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Costruzioni Metalliche

Anno accademico 2023-24


 Specificità delle costruzioni metalliche. Elementi di concezione strutturale: edifici multipiano, edifici
monopiano industriali, funzionamento dei sistemi di controventatura di piano e di copertura. Modelli
di calcolo basati sul teorema statico dell'analisi limite: giunto trave-colonna, travatura reticolare,
controventi concentrici ed eccentrici, controventi trasversali di falda, arcarecci.
 Il materiale acciaio: tipologie di prodotti; imperfezioni meccaniche e geometriche; tensioni residue;
disomogeneità delle proprietà meccaniche; imperfezioni geometriche e metodi semplificati di
calcolo; prova statica monoassiale di trazione, comportamento alle alte temperature, prova ciclica di
trazione-compressione; rottura fragile dell'acciaio e resilienza; strappi lamellari.
 Classificazione delle sezioni, metodi di analisi della resistenza delle sezioni e metodi di analisi globale
della struttura; analisi globale del secondo ordine. Verifica tensionale in campo elastico: il criterio di
resistenza di Huber-Hencky-Von Mises. Verifica di resistenza in campo plastico di un'asta tesa;
problemi di resistenza e duttilità legati alle sezioni indebolite dai fori. Verifiche in campo plastico:
aste tese collegate solo in una parte della sezione; flessione semplice, asse neutro plastico, fattore di
forma; taglio puro; interazione taglio-flessione; interazione sforzo normale-flessione; flessione
biassiale.
 Elementi di progettazione sismica degli edifici: concetti di base della progettazione dissipativa delle
strutture in acciaio; telai resistenti a momento a nodi dissipativi e a nodi non dissipativi; strutture
con controventi concentrici; ciclo di trazione-compressione di una biella; strutture con controventi
eccentrici; strutture con controventi eccentrici; sistemi speciali di dissipazione dell'energia.
 Il fenomeno della fatica; prova di flessione rotante; costruzione sperimentale delle curve S-N; curve
di Smith e ruolo della tensione media; curve S-N utilizzate nella norma italiana e nell'Eurocodice 3.
Verifiche di vita illimitata a fatica e di danneggiamento, coefficienti di sicurezza; il metodo dei
coefficienti di danneggiamento equivalenti dell'Eurocodice 3. Spettri di carico, metodi di conteggio
del serbatoio e della goccia di pioggia. Esempio di calcolo per le via di corsa di un carroponte; esempio
di verifica a fatica per un ponte stradale.
 Richiami sulla torsione uniforme alla De Saint Venant. Il problema dell'ingobbamento impedito,
significato fisico della torsione secondaria. Aree settoriali e funzione di ingobbamento unitario. Aree
settoriali principali e tensioni normali e tangenziali dovute alla torsione secondaria. Definizione e
significato fisico del bimomento. Torsione mista: equazione, condizioni al contorno, soluzioni
particolari. Lunghezza adimensionale caratteristica di una trave, importanza relativa della torsione
secondaria in varie tipologie di elementi strutturali. Cenni al problema della torsione in campo
plastico.
 Richiami di stabilità dell'equilibrio: asta di Eulero, asta compressa e inflessa. Il ruolo delle
imperfezioni geometriche, delle imperfezioni meccaniche e del comportamento elasto-plastico del
materiale. Verifica di un'asta compressa secondo NTC 2018 ed Eurocodice 3. Il principio della
snellezza equivalente. Stabilità di aste inseriti in sistemi strutturali complessi; telai a nodi fissi e a nodi
spostabili. Cenni sulla stabilità di aste composte. Efficacia di sistemi di controventamento nei
confronti della stabilità di un'asta. Instabilità latero-torsionale di aste ideali semplicemente inflesse.
Momento critico elastico per una trave soggetta a flessione semplice, tenendo conto della rigidezza
torsionale secondaria. Verifica di stabilità latero-torsionale di un'asta industriale inflessa. Verifica di
stabilità a pressoflessione.
 Stabilità locale di profilati metallici: inquadramento e impostazione del problema. Stabilità di una
lastra ideale compressa. Stabilità di lastra compressa in campo elastico: soluzione biarmonica,
coefficiente di imbozzamento, diagramma a ghirlanda del coefficiente di imbozzamento, effetto dei
vincoli, effetto della distribuzione di forze. Introduzione alla lastra di von Karman. Concetto di
larghezza efficace di una lastra compressa secondo von Karman, tensione limite nella lastra di von
Karman. Approccio di Winter per determinare la tensione limite e la larghezza efficace in una lastra
industriale. Reinterpretazione dei limiti di classificazione delle sezioni. Metodo delle aree efficaci per
profili sottili. Cenni sull'instabilità distorsionale di profili sottili formati a freddo. Stabilità di una lastra
soggetta a taglio. Resistenza e stabilità dell'anima di una trave soggetta a carichi trasversali
concentrati.
 Giunti e articolazioni. Completo e parziale ripristino di resistenza, duttilità dei giunti. Tipologie di
collegamenti. Giunti rigidi, semirigidi e cerniere. Calcolo plastico di una trave e importanza della
capacità rotazionale dei giunti. Resistenza di un giunto flangiato simmetrico soggetto a trazione.
Calcolo della larghezza efficace della flangia con il metodo elastico e con il metodo plastico. Calcolo
dei giunti trave-colonna con il metodo per componenti dell'Eurocodice 3. Giunti semirigidi e
diagramma momento-rotazione relativa; classificazione dei giunti secondo l'Eurocodice 3.
Università degli Studi di Firenze
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Civile
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile

Costruzioni Metalliche

Anno accademico 2019-20

Cenni di storia delle


costruzioni in acciaio
Claudio Mannini
(claudio.mannini@unifi.it)

U i
Università
i à degli
d li Studi
S di di Fi
Firenze
Dip. Ingegneria Civile e Ambientale

Sommario

• Sviluppi della siderurgia


• Le prime strutture in ghisa
• L’uso del ferro puddellato
• Lo sviluppo delle strutture in acciaio

Costruzioni Metalliche Cenni di storia


3

Lo sviluppo della siderurgia


Nell’antichità il ferro era utilizzato nelle costruzioni in muratura per realizzare catene e
zanche e nelle costruzioni in legno per chiodi e fascette.

Per secoli l’uso del ferro è rimasto molto limitato per la difficoltà di estrarlo dai
minerali nei quali era contenuto, per la tediosità delle lavorazioni (es. fucinatura) e per
le difficoltà nella solidarizzazione dei vari pezzi (es. saldatura per bollitura).

Nel XIII secolo in Germania si aumentò l’altezza dei forni (altoforni) e si cominciò a
immettere aria, alimentando i mantici della soffieria con ruote idrauliche. Ne derivò
un incremento della temperatura nel forno e la possibilità di ottenere la ghisa. Si
trattava di un materiale ad elevato tenore di carbonio, molto fragile, che non poteva
essere fucinato ma gettato fuso in stampi.

Ci si rese poi conto che, sottoponendo la ghisa ad un secondo processo di fusione in


un forno aperto, si poteva ottenere un ferro malleabile, a basso tenore di carbonio
(simile a quello che poi sarà il ferro puddellato).

L’avvento nel ‘700 del carbon coke (per gli altoforni) e delle macchine a vapore diede
un forte impulso all’industria siderurgica: in particolare, l’impianto siderurgico poteva
essere collocato vicino alla miniera, invece che ad un corso d’acqua.

Costruzioni Metalliche Cenni di storia


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Il ferro puddellato
Nel 1722, in Francia René-Antoine Réaumur pubblica «L’arte di convertire il ferro
forgiato in acciaio e l’arte di addolcire il ferro fuso», dove si chiarisce il ruolo del
carbonio nelle varie leghe ferrose e si spiega le differenze tra ferro, acciaio e ghisa.

Nel 1784, in Inghilterra Henry Cort


introduce il forno a riverbero e dà vita al
processo industriale di puddellaggio. In
questo caso la decarburazione della ghisa
avveniva per rimescolamento continuo
mediante aste di ferro che favorivano il
contatto con una corrente d’aria (prima a
mano e poi con forni rotativi).

Le scorie venivano eliminate per battitura


al maglio.

Seguiva un processo di laminazione con


cilindri scanalati, atto a produrre lamiere e
ferri quadri.

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L’avvento dell’acciaio
Nel 1855, in Inghilterra Henry Bessemer introduce il processo di conversione rapida
della ghisa in acciaio (lega ferrosa a medio tenore di carbonio).

L’idea è quella di insufflare aria direttamente nella


ghisa fusa per far sì che l’ossigeno si combini al
carbonio, eliminandolo sotto forma di monossido di
carbonio.

Da questo momento inizia la produzione di massa dei


componenti di base delle costruzioni metalliche, con
ampia disponibilità e costi contenuti. Ne deriva anche
un grande sviluppo in campo teorico (strutture
reticolari, analisi delle strutture iperstatiche, linee di
influenza, etc.).

Dal 1949 è in largo uso il processo LD (Linz-Donawitz),


messo appunto in Austria, che consente di insufflare
nella ghisa ossigeno puro.

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I primi ponti in ghisa


Il primo ponte realizzato con archi di ghisa è quello sul fiume Severn, a Coalbrookdale,
vicino Birmingham (UK), presso l’omonima fonderia. Fu realizzato fra 1775 e il 1779.

L’opera consta di cinque archi semicircolari


di 30 m di luce.

Ogni arco consta di due parti, colate in


forme di sabbia.

Ciascun semiarco è costituito da tre


costole sottili collegati da elementi radiali.

Ponte di Sutherland sul fiume Wear (1796): arco ribassato con una luce di 72 m e un franco
di navigazione di 30 m. Sei archi affiancati, ciascuno costituito da 105 conci prefabbricati
(pannelli di ghisa alleggeriti), collegati da coprigiunti di ferro fucinabile e da perni passanti.

Ponte di Southwark sul Tamigi a Londra (1819): arco centrale di 73 m di luce e


ribassamento di 1/10, più due archi laterali di 64 m di luce. Costruzione per conci in parete
piena di 5.60 m di lunghezza, con flange terminali forate e collegamento con perni.

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I primi ponti in ghisa


Nel 1824 fu realizzato a Braunschweig (Germania) un ponte ad arco sul fiume Oker
costituito da conci tubolari in ghisa.

Nel 1834 un ponte analogo fu realizzato a Parigi sulla Senna da Polonceau (Pont du
Carrousel), con tre archi di 48 m di luce. Il ponte fu sostituito nel 1935 da un ponte in
cemento armato.

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Colonne in ghisa
Le prime colonne in ghisa sono state utilizzate verso la fine del ‘700, e hanno avuto
una larga diffusione nell’800, spesso inserite negli edifici in muratura.

Di solito erano costituiti da due o tre elementi (plinto, fusto e capitello), collegati da
grossi perni cilindrici.

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Travi in ghisa
I primi elementi inflessi in ghisa risalgono alla fine del ‘700, nella forma di putrelle di
solai con voltine in muratura.
E. Hodgkinson suggerì come profilo ideale
quello a doppio T dissimmetrico con un
rapporto fra l’area dell’ala compressa e di
quella tesa di 1:6 (infatti, la ghisa presenta
una resistenza a trazione pari a circa 1/7 di
quella a compressione). Era così possibile
coprire luci fino a circa 15 m.

Per luci superiori, si adottava una


soluzione a conci, garantendo la
trasmissione delle forze di trazione tramite
barre di ferro fucinabile.

Verso la metà dell’’800 P. W. Barlow utilizzò la tecnologia della travi in ghisa monolitiche
armate (resistenza a trazione affidata integralmente a barre di ferro fucinabile
annegate nel getto di ghisa). L’idea tuttavia non si affermò per la concorrenza del ferro
puddellato e soprattutto per l’avvento dell’acciaio.
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Edifici in ghisa
Il Crystal Palace fu realizzato a Londra in Hyde Park, per l’Esposizione Universale del
1851. Il progetto, di Joseph Paxton, prevedeva colonne e tralicci in ghisa, con tiranti in
ferro, e pannelli di vetro. La struttura era interamente prefabbricata.

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Ponti in ferro puddellato


Tra il 1819 e il 1826 fu realizzato il ponte sospeso sullo Stretto di Menai in Galles,
progettato da Thomas Telford, con una luce di 177 m e un franco di navigazione di 31 m.

Impalcato realizzato con travi reticolari e sospeso da una catena in ferro (oggi sostituita
da una in acciaio).

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Ponti in ferro puddellato


Non lontano, tra il 1846 e il 1850, fu costruito il ponte ferroviario Britannia sullo Stretto di
Menai, con campate centrali di 142 m, progettato da Robert Stephenson, William Fairbairn
e Eaton Hodginkson. Il ponte era a sezione tubolare chiusa, costituito da lamiere di ferro
unite tramite chiodi. L’opera ha stimolato un gran numero di ricerche su problematiche
all’epoca non risolte (instabilità delle lamiere, giunzioni chiodate, effetto del vento, etc.).

Nel caso del ponte ferroviario sulla Vistola a Dirschau, progettato da Lintze e
completato nel 1857, con campate di 131 m, la trave tubolare era a graticcio, invece
che in parete piena (sebbene con maglie molto strette), con ferri piatti capaci di
lavorare solo a trazione.
Il ponte ferroviario di Grandfey (1862), vicino a Friburgo, con sette campate di 48.8 m,
ha rappresento il primo esempio di diagonali in grado di lavorare a compressione.
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Strutture reticolari
L’utilizzo delle travi reticolari, realizzate con profilati e unioni chiodate, si è andato
progressivamente affermando nell’’800 rispetto alle travi a parete piena sulla base delle
esperienze positive delle varie realizzazione e dei metodi di calcolo messi a punto da
Cremona, Culmann, Maxwell e Ritter.

L’esempio più famoso è senz’altro la Tour Eiffel (312 m), realizzata a Parigi tra il 1887 e il
1889 per l’Esposizione Universale, costituita da ferro puddellato (economicamente
ancora vantaggioso rispetto all’acciaio).

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L’avvento dell’acciaio e i grandi ponti


Il primo ponte interamente in acciaio è il Ponte
Saint Louis sul Fiume Mississipi, in Illinois,
costruito tra il 1867 e il 1874. Fu progettato da
James Eads e si tratta di un ponte ad arco con tre
campate di 153, 159 e 153 m.

Nel 1883 fu completato anche il Ponte


di Brooklyn sull’East River a New York. Il
ponte fu progettato da John Roebling e
con la sua campata principale di 486 m
di luce divenne il ponte più lungo al
mondo. Il sistema di sospensione era
ottenuto con cavi di acciaio.

Costruzioni Metalliche Cenni di storia


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L’avvento dell’acciaio e i grandi ponti


In Inghilterra, nel frattempo, c’era
ancora una certa avversione
all’uso dell’acciaio al posto del
ferro puddellato.

Tuttavia, nel 1889 viene


completato vicino Edimburgo il
Firth of Forth Bridge, ponte in
acciaio a sbalzo con due campate
da 521 m (ponte ferroviario
progettato da Benjamin Baker e
John Fowler).

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Edifici in acciaio
Alla fine dell’’800 negli Stati Uniti furono realizzati un gran
numero di edifici in acciaio, con collegamenti rivettati in
grado di trasmettere i momenti. Ne è un famoso esempio il
Jenney’s Fair Store di Chicago (1892).

Con il Bruce Price’s American Surety Bulding di New York


(1895) si raggiunsero i 93 m di altezza.

In Europa, il primo esempio di struttura portante


interamente in acciaio è l’Hotel Ritz di Londra,
inaugurato nel 1906. Interessanti erano le misure
per la protezione dal fuoco della struttura portante,
che prevedevano un ricoprimento di 50 mm di
calcestruzzo.

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Edifici alti
In America, tuttavia, lo sviluppo degli edifici in acciaio ebbe un impulso molto maggiore,
specialmente a New York e Chicago, dove cominciarono a sorgere numerosi «grattacieli».
Nel 1909 la Metropolitan Tower, a New York, raggiunse i 215 m di altezza, mentre il
Woolworth Building, sempre a New York, pochi anni dopo (1913) raggiunse i 230 m.
Famosissimo è però l’Empire State Building, eretto nel 1930, che raggiunse i 381 m e rimase
a lungo l’edificio più alto del mondo.

By Daniel Ahmad, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=25342058

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Edifici alti
Per molti anni gli edifici erano stati progettati considerando le
travi come semplicemente appoggiate per i carichi verticali
mentre l’effetto telaio veniva preso in conto solo per il carico da
vento. Questo consentiva calcoli agevoli delle strutture ma
portava alla concezione di edifici troppo costosi e troppo
deformabili per carichi orizzontali per un numero di piani
superiore a circa 20.

Chrysler Building,
New York, 1930
(319 m)

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Edifici alti
Per ovviare a questi problemi e continuare a salire in altezza, si
introdussero controventi a X e poi a K.
Strutture molto rigide potevano essere ottenute con la soluzione
del tubo intelaiato, realizzato con colonne ravvicinate all’esterno
dell’edificio, collegate alle travi tramite nodi rigidi. Oltre agli
eventuali controventi diagonali, la rigidezza poteva essere
ulteriormente incrementata con «tubi» interni a quello esterno.
La famosa Sears Tower consta di 23 tubi quadrati annidati, di
altezze diverse.
ZŝǀĞƐƚŝŵĞŶƚŝŝŶƉŝĞƚƌĂĚĞŝƉƌŝŵŝŐƌĂƚƚĂĐŝĞůŝїǀĞƚƌŽƉĞƌƌŝĚƵƌƌĞŝů
peso.
Sears Tower, Chicago,
1974 (442 m)

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Edifici alti
Il differente schema statico ha consentito nel John Hancock Centre una riduzione del
30 % dell’acciaio per unità di volume rispetto all’Empire State Building.

John Hancock Centre (1965-1969), Chicago, 343.5 m


(tubo reticolare)

Empire State Building (1930-1931), New York, 381 m


(telai a nodi rigidi controventati)

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Edifici alti
John Hancock Centre (1965-1969) World Trade Center (1964-1973)
Chicago, 343.5 m (tubo reticolare) New York, 417.5 m (tubo intelaiato)

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Edifici in acciaio
In Inghilterra, nel 1987 l’acciaio divenne più popolare del cemento armato nelle costruzioni
civili, in virtù del minor peso e dei più rapidi tempi di costruzione.
Deve essere notato che, anche quando le strutture portanti erano interamente in acciaio,
materiali diversi erano utilizzati per rivestimenti e solai. L’avvento di lamiere grecate e
pannelli di lamierino ha favorito l’affermarsi di edifici interamente in acciaio.
Influenza del rapporto fra il costo della manodopera e quello della materia prima sulla
progettazione delle strutture in acciaio.
L’introduzione dei profili formati a freddo nelle costruzioni civili è stata lenta ma l’uso di
ƋƵĞƐƚŝğĚĂĚĞĐĞŶŶŝŝŶĐŽŶƚŝŶƵŽĂƵŵĞŶƚŽїŝŵƉŽƌƚĂŶnjĂŽŐŐŝƉĞƌŝŵĂŐĂnjnjŝŶŝĂƐĐĂĨĨĂůĂƚƵƌĞ
autoportanti.

Costruzioni Metalliche Cenni di storia


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Le grandi realizzazioni moderne

One World Trade Center (Freedom Tower), New


York (2006-2012), 417 m (541 m con la guglia)

Taipei 101, Taiwan (1999-2004)


509.2 m

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Le grandi realizzazioni moderne


Ponte di Akashi Kaikyo, Giappone
Stradale; aperto nel 1998
Luce: 1991 m
Impalcato a cassone reticolare di
14 m di altezza.

Ponte sullo Stretto di Messina


Stradale e ferroviario; luce: 3300 m
Acciaio saldato
Impalcato composto da tre cassoni
di poco più di 3 m di altezza,
collegati da traversi a cassone

Costruzioni Metalliche Cenni di storia


Università degli Studi di Firenze
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Civile
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile

Costruzioni Metalliche

Anno accademico 2021-22

Elementi di concezione
strutturale
Claudio Mannini
claudio.mannini@unifi.it

U i
Università
iàd degli
li S
Studi
di di Firenze
Fi
Dip. Ingegneria Civile e Ambientale

Sommario

• Specificità delle costruzioni metalliche


• Edifici multipiano
• Edifici monopiano

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


3

Specificità delle costruzioni metalliche


Una struttura in acciaio normalmente nasce dall’assemblaggio di pezzi
monodimensionali (profilati) o bidimensionali (lamiere), prodotti in un luogo diverso
da quello di fabbricazione della struttura.

1) Produzione di profilati e lamiere in acciaieria

2) Trasformazione di profilati e lamiere in elementi strutturali o complessi strutturali


preassemblati in carpenteria metallica

3) Trasporto e montaggio dei complessi strutturali in cantiere.

Il processo di costruzione è quindi molto diverso rispetto a quello delle strutture in


cemento armato, che di norma vengono realizzate con getti in cantiere, dando così
luogo ad un complesso monolitico e tendenzialmente fortemente iperstatico.

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


4

Grado di vincolo interno


Se ci concentriamo, per esempio, su un nodo trave-colonna, sappiamo bene che nel
caso del cemento armato il grado di vincolo relativo può essere considerato perfetto,
mentre sono necessarie lavorazioni particolari qualora si desideri declassarlo,
consentendo una certa libertà di spostamento relativo.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli


Viceversa, un nodo analogo fra elementi in acciaio nasce naturalmente con un basso
grado di vincolo mutuo tra le parti collegate, mentre è necessario ricorrere a
lavorazioni complicate e onerose per garantire un incastro interno.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


5

Grado di vincolo interno


Data la forte incidenza delle lavorazioni sul costo della struttura (superiore a quella del
materiale, specialmente in epoca recente) e la necessità di rendere rapidi e agevoli i
montaggi, la tendenza è quella di semplificare le giunzioni, riducendo così il grado di
vincolo effettivo fra le aste.
Ne deriva che, in molti casi, la struttura tende ad essere labile; è quindi necessario
introdurre elementi opportuni (controventi) per renderla quantomeno isostatica.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


6

Instabilità di elementi compressi


L’acciaio presenta una legge costitutiva praticamente simmetrica a trazione e a
compressione. Tuttavia, la grande resistenza del materiale consente di realizzare
elementi molto snelli, che possono facilmente instabilizzarsi se compressi.
Ne deriva che, se si va a vedere un diagramma sforzo normale – allungamento, la
relazione è fortemente non simmetrica e il ramo di compressione ne risulta
fortemente penalizzato.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Questo condiziona tantissimo la progettazione delle strutture metalliche e un ruolo


determinante viene giocato dalle imperfezioni strutturali e, potenzialmente, anche
dalle deformazioni.
Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale
7

Svantaggi della presso-flessione


Nelle strutture in cemento armato, data la snellezza di norma limitata, sotto certi punti
di vista, la pressoflessione può risultare vantaggiosa rispetto alla flessione pura.
Viceversa, nelle strutture in acciaio, con colonne di notevole snellezza, l’effetto dello
sforzo normale di compressione è sempre sfavorevole.
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Acciaio Cemento armato

L’interazione (ܰ, ‫ )ܯ‬è tipica delle strutture intelaiate. Per una struttura in acciaio può
risultare particolarmente oneroso affidare ai telai la resistenza alle forze orizzontali
(specie nel piano debole delle colonne). Di qui la tendenza a ricorrere a strutture di
controvento verticali.

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


8

Tridimensionalità
Un’asta di una travatura reticolare piana o di un telaio piano può instabilizzarsi nel
piano di tale complesso strutturale ma anche fuori dal piano. Questo, unito al fatto
che è necessario impedire i gradi di labilità fuori dal piano, comporta che le strutture
in acciaio siano sempre concepite tridimensionalmente, anche quando il
funzionamento di base è pensato nel piano (complicazione rispetto alle strutture in
cemento armato).

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Tuttavia, si può distinguere tra strutture con un comportamento sostanzialmente


bidimensionale e strutture intrinsecamente tridimensionali (per esempio, travature
reticolari spaziali). In quest’ultime, c’è una certa preferenza per le aste tubolari e, a
parte questioni di calcolo (oggi abbondantemente superate), una grossa
complicazione è costituita dai nodi delle strutture reticolari, nei quali di norma
convergono da sei a otto aste non complanari: si tratta di «pezzi speciali», spesso
brevettati, la cui complicazione fa propendere per le strutture a elementi piani.
Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale
9

Sensibilità ai carichi accidentali


L’acciaio ha un rapporto peso specifico/resistenza molto vantaggioso rispetto al
cemento armato:

Acciaio Cemento armato


݂‫ = ݇ݕ‬355 MPa ݂ܿ݇ = 35 MPa
݂‫ = ݀ݕ‬355/1.05 = 338 MPa ݂ܿ݀ = 0.85 · 35 / 1.5 = 18.7 MPa
ߩ = 78.5 kN/m3 ߩ = 25 kN/m3
ߩȀ݂‫ = ݀ݕ‬0.23 · 10-3 m-1 ߩȀ݂ܿ݀ = 1.34 · 10-3 m-1

Facilmente, tale rapporto per l’acciaio è il 10-30% del valore per il cemento armato (il
17% nel caso in esame). Ne deriva che il peso proprio è quasi trascurabile rispetto agli
altri carichi nelle strutture metalliche e può essere valutato in maniera molto
approssimata in fase di progettazione preliminare. Questo, però, fa anche sì che le
strutture metalliche risultino essere molto più sensibili nei confronti dei carichi
accidentali rispetto alle strutture in cemento armato.

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


10

Sensibilità ai carichi accidentali


Come esempio, pensiamo ad una copertura piana.
Carichi permanenti
Acciaio: ̱ 0.15 – 0.30 kN/m2
CA: ̱ 2 – 3 kN/m2

Neve
̱ 0.9 kN/m2
Pari a circa il 70-90% del carico totale per una struttura in acciaio e al 20-30% per una struttura in
cemento armato.

Vento
̱ 0.3 – 1.0 kN/m2 (depressione)
In alcuni casi, tale effetto è trascurabile per una struttura in cemento armato. Viceversa, per una
struttura in acciaio tale carico è in grado di invertire il segno delle sollecitazioni dovute ai carichi
permanenti. Nel caso di una struttura reticolare, la briglia inferiore, normalmente tesa, risulterà
quindi compressa, con conseguente rischio di instabilità. Per aste snelle, una modesta
compressione può risultare più gravosa rispetto a trazioni elevate (corrispondenti, per esempio,
al caso di carichi permanenti + neve).
Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale
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Deformabilità
Un’altra peculiarità delle strutture in acciaio è il valore elevato del rapporto fra la
massima tensione in esercizio e il modulo di elasticità:

Acciaio Cemento armato


‫ = ܧ‬210000 MPa ‫ = ܧ‬30000 MPa
݂‫ = ݀ݕ‬355/1.05= 338 MPa ݂ܿ݀ = 0.6 · 25 = 15 MPa
݂‫ ݀ݕ‬Ȁ ‫ = ܧ‬1.6 · 10-3 ݂ܿ݀ Ȁ ‫ = ܧ‬0.5 · 10-3

Tale rapporto è facilmente 2-4 volte maggiore per le strutture in acciaio rispetto a
quelle in cemento armato. Ne deriva un’elevata deformabilità delle prime sotto i
carichi di esercizio, che può addirittura risultare incompatibile con il corretto utilizzo
della struttura → Importanza delle verifiche di deformabilità in esercizio, non di rado
dimensionanti.

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


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Deformabilità
ESEMPIO. Prendiamo una trave, per esempio con sezione simmetrica a doppio T,
semplicemente appoggiata e soggetta al carico uniforme ‫ݍ‬:

‫ܮݍ‬ଶ ‫ܮݍ‬ଶ ݄ ʹ‫ܬ‬


Modulo di resistenza
ߪ௠௔௫ ൌ ൌ ܹൌ
ͺܹ ͳ͸‫ܬ‬ ݄

ͷ ‫ܮݍ‬ସ ‫ݒ‬௠௔௫ ͷ ‫ܮݍ‬ଶ ݄ ͳ ‫ܮ‬ ͷ ߪ௠௔௫ ‫ܮ‬


‫ݒ‬௠௔௫ ൌ ՜ ൌ ൌ
͵ͺͶ ‫ܬܧ‬ ‫ܮ‬ ʹͶ ͳ͸‫ʹ ݄ ܧ ܬ‬Ͷ ‫݄ ܧ‬

Volendo limitare la freccia in esercizio dovuta ai carichi accidentali a 1/300 della luce
(per esempio, nel caso di coperture praticabili), tale condizione può diventare più
stringente di quella di resistenza del materiale.
Tenendo conto che ‫ܮ‬Ȁ݄ ̱ 15 - 30, diciamo 20 per fissare le idee:

ʹͶ ‫ݒ‬௠௔௫ ͳ ʹͶ ͳ ͳ
ߪ௠௔௫ ൌ ‫ܧ‬ൌ ʹͳͲͲͲͲ ƒ ൌ ͳ͸ͺ ƒ
ͷ ‫ܮ ܮ‬Ȁ݄ ͷ ͵ͲͲ ʹͲ

Che è una tensione piuttosto limitata per l’acciaio (anche per un S235).

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


13

Tolleranze
Nelle strutture metalliche, dovendo assemblare pezzi preparati in officina, è
fondamentale il rispetto di tolleranze dimensionali ben definite.
Si distingue tra:
Tolleranze essenziali: sono quelle tolleranze dimensionali il cui mancato rispetto può
minare la sicurezza strutturale, comportando coazioni e forzamenti non presi in conto in
fase di progettazione;
Tolleranze funzionali: sono quelle tolleranze dimensionali il cui mancato rispetto può
implicare problemi di montaggio, incompatibilità con elementi non strutturali (facciate,
vie di corsa di carriponte, etc.) e malfunzionamenti vari (per esempio, infiltrazioni
d’acqua).
I valori massimi di tali tolleranze dimensionali sono fissati dalla norma EN 1090-2.

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


14

Edifici multipiano
Bisogna concepire una struttura che sia in grado di portare in fondazione i carichi
verticali applicati ai piani e in copertura, nonché i carichi orizzontali applicati in facciata
(oltre alle azioni sismiche).
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Un aspetto molto importante riguarda la realizzazione dei nodi, che potranno essere
rigidi (strutture a telaio vere e proprie) oppure articolati (strutture a ritti pendolari e
controventi). Nel primo caso, i collegamenti sono molto più complessi e costosi e il
montaggio è meno speditivo. La struttura è potenzialmente duttile ma può avere
problemi di deformabilità. Non di rado si concepiscono dei telai a nodi rigidi in una
direzione e nodi articolati con controventi nell’altra.
Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale
15

Azioni verticali
Chiaramente, le travi principali saranno ordite in una direzione (quella dei telai a nodi
rigidi, se del caso) e i carichi verticali ai piani saranno trasferiti alle travi e da queste
alle colonne mediante i solai (lamiera grecata, lamiera grecata riempita di calcestruzzo
collaborante, cemento armato, etc.). Questi ultimi risulteranno orditi nella direzione
perpendicolare a quelle delle travi.

Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli

Nei casi di luci particolarmente rilevanti rispetto alla tipologia di solaio scelta, si può
anche ricorrere a travi secondarie ordite perpendicolarmente alle travi principali. Il
solaio sarà quindi ordito nella direzione delle travi principali.

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


16

Azioni verticali
L’utilizzo di lamiere grecate speciali (per esempio, Planja TRP 200, sviluppata in Svezia),
cosiddette «di terza generazione», consentono di superare luci fino a 12 m nelle
coperture e fino a 6 m negli impalcati di calpestio, consentendo di superare luci
importanti senza utilizzare altre strutture secondarie tra le travi principali.

200 mm
800 mm

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


17

Azioni orizzontali
Nel caso di strutture pendolari (nodi articolati), oppure nella direzione perpendicolare
a quella dei telai principali, i carichi orizzontali devono essere portati in fondazione
mediante una o più strutture a mensola (controventi verticali).
I controventi possono essere setti o nuclei in cemento armato oppure strutture
reticolari in acciaio (di solito con schemi a croci di Sant’Andrea oppure a K).

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


18

Azioni orizzontali
In primo luogo, però, è necessario ricorrere ad elementi resistenti di piano in grado di
trasmettere i carichi ai nodi travi-colonne oppure ai controventi verticali e di lì in
fondazione. Questo viene fatto tramite i solai stessi (necessità, però, di controventi
provvisori in fase di montaggio) oppure tramite specifici controventi di piano.

Direzione dei
telai a nodi rigidi

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


19
Vantaggi e svantaggi di sistemi con
controventi verticali
Ricorrere a strutture pendolari controventate presenta il vantaggio di richiedere nodi
più semplici e far sì che sia ridotta (o assente) l’interazione fra le azioni assiali e quelle
flettenti nelle colonne. Le strutture di controvento lavorano principalmente a taglio e
flessione e controllano la deformabilità della struttura (verifica molto importante da
fare in esercizio).
Tra gli svantaggi è necessario annoverare l’ingombro della struttura di controvento e
l’aggravio del sistema di fondazione, essendo le reazioni ai carichi orizzontali
concentrate in pochi elementi (mensole di controvento), anziché distribuite su tutta la
pianta dell’edificio. Questo può diventare un problema per edifici alti, tenuto conto
che la zona di competenza dei controventi verticali è limitata e la fondazione può non
risultare interamente reagente.
Altre considerazioni verranno fatte quando parleremo di comportamento sismico degli
edifici.

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


20
Vantaggi e svantaggi di sistemi con
controventi verticali
Un altro vantaggio delle strutture pendolari controventate rispetto a quelle a nodi
rigidi è la più facile unificazione dei profilati delle travi e delle unioni trave-colonna, in
quanto le caratteristiche di sollecitazione nelle travi (sebbene ai valori massimi per
carichi verticali) sostanzialmente non variano da un piano all’altro, a meno che non
cambi il sovraccarico d’uso (travi semplicemente appoggiate).

Si può anche avere una situazione intermedia, ovvero quella di colonne continue
incastrate alla base, cui sono articolate le travi ai vari piani. Tale configurazione può
essere vantaggiosa per le travi ma porta ad un notevole incremento della flessione
nelle colonne, mancando l’apporto dei momenti di continuità delle travi.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


21

Statica di base dell’edificio multipiano


Come detto, se la struttura è pendolare (in una o in entrambe le direzioni), sono necessari
controventi di piano per riportare le azioni orizzontali applicate a livello del piano
considerato ai controventi verticali e di qui in fondazione.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

‫ܮݍ‬
ܴଵ ൌ ൅ ‫ܨ‬ଶ ܽ ൅ ʹ‫ܨ‬ଵ ܽ
ܴଷ ൌ ‫ܨ‬ଵ ൅ ‫ܨ‬ଶ ൅ ‫ܨ‬ଷ ʹ
‫ܮݍ‬
ܴଶ ൌ െ ‫ܨ‬ଶ ܽ െ ʹ‫ܨ‬ଵ ܽ
ʹ
Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale
22

Statica di base dell’edificio multipiano


• Ogni impalcato deve poter essere considerato come una struttura piana, vincolata ai
controventi verticali, almeno isostatica nel proprio piano (grazie ai controventi di piano).
• I controventi verticali (o eventuali telai a nodi rigidi) devono garantire almeno tre gradi
di vincolo (vincoli esterni per gli impalcati).
• La struttura di ciascun impalcato deve essere in grado di resistere alle azioni interne
prodotte dai carichi ad essa applicati.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

‫ܮݍ‬
ܴଷ ൌ ‫ܨ‬ଵ ൅ ‫ܨ‬ଶ ൅ ‫ܨ‬ଷ ܴଵ ൌ ൅ ‫ܨ‬ଶ ܽ ൅ ʹ‫ܨ‬ଵ ܽ
ʹ
‫ܮݍ‬
ܴଵ ൅ ܴଶ ൌ ‫ܮݍ‬ ܴଶ ൌ െ ‫ܨ‬ଶ ܽ െ ʹ‫ܨ‬ଵ ܽ
ʹ
Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale
23

Statica di base dell’edificio multipiano


Il funzionamento della struttura
tridimensionale può essere ridotto a
quello di una serie di semplici strutture
piane.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture


di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


24

Statica di base dell’edificio multipiano


I controventi reticolari in acciaio normalmente costituiscono dei vincoli semplici per gli
impalcati. Viceversa, i setti o i nuclei in cemento armato possono costituire gradi di
vincolo semplice, doppio o triplo (se in grado di resistere anche a torsione).

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


25

Edifici monopiano industriali


Come nel caso degli edifici multipiano,
in quelli monopiano industriali, lo
schema statico è fortemente
dipendente dalla tipologia di nodi scelta
(telai a nodi rigidi, strutture pendolari
controventate, tipologia diversa nelle
direzioni trasversale e longitudinale).
Molto condizionante è anche la scelta
tra capriate reticolari e travi principali in
parete piena (spesso a doppio T).

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


26

Edifici monopiano industriali

Negli edifici industriali è


frequente la presenza dei
carriponte, che trasmettono
sia notevoli carichi verticali,
che azioni orizzontali
trasversali e longitudinali di
avvio e arresto.
Altro aspetto importante
può essere la necessità di
garantire grandi aperture per
il passaggio di materiale
ingombrante o di macchine
operatrici.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


27

Trasferimento dei carichi verticali


I carichi verticali agenti in copertura vengono riportati alle travi principali e poi alle
colonne tramite gli arcarecci (elementi prevalentemente inflessi, giuntati in qualche
posizione, spesso a doppio T).
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio –
Teoria e Progetto, Hoepli

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


28

Trasferimento dei carichi verticali


Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio –
Teoria e Progetto, Hoepli

Se l’interasse tra le travi è modesto, si può utilizzare direttamente un’opportuna lamiera


grecata per trasmettere i carichi verticali (in tal caso la briglia superiore della capriata
risulta pressoinflessa anziché semplicemente compressa, come anche nel caso in cui gli
arcarecci non poggino solo sui nodi della capriata ma anche in punti intermedi).
All’estremo opposto, per luci notevoli, si può ricorrere a travi secondarie (perpendicolari
alle travi principali) e arcarecci (paralleli ai telai principali).
Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale
29

Trasferimento dei carichi verticali


Anche in questo caso, lamiere grecate «di terza generazione» consentono di non
ricorrere agli arcarecci anche per luci notevoli, trasmettendo i carichi della copertura
direttamente alle travi principali.

200 mm
800 mm

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


30

Trasferimento dei carichi verticali


Se la falda è inclinata (anche
relativamente poco), l’arcareccio è
sottoposto a flessione deviata,
cosicché l’elemento s’inflette anche
nel piano debole. Sebbene modesta,
tale componente flessionale può
risultare molto gravosa per elementi
a doppio T (specialmente se di tipo
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli
IPE), data la grande differenza di
modulo di resistenza fra le due
ߙ ൌ ͷ‫ל‬ direzioni principali.
‫ݍ‬௡ ൌ ‫ ߙ •‘ ݍ‬ൌ ͲǤͻͻ͸ ‫ݍ‬Ǣ ‫ݍ‬௧ ൌ ‫ ߙ ‹• ݍ‬ൌ ͲǤͲͺ͹ ‫ݍ‬
IPE 120 HE 120 A
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ܹ௘௟ǡ௬ Ȁܹ௘௟ǡ௭ ൌ ͸Ǥͳʹ Arcarecci semplicemente appoggiati ܹ௘௟ǡ௭ ൌ ͵ͺǤͶͺ ଷ
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‫ܯ‬௧ Ȁܹ௘௟ǡ௭ ൌ ‫ݍ‬௧ ‫ܮ‬ଶ Ȁͺܹ௘௟ǡ௭ ൌ ͲǤͲͲͳ͵‫ܮݍ‬ଶ ൌ ͲǤͷͶ ‫ܯ‬௡ Ȁܹ௘௟ǡ௬ ‫ܯ‬௧ Ȁܹ௘௟ǡ௭ ൌ ͲǤʹͶ ‫ܯ‬௡ Ȁܹ௘௟ǡ௬

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


31

Trasferimento dei carichi verticali


Se la falda è inclinata (anche
relativamente poco), l’arcareccio è
sottoposto a flessione deviata,
cosicché l’elemento s’inflette anche
nel piano debole. Sebbene modesta,
tale componente flessionale può
risultare molto gravosa per elementi
a doppio T (specialmente se di tipo
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli
IPE), data la grande differenza di
modulo di resistenza fra le due
direzioni principali.
Se l’inclinazione della falda è
importante, si possono utilizzare dei
tondi filettati per riportare il carico in
sommità (pendini). Tali rompitratta,
spesso dividono la luce
dell’arcareccio in tre parti uguali.

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


32

Travi principali
Le travi principali ricevono i carichi dal manto di copertura o dagli arcarecci e li
trasferiscono alle colonne. Possono essere sia travi reticolari (a correnti paralleli o a
capriata) che travi in parete piena (spesso a doppio T). Di solito, le prime ottimizzano
il quantitativo di acciaio utilizzato, mentre le seconde possono ridurre le lavorazioni e
favorire comportamenti duttili.

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


33

Travi principali
Per il predimensionamento delle travi reticolari, al fine di limitare le frecce in
esercizio, si può far riferimento alle seguenti indicazioni di massima:
݄ ͳ ͳ
̱ ൊ per travi in semplice appoggio
‫ ܮ‬ͺ ͳͲ

݄ ͳ ͳ
̱ ൊ per travi continue su più luci poco diverse fra loro
‫ͳ Ͳͳ ܮ‬͸

Un altro aspetto importante è la scelta della maglia tipica che definisce la travatura
reticolare.

• Schema a V, con maglie triangolari uguali


- da 2 a 4 aste che convergono nei nodi
- lunghezza dei puntoni uguale a quella dei
tiranti
- pesi ridotti
Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


34

Travi reticolari
• Schema a V, con aste verticali aggiunte in
corrispondenza di carichi concentrati
all’estradosso e/o all’intradosso
- da 2 a 5 aste che convergono nei nodi
(realizzazione più complicata)
- lunghezza dimezzata dei puntoni orizzontali
ma stessa lunghezza di quelli obliqui
Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli
- maggiore peso per unità di lunghezza

• Schema a N
- da 2 a 4 aste che convergono nei nodi
- le aste oblique, più lunghe, sono tese
- maglia compatta e quindi pesante
Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


35

Travi reticolari
• Schema a K
- da 2 a 4 aste che convergono nei nodi
- montanti compressi di lunghezza dimezzata
per l’incrocio con le aste oblique
- tipologia usata di rado per travi contenute nei
piani verticali per questioni estetiche. Molto
usato, invece, come controvento superiore dei
Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli ponti ferroviari e in altri sistemi di controvento.

• Schema a graticcio doppio (traliccio multiplo di


molteplicità 2)
- da 2 a 4 aste che convergono nei nodi
- aste sovrabbondanti (può essere anche
risolto, in via approssimata, con la
sovrapposizione di due travate semplici).
Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


36

Travi reticolari
Spesso lo schema a V con aste verticali e lo schema a N risultano quelli più idonei.
Di solito, l’inclinazione rispetto all’orizzontale delle aste oblique è compresa tra 30° e 50°.
Aste poco inclinate → grandi piastre di attacco
Aste molto inclinate → maglie strette → richiesti grandi quantitativi di acciaio

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


37

Tipologie di travatura reticolare


A «cesoia»

Fink o Polonceau

Inglese o Howe

Warren

Pratt o Mohnié

Bowstring

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


38

Controvento di falda trasversale


Nel caso delle briglie compresse delle travi
reticolari principali, bisogna tener conto sia
della possibile instabilità nel piano (con
lunghezza di libera inflessione fissata da
montanti e diagonali) che fuori dal piano.
Anche qualora le travi principali siano in
parete piena, occorre tener conto del
possibile sbandamento latero-torsionale delle
piattabande compresse.
Se, come logico, gli arcarecci sono considerati
come delle bielle, non si può escludere
l’instabilità contemporanea di tutte le briglie
superiori compresse fuori dal piano. La
lunghezza di libera inflessione risulta dunque
pari alla luce delle travi principali. Per ridurre
tale lunghezza, sarà possibile disporre un
controvento trasversale di falda (necessario
quindi anche per i soli carichi verticali).
Vedremo, poi, quando e perché di tali
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli controventi ce ne vogliono due.
Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale
39

Trave di bordo e controvento longitudinale di falda


La trasmissione dei carichi verticali dalle travi
principali alle colonne può essere diretta
oppure tramite una trave di bordo. Questo
accade qualora si voglia limitare il numero
delle colonne, per esempio per lasciare più
spazio per le aperture.
Tuttavia, in questo caso la briglia superiore
della trave di bordo (oppure la piattabanda
superiore, se si tratta di una trave in parete
piena) risulta compressa e può instabilizzarsi,
con lunghezza di libera inflessione data
dall’interasse fra le colonne. Nuovamente, tale
lunghezza può essere ridotta ricorrendo a
controventi longitudinali di falda (utile in
questo caso nei confronti dei carichi verticali).

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


40

Trasferimento dei carichi orizzontali


Le azioni orizzontali da trasferire in fondazione sono la pressione/depressione del
vento, l’azione sismica e, eventualmente, quelle dovute alle accelerazioni del
carroponte e al serpeggio del carico appeso.
L’azione del vento agisce sulla baraccatura e deve quindi essere trasferita in fondazione
mediante un opportuno ordito strutturale. Spesso si utilizzano dei listelli orizzontali,
che sono inflessi nel piano orizzontale (asse forte) per l’azione del vento e nel piano
verticale (asse debole) per il peso della facciata e il peso proprio. Anche in questo caso,
si può ricorrere a dei pendini rompitratta. Nella facciata trasversale, essendo notevole
la distanza tra le colonne, i listelli orizzontali si appoggeranno a dei montanti verticali, a
loro volta appoggiati a terra e alla capriata e quindi inflessi nel piano forte.
NB: I montanti sono strutture
secondarie, per cui non
possono e non devono
assorbire le azioni trasmesse
dalla struttura principale.

Listelli Listelli

Montanti Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


41

Trasferimento dei carichi orizzontali


Nelle facciate longitudinali, si può far ricorso alle colonne come montanti (soluzione a),
oppure disporre dei montanti intermedi (soluzione b), qualora la distanza fra le colonne
fosse troppo grande. In questo secondo caso, il carico viene trasmesso alle colonne
mediante un controvento di falda longitudinale (quindi necessario stavolta per assorbire i
carichi orizzontali).

Montanti
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli
Listelli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


42

Trasferimento dei carichi orizzontali


Quindi, anche nel caso di strutture pendolari, le colonne risulteranno inflesse per
l’azione del vento (svolgono il ruolo di montanti), oltreché per le forze orizzontali e le
coppie trasmesse dai carriponte, se presenti.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


43

Trasferimento dei carichi orizzontali


Come abbiamo visto per gli impalcati degli edifici multipiano, per riportare i carichi
orizzontali ai punti fissi (le colonne dei telai oppure i controventi verticali), è necessario
rendere la struttura di copertura almeno isostatica nel suo piano.
Questo può essere fatto chiamando a collaborare la lamiera grecata (opportunamente
solidarizzata agli elementi di copertura fungenti da correnti tesi e compressi, e progettata
per resistere alle azioni taglianti) oppure mediante controventature.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


44

Trasferimento dei carichi orizzontali


In questo schema, il ruolo degli appoggi è svolto dalle colonne dei telai a nodi rigidi
oppure dai controventi verticali.
La differenza tra i due schemi sta nel fatto che nel secondo tutte le capriate poggiano su
una colonna, per cui non è più necessario il controvento longitudinale di falda. Inoltre, nel
secondo caso l’arcareccio disposto in corrispondenza dell’incrocio dei diagonali del
controvento trasversale di falda non è collegato, per cui la lunghezza di libera inflessione
del corrente superiore della capriata è doppia rispetto al primo caso.

Controvento
longitudinale di falda,
qui necessario per
trasferire i carichi
orizzontali

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


45

Trasferimento dei carichi orizzontali


Le forze in facciata vengono trasmesse ai controventi verticali longitudinali mediante gli
arcarecci di bordo (o le travi di bordo). Per ridurre la snellezza di questi elementi
compressi, è utile disporre opportuni controventi di falda longitudinali, anche se non
necessari a garantire l’isostaticità della copertura nel suo piano.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


46

Controventi verticali
I controventi verticali possono rappresentare un ostacolo all’utilizzo del capannone
(limitazioni sulle aperture), cosicché non è raro ricorrere a soluzioni diverse
dall’ingombrante croce di Sant’Andrea (anche se magari staticamente meno efficienti).

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


47

Controventi verticali
Inoltre, spesso si evita di posizionare i controventi in posizione estrema, per non avere un
aggravio della compressione negli elementi longitudinali per effetto delle variazioni
termiche positive (allungamenti). Tuttavia, specie per capannoni molto lunghi, il singolo
controvento potrebbe portare a dilatazioni eccessive, per cui si può optare per controventi
di estremità e un giunto di dilatazione termica (anche semplice asolatura dei collegamenti
bullonati).

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


48

Tipologie strutturali
Per quanto riguarda i vincoli esterni della
copertura, si possono distinguere tre
situazioni:
a) telai in ambedue le direzioni;
b) telai in direzione trasversale (anche con
travi ad anima piena) e controventi in
direzione longitudinale;
c) controventi in entrambe le direzioni.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


49

Tipologie strutturali
La soluzione a) rappresenta un aggravio per
le colonne, specie se costituite da sezioni a
doppio T, perché devono lavorare a flessione
in entrambe le direzioni principali.
La soluzione c) è ottimale dal punto di vista
della flessione nelle colonne ma richiede un
comportamento a trave del tetto (lamiere
collaboranti a taglio oppure aggravio della
controventatura di falda) → complicazione
dei dettagli costruttivi e maggiori difficoltà in
caso di ampliamento del capannone.
Ingombro del controvento anche nelle pareti
trasversali.
La soluzione b) è la più usata.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


50

Tipologie strutturali
Supponendo di avere colonne incastrate alla base in direzione trasversale, altre due parole
devono essere spese sul funzionamento del sistema trave-colonne in tale piano. Se il
traverso e le colonne hanno rigidezze confrontabili, come di solito succede nel caso di travi
principali in parete piena, il comportamento è quello tipico del telaio.
Invece, se la trave trasversale è reticolare, tende ad essere molto più rigida flessionalmente
rispetto alle colonne, e si ha un comportamento a telaio shear-type. Questo minimizza i
momenti flettenti nelle colonne ma porta a significativi momenti flettenti nelle travi
trasversali per effetto dei carichi orizzontali, con conseguente compressione della briglia
inferiore, che invece risulta essere tesa per i carichi verticali.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


51

Tipologie strutturali
Questo può rappresentare un notevole aggravio per la struttura, anche nel caso in cui tali
sforzi normali siano di modesta entità, perché la briglia inferiore di solito non è
controventata.
Si può ovviare a questo problema disponendo delle controventature longitudinali oppure
triangolando le briglie inferiori con quelle superiori mediante elementi tesi.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


52

Tipologie strutturali
In alternativa, si può pensare di non solidarizzare il collegamento in A (per esempio,
asolando i fori della bullonatura), trasformando il traverso in un pendolo per le colonne.
Questo massimizza il momento nelle colonne per effetto dei carichi orizzontali ma annulla
il momento in capriata, facendo sì che l’effetto dei carichi orizzontali costituisca solo un
aggravio di compressione nella briglia superiore, che è già compressa per effetto dei carichi
verticali.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


53

Vie di corsa di carriponte


Il carroponte trasmette alle vie di corsa e poi alle colonne azioni
verticali, orizzontali trasversali e orizzontali longitudinali (per effetto
delle manovre di avvio e frenatura e per il serpeggio del carico appeso).
Tali azioni, scaricate dalle ruote del carroponte, presentano evidenti
eccentricità (per esempio, nasce della torsione nelle vie di corsa) e
devono essere amplificate dinamicamente. Si può far ricorso alla
vecchia CNR-10021-85 o meglio a EN 1991-3:2006.
Importanza della verifica di deformabilità nel piano verticale e
orizzontale, nonché della verifica a fatica.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


54

Vie di corsa di carriponte


Per effetto dei carichi orizzontali trasversali, può essere necessario aumentare la resistenza
e la rigidezza laterale delle via di corsa saldando profili a L o a C al profilato a doppio T
oppure, per carriponte più impegnativi, con sistemi di controventatura orizzontale.

In certi casi, può anche essere


utile migliorare il
comportamento torsionale,
passerella di sfruttando le controventature
ispezione per creare un cassone
che funge da (soluzioni (f) e (h)).
controvento

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo,


Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


55

Colonne e carriponte
La scelta della tipologia di colonne sarà strettamente legata alla presenza o meno del
carroponte e alla portata di questo. Le soluzioni (a) e (b) vanno bene per carriponte poco
impegnativi mentre le altre sono tipiche di carriponte di portata maggiore. In particolare,
le soluzioni (c) e (d) sono dette «a baionetta».

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di concezione strutturale


Università degli Studi di Firenze
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Civile
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile

Costruzioni Metalliche

Anno accademico 2021-22

Modelli di calcolo
Claudio Mannini
claudio.mannini@unifi.it

U i
Università
iàd degli
li S
Studi
di di Firenze
Fi
Dip. Ingegneria Civile e Ambientale

Sommario

• Modellazione dei vincoli e analisi limite


• Schemi di calcolo per i collegamenti
• Schemi di calcolo per le strutture di controvento
• Schemi di calcolo per gli arcarecci

Costruzioni Metalliche Modelli di calcolo


3

Modellazione dei vincoli


I vincoli nelle strutture metalliche (collegamenti) sono cinematicamente complessi.
Il calcolo di una struttura necessita di un modello e il risultato del calcolo sarà tanto
più aderente alla realtà quanto più il modello rispecchia il comportamento effettivo
della struttura.
Nei modelli si assume spesso uno schema pendolare, pensando i vincoli come cerniere
perfette. In alternativa, si idealizza il vincolo come un incastro perfetto. Molto
raramente, invece, il vincolo viene schematizzato come qualcosa di intermedio tra la
cerniera e l’incastro, come effettivamente sarà nella realtà.

Tra la fine dell’’800 e l’inizio del ‘900, si


faceva largo uso di vere e proprie
articolazioni, per cercare di creare una
struttura quanto più vicina possibile al
modello di calcolo (elastico) con cui
era stata progettata.
Chiaramente, tali articolazioni
Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli
costituivano dettagli strutturali molto
elaborati.

Costruzioni Metalliche Modelli di calcolo


4

Modellazione dei vincoli


Con l’avvento della teoria della plasticità, ci si rese conto che si poteva produrre modelli
idealizzati della struttura a vantaggio di sicurezza, assumendo come cerniere vincoli che
proprio cerniere non erano.
Questo ha fatto sì che le articolazioni siano state abbandonate in tutti quei casi in cui non
è necessario garantire l’effettivo cinematismo in condizioni di esercizio (cioè in fase
elastica), come per esempio nel caso di ponti oppure per strutture destinate a sorreggere
macchinari e attrezzature soggetti a movimenti significativi.
Perché, in un modello di calcolo, una colonna collegata ad un plinto in cemento armato
con quattro tirafondi può anche essere pensata come incernierata? Perché può essere
considerata una biella un’asta di una travatura reticolare saldata alle piastre di
collegamento?

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Modelli di calcolo


5

Teorema statico dell’analisi limite


Il nocciolo della questione sta nel teorema statico dell’analisi limite. Si può infatti
dimostrare che, per una struttura soggetta ad un sistema di carichi esterni ߙ‫ܨ‬௝ , se si può
trovare una qualsiasi distribuzione di azioni interne che risulti essere in equilibrio con i
carichi esterni (soluzione equilibrata) e che rispetti la legge di plasticità del materiale
(ovvero la resistenza del materiale assunta nel calcolo), il moltiplicatore dei carichi ߙ è
certamente non superiore a quello effettivo di rottura per la struttura:

ߙ ൑ ߙ௨

Questo significa che una soluzione equilibrata ma non congruente con i vincoli effettivi
è certamente a vantaggio di sicurezza nei confronti del collasso della struttura (non in
esercizio, però), a patto che in nessuna sezione venga violata la condizione di
plasticizzazione (ovvero i vari elementi siano stati progettati per resistere alle azioni
calcolate coerentemente con il modello di calcolo assunto).

Nella realtà, i momenti di continuità ci saranno alle estremità di aste che non sono
effettivamente incernierate. Tuttavia, scorrimenti delle unioni e/o plasticizzazioni locali
(che non portano alla rottura del materiale, sfruttando la duttilità dell’acciaio)
condurranno l’asta a comportarsi come se veramente fosse incernierata, prima del
raggiungimento della capacità ultima.
Costruzioni Metalliche Modelli di calcolo
6

Teorema statico dell’analisi limite


Un esempio è quello di un’asta compressa di una struttura reticolare, collegata alle
piastre di nodo.

݈௖ ൌ lunghezza di libera
inflessione adottata nel
calcolo
݈௖
݈௖ᇱ ൌ lunghezza di libera
݈௖ᇱ
inflessione effettiva in campo
elastico

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

La presenza dei momenti di continuità riduce la capacità portante dell’asta, che però è
stata calcolata considerando una lunghezza di libera inflessione ben maggiore di quella
reale. Quando gli estremi cominciano a ruotare per la plasticizzazione delle aste nelle
zone di estremità, la lunghezza di libera inflessione effettiva aumenta fino ad avvicinare
quella teorica.

Costruzioni Metalliche Modelli di calcolo


7

Teorema statico dell’analisi limite


Più in dettaglio, affinché il teorema statico sia valido, è necessario che siano verificate le
seguenti ipotesi:

- Assenza di cedimenti locali dovuti ad instabilità delle membrature

- Ininfluenza degli effetti geometrici del secondo ordine dovuti alle deformazioni

- Valori della deformazione in ogni punto della struttura inferiori a quelli


corrispondenti alla rottura del materiale (duttilità sufficiente)

- Assenza di rotture per fatica.

Chiaramente, tutti questi aspetti dovranno in qualche modo essere verificati dopo la
fase di calcolo e progettazione della struttura.

La validità di quest’approccio è anche supportata dalla buona riuscita delle strutture


progettate in questa maniera.

Nel seguito faremo alcuni esempi relativi al concetto di calcolo e progettazione


coerente con il modello assunto.

Costruzioni Metalliche Modelli di calcolo


8

Giunto trave-colonna
Come primo esempio di calcolo e progettazione coerente con il modello assunto, si
considera il caso di un collegamento tra una trave e una colonna con squadrette bullonate.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Il calcolo della struttura può essere


fatto con uno qualsiasi di questi tre
schemi, poi però gli elementi
strutturali e i collegamenti devono
essere progettati di conseguenza.

Costruzioni Metalliche Modelli di calcolo


9

Giunto trave-colonna

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli


Schema 1)
– La colonna è semplicemente compressa, con sforzo normale ܴଵ
– La trave deve essere calcolata su una luce ‫( ܮ‬interasse fra le colonne)
– Il giunto in posizione x-x deve assorbire, oltre all’azione tagliante ܴଵ , anche il
momento ܴଵ ܽ

– Il giunto in posizione y-y deve assorbire, oltre all’azione tagliante ܴଵ , anche il


momento ܴଵ ሺܽ ൅ ݁ሻ

Costruzioni Metalliche Modelli di calcolo


10

Giunto trave-colonna

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli


Schema 2)
– La colonna è presso-inflessa, con sforzo normale ܴଵ e momento flettente ܴଵ ܽ
– La trave deve essere calcolata su una luce ‫ ܮ‬െ ʹܽ
– Il giunto in posizione x-x è soggetto solo all’azione tagliante ܴଵ
– Il giunto in posizione y-y è soggetto all’azione tagliante ܴଵ e ad un momento ܴଵ ݁

Costruzioni Metalliche Modelli di calcolo


11

Giunto trave-colonna

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli


Schema 3)
– La colonna è presso-inflessa, con sforzo normale ܴଵ e momento flettente ܴଵ ሺܽ ൅ ݁ሻ
– La trave deve essere calcolata su una luce ‫ ܮ‬െ ʹሺܽ ൅ ݁ሻ
– Il giunto in posizione x-x è soggetto all’azione tagliante ܴଵ e ad un momento ܴଵ ݁
– Il giunto in posizione y-y è soggetto solo all’azione tagliante ܴଵ

Costruzioni Metalliche Modelli di calcolo


12

Giunto trave-colonna
Normalmente, si sceglie lo schema che risulta meno gravoso per l’elemento che
costituisce il punto debole della struttura. Comunque, tutti e tre gli schemi sono a
vantaggio di sicurezza. Per esempio, per una colonna disposta secondo l’asse debole,
tenuto conto che l’eccentricità ܽ è piccolissima (metà dell’anima) e che un momento
flettente può risultare particolarmente gravoso, si può optare per lo schema 1). Al
contrario, per una colonna disposta secondo l’asse forte (specie se con altezza
notevole della sezione), tenuto conto che un momento flettente non crea grossi
problemi a quest’ultima ma che le eccentricità ܽ e ܽ ൅ ݁ possono risultare molto
gravose per i giunti si può optare per gli schemi 2) o 3).

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Modelli di calcolo


13

Travature reticolari
Nelle strutture reticolari, come già detto, considerare le aste incernierate alle
estremità risulta essere a vantaggio di sicurezza, nonostante si trascurino i momenti
che nascono dalla solidarizzazione dei nodi, a patto che siano soddisfatte le due ipotesi
seguenti:
- la lunghezza di libera inflessione nel piano della trave sia pari alla distanza fra le
cerniere ideali
- lo schema venga tracciato in base agli assi baricentrici.

Nelle aste bullonate, questo può porre dei problemi, specialmente per profili angolari,
in quanto spesso non è possibile disporre i bulloni in corrispondenza dell’asse
baricentrico per l’interferenza con il raccordo tra anima e ala dell’angolare.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Modelli di calcolo


14

Travature reticolari
Gli angolari sono forati lungo l’asse di truschino (mezzeria dell’ala), che non coincide con
l’asse baricentrico.
La risultante delle tensioni nell’asta viaggia lungo l’asse baricentrico e anche la risultante
delle azioni trasmesse alla piastra di nodo dalle altre aste è diretta lungo l’asse baricentrico.
Serviranno quindi delle azioni taglianti nei bulloni (trasmesse dagli angolari e dalla piastra),
perpendicolari all’asse baricentrico, per deviare il flusso delle tensioni dall’asse baricentrico
dell’asta all’asse di truschino e da questo di nuovo al primo. Questo equivale ad un
momento parassita nella bullonatura pari a ܰ݁.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Modelli di calcolo


15

Travature reticolari

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Nel caso delle unioni bullonate di aste reticolari composte da coppie di angolari, il
tracciamento lungo gli assi baricentrici comporta che i fori nelle piastre non concorrano in
un punto. Questo può essere scomodo per il tracciamento e il disegno delle piastre di
nodo. In alcuni casi, quindi, si preferisce tracciare le travature secondo gli assi di truschino,
cosicché gli assi baricentrici non convergono in un punto. Nasce quindi un momento
parassita nel nodo, nel caso in figura pari a ܰସ ݁, che si ripartisce fra le varie aste. Tuttavia,
deve essere notato che ܰସ ݁ è tanto più grande quanto più ci si avvicina agli appoggi (ܰସ è
proporzionale all’azione tagliante), verso cui però tende a diminuire il momento flettente.
Se la briglia superiore e quella inferiore sono a sezione costante, come quasi sempre
accade, risultano via via meno impegnate man mano che ci si muove verso gli appoggi.
Costruzioni Metalliche Modelli di calcolo
16

Travature reticolari

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Questo significa che il suddetto momento parassita non compromette la statica di tali
elementi, anche se viene trascurato nel calcolo.
Si ammette quindi il tracciamento delle travature reticolari lungo gli assi di truschino senza
considerare i momenti parassiti nelle aste, a patto di non avere rilevanti fenomeni di fatica
e di dimensionare la bullonatura tenendo conto dei momenti parassiti (la bullonatura, in
sostanza, non deve risultare meno resistente di quella che si sarebbe ottenuto seguendo
la strada del tracciamento secondo gli assi baricentrici).

Costruzioni Metalliche Modelli di calcolo


17

Controventi

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Consideriamo la generica maglia ACBD del controvento. La struttura è iperstatica e la


soluzione si determina imponendo la condizione di congruenza ȟ஺஻ ൌ ȟ஼஽ .

Costruzioni Metalliche Modelli di calcolo


18

Controventi
Se il diagramma sforzo normale-allungamento ܰ െ ȟ è uguale in compressione e in
trazione per le varie aste, ne deriva che gli sforzi normali nei due diagonali sono uguali in
valore assoluto → la struttura può essere vista come la sovrapposizione di due strutture
isostatiche che lavorano in parallelo.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Tuttavia, mentre le aste tese avranno un comportamento lineare fino alla plasticizzazione,
quelle compresse e in particolare il diagonale compresso (valore maggiore dello sforzo e
snellezza maggiore) potranno non avere un comportamento lineare, inflettendosi per
effetto dell’instabilità dell’equilibrio.

Costruzioni Metalliche Modelli di calcolo


19

Controventi
Questo sarà tanto più plausibile (cioè avverrà per valori inferiori del carico) quanto
maggiore è la snellezza dell’asta compressa diagonale:

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Se si dimensiona il controvento con una snellezza ridotta (per fissare le idee, ߣ ൏ ͳͲͲ), il
comportamento è quello visto in precedenza ed entrambe le aste diagonali collaborano
per resistere all’azione tagliante. Questo comporterà delle aste diagonali con sezioni
notevoli (si consideri che, quando le forze orizzontali s’invertono, come deve essere
immaginato per l’azione del vento e per quella sismica, il diagonale che era teso diventa
compresso).
Costruzioni Metalliche Modelli di calcolo
20

Controventi
Però, si può anche scegliere una strada diversa, ovvero dimensionare il controvento
considerando solo il diagonale teso.

ξʹ‫ܪ‬
െ‫ܪ‬
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Si trova ancora una soluzione equilibrata, per cui, secondo il teorema statico dell’analisi
limite, non ci sono problemi per la sicurezza. Bisogna però pensare che, quando le forze
orizzontali si invertono, il controvento che si era instabilizzato fosse rimasto in fase elastica
e sia quindi efficiente a resistere a trazione. Questo richiede di avere una snellezza
notevole (diciamo dell’ordine di ʹͲͲ). In sostanza, secondo questa seconda concezione
strutturale, per far funzionare bene il controvento, bisogna far instabilizzare facilmente le
aste diagonali compresse.
Questo secondo approccio è di solito più economico ma porta ad una maggiore
deformabilità della struttura per carichi orizzontali.
Inoltre, tale strada non è perseguibile quando i controventi sono in aderenza a facciate o
pareti divisorie, dato che lo sbandamento del controvento può danneggiare quest’ultime.
Costruzioni Metalliche Modelli di calcolo
21

Controventi
Discorso analogo può essere fatto per altre tipologie di controvento, come nel caso
concentrico in figura:

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Nel primo caso, la struttura viene calcolata con uno schema reticolare isostatico e l’asta
(b) deve essere progettata per lavorare a compressione. Nel secondo caso, invece, si
trascura l’asta diagonale compressa (progettata quindi come molto snella), però il traverso
deve essere considerato continuo in corrispondenza dell’attacco con il diagonale teso
(altrimenti la struttura è labile) e viene quindi a lavorare a flessione (e, coerentemente,
dovrà quindi essere progettato a flessione).

Costruzioni Metalliche Modelli di calcolo


22

Controventi
Nel caso di un controvento eccentrico, se si considera solo il diagonale teso, aumenta la
flessione nel traverso ma questo schema, ancora una volta, può risultare vantaggioso dal
punto di vista economico.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Ovviamente, in questo caso lo schema puramente reticolare non è percorribile, perché la


struttura risulterebbe labile.

Costruzioni Metalliche Modelli di calcolo


23

Controventi di testata
Ragionamenti per certi versi analoghi si applicano anche ai controventi trasversali di edifici
monopiano.
Se le briglie superiori delle capriate, che
sono compresse, tendono a instabilizzarsi
fuori dal piano, il controvento di falda
trasversale tiene fermi i punti in
corrispondenza degli attacchi degli arcarecci,
riducendo così la lunghezza di libera
inflessione.
Per reazione, vengono cedute agli arcarecci
delle azioni ݊‫ܪ‬, dove ݊ è il numero delle
capriate che si «appendono» al controvento,
e delle azioni ܴ݊ agli arcarecci/travi di
bordo. Nel caso in figura, gli arcarecci
sarebbero tesi e le travi di bordo compresse.
Tuttavia, la briglia superiore potrebbe anche
tendere a instabilizzarsi nell’altra direzione,
cosicché sarebbero compressi gli arcarecci e
tese le travi di bordo.
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Modelli di calcolo


24

Controventi di testata
Si possono seguire due strade a livello di modello di calcolo e progettazione.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Nel primo caso si può pensare di predisporre un unico controvento di testata, cui sono
«appese» tutte le briglie superiori delle ݊ capriate, oppure un controvento a ciascuna
estremità cui sono appese la metà (݊Ȁʹ) delle capriate. Coerentemente con questo schema
di calcolo, gli arcarecci e le travi di bordo devono essere progettati a pressoflessione e
questo, data la notevole snellezza di tali elementi, può essere un problema.
In alternativa, si può pensare che gli arcarecci siano in grado di reagire solo a trazione.
Questo significa che, a seconda del verso dello sbandamento fuori dal piano delle briglie
superiori delle capriate, reagirà uno solo dei due controventi di testata, cui pertanto
risultano «appese» tutte le ݊ capriate.
Costruzioni Metalliche Modelli di calcolo
25

Arcarecci

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Nel caso di arcarecci concepiti con giunti (cerniere) nelle posizioni B, il sistema è isostatico
e quindi le sollecitazioni sono indipendenti dalla rigidezza delle capriate sottostanti (la
soluzione equilibrata è unica).

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Modelli di calcolo


26

Arcarecci

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Nel caso in cui, invece, l’arcareccio sia continuo su due campate (giunti in A), il sistema è
iperstatico e quindi la soluzione elastica dipende dalla rigidezza delle capriate sottostanti e
questa sarà diversa a seconda della posizione in cui si colloca l’arcareccio.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Modelli di calcolo


27

Arcarecci
Il calcolo è anche complicato dal fatto che, se le giunzioni sono bullonate, le capriate
sottostanti non funzionano più solo come molle ma danno luogo a cedimenti anelastici
per effetto dello scorrimento foro-bullone in corrispondenza di un certo valore del carico.
L’analisi elastica, quindi, oltreché complicata, è anche poco affidabile.
Per questi motivi, basandosi sul teorema statico dell’analisi limite, si preferisce cercare
una soluzione equilibrata, che prescinda dalle condizioni di congruenza effettiva.
Si suppone allora di avere un generico momento all’appoggio intermedio ‫ܯ‬௜ ൌ ߙ‫ܮݍ‬ଶ e si
determina conseguentemente le reazioni in corrispondenza degli appoggi ܴ e ܴ஺ e i valori
del momento massimo in campata ‫ܯ‬௠௔௫ .

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Modelli di calcolo


28

Arcarecci
Coerentemente con lo schema di calcolo (equilibrato) assunto, gli arcarecci vengono
progettati con i momenti ‫ܯ‬௜ e ‫ܯ‬௠௔௫ , mentre le capriate con le relative reazioni trasmesse
dagli arcarecci (ܴ e ʹܴ஺ ).
ͳ
‫ܯ‬௜ ൌ ߙ‫ܮݍ‬ଶ Ͳ൑ߙ൑
ͺ
‫ܮݍ‬ଶ
‫ܯ‬௠௔௫ ൌ ሾͳ െ Ͷߙ ͳ െ ߙ ሿ
ͺ

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Modelli di calcolo


29

Arcarecci
Coerentemente con lo schema di calcolo (equilibrato) assunto, gli arcarecci vengono
progettati con i momenti ‫ܯ‬௜ e ‫ܯ‬௠௔௫ , mentre le capriate con le relative reazioni trasmesse
dagli arcarecci (ܴ e ʹܴ஺ ).
ͳ
‫ܯ‬௜ ൌ ߙ‫ܮݍ‬ଶ Ͳ൑ߙ൑
ͺ
‫ܮݍ‬ଶ
‫ܯ‬௠௔௫ ൌ ሾͳ െ Ͷߙ ͳ െ ߙ ሿ
ͺ

‫ܮݍ‬ଶ ‫ܮݍ‬
Per ߙ ൌ Ͳ ՜ ‫ܯ‬௜ ൌ Ͳǡ ‫ܯ‬௠௔௫ ൌ ǡ ܴ஺ ൌ ǡ ܴ ൌ ‫ܮݍ‬
ͺ ʹ
Cerniera in corrispondenza Si penalizza l’arcareccio, riducendo al minimo il carico
dell’appoggio intermedio sulla capriata

ͳ ‫ܮݍ‬ଶ ͻ ͵ ͷ
Per ߙ ൌ ൌ ͲǤͳʹͷ ՜ ‫ܯ‬௜ ൌ ǡ ‫ܯ‬௠௔௫ ൌ ‫ܮݍ‬ଶ ǡ ܴ஺ ൌ ‫ܮݍ‬ǡ ܴ ൌ ‫ܮݍ‬
ͺ ͺ ͳʹͺ ͺ Ͷ
Continuità perfetta in L’arcareccio continua ad essere progettato per un
corrispondenza momento flettente pari a ‫ܮݍ‬ଶ Ȁͺ (anche se di segno
dell’appoggio intermedio opposto), e aumenta l’azione sulla capriata intermedia

Costruzioni Metalliche Modelli di calcolo


30

Arcarecci
Tuttavia, scegliendo:
‫ܮݍ‬ଶ ‫ܮݍ‬ଶ ‫ܮݍ‬
ߙ ൌ ͲǤͲͺͷ͹ͻ ՜ ‫ܯ‬௜ ൌ ǡ ‫ܯ‬௠௔௫ ൌ ǡ ܴ஺ ൌ ͲǤͺʹͻ ǡ ܴ ൌ ͳǤͳ͹ͳ ‫ܮݍ‬
ͳͳǤ͸͸ ͳͳǤ͸͸ ʹ

si ottimizza l’arcareccio (minimo momento flettente possibile) ma si penalizza la trave


principale.
Una soluzione possibile è anche quella di
disporre giunzioni A sfalsate in pianta tra i vari
arcarecci. Così facendo, si ottimizza ancora il
comportamento flessionale degli arcarecci ma
sulle capriate si alternano anche reazioni ܴ e
ʹܴ஺ , che in media si compensano, per cui è
come se queste fossero sottoposte a carichi di
valore ‫ ܮݍ‬in tutti i nodi. Tuttavia, il prezzo di
questa ottimizzazione è una minore unificazione
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli delle lavorazioni e degli attacchi.
NB: l’eventuale collegamento tra i profilati in corrispondenza dell’appoggio intermedio
deve essere progettato per trasmettere il momento flettente ‫ܯ‬௜ assunto nel calcolo.
Costruzioni Metalliche Modelli di calcolo
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Costruzioni Metalliche

Anno accademico 2020-21

Il materiale acciaio
Claudio Mannini
claudio.mannini@unifi.it

U i
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iàd degli
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Studi
di di Fi
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Sommario

• Tipologie di prodotti
• Proprietà meccaniche
• Imperfezioni meccaniche
• Imperfezioni geometriche
• Prova statica di trazione e ciclica di trazione-compressione
• Resilienza

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


3

Composizione
Per acciaio s’intende una lega di ferro e carbonio con una percentuale di carbonio
inferiore al 2% (altrimenti si parla di ghisa).
Gli acciai da carpenteria presentano percentuali di carbonio molto basse, tra lo 0.17%
e lo 0.22%. Sono raffreddati molto lentamente, a temperatura ordinaria. Sono
costituiti da ferrite (soluzione solida di ferro e carbonio) e da perlite (ferrite più
cementite [Fe3C]). Presentano anche piccole quantità di manganese e silicio, aggiunte
durante il processo siderurgico per l’azione disossidante e per migliorare la saldabilità
della lega. Ci sono anche minime quantità di impurità nocive, non del tutto eliminate
nel processo di produzione, quali il fosforo, lo zolfo, l’ossigeno, l’idrogeno e l’azoto.
Acciai speciali sono sottoposti a processi particolari (tipo la tempra e il rinvenimento,
per ottenere una lega di elevata resistenza ma non fragile) e presentano composizioni
diverse (per esempio, leghe ferro-carbonio sotto forma di austenite e martensite).

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


4

Tipologia di prodotti
A parte alcuni elementi speciali (apparecchi di appoggio o vincoli speciali, che vengono
ottenuti per fucinatura o da fonderia), i vari prodotti di acciaio da carpenteria
provengono in prima battuta dal processo di laminazione.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Lamiere: elementi di base bidimensionali da cui si ottengono


elementi più complessi (per esempio, profili in composizione
saldata, alcuni dei quali sono già predimensionati in commercio).
Profilati: elementi preprogettati e prefabbricati, le cui
caratteristiche geometriche sono disponibili in sagomari; si tratta
di elementi monodimensionali che possono essere assemblati e
giuntati.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


5

Tipologia di prodotti
Da lamierini sottili (detti anche «nastri») con spessori dell’ordine di 3-4 mm (talvolta
anche meno) si possono ottenere per piegatura a freddo i cosiddetti profili formati a
freddo, oppure lamiere grecate, lamiere ondulate, etc.

Il processo di piegatura a freddo


consente di ottenere una varietà di
forme molto maggiore di quella
ottenibile con la laminazione a caldo
→ massimo sfruttamento della
resistenza del materiale, tramite le
forme più razionali possibili (per
esempio, irrigidimenti). Tuttavia, dati
gli spessori limitatissimi, bisogna fare
grande attenzione a fenomeni di
instabilità locale e alla corrosione.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

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6

Tipologia di prodotti
Piegatura in continuo per
profili tubolari circolari

Lavorazioni di Lavorazioni a freddo


stampaggio di di una lamiera per
elementi sagomati a ottenere un profilato
freddo a C irrigidito

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

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7

Proprietà meccaniche
Le proprietà meccaniche del materiale sono descritte in maniera sintetica da una serie di
parametri dedotti da alcune prove specifiche, nella fattispecie:
- Tensione di rottura a trazione (݂௧ )
- Tensione di snervamento (݂௬ )
- Allungamento percentuale a rottura (ߝ௧ )
- Durezza (‫)ܸܪ‬
- Resilienza (‫)ܸܭ‬
Il modulo di elasticità normale (‫ )ܧ‬di solito è assunto pari a 210,000 MPa.
Le proprietà meccaniche dipendono in prima battuta dalla percentuale di carbonio
presente nella lega (se la percentuale di carbonio aumenta, tendenzialmente ݂௧ , ݂௬ e ‫ܸܪ‬
aumentano, mentre ߝ௧ e ‫ ܸܭ‬diminuiscono).

Le norme NTC 2018 (Cap. 11) prevedono le modalità con cui devono essere effettuate le prove di
certificazione del materiale da parte del produttore (prove di qualificazione), dei centri di
trasformazione (proprietà meccaniche durante le lavorazioni), delle officine di carpenteria metallica,
nonché le prove di accettazione in cantiere (dichiarazione del materiale ricevuto come conforme).
Progettista, direttore dei lavori e costruttore: responsabilità della qualità dei materiali impiegati.
Collaudatore: responsabilità dell’esame dei certificati delle prove sui materiali e accertamento della
loro conformità al progetto.

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8

Imperfezioni meccaniche
Le varie tipologie di prodotti di carpenteria metallica presentano innumerevoli
imperfezioni, che dipendono anche dalle lavorazioni subite dal pezzo in esame
(laminazione a caldo, laminazione a freddo, piegatura a freddo, taglio alla fiamma,
composizione saldata, etc.).
- Imperfezioni strutturali o meccaniche
- Imperfezioni geometriche
A causa di tali imperfezioni, si parla di aste o lamine «industriali».
Le imperfezioni meccaniche possono essere raggruppate in due macro-categorie:
1) Tensioni residue
2) Disomogenea distribuzione delle caratteristiche meccaniche nella sezione
trasversale
Tali imperfezioni sono tutt’altro che trascurabili, essendo in grado di influenzare
sensibilmente il comportamento meccanico globale dell’elemento strutturale, in
particolare per quanto riguarda i fenomeni di instabilità.

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


9

Tensioni residue
Cominciamo col considerare i profilati laminati a caldo. In questo caso, le tensioni
residue (che ovviamente sono autoequilibrate) sono dovute al processo di
raffreddamento dalla temperatura di fine laminazione (dell’ordine dei 600°C).
Se partiamo con il considerare una semplice lamina, è ovvio che le parti esterne tendono
a raffreddarsi più rapidamente ma sono parzialmente impedite nel conseguente
accorciamento dalla parte centrale, che è più calda. Inizialmente avremo, quindi, trazione
alle estremità e compressione nella parte centrale. Però, man mano che il processo di
raffreddamento avanza, i gradienti di tensione si riducono e, ad un certo punto, le parti
esterne sono fredde mentre quelle interne sono ancora calde. Quest’ultime tendono
dunque ad accorciarsi ma sono parzialmente vincolate dalle parti esterne. Ne deriva che
la parte centrale va in trazione e quelle esterne in compressione.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

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10

Tensioni residue
In base allo stesso principio, nel caso di un
profilato a doppio T, si raffreddano prima le
parti più lontane dai nodi ala-anima, per cui,
alla fine del processo, ci si aspetta
compressione al centro dell’anima e alle
estremità delle ali e trazioni alle estremità
dell’anima e al centro delle ali.
Essendo autoequilibrate, le tensioni residue
non hanno particolare influenza sulla
resistenza globale del profilato.
Tuttavia, le compressioni alle estremità delle
ali e al centro dell’anima, ovvero lontano dai
«vincoli interni della sezione» (lo vedremo
nella seconda parte del corso), hanno un
Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli effetto negativo sulla stabilità locale del
profilato.

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


11

Tensioni residue
La dinamica del raffreddamento, e quindi
la distribuzione delle tensioni residue, non
dipende dal tipo di acciaio ma dalla
geometria della sezione del profilo e in
particolare dal suo grado di compattezza
(rapporti ݄Ȁܾ, ‫ݐ‬௙ Ȁ݄, ‫ݐ‬௙ Ȁܾ, ‫ݐ‬௪ Ȁ݄, ‫ݐ‬௪ Ȁܾ).
Per dare un’idea, si possono avere ali
interamente compresse o addirittura
interamente tese.
I profilati laminati a caldo possono essere
sottoposti al processo di raddrizzamento a
freddo (passaggio del profilato attraverso
un treno di rulli, che lo sottopone a
flessione alternata), che, oltre a eliminare
curvature fuori tolleranza, contribuisce a
ridurre le tensioni residue.
Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

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12

Tensioni residue
Il raddrizzamento a freddo, unito alle varie tipologie di raffreddamento, fa sì che i dati
delle prove sperimentali siano molto dispersi. Tuttavia, per dare un’idea del fenomeno,
le tensioni residue di compressione alle estremità delle ali di un profilato a doppio T
raggiungono facilmente i 100-140 MPa, mentre quelle al centro dell’anima possono
anche superare i 200 MPa.
Ali Anima

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

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13

Tensioni residue
Nel caso di lamiere tagliate alla fiamma, il calore concentrato prodotto dalla fiamma
fa sì che, a raffreddamento avvenuto, in una zona prossima al taglio ci siano forti
tensioni di trazione che facilmente raggiungono lo snervamento (modelli in
letteratura per la stima di ܿ e, di conseguenza, dei valori delle tensioni compensative
di compressione).

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

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14

Tensioni residue
Per i profili sagomati a freddo, si può partire sia da lamiere laminate a freddo che a
caldo.
Nel caso di lamiere laminate a freddo, le tensioni residue sono di origine meccanica: il
processo tende ad allungare le fibre esterne e a lasciare indeformate quelle più interne.
Queste ultime vincolano parzialmente quelle esterne, che quindi risultano compresse,
mentre quelle interne saranno tese.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

In questo caso la variazione di tensione è sullo spessore, per cui le tensioni residue
tendono ad avere un effetto minore sulla stabilità locale dei profili sagomati a freddo
rispetto a quelli laminati a caldo.

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


15

Tensioni residue
Nel caso dei profili in composizione saldata, l’apporto di calore avviene in una porzione
molto limitata dei pezzi da collegare. In questo caso, non è tanto la geometria a giocare
un ruolo sulle tensioni residue, quanto il quantitativo di calore apportato, la profondità
della zona interessata dalla saldatura, lo spessore dei piatti collegati, la modalità della
saldatura (tipologia, numero di passate, etc.).
Durante e subito dopo le operazioni di saldatura ci saranno delle zone ad elevatissima
temperatura che, raffreddandosi, tenderanno ad accorciarsi ma saranno impedite in
questo dalle parti contigue. Ne deriva che il materiale di riporto e le porzioni di piatto
immediatamente adiacenti andranno in fortissima trazione (raggiungendo facilmente la
tensione di snervamento), mentre le parti fredde andranno in compressione.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

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16

Tensioni residue
Nel caso dei profili in composizione saldata, l’apporto di calore avviene in una porzione
molto limitata dei pezzi da collegare. In questo caso, non è tanto la geometria a giocare
un ruolo sulle tensioni residue, quanto il quantitativo di calore apportato, la profondità
della zona interessata dalla saldatura, lo spessore dei piatti collegati, la modalità della
saldatura (tipologia, numero di passate, etc.).
Durante e subito dopo le operazioni di saldatura ci saranno delle zone ad elevatissima
temperatura che, raffreddandosi, tenderanno ad accorciarsi ma saranno impedite in
questo dalle parti contigue. Ne deriva che il materiale di riporto e le porzioni di piatto
immediatamente adiacenti andranno in fortissima trazione (raggiungendo facilmente la
tensione di snervamento), mentre le parti fredde andranno in compressione.
Nei cordoni di saldatura si svilupperanno sia tensioni ߪ௥‫ צ‬che ߪ௥ୄ . Le seconde di solito
non sono elevatissime (dell’ordine dei 100 MPa) mentre le prime possono raggiungere il
valore di snervamento. Inoltre, quest’ultime sono più importanti perché tendono a
combinarsi con l’effetto dei carichi esterni.

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


17

Tensioni residue: prove di laboratorio


Esistono sia prove non-distruttive che distruttive per determinare le tensioni residue in
un profilato.
• Raggi X: prove non-distruttive ma utili solo all’analisi degli strati superficiali.
• Hole drilling: prove semi-distruttive molto usate per i tubi sottili. Si operano piccoli
fori (del diametro massimo di 8 mm) e si misurano le relative deformazioni, che
vengono correlate alle tensioni residue tramite modelli di elasticità lineare.
• Sectioning test: prova distruttiva con cui un profilato viene affettato in listelli
(principalmente longitudinali ma anche trasversali nel caso di grandi spessori), di
cui si misura le deformazioni con estensimetri e, tramite modelli di elasticità
lineare, si risale alle tensioni residue.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


18

Tensioni residue: prove di laboratorio


Una variante del sectioning test è quella che prevede di scavare l’elemento, estraendo
un cilindro centrale di cui si misurano le deformazioni (ipotesi di distribuzione di
tensione radialsimmetrica).
Negli elementi piatti, si può scavare il provino attaccato ad un piano rigido, riducendone
lo spessore, e poi misurarne le curvature secondo due assi perpendicolari.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


19

Tensioni residue: prove di laboratorio


Meno precisi ma più semplici sono quei metodi in cui, invece di misurare le deformazioni,
si opera un taglio e si misura un opportuno spostamento.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


20

Disomogeneità delle proprietà meccaniche


Rientra tra le imperfezioni meccaniche anche la disomogenea distribuzione delle
proprietà meccaniche del materiale, prima fra tutta la tensione di snervamento ݂௬ .
Tendenzialmente, nei profili a doppio T, la tensione di snervamento e la durezza sono
più elevate nell’anima, mentre, coerentemente, resilienza e allungamento a rottura
sono maggiori nelle ali. Tale differenza è legata al diverso spessore dei piatti delle ali e
delle anime e aumenta al crescere di tale differenza. Gli esami micrografici, infatti,
mostrano grani tendenzialmente più fini nell’anima, che è più sottile e quindi raffredda
più rapidamente.
Analoghe differenze si possono vedere nei profili HE tra la serie leggera (HEA), normale
(HEB) e rinforzata (HEM).

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


21

Disomogeneità delle proprietà meccaniche


Nel caso del profilato HEA, i cristalli sono molto fini ma il notevole rapporto di
laminazione porta ad una struttura a bande.
Nel caso del profilato HEM, invece, il lento raffreddamento dovuto a spessori elevati
porta a grani piuttosto grossi.
Il miglior compromesso si ha nella serie normale (HEB), con grani di dimensioni
intermedie e assenza di bande di laminazione. Ne derivano valori elevati della tensione
di snervamento e della resilienza.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


22

Disomogeneità delle proprietà meccaniche


Quello riportato in figura è il tipico andamento della tensione di snervamento in un
profilato a doppio T laminato a caldo.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

I valori sono abbastanza omogenei in ali e anima ma tendono ad avere un massimo in


corrispondenza delle estremità dei piatti, il che è vantaggioso per l’instabilità locale del profilo.
Svantaggiosi possono essere, invece, la distribuzione di tali valori nell’anima e lo scarto fra i
valori medi nelle ali e nell’anima (tra 7% e il 26%).
Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio
23

Disomogeneità delle proprietà meccaniche


Nel caso dei profili formati a freddo, la piega del lamierino produce un incrudimento del
materiale, con relativo aumento del limite elastico e di rottura e riduzione della tenacità.
Tale effetto cresce al ridursi del rapporto fra il raggio di piegatura e lo spessore della
lamiera. Si può arrivare ad incrementi anche del 50%!
Nel caso in cui il profilo presenti molte pieghe, le distribuzioni delle tensioni di
snervamento e rottura diventeranno molto disomogenee, con valori massimi in
corrispondenza delle piegature e minimi al centro dei tratti rettilinei.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Non ci sono specificità per i profili in composizione saldata: la distribuzione delle


caratteristiche meccaniche del materiale dipenderà dallo spessore dei piatti saldati.

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


24

Imperfezioni geometriche
Per imperfezioni geometriche s’intendono tutte le variazioni di forma delle membrature
rispetto alla geometria ideale. Sono dovute, per esempio, al graduale consumo dei rulli
sbozzatori di un treno di laminazione.
- Imperfezioni trasversali: rispetto alla sezione retta del profilo (spessori, altezza,
larghezza, mancanza di ortogonalità e parallelismo tra i piatti, asimmetrie, etc.).
- Imperfezioni longitudinali: relative all’asse della membratura (mancanza di rettilineità,
freccia, eccentricità del baricentro delle sezioni).
- Imperfezioni del sistema strutturale: relative all’intero complesso strutturale o ad una
sua porzione (differenze di lunghezza degli elementi di un telaio, difetti di verticalità
delle colonne o di orizzontalità delle travi, diverse posizioni dei vincoli alla base,
differenze di quota dei nodi trave-colonna, etc.).

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


25

Imperfezioni geometriche
Le variazioni di spessore (specialmente nelle ali dei profilati) sono di gran lunga le
imperfezioni trasversali più marcate. Da prove sperimentali su migliaia di profili è stato
visto che le ali tendono ad essere più sottili e le anime più spesse dei valori nominali.
Inoltre, le proprietà inerziali relative agli assi forti risultano tendenzialmente più vicine ai
valori nominali rispetto a quelle relative agli assi deboli (cfr. G. Ballio, F. M. Mazzolani,
Strutture in acciaio, Hoepli).
Le normative fissano delle tolleranze massime ammesse per la classificazione dei vari
prodotti.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


26

Imperfezioni geometriche
A livello longitudinale, di solito si considera l’eccentricità del baricentro rispetto alla
posizione nominale e la freccia del profilo. Nel caso di prove sui profili IPE 160,
l’eccentricità del baricentro è risultata compresa tra 0 e 2 mm (cfr. G. Ballio, F. M.
Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli).
Inoltre, prove su vari profilati saldati e laminati hanno mostrato che l’assunzione di una
deformata semi-sinusoidale è una semplificazione ragionevole per la stima degli effetti
della cosiddetta imperfezione di centinatura.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Secondo la circolare relativa alla NTC 2018, generalmente la distribuzione delle


imperfezioni può essere adottata coerentemente con la deformata critica relativa al
modo instabile considerato.
Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio
27

Imperfezioni geometriche
Normalmente, le imperfezioni locali delle aste non devono essere considerate nelle
valutazioni di stabilità, perché implicitamente portate in conto dai metodi di verifica.
Tuttavia, in situazioni particolari (per esempio, effetti delle imperfezioni dell’elemento
controventato sull’analisi del sistema di controvento oppure analisi globale di telai a nodi
spostabili sensibili agli effetti del secondo ordine) sarà necessario tener conto anche dei
difetti di rettilineità e di altre imperfezioni locali delle aste (cfr. C4.2.3.5 nella circolare
relativa a NTC 2018).

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


28

Imperfezioni geometriche
Se la verifica della membratura è eseguita mediante un’apposita analisi del secondo
ordine, allora si dovrà considerare un’imperfezione locale dell’asta.
Gli effetti delle imperfezioni di centinatura
possono comunque essere trascurate in caso
di forze trasversali di notevole entità.
Nel caso di telai a nodi spostabili, tali effetti
possono senz’altro essere trascurati se:
ܰாௗ ൏ ͲǤʹͷ ܰ௖௥
dove ܰ௖௥ è il carico critico elastico della
colonna per la tipologia di instabilità
considerata.
Carico trasversale equivalente:
ͺ݁଴ ܰாௗ
‫ݍ‬ൌ
‫ܮ‬ଶ
In base al metodo di analisi e alla
curva d’instabilità, NTC 2018 e EC 3
fissano i valori di riferimento di
݁଴ Ȁ‫( ܮ‬valori dimezzati per
Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli l’instabilità flesso-torsionale)
Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio
29

Imperfezioni geometriche
A livello di imperfezioni del sistema strutturale, si può tener conto del difetto di verticalità
delle colonne di telai a nodi spostabili mediante azioni orizzontali aggiuntive,
proporzionali ai carichi verticali di pertinenza di ciascun piano.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

߮ ൌ ߙ ௛ ߙ௠ ߮ ଴

߮଴ ൌ ͲǤͲͲͷ ”ƒ† è il valore assunto tradizionalmente per la progettazione, mentre ߙ௛ e


ߙ௠ sono fattori, non superiori all’unità, che tengono conto dell’effettiva probabilità che le
imperfezioni si cumulino in maniera sfavorevole (il primo dipende dall’altezza dell’edificio,
il secondo dal numero di colonne presenti in una data stilata). Cfr. circolare associata a
NTC 2018 ed Eurocodice 3.
Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio
30

Imperfezioni geometriche
L’errore di verticalità può essere trascurato nel caso in cui le azioni orizzontali effettive
agenti sul telaio siano di notevole entità, in particolare se:
‫ܪ‬ாௗ ൒ ͲǤͳͷ ܳாௗ
dove ‫ܪ‬ாௗ e ܳாௗ rappresentano rispettivamente la risultante delle forze orizzontali (taglio
di piano) e di quelle verticali in corrispondenza della base delle colonne del piano.

Si può anche valutare l’effetto delle imperfezioni del sistema strutturale sugli
orizzontamenti nella maniera seguente:

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


31

Prova statica di trazione


Viene effettuata su un provino standardizzato, sottoposto ad una forza controllata di
trazione ܰ, misurando l’allungamento ȟ‫ ܮ‬e producendo un diagramma ܰ െ ȟ‫ܮ‬.
Dividendo ܰ per l’area iniziale nominale del provino ‫ ܣ‬e l’allungamento per la lunghezza
di riferimento ‫ܮ‬଴ , si ottiene un diagramma tensioni-deformazioni ߪ െ ߝ (nominali)
Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

La curva tratteggiata si riferisce alle


tensioni effettive (ܰȀ‫ܣ‬௘௙௙ ), che
invece crescono fino a rottura.

Nel caso di acciai extraduri o trattati termicamente, sparisce la fase di snervamento per
cui si utilizzano metodi alternativi per la stima di ݂௬ (per esempio, deformazione residua
pari allo 0.1%).
Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio
32

Prova statica di trazione


In realtà, il diagramma tensioni-deformazioni è un po’ più complesso di quello idealizzato
cui di solito si fa riferimento, con una riduzione della tensione quando comincia lo
snervamento (ginocchio di snervamento: tensione superiore e inferiore di snervamento),
seguito da un tratto sub-orizzontale ondulato.
Quando si ha lo snervamento del materiale, sulla
superficie laterale del provino appare un reticolo
ortogonale di sottili striature inclinate a 45°
rispetto all’asse longitudinale del provino (linee di
Lüders-Hartmann). Si tratta dell’intersezione tra i
piani di scorrimento (o «bande di scorrimento» o
«bande di dislocazione»), dove si è raggiunta la
tensione tangenziale critica (a 45°, nel caso
monoassiale), con la superficie laterale esterna.
In estrema semplificazione, la fase di
incrudimento è dovuta al fatto che le bande di
scorrimento diventano così tante da interferire tra
loro, autobloccandosi e impedendo l’evoluzione
della deformazione a tensione costante.
Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


33

Effetto della temperatura


È molto importante conoscere il comportamento dell’acciaio all’aumentare della
temperatura, al fine di valutare la resistenza in caso d’incendio.
Già per incrementi modesti di temperatura (per esempio, 100°C), si osserva una riduzione
della tensione di snervamento e rottura. A partire dai 150-200°C circa, sparisce il
ginocchio di snervamento. Per la tensione di rottura, però, si osserva un recupero di
resistenza intorno ai 250°C. Il modulo di elasticità tende anch’esso a diminuire
(incremento delle deformazioni), sebbene mostri una gobba in prossimità dei 250°C.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli


Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


34

Prova ciclica di trazione-compressione


Quanto visto fino ad ora si riferisce ad una prova di trazione, condotta in maniera quasi
statica fino a rottura del provino. Alcune considerazioni aggiuntive vanno fatte se il
provino viene scaricato e poi ricaricato.
Una volta raggiunta la fase di snervamento o incrudimento, se il provino viene scaricato,
la curva segue un andamento parallelo a quello iniziale di carico in fase elastica-lineare
(tratto in rosso). Ovviamente, ne risulta una deformazione plastica permanente. A questo
punto, se il provino viene ricaricato, si risegue lo stesso andamento lineare (tratto in
rosso) e poi si recupera la curva iniziale fino a rottura, come se non ci fosse stato alcun
ciclo di scarico.

Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


35

Prova ciclica di trazione-compressione


Se, invece, una volta che il provino è stato scaricato, lo si sottopone ad una forza assiale di
compressione, si segue una curva non simmetrica rispetto a quella iniziale di carico:
scompare il ginocchio di snervamento, sostituito da un andamento continuo curvilineo
(effetto Bauschinger, 1866).
Orowan ha spiegato l’effetto Bauschinger con la teoria delle dislocazioni: quando si scarica
il provino, le bande di scorrimento restano lì dove sono ma, quando si applica un carico di
segno opposto, queste vengono riportate verso la posizione originaria, seguendo percorsi
delineati e privi di ostacoli. Da qui, l’andamento più liscio e graduale, con deformazioni
maggiori a parità di tensione.

Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


36

Rottura fragile dell’acciaio


Tralasciamo per ragioni di tempo prove importanti quali quelle di compressione globale, di
durezza, di piegamento e di schiacciamento.
Particolare interesse riveste però la determinazione della tenacità degli acciai, ovvero della
resistenza alla rottura fragile, detta prova di resilienza.
Infatti, in letteratura si ha notizia di svariati crolli o danneggiamenti di strutture in acciaio
per rottura fragile dei suoi componenti. A parte problemi legati alla stabilità dell’equilibrio
e alla fatica (che vedremo in seguito), le cause che possono portare alla rottura fragile di
un materiale duttile come l’acciaio sono:
- Stati pluriassiali di tensione
- Urti
- Formazione di cricche nelle zone di saldatura
In questo genere di fenomeni un ruolo chiave lo giocano le basse temperature, che
appunto riducono la tenacità del materiale.

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


37

Resilienza
La prova di resilienza si effettua con un dispositivo a caduta pendolare (pendolo di Charpy),
utilizzando provini con intagli unificati (il più comune è quello cosiddetto di tipo ‫)ܸܭ‬.
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Si lascia cadere un martello di massa ‫ ܯ‬da


un’altezza ݄, il quale, dopo la rottura del provino,
risale ad un’altezza ݄଴ . La quantità ݄ െ ݄଴ è
proporzionale alla perdita di energia potenziale
del pendolo e quindi all’energia necessaria per la
rottura fragile del provino. Il valore della resilienza
(che si misura in J/cm2 oppure in Nm/cm2) si
ottiene rapportando tale variazione di energia
all’area ‫ ܣ‬della sezione intagliata del provino:

‫ ݄ ݃ܯ‬െ ݄଴
‫ ܸܭ‬ൌ
‫ܣ‬
Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

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38

Resilienza
Generalmente, la resilienza decresce al crescere della resistenza meccanica del materiale
e dipende fortemente dalla temperatura. Infatti, ripetendo la prova a varie temperature,
si individua una temperatura di transizione, al di sotto della quale la resilienza si riduce a
valori estremamente bassi e potenzialmente inammissibili (tendenza alla rottura fragile).
La temperatura di transizione può essere abbassata (ovvero la resilienza può essere
incrementata), operando sul contenuto di carbonio o di nichel, oppure tramite processi di
bonifica (eliminazione delle impurità che innescano le cricche).
Sarebbe auspicabile garantire che gli acciai impiegati nelle costruzioni avessero una
temperatura di transizione inferiore alla minima temperatura di esercizio della struttura.

zona di zona ad andamento


transizione costante superiore

Modi di collasso fragile

zona ad andamento Comportamento elasto-


costante inferiore plastico con modi di collasso
duttili anche in presenza di
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli piccoli difetti delle saldature

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


39

Resilienza
In realtà, si ragiona in maniera un po’ diversa. Le norme fissano un limite inferiore alla
resilienza ‫ܸܭ‬, di solito pari a 27 J/cm2 (corrispondente alla fine della zona di transizione,
poco prima dell’inizio di quella ad andamento costante inferiore), che un acciaio di un
dato grado deve garantire ad una certa temperatura di riferimento.
Alla resilienza, e quindi al grado dell’acciaio, è legata la saldabilità.
‫ܸܭ‬

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Una tenacità sufficiente dell’acciaio deve essere garantita per membrature soggette a
trazione (anche solo temporaneamente durante eventuali cicli di tensione), specialmente
se saldate e soggette a problemi di fatica.
Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio
40

Resilienza
L’Eurocodice 3 (EN 1993-1-10, richiamato anche dalla NTC 2018) stabilisce lo spessore
massimo ammissibile degli elementi strutturali per un acciaio di un dato grado, in funzione
della temperatura di riferimento e della tensione nominale in esercizio (rispetto a quella di
snervamento).
Da: UNI EN 1993-1-10

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


41

Resilienza
La temperatura di riferimento ܶாௗ dipende dalla più bassa temperatura dell’aria attesa per
il sito della costruzione per un determinato tempo di ritorno, eventualmente ridotta per
tener conto della perdita di calore da irraggiamento (in assenza di studi specifici, la NTC
2018 fissa ܶ୫୧୬ = -25°C per un tempo di ritorno di 50 anni e ܶ୫୧୬ +15°C per strutture
protette).
L’Eurocodice 3, tuttavia, riduce tale valore per tener conto di altri fattori, tra cui gli urti
(elevate velocità di deformazione associate ai carichi) e il grado di piegatura a freddo
(abbiamo detto che aumenta la resistenza ma riduce la tenacità del materiale).
݂௬ ሺ‫ݐ‬ሻ è la tensione di snervamento (in MPa) che tiene conto dello spessore:
‫ݐ‬
݂௬ ‫ ݐ‬ൌ ݂௬ǡ୬୭୫ െ ͲǤʹͷ
‫ݐ‬଴
dove ‫ ݐ‬è lo spessore del piatto in mm e ‫ݐ‬଴ ൌ ͳ mm.
Assumendo la temperatura di riferimento come azione di base (che riduce la tenacità
dell’acciaio ma che può generare anche sollecitazioni se risultano impedite le deformazioni
associate), l’Eurocodice 3 definisce anche una specifica combinazione di carico per il calcolo
delle tensioni in esercizio ߪாௗ .

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


42

Strappi lamellari
Il difetto più pericoloso associato alle saldature è costituito dagli strappi lamellari, capaci
di portare a rotture fragili del materiale. Si tratta di un fenomeno di fessurazione che
può manifestarsi nei materiali laminati sollecitati perpendicolarmente rispetto al piano
di laminazione (cfr. proprietà attraverso lo spessore in EN 1993-1-10).
Gli strappi lamellari possono formarsi per effetto degli sforzi trasversali concentrati
dovuti al ritiro delle saldature. Si manifestano in corrispondenza delle micro-inclusioni
non metalliche presenti nel piatto, che per effetto del processo di laminazione,
tenderanno ad assumere una conformazione lamelliforme nella direzione del piano di
laminazione.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


43

Strappi lamellari
Analizzando giunti a completa penetrazione tra piatti di elevati spessori con tecniche
fotoelastiche, si vede che a qualche millimetro dalla saldatura si hanno deformazioni
dell’ordine del 2 % e che, ad una distanza di circa 5 mm dal giunto, tali deformazioni
sono ancora dello 0.5 %, ovvero varie volte maggiori del limite elastico del materiale (tra
lo 0.1 % e lo 0.2 %).

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


44

Strappi lamellari
In presenza di eventuali micro-inclusioni non metalliche nel piatto, si può avere
un’apertura di micro-fessure per effetto delle deformazioni provocate dalla saldatura. Se
il materiale non presenta una sufficiente duttilità (ricordiamo il concetto di resilienza,
che si lega a quello di saldabilità), si possono formare delle vere e proprie fessure, che
possono dar luogo a rotture in fase di lavorazione o di esercizio della struttura.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Il fenomeno è più frequente nel caso di acciai più resistenti, che hanno, sì, un limite
elastico maggiore ma che sono anche meno duttili. Inoltre, è fortemente dipendente
dallo spessore del piatto su cui agiscono le forze trasversali dovute al ritiro della
saldatura. In linea di principio, gli strappi lamellari interessano piatti di almeno 40 mm
di spessore, però sono stati rilevati talvolta problemi anche per spessori dell’ordine di
25-30 mm.
→ necessità di limitare gli spessori in base alla resilienza del materiale.

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


45

Strappi lamellari
Per evitare il problema degli strappi lamellari, in fase progettuale, si devono studiare
particolari costruttivi atti a ridurre:
- Il ritiro delle saldature;

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture


in acciaio, Hoepli

- Il quantitativo di materiale di apporto;

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture


in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


46

Strappi lamellari
- Il valore della componente della deformazione normale al piatto, in cui si teme si formi
lo strappo;

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture


in acciaio, Hoepli

- In casi particolari, si può sostituire collegamenti saldati a T o a L, con raccordi ottenuti


per laminazione.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture Qui gli sforzi dovuti


in acciaio, Hoepli
al ritiro delle
saldature risultano
principalmente in
direzione parallela ai
piani di laminazione.

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


47

Strappi lamellari
Si può anche cercare di ridurre il ritiro delle saldature in fase esecutiva, aumentando il
numero delle passate di saldatura e studiando la sequenza in modo da ottenere la
«spalmatura» del materiale di apporto sul piatto in cui si teme lo strappo («buttering»).

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture


in acciaio, Hoepli

Un’altra possibilità è quella di utilizzare lamiere «ultrasonate», ovvero controllate mediante


tecniche ad ultrasuoni, in modo da escludere quelle con inclusioni evidenti, che
favoriscono gli strappi lamellari. Questo però non elimina completamente il rischio di
strappi, per cui i dettagli costruttivi e le tecniche esecutive menzionate sopra dovrebbero
comunque essere prese in considerazione.
Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio
48

Prova di duttilità trasversale


Al fine di controllare la capacità del materiale di non produrre strappi lamellari, per
spessori maggiori di 10 mm, si può realizzare una prova di duttilità trasversale.
Per spessori inferiori a 40 mm, si realizza una saldatura a croce tra il piatto di spessore ‫ݐ‬
che si vuol testare e altri due piatti. Quindi, se ne isola una sezione trasversale, che poi
viene lavorata al tornio, in modo da ottenere un provino circolare di diametro ݀.

݀ ൌ ͸  ’‡” ‫ ݐ‬൑ ͳ͸ 

݀ ൌ ͳͲ  ’‡” ͳ͸ ൏ ‫ ݐ‬൏ ͶͲ 

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


49

Prova di duttilità trasversale


Se lo spessore del piatto da testare è superiore a 40 mm, il provino, di diametro pari a
10 mm, può essere ottenuto direttamente nello spessore del piatto.
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture
Sforzo di in acciaio, Hoepli
trazione

Direzione di laminazione del piatto


Testa di ancoraggio filettata
per consentire l’afferraggio
da parte della macchina di
prova.
Sforzo di
trazione

Si tratta di una prova a trazione, nella quale si verifica che, a rottura, risulti:

‫ܣ‬଴ െ ‫ܣ‬ con: ‫ܣ‬଴ ൌ area trasversale del provino


(contrazione laterale
൒ ͲǤʹ indeformato;
maggiore del 20%) ‫ܣ‬଴
‫ ܣ‬ൌ area della sezione trasversale a rottura.

Costruzioni Metalliche Il materiale acciaio


Università degli Studi di Firenze
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Civile
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile

Costruzioni Metalliche

Anno accademico 2020-21

Verifiche di resistenza
Claudio Mannini
claudio.mannini@unifi.it

U i
Università
iàd degli
li S
Studi
di di Fi
Firenze
Dip. Ingegneria Civile e Ambientale

Sommario

• Richiami sulla classificazione delle sezioni e sui metodi di analisi


delle strutture
• Richiami sulla verifica elastica
• Verifiche di resistenza in campo plastico:
- Trazione
- Flessione
- Taglio
• Interazione fra sollecitazioni:
- Flessione-taglio
- Flessione-sforzo normale
- Flessione biassiale

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


3

Stati limite
Stati limite ultimi
• Stato limite di equilibrio (globale)
• Stato limite di collasso (raggiungimento della tensione di snervamento oppure
delle deformazioni ultime del materiale, formazione di un meccanismo di collasso,
fenomeni di instabilità dell’equilibrio della struttura nel suo insieme oppure dei
suoi elementi componenti, inclusi quei fenomeni locali di instabilità di cui non si
può tener conto con una riduzione delle aree resistenti)
• Stato limite di fatica

Stati limite di esercizio


• Stato limite di deformazione o spostamento (compromissione dell’uso efficiente
della costruzione e dei suoi contenuti, aspetto estetico)
• Stato limite di vibrazione (possibili danni agli elementi secondari, comfort degli
utilizzatori)
• Stato limite di scorrimento dei collegamenti ad attrito con bulloni ad alta resistenza
(collegamento dimensionato a taglio per i bulloni).

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


4

Stati limite di esercizio


Non essendo in questione la sicurezza della struttura, la tendenza attuale delle norme
è quella di non fornire delle limitazioni stringenti ma di lasciare che tali limiti vengano
concordati dal progettista e dal committente della costruzione in base al livello di
comfort richiesto, agli effetti sugli elementi portati (tamponature, tramezzi, impianti,
etc.) e alle conseguenze sui carichi agenti sulla struttura (effetti del second’ordine).
Questo atteggiamento non mette in secondo piano le verifiche di deformabilità,
vibrazione, etc. ma tende a responsabilizzare ancora di più il progettista nei confronti
delle conseguenze di malfunzionamenti della struttura in fase di esercizio.
La NTC 2018, comunque, «in assenza di più precise indicazioni» riporta i classici limiti
deformativi presenti anche nelle versioni precedenti.
Bisogna sottolineare che, anche per strutture abbastanza comuni, non è raro che la
verifica di deformabilità risulti dimensionante per alcuni elementi strutturali. Ne deriva
che, per non avere spiacevoli sorprese, non bisogna relegare tali verifiche alla fine del
progetto come fossero una sorta di formalità.
La severità della verifica di deformabilità può rappresentare un limite ai benefici del
calcolo plastico della struttura, che però risulta comunque importante in campo
sismico (progettazione dissipativa)

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


5

Capacità rotazionale
Le sezioni trasversali delle membrature vengono classificate in base alla cosiddetta
capacità rotazionale:
ߠ௥
‫ܥ‬ఏ ൌ െͳ
ߠ௬
dove:
ߠ௥ ൌ curvatura della sezione corrispondente al raggiungimento della deformazione ultima
ߠ௬ ൌ curvatura della sezione corrispondente al raggiungimento dello snervamento nella
fibra più sollecitata
Se ‫ܥ‬ఏ ൌ Ͳ ֜ ߠ௥ ൌ ߠ௬ ovvero la sezione va in crisi al momento del raggiungimento
dello snervamento nella fibra più sollecitata.

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


6

Classificazione delle sezioni

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

• Classe 1: sezioni duttili

‫ܥ‬ఏ ൒ ͵ ฺ ߠ௥ ൒ Ͷߠ௬

La sezione è in grado di sviluppare il momento resistente plastico, dando luogo, senza


rottura, alle rotazioni richieste per l’effettiva formazione di una cerniera plastica e la
conseguente ridistribuzione degli sforzi.

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


7

Classificazione delle sezioni

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

• Classe 2: sezioni compatte

‫ܥ‬ఏ ൒ ͳǤͷ ฺ ߠ௥ ൒ ʹǤͷߠ௬

La sezione è in grado di sviluppare il momento resistente plastico ma, poi, fenomeni di


instabilità locale non consentono di dar luogo alle rotazioni previste per una cerniera
plastica e alla conseguente ridistribuzione degli sforzi.

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


8

Classificazione delle sezioni

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

• Classe 3: sezioni semi-compatte

Nelle fibre più sollecitate della sezione è possibile raggiungere la tensione di snervamento
(si sviluppa il momento resistente elastico) poi, però, il sopraggiungere di fenomeni di
instabilità locale non consente di sviluppare il momento resistente plastico.

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


9

Classificazione delle sezioni

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

• Classe 4: sezioni snelle


In queste sezioni, per determinare la resistenza a momento flettente, taglio o sforzo
normale, è necessario tener conto di fenomeni di instabilità locale, che sopraggiungono
già in fase elastica. In questo caso, la sezione geometrica può essere sostituita nei calcoli
da una sezione ridotta (sezione efficace) → Lo vedremo più avanti.
Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza
10

Classificazione delle sezioni


Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

• Classe 4: sezioni snelle


In queste sezioni, per determinare la resistenza a momento flettente, taglio o sforzo
normale, è necessario tener conto di fenomeni di instabilità locale, che sopraggiungono
già in fase elastica. In questo caso, la sezione geometrica può essere sostituita nei calcoli
da una sezione ridotta (sezione efficace) → Lo vedremo più avanti.
Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza
11

Classificazione delle sezioni


La classificazione della NTC 2018, su base
prestazionale, chiamando in gioco la capacità
rotazionale, non è di immediata applicazione e non è
neppure agevole la distinzione fra le varie classi. La
norma, però, ripropone anche le pratiche tabelle
dell’Eurocodice 3, in cui la classe della sezione può
essere facilmente stimata in base:
- alla tipologia della sezione (a doppio T, a C, a L,
etc.)
- al grado dell’acciaio (più il materiale è resistente
e più è probabile che sopraggiungano fenomeni
locali di instabilità nelle parti compresse prima di
raggiungere il momento resistente elastico o
plastico)
- al tipo di sollecitazione (sforzo normale di
compressione, flessione e presso-flessione)
- alla snellezza dei piatti che costituiscono la
sezione (rapporto larghezza-spessore).
Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza
12

Capacità resistente delle sezioni


Per valutare la capacità resistente delle sezioni per una determinata sollecitazione o
per una combinazione di queste, si può usare uno dei seguenti metodi:
• Metodo elastico: si assume un comportamento elastico-lineare del materiale fino
al raggiungimento della condizione di snervamento. Tale metodo può essere
applicato a qualunque classe di sezione, purché si faccia riferimento a sezioni
efficaci nel caso delle sezioni di classe 4.

• Metodo plastico: si assume che il materiale sia plasticizzato ovunque nella


sezione. Tale metodo può essere applicato solo nel caso di sezioni di classe 1 e 2.

• Metodo elasto-plastico: si assumono legami costitutivi tensione-deformazione di


tipo bilineare o più complessi. Tale metodo può essere applicato a qualunque
classe di sezione.

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


13

Metodi di analisi globale


La valutazione degli effetti delle azioni nella struttura, può essere fatto mediante tre
metodi di analisi globale della struttura:

• Metodo elastico: gli effetti delle azioni vengono valutati nell’ipotesi che il legame
tensione-deformazione del materiale sia indefinitamente lineare. Tale metodo può
essere applicato a qualunque classe di sezione.

• Metodo plastico: gli effetti delle azioni sono valutati trascurando le deformazioni
elastiche e concentrando quelle plastiche nelle sezioni di formazione delle cerniere
plastiche. Ovviamente, tale metodo può essere applicato solo alle sezioni di classe 1 e
qualora siano trascurabili gli effetti geometrici delle deformazioni (approccio del
secondo ordine).

• Metodo elasto-plastico: gli effetti delle azioni sono valutati introducendo nel modello
di calcolo un legame costitutivo tensione-deformazione di tipo bilineare o più
complesso. Tale metodo può essere applicato per qualunque classe di sezione.

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


14

Metodi di analisi globale


Appare evidente che il metodo di calcolo della capacità resistente delle sezioni deve
essere scelto coerentemente con il metodo di analisi globale della struttura, come
chiarito dallo specchietto seguente (riportato nella NTC 2018):

Da sottolineare il fatto che, nel caso delle sezioni di classe 4, la capacità resistente
dovrà essere valutata tenendo conto dei fenomeni di instabilità locale (metodo delle
sezioni efficaci).

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


15

Stato limite ultimo convenzionale


Determinare le sollecitazioni in una struttura con approcci non lineari (metodo di
analisi globale plastico o elasto-plastico) può risultare molto laborioso. Ne deriva che
si ricorre spesso ad uno stato limite ultimo convenzionale, determinando le
sollecitazioni con un approccio elastico e poi verificando resistenza e stabilità delle
membrature e dei collegamenti con metodi lineari e non lineari.

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


16

Effetti del secondo ordine


Un altro aspetto importante è capire quando è sufficiente fare un’analisi del primo ordine
e quando, invece, è necessario ricorrere ad un’analisi del secondo ordine.
Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Analisi del primo ordine: l’equilibrio è imposto sulla configurazione iniziale indeformata
della struttura.
Analisi del secondo ordine: l’equilibrio viene imposto sulla configurazione deformata della
struttura.

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


17

Effetti del secondo ordine


Un altro aspetto importante è capire quando è sufficiente fare un’analisi del primo ordine
e quando, invece, è necessario ricorrere ad un’analisi del secondo ordine.
Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

L’andamento del diagramma ܲ െ ‫ ݒ‬è sempre lo stesso nel tratto iniziale (valori ridotti del
carico) e poi si differenzia in maniera significativa a seconda del tipo di analisi.
Nel caso della curva ottenuta con un’analisi elasto-plastica del secondo ordine, il collasso
avviene per interazione tra plasticità e instabilità.
Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza
18

Effetti del secondo ordine


L’analisi globale può essere svolta con la teoria del primo ordine qualora sia possibile
trascurare l’effetto delle deformazioni sull’entità delle sollecitazioni, sui fenomeni di
instabilità e su altri parametri rilevanti per la risposta della struttura (effetti inferiori al 10%).
Questo avviene quando il sistema è robustamente controventato oppure se si tratta di un
telaio a nodi rigidi con colonne dotate di grande rigidezza flessionale, oppure quando sono
piccoli i carichi orizzontali o gli sbilanciamenti dei carichi verticali che producono traslazioni
orizzontali del sistema.
Per stabilire se tale condizione sia verificata oppure no, la norma suggerisce di verificare
che:
‫ܨ‬௖௥
ߙ௖௥ ൌ ൒ ͳͲ ’‡” Žᇱ ƒƒŽ‹•‹ ‡Žƒ•–‹ ƒ
‫ܨ‬ாௗ

‫ܨ‬௖௥
ߙ௖௥ ൌ ൒ ͳͷ ’‡” Žᇱ ƒƒŽ‹•‹ ’Žƒ•–‹ ƒ
‫ܨ‬ாௗ
dove ߙ௖௥ è il moltiplicatore dei carichi applicati che induce l’instabilità globale della
struttura, ‫ܨ‬ாௗ è il valore dei carichi di progetto, mentre ‫ܨ‬௖௥ è il valore del carico
instabilizzante calcolato a partire dalla rigidezza iniziale elastica della struttura.
In pratica, bisogna verificare di essere sufficientemente lontani dalla condizione critica di
instabilità globale della struttura.
Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza
19

Effetti del secondo ordine


Nell’analisi della struttura (determinazione degli effetti dei carichi) è necessario
prendere in considerazione l’effetto delle inevitabili imperfezioni delle aste industriali
(mancanza di verticalità e rettilineità, difetti di accoppiamento, eccentricità minori
presenti nei collegamento reali). Tali imperfezioni possono essere locali (per singoli
elementi strutturali) e globali (per interi telai o sistemi di controvento), e dovranno
essere prese in considerazione mediante opportune imperfezioni geometriche
equivalenti.
Come già accennato nelle lezioni precedenti, nel caso dei telai poco sensibili agli
effetti del secondo ordine, le imperfezioni geometriche globali possono essere
trascurate. Questo può essere anche fatto quando sia notevole il contributo dei
carichi orizzontali rispetto a quelli verticali:

‫ܪ‬ாௗ ൒ ͲǤͳͷ ‫ܳ ڄ‬ாௗ

dove ‫ܪ‬ாௗ è la somma delle reazioni orizzontali alla base delle colonne del piano
considerato (taglio di piano); mentre ܳாௗ è la somma delle reazioni verticali alla base
delle colonne del medesimo piano.

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


20

Verifiche
In termini generali, le verifiche di resistenza di una membratura di una struttura in
acciaio dovranno essere effettuate nella maniera seguente:

ܴ௞
ܴாௗ ൑ ܴோௗ ൌ
ߛெ

dove ܴாௗ è la sollecitazione di progetto, mentre ܴோௗ è la resistenza di progetto della


membratura, ottenuta a partire dalla resistenza caratteristica ܴ௞ .
Il coefficiente parziale di sicurezza ߛெ , nelle verifiche di resistenza, assume i seguenti
valori:
ߛெ ൌ ߛெ଴ ൌ ͳǤͲͷ per tutte le classi di resistenza delle sezioni
ߛெ ൌ ߛெଶ ൌ ͳǤʹͷ per le verifiche a rottura nelle parti di collegamento

Nel caso di un’analisi elastica, la verifica è di tipo tensionale e non c’è niente di nuovo.
Si utilizza il criterio di Huber-Hencky-Von Mises per riportarsi ad un caso ideale
monoassiale.

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


21

Richiami sulle verifiche tensionali


In un generico punto P della struttura, in funzione dei carichi applicati alla struttura, è
possibile calcolare il tensore delle tensioni ߪ௜௝ ሺሻ. L’obiettivo è quello di stabilire per
quale valore è necessario moltiplicare le varie componenti del tensore (il che equivale al
moltiplicatore dei carichi) per arrivare allo snervamento del materiale, stabilendo così il
grado di sicurezza della struttura.
Per fare questo, normalmente si ricorre a semplicissime prove di laboratorio (prova
monoassiale di trazione). Per riportarsi dal caso complesso di tensione, con cui si ha
realmente a che fare, al caso monoassiale ideale di riferimento, è necessario passare per
un criterio di resistenza. Il più utilizzato è senz’altro quello di Huber-Hencky-Von Mises
(1913), che fa dipendere la crisi del materiale (snervamento) dall’energia potenziale
elastica di distorsione.
߶௧௢௧ ൌ ߶௏ ൅ ߶஽

dove: ߶௏ è l’energia potenziale elastica di variazione di volume;


߶஽ è l’energia potenziale elastica di distorsione (variazione di forma).

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


22

Richiami sulle verifiche tensionali


߶஽ è legata alla parte deviatorica del tensore delle tensioni:
ߪଵ െ ߪ௠ Ͳ Ͳ
ߪ
෦஽ ൌ Ͳ ߪଶ െ ߪ௠ Ͳ
Ͳ Ͳ ߪଷ െ ߪ௠

dove ߪଵ , ߪଶ e ߪଷ rappresentano le tensioni principali, mentre ߪ௠ ൌ ଷ ሺߪଵ ൅ ߪଶ ൅ ߪଷ ሻ è
legata alla traccia del tensore.
߶௏ , invece, è legata alla parte isotropa (o sferica) del tensore delle tensioni:
ߪ௠ Ͳ Ͳ
෦௏ ൌ Ͳ
ߪ ߪ௠ Ͳ
Ͳ Ͳ ߪ௠

In regime triassiale, l’energia elastica di distorsione può essere scritta come:


ͳ ଶ ଶ ଶ
߶஽ ൌ ߪ െ ߪଶ ൅ ߪଶ െ ߪଷ ൅ ߪଵ െ ߪଷ
ͳʹ‫ ܩ‬ଵ
Viceversa, in regime monoassiale si ottiene:
ͳ ଶ
߶஽ ൌ ߪ
͸‫ܩ‬
Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza
23

Richiami sulle verifiche tensionali


Se si assume che l’equivalenza fra i due regimi tensionali rispetto al raggiungimento
della condizione di snervamento si abbia per lo stesso valore dell’energia potenziale
elastica di distorsione ߶஽ , si ottiene:

ͳ ଶ ଶ
ߪ௜ௗ ൌ ሾ ߪ െ ߪଶ ൅ ߪଶ െ ߪଷ ൅ ߪଵ െ ߪଷ ଶ ሿ
ʹ ଵ

ൌ ߪଵଶ ൅ ߪଶଶ ൅ ߪଷଶ െ ߪଵ ߪଶ െ ߪଵ ߪଷ െ ߪଶ ߪଷ

dove la tensione nel caso monoassiale è stata assunta come «ideale» (ߪ௜ௗ ).
Normalmente, siamo interessati a regimi tensionali biassiali, per i quali ߪଷ ൌ Ͳ, da cui:

ߪ௜ௗ ൌ ߪଵଶ ൅ ߪଶଶ െ ߪଵ ߪଶ

oppure, in termini di componenti speciali di tensione:

ߪ௜ௗ ൌ ߪ௫ଶ ൅ ߪ௬ଶ െ ߪ௫ ߪ௬ ൅ ͵߬௫௬


Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


24

Richiami sulle verifiche tensionali


Nel caso particolare di flessione e taglio di travi, si ottiene il risultato ben noto:

ߪ௜ௗ ൌ ߪ௫ଶ ൅ ͵߬ ଶ

Nel caso particolare di tensione tangenziale pura:

ߪ௜ௗ ൌ ͵ ‫߬ ڄ‬

Se ߪ௜ௗ ൌ ݂௬ , ne deriva che la nota condizione di snervamento per pura tensione


tangenziale si ottiene per:
݂௬
߬ൌ
͵

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


25

Verifiche di resistenza in campo plastico


Ci concentreremo adesso sulle verifiche di resistenza in campo plastico.
Queste si basano sulla determinazione di una distribuzione di tensioni interne
staticamente ammissibile, ovvero in equilibrio con le sollecitazioni nella sezione (ܰாௗ ,
‫ܯ‬௬ǡாௗ , ‫ܯ‬௭ǡாௗ , ܸ௬ǡாௗ , ܸ௭ǡாௗ , ܶாௗ ) e che rispetti la condizione di plasticità.
L’aspetto fondamentale che deve essere messo in risalto è che, se sono presenti più
caratteristiche della sollecitazione (flessione, flessione deviata, flessione e taglio,
presso-flessione, taglio e torsione, etc.), non può essere semplicemente applicata la
sovrapposizione degli effetti ma occorre determinare dei domini di interazione fra le
varie sollecitazioni (come si fa nel calcolo a rottura per presso-flessione nel cemento
armato).

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


26

Verifica di elementi tesi


Cominciamo con il caso di un’asta soggetta a trazione semplice. Dovremo verificare che:

ܰாௗ ൑ ܰ௧ǡோௗ

In assenza di fori nell’asta, il raggiungimento del limite elastico e di quello plastico


coincidono, perché nella sezione la tensione di snervamento viene raggiunta
contemporaneamente in tutti i punti:
݂௬௞
ܰ௧ǡோௗ ൌ ܰ௣௟ǡோௗ ൌ ‫ڄ ܣ‬
ߛெ଴
essendo ‫ ܣ‬l’area della sezione.
Tuttavia, se l’asta presenta dei collegamenti bullonati, il limite plastico verrà sicuramente
raggiunto prima nella sezione indebolita dai fori. L’asta, però, ha ancora una riserva di
resistenza dovuta al comportamento incrudente del materiale. Si può allora andare a
valutare quale sia la resistenza a rottura della sezione indebolita dai fori:
݂௧௞
ܰ௨ǡோௗ ൌ ͲǤͻ ‫ܣ ڄ‬௡௘௧ ‫ڄ‬
ߛெଶ

dove ‫ܣ‬௡௘௧ è l’area della sezione depurata dai fori, mentre ݂௧௞ è la tensione di rottura del
materiale.

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


27

Verifica di elementi tesi


Trattandosi in questo caso di una condizione di rottura (e non di snervamento), il
coefficiente di sicurezza utilizzato è molto superiore (1.25 invece di 1.05).
Se i fori sono tutti allineati, non ci sono grossi dubbi sul significato da attribuire ad ‫ܣ‬௡௘௧ .
Viceversa, se i fori sono sfalsati, si dovrà verificare diversi percorsi, per determinare quello
che dà luogo al valore minimo di tale area.
Nel caso riportato in figura (fori di 26 mm di
diametro), per esempio, l’area netta minore resta
quella associata al percorso rettilineo 1. 1 2

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

A questo punto, si tratta di effettuare la verifica, considerando il minore tra lo sforzo


normale resistente plastico, valutato nella sezione corrente dell’asta, e lo sforzo limite a
rottura, relativo alla sezione indebolita dai fori:

ܰ௧ǡோௗ ൌ ‹ ܰ௣௟ǡோௗ ǡ ܰ௨ǡோௗ

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


28

Verifica di elementi tesi


Nel caso di progettazione in zona sismica, se l’asta viene chiamata a dissipare energia, la
richiesta di duttilità può essere garantita tramite l’applicazione della gerarchia delle
resistenze. In questo caso, sarà necessario far sì che la crisi dell’asta avvenga sempre per
la plasticizzazione della sezione corrente (meccanismo duttile), anziché per la rottura
della sezione indebolita dai fori nella zona del collegamento (meccanismo fragile). In
sostanza, bisogna quindi garantire che:
ܰ௨ǡோௗ ൐ ܰ௣௟ǡோௗ
ovvero:
݂௧௞ ݂௬௞
ͲǤͻ ‫ܣ ڄ‬௡௘௧ ‫ڄ‬ ൐‫ڄܣ‬
ߛெଶ ߛெ଴

ͳ ݂௬௞ ߛெଶ ݂௬௞


ฺ ‫ܣ‬௡௘௧ ൐ ‫ڄܣڄ‬ ‫ڄ‬ ൌ ͳǤ͵ʹ͵ ‫ڄ ܣ ڄ‬
ͲǤͻ ݂௧௞ ߛெ଴ ݂௧௞

Per esempio, nel caso di un acciaio di grado S355, risulterà:

‫ܣ‬௡௘௧ ൐ ͲǤͻʹ ‫ܣ ڄ‬

Nel caso degli angolari, è molto probabile che risulti necessario collegare entrambe le ali.

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


29

Verifica di elementi tesi


Considerazioni specifiche per il calcolo della resistenza a rottura ܰ௨ǡோௗ nella zona del
collegamento devono essere fatte per le aste collegate con bulloni in una sola porzione
della sezione, come per esempio nel caso di un angolare collegato solo su una delle due ali.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Questo aspetto non è trattato nella NTC 2018 ma si trovano vari approcci nelle diverse
normative. Chiaramente, il problema è che le tensioni trasmesse dai bulloni necessitano
di una certa distanza per diffondere in tutta la sezione.
Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza
30

Verifica di elementi tesi


Per gli angolari, l’Eurocodice 3 propone il seguente approccio.
Nel caso di un unico bullone:
݀଴ Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli
݁ଶ െ
ʹ
݀଴ ݂௧௞
ܰ௨ǡோௗ ൌ ʹ‫݁ ݐ‬ଶ െ
ʹ ߛெଶ

Nel caso di due, tre o più bulloni: ݂௧௞


ܰ௨ǡோௗ ൌ ߚଶ ‫ܣ‬௡௘௧ due bulloni
ߛெଶ

݂௧௞
ܰ௨ǡோௗ ൌ ߚଷ ‫ܣ‬௡௘௧ tre o più
ߛெଶ bulloni
dove:
’‡” ‫݌‬ଵ ൑ ʹǤͷ݀଴ ื ߚଶ ൌ ͲǤͶǡ ߚଷ ൌ ͲǤͷ
’‡” ‫݌‬ଵ ൒ ͷ݀଴ ื ߚଶ ൌ ߚଷ ൌ ͲǤ͹

‫ܣ‬௡௘௧ rappresenta l’area netta complessiva del profilato, mentre ‫ ݐ‬ne indica lo spessore.

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


31

Verifica di elementi tesi


Chiaramente, l’area netta (e, vedremo, anche la duttilità del collegamento) può essere
incrementata collegando entrambe le ali.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


32

Flessione semplice
La figura mostra l’evoluzione delle tensioni secondo un modello elastico-perfettamente
plastico, dal raggiungimento del limite elastico (tensione di snervamento nella fibra
maggiormente sollecitata) fino al limite plastico (sezione interamente plasticizzata).

Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli


݂௬௞ ‫ܬ‬
‫ܯ‬௘௟ǡோௗ ൌ ܹ௘௟ †‘˜‡ ܹ௘௟ ൌ
ߛெ଴ ݄Ȁʹ
Man mano che aumenta il momento flettente oltre il limite elastico, la curvatura aumenta
rapidamente (߯ ൌ ߝ௬ Ȁ‫ ݕ‬essendo ‫ ݕ‬la distanza dal baricentro della prima fibra snervata),
perché gli incrementi di momento sono equilibrati solo dal progredire della zona
plasticizzata in prossimità dell’asse neutro (dove i bracci, e quindi i contributi al momento,
sono via via più piccoli).
Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza
33

Flessione semplice
Ovviamente, l’ultimo diagramma delle tensioni (due rettangoli con tensioni ݂௬ di segno
opposto) non rispetta la congruenza della deformazione e rappresenta uno schema
idealizzato della realtà, che fornisce, però, risultati in buon accordo con i dati sperimentali.

‫݂ ݄ ܣ‬௬௞ ͳ ݂௬௞ ݂௬௞ ͳ


‫ܯ‬௣௟ǡோௗ ൌ ʹ ‫ڄ‬ ‫ڄ ڄ‬ ൌ ‫ڄ݄ڄܣ‬ ൌ ܹ௣௟ ‫ڄ‬ ՜ ܹ௣௟ ൌ ‫݄ ڄ ܣ‬
ʹ Ͷ ߛெ଴ Ͷ ߛெ଴ ߛெ଴ Ͷ
per una sezione rettangolare

Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


34

Flessione semplice
Questo risultato è ovvio nel caso di una sezione simmetrica rispetto all’asse momento, in
quanto l’asse neutro deve rimanere lo stesso in campo plastico e in campo elastico per
ragioni di simmetria. Tuttavia, nel caso in cui l’asse momento non sia di simmetria per la
sezione, l’asse neutro cambia man mano che avanza la fase plastica.

Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli

L’asse neutro deve essere disposto in maniera tale che si abbia l’equilibrio alla traslazione
delle tensioni. Non avendo più una distribuzione lineare delle tensioni, questo non
coincide più con il baricentro (ricordiamoci che, per un asse baricentrico, è nullo il
momento statico della sezione ‫׬‬஺ ‫)ܣ݀ݕ‬.

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


35

Flessione semplice
Al raggiungimento del limite plastico, essendo la tensione uniforme (e uguale a ݂௬௞ ),
l’asse neutro plastico dovrà dividere la sezione in due regioni di uguale area.

න ݀‫ ܣ‬ൌ න ݀‫ ܣ‬൅ න ݀‫ ܣ‬ൌ Ͳ


஺ ஺శ ஺ష

Quindi, se andiamo a calcolare il momento plastico per una sezione generica, otteniamo:

݂௬௞ ݂௬௞ ݂௬௞ ݂௬௞


‫ܯ‬௣௟ǡோௗ ൌ න ‫ ܣ݀ݕ‬ൌ න ‫ ܣ݀ݕ‬൅ න െ ሺെȁ‫ݕ‬ȁሻ݀‫ ܣ‬ൌ න ‫ ܣ݀ݕ‬൅ න ‫ܣ݀ ݕ‬
஺ ߛெ଴ ஺శ ߛெ଴ ஺ష ߛெ଴ ߛெ଴ ஺శ ஺ష

݂௬௞ ݂௬௞
ൌ ȁܵ ା ȁ ൅ ȁܵ ି ȁ ൌ ܹ௣௟ ‫ڄ‬ ՜ ܹ௣௟ ൌ ȁܵ ା ȁ ൅ ȁܵ ି ȁ
ߛெ଴ ߛெ଴

Il modulo di resistenza plastico è uguale alla somma dei valori assoluti dei momenti statici
delle due parti della sezione rispetto all’asse che divide la sezione in due parti di uguale
area (asse neutro plastico).

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


36

Flessione semplice
ESEMPIO: valutiamo la posizione dell’asse neutro plastico in una sezione triangolare
equilatera.
ʹ‫ݔ‬
‫ܣ‬ଵ
݈ଶ ͵ ͵
‫ܣ‬ൌ
Ͷ
ʹ
݄ ‫ݔ‬ ݈ ͵
͵‫ ݔ‬ଶ ͵ ݄ൌ
ʹ
‫ܣ‬ଵ ൌ ͳ
͵ ݄
͵
݈ଶ ‫ ݔ‬ଶ ݄െ‫ݔ‬
‫ܣ‬ଶ ൌ ‫ ܣ‬െ ‫ܣ‬ଵ ൌ ͵ െ
Ͷ ͵ ݈
‫ܣ‬ଶ

Troviamo l’asse neutro plastico identificato dalla quota ‫ݔ‬. Questo divide la sezione in due
parti di area uguale:
‫ܣ‬ଵ ൌ ‫ܣ‬ଶ Come si vede, l’asse
neutro plastico si
‫ݔ‬ ଶ
݈ ‫ݔ‬ ଶ ଶ
ʹ‫ ݔ‬ଶ ݈ଶ ͵ ݄ ʹ trova al di sotto di
ൌ െ ൌ ‫ݔ‬ൌ݈ ൌ ؆ ͲǤ͹Ͳ͹ ‫݄ ڄ‬
͵ Ͷ ͵ ͵ Ͷ ͺ ʹ quello elastico
(passante per ‫)ܩ‬.
Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza
37

Flessione semplice
Da un punto di vista pratico, è interessante valutare quale sia l’incremento di resistenza
fornito dall’escursione in campo plastico della sezione (plasticizzazione dell’intera area
della sezione). A questo proposito, definiamo il cosiddetto fattore di forma:

‫ܯ‬௣௟ǡோௗ ܹ௣௟
ߙൌ ൌ
‫ܯ‬௘௟ǡோௗ ܹ௘௟

Come abbiamo già notato, il progredire della plasticizzazione porta contributi al


momento resistente solo attraverso le fibre più prossime all’asse neutro, che in fase
elastica erano poco impegnate.
Ne deriva che il fattore di forma sarà poco maggiore dell’unità per quelle sezioni che
presentano molto materiale lontano dal baricentro (tra 1.1 e 1.2 per le sezioni a doppio T
o a C di travi inflesse nel piano di maggior rigidezza), mentre assumerà valori molto
maggiori per quelle sezioni con molto materiale in prossimità dell’asse neutro elastico
(come per la sezione romboidale o triangolare).

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


38

Flessione semplice
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Nel caso in cui l’ala tesa del profilo sia forata, l’effetto della foratura può essere trascurato
se risulta:
݂௧௞ ݂௬௞
ͲǤͻ ‫ܣ ڄ‬௙ǡ௡௘௧ ‫ڄ‬ ൒ ‫ܣ‬௙ ‫ڄ‬
ߛெଶ ߛெ଴

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


39

Taglio semplice
Se si effettua una verifica a taglio semplice in campo elastico, si controlla che:
݂௬௞
߬ாௗ ൑
ߛெ଴ ͵
dove ߬ாௗ può essere calcolata con la formula di Jourawski:
ܸாௗ ܵଵ௬
߬ாௗ ൌ
‫ܬ‬௬ ܾ

In particolare, per le sezioni a doppio T (ma anche a C, a T, a L a Ω), se ‫ܣ‬௙ ൒ ͲǤ͸ ‫ܣ ڄ‬௪ :
ܸாௗ
߬ாௗ ؆
‫ܣ‬௪

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


40

Taglio semplice
In campo plastico, invece, si deve verificare che:

ܸாௗ ൑ ܸ௣௟ǡோௗ
dove:
݂௬௞
ܸ௣௟ǡோௗ ൌ ‫ܣ‬௩
ߛெ଴ ͵

‫ܣ‬௩ è l’area resistente a taglio, che, nei profili in parete sottile, è poco maggiore dell’area
dell’anima.
In particolare, per un profilato a doppio T, con taglio parallelo all’anima:

‫ܣ‬௩ ൌ ‫ ܣ‬െ ʹܾ‫ݐ‬௙ ൅ ‫ݐ‬௪ ൅ ʹ‫ݐ ݎ‬௙

Per un profilato a C, con taglio parallelo all’anima:

‫ܣ‬௩ ൌ ‫ ܣ‬െ ʹܾ‫ݐ‬௙ ൅ ‫ݐ‬௪ ൅ ‫ݐ ݎ‬௙

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


41

Taglio semplice
Per un profilato tubolare a sezione rettangolare:
݄ ݄
‫ܣ‬௩ ൌ ‫ܣ‬ ؆ ʹ‫ ܾ ݐ‬൅ ݄ ൌ ʹ݄‫ݐ‬
ܾ൅݄ ܾ൅݄

Se ݄ ൌ ܾ, ‫ܣ‬௩ ൌ ‫ܣ‬Ȁʹ.
Per un tubo circolare:

ʹ‫ݐܦߨʹ ܣ‬
‫ܣ‬௩ ൌ ؆ ൌ ʹ‫ݐܦ‬
ߨ ߨ

Per un profilato a doppio T, con taglio parallelo alle ali:

‫ܣ‬௩ ൌ ‫ ܣ‬െ ݄௪ ‫ݐ‬௪

NOTA: La presenza del taglio, assorbito in larga parte dal pannello di anima, rende
necessaria la verifica di stabilità del pannello (imbozzamento), di cui parleremo in seguito.
Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza
42

Taglio e torsione
Qualora la membratura sia soggetta anche a torsione, oltre che a taglio, la verifica deve
tener conto della presenza di entrambe le sollecitazioni:

ܸாௗ ൑ ܸ௣௟ǡ்ǡோௗ

dove ܸ௣௟ǡ்ǡோௗ è la resistenza di progetto a taglio in campo plastico, ridotta per la presenza
della torsione (ci torneremo).

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


43

Flessione e taglio
L’idea di fondo dei modelli di interazione flessione-taglio è che le zone plasticizzate a
momento flettente non possano portare taglio, che quindi può venire assorbito solo dalle
zone ancora in campo elastico.
Per esempio, nel modello seguente il valore del taglio compatibile con un certo livello di
plasticizzazione della sezione viene determinato coerentemente con il criterio di Huber-
Hencky-Von Mises.

Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli

Nel caso di una sezione rettangolare, detti ܸாௗ il taglio agente nella sezione e ʹ‫ݕ‬ത l’altezza
della porzione centrale della sezione ancora in campo elastico, è possibile scrivere:

͵ ܸாௗ ݂௬௞ Ͷ ݂௬௞ ݂௬௞


߬௠௔௫ ൌ ߬௠௔௫ ൌ ฺ ܸாௗ ൌ ‫ܾݕ‬
ത ܸ௣௟ǡோௗ ൌ ܾ݄
ʹ ʹ‫ܾݕ‬
ത ͵ߛெ଴ ͵ ͵ߛெ଴ ͵ߛெ଴

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


44

Flessione e taglio
ܸாௗ Ͷ ‫ݕ‬ത ͳ ଶ ݂௬௞ ͳ ݂௬௞ ͳ
ൌ ‫ܯ‬௣௟ǡோௗ ൌ ܾ݄ ‫ܯ‬௣௟ǡ௏ǡோௗ ൌ ‫ܯ‬௣௟ǡோௗ െ ʹ ‫ܾݕ ڄ‬
ത ‫ݕ ڄ‬ത
ܸ௣௟ǡோௗ ͵ ݄ Ͷ ߛெ଴ ʹ ߛெ଴ ͵
ଶ ܸ
‫ܯ‬௣௟ǡ௏ǡோௗ Ͷ ‫ݕ‬ത ଶ ͵ Ͷ ‫ݕ‬ത
ൌͳെ ൌ ͳ െ ܸ௣௟ǡோௗ
‫ܯ‬௣௟ǡோௗ ͵ ݄ଶ Ͷ ͵݄

‫ܯ‬௣௟ǡ௏ǡோௗ ͵ ܸாௗ
ൌͳെ
‫ܯ‬௣௟ǡோௗ Ͷ ܸ௣௟ǡோௗ

Chiaramente, al massimo ʹ‫ݕ‬ത ൌ ݄ (tutta la sezione è ‫ܯ‬௣௟ǡ௏ǡோௗ


in campo elastico), da cui: ‫ܯ‬௣௟ǡோௗ
‫ݕ‬ത ͳ ܸாௗ ʹ ܸாௗ ʹ ‫ܯ‬௣௟ǡ௏ǡோௗ ʹ
൑ ฺ ൑ ൌ ฺ ൌ
݄ ʹ ܸ௣௟ǡோௗ ͵ ܸ௣௟ǡோௗ ͵ ‫ܯ‬௣௟ǡோௗ ͵

Quindi, per sua natura, questo modello non contempla il caso di una sezione interamente
plasticizzata a taglio.
La curva d’interazione rappresenta una parabola con l’asse di simmetria coincidente con l’asse
delle ascisse e, visto che nel vertice la curva presenta una tangente verticale, una quantità
modesta di taglio sollecitante comporta solo una piccola riduzione del momento resistente.
Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza
45

Flessione e taglio
In via alternativa, nel caso particolare di una sezione a doppio T, sappiamo che gran parte
della resistenza a flessione viene dalle ali, mentre l’anima fornisce il contributo
preponderante alla resistenza a taglio. Quindi, è lecito ipotizzare che il momento flettente
venga assorbito interamente dalle ali e il taglio dall’anima.
‫ܣ‬௙

‫ܣ‬௪
݄௪ ‫ݐ‬௪ ݄௙
‫ܣ‬௙

Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli

݄௪ Momento flettente
‫ܯ‬௣௟ǡோௗ ൌ ‫ܣ‬௙ ݄௙ ݂௬ௗ ൅ ‫ܣ‬௪ ݂
Ͷ ௬ௗ resistente in assenza di taglio

‫ܯ‬௣௟ǡ௏ǡோௗ ൌ ‫ܣ‬௙ ݄௙ ݂௬ௗ Momento flettente resistente


in presenza di taglio
݂௬ௗ ݂௬ௗ
ܸ௣௟ǡோௗ ൌ ‫ܣ‬௩ ؆ ‫ܣ‬௪ Sforzo di taglio resistente
͵ ͵
Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza
46

Flessione e taglio
‫ܯ‬௣௟ǡ௏ǡோௗ ‫ܣ‬௙ ݄௙ ݂௬ௗ ͳ
ൌ ൌ
‫ܯ‬௣௟ǡோௗ ݄ ͳ‫݄ ܣ‬
‫ܣ‬௙ ݄௙ ݂௬ௗ ൅ ‫ܣ‬௪ Ͷ௪ ݂௬ௗ ͳ ൅ Ͷ ௪ ௪
‫ܣ‬௙ ݄௙
Tuttavia, se ܸாௗ ൏ ܸ௣௟ǡோௗ , l’anima non è interamente plasticizzata a taglio e può quindi
contribuire alla resistenza a flessione. Le norme (NTC 2018 e Eurocodice 3) prevedono
che, per ܸாௗ ൑ ͲǤͷ ܸ௣௟ǡோௗ , non ci sia nessuna riduzione della capacità portante a
flessione. Viceversa, se ܸாௗ ൐ ͲǤͷ ܸ௣௟ǡோௗ , la resistenza flessionale può essere valutata
considerando una tensione di snervamento ridotta nell’area resistente a taglio:
݂௬ǡ௥௜ௗ ൌ ͳ െ ߩ ݂௬ௗ NOTA: se ܸாௗ ൌ ͲǤͷ ܸ௣௟ǡோௗ ,
֜ ߩ ൌ Ͳ ֜ ݂௬ǡ௥௜ௗ ൌ ݂௬ௗ
con: ଶ
ܸாௗ
ߩൌ ʹ െͳ Invece, se ܸாௗ ൌ ܸ௣௟ǡோௗ ,
ܸ௣௟ǡோௗ ֜ ߩ ൌ ͳ ֜ ݂௬ǡ௥௜ௗ ൌ Ͳ
In particolare, per sezioni a doppio T doppiamente simmetriche, inflesse nel piano forte,
si può scrivere:
‫ܣ‬ଶ௪ ݂௬௞
‫ܯ‬௣௟ǡ௏ǡோௗ ൌ ܹ௣௟ െ ߩ
Ͷ‫ݐ‬௪ ߛெ଴
Nel caso in cui ci fosse anche torsione, ߩ dovrebbe essere calcolato considerando ܸ௣௟ǡ்ǡோௗ
invece di ܸ௣௟ǡோௗ .
Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza
47

Sforzo normale e flessione


In generale, nel caso in cui la sezione sia soggetta a sforzo normale e momento flettente,
ad ogni posizione dell’asse neutro plastico corrisponde una distribuzione delle tensioni
nella sezione interamente plasticizzata e quindi una coppia resistente di sforzo normale e
momento flettente.

Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli

Visto che le fibre più vicine all’asse neutro plastico contribuiscono poco alla resistenza a
flessione, si può pensare che la porzione centrale della sezione assorba lo sforzo normale
effettivamente presente nella sezione, mentre le porzioni rimanenti più esterne della
sezione (di uguale area e quindi in equilibrio alla traslazione) definiscano il momento
resistente ‫ܯ‬௣௟ǡேǡோௗ .
NOTA: l’abbandono del campo elastico non consente più di utilizzare la relazione di
antipolarità tra centro di pressione e asse neutro.
Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza
48

Sforzo normale e flessione


Nel caso particolare di una sezione rettangolare, si può scrivere:
݂௬௞ ݂௬௞

݂௬௞

Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli


ܾ ݂௬௞ ݂௬௞
݂௬௞ ݂௬௞ ܰாௗ ʹ݀
ܰ௣௟ǡோௗ ൌ ݄ܾ ܰாௗ ൌ ʹܾ݀ ฺ ൌ
ߛெ଴ ߛெ଴ ܰ௣௟ǡோௗ ݄
݀ corrisponde alla distanza dell’asse neutro dal baricentro della sezione.
ͳ ݂௬௞ ݀ ݂௬௞
‫ܯ‬௣௟ǡோௗ ൌ ܾ݄ଶ ‫ܯ‬௣௟ǡேǡோௗ ൌ ‫ܯ‬௣௟ǡோௗ െ ʹܾ݀
Ͷ ߛெ଴ ʹ ߛெ଴
ܾ݀ ଶ
da cui: ‫ܯ‬௣௟ǡேǡோௗ ൌ ‫ܯ‬௣௟ǡோௗ ͳെ
ͳ ଶ
ܾ݄
Ͷ

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


49

Sforzo normale e flessione



‫ܯ‬௣௟ǡேǡோௗ ʹ݀ Ovviamente si dovrà verificare che:
ൌͳെ
‫ܯ‬௣௟ǡோௗ ݄
‫ܯ‬ாௗ ൑ ‫ܯ‬௣௟ǡேǡோௗ
ovvero: ‫ܯ‬௣௟ǡேǡோௗ

ܰாௗ
ൌͳെ
‫ܯ‬௣௟ǡோௗ ܰ௣௟ǡோௗ

Si vede chiaramente che, sotto un certo


valore di ܰாௗ rispetto a ܰ௣௟ǡோௗ , la riduzione
della resistenza a flessione è molto piccola o
addirittura trascurabile (‫ܯ‬௣௟ǡேǡோௗ ؆ ‫ܯ‬௣௟ǡோௗ ).

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


50

Sforzo normale e flessione



‫ܯ‬௣௟ǡேǡோௗ ʹ݀ Ovviamente si dovrà verificare che:
ൌͳെ
‫ܯ‬௣௟ǡோௗ ݄
‫ܯ‬ாௗ ൑ ‫ܯ‬௣௟ǡேǡோௗ
ovvero: ‫ܯ‬௣௟ǡேǡோௗ

ܰாௗ
ൌͳെ Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli
‫ܯ‬௣௟ǡோௗ ܰ௣௟ǡோௗ

Si vede chiaramente che, sotto un certo


valore di ܰாௗ rispetto a ܰ௣௟ǡோௗ , la riduzione
della resistenza a flessione è molto piccola o
addirittura trascurabile (‫ܯ‬௣௟ǡேǡோௗ ؆ ‫ܯ‬௣௟ǡோௗ ).
Un procedimento analogo può essere
seguito per sezioni a doppia simmetria di
forma qualsiasi, solo che non si arriva ad
un’espressione in forma chiusa così
semplice.

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


51

Sforzo normale e flessione



‫ܯ‬௣௟ǡேǡோௗ ʹ݀ Ovviamente si dovrà verificare che:
ൌͳെ
‫ܯ‬௣௟ǡோௗ ݄
‫ܯ‬ாௗ ൑ ‫ܯ‬௣௟ǡேǡோௗ
ovvero: ‫ܯ‬௣௟ǡேǡோௗ

ܰாௗ
ൌͳെ Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli
‫ܯ‬௣௟ǡோௗ ܰ௣௟ǡோௗ

Si vede chiaramente che, sotto un certo


valore di ܰாௗ rispetto a ܰ௣௟ǡோௗ , la riduzione
della resistenza a flessione è molto piccola o
addirittura trascurabile (‫ܯ‬௣௟ǡேǡோௗ ؆ ‫ܯ‬௣௟ǡோௗ ).
Un procedimento analogo può essere
seguito per sezioni a doppia simmetria di
forma qualsiasi, solo che non si arriva ad
un’espressione in forma chiusa così
semplice.

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


52

Sforzo normale e flessione


Per il caso di presso- o tenso-flessione retta, la NTC 2018 fornisce delle formule per il caso
di sezioni a doppio T doppiamente simmetriche (ovviamente di classe 1 o 2), inflesse nel
piano dell’anima oppure delle ali.
Per il resto, si rimanda a documenti di comprovata validità.
L’Eurocodice 3 fornisce anche la legge d’interazione vista in precedenza, per il caso di
sezioni rettangolari. Inoltre, per sezioni a doppio T doppiamente simmetriche per le quali
non è necessario tener conto dell’effetto dei fori, la riduzione del momento resistente per
effetto dello sforzo normale può non essere presa in conto se:
• ܰாௗ ൑ ͲǤʹͷ ܰ௣௟ǡோௗ
ଵ ௙೤ೖ
• ܰாௗ ൑ ଶ ݄௪ ‫ݐ‬௪ ఊ per le sezioni inflesse secondo l’asse forte
ಾబ

Oppure se:
௙೤ೖ
• ܰாௗ ൑ ݄௪ ‫ݐ‬௪ per le sezioni inflesse secondo l’asse debole
ఊಾబ

perché il contributo dell’anima a flessione è minimo.


Formule di interazione vengono fornite dall’Eurocodice 3 per sezioni a doppio T (laminate
e saldate) e per sezioni scatolari rettangolari (laminate o saldate) a doppia simmetria.
Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza
53

Flessione biassiale
A favore di sicurezza, la NTC 2018 suggerisce la seguente verifica, in caso di flessione
biassiale (eventualmente accompagnata da sforzo normale di trazione o compressione

con ே ಶ೏ ൏ ͲǤʹ): ‫ܯ‬௬ǡாௗ ‫ܯ‬௭ǡாௗ
೛೗ǡೃ೏ ൅ ൑ͳ
‫ܯ‬௬ǡேǡோௗ ‫ܯ‬௭ǡேǡோௗ
Chiaramente, a parte l’eventuale interazione con lo sforzo normale, si tratta di applicare
la sovrapposizione degli effetti.

Una formula diversa, per ே ಶ೏ ൒ ͲǤʹ, viene fornita per le sezioni a doppio T simmetriche.
೛೗ǡೃ೏

Nel caso in cui sia presente anche taglio (ܸாௗ ൐ ͲǤͷ ܸ௣௟ǡோௗ ), è necessario procedere come
visto in precedenza, riducendo con ߩ la tensione di snervamento nell’anima.
L’Eurocodice 3 fornisce qualche indicazione in più rispetto alla NTC 2018. In particolare, si
fornisce una formula di interazione non lineare per la tenso- o presso-flessione biassiale:
ఈ ఉ
‫ܯ‬௬ǡாௗ ‫ܯ‬௭ǡாௗ ܰாௗ
൅ ൑ͳ ݊ൌ
‫ܯ‬௬ǡேǡோௗ ‫ܯ‬௭ǡேǡோௗ ܰ௣௟ǡோௗ
ͳǤ͸͸
ߙൌʹ ߚ ൌ ͷ݊ ൒ ͳ Per sezioni a doppio T ߙൌߚൌ ൑͸
ͳ െ ͳǤͳ͵݊ଶ
ߙൌߚൌʹ Per tubi circolari Per sezioni tubolari rettangolari

Costruzioni Metalliche Verifiche di resistenza


Università degli Studi di Firenze
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Civile
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile

Costruzioni Metalliche

Anno accademico 2020-21

Elementi di
progettazione sismica
degli edifici
Claudio Mannini
claudio.mannini@unifi.it
U i
Università
iàd degli
li S
Studi
di di Fi
Firenze
Dip. Ingegneria Civile e Ambientale

Sommario

• Introduzione
• Telai resistenti a momento
• Strutture con controventi concentrici
• Strutture con controventi eccentrici
• Strutture con sistemi dissipativi speciali

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


3

Introduzione
Nei confronti dell’azione sismica, per le strutture metalliche si può seguire sia un
progetto dissipativo che non dissipativo.
Nel caso di progetto non dissipativo, l’azione sismica viene valutata in base allo spettro
di risposta elastico (fattore di struttura ‫ ݍ‬ൌ ͳ) e non sono richieste attenzioni speciali ai
dettagli costruttivi. Tale approccio è vantaggioso nel momento in cui l’azione sismica è
limitata (perché è bassa la sismicità del sito o per la particolare leggerezza della
costruzione) e soprattutto qualora il progetto della struttura sia guidato da stringenti
limiti di deformabilità allo stato limite di esercizio.
Nel caso di azioni sismiche molto gravose, invece, si può ricorrere al progetto dissipativo.
In questo caso, lo spettro di progetto viene significativamente ridotto rispetto allo
spettro elastico (fattore di struttura ‫ ݍ‬൐ ͳ), facendo affidamento sulla capacità della
struttura di dissipare energia. A tal fine si devono individuare delle parti della struttura (o
degli specifici dispositivi) in grado di dar luogo ad ampie escursioni in campo plastico
senza che si raggiunga il collasso totale o parziale della costruzione. Per far questo, la
domanda di duttilità dovrà essere soddisfatta mediante opportune disposizioni
costruttive (per es. irrigidimenti per evitare le instabilità locali dei piatti). Inoltre, per
garantire che sia l’elemento duttile a lavorare in campo plastico (fusibile duttile), gli altri
elementi strutturali dovranno essere dotati di una sufficiente sovraresistenza e
tendenzialmente lavoreranno in campo elastico durante il sisma di progetto.

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


4

Telai resistenti a momento


Le strutture a telaio resistente a momento sono costituite da travi e colonne collegati
con nodi rigidi o semirigidi.
La resistenza nei confronti di carichi orizzontali quali l’azione sismica è garantita
mediante un regime prevalentemente flessionale. Tali strutture sono progettate per
dissipare energia nelle zone in cui vengono a formarsi le cerniere plastiche.

Un aspetto determinante è la localizzazione di


tali cerniere plastiche, perché questo viene a
condizionare l’effettiva capacità della struttura
di dissipare energia sotto un evento sismico,
nonché la sua duttilità.
In particolare, un punto fondamentale è la
possibilità da parte della struttura di
deformarsi in campo plastico (rotazioni relative
delle cerniere), ridistribuendo sollecitazioni ad
elementi strutturali o porzioni di struttura
ancora in campo elastico.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


5

Telai resistenti a momento


Meccanismo trave debole-colonna forte Meccanismo di piano soffice

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

I meccanismi di trave forte-colonna debole (ottenuti mediante una progettazione guidata


dalla gerarchia delle resistente) prevedono la formazione di cerniere plastiche alle
estremità delle travi e, infine, al piede delle colonne del primo piano. Garantiscono una
notevole ridistribuzione delle sollecitazioni prima di raggiungere un cinematismo
(collasso) e quindi una notevole duttilità.
Viceversa, i meccanismi di piano soffice derivano dalla formazione delle cerniere plastiche
nelle colonne e presentano quindi una duttilità modesta.
Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici
6

Telai resistenti a momento


Si deve anche notare che la capacità dissipativa delle cerniere plastiche che si formano
nelle colonne è limitata a causa dei valori elevati dello sforzo normale presente nelle
membrature.
L’idea di fondo, quindi, per progettare una struttura dissipativa è quella di pensare a
«fusibili duttili» nelle travi mentre le colonne e i collegamenti presentano una certa
sovraresistenza e restano per lo più in fase elastica.

Esempio di cerniera plastica formatasi all’estremità


di una trave.

In questo caso, si parla di telai a nodi non


dissipativi.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


7

Telai resistenti a momento


Un’altra possibilità è quella di progettare una struttura in cui le deformazioni plastiche
vengano a concentrarsi in corrispondenza dei nodi (telai a nodi dissipativi). In questo
caso, il giunto tra trave e colonna deve essere in grado di garantire una capacità
rotazionale sufficiente per la ridistribuzione delle sollecitazioni verso zone ancora in
campo elastico e la necessaria dissipazione di energia. Ne deriva che il diagramma
momento-rotazione del nodo deve essere valutato accuratamente mediante calcoli non
lineari oppure sperimentalmente.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo,


Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


8

Telai resistenti a momento


Nel caso di nodi non dissipativi, per garantire la sovraresistenza del collegamento, si
impiegano spesso elementi di irrigidimento, tipo quelli indicati in figura.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


9

Telai resistenti a momento


Un’altra possibilità è quella di ricorrere a veri e propri irrigidimenti della trave nelle zone
di estremità (haunches), in modo da localizzare le cerniere plastiche subito prima del
cambio di sezione.

Da: B. Davison, G. W. Owens, Steel designers’ manual, Blackwell publishing

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


10

Telai resistenti a momento


Nel caso di nodi dissipativi, invece, gli elementi di irrigidimento saranno quelli strettamente
necessari per trasmettere il momento previsto ed ottenere un nodo rigido o semirigido.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


11

Telai resistenti a momento


Per telai a nodi non dissipativi, una strategia per garantire la formazione delle cerniere
plastiche alle estremità delle travi (invece che nelle colonne o nei giunti) è quella di
rastremare le ali di questa, in modo da ridurne la sezione e quindi la capacità resistente a
flessione (tecnica detta anche del «dog-bone»).

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo,


Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


12

Telai resistenti a momento


In generale, se opportunamente concepite, le strutture a telaio resistente a momento
presentano elevata duttilità e notevole capacità dissipativa.
Tuttavia, in assenza di elementi di controvento, queste strutture presentano scarsa
rigidezza nei confronti delle azioni orizzontali, cosicché non è improbabile che in alcuni
casi, più che l’azione sismica, siano le verifiche allo stato limite di esercizio (limiti di
deformabilità o accelerazione) oppure la necessità di limitare gli effetti del second’ordine
a guidarne la progettazione.
Inoltre, a seguito di un evento sismico importante, il recupero della struttura è tutt’altro
che agevole, visto che si saranno formate svariate cerniere plastiche nelle travi oppure in
corrispondenza dei nodi trave-colonna.

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


13

Strutture a controventi concentrici


Con l’obiettivo di ridurre la deformabilità orizzontale della struttura e magari semplificarne i
collegamenti, si ricorre spesso a controventi concentrici. In questo caso, la struttura potrà
essere sia pendolare che a nodi semirigidi.
I controventi si dicono concentrici perché le aste convergono in un punto (quindi, se la
struttura è pendolare, non è prevista flessione per effetto dei carichi orizzontali). Dal punto
di vista sismico, sono proprio i controventi ad essere deputati alla dissipazione di energia,
lavorando in regime prevalentemente di sforzo assiale. In particolare, la dissipazione di
energia è legata allo snervamento delle aste tese dei controventi ma l’efficacia del sistema
è fortemente legata al comportamento dell’asta compressa.
Esistono molte tipologie di controventi concentrici di cui cercheremo di capire vantaggi e
svantaggi.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


14

Strutture a controventi concentrici


Tendenzialmente, le strutture a controventi concentrici sotto azioni cicliche sono
caratterizzate da una progressiva riduzione della capacità dissipativa a causa
dell’insorgenza dell’instabilità nell’asta compressa (ricordiamo che l’asta tesa diventa
quella compressa e viceversa nel momento in cui l’azione ciclica s’inverte).

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo,


Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


15

Strutture a controventi concentrici


OA: campo elastico fino al raggiungimento del limite di stabilità dell’asta compressa
(punto A).
AB: instabilizzazione dell’asta, che viene a lavorare anche a flessione, fino alla formazione
di una cerniera plastica in mezzeria (punto B).
BC: deformazione dell’asta in presenza della cerniera plastica in mezzeria.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo,


Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


16

Strutture a controventi concentrici


CD: il punto C corrisponde all’inversione del carico; oO 1 rappresenta la deformazione
residua al momento dello scarico dell’asta. Nel tratto O1D viene recuperata la parte
elastica della deformazione quando lo sforzo diventa di trazione. L’asta non è rettilinea ed
è dunque soggetta a flessione. Tuttavia, la sua resistenza flessionale risulta ridotta a causa
dell’escursione in campo plastico nella precedente fase di compressione, per cui nel
punto D si forma nuovamente una cerniera plastica nella mezzeria dell’asta.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo,


Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


17

Strutture a controventi concentrici


DE: l’asta si allunga e riduce la sua freccia in campo plastico, finché nel punto E si snerva a
trazione.
EF: l’asta si allunga in campo plastico per il raggiungimento della resistenza a trazione; nel
punto F si ha nuovamente l’inversione del carico.
In alcuni casi si possono osservare anche fenomeni di incrudimento. Chiaramente, in ogni
ciclo si osserva un accumulo di deformazione residua nell’asta.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo,


Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


18

Strutture a controventi concentrici


Oltre che un accumulo di deformazioni residue nell’asta (il diagramma ܰ െ ݀ si sposta
verso destra), da un ciclo all’altro si osserva anche una riduzione della resistenza a
compressione dell’asta (ܰ௖ᇱ), a causa dell’effetto Bauschinger e delle deformazioni residue
accumulate (si va a caricare a compressione un’asta non rettilinea, ma con una freccia)
fino al raggiungimento di un livello pressoché costante.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo,


Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


19

Strutture a controventi concentrici


La capacità dissipativa del controvento è associata all’area del ciclo nel diagramma ܰ െ ݀
(più ampio è, maggiore è la quantità di energia che viene dissipata).
La capacità dissipativa, assieme alla progressiva riduzione della resistenza a compressione
delle aste diagonali, è legata alla snellezza dei diagonali. Aste di snellezza ridotta sono
decisamente più efficienti nella dissipazione dell’energia sismica. Questo è il motivo per
cui tutte le normative sismiche prevedono delle specifiche limitazioni alla snellezza per la
progettazione dei diagonali dei controventi concentrici.

Asta tozza Asta snella

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


20

Strutture a controventi concentrici


Le croci di Sant’Andrea (controventi a X) rappresentano una soluzione molto diffusa. In
questo caso, la snellezza dei diagonali dipende dal fatto che questi siano collegati o meno
e dal grado di tale vincolo. L’efficacia del vincolo mutuo dipende anche dal livello di sforzo
nel diagonale teso (un eventuale spostamento fuori dal piano del diagonale compresso
induce un’azione di richiamo da parte del diagonale teso, che sarà tanto maggiore quanto
più grande è lo sforzo normale di trazione). Questo fa sì che la scelta della lunghezza di
libera inflessione pari a metà della lunghezza del diagonale, in genere, tende ad essere
conservativa.
Diagonali non collegati Diagonali efficacemente collegati

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


21

Strutture a controventi concentrici


Un altro aspetto delicato nella progettazione dei controventi concentrici è il modello di
calcolo assunto per il calcolo della struttura. Come abbiamo visto, uno schema comune è
quello che include la sola asta tesa. Tale scelta è a favore di sicurezza in condizioni ultime
(teorema statico dell’analisi limite), escludendo fenomeni di stabilità dell’equilibrio, ma può
non esserlo in campo elastico, specie se, per dissipare più energia, i diagonali sono piuttosto
tozzi. In questo caso, infatti, gli sforzi di trazione e compressione trasmessi alle colonne sono
maggiori di quelli che si avrebbero con la sola diagonale tesa.
Si consideri che è probabile che le colonne siano progettate per rimanere in campo elastico,
limitando le escursioni in campo plastico ai soli controventi, deputati a dissipare energia.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


22

Strutture a controventi concentrici


Nel caso di controventi concentrici a V o a V rovescia, in campo elastico una struttura come
quella riportata in figura può essere pensata come soggetta solo a sforzi normali per effetto
dei carichi orizzontali. Tuttavia, quando l’azione sismica porta la struttura in campo non
lineare, il diagonale compresso si instabilizza e lo sforzo trasmesso nel punto c non equilibra
più in direzione verticale lo sforzo trasmesso dal diagonale teso. Ne segue che il traverso
orizzontale viene ad essere impegnato a taglio e flessione, di cui si dovrà tenere debito
conto in fase di progettazione, al fine di garantire l’integrità della struttura.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


23

Strutture a controventi concentrici


Infatti, se in mezzeria della trave si forma una cerniera plastica, l’abbassamento della trave
riduce l’allungamento del diagonale teso, con conseguente incremento delle deformazioni
(e quindi del danno della struttura) e della domanda di duttilità della struttura.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


24

Strutture a controventi concentrici


Infatti, se in mezzeria della trave si forma una cerniera plastica, l’abbassamento della trave
riduce l’allungamento del diagonale teso, con conseguente incremento delle deformazioni
(e quindi del danno della struttura) e della domanda di duttilità della struttura.
Proprio per ovviare a questo problema, si può ricorre a schemi con controventi concentrici a
croce su due piani oppure «zipper». Nel primo caso, l’idea è quella di associare un
controvento a V ed uno a V rovescia su due piani contigui per ridurre il regime flessionale
nella trave. Nel secondo caso, invece, s’introduce una biella verticale proprio per equilibrare
la differenza di sforzo trasmessa alla trave dal diagonale teso e da quello compresso.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


25

Strutture a controventi eccentrici


In questo caso, le aste del controvento non convergono in un punto ma identificano una
porzione di trave, detto link, che verrà a lavorare a taglio e flessione e che è deputato a
dissipare l’energia sismica (fusibile duttile del sistema).
L’idea è quella di coniugare la grande duttilità e le ottime capacità dissipative dei telai
resistenti a momento e l’elevata rigidezza elastica (rispetto ai carichi orizzontali) dei sistemi
controventati. Si superano quindi anche i limiti dei controventi concentrici, nei quali la
dissipazione di energia è affidata ad aste che vengono a lavorare a compressione.

aK aD aV a Y rovescia

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


26

Strutture a controventi eccentrici


Affinché il link possa dar luogo a grandi deformazioni in campo plastico è necessario che
tutte le altre porzioni della struttura siano progettate con una certa sovraresistenza, in
modo da rimanere in campo elastico sotto l’azione sismica.

La lunghezza ݁ del link ne definisce il


comportamento.
In termini generali, se il link è «lungo» il
suo comportamento sarà principalmente
flessionale e la dissipazione di energia
avverrà a seguito della formazione di
cerniere plastiche alle estremità di questo.
Viceversa, se il link è «corto», la
plasticizzazione avviene per effetto del
taglio.
Infine, in condizioni intermedie, il
comportamento risulterà essere ibrido.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria


e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


27

Strutture a controventi eccentrici


Per equilibrio alla rotazione del link, la relazione che lega taglio e momento è molto
semplice: ‫ܯ‬ଵ ൅ ‫ܯ‬ଶ
‫ܯ‬ଵ ൅ ‫ܯ‬ଶ ൌ ܸ ‫ฺ ݁ ڄ‬ ൌ݁
ܸ
In via indicativa, escludendo la possibilità di
interazione tra taglio e flessione (che invece
avremo nei link intermedi) e assumendo un
legame costitutivo di tipo elastico-
perfettamente plastico, il valore della lunghezza
݁ del link che separa il regime flessionale (link
lunghi) da quello a taglio (link corti) può essere
stimato come:
݁ ൌ ʹ‫ܯ‬௬ Ȁܸ௬
dove:
‫ܯ‬௬ ൌ ܾ‫ݐ‬௙ ݄ െ ‫ݐ‬௙ ݂௬ௗ
݂௬ௗ
ܸ௬ ൌ ‫ݐ‬௪ ݄ െ ‫ݐ‬௙
͵
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e
Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


28

Strutture a controventi eccentrici


Al fine di garantire una sufficiente duttilità del link, prevenendo fenomeni di instabilità
locale dei piatti, sarà necessario ricorrere ad opportuni irrigidimenti. Questi ultimi sono
previsti dalle norme e sono differenti a seconda che si tratti di link «corti» oppure «lunghi».

Link corti

Link lunghi

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


29

Strutture a controventi eccentrici


Con rotazione del link s’intende la deviazione angolare ߠ௟௜௡௞ tra il link e l’elemento che lo
contiene, sulla cui base si definisce la capacità rotazionale del link.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


30

Strutture a controventi eccentrici


Un aspetto interessante è rappresentato dalla possibilità di ricorrere a link removibili. In
questi casi, il link è bullonato e quindi facilmente sostituibile se danneggiato dopo un
evento sismico.

Il sistema strutturale dovrebbe


prevedere la collaborazione tra
un telaio resistente a momento e
dei controventi eccentrici. La
dissipazione di energia è affidata
al link, cosicché è previsto che il
telaio rimanga in fase elastica
durante l’azione ciclica del sisma.
Quest’ultimo fungerà quindi da
elemento ricentrante,
consentendo le operazione di
sostituzione del link danneggiato.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


31
Strutture con sistemi dissipativi speciali:
controventi a instabilità impedita
In tempi recenti, in aggiunta o addirittura in sostituzione dei tradizionali sistemi di
dissipazione dell’energia sismica, si sono fatti strada dispositivi innovativi per la tecnologia
delle costruzioni metalliche. Escludiamo in questa sede l’analisi di smorzatori viscosi e
smorzatori a massa o a liquido accordati.
Per risolvere il principale limite dei controventi concentrici, sono stati ideati i controventi a
instabilità impedita.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi,


R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e
Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


32

Controventi a instabilità impedita


Tali controventi, non potendosi instabilizzare, non sono interessati da nessun degrado di
resistenza e rigidezza e riescono a dissipare molta più energia (cicli d’isteresi molto più ampi
e regolari).

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


33

Controventi a instabilità impedita


L’idea è quella di ricorrere ad un manicotto, di solito riempito di calcestruzzo, che impedisca
al controvento vero e proprio di instabilizzarsi. Ovviamente, il sistema dovrà consentire al
controvento di deformarsi assialmente, in modo tale da raggiungere lo snervamento e
quindi dissipare energia. Questo viene garantito disponendo del materiale soffice e
antiaderente tra il calcestruzzo e il controvento. Esistono anche soluzioni con solo acciaio, in
cui il materiale antiaderente è sostituito da opportune piccole intercapedini.

Soluzione mista Soluzione «tutto-acciaio»

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


34

Dissipatori metallici per controventi


Un’altra opzione è quella di disporre dei dissipatori metallici in corrispondenza dell’incrocio
tra i diagonali. Il principio è analogo a quello dei link dei controventi eccentrici. I diagonali
sono progettati per rimanere in campo elastico, mentre l’energia viene dissipata attraverso
lo snervamento del dispositivo metallico. Anche in questo caso i cicli d’isteresi diventano
ampi e regolari, senza degrado delle proprietà di resistenza e rigidezza del sistema.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


35

Dissipatori metallici per controventi


Ci sono svariati tipi di dissipatori, normalmente classificati in base alla forma. Il principio di
base è quello dello snervamento per flessione, sebbene esistano anche dispositivi che
lavorano plasticamente a torsione.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


36

Pannelli metallici
In questo caso, l’idea è quella di disporre dei pannelli in acciaio o leghe di alluminio in vari
modi tra le maglie della struttura, in modo tale da dissipare energia quando questi si
plasticizzano per taglio.
Tali sistemi sono particolarmente semplici da
installare ed eventualmente da sostituire,
garantiscono un’ottima duttilità e capacità
dissipativa e contribuiscono anche ad
incrementare la rigidezza orizzontale della
struttura in campo elastico (che abbiamo
visto essere il principale limite dei telai
resistenti a momento). Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di
Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


37

Pannelli metallici
Affinché i pannelli siano in grado di dissipare grandi quantitativi di energia sismica, è
necessario che siano «compatti»: quelli «snelli», infatti, si instabilizzano in campo elastico e
presentano dunque ridotte capacità dissipative.
Un altro aspetto importante è la scelta del materiale dei pannelli. È necessario che questo
presenti una tensione di snervamento bassa affinché la fase plastica sia raggiunta il prima
possibile e comunque prima dell’insorgere delle instabilità locali nel pannello.
¾ Alluminio trattato termicamente
¾ Acciaio a basso snervamento (in Giappone)
ൈ ͳͲ

Pannello Pannello
snello compatto

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


38

Nodi ad attrito
In alternativa ai telai resistenti a momento con formazione di cerniere plastiche alle
estremità delle travi oppure nei nodi, si può pensare ad una struttura che non si danneggi
durante l’evento sismico di progetto ma che dissipi energia per scorrimento con attrito
mediante opportuni dispositivi inseriti nei nodi trave-colonna. Tali elementi possono essere
orizzontali (a sinistra) oppure verticali (a destra) e di solito sono collocati in corrispondenza
dell’ala inferiore della trave, essendo quindi il centro di rotazione del collegamento in
corrispondenza dell’ala superiore.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica degli edifici


Università degli Studi di Firenze
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Civile
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile

Costruzioni Metalliche

Anno accademico 2020-21

Verifica a fatica
Claudio Mannini
claudio.mannini@unifi.it

U i
Università
iàd degli
li S
Studi
di di Fi
Firenze
Dip. Ingegneria Civile e Ambientale

Sommario

• Il fenomeno della fatica


• Prove di fatica
• Curve S-N
• Verifiche a fatica
• Spettri di carico
• Esempi

Costruzioni Metalliche Fatica


3

Il fenomeno
Per fatica s’intende un fenomeno di danneggiamento progressivo di un elemento
strutturale soggetto a fluttuazioni nel tempo delle sollecitazioni, in grado di portarlo
alla rottura fragile per valori del carico anche molto inferiori rispetto a quello statico di
progetto.
Il fenomeno è legato alla formazione e alla propagazione di microlesioni nel materiale.
Da: Y. Liu, T. Ishihara, Fatigue Failure Accident of wind turbine tower in
Taikoyama Wind Power Plant, EWEA 2015

Collasso di una turbina eolica a Taikoyama (Giappone, 2013)


Collasso della piattaforma petrolifera Alexander Kielland
(Norvegia, 1980)
https://lh3.googleusercontent.com/proxy/HpoSv4zCHsxC7HaCWffbwvvlTWCZQv4SLYgxUzmCy50a34vAef-
LNVIGUCHYoE7BTkLim6Qofb8RlEyNQVKlEVKHqpzUB2nKQwcURNT1ydBu_0q1rK9O1Uzs_PA2nSMVzYgbQg

Costruzioni Metalliche Fatica


4

Il fenomeno
Il fenomeno s’innesca preferenzialmente laddove si hanno concentrazioni di tensione
oppure discontinuità in grado di favorire la formazione delle cricche (saldature,
bullonature, tagli di lamiere alla fiamma non rifiniti alla mola, etc.).
Di solito, infatti, si fa la verifica a fatica dei dettagli costruttivi.

Costruzioni Metalliche Fatica


5

Il fenomeno
Nell’ambito delle strutture civili, sono particolarmente sensibili alla
fatica strutture metalliche che supportano macchine vibranti o
sistemi di sollevamento, ponti metallici, piattaforme offshore, turbine
eoliche, nonché strutture snelle soggette all’eccitazione dinamica
dovuta al vento (ciminiere, strutture di supporto di cartelloni stradali
o semafori, cavi, etc.).

Da: C. Letchford, H. Cruzado, Risk assessment model for wind-induced fatigue failure of cantilever traffic signal structures,
Texas Tech University, US.

Costruzioni Metalliche Fatica


6

Il fenomeno
Se si sottopone un provino ad un elevato numero di cicli
di carico fino a rottura e poi se ne osserva la superficie, si
vede una zona liscia e lucida con lievissime linee
concentriche, che partono da una zona molto ristretta e si
propagano verso una zona opaca e granulosa. Nel provino
non c’è traccia di deformazioni plastiche (strizione, per
esempio) → rottura fragile.
Del fenomeno si può dare la seguente interpretazione. Le
tensioni cicliche favoriscono l’apparizione sulla superficie
https://www.researchgate.net/profile/Paolo_Amira di microscopici difetti localizzati, che hanno la forma di
nte/publication/323200385/figure/fig16/AS:594330
259574786@1518710784379/Figura-40-Immagini- lievissime strisce sporgenti (corrugamenti).
della-sezione-di-rottura-a-fatica-dellassale-e-del-
diagramma.png

Questi difetti favoriscono l’avvio di discontinuità, che si insinuano tra i grani della lega
ferro-carbonio. Per effetto del carico ciclico, queste discontinuità si ingrandiscono e
assumono il carattere di microfessure (microcricche, cretti). I cretti possono progredire o
meno, specialmente se sono orientati perpendicolarmente alle tensioni principali, grazie al
meccanismo di concentrazione degli sforzi all’apice della fessura. C’è quindi una lunga fase
di incubazione, nella quale si seleziona il cretto dominante (anche multipli) e si forma la
zona liscia e lucida sulla superficie di rottura del provino.
Costruzioni Metalliche Fatica
7

Il fenomeno

https://lh3.googleusercontent.com/proxy/IkPeAW1uJEJEQT52nOwuGO7W2SMR71pcai6-NJZhd4A35BQ9_4PV9t2Xntrvp3yoyFghwTbXLwDSM-
mZD728cMr69CjLbsoCyQtssTeEUu9z150

Questi difetti favoriscono l’avvio di discontinuità, che si insinuano tra i grani della lega
ferro-carbonio. Per effetto del carico ciclico, queste discontinuità si ingrandiscono e
assumono il carattere di microfessure (microcricche, cretti). I cretti possono progredire o
meno, specialmente se sono orientati perpendicolarmente alle tensioni principali, grazie al
meccanismo di concentrazione degli sforzi all’apice della fessura. C’è quindi una lunga fase
di incubazione, nella quale si seleziona il cretto dominante (anche multipli) e si forma la
zona liscia e lucida sulla superficie di rottura del provino.
Costruzioni Metalliche Fatica
8

Il fenomeno
Le linee concentriche (linee di spiaggia) si formano in corrispondenza di temporanee
interruzioni delle azioni cicliche (deformazioni plastiche all’inizio e alla fine della fase di
riposo).
Man mano che la cricca progredisce all’interno del provino, oltre alla concentrazione
delle tensioni all’apice (micro-intaglio), si ha una riduzione della sezione efficace e quindi
un aumento delle tensioni nella zona ancora integra.

Da: A. Thum, H. Oschatz, Der Dauerbruchweg in Kurbelwellen [The path


of fatigue cracks in cranckshafts], Z. Ver. dtsch. Ing., 77 (30), 834, 1933 https://lh3.googleusercontent.com/proxy/LTrxv9fuf0Jo0tFbM0D2KaAqcS1
VCIULKFolW0VFIIFWnpu9PrG84u5NW38LPjGyaDAvJGA4dFlFE3OahrHCq9
73HRPxU34Rb6Abgx9vUbnBixK8qI5w_dMbEgEybXBlL8lAwmCzOH0_cg

Costruzioni Metalliche Fatica


9

Il fenomeno
Questo provoca una situazione instabile che porta ad una rapida propagazione della
cricca e alla rottura di schianto dell’elemento strutturale, con formazione della zona
ruvida e opaca.

https://www.mtb-mag.com/wp-content/uploads/2013/06/01_fatica_sezione2.jpg

Costruzioni Metalliche Fatica


10

Prove di fatica
Per determinare il comportamento a fatica di un materiale o di un elemento/dettaglio
strutturale, esistono varie tipologie di prova (a sforzo assiale alternato → cfr., per
esempio, https://www.youtube.com/watch?v=LhUclxBUV_E , a flessione alternata, a flessione
rotante, etc.).
Di queste, classica è quella a flessione rotante, effettuata su un provino cilindrico, con
ringrossi alle testate, vincolato alle estremità tramite due cuscinetti a sfere (trave
semplicemente appoggiata). Nella zona centrale del provino, simmetricamente rispetto
alla mezzeria, ci sono altri due cuscinetti a sfere, dove sono applicati i carichi verticali.
Lateralmente, il provino è collegato ad un albero motore, che lo mette in rotazione,
normalmente alla frequenza di 50 Hz.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Fatica


11

Prove di fatica
‫ܨ‬ ‫ܨ‬
ܽ ܽ

‫ܮ‬

https://www.electroyou.it/fidocad/cache/5496da5143761f148b7bfd724782b60f953a3e04_3.png

https://lh3.googleusercontent.com/proxy/yU8ui7rofRvKEfmAx_mBLTCNoam2dMfP745GEHksXuRII5lACEu3xc6m6Ac1kze3dvGCzC8U5bsQX
4ZV-QdmvM3zidkC3RT2C8DketTiMW5GmxHPc_OdA6IMo3LZbvY

Costruzioni Metalliche Fatica


12

Prove di fatica
Nella zona centrale del provino (di raggio ܴ), con momento flettente costante pari a ‫ܯ‬
ሺൌ ‫ܽܨ‬ሻ, una fibra distante ‫ ݕ‬dall’asse neutro (diametro orizzontale) è sottoposta alla
tensione normale:
‫ܯ‬ Ͷ‫ܯ‬
ߪൌ ‫ݕ‬ൌ ‫ݕ‬
‫ܬ‬ ߨܴସ

Fissato un punto esterno sulla superficie del provino, la sua distanza ‫ ݕ‬dall’asse neutro
varia con legge armonica:

‫ ݐ ݕ‬ൌ ܴ •‹ሺ߱‫ݐ‬ሻ

da cui segue:
Ͷ‫ܯ‬ Ͷ‫ܯ‬
ߪ ‫ ݐ‬ൌ ܴ •‹ሺ߱‫ݐ‬ሻ ൌ •‹ሺ߱‫ݐ‬ሻ
ߨܴସ ߨܴ ଷ

Costruzioni Metalliche Fatica


13

Prove di fatica
Quindi, ogni punto del provino è soggetto ad una tensione ciclica, con andamento
sinusoidale, variabile tra ߪ௠௜௡ e ߪ௠௔௫ , che, per i punti più esterni della sezione, valgono:

Ͷ‫ܯ‬
ߪ௠௔௫ ൌ െߪ௠௜௡ ൌ
ߨܴଷ

cosicché l’escursione del ciclo di tensione è data da:

ͺ‫ܯ‬
ȟߪ ൌ ߪ௠௔௫ െ ߪ௠௜௡ ൌ
ߨܴ ଷ

La prova di flessione rotante è particolarmente vantaggiosa perché non richiede davvero


un carico ciclico ma si basa su un provino posto in rotazione su cui è applicato un carico
statico.
Chiaramente, per testare i dettagli costruttivi bisogna ricorrere a prove sperimentali più
complesse.

Costruzioni Metalliche Fatica


14

Curve S-N
Dato il valore dell’escursione del ciclo di tensione (indicata anche con ܵ), la prova consiste
nel portare a rottura il provino, contando il numero di cicli ܰ necessari perché questo
avvenga. La prova viene quindi ripetuta per lo stesso livello di tensione ciclica,
registrando un numero di cicli a rottura senz’altro diverso (variabile aleatoria
tendenzialmente gaussiana).
Dopo un numero sufficiente di ripetizioni, si
ȟߪ
passa ad un altro livello di tensione.
Fissando un determinato frattile della
distribuzione di probabilità, si costruiscono
le cosiddette curve S-N o curve di Wöhler
per il tipo di acciaio considerato.
Tali curve di solito vengono rappresentate in
scala logaritmica e talvolta viene riportato il
valore della tensione massima ߪ௠௔௫ invece
che dell’escursione di tensione ȟߪ.

https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=232400

Costruzioni Metalliche Fatica


15

Curve S-N

Da: P. H. Wirsching, T. L. Paez, K. Ortiz, Random vibrations, Dover Publications

Normalmente, i dati sperimentali (a partire dai valori medi o da specifici frattili statistici)
si approssimano con una curva del tipo:
ȟߪ ௔ ܰ ൌ ܾ ൌ ‘•–Ǥ
che, in scala logaritmica, rappresenta una retta con pendenza negativa:
ͳ ͳ
Ž‘‰ ȟߪ ൌ െ Ž‘‰ ܰ ൅ Ž‘‰ሺܾሻ
ƒ ƒ
Come vedremo nel seguito, le curve S-N sono fornite non solo per un provino
standardizzato del materiale ma anche per specifici dettagli costruttivi (collegamenti
saldati e bullonati tra piatti, etc.).
Costruzioni Metalliche Fatica
16

Curve S-N
Le prove di fatica sono molto onerose perché, con una frequenza di 50 Hz, in un’ora
vengono fatti 1.8 × 105 cicli, in un giorno 4.3 × 106 cicli, e normalmente servono diversi
milioni di cicli per portare a rottura un singolo provino.
Bisogna ora evidenziare un fenomeno molto
importante, con implicazioni fondamentali per la
sicurezza strutturale: negli acciai a basso tenore di
ߪ௠௔௫ carbonio, dopo 5-7 milioni di cicli a rottura, le curve
S-N tendono ad un asintoto orizzontale. Anzi, spesso,
già prima le curve presentano gradienti ridotti.
L’ordinata di tale asintoto (generalmente fissata
proprio a 5 × 106 cicli) è detta limite di fatica ad
ampiezza costante oppure limite di durata illimitata
a fatica e rappresenta il limite di tensione ciclica (ad
ampiezza costante) al di sotto del quale non si
accumula danno per fatica (ܰ ՜ λ). Alcuni acciai,
come le leghe bonificate, non hanno tale limite.
https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=232400 Inoltre, mentre per alcuni tipi di acciaio (ferritici) tale
limite è ben marcato, in altri (austenitici) la tendenza
verso l’asintoto è più graduale.

Costruzioni Metalliche Fatica


17

Curve S-N
La resistenza a fatica, e quindi le curve S-N, sono influenzate da numerosi fattori, alcuni
dei quali non vengono presi in considerazione in maniera diretta nelle norme, per
semplicità e data la notevole dispersione dei dati sperimentali.
• Resistenza statica del materiale. La resistenza a fatica cresce con ݂௬ e ݂௧ ma non
molto, riducendosi la tenacità del materiale. La NTC 2018 e l’Eurocodice 3, per la
resistenza a fatica di progetto, non distinguono tra i vari gradi dell’acciaio da
costruzione.
• Tensioni residue
• Presenza di intagli e zone con concentrazioni di sforzi (molto importante!)
• Conformazione della superficie (la resistenza a fatica si riduce se la superficie
esterna presenta una finitura grossolana)
• Corrosione (equivale alla presenza di intagli superficiali)
• Tensione media presente nel provino (carichi statici)

Hanno, invece, un ruolo minore sulla resistenza a fatica la frequenza di oscillazione delle
tensioni e le dimensioni del provino.
Costruzioni Metalliche Fatica
18

Curve S-N
Per quanto concerne il ruolo di una eventuale tensione media ߪ௠ presente nel provino,
questa fa sì che ߪ௠௔௫ ് െߪ௠௜௡ .

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Fatica


19

Curve S-N
Si può definire un coefficiente di asimmetria ܴ:
ߪ௠௜௡
ܴൌ
ߪ௠௔௫
In particolare: Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli

ܴ ൌ െͳ ื ߪ௠௔௫ ൌ െߪ௠௜௡ ciclo simmetrico


ܴ ൒ Ͳ ื ߪ௠௜௡ ൒ Ͳ ciclo pulsante
ܴ ൌ Ͳ ื ߪ௠௜௡ ൌ Ͳ ciclo pulsante dallo zero
ܴ ൌ ͳ ื ߪ௠௔௫ ൌ ߪ௠௜௡ carico statico

In figura, si vede che all’aumentare del coefficiente di


asimmetria ܴ (aumenta il valore della tensione media),
fissato ߪ௠௔௫ , il numero di cicli necessari per avere la rottura
del provino aumenta. Si alza anche il limite di fatica ad
ampiezza costante (asintoto orizzontale). Concettualmente,
questo risultato è chiaro, perché si riduce l’escursione del
ciclo di tensione ȟߪ.
Costruzioni Metalliche Fatica
20

Curve S-N
In passato, erano molto utilizzati i diagrammi di Smith. Tali diagrammi, ottenuti a partire
da una famiglia di curve S-N per diversi valori del coefficiente di asimmetria ܴ,
esprimono il legame che intercorre tra ߪ௠௔௫ , ߪ௠௜௡ e ߪ௠ , per un fissato numero di cicli ܰ.

Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli

Costruzioni Metalliche Fatica


21

Curve S-N
Fissato il numero di cicli e la tensione media ߪ௠ , il diagramma ci dice quali sono i valori di
ߪ௠௔௫ e ߪ௠௜௡ del ciclo di tensione per i quali il provino si rompe per fatica. Si vede
chiaramente come, all’aumentare della tensione media, la rottura avviene per
un’escursione di tensione più piccola (nulla quando ߪ௠ coincide con la tensione di rottura
del materiale.

Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli

Costruzioni Metalliche Fatica


22

Verifica a fatica
In termini generali, fissato il dettaglio costruttivo per il quale deve essere effettuata la
verifica a fatica, nel caso di carichi ciclici (escursione di tensione costante), tale verifica si
esegue controllando che:
ȟோ
ȟௗ ൑
ߛெ௙
ȟௗ ൌ escursione di tensione (ȟߪௗ o ȟ߬ௗ ), effettiva o equivalente allo spettro di tensione,
prodotta dalle azioni cicliche/dinamiche, generalmente con coefficienti parziali ߛி௙ ൌ ͳ.
ȟோ ൌ resistenza a fatica (ȟߪோ o ȟ߬ோ ) desumibile dalle curve S-N per lo specifico dettaglio
costruttivo, relativamente al numero di cicli ܰ previsti durante la vita di progetto
richiesta per la struttura.

ȟߪோ

Costruzioni Metalliche Fatica


23

Verifica a fatica
Più nello specifico, la norma NTC 2018 prevede due diverse tipologie di verifiche:
• Verifica a vita illimitata (si verifica che le escursioni delle tensioni non siano tali da
produrre l’accumulo del danno) → UNI EN 1993-1-9: «metodo della vita sicura».
• Verifica di danneggiamento (si ammette che la struttura possa accumulare danno
ma si verifica che questo non sia in grado di portare alla rottura per fatica
dell’elemento strutturale nell’arco della vita di progetto della struttura) → UNI EN
1993-1-9: «metodo del danneggiamento accettabile».

Per quanto riguarda gli edifici, la verifica a fatica delle membrature normalmente non è
necessaria, fatta eccezione per quegli elementi che sorreggono macchine vibranti o
dispositivi di sollevamento.
Una certa attenzione deve però essere riposta anche in quegli elementi soggetti a
vibrazioni indotte dalla folla oppure nel caso di edifici alti soggetti a vibrazioni dovute al
vento.

Costruzioni Metalliche Fatica


24

Verifica a fatica
Per la stima del coefficiente parziale di sicurezza ߛெ௙ , bisogna distinguere tra strutture
sensibili e strutture poco sensibili alla rottura per fatica.
Secondo la norma NTC 2018, si definiscono strutture poco sensibili alla rottura per fatica
quelle in cui si verifichino tutte le seguenti circostanze:
- dettagli costruttivi, materiali e livelli di tensione tali che le eventuali lesioni
presentino bassa velocità di propagazione e significativa lunghezza critica;
- disposizioni costruttive che permettano la ridistribuzione degli sforzi;
- dettagli idonei ad arrestare la propagazione delle lesioni;
- dettagli facilmente ispezionabili e riparabili;
- prestabilite procedure di ispezione e di manutenzione atte a rilevare e riparare le
eventuali lesioni.
In tutti gli altri casi, si parla di strutture sensibili alla rottura per fatica.

Costruzioni Metalliche Fatica


25

Verifica a fatica
La NTC 2018 fornisce il seguente prospetto per valutare il coefficiente parziale di
sicurezza ߛெ௙ :

L’approccio dell’Eurocodice 3 è leggermente diverso (così come quello della vecchia NTC
2008): il metodo del danneggiamento accettabile è sostanzialmente raccomandato per
le strutture poco sensibili alla rottura per fatica, mentre per le strutture sensibili si
raccomanda il metodo della vita sicura.
La NTC 2018, invece, consente l’utilizzo di entrambi i metodi di verifica, confidando nel
coefficiente parziale di sicurezza ߛெ௙ per la garanzia del necessario livello di affidabilità
strutturale.

Costruzioni Metalliche Fatica


26

Curve S-N di resistenza a fatica


Per ciascun dettaglio costruttivo contemplato dalla norma, viene fornita la classe di
resistenza a fatica, ȟߪ௖ o ȟ߬௖ , che costituisce l’ordinata della curva S-N corrispondente a
ܰ = 2 × 106 cicli.
Nel caso delle tensioni normali, la curva S-N è caratterizzata anche dal limite di fatica ad
ampiezza costante, ȟߪ஽ , corrispondente a ܰ = 5 × 106 cicli, e dal limite per i calcoli a
fatica, ȟߪ௅ , corrispondente a ܰ = 108 cicli.
Nel caso delle tensioni tangenziali, è previsto solo quest’ultimo (ȟ߬௅ ).

NOTA: le curve S-N di resistenza a fatica di progetto sono costruite a partire dai dati
sperimentali, fissando una probabilità di sopravvivenza dell’elemento strutturale del 95%
(non a partire dalle medie dei valori sperimentali!)

Costruzioni Metalliche Fatica


27

Curve S-N di resistenza a fatica

Nel piano bilogaritmico, per tensioni normali, la curva S-N è data da una spezzata, il cui
ultimo tratto è orizzontale. La pendenza è 3:1 nel primo tratto e 5:1 nel secondo.

Costruzioni Metalliche Fatica


28

Curve S-N di resistenza a fatica

Esempio di curva S-N di progetto per


escursioni di tensione ad ampiezza costante

Nel piano bilogaritmico, per tensioni normali, la curva S-N è data da una spezzata, il cui
ultimo tratto è orizzontale. La pendenza è 3:1 nel primo tratto e 5:1 nel secondo.

Costruzioni Metalliche Fatica


29

Curve S-N di resistenza a fatica


Questo significa che:

ʹ ଺
ൈ ͳͲ ଷ
ȟߪோ ൌ ȟߪ௖ per ܰ ൑ ͷ ൈ ͳͲ଺
ܰ

ͷ ൈ ͳͲ଺ ହ
per ͷ ൈ ͳͲ଺ ൏ ܰ ൑ ͳͲ଼
ȟߪோ ൌ ȟߪ஽
ܰ
ȟߪோ ൌ ȟߪ௅ per ܰ ൐ ͳͲ଼

Ne deriva che la curva S-N è interamente descritta dalla classe di resistenza a fatica
ȟߪ௖ , risultando:
ȟߪ஽ ൌ ͲǤ͹͵͹ ȟߪ௖ Limite di fatica ad ampiezza costante
ȟߪ௅ ൌ ͲǤͶͲͷ ȟߪ௖ Limite per i calcoli a fatica

Costruzioni Metalliche Fatica


30

Curve S-N di resistenza a fatica

Costruzioni Metalliche Fatica


31

Curve S-N di resistenza a fatica

Per i vari particolari costruttivi, i prospetti riportano anche


la probabile localizzazione dell’innesto della cricca
Costruzioni Metalliche Fatica
32

Curve S-N di resistenza a fatica

݇௦ = fattore di
scala
(riduzione della
classe di
resistenza in
base allo
spessore)

Costruzioni Metalliche Fatica


33

Curve S-N di resistenza a fatica


In alcuni casi, evidenziati con un asterisco, si può utilizzare un livello di classe di
resistenza superiore, rispetto a quello specificato, a patto però di proseguire il tratto
lineare con pendenza 3:1 fino a 107 cicli invece che fino a 5 × 106 cicli (in realtà, questi
dettagli costruttivi, a vantaggio di sicurezza, sono stati collocati nella categoria
immediatamente inferiore per incertezze legate alle condizioni di prova).

Costruzioni Metalliche Fatica


34

Curve S-N di resistenza a fatica

Nel piano bilogaritmico, per tensioni tangenziali, la curva S-N è data da una spezzata, il
cui primo tratto presenta una pendenza di 5:1, mentre il secondo è orizzontale.
Costruzioni Metalliche Fatica
35

Curve S-N di resistenza a fatica


Ovvero:

ʹ ଺
ൈ ͳͲ ହ
ȟ߬ோ ൌ ȟ߬௖ per ܰ ൑ ͳͲ଼
ܰ
ȟ߬ோ ൌ ȟ߬௅ per ܰ ൐ ͳͲ଼

Anche in questo caso, la curva S-N è interamente descritta dalla classe di resistenza
a fatica ȟ߬௖ :
ȟ߬௅ ൌ ͲǤͶͷ͹ ȟ߬௖ Limite per i calcoli a fatica
ȟ߬஽ ൌ ȟ߬௅ Limite di fatica ad ampiezza costante

Nel caso dei connettori a piolo di strutture miste


acciaio-calcestruzzo, sollecitati a taglio, non è
previsto alcun limite di fatica. Ne deriva una curva
S-N lineare con pendenza 8:1 e classe di resistenza
ȟ߬௖ ൌ 90 MPa (per calcestruzzi normali).
Per le piastre ortotrope, si può fare riferimento a Eurocodice 3.
Costruzioni Metalliche Fatica
36

Curve S-N di resistenza a fatica

Costruzioni Metalliche Fatica


37

Verifica a vita illimitata


Nella verifica a vita illimitata a fatica, si controlla che:
ȟߪ௠௔௫ǡௗ ൌ ߛெ௙ ȟߪ௠௔௫ ൑ ȟߪ஽
oppure
ȟ߬௠௔௫ǡௗ ൌ ߛெ௙ ȟ߬௠௔௫ ൑ ȟ߬஽ ൌ ȟ߬௅
dove ȟߪ௠௔௫ e ȟ߬௠௔௫ sono i valori delle massime escursioni, rispettivamente, di
tensioni normali e di tensioni tangenziali indotte nel dettaglio costruttivo
considerato dallo spettro di carico (spettro frequente);
ȟߪ஽ e ȟ߬஽ , come detto, sono i limiti di fatica ad ampiezza costante.
In questa verifica, in pratica, si controlla che le massime escursioni di tensione
«frequenti» siano inferiori al valore per il quale si comincia ad accumulare danno
sostanziale.
Tale verifica è esclusa per tutti quei dettagli per i quali le curve S-N non presentino
limite di fatica ad ampiezza costante (per esempio, per i connettori a piolo).

Costruzioni Metalliche Fatica


38

Verifica a danneggiamento
Nella verifica a danneggiamento per fatica, nel caso in cui il carico fosse ciclico
(escursione di tensione costante), si dovrebbe controllare che il numero ݊ di cicli
compiuti ad ampiezza ȟߪ o ȟ߬ sia inferiore al numero di cicli ܰ, corrispondenti nella
curva S-N all’escursione di tensione considerata.
݊
‫ܦ‬ൌ ൑ͳ
ܰ
Qualora, invece, come accade di solito, lo spettro di carico produca escursioni di
tensione di ampiezze diverse, si fa riferimento alla regola di Palmgren-Miner,
verificando che:
݊௜
‫ܦ‬ൌ෍ ൑ͳ
ܰ௜

dove ݊௜ è il numero di cicli di tensione di ampiezza ȟߪ௜ǡௗ indotto dallo spettro di


carico per le verifiche a danneggiamento nel corso della vita prevista per il dettaglio
(NOTA: ȟߪ௜ǡௗ è amplificato tramite il coefficiente di sicurezza ߛெ௙ );
ܰ௜ è il numero di cicli a rottura corrispondente nella curva S-N all’escursione di
tensione ȟߪ௜ǡௗ .

Costruzioni Metalliche Fatica


39

Verifica a danneggiamento
Nei precedenti metodi di verifica, la norma prende in considerazione solo il caso in cui
il carico dinamico produca variazioni di tensione normale o di tensione tangenziale.
Qualora fosse necessario valutare il loro effetto congiunto, la NTC 2018 rimanda a
«idonei criteri di combinazione del danno».
Tuttavia, qualora le variazioni di tensioni normali e tangenziali non fossero simultanee,
la circolare del 2019 suggerisce di sovrapporre linearmente i danneggiamenti ‫ܦ‬ఙ e
‫ܦ‬ఛ dovuti alle prime e alle seconde, valutati separatamente come visto in precedenza:

‫ ܦ‬ൌ ‫ܦ‬ఙ ൅ ‫ܦ‬ఛ ൑ ͳ

Costruzioni Metalliche Fatica


40
Metodo dei coefficienti di danneggiamento
equivalenti
Un’altra forma della verifica di danneggiamento (verifica tensionale) è proposta in
Eurocodice 3. In questo caso, si definisce un valore convenzionale dell’intervallo di
variazione della tensione corrispondente a 2 × 106 cicli di carico:
ߛி௙ ȟߪாǡଶ ൌ ߣଵ ‫ߣ ڄ‬ଶ ‫ ڄ‬ǥ ‫ߣ ڄ‬௡ ‫ ڄ‬ȟߪ ߛி௙ ܳ௞

ߛி௙ ȟ߬ாǡଶ ൌ ߣଵ ‫ߣ ڄ‬ଶ ‫ ڄ‬ǥ ‫ߣ ڄ‬௡ ‫ ڄ‬ȟ߬ ߛி௙ ܳ௞

dove ܳ௞ sono i carichi di fatica specificati in UNI EN 1991 (Eurocodice 1) e ߣ௜ sono i


coefficienti di danneggiamento equivalente, dipendenti dagli spettri di carico e dalle curve
S-N (per esempio, compare l’esponente di quest’ultime).
In pratica, viene fornita un’escursione di tensione convenzionale, corrispondente a 2 × 106
cicli di carico, che produce lo stesso danneggiamento dello spettro di carico effettivo.
Si deve verificare che:
ߛி௙ ȟߪாǡଶ ߛி௙ ȟ߬ாǡଶ
൑ͳ ൑ͳ
ȟߪ௖ Ȁߛெ௙ ȟ߬௖ Ȁߛெ௙
Viene proposta anche una formula per combinare tensioni normali e tangenziali
simultanee: ଷ ହ
ߛி௙ ȟߪாǡଶ ߛி௙ ȟ߬ாǡଶ
൅ ൑ͳ
ȟߪ௖ Ȁߛெ௙ ȟ߬௖ Ȁߛெ௙

Costruzioni Metalliche Fatica


41

Regola di Palmgren-Miner
Le curve S-N vengono costruite a partire da dati sperimentali per cicli di tensione di
ampiezza costante. Tuttavia, nella realtà le variazioni di tensione hanno ampiezza
variabile, spesso in maniera aleatoria.

Da: P. H. Wirsching, T. L. Paez, K. Ortiz, Random vibrations, Dover Publications

Costruzioni Metalliche Fatica


42

Regola di Palmgren-Miner
Il modello di Palmgren (1924) e Miner (1945), di grande successo tutt’ora per la sua
semplicità e praticità, definisce un danno parziale ݊௜ Ȁܰ௜ , prodotto dagli ݊௜ cicli di
tensione ad una certa ampiezza (ܵ௜ nella figura), e poi suppone che tale danno si
accumuli linearmente (sovrapposizione degli effetti), portando alla rottura dell’elemento
strutturale considerato, quando:

݊௜
‫ܦ‬ൌ෍ ൐ͳ
ܰ௜

Da: P. H. Wirsching, T. L. Paez, K. Ortiz, Random vibrations, Dover Publications

Costruzioni Metalliche Fatica


43

Regola di Palmgren-Miner
Nel caso di oscillazioni quasi-armoniche (processo stocastico a banda stretta) è
relativamente semplice stabilire un istogramma di frequenza (distribuzione di probabilità
per la variabile aleatoria discreta «ampiezza di oscillazione») per i cicli di tensione che
cadono in un certo intervallo di ampiezza: Da: P. H. Wirsching, T. L. Paez, K. Ortiz, Random vibrations, Dover Publications

dove ݊௜ ൌ ݂݊௜ , essendo ݊ il numero totale dei cicli di tensione.


Tale conteggio può essere anche pensato per bande infinitesime (passaggio al limite),
ottenendo una distribuzione di densità di probabilità (→ integrale).
Da: P. H. Wirsching, T. L. Paez, K. Ortiz, Random vibrations, Dover Publications

Costruzioni Metalliche Fatica


44

Regola di Palmgren-Miner
Tuttavia, la variazione nel tempo della tensione può essere molto più complessa e
irregolare (processo stocastico a banda larga).

Da: P. H. Wirsching, T. L. Paez, K. Ortiz, Random vibrations, Dover Publications

In tali casi, si rendono necessari metodi più elaborati per il conteggio dei cicli di tensione
equivalenti necessari per applicare la regola di Palmgren-Miner.

Costruzioni Metalliche Fatica


45

Spettri di carico
Le verifiche a fatica possono essere effettuate mediante spettri effettivi, spesso
piuttosto complessi, oppure spettri convenzionali, che riproducono lo stesso
danneggiamento oppure lo stesso livello massimo di escursione delle tensioni ȟߪ௠௔௫
o ȟ߬௠௔௫ prodotto dallo spettro effettivo.
Normalmente, gli spettri di carico sono forniti da documenti di comprovata validità
oppure da studi specifici.
La verifica a fatica è importante nel caso dei ponti stradali e ferroviari. La NTC 2018
prevede spettri di carico diversi a seconda della verifica da fare (vedi esempio finale).
La circolare 2019 e l’Eurocodice 3 forniscono due metodi per il conteggio ciclico delle
escursioni di tensione, data una storia di tensione nel tempo, atti ad essere
automatizzati con un calcolatore:
• Metodo del serbatoio
• Metodo del flusso di pioggia

Costruzioni Metalliche Fatica


46

Metodo del serbatoio

Tratto aggiunto per


il riempimento del
serbatoio

Si immagina che la storia di tensione rappresenti il profilo di fondo di un serbatoio


pieno d’acqua, che si svuota progressivamente, partendo dal punto più profondo.
Man mano che si riduce il livello, si creano dei sottobacini. Ad ogni operazione di
svuotamento corrisponde un ciclo di tensione con una certa ampiezza.
Si procede da un minimo relativo all’altro, in ordine crescente, fino a che il serbatoio
non è stato interamente svuotato.

Costruzioni Metalliche Fatica


47

Metodo del flusso di pioggia

Si pensa la storia di tensione in verticale (asse dei tempi rivolto verso il basso) e si immagina
la caduta di una goccia d’acqua alternativamente dai massimi e dai minimi del diagramma, in
ordine decrescente per i massimi e crescente per i minimi.
Ogni volta che la goccia si stacca dal profilo e cade oppure incontra un tratto già «bagnato»,
si registra il salto di tensione fatto (semiciclo) e si parte con una nuova goccia. Semicicli di
uguale ampiezza vengono accoppiati in modo da formare i cicli di tensione.
Alla fine tutta la storia temporale risulterà bagnata e bagnata una sola volta.

Costruzioni Metalliche Fatica


48

Metodo del flusso di pioggia


ȟߪଵା

ȟߪଵି

Per esempio: ȟߪଵା ൌ ߪଵ െ ߪ଺ , ȟߪଵି ൌ ߪଵସ െ ߪ଺

ȟߪଶା ൌ ߪଵଵ െ ߪଵଶ , ȟߪଶି ൌ ߪଵଵᇲ െ ߪଵଶ ൌ ߪଵଵ െ ߪଵଶ


A questo punto, per formare e conteggiare i cicli di tensione, si associano i semicicli uguali
ma di segno opposto (per i quali la goccia di pioggia ha fatto lo stesso salto ma in senso
inverso): per esempio, ȟߪଶା e ȟߪଶି formano un ciclo di tensione di ampiezza ߪଵଵ െ ߪଵଶ .
Questo metodo è meno intuitivo di quello del serbatoio ma più facile da automatizzare.
Costruzioni Metalliche Fatica
49

Esempio 1
Vogliamo verificare a fatica le vie di corsa di un carroponte monotrave con 20 m di
scartamento e una portata di 40 kN. Su ogni lato, il carroponte poggia su due ruote ad 1 m
di distanza. Le vie di corsa sono travi a doppio T di 9 m di luce in semplice appoggio.
Il peso proprio della trave del carroponte è di 25 kN. Il carroponte è in classe di servizio A5
(→ numero di cicli di carico di progetto; S5 in UNI EN 1991-3:2006) ed è caratterizzato da
una velocità di sollevamento di 4 m/min.
Le rotaie di scorrimento sono di tipo «Burback» A45 (altezza ‫ܪ‬௥ ൌ 55 mm; massa: ݉௥ ൌ
22.1 kg/m).

Supponiamo inizialmente che le vie di corsa siano profilati della serie HE 360 A, che
soddisfano ampiamente la verifica di resistenza a flessione deviata.
݉ ൌ 112 kg/m, ݄ ൌ 350 mm, ܾ ൌ 300 mm, ‫ݐ‬௙ ൌ 17.5 mm, ‫ݐ‬௪ ൌ 10 mm, ‫ ݎ‬ൌ 27 mm
‫ܬ‬௬ ൌ 33090 cm4, ܹ௬ǡ௘௟ ൌ 1891 cm3

Costruzioni Metalliche Fatica


50

Esempio 1
Il dettaglio in questione presenta una classe di resistenza a fatica ȟߪ௖ ൌ 160 MPa (quella
massima).
La norma (UNI EN 1993-1-9:2005 oppure Circolare 2019) fornisce anche la probabile
localizzazione dell’innesto della cricca, dove dovranno essere valutate le escursioni di
tensione normale verticale dovute ai carichi trasmessi dalle ruote (all’estremità dell’anima,
immediatamente prima dei raccordi con le ali).

In base alle caratteristiche del carroponte, i carichi massimo e minimo trasmessi dalle ruote
risulteranno:
ܳ௠௔௫ ൌ 52.5 kN, ܳ௠௜௡ ൌ 12.5 kN

Costruzioni Metalliche Fatica


51

Esempio 1
Per la verifica a fatica, la norma UNI EN 1991-3:2006 suggerisce il metodo dei coefficienti di
danneggiamento equivalenti:
ܳ௘ ൌ ߮௙௔௧ ߣ௜ ܳ௠௔௫
Il coefficiente ߣ௜ , in via semplificata, può essere determinato, tramite una tabella, in
funzione della classe di servizio del carroponte:
per tensioni normali e classe S5 → ߣ௜ ൌ 0.630.
Il coefficiente ߮௙௔௧ è il coefficiente di danneggiamento equivalente dinamico da impatto e
dovrebbe essere distinto per il peso proprio della gru (߮௙௔௧ǡଵ ) e per la portata del
montacarichi (߮௙௔௧ǡଶ ):
ͳ ൅ ߮ଵ ͳ ൅ ߮ଶ
߮௙௔௧ǡଵ ൌ ߮௙௔௧ǡଶ ൌ
ʹ ʹ
߮ଵ ൌ 1.10

߮ଶ ൌ ߮ଶǡ௠௜௡ ൅ ߚଶ ‫ݒ‬௛ dove ‫ݒ‬௛ è la velocità di sollevamento in m/s (4/60 = 0.0667 m/s)
Assumendo una classe di sollevamento HC3 del carroponte (legata alla tipologia di gru
→ prospetto B.1 in UNI EN 1991-3:2006), si ottiene ߮ଶǡ௠௜௡ ൌ 1.15 e ߚଶ ൌ 0.51, cosicché
߮ଶ ൌ 1.184.
Costruzioni Metalliche Fatica
52

Esempio 1
Risulta quindi:
ͳ ൅ ߮ଵ ͳ ൅ ߮ଶ
߮௙௔௧ǡଵ ൌ ൌ ͳǤͲͷ ߮௙௔௧ǡଶ ൌ ൌ ͳǤͲͻʹ
ʹ ʹ

ܳ௘ ൌ ͲǤ͸͵Ͳ ‫ͳ ڄ‬ǤͲͷ ‫ʹͳ ڄ‬Ǥͷ  ൅ ͳǤͲͻʹ ‫ ڄ‬ͶͲ  ൌ ͵ͷǤͺ 


Si può quindi calcolare lo sforzo di compressione nell’anima del profilato (che, in realtà,
deve essere interpretato in questo caso come un’escursione di tensione):
ܳ௘ dove ݈௘௙௙ ൌ Ͷ ‫ܪ ڄ‬௥ ൅ ‫ݐ‬௙ ൅ ‫ ݎ‬ൌ ͵ͻͺ  considerando, a
ȟߪாǡଶ ൌ
݈௘௙௙ ‫ݐ‬௪ vantaggio di sicurezza, puntuale l’impronta delle due ruote (ܿ ൌ Ͳ).

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Fatica


53

Esempio 1
—‹†‹ǣ

ܳ௘ ͵ͷǤͺ ‫Ͳͳ ڄ‬ଷ 


ȟߪாǡଶ ൌ ൌ ିଷ ିଷ ൌ ͻǤͲ ‫ ଺Ͳͳ ڄ‬ଶ ൌ ͻǤͲ ƒ
݈௘௙௙ ‫ݐ‬௪ ͵ͻͺ ‫Ͳͳ ڄ Ͳͳ ڄ Ͳͳ ڄ‬ 

Infine, supponendo la struttura sensibile alla rottura per fatica e significative le


conseguenze della rottura, risulta ߛெ௙ ൌ 1.35. Facendo la verifica, si ottiene:

ߛி௙ ȟߪாǡଶ ͳǤͲ ‫ͻ ڄ‬ǤͲ


ൌ ൌ ͲǤͲͺ ൏ ͳ ֜ ƒ ˜‡”‹ˆ‹ ƒ ° ƒ’‹ƒ‡–‡ •‘††‹•ˆƒ––ƒ
ȟߪ௖ Ȁߛெ௙ ͳ͸ͲȀͳǤ͵ͷ

Costruzioni Metalliche Fatica


54

Esempio 1
Viceversa, si deve notare che il profilato scelto per le vie di corsa non soddisfa la verifica di
deformabilità.
Infatti, considerando anche il peso proprio della trave che funge da via di corsa (1.1 KN/m)
e il carico della rotaia (0.22 kN/m), si ottiene una freccia per questi carichi verticali pari a:

ͷ ‫ܮݍ‬ସ ͷ ͳǤͳ ൅ ͲǤʹʹ ‫Ͳͳ ڄ‬ଷ ‫ͻ ڄ‬ସ


݂ଵ ൌ ൌ ‫ڄ‬ ൌ ͲǤͲͲͳ͸  ൌ ͳǤ͸ 
͵ͺͶ ‫ܬܧ‬௬ ͵ͺͶ ʹͳͲ ‫Ͳͳ ڄ‬ଽ ‫଼ିͲͳ ڄ ͲͻͲ͵͵ ڄ‬

Assumendo poi un coefficiente dinamico di 1.11 per l’azione delle ruote del carroponte
(CNR 10021-85), si ottiene:

ͳ ܳ௏ ‫ܮ‬ଷ ͳ ͳǤͳͳ ‫ ڄ‬ͷʹǤͷ ‫Ͳͳ ڄ‬ଷ ‫ͻ ڄ‬ଷ


݂ଶ ൌ ൌ ‫ڄ‬ ൌ ͲǤͲͳʹ͹  ൌ ͳʹǤ͹ 
Ͷͺ ‫ܬܧ‬௬ Ͷͺ ʹͳͲ ‫Ͳͳ ڄ‬ଽ ‫଼ିͲͳ ڄ ͲͻͲ͵͵ ڄ‬

La freccia totale risulterà ݂௧௢௧ ൌ ݂ଵ ൅ ݂ଶ ൌ ͳͶǤ͵ , che corrisponde a 1/629 della luce,
quindi maggiore del limite di 1/800 previsto dall’istruzione CNR 10021-85. Per soddisfare la
verifica, è sufficiente passare ad un profilato HE 360 B (‫ܬ‬௬ ൌ Ͷ͵ͳͻͲ ସ ).

Costruzioni Metalliche Fatica


55

Esempio 1
Si deve altresì notare che, assumendo semplicemente un’azione orizzontale trasversale di
serpeggiamento del carroponte pari ad un 1/10 dell’azione verticale statica scaricata dalle
ruote di questo (CNR 10021-85), la freccia orizzontale risulta pari a:
ͳ
ͳ ܳு ‫ܮ‬ଷ ͳ ‫ ڄ‬ͷʹǤͷ ‫Ͳͳ ڄ‬ଷ ‫ͻ ڄ‬ଷ
݂ு ൌ ൌ ‫ڄ‬ ͳͲ ൌ ͲǤͲͲ͵͹  ൌ ͵Ǥ͹ 
Ͷͺ ‫ܬܧ‬௭ Ͷͺ ʹͳͲ ‫Ͳͳ ڄ‬ଽ ‫ͳͲͳ ڄ‬ͶͲ ‫଼ିͲͳ ڄ‬
݂ு ͳ ͳ
ൌ ൏
‫ܮ‬ ʹͶ͵ʹ ͳ͸ͲͲ
Dunque, anche questa verifica è soddisfatta per un profilato HE 360 B.
Bisogna considerare che tale verifica in alcuni casi può risultare piuttosto gravosa e,
invece di appesantire il profilato, è possibile irrobustirlo nel piano orizzontale:

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Fatica


56

Esempio 2
Prendiamo adesso il caso di un ponte stradale. La norma NTC 2018 prevede spettri di carico
diversi a seconda che si effettui la verifica di vita illimitata a fatica o di danneggiamento.
Cominciamo con il caso della verifica di vita illimitata a fatica. In assenza di studi specifici, la
norma prevede due modelli di carico. Quello più semplice, detto modello di carico di fatica 1
è riportato nella figura di seguito. Si tratta del modello di carico 1 fornito per le verifiche di
resistenza, con i carichi concentrati ridotti al 70% e quelli distribuiti ridotti al 30%.

Da utilizzarsi per le
verifiche locali
Costruzioni Metalliche Fatica
57

Esempio 2
La verifica consiste nel posizionare il carico nella posizione che massimizza la tensione nel
dettaglio strutturale considerato, determinando così ߪ௠௔௫ , e poi in quella che minimizza
tale tensione, ottenendo così ߪ௠௜௡ . L’escursione di tensione di progetto sarà dunque
ȟߪ௠௔௫ ൌ ߪ௠௔௫ െ ߪ௠௜௡ , da confrontare con il limite di tensione ad ampiezza costante
ȟߪ஽ Ȁߛெ௙ . Discorso analogo vale se la tensione d’interesse è tangenziale.

Da utilizzarsi per le
verifiche locali
Costruzioni Metalliche Fatica
58

Esempio 2
Nel caso in cui siano necessarie valutazioni più precise, invece del modello di carico
ottenuto a partire da quello principale, se ne può utilizzare uno specifico (modello di carico
di fatica 2), in cui viene caricata soltanto una corsia (quella che massimizza gli effetti nel
dettaglio strutturale considerato).

Costruzioni Metalliche Fatica


59

Esempio 2
Qualora si opti, invece, per la verifica di danneggiamento a fatica, la norma fornisce un
carico semplificato (modello di carico di fatica 3), costituito da quattro assi da 120 kN
ciascuno.

Costruzioni Metalliche Fatica


60

Esempio 2
Per valutazioni più precise, si può utilizzare anche il modello di carico di fatica 4, costituito
dai veicoli riportati qui di seguito insieme alla composizione percentuale del traffico.

Costruzioni Metalliche Fatica


61

Esempio 2
Infine, in assenza di studi specifici, la norma fornisce il flusso annuo di veicoli di peso
superiore a 100 kN (modelli di fatica 3 e 4) sulla corsia di marcia lenta, a seconda della
tipologia di strada.

Costruzioni Metalliche Fatica


62

Esempio 2
Consideriamo la verifica di danneggiamento a fatica e, per semplicità, consideriamo il
modello di carico di fatica 3 proposto dalla NTC 2018. Supponiamo che il nostro ponte
stradale costituisca una trave continua su tre appoggi, con luci di 70 m e 100 m. Infine,
ipotizziamo che l’elemento strutturale di cui si vuol fare la verifica a fatica si trovi nella
sezione di appoggio B e sia soggetto a variazione della tensione normale.

Ͷ ൈ ͳʹͲ 
‫ܮ‬ଵ ൌ ͹Ͳ 
A B C
‫ܮ‬ଶ ൌ ͳͲͲ 

‫ܮ‬ଵ ‫ܮ‬ଶ

Costruzioni Metalliche Fatica


63

Esempio 2
Procediamo determinando la linea di influenza del momento flettente in B per effetto di un
carico isolato in una generica posizione ‫ݔ‬.

‫ݔ‬ ‫ܨ‬ൌͳ

A B C

‫ܮ‬ଵ ‫ܮ‬ଶ

‫ ݔ‬ଷ െ ‫ܮݔ‬ଶଵ
‫ܯ‬஻ǡி ൌ •‡ Ͳ ൑ ‫ ݔ‬൑ ‫ܮ‬ଵ
ʹ‫ܮ‬ଵ ሺ‫ܮ‬ଵ ൅ ‫ܮ‬ଶ ሻ

‫ ݔ‬െ ‫ܮ‬ଵ െ‫ ݔ‬൅ ‫ܮ‬ଵ ଶ െ ͵ ‫ ݔ‬െ ‫ܮ‬ଵ ‫ܮ‬ଶ ൅ ʹ‫ܮ‬ଶଶ


‫ܯ‬஻ǡி ൌ െ
ʹ‫ܮ‬ଶ ‫ܮ‬ଵ ൅ ‫ܮ‬ଶ

•‡ ‫ܮ‬ଵ ൏ ‫ ݔ‬൑ ‫ܮ‬ଵ ൅ ‫ܮ‬ଶ

Costruzioni Metalliche Fatica


64

Esempio 2
‫ܨ‬ൌͳ
‫ݔ‬
A B C

‫ܮ‬ଵ ‫ܮ‬ଶ

Consideriamo adesso le linee di


influenza dei vari assi di carico isolati,
riferendosi comunque alla posizione ‫ݔ‬
del primo asse.

Costruzioni Metalliche Fatica


65

Esempio 2
Infine, per sovrapposizione degli effetti, possiamo determinare l’andamento del momento
flettente nella sezione B a seguito del passaggio del treno di carico (quattro assi da 120 kN
ciascuno). La coordinata ‫ ݔ‬indica la posizione del primo asse.

Costruzioni Metalliche Fatica


66

Esempio 2
Il suddetto diagramma del momento flettente può essere utilizzato per determinare lo
spettro di escursione di tensione mediante il metodo del serbatoio.
NOTA: data la velocità di percorrenza, l’asse delle x potrebbe diventare un asse dei tempi (in
realtà, la cosa non ci interessa).
Spostiamo l’ultima porzione del diagramma all’inizio e immaginiamo di riempire d’acqua il
nostro «serbatoio». Cominciamo a svuotarlo dal minimo assoluto, ottenendo la prima
escursione di momento flettente ȟ‫ܯ‬஻భ .

ȟ‫ܯ‬஻భ ൌ ͷͶͲͳ 


ȟ‫ܯ‬஻ ଵ

Costruzioni Metalliche Fatica


67

Esempio 2
Alla fine di questa prima operazione, si sarà formato un bacino secondario, che andiamo a
svuotare, determinando la seconda escursione di tensione ȟ‫ܯ‬஻మ .
A questo punto l’intero serbatoio è stato svuotato, per cui la procedura di conteggio ciclico
è conclusa.

ȟ‫ܯ‬஻మ ൌ ͳͻͺͷ 

ȟ‫ܯ‬஻ ଶ

Costruzioni Metalliche Fatica


68

Esempio 2
Se il ponte appartiene alla
categoria di traffico 2 e ha una
vita utile di 50 anni, il convoglio
di progetto passerà sulla
struttura 2.5 × 107 volte. Quindi,
verranno fatti ݊ଵ ൌ 2.5 × 107
cicli con escursione di momento
flettente pari a 5401 kNm e
݊ଶ ൌ 2.5 × 107 cicli con
escursione di 1985 kNm.
A questo punto sarà sufficiente
determinare lo spettro di tensione del
dettaglio strutturale considerato a partire
da quello di momento, ottenendo ȟߪଵ e
ȟߪଶ .

Costruzioni Metalliche Fatica


69

Esempio 2
Astraendosi per un momento dal caso specifico (senza effettuare realmente il calcolo di
una sezione da ponte), giusto per esemplificare il calcolo di danneggiamento, ipotizziamo
una curva S-N di resistenza a fatica per il dettaglio strutturale in esame e due livelli di
escursione di tensione normale ȟߪଵ e ȟߪଶ , determinando così i cicli di tensione ܰଵ e ܰଶ .

ߛெ௙ ȟߪଵ

ߛெ௙ ȟߪଶ
Infine, si applica la regola di Palmgren-Miner, per
verificare che il danneggiamento ‫ ܦ‬risulti non
superiore all’unità: ܰଵ ܰଶ

݊ଵ ݊ଶ ʹǤͷ ‫ʹ ଻Ͳͳ ڄ‬Ǥͷ ‫଻Ͳͳ ڄ‬


‫ܦ‬ൌ ൅ ൌ ൅ ൌ ͲǤͻͺ ൏ ͳ Per fissare le idee, ipotizziamo che risulti:
ܰଵ ܰଶ ͶǤͲ ‫ ଻Ͳͳ ڄ‬͹ǤͲ ‫଻Ͳͳ ڄ‬
ܰଵ ൌ 4.0 ൈ 107 cicli
La verifica è soddisfatta! ܰଶ ൌ 7.0 ൈ 107 cicli
Costruzioni Metalliche Fatica
Università degli Studi di Firenze
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Civile
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile

Costruzioni Metalliche

Anno accademico 2020-21

Torsione
Claudio Mannini
claudio.mannini@unifi.it

U i
Università
iàd degli
li S
Studi
di di Fi
Firenze
Dip. Ingegneria Civile e Ambientale

Sommario

• Richiami sulla torsione uniforme


• Il problema della torsione non uniforme
• La teoria di Vlasov della torsione non uniforme
• Torsione mista e lunghezza adimensionale caratteristica
• Esempio
• Torsione in campo plastico
• Verifiche a torsione: approccio normativo

Costruzioni Metalliche Torsione


3

Richiami sulla torsione uniforme


Uno dei problemi di De Saint-Venant affronta il caso della torsione uniforme in una trave
(oppure torsione alla De Saint-Venant, oppure torsione pura, oppure torsione primaria).
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

La caratteristica della deformazione, in questo caso, è l’angolo unitario di torsione:


݀ߠ ܶ
ߠᇱ ൌ ൌ
݀‫்ܬܩ ݖ‬

ߠሺ‫ݖ‬ሻ è la rotazione della sezione attorno all’asse della trave (che si sviluppa in direzione ‫)ݖ‬,
‫ ܩ‬il modulo di elasticità tangenziale e ‫ ்ܬ‬il cosiddetto momento d’inerzia torsionale della
sezione. ‫ ்ܬܩ‬è quindi la rigidità torsionale della sezione.
Costruzioni Metalliche Torsione
4

Richiami sulla torsione uniforme


Sappiamo che la sezione, oltre a ruotare, perde la sua planarità, deformandosi fuori dal
piano (in direzione ‫)ݖ‬. È questo l’importante fenomeno dell’ingobbamento (warping in
inglese), descritto dalla funzione ߱ሺ‫ݔ‬ǡ ‫ݕ‬ሻ:

‫ݔ ݓ‬ǡ ‫ݕ‬ǡ ‫ ݖ‬ൌ ߠ ‫߱ ڄ ݖ‬ሺ‫ݔ‬ǡ ‫ݕ‬ሻ

‫ݓ‬ሺ‫ݔ‬ǡ ‫ݕ‬ǡ ‫ݖ‬ሻ indica lo spostamento assiale (in direzione ‫ )ݖ‬del punto di coordinate ሺ‫ݔ‬ǡ ‫ݕ‬ǡ ‫ݖ‬ሻ.

Da: C. Comi, L. C. Dell’Acqua, Introduzione alla meccanica strutturale, McGraw Hill

Costruzioni Metalliche Torsione


5

Richiami sulla torsione uniforme


Una soluzione particolarmente semplice era stata trovata da Coulomb per il caso della
trave a sezione circolare o a corona circolare:
ܶ ݀ߠ ܶ
ߠᇱ ൌ ߬ ் ‫ ݎ‬ൌ ‫ݎܩ‬ ൌ ‫ݎ‬
‫ܬܩ‬௣ ݀‫ܬ ݖ‬௣

dove ߬ ் indica le tensioni tangenziali dovute alla torsione e ‫ܬ‬௣ il momento d’inerzia
polare rispetto al centro di torsione, coincidente ovviamente con il centro di simmetria
della sezione. Molto importante è il fatto che la sezione circolare (o a corona circolare)
ha la proprietà di non ingobbarsi per effetto della torsione ma di rimanere piana.
Da: C. Comi, L. C. Dell’Acqua, Introduzione alla meccanica strutturale, McGraw Hill

ସ ସ
ߨܴ ସ ߨ ܴ௘௫௧ െ ܴ௜௡௧
‫ܬ‬௣ ൌ ‫ܬ‬௣ ൌ
ʹ ʹ
Costruzioni Metalliche Torsione
6

Richiami sulla torsione uniforme


In generale, risulta che il momento d’inerzia torsionale ‫ ்ܬ‬൑ ‫ܬ‬௣ , tant’è vero che può
essere definito come ‫ ்ܬ‬ൌ ‫ܬ‬௣ Ȁߚ, dove ߚ ൒ ͳ è il fattore di torsione.
Nel caso delle travi in parete sottile, di interesse per le strutture metalliche, ci sono tre
diverse scale per le membrature: la lunghezza della trave, le dimensioni della sezione e gli
spessori, tutte e tre di ordini di grandezza diversi. Sappiamo che per queste sezioni
esistono delle soluzioni approssimate per la torsione.
In particolare, nel caso di sezioni in parete sottile aperte, detta ‫ ݏ‬la coordinata curvilinea
che descrive la linea media della sezione e ‫ݐ‬ሺ‫ݏ‬ሻ lo spessore locale della sezione, si sa che:

ͳ ‫ݐ‬ଵ ܾଵ
‫ ்ܬ‬ൌ න ‫ ݐ‬ଷ ‫ݏ݀ ݏ‬
͵

Nel caso in cui la sezione sia costituita da ‫ݐ‬ଶ


ܾଶ
elementi di spessore costante (per esempio,
rettangoli allungati di larghezza ܾ௜ e spessore ‫ݐ‬௜ ),
si può scrivere: ‫ݐ‬ଷ
ͳ
‫ ்ܬ‬ൌ ෍ ܾ௜ ‫ݐ‬௜ଷ
͵
௜ ܾଷ

Costruzioni Metalliche Torsione


7

Richiami sulla torsione uniforme


Si possono anche introdurre delle correzioni per tener conto dei raccordi e dei bulbi di
irrigidimento, che producono un incremento di ‫ ்ܬ‬.
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Torsione


8

Richiami sulla torsione uniforme


Viene a crearsi una «cellula» (flusso su una linea chiusa) di tensioni tangenziali con
andamento lineare sullo spessore.

݀ߠ ܶ ܶ
߬ ்ǡ௠௔௫ ൌ ‫ݐܩ‬ ൌ ‫ݐܩ‬ ൌ ‫ݐ‬
݀‫ݖ‬ ‫்ܬ ்ܬܩ‬

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Torsione


9

Richiami sulla torsione uniforme


Nel caso in cui la sezione in parete sottile sia chiusa, si può assumere una distribuzione
pressoché costante delle tensioni sullo spessore, ottenendo la ben nota formula di Bredt:

Da: C. Comi, L. C. Dell’Acqua, Introduzione alla meccanica strutturale, McGraw Hill


ܶ
‫ݐ‬ሺ‫ݏ‬ሻ ்߬ ൌ
ʹȳ‫ݐ‬
dove ȳ indica l’area racchiusa
dalla linea media della sezione.
ܶ
݀ߠ ܶ ݀‫ݏ‬
ൌ ଶ

݀‫ ݖ‬Ͷȳ ‫ݏ ݐ ܩ‬

NOTA: in questo caso la cellula di tensioni tangenziali è molto più grande e quindi più
efficiente per equilibrare il momento torcente agente nella sezione.

݀ߠ ܶ Ͷȳଶ
ൌ ֜ ‫ ்ܬ‬ൌ
݀‫்ܬܩ ݖ‬ ݀‫ݏ‬
‫ׯ‬ௌ
‫ݏ ݐ‬
Da: C. Comi, L. C. Dell’Acqua, Introduzione alla meccanica strutturale, McGraw Hill

Costruzioni Metalliche Torsione


10

Richiami sulla torsione uniforme


Cerchiamo di capire l’ordine di grandezza di tensioni e rotazioni torsionali nel caso di
sezioni in parete sottile aperte e chiuse.

‫ݐ‬ ‫ݐ‬
ܾ ܾ

‫ݐ‬ ‫ݐ‬

ܾ ܾ
Caso aperto Caso chiuso
ͳ ͳ Ͷ ʹȳଶ Ͷܾ ସ
‫்ܬ‬஺ ൌ ෍ ܾ௜ ‫ݐ‬௜ଷ ൌ ‫ ڄ‬Ͷܾ‫ ݐ‬ଷ ൌ ܾ‫ ݐ‬ଷ ‫்ܬ‬஼ ൌ ൌ ൌ ܾଷ‫ݐ‬
͵ ͵ ͵ ݀‫ݏ‬ Ͷܾ
‫ׯ‬ௌ ‫ݐ‬
௜ ‫ݏ ݐ‬
ܶ ܶ ͵ ܶ

߬ ்ǡ௠௔௫ ൌ ‫ݐ‬ ൌ ‫ݐ‬ ൌ ܶ ܶ
‫்ܬ‬஺ Ͷ ଷ Ͷ ܾ‫ ݐ‬ଶ ߬ ்஼ ൌ ൌ ଶ
͵ ܾ‫ݐ‬ ʹȳ‫ݐ „ʹ ݐ‬
ܶ ܶ ͵ܶ ܶ ܶ
ߠ஺ᇱ ൌ ஺ ൌ ൌ ߠ஼ᇱ ൌ
‫ ܩ ்ܬܩ‬Ͷ ܾ‫ ݐ‬ଷ Ͷ‫ ݐܾܩ‬ଷ ஼ ൌ ‫ ܾܩ‬ଷ ‫ݐ‬
‫்ܬܩ‬
͵
Costruzioni Metalliche Torsione
11

Richiami sulla torsione uniforme


Cerchiamo di capire l’ordine di grandezza di tensioni e rotazioni torsionali nel caso di
sezioni in parete sottile aperte e chiuse.

‫ݐ‬ ‫ݐ‬
ܾ ܾ

‫ݐ‬ ‫ݐ‬

ܾ ܾ


͵ ܶ ͵ ܶ ଶ
߬ ்ǡ௠௔௫ Ͷ ଶ ͵ܾ ߠ஺ᇱ Ͷ ‫ ݐܾܩ‬ଷ ͵ ܾ
ൌ ܾ‫ ݐ‬ൌ ֜ ஺
߬ ்ǡ௠௔௫ ‫ب‬ ߬ ்஼ ൌ ൌ ֜ ߠ஺ᇱ ‫ߠ ژ‬஼ᇱ

்߬ ܶ ʹ‫ݐ‬ ߠ஼ᇱ ܶ Ͷ ‫ݐ‬
ʹܾ ଶ ‫ݐ‬ ‫ ܾܩ‬ଷ ‫ݐ‬

A parità di momento torcente, nel caso aperto le tensioni tangenziali massime sono un
ordine di grandezza maggiori rispetto al corrispettivo caso chiuso. Le deformazioni sono
addirittura due ordini di grandezza maggiori.
Costruzioni Metalliche Torsione
12

Il problema della torsione non uniforme


Tutto questo vale se l’ingobbamento è libero di svilupparsi, senza limitazione alcuna.
Un impedimento all’ingobbamento è evidente nel caso della torsione non uniforme,
essendo diverse le deformazioni in due sezioni contigue, che quindi si «ostacolano» a
vicenda.
Tuttavia, anche se la torsione è uniforme ma l’ingobbamento è impedito da una qualche
forma di incastro torsionale, le deformazioni longitudinali non sono libere di prodursi e
quindi non è difficile figurarsi che nascano, per congruenza, delle tensioni normali.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Torsione


13

Il problema della torsione non uniforme


Nell’immagine di sinistra, le ali della colonna tendono a deformarsi, per cui
l’ingobbamento nella sezione d’incastro è quasi libero di svilupparsi. Negli altri casi,
invece, a causa degli irrigidimenti, il vincolo impedisce l’ingobbamento della sezione
(incastro torsionale), per cui, in prossimità del collegamento con la colonna, nasceranno
anche tensioni normali.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Torsione


14

Il problema della torsione non uniforme


Se, invece, consideriamo una trave uniformemente caricata a torsione tra due appoggi
torsionali (forcelle), sappiamo che, per simmetria, la sezione di mezzeria non si può
ingobbare, svolgendo lo stesso ruolo di un incastro torsionale (torsione non uniforme).
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli
ߩ

ߩ‫ܮ‬
ʹ
ܶ
ߩ‫ܮ‬
ʹ

Costruzioni Metalliche Torsione


15

Il problema della torsione non uniforme


L’ingobbamento impedito (in tutte le sue forme) induce un regime tensionale aggiuntivo
(tensioni normali e tangenziali), che prende il nome di torsione non uniforme (o torsione
per ingobbamento o alla Vlasov o secondaria), che si accompagna a quello che già
conosciamo (solo tensioni tangenziali), noto come torsione uniforme. Quest’ultimo sarebbe
l’unico regime tensionale presente qualora l’ingobbamento fosse libero di svilupparsi.
In certe situazioni (tendenzialmente per sezioni aperte in parete sottile), ci si accorge che
una trave è in grado di assorbire un momento torcente maggiore di quello previsto dalla
teoria della torsione primaria e presenta anche una rigidezza torsionale significativamente
superiore alle attese.
ߪ௭
In sostanza, la coppia torcente può venir
assorbita da una serie di sforzi di taglio
(autoequilibrati alla traslazione) nelle varie
lamine sottili che costituiscono la sezione, che si ܶ
accompagnano a distribuzioni di sforzi normali
(autoequilibrati alla traslazione e alla rotazione). ߪ ௭
Uno degli obiettivi di questo breve ciclo di
lezioni sarà quello di capire perché questo
succede e quando tale effetto è significativo.
Da: V. Franciosi, Calcolo a rottura, Liguori

Costruzioni Metalliche Torsione


16

Il problema della torsione non uniforme


Prendiamo la trave a doppio T in figura soggetta alla forza laterale eccentrica ‫( ܨ‬pensiamo,
per esempio, alla forza di serpeggio prodotta da un carroponte su una via di corsa di un
edificio monopiano industriale). Scomponiamo l’azione nei due sistemi con forze ‫ܨ‬Ȁʹ dello
stesso segno e di segno opposto. Possiamo immaginare che in entrambi i casi le ali del
profilato si inflettano nel piano orizzontale.
Nel caso in cui le forze abbiano lo
stesso segno, l’inflessione è la stessa
e quindi le sezioni si mantengono
piane. Nell’altro caso, invece,
l’inflessione avviene in direzioni
opposte e quindi la sezione
s’ingobba. Siccome l’ingobbamento
è impedito nella sezione d’incastro,
nasceranno delle tensioni normali,
via via crescenti avvicinandosi al
vincolo. I due sistemi di forze
producono le distribuzioni di
tensioni normali riportate (per
flessione e per flesso-torsione), che
andranno a sommarsi fra loro.
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Torsione


17

Il problema della torsione non uniforme


Teoria di De Saint-Venant della torsione uniforme

Tensioni tangenziali
Torsione Ingobbamento
(primarie)

Contributo per congruenza


all’equilibrio della
coppia torcente

Tensioni tangenziali Tensioni normali


(secondarie)
per equilibrio

Teoria di Vlasov della torsione non uniforme

Costruzioni Metalliche Torsione


18

Tensioni normali
In generale, le deformazioni longitudinali dovute all’ingobbamento possono essere
scritte come: ߲‫ݓ‬
ߝఠ ൌ
߲‫ݖ‬
Da cui derivano le tensioni normali:
߲‫ݓ‬
ߪఠ ൌ ‫ߝܧ‬ఠ ൌ ‫ܧ‬
߲‫ݖ‬
Si noti che, se l’ingobbamento è uniforme lungo la trave, non nascono tensioni normali.
Si può dimostrare che, in una trave di sezione costante, la componente assiale dello
spostamento è legata all’angolo unitario di torsione tramite una funzione ߱ ‫ݔ‬ǡ ‫ ݕ‬della
posizione all’interno della sezione trasversale, detta funzione di ingobbamento
unitario.
݀ߠ
‫ݔ ݓ‬ǡ ‫ݕ‬ǡ ‫ ݖ‬ൌ ߱ ‫ݔ‬ǡ ‫ݕ‬ ‫ ݖ‬ൌ ߱ ‫ݔ‬ǡ ‫ ߠ ݕ‬ᇱ ሺ‫ݖ‬ሻ
݀‫ݖ‬
Ne deriva che:
߲‫ݓ‬
ߝఠ ൌ ൌ ߱ ‫ݔ‬ǡ ‫ ߠ ݕ‬ᇱᇱሺ‫ݖ‬ሻ NOTA: Se l’angolo unitario di
߲‫ݖ‬
torsione ߠ ᇱ è costante, le
ߪఠ ൌ ‫ߝܧ‬ఠ ൌ ‫ݔ ߱ܧ‬ǡ ‫ ߠ ݕ‬ᇱᇱ ሺ‫ݖ‬ሻ tensioni normali sono nulle.

Costruzioni Metalliche Torsione


19

Area settoriale
߱ሺ‫ݔ‬ǡ ‫ݕ‬ሻ, che può anche essere indicato con ߱ሺ‫ݏ‬ሻ per una sezione in parete sottile (dove
‫ ݏ‬è la coordinata curvilinea che descrive la linea media della sezione), nelle sezioni
aperte, coincide con l’area settoriale principale. ߱ሺ‫ݏ‬ሻ rappresenta dunque il doppio
dell’area della superficie spazzata da un raggio vettore (‫ )ܯܥ‬che descrive la linea media
della sezione facendo fulcro (polo) sul centro di torsione della sezione (che, ricordiamo,
coincide con il centro di taglio), partendo da un punto della sezione (origine) posto lungo
un asse di simmetria della sezione (se c’è, altrimenti in un punto particolare che
vedremo nel seguito).
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani,
Strutture in acciaio, Hoepli
݀߱ ‫ ݏ‬ൌ ‫ݎ‬௧ ‫ݏ݀ ݏ‬

߱ ‫ ݏ‬ൌ න ‫ݎ‬௧ ‫ ݏ‬ᇱ ݀‫ ݏ‬ᇱ


߱ ൌ ଶ

Costruzioni Metalliche Torsione


20

Area settoriale
NOTA 1: il segno delle aree settoriali dipende dal verso di percorrenza scelto per spazzare
le aree.
NOTA 2: Le aree settoriali potrebbero anche essere definite a partire da un polo diverso
dal centro di torsione e da un’origine diversa da quella posta sull’asse di simmetria (area
settoriale non principale). In tal caso, però, la funzione non coinciderebbe con la funzione
di ingobbamento unitario.
NOTA 3: Per le sezioni in parete sottile
chiuse, la funzione di ingobbamento
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani,
unitario non coincide con le aree settoriali Strutture in acciaio, Hoepli
principali ma è una stretta «parente» di
queste.

Costruzioni Metalliche Torsione


21

Area settoriale

‫ݏ‬ ߱
‫ܯ‬

݄
߱ ‫ ݏ‬ൌെ ‫ݏ‬ origine delle aree
ʹ
݄ settoriali principali
o
polo delle aree
settoriali principali
(centro di torsione)

Costruzioni Metalliche Torsione


22

Area settoriale
Qui sono riportati una serie di esempi dell’andamento delle aree settoriali principali in
alcune sezioni di particolare interesse nelle strutture in acciaio. È evidente che in quei
tratti rettilinei della sezione in parete sottile che contengono il centro di torsione le aree
settoriali sono nulle. Questo è il motivo per cui non c’è contributo della torsione non
uniforme nelle sezioni a L o a T.
ܾ ݄ ܾ
߱ െ݁
ܾ݄ ʹ െ
െ െ ൅ ݄
Ͷ ܾ݄ െ ൅ ሺܾ െ ݁ሻ
൅ ʹ
Ͷ
݄ o ݄ o
ܾ݄ ݁
Ͷ ൅
െ െ
ܾ݄ ݄ ൅ െ ݄
݁ െ ሺܾ െ ݁ሻ
Ͷ ʹ ʹ

߱‫Ͳؠ‬
o
Costruzioni Metalliche Torsione
23

Area settoriale
Per quanto già detto, le tensioni normali dovute alla torsione non uniforme hanno lo
stesso andamento delle aree settoriali:
ߪఠ ൌ ‫ߝܧ‬ఠ ൌ ‫ ߠ ݏ ߱ܧ‬ᇱᇱ ሺ‫ݖ‬ሻ

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Torsione


24

Tensioni tangenziali secondarie


Alle tensioni normali dovute alla variazione di ingobbamento, si associano delle tensioni
tangenziali secondarie ߬ఠ per equilibrio alla traslazione in direzione assiale ‫ ݖ‬:

‫ݕ‬

‫ݖ‬

߲
ߪఠ ‫ݖ‬ǡ ‫ ݏ ݐ ݏ‬൅ ߪ ‫ݖ‬ǡ ‫ݖ݀ ݏ ݐ ݏ‬
߲‫ ݖ‬ఠ
‫ݔ‬
‫ ݖ‬൅ ݀‫ݖ‬

‫ݖ‬ ߲
߬ఠ ‫ ݏ ݐ ݏ‬൅ ߬ ‫ݏ݀ ݏ ݐ ݏ‬
Da: J. A. Calgaro, M. Virlogeux, Projet et construction des ponts,
߲‫ ݏ‬ఠ
Presse de l’École Nationale des Ponts et Chaussées
ߪఠ ‫ݖ‬ǡ ‫ݐ ݏ‬ሺ‫ݏ‬ሻ
߬ఠ ‫ݐ ݏ‬ሺ‫ݏ‬ሻ

Si può quindi scrivere:


߲ ߲ ߲ ߲ߪఠ ‫ݖ‬ǡ ‫ݏ‬
߬ఠ ‫ݖ‬ǡ ‫ ݖ݀ݏ݀ ݏ ݐ ݏ‬൅ ߪఠ ‫ݖ‬ǡ ‫ ݖ݀ݏ݀ ݏ ݐ ݏ‬ൌ Ͳ ื ߬ ‫ݖ‬ǡ ‫ݏ ݐ ݏ‬ ൌെ ‫ݐ‬ሺ‫ݏ‬ሻ
߲‫ݏ‬ ߲‫ݖ‬ ߲‫ ݏ‬ఠ ߲‫ݖ‬
Costruzioni Metalliche Torsione
25

Tensioni tangenziali secondarie


߲ ߲ߪఠ ‫ݖ‬ǡ ‫ݏ‬
߬ ‫ݖ‬ǡ ‫ݏ ݐ ݏ‬ ൌെ ‫ݐ‬ሺ‫ݏ‬ሻ
߲‫ ݏ‬ఠ ߲‫ݖ‬

߲ߪఠ ‫ݖ‬ǡ ‫ ݏ‬ᇱ
߬ఠ ‫ݖ‬ǡ ‫ ݏ ݐ ݏ‬ൌ െ න ‫ ݏ ݐ‬ᇱ ݀‫ ݏ‬ᇱ
߲‫ݖ‬

Sostituendo l’espressione ߪఠ ‫ݖ‬ǡ ‫ ݏ‬ൌ ‫ ߠ ݏ ߱ܧ‬ᇱᇱ ሺ‫ݖ‬ሻ:


߬ఠ ‫ݖ‬ǡ ‫ ݏ ݐ ݏ‬ൌ െ‫ ߠܧ‬ᇱᇱᇱ ሺ‫ݖ‬ሻ න ߱ሺ‫ ݏ‬ᇱ ሻ‫ ݏ ݐ‬ᇱ ݀‫ ݏ‬ᇱ



Si ottiene:
‫ܵܧ‬ఠ ‫ ݏ‬ᇱᇱᇱ
߬ఠ ‫ݖ‬ǡ ‫ ݏ‬ൌ െ ߠ ሺ‫ݖ‬ሻ
‫ݏ ݐ‬
dove ܵఠ è il momento statico settoriale:
௦ ௦

ܵఠ ‫ ݏ‬ൌ න ߱ ‫ ݏ‬ᇱ ݀‫ ܣ‬ൌ න ߱ ‫ ݏ‬ᇱ ‫ ݏ ݐ‬ᇱ ݀‫ ݏ‬ᇱ ܵఠ ൌ ସ


଴ ଴

dove l’integrale è valutato a partire da un estremo libero della sezione aperta.

Costruzioni Metalliche Torsione


26

Tensioni tangenziali secondarie


Un’origine delle are settoriali che abbiano per polo il centro di torsione, per la quale il
momento statico settoriale calcolato per l’intera sezione sia nullo, definisce delle aree
settoriali principali.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Le risultanti delle tensioni


tangenziali secondarie
(autoequilibrate alla
traslazione ma che
contribuiscono ad equilibrare
il momento torcente)
rappresentano i tagli agenti
nei piatti «inflessi» dalla
torsione non uniforme.

Costruzioni Metalliche Torsione


27

Momento torcente secondario


Integrando i contributi delle tensioni tangenziali secondarie, si ottiene il momento
torcente secondario:
ܶఠ ሺ‫ݖ‬ሻ ൌ െ‫ܬܧ‬ఠ ߠ ᇱᇱᇱ ሺ‫ݖ‬ሻ

dove ‫ܬ‬ఠ è il momento d’inerzia settoriale:

‫ܬ‬ఠ ൌ න ߱ଶ ‫ ܣ݀ ݏ‬ൌ න ߱ଶ ‫ݏ݀ ݏ ݐ ݏ‬ ‫ܬ‬ఠ ൌ ଺


ௌ ௌ

߱, ܵఠ e ‫ܬ‬ఠ sono proprietà della sezione, dipendenti dalla geometria di questa. ߱ e ܵఠ


sono funzioni della posizione lungo la sezione, mentre ‫ܬ‬ఠ è un semplice valore (߱, ܵఠ e
‫ܬ‬ఠ sono tabellati per i profilati di uso comune, per esempio in G. Ballio, F. M. Mazzolani,
Strutture in acciaio, Hoepli, pp. 421-423).

Il momento torcente complessivo agente sulla sezione si compone dunque di un’aliquota


primaria ்ܶ e di una secondaria ܶఠ :

ܶ ൌ ்ܶ ൅ ܶఠ
Vedremo poi come ripartire il momento torcente nelle due aliquote.

Costruzioni Metalliche Torsione


28

Tensioni tangenziali secondarie


Ricordando che:
‫ܵܧ‬ఠ ‫ ݏ‬ᇱᇱᇱ
߬ఠ ‫ݖ‬ǡ ‫ ݏ‬ൌ െ ߠ ሺ‫ݖ‬ሻ ܶఠ ‫ܵ ڄ ݖ‬ఠ ‫ݏ‬
‫ݏ ݐ‬ ߬ఠ ‫ݖ‬ǡ ‫ ݏ‬ൌ
ฺ ‫ܬ‬ఠ ‫ݏ ݐ ڄ‬
ܶఠ ሺ‫ݖ‬ሻ ൌ െ‫ܬܧ‬ఠ ߠ ᇱᇱᇱ ሺ‫ݖ‬ሻ

Si noti come l’espressione trovata per le tensioni tangenziali secondarie dovute alla
torsione sia analoga alla formula di Jourawski per le tensioni tangenziali da taglio,
sebbene in questo caso siano le proprietà settoriali della sezione ad essere chiamate in
causa.
Da quanto detto sino ad ora, bisogna anche sottolineare come tali tensioni siano
uniformi sullo spessore (in realtà, si tratta di valori medi sullo spessore, come nel caso
del taglio). Al contrario, le tensioni tangenziali dovute alla torsione uniforme, per le
sezioni in parete sottile aperte, sappiamo che presentano un andamento lineare sullo
spessore e con media nulla (andamento «a farfalla»).

Costruzioni Metalliche Torsione


29

Tensioni normali
Ricordando ora che:
ߪఠ ሺ‫ݖ‬ǡ ‫ݏ‬ሻ ൌ ‫ ߠ ݏ ߱ܧ‬ᇱᇱሺ‫ݖ‬ሻ

Possiamo andare a definire una nuova caratteristica della sollecitazione, detta


bimomento (o anche momento d’ingobbamento):
‫ܯ‬ఠ ሺ‫ݖ‬ሻ ൌ ‫ܬܧ‬ఠ ߠ ᇱᇱ ሺ‫ݖ‬ሻ ‫ܯ‬ఠ ൌ ଶ ൌ  

tale che risulti: Dimensionalmente, si tratta del


momento di un momento
‫ܯ‬ఠ ‫ݖ‬
ߪఠ ሺ‫ݖ‬ǡ ‫ݏ‬ሻ ൌ ߱ ‫ݏ‬
‫ܬ‬ఠ

che è l’equivalente della formula di Navier per la flessione retta.

In realtà, l’analogia con le espressioni delle tensioni note per flessione e taglio non è
casuale e risulterà più chiara tra un momento, andando a dare (ancora una volta)
un’interpretazione fisica del problema della torsione non uniforme e del concetto di
bimomento.

Costruzioni Metalliche Torsione


30

Interpretazione della torsione non uniforme


La torsione, oltre ad una rotazione della sezione, produce anche un’inflessione delle due
ali nel piano orizzontale, in direzione opposta e quindi anche un ingobbamento della
sezione, per effetto delle rotazioni nel piano orizzontale delle lamine che costituiscono le
ali del profilato.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Torsione


31

Interpretazione della torsione non uniforme


Le ali saranno dunque soggette a momenti flettenti con asse verticale, che aumentano
man mano che ci si muove dall’estremo libero verso l’incastro. I due momenti sono
autoequilibrati nel complesso della sezione (come lo sono le tensioni normali nella
sezione dovute alla torsione non uniforme), però agiscono su due piani diversi (quelli
delle ali, appunto). Si può quindi andare a definire una nuova caratteristica della
sollecitazione, il bimomento, come il valore dei momenti flettenti nelle ali per il braccio
tra i due (la distanza tra i baricentri delle ali): si tratta del momento di un momento.
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Torsione


32

Interpretazione della torsione non uniforme


Per questo effetto, la distribuzione delle tensioni normali (autoequilibrate alla traslazione
e alla rotazione) che mi aspetto è di questo tipo:
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Infatti, questo è l’andamento delle aree settoriali, che abbiamo trovato nella sezione a
doppio T, cui sappiamo essere proporzionali le tensioni normali ߪఠ dovute alla torsione
non uniforme.
Costruzioni Metalliche Torsione
33

Interpretazione della torsione non uniforme


Nelle sezioni compatte o a cassone, anche nel caso di torsione non uniforme, specifiche
porzioni della sezione (come le ali del profilato visto in precedenza) non sono in grado in
inflettersi nel loro piano in maniera quasi indipendente; infatti, il contributo della
torsione secondaria è trascurabile (ܶఠ ‫ ்ܶ ا‬؆ ܶ, lo vedremo meglio nel seguito).
Viceversa, nelle sezioni aperte in parete sottile il contributo della torsione non uniforme
è tutt’altro che trascurabile, anzi il contributo di ்ܶ può essere anche piccolo rispetto a
ܶఠ . Trascurare la torsione per ingobbamento può significare sottostimare fortemente la
rigidezza torsionale della trave e anche ignorare delle tensioni normali longitudinali che
possono essere addirittura dello stesso ordine di grandezza di quelle dovute alla
flessione.

Costruzioni Metalliche Torsione


34

Torsione mista
È adesso necessario capire come il momento torcente complessivo può ripartirsi tra
torsione alla De Saint-Venant (primaria) e torsione alla Vlasov (secondaria), così da poter
anche valutare quando è necessario tener conto della seconda.

ܶሺ‫ݖ‬ሻ ൌ ்ܶ ሺ‫ݖ‬ሻ ൅ ܶఠ ሺ‫ݖ‬ሻ

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Torsione


35

Torsione mista
È adesso necessario capire come il momento torcente complessivo può ripartirsi tra
torsione alla De Saint-Venant (primaria) e torsione alla Vlasov (secondaria), così da poter
anche valutare quando è necessario tener conto della seconda.

ܶሺ‫ݖ‬ሻ ൌ ்ܶ ሺ‫ݖ‬ሻ ൅ ܶఠ ሺ‫ݖ‬ሻ

Sapevamo che:
்ܶ ‫ ݖ‬ൌ ‫ ߠ ்ܬܩ‬ᇱ ሺ‫ݖ‬ሻ
E abbiamo visto che:
ܶఠ ‫ ݖ‬ൌ െ‫ܬܧ‬ఠ ߠ ᇱᇱᇱሺ‫ݖ‬ሻ

Chiamiamo ߩሺ‫ݖ‬ሻ la distribuzione di coppie torcenti per unità di lunghezza lungo la trave:

ߩ ‫ ݖ‬ൌ‫ݖ ݁ڄ ݖ ݍ‬

essendo ‫ݍ‬ሺ‫ݖ‬ሻ il carico distribuito trasversale ed ݁ሺ‫ݖ‬ሻ l’eccentricità di questo rispetto al


centro di torsione delle sezioni (ricordiamo che stiamo sempre supponendo che la trave
sia a sezione costante).

Costruzioni Metalliche Torsione


36

Torsione mista
Isolando un concio di trave: ߩ ‫ݖ݀ ݖ‬
݀ܶ
ܶ ܶ൅ ݀‫ݖ‬
݀‫ݖ‬
‫ݖ‬

݀‫ݖ‬
possiamo imporre l’equilibrio alla rotazione attorno all’asse del concio:

݀ܶ
ܶ൅ ݀‫ ݖ‬െ ܶ ൅ ߩ ‫ ݖ݀ ݖ‬ൌ Ͳ
݀‫ݖ‬
݀ܶ
ൌ െߩ ‫ݖ‬
݀‫ݖ‬
Sostituendo l’espressione del momento torcente, somma dei contributi primario e
secondario, nell’equazione di equilibrio e derivando le relazioni viste nella diapositiva
precedente, otteniamo la seguente equazione differenziale lineare del quart’ordine:

‫ܬܧ‬ఠ ߠ ሺ୍୚ሻ ‫ ݖ‬െ ‫ ߠ ்ܬܩ‬ᇱᇱ ‫ ݖ‬ൌ ߩ ‫ݖ‬

Costruzioni Metalliche Torsione


37

Torsione mista
‫ܬܧ‬ఠ ߠ ሺ୍୚ሻ ‫ ݖ‬െ ‫ ߠ ்ܬܩ‬ᇱᇱ ‫ ݖ‬ൌ ߩ ‫ݖ‬

Questa equazione è formalmente identica a quella valida per una trave soggetta ad un
carico trasversale ‫ݍ‬ሺ‫ݖ‬ሻ, in presenza di uno sforzo assiale di trazione ܰ, qualora l’equilibrio
venga imposto in configurazione deformata (approccio del secondo ordine):

‫ ݒܬܧ‬ሺ୍୚ሻ ‫ ݖ‬െ ܰ‫ ݒ‬ᇱᇱ ‫ ݖ‬ൌ ‫ݖ ݍ‬

dove ‫ݒ‬ሺ‫ݖ‬ሻ indica lo spostamento trasversale della trave.

ߩሺ‫ݖ‬ሻ

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Torsione


38

Torsione mista

Ne deriva quindi che la rigidezza torsionale primaria ‫ ்ܬܩ‬svolge lo stesso ruolo dello
sforzo normale di trazione nella trave inflessa: come questo ha un effetto di irrigidimento
flessionale, anche la rigidezza torsionale primaria svolge un analogo ruolo di irrigidimento
torsionale della trave.

ߩሺ‫ݖ‬ሻ

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Torsione


39

Torsione mista
‫ܬܧ‬ఠ ߠ ሺ୍୚ሻ ‫ ݖ‬െ ‫ ߠ ்ܬܩ‬ᇱᇱ ‫ ݖ‬ൌ ߩ ‫ݖ‬

Dividiamo ora tutti i termini dell’equazione differenziale per ‫ܬܧ‬ఠ e introduciamo il


parametro adimensionale ݇:
‫்ܬܩ‬
݇ൌ‫ܮ‬
‫ܬܧ‬ఠ
dove ‫ ܮ‬è la luce della trave. Si ottiene:

݇ ଶ ᇱᇱ ߩ ‫ݖ‬
ߠ ሺ୍୚ሻ ‫ ݖ‬െ ଶ
ߠ ‫ ݖ‬ൌ
‫ܮ‬ ‫ܬܧ‬ఠ

݇ è detto lunghezza adimensionale caratteristica della trave.


L’equazione scritta sopra presenta il seguente integrale generale:
‫ݖ‬ ‫ݖ‬ ‫ݖ‬
ߠ ‫ ݖ‬ൌ ܿଵ ൅ ܿଶ ൅ ܿଷ •‹Š ݇ ൅ ܿସ ‘•Š ݇ ൅ ߠ௣ ሺ‫ݖ‬ሻ
‫ܮ‬ ‫ܮ‬ ‫ܮ‬
La prima parte della soluzione rappresenta la soluzione dell’equazione omogenea
associata, mentre ߠ௣ ሺ‫ݖ‬ሻ costituisce l’integrale particolare.
Costruzioni Metalliche Torsione
40

Torsione mista
Ricordiamo la definizione di seno e coseno iperbolici:
݁ ௫ െ ݁ ି௫ ݁ ௫ ൅ ݁ ି௫
•‹Š ‫ ݔ‬ൌ ‘•Š ‫ ݔ‬ൌ
ʹ ʹ
con:
݀ሺ•‹Š ‫ ݔ‬ሻ ݀ሺ ‘•Š ‫ ݔ‬ሻ
ൌ ‘•Šሺ‫ݔ‬ሻ ൌ •‹Šሺ‫ݔ‬ሻ
݀‫ݔ‬ ݀‫ݔ‬

Quindi, possiamo scrivere l’integrale generale anche nella seguente forma:


‫ݖ‬ ௭ ௭
ߠ ‫ ݖ‬ൌ ܿଵ ൅ ܿଶ ൅ ܿଷҧ ݁ ௞௅ ൅ ܿସҧ ݁ ି௞௅ ൅ ߠ௣ ሺ‫ݖ‬ሻ
‫ܮ‬

ܿଵ , ܿଶ , ܿଷ , ܿସ (oppure ܿଵ , ܿଶ , ܿଷҧ , ܿସҧ ) sono le costanti di integrazione, da ricavarsi a partire


dalle condizioni al contorno per la trave in questione. Inoltre, come nel caso della linea
elastica di una trave inflessa, l’equazione va spezzata in più equazioni in caso di
discontinuità del carico o di appoggi torsionali intermedi).
Risolta l’equazione e determinato ߠሺ‫ݖ‬ሻ, ovvero l’angolo di torsione, si può risalire a tutte
le caratteristiche della sollecitazione e della deformazione legate alla torsione primaria e
secondaria.
Costruzioni Metalliche Torsione
41

Torsione mista
L’ingobbamento è proporzionale all’angolo unitario di torsione (derivata prima di ߠሺ‫ݖ‬ሻ):

‫ݖ ݓ‬ǡ ‫ ݏ‬ൌ ߱ ‫ ߠ ݏ‬ᇱ ሺ‫ݖ‬ሻ

Il bimomento si trova a partire dalla derivata seconda dell’angolo di torsione:

‫ܯ‬ఠ ‫ ݖ‬ൌ ‫ܬܧ‬ఠ ߠ ᇱᇱ ሺ‫ݖ‬ሻ

Il momento torcente complessivo (somma dell’aliquota primaria e secondaria) sappiamo


che dipende dall’angolo di torsione tramite la relazione:

ܶ ‫ ݖ‬ൌ ܶఠ ‫ ݖ‬൅ ்ܶ ‫ ݖ‬ൌ െ‫ܬܧ‬ఠ ߠ ᇱᇱᇱ ‫ ݖ‬൅ ‫ ߠ ்ܬܩ‬ᇱ ‫ݖ‬

Queste relazioni consentono di imporre le condizioni al contorno nell’equazione della


torsione per la trave.

Costruzioni Metalliche Torsione


42

Torsione mista
A) ESTREMO LIBERO

‫ܯ‬ఠ ሺ‫ݖ‬଴ ሻ ൌ Ͳ ฺ ߠ ᇱᇱ ሺ‫ݖ‬଴ ሻ ൌ Ͳ Dove ܶ଴ è il valore della coppia


(concentrata) applicata all’estremo
ܶ ‫ݖ‬଴ ൌ ܶ଴ ฺ െ‫ܬܧ‬ఠ ߠ ᇱᇱᇱ ‫ݖ‬଴ ൅ ‫ ߠ ்ܬܩ‬ᇱ ‫ݖ‬଴ ൌ ܶ଴ libero. ܶ଴ ൌ Ͳ, se non ci sono
coppie torcenti applicate.

B) APPOGGIO TORSIONALE

ߠሺ‫ݖ‬଴ ሻ ൌ Ͳ

‫ܯ‬ఠ ሺ‫ݖ‬଴ ሻ ൌ Ͳ ฺ ߠ ᇱᇱ ሺ‫ݖ‬଴ ሻ ൌ Ͳ

C) INCASTRO TORSIONALE

ߠሺ‫ݖ‬଴ ሻ ൌ Ͳ

‫ݖ ݓ‬଴ ǡ ‫Ͳ ؠ ݏ‬ ฺ ߠ ᇱ ሺ‫ݖ‬଴ ሻ ൌ Ͳ

Costruzioni Metalliche Torsione


43

Torsione mista
Per quanto riguarda la soluzione particolare, vediamo i casi più comuni.
Ricordiamo l’equazione di base:

‫ܬܧ‬ఠ ߠ ሺ୍୚ሻ ‫ ݖ‬െ ‫ ߠ ்ܬܩ‬ᇱᇱ ‫ ݖ‬ൌ ߩ ‫ݖ‬

In caso di coppia torcente concentrata:

ߩ ‫ ݖ‬ൌͲ ฺ ߠ௣ ‫ ݖ‬ൌ Ͳ

In caso di coppie torcenti uniformemente distribuite:


ߩҧ ‫ ݖ‬ଶ
ߩ ‫ ݖ‬ൌ ߩҧ ൌ ‘•–Ǥ ฺ ߠ௣ ‫ ݖ‬ൌ െ
ʹ ‫்ܬܩ‬
In caso di coppie torcenti con distribuzione trapezia:

ͳ ‫ݖ‬ଷ
ߩ ‫ ݖ‬ൌ ߩଵ ൅ ߩଶ ‫ฺ ݖ‬ ߠ௣ ‫ ݖ‬ൌ െ ͵ߩଵ ‫ ݖ‬ଶ ൅ ߩଶ
͸‫்ܬܩ‬ ‫ܮ‬

Si noti come il caso di coppie torcenti con distribuzione triangolare sia incluso nel
precedente, ponendo ߩଵ ൌ Ͳ.

Costruzioni Metalliche Torsione


44

Torsione mista
Mettiamoci adesso nel caso ideale che conoscevamo, ovvero quello di torsione uniforme
libera.
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani,
Strutture in acciaio, Hoepli

Essendoci solo una coppia concentrata all’estremità, risulta:


ߩ ‫ ݖ‬ൌͲ ฺ ߠ௣ ‫ ݖ‬ൌ Ͳ ‫ݖ׊‬
‫ݖ‬ ௭ ௭
ฺ ߠ ‫ ݖ‬ൌ ܿଵ ൅ ܿଶ ൅ ܿଷҧ ݁ ௞௅ ൅ ܿସҧ ݁ ି௞௅
‫ܮ‬
Le condizioni al contorno sono quelle di appoggio torsionale ed estremo libero:
ߠሺͲሻ ൌ Ͳ ߠ ᇱᇱሺ‫ܮ‬ሻ ൌ Ͳ

ߠ ᇱᇱሺͲሻ ൌ Ͳ െ‫ܬܧ‬ఠ ߠ ᇱᇱᇱ ‫ ܮ‬൅ ‫ ߠ ்ܬܩ‬ᇱ ‫ ܮ‬ൌ ܶ

Costruzioni Metalliche Torsione


45

Torsione mista
Da cui, con semplici passaggi algebrici, otteniamo:
ܿଷҧ ൌ ܿସҧ ൌ Ͳ
ܶ
ଶ ൌ െܿଵ ൌ ‫ܮ‬
‫்ܬܩ‬

Quindi:
ܶ
ߠ ‫ ݖ‬ൌ ሺ‫ ݖ‬െ ‫ܮ‬ሻ
‫்ܬܩ‬
ܶ
ߠᇱ ‫ ݖ‬ൌ ൌ ‘•–Ǥ
‫்ܬܩ‬

In conclusione, l’angolo unitario di torsione è costante, mentre il momento torcente


secondario e il bimomento, legati rispettivamente alla derivata terza e alla derivata
seconda dell’angolo di rotazione ߠሺ‫ݖ‬ሻ, sono nulli. Ne consegue che, come ci aspettavamo,
nella trave abbiamo solo le tensioni tangenziali legate alla torsione primaria.

்ܶ ‫ܶ ؠ ݖ‬

Costruzioni Metalliche Torsione


46

Torsione mista
In generale, invece, una volta trovati i contributi primari e secondari della torsione (்ܶ e
ܶఠ ), nonché il bimomento, immaginando di avere anche le altre caratteristiche della
sollecitazione, lo stato tensionale completo della trave in campo elastico può essere
scritto come:
ܰ ‫ܯ‬௫ ‫ܯ‬௬ ‫ܯ‬ఠ
ߪ௭ ൌ ൅ ‫ݕ‬൅ ‫ݔ‬൅ ߱ Tensione normale longitudinale
‫ܬ ܣ‬௫ ‫ܬ‬௬ ‫ܬ‬ఠ

ͳ ܸ௬ ܸ௫ ܶఠ Tensione tangenziale uniforme


߬ሺ‫ݏ‬ሻ ൌ ܵ௫ ‫ ݏ‬൅ ܵ௬ ‫ ݏ‬൅ ܵ ‫ݏ‬
‫ܬ ݏ ݐ‬௫ ‫ܬ‬௬ ‫ܬ‬ఠ ఠ sullo spessore della sezione

்ܶ Tensione tangenziale con


்߬ǡ௠௔௫ ሺ‫ݏ‬ሻ ൌ ‫ݐ‬ሺ‫ݏ‬ሻ andamento a farfalla sullo
‫்ܬ‬
spessore della sezione

Ricordiamo che i risultati nella forma vista fin qui sono validi per travi a sezione costante
in parete sottile aperte; possono essere estesi anche al caso delle sezioni chiuse con
qualche aggiustamento. La cosa, però, non ci interessa molto, in ragione di quanto
andiamo a discutere adesso.

Costruzioni Metalliche Torsione


47

Importanza della torsione secondaria


Ricordiamo che:
்ܶ ‫ ݖ‬ൌ ‫ ߠ ்ܬܩ‬ᇱ ሺ‫ݖ‬ሻ

ܶఠ ‫ ݖ‬ൌ െ‫ܬܧ‬ఠ ߠ ᇱᇱᇱሺ‫ݖ‬ሻ

Si può asserire che la torsione secondaria è tanto maggiore (rispetto a quella primaria)
quanto più ‫ܬܧ‬ఠ Ȁ‫ܮ‬ଶ è grande rispetto a ‫ ்ܬܩ‬, cioè quanto più la lunghezza adimensionale
caratteristica della trave ݇ è piccola.
Nelle sezioni in parete sottile aperte, la rigidezza torsionale alla De Saint-Venant ‫ ்ܬܩ‬è
modesta, per cui ݇ può risultare piccolo.
Nelle sezioni compatte o in parete sottile chiuse, la rigidezza torsionale alla De Saint-
Venant è molto maggiore, ݇ è tendenzialmente grande e il regime torsionale della trave è
retto dal flusso delle tensioni primarie.

‫்ܬܩ‬ ‫்ܬܩ‬
݇ൌ ൌ‫ܮ‬
‫ܬܧ‬ఠ ‫ܬܧ‬ఠ
‫ܮ‬ଶ

Costruzioni Metalliche Torsione


48

Importanza della torsione da ingobbamento


‫ݖ‬ ௭ ௭
ߠ ‫ ݖ‬ൌ ܿଵ ൅ ܿଶ ൅ ܿଷҧ ݁ ௞௅ ൅ ܿସҧ ݁ ି௞௅ ൅ ߠ௣ ሺ‫ݖ‬ሻ
‫ܮ‬
Fissata la luce ‫ ܮ‬della trave, da ݇ dipende anche la rapidità con cui si smorzano gli effetti
della torsione alla Vlasov. Per valori piccoli di ݇, lo smorzamento risulta piccolo, per cui i
valori non trascurabili del momento torcente secondario producono anche effetti
persistenti.
Viceversa, per valori grandi di ݇, i piccoli effetti della torsione secondaria tendono a
smorzarsi molto rapidamente. Quindi, se l’ingobbamento torna rapidamente ad essere
libero, sebbene ܶఠ sia piccolo, le forti variazioni delle deformazioni longitudinali
ߝఠ ሺ‫ݖ‬ǡ ‫ݏ‬ሻ ൌ ߱ ‫ ߠ ݏ‬ᇱᇱ ሺ‫ݖ‬ሻ e quindi delle ߪఠ ሺ‫ݖ‬ሻ, daranno luogo a valori elevati delle tensioni
tangenziali secondarie ߬ఠ :
߲ ߲ߪఠ ‫ݖ‬ǡ ‫ݏ‬
߬ ‫ݖ‬ǡ ‫ݏ ݐ ݏ‬ ൌെ ‫ݐ‬ሺ‫ݏ‬ሻ
߲‫ ݏ‬ఠ ߲‫ݖ‬

Quindi, elevati valori delle tensioni tangenziali secondarie possono trovarsi in


corrispondenza dei vincoli oppure delle zone di applicazione dei momenti torcenti.
Tuttavia, tali tensioni spariscono rapidamente per effetto del notevole smorzamento.

Costruzioni Metalliche Torsione


49

Importanza della torsione da ingobbamento


Ne consegue che tali effetti risultano essere localizzati, essendo nel resto della trave il
regime torsionale retto dal flusso delle tensioni primarie.
In queste zone, plasticizzazioni locali sono sufficienti a livellare le punte di tensione,
rendendo accettabili le previsioni fornite dalla teoria della torsione uniforme.

Costruzioni Metalliche Torsione


50

Classificazione della torsione


Una classificazione approssimata del regime torsionale delle travi può essere effettuato
sulla base del parametro ݇.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Torsione


51

Classificazione della torsione


• TORSIONE PER PURO INGOBBAMENTO (Ͳ ൏ ݇ ൏ ͲǤͷ): profili sottili piegati a freddo,
impalcati da ponte in acciaio in lastra ortotropa con sezione aperta. È trascurabile
l’effetto della torsione alla De Saint-Venant.
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

• PREVALE LA TORSIONE PER INGOBBAMENTO (ͲǤͷ ൏ ݇ ൏ ʹ): volte sottili cilindriche e impalcati
da ponte di acciaio-calcestruzzo con sezione aperta.
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

• TORSIONE MISTA (ʹ ൏ ݇ ൏ ͷ): profilati laminati a caldo con sezione a doppio T o a C,


sezioni da ponte con nervature in parete aperta.
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Torsione


52

Classificazione della torsione


• PREVALE LA TORSIONE ALLA DE SAINT-VENANT (ͷ ൏ ݇ ൏ ʹͲ): sezioni a profilo tozzo (profilati
per rotaia, profilati «jumbo»), sezioni cave a profilo chiuso, ponti a cassone.
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

• TORSIONE PURA ALLA DE SAINT-VENANT (݇ ൐ ʹͲ): sezioni compatte. È trascurabile l’effetto


della torsione per ingobbamento.
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Torsione


53

Classificazione della torsione

Rapporto luce / raggio Per profili a doppio T


d’inerzia minimo laminati o saldati

Rapporto spessore delle ali / altezza del profilo


Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Torsione


54

Torsione da puro ingobbamento


Prendiamo ora un caso semplice (mensola con incastro torsionale e sezione a doppio T,
soggetta ad una coppia torcente ܶ all’estremo libero) e supponiamo che sia trascurabile il
contributo della torsione primaria (݇ ՜ Ͳ), cosicché abbiamo solo torsione per puro
ingobbamento.
La coppia torcente ܶ può essere pensata come una coppia di forze ‫ ܨ‬ൌ ܶȀ݄ applicate in
corrispondenza della linea media delle due ali.
ܶ
‫ܮ‬ ܶ
݄
݄
ܶ
݄
ܶ
݄
ܶ
‫ܮ‬
݄ ܶ
ܶ
݄
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Torsione


55

Torsione da puro ingobbamento


Ciascuna delle due ali è inflessa nel proprio piano dalla suddetta forza ‫ ܨ‬ൌ ܶȀ݄, che
produrrà una coppia d’incastro in ‫ ݖ‬ൌ Ͳ pari a ܶ‫ܮ‬Ȁ݄ e una distribuzione lineare del
momento flettente. Si può quindi calcolare il bimomento, che avrà anch’esso un
andamento lineare lungo la trave e sarà massimo nella sezione d’incastro, dove varrà:
ܶ
‫ܯ‬ఠ Ͳ ൌ ‫ ݄ ڄ ܮ‬ൌ ܶ‫ܮ‬
݄
ܶ
‫ܮ‬ ܶ
݄
݄
ܶ
݄
ܶ
݄
ܶ
‫ܮ‬
݄ ܶ
ܶ
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli
݄

Costruzioni Metalliche Torsione


56

Torsione da puro ingobbamento


Determiniamo le tensioni normali nella sezione d’incastro, che avranno andamento
lineare su ciascuna ala del profilato, con segno opposto nelle due ali, e valore massimo:
‫ܯ‬ఠ ܶ‫ܮ‬ ܶ‫ܮ‬ ͵ܶ‫ܮ‬ ͵ܶ‫ܮ‬ ͸ܶ‫ܮ‬
ߪఠǡ௠௔௫ ൌ ߱
ഥൌ ߱
ഥൌ ߱
ഥൌ ൌ ൌ ଶ
‫ܬ‬ఠ ‫ܬ‬ఠ ʹ ଶ ഥ ௙ ʹ ͳ ܾ݄ ܾ‫ݐ‬
ʹܾ߱‫ݐ‬ ܾ ݄‫ݐ‬௙
͵߱
ഥ ܾ‫ݐ‬௙ ௙
Ͷ
Le espressioni di ‫ܬ‬ఠ e ߱
ഥ risulteranno chiare grazie all’esempio che seguirà.
ܶ
‫ܮ‬ ܶ
݄
݄
ܶ
݄
ܶ
݄
ܶ
‫ܮ‬
݄ ܶ
ܶ
݄
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Torsione


57

Torsione da puro ingobbamento


Calcoliamo ora ߪఠǡ௠௔௫ con la formula di Navier, considerando la flessione di ciascuna delle
due ali: ܶ
‫ܯ‬௬ ܾ ‫ܾ ܮ‬ ͸ܶ‫ܮ‬
ߪఠǡ௠௔௫ ൌ ൌ ݄ ൌ ଶ
‫ܬ‬௬ǡ௙ ʹ ͳ ଷ ʹ ܾ ݄‫ݐ‬௙
ͳʹ ܾ ‫ݐ‬௙
Il risultato è identico a quello trovato in precedenza. Un discorso analogo può essere fatto
per il taglio (costante e pari ܶȀ݄ in ciascuna ala del profilato) e per le tensioni tangenziali.
ܶ
‫ܮ‬ ܶ
݄
݄
ܶ
݄
ܶ
݄
ܶ
‫ܮ‬
݄ ܶ
ܶ
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli
݄

Costruzioni Metalliche Torsione


58

Esempio
Consideriamo il caso di un profilato IPE 400, del quale andiamo a valutare le proprietà
settoriali della sezione e la lunghezza caratteristica adimensionale ݇, con l’obiettivo di
capire quale sia il regime torsionale nel quale ci troviamo.
In base alle considerazioni generali viste in precedenza, ci aspettiamo di essere in un
regime di torsione mista (profilato laminato a caldo), in cui contano sia il contributo
torsionale primario che quello secondario; però, ovviamente, questo dipenderà anche
dalla luce della trave.

݄ ൌ ͶͲͲ 
ܾ ൌ ͳͺͲ 
‫ݐ‬௪ ൌ ͺǤ͸ 
‫ݐ‬௙ ൌ ͳ͵Ǥͷ 
‫ ݎ‬ൌ ʹͳ 

‫ ܮ‬ൌ͸

Costruzioni Metalliche Torsione


59

Esempio
Cominciamo col calcolare il momento d’inerzia torsionale (primario) ‫ ்ܬ‬. In prima battuta,
trascurando per semplicità il contributo dei raccordi anima-ali, otteniamo:
ͳ ͳ
‫ ்ܬ‬؆ ෍ ܾ௜ ‫ݐ‬௜ଷ ൌ ܾ‫ݐ‬௙ଷ ൅ ܾ‫ݐ‬௙ଷ ൅ ݄ െ ʹ‫ݐ‬௙ ‫ݐ‬௪
ଷ ൌ ͵͹Ͷ͵ʹͺ ସ
͵ ͵

In realtà, nei sagomari, tenendo conto dei raccordi, troviamo un valore significativamente
maggiore:
‫ ்ܬ‬ൌ ͷͳͲͺͲͲ ସ

Come si vede, il contributo dei raccordi anima-ali è tutt’altro che trascurabile (lo si può
valutare: cfr. G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli, p. 420).
Calcoliamo, poi, la distribuzione delle aree settoriali principali:
ܾ
݄௙ ൌ ݄ െ ‫ݐ‬௙ ൌ ͵ͺ͸Ǥͷ 
െ߱ഥ െ
൅ ߱ ഥ ͳ
߱ ߱ഥ ൌ ܾ݄௙ ൌ ͳ͹͵ͻ͵ ଶ
݄௙ o Ͷ

ʹ‫ݏ‬
߱ഥ ൅ ߱ ‫ ݏ‬ൌ ߱ሺͳ ഥ െ ሻ
െ െ߱ ܾ

Costruzioni Metalliche Torsione
60

Esempio
Calcoliamo adesso l’andamento del momento statico settoriale
௦ ௦
ʹ‫ ݏ‬ᇱ ʹ ‫ݏ‬ଶ ‫ݏ‬
ܵఠ ‫ ݏ‬ൌ න ߱ ‫ ݏ‬ᇱ ‫ ݏ ݐ‬ᇱ ݀‫ ݏ‬ᇱ ൌ ߱‫ݐ‬
ഥ ௙ නሺͳ െ ሻ݀‫ ݏ‬ᇱ ൌ ߱‫ݐ‬
ഥ ௙ ‫ݏ‬െ ഥ ௙‫ ͳ ݏ‬െ
ൌ ߱‫ݐ‬
ܾ ܾ ʹ ܾ
଴ ଴

ҧ
ܾ ͳ
൅ ܵఠ ҧ ൌ ܵఠ
ܵఠ ഥ ௙ ܾ ൌ ͳͲͷ͸͸ ସ
ൌ ߱‫ݐ‬
ʹ Ͷ
‫ݏ‬
ܵఠ o
Tensioni tangenziali
‫ݏ‬ uniformi sullo spessore ൅

െ ҧ
ܵఠ
‫ݐ‬௙ o ߬ఠ

ܶఠ ሺ‫ݖ‬ሻ ‫ܵ ڄ‬ఠ ‫ݏ‬


߬ఠ ‫ݖ‬ǡ ‫ ݏ‬ൌ
‫ܬ‬ఠ ‫ݏ ݐ ڄ‬ െ

Tensioni tangenziali positive sono uscenti dall’area


ܶఠ ൐ Ͳ
individuata dalla coordinata ‫ݏ‬.
Costruzioni Metalliche Torsione
61

Esempio
Calcoliamo il momento d’inerzia settoriale:
௕ ௕
ଶ ଶ ଶ
ଶ ଶ
ʹ‫ݏ‬ ଶ
ഥ ‫ݐ‬௙ න ͳ െ
‫ܬ‬ఠ ൌ න ߱ ‫ ݏ݀ ݏ ݐ ݏ‬ൌ Ͷ න ߱ ‫ݐ ݏ‬௙ ݀‫ ݏ‬ൌ Ͷ߱ ݀‫ݏ‬
ܾ
ௌ ଴ ଴


Ͷ‫ ݏ‬Ͷ‫ ݏ‬ଶ ܾ Ͷ ܾଷ ʹ ܾଶ ܾ ܾ ܾ
ഥ ଶ ‫ݐ‬௙ නሺͳ െ
ൌ Ͷ߱ ഥ ଶ ‫ݐ‬௙
൅ ଶ ሻ ݀‫ ݏ‬ൌ Ͷ߱ ൅ ଶ െ ഥ ଶ ‫ݐ‬௙
ൌ Ͷ߱ ൅ െ
ܾ ܾ ʹ ͵ܾ ͺ ܾ Ͷ ʹ ͸ ʹ

ʹ ଶ ʹ
ൌ ഥ ܾ‫ݐ‬௙ ൌ ‫ͳ ڄ‬͹͵ͻ͵ଶ ‫ͳ ڄ‬ͺͲ ‫͵ͳ ڄ‬Ǥͷ ଺ ൌ ͶǤͻ ‫Ͳͳ ڄ‬ଵଵ ଺
߱
͵ ͵

Infine, determiniamo la lunghezza adimensionale caratteristica della trave:

‫ ܧ‬ൌ ʹͳͲͲͲͲ ƒ


‫்ܬܩ‬ ‫்ܬ‬
݇ൌ‫ܮ‬ ൌ‫ܮ‬ ൌ ͵Ǥͺ ߥ ൌ ͲǤ͵
‫ܬܧ‬ఠ ʹ ͳ ൅ ߥ ‫ܬ‬ఠ
‫ܧ‬
‫ܩ‬ൌ ൌ ͺͳͲͲͲ ƒ
ʹ ͳ൅ߥ

Costruzioni Metalliche Torsione


62

Esempio
Essendo ʹ ൏ ݇ ൏ ͷ, per quanto visto in precedenza, siamo in pieno regime di torsione
mista.
Inoltre, noto che per un profilato IPE 400 risulta ݅௠௜௡ ൌ ͵ͻǤͷ , abbiamo che:

‫ܮ‬ ͸ͲͲͲ
ൌ ൌ ͳͷͳǤͻ
݅௠௜௡ ͵ͻǤͷ

‫͵ͳ ݐ‬Ǥͷ
ൌ ൌ ͲǤͲ͵͵ͺ
݄ ͶͲͲ

Questo metodo semplificato conferma che


siamo in regime di torsione mista.
Chiaramente, se la luce fosse maggiore e
quindi la trave più snella, si potrebbe anche
passare in un regime di prevalenza della
torsione alla De Saint-Venant.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Torsione


63

Torsione in campo plastico


Le considerazioni fatte in precedenza valgono in campo elastico. In tal caso la verifica può
essere effettuata riconducendosi ad una tensione monoassiale ideale con il criterio di
Huber-Hencky-von Mises.
In campo plastico, le cose sono più complicate e, in teoria, un dominio di interazione per
்ܶ , ܶఠ e ‫ܯ‬ఠ dovrebbe essere determinato, senza contare le eventuali interazioni con i
momenti flettenti, i tagli e lo sforzo normale. D’altro canto, si deve anche tener conto che
gli effetti della torsione non uniforme risultano di particolare interesse per profili aperti in
parete molto sottile, per i quali un’analisi plastica non è consentita.
Nel caso di torsione uniforme, nello spirito del teorema statico dell’analisi limite, si può
assumere che l’andamento a farfalla delle tensioni tangenziali diventi quello di piena
plasticizzazione, ovvero un diagramma costituito da due rettangoli di segno opposto, con
tensione pari a ݂௬ௗ Ȁξ͵, coerentemente con il criterio di plasticizzazione di Huber-
Hencky-von Mises.
ܶ
‫ݐ‬

ܾ Da: V. Franciosi, Calcolo a rottura, Liguori

Costruzioni Metalliche Torsione


64

Torsione in campo plastico


Il momento torcente resistente può essere determinato con l’analogia del cumulo di
sabbia di Nadai (cfr., per esempio, G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli,
pp. 442-444) per tutti i rettangoli allungati che costituiscono la sezione.
Per il singolo rettangolo, alla fine risulta:

ͳ ଶ ݂௬ௗ ܶ௣௟ǡோௗ
ܶ௣௟ǡோௗ ൌ ܾ‫ݐ‬ e dunque: ൌ ͳǤͷ
ʹ ͵ ܶ௘௟ǡோௗ

Si deve sottolineare che, in campo plastico, il centro di


torsione della sezione non coincide necessariamente con
il centro di taglio (i due punti, però, ovviamente
coincidono nel caso di sezione doppiamente simmetrica).
ܶ
ܶ
‫ݐ‬

ܾ Da: V. Franciosi, Calcolo a rottura, Liguori

Costruzioni Metalliche Torsione


65

Torsione in campo plastico


In caso di torsione per puro ingobbamento, trascurando l’effetto delle tensioni
tangenziali, sempre nell’ottica del teorema statico dell’analisi limite, si può determinare
una distribuzione di tensioni normali di piena plasticizzazione tale da garantire che lo
sforzo normale e i momenti flettenti risultanti siano nulli (equilibrio alla traslazione e alla
rotazione). Da tale distribuzione si può risalire ai momenti flettenti ‫ܯ‬௜ agenti sui vari
piatti che costituiscono la trave, da qui ai relativi tagli ܶ௜ (per esempio, ܶ௜ ൌ ‫ܯ‬௜ Ȁ‫ܮ‬,
essendo ‫ ܮ‬la luce della trave, nel caso di una mensola soggetta ad una coppia torcente
all’estremo libero). Infine, a partire dai tagli si ottiene il momento torcente resistente.

Da: V. Franciosi, Calcolo a rottura, Liguori

Costruzioni Metalliche Torsione


66

Verifiche a torsione
In caso di sola torsione, la verifica da fare secondo la NTC 2018 è la seguente:
ܶாௗ
൑ͳ
ܶோௗ
dove ܶாௗ include sia il contributo primario che secondario (ܶாௗ ൌ ܶ௧ǡாௗ ൅ ܶ௪ǡாௗ ).
Chiaramente, questa verifica vale anche in campo elastico, assumendo ܶோௗ ൌ ܶ௘௟ǡோௗ .
L’Eurocodice 3, in maniera molto semplificata, ammette che si trascuri il contributo della
torsione secondaria, nel caso di sezioni scatolari chiuse, e quello della torsione primaria, nel
caso delle sezioni aperte in parete sottile.
Altrimenti, in presenza di altre caratteristiche della sollecitazione, come già accennato, si
dovrà tener conto del contributo torsionale, riducendo lo sforzo di taglio resistente plastico
ܸ௣௟ǡ்ǡோௗ .
A questo proposito, l’Eurocodice 3 fornisce delle espressioni di ܸ௣௟ǡ்ǡோௗ , in cui il valore dello
sforzo di taglio resistente in assenza di torsione, ܸ௣௟ǡோௗ , viene ridotto, a seconda della
tipologia di sezione, in base ai valori della tensione tangenziale primaria (߬௧ǡாௗ ) o secondaria
(߬௪ǡாௗ ) dovuta alla torsione (rapportati alla tensione tangenziale di plasticizzazione).
In campo plastico, in presenza di momento flettente e torsione, l’Eurocodice 3 suggerisce di
calcolare il momento flettente resistente plastico considerando solo il bimomento come
contributo torsionale.
Costruzioni Metalliche Torsione
Università degli Studi di Firenze
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Civile
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile

Costruzioni Metalliche

Anno accademico 2020-21

Problemi di stabilità
locale
Claudio Mannini
claudio.mannini@unifi.it

U i
Università
iàd degli
li S
Studi
di di Fi
Firenze
Dip. Ingegneria Civile e Ambientale

Sommario

• Stabilità di una lastra ideale


• Stabilità di una lastra industriale
• Metodo delle aree efficaci per sezioni di classe 4
• Esempi
• Cenni sull’instabilità distorsionale di profili sottili
• Resistenza e stabilità dei pannelli d’anima di travi

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


3

Stabilità di una lastra


Per affrontare il problema della stabilità locale dei profili sottili, possiamo pensare i piatti o
le porzioni di lamiera che li compongono come lastre sottili, vincolate le une alle altre (per
esempio, le ali all’anima e viceversa), e soggette a sforzi di compressione nella direzione
del lato lungo, che può essere pensato come illimitato.
Partiamo con il caso ideale di una piastra rettangolare sottile, di spessore costante ‫ݐ‬,
costituita da materiale elastico lineare. L’inflessione della piastra soggetta ad un carico
perpendicolare al piano medio è governata dalla ben nota equazione di Germaine-
Lagrange:
߲ସ‫ݓ‬ ߲ସ‫ݓ‬ ߲ ସ ‫ݔ ݍ ݓ‬ǡ ‫ݕ‬ Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle
൅ ʹ ൅ ൌ strutture in acciaio, Hoepli
߲‫ ݔ‬ସ ߲‫ ݔ‬ଶ ߲‫ ݕ‬ଶ ߲‫ ݕ‬ସ ‫ܦ‬

‫ݔ ݍ‬ǡ ‫ݕ‬
ߘସ‫ ݓ‬ൌ
‫ܦ‬
dove:
‫ ݐܧ‬ଷ
‫ܦ‬ൌ
ͳʹሺͳ െ ߥ ଶ ሻ
Questo, ovviamente, sotto l’ipotesi di piccoli
spostamenti e deformazioni.
Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale
4

Stabilità di una lastra


Supponiamo ora che il carico trasversale sia nullo ma che la lastra sia soggetta ad uno
sforzo normale per unità di lunghezza in direzione ‫ ݔ‬uniforme, ݊௫ :
‫݋‬
‫ݔ‬
ܾ
݊௫ ݊௫
ܽ
NOTA: ݊௫ è proprio uno
sforzo normale, non un
carico esterno in direzione ‫ݔ‬.
‫ݕ‬
Perturbiamo la configurazione di equilibrio, imponendo alla lastra una piccola inflessione
trasversale, e scriviamo l’equazione precedente in configurazione deformata (analisi del
second’ordine). Tale problema fu affrontato per la prima volta da De Saint Venant nel 1883.
݀‫ݔ‬
݊௫ ݀‫ ߙ ‹• ݕ‬െ ݊௫ ݀‫ ߚ ‹• ݕ‬؆ ݊௫ ݀‫ ߙ ƒ– ݕ‬െ –ƒ ߚ
‫ݔ‬
݊௫ ݀‫ݕ‬ ߲‫ݓ‬
߲‫ݓ‬ ߲ ߲‫ݓ‬ ‫ݓ‬ ‫ݓ‬൅ ݀‫ݔ‬
ൌ ݊௫ ݀‫ݕ‬ െ ݊௫ ݀‫ݕ‬ ‫ݓ‬൅ ݀‫ݔ‬ ߙ ߲‫ݔ‬
߲‫ݔ‬ ߲‫ݔ‬ ߲‫ݔ‬
ߚ
߲ଶ‫ݓ‬ Contributo destabilizzante
ൌ െ݊௫ ݀‫ݕ݀ݔ‬ ‫ݖ‬ ݊௫ ݀‫ݕ‬
߲‫ ݔ‬ଶ se ݊௫ è di compressione.
Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale
5

Stabilità di una lastra


߲ଶ‫ݓ‬
െ݊௫ è la risultante verticale per unità di superficie su un elemento di lastra di
߲‫ ݔ‬ଶ dimensioni ݀‫ݕ݀ݔ‬.
Sostituendo quindi il termine trovato a ‫ݍ‬ሺ‫ݔ‬ǡ ‫ݕ‬ሻ nell’equazione di Germaine-Lagrange, che
governa l’inflessione della lastra fuori dal piano medio, otteniamo:
߲ସ‫ݓ‬ ߲ସ‫ݓ‬ ߲ସ‫ݓ‬ ݊௫ ߲ ଶ ‫ݓ‬
൅ ʹ ൅ ൌ െ
߲‫ ݔ‬ସ ߲‫ ݔ‬ଶ ߲‫ ݕ‬ଶ ߲‫ ݕ‬ସ ‫ ݔ߲ ܦ‬ଶ
Se l’unica soluzione ammessa da questa equazione fosse ‫ݔ ݓ‬ǡ ‫( Ͳ ؠ ݕ‬soluzione piana), la
lastra risulterebbe sempre stabile (come succederebbe se ݊௫ fosse uno sforzo di trazione).
Viceversa, il valore più piccolo di ݊௫ per il quale si ha una soluzione non banale (la lastra
perturbata, ovvero deformata, resta nella configurazione che le è stata imposta ื equilibrio
indifferente) rappresenta lo sforzo normale critico. Si tratta della stessa analisi effettuata da
Eulero per un’asta monodimensionale (1755), riportata al caso bidimensionale.
Supponiamo che la lastra sia appoggiata sui quattro lati. Ipotizziamo allora una soluzione
nella forma:
ߨ‫ݔ‬ ߨ‫ݕ‬
‫ݔ ݓ‬ǡ ‫ ݕ‬ൌ ‫݉ ‹• ܣ‬ •‹ ݊
ܽ ܾ

con ݉ǡ ݊ interi positivi

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


6

Stabilità di una lastra


Una soluzione biarmonica in questa forma soddisfa le condizioni al contorno, infatti:

߲ଶ‫ݓ‬ ߲ଶ‫ݓ‬
‫Ͳ ݓ‬ǡ ‫ ݕ‬ൌ ‫ܽ ݓ‬ǡ ‫ ݕ‬ൌ Ͳ Ͳǡ ‫ ݕ‬ൌ ܽǡ ‫ ݕ‬ൌ Ͳ
߲‫ ݔ‬ଶ ߲‫ ݔ‬ଶ

߲ଶ‫ݓ‬ ߲ଶ‫ݓ‬
‫ݔ ݓ‬ǡ Ͳ ൌ ‫ݔ ݓ‬ǡ ܾ ൌ Ͳ ‫ݔ‬ǡ Ͳ ൌ ‫ݔ‬ǡ ܾ ൌ Ͳ
߲‫ ݕ‬ଶ ߲‫ ݕ‬ଶ

‫݋‬
‫ݔ‬
ܾ
݊௫ ݊௫
ܽ

‫ݕ‬

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


7

Stabilità di una lastra


݉ ed ݊ sono degli interi positivi, che indicano il numero di semi-onde della deformata
critica (ovvero la deformata assunta dalla lastra quando si instabilizza), rispettivamente in
direzione ‫ ݔ‬ed ‫ݕ‬. Sostituiamo quindi la suddetta soluzione di tentativo nell’equazione
differenziale alle derivate parziali che regola il fenomeno:

߲ଶ‫ݓ‬ ݉ߨ ଶ ߲ସ‫ݓ‬ ݉ߨ ଶ ݊ߨ ଶ
ൌ െ ‫ݓ‬ሺ‫ݔ‬ǡ ‫ݕ‬ሻ ൌ ‫ݓ‬ሺ‫ݔ‬ǡ ‫ݕ‬ሻ
߲‫ ݔ‬ଶ ܽ ߲‫ ݔ‬ଶ ߲‫ ݕ‬ଶ ܽ ܾ
߲ସ‫ݓ‬ ݉ߨ ସ
߲ସ‫ݓ‬ ݊ߨ ସ

ൌ ‫ݓ‬ሺ‫ݔ‬ǡ ‫ݕ‬ሻ ൌ ‫ݓ‬ሺ‫ݔ‬ǡ ‫ݕ‬ሻ
߲‫ݔ‬ ܽ ߲‫ ݕ‬ସ ܾ
Da cui:
݉ߨ ସ ݉ߨ ଶ ݊ߨ ଶ ݊ߨ ସ ݊௫ǡ௖௥ ݉ߨ ଶ
‫ݓ‬ሺ‫ݔ‬ǡ ‫ݕ‬ሻ ൅ ʹ ‫ݓ‬ሺ‫ݔ‬ǡ ‫ݕ‬ሻ ൅ ‫ݓ‬ሺ‫ݔ‬ǡ ‫ݕ‬ሻ ൌ ‫ݓ‬ሺ‫ݔ‬ǡ ‫ݕ‬ሻ
ܽ ܽ ܾ ܾ ‫ܦ‬ ܽ
Ovvero: ସ ଶ ଶ ସ ଶ
݉ߨ ݉ߨ ݊ߨ ݊ߨ ݊௫ǡ௖௥ ݉ߨ
൅ʹ ൅ ൌ
ܽ ܽ ܾ ܾ ‫ܦ‬ ܽ

݉ߨ ଶ ݊ߨ ଶ ଶ ݊௫ǡ௖௥ ݉ߨ ଶ
൅ ൌ
ܽ ܾ ‫ܦ‬ ܽ

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


8

Stabilità di una lastra


ܽ ଶ ݉ߨ ଶ ݊ߨ ଶ ଶ ܽ ݉ߨ ଶ ܽ ݊ߨ ଶ ଶ
݊௫ǡ௖௥ ൌ‫ܦ‬ ൅ ൌ‫ܦ‬ ൅
݉ߨ ܽ ܾ ݉ߨ ܽ ݉ߨ ܾ
ଶ ଶ
݉ߨ ݊ଶ ߨܽ ߨଶ‫ܦ‬ ܾ ݊ଶ ܽ
ൌ‫ܦ‬ ൅ ൌ ଶ ݉ ൅
ܽ ܾ݉ ଶ ܾ ܽ ܾ݉

A noi interessa il valore più piccolo di ݊௫ǡ௖௥ , per cui senz’altro possiamo assumere ݊ ൌ ͳ
(compare solo al numeratore del secondo addendo dentro la parentesi). Questo significa
che la condizione critica si avrà con una deformata critica con un’unica semi-onda in
direzione perpendicolare allo sforzo normale ݊௫ . Risulta quindi:


ߨଶ‫ܦ‬ ܾ ͳܽ
݊௫ǡ௖௥ ൌ ଶ ݉ ൅
ܾ ܽ ܾ݉

Per trovare il valore dell’intero positivo ݉ (numero di


semi-onde nella direzione dello sforzo normale), si
deve imporre:
݀݊௫ǡ௖௥
ൌͲ Da: E. F. Radogna, Tecnica delle
݀݉ Costruzioni, Zanichelli

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


9

Stabilità di una lastra


݀݊௫ǡ௖௥ ߨଶ‫ܦ‬ ܾ ͳܽ ܾ ͳ ܽ
ൌʹ ଶ ݉ ൅ െ ଶ ൌͲ
݀݉ ܾ ܽ ܾ݉ ܽ ݉ ܾ

ܾ ͳ ܽ ܾ ܽ ܽଶ
ฺ െ ଶ ൌͲ ݉ଶ െ ൌͲ ݉ଶ ൌ
ܽ ݉ ܾ ܽ ܾ ܾଶ
ܽ
݉ൌ
ܾ
Sostituendo nell’espressione dello sforzo normale critico:

ଶ ଶ
ߨଶ‫ܦ‬ ܾ ͳܽ ߨଶ‫ܽ ܾ ܾ ܽ ܦ‬ Ͷߨ ଶ ‫ܦ‬
݊௫ǡ௖௥ ൌ ଶ ݉ ൅ ൌ ଶ ൅ ൌ
ܾ ܽ ܾ݉ ܾ ܾܽ ܾܽ ܾଶ

Abbiamo dunque ottenuto che, se la dimensione della lastra nella direzione ‫ ݔ‬dello sforzo, ܽ,
è un multiplo della dimensione della lastra in direzione ‫ ݕ‬perpendicolare allo sforzo, ܾ,
cosicché ݉ è un numero intero, il carico critico è pari a quattro volte il carico critico Euleriano
di un’asta di luce ܾ caricata di punta (‫ ܦ‬՜ ‫)ܬܧ‬, indipendentemente dal numero di onde della
deformata critica della lastra nella direzione del carico (cioè indipendentemente da ݉).

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


10

Stabilità di una lastra

Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli

Se invece ܽ non è un multiplo di ܾ, il carico critico risulta maggiore e stavolta dipende dal
numero di semi-onde della deformata critica nella direzione del carico (ovvero da ݉). In
particolare, il carico critico sarà quello corrispondente al numero di semionde che dà il
valore più piccolo di ݊௫ǡ௖௥ per il dato valore di ܽȀܾ:

ߨଶ‫ܦ‬ ܾ ͳܽ
݊௫ǡ௖௥ ൌ ଶ ݉ ൅
ܾ ܽ ܾ݉

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


11

Stabilità di una lastra


Si ottiene un cosiddetto «diagramma a ghirlanda»:


ܾ ͳܽ
݇ఙ ൌ ݉ ൅
ܽ ܾ݉

‫݋‬
ܾ ‫ݔ‬
݊௫ ܽ ݊௫

‫ݕ‬

Lo sforzo normale critico, quindi, a parte il caso particolare in cui ܽ sia un multiplo intero di
ܾ, è una funzione del rapporto fra i lati ܽȀܾ. Tuttavia, quando ܽ ‫ܾ ب‬, come nel caso che
interessa a noi, il carico critico, indipendentemente dal numero di semi-onde ݉, tende al
valore minimo, ovvero il coefficiente rappresentato nel grafico tende a 4.

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


12

Stabilità di una lastra


Possiamo adesso sostituire alla rigidezza flessionale ‫ ܦ‬della lastra la sua espressione e
determinare la tensione critica elastica:
ଶ ଶ
݊௫ǡ௖௥ ͳ ߨ ଶ ‫ܦ‬ ܾ ͳܽ ߨଶ ‫ ݐܧ‬ଷ ܾ ͳܽ
ߪ௫ǡ௖௥ ൌ ൌ ݉ ൅ ൌ ଶ ‫ڄ‬ ݉ ൅
‫ݐ‬ ‫ܾ ݐ‬ଶ ܽ ܾ݉ ܾ ‫ʹͳ ݐ‬ሺͳ െ ߥ ଶ ሻ ܽ ܾ݉


ߨଶ‫ܧ‬ ‫ݐ‬ ଶ
ܾ ͳܽ
ߪ௫ǡ௖௥ ൌ ݉ ൅
ͳʹሺͳ െ ߥ ଶ ሻ ܾ ܽ ܾ݉

Tuttavia, le condizioni di vincolo possono essere diverse dal semplice appoggio su tutti i lati
(in particolare, per lastre molto allungate nella direzione del carico, ci interessano le
condizioni di vincolo in direzione perpendicolare al carico) e lo sforzo di compressione può
non essere uniforme (si pensi, per esempio, alle ali o all’anima di una trave a doppio T
soggetta a presso-flessione deviata). In termini generali, la tensione critica elastica può
quindi essere scritta come:
ߨଶ‫ܧ‬ ‫ ݐ‬ଶ
ߪ௫ǡ௖௥ ൌ ݇ఙ
ͳʹሺͳ െ ߥ ଶ ሻ ܾ

dove ݇ఙ è il coefficiente di imbozzamento del pannello (o della lastra).

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


13

Coefficiente di imbozzamento
Il coefficiente di imbozzamento ݇ఙ dipende dal rapporto fra i lati del pannello (in realtà,
molto poco per pannelli molto allungati nella direzione del carico), dalle condizioni di vincolo
(soprattutto nella direzione perpendicolare al carico), e dalla distribuzione delle tensioni.
Per una lastra infinitamente lunga, appoggiata su entrambi i lati, si può definire il rapporto di
tensione ߰ (ipotizzando una distribuzione lineare di tensione):
ߪଶ
߰ൌ
ߪଵ
con: ߪଵ ൌ massima compressione ad un estremo del pannello;
ߪଶ ൌ tensione (compressione o trazione) all’altro estremo.
Seguendo l’Eurocodice 3 (EN 1993-1-5), si ha:

߰ ൌ ͳ ՜ ݇ఙ ൌ Ͷ (compressione uniforme)
ͺǤʹ
Ͳ ൏ ߰ ൏ ͳ ՜ ݇ఙ ൌ
ͳǤͲͷ ൅ ߰
߰ ൌ Ͳ ՜ ݇ఙ ൌ ͹Ǥͺͳ (distribuzione triangolare di compressione)

െͳ ൏ ߰ ൏ Ͳ ՜ ݇ఙ ൌ ͹Ǥͺͳ െ ͸Ǥʹͻ߰ ൅ ͻǤ͹ͺ߰ଶ


Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale
14

Coefficiente di imbozzamento
߰ ൌ െͳ ՜ ݇ఙ ൌ ʹ͵Ǥͻ (distribuzione di tensione a farfalla)

െ͵ ൏ ߰ ൏ െͳ ՜ ݇ఙ ൌ ͷǤͻͺ ͳ െ ߰ ଶ
Per una lastra semi-illimitata
appoggiata da un lato e libera
dall’altro (poi, in realtà, per i pannelli,
si parlerà di bordi irrigiditi o meno),
bisogna distinguere tra il caso in cui la
massima compressione sia dal lato del
vincolo oppure da quello opposto.
Comunque, in caso di compressione
uniforme (߰ ൌ ͳ) risulta ݇ఙ ൌ ͲǤͶ͵
(che quindi implica una tensione
critica che è quasi un decimo di quella
݇ఙ ൌ ʹ͵Ǥͻ ݇ఙ ൌ ͹Ǥͺͳ corrispondente al caso doppiamente
݇ఙ ൌ Ͷ appoggiato).

݊௫ ݊௫
ܾ

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


15

Coefficiente di imbozzamento
Nel caso di una lastra illimitata uniformemente compressa (߰ ൌ ͳ), i coefficienti di
imbozzamento ݇ఙ possono essere determinati anche per condizioni di vincolo diverse
dall’appoggio su uno o entrambi i lati paralleli al carico.

ߨଶ‫ܧ‬ ‫ݐ‬ ଶ
ߪ௫ǡ௖௥ ൌ ݇ఙ ଶ
ͳʹ ሺͳ െ ߥ ሻ ܾ

Torneremo su questo aspetto tra


breve.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


16

Stabilità di lastre industriali


Quanto visto fin qui vale per lastre prive di imperfezioni geometriche e meccaniche, nonché
costituite da un materiale perfettamente elastico lineare. Come già ampiamente detto per
le travi, questa situazione ideale non trova riscontro tra le lastre industriali, che presentano
imperfezioni e la cui stabilità è influenzata dal comportamento plastico del materiale.
Il primo ad affrontare il problema della stabilità di lastre industriali fu von Kármán nel 1910,
il quale notò che un pannello piano vincolato alle estremità e soggetto a compressione
uniforme nella direzione del lato lungo, non raggiunge il collasso per la tensione critica
elastica ma per una tensione maggiore di questa, specie per elementi di elevata o media
snellezza. In sostanza, la lastra presenta una non trascurabile riserva di resistenza in campo
post-critico.
Inoltre, si accorse che, al momento del collasso, la
distribuzione di tensione non è uniforme, bensì
presenta dei massimi in prossimità dei vincoli e un
minimo nel punto più distante da questi, per
effetto della tendenza del pannello ad uscire dal
piano nella zona centrale.
Tale valore massimo della tensione in prossimità
dei vincoli può essere assunto pari alla tensione di Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli
snervamento del materiale ݂௬ .

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


17

Stabilità di lastre industriali


Invece, ߪ௔௩ rappresenta il valore medio della distribuzione di tensione quando si raggiunge
la crisi per instabilità. Può quindi essere assunto come valore limite della tensione nella
lastra reale (ߪ௅ ൌ ߪ௔௩ ). In generale:

ߪ௖௥ ܾ ൑ ߪ௔௩ ൑ ݂௬

dove con ߪ௖௥ si intende la tensione critica elastica


per il pannello di larghezza ܾ.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Sulla base di queste osservazioni, von Kármán


introdusse il concetto di larghezza equivalente o
larghezza efficace. In sostanza, pensò di «penalizzare»
la lastra, cioè di considerarne idealmente solo due
porzioni in prossimità dei vincoli, per una larghezza
complessiva pari a ܾ௘௙௙ , dove però, al momento del
Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture collasso, la tensione raggiunge uniformemente il valore
in acciaio, Hoepli
massimo, ovvero la tensione di snervamento ݂௬ .
Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale
18

Stabilità di lastre industriali


Ovviamente, quando la lastra reale e quella fittizia
raggiungono la crisi, la risultante delle tensioni
dovrà essere la stessa, ovvero:
ߪ௔௩ ܾ ൌ ݂௬ ܾ௘௙௙
Quindi, abbiamo che:
ߪ௅ ߪ௔௩ ܾ௘௙௙
ൌ ൌ
݂௬ ݂௬ ܾ
Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle
strutture in acciaio, Hoepli
NOTA: Per la lastra di von Kármán, esprimere la tensione
limite rispetto a quella di snervamento, oppure la larghezza
efficace rispetto a quella effettiva è la stessa cosa.
Nel metodo delle aree efficaci, utilizzato per il calcolo di profili sottili di classe 4, si penalizza
la sezione (facendo quindi riferimento a larghezze efficaci dei piatti o dei tratti di lamiera che
la costituiscono) invece di riferirsi ad una tensione limite (ߪ௅ ൌ ߪ௔௩ ), perché tale approccio
risulta essere più pratico. Infatti, nel primo caso si va a penalizzare opportunamente la
sezione, riducendone le proprietà inerziali, ma poi si mantiene inalterata la verifica di
resistenza o di stabilità della trave. Viceversa, nel secondo caso sarebbe necessario andare a
considerare una tensione limite diversa in ogni piatto, rendendo più complicate le verifiche.

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


19

Stabilità di lastre industriali


Resta da determinare il valore della tensione limite nella lastra, ovvero ߪ௔௩ . A questo
proposito, von Kármán ipotizzò che la lastra fittizia di larghezza ܾ௘௙௙ avesse lo stesso
coefficiente di imbozzamento della lastra ideale in campo elastico. Quindi, la tensione limite
viene determinata per via teorica e non prende veramente in conto le imperfezioni
geometriche e meccaniche dei pannelli industriali.
Sulla base della suddetta ipotesi, possiamo scrivere:
ߨଶ‫ܧ‬ ‫ݐ‬ ଶ
ߪ௖௥ ܾ ൌ ݇ఙ lastra ideale elastica
ͳʹ ͳ െ ߥ ଶ ܾ


ߨଶ‫ܧ‬ ‫ݐ‬
ߪ௖௥ ܾ௘௙௙ ൌ ݂௬ ൌ ݇ఙ lastra equivalente
ͳʹ ͳ െ ߥ ଶ ܾ௘௙௙ (al collasso)

Ne segue che:

ߪ௖௥ ܾ ܾ௘௙௙ ߪ௖௥ ܾ
ൌ ovvero: ܾ௘௙௙ ൌ ܾ
݂௬ ܾ ݂௬

NOTA: come detto, risulta ߪ௖௥ ܾ௘௙௙ ൌ ݂௬ ൒ ߪ௖௥ ܾ .

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


20

Stabilità di lastre industriali


Quindi, ricordando che avevamo per equilibrio:

ߪ௔௩ ܾ ൌ ݂௬ ܾ௘௙௙
si ottiene:
ܾ௘௙௙ ͳ ߪ௖௥ ܾ
ߪ௔௩ ൌ ݂௬ ൌ ݂௬ ܾ ൌ ߪ௖௥ ܾ ݂௬
ܾ ܾ ݂௬

Dunque, la tensione media nel pannello «reale» risulta pari alla media geometrica della
tensione critica elastica e di quella di snervamento e, come ci aspettavamo, risulta essere
intermedia fra le due.
Possiamo adesso introdurre la snellezza relativa del piatto, ovvero la snellezza effettiva
della lastra rispetto a quella per la quale l’instabilità della lastra ideale elastica avviene per
una tensione critica proprio uguale a ݂௬ . Come sempre, data la relazione di proporzionalità
inversa in campo elastico tra la tensione critica e il quadrato della snellezza, possiamo
esprimere la snellezza relativa come:
da cui, viste le relazioni nella pagina ܾ
݂௬ ߣҧ௣ ൌ
ҧ
ߣ௣ ൌ precedente, conseguenti all’ipotesi
ߪ௖௥ ܾ ܾ௘௙௙
di von Kármán :
Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale
21

Stabilità di lastre industriali


Quindi, secondo l’approccio di von Kármán, la relazione che intercorre tra la tensione limite
nella lastra e la snellezza relativa (o normalizzata, o adimensionale) è la seguente:
ߪ௅ ߪ௔௩ ܾ௘௙௙ ͳ
ൌ ൌ ൌ ҧ
݂௬ ݂௬ ܾ ߣ௣

Per la lastra ideale elastica, invece, siccome ߪ௅ ൌ ߪ௖௥ ሺܾሻ, la suddetta relazione diventa:

ߪ௅ ߪ௖௥ ሺܾሻ ͳ
ൌ ൌ ଶ
݂௬ ݂௬ ߣҧ௣

In entrambi i casi, ovviamente, per ߣҧ௣ ൑ ͳ,


risulta ߪ௅ ൌ ݂௬ .
Il grafico di destra confronta i due approcci.
Si vede bene come per ߣҧ௣ ൐ ͳ (e tanto più
all’aumentare della snellezza), la tensione
limite prevista da von Kármán sia maggiore
di quella di instabilità per la lastra ideale
elastica.

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


22

Stabilità di lastre industriali


Come abbiamo detto, la trattazione di von Kármán è molto teorica e non prende davvero in
considerazione le imperfezioni geometriche e meccaniche dei pannelli industriali, che ne
possono anticipare sensibilmente il collasso.
Per questo motivo, Winter nel 1947 ha proposto un’espressione modificata della relazione
tra la tensione limite e la snellezza relativa, basata su prove sperimentali su lastre industriali
condotte alla Cornell University (vige sempre il principio della snellezza equivalente):

ߪ௅ ܾ௘௙௙ ߣҧ௣ െ ͲǤʹʹ


ൌ ൌ ൑ͳ
݂௬ ܾ ߣଶҧ௣

La curva arriva ad 1 per ߣҧ௣ ൌ ͲǤ͸͹͵ e, al di


sotto di tale valore, ߪ௅ Ȁ݂௬ deve sempre essere
assunto unitario.
Come si vede, la relazione proposta da Winter
è più cautelativa di quella di von Kármán,
specialmente per snellezze relative prossime
all’unità. Per ߣҧ௣ ൏ ͳǤʹʹ circa, l’approccio di
Winter fornisce una tensione limite
addirittura minore di quella critica elastica.

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


23

Stabilità di lastre industriali


Come abbiamo visto, affinché la risultante delle tensioni sia la stessa nella lastra effettiva
e in quella penalizzata, il rapporto ߪ௅ Ȁ݂௬ deve coincidere con il rapporto ܾ௘௙௙ Ȁܾ. Ne
consegue che per snellezze relative ߣҧ௣ ൑ ͲǤ͸͹͵, la lastra non subisce nessuna
penalizzazione (ܾ௘௙௙ ൌ ܾ ՜ piatto interamente reagente).
L’approccio di Winter è quello adottato nell’Eurocodice 3 (e nella Circolare 2019) nel
metodo delle aree efficaci per i profili di classe 4, sebbene esteso al caso di un unico
bordo vincolato (o «irrigidito») e a quello di pannelli caricati non uniformemente.
Possiamo adesso anche esplicitare l’espressione della snellezza relativa, andando a
sostituire a ߪ௖௥ ሺܾሻ l’espressione trovata per la lastra ideale elastica:

݂௬ ͳʹ ͳ െ ߥ ଶ ܾ ଶ ݂௬ ܾ ͳʹ ͳ െ ߥ ଶ ݂௬
ߣҧ௣ ൌ ൌ ൌ
ߪ௖௥ ܾ ߨ ଶ ‫ ݐܧ‬ଶ ݇ఙ ‫ݐ‬ ߨ ଶ ‫݇ ܧ‬ఙ

ʹ͵ͷ
Assumendo ‫ ܧ‬ൌ ʹͳͲͲͲͲ MPa e ߥ ൌ ͲǤ͵, detto anche ߝ ൌ (con ݂௬ espresso in MPa),
݂௬
otteniamo:
ܾȀ‫ݐ‬
ߣҧ௣ ൌ
ʹͺǤͶ ߝ ݇ఙ

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


24

Imbozzamento dei pannelli di un profilato


Prima di vedere nel dettaglio il metodo delle aree efficaci per i profili sottili, facciamo un
momento il punto su quello che abbiamo visto fino ad ora.
Per capire quando i piatti o le porzioni di lamiere che costituiscono un profilato possono
dar luogo a instabilità locali (cioè possono «imbozzarsi»), li abbiamo studiati come lastre
semi-illimitate soggette a compressione nella direzione della lunghezza e vincolate lungo
i lati paralleli al carico per effetto degli irrigidimenti o dei collegamenti con gli altri piatti.

‫݋‬
ܾ ‫ݔ‬
݊௫ ܽ ݊௫

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli


‫ݕ‬

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


25

Imbozzamento dei pannelli di un profilato


Il grado di vincolo alla rotazione offerto ad un pannello dagli altri pannelli (per esempio,
dalle ali all’anima di un profilo a doppio T) o dagli irrigidimenti del profilato è di difficile
valutazione, perché è legato alla rigidezza del pannello che costituisce il vincolo e alla
possibilità o meno che questo si instabilizzi contemporaneamente all’altro.
Normalmente, se il vincolo alla rotazione è affidato solo alla rigidezza torsionale di un
piatto, lo si può trascurare. Se, invece, viene chiamata in causa anche la rigidezza
flessionale del piatto allora è lecito prendere in considerazione un certo grado di vincolo
rotazionale.
La norma tedesca DIN 4114 suddivideva le sezioni in sei diverse tipologie e prendeva in
considerazione vari gradi di vincolo in base al rapporto fra le «snellezze» ܾȀ‫ ݐ‬del piatto
vincolato e di quello/i vincolante/i (coefficiente ߚ, con Ͳ ൑ ߚ ൑ ͳ), da utilizzare poi
insieme ad un altro fattore (ߙ) nel calcolo del coefficiente di imbozzamento.

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


26

Imbozzamento dei pannelli di un profilato


Le linee sottili indicano il piatto di
cui si vuole stabilire il coefficiente di
imbozzamento, mentre quelle
spesse rappresentano i pannelli che
offrono il vincolo.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


27

Imbozzamento dei pannelli di un profilato


La NTC 2018 e l’Eurocodice 3 seguono
un approccio molto più semplice e
cautelativo: i vincoli vengono
interpretati tutti come appoggi (grado
di vincolo rotazionale nullo).

Come si può vedere, situazioni che la


DIN 4114 trattava come categorie
diverse, vengono trattate allo stesso
modo nella classificazione delle
sezioni trasversali (senza quindi
distinzioni nel coefficiente di
imbozzamento).

Anche la parte specifica sui


coefficienti di imbozzamento,
distingue solo tra «pannelli irrigiditi
su entrambi i lati longitudinali» e
«pannelli irrigiditi su un solo lato
longitudinale».
Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale
28

Importanza delle instabilità locali


Come abbiamo già detto, le instabilità locali rivestono un’importanza cruciale nella
definizione della capacità portante e della duttilità di una membratura.
Cominciamo col considerare il caso di un’asta soggetta a carico di punta. Se fenomeni di
instabilità locale intervengono solo dopo l’instabilità globale dell’asta industriale, questi
influenzano solo il comportamento post-critico dell’asta (ramo discendente della curva 1
di forza-spostamento) ma non il carico ultimo (valore massimo della curva 1). Viceversa,
se i pannelli s’imbozzano prima che si manifesti l’instabilità globale della membratura, si
ha una riduzione della capacità portante di questa (curva 2).

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


29

Importanza delle instabilità locali


Nel caso di un’asta inflessa, l’imbozzamento delle parti comprese può avvenire prima che
si raggiunga il momento plastico, riducendo la capacità portante della membratura
(sezioni di classe 3 o 4, a seconda che si raggiunga o meno il momento limite elastico).

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


30

Importanza delle instabilità locali


Riducendo il rapporto larghezza/spessore dei piatti, l’imbozzamento delle parti
compresse potrà avvenire dopo il raggiungimento del momento ultimo. Tuttavia, una
volta raggiunto, il sopraggiungere delle instabilità locali impedirà che questo possa
continuare ad essere applicato alla sezione man mano che l’asta si deforma, limitandone
la duttilità (classe 2). La sicurezza della struttura non può essere valutata nei confronti
dello stato limite di collasso plastico, perché la formazione di cerniere plastiche e la
ridistribuzione delle azioni interne non è consentita.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


31

Importanza delle instabilità locali


Riducendo ancora il rapporto ܾȀ‫ ݐ‬dei piatti, si può far sì che le instabilità locali avvengano
solo dopo che grandi deformazioni plastiche si sono sviluppate, garantendo quindi una
sufficiente capacità rotazionale e la ridistribuzione degli sforzi necessaria per poter
effettuare un calcolo allo stato limite di collasso plastico della struttura.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


32

Limiti per la classificazione delle sezioni


Prendiamo l’anima di un profilo a
doppio T semplicemente compresso.
L’elemento è almeno in classe 3 se:

ܾ
൑ Ͷʹ ߝ
‫ݐ‬

Qual è il significato di tale limite?


Ricordiamo l’espressione della
snellezza relativa di un pannello:

ܾȀ‫ݐ‬
ߣҧ௣ ൌ
ʹͺǤͶ ߝ ݇ఙ
Da cui:
ܾ
ൌ ʹͺǤͶ ߝ ݇ఙ ߣҧ௣
‫ݐ‬

NOTA: ܾ equivale a ܿ in figura.


Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale
33

Limiti per la classificazione delle sezioni


In questo caso, il coefficiente di imbozzamento da assumere è ݇ఙ ൌ Ͷ (pannello appoggiato
sui lati lunghi, paralleli allo sforzo di compressione nella sezione ՜ collegamento con le ali),
quindi:
ܾ
ൌ ͷ͸Ǥͺ ߝ ߣҧ௣
‫ݐ‬
Ricordiamo poi la relazione che intercorre tra tensione limite e snellezza relativa in una lastra
industriale:
ߪ௅ ߣҧ௣ െ ͲǤʹʹ

݂௬ ߣҧଶ௣

Se assumiamo come tensione limite quella di ͲǤͻͷʹ


progetto per il materiale, ݂௬ௗ ൌ ݂௬௞ Ȁߛெ଴ ൌ
݂௬௞ ȀͳǤͲͷ ؆ ͲǤͻͷʹ݂௬௞ , otteniamo ߣҧ௣ ൌ ͲǤ͹͵͸.
Quindi:

ܾ
ൌ ͷ͸Ǥͺ ‫Ͳ ڄ‬Ǥ͹͵͸ ‫ ߝ ڄ‬ൌ ͶͳǤͺʹ ߝ ؆ Ͷʹ ߝ
‫ݐ‬
ͲǤ͹͵͸

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


34

Limiti per la classificazione delle sezioni


Prendiamo ora in considerazione l’ala
compressa di un profilo a doppio T.
L’elemento è almeno in classe 3 se:
ܾ
൑ ͳͶ ߝ
‫ݐ‬
Ripartendo dalla relazione:
ܾ
ൌ ʹͺǤͶ ߝ ݇ఙ ߣҧ௣
‫ݐ‬
Con un ragionamento analogo,
considerando però un coefficiente di
imbozzamento ݇ఙ ൌ ͲǤͶ͵, dato l’appoggio
solo su un lato (՜ collegamento con
l’anima), ed una relazione leggermente
modificata per ߪ௅ Ȁ݂௬ , date le diverse
condizioni di vincolo (cfr. diapositive
seguenti), otteniamo proprio:
ܾ
؆ ͳͶ ߝ
‫ݐ‬
Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale
35

Limiti per la classificazione delle sezioni


Infine, cerchiamo di capire da dove
viene il limite
ܾ
൑ͻߝ
‫ݐ‬

affinché la suddetta ala compressa del


profilo a doppio T possa essere
considerata in classe 1.
Possiamo assumere che l’elemento della
sezione garantisca una sufficiente
capacità rotazionale quando la
deformazione può raggiungere circa la
fine del pianerottolo di snervamento,
senza che sopraggiunga l’imbozzamento
del pannello.

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


36

Limiti per la classificazione delle sezioni


Nell’acciaio da carpenteria le deformazioni
alla fine del pianerottolo di snervamento
sono circa 12-15 volte quelle corrispondenti
al limite elastico:
ߝଵ ൌ ͳʹ ൊ ͳͷ ߝ௘

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Il grafico a destra mostra i risultati di una serie di


prove sperimentali a flessione su profili a doppio
T, insieme alla previsione di un modello teorico di
biforcazione dell’equilibrio in campo elasto-
plastico.
Si vede bene come il limite evidenziato,
corrispondente a deformazioni pari a 12 ߝ௘ , è
molto vicino al valore 9 riportato in normativa.
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


37

Metodo delle aree efficaci


Se abbiamo a che fare con un profilo «snello» che cade in classe 4 (il collasso per le
instabilità locali sopraggiungono prima che si raggiunga la tensione limite elastica nella
sezione), nelle verifiche di resistenza e stabilità a compressione, a flessione e a
pressoflessione, è necessario utilizzare il metodo delle aree efficaci, calcolando l’area e i
moduli di resistenza sulla sezione penalizzata.
Come detto, nell’Eurocodice 3 (e nella Circolare 2019) si fa riferimento ad un’estensione
dell’approccio di Winter, con la snellezza relativa definita come visto in precedenza:


ܾȀ‫ݐ‬
ߣҧ௣ ൌ
ʹͺǤͶ ߝ ݇ఙ

ܾത rappresenta la larghezza dei piatti a meno dei


cordoni di saldatura nei profili in composizione
saldata o dei raggi di raccordo nei profili
laminati. Indicazioni specifiche sono fornite per
i profili sottili formati a freddo (sotto certe
limitazioni di applicabilità per i rapporti
larghezza/spessore dei tratti di lamiera e raggio
di curvatura/spessore per i raccordi). Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


38

Metodo delle aree efficaci


L’espressione di Winter di ߪ௅ Ȁ݂௬ ൌ ܾ௘௙௙ Ȁܾ viene generalizzata, tenendo conto della massima
tensione di compressione nel pannello, ߪଵ , e della tensione (di compressione o trazione)
all’altra estremità, ߪଶ , tramite il coefficiente ߰ ൌ ߪଶ Ȁߪଵ .
La larghezza efficace si calcola a partire da un coefficiente ߩ. In particolare, per pannelli
interamente compressi (߰ ൒ Ͳ):
ܾ௘௙௙ ൌ ߩܾ

Invece, per pannelli in parte compressi e in parte tesi (߰ ൏ Ͳ):

ܾ௘௙௙ ൌ ߩܾ௖

dove ܾ௖ rappresenta la larghezza della porzione compressa.


Si distingue tra pannelli vincolati (o «irrigiditi») ad entrambi i bordi e pannelli vincolati ad un
solo bordo. Nel primo caso, si esprime ܾ௘௙௙ in base al contributo relativo al lato dove
abbiamo la massima tensione di compressione, ܾ௘ଵ , e al contributo relativo all’altro lato, ܾ௘ଶ :
ܾ௘௙௙ ൌ ܾ௘ଵ ൅ ܾ௘ଶ

Nel secondo caso si distingue anche tra il caso in cui la massima compressione ߪଵ sia dal lato
del vincolo oppure dal lato opposto al vincolo.
Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale
39

Metodo delle aree efficaci


Nel caso di elementi vincolati ad entrambi i bordi: NOTA: per ߰ ൌ ͳ
(compressione uniforme), si
ߣҧ௣ ൑ ͲǤ͸͹͵ ՜ ߩൌͳ ritrova l’espressione di Winter

ߣҧ௣ െ ͲǤͲͷͷ ͵ ൅ ߰
ߣҧ௣ ൐ ͲǤ͸͹͵ ՜ ߩൌ ൑ͳ con ͵ ൅ ߰ ൒ Ͳ
Da: C. Bernuzzi, Progetto ߣҧଶ௣
e verifica delle strutture
in acciaio, Hoepli

ܾ௘௙௙

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


40

Metodo delle aree efficaci


Nel caso di elementi vincolati ad un solo bordo:

ߣҧ௣ ൑ ͲǤ͹Ͷͺ ՜ ߩ ൌ ͳ

ߣҧ௣ ൐ ͲǤ͹Ͷͺ

ߣҧ௣ െ ͲǤͳͺͺ
՜ ߩൌ ൑ͳ
ߣҧଶ௣

NOTA: in questo caso, ߩ è


indipendente da ߰,
tuttavia ܾ௘௙௙ dipende
comunque da ߰, per
mezzo del coefficiente di
imbozzamento (cui è
legata ߣҧ௣ ) e, per ߰ ൏ Ͳ,
anche tramite ܾ௖ Ǥ
Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica
delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


41

Metodo delle aree efficaci


La penalizzazione della sezione consente di determinare le caratteristiche resistenti della
sezione, ovvero l’area efficace ‫ܣ‬௘௙௙ e i moduli di resistenza efficaci ܹ௫ǡ௘௙௙ e ܹ௬ǡ௘௙௙
(ovviamente, si tratta di moduli di resistenza da calcolare in maniera analoga a quelli
elastici).
Normalmente, queste grandezze vengono determinate, per i profili di classe 4, nella
condizione in cui nella sezione si raggiunge la tensione di snervamento del materiale, ݂௬௞ .
In effetti, la teoria della larghezza efficace si riferisce alla condizione di collasso del
pannello. Tuttavia, sperimentalmente ci si è resi conto che tale approccio funziona
ragionevolmente bene anche in condizioni pre-critiche.
L’Eurocodice 3 consente di tener conto dello stato tensionale effettivamente presente nel
pannello per effetto dei carichi di progetto. Indichiamo con ߪ௖௢௠ǡாௗ il valore della massima
compressione nel pannello, con ߪ௖௢௠ǡாௗ ൏ ݂௬௞ Ȁߛெ଴ (oppure ߛெଵ nelle verifiche di stabilità
globale della trave). La larghezza efficace potrà essere ottenuta a partire da un coefficiente
ߩ determinato sulla base di una snellezza relativa ridotta ߣҧ௣ǡ௥௘ௗ ൏ ߣҧ௣ :

ߪ௖௢௠ǡாௗ ݂௬௞ ߪ௖௢௠ǡாௗ ߛெ଴ ߪ௖௢௠ǡாௗ


ߣҧ௣ǡ௥௘ௗ ൌ ߣҧ௣ ՜ ߣҧ௣ǡ௥௘ௗ ൌ ൌ
݂௬௞ Ȁߛெ଴ ߪ௖௥ ܾ ݂௬௞ Ȁߛெ଴ ߪ௖௥ ܾ

Il calcolo ovviamente diventa iterativo perché, penalizzando le sezioni, cambia ߪ௖௢௠ǡாௗ . Ne


consegue che cambia ܾ௘௙௙ e così via, fino a convergenza.
Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale
42

Metodo delle aree efficaci


In realtà, anche prescindendo, a favore di sicurezza, dallo stato tensionale effettivamente
presente nei pannelli, il calcolo può diventare comunque iterativo.
Per esempio, nel caso di un’asta semplicemente compressa, sarà necessario determinare
l’area della sezione penalizzata e la nuova posizione del baricentro. Se il profilato non
presenta una sezione doppiamente simmetrica, il baricentro della sezione penalizzata non
coincide con quello della sezione lorda, rispetto a cui sono definite le caratteristiche della
sollecitazione nella trave, per cui la sezione penalizzata diventa presso-inflessa.

Sezione con un solo Sezione con due


asse di simmetria assi di simmetria

‫ܯ‬௬

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle


strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


43

Metodo delle aree efficaci


Un profilo con doppia simmetria semplicemente compresso rimane semplicemente
compresso (‫ܩ‬௘௙௙ ‫ ;)ܩ ؠ‬un profilo con un asse di simmetria diventa presso-inflesso; infine,
un profilo senza assi di simmetria diventa presso-inflesso con flessione deviata.
Per una sezione semplicemente inflessa, sarà necessario determinare il modulo di
resistenza per l’asse di flessione d’interesse e la nuova posizione dell’asse neutro nella
sezione penalizzata (anche nel caso di un profilato a doppia simmetria, il calcolo risulta
comunque iterativo, visto che la penalizzazione della sezione interessa solo la parte
compressa, rompendone la simmetria rispetto all’asse neutro).
Infine, per una sezione presso-inflessa, le cose sono ancora più complesse e si devono
calcolare tutte le proprietà efficaci della sezione penalizzata.
Quindi, il calcolo delle caratteristiche resistenti efficaci della sezione diventa iterativo se
cambia la posizione del baricentro (o dell’asse neutro) per effetto della penalizzazione,
visto che cambiano i valori delle tensioni nella sezione e quindi anche alle estremità dei
vari pannelli che la compongono. Normalmente, si sceglie come parametro di convergenza
il rapporto fra le tensioni ߰ ൌ ߪଶ Ȁߪଵ (o i rapporti fra le tensioni, se ve ne sono più di uno di
interesse per la sezione).

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


44

Esempio 1
Consideriamo un profilato cavo rettangolare di tipo EN 10210 500 × 300 × 10, soggetto a
compressione semplice:

݄ ൌ ͷͲͲ  ‫ ܣ‬ൌ ͳͷͷ ଶ


ܾ ൌ ͵ͲͲ  ݂௬௞ ൌ ͵ͷͷ ƒ ሺ͵ͷͷሻ

‫ ݐ‬ൌ ͳͲ  ʹ͵ͷ
ߝൌ ൌ ͲǤͺͳͶ
݂௬௞
In questo primo esempio, per semplicità e a vantaggio di sicurezza, trascuriamo gli effettivi
raggi di curvatura dei raccordi.
Partiamo con la classificazione dei pannelli «verticali» e «orizzontali». Entrambi sono
uniformemente compressi e possono essere considerati appoggiati lungo i due bordi.
Pannello orizzontale

ܾത ൌ ܾ െ ʹ‫ ݐ‬ൌ ͵ͲͲ െ ʹ ‫ Ͳͳ ڄ‬ൌ ʹͺͲ 

ܾത ʹͺͲ ܾത
ൌ ൌ ʹͺ ൏ ͵ͺ ߝ ൌ ͵ͲǤͻ ՜ ‹Ž ’ƒ‡ŽŽ‘ ° †‹ Žƒ••‡ ʹ ሺ˜‹•–‘ Š‡ ൐ ͵͵ ߝ ൌ ʹ͸Ǥͺሻ
‫ݐ‬ ͳͲ ‫ݐ‬

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


45

Esempio 1
Pannello verticale
݄ത ൌ ݄ െ ʹ‫ ݐ‬ൌ ͷͲͲ െ ʹ ‫ Ͳͳ ڄ‬ൌ ͶͺͲ 

݄ത ͶͺͲ
ൌ ൌ Ͷͺ ൐ Ͷʹ ߝ ൌ ͵ͶǤʹ ՜ ‹Ž ’ƒ‡ŽŽ‘ ° †‹ Žƒ••‡ Ͷ ȟ݄
‫ݐ‬ ͳͲ ‫ܩ‬

Calcoliamo dunque la snellezza relativa:



݄Ȁ‫ݐ‬ Ͷͺ
ߣҧ௣ ൌ ൌ ൌ ͳǤͲ͵ͻ
ʹͺǤͶ ߝ ݇ఙ ʹͺǤͶ ‫Ͳ ڄ‬ǤͺͳͶ ‫ ڄ‬Ͷ

݇ఙ ൌ Ͷ, perché il pannello è vincolato su entrambi i bordi. A questo punto:

ߣҧ௣ െ ͲǤͲͷͷ ͵ ൅ ߰ ͳǤͲ͵ͻ െ ͲǤͲͷͷ ‫ ڄ‬ሺ͵ ൅ ͳሻ


ߩൌ ൌ ൌ ͲǤ͹ͷͻ
ߣҧ௣
ଶ ͳǤͲ͵ͻଶ

݄௘௙௙ ൌ ߩ݄ത ൌ ͲǤ͹ͷͻ ‫ ڄ‬ͶͺͲ ൌ ͵͸ͶǤʹ  ՜ ȟ݄ത ൌ ͳͳͷǤͺ 

ത ൌ ͳͷͷ െ ʹ ‫ͳͳ ڄ‬ͷǤͺ ‫ିͲͳ ڄ Ͳͳ ڄ‬ଶ ൌ ͳ͵ͳǤͺ ଶ ՜ ”‹†—œ‹‘‡ †‡Ž ͳͶǤͻ Ψ


‫ܣ‬௘௙௙ ൌ ‫ ܣ‬െ ʹȟ݄‫ݐ‬

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


46

Esempio 2
Consideriamo adesso una trave a doppio T non simmetrica in composizione saldata di
grosse dimensioni (tipica di impalcati da ponte), soggetta a flessione semplice (momento
positivo):
ܾ௦
݄ ൌ ʹ͹ͲͲ  ܾ௜ ൌ ͳ͵ͲͲ 
‫ݐ‬௦
ܾഥ ܾ௦ ൌ ͻͲͲ  ‫ݐ‬௜ ൌ ͷͲ 
‫ݖ‬௦
‫ீݕ‬
‫ݔ‬
‫ݐ‬௦ ൌ ͵ͷ  ‫ݐ‬௪ ൌ ʹͷ 
݄ ‫ݐ‬௪ ݄ഥ
‫ݖ‬௦ ൌ ‫ݖ‬௜ ൌ ͳ͵ 
‫ܩ‬
‫ݖ‬௜
‫ݕ‬ Acciaio di grado S355
‫ݐ‬௜

ܾ௜

Per questa trave possiamo determinare la posizione del baricentro ‫ ܩ‬e quindi le proprietà
inerziali della sezione lorda:

‫ ீݕ‬ൌ ͳ͸ͳͻǤ͹  ‫ ܣ‬ൌ ͳ͸ͳͺǤͺ ଶ ܹ௫ǡ௦௨௣ ൌ ͳʹͲ͹ʹ͹ ଷ


‫ܬ‬௫ ൌ ͳͻͷͷͶ͵ͻ͵ ସ ܹ௫ǡ௜௡௙ ൌ ͳͺͳͲͳʹ ଷ
Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale
47

Esempio 2
In caso di flessione semplice e momento positivo, l’ala inferiore è tesa, quella superiore è
compressa e l’anima è presso-inflessa.
Cominciamo col considerare l’ala superiore, che è uniformemente compressa nel suo piano e
vincolata solo in corrispondenza del collegamento con l’anima (݇ఙ ൌ ͲǤͶ͵):

ܾത ൌ ሺܾ௦ െ ‫ݐ‬௪ െ ʹ‫ݖ‬௦ ሻȀʹ ൌ ሺͻͲͲ െ ʹͷ െ ʹ ‫͵ͳ ڄ‬ሻȀʹ ൌ ͶʹͶǤͷ 

Il piatto ha spessore inferiore a 40 mm, per cui ݂௬௞ ൌ ͵ͷͷ MPa:

ʹ͵ͷ
ߝൌ ൌ ͲǤͺͳͶ
݂௬௞

ܾത ͶʹͶǤͷ
ൌ ൌ ͳʹǤͳ ൐ ͳͶ ߝ ൌ ͳͳǤͶ ՜ ‹Ž ’ƒ‡ŽŽ‘ ° †‹ Žƒ••‡ Ͷ
‫ݐ‬ ͵ͷ

Calcoliamo quindi la snellezza relativa:



ܾȀ‫ݐ‬ ͳʹǤͳ
ߣҧ௣ ൌ ൌ ൌ ͲǤͺͲͲ
ʹͺǤͶ ߝ ݇ఙ ʹͺǤͶ ‫Ͳ ڄ‬ǤͺͳͶ ‫Ͳ ڄ‬ǤͶ͵

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


48

Esempio 2
Quindi, trattandosi di un pannello vincolato solo da un lato, risulta:
ߣҧ௣ െ ͲǤͳͺͺ ͲǤͺ െ ͲǤͳͺͺ
ߩൌ ൌ ൌ ͲǤͻͷ͸
ߣଶҧ௣ ͲǤͺଶ

ܾ௘௙௙ ൌ ߩܾത ൌ ͲǤͻͷ͸ ‫ ڄ‬ͶʹͶǤͷ ൌ ͶͲͷǤͺ 

La penalizzazione del pannello in questo caso è minima; la larghezza efficace complessiva


dell’alla superiore diventa dunque:

ܾ௦ᇱ ൌ ʹܾ௘௙௙ ൅ ‫ݐ‬௪ ൅ ʹ‫ݖ‬௦ ൌ ʹ ‫ ڄ‬ͶͲͷǤͺ ൅ ʹͷ ൅ ʹ ‫ ͵ͳ ڄ‬ൌ ͺ͸ʹǤ͸ 

Passiamo quindi a considerare il pannello che costituisce l’anima della trave. Anche in questo
caso, lo spessore è inferiore di 40 mm, per cui ݂௬௞ ൌ ͵ͷͷ ƒ ed ߝ ൌ ͲǤͺͳͶ.
Il pannello è vincolato su entrambi i bordi longitudinali per effetto del collegamento con le ali
ed è soggetto ad un diagramma di tensioni intrecciato con:

ߪଶ ݄ െ ‫ ீݕ‬െ ‫ݐ‬௜ െ ‫ݖ‬௜ ʹ͹ͲͲ െ ͳ͸ͳͻǤ͹ െ ͷͲ െ ͳ͵


߰ൌ ൌെ ൌെ ൌ െͲǤ͸Ͷ͹
ߪଵ ‫ ீݕ‬െ ‫ݐ‬௦ െ ‫ݖ‬௦ ͳ͸ͳͻǤ͹ െ ͵ͷ െ ͳ͵

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


49

Esempio 2
Essendo ߰ ൐ െͳ, il pannello risulta in classe 4 se:

݄ത Ͷʹ ߝ Ͷʹ ‫Ͳ ڄ‬ǤͺͳͶ
൐ ൌ ൌ ͹ͶǤͻ
‫ݐ‬௪ ͲǤ͸͹ ൅ ͲǤ͵͵ ߰ ͲǤ͸͹ ൅ ͲǤ͵͵ ‫ ڄ‬ሺെͲǤ͸Ͷ͹ሻ

Nel nostro caso risulta:

݄ത ൌ ݄ െ ‫ݐ‬௦ െ ‫ݖ‬௦ െ ‫ݐ‬௜ െ ‫ݖ‬௜ ൌ ʹ͹ͲͲ െ ͵ͷ െ ͳ͵ െ ͷͲ െ ͳ͵ ൌ ʹͷͺͻ 

݄ത ʹͷͺͻ
ൌ ൌ ͳͲ͵Ǥ͸ ൐ ͹ͶǤͻ ՜ ‹Ž ’ƒ‡ŽŽ‘ ”‹•—Ž–ƒ ‡••‡”‡ †‹ Žƒ••‡ Ͷ
‫ݐ‬௪ ʹͷ

Determiniamo allora il coefficiente d’imbozzamento. Essendo െͳ ൏ ߰ ൏ Ͳ, otteniamo:

݇ఙ ൌ ͹Ǥͺͳ െ ͸Ǥʹͻ ߰ ൅ ͻǤ͹ͺ ߰ଶ ൌ ͹Ǥͺͳ െ ͸Ǥʹͻ ‫ ڄ‬െͲǤ͸Ͷ͹ ൅ ͻǤ͹ͺ ‫Ͳ ڄ‬Ǥ͸Ͷ͹ଶ ൌ ͳ͸ǤͲ


Siamo quindi in grado di determinare la snellezza relativa:
ത ௪
݄Ȁ‫ݐ‬ ͳͲ͵Ǥ͸
ߣҧ௣ ൌ ൌ ൌ ͳǤͳʹͳ
ʹͺǤͶ ߝ ݇ఙ ʹͺǤͶ ‫Ͳ ڄ‬ǤͺͳͶ ‫ͳ ڄ‬͸

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


50

Esempio 2
Quindi, trattandosi di un pannello vincolato su due lati, risulta:

ߣҧ௣ െ ͲǤͲͷͷ ͵ ൅ ߰ ͳǤͳʹͳ െ ͲǤͲͷͷ ‫ ڄ‬ሺ͵ െ ͲǤ͸Ͷ͹ሻ


ߩൌ ൌ ൌ ͲǤ͹ͺͻ
ߣଶҧ௣ ͳǤͳʹͳଶ

݄ത ʹͷͺͻ
݄௘௙௙ ൌ ߩ݄௖ ൌ ߩ ൌ ͲǤ͹ͺͻ ‫ڄ‬ ൌ ͳʹͶͲ 
ͳെ߰ ͳ െ െͲǤ͸Ͷ͹

Questa larghezza efficace si riferisce solo alla porzione compressa del pannello e va suddivisa
in un’aliquota ݄௘ଵ , dal lato della massima compressione, e in un’aliquota ݄௘ଶ , dal lato della
zona tesa:

݄௘ଵ ൌ ͲǤͶ ݄௘௙௙ ൌ ͲǤͶ ‫ʹͳ ڄ‬ͶͲ ൌ Ͷͻ͸ 

݄௘ଶ ൌ ͲǤ͸ ݄௘௙௙ ൌ ͲǤ͸ ‫ʹͳ ڄ‬ͶͲ ൌ ͹ͶͶ 

La penalizzazione del pannello risulta pari a:


ȟ݄ ൌ ݄ത െ ݄௘௙௙ െ ݄௧ ൌ ݄ത െ ݄௘௙௙ െ ሺ݄ െ ‫ ீݕ‬െ ‫ݐ‬௜ െ ‫ݖ‬௜ ሻ

ൌ ʹͷͺͻ െ ͳʹͶͲ െ ʹ͹ͲͲ െ ͳ͸ͳͻǤ͹ െ ͷͲ െ ͳ͵ ൌ ͵͵ͳǤ͹ 

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


51

Esempio 2
In questo caso, dato l’elevato rapporto larghezza/spessore del pannello d’anima, nonostante
la vasta zona tesa, la penalizzazione è apprezzabile.
Possiamo determinare anche la posizione del baricentro della porzione «persa» di anima
(rispetto all’estradosso della trave):
‫ݕ‬௣ǡ௦௨௣ ൌ ‫ݐ‬௦ ൅ ‫ݖ‬௦ ൅ ݄௘ଵ ൌ ͵ͷ ൅ ͳ͵ ൅ Ͷͻ͸ ൌ ͷͶͶ 

‫ݕ‬௣ǡ௜௡௙ ൌ ‫ݕ‬௣ǡ௦௨௣ ൅ ȟ݄ ൌ ͷͶͶ ൅ ͵͵ͳǤ͹ ൌ ͺ͹ͷǤ͹ 


ܾ௦ᇱ
‫ݕ‬௣ǡ௦௨௣ ൅ ‫ݕ‬௣ǡ௜௡௙ ͷͶͶ ൅ ͺ͹ͷǤ͹
‫ݕ‬௣ǡீ ൌ ൌ ൌ ͹ͲͻǤͺ 
ʹ ʹ ‫ݐ‬௦
‫ݕ‬௣ǡீ
ȟ݄
‫ீݕ‬ᇱ
Le penalizzazioni dell’ala superiore e dell’anima
݄ ‫ݔ‬ ‫ݐ‬௪
fanno cambiare la posizione del baricentro e quindi
dell’asse neutro. In particolare, quest’ultimo ‫ܩ‬ᇱ
tenderà ad abbassarsi, facendo aumentare la
porzione di anima che risulta compressa (ovvero ߰ ‫ݕ‬
‫ݐ‬௜
tende a crescere), cosicché la penalizzazione andrà
aggiornata e risulterà un po’ maggiore.
ܾ௜

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


52

Esempio 2
Il calcolo deve essere ripetuto iterativamente fino a che non si arriva a convergenza (߰ non
cambia più). In questa procedura, la penalizzazione dell’ala superiore non varia, essendo
questa uniformemente compressa nel suo piano medio (non sarebbe stato così se avessimo
avuto flessione deviata). Come si vede nella tabella seguente, in questo caso, il calcolo arriva
a ragionevole convergenza dopo sole tre iterazioni.
࢟ࡳ ࣒ ࢑࣌ ઢࢎ ࡭ࢋࢌࢌ ࡶ࢞ǡࢋࢌࢌ ࢃ࢞ǡ࢙࢛࢖ǡࢋࢌࢌ ࢃ࢞ǡ࢏࢔ࢌǡࢋࢌࢌ
[mm] [-] [-] [mm] [cm2] [cm4] [cm4] [cm4]
Sezione lorda 1619.7 -0.647 16.0 - 1618.8 19554393 120727 181012
Iterazione 1 1683.1 -0.583 14.8 331.7 1522.7 18462550 109696 181552
Iterazione 2 1690.7 -0.576 14.7 391.4 1520.9 18374175 108680 182042
Iterazione 3 1691.5 -0.575 14.7 398.4 1519.1 18364633 108568 182104
Iterazione 4 1691.6 -0.575 14.7 399.2 1518.9 18363560 108556 182111
Differenza -6.2 % -6.1 % -10.1 % +0.6 %

Alla fine la riduzione più significativa (superiore al 10 %) è quella relativa al modulo di


resistenza superiore, per effetto sia della riduzione del momento d’inerzia che
dell’abbassamento dell’asse neutro.
È tuttavia importante sottolineare che, soprattutto nel caso di profili sottili formati a freddo,
sono possibili riduzioni ben più cospicue dei parametri di resistenza e rigidezza della sezione.
Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale
53

Instabilità distorsionale di profili sottili


L’instabilità distorsionale si manifesta con una perdita di forma della sezione della trave.
È tipica dei profili sottili aperti formati a freddo con irrigidimenti, soggetti a compressione,
flessione o presso-flessione.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Tale fenomeno può combinarsi con le instabilità locali delle porzioni di lamiera che
costituiscono il profilato e quindi condizionare la determinazione delle aree efficaci della
sezione penalizzata.
In particolare, per i fenomeni distorsionali la sezione viene ulteriormente penalizzata nella
zona di irrigidimento, attraverso il calcolo (di solito iterativo) di uno spessore equivalente
ridotto.

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


54

Instabilità distorsionale di profili sottili


Gli effetti dell’instabilità distorsionale possono essere valutati mediante modelli di calcolo,
in cui i pannelli si considerano soggetti a vincoli elastici, la cui rigidezza dipende dalle
condizioni al contorno e dalla rigidezza flessionale degli elementi piani contigui e degli
irrigidimenti.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


55

Stabilità a taglio dei pannelli d’anima


I pannelli d’anima delle travi portano quasi per intero la sollecitazione di taglio e sappiamo
che possono essere molto snelli, non solo nel caso di profili sottili formati a freddo ma anche
in quello di travi in composizione saldata. Essi risultano vincolati dalle piattabande della
trave in corrispondenza dei bordi longitudinali ma in molti casi si ricorre anche a
irrigidimenti trasversali (costole saldate con sviluppo perpendicolare rispetto all’asse della
trave) e in alcuni casi anche a irrigidimenti longitudinali (costole saldate con sviluppo
parallelo all’asse della trave).

Irrigidimenti trasversali

Irrigidimenti longitudinali

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle


Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


56

Stabilità a taglio dei pannelli d’anima


Isolando un pannello d’anima delimitato dalle piattabande superiore e inferiore e da due
irrigidimenti trasversali consecutivi, avremo che questo, in generale, è soggetto a flessione e
taglio.
Per quanto riguarda la flessione, rispetto ad un piatto compresso (come l’ala superiore nel
caso in figura), le riserve post-critiche di tale pannello possono essere decisamente
importanti, cosicché il carico ultimo può risultare anche molto superiore al carico critico
elastico.
Distribuzione delle tensioni normali
dopo l’imbozzamento delle parti
compresse del pannello d’anima

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani,


Strutture in acciaio, Hoepli

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


57

Stabilità a taglio dei pannelli d’anima


Per quanto riguarda l’azione tagliante, si è osservato sperimentalmente che quando si
raggiunge il carico critico e il pannello incorre in un primo imbozzamento, si formano bande
diagonali di compressione e di trazione. Se i vincoli del pannello (piattabande e nervature
trasversali, immaginando, per semplicità, di non avere irrigidimenti longitudinali) sono
sufficientemente rigidi, si innesca un nuovo schema di funzionamento statico a travatura
reticolare, in grado di portare fino al carico ultimo, che può essere significativamente
maggiore del carico critico elastico.

Caso a: pannello privo di imperfezioni


geometriche
Caso b: pannello con modeste imperfezioni
geometriche
Caso c: pannello con rilevanti imperfezioni
geometriche
Come si vede, al di là dell’evoluzione
deformativa del pannello, il carico ultimo
tende ad essere lo stesso nei tre casi.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


58

Stabilità a taglio dei pannelli d’anima


A seconda del modello, il collasso può avvenire secondo vari meccanismi.
Se si considera un modello isostatico, in cui lavorano solo le bande diagonali tese, tali
meccanismi possono essere:
• raggiungimento della tensione di snervamento nelle bande diagonali tese;
• crisi degli irrigidimenti verticali per effetto degli sforzi di compressione cui sono soggetti;
• crisi delle ali della trave a causa delle componenti di sforzo che competono loro nel
meccanismo a travatura reticolare e che si aggiungono al regime tensionale dovuto alla
flessione.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


59

Stabilità a taglio dei pannelli d’anima


Se si considera, invece, un modello iperstatico, in cui lavorano sia le bande diagonali tese che
quelle compresse (queste ultime hanno una capacità portante molto minore ma sono
aiutate dal vincolo fuori piano offerto dalle diagonali tese), i meccanismi di collasso possono
essere:
• rottura delle bande diagonali tese (nel caso di ridotta duttilità del materiale);
• formazione di un cinematismo nello schema resistente reticolare.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


60

Stabilità a taglio dei pannelli d’anima


Il problema, poi, è complicato dal fatto che, ai meccanismi di collasso del pannello isolato
dagli irrigidimenti, si affianca anche quello che coinvolge gli irrigidimenti stessi (trasversali
e/o longitudinali), a seconda della rigidezza e della disposizione di questi ultimi.
La questione è di notevole interesse ma, per limiti di tempo, non sarà possibile approfondirla
in questo corso.
Tuttavia, è utile dare uno sguardo a come il problema viene affrontato nell’Eurocodice 3,
nella NTC 2018 e nella Circolare 2019.
Nella NTC 2018 ci si limita ad affermare che la verifica di stabilità a taglio di un pannello
privo di irrigidimenti può essere evitata se:
݄௪ ߝ
൑ ͹ʹ
‫ݐ‬௪ ߟ
dove:

݄௪ ൌ ƒŽ–‡œœƒ †‡Ž ’ƒ‡ŽŽ‘ †ᇱ ƒ‹ƒ ʹ͵ͷ


ߝൌ
݂௬௪
‫ݐ‬௪ ൌ •’‡••‘”‡ †‡Ž ’ƒ‡ŽŽ‘ †ᇱ ƒ‹ƒ

ߟ è un coefficiente che può essere assunto cautelativamente pari a 1 oppure determinato in


base a documenti di comprovata validità.

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


61

Stabilità a taglio dei pannelli d’anima


Nel caso invece di un pannello con irrigidimenti, la Circolare 2019 e l’Eurocodice 3
consentono di escludere la verifica di stabilità a taglio quando:

݄௪ ߝ
൑ ͵ͳ ݇
‫ݐ‬௪ ߟ ఛ

dove ݇ఛ rappresenta il coefficiente di imbozzamento del pannello per tensioni tangenziali.


Questo parametro dipende dall’interasse netto fra gli irrigidimenti trasversali e dal momento
d’inerzia degli eventuali irrigidimenti longitudinali rispetto ad un asse baricentrico parallelo
al piano dell’anima. In presenza di irrigidimenti, ߟ può essere posto uguale a 1.2.

Come si può vedere in figura, si


considera collaborante con
l’irrigidimento longitudinale una
porzione di pannello d’anima che si
estende da entrambi i lati per una
larghezza pari a ͳͷ‫ݐ‬௪ ߝ.

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


62

Stabilità a taglio dei pannelli d’anima


Se le suddette limitazioni non risultano soddisfatte, nel caso di un pannello con irrigidimenti
trasversali solo in corrispondenza dei vincoli, la Circolare 2019 e l’Eurocodice 3 delineano
una possibile verifica da effettuare nei confronti dell’instabilità dell’anima per taglio.
Il taglio resistente, ܸ௕ǡோௗ , è scisso in due contributi: quello dovuto direttamente all’anima,
ܸ௕௪ǡோௗ , e quello dovuto alle piattabande, ܸ௕௙ǡோௗ :
݂௬௪ ݄௪ ‫ݐ‬௪
ܸ௕ǡோௗ ൌ ܸ௕௪ǡோௗ ൅ ܸ௕௙ǡோௗ ൑ ߟ
͵ ߛெଵ
݂௬௪ ݄௪ ‫ݐ‬௪
ܸ௕௪ǡோௗ ൌ ߯௪
͵ ߛெଵ
dove ߯௪ è un coefficiente che tiene conto dell’instabilità elastica del pannello. Dipende dalla
snellezza relativa del pannello d’anima e dalla rigidezza dell’irrigidimento all’appoggio.

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


63

Stabilità a taglio dei pannelli d’anima


La snellezza relativa in questo caso può essere calcolata come:
݂௬௪
ߣ௪ ൌ ͲǤ͹͸
߬௖௥

߬௖௥ rappresenta la tensione tangenziale critica, calcolata come ߬௖௥ ൌ ݇ఛ ߪா , dove ߪா è la


tensione normale critica, a meno del coefficiente di imbozzamento:

ߨଶ‫ܧ‬ ‫ݐ‬௪
ߪா ൌ
ͳʹሺͳ െ ߥ ଶ ሻ ݄௪

Il contributo di resistenza delle piattabande, ܸ௕௙ǡோௗ , dipende dal momento flettente e dallo
sforzo normale sollecitanti la trave, nonché dalle aree di porzioni «efficaci» della piattabanda
superiore e di quella inferiore.
Le norme forniscono anche la forza assiale con cui devono essere progettati gli irrigidimenti
trasversali, se considerati rigidi:
݂௬௪ ݄௪ ‫ݐ‬௪
ܰ௦௧ǡௗ ൌ ܸாௗ െ
͵ ߣଶ௪ ߛெଵ
dove ܸாௗ è il taglio sollecitante di progetto ad una distanza pari a ͲǤͷ ݄௪ dal bordo del
pannello più sollecitato.
Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale
64

Resistenza dell’anima per forze trasversali


Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica
delle strutture in acciaio, Hoepli La presenza di carichi trasversali
applicati alle ali di una trave e
distribuiti su una porzione limitata di
queste (carichi concentrati) possono
produrre elevati sforzi di
compressione nell’anima della trave.

È buona pratica disporre costole trasversali di


irrigidimento in corrispondenza dei vincoli e dei
carichi concentrati, specialmente nel caso di travi
in composizione saldata, in cui l’anima può
Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli
presentare una snellezza notevole.
Ci sono però delle situazioni nelle quali questo non è possibile, per esempio perché il carico
concentrato si muove lungo la trave (come nel caso delle ruote di un carroponte sulle vie di
corsa). In questo caso, i possibili meccanismi di crisi del pannello d’anima sono:
• schiacciamento in prossimità della piattabanda;
• imbozzamento locale e schiacciamento in prossimità della piattabanda;
• instabilità «globale» su tutta l’altezza del pannello.
Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale
65

Resistenza dell’anima per forze trasversali


L’Eurocodice 3 propone un’unica verifica nei confronti dei vari meccanismi di crisi dell’anima
per carichi trasversali concentrati (di valore ‫ܨ‬ாௗ ):
‫ܨ‬ாௗ ߛெଵ
൑ͳ
݂௬௪ ‫ܮ‬௘௙௙ ‫ݐ‬௪

La lunghezza efficace ‫ܮ‬௘௙௙ viene definita a partire da un coefficiente riduttivo, ߯ி , associato


a fenomeni di instabilità:
‫ܮ‬௘௙௙ ൌ ߯ி ݈௬

dove ݈௬ è la lunghezza del «tratto effettivamente caricato», ottenuta a partire dalla


lunghezza del cosiddetto «tratto rigido caricato», ‫ݏ‬௦ , tramite diffusione (di solito a 45°) nelle
piattabande (con la limitazione di non «fuoriuscire» dagli irrigidimenti trasversali del
pannello).

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


66

Resistenza dell’anima per forze trasversali


Il coefficiente riduttivo ߯ி può essere determinato come:
ͲǤͷ
߯ி ൌ ҧ ൑ ͳ
ߣி
ߣҧி è una snellezza relativa, definita come la radice del rapporto fra la forza resistente per
schiacciamento e il carico critico elastico di imbozzamento:

݈௬ ‫ݐ‬௪ ݂௬௪
ߣҧி ൌ
‫ܨ‬௖௥

dove:

‫ݐܧ‬௪
‫ܨ‬௖௥ ൌ ͲǤͻ ݇ி
݄௪

݇ி è un coefficiente che dipende dalla presenza o meno di irrigidimenti (trasversali e,


eventualmente, anche longitudinali), dal loro interasse e dalle loro caratteristiche.
In assenza di irrigidimenti, si può assumere ݇ி ൌ ͸.

Costruzioni Metalliche Problemi di stabilità locale


Università degli Studi di Firenze
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Civile
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile

Costruzioni Metalliche

Anno accademico 2020-21

Stabilità globale di travi


Claudio Mannini
claudio.mannini@unifi.it

U i
Università
iàd degli
li S
Studi
di di Fi
Firenze
Dip. Ingegneria Civile e Ambientale

Sommario

• Richiami sul problema della stabilità per carico di punta


• Richiami sull’effetto del momento flettente
• Stabilità di aste industriali (effetto di imperfezioni e plasticità)
• Stabilità di aste inserite in complessi strutturali
• Effetto del taglio sulla stabilità di una trave
• Stabilità di travi composte
• Stabilità flesso-torsionale
• Verifica di stabilità a presso-flessione

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


3

Il problema della stabilità dell’equilibrio


Data la notevole resistenza dell’acciaio, le varie membrature presentano sezioni molto
ridotte e risultano quindi molto «snelle». Questo comporta che, in caso di compressione,
la struttura nel suo complesso, le sue aste o porzioni di queste possano «sbandare»,
perdendo improvvisamente o quasi la configurazione rettilinea o poco inflessa.
In sostanza, la configurazione di equilibrio determinata con un’analisi del prim’ordine
(equilibrio impostato sulla configurazione indeformata della struttura) potrebbe non
essere «stabile», per cui potrebbe essere necessario cercare l’equilibrio con un’analisi del
second’ordine (equilibrio determinato sulla configurazione deformata della struttura,
supponendo però spostamenti piccoli a piacere).
Cominciamo con il ricordare il caso molto semplice dell’asta di Eulero (1755), che si
basava sulle seguenti ipotesi:
- Sforzo normale perfettamente centrato
- Asta perfettamente rettilinea, con vincoli perfetti
- Materiale elastico-lineare
- Sezione costante

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


4

Asta di Eulero
Data un’asta con queste proprietà, ci domandiamo che cosa succede se andiamo a
perturbare la configurazione di equilibrio (del prim’ordine, che prevede solo
accorciamenti assiali), imponendo una deformata flessionale, con spostamenti piccoli a
piacere. Se l’asta ritorna nella configurazione «indeformata» (ovvero senza deformata
flessionale), allora significa che la configurazione di equilibrio era stabile; viceversa, se il
sistema evolve verso una configurazione deformata diversa, significa che la
configurazione di partenza non era stabile. Per capire che cosa succede, ovviamente, è
necessario andare a scrivere le equazioni di equilibrio per la configurazione «deformata»
(o perturbata).

‫ݖ‬
ܰ

‫ݒ‬ሺ‫ݖ‬ሻ

‫ܮ‬

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


5

Asta di Eulero
Andiamo allora ad imporre l’equilibrio su una porzione di trave lunga ‫ ݖ‬in configurazione
perturbata: Trascurando il taglio e limitandosi al
secondo ordine (piccole deformazioni e
ܰ ‫ܯ‬ூே் spostamenti):
‫ܯ‬ா௑் ൌ ܰ‫ݒ‬ሺ‫ݖ‬ሻ
‫ݒ‬ሺ‫ݖ‬ሻ ܰ
‫ܯ‬ூே் ൌ െ‫ ݒܬܧ‬ᇱᇱ ሺ‫ݖ‬ሻ
‫ݖ‬
Il momento «esterno» è quello destabilizzante dovuto agli effetti del second’ordine; il
momento «interno» rappresenta il contributo stabilizzante del richiamo elastico della trave.
Quando ‫ܯ‬ூே் ൐ ‫ܯ‬ா௑் , il richiamo elastico domina e la configurazione indeformata è
quindi stabile. La condizione ‫ܯ‬ூே் ൌ ‫ܯ‬ா௑் separa la condizione di stabilità da quella di
instabilità ed è detta di equilibrio indifferente.

‫ ݒܬܧ‬ᇱᇱ ‫ ݖ‬൅ ܰ‫ ݖ ݒ‬ൌ Ͳ


ܰ Abbiamo dunque ottenuto un’equazione differenziale
‫ ݒ‬ᇱᇱ ‫ ݖ‬൅ ‫ ݖ ݒ‬ൌͲ ordinaria del second’ordine omogenea.
‫ܬܧ‬
ܰ
‫ ݒ‬ᇱᇱ ‫ ݖ‬൅ ߙ ଶ ‫ ݖ ݒ‬ൌ Ͳ dove ߙଶ ൌ è legato al carico assiale applicato.
‫ܬܧ‬
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
6

Asta di Eulero
Sappiamo che la soluzione della suddetta equazione è una funzione armonica di
pulsazione ߙ, ovvero del tipo:
‫ ݖ ݒ‬ൌ ‫ ݖߙ •‘ ܣ‬൅ ‫ݖߙ ‹• ܤ‬
dove ‫ ܣ‬e ‫ ܤ‬devono essere determinate a partire dalle condizioni al contorno.
Nel caso specifico, la trave è semplicemente appoggiata, per cui:

‫ Ͳ ݒ‬ൌͲ ฺ ‫ܣ‬ൌͲ

‫ ܮ ݒ‬ൌͲ ฺ ‫‹• ܤ‬ሺߙ‫ܮ‬ሻ ൌ Ͳ

Se dalla seconda condizione desumiamo ‫ ܤ‬ൌ Ͳ, troviamo la soluzione banale (trave


trasversalmente indeformata), qualunque sia il valore di ߙ e quindi del carico assiale ܰ.
Viceversa, le condizioni al contorno sono soddisfatte con ‫( Ͳ ് ܤ‬qualunque), se:
•‹ሺߙ‫ܮ‬ሻ ൌ Ͳ

Questo significa che, se la condizione sopra è verificata (opportuno valore del carico), una
soluzione (configurazione di equilibrio) deformata è possibile. Il fatto che l’ampiezza della
deformata (il valore di ‫ )ܤ‬sia indeterminata, è dovuto alla limitazione di aver ricorso ad
una teoria del second’ordine (la perturbazione imposta è stata assunta piccola a piacere).
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
7

Asta di Eulero
•‹ሺߙ‫ܮ‬ሻ ൌ Ͳ
Ricaviamo ora la soluzione dell’equazione trovata:
ߙ‫ ܮ‬ൌ ݊ߨ ݊ ൌ ͳǡ ʹǡ ‫ ڮ‬ǡ λ

ߙ ଶ ‫ܮ‬ଶ ൌ ݊ଶ ߨ ଶ NOTA: ݊ ൌ Ͳ corrisponde


ܰ ଶ all’assenza di carico e quindi
‫ ܮ‬ൌ ݊ଶ ߨ ଶ non si prende in considerazione.
‫ܬܧ‬
݊ଶ ߨ ଶ ‫ܬܧ‬
ܰ௖௥ ൌ
‫ܮ‬ଶ
Degli infiniti valori del carico trovati, a noi interessa il più piccolo (݊ ൌ ͳ), ovvero quello
per il quale per la prima volta la configurazione indeformata non è più l’unica possibile di
equilibrio:
ߨ ଶ ‫ܬܧ‬
ܰ௖௥ ൌ ଶ
‫ܮ‬
Tale valore è detto carico critico, perché, per valori maggiori, l’asta «sbanda»,
abbandonando la configurazione indeformata, dando luogo potenzialmente a grandi
deformazioni e sollecitazioni (crisi per instabilità).
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
8

Asta di Eulero
In pratica, abbiamo visto che, raggiunto il valore critico del carico di punta, la qualità
dell’equilibrio della configurazione indeformata (o meglio interessata solo da un
accorciamento, in accordo con la teoria elastico-lineare) cambia improvvisamente. Infatti,
tale configurazione indeformata non è più l’unica configurazione di equilibrio ma ne
esistono altre, che prevedono un’inflessione. Seguendo una teoria non lineare di ordine
superiore, ovvero rimuovendo l’ipotesi di piccoli spostamenti e deformazioni, si
vedrebbe che ce ne sono due di queste configurazioni (lo «sbandamento» della trave
verso l’alto o verso il basso è indifferente) e si potrebbe anche determinare le deformate.
effettive. Si potrebbe anche dimostrare che tali
ܰ configurazioni deformate sono di
Soluzione instabile
equilibrio stabile, mentre quella
indeformata è ancora di equilibrio
Punto di
biforcazione per ܰ ൐ ܰ௖௥ ma di natura instabile.
Tale discontinuità nell’evoluzione
delle configurazioni di equilibrio con
Soluzione stabile
(metodo non lineare ܰ௖௥ il carico prende il nome di
di ordine superiore) Soluzione stabile biforcazione.
(indeformata)

‫݋‬ ‫ݒ‬௠௔௫

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


9

Asta di Eulero
Ricordiamo adesso il concetto di snellezza dell’asta:
‫ܮ‬
ߣൌ
ߩ

dove ߩ ൌ ‫ܬ‬Ȁ‫ ܣ‬è il raggio giratore d’inerzia della sezione. Otteniamo dunque:
ߨ ଶ ‫ܣܧ‬
ܰ௖௥ ൌ ଶ
ߣ

Si definisce tensione critica la tensione presente nell’asta immediatamente prima che si


raggiunga l’instabilità per carico di punta.
ܰ௖௥ ߨ ଶ ‫ܧ‬
ߪ௖௥ ൌ ൌ ଶ
‫ܣ‬ ߣ

In realtà, per condizioni di vincolo diverse, avremmo dovuto imporre condizioni al


contorno differenti e alla fine avremmo ottenuto lo stesso risultato a patto di sostituire,
nell’espressione della snellezza, la luce della trave con la lunghezza di libera inflessione:
‫ܮ‬௢ ൌ ߚ‫ܮ‬ dove ߚ è un coefficiente che dipende
dalle condizioni di vincolo.
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
10

Asta di Eulero

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

‫ܮ‬௢ rappresenta la distanza tra due punti di flesso (punti in cui il momento flettente è nullo)
consecutivi nella deformata post-critica della trave.

‫ܮ‬௢
ߣൌ
ߩ

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


11

Asta di Eulero
Tenendo conto delle diverse
condizioni di vincolo (lunghezza di
libera inflessione) e di rigidezza (raggi
giratori d’inerzia) nelle due direzioni
principali, in termini generali,
dovremmo scrivere:

ߨ ଶ ‫ ߨ ܣܧ‬ଶ ‫ܣܧ‬
ܰ௖௥ ൌ ‹ ǡ ଶ
ߣଶ௫ ߣ௬

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Si deve notare che la determinazione della lunghezza di libera inflessione non è così
banale nel caso in cui l’asta considerata sia inserita in una struttura più complessa (per
esempio, un telaio multipiano). Torneremo su questo aspetto più avanti.

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


12

Asta ideale presso-inflessa

‫ܯ‬௢ ‫ݖ‬ ‫ܯ‬௢


ܰ

‫ݒ‬ሺ‫ݖ‬ሻ

‫ܮ‬

Riprendiamo l’asta ideale di Eulero ma supponiamo adesso che essa sia soggetta ad un
momento flettente costante del prim’ordine (ovvero quello che sarebbe presente
imponendo l’equilibrio in configurazione indeformata) oltre che ad un carico di punta. Il
ragionamento potrebbe anche essere ripercorso nel caso di uno sforzo normale
eccentrico oppure, con qualche complicazione di calcolo in più, in quello di un carico
distribuito trasversale sulla trave (dando luogo ad un momento flettente variabile lungo
lo sviluppo della trave). Per semplicità, sviluppiamo il ragionamento solo per il caso di
momento flettente costante.

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


13

Asta ideale presso-inflessa


‫ܯ‬௢
ܰ ‫ܯ‬ா௑் ൌ ‫ܯ‬௢ ൅ ܰ‫ݒ‬ሺ‫ݖ‬ሻ
‫ܯ‬ூே்
‫ܯ‬ூே் ൌ െ‫ ݒܬܧ‬ᇱᇱ ሺ‫ݖ‬ሻ
‫ݒ‬ሺ‫ݖ‬ሻ ܰ
‫ܯ‬ூே் ൌ ‫ܯ‬ா௑்
‫ݖ‬

Riscriviamo l’equilibrio in configurazione perturbata. Adesso nel momento esterno


compare sia il contributo del prim’ordine, ‫ܯ‬௢ , che quello del second’ordine, ܰ‫ݒ‬ሺ‫ݖ‬ሻ. Il
momento interno è assunto sempre proporzionale alla derivata seconda dello
spostamento trasversale, come stabilito dalla teoria del second’ordine (piccoli
spostamenti e deformazioni). Otteniamo dunque:
‫ ݒܬܧ‬ᇱᇱ ‫ ݖ‬൅ ܰ‫ ݖ ݒ‬ൌ െ‫ܯ‬௢
Come si vede, otteniamo sempre un’equazione differenziale lineare del secondo ordine,
che però stavolta non è omogenea. Questo fatto ha delle conseguenze importanti sul
comportamento qualitativo del sistema nei confronti della stabilità.
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
14

Asta ideale presso-inflessa


‫ ݒܬܧ‬ᇱᇱ ‫ ݖ‬൅ ܰ‫ ݖ ݒ‬ൌ െ‫ܯ‬௢

ܰ ‫ܯ‬௢
‫ ݒ‬ᇱᇱ ‫ ݖ‬൅ ‫ ݖ ݒ‬ൌെ
‫ܬܧ‬ ‫ܬܧ‬
‫ܯ‬௢
‫ ݒ‬ᇱᇱ ‫ ݖ‬൅ ߙ ଶ ‫ ݖ ݒ‬ൌ െߙ ଶ
ܰ

dove, ancora una volta, abbiamo posto ߙ ଶ ൌ ܰȀ‫ܬܧ‬. Non essendo l’equazione omogenea,
alla soluzione trovata in precedenza occorre aggiungere una soluzione particolare per
avere l’integrale generale:
‫ܯ‬௢
‫ ݖ ݒ‬ൌ ‫ ݖߙ •‘ ܣ‬൅ ‫ ݖߙ ‹• ܤ‬െ
ܰ
Imponendo adesso le condizioni al contorno per la trave, otteniamo:
‫ܯ‬௢ ‫ܯ‬௢
‫ Ͳ ݒ‬ൌͲ ฺ ‫ܣ‬െ ൌͲ ฺ ‫ܣ‬ൌ
ܰ ܰ
‫ܯ‬௢
‫ ܮ ݒ‬ൌͲ ฺ ‫ ܮߙ •‘ ܣ‬൅ ‫ ܮߙ ‹• ܤ‬െ ൌͲ
ܰ
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
15

Asta ideale presso-inflessa


Mettendo insieme le due equazioni precedenti, otteniamo:
‫ܯ‬௢ ‫ܯ‬௢
‘• ߙ‫ ܮ‬൅ ‫ ܮߙ ‹• ܤ‬െ ൌͲ
ܰ ܰ

‫ܯ‬௢ ͳ െ ‘• ߙ‫ܮ‬ ‫ܯ‬௢ ߙ‫ܮ‬


‫ܤ‬ൌ ‫ڄ‬ ൌ ‫ƒ– ڄ‬
ܰ •‹ ߙ‫ܮ‬ ܰ ʹ

Quindi, la soluzione diventa:

‫ܯ‬௢ ߙ‫ܮ‬
‫ ݖ ݒ‬ൌ –ƒ •‹ ߙ‫ ݖ‬൅ ‘• ߙ‫ ݖ‬െ ͳ
ܰ ʹ

Se vogliamo calcolare la tensione nella trave, dobbiamo considerare lo sforzo normale e il


momento flettente e, per quest’ultimo, dobbiamo sommare il contributo del prim’ordine
e quello del second’ordine:

‫ܯ‬ሺ‫ݖ‬ሻ ൌ ‫ܯ‬௢ ൅ ܰ‫ݒ‬ሺ‫ݖ‬ሻ

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


16

Asta ideale presso-inflessa


Se ci mettiamo nella sezione più sollecitata, ovvero quella di mezzeria:

‫ܮ‬ ߙ‫ܮ‬ ߙ‫ܮ‬ ߙ‫ܮ‬ ͳ ߙ‫ܮ‬


‫ܯ‬௠௔௫ ൌ ‫ܯ‬ ൌ ‫ܯ‬௢ –ƒ •‹ ൅ ‘• ൌ ‫ܯ‬௢ ൌ ‫ܯ‬௢ •‡
ʹ ʹ ʹ ʹ ߙ‫ܮ‬ ʹ
‘•
ʹ
Approssimiamo ora l’espressione trovata, sviluppando il coseno in serie di Taylor-McLaurin
e arrestandosi al secondo termine:
‫ݔ‬ଶ
‘• ‫ ݔ‬ൌ ͳ െ ൅ ࣩ ‫ݔ‬ସ
ʹǨ
Ovvero: ଶ
ߙ‫ܮ‬
ߙ‫ܮ‬ ʹ ͳ
‘• ؆ͳെ ൌ ͳ െ ߙ ଶ ‫ܮ‬ଶ
ʹ ʹ ͺ

Inoltre:
ܰ‫ܮ‬ଶ ܰ
ߙ ଶ ‫ܮ‬ଶ ൌ ൌ ߨଶ
‫ܬܧ‬ ܰ௖௥

dove ܰ௖௥ rappresenta il carico critico Euleriano.

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


17

Asta ideale presso-inflessa


Sostituendo, si ottiene:

ߙ‫ܮ‬ ͳ ଶ ଶ ߨଶ ܰ ܰ
‘• ؆ͳെ ߙ ‫ ܮ‬ൌͳെ ؆ͳെ
ʹ ͺ ͺ ܰ௖௥ ܰ௖௥
Da cui:
‫ܮ‬ ͳ ‫ܯ‬௢
‫ܯ‬௠௔௫ ൌ ‫ܯ‬ ൌ ‫ܯ‬௢ ؆
ʹ ߙ‫ܮ‬ ܰ
‘• ͳെ
ʹ ܰ௖௥
In campo elastico, si può determinare la tensione nella fibra più sollecitata della sezione
di mezzeria come:
ܰ ‫ܯ‬௢
ߪ௠௔௫ ൌ ൅
‫ͳ ܹ ܣ‬െ ܰ
௘௟ ܰ௖௥

Abbiamo ottenuto una relazione non lineare, che lega la tensione alle sollecitazioni nella
sezione (ܰ, ‫ܯ‬௢ ). Si noti che, se ܰ ՜ Ͳ (non c’è carico di punta), ritroviamo la classica
formula di Navier per la flessione (solo del prim’ordine). Viceversa, se ܰ ՜ ܰ௖௥ , ߪ௠௔௫ ՜ λ.

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


18

Asta ideale presso-inflessa


In definitiva, la stabilità dell’asta soggetta a momento flettente, oltre che a sforzo normale
di compressione, non è più legata ad un problema di biforcazione ma ad un problema di
tensioni del second’ordine: la presenza di sforzo normale e flessione fa sì che gli
spostamenti e le tensioni risultino maggiori di quelli previsti dalla teoria lineare (del
prim’ordine). Tale discostamento sarà trascurabile per piccoli valori di ܰ ma diventerà
sempre più importante via via che lo sforzo normale cresce, fino a portare rapidamente
alla crisi dell’asta. Chiaramente, un discostamento significativo dalla teoria lineare avviene
tanto prima quanto maggiore è il momento flettente dovuto alle coppie esterne applicate.

ܰ Non esiste, però, un valore


del carico per il quale cambia
improvvisamente la qualità
Soluzione di
dell’equilibrio (da stabile a
ordine superiore instabile). Questo perché
l’equazione differenziale che
ܰ௖௥ governa il problema non è
Soluzione del
Soluzione con momento second’ordine omogenea.
flettente ‫ܯ‬଴ (oppure con
imperfezioni geometriche) ‫݋‬ ‫ݒ‬଴ǡ௠௔௫ ‫ݒ‬௠௔௫

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


19

Aste con imperfezioni geometriche


Sappiamo, però, che le aste industriali presentano imperfezioni di vario genere
(meccaniche e geometriche), in grado di influenzare profondamente il comportamento
nei confronti della stabilità per carico di punta. In particolare, si era visto che non si può
assumere che un’asta industriale sia perfettamente rettilinea e che lo sforzo assiale sia
perfettamente centrato (imperfezioni geometriche longitudinali), ma è necessario
considerare delle frecce, delle eccentricità e dei fuori-piombo convenzionali.
Per esempio, introducendo una deformata ‫ݒ‬௢ ሺ‫ݖ‬ሻ dell’asta scarica, l’espressione del
momento esterno, necessaria per andare a scrivere l’equilibrio in configurazione
deformata, assume la forma:

‫ܯ‬ா௑் ൌ ܰ ‫ݒ‬௢ ሺ‫ݖ‬ሻ ൅ ‫ݖ ݒ‬

‫ݖ‬
ܰ ‫ݒ‬௢ ሺ‫ݖ‬ሻ

‫ݒ‬ሺ‫ݖ‬ሻ

‫ܮ‬

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20

Aste con imperfezioni geometriche


Il termine ܰ‫ݒ‬௢ ሺ‫ݖ‬ሻ è chiaramente un contributo del prim’ordine (c’è anche se si ipotizza di
non perturbare la configurazione di equilibrio della trave, imponendo un’inflessione
trasversale) e viene a svolgere esattamente lo stesso ruolo del momento flettente del
prim’ordine visto prima (e analogo sarebbe stato anche il caso di un’eccentricità dello
sforzo assiale). Imponendo l’equilibrio, si ottiene infatti lo stesso tipo di equazione
differenziale:
‫ ݒ‬ᇱᇱ ‫ ݖ‬൅ ߙ ଶ ‫ ݖ ݒ‬ൌ െߙ ଶ ‫ݒ‬௢ ሺ‫ݖ‬ሻ

Questa avrà quindi lo stesso tipo di soluzione e un comportamento analogo a quello


analizzato in precedenza. La presenza delle imperfezioni trasforma il problema di
biforcazione in un problema di tensioni del second’ordine (spostamenti trasversali e tensioni
crescono molto con lo sforzo normale e tendono all’infinito quando ܰ tende a ܰ௖௥ ).

ܰ ܰ‫ݒ‬௢ǡ௠௔௫
ߪ௠௔௫ ൌ ൅
‫ͳ ܹ ܣ‬െ ܰ
௘௟ ܰ௖௥

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


21

Aste con imperfezioni geometriche


Tale tensione massima, che include i contributi del second’ordine, dovrà essere
confrontata con la tensione di progetto ݂௬ௗ del materiale. Tuttavia, dal punto di vista delle
verifiche, è più conveniente fare riferimento ad una tensione media nell’asta (ߪ௠ ൌ ܰȀ‫)ܣ‬
da confrontare con una tensione critica ߪ௠ǡ௖ , ridotta rispetto a quella Euleriana per effetto
delle imperfezioni geometriche (in realtà, la verifica sarà in termini di sforzi risultanti
anziché di tensioni ma non cambia nulla, basta semplicemente moltiplicare per l’area ‫ܣ‬,
ovvero ܰாௗ ൑ ߪ௠ǡ௖ ‫)ܣ‬.
Partiamo dalla condizione limite:
ܰ ܰ‫ݒ‬௢ǡ௠௔௫
ߪ௠௔௫ ൌ ൅ ൌ ݂௬ௗ
‫ͳ ܹ ܣ‬െ ܰ
௘௟ ܰ௖௥
Questa possiamo scriverla come:
ܰ ‫ݒ‬௢ǡ௠௔௫ ‫ܣ‬
‫ͳ ڄ‬൅ ൌ ݂௬ௗ
‫ܣ‬ ܰ
ܹ௘௟ ͳ െ
ܰ௖௥
Ovvero:
‫ݒ‬௢ǡ௠௔௫ ‫ܣ‬
ߪ௠ǡ௖ ‫ ͳ ڄ‬൅ ߪ ൌ ݂௬ௗ
ܹ௘௟ ͳ െ ௠ǡ௖
ߪ௖௥

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


22

Aste con imperfezioni geometriche


Definendo ora il seguente parametro adimensionale:
‫ݒ‬௢ǡ௠௔௫ ‫ݒ ܣ‬௢ǡ௠௔௫ ‫ݒ ܣ‬௢ǡ௠௔௫ ‫ݕ ڄ‬௠௔௫ ‫ݒ‬௢ǡ௠௔௫ ‫ݕ ڄ‬௠௔௫
݉ൌ ൌ ൌ ൌ
ܹ௘௟ ‫ܬ‬ ‫ܬ‬ ߩଶ
‫ݕ‬௠௔௫ ‫ܣ‬
si ottiene:
ͳ
ߪ௠ǡ௖ ‫ ͳ ڄ‬൅ ݉ ߪ௠ǡ௖ ൌ ݂௬ௗ
ͳെ
ߪ௖௥

Da notare che, nel caso di un’eccentricità ݁ dello sforzo assiale, avremmo ottenuto la
stessa equazione, in cui, però, ovviamente, è diversa la definizione di ݉:
݁ ‫ݕ ڄ‬௠௔௫
݉ൌ
ߩଶ
Fissati ݉ e ݂௬ௗ , si determina un valore di ߪ௠ per ogni valore della snellezza ߣ (da cui
dipende ߪ௖௥ ). Tale valore, in presenza di imperfezioni geometriche, sostituisce quello della
tensione critica Euleriana ߪ௖௥ (rappresenta la tensione media per la quale la tensione
massima raggiunge il limite ݂௬ௗ ). Da notare che, com’è logico che sia, per ݉ ՜ Ͳ, la
tensione limite tende a coincidere con quella critica Euleriana, indipendentemente dal
valore della tensione di progetto dell’acciaio.
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
23

Aste con imperfezioni geometriche


ߪ௠ǡ௖ Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli

ߨଶ‫ܧ‬
ߪ௖௥ ൌ ଶ
ߣ

La tensione critica Euleriana descrive nel piano ߪ௖௥ െ ߣ un’iperbole cubica. Tale curva si
abbassa e si sdraia progressivamente all’aumentare dell’imperfezione geometrica
considerata, ovvero all’aumentare del valore di ݉.

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24

Effetto della plasticità del materiale


Il carico critico Euleriano si basa anche sull’assunto che il legame costitutivo del materiale
sia indefinitamente elastico-lineare. In realtà, sappiamo che, superato un certo livello di
tensione, si perde il comportamento lineare (tensione di proporzionalità) e poi addirittura
si arriva allo snervamento del materiale.
Ipotizzando, in seconda battuta, un legame costitutivo elastico-perfettamente plastico, ci
possiamo chiedere quale sia la snellezza dell’asta per la quale si raggiunge
contemporaneamente l’instabilità e la crisi per schiacciamento (plasticizzazione a
compressione di tutte le fibre della sezione dell’asta). Questo avviene se:

ߨଶ‫ܧ‬
ߪ௖௥ ൌ ଶ ൌ ݂௬௞
ߣ

La snellezza dell’asta, che corrisponde a questa condizione, la indichiamo con ߣ௣ (nota in


letteratura, non senza un po’ di ambiguità, anche come snellezza di proporzionalità):

‫ܧ‬
ߣ௣ ൌ ߨ
݂௬௞

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


25

Effetto della plasticità del materiale

ߣ௣
Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli

Quindi, per ߣ ൏ ߣ௣ , l’asta va in crisi per schiacciamento, mentre, per ߣ ൐ ߣ௣ , la crisi


avviene per instabilità.
Per avere un’idea, se prendiamo un acciaio di grado S355, otteniamo:
ߣ௣ ൌ ͹͸ǤͶͳ per ‫ ݐ‬൑ ͶͲ 
ߣ௣ ൌ ͹ͺǤ͸͸ per ‫ ݐ‬൐ ͶͲ 

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


26

Effetto della plasticità del materiale


In realtà, il materiale considerato non è neanche elastico-perfettamente plastico, per cui,
anche in assenza di qualunque tipo di imperfezione, l’iperbole di Eulero viene già
abbandonata per snellezze inferiori a quella per la quale la tensione critica coincide con il
limite di proporzionalità del materiale.
Superato tale limite, ci si aspetta che la minor rigidezza del materiale a fronte di un
incremento della deformazione (e quindi del contributo stabilizzante di richiamo elastico
per l’asta la cui configurazione indeformata viene perturbata) produca l’effetto di ridurre il
carico critico rispetto al caso Euleriano con semplice limitazione a ݂௬௞ della tensione
critica.
Intuitivamente, ci si aspetta possa giocare un ruolo il modulo elastico tangente (che si
riduce rispetto al valore ‫ ܧ‬della fase elastico-lineare, fino a diventare nullo quando si
raggiunge lo snervamento).
Importante è anche il fatto che, nella
configurazione deformata, e quindi
inflessa, si avrà un incremento della
deformazione nelle fibre su un lato
dell’asta e un decremento in quelle sul
lato opposto.
Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


27

Effetto della plasticità del materiale


Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli

݂௬

ߣ௣
Storicamente sono stati elaborati diversi modelli per tener conto del comportamento
non-lineare/plastico del materiale, tra cui i famosi modelli di Engesser-von Kármán ed
Engesser-Shanley (elaborati tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900), che chiamano in causa
un modulo elastico ridotto (intermedio fra il modulo elastico tangente e quello elastico
lineare), nel primo caso, e il modulo elastico tangente, nel secondo.
Tali modelli hanno avuto larga applicazione e sono stati implementati anche in vari
documenti normativi.
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
28

Effetto della plasticità del materiale

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

In questa sede, non entreremo nell’interessante dibattito teorico sull’effetto della


plasticità sull’instabilità per carico di punta. Tuttavia, dobbiamo tenere a mente che, per
effetto del comportamento plastico del materiale, nel caso per esempio di un’asta con
imperfezioni geometriche oppure soggetta a momento flettente, oltreché a sforzo
normale, il diagramma sforzo assiale-freccia non tenderà asintoticamente al carico critico
Euleriano ma presenterà un vero e proprio carico ultimo ܰ௨ ൏ ܰ௖௥ .

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


29

Effetti delle imperfezioni meccaniche


Hanno un ruolo importante nell’instabilità di un’asta compressa anche le imperfezioni
meccaniche delle aste industriali, tra cui la variazione della tensione di snervamento
all’interno della sezione e soprattutto le tensioni residue. Infatti, abbiamo visto che
questo sistema di tensioni autoequilibrato, che dipende dalle lavorazioni subite dall’asta e
dalla geometria della sezione, può arrivare localmente a valori molto elevati, sia in
trazione che in compressione. Tali tensioni sono in grado di penalizzare sensibilmente il
carico ultimo che l’asta è in grado di sopportare.
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

ܰ௨
ഥൌ
ܰ
‫݂ܣ‬௬௞

ߣ
ߣҧ ൌ
ߣ௣

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


30

Effetti delle imperfezioni meccaniche


Ad esempio, i risultati sperimentali hanno mostrato che i profili a doppio T snelli e
slanciati (tipo IPE) risultano meno penalizzati dei profili ad ali larghe (tipo HE),
specialmente per inflessione nel piano forte.

ܰ௨
ഥൌ
ܰ
‫݂ܣ‬௬௞

ߣ
ߣҧ ൌ
ߣ௣

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


31

Instabilità di aste industriali


Riassumendo, le imperfezioni meccaniche e geometriche dell’asta hanno effetti molto
importanti sulla stabilità dell’asta, il cui carico ultimo risulta significativamente inferiore al
carico critico Euleriano. In sostanza, quest’ultimo non può essere utilizzato così com’è a
fini progettuali ma deve essere opportunamente ridotto (oppure deve essere considerata
una snellezza opportunamente ridotta).
Inoltre, sempre a causa delle imperfezioni, il valore limite della snellezza, per la quale la
capacità portante dell’asta non è influenzata dai fenomeni di instabilità, si riduce da ߣ௣ a
ͲǤʹ ‫ߣ ڄ‬௣ .
Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


32

Verifica di stabilità di un’asta compressa


La norma italiana NTC 2018 e l’Eurocodice 3 tengono conto, in maniera semplice, di tutte
le problematiche viste fino ad ora. Innanzi tutto, la verifica è proposta in termini di sforzo
normale:
ܰாௗ ൑ ܰ௕ǡோௗ

dove il pedice «b» sta per «buckling». La resistenza a compressione deve essere
determinata, a seconda della classe di resistenza della sezione, come:
݂௬௞
ܰ௕ǡோௗ ൌ ߯‫ܣ‬ per sezioni di classe 1, 2 e 3
ߛெଵ

݂௬௞
ܰ௕ǡோௗ ൌ ߯‫ܣ‬௘௙௙ per sezioni di classe 4
ߛெଵ

‫ܣ‬௘௙௙ rappresenta l’area efficace della sezione e torneremo sul suo significato e sulla
maniera di valutarla più avanti nel corso.
ߛெଵ è il coefficiente di sicurezza e vale 1.05, come per le verifiche di resistenza, tranne
che per le membrature di ponti stradali e ferroviari, nel qual caso ߛெଵ ൌ ͳǤͳͲ.

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


33

Verifica di stabilità di un’asta compressa


Il coefficiente riduttivo ߯ (nota: se ߯ ൌ ͳ, la verifica di stabilità coincide con la verifica di
resistenza) deve essere valutato tramite la formula:
ͳ
߯ൌ ൑ͳ
߶ ൅ ߶ ଶ െ ߣҧଶ
dove:
߶ ൌ ͲǤͷሾͳ ൅ ߙ ߣҧ െ ͲǤʹ ൅ ߣҧଶ ሿ

ߣҧ è detta snellezza relativa ed è definita come:

‫݂ܣ‬௬௞
ߣҧ ൌ per sezioni di classe 1, 2 e 3
ܰ௖௥

‫ܣ‬௘௙௙ ݂௬௞
ߣҧ ൌ per sezioni di classe 4
ܰ௖௥

dove ܰ௖௥ rappresenta lo sforzo normale elastico critico per la modalità di instabilità
pertinente (flessionale, torsionale o flesso-torsionale). Quindi, nel caso in esame
(instabilità flessionale) ܰ௖௥ è proprio il carico critico Euleriano.
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
34

Verifica di stabilità di un’asta compressa


Il motivo per cui ߣҧ viene chiamata snellezza relativa può essere chiarito facilmente:

‫݂ܣ‬௬௞ ݂௬௞ ݂௬௞ ݂௬௞ ߣ


ߣҧ ൌ ൌ ൌ ൌ ߣ ൌ
ܰ௖௥ ߪ௖௥ ߨଶ‫ܧ‬ ߨ ଶ ‫ߣ ܧ‬௣
ߣଶ

Quindi, la snellezza relativa dell’asta rappresenta la snellezza normalizzata con la snellezza


di proporzionalità.
ߙ è il fattore di imperfezione ed è riportato in una tabella della NTC 2018 in funzione della
curva di stabilità. Varia da 0.13, per la curva ܽ଴ , a 0.76, per la curva ݀.
Le curve di stabilità si determinano in base alla tipologia di profilato, agli spessori dei
piatti, all’asse di inflessione rispetto a cui si valuta l’instabilità (caratteristiche da cui,
ricordiamo, dipendono le imperfezioni meccaniche) e dal grado dell’acciaio (poco, in
realtà). Una casistica più ricca (relativa, per esempio, anche ai profili formati a freddo) è
disponibile nell’Eurocodice 3.

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


35
Verifica di stabilità di un’asta compressa

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica


delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


36

Verifica di stabilità di un’asta compressa

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


37

Verifica di stabilità di un’asta compressa


Se andiamo a rappresentare graficamente il coefficiente ߯ in funzione della snellezza
relativa, otteniamo:

Nel caso Euleriano:

ͳ
߯ ൌ ߛெଵ ଶҧ
ߣ

NOTA: per snellezze


elevate, si riduce il
peso delle
imperfezioni.

Come era logico attendersi, ߯ ha un andamento analogo a quello visto per la tensione
critica in presenza di imperfezioni meccaniche e geometriche.
La norma NTC 2018 riporta il coefficiente ߯ anche tabulato in funzione della snellezza
relativa e della curva di stabilità.
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
38

Verifica di stabilità di un’asta compressa


Per snellezze elevate, in aste industriali la riduzione della capacità portante rispetto al
carico critico Euleriano è modesta.
NOTA: Il concetto che sta dietro la
verifica di stabilità proposta da NTC
2018 e Eurocodice 3 è quello della
snellezza equivalente. In sostanza, si
valuta la snellezza relativa tramite il
carico critico Euleriano ܰ௖௥ in campo
elastico e poi, a partire da questa, si
determinano i coefficienti ߶ e quindi
߯ in base alla tipologia di sezione,
prescindendo completamente
dall’effettivo sistema strutturale in
esame e dal suo specifico
comportamento in campo plastico
per effetto delle imperfezioni.
Torneremo su questo aspetto più
avanti.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


39

Verifica di stabilità di un’asta compressa


L’Eurocodice 3 fornisce anche delle espressioni per il calcolo di ܰ௖௥ relativo a modalità di
instabilità torsionale o flesso-torsionale.
Il caso dell’asta inflessa lo vedremo nel seguito ma per un’asta compressa con una
comune sezione a doppio T doppiamente simmetrica, l’instabilità flessionale (o instabilità
piana) è quella cui normalmente corrisponde il carico critico minore (la deformata critica
consta di una pura inflessione in un piano principale d’inerzia).
Nel caso di profili con un solo asse di simmetria, invece, è frequente che l’instabilità
flesso-torsionale si manifesti per un carico inferiore a quello critico per l’instabilità
flessionale.
L’instabilità torsionale pura (o avvitamento) può essere di interesse pratico solo per
profilati con sezioni che presentano scarsa rigidezza torsionale primaria (in parete sottile e
aperte) e rigidezza torsionale secondaria trascurabile (sezioni a croce, a T, a L), specie se di
luce modesta.
Infine, bisogna ricordare che, rispetto all’Eurocodice 3, la NTC 2018 aggiunge la
raccomandazione di limitare la snellezza al valore di 200 per le membrature principali e
250 per le membrature secondarie.

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


40

Stabilità di aste nelle strutture


I casi contemplati sin qui sono estremamente semplici e idealizzati, molto diversi dalle
condizioni reali in cui un’asta compressa normalmente viene a trovarsi quando è inserita
in un complesso strutturale.
Infatti, fino ad ora abbiamo visto aste vincolate alle estremità con vincoli perfetti e
caricate assialmente alle estremità. Nella realtà, i vincoli non sono mai perfetti e spesso
sono costituiti da altre aste della struttura (si pensi, per esempio, alla colonna di un telaio
vincolata dalle travi e dalle altre colonne concorrenti ai nodi). In alcuni casi, è possibile
considerare nel calcolo della lunghezza di libera inflessione una condizione ideale limite,
che risulti a vantaggio di sicurezza. In altri casi, però, tale limite può risultare troppo
penalizzante o addirittura non esistere (come nel caso dei telai a nodi spostabili
incernierati alla base). Infine, tali vincoli possono cambiare man mano che la struttura
evolve in campo plastico (per esempio, a seguito della formazione di cerniere plastiche).
Inoltre, capita spesso che i vincoli non siano alle estremità dell’asta (o non siano solo alle
estremità).
Anche i carichi possono essere applicati all’asta in posizioni intermedie o con distribuzioni
più complesse.
Infine, anche se non si tratta di soluzioni comunissime, in certi casi, le aste possono
presentare sezione variabile.

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


41

Stabilità di aste nelle strutture


In termini generali, il problema è molto complesso. Di solito, viene affrontato con il
criterio della snellezza equivalente. Concettualmente, tale criterio si basa sull’idea che
due sistemi che hanno lo stesso carico critico Euleriano hanno anche la stessa capacità
portante.
In pratica, ci si riconduce sempre ad un’asta semplice incernierata con una snellezza tale
da fornire lo stesso carico critico Euleriano del sistema in esame, e si trascurano le
differenze fra l’effetto delle imperfezioni e la fase elastoplastica dell’asta equivalente e
quella del sistema reale. Tale ragionamento ovviamente non è sempre vero ma in molti
casi si è visto che fornisce risultati accettabili.
Il criterio della snellezza equivalente si impernia sulla valutazione della lunghezza di
libera inflessione del sistema esaminato. Questa potrebbe anche essere stimata a partire
dall’esame del meccanismo di collasso della struttura ma normalmente viene
determinata tramite l’analisi elastica del problema.

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


42

Stabilità di aste nelle strutture


Sulla complessità del problema di determinare il carico ultimo di aste reali compresse o
pressoinflesse, Ballio e Mazzolani scrivono nel loro libro sulle Strutture in Acciaio (p. 611):

«È quindi illusorio richiedere allo strumento di calcolo o alla normativa di sostituire quel
buon senso ingegneristico che caratterizza la qualità di un progetto e che dà nel
contempo una dimensione umana all’atto progettuale nel momento in cui lascia liberi di
operare delle scelte».

E ancora:

«D’altra parte è evidente che non è solo col buon senso ingegneristico che si prevengono i
fenomeni di instabilità; criteri e metodi di calcolo approssimati, già riconosciuti validi e
ormai consolidati nella pratica tecnica, possono costituire una guida ed un mezzo valido
per creare o quanto meno stimolare quella sensibilità nei confronti dei problemi di
instabilità che, già da sola, costituisce un mezzo utile per riconoscere la possibilità di una
instabilità e quindi per prevenirla».

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


43

Distribuzione del carico assiale


Cominciamo con il considerare il caso in cui l’asta sia soggetta ad una distribuzione
dell’azione assiale lungo il suo sviluppo. Come è facile intuire, a parità di sforzo risultante
al piede della colonna (sempre pari a ܰ), il carico critico Euleriano cresce quando l’azione
assiale è applicata in diverse sezioni
dell’asta anziché tutta in testa
(comunque, l’effetto va
rapidamente a saturazione man
mano che la ripartizioni del carico
aumentano).
Come si vede nella tabella riportata
in basso, si può tener conto di
questo effetto variando la lunghezza
di libera inflessione ‫ܮ‬௢ .

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


44

Aste con vincoli di estremità


In figura sono riportate soluzioni costruttive
tipiche con la relativa schematizzazione,
utilizzabile per la valutazione della lunghezza di
libera inflessione (‫ܮ‬௢ ൌ ߚ‫ܮ‬, dove ‫ ܮ‬è la
lunghezza dell’asta verticale compressa).
La schematizzazione del vincolo alla rotazione
mediante una cerniera è sempre a favore di
sicurezza, perché questa ne rappresenta la
massima degradazione possibile. Viceversa, un
vincolo schematizzato come un incastro
potrebbe in realtà non garantire una perfetta
fissità rotazionale. Può essere quindi
ragionevole incrementare il valore di ߚ del 10-
20 % per tener conto di incastri non perfetti.
Deve tuttavia essere considerato con molta
attenzione l’ultimo caso riportato, per il quale ߚ
cresce indefinitamente con la diminuzione della
rigidezza flessionale del traverso, fino a tendere
all’infinito qualora quest’ultimo risultasse
infinitamente flessibile (sistema labile). Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


45

Aste con vincoli intermedi


Nel caso in cui i vincoli offerti dalle rimanenti porzioni della struttura si collocassero in
posizioni intermedie dell’asta compressa considerata, per determinare il carico critico
sarebbe necessario impostare nuovamente l’equilibrio in configurazione perturbata,
ottenere una nuova equazione differenziale, cui imporre le condizioni al contorno,
determinando infine il valore del carico per cui l’equazione ammette una soluzione non
banale (ovvero una soluzione deformata; condizione di equilibrio indifferente). Il carico
critico può però essere espresso con la ben nota formula di Eulero, esprimendo il
coefficiente di vincolo ߚ in funzione della posizione del vincolo ݇ ൌ ܽȀ‫ܮ‬.

È come se
avessimo una
mensola di luce ‫ܮ‬
con un incastro
cedevole

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


46

Aste con vincoli intermedi


Caso analogo al precedente
ma con lo sbalzo maggiore
della distanza fra gli
appoggi. Si noti che, per
ܽ ՜ Ͳ, i due appoggi
ravvicinati tendono a
funzionare come un
incastro e quindi si ritrova il
caso della mensola.
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli
Di seguito, un sistema
strutturale in cui il piedritto
può essere schematizzato
come un’asta su tre
appoggi.
Per ܽ ՜ Ͳ, è come se si
avesse un incastro-
appoggio; per ܽ ൌ ‫ܮ‬, è
come se si avesse due aste
in semplice appoggio.
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
47

Aste con vincoli intermedi


Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Ragionamenti analoghi si possono


fare per il caso di un’asta
compressa che può essere trattata
con lo schema di trave su quattro
appoggi. Nel caso in alto, il campo
centrale, più ridotto, stabilizza i
campi esterni. Nel caso in basso,
invece, il campo centrale, di luce
maggiore, è stabilizzato da quelli
laterali.

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


48

Aste di travature reticolari


Nel caso di travature reticolari, le aste compresse, a causa dei nodi intermedi, risultano
soggette a sforzi variabili da campo a campo (si consideri, per esempio, il caso (a) in figura
di una trave reticolare controventata fuori dal piano a nodi alterni). In queste situazioni, la
valutazione della stabilità fuori dal piano della travatura non è affatto immediata.
La norma tedesca DIN trattava problemi
di questo genere, verificando l’asta per
uno sforzo assiale pari a ܰଵ (assumendo
ܰଵ ൐ ܰଶ ) ma considerando una
lunghezza di libera inflessione fuori dal
piano pari a ‫ܮ‬௢ ൌ ߚ‫ܮ‬, con:
ܰଶ
ߚ ൌ ͲǤ͹ͷ ൅ ͲǤʹͷ ൒ ͲǤͷ
ܰଵ
Per ܰଶ ൌ ܰଵ, ovviamente si ritrova
ߚ ൌ ͳ, mentre in generale ߚ ൑ ͳ.
Se ܰଶ è uno sforzo di trazione, la
formula conduce a sostanziali riduzioni
della lunghezza di libera inflessione
rispetto a ‫ܮ‬. Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


49

Aste con sezione variabile


Un’altra situazione particolare è quella delle aste a sezione variabile. Il caso di colonne con
sezioni gradualmente variabili (tapered columns) non è più molto utilizzato per gli elevati
costi di lavorazione. Viceversa, più diffuso è quello delle colonne con tronchi di diversa
geometria (stepped columns), per esempio nel caso di edifici industriali con carriponte di
notevole importanza.
Si può far riferimento ad un’asta di
inerzia equivalente:
‫ܬ‬௘௤ ൌ ݇ ‫ܬ ڄ‬௠௔௫
dove il coefficiente ݇ si può
determinare in base al criterio
della snellezza equivalente. Si
calcola cioè il carico critico in
campo elastico e poi si determina
la snellezza dell’asta ideale, e
quindi il valore costante del
momento d’inerzia ‫ܬ‬௘௤ , che
fornisce lo stesso limite di stabilità.
In letteratura si trovano formule e
tabelle per il calcolo di ݇. Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


50

Lunghezza di libera inflessione nei telai


Un caso particolarmente interessante e delicato è quello dei telai. A parte le strutture
pendolari, per nodi continui o semi-continui, i ritti sono sempre soggetti a pressoflessione.
Nell’ottica di definire una snellezza equivalente, si può definire la lunghezza di libera
inflessione come la distanza tra due punti di flesso consecutivi della deformata critica in
campo elastico dei ritti pensati caricati in maniera che siano soggetti solo a sforzo normale.
Una distinzione importante deve essere fatta tra telai a nodi fissi (in cui, per effetto di una
robusta controventatura, i nodi non possono traslare orizzontalmente) e telai a nodi
spostabili (telai non controventati o debolmente controventati).
Telaio a nodi fissi Telaio a nodi spostabili

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


51

Lunghezza di libera inflessione nei telai


Nel caso di telai a nodi fissi, la lunghezza di libera inflessione è per forza compresa tra
ͲǤͷ‫ ܮ‬e ‫( ܮ‬dove ‫ ܮ‬è l’interpiano), a seconda della rigidezza dei traversi e del grado di
vincolo alla rotazione relativa offerto dai nodi trave-colonna e dai nodi di base. Nel caso
di una struttura pendolare, la lunghezza di libera inflessione è certamente pari a ‫ܮ‬.
Per questa tipologia di telai, in certi casi, può anche essere ragionevole optare per il
caso più sfavorevole, ovvero ‫ܮ‬௢ ൌ ‫ܮ‬, sebbene sia necessario ricordare che il carico
critico elastico risulta inversamente proporzionale a ‫ܮ‬ଶ௢ (quindi, tra ‫ܮ‬௢ ൌ ͲǤͷ‫ ܮ‬e ‫ܮ‬௢ ൌ ‫ܮ‬,
c’è pur sempre un fattore 4 sul carico critico).

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


52

Lunghezza di libera inflessione nei telai


Nel caso di telai a nodi spostabili, il problema è più complesso, perché la lunghezza di
libera inflessione varia da ‫( ܮ‬per traversi infinitamente rigidi e nodi rigidi, sia alla base
che tra travi e colonne) a λ (per il caso pendolare degenere, che diventa labile).
In questo caso, dunque, non è possibile individuare un caso limite assolutamente
conservativo per le verifiche.
Una possibilità è quella di operare un’analisi numerica del second’ordine (analisi di
buckling) con un modello agli elementi finiti in campo elastico, determinando il
moltiplicatore critico dei carichi e la deformata critica per una data distribuzione dei
carichi applicati sul telaio.

due mensole di luce ‫ܮ‬Ȁʹ

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


53

Lunghezza di libera inflessione nei telai


In alternativa, l’Eurocodice 3 fornisce un metodo semplificato, basato sui coefficienti di
distribuzione delle rigidezze dei nodi trave-colonna:
‫ܭ‬௖ ൅ ‫ܭ‬ଵ ‫ܭ‬௖ ൅ ‫ܭ‬ଶ
ߟଵ ൌ ߟଶ ൌ
‫ܭ‬௖ ൅ ‫ܭ‬ଵ ൅ ‫ܭ‬ଵଵ ൅ ‫ܭ‬ଵଶ ‫ܭ‬௖ ൅ ‫ܭ‬ଶ ൅ ‫ܭ‬ଶଵ ൅ ‫ܭ‬ଶଶ

dove ‫ܭ‬௜ ൌ ‫ܬܧ‬௜ Ȁ‫ܮ‬௜ è il coefficiente di rigidezza dell’elemento considerato (che in realtà può
anche essere opportunamente incrementato o ridotto per la presenza dei solai).

dipendente dalla tipologia


ߚ ൌ ߚሺߟଵ ǡ ߟଶ ሻ di telaio (a nodi fissi o a
nodi spostabili).
‫ܮ‬௢ ൌ ߚ‫ܮ‬

Per i telai a nodi spostabili, questo


metodo semplificato può portare anche
a risultati molto poco accurati, per cui è
raccomandata l’analisi numerica di
buckling del telaio.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


54

Efficacia di un vincolo
Una questione importante è quella dell’efficacia di un vincolo costituito da una seconda asta
deformabile oppure da un sistema di controvento.
Intuitivamente, se il sottosistema strutturale è sufficientemente rigido, il vincolo può essere
assunto come perfetto. Nel caso in figura, per esempio, la lunghezza di libera inflessione
viene quindi a coincidere con la luce ‫ ܮ‬dei due campi in cui è divisa l’asta compressa. Però, se
la rigidezza di tale sottosistema non è sufficiente, il vincolo deve essere pensato come
deformabile e la lunghezza di libera inflessione aumenta.
Le cose si complicano quando si considerano le imperfezioni delle aste reali, perché la
rigidezza minima da attribuire al vincolo viene a dipendere dall’entità delle imperfezioni e nel
vincolo nascono delle reazioni, anch’esse legate all’entità delle imperfezioni (→ verifica di
resistenza). Il problema di solito viene affrontato tramite regole semi-empiriche e forfettarie.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


55

Efficacia di un vincolo
Ipotizziamo dapprima che non vi siano imperfezioni nell’asta compressa. Se la rigidezza
dell’asta rompitratta orizzontale (o del sistema di controvento) non è sufficiente, si può
instaurare un meccanismo di instabilità globale (che valutiamo sotto l’ipotesi semplificativa
che l’elasticità sia concentrata solo nella molla). Scriviamo l’equilibrio alla rotazione della
metà superiore dell’asta rispetto ad una delle due cerniere:
ͳ
ܰ ܰȟ ൌ ݇‫ܮ‬ȟ
ʹ
ͳ Valore dello sforzo normale per il
ͳ ഥ ൌ ݇‫ܮ‬
ܰ
݇ȟ ʹ quale si ha l’instabilità globale
‫ܮ‬ ʹ
Dovendo invece progettare il controvento, il
ȟ
valore di ݇, per il quale il carico critico
coincide con quello Euleriano ܰ௖௥ per l’asta di
lunghezza di libera inflessione ‫ܮ‬, risulta:
݇ȟ
‫ܮ‬ ‫כ‬
ʹܰ௖௥ ʹߨ ଶ ‫ܬܧ‬
݇ ൌ ൌ
ͳ ‫ܮ‬ ‫ܮ‬ଷ
݇ȟ
ʹ
Quindi, per ݇ ൐ ݇ ‫ כ‬, il vincolo è efficace e può essere
considerato come perfetto nei confronti dell’instabilità.
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
56

Efficacia di un vincolo
Le cose si complicano se si considera l’imperfezione ȟ௢ dell’asta. In questo caso, riscrivendo
lo stesso equilibrio in configurazione deformata, otteniamo:
ͳ
ܰ ܰ ȟ ൅ ȟ௢ ൌ ݇‫ܮ‬ȟ
ʹ
ͳ
݇ȟ Data la rigidezza ݇ della molla e il carico assiale ܰ, si
ʹ determina lo spostamento ȟ in corrispondenza del vincolo
‫ܮ‬ cedevole:
ȟ ܰȟ௢
ȟൌ
ͳ
ʹ ݇‫ ܮ‬െ ܰ
݇ȟ
Trattandosi di un problema di tensioni e deformazioni del
ȟ௢
‫ܮ‬ second’ordine, è logico risulti che, quando ܰ ՜ ܰ ഥ ൌ ଵ ݇‫ܮ‬,

l’abbassamento in corrispondenza del vincolo elastico
ͳ tende a crescere indefinitamente. Lo stesso discorso vale
݇ȟ
ʹ per la reazione vincolare ݇ȟ che si sviluppa nel vincolo
elastico.
Vediamo un altro esempio e poi cerchiamo di capire come la questione può essere affrontata
a livello progettuale.
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
57

Efficacia di un controvento verticale


Consideriamo la struttura pendolare controventata rappresentata in figura. L’asta verticale
di sinistra, caricata di punta, presenta in testa un vincolo elastico, la cui rigidezza è legata a
quella del sistema di controvento:
ܰ
ȟ ܰௗ
ȟ
‫ܮ‬ௗ ൌ ‫ܮ‬ଶ ൅ ‫ܮ‬ଶଵ ߙ
‫ܮ‬ଵ ‫ܮ‬ଵ ‫ܪ‬௕௥ ൌ ݇ȟ ‫ܮ‬ௗ ߜ
‘• ߙ ൌ ൌ
‫ܮ‬ௗ ‫ܮ‬ଶ ൅ ‫ܮ‬ଶଵ
‫ܮ‬
ߜ ൌ ȟ ‫ߙ •‘ ڄ‬

‫ܣܧ‬ௗ ‫ܣܧ‬ௗ ‘• ߙ ‫ܣ‬ௗ


ܰௗ ൌ ߜൌ ȟ ߙ
‫ܮ‬ௗ ‫ܮ‬ௗ

‫ܣܧ‬ௗ ‘•ଶ ߙ
‫ܪ‬௕௥ ൌ ݇ȟ ൌ ܰௗ ‘• ߙ ൌ ȟ ‫ܮ‬ଵ
‫ܮ‬ௗ
‫ܣܧ‬ௗ ‘• ଶ ߙ NOTA: si suppone che contribuisca ad
ฺ ݇ൌ
‫ܮ‬ௗ irrigidire la struttura solo il diagonale teso.
dove «br» sta per bracing (controvento).
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
58

Efficacia di un controvento verticale


Se il controvento è sufficientemente rigido, l’asta
tenderà ad instabilizzarsi come se fosse vincolata da
una cerniera ed un appoggio, altrimenti si instaurerà
un meccanismo di instabilità globale.

Come fatto in precedenza, supponiamo dapprima che


l’asta verticale non presenti imperfezioni:

ܰ ȟ
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Imponendo l’equilibrio alla rotazione in ‫ܪ‬௕௥ ൌ ݇ȟ


configurazione deformata, si determina la condizione
critica (soglia di biforcazione), supponendo, in via ‫ܮ‬
semplificata, rigida l’asta verticale e data una certa
rigidezza ݇ del controvento:

ܰȟ ൌ ݇‫ܮ‬ȟ ഥ ൌ ݇‫ܮ‬
ื ܰ

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


59

Efficacia di un controvento verticale


In alternativa, si può progettare il controvento affinché abbia una rigidezza tale che il
vincolo in alto possa essere considerato un appoggio rigido, e che il carico critico
«globale» coincida con quello Euleriano dell’asta, corrispettivo ad una lunghezza di libera
inflessione pari a ‫ܮ‬:
‫כ‬
ܰ௖௥ ߨ ଶ ‫ܬܧ‬
݇ ൌ ൌ ଷ
‫ܮ‬ ‫ܮ‬
Per ݇ ൏ ݇ ‫כ‬, la lunghezza libera di inflessione dell’asta risulta essere ‫ܮ‬௢ ൐ ‫ ܮ‬a causa della
deformabilità del controvento.
Consideriamo, però, ora il caso in cui il piedritto presenti
ܰ
un difetto di verticalità ȟ௢ . L’equazione di equilibrio del
ȟ௢
secondo ordine si modifica nella forma seguente:
ܰ ȟ ൅ ȟ௢ ൌ ݇‫ܮ‬ȟ
‫ܪ‬௕௥ ൌ ݇ȟ
ȟ Da cui discende che, data la rigidezza ݇ del controvento
‫ܮ‬ e lo sforzo assiale ܰ applicato, si può determinare lo
spostamento laterale ȟ:
ܰȟ୭
ȟൌ
݇‫ ܮ‬െ ܰ
Ovviamente, tale deformazione tende all’infinito quando ܰ ՜ ܰ ഥ ൌ ݇‫ܮ‬.
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
60

Efficacia di un controvento verticale


Lo spostamento in testa al piedritto comporta una forza nel sistema di controvento pari a:
ܰ ݇ܰȟ୭
‫ܪ‬௕௥ ൌ ݇ȟ ൌ ȟ௢ ൅ ȟ ൌ
‫ܮ‬ ݇‫ ܮ‬െ ܰ
ഥ ൌ ݇‫ܮ‬.
Logicamente, anche la forza nel controvento tende all’infinito quando ܰ ՜ ܰ
Normalizzando con ܰ௖௥ sia lo sforzo normale nel piedritto che la forza nel controvento,
otteniamo:
ܰ ‫ܪ‬௕௥ ‫ܮ‬

ܰ௖௥ ܰ௖௥ ȟ௢ ൅ ȟ
Inoltre:
‫ܪ‬௕௥
ȟൌ
݇
Per cui:
݇‫ܮ‬
ܰ ‫ܪ‬௕௥ ݇‫ܮ‬ ‫ܪ‬௕௥ ܰ௖௥
ൌ ‫ڄ‬ ൌ ‫ڄ‬
ܰ௖௥ ܰ௖௥ ݇ȟ௢ ൅ ‫ܪ‬௕௥ ܰ௖௥ ݇ȟ௢ ൅ ‫ܪ‬௕௥
ܰ௖௥ ܰ௖௥

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


61

Efficacia di un controvento verticale


Se progettiamo il controvento affinché abbia la rigidezza ݇ ‫ כ‬ൌ ܰ௖௥ Ȁ‫ ܮ‬trovata in
precedenza, ovvero quella per la quale, in assenza di imperfezioni, il carico critico elastico
ഥ ൌ ܰ௖௥ ) relativo ad una lunghezza di libera
dell’asta coincide con il valore Euleriano (ܰ
inflessione pari a ‫( ܮ‬doppia cerniera), otteniamo:

ܰ ‫ܪ‬௕௥ ͳ
ൌ ‫ڄ‬
ܰ௖௥ ܰ௖௥ ȟ௢ ൅ ‫ܪ‬௕௥
‫ܮ‬ ܰ௖௥
oppure, in termini di sforzo nel controvento:

݇ܰȟ୭ ܰ௖௥ ܰȟ୭


‫ܪ‬௕௥ ൌ ൌ
݇‫ ܮ‬െ ܰ ܰ௖௥ െ ܰ
Si vede chiaramente che, quando ܰ ื ܰ௖௥ , ‫ܪ‬௕௥ ื λ. Quindi, la rigidezza del
controvento, a causa delle imperfezioni, non è sufficiente a far sì che il vincolo possa
essere pensato come rigido nei confronti della stabilità della colonna compressa (il carico
ultimo sarà ben inferiore a ܰ௖௥ ).
Viceversa, il controvento può essere considerato come efficace se viene progettato con
una rigidezza ݇ ൌ ʹ݇ ‫ כ‬ൌ ʹܰ௖௥ Ȁ‫ܮ‬, come vedremo tra un attimo.

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


62

Efficacia di un controvento verticale


In figura viene riportata la relazione tra ܰ e ‫ܪ‬௕௥ per ݇ ൌ ݇ ‫ כ‬ൌ ܰ௖௥ Ȁ‫ܮ‬. La stessa relazione
viene diagrammata anche nel caso in cui la rigidezza del controvento sia doppia o tripla,
ovvero ݇ ൌ ʹ݇ ‫ כ‬oppure ݇ ൌ ͵݇ ‫ כ‬. In particolare, per ݇ ൌ ʹ݇ ‫כ‬, l’equazione diventa:
Come detto, per ݇ ൌ ݇ ‫כ‬, gli sforzi del
second’ordine crescono indefinitamente ܰ ‫ܪ‬௕௥ ʹ
ൌ ‫ڄ‬
quando ܰ ՜ ܰ௖௥ . Invece, per ݇ ൌ ʹ݇ ‫ כ‬, questo ܰ௖௥ ܰ௖௥ ʹȟ௢ ൅ ‫ܪ‬௕௥
succede solo quando ܰ ՜ ʹܰ௖௥ . Per ݇ ൌ ͵݇ ‫כ‬, ‫ܮ‬ ܰ௖௥
l’ulteriore vantaggio è molto modesto.
Tuttavia, affinché lo sforzo critico nell’asta
coincida con il valore Euleriano (ܰȀܰ௖௥ ൌ ͳ),
avendo dimensionato il controvento perché
abbia rigidezza ݇ ൌ ʹ݇ ‫ כ‬, è anche necessario
verificare che sia in grado di sopportare una
forza ‫ܪ‬௕௥ pari a ʹȟ௢ ܰ௖௥ Ȁ‫ܮ‬. È questo
l’approccio seguito da alcuni codici normativi,
tra cui quello americano. In particolare,
quest’ultimo richiede di verificare il
controvento per una forza pari allo 0.4% di
ܰ௖௥ , il che equivale ad assumere
un’imperfezione ȟ௢ Ȁ‫ ܮ‬ൌ ͳȀͷͲͲ.
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
63

Efficacia del controvento di falda


Un altro caso interessante è quello delle briglie superiori delle ݉ capriate di un edificio
industriale monopiano, stabilizzate fuori dal piano dal controvento di falda tramite gli
arcarecci (discorso analogo vale per le piattabande superiori compresse di travi principali
ad anima piena). Affinché la luce di libera inflessione della briglia superiore possa essere
assunta pari a ‫ܮ‬ଵ , ovvero all’interasse fra gli arcarecci, è necessario che il controvento di
falda presenti una rigidezza media pari a:
݉ܰ
݇ ൒ ݇௠௜௡
‫ܮ‬ଵ

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


64

Efficacia del controvento di falda


݇௠௜௡ può essere valutato tramite il diagramma seguente, assumendo ‫ ܮ‬ൌ ‫ܮ‬ଵ ;
݊ rappresenta il numero di campi della trave reticolare, mentre ܰ௠௔௫ e ܰ௠௜௡ sono gli
sforzi normali massimo e minimo nella briglia superiore (sotto l’ipotesi di una variazione
parabolica di ܰ).

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani,


Strutture in acciaio, Hoepli

Quanto alle forze nel controvento dovute all’effetto stabilizzante in presenza di imperfezioni
geometriche della capriata (da utilizzare, insieme alle sollecitazioni derivanti dai carichi
orizzontali, per le verifiche di resistenza), esistono vari metodi di calcolo. Tuttavia, per
questo genere di problemi, assumere l’1-2% dello sforzo normale presente nella
membratura da stabilizzare oppure una frazione del carico critico (per esempio, l’1%), sono
scelte tipiche, normalmente a favore di sicurezza.
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
65

Stabilità di aste composte


Quando si parla di aste composte a proposito di problemi di stabilità, non si fa riferimento
a travi con sezioni composte, collegate con elementi continui su tutta la lunghezza, ma a
travi costituite da due o più correnti distanziati (di solito due profilati a C o a doppio T
oppure quattro angolari), collegati in maniera discontinua sulla lunghezza della trave
tramite tralicci triangolati (aste tralicciate) oppure mediante elementi di lamiera di forma
rettangolare (aste calastrellate). Trave composta
Travi composte tralicciate
Esistono anche le cosiddette calastrellata
aste abbottonate, cui
accenneremo più avanti.

Trave monolitica con


collegamenti continui

Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli

Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


66

Stabilità di aste composte


Nel primo caso, il sistema si comporta come una trave monolitica, in cui le sezioni si
mantengono piane in configurazione perturbata (ovvero inflessa), e quindi le caratteristiche
inerziali possono essere determinate semplicemente con il teorema del trasporto. Nel
secondo caso, invece, le sezioni non si mantengono piane e il loro comportamento è quindi
più complesso.

‫ܣ‬ଵ ǡ ‫ܬ‬ଵ ‫ܣ‬ଵ ǡ ‫ܬ‬ଵ

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Per l’instabilità in direzione ‫ݕ‬, l’asta può essere considerata come semplice. Viceversa, per
l’inflessione in direzione ‫ݔ‬, chiamando in causa il momento d’inerzia rispetto alla direzione ‫ݕ‬
(asse debole dei correnti a C o doppio T), l’asta deve essere considerata come composta. Si
può quindi far riferimento alle proprietà inerziali dei due profilati distanziati (con ݀ distanza
fra i baricentri): Tuttavia, la deformabilità dei collegamenti
݀ଶ favorirà l’inflessione dell’asta e quindi
‫ܬ‬௬ ൌ ʹ‫ܬ‬ଵ ൅ ʹ‫ܣ‬ଵ
Ͷ l’instabilità per effetto dei carichi assiali.
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
67

Stabilità di aste composte

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

In questi altri casi, le aste risultano composte sia in direzione ‫ ݔ‬che in direzione ‫ݕ‬, anche se
alcuni collegamenti ovviamente risultano efficaci solo per inflessioni nel piano in cui
giacciono (nell’altro piano la loro rigidezza è trascurabile, ma tanto il loro contributo non
serve).

In generale, per determinare la capacità portante dell’asta, dovranno essere considerati:


i) il comportamento globale della membratura nelle due direzioni principali;
ii) il comportamento locale dei correnti (tra un collegamento e l’altro);
iii) le azioni che impegnano i collegamenti.

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


68

Stabilità di aste composte: effetto del taglio


Le aste tralicciate e quelle calastrellate hanno un comportamento prossimo a quello delle
travature reticolari nel primo caso e delle travature Vierendeel nel secondo.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Risulta fondamentale capire come tali travi si deformano quando s’inflettono a seguito
dell’instabilizzazione. In particolare, siccome i tralicci e i calastrelli servono sostanzialmente
per rendere l’asta in grado di assorbire il taglio, è fondamentale capire qual sia il ruolo
svolto dal taglio nell’analisi di stabilità, ricordando che l’effetto del taglio era stato
trascurato nell’analisi svolta da Eulero.

Partiamo, quindi, dall’analisi dell’effetto del taglio sulla stabilità di una generica trave
continua (monolitica).
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
69

Effetto del taglio sulla stabilità


Riprendiamo in considerazione l’asta ideale semplicemente appoggiata e caricata di punta,
e scriviamone l’equilibrio in configurazione deformata (sempre sotto l’ipotesi di piccoli
spostamenti e piccole deformazioni), senza trascurare stavolta il contributo del taglio.
‫ݖ‬
ܰ

‫ݒ‬ሺ‫ݖ‬ሻ
߮ሺ‫ݖ‬ሻ

‫ܮ‬

ܸ
ܰ ‫ כ‬ൌ ܰ ‘•߮ ؆ ܰ Visto che ߮ è piccolo per
ipotesi
ܸ ൌ െܰ •‹߮ ؆ െܰ߮
NOTA: il taglio è positivo
݀‫ݒ‬ quando la rotazione è
߮ൌെ
݀‫ݖ‬ negativa, da cui il segno meno
nell’equazione.
݀‫ݒ‬
ܸ؆ܰ ൌ ܰ‫ ݒ‬ᇱ ሺ‫ݖ‬ሻ
Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli ݀‫ݖ‬
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
70

Effetto del taglio sulla stabilità


Da notare che: ‫ ܯ‬ൌ ܰ‫ݒ‬ሺ‫ݖ‬ሻ
ฺ ܸ ൌ ܰ‫ ݒ‬ᇱ ሺ‫ݖ‬ሻ
݀‫ܯ‬
ܸൌ che è la stessa relazione trovata poco fa
݀‫ݖ‬
Vediamo ora la deformazione di scorrimento legata al taglio:
ܸ Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli

݀‫ݒ‬ NOTA: questo varrebbe se


ߛൌ ᇱ݀‫ݖ‬
ൌ ‫ ݒ‬ሺ‫ݖ‬ሻ l’abbassamento della
ܸ ݀‫ݖ‬
trave fosse interamente
݀‫ݒ‬ dovuto alla deformazione
Inoltre, sappiamo che vale la legge di Hooke: di scorrimento.

߬ ܸ ‫ܣ‬
ߛൌ ൌ ߯௩ dove ߯௩ ൌ è il fattore di taglio
‫ܩ‬ ‫ܣܩ‬ ‫ܣ‬௩ (e ‫ܣ‬௩ l’area a taglio)
Quindi:
ܸ ߯௩ ܸ݀
ߛ ൌ ‫ ݒ‬ᇱ ൌ ߯௩ e ‫ ݒ‬ᇱᇱ ൌ
‫ܣܩ‬ ‫ݖ݀ ܣܩ‬

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


71

Effetto del taglio sulla stabilità


In realtà, oltre al contributo del taglio, su ‫ ݒ‬ᇱᇱ abbiamo anche quello del momento
flettente, per cui:
‫߯ ܯ‬௩ ܸ݀
‫ ݒ‬ᇱᇱ ൌ െ ൅
‫ݖ݀ ܣܩ ܬܧ‬

Ricordando ora che nel caso in esame ‫ ܯ‬ൌ ܰ‫ ݒ‬e ܸ ൌ ܰ‫ ݒ‬ᇱ, otteniamo:

ܰ ߯௩
‫ ݒ‬ᇱᇱ ൌ െ ‫ݒ‬൅ ܰ‫ ݒ‬ᇱᇱ
‫ܬܧ‬ ‫ܣܩ‬
߯௩ ܰ
ͳെ ܰ ‫ ݒ‬ᇱᇱ ൅ ‫ ݒ‬ൌ Ͳ
‫ܣܩ‬ ‫ܬܧ‬

Ovvero:
‫ ݒ‬ᇱᇱ ൅ ߙ ଶ ‫ ݒ‬ൌ Ͳ

dove: ܰ
‫ܬܧ‬
ߙଶ ൌ ߯௩
ͳ െ ‫ܣܩ‬ ܰ

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


72

Effetto del taglio sulla stabilità


Abbiamo quindi ottenuto la stessa equazione differenziale omogenea trovata per l’asta di
Eulero (in cui si trascurava il taglio) ma con una diversa espressione di ߙ. Anche in questo
caso, ovviamente, la soluzione è armonica:
‫ ݖ ݒ‬ൌ ‫ ݖߙ •‘ ܣ‬൅ ‫ݖߙ ‹• ܤ‬

Possiamo imporre le condizioni al contorno:


‫ Ͳ ݒ‬ൌͲ ฺ ‫ܣ‬ൌͲ

‫ ܮ ݒ‬ൌͲ ฺ ‫‹• ܤ‬ሺߙ‫ܮ‬ሻ ൌ Ͳ

‫ܤ‬ൌͲ ฺ soluzione banale (indeformata)


•‹ሺߙ‫ܮ‬ሻ ൌ Ͳ ሺ‫ܤ׊‬ሻ ฺ soluzione instabile (equilibrio indifferente)

ߙ‫ ܮ‬ൌ ݊ߨ ݊ ൌ ͳǡ ʹǡ ‫ ڮ‬ǡ λ In realtà, abbiamo visto


che ci interessa solo ݊ ൌ ͳ,
ߙ ଶ ‫ܮ‬ଶ ൌ ߨ ଶ che ci fornisce il carico
Ovvero: ܰ௖௥ critico minore.
‫ܬܧ‬
߯௩ ‫ܮ‬ଶ ൌ ߨ ଶ
ͳ െ ‫ܰ ܣܩ‬௖௥

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


73

Effetto del taglio sulla stabilità


ܰ௖௥ ߨ ଶ ‫ܬܧ‬
߯௩ ൌ ଶ
ͳ െ ‫ܣܩ‬ ܰ௖௥ ‫ܮ‬

Nell’espressione precedente, ܰ௖௥ rappresenta il carico critico che stiamo cercando


(considerando il taglio). Viceversa, indichiamo con ܰா il carico critico Euleriano (ottenuto
trascurando il taglio). Possiamo scrivere:

ܰ௖௥
߯ ൌ ܰா
ͳ െ ௩ ܰ௖௥
‫ܣܩ‬

߯௩ ߯௩
ܰ௖௥ ൌ ܰா ͳ െ ܰ ܰ௖௥ ൌ ܰா െ ܰ ܰ
‫ ܣܩ‬௖௥ ‫ ܣܩ‬௖௥ ா

߯௩ ܰா
ܰ௖௥ ͳ ൅ ܰ ൌ ܰா ܰ௖௥ ൌ
‫ ܣܩ‬ா ߯௩
ͳ ൅ ‫ܣܩ‬ ܰா

Si può notare che ܰ௖௥ ൏ ܰா qualunque sia ܰா , per cui l’effetto del taglio è sempre
destabilizzante (aumenta la deformazione).

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


74

Effetto del taglio sulla stabilità


Reintroduciamo adesso l’espressione del carico critico Euleriano:
ߨ ଶ ‫ܣܧ‬
ܰா ൌ
ߣଶ
Otteniamo:
ߨ ଶ ‫ܣܧ‬ ߨ ଶ ‫ܣܧ‬
ܰ௖௥ ൌ ൌ
߯௩ ߨ ଶ ‫ܣܧ‬ ߣଶ ൅ ߨ ଶ ߯௩
‫ܧ‬
ߣଶ ͳ ൅ ‫ܣܩ‬ ଶ ‫ܩ‬
ߣ

Possiamo quindi scrivere:


ߨ ଶ ‫ܣܧ‬
ܰ௖௥ ൌ
ߣଶ௘௤

dove: Ricordando che:


‫ܧ‬
ߣ௘௤ ൌ ߣଶ ൅ ߨ ଶ ߯௩ ൌ ߣଶ ൅ ʹߨ ଶ ߯௩ ሺͳ ൅ ߥሻ ‫ ܧ‬ൌ ʹ‫ܩ‬ሺͳ ൅ ߥሻ
‫ܩ‬

È facile constatare che, per un’asta monolitica, l’influenza del taglio sul carico critico è del
tutto trascurabile. Infatti, anche assumendo un valore elevato del fattore di taglio, ߯௩ ൌ ͵,
e una moderata snellezza dell’asta, ߣ ൌ ͷͲ, si ottiene ߣ௘௤ ൌ ͷͲǤ͹͸ (con ߥ ൌ ͲǤ͵).

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


75

Effetto del taglio sulla stabilità


Infine, possiamo determinare anche la tensione critica:

ܰ௖௥ ߨ ଶ ‫ܧ‬ Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli


ߪ௖௥ ൌ ൌ ଶ
‫ܣ‬ ߣ௘௤

La tensione critica può quindi essere calcolata con la stessa iperbole cubica valida per il
caso Euleriano, utilizzando però ߣ௘௤ al posto di ߣ.

Introducendo imperfezioni e comportamento plastico, si può utilizzare la stessa espressione


del coefficiente di stabilità ߯ riportata nelle norme (da non confondere con ߯௩ !), facendo
però riferimento a ߣ௘௤ al posto di ߣ (criterio della snellezza equivalente).

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


76

Aste tralicciate
Nel caso di aste composte, tralicciate o calastrellate, il contributo del taglio normalmente
non è trascurabile e il problema si riduce a determinare la snellezza equivalente. Questo
può essere fatto sostituendo l’opportuno valore dello scorrimento per unità di taglio,
ߛȀܸ, nell’espressione di ߣ௘௤ . Infatti, possiamo scrivere:

߯௩ ߛ ܸ
ߣ௘௤ ൌ ߣଶ ൅ ߨ ଶ ‫ ܣܧ‬ൌ ߣଶ ൅ ߨ ଶ ‫ܣܧ‬ essendo, come noto, ߛ ൌ ߯௩
‫ܣܩ‬ ܸ ‫ܣܩ‬

Cominciamo ora col considerare l’asta tralicciata con la geometria riportata in figura. Per
trovare lo scorrimento ߛ, bisogna determinare lo spostamento ߟ dovuto al taglio ܸ.

݈௧ ݈௢

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli ܸ


Da: E. F. Radogna,
Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


77

Aste tralicciate
ߟ è dovuto a due contributi, l’allungamento del diagonale, ߟଵ , e l’allungamento del
traverso, ߟଶ :
ߟ ൌ ߟଵ ൅ ߟଶ

Per determinare questi due contributi, calcoliamo i valori degli sforzi normali che si
generano per equilibrio nei traversi (ܰ௧ ) e nei diagonali (ܰௗ ) del traliccio:

ܰ௧ ൌ ܸ
ܸ
ܸ
ܰௗ ൌ
‘• ߙ
݈௧
‘• ߙ ൌ
݈ௗ
ܸ ܸ
Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli
ܰௗ
ߜൌ ݈
‫ܣܧ‬ௗ ௗ
Quindi:

ߜ ܰௗ ݈ௗ ܸ݈ௗ ͳ ܸ݈ௗଷ Effetto dell’allungamento del


ߟଵ ൌ ൌ ൌ ൌ diagonale, con allungamento nullo
‘• ߙ ‫ܣܧ‬ௗ ‘• ߙ ‫ܣܧ‬ௗ ‘•ଶ ߙ ‫ܣܧ‬ௗ ݈௧ଶ
del traverso.
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
78

Aste tralicciate
Il contributo dovuto all’allungamento del traverso lo si può determinare semplicemente
come:
ܰ௧ ܸ݈௧
ߟଶ ൌ ݈௧ ൌ
‫ܣܧ‬௧ ‫ܣܧ‬௧

Quindi:
݈ௗଷ ݈௧ Da: E. F. Radogna, Tecnica delle
ߟ ൌ ߟଵ ൅ ߟଶ ൌ ܸ ൅
‫ܣܧ‬ௗ ݈௧ଶ ‫ܣܧ‬௧ Costruzioni, Zanichelli

Da cui:
ߟ ݈ௗଷ ݈௧
ߛൌ ൌܸ ଶ ൅
݈௢ ‫ܣܧ‬ௗ ݈௧ ݈௢ ‫ܣܧ‬௧ ݈௢
E infine:

ߛ ݈ௗଷ ݈௧
ൌ ଶ ൅
ܸ ‫ܣܧ‬ௗ ݈௧ ݈௢ ‫ܣܧ‬௧ ݈௢

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


79

Aste tralicciate
L’espressione trovata dello scorrimento per unità di taglio, può essere sostituita nella
formula della snellezza equivalente:

ߛ ݈ௗଷ ݈௧ ‫݈ ܣ‬ௗଷ ‫ܣ‬ௗ ݈௧


ߣ௘௤ ൌ ߣଶ௬ ൅ ߨଶ ‫ ܣܧ‬ൌ ߣଶ௬ ൅ ߨ ଶ ‫ܣܧ‬ ൅ ൌ ߣଶ௬ ൅ ߨଶ ൅
ܸ ‫ܣܧ‬ௗ ݈௧ଶ ݈௢ ‫ܣܧ‬௧ ݈௢ ‫ܣ‬ௗ ݈௢ ݈௧ଶ ‫ܣ‬௧ ݈௢

Nell’espressione scritta sopra, ‫ ݕ‬indica l’asse perpendicolare al piano del traliccio e ߣ௬


(calcolata appunto con il raggio giratore d’inerzia rispetto all’asse ‫ݕ‬, data l’inflessione in
direzione ‫ )ݔ‬si riferisce alla sezione pensata come monolitica. Inoltre, ‫ ܣ‬ൌ ʹ‫ܣ‬ଵ , dove ‫ܣ‬ଵ
rappresenta l’area del singolo corrente.
Espressioni simili possono essere ottenute per tralicci di geometria differente.
Come già accennato, ovviamente tutto quanto detto vale per la
stabilità dell’asta tralicciata nella sua globalità e nel piano del
traliccio. Occorrerà poi considerare l’eventuale instabilità fuori dal
piano del traliccio (asse forte di due profili a C, per esempio), in cui
l’asta può essere pensata come semplice, nonché l’instabilità dei
singoli correnti (in direzione ‫)ݔ‬, valutata però per una lunghezza di Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani,
Strutture in acciaio, Hoepli
libera inflessione pari a ݈௢ (distanza tra i montanti).
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
80

Aste calastrellate
‫ݕ‬
‫ݕ‬ଵ ‫ݕ‬ଵ
‫ݖ‬
‫ܣ‬ଵ
‫ݕ‬ ‫ݕ‬ ‫ݔ‬ ‫ݔ‬
݀ ݀
ʹ ʹ
‫ݖ‬ ‫ܣ‬ଵ
‫ݕ‬ଵ ‫ݕ‬ ‫ݕ‬ଵ

Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli


‫ ܣ‬ൌ ʹ‫ܣ‬ଵ

Consideriamo adesso il caso di un’asta calastrellata. Indichiamo con ‫ܬ‬௬ il momento


d’inerzia dell’asta composta rispetto all’asse nel piano della sezione che taglia i calastrelli:

݀ ‫ܣ‬ଵ ݀ ଶ
‫ܬ‬௬ ൌ ʹ‫ܬ‬௬ଵ ൅ ʹ‫ܣ‬ଵ ൌ ʹ‫ܬ‬௬ଵ ൅
ʹ ʹ

Indichiamo invece con ‫ܬ‬௖ il momento d’inerzia del calastrello rispetto al suo asse forte (si
tratta di un asse che ha direzione parallela a ‫)ݕ‬.

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


81

Aste calastrellate
Lo scorrimento nella trave può essere scisso in due contributi, quello dovuto all’inflessione
dei correnti, ߟଵ , e quello dovuto all’inflessione dei calastrelli, ߟଶ .
Cominciamo col considerare il contributo dei correnti.
ܸ ݈௢ ଷ
ʹ ʹ ܸ݈௢ଷ
ܸ ߟଵ ൌ ൌ
͵‫ܬܧ‬௬ଵ Ͷͺ‫ܬܧ‬௬ଵ

In questa fase, si suppone che i


݈௢
calastrelli non si deformino, per cui è
ܸ come se avessimo quattro mensole di
luce ݈௢ Ȁʹ, soggette ad un’azione
trasversale in testa pari a ܸȀʹ (lo sforzo
di taglio viene assorbito in egual misura
dai due correnti).
ܸ
ʹ
݈௖ ݈௢
ʹ
Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


82

Aste calastrellate
Passiamo ora a considerare il contributo dei calastrelli. Questi saranno travi di luce ݈௖ ,
inflesse da due coppie antisimmetriche pari a ʹ ‫ܸ ڄ‬Ȁʹ ‫݈ ڄ‬଴ Ȁʹ ൌ ܸ݈௢ Ȁʹ (metà della coppia
proviene dalla parte superiore del corrente e metà da quella inferiore). Trascurando la
deformabilità a taglio dei calastrelli, si ottiene: ܸ
݈௢ ʹ
݈௖
ʹ
ܸ݈௢
ܸ݈௢ ʹ
݈௢ ܸ
ʹ
ʹ
ܸ݈௢ ܸ݈௢ ܸ݈௢
݈௖ ݈௖ ݈௖ ܸ݈௢ ݈௖
߮ൌ ʹ െ ʹ ൌ ʹ ൌ
͵‫ܬܧ‬௖ ͸‫ܬܧ‬௖ ͸‫ܬܧ‬௖ ͳʹ‫ܬܧ‬௖

݈߮௢ ܸ݈௢ଶ ݈௖
ߟଶ ൌ ൌ
ʹ ʹͶ‫ܬܧ‬௖
݈௖ NOTA: si è assunto che, quando si va a ripartire
i momenti ai nodi di fase I, i calastrelli risultano
Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli
molto più rigidi dei correnti.
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
83

Aste calastrellate
Possiamo quindi calcolare il valore dello scorrimento per unità di taglio ߛȀܸ, da inserire
nell’espressione della snellezza equivalente.
ߟଵ ൅ ߟଶ ʹܸ ݈௢ଷ ݈௢ଶ ݈௖
ߛൌ ൌ ൅
݈௢ ݈௢ Ͷͺ‫ܬܧ‬௬ଵ ʹͶ‫ܬܧ‬௖
ʹ
ߛ ݈௢ଶ ݈௢ ݈௖
ൌ ൅
ܸ ʹͶ‫ܬܧ‬௬ଵ ͳʹ‫ܬܧ‬௖
Da cui:
ߛ ݈௢ଶ ݈௢ ݈௖
ߣ௘௤ ൌ ߣଶ௬ ൅ ߨଶ ‫ ܣܧ‬ൌ ߣଶ௬ ൅ ߨଶ‫ܣ‬ ൅
ܸ ʹͶ‫ܬ‬௬ଵ ͳʹ‫ܬ‬௖

Questa espressione può essere un po’ semplificata, pensando che, se i calastrelli sono
progettati correttamente, risultano essere molto rigidi, per cui ߟଶ ؆ Ͳ, ovvero ݈௢ ݈௖ Ȁͳʹ‫ܬ‬௖ ؆ Ͳ,
da cui si ottiene l’espressione che si trova spesso nelle norme (per es., nella Circolare 2019):

݈௢ଶ ߨଶ ݈௢ଶ ߨ ଶ ݈௢ଶ ݈௢ଶ


ߣ௘௤ ؆ ߣଶ௬ ൅ ߨ ଶ ‫ܣ‬ ൌ ߣଶ௬ ൅ ‫ܣ‬ଵ ൌ ߣଶ௬ ൅ ଶ ؆ ߣଶ௬ ൅ ଶ ൌ ߣଶ௬ ൅ ߣଵଶ
ʹͶ‫ܬ‬௬ଵ ͳʹ ‫ܬ‬௬ଵ ͳʹ ߩ௬ଵ ߩ௬ଵ

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


84

Aste calastrellate
Anche in questo caso, è necessario verificare anche la stabilità dell’asta nel piano
perpendicolare a quello in cui giacciono i calastrelli, nonché la stabilità dei singoli correnti
tra calastrello e calastrello.
Inoltre, bisogna verificare la resistenza dei calastrelli e dei relativi attacchi anche rispetto alle
azioni derivanti dalla compressione nell’asta composta, per effetto delle imperfezioni
geometriche.
In passato, sia per le aste tralicciate che per quelle calastrellate, questo veniva fatto
considerando una forza di taglio pari a ߱ܰȀͳͲͲ. Oggi la Circolare 2019, seguendo
l’Eurocodice 3, suggerisce invece di utilizzare una forza di taglio:
ߨ‫ܯ‬ாௗ
ܸாௗ ൌ
‫ܮ‬
dove ‫ܯ‬ாௗ è un momento che tiene conto del momento
flettente agente nell’asta composta, del rapporto ܰாௗ Ȁܰ௖௥ ,
essendo ܰ௖௥ il carico critico Euleriano dell’asta composta,
delle imperfezioni geometriche e della rigidezza a taglio
equivalente della tralicciatura o della calastrellatura.
In particolare, la figura di destra chiarisce come devono essere
distribuite le forze per la verifica dei correnti e dei calastrelli.
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
85

Sezioni composte da elementi ravvicinati


Nel caso di aste composte da due o quattro profilati, collegati con calastrelli o imbottiture e
posti ad una distanza pari allo spessore delle piastre di attacco ai nodi e comunque non
superiore a tre volte il proprio spessore, queste possono essere verificate come aste
semplici, trascurando quindi la deformabilità a taglio dei collegamenti, a patto che gli
interassi di questi ultimi siano opportunamente limitati.

Da: E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Zanichelli

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


86

Sezioni composte da elementi ravvicinati


Nel caso di aste composte da due o quattro profilati, collegati con calastrelli o imbottiture e
posti ad una distanza pari allo spessore delle piastre di attacco ai nodi e comunque non
superiore a tre volte il proprio spessore, queste possono essere verificate come aste
semplici, trascurando quindi la deformabilità a taglio dei collegamenti, a patto che gli
interassi di questi ultimi siano opportunamente limitati.
Le limitazioni stabilite dalla Circolare 2019
sono riportate nella tabella qui a fianco.
Se tali condizioni non sono soddisfatte, la
verifica di stabilità deve essere effettuata
determinando un’opportuna snellezza
equivalente (ߣ௘௤ ൌ ߣଶ௬ ൅ ߣଵଶ ).

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


87

Stabilità di aste inflesse


Fino ad ora ci siamo preoccupati principalmente del caso in cui la trave sia soggetta ad uno
sforzo assiale di compressione. Abbiamo anche richiamato quello in cui sia presso-inflessa,
pensando però il momento flettente come una sorta di «imperfezione» rispetto all’azione
dominante di sforzo normale.
Mettiamoci ora nel caso di una trave
semplicemente inflessa. Come fatto per
l’asta compressa, ci possiamo domandare
se la configurazione di equilibrio del
prim’ordine, quella a cui normalmente
pensiamo, sia di equilibrio stabile o
instabile.
Se immaginiamo di perturbare tale
configurazione di equilibrio, introducendo
anche un’inflessione laterale e una
deformazione torsionale, questa nuova
configurazione può essere di equilibrio?
In altre parole, le azioni esterne in tale
configurazione deformata possono essere
in equilibrio con le azioni interne che si
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli sviluppano?

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


88

Stabilità di aste inflesse


Da un punto di vista più «pratico», la
flessione semplice implica che una porzione
della sezione della trave (per esempio, l’ala
inferiore della trave in figura) si trovi in forte
compressione e possa instabilizzarsi,
portandosi dietro il resto della trave
(svergolamento) e conducendo alla crisi della
membratura prima che questa sia riuscita ad
esplicare tutte le sue risorse flessionali.
Come già sapete, perché questo succeda, è
necessario che la rigidezza flessionale
laterale e quella torsionale siano modeste.
Infatti, di solito il fenomeno dello
svergolamento interessa sezioni con grande
https://marcodepisapia.altervista.org/blog/wp-
content/uploads/2015/10/Esperim2.jpg
differenza tra i due momenti d’inerzia
principali, inflesse secondo l’asse forte e con
ridotta rigidezza torsionale (sezioni aperte).
La sezione tipica con queste caratteristiche è
quella a doppio T.

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


89

Stabilità di aste inflesse


Cominciamo col considerare una trave di sezione rettangolare, appoggiata alle estremità
con due ritegni torsionali a forcella (appoggi torsionali), soggetta a flessione uniforme.

‫ܯ‬௫ ‫ܯ‬௫
‫ݔ‬
‫ܬ‬௫ ‫ܬ ب‬௬
‫ݖ‬

‫ݕ‬ ‫ݕ‬
‫ܮ‬
‫ܯ‬௫ ‫ܯ‬௫
‫ݖ‬
‫ܯ‬௫ ൌ െ‫ܬܧ‬௫ ‫ ݒ‬ᇱᇱሺ‫ݖ‬ሻ
‫ݒ‬ሺ‫ݖ‬ሻ

‫ݕ‬ ‫ܮ‬
‫ܯ‬௫ ܶ ൌ ‫ܯ‬௫ •‹ ߛ ؆ ‫ܯ‬௫ –ƒ ߛ
‫ݖ‬
ߛ ‫ܯ‬௫ ‘• ߛ ؆ ‫ܯ‬௫
ߛ
‫ݑ‬ሺ‫ݖ‬ሻ ߛ
‫ܮ‬ ‫ܯ‬௫ ܶሺ‫ݖ‬ሻ ൌ ‫ܯ‬௫ ‫ݑ‬ᇱ ሺ‫ݖ‬ሻ
‫ݔ‬ ‫ܯ‬௫
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
90

Stabilità di aste inflesse


La deformata laterale della trave comporta la nascita di un momento torcente variabile
lungo il suo sviluppo. Viceversa, la flessione, prima nel piano ‫ݖݕ‬, essendo piccolo l’angolo
ߚ (trattandosi di un’analisi al second’ordine), può essere considerata ancora a momento
costante.
‫ܯ‬௫ ‫ݔ‬
v
߮
‫ܯ‬௫ •‹ ߮ ؆ ‫ܯ‬௫ ߮ ‫ݒ‬
‫ݕ‬
߮
‫ݑ‬
‫ܯ‬௫ ‘• ߮ ؆ ‫ܯ‬௫

Nasce anche un momento flettente in direzione laterale pari a ‫ܯ‬௫ ߮.


A questo punto possiamo scrivere le equazioni di equilibrio in configurazione perturbata:

‫ܯ‬௫ ൌ െ‫ܬܧ‬௫ ‫ ݒ‬ᇱᇱሺ‫ݖ‬ሻ


‫ܯ‬௫ ߮ሺ‫ݖ‬ሻ ൌ െ‫ܬܧ‬௬ ‫ݑ‬ᇱᇱ ሺ‫ݖ‬ሻ

ܶ ‫ ݖ‬ൌ ‫ܯ‬௫ ‫ݑ‬ᇱ ሺ‫ݖ‬ሻ ൌ ‫ ߮ ்ܬܩ‬ᇱ ሺ‫ݖ‬ሻ

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


91

Stabilità di aste inflesse


La prima equazione non ci interessa (è quella relativa alla ben nota flessione del prim’ordine
ed è rimasta immutata, oltre ad essere disaccoppiata dalle altre due), mentre la seconda e
la terza possono essere combinate in un’unica equazione, derivando la terza:
‫ܯ‬௫ ‫ݑ‬ᇱᇱ ൌ ‫ ߮ ்ܬܩ‬ᇱᇱ

La seconda equazione di equilibrio possiamo scriverla nella forma:


‫ܯ‬௫
‫ݑ‬ᇱᇱ ൌ െ ߮
‫ܬܧ‬௬
Sostituendo nella terza, otteniamo:

‫ܯ‬௫ଶ
െ ߮ ൌ ‫ ߮ ்ܬܩ‬ᇱᇱ
‫ܬܧ‬௬

‫ܯ‬௫ଶ
߮ ᇱᇱ ൅ ߮ൌͲ
‫ܬܧ‬௬ ‫்ܬܩ‬
E infine:
ᇱᇱ ଶ ଶ
‫ܯ‬௫ଶ
߮ ൅ߙ ߮ൌͲ avendo posto ߙ ൌ
‫ܬܧ‬௬ ‫்ܬܩ‬

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


92

Stabilità di aste inflesse


La condizione critica (equilibrio indifferente) si trova nella stessa maniera vista per il carico
critico Euleriano:
߮ ‫ ݖ‬ൌ ‫ ݖߙ •‘ ܣ‬൅ ‫ݖߙ ‹• ܤ‬

Imponiamo le condizioni al contorno (appoggi torsionali):


߮ Ͳ ൌͲ ฺ ‫ܣ‬ൌͲ

߮ ‫ ܮ‬ൌͲ ฺ ‫‹• ܤ‬ሺߙ‫ܮ‬ሻ ൌ Ͳ

‫ܤ‬ൌͲ ฺ soluzione banale (indeformata)


•‹ሺߙ‫ܮ‬ሻ ൌ Ͳ ሺ‫ܤ׊‬ሻ ฺ soluzione instabile (equilibrio indifferente)

ߙ‫ ܮ‬ൌ ݊ߨ ݊ ൌ ͳǡ ʹǡ ‫ ڮ‬ǡ λ Come sempre, prendiamo


݊ ൌ ͳ, che ci fornisce il
ߙ ଶ ‫ܮ‬ଶ ൌ ߨ ଶ carico critico minore.
Ovvero:
ଶ ߨ
‫ܯ‬௫ǡ௖௥
‫ܮ‬ଶ ൌ ߨ ଶ ฺ ‫ܯ‬௫ǡ௖௥ ൌ ‫ܬܧ‬௬ ‫்ܬܩ‬
‫ܬܧ‬௬ ‫்ܬܩ‬ ‫ܮ‬
Soluzione trovata da Prandtl e Michell nel 1899
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
93

Stabilità di aste inflesse


Se il momento fosse variabile, per esempio per effetto di un carico concentrato in mezzeria:

ܲ
‫ݖ‬
ܲ
‫ܯ‬௫ ‫ ݖ‬ൌ ‫ݖ‬
ʹ
ܲ ‫ܮ‬ ܲ
ʹ ʹ
‫ܯ‬௫ଶ ܲଶ ‫ ݖ‬ଶ
߮ ᇱᇱ ൅ ߮ൌͲ ߮ ᇱᇱ ൅ ߮ൌͲ
‫ܬܧ‬௬ ‫்ܬܩ‬ Ͷ ‫ܬܧ‬௬ ‫்ܬܩ‬

ܲଶ
߮ ᇱᇱ ൅ ߙ ଶ‫ݖ‬ଶ߮ ൌͲ dove, stavolta, ߙଶ ൌ
Ͷ‫ܬܧ‬௬ ‫்ܬܩ‬

Questa equazione si risolve in maniera più complicata, ricorrendo alle funzioni di Bessel, e si
ottiene:
ͳ͸ǤͻͶ ܲ௖௥ ‫ ܮ‬ͶǤʹ͵ͷ
ܲ௖௥ ؆ ଶ ‫ܬܧ‬௬ ‫்ܬܩ‬ E in mezzeria: ‫ܯ‬௫ǡ௠௔௫ǡ௖௥ ൌ ؆ ‫ܬܧ‬௬ ‫்ܬܩ‬
‫ܮ‬ Ͷ ‫ܮ‬
che è un valore un po’ maggiore (del 35 % circa) di quello travato in precedenza.

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


94

Stabilità di aste inflesse


Tuttavia, qualora si abbia a che fare con una sezione diversa, per esempio a doppio T o a C,
sappiamo che buona parte della rigidezza torsionale deriva dall’ingobbamento impedito,
ovvero dalla torsione secondaria (ricordiamoci che il momento torcente non era uniforme
lungo lo sviluppo della trave in configurazione perturbata). In questo caso, la terza equazione
di equilibrio in configurazione perturbata deve essere corretta nella maniera seguente:

ܶ ‫ ݖ‬ൌ ‫ܯ‬௫ ‫ݑ‬ᇱ ‫ ݖ‬ൌ ‫ ߮ ்ܬܩ‬ᇱ ‫ ݖ‬െ ‫ܬܧ‬ఠ ߮ ᇱᇱᇱ ሺ‫ݖ‬ሻ

‫ܯ‬௫ ‫ݑ‬ᇱᇱ ൌ ‫ ߮ ்ܬܩ‬ᇱᇱ െ ‫ܬܧ‬ఠ ߮ ሺ௜௩ሻ

Ricordando che risultava dalla seconda equazione di equilibrio:


‫ܯ‬௫
‫ݑ‬ᇱᇱ ൌ െ ߮
‫ܬܧ‬௬
Otteniamo:
‫ܯ‬௫ଶ
െ ߮ ൌ ‫ ߮ ்ܬܩ‬ᇱᇱ െ ‫ܬܧ‬ఠ ߮ ሺ௜௩ሻ
‫ܬܧ‬௬
‫ ்ܬܩ‬ᇱᇱ ‫ܯ‬௫ଶ
߮ ሺ௜௩ሻ െ ߮ െ ߮ൌͲ
‫ܬܧ‬ఠ ‫ܬܧ‬௬ ‫ܬܧ‬ఠ

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


95

Stabilità di aste inflesse


Ponendo:
‫்ܬܩ‬ ‫ܯ‬௫ଶ
ൌ ʹߙ ൌߚ con ߙǡ ߚ ൐ Ͳ
‫ܬܧ‬ఠ ‫ܬܧ‬௬ ‫ܬܧ‬ఠ

si ottiene:
߮ ሺ௜௩ሻ െ ʹߙ߮ ᇱᇱ െ ߚ߮ ൌ Ͳ

L’equazione caratteristica di questa equazione differenziale è:

ߣସ െ ʹߙߣଶ െ ߚ ൌ Ͳ

le cui soluzioni si trovano ponendo ‫ ݐ‬ൌ ߣଶ :

‫ ݐ‬ଶ െ ʹߙ‫ ݐ‬െ ߚ ൌ Ͳ

‫ݐ‬ଵ ൌ ߙ ൅ ߙ ଶ ൅ ߚ ൐ Ͳ

‫ݐ‬ଶ ൌ ߙ െ ߙ ଶ ൅ ߚ ൏ Ͳ
La prima soluzione in ‫ ݐ‬dà luogo a soluzioni reali in ߣ, mentre la seconda a soluzioni
immaginarie.
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
96

Stabilità di aste inflesse


ߣଵ ൌ ߙ ൅ ߙଶ ൅ ߚ ߣଷ ൌ ݅ ߙଶ ൅ ߚ െ ߙ

ߣଶ ൌ െ ߙ ൅ ߙ ଶ ൅ ߚ ߣସ ൌ െ݅ ߙଶ ൅ ߚ െ ߙ

Detti ݉ൌ ߙ ൅ ߙଶ ൅ ߚ ൐ Ͳ e ݊ൌ ߙଶ ൅ ߚ െ ߙ ൐ Ͳ ,

l’integrale generale dell’equazione differenziale può essere scritto nella forma seguente:

߮ ‫ ݖ‬ൌ ‫ܣ‬ଵ •‹ ݊‫ ݖ‬൅ ‫ܣ‬ଶ ‘• ݊‫ ݖ‬൅ ‫ܣ‬ଷ ݁ ௠௭ ൅ ‫ܣ‬ସ ݁ ି௠௭

Le condizioni al contorno saranno:

߮ Ͳ ൌͲ
߮ ᇱᇱ Ͳ ൌ Ͳ (appoggio torsionale → ingobbamento libero)
߮ ‫ ܮ‬ൌͲ
߮ ᇱᇱ ‫ ܮ‬ൌ Ͳ (appoggio torsionale → ingobbamento libero)

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


97

Stabilità di aste inflesse


Deriviamo due volte l’integrale generale:

߮ ᇱᇱ ‫ ݖ‬ൌ െ݊ଶ ‫ܣ‬ଵ •‹ ݊‫ ݖ‬െ ݊ଶ ‫ܣ‬ଶ ‘• ݊‫ ݖ‬൅ ݉ଶ ‫ܣ‬ଷ ݁ ௠௭ ൅ ݉ଶ ‫ܣ‬ସ ݁ ି௠௭

e otteniamo:
߮ Ͳ ൌͲ ฺ ‫ܣ‬ଶ ൅ ‫ ܣ‬ଷ ൅ ‫ ܣ‬ସ ൌ Ͳ

߮ ᇱᇱ Ͳ ൌ Ͳ ฺ െ݊ଶ ‫ܣ‬ଶ ൅ ݉ଶ ‫ܣ‬ଷ ൅ ݉ଶ ‫ܣ‬ସ ൌ Ͳ

Moltiplicando la prima equazione per െ݉ଶ e poi sommando le due equazioni, otteniamo:

െ ݉ ଶ ൅ ݊ ଶ ‫ܣ‬ଶ ൌ Ͳ

Quindi, siccome ݉ǡ ݊ ൐ Ͳ:
‫ܣ‬ଶ ൌ Ͳ

Dopodiché, sostituendo nella prima:


‫ܣ‬ସ ൌ െ‫ܣ‬ଷ

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


98

Stabilità di aste inflesse


Possiamo quindi scrivere:

߮ ‫ ݖ‬ൌ ‫ܣ‬ଵ •‹ ݊‫ ݖ‬൅ ‫ܣ‬ଷ ݁ ௠௭ െ ݁ ି௠௭ ൌ ‫ܣ‬ଵ •‹ ݊‫ ݖ‬൅ ʹ‫ܣ‬ଷ •‹Š ݉‫ݖ‬

߮ ᇱᇱ ‫ ݖ‬ൌ െ݊ଶ ‫ܣ‬ଵ •‹ ݊‫ ݖ‬൅ ݉ଶ ‫ܣ‬ଷ ݁ ௠௭ െ ݁ ି௠௭ ൌ െ݊ଶ ‫ܣ‬ଵ •‹ ݊‫ ݖ‬൅ ʹ݉ଶ ‫ܣ‬ଷ •‹Š ݉‫ݖ‬

Utilizzando le due condizioni al contorno rimanenti, otteniamo:


߮ ‫ ܮ‬ൌͲ ฺ ‫ܣ‬ଵ •‹ ݊‫ ܮ‬൅ ʹ‫ܣ‬ଷ •‹Š ݉‫ ܮ‬ൌ Ͳ

߮ ᇱᇱ ‫ ܮ‬ൌ Ͳ ฺ െ݊ଶ ‫ܣ‬ଵ •‹ ݊‫ ܮ‬൅ ʹ݉ଶ ‫ܣ‬ଷ •‹Š ݉‫ ܮ‬ൌ Ͳ

Moltiplicando la prima equazione per ݊ଶ e poi sommandole si ottiene:

ʹ ݉ଶ ൅ ݊ଶ ‫ܣ‬ଷ •‹Š ݉‫ ܮ‬ൌ Ͳ ฺ ‫ܣ‬ଷ ൌ Ͳ

Visto che, essendo ݉‫ ܮ‬൐ Ͳ, il seno iperbolico risulta essere strettamente positivo.
Ne deriva che:
‫ܣ‬ଵ •‹ ݊‫ ܮ‬ൌ Ͳ

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


99

Stabilità di aste inflesse


Ancora una volta, per avere una soluzione non banale, dobbiamo imporre:
•‹ ݊‫ ܮ‬ൌ Ͳ
ovvero:
݊‫ ܮ‬ൌ ߨ ݊ଶ ‫ܮ‬ଶ ൌ ߨ ଶ

Sostituendo l’espressione di ݊, otteniamo:



ߨଶ ߨଶ ߨଶ
ߙଶ ൅ߚെߙ ൌ ଶ ߙଶ ൅ߚ ൌ ଶ ൅ߙ ߙଶ ൅ߚ ൌ ଶ ൅ߙ
‫ܮ‬ ‫ܮ‬ ‫ܮ‬

ߨଶ ߨ ସ ʹߨ ଶ
ߚ ൌ ଶ ൅ߙ െ ߙଶ ൌ ସ൅ ଶ ߙ
‫ܮ‬ ‫ܮ‬ ‫ܮ‬

Esplicitando adesso l’espressione di ߚ (quella contenente il momento flettente), abbiamo:


‫ܯ‬௫ǡ௖௥ ߨଶ ߨଶ
ൌ ଶ ଶ ൅ ʹߙ
‫ܬܧ‬௬ ‫ܬܧ‬ఠ ‫ܮ ܮ‬

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


100

Stabilità di aste inflesse


Esplicitando infine l’espressione di ʹߙ, otteniamo:


ߨଶ ߨ ଶ ‫்ܬܩ‬
‫ܯ‬௫ǡ௖௥ ൌ ଶ ‫ܬܧ‬௬ ‫ܬܧ‬ఠ ଶ ൅
‫ܮ‬ ‫ܮ‬ ‫ܬܧ‬ఠ

ߨ ߨ ଶ ‫்ܬܩ‬ ߨ ߨଶ ߨ ߨ ଶ ‫ܬܧ‬ఠ
‫ܯ‬௫ǡ௖௥ ൌ ‫ܬܧ‬௬ ‫ܬܧ‬ఠ ଶ ൅ ൌ ‫ ܬܧ ܬܧ‬൅ ‫ܬܧ‬௬ ‫ ்ܬܩ‬ൌ ‫ܬܧ‬௬ ‫ ͳ ்ܬܩ‬൅ ଶ
‫ܮ‬ ‫ܮ‬ ‫ܬܧ‬ఠ ‫ܮ ܮ‬ଶ ௬ ఠ ‫ܮ‬ ‫்ܬܩ ܮ‬

ߨ ߨଶ
‫ܯ‬௫ǡ௖௥ ൌ ‫ܬܧ‬௬ ‫ ͳ ்ܬܩ‬൅ ଶ
‫ܮ‬ ݇
‫்ܬܩ‬
Ricordando che ݇ è la lunghezza adimensionale caratteristica della trave: ݇ൌ‫ܮ‬
‫ܬܧ‬ఠ
Chiaramente, se ݇ ՜ λ (ovvero abbiamo solo torsione alla De Saint Venant), ritroviamo il
valore del momento critico visto in precedenza. Viceversa, se ݇ è piccolo (ovvero è
sostanziale il contributo della torsione non uniforme alla Vlasov), il valore critico del
momento flettente aumenta apprezzabilmente.
Tale problema venne studiato per la prima volta da Timoshenko e poi esteso da Bleich.
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
101

Stabilità di aste inflesse


Bisogna notare che l’espressione appena trovata del momento flettente critico vale nelle
seguenti condizioni:
• In campo elastico e in assenza di imperfezioni
• Per un momento flettente uniforme lungo la trave
• Per le specifiche condizioni di vincolo di una trave su due appoggi torsionali.
Per tener conto degli effettivi ritegni torsionali (appoggi o incastri), si può sostituire
nell’espressione del momento critico la luce della trave con la lunghezza di libera inflessione
‫ܮ‬଴ :
ߨ ߨଶ ‫்ܬܩ‬
‫ܯ‬௫ǡ௖௥ ൌ ‫ܬܧ‬௬ ‫ ͳ ்ܬܩ‬൅ ଶ con ݇ ൌ ‫ܮ‬଴
‫ܮ‬଴ ݇ ‫ܬܧ‬ఠ

Se i vincoli impediscono l’ingobbamento (incastri torsionali), la lunghezza di libera inflessione


può essere dimezzata rispetto a ‫ܮ‬.
Per tener conto di distribuzioni del momento flettente non uniformi lungo la trave, si può
introdurre un coefficiente correttivo ߰:
ߨ ߨଶ
‫ܯ‬௫ǡ௖௥ ൌ ߰ ‫ܬܧ‬௬ ‫ ͳ ்ܬܩ‬൅ ଶ
‫ܮ‬଴ ݇

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


102

Stabilità di aste inflesse


Nel caso di una distribuzione lineare del momento flettente (per es., colonne), la Circolare
2019 fornisce la seguente espressione di ߰ (di Salvadori):

‫ܯ‬஻ ‫ܯ‬஻
߰ ൌ ͳǤ͹ͷ െ ͳǤͲͷ ൅ ͲǤ͵
‫ܯ‬஺ ‫ܯ‬஺

dove ‫ܯ‬஺ e ‫ܯ‬஻ sono i valori dei momenti flettenti alle estremità della trave, con ȁ‫ܯ‬஺ ൒ ȁ‫ܯ‬஻
(espressione che le norme americane limitano a 2.3).
Da notare che la Circolare 2019 circoscrive l’utilizzo dell’espressione trovata per il momento
flettente critico al caso di profili «standard» (sezioni doppiamente simmetriche a doppio T).
Un approccio valido in condizioni più generali di vincolo e di carico ma sempre per travi con
sezioni a doppia simmetria è il seguente (di Clark e Hill):

ߨ ߨଶ ଶ ߨ
‫ܯ‬௫ǡ௖௥ ൌ ߰ଵ ‫ܬܧ‬௬ ‫்ܬܩ‬ ͳ൅ ଶ
߰ଶ ൅ ͳ േ ߰ଶ
‫ܮ‬଴ ݇ ݇

dove il secondo termine tra parentesi tiene conto di dove sono applicati i carichi: se questi
sono applicati all’ala inferiore vale il segno positivo, mentre se sono applicati a quella
superiore è necessario considerare il segno negativo. Infine, se i carichi sono applicati al
baricentro, tale termine risulta nullo.
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
103

Stabilità di aste inflesse


Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, Hoepli

In campo elastico, esistono


anche altre formule, anche
per sezioni a simmetria
semplice. Comunque, il
momento flettente critico
può essere valutato in
termini più generali
tramite modelli di calcolo
agli elementi finiti (analisi
di buckling).

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


104

Stabilità di aste inflesse


Il momento critico trovato in campo elastico, svolge nelle verifiche lo stesso ruolo dello
sforzo assiale critico Euleriano. Difatti, viene utilizzato per calcolare il coefficiente di
snellezza normalizzata (o adimensionale):
ܹ௫ ݂௬௞
ߣഥ ௅் ൌ
‫ܯ‬௫ǡ௖௥

da cui dipende il coefficiente ߯௅் , che tiene conto delle imperfezioni geometriche e
meccaniche delle aste industriali, nonché del comportamento plastico del materiale.
Si trova quindi il momento flettente resistente per la verifica di stabilità:
݂௬௞
‫ܯ‬௫ǡ௕ǡோௗ ൌ ߯௅் ܹ௫ con ߯௅் ൑ ͳ
ߛெଵ
e si controlla che:
‫ܯ‬௫ǡாௗ
൑ͳ
‫ܯ‬௫ǡ௕ǡோௗ
Ovviamente, ‫ ݔ‬indica l’asse forte della sezione (nella NTC 2018 viene indicato con ‫ ݕ‬mentre,
nell’espressione del momento critico riportata nella Circolare 2019, ‫ ݕ‬rappresenta l’asse
debole della sezione). ܹ௫ è il modulo di resistenza della sezione e deve essere inteso come
ܹ௣௟ǡ௫ per sezioni di classe 1 e 2, ܹ௘௟ǡ௫ per sezioni di classe 3, e ܹ௘௙௙ǡ௫ per sezioni di classe 4.

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


105

Stabilità di aste inflesse


Un ruolo importante, preso in conto da
alcune norme, lo gioca la maniera in cui i
carichi verticali sono applicati alla trave: i
carichi «appoggiati» forniscono un ulteriore
contributo del second’ordine destabilizzante
(per effetto, in configurazione perturbata,
del braccio della forza rispetto al centro di
torsione della sezione), mentre quelli
«appesi» ne danno uno stabilizzante.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


106

Stabilità di aste inflesse


Le verifiche di stabilità devono essere fatte considerando la distanza tra successivi
ritegni torsionali per la trave. Questi possono essere vincoli specifici, oppure travi
trasversali opportunamente collegate a quella da verificare.
A livello progettuale, aggiungere ritegni torsionali può essere un’ottima strategia per
scongiurare l’instabilità flesso-torsionale.
Solette in cemento armato solidali alla trave oppure lamiere grecate saldate o bullonate
alla trave costituiscono ritegni laterali continui lungo tutto lo sviluppo della trave.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


107

Stabilità di aste inflesse


L’instabilità flesso-torsionale è stata la causa di alcuni recenti collassi, tra cui il ponte
pedonale a Marcy, vicino New York, con impalcato a cassone trapezoidale acciaio-
calcestruzzo. La crisi della struttura fu dovuta all’insufficiente controventamento delle
piattabande superiori compresse al momento del getto della soletta.
Il ponte sul Rio Grande in New Mexico, invece, è collassato al momento in cui, durante
dei lavori di manutenzione, fu rimossa la soletta in calcestruzzo, che faceva da ritegno
torsionale alle piattabande superiori compresse delle travi metalliche.

Crollo del ponte pedonale a Marcy, USA, 2002 Crollo del Rio Grande Bridge a Albuquerque, USA, 2011

D. Vacchiano, Instabilità flesso-torsionale di travi in c.a.p.: Analisi di un caso studio, Tesi di Laurea Magistrale, Politecnico di Torino, 2018

Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi


108

Verifica a pressoflessione
Nel caso della pressoflessione, magari deviata, si deve valutare l’interazione fra ܰ, ‫ܯ‬௫ e ‫ܯ‬௬
nel contribuire all’instabilità dell’asta (o, meglio, al problema tensionale del second’ordine),
visto che il problema è non lineare. L’interazione assunta dalle norme è molto semplice,
sovrapponendo linearmente i tre contributi ma amplificando quelli dei momenti flettenti per
effetto della presenza dello sforzo normale di compressione (come già visto).
Nel caso di aste prismatiche, la Circolare 2019 propone la seguente verifica (metodo A):

ܰாௗ ‫ߛ ڄ‬ெଵ ‫ܯ‬௫ǡ௘௤ǡாௗ ‫ߛ ڄ‬ெଵ ‫ܯ‬௬ǡ௘௤ǡாௗ ‫ߛ ڄ‬ெଵ


൅ ൅ ൑ͳ
߯௠௜௡ ‫݂ ڄ‬௬௞ ‫ ͳ ܹ ݂ ܣ‬െ ܰாௗ ܰாௗ
௬௞ ௫ ܰ௖௥ǡ௫ ݂௬௞ ܹ௬ ͳ െ ܰ
௖௥ǡ௬

dove ߯௠௜௡ è il minimo fattore di instabilità rispetto agli assi principali d’inerzia, ܰ௖௥ǡ௫ e ܰ௖௥ǡ௬
sono i carichi critici Euleriani rispetto agli assi principali, mentre ܹ௫ e ܹ௬ sono i moduli di
resistenza (plastici per le sezioni di classe 1 e 2, elastici per le sezioni di classe 3; per le
sezioni di classe 4, si può usare il metodo B).
‫ܯ‬௫ǡ௘௤ǡாௗ e ‫ܯ‬௬ǡ௘௤ǡாௗ sono i valori equivalenti dei momenti flettenti, da usare nelle verifiche
quando tali momenti non sono uniformi:
‫ܯ‬௘௤ǡாௗ ൌ ͳǤ͵ ‫ܯ‬௠ǡாௗ dove ‫ܯ‬௠ǡாௗ è il valore medio del
momento flettente sulla trave.
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
109

Verifica a pressoflessione
Con la limitazione:
ͲǤ͹ͷ ‫ܯ‬௠௔௫ǡாௗ ൑ ‫ܯ‬௘௤ǡாௗ ൑ ‫ܯ‬௠௔௫ǡாௗ

Nel caso di un’asta vincolata agli estremi, soggetta a momento flettente variabile
linearmente tra i valori ‫ܯ‬஺ e ‫ܯ‬஻ , con ‫ܯ‬஺ ൒ ȁ‫ܯ‬஻ ȁ, si può anche assumere:

‫ܯ‬௘௤ǡாௗ ൌ ͲǤ͸ ‫ܯ‬஺ െ ͲǤͶ ‫ܯ‬஻ ൒ ͲǤͶ ‫ܯ‬஺

Questo vale nel caso in cui siano previsti opportuni ritegni torsionali in grado di impedire
l’instabilità flesso-torsionale. In caso contrario, si dovrà verificare che:

ܰாௗ ‫ߛ ڄ‬ெଵ ‫ܯ‬௫ǡ௘௤ǡாௗ ‫ߛ ڄ‬ெଵ ‫ܯ‬௬ǡ௘௤ǡாௗ ‫ߛ ڄ‬ெଵ


൅ ൅ ൑ͳ
߯௠௜௡ ‫݂ ڄ‬௬௞ ‫߯ ܣ‬ ܰாௗ ܰ
௅் ‫݂ ڄ‬௬௞ ܹ௫ ͳ െ ܰ ݂௬௞ ܹ௬ ͳ െ ாௗ
௖௥ǡ௫ ܰ௖௥ǡ௬

dove ‫ ݔ‬è l’asse forte della sezione, mentre ߯௅் è il fattore di instabilità flesso-torsionale visto
prima.
Il metodo B della Circolare 2019 prevede due verifiche distinte in direzione ‫ ݔ‬e ‫ݕ‬,
introducendo dei coefficienti di interazione per i contributi dei momenti flettenti. Tale
metodo può essere adattato anche al caso di sezioni di classe 4.
Costruzioni Metalliche Stabilità globale di travi
Università degli Studi di Firenze
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Civile
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile

Costruzioni Metalliche

Anno accademico 2020-21

Collegamenti
Claudio Mannini
claudio.mannini@unifi.it

U i
Università
iàd degli
li S
Studi
di di Fi
Firenze
Dip. Ingegneria Civile e Ambientale

Sommario
• Articolazioni e giunti
• Completo e parziale ripristino di resistenza
• Duttilità di un giunto
• Tipologie comuni di giunti e dettagli costruttivi
• Giunti cerniera, giunti rigidi e semirigidi
• Progettazione in campo plastico e richiesta di capacità rotazionale
di un giunto
• Giunto flangiato simmetrico soggetto a trazione (T-stub)
• Calcolo dei giunti trave-colonna e dei giunti di base con il metodo
per componenti
• Calcolo di un giunto trave-trave con coprigiunti
• Calcolo dei giunti di composizione delle sezioni
• Modellazione con il metodo per componenti di un giunto semirigido
• Capacità rotazionale dei giunti cerniera
• Esempio di calcolo di un giunto flangiato trave-colonna
Costruzioni Metalliche Collegamenti
3

Articolazioni
Per collegamento s’intende una giunzione fra membrature; si tratta quindi di un insieme di
unioni saldate e/o bullonate.
Una prima classificazione delle giunzioni può essere fatta in base agli spostamenti relativi
tra i pezzi collegati. In particolare, si distingue tra articolazioni e giunti.
Le articolazioni consentono, in condizioni di esercizio, spostamenti relativi tra i pezzi senza
provocare plasticizzazioni nel vincolo (cinematismo attivo).
Si possono avere:
- Articolazioni a perno
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


4

Articolazioni
Per collegamento s’intende una giunzione fra membrature; si tratta quindi di un insieme di
unioni saldate e/o bullonate.
Una prima classificazione delle giunzioni può essere fatta in base agli spostamenti relativi
tra i pezzi collegati. In particolare, si distingue tra articolazioni e giunti.
Le articolazioni consentono, in condizioni di esercizio, spostamenti relativi tra i pezzi senza
provocare plasticizzazioni nel vincolo (cinematismo attivo).
Si possono avere:
- Articolazioni a perno
- Articolazioni per contatto

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


5

Articolazioni
Per collegamento s’intende una giunzione fra membrature; si tratta quindi di un insieme di
unioni saldate e/o bullonate.
Una prima classificazione delle giunzioni può essere fatta in base agli spostamenti relativi
tra i pezzi collegati. In particolare, si distingue tra articolazioni e giunti.
Le articolazioni consentono, in condizioni di esercizio, spostamenti relativi tra i pezzi senza
provocare plasticizzazioni nel vincolo (cinematismo attivo).
Si possono avere:
- Articolazioni a perno
- Articolazioni per contatto
- Articolazioni in materiale sintetico Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


6

Articolazioni
Le articolazioni erano molto diffuse nel panorama delle costruzioni metalliche fino ai
primi decenni del ‘900 (infatti, il calcolo delle strutture veniva fatto con la teoria elastica
e quindi si cercava di riprodurre nella maniera più fedele possibile le condizioni di vincolo
assunte nelle verifiche).
Oggi vengono utilizzate quasi esclusivamente per gli appoggi dei ponti o per strutture
speciali destinate a sorreggere macchinari o strutture in movimento.

Dettaglio della chiave degli archi della


copertura della stazione ferroviaria di Milano

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


7

Giunti
I giunti, invece, non consentono spostamenti relativi tra gli elementi collegati, a meno che
non si producano plasticizzazioni locali nei dettagli che costituiscono il vincolo.
Si tratta di zone dove si hanno forti concentrazioni di sforzi e dove la teoria di De Saint-
Venant non può essere applicata. Nella progettazione si utilizza invece il teorema statico
dell’analisi limite, andando a cercare soluzioni equilibrate e rispettose dei criteri di
plasticizzazione, che, in assenza di rotture fragili localizzate e di fenomeni di instabilità, allo
stato limite ultimo, risultano a favore di sicurezza.

Costruzioni Metalliche Collegamenti


8

Completo e parziale ripristino di resistenza


Un’altra classificazione importante è quella basata sulla resistenza dei collegamenti in
relazione a quella degli elementi collegati. Si distingue tra:
- Collegamenti a parziale rispristino di resistenza (o di sollecitazione): trasferiscono solo
un’aliquota delle sollecitazioni che possono essere sopportate dalla membratura
collegata più debole. Tendenzialmente, costituiscono punti di minor resistenza
strutturale (incrementando i carichi, è il giunto il primo elemento a cedere).
- Collegamenti a completo ripristino di resistenza: consentono il trasferimento dei
massimi valori delle sollecitazioni sopportabili dalla membratura più debole collegata.
Non rappresentano quindi punti di minor resistenza strutturale (incrementando i
carichi, prima del collegamento, cede uno degli elementi collegati).

Costruzioni Metalliche Collegamenti


9

Duttilità dei giunti


È anche molto importante valutare la duttilità dei giunti, ovvero la capacità di consentire
deformazioni in campo plastico senza giungere troppo presto al collasso per premature
rotture fragili. Questo aspetto è particolarmente importante nel caso di calcolo a collasso
della struttura, in cui sono richieste sufficienti deformazioni plastiche per garantire la
ripartizione delle azioni interne, oppure per la dissipazione di energia durante un evento
sismico.

Probabili sezioni di rottura

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


10

Duttilità dei giunti


(I) Giunto saldato a completo ripristino di resistenza. Il giunto presenta notevole duttilità.
(II) Giunto bullonato a completo ripristino di resistenza. Il giunto presenta scarsa duttilità
e non consente la redistribuzione degli sforzi.
(III) Giunto bullonato a parziale ripristino di resistenza.

Probabili sezioni di rottura

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


11

Duttilità dei giunti

Come si vede nel diagramma riportato a


sinistra, la duttilità di un giunto è
fortemente legata ai dettagli costruttivi.
Il giunto I è saldato e presenta notevole
rigidezza in fase elastica e una buona
duttilità; consente, infatti, la
plasticizzazione dell’asta, che tenderà a
rompersi nella sezione adiacente
all’attacco.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


12

Duttilità dei giunti


Il giunto II, realizzato con quattro bulloni
che collegano un’unica ala degli angolari,
presenta circa lo stesso carico limite
elastico ma dà luogo a rottura fragile
della sezione indebolita dai fori in
corrispondenza del primo bullone, prima
che l’asta riesca a plasticizzarsi (oltre a
deformazioni maggiori per bassi valori del
carico, per effetto dello scorrimento
anelastico dell’unione).
Il giunto III è realizzato sempre con
quattro bulloni ma, collegando alla
piastra di nodo entrambe le ali del
profilato angolare, presenta praticamente
la stessa duttilità del giunto saldato.
Infatti, il collegamento di entrambe le ali
della coppia di angolari, evitando
significative concentrazioni di sforzi,
consente la plasticizzazione dell’asta
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli prima della rottura nella zona del giunto.
Costruzioni Metalliche Collegamenti
13

Giunti misti
Nel caso di abbinamento di un’unione saldata e di una bullonata in un collegamento,
normalmente non è lecito sommare le resistenze delle due unioni. Infatti, se la bullonatura
consente spostamenti molto maggiori della saldatura (più rigida) a parità di forzo, ne
consegue il cosiddetto collasso a catena, ovvero prima cede la saldatura (per un carico di
poco superiore a quello ultimo per la sola saldatura) e poi la bullonatura a ruota. In tal caso,
si deve considerare la resistenza di solo una delle due unioni. È possibile considerare
resistenti sia la saldatura che la bullonatura quando lo scorrimento a collasso delle due
unioni è confrontabile (per esempio, in caso di gioco foro-bullone ridotto).

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani,


Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


14

Giunti intermedi di travi


Le strutture in acciaio sono costituite essenzialmente da elementi monodimensionali,
lavorati (ed eventualmente preassemblati) in officina e poi assemblati in sito. Oltre ai
collegamenti tra aste di tipologia differente, talvolta la singola trave necessita di essere
costituita da più parti collegate in cantiere per esigenze di trasportabilità. Infatti, in
condizioni normali è possibile trasportare su gomma elementi di lunghezza non
superiore a 12-13 m e fino a 32 m circa con trasporto eccezionale.
Per questioni di costo e di qualità del risultato, le operazioni di foratura delle piastre, le
lavorazioni delle estremità delle travi e, per quanto possibile, la realizzazione delle
unioni saldate, dovranno essere realizzate in stabilimento.
Venendo nello specifico ai giunti intermedi di travi, questi possono essere a totale o a
parziale ripristino di resistenza. Nel secondo caso, conviene posizionare il giunto in
posizioni opportune; per esempio, se il giunto non è in grado di trasmettere il
momento (ridotto grado di continuità flessionale), conviene posizionarlo laddove il
momento flettente è nullo o quasi.

Costruzioni Metalliche Collegamenti


15

Giunti intermedi di travi


Quelli rappresentati in figura sono tipici esempi di giunti a completo ripristino. Tuttavia, la
riduzione o l’assenza di un elemento (un coprigiunto, per esempio) trasforma il giunto in un
collegamento a parziale ripristino. Per la soluzione (d), la preparazione delle travi per il
giunto di testa normalmente viene fatto in stabilimento.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica


delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


16

Giunti intermedi di travi


La foto ritrae un giunto intermedio di trave
a completo ripristino. In questo caso, i
coprigiunti delle ali sono doppi (sopra e
sotto). Si può anche notare il particolare
delle imbottiture tra i coprigiunti e le ali
inferiori delle travi, necessarie per ovviare
alle differenze di spessore tra le
piattabande collegate.
Nel seguito vedremo come può essere
calcolato un giunto di questo tipo.

Da: U. Carputi, M. Locatelli, Collegamenti chiodati e bullonati, CISIA

Costruzioni Metalliche Collegamenti


17

Giunti intermedi di colonne


Le colonne sono elementi compressi o presso-inflessi, per i quali normalmente la
stabilità svolge un ruolo determinante nella progettazione. Ne deriva che perde di
significato la distinzione fra giunti a parziale e a completo ripristino. Infatti, il giunto
dovrà essere dimensionato per trasmettere la forza che provoca l’instabilità nelle
membrature.

In queste prime tre soluzioni


rappresentate, le colonne non
sono a contatto, per cui le azioni
vengono trasferite interamente
mediante gli elementi delle unioni.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


18

Giunti intermedi di colonne


In altri casi, invece, il giunto è per contatto (tramite cui si trasferisce la forza di
compressione). In tali casi, è necessario che le estremità delle colonne siano adeguatamente
spianate in officina, oppure che le piastre delle flange siano state rettificate.
Nelle soluzioni (d) ed (e), i coprigiunti (saldati o bullonati in stabilimento alla porzione
inferiore della colonna) hanno la sola funzione di facilitare il montaggio, mantenendo la
colonna in posizione durante la saldatura o la bullonatura in opera.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


19

Giunti intermedi di colonne


Qualora le due porzioni di colonna collegate
abbiano dimensioni differenti, il collegamento è più
complicato e richiede sempre la presenza di
almeno una piastra intermedia.
Nel giunto (a) abbiamo una costola saldata in
corrispondenza della piattabanda della colonna
superiore, per evitare concentrazione di sforzi.
Anche se l’azione nella colonna superiore è
centrata, la colonna inferiore risulta presso-inflessa.
NOTA: In realtà, in questa sezione l’anima Il giunto (b) è irrigidito con costole verticali saldate
della colonna dovrebbe continua.
in corrispondenza delle piattabande della colonna
superiore e da una costola orizzontale. Il giunto, in
pratica, è costituito da un elemento-trave a doppio
T tozzo, irrigidito alle estremità (vincoli) e nelle
sezioni intermedie di applicazione dei carichi
(ovvero delle ali della colonna superiore).
Il giunto (c), infine, è rastremato con
funzionamento a traliccio: la piastra superiore è
Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli compressa mentre quella inferiore è tesa.
Costruzioni Metalliche Collegamenti
20

Giunti trave-colonna
Ad un nodo tra travi e colonne possono afferire da una a quattro travi (nodo ad una, due,
tre o quattro vie) e può essere di estremità per le colonne oppure intermedio, il che
influisce su alcuni possibili dettagli dei collegamenti.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


21

Giunti trave-colonna
Nei giunti trave-colonna riportati in figura, il collegamento avviene con l’ala interna della
colonna (ma potrebbe essere anche con l’anima di questa). La flangia dei casi (c) e (d)
viene saldata alla trave in stabilimento e bullonata in cantiere. Nel primo caso la saldatura
riguarda solo una parte dell’anima della trave, mentre nel secondo caso interessa tutta
l’anima e le piattabande.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


22

Giunti trave-colonna
Nel caso dei giunti flangiati, al fine di aumentare il momento flettente che può essere
trasmesso dal giunto, può risultare vantaggioso estendere la flangia dal lato della zona
tesa e disporre almeno un’altra fila di bulloni esternamente all’ala della trave. Una tale
strategia può essere applicata anche nel caso di un giunto intermedio di travi.
Al di là di questa prima rapida panoramica sulle varie tipologie di giunto, torneremo più
avanti in maniera specifica sui giunti trave-colonna.

Da: U. Carputi, M. Locatelli, Collegamenti chiodati e bullonati, CISIA

Costruzioni Metalliche Collegamenti


23

Giunti trave-colonna
I giunti possono sempre essere irrigiditi con costolature in corrispondenza delle ali delle
travi, a volte necessarie per non creare particolari zone di debolezza del giunto.
Torneremo su questo aspetto nel seguito, parlando di valutazione della resistenza di un
nodo trave-colonna.

Da: U. Carputi, M. Locatelli, Collegamenti chiodati e bullonati, CISIA

Costruzioni Metalliche Collegamenti


24

Giunti di estremità tra travi


Sono qui riportate soluzioni estremamente ricorrenti di collegamento tra la trave
principale e quella/e secondaria/e. Da notare che nei casi (a) e (b) l’ala superiore della
trave principale sporge rispetto a quella della trave secondaria. Questa soluzione è
conveniente se la suddetta ala sporgente è inglobata nella struttura del solaio e non crea
un impedimento all’utilizzo dell’orizzontamento.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


25

Giunti di estremità tra travi


La soluzione (c), invece, è analoga alla (a) ma, per avere le ali alla stessa quota prevede la
mortasatura (scantonamento) della trave secondaria, ovvero la rimozione dell’ala
superiore e di parte dell’anima della trave secondaria in prossimità del giunto. La
mortasatura può riguardare anche l’ala inferiore della trave secondaria, qualora le due
travi presentino la stessa altezza (d).

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

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26

Giunti di estremità tra travi


La soluzione (e) prevede un piatto saldato ad una costola a sua volta saldata all’anima
della trave principale, con eventuali costole di irrigidimento, bullonato in cantiere con una
flangia saldata in stabilimento alla testa della trave secondaria. Questa soluzione non
richiede la mortasatura della trave secondaria ma una serie di lavorazioni aggiuntive per
la preparazione della giunzione.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

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27

Giunti di estremità tra travi


Altre tipologie di soluzioni sono
riportate nella figura qui accanto.
La soluzione con angolari di
supporto presenta il vantaggio di
rendere molto agevole il
posizionamento e il montaggio
delle travi secondarie.
In questi casi, la trave secondaria
può essere sempre pensata come
incernierata alla trave principale.

Da: U. Carputi, M. Locatelli, Collegamenti chiodati e bullonati, CISIA

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28

Giunti di estremità tra travi


Però, facendo ricorso anche a
caprigiunti (a, b), magari con zone di
trasferimento delle azioni per
contatto (a), oppure a flange (c), o
ancora a elementi di collegamento
saldati e poi collegamenti
coprigiuntati (d), si può ottenere
anche un comportamento prossimo a
quello di una trave secondaria
continua sull’appoggio della trave
principale.
In questi giunti, una parte del
collegamento funziona da appoggio,
ovvero è preposta ad assorbire il
taglio, mentre una seconda parte
lavora a trazione e compressione,
trasferendo il momento flettente di
continuità. Nel caso di giunto
flangiato, questo svolge entrambe le
Da: U. Carputi, M. Locatelli, Collegamenti chiodati e bullonati, CISIA funzioni.
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29

Giunti per elementi di controventi


I controventi normalmente vengono progettati come elementi soggetti soltanto a
sforzi assiali, per cui i collegamenti devono avere comportamenti prossimi a quelli di
una cerniera. Inoltre, è opportuno che le linee d’asse delle aste collegate convergano
tutte in un punto, onde evitare eccentricità non previste in fase di progettazione.
Talvolta, le difficoltà nel collegamento dei controventi risiede nella loro orientazione
rispetto a quella delle membrature principali.

https://www.promozioneacciaio.it/UserFiles/interventi_acciaio/florim_cantiere/9.jpg

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30

Giunti per elementi di controventi orizzontali


Quelli rappresentati sono esempi di
controventi orizzontali di piano o di
copertura. Spesso si fa uso di un collare,
ovvero di una piastra opportunamente
sagomata in modo da essere collegata a
più elementi dell’ossatura principale. Se
non ci sono interferenze con il solaio
soprastante, il collare può essere
posizionato all’estradosso delle travi
(casi a, c), altrimenti bisogna ricorrere a
soluzioni di collegamento con l’anima
delle travi o con l’ala inferiore di queste
(caso e).
Da notare che i controventi di piano
sono spesso elementi molto piccoli, utili
in fase di montaggio, in quanto è
soprattutto la struttura di solaio che,
una volta in opera, trasferisce i carichi
orizzontali ai controventi verticali.
Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

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Giunti per elementi di controventi verticali


In figura sono riportati alcuni esempi di collegamento dei controventi verticali al telaio
principale e del collegamento tra di loro nella zona di incrocio, per controventi a croce di
Sant’Andrea e controventi a K, nel caso frequente di controventi costituiti da profilati doppi.

Da notare che è molto


conveniente montare i
fazzoletti di
collegamento alle travi o
alle colonne in
stabilimento. Tuttavia, in
tal caso, bisogna fare
particolare attenzione
alle fasi di trasporto e
movimentazione, onde
evitare di danneggiarli.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica


delle strutture in acciaio, Hoepli

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32

Collegamenti di diagonali di controventi


Nei controventi a croce di Sant’Andrea il collegamento tra i controventi nella zona
d’incrocio dei diagonali, qualora il controvento sia progettato ad elementi tesi e
compressi, serve per ridurre la lunghezza di libera inflessione delle aste compresse che,
nella pratica progettuale, di solito viene dimezzata.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

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33

Giunti di base
I giunti di base presentano aspetti in comune con i giunti trave-colonna ma il loro
comportamento e la loro progettazione risulta fortemente influenzata dal fatto che il giunto
sia soggetto a compressioni importanti (sforzi assiali centrati oppure presso-flessione). Il
giunto usualmente prevede una piastra saldata all’estremità inferiore della colonna
(normalmente con cordoni d’angolo), posta su uno strato di malta di livellamento (malta di
allettamento) all’estradosso della fondazione in conglomerato cementizio (eventualmente
armato).
Come vedremo in seguito per i nodi trave-
colonna, l’Eurocodice 3 (UNI EN 1993-1-8)
fornisce dei criteri per la classificazione
anche dei giunti di base, consentendo di
distinguere tra nodi rigidi, semi-rigidi e
cerniera.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

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34

Giunti di base
Se sono previsti anche collegamenti con diagonali di controvento, che trasmettono azioni
trasversali importanti, potrà essere utile saldare delle costole di attacco alla piastra di base e
alla colonna.
Costole simili potranno essere previste con funzione di irrigidimenti anche nel caso in cui gli
elevati sforzi di compressione ed eventualmente flessione nella colonna porterebbero ad una
piastra di base di spessore eccessivo.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

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35

Giunti di base
Nel conglomerato della fondazione sono annegati dei tirafondi, ovvero delle barre di
acciaio con la parte terminale che fuoriesce dal letto di malta, filettata per consentire
l’avvitamento di un dado e quindi il collegamento con la piastra di base. Si può ricorrere
anche a perni di centraggio per agevolare la fase di montaggio del giunto.
Se il giunto è soggetto solo a sforzo assiale, la saldatura della piastra alla colonna e i
tirafondi non necessitano di essere dimensionati.
Viceversa, nel caso di presso-flessione
con eccentricità importanti, questi
elementi dovranno essere
accuratamente dimensionati e i
tirafondi andranno a lavorare a
trazione.
Ovviamente, la disposizione dei
tirafondi come nell’immagine di sinistra
agevola la schematizzazione del giunto
di base come nodo cerniera, mentre
quella di destra consente
l’assorbimento della flessione.
Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


36

Giunti di base
I tirafondi potranno essere elementi rettilinei, che trasmettono per aderenza le azioni di
trazione al calcestruzzo della fondazione in cui sono annegati. Grande attenzione deve
essere riposta nella fase di posizionamento del tirafondo (con l’uso di dime), in quanto,
dopo la presa del calcestruzzo, non è più possibile effettuare degli aggiustamenti. Il
trasferimento delle forze di trazione alla fondazione può essere migliorato tramite
configurazioni ad uncino oppure mediante un piatto d’estremità: in tal caso potrà essere
trascurato il contributo di aderenza sulla superficie laterale del tirafondo, facendo
affidamento solo sul meccanismo per tensioni di contatto.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica


delle strutture in acciaio, Hoepli

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37

Giunti di base
Nel caso di modesti sforzi di taglio, il loro trasferimento in fondazione potrà avvenire per
effetto dell’attrito tra la piastra di base e la malta e per il comportamento a taglio dei
tirafondi. Viceversa, per sforzi di taglio importanti, il trasferimento di tali azioni potrà
essere garantito per contatto, saldando un moncone di profilato al di sotto della piastra di
base oppure tramite piatti irrigiditi da costolature trasversali.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica


delle strutture in acciaio, Hoepli

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38

Collegamenti con elementi in cemento armato


Oltre al collegamento della base
delle colonne con la fondazione,
in certi casi sarà necessario
vincolare le membrature di
acciaio con elementi in
calcestruzzo che funzionano da
controventi verticali (vani scala,
vani ascensore, pareti a taglio).
In figura sono riportate alcune
soluzioni che prevedono piastre
annegate nel calcestruzzo, a cui
sono saldate piastre ortogonali o
angolari di collegamento con la
trave in acciaio. Il collegamento
con il conglomerato cementizio
dovrà essere garantito mediante
opportune piastre, pioli o barre
in esso annegati.
Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


39

Collegamenti con elementi in cemento armato


La soluzione (a) è molto comoda
e conveniente per
l’assemblaggio della trave
metallica, data la presenza di un
incavo nella parete di
controvento, che favorisce il
centraggio e la regolazione della
trave, ma è onerosa in termini di
realizzazione della parete.
Nella soluzione (e) la piastra di
appoggio è annegata nel
calcestruzzo, saldata a piastre di
ancoraggio ortogonali, con una
parte sporgente che viene
bullonata all’anima della trave.
La soluzione (f) prevede, invece,
una piastra di appoggio fissata
in opera alla parete di
calcestruzzo e bullonata, sempre
Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli in opera, alla trave di acciaio.
Costruzioni Metalliche Collegamenti
40

Giunti cerniera
Nella pratica progettuale, il modello di
telaio pendolare è molto comune. In questo
caso, è necessario realizzare nodi con
capacità portante flessione ridotta ma con
un’adeguata capacità rotazionale.
In figura, sono riportate alcune soluzioni
molto utilizzate a questo scopo nei telai
pendolari. Nonostante la volontà di
realizzare nodi cerniera, il collegamento
deve avvenire con almeno due bulloni, in
quanto il collegamento con un unico
bullone è troppo sensibile all’eventuale
difettosità di questo. Inoltre, nel caso di un
unico bullone, non c’è la possibilità di
trasferire neanche piccole aliquote di
azione flettente dovute alle eccentricità
associate ai dettagli del collegamento.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


41

Giunti cerniera
La soluzione (d) è analoga alla soluzione (b)
ma include un angolare bullonato all’ala
interna della colonna, che favorisce la fase
di montaggio in opera.
La soluzione (e), con piastra saldata
sporgente e collegamento bullonato
all’anima della trave tramite coprigiunti, è
molto utilizzata per le colonne tubolari.
La soluzione (f) prevede una piastra saldata
in testa alla colonna e bullonata all’ala
inferiore della trave, la quale è continua in
corrispondenza del nodo.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


42

Giunti cerniera
Il giunto di appoggio a doppia squadretta è il
più semplice e utilizzato, rientrando anche
interamente nell’ingombro della trave, non
richiede particolari accorgimenti nelle
costruzioni civili per essere mascherato dal
solaio. Il funzionamento del giunto è
strettamente legato allo spessore delle
squadrette, nel cui angolo teso normalmente
avviene la rottura del collegamento.
Altre soluzioni cerniera sono quella a piastra
d’appoggio e a flangia sospesa. Il giunto a
piastra di appoggio è quello che forse meglio
riproduce il vincolo di cerniera ma può essere
complicato da mascherare con il solaio.
Da notare che, nonostante la schema di
cerniera, i collegamenti in esame saranno
sollecitati da componenti flessionali dovute
alle eccentricità delle unioni, nonché da
momenti torcenti derivanti dalle reazioni
Da: U. Carputi, M. Locatelli, Collegamenti chiodati e bullonati, CISIA eccentriche delle travi secondarie.
Costruzioni Metalliche Collegamenti
43

Giunti rigidi
Nel caso in cui si adotti un modello a
telaio a nodi rigidi, non si ammette
nessuna sostanziale rotazione relativa
tra la trave e la colonna, e il giunto
deve essere in grado di trasferire per
intero alla colonna il momento
flettente alle estremità delle travi.
In genere, una semplice saldatura
della trave alla colonna non soddisfa
queste richieste, perché, come
vedremo nel dettaglio in seguito, si
possono instaurare meccanismi
distorsionali locali principalmente
dell’ala e dell’anima della colonna.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


44

Giunti rigidi
Tutti questi possibili meccanismi di
cedimento del giunto andrebbero
verificati (lo vedremo più avanti).
Per evitare questi fenomeni locali che,
oltre a minarne la resistenza, favoriscono
delle rotazioni relative, si deve irrigidire il
collegamento con delle costolature, come
indicato in figura.
Gli schemi (a), (b) e (c) riguardano nodi di
colonne perimetrali di estremità (ad una
via), mentre gli schemi (d), (e) e (f) si
riferiscono a nodi intermedi per la
colonna.
In generale, piastre di estremità e costole
di irrigidimento (per la trave o la colonna)
possono essere saldate in officina e il
giunto viene completato per saldatura o
bullonatura in opera. Da notare l’uso
frequente di flange estese oltre le ali della
Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli trave, specie in zona tesa.
Costruzioni Metalliche Collegamenti
45

Giunti rigidi: rinforzi


Nel caso dei portali di edifici monopiano, si può anche ricorrere a rinforzi della trave nella
zona in prossimità del collegamento con la colonna (haunches), dove i momenti flettenti
(negativi per carichi gravitazionali) sono elevati. Si tratta di elementi triangolari che
vengono saldati all’intradosso della trave, dando vita ad una sorta di trave rastremata con
tre piattabande. Tali rinforzi conferiscono una non trascurabile rigidezza aggiuntiva al
portale e, essendo la struttura iperstatica, ne influenzano l’effettiva distribuzione dei
momenti flettenti. L’incremento dell’altezza della trave nella zona del collegamento
aumenta il braccio della coppia, rendendo così anche più efficaci i bulloni in zona tesa.
I rinforzi vengono spesso realizzati a partire dal taglio di profilati esistenti.

Da: B. Davison, G. W. Owens, Steel designers’ manual, Blackwell publishing

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46

Giunti rigidi
I rinforzi normalmente vengono
progettati per rimanere in fase
elastica, prevedendo l’eventuale
formazione di cerniere plastiche (e la
conseguente dissipazione di energia
sismica) al di fuori della zona di
rinforzo. Da: B. Davison, G. W. Owens, Steel designers’ manual, Blackwell publishing

Un aspetto fondamentale nella


progettazione e verifica dei rinforzi è
quello di garantirne la stabilità flesso-
torsionale, data la compressione della
piattabanda inferiore. A tal fine, può
essere utile ricorrere ad un collegamento
con gli arcarecci atto a fornire un efficace
ritegno torsionale.

Da: B. Davison, G. W. Owens, Steel designers’ manual, Blackwell publishing

Costruzioni Metalliche Collegamenti


47

Giunti rigidi
La geometria dei rinforzi può essere molto variabile. Tuttavia, come regole di massima per
un predimensionamento, si può far riferimento ad una lunghezza del rinforzo pari al 10 %
della luce del portale e ad un’altezza pari a quella della trave o una volta e mezza quella di
quest’ultima. Inoltre, si deve far sì che la zona del rinforzo rimanga in campo elastico.
L’utilizzo dei rinforzi non è raro neanche in corrispondenza del nodo di colmo in portali con
travi principali inclinate.

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Giunti semi-rigidi
Nella pratica progettuale, normalmente si fa ricorso alle condizioni limite di telaio a nodi
rigidi o di telaio pendolare. Tuttavia, per nodi chiaramente di natura intermedia tra quelli
visti fino ad ora e per una più accurata valutazione del comportamento effettivo del telaio,
sarebbe necessario prendere in conto l’effettivo diagramma momento-rotazione relativa dei
giunti.
Rispetto al modello a nodi rigidi, questo comporta una riduzione del momento flettente di
calcolo trasferito alla colonna e, nel caso di un giunto a parziale ripristino, anche di quello
con cui progettare il giunto. Inoltre, consente una stima più realistica degli spostamenti
laterali del telaio per effetto delle forze orizzontali. Infine, rispetto al modello di telaio
pendolare, il momento flettente con cui progettare la trave si riduce significativamente.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

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49

Richiesta di capacità rotazionale dei giunti


Vediamo adesso come la duttilità di un giunto, in termini di capacità rotazionale, sia
strettamente legata alle scelte progettuali. Consideriamo una trave inflessa a doppio T a
sezione costante collegata alle colonne, anch’esse a doppio T. Indichiamo con ‫ܯ‬ௗǡ௧ il
momento massimo che può sopportare la trave, data la sua sezione, e con ‫ܯ‬ௗǡ௖ il momento
massimo trasmissibile dai collegamenti in corrispondenza dei nodi trave-colonna.
A livello progettuale, sulla base del teorema statico
dell’analisi limite, qualunque soluzione equilibrata è
accettabile, purché risulti:
‫ܮݍ‬ଶ
݅ሻ ‫ܯ‬஺ ൌ െ ‫ܯ‬஻ ൑ ‫ܯ‬ௗǡ௧
ͺ
݅݅ሻ ‫ܯ‬஻ ൌ ‫ܯ‬஼ ൑ ‫ܯ‬ௗǡ௧

݅݅݅ሻ ‫ܯ‬஻ ൌ ‫ܯ‬஼ ൑ ‫ܯ‬ௗǡ௖


‫ܮݍ‬ଷ ‫ܯ‬஻ ‫ܮ‬
݅‫ݒ‬ሻ ߠ ൌ െ ൑ ߠௗǡ௖
ʹͶ‫ܬܧʹ ܬܧ‬
Il punto ݅‫ݒ‬ሻ sta ad indicare che la rotazione relativa tra
la trave e la colonna, ߠ, deve essere sempre inferiore a
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli
quella massima consentita dal collegamento (ߠௗǡ௖ ).
Costruzioni Metalliche Collegamenti
50

Richiesta di capacità rotazionale dei giunti


Se ci mettiamo in condizioni ultime, possiamo assumere ‫ܯ‬஻ ൌ ‫ܯ‬஼ ൌ ‫ܯ‬, con ‫ ܯ‬൑ ‫ܯ‬ௗǡ௧ e
‫ ܯ‬൑ ‫ܯ‬ௗǡ௖ , da cui segue:
NOTA: stiamo assumendo
‫ܮݍ‬ଶ che si arrivi alla condizione
‫ܯ‬஺ ൌ െ ‫ ܯ‬ൌ ‫ܯ‬ௗǡ௧
ͺ ultima per il raggiungimento
della capacità portante nella
‫ܮݍ‬ଶ sezione di mezzeria
ฺ ൌ ‫ܯ‬ௗǡ௧ ൅ ‫ܯ‬
ͺ
Sostituiamo ora l’espressione trovata nella
disequazione ݅‫ݒ‬ሻ:
NOTA: ovviamente
‫ܮݍ‬ଷ ‫ܯ‬஻ ‫ܮ‬ ߠ ൌ Ͳ per ‫ ܯ‬ൌ ‫ܮݍ‬ଶ Ȁͳʹ
ߠൌ െ ൑ ߠௗǡ௖
ʹͶ‫ܬܧʹ ܬܧ‬ (trave doppiamente
incastrata)
‫ܮݍ ܮ‬ଶ ‫ܮܯ‬
‫ڄ‬ െ ൑ ߠௗǡ௖ Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in
͵‫ ܬܧ‬ͺ ʹ‫ܬܧ‬ acciaio, Hoepli

ሺ‫ܯ‬ௗǡ௧ ൅ ‫ܯ‬ሻ‫ܮܯ ܮ‬
െ ൑ ߠௗǡ௖
͵‫ܬܧ‬ ʹ‫ܬܧ‬
Costruzioni Metalliche Collegamenti
51

Richiesta di capacità rotazionale dei giunti


ʹ‫ܯ‬ௗǡ௧ ൅ ʹ‫ ܯ‬െ ͵‫ܯ‬ ʹ‫ܯ‬ௗǡ௧ െ ‫ܯ‬
‫ ܮ‬൑ ߠௗǡ௖ ‫ ܮ‬൑ ߠௗǡ௖
͸‫ܬܧ‬ ͸‫ܬܧ‬
‫ܮ‬ ‫ܯ‬ௗǡ௧ ‫ܮ‬
ߠௗǡ௖ ൒ െ ‫ܯ‬൅
͸‫ܬܧ‬ ͵‫ܬܧ‬

Questa relazione rappresenta in un piano ‫ ܯ‬െ ߠ la minima capacità di rotazione di cui


deve essere dotato il giunto, in base al momento ‫ ܯ‬assunto per progettare la trave e il
collegamento. Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in
acciaio, Hoepli
Ovviamente:
NOTA: il diagramma potrebbe
Ͳ ൑ ‫ ܯ‬൑ ‫ܯ‬ௗǡ௧ essere troncato per la limitata
capacità portante della trave

‫ܯ‬ൌͲ ื giunto non in grado di trasmettere


momento (cerniera)
‫ ܯ‬ൌ ‫ܯ‬ௗǡ௧ ื giunto a completo ripristino di Capacità
resistenza Capacità
rotazionale
sufficiente
Non raggiungibile perché la trave è rotazionale
dimensionata in base alla sezione in A insufficiente

Costruzioni Metalliche Collegamenti


52

Richiesta di capacità rotazionale dei giunti


(I) Giunto a completo ripristino di resistenza (per
es., saldato con costole di irrigidimento); si
raggiunge la capacità portante in tre sezioni
della trave e il giunto consente le rotazioni
necessarie alla ripartizione delle sollecitazioni
senza dare luogo a rotture fragili.
‫ܯ‬ௗǡ௖ ൒ ‫ ܯ‬ൌ ‫ܯ‬ௗǡ௧
(II) Giunto a parziale ripristino di resistenza (per es.,
saldato senza costole di irrigidimento).
‫ܯ‬ௗǡ௖ ൌ ‫ ܯ‬൏ ‫ܯ‬ௗǡ௧
(III) Giunto a parziale ripristino di resistenza, in Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli
grado di trasmettere un momento trascurabile
(per es., giunto bullonato con squadretta).
‫ ܯ‬ൌ ‫ܯ‬ௗǡ௖ ؆ Ͳ
I giunti (I), (IIb) e (III) presentano una capacità rotazionale sufficiente in condizioni ultime:
infatti, assumendo di progettare la trave con un momento ‫ ܯ‬alle estremità pari al
massimo momento che può trasferire il collegamento (a patto che ‫ ܯ‬൑ ‫ܯ‬ௗǡ௧ ), la rotazione
massima che può garantire il giunto è superiore a quella richiesta dal calcolo per
consentire la redistribuzione dei momenti nella trave.
Costruzioni Metalliche Collegamenti
53

Richiesta di capacità rotazionale dei giunti


I giunti (IIa) e (IIb) differiscono per i rapporti
dimensionali tra trave e colonna.
Il giunto (IIa), invece, non presenta capacità
rotazionale sufficiente e costituisce un punto
di collasso fragile per la struttura.
In sostanza, quando il giunto raggiunge il
momento massimo che può sopportare, la
‫ܯ‬ௗǡ௖
rotazione è molto inferiore di quella
necessaria per redistribuire le sollecitazioni
nella trave. Ne consegue che, incrementando Rotazione Rotazione
offerta richiesta
il carico, il giunto si rompe senza che siano
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli
state sfruttate a pieno le capacità di
resistenza con cui era stata progettata la
trave.

Costruzioni Metalliche Collegamenti


54

Richiesta di capacità rotazionale dei giunti


Vediamo ora un secondo esempio, ovvero quello di una trave secondaria sostenuta da tre
travi primarie, schematizzabile come una trave continua su tre appoggi. La trave
secondaria porta un solaio, che fornisce il carico uniformemente distribuito in figura.
In generale:
- I giunti a completo ripristino sia della resistenza flessionale che di quella tagliante
possono essere posizionati in una sezione qualsiasi della trave.
- I giunti a completo ripristino della sola resistenza flessionale possono essere collocati
in una sezione qualsiasi, purché risulti che il taglio ܸ non è superiore a ܸ௣௟ Ȁʹ.
- I giunti a parziale ripristino della resistenza flessionale devono garantire rotazioni
almeno pari a quelle relative alla distribuzione dei momenti assunti.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


55

Richiesta di capacità rotazionale dei giunti


Sulla base del teorema statico dell’analisi limite, si può progettare la trave per diverse
distribuzioni dei momenti flettenti, purché in equilibrio con i carichi esterni.
Possiamo facilmente calcolare il momento flettente negativo che garantisce la continuità
all’appoggio intermedio:
Condizione di congruenza
‫ܮݍ‬ଷ ܺ‫ܮ‬
ߠ௜௦௢ ൌ ߠ௑ ൌ െ ߠ௜௦௢ ൅ ߠ௑ ൌ Ͳ
ʹͶ‫ܬܧ‬ ͵‫ܬܧ‬
֝
Rotazione alle Rotazione dovuta ‫ܮݍ‬ଶ
all’incognita iperstatica ܺൌ
estremità nel sistema ͺ
isostatico principale
‫ݍ‬

ܺ ܺ
ܺ

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


56

Richiesta di capacità rotazionale dei giunti


Supponiamo che la trave e il collegamento vengano progettati in base ad un momento
flettente all’appoggio intermedio pari a:

‫ݍ‬௨ ‫ܮ‬ଶ ͳ
‫ܯ‬௜ǡ௨ ൌ ߙ‫ݍ‬௨ ‫ ܮ‬൑ Ͳ൑ߙ൑
ͺ ͺ
ed un momento flettente positivo massimo in campata pari a ‫ܯ‬௠௔௫ǡ௨ , corrispondenti al
carico ultimo ‫ݍ‬௨ .
Per equilibrio, dovrà risultare:

‫ݍ‬௨ ‫ܮ‬ଶ ͳ ‫ݍ‬௨ ‫ܮ‬ଶ
‫ܯ‬௠௔௫ǡ௨ ൌ െߙ ൑
ʹ ʹ ͺ

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


57

Richiesta di capacità rotazionale dei giunti


Al crescere del carico, la trave si comporta come una trave continua (l’analisi della
struttura può essere fatta in campo elastico), fino a quando il momento all’appoggio
intermedio non raggiunge il valore ‫ܯ‬௜ǡ௨ : ͺ‫ܯ‬௜ǡ௨
‫ݍ‬ଵ ൌ ଶ ൌ ͺߙ‫ݍ‬௨
‫ܮ‬
Per ‫ ݍ‬൒ ‫ݍ‬ଵ , si forma una cerniera plastica all’appoggio e la trave si comporta come una
coppia di travi semplicemente appoggiate soggette ad un carico pari a ‫ ݍ‬െ ‫ݍ‬ଵ :
’‡” ‫ ݍ‬൑ ‫ݍ‬ଵ ื ߠൌͲ
‫ ݍ‬െ ‫ݍ‬ଵ ଷ
’‡” ‫ ݍ‬൐ ‫ݍ‬ଵ ื ߠൌ ‫ܮ‬
ʹͶ‫ܬܧ‬
In corrispondenza del carico ultimo ‫ݍ‬௨ , la rotazione
vale:
‫ݍ‬௨ െ ‫ݍ‬ଵ ଷ ‫ܮ‬ଷ ͺ‫ܯ‬௜ǡ௨
ߠ௨ ൌ ‫ ܮ‬ൌ ‫ݍ‬௨ െ ଶ
ʹͶ‫ܬܧ‬ ʹͶ‫ܬܧ‬ ‫ܮ‬

‫ܮ‬ଷ ‫ݍ‬௨ ‫ܮ‬ଷ


ൌ ‫ ݍ‬െ ͺߙ‫ݍ‬௨ ൌ ͳ െ ͺߙ
ʹͶ‫ ܬܧ‬௨ ʹͶ‫ܬܧ‬
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


58

Richiesta di capacità rotazionale dei giunti


Si può quindi stimare il valore della rotazione ultima ߠ௨ in funzione del momento di
progetto all’appoggio ‫ܯ‬௜ǡ௨ .
rappresenta la rotazione massima
‫ݍ‬௨ ‫ܮ‬ଷ
ߠଵ ൌ all’appoggio intermedio, ottenuta
ʹͶ‫ܬܧ‬ assumendo ‫ܯ‬௜ǡ௨ ൌ Ͳ (caso isostatico di
due travi in semplice appoggio)
Ci sono varie possibilità di dimensionamento della trave e dei
collegamenti, come riportato nel grafico di destra.
Caso c: la trave è dimensionata allo stato limite convenzionale
elastico per ‫ܯ‬௜ǡ௨ ൌ ‫ݍ‬௨ ‫ܮ‬ଶ Ȁͺ (continuità perfetta ՜ valore Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in
acciaio, Hoepli
massimo per la trave; rotazione nulla all’appoggio intermedio).
I giunti intermedi sono a parziale ripristino (molto ridotti) e sono disposti in prossimità
delle sezioni a momento flettente nullo. I collegamenti saldati all’appoggio intermedio
sono a completo ripristino di resistenza (realizzati in officina). Non è richiesta nessuna
particolare capacità rotazionale, perché non vi sono rotazioni relative tra le sezioni
interessate dalle giunzioni fino alla condizione ultima considerata.
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani,
Strutture in acciaio, Hoepli ሺܿሻ

Costruzioni Metalliche Collegamenti


59

Richiesta di capacità rotazionale dei giunti


Caso d: la trave è dimensionata come nel caso precedente. Il
giunto flangiato nella sezione di appoggio intermedio deve
essere a completo ripristino di resistenza. Non è richiesta
nessuna particolare capacità rotazionale del giunto.

ሺ݀ሻ

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Caso e: è il caso diametralmente opposto; la trave è


dimensionata per ‫ܯ‬௠௔௫ǡ௨ ൌ ‫ݍ‬௨ ‫ܮ‬ଶ Ȁͺ (‫ܯ‬௜ǡ௨ ൌ Ͳ, ovvero Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in
acciaio, Hoepli
l’appoggio intermedio è assunto come una cerniera).
La sezione della trave è uguale a quella dei casi precedenti, essendo la sezione a doppia
simmetria (non fa differenza se il momento pari a ‫ݍ‬௨ ‫ܮ‬ଶ Ȁͺ è positivo o negativo). I giunti
sono a parziale ripristino (molto ridotti) e devono consentire una rotazione ultima pari al
valore massimo ߠଵ :
‫ݍ‬௨ ‫ܮ‬ଷ
ሺ݁ሻ ߠ ௨ ൌ ߠ ଵ ൌ
ʹͶ‫ܬܧ‬
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


60

Richiesta di capacità rotazionale dei giunti


Caso f: la trave è dimensionata in campata per ‫ܯ‬௠௔௫ǡ௨ ൌ
ଵ ଵ
‫ܮ ݍ‬ଶ , cui corrisponde all’appoggio ‫ܯ‬௜ǡ௨ ൌ ଵ଺ ‫ݍ‬௨ ‫ܮ‬ଶ .
ଵ଴Ǥସସ ௨
‫ܯ‬௜ǡ௨ è inferiore al valore per il quale si ha la formazione di una
cerniera plastica all’appoggio intermedio; sono però le rotazioni
del giunto (progettato per trasmettere un momento flettente
pari almeno a ‫ܯ‬௜ǡ௨ ) che consentono la redistribuzione dei
momenti verso la campata della trave.
La trave presenta una sezione più piccola delle precedenti. I
giunti sono a parziale rispristino e devono garantire una
capacità rotazionale pari a: Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in
acciaio, Hoepli

‫ݍ‬௨ ‫ܮ‬ଷ ‫ݍ‬௨ ‫ܮ‬ଷ ͳ ‫ݍ‬௨ ‫ܮ‬ଷ


ߠ௨ ൌ ͳ െ ͺߙ ൌ ͳെͺ ൌ ൌ ͲǤͷ ߠଵ
ʹͶ‫ܬܧ‬ ʹͶ‫ܬܧ‬ ͳ͸ Ͷͺ‫ܬܧ‬

ሺ݂ሻ

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


61

Richiesta di capacità rotazionale dei giunti


Caso g: la trave è dimensionata a collasso (si devono formare due

cerniere plastiche per campata) per ‫ܯ‬௠௔௫ǡ௨ ൌ ‫ܯ‬௜ǡ௨ ൌ ଵଵǤ଺ ‫ݍ‬௨ ‫ܮ‬ଶ .
La trave ha una sezione più piccola rispetto a tutte le precedenti
soluzioni.
I giunti in corrispondenza dell’appoggio intermedio devono
essere a completo ripristino e devono essere sufficientemente
duttili da consentire una rotazione delle sezioni della trave in
corrispondenza dell’appoggio intermedio pari a:
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in
‫ݍ‬௨ ‫ܮ‬ଷ ‫ݍ‬௨ ‫ܮ‬ଷ ͳ ‫ݍ‬௨ ‫ܮ‬ଷ acciaio, Hoepli
ߠ௨ ൌ ͳ െ ͺߙ ൌ ͳെͺ ؆ ͲǤ͵ͳͶ
ʹͶ‫ܬܧ‬ ʹͶ‫ܬܧ‬ ͳͳǤ͸ ʹͶ‫ܬܧ‬ NOTA: questa scelta progettuale
prevede la formazione di cerniere
ൌ ͲǤ͵ͳͶ ߠଵ plastiche nelle travi in
corrispondenza dell’appoggio
intermedio. Il giunto dovrà essere
ሺ݃ሻ sufficientemente duttile da
consentire le rotazioni delle sezioni
di estremità, necessarie per la
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli redistribuzione dei momenti, senza
dar luogo a rotture fragili.
Costruzioni Metalliche Collegamenti
62

Richiesta di capacità rotazionale dei giunti


Nella figura seguente sono confrontate le cinque soluzioni progettuali, con riportata la
capacità rotazionale richiesta.

ሺܿሻ

ሺ݀ሻ

ሺ݁ሻ

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in


acciaio, Hoepli

ሺ݂ሻ

ሺ݃ሻ

Costruzioni Metalliche Collegamenti


63

Richiesta di capacità rotazionale dei giunti


In generale, la stima della duttilità di un collegamento e, in particolare, della sua
capacità rotazionale è una questione piuttosto complessa.
Dati in proposito sono disponibili solo per poche tipologie di collegamento. Conviene
ricorrere a queste tipologie «note», se si vuole progettare la struttura a collasso
(analisi plastica), facendo affidamento sulla redistribuzione delle sollecitazioni nella
struttura a seguito della formazione di cerniere plastiche in prossimità delle giunzioni.
In alternativa, sarà necessario ricorrere ad opportuna sperimentazione.

Costruzioni Metalliche Collegamenti


64

Giunti flangiati simmetrici soggetti a trazione


Il problema del giunto flangiato simmetrico soggetto a
trazione non solo è interessante di per sé ma è anche alla
base del calcolo di giunti più complessi (per esempio di alcune
tipologie di nodi trave-colonna o di giunti di base) con il
metodo dei T-stub (elementi a T equivalenti).

Ci sono tre possibili meccanismi di collasso.

Nel primo caso, la flangia presenta deformazioni flessionali


piccole rispetto a quelle assiali dei bulloni, cosicché questi
ultimi sono soggetti ad uno sforzo di trazione ܰ ൌ ‫ܨ‬Ȁʹ, con
flessioni parassite di entità trascurabile. Sulla flangia, invece,
agisce un momento flettente pari a ‫ܽܨ‬Ȁʹ. Il sistema è
‫ܨ‬
ܽ staticamente determinato.
ʹ
In questo caso, la flangia deve essere progettata per rimanere
in campo elastico e i bulloni per resistere all’azione appena
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, trovata. La crisi avviene per la rottura dei bulloni, quindi
Strutture in acciaio, Hoepli
secondo un meccanismo fragile.

Costruzioni Metalliche Collegamenti


65

Giunti flangiati simmetrici soggetti a trazione


Al contrario, se le deformazioni flessionali della flangia sono di entità
confrontabile con quelle assiali dei bulloni, il meccanismo di rottura
cambia e nascono delle pressioni di contatto ܳ nelle zone di
estremità della flangia (vincolo). Aumentano quindi le trazioni nei
bulloni e si riduce il momento flettente nella piastra, il cui
diagramma ora è intrecciato.
‫ܯ‬ଶ ൌ ܰܽ െ ܳ ܿ ൅ ܽ
‫ܨ‬
ܰൌ ൅ܳ ‫ܯ‬ଵ ൌ ܳܿ ‫ܨ‬
ʹ ൌ ൅ܳ ܽെܳ ܿ൅ܽ
ʹ
‫ܨ‬
ൌ ܽ െ ܳܿ
ʹ

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Da: U. Carputi, M. Locatelli,


Strutture in acciaio, Hoepli Collegamenti chiodati e bullonati, CISIA

Costruzioni Metalliche Collegamenti


66

Giunti flangiati simmetrici soggetti a trazione


La forza ܳ è indeterminata se non si chiama in causa la congruenza
(schema iperstatico). Tuttavia, qualunque scelta di ܳ va bene
nell’ottica del teorema statico dell’analisi limite (ovvero, in generale,
è a vantaggio di sicurezza nei confronti del collasso del collegamento,
a patto che la piastra e i bulloni vengano progettati per resistere alle
sollecitazioni che ne conseguono).
Quindi, detto ܰோௗ lo sforzo massimo ammesso nei bulloni e ‫ܯ‬ோௗǡ஺ e
‫ܯ‬ோௗǡ஻ i momenti resistenti plastici nelle sezioni A e B della flangia
(diversi perché la sezione A è indebolita per la presenza del foro), per
qualunque scelta di ܳ, dovrà risultare:
La procedura di progetto da seguire in linea
‫ܨ‬ con questo secondo meccanismo di
ܰ ൌ ൅ ܳ ൑ ܰோௗ
ʹ collasso (rottura lato bulloni ma importanti
deformazioni plastiche nella flangia) è la
‫ܯ‬ଵ ൌ ܳܿ ൑ ‫ܯ‬ோௗǡ஺ seguente: fissati il diametro e la classe di
resistenza dei bulloni, si determina ܰோௗ ;
‫ܨ‬ ponendo l’uguaglianza nella prima
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, ‫ܯ‬ଶ ൌ ܽ െ ܳܿ ൑ ‫ܯ‬ோௗǡ஻ relazione, si ottiene ܳ ൌ ܰ െ ‫ܨ‬Ȁʹ;
Strutture in acciaio, Hoepli
ʹ ோௗ
infine, si fissa lo spessore della flangia al
fine di soddisfare le altre due disequazioni.
Costruzioni Metalliche Collegamenti
67

Giunti flangiati simmetrici soggetti a trazione


Si può, infine, avere (o cercare) una situazione in cui le
deformazioni della flangia sono grandi rispetto a quelle dei
bulloni. In questo caso, il meccanismo di rottura riguarda la
flangia e non i bulloni ed è quindi duttile. Prevede infatti la
formazione di cerniere plastiche nelle sezioni A e B della flangia
(cinematismo). Le incognite sono adesso ‫ ܨ‬ൌ ‫ܨ‬ோௗ (capacità
portante del giunto) ܳ ed ܰ:
‫ܨ‬ ‫ܯ‬ோௗǡ஺ ൅ ‫ܯ‬ோௗǡ஻ ‫ܯ‬ோௗǡ஺
ܰൌ ൅ ܳ ൏ ܰோௗ ܰൌ ൅ ൑ ܰோௗ
ʹ ܽ ܿ
‫ܯ‬ோௗǡ஺
‫ܯ‬ଵ ൌ ܳܿ ൌ ‫ܯ‬ோௗǡ஺ ฺ ܳൌ
ܿ ܽ
ܿ
‫ܨ‬ ‫ܯ‬ோௗǡ஺ ൅ ‫ܯ‬ோௗǡ஻
‫ܯ‬ଶ ൌ ܽ െ ܳܿ ൌ ‫ܯ‬ோௗǡ஻ ‫ܨ‬ோௗ ൌ ʹ
ʹ ܽ
In pratica, fissato lo spessore della piastra, si determinano ‫ܯ‬ோௗǡ஺
e ‫ܯ‬ோௗǡ஻ e quindi la capacità portante del giunto (‫ܨ‬ோௗ ൒ ‫ܨ‬ாௗ ). Poi
si fissa il diametro dei bulloni per garantire il soddisfacimento
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, dell’ultima disuguaglianza (in realtà, ‫ܯ‬ோௗǡ஺ dipende dal diametro
Strutture in acciaio, Hoepli
del foro, per cui il calcolo è leggermente iterativo).
Costruzioni Metalliche Collegamenti
68

Giunti flangiati simmetrici soggetti a trazione


Passando dal primo approccio, al secondo e poi al terzo, si ottengono piastre via via più
sottili e bulloni via via più resistenti, con un progressivo incremento della duttilità del
collegamento. Ritroveremo queste tre modalità di collasso nell’approccio dell’Eurocodice 3
per la stima della resistenza di alcune componenti di base di certe tipologie di giunti.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani,


Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


69

Giunti flangiati simmetrici soggetti a trazione


Bisogna, però, stabilire quale sia il momento resistente della piastra, il che non è banale
perché il meccanismo di rottura è bidimensionale.
Volendo schematizzare la flangia come una trave inflessa di larghezza ݈௘௙௙ , soggetta al
carico concentrato ‫( ܨ‬reazione del bullone), bisogna stabilire un’equivalenza con il
problema bidimensionale effettivo. La questione è complessa e normalmente si ricorre a
modelli di calcolo convenzionali, in campo elastico o a rottura. Come si vede in figura, si
parte da una piastra semi-illimitata incastrata su un lato e libera sull’altro, soggetta ad un
carico concentrato.

݈௘௙௙

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


70

Giunti flangiati simmetrici soggetti a trazione


L’equivalenza in campo elastico (NB: stiamo parlando qui dell’equivalenza per la stima della
larghezza efficace della trave, non necessariamente il successivo calcolo del collegamento) è a
favore di sicurezza, ovvero porta a larghezze equivalenti della trave minori di quelle effettive,
sottovalutando le risorse statiche della flangia e quindi limitandone le deformazioni. Per
questo motivo, tale approccio è adeguato per meccanismi di collasso con flangia rigida (non
duttili). Si presta alla equiripartizione della forza su più file di bulloni.
L’equivalenza in campo plastico, invece, si basa sull’analisi limite di piastre soggette a carichi
concentrati, ovvero sul metodo delle linee di rottura, basato sul teorema cinematico
dell’analisi limite: si ipotizzano meccanismi di rottura plausibili e poi, per via cinematica (per
esempio, uguaglianza tra lavoro interno ed esterno compiuto sul cinematismo), se ne deduce
il carico ultimo. Questo approccio, più complesso, consente di
valutare in maniera più realistica l’effettiva
resistenza in campo plastico della flangia e quindi
ben si adatta ad approcci progettuali «duttili», come
il terzo che abbiamo visto poco sopra. Tuttavia, mal
si presta al calcolo di flange con più ordini di bulloni
e, essendo basato sul teorema cinematico, fornisce
soluzioni non a favore di sicurezza, che quindi
dovrebbero essere verificate per via sperimentale o
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli
numerica (tranne che in alcuni casi semplici).
Costruzioni Metalliche Collegamenti
71

Giunti flangiati simmetrici soggetti a trazione


Vediamo prima l’approccio in campo elastico. Si cerca il valore della larghezza della trave,
݈௘௙௙ , tale che il valore del carico ‫ ܨ‬per il quale si raggiunge il limite elastico nel materiale sia
lo stesso della piastra semi-illimitata che schematizza la nostra flangia.
Nella sezione più sollecitata, in prossimità del vincolo della piastra, risulta:
݉௫ ൌ ͲǤͷͲͻ ‫ܨ‬ ݉௬ ൌ ߥ ݉௫ ൌ ͲǤ͵ ‫Ͳ ڄ‬ǤͷͲͻ ‫ ܨ‬ൌ ͲǤͳͷ͵ ‫ܨ‬
Applicando il criterio di Huber-Hencky-von Mises, si ha la condizione per il raggiungimento
del limite elastico del materiale:
ߪ௜ௗ ൌ ߪ௫ଶ ൅ ߪ௬ଶ െ ߪ௫ ߪ௬ ൌ ݂௬ௗ

݈௘௙௙

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


72

Giunti flangiati simmetrici soggetti a trazione


Passando dalle tensioni ai momenti flettenti, si ottiene:
͸
ߪ௜ௗ ൌ

݉௫ଶ ൅ ݉௬ଶ െ ݉௫ ݉௬ ൌ ݂௬ௗ
‫ݐ‬
Sostituendo le espressioni trovate poco fa :
ʹǤʹͳ
‫ ܨ‬ൌ ‫ܨ‬௘ ؆ ݂ ‫ݐ‬ଶ
͸ ௬ௗ
Invece, per una trave incastrata, di larghezza ݈௘௙௙ , altezza ‫ݐ‬, luce ܽ e soggetta ad un carico
concentrato ‫ܨ‬: ͳ
‫ܨ‬௘ᇱ ܽ ൌ ܹ௘௟ ݂௬ௗ ൌ ݈௘௙௙ ‫ ݐ‬ଶ ݂௬ௗ
͸

݈௘௙௙

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


73

Giunti flangiati simmetrici soggetti a trazione


Eguagliando le forze al limite elastico nei due casi, si ottiene la larghezza equivalente della
trave:
ʹǤʹͳ ݈௘௙௙ ݈௘௙௙
‫ܨ‬௘ ൌ ‫ܨ‬௘ᇱ ื ݂௬ௗ ‫ ݐ‬ଶ ൌ ݂௬ௗ ‫ ݐ‬ଶ ื ൌ ʹǤʹͳ
͸ ͸ܽ ܽ
Questo corrisponde ad un cono di diffusione con un’apertura ߙ:
݈௘௙௙ Da qui la scelta comune di assumere una diffusione
ʹǤʹͳ a 45° verso il vincolo del carico concentrato dovuto
ߙ ൌ ƒ–ƒ ʹ ൌ ƒ–ƒ ؆ Ͷͺ‫ ל‬al bullone, da cui ݈
ܽ ʹ ௘௙௙ ؆ ʹܽ ൅ diametro rondella (o
testa del bullone in assenza di rondelle).

݈௘௙௙

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


74

Giunti flangiati simmetrici soggetti a trazione


In figura sono riportati alcuni esempi di applicazione del presente approccio, individuando
un sistema di travi equivalenti a seconda degli irrigidimenti della flangia: (a) travi a
mensola; (b) mensola e trave doppiamente incastrata, che si ripartiscono il carico dovuto al
bullone proporzionalmente alla loro rigidezza (compatibilità degli abbassamenti nel punto
d’incrocio); (c) stessa cosa ma con due mensole e una trave su due appoggi; (d) qui, per
semplicità, si può suddividere i compiti nelle due direzioni, affidando il carico del bullone
centrale alla mensola e quello dei bulloni più esterni alla trave su due appoggi.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


75

Giunti flangiati simmetrici soggetti a trazione


Vediamo adesso l’approccio in campo plastico.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di acciaio – Teoria e progetto, Hoepli

Basandosi tale approccio sul teorema cinematico dell’analisi


limite, occorre prendere in considerazioni vari meccanismi di
rottura (sia con percorsi circolari che con percorsi non circolari) e
prendere in considerazione quello che porta alla larghezza
efficace minore.

Un ruolo chiave è giocato anche dalla presenza di irrigidimenti (come nelle immagini a
destra) oppure dalla prossimità dei bulloni ad un’estremità della flangia.
Importante è anche l’effettiva impronta del carico, data dalla testa del bullone e dalla
rondella, a patto che quest’ultima sia sufficientemente rigida.

Costruzioni Metalliche Collegamenti


76

Giunti flangiati simmetrici soggetti a trazione


Consideriamo per semplicità un carico concentrato e limitiamoci al caso di una linea di
rottura circolare («imbutitura» o «circular yielding»).

ʹܽ Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi,


R. Landolfo, Strutture di acciaio – Teoria e
progetto, Hoepli

߮
‫ܨ‬௟௜௠
Detto ݉௣ il momento limite plastico della flangia e ‫ܨ‬௟௜௠ il valore della forza che porta la
flangia a rottura, supponendo di avere un angolo di rotazione ߮ che definisce il cono di
imbutitura, il lavoro interno risulta pari a:
‫ܮ‬௜ ൌ ݉௣ ‫߮ ڄ ܽߨʹ ڄ‬

Al prim’ordine (per ߮ piccolo) il punto di applicazione della forza concentrata si abbasserà


di ߮ܽ, per cui il lavoro esterno risulta pari a:

‫ܮ‬௘ ൌ ‫ܽ߮ ڄ ܨ‬

Costruzioni Metalliche Collegamenti


77

Giunti flangiati simmetrici soggetti a trazione


Eguagliando lavoro interno e lavoro esterno, si ottiene:

‫ܮ‬௜ ൌ ‫ ܮ‬௘

݉௣ ‫ ߮ ڄ ܽߨʹ ڄ‬ൌ ‫ܨ‬௟௜௠ ‫ܽ߮ ڄ‬

‫ܨ‬௟௜௠ ൌ ʹߨ݉௣


Sapendo che ݉௣ ൌ ସ ‫ ݐ‬ଶ ݂௬ௗ e che per una trave di sezione rettangolare di larghezza ݈௘௙௙ e
spessore ‫ ݐ‬risulta:
ͳ
‫ܯ‬௟௜௠ ൌ ‫ܨ‬௟௜௠ ܽ ൌ ݈௘௙௙ ‫ ݐ‬ଶ ݂௬ௗ
Ͷ

Eguagliando le due espressioni trovate di ‫ܨ‬௟௜௠ , si ottiene:

ͳ ݈௘௙௙ ଶ ͳ
‫݂ ݐ‬௬ௗ ൌ ʹߨ ‫ ݐ‬ଶ ݂௬ௗ
Ͷ ܽ Ͷ
݈௘௙௙ ൌ ʹߨܽ

Costruzioni Metalliche Collegamenti


78

Momento resistente di un giunto trave-colonna


In un giunto trave-colonna inflesso (sforzo normale nella trave inferiore al 5 % dello sforzo
resistente plastico), l’Eurocodice 3 (UNI EN 1993-1-8:2005) individua una serie di
meccanismi elementari di crisi, ovvero di componenti del collegamento (metodo per
componenti). La resistenza a flessione di progetto, ‫ܯ‬௝ǡோௗ , può essere valutata sulla base
della componente più debole (ovvero che cede per prima.
L’Eurocodice 3 raccomanda che la resistenza di progetto del giunto sia limitata da quella
delle cosiddette «componenti di base» e non dalla resistenza di progetto delle saldature.
L’approccio dell’Eurocodice 3 si applica a collegamenti tra membrature a doppio T (di
classe 1, 2 o 3), in cui la trave è collegata all’ala della colonna con due bulloni per fila.
La colonna può essere irrigidita o meno.
Si considerano varie tipologie di giunto, tra cui i giunti flangiati e quelli con angolari d’ala.

Da: Eurocodice 3, UNI EN 1993-1-8:2005

Costruzioni Metalliche Collegamenti


79

Momento resistente di un giunto trave-colonna


Le resistenze delle principali componenti di base da prendere in considerazione per il
calcolo della capacità portante del giunto sono:
- Resistenza a flessione dell’ala della colonna in zona tesa

Da: Eurocodice 3, UNI EN 1993-1-8:2005

- Resistenza a flessione della flangia di collegamento (piastra d’estremità) in zona tesa

- Resistenza a flessione degli angolari di ala


Da: Eurocodice 3,
UNI EN 1993-1-8:2005

Da: Eurocodice 3, UNI EN 1993-1-8:2005

Costruzioni Metalliche Collegamenti


80

Momento resistente di un giunto trave-colonna


- Resistenza a trazione dell’anima della colonna

Da: Eurocodice 3, UNI EN 1993-1-8:2005

- Resistenza a schiacciamento dell’anima della colonna in zona compressa


- Stabilità dell’anima della colonna in zona compressa

Da: Eurocodice 3, UNI EN 1993-1-8:2005

Costruzioni Metalliche Collegamenti


81

Momento resistente di un giunto trave-colonna


- Resistenza a taglio del pannello d’anima della colonna nella zona del giunto
Da: Eurocodice 3, UNI EN 1993-1-8:2005

- Resistenza a compressione dell’anima e dell’ala della trave

Da: Eurocodice 3, UNI EN 1993-1-8:2005

- Resistenza a trazione dell’anima della trave

Da: Eurocodice 3, UNI EN 1993-1-8:2005

Costruzioni Metalliche Collegamenti


82

Momento resistente di un giunto trave-colonna


Nell’immagine qui sotto sono rappresentati alcuni meccanismi tipici che portano al collasso
del giunto, limitandone la capacità portante.
Il meccanismo in (a) rappresenta il cedimento per schiacciamento o instabilità dell’anima
della colonna in zona compressa. Quello in (b), invece, è dovuto all’eccessiva flessione
dell’ala della colonna in zona tesa, che eventualmente può staccarsi dall’anima. Un
ulteriore meccanismo è quello di crisi per eccesso di taglio nel pannello di anima della
colonna tra le ali della trave (c).

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


83

Momento resistente di un giunto trave-colonna


Per contrastare questi meccanismi di collasso e aumentare la capacità portante del giunto,
è utile saldare delle costole trasversali di irrigidimento all’anima e alle ali della colonna in
corrispondenza delle ali della trave.
Per incrementare la resistenza a taglio del pannello d’anima della colonna nella zona del
nodo, può essere necessario ricorrere anche ad un rinforzo saldato (b) oppure ad un
irrigidimento diagonale.
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


84

Momento resistente di un giunto trave-colonna


Le resistenze associate alle prime tre componenti di base viste poco sopra possono essere
valutate mediante degli elementi a T equivalenti (T-stub), per i quali sono contemplati i tre
meccanismi di collasso discussi in precedenza per il giunto flangiato simmetrico soggetto a
trazione (riportati qui di seguito con la nomenclatura dell’Eurocodice 3 e in ordine inverso
rispetto a come li abbiamo introdotti in precedenza):
- Modo 1: «plasticizzazione completa della flangia»
- Modo 2: «crisi dei bulloni con snervamento della flangia»
- Modo 3: «crisi dei bulloni».
L’Eurocodice 3 fornisce le indicazioni per individuare i vari T-stub e valutarne la larghezza
efficace (una dimensione fittizia, denominata ݈௘௙௙ ) e la resistenza di progetto.

Da: Eurocodice 3,
UNI EN 1993-1-8:2005

Costruzioni Metalliche Collegamenti


85

Momento resistente di un giunto trave-colonna


Nel caso dell’ala inflessa di una colonna non irrigidita, si dovrà considerare sia gli elementi a
T equivalenti corrispondenti alla singola fila di bulloni tesi che al gruppo di file di bulloni tesi.

Da: Eurocodice 3, UNI EN 1993-1-8:2005

Costruzioni Metalliche Collegamenti


86

Momento resistente di un giunto trave-colonna


La larghezza efficace ݈௘௙௙ e la resistenza di progetto ‫்ܨ‬ǡோௗ del T-stub possono essere stimate
tramite due tabella a partire dalle distanze evidenziate nelle figure e in particolare ݉
(distanza tra l’asse del bullone e la fine della zona irrigidita dell’ala del T-stub), ݁ (distanza tra
l’asse del bullone e il bordo dell’ala del T-stub), ݁௠௜௡ (distanza tra l’asse del bullone e il punto
dell’ala del T-stub dove si pensa si sviluppino le forze di contatto) e ‫( ݌‬distanza tra le file di
bulloni):

ܳ ܳ ܳ ܳ

Flangia d’estremità più stretta Flangia d’estremità più larga


dell’ala della colonna dell’ala della colonna

Angolari d’ala Da: Eurocodice 3, UNI EN 1993-1-8:2005

Costruzioni Metalliche Collegamenti


87

Momento resistente di un giunto trave-colonna


Anche nel caso dell’ala inflessa di una colonna provvista di irrigidimenti trasversali, si deve
considerare sia gli elementi a T equivalenti corrispondenti alla singola fila di bulloni tesi che
al gruppo di file di bulloni tesi. In questo caso, però, per la valutazione della larghezza
efficace del T-stub, occorre distinguere tra file di bulloni interne o adiacenti all’irrigidimento,
oltreché tra file d’estremità e non. Fila di bulloni di estremità, non
adiacente all’irrigidimento (2), fila
interna (3), fila adiacente
all’irrigidimento ma non di estremità (4)

Fila di bulloni adiacente


all’irrigidimento e di estremità (1)

Da: Eurocodice 3, UNI EN 1993-1-8:2005

Costruzioni Metalliche Collegamenti


88

Momento resistente di un giunto trave-colonna


Un discorso analogo vale anche per la flangia inflessa di collegamento (piastra d’estremità).
Tuttavia, in questo caso si deve distinguere tra la zona interna alle ali della trave, dove
l’irrigidimento dell’elemento a T equivalente è costituito dall’anima della trave (T-stub
orizzontali) e quella in estensione oltre l’ala tesa della trave, dove l’irrigidimento
dell’elemento a T equivalente è rappresentato dall’ala stessa della trave (T-stub verticali). In
quest’ultimo caso, la larghezza efficace degli elementi a T equivalenti deve essere calcolata a
partire da ݉௫ ed ݁௫ , invece che da ݉ ed ݁௠௜௡ (oppure ݉ ed ݁).

Porzione della flangia di estremità in


estensione oltre l’ala tesa della trave
Porzione della flangia di estremità
interna alle ali della trave Da: Eurocodice 3, UNI EN 1993-1-8:2005

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89

Momento resistente di un giunto trave-colonna


Elementi a T equivalenti possono essere individuati anche per gli angolari d’ala (squadrette
bullonate). Risulta sempre:
ܾ௔
݈௘௙௙ ൌ
ʹ

Da: Eurocodice 3, UNI EN 1993-1-8:2005

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90

Momento resistente di un giunto trave-colonna


Per gli angolari d’ala, i valori di ݉ ed ݁௠௜௡ da impiegarsi della resistenza di progetto ‫்ܨ‬ǡோௗ
del T-stub possono essere determinati come indicato nella figura seguente:

Da: Eurocodice 3, UNI EN 1993-1-8:2005

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91

Momento resistente di un giunto trave-colonna


L’Eurocodice 3 fornisce anche gli strumenti per il calcolo della resistenza a trazione
dell’anima della colonna (per le azioni trasversali trasmesse dall’ala tesa della trave), della
resistenza a compressione dell’anima della colonna, del carico ultimo per stabilità di
quest’ultima, e della resistenza a taglio del pannello di anima nella zona del collegamento.
Inoltre, come abbiamo già visto, la norma consente di determinare il centro di compressione
nel giunto e il braccio della coppia ‫ݖ‬, necessari per il calcolo del momento resistente ‫ܯ‬௝ǡோௗ .
Sono anche fornite indicazioni progettuali e di calcolo per il caso in cui la resistenza del
giunto sia incrementata tramite piastre di rinforzo, che vanno ad aumentare la resistenza a
flessione dell’ala tesa della colonna (vedi figura), oppure la resistenza a taglio del pannello di
anima della colonna.

Da: Eurocodice 3, UNI EN 1993-1-8:2005

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92

Momento resistente di un giunto trave-colonna


La tabella seguente consente poi di determinare il centro di compressione del giunto e il
braccio della coppia ‫ ݖ‬per diverse tipologie di collegamento (necessari per il calcolo del
momento resistente ‫ܯ‬௝ǡோௗ ). Da: Eurocodice 3, UNI EN 1993-1-8: 2005

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93

Momento resistente di un giunto trave-colonna

Da: Eurocodice 3, UNI EN 1993-1-8: 2005

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Momento resistente di un giunto trave-colonna


Nel caso di un giunto trave-colonna con flangia bullonata, il momento resistente del
giunto, ‫ܯ‬௝ǡோௗ , può anche essere determinato come segue:

‫ܯ‬௝ǡோௗ ൌ ෍ ݄௥ ‫ܨ‬௧௥ǡோௗ

‫ܨ‬௧௥ǡோௗ ൌ resistenza a trazione di progetto efficace della ‫ݎ‬-esima fila di bulloni;


݄௥ ൌ distanza della ‫ݎ‬-esima fila di bulloni dal centro di compressione del collegamento.
Nello stabilire la resistenza di progetto di ciascuna fila di bulloni deve essere presa in conto
anche la resistenza di gruppo dei bulloni tesi, nonché gli altri meccanismi di crisi del giunto
(vedi esempio finale di calcolo).

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95

Giunti di base
Il calcolo della capacità portante del giunto basato sulle componenti e sugli elementi a T
equivalenti può essere applicato facilmente anche al caso di un giunto intermedio flangiato
di una trave inflessa. Tuttavia, l’Eurocodice 3 prevede la possibilità di estendere tale metodo
anche ai giunti di base, individuando in questo caso dei T-stub sollecitati a compressione.
Questo approccio consente di determinare la resistenza di progetto della piastra di base
inflessa e del calcestruzzo e/o malta di allettamento sollecitati per contatto.
In questo caso, risulta fondamentale individuare
sia la larghezza, ܾ௘௙௙ , che la lunghezza, ݈௘௙௙ ,
dell’ala dell’elemento a T equivalente e quindi la
sua area ‫ܣ‬௘௙௙ ൌ ܾ௘௙௙ ‫݈ ڄ‬௘௙௙ . Come mostrato in
figura, tali grandezze possono essere determinate
a partire dalla lunghezza ܿ della «zona di contatto
supplementare» (dovuta alla diffusione degli
sforzi attraverso la piastra d base):
݂௬ௗ
ܿൌ‫ݐ‬
͵݂௝ௗ ߛெ଴
essendo ‫ ݐ‬e ݂௬ௗ lo spessore e la resistenza di
progetto della piastra di base, e ݂௝ௗ la tensione
Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli resistente per contatto di progetto del collegamento.
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96

Giunti di base
Per la valutazione delle dimensioni dell’ala del T-stub sollecitato a compressione, bisogna
ovviamente distinguere tra i casi in cui la lunghezza calcolata della zona di contatto
supplementare, ܿ, ecceda o meno le dimensioni della piastra di base.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

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97

Giunti di base
La tensione resistente per contatto di progetto del collegamento, ݂௝ௗ , dipende sia dalla
malta di livellamento che dalla fondazione vera e propria in conglomerato cementizio e
può essere cautelativamente valutata come segue:

݂௝ௗ ൌ ߚ௝ ݂௖ௗ

dove ݂௖ௗ è la resistenza di progetto del conglomerato cementizio, mentre ߚ௝ è un


coefficiente riduttivo che tiene conto della malta di allettamento. In questa maniera, si
trascura l’effetto benefico dovuto alla diffusione del carico all’interno della fondazione.
ߚ௝ può essere assunto pari a 2/3, a patto che la resistenza caratteristica della malta non
sia inferiore al 20 % di quella del conglomerato cementizio e che il suo spessore non sia
superiore al 20 % della larghezza minore della piastra di base. Per malte di allettamento di
spessore superiore a 5 cm viene raccomandato che la resistenza caratteristica di questa
sia almeno pari a quella del conglomerato cementizio.

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98

Giunti di base
Le tensioni di contatto al di sotto del T-stub possono essere considerate costanti e
utilizzate per dimensionare la piastra di base. In assenza di irrigidimenti, ne deriva il
classico modello a mensola di larghezza unitaria. Al contrario, nel caso in cui siano presenti
anche delle costole di irrigidimento, si deve considerare una piastra vincolata ai bordi dalla
presenza della colonna e degli irrigidimenti.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

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99

Giunti di base
Nel caso in cui la colonna a doppio T sia soggetta a compressione semplice, si possono
individuare tre elementi a T equivalenti, i quali, escludendo le sovrapposizioni, danno
luogo ad un’area efficace complessiva ‫ܣ‬௘௙௙ . La capacità portante del giunto, lato
fondazione, può quindi essere calcolata come ܰோௗ ൌ ݂௝ௗ ‫ܣ‬௘௙௙ .

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

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100

Giunti di base
In termini generali, le capacità portanti dei vari T-stub di cui si pensa costituito il giunto
devono essere valutati in base alle resistenze delle più deboli componenti di base associate.
Qualora, invece, la colonna sia
soggetta a presso-flessione
oppure a tenso-flessione,
l’Eurocodice 3 consente di
valutare tramite una tabella il
braccio della coppia ‫ ݖ‬e le
forze resistenti.
In questo caso, è necessario
tenere conto anche dei
meccanismi di rottura nelle
eventuali zone tese, ovvero la
crisi a flessione dei T-stub
nella piastra di base, la crisi
dell’anima della colonna e i
meccanismi di rottura dei
tirafondi.
Da: Eurocodice 3, UNI EN 1993-1-8:2005

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101

Giunto trave-trave con coprigiunti


Cominciamo col considerare il caso più semplice del calcolo di un giunto intermedio con
coprigiunti di un elemento soggetto a trazione. L’idea di base è che conviene deviare il meno
possibile il flusso delle tensioni da una membratura all’altra. I coprigiunti dovranno quindi
essere progettati in base a sforzi proporzionali all’area degli elementi collegati. Perciò, detto ܰ
lo sforzo normale complessivo nella sezione e ‫ ܣ‬ൌ ‫ܣ‬௙ ൅ ‫ܣ‬௙ᇱ ൅ ‫ܣ‬௪ , risulterà:
‫ܣ‬௙ ‫ܣ‬௙ᇱ ‫ܣ‬௪
ܰ௙ ൌ ܰ ܰ௙ᇱ ൌܰ ܰ௪ ൌ ܰ
‫ܣ‬ ‫ܣ‬ ‫ܣ‬
Se ܰ ൌ ‫݂ ܣ‬௬ௗ , si ha un completo ripristino di resistenza.
Un’unione saldata di questo tipo e a completo ripristino presenta una buona duttilità. Infatti,
la rottura normalmente avviene fuori dal giunto, dopo che si è raggiunto lo snervamento in
tutto il profilato.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

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102

Giunto trave-trave con coprigiunti


Più fragile è, invece, il comportamento in caso di unioni bullonate: infatti, anche se il
collegamento è progettato a completo ripristino, il collasso spesso avviene per rottura della
sezione netta, cosicché non sempre le deformazioni plastiche riescono a svilupparsi nelle
altre sezioni del profilato.
Nel caso di un elemento principalmente inflesso (lo sforzo normale nella sezione è
trascurabile), se il coprigiunto è a parziale ripristino di resistenza, il momento di progetto,
‫ܯ‬ாௗ , può essere affidato interamente ai coprigiunti d’ala mentre il coprigiunto d’anima può
essere progettato per la sola azione di taglio di progetto, ܸாௗ .

‫ܯ‬ாௗ ܸாௗ ܸாௗ ‫ܯ‬ாௗ

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

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103

Giunto trave-trave con coprigiunti


Nel giunto inflesso si ha invece il completo ripristino di resistenza se la ripartizione delle
forze negli elementi di collegamento e nelle unioni viene fatta in base alla resistenza delle
singole parti collegate. Nel caso di una trave a doppio T a semplice simmetria (ali differenti),
detta ‫ܣ‬௙ l’area dell’ala superiore e ‫ܣ‬௙ᇱ quella dell’ala inferiore, i coprigiunti e le unioni
dovranno essere calcolati tramite gli sforzi ܰ௙ ൌ ‫ܣ‬௙ ݂௬ௗ (di compressione, se il momento
flettente nella sezione è positivo) e ܰ௙ᇱ ൌ ‫ܣ‬௙ᇱ ݂௬ௗ (di trazione, se il momento flettente nella
sezione è positivo). Il coprigiunto d’anima e le relative unioni dovranno quindi essere
calcolate in base ad uno sforzo normale ܰ௪ ൌ ܰ௙ െ ܰ௙ᇱ (positivo se di trazione), ad un
momento flettente pari a ‫ܯ‬௪ ൌ ‫ܯ‬௣௟ǡோௗ െ ܰ௙ ݄௙ ൅ ܰ௪ ݄௙ Ȁʹ, dove ‫ܯ‬௣௟ǡோௗ è il momento di
plasticizzazione dalla sezione e ݄௙ la distanza fra i baricentri delle ali, oltre al taglio di
progetto ܸாௗ . ܰ௪ e ‫ܯ‬௪ sono riferiti al punto a metà strada tra i baricentri delle ali.
ܰ௙ ܰ௙

‫ܯ‬௪ ‫ܯ‬௪
ܸாௗ ܸாௗ ݄௙
ܰ௪ ܰ௪
‫ܯ‬௣௟ǡோௗ ‫ܯ‬௣௟ǡோௗ

ܰ௙ᇱ ܰ௙ᇱ
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


104

Giunto trave-trave con coprigiunti


Sulla scorta del teorema statico dell’analisi limite, l’azione tagliante può essere pensata
applicata in corrispondenza della sezione di giunto (casi a e b) oppure del baricentro di una
delle unioni fra il coprigiunto e il pezzo da collegare (caso c). In ogni modo, le unioni fra il
coprigiunto e l’anima della trave da collegare saranno soggette ad un taglio (risultante di
ܸாௗ e ܰ௪ ) e ad una coppia torcente (ܸாௗ ݁ േ ‫ܯ‬௪ ). Qualora la trave fosse soggetta anche a
sforzo normale, dovrebbe essere considerata anche tale sollecitazione.
Un aspetto importante che merita attenzione è il fatto che, nonostante la penalizzazione
dei fori in caso di unioni bullonate, il collasso della trave normalmente avviene fuori dalla
zona del giunto, garantendo potenzialmente una buona duttilità: infatti, la formazione della
cerniera plastica di solito comporta l’imbozzamento dell’ala compressa, per cui, essendo
questa irrigidita dai coprigiunti, il collasso avviene nella sezione attigua al collegamento.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


105

Giunti di composizione delle sezioni


In molti casi, i profilati laminati disponibili in commercio non presentano le proprietà
inerziali richieste dalla progettazione ed è quindi necessario ricorrere alla composizione di
più piatti. Oggi tale composizione è sempre saldata, tranne quando possono esserci
problemi di trasporto oppure se è necessario smontare rapidamente la trave dopo l’uso.
Sezioni a doppio T
simmetriche in composizione
saldata possono essere
impiegate per vie di corsa di
carriponte impegnative,
mentre quelle dissimmetriche
trovano largo utilizzo nelle
travi composte in acciaio-
calcestruzzo. Sezioni composte
a cassone, invece, sono
utilizzate per ponti di luce
importante o per carriponte.
La soluzione (d) trova impiego
nel caso di colonne alte
destinate a sopportare carichi
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli trasversali notevoli.
Costruzioni Metalliche Collegamenti
106

Giunti di composizione delle sezioni


Per dimensionare il collegamento si deve fare riferimento sia alle azioni locali (carichi
concentrati perpendicolari all’asse del collegamento, come quelle dovute alle ruote di un
carroponte su una via di corsa) che ad azioni globali, dovute allo scorrimento tra le parti
collegate.
Le azioni locali, per le quali occorrerà tener conto della diffusione fino al collegamento,
possono avere effetti notevoli sulle saldature a cordoni d’angolo o a parziale penetrazione.
Infatti, in questi casi, a differenza della soluzione saldata a completa penetrazione, per il
trasferimento dell’azione non è possibile fare affidamento sul contatto tra anima e
piattabanda. I cordoni saranno quindi sollecitati da una tensione tangenziale o normale (a
seconda del lato su cui si ribalta la sezione di gola), perpendicolare all’asse del cordone (‫ݐ‬ୄ o
݊ୄ ), pari a ‫ܨ‬Ȁʹܾܽ (essendo due i cordoni), detta ܽ l’altezza di gola e ܾ la lunghezza di
diffusione del carico concentrato.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


107

Giunti di composizione delle sezioni


Per quanto riguarda, invece, le azioni globali, occorre fare alcune osservazioni preliminari.
Se consideriamo una trave inflessa costituita da due elementi uguali sovrapposti, essendo
libero lo scorrimento, le sezioni non si mantengono piane durante l’inflessione e il modulo
di resistenza della sezione complessiva è solo pari al doppio di quella di ciascuna parte:
ͳ ͳ
ܹ ൌ ʹ ‫ ݐܾ ڄ‬ଶ ൌ ܾ‫ ݐ‬ଶ
͸ ͵
Viceversa, se i due elementi sono collegati in modo tale da non poter scorrere l’uno
rispetto all’altro, le sezioni si mantengono piane durante l’inflessione e il modulo di
resistenza è doppio rispetto al caso precedente:
ͳ ଶ
ʹ ଶ
ܹ ൌ ܾ ʹ‫ݐ‬ ൌ ܾ‫ݐ‬
͸ ͵

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


108

Giunti di composizione delle sezioni


Il collegamento nella nostra trave in composizione saldata dovrà essere dimensionato in
base alle azioni di scorrimento, ovvero alle tensioni tangenziali in corrispondenza
dell’attacco dell’anima con l’ala. In particolare, il differenziale di scorrimento ݀ܵ sarà
uguale alla variazione di sforzo normale ݀ܰ in un concio d’ala di lunghezza infinitesima ݀‫ݖ‬:
݀ܵ ൌ ݀ܰ ൌ ߬ ‫ݐ‬௪ ݀‫ݖ‬
La tensione tangenziale ߬ potrà essere calcolata in corrispondenza del collegamento
tramite la formula di Jourawsky a partire dal taglio presente nella sezione. Per una
lunghezza finita ȟ‫ ܮ‬di collegamento saldato, si ha uno sforzo di scorrimento medio pari a:
ܸത௬ ܵ௫ ܸത௬ ܵ௫
ܵ௫ ܵҧ ൌ ߬ҧ ‫ݐ‬௪ ȟ‫ ܮ‬ൌ ‫ݐ‬௪ ȟ‫ ܮ‬ൌ ȟ‫ܮ‬
‫ݐ‬௪ ‫ܬ‬௫ ‫ܬ‬௫
A partire da tale valore dello scorrimento, si
possono determinare le tensioni tangenziali
parallele nei cordoni di saldatura:
ܵҧ ‫ݐ‬௪ ܸത௬ ܵ௫
‫ צݐ‬ൌ ൌ ߬ҧ ൌ
ʹ ȟ‫ܽ ܮ‬ ʹܽ ʹܽ‫ܬ‬௫
Per progettare il collegamento, tali tensioni
݀‫ݖ‬ dovranno essere combinate con le tensioni ‫ݐ‬ୄ o
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli ݊ୄ dovute alle azioni locali.
Costruzioni Metalliche Collegamenti
109

Giunti trave-colonna: deformabilità


Tornando ai giunti trave-colonna, cerchiamo di capire un po’ meglio la cinematica del
collegamento. L’immagine fornisce una rappresentazione della zona nodale, costituita da
due giunti e varie unioni (nel caso specifico, con squadrette bullonate tra le ali delle travi e
quelle della colonna).
Il nodo avrebbe sei gradi di libertà ma, soprattutto per la presenza di solai molto rigidi nel
piano, in via semplificata ma ragionevole, l’unico grado di libertà relativo d’interesse per il
giunto è la rotazione relativa tra la trave e la colonna.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica


delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


110

Giunti trave-colonna: deformabilità


Dati i carichi gravitazionali cui è soggetta la trave, il nodo lo possiamo pensare soggetto a
momento flettente negativo.
I principali contributi deformativi che portano alla rotazione relativa tra la trave e la
colonna sono:
1) Distorsioni associate a taglio e flessione del pannello d’anima e delle ali della colonna;
2) Distorsione per flessione (locale) dell’ala collegata della colonna;
3) Instabilità locale dell’ala compressa della trave
4) Distorsione degli elementi che realizzano il collegamento, per esempio della flangia
nella zona superiore tesa ed allungamento dei bulloni tesi.
ሺͳሻ ሺʹሻ ሺͶሻ

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


111

Diagramma momento-rotazione del giunto


Quello riportato in figura è il tipico diagramma momento-rotazione relativa del giunto,
normalmente ricavato per via sperimentale sotto carico monotonicamente crescente.
Si individuano:
1) Una fase elastica iniziale, fino al raggiungimento del momento limite elastico (per
bassi valori del momento, ruolo importante dell’eventuale preserraggio dei bulloni).
2) Una fase post-elastica, caratterizzata da una rigidezza ridotta per effetto di
plasticizzazioni locali e altri effetti non lineari nelle componenti più deboli del giunto.
Questa fase termina con il raggiungimento del momento plastico del giunto.

Ͷ
͵
ʹ

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


112

Diagramma momento-rotazione del giunto


3) Eventualmente una fase incrudente, fino al raggiungimento della capacità portante
del giunto (‫ܯ‬௨ ), con una rigidezza ulteriormente ridotta rispetto alla fase precedente.
4) Un tratto puramente plastico, fino al collasso di una delle componenti del giunto o al
raggiungimento di livelli di rotazione troppo grandi per applicazioni pratiche.
In ogni tratto del diagramma ‫ ܯ‬െ ߶, lo scarico avviene sempre con rigidezza pressoché
costante ‫ܥ‬௨௡௟ ؆ ‫ܥ‬௜ .

Ͷ
͵
ʹ

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


113

Giunti semi-rigidi
La modellazione di un nodo come semi-rigido costituisce una complicazione non trascurabile,
soprattutto perché necessità della conoscenza del diagramma momento-rotazione relativa
del nodo, ‫ ܯ‬െ ߶, e poi perché richiede l’introduzione di molle rotazionali o altre componenti
aggiuntive in corrispondenza dei giunti nel modello di calcolo delle sollecitazioni nella
struttura, il cui comportamento, peraltro, è non lineare.
La non linearità di una curva sperimentale
momento-rotazione relativa è evidente nella
‫ܯ‬௝ǡோௗ figura qui a sinistra. Per esigenze di calcolo,
una tale curva normalmente viene
ʹ approssimata.
‫ܯ‬ La curva a) rappresenta un’approssimazione
͵ ௝ǡோௗ
multilineare, la curva b) un modello elastico-
perfettamente plastico con rigidezza
tangente, mentre la curva c) costituisce un
modello elastico-perfettamente plastico con
rigidezza secante, valutata in base al punto
corrispondente ad un momento flettente
pari ai 2/3 della capacita portante del
collegamento.
Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


114

Giunti semi-rigidi
Un giunto trave-colonna semi-rigido
può essere modellato in diverse
maniere. La più semplice è quella di
sostituirlo con un elemento trave molto
corto, di lunghezza pari alla semi-
larghezza della colonna, ‫ܮ‬௢ ൌ ݄௖ Ȁʹ,
considerata come zona teorica di
estensione del giunto. Alla trave dovrà
poi essere attribuito un momento
d’inerzia ‫ܬ‬௢ pari a:
݇‫ܮ‬௢
‫ܬ‬௢ ൌ
‫ܧ‬
detta ݇ la rigidezza rotazionale del
giunto.
Un’altra possibilità, potenzialmente più
accurata, è quella di modellare il
giunto con una molla rotazionale,
Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle
magari con legge costitutiva non
strutture in acciaio, Hoepli lineare.
Costruzioni Metalliche Collegamenti
115

Giunti semi-rigidi
La relazione ‫ ܯ‬െ ߶ del giunto normalmente
viene determinata per via sperimentale.
Tuttavia, l’Eurocodice 3 (UNI EN 1993-1-8)
fornisce un metodo di calcolo analitico di
tale curva, sempre nello spirito del metodo
per componenti, che associa una molla
lineare con rigidezza nota ai vari elementi
che contribuiscono alla rotazione relativa
tra la trave e la colonna:
1. Pannello d’anima della colonna che si
deforma per taglio
2. Anima della colonna soggetta a
compressione
3. Ala della trave soggetta a compressione
4. Bulloni tesi che si allungano
5. Anima della colonna soggetta a trazione
6. Ala della colonna che s’inflette
7. Flangia di collegamento che si deforma
Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli
per flessione. Etc.
Costruzioni Metalliche Collegamenti
116

Giunti semi-rigidi
La figura riportata qui di seguito schematizza la maniera nella quale l’Eurocodice 3 modella i
giunti trave-colonna tramite la curva momento-rotazione relativa.
Come si vede, il diagramma prevede un primo tratto lineare, di rigidezza ܵ௝ǡ௜௡௜ , seguito da un
tratto non lineare, caratterizzato dalla rigidezza secante ܵ௝ , e infine da un tratto
perfettamente plastico, in corrispondenza della capacità portante del giunto, che conduce
alla rottura del collegamento per una rotazione massima ߶஼ௗ .

Da: Eurocodice 3, EN 1993-1-8: 2005

Costruzioni Metalliche Collegamenti


117

Giunti semi-rigidi
Per ciascun elemento o componente, che costituisce il giunto, viene fornita una forza
resistente (capacità portante) e una rigidezza elastica ‫݇ܧ‬௜ . Si ottiene:
‫ ܯ‬ൌ ܵ௝ ߶
dove la rigidezza rotazionale del giunto può essere espressa come:
‫ ݖܧ‬ଶ
ܵ௝ ൌ
ͳ
ߤ σ௜
݇௜
‫ ܧ‬è il modulo di Young, ‫ ݖ‬è il braccio della coppia ‫ ܯ‬e ߤ ൌ ܵ௝ǡ௜௡௜ Ȁܵ௝ rappresenta il rapporto
tra la rigidezza iniziale del giunto (ovvero per valori limitati del momento) e la rigidezza
secante per il valore considerato di ‫ܯ‬.
La relazione scritta può essere utilizzata se nella trave
ܰாௗ ൑ ͲǤͲͷ ܰ௣௟ǡோௗ (in tal caso, l’interazione tra
momento resistente del collegamento e sforzo normale
può essere trascurata).
Inoltre, per come è scritta, è evidente che l’espressione
riportata nell’Eurocodice 3 assume che le molle siano
tutte in serie (infatti, il reciproco della rigidezza
equivalente, ͳȀܵ௝ è proporzionale alla somma dei
reciproci delle rigidezze delle varie componenti). Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

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118

Giunti semi-rigidi
Per ‫ܯ‬௝ǡாௗ ൑ ʹȀ͵‫ܯ‬௝ǡோௗ ื ߤ ൌ ͳ ื ܵ௝ ൌ ܵ௝ǡ௜௡௜ .
Invece, se ʹȀ͵‫ܯ‬௝ǡோௗ ൏ ‫ܯ‬௝ǡாௗ ൑ ‫ܯ‬௝ǡோௗ , allora si ha:


ͳǤͷ ‫ܯ‬௝ǡாௗ
ߤൌ ൒ͳ
‫ܯ‬௝ǡோௗ

߰ dipende dalla tipologia del collegamento:


߰ ൌ ʹǤ͹ per collegamenti saldati, bullonati con
flangia d’estremità e giunti di base;
߰ ൌ ͵Ǥͳ per collegamenti bullonati con angolari d’ala.
Se ߰ aumenta, la rigidezza secante del giunto, ܵ௝ , si Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture
in acciaio, Hoepli
abbatte più rapidamente in fase post-elastica.
Nell’analisi della struttura, tuttavia, considerare la dipendenza di ܵ௝ dal momento agente
nel collegamento è una complicazione notevole (calcolo non lineare), per cui può essere
ragionevole, in via cautelativa, assumere ‫ܯ‬௝ǡாௗ ൌ ‫ܯ‬௝ǡோௗ , nonché:
ܵ௝ǡ௜௡௜
ܵ௝ ൌ e ߤ ൌ ͳǤͷట
ߤ
Costruzioni Metalliche Collegamenti
119

Classificazione dei giunti


In base alla rigidezza rotazionale tangente iniziale, ܵ௝ǡ௜௡௜ , ottenuta sperimentalmente oppure
analiticamente tramite il metodo per componenti, l’Eurocodice 3 consente di classificare i
nodi trave-colonna in nodi rigidi, semi-rigidi e cerniere.
In particolare, il nodo può essere considerato rigido (zona 1), se:
‫ܬܧ‬௕
ܵ௝ǡ௜௡௜ ൒ ݇௕
‫ܮ‬௕
dove ‫ܬ‬௕ e ‫ܮ‬௕ rappresentano rispettivamente il momento d’inerzia e la luce della trave
collegata. ݇௕ è un coefficiente che vale 8 per i telai controventati e 25 per i telai non
controventati.
Il giunto può invece essere considerato una cerniera
(zona 3), se:
‫ܬܧ‬௕
ܵ௝ǡ௜௡௜ ൑ ͲǤͷ
‫ܮ‬௕

Negli altri casi, il giunto può essere considerato semi-


rigido (zona 2).

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


120

Classificazione dei giunti


In base alla capacità portante del giunto, l’Eurocodice 3 consente anche di distinguere tra
giunti a completo ripristino di resistenza, a parziale ripristino di resistenza e cerniere. In
particolare, la capacità portante flessionale del giunto, ‫ܯ‬௝ǡோௗ , viene confrontata con quella
plastica della trave, ‫ܯ‬௣௟ǡோௗ .
Si parla di giunti a completo ripristino di resistenza, se:

‫ܯ‬௝ǡோௗ ൒ ‫ܯ‬௣௟ǡோௗ

di giunti a parziale ripristino di resistenza, se:

ͲǤʹͷ ‫ܯ‬௣௟ǡோௗ ൑ ‫ܯ‬௝ǡோௗ ൏ ‫ܯ‬௣௟ǡோௗ

di cerniere, se:

‫ܯ‬௝ǡோௗ ൏ ͲǤʹͷ ‫ܯ‬௣௟ǡோௗ

Costruzioni Metalliche Collegamenti


121

Classificazione dei giunti


Dalla curva momento-rotazione relativa, ‫ ܯ‬െ ߶, si può passare al diagramma adimensionale,
݉
ഥ െ ߶,ത dove:
‫ܯ‬ ‫ܬܧ‬௕
݉ഥൌ ߶ത ൌ ߶
‫ܯ‬௣௟ǡோௗ ‫ܮ‬௕ ‫ܯ‬௣௟ǡோௗ
La curva così ottenuta può quindi essere confrontata con i domini proposti dall’Eurocodice 3
per la classificazione del giunto. La figura di destra riporta esempi di giunto rigido e a
completo ripristino di resistenza (a), giunto semi-rigido e a parziale ripristino di resistenza (c),
giunto cerniera (d), e giunto classificabile come semi-rigido per la rigidezza rotazionale ma
come cerniera per la capacità portante (b).
Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica
delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


122

Classificazione dei giunti


In base alle curve sperimentali
adimensionali momento-rotazione
relativa e alla classificazione
dell’Eurocodice 3, tutti i nodi riportati
in figura possono essere considerati
come semi-rigidi. Questo nonostante i
giunti EPBC e EPC siano
tradizionalmente considerati come
‫ܮ‬௕ ൌ ͸  rigidi. In realtà, neanche ispessendo la
flangia di collegamento si ottiene un
giunto rigido (probabilmente per
l’assenza di opportune costole di
irrigidimento), sebbene aumenti la
capacità portante. I giunti TSC, FPC-1 e
FPC-2, per la capacità portante, sono
circa assimilabili a cerniere (non per la
rigidezza, però).

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


123

Capacità rotazionale dei giunti cerniera


Affinché i nodi in figura si comportino come cerniere, innanzi tutto è necessario che
l’altezza della piastra di collegamento sia significativamente inferiore a quella dell’anima
della trave. Inoltre, il fatto che la trave non sia a contatto con l’ala della colonna è un
aspetto fondamentale. Infatti, quando, per effetto della rotazione della trave, si giunge al
contatto, la rigidezza del collegamento aumenta e si comincia a trasmettere aliquote
importanti di momento flettente.
Di grande interesse è valutare la rotazione limite del giunto, ߶௅ , che, nel caso saldato, in
prima approssimazione può essere stimata come ߶௅ ൌ ‫ݐ‬௣ Ȁ݄௘ . Per aumentare la rotazione
limite, quindi, può convenire saldare la piastra nella parte inferiore dell’anima della trave,
riducendo così ݄௘ .

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


124

Capacità rotazionale dei giunti cerniera


Nel caso del giunto bullonato, la rotazione limite può essere stimata nella maniera
seguente:
œ ‫ ݖ‬െ ݃௛
߶௅ ൌ ƒ” •‹ െ ƒ” –ƒ
ଶ ݄௣
݄ ௣
‫ ݖ‬െ ݃௛ ଶ ൅ ʹ ൅ ݄௘ ʹ ൅ ݄௘

Da notare che non vi è alcun limite alla capacità rotazionale del giunto quando
l’argomento dell’arcoseno è maggiore di uno.

‫ ݖ‬indica la distanza della fila di bulloni dall’estremità


della trave (ovvero la membratura di cui si valuta la
rotazione limite);
݄௣ rappresenta l’altezza della squadretta/piastra di
collegamento;
݄௘ è la distanza tra l’intradosso della trave (primo
punto che viene a contatto con la colonna) e la
squadretta/piastra di collegamento.
Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Collegamenti


125

Capacità rotazionale dei giunti cerniera


Per garantire la duttilità del giunto è necessario rispettare una gerarchia delle
resistenze, in modo tale che il meccanismo di collasso sia quello relativo alla
plasticizzazione a flessione della piastra di collegamento, invece che un meccanismo
fragile legato alla rottura delle saldature o dei bulloni (torneremo su questo punto più
avanti).
Al fine di garantire tale gerarchia delle resistenze, l’Eurocodice 3 fornisce una serie di
indicazioni semplificate per i rapporti tra lo spessore degli elementi collegati e il
diametro dei bulloni oppure l’altezza di gola. Per esempio, nel caso saldato
l’Eurocodice 3 suggerisce di assumere cautelativamente ܽȀ‫ ݐ‬ൌ ͲǤͷͷ per acciai di
grado S235, S275 e S355, e ܽȀ‫ ݐ‬ൌ ͲǤ͹ͷ per acciai di grado S420 e S460, essendo ‫ ݐ‬lo
spessore minimo dell’elemento collegato su cui insiste la saldatura di altezza di gola ܽ.
Deve essere infine notato che anche l’eventuale instabilità del piatto di collegamento
nella zona compressa costituisce un meccanismo di collasso fragile da evitare.
NOTA: Le considerazioni fatte sulla capacità rotazionale del giunto non riguardano solo
i nodi trave-colonna ma, per esempio, anche i nodi trave principale-trave secondaria.

Costruzioni Metalliche Collegamenti


126

Esempio
Consideriamo adesso un esempio di calcolo del momento resistente di un giunto trave-
colonna flangiato tramite l’Eurocodice 3 (UNI EN 1993-1-8). Supponiamo che la colonna sia
costituita da un profilato HE 240 A mentre la trave da un IPE 400. Ipotizziamo anche che
tutti gli elementi strutturali siano composti di acciaio di grado S275 (݂௬௞ ൌ ʹ͹ͷ ƒ). La
figura qui di seguito (non in scala) schematizza il giunto assieme alle grandezze d’interesse
per il calcolo. Supponiamo inizialmente che la colonna non sia irrigidita.
‫ݓ‬
Colonna
݄௖ ൌ ʹ͵Ͳ  ‫ݎ‬௖ ൌ ʹͳ 
݁௫௣ ൌ ݁ଵ௖
ܾ௖ ൌ ʹͶͲ  ‫ܣ‬௩௖ ൌ ʹͷǤͳͺ ଶ
݉
ഥ ௫௣ ‫ݐ‬௙௖ ൌ ͳʹ  ܹ௖ǡ௣௟ ൌ ͹ͶͶǤ͸ ଷ
‫݌‬ ‫ݐ‬௪௖ ൌ ͹Ǥͷ 
݄௣ ݉
ഥ ௫௣ Trave
ܽ௙௕ ݄௕ ݄௕ ൌ ͶͲͲ  ܹ௕ǡ௣௟ ൌ ͳ͵Ͳ͹ ଷ
ܾ௕ ൌ ͳͺͲ  ܽ௪௕ ൌ ͷ 
ܽ௪௕ ‫ݐ‬௙௕ ൌ ͳ͵Ǥͷ  ܽ௙௕ ൌ ͹ 
‫ݐ‬௪௕ ൌ ͺǤ͸ 
‫ݑ‬
Flangia di estremità
ܾ௕
ܾ௣ ݄௣ ൌ ͷͶͲ  ‫ݐ‬௣ ൌ ʹͲ 
ܾ௖ ܾ௣ ൌ ʹͳͲ  ‫ ݑ‬ൌ ͵Ͳ 
Costruzioni Metalliche Collegamenti
127

Esempio
‫ݐ‬௣
Bulloni M22 – classe 10.9
‫ܣ‬௥௘௦ ൌ ͵Ͳ͵ ଶ ݂௨௕ ൌ ͳͲͲͲ ƒ
‫ ݌‬ൌ ͳʹ͵Ǥͷ  ‫ ݓ‬ൌ ͳͲͲ 

Coefficienti di sicurezza
ߛெ଴ ൌ ߛெଵ ൌ ͳǤͲͷ ߛெଶ ൌ ͳǤʹͷ

Costruzioni Metalliche Collegamenti


128

Esempio
Ala della colonna Flangia di estremità
݁௖ ൌ ͹Ͳ  ݁௠௜௡ǡ௖ ൌ ͷͷ  ݁௣ ൌ ݁௠௜௡ǡ௣ ൌ ͷͷ  ݁௫௣ ൌ ͷͷ 
݁ଵ௖ ൌ ͷͷ  ݉
ഥ ௫௣ ൌ ͷͷ 
ฺ ݉௖ ൌ ‫ ݓ‬െ ‫ݐ‬௪௖ Ȁʹ െ ͲǤͺ ‫ݎ ڄ‬௖ ൌ ʹͻǤͷ  ฺ ݉௣ ൌ ‫ ݓ‬െ ‫ݐ‬௪௕ Ȁʹ െ ͲǤͺ ‫ܽ ڄ ʹ ڄ‬௪௕ ൌ ͶͲǤͲ 

ฺ ݉௫௣ ൌ ݉
ഥ ௫௣ െ ͲǤͺ ‫ܽ ڄ ʹ ڄ‬௙௕ ൌ Ͷ͹Ǥͳ 

Per calcolare le larghezze


efficaci dei T-stub,
determiniamo le distanze tra
gli assi dei bulloni e gli
irrigidimenti trasversali dei
T-stub (decurtate della
presenza di cordoni di
saldatura o raccordi), le
distanze dai bordi liberi nelle
due direzioni e quelle dalla
fine dell’irrigidimento
costituito dall’altra flangia
Da: Eurocodice 3, UNI EN 1993-1-8:2005 del T-stub.
Costruzioni Metalliche Collegamenti
129

Esempio
Resistenza dell’ala inflessa della colonna
Gruppo di quattro bulloni tesi
Si tratta di un gruppo di estremità. Si valuta la
larghezza efficace dell’elemento a T equivalente
associata ad una fila di bulloni del gruppo.
Meccanismo di rottura con percorso circolare:
݈௘௙௙ǡ௖௣ ൌ ‹ሺߨ݉௖ ൅ ‫݌‬ǡ ʹ݁ଵ௖ ൅ ‫݌‬ሻ
ൌ ‹ሺ ʹͳ͸ǤͲǡ ʹ͵͵Ǥͷሻ ൌ ʹͳ͸ǤͲ 

Meccanismo di rottura con percorso non circolare:

݈௘௙௙ǡ௡௖ ൌ ‹ሺʹ݉௖ ൅ ͲǤ͸ʹͷ݁௖ ൅ ͲǤͷ‫݌‬ǡ ݁ଵ௖ ൅ ͲǤͷ‫݌‬ሻ


ൌ ‹ሺ ͳ͸ͶǤͶǡ ͳͳ͸Ǥ͹ሻ ൌ ͳͳ͸Ǥ͹ 

Costruzioni Metalliche Collegamenti


130

Esempio
Esempi di meccanismi di rottura con percorso circolare e percorso non circolare.

Da: The Steel Construction Institute (SCI), Joints in steel construction: Moment-resisting joints to Eurocode 3, BCSA

Costruzioni Metalliche Collegamenti


131

Esempio
Esempi di meccanismi di rottura con percorso circolare e percorso non circolare.

Da: The Steel Construction Institute (SCI), Joints in steel construction: Moment-resisting joints to Eurocode 3, BCSA

Costruzioni Metalliche Collegamenti


132

Esempio
Singola fila di bulloni interna

Meccanismo di rottura con percorso circolare:


݈௘௙௙ǡ௖௣ ൌ ʹߨ݉௖ ൌ ͳͺͷǤͲ 

Meccanismo di rottura con percorso non circolare:


݈௘௙௙ǡ௡௖ ൌ Ͷ݉௖ ൅ ͳǤʹͷ݁௖ ൌ ʹͲͷǤ͵ 

Costruzioni Metalliche Collegamenti


133

Esempio
Singola fila di bulloni di estremità
Meccanismo di rottura con percorso circolare:
݈௘௙௙ǡ௖௣ ൌ ‹ሺʹߨ݉௖ ǡ ߨ݉௖ ൅ ʹ݁ଵ௖ ሻ
ൌ ‹ሺͳͺͷǤͲǡ ʹͲʹǤͷሻ ൌ ͳͺͷǤͲ 

Meccanismo di rottura con percorso non circolare:


݈௘௙௙ǡ௡௖ ൌ ‹ሺͶ݉௖ ൅ ͳǤʹͷ݁௖ ǡ ʹ݉௖ ൅ ͲǤ͸ʹͷ݁௖ ൅ ݁ଵ௖ ሻ
ൌ ‹ሺʹͲͷǤ͵ǡ ͳͷ͹Ǥ͸ሻ ൌ ͳͷ͹Ǥ͸ 

Per il modo 1 di rottura del T-stub (modo duttile), si deve assumere


݈௘௙௙ǡଵ ൌ ‹ ሺ݈௘௙௙ǡ௖௣ ǡ ݈௘௙௙ǡ௡௖ ሻ, per cui ݈௘௙௙ǡଵ ൌ ͳͳ͸Ǥ͹  (meccanismo di
rottura con percorso non circolare per il gruppo di bulloni).
Per il modo 2 di rottura del T-stub, si deve assumere ݈௘௙௙ǡଶ ൌ ݈௘௙௙ǡ௡௖ , per cui ancora ݈௘௙௙ǡଶ ൌ
ͳͳ͸Ǥ͹  (meccanismo di rottura con percorso non circolare per il gruppo di bulloni).
Essendo la larghezza efficace minima quella associata ad un gruppo di due file di bulloni:
σ ݈௘௙௙ǡଵ ൌ σ ݈௘௙௙ǡଶ ൌ ʹ ‫ͳͳ ڄ‬͸Ǥ͹ ൌ ʹ͵͵Ǥͷ 

Costruzioni Metalliche Collegamenti


134

Esempio
Calcoliamo dunque il momento resistente plastico dell’ala del T-stub:
ͳ ݂
ଶ ௬௞ ͳ ݂
ଶ ௬௞
‫ܯ‬௣௟ǡଵǡோௗ ൌ ෍ ݈௘௙௙ǡଵ ‫ݐ‬௙௖ ൌ ʹǤʹͲ  ‫ܯ‬௣௟ǡଶǡோௗ ൌ ෍ ݈௘௙௙ǡଶ ‫ݐ‬௙௖ ൌ ʹǤʹͲ 
Ͷ ߛெ଴ Ͷ ߛெ଴

Calcoliamo la resistenza di progetto del singolo bullone:


݂௨௕
‫ܨ‬௧ǡோௗ ൌ ͲǤͻ‫ܣ‬௥௘௦ ൌ ʹͳͺǤʹ 
ߛெଶ
A questo punto si può determinare lo sforzo di trazione di progetto del T-stub per i tre modi
di rottura:
Ͷ‫ܯ‬௣௟ǡଵǡோௗ ʹ‫ܯ‬௣௟ǡଶǡோௗ ൅ ݊ σସ௜ୀଵ ‫ܨ‬௧ǡோௗ
‫்ܨ‬ǡଵǡோௗ ൌ ൌ ʹͻͻǤͲ  ‫்ܨ‬ǡଶǡோௗ ൌ ൌ ͸ʹͲǤͷ 
݉ ݉൅݊
dove ݊ ൌ ݁௠௜௡ǡ௖ , ݉ ൌ ݉௖ e la sommatoria σସ௜ୀଵ ‫ܨ‬௧ǡோௗ è estesa a tutti i bulloni del
gruppo associato al T-stub (cioè quattro bulloni).

‫்ܨ‬ǡଷǡோௗ ൌ ෍ ‫ܨ‬௧ǡோௗ ൌ ͺ͹ʹǤ͸ 
௜ୀଵ
Lo sforzo resistente del T-stub è quindi quello associato al modo 1 (modo duttile), ed è pari
a ‫்ܨ‬ǡோௗ ൌ ʹͻͻǤͲ .
Costruzioni Metalliche Collegamenti
135

Esempio
Per il calcolo del momento resistente del giunto, il suddetto sforzo resistente di trazione
può essere associato alla linea mediana delle file di bulloni (nel caso in esame, coincidente
con la linea media dell’ala superiore della trave). Tuttavia, visto che la fila più esterna di
bulloni (che presenta un braccio maggiore rispetto al centro di compressione del giunto) ha
una resistenza superiore alla metà di quella del gruppo, si può attribuire a questa la sua
resistenza effettiva e alla fila interna la resistenza residua del gruppo.
Calcoliamo dunque la resistenza del T-stub associato alla fila di bulloni più esterna.

݈௘௙௙ǡଵ ൌ ‹ ݈௘௙௙ǡ௖௣ ǡ ݈௘௙௙ǡ௡௖ ൌ ͳͷ͹Ǥ͸  ݈௘௙௙ǡଶ ൌ ݈௘௙௙ǡ௡௖ ൌ ͳͷ͹Ǥ͸ 

ͳ ݂ ͳ ݂
ଶ ௬௞
ଶ ௬௞ ‫ܯ‬௣௟ǡଶǡோௗ ൌ ݈௘௙௙ǡଶ ‫ݐ‬௙௖ ൌ ͳǤͶͻ 
‫ܯ‬௣௟ǡଵǡோௗ ൌ ݈௘௙௙ǡଵ ‫ݐ‬௙௖ ൌ ͳǤͶͻ 
Ͷ ߛெ଴ Ͷ ߛெ଴

Ͷ‫ܯ‬௣௟ǡଵǡோௗ ʹ‫ܯ‬௣௟ǡଶǡோௗ ൅ ݊ σଶ௜ୀଵ ‫ܨ‬௧ǡோௗ


‫்ܨ‬ǡଵǡோௗ ൌ ൌ ʹͲͳǤͻ  ‫்ܨ‬ǡଶǡோௗ ൌ ൌ ͵ͳͻǤͶ 
݉ ݉൅݊

‫்ܨ‬ǡଷǡோௗ ൌ ෍ ‫ܨ‬௧ǡோௗ ൌ Ͷ͵͸Ǥ͵  Quindi, alla seconda fila di bulloni può
௜ୀଵ
essere attribuita la resistenza residua
‫ܨ‬௥ଵǡோௗ ൌ ‹ ‫்ܨ‬ǡଵǡோௗ ǡ ‫்ܨ‬ǡଶǡோௗ ǡ ‫்ܨ‬ǡଷǡோௗ ൌ ʹͲͳǤͻ  ‫ܨ‬௥ଶǡோௗ ൌ ʹͻͻǤͲ െ ʹͲͳǤͻ ൌ ͻ͹Ǥͳ .

Costruzioni Metalliche Collegamenti


136

Esempio
Resistenza della piastra di estremità inflessa
Essendo le due file di bulloni a cavallo dell’irrigidimento costituito dall’ala tesa della trave,
queste devono essere considerate solo separatamente.
Prima (e unica) fila di bulloni al di sotto della flangia tesa della
trave (NB: adiacente all’irrigidimento costituito dall’ala
superiore della trave).
In questo caso, l’irrigidimento del T-stub è costituito dall’anima
della trave.
Meccanismo di rottura con percorso circolare:
݈௘௙௙ǡ௖௣ ൌ ʹߨ݉௣ ൌ ʹͷͳǤ͸ 

Meccanismo di rottura con percorso non circolare:


݈௘௙௙ǡ௡௖ ൌ ߙ݉௣

Per calcolare ߙ, si devono calcolare i due parametri ߣଵ e


ߣଶ e poi utilizzare il diagramma fornito dall’Eurocodice 3.
݉௣ ݉ଶ௣
ߣଵ ൌ ൌ ͲǤͶʹͳ ߣଶ ൌ ൌ ͲǤͶͻ͸ dove ݉ଶ௣ ൌ ݉௫௣
݉௣ ൅ ݁௣ ݉௣ ൅ ݁௣

Costruzioni Metalliche Collegamenti


137

Esempio
In questo caso, il calcolo della
larghezza efficace del T-stub
dipende dalla distanza dai due
irrigidimenti fra loro
perpendicolari.

Da: Eurocodice 3, UNI EN 1993-1-8:2005

ߙ ؆ ͸Ǥʹ ื ݈௘௙௙ǡ௡௖ ൌ ߙ݉௣ ൌ ʹͶͺǤ͵ 

Costruzioni Metalliche Collegamenti


138

Esempio
݈௘௙௙ǡଵ ൌ ‹ ݈௘௙௙ǡ௖௣ ǡ ݈௘௙௙ǡ௡௖ ൌ ʹͶͺǤ͵  ݈௘௙௙ǡଶ ൌ ݈௘௙௙ǡ௡௖ ൌ ʹͶͺǤ͵ 

ͳ ݂௬௞ ͳ ݂௬௞
‫ܯ‬௣௟ǡଵǡோௗ ൌ ݈௘௙௙ǡଵ ‫ݐ‬௣ଶ ൌ ͸ǤͷͲ  ‫ܯ‬௣௟ǡଶǡோௗ ൌ ݈௘௙௙ǡଶ ‫ݐ‬௣ଶ ൌ ͸ǤͷͲ 
Ͷ ߛெ଴ Ͷ ߛெ଴

Ͷ‫ܯ‬௣௟ǡଵǡோௗ ʹ‫ܯ‬௣௟ǡଶǡோௗ ൅ ݊ σଶ௜ୀଵ ‫ܨ‬௧ǡோௗ


‫்ܨ‬ǡଵǡோௗ ൌ ൌ ͸ͶͻǤͷ  ‫்ܨ‬ǡଶǡோௗ ൌ ൌ ͵ͺͻǤ͵ 
݉ ݉൅݊

‫்ܨ‬ǡଷǡோௗ ൌ ෍ ‫ܨ‬௧ǡோௗ ൌ Ͷ͵͸Ǥ͵  dove ݉ ൌ ݉௣ e ݊ ൌ ݁௣ .
௜ୀଵ

‫்ܨ‬ǡோௗ ൌ ‹ ‫்ܨ‬ǡଵǡோௗ ǡ ‫்ܨ‬ǡଶǡோௗ ǡ ‫்ܨ‬ǡଷǡோௗ ൌ ͵ͺͻǤ͵ 

In questo caso, il meccanismo di rottura è nettamente il modo 2 (questo perché la piastra di


estremità ha uno spessore molto maggiore di quello dell’ala della colonna), che è meno
duttile del modo 1. Lo spessore della piastra potrebbe quindi essere ridotto, anche perché,
come vedremo, per il giunto in esame, non è questo l’elemento debole del collegamento.
Se lo spessore fosse ‫ݐ‬௣ ൑ ͳͶ , il modo di rottura diventerebbe il modo 1.

Costruzioni Metalliche Collegamenti


139

Esempio
Fila di bulloni esterna alla flangia tesa della trave
In questo caso l’irrigidimento del T-stub è costituito dall’ala della trave.
Si determina un T-stub convenzionale, come riportato in figura.

Da: Eurocodice 3, UNI EN 1993-1-8:2005

Costruzioni Metalliche Collegamenti


140

Esempio
Fila di bulloni esterna alla flangia tesa della trave
Meccanismo di rottura con percorso circolare:
݈௘௙௙ǡ௖௣ ൌ ‹ ʹߨ݉௫௣ ǡ ߨ݉௫௣ ൅ ‫ݓ‬ǡ ߨ݉௫௣ ൅ ʹ݁௣ ൌ ‹ ʹͻͷǤͻǡ ʹͶ͹Ǥͻǡ ʹͷͺǤͲ ൌ ʹͶ͹Ǥͻ 

Meccanismo di rottura con percorso non circolare:


݈௘௙௙ǡ௡௖ ൌ ‹ Ͷ݉௫௣ ൅ ͳǤʹͷ݁௫௣ ǡ ݁௣ ൅ ʹ݉௫௣ ൅ ͲǤ͸ʹͷ݁௫௣ ǡ ͲǤͷܾ௣ ǡ ͲǤͷ‫ ݓ‬൅ ʹ݉௫௣ ൅ ͲǤ͸ʹͷ݁௫௣

ൌ ‹ ʹͷ͹Ǥͳǡ ͳͺ͵Ǥ͸ǡ ͳͲͷǤͲǡͳ͹ͺǤ͸ ൌ ͳͲͷǤͲ 

Quindi:

݈௘௙௙ǡଵ ൌ ‹ ݈௘௙௙ǡ௖௣ ǡ ݈௘௙௙ǡ௡௖ ൌ ͳͲͷǤͲ  ݈௘௙௙ǡଶ ൌ ݈௘௙௙ǡ௡௖ ൌ ͳͲͷǤͲ 

ͳ ݂௬௞ ͳ ݂௬௞
‫ܯ‬௣௟ǡଵǡோௗ ൌ ݈௘௙௙ǡଵ ‫ݐ‬௣ଶ ൌ ʹǤ͹ͷ  ‫ܯ‬௣௟ǡଶǡோௗ ൌ ݈௘௙௙ǡଶ ‫ݐ‬௣ଶ ൌ ʹǤ͹ͷ 
Ͷ ߛெ଴ Ͷ ߛெ଴

Costruzioni Metalliche Collegamenti


141

Esempio
Ͷ‫ܯ‬௣௟ǡଵǡோௗ ʹ‫ܯ‬௣௟ǡଶǡோௗ ൅ ݊ σଶ௜ୀଵ ‫ܨ‬௧ǡோௗ
‫்ܨ‬ǡଵǡோௗ ൌ ൌ ʹ͵͵Ǥ͸  ‫்ܨ‬ǡଶǡோௗ ൌ ൌ ʹͺͻǤͲ 
݉ ݉൅݊

‫்ܨ‬ǡଷǡோௗ ൌ ෍ ‫ܨ‬௧ǡோௗ ൌ Ͷ͵͸Ǥ͵  dove ݉ ൌ ݉௫௣ e ݊ ൌ ݁௫௣ .
௜ୀଵ

‫்ܨ‬ǡோௗ ൌ ‹ ‫்ܨ‬ǡଵǡோௗ ǡ ‫்ܨ‬ǡଶǡோௗ ǡ ‫்ܨ‬ǡଷǡோௗ ൌ ʹ͵͵Ǥ͸ 

Il meccanismo di rottura è adesso nuovamente il modo 1 (duttile).


La resistenza complessiva della piastra di estremità a flessione, data la somma dei due
T-stub, è pari a ʹ͵͵Ǥ͸ ൅ ͵ͺͻǤ͵ ൌ ͸ʹ͵ǤͲ , che è ben maggiore di quella dell’ala della
colonna soggetta a flessione (ʹͻͻǤͲ ). Inoltre, anche la resistenza associata alla fila
esterna di bulloni tesi (ʹ͵͵Ǥ͸ ), che presenta il braccio maggiore rispetto al centro di
compressione del giunto, è superiore a quella dell’ala della colonna (ʹͲͳǤͻ ). Ne
consegue che l’ala della colonna si rompe per flessione senz’altro prima della piastra di
estremità.

Costruzioni Metalliche Collegamenti


142

Esempio
Resistenza a taglio del pannello d’anima della colonna
Innanzi tutto, occorre verificare che non vi siano problemi di stabilità dell’anima della
colonna per effetto del taglio, ovvero che:
݄௪௖
൑ ͸ͻߝ
‫ݐ‬௪௖
ʹ͵ͷ
ߝൌ ൌ ͲǤͻʹͶ ื ͸ͻߝ ൌ ͸͵Ǥͺ ݄௪௖ ൌ ݄௖ െ ʹ‫ݐ‬௙௖ െ ʹ‫ݎ‬௖ ൌ ͳ͸ͶǤͲ 
݂‫݇ݕ‬

݄௪௖ ͳ͸ͶǤͲ
ൌ ൌ ʹͳǤͻ ൏ ͸͵Ǥͺ
‫ݐ‬௪௖ ͹Ǥͷ
Si determina quindi la resistenza a taglio del pannello di anima:

‫ܣ‬௩௖ ݂௬௞
ܸ௪௖ǡோௗ ൌ ͲǤͻ ൌ ͵ͶʹǤͲ 
ξ͵ ߛெ଴

Come si vede, questa resistenza è maggiore di quella dell’ala della colonna soggetta a
flessione, che quindi rimane l’elemento debole del collegamento.

Costruzioni Metalliche Collegamenti


143

Esempio
Resistenza a compressione trasversale dell’anima della colonna
È necessario verificare sia la resistenza a schiacciamento che l’instabilità del pannello d’anima
in zona compressa (ovvero in corrispondenza della piattabanda inferiore della trave).
La resistenza a schiacciamento dell’anima della colonna può essere calcolata come:
݂௬௞
‫ܨ‬௖ǡ௪௖ǡோௗ ൌ ߱௖ ݇௪௖ ܾ௘௙௙ǡ௖ǡ௪௖ ‫ݐ‬௪௖
ߛெ଴

La larghezza efficace viene determinata tenendo conto della diffusione dello sforzo di
compressione dall’ala inferiore della trave fino ad arrivare all’anima della colonna:

ܾ௘௙௙ǡ௖ǡ௪௖ ൌ ‫ݐ‬௙௕ ൅ ʹ ʹܽ௙௕ ൅ ‹ሺʹ‫ݐ‬௣ ǡ ‫ݐ‬௣ ൅ ‫ ݑ‬െ ʹܽ௙௕ ሻ ൅ ͷ ‫ݐ‬௙௖ ൅ ‫ݎ‬௖ ൌ ʹ͵ͺǤ͵ 

߱௖ è un coefficiente che tiene conto della possibile interazione fra compressione e taglio
nel pannello d’anima della colonna. Assumendo un parametro di trasformazione ߚ pari ad
uno, come ragionevole per nodi trave-colonna con un’unica trave, si può scrivere:
ͳ
߱௖ ൌ ߱ଵ ൌ ൌ ͲǤ͹͹͹

ܾ௘௙௙ǡ௖ǡ௪௖ ‫ݐ‬௪௖
ͳ ൅ ͳǤ͵
‫ܣ‬௩௖

Costruzioni Metalliche Collegamenti


144

Esempio
݇௪௖ è un coefficiente che tiene conto della massima tensione di compressione longitudinale,
ߪ௖௢௠ǡாௗ , presente nell’anima della colonna. Normalmente, in fase di progetto preliminare, in
cui le tensioni di compressione longitudinale non si conoscono con precisione, si assume
uguale ad uno. In generale:
•‡ ߪ௖௢௠ǡாௗ ൑ ͲǤ͹ ݂௬௞ ื ݇௪௖ ൌ ͳ
ߪ௖௢௠ǡாௗ
•‡ ߪ௖௢௠ǡாௗ ൐ ͲǤ͹ ݂௬௞ ื ݇௪௖ ൌ ͳǤ͹ െ
݂௬௞

Quindi, nella situazione più svantaggiosa, in cui ߪ௖௢௠ǡாௗ ൌ ݂௬௞ Ȁߛெ଴ , ݇௪௖ ൌ ͲǤ͹Ͷͺ.
Nei due casi limite, risulta:
݇௪௖ ൌ ͳ ื ‫ܨ‬௖ǡ௪௖ǡோௗ ൌ ͵͸͵Ǥͻ 

݇௪௖ ൌ ͲǤ͹Ͷͺ ื ‫ܨ‬௖ǡ௪௖ǡோௗ ൌ ʹ͹ʹǤͲ 

Si vede chiaramente che la resistenza a schiacciamento dell’anima della colonna è


addirittura minore di quella dell’ala della colonna a flessione, se la tensione longitudinale
di compressione fosse prossima alla condizione limite.
Bisogna però controllare anche la stabilità dell’anima della colonna a compressione
trasversale.
Costruzioni Metalliche Collegamenti
145

Esempio
Si può calcolare il carico limite di stabilità dell’anima della colonna, riducendo lo sforzo
resistente appena trovato tramite un coefficiente ߩ:
݂௬௞
‫ܨ‬௖ǡ௪௖ǡோௗ ൌ ߱௖ ݇௪௖ ߩܾ௘௙௙ǡ௖ǡ௪௖ ‫ݐ‬௪௖
ߛெଵ
Nello specifico:
•‡ ߣҧ௣ ൑ ͲǤ͹ʹ ื ߩൌͳ

•‡ ߣҧ௣ ൐ ͲǤ͹ʹ ื ߩ ൌ ߣҧ௣ െ ͲǤʹ ߣҧଶ௣

dove ߣҧ௣ è la snellezza relativa del pannello:

ܾ௘௙௙ǡ௖ǡ௪௖ ݄௪௖ ݂௬௞


ߣҧ௣ ൌ ͲǤͻ͵ʹ ଶ ൌ ͲǤͺͺͻ ‘ ݄௪௖ ൌ ݄௖ െ ʹ ‫ݐ‬௙௖ ൅ ‫ݎ‬௖ ൌ ͳ͸ͶǤͲ 
‫ݐܧ‬௪௖

da cui deriva ߩ ൌ ͲǤͷͶͷ, che rappresenta una notevole penalizzazione della resistenza
dell’anima in zona compressa.
Tuttavia, lo sbandamento laterale per carico di punta è spesso impedito per effetto del
vincolo offerto dai solai. Infatti, se le ali della colonna sono vincolate a rimanere fisse (modo
«a nodi fissi» anziché a «nodi spostabili»), la stabilità dell’anima della colonna può essere
valutata come per una trave incastro-incastro di altezza ‫ݐ‬௪௖ e larghezza ܾ௘௙௙ǡ௖ǡ௪௖ .
Costruzioni Metalliche Collegamenti
146

Esempio

Da: Eurocodice 3, UNI EN 1993-1-8:2005

Modo di instabilità «a nodi spostabili»

Modo di instabilità «a nodi fissi»

Costruzioni Metalliche Collegamenti


147

Esempio
Possiamo quindi scrivere:
‫ݐ‬௪௖ ݈௢
݈௢ ൌ ͲǤͷ݄௪௖ ൌ ͺʹ  ݅ൌ ൌ ʹǤʹ  ߣൌ ൌ ͵͹Ǥͻ
ͳʹ ݅

ߨଶ‫ܧ‬ ߣ
ߣ௣ ൌ ൌ ͺ͸Ǥͺ ߣҧ ൌ ൌ ͲǤͶ͵͸ Ȱ ൌ ͲǤͷ ͳ ൅ ߙ ߣҧ െ ͲǤʹ ൅ ߣଶҧ ൌ ͲǤ͸ͷ͵
݂௬௞ ߣ௣

avendo assunto la curva di instabilità c e quindi il fattore di imperfezione ߙ pari a 0.49. Ne


deriva:
ͳ
߯ൌ ൌ ͲǤͺ͹ͺ
Ȱ൅ Ȱ െߣ ଶ ҧ ଶ

E infine:
߯‫݂ܣ‬௬௞ ܾ߯௘௙௙ǡ௖ǡ௪௖ ‫ݐ‬௪௖ ݂௬௞
ܰ௕ǡோௗ ൌ ൌ ൌ ͶͳͳǤͲ 
ߛெଵ ߛெଵ

Quindi, qualora il modo di instabilità dell’anima «a nodi spostabili» sia impedito, il carico
critico aumenta notevolmente e viene a comandare la resistenza a schiacciamento.

Costruzioni Metalliche Collegamenti


148

Esempio
Resistenza a trazione trasversale dell’anima della colonna
La resistenza a trazione dell’anima della colonna può essere calcolata come:
݂௬௞
‫ܨ‬௧ǡ௪௖ǡோௗ ൌ ߱௧ ܾ௘௙௙ǡ௧ǡ௪௖ ‫ݐ‬௪௖
ߛெ଴
Per un collegamento bullonato, la larghezza efficace dell’anima della colonna può essere
assunta pari alla larghezza minima dell’ala efficace dei T-stub relativi all’ala inflessa della
colonna:
ܾ௘௙௙ǡ௧ǡ௪௖ ൌ ݈௘௙௙ ൌ ʹ͵͵Ǥͷ 

Assumendo ancora un parametro di trasformazione ߚ ൌ ͳ, il fattore di riduzione ߱௧ , che


tiene conto dell’interazione con il taglio, può essere valutato come:
ͳ
߱௧ ൌ ߱ଵ ൌ ൌ ͲǤ͹ͺͶ

ܾ௘௙௙ǡ௧ǡ௪௖ ‫ݐ‬௪௖
ͳ ൅ ͳǤ͵ ‫ܣ‬௩௖

Si ottiene quindi ‫ܨ‬௧ǡ௪௖ǡோௗ ൌ ͵ͷͻǤͶ .

Costruzioni Metalliche Collegamenti


149

Esempio
Ala ed anima della trave soggetta a compressione
Per quanto riguarda la resistenza dell’ala e dell’anima della trave a compressione nella zona
di collegamento, lo sforzo resistente può essere valutato come:
‫ܯ‬௖ǡ௕ǡோௗ
‫ܨ‬௖ǡ௙௕ǡோௗ ൌ
݄௕ െ ‫ݐ‬௙௕

dove ‫ܯ‬௖ǡ௕ǡோௗ è il momento resistente di progetto della sezione trasversale della trave.
Trascurando l’interazione con il taglio, si può scrivere:

݂௬௞
‫ܯ‬௖ǡ௕ǡோௗ ൌ ܹ௕ǡ௣௟ ൌ ͵ͶʹǤ͵ 
ߛெ଴

Da cui ‫ܨ‬௖ǡ௙௕ǡோௗ ൌ ͺͺͷǤ͹ .


Tale valore è così alto che anche una riduzione sostanziale per gli effetti del taglio non
limiterebbe affatto la resistenza del giunto.

Costruzioni Metalliche Collegamenti


150

Esempio
Anima della trave soggetta a trazione
L’ultima componente di base del giunto di cui occorre valutare la resistenza è l’anima della
trave soggetta a trazione. Lo si può fare attraverso l’espressione:
݂௬௞
‫ܨ‬௧ǡ௪௕ǡோௗ ൌ ܾ௘௙௙ǡ௧ǡ௪௕ ‫ݐ‬௪௕
ߛெ଴

La larghezza efficace dell’anima della trave può essere assunta pari alla larghezza efficace
minima dei T-stub associati alla piastra di estremità inflessa (per le file di bulloni al di sotto
dell’ala tesa della trave), per cui:

ܾ௘௙௙ǡ௧ǡ௪௕ ൌ ʹͶͺǤ͵ 

Si ottiene quindi ‫ܨ‬௧ǡ௪௕ǡோௗ ൌ ͷͷͻǤʹ , che è un valore piuttosto elevato rispetto alle
resistenze delle altre componenti di base del giunto.

Costruzioni Metalliche Collegamenti


151

Esempio
Ricapitolando, abbiamo ottenuto le seguenti resistenze delle componenti di base del giunto:
• Ala inflessa della colonna: ૛ૢૢǤ ૙ ‫;ۼܓ‬
• Piastra di estremità inflessa: ͸ʹ͵ǤͲ ;
• Taglio nel pannello di anima della colonna: ͵ͶʹǤ͹ ;
• Anima della colonna soggetta a compressione trasversale: tra ʹ͹ʹǤͲ  e ͵͸͵Ǥͻ , a
seconda del valore delle compressioni longitudinali nell’anima della colonna e a patto
che il modo «a nodi spostabili» di instabilità dell’anima per carico di punta sia impedito
dalle condizioni di vincolo (solaio, per esempio);
• Anima della colonna soggetta a trazione trasversale: ͵ͷͻǤͶ ;
• Ala ed anima della trave soggette a compressione: ͺͺͷǤ͹ ;
• Anima della trave soggetta a trazione: ͷͷͻǤʹ .
La componente più debole del giunto risulta essere quindi l’ala della colonna soggetta a
flessione (trascurando il caso peggiore di compressione trasversale dell’anima della colonna;
possibile problema che comunque verrà escluso quando andremo ad irrigidire la colonna).

Costruzioni Metalliche Collegamenti


152

Esempio
Calcoliamo ora il momento resistente del giunto, considerando la resistenza della fila più
esterna di bulloni e quella residua (rispetto a quella di gruppo) della fila più interna, come
visto in precedenza:
‫ܯ‬௝ǡோௗ ൌ ෍ ݄௥ ‫ܨ‬௥ǡோௗ ൌ ݄ଵ ‫ܨ‬௥ଵǡோௗ ൅ ݄ଶ ‫ܨ‬௥ଶǡோௗ

ൌ ͶͶͺǤ͵  ‫ͳͲʹ ڄ‬Ǥͻ  ൅ ͵ʹͶǤͺ  ‫ͻ ڄ‬͹Ǥͳ  ൌ ͳʹʹǤͲ 


I bracci delle forze associate alle due file di bulloni sono riferite al centro di compressione del
giunto, posizionato in corrispondenza della linea media dell’ala inferiore della trave.
Il valore del momento resistente del giunto risulta essere piuttosto basso, se confrontato con
il momento resistente plastico della trave (͵ͶʹǤ͵ ) o della colonna (ͳͻͷǤͲ ).
La resistenza del giunto può essere incrementata saldando all’anima e alle ali della colonna
delle costole di irrigidimento trasversali in corrispondenza alle ali della trave e con spessore
paragonabile a quello di queste ultime. Tali costole, oltre ad incrementare la resistenza
dell’ala inflessa della colonna, escludono i problemi di resistenza e stabilità a compressione
trasversale dell’anima della colonna, nonché quelli di resistenza a trazione trasversale di
quest’ultima. La resistenza a taglio dell’anima della colonna risulta leggermente
incrementata, mentre rimangono invariate le resistenze delle componenti di base associate
alla piastra di estremità e alla trave.
Costruzioni Metalliche Collegamenti
153

Esempio
Resistenza dell’ala inflessa della colonna irrigidita
Data la presenza degli irrigidimenti non è più
necessario andare a controllare la resistenza di
gruppo per le due file di bulloni tesi. Entrambe le file
di bulloni devono essere considerate «adiacenti
all’irrigidimento», solo che una è interna e l’altra di
estremità.
Singola fila di bulloni interna
Meccanismo di rottura con percorso circolare:
݈௘௙௙ǡ௖௣ ൌ ʹߨ݉௖ ൌ ͳͺͷǤͲ 

Meccanismo di rottura con percorso non circolare:


݈௘௙௙ǡ௡௖ ൌ ߙ݉௖

Per determinare ߙ, si devono calcolare i due parametri ߣଵ e ߣଶ


e poi utilizzare il diagramma già visto, fornito dall’Eurocodice 3.
݉௖ ݉ଶ௖
ߣଵ ൌ ൌ ͲǤʹͻ͸ ߣଶ ൌ ൌ ͲǤͶ͹͵
݉௖ ൅ ݁௖ ݉௖ ൅ ݁௖
Costruzioni Metalliche Collegamenti
154

Esempio

dove ݉ଶ௖ ൌ ݉௫௣ ൌ Ͷ͹Ǥͳ ,


assumendo per gli irrigidimenti le stesse
saldature delle ali della trave alla piastra
di estremità.

Da: Eurocodice 3, UNI EN 1993-1-8:2005

ߙ؆͹ ื ݈௘௙௙ǡ௡௖ ൌ ߙ݉௖ ൌ ʹͲ͸Ǥʹ 


Costruzioni Metalliche Collegamenti
155

Esempio
Quindi:

݈௘௙௙ǡଵ ൌ ‹ ݈௘௙௙ǡ௖௣ ǡ ݈௘௙௙ǡ௡௖ ൌ ͳͺͷǤͲ  ݈௘௙௙ǡଶ ൌ ݈௘௙௙ǡ௡௖ ൌ ʹͲ͸Ǥʹ 

ͳ ݂ ͳ ݂
ଶ ௬௞
ଶ ௬௞ ‫ܯ‬௣௟ǡଶǡோௗ ൌ ݈௘௙௙ǡଶ ‫ݐ‬௙௖ ൌ ͳǤͻͶ 
‫ܯ‬௣௟ǡଵǡோௗ ൌ ݈௘௙௙ǡଵ ‫ݐ‬௙௖ ൌ ͳǤ͹Ͷ 
Ͷ ߛெ଴ Ͷ ߛெ଴

Ͷ‫ܯ‬௣௟ǡଵǡோௗ ʹ‫ܯ‬௣௟ǡଶǡோௗ ൅ ݊ σଶ௜ୀଵ ‫ܨ‬௧ǡோௗ


‫்ܨ‬ǡଵǡோௗ ൌ ൌ ʹ͵͹ǤͲ  ‫்ܨ‬ǡଶǡோௗ ൌ ൌ ͵͵ͲǤʹ 
݉ ݉൅݊

‫்ܨ‬ǡଷǡோௗ ൌ ෍ ‫ܨ‬௧ǡோௗ ൌ Ͷ͵͸Ǥ͵  dove ݉ ൌ ݉௖ e ݊ ൌ ݁௠௜௡ǡ௖ .
௜ୀଵ

‫்ܨ‬ǡோௗ ൌ ‹ ‫்ܨ‬ǡଵǡோௗ ǡ ‫்ܨ‬ǡଶǡோௗ ǡ ‫்ܨ‬ǡଷǡோௗ ൌ ʹ͵͹ǤͲ 

Il meccanismo di rottura è il modo 1 (duttile).

Costruzioni Metalliche Collegamenti


156

Esempio
Singola fila di bulloni di estremità
Meccanismo di rottura con percorso circolare:
݈௘௙௙ǡ௖௣ ൌ ‹ሺʹߨ݉௖ ǡ ߨ݉௖ ൅ ʹ݁ଵ௖ ሻ ൌ ͳͺͷǤͲ 

Meccanismo di rottura con percorso non circolare:


݈௘௙௙ǡ௡௖ ൌ ݁ଵ ൅ ߙ݉௖ ൌ ʹ͸ͳǤʹ 

Quindi:
݈௘௙௙ǡଵ ൌ ‹ ݈௘௙௙ǡ௖௣ ǡ ݈௘௙௙ǡ௡௖ ൌ ͳͺͷǤͲ  ݈௘௙௙ǡଶ ൌ ݈௘௙௙ǡ௡௖ ൌ ʹ͸ͳǤʹ 

ͳ ݂ ͳ ݂
ଶ ௬௞
ଶ ௬௞ ‫ܯ‬௣௟ǡଶǡோௗ ൌ ݈௘௙௙ǡଶ ‫ݐ‬௙௖ ൌ ʹǤͶ͸ 
‫ܯ‬௣௟ǡଵǡோௗ ൌ ݈௘௙௙ǡଵ ‫ݐ‬௙௖ ൌ ͳǤ͹Ͷ 
Ͷ ߛெ଴ Ͷ ߛெ଴

Ͷ‫ܯ‬௣௟ǡଵǡோௗ ʹ‫ܯ‬௣௟ǡଶǡோௗ ൅ ݊ σଶ௜ୀଵ ‫ܨ‬௧ǡோௗ


‫்ܨ‬ǡଵǡோௗ ൌ ൌ ʹ͵͹ǤͲ  ‫்ܨ‬ǡଶǡோௗ ൌ ൌ ͵ͶʹǤͷ 
݉ ݉൅݊

‫்ܨ‬ǡଷǡோௗ ൌ ෍ ‫ܨ‬௧ǡோௗ ൌ Ͷ͵͸Ǥ͵  dove ݉ ൌ ݉௖ e ݊ ൌ ݁௠௜௡ǡ௖ .
௜ୀଵ

Costruzioni Metalliche Collegamenti


157

Esempio
‫்ܨ‬ǡோௗ ൌ ‹ ‫்ܨ‬ǡଵǡோௗ ǡ ‫்ܨ‬ǡଶǡோௗ ǡ ‫்ܨ‬ǡଷǡோௗ ൌ ʹ͵͹ǤͲ 

Anche in questo caso, il meccanismo di rottura è il modo 1 (duttile).


La resistenza associata alle due file di bulloni rappresenta quella complessiva dell’ala della
colonna soggetta a flessione ed è pari a ʹ͵͹ǤͲ ൅ ʹ͵͹ǤͲ  ൌ Ͷ͹͵Ǥͻ . Tale valore risulta
significativamente maggiore rispetto al caso non irrigidito.

Resistenza a taglio del pannello d’anima della colonna irrigidita


L’ultima versione dell’Eurocodice 3 suggerisce di tener conto di un piccolo incremento di
resistenza a taglio per effetto della presenza degli irrigidimenti trasversali:
Ͷ‫ܯ‬௣௟ǡ௙௖ǡோௗ ʹ‫ܯ‬௣௟ǡ௙௖ǡோௗ ൅ ʹ‫ܯ‬௣௟ǡ௦௧ǡோௗ
ܸ௪௖ǡ௔ௗௗǡோௗ ൌ ൌ ʹ͵ǤͶ  ൏ ൌ ʹ͸Ǥͳ 
݀௦ ݀௦
݀௦ ൌ ݄௕ െ ‫ݐ‬௙௕ ൌ ͵ͺ͸Ǥͷ  è la distanza tra gli irrigidimenti;

‫ܯ‬௣௟ǡ௙௖ǡோௗ ൌ ͲǤʹͷܾ௖ ‫ݐ‬௙௖ ݂௬௞ Ȁߛெ଴ ൌ ʹǤʹ͸  è il momento resistente plastico dell’ala della
colonna;

‫ܯ‬௣௟ǡ௙௖ǡோௗ ൌ ͲǤʹͷ ܾ௖ െ ‫ݐ‬௪௖ ‫ݐ‬௙௕ ݂௬௞ Ȁߛெ଴ ൌ ʹǤ͹͹  è il momento resistente plastico
dell’irrigidimento (avendo assunto uno spessore pari a quello delle ali della trave).

Costruzioni Metalliche Collegamenti


158

Esempio
Ricapitolando nuovamente le resistenze delle varie componenti, abbiamo:
• Ala inflessa della colonna: Ͷ͹͵Ǥͻ ;
• Piastra di estremità inflessa: ͸ʹ͵ǤͲ ;
• Taglio nel pannello di anima della colonna: ૜૟૟Ǥ ૚ ‫;ۼܓ‬
• Ala ed anima della trave soggette a compressione: ͺͺͷǤ͹ ;
• Anima della trave soggetta a trazione: ͷͷͻǤʹ .
Come si vede, l’incremento di resistenza a taglio del pannello d’anima è stato molto
modesto, per cui ora è questa la componente debole del giunto.
Possiamo attribuire alla fila esterna di bulloni la resistenza trovata per il meccanismo di
resistenza a flessione dell’ala della colonna (ʹ͵͹ǤͲ ) e alla fila interna la resistenza
residua (͵͸͸Ǥͳ െ ʹ͵͹ǤͲ ൌ ͳʹͻǤͳ ). Si ottiene quindi:

‫ܯ‬௝ǡோௗ ൌ ෍ ݄௥ ‫ܨ‬௥ǡோௗ ൌ ݄ଵ ‫ܨ‬௥ଵǡோௗ ൅ ݄ଶ ‫ܨ‬௥ଶǡோௗ ൌ



ൌ ͶͶͺǤ͵  ‫͵ʹ ڄ‬͹ǤͲ  ൅ ͵ʹͶǤͺ  ‫ͻʹͳ ڄ‬Ǥͳ  ൌ ͳͶͺǤʹ 

Costruzioni Metalliche Collegamenti


159

Esempio
Chiaramente, l’incremento di momento resistente del giunto è modesto a causa della scarsa
resistenza a taglio del pannello di anima della colonna: ‫ܯ‬௝ǡோௗ rimane dunque molto minore
del momento resistente plastico della trave (͵ͶʹǤ͵ ) e della colonna (ͳͻͷǤͲ ).
Per incrementare in maniera significativa la resistenza del collegamento, si può andare a
saldare un irrigidimento diagonale che assorba parte del taglio, lavorando a compressione.
Il contributo aggiuntivo di resistenza a taglio
può essere determinato nella maniera
seguente:
݂௬௞
ܸ௪௖ǡௗ ൌ ‫ܣ‬ௗ ‘• ߚ
ߛெ଴
‫ݐ‬ௗ
ߚ è l’angolo formato dall’irrigidente diagonale
con l’orizzontale; nel caso in esame, è facile
verificare che vale 60.6°.
ߚ
‫ܣ‬ௗ è l’area efficace dell’irrigidimento, di
spessore ‫ݐ‬ௗ ൌ ʹͲ , che, assumendo che
questo lavori solo per un’altezza fino a filo con
le ali della trave, può essere scritta come:
‫ܣ‬ௗ ൌ ܾ௕ െ ‫ݐ‬௪௖ ‫ݐ‬ௗ ൌ ͵ͶͷͲ ଶ

Costruzioni Metalliche Collegamenti


160

Esempio
Risulta ܸ௪௖ǡௗ ൌ ͶͶ͵Ǥͻ , il che porta la resistenza complessiva a taglio dell’anima della
colonna a ܸ௪௖ǡோௗ ൌ ͺͳͲǤͲ .
Ricapitolando un’ultima volta le resistenze delle varie componenti di base del giunto:
• Ala inflessa della colonna: ૝ૠ૜Ǥ ૢ ‫;ۼܓ‬
• Piastra di estremità inflessa: ͸ʹ͵ǤͲ ;
• Taglio nel pannello di anima della colonna: ͺͳͲǤͲ ;
• Ala ed anima della trave soggette a compressione: ͺͺͷǤ͹ ;
• Anima della trave soggetta a trazione: ͷͷͻǤʹ .
La componente più debole del giunto è tornata ad essere l’ala inflessa della colonna. Si
ottiene:
‫ܯ‬௝ǡோௗ ൌ ෍ ݄௥ ‫ܨ‬௥ǡோௗ ൌ ݄ଵ ‫ܨ‬௥ଵǡோௗ ൅ ݄ଶ ‫ܨ‬௥ଶǡோௗ ൌ

ൌ ͶͶͺǤ͵  ‫͵ʹ ڄ‬͹ǤͲ  ൅ ͵ʹͶǤͺ  ‫͵ʹ ڄ‬͹ǤͲ  ൌ ͳͺ͵Ǥʹ 
Come si vede, siamo ancora lontani dal momento resistente della trave (͵ͶʹǤ͵ ) ma
siamo vicini a quello della colonna (ͳͻͷǤͲ ), che peraltro sarà soggetta anche a
rilevanti sforzi di compressione.
Costruzioni Metalliche Collegamenti
161

Esempio
Se si volesse incrementare ancora la resistenza del giunto, una possibilità sarebbe quella di
ricorrere a piastre di rinforzo disposte dietro l’ala collegata della colonna.

Da: Eurocodice 3, UNI EN 1993-1-8:2005

Un’altra opzione è quella di operare una sapiente ottimizzazione della geometria del giunto
nei confronti dei vari meccanismi di rottura relativi ai T-stub dell’ala inflessa della colonna.

Costruzioni Metalliche Collegamenti


162

Esempio
Occorre anche tener conto del fatto che l’Eurocodice 3 (UNI EN 1993-1-8) consente di
calcolare lo sforzo resistente di trazione relativo al modo 1 di rottura degli elementi a T
equivalenti anche mediante un metodo alternativo (metodo 2), che normalmente risulta
essere meno cautelativo, e che, in questo caso, consentirebbe un qualche incremento del
momento resistente del giunto. Il metodo 2 si basa sull’assunzione di avere una forza
uniformemente distribuita al di sotto della testa del bullone o della rondella (se presente),
invece che una forza concentrata in asse al bullone.
Infine, potrebbe essere utile considerare il collegamento come semi-rigido, valutando,
sempre tramite il metodo per componenti, anche il diagramma momento-rotazione relativa
del giunto. Infatti, il momento che effettivamente interesserà il giunto, e che verrà
trasmesso alla colonna, sarà sensibilmente inferiore a quello calcolato sotto l’ipotesi di
giunto perfettamente rigido. Aumenterà, invece, il momento flettente positivo in campata
della trave, che potrebbe anche risultare dimensionante per quest’ultima. Ovviamente
però, considerando il nodo come semi-rigido, l’analisi delle sollecitazioni nella struttura
risulta decisamente più complessa.
Ad ogni modo, è evidente come il metodo per componenti sia in grado non solo di fornire
stime accurate della resistenza del collegamento ma anche di evidenziare in maniera
dettagliata il comportamento del giunto e le componenti su cui è necessario intervenire per
aumentare la capacità portante complessiva del collegamento.
Costruzioni Metalliche Collegamenti
Università degli Studi di Firenze
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Civile
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile

Costruzioni Metalliche

Anno accademico 2021-22

Seminario:
Funi metalliche
Niccolò Barni
niccolo.barni@unifi.it

U i
Università
iàd degli
li S
Studi
di di Fi
Firenze
Dip. Ingegneria Civile e Ambientale

Sommario

• Introduzione
• Statica delle funi: fune inestensibile e fune estensibile
• Trave di funi
• Modulo di Dischinger
• Tipologie di funi, caratteristiche meccaniche e stati limite (EC-3)

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica


Seminario: Funidegli edifici
metalliche
3

Introduzione
L’elemento fune, non essendo dotato di nessuna (o poca) rigidezza flessionale e
tagliante, può trasmettere i carichi agli ancoraggi solo con cambiamenti di
forma e, pertanto, l’elemento di fune può essere definito ipostatico o a
geometria variabile.

Le notevoli variazioni geometriche, provocate principalmente da variazioni di


carico dissimili da quelle dello stato precedente, sono la causa principale del
comportamento nonlineare geometrico dell’elemento fune.

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica


Seminario: Funidegli edifici
metalliche
4

In fase elastica, non considerando la


cinematica di corpo rigido, la non linearità
geometrica è di tipo hardening.

• L’ hardening geometrico fa crescere le sollecitazioni, in funzione dei carichi, meno


che proporzionalmente risultandone avvantaggiato l’indice di sicurezza della
struttura allo stato limite ultimo.

• Il legame carichi-spostamenti cresce meno che proporzionalmente.

La conoscenza del comportamento non lineare delle funi è necessaria


durante la fase di progetto in modo tale da definire un sistema strutturale
che diriga le forze secondo le direzioni volute, portandole a terra in modo da
ottenere il massimo rendimento dei materiali, il minimo di ingombri
intermedi ed il massimo risultato estetico!

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica


Seminario: Funidegli edifici
metalliche
5

Le strutture portanti di copertura che coinvolgono l’utilizzo di funi come


membrature principali sono generalmente note come TENSOSTRUTTURE.
Queste si possono classificare in due principali tipologie:
e:

Discrete Continue
(Funi) Membrane

Travi di funi
Strallate

Reti di funi
Pneumatiche

Sospese

Sistemi 3D

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica


Seminario: Funidegli edifici
metalliche
6

Discrete (Funi) Sistemi 3D


Travi di funi
Struttura composta da funi singole interconnesse giacenti
sullo stesso piano di applicazione dei carichi. Il sistema è
stabilizzato attraverso forti pretensioni.
Reti di funi
Struttura composta da funi singole interconnesse, giacenti
su di una superficie necessariamente a curvatura
gaussiana negativa.

Strutture composte da travature sorrette da un


Strallate sistema di cavi. Fanno parte delle strutture
stabilizzate per gravità, dove i pesi permanenti
sono sensibilmente maggiori dei carichi
accidentali in modo da contenere (in particolar
modo) le deformazioni provocate da carichi
asimmetrici.
Sospese

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica


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7

Statica della fune


Fune inestensibile (‫ ܣܧ‬՜ λ)
L’ipotesi di inestensibilità della fune comporta che la lunghezza di un’arco di
fune compresa tra due punti qualsiasi, conservi, in ogni possibile
configurazione, la medesima lunghezza. Con questa semplice ipotesi è possibile
schematizzare facilmente, in prima approssimazione, il problema dell’equilibrio
dei fili.
La fune inestensibile disporrà la propria linea d’asse secondo la curva
funicolare del carico applicato ad essa.

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica


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8
Il rapporto ࢌȀࡸ

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica


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9
Il rapporto ࢌȀࡸ

Il parametro ݂Ȁ‫ ܮ‬domina la meccanica delle strutture a fune e, pertanto, è


indispensabile coglierne l’influenza della sua variazione sullo sato di
sollecitazione e sul dimensionamento della fune stessa.

È altresì chiaro che, se ݂Ȁ‫ ܮ‬è piccolo, confondere la componente orizzontale


del filo con il tiro stesso non è un ipotesi drammatica!

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica


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10
Il rapporto ࢌȀࡸ

Da questa relazione possiamo dire che:

• Per ݂ ՜ λ lo stato di sollecitazione


nella fune è poco influenzato dalla
variazione di ݂;

• Per ݂ ՜ Ͳ per piccole variazioni di ݂


posso avere grandi variazioni di
sollecitazione;

• L’intervallo di convenienza economica


per il rapporto ݂Ȁ‫ ܮ‬può essere
individuato tra 0,04 e 0,1

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica


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11

1. Coperture a travata (parete piena, reticolari, ecc);


2. Coperture ad arco;
3. Coperture reticolari spaziali;
4. Strutture di funi (tensostrutture).

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12
La fune parabolica (inestensibile)

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La fune parabolica (inestensibile)

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica


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La fune parabolica (inestensibile)

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica


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La fune parabolica (inestensibile)

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica


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La fune parabolica (inestensibile)

Sviluppo della fune

Tensione nella fune

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La fune parabolica (inestensibile)

Fune parabolica Catenaria

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La fune parabolica (inestensibile)

La fune parabolica (estensibile ࡱ࡭ ൏ λ)

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La fune parabolica (estensibile ࡱ࡭ ൏ λ)
E allora, perché la fune ha un comportamento nonlineare?

Questo comporta
un effetto
hardening!!

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20
La fune parabolica (estensibile ࡱ࡭ ൏ λ): approccio linearizzato

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La fune parabolica (estensibile ࡱ࡭ ൏ λ): approccio linearizzato

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22
La fune parabolica: applicazione

‫ ܮ‬ൌ ͳͲͲ m ‫ݍ‬௔ ൌ ͳͲ kN/m


݂ ൌ ͳͲ m ݉݃ ൌ ͲǤͳͷ kN/m
‫ ܦ‬ൌ ͲǤͲͷ m
ߩ ൌ ͹ͺͷͲ kg/m3

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23
La fune parabolica: applicazione

‫ ܮ‬ൌ ͳͲͲ m ‫ݍ‬௔ ൌ ͳͲ kN/m


݂ ൌ ͳͲ m ݉݃ ൌ ͲǤͳͷ kN/m
‫ ܦ‬ൌ ͲǤͲͷ m
ߩ ൌ ͹ͺͷͲ kg/m3
Pretensione ଴ ൌ ͳͲ kN

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica


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La fune parabolica: applicazione

‫ ܮ‬ൌ ͳͲͲ m ‫ݍ‬௔ ൌ ͳͲ kN/m


݂ ൌ ͳͲ m ݉݃ ൌ ͳͲ kN/m
‫ ܦ‬ൌ ͲǤͲͷ m
ߩ ൌ ͹ͺͷͲ kg/m3

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La fune parabolica: applicazione

‫ ܮ‬ൌ ͳͲͲ m ‫ݍ‬௔ ൌ ‫ ݎܽݒ‬kN/m


݂ ൌ ͳͲ m ݉݃ ൌ ͲǤͳͷ kN/m
‫ ܦ‬ൌ ͲǤͲͷ m
ߩ ൌ ͹ͺͷͲ kg/m3

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26

La trave di funi
Il modo più economico, e quindi più usato, per ridurre la notevole deformabilità
propria, è quello di indurre una rigidezza artificiale attraverso un’adeguata
pretensione iniziale. In generale, la pretensione si realizza introducendo, in
aggiunta alle funi portanti con curvatura rivolta verso l’alto, altre funi dette
stabilizzanti, a curvatura opposta. La pretensione nasce dal mutuo contrasto fra
i due ordini di funi.
Nei sistemi piani le funi, portanti e
stabilizzanti, sono poste nello
stesso piano verticale che coincide
con il piano dei carichi. Il
collegamento tra i due ordini di
funi è realizzato mediante
elementi verticali o diagonali (tesi
o compressi).

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27
La trave di funi Sistema aperto

Sistema aperto: La fune superiore è portante mentre


quella inferiore è stabilizzante. I collegamenti tra le
funi sono tutti soggetti a trazione. All’atto
dell’applicazione di un carico esterno rivolto verso il
basso, si riduce la trazione nella fune stabilizzante
con conseguente aumento di sforzo in quella Sistema misto
portante.

Sistema chiuso: La fune portante è quella di


intradosso, mentre quella stabilizzante è disposta
superiormente. I collegamenti verticali sono dei
puntoni. Questo sistema è instabile fuori dal piano di
applicazione del carico e necessita di elementi Sistema chiuso
controventanti trasversali. Per questa ragione, è
poco utilizzato anche se particolarmente
vantaggioso. Infatti, diminuisce l’altezza dei
tamponamenti laterali e smaltisce bene le acque
piovane.

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28
La trave di funi
Collegamento Jawerth: Il collegamento a funi verticali è stato il primo ad essere
utilizzato ma, data la scarsa rigidezza per carichi asimmetrici, oggi è poco utilizzato. Tale
problema è stato risolto da David Jawerth il quale propose i collegamenti diagonali che
efficacemente si oppongono allo scorrimento relativo tra le funi e conferisce all’intero
sistema una notevole rigidezza per carichi asimmetrici.

Collegamenti verticali Collegamenti diagonali

Stabilizzazione a ventaglio

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29
La trave di funi: analisi semplificata
L’analisi semplificata della trave di funi
può essere eseguita sullo schema
strutturale qui illustrato. Mediante la
definizione dei coefficienti di traslazione
verticale in mezzeria, lo schema si riduce a
quello di due molle fittizie di rigidezza K1
e K2. Il calcolo si svolge sotto le seguenti
ipotesi:

• Collegamenti verticali diffusi;


• Si trascurano gli spostamenti
orizzontali rispetto ai verticali;
• Pretensione applicata come carico
equivalente distribuito;
• La congruenza è richiesta solo nel
punto di mezzeria;
• Carichi distribuiti uniformemente.

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30
La trave di funi: analisi semplificata

Fune portante

Fune stabilizzante

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31
La trave di funi: analisi semplificata

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica


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32
La trave di funi: applicazione
Progetto di massima della copertura di un edificio composta da travi di funi ad
interasse 5m e luce 70m.

Fune portante Fune stabilizzante Carichi agenti


‫ܮ‬ூ ൌ ͹Ͳ m ‫ܮ‬ூூ ൌ ͸ͺ m Peso funi ൌ ͸Ͳ N/m2
݂ூ ൌ ͶǤʹ m ݂ூ ൌ ʹǤ͹ʹ m Peso copertura ൌ ͶͶͲ N/m2
‫ܧ‬ூ ൌ ͳ͸ͷͲͲͲ MPa ‫ܧ‬ூ ൌ ͳ͸ͷͲͲͲ MPa Neve ൌ ͳͲͲͲ N/m2
‫ܣ‬ூ ൌ ͳ͸ǤͲͶ cm2 ‫ܣ‬ூ ൌ ͳͳǤʹͷ cm2

P‫ ܍ܖܗܑܛܖ܍ܜ܍ܚ‬ൌ ʹ͹ͲͲ N/m

Il dimensionamento di massima ha lo scopo di verificare che, con questi dati geometrici


imposti a priori:
1. La pretensione residua ሺ‫݌‬ҧ െ ȟ‫݌‬ሻҧ non scenda sotto il valore di minimo atto a
garantire la stabilità (deve rimanere almeno sopra il 20% di ‫;)݌‬
ҧ
2. L’area della sezione metallica delle funi soddisfi le verifiche;

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Seminario: Funidegli edifici
metalliche
Università degli Studi di Firenze
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Civile
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile

Costruzioni Metalliche

Anno accademico 2021-22

Seminario:
Funi metalliche
Niccolò Barni
niccolo.barni@unifi.it

U i
Università
iàd degli
li S
Studi
di di Firenze
Fi
Dip. Ingegneria Civile e Ambientale

Modulo di Dischinger

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica


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3

Applico

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica


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4

In generale, questo termine è molto piccolo

Questa relazione vale quando la


tensione indotta dal carico esterno ȟ‫ܪ‬
supera di poco la tensione alla quale si
trova la fune prima dell’applicazione
del carico stesso.

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5
Quando ߪଶ (tensione indotta da ȟ‫ )ܪ‬supera di molto la tensione nel cavo nella
configurazione di riferimento ߪଵ devo usare un altro approccio:

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6
Applicazione: Tribuna strallata

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica


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7
Applicazione: Tribuna strallata
‫ ܮ‬ൌ ͷͲǣ ͳͷͲ m
݄ ൌ ͷͲ m
‹ൌͷm
Peso copertura ൌ ʹͲͲͲ N/m2
Neve ൌ ͳͲͲͲ N/m2

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8

Tipologie di funi, caratteristiche meccaniche e


stati limite (EC-3)

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9
Le funi: tipologie

Filo: Deriva da un trattamento di profilatura a freddo e di progressiva riduzione


della sezione di barra d’acciaio detta vergella;
Trefolo: è un insieme di fili avvolti elicoidalmente attorno ad un filo centrale. Per
questo motivo prende anche il nome di fune spiroidale;
Fune: Insieme di trefoli avvolti elicoidalmente attorno ad un nucleo centrale
costituito da un trefolo o da un’altra fune, o da un’anima tessile;
Fune a fili paralleli: Insieme di tanti fili paralleli fra loro, tipica dei cavi da ponte
sospeso.
Filo

Fune a fili paralleli


Trefolo

Fune

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10
Le funi: caratterizzazione
Il processo tecnologico che conduce al trefolo o alla fune parte da barre della
forma di lungo parallelepipedo a sezione quadrata che vengono, in una prima
fase, pressate da una serie di rulli e ridotta in tondi dette vergelle (0.1-1 cm).
Le vergelle vengono poi trattate termicamente con un processo chimico
chiamato patentamento, che ne aumenta la resistenza meccanica ed eliminando
eventuali tensioni residue di risulta dalla laminazione.
Dopodichè si effettua il decapaggio, ossia un trattamento chimico dove viene
eliminato l’ossido superficiale residuo per essere in fine ripassati nei rulli fino a
ridurne il diametro di un ulteriore 60-70%.
L’ultimo passaggio è la protezione alla corrosione mediante un bagno di zinco.
Le funi di acciaio vengono caratterizzate mediante:
1. Diametro 6. Peso metrico o massa metrica
2. Formazione 7. Eventuale rivestimento protettivo
3. Senso di avvolgimento
4. Sezione metallica
5. Carico di rottura

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Le funi: caratterizzazione

Diametro: Per diametro della fune si intende il diametro della circonferenza


circoscritta alla sezione nominale e si esprime in mm. Il diametro nominale è pari
al diametro effettivo della fune a meno delle tolleranze prescritte dal
fabbricatore;
Formazione: Il trefolo spiroidale è la formazione più semplice, esso è costituito
da uno o più strati sovrapposti avvolti ad elica su uno o più fili (o su di un anima
tessile). Nei trefoli normali (non a fili paralleli) ogni strato viene cordato con un
operazione distinta. Ne risulta che i contatti fra i fili siano puntiformi e questo
comporta e questo comporta pressioni localizzate di contatto che nel caso di
carichi mobili possono portare a problemi di fatica;
Sezione metallica: Per sezione metallica si intende la somma delle aree dei fili
ottenute sezionando con un piano perpendicolare all’asse della fune;

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Le funi: caratterizzazione
Carico di rottura: Il carico di rottura nominale è il carico di rottura minimo
garantito, ed è esprimibile mediante la formula:
‫ܨ‬௧ ൌ ‫ ܭ‬ᇱ ݀ ଶ ߪ௥
‫ ܭ‬ᇱ coefficiente caratteristico della formazione, pressoché costante con il
diametro nominale;
݀ diametro nominale;
ߪ௥ tensione nominale del filo (1400 – 1800 Mpa)
EC3:
• La resistenza caratteristica dei fili può essere assunta uguale al valore
nominale specificato dallo sforzo di rottura moltiplicato per l’area della
sezione del filo;
• La resistenza caratteristica dei trefoli chiusi o quella dei fili paralleli può
essere assunta pari a quella derivante dalla somma delle resistenze di ogni
singolo filo;
• 95% per trefoli spiroidale con avvolgimento > 10 volte d;
• 90% per funi metalliche;
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Le funi: caratterizzazione

Peso metrico o massa metrica: Il peso metrico nominale è esprimibile con la


formula:
ܹ ൌ ‫ ܭ‬ᇱ ݀ଶ ߩ
ߩ ൌ ͹ͺͷͲ kg/m3
EC3:
ߨ݀ଶ
݃௞ ൌ ‫ܭ‬௙ ‫ܭ‬௪ ߩ
ʹ
‫ܭ‬௙ rapporto di riempimento d’acciaio, definito come il rapporto tra l’area
d’acciaio netta della sez. trasversale e l’area globale lorda del cavo, compresa
l’inguainatura se presente;

‫ܭ‬௪ fattore di peso, per tenere


conto della protezione dalla
corrosione.

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Le funi: caratterizzazione
Modulo elastico: Il modulo di elasticità o di Young è ricavato dall’espressione:

ȟ‫ݏ‬
‫ܧ‬ൌ
ȟ‫ݏ‬ ‫ܨ‬଴ǡଽ
ȟ incremento di tiro nella fune
‫ ݏ‬lunghezza della fune
ȟ‫ ݏ‬allungamento della fune dovuto a ȟ
Il cavo viene sottoposto ad uno sforzo
‫ܨ‬଴ǡଵ
compreso tra il 10 e il 90% del carico di
rottura. Si misurano quindi gli allungamenti
݀଴ǡଵ e ݀଴ǡଽ con i quali si calcola E: ݀଴ǡଵ ݀଴ǡଽ

Ͳǡͺ ୳ ‫ݏ‬
‫ܧ‬ൌ
ሺ݀଴ǡଽ െ ݀଴ǡଵ ሻ

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica


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15
Le funi: caratterizzazione

La deformazione di una fune a trefoli o di una spiroidale dipende principalmente


da due fattori:
1. Comporessibilità del nucleo della fune, che comporta un aggiustamento del
nucleo dei fili. Questi, essendo disposti elicoidalmente, tendono a stirare
l’elicoide stesso, diminuendo il diametro e addensando il nucleo.
2. Elasticità dei fili che compongono la struttura «fune»;
Le funi usate nella realizzazione di strutture sono soggette ad una pre-stiratura
che consente di sottoporre la fune stessa a carico prefissato (generalmente
ͲǤͷͷ‫ܨ‬௨ ) per un periodo di tempo sufficiente per permettere l’aggiustamento
reciproco dei fili. Questo garantisce il comportamento elastico-lineare della fune
in esercizio.
EC3:

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16
Stati Limite: Esercizio (ࢽ࢓ ൌ ૚ )
Gli stati limite di esercizio da verificare secondo l’EC3 sono:
• Scorrimento del cavo lungo le selle e attraverso i morsetti;
• Apertura dei morsetti;
• Deformazioni compatibili con la struttura sovrastante.
Stati Limite: Ultimi

ߛ௠ per i cavi deve essere preso pari al più severo tra:


• ߛ௠ ൌ ͳǤͺ basato sulla resistenza a rottura del cavo;
• ߛ௠ ൌ ͳǤͶ basato sulla resistenza a deformazione residua 0.2%;

Gli stati di sollecitazione che devono essere nei confronti delle tensioni indotte
da stati di trazione, flessione trasversale e alle forze di serraggio, quando
necessario.
(La flessione viene di solito trascurata se selle e ancoraggi rispettano i requisiti
riportati ai par. A.3.2 , A.3.3 e A.3.4).

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica


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17
Rilassamento
݂௖௕௨ tensione di rottura
ߪ௚ tensione di esercizio

Quando le tensioni di esercizio sui cavi, magari


dovute ad azioni di pretensioni volute, risultano
essere elevate è opportuno tenere in conto del
fenomeno del rilassamento.
Come si può vedere dal grafico in figura, tale
fenomeno comincia a generarsi quando le
tensioni permanenti sul cavo superano il 50% di
quelle a rottura. Per questo motivo, le tensioni
di «stato 0» non dovrebbero mai oltrepassare
0.45 ݂௖௕௨ almeno che non si utilizzino speciali
acciai meno soggetti. Normalmente questa
condizione è sempre verificata in quanto il
carico limite di progetto viene ottenuto
applicando un coef. Di sicurezza pari a 2.

Costruzioni Metalliche Elementi di progettazione sismica


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metalliche
Università degli Studi di Firenze
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Civile
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile

Costruzioni Metalliche

Anno accademico 2019-20

Saldature: tecnologia,
difetti, prove non
distruttive
Claudio Mannini
claudio.mannini@unifi.it
U i
Università
iàd degli
li S
Studi
di di Fi
Firenze
Dip. Ingegneria Civile e Ambientale

Sommario

• Panoramica sui procedimenti di saldatura


• Difetti metallurgici
• Accorgimenti progettuali per evitare gli strappi lamellari
• Prova di duttilità trasversale
• Difetti geometrici
• Prove non distruttive

Costruzioni Metalliche Saldature


3

Unioni saldate
Le unioni possono essere saldate o bullonate (o anche di tipo misto, anche se di solito si
tende ad evitarle). Durante il corso di Tecnica delle Costruzioni avete visto le varie
tipologie di unioni saldate e bullonate, nonché i vari metodi di verifica. Non torneremo
dunque su tali temi.
Qui, invece, vogliamo approfondire alcuni aspetti, soprattutto tecnologici, sulle unioni
saldate. Queste presentano il vantaggio di essere monolitiche e molto rigide, ponendo
minori vincoli «geometrici» al progettista rispetto alle unioni bullonate. Presentano però
l’inconveniente di richiedere sempre manodopera qualificata, nonché particolari
precauzioni progettuali, costruttive e soprattutto di controllo, al fine di evitare riduzioni
di resistenza e rotture fragili legate al procedimento di saldatura.
Inoltre, nel caso di azioni cicliche e carichi dinamici, le zone di saldatura, presentando
significative concentrazioni di sforzi, costituiscono le sedi preferenziali per l’innesco e la
propagazione delle cricche da fatica.
Nelle saldature si distingue tra:
- Materiale di base (quello dei pezzi da saldare);
- Materiale di apporto (se previsto nella procedura utilizzata; materiale fuso introdotto
dall’esterno per realizzare la saldatura), caratterizzato da proprietà meccaniche
almeno pari a quelle degli elementi collegati.

Costruzioni Metalliche Saldature


4

Procedimenti di saldatura
Esistono moltissimi procedimenti differenti di saldatura, che si raggruppano in due
categorie principali:
• PROCEDIMENTI AUTOGENI
• PROCEDIMENTI ETEROGENI
Nei procedimenti autogeni, il metallo dei pezzi da collegare partecipa per fusione o
sincristallizzazione con l’eventuale materiale di apporto alla realizzazione dell’unione.
Rientra tra questi procedimenti la bollitura, il metodo più antico utilizzato dai fabbri per
unire pezzi metallici. I vari metodi si distinguono per la sorgente termica (che dovrà
essere più concentrata possibile) e per la modalità di protezione del bagno fuso. Ne
sono esempi:
- Saldatura ossiacetilenica
- Saldatura ad arco con elettrodi rivestiti
- Saldatura ad arco sommerso
- Saldatura con protezione di gas ed elettrodo fusibile
- Saldatura con protezione di gas ed elettrodo infusibile
- Saldatura ad elettroscoria
- etc.
Costruzioni Metalliche Saldature
5

Procedimenti di saldatura
Nel caso della saldatura ossiacetilenica, la sorgente termica è costituita dalla fiamma
ossiacetilenica (dovuta alla combustione dell’acetilene con l’ossigeno). I due gas si
mescolano tra loro in un cannello, impugnato dall’operatore, che li indirizza nella zona
dove ci sono i due lembi da unire. Nell’altra mano, il saldature impugna la bacchetta di
metallo di apporto, che viene periodicamente introdotta nel bagno per farla fondere.
La combustione produce anche gas quali il monossido di carbonio e l’elio, che proteggono
il bagno fuso.
Questo procedimento è stato il primo ad essere utilizzato a livello industriale ma adesso è
poco utilizzato.

Da: https://www.chimica-
online.it/download/cannello-ossiacetilenico.htm

Costruzioni Metalliche Saldature


6

Procedimenti di saldatura

Nel caso, invece, della saldatura ad arco


con elettrodi rivestiti, la sorgente termica
è rappresentata dall’arco elettrico che
scocca tra un elettrodo, manovrato
dall’operatore mediante una particolare
pinza, e il materiale di base. L’elettrodo è
costituito da una bacchetta cilindrica che
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli fornisce anche il metallo di apporto.

La fusione della bacchetta e del suo rivestimento produce dei gas, che proteggono
l’arco elettrico e la zona del bagno fuso.
Tale procedimento si distingue per la notevole flessibilità di utilizzo.

Costruzioni Metalliche Saldature


7

Procedimenti di saldatura
Nella saldatura ad arco sommerso, la
sorgente termica è ancora costituita dall’arco
elettrico che scocca tra il metallo di base e un
elettrodo. Quest’ultimo, però, in questo caso è
un filo continuo avvolto a matassa, che viene
fatto avanzare in maniera automatica man
mano che viene fuso.
La protezione della zona dell’arco e del bagno
fuso è ottenuta mediante il cosiddetto letto di
«flusso», cioè di materiale granulare, che in
parte fonde e lascia una scoria di protezione Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli
sul cordone di saldatura. L’arco risulta dunque
«sommerso» e invisibile.
La scoria solidificata continua a proteggere il cordone dal contatto con l’atmosfera e deve
essere rimossa ad ogni passata di saldatura.
Tale procedimento è adeguato per bagni di saldatura di notevoli dimensioni e si presta
bene ad essere completamente automatizzato.
Questi ed altri sono tutti procedimenti autogeni. Nei procedimenti eterogeni, invece, si
ha fusione del solo materiale di apporto, caratterizzato da una temperatura di fusione
inferiore a quella del metallo di base.
Costruzioni Metalliche Saldature
8

Difetti metallurgici
Nelle unioni saldate si possono avere dei difetti, che possono avere un ruolo molto
importante sul comportamento statico dell’unione. Si distingue tra:
• Difetti metallurgici
• Difetti geometrici
I difetti metallurgici sono quelli dovuti alla modifica delle proprietà fisiche e di continuità
dei materiali coinvolti nell’unione per effetto dell’apporto di energia termica. Rientrano
in questa categoria:
- Cricche
- Inclusioni
- Strappi lamellari
Le cricche sono discontinuità che si generano per strappo.

A caldo
Cricche
A freddo

Costruzioni Metalliche Saldature


9

Cricche
Le cricche a caldo sono dovute alla presenza di impurezze nel bagno fuso, che si
addensano in zone preferenziali e solidificano a temperature inferiori rispetto a quelle
del metallo di base. Quindi, quando il metallo (già allo stato solido) comincia a ritirarsi
nella fase di raffreddamento dell’unione, queste impurezze sono ancora liquide e danno
luogo ad una decoesione del materiale e alla formazione di fessure.
Le cricche a freddo, invece, si formano a raffreddamento concluso o quasi (anche entro
le 48 ore dall’esecuzione della saldatura) e sono dovute all’assorbimento di idrogeno da
parte del bagno fuso e del materiale di base portato ad elevate temperature.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Saldature


10

Inclusioni
Le inclusioni costituiscono zone anomale nella saldatura, dovute alla presenza nel bagno
fuso di scorie solide (per esempio, tungsteno) oppure di bolle gassose rimaste
intrappolate nel bagno di saldatura.

Da: https://www.olympus-ims.com/it/resources/white-papers/a-fast-safe-alternative-for-weld-inspections/

Costruzioni Metalliche Saldature


11

Strappi lamellari
Si tratta di un fenomeno di fessurazione che può manifestarsi nei materiali laminati
sollecitati perpendicolarmente rispetto al piano di laminazione.
Gli strappi lamellari possono formarsi per effetto degli sforzi trasversali concentrati
dovuti al ritiro delle saldature. Si manifestano in corrispondenza delle micro-inclusioni
non metalliche presenti nel piatto, che per effetto del processo di laminazione,
tenderanno ad assumere una conformazione lamelliforme nella direzione del piano di
laminazione.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica delle strutture in acciaio, Hoepli Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Saldature


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Strappi lamellari
Analizzando giunti a completa penetrazione tra piatti di elevati spessori con tecniche
fotoelastiche, si vede che a qualche millimetro dalla saldatura si hanno deformazioni
dell’ordine del 2 % e che, ad una distanza di circa 5 mm dal giunto, tali deformazioni
sono ancora dello 0.5 %, ovvero varie volte maggiori del limite elastico del materiale.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Saldature


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Strappi lamellari
In presenza di eventuali micro-inclusioni non metalliche nel piatto, si può avere
un’apertura di micro-fessure per effetto delle deformazioni provocate dalla saldatura. Se
il materiale non presenta una sufficiente duttilità (ricordiamo il concetto di resilienza,
che si lega a quello di saldabilità), si possono formare delle vere e proprie fessure, che
possono dar luogo a rotture in fase di lavorazione o di esercizio della struttura.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Il fenomeno è più frequente nel caso di acciai più resistenti, che hanno, sì, un limite
elastico maggiore ma che sono anche meno duttili. Inoltre, è fortemente dipendente
dallo spessore del piatto su cui agiscono le forze trasversali dovute al ritiro della
saldatura. In linea di principio, gli strappi lamellari interessano piatti di almeno 40 mm
di spessore, però sono stati rilevati talvolta problemi anche per spessori dell’ordine di
25-30 mm.

Costruzioni Metalliche Saldature


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Strappi lamellari
Per evitare il problema degli strappi lamellari, in fase progettuale, si devono studiare
particolari costruttivi atti a ridurre:
- Il ritiro delle saldature;

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture


in acciaio, Hoepli

- Il quantitativo di materiale di apporto;

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture


in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Saldature


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Strappi lamellari
- Il valore della componente della deformazione normale al piatto, in cui si teme si formi
lo strappo;

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture


in acciaio, Hoepli

- In casi particolari, si può sostituire collegamenti saldati a T o a L, con raccordi ottenuti


per laminazione.

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture Qui gli sforzi dovuti


in acciaio, Hoepli
al ritiro delle
saldature risultano
principalmente in
direzione parallela ai
piani di laminazione.

Costruzioni Metalliche Saldature


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Strappi lamellari
Si può anche cercare di ridurre il ritiro delle saldature in fase esecutiva, aumentando il
numero delle passate di saldatura e studiando la sequenza in modo da ottenere la
«spalmatura» del materiale di apporto sul piatto in cui si teme lo strappo («buttering»).

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture


in acciaio, Hoepli

Un’altra possibilità è quella di utilizzare lamiere «ultrasonate», ovvero controllate mediante


tecniche ad ultrasuoni, in modo da escludere quelle con inclusioni evidenti, che
favoriscono gli strappi lamellari. Questo però non elimina completamente il rischio di
strappi, per cui i dettagli costruttivi e le tecniche esecutive menzionate sopra dovrebbero
comunque essere prese in considerazione.
Costruzioni Metalliche Saldature
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Prova di duttilità trasversale


Al fine di controllare la capacità del materiale di non produrre strappi lamellari una volta
saldato, per spessori maggiori di 10 mm, si può realizzare una prova di duttilità trasversale.
Si realizza una saldatura a croce tra il piatto di spessore ‫ ݐ‬che si vuol testare e altri due
piatti. Quindi, se ne isola una sezione trasversale, che poi viene lavorata al tornio, in modo
da ottenere un provino circolare di diametro ݀.

݀ ൌ ͸  ’‡” ‫ ݐ‬൑ ͳ͸ 

݀ ൌ ͳͲ  ’‡” ͳ͸ ൏ ‫ ݐ‬൏ ͶͲ 

Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in acciaio, Hoepli

Costruzioni Metalliche Saldature


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Prova di duttilità trasversale


Se lo spessore del piatto da testare è superiore a 40 mm, il provino, di diametro pari a
10 mm, può essere ottenuto direttamente nello spessore del piatto.
Da: G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture
Sforzo di in acciaio, Hoepli
trazione

Direzione di laminazione del piatto


Testa di ancoraggio filettata
per consentire l’afferraggio
da parte della macchina di
prova.
Sforzo di
trazione

Si tratta di una prova a trazione, nella quale si verifica che, a rottura, risulti:

‫ܣ‬଴ െ ‫ܣ‬ con: ‫ܣ‬଴ ൌ area trasversale del provino


(contrazione laterale
൒ ͲǤʹ indeformato;
maggiore del 20%) ‫ܣ‬଴
‫ ܣ‬ൌ area della sezione trasversale a rottura.

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Difetti geometrici
Un’altra categoria di difetti sono quelli di natura geometrica, elencati qui di seguito.
- Eccesso di sovrametallo. Si ha quando viene depositato uno spessore eccessivo di
materiale di apporto. Questo può essere dannoso a causa delle possibili
discontinuità che vengono a crearsi, specialmente in particolari condizioni di servizio
(fatica, urti, basse temperature, che favoriscono le rotture fragili).
- Mancanza di penetrazione. Si ha quando rimangono zone in cui il materiale fuso non
è penetrato, facendo così perdere la completa continuità dell’unione saldata.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica


delle strutture in acciaio, Hoepli

- Disassamento dei lembi. È dovuto al montaggio imperfetto degli elementi da unire.


Produce una variazione della geometria del profilo e quindi delle eccentricità non
prese in conto in fase di progetto.

Da: C. Bernuzzi, Progetto e verifica


delle strutture in acciaio, Hoepli

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Prove sulle saldature


Comunque, la buona riuscita e la qualità delle unioni saldate deve essere verificata
mediante prove specifiche.
Tali prove possono essere distruttive, nel senso che si testa direttamente la resistenza e la
duttilità dell’unione, compromettendo però l’utilizzo del pezzo.
Più spesso, però, si ricorre a prove non distruttive, che non pregiudicano il funzionamento
statico dell’unione in esercizio e del pezzo realizzato.
Le prove sulle saldature sono regolate nella norma UNI EN 473.
Possono essere realizzate:
- In fase produttiva (si controlla la presenza di difetti prima dell’accettazione dei pezzi).
- In fase di ispezione (si controlla il degrado di un dettaglio della struttura in fase di
esercizio ՜ maggiore difficoltà di accesso e lavorazione).

Costruzioni Metalliche Saldature


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Prove non distruttive


Tra le prove non distruttive per le unioni saldate, la norma UNI EN 473 annovera:

- Ispezione visiva
- Liquidi penetranti Difetti superficiali o
- Polveri magnetiche sub-corticali

- Correnti indotte

- Radiografie
- Ultrasuoni Difetti interni
- Termografie

La norma NTC 2018 richiede, oltre all’indagine visiva, solo indagini superficiali (liquidi
penetranti, polveri magnetiche, correnti indotte) per saldature a parziale penetrazione o
a cordoni d’angolo. Vengono invece richieste anche indagini interne per saldature a
completa penetrazione.
Costruzioni Metalliche Saldature
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Ispezione visiva
L’ispezione visiva, sia ad occhio nudo che con l’ausilio di strumenti ottici (lenti, mini-
telecamere, boroscopi, etc.), consente di rilevare discontinuità superficiali, quali cricche,
corrosioni (che potrebbero accumularsi nella zona della saldatura per la presenza del
materiale di apporto) ed altri difetti. Fondamentale è l’uso corretto della luce.
Si possono avere:
- Esami visivi diretti, ove esiste la possibilità di accesso adeguato per l’ispezione, legata
alla distanza dalla saldatura da esaminare e all’angolazione della luce e dell’occhio
umano.
- Esami visivi remotizzati, quando non è possibile accedere direttamente alla zona da
ispezionare. In tal caso, la risoluzione degli strumenti dovrà essere almeno pari a
quella dell’occhio umano.

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Liquidi penetranti
Tali tecniche sono utilizzabili per discontinuità superficiali «aperte» e constano delle
seguenti fasi:
1. Il pezzo deve essere inizialmente accuratamente pulito superficialmente (per via
meccanica e/o chimica).
2. Viene applicato il liquido penetrante mediante nebulizzazione, spennellatura,
umettazione o immersione. Si tratta di un colorante (di solito rosso) visibile alla luce
bianca oppure di una tintura fluorescente visibile alla luce ultravioletta.
Il liquido penetra nella «fessura» per capillarità e non per gravità, e questo consente
di trattare superfici in posizioni disparate.
La tipologia e il tempo di applicazione del film liquido dipende dal liquido utilizzato
ma anche dal materiale da esaminare, dalle discontinuità da rilevare, dalla
temperatura di lavoro, etc.
3. Viene rimosso il liquido in eccesso (ovvero quello non penetrato nella discontinuità)
tramite opportuno lavaggio (acqua, solvente, emulsionificatore).
4. Si applica un rilevatore (detto anche «sviluppatore»), in polvere o liquido, che, una
volta disposto sulla superficie, estrae il liquido penetrante rimasto nella discontinuità
e ne mappa la posizione e l’entità.

Costruzioni Metalliche Saldature


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Liquidi penetranti
Questo metodo d’indagine presenta il vantaggio di essere economico, veloce e di facile
impiego.
Tuttavia, gli svantaggi sono:
- Non si può applicare su superfici rugose.
- Non rileva discontinuità troppo piccole (non consento l’ingresso del liquido
penetrante) o troppo grandi (non trattengono il liquido penetrante in fase di lavaggio).
- È necessaria una buona accessibilità alla zona da testare.
- C’è una certa discrezionalità nell’interpretazione dei risultati da parte dell’operatore.
- Il lavaggio costituisce un onere non trascurabile.

Costruzioni Metalliche Saldature


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Polveri magnetiche
In questo caso, si applica un campo magnetico nel materiale (che, ovviamente, è
ferromagnetico o comunque magnetizzabile) e se ne visualizza le linee di campo con
polvere di ferro (oppure tramite una sospensione in agente liquido).
La presenza di una discontinuità nel materiale in direzione perpendicolare al campo
produce una deviazione delle linee di campo, cosicché la configurazione delle polveri ne
fotografa la posizione, la forma e la dimensione.
Si tratta di un metodo molto semplice e veloce, però consente di rilevare solo difetti
prossimi alla superficie (sub-corticali): più le discontinuità sono piccole e più devono
essere vicine alla superficie per poter essere rilevate. Non è indispensabile un’operazione
preliminare di ripulitura superficiale ma ci sono difficoltà a rilevare difetti tondeggianti.
Altri limiti di questa tecnica sono:
- Necessità di accessibilità.
- Discrezionalità dell’operatore nell’interpretazione delle «fotografie».
- Necessità di smagnetizzare l’elemento ispezionato.

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Correnti indotte (o parassite)


Tramite una bobina soggetta a corrente alternata si induce un campo magnetico alternato
(campo primario), che produce correnti indotte (eddy currents o correnti di Foucault)
nella zona del materiale da ispezionare (secondo la legge di Faraday-Neumann-Lenz). Le
correnti indotte a loro volta generano un campo magnetico variabile (campo secondario).
I difetti, quali porosità, inclusioni e cricche, presentano una conduttività elettrica e
permeabilità magnetica diversa da quella del materiale e questo può essere rilevato dagli
strumenti (in particolare, con un voltmetro).
I vantaggi di questo tipo d’indagine sono:
- Si tratta di un’analisi molto semplice e immediata.
- Metodo senza contatto.
- Metodo adatto ad essere automatizzato.
Gli svantaggi, invece, sono:
- Possono essere rilevate solo discontinuità superficiali e sub-corticali.
- I risultati sono informazioni qualitative più che quantitative (è anche difficile stabilire la
natura della discontinuità).

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Tecniche radiografiche
Quello radiografico è stato uno dei primi metodi d’indagine non distruttiva ad essere
introdotto per le saldature a livello industriale.
Si utilizza un fascio di onde elettromagnetiche ad elevata frequenza e fortemente ionizzanti
(raggi X e raggi ߛ). Quando questo attraversa un corpo solido, viene assorbito in funzione
dello spessore e della densità del materiale. La porzione di fascio che passa attraverso il
materiale va ad impressionare una lastra fotografica posta dietro l’oggetto da esaminare.
Siccome le imperfezioni presentano un livello di assorbimento diverso rispetto al materiale
circostante, la proiezione prospettica del difetto apparirà come una macchia più scura o più
chiara nell’immagine radiografica (così come le imperfette penetrazioni del materiale di
apporto). In seguito, tecniche digitali consentono di ricostruire le dimensioni reali del difetto.
Tra i limiti di questa tecnica si possono annoverare:
- Difficoltà ad effettuare tali indagini in componenti strutturali poco accessibili.
- Le cricche, o difetti bidimensionali simili, possono non essere rilevate quando risultano
molto inclinate rispetto al fascio dei raggi.
- Possono essere esaminate solo porzioni di dimensioni limitate per ogni singola immagine.
- Il rispetto delle leggi sulla radioprotezione rende l’indagine piuttosto costosa.

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Ultrasuoni
Gli ultrasuoni sono onde sonore ad alta frequenza, che producono oscillazioni delle
molecole del materiale solido attraversato. In particolare, l’ostacolo in parte si lascia
attraversare dalle onde, in parte riflette e devia tali onde. La presenza di un difetto fa sì
che cambi la velocità di propagazione, nonché la modalità di riflessione e diffrazione. Le
onde passanti e/o riflesse possono essere rilevate e convertite in un segnale elettrico,
consentendo di rilevare gli «echi» dei difetti. Siccome i segnali rilevati vengono acquisiti
nel tempo, è anche possibile localizzare la posizione del difetto nello spessore (infatti,
gli ultrasuoni sono utilizzati anche per misure di spessore e di caratterizzazione dei
materiali).
Siccome gli ultrasuoni non si propagano in gas come l’aria ma solo in liquidi o solidi, si
distinguono:
- Tecniche per contatto (mediante un gel);
- Tecniche per immersione (accoppiamento acustico realizzato tramite l’acqua).

Costruzioni Metalliche Saldature


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Ultrasuoni
La metodologia dipenderà dalla geometria del dettaglio strutturale studiato, il tipo di
difetto da rilevare, nonché la velocità di ispezione richiesta.
Tra i limiti di questa tecnica possiamo annoverare:
- Difficoltà di analisi di pezzi con geometria complessa.
- Scarsa efficacia in caso di eccessiva rugosità della superficie di scansione nelle
ispezioni per contatto.
- Difficoltà nell’interpretazione dei risultati, che richiede una notevole professionalità
dell’operatore (e quindi costi elevati).

Costruzioni Metalliche Saldature


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Termografia
Il pezzo da ispezionare viene sollecitato termicamente (ovvero riscaldato per radiazione o
conduzione), dopodiché la distribuzione della temperatura viene rilevata mediante vernici
termosensibili (termografia a contatto) oppure telecamere termografiche (termografia
all’infrarosso).
I difetti, avendo conducibilità termica diversa rispetto al metallo che costituisce la saldatura,
appariranno come «anomalie» nella distribuzione della temperatura superficiale.
Con questa tecnica, difetti troppo piccoli oppure troppo profondi non risultano rilevabili.

Da: http://www.neverbeforeitalia.com/des/wp-
content/uploads/2014/03/controllo-e-analisi-dei-giunti-
saldati.pdf

Costruzioni Metalliche Saldature


LIBRI DI TESTO

- G. Ballio, F. M. Mazzolani, Strutture in Acciaio, terza edizione, Hoepli, 1988

- E. F. Radogna, Tecnica delle Costruzioni, Vol. 1: Fondamenti delle Costruzioni di Acciaio, Zanichelli, 1993

- C. Bernuzzi, Progetto e Verifica delle Strutture in Acciaio, seconda edizione, Hoepli, 2018

- G. Ballio, F. M. Mazzolani, C. Bernuzzi, R. Landolfo, Strutture di Acciaio – Teoria e Progetto, seconda


edizione, Hoepli, 2020

PRINCIPALI NORMATIVE

- Norme Tecniche per le Costruzioni, Decreto Ministeriale 17 gennaio 2018

- Circolare del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti 21 gennaio 2019 n.7, Istruzioni per
l’applicazione dell’Aggiornamento delle “Norme tecniche per le costruzioni” di cui al decreto ministeriale 17
gennaio 2018″

- Eurocodice 3 – Progettazione delle strutture in acciaio


UNI EN 1993-1-1:2014 Parte 1-1: Regole generali e regole per gli edifici
UNI EN 1993-1-8:2005 Parte 1-8: Progettazione dei collegamenti
UNI EN 1993-1-9:2005 Parte 1-9: Fatica
UNI EN 1993-1-10:2005 Parte 1-10: Resilienza del materiale e proprietà attraverso lo spessore

- Eurocodice 1 – Azioni sulle strutture


UNI EN 1991-3:2006 Parte 3: Azioni indotte da gru e da macchinari

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