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Epistemologia, collana diretta da Evandro Agazzi

La collana intende venire incontro a quell’esigenza, ormai generalizzata, di co­


noscenza epistemologica che si riscontra a livello di cultura medio-alta e che cor­
risponde, in senso lato, alla diffusa aspirazione a prender coscienza critica della
complessa varietà della nostra civiltà scientifico-tecnologica. Aspirazione che si
accompagna, altresì, al desiderio di venire in chiaro circa lo statuto epistemolo­
gico di molte discipline le quali solo di recente hanno rivendicato l’impegnativa
qualificazione di «scienza», pur riguardando ambiti di ricerca non inclusi nel­
l’alveo delle discipline scientifiche tradizionali.
Rispetto ad analoghe collane già esistenti, questa si propone anche di allargare
l’ambito delle scuole e tradizioni epistemologiche finora più correntemente co­
nosciute in Italia, e che si ispirano in prevalenza al filone analitico anglosassone,
portando l’attenzione su opere e autori afferenti ad altre aree culturali, come
ad esempio quelle di lingua francese, tedesca, polacca.
Verranno quindi pubblicati, sia in traduzione che in opere originali, alcuni testi
base di carattere istituzionale relativi all’epistemologia generale e alle diverse bran­
che della filosofia della scienza. Per altro verso, verrà dato uno spazio più cospi­
cuo del solito all’epistemologia delle scienze «umane», alla filosofia della logica,
alle tematiche etiche che di recente si sono aperte nei riguardi della scienza. Pur
senza rinunciare ad opere di carattere tecnico, l’accento generale verrà posto piut-
toosto su quei tipi di trattazione epistemologica nei quali è più presente un taglio
specificamente filosofico.
La collana si propone di essere utilizzabile anche per corsi universitari: a tale scopo,
oltre alle opere di carattere istituzionale cui si è fatto cenno, annovererà anche
alcuni «readings» antologici, sia a carattere miscellaneo che monografico.

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L’Artifick
DELLA LlNGl
Louis Couturat 1868-1914
I

di
Ubaldo Sanzo

FrancoAngeli
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ì Indice
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pag- 7
Introduzione
» 15
1. Gli studi giovanili » 15
1. L’infinito matematico » 21
2. La geometria » 25
3. Il numero e la grandezza » 29
4. Epistemologia e logica
» 34
; 2.1 nuovi interessi » 34
1. Il Congresso di Parigi » 38
2. Couturat e il Congresso » 44
! 3. Dalla logica di Leibniz alla lingua universale
» 53
4.1 fondamenti della matematica
» 58
i 3. La polemica sulla logistica » 58
1. Le novità di Ginevra » 63
2. La polemica sulla logistica » 77
3. Retroscena e significato della polemica 84
»
4. Altri scritti di logica
» 88
4. Logica e linguaggio » 88
Progetto Grafico della copertina: CarusoAusenda
1. Il Comitato » 92
Copyright © 1991 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy 2. La scissione idista » 96
È vietata la riproduzione, anche parziale o ad uso interno o didattico, con qualsiasi 3. Couturat, il Comitato e la lingua Ido » 100
mezzo effettuata, non autorizzata 4. Linguaggio e logica » 104
I lettori che desiderano essere regolarmente informati sulle novità pubblicate dalla nostra 5.1 dissensi con Peano » 108
Casa Editrice possono scrivere, mandando il loro indirizzo, alla “Franco Angeli, Viale 6. Gli ultimi lavori
Monza 106, 20127 Milano”, ordinando poi i volumi direttamente alla loro Libreria.
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Introduzione

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L’opera di Louis Couturat è stata per un lungo periodo di tempo


quasi ignorata dalla cultura francese contemporanea e, più in generale,
dalla storiografia filosofica nel suo complesso: fino agli inizi degli
anni Ottanta, e cioè a oltre settant’anni dalla scomparsa, a nessuno
era venuto in mente di compiere un’analisi sistematica della produzio­
ne di questo personaggio dimenticato, né di delinearne una figura
a tutto tondo nel variegato panorama della filosofia francese a cavallo I
fra gli ultimi due secoli.
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A porre rimedio a questo stato di cose ha provveduto Maurice Loi
;
nel giugno del 1977, organizzando a Parigi, presso VÉcole Normale
Supérieure, un Colloque International. Gli atti di questo incontro,
pubblicati a qualche anno di distanza, dimostrano che la cultura fran­
cese ha ritenuto opportuno colmare una lacuna che in fondo non
era del tutto giustificabile: fino a quella data infatti nessuno dei conna­
zionali si era occupato di Couturat, con la sola eccezione di A. Lalan-
de, che, nell’ormai lontano 1914, aveva dedicato a questo suo compa­
gno di studi, scomparso improvvisamente e prematuramente, un consi­
stente saggio commemorativo.
Il prolungato silenzio della storiografia trova le sue ragioni in un
duplice ordine di riflessioni criticamente ineccepibili. Per un verso,
Couturat non è stato personaggio di spicco della cultura francese del
suo tempo; per altro verso, la lettura della sua produzione risulta
nel complesso irta di difficoltà imputabili il più delle volte a equivoci
anche macroscopici. Couturat, in buona sostanza, avrebbe cercato la
propria originalità filosofica, nel tentativo di mediare autori e proposte
non sempre fra loro sovrapponibili, con il risultato di offrire il fianco

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a interpretazioni discutibili e, in alcuni casi, a veri e propri fraintendi­ gnanza teorica e tali da consentire una contestazione aperta e radicale
menti. Gli studi giovanili, il progetto di diffondere la logistica in Fran­ del kantismo. Si rende, quindi, perfettamente conto che il suo progetto
cia o quello ancora più utopico di perseguire il riconoscimento di può giungere felicemente in porto solo alla condizione di riuscire a
una lingua artificiale come lingua ausiliaria internazionale presentano contrapporre a Kant un personaggio che abbia pari autorità e analoga
nel loro insieme contraddizioni tali da fare immediatamente compren­ statura intellettuale. Nel kantismo Couturat si è formato e, anche sen­
dere perché quei lavori, pur nascendo da interessi autentici e da con­ za mai riconoscerlo, rimarrà sostanzialmente un neokantiano; ma, agli
vinzioni sincere, finiscano per scontentare tutti, inclusi quegli stessi inizi del secolo, egli ha l’impressione che l’espandersi del neocriticismo
autori che, per un verso o per l’altro, ne costituiscono la più diretta abbia assunto posizioni preoccupanti. Pensa allora che rivalutare Leib­
fonte d’ispirazione. niz possa costituire un’operazione culturale capace di porre quanto
Questi elementi di critica hanno avuto pieno risalto nel Colloque meno un argine a quell’orientamento storiografico che va progressiva­
International di Parigi: sede in cui la presenza di prestigiosi autori mente assumendo le caratteristiche di un fenomeno incontenibile. La
della cultura francese contemporanea, quali J. Dieudonné, R. Taton ricostruzione della metafisita leibniziana costituisce un tentativo, per
e P. Dugac, solo per fare alcuni nomi, ha consentito un serio appro­ certi aspetti provocatorio, di esasperare il contrasto fra Leibniz e Kant.
fondimento dei temi trattati. Nonostante ciò, alcune peculiarità di Cou­ È questo un elemento critico, cui è stato dato sufficiente rilievo già
turat sembrano essere rimaste nell’ombra, anche in una sede tanto quando La Logique de Leibniz fu pubblicata. Se si considera, però,
qualificata. Nessuno, per esempio, ha dato risalto al fatto che questo che la rilettura di Leibniz è diventata, nel corso del secolo XX, una
autore, malgrado i ripetuti insuccessi, è personaggio che dimostra indi­ tendenza storiografica di indiscutibile successo, si può legittimamente
scutibile fiuto storico nella scelta degli argomenti di cui si occupa. affermare che di questo fenomeno culturale Couturat sia stato, insieme
Per fare qualche esempio, basterebbe ricordare che egli s’interessa a Cassirer e Russell, uno dei pionieri.
all’algebra della logica, in un periodo in cui questo genere di studi Le considerazioni che precedono potrebbero forse essere sufficienti
è florido nella cultura anglosassone ma è considerato niente affatto per fare comprendere che il silenzio della storiografia filosofica non
congeniale alla cultura francese da parte della maggioranza dei suoi è poi così legittimo come per lungo tempo si è creduto che fosse:
più qualificati rappresentanti; si occupa di logica matematica, non ma esse non rappresentano le sole riserve che si possano formulare
appena questa disciplina fa la sua comparsa nel panorama culturale circa la mancanza di un interesse storiografico per l’opera complessiva
4 europeo e ingaggia una vera e propria battaglia con l’intento di sensibi­ di Louis Couturat.
lizzare gli studiosi del suo paese a questo nuovo ordine di problemi. Esaminando in dettaglio il programma, relativo alla diffusione e
Ora, se è vero che il modo in cui Couturat utilizza algebra della logica al perfezionamento delle lingue artificiali, ci si rende sùbito conto
e logica matematica finisce con il potenziare le riserve e la diffidenza di trovarsi in presenza di uno di quei problemi così aggrovigliati da
dei suoi connazionali nei confronti di queste discipline, più di quanto rendere estremamente labile la convinzione di poterne venire a capo.
non riesca a sollevare interessi e a sollecitare curiosità, non si può Due ordini di questioni servono a chiarire sufficientemente questa af­
tuttavia negare che la cultura francese, volente o nolente, nei decenni I fermazione. Da un lato, infatti, risulta che Couturat sia giunto alla
successivi, ha dovuto fare i conti con la logica formale e prendere I, formulazione del programma di creare e diffondere una lingua artifi­
atto che questa disciplina non può essere del tutto trascurata dalla ciale, attraverso considerazioni che non si possono ricondurre a moti­
filosofia della scienza del nostro secolo. Ciò significa, fraintendimenti vazioni di carattere esclusivamente filosofico, perché la sua teoria del
a parte, che Couturat in una qualche misura aveva colto nel segno. linguaggio prende in esame anche elementi di carattere sociale, politico
Un’analoga considerazione può valere per gli studi su Leibniz. Cou­ e pedagogico. D’altra parte, si è costretti a riconoscere che, nell àmbi­
turat decide di studiare Leibniz, per realizzare una operazione culturale to della storiografia dell’internazionalismo linguistico, Couturat è con­
! finalizzata a un preciso obiettivo: trovare argomentazioni di alta pre- siderato personaggio di altissimo livello se non, addirittura, di primo

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piano Questa seconda circostanza porta prepotentemente alla ribalta mento ufficiale di una lingua artificiale come lingua ausiliaria interna­
un altro problema niente affatto trascurabile. Abbiamo di questo auto­ zionale e a questo scopo sacrifica, con una dedizione che può apparire
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re uno sdoppiamento storiografico, due modi antitetici di considerare alienante, forze intellettuali e materiali, per i pochi anni che gli restano
la sua opera: due personaggi l’uno del tutto indipendente dall’altro, da vivere. Capita perciò d’incontrare, nelle lettere scritte ai filosofi
a seconda del punto di osservazione dal quale ci si pone. Da un lato, negli ultimi anni, espressioni del tipo «[...] non mi occupo ormai da
il Couturat della storiografia filosofica; dall’altro, quello della storio­ tempo di questioni di filosofia matematica».
grafia dell’internazionalismo linguistico. / Questo modo tanto radicale di risolvere le contraddizioni caratteriz­
~ La storiografia filosofica, quelle rare volte che gli ha dedicato la za molti atteggiamenti del personaggio, anche quelli più semplici e
propria attenzione, ha comunque escluso dalla propria indagine, per­ quotidiani. Couturat, per un certo periodo, è stato un fervido ammira­
ché considerati come non pertinenti, i lavori dedicati alle lingue artifi­ tore dei progressi della tecnica e, probabilmente anche a causa delle
ciali. Per altro verso, gli studiosi dell’internazionalismo linguistico, sue non stabili condizioni di salute, ha in varie circostanze dato risalto
nei loro numerosi studi sulla lingua ido, non si sono minimamente al fatto che la produzione tecnologica può essere considerata come
occupati di indagare sulle origini culturali dell’autore di quella lingua. un rimedio per alleviare la fatica fisica. Nella sua corrispondenza con i
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La mancanza di una prospettiva generale, che in parte si giustifica Russell e con Peano parla spesso della prodigiosa velocità della sua I.

con le esigenze dello specialismo, ha prodotto in concreto una tenden­ macchina da scrivere, dell’utilità della propria automobile o dei risulta­
za fuorviarne, perché ha impedito che il personaggio Couturat venisse ti ottenuti per mezzo dell’apparecchio fotografico di cui dispone. Agli
analizzato in tutta la sua complessità. Il fenomeno ha dato luogo inizi del nuovo secolo però, informa Russell di essersi convertito agli
a una situazione che a volte può apparire paradossale. È facile incon­ ideali del socialismo. Da questo momento, comincia con altrettanta
trare famosi interlinguisti, i quali ignorano completamente che Coutu­ foga a esprimere il timore che lo sviluppo della tecnologia possa in
rat avesse una formazione filosofica e matematica e che si meraviglia­ qualche misura essere causa di un decadimento sociale del costume,
no del fatto che egli abbia insegnato filosofia nelle Università francesi della tradizione e più in generale dell’etica; ingaggia quindi una este­
e che sia stato perfino professore al Collège de France\ può comunque nuante polemica epistolare con Russell, nella quale esprime tutta la
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capitare, con altrettanta facilità, di parlare con qualificati filosofi della propria disapprovazione per la guerra contro i Boeri e critica aspra­
scienza, che ignorano del tutto l’interesse di Couturat per l’internazio­ mente l’espansionismo coloniale della Gran Bretagna.
nalismo linguistico e che egli sia autore di una lingua artificiale. La tendenza a radicalizzare le proprie posizioni costringe Couturat
Lo stereotipo di un personaggio separato in due immagini, una indi­ a vivere in modo esasperato il confronto teorico con gli avversari.
pendente dall’altra, il filosofo e l’interlinguista, è però, almeno in Egli manifesta un interesse sincero e un’attenzione costante per tutte
/
; parte, anche il risultato di un tratto caratteriale dell’autore. Couturat le proposte innovative delle quali gli capita di essere testimone. Il
ha sempre presentato la propria opera d’intellettuale con la fede dell’a­ conseguente desiderio di innestare sul filone della cultura francese espe­
postolo e, ogni volta che gli capita di maturare un certo convincimen­ rienze che vengono da altri paesi europei determina l’insorgere di una
to, finisce con il sentirsi investito da una sorta di missione profetica. lunga serie di conflitti teorici, dei quali la sua opera è quasi per intero
In questi casi, la sua dedizione alla causa diventa totalizzante e non costellata. Non si può negare che in alcuni casi la contrapposizione
più compatibile con interessi di altro genere. Per questa ragione, i ideologica scada al livello dell’invettiva gratuita e dell’attacco persona­
due momenti fondamentali del suo impegno di studioso si svolgono le ma il ricorrere del fenomeno presenta pure un aspettp.--positiyo.
in tempi così diversi e in modi così specifici da rendere effettivamente le varie polemiche innescate da Couturat, sia a proposi]
difficile il tentativo di ricollegarli. Dopo avere dedicato un intero de­ ittico KhamA?<A
matematica, sia a proposito dell’internazionalismo
il merito di offrire al lettore interi e autentici sp/egàti di un epoca.
cennio al progetto di rinnovare la filosofia francese post-positivista,
decide di dedicarsi unicamente al proposito di perseguire il riconosci- Risulta perciò più agevole, attraverso i dibattiti |(Sne egli (ha spesso
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^citato analizzare e cercare di comprendere certi intricati problemi i lavoro. È scontato che delle tracce lasciate da un’esistenza si possano
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che agitano gli ambienti culturali europei nel periodo a cavallo fra offrire letture diverse: un libro è soltanto il tentativo di rintracciare
un itinerario, uno dei tanti possibili...
gli ultimi due secoli.
I L’incontro con gli ideali del socialismo precede di poco quello con
l’internazionalismo linguistico. Sicuramente, come afferma Lalande,
il primo interesse per le lingue artificiali nasce da motivazioni teoriche:
sollecitato dai suoi studi su Leibniz, Couturat pensa alla possibilità
di approfondire i rapporti fra linguaggio e logica. Con il passare del
tempo però, la componente sociale di questo progetto acquista sempre
maggiore rilevanza e Couturat diventa, per opera di A. Meillet, uno j!

degli autori che offrono del fenomeno linguistico una spiegazione di


carattere sociale. Non si può certo sostenere che per questo motivo
Couturat diventi un linguista d’avanguardia: la sua filosofia del lin­
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guaggio è il frutto di una certa qual confusione fra la caratteristica
il-
e la lingua filosofica di Leibniz, oltre che fra i progetti di lingue
artificiali del secolo XVII e quelli totalmente diversi del secolo XIX.
Ciò non toglie, però, che Couturat dimostri ancora una volta indiscuti­
bile fiuto, indirizzando il proprio interesse verso due settori di ricerca
che conseguiranno un posto di primo piano nella cultura contempora­
nea del Novecento: il costituirsi della linguistica come scienza e l’anali­ I

si del linguaggio come laboratorio della filosofia. :


Vi è ancora un altro argomento d’interesse storiografico che vale j

la pena di ricordare: come molti suoi coetanei, Couturat svolge un
; ' L ruolo significativo di operatore culturale. Organizza la sezione di Logi-
7 ca e filosofia delle scienze del primo congresso internazionale di filoso-
./ fia e partecipa, come membro permanente della commissione interna­
zionale, anche all’organizzazione di quelli successivi fino al 1911. È
uno dei fondatori della Société frangaise de Philosophie e collaborato­
re dalle origini della Revue de Métaphysique et de Morale. Per circa
sette anni è il principale responsabile della diffusione dell’esperanto
nel mondo e uno dei direttori della rivista Cosmoglotta-, per un periodo
altrettanto lungo riveste l’incarico di Direttore generale dell’Accademia
II
idista e di direttore unico della rivista Progreso. Partecipa con A. i
Meillet e F. de Saussure al progetto per la fondazione della scuola
di sociologia linguistica e con Meillet tenta d’introdurre nelle scuole
superiori francesi l’insegnamento della filosofia del linguaggio.
Tutte queste osservazioni costituiscono l’insieme delle motivazioni
dalle quali e sorta, e si è poi sviluppala, l’idea di scrivere il presente
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1. Gli studi giovanili

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1. L’infinito matematico

Pierre Dugac, quando ha saputo che Couturat ha donato a Cantor


un esemplare del De l’Infini Mathématique con la dedica: «A Georg
Cantor, omaggio rispettoso di un discepolo riconoscente»1, ha dato
sfogo alla propria ironia e ha affermato che la lettura di quel libro
deve aver causato a Cantor una notevole sorpresa. Cantor non può
avere apprezzato, spiega Dugac, che Couturat abbia esposto la teoria
degli insiemi accanto a quella dei numeri algebrici di Kronecker2 e
avrà inoltre incontrato rilevanti difficoltà per comprendere le tesi di
questo «discepolo riconoscente». Le ragioni delle possibili difficoltà
cui Cantor sarebbe andato incontro sono per Dugac sufficientemente
scontate. Negli anni in cui Couturat prepara Vinfinito matematico,
Dedekind sviluppando le teorie di Cantor è giunto alla conclusione
che tutta l’analisi si costruisca a partire dalla sola nozione di numero.
Couturat prende le mosse da tutt’altra affermazione: «L’analisi non
si fonda sull’idea di numero ma sull’idea generale della grandezza».
I matematici lavorano per l’integrazione di tutte le branche della ma-

1. La notizia è riferita da Manfred Stern: l’esemplare in questione si trova attualmente


presso la Biblioteca dell’istituto di matematica dell’università «Martin Lutero» di Halle I

nella Repubblica Democratica Tedesca. Cfr. P. Dugac, Louis Couturat et Georg Cantor,
in Aa.Vv., Louis Couturat, Paris, P.E.N.S., 1983, pp. 55-61.
2. Cfr. L. Couturat, De l’Infini Mathématique, Paris, Alcan, 1896. In Appendice
al suo libro Couturat dedica due capitoli rispettivamente alla Teoria dei numeri algebrici i-
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di Kronecker e alla Teoria degli insiemi di Cantor.

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11 tematica1 Couturat sostiene invece che l’analisi è la scienza della gran­


L’obiettivo del suo lavoro investe la problematica dei fondamenti solo
di riflesso: Couturat si propone di dimostrare, contro il criticismo
dezza, mentre l’aritmetica è la scienza del numero. Il libro di Couturat
dell’epoca, la possibilità di superare le antinomie dell’infinito. Questo
in conclusione sarebbe in contrapposizione con le tendenze matemati­
stesso problema ha per Couturat solo una valenza logica e non è
I che del tempo.
fine a se stesso ma strumentale rispetto all’intento di affermare la
Le osservazioni di Dugac sono pertinenti. E certamente vero che,
quando Couturat scrive il suo libro, i matematici lavorano per ricon­ possibilità logica di una metafisica infinitista. La teoria cantoriana
durre tutte le scienze matematiche alla medesima origine, né si può degli insiemi, la definizione intensiva dei transfiniti e la stessa teoria
negare che Couturat sostenga una tesi opposta a quella di Cantor del numero di Dedekind vengono recepiti da Couturat come importan­
e di Dedekind sulla teoria dei fondamenti. Dalle parole di Dugac co­ ti progressi della logica e non nella loro qualità di contributi significati­
vi per rimettere in discussione i fondamenti delle matematiche. È que­
munque, forse a causa della concisione con la quale egli si esprime,
non si evince con chiarezza che le opinioni di Cantor e di Dedekind sto senza dubbio un modo di confondere le cose e Couturat stesso
rappresentano solo uno dei tanti punti di vista sulle origini delle mate­ se ne renderà conto nel giro di qualche anno ma, nel tempo in cui
matiche e per di più in un momento in cui la problematica dei fonda­ scrive l’Infinito matematico, egli è profondamente convinto che logica
menti viene affrontata con strumenti ancora insufficienti. La situazio­ e matematica pura siano due scienze formali distinte e separate. La
ne alla quale Dugac si riferisce è tale che idee e posizioni non sono logica è una scienza normativa, che consente di formalizzare e dirigere
ancora completamente chiare e nella quale il punto di vista di Cantor i processi conoscitivi. La matematica è invece la scienza del numero
e di Dedekind sulle origini delle matematiche è tenacemente osteggiato e della grandezza. L’idea di numero che è analitica, secondo la dimo­
da una grande quantità di matematici di primissimo piano, sia tede­ strazione di Dedekind, dipende dall’idea di grandezza che è sintetica:
schi, sia di altri paesi europei3. Questa precisazione, sebbene non ser­ le varie specie di numero, dai frazionari agli irrazionali, si possono
va a giustificare alcune indubbie confusioni del libro di Couturat, definire in ragione di singole qualità della grandezza. La matematica
può risultare utile per comprendere quali siano le circostanze che han­ pura comprende algebra e aritmetica, scienze che si fondano sulla
no potuto trarlo in errore. nozione di numero, mentre analisi e geometria costituiscono la mate­
A partire dall’ultimo decennio del secolo XIX, le discussioni sui matica applicata e si costruiscono sull’idea generale della grandezza.
fondamenti delle matematiche diventano sempre più intricate, sia per È facile vedere che l’ispiratore di questo modo di collegare scienza
i rilevanti progressi di questa scienza, sia per l’interesse che il problema I e filosofia è A. A. Cournot. Scaturisce, comunque, da questa distin­
suscita in settori sempre più estesi della ricerca. Quest’ultimo fenome­ j
zione l’opinione di Couturat per la quale la rigorizzazione della nozio­
no coinvolge nella discussione studiosi con alle spalle formazioni di ne di numero operata da Dedekind non implichi un problema fonda-
diverso tipo: vi partecipano, oltre ai matematici di professione, storici
zionale ma solo una chiarificazione logica.
della matematica e delle scienze ma anche e soprattutto tanti filosofi.
La distinzione fra algebra e aritmetica da una parte, e analisi e
Coutural, che appartiene a quest’ultima schiera, in quel tempo non
0 e affatto interessato al problema fondazionale della matematica.
geometria dall’altra, prova sicuramente che Couturat non è al corrente
o non ha ben compreso il lavoro dei matematici tendente a unificare
le varie sezioni della loro scienza, ciò nonostante è innegabile che
* i 3. A titolo d’esempio si ricorda che Kronecker fu talmente contrario aH’aritmetizza- egli conosca le divergenze che questa operazione ha prodotto all’inter­
zione dell’analisi da impedire a Cantor per tutta la vita di ottenere la cattedrà nell’uni­ no della problematica dei fondamenti. Definisce, infatti, il proprio
versità di Berlino. Decisi oppositori dell’interpretazione analitica del numero di Cantor modo di fondare la matematica, generalizzazione geometrica del nu­
e Dedekind furono ancora due fra i più celebri matematici del tempo, il tedesco Felix
Klein e il francese Henri Poincaré: cosa che si avrà modo di appurare nel corso di mero, e lascia intendere che esso sia una peculiarità della scuola mate­
questa indagine. L’opposizione a Cantor veniva dalla la così detta scuola matematica matica francese, dato che prende le distanze sia da quella che indica
intuizionista, sicuramente maggioritaria in Europa all’epoca della formazione di Couturat.
come la scuola matematica anglosassone, sia da quell’altra che chiama

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la scuola matematica tedesca. 1 matematici tedeschi, egli afferma, si i zione logica e non per le opinioni sulla problematica dei fondamenti
servono della generalizzazione aritmetica del numero, riducono cioè che Couturat si sente debitore di Cantor.
tutta la matematica alla sola nozione di numero; mentre i matematici L’avversione per il neocriticismo e una considerazione logico­
inglesi lavorano per una generalizzazione algebrica del numero, tenta­ tecnicistica del processo di aritmetizzazione dell’analisi sono i temi
no di ridurre tutta la matematica all’algebra. Couturat invece insiste dominanti del libro di Couturat ma non costituiscono il frutto di una
sul fatto che la matematica pura debba fondarsi sulla matematica ap­ k
elaborazione critica personale: egli si limita a riprendere le trame di
plicata, perché è attraverso la matematica applicata che si costruiscono cui è intessuta la cultura francese di quegli anni. Nell’ultimo quarto
le teorìe della fisica. Analisi e geometria, branche della matematica
del secolo, la generazione dei maestri prepara i giovani studiosi a impe­
applicata, sono due scienze che si collegano nella geometria analitica,
gnarsi per un radicale cambiamento della situazione culturale: è Émile
cosa già dimostrata da Descartes, perciò l’intera matematica applicata
Boutroux la guida morale di questa operazione. Boutroux diffonde
si può fondare sulla sola intuizione pura dell’idea generale della gran­
fra i tanti suoi allievi la convinzione che positivismo e neocriticismo
dezza e tutta la matematica pura per non rimanere convenzionale deve I
siano i responsabili della decadenza in cui versa la filosofia. Queste
a sua volta fondarsi su questa intuizione. Una matematica fondata
tendenze filosofiche sarebbero colpevoli di non aver saputo tenere il
sull’intuizione della grandezza è in grado di spiegare sia i progressi
passo con l’evolversi delle scienze e si sarebbero affermate non per
delle sezioni logico-deduttive delle matematiche, cioè la teoria analitica
del numero e l’algebra della logica, sia il valore delle dimostrazioni la loro intrinseca forza teoretica ma per l’evidente debolezza dello
geometriche e quello delle teorie fisiche, perché la struttura di queste spiritualismo. Boutroux suggerisce pertanto di cambiare strada e di
ultime si esprime per mezzo delle equazioni differenziali. L’intuizione rifondare lo spiritualismo su basi scientifiche: la filosofia deve essere
./ critica della ragione e delle scienze. Per compiere questa complessa
matematica della grandezza, in altre parole, fonda non solo l’intera
matematica ma anche la fisica matematica. È questo il punto essenziale operazione è necessario rivedere la critica di Ravaisson al positivismo
della questione, perché l’intuizione della grandezza consente alla critica e seguire la scienza nella sua straordinaria evoluzione. Nella realizza­
filosofica, e solo ad essa, di determinare il valore conoscitivo delle zione di questo progetto, il neocriticismo si è dimostrato inadeguato,
teorie scientifiche, sia matematiche, sia fisiche. perché lo schematismo trascendentale sclerotizza la scienza e non ne
Se ci si sposta dal piano fondazionale della matematica a quello può spiegare il continuo progredire. Boutroux si propone, contestual­
della gnoseologia filosofica, diventa facile capire che Couturat abbia mente, di sconfiggere il positivismo sul suo stesso terreno, di superare
ritenuto di potersi servire, sia pure in maniera impropria, della teoria Ravaisson e di liberare la cultura del tempo dal neocriticismo di Re-
del numero di Cantor e di Dedekind, per costruire una teoria generale nouvier. L’operazione culturale di Boutroux consegue innegabile suc­
della conoscenza. La definizione analitica del numero non è in questo cesso e la generazione dei suoi allievi accetta come un postulato filoso­
caso uno strumento per discutere sui fondamenti della matematica fico l’idea che il richiamo spiritualistico al dato introspettivo ridimen­
i bensì solo una chiarificazione logica utile per sgombrare definitiva^ sioni in maniera totale il valore conoscitivo delle teorie scientifiche.
mente il terreno filosofico nalle antinomie logiche kantiane e neocriti- Questo principio condiziona la cultura francese di fine secolo al punto
to Sunra rm°Strare contraddittorietà logica dell’idea d’infini­ da coinvolgere scienziati di altissimo livello; basti per tutti il nome
to. Sulla definizione cantoriana dell’infinito, Couturat fonda la con- di Henri Poincaré. Sono sin troppo noti i contributi di Poincaré alla
c usione filosofica che l’intuizione pura di una grandezza infinita sia critica del valore conoscitivo delle teorie scientifiche ma questo fatto
infiniatLtente P°SSlblle 6 Che malgrad° 0 neocridcismo una metafisica non rappresenta che uno degli elementi attraverso i quali Boutroux
.nf.n.us,a ruttala probabile.. È per questo contributo di eh“

4. È questa la conclusione cui Couturat Il De l’Infini Mathématique è l’opera francese con la quale Couturat supera a ventotto
perviene nel suo lungo lavoro (p. 580). anni (12 giugno 1896) il dottorato in Filosofia: la commissione era composta da É.
Boutroux, J. Tannery, Séailles, Evellin, Egger.
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19

m-
»
tiene con la logica ma, nelle intenzioni di Tannery, la riflessione sui
esercita la sua influenza sulla cultura filosofica e scientifica della Fran­
principi logici delle matematiche riveste solo un significato di chiarifi­
cia di fine secolo. Per comprendere a fondo l’importanza di questa
influenza e la sua capacità di penetrazione corre l’obbligo di ricordare cazione didattica. Louis Liard ha invece indirizzato Couturat allo stu­
ancora la serrata critica svolta da Boutroux per distinguere e separare dio dell’algebra della logica e grazie a questa sollecitazione Couturat
la matematica pura dalla logica formale. Di questo ulteriore postulato è venuto a contatto con gli algebristi inglesi. Lo stesso Liard è però
fu vittima ancora, oltre a tanti altri, lo stesso Henri Poincaré. Poincaré ) convinto che l’algebra della logica sia solo uno strumento tecnico utile
è un grande estimatore di Cantor tanto da servirsi della teoria degli a dimostrare che la logica come scienza normativa dirige tutte le scien­
insiemi transfiniti per i suoi studi sui gruppi di sostituzioni lineari ze, e in particolare la matematica che è una scienza formale.
e sulle funzioni kleiniane; condivide inoltre con Dedekind l’idea di Il De l’Infini Mathématique è pertanto un libro che nasce da solleci­
ridurre l’analisi alla teoria del numero. Malgrado ciò, Poincaré ha tazioni di vario genere e subisce influssi non sempre sovrapponibili
sempre decisamente rifiutato di accettare che la teoria del numero
e difficili da mediare: lo prova il fatto che il testo di Couturat risulta
possa legittimamente costruirsi su basi logiche e ha difeso ad oltranza
la tesi che il numero sia il prodotto di un’attività creativa dell’intellet­ per tutti di difficile lettura. Si deve però riconoscere che la difficoltà
to. Questa tesi è la conseguenza della profonda convinzione di Poinca­ del lettore testimonia il travaglio teorico dell’autore e che questo è,
\> a sua volta, il riflesso della complessità degli indirizzi che anima la
ré che la logica non può avere alcun rilievo nella costruzione delle
matematiche, perché, secondo la presa di posizione di Boutroux, logica cultura francese di fine secolo in quel momento particolare della sua
e matematica pura sono due scienze formali distinte e separate. storia nel quale la volontà di cambiare strada non riesce a conciliarsi
Boutroux e Poincaré sono autori sicuramente presenti nel pensiero con la molteplicità dei problemi da più parti avanzati. Sotto questo
di Couturat ma il De l’Infinì Mathématique è scritto anche sotto la profilo, il libro di Couturat assume la veste di un significativo esempio
suggestione di Jules Tannery e Louis Liard5. È stato proprio Tanne- delle incertezze e dei dubbi della filosofia e della epistemologia france­
ry a spingere Couturat a studiare gli sviluppi logici dell’analisi in Ger­
se di fine secolo.
mania e a suggerirgli di riflettere sul rapporto che la matematica intrat-

5. Couturat, che era entrato all’Eco/e Normale Supérieure nel 1887 e aveva finito
il suo corso nel 1890, ottenne il privilegio di un ulteriore anno di permanenza, essendo 2. La geometria
risultato il primo di quella serie, e decise di dedicare quest’anno di studi alla matematica
frequentando le lezioni di Jules Tannery. Tannery, fratello dello storico delle scienze Nell’ultimo decennio del secolo XIX la generazione di Couturat è
Paul, era di venti anni più anziano di Couturat e aveva ottenuto la cattedra aWEcole
Normale nel 1881, dopo aver insegnato per cinque anni alla Sorbonne come supplente. ormai matura per prendere parte attiva alla vita culturale francese:
Anche Tannery era stato allievo dell’Eco/e Normale con la promozione del 1866 e se ne scorgono i primi segnali in un sempre più attento atteggiamento
si era addottorato in matematica nel 1874, con una tesi Sur les équations différentielles
à coefficients variables. I suoi studi matematici riguardano la teoria delle funzioni e critico nei confronti delle scienze e della loro storia. È il tratto essen­
in particolare le funzioni ellittiche. Tannery si è comunque interessato di logica e didatti­ ziale dell’insegnamento di Boutroux ma è subito manifesto che i giova­
ca dell’insegnamento matematico ma anche di epistemologia. Questi suoi studi sono ni studiosi non sono completamente allineati sulle posizioni teoriche
raccolti in un volume pubblicato postumo nel 1912, sotto il titolo Science et Philosophie.
Nel tempo in cui Couturat lavora alla tesi di dottorato instaura uno stretto rapporto del loro grande Maestro: il panorama culturale francese si arricchisce
di collaborazione culturale anche con Louis Liard, che dal 1884 era stato nominato cosi di una folta schiera di metodologi e storici delle scienze ma diven­
Direttore generale dell’insegnamento Superiore presso il Ministero dell’istruzione Pub­
blica. Liard, che era dottore in Le" re (1873), dal 1874 aveva insegnato presso l’Univer- ? ta al tempo stesso più intricato e più difficile da decifrare. E sufficiente
sità di Bordeaux e dal 1880 per quattro anni era stato Rettore dell’università di Caen, sfogliare le annate della Revue de Métaphysique et de Morale, per
alla quale rimase particolarmente legato e sulla quale esercitò per molti anni una decisiva
influenza relativamente alla nomina dei professori. Couturat si era legato a Liard, per­ rendersene conto: questa rivista raggiunge in quegli anni la sua massi­
ché questi era uno pochi studiosi francesi ad essersi occupato degli sviluppi dell’algebra ma risonanza e accoglie le firme più prestigiose dell intero panorama
della logica m Gran Bretagna. Pregevoli sono i lavori di Liard su Jevons e su Boole.
Cfr. L. Liard, Les Logiciens anglais contemporains, Paris, Germer Ballière, 1878. culturale francese e anche europeo. La Revue nasce per iniziativa di
due coetanei di Couturat, X. Léon e A. Lalande: e loro intenzione

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A /

V
attuare quel rinnovamento culturale di cui parla Boutroux. Questi au­ Boutroux in un modo tutto particolare: accetta il principio che la
tori si propongono di liberare la filosofia francese dall’ingombrante filosofia debba essere critica della ragione e delle scienze e riconosce
presenza di Renouvier e di estirpare gli ultimi residui di problematiche conseguentemente il valore riduttivo attribuito da Boutroux alla cono­
di sapore positivistico. Per quest’ultima ragione la Revue de Métaphy­ scenza scientifica, rifiuta però di trarre da questa premessa la conclu­
sique et de Morale ha come scopo primario quello di assumere la sione che la metafisica possa fondarsi su basi etiche riconducibili al
funzione di guida della cultura filosofica francese e di sostituirsi sia dato coscienziale e pretende di dimostrare che sia la scienza stessa
alla Critique Philosophique, sia alla Revue Philosophique; quest’ulti­ a fornirci elementi per giustificare da un punto di vista critico la fon­
ma alla fine del secolo si era specializzata nella trattazione di problemi dazione della metafisica. È questa l’idea centrale del De l’infini Mathé-
relativi alla sociologia e alla psicologia scientifica6. matique e matura negli anni in cui Couturat completa la sua prepara­
La spinta al rinnovamento operata dalla generazione di Couturat zione scientifica alla Sorbonne1. In questo stesso periodo, egli parte­
si manifesta anche in altre importanti iniziative: è questa generazione cipa a una complessa discussione sui fondamenti della geometria8 e
a decidere la ricorrenza periodica dei Congressi internazionali di filoso­ fa propria la proposta di Renouvier secondo la quale la geometria
fia, a fondare la Société frangaise de philosophie (1902), a curare pura, dovendo fondare la fisica, si deve potere costruire a partire
il Bulietin nel quale trovano memoria i lavori di questa Società. Il dall’intuizione a priori dello spazio. Sulla base di questa pretesa intui­
movimento impresso alla cultura francese, sebbene presenti il vantag­ zione, Couturat critica sia la filosofia geometrica di Lechalas, sia quel­
gio di evidenziare un crescente interesse per il progresso delle scienze la di Poincaré.
e della tecnica, si disperde in una lunga serie di iniziative e di proposte A Lechalas, contesta una sorta di concezione contingentista dello
che si esauriscono in breve tempo, e finisce con lo sconvolgere la spazio9: non è necessario ricorrere all’esperienza per dimostrare che
fisionomia chiaramente spiritualistica data da Boutroux a quella cultu­ lo spazio euclideo è tridimensionale. Per effettuare questa dimostrazio­
ra ma senza imboccare la giusta via per una radicale trasformazione ne è sufficiente introdurre il postulato di similitudine: tra gli spazi
del modo di fare filosofia. Questo processo si compirà paradossalmen­ a tre dimensioni che consentono lo spostamento di corpi rigidi, quello
te solo con la nuova filosofia di Bergson. Tutto il lavoro svolto in euclideo è il solo a comportare resistenza di figure simili. Una tale
precedenza apparirà allora nella sua giusta luce e come un continuo •i
affermazione sconvolge Lechalas, il quale ritiene che la geometria eu­ I
affannarsi per avanzare proposte filosofiche incoerenti, frutto spesso
clidea rientri come caso particolare nella geometria generale; per que­ I
di confusioni e fraintendimenti che rendono estremamente intricata
sta ragione, Lechalas giudica la posizione di Couturat come un’esaspe­ t
sia la situazione generale, sia le posizioni dei singoli autori. La produ­
zione di Couturat, benché abbia caratteristiche sue proprie e meritevoli
razione delle teorie razionalistiche dello spazio.
della dovuta attenzione, La filosofia geometrica di Poincaré acquista nell’interpretazione di
partecipa a pieno titolo a questo stato di Couturat un significato curioso. Poincaré si discosta, sia dal razionali­
generale confusione.
Couturat interpreta il rinnovamento della filosofia propugnato da smo, sia dall’empirismo geometrico, e considera la geometria un sem­
plice linguaggio dell’analisi che si costruisce a partire da certi postulati i
arbitrari. I principi della geometria non sono pertanto né analitici,
6. La Revue Philosophique rappresentava alla fine del secolo la corrente in certo senso
conservatrice nel panorama filosofico francese, perché i suoi redattori rimanevano fedeli
a certi presupposti del «positivismo». Lo stesso potrebbe dirsi della Critique Philosophi­
que, voce primaria del neocriticismo, nei tanti anni di direzione affidata a Renouvier. 7. Dopo avere seguito le lezioni di J. Tannery aWÉcole, Couturat decide di completare
Questa rivista, sotto la direzione A. Pillon, aveva cercato di rinnovarsi, assumendo il i suoi studi matematici alla Sorbonne', frequenta i corsi di Picard e Jordan, nonché
nome di Année Philosophique. I giovani studiosi del tempo erano comunque insoddisfat­ w quello di fisica matematica di Poincaré, e il 25 luglio 1892 consegue la licenza, primo
ti, sia del positivismo, sia del neocriticismo, ed è per questa ragione che decidono di fonda­ della sua serie, con una commissione composta da Appell, Rafty, Tisserand.
re una rivista più consona ai loro ideali di stampo spiritualistico e ispirati alla lezione 8. Cfr. L. Couturat, Note sur la géométrie non eucìidienne et la relativité de t'espace,
di Boutroux. Nasce cosi la Revue de Métaphysique et de Morale (1893). in «Revue de Métaphysique et de Morale», I (1893), pp. 302-309.
9. Ivi, p. 303.

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I
> na questa categoria di cambiamenti e le conferisce il nome di movi­
né sintetici e lo spazio fisico e geometrico altro non è che una pura
costruzione mentale. Quest’ultima affermazione viene interpretata da menti, giungendo così a considerare cambiamenti differenti come il
Couturat come un’accettazione implicita del principio basilare del neo­ medesimo movimento e a riconoscere che due movimenti consecutivi
criticismo di Renouvier: afferma pertanto che Poincaré sarebbe dispo­ sono equivalenti a un unico movimento. L’intelletto studia allora spe­
sto a riconoscere che l’idea di spazio è la condizione di ogni nostra rimentalmente le leggi secondo le quali si compongono i movimenti:
•)
esperienza10. In virtù di questo equivoco, Couturat auspica un possi­ esperienza gli dice che essi si comportano come le sostituzioni di
bile accordo fra Renouvier e Poincaré: sarebbe sufficiente qualche un gruppo di ordine sei. Se il mondo in cui viviamo fosse diverso,
reciproca concessione. Renouvier dovrebbe riconoscere il valore logico l’esperienza darebbe un risultato diverso e il nostro intelletto avrebbe
delle geometrie non euclidee, mentre Poincaré dovrebbe accettare che costruito una geometria elementare diversa da quella euclidea. Precisa,
la discussione sui fondamenti della geometria comporta di necessità quindi, che cosa intende affermando che la geometria non è una scien­
il ricorso a problemi di ordine metafisico. za empirica. La geometria si costruisce per mezzo della nozione di
Poincaré chiarisce la propria posizione11: lo spazio geometrico è una gruppo di sostituzioni lineari: l’esperienza ci dice che le leggi dei movi­
costruzione mentale, mentre lo spazio fisico non esiste perché non menti dei corpi rigidi sono assimilabili alle sostituzioni di un gruppo
è sperimentabile. La rappresentazione dello spazio fisico è solo una di ordine sei. È evidente che la nozione di gruppo non può essere
proiezione esterna dell’immagine mentale dello spazio geometrico: la fornita dall’esperienza: esiste nel nostro intelletto almeno la potenziali­
nozione geometrica di spazio è esclusivamente matematica e si costrui­ tà di formare questa nozione. L’esperienza ha la sola funzione di
sce sui risultati conseguiti dall’analisi per mezzo della teoria dei gruppi suggerirci che fra tutti i possibili gruppi semplici, quello di ordine
di trasformazioni lineari. sei è il più vicino alla nostra osservazione dei movimenti dei corpi
Couturat si irrita a questa precisazione e dichiara che la teoria dello rigidi. La geometria prende l’avvio dall’esperienza ma se non esistesse
spazio di Poincaré è psicologistica e come tale materialista, implica la nozione di gruppo non esisterebbe la geometria.
I
cioè l’esistenza dello spazio che deve costruire: un solo tipo di spazio I Poincaré analizza poi la posizione dell’avversario. Couturat com­
ha valore scientifico e pratico, lo spazio geometrico12. Nella filosofia mette un duplice errore: confonde lo spazio fisico con lo spazio geome­
geometrica di Poincaré vi è comunque un elemento positivo: si ricono­
trico e parla dello spazio fisico supponendo di conoscere la geometria.
sce che lo spazio geometrico è il risultato di una intuizione intellettuale
Lo spazio fisico è diverso da quello geometrico, non ha alcuna caratte­
e non sensibile. Questa osservazione consente di sostenere che lo spazio
7 ristica e può adattarsi a qualunque geometria. Per altro verso, i postu­
geometrico può essere costruito evitando qualsiasi ricorso all’esperienza.
Poincaré comprende che la divergenza di opinioni è insanabile e
lati della geometria non sono intuizioni intellettuali talmente chiare
;
I da non avere bisogno di essere definite ma semplici postulati che è
ritorna sulla questione per spiegare i motivi che rendono impossibile
un’intesa13. La nozione di spazio si costruisce per gradi. L’intelletto, opportuno definire. __ Asserire che esiste un tipo d’intuizione tale da
assistendo a una lunga serie di cambiamenti, si rende conto che alcuni collegare direttamente lo
j 1 spazio fisico allo spazio geometrico, significa
di questi possono essere annullati da un cambiamento inverso: selezio- non avere chiara la condizione
<------- effettiva in cui lavorano i geometri:
noi ci rappresentiamo i corpi rigidi"i come se fossero collocati in uno
10. Ivi, p. 308. spazio fisico ma ragioniamo su di essi come se si muovessero in uno
11. Cfr. H. Poincaré, L’espace et
Morale», 111 (1895), pp. 631-646. la geometrie, in «Revue de Métaphysique et de :0
I spazio geometrico.
12. Cfr. L. Couturat, Ètudes ;
Delboeuf, Bergson, L. Weber etsur l’espace
Evellin, in et le temps de MM. Lechalas, Poincaré,
IV (1896), pp. 646-669. , &..-»< - j ((Revue de Métaphysique et de Morale»,
13. Cfr. H. Poincaré, Réponse a
V 3. Il numero e la grandezza
el de Morale», V (1897), pp. 51-70. quelques critiques, in «Revue de Métaphysique ■ f secolo Couturat svolge un’intensa attività di
Negli ultimi anni del
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rica della grandezza e del numero diventa insostenibile quando si devo-
operatore culturale. Sullo sfondo di questo impegno vanno collocate no trattare grandezze e numeri infiniti. Questa difficoltà è sicuramente
due importanti missioni affidategli da Liard: 1 organizzazione della importante ma la L nuova
. posizione di Russell presta il fianco a un’aper-
sezione dei lavori di Logica e filosofia delle scienze del Congresso tura implicita verso la fondazione logica del numero e analitica dell’in-
internazionale di filosofia di Parigi e la missione ad Hannover per tera matematica, e corrisponde in termini filosofici a un totale cambia­
studiare gli inediti di Leibniz. Questi compiti agevolano i contatti con mento di fronte18. Couturat resta sempre favorevole alla fondazione
I
studiosi di altri paesi e facilitano l’approfondimento degli studi di sintetica della matematica e questa volta per supportare la propria
filosofia matematica e di algebra della logica. tesi ricorda a Russell che anche Poincaré è un deciso assertore della
Proprio in questo periodo, Couturat viene a contatto con il lavoro teoria intuizionista e sintetica del numero. La citazione di Couturat
di Russell sui fondamenti della geometria14 e cerca di diffonderlo in è quanto meno inopportuna dato che Poincaré ha dell’intuizionismo
Francia con un entusiasmo che si può senz’altro definire eccessivo15. una concezione completamente diversa da quella sostenuta da Coutu­
I motivi sono evidenti: Couturat ha trovato al di là delle frontiere rat. Quest’ultimo ne è pienamente cosciente, tanto che si limita a dire
un alleato a sostegno della tesi che l’intera geometria possa fondarsi di avere solo suggerito una delle possibili proposte di soluzione e di
a partire dall’intuizione generale dell’idea di grandezza. La cultura attendere per chiarire la questione il competente parere degli scienziati.
francese però accoglie con molte riserve l’entusiasmo di Couturat16 In questi ultimi anni del secolo Couturat vede lentamente sgretolarsi
li
e Russell lo spegne del tutto poco tempo dopo dichiarando di avere il grande lavoro compiuto per la sua tesi di dottorato: dopo Russell,
I
cambiato completamente opinione a questo proposito17. Russell com­ anche Schròder si dichiara favorevole alla tesi dedekindiana sulla fon­
il.
pie un passaggio effettivamente brusco: l’idea di grandezza non è un dazione logica del numero19. Nel commentare la scritto di Schròder,
dato dell’esperienza e nemmeno una categoria dell’intelletto, bensì una Couturat si serve ancora una volta del nome di Poincaré: la teoria
nozione di relazione logica derivata dalla comparazione. Il numero del numero di Dedekind è contraria a quella di Poincaré. Dedekind
pertanto deriva dalla grandezza non in base a un principio sintetico sostiene che la nozione di numero ordinale sia più semplice di quella
a priori ma in ragione di una correlazione convenzionale determinata di numero cardinale. Questa tes'i si fonda su due presupposti: la corri­
dalla nozione di uguaglianza. Couturat si mostra seriamente preoccu­ spondenza è una definizione analitica e pertanto un insieme ha sempre
pato per la nuova posizione di Russell, pur conoscendo le ragioni lo stesso numero qualunque sia l’ordine con il quale vengono computa­
che hanno spinto quest’ultimo a cambiare opinione: una teoria empi­ ti i suoi elementi. Poincaré ha detto che questa argomentazione è
ineccepibile finché si tratta di insiemi finiti, mentre quando si tratta
di insiemi infiniti essa nasconde una petizione di principio: assume
14. Cfr. B. Russell, An Essay on thè Foundations of Geometry, Cambridge, U.P., 1897. come un postulato il principio d’induzione completa che è invece un
15. Cfr. L. Couturat, Essai sur les Fondements de la Géométrie, Paris, Alcan, 1898.
Cfr. anche di L. Couturat, Essai sur les Fondements de la Géométrie par B. Russell, assioma dimostrativo. A parere di Couturat ha ragione Poincaré, per­
in «Revue de Métaphysique et de Morale», VI (1898), pp. 352-380. ché nessuna delle formulazioni analitiche del principio di ricorrenza
Ecco come Russell rievoca quest’evento: «Del 1897 ricordo ben poco se non che
il quell’anno venne pubblicato il mio Foundations of Geometry. Ricordo anche la gioia
risulta ancora convincente. Per rafforzare l’idea che il numero è ogget­
che provai nel ricevere una lettera di lode per quest’opera da parte di Louis Couturat, to d’intuizione e non di definizione, Couturat ricorre comunque a
che allora non conoscevo ancora sebbene avessi fatto la recensione del suo The Mathe­ un’altra argomentazione: il’* problema
problema della fondazione del numero è
matica! Infinite. Avevo sognato di ricevere lettere d’encomio da stranieri sconosciuti,
ma quella era la prima volta che mi capitava. Mi raccontava che aveva affrontato
la mia opera armé d’un dictionnaire, perché non sapeva l’inglese». B. Russell, Autobio­ -7 du nombre et de la grandeur, in «Revue
grafia, tr. it. di M. P. Dettore Ricci, voli. 4, Milano, Longanesi, 1969, I, p. 216. 18. Cfr. L. Couturat, Sur les rapports
de Métaphysique et de I Morale’», VI (1898),
vi H89 pp. 422-447.
16. Cfr. H. Poincaré, Des Fondements de la Géométrie à propos d’un livre de M. Algebra der Logik, voli. 3, Leipzig, Teubner, 1896. Cfr. L.
Russell, in «Revue de Métaphysique et de Morale», VII (1899), pp. 251-279. 19. Cfr. E. Schròder, ...o- J i 1nombre, in «Revue de Métaphysique et de
17. Cfr. B. Russell, On thè Relation of Number and Quantity, in «Mind», VI (1898), Couturat, Sur une définition logique du
pp. 1-42. Morale», Vili (1900), pp. 23-36.

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filosofico e non scientifico, basterà pertanto ricordare che l’interpreta­ 4, Epistemologia e logica
zione intuitiva del numero trova una più solida garanzia nell’autorità
di Kant. I matematici, dice Couturat, fanno il loro dovere quando Le difficoltà incontrate da Couturat per stabilire un rapporto orga­
s’interessano ai fondamenti logici della loro scienza, perché con questo nico fra la filosofia e le scienze costituiscono un problema per tutta
lavoro possono fornire elementi utili a chiarire la formalizzazione dei la filosofia francese di fine secolo: è una questione imputabile in parte
processi deduttivi ed elaborare rigorosi schemi di ragionamento. Di­ alle diversità delle prospettive, sebbene il desiderio di trovare un asset­
ventano però pericolosi, quando affrontano problemi fondazionali, to sistematico al problema epistemologico sia diffuso e profondamente
!
perché in questo caso invadono il campo della filosofia. sentito. Deve aggiungersi che la situazione è oggettivamente complessa,
Couturat conclude ricordando le proprie divergenze con Poincaré perché il clima di reazione antipositivistico va ad innestarsi sulla crisi
e ne offre la seguente spiegazione: Poincaré ha un obiettivo limitato che matematica e fisica attraversano in quel travagliato momento della
perché da matematico s’interessa alla fondazione della sola matemati­ loro storia. La produzione di molti filosofi risente in modo determi­
ca, mentre il filosofo ha un obiettivo molto più vasto, la teoria della nante di questa situazione confusa, mentre quella di Couturat ne costi­
conoscenza in generale. tuisce un esempio addirittura emblematico. È l’istanza antipositivistica
L’impegno di Couturat in difesa della teoria intuizionista del nume­ a spingerlo verso l’aspirazione alla metafisica e quest’ultima, a sua
ro subisce uno scacco definitivo, quando Cantor dichiara esplicitamen­ volta, altera e devia i giudizi sugli sviluppi delle scienze. Couturat
te di condividere l’interpretazione fornita da Dedekind20: per definire vuole trovare uno sbocco metafisico diverso da quello proposto da
l’infinito è sufficiente la sola nozione di ordine e non è quindi necessa­ Boutroux ma al tempo stesso non riesce a staccarsi dalla sua formazio­
rio alcun ricorso alla grandezza. Il continuo può essere legittimamente ne neocriticista, anche se non si dichiara d’accordo su tutto con Re-
definito in termini di analisi. Il discorso di Cantor nel suo complesso
nouvier. È una posizione chiaramente decifrabile dato che dall’esame
offre una dimostrazione definitiva del principio d’invarianza di Schrò­
dei testi emerge che a Couturat gli s viluppi della matematica non inte­
der e completa la definizione analitica del principio di ricorrenza offer­
ta da Dedekind. ressano minimamente e che con ogni probabilità egli non ha nemmeno
Couturat si limita a evidenziare V estrema ; una preparazione adeguata per comprendere appieno il complesso e
per i suoi riflessi sulle conseguenze filosofiche del di questa teoria
gravità -fertile evolversi delle matematiche di quegli anni .La sua sola preoccu­
----------------------
numero si definisce analiticamente, tutta la _ —1 problema21: se il pazione è di risalire dalla matematica alla metafisica e questo pensiero
all’aritmetica. Come s’imposterà allora il matematica può ridursi spiega l’accanito rigetto delle teorie analitiche del numero di Russell,
rapporto
fisica matematica? Come sarà possibile gettare un pontefra matematica
fri e di Dedekind, di Schròder e, pur con estremo rispetto, dello stesso
a conoscen-
za scientifica e sapere filosofico? Sono quesiti ai quali Couturat Cantor. La più volte conclamata apertura verso la storia e il progresso
si sente in grado di dare una risposta ma di tale rilevanza non delle scienze, nel concreto operare diventa una continua opposizione
da
potere essere trascurati: è dovere congiunto di scienziati e filosofi non contro tutti i possibili risultati di quel processo evolutivo: Couturat
! dersene conto. ren- ha sostanzialmente paura che lo sviluppo della scienza destabilizzi in
qualche misura l’incerto assetto della propria epistemologia.
Sul versante della cultura filosofica, questo autore incontra problemi
altrettanto difficili a causa del suo desiderio di non allinearsi con lo
spiritualismo imperante e della sua aspirazione a una forma nuova
I
di razionalismo. Questo desiderio è il frutto dell’influenza esercitata
i
i ■in cfr G Cantor, Beitràge zur Begrùndung der transfinite» Mengenlehre, in «Ma- dalla filosofia di Renouvier ma le conclusioni del neocriticismo sono
Ànnalen», 1VL (1895) PP; 87-127; (L (>897). pp. 139-213,
21 Cfr. L. Couturat, Sur la dejìnition..., cit., p. 168. deludenti per via dei paralogismi della ragione. Couturat pensa di
venire a capo di questo problema attraverso uno studio critico della
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matematica e della logica, accettando come soluzione i suggerimenti re l’algoritmo: sono molto più avanzate le posizioni di Peirce, Mac
di Boutroux, sebbene anche le posizioni di quest ultimo risultino in­ I Coll e Schròder.
(l
conciliabili con la sua aspirazione critica alla metafisica. Couturat cre­ Couturat in sostanza giudica Peano un singolare
<’ algebrista logico
de infatti che la teoria di Cantor possa essere adoperata come strumen­ e si meraviglia che egli assuma come un postulato il principio di ricor­
to teorico per abbattere il finitismo neocriticista, mentre Boutroux renza. Un tratto particolare lo sconcerta: l’affermazione che enumera­
pensa addirittura che la soluzione proposta da Cantor per il problema i re le proprietà caratteristiche del numero significhi in certo qual modo
dell’infinito aggravi le antinomie della logica e non sia nemmeno gradi­ definirlo. È questo, scrive Couturat, un modo di ragionare incompren-
ta alla parte migliore della comunità dei matematici. La verità è che, sibile, perché impedisce di comprendere di quale filosofia del numero
mentre Couturat vuole trovare la soluzione metafisica attraverso la l’autore voglia servirsi.
matematica, Boutroux pensa invece che la matematica non possa nem­ Inquadrare le ricerche di Peano in una delle correnti epistemologiche
meno garantire le conoscenze fisiche e che la questione metafisica si dominanti alla fine del secolo era, invero, impresa alquanto ardua,
ponga legittimamente solo al di fuori della critica delle scienze. sia perché il Formulario si presenta con finalità solo indirettamente
È sempre a causa della sua pretesa alla metafisica che Couturat
conciliabili con gli sviluppi in atto, sia perché Peano con il suo silenzio
incontra notevoli difficoltà anche per comprendere gli sviluppi della
sui problemi filosofici relativi alle sue ricerche non facilita affatto
■i logica. Ancora una volta egli si trova costretto a mediare sollecitazioni
- l’interpretazione dei risultati conseguiti.
che gli vengono da studiosi con prospettive diametralmente divergenti:
Il saggio di Couturat su Peano ha una gestazione lunga e preceduta
Renouvier considera la logica il sistema normativo di tutte le scienze,
inclusa la filosofia, mentre J. Tannery la usa come mezzo di chiarifica­ da una fitta corrispondenza23: Couturat a più riprese cerca di ottene­
zione didattica e Liard se ne serve come di uno strumento tecnico re qualche delucidazione di ordine filosofico ma Peano tace e resta
per studiare gli schemi di ragionamento. Couturat pensa soprattutto in linea con la sua tradizionale prudenza sulle questioni di filosofia.
li a una mediazione fra le posizioni di Renouvier e quelle di Liard, Couturat disarmato è costretto a cambiare varie volte l’impostazione
perché l’eventuale combinazione di queste due istanze consentirebbe del proprio lavoro e a concludere che il sistema logico di Peano non
quell apertura verso la metafisica che egli considera irrinunciabile. Ac­ può essere studiato sotto il profilo critico-filosofico, perché quel siste­
cade così che anche nei suoi studi di logica Couturat commetta errori ma ha solo finalità metodologiche: Peano si è proposto di additare
e confusioni, sempre riconducibili al suo desiderio di dare un assetto agli studiosi tutti i vantaggi di una matematica esposta senza l’ingom­
razionalista alla questione epistemologica. bro del linguaggio comune. Couturat perciò sottovaluta e non com­
Proprio negli anni a cavallo fra i due secoli, Couturat dedica due prende la grande scoperta scientifica di Peano, la creazione del simbo­
studi agli sviluppi della logica: il primo riguarda Peano, il secondo > lismo logico. La sua vera preoccupazione sta nel valutare Peano come
Whitehead22. uno di quegli autori orientati a fondare la matematica sulla logica:
Di Peano non approva la creazione del simbolismo logico: sostituire da questa posizione vuole prendere le distanze e il suo primo giudizio
far IT* .qUe^' p'ù not* dell’algebra dissimula l’analogia fra le su Peano è volutamente negativo.
Z fbra e quelle del,a 10Sica- 11 ver° difetto di Peano
q e o i dare eccessivo risalto alla notazione e di sacrifica- 23. Couturat comincia a parlarne a Peano nel 1897 ma passano più di due anni
prima che l’articolo giunga a compimento. Malgrado ciò, Couturat è preoccupato per
il giudizio che Peano può esprimere su questo lavoro e cerca in parte di giustificarsi:
«Avreste dovuto ricevere il numero della Revue de Métaphysique et de Morale che
'f ÌI 22. Cfr. L. Couturat, La Li
v" ORoof
physique et de Morale», VII . Mathématique de M. Peano, in «Revue de Méta-
contiene l’articolo che vi ho dedicato. Spero che non vi sia sembrato troppo incompleto
e troppo ingiusto. Mi sono sforzato di essere imparziale e di dare un’idea esatta del
head, in «Revue de Métaphysique), pp. 616-646; L’Algebre universelle de M. White- carattere e del fine della vostra grande opera. Sarò onorato se potrò contribuire a
.-i et de Morale», Vili (190Q), pp. 323-362. farla conoscere e a renderla leggibile ai francesi». Lettera inedita da Le Pouhguen,
I' '
1 ottobre 1899.

i 30
il 31
li albori del nuovo secolo, Couturat sembra pertanto abbandona­
» ■

Le riserve espresse sul sistema logico di Peano si trasformano in li filo conduttore che lo lega alla tradizione del suo paese, e cioè
entusiasmo di fronte al Trattato di algebra universale di Whitehead: rC nvinzione di dovere fondare la conoscenza fisica sui presupposti
l’intento del lavoro è filosofico e il Trattai? è uno studio fondazioni
della geometria, e si mostra propenso ad accettare l’idea che tutta
del calcolo algebrico. Whitehead enuncia i principi di un’algebra uni­
matematica sia un complesso sistema di schemi di ragionamento,
versale e spiega come questa si dirami in algebre speciali, numeriche
econdo le indicazioni fornite appunto da Whitehead. Si avrà modo
e non-numeriche: le algebre numeriche sono tutte le algebre già note,
di vedere che, pur mantenendo questa posizione di principio, Couturat
mentre la sola specie di algebra non-numerica è l’algebra della logica.
troverà altri sbocchi per la sua epistemologia. Proprio in questa nuova
i Portando poi a compimento una certa intuizione di Boole, Whitehead
direzione, i suoi studi diventano l’occasione per un’indagine storica
estende l’algebra della logica alla matematica non-numerica, trasforma
puntuale sugli elementi di sviluppo della cultura francese agli inizi
cioè in teorie logiche le dimostrazioni geometriche e topologiche: l’al­
del secolo, perché le fasi di successivo dominio culturale di Ravaisson,
gebra della logica è pertanto un tipo di calcolo formale, generale e
poi di Renouvier e infine di Boutroux si presentano con sostanziali
astratto. Whitehead riduce tutta la matematica all’algebra, conseguen­
differenze, soprattutto riguardo al delicato rapporto che la filosofia
do due indubbi vantaggi: non privilegia la geometria euclidea rispetto '
intrattiene di volta in volta con le scienze.
a tutte le altre e affranca l’intera matematica dal dominio dell’aritmeti­
ca. Couturat ha perciò modo di notare che nella prospettiva di White­
head: «la matematica non è più la scienza del numero e della grandez­
za, essa non è nemmeno più una scienza speciale con un oggetto defini­
to, bensì la scienza di tutti i tipi di ragionamento formale, necessario
e deduttivo». L’algebra universale ha inoltre il merito di essere applica­
bile a quantità scalari e vettoriali, può cioè spiegare meccanica e cine­
matica. In conclusione, questa nuova algebra è in grado di fondare
non solo la matematica pura come scienza del ragionamento astratto
ma anche la fisica matematica come scienza del dominio sulla natura.
Il lavoro di Whitehead è per Couturat una filosofia scientifica in
grado di fondare gnoseologia e metafisica, e per questa sua convinzio­
ne Couturat lo paragona ai lavori di Descartes e di Leibniz: Whitehead
avrebbe realizzato contestualmente sia la characteristica e Vanalysis
;
situs di Leibniz, sia la matematica universale di Descartes. Couturat
pensa che il successo dell’opera di Whitehead non vada disgiunto dalla
X sua fonte primaria, cioè dall’opera del matematico tedesco Felix Klein:
/
e stato infatti Klein a combattere con tenacia la tendenza a ridurre
tutta la matematica all’aritmetica e alla sola idea di numero, nonché
ic larare inaccettabile il progetto di racchiudere i vasti domini delle
matematiche in limiti troppo angusti. Il merito di Whitehead è di
niir^ p im°StratOjPer mezzo dell’algebra della logica che la matematica
di avere met° ° gener£de d invenzione e di dimostrazione, nonché
nali il niim^ ° 1!?tera maternat>ca dai suoi specifici oggetti tradizio­
nali, il numero e la grandezza.

32
33

1
!

Bergson2 positivismo è l’interpretazione meccanica deìV evoluzione nel­


2. I nuovi interessi la formulazione spenceriana, mentre Le Roy3 pensa che la stessa nou-
velle philosophie di Bergson per la sua aderenza ai fatti debba essere
ii
considerata come un nuovo positivismo; Milhaud4 sostiene che il ve­
I ì ro positivismo sia la critica della scienza svolta da Comte ma
Boutroux5 trova che l’esperienza del positivismo comtiano sia la prin­
cipale causa di quella separatezza fra scienza e filosofia che ha pesato
come una cappa su tutta la cultura europea della prima metà del
secolo XIX. Questi pochi esempi bastano a dimostrare che a Parigi
il positivismo è un avversario da demonizzare: è il positivismo che
aleggia sullo sfondo del Congresso, alimenta le polemiche e impone
alla filosofia di cambiare direzione. Solo che la nuova strada, ideal­
1. Il Congresso di Parigi mente tracciata, nel concreto risulta non percorribile: i sentieri si acca­
vallano e s’incrociano fra loro, e i viandanti smarriscono l’orientamen­
Il confronto fra le singole relazioni ma anche l’analisi degli interven­ to così chiaro alla partenza. A ogni passo la nuova filosofia incespica
ti del primo Congresso internazionale di filosofia determinano nel let­ in incroci indesiderati: sono le tante immagini del positivismo di cui
I tore una situazione di disagio. In un primo momento, si ha 1 impres­ i nuovi filosofi costellano il proprio cammino, e sono tutte puntual­
!
sione che la filosofia del nuovo secolo abbia finalmente e definitiva­ mente documentate da rigorose citazioni. È in ragione di ciò che alla
mente individuato l’oggetto del proprio dibattere: l’esame del dato nuova filosofia si aprono tante strade e che il positivismo diventa
introspettivo deve rimettere in discussione il valore conoscitivo delle una sorta di fantasma dai contorni sfumati, che consente a ciascuno
teorie scientifiche. La lettura dei testi però dimostra che le cose non di piegarlo nella direzione che più gli aggrada.
stanno propriamente così, perché dato introspettivo e valore conosciti­ La disparità di opinioni e di giudizi è inevitabile, quando s’incontra­
vo delle teorie scientifiche sono espressioni che mutano di valenza
e di significato da discorso a discorso e da oratore a oratore. Per
orientarsi è necessario allora cercare di capire caso per caso di che
h no tradizioni culturali diverse e, a volte, divergenti; per questa ragione
il Congresso non poteva conseguire quei risultati che era nell’intento
degli organizzatori raggiungere. L’idea di indirlo si fondava su di un’a­
I cosa effettivamente si stia parlando ed ecco che il panorama diventa spettativa per certi versi ingenua: si riteneva che un confronto diretto
d’un tratto variegato e complesso. A questo punto fa capolino un riuscisse a fare confluire in una proposta unitaria i tanti indirizzi filo­
dubbio: la dichiarazione d’intenti comuni, o meglio V assioma filosofi- sofici che in quel fatidico momento storico pullulavano in Europa.
co su cui si fonda la presunta unità dei temi congressuali, non è per Che una tale idea sia stata partorita dalla cultura francese è più che
caso un intricato e non bene esplorato equivoco? comprensibile: è nella sua tradizione moderna, lungo la tortuosa li-
Il disagio non regredisce se si cerca di trarre dagli Atti del Congresso
qualche indicazione volta a chiarire quel vasto e complicato fenomeno
culturale consegnato alla storia con il nome di positivismo'. Per
2. Cfr. H. Bergson, Notes sur les origines psychologique de nòtre croyance a la
loi de causante, in Aa.Vv., 1° Congrès..., cit., I, p. 12.
1. Cfr. Aa.Vv., Z° Congrès International de Philosophie, Paris, A. Colin 1900-1901, 3. Cfr. E. Le Roy, La Science positive et les philosophies de la liberté, in Aa.Vv.,
(Nenddn Liechtenstein, Kraus Reprint Limited, 1968). Il congresso si è svolto a Parigi Z° Congrès..., cit., I, p. 18.
a agosto al 3 settembre 1900. Gli «Atti» si compongono di quattro tomi corrispon­ 4. Cfr. G. Milhaud, Note sur les origines du calcul infinitesima!, in Aa.Vv., 1° Con­
denti alle rispettive sezioni dei lavori: I. Filosofia generale e metafisica, IL Filosofia grès..., cit., I, p. 50.
morale, HI. Logica e filosofia delle scienze, IV. Storia della filosofia. 5. Cfr. É. Boutroux, Allocution, in Aa.Vv., 1° Congrès..., cit., I, p. XII.

'i 34 35
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nea che da Descartes giunge fino a Comte, che questo tipo di cultura di Boutroux si presenta in sintonia con l’uditorio: quello in cui afferma
ha continuato a coltivare il desiderio di un proficuo rapporto della che la scienza non è da sola in grado di sopperire ai bisogni dell’uomo,
filosofia con le scienze. Né desta meraviglia il fatto che il nume tutela­ ma anche in questa circostanza Boutroux non tralascia di richiamarsi
re del Congresso sia stato Émile Boutroux: a torto o a ragione, di alla tradizione del suo paese7. Questi continui richiami alla propria
quella tradizione egli si sentiva il legittimo erede. Il fatto invece che tradizione culturale sono frequenti nei discorsi di quasi tutti gli oratori
egli abbia incoraggiato l’iniziativa per una sorta di confronto della e determineranno a Congresso finito un incontro-scontro che impedirà
filosofia con la scienza e la tecnica, è tutta un’altra questione. Bou­ di trovare risposte comuni al progetto di rinnovamento della filosofia,
troux ha ragionato approssimativamente così6: dalla seconda metà del sebbene l’esigenza di cambiare strada sia effettivamente e diffusamente
secolo XIX, le Esposizioni Universali scandiscono con puntuale perio­ sentita e legata, proprio come aveva avvertito Boutroux, a un forte
dicità i fasti del progresso scientifico, tecnologico e industriale. Per desiderio di ridare vigore ai valori etici.
loro merito, i consistenti progressi della tecnica sono sotto gli occhi La difficoltà di aggregare culture diverse su soluzioni convergenti
di tutti e altrettanto può dirsi per il grado di espansione raggiunto attraversa anche la sezione dei lavori di Logica e Filosofia delle scien­
da ogni singola disciplina scientifica. Bisogna fare in modo che anche ze, che più da vicino interessa il nostro assunto. In questo caso, gli
la filosofia si presenti a questi appuntamenti internazionali e faccia indiscutibili e pregevoli apporti degli scienziati di fama presenti al
bella mostra di sé. Boutroux segue un disegno preciso. Ha avvertito Congresso, vengono in parte oscurati nella loro interpretazione filoso­
che la cultura filosofica europea è sensibile al richiamo etico e che fica dalla ingombrante presenza del peso della tradizione; sono questi
l’immagine della scienza può considerarsi per certi aspetti in crisi; frequenti richiami a sottoporre al lettore una lunga serie di immagini
ritiene quindi maturi i tempi per presentare all’Europa intera quel della scienza e di definizioni della logica non tutte fra loro sovrapponi­
personale modello filosofico che gli è riuscito di imporre alla Francia. bili. Emergono allora dai dibattiti pericolosi equivoci e macroscopiche
La sua prolusione inaugurale al Congresso tradisce pienamente questa confusioni, delle quali si avrà modo di parlare nel prosieguo di questo
segreta speranza. Boutroux esordisce rimpiangendo la perduta gran- lavoro.
deur della cultura francese nel più vasto panorama europeo, prosegue Alla luce di un giudizio globale, deve comunque riconoscersi che
affermando che causa primaria di questa decadenza sia l’incessante l’iniziativa congressuale ebbe meriti niente affatto trascurabili. I più
proliferare in Francia di sempre nuovi indirizzi filosofici, attribuisce rappresentativi personaggi della cultura europea stabilirono fra loro
infine la completa responsabilità di quest’ultimo fenomeno all’ecletti­ un contatto diretto. Enorme fu l’eco che ne seguì. I francesi in partico­
smo cousiniano e al positivismo comtiano. Se la prima affermazione lare, ma anche gli inglesi e i tedeschi, fecero la parte del leone nel
ha dato a molti ascoltatori l’impressione di non essere il massimo numero dei rappresentanti; ciò non escluse la significativa rappresenta­
di correttezza anche da un punto di vista tattico, la conclusione della tività di altri paesi. Erano presenti gli austriaci Boltzmann, Mach e
sua argomentazione non può che apparire un’esemplificazione piutto­ Stoltz, gli italiani Cantoni e Peano, gli americani Carus direttore di
sto azzardata. Ma Boutroux non si ferma e chiarisce fino in fondo Monist e Creighton direttore della Philosophical Rewiew. Meritoria
il suo pensiero: le filosofie antipositivistiche hanno come denominatore deve infine considerarsi la decisione presa a Parigi di non lasciare
comune il non tenere nel dovuto conto i progressi della scienza e cadere l’iniziativa come una evento occasionale e di programmare la
della tecnica. È questo il punto da sottoporre a revisione. Certamente periodicità quadriennale dei congressi internazionali di filosofia, eleg­
Boutroux pensa a Ravaisson e Renouvier ma dimentica che i suoi gendo a questo fine una commissione permanente per risolvere i non
interlocutori internazionali hanno alle spalle esperienze diverse e si facili problemi organizzativi e programmatici. La subitanea pubblica­
confrontano con personaggi di tutt’altro genere. Un solo passaggio zione degli Atti e l’enorme diffusione, che questi rapidamente rag-

6. Ivi, pp. XVI-XVII. 7. Ivi, pp. XX-XXI.

36 37

i.
è infine gradita allo stesso ministro dell Istruzione Pubblica, dato che
giunsero, costituiscono ancora meriti ascrivibili agli organizzatori del
Congresso di Parigi e sono di tale rilevanza da non poter essere lasciati Couturat si trova in congedo per motivi di studio9.
passare sotto silenzio. L’accoglimento dell’incarico da parte di Couturat è, in un primo
momento, entusiastico: non solo si sente investito da una responsabili­ i

tà che gli consente di contattare studiosi di alto livello internazionale


2. Couturat e il Congresso i da una posizione privilegiata, spera ancora di trarre da questa inusitata
ì esperienza nuovi stimoli per mettere a punto quei problemi della sua
L’idea di separare i lavori congressuali di Logica da quelli di Gno­ I filosofia matematica che al momento non hanno trovato una soluzione
seologia pare sia stata di Louis Liard8. Liard si proponeva di conse­ del tutto adeguata. Man mano però che procede nel lavoro i suoi
guire un risultato pratico: sperava che un’analisi approfondita delle slanci si placano fino ad esaurirsi del tutto: ne fa fede un episodio
problematiche di algebra della logica e di filosofia scientifica potessero che altrimenti non troverebbe giustificazione. Crea senza dubbio mera­
i
fornirgli spunti interessanti per ridisegnare il quadro disciplinare del­ viglia il constatare che Couturat presenti la propria relazione congres­
l’insegnamento superiore, progetto che Liard coltivava da quando era suale nella sezione di Gnoseologia e Metafisica e non in quella di
stato nominato Direttore generale per quel grado d’istruzione. Logica, che egli stesso ha allestito e curato. Ancora più strano risulta
La proposta di Liard entusiasma l’ambiente culturale francese ma il tema prescelto: i miti platonici. Ci si sarebbe aspettato che Couturat
per motivi tutto affatto diversi: i più sono convinti che Logica e Filo­ trattasse un problema di algebra della logica o di filosofia della mate­
I sofia delle scienze non abbiano gran che da spartire con Metafisica matica. Non si vuole mettere in discussione la competenza di Couturat
e Gnoseologia, e che siano discipline solo complementari per i veri su Platone: questo autore era stato oggetto della sua tesi dottorale
problemi della filosofia. Boutroux in particolare pensa che una discus­ latina10. Nonostante ciò, questa scelta si configura come il sintomo
sione approfondita sulla logica e sulle scienze potrebbe fare chiaramen­ di un disagio difficile da spiegarsi: già dal suo ultimo anno aWÉcole
te emergere la specificità di ogni singola disciplina scientifica e mettere Normale, Couturat aveva puntato i suoi sforzi e finalizzato i suoi
in crisi il concetto generalizzato di scienza. • i
studi sui problemi della filosofia contemporanea, mentre aveva curato
È grazie a questi differenti modi di vedere che Liard e Boutroux i miti platonici per semplice obbligo professionale11. Risulta quindi
si trovano d’accordo per tenere distinti e separati i lavori di Logica
da quelli di Gnoseologia e per individuare senza la minima titubanza
la persona in grado di realizzare una sezione di Logica e Filosofia 9. Louis Couturat dopo l’aggregazione in filosofia e il conseguimento della licenza
delle scienze completamente autonoma rispetto agli altri lavori con­ in matematica è stato maitre de conférences a Toulouse (1894-95), ha quindi insegnato
per due anni a Caen Filosofia (1897-99): i rispettivi corsi sono sfati dedicati a Fondamen­
gressuali. Questa persona è Louis Couturat. Boutroux si sente suffi­ ti della matematica pura e Logica algoritmica. A causa delle sue cagionevoli condizioni
cientemente garantito dal fatto che Couturat nella tesi di dottorato di salute Couturat non ha mai amato insegnare, per questa ragione Louis Liard gli
si è adoperato per giustificare la separazione della logica come scienza consente nel 1899 due anni di congedo e gli affida come missione ministeriale 1 incarico
di recarsi a Hannover per studiare gli inediti di Leibniz. Dopo questo periodo Couturat
formale dalla matematica pura. Liard dal canto suo è convinto che lascerà in pratica l’insegnamento, fatta eccezione per l’anno in cui ha tenuto un corso
Couturat sia uno dei pochi studiosi francesi ad avere sufficiente fami­ al Collège de France.
liarità con i problemi di algebra della logica. La scelta di Couturat 10. La tesi latina di Couturat, a quell’epoca obbligatoria per il dottorato in filosofia,
ha per titolo De mythis Platonicis. Si tratta di uno studio storico ricco di citazioni
in originale al quale avrebbe dovuto fare seguito un lavoro più organico, Le Système
de Platon exposé dans son développement historique. Dagli appunti di questo testo
inviatala Caènindat^L)?6"'6 is^™313 03 U"3 leUera inedita di Couturat a Pean0 che non fu mai pubblicato è tratta la conferenza tenuta da Couturat al Congresso di Parigi.
H. In alcune lettere inedite del 1895 a Louis Benaerts, suo condiscepolo aWEcole,
avuto l’idea e che è il presidente delimitato organizzatore3 B°Utr°U* Che ne ha 4 Couturat scrive di essere angustiato per il fatto che il lavoro troppo analitico ..ui testi
di Platone gli toglie gran parte del tempo che egli preferirebbe dedicare allo stu io
dell’infinito e della filosofia della matematica.

38
i 39
difficile spiegare perché in una circostanza così stimolante come il L’incidenza del Congresso di Parigi sulla vicenda di Couturat non
primo Congresso internazionale di filosofia egli rinunci ai suoi tanto si esaurisce però in quanto si è detto: un evento inaspettato e fortuito
amati programmi e scelga una diversa soluzione. Per rinunciare a pro­ darà una svolta decisiva alla sua vita e alla sua evoluzione intellettuale.
porre le proprie riflessioni di filosofia matematica, e di fronte a un Durante i lavori congressuali, Léopold Leau14, un matematico fran­
pubblico tanto qualificato quanto quello presente a Parigi, qualcosa cese amico di Couturat e suo condiscepolo al Liceo Condorcet, lancia
d’importante dev’essere accaduto. A Congresso ultimato, Couturat scrive una vera e propria campagna politica mirante a interessare i governi
a Peano12 di aver cortesemente declinato l’invito di presentare sulla europei all’adozione di una lingua internazionale. L’intento di Leau
Revue de Métaphys;que et de Morale un resoconto dei lavori congres­ è di consigliare l’adozione di una lingua artificiale da affiancarsi alle
suali di logica: afferma che le relazioni non gli sono sembrate riducibili singole lingue naturali; è suo obiettivo propagandare a questo fine
l’una all’altra e che molti dei temi trattati offrono l’impressione di Vesperanto, del quale mette in risalto i pregi anche rispetto a lingue
non essere ancora completamente chiari. artificiali più diffuse e più note15. Per dare corso al suo progetto,
Nella sua qualità di organizzatore del Congresso, Couturat ha co­
munque modo di consolidare rapporti di amicizia già iniziati e di allac­
14. L. Leau, condiscepolo di Couturat anche all’École, conseguito il dottorato in
ciarne di nuovi con quasi tutti gli studiosi europei interessati agli studi matematica fu professore al Collège Stanislas. Il suo interesse per le lingue artificiali
fondazionali della matematica e agli sviluppi dell’algebra della logica. nasce da motivi pratici: egli sostiene che il volapiik è decaduto non tanto per i suoi
La rilevante presenza di partecipanti nella sezione di Logica del Con­ intrinseci difetti che sono comunque notevoli, quanto per la mancanza di un piano
organico di diffusione guidato da una compagine competente e di un progetto politico
gresso, l’alto livello delle relazioni, l’interesse suscitato dai dibattiti di riconoscimento ufficiale.
sono meriti che Liard pubblicamente ascrive all’impegno e alla cura 15. Il problema delle lingue artificiali negli ultimi anni del secolo XIX è estremamente
con cui Couturat ha organizzato la sezione di lavori affidatagli. Il complesso. Ai fini della presente trattazione sarà sufficiente tracciare un profilo storico
delle due lingue più famose e che per ragioni differenti interessano i personaggi della
giudizio di Liard risulta ampiamente confermato: la corrispondenza cui vicenda ci si occupa. Queste lingue sono il volapiik e Vesperanto. Volapuk, dall'in­
venuta alla luce dimostra che la presenza a Parigi di logici, algebristi glese world e speak, significa lingua del mondo ed è la prima lingua artificiale entrata
e matematici di fama internazionale sia da attribuirsi alla personale nell’uso comune: il volapiik è ancora la prima lingua costruita su di un lessico già
esistente, l’inglese popolare. Il progetto fu redatto nel 1876 dal tedesco mons. Martin
disponibilità di Couturat nel risolvere le più strane e contingenti diffi­ Schleyer (1831-1912) e si regge su di un complicato sistema flessivo sintetico, ispirato
coltà. Egli si è spesso prodigato nel suggerire ai suoi interlocutori al latino, ma di assoluta regolarità. Questa lingua consegue un immediato successo
i temi più opportuni per le relazioni, in qualche caso ha redatto il pratico e si diffonde rapidamente in molti paesi europei: il volapùk domina la scena
interlinguistica per oltre un decennio. Verso la metà degli anni Ottanta, A. Kerckhoffs,
testo sulla base di semplici appunti, quasi sempre si è fatto carico professore di lingue viventi aWÉcole des Hautes Études Conunerciales di Parigi, propo­
del non facile lavoro di traduzione in francese. Tanta fatica gli viene ne un’ulteriore semplificazione delle flessioni convinto che questa modifica avrebbe
ricompensata con la gratitudine e l’amicizia di personalità di prestigio favorito il diffondersi della lingua negli ambienti commerciali. Sorge un contrasto fra
Schleyer e Kerckhoffs e per dirimerlo viene fondata nel 1887 la Kadem Volapiika,
internazionale, con le quali ha avuto in precedenza solo contatti di Accademia volapiikista, con il compito di studiare i problemi teorici della lingua. Il
natura epistolare e formali: è questo il caso particolare di Giuseppe contrasto non si dirime e i volapukisti si separano in riformisti e conservatori nel 1889.
Peano e soprattutto di Bertrand Russell13. Nella speranza di trovare comunque una mediazione si nomina una commissione di
tre membri sotto la presidenza di W. K. Rosenberger di Pietroburgo. 1 lavori di questa
commissione danno vita a una nuova lingua internazionale nata come mediazione della
12. Lettera inedita da Parigi, 24 febbraio 1901. contrapposizione fra Schleyer e Kerckhoffs, Vidiom neutra!. L’autore di questa nuova
13. Couturat ha iniziato la propria corrispondenza con Peano nel 1896 e quella con lingua è in buona sostanza Rosenberger: l’idiom neutral è costruito su di un lessico
Russell nel 897. Peano cercava un logico francese che fosse in grado d’introdurre tratto da diverse lingue viventi e con una grammatica semplificata rispetto a quella
in Francia il suo Formulano e gli fu fatto il nome di Couturat che in quel tempo del volapuk. Il successo di questa lingua rimane legato al prestigio di Rosenberger,
daSZLTSen’RUiSn ebbe m°d° d’ scrivere a Couturat Perché fu incaricato che trasforma la vecchia Kadem in Akademi internasional de lingu universa! e ne affida
del loro mimoenSlre 1 e Mathématique. Il Congresso di Parigi fu l’occasione la presidenza all’americano M. A. F. Holmes di New York dal 1898 al 1908. Rosenber­
del loropnm ’ Personale: ne parla diffusamente Russell nella sua Autobiogra­ ger conserva però la funzione di Direttore generale della nuova accademia ed è quindi
fia. Cfr. B. Russell, Autografia, Milano, Longanesi, 1967, I, pp. 215 e sgg in grado di tenere sotto controllo la diffusione dell’idiom neutral per un lungo periodo.

40 41
Leau ha redatto un opuscolo che distribuisce ai congressisti e con non a sostituire nella vita di ciascun popolo gli idiomi nazionali, bensì
il quale invita gli uomini di scienza e di cultura a farsi interpreti della J a servire per le relazioni scritte e orali fra persone di lingue diverse.
propria proposta. L’estemporaneità della trovata di Leau sconvolge ■ Nella scelta di questa lingua dovranno essere tenute presenti tre condi-
gli astanti, del tutto a digiuno delle questioni che vengono loro sotto- ! i zioni: la lingua internazionale non potrà essere nessuna delle lingue
I nazionali, dovrà servire alle abituali relazioni della vita sociale, agli
poste. Lo stesso Couturat, non riuscendo a trovare un collegamento
fra questa iniziativa e le tematiche congressuali, resta alquanto perples- ; scambi commerciali, ai rapporti scientifici e culturali, e dovrà essere
so. Ma, oltre alla perseveranza, un altro elemento gioca in favore i di facile apprendimento per qualsiasi cittadino europeo di cultura medio-
di Leau: all’impresa si dichiara favorevole uno dei più intimi amici ; elementare. Le condizioni impongono una strada obbligata: la lingua
di Couturat, il filosofo André Lalande. Questi affronta direttamente i internazionale non potrà essere scelta né fra le lingue viventi, né fra
la questione in una comunicazione congressuale16. A questo punto quelle morte. Sostenendo infatti che essa dovrà solo affiancare e non
Couturat, che come organizzatore del Congresso si è reso conto delle I sostituire le lingue parlate e che dovrà essere accessibile a persone
difficoltà che incontrano filosofi di diversa nazionalità a dialogare
tra loro e che fra gli inediti di Leibniz ha trovato un progetto di
lingua filosofica destinata a sostituire il latino come strumento lingui­
, 1
poco acculturate, si vuole esplicitamente escludere un nostalgico ritor­
no al latino17 e sancire definitivamente il principio che la lingua in­
ternazionale dovrà gioco forza essere scelta nell’ambito delle lingue
H
stico delle persone colte, si lascia coinvolgere nell’iniziativa e ipotizza artificiali. Un’importante questione rimane però nell’ombra: come avreb­
che una soluzione adeguata del problema possa conseguirsi attraverso I bero i curatori dell’impresa reperito i fondi per un’operazione di tale
l’intrecciarsi degli studi linguistici con quelli di logica. In ragione delle portata? È un nodo che verrà al pettine nel giro di pochi anni.
capacità organizzative già dimostrate, Couturat viene allora investito Couturat e Leau ottengono subito un importante risultato: fanno
dai congressisti dell’incarico di affiancare Leau nella guida di un lavo-
Iiiì . 1 approvare la loro bozza di programma da tutti quei congressisti eletti,
ro di propaganda a favore dell’adozione ufficiale di una lingua ausilia-
ria internazionale.
Prima che il Congresso chiuda i battenti, Couturat e Leau redigono
p a fine lavori, come rappresentanti nazionali nella Commissione incari­
cata di organizzare il successivo Congresso internazionale di
Filosofia18. Questi signori conferiscono a Couturat e Leau un man­
una bozza di programma ispirata ai seguenti principi: è necessario dato preciso: essi dovranno in breve tempo creare un organismo uffi­
il l
scegliere e diffondere una lingua ausiliaria internazionale destinata, ciale gravato del compito teorico di selezionare tra le lingue artificiali

Le cose cambiano in parte quando Giuseppe Peano assume la presidenza di questa 17. La tentazione di ripristinare il latino come lingua delle persone colte era particolar­
accademia, proprio agli inizi del 1908. Il progetto di lingua esperanto vede invece la mente sentita in Italia. Del problema si era interessato in modo particolare il Bellavitis,
luce nel 1887 ad opera del medico oculista ebreo-polacco L. L. Zamenhof (1833-1917), I che a questo proposito aveva avuto interessanti scambi culturali sia con Peano, sia
con la pubblicazione del Lingua internacia de doctoro esperanto ( = dottore speranzoso), I con Vailati. Bellavitis e Peano non trovarono però il modo di comporre una divergenza
pseudonimo che darà il nome a questa fortunata lingua internazionale. L’esperanto fondamentale: Bellavitis pensava infatti alla possibilità di realizzare una «grammatica
non ha inizialmente le fortune del volapiik, è anzi oggetto delle persecuzioni zariste
razionale». Cfr. Aa.Vv., G. Vallati nella cultura del '900, a cura di M. Quaranta,
a causa del suo diffondersi negli ambienti liberali. Proprio per questa ragione Zamenhof ■
Bologna, Forni, 1989.
verso la fine del secolo si trasferisce a Parigi e trova nel marchese ginevrino L. de
18. La commissione internazionale permanente si compone di 33 membri in rappresen­
Beaufront non solo un mecenate ma anche una uomo di raffinata cultura che prende
tanza di sei raggruppamenti linguistici; oltre all’inglese, francese, italiano e tedesco
a cuore le sorti dell’esperanto e interessa al problema sia i circoli culturali, sia gli
vengono riconosciute come lingue ufficiali dei congressi internazionali di filosofia anche

I
ambienti accademici della Parigi dell’epoca. L’incontro di de Beaufront con Léopold '
le lingue slave e scandinave, mentre è completamente escluso il raggruppamento delle
lavoro0616™1”3 ' deHa St°na d’ CU* S' aVrà m°d0 d‘ parlare nel corso di Questo
lingue spagnola e portoghese. Fra i membri più rappresentativi figurano Cantor e Mach
Per la Germania, Russell per l’Inghilterra, Peano e Cantoni per l’Italia, Bergson e
v,'6'fCTrrA’ Lalande, Sur la critique et la fixation du langage philosophique, in Aa.
Vv., 1° Congrès..., cit., 1, pp. 257-80.
□ E. Boutroux per la Francia. Della commissione fanno anche parte due giovani filosofi
francesi, Xavier Leon e Louis Couturat.

42
43

!
lizzata in Europa; in un secondo momento, la Dali si dovrà prodigare
già in uso quella più idonea per essere adottata quale lingua ausiliaria perché ogni singola Accademia proponga al governo di appartenenza,
internazionale. Lo stesso organismo dovrà, in un secondo momento, sia che la lingua prescelta venga giuridicamente adottata quale lingua
sottoporre la propria scelta ai governi e alle Accademie europei per ausiliaria internazionale, sia che essa costituisca disciplina d’insegna­
ottenere un riconoscimento ufficiale della lingua prescelta. Couturat mento obbligatorio in tutti i gradi delle scuole statali. Qualora l’Asso-
e Leau hanno comunque l’obbligo di rispettare il programma approva­
ciazione internazionale delle Accademie dovesse ricusare tali compiti,
to a Parigi e, per quanto possibile, di agire con il consenso della
la Dali è tenuta ad affidarli ad un apposito Comitato elettivo, compo­
base dei partecipanti all’impresa. sto da scienziati e linguisti di comprovata fama internazionale. Il tem­
L’inizio di una nuova fase per la storia delle lingue artificiali e
po concesso alla Dali per espletare questo non semplice mandato è
l’impressione che l’evento suscita durante le giornate parigine sono
limitato: esso dovrà esaurirsi nel giro di un triennio, precisamente
tra gli elementi di maggiore curiosità all’interno dei primo congresso
nel 1904, in concomitanza con il secondo Congresso internazionale
internazionale di Filosofia, anche se va detto che il fatto resta ai margi­
ni delle discussioni filosofiche. Diversa rilevanza l’episodio assume, di Filosofia. C’è evidentemente la preoccupazione di battere il ferro
lo si è accennato, per la vicenda personale di Couturat, sempre attento finché è caldo: lo Statuto comunque non fa esplicita menzione alla
alle novità e disponibile a tutte le intraprese culturali che richiedono circostanza del Congresso di Filosofia. La guida della Dali viene affi­
sforzo e fantasia. data a Couturat e Leau, che assumono le vesti di segretari generali
congiunti: fa parte dei loro doveri propagandare l’esperanto e a questo
fine viene messo a loro disposizione tutto il necessario per fondare,
3. Dalla logica di Leibniz alla lingua universale dirigere e diffondere una rivista specializzata20.
Come si evince dallo Statuto, la Dali non costituisce quel centro
Nel giro di pochi mesi, più esattamente dal settembre 1900 al gen­ di ricerca scientifica voluto a Parigi dai delegati interessati all’impresa
naio 1901, Couturat e Leau compiono i primi passi nell’espletamento della lingua internazionale: essa è diventata un semplice ufficio di :
del mandato affidato loro dai congressisti parigini: il 17 gennaio 1901 propaganda per l’esperanto. La fiducia di Couturat, che si era legato
nasce formalmente a Parigi la Délégation pour l’adoption d’une langue all’impresa per interessi esclusivamente teorici, è andata in qualche
Internationale (sigla Dali), con sede amministrativa e legale a Ginevra misura tradita. Dopo il Congresso di Parigi emergono due anime al­
presso il marchese de Beaufront19 e sede operativa a Parigi nel do­ l’interno del gruppo che ha deciso di sostenere il programma di adozio­
micilio di Couturat. La rapidità dei tempi di realizzazione del progetto ne di una lingua ausiliaria internazionale: i più sono favorevoli ad
non deve però trarre in inganno circa le difficoltà che si dovettero un’adozione incondizionata dell’esperanto, mentre una minoranza è
superare per raggiungere un’intesa. Queste emergono ampiamente da convinta che bisognerebbe svolgere un’attenta e scrupolosa analisi lin­
un semplice raffronto fra il programma parigino e l’effettivo Statuto guistica di tutti i progetti esistenti per poter scegliere quello effettiva­
della Dali. Questo Statuto ci dice che la Dali può perseguire solo mente più idoneo ad una diffusione generalizzata. Couturat guida i
due obiettivi, il primo complementare al secondo. Dovrà ottenere che fautori di questa seconda alternativa ma è costretto ad accettare un
1 Associazione internazionale delle Accademie scientifiche e letterarie compromesso per evitare che l’impresa naufraghi ancora prima di esse
esamini i progetti esistenti di lingue internazionali e operi una scelta re avviata. Nella trattativa ottiene alcune concessioni. In primo luogo
motivata di quella ritenuta la più idonea per una diffusione genera­

19. Questa decisione conferma la notizia più volte ripetuta che de Beaufront sia
stato uno dei primi e probabilmente anche uno dei più prodighi finanziatori dell’esperan-
io.

44 45

J
i

un compito irto di difficoltà e che senza alcun dubbio il risultato


gli si concede che il momento teorico della scelta venga separato da finale lascia chiaramente intendere che il lavoro è stato condotto con
quello pratico: ci si accorda infatti per distinguere in due tempi le notevole capacità e indiscutibile fiuto storico. Per questo motivo alcuni
richieste da avanzare all’Associazione internazionale delle Accademie. trovano che l’abbondanza a volte eccessiva delle citazioni sia uno stru­
Prima il semplice esame dei progetti esistenti di lingue artificiali e mento utile per chiarire certi presupposti impliciti della complessa spe­
una dichiarazione motivata della scelta, quindi l’effettiva richiesta for­ culazione metafisica di Leibniz. Si prende quindi atto della loro utilità
male di adozione. Per altro verso, la guida della Dali consente a Cou­ anche per i casi in cui talune di esse offrono l’impressione di non
turat di fare inserire nello Statuto l’articolo che prevede la costituzione essere state adoperate in maniera del tutto consona alle premesse della
di un Comitato scientifico da investire della questione in luogo delle filosofia di Leibniz. In buona sostanza, il giudizio complessivo che
Accademie. È questa la garanzia più rilevante, dato che Couturat è
si ricava dalle tante recensioni e dai dibatti può essere così riassunto22:
preoccupato che si possa arrivare a proporre l’adozione dell’esperanto
il lavoro di Couturat risulta impeccabile sotto il profilo della ricerca
senza prendere in considerazione gli altri progetti di lingue artificiali
storica e come tale costituisce una pietra miliare nel complesso mondo
e quindi senza consentire agli interessati di rendersi conto di ciò che
degli studi leibniziani; poco convincente si presenta invece la tesi cen­
la produzione in questo settore effettivamente offre. Questi risultati
trale, costruita con ogni probabilità più sotto la pressione di tematiche
non sono comunque tali da scalfire la netta prevalenza della fazione
esperantista. La Dali, infatti, non ha poteri decisionali e i due segretari attuali che non alla luce delle effettive problematiche affrontate da
!'■

sono tenuti a svolgere la loro attività in maniera congiunta; a ciò Leibniz e dai suoi contemporanei.
1
deve aggiungersi che la reale gestione dell’impresa è stata trasferita I giudizi della critica sono ancora una volta causa di delusione per
a Ginevra, lontano da Parigi e da Couturat. Leau e de Beaufront i
i
l’autore. Per un verso, i suoi sforzi di teoreta vengono sacrificati alle
sembrano quindi rivestire l’incarico di controllori dei dissidenti. sue qualità di storico; per altro verso, con la sola eccezione di Russell,
Malgrado le difficoltà, Couturat si dedica con il consueto impegno nessuno pensa che il libro possa suscitare una vera e propria rivoluzio­
al nuovo genere di studi, che affianca con entusiasmo alla ricerca ne all’interno degli studi leibniziani, mentre proprio con un tale spirito
in corso, accettandolo come un arricchimento. Pochi mesi dopo la era stato scritto. Nelle nove sezioni che compongono il testo Couturat
fondazione della Dali viene pubblicato a Parigi per i tipi di Alcan cerca di ricostruire, dandole forma di sistema, l’intera opera logica
il suo ponderoso saggio su La Logique de Leibniz21. È il primo frut­ di Leibniz e si sforza di fare rientrare in un quadro armonico i lavori
to del lavoro svolto durante la missione ad Hannover ed è un libro noti e i frammenti inediti. La sua operazione si fonda sul generoso
che suscita interesse, curiosità e polemiche in tutta .l’Europa colta: quanto arduo tentativo di trovare organicità in appunti frammentari
oltre che in Francia se ne parla in Inghilterra, come in Germania e di individuare una complessa unità di sviluppo, anche quando Leib­
e in Italia. La tesi di Couturat è stimolante e originale: egli sostiene niz scriveva, con ogni probabilità, solo per sollecitazioni momentanee.
che il sistema metafisico di Leibniz è stato costruito esclusivamente Resta il fatto che il lavoro di Couturat sulla logica di Leibniz offre
sul sistema logico. Leibniz avrebbe evitato di pubblicare queste sue l tratti illuminanti almeno nelle prime cinque sezioni del testo: in parti­
ricerche ma il sistema è facilmente ricostruibile in base agli appunti colare, quando cerca di dimostrare che la scienza Combinatoria è una
inediti trovati ad Hannover e che Couturat ha avuto la possibilità tecnica atta a dare sviluppo formale alla Sillogistica aristotelica e anco­
di studiare e di analizzare a fondo. Nonostante l’interesse suscitato ra quando intravede omogeneità e uniformità d’intenti nei tre distin-
dal libro la tesi di fondo incontra più critici che sostenitori: la maggio­
ranza e solo concorde nel riconoscere che Couturat si è gravato di s|gnificativ3r°F^Ì Couturat ha avuto una lunga serie di recensioni. Si ricordano le più
' 0903), p e:,„ Plllon’ Année PWosophique, XII (1901), pp. 276-278; B. Russell, Mind
289-301 • c m G- Lechalas, Revue des questiones scientifiques, LI (1902), pp.
21. L. Couturat, La Logique de Leibniz, Paris, Alcan, 1901. Esiste un’edizione italia­ 'ettino d h-hr Duncan’ p,"losophical Revìew, li (1903), pp. 649-664; G. Vailati, Bol-
na pubblicata in due volumi dalla Glaux di Napoli, 1970-73. i iografia e storia delle scienze matematiche, 1901, pp. 103-110.

46 47
di Leibniz per un concorso universitario. Quando nel 1902, decide '
ti ma inseparabili progetti leibniziani che rispettivamente si riferiscono di dare il suo saggio alle stampe25 vi aggiunge due nuovi capitoli: !
alla costruzione di una Lingua Universale, di una scienza Caratteristica
il secondo è in buona sostanza un’accurata recensione de La Logique ■
e di un Enciclopedia dimostrativa. Ha senza dubbio ragione Couturat
de Leibniz. Cassirer ritiene che far derivare la metafisica di Leibniz
a sostenere che su queste tematiche Leibniz si erige rispetto ai suoi
dalla logica sia un operazione necessaria ma insufficiente: occorre a
contemporanei al livello del grande innovatore e addirittura del rivolu­
k questo fine sottolineare l’importanza degli studi matematici di Leibniz
zionario. Meno riuscita si presenta invece la seconda parte del lavoro,
e in particolare tutte le prospettive venute alla luce in funzione della
quella in cui si pretenderebbe di dimostrare che il Calcolo logico e
scoperta dell’analisi infinitesimale.
geometrico, cioè i primi autentici tentativi di Leibniz per costruire
Molto più esplicita, anche se non completamente priva di riserve,
la logica matematica e V analisys situs, siano da ricondurre esclusiva-
è invece l’approvazione del nostro Vailati26 e in generale di tutta la
mente alla convinzione di Leibniz, secondo la quale la Matematica
scuola di Giuseppe Peano. Incondizionata è invece quella di Bertrand
Universale e la Scienza del Metodo sarebbero attività creative dell’in­
Russell, che quasi contestualmente a Couturat ha pubblicato la sua
telletto. Una tale ipotesi presupporrebbe un Leibniz formalista in ma­
Filosofia di Leibniz21. Russell, in un articolo su Mind, sostiene che
tematica: cosa che, come è stato da molte parti osservato, incontrereb­ >
La Logique de Leibniz sia in assoluto il migliore lavoro nella pur
be scarse possibilità di venire storicamente provata.
vasta bibliografia leibniziana e che questo saggio, per ampiezza di
È questa l’obiezione che anche la filosofia francese del tempo e
documentazione e linearità di penetrazione critica, figuri come un gi­
in genere tutta la cultura accademica europea rivolge con maggiore
gante anche fra le pubblicazioni più recenti, incluso, oltre al libro
frequenza al lavoro. La veste di sostenitore ufficiale di questa tesi
di Cassirer, il suo stesso lavoro.
viene assunta da Dalbos nella riunione che la Société frangaise de
Con minore entusiasmo, André Lalande, amico di Couturat dai tem­
Philosophie tiene il 27 febbraio 1902 per discutere su La Logique
pi del Liceo, teme di non poterne condividere totalmente le conclusioni
de Leibniz23. Dalbos ascrive a merito di Couturat, sia l’aver eviden­
espresse a proposito della filosofia di Leibniz. Ritiene però doveroso
ziato l’importanza della logica nel sistema leibniziano, sia l’aver messo
precisare che Couturat ha sottoposto all’attenzione degli studiosi aspetti
in rilievo lo stretto legame che intercorre fra logica e metafisica nella
poco noti e problemi sconosciuti del pensiero di Leibniz. Avere dimo­
filosofia di Leibniz; trova però poco convincente l’idea che la metafisi­
strato che Leibniz sia stato un critico del sillogismo, che abbia ideato
ca di Leibniz possa derivare dal sistema logico ed è più propenso
una logica delle relazioni, una scienza generale del metodo e soprattut­
a credere che Leibniz abbia tentato di costruire un sistema logico com­ to l’analisys situs sono elementi che da soli basteranno per fare del
patibile con la propria metafisica, soprattutto perché questa ipotesi
libro in questione un punto di riferimento irrinunciabile per chiunque
si presenta in linea con la corrente storiografia. 1
voglia in futuro cimentarsi con i complessi problemi che la filosofia
Non si discosta eccessivamente da questa presa di posizione la lunga di Leibniz ha posto finora e con quelli che continuerà a porre28.
recensione di Duncan24. Duncan trova La Logique de Leibniz un mo­ La risonanza del lavoro e la vivacità della critica sono gli elementi
dello di studio storico; manifesta quindi l’opinione che una stessa dot­
trina possa essere interpretata da diversi punti di vista e si riserva
i conseguenza la facoltà di sottoporre a controllo critico le conclusio­ 25. Cfr. E. Cassirer, /» »-»" —W<»*« Orun^n. M„-
ni el testo prima di esprimersi sulla loro attendibilità. burg, Elwert, 1902. . «stellettino di Bibliografia e Stona
Poco tempo prima che Couturat pubblicasse il suo saggio sulla logi­ 26. Cfr. G. Vailati, La logique de Leibniz, in ««° . &n7r. a cura dl M.
delle Scienze matematiche», IV, 1901. Riprodotto in G.
ci niz, Ernest Cassirer aveva preparato un lavoro sul Sistema Quaranta, Bologna, Forni, 1987, pp. 261-67. ,e Philosophy of Leibniz, Cambridge,
27. Cfr. B. Russell, A Criticai Exposition of thè Ph . r della filosofia di Leibniz,
U. P., 1900 [tr. it. a cura di E. B. Cucco, Esposizione critica delta J
23. Cfr. Bulletin de la Société fran^aise de philosophie, aprile 1902, pp- 67-74. Milano, Longanesi, 1971], muturat in «Revue de Métaphysique et
24. Cfr. la nota 22 del presente capitolo. 28. Cfr. A. Lalande, L'oeuvre de Louis Couturat,
de Morale», XXII (1914), pp. 651-58.

48 49
*1

che spingono Couturat a proseguire la ricerca su Leibniz e che lo ventate nel mondo occidentale. Sempre per essere garantiti nel risultato
convincono della necessità di mettere a disposizione degli studiosi le finale, gli esperantisti pretendono che Leau partecipi direttamente alla
fonti di cui si è servito. Per questo motivo, nel 1903, egli pubblica stesura del testo ma la cosa non infastidisce minimamente Couturat,
un ulteriore grosso volume nel quale raccoglie più di duecento inediti ben felice di poter approfondire una tematica che gli sta a cuore.
di Leibniz29. Ha cura di affiancare meticolosamente appunti mate­ Quasi contestualmente alla pubblicazione degli inediti di Leibniz, vede
matici e appunti filosofici nella speranza di dimostrare che Leibniz la luce nel 1903 l’Histoire de la Langue universellé®.
non opera una netta distinzione fra la matematica e la logica. L’inten­ È proposito primario del testo dimostrare che nella nostra cultura
to è quindi chiaro: si vorrebbe suggerire ai critici che, pur essendo l’idea di creare una lingua valida per tutti i popoli, cioè universale,
possibile da un punto di vista psicologico che Leibniz abbia formulato
I i suoi pensieri in modo isolato e dispersivo, quando decide di giustifi­
esista sin dalla più remota antichità. Evidentemente i progetti di prati­
ca attuazione sono cambiati, e in maniera anche sostanziale, a seconda
11
care la propria dottrina finisce sempre per fare ricorso alla logica. dei condizionamenti che le varie epoche hanno esercitato sui fenomeni
! ì A questo proposito, nell’introduzione viene inserita la seguente osser­
linguistici. Si può approssimativamente stabilire che le cose siano mu­
vazione: in una qualsiasi scienza, una certa idea non viene valutata tate negli ultimi trecento anni e che a partire dal secolo XVII il feno­
in ragione delle circostanze temporali nelle quali essa è stata concepita,
meno abbia assunto caratteri di relativa stabilità. In quel tempo, l’idea
bensì in virtù del posto che, grazie ad una corretta dimostrazione,
della lingua universale ha subito una forte sollecitazione a causa della
essa finisce con l’occupare nell’intero sistema. Couturat vorrebbe so­
scomparsa del latino e gli orientamenti si sono in una certa qual misura
stenere che questa regola sia applicabile anche alla scienza filosofica:
unificati. Couturat e Leau sostengono che gli autori di questo periodo
quando un’idea, sia pure sorta cronologicamente dopo un determinato
sistema filosofico, serve a illuminare l’intero sistema, essa deve essere
costruiscono lingue seguendo una tendenza formalista: si propongono
valutata in ragione della sua complessiva influenza sull’intero sistema cioè di esprimere in modo univoco il rapporto fra la parola e la cosa
e non in termini di psicologia della scoperta. È un punto di vista designata, di creare una correlazione diretta fra pensiero e realtà. Que­
senz’altro discutibile e poco convincente per i critici, i quali, pur conti­ sto modo di procedere implica intenti logico-filosofici e la costruzione
nuando a tributare elogi a La Logique de Leibniz, non cessano di di questi linguaggi artificiali si presenta come determinata totalmente
I'

pensare che la tesi di fondo del lavoro sia quanto meno ardita. a priori-, si tratta cioè di linguaggi inventati di sana pianta, sia nella
La decisa volontà di Couturat nell’insistere a sostenere le proprie struttura morfologico-sintattica, sia nel lessico. Fra gli autori citati
argomentazioni sulla filosofia di Leibniz diventa stranamente l’occa­ nel testo si leggono i nomi di alcuni contemporanei di Leibniz31 e
sione per un approfondimento degli studi linguistici, ai quali come a questo proposito si precisa che quasi tutti i progetti redatti a cavallo
si è detto s interessa da quando coltiva l’idea di pervenire al riconosci­ fra i secoli XVI e XVII risentono di uno stato di confusione fra temati­
mento di una lingua artificiale quale lingua ausiliaria internazionale. che diverse: non vengono distinte chiaramente l’idea della lingua uni­
Gli esperantisti sono da tempo alla ricerca di uno studio storico-teorico » versale e quella della scienza combinatoria, né i progetti di questa
che provi 1 utilità, la validità e la necessità dell’adozione di una lingua da quello ancora embrionale di un’enciclopedia dimostrativa. Il primo
internazionale. Dato che Couturat si è occupato del problema delle autore a mettere ordine in questo genere di faccende e a distinguere
lingue universali del seco’o XVII per portare a termine un capitolo nettamente la specificità di ciascuna delle sunnominate iniziative è
e suo studio su Leibniz, l’editore Hachette lo sollecita a farsi carico
i un ulteriore impegno. Nasce così il progetto di un grosso lavoro
ato a rendere criticamente ragione della storia delle lingue in- ’l 30. L. Couturat - L. Leau, Histoire de la Langue nella quale
31. Oltre alla famosa lettera di Descartes a Mersenne unjVersale, Couturat e Leau
Descartes si dichiara favorevole al progetto di una in amente di un Mercury (1641)
29. L. Couturat, Opuscules el fragments citano diffusamente J. Wilkins e G. Dalgarno, autori nsp dj manuali di corrispon-
Paris, Alcan, 1903. e di un’Ars signorum (1661) che costituiscono due speci precedente.
denza segreta. Cfr. i capitoli 111 e IV del testo c.tato alla
50
51
Leibniz; egli stesso però non considera la lingua universale, la caratte­ bero automaticamente all’universalismo linguistico. Nella parte, finale
ristica e Venciclopedia come tre progetti completamente autonomi ma del lavoro, Couturat e Leau dichiarano apertamente che tutti gli ele­
continua a vederli come necessariamente interdipendenti l’uno dall’al­ menti positivi di cui si è a lungo parlato sono in buona sostanza
tro. Col passare del tempo la situazione si modifica in maniera radica­ già contenuti ne\V esperanto', si propongono quindi di diffondere que­
le: verso la fine del secolo XIX e sotto l’influsso del positivismo gli sta lingua affinché ottenga il riconoscimento di lingua ausiliaria inter­
1;
autori di lingue artificiali cederebbero alla tentazione di prestare mag­ I nazionale. Non manca comunque nel testo una breve ma rilevante
giore attenzione agli aspetti pragmatici del linguaggio. Couturat e Leau ■ osservazione: si precisa che anche l’esperanto necessita di alcune modi­
I
qualificano perciò le lingue inventate in questo periodo come lingue fiche e di certi miglioramenti.
miste, a priori e a posteriori insieme, cioè come linguaggi costruiti Il libro riscuote una diffusa approvazione in quei settori della cultu­
su di una struttura completamente libera ma che si rifanno per il ra europea sensibili alla proposta dell’internazionalismo linguistico.
lessico alle lingue viventi. Gli autori analizzano e prendono in conside­ I maggiori elogi sono per Couturat, il cui apporto teorico è facilmente
razione i tanti progetti che in quel periodo hanno avuto fortuna sotto rintracciabile nella faticosa elaborazione del testo e nella puntuale ana­
il profilo della diffusione nell’uso e riconoscono che il volapiik non lisi storica. Uno studioso competente e acuto come Antoine Meillet
solo è la lingua più fortunata e più nota del secolo XIX ma che osserva infatti che la partecipazione di Couturat alla diffusione dell’e-
essa è effettivamente la più riuscita e la più corretta, perché è quella speranto ha dato un’impronta nuova e una svolta radicale all’iniziativa
che più aderisce all’avanzamento delle tecniche linguistiche. interlinguistica, perché è riuscita a conferire ad un progetto nato e
Passando a parlare del presente e del futuro della lingua universale, sviluppatosi nella pratica il significato di un’operazione culturale di
gli autori cercano di definire i canoni cui dovranno sottostare le lingue ampio respiro e di altissimo livello teorico32.
inventate del secolo XX: esse dovranno essere completamente a poste­
riori, dovranno cioè servirsi sia del lessico, sia della struttura delle
lingue viventi ma rispetto a queste dovranno fruire di una maggiore 4. I fondamenti della* matematica
snellezza e agilità, dovranno cioè essere semplificate nella declinazione
e nella coniugazione. L’idea su cui poggia la nuova proposta non I
Nei primi anni del secolo, e cioè nel periodo della sua piena maturità
è il frutto di una elucubrazione mentale; Couturat e Leau ritengono intellettuale, Couturat è portato a tracciare un bilancio del proprio
' che le lingue viventi siano in concreto sottoposte a un processo di operato: sebbene alcuni indubbi successi non siano mancati, egli non
continua semplificazione lessicale, grammaticale e sintattica, la quale è per niente soddisfatto. In realtà, il suo progetto filosofico di fondare
produce l’effetto di diminuire sempre di più le differenze esistenti fra la metafisica suH’epistemologia non è solo saltato ma sembra incontra­
le diverse lingue europee. Per sostenere questa argomentazione, gli re ad ogni pie’ sospinto nuovi continui ostacoli. Gli incontestabili suc­
autori citano a mo’ d’esempio sia la scomparsa del duale, sia quella cessi della teoria del numero, il conseguente sminuirsi della portata
del genere neutro. Il libro si dilunga poi su di una serie di esempi della geometria all’interno delle epistemologie fondazionali della mate­
relativi all’introduzione nell’uso comune di termini tecnici, operazione matica, gli sviluppi della fisica e le crescenti difficoltà che questa scien­
resa indispensabile dall’inarrestabile progredire dell’industria e delle za incontra per giustificare le proprie conoscenze sono senza dubbio
scienze. Questi nuovi termini, derivati di norma da radici greche o elementi che favoriscono il diffondersi nell’intera Europa di sempre
latine, sono quasi simili in ogni lingua vivente; ciò dimostrerebbe l’esi­ più attrezzate correnti spiritualistiche che male si conciliano con il
I
stenza in prospettiva di un’inarrestabile tendenza verso l’unità lingui­ programma culturale di Couturat. È una problematica che coinvolge
stica. La lingua universale del secolo XX non dovrà fare altro che altri autori della sua generazione ma che in lui acquista un partico-
assecondare questa tendenza e sforzarsi di cogliere all’interno di tutti
i linguaggi parlati quegli elementi di semplicità che col tempo portereb- 32. Cfr. A. Meillet, La langue universelle, in «Monist», XIV (1904), pp. 604-607.

52 53

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•i !

-
lare rilievo, data la sua incrollabile convinzione circa l’impossibilità Quando Russell pubblica / Principi delia Matematica^ e sostiene
di tenere separate la filosofia e le scienze, e di essere quindi sulla che tutta la matematica pura può farsi derivare dalia sola logica, Cou­
strada giusta nel voler cercare a tutti i costi uno sbocco adeguato turat pensa di aver finalmente trovato il bandolo della matassa che
e una soluzione vincente ad una epistemologia rinnovata rispetto a da tempo inseguiva. Prepara un’edizione francese del lavoro36 e di­
quella kantiana. chiara apertamente la sua piena adesione alle tesi di Russell, sconfes­
i
In questi anni di attesa e di riflessione, intanto, i rapporti di Coutu­ sando in parte quanto aveva sostenuto nella propria tesi di dottorato.
rat con alcuni suoi eminenti interlocutori europei diventano ogni gior­ Uno studio comparato della stesura originaria dei Principi con questa
no più difficili: ciò vale per Cantor e per Schròder ma non è meno edizione francese dimostra in modo inconfutabile che siamo in presen­
vero per Russell e per Peano. Le incomprensioni con quest’ultimo za di una rielaborazione critica ed estensiva del pensiero di Russell,
saltano chiaramente agli occhi, quando si consulta sia pure in modo quantunque Couturat si sforzi di presentare il proprio lavoro come
sbrigativo la loro corrispondenza33. I motivi sono evidenti. Peano è una semplice traduzione37. Della tesi logistica di Russell, Couturat si
alla ricerca di una sorta di alfabeto logico per costruire una completa serve per dimostrare che la logica-matematica non solo può essere
enciclopedia delle matematiche; Couturat invece studia la struttura utile per fondare la matematica pura ma addirittura tutte le scienze,
deH’algoritmo e s’interroga sul problema delle relazioni logiche in fun­ cioè l’intera teoria della conoscenza. Da questa asserzione è facile
zione gnoseologica. Meno sofferta appare invece la relazione con — Rus- risalire al convincimento che una gnoseologia onnicomprensiva possa
sell, anche se non si può parlare di una completa identità di vedute; a sua volta fondare la metafisica e superare il kantismo. Couturat
perché, se è vero che entrambi hanno costruito la fondazione trascen­ ritorna perciò, attraverso i principi di Russell, al tema dominante del-
dentale della matematica sull’origine empirica della geometria e hanno Vinfinito matematico: cambia la procedura ma non la sostanza. In
conseguito risultati pressoché analoghi nei rispettivi studi su Leibniz, questo nuovo lavoro, le teorie del numero e della grandezza vengono
resta il fatto che Russell, soprattutto dopo il Congresso di Parigi, sostituite dalla sola teoria del numero di Russell; ciò consente a Coutu­
si manifesta meno preoccupato di dover risalire alla metafisica dall’e­ rat di mettersi parzialmente in linea con le più avanzate correnti episte­
pistemologia. La verità è che Russell, provenendo da un tipo di cultura mologiche. Egli riconosce infatti che la geometria pura è deducibile
; i
senz’altro più pragmatico, non pensa tanto a trovare una soluzione ) da pochi assiomi ed è una scienza analitica nel senso tradizionale del
1 : per la metafisica, quanto a fondare la matematica pura: è un progetto termine; resta però ancorato al kantismo per la geometria applicata,
più limitato ma nella pratica più percorribile, e solo su questo punto, i cui giudizi continua a considerare come sintetici a priori e quindi
nonostante le divergenze, Russell e Couturat finiranno per incontrarsi
in maniera globale. A questo proposito, è però ancora doveroso ricor­ non formulabili senza una condizione trascendentale della nostra espe-
1
1 dare che la prudenza di Russell sul problema della metafisica è anche
!
una sorta di omaggio diplomatico alla filosofia di Kant, autore che,
i come ha riconosciuto in tarda età lo stesso Russell34, era in quel pe­ 35. B. Russell, The Principles of Mathematics, Cambridge, U.P., 1903 [trad. it.
riodo considerato un intoccabile dalle filosofie dominanti. di L. Geymonat, Milano, Longanesi, 1963].
i 36. La traduzione di Couturat fu in un primo momento pubblicata sulla «Revue
. de Métaphysique et de Morale» in cinque articoli, XII (1904), pp. 19-50, 211-240,
i
I 664-698, 810-844; XIII (1905), pp. 224-256. Con qualche modifica questi lavori furono
poi raccolti in volume: L. Couturat, Les Pnncipes des Mathéniatiques, con un’appendice i
33. Le lettere di Couturat a Peano sono state ritrovate presso la Biblioteca Comunale
di Cuneo della dott.ssa R. Verrienti. 11 lettore interessato può consultare: R. Verrienti, su La philosophie des Mathéniatiques de Kant, Paris, Alcan, 1905.
Logistica e lingua internazionale in alcuni inediti di Couturat a Peano, in «Bollettino 37. Questa impostazione è tipica dell’edizione pubblicata in articoli, mentre Couturat
di Storia della Filosofia dell’Università degli Studi di Lecce», Vili (1980-85), pp. 307- riconosce la presenza di elementi dovuti a propria elaborazione nel volume del 1905,
338. Nel lavoro vengono analizzati 98 inediti. in particolare per quel che riguarda la filosofia di Kant che costituiva uno degli argomen­
34. Cfr. B. Russell, Autobiografia, cit., p. 218. ti più scabrosi del testo. Cfr. nota precedente.

54 55

A
-■77 H
L
rienza38. Ma non è questo il solo punto dolente della questione. Con t
la fisica alla metafisica.
alla io di Couturat per il logicismo si manifesta con maggiore
nicia»
estrema disinvoltura, Couturat passa dalla fondazione trascendentale L’entusiasmo
sità in un’altra circostanza: quando è invitato dalla Société/ran­
della geometria applicata, già di per sé discutibile, a quella della fisica intens-de Philosophie a partecipare alle celebrazioni per il centenario
sperimentale; per questo motivo esprime apertamente la convinzione caise de Philosophie:40. Con un appassionato discorso, egli sostiene
che il logicismo russelliano diventerà la panacea per il malessere della della morte di Kant' è più fruibile nella sua forma originaria, perché
filosofia. La certezza che la teoria di Russell derivi direttamente., sia che il criticismo non ‘ : con gli sviluppi della moderna filosofia della
dagli studi logici di Frege e di Peano, sia da quelli analitici di Dedekind è ormai
___ incompatibile
consolidate teorie dei gruppi e degli insiemi per le
e di Cantor, lo porta ad affermare che la teoria del numero di Russell matematica. Le c__ di un punto nello spazio, sia l’induzione aritme­
quali, sia la posizione
è destinata a rivoluzionare non solo la filosofia della matematica ma tica possono spiegarsi come relazioni funzionali, dimostrano ampia­
per intero la teoria generale della conoscenza39. Questi passaggi sono mente che la) matematica
spiegarsi non è una scienza basata su giudizi sintetici
che la matematica
a priori ma su giudizi analitici. Ne consegue che Kant sbagliava su
segnalati con estrema cura: la logica delle relazioni di Russell diventa
l lo schematismo trascendentale delle leggi del pensiero, mentre il simbo-
j lisine di Peano viene elevato a linguaggio logico-filosofico per esprime­
prioriquestioni fondamentali: la matematica non può essere separata
alcune
dalla logica, né la conoscenza scientifica da quella filosofica. Il grande
re quelle leggi. L’implicazione formale è il solo modo di proporre errore di Kant è stato quello di avere racchiuso il pensiero umano
le teorie scientifiche; queste possono essere considerate leggi di natura, in limiti troppo angusti e di avere di conseguenza subordinato la ragio­
1 solo dopo che la ragione ha modo di verificare, attraverso le regole ne teoretica a quella pratica. Couturat conclude: «Volersi attenere nel­
le matematiche alle teorie e alle formule di Kant significherebbe, a
della logica matematica, la correttezza formale della loro enunciazione
e la coerenza del loro meccanismo deduttivo. Ne consegue che è l’ana­ dir poco, rimanere in ritardo di un secolo». Ciò che più meraviglia
!i lisi logico-formale il banco di prova delle teorie scientifiche e che per­ in questa circostanza è una certa veemenza della prosa, cosa che non
tanto l’ultima parola sul loro grado di validità spetti non alla scienza t è sfuggita al pubblico presente in sala. Si racconta infatti che, mentre
ma ad una filosofia intesa come critica dei principi e delle metodologie Couturat parlava, Poincaré diceva al suo vicino di posto: «Vedo bene
delle scienze. che mi hanno invitato a celebrare la morte di Kant!»41.
■!
Sebbene l’apparato concettuale di questa tesi sia presentato come
il la risultante di una serrata analisi sulle più recenti conquiste delle
scienze formali, l’asse portante del lavoro rimane il kantismo e in*
t
particolare l’intuizione trascendentale dello spazio: è su di essa che
Couturat costruisce sia l’oggettività scientifica della sola geometria eu­
clidea, sia il realismo della fisica. La conoscenza fisica è il risultato
dell’applicazione delle relazioni logiche all’intuizione trascendentale dello
spazio. La teoria delle relazioni logiche, considerata la diretta conse­
guenza del processo di aritmetizzazione dell’analisi, è in grado di elimi­
nare le contraddizioni della ragione pura e quelle dell’infinito, e quindi
di risalire dalla conoscenza scientifica a quella filosofica, cioè dal­
40. L. Couturat, Kant et la mathématique moderne, in «Bulletin de la Società francai-
38. Su questa differenza fra giudizi analitici dell’aritmetica e giudizi sintetici della
geometria Couturat insiste anche in una lettera a Frege da Parigi, 11 febbraio 1904. de Cfr.
se 41. philosophie», novembre
E. Cassirer, 1904,
Kant und die pp. 125-134.
moderne Mathematik, in «Kant Studien», XII
Cfr. G. Frege, Alle origini della nuova logica, ed. it. a cura di C. Mangione, Torino,
Boringhieri, 1983, p. li.
(1907), pp. 1-49.
39. Cfr. L. Couturat, Les Principes..., cit., p. 49.
57
56
cide perciò di dare vita a una nuova sezione e cosi alle quattro inaugu­
3. La polemica sulla logistica rate a Parigi se ne aggiunge una quinta, quella appunto di storia delle
i scienze. L’evento ha un grosso significato anche dal punto di vista
teorico, perché la decisione di Tannery di legare la propria disciplina
alla cultura umanistica nasce dalla effettiva difficoltà di creare un
collegamento diretto fra storiografia scientifica e scienze positive, e
si ha una ulteriore riprova di quanto fossero effimere alcune delle
proposte epistemologiche avanzate a Parigi.
Le relazioni del Congresso di Ginevra sono molto più numerose
di quelle del Congresso di Parigi ma ancora più estranee l’una all’altra.
Le parole del presidente J. J. Gourd nella prolusione inaugurale non
mancano di denunciare apertamente lo stato di disagio in cui versa
1. Le novità di Ginevra la filosofia. Ci si conforta ricordando che il Congresso di Parigi ha
conseguito tre risultati: riforma dell’insegnamento della filosofia, ri­
Il secondo Congresso internazionale di filosofia1 contrariamente al cerca di una lingua filosofica internazionale, presa di coscienza del
primo, non si realizza per dare vita a un programma lungamente stu­ ruolo sociale della comunità filosofica3. A rompere questo rito con­
diato ma con il più modesto intento di celebrare un rito. Fatto strano: solatorio interviene con forza Henri Bergson: è il suo discorso, quello
in questo congresso, nel quale non si ritrovano i fasti né le aspettative che a detta dei presenti suscita sentita e profonda emozione
>
di quello parigino, le innovazioni teoriche e pratiche sono di un certo nell’uditorio4. Bergson spezza i legami con il proprio passato e attac­
rilievo. Una prima importante novità già si presenta nella fase organiz­ ca in maniera diretta la tradizione cartesiana, accusandola di essere
zativa, perché Paul Tannery nel 1903, chiede ed ottiene, in qualità la causa primaria della condizione fallimentare della filosofia. Gli erro­
di presidente dell’Associazione internazionale degli storici delle scien­ ri della filosofia cartesiana sarebbero da imputare alla sua fondazione
ze, che il terzo Congresso internazionale di storia delle scienze si svolga dualistica. Il dualismo psico-fisiologico, cervello-pensiero, ha origine
in concomitanza con quello di filosofia2. Sebbene Tannery abbia per­ dall’illusione di dover legare i destini della filosofia a quelli delle scien­
sonalmente organizzato l’intero programma dei lavori di storia delle ze e conduce alla contraddizione di celebrare contestualmente la prima-
scienze, diventa impossibile tenere un congresso nel congresso; si de- rietà della cosa e quella della rappresentazione-, esso è quindi contem­
*
poraneamente un realismo e un idealismo. Questa aporia vale per qual­
siasi forma di dualismo, perciò, conclude Bergson, bisogna cambiare
1. Il secondo Congresso internazionale di filosofia si tiene ; T____ -, m
strada e servirsi di questa critica del dualismo come punto di partenza
settembre 1904. 1 lavori si svolgono inizialmente in cinque sezioni:a I.Ginevra dal
Filosofia 4 all’8
-generale, per una teoria dello spirito, considerata nei suoi rapporti con il deter­
11. Filosofia morale, III. Logica e filosofia delle scienze, IV. Storia delle scienze, V. minismo della natura. Bergson si allontana allora dalla matrice contin-
Psicologia e sociologia. A fine lavori la sezione di Logica diventa autonoma rispetto
a quella di Filosofia delle scienze. Cfr. Aa.Vv. 11° Congrès International de Philosophie,
gentista e interrompe quel rapporto privilegiato della filosofia con la
Nendeln-Liechtenstein, Kraus Reprint Limited, 1968. Gli «Atti» si compongono di cin­ storia della filosofia tanto caro alla cultura dominante nella Francia
que tomi corrispondenti alle cinque sezioni di lavori. di fine secolo. A questo punto É. Boutroux, che rimane un polo d’at-
2. Il Congresso di Ginevra costituisce per gli storici delle scienze il terzo incontro
internazionale. Vi erano infatti già stati due precedenti congressi internazionali di Storia
delle scienze: il primo a Parigi nel 1900, il secondo a Roma nel 1903. In questa sede
Venne presa la decisione di chiedere alla Commissione permanente per i Congressi di 3 Cfr. J. J. Gourd, Discours d’ouverture, in Aa.Vv. 11° Congrès..., cit., I, pp. 35-41.
Filosofia d’inserire la Storia delle scienze quale sezione autonoma nei congressi di Filoso­ 4 Cfr. H. Bergson, Le paralogisme psycho-physiologique, in Aa.Vv., 11° Congrès..., i
fia.
cit., I, PP- 898-900.

58 59

;
/ì B
trazione anche a Ginevra, è costretto a ]prendere posizione5. La filo- seguentemente, essa preme per giungere all’abbandono negli studi fon-
sofia non può essere abbassata al rango di una scienza positiva, dazionali di questa scienza, sia di ipotesi di tipo empirico, sia di quelle
per-
tanto la sua autonomia può essere salvata solo da un più stretto di tipo intuitivo. Il discorso di Couturat sul logicismo di Russell non
rap-
porto fra tradizione storica e filosofia del presente. È solo la storia resta inascoltato e diventa anzi il fulcro di considerazioni sostanzial­
della filosofia a rendere chiaro il compito della filosofia, perciò è mente positive da parte dei filosofi e dei logici presenti. Questo consen­
vitale il rapporto tra filosofia e storia della filosofia. Se la filosofia
so, pressoché generalizzato, è però interrotto da un giovane storico
rinunciasse al rapporto con il proprio passato, si confonderebbe con
della matematica, il francese Pierre Boutroux8. P. Boutroux, pur sen­
le scienze positive e, in realtà, si dileguerebbe: «O attinge, per vivere,
za volersi mostrare insensibile ai vantaggi che il logicismo può realizza­
alla fonte della storia della filosofia, o non esiste più». Boutroux av­
re per risolvere alcuni problemi della filosofia della matematica, espri­
verte tutta la carica innovativa della proposta di Bergson e si rende me la propria perplessità sulla possibilità che la logica possa fondare
perfettamente conto che il modo originale con il quale questo autore
la matematica; P. Boutroux difende l’indipendenza del matematico
si richiama alla metafisica è costruito con un linguaggio del tutto diver­
nel proprio settore di ricerca e l’importanza di una tale indipendenza
so da quello della tradizione filosofica alla quale egli stesso frequente­
per gli sviluppi della stessa matematica in generale e dell’analisi in
mente si richiama; comprende, inoltre, che le rivendicazioni sempre
particolare. Durante la discussione, Peano rileva alcune incertezze di
più pressanti delle singole scienze positive finiscono con l’incontrarsi
I
I carattere logico-matematico nell’intervento di P. Boutroux, evita però
con la proposta filosofica di Bergson proprio sul terreno del disfaci­
con ogni attenzione di trattare gli aspetti filosofici della questione.
mento del patrimonio filosofico-metafisico che la tradizione aveva ac­
La ritrosia di Peano sconcerta P. Boutroux. Quest’ultimo ha desunto,
cumulato. Le sue preoccupazioni sono più che giustificate. Con il con­
come molti altri, dai discorsi di Russell e dei suoi seguaci che la pater­
i gresso di Ginevra si realizza l’effettivo divorzio di Boutroux da una
intera generazione di suoi allievi6, entra in crisi un certo periodo del­ nità del logicismo spetti in primo luogo a Peano, asserzione che invece
la storia culturale francese e se ne avvia un’altro, quello in cui comin­ non risulta confermata dai chiarimenti forniti da Peano stesso nel
cia a brillare l’astro del nuovo secolo, Henri Bergson. corso dei lavori congressuali. P. Boutroux pensa a questo punto che
La comunicazione tenuta da Couturat nella sezione di Logica è un I è forse opportuno cercare di approfondire metodi e origini della logica
ulteriore dimostrazione della nuova situazione prodottasi. A Ginevra,
) ■
matematica, con l’intento di pervenire a un chiarimento definitivo sui
Couturat non ha alcun timore di esporre con energia il proprio pensie­ rapporti che intercorrono fra questa nuova scienza e l’analisi mate-
; ro sulla logica matematica e sui vantaggi che questa comporta7. Ol­
tre ad essere rettifica di alcuni principi della logica formale aristotelica, 8. Cfr. P. Boutroux, La notion de correspondance dans l’analyse malhématique,
in Aa.Vv., 11° Congrès..., cit., Ili, pp. 914-918. Pierre Boutroux è un matematico
la logica matematica permette di cogliere nel proprio calcolo processi e uno storico della matematica e della fisica matematica, morto appena quarantenne:
di generalizzazione assimilabili a quelli delle matematiche. Con- è figlio del famoso Émile e di Aline Poincaré, unica sorella del celebre matematico
Henri. A soli vent’anni ha pubblicato un fortunato studio su Descartes (L’Imagination
et les Mathémetiques selon Descartes, 1900) e ha insegnato ancora giovanissimo nelle
5. Cfr. É. Boutroux, Rote de l’histoire de la plilosophie dans l’étude de la philosophie, università di Montpellier, Nancy e Poitiers. In seguito alla pubblicazione di un grosso
in Aa.Vv., 11° Congrès..., cit., I, pp. 56-58. lavoro sull’opera matematica di Pascal (1915), ha insegnato matematica superiore nel-
l’Università di Princeton (Stati Uniti). Tornato a Parigi per la morte della madre (1919)
6. A partire dall’inizio del nuovo secolo si rallenta l’egemonia del contingentismo
fu nominato nel 1920 professore di Storia generale delle scienze presso il Collège de
in Francia: al congresso di Ginevra diversi allievi di Boutroux cercano di prendere
France, incarico che ricoprì per soli due anni a causa della sua improvvisa scomparsa.
le distanze dalle rigide posizioni del Maestro. Per rendersene conto è sufficiente leggere I suoi lavori più significativi sono: Les principes de l’analyse mathématique. Exposé
le relazioni e comunque gli interventi di A. Lalande, G. Milhaud, X. Leon, L. Brun- t
historique et critique (1914), L’Idéal scientiphique des mathématiciens dans l’Antiquité
schvicg, C. Andler, H. Beer, A. Bertrand e tanti altri. Cfr. Aa.Vv., 11° Congrès..., e dans les Temps modernes (1918), L’histoire des Principes de la Dynamique avant
cit., I e III. 1
Newton (1921). Nell’anno della morte aveva iniziato una collaborazione scientifica co­
7. Cfr. L. Couturat, Sur l’utilité de la logique algorithmique, in Aa.Vv., 11° stante con la rivista italiana «Scientia», per pubblicare in articoli l’analisi delle relazioni
grès..., cit., HI, PP- 724-727. Con- fra il padre Mersenne e Galilei: era suo intento dimostrare che la cultura francese
aveva sempre riconosciuto l’autorità scientifica del grande pisano.

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61

V U }
matica. La linea russelliana è comunque vincente, tanto che prima 1
della chiusura dei lavori la sezione decide, su proposta congiunta di 2. La polemica sulla logistica
Lalande, Itelson e Couturat, che la logica matematica venga ricono­
Sempre preoccupato di chiarire i rapporti fra analisi e logica mate­
sciuta quale disciplina autonoma con la denominazione di logistica,
matica, a pochi mesi dalla chiusura del congresso Pierre Boutroux
termine introdotto per indicare una sintesi di ragionamento e di calco­ I torna a chiedersi se la nozione di relazione logica possa essere assimila­
lo.
J ta a quella matematica di corrispondenza11. P. Boutroux dubita che
All’assemblea generale del Congresso, Couturat parla poi sull’avan­
la corrispondenza possa essere definita solo in ragione di rapporti
zamento dell’idea di una lingua internazionale9. Fa presente che ne­
£ quantitativi. Quando in analisi esprimiamo concetti che coinvolgono
gli ultimi tre anni V esperanto ha raggiunto una diffusione tale da
l’infinito, per esempio i concetti di serie o di limite, oppure consideria­
poter essere considerata senza ombra di dubbio la più importante fra
mo funzioni ed equazioni differenziali, che non possono essere formu­
le lingue internazionali esistenti ma non nasconde che la parte politica
late per mezzo di un’espressione algebrica, come nel caso delle funzio­
dell’impresa non ha tenuto un passo altrettanto celere. Hanno aderito
ni trascendenti e delle equazioni differenziali che hanno punti singolari
all’iniziativa oltre 200 società scientifiche, industriali, commerciali e
trascendenti, risulta evidente che i tipi di corrispondenza che possiamo
turistiche e più di 700 membri di Università e Accademie. Queste ulti­
me approvazioni sono però fornite a titolo personale e nessuna istitu­
immaginare sono privi di qualsiasi riferimento con il calcolo e non
hanno più niente di quantitativo. L’analisi contiene, pertanto, casi
zione pubblica ha voluto farsi carico della responsabilità di appoggiare
i1 di corrispondenze qualitative. Resta allora escluso che, da un punto
apertamente l’impresa. Couturat chiede pertanto che la questione del
riconoscimento ufficiale della lingua internazionale venga rinviata al di vista matematico, la corrispondenza possa fondarsi sul calcolo: da
1 successivo Congresso internazionale di filosofia, già fissato per il 1908
J ciò deve trarsi la conclusione che le sue origini siano di natura extra­
a Heidelberg. In quella circostanza, promette, la Dali si presenterà matematica.
con le carte in regola per poter avanzare all’Associazione internaziona­ Nella sua formulazione logistica, la corrispondenza viene invece de­
I
le delle Accademie la richiesta formale di adozione de\V esperanto. Que- finita come una relazione che rimane sempre identica fra due termini
st’ultima affermazione lascia perplessi gli esperantisti, i quali sanno che variano simultaneamente. P. Boutroux osserva che non esiste alcu­
perfettamente che Couturat aspira a un raffronto fra le varie lingue ì na dimostrazione matematica capace di provare la persistenza della
esistenti, prima di riconoscere ai?esperanto il primato teorico in sede stessa relazione quando si passi a considerare una diversa coppia di
ì
interlinguistica. Si pensa allora che l’affermazione di Couturat nascon­ classi. Ne consegue che la nozione logistica di corrispondenza è esposta
i da una tattica attendista e, con ogni probabilità, si tratta di un’impres­ a una petizione di principio: implica cioè, la conoscenza della nozione
sione esatta; ciò nonostante prevale, come in passato, la linea della di numero che essa dovrebbe invece definire. La definizione del nume­
prudenza e del buon senso, e per un felice esito dell’impresa, si riman­ ro conduce verso una legge matematica fondamentale per l’analisi:
dano di altri quattro anni le decisioni importanti. Sia la proposta assumendo l’idea generale di corrispondenza, si possono determinare
di rinvio avanzata da Couturat, sia l’intero operato della Dali vengono forme analitiche concrete da fornire a questa idea. La corrispondenza
approvate all’unanimità e, a conferma di questo generale consenso, perciò rinvia ad un certo tipo d’intuizione, quella appunto che determi­
un membro del Congresso viene eletto nella Delegazione10. na la scelta di alcune combinazioni analitiche all’interno di una possi­
bilità infinita di altre.
Perché, si chiede P. Boutroux, logici e matematici danno della corri­
9. Cfr. L. Couturat, Rapport sur le progrès de l’idée de la langue Internationale
spondenza definizioni che sembrano contrapporsi? Per il fatto che
in Aa.Vv., //° Congrès..., cit., 1, pp. 355-362.
10. Si tratta del prof. Ludwig Stein, Direttore dell’Archivio di Storia della Filosofia
di Budapest e membro dell’Accademia ungherese. 11. Cfr. P. Boutroux, Sur la notion de..., cit., in «Revue de Métaphysique et de
Morale», XII (1904), pp. 909-920.
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63

V ìJ 1 ’7*A
I
essi svolgono attività completamente diverse: ai logici è affidata la ! ri per semplificarla e utilizzi le sue rare facoltà di matematico per
cura di sistemare il patrimonio matematico conferendo rigore ed ele­ fare progredire la logistica piuttosto che per combatterla.
ganza alle dimostrazioni acquisite, mentre i matematici hanno il dovere I toni del discorso di Couturat non sono sempre pacati; malgrado
di estendere il numero delle dimostrazioni difendendo il principio che ciò la replica di Boutroux, pur essendo ferma e decisa, non indulge
il valore della matematica non è solo formale. alla polemica13. Un fatto è incontrovertibile: i matematici sono in gra­
Le obiezioni di P. Boutroux hanno come punto di riferimento la do di fare progredire la teoria delle funzioni senza conoscere la logisti­
relazione di Couturat a Ginevra, perciò la risposta di quest’ultimo ca. La nozione di corrispondenza interviene nella teoria delle funzioni
non si fa attendere12. Couturat riconosce, in un primo momento, le e il matematico ha bisogno di quella nozione per fare avanzare questa
ragioni di principio su cui l’avversario ha impostato la discussione: teoria. Non ha perciò altra alternativa che servirsi di una definizione
è effettivamente possibile fruire di due alternative, si possono, cioè, provvisoria e incompleta. Una tale posizione, osserva P. Boutroux,
definire sia le funzioni matematiche per mezzo della logica della rela­ renderebbe compatibili le esigenze dei logici da una parte e quelle
zioni, sia le relazioni logiche per mezzo delle funzioni matematiche. dei matematici dall’altra ma essa non sembra soddisfare Couturat.
Impostando in questo modo il suo discorso, Couturat è però costretto Le ragioni di questo atteggiamento sono, per P. Boutroux, diverse
a riconoscere che Russell ha seguito la prima alternativa, mentre Peano ma tutte ugualmente insostenibili. In primo luogo, Couturat crede,
si è servito della seconda. P. Boutroux ha quindi rotto lo gchieramento in accordo con Russell, che sia possibile costruire attraverso la nozione
logistico e ha dimostrato, come era nei suoi intenti, che la continuità d’ordine la teoria degli insiemi, quella degli incommensurabili e l’inte­
fra Russell e Peano non era poi così scontata come qualcuno voleva ra analisi. L’errore è da ricondursi alla convinzione che l’analisi si
fare credere. Couturat si trova allora nella difficoltà di spiegare in risolva nel continuo ma le cose non stanno in questo modo. Il continuo
quale modo due metodologie diverse possano essere assimilate l’una svolge un ruolo introduttivo rispetto all’analisi e la interessa diretta-
all’altra: Peano riduce le relazioni logiche alla propria estensione, cioè mente solo nel caso di alcuni specifici problemi14. Questo strano mo­
alle coppie di variabili che la verificano, e assume come variabili non do di fondare l’analisi implica un’immagine riduttiva e per certi versi
i numeri ma le classi di numero. Ciò significa che Peano, pur definen­ pericolosa delle matematiche: se infatti le costanti logiche fossero in
do le relazione logiche per mezzo delle funzioni matematiche non è grado di esprimere l’intera matematica pura, questa scienza non avreb­
I obbligato a ricorrere all’intuizione per fondare la nozione di numero. be futuro. P. Boutroux fa presente allora che contro una tale afferma­
Nelle argomentazioni di Russell vi è quindi un salto qualitativo: se zione si è sollevato lo stesso Hilbert, il quale ha tenuto a precisare
I
si fa dipendere il concetto di corrispondenza da quello di ordine, viene che anche a suo giudizio la matematica è una scienza in continua
meno la distinzione fra relazioni logiche e relazioni matematiche, per­ evoluzione. Dato che il progresso delle matematiche è un fatto innega­
ché l’uguaglianza matematica viene a coincidere con l’identità logica. bile, all’analista altro non resta che rappresentarsi corrispondenze in­
Couturat mostra di non avvertire questa aporia e cerca di sostenere determinate per mezzo di espressioni analitiche concrete, porre cioè
che il ricorso all’intuizione diventa necessario non tanto, quando si un oggetto artificialmente determinato al posto di una nozione in-
voglia distinguere ad ogni costo la logica dalla matematica, quanto
piuttosto, quando si crede che ammettere 1’esistenza degli indefinibili,
secondo la strada seguita da Peano, equivalga a sottoscrivere una di­ 13. Cfr. P. Boutroux, Correspondance mathématique et relation logique, in «Revue
chiarazione d’impotenza. Couturat così conclude: se Pierre Boutroux de Métaphysique et de Morale», XIII (1905), pp. 620-637.
j 14. L’analisi del «continuo» interessa l’«analisi matematica» solo relativamente ad
trova la definizione logica di corrispondenza troppo complicata, lavo­ alcuni specifici problemi: il caso più significativo è lo studio delle variabili che passano
per una serie continua di valori. Per risolvere questo problema i logici considerano
I
le «corrispondenze funzionali» come «connessioni d’ordine»; per i matematici invece
ì 12. Cfr. L. Couturat, Logique et Philosophie des Sciences, il problema è parte integrante della teoria dele funzioni, perché non è sempre possibile,
in «Revue de Métaphysi-
que et de Morale», XII (1904), pp. 1046-1054. a loro giudizio, definire una funzione per mezzo delle relazioni logiche.

64 65
determinata. La matematica, per poter progredire, deve paradossal­ operativi e provvisori per i matematici, mentre diventano astratti e
mente configurarsi come una scienza rigorosa ma indeterminata. definitivi per i logici. Vi è di conseguenza fra matematica e logica
Nel discorso di Couturat, prosegue P. Boutroux, vi sono comunque una differenza radicale e incolmabile, e per il progresso di entrambe
alcune inesattezze relative a questioni che riguardano più da vicino sarebbe opportuno che matematici e logici riconoscessero onestamente
la stessa logica matematica. Couturat sostiene che Peano definisce la separatezza e la specifica identità dei propri rispettivi àmbiti. Questa
la funzione nella totalità della sua estensione. È un’affermazione del presa di coscienza resta indispensabile, anche se Couturat si ostina
tutto estranea al pensiero di Peano, tant’è vero che egli ha introdotto a contestarla.
nel Formulario due simboli diversi per designare la nozione generale Alcune osservazioni di P. Boutroux chiamano in causa Bertrand
di funzione (f) e quella di funzione definita (F). È una spiegazione, Russell, che interviene nel dibattito con uno scritto tipico del suo stile
lucido e penetrante, quando rinuncia all’ironia basata sul paradosso15.
precisa P. Boutroux, che Peano gli ha fornito personalmente. 11 pas­
Le sue osservazioni si possono così riassumere. Certi rilievi di P. Bou­
saggio dall’estensione parziale di una funzione alla sua estensione tota­
troux potrebbero far credere che I Principi della Matematica postulino
le è una difficoltà non solo per i matematici ma anche per i logici:
l’indefinibilità delle nozioni di ordine e di corrispondenza. È allora
in diversi punti del suo lavoro Russell sottolinea l’insufficienza del
opportuno ricordare che due capitoli di quel libro16 sono esclusiva-
proprio modo di esprimere la definizione estensiva. E P. Boutroux
mente dedicati alla definizione della nozione di ordine; mentre è vero,
dichiara per dare forza a questa tesi di aver preteso, per un eccesso
per altro verso, che la nozione di relazione viene assunta come indefi­
di prudenza, che anche Whitehead gli confermasse di essere su questo nibile. Questa circostanza, unita al fatto che i matematici considerano
punto in pieno accordo con Peano e con Russell. la corrispondenza come una relazione particolare e speciale, fa com­
Le sfumature all’interno della logistica sono pertanto molteplici e prendere perché P. Boutroux sia stato tratto in inganno a proposito
i problemi non pochi. Ma, anche volendo separare i logici in due della presunta impossibilità di definire la corrispondenza. Vi è poi
sole categorie — quella di coloro che, come Russell e Itelson, erigono nel discorso di P. Boutroux un’altra questione che merita di essere
la logica a scienza autonoma e indipendente, da quella sicuramente chiarita preventivamente: la differenza fra funzioni matematiche e fun­
più numerosa di coloro che identificano la logica con la forma di zioni della logica matematica. Queste ultime sono funzioni proposizio­
tutte le scienze — Couturat non troverebbe collocazione in nessuno nali, mentre quelle sono funzioni denotanti; le funzioni matematiche
dei due schieramenti. Il punto di vista di Couturat, precisa P. Bou­ sono casi particolari delle funzioni della logica matematica e possono
troux, è infatti molto più generico e molto più vago: egli pretenderebbe essere da queste definite, sia in intensione, sia in estensione. Ne conse­
di superare la citata ripartizione dello schieramento dei logici, conside­ gue che / Principi della Matematica devono essere considerati come
rando la logistica, sia come scienza autonoma, sia come forma genera­ un perfezionamento del sistema di Peano sulla definizione delle funzio­
le di tutte le scienze. È questa una convinzione che deriva da un’argo­ ni. L’avere dissolto probabili equivoci, imputabili a parere di Russell
mentazione destituita di ogni fondamento, quella pér la quale i postu­ alla propria mancanza di chiarezza, rende possibile contestare punto
lati della matematica sarebbero solo un caso particolare della logica per punto le diverse obiezioni di P. Boutroux contro la riduzione della
delle relazioni. matematica a logica. Il fatto che la matematica progredisca e che
Per rimettere ordine nel caos che le contraddittorie interpretazioni presumibilmente le costanti logiche che oggi ne costituiscono la fonda­
della logistica possono creare, P. Boutroux suggerisce di attenersi allo zione possano in futuro diventare inadeguate, non implica l’impossi-
stato dei fatti: la logistica è una scienza che si occupa di determinare
in forma preliminare definizioni e postulati di una particolare scienza,
mentre la matematica prende in considerazione gli elementi che danno 15. Cfr. B. Russell, Sur la relation des Mathématiques à la Logique, in «Revue
<! assetto al proprio sistema solo quando una determinata parte del pro­ de Métaphysique et de Morale», XIII (1905), pp. 906-916.
16. Si tratta dei capp. XXIV e XXV. Cfr. la nota 35 del capitolo II.
prio lavoro è giunta a conclusione. Ne consegue che i postulati sono

'i 67
66

V L/ ' ■>
bilità di un continuo arricchimento dell’elenco delle c--'
costanti logiche
tale da adeguarsi ai progressi delle matematiche. Se la corrispondi caré, con uno scritto che, a parte la linearità di pensiero, non ha
- -lenza nulla del noto stile letterario di questo grande matematico: la prosa
è una nozione indeterminata e tuttavia tale da dover essere necessaria
mente definita, non vi è nulla di strano che Peano abbia tentato di è cruda, l’ironia pesante, alcune esemplificazioni scadono nella
farlo attraverso la nozione di relazione e che nei Principi si tenti di
i volgarità18. La parte introduttiva del saggio è analitica ed estesa. So­
no apparsi negli ultimi anni numerosi lavori sulla matematica pura
migliorare la definizione di Peano facendola dipendere anche dalla
e.sulla filosofia della matematica, che hanno tutti un obiettivo comu­
nozione di funzione: a meno che non costituisca una colpa, si doman­
ne: isolare gli elementi logici del ragionamento matematico. Gli autori
da ironicamente Russell, il semplice fatto di avere condotto l’intera
che più di altri hanno contribuito a introdurre e svolgere questo genere
operazione con un metodo che ha cercato di evitare in ogni modo di ricerche sono Veronese e Hilbert, Whitehead, Peano e Russell. I
il ricorso a\Y intuizione. A parere di P. Boutroux, la teoria delle funzio­ loro lavori possono considerarsi come la fonte di una serie di articoli
ni è più estesa in analisi che in logica matematica. Egli ne è convinto nei quali Couturat ha cercato di sintetizzare lo stato della questione19.
perché crede che sia impossibile definire una funzione in tutta la sua Il pensiero di questi autori va però studiato separatamente, perché
estensione, e su questo punto ha ragione perché si riferisce alle funzio­ si possano accuratamente distinguere i loro confini teorici.
ni della matematica, cioè alle funzioni denotanti, non a quelle della Veronese e Hilbert restano ai margini della discussione. Veronese
logica matematica, cioè alle funzioni proposizionali. È evidente che non ha mai cercato di togliere a\V intuizione il posto che legittimamente
P. Boutroux non ha chiara questa differenza. La cosa non sarebbe le compete nelle matematiche. Hilbert, dal canto suo, ha cercato di
gran che rilevante, se egli non manifestasse a questo proposito una ridurre al minimo il numero degli assiomi della geometria e di darne
preoccupazione di origine psicologica: egli teme che la logistica, fon­ un’enumerazione completa. È possibile che Hilbert nella scelta di qual­
dando l’analisi ne condizioni gli sviluppi. Le argomentazioni di P. che assioma sia inavvertitamente incappato in un ricorso implicito al­
Boutroux contro la logistica sono tutte motivate da questo timore l’intuizione. Considerato però che la determinazione degli assiomi è
e sono estremamente interessanti perché ci aiutano a capire il rapporto solo un problema di scelta, eventuali errori di Hilbert non possono
psicologico del matematico con la propria scienza: dobbiamo però essere oggetto di critica in questa sede. È un distinguo già operato
! da Couturat: ha scomunicato Hilbert e non lo considera più un logico
; stare attenti a non confondere la psicologia del matematico con la
matematica. ortodosso. r
i' Whitehead, come Russell, si sente chiamato in causa e ritiene che Whitehead dice di condividere in gran parte le conclusioni di Rus­
il discorso di P. Boutroux gli imponga di fornire alcune chiarificazio­ sell, tuttavia il suo pensiero merita una precisazione. Non è affatto
ni17. Conferma che la logica matematica non può assolutamente es­ provato che il concetto insiemistico di corrispondenza abbia introdotto
sere interpretata come uno sviluppo tecnico dell’analisi, ciò non vieta in analisi una nozione nuova e affatto diversa da quella di relazione:
affatto che si possa esprimere l’analisi attraverso il simbolismo logico. «Pierre Boutroux ha affrontato la questione al Congresso di Ginevra
Vi è comunque una faccenda più delicata. Whitehead dichiara di aver e la discussione alla quale la sua comunicazione ha dato luogo prova
espresso sul prolungamento di una funzione in termini logici un parere almeno che la cosa non sia così chiara come i logici invece ritengono».
a caldo, cosa normale in una conversazione. Lamenta perciò che P. Peano e Russell hanno voluto rispettivamente estendere, all’aritmeti-
Boutroux si sia servito di questa affermazione per presentarla come ' ca e all’analisi, il lavoro fatto da Hilbert per la geometria. Peano
una conclusione maturata con la dovuta riflessione.
Inaspettatamente e prepotentemente entra nella contesa Henri Poin-
; 18. Cfr. H. Poincaré, Les Mathématiques et la Logique, in «Revue de Métaphysique
et de Morale», XIII (1905), pp. 815-835; XIV (1906), pp. 17-34.
17. Clr. A. N. Whitehead, Note, in «Revue de Métaphysique et de Morale» XIII 19. Poincaré fa riferimento a «1 Principi della matematica» pubblicati da Couturat
(1905), pp. 216-217. ’ sulla «Revue de Métaphysique et de Morale». Cfr. n. 36 del capitolo II.

68 69
ha anche trovato il modo di semplificare il discorso, creando un lin.
guaggio simbolico. Non vi è dubbio che il simbolismo possa rendere l’intera discussione verte su questo punto, perché è sulla natura degli
grandi servizi al progetto di Peano ma è altrettanto certo che Couturat assiomi che sia Russell, sia Couturat dimostrano di avere idee confuse.
gli attribuisca un’importanza esagerata e tale da meravigliare lo stesso Secondo i logici intransigenti, il principio d’induzione completa non
inventore di questo simbolismo. Elemento essenziale del linguaggio è né un assioma, né un giudizio sintetico a priori, bensì la semplice
di Peano sono dei segni algebrici capaci di rappresentare alcune con­ definizione del numero intero: in altre parole, una convenzione. Un
giunzioni logiche: questi simboli saranno comodi ma dire che siano primo problema è perciò quello di chiarire le differenze fra assiomi
destinati a rinnovare l’intera filosofia è tutta un’altra questione. Peano e definizioni. Couturat distingue la definizione diretta dalla definizione
ha giustamente chiamato la sua invenzione pasigrafia, termine che per postulato. La definizione per postulato si applica a una serie di
ne spiega pienamente il significato: essa è l’arte di scrivere un intero nozioni e consiste nell’enumerare le relazioni fondamentali che unisco­
trattato di matematica senza ricorrere alla lingua usuale. Si è poi volu­ no le nozioni del sistema fra loro. Queste relazioni consentono quindi
di dimostrare tutte le proprietà delle nozioni del sistema. Se si defini­
to elevare questo linguaggio simbolico a maggiore dignità, conferendo­
scono preventivamente tutte le nozioni, salvo una, questa sarà per
gli il titolo di logistica. Il richiamo a un termine militare trova con
definizione' l’oggetto che verifica quei postulati. In virtù di questo
ogni probabilità la sua giustificazione nella convinzione dei proponenti
tipo di definizione alcuni assiomi indimostrabili diventano definizioni
che l’applicazione del linguaggio di Peano alla logica di Russell impli­
mascherate. È un’operazione assolutamente legittima, osserva Poinca­
chi la possibilità di sconvolgere gli assetti della logica classica. Di
ré e ricorda di essersene personalmente servito per definire la
questa, in realtà, Russell ha dimostrato di sapere ampliare i confini
distanza20. Dato che in matematica esistere equivale a essere esente
con modifiche opportune e originali. Una delle più felici è quella di da contraddizione, la definizione per postulato può applicarsi legitti­
fare dipendere la logica delle classi dalla logica delle proposizioni. mamente salvo il caso di contraddizione. Ecco come si deve procedere.
È un accorgimento che consente di evitare la trasposizione del sillogi­
Quando siamo in presenza di un gruppo di postulati, dobbiamo in
smo alla forma ipotetica e che elimina pertanto uno degli inconvenienti primo luogo individuare tutte le proposizioni che da essi possono de­
vistosi della logica classica. Russell ha ancora inaugurato un nuovo dursi; dobbiamo poi assumere queste proposizioni come premesse e
settore della logica, quello della logica delle relazioni, introducendo dimostrare che nemmeno due di esse sono in contraddizione fra di
in logica le funzioni proposizionali a più di una variabile. Alla fine loro. Se queste proposizioni sono di numero infinito, una tale verifica
del suo lavoro, Russell è pervenuto alla convinzione che tutta la mate­ è di fatto assolutamente impossibile ma noi siamo comunque portati
matica pura possa dedursi da nove termini indefinibili e venti proposi­ a concludere che, se non abbiamo incontrato contraddizioni in un
zioni indimostrabili. Per tenere in piedi questo discorso, è necessario numero rilevante ed elevato di casi, non ne incontreremo mai. Questo
dimostrare che gli assiomi di Russell sono semplici convenzioni e che modo di procedere comporta un salto qualitativo dal finito all’infinito
la loro applicazione sistematica non genera in nessun caso contraddi­ che non può in nessun caso essere confuso con un’operazione di logi­
zione. Poincaré osserva che, quando si tratta di un numero finito ca, perché è un passaggio sintetico non analitico: esso implica un inter­
di applicazioni, la dimostrazione risulta abbastanza semplice; se invece vento attivo del nostro intelletto grazie al quale riteniamo di essere
si devono prendere in esame applicazioni di numero infinito, come in grado di ripetere una stessa operazione all’infinito, quando l’abbia­
accade in analisi, questa non contraddittorietà può solo essere postula­ mo già felicemente compiuta un certo numero di volte. Volendo espri­
ta, attraverso un ricorso implicito al principio d’induzione completa. mere lo stesso concetto in termini matematici, si deve dire che, per
La difficoltà è sfuggita a Russell ed egli si è di conseguenza convinto realizzare il passaggio finito-infinito, dobbiamo assumere il principio
che, una volta trovati gli assiomi giusti, tutta la matematica pura possa
dedursi con semplici operazioni meccaniche. Il vero nodo della que­
stione è allora quello di stabilire la natura degli assiomi di Russell- 20. Poincaré si riferisce a un suo scritto precedente. Cfr. H. Poincaré, Les géométries
5 non-euclidìennes, in «Revuegénéraledes Sciences pures et appliquées», Il (1891), pp. 769-774.

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d'induzione completa come un’assioma. Essendo infinita la serie dei
le la logistica dovrebbe essere una scienza normativa in grado di sem­
numeri interi, la definizione per postulato non può essere applicata
plificare il nostro modo di ragionare. Le sue obiezioni sono di diverso
al numero, né cardinale, né ordinale. Couturat fonda la definizione
tipo. La logistica non può accelerare i nostri modi di ragionare, perché
di numero cardinale sulla nozione di corrispondenza: due classi han­
non può essere più rapido un discorso in cui si procede con un passo
no lo stesso numero cardinale quando si possono stabilire fra i
per volta e nel quale si è obbligati ad esprimere ciò che di norma
loro elementi corrispondenze bi-uniformi. Cantor ha dimostrato che si sottintende. La logistica non produce conoscenze nuove, essa è ana­
questa definizione può essere applicata vantaggiosamente ai numeri litica e non sintetica: quando si deducono in forma corretta proposi­
cardinali infiniti. Il discorso di Cantor è ineccepibile, perché l’uso zioni da proposizioni il risultato finale è una tautologia. La logistica
operativo di quella definizione è perfettamente legittimo. Couturat non è fonte di chiarezza: lo dimostrano le antinomie cantoriane, l’as­
invece vuole servirsene per un intento filosofico. Il passaggio dal sioma di Zermelo, il teorema di Bernstein. Il vero errore tecnico della
livello operativo a quello filosofico incontra una difficoltà insormon­ logistica è l’uso di definizioni non predicative. Vi sono casi in cui
tabile: Cantor può accontentarsi di una considerazione intensiva del queste definizioni non hanno alcun significato e per attribuirglielo è
numero, mentre Couturat è costretto ad esaminarlo anche dal punto necessario ricorrere all’assunzione infinito attuale. Questo errore
di vista dell’estensione. In questo caso, per i numeri infiniti viene è imputabile a Cantor ma Russell se n’è reso conto e sta cercando
invocato in modo implicito quel principio d’induzione che si pretende di cambiare la teoria. È probabile che la zigzag theory e la no classes
definire. A parere di Couturat, inoltre, la teoria del numero ordinale theory decretino a breve la fine della logistica.
è il fondamento dell’aritmetica: essa si costruisce sui cinque assiomi Rispondono a Poincaré sia Couturat, sia Russell22. Couturat limita
di Peano, che sarebbero la definizione per postulato di «zero», «nu­ il suo discorso a una specifica obiezione, mentre Russell affronta il
mero» e «successore». Il terzo assioma di Peano21 ha però biso­ dibattito da un punto di vista generale. Couturat distingue l’esistenza
gno, per essere soddisfatto, di fare ricorso a serie infinite, richiama logica dall’esistenza matematica: se in matematica esistere significa
quindi in causa il principio d’induzione. Dovrebbe a questo punto assenza di contraddizione, l’esistenza logica è negazione della classe
essere chiaro che il principio d’induzione completa non può essere nulla. «Esistono degli a» significa affermare che la classe a non è
usato come definizione per postulato del numero intero: il principio il vuota. L’esistenza logica è una proprietà delle classi: se una definizione
d’induzione non è una definizione mascherata, né una convenzione. . è contraddittoria, non esiste una classe che possa dipendere da essa.
Il principio d’induzione è un assioma, cioè un’attività specifica del In logica quindi è resistenza che prova la contraddizione. Poincaré
nostro intelletto, un modo intuitivo di ragionare, in termini filosofici sostiene che in matematica esistere significa essere esente da contraddi­
un giudizio sintetico a priori. zione. Questa affermazione non è facile da sostenere come a prima
Dopo aver chiarito che la logistica non è in grado di definire il vista potrebbe sembrare: non si può preventivamente stabilire che tutta
numero intero e che di conseguenza non può fondare la matematica la matematica è esente da contraddizioni ma è la matematica nel suo
pura, Poincaré passa a discutere l’opinione di Couturat per la qua- insieme a costituire una verifica indiretta e a posteriori di questo stato
di fatto. La contraddittorietà di due postulati può essere resa manife­
sta solo da una deduzione totale di tutte le loro possibili conseguenze
ma questa è un’operazione impossibile perché infinita. Le matematiche
21. Il contributo di Peano all’assiomatizzazione è costituito dal sistema dei numeri
naturali: tutta la matematica pura si può descrivere attraverso la definizione per postula­
poi non si snodano come una serie di ragionamenti lineari: l’immagine
to di «zero», «numero» e «successore». Poincaré obietta che il terzo assioma di Peano I
faccia implicito ricorso al principio di ricorrenza, perché si riferisce alla serie infinita
dei numeri. Il terzo assioma di Peano recita testualmente: «Se una proprietà T vale 22. Cfr. L. Couturat, Pour la Logistique, in «Revue de Métaphysique et de Morale»,
per zero, e se, ogni volta che T vale per un numero qualsiasi x, vale anche per il XIV (1906), pp. 208-230; B. Russell Les Paradoxes de la Logique, in «Revue de Méta­
successore di x, allora T vale per ogni numero». physique et de Morale», XIV (1906), pp. 626-660.

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1 i.

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*
del ragionamento matematico è «una rete a maglie intrecciate»,
Non logica si preoccupano di risolverle, senza chiamare in causa l’intuizio­
ha perciò senso parlare del numero delle possibili deduzioni matemati­
che in un determinato momento storico, perché questo numero dipen­ ne. Questa infatti può essere adatta a risolvere le contraddizioni più
de dall’ordine che si vuole dare alle matematiche e quest’ordine è semplici ma non quelle dei casi limite o eccezionali. Non è poi esatto
a sua volta non oggettivo ma arbitrario. Per tutte queste ragioni è pensare che tutti i paradossi siano causati dall’ammissione dell’infinito
impossibile dedurre da n la non contraddittorietà di n + 1. Il fatto attuale, anche se è vero che la chiave di volta della loro soluzione
che non si siano rinvenute contraddizioni nelle prime n deduzioni, risiede nell’idea del circolo vizioso e nell’uso di definizioni non predi­
deve interpretarsi come una funzione di n e non come una sua proprie­ cative. Peano ha trovato per queste ultime una regola semplice e chia­
tà. Seguendo questa seconda strada, che è quella indicata da Poincaré, ra: «Tutto ciò che possiede una variabile apparente non deve essere
non potremo mai avere la certezza assoluta che non s’incontreranno uno dei valori possibili di questa variabile». I circoli viziosi sono un
contraddizioni passando da n a n + 1. Il principio d’induzione non fatto linguistico e in essi s’incappa quando una frase contiene delle
ha perciò alcuna efficacia matematica e non vi è alcun bisogno di variabili apparenti. I Principi della Matematica hanno cercato di sfug­
chiamarlo in causa. gire alla difficoltà delle variabili apparenti nelle classi e nelle relazioni
Russell riconosce la legittimità delle perplessità di Poincaré sulla considerandole un semplice fatto verbale. È una soluzione insoddisfa­
fondazione logica della matematica, dato che questa soluzione deter­ cente, sostenuta dall’intento di formulare i principi della matematica
mina dei paradossi. Si assume la responsabilità di una doppia enuncia- in aderenza alla teoria di Cantor. L’esito finale è ancora incerto e
zione del principio d’induzione, definendola «un tentativo di corregge­ occorrerà un lungo e paziente lavoro di analisi e di ricostruzione per
re una posizione difficile da mantenere». È drastico però nella difesa sperare di portarlo a termine. Un qualche risultato però può dirsi
di Peano. Non vi è un solo punto dell’opera di Peano che dia luogo conseguito: la logistica ha guadagnato alle matematiche campi in pre­
a contraddizioni. Tutto ciò che di essa si può dire è che i principi cedenza abbandonati alla filosofia.
non derivano esplicitamente dai ragionamenti ma non è una colpa La polemica sulla logistica segue uno strano percorso: iniziata
l’avere tentato di chiarire questo aspetto curioso dell’opera di Peano. come contrapposizione squisitamente epistemologica sulla natura ana­
Il punto su cui verte la polemica è comunque un’altro: Poincaré litica o sintetica dei principi della matematica, diventa per certi aspet­
crede che la logistica abbia il compito di bandire l’intuizione. È un’opi­ ti una sorta di dibattito sull’opera di Giuseppe Peano. Le valutazioni
nione inesatta. La logistica si serve dei metodi comuni a tutte le scien­ e gli apprezzamenti sono diversi e divergenti: Couturat considera
ze, pertanto le sue proposizioni prime devono essere evidenti per intui­ Peano il proprio maestro e Russell lo ritiene un matematico al livello
zione anche se la cosa non è indispensabile. Poincaré sa perfettamente di Leibniz e Newton, mentre Poincaré gli rimprovera di avere tradito
che, quando si hanno a disposizione sistemi diversi che soddisfano la vocazione scientifica per dedicarsi a un’arte improduttiva e sterile.
tutti certe condizioni, è preferibile servirsi di quello le cui proposizioni La disparità delle opinioni è il riflesso dello specifico rapporto che
primitive sono più generali e meno numerose. La logistica perciò non ogni singolo personaggio intrattiene con Peano. Un suo contributo
ha nulla contro l’intuizione, anche se ha il dovere di sorvegliarne l’uso alla polemica sarebbe stato quindi più che legittimo ed esso in effetti
e di eliminare gli errori imputabili agli abusi cui essa può condurre. ci fu ma in una maniera quanto mai discreta e sicuramente distacca­
Poincaré riconosce peraltro che la logistica ha già reso un servizio ta. Peano discute il teorema di Bernstein e l’antinomia di Richard,
alla filosofia: ha dimostrato che la logica classica e universalmente argomenti tirati in ballo da Poincaré a titolo d’esempio sulle contrad­
accettata aveva bisogno di alcune correzioni. dizioni della logistica. I suddetti lavori di Peano non fanno riferimen­
Non vi è alcun dubbio, prosegue Russell, che quando si cerca di to alcuno alla discussione che si svolge sulla Revue de Métaphysique
fondare la matematica sulla logica si entri in contatto con i transfiniti et de Morale e risulterebbe difficile collegarli alla polemica in atto
cantoriani e si vada incontro a delle contraddizioni. Gli studiosi di a Parigi se non ci fosse la garanzia della corrispondenza venuta
74 75
alla luce2-’. Gli scritti di Peano sono fortunatamente entrambi datati mero con le sole regole della matematica. L’uso del linguaggio comune
il che consente di stabilire con certezza che il primo è posteriore di ha determinato, nella definizione di un elemento, un’ambiguità che
qualche mese alla prima parte dell’intervento di Poincaré contro la può essere risolta solo con 1 intervento della logica matematica Spetta
logistica, mentre il secondo fa seguito alla seconda parte. Il fatto che a quest’ultima chiarire che da un termine non bene definito si possono
Peano si sia servito in questa circostanza del latino sine flexione e trarre conclusioni contraddittorie fra loro e che l’errore di Richard
dei Rendiconti del Circolo matematico di Palermo24 è un’ulteriore non è imputabile alla matematica, bensì alla linguistica.
prova della sua volontà di convincere gli scettici circa l’utilità del sim­
bolismo per i problemi logici delle matematiche, mentre desidera tener­
si fuori dalla discussione filosofica sui fondamenti. 3. Retroscena e significato della polemica
Peano fornisce un elenco completo delle antinomie venute alla luce
in seguito agli sviluppi della logica matematica e contesta decisamente La polemica sulla logistica occupa l’intero spazio di due anni (1904-
che esse possano imputarsi alla teoria cantoriana degli insiemi transfi­ 6) e per la sua durata, la sua complessità e l’eco che ne segue, interessa
I niti. Questa tesi è insostenibile, sia che si voglia ricollegarla all’assun­ a vari livelli una grande quantità di studiosi e non solo quelli più
i zione dell’infinito attuale, sia che la si voglia vedere come conseguenza o meno direttamente interessati agli sviluppi di questo nuovo settore
diretta della definizione analitica del numero intero. Peano sostiene di ricerca. Pur avendo avuto formalmente inizio in seno al Congresso
che in diversi periodi della sua storia la matematica è venuta a trovarsi internazionale di Ginevra, la polemica si svolge e si sviluppa come
in difficoltà a causa di ragionamenti difettosi. Gli errori di ragiona­ un evento circoscritto nell’àmbito della cultura francese. È questa una
mento sono la vera e sola causa delle antinomie: è perciò falso e considerazione che non va sottovalutata. Il Congresso di Ginevra è
fuorviarne addebitare alla logistica l’origine di esse. L’analisi dell’anti­ l’occasione che fa esplodere il profondo desiderio di rinnovamento
nomia di Richard può fornire una chiarificazione illuminante: essa che agita la cultura francese e ne stravolge gli organigrammi vecchi
dipende esclusivamente dall’avere formulato la definizione di numero ormai più di un quarto di secolo. É. Boutroux avverte che un numero
intero, sia servendosi della logica matematica, sia facendo ricorso al sempre crescente di studiosi subisce il fascino di Henri Bergson, l’uo­
linguaggio comune. Peano riconosce che il ricorso al linguaggio comu­ mo in grado di additare nuovi itinerari per la metafisica e di rinnovare
: ne era in questo caso inevitabile, dato che non si può definire il nu- radicalmente il linguaggio della filosofia. Queste innovazioni stanno
particolarmente a cuore all’ultima generazione degli allievi di Boutroux
23. Ci si riferisce, oltre che alla corrispondenza fra Couturat e Peano di cui si è e creano una situazione curiosa, perché diffondono la convinzione
detto alla n. 33 del precedente capitolo, anche a quella fra Couturat e Russell ritrovata che l’intuizionismo, caro al loro Maestro e così radicato nella tradizio­
quest’ultima da A. F. Schmid presso il «Centre de documentation et des études sur ne culturale del paese, debba essere bandito dalla filosofia delle scien­
la langue internationale» di La Chaux-de-Fonds in Svizzera, cantone di Neuchàtel. Trat­
tasi di 198 esemplari fra lettere e cartoline postali. La stessa Schmid dà notizia di ze. Accade allora che personalità del livello di Borei, Lebesgue e Poin­
un ritrovamento di altre 21 lettere di Couturat a Russell presso ['«Archivio B. Russell» caré vengano a trovarsi in uno stato di relativo disagio, perché i giova­
di Hamilton (Canada). Cfr. A. F. Schmid, La correspondance inèdite Couturat-Russell, ni studiosi intraprendono in sede epistemologica le più svariate iniziati­
in Aa.Vv., Louis Couturat, Paris, P.E.N.S., 1983, pp. 81-96.
24. Cfr. G. Peano, Super theorema de Cantor-Bernstein, in «Rendiconti del Circolo ve. In realtà, si tratta solo di progetti di breve durata ma al momento
matematico di Palermo», XXI (1906), pp. 360-366. L’articolo fu ripubblicato, unita­ • accrescono la confusione. Bergson, dal canto suo, incoraggia questo
mente a una Additione, nella «Rivista di Matematica», XVI (1906), pp. 136-142. Una stato di cose per crearsi spazio e accelerare il processo di cambiamento:
lettera di Couturat a Peano, datata Parigi 6 agosto 1906, testimonia che Peano aveva
sottoposto al parere di Couturat l’articolo su Bernstein prima di pubblicarlo. Couturat favorisce perciò le intraprese di vecchi allievi di Émile Boutroux anche
non sembra soddisfatto del lavoro. Scrive infatti: «Sul merito del problema mi risulta quando risulterebbero incompatibili con alcune sue convinzioni filoso­
difficile giudicare; tanto più che ho tradotto e fatto stampare la risposta di Russell, fiche. È questo, nei suoi tratti essenziali, lo scenario che fa da sfondo
che mi sembra completa e decisiva. Bisognerebbe indicare più chiaramente che voi
parodiate l’argomento di Poincaré, applicandolo alla definizione della differenza». alla polemica sulla logistica. Esso è particolarmente interessante, non

76 77

l
solo perché Couturat è uno dei personaggi che più si agitano in questo rispondere. Siete libero anche voi di farlo, se Io vole-
interessato a
periodo di fermento e che proprio al Congresso di Ginevra r\._ stringe . Altrettanto esplicito è il suo desiderio di trarsi in disparte do-
te»28- - fomentato lo scontro: «È un cattivo metodo, polemico e fazio-
con Bergson uno stretto legame di frequentazione culturale, ma soprat­ po aver
tutto perché documenti venuti alla luce dimostrano ampiamente che [quello di Boutroux], perciò non gli risponderò!». Couturat si sente
so
origine e sviluppo della polemica devono addebitarsi alla esclusiva e nella disputa e tenta ogni mezzo per coinvolgere Peano ma
isolato
personale iniziativa di Couturat. la cosa non e-- riesce nemmeno quando arriva al limite della provoca-
gli
Quando Pierre Boutroux decide di pubblicare le sue riflessioni zione: «Vedrete nel numero della R. Mét. di questo mese la risposta
riflessioni sulla
sulla di Russell alle critiche di Boutroux: egli vi difende quand’è necessario
nozione di corrispondenza, Peano pensa che sia sufficiente obiettare
che il concetto logico di corrispondenza non deve essere confuso con (sono io che ho tradotto l’intero articolo dall’inglese). Whitehead vi
quello analitico di relazione. Couturat non è d’accordo e scrive a Pea­ ha aggiunto una nota per protestare contro \'abuso che Pierre Bou­
no testualmente: «La memoria di Pierre Boutroux apparirà sulla Re- troux ha fatto di una conversazione avuta con lui».
vue de Métaphysique et de Morale di novembre, ed è importante che La tensione si accresce, quando diventa certo che Poincaré è sul
lo stesso numero ne contenga una confutazione piena»25. Couturat procinto di partecipare alla contesa. Couturat ne dà notizia a Peano
non intende limitare il discorso a un semplice rilievo tecnico, bensì
> e, per impegnarlo nella difesa della logistica, gli propone tre diverse
alternative. Controllare un articolo che Couturat redigerà contro Vin­
aggredire la tesi filosofica di Pierre Boutroux: si deve prendere posizio­
tuizionismo e contro Poincaré, partecipare in prima persona alla stesu­
ne contro l’intuizionismo e difendere la tesi logicista di Russell. Di
ra di un tale articolo o «.redigere un’apologià separata»29. Peano non
una tale impresa Couturat si sente il profeta anche se nutre dubbi
muta atteggiamento e sceglie la soluzione che meno lo impegna, cioè
sulle propria capacità di confutare Pierre Boutroux sul terreno della
la prima. Eppure, in questa nuova circostanza, alcuni timori di Coutu­
logica matematica. Chiede pertanto lumi a Peano, sia sulla differenza
fra l’inversione delle funzioni e la conversione delle relazioni, sia su rat sembrano pienamente fondati: «Se egli [Poincaré] risponde, por­
tando la questione sul terreno matematico (nel quale è avvantaggiato
quella fra le funzioni delle funzioni e i loro prodotti relativi; vuole
nei miei confronti), potreste intervenire voi, replicandogli con l’autori­
infine conoscere i rapporti che intercorrono fra il sistema logico di
Drach e la tesi di P. Boutroux. Peano soddisfa queste richieste al tà e la competenza che mancano a me. Alcuni lettori hanno osservato
che la sua [di Poincaré] tattica è di prendermi da parte (da solo)
punto che Couturat si dice sicuro di poter schiacciare l’avversario26.
e di tralasciare i maestri, cioè voi e Russell». Couturat questa volta
La situazione cambia nei primi mesi del 1905, quando Couturat
ha pienamente ragione: Poincaré non interviene apertamente in soccor­
viene a conoscenza del fatto che Pierre Boutroux si è messo in contatto
so di Pierre Boutroux, né contro il logicismo di Russell ma solo per
con Whitehead e con lo stesso Peano. Questa cosa lo sconvolge: «Ciò
contestare le conclusioni che Couturat ha tratto da alcuni sviluppi
che vi è di fazioso nel suo [di Boutroux] comportamento è che abusa
della logica formale e, cosa assai strana, per difendere il kantismo30.
di qualche spiegazione che gli avete fornito voi e Whitehead, per girar­

la contro Russell»27. Lo scritto di Pierre Boutroux è teso a contesta­


re l’attacco polemico e duro di Couturat. Questi lo sa perfettamente 28. Ivi.
ma vuole chiamare in causa i compagni di cordata. La sua richiesta 29. Lettera inedita di Couturat a Peano da Parigi 21 novembre 1905.
è esplicita: «Ho giustamente impegnato Russell che è il più diretto 30. L’atteggiamento di Poincaré nel confronti del neocriticismo è ancora tutto da
studiare. Agli inizi degli anni Novanta, Poincaré ha una .polemica ’ i con Renouvier a
proposito dei fondamenti della geometria ma quandoq L deve‘ definire .i a,
due assiomi basilari
dell’aritmetica e dell’analisi, cioè la teoria dei gruppi di sostituzioni lineari e il principio
25. Della polemica c con "Boutroux, Couturat parla a Peano in due lettere inedite:
da Bois-le-Roi 2 ottobre 1904 e da Parigi 8 novembre 1904. La citazione nel testo di ricorrenza, Poincaré sostiene che essi sono dei principi sintetici a priori. Con questa
?re 1904 espressione Poincaré intende un certo modo di funzionare del nostro intelletto ma usa
è riferita alla prima.
! 26. Lettera inedita di Couturat a 1Peano da Parigi 8 novembre 1904. Cfr. nota precedente. la terminologia kantiana perché crede che questo suo modo i---- di argomentare sia assimila­
27. Lettera inedita di Couturat bile a quello di Kant. Il lettore interessato può consultare: te Poincaré, On thè founda-
:t a Peano da Parigi 2 agosto 1905.

79
78
n
ria alle intenzioni di Peano che ritiene quest’opera già conclusa. Le
Lo scontro si svolge quindi tutto sul terreno della filosofia francese ; differenze fra i due autori hanno radici profonde e risalgono al loro
Russell e Peano se ne rendono conto e mettono in atto una tattica
diverso modo di considerare la logica. Per Peano, essa è un sistema
congiunta: essere prodighi di consigli verso Couturat sènza
di operazioni con una propria struttura interna capace di riferirsi a
intervenire31. Oltre che lamentarsi di questa negligenza sia con Rus­
oggetti indeterminati. Per Russell invece, la logica è uno strumento
sell, sia con Peano, Couturat attentamente svicola dal tema che inte­
per affrontare la problematica dei fondamenti attraverso la teoria can-
ressa Poincaré e affronta una questione specifica e marginale: la diffe­
toriana degli insiemi. A Peano il problema fondazionale non interessa
renza fra la nozione di esistenza in logica e in matematica. Poincaré minimamente, perciò si è munito di uno strumento che ha il semplice
allora, dando ampia prova che il suo obiettivo, proprio come quello
scopo di descrivere la matematica movendo arbitrariamente da uno
di Couturat, è la filosofia della matematica, è costretto a venire allo qualsiasi dei suoi elementi. L’equivoco si è determinato perché Peano
scoperto e a chiamare direttamente in causa con il suo secondo inter­ ha fatto esplicito ricorso alla teoria degli insiemi. Questo ricorso è
vento sia Russell, sia Peano. Entrambi entrano nella polemica ma però puramente strumentale e Peano non si preoccupa di vagliare i
si dividono accuratamente i compiti: Russell discute la teoria dei para­ *
fondamenti logici della teoria di Cantor. L’affermazione di Russell,
dossi e difende la logica matematica di Peano, quest’ultimo si limita secondo la quale Peano definendo le relazioni logiche per mezzo delle
a contestare alcune osservazioni tecniche di Poincaré. funzioni matematiche segua solo una diversa metodologia, è la prova
Questo intricato modo di procedere prova quanto diverse siano le più evidente dell’equivoco: la scelta di Peano è il segno inequivocabile
posizioni dei singoli autori della pretesa corrente logistica e come in di una filosofia della matematica diversa e contrapposta a quella di
fondo all’interno di essa la valenza epistemologica del problema preoc­ Russell. Su questo punto, Peano non interviene mai direttamente ma
cupi in primo luogo Couturat. Esistono differenze profonde fra il la cosà si spiega perfettamente con la sua ripetuta affermazione di !
pensiero di Peano e quello di Russell, così pure fra gli obiettivi di
essere incompetente in questioni di filosofia.
Russell e quelli di Couturat. Il fatto è che gli interessati non se ne L’equivoco di Couturat è ancora più macroscopico e risulta dalla
rendono conto. Russell è convinto di avere perfezionato il sistema corrispondenza che egli si scambia con Russell durante gli anni della
di Peano: ha trasformato invece un sistema ausiliario per l’assiomatiz- polemica32. Russell è preoccupato: si rende conto che da un punto
zazione dell’aritmetica a metodo per la trattazione della teoria dei di vista matematico sarebbe auspicabile procedere sempre attraverso
fondamenti. Più vicino a Frege, Russell crede che il simbolismo possa nozioni definite estensivamente ma, quando passa a livello logico, in­
riferirsi a una propria ontologia, mentre Peano crea il simbolismo contra difficoltà che può risolvere solo con metodi intensionali. Coutu­
come strumento linguistico utile per un’esposizione analitica della ma­ rat, in un primo momento, studia la logica simbolica solo dal punto
tematica. L’idea di Russell di perfezionare il Formulario è contra- di vista tecnico e non vede le implicanze filosofiche che Russell ha
individuato nell’opera di Peano. La sua conversione alla logistica ma­
tura molto lentamente ma, quando questa conversione si verifica, egli
tions of geometry, in ”The Monist”, IX (1898), pp. 1-43; C. Renouvier, La philosophie assume la teoria logica di Russell a schematismo trascendentale delle
de la règie et du compas ou des jugements syntetiques a priori dans la géométrie élémen-
taire, in «La Critique Philosophique», V (1889), pp. 337-348.
leggi del pensiero, trasforma la logistica in manifesto filosofico e sotto­
31. Non essendo venuta alla luce la corrispondenza fra Peano e Russell, la notizia valuta i problemi tecnici che essa solleva. Non si rende conto che
è stata ricavata indirettamente: fra le lettere di Couturat a Peano è stata ritrovata l’opera di Russell è diversa da quella di Peano, sia sotto il profilo
una cartolina postale di Couturat a Russell, datata 1906 e relativa alla polemica con
Poincaré. È facile dedurre che Peano e Russell si sono consultati sul da farsi, come
risulta dai loro comportamenti sufficientemente omogenei. Lo stesso Russell nella sua
Autobiografia scrive testualmente a proposito di Couturat: .«Per un certo periodo Cou­
turat fu un ardente sostenitore delle mie idee in fatto di logica matematica ma non intense negli anni 1904-
32. Le lettere fra Couturat e Russell sono particolarmente
era sempre molto prudente, e durante il mio lungo duello con Poincaré mi risultò alla polemica sulla logistica.
1906: circa un quarto dell’intero carteggio è dedicato
gravoso dover difendere Couturat oltre me stesso». B. Russell, Autobiografia, cit., p. 219.

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tecnico, sia sotto il profilo filosofico ma soprattutto non crede di
avere egli stesso dato una lettura filosofica dell’opera di Russell che in un àmbito diverso da quello filosofico. Per Peano, quel principio
quest’ultimo non può condividere fino in fondo. è solo un punto di partenza per una descrizione deduttiva dell’intera
Sul fronte opposto, non è che le cose siano tanto diverse. Pierre matematica.
Boutroux si astiene dal manifestare nei confronti della logistica ostilità Una tale negligenza, e in un uomo della statura di Poincaré, non
gratuite e entusiasmi prematuri, riesce in questo modo a proiettare può che lasciare perplessi. Per poterla comprendere, non basta affer­
un’ombra su quella connessione fra Peano e Russell che rimarrà per mare che Poincaré è stato tratto in inganno dall’intervento di Couturat
tanto tempo uno degli stereotipi della storia della logica contempora­
S e si deve ritornare a quanto si diceva all’inizio di questa storia. La
nea. Pierre Boutroux rivendica il ruolo fondazionale dell’intuizione polemica sulla logistica si gioca tutta sul terreno della filosofia francese
del primo decennio del secolo. Essa è uno dei tanti sintomi del disagio
per difendere l’allargamento progressivo delle conoscenze matematiche
in cui versa quella filosofia: gli sviluppi della scienza ottocentesca han­
e sembra trovarsi in linea, sia con la tradizione filosofica francese,
sia con il versante matematico di quella cultura. no reso molto più problematica che in passato la possibilità di collega­
re sapere filosofico e conoscenza scientifica. Per questo motivo, la
La posizione di Poincaré nel contesto della polemica è completamen­
polemica iniziata a Ginevra come un desiderio di chiarire la portata
te diversa. Pierre Boutroux solleva legittimi dubbi su alcune affrettate
della nuova logica matematica, sfocia in una requisitoria sulla fonda­
conclusioni dei logicisti, mentre Poincaré attacca senza mezzi termini
zione logica della matematica. Couturat e Poincaré sono gli effettivi
la logica matematica nel suo complesso: la logica è di per se stessa
protagonisti di questo sconvolgimento, perché impersonano ciascuno
sterile e non può avere alcun ruolo nella costruzione delle matemati­
per proprio conto un ruolo preciso: Couturat è la voce dei giovani,
che. Questo atteggiamento dichiaratamente ostile impedisce a Poincaré
che si affianca alle proposte di Bergson per un rinnovamento radicale
di comprendere quelle sfumature interne allo schieramento avversario
della filosofia francese, mentre Poincaré assume l’inadatto ruolo di
che Pierre Boutroux ha invece con tanta accortezza evidenziato. difensore di quella tradizione culturale contro la quale aveva per certi
Poincaré ha un’idea di Peano che gli viene attraverso la doppia aspetti lottato33. La verità è che sia Couturat, sia Poincaré sono pro­
mediazione di Russell e di Couturat ma non si preoccupa minimamente fondamente convinti, anche se con motivazioni fra loro contradditto­
di capire cosa Peano pensi in realtà: gli basta conoscere quel che rie, che la filosofia della matematica sia il fondamento della teoria
dice Couturat come portavoce di certi logici. Poincaré lo dichiara aper­ generale della conoscenza. Ciò dimostra, in conclusione, che, nono­
tamente, quando afferma che: «A nessun costo si sarebbe inflitto il stante le divergenze profonde, entrambi i contendenti sono sostanzial­
supplizio di leggere il Formulario». La pregiudiziale antilogistica porta mente incapaci di rompere il legame con l’elemento propulsore della
quindi Poincaré a esprimere giudizi infondati sull’opera di Giuseppe tradizione culturale francese, che, pur nelle diversità di prospettive,
i
Peano, a non capire che Peano è estraneo al programma filosofico prosegue intatta lungo la linea che si sviluppa da Descartes a Comte
della logistica e soprattutto a non apprezzarne dovutamente il sistema e si sostanzia nell’insopprimibile desiderio di tenere legati a doppio
assiomatico, utile anche per certi settori della matematica che lo stesso filo lo spirito scientifico e quello filosofico.
Poincaré coltivava.
11 vero punto di rottura fra Poincaré e Peano è il diverso modo
di considerare il principio di ricorrenza. Per Peano, questo principio
è analitico e viene assunto come definizione per postulato delle tre 33. Ci si riferisce a diverse polemiche che Poincaré ha avuto con autori francesi,
idee primitive dell’aritmetica. All’opposto, per Poincaré, quel princi­ sia a proposito dei fondamenti della geometria, sia a proposito dei principi della fisica
o del principio di ricorrenza. La più famosa è quella con È. Le Roy, seguace di Bergson,
pio è sintetico: non c una definizione ma un assioma, cioè una delle sul valore della scienza e sull’idea di numero ma Poincaré aveva già avuto una polemica
funzioni del nostro intelletto. Poincaré, solo per motivi pregiudiziali, con Bergson a proposito delle teorie del tempo e dello spazio. Il lettore interessato
non si preoccupa di appurare che Peano si serve di quel principio può consultare i numeri della «Revue de Métaphysique et de Morale» degli anni 1896,
1899, 1904.
82
I 83
4. Altri scritti di logica lezioni, Couturat sceglie un tema polemico: La Logica formale e la
Filosofia contemporanea f La prolusione discute gli aspetti filosofici
Nello stesso periodo in cui pubblica la traduzione francese de I del problema. Il potere della ragione deve essere il punto di partenza
Principi della Matematica di Russell e ancora prima della polemica di ogni filosofia degna di questo nome, bisogna perciò riscrivere di
sulla logistica, Couturat realizza un progetto cui attende da diversi sana pianta la critica della ragione pura e servirsi per questa operazio­
anni, un lavoro storico sull’algebra della logica. Il volume appare nella ne della moderna logica formale. La critica può cominciare solo quan­
collana «Scientia» delle edizioni Gauthier-Villars34. Il testo è in so­ do la logica formale è giunta a compimento, perché la logica formale
stanza un’accurata esposizione tecnica dell’algebra della logica sorretta è la prefazione necessaria, la propedeutica di una filosofia veramente
da frequenti richiami al contesto storico. I progressi dell’algebra della critica: solo la logica formale può infatti scoprire e determinare even­
logica vengono analizzati lungo la linea che va da Boole a De Morgan tuali limiti della ragione. Attraverso la logica formale impariamo a
fino a Schròder e Whitehead. Nel commentare questi sviluppi, Coutu­ distinguere i ragionamenti veri da quelli falsi, acquistiamo abitudini
rat osserva che la moderna logica è un sistema chiuso al pari di quella di rigore scientifico, perfezioniamo il nostro senso critico. La logica
antica e che gli attuali processi di formalizzazione vanno poco più formale ci fa conoscere le leggi del pensiero e ne scopre limiti e risorse.
in là di quelli della logica classica. Il solo vero pregio di questa nuova Essa però non s’identifica con l’intera ragione, per questo motivo
tecnica è quello di consentire un’esposizione formale della teoria can- essa è cosa diversa dalla filosofia. La filosofia è critica, anche dei
toriana degli insiemi, considerandola sotto il profilo delle relazioni principi e delle leggi della logica formale. Vi è quindi un particolare
d’identità e d’inclusione. Couturat esprime perciò l’augurio che l’alge­ / settore della filosofia, quello speculativo, che, per il tramite della logi­
bra della logica possa svilupparsi nella direzione del calcolo delle rela­ ca formale, verifica l’esattezza della metodologia delle scienze. Attra­
zioni. Il problema è di attualità grazie agli studi di Peano e di Russell: verso questo processo di verifica, la filosofia speculativa costruisce
questi autori stanno infatti cercando di fondare il calcolo delle relazio­ l’epistemologia, la teoria generale della conoscenza e infine la metafisi­
i
ni, rifacendosi alle ricerche iniziate da Leibniz e continuate da Peirce. ca. La logistica perciò è solo uno strumento di analisi a disposizione
ì
Il futuro dell’algebra della logica dipende dal calcolo delle relazioni, della filosofia speculativa. Il discorso dimostra che il progetto filosofi-
perché questo settore coincide con la logica delle matematiche: il pro­ co di Couturat non è in sostanza cambiato dagli anni giovanili. Solo
gresso di questo tipo di calcolo è quindi il solo a poter spianare il ì
cammino verso la fondazione della matematica pura. Allo stato della
questione, conclude Couturat, si può dire che l’algebra della logica st’ultima notizia è le più diffusa in Italia. Da una ricerca personale, compiuta presso
sia una logica matematica per la sua forma e per il suo metodo ma gli archivi del Collège, risulta che la proposta di nomina di Couturat quale supplente,
non bisogna confonderla con la logica delle matematiche. limitatamente al primo semestre dell’anno acccademico 1905-1906, venne avanzata diret­
tamente da Bergson, secondo le consuetudini dell’istituto in questa materia, in data
Nel pieno sviluppo della polemica con Poincaré, un altro evento 27 ottobre 1905 [A.C.F. CXII-Bergson-46]. Esiste agli atti la lettera di accettazione
importante viene a incidere sulla vicenda culturale di Couturat. Henri di Couturat con l’indicazione del corso Histoire de la logique formelle moderne, datata
Bergson lo propone, e lo fa accettare, come proprio supplente al Collè­ 4 novembre 1905 [A.C.F. Al-Couturat-1], Dal verbale del Consiglio di Amministrazione
del Collège, 26 marzo 1906 [A.C.F. - G IV-G/28k] risulta che, sempre su richiesta
ge de France per l’anno accademico 1905-635. Per questo corso di di Bergson, la nomina di Couturat fu estesa al secondo semestre. Il registro delie presen­
ze dei professori di quell’anno accademico contiene 40 firme di Couturat, esattamente
il numero previsto per un intero corso. Couturat tenne lezione ininterrottamente dall’8
34. L. Couturat, L’Algèbre de la logique, Paris, Gauthier-Villars, 1905. dicembre 1905 al 20 aprile 1906, il martedì (ore 9.00-10.00) e il venerdì (ore 10.00-11.00),
35. A proposito dell’insegnamento di Couturat al Collège de Franca esistono varie inclusi i giorni festivi com’è conseutudine dell’istituto. Risulta inoltre che nel 1903
versioni: Lalande sostiene che Couturat ha sostituito Bergson solo per il primo semestre Couturat aveva presentato al Collège, senza successo, la propria candidatura per la
dell’anno accademico 1905-1906; Benaerts dice invece che Couturat sostituì Bergson cattedra di «Storia generale delle scienze»; l’insegnamento fu affidato a Paul Tannery.
per quell’intero anno accademico; autori meno informati ritengono infine che Couturat 36. Il testo è riprodotto con lo stesso titolo nella ”Revue de Métaphysiqùe et de
sia stato chiamato dall’ami.unistrazione del Collège come successore di Bergson. Que- Morale», XIV (1906), pp. 318-341.

84 85

*
>3 V
1

" a internazionale. La moglie, per altro verso, dopo


lingUa
ganda di Couturat, ha proseguito la battaglia per la lingua interna-
due sono le novità di rilievo: la matematica pura si fonda sulla logica

la morte e sostenuto con efficacia e passione le idee del marito sull’argo­
delle relazioni e non sull’idea generale di grandezza, conseguentemente
zionale ha fatto dono della biblioteca e dei documenti dello scomparso
mento
lo strumento della filosofia speculativa non è la sintesi a priori kantia­ alVÉcole Normale Supérieure in ragione degli obblighi morali che Louis
na bensì la logistica.
Couturat riteneva di avere contratto con questa istituzione, e ha infine
Sfortunatamente, le altre lezioni di Couturat al Collège de France
curato la pubblicazione dei lavori rimasti allo stato di manoscritti e
non sono state pubblicate, né sono stati ritrovati i relativi appunti.
Abbiamo però a loro riguardo alcune notizie. Sappiamo, innanzi tutto,
di appunti39.
che queste lezioni ricostruiscono la storia della logistica da Boole a
Russell: sarebbe pertanto particolarmente interessante capire con quali
I
argomentazioni Couturat trova il modo di giustificare la continuità
fra algebra della logica e logica matematica, e in particolare il passag­
gio da Schròder a Peano. È Lalande a fornirci le indicazioni sul conte­
nuto delle lezioni di Couturat al Collège3''. Lalande ci fa ancora sa­
pere che esse avrebbero dovuto trovare collocazione in un volume
della collana «Scientia» dell’editore Gauthier-Villars. Di questa notizia
esiste una conferma indiretta. Diversi volumi di quella collana di que­
gli anni elencano sul frontespizio i lavori in preparazione: fra di essi
figura un lavoro di Couturat dal titolo Storia della Logistica. Scriven­
do a Peano, che gli chiede notizie di questo lavoro, Couturat dice
di non aver avuto il tempo per risistemare i relativi appunti38. È dif­
ficile dare credito a questa affermazione, perché sempre Lalande so­
stiene che Couturat si sia servito proprio di questi appunti per redigere
nel 1912 la voce «Logica» dell’Enciclopedia internazionale delle scien­
ze filosofiche. Lalande sostiene inoltre di avere trovato fra le carte
dell’amico scomparso un manoscritto sulla Logistica datato 1906 e
di non averlo pubblicato per assecondare la volontà di madame Coutu­
rat.
Il susseguirsi di queste notizie spinge a credere che Couturat abbia 39. Madame Couturat è un personaggio che per certi aspetti rimane avvolto nel
volutamente evitato di pubblicare questa sua storia della logistica e mistero: si sa che era una cugina di Couturat e che il loro matrimonio, dal quale
non nacquero figli, è stato celebrato il 21 aprile 1896. Risulta dalle liste degli invitati
che la moglie abbia poi voluto assecondare il desiderio del marito che madame Couturat ha partecipato a tutti e quattro i Congressi internazionali di
I: K scomparso. Couturat, infatti, in seguito alla polemica con Poincaré filosofia nei quali il marito ha tenuto relazioni. Madame Couturat ha lavorato per
e ai noti dissensi con Peano e Russell, non si è quasi più interessato la diffusione della lingua ido in seguito alla scomparsa del marito e ha donato l’intera
'I biblioteca di Couturat all’École Normale Supériéure, attualmente costituita in «Fond
ai problemi della logica matematica e ha definitivamente rinunciato I Couturat». Madame Couturat ha partecipato ad altri congressi di filosofia e soprattutto
all’insegnamento universitario per dedicarsi agli studi e alla propa- al primo Congresso internazionale di Filosofia delle scienze nel 1935. Le ultime notizie
sulla sua vita risalgono al 1936: il 25 maggio di quell’anno dava comunicazione in
un suo pubblico intervento di non avere rinvenuto le lettere di Frege a Couturat. A
37. Cfr. A. Lalande, L’oeuvre de..., cit., p. 667.
38. Lettera inedita di Couturat a Peano da Bois-Le-Roi 2 ottobre 1907. Couturat tutt’oggi non ci è dato conoscere il suo nome, né il suo cognome da nubile.
parla diffusamente della lingua internazionale ma si dimostra restio ad affrontare il
discorso sulla logica matematica.
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86

. 71'
4. Logica e linguaggio
Esperantista. L’istituto nel giro di due soli anni apre ben 47 sedi in
quasi tutti i paesi europei e anche in alcuni extraeuropei. I risultati
positivi vengono celebrati nella relazione dell’anno 1907, con la quale
la segreteria generale della Delegazione ricorda ancora che si è ottenuta
l’adesione alla causa esperantista di ben 310 società di vario tipo e
di oltre 1250 membri di Università e Accademie, e che l’esigenza della
lingua internazionale è particolarmente sentita negli ambienti europei
commerciali e culturali1.
Il successo convince alcuni capi esperantisti che siano maturi i tempi
per realizzare la parte politica dell’impresa e per chiedere all’Associa-
zione internazionale delle Accademie di pronunciarsi sull’utilità sociale
1- Il Comitato
dell’adozione di una lingua ausiliaria internazionale. I dirigenti provo­
Gli anni centrali del primo decennio del secolo XX sono sicuramente cano gli entusiasmi della base, sostenendo che si può giungere al coro­
i più significativi per l’attività di Louis Coqturat. È in questo periodo namento del lavoro svolto con un anno di anticipo sulle previsioni.
che egli compie i maggiori sforzi per un rinnovamento della filosofia Couturat aveva infatti previsto che non sarebbe stato possibile chiedere
francese e cerca di farlo passare attraverso l’accettazione dell’algebra la pronuncia della Accademie prima del 1908. Ancora una volta però
della logica e della logica matematica di Peano e di Russell, pur sapen­ gli interlinguisti devono prendere decisioni importanti senza raggiunge­
do che queste tecniche sono poco congeniali alla cultura filosofica re un pieno accordo fra di loro: la fazione decisamente esperantista
francese. È sempre in questo periodo che Couturat consegue il massi­ è favorevole a questo processo di accelerazione, mentre i seguaci di
Couturat sono molto più prudenti. Sebbene Couturat ricordi, nella
mo successo accademico divenendo il sostituto di Bergson al Collège
de France. È ancora in questi anni che egli ottiene i risultati migliori riunione della Dali del marzo 1907, che sul piano strettamente scientifi­
nel lavoro di diffusione della lingua internazionale. Quest’ultimo suc­
co non sono stati realizzati quegli approfondimenti che consentirebbe­
ro alle Accademie di esprimere un parere motivato qualora volessero
cesso è dovuto all’amicizia di Couturat con il linguista tedesco E.
Peus. Peus avvia un programma di politicizzazione dell’internazionali­
accettare di trattare la questione della lingua internazionale, i suoi
avversari mettono ai voti la decisione di agire neH’immediato e otten­
smo linguistico, lo fa accettare ai capi socialisti europei e riesce a
gono una schiacciante maggioranza. Si decide quindi di avanzare la
diffonderlo fra le masse operaie. La campagna viene impostata su
richiesta formale di adozione alla sessione di lavori che l’Associazione
l, questo slogan: «i lavoratori di tutto il mondo potranno unirsi solo
i internazionale delle Accademie terrà a Vienna il 29 maggio 1907. In­
se parleranno una stessa lingua». L’esperanto perciò viene diffuso at­
sorge però una difficoltà burocratica. L’istanza avanzata dagli espe­
traverso un’organizzazione capillare di scuole serali per lavoratori affi­
rantisti non rientra nei compiti statutari delle Accademie scientifiche
date a insegnanti specializzati. Couturat per suo conto trova un altro
e letterarie, ci si chiede quindi se la questione proposta possa legittima-
fertile terreno di diffusione, il mondo dello sport. Alle più importanti
mente essere inserita nell’ordine del giorno della sessione. I membri
manifestazioni sportive internazionali vengono inviati esperti di lingua
che rappresentano le varie Accademie nella commissione incaricata
jf esperanto che sensibilizzano gli atleti, gli organizzatori e gli addetti
ai lavori al problema dell’internazionalismo linguistico. Queste iniziati­
« ve vengono abilmente sostenute dal settore
settore amministrativo dell’impre­ 1. La relazione è datata 2 maggio 1907. È Couturat a sottolineare l’importanza della
sa: proprio nel 1905 viene inaugurata a Londra la Banca Centrale lingua internazionale per la comunicazione commerciale. Gli «Atti» della Dali sono
—i a Londra la in parte rinvenibili presso il «.Centre de documentation et d’études sur la langue Interna­
tionale», La Chaux-de-Fonds (Neuchàtel), Svizzera.
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i
»
i gio di tutti coloro che, illusi in un primo momento dall’entusiasmo
di decidere sono divisi. Iniziano allora da parte degli esperantisti più
intransigenti forti pressioni, perché possa superarsi la suddetta pregiu­ degli esperantisti più radicali e faziosi, si sentono ora traditi dalla
diziale. Il presidente della sessione, per non gravarsi di una responsabi­ decisione presa dalle Accademie. Con i poteri di cui è investito, Coutu­
lità personale, decide che, prima di dare inizio alla discussione, si rat organizza l’elezione dei trecentocinquanta delegati che hanno il
voti sulla legittimità di inserire nell’ordine del giorno la richiesta avan­ diritto di dare con il loro voto valore esecutivo alla proposta di elegge­
zata dagli esperantisti. Vengono messe in atto le più spregiudicate re il Comitato. Convoca gli eletti a Parigi per il 25 giugno 1907 e
iniziative per conquistare alla causa esperantista i singoli membri della sottopone al loro giudizio la proposta di immediato insediamento del
Commissione dei votanti ma, nonostante le indubbie capacità organiz­ Comitato. La votazione è quasi plebiscitaria: su 331 voti validi, 259
sono favorevoli alla proposta di Couturat. Nel giro di pochi giorni,
zative degli esperantisti e il loro indiscusso potere di penetrazione ad
Couturat provvede a fare eleggere i 13 membri che devono comporre
ogni livello, poco prima della riunione ufficiale si prevede di potere
il Comitato. Fra gli eletti figurano nomi di grande prestigio internazio­
contare su di un massimo di nove voti favorevoli fra i ventuno votanti.
nale: il linguista danese Jespersen e due scienziati tedeschi d’indiscusso
Si spera fino all’ultimo che i due voti necessari per ottenere l’approva­
valore, l’astronomo di Berlino Forster e il chimico di Lipsia Ostwald2.
zione possano essere acquisiti durante le operazioni di voto ma la
Il Comitato s’insedia ufficialmente a Parigi il 15 ottobre 1907 e
maggioranza degli accademici si dichiara favorevole al rispetto dello
ha come sede alcune sale del Collège de France, messe a disposizione
Statuto dell’istituto di appartenenza. Le previsioni esperantiste si rive­
dall’amministrazione dell’istituto proprio per questa occasione. Tutta
lano esatte. L’urna offre il seguente responso: votano per il rigetto
l’attività del Comitato si esaurisce in dieci giornate di lavoro, articolate
dell’iniziativa 12 accademici, 8 si dichiarano favorevoli, 1 si astiene.
in diciotto sedute. Le prime due riunioni vengono dedicate alla messa
L’Associazione internazionale delle Accademie scientifiche e letterarie
a punto della disciplina dei lavori e all’elezione degli organi esecutivi.
dichiara quindi la propria incompetenza sulla richiesta di farsi carico
r di un esame delle lingue inventate e di esprimersi sull’utilità sociale
Si stabilisce di eleggere una Commissione esecutiva composta da cin­
que membri, la quale avrà il compito di sottoporre la proposta di
dell’adozione ufficiale di una lingua ausiliaria internazionale. Si chiude
scelta della lingua internazionale al Comitato per la definitiva approva­
con questo insuccesso un importante capitolo della storia dell’esperanto. zione. Questa Commissione sarà formata da tre membri del Comitato
Couturat, che ha seguito l’andamento dell’q/jfare con un certo di­ e da due membri aggiunti in qualità di esperti e con le mansioni di
stacco, considera giunto il momento di passare all’offensiva. L’artico­ segretari generali del Comitato stesso. Sarà compito dei due segretari
lo 4 dello Statuto della Dali gli consente, nella sua qualità di segretario
redigere un giudizio scritto su tutte le lingue presentate a concorso
generale, di indire immediatamente l’elezione di un Comitato di tecnici ma questo giudizio sarà poi vagliato dalla Commissione esecutiva nel
cui affidare il compito della scelta e della promulgazione della lingua suo complesso. Nell’adunanza pomeridiana del 16 ottobre vengono
ausiliaria internazionale, una volta che tale compito è stato ufficial­ eletti segretari generali del Comitato Couturat e Leau. La decisione
mente ricusato dall’Associazione internazionale delle Accademie. Ini­ determina un diffuso sconcerto: ai segretari generali è stato affidato
ziano giornate di frenetiche consultazioni, di minacce e di lusinghe, l’intero onere della scelta della lingua internazionale ufficiale ed essi
perché si eviti di prendere un’altra importante decisione senza la dovu­
ta cautela: Zamenhof in persona, autore dell’esperanto, invita Coutu­ 2. I tredici eletti sono: F. Boirac, rettore dell’università di Digione; C. J. Bouchard,
rat alla prudenza e lo prega di desistere dalla propria decisione e di dell’Accademia francese di medicina; A. Rados e R. Eotros, deH’Accademia ungherese
attendere tempi più tranquilli. Couturat è irremovibile: considera un’of­ delle Scienze; H. Forster, astronomo di Berlino e Presidente del Comitato internazionale
dei pesi e delle misure; O. Jespersen di Copenaghen, filologo di fama internazionale;
fesa non essere stato ascoltato e pretende che le norme statutarie ven­ C. Lambros di Atene, filologo; H. Schuschardt di Vienna, filologo; L. Le Peige di
gano rispettate da tutti, come egli ha fatto in precedenza quando è Liegi, insigne matematico; W. Ostwald di Lipsia, chimico di fama internazionale; W.
T. Stead editore di Londra; G. Harvey editore di New York; M. Barrios Presidente
venuto a trovarsi in minoranza. Svolge quindi una convulsa attività
del Senato peruviano.
di contatti personali e nel giro di appena due settimane ottiene l’appog­

90 91

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sono in pratica gli arbitri dell’intera operazione. Risulta quindi chiaro della lingua esperanto, in ragione della sua relativa perfezione
cipio
a tutti che questa complessa macchinazione è stata messa in piedi con delle numerose e varie applicazioni alle quali essa ha dato luogo,
e
il preciso scopo di sancire la definitiva scelta dell’esperanto quale lin­ ma con la riserva di alcune modifiche»4. Il testo del resoconto, oltre
gua ausiliaria internazionale, che non esiste alcuna seria garanzia per ad essere enigmatico, si presenta come una mediazione più che come
le altre lingue sottoposte a concorso e che tanta messa in scena ha una scelta vera e propria. Il Comitato era stato eletto per uno scopo
il solo intento di rivestire di ufficialità una decisione già presa in altra preciso: scegliere per l’adozione ufficiale la lingua artificiale diffusa
sede. La diffusa diffidenza viene rafforzata dal fatto che ancora una nell’uso che soddisfacesse i requisiti richiesti dallo Statuto della Dali.
volta Leau è stato affiancato a Couturat in un compito di altissima Il risultato finale dei lavori sembra invece interlocutorio e il diffuso
responsabilità e, pensano alcuni, con il preciso intento di controllarne scontento è senz’altro giustificato. C’è da aggiungere che quegli stessi
l’azione. È infatti noto che Couturat non garantisce un appoggio in­ delegati che hanno sostenuto Couturat per reiezione del Comitato
! condizionato all’adozione dell’esperanto. I fatti dimostreranno il con­ si dichiarano contrari ad approvare la richiesta di modifica dell’espe­
!
trario. Le perplessità degli esperantisti sulla fedeltà di Couturat risulte­ ranto e denunciano di aver subito nel giro di un solo mese due cocenti
ranno invece fondate e si avrà subito modo di vedere che Couturat delusioni: la prima ad opera delle Accademie e la seconda ad opera
non è personaggio facile da imbrigliare o da tenere a freno. Va comun­ del Comitato. Per placare gli animi il Comitato incarica la Commissio­
que ancora ricordato che, con altra decisione sicuramente discutibile, ne esecutiva di trattare con la Dali, in forma transattiva, la delicata
in data 17 ottobre il Comitato coopta al proprio interno il logico torine­ questione della revisione dell’esperanto. Negli incontri che si succedo­
se Giuseppe Peano, autore di una delle lingue in concorso3. no, la Dali, messe da parte le questioni di principio e quella dell’impe­
gno morale, opportunamente evidenzia che sul terreno pratico even­
tuali modifiche dell’esperanto comporterebbero enormi problemi: bi­
2. La scissione idista sognerebbe trasformare l’editoria, aggiornare gli insegnanti, rieducare
totalmente il popolo esperantista. L’esperanto è fra le lingue inventate
L’attività del Comitato prosegue ininterrottamente a Parigi fino al la più diffusa nel mondo e, a detta degli esperti, una delle più facili
24 ottobre 1907. Il giorno successivo viene promulgata la notizia della per l’apprendimento. Sul piano del rispetto formale la Dali si schiera
fine dei lavori, del modo in cui si è proceduto e dei risultati conseguiti. pertanto a difesa dell’opinione di Zamenhof: V esperanto non si tocca.
Il comunicato ufficiale precisa che il parere tecnico per la scelta della ■ Quando dalle osservazioni tecniche si passa a quelle di carattere giuri­
lingua ausiliaria internazionale è stato espresso con l’unanimità dei dico, la Dali ricorda che il Comitato aveva il preciso obbligo di sceglie­
quindici membri: i tredici eletti e i due segretari generali. In un primo re la lingua internazionale fra una delle tante lingue artificiali esistenti.
momento, la decisione lascia tutti perplessi e scontenta gli esperantisti: Viene fuori a questo punto che il Comitato ha proprio operato nella
si legge infatti che il Comitato ha deciso «l’adozione in linea di prin- direzione dovuta: ha di fatto scelto, perché venga adottata come lingua
ausiliaria internazionale, il progetto di lingua ido. Questo progetto,
presentato in forma anonima, è un esperanto semplificato e risponde
3. Il latino sine flexione fu pubblicato la prima volta il 27 agosto 1903 in occasione
del quarantacinquesimo compleanno di Peano. L'edizione definitiva del lavoro appare in pieno ai miglioramenti tecnici che il Comitato all’unanimità aveva
il 20 ottobre dello stesso anno nel terzo fascicolo della «Rivista di Matematica», Vili deciso di pretendere dagli esperantisti5.
pp. 74-83. Peano lo presenta come un progetto originale di Leibniz al quale egli avrebbe
solo cambiato l’aggettivo rationalis. Le cose non stanno propriamente così dato che
l’aver evitato quell’aggettivo è prova evidente che Peano tende a prendere le distanze 4. Verbale del Comitato del 24 ottobre 1907. Gli «Atti» citati sono rinvenibili presso
dall’idea di Leibniz di assimilare la logica alla linguistica e la lingua filosofica a quella il «Centre...» cit. Si può comunque consultare il testo di O. Jespersen, Historia de
universale. Di questo progetto Peano fa una significativa presentazione all’Accademia nia lingua, in «Compte rendu de travaux du Cornile», Ginevra, 1908, pp. 26-45.
delle Scienze di Torino. Cfr. G. Peano, Il latino quale lingua ausiliaria internazionale, 5. 11 progetto di lingua ido trae il suo nome da una desinenza: «esperant-ido» significa
ì in esperanto «figlio dell’esperanto». Alcuni esperantisti sostengono che il progetto fu
in «Atti dell’Accademia delle Scienze di Torino», XXXIX (1903), p. 280 e ss.

92 93

J.
t

Il propagarsi di questa notizia determina una vera e propria solleva­


propria attività con «il sostegno finanziario degli esperantisti»; il Co­
zione: si grida allo scandalo e al tradimento. Vengono allora al pettine
mitato ha adottato «.contro i dettami dello Statuto, un progetto di
i tanti nodi dell'intera questione. Si sbandiera ai quattro venti che
lingua artificiale redatto da uno dei suoi stessi membri». Aymonier
il Comitato era stato eletto con i fondi degli esperantisti e che equivale
lancia le accuse più gravi contro Couturat: è Louis Couturat l’autore
a una truffa l’avere tradito le giuste aspettative di questi ultimi. La
del progetto di lingua ido ed è di Couturat tutta la responsabilità
polemica attraversa l’intera Europa e spesso raggiunge accenti decisa­ J di questa sporca e contorta operazione. Aymonier giustifica questa
mente minacciosi, ciò nonostante tutti i maggiori responsabili dell’im­
I
i pesante accusa dimostrando che le modifiche dell’esperanto, volute
presa propendono ancora per dare corso alla proposta di mediazione
dal Comitato, erano già contenute in un opuscolo redatto da Couturat
avanzata dal Comitato e si lavora in questa direzione per tutto il
e dallo stesso fatto circolare in forma privata nel 1907. Questo lavoro
1907. In realtà, l’impresa per l’adozione ufficiale di una lingua ausilia-
spiega Aymonier s’intitola Étude sur la dérivation en Esperanto: esso
ria internazionale ha raggiunto, come si è visto, proporzioni gigante­
ì sche, sia sotto il profilo della diffusione nell’uso, sia sotto quello forse
più significativo della dimensione economica: sembra pertanto a tutti
deve essere considerato come la base teorica della lingua ido. Aymo­
nier infine denuncia la totale scorrettezza degli idisti Javal e Lamarie,
che avrebbero offerto a Zamenhof ingenti somme di danaro per fargli
I stolto fare naufragare l’intero affare per una semplice questione di
accettare le modifiche dell’esperanto pretese dal Comitato7.
i principio. Alla fine di quell’anno si ha l’impressione che tutta la fac­
Alle frequenti e spesso infamanti accuse Couturat non risponde se
i :
cenda possa essere composta attraverso un reciproco ridimensionamen­
to delle pretese di ciascuna delle due parti contendenti, quella fonda-
non quando la polemica mostra di avere esaurito i toni più accesi,
cioè fino ai primi mesi del 1910. Decide quindi di difendere il proprio
mentista e quella desiderosa delle modifiche. Accade però all’improv­
operato ma non prima di avere chiarito i motivi che lo hanno tenuto
viso un fatto irreparabile. Con un’iniziativa personale e imprevedibile,
fuori dalla contesa8. Gli esperantisti, non avendo valide argomenta­
il 18 gennaio 1908 Zamenhof annuncia ufficialmente con una lettera
zioni teoriche, hanno impostato la polemica su due aspetti dequalifi­
aperta la defezione degli esperantisti ortodossi dalla Delegazione e dal
canti e fuorviami, la portata economica dell’impresa e l’attacco perso­
Comitato. Giustifica il suo gesto disperato con il rigetto delle decisioni
ì nale. Una onesta discussione deve invece rifarsi ai dati di fatto acquisi­
i
prese dal Comitato: «formalmente viziate e contrarie alle aspettative ti: la Delegazione era stata creata per garantire assoluta imparzialità
del popolo esperantista, il quale non consentirà ad estranei di trasfor­
ì al progetto di adozione di una lingua ausiliaria internazionale, mentre
mare la propria lingua». È la rottura definitiva e inaugura la serie il Comitato era tenuto ad offrire soltanto un arbitrato scientifico.
delle scissioni che gli esperantisti dovranno subire nella loro lunga
Entrambi questi istituti hanno svolto con scrupolo i loro rispettivi
storia6. Questa prima scissione si configura comunque come la più doveri. La rivolta esperantista è pretestuosa, perché fondata su di
grave e certamente come la più dannosa. Lo scontro fra idisti e espe­ un risentimento fuori luogo: gli esperantisti hanno accettato l’idea
rantisti si trascina per oltre due anni e gli eccessi coinvolgono entrambe che la lingua internazionale dovesse essere la migliore possibile per
le fazioni scese in campo con una lunga schiera di partecipanti. Ai
una diffusione generalizzata anche fra persone poco acculturate ma
fini della nostra storia risultano particolarmente interessanti le accuse si sono poi rifiutati di riconoscere che l’esperanto non possedeva questi
1 ?
dell’esperantista F. Aymonier. Aymonier denuncia sia l’operato della
Delegazione, sia quello del Comitato. La Delegazione ha svolto la
7. Questa posizione decisamente critica nei confronti di Couturat fu anche assunta
dall’esperantista R. De Saussure di Ginevra, cugino del ben più celebre Ferdinand.
presentato al Comitato fuori termine o comunque quando già i lavori erano in corso F. de Saussure e A. Meillet fondarono la scuola linguistica francese e intesero il linguag­
ma non ci sono elementi validi per provare questa affermazione. È invece accertato
! gio come un fatto eminentemente sociale.
che il progetto ido fu presentato in forma anonima e non con la paternità di de Beau- 8. Couturat prende la parola il 10 febbraio 1910 con un articolo sulla «Revue du
; front come poi sostenne Couturat. Mois» n. 50. Lo stesso articolo è stato poi pubblicato in forma di opuscolo: L. Coutu­
6. Il lettore interessato può consultare A. Bausani, Le lingue..., cit. rat, Pour l’ido, Paris, Alcan, 1910.

94 95
requisiti. Il loro risentimento è totalmente ingiustificato, sostiene Cou­ sull’opportunità di considerare convincenti le giustificazioni che Cou­
turat, perché egli stesso ha richiamato più volte a partire dal 1903 turat adduce per spiegare il proprio comportamento. Va inoltre osser­
l’attenzione generale sui difetti dell’esperanto e lo ha fatto, per motivi vato che le argomentazioni a discolpa hanno sollevato dal loro primo
di opportunità, con critiche contenute ma di indubbia chiarezza e one­ apparire consistenti dubbi e che alcuni studiosi di lingue artificiali
stà. Couturat riconosce che gli esperantisti potrebbero vantare qualche si sono per lungo tempo interrogati sull’effettivo ruolo svolto da Cou­
ragione su di un solo punto della questione, e cioè se egli stesso fosse turat in questa contorta storia del Comitato. Non si sono in realtà
l’effettivo ideatore del progetto di lingua ido. Purtroppo per loro le compiuti significativi progressi, perché la mancanza di notizie storica­
cose non stanno in questo modo e le notizie diffuse sono prive di mente provate ha persuaso gli studiosi dell’impossibilità di ricostruire
ogni fondamento e volutamente tendenziose: l’autore del progetto ido eventi tanto complessi sulla base di semplici congetture. Per nostra
è il marchese de Beaufront. Il Comitato pertanto ha agito nella pienez­ fortuna, disponiamo in questa sede di notizie di prima mano che ci
za dei suoi poteri e con alto senso di responsabilità. Sarebbe stato vengono dalle lettere di Couturat a Peano e che da sole sembrano
invece opportuno, conclude Couturat, che gli esperantisti avessero ri­ sufficienti a dileguare ogni ulteriore perplessità.
cordato in questa sicuramente difficile circostanza che de Beaufront Nel tempo immediatamente successivo alla polemica sulla logistica,
è stato fra i primi a sostenere l’esperanto in occidente, che tutti i Couturat e Peano hanno un frequente scambio epistolare: in queste
suoi sforzi anche finanziari sono stati finalizzati per fare conseguire lettere si parla essenzialmente del problema della lingua internazionale.
all’esperanto il riconoscimento di lingua ausiliaria internazionale e che È noto che Peano è l’autore del latino sine flexione, progetto redatto
di conseguenza non si dovrebbe deprecare ma elogiare il suo impegno nel 1903, e che Couturat è invece schierato a favore dell’esperanto
per condurre questa lingua al massimo della perfezione possibile e e comunque di una lingua artificiale di facile apprendimento per qual­
per renderla con poche ma essenziali modifiche molto più accessibile siasi persona, anche poco istruita. Scopo primario delle lettere che
a una grande quantità di gente in possesso di una limitata istruzione. Couturat invia a Peano in questo periodo è quello di guadagnare alla
Couturat ammette che siano state offerte a Zamenhof somme di dana­ causa della lingua artificiale costruita di sana pianta un personaggio
ro dai riformisti Javal e Lamarie, precisa però che l’offerta aveva della statura di Peano, che nel primo decennio del secolo gode di
lo scopo di liberare Zamenhof «dalla stretta in cui lo tenevano prigio­ un prestigio internazionale di eccezionale portata. Il desiderio di realiz­
niero alcuni gruppi finanziari». zare questo intento spinge Couturat a confidarsi con Peano e a riferir­
gli notizie sull’andamento della questione delle quali non è possibile
dubitare.
3. Couturat, il Comitato e la lingua Ido Nel marzo del 1907 Couturat racconta a Peano che i capi esperanti­
sti hanno raggiunto un’intesa con alcuni accademici europei: i rappre­
Il Couturat conosciuto in occasione della polemica sulla logistica sentanti dell’Accademia di Vienna e quelli dell'Accademia di Copena­
presenta indubbiamente caratteristiche diverse da quello incontrato nella ghen sono decisi a chiedere all’Associazione internazionale delle Acca­
( vicenda dell’esperanto: nella prima circostanza egli si presenta in veste demie di trattare la questione della lingua internazionale. Si è anche
di protagonista, mentre nella seconda si mostra schivo e certamente parlato della procedura da seguire: gli accademici austriaci chiederan­
disposto a recitare un ruolo di secondo piano. La sua stessa dichiara­ no che l’argomento venga inserito nell’ordine del giorno della sessione
zione di attendere che gli animi si siano placati prima d’intervenire di lavori che si terrà a Vienna nel maggio di quello stesso anno. Coutu­
nella discussione appare poco confacente al suo usuale modo di proce­ rat riferisce ancora che gli esperantisti stanno facendo ogni sforzo
dere e soprattutto al suo carattere impetuoso. Se a questo si aggiunge per convincere accademici di altre nazionalità a sostenere la loro causa.
che nel corso della polemica sull’esperanto le accuse di cui è fatto Sull’esito dell’iniziativa in corso, Couturat si dichiara però assoluta-
mente scettico. A questo proposito, confida a Peano di avere già preso
segno sono di una notevole rilevanza, diventa legittimo interrogarsi
97
96
i necessari contatti per una soluzione alternativa: fare eleggere, a nor­ stione della paternità della lingua ido. Si è occupato in modo specifico
ma di Statuto della Dali, il Comitato che dovrà farsi carico della del problema l’esperantista Rie Berger11. Berger, in seguito a un’ac­
questione in luogo delle Accademie. Couturat esprime il desiderio che curata e ben documentata ricerca di archivio, è giunto alla conclusione
questo Comitato sia il più rappresentativo possibile dell’intera cultura che la lingua ido sia in buona sostanza opera di Couturat. Benché
linguistica europea e invita pertanto Peano a volervi rappresentare si tratti di una tesi di parte, la conclusione di Berger è accettabile.
l’Italia9. Per convincere Peano ad accettare, Couturat gli fornisce una Va tuttavia precisato che un’analisi complessiva della questione rivela
lista comprendente i nomi di otto noti studiosi internazionali che han­ una situazione cosi intricata da lasciare legittime perplessità sulla possi­
no già offerto la loro disponibilità a candidarsi. I candidati indicati bilità di venirne completamente a capo.
risulteranno tutti eletti a votazione avvenuta10. Da quando gli esperantisti hanno iniziato la battaglia per il ricono­
Il 2 ottobre 1907 Couturat invia a Peano una missiva che risulta scimento ufficiale della loro lingua come lingua ausiliaria internaziona­
particolarmente interessante per l’argomento che andiamo discutendo. le, i più valenti linguisti europei si sono cimentati in un serrata analisi
Mancano esattamente due settimane alla convocazione ufficiale del dell’esperanto. Le critiche, come ha spesso ricordato Couturat, non
Comitato, quando Couturat informa Peano che alcuni membri della sono mancate. La situazione è diventata ancora più difficile quando
Dali stanno lavorando per fare accettare agli esperantisti intransigenti si è intravista la possibilità di portare a termine l’operazione del rico­
alcune modifiche dell’esperanto. Spiega pure che queste modifiche ten­ noscimento, e cioè nel momento in cui si manovra per l’elezione del
dono a liberare l’esperanto dalle critiche che egli stesso aveva sollevato Comitato. Le pretese di modifica da parte di personaggi di spicco,
contro questa lingua nel suo opuscolo Étude sur la dérivation en Espe­ quali ad esempio Jespersen e Ostwald, diventano in questa fase ele­
ranto. Ricordando a Peano di avergli inviato una copia del suddetto menti vitali per la riuscita dell’impresa. Ostwald infatti, per garantire
;
lavoro già dal mese di giugno, Couturat rinnova la preghiera di tenere la propria partecipazione al Comitato, pone a Couturat condizioni
la cosa nascosta perché quel suo studio ha avuto una diffusione limita­ precise12. L’esperanto deve essere purificato dalle tante consonanti ac­
ta ed è stato distribuito solo ad amici fidati. L’affermazione che più centate, utili certo per le popolazioni russe alle quali il progetto è
sconcerta è però un’altra. A proposito delle manovre volte a ottenere stato inizialmente indirizzato ma di complicata lettura per le popola­
dagli esperantisti il consenso alle modifiche dell’esperanto, Couturat zioni occidentali, abituate alle lingue anglosassoni e neolatine. Ostwald
scrive testualmente: «Ciò prepara gli esperantisti ad accettare la solu­ giudica inoltre un’inutile complicazione l’accordo dell’aggettivo con
zione che il Comitato adotterà dopo l’esame». il sostantivo in numero e caso, e propone come soluzione radicale
Le accuse di F. Aymonier sembrano allora prendere una certa consi­ la soppressione degli aggettivi. Jespersen studia con particolare atten­
! stenza. I membri del Comitato sono stati preventivamente selezionati zione il problema della derivazione. A suo parere, si ottiene una note­
e il loro lavoro è stato pilotato per presentare le modifiche dell’espe­ vole facilitazione nell’apprendimento dell’esperanto se lo si corregge
i ranto come un fatto ineluttabile. Diventa a questo punto vitale la que- in modo tale che ogni radice conservi sempre lo stesso significato:
ogni radice deve sempre esprimere lo stesso concetto e designare sem­
pre lo stesso oggetto. La derivazione dell’esperanto deve quindi fon­
9. Questo desiderio di Couturat risale al 1902, anno in cui compie uno dei suoi darsi, sostiene Jespersen, sull’introduzione di un principio compieta-
rari viaggi a Roma, Firenze e Como per trovare proseliti per l’esperanto. Ancora nel
1907, poco tempo prima dell’elezione del Comitato, Couturat scrive a Peano: «Vi posso
mente nuovo, il principio di univocità. La proposta di Jespersen si
assicurare che vi avremmo volentieri proposto come rappresentante dell’Italia, se non
avessimo dovuto escludere dai nostri candidati gli autori di lingua internazionale. Speria­
mo che verrete davanti al Comitato [per presentare il latino sine flexione], e forse
dopo avervi sentito il Comitato vorrà associarvi per coopotazione, perché è suo diritto;
■ì i vostri lavori sul Vocabulario Internazionale vi danno evidentemente i titoli per questa 11. Cfr. R. Berger, / ver historie del lingue international, in «Cosmoglotta», Zurigo,

1
funzione». Lettera inedita da Parigi 30 marzo 1907.
10. Trattasi della stessa lettera del 30 marzo 1907 da Parigi. Cfr. nota precedente.

98
I XVI (seconda serie, 1937), pp. 65-80.
12. La notizia è riferita da R. Berger. Cfr. nota precedente.

99

fi /
Z*’
/
***

presenta come un’esemplificazione logica ce per questo motivo suscita
grande interesse da parte di Couturat. Nel1 suo opuscolo sulla deriva- alle lingue naturali: in primo luogo, il suo apprendimento deve risulta­
re più facile per una vasta area della popolazione europea nel suo
zione, Couturat trova il modo di semplificare ulteriormente ....c questo complesso. Perché ciò si realizzi, una lingua artificiale deve essere
problema, introducendo un corollario al principio di Jespersen. Corol­
più semplice delle lingue naturali. Il criterio di semplicità delle lingue
lario che egli stesso chiama principio di reversibilità. Avremo modo
artificiali si risolve di norma in una drastica riduzione delle flessioni
di vedere come e perché questo principio costituisca uno dei tratti
dei sostantivi e delle coniugazioni dei verbi. Questi principi sono stati
più qualificanti della lingua ido.
adoperati con un rigore eccessivo nella costruzione dell’esperanto. La
Le reali differenze fra ido e esperanto si riducono alle suddette
diffusione delle lingua esperanto nell’uso ha dimostrato che questo
proposte di modifica che il Comitato fa proprie durante i lavori di
presunto vantaggio comportava difficoltà pratiche di un certo rilievo.
Parigi. Non vi è dubbio che Couturat con la collaborazione di de
Per un verso, è risultato evidente che una lingua troppo rigida non
Beaufront sia stato il reale estensore del progetto ido ma non si può
poteva adattarsi alla normale evoluzione che le lingue parlate subisco­
nemmeno trascurare il fatto che per questa operazione Couturat si no nel corso della loro storia; per altro verso, si è costatato che la
sia servito delle critiche e dei contributi di prestigiosi linguisti. Questa linearità delle espressioni della lingua artificiale non riusciva a rendere
circostanza induce a credere che l’ido sia il risultato di un lavoro tutte le sfumature di significato tanto necessarie per il discorso quoti-
a più mani realizzatosi nel medio periodo e che Couturat ne sia l’effet­
diano. L’esperanto in verità è andato incontro a una difficoltà ancora
tivo progettista nella misura in cui realizza una mediazione fra esigenze
maggiore. Zamenhof, nel costruire la sua lingua, aveva cercato di
diverse. È una soluzione che, a giudizio di chi scrive, appare più conge­
porre rimedio alla limitazione delle flessioni, creando un complicato
niale alle abitudini di Couturat nel trattare delicate questioni teoriche: ...
sistema di derivazione: la derivazione esperanto comporta una varia-
lo dimostrano ampiamente i suoi precedenti studi, sia quelli sull’infini­ ~zione sia delle desinenze,, sia
s delle radici. La diffusione della lingua
to matematico, sia quelli sulla logistica. Questa soluzione rende inoltre nell’uso pratico ha dimostrato che il rimedio era peggiore del male:
più semplice spiegare come Couturat, nella complessa vicenda che ri­ il sistema di derivazione esperanto finisce con il creare un’ inestricabile
guarda l’operato del Comitato, possa essere riuscito a imporre il pro­ confusione di significati fra i termini di una stessa famiglia e soprattut­
prio punto di vista a una grandissima parte degli esperantisti e come to fra termini principali e derivati. Queste difficoltà vengono eviden­
abbia potuto trionfare nei confronti di avversari sicuramente potenti13. ziate dal linguista Jespersen e Couturat ne conferma l’esattezza nel

i citato saggio sulla derivazione esperanto.


Nel corso dei suoi studi sulla linguistica, Couturat non subisce solo
4. Linguaggio e logica l’influsso di Jespersen ma anche quelli di Meillet e di Peano. Meillet
I (I fornisce a Couturat un dato teorico, mentre la lezione di Peano si
I. Le lingue artificiali che hanno avuto maggiore diffusione nell’occi­ esaurisce in un insegnamento pratico. Da Meillet, Couturat apprende
dente europeo agli inizi del secolo sono, lo si è visto, l’esperanto e che una lingua artificiale per resistere nel tempo deve avere le stesse
il volapuk. I loro rispettivi inventori si sono serviti per la costruzione caratteristiche di flessibilità delle lingue naturali, onde potersi con faci­
di queste lingue di criteri pressoché analoghi. Una lingua artificiale lità adattare a quei processi di evoluzione cui tutte le lingue usate
per diventare internazionale deve presentare alcuni vantaggi rispetto in concreto devono sottostare. Peano invece convince Couturat che
l’internazionalismo linguistico può risultare vincente nel tempo solo

I
se tutti gli interlinguisti comprenderanno di dovere lavorare unitaria­
13. Sui finanziatori dell’esperanto si è a lungo discusso. Le notizie accertate dicono mente per la creazione della lingua artificiale: a questo fine Peano
che, oltre al marchese de Beaufront che fu anche il Presidente di un’associazione per ritiene che si debba creare un organismo internazionale di tipo accade­
la diffusione dell’esperanto in Francia, abbiano finanziato l’esperanto sia il Touring
Club di Francia, sia l’editore Hachette. mico nel quale ciascuno possa, attraverso il confronto, portare il pro-
1


100 101

Z*V ' fj

! .
prio contributo personale. Il discorso di Couturat sul linguaggio non si esaurisce nei pur prege­
Sulla base di queste diverse linee di tendenza Couturat formula la voli rilievi tecnici indicati ma coinvolge una complessa problematica
sua concezione della linguistica e su di essa costruisce la lingua ido. teorica. Couturat pensa che le lingue naturali abbiano un processo
Per correggere i difetti dell’esperanto, Jespersen proponeva l’introdu­ evolutivo perfettamente definito: esse evolvono dal complesso al sem­
zione del principio di univocità: cioè l’assoluta rigidità delle radici plice. Questa uniformità di sviluppo si spiega solo riconoscendo che
e delle desinenze, ogni radice e ogni desinenza devono esprimere sem­ l’evoluzione linguistica è guidata da criteri unitari sebbene inconsci.
pre lo stesso significato. Couturat giudica la proposta di Jespersen Un’analisi storico-comparativa delle strutture delle lingue naturali di­
necessaria ma non sufficiente: essa infatti avrebbe evitato quei difetti mostra che tutti i linguaggi sono sottoposti al medesimo processo di
di confusione di significato cui andava incontro l’esperanto ma avreb­ sviluppo: i mutamenti linguistici nel loro complesso obbediscono a
be impoverito la lingua nell’immediato e nel tempo le avrebbe impedi­ una stessa logica, alla sola logica che ci è dato conoscere, cioè a quella
to di realizzare quella flessibilità utile per adattarsi agli sviluppi resi logica teorica che organizza ogni nostro processo cognitivo. La logica
necessari dal passare del tempo e dalla crescente complessità che una pertanto come scienza normativa dirige la linguistica che è una scienza
lingua assume attraverso l’uso continuato. Couturat pensa pertanto fattuale. Su questa complessa premessa teorica, Couturat costruisce
a un meccanismo articolato e tale da completare il principio di univoci­ una vera e propria filosofia del linguaggio. Se la logica guida l’evolu­
zione dei linguaggi, è possibile prevedere gli sviluppi linguistici e antici­
tà di Jespersen. Per evitare confusioni di significato e al tempo stesso
parne gli effetti costruendo una lingua logicamente perfetta. La perfe­
l’eccessiva rigidità, Couturat suggerisce che ogni termine della lingua
zione logica di una lingua si realizza attraverso la creazione di una
artificiale debba essere composto da tre elementi: la radice, la desinen­
corrispondenza univoca fra gli elementi di parole e gli elementi di
za e fra le due il morfema. Il morfema è una particella, di norma
idee, cioè quando un morfema, una radice e una desinenza esprimono
monosillabica, in grado di esprimere tutte le sfumature di significato I rigidamente un solo significato. L’ido obbedisce a questa regola ed
che una lingua può conferire a tutti i termini che la compongono. -
è pertanto una lingua artificiale diversa da tutte le altre, perché è
L’originalità del contributo di Couturat alla linguistica sta nel fatto
che, mentre radici e desinenze devono rimanere fisse e immutabili
Ì una lingua impeccabile sotto il profilo logico. La perfezione logica
della lingua ido è dimostrata dal rispetto del principio di reversibilità,
per garantire una volta per tutte l’apprendimento effettivo della lingua t
corollario del principio di univocità di Jespersen, grazie al quale diven­
artificiale, la lista dei morfemi deve invece essere aperta; essa può ta possibile attraversare tutta la serie di significati delle parole di una
cioè arricchirsi nel tempo per sopperire a quei processi evolutivi e stessa famiglia con un semplice cambiamento di morfemi, cioè con
di arricchimento dei significati cui ogni lingua parlata è sottoposta. una semplice operazione meccanica che si realizza come se si trattasse
Con questo sistema Couturat introduce nella lingua ido un meccani­ di effettuare un qualsiasi calcolo logico. L’ido è quindi al tempo stesso
smo in grado di mediare l’esigenza di semplicità e di facilità dell’ap­ una lingua logica e una lingua filosofica: una lingua in grado di antici­
prendimento, elemento essenziale per una lingua artificiale, con il ca­ :
pare gli sviluppi logici del linguaggio perché costruita in piena aderen­
rattere di flessibilità necessario per una completa evoluzione della lin­ l za alle leggi del pensiero, che costituiscono a loro volta l’effettiva
gua nel tempo. A parere di Bausani è questo meccanismo intelligente guida di quegli sviluppi. Apprendere la lingua ido non significa sotto­
che ha consentito alla lingua ido di essere una delle cinque lingue porsi a un normale processo di assimilazione culturale: l’ido è una
internazionali ancora oggi in uso14.
specie di Dati. La sua lingua fu ideata e divulgata da una équipe di studiosi: Jespersen,
14. Le lingue internazionali oggi in uso, oltre all’tóo e all’esperanto, sono Vinterlin- Gode, Sapir e Martinet. Per un certo periodo la lingua della lala ebbe ragione dell’espe­
gua, Voccidental e il neo. Deve precisarsi che Vinterlingua di cui qui si parla non ranto, perché diffusa con i moderni criteri di statistica linguistica e di psicologia e
! è quella di G. Peano, bensì la lingua della lata (International Auxiliary Language Asso- pedagogia dell’apprendimento delle lingue. Nel 1951 fu ribattezzata interlingua per ono­
ciation) fondata in America nel 1924 dalla sig.ra Morris moglie dell’ambasciatore degli rare Peano, dal quale la nuova lingua aveva ereditato il principio di eliminare le flessioni.
I' Stati Uniti a Bruxelles. La sig.ra Morris riprese l’idea di Couturat e la lala fu una

103
102
lingua che si apprende automaticamente, perché la sua struttura è
pressione che egli voglia conciliare due esigenze contrapposte. Per un
il risultato di un’applicazione della logica al linguaggio15.
verso, è preoccupato delle difficoltà che ormai incontra la comunica­
zione scientifica internazionale e sa che in Italia si lavora perché questo
problema venga risolto con il ripristino del latino classico come lingua
5. I dissensi con Peano delle persone colte; per altro verso, non sottovaluta l’importanza so­
ciale della comunicazione internazionale e pensa che essa debba esten­
Le discussioni epistolari cui danno luogo Couturat e Peano a propo­ dersi anche a persone di modesta estrazione culturale.
sito della lingua internazionale, oltre a essere significative per la cono­ I rilievi di Couturat al latino di Peano hanno inizio nel 190517.
scenza dei fatti relativi a questa storia e delle idee degli interlocutori Couturat obietta in primo luogo che la lingua di Peano non può essere
sulle lingue inventate, servono anche per chiarire ulteriormente il pen­ passibile di una diffusione su vasta scala perché: «per apprenderla
siero di questi due autori sulla logica. Peano s’interessa al problema bisogna conoscere il latino». Peano non ritiene completamente infon­
della lingua internazionale nei primi anni del nuovo secolo e quando data l’osservazione di Couturat ma lascia intendere che preferisce veri­
Couturat è già impegnato nella propaganda in favore dell’esperanto. ficare l’affermazione attraverso l’esperienza. Maggiore rilievo ai fini
Peano pensa che una lingua internazionale sia ormai indispensabile, del dissenso acquista invece il dialogo che i due personaggi intrattengo­
oltre che per la comunicazione scientifica anche per gli sviluppi dell’in­
no a proposito della presunta utilità di fornire la lingua artificiale
dustria, del commercio e del turismo, che hanno fatto della comunica­ di un complesso sistema di flessioni. Peano sostiene che la differenza
grammaticale fra latino sine flexione ed esperanto non ha grande rilie­
zione internazionale un problema sociale. Per risolvere questo proble-^
vo per la diffusione nell’uso; Couturat pensa invece che questa diffe­
ma, Peano è contrario a fare ricorso a lingue inventate di sana pianta.
renza logica sia basilare per fornire alla lingua artificiale una struttura
La giustificazione che egli offre di questa sua convinzione è approssi­
adattabile alla complessità di un linguaggio parlato. Si delineano per­
mativamente la seguente: una lingua parlata evolve e la sua evoluzione
tanto due posizioni contrapposte: Peano è disponibile per sperimentare
segue strade diverse a seconda dei popoli che se ne servono. Lo dimo­
nell’uso le due diverse soluzioni e per stabilire poi su basi concrete
stra ampiamente la sorte del latino nell’Europa dell’era volgare. Una
quale sia la strada da seguire, mentre Couturat ritiene che il problema
lingua internazionale deve perciò essere costruita con requisiti che con­
sia solo teorico e che vada risolto in sede filosofica.
sentano di tenere la sua possibile evoluzione sotto controllo. Peano
Nel 1906 Couturat inizia i suoi studi sulla derivazione nell’esperanto
individua i suddetti requisiti in una grammatica ridotta all’essenziale
e parla a Peano del suo progetto di realizzare una lingua regolare
e in un lessico neutro rispetto a quelli delle lingue europee. Questi e perfetta sotto il profilo logico, una lingua cioè nella quale ogni
' criteri sono alla base del primo progetto di lingua internazionale che termine esprima sempre e solo la stessa idea. Peano ricorda a Coutu­
Peano redige nel 1903 e che chiama latino sine flexione. Le precisazio­
rat, a proposito del lessico della lingua internazionale, che è opportuno
ni che Peano presenta a sostegno del suo progetto16 offrono l’im-
affidarsi almeno in parte a una soluzione naturale, perché in que-

15. Cfr. L. Couturat, D’une application de la logique au problème de la langue


internationale, in «111° Congrès International de Philosophie», Heidelberg 1908, Nendeln- 17. Couturat scrive a Peano: «Permettetemi di dirvi in tutta franchezza che sono
Liechtenstein, Kraus Reprint Limited, III, 1968, pp. 761-769; Des rapports de la logique dispiaciuto che abbiate redatto la vostra opera [il Formulario] in latino sine flexione-,
et de la linguistique dans le problème de la langue internationale, in «IV Congresso e ciò non perché mi dispiaccia questa lingua ma perché temo che possa turbare molta
internazionale di filosofia», Bologna 4-11 aprile 1911, Genova, Formiggini, II, pp. 481-494. gente e allontanare possibili lettori». Lettera inedita da Parigi, 5 gennaio 1905. E ancora:
«Sul vostro latino trovo che manchi la distinzione dell’infinito dall’indicativo. [...].
16. Di questa preoccupazione sociale oltre che scientifica Peano parla a varie riprese.
L’uso delle preposizioni è incerto e ambiguo. [...]. Il difetto capitale è l’irregolarità
Cfr. G. Peano, Una questione di grammatica razionale, in «IV Congresso internazionale
di filosofia», Bologna 4-11 aprile 1911, Genova, Formiggini, II, pp. 343-348. delle derivazioni». Lettera inedita da Bois-Le-Roi, 3 maggio 1906.

104 105

i
prò interlingua e viene varata la norma per la quale «ogni socio può
sto modo ci si cala nella storia e nella realtà degli individui. Sulla
usare la lingua internazionale che preferisce». In veste di presidente
questione delle flessioni lo invita alla prudenza: si tratta di scelte arbi­
della nuova accademia, Peano invita varie volte Couturat a convoglia­
trarie e artificiali, con le quali la logica non ha niente da spartire.
re le rispettive forze a servizio della causa comune. Stanti le resistenze
Queste scelte possono trarre in inganno: bisogna perciò stare in guar­
di Couturat, Peano gli offre l’ambito incarico di Direttore generale
dia ed evitare di commettere l’errore di Leiboiz, il quale aveva confuso
de\VAcademia prò interlingua ma Couturat garbatamente rifiuta. Cou­
il problema della lingua filosofica con quello della caratteristica. Lo
turat insegue ormai il sogno del riconoscimento ufficiale della lingua
stato di sviluppo della logica matematica, avverte Peano, non può
ido quale lingua ausiliaria internazionale ed esprime a Peano questa
offrire aiuto alcuno alla messa a punto della lingua internazionale. riserva: VAcademia prò interlingua è una società di studi teorici nella
Couturat ribatte che l’artificiosità del lessico serve per impedire che
quale l’aspetto pratico viene messo in secondo piano.
qualche lingua nazionale prenda il posto della lingua internazionale La corrispondenza fra Couturat e Peano prosegue fino al 1910.
e che l’arbitrarietà delle flessioni ha il vantaggio di rendere la lingua Man mano che il dialogo s’infittisce si delineano le differenze ed appa­
ausiliaria semplice e facile. re sempre più chiaro che esse hanno origine dalla diversa concezione
La corrispondenza del 1907 lascia chiaramente intendere che Coutu­ che i due interlocutori hanno della logica e della logistica. Peano ripete
rat prosegue per la propria strada e che i suggerimenti di Peano non insistentemente che regole grammaticali e sintattiche sono sorte per
vengono recepiti nemmeno in minima parte. Il fatto è comunque com­ criteri di semplice comodità, che non è possibile fornire una definizio­
prensibile. Peano si è reso conto che-Couturat sta analizzando l’aspet­ ne logica dei termini di una qualsiasi grammatica. Quando vogliamo
to filosofico della teoria del linguaggio e interviene con le sue osserva­ definire termini come sostantivo, predicato, ecc., facciamo ricorso a

i zioni in maniera quanto mai discreta. Couturat interpreta la discrezio­


ne di Peano come un sentimento di pudore. Couturat, cioè, crede
che Peano non voglia partecipare apertamente a un esperimento che
una definizione convenzionale: ci riferiamo cioè a una corrispondenza
con regole convenzionali arbitrariamente fissate. Peano mette in guar­
dia Couturat sulla possibile confusione nella quale si può incorrere
lo riguarda in prima persona: il tentativo di applicare la logica mate­ se si identificano linguaggio matematico e linguaggio comune. Il lin­
matica al linguaggio. guaggio matematico deve essere stringato e dimostrativo, deve avere
Agli inizi di quello stesso anno Couturat confida a Peano di avere una forma rigorosamente deduttiva, perché ha il dovere di provare
iniziato uno studio critico dell’esperanto per assecondare i suggerimen­ tutte le sue affermazioni. È per questa ragione che gli enti e le espres­
ti di alcuni amici che vorrebbero vedere la lingua ausiliaria ulterior­ sioni della matematica sono passibili
passibili di
di una definizione logica. La
mente semplificata. Il 14 giugno 1907 Couturat invia a Peano una matematica può esprimersi solo attraverso le regole del ragionamento:
I. copia del suo lavoro sulla derivazione e accompagna il testo con questa «L’ideografia non è un linguaggio ma una scrittura universale che
dichiarazione: «Vi interessa direttamente perché si tratta di un’applica­ consente di esprimere le relazioni di logica». L’ideografia deve essere
zione della logica e delle vostre formule». Peano non palesa entusiasmi univoca e può servire solo per la matematica. Il linguaggio comune
ma la corrispondenza s’interrompe per un lungo periodo, dato che invece serve a trasmettere messaggi e la lingua internazionale ha lo
Couturat è impegnato fino agli inizi dell’anno successivo nelle note stesso compito: è pertanto opportuno che la lingua internazionale si
vicende sull’operato del Comitato. rifaccia al linguaggio comune e non a quello matematico. All’obiezio­
Nel dicembre del 1908 Peano assume la presidenza della vecchia ne più volte ripetuta da Couturat, secondo la quale la logica come

I accademia volapiikista, la Kadem Volapiìka, che già dal 1898 aveva


preso il nome di Akademi internasional de lingu universal. Il program­
ma di Peano è l’unione di tutti gli interlinguisti perché si possa giunge­
scienza normativa dirige ogni processo cognitivo e deve pertanto anche
indirizzare la linguistica, scienza del linguaggio, Peano risponde che
la linguistica non è una scienza cognitiva: lo prova il fatto che una
re attraverso un diretto confronto alla scelta della lingua internaziona­ lingua priva di flessioni riesce ugualmente a conseguire lo scopo della
ì
le. Sotto la gestione di Peano l’istituto prende il nome di Academia
107
106

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comunicazione. Peano riconosce che la riduzione delle flessioni toglie Nel 1909 Couturat fonda a Ginevra VAccademia idista: il danese
I qualcosa alla chiarezza espressiva della lingua ausiliaria ma ritiene che Jespersen ne è il primo presidente, mentre Couturat assume la funzio­
questa soluzione risulti come la più percorribile da un punto di vista ne di Direttore generale. Fino al 1912, l’accademia lavora al perfezio­

I pratico. Quando Couturat afferma che l’analisi del linguaggio ci con­


sente di mettere a nudo la struttura logica del discorso, Peano precisa
namento scientifico della lingua ido, subito dopo la sua attività è diret­
ta alla pubblicazione dei vocabolari internazionali. In due soli anni,
che Couturat è vittima di una confusione fra analisi logica e analisi Couturat ne realizza cinque. Essi sono nell’ordine, i vocabolari ido-
formale: l’analisi logica identifica relazioni uniche e universali, mentre francese, ido-inglese, ido-spagnolo, ido-tedesco, ido-italiano.
l’analisi formale si riferisce ad oggetti che possono essere descritti Nel 1910, Couturat in collaborazione con Meillet arriva a dare un
in diversi modi. È per questa ragione, spiega Peano, che ideografia assetto pressoché definitivo al progetto di lingua internazionale ed espone
e interlingua sono progetti distinti e separati: l’interlingua è una stru­ i risultati di questo suo lavoro al IV Congresso internazionale di filoso­
mento utile per la comunicazione, mentre l’ideografia è una tecnica fia (Bologna, 4-11 aprile 1911). Quasi contemporaneamente Meillet
ad uso esclusivo delle matematiche. La funzione dell’ideografia si è propone la lingua internazionale di Couturat nel suo corso accademico
esaurita con il Formulario. al Collège de France: l’intero corso è svolto in lingua ido e ha per
titolo Kurso pri la generala gramatiko.
La collaborazione di Couturat con Meillet fa germinare un’altra
6. Gli ultimi lavori significativa iniziativa: la proposta di dedicare una porzione delle ore
dell’insegnamento di filosofia nei Licei allo studio della filosofia del
Dal momento in cui'Zamenhof determina l’uscita degli esperantisti linguaggio. Couturat è convinto che l’accoglimento di questa proposta
dalla Dali, Couturat diventa l’indiscusso capo della fazione idista. Il da parte delle autorità accademiche e ministeriali possa spianare la
suo programma si articola in due punti: lavorare al perfezionamento strada all’introduzione dell’insegnamento della lingua ido nelle scuole
della lingua ido e continuare l’impegno politico per ottenere il ricono­ superiori. A questo proposito scrive a G. Deherme nel 1912: «La solu­
scimento ufficiale della lingua ausiliaria internazionale. In questa pro­ zione del problema deve essere affidata a un arbitrato scientifico, per­
spettiva, Couturat dà notizia, al Congresso internazionale di filosofia ché solo l’autorità della scienza sarà in grado nel lungo periodo di
di Heidelberg, dei risultati conseguiti attraverso l’applicazione della fare trionfare questa soluzione». La Société frangaise de philosophie
logicistica al problema della lingua internazionale18. Fonda quindi a discute la proposta di Couturat e Meillet nella seduta del 29 maggio
Ginevra nel 1908 la rivista di propaganda della lingua ido, Progreso. 1913, alla presenza di Lucien Poincaré Direttore generale dell’istruzio­
Couturat dirige Progreso per sei anni consecutivi, dal 1908 al 1914: ne secondaria20. Il dibattito è vivacissimo e interessante ma le opi­
in questo periodo ogni numero della rivista viene distribuito in quasi nioni contrapposte. Il presidente della seduta si rende conto dell’im­
tutti i paesi europei e in alcuni stati americani. Progreso si occupa possibilità di pervenire a una larga intesa e preferisce rinviare la discus­
esclusivamente di questioni tecniche o propagandistiche: molti e inte­ sione all’anno successivo: ogni socio avrà in questo modo il tempo
ressanti sono gli interventi di Couturat19. necessario per approfondire tutti gli aspetti del problema, elemento
preliminare per una discussione di tanta rilevanza culturale e didattica.
Anche se per un lungo periodo Couturat si disinteressa dei problemi
di filosofia matematica, abbiamo la prova che le sue idee in prò-
18. Cfr. nota 15 del presente capitolo.
19. Si dà notizia a titolo orientativo dei soli articoli a firma Couturat, raccolti nel
volume della prima annata pubblicato da Delagrave a Parigi nel 1908. Nia programo,
pp. 1-8; Pri nia vortaro, pp. 193-200; La «naturai evoluco» pp. 205-207; Esperanto
ed Esperantismo, pp. 264-276; La Spirito di esperanto, pp. 366-368; Unopla o duopla nn Alletto de la Société franose de philosophie, maggio 1913. Rendiconti
I 20- 5 , i óo 10 e 31 maggio 1913.
linguo, pp. 475-478; Literaturo e tradiciono, pp. 557-558. delle sedute del 29, 30 e

i' 108 109

:l
ì
po la sua auto viene investita, sulla via di Melun, da un camion
posito non siano affatto cambiate. Nel 1912, lo si è detto, Couturat
militare che porta l’ordine di mobilitazione generale: nell’incidente perde
riceve l’invito a redigere la voce «Logica» per l’Enciclopedia interna­
la vita. È il 3 agosto 1914. È il secondo giorno di guerra.
zionale delle scienze filosofiche. L’Enciclopedia si propone di offrire
un panorama culturale europeo il più completo possibile, per questo
motivo vengono invitati come estensori della stessa voce noti studiosi
dei paesi interessati alla pubblicazione. Questi paesi sono la Francia,
l’Inghilterra, la Germania e l’Italia. I rispettivi redattori sono nell’ordi­
ne: Couturat, Royce, Windelband, Enriques e Croce.
Il saggio di Couturat si compone di due sezioni: la prima è esclusiva-
mente storica, mentre la seconda è dedicata all’analisi delle proprietà
formali del discorso e si divide in due capitoli. Nella sezione storica
Couturat svolge un’ampia e approfondita rassegna degli sviluppi della
logica formale da Aristotele a Russell. Nel primo capitolo della sezione
teoretica, si occupa dei metodi deduttivi: insiste nel ripetere che la
logica delle relazioni è in grado di spiegare l’origine della matematica,
I perché quel tipo di logica è la logica della matematica. In un secondo
momento, evidenzia la rilevanza del discorso formale anche per quel
che riguarda la struttura delle teorie scientifiche. Conclude quindi la
prima parte della seconda sezione, affermando che la logistica è il
banco di prova di tutto lo scibile: «essa spiega qualunque problema
fino a quello delle origini della metafisica». Il secondo capitolo di
questa seconda sezione è dedicato al rapporto fra logica e linguaggio.
Couturat sostiene che la logistica è anche in grado di individuare i
collegamenti fra regole del ragionamento e regole che presiedono all’e­
voluzione naturale delle lingue viventi. Sottolinea a questo punto l’ade­
renza dei suoi studi sulla derivazione alla struttura logico-matematica
del discorso formale e conclude legittimando la realizzazione nella lin­
gua ido della sicura applicabilità della logica alla linguistica.
Sulla Revue de Métaphysique et de Morale del 1913, appare un
saggio di Couturat dal titolo Logistique et Intuition. Pur senza voler js ne
essere una commemorazione per la scomparsa di Henri Poincaré, avve­
nuta improvvisamente nel luglio del 1912, il saggio si richiama aperta­
mente a questo triste evento. Couturat ricorda i giorni della polemica 3j
Univ'’r3itè di'jii S^ndi

e sottolinea con tono pacato che la controversia era stata originata £ •’ 7»Z /„•!•'. ........ JT!
da un equivoco: la convinzione che la logica matematica potesse in
qualche modo attentare alla libertà del matematico nella ricerca. È mj
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la tesi sostenuta da Russell contro Poincaré.

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490. Collana di epistemologia diretta da Evandro Agazzi j
1. Giuliano Di Bernardo, L’indagine del mondo sociale
2. Michele Marsonet, Logica e impegno omologico. Saggio su Stanislaw Le-
sniewski
3. Orazio Siciliani, Piergiorgio Muzi, Marino Bianca (a cura di), Normalità
e devianza. Analisi epistemologiche e fondazionali in psicopatologia-. (
Tf
4. Kurt Hùbner, Critica della ragione scientifica. Edizione italiana a cura
di M. Buzzoni ed E. Agazzi o>
5. Olivier Costa de Beauregard, Il secondo principio della scienza del tempo. cò
I <0
Entropia, informazione, irreversibilità. Edizione italiana a cura di Antonio 00
Carlo Garibaldi
co
6. Marco Buzzoni, Conoscenza e realtà in K.R. Popper
1. 3 ♦
7. Susan Haack, Filosofia delle logiche 3 CO
8. Sergio Galvan, Teoria formale dei numeri naturali O o>
u CO
T*
9. Pietro Quattrocchi, Etica scienza complessità. Etica della scienza e filoso­ in
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3 ;CO
fia della natura nell’epistemologia della complessità O
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10. Marino Bianca, La costruzione della scienza
11. Edgar Morin, Scienza con coscienza. A cura di Pietro Quattrocchi i <0
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12. Marco Buzzoni, Semantica, ontologia ed ermeneutica della conoscenza
1
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scientifica. Saggio su T.S. Kuhn j
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13. Marco Borga, Paolo Freguglia, Dario Palladino, / contributi fondazionali
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nella scuola di Peano ... -3 O o
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14. Michele Marsonet, Linguaggio e conoscenza. Saggio su K. Ajdukievicz <V O 2 iZ
15. Evandro Agazzi (a cura di), La filosofia della scienza in Italia nel ’900 2 |= 8
16. Alessandro E.M. Pisani, La variazione linguistica. Causalismo e probabili­ 2
smo in sociolinguistica tn -j
17. Alberto Greco, Introduzione alla simulazione come metodologia di ricerca
I in psicologia
18. Andrea Bottani, Verità e coerenza. Saggio sull’epistemologia coerentista
di Nicholas Rescher I
19. Marco Buzzoni, Operazionismo ed ermeneutica. Saggio sullo statuto epi­ I WS/,<> 1 MILANO

stemologico della psicoanalisi

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P
20. Antonella Corradini, Semantica della preferenza e decisione etica I
'4
21. Evandro Agazzi (a cura di), Quale etica per la bioetica?
22. Michele Marsonet, La metafisica negata. Logica, ontologia, filosofia ana­
litica
23. Francesca Castellani, Intensioni e mondi possibili
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MILANO
so
24. Alessandro Emiliani, Significati e verità dei linguaggi delle teorie deduttive
25. Oscar Meo, Il contesto. Osservazioni dal punto di vista filosofico
MILANO
26. Andrea Bottani, Carlo Penco (a cura di), Significato e teorie del linguaggio
27. Sergio Galvan, Logiche intenzionali. Sistemi proporzionali di logica moda­ DIpflBTIMENTO Ut FILOSOFIA

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le, deontica, epistemica 3L 020S.S.0140.001
28. Ubaldo Sanzo, L'artificio della lingua. Louis Couturat 1868-1914

047000391393
Stampa Tipomonza
Viale Monza, 126 - Milano
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L’ARTIFICIO DELLA LINGUA

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elle teorie scientifiche. L’eco del neocriticismo di Renouvier non è


pero completamente sopita, né può considerarsi superata la lezione del
positivismo. <
Di queste contraddizioni Louis Couturat è esempio emblematico. Il
suo tentativo di allargare i confini della filosofia, sfocia in una
valutazione esagerata della nascente logica simbolica e in un
impossibile connubio fra la lingua filosofica di Leibniz e il progetto di
lingua esperanto. Nasce così l’intelligente progetto di lingua ido, che
aspira a costituirsi contestualmente come lingua filosofica, logicamente
perfetta, e come manifesto della sociologia linguistica.

Ubaldo Sanzo insegna Filosofia della scienza nell’università degli


Studi di Lecce. Ha dedicato numerosi saggi all’epistemologia di P.
Rmitroux L Couturat, E. Frola, L. Geymonat, E. Husserl, G.
Boutroux, . Russell G. Vailati. Ha curato l’edizione
Peano, . di Louis Couturat (Glaux, Napoli) e
italiana de La Logica di Poincaré (La Scuola, Brescia).
de I Fondamenti della Geometria di H. Poincaré tua

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