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LEZIONE 14

FLUSSI
Termodinamica applicata e trasmissione del calore Corso di Laurea in Ingegneria Aerospaziale
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Flussi fondamentali
Getti e scie

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Getti
Flusso che fuoriesce da un orifizio in un ambiente esterno avente lo stesso (o diverso)
fluido a riposo.
Sezione circolare: diametro velocità uniforme di uscita
Regime laminare: , poco interessante perché range molto ridotto, difficilmente
riscontrabile nelle applicazioni
Regime turbolento: , configurazione tipica in cui ritroviamo i getti nella
principali applicazioni (profili di velocità mediati nel tempo )

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,
diminuisce con

semi-larghezza:
distanza (lungo )
per cui

Potential core: di forma conica con profilo di velocità uniforme al suo interno
Estensione in
Mixing layer: processi di mescolamento tra le due correnti (una del getto e se
esterna in quiete) processi diffusivi incentivati dal regime turbolento

Transition region: regione di raccordo che non presenta particolari caratteristiche

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Self-similar region. Gli andamenti di e seguono leggi di potenza

dove se il getto ha sezione circolare


Il getto evolve rallentando e allargandosi procedendo lungo . I profili di velocità normalizzati
rispetto alle scale caratteristiche di velocità e lunghezza, e , sono esprimibili attraverso
una funzione adimensionale, costante come forma lungo

Proprietà importanti (attraverso ogni sezione del getto)


1) La portata in massa aumenta lungo ( )

in direzione trasversale è maggiore del rallentamento

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2) Il flusso di quantità di moto (portata in massa per velocità) è costante lungo

Le particelle fluide vicino rallentano, quelle esterne accelerano bilanciamento tra


questi due meccanismi mantiene il flusso di quantità di moto costante lungo
3) Il flusso di energia cinetica diminuisce lungo

Per dissipazione turbolenta, una parte cinetica è trasformata in calore (fenomeno


irreversibile)

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Scie e correnti di mescolamento
La scia è un flusso complementare al getto meccanismi di mixing e scambio di quantità
di moto simili

,
aumenta con

distanza
per cui

Self-similar region

leggi analoghe alla (6.17).

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Profili di velocità normalizzati costanti come forma lungo

Proprietà importanti (attraverso la sezione della scia)


1) La portata in massa è definita a monte del corpo e dipende da Lungo a valle del corpo
aumenta fino a riportarsi al valore a monte (nel getto, a monte la portata è nulla)

2) La quantità di moto a valle del corpo rimane costante. Tra monte e valle la quantità di moto
è diversa, in quanto a valle la resistenza produce una variazione della quantità di moto.

3) cinetica diminuisce lungo per meccanismi simili a quanto avviene nel getto.

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Scia e getto sono esempi limite di mixing layers (correnti di mescolamento) più generali: due
correnti con proprietà differenti (p. es., velocità) che scorrono a contatto l'una con l'altra
Scia: la corrente interna (regione di fluido posteriore al corpo) ha velocità nulla.
Getto: la corrente esterna al getto ha velocità nulla.

Correnti libere di mescolamento (scia, getto, mixing layer, ) presentano un flesso nel profilo
di velocità che instabilizza il regime laminare ( max nel flesso elevato): transizione
a turbolenza avviene a bassi e tali flussi si presentano spesso in regime turbolento.

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Equazioni di bilancio
Massa, quantità di moto, energia

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Richiami di cinematica
Fluido come sistema continuo ( ). La particella fluida occupa una posizione che
dipende da e da (posizione iniziale):

Ad ogni corrisponde una e una sola e viceversa, funzione biunivoca. La funzione inversa
è

La velocità è funzione di

Ma essendo , possiamo anche scrivere .

Più in generale, sia una grandezza funzione di

dellaposizione
punzone Funzionedernas
avara iniziale
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Utilizziamo la convenzione (per la stessa grandezza)

coordinate Lagrangiane o materiali: seguiamo la particella che inizialmente era in


coordinate Euleriane: consideriamo la particella che in si trova in

Derivata materiale (attraverso la derivazione in catena)

E X.kz Xi derivarne
amass
Variazione temporale Termine convettivo
a punto fisso

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Equazioni di bilancio
Volume fluido iniziale , volume fluido è , è la superficie del volume

: normale
uscente da

Quantità di moto della massa


Massa contenuta in : contenuta in ( è la quantità
di moto per unità di volume)

, e sono rispettivamente energia


interna, entalpia ed entropia per unità di volume
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Forze che agiscono sul volume :
Forze di volume (campi esterni, es. gravitazionali):

Forze di interazione con fluido circostante (forze di superficie) o sforzi:

dove è lo sforzo (forza per unità di superficie) e rappresenta lo scambio di quantità di moto
per unità di tempo e superficie, mentre è la superficie del volume

dove è la normale uscente da e rappresenta gli sforzi viscosi di taglio.

Se il fluido è in quiete

cioè sono presenti solo gli sforzi di pressione normale al volume , mentre scompaiono gli
sforzi di taglio.

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Equazione di bilancio della massa (conservazione della massa)
La massa di un sistema materiale è costante

Equazione di bilancio della quantità di moto


La variazione della quantità di moto nel tempo è uguale alla somma delle forze agenti sul
sistema materiale

Equazione di bilancio (I principio della termodinamica)


La variazione di energia totale (interna e cinetica) è uguale alla somma della potenza delle
forze esterne (di volume e superficie) e dei flussi di calore agenti sul sistema materiale

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dove è il flusso di calore scambiato per unità di tempo e superficie e rappresenta il trasporto
di calore. Dato che per convenzione se uscente, rappresenta il termine di
potenza termica entrante nel volume

Per completare la descrizione, al sistema di equazioni (5)-(7) vanno aggiunte


Le equazioni di stato, che esprimono p. es.
Le equazioni costitutive che specificano i termini di sforzi viscosi di taglio, , e di flusso di
calore, , in funzione rispettivamente dei gradienti di velocità e temperatura.

Le equazioni (5)-(7) sono integro-differenziali. Da queste, si possono dedurre le equazioni


differenziali per il moto dei fluidi

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Moto unidimensionale
Unica componente di velocità diretta lungo
Tutte le grandezze fisiche funzione di
Volume iniziale cilindrico e area
Volume al tempo , stessa area (costante) ma

Le equazioni (5)-(7) diventano:

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Lo sforzo viscoso di taglio è nullo nel moto 1D: . Questo perché ha al suo
interno gradienti di taglio (tipo , , ) mentre qui

Considerando uno scalare e un vettore


Teorema di Gauss Teorema
(o della divergenza) gradiente

Il teorema del gradiente è un corollario del teorema di Gauss, valido quando il campo è
scalare .
Usando il teorema del gradiente per , eq. (6) diventa:

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Infine, proiettando eq. di bilancio per (7) lungo :

Utilizzando di nuovo il teorema del gradiente e ricordando , eq. (7) diventa

Essendo , possiamo eliminarla e sviluppare i gradienti ( ). Le equazioni di


bilancio diventano:

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Le equazioni (8), (11), (12) sono ancora integro-differenziali.


In particolare, tutti gli integrali coinvolgono estremi di integrazione variabili nel tempo.

Questo aspetto è delicato per i primi membri dove derivata

può essere portato dentro integrale attraverso un opportuno cambiamento di


variabili e un operatore di deformazione locale

Teorema del trasporto (Reynolds)


Nel caso unidimensionale, dato un generico scalare

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Equazioni di bilancio: massa, quantità di moto ed energia

1 Richiami di cinematica
Da un punto di vista macroscopico, ovvero per numeri di Knudsen Kn = `/L ⌧ 1, il fluido
ci appare come un continuo che occupa tutto lo spazio, ad ogni punto del quale associamo
una densità di massa, una velocità, un’energia interna, ecc., definite come medie statistiche
delle corrispondenti grandezze sulle molecole che costituiscono il fluido. Nel momento in cui
vediamo il fluido come un sistema continuo, abbiamo a che fare con un sistema di infiniti “punti
materiali” ciascuno del quali è dotato di una densità ⇢, una velocità u, un’energia interna per
unità di massa e, etc.
In linea di principio ogni “punto” del fluido si muove occupando all’istante t una posizione
x nello spazio. La posizione all’istante t dipenderà, oltre che dal tempo, dalla posizione iniziale
x0 dello stesso “punto materiale”, in formule

x = x(t, x0 ). (1)

al variare di x0 nel volume inizialmente occupato dal fluido abbiamo la posizione al variare del
tempo di tutte le “particelle” di fluido. Definiamo la velocità come usuale — la derivata della
posizione di uno stesso “punto materiale” rispetto al tempo:
@
u(t, x0 ) = x(t, x0 ) (2)
@t
(si è usata la derivata parziale e non la derivata totale in quanto x dipende anche da x0 ), ed
analogamente l’accelerazione. Iniziamo con alcune considerazioni preliminari. È abbastanza
intuitivo che, ad ogni posizione iniziale x0 corrisponderà, all’istante t, una sola posizione x.
Analogamente, ammettiamo che ogni punto x all’interno del volume occupato dal fluido derivi
da un’unica posizione iniziale x0 , ovvero sia la posizione di un’unica “particella”. In altre parole,
ammettiamo che x = x(t, x0 ) sia una funzione invertibile di x0 8t. Indichiamo con x0 = x0 (t, x)
la sua inversa. Ad ogni x0 corrisponde una stessa “particella” di fluido. Se la funzione x(t, x0 )
indicava la posizione all’istante t della “particella” che inizialmente si trovava in x0 , la sua
inversa x0 (t, x) indica la posizione iniziale della particella che all’istante t si trova nel punto
dello spazio x.
Osserviamo che la velocità, cosı̀ come è stata definita in (2), è una funzione di (t, x0 ).
Tuttavia, possiamo esprimere x0 in funzione di x ottenendo la velocità in funzione di (t, x) e
naturalmente anche il contrario, ovvero se abbiamo una qualunque grandezza f espressa come
funzione di (t, x), possiamo esprimerla in termini di (t, x0 ):

f (t, x) = f (t, x(t, x0 )) = f˜(t, x0 ).

Per facilità di notazione indichiamo con una tilde (“⇠ ”) una grandezza vista come funzione
di (t, x0 ) e senza nessun segno diacritico la stessa grandezza vista come funzione di (t, x).
Ovviamente, data la (1), si ha
f˜(t, x0 ) = f (t, x) (3)
I due modi di rappresentare la stessa grandezza esprimono “due punti di vista” diversi: per
esempio, ⇢˜(t, x0 ) ci fornisce la densità all’istante t della “particella” x0 (ovunque si trovi in
quell’istante), mentre ⇢(t, x) ci fornisce la densità nel punto x all’istante t (indipendentemente
da quale “particella” stia occupando quel punto dello spazio in quel dato istante). Per questo
motivo (t, x0 ) sono dette coordinate materiali o lagrangiane mentre (t, x) sono dette coordinate
spaziali o euleriane.

1
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Figura 1: Schema cinematico

1.1 La derivata materiale


Se è indi↵erente rappresentare una stessa grandezza in coordinate materiali o spaziali, bisogna
operare una certa cautela nel momento in cui si deriva la grandezza. Immaginiamo di voler
valutare come varia la grandezza f seguendo il moto di una “particella”: deriviamo nel tempo
la (3), tenendo conto che x e x0 sono legate dalle (1):
@ f˜ @
= f (t, x(t, x0 ))
@t @t
3
@f X @f @
= + xi (t, x0 )
@t i=1
@xi @t
3
@f X @f
= + ui
@t i=1
@xi
@f Df
= + u · rf = . (4)
@t Dt
Questa derivata Df /Dt è detta “derivata materiale” (perché si sta seguendo lo stesso “punto
materiale”). In coordinate materiali è semplicemente la derivata parziale nel tempo (in quanto
tale derivata corrisponde a tenere x0 , e quindi la “particella”, fissata) ma in coordinate spaziali
è composta da due parti: la derivata parziale nel tempo più il prodotto scalare tra il gradiente
della grandezza e la velocità. Infatti, in coordinate spaziali, @f /@t fornisce solo la variazione
locale di f in uno stesso punto x dello spazio, mentre il secondo contributo (detto parte con-
vettiva) fornisce quella parte della variazione di f vista da una “particella” dovuta al fatto che,
muovendosi, raggiunge punti diversi in cui f ha valori diversi.

2 Le equazioni di bilancio
2.1 Quantità di moto, forze di volume e superficie
Consideriamo una data massa di fluido, che inizialmente occupa un volume V0 . Indichiamo con
Vt il volume occupato all’istante t dalla stessa massa di fluido (si ritorna allo schema concettuale
di figura 1). La massa contenuta in un volume Vt è espressa tramite la densità
Z
m= ⇢ dV ;
Vt

la quantità di moto per unità di volume è ⇢u, sicché la quantità di moto della massa di fluido
contenuta in un volume Vt è Z
⇢udV.
Vt
Analogamente, energia, entalpia ed entropia per unità di volume sono rispettivamente ⇢e, ⇢h e
⇢s, per cui Z Z Z
E= ⇢e dV, H = ⇢h dV, S = ⇢s dV.
Vt Vt Vt

2
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e cosı̀ via per ogni altra grandezza.


Valutiamo le forze che agiscono sulla massa di fluido. Abbiamo innanzitutto “forze di volu-
me” dovute all’azione di campi esterni (come il peso), che, detta g la forza per unità di massa
(il campo gravitazionale), hanno una risultante pari a
Z
⇢g dV,
Vt

cui vanno aggiunte le forze risultanti dall’interazione col fluido circostante. Dal momento che
queste sono dovute agli scambi di quantità di moto a livello molecolare che avvengono su distanze
dell’ordine del libero cammino medio `, che è molto più piccolo delle scale macroscopiche su cui
avviene il moto, ` ⌧ L, possiamo considerare l’interazione limitata alla superficie esterna del
volume Vt . Detta allora ⌧ la forza per unità di superficie, la risultante è
Z
⌧d
@Vt

(si ricorda che con @Vt si indica la frontiera del volume Vt ); ⌧ , che è detto sforzo, rappresenta
lo scambio di quantità di moto per unità di tempo e di superficie tra il fluido nel volume Vt ed
il fluido esterno. In un fluido in quiete è pari a pn dove n è la normale uscente a Vt . Se il
fluido è in moto, con velocità non uniforme nello spazio, oltre agli sforzi di pressione bisogna
aggiungere gli “sforzi viscosi”, per cui scriviamo1

⌧ = pn + ⌧ (v) .

2.2 Le equazioni di bilancio


Siamo adesso in grado di scrivere le equazioni che descrivono il moto del fluido.

Conservazione della massa: la massa di un sistema materiale è costante


Z
d
⇢dV = 0 (5)
dt Vt

Quantità di moto (legge di Newton): la derivata nel tempo della quantità di moto di un sistema
materiale è uguale alle somma delle forze esterne agenti sul sistema.
Z Z Z
d
⇢u dV = ( pn + ⌧ (v) )d + ⇢g dV (6)
dt Vt @Vt Vt

Energia (1 principio della termodinamica): la derivata nel tempo dell’energia totale (energia
interna ed energia cinetica) è uguale alla somma della potenza delle forze esterne ed ai flussi di
calore
Z Z Z Z
d 1
⇢(e + u2 )dV = ( pn + ⌧ (v) ) · ud + ⇢g · udV q̇ · nd , (7)
dt Vt 2 @Vt Vt @Vt

dove l’ultimo integrale rappresenta la potenza termica, mentre q̇ è il flusso di calore scambiato
per unità di tempo e di superficie (spiegazione del segno “ ”: se il vettore q̇ è diretto nella
direzione in cui viene trasportato il calore, la componente di q̇ entrante è data dal prodotto
scalare di q̇ col versore normale entrante, quindi q̇ · ( n)).
Queste equazioni vanno completate con l’equazione di stato, che specifica p in funzione di ⇢
e T (e con l’espressione dell’energia interna), e con le equazioni costitutive, che specificano
gli sforzi (viscosi) ed i flussi di calore in funzione dei gradienti di velocità e temperatura. In
pratica, utilizzando l’equazione di stato, ogni “punto” del sistema è considerato come un sistema
termodinamico in equilibrio, anche se punti diversi possono avere uno stato diverso. Dalle
equazioni (5), (6) e (7) si possono dedurre le equazioni di↵erenziali per il moto di un fluido2 .
1 Per semplicità, omettiamo il teorema di Cauchy e la trattazione generale degli sforzi in un fluido, che sarà

trattata in maniera esaustiva nel corso di Aerodinamica.


2 O in generale di un qualunque sistema sistema rappresentabile come un continuo. La di↵erenza tra un fluido,

gas o liquido, ed un solido è nelle equazioni di stato e nelle equazioni costitutive.

3
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3 Moto unidimensionale
Consideriamo un moto unidimensionale, in cui la velocità è diretta solo lungo l’asse x, u = uex e
tutte le grandezze sono solo funzioni di (x, t) (e non delle altre coordinate). Consideriamo come
volume iniziale V0 un volume “cilindrico” con x01  x0  x02 con una base di area A nelle altre
due direzioni3 . All’istante t il fluido inizialmente in V0 occuperà un volume Vt che in direzione
x si estende per x1  x  x2 (mentre rimane inalterata l’estensione nelle altre direzioni). Le
equazioni (5–7) si riducono a (consideriamo solo la proiezione lungo x della quantità di moto e
ricordiamo che ⌧ (v) = 0 per il moto monodimensionale)
Z
d x2
⇢Adx = 0, (8)
dt x1
Z Z Z x2
d x2
⇢uAdx = rpdV + ⇢gx Adx (9)
dt x1 V x1
Z x2 Z t
d 1
⇢(e + u2 )Adx = r(pu)dV,
dt x1 2 Vt
Z x2 Z
+ ⇢gx uAdx rq̇x dV, (10)
x1 Vt

dove abbiamo utilizzato il teorema del Gradiente (corollario del teorema di Gauss) per i termini
di flusso, trasformandoli da integrali di superficie in integrali di volume. Dal momento che A è
costante, possiamo dividere tutte le equazioni per A
Z
d x2
⇢dx = 0,
dt x1
Z x2 Z x2 Z x2
d @p
⇢udx = dx + ⇢gx dx (11)
dt x1 x1 @x x1
Z Z x2 Z x2 Z x2
d x2 1 @ @ q̇x
⇢(e + u2 )dx = (pu)dx + ⇢gx udx dx. (12)
dt x1 2 x1 @x x1 x1 @x

3.1 Il teorema del trasporto (o di Reynolds)


La difficoltà nell’ottenere delle equazioni di↵erenziali che descrivono il moto (unidimensionale)
risiede nel primo membro delle equazioni (8–12) in quanto gli estremi d’integrazione variano
nel tempo. Possiamo superare questo problema eseguendo una cambiamento di variabili che ci
conduca ad un integrale su un intervallo che non varia nel tempo. Il cambiamento di variabili
“naturale” è x = x(t, x0 ) dal momento che la relazione tra le posizioni iniziali x0 e le posizioni x
all’istante t è invertibile (per ipotesi). Dal momento che tutti i primi membri di queste equazioni
hanno la medesima struttura, valutiamo in generale la derivata
Z
d x2
f (t, x)dx, (13)
dt x1
dove x1 = x(t, x01 ) e x2 = x(t, x02 ). Se operiamo la trasformazione di coordinate x = x(t, x0 ),
detto4
@x(t, x0 )
J= ,
@x0
l’integrale in (13) diviene (dx = Jdx0 )
Z x2 Z x02 Z x02
f (t, x)dx = f (t, x(t, x0 ))Jdx0 = f˜(t, x0 )Jdx0 .
x1 x01 x01
3 L’area A è, a questo punto, del tutto irrilevante, dal momento che il sistema si deve estendere illimitatamente
nelle altre direzioni in modo da avere velocità, densità, pressione ecc. indipendenti da y e z. È un utile artificio
per avere, nel volume considerato, massa, quantità di moto ed energia finite.
4 Si osservi che J fisicamente rappresenta la deformazione locale (stiramento/compressione) del volume di

fluido in direzione x (non abbiamo moto nelle altre direzioni): la lunghezza del segmento (x1 , x2 ) è
Z x2 Z x02
|x2 x1 | = dx = Jdx0
x1 x01
ed è uguale alla lunghezza iniziale solo se J ⌘ 1. Se J > 1 la lunghezza è aumentata, se J < 1 è diminuita.

4
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Dal momento che gli estremi di integrazione non dipendono più dal tempo, possiamo portare la
derivata rispetto al tempo dentro il segno d’integrale, per cui otteniamo
Z Z
d x2 d x02 ˜
f (t, x)dx = f (t, x0 )Jdx0
dt x1 dt x01
Z x02
@ ˜
= (f (t, x0 )J)dx0
x01 @t
Z x02 !
@ f˜ @J
= J + f˜ dx0 .
x01 @t @t

Rimane da calcolare @J/@x0 :

@J @ @x @ @x @ ũ @u @x @u
= = = = = J,
@t @t @x0 @x0 @t @x0 @x @x0 @x
sicché otteniamo
Z Z !
d x2 x02
@ f˜ ˜@u
f (t, x)dx = +f Jdx0
dt x1 x01 @t @x
Z !
x2
@ f˜ ˜@u
= +f dx. (14)
x1 @t @x

(si noti che nell’ultimo passaggio abbiamo eseguito il cambio di variabili inverso, riportandoci
ad un integrale rispetto ad x). Quest’ultima espressione si può riscrivere in modo più comodo
sfruttando l’equazione (4) che esprime la derivata materiale:
Z Z x2 ✓ ◆ Z x2 ✓ ◆
d x2 @f @f @u @f @
f (t, x)dx = +u +f dx = + (f u) dx. (15)
dt x1 x1 @t @x @x x1 @t @x

3.2 Le equazioni di bilancio


Utilizziamo adesso l’equazione (15) per esprimere il primo membro delle equazioni (8, 11, 12).
Iniziamo dall’equazione di bilancio della massa (8), che diventa
Z x2 ✓ ◆
@⇢ @
+ (⇢u) dx = 0
x1 @t @x

Affinchè questa condizione sia verificata in tutto il dominio, l’integrando deve essere identica-
mente nullo5 . Otteniamo quindi l’equazione di↵erenziale
@⇢ @
+ (⇢u) = 0 (16)
@t @x
Questa equazione, che esprime in forma locale il principio di conservazione della massa, è anche
detta equazione di continuità. Si può scrivere anche diversamente, svolgendo la derivata del
prodotto:
@⇢ @⇢ @u
+u +⇢ = 0,
@t @x @x
ovvero ✓ ◆
1 @⇢ @⇢ @u
+u = .
⇢ @t @x @x
Ricordando la formula della derivata materiale in coordinate euleriane (4), a primo membro tra
parentesi abbiamo la derivata della densità di una stessa “particella” di fluido, (D⇢/Dt), divisa
per la sua densità, ⇢. Il primo membro è quindi la variazione relativa di densità nel tempo.
Se la densità aumenta allora @u/@x < 0, ma questo vuol dire che i volumi si contraggono (ed
5 Nell’ipotesi, implicita, che l’integrando sia una funzione continua.

5
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analogamente, se la densità diminuisce il volume aumenta). Infatti, la derivata nel tempo del
volume occupato dalla stessa massa di fluido (f = 1 in (15)) è
Z Z
d @u
dV = dV.
dt Vt Vt @x

Possiamo adesso considerare l’equazione di bilancio della quantità di moto. Utilizzando (15)
per il primo membro di (11) otteniamo (f = ⇢u)
Z x2 ✓ ◆ Z x2 Z x2
@ @ 2 @p
(⇢u) + (⇢u ) dx = dx + ⇢gx dx,
x1 @t @x x1 @x x1

che, analogamente a quanto visto per il bilancio di massa, deve valere 8x1 , x2 . Mettendo tutto
sotto un unico segno d’integrale ed annullando l’integrando si ottiene l’equazione di↵erenziale
@ @ @p
(⇢u) + (⇢u2 ) = + ⇢gx , (17)
@t @x @x
che è detta anche equazione di bilancio della quantità di moto. Si può riscrivere il primo membro
evidenziando l’accelerazione delle particelle di fluido. Svolgendo le derivate dei prodotti si ha
✓ ◆ ✓ ◆
@ @ 2 @⇢ @(⇢u) @u @u
(⇢u) + (⇢u ) = u + +⇢ +u ,
@t @x @t @x @t @x

ma il primo addendo a secondo membro è nullo per l’equazione di continuità (16), quindi
l’equazione (17) si può riscrivere come
✓ ◆
@u @u @p
⇢ +u = + ⇢gx , (18)
@t @x @x

A primo membro abbiamo la densità moltiplicata per l’accelerazione di ogni “particella” di


fluido, Du/Dt. A secondo membro abbiamo la somma delle forze per unità di volume, che
in questo modo unidimensionale si riducono alla componente in direzione x del gradiente di
pressione ed delle forze esterne di volume (gravità).
Rimane adesso da valutare l’equazione per l’energia totale, che utilizzando sempre la (15)
per semplificare il primo membro, diventa
Z x2  ✓ ◆ ✓ ◆ Z x2 Z x2 Z x2
@ 1 2 @ 1 2 @ @ q̇x
⇢(e + u ) + ⇢(e + u )u dx = (pu)dx+ ⇢gx udx dx,
x1 @t 2 @x 2 x1 @x x1 x1 @x

che, estendendola al dominio completo, conduce all’equazione di↵erenziale


✓ ◆ ✓ ◆
@ 1 2 @ 1 2 @ @ q̇x
⇢(e + u ) + ⇢(e + u )u = (pu) + ⇢gx u , (19)
@t 2 @x 2 @x @x

che è detta equazione di bilancio dell’energia totale. Il primo membro può essere riscritto
sfruttando l’equazione di continuità (16) in modo del tutto analogo a quanto fatto per passare
da (17) a (18):
✓ ✓ ◆ ✓ ◆◆
@ 1 2 @ 1 2 @ @ q̇x
⇢ e+ u +u e+ u = (pu) + ⇢gx u , (20)
@t 2 @x 2 @x @x

Osserviamo che tutti i termini di questa equazione hanno le dimensioni di una potenza (ener-
gia/tempo) per unità di volume. Questa equazione contiene a primo membro l’energia totale,
somma dell’energia interna e dell’energia cinetica (del moto a livello “macroscopico), quest’ul-
tima pari a u2 /2 per unità di massa. Tuttavia le informazioni sull’energia cinetica sono già
contenute nell’equazione di bilancio della quantità di moto (18). Moltiplicando infatti per u
abbiamo l’equazione di bilancio per l’energia cinemica (basta osservare che u@x u = @x (u2/2))
✓ ✓ 2◆ ✓ ◆◆
@ u @ u2 @p
⇢ +u = u + ⇢gx u.
@t 2 @x 2 @x

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A primo membro abbiamo la derivata materiale dell’energia cinetica, il secondo membro è legato
alla potenza delle forze esterne. Possiamo sottrarre membro a membro questa equazione da (20)
ottenendo ✓ ◆
@e @e @u @ q̇x
⇢ +u = p , (21)
@t @x @x @x
che è detta equazione di bilancio dell’energia interna. Questa equazione non è altro che il
primo principio della termodinamica (de = dq pdv per un dato sistema materiale). Infatti, se
dividiamo per la densità ed osserviamo che @x u = (@t ⇢ + u@x ⇢)/⇢, abbiamo
✓ ◆
@e @e p @⇢ @⇢ 1 @ q̇x
+u = 2 +u .
@t @x ⇢ @t @x ⇢ @x

Tuttavia, essendo v = 1/⇢,


✓ ◆
@v @v 1 @⇢ @⇢
+u = +u ,
@t @x ⇢2 @t @x

cosicché la (21) può essere riscritta come


✓ ◆
@e @e @v @v 1 @ q̇x
+u = p +u .
@t @x @t @x ⇢ @x

Il primo membro è la derivata materiale dell’energia interna, De/Dt, a secondo membro ab-
biamo la somma di pDv/Dt (lavoro di compressione/dilatazione per unità di tempo) e di
(@ q̇x /@x)/⇢, che è il calore scambiato per conduzione per unità di massa e di tempo. Da
queste ultime due equazioni è quindi possibile vedere che, per un gas perfetto, in assenza di
processi di↵usivi si ha ✓ ◆✓ ◆
@ @ p
+u = 0,
@t @x ⇢
ovvero in un processo adiabatico ideale p/⇢ rimane costante per ogni “particella” di fluido.

3.3 L’entalpia
L’entalpia per unità di massa è h = e + p/⇢. Vediamo come si scrive il bilancio energeti-
co in termini di entalpia. Riprendiamo l’equazione di bilancio dell’energia nel caso di moto
unidimensionale (20), che riportiamo qui per comodità di lettura,
✓ ✓ ◆ ✓ ◆◆
@ 1 2 @ 1 2 @ @ q̇x
⇢ e+ u +u e+ u = (pu) + ⇢gx u ,
@t 2 @x 2 @x @x

Svolgiamo la derivata del prodotto pu ed utilizziamo l’equazione di continuità:


@ @p @u @p p D⇢
(pu) = u +p =u .
@x @x @x @x ⇢ Dt
Osserviamo che ✓ ◆
D p p D⇢ 1 Dp
= + ,
Dt ⇢ ⇢2 Dt ⇢ Dt
sicché ✓ ◆
p D⇢ D p Dp
= ⇢ + ,
⇢ Dt Dt ⇢ Dt
e quindi ✓ ◆ ✓ ◆
@ @p D p Dp D p @p
(pu) = u ⇢ + = ⇢ + .
@x @x Dt ⇢ Dt Dt ⇢ @t
Sostituendo nell’equazione di bilancio dell’energia totale si ottiene quindi
✓ ✓ ◆ ✓ ◆◆
@ 1 2 @ 1 2 @p @ q̇x
⇢ h+ u +u h+ u = + ⇢gx u . (22)
@t 2 @x 2 @t @x

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Nota: se consideriamo un flusso stazionario, questa equazione si riduce a


✓ ◆
@ 1 @ q̇x
⇢u h + u2 = ⇢gx u ,
@x 2 @x

dove ⇢u si può portare dentro il segno di integrale poiché è indipendente da x (dall’equazione di


continuità). Quindi, integrando lungo x, si ottiene che la variazione del flusso di entalpia totale
⇢u(h + u2 /2) è pari alla somma del lavoro delle forze esterne di volume (trascurabile per gas e
vapori) e del calore scambiato.

Possiamo ricavare un’equazione per la sola entalpia sottraendo a (22) l’energia cinetica de-
dotta dall’equazione di bilancio della quantità di moto, oppure ripetendo gli stessi passi ma
partendo dall’equazione per la sola energia interna (21). In entrambi i casi si ottiene
✓ ◆ ✓ ◆
@h @h @p @p @ q̇x
⇢ +u = +u . (23)
@t @x @t @x @x

(che, dividendo per ⇢, si può confrontare con dh = vdp + dq).

Sinossi delle equazioni di bilancio


In sintesi, abbiamo ricavato le seguenti equazioni dai bilanci di massa, quantità di moto ed
energia per un flusso unidimensionale:

@⇢ @
+ (⇢u) = 0,
✓@t @x ◆
@u @u @p
⇢ +u = + ⇢gx ,
@t @x @x
✓ ◆
@e @e @u @ q̇x
⇢ +u = p ,
@t @x @x @x

l’ultima equazione può essere sostituita dall’equazione per l’entalpia (22) o (23), oppure dal-
l’equazione di bilancio dell’energia totale, (20). A queste equazioni vanno aggiunte l’equazione
di stato e l’equazione costitutiva (qui semplicemente la legge di Fourier per qx in funzione del
gradiente della temperatura).

4 La propagazione del suono


Valutiamo la propagazione di piccoli disturbi in un gas in quiete: consideriamo un moto
unidimensionale e sia dunque
8
>
<⇢(x, t) = ⇢0 + ⇢ˆ(x, t),
u(x, t) = û(x, t),
>
:
p(x, t) = p0 + p̂(x, t),

dove ⇢0 e p0 sono la densità e la pressione del gas in quiete (costanti nel tempo e nello spazio),
u0 = 0 in quanto il gas è in quiete, mentre ⇢ˆ, û e p̂ sono i termini di perturbazione di densità,
velocità e pressione. Consideriamo piccoli disturbi, per cui ⇢ˆ ⌧ ⇢0 e p̂ ⌧ p0 . Sostituiamo nelle
equazioni del moto (16) e (18), conservando solo i termini lineari nel disturbo (trascuriamo i
termini quadratici o di ordine superiore). Pressione e densità (e temperatura) sono legate tra
di loro dall’equazione di stato. In assenza di processi di↵usivi il flusso è isoentropico, quindi,
esprimendo p = p(⇢, s) ed utilizzando uno sviluppo di Taylor (fino al primo ordine), abbiamo

@p
p̂ = p p0 = ⇢ + · · · ' c20 ⇢ˆ
(⇢0 , s0 )ˆ
@⇢

8
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avendo indicato c20 = @p/@⇢(⇢0 , s0 ), dove c è la velocità di propagazione del suono. Otteniamo
cosı̀
@ ⇢ˆ @ û
+ ⇢0 = 0, (24)
@t @x
@ û @ ⇢ˆ
⇢0 + c20 = 0. (25)
@t @x
Derivando la prima equazione rispetto a t, la seconda rispetto ad x e sottraendo membro a
membro abbiamo
@ 2 ⇢ˆ 2
2@ ⇢ ˆ
2
c 0 = 0,
@t @x2
mentre derivando la prima rispetto ad x dopo averla moltiplicata per c20 , derivando la seconda
rispetto a t e sottraendo di nuovo membro a membro, si ottiene

@ 2 û @ 2 û
c20 = 0, (26)
@t2 @x2
che rappresenta l’equazione delle onde o equazione di d’Alembert nel caso di moto unidimensio-
nale. La stessa equazione si ha anche per p̂ sfruttando la linearità della relazione tra p̂ e ⇢ˆ. Per
un gas, dal momento che in una trasformazione isoentropica p/⇢ = cost, si ha @p/@⇢ = p/⇢,
pertanto
@p p R
c2 = (⇢, s) = = T.
@⇢ ⇢ M
La velocità di propagazione del suono, c, in un gas perfetto dipende quindi solo dalla tempera-
tura.

Osservazione: la deduzione della velocità del suono non è limitata ad un gas, ma vale per qua-
lunque fluido, solo cambia l’espressione finale perché sarà diversa la dipendenza della pressione
dalla densità. La velocità del suono, essendo funzione solo di altre variabili di stato, è essa
stessa una variabile di stato.

Soluzione dell’equazione di d’Alembert


Risolviamo l’equazione di d’Alembert (26): operiamo il cambiamento di variabili
1
x= (⇠ + ⌘), (27)
2
1
c0 t = (⇠ ⌘), (28)
2
la cui trasformazione inversa è

⇠=x c0 t, (29)
⌘ = x + c0 t, (30)

Nelle nuove variabili l’equazione di d’Alembert diviene

@ 2 ⇢ˆ
= 0.
@⇠@⌘
Integrando rispetto a ⇠ si ha
@ ⇢ˆ
= a(⌘),
@⌘
ed integrando quindi rispetto ad ⌘ otteniamo infine

⇢ˆ = f (⌘) + g(⇠),

avendo indicato con f (⌘) una primitiva di a(⌘). Nelle variabili originali

⇢ˆ(t, x) = f (x c0 t) + g(x + c0 t), (31)

9
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la soluzione generale è quindi la somma di una funzione di x c0 t (onda che si propaga verso
destra) e di una funzione di x + c0 t (onda che si propaga verso sinistra). Le funzioni f e g
sono determinate dalle condizioni iniziali e dalle condizioni al contorno. Per fissare le idee,
ammettiamo di conoscere posizione e densità iniziale, ovvero
⇢ˆ(0, x) = '(x) 8x,
û(0, x) = (x) 8x,
dove le funzioni '(x) e (x) sono definite in ( 1, 1) e tendono a zero per |x| ! 1 (abbastanza
velocemente in modo da avere un disturbo con una massa ed un’energia finita). Quest’ultima
condizione, utilizzando la (24), corrisponde ad imporre una condizione iniziale sulla derivata
temporale della densità,
@ ⇢ˆ
(0, x) = ⇢0 0 (x).
@t
Utilizziamo adesso la soluzione generale (31) e cerchiamo f e g tali da soddisfare le condizioni
iniziali: per t = 0 deve essere
f (x) + g(x) = '(x),
c0 ( f (x) + g 0 (x)) =
0
⇢0 0
(x).
Derivando la prima di queste due relazioni, f 0 (x) + g 0 (x) = '0 (x), dividendo la seconda per c0
ed infine sommandole, si ha
✓ ◆
0 1 0 ⇢0 0
g (x) = ' (x) (x) .
2 c0
Integrando abbiamo ✓ ◆
1 ⇢0
g(x) = '(x) (x) .
2 c0
Se invece le sottraiamo abbiamo
✓ ◆
1 ⇢0
f 0 (x) = '0 (x) + 0
(x) ,
2 c0
che integrata ci dà ✓ ◆
1 ⇢0
f (x) = '(x) + (x) .
2 c0
La soluzione è dunque
1 ⇢0
⇢ˆ(t, x) = ('(x c0 t) + '(x + c0 t)) + ( (x c0 t) (x + c0 t)) ,
2 2c0
ed analogamente si ottiene la soluzione per i disturbi di velocità e pressione û e p̂. Per la
pressione basta osservare che p̂ = c20 ⇢ˆ, mentre per ottenere la soluzione per il disturbo di
velocità è sufficiente sostituire la soluzione appena trovata in (24) oppure in (25) ed integrare.

5 Moto quasi unidimensionale in un condotto


Una semplice estensione delle equazioni di bilancio dedotte nel paragrafo precedente è costitui-
ta dalle equazioni per il moto quasi-unidimensionale in un condotto. Indichiamo con A(t, x)
l’area della sezione trasversale del condotto, che ammettiamo possa variare nello spazio e nel
tempo. Per semplicità di trattazione supponiamo che il condotto abbia una sezione circolare.
Consideriamo le seguenti ipotesi semplificatrici (schema di figura 2):
• le pareti sono quasi parallele all’asse del condotto, ovvero l’area A = ⇡r2 varia molto
lentamente lungo l’asse del condotto:
@r 1 @A
⌧1 ) A 2 ⌧ 1;
@x @x
(@r/@x è la tangente dell’angolo tra le pareti e l’asse del condotto)

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Figura 2: Schema del moto quasi-unidimensionale in un condotto: x indica l’ascissa curvilinea


dell’asse del condotto, R il raggio di curvatura dell’asse del condotto ed r il raggio della sezione.

• il raggio di curvatura R dell’asse del condotto è molto maggiore della dimensione della
sezione:
r
⌧ 1.
R
Indichiamo, per non cambiare le notazioni dal paragrafo precedente, con x l’ascissa curvilinea
lungo l’asse del condotto e di conseguenza con ex il versore tangente all’asse del condotto (ey
ed ez saranno diretti secondo normale e binormale dell’asse, ma in un modello unidimensionale
non compaiono mai; qualora servissero, indicheremo con (x̂, ŷ, ẑ) le coordinate di un sistema
di riferimento cartesiano). Con queste ipotesi possiamo ammettere che la velocità sia parallela
all’asse del condotto ed ammettiamo che tutte le grandezze siano funzioni solo di (t, x), ovvero
siano costanti in ogni sezione del condotto. Ciò non può essere vero nel caso di un fluido reale
(viscoso), in quanto la velocità in corrispondenza alle pareti è nulla: in tal caso le variabili vanno
intese come medie su sezioni normali all’asse del condotto.
Riprendiamo le equazioni generali (5, 6, 7) che semplifichiamo al moto quasi-unidimensionale
in modo analogo a quanto già fatto nel paragrafo 3 per ottenere le equazioni (8, 11, 12) per
un flusso unidimensionale. L’unica complicazione deriva dal fatto che né l’area né la direzione
della velocità sono costanti. Consideriamo il fluido che, occupando inizialmente un volume
V0 , all’istante t occupa il volume Vt confinato dalle sezioni x1 ed x2 e dalle pareti laterali del
condotto (schema di figura 3). Diversamente dal paragrafo 3, questa volta gli sforzi sulle pareti
laterali del volume, cosı̀ come i flussi termici sulle pareti laterali, non sono necessariamente nulli.

5.1 Bilancio di massa


La conservazione della massa (5), integrando per piani nel volume Vt (figura 3), porta di nuovo
a (8), ovvero Z
d x2
⇢Adx = 0. (32)
dt x1
Utilizzando la formula (15)6 e ricordando che adesso A può essere, in generale, una funzione di
(t, x), otteniamo Z x2 ✓ ◆
@ @
(⇢A) + (⇢Au) dx = 0
x1 @t @x
che conduce all’equazione di↵erenziale
@ @
(⇢A) + (⇢Au) = 0. (33)
@t @x
6 La derivazione di (15) è valida anche per il moto in un condotto con area di sezione variabile, semplicemente

sostituendo f con f A.

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Figura 3: Schema del moto quasi-unidimensionale in un condotto: Vt indica il volume, compreso


tra le sezioni x1 = x(t, x01 ) e x2 = x(t, x02 ), occupato all’istante t da una data massa di fluido.

Osservazione: se, come capita spesso, l’area della sezione non dipende dal tempo, A = A(x), e
la densità è costante, allora la (33) si riduce a

@
(⇢Au) = 0
@x
ovvero la portata in massa ṁ = ⇢uA è la stessa in ogni sezione (ed, essendo ⇢ costante, lo è anche
la portata volumica uA) in uno stesso istante (è uniforme). Se invece il fluido è comprimibile
non è più vero che la portata in massa sia uguale in tutte le sezioni a meno che il flusso non sia
stazionario (@/@t = 0 per tutte le variabili).

5.2 Bilancio di quantità di moto


L’equazione di bilancio della quantità di moto presenta qualche piccola difficoltà in più dal
momento che la velocità è u = uex e, se il condotto non è rettilineo (o quasi rettilineo, in modo
che ex · ex̂ ' 1), il versore ex dipende da x. Nell’equazione di bilancio della quantità di moto
(6), integrando per piani nel volume Vt , abbiamo
Z Z Z x2
d x2
⇢uex Adx = ( pn + ⌧ (v) )d + ⇢gAdx
dt x1 @Vt x1

Il primo termine, la derivata della quantità di moto, può scriversi utilizzando il teorema del
trasporto (15), per cui diventa
Z Z x2 
d x2 @ @
⇢uex Adx = (⇢uAex ) + (⇢u2 Aex ) dx.
dt x1 x1 @t @x

Scrivendo il bilancio della quantità di moto lungo la direzione dell’asse del condotto x, abbiamo
Z x2  Z x2 Z x2 Z
@ @ 2 @p
(⇢uA) + (⇢u A) dx = Adx + ⇢gx Adx + ⌧x(v) d .
x1 @t @x x1 @x x1 Sl

Nell’equazione sopra abbiamo applicato il teorema del Gradiente per il termine di pressione,
mentre l’ultimo termine è quello relativo agli sforzi viscosi ed è presente solo sulla parete laterale,
Sl , compresa tra le sezioni x1 e x2 . Infatti, sulle pareti x1 e x2 , normali al flusso u(x, t), non
sono presenti sforzi di taglio. Se la sezione è circolare, avremo d = 2⇡rdx, e quindi
Z Z x2
(v)
⌧x d = ⌧x(v) 2⇡rdx. (34)
Sl x1

In forma di↵erenziale si ottiene


@ @ @p
(⇢uA) + (⇢u2 A) = A + ⇢gx A + ⌧x(v) 2⇡r. (35)
@t @x @x

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Possiamo svolgere le derivate dei prodotti a primo membro di (35) per ottenere
 
@ @ @u @u @p
u (⇢A) + (⇢Au) + ⇢A +u = A + ⇢gx A + ⌧x(v) 2⇡r,
@t @x @t @x @x

che, utilizzando (33) e dividendo per A = ⇡r2 , conduce a:


✓ ◆
@u @u @p 2
⇢ +u = + ⇢gx + ⌧x(v) , (36)
@t @x @x r
Rispetto alla (18), qui compaiono gli sforzi viscosi. Queste equazioni per il moto in un condotto
si usano comunque in modelli molto semplificati, dove gli sforzi viscosi possono essere trascu-
rati (modello di fluido ideale), oppure devono essere esplicitati attraverso opportune equazioni
costitutive. Per esempio, ammettendo che gli sforzi viscosi a parete siano uguali a quelli che
si avrebbero in un flusso stazionario a pari numero di Reynolds. Gli sforzi viscosi dipendono
infatti dalla derivata della velocità in direzione radiale e non possono essere dedotti dalla sola
conoscenza della velocità media.

5.3 Equazione di bilancio dell’energia


Possiamo operare gli stessi ragionamenti per dedurre l’equazione di bilancio dell’energia per il
flusso in un condotto. Partiamo sempre dalla (7) per il moto in un condotto, considerando il
volume Vt come in figura 3. Allora la (7) scritta lungo x si riduce a
Z ✓ ◆ Z x2 Z x2 Z x2
d x2 u2 @(pu) @(q̇x )
⇢ e+ Adx = Adx + ⇢gx uAdx Adx,
dt x1 2 x1 @x x1 x1 @x
dove l’ultimo termine rappresenta la potenza termica scambiata attraverso le parete laterale
(Sl ) e le pareti normali (x1 e x2 ) per unità di lunghezza. Si nota che il termine relativo alla
R (v) (v)
potenza delle forze di superficie, @Vt ⌧x ud , è sempre nullo. Infatti, ⌧x è nullo sulle pareti
(v)
x1 e x2 , mentre sulla superficie laterale, Sl , la u è nulla in caso di fluido reale (oppure ⌧x è
nullo in caso di fluido ideale). Passando alla forma di↵erenziale ed usando la (15), si ottiene
✓ ◆ ✓ ◆
@ 1 @ 1 @(pu) @ q̇x
⇢(e + u2 )A + ⇢(e + u2 )uA = A + ⇢gx uA A, (37)
@t 2 @x 2 @x @x
Il primo membro si può semplificare utilizzando l’equazione di continuità (33). Dividendo poi
per A, si ricava
 ✓ ◆ ✓ ◆
@ 1 2 @ 1 2 @(pu) @ q̇x
⇢ e+ u +u e+ u = + ⇢gx u . (38)
@t 2 @x 2 @x @x
In modo analogo a quanto svolto per il moto unidimensionale generale, possiamo ricavare un’e-
quazione per l’energia interna (espressione del primo principio della termodinamica). Moltipli-
chiamo la (36) per u ottenendo un’equazione per la sola energia cinetica,
✓ ✓ 2◆ ✓ ◆◆
@ u @ u2 @p 2
⇢ +u = u + ⇢gx u + ⌧x(v) u.
@t 2 @x 2 @x r
A questo punto sottraendo le due equazioni membro a membro otteniamo
✓ ◆
@e @e @u @ q̇x 2 (v)
⇢ +u = p ⌧ u.
@t @x @x @x r x
(v)
L’ultimo addendo, osservando che ⌧x ha segno opposto a quello di u (quindi è negativo se
u > 0), rappresenta la dissipazione7 di energia cinetica in calore da parte della viscosità. Analo-
gamente agli sforzi viscosi, anche il contributo di flusso di calore, q̇x , deve essere opportunamente
esplicitato attraverso le equazioni costitutive, per esempio attraverso la legge di Fourier.
7 Tale termine non poteva comparire nel bilancio dell’energia totale in quanto il suo ruolo è quello di trasformare

energia cinetica in energia interna (ovvero energia cinetica del moto d’insieme macroscopico in energia cinetica
dei moti di agitazione molecolare) e come tale non altera l’energia complessiva.

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6 Il teorema di Bernoulli
Consideriamo un fluido ideale, per il quale l’equazione di bilancio della quantità di moto8 (36)
è ✓ ◆
@u @u @p
⇢ +u = + ⇢gx .
@t @x @x
Ammettiamo che le forze esterne siano conservative (g = r ovvero gx = @ /@x, rap-
presenta l’energia potenziale per unità di massa) e che il flusso sia barotropico, ovvero che la
densità dipenda solo dalla pressione (e non anche dalla temperatura9 ). Dividiamo per la densità
per ottenere
@u @u 1 @p @
+u = . (39)
@t @x ⇢ @x @x
Il secondo addendo a primo membro può scriversi come @(u2 /2)/@x, l’ultimo addendo al se-
condo membro è già sotto forma di derivata. Per quanto riguarda la densità, essendo il flusso
barotropico possiamo avere due casi.
I Caso. Il caso più semplice è che ⇢ sia costante, ⇢ ⌘ ⇢0 , in tal caso la densità può portarsi
dentro la derivata. Portando tutto a primo membro abbiamo
✓ ◆
@u @ u2 p
+ + + = 0.
@t @x 2 ⇢0
Se il flusso è stazionario, troviamo che
u2 p
+ + = cost. (40)
2 ⇢0
II Caso. Se invece ⇢ non è costante rispetto a p, possiamo osservare che, invertendo e
scrivendo p = p(⇢),
1 @p 1 @p @⇢
= ,
⇢ @x ⇢ @⇢ @x
dove per comodità di notazione @p/@⇢ = p0 (⇢). Ma p0 (⇢)/⇢ è una funzione (continua) della sola
⇢, quindi è possibile determinare una funzione P sua primitiva, tale che P 0 (⇢) = p0 (⇢)/⇢, che è
data, a meno di una costante irrilevante, da
Z 0
p (⇢)
P(⇢) = d⇢ + cost.

In questo modo possiamo riscrivere (39) come
✓ ◆
@u @ u2
+ + P(⇢) + = 0,
@t @x 2
dove infatti
@P(⇢) @P @⇢ @⇢ p0 (⇢) @⇢ 1 @p @⇢
= = P 0 (⇢) = = .
@x @⇢ @x @x ⇢ @x ⇢ @⇢ @x
Di nuovo, se il flusso è stazionario otteniamo
u2
+ P(⇢) + = cost. (41)
2
Se ora prendiamo un sistema di riferimento cartesiano con l’asse ẑ rivolto verso l’alto, in modo
che g = geẑ , allora lungo z si avrà g = d /dz, da cui = gz. Il teorema di Bernoulli
assume, nel caso più semplice di densità costante, la forma
u2
⇢0 + p + ⇢0 gz = cost. (42)
2
Ricordiamo che il teorema di Bernoulli appena dedotto nella (42) vale per moto unidimensionale
o quasi unidimensionale, fluido ideale, incomprimibile e stazionario.
8 Si noti che l’equazione di bilancio della quantità di moto, scritta nella forma (36), è valida sia per moto

veramente unidimensionale, sia per il moto quasi-unidimensionale, in quanto non compare l’area A(x, t).
9 Quando la densità dipende anche dalla temperatura, il flusso si dice baroclino.

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