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Univ.

di Firenze/CRIACIV/DIC: Ingegneria del Vento


CAP. 1: La circolazione atmosferica (1/36)

Wind-Load Chain (A. G. Davenport)

Risposta
Risposta meccanica:
Vento Vento aerodinamica: dalle Criteri di
“globale” “locale” dal vento alle pressioni progetto
pressioni alla
risposta
strutturale

La “wind load chain” introdotta da A. G. Davenport


rappresenta il percorso necessario per calcolare la
risposta strutturale all’azione del vento.

I vari anelli della catena sono collegati l’uno all’altro e


rappresentano i diversi aspetti ed i vari livelli che
rientrano nel progetto nei confronti dell’azione del
vento.
L’affidabilità del progetto è legata all’affidabilità dei
vari passi del procedimento.

In ciascun passo rientrano parametri random, in molti


casi sono utilizzati metodi di tipo probabilistico e
statistico.

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CAP. 1: La circolazione atmosferica (2/36)

Elementi della “Catena del Carico da Vento”


(Wind-Load Chain)
Vento “globale”: si intendono le condizioni generali
del vento in diverse zone geografiche. Si
considerano soltanto delle variazioni di velocità
mediante su intervalli di tempo non minori di 10
minuti. La velocità di riferimento per il vento
associato ad una certa regione è determinata
principalmente in questa fase.
Vento “locale”: si tiene conto in questa fase della
rugosità del terreno, influenzata dalle condizioni
ambientali locali di ciascun sito. A parità di quota,
la velocità del vento diminuisce con la rugosità, ma
nel contempo il flusso diviene turbolento.
Risposta aerodinamica: la geometria strutturale
influenza il carico da vento. Analisi su tale
influenza sono spesso condotte in galleria del vento.
Si possono effettuare analisi di tipo statico (o
pseudo-statico) oppure dinamico.
Risposta meccanica: la risposta strutturale dovuta
all’azione del vento può essere molto diversa al
variare della geometria e della rigidezza della
struttura e degli elementi strutturali.
Criteri di progetto: i vari aspetti considerati trovano la
loro conclusione nella definizione di criteri di
progetto opportuni per il dimensionamento delle
strutture e degli elementi strutturali.

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CAP. 1: La circolazione atmosferica (3/36)

LA CIRCOLAZIONE ATMOSFERICA

Il vento è il moto dell’aria rispetto alla superficie della


Terra.
I moti delle masse d’aria sono dovuti principalmente al
riscaldamento della Terra da parte del Sole. Si
originano a partire da una differenza di pressione tra
due punti alla stessa quota.
Questi moti possono essere influenzati da fenomeni
termodinamici e meccanici che avvengono
nell’atmosfera in maniera non uniforme nello
spazio e nel tempo.

Si descrivono i principali fenomeni termodinamici e


meccanici che condizionano la formazione dei venti ed
il loro moto.

LA TERMODINAMICA DELL’ATMOSFERA

Un ruolo fondamentale nella circolazione atmosferica è


assunto dalla temperatura.

La temperatura dell’atmosfera è determinata da vari


fattori:
1. Irraggiamento solare ed irraggiamento terrestre
2. Irraggiamento nell’atmosfera
3. Compressione ed espansione dell’aria
4. Evaporazione e condensazione del vapor d’acqua

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CAP. 1: La circolazione atmosferica (4/36)

1. Irraggiamento solare ed irraggiamento terrestre

L’energia necessaria al movimento delle masse d’aria è


fornita dal Sole, nella forma di calore irradiato.
La radiazione solare attraversa l’atmosfera e raggiunge
la Terra. Si può assumere che tale energia sia
completamente assorbite dalla Terra, che , una volta
riscaldata, rilascia tale energia sotto forma di
radiazione terrestre.
La lunghezza d’onda della radiazione terrestre è però
molto lunga rispetto a quella solare (dell’ordine di
10 µ), dunque soltanto una sua piccola parte riesce
ad attraversare l’atmosfera, mentre la maggior parte
viene assorbita e di nuovo riflessa verso la Terra.
A causa dell’inclinazione dell’asse terrestre di circa
66°30’ nel piano dell’eclittica, l’intensità media
annuale dell’irraggiamento solare e quindi
dell’irraggiamento terrestre e della temperatura
dell’atmosfera è maggiore nelle regioni equatoriali,
rispetto alle regioni polari.

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CAP. 1: La circolazione atmosferica (5/36)

1. Irraggiamento solare ed irraggiamento terrestre

Si generano quindi, in un modello estremamente


semplificato di circolazione atmosferica, una
circolazione “calda” dall’Equatore verso i Poli e
una circolazione “fredda” dai poli verso l’Equatore.
Si trascurano in questo caso gli effetti legati alla
variazione verticale della temperatura, all’attrito,
all’umidità dell’aria, alla rotazione terrestre, mentre
la superficie della Terra è assunta liscia ed
uniforme.
Questo modello molto semplice di circolazione
atmosferica può essere spiegato attraverso
l’esperimento ideale proposto da Humphreys, in cui
due recipienti (A) e (B) a temperatura inizialmente
uguale sono collegati attraverso due condotti (1) e
(2).
Se la temperatura di
(A) aumenta, si ha
flusso attraverso la
valvola (1) da (A) a
(B). La pressione in
(B) aumenta, dunque
si ha flusso da (B) ad
(A) attraverso la
valvola (2).

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CAP. 1: La circolazione atmosferica (6/36)

2. Irraggiamento nell’atmosfera

Le variazioni di temperatura possono essere anche


dovute ai moti che si instaurano all’interno
dell’atmosfera.
Tali moti avvengono secondo questo schema: il calore
irradiato dalla superficie terrestre (o dall’oceano)
viene assorbito dallo strato dell’atmosfera
immediatamente adiacente ad essa. L’energia
associata a questa quantità di calore può essere
irradiata dallo strato di atmosfera sia verso l’alto sia
verso il basso.
Questo trasporto di energia avviene per tutti gli strati
dell’atmosfera, alimentando i moti delle masse
d’aria.

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CAP. 1: La circolazione atmosferica (7/36)

3. Compressione ed espansione

La temperatura dell’atmosfera è determinata dalle


variazioni di pressione, quindi dalla compressione e
dall’espansione delle masse d’aria.
La pressione atmosferica è prodotta dal peso dell’aria
soprastante.
Si può dimostrare che una massa d’aria che si sposta
verso l’alto subisce una variazione di pressione che
corrisponde ad una variazione di temperatura.
Si utilizzano l’equazione di stato dei gas perfetti e la
prima legge della termodinamica:
pv = RT
dq = cv dT + pdv
p = pressione;
v = volume specifico;
R = costante dei gas (dell’aria non umida);
T = temperatura assoluta;
q = calore scambiato nella trasformazione;
cv = calore specifico a volume costante.
Si differenzia l’equazione di stato e si sostituisce nella
prima legge della termodinamica:

d ( pv ) = pdv + vdp = RdT


dq = (cv + R )dT − vdp

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CAP. 1: La circolazione atmosferica (8/36)

3. Compressione ed espansione

Nel processo a pressione costante:

dq = c p dT => c p = cv + R
dp
dq = c p dT − RT
p
In un processo adiabatico, in cui lo scambio di calore
dq è nullo, si ottiene
dp
dq = c p dT − RT =0
p
dT R dp
=
T cp p
Integrando questa relazione, si ottiene la legge di
Poisson:
R
T ⎛ p ⎞ cp
= ⎜⎜ ⎟
T0 ⎝ p0 ⎟⎠

Nel caso di aria secca, R/cp=0.288.


Se il moto verticale della particella d’aria è abbastanza
veloce, si può assumere che il calore scambiato con
l’ambiente sia trascurabile.
Dalla legge di Poisson, se l’aria che sale subisce una
diminuzione della pressione, anche la sua
temperatura diminuisce. La variazione della
temperatura con la quota nell’atmosfera terrestre è
pari ad 1°/100 m.

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CAP. 1: La circolazione atmosferica (9/36)

3. Compressione ed espansione

In relazione alla compressione e all’espansione


dell’aria, si può definire la stabilità dell’atmosfera.
Si considera una particella di aria secca caratterizzata
da quota h1 e temperatura T1. Se la particella si
muove verso l’alto, e sufficientemente veloce da
poter considerare la trasformazione adiabatica, la
sua temperatura varierà con la quota.
Alla quota h2 la temperatura dell’aria è pari a T2. La
temperatura della particella d’aria è
T2′ = T1 - γ (h2 − h1 )
dove γ è la variazione della temperatura con la quota.
La stabilità dell’atmosfera è connessa con la differenza
di temperatura
T2′ − T2
Questa differenza di temperatura, dal momento che la
particella e l’aria circostante hanno la stessa
pressione, corrisponde ad una differenza di volume,
dunque di densità, tra la particella d’aria e l’aria
circostante. Se la particella d’aria è più calda, sarà
meno densa e tenderà ad allontanarsi ancora di più
dalla sua posizione iniziale. L’atmosfera sarà
dunque instabile. Altrimenti l’atmosfera è stabile.
Se la temperatura della particella d’aria è esattamente
uguale a quella dell’aria circostante, allora la
stratificazione dell’atmosfera è neutra.

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CAP. 1: La circolazione atmosferica (10/36)

4. Evaporazione e condensazione del vapor d’acqua

La temperatura dell’atmosfera è condizionata infine


dall’evaporazione e dalla condensazione del vapor
d’acqua.
Infatti al fenomeno della condensazione è associato il
rilascio di un certo calore di condensazione, uguale
al calore richiesto inizialmente per determinare il
passaggio di stato da liquido a vapore, il calore
latente di vaporizzazione.
Secondo la legge di Dalton, la pressione dell’aria
umida p è uguale alla somma della pressione
parziale del vapor d’acqua e e della pressione
dell’aria secca p-e.
Se la pressione e supera un certo valore E (pressione di
saturazione del vapore) si ha la condensazione del
vapor d’acqua in eccesso.
La pressione di saturazione E aumenta all’aumentare
della temperatura.
Quindi, se una particella sale, diminuiscono pressione,
temperatura e pressione di saturazione. Se e/E=1 si
ha condensazione. Ma il calore liberato nella
condensazione innalza la temperatura, dunque il
processo di salita della particella risulta rallentato
rispetto a quello di una particella d’aria secca o di
aria umida satura.
Questi fenomeni possono essere importanti nella genesi
di alcuni venti.

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CAP. 1: La circolazione atmosferica (11/36)

IDRODINAMICA DELL’ATMOSFERA

Si considerano i vari fenomeni meccanici che


influenzano la genesi dei venti.
Il moto di una particella d’aria è regolato dalla seconda
legge di Newton:
∑ F = ma
m = massa;
a = accelerazione;
F = forze agenti.

Le forze di cui si tiene conto per definire la risultante


agente sulla particella d’aria in esame sono:
• la forza dovuta al gradiente di pressione
orizzontale;
• la forza dovuta alla rotazione terrestre;
• l’attrito.
In particolare si scrivono le equazioni di equilibrio per
la particella sia in assenza che in presenza di attrito.

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CAP. 1: La circolazione atmosferica (12/36)

La forza dovuta al gradiente di pressione orizzontale

Si considera un volume infinitesimo di aria dx dy dz e


le pressioni agenti sulle facce inferiori p e superiori
p+(∂p/dz)dz.
(p+(∂p/dz)dz) dx dy
z

dz
dx
dy
p dx dy
y

La pressione netta agente sull’elemento sarà data, n


assenza di altre forze, da -∂p/dz per unità di volume.
Allo stesso modo si possono definire le forze nette
agenti nelle direzioni x e y, pari a -∂p/dx e -∂p/dy,
rispettivamente. La risultante dovuta a queste forze
prende il nome di gradiente di pressione orizzontale
ed è indicato come -∂p/dn, dove n rappresenta la
normale ad una qualche isobara.
E’ il gradiente di pressione orizzontale a determinare il
moto orizzontale delle masse d’aria. Il moto
avviene dalle zone a più alta verso le zone a più
bassa pressione.

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CAP. 1: La circolazione atmosferica (13/36)

La forza dovuta alla rotazione della Terra

Una particella non soggetta ad alcuna forza si muove di


moto rettilineo uniforme.
La traiettoria descritta da tale particella viene vista
come curva da un osservatore solidale con la Terra,
in moto con velocità angolare ω.
La deviazione della traiettoria rettilinea della particella
può essere attribuita ad una forza apparente, la
forza di Coriolis:

Fc = 2m(v × ω )

m = massa;
v = velocità della particella misurata dall’osservatore
solidale con la Terra;
ω = velocità angolare della Terra (7.29 10-5 rad/s).
Il vettore risultante della forza di Coriolis Fc è
perpendicolare ad ω e v, ha direzione e verso in
accordo con la regola della mano destra ed ha
modulo 2m |v | |ω |sinα, dove α è l’angolo tra ω e v.

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CAP. 1: La circolazione atmosferica (14/36)

La forza dovuta alla rotazione della Terra

Se N è il polo Nord, e si considera una massa d’aria


che si muove lungo un meridiano, dal momento che
la Terra ruota, un osservatore solidale alla Terra
misurerà un vento che spira non verso Nord, ma che
è ruotato verso destra rispetto alla sua direzione
iniziale.

parallelo
Nell’emisfero Nord, un
ω vento diretto verso
N Nord è avvertito
meridiano come un vento
proveniente da
Ovest e dunque
P’ diretto verso Est,
P mentre un vento
diretto verso Sud è
avvertito come
parallelo
diretto verso Ovest.
ω
N Nell’emisfero Sud,
meridiano sono valide le
osservazioni
opposte.
P’
P

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CAP. 1: La circolazione atmosferica (15/36)

La forza dovuta alla rotazione della Terra

Si può definire il parametro di Coriolis come:

f = 2ωsinφ

φ = latitudine del punto considerato.

I parametri di Coriolis sono tabulati in funzione della


latitudine.
Quindi la forza di Coriolis che agisce per unità di
massa in un piano (P) parallelo alla superficie della
Terra, su un elemento di aria che si muove in quel
piano con velocità v relativa alla Terra stessa, avrà
la grandezza
Fc = mfv

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CAP. 1: La circolazione atmosferica (16/36)

L’equazione di equilibrio in assenza di attrito

Ad una quota sufficientemente alta, l’effetto dell’attrito


dovuto alla presenza della superficie terrestre si può
trascurare, e l’equilibrio delle masse d’aria si
ottiene dalla risultante del gradiente di pressione,
della forza di Coriolis, della forza centrifuga.

Se, in prima istanza, si trascura l’azione della forza


centrifuga, le isobare sono delle linee rette e la
traiettoria dell’aria, in condizioni stazionarie (c),
segue le isobare stesse.

(a) (b) (c)

Inizialmente (a), la particella d’aria tende a muoversi


lungo il gradiente di pressione. L’azione della forza
di Coriolis la devia successivamente (b), fino al
raggiungimento della condizione stazionaria.
La velocità del vento in condizioni stazionarie prende il
nome di velocità geostrofica del vento G.

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CAP. 1: La circolazione atmosferica (17/36)

L’equazione di equilibrio in assenza di attrito

In condizioni di equilibrio, la forza di Coriolis Fc è


uguale al gradiente di pressione P

1 ∂p 1 ∂p
Fc = P => mfv = => 2ω sin φGm =
ρ ∂n ρ ∂n
Si può dunque ricavare la relazione tra la velocità
geostrofica del vento G ed il gradiente di pressione,
per una particella di massa elementare:
1 ∂p
G=
ρf ∂n
Se si include l’effetto della forza centrifuga, e dunque
le isobare sono delle linee curve, il gradiente di
pressione P e la forza centrifuga C agiranno sulla
massa elementare in direzione ortogonale alle
isobare. La traiettoria risultante, in condizioni
stazionarie, segue ancora le isobare.
La velocità del vento in condizioni stazionarie prende il
nome di velocità di gradiente Vgr. E’ uguale alla
velocità geostrofica del vento nel caso particolare in
cui la curvatura delle isobare sia nulla (r→∞).
Per una particella di massa elementare, si ha
2
V gr 1 ∂p
fV gr ± =
r ρ ∂n

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CAP. 1: La circolazione atmosferica (18/36)

L’equazione di equilibrio in assenza di attrito

I segni positivo e negativo (nell’emisfero Nord)


corrispondono alla circolazione ciclonica (attorno
ad un centro di bassa pressione) e anticiclonica
(attorno ad un centro di alta pressione).
Risolvendo in funzione della velocità Vgr, si
determinano la velocità del vento per la
circolazione ciclonica ed anticiclonica:
1/ 2
rf ⎡ r dp ⎛ rf ⎞ ⎤
2
V gr (cicl ) = − + ⎢ +⎜ ⎟ ⎥
2 ⎢ ρ dn ⎝ 2 ⎠ ⎥
⎣ ⎦

1/ 2
rf ⎡ r dp ⎛ rf ⎞ ⎤
2
V gr (anticicl ) = + − ⎢− +⎜ ⎟ ⎥
2 ⎢ ρ dn ⎝ 2 ⎠ ⎥
⎣ ⎦

Per gli stessi valori di f, r e dp/dn i venti anticiclonici


sono più deboli di quelli ciclonici.

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CAP. 1: La circolazione atmosferica (19/36)

L’effetto dell’attrito

La superficie della Terra esercita sulle masse d’aria


un’azione frenante. Naturalmente l’effetto di questa
forza frenante diminuisce all’allontanarsi dalla
superficie terrestre e diviene trascurabile al di sopra
di una quota δ nota come altezza dello strato limite
atmosferico.

Al di sopra dello strato limite si trova l’atmosfera


libera.

La velocità del vento stazionario nello strato limite,


diversamente dal caso del vento di gradiente, non
segue, ma attraversa le isobare.

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CAP. 1: La circolazione atmosferica (20/36)

L’effetto dell’attrito

Si trascura inizialmente l’effetto della forza centrifuga,


dunque le isobare si possono assumere linee rette.
Se la particella d’aria A si trova ad una quota più alta
rispetto alla particella B, sarà soggetta ad una
velocità v e ad una forza di Coriolis più grande
rispetto a quelle agenti su B.
Dunque, l’angolo di deviazione α tra la direzione del
vento e le isobare diminuisce fino ad annullarsi
quando la velocità del vento raggiunge la velocità di
gradiente, mentre raggiunge il suo valore massimo
α0 in corrispondenza del suolo.
La velocità nello strato limite può essere rappresentata
come una spirale.

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CAP. 1: La circolazione atmosferica (21/36)

MOTI ATMOSFERICI

La maggior parte dei processi che avvengono


nell’atmosfera possono essere descritti in termini
delle seguenti quantità:

• Velocità del vento (orizzontale e verticale)


• Pressione
• Temperatura
• Densità
• Umidità

Il comportamento di queste grandezze è regolato dalle


alcune equazioni fondamentali:

• Equazioni del moto (orizzontale e verticale);


• Conservazione dell’energia;
• Conservazione di altri gas;
• Conservazione dell’acqua;
• Conservazione della massa.

I moti atmosferici possono essere descritti come la


sovrapposizione di flussi interdipendenti
caratterizzati da scale diverse, che variano dal
millimetro alle migliaia di chilometri.

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CAP. 1: La circolazione atmosferica (22/36)

Classificazione metereologica

Alcune nozioni di meteorologia sono importanti per


una previsione realistica del carico sulle strutture.
I moti atmosferici possono essere descritti come la
sovrapposizione di flussi interdipendenti
caratterizzati da scale diverse, che variano dal
millimetro alle migliaia di chilometri.
Questi flussi sono mutuamente indipendenti nel tempo e nello spazio
e variano dalla turbolenza (vortici d’aria delle dimensioni di
pochi metri con una vita caratteristica di pochi minuti) a sistemi
che invece possono interessare l’intero globo terrestre ed avere
la durata di alcuni giorni.

La classificazione dei moti avviene comunemente


secondo la loro dimensione orizzontale.
Si distinguono:
• Microscala (meno di 20 km, meno di 1 h)
• Mesoscala (scala convettiva)
• Scala sinottica (macroscala - oltre 500 km, 2 o più
gg)

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CAP. 1: La circolazione atmosferica (23/36)

La circolazione generale

Gli effetti combinati della rotazione e dell’attrito


terrestre modificano lo schema semplificato della
circolazione introdotto precedentemente.
Anziché una sola cella, si individuano tre celle di
circolazione.
Si indica la direzione del vento nella zona più vicina
alla Terra.

Questo schema è in accordo con la presenza di un


fronte di bassa pressione attorno al polo (50°-60° di
latitudine Nord) e con uno di alta pressione nella
zona sub-tropicale (circa 30° gradi di latitudine).
Tali fronti si formano sulla superficie di incontro di
venti che provengono da direzioni diverse.

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CAP. 1: La circolazione atmosferica (24/36)

La circolazione generale

Questo modello risulta poi complicato dagli effetti


stagionali, come la variazione nella posizione e
nell’intensità dei fronti di pressione, e geografici,
come la differenza nelle proprietà fisiche delle terre
e la distribuzione non uniforme dei mari sul globo.
I grandi continenti presenti nell’emisfero boreale
provocano deviazioni spesso importanti rispetto a
tale modello.
Complicazioni analoghe interessano l’emisfero
australe, che ha però un comportamento meno
variabile rispetto a quello boreale.
In generale, la circolazione che interessa l’emisfero
australe e quella che interessa l’emisfero boreale
possono essere viste come separate.

Alla circolazione generale si aggiungono:


• venti dovuti alla circolazione secondaria legata
alla temperatura (centri di alta o bassa pressione si
creano in corrispondenza di zone della bassa
atmosfera riscaldate o raffreddate);
• venti legati ad azioni meccaniche o interazione in
corrispondenza dei fronti;
• venti locali.

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CAP. 1: La circolazione atmosferica (25/36)

Venti dovuti alla circolazione secondaria legata ad


effetti termici
• Monsoni
• Cicloni tropicali
Monsoni

I monsoni sono venti periodici tropicali che spirano


d'inverno dai continenti al mare e d'estate dal mare
verso la terra, a causa della diversa temperatura delle
masse oceaniche e delle terre emerse.
I monsoni più spettacolari hanno luogo in Asia,
sull’Oceano Indiano, in Australia settentrionale e in
Africa.
Il monsone estivo porta molta pioggia e quello di più
considerevole portata si verifica in India. I venti
solitamente non hanno velocità troppo elevata.
Il monsone invernale ha come caratteristica principale
quella di portare con sé un clima asciutto e freddo.
Cicloni tropicali (hurricanes)

Sono delle tempeste che si generano a causa


dell’energia rilasciata dal calore latente con la
condensazione del vapore.
Si formano generalmente ad una latitudine compresa tra
5° e 20°, ed il loro diametro è di centinaia di
chilometri. Lo spessore dell’atmosfera coinvolta
arriva a 10 km.

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Univ. di Firenze/CRIACIV/DIC: Ingegneria del Vento
CAP. 1: La circolazione atmosferica (26/36)

I cicloni tropicali

Nel Pacifico occidentale vengono chiamati tifoni;


nell'Oceano Indiano, nel Mar Arabico e nel Golfo di
Bengala cicloni.

A seconda dell'intensità del vento poi, i cicloni vengono


classificati come "depressione tropicale" se il vento
non raggiunge i 63 Km/h; "tempesta tropicale" se
non si superano i 118 Km/h; "uragano" qualora il
vento soffi oltre i 118 Km/h.
I danni provocati dai cicloni sia in termini di vite umane
che di danni materiali sono molto ingenti. Oltre al
vento che con la sua forza distrugge tutto ciò che
incontra sul suo cammino, i cicloni provocano
spesso, nelle zone costiere, inondazioni generate
dall'innalzamento del livello del mare, mentre nelle
zone interne possono provocare piogge così violente
da causare lo straripamento dei corsi d'acqua.
Purtroppo non è possibile prevedere la nascita di un
ciclone ma, una volta individuatolo, se ne può
seguire l'andamento e il percorso.

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Univ. di Firenze/CRIACIV/DIC: Ingegneria del Vento
CAP. 1: La circolazione atmosferica (27/36)

I cicloni tropicali

La struttura di un uragano in fase avanzata è costituita


da 5 regioni principali:
I. L’”occhio” del ciclone corrisponde ad una
zona relativamente calma, e rappresenta il
centro del ciclone;
II. Questa regione consiste in un vortice in cui
l’aria calda e umida sale verso l’alto,
formando alte nubi; si ha condensazione,
quindi grandi piogge, e rilascio di notevole
calore latente;
III. L’aria fluisce dalla regione II in questa
zona;
IV. In questa zona il flusso è vorticoso ed
interagisce con
V. Lo strato limite atmosferico.

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CAP. 1: La circolazione atmosferica (28/36)

Venti legati ad azioni meccaniche o interazione in


corrispondenza di fronti

• Ciclone extra-tropicale
Ciclone extratropicale

E’ dovuto ad una circolazione di origine meccanica


dovuta all’azione su larga scala di catene montuose
oppure all’interazione di diverse masse d’aria in
corrispondenza dei fronti.
I fronti, o zone frontali, corrispondono alle zone di
transizione tra diverse masse d’aria.
Ciascuna massa d’aria è caratterizzata da certe proprietà
fisiche che possono essere costanti su regioni di
dimensioni comparabili con quelle di un oceano o di
un continente. Le masse d’aria possono essere
distinte in base alla loro origine in tre gruppi
principali: 1) artiche, 2) polari e 3) tropicali.
Un fronte freddo muove in direzione dell’aria più calda,
può muoversi anche molto rapidamente e provocare
brusche variazioni nelle condizioni del tempo.
Il fronte caldo si muove in genere più lentamente e ad
esso non sono associati violenti fenomeni
atmosferici.

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CAP. 1: La circolazione atmosferica (29/36)

Venti locali

I venti locali sono movimenti di masse d’aria a livello


di mesoscala e microscala che non modificano le
proprietà della circolazione secondaria.
Sono di estensione limitata, ma possono raggiungere
anche elevate velocità. Quindi, soprattutto in alcune
zone del pianeta, possono influenzare in maniera
decisiva il progetto delle strutture.
Sono usualmente collocati in due categorie principali,
legate alle particolari condizioni geografiche ad
atmosferiche.

• Condizioni geografiche
• Brezze
• Venti di fohen
• Bora

• Condizioni atmosferiche
• Tempeste (thunderstorms)
• Tornadi (tornadoes)

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CAP. 1: La circolazione atmosferica (30/36)

Venti influenzati dalle condizioni geografiche

Veloci e localizzati movimenti di masse d’aria possono


verificarsi a causa dell’altezza variabile del terreno.
Ad esempio, se una massa d’aria si muove da una zona
pianeggiante verso una zona montuosa, l’aria sale,
e mentre sale, si raffredda. Inizialmente, la
temperatura diminuisce di circa 1°C per 100 m di
quota. Quando la temperatura scende al di sotto di
un certo valore, si ha condensazione, e quindi
pioggia o neve, quindi la diminuzione della
temperatura si attesta attorno a 0.5°C per 100 m.
Quando il punto più alto del rilievo è superato, la
massa d’aria ridiscende, aumentando la sua
temperatura di 1°C ogni 100 m.

Siccome siamo arrivati oltre il punto della


condensazione, quando la massa d’aria ridiscende, è
secca. Se la massa d’aria si è effettivamente
riscaldata durante la discesa, allora si ha fohen.
Sotto altre condizioni, la massa d’aria non riesce a
riscaldarsi, dunque si origina la bora.

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Univ. di Firenze/CRIACIV/DIC: Ingegneria del Vento
CAP. 1: La circolazione atmosferica (31/36)

Venti influenzati dalle condizioni atmosferiche

Uragani (thunderstorms)
Un uragano si può formare in corrispondenza di un
veloce moto verso l’alto di aria calda e umida. La
condensazione dell’aria che sale determina un
rilascio di energia, e la pioggia determina un moto
del sistema centrale verso il basso. La scala
dell’uragano è di circa 10 km, mentre la durata è
dell’ordine di grandezza di 1 ora.

Uragano Tornado
Tornadi (tornadoes)
Un tornado è un vortice che ruota attorno ad un asse
inclinato, con diametro di circa 300 m, che si
muove ad una velocità compresa tra 10 e 30 m/s.
La sua massima velocità tangenziale è di 100 m/s.
Al di sotto del tornado si crea una forte depressione
che può agire anche in modo molto violento sugli
edifici circostanti.

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Univ. di Firenze/CRIACIV/DIC: Ingegneria del Vento
CAP. 1: La circolazione atmosferica (32/36)

AUTOSPETTRO DELLA VELOCITÀ DEL


VENTO
L’autospettro della velocità del vento è uno strumento
interessante per illustrare i fenomeni.
L’autospettro S(n) mostra la varianza del vento in
funzione di diverse velocità. Alte frequenze
corrispondono al range della microscala, mentre
basse frequenze corrispondono alla macroscala.
La velocità del vento è influenzata dal clima (I° anello
della catena di Davenport) e dalla turbolenza
atmosferica (II° anello)
Esistono alcuni modelli di autospettro, nonché autospettri ricavati
da misure sperimentali. L’autospettro caratterizza
statisticamente la componente fluttuante della velocità del
vento.

Ad esempio, in Figura sono messi a confronto la curva ottenuta da


misure effettuate in Danimarca (a Lammerfjoden), su un
intervallo temporale di 1 anno e su un terreno aperto (z0 = 0.05)
ad una quota di 30 m e lo spettro di Van der Hoven. Entrambi gli
spettri sono riferiti ad una velocità orizzontale del vento.

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Univ. di Firenze/CRIACIV/DIC: Ingegneria del Vento
CAP. 1: La circolazione atmosferica (33/36)

Spettro di Van der Hoven

Lo spettro cui si fa universalmente riferimento per la


descrizione del vento è quello del metereologo
olandese Van der Hoven (1957).
Lo spettro originale si riferiva alla componente
orizzontale del vento a 100 m di quota, ma esso è
correntemente usato per descrivere il vento in
qualunque sito e a qualunque altezza, purché
nello strato limite.
Van der Hoven
speculativo

picco
spettro dell´energia

macrometereologico
picco
micrometereologico

gap spettrale

annuale 4 gg 12 h 5 min 1 min 5 sec


Nel diagramma semplificato in Figura, si osserva una zona
centrale che prende il nome di “gap spettrale”: la zona a
sinistra del gap (cioè nel campo delle basse frequenze)
corrisponde ai fenomeni “macrometereologici”, e presenta
due picchi: uno corrispondente alla periodicitá del vento
giornaliera (“brezze” di periodo pari a 12 ore), l´altro relativo
al normale periodo di sviluppo di una burrasca o tempesta,
cioè circa 4 giorni (100 ore). Lo spettro è stato esteso anche
a sinistra oltre il campo di definizione dell´originale di Van
der Hoven, e presenta un ulteriore massimo in corrispondenza
della periodicitá annuale (periodo = 12 mesi, ossia quasi 104
ore).

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Univ. di Firenze/CRIACIV/DIC: Ingegneria del Vento
CAP. 1: La circolazione atmosferica (34/36)

Spettro di Van der Hoven

La zona a destra del “gap” corrisponde a fenomeni


cosiddetti “micrometereologici”, ed è quella che
direttamente influenza gli aspetti “dinamici” della
risposta strutturale.
La presenza del gap consente di rendere lecite due
importanti operazioni:

• la prima consiste nel poter determinare una velocità


di riferimento mediando su un intervallo compreso
tra 10 minuti e un´ora (cioè all´interno del gap):
infatti l´influenza dei fenomeni periodici su una tale
media risulta trascurabile;
• la seconda operazione consiste nel separare il
processo vento in due addendi ben distinti, di cui il
primo corrisponde esclusivamente a fenomeni
statici (poiché il carico varia lentamente rispetto
alle frequenze proprie delle strutture), mentre il
secondo può dar luogo a fenomeni dinamici: in
questo caso la risposta della struttura può risultare
anche sensibilmente amplificata rispetto a quella
statica.

Spettri caratterizzati da simili proprietà sono tipici delle


zone temperate.

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Univ. di Firenze/CRIACIV/DIC: Ingegneria del Vento
CAP. 1: La circolazione atmosferica (35/36)

Descrizione della velocità del vento

Si possono separare le azioni dovute alla componente


media e alla componente turbolenta del vento.

Componente media e componente turbolenta del


vento si assumono mutuamente indipendenti nello
strato limite atmosferico, dunque possono essere
trattati separatamente e sovrapposti.
La scelta del periodo su cui calcolare la velocità
media dipende dalla norma usata.

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Univ. di Firenze/CRIACIV/DIC: Ingegneria del Vento
CAP. 1: La circolazione atmosferica (36/36)

Equazioni fondamentali

• Conservazione della massa

• Conservazione del calore

• Conservazione del moto

• Conservazione dell’acqua

• Conservazione di altri gas

Insieme di 11+m equazioni alle derivate parziali non


lineari in 11+m variabili dipendenti (delle coordinate
spaziali e temporali)

Le equazioni che descrivono i moti dell’atmosfera


possono essere risolte in modo deterministico, una
volta assegnate le opportune condizioni iniziali ed al
contorno.

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