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Con acciaio strutturale o acciaio da costruzione si indica il tipo di acciaio

utilizzato come materiale da costruzione nel campo dell'ingegneria civile e


adoperato per la realizzazione di:

costruzioni metalliche: travi reticolari, tralicci, utilizzato come elemento


strutturale portante;
opere in calcestruzzo armato ordinario: acciaio da armatura ordinaria o lenta;
opere in calcestruzzo armato precompresso: acciaio da carpenteria per la cosiddetta
"armatura lenta" ed acciaio da precompressione per cavi, barre, trefoli (pre-tesi e
post-tesi).
In particolare la resistenza meccanica, la duttilità, la fragilità, la resistenza
fisico-chimica e la durabilità dell'acciaio influenzano pesantemente lo specifico
settore di impiego ideale.
Produzione
Tra i prodotti siderurgici quelli principalmente utilizzati nelle costruzioni sono
i prodotti finiti laminati a caldo.

Classificazione in base alla composizione chimica


Al variare del contenuto di carbonio, nell'acciaio si modificano alcuni parametri
fisico - meccanici importanti.
Nello specifico, minore è il tasso di carbonio minore è la resistenza meccanica e
la fragilità mentre crescono la duttilità e la saldabilità del ferro.

In base al tasso di carbonio gli acciai si dividono in:

extra dolci: carbonio compreso tra lo 0,05% e lo 0,15%;


semidolci: carbonio compreso tra lo 0,15% e lo 0,25%
dolci: carbonio compreso tra lo 0,25% e lo 0,40%;
semiduri: carbonio tra lo 0,40% e lo 0,60%;
duri: carbonio tra lo 0,60% e lo 0,70%;
durissimi: carbonio tra lo 0,70% e lo 0,80%;
extraduri: carbonio tra lo 0,80% e lo 0,85%.
Gli acciai da carpenteria metallica di solito sono di tipo dolce perché così
l'acciaio ha la caratteristica di duttilità molto importante ad esempio nelle
strutture antisismiche. Nella lega ferro-carbonio si possono trovare elementi
chimici accessori, alcuni dei quali non voluti (ad esempio manganese, silicio)
altri invece aggiunti appositamente per modificare alcune proprietà (ad esempio il
cromo negli acciai inox e il rame in quelli Corten).
In base a quanto sopra, gli acciai si distinguono in:

acciai non legati sono acciai nel quale i tenori degli elementi di lega rientrano
nei limiti indicati dal prospetto I della UNI EN 10020:acciaio al carbonio, acciaio
nero[1].
acciai legati sono acciai per i quali almeno un limite indicato del suddetto
prospetto I viene superato.
Per convenzione gli acciai legati si suddividono in:

bassolegati: nessun elemento al di sopra del 5%: ad esempio acciaio Corten


altolegati: almeno un elemento di lega al di sopra del 5%.
Le UNI EN 10 020 indicano il tenore massimo degli elementi chimici di lega che
caratterizzano l'acciaio non legato, ad esempio:

manganese: 1,65%;
silicio: 0,50% ;
rame: 0,40%;
piombo: 0,40%;
cromo e nichel: 0,30%;
molibdeno: 0,08%;
tungsteno: 0,10%.
Designazione dell'acciaio strutturale
La norma UNI EN 10027-1 fissa i sistemi di designazione alfanumerica degli acciai.

La designazione in base all'impiego ed alle caratteristiche meccaniche o fisiche


(gruppo 1) prevede che l'acciaio strutturale sia definito con una sigla
alfanumerica la cui prima è:

B: per acciaio da utilizzare per le opere in calcestruzzo armato ordinario;


Y: per acciaio da utilizzare per le opere in calcestruzzo armato precompresso;
S: per acciaio da utilizzare per le carpenterie metalliche.
Successivamente viene riportato il valore della tensione di snervamento minima in
N/mm2 (MPa). Infine la sigla riporta altre lettere che individuano le
caratteristiche dell'acciaio, ad esempio per gli acciai da carpenteria può essere
riportato il valore di resilienza:

Temperatura [°C] min 27 J min 40 J


20 JR KR*
0 J0 K0*
-20 J2 K2
-30 J3* K3
-40 J4* K4
* Non usato
Pertanto una sigla S235JR indica un acciaio da carpenteria metallica con tensione
di snervamento di 235 N/mm2 e resilienza non inferiore a 27 J a 20 °C

Diagramma tensione - deformazione

Curva tensione-deformazione metalli duttili

Prova trazione: curva tensione-deformazione.


1: Vero limite elastico
2: Limite di proporzionalità
3: Limite elastico
4: Punto di snervamento
La differenza fra gli acciai duri e quelli duttili è evidenziata dai diagrammi σ-ε
di un provino sottoposto a prova di trazione.

Per un acciaio duttile, il primo tratto del diagramma è rettilineo, con legge σ = E
ε, e pertanto l'andamento del materiale è elastico lineare. Questo comportamento
vale fino al raggiungimento della tensione di proporzionalità σp.
Segue una fase elastica, ma non lineare (il diagramma si incurva), fino al
raggiungimento del limite di elasticità σe.
Oltre σe il materiale entra in una fase elasto-plastica fino al raggiungimento del
limite di snervamento σy. In questa fase lo scarico del provino comporta
l'insorgere di deformazioni permanenti.
Oltre il limite di snervamento il provino denuncia uno stato di instabilità
interna: si ha una fase plastica, caratterizzata da grandi deformazioni a tensioni
praticamente costanti e diagramma quasi orizzontale. La lunghezza di tale fase è
funzione della duttilità dell'acciaio. Alla fine della fase di snervamento, il
provino si stabilizza, e segue una nuova crescita delle tensioni (tratto crescente
del diagramma) fino a raggiungere il valore massimo σr.
In questa fase il materiale si incrudisce[2].
Dopo aver raggiunto σr il provino ha una strizione con decremento della tensione
(tratto decrescente del diagramma) fino alla rottura fisica del provino.
I valori σp, σe e σy sono molto vicini fra loro per cui normalmente si considera i
tre valori coincidenti e il comportamento elastico lineare fino al limite di
snervamento.
Per gli acciai duri, poiché il valore del modulo di Young è uguale per tutti gli
acciai, il tratto iniziale del diagramma è coincidente con quello degli acciai
duttili.
In questo caso il limite di snervamento è superiore.
Superato il limite di comportamento elastico, la fase plastica è molto corta o in
alcuni acciai praticamente assente.
Il provino raggiunge il valore di σr, superato il quale si rompe senza strizione.

Spesso nei diagrammi per acciai duri non è individuabile il limite di snervamento;
in questi casi si considera quel valore della tensione che allo scarico ha
provocato una determinata deformazione residua, ad esempio dello 0,2%. In questo
caso la tensione di snervamento viene indicata con σy,0,2.

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