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SOLUZIONI DEGLI ESERCIZI

DEL CAPITOLO 4

Esercizio 4.1.1. Si consideri in R l’insieme


√3 √
3
L = {a + b 2 + c 4, ∀ a, b, c ∈ Q }.
Verificare che L è un campo ed è un’estensione semplice di Q .

Soluzione. Si verifica facilmente che L − L ⊆ L e L · L ⊆ L. Dunque L è un sottoanello di


R e quindi
√ è√un dominio. Per dimostrare che L è un campo occorre verificare che ogni elemento
a + b √2 + c √4 ∈ L· ammette inverso. A tal fine si potrebbe considerare un elemento ”incognito”
3 3

3 3
x + y 2 + z 4 ∈ L ed imporre la condizione:

3 √3 √3 √3
(a + b 2 + c 4)(x + y 2 + z 4) = 1.
Sviluppando i calcoli si ottiene un sistema lineare di tre equazioni nelle incognite x, y, z. La soluzione
di tale sistema fornisce (in funzione di a, b, c) i coefficienti x, y, z dell’inverso cercato. Va però
verificata l’esistenza ed unicità della soluzione del sistema.

Conviene invece seguire un’altra strada. Poiché X − 2 ∈ Q [X] è irriducibile, allora Q [X] (X 3−2)
3

è un campo. Risulta:
  3
Q [X] (X 3−2) ∼
= Q [x  x = 2] = {a + bx + cx , ∀ a, b, c ∈ Q ; x = 2}.
2 3


Per creare un isomorfismo tra L e Q [X] (X 3−2) , si definisce

3
ϕ : Q [X] → R tale che ϕ(f ) = f ( 2), ∀ f ∈ Q [X].
ϕ è un omomorfismo di anelli. Inoltre Kerϕ = (X − 2) [infatti Kerϕ è un ideale principale e non
3

contiene polinomi di grado < 3].


√3 √ r
q 3
Infine Im ϕ = L. Infatti, ∀ k ∈ N , se k = 3q + r (0 ≤ r < 3), si ha: ( 2)k = 2 ( 2) . Dunque
√3 √
3
( 2)k ∈ L. Pertanto f ( 2) ∈ L, ∀ f ∈ Q[X], cioè Im ϕ ⊆ L [mentre l’inclusione opposta è ovvia].

∼ Q [X] 3 . Dunque L è un campo.
Abbiamo cosı̀ provato che L = (X −2)

3 √
3
Infine L = Q ( 2) [in quanto ogni α ∈ L è generato a partire da Q ∪ { 2}].

∗ ∗ ∗

Esercizio 4.1.2. Dire se sono isomorfe le seguenti estensioni di campi


√ √
Q ⊂ Q ( 2), Q ⊂ Q ( 3).

Soluzione. Se le due estensioni fossero isomorfe, esisterebbero due isomorfismi


√ √
f : Q → Q , F : Q ( 2) → Q ( 3)
che rendono commutativo il seguente diagramma di campi:
f
Q Q

√ F √
Q ( 2) Q ( 3)
√ √
Ora f = 1Q [infatti f ( ab ) = ff (a)
(b) =
af (1)
bf (1) = ab ]. Ne segue che F |Q = 1Q . Poniamo F ( 2) = a+b 3,
per opportuni a, b ∈ Q . Allora:
√ 2 √ 2 √ 2
2 = F (2) = F (( 2) ) = (F ( 2)) = (a + b 3) .
√ √ √ √
Dunque a + b 3 è uno zero di X − 2. Perciò a + b 3 = ± 2. Quadrando si otterrebbe 3 ∈ Q
2

(assurdo) oppure a = b = 0 e dunque F non sarebbe suriettiva (assurdo).

∗ ∗ ∗
170 G. CAMPANELLA APPUNTI DI ALGEBRA 2

Esercizio 4.1.3. Si consideri in R il sottoinsieme T = { 2k , ∀ k ∈ Z }. Verificare che

T = Q ( 2).

Soluzione. Si osserva subito che


√ √ √
Q ( 2) = Q ∪ { 2} = {q1 + q2 2, ∀ q1, q2 ∈ Q }.

f ( 2)
Infatti ogni frazione √ ,
g( 2)
con f, g ∈ Q [X], può essere prima trasformata in un’espressione del tipo
√ √
a+b √2
c+d 2
(con a, b, c, d ∈ Q , cd = 0) e poi ”razionalizzata” [moltiplicandola per c−d √2
c−d 2
].
Poiché il sottocampo fondamentale R f è Q , allora
T = Q ∪ T = Q (T ) = Q (T − Q ).
Si ha:
√ √ √ √ √ √ √
T = {1, 2, 2, 2 2, 4, 4 2, 8, 8 2, ...} ∪ { 12 2, 12 , 14 2, 14 , 18 2, 18 , ...}.
Ne segue che
√ √ √
T − Q = {2h 2, ∀ h ∈ N } ∪ { 21h 2, ∀ h > 0} = {2h 2, ∀ h ∈ Z }.
√ √ √ √
Ovviamente √ Q ( 2) ⊆ Q (T − Q ), perché 2 ∈√T − Q . Viceversa ogni 2h 2 ∈ Q ( 2) e quindi
Q(T − Q) ⊆ Q( 2). Possiamo concludere che Q( 2) = T .

∗ ∗ ∗
−6
Esercizio 4.1.4. Nel campo C (X) è assegnato il sottoinsieme T = {X , X }.
4
Determinare il
sottocampo T .

−6
T = C f ∪T = Q (T ) = Q (X , X ).
4
Soluzione. Si ha:
−6 −1 4 −1
e dunque X ∈ T . Pertanto Q (X ) ⊆ T .
2 2 2
Ovviamente X = (X ) (X ) Viceversa, il
F
generico elemento di T è della forma G , con
 4 i −6 j  4 r −6 s
F = ai, j (X ) (X ) , G = br, s (X ) (X )
i,j r,s
e ai, j , br, s ∈ Q. Poichè
   
∈ K[X ], ∈ K[X ],
4i−6j 2 2i−3j 2 4r−6s 2 2r−3s 2
F = ai, j X = ai, j (X ) G= br, s X = br, s (X )
i,j i,j r,s r,s
F
∈ Q (X ) e quindi T ⊆ Q (X ).
2 2
allora G

∗ ∗ ∗

Esercizio 4.1.5. Dimostrare che l’estensione Q ⊂ R è non semplice.


[Suggerimento. Valutare la cardinalità di un’estensione semplice di Q .]

Soluzione. Per assurdo, sia R = Q (α), con α ∈ R . Si ha: Q (α) = Q ∪ {α} . Quindi gli elementi
di Q (α) sono espressioni del tipo:
F (α)
G(α) , con F, G ∈ Q [X] e G(α) = 0.
Ne segue che |Q Q(α)| ≤ |Q
Q(X)|. Ricordiamo che Q (X) = Q (Q Q[X]) (campo dei quozienti di Q [X]).
Inoltre:
∞
- Q [X] è numerabile [infatti |Q
Q[X]| ≤ |Q
Q| = |Q
Q|, in base al teorema fondamentale del numerabile];
i=1

- per ogni dominio A, |A| ≤ |Q Q(A)| ≤ |A×A|, essendo Q (A) = AA· = A × A· ∼ . Ne segue che, se
|A| = |N
N |, allora |Q
Q(A)| ≤ |NN ×NN | = |N
N | e quindi |QQ(A)| = |N N |.
In particolare allora |Q
Q(X)| = |NN |. Ne segue l’assurdo, visto che |R R | > |N
N |.

∗ ∗ ∗

Esercizio 4.1.6. Sia K un campo e si consideri l’estensione K(X ) ⊂ K(X).


2
Verificare che
{1, X} è una base di K(X) su K(X ).
2
SOLUZIONI DEGLI ESERCIZI DEL CAPITOLO 4 171

Soluzione. Sia F
G ∈ K(X) una funzione razionale. Scriviamo i due polinomi F, G ∈ K[X] nella
forma:
F = F0 + X F1, G = G0 + X G1,
con F0, F1, G0, G1 ∈ K[X ]. Allora:
2

2
F 1 G0−X G1 F0G0+XF1G0−XF0G1−X F1G1
= (F0 + X F1) G = (F0 + X F1) (G G1)(G0−X G1) = G02−X 2G12
=
G 0+X G1 0+X
2
F0G0− X F1G1 F1G0−F0G1
∈ 1·K(X ) + X ·K(X ).
2 2
= G02−X 2G12
+X G02−X 2G12

Abbiamo cosı̀ verificato che {1, X} è un sistema di generatori di K(X) come K(X )-spazio vettoriale.
2

F0 F1
= 0, con F0, G0, F1, G1 ∈ K[X ] e G0, G1 = 0. Allora X F1G0 = −F0G1.
2
Sia ora G0 + X G1
Poiché i polinomi F0, G0, F1, G1 hanno grado pari, allora X F1G0 ha grado dispari, mentre −F0G1
lo ha pari. Ne segue che i due polinomi sono nulli e quindi F0 = F1 = 0. Abbiamo cosı̀ verificato
2
che 1, X sono linearmente indipendenti su K(X ).

∗ ∗ ∗

Esercizio 4.2.1. Sia z ∈ C − R .


(i) Determinare il polinomio minimo di z su R [in funzione della norma e della traccia di z].
(ii) Esiste il polinomio minimo di z su Q ?

Soluzione. (i) Intendiamo per traccia di z = x + iy ∈ C il numero reale T r(z) := z + z = 2x. Si


verifica immediatamente che z − T r(z) z + N (z) = 0. Ne segue che z è zero del polinomio
2

f = X − T r(z) X + N (z) ∈ R [X].


2

Tale polinomio ha come zeri z, z, non in R . Dunque è irriducibile su R . È poi monico e quindi f
è il polinomio minimo di z su R .
(ii) Il polinomio minimo di z su Q non esiste sempre, perché in generale z non è algebrico su Q .
Ad esempio, si consideri z = i π ∈ C − R . Se per assurdo z fosse algebrico su Q , esisterebbe un

n
at X ∈ Q [X] tale che q(i π) = 0. Allora:
t
polinomio non nullo q =
t=0

n
at (i π) = (a0 − a2π + a4π + ... ) + i(a1π − a3π + a5π + ... ).
t 2 4 3 5
0=
t=0
Trattando separatamente parte reale e parte immaginaria, si ottengono due polinomi in Q [X] (non
entrambi nulli) che ammettono π come zero. Ma π è trascendente su Q : assurdo.

∗ ∗ ∗
√ √
Q( p, q) : Q ] ed una base
Esercizio 4.2.2. Siano p, q due primi distinti. Determinare il grado [Q
√ √
di Q ( p, q) su Q .

√ √ √ √
Soluzione. Risulta: Q ( p, q) = Q ( p)( q).
[Tale fatto è del tutto generale: per ogni campo K risulta che K(α, β) = K(α)(β). Infatti K(α, β)
è il più piccolo campo contenente K, α, β. Siccome α, β ∈ K(α)(β), allora K(α, β) ⊆ K(α)(β).
Viceversa, K(α) ⊆ K(α, β), β ∈ K(α, β) e quindi K(α)(β) ⊆ K(α, β).]
Si consideri la seguente catena di estensioni algebriche semplici:
√ √ √
Q ⊆ Q ( p) ⊆ Q ( p, q).

La prima ha grado 2 e p ha polinomio minimo X − p ∈ Q [X]. Anche la seconda ha grado 2. Per
2

√ √
verificarlo, si osservi che q è zero del polinomio X − q ∈ Q ( p)[X]. Tale polinomio è irriducibile
2

√ √ √ √ 2
su Q ( p). Se infatti non lo fosse, esisterebbe a + b p ∈ Q ( p) tale che (a + b p) = q. Ma allora
√ √ √
p ∈ Q : assurdo. Si conclude che [Q Q( p, q) : Q ] = 2·2 = 4.
√ √ √ √
Per ottenere una base del Q -spazio vettoriale Q ( p, q), si scelgano le basi {1, p} di Q ( p)
√ √ √ √
su Q e {1, q} di Q ( p)( q) su Q ( p). Il loro ”prodotto”
√ √ √
1, p, q, pq
172 G. CAMPANELLA APPUNTI DI ALGEBRA 2

√ √
è una base di Q ( p, q) su Q .

∗ ∗ ∗
√ √3
Esercizio 4.2.3. Determinare il grado ed una base dell’estensione Q ⊂ Q ( 2, 2).

Soluzione. Si consideri la catena di estensioni:


√ 3 √ √ 3
Q ⊂ Q ( 2) ⊂ Q ( 2, 2).

3 √
3 √ √
3
Risulta subito che {1, 2 , 4} è una base della prima estensione. Verifichiamo che 2 ∈ Q ( 2).
√ √3 √
3
Altrimenti, se fosse 2 = a + b 2 + c 4 (con a, b, c ∈ Q ), allora quadrando:
2

2 3

2 3
√3 √3
2 = a + b 4 + 2c 2 + 2ab 2 + 2ac 4 + 4bc.
Ne segue:
{ 2 = a + 4bc, 0 = 2c + 2ab, 0 = b + 2ac.
2 2 2

Dalla seconda e terza uguaglianza, 2c = b e quindi, se b, c = 0, ( cb ) = 2: assurdo [in Q ]. Ne


3 3 3

√ √ √ 3 √
3
segue che {1, 2} è una base di Q ( 2, 2) su Q ( 2) e si conclude che:
√ √ 3 √ √ 3 √
3 √3
Q( 2, 2) : Q] = [Q
[Q Q( 2, 2) : Q( 2)]·[QQ( 2) : Q] = 2·3 = 6.
√ √ 3
Infine una base di Q ( 2, 2) su Q è data dal prodotto delle due basi:
 √ 3 √3 √ √ √ 3 √ √3   1/3 2/3 1/2 1/2+1/3 1/2+2/3 
1, 2, 4, 2 , 2 2, 2 4 = 1, 2 , 2 , 2 , 2 ,2 =
 2/6 4/6 3/6 5/6 1/6 
= 1, 2 , 2 , 2 , 2 , 2·2 .
 k/6 
Quindi una base è anche 2 , 0 ≤ k ≤ 5 .

∗ ∗ ∗

Esercizio
√ 4.2.4.
√ Determinare il grado ed il polinomio minimo dell’estensione algebrica semplice
Q ⊂ Q ( 2 + 3).

√ √ √ √ √ √
Soluzione.
√ √ Risulta: Q ⊆ Q ( 2 +√ 3) √ ⊆ Q ( 2, 3). Poiché Q
[Q ( 2, 3) : Q] = 4, allora
Q( 2 + 3) : Q ] ≤ 4. Posto α = 2 + 3, esiste un polinomio P ∈ Q [X] tale che ∂P ≤ 4 e
[Q
P (α) = 0.
√ √
Per calcolare P osserviamo: α = 5 + 2 6, α = 49 + 20 6. Dunque α − 10α = −1. Pertanto
2 4 4 2

P = X − 10X + 1 ∈ Q [X]
4 2

Q(α) : Q ] = 4]
ammette α come zero. Per provare che P è il polinomio minimo di α su Q [e quindi [Q
basta verificare che P è irriducibile su Q .
P non ha zeri razionali [infatti P (±1) = 0]. Verifichiamo che P non è prodotto di due polinomi
di grado 2 in Q [X]. Risolvendo l’equazione Y − 10Y + 1 = 0 si ottengono gli zeri
2
irriducibili

5 ± 2 6 ∈ R . Allora in R [X] si ha:
√ √
P = (X − 5 + 2 6)(X − 5 − 2 6).
2 2

Tale fattorizzazione è unica (in R [X]) e i due fattori non sono associati a polinomi a coefficienti
razionali. Se ne deduce che P è irriducibile su Q, come richiesto.

∗ ∗ ∗
 √
Esercizio 4.2.5. Assegnato α = 2 + 2 ∈ R ,
(i) determinare il polinomio minimo di α su Q ;
(ii) esprimere √1 come combinazione lineare (a coefficienti razionali) delle potenze di α.
2
(iii) determinare il polinomio minimo di α su Q ( √12 ).

√ √ √ √
2, α = 6 + 4 2. Allora α − 4α = 6 + 4 2 − 8 − 4 2 = −2.
2 4 4 2
Soluzione. (i) Si ha: α = 2 +
Dunque il polinomio
SOLUZIONI DEGLI ESERCIZI DEL CAPITOLO 4 173

f = X − 4X + 2 ∈ Q [X]
4 2

ammette α come zero. Tale polinomio è monico ed irriducibile (dal criterio di Eisenstein). Quindi
è il polinomio minimo di α su Q .

(ii) Q (α) ha base {1, α, α , α }. Poiché √12 ∈ Q (α) [infatti 2 = α − 2 ∈ Q (α)], allora
2 3 2

√1 = a0 + a1α + a2α + a3α , per opportuni a0, a1, a2, a3 ∈ Q .


2 3
2
√ 2 √ 2
α 2 √1 √1 = −1 + α
2
Da α = 2 + 2 segue: 2 =1+ 2 =1+ 2
e quindi 2 2 è la combinazione lineare
richiesta.

(iii) Ovviamente Q ( √12 ) = Q ( 2). Sussiste la catena di inclusioni

Q ⊃ Q ( 2) ⊃ Q (α).
√ √
Q(α) : Q ] = ∂f = 4 e [Q
Poiché [Q Q
√ ( 2) : Q√] = 2, allora [QQ(α) : Q√( 2)] = 2. Si osservi che √α è
zero del polinomio g = X − (2 + 2) ∈ Q ( 2)[X]. Poiché α ∈ Q ( 2), g è irriducibile su Q ( 2).
2

Essendo g monico, g è il polinomio minimo di α su Q ( √12 ).

∗ ∗ ∗

Esercizio 4.2.6. Sia K := Z 2(x) = Z 2[X] (p) , con p = X + X + 1 ∈ Z 2[X] (estensione algebrica
2

semplice di Z 2). Sia q = X + xX + 1 ∈ K[X].


2


(i) Verificare che q è irriducibile su K e determinare gli elementi del campo K[y] := K[X] (q) (con
y := X + (q)).
(ii) Calcolare il grado di [K[y] : Z 2] e studiare l’estensione algebrica semplice Z 2 ⊂ Z 2(y), determi-
nando il polinomio minimo di y su Z 2.

Soluzione. (i) Si ha:


K = Z 2(x) = {0, 1, x, x + 1; x = x + 1}.
2

Per verificare che q è irriducibile in K[X] è sufficiente verificare che non ha zeri in K [infatti
q(0) = q(1) = q(x) = 1, q(x + 1) = x + 1].
Gli elementi del campo L := K[y] = Z 2(x)[y] = Z 2(x, y) sono del tipo a + by, con a, b ∈ Z 2(x), e
dunque sono i seguenti sedici:
0 y xy (x + 1)y
1 1+y 1 + xy 1 + (x + 1)y
x x+y x + xy x + (x + 1)y
x + 1 x + 1 + y x + 1 + xy x + 1 + (x + 1)y.
(ii) Si ha: [L : Z 2] = [K[y] : K]·[K : Z 2] = 2·2 = 4.
Vogliamo valutare [Z Z 2(y) : Z 2]. A priori, essendo Z 2(y) un campo intermedio tra Z2 ed L,
Z 2(y) : Z 2] = 2 oppure = 4. Nel primo caso |Z
[Z Z 2(y)| = 4; nel secondo Z 2(y) = K[y].
Osserviamo che 0, 1, y, 1 + y ∈ Z 2(y). Ma anche y − 1 = xy ∈ Z 2(y). Dunque |Z
Z 2(y)| ≥ 5 e
2

pertanto Z 2(y) = K[y]. Quindi il polinomio minimo f di y su Z 2 ha grado 4.


2 3
Per calcolare f osserviamo che 1, y, y , y è una base di Z 2(y) su Z 2. Quindi devono esistere
a, b, c, d ∈ Z 2 tali che
4 2 3
y = a + by + cy + dy .
2 3 4
Si ha, con semplici calcoli: y = xy + 1, y = x + xy, y = x + y. Allora
x + y = a + by + cxy + c + dx + dxy = (a + c) + dx + by + (c + d)xy.
Ne segue: a + c = 0, d = 1, b = 1, c + d = 0, da cui b = d = 1, c = 1, d = 1. Pertanto
4 2 3
y =1+y+y +y .
Il polinomio minimo cercato è quindi
f = X + X + X + X + 1 ∈ Z 2[X].
4 3 2

Nota. Abbiamo provato che L = K[y] è un’estensione semplice di Z 2, di grado 4.

∗ ∗ ∗
174 G. CAMPANELLA APPUNTI DI ALGEBRA 2

Esercizio 4.2.7. Sia K ⊂ L un’estensione  finita di campi e sia f ∈ K[X] un polinomio irriducibile.
Verificare che, se f ha uno zero in L, ∂f  [L : K].

Soluzione. Sia n = [L : K] e sia α uno zero di f in K[X]. Poiché f è irriducibile, f (a meno di


un fattore in K · ) è il polinomio minimo di α su K. Dunque [K(α) : K] = n. Poiché
n = [L : K] = [L : K(α)] · [K(α) : K] = [L : K(α)] · ∂f ,
 
allora ∂f  n, cioè ∂f  [L : K].

∗ ∗ ∗

Esercizio 4.2.8. Sia p un primo. Calcolare il polinomio ciclotomico Φp2 ∈ Z [X] e verificare che
è irriducibile.
[Suggerimento: applicare il criterio di Eisenstein a Φp2 (X + 1)].

Soluzione. Si ha:
p2 p2
X −1 X −1
Φp2 = Φ1 Φp = p
X −1
.
p2
Eseguendo la divisione con resto di X − 1 per X − 1, si ottiene:
p

 pk
p−1
p 2p p(p−1)
Φp2 = X = 1 + X + X + ... + X .
k=0
Per dimostrarne l’irriducibilità, verifichiamo che è possibile applicare il criterio di Eisenstein a
Φp2 (X + 1). Si ha:

p−1
pk
Φp2 (X + 1) = (X + 1) .
k=0
p(p−1)
L’addendo di grado massimo di tale polinomio è X ed il termine noto è p (= 1 + ... + 1). Per
applicare il criterio di Eisenstein (relativamente a p) basta verificare che i coefficienti intermedi del
polinomio sono multipli di p. Poniamo:
2

p −p−1
Φp2 (X + 1) − X
p(p−1) j
= αj X .
j=0

Dobbiamo verificare che p  αj , ∀ j = 1, ... , p − p − 1. Si ha:
2

p2 p2
(X+1) −1 X +p f1
Φp2 (X + 1) = p
(X+1) −1
= p
X +p f2
, per opportuni f1, f2 ∈ Z [X].
Allora:
 p   p   p(p−1) 
2
p2 
p −p−1
j
X + p f1 = X + p f2 Φp2 (X + 1) = X + p f2 X + αj X =
j=0
p2 p(p−1)  j+p
 j

=X + p f2 X + αj X + p f2 αj X .
p2
Cancellando il fattore X e raccogliendo p a fattore, si ottiene
2

p −p−1
= p f3, per un opportuno f3 ∈ Z [X].
j+p
αj X
j=0

Dunque p  αj , ∀ j = 1, ... , p − p − 1, come richiesto.
2

Nota. Il procedimento può essere esteso per provare che Φpn è irriducibile su Z , ∀ n ≥ 1.

∗ ∗ ∗

Q(ζ3, ζ4) : Q ], con ζ3 = cos 2π


Esercizio 4.2.9. Determinare [Q 2π 2π 2π
3 + i sin 3 , ζ4 = cos 4 + i sin 4 .


Soluzione. Si ha: ζ3 = −1+2i 3 ha polinomio minimo su Q : Φ3 = X + X + 1, mentre ζ4 = i ha
2

2
polinomio minimo su Q : Φ2 = X + 1. Risulta:
Q(ζ3, ζ4) : Q ] = [Q
[Q Q(ζ3, ζ4) : Q (ζ4)]·[Q
Q(ζ4) : Q ] = 2·[Q
Q(ζ3, i) : Q (i)].
SOLUZIONI DEGLI ESERCIZI DEL CAPITOLO 4 175

L’estensione semplice Q (i) ⊂ Q (ζ3, i) ha grado ≤ 2 [infatti Φ3 ∈ Q (i)[X] e Φ3(ζ3) = 0]. Se



per assurdo il grado fosse 1, Φ3 sarebbe riducibile su Q (i) e quindi ζ3 ∈ Q (i), cioè −1 + i 3 =

2a + 2bi, ∃ a, b ∈ Q . Quindi 3 ∈ Q : assurdo.
Si è provato che [QQ(ζ3, ζ4) : Q ] = 4.

∗ ∗ ∗

Esercizio 4.2.10. Sia K4 [risp. K5] l’estensione di Z 3 generata dalle radici quarte [risp. quinte]
dell’unità (su Z 3). Calcolare [K4 : Z 3] e [K5 : Z 3].

Soluzione. Le radici quarte e quinte dell’unità (su Z 3) sono rispettivamente le soluzioni delle
equazioni X − 1 ∈ Z 3[X], X − 1 ∈ Z 3[X].
4 5

Si ha: X − 1 = (X − 1)(X + 1) = (X − 1)(X + 1)(X + 1) ∈ Z 3[X]. Due radici quarte dell’unità


4 2 2 2

sono quindi 1 e −1 = 2. Inoltre X + 1 ∈ Z 3[X] è irriducibile [infatti non ha zeri in Z 3]. Allora
2

K4 è generato su Z 3 dai due zeri di X + 1. Se x è uno dei due zeri, l’altro è −x = 2x [infatti
2

X + 1 = (X − x)(X + x)]. Pertanto:


2


K4 = Z 3(x, −x) = Z 3(x) = {a + bx, ∀ a, b ∈ Z 3; x = 2} ∼
2
= Z 3[X] (X 2+1) .
Z 3(x) : Z 3] = 2.
Ovviamente [K4 : Z 3] = [Z
Veniamo al campo K5. Si ha:
X − 1 = (X − 1)(X + X + X + X + 1) ∈ Z 3[X].
5 4 3 2

4 3 2
Cominciamo col verificare che il polinomio f = X +X +X +X +1 è irriducibile su Z 3. Certamente
f non ha zeri in Z 3 [infatti f (1), f (2) = 0]. Per assurdo, f ammetta una fattorizzazione con due
polinomi di grado 2, cioè
2 2
f = (X + aX + b)(X + cX + d).
Poiché bd = 1, allora b = d = 1 oppure b = d = 2. Nel primo caso, confrontando i coefficienti di
ugual grado, si ottiene il sistema
{ a + c = 1, ac + 2 = 1, a + c = 1 ,
da cui a(a − 1) = 1, che non ha soluzioni in Z 3. Nel secondo caso (cioè b = d = 2) si ottiene il
sistema
{ a + c = 1, ac + 1 = 1, 2a + 2c = 1 ,

da cui 2 = 1: assurdo. Si conclude che f è irriducibile. Ne segue che Z 3(x) ∼ = Z 3[X] (f ) è
2 3
un’estensione di grado 4 su Z 3, con base 1, x, x , x .
Si osserva subito che x , x , x (= −1 − x − x − x ) sono zeri di f [infatti sono zeri di X − 1 e
2 3 4 2 3 5

sono distinti dagli altri due zeri 1, x di X − 1]. Si conclude che


5

2 3 4
K5 = Z 3(x, x , x , x ) = Z 3(x).
Ovviamente [K5 : Z 3] = ∂f = 4.

∗ ∗ ∗

Esercizio 4.2.11. Determinare un isomorfismo tra i due campi


 
K1 = Z 3[X] (X 2+1) , K2 = Z 3[X] (X 2+X+2) .

Soluzione. Che K1, K2 siano campi dipende dal fatto che i due polinomi f = X +1, g = X +X+2 ∈
2 2

Z 3[X] sono irriducibili su Z 3 [infatti non hanno zeri in Z 3, come subito si verifica].
Si tratta di due campi finiti di cardinalità 9, che possiamo rappresentare come estensioni algebriche
semplici di Z 3. Si ha:
2 2 2 2
K1 = Z 3(α), con α + 1 = 0, cioè α = 2; K2 = Z 3(β), con β + β + 2 = 0, cioè β = 1 + 2β.
Si noti che (in base al Coroll. 2.1 di Cap. 5) due campi finiti della stessa cardinalità sono isomorfi e
dunque un isomorfismo tra K1 e K2 deve esistere. Lo otterremo cercando l’immagine di α in Z (β).
Sia ϕ : Z 3(α) → Z 3(β) un isomorfismo (e quindi uno Z 3-isomorfismo). Poniamo:
176 G. CAMPANELLA APPUNTI DI ALGEBRA 2

ϕ(α) = a + bβ, con a, b ∈ Z 3.


2 2
Si ha: ϕ(α) = ϕ(α ) = ϕ(2) = 2 e quindi
2 2 2 2 2
2 = (a + bβ) = a + 2abβ + b (1 + 2β) = a + b + 2bβ(a + b).
Ne segue:
2 2
2bβ(a + b) = 2(1 + a + b ).
Poiché β ∈ Z 3, tale relazione è verificata ⇐⇒ b(a + b) = 0 e 1 + a + b = 0.
2 2

Se b = 0, allora a + 1 = 0 e ciò è assurdo, essendo f (a) = 0, ∀ a ∈ Z 3. Se a + b = 0, allora


2

2 2 2
1 + a + (−a) = 0, cioè a = 1 e quindi a = 1, 2. Ne segue che le possibili coppie (a, b) cercate
sono: (1, 2), (2, 1).
Scegliamo la prima. Allora ϕ(α) = 1 + 2β. Quindi:
0 → 0, α → 1 + 2β, 2α → 2 + β
ϕ : 1 → 1, 1 + α → 2 + 2β, 1 + 2α → β
2 → 2, 2 + α → 2β, 2 + 2α → 1 + β.
Dunque ϕ è biiettiva. Resta da verificare che è un omomorfismo. Si ha, ∀ a1, a2, b1, b2 ∈ Z 3:
 
ϕ (a1 + b1α) + (a2 + b2α) = ϕ(a1 + a2 + (b1 + b2)α) = a1 + a2 + (b1 + b2)(1 + 2β) =
= a1 + b1(1 + 2β) + a2 + b2(1 + 2β) =
   
= ϕ (a1 + b1α) + ϕ (a2 + b2α) ;
 
ϕ (a1 + b1α)·(a2 + b2α) = a1a2 + 2b1b2 + (b1a2 + a1b2)(1 + 2β);
     
ϕ (a1 + b1α) ·ϕ (a2 + b2α) = ((a1 + b1(1 + 2β)) ((a2 + b2(1 + 2β)) =
2
= a1a2 + b1b2(1 + β + β) + (a1b2 + a2b1)(1 + 2β) =
= a1a2 + 2b1b2 + (b1a2 + a1b2)(1 + 2β).

∗ ∗ ∗

Esercizio 4.3.1. Sia K un campo. È assegnata l’estensione di campi


K(X , XY ) ⊂ K(X, Y ).
2

Verificare che tale estensione è algebrica semplice e determinarne il grado.

2
Soluzione. Sia L = K(X , XY ) e M = K(X, Y ). Si consideri la catena di estensioni semplici:
L ⊆ L(X) ⊆ L(X, Y ) = M .
L’estensione L ⊆ L(X) è algebrica semplice. Infatti X è zero del polinomio T −X ∈ L[T ]. Tale
2 2

polinomio è monico ed irriducibile su L [infatti in M ha zeri ±X e X ∈ L]. Dunque [L(X) : L] = 2.


Si ha poi: Y = XY X (in L(X)). Dunque M = L(X)(Y ) = L(X). Pertanto L ⊂ M è algebrica
semplice di grado 2. È generata da X, con polinomio minimo T − X ∈ L[T ].
2 2

∗ ∗ ∗

Esercizio 4.3.2. Sia K un campo. Verificare che l’estensione di campi


K(X Y, XY ) ⊆ K(X, Y )
2 2

è algebrica semplice, di grado 3.

2 2
Soluzione. Si ponga: L = K(X Y, XY ), M = K(X, Y ). Dimostriamo preliminarmente che
X ∈ L (e dunque L ⊂ M ).
F
, con F = F (X Y, XY ), G = G(X Y, XY ) ∈ K[X Y, XY ] ⊂ K[X, Y ].
2 2 2 2 2 2
Per assurdo, sia X = G
Ovviamente F, G hanno in K[X, Y ] grado ≡ 0 (mod 3). Se quindi fosse X = G
F
, allora F = XG e
∂F = ∂(XG) = 1 + ∂G ≡ 1 (mod 3): assurdo.
2

Y = XY 2 ∈ L e quindi anche Y X Y = X ∈ L. Posto h := T − X ∈ L[T ],


Osserviamo che X X Y X 2 3 3 3

tale polinomio ammette X come zero. Dunque X è algebrico su L.


2
Y
Si ha poi: Y = X X . Anche Y
X ∈ L [in quanto Y
X = XY
X 2Y
Y
] e quindi Y = X X ∈ L(X). Ne segue
che M = L(X)(Y ) = L(X).
SOLUZIONI DEGLI ESERCIZI DEL CAPITOLO 4 177

L’estensione L ⊂ M è dunque algebrica semplice. Per dimostrare che ha grado 3 basta verificare
che h è irriducibile in L[T ].
2
Si noti che gli zeri di h sono X, αX, α X, con α radice primitiva terza dell’unità (in un’estensione
di K). Se in L[T ], h fosse riducibile, uno dei suoi tre zeri apparterrebbe ad L. Ma X ∈ L e dunque
anche αX, α X ∈ L [se ad esempio αX ∈ L, allora X 1
αX = α ∈ M e quindi α ∈ K (essendo
2

M = K(X, Y )); allora X = α αX ∈ L: assurdo].


1

∗ ∗ ∗
 √
Esercizio 4.3.3. È assegnata l’estensione algebrica semplice Q ⊂ Q ( 1 + 3 ).
(i) Determinarne grado, base e polinomio minimo.
(ii) Esprimere √ √1 √ in tale base.
3 1+ 3

 √ √ √
Soluzione. (i) √ 1 + 3 è zero del polinomio X − (1√+ 3) ∈ Q
2
√( 3)[X]. Tale polinomio è
√ su Q ( 3) [altrimenti ∃ a, b ∈ Q tali che2 (a +2b 3) = 1 + 3; in tal caso a1 + 3b − 1 =
2 2 2
irriducibile
(1 − 2ab) 3 e dunque necessariamente 2ab = 1 = a + 3b . Ne seguirebbe b = 0, ab = 2 : assurdo].
Consideriamo la catena di estensioni:
√  √
Q ⊂ Q ( 3) ⊂ Q ( 1 + 3 ).
Risulta:
 √  √ √ √
Q( 1 + 3 ) : Q ] = [Q
[Q Q( 1 + 3 ) : Q ( 3)]·[Q
Q( 3) : Q ] = 2·2 = 4.
 √  √ √
Una base di Q ( 1 + 3 ) su Q si ottiene moltiplicando le due basi {1, 1 + 3 }, {1, 3}. Si
ottiene la base:
√  √ √  √
{1, 3, 1 + 3 , 3 1 + 3 }.
 √  √
Il polinomio minimo di√ 1 + 3 su Q ha grado 4. Per ottenerlo poniamo α = 1 + 3 ed
osserviamo che α − 1 = 3, da cui, quadrando, segue che α − 2α − 2 = 0. Dunque α è zero del
2 4 2

polinomio f = X − 2X − 2 (necessariamente irriducibile su Q ).


4 2


Alternativamente, possiamo verificare che il polinomio minimo g(Y ) ∈ Q [Y ] di 1 + 3 è g =
Y − 2Y − 2. Sostituendo Y con X otterremo un polinomio di grado 4 che ammette α come zero;
2 2

si tratta dello stesso polinomo f già ottenuto.


(ii) Sia
√  √ √  √
√ √1 √ = a + b 3 + c 1 + 3 + d 3 1 + 3,
3 1+ 3
per opportuni a, b, c, d ∈ Q da determinare. Si ha:
√  √  √ √ √ √
a 3 1 + 3 + 3b 1 + 3 + c 3 (1 + 3) + 3d(1 + 3) − 1 = 0,
da cui:
√  √  √ √
a 3 1 + 3 + 3b 1 + 3 + (3d + c) 3 + 3c + 3d − 1 = 0.
Ne segue: a = 3b = 3d + c = 0, 3c + 3d = 1, cioè a = b = 0, c = 12 , d = − 16 . Pertanto
 √ √  √
√ √ √ = 12 1 + 3 − 16 3 1 + 3 .
1
3 1+ 3

∗ ∗ ∗

3 √
3
Esercizio 4.3.4. È assegnata l’estensione Q ⊂ Q ( 2, 3).
(i) Determinarne il grado.

3 √
3
(ii) Determinare tutti i possibili elementi primitivi della forma 2 + c 3, al variare di c ∈ Q .

Soluzione. (i) Risulta:



3 √3 √
3 √3 √
3 √
3
Q( 3) : Q ].
[Q 2, 3) : Q ] = [Q 2, 3) : Q ( 3)]·[Q
Si tratta di due estensioni semplici. La seconda ha polinomio minimo X √− 3 e quindi grado 3.
3

3
Anche la prima ha grado 3, se verifichiamo che X − 2 è irriducibile su Q ( 3).
3
178 G. CAMPANELLA APPUNTI DI ALGEBRA 2


3 √
3 √3 2

Infatti X − 2 ha tre zeri in C : 2, 2 ζ3, 2 ζ3 , con ζ3 = − 12 + i 23 (radice primitiva terza
3


3 √
3
dell’unità). L’unico zero reale di tale polinomio è 2: verifichiamo che ∈ Q ( 3). Altrimenti, si
√3 √
3 √3
avrebbe 2 = a + b 3 + c 9 (con a, b, c ∈ Q ). Elevando al cubo, si otterrebbe un polinomio in

3
Q [X] di grado 2 che ammette 3 come zero: assurdo.
√3 √
3
Si conclude che [Q 2, 3) : Q ] = 3·3 = 9.

3
2 ha polinomio minimo X − 2 ∈ Q [X] ed ha zeri α = α1 =
3
(ii) Abbiamo già osservato che

3 √3 √ 3 2 √
3
2, α2 = 2 ζ3, α3 = 2 ζ3 . Analogamente 3 ha polinomio minimo X − 3 ∈ Q [X] ed ha zeri
3


3 √3 √3 2
β = β1 = 3, β2 = 3 ζ3, β3 = 3 ζ3 . Dal teorema dell’elemento primitivo, c ∈ Q deve essere
αi −α
distinto dai sei elementi β−βj ∈ C (con i = 1, 2, 3, j = 2, 3). Tali elementi sono:

3 k √
3 k
2 ζ3 − 2 3
2 ζ3 −1

3 √ = con k = 0, 1, 2, h = 1, 2.
3− 3 3 ζ3h 3 1−ζ h
3
k
ζ3 −1
Posto zhk = 1−ζ3h
, si verifica che
z10 = z20 = 0, z11 = z22 = −1, z21 = z12 = ζ3.
3 3
Pertanto c ∈ Q deve essere diverso da 0, − 2
3, ζ3 2
3. Quindi c può essere scelto arbitrariamente
in Q· = Q − {0}.

∗ ∗ ∗

Esercizio 4.3.5. Si denoti con A la chiusura algebrica C alg,Q


Q
dell’estensione Q ⊆ C . [A è detto
campo dei numeri algebrici].
(i) Utilizando il TFA (teorema fondamentale dell’algebra) verificare che ogni polinomio non costante
p ∈ A[X] ammette uno zero in A.
(ii) Dimostrare che A non ha estensioni algebriche proprie.

Soluzione. (i) Poiché A ⊆ C , allora p ∈ A[X] ⊆ C [X]. Dal TFA p ammette uno zero z ∈ C . Si
tratta di verificare che z è algebrico su Q , cioè z ∈ A.
n
ai X , basta provare che l’estensione Q ⊆ Q (a0, a1, ... , an, z) è algebrica.
i
Se p =
i=0
Infatti, essendo Q ⊆ A algebrica e Q (a0, a1, ... , an) ⊆ A, allora Q ⊆ Q (a0, a1, ... , an) è algebrica;
essendo inoltre finitamente generata, è finita. Inoltre Q (a0, a1, ... , an) ⊆ Q (a0, a1, ... , an, z) è al-
gebrica semplice [infatti z è zero di p ∈ Q (a0, a1, ... , an)[X] ] e quindi è anch’essa finita. Allora
Q ⊆ Q (a0, a1, ... , an, z) è finita e quindi anche algebrica, come richiesto.
(ii) Sia A ⊆ L un’estensione algebrica. Sia α ∈ L e sia mα il suo polinomio minimo su A. Poiché
mα è irriducibile e [in base a (i)] ammette uno zero in A, allora ∂mα = 1, cioè α ∈ L. Dunque
A = L.

∗ ∗ ∗

Esercizio 4.3.6. Siano n, m due naturali relativamente primi. Verificare che


Q(ζn, ζm) : Q ] = ϕ(nm).
[Q
Cosa avviene se n, m non sono coprimi ?

Soluzione. Siano n, m coprimi. Q(ζnm) : Q ] = ∂Φnm = ϕ(nm).


È noto che [Q Basta quindi
verificare che Q (ζn, ζm) = Q (ζnm).
m n
Poiché ζn = ζnm e ζm = ζnm, allora ζn, ζm ∈ Q (ζnm) e dunque Q (ζn, ζm) ⊆ Q (ζnm).
Viceversa, essendo n, m coprimi, esistono a, b ∈ Z tali che 1 = an + bm. Allora
1 an n a m a
ζnm = ζnm = ζnm · ζnm = (ζnm) ·(ζnm )b = ζn · ζm ∈ Q (ζn, ζm).
bm b

Quindi Q (ζnm) ⊆ Q (ζn, ζm).


Rispondiamo ora all’ultima domanda, verificando che
SOLUZIONI DEGLI ESERCIZI DEL CAPITOLO 4 179

Q (ζn, ζm) = Q (ζh), se h = mcm(n, m).


u u v v
Se h = nu = mv, con u, v ∈ Z , allora ζn = ζnu = ζh , ζm = ζmv = ζh. Dunque ζn, ζm ∈ Q (ζh),
cioè Q (ζn, ζm) ⊆ Q (ζh).
Viceversa si osserva subito, dalla definizione di minimo comune multiplo, che u, v sono coprimi.
Dunque 1 = au + bv, ∃ a, b ∈ Z . Pertanto
au u v a
ζh = ζh · ζh = (ζnu ) ·(ζmv )b = ζn · ζm ∈ Q (ζn, ζm).
bv a b

Quindi Q (ζh) ⊆ Q (ζn, ζm).

∗ ∗ ∗

Esercizio 4.4.1. Sia P0 = {O, U } ⊂ E e sia Q c il sottocampo di R generato dalle coordinate dei
2

punti costruibili con R&C a partire da P0. Verificare che Q ⊂ Q c è un’estensione algebrica infinita,
con Q c contenuto propriamente in R alg,QQ
(chiusura algebrica di Q in R ).

Soluzione. Sia x ∈ Q c . Allora (x, 0) è costruibile con R&C a partire da {O, U }. In base al
Teor. 4.1, esistono α1, ... , αn ∈ R tali che α1 ∈ Q , α2 ∈ Q (α1), ... , αn ∈ Q (α1, α2, ... , αn−1 ) e
2 2 2

x ∈ Q (α1, α2, ... , αn ). L’estensione Q ⊂ Q (α1, α2, ... , αn ) è finita [in quanto coincide con una
catena di estensioni algebriche semplici (di gradi ≤ 2)]. Dunque è algebrica e pertanto x è algebrico
su Q .
√k
Per dimostrare che Q ⊂ Q c è un’estensione infinita, basta osservare che, per ogni k ≥ 1, 2 2 è
√ √ √ √k
costruibile con R&C a partire da {O, U }. Dunque Q ( 2, 2, 2, ... , 2 2, ... ) ⊆ Q c . Poiché
4 8

√ √4

8
√k √k √k
Q(2 2) : Q ] = 2k ,
Q ( 2, 2, 2, ... , 2 2) = Q (2 2) e [Q
Qc : Q ] ≥ 2k , ∀ k ≥ 1. Dunque [Q
allora [Q Qc : Q ] = ∞.
√ √
Infine, ad esempio 2 ∈ Q c , ma 2 ∈ R alg,Q . Quindi Q c ⊂ R alg,Q
3 3
Q Q
.

∗ ∗ ∗

2
Esercizio 4.4.2. Utilizzando R&C dividere in tre parti uguali un assegnato segmento di E .

Soluzione. Supponiamo assegnato in E l’insieme P0 = {A, B, C}, con C ∈ R (A, B). Vogliamo
2

dividerere in tre parti uguali il segmento di estremi A, B.


Si tracci la retta s = R (A, C) e si costruiscano su s i due seguenti punti
C1 = s ∩ [C
C (C, AC) − {A}]; C2 = s ∩ [C
C (C1, AC) − {C}].
Per costruzione, AC = CC1 = C1C2.

s
C2

C1 t2
C t1
t
A P P1 B

Si costruisca ora la retta t 2 := R (B, C2) e, successivamente, le due rette t 1, t ad essa parallele,
condotte rispettivamente per i punti C1, C. Intersecando tali rette con R (A, B), si ottengono i punti
P1 = t 1 ∩ R (A, B), P = t ∩ R (A, B). In base al teorema di Talete,
AC CC1 C1 C2
AP
= P P1
= P1 B
.
180 G. CAMPANELLA APPUNTI DI ALGEBRA 2

Poiché i tre numeratori coincidono, lo stesso è vero per i tre denominatori. Quindi i due punti P, P1
trisecano (in parti uguali) il segmento AB.

∗ ∗ ∗
0
Esercizio 4.4.3. Verificare che l’angolo di 120 non è trisecabile con R&C. Dedurne che il poligono
regolare 9-latero non può essere costruito con R&C.

Soluzione. Sia ϑ = 2π
3 . Poiché cos ϑ = − 12 ∈ Q , si può assumere P0 = {O, U } e dunque K0 = Q .
cos ϑ3 = cos 2π
9 è zero del polinomio
f = 4X − 3X + 1
∈ Q[X].
3
2
Posto g := 2f = 8X − 6X + 1 ∈ Z [X], si può facilmente verificare che g non ha zeri in Q
3

[se infatti rs ∈ Q è uno zero di g, con M CD(r, s) = 1, deve risultare r  1, s  8. Dunque


r = ±1, s = ±1, ±2, ±4, ±8 e pertanto rs ∈ {±1, ± 12 , ± 14 , ± 18 }. Ma si verifica, con un po’ di
calcoli, che nessuno di tali otto elementi è uno zero di g].
Poiché g è irriducibile su Z , f lo è su Q e quindi (cos 2π
9 , 0) non è costruibile con R&C.

9 , sin 9 ) (vertice del poligono regolare unitario P9 ) non è quindi costruibile con
Il punto (cos 2π 2π

R&C, cioè P9 non è costruibile con R&C (come ben noto).

∗ ∗ ∗
0
Esercizio 4.4.4. Verificare se l’angolo di 45 è trisecabile con R&C.

√ √
Soluzione. Si ponga P0 = {O, U, (cos π4 , 0)}. Poiché cos π4 = 22 , allora K0 = Q ( 2).

π
è zero del polinomio 4X − 3X − √12 ∈ Q ( 2)[X]. Verifichiamo se tale polinomio
3
Risulta: cos 12
√ √ √
è irriducibile su Q ( 2). Sia f = 8X − 6X − 2 ∈ Q ( 2)[X]. Risulta:
3

√ √ √ √
f è riducibile su Q ( 2) ⇐⇒ ∃ a + b 2 ∈ Q ( 2) tale che f (a + b 2) = 0.
Si ha:
√ √
f (a + b 2) = 0 ⇐⇒ −6a + 8a + 48ab + 2(−1 − 6b + 24a b + 16b ) = 0
3 2 2 3

−6a + 8a + 48ab = 0
3 2

⇐⇒
−1 − 6b + 24a b + 16b = 0.
2 3

Tale sistema ammette soluzione a = 0, b = − 12 . Dunque f (− √12 ) = 0. Allora f è riducibile su



Q ( 2) e si fattorizza nella forma:

√1 )(4X − 2 2 X − 1).
2
f = 2(X + 2
0
Pertanto l’angolo di 45 è trisecabile con R&C.
π
Nota. La precedente fattorizzazione fornisce una semplice espressione radicale per cos 12 . Infatti
√ √ √
cos 12 è uno zero di 4X − 2 2 X − 1. Tale polinomio ha zeri
π 2± 6 π
2
. Poiché cos > 0, allora
√ √ √ 4 12
π 2+ 6 1+√ 3
cos 12 = 4 = 2 2 .

∗ ∗ ∗

Esercizio 4.4.5. Verificare che l’angolo retto è pentasecabile con R&C e determinare un’espressione
0
algebrica per il coseno dell’angolo di 18 .
Suggerimento. Utilizzare l’identità trigonometrica cos 5ϑ = 16 cos ϑ − 20 cos ϑ + 5 cos ϑ.
5 3

Soluzione. Il problema della ”pentasecabilità” di un angolo di ampiezza ϑ (radianti) si traduce


nella costruibilità con R&C del punto (cos ϑ5 , 0).
Dall’identità trigonometrica suggerita segue che
ϑ
− 20 cos ϑ
+ 5 cos ϑ5 .
5 3
cos ϑ = 16 cos 5 5
SOLUZIONI DEGLI ESERCIZI DEL CAPITOLO 4 181

ϑ
Dunque cos 5 è uno zero del polinomio
f = 16X − 20X + 5X − cos ϑ ∈ Q (cos ϑ)[X].
5 3

Nel caso in esame, cos ϑ = cos π2 = 0 e dunque f = X(16X − 20X + 5).


4 2


Il polinomio biquadratico g = 16X − 20X + 5 ∈ Q [X] ha quattro zeri reali ± 5± 5
4 2
8 e si fattorizza
in R [X] nella forma
√ √
g = 16(X − 5
8 )(X − 8
5 5
− 5
2 2
8 + 8 ).
I due fattori quadratici non appartengono a Q [X] e dunque g è irriducibile su Q .

π 5+ 5 π
Dei quattro zeri di g, cos 10 coincide con 8 [in quanto cos 10 > 0 e prossimo ad 1].

5+ 5
Posto α = 8
Q(α) : Q ] = 4. Inoltre esiste la catena di estensioni
, risulta subito che [Q
Q ⊂ Q (α ) ⊂ Q (α),
2

entrambe di grado 2 [α ha polinomio minimo X − 54 X + 16


5
2 2
su Q , mentre α ha polinomio minimo
X − α su Q (α )]. Dalla Prop. 4.3 segue che α = cos 10 è costruibile con R&C.
π
2 2 2

∗ ∗ ∗

Esercizio 4.4.6. Spiegare, senza eseguire costruzioni grafiche, perché, assegnato un angolo di
ampiezza ϑ (radianti), è possibile con R&C costruire un angolo di ampiezza nϑ, ∀ n ≥ 1.

Soluzione. Supponiamo assegnato l’insieme P0 = {O, U, (cos ϑ, 0)} ⊂ E e consideriamo in R il


2

corrispondente sottocampo K0 = Q (cos ϑ).


Si ha: sin ϑ = 1 − cos ϑ ∈ K0 e dunque sinϑ è costruibile con R&C a partire da P0. Utilizzando
2 2

ripetutamente le formule di addizione del seno e del coseno, si può esprimere cos (nϑ) nella forma
fn(cos ϑ, sinϑ), con fn ∈ Q [X, Y ]. Ne segue che cos (nϑ) è costruibile con R&C a partire da
P0 ∪ {(sinϑ, 0)} e quindi a partire da P0.

∗ ∗ ∗

Esercizio 4.4.7. Determinare tutti i naturali n, con 3 ≤ n ≤ 100, per cui il poligono regolare Pn
è costruibile con R&C.

Soluzione. In base al teorema di Gauss, è sufficiente determinare i naturali n, con 3 ≤ n ≤ 100,


della forma:
ki
n = 2 p1 ... ps , con r, s ≥ 0 e p1, ... , ps primi distinti di Fermat (cioè tali che pi = 2 2 + 1).
r

I primi di Fermat ≤ 100 sono: p1 = 3, p2 = 5, p3 = 17 ed i loro prodotti ≤ 100 sono: p1p2 =


15, p1p3 = 51, p2p3 = 85. Le potenze di 2 inferiori a 100 sono: 1, 2, 4, 8, 16, 32, 64. Moltipli-
cando tra loro tali numeri e sopprimendo quelli > 100, si ottengono i 24 naturali di questa tavola
moltiplicativa

· 1 2 4 8 16 32 64
1 / / 4 8 16 32 64
3 3 6 12 24 48 96 /
5 5 10 20 40 80 /
17 17 34 68 /
15 15 30 60 /
51 51 /
85 85 /

∗ ∗ ∗
182 G. CAMPANELLA APPUNTI DI ALGEBRA 2

Esercizio 4.4.8. Dimostrare il teorema delle bisettrici, utilizzando il teorema di Talete (come
suggerito dalla figura che segue)

B C
D

Soluzione. Assegnato il triangolo ABC, sia AD la bisettrice del vertice A [dunque D ∈ BC].
Dal vertice C si traccia la parallela ad AD, sino ad incontrare in E la retta R (A, B). Le due rette
R (A, D), R (E, C) sono parallele [intersecate dalle rette R (B, E), R (B, C)]. Si applica ad esse il
teorema di Talete:
BD BA
(∗) DC
= AE
.

Il triangolo AEC è isoscele [infatti DÂC = AĈE (sono alterni interni) e B ÂD = AÊC (sono
corrispondenti); inoltre DÂC = B ÂD. Dunque AĈE = AÊC]. Allora AC = AE. Da (∗) segue
che
BD AB
DC
= AC
(Teorema delle bisettrici).

∗ ∗ ∗

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