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DEL CAPITOLO 4
3 3
x + y 2 + z 4 ∈ L ed imporre la condizione:
√
3 √3 √3 √3
(a + b 2 + c 4)(x + y 2 + z 4) = 1.
Sviluppando i calcoli si ottiene un sistema lineare di tre equazioni nelle incognite x, y, z. La soluzione
di tale sistema fornisce (in funzione di a, b, c) i coefficienti x, y, z dell’inverso cercato. Va però
verificata l’esistenza ed unicità della soluzione del sistema.
Conviene invece seguire un’altra strada. Poiché X − 2 ∈ Q [X] è irriducibile, allora Q [X] (X 3−2)
3
è un campo. Risulta:
3
Q [X] (X 3−2) ∼
= Q [x x = 2] = {a + bx + cx , ∀ a, b, c ∈ Q ; x = 2}.
2 3
Per creare un isomorfismo tra L e Q [X] (X 3−2) , si definisce
√
3
ϕ : Q [X] → R tale che ϕ(f ) = f ( 2), ∀ f ∈ Q [X].
ϕ è un omomorfismo di anelli. Inoltre Kerϕ = (X − 2) [infatti Kerϕ è un ideale principale e non
3
∗ ∗ ∗
√ F √
Q ( 2) Q ( 3)
√ √
Ora f = 1Q [infatti f ( ab ) = ff (a)
(b) =
af (1)
bf (1) = ab ]. Ne segue che F |Q = 1Q . Poniamo F ( 2) = a+b 3,
per opportuni a, b ∈ Q . Allora:
√ 2 √ 2 √ 2
2 = F (2) = F (( 2) ) = (F ( 2)) = (a + b 3) .
√ √ √ √
Dunque a + b 3 è uno zero di X − 2. Perciò a + b 3 = ± 2. Quadrando si otterrebbe 3 ∈ Q
2
∗ ∗ ∗
170 G. CAMPANELLA APPUNTI DI ALGEBRA 2
√
Esercizio 4.1.3. Si consideri in R il sottoinsieme T = { 2k , ∀ k ∈ Z }. Verificare che
√
T = Q ( 2).
∗ ∗ ∗
−6
Esercizio 4.1.4. Nel campo C (X) è assegnato il sottoinsieme T = {X , X }.
4
Determinare il
sottocampo T .
−6
T = C f ∪T = Q (T ) = Q (X , X ).
4
Soluzione. Si ha:
−6 −1 4 −1
e dunque X ∈ T . Pertanto Q (X ) ⊆ T .
2 2 2
Ovviamente X = (X ) (X ) Viceversa, il
F
generico elemento di T è della forma G , con
4 i −6 j 4 r −6 s
F = ai, j (X ) (X ) , G = br, s (X ) (X )
i,j r,s
e ai, j , br, s ∈ Q. Poichè
∈ K[X ], ∈ K[X ],
4i−6j 2 2i−3j 2 4r−6s 2 2r−3s 2
F = ai, j X = ai, j (X ) G= br, s X = br, s (X )
i,j i,j r,s r,s
F
∈ Q (X ) e quindi T ⊆ Q (X ).
2 2
allora G
∗ ∗ ∗
Soluzione. Per assurdo, sia R = Q (α), con α ∈ R . Si ha: Q (α) = Q ∪ {α} . Quindi gli elementi
di Q (α) sono espressioni del tipo:
F (α)
G(α) , con F, G ∈ Q [X] e G(α) = 0.
Ne segue che |Q Q(α)| ≤ |Q
Q(X)|. Ricordiamo che Q (X) = Q (Q Q[X]) (campo dei quozienti di Q [X]).
Inoltre:
∞
- Q [X] è numerabile [infatti |Q
Q[X]| ≤ |Q
Q| = |Q
Q|, in base al teorema fondamentale del numerabile];
i=1
- per ogni dominio A, |A| ≤ |Q Q(A)| ≤ |A×A|, essendo Q (A) = AA· = A × A· ∼ . Ne segue che, se
|A| = |N
N |, allora |Q
Q(A)| ≤ |NN ×NN | = |N
N | e quindi |QQ(A)| = |N N |.
In particolare allora |Q
Q(X)| = |NN |. Ne segue l’assurdo, visto che |R R | > |N
N |.
∗ ∗ ∗
Soluzione. Sia F
G ∈ K(X) una funzione razionale. Scriviamo i due polinomi F, G ∈ K[X] nella
forma:
F = F0 + X F1, G = G0 + X G1,
con F0, F1, G0, G1 ∈ K[X ]. Allora:
2
2
F 1 G0−X G1 F0G0+XF1G0−XF0G1−X F1G1
= (F0 + X F1) G = (F0 + X F1) (G G1)(G0−X G1) = G02−X 2G12
=
G 0+X G1 0+X
2
F0G0− X F1G1 F1G0−F0G1
∈ 1·K(X ) + X ·K(X ).
2 2
= G02−X 2G12
+X G02−X 2G12
Abbiamo cosı̀ verificato che {1, X} è un sistema di generatori di K(X) come K(X )-spazio vettoriale.
2
F0 F1
= 0, con F0, G0, F1, G1 ∈ K[X ] e G0, G1 = 0. Allora X F1G0 = −F0G1.
2
Sia ora G0 + X G1
Poiché i polinomi F0, G0, F1, G1 hanno grado pari, allora X F1G0 ha grado dispari, mentre −F0G1
lo ha pari. Ne segue che i due polinomi sono nulli e quindi F0 = F1 = 0. Abbiamo cosı̀ verificato
2
che 1, X sono linearmente indipendenti su K(X ).
∗ ∗ ∗
Tale polinomio ha come zeri z, z, non in R . Dunque è irriducibile su R . È poi monico e quindi f
è il polinomio minimo di z su R .
(ii) Il polinomio minimo di z su Q non esiste sempre, perché in generale z non è algebrico su Q .
Ad esempio, si consideri z = i π ∈ C − R . Se per assurdo z fosse algebrico su Q , esisterebbe un
n
at X ∈ Q [X] tale che q(i π) = 0. Allora:
t
polinomio non nullo q =
t=0
n
at (i π) = (a0 − a2π + a4π + ... ) + i(a1π − a3π + a5π + ... ).
t 2 4 3 5
0=
t=0
Trattando separatamente parte reale e parte immaginaria, si ottengono due polinomi in Q [X] (non
entrambi nulli) che ammettono π come zero. Ma π è trascendente su Q : assurdo.
∗ ∗ ∗
√ √
Q( p, q) : Q ] ed una base
Esercizio 4.2.2. Siano p, q due primi distinti. Determinare il grado [Q
√ √
di Q ( p, q) su Q .
√ √ √ √
Soluzione. Risulta: Q ( p, q) = Q ( p)( q).
[Tale fatto è del tutto generale: per ogni campo K risulta che K(α, β) = K(α)(β). Infatti K(α, β)
è il più piccolo campo contenente K, α, β. Siccome α, β ∈ K(α)(β), allora K(α, β) ⊆ K(α)(β).
Viceversa, K(α) ⊆ K(α, β), β ∈ K(α, β) e quindi K(α)(β) ⊆ K(α, β).]
Si consideri la seguente catena di estensioni algebriche semplici:
√ √ √
Q ⊆ Q ( p) ⊆ Q ( p, q).
√
La prima ha grado 2 e p ha polinomio minimo X − p ∈ Q [X]. Anche la seconda ha grado 2. Per
2
√ √
verificarlo, si osservi che q è zero del polinomio X − q ∈ Q ( p)[X]. Tale polinomio è irriducibile
2
√ √ √ √ 2
su Q ( p). Se infatti non lo fosse, esisterebbe a + b p ∈ Q ( p) tale che (a + b p) = q. Ma allora
√ √ √
p ∈ Q : assurdo. Si conclude che [Q Q( p, q) : Q ] = 2·2 = 4.
√ √ √ √
Per ottenere una base del Q -spazio vettoriale Q ( p, q), si scelgano le basi {1, p} di Q ( p)
√ √ √ √
su Q e {1, q} di Q ( p)( q) su Q ( p). Il loro ”prodotto”
√ √ √
1, p, q, pq
172 G. CAMPANELLA APPUNTI DI ALGEBRA 2
√ √
è una base di Q ( p, q) su Q .
∗ ∗ ∗
√ √3
Esercizio 4.2.3. Determinare il grado ed una base dell’estensione Q ⊂ Q ( 2, 2).
√ √ √ 3 √
3
segue che {1, 2} è una base di Q ( 2, 2) su Q ( 2) e si conclude che:
√ √ 3 √ √ 3 √
3 √3
Q( 2, 2) : Q] = [Q
[Q Q( 2, 2) : Q( 2)]·[QQ( 2) : Q] = 2·3 = 6.
√ √ 3
Infine una base di Q ( 2, 2) su Q è data dal prodotto delle due basi:
√ 3 √3 √ √ √ 3 √ √3 1/3 2/3 1/2 1/2+1/3 1/2+2/3
1, 2, 4, 2 , 2 2, 2 4 = 1, 2 , 2 , 2 , 2 ,2 =
2/6 4/6 3/6 5/6 1/6
= 1, 2 , 2 , 2 , 2 , 2·2 .
k/6
Quindi una base è anche 2 , 0 ≤ k ≤ 5 .
∗ ∗ ∗
Esercizio
√ 4.2.4.
√ Determinare il grado ed il polinomio minimo dell’estensione algebrica semplice
Q ⊂ Q ( 2 + 3).
√ √ √ √ √ √
Soluzione.
√ √ Risulta: Q ⊆ Q ( 2 +√ 3) √ ⊆ Q ( 2, 3). Poiché Q
[Q ( 2, 3) : Q] = 4, allora
Q( 2 + 3) : Q ] ≤ 4. Posto α = 2 + 3, esiste un polinomio P ∈ Q [X] tale che ∂P ≤ 4 e
[Q
P (α) = 0.
√ √
Per calcolare P osserviamo: α = 5 + 2 6, α = 49 + 20 6. Dunque α − 10α = −1. Pertanto
2 4 4 2
P = X − 10X + 1 ∈ Q [X]
4 2
Q(α) : Q ] = 4]
ammette α come zero. Per provare che P è il polinomio minimo di α su Q [e quindi [Q
basta verificare che P è irriducibile su Q .
P non ha zeri razionali [infatti P (±1) = 0]. Verifichiamo che P non è prodotto di due polinomi
di grado 2 in Q [X]. Risolvendo l’equazione Y − 10Y + 1 = 0 si ottengono gli zeri
2
irriducibili
√
5 ± 2 6 ∈ R . Allora in R [X] si ha:
√ √
P = (X − 5 + 2 6)(X − 5 − 2 6).
2 2
Tale fattorizzazione è unica (in R [X]) e i due fattori non sono associati a polinomi a coefficienti
razionali. Se ne deduce che P è irriducibile su Q, come richiesto.
∗ ∗ ∗
√
Esercizio 4.2.5. Assegnato α = 2 + 2 ∈ R ,
(i) determinare il polinomio minimo di α su Q ;
(ii) esprimere √1 come combinazione lineare (a coefficienti razionali) delle potenze di α.
2
(iii) determinare il polinomio minimo di α su Q ( √12 ).
√ √ √ √
2, α = 6 + 4 2. Allora α − 4α = 6 + 4 2 − 8 − 4 2 = −2.
2 4 4 2
Soluzione. (i) Si ha: α = 2 +
Dunque il polinomio
SOLUZIONI DEGLI ESERCIZI DEL CAPITOLO 4 173
f = X − 4X + 2 ∈ Q [X]
4 2
ammette α come zero. Tale polinomio è monico ed irriducibile (dal criterio di Eisenstein). Quindi
è il polinomio minimo di α su Q .
√
(ii) Q (α) ha base {1, α, α , α }. Poiché √12 ∈ Q (α) [infatti 2 = α − 2 ∈ Q (α)], allora
2 3 2
∗ ∗ ∗
Esercizio 4.2.6. Sia K := Z 2(x) = Z 2[X] (p) , con p = X + X + 1 ∈ Z 2[X] (estensione algebrica
2
(i) Verificare che q è irriducibile su K e determinare gli elementi del campo K[y] := K[X] (q) (con
y := X + (q)).
(ii) Calcolare il grado di [K[y] : Z 2] e studiare l’estensione algebrica semplice Z 2 ⊂ Z 2(y), determi-
nando il polinomio minimo di y su Z 2.
Per verificare che q è irriducibile in K[X] è sufficiente verificare che non ha zeri in K [infatti
q(0) = q(1) = q(x) = 1, q(x + 1) = x + 1].
Gli elementi del campo L := K[y] = Z 2(x)[y] = Z 2(x, y) sono del tipo a + by, con a, b ∈ Z 2(x), e
dunque sono i seguenti sedici:
0 y xy (x + 1)y
1 1+y 1 + xy 1 + (x + 1)y
x x+y x + xy x + (x + 1)y
x + 1 x + 1 + y x + 1 + xy x + 1 + (x + 1)y.
(ii) Si ha: [L : Z 2] = [K[y] : K]·[K : Z 2] = 2·2 = 4.
Vogliamo valutare [Z Z 2(y) : Z 2]. A priori, essendo Z 2(y) un campo intermedio tra Z2 ed L,
Z 2(y) : Z 2] = 2 oppure = 4. Nel primo caso |Z
[Z Z 2(y)| = 4; nel secondo Z 2(y) = K[y].
Osserviamo che 0, 1, y, 1 + y ∈ Z 2(y). Ma anche y − 1 = xy ∈ Z 2(y). Dunque |Z
Z 2(y)| ≥ 5 e
2
∗ ∗ ∗
174 G. CAMPANELLA APPUNTI DI ALGEBRA 2
Esercizio 4.2.7. Sia K ⊂ L un’estensione finita di campi e sia f ∈ K[X] un polinomio irriducibile.
Verificare che, se f ha uno zero in L, ∂f [L : K].
∗ ∗ ∗
Esercizio 4.2.8. Sia p un primo. Calcolare il polinomio ciclotomico Φp2 ∈ Z [X] e verificare che
è irriducibile.
[Suggerimento: applicare il criterio di Eisenstein a Φp2 (X + 1)].
Soluzione. Si ha:
p2 p2
X −1 X −1
Φp2 = Φ1 Φp = p
X −1
.
p2
Eseguendo la divisione con resto di X − 1 per X − 1, si ottiene:
p
pk
p−1
p 2p p(p−1)
Φp2 = X = 1 + X + X + ... + X .
k=0
Per dimostrarne l’irriducibilità, verifichiamo che è possibile applicare il criterio di Eisenstein a
Φp2 (X + 1). Si ha:
p−1
pk
Φp2 (X + 1) = (X + 1) .
k=0
p(p−1)
L’addendo di grado massimo di tale polinomio è X ed il termine noto è p (= 1 + ... + 1). Per
applicare il criterio di Eisenstein (relativamente a p) basta verificare che i coefficienti intermedi del
polinomio sono multipli di p. Poniamo:
2
p −p−1
Φp2 (X + 1) − X
p(p−1) j
= αj X .
j=0
Dobbiamo verificare che p αj , ∀ j = 1, ... , p − p − 1. Si ha:
2
p2 p2
(X+1) −1 X +p f1
Φp2 (X + 1) = p
(X+1) −1
= p
X +p f2
, per opportuni f1, f2 ∈ Z [X].
Allora:
p p p(p−1)
2
p2
p −p−1
j
X + p f1 = X + p f2 Φp2 (X + 1) = X + p f2 X + αj X =
j=0
p2 p(p−1) j+p
j
=X + p f2 X + αj X + p f2 αj X .
p2
Cancellando il fattore X e raccogliendo p a fattore, si ottiene
2
p −p−1
= p f3, per un opportuno f3 ∈ Z [X].
j+p
αj X
j=0
Dunque p αj , ∀ j = 1, ... , p − p − 1, come richiesto.
2
Nota. Il procedimento può essere esteso per provare che Φpn è irriducibile su Z , ∀ n ≥ 1.
∗ ∗ ∗
√
Soluzione. Si ha: ζ3 = −1+2i 3 ha polinomio minimo su Q : Φ3 = X + X + 1, mentre ζ4 = i ha
2
2
polinomio minimo su Q : Φ2 = X + 1. Risulta:
Q(ζ3, ζ4) : Q ] = [Q
[Q Q(ζ3, ζ4) : Q (ζ4)]·[Q
Q(ζ4) : Q ] = 2·[Q
Q(ζ3, i) : Q (i)].
SOLUZIONI DEGLI ESERCIZI DEL CAPITOLO 4 175
∗ ∗ ∗
Esercizio 4.2.10. Sia K4 [risp. K5] l’estensione di Z 3 generata dalle radici quarte [risp. quinte]
dell’unità (su Z 3). Calcolare [K4 : Z 3] e [K5 : Z 3].
Soluzione. Le radici quarte e quinte dell’unità (su Z 3) sono rispettivamente le soluzioni delle
equazioni X − 1 ∈ Z 3[X], X − 1 ∈ Z 3[X].
4 5
sono quindi 1 e −1 = 2. Inoltre X + 1 ∈ Z 3[X] è irriducibile [infatti non ha zeri in Z 3]. Allora
2
K4 è generato su Z 3 dai due zeri di X + 1. Se x è uno dei due zeri, l’altro è −x = 2x [infatti
2
K4 = Z 3(x, −x) = Z 3(x) = {a + bx, ∀ a, b ∈ Z 3; x = 2} ∼
2
= Z 3[X] (X 2+1) .
Z 3(x) : Z 3] = 2.
Ovviamente [K4 : Z 3] = [Z
Veniamo al campo K5. Si ha:
X − 1 = (X − 1)(X + X + X + X + 1) ∈ Z 3[X].
5 4 3 2
4 3 2
Cominciamo col verificare che il polinomio f = X +X +X +X +1 è irriducibile su Z 3. Certamente
f non ha zeri in Z 3 [infatti f (1), f (2) = 0]. Per assurdo, f ammetta una fattorizzazione con due
polinomi di grado 2, cioè
2 2
f = (X + aX + b)(X + cX + d).
Poiché bd = 1, allora b = d = 1 oppure b = d = 2. Nel primo caso, confrontando i coefficienti di
ugual grado, si ottiene il sistema
{ a + c = 1, ac + 2 = 1, a + c = 1 ,
da cui a(a − 1) = 1, che non ha soluzioni in Z 3. Nel secondo caso (cioè b = d = 2) si ottiene il
sistema
{ a + c = 1, ac + 1 = 1, 2a + 2c = 1 ,
da cui 2 = 1: assurdo. Si conclude che f è irriducibile. Ne segue che Z 3(x) ∼ = Z 3[X] (f ) è
2 3
un’estensione di grado 4 su Z 3, con base 1, x, x , x .
Si osserva subito che x , x , x (= −1 − x − x − x ) sono zeri di f [infatti sono zeri di X − 1 e
2 3 4 2 3 5
2 3 4
K5 = Z 3(x, x , x , x ) = Z 3(x).
Ovviamente [K5 : Z 3] = ∂f = 4.
∗ ∗ ∗
Soluzione. Che K1, K2 siano campi dipende dal fatto che i due polinomi f = X +1, g = X +X+2 ∈
2 2
Z 3[X] sono irriducibili su Z 3 [infatti non hanno zeri in Z 3, come subito si verifica].
Si tratta di due campi finiti di cardinalità 9, che possiamo rappresentare come estensioni algebriche
semplici di Z 3. Si ha:
2 2 2 2
K1 = Z 3(α), con α + 1 = 0, cioè α = 2; K2 = Z 3(β), con β + β + 2 = 0, cioè β = 1 + 2β.
Si noti che (in base al Coroll. 2.1 di Cap. 5) due campi finiti della stessa cardinalità sono isomorfi e
dunque un isomorfismo tra K1 e K2 deve esistere. Lo otterremo cercando l’immagine di α in Z (β).
Sia ϕ : Z 3(α) → Z 3(β) un isomorfismo (e quindi uno Z 3-isomorfismo). Poniamo:
176 G. CAMPANELLA APPUNTI DI ALGEBRA 2
2 2 2
1 + a + (−a) = 0, cioè a = 1 e quindi a = 1, 2. Ne segue che le possibili coppie (a, b) cercate
sono: (1, 2), (2, 1).
Scegliamo la prima. Allora ϕ(α) = 1 + 2β. Quindi:
0 → 0, α → 1 + 2β, 2α → 2 + β
ϕ : 1 → 1, 1 + α → 2 + 2β, 1 + 2α → β
2 → 2, 2 + α → 2β, 2 + 2α → 1 + β.
Dunque ϕ è biiettiva. Resta da verificare che è un omomorfismo. Si ha, ∀ a1, a2, b1, b2 ∈ Z 3:
ϕ (a1 + b1α) + (a2 + b2α) = ϕ(a1 + a2 + (b1 + b2)α) = a1 + a2 + (b1 + b2)(1 + 2β) =
= a1 + b1(1 + 2β) + a2 + b2(1 + 2β) =
= ϕ (a1 + b1α) + ϕ (a2 + b2α) ;
ϕ (a1 + b1α)·(a2 + b2α) = a1a2 + 2b1b2 + (b1a2 + a1b2)(1 + 2β);
ϕ (a1 + b1α) ·ϕ (a2 + b2α) = ((a1 + b1(1 + 2β)) ((a2 + b2(1 + 2β)) =
2
= a1a2 + b1b2(1 + β + β) + (a1b2 + a2b1)(1 + 2β) =
= a1a2 + 2b1b2 + (b1a2 + a1b2)(1 + 2β).
∗ ∗ ∗
2
Soluzione. Sia L = K(X , XY ) e M = K(X, Y ). Si consideri la catena di estensioni semplici:
L ⊆ L(X) ⊆ L(X, Y ) = M .
L’estensione L ⊆ L(X) è algebrica semplice. Infatti X è zero del polinomio T −X ∈ L[T ]. Tale
2 2
∗ ∗ ∗
2 2
Soluzione. Si ponga: L = K(X Y, XY ), M = K(X, Y ). Dimostriamo preliminarmente che
X ∈ L (e dunque L ⊂ M ).
F
, con F = F (X Y, XY ), G = G(X Y, XY ) ∈ K[X Y, XY ] ⊂ K[X, Y ].
2 2 2 2 2 2
Per assurdo, sia X = G
Ovviamente F, G hanno in K[X, Y ] grado ≡ 0 (mod 3). Se quindi fosse X = G
F
, allora F = XG e
∂F = ∂(XG) = 1 + ∂G ≡ 1 (mod 3): assurdo.
2
L’estensione L ⊂ M è dunque algebrica semplice. Per dimostrare che ha grado 3 basta verificare
che h è irriducibile in L[T ].
2
Si noti che gli zeri di h sono X, αX, α X, con α radice primitiva terza dell’unità (in un’estensione
di K). Se in L[T ], h fosse riducibile, uno dei suoi tre zeri apparterrebbe ad L. Ma X ∈ L e dunque
anche αX, α X ∈ L [se ad esempio αX ∈ L, allora X 1
αX = α ∈ M e quindi α ∈ K (essendo
2
∗ ∗ ∗
√
Esercizio 4.3.3. È assegnata l’estensione algebrica semplice Q ⊂ Q ( 1 + 3 ).
(i) Determinarne grado, base e polinomio minimo.
(ii) Esprimere √ √1 √ in tale base.
3 1+ 3
√ √ √
Soluzione. (i) √ 1 + 3 è zero del polinomio X − (1√+ 3) ∈ Q
2
√( 3)[X]. Tale polinomio è
√ su Q ( 3) [altrimenti ∃ a, b ∈ Q tali che2 (a +2b 3) = 1 + 3; in tal caso a1 + 3b − 1 =
2 2 2
irriducibile
(1 − 2ab) 3 e dunque necessariamente 2ab = 1 = a + 3b . Ne seguirebbe b = 0, ab = 2 : assurdo].
Consideriamo la catena di estensioni:
√ √
Q ⊂ Q ( 3) ⊂ Q ( 1 + 3 ).
Risulta:
√ √ √ √
Q( 1 + 3 ) : Q ] = [Q
[Q Q( 1 + 3 ) : Q ( 3)]·[Q
Q( 3) : Q ] = 2·2 = 4.
√ √ √
Una base di Q ( 1 + 3 ) su Q si ottiene moltiplicando le due basi {1, 1 + 3 }, {1, 3}. Si
ottiene la base:
√ √ √ √
{1, 3, 1 + 3 , 3 1 + 3 }.
√ √
Il polinomio minimo di√ 1 + 3 su Q ha grado 4. Per ottenerlo poniamo α = 1 + 3 ed
osserviamo che α − 1 = 3, da cui, quadrando, segue che α − 2α − 2 = 0. Dunque α è zero del
2 4 2
√
Alternativamente, possiamo verificare che il polinomio minimo g(Y ) ∈ Q [Y ] di 1 + 3 è g =
Y − 2Y − 2. Sostituendo Y con X otterremo un polinomio di grado 4 che ammette α come zero;
2 2
∗ ∗ ∗
√
3 √
3
Esercizio 4.3.4. È assegnata l’estensione Q ⊂ Q ( 2, 3).
(i) Determinarne il grado.
√
3 √
3
(ii) Determinare tutti i possibili elementi primitivi della forma 2 + c 3, al variare di c ∈ Q .
3
Anche la prima ha grado 3, se verifichiamo che X − 2 è irriducibile su Q ( 3).
3
178 G. CAMPANELLA APPUNTI DI ALGEBRA 2
√
3 √
3 √3 2
√
Infatti X − 2 ha tre zeri in C : 2, 2 ζ3, 2 ζ3 , con ζ3 = − 12 + i 23 (radice primitiva terza
3
√
3 √
3
dell’unità). L’unico zero reale di tale polinomio è 2: verifichiamo che ∈ Q ( 3). Altrimenti, si
√3 √
3 √3
avrebbe 2 = a + b 3 + c 9 (con a, b, c ∈ Q ). Elevando al cubo, si otterrebbe un polinomio in
√
3
Q [X] di grado 2 che ammette 3 come zero: assurdo.
√3 √
3
Si conclude che [Q 2, 3) : Q ] = 3·3 = 9.
√
3
2 ha polinomio minimo X − 2 ∈ Q [X] ed ha zeri α = α1 =
3
(ii) Abbiamo già osservato che
√
3 √3 √ 3 2 √
3
2, α2 = 2 ζ3, α3 = 2 ζ3 . Analogamente 3 ha polinomio minimo X − 3 ∈ Q [X] ed ha zeri
3
√
3 √3 √3 2
β = β1 = 3, β2 = 3 ζ3, β3 = 3 ζ3 . Dal teorema dell’elemento primitivo, c ∈ Q deve essere
αi −α
distinto dai sei elementi β−βj ∈ C (con i = 1, 2, 3, j = 2, 3). Tali elementi sono:
√
3 k √
3 k
2 ζ3 − 2 3
2 ζ3 −1
√
3 √ = con k = 0, 1, 2, h = 1, 2.
3− 3 3 ζ3h 3 1−ζ h
3
k
ζ3 −1
Posto zhk = 1−ζ3h
, si verifica che
z10 = z20 = 0, z11 = z22 = −1, z21 = z12 = ζ3.
3 3
Pertanto c ∈ Q deve essere diverso da 0, − 2
3, ζ3 2
3. Quindi c può essere scelto arbitrariamente
in Q· = Q − {0}.
∗ ∗ ∗
Soluzione. (i) Poiché A ⊆ C , allora p ∈ A[X] ⊆ C [X]. Dal TFA p ammette uno zero z ∈ C . Si
tratta di verificare che z è algebrico su Q , cioè z ∈ A.
n
ai X , basta provare che l’estensione Q ⊆ Q (a0, a1, ... , an, z) è algebrica.
i
Se p =
i=0
Infatti, essendo Q ⊆ A algebrica e Q (a0, a1, ... , an) ⊆ A, allora Q ⊆ Q (a0, a1, ... , an) è algebrica;
essendo inoltre finitamente generata, è finita. Inoltre Q (a0, a1, ... , an) ⊆ Q (a0, a1, ... , an, z) è al-
gebrica semplice [infatti z è zero di p ∈ Q (a0, a1, ... , an)[X] ] e quindi è anch’essa finita. Allora
Q ⊆ Q (a0, a1, ... , an, z) è finita e quindi anche algebrica, come richiesto.
(ii) Sia A ⊆ L un’estensione algebrica. Sia α ∈ L e sia mα il suo polinomio minimo su A. Poiché
mα è irriducibile e [in base a (i)] ammette uno zero in A, allora ∂mα = 1, cioè α ∈ L. Dunque
A = L.
∗ ∗ ∗
∗ ∗ ∗
Esercizio 4.4.1. Sia P0 = {O, U } ⊂ E e sia Q c il sottocampo di R generato dalle coordinate dei
2
punti costruibili con R&C a partire da P0. Verificare che Q ⊂ Q c è un’estensione algebrica infinita,
con Q c contenuto propriamente in R alg,QQ
(chiusura algebrica di Q in R ).
Soluzione. Sia x ∈ Q c . Allora (x, 0) è costruibile con R&C a partire da {O, U }. In base al
Teor. 4.1, esistono α1, ... , αn ∈ R tali che α1 ∈ Q , α2 ∈ Q (α1), ... , αn ∈ Q (α1, α2, ... , αn−1 ) e
2 2 2
x ∈ Q (α1, α2, ... , αn ). L’estensione Q ⊂ Q (α1, α2, ... , αn ) è finita [in quanto coincide con una
catena di estensioni algebriche semplici (di gradi ≤ 2)]. Dunque è algebrica e pertanto x è algebrico
su Q .
√k
Per dimostrare che Q ⊂ Q c è un’estensione infinita, basta osservare che, per ogni k ≥ 1, 2 2 è
√ √ √ √k
costruibile con R&C a partire da {O, U }. Dunque Q ( 2, 2, 2, ... , 2 2, ... ) ⊆ Q c . Poiché
4 8
√ √4
√
8
√k √k √k
Q(2 2) : Q ] = 2k ,
Q ( 2, 2, 2, ... , 2 2) = Q (2 2) e [Q
Qc : Q ] ≥ 2k , ∀ k ≥ 1. Dunque [Q
allora [Q Qc : Q ] = ∞.
√ √
Infine, ad esempio 2 ∈ Q c , ma 2 ∈ R alg,Q . Quindi Q c ⊂ R alg,Q
3 3
Q Q
.
∗ ∗ ∗
2
Esercizio 4.4.2. Utilizzando R&C dividere in tre parti uguali un assegnato segmento di E .
Soluzione. Supponiamo assegnato in E l’insieme P0 = {A, B, C}, con C ∈ R (A, B). Vogliamo
2
s
C2
C1 t2
C t1
t
A P P1 B
Si costruisca ora la retta t 2 := R (B, C2) e, successivamente, le due rette t 1, t ad essa parallele,
condotte rispettivamente per i punti C1, C. Intersecando tali rette con R (A, B), si ottengono i punti
P1 = t 1 ∩ R (A, B), P = t ∩ R (A, B). In base al teorema di Talete,
AC CC1 C1 C2
AP
= P P1
= P1 B
.
180 G. CAMPANELLA APPUNTI DI ALGEBRA 2
Poiché i tre numeratori coincidono, lo stesso è vero per i tre denominatori. Quindi i due punti P, P1
trisecano (in parti uguali) il segmento AB.
∗ ∗ ∗
0
Esercizio 4.4.3. Verificare che l’angolo di 120 non è trisecabile con R&C. Dedurne che il poligono
regolare 9-latero non può essere costruito con R&C.
Soluzione. Sia ϑ = 2π
3 . Poiché cos ϑ = − 12 ∈ Q , si può assumere P0 = {O, U } e dunque K0 = Q .
cos ϑ3 = cos 2π
9 è zero del polinomio
f = 4X − 3X + 1
∈ Q[X].
3
2
Posto g := 2f = 8X − 6X + 1 ∈ Z [X], si può facilmente verificare che g non ha zeri in Q
3
9 , sin 9 ) (vertice del poligono regolare unitario P9 ) non è quindi costruibile con
Il punto (cos 2π 2π
∗ ∗ ∗
0
Esercizio 4.4.4. Verificare se l’angolo di 45 è trisecabile con R&C.
√ √
Soluzione. Si ponga P0 = {O, U, (cos π4 , 0)}. Poiché cos π4 = 22 , allora K0 = Q ( 2).
√
π
è zero del polinomio 4X − 3X − √12 ∈ Q ( 2)[X]. Verifichiamo se tale polinomio
3
Risulta: cos 12
√ √ √
è irriducibile su Q ( 2). Sia f = 8X − 6X − 2 ∈ Q ( 2)[X]. Risulta:
3
√ √ √ √
f è riducibile su Q ( 2) ⇐⇒ ∃ a + b 2 ∈ Q ( 2) tale che f (a + b 2) = 0.
Si ha:
√ √
f (a + b 2) = 0 ⇐⇒ −6a + 8a + 48ab + 2(−1 − 6b + 24a b + 16b ) = 0
3 2 2 3
−6a + 8a + 48ab = 0
3 2
⇐⇒
−1 − 6b + 24a b + 16b = 0.
2 3
∗ ∗ ∗
Esercizio 4.4.5. Verificare che l’angolo retto è pentasecabile con R&C e determinare un’espressione
0
algebrica per il coseno dell’angolo di 18 .
Suggerimento. Utilizzare l’identità trigonometrica cos 5ϑ = 16 cos ϑ − 20 cos ϑ + 5 cos ϑ.
5 3
ϑ
Dunque cos 5 è uno zero del polinomio
f = 16X − 20X + 5X − cos ϑ ∈ Q (cos ϑ)[X].
5 3
√
Il polinomio biquadratico g = 16X − 20X + 5 ∈ Q [X] ha quattro zeri reali ± 5± 5
4 2
8 e si fattorizza
in R [X] nella forma
√ √
g = 16(X − 5
8 )(X − 8
5 5
− 5
2 2
8 + 8 ).
I due fattori quadratici non appartengono a Q [X] e dunque g è irriducibile su Q .
√
π 5+ 5 π
Dei quattro zeri di g, cos 10 coincide con 8 [in quanto cos 10 > 0 e prossimo ad 1].
√
5+ 5
Posto α = 8
Q(α) : Q ] = 4. Inoltre esiste la catena di estensioni
, risulta subito che [Q
Q ⊂ Q (α ) ⊂ Q (α),
2
∗ ∗ ∗
Esercizio 4.4.6. Spiegare, senza eseguire costruzioni grafiche, perché, assegnato un angolo di
ampiezza ϑ (radianti), è possibile con R&C costruire un angolo di ampiezza nϑ, ∀ n ≥ 1.
ripetutamente le formule di addizione del seno e del coseno, si può esprimere cos (nϑ) nella forma
fn(cos ϑ, sinϑ), con fn ∈ Q [X, Y ]. Ne segue che cos (nϑ) è costruibile con R&C a partire da
P0 ∪ {(sinϑ, 0)} e quindi a partire da P0.
∗ ∗ ∗
Esercizio 4.4.7. Determinare tutti i naturali n, con 3 ≤ n ≤ 100, per cui il poligono regolare Pn
è costruibile con R&C.
· 1 2 4 8 16 32 64
1 / / 4 8 16 32 64
3 3 6 12 24 48 96 /
5 5 10 20 40 80 /
17 17 34 68 /
15 15 30 60 /
51 51 /
85 85 /
∗ ∗ ∗
182 G. CAMPANELLA APPUNTI DI ALGEBRA 2
Esercizio 4.4.8. Dimostrare il teorema delle bisettrici, utilizzando il teorema di Talete (come
suggerito dalla figura che segue)
B C
D
Soluzione. Assegnato il triangolo ABC, sia AD la bisettrice del vertice A [dunque D ∈ BC].
Dal vertice C si traccia la parallela ad AD, sino ad incontrare in E la retta R (A, B). Le due rette
R (A, D), R (E, C) sono parallele [intersecate dalle rette R (B, E), R (B, C)]. Si applica ad esse il
teorema di Talete:
BD BA
(∗) DC
= AE
.
Il triangolo AEC è isoscele [infatti DÂC = AĈE (sono alterni interni) e B ÂD = AÊC (sono
corrispondenti); inoltre DÂC = B ÂD. Dunque AĈE = AÊC]. Allora AC = AE. Da (∗) segue
che
BD AB
DC
= AC
(Teorema delle bisettrici).
∗ ∗ ∗