la beuta al calcimetro con un apposito tappo collegato allo strumento, dal
quale esce un tubo dove passerà l’anidride carbonica che si formerà dalla reazione.
Dopo aver chiuso la beuta si può far cadere l’acido sopra la terra; quindi, si scuote
leggermente la beuta fino a far uscire tutto l’acido dalla provetta. Continuo a mescolare
facendo girare leggermente la beuta, si noterà che dalla terra usciranno delle bollicine,
ovvero la formazione di anidride carbonica. Quando dalla terra smetteranno di formarsi
queste bolle e fino a quando vedo che il livello di CO2 prodotta si stabilizza si lascia
mescolare dentro la beuta la soluzione. Successivamente si legge la quantità di CO2
prodotta lungo il tubo graduato, vedendo quanto l’acqua si è abbassata sulla scala
graduata.
Dopo aver letto la misura si può, attraverso l’ausilio di apposite formule, calcolare la
percentuale di CaCO3.
Si legge una misura di 10 mL di CO2. Ogni grado della scala di lettura corrisponde
direttamente a 1 mL di carbonato di calcio puro. Tale valore subisce delle variazioni,
effetto della temperatura ambiente (diversa da 20°C) e della pressione atmosferica,
pertanto occorre fare delle correzioni.
CALCOLI:
Standardizzare il volume della CO2 sviluppatasi, alla temperatura di 0°C e alla pressione di
760 mmHg (101,325 kPa)
𝑉𝑉= (10 ml x (760 – 23,7) x 273) / 760 x (273 + 25) = 8.87 ml di calcare totale
calcimetro
Beuta contenente
terra e acido
Abbassamento della
colonna di acqua
dovuto alla formazione
ATTIVITA’ DI LABORATORIO
4° Attività del 7/12/2022
Abbiamo effettuato poi con una descrizione del profilo del suolo:
-orizzonte: amphymull
-orizzonte/strato: A
-ampiezza in cm: sconosciuta
-colore: 3/3 10yr
-umidità: umido
-scheletro: assente
-screziature: assenti
-tessitura: franco-limosa-argillosa
-struttura: granulare poliedrica
-addensamento delle particelle: si
-consistenza: friabile Campione di terra
-adesività: buona
-plasticità: si
-reazione: pH in KCl: 7,30; pH in H2O: 8,30, presenza di molti carbonati
-porosità: moderata
-radici: poche e molto fini
-limite: sconosciuto