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T> L’ESSENZA DELLE COSE

I protagonisti del Cratilo sono Socrate, Ermogene e Cratilo. Ermogene, fedele discepolo di
Socrate che compare anche nel Fedone, ritiene che i nomi si riducano a espressioni conven-
zionali, a qualcosa che si può modificare in qualunque momento (convenzionalismo lingui-

I TESTI
stico). Cratilo, filosofo eracliteo di cui Platone (come riferisce Aristotele nel primo libro della
Metafisica, 987a) è stato discepolo negli anni giovanili, afferma invece che ai nomi corrispon-
de la realtà delle cose (naturalismo linguistico). Nel dialogo, Socrate critica entrambi i suoi
interlocutori, lasciando intravedere la possibilità di una terza, originale via.
In questo brano, in particolare, Socrate discute con Ermogene, criticando il relativismo pro-
tagoreo.
SOCRATE – Orsù, allora, vediamo, o Ermogene, se anche gli enti a te pare che stiano così: la loro
2 essenza è relativa a ciascuno di noi individualmente, come diceva Protagora dicendo che «misura
di tutte le cose» è l’uomo, cosicché quali a me sembrino essere le cose, tali anche siano per me, e
4 quali a te, tali per te? o credi piuttosto ch’esse abbiano una loro fermezza nell’essere?
ERMOGENE – Già una volta, o Socrate, trovandomi nell’imbarazzo, proprio a questo mi lasciai
6 trarre, a quel che Protagora dice; ma non credo affatto che la cosa sia così.
SOCRATE – O come, a questo ti lasciasti trarre, sì da credere che addirittura non esista uomo cattivo?
8 ERMOGENE – Oh, no, certo; che anzi più volte codesto mi è capitato, di dover credere che uomini
in tutto malvagi ce ne siano, e numerosi assai.
10 SOCRATE – E del tutto buoni non hai mai creduto ce ne fossero?
ERMOGENE – Sì, ma pochissimi.
12 SOCRATE – Credevi in ogni modo che ce ne fossero.
ERMOGENE – Sì.
14 SOCRATE – Orbene, come intendi ciò? Forse così, che gli uomini del tutto buoni siano del tutto
assennati; gli uomini del tutto cattivi siano del tutto dissennati?
16 ERMOGENE – Così almeno mi pare.
SOCRATE – È possibile allora, se Protagora diceva il vero ed è questa la verità, che quali a ciascuno
18 sembrano le cose, tali anche sono, che alcuni di noi siano assennati, altri dissennati?
ERMOGENE – No certo.
20 SOCRATE – Anche questo, io credo, ammetterai sicuramente, che se v’è assennatezza e dissenna-
tezza, non è affatto possibile che Protagora dica il vero; perché nessun uomo in verità potrà esse-
22 re mai più assennato di un altro, se per ciascuno ciò solo ch’egli crede vero, è vero.
ERMOGENE – È così.
24 SOCRATE – Senonché, neppur seguendo Eutidemo, penso, a te sembra che per tutti tutte le cose
siano allo stesso modo, insieme e sempre; ché neppur così potrebbero essere gli uni buoni, gli
26 altri cattivi, se fossero allo stesso modo, per tutti e sempre, virtù e vizio.
ERMOGENE – Dici il vero.
28 SOCRATE – Se quindi né per tutti tutte le cose sono allo stesso modo insieme e sempre, né per
ciascuno in un suo modo particolare ogni cosa, è ben chiaro che codeste cose hanno in se stesse
30 una lor propria e stabile essenza, non dipendono da noi, né da noi sono tratte in su e in giù se-
condo la immaginazione nostra, bensì esistono per se stesse, senz’altro rapporto che con la loro
32 essenza, così come sono per natura.
ERMOGENE – Mi sembra, o Socrate, così.
(Platone, Cratilo, 385e - 386e, trad. it. di L. Minio-Paluello, Laterza, Roma-Bari 1971)

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Filosofia, Paravia 1
L’essenza delle cose

Analisi del testo


1-6 Socrate critica la posizione convenzionalistica di che Protagora dica il vero.
Ermogene mettendo in luce come, seguendo tale pro- 24-27 Neppure è sostenibile la posizione di Eutidemo
spettiva, l’essenza delle cose apparirebbe in un modo a (un sofista da cui prende il nome l’omonimo dialogo

I TESTI
me e in un modo a un altro, proprio come diceva Prota- platonico). Seguendo questa posizione, infatti, biso-
gora, del quale viene citato il famoso frammento se- gnerebbe dire che tutti gli esseri sono sempre nello
condo cui l’uomo è «misura di tutte le cose». stesso modo: ma in questo modo non potrebbero esse-
7-23 Seguendo la dottrina di Protagora, non è possi- re alcuni buoni, altri cattivi.
bile dire che un uomo sia più assennato di un altro, poi- 28-33 Dunque, se le cose non sono sempre nello stes-
ché se per ciascuno è vero ciò che egli crede vero, nes- so modo per tutti gli uomini, né ciascuna è in un modo
suno potrà essere più assennato di un altro. Ma particolare per ogni uomo, bisogna concludere che le
l’esperienza di ogni giorno ci mette di fronte a uomini cose hanno in se stesse una loro stabile essenza, senza
assennati e a uomini dissennati, quindi non è possibile alcun bisogno che siamo noi la loro misura.

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Filosofia, Paravia 2

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