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E. GALBIATI - A. PIAZZA

PAGINE DIFFICILI
DELLA BIBBIA
ANTICO TESTAMENTÒ

MASSIMO - MILANO
PROPRIETA' LETTERARIA RISERVATA
Ed. MASSIMO -C.so di Porta Romana, 122 - Milano

Prima edizione: giugno 1951 Le due prime


edizioni pres-
PREFAZIONE ALLA I EDIZIONE
Seconda edi?ione: febbraio 1952 so Bevilacqua
Terza edizione: settembre 1954 e Solari di
Q'llart{~ edizione: febbraio 1955 Genova.
Quinta edizione: settembre 1956
Sesta edizione: settembre 1958
Settima- edizione: ottobre 1960 Le pagine difficili della Bibbia non sono poche. Dopo.
oltre venti secoli d'indagine appassionata, sostenuta dalla
fede o semplicemente dalla stima per il libro più venerando
dell'intera letteratura mondiale, molto si è chiarito, ma
non tutto.
Se lo Bibbia non fosse il libro di Dio, ci si potrebbe ras-
Nihil abstat quominus imprimatur segnare a non intenderla, ma dinanzi alla parola divina
Sae. ERNESTO MONETA CAGLIO Censo EccI. l'indifferenza o l'inerzia sono semplicemente un assurdo.
Perciò ogni generazione cristiana ha una" vocazione bibli-
IMPRIMATUR ca ", è chiamata cioè alla lettura e all'assimilazione del
in Curia Arch. Mediolani die 3 - X - 60 libro divino, mettendo a pro fUta le particolari attitudini di
Can. Jos. SCHIAVINI, Vie. Gen. religiosità e di cultura, che sono lo caratteristica e lo ric-
chezza pec1d'iare di ogni età. .
11 mondo contemporaneo, è doveroso riconoscerlo, non
si è sottratto a questo compito. Anzi, oggi, ovunque, si
parla, tra cattolici e protestanti, di" ritorno alla Bibbia" (I).
Questa rapida ripresa degli studi biblici nel dopo-
guerra, documentata da una produzione notevole per quan-
tità e qualità, orientata verso nuovi indirizzi, è in gran
parte spiegabile come frutto deli'impulso coraggioso del
LI' intet'essa essere' tenuto al corrente delle pubblicazionl
della nostra Editrice? Invii il suo indirizzo all'Editrice Mas- Ma.gistero della Chiesa.
simo (Servizio «SEGNALIBRO) - Corso di Porta Romana,
122 - Milano, e riceverà periodicamente in omaggio «SEGNA- Infatti, in questi ultimi anni, esso non si è limitato,
LIBRO », la rivista bibliografica che la nostra Editrice dedica
ai suoi lettori.

(1) Crf. una documentazione in: La Bible et le prétre, Louvain


Scuola Arti Gra'fiche O. Sacr3 Famiglia· Cesano Boscone . Te!. 40.90.271 1951, p. 1-25; S. DE DIÉTRlCH, Le Renotweau biblique, Neuchatel-Paris
1.949 (Protestante).
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come più spesso in altri tempi, a portare giudizi autorevoli Pontificio Istituto Biblico (1909), dalla Commissione per la
sui risultati della critica letteraria e storica in campo bi- revisione della Volgata (1907), all'erezione dell'abbazia be-
blico ma arditamente ha tracciato vie nuove, esortando nedettina di S" Gerolamo in Urbe (1933), dall'istituzione
gli esegeti a percorrerle con prudenza e libertà, illuminata dei gradi accademici in Scienze Bibliche (1904) alle mol-
e . temperata dal rispetto dovuto alla genuina Tradizione teplici esortazioni ed istTUzioni per la riforma e il rifiorire
cattolica e alle direttive dell'Autorità Ecclesiastica. degli studi biblici nei seminari.
Animati da questo spù'ito saggiamente innovatore e La seconda parte dell'Enciclica è programmatica. E'
caldamente esortativo sono i tre documenti più notevoli tutta un invito pressante (quali pochi se ne ebbero in pas-
in materia biblica, emanati dalla S. Sede negli ultimi otto sato) a un lavoro sempre più intenso e intelligente. Il Pon-
anni: l'Enciclica " Divino affiante Spiritu "; la Lettera del tefice ammonisce coloro che identificano la fede col quieto
Segretari.o della Pontificia Commissione Biblica al Cardi- vivere culturale, che in campo biblico il da fare è ancora
. naie Celestino Suhard, Arcivescovo di Parigi, sulle fonti moltissimo, anche se il già fatto rappresenta un patrimonio
del Pentateuco e sulla storicità dei primi undici capitoli di incalcolabile valore.
della Genesi; l'Enciclica" Humani generis". Richiamata la necessità di ristabilire il testo originale
dei libri sacri mediante la critica testuale, inculcato il pri-
mato del senso letterale e l'impegno dell'esegeta a illustrare
*** particolarmente il contenuto religioso del sacro testo, il
Pontefice constata che, mentre la nostra età accumula
L'Enciclica "Divino afflante Spiri tu " (2), indirizzata
alla Chiesa universale in piena guerra, il 30 settembre 1943, nuove difficoltà, offre, grazie a Dio, all'esegesi nuovi mezzi
vuoi essere innanzi tutto commemorativa della pubblica- . e strumenti.
E' innanzi tutto merito della Teologia moderna quel-
zione di un altro documento pontificio, la " Providentissi-
mus Deus" di Papa Leone XIII del 18 novembre 1893. l'approfondimento del concetto d'ispirazione biblica, che ha
Pio XII chiama il documento leoniano: " Magna carta permesso una più adeguata valutazione dell'apporto del-
l'autore umano nella composizione del libro divino. Dio
degli studi biblici". Di fatto esso fu sapientissimo pro-
gramma di lavoro in un momento in cui l'esegesi cattolica ne è l'autore principale, ma avendo assunto come collabo-
era stata còlta come di sorpresa dagli attacchi massicci ratore, o meglio, strumento, l'uomo, ne ha rispetta·to non
solo la natura intelligente e libera, ma anche tutte le carat-
del razionalismo, che delle immense risorse del progresso
teristiche personali d'ingegno, temperamento, mentalità,
della critica letteraria e storica, si serviva per demolire
cultura, ecc. Sicchè la Bibbia, pur rispecchiando adeguata-
radicalmente la fede nell'inerranza e quindi nell'origine
mente il pensiero divino, conserva nella stesura l'impronta
divina della Bibbia.
del tempo e dell'ambiente in cui è venuta alla luce.
Il Pontefice passa in rassegna le grandi iniziative bibli-
Ecco perchè il gen'uino senso della S. Scrittura è rag-
che cattoliche degli ultimi cinquant'anni, di cui la "Provi-
giungibile soltanto dopo che sia stato accuratamente sta-
dentissimus Deus" va considerata suscitatrice: dalla' crea- bilito il " genere letterario" dei singoli libri e talvolta delle
zione della Commissione Biblica (1902) alla fondazione del
singole pagine. Infatti, al genere letterario è legata l'inten-
zione dell'autore divino-umano della Bibbia.
(2) Acta Apost. Sedis, 35 (1943) 279-326; il testo italiano in Civiltà Essendo il genere letterario quella categoria in cui si
9att., ~4 (1943) IV, 193-211; cfr. Encyclique 8ur les Études bibliques classifica la produzione scritta, tenendo conto della materia,
~ntrotuzte et commentée par L. Cerfaux, Bruxelles. J
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della forma, dell'intento propostosi dallo scrittore, sarà ne- inculcati nell' Enciclica "Divino afflante Spiritu" a due
cessario informarsi circa la maniera di ragionare) narrare, problemi: l'origine mosaica del Pentateuco e il "genere
scrivere, caratteristica dell'ambiente biblico. il" letterario" dei primi undici capitoli della Genesi.
l/immenso materiale letterario, storico, archeologico, I
E' facile intendere l'importanza del primo problema.
che le scoperte moderne mettono a disposizione dello stu- Dall'autenticità mosaica del Pentateuco, infatti, dipende in
dioso, rappresenta il terreno in cui sarà possibile ritrovare gran parte (a prescindere dall'ispirazione divina) il valme
la chiave per dissuggellare pagine bibliche finora rimaste
storico dei primi cinque libri della Bibbia, che rappresen-
incomprese. E' facile intendere la complessità di questo
tano il fondamento dell'intèro Antico Testamento. Mentre
lavoro, che deve avvalersi dei risultati non di una scienza,
la critica acattolica oggi recede da posizioni estremiste do-
ma di più scienze, a loro volta tanto vaste e complesse. Il
Pontefice vuole che l'esegeta si spinga, ardito e prudente, minanti soprattutto alla fine del secolo scorso e all'inizio
verso questa direzione e, conscio della difficoltà del com- I del nostro, la Commissione Biblica, precisando ulterior-
pito, richiama tutti al dovere di giudicare gli studiosi e i mente i responsi emanati nel 1906, dichiara che a Mosè
risultati delle loro ricerche, non solo con giustizia, ma anche dev'essere attribuita" gran parte" del Pentateuco, e lascia
con carità. così libero campo alle ricerche che precisano i documenti
Questa parte dell' Enciclica rappresenta il tratto più usati dall'autore, gli adattamenti posteriori, ecc.
caratteristico; infatti, non molti anni or sono, lo studio La seconda questione sul" genere letterario" dei primi
dei generi letterari, per difettosa impostaziOne e presen- undici capitoli della Genesi, contenenti la preistoria biblica.
tazione, era circondato da diffidenza e da sospetto. dalla creazione del mondo alla vocazione di Abramo, non
U Enciclica passa poi ad esortazioni pastorali perchè
siano partecipati ai fedeli, con maggiore larghezza, i tesori
,I ha nella Lettera della Commissione una risposta definitiva,
non permettendola ancora lo stadio attuale delle ricerche.
contenuti nel libro sacro e, inoltre, siano curati al massimo Tuttavia, è notevolissima la dichiarazione che questo tratto
gli studi biblici nei seminari. del libro sacro non rientra in nessuno dei "generi lette-o
Il documento si chiude con una elevata valutazione rari" classici greco-latini e moderni: ciò significa che può
dell'ufficio e della figura del docente e dello studioso di essere messo in prudente discussione, anche dai cattolici,
Sacra Scrittura. Il Papa ha accenti di tenerezza, quali il senso ovvio strettamente letterale di quelle parti non
raramente si trovano in documenti ufficiali. Si ha l'impres- dottrinali del 'racconto biblico, che non abbiano una con-o
sione che il Pontefice, il quale finora ha parlato da Maestro,
ferma nel resto della Rivelazione. Mettere in discussione
voglia congedarsi con l'affetto del Padre, ben sapendo
non significa fare dell' esegesi sbrigliata, ma soltanto ricer_.
quanto lo studioso abbisogni di conforto e di fiducia.
care ancora, sfruttando tutte le scienze ausiliarie, finchè
*** sia fatta piena luce s.ul significato preciso del racconto
La Lettera del Segretario della P. C. B. al Card. Cele- biblico circa le origini del mondo, dell'umanità e del po-
stino Suhard, Arcivescovo di Parigi, in data 16 gennaio polo eletto.
1948 ('), rappresenta un'applicazione concreta dei principi *' * *
Appunto una serie di gravi richiami alla prudenza,
(3) Cfr. Acta Apost. Sedis 40 (1948) 45-48 testo originale francese; I
il testo italiano in Civiltà Catt., 99 (1948) II, 79-81. \,' alla serietà scientifica e al sano metodo teologico contiene-
lO PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA PREFAZIONE 11

l.'Enciclica "Rumani generis" (4), in una rasse{fna de.gli sione, l'ipotesi poligenista è giudicata inaccettabile da parte
errori o pericoli di deviazioni dottrinali, caratteristiche del del cattolico, perchè non si vede come possa conciliarsi
nostro tempo. col dogma della trasmissione del peccato originale.
I n campo biblico è innanzitutto riprovata la limitazione Questione aperta è invece considerato il genere lette-
dell'ispirazione divina e dell'inerranza alla sola materia rario dei primi undici capitoli della Genesi. L'Enciclica fa
concernente la fede e i costumi, poichè, secondo il costante appello ancora alla Lettem al CaTd. Stthard, della quale,
insegnamento della Chiesa, tutta la S. Scrittura ha Dio pur segnalando l'erronea interp,'etazione da parte di qual-
come autore, sicchè divine sono tutte le idee, come divine che esegeta, riprende le testuali paTole, insistendo però
sono tutte le parole. che, nonostante il linguaggio semplice e metaforico, il rac-
Un secondo errore è la distinzione tra un presunto conto biblico sulle origini dell'umanità e del popolo eletto
senso umano della Bibbia, e il senso divino, che solo sa- va considerato corne storico.
rebbe infallibile; mentre in realtà, dato il teandrismo Del resto, l'intero Antico Testamento, se pure talvolta
biblico, il pensiero divino è incarnato in quello umano e può aveT attinto da narrazioni popolari, elaborato sotto
con esso si fonde. l'infl.usso della divina ispirazione, assicura agli agiografi in
Un terzo errore è il ripudio della Tradizione e del- campo staTico "una palese superiorità sugli antichi scrit-
l'analogia della fede, mentre esse costituiscono la regola tOTi profani",
d'oro per la interpretazione di un libro, che, essendo fonte ***
della divina Rivelazione, è affidato al Magistero della Chiesa Abbiamo voluto premettere questa rapida sintesi dei
e s'inserisce naturalmente nel complesso del deposito della tre documenti pontifici come costante richiamo, a noi e ai
fede, alla luce del quale va letto e interpretato. lettori, delle linee direttive per lo nostra fatica.
Il quarto errore è l'abbandono del senso letterale per La pTesente pubblicazione non è un'antologia di tutte
il senso detto simbolico e spirituale, pensato come il toc- le pagine difficili dell'Antico Testamento e neanche una
casana di tutte le difficoltà bibliche, soprattutto dell'Antico serie di saggi di esegesi integrale. Essa intende soltanto
Testamento. Per quanto seducente possa apparire dal punto chiarire i tratti più oscuri di alcune pagine dell' Antico
di vista apologetico e pastorale, questo metodo può portare Testamento.
al più completo discredito della Bibbia, perchè il testo sacro, Non abbiamo davvero la pretesa di aver detto cose
anzichè oggetto dì ricerca dell'autentico pensiero divino, nuove, se non forse in minima parte; solo ci siamo proposti
diventa fatalmente palestra d'incontrollato soggettivismo. di offrire al lettore italiano la comodità di ritrovare, raccol-
Accanto alla rassegna delle opinioni erronee, perchè te in un volume, cose sparse in pubblicazioni molteplici e
in palese contrasto con posizioni ormai acquisite dalla Teo- talvolta difficilmente reperibili.
logia e dali: esegesi cattolica, l'Enciclica offre anche chiari- Non si turbi il lettore se non tutto risulterà chiaro.
ficazioni su problemi aperti, o almeno da taluno considerati L'essenziale nella Bibbia è chiarissimo, e volesse Iddio che
tali. Così, mentre per l'ipotesi evoluzionista circa l'origine noi sapessimo tutto assimilarlo, prima di sollevare diffi-
del corpo umano è consentita libertà d'indagine e di discus- coltà che veTtono su problemi marginali. Ricordiamo che
nell'esegesi, come in qualsiasi campo dell'attività umana,
(4) Acta Apost. Sedis 42 (1950) 565-58Q; il testo italiano in Civiltà
è necessario "praticare la pazienza, che è prudenza e sag-
Cattolica, 101 (1950) II, 457-473. gezza di vita" (Lettera al Card. Suhard).
12 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA

Siamo grati a quanti ci hanno incoraggiato e consi-


gliato, in particolare al Rev.mo Prof. Ferdinando Maggioni
e al Rev.mo Dott. Grazioso Ceriani, preside del Didascaleion
dove alcuni dei temi di questo libro furono trattati per la
prima volta.
La più viva riconoscenza vada pure ai nost"i venerati
Maestri del Pontificio Istituto Biblico di Roma, ai quali
chiediamo venia se, nel nostro modesto lavoro, non abbia- INDICE SOMMARIO
mo saputo mettere integralmente a profitto la saggezza dei
loro insegnamenti.
E. GALBIA1'I - A. PIAZZA INTRODUZIONE

Venegono Inf. - Genova, 30 Maggio 1951 La Bibbia libro difficile'? . . pago ]9

AVVERTENZA ALLA II EDIZIONE L - I generi letterari nella Bibbia

L'inattesa celerità con cui si è .esaurita la prima edi- Che cos'è il «genere IetteraI'io» . 31
I generi letterari biblici e l'inerranza. . 39
zione non ci ha consentito di Taccogliere se non scarsi L'espressione letteraria della realtà spirituale 44
rilievi di competenti e di profittarne.
Gl,I AUTORI IL - Realtà stOlica e generi letterari
Venegono Inf. - Genova, 3 Gennaio 1952 Distinzione tra sostanza del fatto storico, modalità di dettaglio e
forma letteraria . . . . 51
AVVERTENZA ALLA III EDIZIONE Realtà storica e procedimenti redazionali 54
'Realtà storica e canoni artistici . 5R
L'opera è stata in più punti rifusa con una preoccu- Il parallelismo . 59
Il numero. ..... 64
pazione di aggiornamento e di ulteriore chiarezza. Ringra- Realtà storica e linguaggio figurato 66
ziamo q'uanti, con opportuni suggerimenti, ci hanno faci- Unità letteraria e documenti citati . 77
litato il compito. Conclusione 82
GLI AUTORI
III. - Il racconto biblico della creazione e la scienza
Venegono Inf. - Genova, il Agosto 1954
Il racconto biblico ....... 87
AVVERTENZA ALLA IV EDIZIONE Giustificazione del nostro principio esegetico . 90
Esistenza di due racconti biblici dena creazIone .' 90
La quarta ecli.zione esce accuratamente riveduta ed in Forma stilistica del prjmo racconto della creazione 92
Struttura del secondo racconto della creazione - Conclw"ione 98
qualche punto ampliata. In modo particolare si è provvisto L'insegnamento biblico sull'origine del mondo 101
all'aggibrnamento dei riferimenti bibliografici, come invito Idee preesistenti al racconto biblico. . 102
e aiuto al lettore ad approfondire argomenti di speciale in- La dottrina biblica e la sua espressione. . 1.04
L'insegnamento bìblico sull'orig.ine dell'uomo' - La dottrina di
teresse esegetico-dottrinale. Genesi 1-2 . . . 108
GLI AUTORI L'ipotesi evoluzionista ... 113
Milano - Genova, 15 Settembre 1960 L'evoluzionismo dÌ' fronte al racconto biblico 116
L'origine della donna 120
14 PAGINE DIFFICILI DELLA ,BIBBIA INDICE SOMMARIO 15

IV. _ n pe(~cato originale VIII. " I miracoli nell'Antico Testamento


La narrazione biblica 127 Osservazioni generali " Esistenza dei miracoli nell' A. T; 257
Dottrina teologica e contenuto storico di Genesi 3 12g Il miracolo e l'intenzione del narratore , 259
Lo stato dei pro genitori . 130 La frequenza dei miracoli, . " . . 261
Motivo e modalità della prova e della caduta 134 Giudizio sù alcuni fatti miracolosi - Le piaghe d'Egitto 263
Il Tentatore 141 .Il passaggio del Mal" Rosso . 265
Propagazione della colpa originale 143 La manna. 269
L'ipotesi poligenista 148 Il miracolo del sole nel c. 10 di Giosuè . 271
Le concezioni dell'Antico Oriente i53
Il genere letterario di Genesi 3 158
IX .. Vera religione e Antico Testamento
L'albero della vita. 160
L'albero della scienza del bene e del male 162 Il concetto di Dio . 279
Il serpente tentatore 164 I castighi di Dio . 280
Il giardino-paradiso 165 I eastighi degli innocenti ~ 282
Con,elusione 166 Dio causa dei peccati? . 284
La dottrina della retribuzione. . . 286
L'al di là nei libri più antichi dell'A. T .. 288
V. _ L'esegesi di Genesi 1- 3 e la Tradi:done ecclesiastica
La retribuzione collettiva 291
Stato della questione 171 I problemi della' retribuzione individùale . 294
E,poca patristica 172 La retribuzione nell'al di là . 303
mpoca moderna 182 Le esteriorità della religione 'd'Israele . 308

VI. - L'Antico Testamento c la pl:eistoria X. - La morale é l'Antico Testamento

La preistoria 191 L'odio per il nemico 316


Paleolitico inferiore 193 L'odio per i popoli nemiei 322
'Paleolitico l'iledio . 194 Le guerre di sterminio , 324
Paleolitico superiol'e 195 Il divorzio e la poligamia 329
196 Le impurità legali . 334
Mesolitico
Neolitico 197 Narrazioni di colpe e libertà di linguaggio 336
Eneolitico 198
Bronzo e Ferro 198
200 XI. _ Il Messianismo
L'antichità del genere umano e le genealogie bibliche
Il progresso della civiltà umana . 207 A. " Nozioni generali 341
L'intelligenza 208
Le iflee religiose e morali 210 Estensione del termine messianismo 341
La tecnica e le notizie sui Cainiti 211 Espressione letteraria della realtà messianica 346
L'estensione e l'epoca del diluvio - Universalità del diluvio 217 Linguaggio poetico . 347
Il diluvio e la preistoria . 221 Rivestimento storico . 348
I~e modalità e il senso del diluvio biblico 223 Prospettiva profetica . 349
Le modalità 223 Profezie a doppio oggetto 350
Il senso del diluvio biblico 231 Profezie di beni temporaii e prospettiva escatologica 353
La torre di Babele 233 Le profezie messianiche e- la sorte della nazione israelita . 355

VII. - L'Antico Testamento e ]31 storia R . Il Messia e l'opera messianica 359

244 Il messianismo preisraelitico Il protovangelo 361


Il periodo dei Re e la storia più recente
Il periodo da Mosè a Davide 246 La benedizione di Sem 366
248 Il messianismo israelitico 367
La storia dei Patriarchi
16 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA

Il messianismo delle benedizioni patri~rcali 367


Il messianismo nelle istituzioni e situazioni storiche di Israele 370
Il regno e il Messia-Re . 370
Il culto futuro e il Messia-Sacerdote . 375
L'Alleanza nuova e il Messia-Alleanza 381
La futura liberazione e il Messia-Redentore 384
Il Messia-Profeta e Vittima per i peccat~ 388

Conclusione 397

INTRODUZIONE

LA BIBBIA LIBRO DIFFICILE?


- ......
------------:-------------~"--1

INTRODUZIONE

LA BIBBIA LIBRO DIFFICILE?

Il ritrovare in questo nostro volume raccolte ed acco-


state alcune tra le pagine difficili dell' Antico Testamento,
non vorremmo lasciasse nel lettore l'impressione erronea
e quanto mai sconcertante, che !'intera Bibbia sia tutta irta
di difficoltà e di problemi, quasi un testo cifrato, accessi-
bile solo a pochi fortunati iniziati.
Al contrario, le pagine difficili sono punti oscuri su di
uno sfondo luminosissimo, perchè la maggior parte del
libro sacro può essere immediatamente intesa ed apprez-
zata dal lettore di ogni tempo, sia dal punto di vista let-
terario, artistico e storico, sia soprattutto dal punto di
vista religioso.
Le idee religiose basilari, la poderosa trama della sto-
ria biblica (quale altro libro narra eventi di tanta impor-
t.anza e di così larga risonanza?), l'eco, generalmente affan-
nosa, delle vicende nazionali d'Israele, con la saggezza, ma
più spesso la tirannia e la corruzione di sovrani e di sud-
diti, con gli sprazzi di fasto orientale in trionfi politici e
militari, ma più spesso con le invasioni di eserciti stranieri
e le deportazioni, il tutto punteggiato di pittoreschi qua-
dretti di vita pastorale e familiare; le invettive dei profeti
contro il malcostume cittadino e le ingiustizie sociali, il
°-1

PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA


20 LA BIBBIA LIBRO DIFFICILE? 21
fresco lirismo dei Salmi, che maturano in preghiera la le cose. Dunque: «tutto ciò che non è Dio, è da Dio ». E'
poesia; i rilievi e i richiami saturi di tanto buon senso e a~soluta!llente impossibile esaurire la portata dottrinale e
realismo dei libri Sapienziali sono tutte cose molto facili, Vitale di questa affermazione, pur tanto semplice.
ovvie, chiare, quali maggiormente non si potrebbe desi- Le creature visibili ed invisibili, in ogni fibra del loro
derare. essere, nelle loro atti~udini, in ogni fase del loro operare,
Se l'Antico Testamento fosse quel libro tanto difficile sono totalmente da DIO. La cosmogonia mosaica lo sottoli-
che molti credono, non si comprenderebbe come da oltre nea ~d ogm passo: la parola di Dio tutto crea, la benedizio-
due millenni alimenti la religione, la cultura, l'arte di innu-
ne ~I DIO tutto feconda (cfr. Genesi 1,22-28). Per questo,
merevoli generazioni. nell umverso tutto è bello, tutto è buono (Genesi 1,31).
Il nostro torto, rispetto all' Antico Testamento, sta ge- Nessuna forza cieca o malefica si annida nelle cose Lo
neralmente nell'accostarsi ad esso con la pretesa di tro- spettacolo dell'immensità. e complessità dell'universo, ~en­
varvi una risposta adeguata alla nostra curiosità scien-
t~e sgomenta e arma di antidoti magici l'antico orientale
tifica o storica e, inoltre, una esposizione metodica e defi- piega l'u~mo biblico all'adorazione, all'ammirazione, ali;
nitiva delle dottrine religiose e morali. lode, al rmgrazJamento per il Creatore e questo è esatta-
Ma se tutto questo esulava dall'intento dell'autore sa-
mente Il senso e la funzione dell'universo. .
cro, di chi sarà la responsabilità della nostra delusione?
. Al centro dell'universo visibile, in esso intimamente
Evidentemente di noi lettori. poco illuminati. Di tale delu-
mserlto, ma di esso dominatore, sta l'uomo. Nessun libro
sione, tuttavia, siamo compensati ad usura da quanto, in
ha una concezione così marcatamente antropocentrica del
cambio, ci offre il libro divino: il valore religioso dell'uni-
mondo (antrop?centrismo relativo, s'intende) paragonabile
verso e della storia umana, e la stupenda documentazione
c?n quella biblica: <~ popolate la terra e soggiogatela e ab-
dell'evento più eccezionale e paradossale: !'inserimento so-
bJate potere sU! pescI del mare e sui volatili del cielo e su
prannaturale del pensiero e dell'azione divina nelle conce-
tutte le fiere d~l1~ terra» (Genesi 1,28). Ma questo solo per
zioni religiose e morali dell'umanità e nell'intreccio delle
quel tant;, di dlvmo che c'è nell'uomo, il quale, tratto «dal
vicende umane sia individuali che sociali. fango ». e assunto al fastigio dell'immagine e somiglianza
di DIO! (Genesi 1,26-27).
I) _ Innanzitutto nelle pagine bibliche prese in esame
Ma il compenso più prezioso della delusione scientifica
non troveremo di che soddisfare la nostra curiosità scien-
del I:ttore de~la Bibbi~ è .il ritrovare, proprio in quelle
tifica. Anzichè ad es. la cronistoria della formazione della descrizlOm
crosta terrestre o dell'assestamento del firmamento o del D' • lCOSI popolari del fenomeni naturali' ' u n "d
I ea
d'I
lO, COSI a ta e completa quale non si ritrova nell'intera
progressivo sviluppo della vita, anzichè le modalità precise cultura umana precristiana estraisraelitica.
dell'origine dell'organismo umano, la Bibbia ci offre sol- I In tutti. i sistemi religiosi la scoperta di Dio prende
tanto descrizioni, ricche di metafore e di poesia, nelle quali e mosse, pm o meno, dalla contemplazione dell' universo
si riflettono le concezioni popolari, niente affatto scientifi- (~r. Romani 1,19-20),. per tosto naufragare nell'errore,
che, dell'antico Oriente.. Ma in compenso sono dischiusi q. ~ndosl tratti di stabilire la relazione precisa tra la Divi-
orizzonti sconfinati in funzione di un autentico giudizio di mta e Il mondo: naturismo, politeismo, idolatria, pantei-
valore su tutte le cose. smo, ecc., sono altrettante concezioni religiose inceppate
L'Antico Testamento infatti si apre con l'affermazio- ~e!la . valutazione del rapporto tra l'universo visibile e il
ne: «In principio Dio creò il cielo e la terra» cioè tutte rlnClplO supremo. Il libro della Sapienza, si rende conto
LA BIBBIA LIBRO DiFFICILE? 23
PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA
22
nella loro reale distanza nel tempo. Ci domanderemo anzi
della particolare difficoltà della scoperta di questo punto di se i fatti più lontani del passato non siano stati ad arte tra-
incontro: mandati attr~verso lo stesso alone di simbolismo e di poe-
c:Sciocchi devono dirsi tutti quegli uomini
Sia, tramIte Il quale ci appaiono disvelati e velati ad un
che da natura non ebbero cognizioni di Dio tempo gli ultimi destini della storia umana.
e dai beni visibili non seppero intendere Colui che è (13,1).
Spinti dalle esigenze del nostro gusto moderno occiden-
tale, sci~ntifico,. indagheremo le caratteristiche di quella
Eppure piccolo biasimo va a costoro,
perchè errano per avventura,
mentre cercano Dio con brama di trovarlo, mentalIta. che Cl ha tra~messo le memorie del passato, per
e nelle opere di Lui occupandosi fanno indagini
e van dietro le apparenze, perchè be1le sono le cose tentare dI ncuperare CIO che può essere sfuggito al crivello
che vedono. (13,6-7). della storiografia biblica e che tanto invece a noi interessa
sapere.
Ma la prima pagina della Bibbia, proprio nell'artifi- Ma ci teniamo ancora ad affermare che, nonostante que-
cioso esamerone mosaico, pone a contorni nettissimi sotto sto strano modo biblico di narrar~ la storia -anzi proprio
gli occhi del lettore il Dio unico, eterno, personale, trascen- per mento dI esso - la storia dell'umanità e d'Israele ci
dente, onnipotente, provvidente. appare luminosamente nel suo senso religioso. Il peccato -
E' questo patrimonio di idee religiose, filtrate in pochi che ha mqumato Il genere umano alla sua radice - si rivela
fantasiosi versi della Genesi, che mette il rozzo ed illette- nei suoi aspetti sociali col crescere stesso della società nella
rato pastore ebreo in netto vantaggio su Platone e Aristo- così detta preistoria bib:ica (Genesi 1-11): omicidio, prepo-
tele, ed offre a noi, tardi lettori, non un sistema di scienze te~za,. profanaZIOne dell amore, frazionamento politico, fin-
naturali, ma addirittura i fondamenti della metafisica. che DIO mtervlene a selezionare, via via, di tra i popoli il
gruppo umano, incaricato di tener accesa attraverso i sedoli
II) _ Nell'Antico Testamento neppure troveremo di la fiamma della fede nel Dio unico e la speranza della ria-
che soddisfare certe nostre curiosità storiche. bilitazione.
Nonostante che da un capo all'altro della Bibbia corra La storia bibli~a è diventata così :a cornice oggettiva,
un intreccio ampio e svariatissimo di fatti storici, risulta qualunque ne SIa l espreSSIOne letterana in cui s'inserisce
vana la nostra ricerca di notizie a nostro giudizio oltremodo la rivelazio~e divina delle verità riguard~nti le nostre rela-
interessanti. Invano, p. es., ci sforziamo di ricostruire con i ZIOl11 con DIO, il nostro comportamento morale e il nostro
dati biblici la cronologia dell' epoca anteriore a Davide: alle destino eterno.
nostre preoccupazioni sembrano sorridere, bonariamente
enigmatici, i multipli di 40, che scandiscono i secoli al ritmo III) - Questo complesso di dottrine religiose e morali
delle generazioni umane, mentre lunghe liste di nomi sco- non lo troveremo nell'Antico Testamento esposto organica-
nosciuti e salvati all'oblio dei millenni, riempiono a dozzine men~e con una formulazione metodica e definitiva. E può
le pagine venerande. darSI ehe taluno rimanga deluso nella sua attesa di una spe-
Siamo dunque in presenza di una storia passata attra- ?Ie dI catechIsmo completo e sistematico. Eppure, proprio
verso il prisma di una mentalità tanto diversa dalla nostra, m .questa apparente mancanza di organicità e di finitura,
un prisma che in parte rivela, in parte nasconde. E quanto nOI constatIamo un fatto meraviglioso ed unico al mondo e
più i fatti vengono da lontano, dalle. epoche remote della pertanto una prova della sua origine divina.
preistoria, tanto più ci si rifrangono di scorcio, fino a ren- Questo fatto può essere così sintetizzato: la religione e
derci impossibile il ricollocarli nella loro giusta prospettiva,
24 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA LA BIBBIA LIBRO DIFFICILE? 25

la morale dell'Antico Testamento sono costantemente aperte non attraverso la preghiera, ma tramite la costrizione. Sia-
e dirette verso una perfezione ulteriore, il cui ultimo ter- mo dunque agli antipodi della religione nella quale, l'uomo,
mine si trova al di fuori dell' Antico Testamento stesso. TUtte conscio della propria insufficienza ed incapacità, supplica
le altre organizzazioni o concezi6ni religiose nella storia del- le Potenze superiori a concedere quanto è solo in loro pote"
l'umanità si presentano come un punto d'arrivo; la religione re di dare. Perciò la magia è una specie di germe patogeno
d'Israele, invece, in qualsiasi momento della sua storia plu- che inquina e snatura totalmente la religione. Ora la storia
rimillenaria, in ciascuna parte dei suoi quarantasei libri, ci e la etnografia constatano la presenza di fattori magici in
si presenta come un punto di partenza, come un gradino pressochè tutte le religioni, anche se come forme derivate
di una scala ascendente, il quale, oltre ad un intrinseco va- e tardive.
lore proprio, ha anche quello di permettere un ulteriore b) La tendenza a trasformare la religione in consue-
balzo verso l'alto. tudine tribale o nazionale fa sì che la fresca e spontanea
Ma c'è di più: mentre la religione dell' Antico Testa- venerazione della Divinità si cristallizzi in forme consue-
mento appare in movimento ascensionale, la storia di' tutte tudinarie, a cui si tiene come a patrimonio sociale. I riti
le altre religioni ce le mostra invece soggette ad una pro- e le feste, connaturali alla religione in quanto sociale,
gressiva involuzione e degradazione. Constatiamo con San vengono svuotati del loro significato profondo e diventano
Paolo (Romani 1, 19-20) che tutti i popoli, spinti dalla con- folklore, come press'a poco è per noi l'albero di Natale.
siderazione del creato, sono portati a formarsi una certa idea Allora la religione non è più il riconoscimento dell'asso-
di Dio. Nella stessa lettera ai Romani 2,14-15, l'Apostolo ri- luta dipendenza della creatura rispetto al Creatore e la
conosce agli uomini la capacità di rintracciare le linee essen- conseguente ricerca, sempre insoddisfatta e sempre più
ziali delle obbligazioni morali. Noi aggiungiamo che ci fu- impegnativa, di ciò che piace alla Divinità, ma degenera
rono singoli uomini, particolarmente dotati, i quali arriva- in una fedeltà, passiva ed esteriore, alla tradizione del clan
rono a concezioni alte e nobili, sia sulla Divinità, sia sulla o della nazione. Tutte le religioni nazionali sono più o
vita morale. Ma è giocoforza riconoscere che la storia delle' meno minacciate da questo pericolo.
religioni documenta generalmente un regresso.
Il sentimento religioso dell'umanità è come trascinato c) La tendenza a dissociare la vita religiosa dall'im-
alla deriva specialmente da tm forze, che sembrano forte- pegno morale è 'forse la più diffusa e la più attuale di tutte
mente radicate nella natura decaduta dell'uomo. Esse sono: le forme degenerative della religione. Non abbiamo bisogno
la tendenza alla magia, la tendenza a trasformare la reli- di spendere in proposito molte parole, riscontrando un po'
gione in consuetudine sociale, la tendenza a dissociare la dappertutto la coesistenza di' spirito religioso e di prassi
religione dall'impegno morale. morale tutt'altro che coerente. Devozione e ingiustizia, fa-
natismo e crudeltà, culto e orgia si trovarono e si trovano
a) La magia è la pretesa di costringere al proprio spesso riunite in comodo, ma inqualificabile compromesso
servizio le forze occulte. Essa suppone, cioè, l'esistenza nel nella stessa persona, talvolta anzi nella stessa azione. La
mondo di potenze sconosciute, con rapporti imprecisati ri- religione è co~l svuotata del suo contenuto più impegnativo
spetto alla Divinità, anzi talvolta considerate come sottratte e umano, coll'affievolirsi del concetto e del senso del pec-
al controllo della Divinità stessa, mentre si pensa possano cato.
venire in potere dell'uomo, mediante certe formule e riti. Questa gènerale legge psicologica della degradazione
La magia è dunque una forma di utilitarismo che si esplica, del senso religioso nelle masse non ha potuto essere impe-
26 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA LA BIBBIA LIBRO DIFFICILE? 27

dit'! ne'!nche d'!lle innov'!zioni introdotte per opera dei risposta: quella zattera, o barca che sia, porta Un essere
grandi rifonnatori religiosi. Anzi, queste stesse innovazio, intelligente, capace di risalire la corrente, perseguendo una
ni divennero a loro volta vittime del fatale moto discensio- meta ben definita.
nale. Così la riforma monoteistica di Amenophis IV (cfr. E' così che scopriamo l'indizio non equivoco dell'avve-
paragr. 71, nota 15) fu sopraffatta dalla vecchia supersti- nuta Rivelazione nella storia religiosa dei popoli. N ai li
zione egiziana. Così pure il pensiero genuino di Zoroastro, vediamo deviare nei millenni sempre secondo le stesse
che, quale è rivelato dalle parti più antiche dell'Avesta, era direzioni fatali: la magia, la consuetudine, l'indifferenza
pressochè monoteista, nelle parti più recenti risulta conta- morale. Di tanto in tanto c'è qualche oscillazione: qual-
minato col politeismo iranico, che il popolo non aveva cuno scopre un frammento di verità: il monoteismo di
dimenticato. E che cosa non è diventata nelle masse la certi pensatori, l'amore degli Stoici per la virtù, la brama
predicazione morale di Budda? di purificazione del Platonismo, il disprezzo dei valori ter-
Di fronte a questo fenomeno universale della tendenza rèni presso i filosofi indiani. Ma nulla si oppone efficace-
di tutti i popoli ad abbassare e snaturare lo spirito reli- mente all'universale degradare del senso religioso delle
gioso, appare in tutta la sua originalità lo sviluppo reli- masse. Di tanto in tanto qualche tronco si arena e arresta
giOSO d'Israele, il cui caratteristico movimento ascensio- il suo corso: sono le religioni consuetudinarie, fossilizzate
nale non potrà dunque attribuirsi ad una attitudine natu- in uno stato di quiete, senza speranze.
rale dello spirito umano, ma solo all'intervento della Rive- Ma ecco, improvvisamente spunta l'idea monoteista in
lazione. un piccolo clan, in una famiglia di seminomadi che fa la
Un paragone ci servirà a chiarire la cosa. spola tra il deserto Siriaco e il Sud della Palestina (cfr.
Supponiamo di controllare dall'alto di una collina, per paragr. 70-71). "Nessuna meraviglia - qualcuno com-
lungo tratto, il corso di un fiume. Il fiume scorre largo e menta _ è un caso, ma passerà: quel piccolo clan finirà
lento, e noi distinguiamo sulla superficie delle acque tron- per assorbire le idee dei suoi vicini". Dopo qualche secolo
chi, rami frondosi divelti dalla bufera e detriti di ogni il clan è diventato un piccolo popolo, ed ha ancora la stes-
genere. Tutto questo materiale si muove nella stessa dire- sa idea; in più ha una Legge, imperniata su quell'idea,
zione: la direzione della corrente. Di tanto in tanto qual- un decalogo morale, un luogo di culto. Qualcuno commen-
che colpo di vento fa oscillare tronchi, rami e detriti: si ta: "Strano, ma passerà; il contatto politico e culturale
urtano, sembrano retrocedere per un momento, qualcuno con i grandi popoli dell' Asia anteriore farà andare alla
va ad arenarsi in un'insenatura e vi rimane come in ripo- deriva anche Israele". Se non che, dopo qualche secolo,
so, mentre gli. altri continuano il loro corso fatale, sempre in seno a quel popolo appaiono i profeti. Altro fenomeno
nella stessa dIreZiOne, sempre alla deriva. E' naturale: c'è psicologico inspiegabile! Non è uno, non sono pochi sogna-
la forza dell'acqua che li spinge: non può avvenire diver. tori; è una serie che si protrae per secoli, svariatissima nei
sament:e. Ma ecco che fissando lo sguardo, vediamo appa- soggetti, sempre coerente e progressiva nell'idea. La reli-
rIre glU in fondo, dove vanno scomparendo i tronchi e i gione monoteistica è salva ed ormai ben delineata: Prov-
detriti, un punto nero che avanza in direzione contraria videnza divina, impegno morale, retribuzione, messiani-
e sta avvicinandosi lentamente. Che è mai ciò? Come può smo. Finalmente viene Cristo. Arriva come una persona
n:uoversl, non per qualche istante, ma con movimento attesa da secoli, col lieto messaggio della Redenzione uni-
sicuro e continuo, sempre in direzione contraria alla cor- versale, coll'onda vivificante della Grazia, col sublime pro-
rente, aggirando abilmente gli ostacoli? Non c'è che una gramma della carità. Il patrimonio religioso d'Israele non
28 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA

solo è salvo, ma, potenziato ed impreziosito fino all'invero-


simile, parte. alla conquista del mondo.
Domandiamo ora lealmente, perchè questa idea ha
camminato contro corrente, procedendo sempre nella me-
desima direzione, come per seguire un piano prestabilito?
Donde questa continuità di disegno in un viaggio pluri-
millenario? Non certo per circostanze favorevoli o per
l'indole particolare degli Israeliti: basta leggere certe pa- CAPITOLO I
gine dei libri dei Re o di Ezechiele, per misurare quanto
fascino esercitasse su quel popolo la superstizione più gros-
solana. E questo fascino spesso, troppo spesso, maturò nel I GENERI LETrERARI NElLA BIBBIA
peccato. E perchè dunque questa idea religiosa non fu
travolta nella deriva comune?
E' Dio che ha parlato! E' la rivelazione divina, che
agli occhi dello storico non appare tutta in una volta, come
un colpo di scena repentino; appare invece come un pen- Scriptura nostra quomodo loquitur
siero in cammino, che avanza sicuro, senza che alcuna delle sic intelligenda est: habet linguam
forze che incidono su tutti gli altri pensieri religiosi umani suam; quicumque hane linguam ne-
scit, turbatur.
riesca a farlo deviare. Così, a parte alcuni fatti straordi- (s. AUGUSTINUS, in Joh. tract., X, c. 2)
nari e vistosi, resi opportuni dalle circostanze, Dio si è
insinuato nella storia con estrema discrezione, adattandosi
al linguaggio e alle concezioni di quegli uomini,attraver-
so i quali ha voluto manifestarsi. Ma nello stesso tempo le
ha purificate, perfezionate e guidate ininterrottamente ver-
so mete più alte. Finchè il Verbo stesso di Dio appare
come Uomo tra gli uomini e, con parole umane, rivelò
«la pienezza della grazia e della verità» (Giovanni 1,14.16).
Il nuovo Israele, la Chiesa, la custodisce, ma noi non
abbiamo ancora terminato di comprenderla, e ancora non
l'abbiamo realizzata tutta. Perchè anche per noi, come
per l'antico Abramo, la Rivelazione è una chiamata che
attende risposta.
CAPITOLO I

I GENERI LETTERARI NELLA BIBBIA

1. - Che cos'è il «Genere letterario»

1. - La Bibbia nacque dal mistero di una sopranna-


turale collaborazione divino-umana. Dio, cioè, è l'autore
della Bibbia, ma si è associato come strumenti nella com-
posizione uomini di tempi ed ambienti diversi, sotto i cui
nomi citiamo la maggior parte dei libri biblici sia dell' An-
tico che del Nuovo Testamento.
Ancora una volta Dio, nella Sua sapientissima condi-
scendenza, ha reso onore all'uomo. La Bibbia, destinata
agli uomini, non è scesa miracolosamente dal cielo, ma è
stata elaborata dal carisma divino, che ha penetrato spiriti
e mani di uomini. Essi, divinamente illuminati e corrobo-
rati, hanno così percorso tutte le faticose tappe che prepa-
rano e realizzano la composizione del libro, che risulta, in
tal modo, teandrico.
Si presenta spontaneamente il parallelo tra il mistero
dell'Incarnazione e il mistero dell'Ispirazione dei libri sa-
cri. Come attraverso !'Incarnazione il Verbo si è inserito
.con l'umanità del Cristo nella storia umana, condividendo
quanto è proprio di una natura umana concreta nella sua
32 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA I GENERI LETTERARI -,NELLA BIBBIA 33

essenza, facoltà ed operazioni, così il pensiero e la parola critica penetrano dovunque 'si eserciti !'intelligenza. Nes-
divina sono diventati nell'agiografo pensiero e parola di suno rifiuterà l'ingresso alla storia anche nel campo reli-
gioso, soprattutto nel campo religioso, poichè la religione
uomo.
In tal modo la Rivelazione, come del resto la grazia cristiana è stata rivelata da Dio attraverso la via della
della Redenzione, è arrivata agli uomini attraverso lo spes- stona ».
sore della storia: della storia d'Israele prima e della La conoscenza dell'ambiente in cui è nata la Bibbia
Chiesa poi; infatti «non vi è che un unico mediatore tra è dunque assolutamente indispensabile per la retta com-
Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù" (1 Timoteo 2, 5), prensione del libro di Dio.
di cui Israele è la preparazione, la Chiesa la pienezza. Ora l'ambiente in cui sono nati i libri sacri dell' Antico
Testamento è il mondo culturale dell'antico Orlente (').
Ora come il dogma dell'Incarnazione ha elaborato fati-
Esso differisce profondamente dalla nostra cultura classica
cosamente la propria formulazione esatta sotto lo stimolo
erede dello spirito greco e romano. Conseguenza di imme~
delle eresie cristologiche dei primi cinque secoli, così il
diata evidenza è che noi non possiamo applicare i criteri
dogma dell'ispirazione biblica, per lunghi secoli forse il
caratteristici della nostra mentalità e della nostra tradizio-
più incontrastato di tutti i dogmi, ha trovato nel clima ra-
ne letter.aria per giudicare ed intendere rettamente i pro-
zionalista moderno l'occasione di precisazioni della massi-
dotti culturali di un mondo spirituale tanto diverso. La
ma importanza. cosa appare chiara nelle creazioni dell'arte figurativa. Il
Specialmente negli ultimi settant'anni le audaci con-
volto invariabilmente impassibile nelle statue dei sovrani
clusioni degli acattolici in materia di critica testuale, let-
mesopotamici agli occhi di un profano potrebbe forse indi-
teraria e storica spinsero i teologi e gli esegeti cattolici,
care una grande imperizia negli artisti o una mancanza di
sotto la guida dell'enciclica «Providentissimus ", a note-
personalità nei sovrani rappresentati. Ma secondo la men-
voli ulteriori chiarificazioni sul rispettivo apporto di Dio
talità dell'antico Oriente ciò indica che il sovrano è l'im-
e. dell'uomo nella composizione del libro sacro. Il concetto magine della divinità, e ne partecipa l'impenetrabile sere-
di causa strumentale applicato dalla Tradizione all' agio- nità, l'impassibilità sovrumana, che preserva il volto da
grafo e largamente illustrato dagli scolastici pretridentini, ogni deformazione passionale. La grande perizia dell'arti-
fu validissima chiave di volta ad intendere che, senza me- sta appare, per esempio, nella mirabile espressività dei leo-
nomamente attentare all'origine divina della Bibbia, mai si ni colpiti a morte dal re Assurbanipal, (bassorilievo conser-
deve dimenticare che il verbo divino è passato per la tra- vato nel British Museum, Nimrùd Gallery), ma !'immagine
fila di un'intelligenza umana e colato in forme letterarie del re, che pure impugna l'arco, non lascia trasparire la
umane, caratteristiche di un determinato tempo e di un minima emozione. Allo stesso modo il canone artistico di
determinato ambiente, che perciò ha lasciato nel libro rappresentare i personaggi regali con dimensioni superiori
teandrico profondissima traccia. al resto degli uomini potrebbe essere considerato da qual-
Conseguentemente la lettura della Bibbia richiede affi-
nato senso storico, pari alla più ferma fede nel suo carat-
tere divino. Come nota il P. Lagrange (') «la storia e la . (2) S: .Mosc~'l'I, J. predecess,?ri .d'Israele, Stt~di sulle più antiche
g~nt1,. sem1,t;che ,zn ,Szrw e T'alestzna, Roma 1956; K. LANGE - M. HIRMER,
L Eg~tto,. 2 ed., FIrenze 1957; S. MOSCATI, Le antiche civiltà semiti-
che, 1?an ~958; ~. I?CHMOKEL, I Sumeri, trad. it., Firenze 1959; A. ROL-
(1) M.-J. LAGRANGE, Introduction a l'étude duo N. T. - IV Partie LA, L am~zente ~~bl~c'o, Br.escia 1959; C. H. GORDO"', Il Vecchio' Testa-
CTitique Histofique - I: Les Mystères: l'O'rphisme, Parigi 1937, p. 1. mento e ~ popolt del Med~terraneo oTientale, trad. it., Brescia 1959.

3
- -~~- --,--- ---

PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA I GENERI LE'l'TERARI NELLA BIBBIA 35


34
cuno un'anomalia, mentre per quegli antichi era il mezzo ed ambienti, si chiamano con termine tecnico genere let-
di espressione di un'idea: la superiorità morale o addirit- terario,
. Che intendiamo nel caso per far ma d'1- scnvere?
,
tura la trascendenza divina del sovrano, Uno scritto qualsiasi, sia esso un capolavoro letterario',
La stessa cosa avviene per i documenti letterati. Que- come un, ,modestISSImo saggio, è evidentemente qualche
gli antichi scrittori avevano le loro forme espressive, Chi cosa dI pm dI una somma di vocaboli concatenati, rispet-
viveva in quella tradizione letteraria non s'ingannava sul tando, , le leggI
" della, grammatica
, e della sintassi ' Ogm' pro-
valore di esse, ma ben possiamo ingannarci noi, che per pOS1ZiOne smsensce m una struttura più ampia costituita
millenni siamo rimasti avulsi da quel filo di tradizione, E d~ dementi ben caratterizzati, quali sono appunto i fattori
non possiamo pretendere di capire rettamente quegli anti- dlstmt1vl p, es, della lirica della ep'ca d e11a drammatwa
• J " , '
chi documenti, se non sforzandoci di entrare in quel mon- della ,narratwa, della cronaca, ecc" cioè dei vari generi let~
do scomparso e di riscoprire con tutti i mezzi la mentalità teran, nscontrati nella letteratura classica e moderna,
di coloro che li hanno scritti. Notiamo subito però che il tentativo d'indivl'dua '
E la cosa non è impossibile, perchè nell'antico Oriente, l'b ' b'bl' ' re nel
1 n 1 ICI queste categorie in uso presso i classici
più che nel nostro mondo occidentale e moderno, l'autore, fu, sem p l' e d'1 gran d e utIhta
.. , per !'interpretazione dell'An-
, non
come mostra la stessa arte figurativa, era legato all'uso di tico ~estamento, Ciò perchè i generi letterari classici non
certe forme, ormai consacrate da una consuetudine pluri- co:ncldono con quelli dell'antico Oriente, inoltre perchè il
secolare, L'incessante esplorazione archeologica dei terri- cnteno prevalentemente estetico che ha guidat l d
tori del vicino Oriente ha riportato alla luce un materiale d tt l 'f' , ' o e su -
e e c aSSI lcaziOni, non è generalmente quello che più in-
documentario imponentissimo, assicurando un'ampia base teressa l'interprete della Bibbia,
di confronto con i testi biblici. Essi in tal modo vengono,
Infatti «suprema norma dell'esegesi d' h' l
per così dire, ricomposti nel clima che li vide nascere e dal D" fft ' S'" - lC lara a
quale restarono totalmente avulsi, finchè il piccone degli !vmo a ante ?,ntu - e ravvisare e stabilire che cosa
SI proponga dI dIre lo scrittore »,
archeologi non restituì alla scienza storica le civiltà sepol-
te, Ad ogni nuova scoperta la Bibbia appare sempre più Quando si procede da una preoccupazione letteraria
fortemente radicata nell'ambiente orientale antico, del qua- pur~mente ;stetica, non ha molta 'importanza il rapporto
le (salvo il patrimonio religioso) ha mutuato interamente del! opera d arte con la realtà: ciò che interessa è innanzi-
la mentalità, e in particolare le forme del pensare, del tutto la forma, Ma se si vuoI raggiungere l'insegnamento
parlare e dello scrivere ('), dI un autore: Il s~o ve~o pensiero intorno al tema trattato,
al!or~ passa m pnma lmea la considerazione dei generi let-
2. _ Queste forme del pensare e dell'esprimersi, rego- t;ran dal punto di vista del contenuto, In altri termini per
late da particolari norme, caratteristiche dei diversi tempi l esegeSI Il genere letterario interessa solo in quanto veico-
l~, mezzo dI trasmissione del pensiero dell'agiografo "
(3) Come nota il Grelot, sarebbe un errore separare completa-
dI quella verità che Dio ispiratore ha voluto fosse ~o~~~~
mente le forme orali dalle forme scritte: le seconde derivano daHe gnatil' nel libro sacro,
prime con una transizione insensibile e in" definitiva «una narrazione
del tutto stereotipa nella tradizione orale non differisce affatto, quanto . Da questo punto di vista, prescindendo da altre
alla forma, da un documento scritto» (J. Lindblom) in: A. ROBERT et slderazioni p '
OSSIamo d elì nire il genere letterario: il con-
rap-
A. FEUILLF.T, Introduction à la Bib~e I, Tournai 1957, p. 132.
I GENERI LETTERARI NELLA B1BBIA 37
PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA
36 E' questo rapporto che chiamiamo genere letterario (').
porto tra la forma del dire o mezzo espressivo e la realtà Occorr~ ,tuttavia notare che detto rapporto dipende
pure da: l,m:te che la forma esteriore in sè, o l'esigenza
da esprimere (') .. pSiCologiCa dI una determinata forma in un determinato
Spieghiamo. Esiste una realtà oggettiva (mondo, uo-
mini, Dio, fatti umani, leggi naturali ... ), la quale general- ambiente, impongono alla possibilità di espressione del-
mente si presenta come qualche cosa di assai complesso. l'autore stesso (6).
L'autore, che ha spiritualmente assimilato questa realtà Alla luce di questa delucidazione teoretica del concetto
mediante il procedimento conoscitivo, quando la vuoI co- di genere l~,tterario, si ripensi ora a qualche esemplificazio-
municare ad altri, la semplifica, per così dire, ne considera ne tra le plU note, p. es. alla parabola. Non costituisce que-
solo alcuni aspetti che gli interessano, in base a certi cri- sto I!enere precIsamente un complesso di rapporti tra la
teri, a certi punti di vista, sotto i quali vuole che la realtà realta da espnmere (p. es. la misericordia divina e la gret-
sia conosciuta dagli altri, e così si ha una realtà da espri-
mere.
L'autore crea allora una forma esteriore, la quale ha
lo scopo di attirare l'attenzione del lettore o ascoltatore su
quanto si vuoI dire e di fargli nascere nella mente la stessa
idea della realtà che esiste nella mente dell'autore, allo
stesso modo che il cartografo traccia p. e. linee spezzate
per indicare le montagne, o lascia zone bianche per indi-
care pianure. Tra la forma esteriore e la realtà da espri-
mere c'è dunque tLn -rapporto dipendente dall'intenzione
dell'autore di fare risaltare un determinato aspetto della
realtà.
(4) Il punto di vista della «verità» entra solo parzialmente nella
classificazione in uso nella nostra letteratura; ci troveremmo quindi
assai imbarazzati se dovessimo apporre ad ogni genere un'etichetta
che ne specificasse il contenuto come «vero» oppure «non vero D;
«oggettivo, reale" o «soggetivo, ideale ». Il ~ Cinque Maggio» del
Manzoni è certamente una Urica, la quale differisce totalmente da una
cronaca dei fatti di Napoleone; eppure il contenuto della lirica non
cessa di essere storico, pur non essendo trattato in un genere lettera-
rio-storico. Non fu dunque il contenuto storico a caratterizzare il gene-
re letterario, ma il punto di vista soggettivo, emozionale sotto il quale
venne _considerato il contenuto stesso. Storia e- lirica non si oppongono
come oggettività e soggettività, verità e invenzione, ma in singoli casi
potremmo avere liriche sganciate da qualsiasi circostanza storica.
Ancora più istruttivo è l'esempio fornito dal genere letferario
della favola classica (Esopo, Fedro). Di fronte ad una composizione
come Il Il lupo e l'agnello» si è subito tentati d'apporre l'etichetta:
«non vero». Ma in tal modo si farebbe torto a quella verità psicolo-
gica e morale e3pressa con tanta evidenza nella favola stessa. La vi·
cenda fittizia _dei due animali non è nè vera, nè falsa, ma è il mezzo
per ~sprimere la verità. La verità o falsità 'sussiste nel pensiero (adae-
q~wtw inteUe~tus ad rem) e non la.!,i può attribuire al mezzo espres-
SiVO del pensiero. Il mezzo sarà plU o meno adatto a comunicare il
pensiero, non potrà come tale essere vero o non vero.
38 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA I GENERI LETTERARI NELLA BIBBIA 39

tezza dei Farisei) e l'espressione scelta (p. es. il racconto distinguendo in essa adeguatamente ciò che costituisce
delle vicende del figlio prodigo)? L'autore (nel caso il l'affe1'mazione, vera o falsa, dal semplice mezzo esp1'essiv~.
Maestro Divino) ha creato una forma esteriore, cioè il rac- Non sarebbe perciò difficile stabilire una nuova claSSI-
conto parabolico, allo scopo di tradurre efficacemente l'idea ficazione nei nostri generi letterari in base a questo crite-
della divina misericordia, stabilendo così un rapporto tra rio, quale sia cioè il rapporto tra la forma del dire e la
la forma del dire e la realtà da esprimere. Evidentemente realtà. Naturalmente questo compito esorbita dal nostro
solo cogliendo questo rapporto esatto tra il racconto e il scopo, il quale ci invita a restare invece nel campo delle
concetto, è possibile penetrare nella mente del Maestro e letterature orientali, nelle cui tradizioni si innesta - fiore
quindi intendere che si tratta di un racconto fittizio di strano e meraviglioso - la letteratura del Vecchio Testa-
tipo didattico e raggiungere il senso genuino della para- mento.
bola.
Ma come possiamo conoscere il rapporto che l'autore
ha stabilito tra la sua espressione e la realtà? Rispondia- 2. _ I generi letterari biblici e l'inerranza
mo notando che questo rapporto non è stabilito dall'autore
in modo arbitrario: ci troveremmo in tal caso nell'impos- 3. _ Quanto si è detto finora va dunque applicato an-
sibilità d! raggiungere con sicurezza la realtà intesa dal- che all' Antico Testamento. A proposito appunto dell'inter-
l'autore. E' questo l'inconveniente capitale dell'ermetismo. pretazione dell'Antico Testamento furono scritte da Pio XII
L'autore vive invece in un ambiente letterario già costi- nell'enciclica «Divino afflante Spiritu" (30 setto 1943), le
tuito, si inserisce in una tradizione, secondo la quale certe
seguenti autorevoli parole:
forme del dire sono riservate per indicare un determinato
rapporto con la realtà; certi indizi servono a svelare la «Quale sia il sellSO letterale di uno scritto, sovente non. è
vera intenzione dell'autore, sicchè solo i distratti o gli ine- così ovvio nelle parole degli antichi orientali com'è per es~mI!lO
negli scrittori dei nostri tempi. Quel che hanno volu~o slgmfl-
sperti possono essere tratti in errore. Così, ad es., l'inter- care con le loro parole quegli antichi non va det~rmmato s.ol-
pretazione dell' Apocalisse di S. Giovanni è facilitata dal tanto con le leggi della grammatica o della filologia, o argUIto
dal contesto; l'interprete deve inoltre- quasi tornare . con la
fatto che noi possediamo, sia pure parzialmente, la chiave mente a quei remoti secoli dell'Oriente e, con l'appoggIO della
del gergo apocalittico tradizionale, noto attraverso altri storia, dell'archeologia, dell'etnologia e di a~tre SCIenze, netta-
mente discernére quali generi letterari abbiano voluto adope-
scritti dello stesso tipo, cioè i tratti apocalittici dell' Antico rare gli scrittori di quella remota età. Infatti gli antichi Orien-
e del Nuovo Testamento e le Apocalissi apocrife dei due tali per esprimere i loro concetti non sempre usarono quelle
forme o generi del dire che usiamo noi. oggi, ma pi.uttosto. quel-
secoli che precedono e seguono la venuta di Cristo. le che erano in uso fra le persone del loro tempI e del loro
Altro esempio palmare e attuale: nessun lettore de- paesi. ~ . . ..
Quali essi siano, l'esegeta non lo puo stabIlIre a pnoq, ma
gli innumerevoli romanzi che oggi corrono nelle mani di solo dietro un'accurata ricognizione delle antiche letteratur~
d'Oriente... Quindi l'esegeta cattolico... faccia prudente. uso ~1
tutti li scambia per racconti storici, nonostante riferiscano questo mezzo di ricercare cioè quanto la forma del dIre o Il
le più dettagliate circostanze di persona, di tempo e di genere letterario adottato dall'agiografo possa condurre alla
retta e genuina interpretazione; e si persuada che in questa
luogo. parte del suo ufficio l?-0n può essere trascura~o senz.a re?are
Per questa comunanza di tradizione letteraria e, ag- danno all'esegesi cattollCa... Attendano dunque l nostn scnttu-
risti con la dovuta diligenza a questo punto, e nessuna trala-
giungiamo, di mentalità e sensibilità fra noi e i nostri scrit- scino di quelle nuove scoperte fatte dall'archeolo.gia o dalla
tori, siamo in grado di raggiungere il loro perisiero e di storia o letteratura antica che sono atte a far megllo conoscere
la mentalità degli antichi' scrittori e la loro ma.niera e arte di
stabilire il valore esatto della loro espressione letteraria, ragionare, narrare, scrivere.
40 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA I GENERI LE'f'l'ERARI NELLA BIBBIA 41

In questa materia anche i laici cattolici sappiano che essi di narrare, appartiene alla mentalità, ai procedimenti sti-
non solo gioveranno alla scienza profana, ma renderanno anche
un segnalato servizio alla causa cristiana, se con tutta la conve- listici, a certi schemi convenzionali usati e gustati nel tem-
nevole diligenza e applicazione si daranno ad esplorare e inda-
gare le cose dell'antichità, e concorreranno così, secondo le loro po e nell'ambiente dell'agiografo.
forze, alla soluzione di questioni sinara non ben chiarite (1). L'esegeta deve dunque con tutti i mezzi ricostruire,
come dice il Pontefice, «la maniera e arte di ragionare,
La teoria dei generi letterari, inculcata dal Pontefice narrare e scrivere degli antichi scrittori» e così stabilire
come sano ed indispensabile principio esegetico, entra così il rapporto che l'intenzione dell'agiografo ha fissato tra la
ufficialmente nell'ermeneutica cattolica. Era stata prepa- realtà da esprimere e la forma del dire.
rata dai faticosi tentativi di un gruppo di esegeti, tra cui Due obiezioni possono sorgere a questo punto nella
fu pioniere il P. M.J. Lagrange, che fin dal 1896, in un mente di chi sa che cosa sia la Bibbia per la Chiesa Cat-
articolo «L'inspiration et les exigences de la critique », tolica.
Revue Biblique 5 (1896), 510-518, stabiliva l'innegabile Anzitutto il Vecchio Testamento, dopo essere stato
nesso tra l'intenzione dell'agiografo e il genere letterario. conservato presso gli Ebrei che vivevano nella stessa tra-
Le ulteriori precisazioni, soprattutto in riferimento al- dizione letteraria degli scrittori sacri, ad un certo momen-
l'inerranza biblica, portarono il Lagrange (') ad afferma- to passò alla Chiesa cristiana, accompagnato da una tra-
zioni discutibili e, sembra ('), non conciliabili con le diret- dizione interpretativa. Gli Apostoli a loro volta insegna-
tive della citata enciclica. Come pure fu, a ragione, taccia- rono autoritativamente come interpretare il Vecchio Te-
ta di soggettivismo la classificazione dei generi letterari stamentoe dopo di loro ininterrottamente i Vescovi e i
formulata dal P. F. Hummelauer, nel suo «Exeqetisches Dottori della Chiesa. Come dunque - si può obiettare -
Zur Inspirationsfrage », Friburgo, i. B. 1904 ('0). dobbiamo considerarci talmente avulsi da quelia tradizione
Tuttavia il seme, lanciato con geniale intuizione e spi- letteraria, così lontani dallo spirito dei sacri autori, da aver
rito di umile soggezione alle direttive della Chiesa, portò i bisogno dell'archeologia per ristabilire i ponti col mondo
suoi frutti dopo oltre un trentennio nelle chiarificazioni biblico, quasi che solo ora, dopo tanti secoli di insegna-
della «Divino affiante Spirit1! ». In essa è nettamente sta- mento cristiano, avessimo il diritto di dire qualche COsa di
bilita la distinzione tra la cosa narrata e il modo di nar- nuovo e presentarci talvolta come scopritori del vero senso
rarla. La prima appartiene alla realtà oggettiva, è un feno- della Bibbia?
meno naturale o un fatto storico, il secondo, cioè il modo Rispondiamo facendo osservare che la tradizione in-
terpretativa della Chiesa riguarda quasi esclusivamente il
(7) Il testo dell'Enciclica. in Acta L-lpostolicae Sedis 35 (1943) 297-
contenuto Teliqioso della Bibbia, sul quale effettivamente
325; il testo italiano ibid., p. 327-363 e ne La Civiltà Cattolica 94 (1943) vi fu sempre 1!nanimità e contin1!ità nell'insegnamento ec-
IV, 1.93-211. Il testo latino anche in G. M. PERRELLA, Introduzione gene· clesiastico. Quanto agli altri particolari storici, etnografici
mle alla sacra Bibbia, Torino 1948, p. 22*-31 *.
(8) Cfr. anche La méthode historique, 2 n ed., Paris, 1904. ed anche letterari, la tradizione andò perduta almeno in
(9) Cfr. E. GALBIATI, I generi letteTari secondo il P. Lagrange e parte, e ne è una riprova il fatto che i Padri e i Dottori
la • Divino afftante Spiritu », Venegono, 1948 (estratto da Scuola Cat-
tolica, luglio-settembre, ottobre-dicembre 1947. della Chiesa, fin dai primi secoli, furono ben lungi dal
(lO) Per la storia della teoria dei generi letterari cfr. P. EUFRA- trovarsi d'accordo, come avremo occasione di constatare
SIO di Cristo Re, i: generi letterari e l'Enciclica "Divino afftante Spi-
ritu ", in «Questioni Bibliche », Parte I, Roma 1949, P. 1-30. Per il per qualche punto di grande interesse (cfr. paragr. 45-48).
concetto dì genere letterario cfr. Los géneros literarios de la Sag1-ada Ciò è affermato senza esitazioni dall'autorevole parola del-
EscrituTa, Barcellona 1957; L. ALONSO-SCHOKEL, ',Genera litteraria, VeT'
bum Domini 38 (1960) 3-15. l'Enciclica citata:
42 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA I GENERI LETTERARI NELLA BIBBIA 43

«Anche dai nostri tempi possiamo aspettarci che si apporti condo la sua particolare conformazione, è lo strumento del
del nuovo per meglio approfondire e con più accuratezza inter:-
pretare le Sacre Carte ... Quanto ardui e quasi inaccessibili agli mio pensiero.
stessi Padri siano rimasti alcuni punti ben lo mostrano, pe~ Pertanto Dio non ci parla mediante forme astratte e
tacer d'altro, i ripetuti sforzi di molti di essI per interpretare l
primi capi della Genesi, ed anche i ripetuti tentativi di S. Gero- disincarnate, ma mediante un libro profondamente umano.
lmYlo per tradurre i Salmi. in guisa che il loro ~enso letterale,
cioè espresso nelle parole stesse del testo, chIaramente tra- Questo pensiero umano non solo è conforme al pensiero
sparisse ". divino, ma è il pensiero divino umanizzato, incarnato, in
tutto simile al nostro, con le sue debolezze anche, tranne
4. - In secondo luogo una obiezione potrebbe sorgere l'errore. E dobbiamo lodare la sapienza divina che ha con-
in chi considerasse troppo superficialmente la verità di dotto a ragionare e scrivere quegli antichi Ebrei secondo
fede che la Sacra Scrittura è parola di Dio. Se è Dio che le categorie mentali e i generi letterari del loro ambiente
parla - dirà qualcuno - parlerà chiaro: le sue parole e non ha preteso da loro la mostruosità di esprimersi se-
sono tutte vere nel loro senso più ovvio. Rispondiamo ripe- condo le categorie del mondo occidentale del secolo vente-
tendo quanto già abbiamo fatto osservare: le parole, le simo' Così l'Antico Testamento fu il patrimonio spirituale
forme esteriori del pensiero non hanno senso univoco se si che guidò lungo i secoli un popolo rozzo in una progressi-
isolano dal rapporto che l'autore intendeva stabilire tra va ascesa umana e religiosa fino alle soglie del Vangelo.
esse e la realtà. Ciò che può· sembrare senso ovvio per noi Quanto a noi, lettori tardivi, disponiamo di mezzi suffi-
non sempre era il senso ovvio di coloro che le hanno usate cienti per comprendere quell'antico modo di pensare e di
in un ambiente letterario diverso. La verità che Dio voleva esprimersi e per valutare così sempre meglio il tesoro della
comunicare all'umanità era, almeno in primo luogo preci- rivelazione divina.
samente il senso che alla parola dava l'autore umano come Anche su questo punto la parola autorevole dell'Enci-
già si è detto (11). Il carisma dell'ispirazione che influiva clica non lascia luogo a dubbi o incertezze:
sull'autore umano di un libro biblico e lo rendeva stru-
mento di Dio, non lo riduceva però ad un automa, ad una «A niuno che abbia un giusto concetto dell'ispirazione bi-
blica, farà meraviglia che anche negli scrittori sacri, come in
specie di macchina in cui, mossi da Dio certi tasti, tutto tutti gli antichi, si trovino certe maniere di 'esporre e di narrare,
procedesse meccanicamente fino alla produzione del libro! certi idiotismi, propri specialmente delle lingue semitiche, certi
modi iperbolici od approssimativi, talora anzi paradossali, che
Ciò evidentemente è contro !'insegnamento ecclesiastico servono a meglio stampar nella mente ciò che si vuoI dire. Delle
che vuole l'agiografo libero e cosciente. E neppure ridu- maniere di parlaì'e di cui presso gli antichi, specialmente orien-
tali, servivasi l'umano linguaggio per esprimere il pensiero della
ceva l'autore al grado di uno stenografo, che scrive sotto mente, nessuna va esclusa dai libri sacri, a condizione però che
il genere di parlare adottato non ripugni affatto alla santità di
dettatura. L'autore umano impiegava nel suo scritto tutte Dio, nè alla verità delle cose».
le sue facoltà e vi lasciava l'impronta della sua abilità, dei
gusti del suo tempo e perfino, in certi casi, un riflesso del Per spiegare queste ultime parole notiamo come un
suo temperamento, pur restando interamente sotto !'in- genere molto diffuso nell'antico Oriente, lo scongiuro magi-
flusso divino, così come la penna, tracciando sul foglio se- co, nella Bibbia non s'incontri mai, perchè superstizioso, e
come pure esuli un genere. oggi tanto corrente: il romanzo
(11) Cfr. E. GALBIATI, Il problema della coscienza dell'agiografo
puramente ricreativo.
nell'uso di un particolare genere letterario, in "Scuola Cattolica> .82 Invece non sembra doversi escludere a priori che la
(1954) 29-41. Prescindiamo qui dal senso pieno e dal senso tipICO Bibbia possa contenere qualche narrazione composta a sco-
(cfr. paragr. 105).
44 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA I GENERI LETTERARI NELLA BIBBIA 45

po didattico, quale era nell'Oriente aramaico la cosidetta E il Signore odorò la soave fragranza (dell'olocausto di
Noè) e disse fra sè: non tornerò più a maledire il suolo per ra-
« Sapienza di Ahiqar », una «novella morale a sfondo sto- gione dell'uomo ... » (Genes'l 8,21).
rico» ('2).
Eppure, se ben riflettiamo, anche qui, come sempre,
l'espressione letteraria non è che un mezzo per far nascere
3. _ L'espressione letteraria della realtà spirituale nella mente una determinata idea: in questo caso !'idea
della Divinità, quali siano i suoi attributi e la sua linea di
5. _ In seguito agli apporti decisivi della filosofia gre- condotta. Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe non è
ca, che ha posto gli uomini in possesso di una conoscenza una astrazione filosofica - per dirla col Pascal - ma è il
riflessa dei concetti, del loro contenuto, estensione, defini- Dio vivente, personale, che si distingue nettamente dalla
zione ed espressione in una terminologia il più possibile natura creata e dall'uomo, col quale entra in rapporti per-
precisa ed uniforme, in seguito poi ad un lavoro millenario sonali, interferendo nella sua storia. Un Dio della storia
di filosofi, teologi e psicologi, noi ci troviamo in possesso risulta più decisamente individuale che non un Dio della
non soltanto di un linguaggio ricchissimo di termini astrat- natura, cOl1 la quale tanto facilmente viene confuso, come
ti, ma anche e specialmente delle idee corrispondenti a accadde generalmente nelle religioni semitiche. Per tradur-
quei termini, ;" quali vengono usati con esattezza, almeno re efficacemente ed inculcare energicamente questo con-
approssimativa, in ambienti di una certa cultura, sia pure cetto del carattere personale deìla divinità, non vi è di
non specializzata. Ci sembra perciò strano che si possa meglio che parlarne senz'altro (s'intende con le dovute
parlare di Dio, delle operazioni divine, delle realtà spiri- cautele) come si parla di un uomo. E' così che si hanno
tuali, senza usare questa terminologia tecnica. gli antropomorfismi e gli antropopatismi. D'altra parte gli
Così può darsi che taluno, scorrendo le pagine deli'An- Israeliti non dovevano ingannarsi sul suo conto: Dio non
tico Testamento, resti disorientato o contrariato nel tro- è come gli uomini. Infatti nei racconti di apparizioni divi-
varvi trattati, con un linguaggio immaginoso, poetico se si ne, nelle quali Dio si manifesta assumendo forma umana,
vuole, ma nient'affatto filosofico, i più nobili e ardui argo- gli autori sacri si lij11itano a contorni quanto mai sommari
i:i: menti religiosi ("): e sfumati, evitando sempre la descrizione dei lineamenti
divini, quasi fossero davvero identici a quelli dell'uomo:
l:
"

i «La tua destra, o Signore, fiacca il nemico ... Amos (9,1) dice semplicemente che il Signore stava ritto
Scateni la tua ira, che li divora come paglia. presso l'altare di Bethel; Isaia (6,1-13) lo suppone Un so-
!!"'·'Ii. AI"soffio delle tue nari si accumularono le acque ...
"
Tu soffiasti col tuo alito, li coprì il mare". vrano assiso su trono altissimo, ma della cui figura è solo
(Esodo 15, 6-10 passirn). ricordato il manto immenso, che inonda gli atri del tempio;
« Allora si pentì il Signore di aver fatto l'uomo sulla terra, Ezechiele (1,4-2,9) lo dice semplicemente "una somiglian-
e se ne dolse in cuor suo e disse: raderò l'uomo da me creato
dalla faccia della terra" (Genesi 6,6-7), za di uomo », trasfigurata da uno splendore di fuoco, con
l'irridescenza dell'arcobaleno. Ecco le espressioni pittore-
sche di ciò che noi chiamiamo con linguaggio tecnico la
(12) A _proposito di Ahiqar e di una possi'~ile. relazione letteraria
col libro di Tobia cfr. A. VACCARI, La Sacra B~bb~a, voI. III, Firenze spiritualità e la trascendenza divina, le quali in prima
1948, p. 233.
(13) P. VAN IMSCHOOT, Theologie de l'Ancien Testament, To:me I,
linea appaiono attraverso un provvedimento pratico: la
Dieu, Parigi 1954, p. 28·30; 51·64. proibizione di fare immagini della Divinità:
46 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA I GENERI LETTERARI NELLA BIBBIA 47

« Non avere altro Dio di fronte a me. Non ti fare scultura tico Israelita avesse la coscienza riflessa di questa inade-
nè immagine di cosa che sia lassù in .cielo o quaggiù in terra
ovvero nell'acqua -sotterra. Non prostrarti ad esse e non ser- guatezza del suo linguaggio e del suo stesso ?ensier~, per-
vire loro, poichè lo, Jahvè Dio tuo, sono un Dio geloso» chè fosse salva la «verità» d.ella sua concezIOne relIgIOsa.
(Esodo 20, 3-5), Quando per esempio io spiego ad un fanciullo che il
Figlio di Dio «discese dal cielo», come dice il Simbolo
Dove si vede che un concetto tanto impervio come Costantinopolitano, non mi sembra necessario precisargli
quello della spiritualità e trascendenza di Dio può essersi che non si tratta di un moto locale. Egli si formerà un
insinuato e salvaguardato mediante una norma pratica, concetto vero della condiscendenza di Dio, che si è degnato
senza ricorrere all'idea astratta di sostanza spirituale. mettersi al livello dell'uomo, ma non potrà fare a meno
Ma perchè non usare la terminologia tecnica? Per due di pensare questa verità mediante uno schema fantastico
ragioni: perchè era impossibile e perchè non era utile. di movimento locale dall'alto in basso. Se gli sottraeSSi
Anzitutto era impossibile: se gli Israeliti non avevano questa immagine, dove legherei il concetto? Il suo grado
elaborato il concetto j'iflesso di sostanza spirituale, non di sviluppo intellettuale non gli consente un'ulteriore astra-
possedevano neppure la terminologia corrispondente. Non zione, che resterebbe poi sempre una approssimazione ri-
rimaneva che il metodo intuitivo e l'Antico Testamento spetto all'insondabile realtà divina.
da buon pedagogo non ha parlato un linguaggio sconosciu-
to, ma per via di immagini e di fatti concreti, ha indotto
nell'umanità una retta concezione di Dio. Poi i pensatori,
riflettendo su questa concezione, l'hanno tradotta in ter-
mini astratti.
In secondo luogo non era utile l'uso di termini astrat-
ti: essi sono freddi, statici, possono essere apprezzati solo
da chi vi è avvezzo, ma non fanno presa sulla mentalità
primitiva. Ora le idee religiose dell'Antico Testamento do-
vevano adattarsi alla massa di un popolo rude, rimanervi
aderenti per secoli e poi muovere alla conquista di tutte le
masse popolari del mondo. Un linguaggio popolare rendeva
più di una dotta terminologia. Non dimentichiamo infine,
che tanto l'uno come l'altro modo di parlare, quello pri-
mitivo, dove ha più parte la fantasia, e quello filosofico, che
la elimina il più possibile, quando hanno per oggetto la
realtà divina, si trovano su di uno stesso piano, quello del-
l'analogia.
Lo stesso concetto di essere è realizzato diversamente
in Dio e nelle creature dei vari ordini, per cui in ogni
nostra affermazione su Dio è sempre sottinteso un rappor-
to il cui valore è imponderabile e pertanto sconosciuto. Ciò
è nella natura stessa delle cose, nè si richiedeva che l'an-


CAPITOLO II

REALTÀ STORICA
E GENERI LETIERARI


CAPITOLO II

REALTÀ STORICA E GENERI LETTERARI

Non è negli scopi di questo libro passare in rassegna


tutti i generi letterari biblici, il cui studio del resto è tut-
tora in corso, nè sarà tanto presto ultimato (1). Ci limitia-
mo soltanto a sviluppare alcuni rilievi che ci sembra faci-
litino non poco l'interpretazione di alcune tra le pagine più
difficili della Bibbia. E' una rassegna arida e tecnica, che
non vorremmo scoraggiasse il lettore, ma piuttosto lo con-
vincesse dell'esistenza di principi criticamente vagliati,
che giustificano posizioni esegetiche, diversamente so-
spettabili di soggettivismo e di leggerezza.

1. - Distinzione tra sostanza del fatto storico,


modalità di dettaglio e forma letteraria

6. - Tocchiamo subito un punto di grande importanza


per !'intelligenza dei capitoli che seguono, quello cioè del-
la espressione letteraria di una realtà storica. Per realtà

(l) Vedi un elenco sufficientemente completo, come dichiara l'au-


tore, largamente ispirato al Bentzen (lntroduction to the Old Testa-
ment, I, p. 102-264) in A. ROBERT et A. FEUILLET, Introd-uction à la
Bible, Tournai 1957, p. 123-142; J. LEVIE, L'Écriture Sainte, parole de
Die'u, parole de l'h01nme, Nauv. Rev, Theol. 88 (1956) 571-581.
52 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA REAL'l'À STORICA E GENERI LETTERARI 53

storica intendiamo non solo ciò che entra nella definizione sul fatto essenziale, ma non intende includere nel fatto an-
della storia propriamente detta: narrazione di avvenimen- che il suo modo di presentarlo.
ti umani trasmessa da testimoni e da documenti, ma anche Citiamo come esempio tra i più chiari il prologo e
ciò che comunque è avvenuto nel tempo per opera di cau- l'epilogo del libro di Giobbe. Essi contengono il racconto di
se sovrumane. Realtà storica è dunque anche un'opera- un fatto storico, cioè dei casi di Giobbe, uomo intemerato
zione divina in quanto ha un effetto nel tempo, come la e facoltoso, messo alla prova da Dio, con tutta una serie
creazione del mondo e dell'uomo. di sventure incalzanti, che lo privano di tutti i beni, di
Ciò premesso, diciamo che un esame attento dell'in- tutti i figli e della stessa salute. Superata la prova, Giobbe
dole letteraria di alcune parti della Bibbia autorizza la è ampiamente compensato con un moltiplicato b"nessere.
seguente affermazione: gli antichi scrittori orientali tal- Questo nucleo storico, tramandato da secoli remoti,
volta narrano una realtà storica non con le sue proprie viene rivestito dall'autore del libro con dovizie di parti-
modalità, ma con altre modalità, corrispondenti a criteri colari, in una narrazione mirabilmente architettata. Viene
particolari; tuttavia q1wnto vi è di diverso nella narra- precisato p.e. che Giobbe aveva sette figli e tre figlie, pos-
zione non è l'oggetto dell'insegnamento o della notizia che sedeva settemila pecore, tremila cammelli, cinquecento paia
l'autore vuoI dare, ma è il mezzo dell'insegnamento stesso. di buoi, cinquecento asine, il tutto raddoppiato dopo la
Dopo quanto fu chiarito nel primo capitolo sul genere let- nrova. I fratelli s'invitano vicendevolmente a consumare
terario come rapporto tra forma dell'espressione e realtà i pasti con turno ebdomadario. I razziatori, che fanno
da esprimersi, la cosa non presenta difficoltà. Esiste una scempio degli armenti, appartengono alle tribù dei Sabei
realtà storica, un fatto, il quale si è naturalmente svolto e dei Caldei. Dei tre amici che vengono a consolare Giob-
con particolari modalità. L'autore conosce il fatto nelle be è indicato il nome e il rispettivo paese di origine. Essi
sue linee essenziali e spesso, non sempre, con poche o per sette giorni e sette notti restano seduti a terra, impie-
molte delle sue particolari modalità. Ma invece di dire triti allo spettacolo della devastazione operata dalla sven-
tutto quello che sa, ovvero di informarci sull'essenziale tura sul povero Giobbe.
in forma astratta, come si usa nella nostra letteratura (2), Un lettore inesperto potrebhe essere tentato di in-
trascura molti o tutti i particolari e riveste l'essenziale tendere ogni cosa come affermata dall'autore in senso sto-
con una forma concreta, quindi con nuovi particolari in rico, mentre in realtà gli esegeti comunemente, e a ra-
apparenza, che in realtà sono soltanto una forma lettera- gione, ritengono storico solo il nucleo centrale e frutto
ria, richiesta da speciali criteri psicologici e didattici o da di elaborazione artistica quasi tutto il resto. Ma come
canoni artistici. Naturalmente l'affermazione dell'autore va possiamo in casi meno evidenti tirare una linea di demar-
cazione tra ciò che appartiene al fatto affermato e ciò
che appartiene al modo dell'àffermazione? Conoscendo le
(2) Per noi moderni la storia è la ricostruzione il più possibile
c?mp~eta e ~e~ele di 9-ualche vicenda del passato, in modo che ne forme letterarie rispondenti ai criteri dell'autore. Si tratta,
risultI una VISIOne ragIOnata, tale cioè da mettere in evidenza il con- come si vede, di un'operazione molto delicata, e, nello sta-
catenamento non solo cronologico, ma anche causale dei singoli fatti"-.
A:- 9-~lesto scopo il metodo storico raccoglie anzitutto i documenti repe- dio attuale degli studi bihlici, non sempre sicura nei suoi
Tlbll~, c1~e posso~o. portar ~uc:e sulla vicenda passata, e li passa al
vagllo [h una crItIca sevenSSIma. Quello che resiste alla critica for-
risultati. I paragrafi che seguono valgano come esemplifi-
nisce il materiale, che viene coordinato così da dare una notizia sicura cazione ed insieme come rassegna di alcuni di questi cri-
d.ei fa~ti. A qt~esto . punto lo storico, ~ulla ~corta ,di altri dati già sicuri, teri che creavano come un rapporto prestabilito tra forma
nsu~cItando l ambIente culturale, pSICologICO, ecc., nel quale si svolse
.la vIcenda che lo interessa, mette i fatti nella loro vera luce e ne e realtà.
scopre l'intimo nesso di causalità.
54 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA REALTÀ STORICA E GENE'HI LETTERARI 55

2. - Realtà storica e procedimenti redazionali za militare per combattere i Cananei ». E l'autore sacro
non voleva dire di più.
Quello che può essere un procedimento redazionale si Un magnifico esempio del come la realtà del mondo
comprende anche nella nostra letteratura, osservando co- invisibile possa essere esteriorizzata e narrata in forma
me la storia patria venga narrata nei testi per le scuole drammatica, si trova ancora nel libro di Giobbe:
elementari. Il complesso dei fatti viene non solo riassunto, '" Venne il giorno in cui i figli di I?io entra~6no pe,r presen-
ma semplificato, illustrato sotto un determinato aspetto tarsi a Jahvè ed entrò anche Satana (Il calunmatore) III mezzo
a loro. E disse Jahvè a Satana: - da dove vieni? - E rispose
e specialmente reso attraente mediante una rappresenta- Satana a Jahvè e disse: - dal fare il giro della terra e dal
percorrerla. - E disse Jahvè .a ~atana: - hai po~to mente al
zione concreta. Criterio fondamentale è l'aderenza alla mio servo Giobbe come non VI SIa alcuno come lUI sulla terra,
psicologia infantile. uomo perfetto e retto, che teme Dio? - E. rispose ~atana a
Jahvè e disse: - Non hai tu protetto da ogm parte 1m, la sua
casa e tutto quanto possiede '! Hai benedetto l'opera d~lle sue
7. - La psicologia popolare, comè quella infantile, si m,ani e iI "SUO bestiame si espande 'sulla terra, Ma stendI la tua
compiace della drammatizzazione dei racconti. A questo lTI.allO e tot.6calo nelle sue ~ostallze (e vedrai) se non ti male~iirà
jn faccia. L E disse Jahve a Satana: ecco tutto quanto egll ha
proposito riferiamo le parole di A. Durand: "Prima di as- è nelle tue mani soltanto contro la sua persona non stendere
la tua mano. - E Satana uscì dalla presenza di Jahvè» (Giob-
segnare limiti all'attività redazionale, bisogna rendersi be l, 6-12).
conto del talento particolare dell'autore, come anche e so-
prattutto delle abitudini letterari~ della sua epoca. Ora il Ecco il commento di S. Tommaso (4), dal quale ri-
genio ebraico si compiace di drammatizzare non soltanto sulta che i nostri ragionamenti sulle forme letterarie non
il racconto degli avvenimenti (come ve lo obbliga più o sono una novità:
meno l'assenza di discorso indiretto), ma anche i movi- «Qui si premette come Dio ha cura delle cose umane
menti della vita interiore o i misteri del mondo invisibile. e le governa. Ciò viene proposto simbolicamente e in for-
Donde, nella Bibbia, delle messe in scena capaci di far ma di enigma, secondo la consuetudine della S. Scrittura
prendere abbaglio ad un lettore non abbastanza avver- che descrive le cose spirituali sotto la figura di cose cor-
tito» ('). Ecco un esempio di un racconto reso dramma- porali... e tuttavia ciò che viene inteso mediante figure
tico dall'assenza in ebraico del discorso indiretto: sensibili non appartiene al senso mistico, ma al senso let-
terale, perchè il senso letterale è quello che viene inteso
«D?po la morte di Giosuè i figli di Israele consultarono in primo luogo mediante le parole, siano esse dette in
Jahvè dICendo: chi di noi deve salire per il primo contro iI
Cananeo per combatterlo? - E disse Jahvè; - Giuda s'alirà: senso proprio che figurato".
ecco dò 11 paese nelle sue mani. Allora Giuda disse a Simeone
suo fratello: - Salt con me nel mio territorio e combattiamo Un esempio simile si trova in 3 Re 22, 19-23:
il eananeo, ed io pure verrò con te nel tuo territorio - e Si-
meone andò con lui ~ (Giudici. 1, 1·3). «Ho visto il Signore (Jahvè) asisso sul suo tron?e tutta
la schiera celeste stava presso di lui, a destra ed a Slllistra; e
il Signore diceva: --. Chi saprà sedurre Achab in modo che sal-
Se si considera che Giuda e Simeone qui non sono ga (a muovere guerra) e perisca in Ramot di Galaad? - Chi
due individui, ma due tribù, si conclude che le modalità diceva una cosa e chi un'altra; poi si fece avanti uno spirito e
stette davanti al Signore e disse: - lo lo sedurrò. - E il Si-
del dialogo devono essere state certamente diverse. N ai gnore gli disse: - In che modo? - Rispose: - Andrò e s.arò
avremmo detto in termini più generici:« La tribù .di Giu- spirito di menzogna in bocca a tutti i suoi profeti. - E dIsse
(il Signore): ~ Riuscirai a sedurlo: va e fa così ».
da invitò gli uomini della tribù di Simeone ad una allean-
(4) THOMAE AQuIN, In libTum b. Job expositio, c. l'o lect, II Op'em
(3) A. DURAND, inerrance Biblique, Dict. Apol. t. II col. 772. Omnia, Ven~tiis 1746 t. l'o p, 5.
56 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA REALTÀ STORICA E GENER'I LETTERARI 57

Commenta il P. A. Vaccari (5): Si direbbe che Matteo presenti l'episodio di scorcio:


«Un semplice atto permissivo di Dio qui è ·dramma- ciò che il centurione dice ai suoi ambasciatori è riferito
tizzato in una scena celeste e presentato come una posi- come detto direttamente a Gesù. Così il quadro è molto
tiva ordinazione divina; è un procedimento letterario di semplificato. Certamente chi legge solo Matteo si rappre-
grande effetto". senta la scena in modo diverso dalla realtà, ma neppure
Le conseguenze di questo principio possono essere Luca, benchè più completo, rispecchia tutta la complessità
assai importanti; A. Durand cita le parole del P. Brucker, di quel fatto. Quante cose siamo costretti a supplire an:
in Etndes, 1906, t. CIX, p. 688: «Si sa che l'autore della che qui con la nostra immaginazione, senza pretendere di
Genesi ha l'abitudine di mettere in discorso tutti i pen- colpire sicuramente nel segno. Perciò viene ~pontane~ la
sieri dei suoi personaggi e non è impossibile che tutto il parola approssimazione applicata alle narrazlOm stanche
dialogo di Eva col tentatore si sia svolto nella sua anima». dal P. M.-J. Lagrange: « La storia critica è una appros-
simazione della verità per mezzo di documenti scritti}) (").
8. - b) Un'altra osservazione che raccogliamo dallo Uno studio sui criteri di Matteo porta alla conclusione
stesso P. Durand (6) riguarda il racconto sintetico. L'au- che egli ami la narrazione sintetica, e l'esegeta accorto
tore, di solito per brevità, combina in un quadro solo due sa come interpretare i suoi quadri costantemente schema-
azioni in realtà distinte.
tici. Eccone un altro esempio:
Questo procedimento lo si arguisce talvolta nell' An-
tico Testamento da indizi significativi. Nei Vangeli poi, «Mentre egli parlava loro. così, ecco arri.vare. uno dei
dove l'esistenza di numerosissime narrazioni parallele ren- maggiorenti che si prostrava dicendo: - la fig~Ia m.la ~or ora
è morta: ma vieni, imponi la tua mano. su di leI e vlvra .. - ;El
de agevole il controllo, risulta con indiscutibile evidenza. levatosi Gesù lo. seguiva CDn i suoi discepoli (Segue l'ep~sodw
Notiamo di passaggio come nulla si possa dedurre contro dell'emorroissa)" (Matte o 9, 18 s.s.).
l'inerranza biblica, trattandosi di un artificio intenzional- «E viene uno dei capi-sinagoga di nome Giairo e vedutolo
cade presso i piedi di lui e lo pregava molto dicendo: - La
mente impiegato dagli agiografi. Si confronti Matteo 8,5 mia figliolina è agli ~stremi: vieni.. imponi. le mani ~d. ess~,
con Lnca 7, 3. affinchè sia salva e VIva. E andò VIa con 1m. (Segue l eptsodw
dell'emorroissa). Mentre ancora parlava, vengono dalla casa de~
capo-sinagoga a dire: - Tua figlia è morta; perchè incommodJ
«Entrato in Cafarnao, gli si avvicinò un centurione, pre- più oltre il Maestro? .
gandolo e dicendo: - Signore il mio servo giace in casa para- Ma Gesù, udito ciò che si diceva, dice al capo-smagoga:
litico e soffre terribilmente - Gli dice: _ lo verrò e lo gua- Non temere, solo credi ecc ... » (Marco 5, 22-23. 35-36).
rirò - Ma il centurione rispose dicendo: - Signore non son -,
degno che tu entri sotto il mio tetto, ecc.» (Matteo, 8, 5-8),
.. Entrò in Cafarnao. Ora il servo di un certo centurione, Qui Matteo fonde in una sola frase ciò )2he è avvenu-
a cui era caro, gravemente ammalato stava per morire. Avendo to in due tempi, unendo « Mia figlia è agli estremi» con
sentito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei
pregandolo affinchè venisse a salvare il suo servo. CDstDro, arri- « tua figlia è morta}). Nessuna meraviglia che anche nel-
vati presso. Gesù, lo. eSDrtavano insistentemente, dicendo.: è
degno. che gli faccia questo. favore: ama il nDstro pDpolo e lui l'Antico Testamento ci siano episodi accorciati e fusi in un
stesso ci ha costruito la sinagoga. E Gesù andava con loro. quadro solo: può darsi che una conoscenza ulteriore del-
Quando ormai egli distava non molto da casa, il centurione
-:n andò degli amici a dirgli: - Signore, non disturbarti: perchè l'ambiente storico li faccia apparire nella loro vera pro-
lO non san degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo
neppure mi san creduto degno di venire da te, ecc.» (Luca 7, 1-6).
spettiva.

(5) A. VACCARI, La Sacra Bibbia, val. II, Firenze 1947 p. 39,7. (7) M,-J. LAGRANGE, La méthode historique, Parigi 1904, n. 12~
(6) A. DURAND, l. c. col. 796. ('fr. p. 187.
58 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA REALTÀ STORICA E GENERI LETTERARI 59

9. - c) Altri procedimenti redazionali caratteristici modo pm chiaro possibile anche a dispetto delle esigenze
della storiografia ebraica sono ('): la schematizzazione dei delle altre parti. Così il naso è di profilo, ma l'occhio di
fatti secondo l'ordine logico o psicologico o artistico, tra- fronte è grandissimo. Le spalle ancora di fronte, ma i pie-
scurando l'ordine cronologico; il metodo dei circoli con- di ancora di profilo. Questa chiarezza ricercata nei singoli
centrici, termine ormai tecnico, che indica l'enunciazione particolari, e spesso esagerata, non va confusa col rea-
di un'idea o la descrizione di un fatto attraverso un'espo- lismo. Il particolare non è riprodotto come appare, ma
sizione progressiva, come a scaglioni per corsi e ricorsi, come è tradizione rappresentarlo, per esempio la barba
in modo potremmo dire, non rettilineo, ma a spirale. Il con certi riccioli ritmicamente disposti e l'acqua con onde
lettore moderno non al corrente di simile artificio può ri- molto simili ai suddetti riccioli; le zone montuose addirit-
tenere si tratti di una serie di fatti o di idee diverse, men- tura ridotte a simboli mediante una specie di reticolato sul-
tre in realtà è la stessa .identica idea o lo stesso fatto pri- lo sfondo. Le figure così formate in modo artificioso ven-
ma accennato poi ripreso e gradualmente illustrato, allo gono però disposte con una fine ricerca di ritmo e di
scopo di incuriosire in tal modo e impegnare di più l'at- simmetria. In questa perspicuità del particolare e simme-
tenzione del lettore. Un esempio chiaro è in Deuteronomio tria dell'insieme ponevano gli antichi orientali l'essenza
12 e per il N. T. nel Prologo del IV Vangelo. del bello, il quale si era stilizzato in forme convenzionali
Questi e simili procedimenti non fanno sì che la storia e obbligatorie.
narrata sia meno vera., nè che si possa parlare di un ge- Saremmo ingiusti se li volessimo accusare di non per-
nere letterario che non miri all' oggettività storica, ma cepire la realtà delle cose o di valerIa falsare. Essi perce-
mettono noi moderni in pericolo di cadere in errore, qua- pivano quello che percepiamo noi, ma lo rappresentavano
lora non teniamo nel debito conto tali criteri (9). Esempli- a modo loro, perchè per loro era bello così, nè vi era luogo
ficheremo ampiamente nel paragr. seguente. ad inganno, dato che tutti erano consci di tali criteri arti-
stici.
Qualche cosa di perfettamente analogo troviamo nel-
3. - Realtà storica e canoni artistici l'arte letteraria. C'è una mancanza di organicità nella
espressione semitica del pensiero. N ella frase greca, come
nella statua greca, tutte le parti sono tese nello sforzo di
10. - L'antica arte mesopotamica rappresenta le sin- mettere in evidenza l'essenziale. Invece nella frase semi-
gole parti, ad es., di una figura umana, come unite tra lo- tica le parti si sovrappongono senza fondersi e ciascuna
ro con giustapposizione meccanica e non per un legilme tende ad essere tornita e cesellata per suo conto. In com-
organico. Nell'arte greca un fremito di vita pervade la penso vi è un po' dappertutto la ricerca della simmetria,
figura e tutto il corpo partecipa al movimento di una del ritmo del pensiero. Distinguiamo ora alcune realizza-
sua parte. Invece nell'arte mesopotamica le singole parti zioni concrete di tale tendenza artistica.
sono considerate indipendentemente: sono scolpite nel
a) Il p a r a Il e l i s m o .
(8) Vedi un tentativo di identificazione e catalogazione documen-
tata dei canoni stilistici delle narrazioni dell'A, T. in E. GALBIATI, La Per avere simmetria occorrono almeno due elementi
struttura letteraria dell'Esodo, Alba 1956, pp. ,37-89. tra loro simmetrici. Se il concetto da esprimere è uno
(9) A. BEA, De Scripturae Sacrae inspiratione, Roma 2 a ediz, 1935,
. p. 108. solo, non può essere simmetrico. Di qui la tendenza dei
60 F AGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA REALT_Ì\. STORICA E GENERI LE1'TERARI 61

semiti a sdoppiare il concetto in due metà, spesso esterior- effetti particolarmente patetici, ricorrendo inconsciamente
. mente complete in sè, ma interiormente complementari, al parallelismo:
destinate ad illuminarsi a vicenda.
«Tu che ti senti ai fianchi l'uragano
Questa simmetria, chiamata parallelismo (lO), è la re- tu dai retta alla sua piccola mano.
gola suprema della poesia ebraica, il cui elemento è il di- Tu ch'hai nel cuore la marina brulla,
tu dai retta alla sua voce fanciulla ...
stico, formato da due stichi paralleli tra loro: Ora i cavalli non frangean la biada:
dormian sognando il bianco della strada.
La paglia non battean con l'ungh'ìe vuote,
c Il mare al vederlo fuggì, dormian sognando il rullo delle ruote:o.
il Giordano si ritrasse indietro. (Pascoli, La cavalla storna).
I monti saltellarono quali arieti,
le colline come agnelle ... Anche al di fuori della poesia propriamente detta, la
Di fronte al Signore di tutta la terra
di fronte al Dio di Giacobbe, tendenza alla bipartizione e talvolta tripartizione simme-
Che cambia ]a roccia in un lago trica pervade tutta la prosa artistica degli Ebrei:
la selce in una sorgente di acque».
(Salmo 113 [1141, 3·4; 7·8). "Chi dunque ascolta queste mie parole e le es.eguisce,
è simile all'uomo pTuden'te,
che costruì la sua casa sulla roccia.
Talvolta la simmetria è tra un distico e l'altro, o ad- El scese la pioggia
dirittura tra due strofe più lunghe: e vennero i fiumi
e soffiarono i venti
e si abbatterono su quella casa,
Se il Signore non fabbrica la casa
«
e non cadde: era fondata infatti _sulla roccia,
indarno vi lavorano i fabbricanti. E chi ascolta queste mie parate e non le eseguisce,
Se il Signore non custodisce la città, è simile ad un uomo stolto,
indarno vigila la sentinella». c11 e costruì la sua casa suUa sab bia.
E scese la pioggia
(Salmo 126 [127], 1). e vennero i fiumi
e soffiarono i venti
e irruppero su quella casa
Non è qui il luogo di studiare le varie gradazioni che e cadde, e la sua rovina fu grande ». (Matteo 7, 24-27),
può presentare questa simmetria. Solo notiamo che essa si
incontra con un'altra tendenza dello spirito umano tal- L'errore di noi lettori moderni può consistere nel credere
volta scevro da preoccupazioni logiche, il gusto, cioè, del- che si parli di due cose diverse, mentre si tratta solo di un
le ripetizioni in particolari circostanze. La ripetizione è pensiero bipartito. Oppure possiamo scambiare un ordine
nota alla poesia di tutto il mondo e produce lo stesso ef- artistico, con l'ordine logico, o cronologico, o storico.
fetto dei motivi musicali o dei ritornelli nelle canzoni po- N el caso di un testo poetico o di una prosa artisl;ica,
polari. Gli stessi nostri poeti moderni ottengono talvolta siamo dunque impegnati a riflettere sulla vera intenzio-
ne dell'autore. Ecco alcuni esempi:
(lO) Dal 1753, ~~ta in cui uscì il primo studio in proposito: R. «O Dio, il tuo diritto concedi al re
LOWTH, De sf!cra poesi H ebraeorum. Per l'uso del parallelismo nelle e la tua giustizia al figlio del re -, (Salmo 71 [72], 1.).
letterature or~entali çfr. esempi in: A. BEA, !?,as Shamra und das Alte
Te~ta:n~nt, Bzblica 19 (1938) 444; E. VOGT, Vetus Testamentum anti.
quuNnm'ts textibus "Ras Shamra a illustratu'in Verbum Domini 17 Sulle nostre labbra un'espressione di questo genere
(1937) 157; C. H. GORDON, Ugaritic Manual, ROlua 1955, n. 13, 99-161. implicherebbe l'enunciazione di due concetti distinti rife-
62 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA REALTÀ STORICA E GENERI LETTERARI 63

riti al re e a suo figlio. Invece il contesto artistico ci dice rare molti particolari, forse anche l'esatta successione cro-
che il figlio del re è la stessa persona del re, e dovremmo nologica, mettendo in rilievo quanto fa al suo scopo. Ecco
tradurre: «concedi diritto e giustizia al re » (che è di un esempio:
regale prosapia).
(a) E disse Jahvè a l\!Iosè:
(b) Di' ad Aronne: stendi la tua verga, -e percuoti la polvere
o; Egli con la sua forza agita il mare della terra,
con la sua sapienza doma Rahab,. (Giobbe 26, 12). (c) e si trasformerà in zanzare in tutta la terra d'Egitto.
( b') E stese Aronne la sua mano con la sua verga, e percosse
la polvere della terra,
Rahab è il mostro mitico ricordato anche nel Sal- ( c') e si trasformò in zanzare sugli uomini _e sul bestiame:
mo 88, lO e in Isaia 51, 9, ma contro il tentativo di conside- tutta la polvere della terra si trasformò in zanzare in tutta
la terra d'Egitto.
rare questo richiamo una traccia di politeismo, notiamo (d) E fecero così i maghi coi loro incantesimi, per produrre
zanzare e non riuscirono - e vi furono zanzare sugli uo-
che questo mostro è parallelo a mare, e significa la stessa minL e sul bestiame.
cosa: una personificazione poetica dell'elemento acqua- E dissero i maghi al Faraone: è il dito di Dio.
(e) E si indurì il cuore del Faraone e non li ascoltò,
tico. come aveva (pre) detto Jahvè. (Esodo 8. 12·15)
Un'estensione del principio della bipartizione simme- (a) E disse Jahvè a Mosè e ad Aronne: /
trica si trova nel modo con cui i discorsi sono ripetuti. (b) Prendetevi una manata di fuliggine da fornace,
e spargala Mosè verso il cielo sotto gli occhi del Fm'aone,
Quando per esempio Giuseppe parla ai suoi fratelli e que- (c) E diventerà polvere su tutta la terra d'Egitto
sti devono riferire a Giacobbe le parole udite (Genesi, 42, e si trasformerà sugli uomini e sul bestiame
in ulceri scoppianti in pustole in tutta la tena d'Egitto.
18-33), l'autore si compiace di riferire due volte per di- (b') E presero la fuliggine da fornace e stettero davanti al
steso lo stesso discorso. Questo genere di ripetizioni, tal- Faraone e la sparse Mosè verso il cielo,
(c') e si trasfol'moò in ulcere con pustole scoppianti sugli
volta quasi letterali, non è nei nostri gusti, ma corrispon, uomini e sul bestiame.
de al criterio artistico semitico. Più spesso però, esatta- (d) E non riuscirono i maghi a stare davanti a Mosè per causa
delle ulceri, poichè vi erano le ulceri sui maghi e su tutto
mente come nel parallelismo poetico, lo stesso discorso l'Egitto.
appare in due forme un po' diverse anche nel contenuto: (e) E indurì Jahvè il cuore del Faraone e non li ascoltò
come aveva (pre) detto Jahvè a Mosè. (Esodo 9, 8·12),
le due redazioni sono fatte per completarsi a vicenda (cfr.
Genesi 44, 19-22 con 43, 13-16). L'autore insomma non Le piccole infrazioni all'uniformità delle due narra-
dice tutto subito, ma aspetta l'occasione propizia per dire zioni sono certamente intenzionali, e dovevano fare l'ef-
anche il resto in modo simmetrico a quanto è già stato fetto. artistico delle variazioni nei motivi musicali. Co-
detto. munque nessuno può negare che questo modo di narrare
In tal caso, sarebbe incomprensione nostra se voles- sia del tutto convenzionale. Ciò non fa sì che la narrazio-
simo tacciare l'autore di falsità o arguire una mancanza ne non sia vera storia, ma - come abbiamo osservato a
di sincerità nei personaggi che riferiscono il discorso. proposito dei procedimenti redazionali - noi moderni
Quando' in una narrazione che si presenta come storia, dobbiamo essere assai cauti per non confondere il procedi-
noi troviamo che l'antico autore usa delle forme fisse (ri- mento artistico con i particolari della realtà oggettiva. Una
petizione), le quali hanno come effetto di creare una sim- applicazione assai importante di questo criterio si ha nella
metria tra due o più fatti, dobbiamo pensare che egli ha interpretazione del primo capitolo della Genesi, il quale
voluto schematizzare il fatto secondo il criterio del paral- ubbidisce a questi canoni artistici dell'antico Oriente (Cfr .
. lelismo. Per ottenere questo effetto egli ha dovuto trascu- paragr. 23 e paragr. 64).
64 PAGINE DIFFICILI' DELLA BIBBIA REALT-À. STORICA E GENERI LETTERARI 65

b) Il n u m e r o . Quanto poi al famoso numero sette il quale significa


artisticamente che una cosa è terminata, che un periodo
11. - Presso noi moderni il numero ordinariamente è non meglio precisato è alla fine completo, diamo questo
usato come fattore di precisazione oggettiva. Invece nel- magnifico esempio, pure della letteratura ugaritica:
l'antico Oriente il numero valeva spesso come elemento
di simmetria o di armonia. Insieme col parallelismo, il nu- '" Ecco un giorno e un secondo,
il fuoco divora nella casa, la fiamma nel palazzo;
mero entra talora nella poesia e nella prosa come un fat- un terzo, un quarto giorno,
tore d'arte, e come tale deve essere da noi inteso, se non il fuoco' divora nella casa, la -fiamma nel palazzo;
un quinto, un sesto giorno,
vogliamo falsare !'intenzione dell'autore ("). il fuoco divora nella casa, la fiamma in mezzo al palazzo
Ciò dunque non diciamo per scusare gli autori della ma nel settimo giorno
uscì il fuoco dalla casa, la fiamma dal palazzo:.. (16)
Bibbia: il nostro scopo non è di scusarli, ma di compren-
derli, interpretandoli secondo le leggi stilistiche riscon- Questo schema, per quanto ci possa sembrare strano,
trate nei documenti affini. Ecco qualche esempio tolto occorre parecchie volte anche in documenti babilonesi,
dall'antichissima letteratura ugaritica (12): come avremo occasione di vedere più avanti, e non c'è da
. meravigliarsi se qualche cosa di simile si trova nel primo
c Due sacrifici odia BaaI,
tre, lui che cavalca le nubi ». (13) capitolo della Genesi (cfr. paragr. 23) e perfino nella Apo-
calisse, dove nelle serie dei sette sigilli, delle sette trombe
{{ Due o tre?» ci domandiamo noi. Ma questa, per e delle sette coppe, l'ultimo oggetto interrompe il corso
quell'ambiente è una domanda senza senso. E' bello dire degli avvenimenti e introduce una situazione nuova (Apo-
due e poi tre; e basta. Non ne siamo persuasi? Eccone calisse 6-16).
una riprova: Chi è conoscitore di narrazioni popolari sa quale ef-
fetto estetico producano i numeri precisi, a preferenza
«Sette anni venga meno BaaI delle indicazioni vaghe e genericbe. Se nei casi citati il
otto, lui che cavalca le nubi:l. (14)
numero ha funzione estetica, perchè non potremo suppor-
E nella Bibbia: re che esso sia stato usato con questa funzione anche nella
prosa artistica di carattere storico? Sempre, s'intende, che
«Queste sei cose odia il Signore,
il genere letterario lo consenta, come può. essere il caso
sette SOJ;l l'abominio dell'anima sua:t. (Proverbi G 16). di fatti remotissimi, conosciuti nelle linee essenziali, ma
«Tre cose vi sono che mi stupiscono, narrati alla maniera popolare (cfr. paragr. 63 e l'esem-
e quattro non le capisco ». (proverbi 30, 18). (15) pio del libro di Giobbe citato al paragr. 6).
Il criterio artistico nella disposizione dei numeri potè
(11) Anche noi usiamo talvolta numeri con valore assai indeter- prevalere sulla considerazione delia verità oggettiva. Così
mir;tato, p. es.: «mille volte ~ ... ; «grazie mille ~ ... ; come del resto
amIamo ~nucleare una trattazione in «tre,. punti, spesso unicamente Matteo (cfr. 1, 1-17) ci tiene tanto a presentare la genea-
per un'eSIgenza di schematizzazione e di simmetria logia di Gesù divisa in tre serie di 14 (cioè 7x2) genera-
. (12) A Ras Shamra, l'antica città di Ugarit ~ulla costa setten-
t:t;l~nale de~l<;t Fenicia si vanno scoprendo dal 1929 i documenti CIi una zioni ciascuna, da omettere alcuni nomi notissimi a tutti
CIVIltà semItica fiorita nella prima metà del II millennio a.C.
(13) C. H. GORDON, Ugaritic Lite'l'atuTe Roma 1949 p 30
(14) C. H. GORDON, O. c. p. 9 4 5 . ' , . .
(15) Altri esempi: ProveTbi 30, 15. 21. 29; Giobbe 5, 19. (16) C. H. GORDON, O. C. p. 345.
66 .PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA REALTÀ STORICA E GENERI LETTERARI 67

dai libri dei Re. In questo e simili casi l'autore, usando dere gratuitamente la grotta, ma è sottinteso che accet-
uno schema numerico ci avverte sufficientemente della tano di contrattare, ed il prezzo è poi tutt'altro -che di
sua intenzione di non attenersi ad un criterio rigidamente favore.
oggettivo. E Sansone come rinfaccia agli amici di aver saputo
un segreto dalla moglie sua?
4. - Realtà storica e linguaggio figurato
il Se non aveste arato con la mia giovenca
non avreste scoperto il mio enigma» (Giudici 14, 18),
12.. - a) La frequenza del linguaggio figurato è una
delle caratteristiche delle antiche letterature orientali. La Dobbiamo ricollocarci in questo ambiente psicologico,
verità appariva in veste più elegante e specialmente più se vogliamo comprendere come sia possibile che venga
atta ad attirare l'attenzione, se espressa in forma enigma- espressa con un linguaggio figurato (proverbi, enigmi, pa-
tica. E ciò non soltanto nella letteratura gnomica, ma nel- rabole, allegorie). non soltanto una dottrina religiosa o
la vita stessa di ogni giorno. Eccone un esemp~o: morale, come talvolta usiamo noi pure, ma addirittura una
realtà storica.
«Amasia mandò ambasciatori a Joas ... re. d'Israele dicen-
do: - Vieni, vediamoci in faccia - E Joas, re d'Israele, mandò 13. - b) Una storia in forma di allegoria benchè si
a dire ad Amasia, re di Giuda: - il cardo che è sul Libano
mandò a dire al cedro del Libano: dà tua figlia in sposa a mio trovi in Dante (Purgatorio c. 32°), evidentemente sotto
figlio; ma passò una fiera del Libano e calpestò il cardo ~ ecc. »
(4 Re 14, 8-9).
l'influsso biblico, sembra a noi un controsenso.
Eppure allegoria e storia non si escludono a vicenda.
Come risulta dal contesto, Amasia manda una dichia- L'allegoria è, come è noto, una metafora continuata. Se,
razione di guerra, ed il re d'Israele, conscio della propria invece di chiamare i personaggi storici col loro vero no-
superiorità, gli risponde: come osi metterti alla pari con me, uso delle metafore, ed esprimo le loro azioni con paro-
me? le appropriate all'immagine, ma in modo che abbiano
Forse l'abitudine alle lunghe conversazioni dei semi- analogia con quanto avvenne nella realtà storica, ecco che
nomadi presso il gregge, che tanto appassionano ancora io precisamente ho tradotto il fatto storico in un lingugg-
oggi i Beduini, creò nella psicologia dei Semiti l'inclina- gio allegorico: ho cambiato il linguaggio, ma l'oggetto
zione a parlare per sottintesi, attendendo pazientemente della parola, la realtà che esprimo, è storia, sicchè il mio
che la fantasia o l'intelligenza dell'interlocutore supplisca discorso potrebbe definirsi un'allegoria storica.
quanto è sottaciuto. Le arguzie dei novellatori arabi sono Si chiama generalmente mista un'allegoria in cui
appunto in quest'ordine di idee. E forse è un aspetto di qualche persona o qualche oggetto viene introdotto senza
questa mentalità il fatto .che fino .al giorno d'oggi Arabi ed metafora, come nel caso seguente:
Ebrei scrivono libri e giornali con le sole consonanti e
pretendono che il lettore legga rettamente anche quello «Dio degli eserciti, ristoraci;
rasserena il tuo volto, e saremo salvi.
che non è scritto. Sicchè saremmo ingenui se prendessimo Una vite hai cavato dall'Egitto
hai scacciato le- genti per trapiantarla;
alla lettera le cortesie che si scambiano Abramo e gli He- Preparasti il terreno e vi gettò le radici
tei di Hebron per la vendita della grotta di Makpela (Ge- ed occupò tutto il paese.
nesi 23). Gli Hetei non sembrano desiderare altro che ce- Con la sua ombra coperse tutti i monti,
e coi suoi tl'al~i i cedri di Dio.
REALTÀ STORICA E GENERI LETTERARI 69
68 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA

Stese le sue fronde fino al mare L'allegoria usata dall'autore ebreo può anche non es-
e sino al fiume le sue propaggini. sere di nostro gusto; anzi talvolta potrà forse sembrare
Perchè ne hai abbattuta la cinta
sì che ogni viandante la guasta? addirittura sconveniente, in confronto al ritegno imposto
Un cinghiale selvaggio la divora al nostro linguaggio dalle convenienze sociali. Ma Se ab-
e la bestia del campo -se ne pasce ...•.
Salmo 79, [801, 8-14).
biamo senso storico e sappiamo considerare ogni cosa nel
suo' tempo e nel suo ambiente, siamo in grado di apprez-
Il salmista rievoca la storia di Israele (la vite), dal- zare anche questi fiori di una bellezza ingenua ed esotica.
l'Esodo fino all'invasione assira nelle tribù del nord (men- In secondo luogo, l'allegoria alligna come su terreno
zionate ai vv. 2-3); Dio rimane fuori di metafora, come proprio nelle descrizioni profetiche. Essa viene allora
pure i cedri (del Libano), il mare (Mediterraneo) e il fiu- spinta molto avanti, estesa a dettagli minuti, a particolari
me (Eufrate), che esprimono i limiti geografici d'Israele vivacemente descritti, sì che il profeta sembra parlare con
all' epoca della massima espansione. cognizione di causa di cose ben distinte, che si avvere-
Frequente è nei Profeti l'allegoria matrimoniale (spe- ranno .esattamente come le descrive. Ed invece siamo sem-
cialmente Ezechiele 16 e 23) in cui la nazione d'Israele è plicemente sul terreno dell'arte. Così Ezechiele dopo aver
personificata e presentata allegoricamente come la sposa parlato della futura sconfitta di Gog - e già questa scon-
di Jahvè, il quale però è introdotto senza metafora_ Abbia- fitta è una allegoria - ci descrive la caterva di armi la-
mo in simili passi espressa, con tratti più o meno pitto- sciate sul terreno che serviranno da combustibile per set-
reschi, la storia delle infedeltà della nazione e la minac- te anni, e si sofferma a narrare il procedimento usato per
cia profetica di un castigo imminente. seppellire i cadaveri, operazione che si protrae per sette
Un esempio di allegoria pura, nella quale cioè, tutti o mesi! (Ezechiele 39, 9-12).
quasi i particolari sono espressi in metafora, è offerta da
Ezechiele nella storia dei due re Joachaz e Jeconia sotto 14. - c) Una storia in forma di parabola è nota anche
la metafora dei due leoncelli: nel Vangelo (Matteo 21, 33-41), dove, sotto l'immagine
della vigna e dei vignaiuoli omicidi, si delinea a grandi
«Chi è tua madre?_ una leonessa - in mezzo ai leoni tratti la tragica storia d'Israele. Dunque neppure storia e
. S'accovaciò in mezzo ai leoncelli - allevò i suoi piccini. parabola si escludono a vicenda: anche la parabola può es-
POl trasse, fuori uno dei suoi piccini - divenne un leoncello
Imparo ad azzannare la preda - divorò degli uomini. sere un mezzo per esprimere una realtà storica. La para-
Ma convocarono contro di lui delle genti - nella loro fossa fu catturato bola infatti è lo sviluppo di un paragone: i fatti salienti
e lo condussero in catene-- nella terra d'Egitto, '
Allora egli vide che s'era attardata - e s'era perduta la sua speranza' della parabola nel loro complesso (esclUSi certi tratti di ab-
e prese uno dei suoi piccini - ne fece un leoncello ' bellimento) corrispondono ad un altro ordine di fatti che
Egli in~edeva, in mezzo ai leoni - divenne un leoncello
ed Imparo ad azzannare la preda - divorò degli uomini.., si vogliono insinuare e far meglio comprendere. Questo al-
e fu desolata la terra con cio che contiene _ per la voce del suo tro ordine di fatti può essere un concetto dogmatico (le
'" [ruggito,
M a vennero contro dI lUI delle gentI - dalle provincie all 'intorno parabole del Regno di Dio) o morale (il figliuol prodigo),
e te,sera contro di lui la loro rete - nella loro fossa fu cattu~ato, ma nulla vieta che sia invece una determinata realtà di or-
E lo mIsero nella gabbia con le catene _ e lo condussero al re di
l h" ' [Babele, dine storico. Avremo così una parabola storica. Eccone un
e .0 c lU~ero nelle prIgioni - affinchè più non se ne udisse la VOCe esempio dell'Antico Testamento:
SUI montI d'Israele" (Ezechiele 19, 2-9),
70 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA REALTÀ -STORICA E GENERI LETTERARI 71

«Il Sif{llOJ?€ l!landò a, David~ il profeta Natan, il quale en- Il tenore di queste parole fa pensare che si tratti di
trato da lUI gll dIsse: «C erano m una medesima città due uo-
~ini, uno r~cc~ e l'altro povero. n ricco aveva pecore e buoi Adamo scacciato dall'Eden, giardino di Dio o della caduta
m gran cOlina, II pov~ro aveva solo un'agnellina da lui compe.. di un angelo, forse uno dei Cherubini, che in Genesi 3, 24
rata e nutrIta ... mangmYa del suo pane beveva della sua c'Oppa
dormiva nel .-suo seno. e gli era in conto di figlia. Ora essend~ appaiono associati alla fiamma della spada: guizzante co-
venuto dal ncco un nandante, egli si risparmiò di prendere dai
suoi greggi di che apparecchiare all'ospite, e tolse invece la pe- me custodi del giardino di Eden. Invece si tratta dI una
cC?relIa deI po,:ero e l'.apparecchiò per l'uomo arrivato da lui ». situazione storica contemporanea di Ezechiele; le parole
SI sdegnò DaVIde assaI contro quel tale e disse a Natan "Viva
Dio, che è reo di morte chi fece tal cosa ... » E Natan disse a sono rivolte al re di Tiro prima che la città venga asse-
Davide «Tu sei quel tale ... » (2 Samuele 12, 1-5).
diata da Nabucodonosor (587 a. C.). Il peccato del re di
Così Davide, che a sangue freddo aveva fatto uccidere Tiro com'è descritto al v. 2 dello stesso capitolo, è ap-
il povero Uria per assicurarsi il possesso della moglie di punto analogo al peccato di Adamo e degli angeli:
lui - mentre poteva pure contentarsi delle molte che. già
possedeva! - solo vedendo il suo misfatto travestito in «Poichè il tuo animo si è inorgoglito e vai pensando: io
parabola, ne comprende finalmente tutta la malizia. sono un dio sto in una dimora divina in mezzo all'Oc~ano -
mentre tu s~i un uomo e non un Dio; poichè hai .g~ud1Cato ~a
E' difficile trovare altri esempi perchè più spesso tua intelligenza (lett.: cuore) come un'intellig~nz.a ~lV~~a, percl~
la parabola è mista con l'allegoria, ma si può dire in ge- ecco sto per addurre contro di te degli stramerl, l pIU vlOlenh
tra i popoli ecc. ».
nerale, come risulta dagli esempi citati, che è sempre una
ragione psicologica o didattica a suggerire tali insolite Questa analogia suggerisce al profeta di descrivere la
espressioni della realtà storica, la quale viene dunque in
caduta del re di Tiro mediante i particolari che riguarda-
questi casi considerata più da un particolare punto di
no propriamente Adamo o un angelo. Un simile procedi-
vista etico o psicologico che non storico-documentario.
mento è frequente nelle profezie, dove si trova, si può
15. ~ d) Un fatto storico sotto la veste di un altro fat- dire nel suo ambiente naturale. Esso è la chiave per in-
to storico distinto potrà sembrare un artificio paradossale. tendere rettamente le descrizioni profetiche. Il fatto fu-
Eppure, se io posso narrare un fatto sotto la veste di una turo, se non si può dire propriamente storico, perchè non
parabola, cioè di un fatto analogo creato ad hoc, perchè ancora avvenuto, è comunque una realtà che viene a col-
non potrò usare un fatto già noto, senza inventarIo appo- locarsi sul piano della storia. Il profeta ha della rivela-
sta? Si consideri questo esempio: zione un'intuizione spesso solamente ridotta a qualche
«Tu eri un suggello di perfezione tratto essenziale. Una siffatta visione del futuro non può
pieno di saggezza e di perfetta bellezza. essere immaginata ed espressa in forma concreta se non
Tu eri nell'Eden, giardino di Dio
ricoperto d'ogni specie di pie'tre preziose mediante qualche cosa di noto, appartenente dunque alla
Ti posi quale fulgido Cherub protettore ... storia passata o alle circostanze storiche presenti alla men-
eri sul monte santo di Dio
e camminavi tra pietre di fuoco te del profeta. Questo procedimento è stato designato èol
Eri perfetto -nella tua condotta .
dal giorno in cui fosti creato nome di involucro storico (cfr. paragr. 107) (18). Secondo
finchè in te si trovò l'iniquità ... la nostra terminologia invece si evita la parola involucro,
Ed io ti scacciai dal monte santo di Dio
e ti ho strappato, o Cherub protetto~e
da mezzo alle pietre di fuoco ... » (Ezechiele 28,13-6) (17).
---- (18) E. 'fOBAC - .T. COPPENS, Les p'tophètes d'Israel, voI I Mallnes,
(17) F. SPADAFORA, Ezechiele, TOl'ino 1948, p. 216-220. 2 a ediz. 1932, p. 7_4 s.
n PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA REALTÀ s'rORICA E GENERI LETTERARI 73
• !

che può falsamente dare l'idea di un qualche cosa di ac- ma con immagini di ordine totalmente diverso:
cessorio e di ingombrante. Si potrebbe piuttosto parlare
di una specie di vocabolario storico usato per esprimere « Non più il sole sarà la tua luce
e il chiarore della luna più noh ti illuminerà.
, una realtà analoga, pure esistente sul' piano della storia, Ma Jahvè sarà la tua luce eterna
non tuttavia conosciuta come storia, ma solo nel suo e il tuo Dio sarà il tuo splendore!
Il tuo sole più non tramonterà
aspetto spirituale o astratto. Il profeta è cosciente della sua e la tua luna più non scemerà,
inadeguatezza, ma, se non ha rivelazioni più precise, può perchè Jahvè sarà la tua luce eterna
e i giorni del tuo lutto sono finiti,. (v. 11-20),
anche ignorare fino a che punto la realtà sorpasserà la sua
immaginazione. Ma perchè un simile procedimento? Ci può essere
.. Ne' è' UIl magnificò' esempio il capo' 60' del' Libro di una ragione. Per esempio, perchè io considero di mag-
Isaia . .Il profeta si rivolge alla Gerusalemme rinnovata giore importanza l'analogia del fatto con l'altro che gli
dell'epoca messianica, e ne descrive la gloria come di una serve da veste, che non i particolari esatti del fatto stesso.
capitale religiosa·e civile. E' la Gerusalemme d( Salomo- Oppure perchè non conosco questi particolari, ma solo
ne che ritorna, trasfigurata in una visione universalistica l'analogia con l'altro fatto. Oppure per dare efficacia al
di supremazia religiosa sul mondo: mio dire con l'evidente allusione aun fatto di grande im-
portanza e a tutti noto.
«Da ondate di cammelli tu sarai percorsa,
dai dromedari di Madian e di Efa.
Tutti arrivano da Saba 16. - e) Simbolo è un oggetto o un'azione destinata
portano oro e incenso a significa:re qualche cosa d'altro. Che una realtà storica
proclamano le glorie di Jahvè.
I greggi di Qedar si raduneranno in te possa essere espressa per mezzo di simboli, appare chia-
gli arieti di N abaiot saranno a tua disposizione: ramente in Daniele, dove le vicende politiche della Pale-
graditi, saranno offerti sul mio altare stina da Nabucodonosor fino all'epoca messianica sono
ed io farò illustre il tempio della mia gloria,
Chi sono quelli che volano come una nube, descritte simbolicamente a varie riprese. Talvolta il sim-
come colombi verso i loro nidi? bolo è un oggetto reale, come ad esempio il vaso di terra
Sono i vascelli per me radunati
e le navi di Tarshish precedono: cotta che Geremia spezzò di fronte al popolo spiegando:
per condurre da lontano i tuoi figli "Così dice il Signore degli eserciti: in tal guisa manderò
col loro. oro e il loro argento,
per il nome di Jahvè tuo Dio, in sfacelo questo popolo e questa città» (Geremia, 19, 10-
per il Santo d'Israele, che ti. rende gloriosa» (Isaia 60, 6-~). 11). Nel caso dell'esempio citato, data la messa in scena,
si parla di azione simbolica. Oppure un simbolo o un com-
E tuttavia non mancano indizi da cui risulta che il plesso di simboli appare nella descrizione di una visione
profeta comprende la limitatezza delle sue immagini e (Ezechiele 37: le ossa aride) e si parla allora di visione
tenta di sorpassare la Gerusalemme salomonica, non più simbolica.
con ampliamenti paradossali del linguaggio storico: Ci si domanda se' possa esist.ere un simbolo puramen-
te letterario, che non esista nè nella realtà, nè in visione,
... E l~ tue porte saranno sempre aperte, ma sia usato alla maniera di una metafora per esprimere
gIOrno e notte non le chiuderanno
per recarti le ricchezze delle nazioni
una realtà. Quando ad esempio si dic.e: «Egli ha mac-
e i loro sovrani te le condurranno '", chiato la sua anima" si usa un'evidente metafora; ma se
74 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA REALTÀ STORICA E GENERI LETTERARI 75

si dice: "Ha macchiato la veste battesimale», si intro- In quella circostanza si domandava se esistono libri
duce l'immagine di un simbolo, la veste bianca imposta della Sacra Scrittura che sembrano storici, mentre in
nel rito del Battesimo, che è simbolo dell'innocenza. In- realtà - in tutto o in parte - usano la forma propria
vece di impiegare il termine proprio, uso il termine che della storia soltanto come veste per significare qualche
designa il simbolo corrispondente, il quale tuttavia non cosa di diverso dal senso propriamente letterale. Natural-
esiste nella realtà. mente la Commissione rispose che tale supposizione non
Sembra che un simile uso letterario si trovi talvolta si può ammettere come principio generale, da applicarsi
nella Bibbia: indiscriminatamente ai libri storici della Bibbia; e la ri-
sposta è pienamente giustificata anche da un punto di
«Essa (la sapienza) è albero di vita per chi a lei s'appiglia lO

(Proverbi 3, 18). vista strettamente scientifico e metodologico. Il principio


" Chi ha orecchio, ascolti che cosa dice lo Spirito alle Chiese: disapprovato avrebbe infatti risolta già in partenza qua-
a colui che vince darò da mangiare dell'albero della vita che è nel lunque difficoltà di ordine storico, dispensando da una ih-
giardino di Dio,. (Apocalisse 2, 7),
dagine approfondita della questione, a scapito del senso
«A chi vince darò della manna nascosta e gli darò una pia-
truzza bianca, e sulla pietruzza un, nome nuovo scritto che nes- genuino del testo sacro. Tuttavia nella sua prudenza la
suno sa, se non chi la riceve:> (Apocalisse 2, 17). Commissione non escluse che vi possa essere qualche raro
caso in cui" l'agiografo non ha voluto presentare una sto-
Qui il concetto di una realtà spirituale viene concre- ria vera e propria, ma ha inteso proporre - sotto l'ap-
tizzato in un'immagine (albero della vita, pietruzza bian-
parenza e la forma di storia - una parabola o allegoria o
ca) che suppone l'esistenza, almeno ideale, dell'oggetto un senso comunque diverso dal significato propriamente
donde è tratta; si deve quindi chiamare simbolo e non me-
tafora o allegoria. Può sembrare una sottigliezza, ma è letterale o storico delle parole ». Solo esigeva che tale in-
tenzione dell'autore ispirato fosse dimostrata con solidi
proprio in questo senso che alcuni chiamano simbolo
argomenti (19).
"l'albero della vita» non solo nei passi qui riferiti (e in
Apocalisse 22,2 in un contesto di visione), ma anche nel Gli studiosi cattolici, abbandonata l'idea pericolosa di
racconto di Genesi 2-3, includendo nella stessa categoria trovare nei libri di carattere nettamente storico delle parti
letteraria anche "l'albero della scienza» ed altri parti- di significato non storico, presero in considerazione alcuni
colari. Nasce così la supposizione che possa esistere come libri di carattere episodico, ricercando se in essi non si rea-
genere letterario la narrazione di una realtà storica intes- lizzino le condizioni richieste dalla Commissione Biblica
suta mediante simboli letterari. E tale supposizione, non per ammettere una storia soltanto apparente. Si tratta dei
molto dissimile dai fatti constatati più sopra, non pare libri di Giobbe, Tobia, Gh,ditta e Giona. Non è qui il caso
doversi respingere a priori (cfr. paragr. 40-44). di risolvere questioni ancora tanto discusse tra i catto-
lici (20). Solo ci domandiamo, dopo quanto abbiamo fin qui
17. - f) "Narrazioni storiche solo in apparenza ». In considerato, se non si.a il caso di capovolgere la questione:
un modo ben diverso era impostata la questione "de nar- si tratta in questi casi di storia fittizia sotto le apparenze
rationibus specietenus historicis» (a proposito delle nar-
razioni storiche solo in apparenza) sottoposta al giudizio (19) Enchiridion Biblicum 154.
autorevole della Commissione Biblica, espresso il 23 Giu- (20) Gli argomenti pro e contra si trovano. in tutti i manuali
d'introduzione:. p. es. H. HOPFL - A. MILLER - A. METZINGF.R, Introductir
gno 1905. Specialis in Vetus Testamentum, Roma 1958.
76 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA
REALTÀ STORICA E GENERI LETTERARI 77

di storia vera, o non piuttosto di storia vera sotto le appa- di una dottrina? Non ne abbiamo il diritto. Se infatti in
renze di stor'la fittizia? casi particolari, come abbiamo dimostrato, si può trovare
Il libr~ di Gi.obbe, p. es., non ha per nulla «apparenza una realtà storica tradotta in parabola, allegoria e simili,
e forma d~ storIa)}. Anche prescindendo dalla maggior perchè non potrebbe essere avvenuto qualche cosa di ana-
parte del lrbro, che è poetica e didattica, e limitandoci al logo (non identico!) anche qui? Io sarei un abilissimo ar-
solo prologo ed epilogo in prosa, noi vi troviamo che tutti tista se sapessi narrare una realtà storica alla maniera di
o quasi i partic~lari - cominciando dal dialogo. storica- una fiaba incantevole. Solamente diremo che, a differenza
ment~ mc?ncepIbIle tra Dio e Satana - convergono a met- di quanto avviene nei libri che narrano il divenire storico
tere m eVIdenza una tesi dottrinale, il che è proprio della del !lopolo eletto, nei libri di Giobbe, Tobia e Giona, ciò
parabola o della novella a scopo didattico. che interessa non è tanto il concatenamento dell'episodio
La stessa cosa si verifica nel libro di Tobia (21) dove con la storia d'Israele, la sua essenza storica, quanto la
pur prevalendo l'elemento narrativo su quello dottrinale' sua essenza didattica, per l'insegnamento che vi si trova
e nonostant.e la cura di creare connessioni con personaggi magnificamente espresso. Precisamente a questo scopo di-
e. fat.h noh della stona, è tuttavia evidente la ricerca dattico la storia vera è presentata sotto le apparenze di
dI co:ncldenze e soluzioni di situazioni, la quale è la carat-
storia fittizia.
tenshca delle composizioni artificiali. Qualche cosa di simile si può dire del libro di Giudit-
Ultimamente si è creduto di poter dimostrare che il li-
ta, nel quale, inoltre, «per qualche ragione di opportunità
bra di Gi?na risulta di elementi preesistenti in gran parte in o di simbolismo l'autore avrebbe voluto dare a luoghi e
altn lrbn bIblIcI, e convergenti - mediante uno schema- persone nomi diversi dai veri» (24). Il fatto, reso così irri-
tIsmo mtenzlOnale ed una concatenazione artificiale (ciò
conoscibile e tale da localizzarsi difficilmente in un punto
che serve allo scopo avviene immediatamente) - a met-
determinato della storia, viene trasformato in un simbolo
t~re In eVIdenza una tesi nuova e profonda: le profezie
perenne della protezione divina sugli eletti del suo popolo,
dI dIstruzlOne dIrette contro le nazioni pagane, anche se
e tuttavia non cessa di essere una realtà storica.
hanno l contrassegni più certi della loro origine divina
nmangono sempre. condizionate dal pentimento degli in~
teressah, perche DlO ama anche i nemici d'Israele (22). Se
tlltte queste osservazioni sono esatte, noi ci troviamo qui 5. - Unità letteraria e documenti citati
dI fronte a un libro che ha non l'apparenza e la forma del-
la storia, ma l'apparenza e la forma di composizione lette- 18. --:- Una connessione col genere letterario ha la que-
raria fittizia (23).
stione dell'unità letteraria. I libri dell'Antico Testamento
. Dobbiamo allora negare che tali fonne letterarie sia- si devono sempre considerare come dei blocchi monolitici,
no 11 mezzo di espressione di una 1'ealtà storica, oltre che composti da un solo autore e come di un sol tratto, o in-
vece può darsi il caso che vi si possano riconoscere come
(21) G. PRIERO, Tobia, Torino 1953. delle stratificazioni, o interpolazioni che tradiscono l'opera
""4 (22) A. F.KU,[LLET, Les SOU1'ces dn Livre de J01WS Revne Bibli ue di mani successive?
;) (194?), 161-18~. IDEM, Le sens du ùiv1'e de Jonas ibid 340-361 IlJlJ,
Jonas',,;n Supp.lem. au Dictionn. de la Bible, t. IV: col. 1110-1120 EM,
S G ("'<J) Il PNl'llTIO a dare qU,esta interpretazione al libro di Giorio, fu
.d R REGORlO, AZIAN~EN~, O!atw II Apol. 107-109, PG. 35, 505-50S' cfr (24) A. VACCARL, La Sacra Bibbia, voI. III, Firenze 1948, p. 304;
. INALDJ, 1 Profetz Mmon, TI, Torino 1960, pp. 193-197. ,. cfr. anche G. PRIERO,' Giuditta, 'l'orino 1959, pp. 10-18.
78 PAGINE DIFFICILI DELLA- BIBBIA REALTÀ STORICA E 'GENERI LETTERARI 79

Dopo tante discussioni e specialmente dopo il decreto ingenuamente su indizi crono.l?gici ? linguistici, prove-
della Commissione Biblica sull'autenticità del' Pentateuco nienti in realtà da una mano pm tardIva.
in data 27 Giugno 1906 (25), è pacifico tra gli studiosi cat- Queste osservazioni sono le premesse per una retta
tolici quanto segue: soluzione del problema dell'autenticità mosaica del ~er:ta:
a) L'autore ispirato può avere inserito nella sua ope- te'uco, se cioè, e in qual misura, Mosè sia l'autore del hbn
ra documenti preesistenti, orali o scritti, per disteso o rias- a lui attribuiti dalla tradizione.
sunti. A proposito di tale problema, che esula dai. n~stri
b) Può aver affidato la stesura dell'opera a uno o intenti, basterà ricordare le parole della lettera 111Vlata
più segretari, i quali abbiano operato sotto la sua dire- dalla Commissione Biblica al Card. Suhard 111 data 27
zione e responsabilità. marzo 1948 ("):
c) Nell'opera già compiuta da un primo autore, un
altro, pure ispirato, può aver introdotto delle aggiunte più '" Nessuno più al giorno d'oggi mette, in dubbio, l'esistenza
o meno estese. di fonti p rifiuta d'ammettere un progressIvo acc~e~Cllne:r;tto del~
le leggi' mosaiche, dovuto a condizioni sociali e .r~llglOse d,l tempI
d) Autori non ispirati possono aver introdotto delle posteriori non senza riflessi sui racconti stonci. TuttavIa sulla
piccole glosse, correzioni linguistiche, cambiamenti di no- natura ed il numero di tali documenti, sulla l?ro no:n:enclatura
e data, si professano oggi, anche nel c~mpo. d~ es.e~etl n?n cat~
mi o di numeri, guastando così un po' il tenore primi- tolici, opinioni assai divergenti... PerCIò nOl mVl~lamo l dottI
tivo del testo in cose di importanza secondaria. Infatti cattolici a studiare questi problemi senza prev;nZlOne alla luce
dj una sana critica e dei risultati di quel!e s~len~e..' che hanno
il testo biblico, essendo stato ricopiato un numero incalco- interferenze con queste materie. Tale studIO' rmSClra senza dub-
labile di volte, dovette fatalmente andar soggetto a dei bio a confermare la grande parte e il profondo influsso che ebbe
guasti. La Provvidenza divina ha bensì salvato i libri sacri Mosè qnale autore e quale legislatore».
da guasti notevoli,' ma non li ha immunizzati contro de-
formazioni marginali, il che avrebbe richiesto un mira- 19. - Un'altra questione ha invece una grandissima
colo continuo e non necessario. importanza dato lo scopo di questo. libro. Se r;ei .libri del-
Tutto questo dobbiamo tener presente anzitutto per l'Antico Testamento vi è del matenale per COSI dIre etero-
non meravigliarci di una certa inorganicità di alcuni libri. geneo, come può essere qualche documen~o preesist~nte,
Tuttavia, non dobbiamo assumere come misura i nostri quale garanzia riceverà il contenuto di tah documentI da
criteri di organicità, ma quelli del tempo, per non ingan- parte dell'ispirazione biblica? ,
narci scambiando per documenti o interpolazioni ciò che Su questo problema attirò l'attenzione specialmente
il P. F. Prat S. J. (27), facendo notare come, nell'uso degli
invece ubbidisce alle esigenze stilistiche del medesimo au-
tore. Così una ripetizione artisticamente ricercata non sarà antichi un documento può essere riportato privo di ogni
scambiata da noi per un «duplicato» di altra fonte. riferim~nto alla fonte, supposta a tutti nota (citazione i~l­
In secondo luogo, non attribuiremo all'autore ispirato plicita), senza tuttavia acquistare un valore nuovo (':' qUll1-
anacronismi e contraddizioni dei numeri e dati geografici, di, nel caso della Bibbia, infallibilmente vero) per 11 fatto
dovuti a piccole mutazioni d'altra mano. Di cb,nseguenza
non cederemo alla tentazione di abbassare il tempo di (26) Acta Apostolicae Sedis 40 (1940), 45-48. Sulla ongme ?-el
composizione di un libro ad un'epoca posteriore, basandoci Pentateuco; cfr. R. DE VAUX, La Genèse, le Pentateuque. Introductwn
générale, Parigi 1951, pp. 9-20; A. CLAMlm, La Genèse, Le Pen~ateuque,
Introdtwtion générale, Parigi 1953, pp. 10-57; H. CAZELLES, MOlse, DES.
Parigi 1957, fase, XIX, col. 1308-13,37,. , ,
(25) Enchiridion Biblicum, 176.177. (27) F, PRAT, La Bible et l'hzstozre, 5 a ed. Parlgl 1928.
..__-----------------------------------------c-.----

80 P AGrNE DIFFIçILI DELLA BIBBIA REALTÀ STORICA E GENERI LETTERARI 81

di essere citato. Secondo la teologia cattolica dell'ispira- Evidentemente la Provvidenza ha voluto che non an-
zione è certamente vero, garantito cioè dalla inerranza del- dassero perduti questi documenti, in quanto, in determi-
!'insegnamento divino, solo ciò che è affermato dall'antore nati momenti della storia ebbero la loro importanza nella
ispirato. Ora, se l'autore cita un documento, è possibile organizzazione del popolo eletto. Anzi ancora oggi, nel
che lasci ogni responsabilità al documento stesso, rimet- loro complesso, attestano all' « Israele di Dio» (Galati 6,
tendo prudentemente ai lettori il giudizio sul suo grado 16), ai cristiani « edificati sopra il fondamento degli Apo:
di attendibilità. Evidentemente in tal caso l'ispirazione non stoli e dei Profeti» (Efesini 2, 20), che essi sono gli eredi
cambia di punto in bianco la natura del documento citato. spirituali di un popolo particolare, etnicamente e geogra-
Questo principio è giusto, ma vi è il pericolo di esa- ficamente ben individuabile nella storia dell'umanità. Per
gerare nella applicazione, pretendendo di trovare citazioni questo l'ispirazione divina ha spinto ~li autori ~acri a in:
implicite ad ogni piè sospinto. Così la storia biblica sarebbe serire nei libri biblici tali documenti, senza di che essI
trasformata in un cumulo di documenti non approvati sarebbero andati perduti. In questo senso essi sono ispirati,
dall'autore. Ora il buon senso dice che quando un autore non nél senso che l'ispirazione, in forza della quale furono
cita un documento, è per affermare un qualche cosa. Per conglobati nel testo sacro, ne abbia cambi~to l'intrinseca. Il:~­
questo la Commissione Biblica intervenne in data 13 feb- tura li abbia come per un tocco magico trasformati m
braio 1905 (28), con questa direttiva; espr~ssioni esatte e complete in tutti i particolari. Essi ri-
mangono documenti tolti dall'archivio del popolo el:tt,o e
«Pel' sciogliere le difficoltà che si incontrano in alcuni te- non rivelazioni calate dal cielo. E tutto questo perche l au-
sti della Sacra Scrittura che sembrano riferire fatti storici non
è lecito all'esegeta cattolico asserire che in essi si tratta di una tore ispirato li ha voluti riportare come documenti e. I,'0n
citazione tacita o implicita di un documento scritto da un autore altro. Nè vi era bisogno che sempre alludesse esplicita-
non ispirato, di cui l'autore ispirato non intende approvare o far
~ue tut,te le assE~rzioni, le quali perciò non si possono ritenere mente all'archivio (come nel caso di Esdra 6, 2) in quanto
lll11TIUm da errorI.
la cosa risultava di per sè evidente (29).
. ~ut~avia ciò sar~ lecito, nel .. caso in cui, rispettando il senso
e Il gmdIzio della Chlesa, SI puo provare con solidi argomenti: Quando dunque noi troveremo nei libri dell' An~ico Te-
. 1) che veramente l'agiografo citi le parole o i documenti stamento delle genealogie, elenchi o simili, non ricerche-
dI un altro:
. 2) che non le approvi e non le faccia sue, così che si possa remo quella esattezza dei particolari, quella ({ verità divina»
ntenere che parli non in proprio nome». che non pare toccasse lo scopo e quindi l'intenzione dell'au-
tore (cfr. par. 54).
Esclusa dunque l'applicazione del sistema su vasta Un altro caso in cui si può legittimamente supporre
scala, rimane la possibilità del fatto in casi singoli. Vi una citazione implicita si ha quando di un fatto troviamo
sono ad esempio nell'Antico Testamento delle genealogie due narrazioni alquanto diverse, semplicemente accostate
(Genesi 5; li; 25; 36; ecc.), degli elenchi di località con dall'autore che non ne tenta un accordo. Si può in tal caso
l'attribuzione alle singole tribù (Giosuè 13-21), delle rela- concluder~ che l'autore ispirato riferisca due documenti,
zioni di censimenti (per es. Esdra 2; l Paralipomeni 9), che li approvi nelle loro linee essenziali (altrimenti perch.è
che hanno tutte le caratteristiche di documenti d'archivio. riferirli?), senza tuttavia garantirne tutti i particolari (altn-
Si ha l'impressione di trovarsi di fronte ad una specie di
anagrafe o di catasto.
(28) M. J. LAGRANGE, J..Ja. méthode histo.rique! 2". ed. P,ari,gi ,190~, l'
p. 79: « Non si devono interpretar~ come TlvelatI. de,l pensler~ dI on-
(28) Enchiridion Biblicum 153.
gine umana, che il fin~ ·dell'ispiraz~one non era dI rIvelare dI nuovo,
ma di conservare .medIante la scrIttura» .
l'


82 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA REALTÀ STORICA E GENERI LETTERARI 83

menti perchè non tentarne l'accordo?), per i quali si rimette zione di accomodare la narrazione in uno schema presta-
alla discrezione del lettore (30). Tale, a detta di molti, è la biUto. Oltre ai particolari effetti estetici così ottenuti, l'au,
narrazione del diluvio (cfr. paragr. 64). tore poteva avere di mira una più facile trasmissione orale,
com'è il caso di molti discorsi contenuti nei libri profetici
6. - Conclusione e nel Vangelo stesso. Una posizione del tutto particolare e
limitata occupa invece il fenomeno letterario di una realtà
20 - Dopo questa rassegna di alcuni procedimenti let- storica narrata con particolari presi dal linguaggio figurato.
terari che non coincidono con le consuetudini ordinarie A questo proposito ripetiamo che l'esistenza di tale pro-
dei nostri scrittori, non si creda che tutta la storia dell' An- cedimento nella Bibbia è certissima e aggiungiamo che lo
tico Testamento sia intessuta con simili accorgimenti. Essi autore sacro, qualche rara volta, non rifugge neppure dal-
si riscontrano soltanto in alcune parti dei libri sacri. In- l'utilizzare a questo scopo il vocabolario e le immagini ela-
fatti, nella Bibbia ci sono generi letterari simili, se non borate dalla mitologia. E' in modo analogo che gli archi-
identici, ai nostri. Così molte sezioni di cronache sono in- tetti cristiani si servirono del materiale tolto ai templi pa-
serite nei libri dei Re; la storia di Davide proviene da am- pani per erigere le prime basiliche; i pittori delle cata-
bienti vicinissimi al re e assai bene informati, onde la ric- combe utilizzarono per esprimere concetti cristiani l'im-
chezza dei particolari e la vivacità della narrazione. In magine di Orfeo e il mito allegorico di Amore e Psiche;
Esdra vi è una raccolta di documenti d'archivio, mentre il Dante rappresenta i diavoli con le caratteristiche di Ca-
secondo libro dei Maccabei è il riassunto di un altro libro ronte e Minosse.
ora andato perduto (2 Maccabei, 2, 20-23) ("). In molti Eccone un esempio bibli.co:
casi si dovrà tener conto dei procedimenti redazionali. .. Alzati, rivestiti di forza,
Quanto ai canoni artistici, quale il parallelismo e la ripeti- braccio di Jahvè!
Alzati come nei giorni antichi,
zione, essi si trovano applicati anche fuori della poesia pro- negli anni remoti!
priamente detta, ma solo quando si dà una particolare so- Non sei tu che hai fracassato Rahab
hai tagliato in due il Dragone'?
lennità alla narrazione, come è il caso della storia della Non sei tu che hai prosciugato il mare
creazione (Genesi 1), del diluvio (6-9), delle piaghe d'Egitto le acque del grande Abisso (Tehòm)?
Che hai cambiato i baratri del mare
(Esodo 7-10). in una strada per il passaggio dei credenti? »
(Isaia. 51, 9-10).
Varia può anche essere la proporzione nella quale il I
criterio artistico sostituisce l'aspetto oggettivo del fatto. Per Come vedremo nel capitolo seguente, i popoli dell' Asia
esempio nella storia della creazione prevale la parte stili- anteriore si rappresentavano la creazione come la vittoria
stica, sicchè non si può parlare di modalità oggettiva del del dio creatore sull' elemento acquatico, immaginato in
fatto; nelle piaghe d'Egitto vi è invece solo la preoccupa- forma di mostro marino. Nel passo citato Isaia, il cui pu-
rissimo monoteismo appare da tutto il contesto, si serve di
(30) A. BEA, De Scriptume Saerae inspiratione, Roma 2 n ed. 1935, questa scena immaginosa per rappresentare liricamentE!' un
p. 118.
(31) Cfr. F. SALVONI, Generi letterari nei libri dell'A. T. in «Que- fatto ben noto della storia ebraica: il passaggio del Mar
stioni bibliche» parte I, Roma 1949, pp. 62-101. ' Rosso.
L'opera perduta sono i cinque libri di Giasone di Cireneo Come
nota A. Penna, «Il lavoro dell'autore di 2 Maccabei non fu una Ciò premesso, spieghiamo in quali circostanze si trova
semplice riduzione quantitativa... fu una sint~si storica, ma impron- un uso letterario così insolito. Dagli esempi addotti risulta
. tat<;l- a grande senso di p-ersonalità, almeno riguardo alla veste lette-
rana" (A. PENNA, .l Libri dei Mac'cabei, Torino 1953, pp. 19-21). che spesso l'autore sacro deve parlare di una realtà, futura
84 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA

da lui conosciuta attraverso la rivelazione ma, pare, in una


forma del tutto astratta. L'idea allora per essere espressa
- ed anche per essere pensata - si traduce in termini
concreti desunti da qualche altra realtà. Questo è pacifico
e già l'abbiamo fatto 'rilevare.
Ma se si trattasse di una realtà passata tanto remota
che nessuno ne abbia potuto trasmettere il racconto o la
cui memoria sia andata impallidendo lungo il decorso dei CAPITOLO III
millenni, l'autore ispirato non si trova nelle stesse condi-
zioni del profeta di fronte ad una realtà futura? Potrebbe
darsi che la rivelazione offra all'autore ispirato solo un'idea
astratta, priva, o quasi, di particolari: il fatto, ma non il IL RACCONTO BIBLICO DELLA CREAZIONE
modo. Si noti bene: non solo una dottrina morale o filoso- E LA SCIENZA
fica come nei libri sapienziali, ma dei fatti particolari da
inserire nel tempo e che si possano quindi chiamare «sto-
rici» (32). Questi fatti, per non rimanere astratti e difficili
da concepire e da ricordare dovranno essere tradotti in ter-
mini concreti desunti da qualche altra realtà o rispondenti
ad un criterio artistico, alla maniera di quanto si è visto
negli esempi citati. Si avrebbe così una « storia vera» e tut-
tavia ben diversa dal nostro genere letterario storico. Di
tal tipo potrebbe essere la « storicità » dei primi tre capi-
toli della Genesi, mentre per i fatti preistorici meno remoti
vi si potrà aggiungere un qualche barlume di tradizione
storica, trasmessa nel modo tradizionale di narrare quei
fatti. Ritorneremo sull'argomento nei capitoli seguenti.

(32) Per questo non corrisponde ai dati letterati il porre i prImI


tre capitoli della Genesi sul piano delle composizioni sapienziali, come
fa A. M. DURARLE, Les sa,qes d'IsrafU, Parigi 1946. Anche se possono
essere preesistiti in qualche modo separatamente, messi in capo alla
Genesi hanno tuttavia parecchi legami reali e stilistici col resto del
libro. Lo stesso P. DUBARLE in Ephemerides Theologicae Lovanienses,
23 (1947), 658-661, respinse una inesatta interpretazione del suo pen-
siero, affermando che la storia della caduta (Genesi 2-3) è un racconto
di di.tti reali, pur non facendone conoscere- le circostanze concrete.
Concepisce tuttavia in un modo particolare l'intervento della Rivela-
zione: la «riflessione credent~» potè giungere a, individuare in una
colpa primordiale la causa di tanto male: questo fatto particolare del
passato fu ricostruito, «ritrovato» dal ragionamento di pensatori reli-
giosi; l'ispirazione dell'agiografo (autore o redattore del racconto) ci
garantisce che il ragionamento ha colpito nel'. segno. Opinione, come
si vede, discutibile. Vedi il pensiero definitivo dell'autore in: Le
péché origine l dans l'Écriture, Parigi !958.
CAPITOLO III

IL RACCONTO BIBLICO DELLA CREAZIONE


E LA SCIENZA

1. _ Il racconto biblico (Genesi 1,1- 2,4)

21. _ Prima di esporre le nostre riflessioni sulla nar-


razione biblica della creazione dell'universo, gioverà leg-
gere il testo biblico stesso, nella traduzione del quale ab-
biamo bensì cercato di rendere i vocaboli ebraici coi ,termini
più atti a farne comprendere il valore, ma abbiamo tutta-
via mantenuto il più possibile il tenore dell'originale e l'or-
dine stesso delle parole, data !'importanza di questi fattori
per la nostra interpretazione.
1 In principio creò Elohim (= Dio) il cielo e la terra. 2 E
la terra era qualche cosa di uniforme e deserto, e oscurità vi
era sulla faccia dell'oceano (tehòm) e lo Spirito di Eloh'im aleg-
giava sulla faccia dell'acqua.
3 E disse EIohim: ... Esista la luce": ed esistette la luce.
4 E vide Elohim che la luce era buona; e distinse Elohim la
luce dall'oscurità. 5 E nominò Elohim la luce giorno, e l'oscu-
rità nominò notte. E fu sera e fu mattina: un giorno.
a E disse Elohim: «Esista una lamina (o uno strato
= firmamento) in mezzo all'acqua sì che ponga una distinzione
tra acqua ed acqua » •• 7 E fece Elohim il firmamento, e distin-
se l'acqua che è sotto il firmamento dall'acqua che è sopra il
firmamento; e avvenne così. !I E nominò Elohìm il firmamento
cielo. E fu sera e fu mattina: un secondo giorno.
9 E disse Elohìm: Il. Si raccolga l'acqua che è sotto il cielo
in un luogo unico, ed appaia l'asciutto ~. E avvenne così. lO E
88 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL RACCONTO BIBLiCO DELLA CREAZIONE E LA SCIENZA 89

nomInO l'asciutto terra, e la riunione dell'acqua nominò mari. 2 1 ID così, furono terminati il cielo e la terra e tutto il
E vide EIoh!m che ciò era buono. loro o'rnamento.
Il ID disse Elohtm: «Produca la terra delle erbe, le gra- 2 Ed ebbe terminato Elohìm nel giorno settimo il suo la-
minacee che producono semenza e alberi fruttiferi che fanno voro che aveva fatto, e cessò nel giorno settimo da ogni suo
un frutto ciascuno secondo la sua specie, nel quale è il seme lavoro che aveva_ fatto.
di ciascuno sulla terra". E avvenne così. 1.2 E fece uscire dalla 3 ID benedisse Elohim il giorno settimo e lo rese sacro,
terra delle erbe, le graminacee che producono semenza ciascuna perchè in esso aveva ce-ssato da ogni suo lavoro che aveva ope-
secondo, la sua specie ed alberi che fanno un frutto, nel quale rato creando.
c'è il seme di ciascuno secondo la sua speoie. E vide Elohìm che 4 Sono queste le origini del cielo e della terra, quando
ciò era buono. 13 ID fu sera e fu mattina: un terzo giorno.
furono creati.
14 E disse Elohìm: «Esistano dei luminari nel firmamento
del cielo per distinguere il giorno dalla notte, e diverranno
segni per stagioni e giorno ed anni, 15 e diverranno dei lumi- E' con queste parole che all'inizio della Bibbia tro-
nari nel firmamento del cielo per illuminare la terra». E avven-
ne così. 16 E fece Elohìm i due luminari grandi: il luminare viamo narrata l'origine del mondo e dell'umanità. La scien-
maggiore per il dominio del giorno e il luminare minore per za da parte sua si sforza di ricostruire la storia della crosta
dominio della notte, e le stelle. 1'7 E li pose Elohim nel firma-
mento del cielo per illuminare la terra, 18 e per dominare sul terrestre (geologia-litogenesi) e l'origine dei viventi che
giorno e sulla notte, e per distinguere la luce dall'oscurità. E nel corso dei millenni vi si succedettero (paleontologia, pa-
vide, Elohim che ciò era buono. 19 ID fu sera e fu mattina: un
quarto giorno. leoantropologia). E' naturale che si venga ad un confronto
20 E disse Elohim: «Brulichi l'acqua di un brulichio di tra le asserzioni della Bibbia e quelle della scienza. Ma
anime viventi (= esseri vivi), e volatili svolazzino sulla terra
sulla superficie del firmamento del cielo~. 21 E creò ElohIm i il confronto, per concludere a qualche cosa di positivo, de-
cetacei grandi e tutti, gli esseri vivi guizzanti. di cui brulicò l'ac- ve essere fatto tra il senso certo della Bibbia e i risultati
qua secondo la loro specie, e tutti i volatili alati, secondo la
loro specie. E vide Elohim che ciò era buono. 22 E li benedisse certi della scienza. Se si fosse sempre tenuto fede a questo
IDlohim dicendo: «Fruttificate e moltiplicatevi e riempite l'ac- principio di elementare evidenza, si sarebbero evitati tanti
qua nei mari, e i volatili si moltiplichino sulla terra~. 23 E fu
sera e fu mattina un quinto giorno. malintesi.
24 E disse Elohim: «Metta fuori la terra esseri viventi Lasciando agli scienziati di indicarci quali siano i dati
secondo la loro specie: bestiame e rettili e fiere della terra
secondo la loro _specie b. Ed avvenne cosi. 25 ID fece Elohim le scientifici certi e quali le semplici ipotesi ('), dev'essere no-
fiere della terra secondo la loro specie, e il bestiame secondo
la loro specie, e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. stro compito indagare sul testo biblico con tutti i sussidi
ID vide Elohim che ciò era buono. esposti o accennati nei precedenti capitoli, per arrivare al
26 ID disse ~1?hIm: «Facciamo l'uomo ad immagine nostra,
secondo la somIgllanza nostra, ed abbia potere sui pesci del genuino pensiero dell'autore ispirato.
mare e sui volatili del cielo, e sul bestiame, e su tutte [le fiere] Divideremo la nostra indagine in tre sezione, nelle qua-
della terra, e su tutti i rettili che strisciano sulla terra~.
27 E creò Elohim l'uomo ad immagine sua
li: A.) giustificheremo il principio esegetico che sta alla
ad immagine di Elohim lo creò, ' base dell'interpretazione da noi sostenuta; B.) alla luce dei
maschio e -fenunina li creò. documenti dell'antico Oriente dedurremo dal testo biblico
28 ID li benedisse Elohim e disse a loro Elohlm:
«Fruttificate e moltiplicatevi il suo insegnamento sull'origine del mondo; C.) alla luce dei
e riempite la terra e soggiogatela. medesimi documenti dedurremo !'insegnamento biblico sul-
Ed abbiate potere sui pesci del mare
e sui volatili del cielo [e sui giumenti] l'origine dell'uomo (2).
e su tutte le fiere che strisciano sulla t,erra~.
29 ID disse Elohim: "Ecco io do a voi ogni graminacea che
produce semenza, che si trova sulla faccia di tutta la terra ed (1) Cfr. V. MERscH, L'origine de l'univers sdon la s?i~nce, N01}v:
ogni albero in cui è il frutto dell'albero che produce seme: que- Rev. TheoL 83 (1953) 225-251; M. GRISON, Problèmes d'ongmes, Pangi
sti saranno vostro cibo. 30 ID a tutte le fiere della terra e a tutti 1954, p. 31·64.
i volatili del cielo e a tutti gli striscianti sulla terra in cui vi (2) Quanto viene esposto in questo capitolo, ~alvo qualche o:da~­
è anima vivente, ogni verzura di erba [do] in cibo,. E avven- tanlento, fu già pubblicato col titolo: Arte e «Stona'» ne~ racc?nt~ bt-
ne così. 31 E vide Elohim tutto ciò che aveva fatto ed ecco era blici d'ella creazione, La Scuola Cattolica 76 (1948) 279-299, e m qua-
molto buono. ID fu sera, e fu mattina: il sesto giorno. derno separato.
90 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL RACCONTO BIBLICO DELLA CREAZIONE E LA SCIENZA 91

2. - Ginstificazione del nostro principio esegetico va cessato da ogni sua opera, che Elohim creando aveva fat-
ta »; a cui fa seguito (v. 4a) una specie di titolo messo in
22. - Il punto di vista esegetico che qui si vuole fine, come talvolta si usa, a mo' di explicit: «Queste sono
esporre e giustificare, si può riassumere così; nei capitoli in le generaz~oni (t6Ied6t) del cielo e della terra nella loro
questione si distinguono tre cose: l) Le dottrine religiose creazione ». Dopo di che si continua:
su Dio, sull'uomo e sulle loro relazioni con l'universo. 2) I
4b ~ Quando Jahvè Elohim fece la terra e il cielo,
fatti connessi con queste dottrine, che si possono chiamare e alcun cespuglio del campo non vi era ancora sulla terra,
5
« storici », nel senso che sono realmente accaduti, non nel e alcun'erlJa del campo non ancora germogliava,
perchè non aveva fatto piovere Jahvè Elohhn sulla terra,
senso che siano stati trasmessi da testimonianze storiche o e nessun uomo v'era che lavorasse il terreno
nella forma della nostra storia. 3) Il modo con cui i fatti 6 e l'acqua dei canali facesse salire dalla terni
sono narrati, le forme del pensiero e del linguaggio che ser- ed irrigasse tutta la superficie del terreno,
7 allora Jahvè Elohìm p1asmò l'uomo,
vono ad esprimere i fatti; modalità o forme che possono cor- con polvere dal terreno,
rispondere non alla modalità oggettiva del fatto, ma a cri- e soffiò nelle sue nari l'alito della vita,
e l'uomo divenne una persona viva ~.
teri letterari, a esigenze del pensiero di colui che narrava
e dell'ambiente per il quale parlava (cfr. paragr. 6). Evidentemente queste parole ci riportano indietro, al-
Ad affermare questa distinzione tra fatto e modo sia- l'inizio della creazione, come se nulla fosse stato detto
mo spinti non da un riguardo verso le scienze naturali, qua- delle opere dei sei giorni. Non esiste ancora la vegetazio-
si che esse ci costringano ad abbandonare il senso « ovvio » ne, di cui pure si è parlato nell'opera del terzo giorno; vie-
della Scrittura, ma da una considerazibne più attenta del ne ancora creato l'uomo; più avanti (v. 9) si dirà:
testo biblico e delle circostanze ambientali nelle quali ven-
ne scritto . Dobbiamo tuttavia riconoscere che, in concreto, • E fece germogliare Jahvè Elohìm dal terreno
ogni albero bello a vedersi e buono a mangiarsi:t,
proprio i progressi delle scienze naturali spinsero gli ese-
geti ad esaminare più a fondo il testo biblico, e a giungere come se solo allora avesse inizio la vegetazione; più oltre
a conclusioni alle quali, astrattamente parlando, si sarebbe appariranno per la prima volta gli animali, come se nulla
dovuto arrivare anche senza questa spinta. fosse stato detto del quinto e del sesto giorno:
Tale punto di vista è infatti giustificato da tre consi-
derazioni: a) sull' esistenza. di due narrazioni della crea- 18 «E disse .Jahvè Elohim:
non è bene che l'uomo sia solo:
zione: Genesi 1,1-2, 4a e Genesi 2, 4b-25; b) sulla struttura gli farò un ausiliare suo pari.
particolare della prima narrazione; c) sulla differente com- 19a Allora Jahvè Elohim formò dal terreno ogni bestia del campo
posizione della seconda nei confronti della prima. e ogni volatile del cielo .. ,. (3),

Oltre a queste osservazLoni intrinseche al testo, vi è


3. - Esistenza di dne racconti biblici della creazione il confronto con alcune narrazioni babilonesi che intendo-

La narrazione, iniziata solennemente con Genesi 1, 1: (3) La Volgata elimina questa successione- traduce-ndo al v, 8 con
un piuccheperfetto (plantaverat, contro la sintassi ebraica, secondo
« In principio creò Elohim il cielo e la terra» è chiusa con cui la 'forma wajjiqtol indica successione almeno ideale, e mai prio-
solennità ancora maggiore con versetto 2, .3: «E benedisse rità di tempo) ed al v, 19 con un ablativo assoluto (formatis cunctis
animantibus). Anche- il v. ,6 è tradotto diversamente da molti mo-
Elohim il giorno settimo e lo consacrò perchè in esso ave- derni.
><.
92 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL RACCONTO BIBLICO DE'LLA CREAZIONE E LA SCIENZA 93

no essere racconti della creazione ed hanno l'inizio ana- opera I formule 7 6 formule V opera
6- ~ -6 VI
logo al passo biblico Che stiamo considerando. Per esempio " II »
» 5- ______ -5
»
» VII
III
l'Enuma elish comincia così: IV » 6 ~ 7» VIII

~ Quando in -alto il cielo non era nominato Comunque è chiaro che l'autore sacro non scrive della
in basso la terra non aveva nome ... ;
quando i cespugli non s'intrecciavano, prosa comune, ma della prosa artistica, ~a cui legge supre-
canneti non apparivano;
'quando gli del non ancora esistevano
ma, nell'antico Oriente, era la simmetna. Questa me- Sl:n
non ve n'era alcuno, tria oltre che amare la ripetizione di formule simili, eSI-
il loro nome non era nominato,
i destini non erano fissati,
gev~ lo sdoppiamento di un pensiero, di un fatto ecc. i~
allora gli dei furono procreati, ecc. l> (4), due parti, che fossero non assolutamente identiche, ma SI
facessero bellamente riscontro. Una oosa sola mfattl non
Non occorre di più per rendersi conto che in Genesi può essere simmetrica; se ne esigono alme?-o due, e. s.e
2,4b si ricomincia da capo una seconda storia della crea- tuttavia la cosa da esprimere era una sola, bisognava diVI-
zione, sia pure meno completa nell'elenco delle cose create. derla, considerandola sotto due aspetti diversi (cfr. pa-
ragr. lO):
4. - Forma stilistica del primo racconto della creazione
«Non c'è discepolo più del suo maestro
né servo più del suo padrone;
23. - Nella prima narrazione della creazione subito basta al discepolo diventare come il sUa maestro
e al servo come il suo padrone» (Matte o 10, 24 s.).
salta all'occhio la particolare forma stilistica. In otto qua-
dri successivi si narra l'azione divina sul mondo in forma- Così siamo giunti al rilievo più importante sul primo
zione, ripetendo per otto volte di seguito gli stessi tipi di racconto della creazione: le otto opere costituiscono due
formule. I tipi sono sette:
serie simmetriche o, come si suoi dire, parallele, di. quat-
1. introduzione:
tro ciascuna, e ciascuna opera della prima serie corrispon-
"e disse Elohim»,
2. comando, p. es.: «sia la luce », de per il contenuto all'opera analoga della seconda serie,
3. esecuzione: « e fu fatto così»,
4. descrizione, p. és.: «e divise Elohim la luce dalle tenebre », cosÌ:
5. nome, p. es.: « e chiamò Elohim la luce giorno ... »,
o benedizione, P. es.: « e li benedisse ,Elohìm dicendo ... »,
sole, luna e stelle
6. lode: « e vide Elohim che ciò era buono ~, T luce: giorno e notte V
7. conclusione: "e fu sera e fu mattina, giorno x :t. I! firmarnento: cielo e acqua VI uccelli e pesci
III emersione della terra VI! animali terrestri
IV erba e alberi VII! uomo
Qualcuno ha osservato che le formule usate per ogni
opera sono 7, 6 o 5, e precisamente: 7 per la prima e L'autore sacro, che nel v. 2 descrivendo il caos pri-
l'ultima; le medesime 6 nello stesso ordine per le due cen- mordiale lo schematizza come in tre stati: terra coperta
trali (quarta e quinta), per cui nasce un chiasmb in que- dall'acqua a sua v'alta coperta dalle tenebre, ora mostra
sto modo (5): l'operazione divina che nelle opere I, II e III, agendo suc-
cessivamente sulle tenebre, sull'acqua e sulla terra, pre-
(4) A. D1lJIMEL, Enuma elish und H exaemero.n, Rom, 1934, 18 s.
para gli spazi dove collocare rispettivamente le Opere V,
(5) A. DEIMEL, o. C., 80. VI, VII. Ecco perchè la luce è separata dagli astri: sono
94 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL RACCONTO BIBLICO DELLA CREAZIONE E LA SCIENZA 95

due aspetti simmetrici e complementari: un aspetto nella Daniel va alla sua casa,
Daniel arriva al suo palazzo.
prima serie, un altro nella seconda. Entrano nella sua casa le Kòtharat (<< Artiste»),
Le opere IV e VIII sono rese parallele dall'accenno le figlie del clamore, le rondini.
Allora Daniel, uomo di Rapha,
al nutrimento dell'uomo: subito l'Eroe, uomo di Har'nami
macella un bue per le Kòtharat.
V. 12 v. 29 Egli ciba le Kòtharat, . .
e la terra produsse verzura, ogni erba che fa seme su tutta la abbevera le figlie del clamore, le rondml.
erba che fa seme della sua specie faccia della terra Ecco un giorno e uri secondo:
ed alberi fruttiferi con entro il e ogni albero fruttifero ch~ fa egli ciba le Kòtharat,
proprio seme. seme serviranno a voi di cibo. abbevera le figlie del clamore, le rondini.
Un terzo, un quarto giorno:
egli ciba le K6tharat,
D'altra parte l'erba e le piante fisse al suolo sono abbevera le figlie del clamore, le rondini.
Un quinto, mi. sesto giorno:
come una parte della terra: non vi si muovono dentro e egli ciba le K6tharat, . .
non starebbero bene nella seoonda serie, insieme Con gli abbevera le figlie del clamore, le rondlDI.
Ecco un settimo giorno:
astri mobili e gli esseri che volano, guizzano, strisciano e allora partono dalla sua casa le .K?tharat,
camminano. Ecco perchè le piante sono poste prima del le figlie del clamore, le rondInI.
sole: era la simmetria dello schema che esigeva così!
Di qui potremmb già concludere con certezza che ciò Un altro esempio dal poema babilonese di Ghilgamesh,
che in tale narrazione vi è di così artificiale e schematico t. XI, 141-147, nella storia del diluvio:
non vuole, nell'intenzione dell'autore, corrispondere alla
«Verso il monte Nisir arriva la nave
realtà oggettiva, ma solo ad un cliché artistico dell'autore il monte Nisir trattenne la nave, non la lasciò più muovere;
e dei suoi don temporanei. un giorno, un secondo giorno,
il monte Nisir trattenne la nave ecc,
Ciò si deve dire anche a proposito di un altro feno- un terzo giorno, un quarto giorno,
meno stilistico: la ripartizione delle otto opere in 6 giorni il monte Nisii' ecc.
un quinto, un sesto
più 1. L'artificio delle otto ,opere parallele narrate Con le il monte Nisir eCC.
stesse formule, non era sufficiente a garantirne l'ordine di all'arrivo del settimo giorno
feci uscire la colomba, la lasciai andare" (7).
successione così ben architettato. Era necessaria una cor-
nice letteraria che assicurasse ad ogni singola opera il suo Questo procedimento presentava due altri vantaggi:
posto. Bisognava insomma mettere un numero progressivo anzitutto metteva in bell'evidenza il progressivo comple-
alle opere. Orbene, esisteva uno schema numerico già pron- tarsi del creato e la perfezione finale dell'insieme; in secon-
to, diffuso nell'antica letteratura semitica: lo schema dei do luogo serviva allo scopo m,orale e liturgico d'inculcare
sei giorni seguito da un settimo. Tale procedimento indi- il riposo sabatico, mostrando in Dio il modello sublime del
cava artisticamente che un'azione, durata per un certo pe- lavoro e del ripOso dell'uomo (3).
dodo non precisato, era infine terminata.
All'esempio già riferito nel c. II (cfr. paragr. 11) ne i

aggiungiamo Un altro, tolto pure dalla letteratura ugari- (7) P. DHORIVIE, Choix de textes reli,qieux assyro-babyloniens,
Paris, 1907, p. 115. J. B. PRITCHARD, Ancient Near Eastern Texts rela- I
tica ('). Si noti nel medesimo tempo come questi antichi ting to the Old Testament (A.N.E.T.), Princeton N. J. 1950, p. 94.
testi amino la simmetria ed il parallelismo: (8) Cfr. Esodo 20, 8-11. Non si dica che se si tr~ttasse solo dJ uno
schema letterario, la motivazione del riposo sabatlco sarebbe. pl!ra-
mente fittizia. Anzitutto l'autore sacro non si pone dal ~pu;nto dI VIsta
della crosta terrestre, in cui con un po' di buona volonta SI ~otr~bber~
(6) C. H. GORDON, Ugaritic Liteml'u1'e, Roma 1949, p. 87 s. distinguere 6 o più periodi di formazione, ma dal punto dI VIsta dI
96 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL RACCONTO BIBLICO DELLA CREAZIONE E LA SCIENZA 97

Il parallelismo delle otto opere si fuse quindi coll' ar- II VI


tificio dei giorni, ma essendo i giorni disponibili soltanto
sei, l'autore assegnò due opere al terzo (terra-vegetali) e Firmamento: cielo e acqua Uccelli e pesci
parallelamente due al sesto giorno (animali terrestri-uomo).
a) e disse Dio: a) e disse Dio:
Il settimo giorno indica che il creato è finalmente per- b) sia fatto un firmamento in b) brulichino le acque un bruli-
fetto. «Così furon compiuti il cielo e la terra e tutto ciò mez:w alle acque came ... e volatili volino in fac-
che vi si muove. Ed Elohìm ebbe per finita nel settimo c) e fu fatto così: cia al .firmamento.
d) e fece Dio il firmamento e di- d) e creò Dio cetacei grandi .. , e
giorno l'opera da lui fatta» (Gen. 2, 1 s.). vise l'acqua che è sotto 11 fir- tutti volatili alati...
Si veda nella Tavola che segue il racconto biblico ab- mamento, dall'acqua che è so- i) e vide Dio che ciò era buono;
pra il firmamento. e) e"li benedisse Dio dicendo:
breviato, per mettere graficamente in" evidenza la struttura e) chiamò Dio il firmamento cielo proliticate e moltiplicate ...
artistica. Se poi si legge il testo biblico per intero si noterà g) e fu sera e fu mattino, il g) e fu sera e fu mattino il gi01'-
che le formule b), d), e), vanno man mano facendosi più giorno secondo. no qui;nto..
diffuse, creando l'effetto di un «crescendo».
II! VII
l,A DISPOSIZIONE ARTISTIOA DELLE «OPERE»
DELLA OREAZIONE Emersione della terra Animali terrestri

a) e disse Dio: a) e disse Dio:


I v b) si radunino le acque... e ap- b) produca la terTa esseri viven-
paia l'arida; ti... bestiame .. _ rettili... e fiere.
c) e fu fatto così; c) e fu fatto così;
Luce: giorno e notte Sole, luna e stelle
e) e chiamò Dio l'arida teTra ... d) e fece Dio le fiere ... il bestia-
me... i rettili.
a) E disse Dio: a) e disse Dio: f) e vide Dio che ciò era buono. .f) e vide Dio che ciò era buono,
7)) e sia la luce; b) siano fatti i luminari;
c) e la luce fu fatta, c) e fu fatto così;
d) e divise Dio la luce dalle te- d) e fece Dio i due luminari
nebre, grandi... il maggiore per il
e) e chiamò Dio la luce giorno giorno; il luminare minore IV VIII
e le tenebre chiamò notte; per ... la notte e li pose ... per
f) e vide Dio che la luce era dividere la luce dalle tenebre. Erba e alberi L'uomo
buona f) e vide Dio che ciò era buono:
g) e fu sera e fu mattino, 'ìl:n g) e fu sera e fu mattino, il
giorno. giorn.o quarto. a) e disse Dio: a) e disse Dio:
b) verdeggi la terra verzura, er- b) facciamo l'uomo a nostra im-
be ... alberi... magine, ..
Dio: «E Dio disse .. ,; e Dio cessò il settimo giorno ». Ora in un modo c) e fu fatto così: c) e fu fatto così;
solo lontanamente analogico, o addirittura antropomorfico, si può dire d) e produsse la terra verzura, d) e creò Dio l'uomo a sua im-
che Dio ebbe le sue giornate di lavoro, e l'allungarle anche di millen- erbe, alberi". magine .. ,
ni, come facevano i conco l'disti, non gioverebbe gran che. Ogni ope-
razione divina è ineffabile, ma se pure si vuoi dir qualche cosa di e) e lì benedisse Dio e disse:
Dio, bisogna ricorrere ad analogie ed antropomorfismi. Questo di sei prolificate e moltiplicatevi. ec-
giorni non vale meno di tanti altri. Ma l'ispirazione divina ha voluto co lo vi do ogni erba ed ogni
che fosse scelto proprio questo modo di espressione, perchè l'osser- albero ...
vanza del sabato avesse così una sanzione religiosa. Che poi non si f) e vide Dio che ciò era buono, i) . e vide Dio tutto ciò che aveva
dovesse interpretare materialmente, l'insinua la battuta polemica di fatto, ed eccolo molto buono.
Gesù, accusato di guarire in giorno di sRbato: «Il Padre mio opera g) e fu sera e fu mattino, il giOT- g) e fu sera e fu mattino, il gìor~
fino a questo momento, e anch'io opero 5 (Giovanni 5, 17). no terzo.. no. sesto,
,
98 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL RACCONTO BIBLICO DELLA CREAZIONE E LA SCIENZA 99

5. - Struttura del secondo racconto il racconto biblico definitivo non può essersi contraddetto
della creazione. Conclusione soprattutto perchè divinamente ispirato; ma se nella pri-
ma narrazione fosse affermato come oggettivo un dato or-
24. - La seconda narrazione della creazione dispone dine della creazione, e nella seconda fosse pure affermato
gli avvenimenti in Un C'lrdine ben diverso, nOn più artisti- come oggettivo un ordine diverso, ci sarebbe contraddi-
co, ma, diremmo, psicologico-didattico. L'autore sembra zione, dunque l'ordine dei fatti non entra nell'ambito del-
cioè parlare dal punto di vista dell'uomo, e drammatiz- l'affermazione dell'autore; è una modalità della narrazione,
zare mediante la successione stessa degli avvenimenti, il non dell'avvenimento; è letteratura, non realtà.
rap~orto che le creature, come doni di Dio, hanno verso Orbene, se cade l'oggettività di questa struttura delle
l'uomo. Quando è creato l'uomo, non c'è ancora nulla che due narrazioni dobbiamo rinunciare a vedervi una «storia»
gli renda possibile la vita, e Jahvè se ne preoccupa e gli nel senso che noi diamo a questa parola. Sarà un' espres-
crea la compagnia degli animali. L'uomo li passa in ri- sione della realtà storica di determinati fatti ma non alla
vista. li riconosce ad una ad uno, e si rende conto. che la maniera della nostra storia.
sua ~olitudine nOn è mitigata. Allora Jahvè forma per lui L'evidenza di questo fatto non si può eludere che
la donna, e si constata finalmente che i due esseri umani con questa sola ipotesi, fortunatamente inammissibile: i
San fatti l'uno per l'altro. due documenti contradittori, a cui i rispettivi autori da-
Questa presentazione degli avvenimenti dà subito la vano valore totalmente oggettivo, sarebbero venuti a tro-
impressione di essere convenzionale: viene spontanea- varsi casualmente accostati nella farragine di materiale
mente il sospetto che questa nuova maniera di narrare la eterogeneo, che forma il libro della Genesi. Ma questa ipo-
creazione nOn sia più oggettiva della prima. Non si po- tesi - difficilmente compatibile con una sana teologia del-
trebbe, cioè, anche qui distinguere tra realtà narrata e l'ispirazione - è, dicemmo, inammissibile, e ciò anche solo
modo o schema ideale della narrazione? dal punto di vista letterario. Nonostante la presenza ovvia
Il fatto che questa narrazione non si trova isolata, ma di vari documenti, la Genesi ha una forte unità di disegno,
unita immediatamente alla precedente nello stesso conte- che rivela nell'autore dell'opera definitiva un'intelligenza
sto, ci autorizza a rispondere affermativamente. Possiamo acuta ed un piano organico ben definito. Si consideri la di-
infatti ragionare come segue: è indubbio che noi ci tro- visione della Genesi in di'Ici sezioni (tOled6t: generationes,
viamo di fronte a due narrazioni della creazione: ora le Gen. 2,4; 5,1; 6,9; 10,1; 11,10; 11,27; 25,12; 25,19; 36,1; 37,2),
ipotesi teoricamente possibili sono tre: o il medesimo nelle quali, mediante il procedimento eliminatorio (cfr. pa-
autore ha composto l'una e l'altra e le ha messe in questo ragr. 60), si va man mano restringendo l'orizzonte storico
ordine: o l'autore di una (p. es. Mosè) ha unito l'altra ad una porzione sempre più limitata dell'umanità, fino ad
preesistente, alla sua; o le due narrazioni preesistenti e di arrivare ai dodici capostipiti delle tribù israelitiche. Nes-
due autori diversi, furono unite insieme dall'autore o re- suno degli antichi documenti orientali è arrivato a questa
dattore ispirato del primo libro della Bibbia. La prima potenza di sint.esi. Attribuire a quest.o autore !'ingenuità di
ipotesi non sarebbe inverosimile, perchè le ripetizioni era- aver accostato i due documenti senza accorgersi delle loro
no nel gusto dell'antica prosa artistica dei Semiti e dei contraddizioni, è cosa che ripugna pSicologicamente.
Sumeri, tuttavia i caratteri stilistici fanno pensare a due Altra cosa è dire che a lui quest.e contraddizioni nOn
autori diversi. Comunque, le tre ipotesi hanno un'identica importano. E' appunto ciò che sosteniamo noi. Non impor-
conclusione: colui che ha unito le due narrazioni dandoci tavano precisamente perchè, a suo modo di vedere, nOn ri-
IL RACCONTO BIBLICO DELLA CREAZIONE E LA SCIENZA 101
100 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA
re di misericordia corrisponde al criterio artistico della
guardavano la sostanza, ma solo la forma. Con ciò si simmetria; il duplice dialogo pure simmetrico rende inte-
viene ad ammettere che secondo il suo criterio - e quello ressante e concreto il processo, secondo l'esigenza della
dei suoi contemporanei - il rapporto tra sostanza e forma psicologia popolare; il giudizio limitato alle opere di ca-
della narrazione non coincideva con quello supposto da rità mostra che il fine di Gesù era più di insegnare l'im-
noi moderni. portanza dell'amore verso il prossimo, che di soddisfare la
Così il punto di vista esegetico fondamentale, posto nostra curiosità sulle modalità di quel terribile giudizio.
all'inizio di questa esposizione si trova dimostrato. Solo Abbiamo dunque espressa una dottrina, un fatto, non le
notiamo che esso s'incentra in un principio di ordine più modalità del fatto.
generale, quello dei generi letterari, che s'impongono sem- Ciò che caratterizza questa pagina evangelica si ri-
pre più allo studio degli esegeti (cfr. paragr. 6). scontra anche altrove nella Bibbia, e specialmente dove si
Di questo fenomeno letterario, per cui l'antico autore parla di realtà tanto remote dall' esperienza umana, quali
talvolta schematizza i fatti non secondo la loro modalità sono gli avvenimenti futuri, l'epilogo della storia umana,
propria, ma secondo un modo corrispondente ad un crite- e i primordi del mondo e dell'umanità (cfr. paragr. 19).
rio artistico o didattico, portiamo, a titolo di conferma, un Di conseguenza nelle due narrazioni della creazione
esempio di sicura interpretazione preso da un discorso di non è lecito prendere ad occhi chiusi ogni espressione co-
Gesù: Matteo 25, 31-48. me affermazione corrispondente alla realtà oggettiva, ma
s'impone una distinzione tra ciò che appartiene alla cosa
Quando. verrà il Figliuolo dell'uomo nella sua gloria ... e' collocherà
'« affermata e ciò che appartiene al mondo letterario dell'af-
le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.
Allora dirà il Re a quelli che staranno alla sua destra: fermazione. Questa linea di demarcazione non è ancora
Venite, o benedetti dal Padre mio, entrate in possesso del regno, stata tirata in modo netto e definitivo. Tuttavia nella parte
preparato per voi dalla creazione <J-el mondo.
Perchè ebbi fame e mi deste da mangIare; che immediatamente segue tenteremo di applicare tale di-
ebbi sete e mi deste da bere ecc. stinzione ai singoli particolari dei due racconti.
Allora gli risponderanno i giusti, dicendo:
Signore, quando ti abbiamo visto aver fame, e ti demmo da
aver sete, e ti demmo da bere? ecc. [mangiare?
E rispondendo ìl Re, dirà loro: 6. _ L'insegnamento biblico sull'origine del mondo
Amen, vi dico, ogni volta che l'avete fatto ad uno
di questi fratelli, miei più piccoli, a me l'avete fatto.
Allora dirà anche a quelli che staranno al.la sinistra:
Via da me, maledetti, nel fuoco eterno, 25. _ Abbiamo già osservato che tutto quanto nelle
preparato per il diavolo. e i suoi angeli. due narrazioni della creazione si dimostra conforme ad un
Perchè ebbi fame, e non mi deste da mangiare,
ebbi sete, e non mi deste da bere ecc. criterio artistico o didattico, non appartiene ad una descri-
Allora gli risponderanno anche costoro dicendo:
Signore, quando ti abbiam visto aver fame, aver sete? ecc. zione oggettiva del fatto della creazione.
Allora risponderà a loro dicendo: Una grande luce per distinguere l'elemento oggettivo
Amen, vi dico, ogni volta che non l'avete fatto ad uno
di questi fratelli miei più piccoli, neppure a me l'avete fatto». dall'elemento letterario, ideale, necessariamente legato al-
la mentalità dell'ambiente in cui sorsero le narrazioni
Nessuno ardirà. affermare che ci troviamo di fronte bibliche, proviene dall'esame dei documenti letterari del-
ad una narrazione oggettiva del giudizio finale, come ad l'antico Oriente. Facendone un confronto con la Bibbia,
una "storia anticipata}) coi suoi particolari reali. Anche noi stiamo sulla linea tracciata dall'enciclica Divinò af-
qui c'è uno schema ideale: il quadruplice elenco delle ope-
102 PAGINE -DIFFICILI DELLA BIBBIA IL RACCONTO BIBLICO DELLA CREAZIONE E LA SCIENZA 103

tlante Spiritu: «I nostri scritturisti non tralascino alcune Egli la spaccò in due parti come un'ostrica;
lnetà di essa egli rizzò e coprì con ·essa il cielo;
di quelle nuove scoperte fatte dall'archeologia o dalla sto- tirò un chiavistello e stabilì guardiani,
ria o letteratura antica, che sono atte a far meglio cono- loro ingiunse di non lasciare uscire la ,sua acqua» (10).
scere qual fosse la mentalità degli antichi scrittori e la
loro maniera ed arte di ragionare, narrare, scrivere)} (~). 4) Gli astri sono divinizzati, nominatamente il Sole
Esamineremo dunque successivamente: a) le idee pre- (Shamash) e la luna (Sin, Nannaru). Hanno poi una com-
esistenti nell'antico Oriente; b) la dottrina e la sua espres- plicata funzione astrologica.
sione nella narrazione biblica. 5) L'imposizione del nome è spesso ricordata in-
sien1e con la creazione:

7. - Idee prcesistenti al l'acconto biblico ~ Lahmu e Lahamu furono creati e ricevettero un nome» (t. I, lO)
«Sangue legherò, osso farò esistere:
stabilirò I.rulla: il suo nome sarà am{}lù (uomo),
26. - L'autore ispirato, accingendosi a comporre per voglio costruire Lulla, l'uomo» (t. VI, 5-7) (1J).
il suo popolo una storia dell'origine del mondo, non trovò
un terreno libero. Già da molti secoli circolavano in tutta N ella filosofia, se così si può dire, di questi antichi il
[' Asia anteriore, permeata dalla civiltà mesopotamica, le nome ha una sua consistenza, è qualche cosa di reale,
concezioni sumeriche e babilonesi. Esse ci sono sufficien- d'intrinseco all'essenza delle cose. Essere nominato è qua-
temente note attraverso parecchi documenti in caratteri si sinonimo di esistere. Di più il nome è uno strumento
cuneiformi, dei quali il principale è il poema Enuma elish magico: chi conosce il nome ha il potere di costringere,
(Quando in alto), e possono essere riassunte nei seguenti di asservire la cosa o la persona nominata.
punti: 6) la formazione dell'uomo è cosa di speciale impor-
1) Il mondo e gli dei hanno origine comune, dallo tanza: è preceduta da un consulto fra gli dei, con una
stesso elemento primordiale. decisione divina (v. sopra, 5). Poi. il dio creatore forma
2) L'elemento primordiale è acquatico, costituito l'uomo dal sangue di una divinità uccisa. In altri testi col
da due esseri divini, uno maschile: Abzu (l'acqua sotter- sangue, o sola, viene menzionata l'argilla:
ranea) e uno femminile: Tiamat (il mare). Da essi ven-
gono generati gli dei, compreso il dio creatore. «Marduk un graticcio sulla superficie dell'acqua intrecciò:
polvere egli creò, col graticcio la mescolò,
3) Il dio creatore (Enlil poi Marduk) lotta contro per fal' abitare gli dei nella dimora della gioia del loro cuore,
i due progenitori e li uccide, poi col loro corpo forma il l'umanità egli creò,
la dea Aruru il seme dell'umanità con lui creò s (12).
mondo. Il· corpo di Abzu forma il mondo sotterraneo
Tiàmat viene divisa per metà, e la metà superiore form~ Come nota Gordon: «I racconti mesopotamici delle
il mare celeste: origini del mondo e delle istituzioni sociali sono più com-
« Il signore ri.posò per osservare la di lei carogna,
dividere il mostro e fare cose belle.
(10) G. FURLANI, Il poema della cTeazione, Bologna (1934, p. 93 s.,
t. IV, 135·140). Qui la concezione mitologica si fonde col modo di con-
cepire la struttura del mondo: il cielo è formato da una volta che
206. (9) Acta Apost. Sedis 35 (~943) 315; La Civiltà Gatt. 94 (194:3) IV, sostiene l'acqua, donde .proviene la pioggia: essa avrà le sue aperture
Per una rassegna sommarIa delle cosmogonie dell'.Oriente antico e le sue chiusure.
cfr. C. SCHEDL, Storia del Vecchio 'l'estamento, traduz. di A. Masini c (111 Ibid" p. 45 e p. 100.
A. Rolla, Roma 1959, t. I, p. 31-43. (12) P. DHORME, O. C., 83.
104 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL RACCON'l'O BIBLICO DELLA CREAZIONE E LA SCIENZA 105

plessi della narrazione ebraica. La causa di questa com- 2) L'elemento primordiale viene così degradato al
plessità va in parte ricercata nella mentalità pluralistica, semplice ruolo di materiale da costruzione; ma è bene che
propria del politeismo. Ma essa risale anche al fatto che, l'autore conservi il concetto che l'acqua aveva una gran
mentre Israele nella Bibbia armonizza, almeno fino ad un parte nell'elemento primordiale, e così è opportuno resti
certo punto, le varie tradizioni, la Mesopotamia invece non anche il nome teh6m (oceano); etimologicamente identico
curò alcuna raccolta canonica delle sue antiche memorie, alla Tiamat babilonese, per sottolineare che la· famosa
tale che comportasse il ripudio di tutte le altre. Questa è Tiàmat, il mare primordiale, era una semplice creatura
per lo storico una fortuna, perchè egli è così in grado di irrazionale: "e le tenebre sulla faccia dell'oceano, e il
ricostruire meglio il passato, disponendo di fonti più sva- soffio di Elohlm aleggiava sulla faccia delle. acque" (Ge-
riate e più abbondanti» ("). nesi 1, 2). Nulla nella narrazione biblica che ricordi la
lotta del creatore contro l'elemento primordiale. Poetica-
mente si sarebbe potuto descrivere la potenza di Dio nel
8. " La dottrina biblica e la sua espressione
padroneggiare la spaventosa forza degli elementi mediante
27. - La concezione orientale che abbiamo riassunto, la immagine di una lotta vittoriosa, come nel Salmo 88
ponendone in rilievo gli elementi più caratteristici, contie- (89), lO s., ma qui, a scanso di equivoci, vi è il minimo di
ne grossolani errori religiosi, sicchè 'non può essere am-, antropomorfismi: Dio opera con la parola: "E disse Elo-
messa a circolare nel popolo di Dio. L'autore deve sosti- . hlm: siavi uno strato in mezzo alle acque sì che venga a
tuirla con la concezione vera dal punto di vista religioso, separare acque da acque. E fece Elohlm lo strato, e sepa-
nell'esporre la quale tuttavia dovrà tener conto delle idee rò le acque che son sotto lo strato dalle acque che sono
e della stessa terminologia corrente. Quanto nella conce- sopra lo strato. E così avvenne" (Genesi 1, 6 s.).
zione precedente è soltanto un modo ingenuo, ma ihnocuo 3) L'autore ispirato condivide la concezione della
di rappresentarsi il mondo e di descriverlo, verrà conser- struttura dell'universo, corrente tra i suoi contemporanei
vato e ad esso verrà agganciata la nuova verità religiosa. dell'antico Oriente. Ciò non nuoce. Anzi è preferibile non
In particolare ai singoli punti sopra elencati l'autore do- muti neanche il vocabolario scientifico, se così si può
vrà contrapporre quanto segue (14): dire, del suo ambiente. Sarà così più facilmente inteso dai
1) Dio è unico, al di fuori dell'elemento primordiale suoi primi lettori, i quali più agevolmente comprenderan-
e a questo anteriore: è Dio che ha tratto all'esistenza lo no ciò che più importa, che cioè le varie porzioni del mon-
stesso elemento primordiale: «In principio creò Elohlm il do: il mare celeste, la volta del cielo, l'oceano, la terra
cielo e la terra. E la terra era indifferenziata e deserta ... emersa non sono altrettanti pezzi di divinità uccise, ma
(il caos)) (Genesi 1, l s.) ('5). semplicemente opera della potenza divina, esercitata sul-
l'elemento primordiale da essa stessa creato.
(13) C. H. GORDON, n Vecchio Testamento e i popoli del MediteT- 4) L'autore ispirato non ha nulla da insegnare sulle
mneo or'tentale, trad. it., Brescia 1959, p. 38. vere dimensioni degli astri e sulla loro reale posizione nel-
. . (14) Cfr. P. VAN IMSCHOOT, Théologie de l'Anc-ien Testament, Pa-
rIgl 1953, vol. I, p. 94-104; G. LAMBERT, La creation dans la Bible, lo spazio. La cosa più importante è rilevare la loro dipen-
Nauv. Rev. Theol. 85 (1953) 252-281; CH. HAURET, Origines de l'univers denza da Dio. Essi non sono divinità ma {( luminari )},
et de l'homme, q'après la Bible, Parigi 1960, D.B.S., fase. XXXIII, p. 908-
926, dove 1'autore offre un limpidissimo saggio di analisi dottrinale di cioè semplici lucerne. A scanso di equivoci nOn chiama,
Genesi 1~2, 4a; 4b-7, 18-24. , nè il sole, nè la luna con i rispettivi nomi correnti, per-
(1!5). La creazione dal nulla appare un concetto familiare a tutta
la tradIZIOne ebraica (2 M accabei 7,28), ed è un dono della Rivelazione. chè erano nomi di divinità e ricorre alla' locuzione curio-
106 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL RACCONTO BIBLICO DELLA CREAZIONE li: LA SCIENZA 107

sa: "il luminare grande, il luminare piccolo ». La loro que mezzo, non oggetto d'insegnamento. Che poi questa
funzione non ha nulla delle complicazioni astrologiche: antica immagine del mondo fosse" falsa », non si può af-
«li collocò nella volta dei cieli, perchè facessero luce sopra fermare senza una distinzione. Se essa si trovasse in un
la terra e perchè regolassero il giorno e la notte e separas- trattato che volesse in modo riflesso affermare che tale è
sero la luce dalle tenebre» (Genesi 1, 17 s.). l'oggettiva configurazione e l'intima struttura dell'univer-
5) Anche l'imposizione del nome alle varie creature so ad esclusione di qualsiasi altra, avremmo l'errore. Non
non poteva mancare; infatti se essa nella nostra filosofia invece se si tratta di un modo spontaneo di percepire le
razionale non riveste un significato speciale, nel linguaggio realtà sensibili, corrispondente alle loro apparenze. Di
" filosofico» del tempo importa un atto di dominio. Nel fronte ai diversi fenomeni naturali la mente degli antichi
spontaneamente era portata ad inserirli in un quadro
primo racconto è Dio che dà il nome al giorno, alla notte,
unitario e coerente. Allora come ora la funzione intellet-
al cielo, al mare, alla terra. Dio cioè è autore e signore del-
tuale era eminentemente classificatrice ed ordinatrice, e
l'intima costituzione delle cose. Nel secondo racconto viene
questa schematizzazione dei dati dell'esperienza serviva e
imposto all'uomo un nome (adiim) che gli è come conna"
serve per lo scambio delle idee tra gli uomini. Oggi noi
tura\e: tratto dal terreno (adamfl). L'uomo a sua volta siamo in possesso di un'ingente quantità di minuziosi dati
impone il nome agli animali e alla donna, il che significa sperimentali, in base ai quali la ragione ricostruisce una
che è intelligente e sa penetrare la natura degli esseri e. complicata immagine dell'universo, che - non senza un
che inoltre ha su di essi un dominio, ma, notiamo, non periodo d'iniziazione - serve allo scambio delle idee fra
esercitato mediante magia. gli uomini di oggi, ed agli scopi pratici della tecnica. L'im-
Il nome non è infatti un segreto svelato, nulla di magine del mondo dei primitivi viene oggi lasciata ai poeti
eterno e dì fatale, nessuna arcana connessione cosmica gli ed agli artisti, ma nessuno taccia costoro di errore, perchè
dà valore, ha un semplice valore indicativo, è destinato essi non vogliono far concorrenza ai fisici.
cioè a distinguere esattamente una creatura dall'altra: Dio Essi son ben coscienti di questo. Ma si richiede pro-
conduce gli animali all'uomo "per vedere come li chiame- prio questa coscienza riflessa di parlare «per modo di
rebbe e perchè tale fosse il loro nome, quale l'uomo li dire », perchè chi parla non sia in errore? Il primitivo, che
chiamasse (Genesi 2, 19). spontaneamente s'immaginava il mondo in un certo modo
6) Il consulto degli dèi prima della creazione del- rispondente alla sua piccola esperienza e si esprimeva con
l'uomo, ponendo bene in evidenza l'importanza dell'atto e i suoi contemporanei secondo questa comune immagine
la dignità dell'uomo, poteva essere opportunamente con- del mondo, non intendeva certo far concorrenza agli scien-
servato, modificato però in senso monoteista. E così noi ziati moderni, ma neppure sospettava altre esperienze più
troviamo che l'autore ispirato ci rappresenta Dio, il quale ampie de~la sua, e conseguentemente non poteva essere
seco stesso si consiglia e si decide a creare l'uomo. «E cosciente di parlare "per modo di dire» o "secondo le
disse Elohìm: facciamo l'uomo a nostra immagine, secon- apparenze »! Non è dunque esatto parlare di concezioni
do la nostra somiglianza ... » (Genesi 1, 26). false, ma piuttosto si deve parlare di concezioni spontanee,
In conclusione, abbiamo qui una dottrina religiosa ingenue, corrispondenti ad una visione parziale della real-
esatta e luminosa, espressa in modo pittoresco, non me- tà. Orbene, l'autore sacro esprime i suoi elevatissimi con-
diante l'immagine del mondo che abbiamo noi moderni, cetti usando del linguaggio e delle concezioni spontanee
ma mediante quella degli antichi Orientali che qui è dun- del suo tempo, e sarebbe ingiusto, anzi ridicolo, pretendere
108 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA
IL RACCONTO BIBLICO DELLA CREAZIONE E LA SCIENZA 109

che dovesse parlare diversamente. Come fu un errore il E Dio creò l'uomo a sua immagine,
pensare che l'ispirazione divina, per il fatto stesso di ser- a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò,
virsi di tali concezioni, le avesse come per un tocco magico E Dio li benedisse e disse loro:
trasformate in espressioni scientifiche, adeguate alla realtà. <I Prolif1cate e moltiplicatevi
e popolate la terra e sottomettetela;
Per questo la storia biblica della creazione del mondo e abbiate potere sui pesci del mare e sugli uccelli
non ha nulla a che fare con la scienza geologica o astrono- del cielo e su tutti gli animali
che si muovono sulla terra 1>.
mica. Essa non è contro la scienza ma contro l'ateismo il E disse: <I Ecco io vi do ogni erba che fa seme su tutta la
panteismo, il dualismo,' il politei~mo, contro l'esclusi~ne
faccia della terra e ogni albero che porta frutto e fa seme:
saranno vostro cibo. E a tutti gli animali della terra e a tutti
della Provvidenza divina dalla storia dell'universo. Se il gli uccelli del cielo e a tutto ciò che si muove sulla terra in cui
è soffio di vita, io do in cibo ogni verde erbaggio».
materialismo pretende appoggiarsi alla scienza e quasi mo- . E fu fatto così.. E Dio vide tutto quello che aveva fatto,
ed ecco, era molto buono (Genesi 1, 26-al).
nopolizzarla per sé, si tratta di un'appropriazione indebita.
Fin quando la scienza sarà puramente scienza, studio dei
In queste parole semplici e solenni si espongono i se-
fatti sperimentali e sforzo sintetico per scoprirne la coe-
guenti punti di dottrina:
renza, non sarà nè materialismo, nè panteismo: altrimenti
1) L'uomo è creato per ultimo: ciò significa che
uscirebbe dal suo campo.
l'uomo è il coronamento dèl creato e lo scopo delle crea-
Di conseguenza tutti quelli che si armavano della
ture inferiori.
scienza per combattere la meravigliosa e artistica sintesi
2) Nell'uomo c'è qualche cosa di divino. I Babilonesi
religiosa che apre la storia biblica, non hanno fatto che
ricorrevano al concetto materiale del sangue di una divi-
battere l'aria. E tutti quelli che hanno preteso trovare una
nità uccisa come componente dell'essere umano. L'autore
fondamentale concordia tra i periodi geologici ed i sei
ispirato rettifica, parlando solo di una misteriosa somi-
giorni della creazione, intesi oggettivamente come perio-
glianza con Dio.
di lunghissimi di tempo, non hanno valutato le caratterF·
3) Le piante sono assegnate in cibo all'uomo; gli sono
stiche letterarie della narrazione biblica. \
dunque subordinate.
4) L'uomo ha pure il dominio sugli animali: questo
è fondato su una differenza di natura, che nel contesto è
9. - L'insegnamento biblico sull'origine dell'uomo
insinuata dalla somiglianza con Dio; «facciamo l'uomo a
La dottrina di Genesi 1-2 nostra immagine, secondo la nostra somiglianza ed abbia
potere sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sul be-
28. - Un'attenta lettura delle due narrazioni della stiame e sulle fiere della terra e sui rettili che strisciano sul-
creazione dell'uomo, Genesi l 26-31' 2 7-25 riv'ela conte- la terra" (Genesi 1, 26).
nuta in ambedue, una med~sima ~ltiJssimaJ dottri~a sul- 5) La distinzione dei sessi è creata da Dio stesso
l'uomo, che si può enucleare in sette punti. Rileggiamo il (v. 27).
primo racconto in una versione più scorrevole: 6) La procreazione è il compimento di un disegno
provvidenziale di Dio: «E li benedisse Elohim, e disse
E disse Dio: . «~acciamo l'UOl~10 a nostra immagine, secon- loro: prolificate e moltiplicatevi, e popolate la terra e sot-
do la .nostra .somlgl.~anza; ed abbJa potere sui pesci del mare
e su~ll u~c.ellI del çJ.e!o e sul bestiame e sulle fiere della terra tomettetela" (v. 28).
e SUl rettIlI che strJscrallO sulla terra ». 7) Nulla di male contiene l'opera di Dio (v. 31).
110 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL RACCONTO BIBLICO DELLA CREAZIONE E LA SCIENZA 111

Ed ora si legga per intero il secondo racconto


2\). - 22 e costruì Jahvè Dio la costola che aveva preso dall'uomo
(facendone) una donna
della creazione (Genesi 2, 4b-25) 'a cui abbiamo solo accen- e la condusse all'uomo.
23 E l'uomo disse:
nato antecedentemente: « Questa volta è osso delle mie ossa
e carne della mia carne:
questa si chiamerà donna ('isha). perchè dall'uomo (ish) fu
., Quando Jahvè Dio fece la terra e il cielo, [tratta» .
e nessun cespuglio del campo vi era ancora sulla terra, 24 Perciò l'uomo lascia suo padre e sua madre
5 e nessun'erba del campo ancora germogliava, e si unisce alla sua donna,
perchè non aveva fatto piovere Jahvè Dio sulla terra e i due diventano una sola carne.
e nessun uomo vi era che lavorasse il terreno 25 Ed erano ambedue nudi, l'uomo e la sua donna,
6 e l'acqua dei canali facesse salire dalla terra c non ne sentivano vergogna».
ed irrigasse tutta la superficie del terreno,
7 allora Jahvè Dio formò l'uomq (adam) [con] polvere dal terreno
e soffiò nelle sue nari l'alito della vita, [(adama), In questo secondo racconto, con linguaggio più concre-
8
=
e l'uomo divenne una persona (nefesh anima) viva.
to, sono esposti i medesimi punti di dottrina del racconto
E piantò Jahvè Dio un orto in Eden a oriente,
e vi pose l'uomo che aveva formato. precedente; li riportiamo seguendo il medesimo ordine per
9 E fece- germogliare Jahvè Dio dal terreno
ogni albero bello a vedersi e buono a mangiarsi, facilitarne il confronto:'
e l'albero della vita nel mezzo dell'orto
e l'albero della conoscenza del bene e del male... (16). 1) L'uomo è creato per primo. Ciò che è primo nel-
15 Prese adunque Jahvè Dio l'uomo l'intenzione - direbbero i filosofi - è presentato come pri-
e lo collocò nell'orto di Eden, per lavorarlo e custodirlo.
16 ID diede un comando Jahvè Dio all'uomo dicendo: mo nell'esecuzione. Dal punto di vista del creato l'uomo è
"Di ogni albero dell'orto puoi certamente mangiare,
17 ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non mangiare! l'ultimo, in quanto tutto è a lui ordinato, e perciò il primo
perchè qualora ne mangiassi, dovrai certamente morire". racconto ha messo all'ultimo posto la creazione dell'uomo;
18 E disse Jahvè Dio: "non è bene che l'uomo sia solo;
gli farò un ausiliare suo pari". dal punto di vista dell'uomo, dato il ~uo primato, le altre
19 Allora Jahvè Dio formò dal terreno ogni fiera del campo e ogni creatnre vengono dopo, per soddisfare le sue necessità. Il
[volatile del cielo,
e li condusse all'uomo per vedere come li avrebbe chiamati, concetto è evidentemente lo stesso. Qui però c'è una sfuma-
e quale li chiamasse l'uomo, gli esseri viventi, tale fosse il loro tura: l'uomo è il collaboratore di Dio nel dare al mondo un
[nome.
20 E l'uomo impose i nomi ulteriore assestamento; infatti se ne attende la comparsa,
a tutti i giumenti e ai volatili del cielo e ad ogni fiera del campo: perchè la coltivazione e l'irrigazione diano un assetto defi-
ma per l'uomo non trovò un ausiliare suo pari.
21 Allora Jahvè Dio fece cadere un sonno profondo sull'uomo, nitivo alla terra.
e, quello si addormentò;
e prese una delle sue costole e saldò la carne al. posto di essa; 2) L'uomo evidentemente consta di un elemento ma-
teriale. Le narrazioni che dicevano l'uomo formato dalla
terra, non facevano che esprimere un dato dell' esperienza
(16) A questo punto vi è una disgressione nella quale si fa nota- che constata l'intimo legame che ogni essere materiale ha
re che Dio aveva provveduto all'irrigazione dell'Eden mediante «un
fiume» e si menzionano quattro grandi fiumi (Fhison, Gehon, Tigri, con la terra. Anche presso popoli primitivi, indipendente
Eufrate). Questi sembrano in connessione più con la creazione del dalle narrazioni babilonesi, è sorta la stessa concezione (17).
mondo che con la descrizione dell'Eden. Infatti al v. 5 s., l'autore ha
fatto notare la mancanza di vegetazione per difetto di pioggia e d'irri- L'autore ispirato, trova opportuno conservare questa idea
gazione. Ora ci si deve aspettare che insieme con gli alberi parli della della terra di cui è formato l'uomo, e in questo rappresen-
creazione dei fiumi. Anche la Cosmogonia Caldaica ricorda il Tigri e
l'Eufrate in un contesto di creazione del mondo CF. DHORME, Choix ta l'uomo, simile agli animali (2, 19). Ma c'è un elemento
de texte religieux assyro-babyloniens, Paris, 1907, p. 83). Il rapporto
tr~ il «fiume" che irriga la regione di Eden e ,gli altri quattro, che
~:llden.teme!1te ne sono al di fuori,. è troppo, oscura per permettere
l.ldenhficazIOne geografica della regIOne dove l'autore sacro pone j (17) G. SCHMIDT, Manuale di storia comparata delle religioni,
pro genitori. Brescia, 4 ed 194,9, p. 213.
112 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL RACCONTO BIBLICO DELLA CREAZIONE E LA SCIENZA 113

che rende l'uomo diverso dagli animali, non un sangue di- 10. - L'ipotesi evoluzionista
vino impastato con l'argilla, come in qualche testo babilo-
nese ("), ma pur qualche cosa proveniente da Dio. E l'au- 30. - Nel primo racconto della creazione l'autore ispi-
tore ispirato parla di un alito che proviene da Dio e rende rato non va oltre la dottrina sull'uomo ed oltre il fatto della
vivo l'uomo. Anche gli animali hanno un analogo spirito creazione della prima coppia, espresso in modo del tutto
vitale (cfr. Salmo 103 [104],29 s.), ma qui intenzionalmente astratto:
l'autore non ne fa alcun cenno.
3) L'uomo ha bisogno di nutrimento; allora per lui «Ed Elohim creò l'uomo a sua immagine,
ad immagine di Elohìm lo creò:
Dio produce le piante e gliele assegnà in cibo (v. 16). maschio e femmina li -creò» (Gen. 1, 27).
4) Per l'uomo Dio forma anche gli animali. Facendoli
sfilare davanti all'uomo a questo punto del racconto, l'auto- Invece nel secondo racconto, oltre la dottrina e il
re traduce in modo plastico due concetti: anzitutto l'uomo fatto, sembra trovarsi indicato anche il modo:
dà il nome agli animali, ne è dunque il sovrano, ne pene-
tra l'essenza col suo intelletto (v. s.) e con ciò si ribadisce «Allora Jahvè Elohìm plasmò adàm (l'uomo)
[con] polvere dall'adamà (terreno)
la superiorità dell'uomo; in secondo luogo constata che non e soffiò nelle sue ilari l'alito della vita
gli bastano, che non sono per lui « qualcuno)} e così per una e l'uomo divenne una persona viva» (2, 7),
terza volta si ritorna sulla differenza tra l'uomo e l'animale
e s'introduce la formazione della donna. ' Se l'autore intende parlare del modo della comparsa
5) Per l'uomo Dio forma la donna, ma non con altra dell'uomo sulla terra, le sue affermazioni cadono in un
ternt: essa è un altro essere umano ma non un'estranea campo che la scienza fa oggetto delle sue indagini. Una
Es'sa è dunque tratta dall'uomo. E" presentata come pari delle conclusioni di tali indagini è l'ipotesi evoluzionistica:
all'uomo, e la subordinazione per ragione dell'origine non è attraverso una lunghissima serie di generazioni l'uo!Uode-
una sudditanza. Questa verrà in seguito come conseguenza riverebbe-- da animali strutturalmente più vicini alla forma
del peccato (Genesi 3, 16). umana. iLe scimmie attuali costituirebbero un ramo c011a-
6) Il matrimonio, voluto da Dio, è monogamico: «i terale che s'incontrerebbe con l'umano in un imprecisato
due diventano una sola carne)} ed indissolubile, perchè crea antenato comune.
un legame più forte di quello indistruttibile tra figli e ge- Lasciamo ad altri il compito d'informare i nostri let-
nitori (2, 24). tori sulla storia dell'evoluzionismo ('9), sulle varie teorie
7) Dio non ha creato il disordine dell'istinto sessua-
le: questo esprime l'autore in modo concreto osservando
(19) D. ROSA, Evoluzione, Enciclopedia Italiana, t. XIV, p. 664-672.
che i progenitori non erano turbati dalla loro nudità (2, MON'l'ALENTI, Evoluzione, Ene. Ital. Appendice II (1938-1948) A-H,
25). Non è una eco della conclusione del primo racconto: p. 893.896. _ IDEM, Genetica, ibid., p. 1022-1025. S. SERGI, P,al!l0-
---1

antropologia, ibid. App. II, I-Z, p. 486 s. - G. VANDERBROEK, L'ongme


«E vide Elohlm tutto quanto aveva fatto , ed ecco , era dell'uomo e le recenti scoperte deUe scienze naturali, in «Dio, l'uo~o,
molto buono)}? l'universo », pubblicato sotto la direzione di J. E. BIVORT DE LA SAUDEE,
versione italiana, Torino 1952, p. 139-205. .
Come discussione del problema dal punto di vista cattollco, o
meglio da diversi punti di vista cattolici possonO' servire: .
. (18) .. Un dio uccidano, con la sua carne 'e il suo sangue la dea p LEONARDI L'Evoluzione biologica e l'origine dell'uomo, BreSCIa
Nmhursag mescoli argilla ... lO.A. DEIMEL, O. C., p. 60. J.' B: PRITCHARD, 1945, 2·.a ed. 1949. - V. MARCOZZI, Evoluzio.ne o creazione?, Milano, 3.a
(J.C., pago 100. ed. 1948. - E. RUFFINI '(Card.), Lçt teoria della Evoluzione secondo la
114 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL RACCONTO BIBLICO DELLA CREAZIONE E LA SCIENZA 115

dell'evoluzione, sulle singole prove o indizi di un'avvenu- Ammesso l'evoluzionismo come ipotesi per interpreta-
ta evoluzione. Solo ricordiamo che il complesso dei dati re il mondo dei viventi, viene da sè includere in questo
della paleontologia. (studio dei viventi ora scomparsi nei processo anche l'uomo. Le tappe di questo plurimillenario
cui resti fossili si riscontrano sorprendenti affinità: le sco- eammino evolutivo sarebbero le seguenti: pesci, anfibi, ret-
perte più notevoli sono degli ultimi trent'anni; cfr. para- tili, mammiferi, primati superiori. Oggi nessuno studioso
grafo 50-52), della morfologia comparata (somiglianze di serio afferma che l'uomo deriva dalla scimmia: antropo-
struttura tra i viventi) e dell' embriologia (certi embrioni ì morfa\!oa scimmia, come si è detto, non si troverebbe sulla
I 'linea evolutiva che ha portato all'uomo; essa si troverebbe
mostrano somiglianze di struttura eon animali di specie
diversa) trova, secondo numerosi studiosi, una spiegazio- I al termine di un ramo collaterale;, ci s~rebbeinvecestato
ne soddisfacente nell'ipotesi evoluzionistica, pur ammetten- un antenato comune, non ancora uomo, nè già scimmia, da
. cui si è evoluto l'uno e l'altra. Tutta l'evoluzione del resto
do che, per sè, i medesimi fatti potrebbero avere un'altra
è concepita così: è come un albero di cui noi conoscerem-
spiegazione per ora ignota. mo solo i punti est;e?"i tra. for? indip~n,denti (specie fossi-
Quanto al meccanismo dell'evoluzione cioè al come e
\ II e ancora eSlStentI); \ma dr cm non Cl e dato conoscere le
perchè sarebbe avvenuta l'evoluzione, osserviamo soltanto diramazioni Pi.Ù fondamentali: I fatti paleontologici, non
che oggidì le teorie di Lamarck (adattamento all'ambien- son tali da costituire una vera dimostrazione, ma risulte-
te) e di Darwin (selezione naturale) non bastano più; in- rebbero in armonia con l'ipotesi di una parentela dell'uo-
vece le esperienze della genetica offrono nuove risorse, giu- \ mo con gli altri primati, perchè, mentre da una parte ci
\,
stificando in parte l'ipotesi mutazionista (De Vries). Si . !! mostrano delle scimmie fossili più vicine alla struttura
pensa dunque che i mutamenti che hanno portato alla l. l umana che non le attuali (Australopiteco, Plesiantropo,
formazione di diversi tipi e specie, siano intervenuti non \\ Parantropo), dall'altra parte ci presentano uomini fossili
negli individui adulti, ma nei germi stessi. La cellula ger- \. con qualche carattere più simile a quello delle scimmie
minale da cui deve nascere un animale può subire una , (Pitecantropo, Sinantropo), benchè non si possa dimostrare
i',con certezza che queste razze umane dai caratteri scim-
tale modificazione della sua struttura (nei «genidi" o nei
singoli «cromosomi,,) da dare origine ad un essere con ,\ mieschi siano più antiche dell'attuale tipo umano (Homo
caratteristiche diverse dai suoi genitori e trasmissibili per :1 sapiens o Fanerantropo) (cfr. paragr. 56).
generazione. Si deve tuttavia riconoscere che le esperienze iJ Ci sono in queste ipotesi e teorie troppi punti oscuri
fatte giustificano solo delle oscillazioni nell'ambito di una perchè il profano possa avere il diritto di accettare l'evo-
specie o l'originarsi di esseri mostruosi non vitali. luzionismo come è presentato da certi manuali di divulga-
zione. Ci sono troppi misteri all'origine della vita e del-
l'uomo che le varie ipotesi evoluzionistiche non riescono a
Scienza e- la Fede, Città del Vaticano 1949. - C. COLOMBO, Tmsforrnismo spiegare o addirittura non tentano neppure di chiarire. Ma
antropologico e teologia, La Scuola Catt. 77 (1949) 17-43. -----, A. BEA;
Il problema antropologico in Gen. 1-2, Roma 1950. - G, BOSIO, Evolu- qualunque sia il valore scientifico dell'ipotesi evoluzioni-
zione, Enciclopedia Catt., voI. V, Città del Vaticano 1950, col. 897-906.
- E. C. MESSENGER, L'origine dell'uomo secondo la Genesi, in BIVORT DE
stica ci domandiamo: i teologi e gli esegeti hanno il diritto
LA SAUDÉE, O. CI., p. 209-237 - C. ,HAURET, Origini dell'universo e del- di proibire agli scienziati di procedere per questa via? Sì, i!
l'uomo seco.ndo la Bibbia, Trad. ital., Torino 1953. - M. GRISON, Problè-
mes d'origines, Parigi 1954, p. 252-266. - W. KOPPERS, L'uomo primitivo se dalla Rivelazione risulta con certezza il modo tenuto
e il S1/,O mondo, 'trad. Hal., Milano 1953. - H. BON, La creazione verità da Dio nel formare il corpo dell'uomo; no, se tale certezza
scientifica nel sec. XX, trad, !tal. Brescia 1958, p. 169-190. - S~ BARTINA,
. L'uomo e le sue origini, trad. HaJ., Roma 1958. non si riscontra nella Rivelazione. Il paragrafo che segue
116 PAGINE DIFFICILI. DELLA BIBBIA RACCONTO BIBLICO DELL" CREAZIONE E LA SCIENZA 117

ha appunto lo scopo di dimostrare che dalla Sacra Scrit- pratico. Se i dati della scienza - .essi ragiona.no -
tura non si ha tale certezza (20). olm';Ul" incerti, se si tratta sempre dI una IpotesI, per-
mettere in disparte il senso ovvio della
per amore di una ipotesi non dimostrata?
11. - L'evoluzionismo di fronte al racconto biblico anche una semplice ipotesi dev'essere presa in con-
soprattutto quando, come nel caso dell'evolu-
31. - Ci si domanda se l'ipotesi evoluzionistica debba ha un certo seguito e di conseguenza costituisce per
essere respinta dal punto di vista della Bibbia; se un serio invito a riprendere in esame le proprie
quello che teoricamente sarebbe stato possibile, di fatto ,- nell'intento di raggiungere l'esatta intenzione
non ci risulti falso in base ai dat.i della Rivelazione. La ri- • ispirato, non arrestandosi al senso, che può
sposta dipende dal come tiriamo nel testo sacro la linea - « ovvio)} a noi, tardi lettori.
di demarcazione tra il modo dell'affermazione e la realtà l'esame del contesto del racconto della formazione
affermata. Qual'è !'intenzione dell'autore ispirato? Intende' suggerisce le seguenti osservazioni:
affermare c1:1e_,.il corpo del primo uomo fu tratto 'diVella;:';' 1) In questo racconto l'ordine con cui si succedono
menté-d~iia terra--- (noi diremmo dalla materia i',101'gani"a), _ opere è, come vedemmo, psicologico e didattico.
o vuole solo dire che l'uonio fu creato risultante necessità didattica esigeva anche la divisione del-
elementi, luno materiale, f()rmato della materia preesisten_ creativa dell'uomo in due momenti successivi: il
te, e l'altro non preesistente, proveniente da Dio (noi di- prima -e poi l'anima. Nessuno vorrà sostenere che
remnlO J'anima spirituale)? abbia fatto prima una statua o una specie di cadavere,
La prima interpretazione include il modo della crea- - dargli la vita. Neppure i sostenitori del senso ov-
zione nell'oggetto dell'affermazione; la seconda ne prescin~ a tal punto il senso dell' evidente antropo-
de e si limita al fatto della creazione ed al risultato del- Ma nessuno parimenti negherà l'efficacia di
l'atto creativo. La prima interpretazione esclude l'evoluzio- divisione in due tempi per insinuare a menti bam-
nismo; la seconda non esclude un evoluzionismo, che am- la distinzione tra corpo e anima. Orbene, questo esse-
metta !'intervento divino. didatticamente in un primo tempo senza
Si è tentati subito di risolvere nel primo senso, Coloro che cosa sarà se non pura materia, «polvere del ter-
che si attengono a tale interpretazione dànno prova di ,,? Che cosa poteva dire d'altro l'autore ispirato? E
restiamo sul _piano letterario del modo di espri-
l'azione divina, senza passare al piano oggettivo del
(20) La questione fu molto agitata anche dal punto di vista filo- stesso dell'operazione di Dio.
sofico. Ci si domandò cioè se l'origine dell'uomo per evoluzione non
contraddicesse a qualche verità evidente. La filosofia non può am- 2) Il secondo racconto della creazione, con quello
mettere che l'uomo, nella sua completezza anche spirituale, possa de· caduta (c. 3), abbonda di antropomorfismi. Dio soffia
rivare da animali. Infatti, le forze puramente materiali non possono
dare origine allo spirito. Se si limita il problema all'origine del solo nari dell'uomo, pianta un frutteto, vuoI vedere come
corpo umano, non si vede perchè non vi abbiano potuto aver parte chiamerà gli animali, fa per l'uomo delle tcnache
gli organisìni degli animali inferiori. Non può essere respinta dal punto
di vista filosofico l'ipotesi che H corpo sia il ri.sultato di una evoluzione E' evidente che l'autore nel complesso della nar-
finalistica e teistica, tendente cioè, per una forza immessa da Dio nei
viventi inferiori, a produrre esseri sempre più simili all'uomo e final· vuoI usare o conservare un linguaggio parti colar-
mente, a suo tempo, il corpo umano stesso'. L'abisso che separa l'ani· primitivo, adatto ad un popolo bambino. Non può
male dall'uomo sarebbe cosi colmato dalla potenza divina, alla quale
direttamente risale la creazione dell'anima spirItuale._ interpretarsi totalmente come un antropomorfismo
118 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL RACCONTO BIBLICO DELLA CREAZIONE E LA SCIENZA 119

questo presentare l'azione divina negli stessi termini del- che qui indicano un'azione mediata di Dio, là do-
l'azione di un vasaio? O per lo meno chi, dato il contesto, necessariamente indicare un'azione immediata? Se
oserebbe condannare come senz'altro erronea tale interpre- il contesto è poetico, là è antropomorfico e tanto qui
tazione? là è sempre sottinteso un «per modo di dire ».
3) La menzione della terra come componente il cor- In conclusione, né il tenore del testo, né la presumi-
po dell'uomo era già in uso, suggerita dall'osservazione, e intenzione dell'autore dirimono il problema se l'azio-
in sostanza vera, nel senso che gli elementi chimici che divina nel formare il primo uomo sia da considerarsi
formano il corpo umano sono i medesimi del mondo am- o mediata, sola o con cause seconde. Infatti si
bientale, da cui l'organismo continuamente li assume il fatto che l'uomo è creato da Dio e il fatto che il
cui li restituisce. Perchè l'autore ispirato non avrebbe risulta di materia. Del modo, se non è quello del
tuto far sua questa menzione della terra, senza riI301~rE"e non è detto nulla. Ora il modo del vasaio è un an-
ad una particolare rivelazione sul modo preciso tenuto Dunque del modo nulla è affermato nel
Dio nel creare l ' u m a n i t à ? . oggettivo. Dunque il tenore del testo' prescinde dal
4) L'autore ispirato parla di un'azione immediata di;' dell'intervento delle cause seconde. Quanto al-
Dio che trasforma la materia inorganica nel corpo del pri- ", dell'autore, non è necessario ch'egli abbia avu-
mo uomo. Ma con questo non si può dire che escluda coscienza riflessa di prescindere dal problema, ma
z'altro l'intervento di cause seconde, quali gli che lo abbia semplicemente ignorato!
animali che, evolvendosi, avrebbero così contribuito a for- Per questo' si rischia di far torto all'autore ispirato,
mare il corpo umano. Infatti, spesso il linguaggio biblico trascinare il suo racconto a far da testo o da ac-
attribuisce immediatamente a Dio ciò che è opera anche nel problema dell'evoluzionismo (2'),
delle cause seconde. Proprio per la formazione del corpo
umano nel seno materno ritorna più volte nel testo sacro
sembra è quanto può dire un esegeta. L'autorità
il concetto che essa è dovuta a Dio: ~~i.~pi;-h; cond~nnare l'ipotesi evoluzionistj~a come peri-
degli studi teologici, per i malmtesi di carat-

:r)~~~i~[~i~~~t~~il pericolo realtà og~i l'autorità

:
" Tu hai composto le mie viscere, è ormai
mi hai formato nel seno di mia madre» (Salmo 138 [139], 13), potrebbedidar
malintesi
luogo. In Tutta- OVVIato.
ai rappresentanti - ai teologi e più an~

In un contesto simile ritorna l'immagine della terra: ~ ~n:i~:~;~d~i~~,~{!~i;f,;~ -di sostenere


della religione, positiva-
sarebbe nel
gli scienziati proseguano per
incautamente dal pulpito che l'uomo de-
«Rammenta, deh, che mi hai fatto di argilla
ed in polvere mi farai ritornare,. (Giobbe, lO, 9-11).
f-:~~l~~.~~:~~'!ii'i~commettere una indiscrezione citando un tratto del
Pio XII, tenuto il 30 novembre 1941 alla Ponti~

Se aggiungiamo anche questo: ~?;~t~~!:~~~~~;,~~~~ e Scienze. Non vogliamo


la sua intenzione. cioèè sembrato
Tuttavia forzare l'augusta
a molti
tratto di discorso l'allusione ad una questione di-

"Lo spirito di Dio mi ha fatto


e il soffio dell'Onnipotente mi dà vita» (Giobbe, 33, 4).
!0~~:~~~~:~r,~~d~el;1l~a~,d::'t·]g~~n~i;t,à:~s~p~ir.~i~tU~1a\~1,e~,~dell'uomo
scienza, illuminata dalla RivelazIOne.
.
risposta ~a*
questIO~
e.la cuiTale
del mondo animale alla for-
le parole testuali:
soltanto poteva venire un altro uomo che lo chia-
dobbiamo domandarci: che cosa dice infine l'autore ispirato e progenitore; e l'aiuto dato da Dio al primo uom?
sul modo della creazione del primo uomo, in più di quanto . è stata tratta (Genesi 2, 23). In cima alla scala dei Vl-
dotato di un'anima spirituale, fu da Dio collocato prin-
,Giobbe dice sulla creazione di ogni uomo? Perchè le stesse sovrano del regno animale. Le molteplici ricerche sia della pa~
120 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL RACCONTO BIBLICO DELLA CREAZIONE E LA SCIENZA 121

12. - L'origine della donna ~~~e~~:~:~~~n~d~;ella donna, tratta dalla costa di Adamo, è
'\\ espresso con antropomorfismi, ma è assai
32. - Esiste nel secondo racconto della creazione an- dare una forma concreta alla dottrina insegnata
che la descrizione dell'origine della donna dalla costa del ,,,,cv,. c: la donna è della stessa natura dell'uomo ed è
primo uomo. Per l'interpretazione di questo passo si devo- a riunirsi a lui nel matrimonio.
no tener presenti alcune osservazioni analoghe a quelle Nessun documento conosciuto dell'antico Oriente
fatte per la creazione dell'uomo: alcunchè di simile a questo dettaglio; quindi nes-
1) Se - come abbiamo constatato - l'ordine del luce finora si può avere sulla portata di questo parti-
secondo racconto corrisponde ad uno schema didattico linguaggio biblico. Qualcuno ha fatto tuttavia rimar-
convenzionale, anche la formazione della donna in un se~ che la parola sumerica TI e l'ideogramma corrisp611-
condo tempo, dopo le piante e gli animali,' può essere Un significano tanto costa (babilonese Sìlu) quanto vita
modo di esprimersi, non una realtà. Gli animali sono infatti (22), e che la parola ebraica «costa» (Sela') può
prodotti per primi per far notare la loro insufficienza ri- un significato più vago e generico e indicare quindi
spetto alle esigenze dell'uomo, e per dar risalto alla parità 1l.ii.ICIJ'" cosa di diverso dalla costa.
della donna con l'uomo. Sarebbe un modo di drammatiz- . Ciò premesso, cerchiamo di tirare una linea di demar-
zare un concetto, non un dato cronologico. tra ciò che è oggetto di affermazione e ciò che è
2) Il procedimento descritto dall'autore sacro per la di espressione. La linea dev' essere tirata in modo
a quello usato nell'esame del racconto della crea-
leontologia che della biologia e deUa morfologia su altri problemi ri~
dell'uomo, perchè analoghi sono i rilievi suggeriti
guardanti le origini dell'uomo non hanno finora apportato nulla di . contesto. Distingueremo dunque anche qui una dot-
positivamente chiaro e certo. Non rimane quindi che lasciare all'avve- un fatto, la modalità del fatto. Se tirassimo la linea
nire la risp~sta a! quesito, se un giorno la scienza, illuminata e gui-
data dalla RlvelazIOne, potrà dare sicuri e definitivi risultati sopra un ,ut'111t,,"Cd"WllC tra la dottrina e il fatto, riconoscendo og-
argomento così importante l> (Acta Apost. Sedis -33 (1941) p. 506).
Nell'Enciclica «Humani generis» la posizione del Magistero Ec- soltanto la prima, concluderemmo che l'autore in-
clesiastico risulta anche più evidente: « ... il Magistero della Clliesa insegnare la dottrina dell'eguaglianza di natura
non proibisce che, in conformità dell'attuale stato delle scienze e del-
la t~0.10gia, ~ia ogget~o di r!cerche e. discussioni, da parte dei compe- uomo e donna, del loro mutuo completarsi ecc., me-
tentI m tutti e due I campI, la dottrma dell'evoluzionismo in quanto un fatto fittizio. Nessun fatto concreto verrebbe
cioè essa, fa ricerche sul~'origine del corpo umano, che proverrebbe
da mate1'l~ orgamca preeslstente. (la feste cattolica ci obbliga a credere ~!l',~rn1at,o come fondamento della dottrina: il fatto della
che, le amme so~o state create Immediatamente da Dio). Però questo apparterrebbe all'ambito del mezzo di espressione,
d~v essere fatto m tale. modo che le r~gioni delle. due opinioni, cioè
dI quella f~vo~evole e dI quella co~tra1'l8: all'evoluZIonismo, siano pon- be cioè una allegoria o qualche cosa di simile (23).
derate e gmdIcate con la necessarIa senetà :moderazione e misura e
purchè tutti siano pronti a sottostare al giudizio della Chiesa alla
qua.1 e Cristo ~a ,affidato l'ufficio di interpretare autenticamente 'la S.
SC1'lttur~ e ~l ~Ife;ndere. i dogmi dell!l fede. Però alcuni oltrepassano
questa llberta dI discusslOne, agendo In modo come se fosse già dimo-
str~ta, con ~otale ce~ezza, la stessa origine del corpo umano dalla ma-
terI!l -or~amca pI.'eeslstente, valendosi di dati indiziali finora raccolti
e dI ral~l?nam~ntI b~sati sui medesimi indizi; e ciò come se nelle fonti Questiones selectae ex historia pri-
dell<;t dIVllla RlvelazlO~e non vi fosse nulla che esiga in questa materia considera la costa come un simbolo,
la. ~IÙ grande moderazIOne e cautela" (Acta Apost. Sedis, 42 (1950) 576' da. Adamo. Simbo"
C'I;mltà, Ca.tt: 101 (1950) III, 470 s.; La Scuola Catt. 78 (1950) 394, ' La Sainte Bible
L origme. del corp? uma~o è .cioè una questione mista che inte- Origines, Pa-
ress!l la teologIa e la SCIenza: e leCIta e doverosa un'ulteriore indagine y del,Hombre
lascIando alla Chiesa l'ultima parola. '
122 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL RACCONTO BIBLICO DELLA CREAZIONE E LA SCIENZA 123

Ma così facendo romperemmo l'analogia con la crea- dattica del dire la modalità narrata del fatto, cioè il par-
zione dell'uomo. Là abbiamo tirato la linea tra il fatto e il ticolare della costa. In che cosa si concretizza questa rela-
modo, mettendo in discussione soltanto quest'ultimo: an- zione di origine del corpo della donna dal primo uomo? Lo
che qui dobbiamo includere un fatto nell'ambito della real- ripetiamo: non sapremmo precisare. Infatti, mentre da
tà affermata. Là era un fatto particolare: il primo uomo una parte il contesto antropomorfico, cioè figurato, del
formato da Dio (immediatamente o mediatamente) con racconto non ci autorizza ad insistere sulla oggettività del
materia preesistente; qui ci sarà pure un fatto particolare: dettaglio della costa, dall'altra, come si è detto, non dispo-
una relazione di origine (comunque si spieghi) del corpo niamo al momento di materiale (tratto dalla Bibbia o dalle
della prima donna dal corpo del primo uomo, per cui letterature orientali) che consenta, come in altri casi, pa-
l'unione matrimoniale è presentata come una riunione, un ralleli chiarificatori. Resta tuttavia sempre fuori discus-
Titorno all'unità originaria dei due corpi, una relazione di sione che c'è qualche cOSa per cui il corpo della prima
origine per cui l'unità di natura dei due sessi ha un fon- donna è imparentato con quello dell'uomo e ne è come una
;damento nello stesso costitutivo fisico della prima donna. parte integrante. Anche nel nostro vocabolario astratto e
Fino a prova contraria non crediamo di poter pensare smorto, la parola «imparentato» fa pensare a parere, a
.che, mentre finora l'autore sacro narrava dei fatti, ora muti una specie di generazione, e il termine "parte integrante »
sistema e faccia una pura allegoria. Può darsi che nuovi non potrebbe essere meglio concretizzato che nel richiamo
.studi e nuovi reperti portino luce sulla questione, ma i~­ ad una parte anatomica sottratta che esige di essere inte-
tanto rimane pur sempre giustificata l'esigenza a ricono- grata. Il corpo dell'uomo manca insomma di qualche cosa
,scere come "storica" (nel senso più sopra chiarito) la e reclama di essere reintegrato: questo qualche cosa è
«formatio primae mulieris ex primo homine» espressa nella donna. Perchè? La narrazione biblica non si limita
·dalla Commissione Biblica nel citato responso del 1909, a constatare che è così (dottrina), ma ne indica a suo
ricordata da Pio XII nel discorso all' Accademia delle Scien- modo anche un perchè (fatto), una realtà connessa con
;ze in data 30 novembre 1941 (24) e non espressamente l'origine stessa della prima coppia umana, cioè la forma-
modificata dalla lettera della Commissione Biblica al Car- - zione della prima donna dal primo uomo.
.dinal Suhard (25). Ma fin quando le modalità di questo fatto non sono
Insomma, rinunciando a questo fatto della formazione conosciute, non possiamo affermare che siano incompati-
.della prima donna dal primo uomo, che sfumerebbe in una bili con la ipotesi evoluzionistica. Per questo neppure que-
.allegoria, correremmo pericolo di eliminare un dato rive- sta ingenua e profonda narrazione sull'origine della don-
lato (cfr. anche Matteo 19,4-9; l Corinti 11,8), e questo pe- na può essere trascinata a deporre in tribunale in favore
ricolo basta a spiegare il riserbo dell'autorità ecclesia- o contro l'evoluzionismo ('6).
;>stica.
Può invece appartenere ad una forma popolare o di-
(26) Cfr. P. HEINISCH, Problemi di Storia Primordiale BibUca, a
cura di A. Paredi, Brescia (Morcelliana) 1950. l/opera tratta degli stes-
. (24) Vedi sopra, nota 17. L'Enciclica '" Humani generis» non men- si problemi contenuti nei capitoli III, IV e VI del presente volume,
<-ZlOna espressamente l'origine del corpo della priIna donna. Ciò lascia giungendo a risultati quasi sempre simili. E' utilissima per il con-
forse. supporre che la soluzione di questo problema sia subordinata alla fro~nto con narrazioni e concezioni esistenti presso altri popoli. Ivi si
,_solUZIOne del problema dell'origine del primo uomo. p~lO t~'ovare un sunto completo del poema Enuma elish, dell'epopea
" (25) Acta Apost. Sedis 40 (1948) 45-48, La Scuola Gatt. 76 (1948) dI GhIlgamesh (cfr. paragr. 39 del nostro volume) e la versione com-
~,238-240. Su questo documento torneremo in seguito nel Cap. V. pleta della narrazione del diluvio babilonese (cfr. il nostro paragr. 63)_
122 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL RACCONTO BIBLICO DELLA CREAZIONE E LA SCIENZA 123

Ma così facendo romperemmo l'analogia con la crea- dattica del dire la modalità narrata del fatto; cioè il par-
zione dell'uomo. Là abbiamo tirato la linea tra il fatto e il ticolare della costa. In che cosa si concr,etizza questa rela-
modo, mettendo in discussione soltanto quest'ultimo: an- zione di origine del corpo della donna dal primo uomo? Lo
che qui dobbiamo includere un fatto nell'ambito della real- ripetiamo: non sapremmo precisare. Infatti, mentre da
tà affermata. Là era un fatto particolare: il primo uomo una parte il contesto antropomorfico, cioè figurato, del
formato da Dio (immediatamente o mediatamente) con racconto non ci autorizza ad insistere sulla oggettività del'
materia preesistente; qui ci sarà pure un fatto particolare: dettaglio della costa, dall'altra, come si è detto, non dispo-
una relazione di origine (comunque si spieghi) del corpo niamo al momento di materiale (tratto dalla Bibbia o dalle
della prima donna dal corpo del primo uomo, per cui letterature orientali) che consenta, come in altri casi, pa-
l'unione matrimoniale è presentata come una riunione, un ralleli chiarificatori. Resta tuttavia sempre fuori discus-
ritorno all'unità originaria dei due corpi, una relazione di sione che c'è qualche cOSa per cui il corpo della prima
·origine per cui l'unità di natura dei due sessi ha un fon- donna è imparentato con quello dell'uomo e ne è come una
damento nello stesso co.stitutivo fisico della prima donna. parte integrante. Anche nel nostro vocabolario astratto e
Fino a prova contraria non crediamo di poter pensare smorto, la parola «imparentato» fa pensare a parere, a
."he, mentre finora l'autore sacro narrava dei fatti, ora muti una specie di generazione, e il termine "parte integrante»
sistema e faccia una pura allegoria. Può darsi che nuovi non potrebbe essere meglio concretizzato che nel richiamo
.studi e nuovi reperti portino luce sulla questione, ma in- ad una parte anatomica sottratta che esige di essere inte-
tanto rimane pur sempre giustificata l'esigenza a ricono- grata. Il corpo dell'uomo manca insomma di qualche cosa
scere come «storica» (nel senso più sopra chiarito) la e reclama di essere reintegrato: questo qualche cosa è
«formatio primae mulieris ex primo homine» espressa nella donna. Perchè? La narrazione biblica non si limita
dalla Commissione Biblica nel citato responso del 1909, a constatare che è così (dottrina), ma ne indica a suo
ricordata da Pio XII nel discorso all' Accademia delle Scien- modo anche un perchè (fatto), una realtà connessa con
:ze in data 30 novembre 1941 (") e non espressamente l'origine stessa della prima coppia umana, cioè la forma-
modificata dalla lettera della Commissione Biblica al Car- zione della prima donna dal primo uomo.
Ma fin quando le modalità di questo fatto non sono
·dinal Suhard (").
Insomma, rinunciando a questo fatto della formazione conosciute, non possiamo afferrnare che siano incompati-
,della prima donna dal primo uomo, che sfumerebbe in una bili con la ipotesi evoluzionistica. Per questo neppure que-
.allegoria, correremmo pericolo di eliminare un dato rive- sta ingenua e profonda narrazione sull'origine della don-
lato (cfr. anche Matteo 19,4-9; l Corinti 11,8), e questo pe- na può essere trascinata a deporre in tribunale in favore
ricolo basta a spiegare il riserbo dell'autorità ecclesia- o contro l'evoluzionismo (26).
;'Stica.
Può invece appartenere ad una forma popolare o di-
(26) Cfr. P. HEINISCH, PrOblemi di Storia Primordiale Biblica, il
cura di A. Paredi, Brescia (Morcelliana) 1950. L'opera tratta degli stes-
(24) Vedi sopra, nota 17. L'Enciclica {( Humani generis,. non men- si problemi contenuti nei capitoli III, IV e VI del presente volume,
'·ziona espressamente l'origine del corpo della prima donna. Ciò lascia giungendo a risultati quasi sempre simili. E' utilissima per il COll-
forse supporre che la soluzione di questo problema sia subordinata alla fropto con narrazioni e concezioni esistenti _presso altri popoli. Ivi si
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(25) Acta Apost. Sedis 40 (1948) 45-48, La Scuola Catt. 76 (1948) dI Ghllgamesh (cfr. paragr. 39 del nostro volume) e la versione com-
:~238-240. Su questo documento torneremo in seguito nel Cap. V. pleta della narrazione del diluvio babilonese (cfr. il nostro paragr. 63) ..
CAPITOLO iv

IL PECCATO ORIGINALE
CAPITOLO IV.

IL PECCATO ORIGINALE

Analogamente a quanto abbiamo fatto per le narra-


zioni bibliche della creazione distinguiamo anche nel capo
3 della Genesi:
l) una dottrina sull'origine dell' attuale situazione
penosa dell'umanità;
2) un fatto storico incluso nella dottrina stessa;
3) un racconto che plasticamente presenta il fatto
e concretamente traduce la dottrina. Sarà un compito quan-
to mai delicato, in questo terzo punto, tracciare la linea
di demarcazione tra il contenuto storico-dottrinale e l'even-
tuale involucro letterario.

l. - La narrazione biblica (Genesi 3)

33. - Prima di passare ad un esame più dettagliato


del pensiero biblico in materia, è indispensabile rileggere
nel suo tenore più primitivo il testo di Genesi 3.
1. E il serpente era il più astuto di tutti gli animali della
campagna, che aveva fatto Jahvè Dio. E disse alla donna:
«Ha proprio detto Dio: non mangiate di nessun albero
dell'orto? »,
2. ID disse la donna al serpente: «Del frutto degli alberi del-
3. l'orto noi possiamo mangiare; ma del frutto dell'albero che
è in mezzo all'orto disse Dio: non mangiatene e non toc-
catelo, per non doverne morire ».
--~,

128 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL PECCATO ORIGINALE 129

4. E disse il serpente alla donna: «No, che non dovrete mo- 23. E .Jahvè Dio lo mandò via dall'orto di Eden per lavorare il
5. l'ire! ma sa bene Dio che quando ne mangiaste, si aprireb· terreno da cui era stato tratto.
bero allora i vostri oechi, e diventereste come Dio, conosci- 24. E scacciò l'uomo, e collocò ad oriente" dell'orto di Eden i
tori del bene e del male». Cherubini e la fiamma della spada gUÌ'zzante per custodire
6, Allora la donna considerò che l'albero era buono come cibo la via all'albero della vita.
e che era bello agli occhi e appetibile era quell'albero per
avere conoscenza; così prese del suo frutto e ne mangiò,
poi ne diede anche al suo marito insieme con lei, ed egli E' in questa fornm semplice e popolare, che l'insegna-
mangiò.
7. Allora si aprirono gli occhi di ambedue e si accorsero di mento divino s'incise nella mente di un popolo amante
essere nudi; e intrecciarono il fogliame di un fico e se ne della concretezza, e che, attraverso i secoli, arrivò fino a
fecero delle cinture.
8. Poi sentirono il rumore di Jahvè Dio che passava per l'orto noi, a presentarci la chiave del mistero del nostro destino.
alla brezza del giorno, e si nascosero l'uomo e la sua donna
dalla faccia di Jahvè Dio in mezzo all'orto. Abbiamo detto forma popolare, ma non vorremmo per que-
9. Allora Jahvè Dio chiamò l'uomo e gli disse: «Dove sei? ". sto fosse sottovalutata, oltre la profondità e originalità del
lO. E disse (quello): «Ho sentito il 'tuo rumore nell'orto, ed ho
avuto paura, perchè sono nudo, così mi sono nascosto». pensiero, la bellezza artistica e letteraria, con la quale,
11. E disse (Dio): «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Del- nella semplicità delle pagine veramente grandi, è resa im-
l'albero di cui ti ho comandato di non mangiare hai dunque
mangiato? n. pareggiabilmente soprattutto la psicologia della tentazione
12. E disse l'uomo: "La donna che tu hai messo con me, lei e della prima colpa.
mi ha dato dell'albero, ed io ho mangiato».
13. E disse Jahvè Dio alla donna: «Che è ciò che hai fatto? ». Passiamo ora a considerare il contenuto teologico del
E disse la donna: «Il serpente mi ha ingannato, e così ho racconto, affinchè sia tosto messo in evidenza il complesso
mangiato ".
14. Allora Jahvè Dio disse al serpente: di quegli elementi assolutamente sottratti a discussione,
«Perchè hai fatto questo tu sii maledetto
tra ogni animale e tra ogni bestia della campagna: ,', perchè parte integrante del deposito della fede, e sugge-
sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai tutti i riti dall'intenzione storico-dottrinale dell'autore sacro.
[giorni della tua vita.
15. E inimicizia metterò tra te e la donna Notiamo tuttavia che per cogliere con esattezza l'in-
e fra il seme tuo e il seme di lei: tenzione dell'autore sacro e raggiungere così adeguatamen-
esso ti schiaccerà al capo e tu lo stringerai al calcagno -.
16. Alla donna disse: te il senso del racconto biblico, non solo è legittimo, ma
«Farò assai grave il tuo travaglio e la tua gravidanza: doveroso profittare della luce che su queste pagine anti-
con doglia partorirai figli,
e verso il tuo marito sarà la tua passione chissime proietta lo sviluppo della Rivelazione successiva.
ma egli. ti dominerà 1>.
17. ID all'uomo disse: Infatti i diversi libri biblici anche i più distanziati nel
«Poichè hai ascoltato la voce della tua donna e hai tempo, come la Tradizione e il magistero vivo della Chie-
mangiato dell'albero su cui t'avevo comandato dicendo:
non ne mangiare, maledetto il terreno per causa tua, sa rispecchiano il pensiero dell'unico Dio rivelatore.
con travaglio ne mangerai tutti i giorni della tua vita;
18. e triboli e spine ti prodUrrà;
e mangerai l'erba della campagna,
19. e col sudore del tuo volto mangerai pane; 2. - Dottrina teologica e contenuto storico (Genesi 3)
finchè tornerai al terreno - perchè da esso sei stato
[tratto,
perchè tu sei polvere - e alla polvere tornerai ». 34. - Il racconto della caduta originale appare come
20. Poi l'uomo chiamò il nome della sua donna Havvà (vita) una apologia di Dio, e in questo senso è il seguito naturale
perchè essa fu la madre di tutti i viventi. ,
21. E Jahvè Dio fece all'uomo e alla sua donna delle tuniche della narrazione della creazione. Dio ha creato ogni cosa ~
di pelle, e li vestì.. !

22. Poi disse Jahvè Dio: «Ecco, l'uomo è diventato come uno bella e buona. Il dolore che ci rattrista, la morte che ci
di noi, quanto al conoscere il bene e il male; ed ora ch'egli spaventa, non entrarono nel suo disegno primitivo, ma fu-
non stenda la sua mano e prenda anche dell'albero della
vita e ne mangi e viva in eterno! .. rono conseguenza di una infedeltà dei primi uomini: infe-

9
130 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL PECCATO ORIGINALE 131

deItà liberamente voluta e tanto grave da esigere l'appli- tenza divina, è segnalata la presenza dei «Cherubini e
cazione di un castigo sanzionato in antecedenza. Questa della fiamma della spada guizzante» (v. 24) incaricati di
soluzione al prOblema del male suscita ulteriori problemi, vegliare contro qualsiasi tentativo di rivalsa da parte del-
che approfondiremo basandoci su di un esame più minu- l'uomo. I Cherubini nell' Antico Testamento (qualunque sia
zioso del testo biblico e sugli apporti della Rivelazione del il rapporto etimologico e raffigurativo coi Kdribu mesopo-
Nuovo Testamento ('). tamici) sono esseri sovrumani (angeli) ministri di Jahvè
3. - Lo stato dei progenitori (cfr. 3 Re 6, 23-27; Ezechiele l, 5-14 e soprattutto 28, 14,
che richiama chiaramente il nostro testo) e la fiamma della
a) L'immortalità corporale. L'uomo, in forza della spada guizzante ha certo un significato, almeno generico,
sua costituzione naturale è mortale: «tornerai al terreno, di minaccia o di punizione (cfr. Isaia 34 5' Geremia 46 lO'
Ezechiele 21, 13) ('). ' , , ,
perchè da esso sei stato tratto; perchè tu sei polvere e alla
polvere tornerai» (v. 19). Poichè l'applicazione del castigo E' facile riscontrare come il privilegio dell'immorta-
è presentata precisamente come un lasciare libero corso alle lità e il castigo della morte abbiano nel racconto sacro un
forze naturali, tendenti a disintegrare ogni organismo vi- risalto eccezionale rispetto al resto: se ne parla, diretta-
vente, l'immortalità corporale dei progenitori risulta evi- mente o indirettamente, sette volte nel corso di due capi-
dentemente un privilegio, un dono pret'ernaturale, chia- toli: 2, 9.17; 3, 3.4.19.22.24. E' la spiegazione della tristissi-
ramente indicato nell'albero della vita. ma e ineluttabile sorte che attende ormai ogni uomo, sin-
I progenitori erano sottratti all'impero della morte, tesi e confluenza di tutte le pene: la disintegrazione del
non nel senso che già possedessero l'immortalità per costi- proprio essere colla morte, che dissolve il corpo e, solo
tuzione naturale, com' è proprio dei puri spiriti, ma nel così, come precisa la Rivelazione successiva, dischiude allo
senso che avevano la possibilità di non morire. spirito la porta della vita eterna.
E quale sarebbe stata la sorte finale loro e dei discen- b) L'integrità. Naturalmente il genere umano si sa-
denti, in caso che la fedeltà a Dio li avesse preservati dal ;ebb.e propagato per generazione (3). Tuttavia, in questo
tremendo castigo? Possiamo pensare, per analogia con la ambIto appare il secondo privilegio: la sottomissione alle
dottrina della risurrezione (1 Corinti 15, 35-38), che, dopo leggi biologiche è tale da non creare un conflitto con l'atti-
un certo numero di anni, il corpo di ogni singolo uomo vità spirituale, perchè il meccanismo degli istinti non si
sarebbe stato sottratto alle leggi biologiche mediante un'in- scatena, non entra in azione, né prima, né eventualmente
tima trasformazione, e trasferito in un mondo migliore. contro la decisione della volontà illuminata dalla ragione.
Dopo la colpa è preclusa all'uomo la via all'albero L'antico autore biblico aveva intuito questo dissidio, alme-
della vita e ciò coerentemente significa che l'uomo non ha no nella sfera sessuale, e a modo suo insiste nell'escluderlo
più la possibilità di vivere sempre e, ad inculcare più effi- dallo stato primitivo. I progenitori non sono affatto imba-
cacemente il carattere di assoluta irrevocabilità della sen- razzati dalla nudità 12, 25), ma soltanto dopo il peccato si

(1) Per uno studio più approfondito della teologia dell'elevazione (2) Cfr. paragr. 44.
d~ll'u~mo allo. stato soprannaturale e del peccato originale cfr. oltre (3) L'~pinione contraria di alcuni padri orientali (S. ATANASIO,
a~ notI m~nuah: A. VERRn<;LE, Il soprannaturale in noi e il peccato ori- PG. 27,240, S. q-UEG. NISSENO, PG. 44, 185-189; S. GIOV. DAl\IIASCENO,
m,nale, MIlano 1936; M. J. SCHEEBEN, I Misteri del Cristianesimo Bre- PG. ~4, 976; ~OSE ~~ KEPHA, PG. 111, 515) che escludono l'attività ge-
S'eia 1949, capitolo III-IV. Dal punto di vista biblico vedi' A M Du- neratIva d~ll. umamta, se non fosse intervenuto il peccato originale
. BARLE, Le péché originel dans l'Écriture, Parigi 1958, ... ?lon ~u. mal generale nella Chiesa ed è pressochè sconosciuta press~
l Latlm.
IL PECCATO ORIGINALE 133
132 P AGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA

tutte le manifestazioni della vita umana. Notiamo come


accorgono di essa come di qualche cosa di nuovo e di peri-
questo privilegio sia in parte frutto e complemento dei pre-
coloso, e due volte si parla della necessità di coprirsi
cedenti, in quanto l'immortalità è per l'uomo la liberazion.e
(3, 7; 3, 21).
dalla prova esteriore più dura e l'immunità dalla concupl-
Inoltre, sono messi in rilievo, tra le conseguenze del
peccato, non solo i pericoli della gravidanza e i dolori de> scenza la preservazione dalla lotta interiore, spesso più
parto, ma anche la passione della donna ad abbandonarsi penosa della stessa morte.
all'uomo e l'istinto di conquista dell'uomo sulla donna (3, d) La scienza. I progenitori risultano dal testo sacro
16), il che crea una visione pessimistica dell'amore, in con- in possesso di un patrimonio di nozioni riguardanti la loro
trasto con la presentazione idilliaca del matrimonio come posizione rispetto a Dio, l'umanità futura e, in general.e,
istituzione divina prima del peccato (2, 23-24). ciò che era necessario al retto governo della loro vlta, Sia
Questo privilegio viene comunemente denominato« in- materiale che morale. Si tratta, come si vede, di un cor-
tegrità" e «immunità della concupiscenza" per indicare redo di concetti in gran parte caratteristici dell'età matura
positivamente e negativamente lo stato di perfetto equili- o addirittura di misteri. Dal testo non risulta che i proto-
brio interiore, per cui l'uomo sentiva nel suo intimo solo parenti abbiano compiuto il penoso e lungo tirocinio dello
la spinta verso il bene ed era sottratto allo spasimo lanci- studio e della riflessione, sicchè si può concludere che Dio
nante di quel perenne urto interiore tra bene e male, vita stesso abbia infuso anche nozioni di ordine naturale oltre
e morte, messo a fuoco con arte inarrivabile da S. Paolo alla rivelazione di quelle verità superiori alla ragione (en-
al capo VII dell' epistola ai Romani. tità della prova, castigo, ecc.), indispensabili ad una parte-
c) L'immunità dal dolore. I protoparenti vengono cipazione cosciente allo stato soprannaturale, cui l'uomo
collocati in un giardino-paradiso, quasi teatro e coefficiente era elevato. Questo privilegio si denomina comunemente:
di una felicità, che, nell'incontro e utilizzazione delle cose «dono della scienza)}.
da parte dell'uomo, bandiva ogni sforzo ed ogni pena. e) L'elevazione allo stato soprannaturale. Si com-
L'uomo per natura sua è un lavoratore (cfr. 2, 15), cioè prende come in uno. stadio così primitivo della Rivelazione
un creatore di nuovi rapporti tra le cose, capace d'indurre l'autore si limiti a mettere in evidenza ciò che vi è di più
perciò e inserire nell'universo un nuovo ordine, che poten- concreto e sperimentabile nello stato dei progenitori e nel-
zia all'indefinito le incommensurabili attitudini insite nelle le conseguenze del peccato; solo oscuramente lascia in-
creature. Ora, solo dopo il peccato, il lavoro per la vita tendere (4) che vi era, oltre quei privilegi, una particolare
viene esplicitamente presentato come fatica: «col sudore relazione di amicizia tra Dio e l'uomo, la quale è invece
del tuo volto mangerai il pane" (3, 17-19). l'elemento principale per la teologia cattolica, anzi per il
Così pure solo dopo il peccato vengono assegnate ad dogma stesso. Questo dogma, secondo cui i progenitori era-
Eva, come castigo, le pene inerenti alla convivenza coniu- no costituiti in stato di giustizia e santità, si deduce dal
gale e alla maternità: Nuovo Testamento (specialmente Colasse si 3,9-10; Ro-
«li'arò assai grave il travaglio e la tua gravidanza:
mani 5,10-19) ed è la chiave di volta per intendere l'essen-
con doglia partorirai figli,
e verso il tuo marito sarà la tua passione
ma egli ti dominerà» (3,16), (4) E' sintomatico in questo sem;o p. es. il risalto .in cui è post~
la fuga dal cospetto di Dio, dopo l~. co.1I2a (3, 8-1,1), ~vldentemente Sl
I teologi denominano lo stato di feiicità dei progenitori suppone prima del peccato una famIl18nta con DIO, dI per sè non do-
prima della colpa: immunità dal dolore, estendendola a vuta alla natura umana.
134 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL PECCA'fO ORIGINALE 135

za del peccato originale e la perdita degli altri privilegi. . per l'essere intelligente l'esercizio della libertà e quin-
Questi si comprendono bene come una base di per- %a~l merito, dato che egli resta nella condizione di poter
fezionamento dello stato naturale reso in tal modo più ttare o rifiutare una verità in sè oscura, ma chiara:
adeguato al destino sovrumano, alla dignità soprannatu- :~~te insegnata da Dio, da credersi cioè solo sull'autonta
rale di figlio di Dio, conferita all'uomo. Avendo il peccato di Dio rivelante. . ' .
distrutto questa amicizia con Dio, si capisce come sia crol- Così appunto ci appare la prova del progemton nel
lato tutto ciò che ne era come un abbellimento comple- racconto biblico. Essi devono credere ad. una cosa per
mentare: l'esenzione dalla morte e dalla tirannia degli nulla evidente, che cioè la loro lmmortahta dIpende dal-
istinti. Per questo nella visione simbolica dell'umanità l'astensione da un qualche cosa che Dio ha loro VIetato.
rinnovata (Apocalisse 22,2), ricompare "l'albero della vi- Ed appunto questo qualche cosa si chiama "albero della
ta)}, in relazione con la santità riconquistata: "Beati quel- conoscenza del bene e del male)}. ,.
li che lavano le loro vesti ne] sangue dell' Agnello, essi Dio mentre non è stato geloso del dono dellimmorta-
avranno potere sull'albero della vita)} (ibid. 22,14). l't' ha' invec~ interdetto all'uomo la conoscenza « del
~e~e e del male)}. Pare fuori dubbio che in questo conte-
sto «bene e male)} significhi «tutto »~ «qualunque cosa »:
4. - Motivo e modalità della prova e della caduta
« cose di ogni genere». Conoscenza del bene e del male e

35. - E' Dio che ha posto i pro genitori in uno stato la conoscenza universale. " .
Infatti « bene e male)} significa una totahta con la
privilegiato. Tuttavia è consentaneo alla natura intelli-
idea di indeterminatezza e di varietà. "Be~e e male)} sono
gente e libera che essa sia messa a parte dei disegni di
due termini estremi, come «grande e pIccolo », ({ tratte-
Dio a suo riguardo e sia chiamata a sottoscriverli. I pro- nuto e lasciato)} (Deuteron. 32,36; 3 Re 14,10; 21,21), che,
genitori furono così chiamati a prestare il loro contributo usati l'uno accanto all'altro, indicano tutta la. gamma dI
alla propria felicità, mediante una decisione libera.
cose possibili tra l'uno e l'altro estremo. COSI SI spleg~
Perchè un atto sia meritorio e veramente libero si ri- la locuzione «dal bene fino al male)} (5). Ecco alcum
chiede che non sia necessitato dalla conoscenza diretta
esempi:
del sommo bene che è Dio. Se i pro genitori avessero co-
nosciuto direttamente l'essenza divina la loro volontà «Risposero Labano e Batuele e dissero: Da Jahvè ~ 2~s~iJ)
avrebbe aderito a Dio necessariamente e quindi senza eser- la cosa, non poss-tamo parlare a te male o bene» CGenesz , ..
cizio della libertà e senza alcun merito personale. Dobbia- «Guardati dal parlare a Giacobbe dal bene fino al male»
(Genesi 31, 24, 29),
mo perciò ritenere che essi conoscessero Dio indiretta- «E non parlò Assalonne con Amman dal b;ne fino al male,
mente, com' è proprio dell'uomo, finchè resta sulla terra poichè Assalonne odiava Amman» (2 Samuele Id, 22),
(in statu viae).
Certo non conoscevano tutto nè su Dio, nè sul pro-
prio destino, del quale, in particolare, come sopra si è
(5) G, LAMBERT, Lier-de!ier: l'exp1'essian de ~r: tatali.té pwr l'ap~~:
detto, erano informati solo tramite la rivelazione divina sitian de deux cuntraires, Vlvre et penser 3,e Selle, 'pa:r1S 1945, p.
trattandosi di una verità assolutamente superrazionale. I 103 documenta quest'uso letterario, oltre che nella BIbbia, anche :Qres-
so 'i tragici greei; P. BOCCACCIO, I termini ,c~ntrlfri come espr~ss~?,n:
pro genitori cioè dovevano credere. di totaUf;à in Biblica 33 (1952), 173-190; vedI Il dIverso p,unto d} VIsta
Ora, precisamente nell'atto di fede sussiste più che di J. DE FRAINE, Jeux de mats dans le récit de la chute, m ~ Melanges
Bibliques ", Robert, Parigi 1957, p. 47-59,
136 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL PECCATO ORIGINALE 137

Queste espressioni sono tutte negative e le parole Anche in Genesi 3 si tratta dunque di una conoscenza
«bene e male» si devono tradurre di conseguenza con universale, prerogativa divina, e questo concetto è conte-
« nulla» o qualche cosa di simile. nuto esplicitamente nella tentazione: « ... si aprirebbero i
Un esempio dell'uso di «bene e male» in frase affer- vostri occhi, e diventereste come Dio, conoscitori del bene
mativa e per di più con un riferimento ad esseri superiori e del male}).
come in Genesi 3, si trova in 2 Samuele 14,17. La donna di La limitazione imposta da Dio è nel campo della
Teqoa parla a Davide in questi termini (testo ebraico): conoscenza. E la tentazione si dirige primariamente contro
la fede. Alla dichiarazione della donna: «Dio ha detto:
« Come un Angelo di Dio così è il mio signore il re, per non mangiatene e non toccatelo, per non doverne mori-
intendere il bene e il male».
re» (v. 3), il tentatore controbatte< «No, che non dovete
Con questo complimento - a quanto pare dal conte- n10rire ».
Alla fede è strettamente legato l'amore. Noi crediamo
sto - la donna voleva esprimere la sua convinzione che il
a coloro di cui conosciamo l'amore e di cui ci fidiamo. Ed
re, data la sua intelligenza superiore, avrebbe compreso
ecco la mancanza di fede generare l'orribile ipotesi: «Dio
che la sua sentenza data in favore del figlio della vedova,
è geloso della Sua scienza, è nemico della mia grandezza }}
si doveva applicare anche al figlio del re, Assalonne. In- (cfr. v. 5). Di qui la decisione: «Voglio arrivare a dispetto
fatti subito dopo, quando il re dimostra di aver capito di Dio; sfonderò questi limiti del mio sapere, sarò simile
che la donna aveva agito per istigazione di Joab, essa ri- a Dio! }).
pete il complimento in forma diversa: E' questo il peccato dei progenitori, non di debolezza,
né di sensualità. Ha in sè il carattere diabolico di colui'
«ma il mio signore è sapiente come la sapienza di un
Angelo di Dio, per éonoscere tutto quello che vi è sulla terra» che lo ha suggerito (').
(ibid. v. 20). Con pochi tratti concreti nella loro primitività e d'una
profondità che tanto più stupisce quanto più ne è sem-
Ognuno vede che ciò che prima era chiamato «bene plice l'espressione, l'autore ispirato ci pone dinanzi la psi-
e male », ora è reso con un'espressione di totalità: «tutto cologia del libero arbitrio, della tentazione e del peccato,
quello che vi è sulla terra» ('). segnando un immenso progresso della coscienza morale
dell'umanità con la conquista delle idee basilari dell'etiCil
(6) Questo senso della coppia «bene e male» si adatta bene a umana. L'uomo è posto di fronte ad un bivio: o credere
tutti gli altri passi dove occorre (Numeri 24, 13; Deuter. 1, 39; 2 Sa- a Dio, fidandosi della Sua parola ed accettando da Lui la
muele 19,35; Ecclesiaste 12,14) sebbene non siano impossibili altre
interpretazioni. Citiamo come degna di nota e di meditazione }'inter- felicità, o non credere a Dio ed illudersi di raggiungere la
pretazione di R. DE VAUX in Revue Bibl. 56 (1849) 300-308, nella recen. felicità a dispetto di Dio, rivendicando si una eccellenza in-
sione dell'opera di J. Coppens da noi citata più avanti (nota 8). l!:gli
critica l'interpretazione sessuale della frase «conoscere il bene é il dipendente da Lui. E' questa seconda alternativa che l'uo-
male» (solo Deuter. 1,39 e 2 Samo 19,35 potrebbero avere, ma non
necessariamente, questo senso) e dà la propria spiegazione: «La co-
noscenza del bene e del male mi sembra essere la facoltà di decidere nel campo conoscitivo più che in quello volitivo (decidere e agire)
personalmente ciò che è bene e ciò che è male e di agire secondo l'esercizio di questa conoscenza del bene e del male. Ancht: il co~­
questa decisione. Questo potere è riservato a Dio; l'uomo non l'eser- franto con le concezioni soggiacenti al racconto di Adapa (SCIenza dl-
citava prima del peccato e lo esercita mediante il peccato, essendo vina, vita eterna) favorisce la nostra interpretazione.
essenziale ad ogni peccato una inversione del bene e del male ». Spie- (7) S. TOMMASO, Ila, IIa e, q. 163 a. 1, resp. pone il peccato dei pro-
gazione, come si vede, profonda e seducente. Se' non che l'espressione genitori principalmente nel fatto che appetirono disordinatamente
biblica «si aprirebbero i vostri occhi» (Genesi 3,5) ci invita a cercare un bene spirituale.
138 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL PECCATO ORIGINALE 139

mo primitivo ha scelto, perdendo così la possibilità di Dio e consacrata fin dal primo istante dalla benedizione
quella effettiva somiglianza con Dio, che la Redenzione di . divina: «Crescete e moltiplicatevi; ... per questo l'uomo la-
Cristo avrebbe assicurato ancora una volta al fedele, come scerà il padre e la madre e si unirà alla sua donna e i due
caratteristica del premio nel paradiso celeste. «Carissimi, diventeranno una sola carne» (Genesi 1,28; 2,25). L'abuso
siamo figli di Dio... e a lui saremo simili, perchè lo vedre- dell'attività sessuale, non deve gettare una luce sinistra
mo com'è}} (1 Giovanni 3,2). sull'uso legittimo. Anzi è la dignità particolare dell'uso le-
Dopo questo rilievo, ci domandiamo se il peccato fu gittimo che rende tanto più ripugnante ogni abuso. D'al-
soltanto in questo atteggiamento della volontà, o se non tra parte nessun indizio vi è nel testo biblico che faccia
ci fu anche qualche elemento esterno in cui si concretò la sospettare qualche abuso dei progenitori degno di castigo.
ribellione. Rinviando ai paragr. 40-44 l'analisi dei partico- Inoltre, in nessun testo biblico l'espressione «cono-
lari descrittivi del racconto biblico, vogliamo qui sotto- scere il bene e il male» è sicuramente sinonimo di scienza
lineare come questo eventuale fattore esterno non sembra sessuale (lO). Né vediamo come Satana possa presentare
si possa identificare con un disordine sessuale. Non ve- e i progenitori riconoscere quale caratteristica divina (<< di-
diamo cioè come sia possibile esegeticamente sostenere ventereste come Dio conoscitori del bene e del male ») una
quell'opinione (8) largamente diffusa nel popolo, indipen- scienza di questo genere, dato il contesto prossimo e· re-
dentemente dall'insegnamento della Chiesa (9), che il pec- moto, in cui Dio figura nettamente come unico, spirituale,
cato dei progenitori sia stato l'uso del matrimonio. Una trascendente. La tentazione, pur essendo menzogna, per
simile interpretazione nasce da una valutazione erronea costituire una sollecitazione al male, deve rispettare i
dell'attività genetica, e non concorda con quanto di essa limiti di un'aliquale verosimiglianza.
è detto proprio in questo contesto biblico. Essa è voluta da Gli autori che recentemente hanno sostenuto trattarsi
di una colpa nella sfera sessuale fanno notare l'insistenza
con cui il racconto biblico accenna a fattori di quest'ordine
(8) P. MAYRHOFER, in «Theologie und Glaube» 28 (1936) 133-162, tra le conseguenze della colpa. L'autore sacro che aveva
diede una sistemazi.one teologica a questa opinione, supponendo che
Dio, per far notare l'importanza della generazione come strumento di sottolineato come prima del peccato la nudità non creava
trasmissione della Grazia, abbia comandato un'astensione temporanea. imbarazzo per i progenitori, così avverte che immediata-
L'umanità sarebbe così generata in modo soprannaturalmente illegit-
timo, senza la gra7.ia santificante, che avrebbe dovuto ricevere per mente dopo la colpa essi sentirono la necessità del vestito.
generazione da Adamo, se questi non avesse anticipato 1'uso del ma- E' stato pure rilevato che il castigo riservato alla donna
trimonio. J. COPPENS, La conna-issance du Bien et du Mal et le Péché
du Paradis, Bruges - Paris 1948, basandosi sulle rappresentazioni anti- è precisamente nell'ambito della vita generativa.
co-orientali del serpente, suppone un peccato contro la santità del
matrimonio per l'appello alle divinità della vegetazione e della fecon- Tutto questo è innegabile, ma non ci sembra legit-
dità, presentate dal racconto biblico mediante il loro simbolo, il ser- timo dalla natura delle conseguenze, senz'altro inferire
pente. Si tratta tuttavia più del modo con cui l'autore sacro ha pen-
sato il peccato, che non della modalità del peccato dei progenitori. sulla natura del peccato. La ribellione degli istinti è suffi-
J. GUITTON, Le developpernent des idées dans l'Ancien Testarnent, cientemente spiegata dallo stato di disordine interiore in-
Aix-en-Provence, 1947, pago 102: nel pensiero dell'autore biblico la na-
tura della colpa aveva una relazione oscura col corpo; i pro genitori dotto dall'uomo colla sua ribellione a Dio. Non è tutto
dovevano essere in età adolescente e saggiamente Dio aveva coman- questo perfettamente consentaneo alla natura umana che
dato una riserva totale per un certo tempo.
Per la confutazione della tesi di Mayrhofer cfr. J. MIKLIK, Der cioè la carne si ribelli allo spirito, quando lo spirito' si è
Fall des Menschen, Biblica 18 (1939) 387-396. ribellato a Dio?
(9) Cfr. F. ASSENSIO, 'l'radicion sobre un pecado sexual en el
Pamdiso?, Gregorianum 31 (1950) contesta precisamente l'affermazione
del Coppens sull'esistenza di una Tradizione, documentata negli scritti
dei Padri, sull'interpretazione sessuale del peccato originale, (10) Vedi nota (6),
140 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL PECCATO' ORIGINALE 141

Del resto non mette in risalto l'autore sacro, tra le 5. - Il tentatore


conseguenze del peccato, la morte ancor più della concu-
piscenza? Eppure, dalla natura di qùesto castigo, nulla 36. - Un elemento dottrinale fuori discussione di
si può ricavare per fissare i contorni dell'azione esterna, Genesi 3 è pure la presenza e l'opera di Satana. In qua-
in cui si sarebbe concretata la colpa dei progenitori. lunque modo si voglia intendere il «serpente» (cfr. para-
Riteniamo invece più oggettiva la constatazione di un gr. 43), esso indubbiamente va identificato con Satana.
altro accostamento sintomatico: quello tra la morte e l'at- Già il contesto esclude che si tratti della personifica-
tività genetica. Ci sembra che l'agiografo abbia intuito e
zione di una tentazione nata spontaneamente nell'uomo.
insinui nel suo racconto che la trama dolorosa ed espia-
Infatti Dio, mentre non maledice direttamente l'uomo
toria della storia dell'umanità decaduta sia in parte costi-
(cfr. v. 17), lancia una maledizione senza riserva nè rime-
tuita dal rapporto profondo che intercorre tra morte e
attività genetica, le quali sono in natura due entità biolo- dio contro il «serpente », appunto perchè seduttore (cfr.
v. 14). Dio cioè si schiera in certo modo dalla parte del-
giche complementari (II).
l'uomo contro il «serpente », riconoscendo nella scusa ad-
dotta dalla donna: «il serpente mi ha ingannata» (v. 13),
(11) Tra gli animali bruti l'individuo è in funzione della specie un'attenuante e supponendo perciò un responsabile distinto
e c?nta in qua~to veicolo per la trasmiS5ione dei germi vitali. C'è in-
fattI una provv~denza fe~rea. che regge la vita di ogni specie animale dai progenitori.
e che sembra rIaSSUmerSI nella preoccupazione che i germi viventi si La tentazione è dunque qualche cosa che proviene
comunichino via via a nuovi individui e vengano cosi continuamente
l'innovati e ringiovaniti, senza che mai venga' a morire il plasma vi- dall'esterno, da un essere intelligente e maligno, tanto più
v:ent,e formato ~:;tl lor? comp~esso. L'animale quando ha reso alla spe- intelligente dell'uomo da essere in grado di sedur lo, tanto
c~e Il :SUO serVIZIO -~, In partIcolare, quando ha adempito al suo com-
PIto dI generatore, e lOgICO che muoia, per lasciare il posto ad altri più maligno, in quanto dimostra di avere un interesse
individui.
,~ Anch~ neU:uomo c'è prepotente ~'istinto della generazione, come particolare a suscitare nell'uomo la ribellione contro Dio
c e pure II,nfi.enr~. della morte. Ma l uomo, essendo persona, e cioè e la conseguente catastrofe.
un essere IrnpetlbIle, non è esclusivamente in funzione della specie
e, per ,questo, a!lche. q1:lando ha .dato alla specie quanto era in grado Iddio inoltre dichiara aperto un lunghissimo periodo
dI offnre, non .e le~~ttllno soppnmerlo e la sua morte si sente come di ostilità tra il genere umano e quello stesso «serpente»
qual~he cosa d~ stndente colle a~pi.razioni pi~ profonde. Infatti, pur
Sus~Istend~ deJl1:l0mo l~ parte m~glIore, lo spInto, che attraverso la che viene dunque pensato sussistere per tutto il corso della
:rr;tOlte anZI raggIUnge Il suo destmo definitivo, resta per la specula~
ZlOne puramente l'azionale, l'enigma di questa scissione violenta tra storia umana, fino ad essere totalmente sconfitto. Natural-
anima ~ corpo, violery.ta in qu~nto l'uomo è per natura sua un com- mente si tratta di una lotta e di una vittoria morale, come
posto ~I amb,edue glI elementI. A questo enigma risponde il dogma
della l'lsUrr.ezlOne della carne, che ci assicura della ricomposizione a di ordine morale è stato il primo intervento del « serpente»
perfetta umtà e della glorificazione di tutto l'uomo (cfr. S. THOMAS e la ribellione dell'uomo a Dio.
Swnma contra Gentes 1. 4, c. 79-81). '
No!iamo in,oltre c0!lle l'istinto della generazione crei nell'uomo I libri più recenti della Bibbia non esitano a identifi-
un dUl?lIce. conflItto part19?I<l:rmente acuto. Se infatti l'uomo si abban- care esplicitamente il «serpente» con Satana: «Per invi-
don~ JrrazIOnalme:r:-te allIstmto della generazione, procreando al di
fU01;l del retto ordm~, pecca contro la dignità della propria persona: dia del Diavolo la morte è entrata nel mondo» (Sapienza
se myece al, con~rano sfrutta l'istinto della generazione 8ulo per la
propria soddIs\azlOn~ personale, pecca contro la natura. La soluzione 2, 24); «Voi avete per padre il Diavolo e volete compiere
dI q,uesto conflItto SI ha ~ nel celi"?ato casto, che rappresenta la stibli- i desideri del padre vostro. Fin dal principio egli è stato
maz:-one e. una affermaZIOne erOIca della personalità ovvero nella
~as~Ità cOnIugale,. in cui la finalità dell'istinto. diventa' una funzione omicida e non restò fermo nella verità, perchè in lui non è
J a~lOnevole e nobIle, dell~ pe,rsona. Ma l'una e, l'altra soluzione costi-
~UlSCO~o ~na co~qU1sta dIffiCIle, uno stato di equilibrio perennemente
verità}) (Giovanni 8,44); «il Dragone, il Serpente antico,
. mstabIle, ImpOSSIbIle ,senza l'aiuto della Grazia Divina. che è il Diavolo e Satana» (Apocalisse 12,9,20,2).
~ , ~~-_. __ .~~~-~-~

142 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL PECCATO ORIGINALE 143

Se l'antichissimo racconto della Genesi si esprime su di ordine psicologico: come mai l'essere libero, pur e~sen­
questa identificazione in modo piuttosto velato, è soltanto do peccabile, diventa di fatto peccator~, ope~a,:d? COSI. co-
per evitare uno scoglio pericolosissimo per la primitiva scientemente la propria rovma? In altn ter~Im e Il mIste-
mentalità ebraica, l'introduzione cioè di un essere supe- ro del peccato, il quale però s'illumina suffi~le~teme~te te-
riore, intelligente, capace di rovinare i disegni di J ahvè. nuto conto della natura stessa del libero arbitriO dell uomo,
Era troppo facile che fosse considerato un'altra divinità, e soprattutto di Satana.
capace di far concorrenza a Jahvè. Per la stessa ragione
nel racconto della creazione non si parla di esseri angelici. 6 .• Propagazione della colpa originale
Essi sono introdotti poi alla chetichella, senza presentazio-
ne, nè spiegazione, in circostanze tali da evitare ogni equi- 37. - L'antico autore ispirato presenta !'intero genere
voco. Il monoteismo è così salvaguardato. umano soggetto alla morte, al dissidio interiore e al d?lore,
Il richiamo all'esistenza e all'azione di Satana, pre- per il fatto di essere discendente da un capostipite ~l~elle
sentato come causa prima della rovina dell'umanità, costi- al S1.10 Creatore. S. Paolo (Romani 5, 12) e la defimzlOne
tuisce inoltre uno dei principali elementi risolutori del del Concilio Tridentino (12), parlano non solo di trasmis-
problema dell'origine del male, sul quale s'innesta spon- sione delle conseguenze del peccato, ma del peccato stesso
taneamente una delle più ardue difficoltà contro il mono- che, come precisa l'Httmani generis: «commesso da Ada~
teismo stesso. Come mai da un unico Principio, buono per ma individualmente e personalmente... trasmesso a tuttI
essenza e quindi fonte di ogni bene, può derivare il male, per generazione, è inerente in ciascun uomo come suo
il cui dominio nel mondo è pure tanto vasto? Se il male proprio» (13).
non è e non può essere da Dio, come spiegarne l'esistenza? Ma perchè la colpa dei protoparenti diventa la colpa
Il dualismo rappresentò sempre una delle più seducenti di tutti?
tentazioni metafisico-religiose, appunto come rispost" ov- L'antico israelita il quale sentiva fortemente la soli-
via e, a prima vista, soddisfacente a sì grave interrogativo. darietà anche morale tra i congiunti per vincolo di san-
Il racconto biblico, con profondità e originalità senza
precedenti, non soltanto esclude da Dio una qualsiasi re-
sponsabilità per l'origine del male, ma ci presenta, oltre (12) Sessione V, Can. I e II, DENZINGER, 7?8-78~:
Can. 1. "Se alcuno non professa che 11 prImo. uomo .Adan1.o,
l'uomo, un altro essere libero e per natura sua peccllbile, avendo trasgredito il comandamento di Dio nel ·paradlso,. Sl?-bltO per-
dette la santità e la giustizia nella quale era stato COStltUlt~, e. per
che levatosi contro Dio, rende comprensibile non solo l'ori- l'offesa di tale prevaricazione incorse .!'ira e. l'inl;iignazione dI DJ.O e
gine del male, ma anche le gigantesche sue proporzioni. perciò la morte che Dio gli aveva prima mmaCCIata, e con la morte
la prigionia sotto il potere ~di colui che poi e?be l'iI?pero della mo~te,
Non ha forse il male proporzioni sovrumane? cioè del diavolo, e che tutto Adamo per l'offesa dI quella p~evaric~­
Unico, dunque, Dio e infinitamente buono; colpevole, zione fu mutato in peggio quanto al corpo e quanto all'amma, Sla'
anatema lO. • • d' Ad I i
ma in parte scusa bile, l'uomo come qualsiasi vittima; per- Can. II. "Se qualcuno asserisce che la pr:evarlCaZlOne, 1., amo
abbia nociuto solo a lui e non alla sua pro geme, e che la santItà e la
verso Satana nemico di Dio e dell'uomo, ma soggetto ad giustizia ricevuta da Dio e PC?i pe.rduta, la :perdette sol? ~er sè ~ non i

ambedue nella lotta e soprattutto nella sconfitta finale anche per noi; o che Adamo mqumato per Il peccato dI dlsobbedlen~a,
-abbia trasfuso in tutto il genere umano solo la morte e le penalltà
(dr. v. 15). del corpo, e non anche il peccato che è morte dell'anima, sia anate,m;;t,
Il male cessa così di essere una difficoltà metafisica poichè contraddice all'Apostolo che dice: Per un solo uomo entro Il
neccato nel mondO, ecc," (Rom. 5, 12),
nell'ambito degli attributi divini, e si riduce ad un mistero . (13) Acta Apost. Sedis 42 (1950) 576; Civiltà Catt. 101 (1950) 471.
144 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL PECCATO ORIGINALE 145

gue, non era assillato da questo problema, dimostrando tori fino alle radiazioni cosmiche; sicchè, è per l'incalco-
così d'intuire una realtà che il nostro individualismo può labiÌe risultanza di innumerevoli cause, che noi siamo quel
discutere, ma non distruggere: l'interdipendenza strettis- che siamo, pure nell'inconfondibile ed irripetibile unità del-
sima cioè degli individui nel loro essere fisico e psichico. la persona umana.
Anzi è proprio in modo del tutto particolare il rac- Tra queste cause, ci dice la Bibbia, c'è anche il pec-
conto della Genesi nel suo insieme a mettere in chiara evi- cato del nostro più antico antenato.
denza, come rileva il P. Dubarle la convinzione "che la Dio avrebbe potuto farci come monadi assolutamente
condotta e la sorte di un antenato condizionano il destino chiuse ad ogni influsso estraneo. Ma allora non saremmo
della sua posterità ... Ogni gruppo di popolazione è rappre- uomini, saremmo esseri d'altra struttura. La nostra strut-
sentato come tratto da un capostipite, che gli trasmette sia tura è invece di essere centri d'interferenza personalizzati
il proprio nome, sia i propri caratteri etnici e psicologici. da un'anima immortale.
La sorte vagabonda di Caino, l'assassino, è l'immagine Il concetto cattolico di Chiesa potrà meglio farci com-
della vita nomade dei Qeniti o Cainiti (Genesi 4, 14). Canaan prendere i disegni di Dio riguardo ai singoli uomini. Dio ha
è maledetto in Cam, suo padre, che ha mancato di rispetto messo a disposizione dell'uomo l'elevazione allo stato so-
a Noè (9,25) ». Così degli Ismaeliti (16, 12), dei Moabiti prannaturale, il dono cioè della grazia santificante che
e Ammoniti (19,37-38), di Giacobbe ed Esau e rispettivi maturerà nella gloria. Ora, sono i singoli uomini che rag-
discendenti (27,28-29,39-40). Il Dubarle conclude: «Il nu- giungono questo stato, e tuttavia il dono appare fatto in
mero di questi esempi rende indubitabile che pet il docu- modo collettivo. I singoli cioè arrivano alla Grazia solo
mento iahvista e per l'autore finale della Genesi un'ere- per il fatto di essere inseriti, almeno virtualmente, in un
dità si trasmette da una generazione all'altra ed è questa organismo sovrapersonale, la Chiesa, a cui la Grazia appar-
una delle leggi più importanti della storia. tiene in proprio. I cristiani non formano una Chiesa per
Quando dunque essi tratteggiano all'origine il peccato il fatto di essere uniti a Cristo, ma sono uniti a Cristo per
del primo padre, al quale essi non si preoccupano di dare il fatto di formare la Chiesa.
un nome proprio e che chiamano semplicemente uomo (è I Sacramenti e la Liturgia, in quanto vincoli sociali,
questo il significato del nome: Adamo) è ben chiaro che in quanto azioni esteriori che costruiscono la compagine
essi non intendono in questo caso e solo in questo caso, della Chiesa, sono per ciò stesso i veicoli della Grazia. L'ap-
sospendere il giuoco di questa legge universale della ere-· porto della volontà personale è senza dubbio indispen~a­
dità sia fisica che morale, che si verifica in ogni altro caso. bile dal momento in cui. diventa possibile (età della ragIO-
E questa presunzione è confermata dagli indizi positivi ne), ma non è essenziale,. come risulta dal battesimo dei
nel racconto stesso: la menzione della discendenza in bambini. L'entrare a far parte della Chiesa, come il sussi-
3,15.20» (14). stere stesso della Chiesa, è la risultante di un complesso
La nostra personalità è il punto di incontro d'infiniti di azioni anteriori ed esteriori da cui il Cristo fa dipendere
raggi di influenza, che vanno dalla volontà dei nostri geni- il suo influsso redentore e vivificatore sulle singole anime.
Se Cristo è al primo posto nell'ordine delle cause, tutti
(14) A. DUB~LE,. Lf! péché origi'!tal dans l'Écriture, Parigi 1958,
gli altri, dalla Gerarchia ai semplici fedeli, hanno la ~oro
p. ~7-?8. Sulla sO~l~d"}rleta tra generaz10ni successive cfr. J. DE FRAINE, responsabilità, e mancando la loro cooperazione, la Chiesa
Ind'lV~due_ et soczete dans la relig-io:n de l'A. T., Biblica, 33 (1952)
445;475; F. SPADAFORA, Collettivismo e individuailismo nel V. T., Roma non sarebbe come dev'essere, e molte anime ne restereb-
1953, cap. II-III; J. DE FRAINE, Adam et san lignage, Parigi 1958. bero escluse.
,. i I
146 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL PECCATO ORIGINALE 147

Questo conferimento della Grazia come dono collettivo cato personale del progenitore. La mia anima singola, sce-
neUa umanità redenta da Cristo è del tutto analogo al con- .' vra da qualunque responsabilità individuale, incominciò
ferimento della Grazia (e dei privilegi) come dono collet- ad esistere solo (e non prima) come parte di un complesso
tivo a tutta l'umanità, nei suoi primi inizi, nella persona somatico .e psichico unito a sua volta, senza soluzione di
dei progenitori. continuità, al resto della famiglia umana. Ben lungi dal
Essi ricevettero questi doni non a titolo di gratificaC rompere questa continuità biologica ed etnica, l'anima ne
zione personale, ma a titolo di bene collettivo di tutta la assunse la fisionomia concreta, e con essa la privazione
natura. Sarebbe bastato nascere da Adamo per avere per della Grazia e dei privilegi, ed una tale privazione quale
ciò stesso il dono della Grazia, come ora basta essere inse- è nella collettività .dei figli di Adamo, effetto cioè di una
rit.o nella Chiesa mediante il Battesimo per avere la Grazia colpa, e dunque colpevole. Essa venne così in comunicazio-
di Cristo. Il vincolo che avrebbe legat.o l'umanità intera, la ne con uno stato di colpevolezza preesistente, così come più
generazione, sarebbe stato nel contempo il canale, la causa tardi venendo inserita nella Chiesa, venne in comunicazio-
della Grazia, il vincolo che avrebbe stretto ogni individuo, ne con uno stato di Grazia preesistente nella Chiesa stessa
non solo coi suoi simili, ma anche con Dio come fine so- in forza eli Cristo Redentore. Così per il peccato di origine
prannaturale. passa nel singolo non solo una conseguenza, o una pena
Ma perchè tutto ciò non avvenisse come qualche cosa della colpa, ma la colpevolezza stessa che pesa sulla natu-
di fatale, di meccanico, era opportuno che i primi deposi- ra in blocco. E tuttavia il singolo non contrae una respon-
tari di questo dono liberamente cooperassero alla sua tra- sabilità individuale, il che sarebbe un controsenso. «Pec-
smissione, così come a suo tempo i singoli eredi di questo cato» è il termine che più si adatta ad esprimere questa
dono liberamente avrebbero ratificato - con la fede e le realtà inerente ad ogni uomo per il fatto stesso della sua
opere - la fortuna da loro ereditata. origine dal primo uomo, e tuttavia è un termine analogico,
La colpa personale dei progenitori implica la distru- che non coincide perfettamente con il senso di questo ter-
zione del dono da Dio assegnato come bene collettivo del- mine quando è applicato ael un atto personale di colpa.
l'umanità, distruzione fatta liberamente dagli uomini, che Rimane ancora una domanda: perchè Dio, per confe-
avevano la responsabilità di trasmettere tale dono. Così i rire agli uomini questi doni di santificazione ha scelto un
vincoli della generazione non sono più canali della Grazia, mezzo collettivo, sia nel caso dell'elevazione della natura
e l'un1anità non è più, come doveva essere, una grande in Adamo, come nel caso della santificazione della Chiesa
unica Chiesa. in Cristo ? Non avrebbe per ciò stesso scelto un mezzo
In questo modo si comprende perchè lo stato di deca- meno favorevole all'individuo, il quale viene così a dipen-
denza dell'umanità sia insito nei singoli come «peccato ». dere dalla responsabilità degli altri?
Stato di peccato (peccato abituale) è l'essere una creatura Rispondiamo che, senza negare la possibilità di altri
estranea alla intimità con Dio (privazione della Grazia) in ordini di provvidenza, quello scelto ela Dio sembra più
forza di una colpa commessa con un atto libero di volontà conforme alla natura degli uomini. Una personalità anche
(atto di peccato). eccezionale non può esaurire tutte le possibilità di perfe-
La grande famiglia umana nel suo complesso va gene- zionamento della natura umana. Ciò che non è realizzato
randosi in stato di peccato (<< peccatum naturae »), nel sen- da uno è realizzato da un altro; ed il bene dell'uno diventa
so che nasce priva della Grazia, e questa privazione nOn è anche il bene dell'altro, se due persone sono unite in una
un semplice difetto morale, ma sussiste in forza del pec- comunione d'amore. L'individualismo, come contrapposi-
148 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL PECCATO ORIGINALE 149

zione 'dell'individuo al resto dell'umanità, è anche un im- Estendendo il campo di osservazione, l'antropologia e
poverimento: !'individuo escluderebbe da sè tutta quella in particolare la paleontropologia constatano nelle razze
ricchezza di natura che egli non può possedere per intero. viventi e ancor più in quelle estinte marcate differenze
Come l'individuo non può venire all'esistenza senza il con- morfologiche, nella forma del cranio, degli occhi, nella di-
corso di altri, così neppure può perfezionarsi da solo. Que- mensione del tronco e degli arti, nel colore della pelle ecc.
sta concezione, lungi dal diminuire la responsabilità indi- Si notano pure spiccate diversità fisiologiche (composizio-
viduale diluendola nel complesso sociale, l'aumenta gran- ne del sangue, età puberale ecc.) e psichiche (diverso tipo
diosamente, rendendo ciascuno responsabile anche per gli e grado d'intelligenza, di emotività ecc.). Si conclude al-
altri. l'impossibilità di ricondurre ad una origine comune gruppi
Se questo piano scelto da Dio ha avuto una conse- tanto differenziati, le cui caratteristiche sarebbero spiega-
guenza dolorosa nel peccato d'origine, non è stata tuttavia bili soltanto ricorrendo ad una origine multipla. Il polige-
preclusa l'ascesa dell'umanità verso il suo fine ultimo. Essa nismo inoltre renderebbe più facilmente ragione dell'in-
si realizza per una via meno gioconda, ma non meno glo- cremento poderoso della collettività umana e della soprav-
riosa. La narrazione biblica lascia uno spiraglio di speran- vivenza delle razze nella lotta per la vita.
za: il trionfo del serpente seduttore non è definitivo: «Es- Non è nostro compito nè esporre, nè valutare dal
so (seme della donna) ti schiaccerà il capo}} (Genesi 3, 15). punto di vista scientifico quest'ipotesi. Riferiamo soltanto
E questo spiraglio andrà sempre più allargandosi e chia- alèuni giudizi di competenti. Intorno all'argomento prin-
rendosi in successive rivelazioni ({{ messianismo »), finchè cipale che è quello tratto dalle differenze morfologiche il
verrà Colui che dirà: «lo sono la resurrezione e la vita}} Marcozzi (16) osserva: «Tali differenze (tra i fossili uma-
(Giovanni 11, 25) e provocherà il grido della gioia cristia- ni) non sono tali, studiate oggettivamente, da autorizzare
na: «Dov'è o morte la tua vittoria? }} (1 Corinti 15,35) ('5). uno smembramento della famiglia umana in più specie
'wturali distinte. Infatti differenze morfologiche anche mab '
,5iori si osservano fra le varie razze d'animali tuttora eSI-
7. - L'ipotesi poligenista
dtenti, che pur discendono certamente da un unico ceppo.
Si pensi, per esempio alle enormi differenze morfologiche
38. - Il Poligenismo è quell'ipotesi scientifica la quale
che passano fra le diverse razze di cani... Eppure appar-
ritiene che i gruppi umani sia fossili che viventi derivino
tengono alla medesima specie, ed hanno avuto le medesi-
non solo da più coppie, ma addirittura da più specie pri-
me origini. Dunque le sole differenze morfologiche non
mordiali. Di conseguenza ad Adamo ed Eva non compe-
sono sufficienti ad autorizzare lo smembramento d'un
terebbe il titolo di progenitori del genere umano.
gruppo di organismi in tante specie naturali distinte e
Isacco de la Peyrère (1594-1676) formulò per primo
dalle origini indipendenti. Tanto più che nel caso degli
quest'ipotesi nel tentativo di conciliare con la Bibbia i Uomini, si trovano tutte le forme intermedie fra i tipi più
dati cronologici indicati negli antichi documenti caldei ed
differenziati sia viventi sia fossili}}.
egiziani, ed in particolare nell'intento di spiegare le diffe-
Tutto questo spiega come quasi tutti i naturalisti pre-
renze tra le razze umane.
sentemente siano monogenisti. «Fra gli altri ricordiamo

(15) Sul protovangelo vedi una trattazione più sviluppata al pa-


ragrafo 113. (16) Cfr. V. MARCOZZI, La vita e l'uomo, Milano 1946, p. 362.
150 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL PECCATO ORIG1NALE 151

Dubois, Ellioth, Smith, Giuffrida-Ruggeri, il Keith, il Pil- IUZIO. nismo -mutazionista sarebbe cioè più facilmente con-
I. .
grim, lo Schwalbe, tutti gli autori italiani che hanno coo- ·1· bile col monogenismo che col po 1gemsmo.
perato all'opera: {( Razze e popoli della terra" curata dal Clla Ma qualunque sia il valore sClentl. ·fico d e Il'·IpO t :Sl. . p oli
.-
Biasutti nel 1941 (17). . ta- Cl· chiediamo: qual'è il pensiero della BIbbIa m
gems , -
osito? Il racconto della Genesi mentre suppone 1 po 1-
·1 r
Similmente il Leonardi: {( AI momento attuale il poli-
genismo è assai in ribasso e, almeno nei riguardi dell'Uma- pro~smo ~ella creazione degli animali, presenta i soli Ada-
nità attuale, la quasi totalità degli Autori, per quanto mi gem d Eva quale unica coppia progenitrice dell' intera
consta, tende ad ammettere l'origine unitaria e l'unità spe- mo e . d· l . . l
umam·ta' . Infatti a questa unica coppia - pnmor . la
. e SI .ncoh.-
cifica, trovandosi così pienamente d'accordo con la Teolo- legano i vari popoli, tramite le genealogIe del Patnarc 1
gia cattolica" (18). Notiamo però che {( Monogenismo" per antidiluviani e postdiluviani.
la teologia cattolica non significa soltanto derivazione del- Anche il resto della Bibbia nOn conosce uomini che
l'umanità attuale da una stessa specie naturale, ma da
non discendano da Adamo ed Eva.
un'unica coppia, fatto questo che la scienza non può con-
fermare, ma neanche contestare, qualora accetti, come si L'Ecclesiastico (25, 24) dichiara:
è detto, l'unità specifica.
Dalla donna ebbe principio il peccato
Quale rapporto intercorre tra evoluzionismo e poli- e per sua cagione si muore tutti.
genismo? E' la seconda ipotesi inseparabile dalla prima
come inevitabile conseguenza? E' utile sottolineare al ri- La Sapienza (10,1) chiama Adamo: {( il primo uomo
guardo, dal punto _di vista scientifico, che la derivazione da Dio formato, il padre del mondo)} (cfr. anche 7,1).
dell'umanità attuale da più coppie di progenitori è colle- Ma soprattutto il Nuovo Testamento e il ~~giste~o
gata non tanto coll'ipotesi evoluzionista, quanto col modo della Chiesa forniscono gli elementi per una deCISiOne m
di concepire e rappresentarsi l'evoluzione. Se infatti si
merito.
pensa che le stesse cause hanno influito sulle stesse razze In Romani 5, 12, 19 e in 1 Corinti 15,21-22. 45A:
di antropoidi per trasformarle gradualmente in razze uma- S. Paolo rende ragione dell'universalità del peccato ongl-
ne, diventerebbe probabile che tale processo evolutivo sia naIe e della morte, ricollegando tutti gli uomini ad Adamo
avvenuto contemporaneamente in luoghi e soggetti diver-
peccatore e supponendo perciò il monogenismo (19) .. Il Ma-
si. Non appare infatti una ragione speciale che inviti a
gistero Ecclesiastico, secondo la stragrande maggIO~a~za
limitare un processo evolutivo che investe tutta la sfera
animale, restringendo lo nel caso degli antropoidi soltanto del· teologi , si sarebbe già pronunciato in modo..defimtlvo,
l (20)
a due individui, che sarebbero così gli unici progenitori nel decreto del Concilio di Trento sul peccato Ol'lgma e .
dell'umanità attuale. Se invece l'evoluzione è avvenuta Qualche raro teologo ha pensato invece che il de~reto stes:
per una catena di mutazioni casuali scarsamente probabili, so, non avendo di mira una presa di posizione nel r~g~ardl
come sembrano ritenere oggi i più, è assai improbabile che del poligenismo ma solo nei riguardi del peccato ongmale,
tale serie di coincidenze si sia verificata in più casi. L'evo- parli presupponendo il monogenismo, come cosa comune-

(17) Cfr: V. MARCOZZI, O. C., p. 358, (19) Cfr. B. MARIANI, Il Poligenismo e S. Paolo, Euntes docete,
(18) P. LEONARDI, L'evoluzione biologi0a. e l'origine dell' uomo, 4 (1951)
2 a ed., Brescia, 1949. (20) 126-145.
Cfr. i canoni _del Concl·ll·O Tridentino citati alla nota 12.
152 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA .J_ L PECCATO ORIGINALE 153

mente ammessa, ma non intendendo includerlo nella defi- L'Enciclica dunque mentre lascia la porta aperta al-
nizione (21). l'evoluzionismo, sembra definitivamente chiuderla al poli-
L'Enciclica « Humani generis» dopo aver parlato del- genismo, pure usando, cOlr:e quakuno .ha sottolir:eato con
l'evoluzionismo (cfr. paragr. 31, nota 17) a proposito del notevole rilievo (23), un lmguagglO pmttosto misurato e
poligenismo precisa: «Però quando si tratta dell'altra ipo- con formulazione nega.tiva (<< in nessun modo appare come
tesi cioè del poligenismo, allora i figli della Chiesa non go- queste affermazioni si possano accordare»).
dono affatto della medesima libertà. Poichè i fedeli non
possono abbracciare quella opinione i cui assertori inse-
gnano che dopo Adamo sono esistiti qui sulla terra dei veri 8. • Le concezioni dell'antico Oriente
uomini che non hanno avuto origine, per generazione' na- 39. - Una rassegna delle concezioni dell'antico Orien-
turale, dal medesimo come da progenitore di tutti gli uo- te, portando il lettore a rintracciare eventuali affinità (}
mini, oppure che Adamo rappresenta l'insieme di molti
divergenze di concetto o di linguaggio, lo mette in grado
progenitori; ora, non appare in nessun modo come queste di meglio valutare il testo sacro, inquadrato nell'ambiente
affermazioni si possano accordare con quanto le fonti della in cui vide la luce e di fissarne con maggior esattezza il
Rivelazione e gli atti del Magistero della Chiesa ci inse- genere letterario.
gnano circa il peccato originale, che proviene da Un pec- Dovunque gli uomini hanno portato la loro riflessione
cato commesso da Adamo individualmente e personal- sulle tristi condizioni della vita umana, si sono posti due
mente, e che, trasmesso a tutti per generazione, è inerente domande: «E' sempre stato così? Perchè è così? ».
in ciascun uomo come suo proprio» (22). Notiamo che il Alla prima di queste due domande rispondono le tra-
documento pontificio, inserendo l'espresione «dopo Ada- dizioni di un'era primitiva di felicità, di cui è classico esem-
mo », si disinteressa dell'ipotesi che prima di Adamo si pio l'età del!'oro descritta da Esiodo ne «Le opere e i.
siano estinte razze più o meno simili all'umanità prove- giorni» (vv. 109-126).
niente da Adamo. Quello che «non appare in nessun modo
Anche alcuni documenti dell'antico Oriente parlano di
conciliabile» con il dogma della trasmissione universale
una età remota in cui la vita era diversa da quella attuale,
del peccato dei protoparenti è il poligenismo applicato al- senza tuttavia presentarla come particolarmente felice e
l'umanità attuale.
desiderabile:
(21) Su tale questione si vedano: F. CEUPPENS, Le polygénisme «In Dilmun il corvo non ancora gracchiava,
et la Bible, Angelicum, 2·1 (1947) 20-32, M. FLICK, Il poligenisrno e il il nibbio non emetteva il suo grido.
dogma del Pecca'to originale, Gregorianum, 27 (1947) 558. R. GARIUGOU- Il leone non colpiva a morte,
LAGRANGE, Le monogénisme n'est il nullement révélé? Doctor Commu- lo sciacallo non rapiva gli agnelli."
nis',1 (1g-~8), pago 19~ .. H. LE~NERZ, Qnid theoloyo dicendum de paly- l/occhio malato non diceva: io sono un occhio malato,
gf!nzs:no? In De h01mn~s creatwne atque elevatwne et de peccato ori- il .capo malato non diceva: io sono un capo malato ...
g~;tal't, Roma 1948, p. 81-98. J. BATAINI, Monogénisme et polygénisme, L'ispettore dei canali non ancora comandava di dragare,
D1V~S Thomas Placo 52 (1949) 187-201. B. MARlANI, Poligenis'flw, in il sorvegliante non ancora si aggirava nel suo distretto.
Enczclopedia Catt., val. IX, Città del Vaticano 1952, pago 1676-1680. Il potente non imponeva lavori gravosi,
.. Prima dell'H-umani generis non escludevano la possibilità di con- nel distretto della città non risuonavano grida di lamento" .(24),
cIlIare con la dottrina cattolica il poligenismo i seguenti studiosi cat-
tolici: A. J. BOUYSSONIE, Polygénisme, in Dict. de Theol. Cathol. t. 12,
p. II, col. 2532. J. GUITTON, La pensée moderne et le catholicisme, Aix- (23) Cfr. J. LEVIE, L'Enciclique "Humani Generis ", in «Nouvelle,
en-~r?vence, 1936, p. 39., R. BOIGELOT, ,L'origine _de l'homme, Etudes Rev, Theol. ", 82 (1950), 789.
Rellgleuses, n, 449-450, Liege, 1938, p. 35-38. H. RONDET, Les origines (24) G. RINALDI, Il mito sumerico di ~ Enki e Ninhu'rsag in Difr.
humaines et la theolagie, in Cité Nouvelle, 1943, 'p. 961-987. mUfl », e Gen, 2-3, Scuola Catt. 76 (1948) 36~50; M. WITZEL, Texte zum.
(22) Cfr. nota 13, Studium Sumerischer Tempel und Kultzent1'en, Roma, 1932, 9-11.

.1
154 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL PECCATO ORIGINALE 155

Precisamente queste espressioni del poema sumerico Tuttavia, Ut-napishtim prima di congedare l'eroe gli
En-e-ba-am possono indurre il lettore a credere che vi si indica la «pianta della vita" che quello riesce a strappare
tratti di una specie di paradiso terrestre. In realtà il senso dal fondo del mare:
di questo e simili testi è ben diverso: è la quiete uniforme
e sterile di una vita senza civiltà. E' segnalata l'assenza di «Ghilgamesh disse a Ur"shanabi, il battelliere:
Ur-shanabi, questa pianta è una pianta famosa,
alcuni inconvenienti della civiltà, per descrivere la non grazie a cui l'uomo riottiene il suo soffio di vita,
esistenza della civiltà stessa, la quale dal contesto (25) è La porterò entro le mura di Uruk e ne farò mangiare,
distribuirò la, pianta!
presentata come dono divino e sommamente desiderabile. Il suo nome è: il vecchio diventa giovane;
lo ne mangerò e ritornerò allo stato della nlia giovinezza ... '"
Dunque nessuna vera età dell'oro è segnalata nei docu-
menti più vicini alla letteratura israelitica. Ma la gioia dell'eroe dura poco: durante il viaggio di ~
Quanto alla seconda delle domande surriferite «Per- ritorno,
chè è così?" il pensiero babilonese non ha che una rispo-
sta: «Gli dei hanno voluto così: il destino dell'uomo e me- «Ghilgamesh vide un pozzo la cui acqua era fresca;
luttabile ». Una nebbia triste di pessimismo avvolge tutta vi discese dentro e si lavò con l'acqua.
Un serpente sentì l'odore della pianta,
la concezione babilonese sul destino dell'uomo. ... salì e portò via la pianta ...
Allora Ghilgamesh si siede e piange
C'è tutto un poema che sembra destinato principal- sulla sua guancia scorrono .le sue lacrime". ».
mente a tradurre in forma plastica l'aspirazione dell'uomo
verso una vita che non finisca mai, è il famoso poema di La conclusione è questa: la vita è irraggiungibile, se
Ghilgamesh. Questo eroe, considerato dalla tradizione su- neppure Ghilgamesh ha potuto riuscire. E in un fram-
merica come quinto re· di Uruk dopo il diluvio, compie mento del poema scritto al tempo di Hammurapi (sec.
grandi imprese con l'amico Enkidu. Senonchè Enkidu vie- XVIII a. C;) troviamo tale conclusione espressa in termini
ne a morire. Di fronte al cadavere dell'amico, Ghilgamesh assai espliciti: è il risultato delle indagini filosofiche del-
non sa capacitarsi dell'ineluttabilità della morte: l'antico Oriente:

«Enkidu, l'amico mio che amavo, è diventato simile al fango «O Ghilgamesh, perchè corri da ogni parte?
ed io, non mi coricherò come lui? Non mi rialzerò 'mai più? ". La vita che tu cerchi, non la troverai!
Quando gli Dei crearono l'umanità,
la morte posero per l'umanità,
Ed allora intraprende un lungo viaggio, per dove nes- la vita ritennero nelle loro mani.
Tu, o Ghilgamesh, riempi il tuo ventre,
sun mortale è mai passato, in cerca del suo antenato Ut- giorno e notte rallegrati, tu;
napishtim, il Noè babilonese, che dopo il diluvio era stato ogni giorno organizza una festa.
Considera il piccolo che ti afferra la mano,
divinizzato. La moglie di Ut-napishtim, da lui finalmente la sposa si rallegri sul tuo cuore ... " (26).
trovato, intercede per il povero Ghilgamesh, ma si sente
rispondere: Questa specie di epicureismo ha tuttavia un fondo di
grande amarezza, che appare anche da un'altra composi-
"E' cattiva l'umanità, ti farà del male! :t,

(26) Cito dal P. DHORME, Cho-ix de textes relig'ieux assyro-babylo-


(25) Cfr. il poema sulla fondazione di Eridu, ibid., p, 38 ss. niens, Paris, 1907, 183-316. Cfr. J. B. PRITCHARD, O. C., p. 96 e p. 90.
156 PAGINE DU'FICILI DELLA BIBBIA IL PECCATO ORIGINALE 157

zione babilonese: il mito di Adapa (27). Adapa è intimo del ma circa il tempo di Mosè si erano già diffuse in tutto
dio Ea, il qUale: l'Oriente, insieme con gli altri elementi culturali della
civiltà mesopotamica.
«A lui la scienza gli diede, la vita eterna non gli diede! ».
AI nostro scopo è interessante rilevare come in questi
. racconti a sfondo filosofico il pensiero non sia espresso in
Adapa tuttavia, come Ghilgamesh, fu in procinto di termini astratti, ma attraverso un linguaggio concreto, che
avere anche la vita eterna, ma non vi riuscì. Infatti, aven- richiama cose notissime nell'ambiente in cui vennero alla
do in un momento di dispetto rotte le ali al vento del sud, luce questi scritti: cioè:
fu chiamato dal dio supremo Anu a rendere conto del suo
operato. Ea si preoccupa del suo protetto e, temendo qual- - la pianta della vita, simbolo dell'irraggiungibile vita
che sinistro, gli consiglia: eterna. .
- la scienza in senso magico, che pure non giova a
«Un cibo di morte ti presenteranno - non mangiare! colmare l'aspirazione umana.
Acqua di morte ti presenteranno - < non bere! ~. - il serpente, forse più come genio che presiede alla
vita e alla vegetazione, che non come essere malefico.
Senonchè Anu pensò che Adapa sapeva troppe cose La pianta della vita, come «simbolo letterario », ap-
per lasciarlo tra gli uomini: pare anche al di fuori di un contesto. filosofico, come puro
modo di dire. Così in una lettera assira leggiamo: «Noi era-
«Perchè Ea a un uomo non puro le cose del cielo e della terra
[ha rivelato? vamo dei cani morti, ma il re mio signore ci ha reso la vita
un. cuore (= me~te) grande gli ha posto, un nome gli ha fatto presentando alle nostre nari la pianta della vita» (29).
NOl che cosa gll faremo?
Il c~bo della v~ta 0f!riteg~i - e che egli ne mangi! Asarhaddon re dell' Assiria dice: «il mio regno sarà salu-
1,1 cIbo della vl.ta gl~ offr~rono _. ed egli non ne mangiò, tifero per la carne degli uomini quanto la pianta di vi-
l acqua della VIta gll offrIrono - ed egli non bevve ... »,
ta» (30). In un inno religioso Marduk è celebrato come
Anu si meraviglia molto della cosa, ma la triste con- «(il donatore) della pianta di vita» (31). P. Deimel enu-
clusione è inesorabile: mera almeno dieci raffigurazioni in ceramica o pietra di
tale pianta, con accanto una divinità custode (").
«Prendetelo e conducetelo nella sua terra». In conclusione nell'ambiente culturale più vicino al
mondo biblico troviamo una filosofia dei destini umani,
Notiamo che parte di questo mito fu trovato in Egitto, concretata in esemplificazioni atte ad inculcare l'idea del-
con le famose tavolette di EI-'Amarna (sec. XV-XIV) ("). l'assoluta inanità delle aspirazioni umane ad una sorte
Ciò significa che tali concezioni non erano solo il frutto di migliore.
speculazioni ristrette alla cerchia dei sapienti babilonesi, E' una visione nettamente pessimistica e sconfortata,
dalla quale esula il minimo accenno ad una speranza in
. (?7)P. DHORME, o. ç., p. 184-157; J. B. PRITCHARD, O. C., pp. 101-102.
SI nO,tl che Adapa non e presentato dal mito come il primo uomo: non (29) Altri esempi nell'artico eli P. PLESSIS, Babylon et la Bible,
ha mente a che fare con Adamo. Suppl. au Dict. de la Bible, t. l,_ C. 738.
(28) Cfr. G. RICCIOTTI, La storia d'Israele voI I paragr 43-5' (30) Cfr. A. DEIMEL, Genesis, cc. 2-3 monumentis assyriis com-
S. MO~CATI, L'Oriente ~ntico. ~ilano 19?2, p. 42-45;' c.' R. GOlIDON, il parata, Verbum Domini 4 (1924) 285.
Vecch.w Testamento e ~ popoh del li! edzten'aneo orientale trad ital (31) Cfr. A. DEIMEL, ifJidem.
. BreSCIa 1959, p. 84-90. ' . .,
(32) Cfr. A. DmMEL, o. c., p. 386-387.
158 P AGJNE DIFFICILI DELLA BIBBIA
IL PECCATO ORIGINALE 159
un avvenire migliore, quella speranza che forma invece
ispiratore, nello stendere il racconto del primo peccato, è
l'epilogo di Genesi 3. Così l'umano soffrire, che si condensa storico-dottrinale. Altrettanti fatti storici sono dunque: lo
nella morte, oltre non avere rimedio, neanche ha una spie-
stato privilegiato dei protoparenti, elevati all'am~cizia "
gazIOne plaUSIbIle. Non si parla affatto di una colpa del-
all'intimità con Dio, atti all'immortalità corporale, lmmu~,
1'':'0171,0 e di u~ meritato castigo, sicchè tutta la responsa-' dalla concupiscenza e dal dolore dotati di scie!,za suffI-
blhta della triste sorte dell'umanità ricade sugli dei. Per
ciente; la prova della loro sudditanza a Dio;. la tentazione
questo certi passi del poema di Ghilgamesh costituiscono di Satana; la caduta e la perdita dei privilegI; la promessa
un atto di accusa contro la divinità, per il sua comporta-
mento nei riguardi dell'uomo. della futura redenzione; la trasmissione all'intera uma-
nità della triste eredità.
Una filosofia dunque oltrechè pessimistica oltremodo Questo patrimonio storico dottrinale è, come si è detto
as~u.rda e mostruosa, che il racconto biblico del peccato (cfr. paragr. 34), troppo chiaramente disegnato dal. testo
orlgmale pone proprio (coincidenza casuale?) sulle labbra sacro e ancor più chiaramente Illustrato dal MagIstero
del « serpente" seduttore, il quale insinua precisamente al- della Chiesa, perchè sia possibile avanzare dubbi.
la prima donna il sospetto della gelOSia e della malevo- Ciò che è consentito porre in prudente discussione ed
lenza di Dio verso gli uomini.
indagare ulteriormente, non è dunque il genere letterario
E fu proprio questo dubbio intorno all'amore del Si- del nucleo centrale del racconto sacro, ma soltanto il signi-
gnore, il primo passo verso la caduta che segnò la ro- ficato preciso dei singoli elementi della presentazione pIa-
vina dell'umanità.
. stica e cioè: l'albero della vita, l'albero della scienza del
La narrazione biblica del peccato originale ci appare bene e del male il serpente tentatore, il giardino-paradiso.
ora sotto una nuova luce. Anche qui c'è una filosofia sul La giustificazione' autorevole di questo metodo ese-
destino umano, ma tale da risultare come un'apologia di getico e di questa distinzione, la ritroviamo nelle seguenti
Dw. E' dunque ispirata da una concezione di Dio total- dichiarazioni del Segretario della P.C.B. nella lettera al
mente nuova: Dio saggio e buono non è la causa della Card. Suhard: « ... i primi undici capitoli della Genesi ...
triste sorte dell'umanità. La causa è Un fatto colpevole da riferiscono in un linguaggio semplice e figurato, adattato
. parte dell'uomo. Anche questa connessione Con Un fatto, alle intelligenze di un'umanità meno progredita, le verità
tale da rispondere alla domanda: « Fu sempre così?» _ fondamentali presupposte all'economia della salvezza e in
estranea alla problematica babilonese _ e aij'altra: «Per- pari tempo la descrizione popolare delle origini del genere
chè è c?sì?", e tale da costituire il presupposto dell'attua- umano e del popolo eletto". Lo stesso pensiero è chiarito,
le condIZIOne umana, è totalmente nuova e proviene dalla 'con un richiamo alla prudenza nell'applicazione, nell'Enci-
Rivelazione.
clica «Humani generis" (cfr. paragr. 49).
Si tratta dunque nel nostro caso di precisare la por-
tata «del linguaggio semplice e figurato, adattato alle in-
9. - Il genere letterario di Genesi 3
telligenze di un'umanità meno progredita », con cui l'au-
tore sacro ha narrato il fatto storico del peccato originale.
. 40. - Dopo quanto si è detto nei paragrafi precedenti,
II ge:oere letterario di Genesi 3 è ormai, nelle sue linee es: Al riguardo osserviamo:
senzlah, sufficientemente definito.
a) Il racconto biblico, interpretato a dovere, nulla
L'intenzione del narratore biblico e quindi di Dio
contiene di fiabesco o d'infantile e quindi di storicamente
._-~----------------------

160 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL PECCATO ORIGINALE 161

inaccettabile. I dettagli della narrazione vanno intesi CIOe, ternaturale, SÌ da renderlo un cibo capace di strappare
com'è logico, alla luce delle idee dottrinali che effettiva- perennemente l'uomo alla ,morte. Nessuna assurdità in
mente vogliono esprimere e che formano la trama più tutto questo, sicchè un atteggiamento negativo sarebbe
profonda del grande dramma. Nè l'albero della vita, nè un preconcetto aprioristico, Non ha Dio, in Un altro or-
quello della scienza, nè il serpente tentatore, nè il giardino- dine di realtà, s'intende, affidato ad elementi altrettanto
paradiso risultano per sè, come tosto vedremo, elementi modesti e caduchi (vino, pane, acqua, olio), il potere di
inverosimili, tali da esigere che dal senso letterale-proprio conferire nel rito sacramentale, addirittura la vita eterna?
si passi a quello metaforico. Ci sono tuttavia indizi di carattere .letterario che sug-
b) Le ragioni che potrebbero suggerire questo pas- geriscono una certa cautela nell'interpretazione stretta-
saggio sono soltanto di carattere letterario e riguardano mente letterale del testo sacro. Dai rilievi del paragr, 39
soltanto la forma e non il contenuto. Cioè in concreto si risulta che nell'antico Oriente !'idea di immortalità è spes-
tratta di constatare eventuali affinità tra le espressioni so, con sfumature diverse, concretamente tradotta colla
(tra i concetti già abbiamo rilevato non ne esistono) usate espressione: pianta di vita, erba di vita.
nel testo sacro e analoghe formule, fatti o idee correnti Non è impossibile che questa concezione dell'antico
nell'antico Oriente, capaci di suggerire all'agiografo un Oriente abbia suggerito all'autore ispirato di tradurre in
racconto e un linguaggio figurato di quel tipo (33). un simbolo letterario strutturato con elementi a tutti noti,
e) Al punto attuale delle ricerche non si dispone un fatto storico ed un concetto a tutti ignoto: poter vivere
ancora di dati sufficienti, tali da permettere conclusioni sempre! Mentre Ghilgamesh insegue inutilmente la pianta
solidamente probabili sul preciso genere letterario dei det- di vita (e ciò significa i. questa è una speranza chimerica,
tagli di Genesi 3, quali ad es. invece risultano per il rac- perchè gli dei non vogliono che gli uomini abbiano que-
conto della creazione di Genesi 1. sto dono) il primo uomo ebbe a sua disposizione il famoso
Passiamo ora in rassegna i singoli particolari. albero della vita; ciò che significa: Dio non fu geloso del-
l'immortalità, ha dato all'uomo di poter vivere sempre (34),
Ma dopo il peccato il grande dono ritorna ancora una
a) L' a l ber o d e II a v i t a volta una chimera: "i Cherubini e la fiamma della spada
guizzante» (v, 24) precludono ormai per sempre l'accesso
41. - Nulla, ripetiamo, per sè si oppone alla piena alla pianta della vita,
storicità di questo dettaglio. Infatti, come Dio ha dato Stando al tenore del testo originale, non sembra si
al cibo comune la possibilità di reintegrare nell'uomo le debba pensare a Cherubini armati di spada, ma piuttosto a
energie, sopperendo alla consunzione quotidiana dell'orga- due soggetti ben distinti e autonomi: i Cherubini da una
nismo umano, nulla vieta di pensare che l'anni potenza di- parte e «la fiamma della spada» dall'altra.
vina abbia conferito al frutto di una pianta una virtù pre- L'ambiente mesopotamico offre riscontri assai signifi-
cativi. I Cherubini richiamano, nel nome e nel compito, i
kàribu assiro-babilonesi, che, raffigurati come leoni o tori
(33) Vedi i punti di vista diversi di A. DUBARLE, O. C., p. 52 e di
Y. LAURENT, Le caractère historique de Gen. II·III dans l'exégèse
fmnçaise au tournant du XIX siècle, in Eph. TheoI. Lov. 23 (19471 (34) ,L'immagine dell'albero della vita ritorna ancora come sim-
36-69 e G. CASTELLINO, La staricità dei -capi 2-3 del Genesi, Roma 1951,
p. 22; G, LAMBERT, Le drarne du .1ardin d'Eden, Nauv. Theol., 76 bolo letterario nei seguenti passi biblici: Provo 3, 18; 11. 30; 13, 12;
(1954) 917-948; 1044·1072 ]5, 4; Apoc.2, 7; 22,2'; 22, 14, Che cosa s'intenda per simbolo letterario
già abbiamo spiegato al c~pitolo II.

"
162 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA ' IL PECCATO ORIGINALE 163

alati con testa umana, venivano posti come custodi all'in- to «della scienza del bene. e del male» in quanto il non
gresso dei palazzi, scolpiti su colossali blocchi di pietra ("). mangiare o il mangiarne implica da parte dell'uomo l'ac-
Un testo pubblicato da Thureau-Dangin sembra por- cettazione dei propri limiti, o il tentativo di superarli. Anzi,
tare un po' di luce anche per l'identificazione «della fiam- quanto più è arbitrario l'atto di ossequio richiesto da Dio,
ma della spada guizzante », rimasta per lungo tempo un . tanto più è effetto e indizio di fede l'ossequio stesso.
elemento piuttosto enigmatico. Circa il 1100 il re Tiglat- . Notiamo tuttavia come la relazione così concepita tra
Pileser I dichiara riguardo a una città conquistata: «ho la «scienza» e "l'albero» risulti piuttosto indiretta. L'al-
fatto un fulmine di bronzo e ho scritto sopra il bottino bero si dovrebbe in tal caso denominare più propriamente
conquistato coll'aiuto del mio dio Assur; vi ho pure scritto {( dell'ubbidienza )}, mentre l'autore, con ogni insistenza, lo
sopra la proibizione di occupare la città e di ricostruirla. presenta in rapporto diretto con la « scienza del bene e del
In quel luogo ho edificato una casa e vi ho posto sopra il male». .
fulmine di bronzo» (36). Veramente, come nota Hei- Trattandosi di due oggetti piuttosto eterogenei: un
nisch ('"), il testo biblico non parla di «fulmine», ma di albero reale e la scienza, non è facile pensarne in concreto
« spada»; ci sembra però che tra i due oggetti sussista una la mutua relazione diretta, sicchè l'interpretazione meta-
notevole affinità. forica sembra presentarsi come più ovvia: "l'albero della
Date queste analogie, il P. Ceuppens (") ammette in scienza » altro non sarebbe che la scienza stessa sotto figura
forma dubitativa che, sia i Cherubini, sia «la fiamma della di un albero. Tanto più che in realtà la manducazione del
spada», possano considerarsi dei simboli, introdotti ad in- frutto non. diede la scienza ambita. Dio stesso constata
dicare in forma plastica la proibizione di accedere al para- amaramente con ironia, che, dato il contesto, è ispirata
diso e all'albero della vita. solo da compassione: «Ecco, l'uomo è diventato ·come uno
di noi, quanto al conoscere il bene e il male» (3,23) (39).
b) L'a l ber o de II a s ci en Z a d e l be n e e Riconosciamo tuttavia che non sempre l'interpretazione più
del male ovvia e comoda è anche la più vera e plausibile.
Le ragioni di carattere letterario, tali da insinuare il
42. - Nel paragr. 35 abbiamo concluso che «scienza senso metaforico, sono nel nostro caso assai scarse. Infatti
del bene e del male» è sinonimo di « onniscienza ». E' dun- « l'albero della conoscenza del bene e del male» pare non
que chiaro l'obiettivo della tentazione e del peccato dei abbia riscontro nella letteratura mesopotamica. Si nomina
progenitori. . tuttavia «l'albero della verità»: una divinità sumerica
Anche in questo caso, di per sè, nessuna ripugnanza porta il nome di Ningish-zi-da che significa: «signore del-
che l'oggetto della fede e della soggezione a Dio si potesse l'albero della verità» (40).
concretare nell'astensione da un frutto, il quale è chiama-
(39) J. COPPENS, A. propos d'une nouvelle vel'sion de Gen. 3,22,
(35) Cfr. DHORME et VINCENT, Les Cherubins, Revue Bibi. 35 Elphem. Theol. Lavan. 24 (1948) 418-429; propone una nuova tradu~
(1936) 328 ss. 481 ss. rilevano giustamente come l'analogia sia quanto :-:ione di questo verso: «Voici qu'Adam, comme chacun à naitre de
mai superfici~le. I cherubini mesopotamici sono divinità di S'econ~o lui, apprendra à connaitre le bien et le mal». L'intento di Coppens.
ordine, mentre qui si tratta. di semplici ministri, sc:n!3iJ?ili del. DIO come risulta dalla citata monografia: La connaissance du bien e du
unico e assoluto di cui manIfestano la presenza InV1SIbIle e SImbo- mal, è di ovviare ad una difficoltà capitale contro la sua interpreta-
leggiano l'azione. zione sessuaJe del peccato originale; ma la nuova traduzione del v. 22
(36) Cfr. F. CEUPPENS, Quaestiones selectae ex historia primaeva, non sembra filologicamente plausibile' (cfr. R. DE VAUX, Revue Bib1.
II ediz. Torino 1948, p. 225. 56 [1949] 303).
(37) Das Buch Genesis, Bonn 1930, p. 131. (40) Cfr. P. DHoRME, L'a'rbre de la vérité et l'arbre de la vie,
(38) O. c., p. 226. Revue Bibl. 7 (1907). 271-274.
IL PECCATO ORIGINALE 165
164 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA

Come si è visto al paragr. 39, è precisamente un ser-


Ora non è impossibile che l'autore ispirato, pur non pente a rapire all'incauto Ghilgamesh l'erba della vita.
disponendo di alcun prototipo mesopotamico, avendo sfrut- Ora nel racconto biblico ha in parte un compito analogo:
tato l'immagine di un albero per concretizzare il concetto il serpente strappa ai progenitori l;immortalità. Non solo
di vita eterna, per analogia e simmetria, non abbia trova- in Genesi 3 s'insiste su questo rapporto serpente-morte, ma
to di meglio che prendere un altro albero per incarnarvi il nella Sapienza 12,24 si pone in evidenza che «per !'invidia
>concetto di una scienza divina. del Diavolo (serpente) la morte è entrata nel mondo ».
Ancora una volta il testo sacro, con un linguaggio ac- Ancora una volta, non sembra impossibile che gli ele-
cessibile ai contemporanei, inculcherebbe un concetto com- menti ricordati abbiano suggerito all'autore sacro di ser-
pletamente nuovo: che mentre Adapa ebbe dal suo dio pro-
virsi di un simbolo noto per· illustrare il concetto nuovo:
tettore la scienza dei segreti del cielo, ma non la vita
che !'immortalità. è stata sottratta all'uomo da un essere
eterna, il primo. uomo, favorito di quest'ultimo privilegio,
doveva riconoscere i propri limiti, rendendo a Dio il tri- malefico, nemico di Dio e dell'uomo, presentato come «ser-
buto di un atto di fede. pente », per rendere più accessibile, con la debita c~utela
(cfr. paragr. 36), la narrazione ai suoi contemporan81 (42).
c) I l serpentetentatore
43. - Il serpente di Genesi 3 non è, come si è detto, d) Il giardino-paradiso
un animale parlante (ciò che sarebbe inverosimile e fiabe-
sco), ma è il Demonio. 44. ~ In Genesi 2,8-14 si ha la descrizione e l'ubica-
Che il Demonio, essere spirituale, per mettersi in co- zione del Paradiso Terrestre. Esso si trova in Eden ed è
municazione con l'uomo, si' serva di elementi sensibili"", è attraversato da un corso d'acqua, dal quale nascono quat-
più che naturale. Satana potè o invasare un serpente reale tro fiumi, due a noi noti: Tigri ed Eufrate, due ignoti:
e usarne come strumento o maschera, ovvero produrre nel- Phison e Gehon. Troppo lungo, per non dire impossibile,
la fantasia, o sotto gli occhi della donna, un'immagine fan- sarebbe passare in rassegna le diverse interpretazioni di
tomatica di serpente. Qualora rifiutassimo la verosimi- questi versi: basti ricordare che il Paradiso Terrestre dal-
glianza di questo procedimento, dovremmo pure rifiutare l'estremo Oriente (Coppens) lo si è trasferito al polo Nord (!)
in blocco tutte le manifestazioni demoniache sensibili, so- (Warren - Gruhn) o addirittura fuori della terra (Un-
lidamente documentate in molti casi, p. e. nelle vite dei gnad) (43). La questione al momento non è solubile e forse
Santi. Si pensi alle infestazioni che afflissero per tanti anni
mai lo sarà neanche in avvenire (44).
il S. Curato d'Ars. Che l'uomo in uno stadio assolutamente primitivo di
Anche se nell'antico Oriente il serpente non figura mai
come seduttore dell'uomo e istigatore alla colpa, tuttavia
frequentemente è messo in relazione con la vita e la fe- 1948 P 92 .. 117' con ampia documentazione, letteraria ed archeologica
(norÌ sempre però del tutto pertinente alla tesi dell'autore _s,uI ca"
condità, che è considerata come suo dominio. Anche pres- rattere sessuale del primo peccato) e ricca .bibliografia;, P. HEINISCH,
so i Cananei, i Fenici, gli Egiziani, gli stessi Greci ha Problemi di storia primordiale biblica, BreSCIa 1950, pp. 112-113. 49
(42) Per il decreto della P .C.E. sul serpente cfr. paragr.
questa funzione specifica (41). nota 42.
(43) Cfr P HEINISCH, O. c., p. 76.
(44) Cfr: A'. BEA, De Pentateucho, Roma 1933, p. 150. Cfr. sopra
(41) Cfr. K. GALLING, Biblisches Reallexilcon, p. 458 88.; J. COPPENS, llaragr. 29 nota 12·bis.
La connaissance du bien et du mal et le péché du paradis, Louvain
166 PAGINE DIFFICILI DELLA E'rBBrA IL PECCATO ORIGINALE 167

civiltà abbia soggiornato in un giardino delizioso non è di un elemento (p. es. albero della vita) resta
affattò inverosimile. Tuttavia si potrebbe rilevare che l'au- in gran parte decisa anche la interpretazione degli altri
tore sacro, e ancor più la Tradizione Cattolica, considera il particolari. .
giardino come un paradiso. Ora è chiaro che in concreto Le osservazioni che precedono vogliono soltanto esse-
un giardino come tale è soltanto un coefficiente modesto di re indicative del metodo da seguire nella ricerca, qualora
felicità e che potrebbe considerarsi più agevolmente con un'ulteriore indagine sul testo, contesto sacro e le lettera-
la Tradizione come somma di tutti gli elementi capaci di ture dell'antico Oriente fornisse più abbondante materiale
far l'uomo felice, qualora lo si pensasse anche come un di studio.
simbolo. Allo stesso modo in cui nella Apocalisse 21 ci si La congettura - come ognuno ha potuto constatare
descrive la Gerusalemme celeste con muri delle più sva- __ verte sempre e soltanto su elementi di secondaria ime
riate pietre preziose, per indicare simbolicamente la feli- portanza e non sfiora neanche da lontano il nucleo storico-
licità degli eletti, la quale attinge indubbiamente a fattori dottrinale, già sopra illustrato e precisato dal decreto del-
ben più nobili. la p.C.B. (cfr. paragr. 49). Avremmo così un genere lette-
Nella letteratura mesopotamica, inoltre, anche se non rario particolare, nel quale la realtà storica è presentata
vi è traccia di un Paradiso Terrestre per breve tempo sotto forma di una narrazione intessuta mediante simboli
aperto all'uomo, il regno di Siduri è tuttavia pensato pre- letterari, secondo quanto esponemmo al paragr. 16 ed in
cisamente come una regione con piante di pietre preziose armonia con i fatti accertati nei paragrafi 13-15.
che portano frutti «belli a vedersi e magnifici .a conside- Ci piace ancora una volta richiamare il luminoso con-
rarsi}) (cfr. le stesse espressioni in Genesi 2) (45). trasto tra la semplicità popolare del racconto, probabil-
Tutto questo diciamo, non per mettere in dubbio la mente influenzato nell'espressione da elementi dell'ambien-
realtà del giardino-paradiso (dato che i progenitori dovet- te orientale, e lo splendido patrimonio di idee religiose che
tero ben soggiornare sulla terra e godere com' era naturale non hanno riscontro in nessuna letteratura e che l'autore
della delizia della vegetazione), ma per rilevare che proba- biblico non può aver attinto se non dalla divina rive-
bilmente nella mente dell'agiografo il giardino è anche lazione.
sfruttato simbolicamente, per inculcare !'idea della perfetta
felicità dei primi uomini.

10. - Conclnsione

Come si vede, presentemente l'identificazione del ge-


nere letterario dei particolari descrittivi del racconto bibli-
co del peccato originale si basa (già è stato rilevato al
paragr. 33), soltanto su congetture (46). Il complesso narra-
tivo però è congegnato in tal modo che, constatato il valore. p. 180-188; J. COPPENS, O. c.; R. DE VAUX, O. c,) p. 306; B. RIGAUX,
L'Antéchrist, Paris 1932; A. M. DUBARLE, L,cs Sages d'Israel, Paris 1946,
p. 7-24; Idem in Ephem. Theol. Lav. 23 (1947) 658-661; J. CHAINE, Le
lim'e de la Genèse, Paris 1948, p. 46-73; J. GUITTON, O. C., p. 98-105;
(45) Cfr, J. l'LESSIS, o. C., col. 737. p. HEINISCH, O. C., p. 91-95; CH. HAURH:T, Origine s, Paris 1950,_ p. 121-162;
. (~G) Tra gli esegeti cattolici più recenti che ammettono in forma G. LAMBERT, Le drame du .1ardin d'Eden, Nouv. ~~v. Theol., 7? (1954)
opmatIva C! c~teg(;rica, l'interpretazione simbolica dei citati dettagli del 917-948; 1044-1072; A. M. DUBARLE, Le péché ongtnel da.ns l'Ecnture,
racconto bIblIco del peccato originale, ricordiamo: P. CEUPPENS, O. c., Parigi 1958, ecc.
CAPITOLO V

L'ESEGESI DI GENESI 1-3


E LA TRADIZIONE ECCLESIASTICA

I
I,
CAPITOLO V

L'ESEGESI DI GENESI 1-3


E LA TRADIZIONE ECCLESIASTICA

1. - Stato della questione

45. - Leggendo le pagine precedenti intorno all'inter-


pretazione dei primi tre capitoli della Genesi, può darsi che
tal uno sia tentato di accusare gli esegeti moderni di tra-
dire l'insegnamento tradizionale della Chiesa, come può
darsi che qualche altro addirittura maliziosamente insinui
che la Chiesa stessa muta, per comodo opportunismo, la
sua dottrina.
A questa difficoltà rispondiamo facendo osservare che,
negli insegnamenti dei Padri e in generale degli uomini
. di Chiesa, bisogna distinguere tra quanto essi insegnano
come verità rivelata, che si può approfondire, ma non
mutare, e quanto insegnano come opinione comune su cui
nessuno discute, perchè non c'è motivo di discutere, senza
tuttavia considerarla impegnativa dal punto di vista della
fede.
Oggidì p. e. tutti parlano di tre Magi, ma nessuno
ritiene questo numero - storicamente non dimostrabile
- una verità di fede.
Così non ci sarebbe da meravigliarsi se tutti avessero
172 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA
L'ESEGESI DI GENESI 1-3 E LA TRADIZIONE ECCLESIASTICA 173
inteso alla lettera i sei giorni della creazione, quando non
c'era nessun motivo per pensare diversamente. E tuttavia successiva per mostrare l'ordine che hanno tra loro le
mai si trova questa interpretazione nei documenti dogma- cose ('). Opinione che fu sostenuta, fra gli altri, da S. Ago-
tici ufficiali (definizioni, professioni di fede, anatematismi), stino (3), che intende allegoricamente la successione e la
nè mai è presentata come impegnativa dal punto di vista disposizione delle opere dei sei giorni. Origene (t 254) ri-
della fede negli scritti dei Padri. Chi conosce la letteratura scontrata l'impossibilità di sei giorni in senso astronomico
patristica può facilmente tirare una linea di demarcazione prima della creazione del sole e della luna apparsi soltanto
tra insegnamento dogmatico e opinione comune, osservan- al quarto giorno, dà di tutto il racconto un'interpretazione
do il diverso comportamento dei Padri nei riguardi delle allegorica facendo corrispondere alle singole creature ma-
varie questioni. Quando si tratta di dottrina di fede c'è teriali altrettante entità spirituali (4). Il Medio Evo latino
una grande unanimità e un irrigidimento di posizione 'ogni conobbe l'interpretazione di S. Agostino, e S. Tomaso
volta che sorge un'opinione diversa. Quando invece si trat- d'Aquino (5) ne riconobbe la legittimità: "Di queste spie-
ta di opinioni semplicemente comuni, è facile veder sorge- gazioni la prima, quella di S. Agostino, è più sottile e più
re indisturbati i punti di vista divergenti anche presso i atta per l'apologia della Scrittura; la seconda, quella degli
sommi Dottori della Chiesa. altri Santi, è più piana e più conforme al senso superficiale
Certo, alcune questioni dottrinali, da principio meno della lettera. Poichè, tuttavia, nè l'una nè l'altra discorda
chiare, divennero unanimi solo in seguito, fin che si arri- dalla verità della fede ed il contesto si adatta all'uno e al-
vò alla definizione, ma questo non è il caso dell'interpre- l'altro senso, per non far torto a nessuna, le sosteniamo
tazione dei primi tre capitoli della Genesi" per quel tanto ambedue e ne portiamo gli argomenti ».
che in essi non è contenuto dogmatico. Non esistendo nella Tradizione uniformità di vedute
Qualche esempio varrà a dimostrare il nostro asserto. nella interpretazione del racconto della creazione non è
davvero una innovazione illegittima l'intendere' i "sei
giorni» come espressione artistica, basandosi su di una
2. . Epoca patristica conoscenza più esatta delle antiche letterature. '
2) La creazione dei pmgenitori non ha dato luogo a
46. - l) La cTeazione in sei gioTni è interpretata in divergenze notevoli, perchè gli antichi non vi scorgevano
senso allegorico già nell'epistola di Bamaba (15,4), scritto speciali difficoltà. Tuttavia c'è qualche voce discorde.
antichissimo (negli anni 96-98, oppure 117) e assai stimato S. Ambrogio ha scritto un intero libro sui fatti del
nella Chiesa primitiva: "Fate attenzione che cosa signifi- Paradiso Terrestre, che interpreta con allegorismo assai
cano le parole terminò in sei giorni. VuoI dire che in sei- spinto: "I più pensarono che il Paradiso è l'anima del-
mila anni il Signore condurrà a termine ogni cosa .. ,. e ripo-. l'uomo, nella quale spuntarono dei germogli di virtù.
sò nel settimo giorno; ciò significa: quando il Figlio suo L'uomo posto a lavorare e a custodire il Paradiso è l'intel-
sa~à venuto a porre fine al tempo dell'iniquità, a giudicare letto dell' uomo, la cui forza sembra coltivare l'anima ...
glI empi... allora gloriosamente riposerà nel settimo gior- Le bestie del campo e i volatili del cielo, che sono condetti
no» ('). Clemente Alessandrino (t c. 215) introduce l'idea
della creazione simultanea, descritta dalla Bibbia come
(2) CL.t<:MENS ALEX, Stromata 6, PG 9, 369, 376.
(3) S. AUGUSTINUS, De Genesi ad Utte'ram, 4,33,52 PL 34,318; 4,22,
39 PL 34,312, ecc,
(1) F. X. FUNK, PatTe~ Apostolici, Tubingae 1901, voI. I, pago 82·84. (4) ORIGENES, Contra Cels'um 6,60, PG 11, 1389.
(5) S. THOMAS AQUIN., De Potentia, quast. 4, a. 2.
174 P AGlNE DIFFICILI DELLA BIBBIA L'ESEGESI DI GENESI l-a El LA TRADIZIONE ECCLESIASTICA 175

ad Adamo, sono i nostri movimenti irrazionali... Perciò ce questo lo fece Lui stesso, ma piuttosto perchè lo fece. a
non si trovò nessun aiuto simile al nostro intelletto se non Sua immagine ». Nè sa se Dio trasse Adamo dalla terra m
la sensazione» (6). Eva che proviene da Adamo è dunque modo repentino ed in età adulta o, come ancora adesso,
la sensazione che l'intelletto scopre a sè affine, interpreta- forma i corpi nel grembo delle madri (10). Perciò dell'antro-
zione che risale a Filone Ebreo ('). pomorfismo biblico non resta assolutamente nulla.
S. Agostino ricavò giovamento nella Sua conversione
dall'esegesi allegorica, alla maniera di S. Ambrogio. Pre- 47. - 3) Le modalità del peccato di Adamo subiscono
zioso documento di questo periodo dell'esegesi agostiniana varie interpretazioni presso non pochi Padri. Ecco qualche
è il De Genesi contra Manichaeos (anno 390), in cui tro- esempio.
viamo una spiegazione curiosa del fango da cui fu tratto Per Clemente Alessandrino (t c. 215) i progenitori,
Adamo. {{ E' superfluo cercare donde Dio abbia fatto il cor- ancora giovani, avrebbero anticipato l'uso del matrimo-
po dell'uomo. Può darsi che qui si parli dell'uomo come nio (1').
anima e corpo, e in tal caso la parola fango è assai adatta Per S. Gregorio Nazianzeno (t 390), l'albero del pec-
a significare la mescolanza del corpo coll'anima, come in- cato è la «theoria », o contemplazione delle cose divine,
fatti l'acqua raccoglie, impasta e contiene la terra quando che è vietata agli imperfetti, perchè buona per i perfetti (12).
se ne forma del fango, così l'anima vivificando la materia S. Gregorio Nisseno (t 394) osserva che nel Paradiso
del corpo la conforma in unità concorde e non permette lo stato di privilegio dei progenitori non abbisognava di
che cada e si disciolga» (8). cibo materiale: l'albero della vita è il bene non misto al
E per la formazione di Eva: ({ L'uomo, con una con- male; l'albero della scienza del bene e del male è il bene
templazione interiore (sonno d'Adamo), vede che nell'ani- misto al male, perchè il male non è che un bene difettoso.
ma vi è una parte razionale (Adamo) ed una sensitiva Per questo i due alberi sono posti nello stesso luogo cen-
(Eva), la quale deve stare soggetta alla razionale. E' in- trale del Paradiso: il secondo non è che il primo mancante
certo se la narrazione biblica abbia anche valore oggetti- di qualche cosa (13).
vo, se cioè le cose sono solo narrate in modo figurato, o Simile modo d'interpretazione non fu mai respinto dal-
anche fatte in modo da essere figurative» (9). la Chiesa greca, come risulta dall'affermazione di Anastasio
I! Santo più tardi (401-415) mutò metodo d'interpre- . Sinaita (c. 640-700): essere la vera natura dei due alberi
tazione, ma certo quando seguiva l'esempio del suo mae- del Paradiso del tutto ignota e tale conoscenza non essere
stro Ambrogio non aveva il minimo timore di andare con- necessaria alla Chiesa ('4), e come ancor più risulta dal
tro una tradizione dogmatica. Ed anche nella nuova inter- fatto che l'interpretazione allegorica degli alberi è stata
pretazione, che egli chiama {{ ad litteram », scrive parole per così dire canonizzata nella Somma Teologica di S. Gio-
degne di essere ben ponderate: «Non bisogna credere, vanni Damasceno (t 750), l'ultimo dei Padri e il primo
come fanno alcuni,. che l'uomo è l'opera principale di Dio dei teologi greci. Egli ammise la esistenza di un Paradiso
per il fatto che per le altre cose disse e furono fatte, inve-

(10) S. AUGUSTINUS, De Genesi ad litteram, 6,12-13 PL 34, 347 s.


(6) S. AMBROSIUS, De Paradiso 11, PL 14,211 cfr. la stessa idea (11) CLEMENS ALEX., Strom. 3,17 PG 8,1205. 1208.
279; 311. (12) S. GREGOH. NAZ., Oratio 38, 12 PG 36, 324 cf. 632 s.
(7) PHlLO, Sacrarum le,qum allegoT., lib: 'II; 2, tom, I, pago 72, (13) S. GREGOR. NISS., De hominis opificio 19-20 PG 44,196-200;
(8) S. AUGUSTINUS, De Genesi contra Manichaeos, 2,7 PL 34, 200 SS, In cantica 12 PG 44, 1020 s.
(9) Ibid., 2,12 PL 34, 205 s. (14) ANASTASIUS SYN. 'in Exaemeron, lib. 8 PG 89,971 s,
176 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA , L'ESEGESI DI GENESI 1-3 E_ LA TRADIZIONE ECCLESIASTICA 177'

:sensibile come substrato del Paradiso spirituale, in cui si interpretazione. Il serpente è figura del piacere; il piacere
trovava Adamo, sottratto alle leggi materiali della nutri- tenta la sensazione, raffigurata in Eva, la quale a sua
:zione e della procreazione. L'albero della vita è Dio, con- volta tenta l'uomo, cioè la parte intellettuale, rappresen-
templato direttamente, oppure la conoscenza di Dio attra- tata da Adamo ("). Quando, ormai vecchio, Ambrogio
verso le creature; l'albero della scienza è la cognizione di scrisse ad un certo Sabino che l'aveva interrogato sull'in-
se stesso, pericolosa per i non provetti nella contempla~ terpretazione del Paradiso terrestre, ripetè anCora e più
'zione di Dio; oppure è il cibo sensibile e dilettevole che chiaramente la stessa interpretazione (20), che per lui era
-ci trasforma in corruzione ('5). dunque definitiva.
La Chiesa di lingua siriaca ebbe in S. Efrem (et 375) S. Agostino, commentando i primi capitoli della Genesi
un esponente esimio dell'interpretazione letterale. Eppure contro i Manichei, dà una spiegazione assai allegorica e
,già nelle sue opere, in passi forse dovuti ad altra mano, si molto penetrante. Il Paradiso terrestre è la beatitudine del-
.ammette l'interpretazione allegorica: nel paradiso vi sono l'uomo; l'albero della vita è la sapienza, l'albero della co-
acque spirituali che irrigano alberi spirituali ("). «Se i noscenza è il libero arbitrio. Il diavolo non entrò nel Para-
nostri progenitori aveSSero ubbidito al comando, Dio sa- diso - se pure era un luogo - visibilmente, ma con pen-
reb1;>e stato per loro la cognizione del bene e la vita, ed sieri e suggestioni, ed il fatto che tentò prima la donna
-essi sarebbero stati elevati alla dolcezza della contempla- rappresenta il processo psicologico per cui è la sensibilità
'zione (theoria) che risiede nell'albero della vita, che è la prima a cedere, trascinando poi con sè la ragione (come
Dio, Uno e trina» (17). Comunque Una simile interpreta- in S. Ambrogio) (21). Già osservammo che poi Agostino ab-
.'Zione si trova in passi di .J acob di Edessa (c. 700), raccolti bandonò questa spiegazione, dando una interpretazione sa-
nella «Catena» del monaco Severo di Edessa (c. 800), da pientemente letterale, dove evita ogni antropomorfismo e
·cui traduciamo queste significative parole: «In realtà i dà una soluzione geniale ad ogni difficoltà.
progenitori non videro affatto Dio, nè egli parlò loro cOn Così avvenne che tutti gli interpreti latini, medioevali
parole, nè fece loro delle tuniche, nè li vestì, ma tale è la e moderni, non trovarono di meglio che trascrivere le spie-
-consuetudine della Scrittura di dipingere le realtà che non gazioni di S. Agostino. E questa è la principale ragione per
si cOnoscono cOn l'esperienza, per mezzo di quelle che si cui altre spiegazioni rimasero pressochè sconosciute nel
;sperimentano e si esprimono» ("). Forse perchè chi scrive mondo latino. Tuttavia lo stesso S. Agostino in questa sua
questo è Un semita, le sue parole definiScono così aouta- opera (2') ritiene ammissibile un'altra spiegazione della
mente il carattere letterario dei primi capitoli della Genesi. caduta originale. Ecco le sue parole: «Non ignoro che
N ella Chiesa di lingua latina troviamo !'interpretazio- alcuni sano di questo parere: l'appetito della scienza del
ne di S. Ambrogio (t 397) che è tale da escludere positi- bene e del male cOn la sua impazienza vinse quegli uomini
-vamente il senso letterale. Egli si domanda se è possibile e volle ottenere in tempo prematuro ciò che loro veniva
'che il diavolo si trovi nel Paradiso (terrestre). Risponde più opportunamente differito. Il tentatore ha fatto in modo
-che non è impossibile, ma Se ciò non piace, c'è un'altra che essi, impadronendosi anticipatamente di ciò che non

(15) S. JOAN, DAMASC., De fide orthodoxa, lib. II PG 94,916 s. 976. (19) S. AMBROSIUS, De Paradiso, cap. II, PL 14,278 s.
(16) S. EPHREM SYRI, Opera omnia, Romae, 1737, tomo I: Expli- (20) IDEM, Epistola 45 PL 16,1143 .
•catio in Genesim, pago 22 s. (21) S. AUGUSTINUS, De Genesi contra Manichaeos, 29; 14; PL 34.
(17) Ibid., in Genesi collectanea, pago 129. 202 s. 207.
(18) Ibid .• pago 141 S. (22) IDEM, De Genesi ad litteram, 11,41 PL 34,452.

12
L'ESEGESI DI GENESI 1-3 E LA TRADIZIONE ECCLESIASTICA 179
178 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA

ancora loro spettava, offendessero Dio; così essi furono con- quattro punti diversi della terra dopo un lungo percorso
dannati alla privazione dell'uso di quelle cose che, se vi si .sotterraneo.
fossero accostati a suo tempo, come Dio voleva, avrebbero Naturalmente, ritengono reali gli alberi del paradiso,
potuto usare con vantaggio. In tal caso, Se costoro volesse- identificando l'albero della conoscenza con un comune al-
ro intendere quell'albero non alla lettera, non come un bero, chiamato con nome così misterioso solo perchè fu
vero albero con veri frutti, ma come una figura, questo l'occasione di sperimentare il male della disubbidienza (25).
modo di pensare riuscirebbe ancora conforme alla vera A proposito delle tuniche di pelle (Genesi 3,21) sono una-
fede e alla verità (habeat exitum aliquem rectae fidei 'veri- nimi nel combattere la idea origeniana, che esse signifi-
tatique probabilem) ». cassero il corpo mortale dei progenitori, oppure la morta-
lità stessa assunta dai corpi dopo il peccato, come opina-
48. - 4) L'esegesi della Scuola Antiochena. Intenzio- vano - per evitare l'errore della preesistenza delle anime
nalmente nei paragrafi precedenti abbiamo raccolto e acco- _ alcuni ortodossi ammiratori di Origene; tuttavia non
stato le interpretazioni patristiche più divergenti e talvolta . sono unanimi quando spiegano varia.mente l'origine di
tutt'altro che plausibili, per mettere in evidenza l'assenza quelle pelli (26).
di quell'unanimità che è regola di fede. Merita di essere ricordato che, unanimi sia nel rifiuto
Per non essere però tacciati di parzialità, e data l'im- dell'allegoria, sia in certi particolari come i surriferiti, gli
portanza dell'argomento, riferiamo ora il pensiero della Antiocheni differiscono notevolmente nell' interpretazione
Scuola Antiochena (sec. IV, V), i cui rappresentanti Occu- teologica della caduta originale.
pano un posto eminente tra gli esegeti che si attennero il Infatti, alla questione essenziale: «che cosa è mutato
più possibile al senso letterale proprio nell'interpretare i nell'uomo per effetto della caduta originale?» dànno due
tre primi capi della Genesi. risposte perfettamente opposte proprio i due grandi antio-
La loro importanza è data dal fatto che essi non solo cheni S. Giovanni Crisostomo (t 407) e Teodoro di Mopsue-
citano i passi biblici, lasciando intendere - come i più - stia (t 428). Il primo tenendo fede ad un concetto di altri
che non si pensa a nulla di diverso dal senso ovvio, ma grandi orientali non condiviso come vedemmo dai migliori
anche trattano direttamente la questione del rapporto tra teologi di tutti i tempi, ritiene che i progenitori prima del
narrazione e realtà, prendendo posizione contro Origene e i peccato si trovassero in uno stato «angelico », in quanto
simpatizzanti del di lui metodo d'interpretazione allegorica. «incorruttibili e immortali », non soggetti alle necessità
Contro gli allegoristi essi sono unanimi nel conside- della natura (27), tanto che perfino la propagazione del
rare il paradiso di Adamo come un luogo non celeste, ma genere umano secondo le attuali leggi fisiologiche sarebbe
terrestre (23), e nell'identificare i fiumi del paradiso con i una conseguenza della caduta (28). Tutt'al contrario il se-
quattro maggiori fiumi del mondo allora conosciuto (24),
diramatisi da un unico alveo nell'Eden e poi affiorati in
(25) CRISOSTOMO, O. C., 16, 5, col. 131 S. SEVERIANO, O. C., 6, 4 col.
488. TEODORO DI Mops" o. C., col. 640 (ritiene trattarsi di un albero di
(23) S. GIOVANNI CRISOSTOMO,HomUiae in Genesim, 13, 3, PG 53,
fichi). TEODORETO, o. C'., q. 26, col. 124.
(26) DIODORO DI TARSO, Fragme.nta in Gen. PG 33, 1569. SEVERIANO,
l08. GABALA, In mundi. creatione o-r. 6, 7, PG 56, 476. TEO-
SEVERIANO DI
o. C., 6, 7, -col. 492 S. TEODORO DI Mops., o. c., coL 641. TEODORETO, 0, C.,
DORO DI MOPSUESTIA, Fragmenta in Gen. PG 66,637. 'l'EODORETO, Quaestio-
q. 38, col. 137.
nes in G-en., q. 25 PG 80, 121. (27) CRISOSTOMO, o. C'., 15, 4, PG 53, 123.
(24) CRISOSTOMO, l. C., col. 110. SEVERIANO, o. C., 5, 5s. col. 478. (28) CRISOSTOMO, o. C., 18, 4, PG 53, 153.
TEODORETO, o. C" q. 29, col 1.25 s.
180 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA L'ESEGESI DI GENESI 1-3 E LA TRADIZIONE ECCLESIASTICA 181

condo, già per altri punti discorde dalle dottrine tradizio- nuto dogmatico di questi passi biblici. I! merito della Scuo-
nali, qui, rasenta, e forse raggiunge i confini dell'eresia, la Antiochena - come poi di S. Agostino - fu di aver
diminuendo enormemente la differenza tra lo stato di fissato dei princìpi definiti, in modo da evitare, da una
Adamo e il nostro, e sopprimendo addirittura ogni diffe- parte l'arbitrarietà degli allegoristi, e dall'altra le pueri-
renza tra lo stato ideale dell'uomo, qual'era nella mente lità dei letteralisti.
di Dio, ed il suo stato attuale (29), Anzitutto Diodoro di Tarso (t 391), scartando l'alle-
Pur tenendo il giusto mezzo tra le due opposte dottri- _goria che distrugge la realtà storica, introduce la coesi-
ne, il grande teologo Teodoreto di Ciro (t 457) presenta stenza nella narrazione biblica del pragma (realtà sensi-
bile) con l'àinigma (enigma, non visibile, designato a pa-
qualche traccia del naturalismo del suo maestro Teodoro
role coperte). Così il serpente non è un'allegoria, nel qual
di Mopsuestia, in quanto non fa derivare l'assenza di pu-
caso non sarebbe esistito come serpente, ma è una realtà
dore nei progenitori da una condizione privilegiata ('0), ed
(pragma), che tuttavia nell' espressione biblica nasconde
insiste nel mostrare che Dio, prevedendo la colpa, aveva
un'altra realtà non espressa, e cioè il diavolo. Questo modo
preparato all'uomo una natura mortale, riscontrabile nella
di celare una cosa col nome di un'altra è appunto ciò che
distinzione dei sessi e nella legge dell'alimentazione (31),
Diodoro chiama enigma (32).
La Scuola Antiochena non ebbe il monopolio dell'in- I! secondo principio, introdotto da S. Giovanni Criso-
terpretazione secondo il senso letterale proprio. Anche al- stomo è detto della "condiscendenza" (synkatàbasis), ed
tri, come S. Epifanio (t 403), S. Cirillo Alessandrino è ancora tanto fecondo di applicazioni, che meritò di esse-
(t 444), ed in modo profondo e originale S. Agostino re ricordato nella già citata enciclica Divino affiante Spi-
'( t 430) (cfr. paragr. 47), si attennero deliberatamente a ritu. Così caratterizza questa condiscendenza lo stesso Cri-
questa linea esegetica. sostomo, commentando le parole di Genesi 2, 8: «Il Signo-
Ma ciò che insegna l'esperienza degli Antiocheni è re piantò un paradiso,,: «Sono parole di condiscendenza.
che, pure con la miglior buona volontà di aderire alla let- Dio infatti è immune da tutte queste cose; parlò così per
tera del testo biblico, è inevitabile ricorrere a delle dero- discendere al modo di ragionare delle persone materiali.
ghe. I! senso letterale proprio non è sempre possibile, e Noi pure, quando parliamo con i barbari, usiamo il loro
in qualche punto non è sufficiente ad esprimere il conte- linguaggio, e quando rivolgiamo la parola ad un bambino,
balbettiamo con lui e, anche se fossimo dottissimi, ci abbas-
(~9) TEODORO D~ MoPS,: o. c., col. 640. Secondo il Mopsuesteno la
siamo alla sua piccolezza ... Così Iddio, volendo essere ac-
rnortallta e vantaggIOsa alI uomo in quanto questo, facile a peccare per cessibile a persone materiali, quali siamo, ha usato queste
sua natura, trova nella morte e nella mutabilità di chi è mortale il
!ll9do di pent}r~i ~ di .dis~rugg~re il peccato, mentre il peccato di chi espressioni. Poichè si è preoccupato di parlare non per la
e lmm?rtale e lrrnnedmblle. Dw avrebbe dunque ordinato l'uomo alla sua dignità, ma per l'utilità degli ascoltatori" (").
mOl'talltà, com~ ad un bene migliore; ma per persuadere l'uomo dì
quej3to yal}tagglO~, lo sottopose alla prova, promettendo l'immortalità. Questo principio è applicato dal Crisostomo alla for-
COSI gll dunostro che neppure la promessa immortalità sarebbe valsa
a tene~lo lontano dal peccato, e l'uomo da parte sua si persuase che mazione del corpo di Adamo e all'insufflazione deU'ani-
pe~' 1m era meglio essere mortale piuttosto che' immortalmente pecca-
tOle come Sa:ana .. ~otmmo. come questa dottrina non sembra tener
conto della tl.asmlsslO:t;le dl un «peccato» di origine, quale- appare
nella letterfl al Romam (c. 5) e nella dottrina unanime dei Padri. (32) I<IODORO DI TARSO, Prefazione al Salmo 118, pubblicata dal
(;:SO) TEODORETO, o. c., q. 28, col. 125. P. L. MARIES, Reche'rches de science religieuse lO (1919) 95.
(31) O. C., q. 37, col. 132-137. (33) PG 55, 71.
L'ESEGESI DI GENESI :1-3 E LA TRADIZIONE ECCLESIASTICA 183
182 PAGINE DIFFLCILI DELLA BIBBIA

ha nessuna utilità per la salvezza, n;a ~escrivo:lO le cose


ma ("); alla formazione di Eva ("); al passeggiare di Dio
con termini metaforici o secondo Il lmguagglO comune
nel paradiso (36); alla confezione delle tuniche di pelle (37) ~el loro tempo" (40). Gli altri problemi continuarono ad
e all'espressione divina: "Ecco Adamo è divenuto come
essere dibattuti (cfr. paragr. 18 e 20). . ... ,
uno di noi» (38). Ma il 30 giugno 1909 la CommlSSlOne Blbhca emano
Così il Crisostomo pone in linea di principio una netta un decreto sul carattere storico dei primi tr~ capi dell~
distinzione tra la realtà e l'espressione letteraria della real- Genesi (41), rispondendo distintamente alle vane que~tlOr:"
tà e, sempre ammettendo la realtà storica dei fatti narrati, Noi siamo convinti che l'interpretazione suggenta m
.si astiene talora di precisarne il modo proprio, accontentan- questo nostro libro sia in arm~nia con le dir~t~ive di quel
dosi di dire che ciò è avvenuto «in modo degno di Dio ». decreto, che riportiamo per dIsteso, solo faclhtandone la
Ognuno vede da questi esempi come neppure la Scuo- dicitura,
la Antiochena si è fermata al così detto senso ovvio, ma In questo decreto si respingono innanzitutto alcune
vi ha introdotto sintomatiche precisazioni. interpretazioni che vorrebbero ridurre i primi racconti del-
la Genesi:
3. - Epoca moderna 1) a miti orientali semplicemente purgati dal poli-
teismo e adattati alla religione ebraica;
49. - Questa porta lasciata aperta dall'esegesi patri- 2) ad allegorie o simboli di verità religiose e filosofi-
stica non fu mai chiusa da alcun intervento ufficiale della che cui non corrisponda un fondamento oggettivo nella
Chiesa, sebbene nessuno forse abbia pensato di servirsene realtà (quello, cioè, che noi abbiamo chiamato i fatti);
fin quando, nel 1897, il P. M. - J. Lagrange, spinto da ra- 3) a leggende parzialmente inventate a scopo didat-
gioni di critica storica e letteraria, la varcò decisamente (39). tico e formativo.
Si era allora nel primo scatenarsi della "Question Bibli- In particolare il decreto afferma che non si può du~
que» e parecchi battevano false strade. Leone XIII era bitare del senso letterale storico, quando si tratta dIfattI
intervenuto nel 1893 con ]' Enciclica Providentissimus che toccano i fondamenti della religione cristiana; ed
Deus ed aveva eliminato le cause di un malinteso contra-
elenca:
sto tra scienza e fede: «Gli autori sacri non hanno voluto
insegnare l'intima struttura dei fenomeni fisici, che non 1) la creazione di tutte le cose, fatta da Dio all'ini-
zio del tempo;
2) la creazione speciale dell'uomo;
(34) CRISOSTOMO, HomiUae in Gen. 12, 4,_ PG 53, 102 s.; 13,2 col.
107 s. 3) la formazione della prima donna dal primo uomo;
(35) O. C., 15, 2, col. 120; «vedi la ~condiS'cendenza della divina
Scrittura, di quali parole si è servita per la nostra debolezza: E prege 4) l'unità del genere umano;
una delle sue C'oste,. Non i:~ltendere queste parole alla maniera umana,
ma pensa che la grossolamtà delle parole si conviene all'umana debo- 5) la felicità originale dei progenitori, in uno stato
lezza ... Non fermiamoci dunque solo alle parole, ma intendiamo tutto di giustizia, integrità e immortalità;
come si conviene a Dio lO,
(36) O. c., 16, 1, col. 135.
(37) O. c" 18, 1, col. 149· s.
(38) O. C., 18, 2, col. 150.
(40) Enchir. Bibl, n. 106.
(39) M. - J. LAGRANGE, L'innocence et le péché, Revue biblique, VI (41) Ibid., nn. 332·339 .
. (1897) 341·379.
184 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA
L'ESEGESI DI GENESI 1-3 E LA TRADIZIONE ECCLESIASTICA 185

6) il comando dato da Dio all'uomo per provarne la Nella terminologia di questo documento, per altro as-
ubbidienza;
sai chiaro, vi è la radice di un equivoco. I fatti elencati -
7) la trasgressione del comando divino, per istiga- dice - devono essere intesi in senso letterale storico. Ciò
zione del diavolo sotto forma (o apparenza) di serpente (42); poteva far credere che la narrazione di tali fatti dovesse
8) la caduta dei progenitori dallo stato primitivo di supporsi redatta in tale genere storico per cui tutte le
innocenza; . espressioni dovessero intendersi in senso letterale. Que-
9) la promessa del futuro riparatore. sto è infatti il nostro modo di fare la storia. In seguito a
eiò, dopo la pubblicazione del decreto si notò nelle scuole
Questo è un elenco di fatti,che noi abbiamo visto ben
e nell'opinione pubblica un irrigidimento sull' interpreta-
sicuri nello sforzo di penetrare l'intenzione dell' autore
ispirato. zione cosiddetta tradizionale, basata, dove possibile, sul
senso ovvio. Eppure il decreto non legittima tale equivoco.
Nulla invece del modo è affermato dal decreto. Anzi, Esso ammette la presenza di espressioni metaforiche, an-
ulteriori precisazioni del decreto stesso sembrano escluder- tropomorfiche e simili, inconciliabili col nostro modo di
ne la necessità esegetica. Infatti esso dice: fare la storia. Di più, si permette di escludere dal senso
proprio i punti in cui i Padri non furono concordi, sicchè
«Questione VII. - Nello scrivere il primo capo della Ge- non si saprebbe, una volta fatta tale esclusione, come pre-
nesi non fu intenzione del Sacro Autore di insegnare alla ma-
niera scientifica l'intima costituzione delle cose visibili e l'ordine cisare l'ambito dell'impegno, dal punto di vista dogmatico,
complet~ delJa creazione, ma piuttosto d~ dare al suo popolo
una nOZIOne popolare, come comportava Il comune parlare di di ritenere il così detto senso ovvio.
quei tempi, adattata ai sensi e alla portata di quegli uomini. Dopo che l'Enciclica Divino affiante Spiritu (30 set-
Perciò nella sua interpretazione non si deve cercare con preci-
sione e sempre la proprietà del linguaggio scientifico». tembre 1943) ebbe incoraggiato. gli studiosi. ad approfon-
«Questione V. - Non si devono prendere sempre e neces- dire l'indagine sui generi letterari, l'equivoco delle parole
sariame1].te. in senso proprio tutte le singole parole o frasi che «senso letterale storico» fu tolto definitivamente dalla let-
occorrono nei suddetti capitoli; sarà quindi lecito staccarsi da
tal senso quando le stesse locuzioni usate appaiono chiaramente tera della Commissione Biblica al Card. Eman. C. Suhard
improprie o metaforiche, oppure antropomorfiche, e quando una
ragione proibisca di tenere il senso proprio o una necessità co- Areivescovo di Parigi (approvata da S. Santità il 16 gen-
stringa ad abbandonarlo >i. naio 1948).
«Questione IV. - Nell'interpretare quei passi che i Padri Ecco le parole inequivocabili del nuovo documento:
e i Dottori jntesero in modo diverso, senza dare alcunchè di
certo e definito, è lecito seguire e difendere la sentenza che a
ciascuno sembra prudentemente dimostrabile, salvo il giudizio «Assai oscura e complessa è la questione delle forme let-
della Chiesa e conservando l'analogia della fede D.
terarie dei primi undici capitoli della Genesi. Tali forme lette-
rarie non corrispondono a nessuna delle nostre categorie classi-
«Questione VIII. - Nella denominazione e distinzione dei che e non possono essere giudicate alla luce dei generi letterari
sei giorni, di cui si parla nel primo capo della Genesi, si può greco-latini o moderni. Non si può dunque negarne o affermarne
p~endere la parola yòm (giorno) sia in senso proprio, come la storicità in blocco, S'enza applicare loro indebitamente le nor-
gIorno naturale, sia in senso improprio per un certo spazio di me di un genere letterario sotto il quale non possono essere
tempo, ed è lecito disputare liberamente su tale questione ". , classificate". Dichiarando a priori che i loro racconti non con-
tengono della storia nel senso moderno della parola, si lascereb-

(42) In questo partiCOlare il decreto sembra toccare non solo' il simbolo della tentazione, ma un personaggio reale, il diavolo. Questo
fatto, ma anche il modo; tuttavia riteniamo probabile che l'accento infatti tocca i fondamenti della fede (cfr. Giovanni 8, 44; Apocalisse
sia posto, non sul serpente, ma sulla parola diavolo. In tal caso si vQr- 12,9), più che non l'apparenza sotto la quale il diavolo può essersi pre-
rebbe solo affermare che il serpente non è qualcosa di favoloso, o il sentato ad Eva.
--~-----------~---~~------'- - --"-

186 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA L'ESEGESI DI GENESI 1-3 E LA TRADIZIONE ECCLESIASTICA 187
be facilmente intendere che non ne contengono in nessun sen-
so, mentre invece essi riferiscono in un linguaggio semplice e gli studiosi dei nostri giorni con il netto vantaggio che i
figurato, adattato alle intelligenze di una umanità meno progre- dati ormai acquisiti intorno alle caratteristiche delle let-
dita le verità fondamentali presupposte all'economia della sal---
vez~a, e in pari tempo la descrizione popolare delle origini del terature dell'antico Oriente, rendono oggi possibile adot-
genere umano e del popolo eletto ~ (43). tare soluzioni meno arbitrarie.
Ma il lavoro non è finito: «Si deve confessare che i
L'Enciclica Humani generis (12 agosto 1950), pur ri: .dati scientifici' attuali non permettono di dare una soluzio-
provando abusi nell'interpretazione e applicazione di que- ne positiva a tutti i problemi che quei capitoli pongono.
sto tratto della lettera, non ne modifica affatto il senso, Attendendo, bisogna praticare la pazienza che è prudenza
limitandosi a ribadire, con sintomatica insistenza, che ì e sapienza di vita» (lettera citata). Il che valga special-
primi undici capi della Genesi contengono una vera storia mente per il capitolo che segue sulla preistoria e sulla
nella veste letteraria e presentazione popolare caratteristi- Bibbia, dove, a nostro parere, vi sono minori elementi di
ca dell'Oriente antico: soluzione che non per i primi tre capitoli della Genesi.
"' Gli undici primi capitoli della Genesi, benchè propria-
mente parlando non concordino con il metodo storico usato dai
migliori autori greci e latini o dai competenti del nostro tempo,
tuttavia appartengono al genere stori~o in un sens~ vero, ch~
però deve essere maggiormente studIato e determmato dagll
esegeti; i medesimi capitoli - .fa ancora notare la ~e!ter~ -
con parlare semplice e metaforlCo, adatto alla mentahta dI un
popolo poco civile, riferiscono sia le principali verità che ~ono
fondamentali per la nostra salvezza, SIa anche una narraZlOue
popolare dell'origine del genere umano e del popolo eletto.
Se qualche cosa gli antichi agiografi hanno preso da nar-
razioni popolari (ciò che può essere concesso), non bisogna mai
dimenticare che essi hanno fatto questo, con l'aiuto della ispi-
razione divina, che nella scelta e nella valutazione di quei docu-
menti li ha premuniti da ogni errore. Quindi le narrazioni po-
polari inserite nelle S. Scritture non possono affatto essere poste
sullo stesso piano delle mitologie o simili, le quali sono frutto
più di una accesa fantasia che di quell'amore alla verità e alla
semplicità che risalta talmente nei Libri Sacri anche del Vec-
chio Testamento da dover affermare che i nostri agi0,ftrafi sono
palesemente sup'eriori agli antichi scrittori profani ~ ( 4),

Con tutto ciò, non si riscontra nessun mutamento nella


posizione dogmatica dal secolo IV ai nostri giorni. La
libertà di opinioni che avevano ai loro tempi il Nisseno,
il N azianzeno, Ambrogio e Agostino, sussiste ancora per

(43) Acta Apostolicae Sedis, 40 (1948) 45-48; La Civiltà ~Catt. 99


(1948) II 79-81' Scuola Catt. 76 (1948· 238-240.
(44) Acta Apo,t. Sed. 42 (1950) 576; La Civiltà Catt. 101 (1950) III,
472; Scuola Gatt. 78 (1950) 395. Cfr. G. LAMB~RT, L'encyc'hque c Huma-
ni Generis. et l'Ecriture sainte. in Nouv. Rev. Théol. 83 (195P
22u-243.
CAPITOLO VI

L'ANTICO TESTAMENTO E LA PREISTORIA


CAPITOLO VI

L'ANTICO TESTAMENTO E LA PREISTORIA

1. . La preistoria

50. - La preistoria abbraccia lo svolgimento progres-


sivo delle vicende umane che precedettero l'invenzione del-
la scrittura e la conseguente stesura di documenti.
I primi documenti scritti datano dal quarto millennio
avanti Cristo. Infatti la scrittura fa la sua prima compar-
sa nella bassa Mesopotamia circa il 3000 a. C. come pitto-
grafia, trasformata tosto in ideografia, stilizzata in ultimo
nei caratteri cuneiformi. La storia. vera e propria della
Mesopotamia comincia solo circa il 2500 con il fondatore
della prima dinastia di Ur, Mesannipadda, perchè soltanto
da questa data si dispone di documenti sufficienti. Anche
in Egitto i geroglifici iniziano verso il 3000 a. C. ed il
primo re di cui si abbiano notizie storiche è Narmer, circa
il 2800 a. C.
Tutto quanto precede queste date è preistoria. Qui
vogliamo parlare soltanto della preistoria generale, trascu-
rando quella particolare dei vari popoli, presso i quali tale
volta si protrae anche dopo il quarto millennio per secoli
e secoli, quando altrove già splendeva la piena luce della
storia.
La preistoria che, per definizione, non dispone di fonti
192 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA

scritte, viene studiata alla luce di reperti, che Sono di


competenza diretta di altre scienze; cioè:
La geologia che, analizzando gli strati della crosta ter-
restre, ci dà indizi sull'epoca e la successione dei resti della
civiltà umana.
La paleontologia che, studiando la fauna e la flora fos-
sile, ci dà indizi sull'ambiente abitato dall'uomo all'epoca
preistorica.
La paleoantropologia che, esaminando i fossili umani,
ci rivela quali fossero le caratteristiche delle antiche razze
umane, e ci dà indizi sulla loro diffusione.
L'etnografia che, avendo per oggetto lo studio dei cicli
culturali, cioè i centri delle aree di diffusione delle varie
civiltà dei popoli meno progrediti, ci permette qualche illa-
zione sulle civiltà dell'epoca preistorica.
La linguistica che, indagando l'affinità dei linguaggi
e il più antico fondo lessicale comune, dà modo di rico-
struire le emigrazioni di alcuni popoli e il loro grado cul-
turale all' epoca delle prime loro diramazioni.
L'archeologia preistorica, infine, la quale affronta di-
rettamente i prodotti della civiltà preistorica e, coll'aiuto
delle altre scienze, li coordina e descrive.
Come si vede, gli studiosi della preistoria lavorano
spesso su indizi di assai ardua interpretazione. Gli auten-
tici scienziati sono perciò generalniente assai guardinghi
nelle conclusioni e ben lontani da quella certezza catego-
rica che, troppo spesso, ostentano invece i libri di divul-
gazione. Purtroppo il gran pubblico, non potendo accedere
agli aridi resoconti degli specialisti, deve contentarsi delle
pubblicazioni curate da dilettanti, piuttosto facili a lavo-
rare di fantasia, romanzando la scienza, per rendere inte-
ressante l'argomento.
Comunque, alcuni punti sono generalmente ammessi
dagli studiosi; basandoci su di essi possiamo tracciarè il
seguente prospetto della preistoria' (').

O) Un ampio saggio di Paleontologia uniana e preistoria in: M.


GRISON, Problèmes d'origines, Parigi 1954, p. 175-250, al quale fa se·
guito CP. 252-283) una valutazione teologica dei dati scientifici.

Le cOlonne del Vecchio Testamento, aneara COlll-iel'vate in pl'eziosi rotoli manoscritti nelle
Sinagoghe di antica osservanza, possono essere intese rettamente 8010 da chi è animato dallo
stesso spirito con cui furono scritte, che è anzitutto uno spirito eminentemente religioso.
L'ANTICO TESTAMENTO E LA PREISTORIA 193

a) P a l e o l i tJ c o i n f e Ti o r e

51. - Le prime tracce di civiltà umana compaiono nel


primo periodo dell'era quaternaria detto Pleistoeene o gla-
ciale cui fa seguito l'Oloeene che è il periodo attuale. Il
Pleistocene è caratterizzato da successivi avanzamenti e
regressi della linea dei ghiacciai perpetui (periodi glacia-
li). Quasi all'unanimità i geologi riconoscono gli indizi di
quattro periodi glaciali, nell'ordine cronologico denomina-
ti: Giinz, Mindel, Riss, Wiirm (2), separati tra loro da
periodi interglaciali, di cui il secondo (Mindel-Rissiano)
risulta più lungo degli altri. Appunto in questo secondo
interglaciale - in cui la temperatura media arrivò a supe-
rare quella attuale - compaiono le prime tracce dell'in-
dustria umana sotto forma di ciottoli allungati e piatti,
rozzamente scheggiati in forma di mandorle (<< amigdale)}).
Per questo il periodo è chiamato Paleolitico (età antica del-
la pietra) Inferiore (di scavo più profondo). Tale industria
si chiama Chelleana (Scelleana), o Abbevilliana (3), ed è
accompagnata da avanzi di. fauna propria delle regioni
calde (ippopotamo, rinoceronte di Merck, elefante antico).
Dello stesso periodo caldo è un'industria che utilizza non
ciottoli. ma schegge di pietra (Clactoniano). Amigdale più
perfezionate (AeheuleiLno) ci fanno assistere ad un rin-
crudimento della temperatura, perchè si accompagnano ad
una fauna che va facendosi propria delle regioni fredde
(renna, mammut, rinoceronte tricorrino). La calotta polare
di ghiaccio scende fino al cuore della Germania, e gli ani-
mali seguono gli spostamenti della temperatura. E' la terza
grande glaciazione (Riss). La cultura di tipo Chelleano-
Acheuleano a questo punto è diffusa nell'Europa occiden-
tale e meridionale, in Siria e Palestina, nel Nord e Sud

(2) Da località fluviali della Germania dove più evidenti erano


gli indizi delle glaciazioni. '
(3) Questi nomi e i seguenti sono derivati da località della Francia,
dove tali industrie furono scoperte per la prima volta o hanno un
aspetto pjù caratteristico. Alcuni pongono il Chelleano nell'interglaciale
GUnz-Mindel.

13
Il servo di Abramo incontra presso il pozzo Rebecca, figlia di un nipote di Abramo,
la quale poi lo segue per essere la sposa d'Isacco (Genesi 24). L'episodio illus:ra
gli usi matrimoniali dei nomadi, praticati dai Patriarchi (Cfr. pago 249).
194 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA
L'ANTICO TESTAlVIEWfO E LA PREISTORIA 195

Africa, nell'India. Solo la Cina presenta una nel 1931 lungo le rive del fiume Solo nelle vicinanze
caratt.ere diverso, che utilizza schegge di quarzo. Tripi!; ha con l'uomo di N eandertal solo qualche lon-
Di questo lungo periodo il sottosuolo ci ha conservato analogia).
solo pochi resti umani, e tali da lasciarci perplessi;
Solo a questo punto sono possibili rilievi. che per-
sono: il famoso Pitecantropo (scoperto a Giava tra il 1890
'ìll,ettono conclusioni sicure intorno al livello spIrituale del-
e il 1937) e il Sinantropo (scoperto nelle cave di calcare : l'uomo di N eandertal ha lasciato tracce di vita
di Ciu-Cu-Tien a 40 km. da Pechino tra il 1926 e il 1940), l'llm.anltasuperiore nella sepoltura dei morti, inumati con
che convergono tra loro nel presentarci due tipi di razza regole e nella pratica religiosa cui certamente
umana ben diversa dalle attuali (4).
ricollegano i procedimenti speciali relativi al c~lloca-
.' in nicchie o grotte di numerosissime teste dI orsI,
b) P a l e o l i t i c o m e d i o tutte orientate nella medesima direzione con accanto alcu-
delle ossa lunghe quali il femore e l'omero, senza nes-
~ -)
Il terzo interglaciale, incluso l'inizio dell'ultimo gla- suna altra parte dello scheletro (0.
ciale (Wtirm), è riempito dall'industria detta Musteriana Esisteva già in questo secondo periodo l'uomo del
(da Le Moustier sul fiume Vézère in Dordogna, località dei '.' tipo attuale (homo sapiens)? Un cranio di q:,esto tipo, sco-
primi ritrovamenti), che utilizza schegge di pietra per stru- . perto ad Olmo (presso Arezzo ';leI 1867), mSleme ?~n avan~
menti di vario genere e inizia la lavorazione dell'osso. E' zi musteriani dovrebbe farci rIspondere affermatIvamente,
accompagnata, in Europa, da. una fauna che, da calda, di- ma si tratta di un fatto isolato che attende conferma (cfr.
venta fredda, come risulta dagli strati conservati nelle paragr. 56).
grotte. Questa industria è diffusa in Europa, Asia, Africa,
in un blocco abbastanza omogeneo. La razza che l'ha pro- c) PaleoZHico suped,ore
dotta è assai ben rappresentata dai molti avanzi dell'uomo
di Neandertal (dalla località della Germania occidentale
52. - Mentre la calotta di ghiaccio avanza, ed i ghiac-
presso Di.isseldorf dove nel 1856 venne scoperto il primo
resto; oggi siamo in possesso di oltre ottanta individui di ciai alpini scendono e invadono le valli, appare u,,: fatt.o
tale razza che si dimostra diffusa in tutta l'Europa): ossa strano; la razza di N eandertal scompare senza laSCiar dI-
del cranio spesse, occhiaie grandi, arcate sopraorbitarie scendenti. e la civiltà musteriana muore dovunque. Nel
marcatissime, fronte sfuggente, testa lunga e mento quasi vicino O~iente, già dal musteriano si è iniziato un period~
assente. Avanzi fossili simili al tipo N eandertaliano furo- di piogge (pluviale), ma no~ arriva la fa:,na fredda. Ge,;,tI
no trovati in Africa (uomo della Rhodesia, scoperto nel nuove di razze diverse tra loro e straordmarIamente vane,
1921), in Palestina (nel 1925 e 1931 furono rinvenuti do- ma tu'tte simili all'uomo attuale (homo sapiens), denomi-
dici scheletri e due crani) e a Giava (uomo di Solo, sco- nate dal luogo dei reperti fossili, Grimaldi (sulla riviera
Iigu;e di ponente, dove nella «grotta dei fanciulli". furon~
scoperti due scheletri nel 1901), Cro-Magnon (nel pressI
(4) P. LEONARDI, L'evoluzione biologica e l'origine dell'uomo, 2.a di Eyzies in Dordogna dove fu fatta la prima scoperta nel
ed" Brescia 1945, p. 104-116. Le descrizioni dei singoli reperti e le- di-
scussioni relative si trovano -esposte esaurientemente nell'altra opera
di P. Leonardi, L'evoluzione dei viventi, Brescia 1950, p. 177-202, se-
condo cui il Pitecantropo sarebbe da porsi nel Pleistocene medio e non (5) Cfr. le conclusioni del noto paleontologo O. ABEL, citate da
nell'inferiore (cfr. anche G. MESSENGER, a.c., pago 176-197). P. LEONARDI, D.C., pago 147-151.
L'ANTICO TES'l'AMENTO E LA PREISTORIA 197
196 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA

1868), Predmost (in Moravia), Chancelade (presso viamo gla sviluppata l'agricoltura e conosciuta l'addome-
gueux in Dordogna), ecc., sviluppano un tipo nuovo di la- . sticazione del cane. Le culture assolutamente primitive,
vorazione della pietra: l'A urignaziano (strumenti fatti con '. inferiori sotto certi aspetti perfino al Paleolitico, restano
lame di pietra, osso perfettamente scolpito, sculture di " relegate o vengono sospinte - fino ai nostri giorni - nei
figure umane' ritrovate nella caverna di Aurignac nell'alta luoghi più lontani e isolati come fossili viventi delle epo-
Garonna con gli scavi iniziati nel 1861). ' che remotissime in cui l'umanità non viveva che di caccia
L'espansione di tale tipo è assai minore dei precedenti; e di raccolta (Tasmaniani, Pigmei, Vedda ... ).
i punti estremi sono: Francia, Palestina, Anatolia, Crimea,.'
Russia meridionale. In Francia solamente vi si sovrappon- ., e) N e o l i ti co
gono il Solutreano (da, Solutré - Saòne et Loire ~ con
una tecnica a scheggia tura finissima a forma di foglia di Il Neolitico - che si estende dal 6000 al 4000 a. C.
lauro) e il Maddaleniano (da La Maddaleine, lungo la riva ed è caratterizzato dalla lavorazione della pietra non più
destra del fiume Vézère, in Dordogna, COn utensili deco- mediante la scheggiatura ma mediante la levigazione, dalla
rati ad intaglio, pitture nelle caverne). Si tratta di popoli ceramica, dall'agricoltura più perfezionata e dall'allevamen-
cacciatori che sembrano coltivare l'arte per scopi magici. to del bestiame - incomincia nel periodo postglaciale (010-
In Europa c'è la vegetazione propria della tundra ,e la cene, l'attuale). E' in questo periodo che sorge il ciclo
fauna fredda. Nell'Africa settentrionale vi sono trac~e di culturale dei ({ pastori nomadi» il quale, estendendosi dal-
un'industria particolare (Capsiana). Altrove non si è anco- l'Asia centrale all' Africa settentrionale, feconda le culture
ra trovato un Paleolitico superiore, donde !'impressione di preesistenti e crea le grandi civiltà protostoriche: la Meso-
un iato tra il musteriano e il neolitico o l'eneolitico (6). potamica e l'Egiziana. Non sappiamo come sia sorta la cul-
tura neolitica; essa non è la continuazione del Mesolitico
d) M e s o l i ti co europeo o palestinese ma è importata dal di fuori. A que-
sto punto si riscontra in Europa una grande varietà di
In Europa si raddolcisce la temperatura; decade l'arte tipi razziali, sicchè non si può dire a quale razza si debba
e !'industria (Aziliano, Tardenoisiano). Carattere abbastan- l'importazione del neolitico. In Palestina, già dal N atufia-
za comune: la frequenza dei microliti, piccole schegge ap- no è installata la razza protomediterranea, che riscontrere-
puntite che sembrano rivelare l'estensione dell' uso delle mo all'età dei metalli in tutto il vicino Oriente, dall'Ana-
frecce, da mettersi in relazione col diffondersi del ciclo cul- tolia fino all'Egitto, dalla costa Siriana fino all'altipiano del-
turale dell' ({ arco da guerra». Sembra infatti questo, col l'Iran, con propaggini in India e).
precedente, il periodo in cui si sono formati i cicli cultu- Se vogliamo cercare nel vicino Oriente l'origine del
rali primari colle prime organizzazioni sociali: la caccia Neolitico (che dura assai meno che in Europa), restiamo
organizzata (ciclo del Totem) e l'agricoltura (ciclo ({ della meravigliati di non trovarvi chiaramente un Neolitico puro.
zappa» o «delle due classi»). ({ Nel vicino Oriente le origini della metallurgia sono assai
In realtà, nel Mesolitico di Palestina (Natufiano) tro- antiche e difficili a distinguersi dalle origini della ceramica.

(6) J. DE MORGAN, La Préhistoire orie~tale, t. I, Paris 1925, pagina (7) R. DE VAUX, La Pré.hiS'toire de laJ Syrie et de la Palestine, in
142 S8. Revue Bibl. 53 (1946), 113.

\
198 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA L'ANTICO TESTAMENTO E LA PREISTORIA 199

Il declino dell'éra mesolitica sembra saldarsi con l iiurm'" , della Genesi. Gli avvenimenti ivi nar:ati appartengono al-
dell' Eneolitico. Se si chiama Neolitico la fase di l'ambito della preistoria; naturale qumdl che SI venga ~d
zione questo termine non designa una civiltà ben U""!Vlc; confronto tra la Genesi e la preistoria. Occorre tuttavia
duata» ('). ~~tare che la preistoria, dato il materiale di c~i dispone,
ermette di ricostruire soltanto le Ime e generali del livel-
fa di civiltà raggiunto dall'umanità nelle diverse. epoc~e:
f) Eneolitico
nza consentire l'identificazione di avvemmentl storicI
H
particolari, quali le vicende di un papa l o o d'1 un personag~
Le origini dell'Eneolitico in cui assieme gioo Invece quella p~rte del. racco~to della Genes" che. SI
plesso culturale del Neolitico, si trova l'uso del rame, riferisce a quegli antIChiSSimi tempi, documenta :>n .grupp~
per altro non modifica tale complesso (9) _ sono ",,',,",H" di fatti, introducendo episodi, persone, nomi, mdICaziOm
nell'ombra, In Egitto, Siria, Palestina, Cipro, Asia Minore, cronologiche.
Egeo, il Neolitico appare già Eneolitico. Nello strato più Ma lo scopo del testo sacro non è direttamente ~uello
antico di Susa e di Ur (Obéd), anteriore al 4000 avanti Cri- di informare sul progresso tecnico e culturale" ma PIUttO~
sto, l'industria del rame si inizia già adulta come la cera- sto sulla linea di condotta morale e religiosa dei personaggi
mica, e non ci è ancora dato di scoprire donde siano venuti e dei gruppi umani ricordati, ed, in particolare, di dimo-
i già civili fondatori della civiltà mesopotamica. Si è sup- strare che il Dio di Abramo, con cui comincia al capo 12
posto che siano venuti dal Nord, ponendo così la culla del- della Genesi la storia di Israele, è anche il Dio dell'mter~
la metallurgia in una regione non molto lontana dal umanità, della quale, fin dall'inizio, ha governato le sorti.
Caucaso. Con i primi 11 capi della Genesi, cioè, ,l'autore ~uol dare
A Susa ed a Ur, si rinvengono i primi indizi della alla storia sacra, che in massima parte e stona di un solo
scrittura (quella che sarà poi la scrittura cuneiforme), co- popolo, un più ampio respiro, inserendola sullo sfondo del-
me si è detto, verso il 3000. Qui dunque cominciano ad l'orizzonte della storia universale.
accendersi i primi bagliori della storia, Ora se è chiaro questo insegnamento religioso e i.1
senso storico più generale di questi capitoli. dell~ a,enes"
g) Br o n z o e F e r r o si rimane talvolta perplessi riguardo ai partIColari,. n.guar-
do alla provenienza del materiale storico e letterano m~ro­
dotto dall'autore ed alle sue vere intenzioni in prop~sl~~.
Il bronzo (dal 3000 a. C.), e poi il ferro (in Oriente Ha inteso egli impegnare il suo giudizio sulla ?gget~lvlta
verso il 1300 a. C.), vennero a modificare profondamente di questi dettagli, ovvero si é limitato ad attmgerh dal
la civiltà; ma lo sviluppo della metallurgia dopo l'Eneoli- fondo delle tradizioni ambientali, servendosene solo come
tico in Oriente non è più nel campo della preistoria. mezzo espressivo? D'altra parte quest'impeg~o. era ~eces­
Questa non breve premessa era necessaria per inten- sario allo scopo di delineare un quadro, che e mtenziOnal-
dere i problemi che si presentano a chi legge i capitoli 4-11 mente una filosofia, anzi una teologia della storia? . .
In qualche caso, come nella narrazione del diluViO,
(8) R. DE VAUX, O.C., pago 122. questa ultima ipotesi sembra,come vedre~o, suffiCiente-
(9) Per questo anche in Europa spesso nOli.. è chiara la distinzione mente provata dal fatto che il redattore ultimo d.el raccon-
tra neolitico ed eneolitico: l'assenza di aggetti di rame può essere do-
,Vuta a casi fortuiti. to usa più fonti, senza curarsi di eliminare le divergenze;
200 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA L'ANTICO TESTAMENTO E LA PREISTORIA 201

ma non è possibile dare a questo problema di Genesi 4.11" l'autore sacro pone due genealogie. La prima, da Adamo,
una risposta generale; è necessario esaminare accurata- il primo uomo, fino a Noè, il capo dell'umanità rinnovata,
mente ogni singola pagina del testo sacro, presentando cla- conta dieci nomi. La seconda, da Sem, figlio di Noè, ad
scuna caratteristiche particolari. Abramo, il capostipite della comunità ebraica, conta altri
Nel confronto tra la Genesi e la preistoria per giunge- dieci nomi (Genesi' 5,1-32; 11,10-32). Tutto ciò ha certa-
re a risultati concreti, occorrerebbe poter accostare i dati mente qualche cosa di convenzionale ed ha spinto gli stu-
sicuri della preistori" stessa con il senso sicuramente mteso diosi a ricercare quale fosse il criterio degli antichi nel
dall'autore biblico. NCa troppe lacune e troppe incertezze- tessere le genealogie. Tali ricerche ci permettono di giun-
inceppano la scienza della preistoria e, d'altra parte, l'ese- gere a queste conclusioni:
gesi è ancora assai lontana da conclusioni definitive intor- 1) La genealogia è un genere letterario avente lo
no ai particolari del racconto di Genesi 4-11. Nessuna me- scopo di documentare l'appartenenza di un individuo ad
raviglia dunque se al termine della nostra indagine rimar- un determinato clan familiare. La sua importanza è mas-
ranno non pochi punti interrogativi. Vale particolarmente sima nelle società a struttura patriarcale, perchè presso di
per questa parte del libro sacro il monito di Pio XII nel- esse è dalla genealogia che l'individuo riceve i diritti.
l'Enciclica Divino afflante Spiritte: " Mentre, cioè, nelle società più complesse come le at-
«Non vi sarebbe motivo di meravigliarsi se a questa tuali, l'individuo ha determinati diritti in quanto cittadino
o quell'altra questione non si avesse mai a trovare una ri- di un determinato stato, nella società patriarcale - come
sposta appieno soddisfacente, perchè si ha da fare più in quella dei pastori nomadi - l'individuo invece ha de-
volte con materie oscure e troppo lontane dai nostri tempi terminati suoi diritti in quanto figlio, o discendente, di un
e dalla nostra esperienza e perchè anche l'esegesi, come le determinato capostipite. Di qui la necessità di un docu-
a!tre più gravi discipline, può avere i suoi segreti, che mento, orale o scritto, che ne faccia conoscere la genea-
nmangono alle nostre menti irraggiungibili e chiusi ad logia.
ogni sforzo umano». 2) In tale documento genealogico potevano essere
L'esegeta tuttavia, come esorta lo stesso Pontefice nel- omessi degli anelli intermedi per motivi di brevità e prati-
la stessa lettera non può esimersi dall'indagine. Tali pro- cità. Questo fatto è benissimo constatabile.
blemi sono troppo interessanti e non è certo consentito tra- S. Matteo (1,8), nella genealogia di Gesù scrive: « Joran
scurarli. Essi riguardano in "concreto : l'antichità del gene- generò Ozia »; orbene, tra Joram ed Ozia sono omessi i re
re umano, il progresso della civiltà, l'epoca e l'estensione Ochozia, Joas e Amasia (cfr. 4 Re 9,16; 11,2-21; 14,1). Il
del diluvio, la torre di Babele. tempo in cui gli Ebrei rimasero in Egitto, secondo l'Esodo
(12,40), è di 430 anni; orbene, nella genealogia di Mosè
data dallo stesso libro (6,14 s.), tra Levi, entratO' in Egitto
2 .• L'antichità del genere umano e le genealogie bibliche col padre Giacobbe, e Mosè, il condottiero degli Israeliti
che uscivano dall'Egitto, vi sono solo due anelli intermedi:
53. - La preistoria della Genesi racconta pochissimi Levi, Cahat, Amram, Mosè. Si potrebbero citare molti
episodi antecedenti ad Abramo; di essi, il diluvio costitui- esempi consimili.
sce il punto centrale. A colmare le due lacune esistenti 'fra 3) L'omissione di nomi poteva essere suggerita dal
i primi uomini e il diluvio, e poi tra questo ed Abramo, proposito di raggiungere numeri simbolici - come per le
202 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA L'ANTICO TESTAMEN'l'O El LA PREISTORIA 203

tre serie di 14 nomi nella genealogia di Gesù in M atte o esplicita, che allegherebbe documenti allora a tutti noti
- o numeri altrimenti atti ad aiutare la memoria. (cfr. paragr. 18). Che l'autore non abbia inteso assumersi
4) La parola generare, in genealogia, è ,di significato la responsabilità delle cifre indicanti l'età dei Patriarchi
quasi altrettanto ampio che la parola figlio, la quale indica anti e postdiluviani risulterebbe dal fatto che, mentre in
una pertinenza genealogica anche assai lontana (il Messia queste due liste genealogiche considera comune il gene·
figlio di David) e, talora, solo giuridica. C'è infattiequiva- rare ad età pluricentenaria, immediatamente dopo, con la
lenza tra generazione e trasmissione di diritti. Così, nella storia di Abramo, sottolinea insistentemente (Genesi 17,17;
genealogia di Gesù, Matteo scrive: «Salathiel generò Zoro"- 18,1) il carattere miracoloso della nascita di Isacco da un
babel", conformemente al fatto che altrove nella Bibbia' padre centenario e da una madre nonagenaria.
(Aggeo 1,1-12; Esdra 3,2) Zorobabel è chiamato figlio di 2) Il numero delle generazioni - lO prima del
Salathiel. Ma in realtà sappiamo da l Paralipomeni 2,17-18, diluvio e lO dopo - fa pensare ad una semplificazione si-
che Zorobabel è figlio di Phadaia, fratello di Salathiel. stematica: lO sono le dita delle mani, e sul lO si fonda il
5) La genealogia può essere stata usata per riassu- sistema decimale: è assai adatto dunque ad aiutare la
mere un periodo storico, come ad esempio le genealogie memoria. Del resto fin dall'inizio del secondo millennio
poste all'inizio dei Paralipomeni e quella del Vangelo di anche i Sumeri registrarono, almeno secondo alcune re-
S. Matteo; ma non può assolutamente servire a creare una censioni, i nomi di dieci sovrani che precedettero il di-
cronologia. luvio (l').
3) L'introduzione di numeri simbolici in alcune ge-
54. - Accertati questi punti, esaminando le due ge- nealogie ci fa ritenere che anche gli altri dati indicanti
nealogie dei patriarchi, prima e dopo il diluvio, dobbiamo l'età dei Patriarchi delle due serie rispondono ad un cal-
concludere: colo non oggettivo, ma artifici.oso o, simbolico. L'età di
1) L'autore evidentemente intende dimostrare, me- Enoch( 365 anni, come i giorni di. Un anno solare), e di
diante le due genealogie, che Noè è l'erede legittimo delle Lamech (777 anni), danno qualche indizio in proposito.
promesse fatte ad Adamo e dei suoi diritti umani e, rispet- Così la somma degli anni di vita dei Patriarchi da Sem a
tivamente, che Abramo è l'erede delle benedizioni date a Lamech (Abramo è fuori della serie) dà 2996 il che con
Sem, oltre che delle precedenti promesse. la sola differenza di una unità, è uguale a 30Ò x 9 30 x 9 +
A questo scopo, secondo qualche interprete (lO), non + 3 x 9, cioè 333 anni in media per ciascuno. Un simile
sarebbe stato necessario nè conoscere per Rivelazione le processo per arrivare ad Un totale intenzionale si trova
due serie di nomi, nè entrare in merito al valore oggettivo
di tali documenti, ma sarebbe bastato all'autore sacro in- (11) Cfr. J: DE FRAINE, De regibns sumeTicis et patriarchis biùUcis
trodurre immutate le tavole genealogiche tramandate dal- Verbul1l DommI 25 (1947) 43-53. - ,
. . '.V.L. MORAN, in Biblica 39 (1.958) 99 tra le liste sUlTIeriche e quelle
la tradizione e, probabilmente, già scritte (cfr. Genesi 5,1: bIbllche <;trr;tmette solo questa corrispondenza numerica"
« questo è il libro delle generazioni di Adamo ... )}). Si trat- VedI Il punto di vista di P. GRELOT, La Zégende d'Hénoch dans
les apocrYp'he.s .et danf. fa Bib{e, Rech. se. ReI. 46 (1958) 5-26; 181-210'.
terebbe cioè d'una citazione, non implicita ma addirittura l!lt~ress.ant~sSI;m? è ~ ltmerarlO seguito dall'Autore: procedendo dai
llbrI d.e~ GIUbIleI e dI Henoch, constatate le affinità con i testi 111eso-
\ potam~cl, passa. all'analisi dei testi biblici dell'Ecclesiastico e della
G.en~sz e tenta dI precisare il significato che raggiunge il racconto nel-
(lO) P. HEINIRCH, Das Buch Genesis, Bonn 1930, pag, 72, 159. I 'msIeme della rivelazione biblica.
204 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA L'ANTICO 'rESTAMENTO E LA PREISTORIA 205

nelle varie tavole babilonesi dei dieci re antidiluviani, i nuto nella Bibbia, ma da essa ricavato, sommando gli anni
quali regnano ognuno decine di migliaia di anni. Si noti assegnati ai singoli patriarchi nelle genealogie (evidente-
inoltre che presso i Samaritani, i numeri di queste genea- mente nell'epoca in cui ognuno generò il successivo) col-
logie sono diversi da quelli tramandati dal testo ebraico l'aggiunta degli anni da Abramo a Cristo, che si possono
comune e dalla versione latina di S. Gerolamo, e mostrano calcolare con sufficiente approssimazione. Ma da quanto
segni evidenti di un adattamento artificioso. Questa consta- sopra si è detto, tale computo risulta senz'altro inaccetta-
tazione conferma la supposizione che presso gli Ebrei quei bile, perchè del tutto ingiustificato, supponendo complete
numeri non avessero un valore fisso, ma d'altra parte di- quelle liste genealogiche ed esatte quelle cifre che in realtà
mostra pure che essi non furono trasmessi fedelmente,- non intendono essere tali.
sicchè è forse impossibile basarsi su di essi per scoprire il La Chiesa nel Martirologio Romano ha assunto il cal-
principio artistico o simbolico che presiedette alla loro colo dedotto dalla Bibbia greca dei LXX che reca numeri
scelta. diversi e porta ad un totale di 5199 anni da Adamo a
Con questo non si vuoI negare che quegli anticl::!J, in Cristo. Notiamo subito però come il Magistero Ecclesiasti-
circostanze particolarmente favorevoli, potessero campare co non si sia mai impegnato su questo punto, che del resto
molto a lungo, ma soltanto rilevare che i numeri del testo esula dall'ambito della fede e dei costumi.
biblico rispondono probabilmente a criteri che a noi sfug- Rimane dunque compito della scienza stabilire l'anti-
gono e che pertanto non è possibile trarre conclusioni esat- chità del genere umano. Ora dal sopracitato prospetto del-
te intorno alla longevità dei Patriarchi. la preistoria, appare chiaramente che l'uomo dev'essere
Può darsi inoltre che, come si è detto sopra, l'autore apparso sulla terra assai prima del quinto millennio a. C.
sacro abbia inserito nel suo racconto le due genealogie Se però volessimo azzardare delle cifre, anche solo appros-
come citazioni, senza impegnarsi in un giudizio sui detta- simativamente, ci troveremmo disorientati dalla varietà
gli, solo nell'intento di colmare due lacune nel filo storico delle opinioni avanzate dagli studiosi. Infatti, mentre i
della sua narrazione. più moderati calcolano, sia pure con largo margine di ap-
4) I! fatto che Set ad una determinata età abbia ge- prossimazione a 120.000 anni l'antichità delle tracce in-
nerato Enos (Genesi 5,6), può significare semplicemente contestabili di vita umana sulla terra ('2), altri si spingono
che Set, sia pure a quella determinata età, ha generato un fino a un milione di anni! (13).
figlio da cui poi, attraverso una linea genealogica più o I! geologo Milankovic, basandosi su osservazioni astro-
meno lunga, è derivato Enos. Così si dica degli altri nomi. nomiche, pretenderebbe offrire conclusioni più precise. Se-
In tale ipotesi, i lO nomi sarebbero i lO punti salienti di condo tale autore, l'interglaciale Mindel-Rissiano, in cui
una catena assai lunga e non necessariamente rettilinea. compare la prima cultura umana, avrebbe avuto luogo dal
5) In conclusione, le due tavole genealogiche riassu- 428.000 al 327.000 a. C.
mono due periodi preistorici, ma non possono serviJ;ci a Questo calcolo però è giudicato da parecchi scienziati
stabilire la durata di tali periodi, nè, conseguentemente,
l'antichità del genere umano. Sull'antichità dell' uomo la (12) R, BIASUTTI, RaZze e popoli della terra, Torino 1941, val. I,
Bibbia non permette nessuna conclusione. pag. 63.
(13) L'età della terra risaUrebbe alla cifra astronomica di 3.350
I! computo, comunemente diffuso,. che fa risalirè la milioni di anni. Cfr. V. MJimSCH, L'orig'ine de l'univers selon la science,
. creazione dell'uomo a circa 4000 anni a. C., non è conte- Nouvelle Rev. Théol., 85 (1953) 225-251. L'autore offre anche esatte in-
dicazioni sui metodi di calcolo.
206 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA L'ANTICO TESTAMENTO E LA PREISTORIA 207

inaccettabile, perchè basato su ipotesi non sufficientemente trollabile, quello dell'eroe del diluvio. Questo personaggio
fondate e su osservazioni valide attualmente, ma non per. è chiamato nei testi sumerici: Zi-u-zud-Du: «vita di gior-
età così remote, in cui le condizioni potevano essere note- ni allungati »; nei testi babilonesi il nome suona Utnapish-
volmente diverse dalle attuali. Inoltre essi obbiettano che tim rùqu: «giorno (= tempo) di vita lontano »; nella Bib-
tali calcoli non coincidono coi dati geologici più sicuri, ine- bia il nome dello stesso personaggio è N6ah (Noè), che in
renti al ritiro dell'ultima glaciazione (14). semitico sembra significare «lunghezza di tempo» (15). Tali
Ciò che invece rende concordi tutti gli studiosi nel . appellativi alludono all'essere l'eroe del diluvio rimasto
porre l'origine dell'uomo in epoca molto remota, è la con- superstite, e certo non furono da lui portati originaria-
nessione dei resti umani colle tracce delle successive epo- mente. Questo ci fa pensare a casi simili anche per gli altri
che glaciali (cfr. paragr. 51). I ghiacciai sembrano epigere nomi. Così Caino, qualunque fosse il suo nome, potrebbe
un tempo lunghissimo per avanzare e un tempo altrettanto essere stato chiamato Qajn, cioè «fabbro », nella tradi-
lungo per regredire. Noi tuttavia vorremmo essere certi che zione semitica, perchè alla sua discendenza si attribuiva
non siano intervenute cause particolari ad accelerare que- un particolare talento per l'industria (Genesi 4,17-22). Così
sti movimenti dei ghiacciai; tanto più che ancora incerta è Abele, qualunque fosse il suo nome, potè essere chiamato
la causa che produsse le glaciazioni proprie del periodo dai semiti Rebel, cioè «soffio », per alludere alla sua ra-
geologico pleistocenico. pida scomparsa dalla terra, oppure Ibila, in sumerico
«figlio erede », per insinuare che egli aveva diritto alle
55. - Comunque, allo stato attuale delle nostre cogni- benedizioni particolari di Dio, ciò che spiegherebbe l'invi-
zioni scientifiche, le due lacune colmate dalle genealogie dia del fratello.
dei Patriarchi appaiono come due enormi baratri spalan- Si vede di qui che l'oggettività dei nomi propri è solo
cati nelle tenebre della preistoria. Ci si può domandare relativa: essi possono essere stati modificati, o inventati,
come abbiano potuto emergere i nomi dei Patriarchi e sal- dopo millenni per indicare dei personaggi di cui era rima-
varsi dall'oblio dei mUlenni. Anche questo problema non sto un barlume di ricordo, connesso con qualche fatto par-
esiste per i cattolici che sostengono l'ipotesi di citazioni ticolare. La !p.aggior parte di questi fatti è ignorata o in-
non confermate dall'autore ispirato. Tuttavia, anche senza tenzionalmente tralasciata dall' autore sacro. Rimarrebbe
ricorrere ad una speciale rivelazione, non è impossibile che così una lista nuda di nomi ordinati artificiosamente alla
a tali nomi corrispondano uomini divenuti particolarmente· quale tuttavia corrisponde oggettivamente una linea g~nea­
famosi per qualche impresa eccezionale. I nomi potrebbe- logica. Agli scopi dell'autore ispirato non occorre di più.
ro essere degli appellativi usati dalle generazioni succes-
sive per designare tali eroi. 3. - Il progresso della civiltà umaua
Infatti, alcuni dei nomi in questione sono assolutamen-
te esotici e appartenenti a qualche lingua ignota; altri
56. - Parlando del progresso dell'umanità, dobbiamo
hanno fisionomia semitica, e potrebbero essere traduzioni
tener ben distinti tre punti di vista: a) quello intellettuale,
o adattamenti da altra lingua. Pare infatti che si traduces-
/) quello morale e religioso, c) quello tecnico.
sero anche i nomi propri, come risulta dall'unico caso con-
Per i primi due vedremo che nulla di serio può obiet-

(14) L. DE MARCHI, Clima, in "Enciclopedia Treccani~, voI, X, (15) J. PLESSIS, Babylone et la Bible in Diction. de la Bible Sup-
pago 604. plément, .t. I, Paris 1928, col. 750. '
208 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA
L'ANTICO TESTAMENTO E LA PREISTORIA 209
tarela scienza alla affermazione b '0]"
il senso morale dell'uomo primT I IQca sull'intelligenza e 3) Non è sicuro che queste razze, dalle forme rozze
t IIVO. uanto al terzo pu e alquanto bestiali: siano più antiche dell'« homo sapiens ».
hO, ~na retta esegesi mostrerà che il racconto bib]" . ,n-
a a cuna pretesa di carattere scientifico. ICO non Gli studiosi più quotati ritengono che quelle razze non
abbiano dato origine alle attuali. Queste dunque hanno po-
tuto coesistere con quelle ed anche precederle. Alcuni han-
a) L' i n t e 11 i g e n z a no pure notato che le scimmie più antiche sono meno «be-
stializzate}} di quelle più recenti ('7). Se dunque le scim-
L'intelligenza umana si sarebb . mie più antiche erano (sit venia verbo!) più «umane}} di
quasi belluino (homo faber) fino li e evoluta dallo stadio quelle attuali, perchè mai gli uomini più «bestiali}} do-
sapiens). Ma questa afferin'. a o stadIO attuale (homo vrebbero essere più antichi di quelli più «umani»? La
certati; è una arbitraria aZIOne non poggia su fatti ac- «bestializzazione }} di certi caratteri potè verificarsi in qual-
nista: i primi uomin' d c~nseguenza dell'Ipotesi evoluzio- che ramo della famiglia umana come fenomeno secondario
psichicamente ai loro lan~e,:~~no . ess~re abbastanza vigini e non primitivo, mentre altre linee umane avrebbero man-
I primi uomini in u I. sClmmleschl. Ma II pensare tenuto la forma primitiva, cioè più umana, fino ad oggi.
concreto a quello de7°d s~ato Itntellettuale paragonabile in Questa ipotesi non può essere respinta dalla scienza; anzi,
e clen I contraddice ali d tt .
espressa dai primi capitoli dell . a o rm.a dovrebbe passare come dimostrata se fosse indiscussa l'at-
ton e Caino a ' . a Genesz, dove I progem- tribuzione cronologica del cranio di Swanscombe, dei Nean-
Vale dunque ft~~~~ ~Iename~te responsabili dei loro atti.
1 dertaliani di Palestina (che mostrano caratteri più vicini
ritto di supporre i rim. esa~l!~~re se la scienza ha il di- . agli attuali), dell'uomo dell'Olmo e, infine, se fosse chiara
inferiore. p I uomml m uno stato psichicamente
la vera natura della mandibola dell'uomo di Piltdown (18).
1) Gli esami antrop t·· 4) .La primitività dell' industria, o anche l'assenza
fossili non permettono l ome nCI de.i più antichi cranii pressochè completa di essa, non può fornire indizi asso-
dei loro possessori per ah,:una conclUSIOne sull'intelligenza luti sul livello intellettuale dell'uomo primitivo. Non si
·
d Imensioni ,
non molto c e o sono troppo'mcert'I o danno
d' può, cioè, mettere sullo stesso piano il fattore intellettuale
tuali. D'altra arte Iverse da. quelle di certe razze at- e quello tecnico. Un primitivo può fare a meno di casa e
l'intelligenza ~ il v~~~:p~a~e dimostrata l~ relazione tra di utensili perchè non ne ha bisogno, ma quando accende
e a scatola craruca (16). il fuoco, impiega !'identico processo intellettuale dell'uo-
2) T resti del Sinantropo sot .
a pietre scheggiate e ad a . d' °t
s a~1 trovati associati mo civile, che fa scattare l'interruttore della corrente elet-
poi possedevano un'indus~~~z~e~ ocol~rJ. I -':'eandertaliani trica. Noi non siamo più intelligenti dei nostri antenati,
superiore, manifestate come . , defimta e Idee di ordine ma disponiamo di una tecnica più perfetta. La civiltà gre-
cura per i defunti. SI e Visto (paragr. 51) nella ca. nonostante la sua tecnica arretrata, sviluppò un'attività
artistica e filosofica, che il secolo XX con le sue macchine

(16) Si è voluto dedurre h l' (17) G. SERA, Antropomorfi, Encicloped'la Treccani, voI. III, p. 609.
parlaTe dal fatto che aveva la l~n e u uomo Neandertaliano non sapesse
(J8) P. LEONARDI, a.c," pag, ]32~134,
~fgf~ffi~~e soPh;a ~lfla superficie m~g;iO~a;d~~ CO!} lta tbt~se a!!a mascella Un riesame critico di tutto il materiale di Piltdown, secondo un
. re c eglI non aveva art" l . : CIO u al pm potrebbe resoconto pubblicato dalla rivista londinese Natu're 172 (1953) 981 ha
sono l mezzi di espressione ud cO aZlOm conf~rmi alle nostre-: infini[ti
genza, come risulta dal confront6 ;~altad Cf~~ sl<:m o guidati dall'intel1i_ dimostrato trattarsi di una frode premeditata. La mandibola sarebbe
e ICIentI e sordomuti. stata camuffata con ingredienti chimici; cfr. anche E. BONÉ, La solu-
tion de l'énigme de Piltdow,n, Nauv. Rev. Theol. 87 (1955) 163-183.

14
210 PAGINE DIFFICTLI DELLA BIBBIA
L'ANTICO TESTAMENTO E LA PREISTORIA 211

non ha saputo riè raggiungere, nè superare. Così il genio. progresso tecnico dell'umanità come parallelo al regresso
italiano del Rinascimento non si dimostra inferiore al ge" religioso e morale. Per questo la scienza non deve avere
nio di oggi, che conosce tutti i segreti della tecnica mo- alcuna difficoltà ad ammettere che gli uomini più antichi,
derna.
al di là anche del Paleolitico, pur non avendo ancora alcu-
Ci sono ancora oggi dei popoli allo stadio della civiltà na industria, possedessero un tesoro di convinzioni religio-
paleolitica, che pure hanno un'organizzazione e società con se e morali, nella loro semplicità, assai elevate.
mitologie, canti religiosi e cerimonie complicate e ch'e ri-
velanocosì un certo grado di attività intellettuale (i9).
Eppure, se. questi popoli dovessero scomparire, nOn ri- c) L a t e c n i c a e l e n o t i z i e sui C a i n i t i
marrebbe dI loro che qualche pietra scheggiata. Conseguen-
temente, di fronte ai rozzi prodotti dell'industria paleoli- 58. - La Genesi sembra supporre che l'agricoltura e
tica che cosa può dire la scienza sul vero livello intellet- l'allevamento del bestiame sussistessero fin dal principio
tuale di quegli antichi uomini? dell'umanità: "e Abele divenne pascolatore di gregge e
Caino era lavoratore del suolo» (Genesi 4,2).
Non si può tuttavia insistere troppo su queste parole
b) Le idee reLigiose e 'mBrali per far dir loro qualche cosa di più di una contrapposi-
zione, quale ci può essere tra la semplice raccolta e la cac-
57. - Lo studio dei "cicli culturali» ha dimostrato cia. Si tratta di un linguaggio evoluto, familiare ai pastori
che le popolazioni di civiltà materiale più arretrata (Ta- ebrei, per indicare in modo comprensibile uno stadio di
smania,;,i, Pigmei ... ) hanno idee religiose e morali più pure: civiltà assai più primitivo, di cui - prima dei moderni
monotelsmo, monogamla, assenza di cannibalismo e di sa- studi d'etnografia - nessuno poteva avere conoscenza di-
crifici umani, concetto di Provvidenza. Le deviazioni e le retta e terminologia adeguata. La caccia, già all'epoca dei
degenerazioni del senso religioso si trovano nei cicli di patriarchi ebrei appartenenti al ciclo pastorale, era ormai
cultura più complicati, dal totemismo fino alle grandi ci- solo un elemento accessorio dell'allevamento del bestiame
viltà storiche (20). (cfr. Genesi 25,27). Del resto l'autore stesso insinuà tale
Questi risultati, ormai acquisiti, sfatano il mito del valutazione relativa del suo linguaggio, perchè solo più
progresso religioso e morale, tanto caro ai pensatori del avanti (Genesi 4,20) si parla degli inizi della pastorizia
secolo scorso, secondo cui gli uomini sarebbero gradata- quale ciclo culturale a parte.
mente assurtI da una pretesa primitiva promiscuità sessua- Notiamo, inoltre, come per il resto l'episodio di Caino
le all'idea mono~amica, da un preteso ateismo primitivo, sia reso dall'autore sacro in fOrIna assai astratta, senza al-
ammIsmo o fetIcIsmo - attraverso il politeismo _ fino al cun particolare esteriore, venendo a dare poco più di que-
monoteismo e alla morale cristiana. I risultati dell'etno- sta orribile notizia, certamente. tramandata si attraverso i
g.rafia vengono cosl a coincidere col quadro della preisto- millenni come una maledizione: il primo uomo nato nel
rIa presentatoci dalla Bibbia. Essa infatti ci descrive il mondo ha commesso il primo omicidio.
L'autore ispirato insiste sul dramma interiore che si
svolge tra Caino, Dio e la coscienza. Per l'esatta valutazio-
(1.9) R. BIASUTTJ, Razze e popoli della terra Torino 1941 passÙn
~20) G. SCHMIDT, Manuale di storia comp'arata delle .Religioni ne dei versi successivi sarà bene seguire ora l'autore nella
B rescHl, i1.a ed., 1949, p. 1 9 3 - 2 4 8 . ' , penetrazione di questo dramma interiore. Ogni uomo avrà
212 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA L'ANTICO TESTAMENTO E LA PREISTORIA 213

la sua prova: dopo Adamo, anche Caino. La sua prova con- dal luogo dove il Signore rivelava la sua. provviden:;a part~­
siste nel vedersi preferito il fratello minore. Non c'è da .la- colare. E' una specie di scomumca, diremmo nOi Con II
vorare di fantasia per sapere come Caino potesse accor- linguaggiò d'oggi, una segregazione. dalla società dove l!
gersi di tale preferenza: culto di Dio era in onore e dove DIO aveva progettato di
far sorgere a suo tempo la salvezza. Proprio ~11 coinciden~
«E Jahvè guardò' ad Abele ed alla sua offerta, za con lo sviluppo della stirpe dei «via da DIO ", del figli
e a Caino e alla sua offerta non guardò p (Gen, 4,45).
del primo omicida, l'autore ispirato accenna all~ sviluppo
Nel linguaggio biblico, "Dio che guarda}) è sinoni- tecnico dell'umanità. Ecco le sue parole (GeneS2 4,16-24):
mo di successo nelle imprese. Caino è crucciato e umiliato
16, «E Caino uscì dal cospetto di Dio e abitò nella terra di
per questo senso di inferiorità. L'autore sacro non diceÌ! Nod (= vagabondaggio) a orieI,lte di Eden,
perchè di tale differente trattamento da parte di Dio; sblo 17. Poi Caino conobbe la sua moglIe, che concepi, e partorì, Ha.-
nok (Henoch) e divenne costruttore di una CIttà, e chI.an~o
insinua ch'esso non era definitivo e che Caino doveva avere il nome della città Hanok, secondo il nome di suo fIglIo
più bontà e più fiducia in Dio: [forse da correggersi: «secondo il proprio nome 1>; in tal
c'aso il costruttore sarebbe HenochJ, ~ . , .
18. E a Hanok nacque 'Irad, e 'Irad genero Mehu.la el (Mavmel)
«E Jahvè disse a Caino: e Mehuja'el generò Metusha'el (Matusael) e Metusha'el ge-
Perchè sei adirata. e perchè tieni bassa la testa? nerò Lemek. .
Se agirai bene, non ci sarà forse da tenerla alta? 19. E Lemek (Lamech) si prese due mogli: il nome della pnma
'Ada (= ornamento?) e il nome della seconda Silla (Sella
Ma se ~on a.:.g~rai bene, il Peccato è. appostato alla porta:
verso dI te e Il suo sforzo di conqUlsta, ma tu devi dominarlo », = ombra 1). , b·t t
20. E 'Ada partorì Jabal (Jabel): egli fu il padre della l a ore
(Ge11,. 4,G-7). della tenda (presso) l'armentc!. .' .'
21. E il nome di suo fratello Jubal: egll fu Il padre dI tuttI
quelli .che maneggiano la cetra e il flauto.
Caino non è dunque un predestinato al male: agisce 22. E 8illa, lei pure, partorì. Tubal-Qajn (= fabbro) (2l): aguz.
deliberatamente contro la propria coscienza e divenuto zatore di ogni intagliatore di rame e di ferro,
23. E la sorella di Tubal-Qajn era Na'ama (Noema =
.
graZIOsa).
omicida, lotta ancora contro la coscienza stessa: ' a Dio che 24. E disse Lemek alle sue mogli:
chiede dove si trovi Abele, il fratricida risponde: «Ada e 8ilIa udite la mia voce,
mogli di Lernek ascoltate il mio dire:
un uomo uccido per una ferita a me (fatta)
«Non lo so; sono io forse il custode di mio fratello?» (v. 9). e un giovinetto per un'ammaccatura a me (fatta).
Sette volte dev'essere vendicato Caino,
Dopo la maledizione divina si arrende, ma solo a metà: ma Lemek settanta sette,..

« Troppo ~rande è il mio delitto per poterlo portare. Ecco tu mi Queste ultime parole danno la chiave per intendere il
scaCCI OggI. dal suolo e dal tuo cospetto devo nascondermi' er- senso profondo di tutta la narrazione, il perchè insomma
ran~e f,uggIasCO andrò sulla terra; chiunque m'incontrerà' mi
uccldera,. (vv, 13. 14). di queste notizie preistoriche. Il conoscere questo «per"
chè ", ci darà modo di valutare meglio le intenzioni del-
Che cosa è questo nascondersi al cospetto di Dio, que- l'autore nell'uso di un linguaggio tecnico.
sto essere maledetto «Iungi dal suolo che aprì la sua Caino aveva espresso a Dio il timore di essere linciato,
bocca per bere il sangue del fratello?" (v. 11). Che cosa e Dio aveva posto una sanzione in sua difesa: «Chiunque
significa dire che Caino andò ad abitare «lontano dal Si-
gnore? " . (v. 16). Evidentemente l'autore sacro vuoI met- fabbro; Qajn
(21) Questo nome fa pensare ai sumerico tibira
tere in chiaro che la stirpe di Caino si propagò lontana sarebbe il medesimo nome tradotto in semitico.
214 PAGINE DIFFICILI DE!LLA BIBBIA L'ANTICO TESTAMENTO E LA PREISTORIA 215

uccide Caino riceverà un castigo sette volte maggiore» tutti faranno così ma i Cainiti in materia sono in anticipo.
(v. 15). I suO! discendenti invece hanno fatto dei pro- Jabal fu il padre della pastorizia nomade. Della vita pia-
gressI, non hanno bisogno di Dio; sanno difendersi meglio cevole è manifestazione la musica: nella prosperità e nel-
da. sè. «Uccisione per ammaccatura! Chi avesse ucciso la sicurezza i Cainiti possono coltivarla meglio e prima
C~ll1Q avrebbe. ricev.uto una vendetta sette volte maggio- degli altri: Jubal fu dunque il padre dei suonatori.
re, fin qUi arriva DIO - sembra dire Lamech - ma noi La sicurezza e la prepotenza dei Cainiti si fondano
con. i nostri mezzi ci vendicheremo settanta sette volte. specialmente sul loro talento per le armi. L'autore dirà dun-
GU~1 a chi CI tocca! »; Caino non sa resistere alla prova
que ch'essi erano dei precursori nell'arte del fabbro. Si noti
del! msuccesso e diventa omicida, un «via da Dio »; i Cai-
bene che egli non parla dell'arte di estrarre i metalli, ma
mb non, sanno resistere alla prova del successo, e diventa-
no del prepotenti, dei «senza Dio ». dell'arte di affilarli: la prima ha più importanza per una
E' per arrivare a questa conclusione e, nel contempo, cronistoria del progresso umano, la seconda per la storia
per mostrare che II progresso materiale si attuò parallela- della micidialità umana. Ma questi artefici Cainiti aguzza-
~e~te con l'oscuramento del senso morale, che l'autore vano già i metalli o solo la pietra, o qualche cos'altro? AI
Ispirato fa d~g:i accenni di carattere tecnico. Anzitutto par- tempo dell'autore le armi erano di rame e di ferro. Ma dal
Ia dl una citta (v. 17); I figli del «vagabondo» si pola- fatto che per indicare l'arte del - fabbro egli adopera le
rizzano attorno ad una sede fissa. Città «< 'ìr» in ebraico parole «rame e ferro », forse non abbiamo il diritto di de-
affine a~ sumerico «urli»), indica originariame~te un luo~ durre senz'altro che egli intenda assegnare a questa remota
go a~ SICUro dagli. animali, un «posto di allarme» o di età l'uso dei due metalli. Egli potrebbe servirsi di una
rifugIO: La citta di Henoch poteva essere anche qualche terminologia progredita per indicare una realtà più arre-
cosa di meno, ma l'autore sacro usa il linguaggio del pro- trata. Perciò forse non si tratta qui della realtà, ma del
prIO tempo. vocabolario, come se noi chiamassimo artiglierie le baliste
Si introduce poi una genealogia (v. 18): sono sette di. Giulio Cesare: non dobbiamo cioè portare sul piano sto-
nomi da Adam? a Lamech o (da Caino a Tubal-Qajn) da rico una questione letteraria (2').
valutarsl come I dieci nomi da Adamo a Noè, e che presen- Inoltre, il v. 22 è evidentemente corrotto in qualche
tan? la stessa assenza di notizie e possono Supporre un
punto e gli antichi traduttori hanno supplito secondo il
perIOdo di tempo di lunghissima durata. Si arriva così
senso da loro supposto. Il testo ebraico ha «Tubal-Qajn
quasI all'età del diluvio. A questo punto (v. 19-23) le noti-
aguzzante ogni intagliante (o scavante, o arante) rame e
zie :ICommcIano e. troviamo accenni sul sorgere della pa-
stonzla, d.ella mUSICa, della metallurgia. Ma dal contesto ferro». La maggior parte dei critici analogamente al con-
appare chiaro che l'autore non ha di mira una sia pur rudi- testo precedente e trovandone confenna nella versione ara-
me~t~le croni,storia del progresso umano. Egli vuoi spie- maica (Targum), emenda il v. 22 in questo modo: «Egli
ga! e 11 perche della sfida del Cainita a Dio e all'umanità fu il padre di ogni aguzzatore (o intagliatore) di rame e di
(v. 24). A questo fine mostra che i Cainiti hanno raggiUi\.to
la rJ~chezza, l'arte di rendere piacevole la vita, la sicurezza
(22) Il P. A. BEA, De Pe,ntateucho, Roma 1933, p. 170, riconosce
che II possesso delle armi può donare. La ricchezza è rap- la possibilità che l'agiografo abbia narrato la storia primitiva del ge~
presen.t~ta dall'aum~n~o del bestiame, con la conseguente nere umano (Genesi 3-11) adattandola agli usi e costumi dei propri
contemporanei, in modo tale però che questa nuova veste esteriore
,necessita di spostarsI 111 cerca di nuovi pascoli: in seguito non mutasse la sostanza del fatto.
216 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA L'ANTICO -TESTAMENTO E LA PREISTORIA 217

ferro» (2'). Anche in tal caso rimarrebbe la paternità, nel 4. - L'estensione e l'epoca del diluvio
senso indicato più sopra, dei Cainiti su quelli che eserci-
tano l'arte del fabbro, senza pregiudicare la questione se i 59. - Prima di esaminare se la geologia apporti qual-
precursori antidiluviani dei fabbri abbiano realmente cono- che dato in conferma o in contrasto con il diluvio biblico,
sciuto il rame o addirittura il ferro. è logico considerare attentamente il testo sacro per preci-
Possiamo concludere che la storia del progresso uma- Sarne il genere letterario e conseguentemente valutare la
no narrata dalla Genesi 4,2-24 è in funzione di un'idea re- portata e il significato delle affermazioni dell' agiografo.
ligiosa, e redatta in termini popolari e non tecnici.. Non Rimandando al paragrafo successivo una considerazione
siamo dunque autorizzati a fondarci su questi termini per più dettagliata dei particolari del racconto, c~ limiti~mo
cercare una concordanza o una discordanza con i dati delle qui genericamente al fatto della grandIOsa 1l10ndaZIOne
scienze preistoriche. N eppure essi ci offrono un appiglio per studiare: a) il valore delle affermazioni bibliche di
sicuro per stabilire l'epoca del diluvio; perciò se ci sem- universalità, b) la possibile inserzione di tale fatto nel qua-
brerà probabile l'ipotesi che il diluvio sia avvenuto alla dro della preistoria (25). .
fine del Paleolitico medio, potremo dire che il progresso
dei Cainiti antidiluviani non segnò l'inizio del Neolitico
o dell'Eneolitico, come potrebbero far pensare a prima a) U n i ve r s a l i t à d e l d i l u v i o
vista i termini usati dall'autore sacro, ma rappresenta solo
un lontano sprazzo di luce da precursori; allo stesso modo L'autore ispirato presenta ripetutamente il diluvio co-
come gli studi di Leonardo da Vinci non segnano il vero me universale: esso travolse l'umanità (Genesi, 6,7), tutti
inizio dell'aviazione, ma solo un'intuizione geniale rimasta i viventi (6,13), tutto quello che c'è sulla terra (6,17), ogni
isolata. essere (7,4), tutto ciò che respira alito vitale (7,22), e le
In realtà però non sappiamo ancora dove e quando acque coprirono tutti i monti alti che sono sotto tutto il
abbia avuto inizio il Neolitico, apparendoci esso già per- cielo (7,19).
fetto e non derivando dal Mesolitico a noi noto (cfr. pa- Queste espressioni non sono in realtà così categoriche
ragr. 52). Di conseguenza non possiamo neppure negare come possono sembrare a prima vista. Vi sono esempi ne!
con sicurezza che il suo periodo di incubazione risalga tan- lirlguaggio biblico, in cui la parola «tutto» si riferisce ad
to addietro, fino all'epoca remota in cui in Europa vigeva una parte che l'autore considera nel suo complesso. Rife-
ancora il Paleolitico (24).
che completa quanto scrivemnIO ai paragr. 53-54 e 55: J'autore dei pri-
mi" capi della Genesi aveva a sua disposizione due gruppi di notizie,
(23) Vedi l'edizione critica: R. KITTEL - P. KAHLE, Biblia Hebrai- l'uno riguardava la creazione, il peccato originale e i primordi del-
ca, 3.a ed. Stuttgart 19W{, p. 6; GESENIUS - BUHL, Hebr. WOrterbuch. l'umanità l'altro conteneva notizie del periodo neolitico ancora rag-
Invece il P. A. BEA, Praehistoria et e,':cegeiiis libri Genesis, Verbum giungibili: sia pure a linee sommarie, da una tradizione ~enacissima.
Domini 18 (1939) 19, porta buoni argomenti per dimostrare che le pa- Per un artificio letterario del tutto ammissibile l'autore isplrato avreb-
role «rame e ferro» sono una glossa introdotta da qualche antico seri- be saldato l'ultimo anello della tradizione genealogicg. con i primissimi
ba, tolta la quale il testo .suonerebbe: "Tubal-Qajn, aguzzatore di ogni avvenimenti dell'umanità, saltando un'epoca interminabile e vuota
(strumento) tagliente ». In tal caso le nostre divagazIOni sull'anticliità dal punto di vista religioso (o.c. p. 57 s.). Così si spiega bene la con-
della metallurgia nella Bibbia si baserebbero su due parole che l'au- servazione di nomi precfsi nelle genealogie ed iI carattere progredito
tore sacro non avrebbe scritto! della civiltà ivi descritta. Naturalmente questa ipotesi è più in armo~
(24) Per tutta questa parte si veda l'interessante articolo di G. nia con l'opìnione che porta il diluvio ad un'epoca più recente (cfr. pa-
CASTELLINO, Generi letterari in Genesi l-ll, in "Questioni bibliche alla ragrafo 62).
luce dell'Enciclica «Divino afflante Spiritu », val. 1, p, 3-61. Roma, (25) Cfr. G. LAMBERT, Il n'y aura plus .iamais de Deluge, Nouv.
1949-50. Fra le molte utili cose dette dall'A. ricordiamo Una sua ipotesi Rev. Theol. 77 (1955) 581-601; 693-724.
218 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA L'ANTICO TESTAMENTO E LA PREISTORIA 219

l'endosi al prossimo ingresso degli Ebrei in Palestina, Id- 60. - Ci sono due correnti tra gli studiosi cattolici.
dio promette al suo popolo: "oggi incomincio a spandere Alcuni affermano: tutti gli uomini (universalità anttopo-
il terrore e la paura di te sui popoli sotto tutto il cielo »,' logica), e quindi tutta la terra abitata allora dagli uomini
(De1deronomio 2,25). Qui evidentemente si tratta solo dei.' e tutti gli animali che si trovavano in quella reglOne. In-
popoli delle varie regioni della Palestina. La carestia, al fatti l'autore mostra il diluvio come castigo per la con-
tempo di Giuseppe, "era grande in tutta la terra e da dotta degli uomini: gli animali periscono perchè si trovano
tutti i paesi si veniva a comperare grano» (Genesi 41,57); nella stessa zona e la loro rovina è ripetutamente ricor-
Qui l'orizzonte è più vasto che nell'esempio precedente, nia . data, perchè aggiunge un qualche cosa di tragico alla gran-
non di lllOltO. La lotta tra i fedeli di Davide e i partigiani diosità del castigo divino. A tale menzione inoltre è corre-
di Assalonne dilagò ({ sulla faccia della terra» (2 Samuele lativa quella degli animali salvati nell'arca, evidentemente
18,8). Qui l'orizzonte è l'i strettissimo : si tratta di una p'ar- per un celere ripopolamento di quelle terre.
te della Palestina. Non mancano altri esempi; e una simile Altri pensano che l'autore non intenda parlare neppu-
elasticità di linguaggio compare anche nel Nuovo Testa- re della distruzione di tutti gli uomini, ma solo di quella
mento, nell'episodio di Pentecoste, alla quale partecipava- parte di essi da cui proviene la famiglia di Noè e quindi
no persone appartenenti " a tutte le nazioni che sono sotto gli antenati del popolo eletto (universalità antropologica
il cielo »(Atti 2,5), evidentemente nell'ambito dell'Impero relativa). Fanno notare infatti:
110mano, come risulta dall'enumerazione che segue (v. 9-11). 1) che l'autore sacro in tutta la Genesi segue il si-
L'affermare che l'autore sacro dicendo "tutta la ter- stema di restringere via via l'ambito del suo argomento.
ra» dà a questi termini il senso più ovvio per noi, è un La cosa è chiara dal diluvio in avanti. Dopo aver elencato
abusare delle sue parole: perchè, in primo luogo, ci risul- i popoli discendenti da Japhet, Cam, Sem (cap. lO), abban-
ta, come si è visto, l'elasticità di tale espressione nel lin- donando tutti gli altri al proprio destino, si interessa di
guaggio biblico; in secondo luogo perchè le parole "tutta una linea sola, quella che da Sem, attraverso Arphaxad,
la terra» hanno per noi un significato concreto corrispon- conduce a Thare (Terah) (cap. 11). Dei figli di Thare pren-
dente alle nostre progredite nozioni geografiche, che l'au- de in considerazione Abramo, e trascura totalmente gli al-
tore sacro neppure sospettava, nè poteva perciò esprimere tri dopo qualche accenno (cap. 11,27-32; 2,1-5). Abramo ha
nelle sue parole. due figli, Ismaele ed Isacco. Ricordata solo con una genea-
Non c'è dunque da immaginarsi un diluvio che copra logia (25,12-18) la posterità di Ismaele, l'autore procede
di acqua fino all'altezza dell'Everest tutto il globo, dal- con Isacco' (25,19); Isacca ha due figli, Esaù e Giacobbe;
l'Alasca fino alla Nuova Zelanda! La Genesi nOn conosce riferiti alcuni episodi interessanti i due patriarchi, l'autore
nè l'Everest nè la Nuova Zelanda e neppure il globo. Re- .' dà una lunga discendenza di Esaù (cap. 36), (che così
sta perciò da escludere l'universalità geografica, non tanto esce dal campo del suo interesse), per poi procedere con
per gli innumerevoli, strepitosi miracoli che esigerebbe, la storia di Giacobbe e dei suoi dodici figli. Così l'orizzonte
quanto perchè effettivamente non rispondente alle inten- va man mano restringendosi, fino ad abbracciare il solo
zioni dell'autore sacro. Ma qual'è allora la portata delle popolo d'Israele. Questo disegno è meraviglioso, e non ha
parole bibliche? Fin dove si estende l'orizzonte di questa riscontro in nessuna opera dell'antico Oriente. Esso mostra
. universalità? che l'autore ispirato, prima di interessarsi del suo popolo,
220 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA L'ANTICO TE S'l'AMENTO E LA PREISTORIA 221

ha di mira l'umanità intera, e che è lo stesso Dio di Israele, quindi non sarebbero da lui compresi nel diluvio. E' diffi-
Colui che dirige le sorti dell'universo. cile infatti ammettere che egli ignorasse l'esistenza dei
Ma tale processo eliminatorio s'inizia solo dopo la nar- negri, spesso rappresentati sui monumenti dell'Egitto, do-
razione del diluvio, o non prima? Secondo questi studi~si ve anche erano adibiti come schiavi.
cattolici, l'autore sacro, dando la discendenza di Caino, e li - Non è facile decidere quale delle due ipotesi sia pre-
mma gla un ramo dell'umanità; si può pensare che i Cili- feribile, non fornendo il contesto elementi sufficienti per
niti non torneranno più sul suo orizzonte. Poi si accenna a un giudizio certo. L'idea fondamentale dell'autore sacro
Seth e ad altri figli e figlie di Adamo (5,3-4). Gli altri figli . appare tuttavia salva in ambedue le interpretazioni, anche
e figlie sono eliminati ed è preso in considerazione solo se, supponendo la distruzione totale dell'umanità, si è più
Seth. Seth genera Enos, e altri figli e figlie; anche questi in armonia collo sfondo universalistico dei capitoli che
si eliminano e si procede con Enos. Così fino a Lamech e precedono la-storia di Abramo.
Noè. Avremmo allora all'epoca de! diluvio una umanità
già suddivisa in rami, di cui l'autore sacro prende in con-
siderazione solo la discendenza di Seth o le sue ultime b) Il diluvio e la preistoria
diramazioni, in mezzo a cui vivono i « figli di Dio}} (6,2}
(;2. - Uscendo dall'ambito del contesto biblico, pos-
61. - 2) Un altro argomento sarebbe offerto dalla siamo ricercare nella preistoria qualche indizio che per-
tavola dei popoli che fa seguito alla narrazione del diluvio metta di collocare il diluvio nel suo quadro cronologico.
(cap. lO). Ivi l'autore sacro elenca i popoli della terra, Questo problema, già di per sè interessante, è inoltre stret-
mettendoli in relazione, e non altro, perchè qui, assai più tamente connesso con la questione precedente. Sarà infatti
che altrove nelle genealogie, la parola «figlio}} ha signifi- tanto più verosimile un diluvio che distrugga tutta l'uma-
cato molto vago. In realtà i discendenti di Sem Cam e nità quanto più l'epoca del diluvio risulterà vicina alle
Japhet sono talora degli individui, più spesso d;i popoli, origini dell'umanità stessa.
talora perfino delle città. In certi casi si tratterà di perti- Orbene se noi esaminiamo lo schema dei dati più sicuri
nenza razziale, ma, in altri casi, la relazione può essere della preistoria restiamo colpiti dallo iato che c'è tra il
puramente estrinseca, quale l'assimilazione della stessa ci- Paleolitico medio (Musteriano e affini) e il Paleolitico re-
viltà o la continuazione della stessa egemonia (caso collet- cente o superiore. La cosa è tanto evidente, che alcuni au-
tivo di discendenza giuridica). Comunque questa settanti- tori italiani (seguendo U. Rellini) staccano nettamente il
na di nomi strani, molti dei quali furono solo recentemen- Paleolitico recente dal medio chiamandolo Miolitico, unen-
te messi in luce dagli scavi archeologici (basti pensare agli dolo al MesoIitico come sua prima fase, e affermando, inol-
Hittiti, Amorriti e Cretesi) comprende solo popoli del Me- tre, che esso ha più affinità col Neolitico che col Paleo-
diterraneo, dell' Asia Minore, Caucaso Mesopotamia Ara- Iitico (2').
bia ed Egitto. Tutti popoli di razza' bianca (Eur~poidi). L'uomo del Paleolitico medio (Neandertaliano), scom-
Gli altri non sono nell'orizzonte dell'autore sacro (26) e pare completamente con la sua civiltà (cfr. paragr. 51).
Dov'è andato a finire? Gli uomini del Miolitico (Paleolitico
(26) Che da ~em deri.vino .i . popoli gialli, da Cam i negri e da
Japhet i bianchi e una SUppOsIZIone che non' ha alcun fondamento (27) R. BATTAGLIA, M'ioli'tica (Civiltà), Enciclopedia Treccanl, t. 23,
. nella Bibbia.
p. 413-414.
222 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA L'ANTICO TESTAMEN1'Q E LA PREISTORIA 223

superiore) sono di razza diversa, simile all'attuale: pro- comprensibile il successivo sviluppo della civiltà - si com-
vengono non si sa da dove e vanno ad occupare le sedi prende il tenore tragicamente universalistico della Bibbia.
dei paleolitici musteriani. Ma solo una piccola parte cii In realtà deve esserci stata una grande tragedia un
esse appare abitata da questi nuovi uomini. J. De Mor- po' su tutta la terra abitata, anche se in qualche luogo re-
gan (2') ne dedusse per il primo che alla fine del Paleoji- moto poterono sopravvivere degli uomini (universalità mo-
tico (Musteriano) immense superfici sono rimaste spopp- rale, non appena relativa) e continuare rami antichi del-
late in modo da non essere più abitate fino al Neolitico. l'umanità con razze diverse dal ramo di Noè.
Quale la causa" Egli suppose un susseguirsi di cataclismi, Tutto questo sia detto a modo di ipotesi, potendo il
specialmente inondazioni, in seguito al disgelo dell'ultima diluvio biblico riferirsi invece ad un fatto che non ha la-
glaciazione. Senonchè gli autori più recenti trovano che, sciato nessuna traccia geologica. Si potrebbe trattare ad es.
al termine del Musteriano, i ghiacciai sono in periodo di di una grande inondazione, forse avvenuta in epoca proto-
avanzamento e non di ritiro. Notano invece che, al di sotto storica, e tale da lasciare un ricordo indelebile nelle stirpi
della linea dei ghiacciai, all'avanzare dei medesimi corri- provenienti dalla regione sinistrata. In tal caso ci si por-
spondeva un periodo di piogge imponenti (pluviale), le. cui terebbe all'epoca neolitica o eneolitica, il che renderebbe
modalità precise ci sfuggono. Possiamo supporre che intie- più facile spiegare la costruzione dell'arca, ma escludereb-
re tribù, ristrette in uno spazio minore dall'avanzarsi dei be assolutamente l'universalità antropologica. Il tono gran-
ghiacci e abitando, come tutti i primitivi, nelle. vallate, diosamente universalistico del racconto biblico si spieghe-
siano state distrutte dalle inondazioni causate dalle inces- rebbe mediante !'impressione dei primi narratori, i quali
santi piogge. In realtà, durante quest'epoca vaste zone pia- nulla sapevano del resto del mondo, e soprattutto mediante
neggianti si trasformarono in laghi, come il grande lago la tradizione letteraria (cfr. paragr. 63).
Aralo-Caspiano, che comprendeva tutto il Caspio, l'Arai e
molto spazio circostante. Il diluvio biblico sarebbe un epi- 5. - Le modalità e il senso del diluvio biblico
sodio particolare in una determinata regione di un fatto più
generale, che avrebbe distrutto l'umanità a varie riprese a) L e m o d a l i t à
e un po' dovunque (29).
In tale ipotesi, l'epoca del diluvio sarebbe abbastanza 63. - A questo punto viene spontaneo un confronto
remota per permettere il successivo differenziamento raz- tra il quadro, così ricostruito, delle grandi inondazioni
ziale, anche sostenendo ,ehe tutti gli uomini, salvo Noè ed preistoriche e quello che ci dà la Bibbia. La narrazione è
i suoi, siano periti nel diluvio ('0). piuttosto astratta: ci parla di piogge e di inondazioni se-
. D'altra parte, anche se non si vuole ammettere una condo il linguaggio del tempo: "in quel giorno si rup-
distruzione totale dell'umanità - COn che si rende più pero le sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo
si aprirono e fu la pioggia sulla terra ... " (Genesi 7,11-12).
(28) J. DE MORGAN, La PTéhistoiTe orientale, Paris 1924, v. I, 142 s,
Poi ci parla del progressivo crescere e decrescere del livel-
(29) P. CALDIROLA, Il diluvio alla luce della scienza, ne La Scuola lo dell'acqua e dell'asciugarsi definitivo del terreno, ma
Cattolica 58 (1930) 18-20, basandosi sui dati del De Morgan, localizza
il diluvio bIblico nell'altipiano armeno, che è una vera conca, con ne] niente di più. Altri particolari invece noi troviamo, che ci
centro il lago Van, senza emissari, e circondata da alte catene mon- fanno !'impressione di essere troppo minuziosi, specialmen-
tuose,
(30) A. BEA, Praehistoria et exegesls liÙ1-i Genesisi, 1. C., 20, te la durata delle fasi del diluvio, redatta, diremmo noi,
224 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA L'ANTICO TESTAMENTO E LA PREISTORIA 225

addirittura in forma di «bollettino», e le misure dell'arca ti (31), ma certo non ignora una tradizione tanto famosa a
di Noè. Babilonia, da far dividere le dinastie preistoriche in «anti-
Ci domandiamo anzitutto che relazione può avere con diluviane» e «postdiluviane ».
la durata assai lunga del periodo glaciale, la notizia che, la I documenti a noi pervenuti ci presentano una nar-
pioggia durò 40 giorni (7,12) o che il diluvio sia durato in razione già artisticamente schematizzata e quasi «standar-
complesso un anno solare (dall'anno 600 di Noè, meSe II, dizzata» in questa forma:
giorno 17, fino all'anno 601, mese II, giorno 27: Genesi
7,21; 8,13-14). 1. E/H (En'lil) nell'assemblea degli Dei decide di mandare il
diluvio.
La risposta già è stata segnalata al paragrafo prece- 2. IDa (En-ki) rivela la cosa a Ut-napishtim (Zi-u-sud-Du), fin.·
gendo di parlare ad una parete;
dente dove si è detto che il diluvio biblico sarebbe un 3. Ordina di costruire una nave,
qlwdm parziale di quel lungo fenomeno geologico, presen- 4. di farvi salire ogni seme di vita;
5. Su,qgerisce una menzo,q.na per non allarmare concittadini.
tato così dal punto di vista di una determinata regione e 6. Ut-napishtim costruisce la nave,
pare, in sei o - sette ,giorni.
di una determinata fase. 7. Si danno le misure precise della nave.
Inoltre non fa difficoltà a questa identificazione il gra- 8. Festa per iL lavoro ultimato.
9. Carico dei tesori e degli animali.
do di tecnica richiesto per la fabbricazione dell'arca. In- 10. Ingresso nella nave.
11. Chiusura della porta.
fatti essa non è descritta come una nave, ma come una 12. Descrizione del diluvio
zattera assai lunga (circa 150 m.), stretta (c. 25 m.), con spavento degli Dei.
13. Durata del diluvio (6 giorni e 6 notti, oppure 7 giorni e
una sovrastruttura bassa (c. 15 m.) rispetto alla lunghezza. 7 notti).
Se pensiamo che vi sono ancora alberi la cui lunghezza 14. Apertura della finestra.
15. Effetti del diluvio.
supera sia i 15 m. di altezza dell'arca, sia i 25 m. della sua 16. Approdo al monte Nisir (più a sud dell'Armenia).
17. 6 giorni di sosta.
larghezza, non ci sembra a priori inverosimile che uomini 18. Emissione degli uccelli (colomba, rondine, corvo).
forse già culturalmente più evoluti in Oriente, siano riu- :19. Uscita dall'arca.
20. Ut-napishtim fa un sacrificio:
sciti con molta pazienza e molto tempo a costruire una gli dei ne aspirano il profumo.
21. Bél protesta per la salvezza di Ut-napishtim,
simile enorme zattera. ma F.a convince Bel di aver agito male facendo il diluvio.
Tuttavia tali particolari, dati dalla Bibbia devono es- 22. Bel benedice Ut-napishtim e sua moglie, rendendoli im-
mortali.
sere accolti con precauzione, e questo proprio per non ri-
schiare di far affermare categoricamente all'autore sacro Gli episodi in corsivo hanno del pittoresco e servono
quello che non intendeva dire. a dare vivezza e concretezza al racconto.
Quali intenzioni poteva avere l'autore sacro nel nar- Dei vari documenti sumerici e babilonesi contenenti
rare l'episodio del diluvio? Due constatazioni ci mettono il racconto del diluvio, il più completo e meglio conserva-
sull'avviso: to, si trova nella tavola XI del già citato (paragr. 39) «Poe-
1) La prima constatazione ci è suggerita da un con-
fronto con la letteratura mesopotamica. Scopriamo cioè che
(31) Essi sono elencati e descritti da J. PLESSIS, Babylone .et la
l'autore non è il primo a narrare il diluvio; egli ha dietro Bible, in Dictionnaire de la Bible Sup:plement, t. I, col. 752 S8. Cfr.
di sè una tradizione letteraria sumerica e babilonese anti- anche A. PARROT, Déluge et arche de Noe, Neuchatel-Paris 1952, p. 9-29;
G. LA.MBERT, Il n'y aura plus jamais de déluge. Le déluge dans la Zit-
chissima. Probabilmente egli non ne conosce i testi scrit- terature sumero-accadienne. Nouv. Rev. TheoI. 77 (1~55) 693-715.

15
226 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA
L'ANTICO TESTAMENTO E LA PREISTORIA 227
ma di Ghilgamesh» (32). Esso ha un carattere fortemente
di Dio; non ricorda la festa per i lavori ultimati, avendo
drammatico ed è totalmente ispirato ad una concezione , essa l'unico scopo di mantenere nell'illusione le future vit-
politeistica ed antropomorfica della divinità, come ognupo time del diluvio. Tralascia lo spavento degli dèi e il dispet-
potrà giudicare dall'esempio seguente:
to di Bel, incompatibili con la dottrina monoteistica. Ricor'
Appena brillò l'alba da invece il profumo del sacrificio di Noè, aspirato dalla
salì. dal fondamento dei cieli una nube nera, Divinità (Genesi, 8,20-22), la chiusura della porta (7,13),
nella quale urlava il dio Adad;
il dio prefetto (Nabu) e il dio re (Marduk) c'amminano davanH.
l'apertura della finestra (8,6), e specialmente non rinuncia
I portatori del trono camminano per la montagna e il paese; a quell'elemento di arte che è il numero. E' bello che ci
il dio 1r-ra, il grande, impugna il palo.
Cammina il dio Nin-urta, siano dei numeri; quali siano è meno importante. Ecco al-
lascia scorrere (l'acqua) dal serbatoio. .lora le misure precise dell'arca: esse sono diverse da quel-
Gli dei Anunnaki han recato delle torce,
con le loro fiamme incendiano il paese, le babilonesi, ma non hanno forse la stessa funzione? Ecco
Del dio Adad il rimbombo arriva aÌ cieli; i sette giorni prima del diluvio (Genesi, 7,4) e le serie di
tutto ciò che brillava si è mutato in tenebre.
sette giorni dopo l'apertura della finestra; ecco la durata
Il fratello non vede più il suo fratello, della pioggia (40 giorni :c. 7,13) e della persistenza del-
.le persone non si riconoscono più nei cieli
Gli dei ebbero paura del diluvio, l'acqua (150 giorni, c. 7,24) col «bollettino» del progresso
e fuggirono; salirono nei cieli del dio Anum· e del regresso (17-II-600; 17-VII-600; 1-X-600; 1-I-601;
gli dei come cani si accovacciano, '
si sdraiano fuori le mura. 27-II-601). Qui i numeri sono assai maggiori che nel docu-
La dea Ishtar grida come una donna che partorisce
urla, la signora degli dei, con la bella voce: ' mento babilonese e il complesso ne risulta più grandioso,
«Quel giorno si cambi in fango, ma lo scopo non potrebbe essere il medesimo? Non potreb-
quando io, nell'assemblea degli dei ho detto del male'
Come ho potuto dire del male nell'assemblea degli dei . be trattarsi anche qui non di matematica, ma di lettera-
ordinar:e una battagli:;t per far perire la mia gente? tura? (cfr. paragr'. 11).
Forse che lO genero la mIa gente,
pe!chè. come i fi~li <;lei pesci riempiano il mare? Cb La tradizione letteraria mesopotamica alla quale diret-
Gli del, gll Anunnaln, pIangono con lei tamente o indirettamente si riallaccia il racconto biblico
gll dei urlano, s'assidono in pianto:'
le loro labbra sono chiuse, aspettano la fine. potrebbe far pensare ad un avvenimento identico cioè ad
una delle alluvioni di cui gli archeologi hanno scoperto le
Se confrontiamo questa tradizione babilonese col rac- tracce a Ur, Kish, Uruk o Shurrupak così pensa tra gli al-
conto biblico, vi troviamo una sostanziale differenza di con- tri Parrot (o. c. p. 36). Tuttavia come già osservava il P.
tenuto religioso, ma una concordanza notevole nello sche- De Vaux e conferma il Contenau, si tratta di alluvioni, trop-
ma. Degli episodi puramente ornamentali, l'autore sacro po ristrette e successive. I depositi alluvionali scoperti da-
non ricorda l'espediente ingenuo del dio protettore, che gli archeologi corrispondono alle inondazioni periodiche del
parla alla parete per far sentire a Ut-napishtim e poter poi Tigri e dell'Eufrate, fenomeni che dagli scavi sopradetti
dire agli altri dèi di non aver rivelata la cosa ai mortali. non risulta abbiano raggiunto i limiti di un cataclisma ec-
Tralascia la menzogna ai concittadini, che non è degna cezionale, quale è supposto dalla tradizione sumero-acca-
diana e biblica (") .
. ~32) P. DHORME, Ch?~x de textes 1'elìgieux assyro _ babiloniens,
Parlg~ 1907, p. 100-119. CItIamo secondo la traduzione più aggiornata
pubblIcata dallo stesso Dhorme in Revue Bib.l. 39 (1930) 489 ss. Cfr 'J B (33) P. DE VAUX, Rev. Bib. (1938) 153 G. CONTENAU, Le déluge
PRITCllARD, a.c., p. 93-95. . . . babylonien, Parigi 1952, p. 120. Vedi il punto di vista di p. LAMBERT
in o.c. p. 715.
L'ANTICO TESTAMENTO E LA PREISTORIA 229
228 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA

1.9 E di ogni animale e di ogni carne


64. - Una seconda constatazione ci viene dall' analisi . due di ciascuno introdurrai nell'arca per .salvarli con te:
20. Del volatile secondo ·]a sua specie e del bestiame ~econdo la
letteraria della narrazione biblica in se stessa. Gli esegeti e di ogni rettile del suolo secondo la sua ~pecle [sua
comunemente ammettono che nel racconto del diluvio sia- due di ciascuno verranno a te, per salvarh. .
21. E tu prenditi di ogni commestibile che si. mangIa
no accostate e vicendevolmente intersecate due: narraziofli e raccog1ilo presso di te .
simili ma divergenti in alcuni particolari. e sarà per te e per loro qual nutrImento. .
Anche il profano, alla prima lettura, avverte le molte 2 ?_. E fece Noè secondo tutto ciò che aveva comandato a 1m
[Elohim.
ripetizioni di questo racconto. Ciò, come vedemmo, è. in
armonia col gusto semitico. Evidentemente troviamo qui Esecuzione dell' ordine:
impiegato lo stesso criterio stilistico del primo capitolo del- 7,13. In questo stesso gio.r:r:o entrò Noè e .se~ e C~m. e .Japhet
la Genesi, di far corrispondere, cioè, a una formula di co- e la moglie di Noe e le tre mogh dm SUOI fIglI con loro
[nell'arca.
mando o di enunciazione una formula di esecuzione redatta 14. Essi ed ogni animale secondo la sua sp~cie
negli stessi termini (paragr. 10 e 23). Questo procedimen- ed ogni bestiame secondo la sua specIe
ed ogni rettile che si agita sulla terr.a secondo la sua
to, benchè gustatissimo altrove nella poesia babilonese, ed ogni volatile secondo la sua specIe [specie
ogni uccello di ogni ala;
non appare nella narrazione del diluvio. L'autore sacro lo 15. Ed entrarono- a Noè nell'arca a due a due .
ha invece intessuto con lo schema tradizionale nel mondo 16. E di quelli che entravano, maschio e femmma
di ogni carne entrarono
biblico, perchè assai adatto a mettere in evidenza come come aveva comandato a lui Elohim.
N oè agisse continuamente sotto la direzione di Dio.
Ciò ammesso, si deve riconoscere che non tutte le ri-
petizioni trovano spiegazione sufficiente in questo pròcedi- Dal documento b)
mento letterario. In qualche punto si trova addirittura
due volte l'enunciazione e due volte l'esecuzione. CosÌ: Ordine di entrare nell' Arca:
a) b) 7,1. E disse Jahvè a Noè:
entra tu e tutta la tua casa nell'arca
ordine di prendere gli animali nell'arca: 6,18-21 e 7,2-3 perchè te ho visto giusto davanti a me in questa .
esecuzione dell'ordine: 7,14-16 e 7,8-9 [generazIOne.
2. Di ogni bestiame puro ti prenderai sette coppie:
Se si esaminano più attentamente questi passi, si vede marito e la sua moglie; .
e del bestiame che non è puro, una coppIa:
che le due formule sotto a) si corrispondono fra loro come, marito e la sua moglie;
rispettivamente, le due sotto b). In più, b), dicendo l'iden- 3. Anche del volatile dei cieli sette coppie:
maschio e femmina,
tico fatto di a) se ne distingue, perchè menziona la diffe- per tener vivo il seme sulla faccia di tutta la terra ...
5. E fece Noè secondo tutto quello che gli aveva comandato
renza fra animali impuri, di cui è salvata solo una coppia, [Jahvè.
e animali puri, di cui si salvano sette coppie.
Esecuzione dell'ordine:
Dal documento a) 7,7. E entrò Noè e i suoi figli e la sua moglie
e la moglie dei suoi figli con lui nell'arca,
davanti alle acque del diluvio. .
8. Del bestiame puro e del bestiame che non è puro,
Ordine di entrare nell'Arca: e del volatile e d'ogni (animale) che striscia sul suolo,
9: a due a due entrarono da Noè nell'arca.
6,18. E stabilirò il mio patto con te maschio e femmina
e entrerai nell'arca tu e i tuoi figli come aveva comandato Elohim a Noè.
e la tua moglie e le mogli dei tuoi figli con te.
230 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA L'ANTICO TESTAMEN1'O E LA PREISTORIA 231

Nella traduzione, davvero servile, abbiamo conservàt~ b) I l s e n s o d e l d i l u v i o b i b l i c o


il più possibile il tenore dell'originale per facilitare al I~t­
tore il confronto dei due documenti, 65.- Perchè mai l'autore ispirato ha inserito tale tra-
Non vogliamo tuttavia esaminare tutte le differenze
rimandando agli autori citati, Solo notiamo che la durat~
dizione nel suo quadro della preistoria? La rispos.ta ~ o!-
to chiara. E' qui anzi dove si mostra la sua orIg:nalIt~ rI-
:n
del diluvio è di 365 giorni nel documento che redige il spetto alle narrazioni babilonesi. Questa grande dIstruzIO'.'e
" bollettino" già ricordato e che usa il nome divino Elo- dell'umanità è un fatto realmente accaduto, trasmesso ID
hìm con un lingllaggio simile al primo capitolo della Ge- narrazioni più o meno convenzionali nella forma. Ma che
nesi, Invece il complesso dei fatti che riguarda il diluvio significato ha? I babilonesi non lo dicono chiaram~mt.e:
+ + + +
è di giorni 7 40 7 7 7 nell'altro documento inter- sembra quasi che il diluvio sia provocato da un CaprICCIO;
calato, che usa il nome di Jahvè, con lo stile vivace e comunque, se c'era bisogno di castigare, il castigo fu ec-
amante degli antropomorfismi di Genesi 2-4.
cessivo:
Ciò significa che l'autore sacro ha preso dalla tradi-
zione il racconto del diluvio, redatto in due forme alquan- « Come mai, come mai non hai tu riflettuto e hai fatto il dUuvin?
to diverse, secondo lo schema tradizionale; egli lo avrebbe Il peccatore, su di lui fa cadere il suo peccato;
il colpevole, su di lui fa ca~ere 1~ sua colpa!
fatto proprio nelle linee essenziali, senza dare importanza Ma libera, prima che non SIa anmentato"
alle dIscordanze, che, appunto per questo, ha lasciato sussi- Invece di fare 11 diluvio,
poteva venil"e un leone a decimare le genti.., ecc, n,
stere (34). E' uno dei casi in cui la citazione implicita sem- (Ghilgamesh XI, 179~184),
bra dimostrabile (paragr. 19). D'altra parte se come ab-
biamo insinuato più sopra, i numeri di questa' narrazione Invece l'autore ispirato ha riconosciuto il vero perchè
possono avere valore puramente artistico, come forse altri del cataclisma. E' il castigo di una depravazione morale
particolari pittoreschi, si capisce perchè l'autore ispirato dimostratasi insanabile, non tanto di tutta l'umanità - le
non si sia preoccupato della loro concordanza. Per questo cui remote propaggini sono forse fuori dell'orizzonte de!-
abbiam detto che tali particolari sono da prendersi con l'autore ebreo - ma proprio di quella parte che era gUi-
precauzione (35). data da una Provvidenza speciale e della quale s'interessa
l'autore sacro. «I figli di Dio », cioè gli uomini (36), si era-
(34) J. PLEssIs, l.c.
. (35) Acl una conClusione simile sembra giungere per altra via no dati al vizio:
~l P.A. BEA nel ~ià. citato articolo PraehistoriGJ et exegesis libri Genesis:
m Verpum DommI 18 (1938) 20. Traduciamo qui il punto saliente' «la
narra~lC?ne sUl,?-er:o·babilonese del diluvio mostra in qual modo le (36) Che «figli di Dio" sia semplicemente sinonimo di «:U0Ill:~ni"
grandI luondazlOlll, (che p~r altro accadevano non raramente), si 8010- è dimostrato ci pare con solidi argomenti da G, E, CLOSEN, Dze Sunde
vano narrare con ~mguagglO poppI.are in quella regione ùa cui provenne deT " Sohne , Gottes": Roma 1~37" p, ,157-18~, ~.lA~tore tra l'altro s~·
~b:am? e da CUl, tragg0J?-0 orIgme quei documenti sumero-arcadici. stiene che gli uomini sono denommatI «figh dI DlO ,", da~a ,la 10r9 dI-
,el CUl, ql?-esto «lm!?,uagglO comune» che è usato anche nella narra- gnità, essendo, come Adamo, fatti ad immagine di DIO, RIchIama come
Zl~ne bIblIca" ~on dImostra affatto che i fatti narrati siano accaduti conferma il Salmo 8,6; 81 (82), 7, ,
aH ~poca ,neolttlca, ma mostra soltanto questo, che la narrazione di Osserviamo che anche se «i figli di Dio», datp il p~ocedllnentc?
StUel fat~l fu, co~nposta dagli uomini di quel periodo (neolitico), Invece eliminatorio adottato dall'autore sacro, si possono IdentIfIcare con ,l
Il fatto m se (lpsa res), cioè la distruzione di tlitto il genere umano soli discendenti di Seth, costoro s'Ono detti «figli di I?io,. ??n per Il
?,ecretata da un giu?-izio divino e operata da una grande sommer- semplice fatto di essere setiti, altrimenti d,ovreIToLmo ldentIflç:are «le
BIOne, sotto, la prp,:,vldenza e la direzione divina, potè essere traman- figlie degli uomini» con donne di altra stlrpe! 11_, c~e non, e afi,at,to
dato tra gll uO,mm,I ~t~r~verso lunghissime età, Così come oggi si os- detto nè supposto dal testo sacro, Se le colpevoll "fIghe deglI uomu;l,»
serva che tr~ ,I p,rmutI'.'I si trasme~t~no per secoli, con diligentissima sono 'le donne cainite, come parecchi autori s?st,ennero! com.e. mm 11
cura, le tradlZIOnI, speCIalmente relIglOse», diluvio ha colpito anche le donne setite? «Le fIghe degll uommI ~ non
232 PAGINE DIFFICILI DELLA -BIBBIA L'ANTICO TESTAMENTO E LA PREISTORIA 233

«Or avvenne che quando l'uomo incominciò a moltiplicarSi stici O pittoreschi, ma degli elementi politeistici che ne de-
sulla terra e furon nate a loro delle figliole, i figli di Dio videro
che le figliole dell'uomo erano belle. E se ne presero mogli fra formavano la dottrina.
tutte quelle che loro piacevano ... e Jahvè vide che era grande Con ciò l'autore sacro fa del1a storia, non solo della
la malvagità dell'uomo sulla terra e che tutto il meditare del
pensiero del loro cuore era solo male in ogni tempo. E Jahvè teologia o della morale, tracciando le Jinee capitali delle
si pentì d'avere fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò nel cuor vicende umane prima di Abramo. Queste linee stesse han-
suo, e disse: "raderò l'uomo, che ho creato, dalla faccia della
terra ... » ma Noè trovò grazia presso Jahvè» (Genesi 6,1-8). no un'importanza teologica e non si può farle sfumare nel-
l'allegoria o nella parabola, senza rovinare sostanzialmente
E' il filo triste della decadenza umana che continua: il disegno dell'autore. Certamente parecchi indizi ci hanno
Caino si perverte di fronte all'insuccesso, i Cainiti di fron- avvertito che l'autore ha inteso tracciare una storia appros-
te al successo; rimangono i Setiti: essi cedono di fronte simativa di questa epoca remotissima, servendosi dei mezzi
alle donne, e cadono, pare, non solo nella poligamia, ma a sua disposizione e seguendo i criteri artistici e letterari
nel libertinaggio. Tutti hanno avuto la loro prova - com", del suo tempo. Eppure in questo splendido tentativo di
Adamo - e non hanno saputo resistere. storia universale, che sorge per la prima volta in Oriente
E Dio ricomincia da capo COn uno che ha resistito: e vi rimane isolato per secoli, appare già l'occhio penetran-
Noè. Anch'egli avrà la sua prova: dovrà credere ad una te del pensatore, che interpreta e penetra i fatti al lume
cosa ben strana e prepararsi al « diluvio,,: « e Noè fece dell'idea.
tutto secondo ciò che Dio gli aveva comandato" (6,22).
« Per la fede Noè, divinamente avvisato di cOSe ancor non 6. - La torre di Babele
visibili, si preoccupò di .costruire un'arca per la salvezza
della sua casa e per essa condannò iI mondo e divenne 66. - Chi legga fuori del contesto la narrazione con-
erede di quella giustificazione, che si ottiene mediante la tenuta in Genesi 11,1-9 è portato a vedervi il conato co-
fede". Così acutamente commenta l'autore dell' epistola sciente degli uomini di gareggiare con Dio, con una specie
agli Ebrei (11,7). di sforzo titanico per raggiungere il cielo, ed inoltre una
.- E' questo il significato profondo del diluvio, per espri- spiegazione soprannaturale della molteplicità delle lingue.
mere il quale non era necessario che l'autore sacro venisse Invece la narrazione biblica parla del disegno di un
particolarmente illuminato dalla rivelazione divina sulle gruppo dell'umanità di fondare un'unità politica ed etnica
modalità precise del fatto. Bastava che egli si attenesse in contrasto col disegno di Dio, il quale rende vani gli sfor-
allo schema tradizionale, sfrondato non degli elementi arti- zi degli uomini. A comprendere ciò giova anzitutto legge-
re il passo come si trova nella Bibbia (").
possono essere se non le donne in ge1ilere, così dette per simmetria "Tutta la terra era un solo labbro e le medesime parole.
e pa-r:alle.lis~o con «i fi~li di Dio », evitando però una ripetizione (cioè Or avvenne che, migrando essi dall'Oriente, incontrarono una
« fighe dl DIO ») letterariamente non bella e sottolineando d'altra parte pianura nella terra di Sennaar e ivi si stabilirono. E dissero
che la donna, benchè fatta ad immagine di Dio come l'uomo è tuttavia l'uno all'altro: «Orsù, facciamo dei mattoni e cociamoli al fuoco,
giuridjcamente a lui inferiore, essendogli soggetta. E il mattone fu loro invece di pietra e l'asfalto invece di malta.
Anche S. Paolo in I Corinti 11,7-9 nota: "L'uomo non deve ve-
larsi il capo essendo egli immagine e gloria di Dio mentre la donna è
gloria dell'uomo. Poichè non l'uomo viene dalla donna ma la donna
dall'uomo, non essendo stato creato l'uomo per la donnà ma la donna (51) Disgraziatamente certi manuali di Storia Sacra, invece di ac-
per l'uomo ~. ' contentarsi del semplice fatto biblico, hanno il vezzo di ricamarvi
. Cfr. le ottime osservazioni di J. B. BAUER, Videntes filii Dei t'l- sopra, come quella Bibbia illustrata per ragazzi, che riporta una «tradi-
,lws hominum, Verbum Domini 32 (1953) 95-100. zione ebraica" secondo cui la torre di Babele sarebbe stata alta 70 km.!
234 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA L'ANTICO TESTAMENTO E LA PREISTORIA 235

E dissero: «Orsù, edifichiamoci una città ed una torre, e il suo 3) L'espressione «fare un paese o gli uomini di
capo (giunga) nel cielo, e ci faremo un nome (o un monumento),
per non disperderci sulla faccia di tutta la terra». una sola bocca,,' occorre nelle iscrizioni reali babilonesi-
- ID Jahvè discese per vedere la città e la torre, che i figli assire col senso complesso di «dare unità politica, cultura-
dell'uomo edificavano. <

- E Jahvè disse: «Ecco: un sol popolo, ·e tutti hanno un sol- le, economica" (39). Rendere di un solo sentimento (40),
labbro, e questo è l'inizio della loro impresa; ormai non sarà
loro impervio tutto quello che penseranno di fare. Orsù scen- sarebbe la traduzione esatta, che dà alla parola bocca il
diamo e confondiamo ivi il loro labbro affinchè l'uno non in- senso, non tanto di linguaggio, quanto di concetto, intendi-
tenda il labbro dell'altro".
- E Jahvè li disperse di là sulla faccia di tutta ·la terta; e mento. La frase babilonese è troppo simile a quella bibli-
cessarono di fabbricare la città. ca: «la terra era un sol labbro" per non indicare la stessa
- Per questo il suo nome si chiamò Babel, perchè ivi Jahvi'~
r:onfuse (bàla~) il labbro di tutta la terra e di là li disperse sulla . cosa. Essendo dunque tale espressione metaforica, nel testo
faccia di tutta la terra)j (Genesi 11,1-9).
sacro non si parla di lingue, ma d'intendimenti. Tale senso
quadra bene col contesto: quegli uomini volevano mante-
Per l'esatta valutazione di questo fatto, si noti:
nere l'unità politica e culturale, volevano formare un uni-
1) L'episodio è collocato dopo la «tavola dei popoli" co grande impero. Infatti accanto alla torre costruiscono
del cap. 10; sicchè questi popoli devono supporsi già di- «una città}).
spersi «secondo le loro famiglie e lingue, nei loro paesi
4) L'espressione « una torre il cui capo era nel cie-
per le loro nazioni" (Genesi 10,5-30) e restano, secondo il
lo" fa ricordare le molte espressioni simili usate dai so-
sistema dell' autore, eliminati dal suo orizzonte storico
vrani mesopotamici, per dire semplicemente di avere co-
(paragr. 60 seg.). Di conseguenza gli uomini che vennero
struito una torre alta. Si tratta dunque di una iperbole
nella pianura di Sennaar sono da ritenersi un solo ramo
« standardizzata" (come l'odierno «grattacielo,,),· senza
della famiglia umana, già largamente sparsa nel mondo,
un particolare senso di sfida a Dio. Piuttosto notiamo che
dopo il diluvio e linguisticamente differenziata. Con più pre-
queste torri (ziqquratu), che sorgevano nelle principali cit-
cisione alcuni hanno voluto vederci la discendenza di Sem,
o quella parte di essa da cui proviene la linea genealogica
di Abramo, data appunto dopo l'episodio di Babele (11, lo sviluppo della potenza mondiale pagana, che dimentica il vero Dio
10-32). dell'epoca primitiva e si p.ropone dei fmi ostili a Dio e presuntuosi
pel dispiegamento illimitato delle forze, è riassunto in una breve de-
2) Notiamo poi lo stile della narrazione (cfr. pa- scrIzione drammatica e concentrato intorno alla capitale del mondo,
Babele». C. SCHEUL, Storia del Vecchio Testamento, trad. it., Roma
ragr. 7): nonostante la sua popolare drammaticità, tra- .1959, P. 119.
sportata con evidente antropomorfismo anche in Dio, essa (39) E.SCHRADER, Sammlunq van ass,yrischen und babylonischen
7'exten, Berlin 1889, p. :37, dal Prisma di Tiglat pileser I (a. 111G-1090
è in realtà assai astratta, dandoci delle linee vaghe e senza H. er.) val. VI, 39-48: «Dall'inizio della mia signoria fino al mio
prospettiva. In un racconto siffatto tra gli avvenimenti del quinto annò di governo la mia mano conquistò in tutto 42 territori e
i loro principi, dall'altra riva dello Zab inferiore, linea di confine, oltre
primo e quelli dell'ultimo versetto possono essere inter- i boschi delle montagne, fino all'altra riva dell'Eufrate, fino alla terra
corsi dei secoli (38). degli Hittiti ed al mare dell'Occidente. Io li resi una mIa bocca (pa
ishten ushishkinshunùti), presi i loro ostaggi e imposi 101'0' tributo e
imposte ».
WL STrmCK, Assurbanipal und die letzten assY1'ischen Konige, II T.
(38) Si ricordi quando abbiamo scritto nel cap. II a proposito del- Leipzig 1916, p. 41, dagli Annali, col IV, 97-1.00: «Le popolazioni di
le "narrazioni sintetiche ». Un esempio di tale stile è dato dal modo Akkad e inoltre di Kalud, Aramu, e della Terra del l'nare, che Sha-
con cui 1 Maccabei 1,1-16 narra in pochi tratti pittoreschi i fatti di mashshum-ukin aveva riunito e aveva ridotto ad una sola bocca (ana
Alessandro Magno, dei Diadochi, dei Seleucidi e dell'Ellenismo in ishten pì utIrru), mi si dichiararono ostili ».
Palestina. , (40) Così traduce G. FURLANI, Saggi sulla civiltà degli Hittiti,
,
Anche C. SCI-ItmL nota: «Forse abbiamo qui 'a che fare con un qua- Udine 1939, pago 14 la frase: "pishu ashal' ishtèn ukinu» nei docu- l';
dro storico sintetico, nel quale un avvenimento storico più lungo, come menti di Sargon I (2600 a.C.).
.4

236 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA


L'ANTICO TESTAMENTO E LA PREISTORIA 237
tà mesopotamiche, a forma di piramide tronca, facevano
parte degli edifici del tempio ed avevano carattere religio- Babilonia avesse il nome sumerico di E-sag-ila: «tempio
so. Il tempio era pure il centro di tutta la vita politica ed che innalza il capo », e la sua torre templare E-temen-an-
economica del paese, come risulta dalle migliaia di tavo- ki: «tempio basamento del cielo e della terra ». Ma for.se
lette economiche ed amministrative, trovate negli archivi l'autore israelita voleva solo alludere a qualche ar:tlchls-
. a costruzione che in epoche remote sorgeva circa la
dei templi insieme con testi giuridici e storici. Ciò concorda
località poi occupata dall'E-temen-an-k'l, e. I' 1
Slm, ' "
CUi vago Il-
a meraviglia con quanto nel contesto biblico si dice sul-
corda era stato conservato dai discendenti del mesopota-
l'intenzione dei costruttori, i quali vogliono precisamente
mico Abramo.
costruire con quella torre un centro unificatore.
Fatte queste osservazioni, risulta chiaro il senso del
Di quel modo di concepire e di esprimersi basterà un racconto biblico. Noi, in linguaggio moderno, lo potrem-
esempio riferentesi alla costruzione del tempio E-Ninnu,
mo tradurre così:
dedicato al dio Nin-Girsu in Lagash, dal principe e sacer-
dote Gudea (circa 2400 a.C.): « Gli uomini che vennero a popolare la bassa Meso~
potamia (coloro cioè da cui usdrà p~ù tardi il clan di
Abramo) vi iniziarono l'uso del lateriZI come matenale
edile. Es~i formavano naturalmente una certa unità e~nica,
« 11 mio tempio E-Ninnu, in cielo fondato, . . ..
il cui destino è un destino grandioso, che supera tuttI l destInI,
questo tempio regale leverà gli occhi lontano. o almeno culturale. Vi fu un tempo in cui queste genti pro-
Quando come l'Im-dugud (= tempesta) alzerà la sua voce,
il cielo ne tremerà. gettarono di rafforzare la loro unità, crean~o un cent.ro
Il suo splendore terribile si drizzerà nel cielo,
il mio tempio, il suo grande terrore abbatterà la terra. politico e religioso insieme: una capitale con II suo tempIO.
11 suo nome dall'estremità del cielo i paesi convocherà, Ciò avrebbe impedito una disgregazione etnica o culturale
Magan e Maluhha dalle loro montagne scenderanno ... » (41).
ormai imminente. Il progetto aveva tutte le garanzie della
L'autore sacro ha dunque in mente qua1cuna delle riuscita ma Dio non volle. Egli fece sì che l'unità di pen-
torri templari della bassa Mesopotamia (42); tutto vi cor- siero e 'di cultura risultasse confusa e con ciò l'unità poli-
risponde: la località di Babilonia, l'uso dei mattoni e del- tica non si potè realizzare. Ogni gruppo etnico (sia già pre-
l'asfalto - data l'assoluta scarsità di pietre in quel terre- sente all'inizio, sia differenziatosi col tempo), o culturale,
no alluvionale - !'importanza della torre come punto di ebbe il suo destino separato. Il nome di Babel, che, co-
munque si interpreti, assomiglia a balal (confondere) (43),
riferimento per le regioni lontane. Può darsi non sia una
ricorda appunto questo fatto avvenuto nella località così
semplice coincidenza il fatto che il complesso templare di
nominata» .
In questa interpretazione, che in sostanza :isale al
(41) Gudea, Cilindro A" 9, 11-19; M. WITZEI" Der Gudea-Zylin- Sanda (44), non si fa questione della differenZiazIOne dei
deT A, Fulda 1922.
(42) Per la documentazione letteraria, epigrafica e archeologica
intorno alle torri templari della Mesopotamia cfr. A. PARROT, La Tour
de Babel, Neuchatel-Paris 1953. L'Autore dichiara (p. 17) che è docu- «13) El' un caso di etimologia popolare. .' .
mentata l'esistenza di ben trentatre torri sacre, distribuite in venti- (44) A. SANDA, Mosm~ und der PentCfteuch, Munster 1. W. 1924,
sette città diverse. Egli sostiene pure che lo scopo di queste gigante- pago 162. Per questa interpretazione abbmffit:,l tenuto presente anch~
sche costruzioni - la torre E-temen-an,..7ci misurava novanta metri di G. CLOSEN, Incontro con il libro sacro, B~es~la 1943, pago 32. segg. SI
lato alla base ed altrettanto in altezza (p. 14) - era di fornire alla tratta di un'ipotesi che tuttavia per le raglOl1l sopra esposte Cl s~m?r~
divinità una piattaforma per la sua discesa dal c;ielo e costituire perciò abbia solida probabilità. Avvertiamo però i lettori che, due re~er,tt1ss1I?!
un trait d'union dE:'stinato ad assicurare la comunicazione tra la terra ed autorevoli commenti cattolici (A. CLAMER, Gen.e~e, ParIgI 195~,
.e il cielo (P. 49 85'.). R. DE VAUX, Genèse, Parigi 1951) ritengono trattarsl mvece della dIf·
ferenziazione dei linguaggi.
238 PAGINE DIFFICILI DELLA lUBBIA L'ANTICO TESTAMENTO E LA PREISTORIA 239

linguaggi. In realtà l'alltore sacro ne ha parlato in antece~ pochi versetti più avanti: «lo renderò te (Abramo) una
denza (Genesi 10,5-20) come di un fatto già avvenuto. Tut- grande nazione, e ti benedirò, e farò grande il tuo nome ...
tavia non si può negare che tra gli elementi di coesione, e saranno benedette in te tutte le famiglie della terra»
la cui scomparsa fece crollare il sogno di unità politica (12,2-3). Tra il fallimento della gigantesca impresa di Ba-
l'unità linguistica avesse una parte importante. Ma com~ bele e la vocazione di Abramo c'è solo di mezzo una genea-
sarebbe venuta a mancare? Non è detto che ciò sia avve- logia. I due fatti si contrappongono visibilmente. Abramo
nuto in modo repentino. L'indole letteraria del racconto è la prima pietra di un edificio spirituale e visibile che Dio
non esclude che questo sfaldarsi 'degli elementi unifica tori stesso costruirà col concorso degli uomini. Esso prenderà
sia dovuto a cause lente, operanti sotto la direzione prov~ il posto di quello che gli uomini senza il concorso di Dio
videnziale di Dio. non hanno potuto e non potranno mai ultimare. Prima di
Comunque, l'idea centrale del racconto è questa: Dio restringersi al racconto della realizzazione della prima tap-
non ha voluto che avesse esito il tentativo di unione fatto pa del piano divino - la costituzione del popolo teocratico
da quel gruppo dell'umanità. Perchè non ha voluto? Certo - la Bibbia, guardando verso l'avvenire, apre ancora uno
vi era qualche cosa di superbo nel progetto di quella gen- sconfinato orizzonte universalistico; ed è ciò che in queste
te; la torre ci fa inoltre pensare ad un culto evidentemen- semplici narrazioni ci fa sentire potente il soffio dell'ispi-
te pagano; si tratta allora di un castigo? Non appare deci- razione divina.
samente dal contesto : si tratta piuttosto di Un ordine di
P:'ovvidenz~ umano, che non coincide con l'ordine di prov-
vIdenza d1V1l10. e che per questo deve fallire.
L'autore sacro disponeva verosimilmente di notizie in-
torno ad altri episodi della plurimillenaria storia mesopo-
tamlca antecedente ad Abramo. Se egli documenta soltan-
to il fatto della Torre di Babele innanzi tutto è perchè esso
ha valore di tipo illustratore di un'idea religiosa che è car-
dine dell'interpretazione teologica della storia: le civiltà
anche più potenti si sfaldano, quando nOn coincidono Con
I piani divini, come attesteranno largamente i profeti ne-
gl! oracol! contro i popoli pagani. Proprio di Babilonia Ge-
remia dirà:

« A, camm dell'il'a del Signore non sarà più abitata


sara tutta quanta una desolazione» CGèremia. 50,13).

Ma se riflettiamo al contesto immediato del racconto


non possiamo non pensare che l'autore ispirato, riportand~
Il progetto di quegli .uomini: «facciamoci un nome, per
non essere dIspersi sulla faccia di tutta la terra" (11,4),
n.on avesse presente il progetto di Dio, che doveva scrivere
CAPITOLO VII

L'ANTICO TESTAMENTO E LA STORIA

16

,I
CAPITOLO VII

L'ANTICO TESTAMENTO E LA STORIA

67. - Molta parte dell' Antico Testamento è scritta in


forma di storia e mostra l'evidente intenzione dell'autore
di scrivere della storia propriamente detta (cfr. paragr. 19),
sicchè il cattolico non dubita della oggettività dei fatti ivi
riferiti (1). Dai documenti della storia profana non si può
dedurre nulla che crei serie difficoltà contro il racconto
biblico. Gli apparenti contrasti si eliminano, come spesso
nell'indagine storica, conciliando le due relaZIoni dello
stesso fatto, che contenute in documenti diversi, sono scrit-
te da un diverso punto di vista. Tali questioni si trove-
ranno trattate adeguatamente nei commenti ai singoli libri
biblici e nei testi di storia d'Israele, scritti con intento
scientifico ('). Qui ci accontenteremo di alcune osserva-
zioni generali, che possono giovare al lettore della Bibbia
per una retta valutazione dei fatti. A questo scopo dividia-

(1) Per le caratteristiche della storiografia biblica e i rispettivi


generi letterari cfr. la trattazione del capitolo II: Realtà storica e
generi letterari paragr. 6·20.
(2) G: RICCIOTTI, Storia d'Israele, 2 voll. 2" ed. Torino 1935;
C. SCHEDL, Storia del Vecchio Testamento, Roma trad. it. 1959; A. ROL-
LA, La Bibbia di fronte aUe ultime scoperte, 3" ed. Roma 1969; C. H.
GORDON, Il Vecchio Testamento e i popoli del Mediterraneo orientale,
trad. it. Brescia 1959; W. KELT.. ER, La Bibbia aveva ra,gione, trad. it.
Milano 1956.

1'1'
il,
244 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA L'ANTICO TESTAMENTO E LA STORIA 245

mo la storia biblica in tre periodi: A) il periodo dei Re e _ Teglathphalasar III riceve il tributo di Manahem (4 Re 15,19)
Re di Samaria (Minihime Samerinai) e di Rasin (Rasunnu) di
l'epoca più rec~nte; B) il periodo da Mosè a Davide; C) la Damasco (4 Re 16,5).
stona del Patriarchi. _ Teglathphalasar III riceve il tributo di Achaz (Jauhazi) re di
Giuda (4: Re 16,7),
_ Teglathphalasar II conferma Rosea (Ausi'a), successore di
Phacee, (Paqaha) sul trono d'Israele (cfr. 4 Re 17,1-3).
1. - Il periodo dei Re e la storia più recente _ Sargon espugna Samaria. Nella Bibbia (4 Re 17,6) la conquista
è attribuita al regno del predecessore· Salmanassar V, morto du-
Questo Periodo storico, descritto nei libri dei Re rante l'assedio (3).
_ Sennacherib assedia in Gerusalemme Ezechia (Hazaqiau) re di
Paralipomeni, Esdra e N eemia, a detta di tutti gli studiosi' Giuda (Iaudai) (4 Re 18,3-19,36).
è narrato dagli autori sacri sulla base di cronache di in~ _ 29 Giugno: Nabuchodonosor espugna Gerusalemme. Il fatto
non è narrato nei documenti del re babilonese (4), 11 quale
dubbia fede storica. Queste cronache, spesso citate e tra- ama descrivere solo le opere di pace: templi, canali,. mura.
scritte alla lettera, erano redatte principalmente dai croni- La data può essere fissata con certezza, perchè i cronisti ebrei
ebbero cura di indicarla secondo gli anni di regno di Nabucho-
sti (mazkirim) rèali, che avevano il compito di registrare donosor, calcolabili con precisione sulla base delle cronache
l .fattI ,notevoli del regno. L'esattezza storica di queste rela- neobabilonesi (5).
ZlD~ll. e controllabile mediante i documenti contemporanei
aSSIri e babilonesi di cui dispone lo storico moderno. In 68. - In questo periodo l'unica difficoltà di carattere
ques:o periodo,. infatti, la piccola nazione ebraica viene per storico è costituita dai numeri del sincronismo costante-
la prima volta In contatto con le grandi potenze dell'Orien- mente stabilito fra i re di Giuda e d'Israele nei libri 3-4 Re.
te. E' per questo che, con sorpresa anch€ di chi aveva pur Essi sono in parte guasti per colpa dei copisti; inoltre, i
seml?re creduto nel valore storico della Bibbia balzarono due sistemi per il computo degli anni di regno (vedi nota 3)
fuo.rI dalle iscrizioni cuneiformi, dopo secoli ~ secoli di sembrano applicati spesso simultaneamente, in modo che
0?11D: ancora vivi e parlanti, quei re orientali, di cui la l'anno della morte d'un re è computato due volte: tutto
BIbbIa non aveva mai cessato di parlarci: fra gli anni di regno del defunto e tutto in quello del suc-
cessore. Ciò proviene dal fatto che le misure del tempo,
Thegl,~~Ph~!lsar (4 Re 15,29; 16,7) III (Tukultiapal-ésharra 745-727 nella mentalità ebraica, erano indivisibili. Non esisteva un
Salm~mi~s~r l(f~~ f~~h) e:h(US~
S nnac h"h ( ,
(t
F!-e 15.19)~ col nome babilonese PQ.lu.
li mau·asharedu 727-722)
anno o un giorno da potersi calcolare in astratto, prescin-
M en 4 Re 18,13-19,36) (Sin-ahhé-erha 704-681) dendo dall'inizio dell'anno o del giorno. Se dodici mesi, o
erb~lo~:aladan (4 Re 20,12) (Marduk-baJ.iddina) pretendente di Ba- anche meno, erano a cavàliere dell'inizio dell'anno, non
Assarhaddon (4 Re 19,37) (Ashur"ah-iddina 681-669) venivano calcolati come un anno solo, ma come due anni.
Nal:")Uchodonosor (4 Re 24, 1 88.) (Nabll-kudurri-usur 604-562)
EVl1-Merodach (4 Re 25,27) (Ami:H-Marduk 561-560) ecc.
(3) E' un caso di post-datazione: il nuovo re si considera entrato
Nei documenti cuneiformi si rinvennero inoltre i nomi in carica all'inizio dell'anno nuovo dopo la morte del predecessore;
~ei ~e di ?iuda e d'Israele con le narrazioni dei fatti che l'interregno è attribuito a quest'ultimo. Più frequentemente presso gli
Israeliti troviamo la pre-datazione: tutto l'anno in cui cade la morte
l~ mls~ro m. relazione coi sovrani orientali. E solo questi di un re è attribuito al successore.
(4) In compenso abbiamo una tavoletta amministrativa di Evil-
rmvemmentI hanno permesso di fissare alcuni punti sicuri Merodak jn cui si registra l'assegnazione di cibo per vari personaggi
nella cronologia dei re biblici: della corte, fra cui .Joachin ex re di Giuda (cfr. 4 Re 26,27). Vedi A.
BEA, Konig Jojachin in Keilschrifturkunden, Biblica 23 (1942) 78-82.
854 (5) Tutti i documenti relativi tradotti in latino sono accessibili
- Salmanassar IIr vince, 'a Qarqar, Benadad' II di Damasco e il in: A. POHL, Historia populi Israel, Roma, 1933, 1*-42*. Questi ed altri
suo alleato Achab (Ahabbu) d'Israele. ' numerosi testi in: J. B. PRITCHARD, o.c., pp. 276-317. Per le-iscrizioni
842 - Salmanassar III riceve il tributo di Yehu (Yaua) '" figlio ebr<;t~che e l'Antico Testamento vedi: H. MICHAUD, Sur la pierre et SU';'
SUccessore di Omri (Humri). ., cioè l'argzle, Neuchatel-Paris 1958.
246 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA L'AN'rICO TES1'AMENTO E LA STORIA 247

Per questo la durata della carestia sorta al tempo di Elia svolsero le vicende d'Israele in questo tempo. In tale
(3 Re 17) è computata di tre anni, benchè si tratti solo di . maniera i dati biblici ed extrabiblici coincidono mirabil-
diciannove o venti mesi (6). mente. Quanto ad es. dell'Egitto ci riferisce il libro del-
Un'altra difficoltà, non però di carattere storico docu- . l'Esodo è tanto esatto, da rivelare nell'autore una cono-
mentario, può qualcuno trovare nei miracoli frequenti che scenza diretta delle cose egiziane (7). La situazione della
il libro dei Re afferma compiuti da Elia ed Eliseo. Chi vo- Palestina prima dell' invasione ebraica, quale è supposta
lesse rifiutare la storicità di questi racconti considerandoli dal libro di Giosuè, è sensibilmente la medesima che ap-
tradizioni popolari poco degne di fede, dato il contenuto, pare dalle famose lettere ~i Tell-el-'Ama~na (sulla. riv~
seguirebbe non un criterio storico, ma un pregiudizio filo- orientale del Nilo nel MedIO EgIttO), mVlate dm plccoh
sofico, l'impossibilità cioè del miracolo (v. paragr. 72). Tale sovrani o funzionari palestinesi ad Amenofis III e IV nel
pregiudizio va perciò discusso in sede filosofica. Qui c'è secolo XIV a. C. Gli scavi più recenti hanno poi illumi-
~olo da prendere atto che lo stesso autore, il quale riporta nato la civiltà dei Cananei e quanto di essa ci ha tra-
mformazIOni tanto attendibili sui re d'Israele e di Giuda mandato la Bibbia (8).
vi intreccia la storia di Elia e di Eliseo, il quale ultim~ Prescindendo dai miracoli caratteristici dell' Esodo e
ebbe anche una parte importante nella vita politica. Se di Giosuè, sui quali ci soffermeremo nel capitolo seguente
l'autore è attendibile nel primo caso, perchè non lo dev'es- (v. paragr. 76-79), l'unica difficoltà seria di questo periodo
sere nel secondo? A meno che si possa dimostrare con storico è presentata dai numeri troppo alti dei censi-
solidi argomenti che qui l'agiografo ha voluto inserire nel- menti.
le cronache ufficiali del regno racconti popolari da lui Il numero degli Ebrei uscenti dall'Egitto non doveva
riprodotti, senza !'intenzione di darvi maggior credito. essere molto elevato, perchè è detto che costituivano un
popolo più piccolo degli altri (Deuteronomio 7,1.17; 9,1) e
tale da non poter occupare subito tutta la Palestina (Eso-
2. • Il periodo da Mosè a Davide
do 23,29). Invece, dai censimenti riferiti in Numeri 1; 2;
26 risulta un numero di circa 600.000 guerrieri, ciò che
69. - Per questo periodo non possiamo trovare fuori da~ebbe un totale di tre milioni di persone (9). Parecchi
dell~ Bibbia docume.nti che comprovino fatti o personaggi
commentatori anche cattolici suppongono che i numeri sia-
partIcolan della storIa d'Israele. Nè ciò deve meravigliarci.
no stati amplificati dagli amanuensi. Più fondata sembra
In Egitto gli Ebrei non contavano nulla, e in Palestina fino invece la soluzione seguente: gli Ebrei non contavano tut-
al secolo IX rimasero in contatto solo con i popoli limitrofi,
ti gli individui, ma solo gli uomini atti alle arl1Ù. Tuttavia,
che non hanno lasciato documenti. E' questo un periodo di
anzichè dare il numero di costoro, si dava un numero ap-
decadenza: mentre l'Egitto perde la sua sfera di influenza
prossimativo di tutta la popolazione, moltiplicando per c;n-
isolandosi sempre più, l'astro sorgente d'Assiria non è an~
cara arrivato ad illuminare stabilmente le coste del Medi-
terraneo. (7) A. M!l.LLON, Les Hébreux en Egypte, Roma 1921, pagg. 64-138;
H. CAZELLES, Mozse devant l'histoire, in: Mdise, l'homme de l'Alliance,
Tuttavia la storia e l'archeologia consentono una rico- Parigi 1955, p. 11-27; Idem, Mozse, Dict. Bibl. Supp. 1957, fase. XXIX,
struzione sufficientemente esatta dello sfondo su cui si coll. 1308-1337; A. ROLLA, O,C., p. 132-151; C. H. GORDON, a.c., p. 129-142.
(8) Vedi G. RICCIOTTI, a.c.: Il periodo di El-'Amarna (§§ 43-57);
La civiltà Cananea (§§ 101-108). A. ROLL,A, D.C. p.' 2q-5~. .
(9) La Palestina non potè mai contenere una SImIle popolaZIOne.
(6) A. POHL, o.c., P. 17. Forse l'antico Egitto nel suo massimo splendore toccò questo numero.
248 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA L'ANTICO TESTAMENTO E LA STORIA 249

que il numero dei censiti, perciò il numero di 600.000 com-l per figure di secondo piano .. Di conse~enza non ~'è da
prenderebbe tutta la popolazione che usciva dall'Egitto (10)." aspettarsi che un personaggIO ~ome. GIUseppe abbl~ la~
Lo stesso si deve dire a proposito del censimento di Davide sciato traccia nei monumenti eglzJam. TuttaVia, negli USI
(2 Samuele 24) che dà un totale di 1.300.000 «atti alle ar- e costumi dei Patriarchi troviamo una conferma generica
mi ». Questo numero indicherebbe in realtà l'ammontare della storicità di questi fatti. Vediamo, per esempio, come
di tutti i cittadini, in base al quale si poteva calcolare il negli usi matrimoniali seguano delle norme conformi alle
numero degli uomini atti alle armi, che, anche per ragioni antiche leggi assire o al Codice di Hammurapi. Se la nar-
strategiche, si teneva nascosto. Tuttavia il fatto che nel razione, scritta molti secoli dopo, è fedele in simili parti-
racconto parallelo di 1 Paralipomeni 21,5, i risultati dello colarità, sarà fedele per analogia anche là dove nOn è con-
stesso censimento siano diversi, ci rende cauti nell'accet- trollabile alla luce dei documenti.
tare tali cifre, forse trasmesse con errori di trascrizione. Le ultime scoperte archeologiche, specialmente a Nuzu
Come infatti insegna ogni manuale di introduzione bibli- (Yorghan Tepe, dal 1925 al 1931) e a Mari (Tell-Hariri,
ca (Il), la Provvidenza divina, che ha conservato sostan- dal 1933 al 1939 e dalla fine della guerra ad oggi), hanno
zialmente integri i libri sacri nel corso dei secoli, non ha permesso di situare meglio i Patriarchi nella cornice dei
impedito che nelle numerosissime trascrizioni del testo si popoli del Medio Oriente al secondo millennio. I risultati
infiltrassero errori accidentali o modificazioni intenzionali, sono ancora incompleti attendendosi la pubblicazione di
in cose di poca importanza: nomi geografici, elenchi genea- moltissimi documenti (12).
logici, numeri, piccole glosse esplicative. Per questo esi- Viene specialmente messo in luce il duplice aspetto
stono lezioni varianti che la critica testuale ha il compito del clan dei Patriarchi. Da una parte' essi conservano le
di vagliare per ridare al testo, quando è possibile, la forma vestigia di una lunga tradizione di nomadismo: vita sotto
originale.
le tende, ricerca dei pozzi, pastura degli ovini con emigra-
zione periodica nei luoghi di pascolo, preoccupazione di
3. - La storia dei Patriarchi mantenere la purezza del sangue (Genesi 24,3-4; 28,1), sen-
timento di fraternità con i gruppi di origine comune (Ge-
70. - Anche le vicende dei Patriarchi non possono nesi 14,14-15), concetto di responsabilità collettiva (Genesi
essere direttamente controllate con documenti extrabiblici 34,25-26). D'altra parte, il loro modo di comportarsi nelle
contemporanei; si tratta infatti delle vicende di una fami- questioni giuridiche mostra punti di contatto innegabili
glia o di un piccolo clan, che non possono avere interes- con quanto appare, più che dal codice di Hammurapi, dai
sato le grandi potenze dell'Oriente. Abbiamo inoltre poche documenti giuridici delle popolazioni sedentarie che nella
notizie di quell'epoca della storia dell'Egitto (Medio Im- prima metà del secondo millennio popolavano le regioni
pero) e, d'altra parte, nelle iscrizioni ufficiali 'estremamente settentrionali della Mesopotamia.
auliche è sempre il Faraone che fa tutto: nOn c'è posto Tutto questo corrisponde alla situazione della Pale-
stina nei secoli XIX-XVIII, quando si espandevano nelle
(lO) A. POHL, O,C., p. 13-15. Coloro che ammettono èorrezioni in-
tenz~ona~i ~ei copisti o intendono la parola 'elef (mille) come termine (12) Cfr. R. DE VAUX, Les Patriarches hébreux et les découvertes
tecnICO mdIcante un raggruppamento non meglio identificabile dànno modernes, Revue Biblique 53 (1946) 321~368; 55 (1948) 331~347; 56
numeri molto minori. '
(1949) 5~36; I. CH. - F. JEAN, Six campagnes de fouilles a Mari, Nouv.
(11) G. M. PERRELLA, Introduzione generale ',alla Sacra Bibbia, '1'0_ Rev. Theol. 24 (1952) 493-417; 607-633. C. H. GORDON, D.C., 109-128; A.
rino 1948, p, 240-242 (§§ 245-246), ROLLA; o.c., p. 104-119.
250 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA L'ANTICO TESTAMENTO E LA STORIA 251

città dei gruppi sedentari provenienti dal Nord, special- biente culturale di semi-nomadi del II millennio, si è
mente Hurriti (ebraico Horìm, Genesi 14,6; 36,29; 'Deute- perchè essi furono tramandati con una fedeltà tanto tenace
ronomio 2,12; altrove chiamati genericamente Hittiti), e da superare il radicale cambiamento di civiltà, operatosi
nello stesso tempo restava spazio libero per il passaggio con la sedentarizzazione delle tribù israelitiche.
e il soggiorno di semi-nomadi, sul tipo di quelli che, men- Possiamo chiederci se la trasmissione di una storia così
zionati spesso nei documenti sotto vari nomi (Ahlamu, circostanziata sia possibile per parecchi secoli, quanti ne
Habiri) come elemento perturbatore, erravano sul margine passano tra il XIX (secondo altri XVIII), l'epoca di Abra-
del deserto siro-arabico, da Mari, lungo l'Eufrate, fino a mo, e il secolo XIII, epoca probabile dell'Esodo. Osservia-
Harran, estendendosi a sud verso Damasco, progenitori di mo in proposito che questa epoca in Oriente è nella piena
quelli che poi furono noti col nome di Aramei. Appunto luce della storia, offrendo una discreta abbondanza di do-
in Aram Naharaim «( Aramei di Mesopotamia », Genesi cumenti. Inoltre la tradizione orale, in circostanze favore-
24,10), presso Harran, abitavano i familiari di Abramo, e voli quali esistevano in questo caso, potè trasmettere inva-
« un Arameo errante}) è chiamato il progenitore degli riati molti fatti anche per secoli, trattandosi di un patri-
Israeliti (Deuteronomio 26,5). Anche i nomi di Abramo e monio familiare connesso con la religione stessa nel clan
Giacobbe furono effettivamente portati da persone che nel- di Abramo. L'uso della memoria era poi sviluppatissimo in
la prima metà del secondo millennio abitavano in quelle Oriente: basti pensare che ancora nel secolo VII d. C. il
regioni, e ritornano più di una volta in documenti cunei- Corano fu affidato, non alla carta ma alla memoria di per-
formi, mentre presso gli Israeliti rimangono propri degli sone appositamente incaricate di ritenerlo e ripeterlo. Che
antichi Patriarchi e non si usano più come nomi di per- se la vivacità di certi particolari si dovesse non alla tena-
sona se non dopo l'Esilio. cità della tradizione, ma all'arte del narratore, come pen-
Queste e simili constatazioni rendono del tutto invero- sa qualche autore ("), ciò non diminuirebbe la storicità dei
simile la tesi sostenuta da molti critici indipendenti, da fatti. Notiamo tuttavia che l'uniformità del tenore di vita
J. Wellhausen (1876) fino ai nostri giorni (A. LODS, Histoi- patriarcale, ancora riscontrabile presso i Beduini ("), spie-
re de la littérature hébra'que et juive, Paris 1950), che le ga a sufficienza come abbiano potuto essere ricordati parti-
gesta dei Patriarchi siano delle leggende popolari messe colari così plastici (cfr. Genesi 24).
in iscritto non prima del sec. IX a. C. Avremmo infatti in La storia dei Patriarchi è, inoltre, in sè del tutto vero-
tal caso un fenomeno assurdo: in piena epoca sedentaria simile e non rivela tracce di amplificazione leggendaria. I
e monarchica il popolo ebreo, evidentemente senza aver Patriarchi non sono affatto idealizzati: ci si mostrano anzi
studiato l'archeologia, sarebbe riuscito a ricostruire una
cornice culturale e sociale tanto diversa dalla contempo-
(13) Così P. l-IEINIscH, Das Bnch Genesis, Bonn 1930, p. 75. Ciò
ranea, per inserirvi le vicende leggendarie dei suoi pre- sarebbe in armonia con i criteri della storiografia antica. Il medesimo
sunti antenati! Eppure è noto che la mentalità popolare, autore ammette, nella storia dei Patriarchi, la coesistenza di due tradi-
zioni, talvolta S'oltanto giustapposte dallo scrittore sacro e alquanto
anche quando trasmette fatti realmente accaduti in epoca divergenti (o. c, p, 82); ammette pure che la cronologia vi fu aggiunta
antica, non può fare a meno di rivestirli anacronistica- da una seconda mano, preoccupata più- del simbolismo che della realtà
oggettiva (p. 69-71).
mente del colorito ambientale più recente, l'unico noto al (14) Cfr. A. JAUSSEN, Coutumes des Arabes au pays de Moab,
popolo stesso. Il popolo non arriva a creare con l'imma- Paris 1908. Più precisamente il tenore di vita dei Patriarchi corri-
sponde, non a quello dei Beduini propriamente detti (badaui, alleva-
ginazione un ambiente ed un costume diverso dal suo. tori di cammelli nelle regioni più prossime al deserto, ma a quello de-
gli allevatori di pecore e capre (a'rab) in frequente contatto con i
Se dunque i racconti dei Patriarchi rappresentano un am- sedentari e, talvolta, in via dì sedentarizzazione essi stessi.
252 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA L'ANTICO TEST AMENTO E LA STORIA 253

spesso in atteggiamenti che li mettono in luce poco favo- tra di te ». Al disopra degli scrittori Ebrei, c'è un'altra
revole. Abramo sposa una figlia di suo padre (Genesi 20,12), mano severa ed imparziale che ha scritto senza lusinghe
e Giacobbe due sorelle (29,23-28) il che, in seguito, era seve- un documento di accusa contro i suoi prediletti.
ramente vietato agli Israeliti (Levitico 18,9.18). Sara si Neppure quell'amore per il meraviglioso, che si dice
mostra gelosa e crudele con Agar, che viene invece pro- proprio delle leggende popolari, si riscontra nelle vicende
tetta dall'angelo del Signore (Genesi 16,6-7; 21,10-20). Di del tutto comuni dei patriarchi. Solo le teofanie vi hanno
Isacco si dice ben poco: segno che la tradizione non aveva un posto d'onore, ma esse sono o totalmente astratte, da
notizie e non ne inventava. Giacobbe è descritto coi suoi non consentire al lettore di ricostruirne i contorni, o del
difetti e con le sue disavventure: la bugia detta al vecchio tutto semplici, come la visita dei tre ospiti angelici in
padre, la predilezione per Rachele e per Giuseppe sono Genesi 18. .
causa di una serie di guai domestici. Esaù, il capostipite
dell'odiatissima Edom, è descritto invece con tratti assai 71. - Del resto, solo questi misteriosi contatti di Dio
più lusinghieri (c. 33). Ruben perde il diritto di primoge- con i primi antenati degli Israeliti, possono spiegare il li-
nitura per un incesto (Genesi 49,4). Simeone e Levi sono vello raggiunto dal popolo eletto. Coloro che, negando fede
riprovati per la loro crudeltà omicida (49,6-7; 34,25-30), ai racconti biblici, pretendono di trovare questa spiegazio-
eppure Levi è il capostipite della tribù sacerdotale. Giuda, ne nel genio religioso dei Profeti, non si avvedono della
il capostipite della principale tribù, tiene una condotta mo- enorme difficoltà che avrebbero incontrato questi uomini
rale riprovevole (38,14-18). Come è possibile che gli Israe- eminenti, per vincere superstizioni inveterate nel popolo,
liti dei tempi posteriori si creassero, inventando, degli an- senza potersi appellare ad una tradizione più antica. Essi
tenati, sotto certi aspetti, così poco rispettabili? sarebbero scomparsi e la superstizione avrebbe continuato
Questa imparzialità di giudizio è una delle caratteri- a trionfare in Israele come dovunque (15).
stiche più originali dell'intera storia biblica. Essa sembra
spesso una storia contro Israele, tanto si mettono in tutta
la luce più sfavorevole le colpe degli uomini e della nazio- (15) E' noto che il faraone Amenophis IV (1375-1358) volle sosti-
tuire la .religione tradizionale degli Egiziani con una specie di mono-
ne. Eppure essa non fu scritta da nemici, ma da Israeliti. te'islliQ, che RÌ esplicava nel culto esclusivo della potenza divina, sim-
Neppure è il frutto di qualche solitario pessimista: quante boleggiata dal disco solare (Aton), Per riuscire in questa impresa fece
servire tutto il suo ascendente regale, mutò il proprio nome in Akhe-
mani e quanti secoli hanno lavorato a compiere quest'ope- naton (splendore di Aton), costruì una nuova capitale del regno Alche-
taton (orizzonte di Aton), oggi Tel] et 'Amarna, e diede un indirizzo
l'a: poeti e legislatori, cronisti e profeti. Quando leggiamo nuovo perfino all'arte. Eppure, qualche anno dopo la sua morte, la
gli annali dei sovrani mesopotamici ed egizi, non troviamo religione tradizionale riprese violentemente il sopravvento, la nuova
capitale- fu abbandonata e il nome di, Akhenaton, con i .simboli della
che lodi per i regnanti, esaltazione della nazione, vittorie nuova religione, fu cancellato dai monumenti. Vedi A. ERMAN, La 'reli·
sopra vittorie, esattamente come in certi bollettini di guer- gione egizia, Bergamo 1908, p. 74 e sego - A. WEIGALL, Le Pharaon
Akh-en aton et son époque, Paris 1936, specialmente nelle pagine 97-
ra. Quando invece leggiamo la storia degli Israeliti, non ci 109; 116-128; 216-227. Un fatto analogo, sebbene non in una forma cosl
troviamo di fronte che a poveri uomini, anche se si chiama- drammatica, è offerto dalla religione dello Zoroastro. La parte più
antica dell'Avesta presenta infatti una dottrina religiosa assai pura, e
no Sansone e Salomone, a un popolo «di dura cervice », a probabilmente monoteistica, mentre le parti più recenti sono netta-
sciagure sopra sciagure. Vien fatto allora di pensare alle mente dualistlche e contengono molti compromessi con le credenze e
le usanze politeistiche anteriori alla riforma di Zoroastro; v, R, PET-
parole di Dio riferite nel Deuteronomio 31,26: «Prendete TAZZONI, La religione di Zarathustra nella storia religiosa dell'Iran, Bo-
questo libro e ponetelo accanto all'arca dell'alleanza del logna 1920, il quale, a p. 83, propone l'ipotesi che la riforma religiosa
di Zoroastro abbia subito l'influsso del monotcismo ebraico. Comunque,
Signore Dio vostro, affinchè stia ivi in testimonianza con- questi esempi mostrano che il monoteismo ebraico non si può conside-
rare come frutto di una riforma religios'a alla pari delle altre.
254 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA

Invece il procedimento usato dalla Provvidenza divi-


na, quale ci appare nella Genesi, fu tanto più semplice ed
efficace. Dio si assicurò la fedeltà di un uomo, ancor" senza
figli, lo staccò da ogni vincolo troppo stretto col suo passa-
to, allontanandolo dal suo clan originario, e volle essere
considerato «il suo Dio}}. Ciò posto, i figli ed i figli dei
figli avrebbero ereditato da quest'uomo privilegiato, insie-
me col sangue, anche un patrimonio religioso unico al
mondo. CAPITOLO VIII
Di mano in mano che il clan di Abramo si allargava e
che le dodici famiglie dei figli di Giacobbe s'ingrossavano
per il naturale incremento demografico, aumentava il nu- I MIRACOLI NELL'ANTICO TESTAMENTO
mero dei monoteisti. Così il monoteismo, insinuatosi come
di soppiatto nella storia del mondo, si trovò ad essere il
patrimonio nazionale più prezioso e più indiscusso - no-
nostante le molteplici infedeltà - di un popolo intero. Solo
su questa base tradizionale è possibile concepire l'organiz-
zazione mosaica e la predicazione profetica. Così il Dio del-
l'universo, senza rinunciare ad essere riconosciuto come
tale, accondiscese ad essere chiamato e considerato come
il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe; come il Dio di un
piccolo clan di seminomadi, e poi come il Dio nazionale
di un popolo del Medio Oriente. E fu quello come il suo
quartiere generale, all'incrocio dell' Asia con l'Africa, af-
facciato sul Mediterraneo, per la conquista dell'umanità.
CAPITOLO VIII

I MIRACOLI NELL'ANTICO TESTAMENTO

1. . Osservazioni generali
Esistenza dei miracoli nell'A. T.

72. - Nei libri dell'Antico Testamento si descrivono


dei fatti straordinari, intenzionalmente presentati come mi-
racolosi: questo è fuori discussione. Sicchè l'esegesi catto-
lica - basandosi su tutta la tradizione della Chiesa - con-
clude trattarsi di veri miracoli, almeno in quei casi. in cui
è certa !'intenzione dell'autore ispirato di presentarli come
tali. Infatti, secondo la dottrina dell'inerranza della S. Scrit-
tura, .ciò che l'autore afferma - nel senso da lui inteso -
è certamente vero.
Nessun dubbio dunque che lungo il corso della storia
dell'Antico Testamento siano accaduti dei miracoli e che
la Bibbia ne abbia conservata una documentazione ogget-
tiva. La discussione tra gli esegeti cattolici comincia sol-
tanto là dove si tratta di individuare i singoli miracoli e di
precisare le modalità di questi interventi divini (1).
Per la retta comprensione del problema è necessario

(1) Il Concilio Vaticano dichiara: c Si quis dixerit miracula nulla


fieri posse, proindeque omhes de iis -narrationes etiam· in Sacra Scriptu-
l'a contentas, inter fabulas' vel mythos ablegandas esse, aut miracula

17
· '.-.,(

258 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA


I MIRACOLI NELL'ANTICO TESTAMENTO 259
richiamare alcune nozioni e distinzioni, largamente illu-
strate nei manuali di apologetica e di teologia. !'impossibilità del miracolo va cedendo il pos:o ad ~na
iderazione più serena e mtegrale del fattI, qualI la
Anzitutto che cosa s'intende per miracolo? Miracolo è . conS E' . t
un fatto sperimentale, che non deriva dal gioco consueto storia, anche contemporanea, ci J?resenta.. m ques o
nso che il biologo di fama mondIale Alexls Carrel parla
delle forze della natura ma da un intervento diretto della· ~
della "realtà del miracolo» ('). Se d unque l'ftt"
a l mIra-
potenza di Dio. Naturalmente questo intervento in se ste&'
so non è controllabile; per contro, è controllabile che il colosi sono constatabili oggi, sa!"eb?e un errato. pr?CedI-
mento storico il negare la realta dI avvemmentl mIraco-
risultato di tale intervento non può attribuirsi alle sole
losi riferiti da documenti del passato, solo perchè presen-
forze della natura, trattandosi di un effetto che in natura
non ha causa proporzionata. tati come miracoli.
Tuttavia, trattandosi di documenti così antichi e com-
Questo intervento diretto di Dio si può manifestare in
p
lessi ,
come l'insieme dei libri dell'Antico. dTestamento,
.
tre modi: o l'effetto è del tutto estraneo alle forze naturali
tanto lo storico quanto l'esegeta sono portati a esammare
e alle leggi della natura, ed allora i teologi parlano di mi-
caso per caso quale sia la vera intenzione dell'autore sacro.
racolo quoad substantiam, cioè per quel che riguarda la
sostanza, l'intima natura stessa del fatto (p. es. la glorifi-
cazione dei corpi risorti); oppure, l'effetto è raggiungibile 2. - Il miracolo e l'intenzione del narratore
dalle forze naturali, ma non in quel determinato soggetto
(miracoli quoad sllbiectum: p. es. la natura è in grado di 73. - Osserviamo innanzitutto con A. Lefèvre che: "i,;
fornire la capacità visiva, ma non ad un cieco che abbia linea di principio la presenza o l'assenza di fatti miracolos.,
l'organo visivo irreparabilmente compromesso, così pure la non determina il genere letterario di uno scntto»; ma e
vita, ma non ad un morto); oppure si tratta di un effetto piuttosto il genere letterario a d.eterminare .la ve;-a port~t~
possibile alla natura, ma non in quel determinato modo, di un racconto di fatti miracolosI. Qualora SI trattI dI scnttl
una carestia prolungata in seguito a una predizione, una di tipo didattico, è chiaro che "l'insegnamento inteso dal-
tempesta o un terremoto o altro fenomeno, che avvenga l'autore si appoggia meno sulla realtà del fatto che sul suo
proprio quando è intimato da Un profeta, ecc.; si parla significato: un fatto storico può essere all'origine del rac:
allora di miracolo quoad modum. conto ma il modo con cui è raccontato, non Cl permette dI
Nei diversi casi precisati nelle citate distinzioni, l'in- dare 'in merito un giudizio storico sicuro. I libri dell' Ec-
tervento taumaturgico resta sempre tale, poichè le forze clesiastico e della Sapienza (Ecclesiastico 44-49; Sapienza
naturali, anche se chiamate a prestare Un servizio, sono 10-19) offrono esempi chiari della libertà che gli autori sa-
assolutamente insufficienti a produrre l'effetto senza l'in- pienziali si permettono nella presentazione dei fatti sto-
tervento soprannaturale della divina onnipotenza. rici» (3). . .
Alla possibilità del miracolo crede, naturalmente, Ma anche nei libri di contenuto e andamento meqm-
chiunque crede in Dio e nella SUa Provvidenza. Anzi oggi, vocabilmente storico il lettore dovrà tener conto di alcune
anche nel campo puramente scientifico, il pregiudizio del- avvertenze per non fraintendere ancora una volta l'inten-
zione dell'autore sacro.
certo cognosci nunquam posse, nec iis divinam religionis christianae
originem rite probari. A.S.". Denzinger 1813 . .Il Concilio esige che il (2) A. CARREL, L'uomo, questo sconosciupo, Mi1an~ 1944, l? 166 s:
credente riconosca che nella S. Scrittura sono narrati dei veri miracoli, (3) L'Autore pensa in particol~re ~ Gzona, Tp~za, Damele 1:6,.
tuttavia non precisa quaU, nè indica la modalità di detti prodigi. 13-14. A. LEFÉVRE, Miracle, Valeur hzstonque des rec'IJs, D.B.S. PangI
1957, fasc. XXIX col. 1302.
260 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA I MIRACOLI NELL' ANTICO TESTAMENTO 261

. E' bene pr.emet,tere subito, che, essendo proprio del si trattasse di una pestilenza - confrontando 2
ImguaggiO bIblico l attribuire direttamente a Dio (cau- Sarnuele 24,15: "Allora Dio mandò la peste in Israele»
sa prima) anche ciò che è effetto di caUse seconde siano con quanto segue subito dopo (v. 16): "Iddio mandò pure
ess~ fenomeni fisici o azioni libere di uomini, sarebbe sem- un Angelo a Gerusalemme per farne strage» - tuttavia
pliCIStiCO vedere un miracolo vero e proprio in tutto quello le circostanze sono tali (predizione, repentinità, efficacia),
che la Scrittura presenta come operato da Dio (cfr. pa- da farci ritenere quella pestilenza come un miracolo, sia
ragr .. 84)., AvvenImentI che noi oggi chiamiamo provvi- pure quoad modum, e non come un semplice fatto provvi-
denzwh, I antIco autore li diceva più semplicemente opera denziale.
dI DIO .. La dIfferenza tra 1 fatti da noi dichiarati provvi-
denzwh e quelli biblici sta in questo: noi, quando stabi- 74. - Un altro element.o da tener presente, leggendo
lIamo una connessIOne, per esempio tra un delitto e una le narrazioni bibliche dei miracoli, è il modo della narra-
successiva disgrazia toccata al colpevole, cerchiamo di in- zione stessa (cfr. paragr. 6 seg.) il quale talvolta non per-
d~gare i segreti della Provvidenza, senza poter essere certi mette al lettore inesperto un'esatta ricostruzione dellosvol-
dI colpIre n:,1 segno, trattandosi d'inscrutabili giudizi divi- gimento degli eventi. L'autore sacro insiste nel mostrare
nI; quando 111vece l'autore ispirato dice che Dio ha fatto un fatto come effetto della potenza di Dio, lo descrive per
questo o quest'altro. per punire o per altro scopo, è Dio sommi capi o con procedimenti artistici, mettendone in ri-
stesso, autore pr111clpale della Bibbia, che ci assicura di lievo tal uni aspetti esterni e non tutte le cause naturali
questa conneSSIOne da Lm voluta. Così la morte del figlio- che vi concorsero. E' facile allora che il lettore moderno
letto frutto dell'adulterio (2 SamueZe 12,14-23), e tutte le scambi per un miracolo quoad substardiam o quoad subiec-
SCIagure che si succedettero nella famiglia di Davide (2 Sa- tum ciò che è solo un miracolo quoad modum.
muele 13~16) sono autenticamente interpretate come casti- In questi casi s'impone un esame accurato del conte-
ghI d~ DIO: Davide, ben conscio di questo, di fronte alle sto e delle eventuali narrazioni parallele, per non cadere
maledIZIOnI. di Semei, non vuole che questi sia punito: «E' in errore, esagerando la portata dell' avvenimento. Per
D.IO che glI ha suggerito di insultare Davide, e chi può quanto infatti non spetti a noi fissare a Dio dei limiti nelle
dIre. a L~I: "Perchè fai così? "» (2 Samuele 16,10). Eppu- manifestazioni miracolose, non sarà tuttavia lecito suppor-
re SI notI che questo atto di Semei, come la ribellione di re un intervento sproporzionato all'effetto da ottenere, se
Assalonne .e .il suo fratricidio, nonchè l'incesto di Amnèm, non dopo attento esame. Più avanti (paragr. 76-79) daremo
sono aZIOnI lIbere e riprovevoli. qualche esempio significativo di questa necessità esegetica.
. . Tenen?o pres~nte. questa. particolarità del linguaggio
bIblico, nOI n?n chIamIamo mIracoli questi e analoghi fatti 3. . La frequenza dei miracoli
prOVVIdenzIali, fossero pure terremoti, epidemie, ecc. a
meno che dal contesto risulti qualche circostanza che' ne 75. - Prescindendo dalla storia primitiva (Genesi 1-11),
ponga 111 evidenza il carattere soprannaturale. Nel qual di cui abbiamo parlato a lungo, il periodo storico illustrato
caso ~vrer:'mo dei r.niracoli quoad modum, quale l'invasio- dai libri del Vecchio Testamento abbraccia circa 1400 an-
~e del tOpI tra 1 FIlIstei colpiti per la cattura dell'Arca del- ni. I miracoli narrati per un periodo così lungo non sono
l Alleanza (1 Samuele 5,9-6-5). Così, quando leggiamo che relativamente molti, nè risultano distribuiti con la stessa
« l'An.gelo del Signore» fece strage dell' esercito assiro che frequenza nelle varie epoche. Pressochè assenti dalla sto-
assedIava Gerusalemme (4 Re 19,35), possiamo bensì pen- ria dei Patriarchi (salvo la distruzione della Pentapoli,
262 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA
I MIRACOLI NELL' ANTICO TESTAMENTO 263

Genesi 19,24-28, e la maternità di Sara in tarda età, Gene- Come ha potuto salvarsi il monoteis~o in simili cir:
si 21,1-7), abbondano nell'Esodo e all'inizio di Giosuè; ra- ? Eppure si è salvato anzi ha trlOnfato. E non e
rissimi nella storia di Saul e Davide, si fanno frequenti costanze, ,
" questo un fatto straordinario?
ID' dunque
'
p,:,r
fettamen
.. ~
nella storia di Elia e di Eliseo (3 e 4 Re), per poi scompa-
dre quasi del tutto.
r~acomprensibile come, nei periodi più turbmosl e decIsIvI
della storia, la Provvidenza SIa mtervenuta anche con
Se osserviamo bene, questa diversa distribuzione dei mezzi straordinari, per salvare il popolo eletto e I~. sua
miracoli è intimamente legata alle varie fasi della storia l'gione. L'essere Israele sopravvissuto nella colhslOne
della Rivelazione e della storia del popolo che ne è il desti-
natario primo e il custode. I miracoli risultano così anche
~~{Ie grandi potenze dell'antico Oriente, portatore. del mo~
. mo del profetismo del messianismo, il SUSSIstere dI
più chiaramente con una funzione e un contenuto religioso, not elS , , '11 . d' gran
uesto popolo dopo il tramonto ormai mI enano .el -
assolutamente degno di Dio, senza indulgenza per il gusto 'd" peri è un fatto che deve far riflettere lo stonco e as-
del meraviglioso, che ha dato origine a tante leggende re-
gistrate negli apocrifi di ispirazione giudaica e cristiana.
stc~':.'are II credente che è perfettame~te norm:,-le ~rovare
dei fatti straordinari in un popolo COS1 straordmarlO (cfr.
I miracoli abbondano nell'Esodo ad es. cioè al mo-
Introduzione).
mento della promulgazione della religione rivelata; Israe-
le, presentato dalla Bibbia come tutt'altro che incline alla
fede e alla sudditanza a Dio, ebbe così la giustificazione
razionale .dell'attendibilità di una rivelazione, la quale im- 4. • Giudizio su alcuni fatti miracolosi
portava esigenze etiche tutt'altro che indulgenti e compiti Le piaghe d'Egitto (Esodo 7·10)
storici (quale la conquista della Palestina) tutt'altro che
comodi. Iddio stesso dichiara; 76. - Senza dubbio la Scrittura rip,:,tutamente pre~en­
«E fino a quando mi oltraggerà questo Popolo? Fino a ta le «Piaghe d'Egitto}) come fenomem mtrac~los~ .. L au-
quando continuerà a non credermi, con tutti i miracoli da me tore ispirato le giudica tali, e tale dev'essere il gmd1zlO del-
operati in mezzo ad esso? .. tutti quelli che hanno visto la mia
gl?ria e i prodigi da me operati in Egitto e nel deserto, e pure l'esegeta. . . .
mI hanno messo a cimento ormai dieci volte e non hanno dato D'altra parte, quasi tutti i fatti descrIttl hanno chla~a
ascolto alla mia voce, non vedranno la terra ,che io. ho promesso
con giuramento ai loro padri" (Numeri 14,11.22-23). analogia con fenomeni naturali che talvolta a,vvengono m
I miracoli fungono dunque nell'intenzione divina come Egitto (rane, zanzare, mosconi, pustole, grandme, cavall:t-
credenziale inequivocabile della rivelazione. Essi inoltre te). Si può dedurne che il carattere miracoloso delle «pIa-
appaiono ancora quando il popolo di Israele si trova in ghe» talvolta non consista nella sostanza, ma nel rrwdo:
ci;costanze disperate, in cerca di libertà e di patria (Esodo, Le «piaghe}) infatti avvengono in seguito all' ordine d~~
Gwsuè), oppure, quando il monoteismo _ la ragione d'es- Mosè in modo più tragico del consueto, a non ~rande :
sere d'Israele come popolo distinto dagli altri _ sta per stanz~ di tempo l'una dall'altra, risparmiando dal loro mI-
naufragare, come accade appunto ai tempi di Elia e di cidiali effetti gli Israeliti (4).
Eliseo. Ricordiamo il lamento di Elia; Il genere letterario di questa narrazione presenta la
• «, Sono arso di zelo per Jahvè Dio degli eserciti, perchè i
figlI ?- Israele hann~ disertato il tuo patto, hanno distrutto i tuoi
altarI e hanno UCCISO di spada i tuoi profeti. Sono rimasto io (4) A, MALLON, Les Hébr.~ux en :b;gypt,~, <?rienJali;a~e~i97~),Bft?j,
solo, ed essi vanno in cerca della mia vita per togliermela» 144147' A GEMAYEL L'Hygwne et la Me tmne § 214
(3 Re 19,10). pa;is 1932: p, 28-30; 'G. RICCIOTTI, La Storia d'Israele, v, I '
264 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA I MIRACOLI NELL' ANTICO TESTAMENTO 265
particolarità stilistica delle formule fisse, come nel primo 2" , O" - . , zanzare , mosconi , la cui moltiplicazione è.
4"'"rane
capitolo della Genesi (cfr. paragr. 23) e quella di parti in' eoincidenzacon la piena del Nilo (estate, autunno); 5" e
simmetriche, bipartite fra comando ed esecuzione come 6", peste e pustole, malattie del peri~do i',lvernale; 7", grar;-
nella narrazione ·del diluvio (cfr. paragr. 64). Un esempio dine: fenomeno piuttosto raro, che SI verifica quasI esclUSI-
è stato riportato là dove si trattava dei canoni artistici vamente in gennaio e febbraio; S", le cavallette, pure ab-
(cfr. paragr. lO). Si tratta dunque anche qui di una narra- bastanza rare, vengono all'inizio della primavera; 9", Il
zione schematizzata artisticamente. Questo non infirma la Khamsin verso la fine di marzo, l'epoca appunto della
storicità degli eventi e della narrazione stessa, ma suggeri- Pasqua i~ cui avvenne la partenza degli Ebrei dall'Egitto.
sce la supposizione che vi si possano trovare disseminati Però nonostante queste analogie, resta sempre chiaro
modi di dire "iperbolici" o "approssimativi}} (cfr. para- che tutte le dieci «piaghe}} sono miracoli non foss'altro,
grafi 6 e S), quali riscontriamo nelle descrizioni delle stesse come già si è detto, perchè hanno inizio e termin~ per
" piaghe», nel c. 17 della Sapienza, che si presentano chia- ordine di Mosè e proporzioni ed effetti preternaturah. Le
ramente come amplificazioni poetiche a scopo didattico; citate coincidenze coi flagelli tipicamente egiziani giovano
didattico e poetico infatti è il genere letterario del libro in ad eliminare nel lettore la eventuale impressione di stra-
cui si trovano. Una narrazione invece schematica degli stes- vaganza dei vari prodigi e a renderne quindi più plausibile
si fatti si ha nei Salmi 77 (7S) e 104 (105).
il carattere storico.
Molti interpreti pongono tra i miracoli quoad substan-
Quanto ai maghi egiziani, che nel primo miracolo
tiam, ovvero quoad subiectum, l'acqua cambiata in sangue
(Esodo 7,9-12) e nelle prime due «piaghe» sembrano ImI-
(o meglio in apparenza di sangue, non essendo necessario
creare dei globuli rossi e gli altri elementi del sangue vi- tare i prodigi di Mosè, si può pensare si tratti di qualche
vo), le tenebre e la morte dei primogeniti. illusione o abile artificio alla maniera degli attuali fachiri.
Si può tuttavia ritenere probabile la parziale (') iden- Il loro intervento è segnalato per mettere in evidenza l'ori-
tificazione delle prime due calamità con due fenomeni ben gine divina dei prodigi di' Mosè. C'è infatti un climax o
noti in Egitto; e cioè: il rosso cupo che per la presenza di crescendo: dapprima i maghi riescono, poi non riescono
innumerevoli infusori assume il Nilo all'inizio di luglio, e più e devono confessare la presenza del «dito di Dio}}
l'oscurità che, causata dalla sabbia sollevata dal vento det- (8,15); da ultimo, rimangono essi stessi vittime del flagel-
to Khamsin, si verifica spesso in Egitto verso la fine di lo delle pustole (9,11).
marzo (6).
Notiamo inoltre come l'ordine Con cui si susseguono 5. - Il passaggio del Mar Rosso (Esodo 14)
le piaghe mostri una coincidenza notevole Con l'ordine e
l'epoca di apparizione di corrispondenti fenomeni naturali: 77. - Anche il passaggio degli Israeliti attraverso il
l" arrossamento del Nilo: luglio, l'epoca dell'innondazione; Mar Rosso è presentato ripetutamente come un grande pro-
digio compiuto dal Signore in favore del suo popolo. Che
(5) Abbiamo parlato di identificazione parziale, perchè nelle ri- si tr~tti di un autentico miracolo è dunque fuori discussio-
spettive piaghe troviamo elementi irriducibili ai citati fenomeni p. es. ne. Ma permette il racconto biblico la ricostruzione delle
le acque del «Nilo rosso,. restano potabili, contrariamente a quelle
del racconto biblico. proporzioni e delle modalità precise di questo divino iriter-
(6) Così FR. DE HUMMELAUER, Commentariu8. in Exodum et Levi- vento? E' ciò che ci proponiamo d'indagare.
ticum, Parigi 1897, p. 84; 108. Per le tenebre anche A. MALLON, O. C.,
p. 146 s. E' opportuno innanzi tutto tener presente la situazione
266 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA I MIRACOLI NELL' ANTICO TESTAMENTO 267

geografica dell'avvenimento, determinata con estrema esat- dell'Esodo (14,21) parla di un vento gagliardo, mediante
tezza dal testo sacro. il quale Dio divise il mare, respingendo le acque verso i
L'enorme carovana degli Israeliti non aveva seguito limiti esterni del guado così aperto per il popolo eletto.
la via più settentrionale, che dalla regione del Delta con- L'archrologo C. Bourdon ('), che ha esaminato accu-
duceva direttamente nella Palestina meridionale, ma una . ratamente la posizione geografica dell'episodio suppone
via a sud, che li aveva condotti al limite del deserto sinai- anche l'intervento di una bassa marea, s'intende provocata
tico, a oriente dell'Egitto, in una località chiamata Etam da Dio, e ricostruisce l'avvenimento così:
(Esodo 13,20), per la quale passava un'altra carovaniera Gli Israeliti, in cammino verso Suez, dove era un gua-
che li poteva condurre in breve alla meta. do normalmente usato dalle carovane, improvvisamente si
A questo punto viene un ordine divino (Esodo 14,2) e accorsero della cavalleria egiziana, che con i suoi movi-
la carovana deve retrocedere e dirigersi evidentemente an- menti molto più rapidi poteva tagliare la strada; a oriente
cora più verso sud; indi si accampa avendo da una parte vi era il braccio di mare: erano dunque presi in trappola.
(certamente a est) il mare, e dall'altra Migdol (cioè una A questo punto si presentò la nuova via del basso-
fortezza turrita), avendo a nord una località chiamata Pì-ha fondo roccioso prosciugato dalla bassa marea, effetto dell'in-
hlrot, e a sud Ba'al-Safon, che, essendo il nome di una di- tervento divino. Entrandovi erano perfettamente sicuri di
vinità, designava forse un santuario. Questi nomi si ritro- non essere aggirati dalla cavalleria nemica, perchè l'acqua,
vano nei papiri egiziani (7) e se fosse del tutto certa la loro a destra e a sinistra, «era per loro un muro" (Esodo
identificazione con i reperti archeologici, ci porterebbero 14,22), cioè una difesa inaccessibile (9). L'oscurità della
in una località vicina alla parte inferiore dei Laghi Amari. notte ed altre condizioni atmosferiche li favorirono.
E' certo che fino al sec. VII a. C. questi laghi erano uniti Tutto questo è ipotesi teoricamente plausibile, ma si
al Mar Rosso e ne costituivano un prolungamento. Proprio deve riconoscere che il racconto biblico non contiene nes-
in questo punto si trova un bassofondo roccioso (oggi .na- sun elemento che la giustifichi o anche solo lo suggerisca.
turalmente asciutto) che, abbassandosi il livello dell'acqua, L'analisi di passi paralleli sembrerebbe invece indi-
poteva diventare un guado di fortuna. care un altro substrato naturale, usato da Dio per ottenere
l'effetto miracoloso. Si consideri il Salmo 76 (77), 17-21:
Pertanto un miracolo in queste circostanze (cioè l'ab-
bassamento delle acque per intervento di Dio fino al citato Ti videro le acque, o Dio,
ti videro le acque, tremarono
fondo roccioso), diventa più facilmente intelligibile, di- e si agitarono i flutti.
spensando il lettore dallo sbrigliare la fantasia al seguito Le nubi versarono aCQua
le nubi fragoreggiarono,
degli Israeliti che discendono nelle profondità degli abissi e le tue saette volarono.
marini, con un apparato coreografico di alghe e di squali, Il tuo tuono rimbombò nel turbine,
folgori rischiararono l'orbe:
sul tipo di certe illustrazioni di bibbie popolari. si scosse e tremò la terra.
Ma non suggerisce, inoltre, il testo sacro l'impiego di Attraverso il mare si formò la tua via
e il tuo sentiero tra le acque imponenti
forze naturali, assunte da Dio come strumenti, soprannatu- senza che apparissero le tue orme.
Il tuo popolo guidasti come un gregge
ralmente sfruttati, per realizzare il prodigio? Il racconto per mano di Mosè e di Aronne.

(8) C. BOURDON, l. C., p. 547 s.


(7) A. MALLON, o. C., p. 167-172; C. BOURDO~J La route d~ l'Exode (9) Questa interpretazione dell'accenno al muro è stata data da
de lai" terre de Gessé a Mara, Revue Bibl. 41 (1932), 372-374; 542; FR. DE HUMMELAUER, o. C., p. 148-149; a p. 147 l'ipotesi della bassa
.p, MONTET, Le Drame d'Avaris, Paris 1941, p. 149-152. nlarel'l.
268 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA
I MIRACOLI NELL'ANTICO TESTAMENTO 269

Da queste parole, indubbiamente riferentisi al passag- lagO fu registrato dai cron~sti arabi in d~ta 8 dic~mbre
gio del Mar Rosso, appare che intervennero anche impo- 1267; pure allora il corso mferIOre del GIOrdano ;Imase
nenti turbamenti atmosferici, che, a nostro giudizio, già asciutto per 16 ore! Non si può' escludere che Il mIracolo
erano indicati in Esodo 14,24: «Sulla vigilia del mattino, del tempo di GÌosuè si sia verificato col concorso di queste
in una colonna di fuoco e di nuvola, Jahvè gettò uno sguar- . cause naturali, sempre, s'intende, per intervento preterna-
do verso il campo degli Egiziani e lo scompigliò ». Si tratta
turale di Dio.
cioè d'una tempesta con lampi e fulmini, che anche in altri
racconti biblici viene associata come elemento scenografico 6. - La manna (Esodo 16- 1-36)
alle solenni teofanie.
Ci fu pure un terremoto e maremoto? Il Salmo 113A 78. - Durante il viaggio e il soggiorno nel deserto, gli
(114) 1-4 sembra chiaramente supporlo: Ebrei furono nutriti con un cibo soprannaturale: la man-
na. Ancora una volta si trattava di un autentico miracolo,
Quando Israele usciva dall'Egitto, come tale messo in risalto con insistenza dal racconto del-
la casa di Giacobbe da un popolo straniero
Il mare vide e fuggì, l'.Esodo, come pure dalle molteplici rievocazioni sia del-
il Giordano si ritrasse indietro. l'Antico (cfr. Sapienza 16,20.21; Salmo 78,24.25; 2 Esdra
I monti saltarono come arieti
i colli come agnelli. 921) che del Nuovo Testamento. Basti ricordare il discorso
di Gesù sul pane di vita in Giovanni 6.
Orbene, un terremoto e un maremoto sono forse pm E' probabile che il nome di manna derivi dalla forma
atti che non una bassa marea a far intervenire improvvi- interrogativa ebraica man-hu (che cos'è questo?), con cUI
samente un abbassamento di acque tale, che il fondo roc- gli Israeliti salutarono il cibo provvidenziale.
cioso più alto rimanesse scoperto, mentre il vento, che Secondo il racconto biblico, la manna aveva le se-
doveva sollevare delle onde potenti sul margine del passag- guenti caratteristiche: cadeva a terra durante la notte a
gio, compiva l'opera. E tutto questo complesso di circo- guisa di brina, in grani biancastri della dimensione del
stanze, determinato da un intervento preternaturale di seme di coriandolo (più piccolo di un grano di pepe); il
Dio, è ben atto a costituire un miracolo quoad modum ed calore del sole la stemperava; raccolta ancora allo stato
a giustificare la grandiosità del racconto biblico. solido, veniva ridotta in polvere nella macina o nel mor-
Si tratta evidentemente di un'ipotesi, la quale, però, taio e, fatta cuocere in pentola oppure impastata, se ne
ha il vantaggio di essere suggerita dal testo sacro. ricavavano focacce che avevano il sapore del pane all'olio.
Di passaggio, notiamo che anche il transito del Gior- Tutti questi dettagli sono forniti da Numeri 11,7-9; Esodo
dano (Giosuè 3,15-17) appare nei versi citati del Salmo 113 16, 14-36.
(114) in coincidenza con un terremoto. Ora, 1'11 luglio 1927 La manna biblica ha affinità spiccatissime con quella
appunto un terremoto fece franare le rive alte e strette che ancora oggi è reperibile nella penisola Sinaitica e lar-
del Giordano presso Ed-Damije (forse «Adam» in Giosuè gamente usata dai beduini. Si tratta di una sostanza resi-
3,16), il letto del fiume rimase asciutto (lO). Un fatto ana- nosa che si forma sulla corteccia del tamarix mannifera,
arboscello alto pochi metri; il calore del giorno la fa colare
UDì. A. V;4CCARI, La Sacra Bibbia, voI. II. Firenze 1945, p. 25, no- lungo il tronco, mentre il freddo della notte la fa indurire,
ta 16. L IpotesI fu. pre.sen~ata per la prima volta da FR. DE HUMME-
L~UER, Commentanus 2n lzbrum Josue Parigi 1903 p. 136 che si l'ife- sicchè cade a terra in granuli candidi. Il fenomeno ha
,nva al fatto del 1267. ' "
luogo nei mesi di giugno, luglio, agosto. Sembra ormai ac-
270 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA
l MIRACOLI NELL'ANTICO TESTAMEN:r'0 271

certato che tale sostanza non sia prodotta direttamente 7 .• Il miracolo del sole nel c. 10 di Giosuè
. dalla pianta, ma piuttosto dalla secrezione di un insetto.
Un autore tanto equilibrato e prudente quanto il Pra- 79. - Tutti sono d'accordo nel ritenere che la Scrittu-
do, nel suo manuale scolastico: Praelectiones Biblicae,'
desc rivendo i fenomeni naturali, parla secondo le appa-
Vetus Test. I ed. 6', Torino 1949, p. 231, ritiene non man- ~ . t'fi
renze, e conseguentemente senza e~ro~e fsclendIllco, p.erc h'e
chino ragioni per identificare quanto alla natura la manna . l" tenzione dell'autore sacro non e dI are e a SCIenza,
biblica con quella naturale; identica la località: la penisola . c:~è di spiegare !'intima struttura del mond,o fisico. U ~a
Sinaitica, fuori della quale il fenomeno non è stato riscon-
trattazione di genere scientifico, in quanto mtende spIe-
trato; identico tempo: cade di notte; identiche le' dimen-
gare la struttura dell'universo, sarebbe in errore se affer-
sioni, il colore, il sapore, l'uso commestibile. .,
masse che il sole si nasconde dietro il mare; ma la stes~a
La constatazione di questa sostanziale identità ci con-
espressione non è erronea in un libro di ." genere letterarIo
sente di farci un'idea della natura del cibo fornito agli
Israeliti, generalmente ritenuto misterioso. poetico o narr.ativo »: p;rchè ~ssa corrIsponde a ~uant~
l'occhio percepIsce, ne d altro s mteressa Il poeta e Il n~,­
Il carattere miracoloso del fatto nOn è assolutamente l'atore. Tale principio esegetico - esposto con tutta chI.a-
menomato da questa chiarificazione; la manna, infatti, nel rezza nel 1893 da Leone XIII nell'Enciclica "Provident,.-
modo di produzione ha caratteristiche irriducibili al noto simus Deus» (12) e ribadito nella più volte citata «Divino
fenomeno naturale (le piante di tamarix non sono assolu-
aff/.ante Spiritu» (13) - se fosse stato da tutti. inteso.e a~­
tamente in grado di fornirne tanta); imputridisce quando
plicato nel sec. XVII, avrebbe evitato l'increscIOso epIsodIO
il raccolto è superiore all'assegnazione; cade tutto l'anno, di Galileo (cfr. paragr. 27, num. 6).
mentre la manna naturale si ha solo per tre mesi circa; al
Ecco il famoso racconto biblico del miracolo del sole
venerdì cade in quantità doppia, mentre il sabato non ne
nel libro di Giosuè. Lo citiamo nella versione dall'originale
cade affatto. Evidentemente in questo modo di produzione
ebraico curata dal Pontificio Istituto Biblico (Firenze 1946):
sta il miracolo, come nella moltiplicazione dei pani ope-
rata da Gesù, il prodigio non fu nella qualità del pane
6 I Gabaoniti mandarono subito da Giosuè negli accampa~
(che era pane comune), ma nell'origine. menti a Galgal per dirgli: «Non ritirare la tua ~ano dai tuO!
Notiamo inoltre come gli Ebrei non si cibassero sol- servi; vieni quassù da noi prestamen~e, salvaci col portarc~
aiuto, perchè tutti i re m;norrei che abItano sulle montagne SI
tanto di manna. Il testo sacro lascia SUpporre che avendo sono riuniti contro di nOI,»,
seco del bestiame, si cibassero pure di latte e di carne. 7 ID Giosuè ascese subito da Galgal e con lui tutti gli uo-
mini d'arme, tutti i prodi guerrieri. 8 ID D~o disse a G~osuè:
Come del resto si deve pensare che nelle tappe, che dura- ~ Non temerli, perchè io te li d~ ne!le man.I; nessuno dI loro
potrà resistere a te». 9 Allora GlOsue, marcIando su da Galgal
rono anni ed anni, si dedicassero alla agricoltura. In Deu- tutta la notte, piombò improvvis:;tmente su di loro. 10- Dio li
teronomio 2,6, si prevede l'acquisto di viveri nel passaggio sgominò innanzi a Israele, che inflIsse loro una grande sconfitta
presso Gabaon, poi li inseguì verso la salita di Bet-~oron, bat-
lungo la frontiera del paese degli Edomiti; e Giosuè l 11 tendoli fino ad Azeca e a Makeda. 11 Ora quando eSSI, nel fug-
dà disposizioni per gli approvvigionamenti. La manna ~ra
dunque destinata ad integrare altri generi alimentari ne-
cessariamente scarsi in una steppa ("). ' Exodus, Bonn 18:34, p. 134-137; A. CLAMER, Les Nomb1'es, Paris 1946,
p. 303-304. L'identificazione della manna biblica con quella naturale'
risale a G. FLAVIO, Antiq. Judaicae, III, 1,6 (sec. I d. C.).
(12) Acta Sanctae Sedis, 26 (1893-1894), 286; Enchiridion Bibli-
cum, n. 106.
(11) Su questo argomento cfr. FR. HUlVIMELAUER Cornmentm'ius (13) Acta Apostolicae Sedis, 35 (1943), 299; La Civiltà Ca.ttolica~
·in Exodurn et Leviticum, Parislis 1897, p, 171; P. HEINISCH, Das Buch 94 (1943), IV, 194.
.,
J 272 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA
J I MIRACOLI NELL' ANTICO TESTAMENTO 273
!
,
gire 'innanzi agli Israelitì,' erano alla discesa di Bet-horon, Dio
scagliò dal cielo sopra di loro delle grosse pietre fino ad Azeca, Questa, in generale, è l'esegesi degli interp:et~ catto:
sì che ne morirono. Più ne ammazzarono le pietre della grandV
ne che non ne uccise la spada degli Israeliti. lici. Ma oggi, dopo le osservazioni di alcuni StUdIOSI ('4), e
12 Allora Giosuè parlò a Dio, quando Iddio diede gli Amor~_ il caso di domandarci se sia proprIO quello surriferito il
rei nelle mani degli Israeliti, e disse alla presenza d'Israele:
«O sole, fermati a Gabaan, senso del passo in questione. . . ..
e tu, o luna, alla valle di Aialon". Per venire subito alla concluslOne: Il passo mdI che-
13 E il sole si fermò, e la luna ristette,
finchè la nazione ebbe vendetta dei suoi nemici. ebbe non già che il sole sia apparso come fermo nel suo
Non sta forse così scritto nel Libro del Giusto? Il sole
stette fermo in mezzo al cielo e non s'affrettò al tramonto quasI ~orso: quasi che Giosuè avesse bisogno della sua luce, ma,
un giorno intero. viceversa, che il sole si sia oscurato per un certo ~e".'po, ':
14 Non fu mai nè prima nè dopo un giorno come quello, recisamente per una nuvolaglia temporalesca, dI~ClOlt~SI
~Oi in quella terribile grandine di pietre - o meglIo « pIe-
avendo Iddio obbedito alla voce di un uomo, perchè il Signore
combatteva per Israele!
15 Quindi Giosuè e con lui tutto Israele ritornò nell'accam-
pamento di Galgal. tre di grandine» (v. 11; cfr. Ecclesiastico 46,5) -:- che fec,:
16 Quei cinque re, daUsi alla fuga, si nascosero nella ca- strage del nemico. Di fronte a questa affermaZIOne molti
verna di Makeda; 17 e fu riferito a Giosuè: "Si sono trovati i
cinque re appiattati nella caverna di Makeda "_ 18 Allora Giosuè resteranno sorpresi; tuttavia essa è sutIragata dalle seguen-
disse: «Rotolate delle grosse pietre alla bocca della caverna e ti considerazioni: .
mettetevi degli uomini che faccian loro la guardia. 19 Voi però
non arrestatevi; ma inseguite i vostri nemici e_ prendeteli alle a) In realtà l'esercito di Giosuè aveva bIsogno nor:
spalle e non lasciateli rientrare nelle loro città, perchè il Si- del sole, ma dell'ombra. Infatti, partito da Galgal, dove SI
gnore Iddio vostro li ha messi nelle vostre mani".
trovava il quartier generale, dopo una marcia durata ~utta
Se nell'interpretazione di questo brano applichiamo il la notte (v. ·9), al mattino aveva inflitto una sconfitta al, n,;-
citato principio della descrizione dei fenomeni naturali se- mici che assediavano Gabaon; poi, quando avvenne. l epI-
condo le apparenze, dall'espressione « il sole si fermò» sodio del sole, li stava inseguendo verso la salIta dI Bet-
(v.v. 12-14) non si può concludere che la Bibbia affermi horon. 'd . h . l
che il sole giri realmente attorno alla terra, nè che in quel- Si osservi la carta geografica e si conSI en c e 1 so-
l'occasione il sole (o la terra, secondo il sistema coperni- dati di Giosuè, dopo l'estenuante mar:ia notturna, dove-
cano) abbia fermato il proprio corso per allungare la gior- vano sentirsi atIranti dal sole dardeggmnte alle loro spal-
nata. VuoI dire soltanto che Giosuè e i suoi videro il sole le. Dalla carta risulta che Gabaon è ad Orie;>te ~i .Bet-
come se fosse fermo, o come se tramontasse lentissimamen- horon, mentre Aialon è ad occidente. Ora .GlOsue, Ir:se:
te. Come potè avvenire questo? Per Un caso di rifrazione, guendo i nemici, e quindi sulla salita di Bet-horon, COSI SI
certamente non naturale, ma prodotto da un intervento esprime:
miracoloso. Per questa rifrazione, senza mettere a soqqua- c o
sole, quietati in Gabaon
dro l'universo, il sole appariva là dove in realtà non era. e tu o luna, nella valle di Aialon:o.
E si quietò il sole, e la luna si trattenn~, . . .
E' così che, per effetto della rifrazione, nel fenomeno natu- finchè la nazione si fosse vendlcata del SUOI nemICI (v. 12).
rale chiamato « miraggio» o «Fata Morgana », appaiono
alberi e paesaggi capovolti, come specchiantisi in Un lago, Pertanto, se il sole si trovava su Gabaon, era ancora
là dove non esiste nulla di tutto questo. Questi oggetti esi- ad oriente, cioè nella fase ascendente del suo percorso, e
stono realmente altrove, ma non là dove li mostra il mi-
raggio; e così il sole di Giosuè esisteva realmente, ma non (4) Cfr. la bibliografia sull'argomento :r:e!l'articolo di J. D~
FRAINE De miraculo solari Josue, Verbum DommI 28 (1950), 227-2~6,
là dove lo vedevano i Palestinesi. . D. BA~DI. Giosuè, Torino 1952, p. 85~86 fa una breve rassegna storica
dell'esegesi della pericope.

18
274 PAGlirE DIFFICILI DELLA BIBBIA I MIRACOLI NELL' ANTICO TESTAMENTO 275

doveva battere implacabilmente sulla salita di Bet-horon. «Il sole dimentica la 'luce del suo sorgere,
la luna s'arresta nelJa sua dimora,
A che scopo Giosuè ne avrebbe desiderato l'arresto? per il guizzo delle tue saette che volano,
per lo splendore della tua lancia lampeggiante]t.
b) Si dice comunemente che Giosuè, sentendosi man- (Abacuc 3,10 se.)
care il tempo per una vittoria decisiva, desiderasse pro-
lungare il giorno; tale desiderio sarebbe perfettamente Nel caso di Giosuè il sole si sarebbe oscurato dando
comprensibile nel tardo pomeriggio; ma qui, come si è così ristoro ed energia agli Israeliti. La causa dell'oscura-
visto, era ancora mattina. mento sarebbe stata appunto quella nuvolaglia, che poi si
c) Tutti notano che le parole di Giosuè (v. 12), con sciolse in grandine sui nemici in fuga.
quanto segue, sono simmetriche, ubbidendo alla consueta e) La Volgata latina traduce ne( senso· tradizionale,
legge del parallelismo. Di più vi è la citazione esplicita e un po' parafrasando, e cosÌ viene a precisare che quel
della fonte da cui san tolti quei versi: «Non sta forse giorno fu più lungo degli altri (v. 14: non fuit antea nec
scritto così nel Libro del Gi.usto?" (v. 13). Dunque il passo postea tam longa dies), mentre il testo originale dice solo
in questione non è la continuazione del racconto della bat- che non vi fu un giorno «come quello ". La fine del v. 13
taglia, ma l'interpolazione di un brano poetico relativo alla in ebraico può significare: «si quietò (oscurò) il sole a
battaglia stessa. Chi legge attentamente il capitolo s'accor- mezzo il cielo e non si affrettò ad entrarvi come in un
ge che il v. 11 esige di essere continuato col v. 16, e che giorno normale" ('6). Ciò indicherebbe che il sole n~~
il v. 15, con cui si chiude l'episodio del sole, è assoluta- fu più visto continuare il suo percorso fino al punto pm
mente fuori posto, perchè vi si dice che Giosuè ritornò al alto; il testo è forse ancora poetico e perdura una certa
quartier generale, mentre. l'inseguimento continua più personificazione del sole. .
avanti fino al v. 19. La battaglia è dunque narrata due vol- El' con questi argomenti che si sostiene la nuova 111-
te: una volta in prosa, e vi si menziona la grandine, e una terpretazione del famoso episodio. N ai non possiamo dire
volta in poesia - almeno quanto all'essenziale -, e vi si ch'essi siano decisivi, ma certo hanno il loro peso.
menziona l'arresto del sole. Non può essere che i due feno- Comunque, ognuno vede come sia cosa delicata giudi-
meni s'identifichino in parte? care del vero senso di certe narrazioni bibliche e come sia
d) Rispondiamo affermativamente. I verbi adoperati necessario pronunciarci con cautela circa le modalità pre-
per indicare l'arresto del sole e della luna: ddmam (tace- cise (in particolare se si tratti cioè di miracoli quoad sub-
re, quietarsi) e 'dmad (arrestarsi, trattenersi), indicano la stantiam o quoad modum) dell'intervento divino in avve-
cessazione di una attività, che nel nostro caso non è solo nimenti certamente miracolosi, e come, inoltre, il rispetto
quella di camminare nel cielo, ma anche e specialmente dovuto alla parola di Dio imponga di attenersi ai dati del
quella di far luce. Infatti, nell'uso babilonese il verbo testo sacro, evitando di screditarlo con amplificazioni fuori
ndhu (fermarsi) riferito alla luna indica l'eclisse, e non posto (17).
manca un esempio biblico dove l'idea di arrestarsi, rife-
rita ad un oggetto luminoso, indica l'impallidire o l'offu-
scarsi della luce ("):
(16) Così J. DE FRAINE, l. C!., p. 235 s., da cui in gran parte dipende
la presente trattazione.
(15) Secondo la nuova versione del Salierio e dei Cantici del (17) E' il monito di P. MALLON, Exode, Diction. de la Bible, Suppl.
. Breviario Romano preparata dal Pontificio Istituto Biblico. II, col. 1.339, a proposito del passaggio del Mal' Rosso.
CAPITOLO IX

VERA RELIGIONE E ANTICO TESTAMENTO


CAPITOI,O IX

VERA RELIGIONE E ANTICO TESTAMENTO

1. • Il concetto di Dio (')

80. _ Il lettore moderno della Bibbia più o meno per-


meato di mentalità cristiana, abituato al pensiero di un
Dio unico, trascendente e immateriale, difficilmente ap-
prezza tutta la novità e sublimità del concetto di Dio
espresso nell' Antico 'restamento. Di fronte al politeismo
complicato dell'antico Oriente, troviamo qui il monoteismo
più rigido; di fronte alle teogonie e intricate genealogie di
dei, l'idea di un Dio eterno e immateriale; di fronte alla
magia, un Dio onnipotente, al di fuori e al di sopra di
qualsiasi destino, libero e dominatore di tutte le creature;
di fronte agli dei tutelari e nazionali, un Dio nazionale,
che nello stesso tempo governa il mondo e castiga la sua
nazione. Tutto ciò è umanamente inspiegabile senza una

(1) I passi poetici sono qui citati secondo la versione del P. A.


VACCARI, La Sacra Bibbia; I Libri Poetici, 2 volI. Firenze 1949.
Alla base dell'esposizione dottrinale di questo capitolo' sta l'opera
di P. HEINISCH, Teo~ogia del Vecchio Testamento, Torino 1950. Per
quanto riguarda i concetti sulla giustizia e misericordia di Dio v. nel-
l'opera citata §§ 15-16, p. 92-97; per la santità di Dio, paragr. 11,4,
pago -75 s. Cfr. - anche P. VAN IMscHOOT, Theologie de l'A.T., tome I,
Dieu, Parigi 1954.
280 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA VERA RELIGIONE E ANTICO TESTAMENTO 281
rivelazione. Se coloro che non ammettono la Rivelazione talità, che, per via del sentimento, si infiltra talvolta anche
ricorrono, fra l'altro, all'ipotesi che fa del monoteismo nel cristiano, fino ad apparire un frutto della carità fra-
ebraico una scoperta del genio religioso dei profeti, noì terna, in realtà è un attentato contro la dignità dell'uomo.
ci domandiamo come mai profeti di questo genere siano Infatti, l'uomo è grande perchè padrone, cioè responsabile
sorti solo in Israele, mentre altrove dominano gli indovini, dei propri atti, capace quindi di scegliere fattivamente la
gli sciamani o gli aruspici. santità o la deÌìnquenza. Dio gli ha dato questa capacità,
Tuttavia, il lettore moderno è facile riscontri nella pre- che comporta anche la terribile potenza di resistere a Dio
sentazione di Dio nell'A. T. qualche ombra inconciliabile stesso.
con le esigenze religiose neotestamentarie. Non parliamò L'Antico Testamento ci mostra in modo tragico questa
degli antropomorfismi, necessari per esprimere con lin- tensione fra Dio e l'umanità. Dio chiama l'uomo come se
guaggio popolare e concreto l'attività insondabile di un Dio avesse bisogno di lui, ne vuole la collaborazione per la
personale. Non c'è di meglio che parlare di Dio e Con Dio realizzazione di grandi piani e ne aspetta la risposta. L'uo-
come si parla di un uomo e con un uomo, per evitare lo mo non risponde, si ribella o si svia; invece di cose grandi
scoglio di concezioni panteistiche (cfr. paragr. 5). Ciò che e belle crea mostruosità o meschinità. E allora piomba il
urta è invece !'impressione che Jahvè sia descritto: l) come castigo. E' questo il tema della preistoria biblica, del viag-
spietato nella sua giustizia; 2) perfino ingiusto nei suoi ca- gio verso la Terra Promessa, del cantico di Mosè (Deute-
stighi (2); e inoltre, 3) come causa dei peccati degli uomini. ronomio 32), del libro dei Giudici, della storia individuale
di Saul (l Samuele 13,13; 16,23), di Davide (2 Samuele
2. • I castighi di Dio 12,9-12; 24,13), di Salomone (3 Re 11,11-13), ecc.
L'Antico Testamento ci mostra che Dio castiga l'uo-
81. - Noi moderni abbiamo un po' perduto il senso del mo perchè non lo disprezza. Anche quando il peccato del-
castigo. Se veniamo personalmente offesi, esigiamo ripara- l'uomo non è satanicamente grandioso come quello dei do-
zione ma, astrattamente parlando, siamo portati a pensare minatori e tormentatori del mondo, anche quando è solo
l'umanità come una massa di poveri fanciulloni, a cui Dio un parto vile e spregevole della meschinità umana, l'Anti-
deve perdonare sempre e perdonare tutto. L'umanitarismo co Testamento ci fa sentire che Dio non risparmia, perchè
alla Rousseau ci insinua che l'uomo in sè è buono, e la quanto più è meschino e disprezzabile il peccato, tanto più
responsabilità della sua depravazione è tutta della società: è dolorosamente, grottescamente sfigurata l'immagine di
chi pecca è una vittima dell' educazione, delle deficienze Dio, della sua nobiltà e potenza, che l'uomo porta ancora
sociali. Lombroso ci ha avvezzato all'idea che la delinquen- in sè. L'uomo è tanto grande, dà meritare che Dio se ne
za è un fenomeno patologico: il criminale è un pazzo. Sva- interessi e lo castighi. I castighi grandiosi di Jahvè onorano
nisce conseguentemente la profonda realtà della persona l'uomo più che non !'indulgenza umanitaristica che lo con-
umana riducendosi cosi l'uomo ad un irresponsabile rifles- sidera un povero minorato. L'uomo che ancora sente la
so dell'ambiente: l'uomo non è più se stesso. Questa men- propria dignità, preferirà subire il castigo meritato e pas-
sare attraverso la via dell'espiazione, che non essere assolto
(2) Per i paragr. 81-82-83 cfr. G. FOURURE, Les chdtiments divins,
come pazzo, e sentirsi così una maschera umana mossa da
Étude historique et doctrinale, Tournai 1959, p. 183-224. un fato ineluttabile.
282 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA VERA RELIGIONE E ANTICO TESTAMENTO 283

3. - I castighi degli innocenti del proprio. capo. Allo stesso modo non dobbiamo mera-
vigliarci della citata parola di Esodo 20,5 o della morte che
82. ~ Tuttavia il lettore moderno non riesce a capaci- colpisce il figlioletto, frutto dell'adulterio di Davide (2 Sa-
tarsi del fatto che il castigo divino talvolta venga a colpire muele 12,12), o della peste che fa strage in Israele per il
gli innocenti insieme ai colpevoli: censimento ordinato dallo stesso Davide contro il bene-
placito divino (1 Paralipomeni 21,1 ss.).
c lo Jahvè tuo Dio sono un Dio geloso, che punisco l'ini-
quità dei padri nei figli alla terza e quarta generazione di coloro
Questo è il senso dell' espressione: Dio punisce l'ini-
che mi odiano, e faccio grazia fino alla millesima, verso coloro quità dei padri nei figli; cioè, Dio ha preferito fare l'uomo
che mi amano e osservano i miei precetti .. (Esodo 20,5),
strettamente solidale coi propri simili nel bene e nel male,
piuttosto che isolarlo in un individualismo fomite di egoi-
Questo criterio, così marcatamente collettivistico nel-
smo e di sterilità.
l'esercizio della giustizia distributiva divina, non meravi-
Certo, Dio poteva scegliere altre vie ed altri mezzi, ma
gliava affatto gli Ebrei, che, data l'importanza del legame
dobbiamo riconoscere che la via seguita su questo punto
genetico (cfr. paragr. 53), sentivano fortissima la solida-
ci risulta, pure nell'imperscrutabile mistero della sapienza
rietà fra i membri della stessa famiglia e dello stesso popo-
divina, adeguatamente giustificata dallo scopo. Osserviamo
lo, ed erano spontaneamente portati ad estendere a tutta
la collettività il merito e il demerito degli atti dell'indi- poi che, se gli innocenti ricevono dai propri simili molti
mali, ricevono forse più numerosi i beni e, soprattutto, che
viduo.
Dio, pur riservandosi di apportare le debite precisa- Dio, nella sua giustizia e bontà, saprà rimunerare larga-
zioni con lo sviluppo successivo della Rivelazione, ha cano- mente quella sofferenza, che ha avuto una parte nella rea-
nizzato questo senso di solidarietà, poichè ad esso sog- lizzazione dei suoi piani.
giace una verità profonda, indispensabile presupposto di Del resto, questo stesso principio della solidarietà
una retta concezione etico-religiosa: gli uomini sono re- umana non è forse il cardine di tutto il sistema redentivo?
sponsabili più o meno per i propri simili. La Provvidenza Cristo, con la così detta «satisfactio vicaria", prese su di
ha stabilito che gli uomini ricevano molti beni o molti mali sè, innocente, i peccati di tutti gli uomini e per tutti espiò,
attraverso l'attività libera di altri uomini e, in prima linea, partecipando a tutti la vita e la gloria (cfr. paragr. 37).
la vita (cfr. paragr. 37). Dio ha dato così all'uomo un'im-
mensa prova di fiducia, affidandogli compiti tanto delicati, 83. - Inoltre è opportuno rilevare la necessità che
che, dal punto di vista positivo, mettono in grado il singolo l'Antico Testamento scolpisse a tratti vigorosi, anche se un
di potenziare la propria personalità, esplicandola nel poten- po' sommari e senza sfumature, !'idea che J ahvè è giusto,
ziamento della personalità dei propri simili. L'uomo però che non è indifferente al male. Questo concetto di un Dio
è libero di tradire questa divina fiducia: allora il disegno « morale" è il fondamento di ogni giusta idea di Dio e
divino è sconvolto, i riflessi sociali dell'operato individuale quindi di ogni retto sentimento di religione:
sono negativi e, in particolare, gli innocenti soffrono. Sit-
chè noi non troviamo ingiusto che figli di un nobile deca- c C'è il Signore nel santo tuo tempio
duto non abbiano più la ricchezza degli avi, che i flgli di il Signore, che ha il suo trono in cielo.
Con l'occhio Egli osserva,
un luetico o d'un alcoolizzato portino una triste eredità di con uno sguardo scruta gli uomini.
male, o che una nazione soffra per gli errori e le colpe Il Signore prova il giusto e il malvagio;
ma chi ama la prepotenza Egli l'odia di cuore.
284 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA VERA RELIGIONE E ANTICO TESTAMENTO 285

Pioverà sui malvagi brace di fuoco; tà di Dio. Noi in questo caso parliamo di una volontà pe1'-
zolfo e vento avvampante è la loro parte della coppa.
Poichè giusto è il Signore, ed ama le giuste azioni; , niissiva di Dio. Dio lascia che l'uomo agisca male per mo-
i retti vedranno il volto di Lui» (Salmo 10 [11] 4~7).
tivi noti alla sua sapienza, se non altro per non trattare
l'uomo come un burattino mosso dall'alto. Gli autori ebrei
Tuttavia, infinite volte nell' Antico Testamento si par-
non esprimono questa sfumatura - che certo avvertono -
la pure della misericordia di Dio. Benchè tutt'altro che in- é dicono che Dio ha fatto compiere il male. Che avvertisse-
differente al male, Dio sa perdonare, e con tanta maggior l'O la sfumatura risulta dai seguenti esempi:
generosità, in quanto la sua potenza infinita non gli fa
.. E l'ira di Dio tornò ad accendersi contro Israele, eq in-
temer proprio nulla da parte dei peccatori. Che, anzi, la ca- citò Davide contro di loro dicendo: va, fa il censimento d'Israe-
ducità umana è un motivo di compassione illimitata: le e di Giuda» (2 Samuele 24,1).
«E Satana si levò contro Israele ed incitò Davide a fare il
censimento d'Israele" (1 Paralipome.ni 21,1).
"Pietoso e indulgente è il Signore
paziente e pieno di bontà; Il secondo passo non è una correzione, ma una spiega-
Non sta sempre a contestare,
nè serba perpetuo rancore ... zione del primo: l'istigatore fu Satana, Dio ha solo permes-
tanto la sua bontà supera H merito di chi lo teme. so e d'altra parte Davide, in 2 Samuele 24,10, riconosce di
Quanto il levante è lontano dal ponente,
tanto dilungò da noi i nostri misfatti. aver avuto colpa facendo il censimento e accetta l'espia-
Com'è pietoso un padre verso i slloi figiuoli, zione. Nello stesso senso vanno intese espressioni come le
cosl è pietoso il Signore verso quei che lo temono,
Perchè Egli sa bene di ehe siamo impastati seguenti:
rammenta che siamo di fango» (Salmo.102 [103] 8-14).
«Iddio mandò uno spirito cattivo fra Abimelech e i Si-
chemiti» (Giudici 9,23).
Si trovano anzi nei Profeti, messe sulla bocca di Dio, «E lo spirito di Jahvè si partì da SauI, e lo tormentava
uno spirito cattivo da parte di Jahvè,. (1 Samuele 16,14).
le espressioni caratteristiche di un padre verso il beniami-
no capriccioso (Geremia 31,20), e il Signore è paragonato Un altro esempio caratteristico: si sa che la legge
alla madre che non può dimenticare la sua creatura ebraica proibiva severamente i sacrifici di vite umane:
(Isaia 49, 14-15), o allo sposo che sente una profonda no- Levitico 18,21; Deuteron. 12,31; 18,10.
stalgia per l'amore della sua giovinezza, che pure l'ha .. Nessuno della tua discendenza farai passare (nel fuoco)
abbandonato (Isaia 54,6-7; Osea 2,14-20), e tutto con tale per Moloch, nè profanerai il nome del tuo Dio: sono lo il Si-
tenerezza e longanimità di perdono da preludere alle più gnore » -(Lev. 18,21).
" Non Cl eve trovarsi in te chi fa passare per il fuoco il
belle parabole evangeliche della divina misericordia. figlio o la figlia, nè chi pratica la divinazione, il sortilegio, l'au-
gurio, la magia; chi fa incantesimi, chi consulta uno spirito o
]'indovino, chi interroga i morti» (Deut. 18,10).

4. - Dio causa dei peccati? Siccome invece nella storia d'Israele si verificarono
questi abusi (4 Re 17,17; 21,6), ecco Ezechiele esprimersi
84. - Vi sono passi nell'Antico Testamento che sem- come se Dio avesse comandato questi abusi stessi:
brano assegnare a Dio una causalità diretta nel male mo- "lo diedi loro dei precetti non buoni
rale. Si tratta di un'imperfezione di linguaggio. Infatti gli e dei decreti per i quali non si sarebbero salvati;
autori della Bibbia affermano nettamente la responsabilità E li contaminai mediante le loro ablazioni
mediante il fatto che essi fecel~o passare (nel fuoco) ogni
morale dell'uomo che pecca, anche se d'altra parte marca- [primogenito,
Affinchè io li devastassi
no l'assoluta dipendenza di ogni avvenimento dalla volon- affinchè conoscessero che io sono Jahvè» (Ezech. 20,25 seg.).
286 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA VERA RELIGIONE E AN'l'ICO TESTAMENTO 287

Nel primo caso è espressa la volontà assoluta di Dio; non pochi lettori dell'A. T., i quali restano disori~ntaU dal
nel secondo caso la volontà permissiva; Iddio, cioè, ha silenzio di molti libri sacri su questo punto dI capItale
permesso che gli Israeliti prevaricassero, affinchè la puni- importanza (').
zione sopravvenuta li rendesse certi della potenza e giusti-
Lo studio dell'argomento permetterà di concludere
zia di Jahvè. Queste e simili espressioni nOn devono dun"
che:
que essere prese isolatamente, ma giudicate nel complesso
1) Fino al secolo II prima di Cristo, la massa degli
della dottrina dell' Antico Testamento, nel quale, nonostante
Ebrei ignorò la retribuzione nell'al di là. Prima di questo
tutte le imperfezioni e inadeguatezze proprie del linguag- tempo solo una cerchia ristretta di persone coltivò la spe-
gio semitico, risulta evidente che la responsabilità del pec- ranza di una vita migliore nell'oltretomba. Di questo fatto
cato è tutta dell'uomo, mentre da parte di Dio c'è soltanto piuttosto sconcertante cercheremo di trovare una spiega-
una permissione o tolleranza, giustificata da quell'infinita zione.
sapienza che sa trarre il bene anche dal male. Basti citare
2) Per lungo tempo la retribuzione fu intesa in modo
il testo seguente:
collettivo, tale cioè da realizzarsi nella prosperità o nella
Non ha ordinato all'uomo di peccare,
sciagura nazionale.
perch'Egli non fa ciò che detesta, 3) Quando la Rivelazione comincia ad illuminare il
Nè star a dire: "Egli mi ha data la spinta",
perch'-Egli non ha bisogno di gente birbona. problema della retribuzione individuale, lascia sussistere
Cose cattive e brutte Iddio le odia, molte ombre che vengono parzialmente eliminate in alcuni
e non le lascia accadere a chi lo teme.
Iddio creò l'uomo fin da principio libri ispirati: Salmi, Abacuc, Giobbe, Tobia, Ecclesiaste. In
e lo ha lasciato in balìa del suo arbitrio. quest.o periodo domina un senso di angustia di fronte al
Se tu vuoi, puoi osservare il comandamento,
e aver senno di fare la volontà di Lui. problema del giusto che soffre.
Ti è posto innanzi fuoco e acqua;
stendi la mano a quello che preferisci. 4) Da ultimo, la Rivelazione dà la soluzione quasi
Dinanzi a ognuno sta vita e morte; completa: la dottrina nella retribuzione delle anime nel-
ciò che preferisce gli sarà dato;
Poichè Dio abbonda di Sapienza, l'al di là (Sapienza), e la dottrina della risurrezione (Da-
ha potenza prodigiosa e tutto vede. niele). Notiamo subito, che se mettiamo all'ultimo posto
Gli occhi di Dio mirano le sue creature
ed egli osserva ogni azione di ciascuno. Daniele, non è perchè riteniamo che sia stato composto
« Non dire: "Da Dio' viene il mio peccato";
nè tien mano alle persone bugiarde» (Ecclesiastico 15,11-20).
(3) Sulla dottrina della retribuzione v.: P. HEINISCH, o. c. par.
La dottrina della libertà umana non poteva trovare 42-44, p. 307·327; J. GUlT'I'ON, Le développement d~s i~ées da:ns l A.n-
formulazione più inequivocabile. cien Testament Aix-en-Provence 1947, p. 131-177, dI cm non mtendIa-
ma sottoscrive~e senza riserve altre affermazioni contenute nella
stessa opera' A. GELIN Les idées maìlresses de l'Ancien Testament,
Paris 1949, P: 48-75; H. 'DUESBERG, Les SC1'ibes Inspiré, Pal'is 1939, t. 2,
p. 3-97; 567-590; A. M. DUBARLE, Ler; sa,qes .d'Ismel, Pal'is ~94.6, p. 6.6-
5. - La dottrina della retribuzione 231. Sul pensiero ebraico nell'epoca immedIatamente precnstmna cfr ..
M.-J. LAGRANGE, Le Judaisme avant J. Ch., Paris 1931; G. PERRELLA, La
dottrina dell'olt1'etomba nel V. T., Div. Thom. 38 (1938) 196.
85. - Noi siamo tanto abituati a pensare cristiana- Per il confronto con le concezioni babilonesi ed egiziane v. G.
mente ad una retribuzione nell'al di là, da ritenere non FURLANI, La religione Babilonese-Assira, val. II. Bologna 1~29, p. 33?"
345' P DHORME Choix de textes religieux assyro-babylomens, Pans
possa esistere una vera vita religiosa che non si basi su 1907, P'. 323. 325. 327; A. ERMAN, La religione 'egizia, Bergamo 190~,
tale verità. E' questa la ragione che spiega il disagio di p. 102-139; J. VANDIER, La religion égyptienne (collect. "Mana »), ParlS
1944, p. 68-103.
/'j\
288 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA VERA RELIGIONE E ANTICO TESTAMENTO 289

per ultimo, ma perchè le idee di questo libro solo tardi- dei Babilonesi ed alla più antica concezione omerica. Pres-
vamente furono largamente conosciute e diffuse. so gli Ebrei, come è noto, il l,:ogo dov~,:;i trovano le a~ime
Avremo così modo di conoscere la pedagogia divina, dei defunti è chiamato «Sceol}) (she al), nome dI etImo-
la quale, in questo campo, come in altri, non ha dato logia incerta, e qualche volta « bòr », pozzo. Il primo ter-
una luce maggiore di quella che poteva effettivamente gio- mine è tradotto nell'antica versione latina con infernum,
vare ed essere rettamente compresa. il secondo con lacus. Questo luogo era concepito come sot-
terraneo, ma è inutile cercare se gli Ebrei avessero una
topografia precisa di quell'ambiente, perchè gli indizi ~he
6. - L'al di là nei libri più antichi dell'A. T. se ne hanno sono insufficienti e possono essere semplice-
mente espressioni poetiche. Ciò che più importa è invece
86. - E' un fatto noto agli studiosi della storia delle notare:
religioni, che tutti i popoli hanno conosciuto la sopravvi- 1) Che la «vita», se così si può dire, dei morti non
venza dell'anima dopo la morte. ha valore positivo desiderabile; non è, a quanto pare, uno
Naturalmente tutti furono portati a fantasticare sull'I stato di incoscienza, ma è una rottura completa con tutto
stato delle anime nell'al di là e immaginarono che le con- quello che ha formato la loro esistenza anteriore.
dizioni nell' oltretomba fossero analoghe a quelle della vita 2) Si ign'ìJa l'esistenza di un premio e di un castigo
terrena. Di qui il sorgere di tante superstizioni: sacrifici nell'al di là.
offerti ai morti, provviste messe nelle tombe, necromanzia 3) Di questo stato non si vede la fine (una risurre-
o evocazione degli spiriti, procedimenti magici per assicu- zione). Queste affermazioni, che, come si è detto, si rife-
rare al defunto una vita felice, sacrifici umani per assicu- riscono alla massa del popolo ebraico e lasciano sussistere
rare una buona compagnia o personale sufficiente al morto delle eccezioni (cfr. paragr. 94), sono dimostrabili con passi
nell'al di là (come per es. risulta dalle tombe reali di Urlo di varie epoche.
Gli Egiziani spinsero al massimo questa preoccupazio-
ne per l'oltretomba, ed elaborarono varie e tra loro incoe- a) Dai Salmi:
renti dottrine sulla «vita}) dei morti.
«Sono abbandonato come i morti
Dall'altro lato del Medio Oriente, i Babilonesi si mo- come i falciati che giacciono nel sepolcro
dei quali tu non serbi più memoria,
strano assai più sobrii: nessuna speranza nell'al di là; es-sendo esclusi dal tuo governo ..
niente di bello e di desiderabile (cfr. paragr. 39). Di con- Fai tu prodigi per i morti
e i defunti si leveranno a ringraziarti?
seguenza i riti funerari erano semplicissimi. Possiamo farci Si narra forse la tua bontà nel sepolcro
un'idea di questa mentalità dell'Oriente Mesopotamico, e la tua fedeltà nel luogo di perdizione?
Si farà noto alle tenebre il tuo prodigio
ripensando allo stato dei morti secondo la concezione ome- e la tua beneficenza nella terra dell'oblio?»
(Salma 87 (88). 6.11)
rica. Tuttavia notiamo che in Omero si trovano giustap- "Non già i morti lodano il Signore,
poste due dottrine diverse: quella prevalente di una so- nè alcuno di quelli che scendono nel silenzio»
(Salmo 113.25 (115.17)
pravvivenza mesta e ombratile in un mondo sotterraneo,
ed un'altra, forse elaborata dai poeti, che suppone gli eroi b) Da Giobbe:
nei Campi Elisi. L'Antico Testamento mostra che la men-
talità degli Ebrei, prima che la Rivelazione avesse perfe- «Lasciami, ch'io possa rasserenarmi alquanto
prima ch'io vada per non più ritornare
. zionato le loro nozioni sull'al di là, era molto affine a quella alla regione di tenebre e alle ombre funeree,

,.
CI
290 PAGINE DIFFICII;I DELLA BI~BIA
VERA -RELIGIONE .E ANTICO TESTAMENTO 291
regione buia e nebulosa
di cupa confusione e foschi bagliori» 10,21), A questo proposito osserva J. Guitton (o. c. p. 146):
Il Ivi i malvagi smettono d'agitarsi
ivi riposano gli spossati. "esistono delle verità che, se non Sono associate nella
Gli incatenati (in vita) se la spassano insie'me mente di chi le ascolta con altre verità complementari; ri-
nè più odono la voce dell'aguzzino.
Il piccolo e il grande ivi s'incontrano schiano di essere pericolose per le conseguenze imperfette
e il servo libero dal suo padrone,. 3,17-19),
Il Abbiano onore i suoi figli, egli non lo sa, che se ne deducono. E' il principio stesso dell'educatore,
siano pregia ti, non ne ha notizia. che non espone tutto in una volta, ma proporziona la ve-
Solo i suoi dolori sente la sua carne
e l'anima sua piange su di sè» 14,21-22), rità al tempo, al luogo, alla capacità».
Un' altra domanda: questa mentalità degli antichi
c) Dall'Ecclesiaste (sec. II a. C.): Ebrei, che la Rivelazione da principio ha lasciato sussiste-
re, è semplicemente ignoranza o è errore? Escludiamo che
• Ognuno che .vive ha qualche speranza, perchè val meglio
un cane vivo che un leone morto; poichè i vivi sanno. di dover si possa chiamare errore. Effettivamente le anime andava-
morire, ma i morti non sanno niente, nè più attendono ricom- no in quello che noi chiamiamo Limbo dei Padri, e sicco-
pensa, essendo dimenticata la loro memoria. Sia l'amore, sia
l'odio, sia l'invidia per loro è finita (9,5). me questi Padri non erano senza peccati, quel Limbo do-
Quanto trovi di poter fare, fallo alacremente, perchè non
c'è attività, nè ragione, nè cognizione o sapienza tra i morti, veva servire agli antichi anche da Purgatorio. Non poteva
dove tu te ne vai Cb (9,10).
essere un soggiorno molto lieto. La conoscenza degli anti-
chi Ebrei arriva fin lì. Non sapevano della futura retribu-
Ci dispensiamo dal riprodurre altri testi, che il lettore
zione e risurrezione e non ne cercarono dei surrogati alla
potrà riscontrare nei libri sacri, confrontando le seguenti
maniera degli Egiziani. D'altronde la risurrezione è con-
citazioni: Salmo 6,6; 29 (30), lO; 93 (94), 17; 113 (115), 17
(25); Isaia 8,19; 38,11; 63,13; Ecclesiaste 11,8. nessa con la restaurazione n1essianica, e non potè essere
Si può dunque concludere: fino al sec. II a. C. gli conosciuta prima che le rivelazioni sul messianismo ne
Ebrei in generale ebbero questa triste idea dell'al di là. avessero preparate le premesse.
La loro credenza è ancora più squallida e, diremmo, puri-
tana di quella babilonese. Accentuano questo carattere le 7 .• La retribuzione collettiva
proibizioni di consultare i morti (Deuteronomio 18,10-11)
e, probabilmente, di porre dei cibi sulle tombe (Deuterono- 88. - Se nell'A. T., per un certo tempo,fu lasciato
mio 26,14), sebbene non manchi qualche indizio dell'esi-
nell'ombra il concetto della retribuzione nell'oltretomba,
stenza di quest'uso (Tobia 4,17; Ecclesiastico 7,33).
fu invece messo in piena luce l'esercizio della giustizia di-
vina nella vita presente. Il concetto che Dio è giusto, che
87. - Ed ora domandiamoci: perchè, presso il popolo
non è indifferente al male, ma premia i buoni e castiga i
portatore della vera religione, la Rivelazione divina è in-
cattivi, balza da ogni pagina dell'Antico Testamento con
tervenuta così tardi a donare la piena luce sull'al di là?
assoluta evidenza (cfr. paragr. 83).
La risposta è già stata data da Bossuet nel "Discorso sulla
Storia Universale» (I. II, c. 19). La verità sull'oltretomba Per molto tempo, forse fino all'esilio babilonese, l'ap-
è pericolosa per chi non è ancora stabile nel monoteismo . plicazione di questo principio inconcusso viene considerato
perchè può portare a superstizioni: il culto dei morti quasi quasi solo sotto l'aspetto sociale. Israele è un corpo solo i
fossero divinità, la necromanzia e i sacrifici umani. cui membri sono responsabili gli uni per gli altri, sicchè il
singolo partecipa alla responsabilità del tutto. Ecco il prin-
292 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA VERA- RELIGIONE E ANTICO TESTAMENTO 293

25 Il Signore ti metterà in rotta davanti ai tuoi nemIC~;


cipio: la nazione prospera quando è fedele a Dio, la na- per una sola via avanzerai incontro ad essi e per sette VIe
zione decade quando è infedele. fuggirai davanti a loro, e diventerai ogg:etto d'orrore per tutti
i regni della terra, 26 i tuoi cadaveri poi serviranno di pasto
Questo tema è svolto lungamente nelle benedizioni e a tutti gli uccelli del cielo e alle bestie della terra, senza che
nessuno mai li disturbi.
maledizioni del Deuteronomio c. 28: 27 Il Signore ti colpirà con l'ulcere d'Egitto, coi bubboni,
con la scabbia, con la rogna, che non potrai guarire ... »,
ff1 S,e tu (Israele) v,eramente ascolterai la Voce del Signo-
~oe, tuo, D~t?, ,:seguen9-0 ~l11gentemente tutti i suoi precetti, che Abbiamo voluto riprodurre questo lungo tratto del
~o OggI t mgmngo, 11. SIgnore, tuo Dio, ti eleverà alto sopra
LlJtte le nazioni della terra. De1Lteronomio, perchè il lettore possa misurare quanto la
2 E tutte queste benedizioni verranno su di te e ti rag- legge della nazione teocratica fosse permeata dal senso
giungeranno, perchè avrai ascoltato la voce del Signore, tuo Dio. della giustizia divina collettiva e, di conseguenza, come la
3 Benedetto sarai tu· nella città e nella campagna ...
vita nazionale d'Israele, nelle sue vicende prospere e av-
7 I tuoi nemici, sollevati' contro di te, il Signore li metterà
in rotta dinanzi a te. verse, risultasse così rivelatrice del giudizio divino.
~ Il Signore stabilirà la benedizione presso di te nei tuoi E' questa ancora la tesi del libro dei Giudici e dello
grana! e in ogni tua impresa, e ti benedirà sulla tel:ra che il stesso libro dei Re, in cui inoltre ogni sovrano è presen-
SignOl'e tuo Dio sta per darti. 9 II Signore ti manterrà per sè
qua~ popol~ sacro, come ~i ha giurato, quando osserverai i pre- tato come l'esponente della nazione: la sua condotta grava
cettI del SIgnore, tuo Dw e camminerai nelle sue vie' lO e
~utti i popoli della terl'a,._al vedere che dal Signore tu prendi sul popolo, mentre, d'altra parte, è lui stesso sotto il peso
Il nome, avranno paura dI te. della responsabilità dei suoi padri.
11 Il Signore ti farà sovrabbondare di beni" nel frutto La deportazione operata dagli Assiri (721 a. C.) e la
del tuo seno, nel frutto del tuo bestiame e del tuo terreno sul
suolo che il Signore ha giurato ai tuoi padri di dare a te: distruzione di Gerusalemme (587 a. C.), sono i punti cul-
12 Il Signore ti schiuderà il suo benefico serbatoio il cie- minanti della storia israelitica giudicata alla luce di que-
lo, per darti ,a suo ~empo l~ pioggia onde la tua terra ha biso-
gno, e penechre COSI tu~to .11 lavoro delle tue mani, e tu darai sto principio.
a prestIto a mol~e nazwnI, senza pr~ndere niente a prestito. Se Dio, nell' esercizio della sua giustizia, si è attenuto
13 ., .. q~ando ~V~~I ascoltato i precetti del Signore tuo Dio, j
q~all lO OggI t Impongo, per osservarli e adempirli 14 senza a questo criterio collettivistico, è, ancora una volta, per
ple~ar~ n~ a destra, nè a, sinistra da tutte le parotle che io uno scopo ben determinato e perfettamente plausibile, da
OggI t mgmngo, andando dIetro ad altri dèi per servirli »,
« 15 Ma se non ascolterai la Voce del Signore tuo Dio accostarsi a quello già rilevato sopra nel paragr. 84. In-
ese~ue,l?-do, diligentemente tutti j suoi precetti e stat~ti che
OggI, t mgmngo, verranno su di te tutte queste maledizioni e ti
io fatti Israele, portatore privilegiato del monoteismo etico,
raggmngeranno: 16 maledetto sarai tu nella città e maledetto doveva essere un popolo segregato, sottratto il più possi-
nella campagna,., bile al pericolo di mescolanze razziali, politiche, culturali,
2~ I! Signor~ sca~e~erà contro di te la malediz-ione, lo facile varco al sincretismo religioso, col quale sarebbe irri-
~complgll? e la mmaCCIa In ogni opera del tuo perverso operare
m avermI abbandonato, mediabilmente naufragato il patrimonio dell'ortodossia. Di
, 21 Il Sign,ore ti attaccherà la peste, finchè essa non ti qui la cura della legge teocratica di creare saldissimi vin-
faCCIa scomparIre dalla terra verso la quale tu vai per impos-
sessartene. coli nazionali, di far sentire al massimo tra gli individui
7~ Il Signore ti colpirà çon la consunzi,one, con la febbre, e le tribù uno spirito di corpo, capace di creare quella com-
con l mfìam:t;nazlOne,. col bruc,lOre, con la siccità, con l'arsura e pattezza interiore, unica barriera a un disgregamento, reli-
con la ruggme, e tI perseguIteranno fino a rovinarti.
. , 2~ Il tuo cielo sul tuo capo sarà di bronzo, e la terra sotto
giosamente pernicioso. La solidarietà nel castigo e nel pre-
l medI sarà di ferro; per pioggia alla tua terra il Signore darà mio era il mezzo più opportuno ed efficace, tale dimostrato
polv~re ~ sabbia, che scenderà dal cielo sopra di te fino a che
tu SIa dIstrutto... ' dai risultati che ancora oggi perdurano. Infatti non esiste
294 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA VERA_RELIGIONE E ANTICO TESTAMENTO 295

popolo tanto solidale, dopo circa due millenni di dispersio- 1) Nel popolo d'Israele domina l'ingiustizia: «Fino
ne, quanto Israele. a quando, o Signore?» (1,2-4).
Notiamo, inoltre, come in una società a struttura pri-
mitiva, qual'è supposta dalla legislazione mosaica, il benes- 2) Risposta del Signore: «Mando i Caldei coma ca-
sere individuale sia saldamente collegato col benessere del stigO» (1,5-11).
gruppo sociale, e ne risulti conseguenza normale, sicchè la
sanzione collettiva era sufficiente a garantire il premio o il 3) I Caldei sono venuti e distruggono Israele: «O
castigo individuale. Signore, perchè permetti questo? ».
Solo in seguito all'evoluzione della società israelitica
in forme più complesse (regno, amministrazione, burocra- «Perchè taci quando il malvagio divora
zia, commercio), e al sorgere delle classi sociali (ancora chi è più giusto di lui?
E perchè rendi gli uomini come i pesci del mare
assenti nei raggruppamenti di nomadi o semi-nomadi), con e come i rettili che non hanno Signore? .. " (1,12-17),
la possibilità di evadere dalle condizioni ambientali per
formarsi il proprio destino individuale, l'attenzione si
4)E J ahvè mi rispose e mi disse ...
fissò sul benessere dell'individuo come entità a sè stante,
sganciata dalla vita nazionale e, quindi, sulla responsabilità "Ecco l'empio che ha l'anima gonfia d'orgoglio
personale. non è BUna retta via,
ma il giusto, mantenendosi fedele, vivrà» (2,1-4),

8. • I problemi della retribuzione iudividuale La risposta è nettaJ;Ilente personalistica: il popolo co-


me tale soffre ed è oppresso da un altro popolo peggiore, i
89. - a) La responsabilità individuqle. - Fu la pre- Caldei, ma il giusto ha la possibilità di salvarsi individual-
dicazione profetica ad approfondire il senso della respon- mente.
sabilità dei singoli. Tutto il cap. 18 di Ezechiele è consa-
crato allo svolgimento di questo tema: ciascuno è punito 90. - b) Retribuzione individttale terrena. - Quando
o ricompensato secondo l'operato personale: la retribuzione incominciò ad essere considerata su di un
piano individuale, era naturale che fosse pur sempre pr~­
«Che vuoI dire che tra voi andate applicando alla .terra
sentata come retribuzione terrena; non poteva essere di-
d'Israele quel proverbio che dice: «I -Padri mangiarono l'uva versamente, perchè, come si è detto, la grande massa non
acerba e i denti dei figli si sono allegati»? Vivo io, dice Jahvè
Dio, questo detto non applicherete più oltre in proverbio ad conosceva nulla dell'al di là. I Salmi 33 (34) e 36 (37) sono
Israele. Ecco che tutte le anirne sono mie, come l'anima del da capo a fondo lo svolgimento di questo tema:
padre così l'anima del figlio è mia: l'anima che avrà peccato
quella morirà ... Perciò io vi giudicherò uno pel' uno secoU(l~
la vostra condotta, o casa d'Israele (Ezechiele 18,1-4)
"Chi è che brama la vita,
e ama godere. a lungo del bene?
Rattieni la tua lingua dal male
Il libro di A bacuc segna pure un progresso in questo e le tue labbra dal dir frode ... (Salmo 33 [34], 13-14).
"Ancora un poco e il cattivo non è più .
senso anche se la sanzione resta necessariamente terrena e se fai attenzione al suo posto non ce lo trovI.
(cfr. paragr. 86; 87). Ecco lo schema del processo mentale Invece i pazienti posseder anno la terra
e godranno le delizie di una pace profonda"
di Abacuc: (Salmo 36 [37], 10·11).
296; PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA VERA RELIGIONE E ANTICO 'TESTAMENTO 297

Per lo stesso motivo il giusto non solo cerca sulla ter- sa dare alcuna risposta al problema che l'angustia e che lo
ra il premio della sua condotta nelle gioie di una vita lun- tocca così da vicino.
ga e serena, ma considera come perduto irrimediabilmente Un elemento positivo è portato dai discorsi di Eliu, un
ogni giorno passato nel dolore: quarto amico, introdotto quasi di soppiatto, il quale, dopo
aver rimproverato tutti gli interlocutori e s?prattutto. 11
«Ospite io sono pr0SS0 di te, Dovero Giobbe, addita nel dolore un mezzo dI punficazlO-
pellegrino come tutti i padri miei.
Lasciami stare, perchè io mi rassereni ;1e un monito per il giusto (Giobbe 32-37). E' un concetto
prima d'andarmene per non essere più" ch~ appare fugacemente anche in Proverbi 3,12:
(Salmo 38 [39l, 13·14).
« A Te, Signore, io grido;
al mio Dio chiedo pietà: «Dio' corregge chi ama e affligge il figlio più caro».
Che ci guadagni nella mia morte
se io scendo nella tomba? L'apparizione di Dio nei capitoli 38-41 non porta una
Può lodarti la polvere.?
può decantare la tua fedeltà?» (Salmo 29 [30J, lO). risposta positiva al problema, ma ne conferma la miste-
riosità giustificandola però luminosamente. La concluslOne
I! pio israelita dovette dunque formulare così la sua infatti' dei discorsi di Dio, che presentano le insondabili
dottrina della retribuzione: Dio giusto premia i buoni e meraviglie della natura, si può riassumere così: l'uomo
castiga i cattivi. Dunque: Chi agisce moralmente bene fa non ha il diritto di domandare a Dio il perchè del suo
fortuna, chi agisce male va in rovina. modo di agire, e quindi il perchè delle sofferenze del giu-
sto. Giobbe non ha che da accettare la volontà di Dio, pen-
91. - c) Il problema della retribuzione in Giobbe e tendosi della sua temerarietà nel volerla indagare (42,1-6).
Tobia. - I! citato assioma non è falso, ma semplicista e TI che egli fa umilmente, e con ciò risalta ancora più la
potrebbe facilmente diventare erroneo, qualora pretendes- sua virtù. In conclusione egli accetta senza sapere.
se, nell'applicazione, un universalismo ed esclusivismo che I! risultato dei trentanove capitoli poetici, nei quali
si protrae la discussione sul problema del dolore, è dunque
urtano troppo spesso colla realtà: infatti spesso il giusto
soffre, mentre l'empio trionfa. soltanto questo: la teoria tradizionale è insufficiente; il
dolore non è soltanto e sempre castigo del peccato perso-
I! libro di Giobbe appare come una critica ed una cor-
nale; il dolore, Insinua Eliu, può essere anche una purifi-
rezione alla dottrina che si potrebbe dire" tradizionale }}:
cazione. Ma come si giustifica in tutto questo l'equità divi-
Giobbe è un uomo non solo giusto, ma scrupoloso. na? E', e dev'essere mistero!
Eppure viene fatto soffrire atrocemente.
C'è però nel libro di Giobbe una parte in prosa che
I suoi amici vengono a trovarlo, e sostengono la tesi costituisce il prologo e l'epilogo dell'opera. Questa parte
tradizionale, facendone un'applicazione concreta a Giobbe: fòrnisce elementi per una ulteriore penetrazione dei dise-
Giobbe soffre, dunque è colpevole. Egli lo nega, dunque gni della Provvidenza.
non è sincero, oppure s'illude perchè deve essere vero che Infatti, nel prologo viene presentato come autore del
chi soffre ha peccato, altrimenti la giustizia di Dio se ne male fisico, cioè di tutte le sventure di Giobbe, Satana, il
andrebbe in fumo, il che è assurdo. quale però opera sotto il controllo divino. Dio permette
Giobbe risponde proclamando la sua innocenza, fa- che Satana danneggi il giusto nei beni e nella persona,
cendo notare come altre volte si è visto .questo scandalo per porre in chiaro che la religiosità di Giobbe non è un
di Un giusto che soffre e di un empio che trionfa. Ma non servizio interessato. Il dolore è dunque una prova nel sen-
298 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA VERA- RELIGIONE E ANTICO TESTAMENTO 299

so etimologico della parola: è una dimostrazione della Alla luce di questo passo assai. chiaro si deve giudi-
fede ehe aderisce a Dio, senza il miraggio del vantaggio care il passo oscuro 19,25-27 che dalla Volgata è tradotto
personale. E, notiamo, senza vantaggio di sorta, nè tempo- nel senso d'una speranza di risurrezione: «Scio quod Re-
rale, nè eterno, perchè, come tosto vedremo, la sanzione demptor meus vivit et in novissimo die de terra surrectu-
ultraterrena non rientra nell'orizzonte del libro di Giobbe. rus sum, ecc.". Il testo originale può essere invece tradot-
Nell'epilogo del libro, Giobbe ottiene una completa to: «lo lo so, il mio Vindice è pur vivo e ultimo si erigerà
riabilitazione: il doppio delle ricchezze, prole numerosa; sulla polvere. E dopo che della mia pelle sarà circondata
centoquarant'anni di vita e inoltre, proprio per ordine di questa spoglia, dalla mia carn~ vedrò Dio; io lo vedrò, io
Dio, le scuse degli insolenti amici, paladini della tesi stesso. Gli occhi miei lo contempleranno e non altri; si
tradizionale, che risulta così, ancora una volta, definitiva- struggono le mie viscere entro il mio seno» (').
mente superata. In realtà il testo ebraico è oscuro e sembra indicare
Per valutare adeguatamente il posto occupato dal libro solo Ul)a speranza fermissima di riabilitazione. Se infatti
di Giobbe nel processo evolutivo della rivelazione dell'A. qui si parlasse veramente di risurrezione, a che pro conti-
T., è necessario sottolineare, come già osservato sopra, l'as- nuare la discussione ancora per venti capitoli senza arri-
senza in esso della prospettiva ultraterrena e della speran- vare tosto alla conclusione che il giusto soffre in vista del
za nella risurrezione (cfr. paragr. 95). premio escatologico?
L'idea della risurrezione è estranea al libro di Giobbe, Il libro di Tobia, in una forma più popolare, contiene
anzi sembra espressamente esclusa da Giobbe stesso, in lo stesso insegnamento dell'epilogo del libro di Giobbe.
termini pieni di rimpianto. Egli paragona l'uomo alla pian- Appunto perché Tobia era fedele a Dio e caritatevole fino
ta: la pianta tagliata rimette ancora deipolloni e si rin- all'eroismo. era necessario che subisse una prova (12,14) e
nova: la sua fed~ltà rifulge di fronte alle insinuazioni della mo-
«L'uomo invece morendo è finito: glie: «Dove sono finite le tue beneficenze e le tue opere
quando sia spirato, che ne è più?., virtuose? Si vede in questo tuo stato!" (2,14). Ma poi
L'uomo una volta coricatosi più non si rialza
fin che durano i cieli, più non si leva tutto finisc bene e, notiamolo, il premio è ancora terreno.
nè dal suo sonno si sveglia» (14,7-12),

Poi vuole illudersi un momento con un'ipotesi nuova: 92. - d) Il p,·oblema della retriblézione nell'Ecclesia-
se il Signore mi tenesse in serbo nel mondo dei morti, fin- ste. - Il libro dell'Ecclesiaste (in ebraico Qohèlet), che ad
chè passata la sua ira, mi tirasse fuori e potessi rivivere ... una lettura superficiale sembra spirare uno scetticismo
come sarebbe bello! beffardo, una problematica pessimistica sul valore della
vita, senza altra via d'uscita se non il godersi le gioie più
"Se l'uomo potesse morire e poi rivivere, elementari, quando pure ciò sia possibile, segna invece
tutti i giorni di mia milizia attenderei
finchè giungesse per me l'ora dello scambio. un certo progresso nei confronti del poema di Giobbe.
Al tuo richiamo risponderei,
la fattura delle tue mani avresti cara~.
Giobbe infatti parte da un caso particolare: «Perchè io

Ma questa è una illusione che cozza contro la dura


realtà: (3) Così la versione di P. VACCARI, O. c., p. 53. P. HEINISCH, O. ~"
p. 222 s" traduce il v. 26: «e dietro la mia pelle e fuori dalla mla
carne io vedrò Dio», vedendovi solo un risanamento del corpo pia-
~ Tu lo sopraffai una volta per sempre, ed "egli se ne va: gato di Giobbe prima della sua morte. In tal caso «vedere Dio p si-
ne sfiguri .il volto e lo mandi via! » (14,13-20). gnifica «vedere un intervento di Dio" in suo favore.
300 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA
VERA RELIGIONE. E ANTICO TESTAMENTO 301
soffro senza motivo? ". E il problema si estende soltanto a Insieme a questa rinuncia a mettere un po' di razio-
qualche caso simile, quasi che il mondo fosse popolato da nalità in un mondo senza senso, c'è tuttavia raffermazione
gente felice, e solo qualche dolorosa 'eccezione mettesse alla di una verità certissima: il giudizio di Dio:
prova la fede nella giustizia divina ('),
L'Ecclesiaste capovolge la situazione e mostra che tutto « Segui pure gli impulsi del tuo cuore e .le ~ttratt!ve dei
nel mondo è vuotaggine tediosa e affanno di spirito: que- tuoi occhi; ma sappi cIle eli tutto questo Iddio tl chramera a eIar
conto» (11,9).
sta è la regola; è invece eccezione che qualcuno abbia la «Iddio giudicherà il giusto e l'iniquo; perphè sta fisso un
tempo per ogni faccenda e su di ogni azione cola» (3,17),
possibilità di godersi qualche semplice gioia, e questo è
dono di Dio:
Questa è anche la conclusione del libro:
« Non Rta dell'uomo la felicità, che l11.angi e beva e delle sue
fatiche si dia a godere; anzi io mi avvidi che essa viene dalle «Temi Iddio e osserva i suoi comandamenti, perchè qui
mani di Dio» (2,24, cfr. 3,13; 5,18), sta tutto l'uomo; ogni azione Dio citerà a giudizio sopra ogni
cosa occulta, sia buona sia cattiva IO (12,13 s.),

La splendida descrizione dei bei tempi di prosperità E tuttavia questa certezza, assenso di fede e presen-
quando Giobbe era ricco e stimato (Giobbe 29) o della in- timento della coscienza, non è accompagnata da nessuna
vidiabile prosperità degli empi (Giobbe 21,7-15) perde ogni rivelazione dell'al di là. L'autore non sa nulla di quando
colore nell'Ecclesiaste, dove con un'analisi spietata, basata accadrà il giudizio di Dio (8,6 s,), non conosce alcuna me-
sull'esperienza, si dichiara l'inanità della scienza (1,12-18), tafisica sull'essenza dello spirito vitale dell'uomo (3,21 s.)
del piacere (2,1-17), della sapienza (2,12-26), dell'abilità e, pur fermo nel ritenere l'uomo ancora sussistente nell'a,l
negli affari (4,4-7), e perfino della pratica della virtù (7,16), di là ci traccia dello Sceòl il solito triste quadro che gIa
qualora ci si, riprometta in tanto sforzo il raggiungimento abbi~mo considerato all'inizio di questa trattazione (v,
della piena felicità terrena, Su questo sfondo di grigiore paragr. 86). Notiamo come neppure il libro dell'Ecclesia-
e di non senso, la sofferenza del giusto (8,9-14) è un caso stico (Ben Sirach) porti qualche luce sul problema dell'ol-
particolare in mezzo a tante ingiustizie (3,16; 4,1; 5,7; 7,15) tretomba, atte"nendosi alla concezione tradizionale dello
e storture di ogni genere. Sceòl (Ecclesiastico 17,22-31).
Il perchè di tutto questo, dice l'EccTesiaste, è inutile
cercarlo. Certo la stoltezza umana vi ha la sua parte: « Dio 93. - e) Soluzione mistica in alcuni Salmi. - In alcu-
fece retto l'uomo, ma essi medesimi si procacciarono molti ni Salmi si pone il problema del trionfo apparente degli
impicci" (7,9), ma c'è un lato delle. cose che è inscrutabile, empi. Talvolta la risposta è semplicemente' questa: tutto
come Dio che lo ha voluto così:
questo non durerà, del resto anche per loro c'è la morte
(Salmo 36,2), Ma in due casi appare una soluzione che
«Guarda l'opera di Dio: e chi potrebbe raddrizzare ciò che
Egli ha piegato? Nei giorni lieti sta allegro; nei giorni tristi possiamo chiamare mistica. L'autore non vuole invidiare
rifletti: anche questo al pari, di quello ha disposto fddio in la prosperità dei cattivi: sa che la morte porrà fine a tut-
modo che l'uomo nulla scopra dell'avvenire» (7,13 s.) (B).
to. Egli preferisce soffrire vicino a Dio perchè intuisce, ha
(7) _Così acutamente J. GurJ'ToN, o. c., p. 164, a cui -s'ispirano le
linee che seguono.
(8) A. BEA, l,iber Ecclesiastae, Roma 1950, p. 15, così traduce quod ille curvavit? Die bono esto animo bono, et die ad ve,rso l~oc
.questo passo (7,13-14): «Vide opus Dei: quis enim rectmu facere potest reputa tecum: hunc aeque atque illum fecit Deus, ne hom9 mvemat
quod repl'ehendat in eo»,
302 PAGINE DI~FICILI DELLA BIBBIA VERA RELIGIONE E ANTICO TESTAMENTO 303

il presentimento, che Dio lo terrà sempre con sè. Come 9, - La retribuzione nell'al di là
avvenga questo egli non lo dice, ma mostra la ferma cer-
tezza che la sua sorte sarà diversa da quella dei cattivi. !)4, - a) fletribuzione dopo la morte. - Già abbiamo
Così nel Salmo 48 (49), 15-16: rilevato che anche nei libri più antichi dell'Antico Testa-
mento si accenna sporadicamente ad una retribuzione nel-
«Sono trattati come pecore, destinati allo Seeòl l'oltretomba che riserva una sorte diversa ai giusti ed ai
sotto la verga della morte ...
lo Sceòl è la loro abitazione. malvagi. Il che, come si è detto, dimostra la coesistenza,
Ma Dio riscatterà l'anima mia dal potere dello Seeòl accanto alla convinzione comune, di una corrente di pen-
prendendomi se co ~.
siero più illuminata, almeno presso una cerchia più ristret-
Meraviglioso sotto questo punto di vista il Salmo 72 ta di persone.
Oltre ai testi dei Salmi citati sopra, sono da prendere
(73), che dev'essere letto per intero. Dopo aver sentita la
in considerazione alcuni tratti indubbiamente assai signi-
tentazione contro la Provvidenza:
ficativi:
"Dunque inutilmente avrei tenuto puro il mio cuore,
conservate monde e innocenti le mie mani;
Poichè sono tribolato tutto il giorno mile, dato che l'autore del Sa~mo non mostra come altrove (Salmi 3,
e d'ogni mattina è il mio castigo» (Salmo 72 [73J, 13-14). 6, 12 [13J. 27 [28]. 68 [69], ecc.) di trovarsi in un tale pericolo, ma
ragiona serenamente sulla sorte degli uomini, affermando che nessuno
può scampare dalla tomba (v. 8). Quanto invece al Salmo 72 (73),
protesta la sua fedeltà a Dio ed insieme la SUa speranza: l'esegesi del P. Tournay (p. 498-501) ne rende monco il processo logico.
Egli sottoscrive pienamente al giudizio del Lagrange, per il quale i
vv. 23-28 sono «le parOle più belle dell'Antico Testamento» (J.-M. LA-
"Ma io starò sempre con te GRANGE, Le 111'essianisme dans les Psaumes, Revue BibI. 2. [1905] (195),
tu mi tieni per la destra ed espone assai' bene le prime fasi del ragionamento del Salmista, il
lVIi guiderai col tuo consiglio quale, turbato dalla prosperità dei cattivi, si accorge improvvisamente
e poi mi accoglierai in gloria. che, anche perdurando le sue tribolazioni, egli si sente felice dell'ami-
Chi c'è per me in cielo fuori di te? cizia con Dio. Egli allora protesta di non cercare altro nè in cielo nè
nè sulla terra bramo altro. in t8rra. Questo è certamente un momento di intensa esperienza misti-
Vien meno la mia carne e il mio cuore ca (v_ 26: «la Tl1.ia carne e il mio cuore vien meno »). A questo punto
rocca del mio cuore e mia porzione è Dio per sempre» si ferma il Tourmq, il quale non vede che il confronto con i cattivi
(vv. 24·26). continua ancora. Come il Salmista ha confrontato la felicità dei cat-
tivi con la propria, così confronta la fine dei cattivi (v. 18-20. 27) con
la propria (v. 23-24) per notarne la differenza. In che consiste questa
In queste espressioni sembra già raggiunta la certezza differemm se non nel fatto che l'unica vera gioia che ricerca il Sal-
n:lista è tale da non eRsere distrutta dalla morte? Come potrebbe pro-
di una sanzione ultra terrena (9). rompere in questi accenti di trionfo, di gioia luminosa per la prospet-
tiva di una verità prima ignorata (v. 21.-22), se i legami che lo avvin-
cono a Dio, l'unica felicità da Lui gustata, dovessero essere brutalmen-
te tagliati dalla InoI'te? La logica richiede che le sue speranze sorpas-
(9) R. 'rOURNAY, L'eschatologie individuelle dans les Psaumes, sino la morte, e in realtà le sue parole hanno questo senso. Gon qual
Revue BibI. 56 (1949) 481-506, sostiene (p. 501) che in nessun salmo si elil:itto si vuole attenuarne la portata, come se il salmista sperasse solo
contenga la speranza di una felicità eterna presso Dio: i salmi.sti sa- eli essere onorato da Dio (v. 24) sulla terra, mentre egli ci tiene a
rebbero rimasti alla dottrina tradizionale dei Libri Sapienziali più dire che non desidera altro che Dio? E' vero, comunque, che tale fer-
antichi, con i quali mostrano molte affinità di pensiero e di vocabola- ma aspettativa non è accompagnata da una formulazione «dottrinale»
rio. Ciò può essere vero per il Salmo 16 (17), 15, dove l'espressione: sull'al di là, il che permise al pensiero ebraico di continuare nella sua
«Ma io per la tua giustizia vedrò il tuo volto, mi. sazierò, al risve- ignoranza, come se queste magnifiche parole del Salmo 72 (73) non
gliarmi, delle tue 'sembianze" non è abbastanza chiara per indicare il fossero state scritte. Questo si deve dire anche del Salmo 15 (16), lO,
risveglio dalla morte all'altra vita. Forse il Salmo 48 (49), 15-16, citato che, in più, esprime la fede nella risurrezione del Messia: «non ab-
sopra, potrebbe essere inteso nel senso di una 'ferma fiducia di essere bandonerai l'anima mia allo Sceòl, nè consentirai che il tuo devoto
liberato, non tanto dal potere dello Sceòl, quanto dal pericolo immi- veda la corruzione»; v. A. VACCARI, Antica e nuova inte'rp'retazione
nente di cadere sotto questo potere, benchè ciò sia ben poco verosi- del Salmo 16 (volg. 15), Biblica 1.4 (1933) 408-434.
--~-----_._--_. __ . -

304 PAGINE DIFF'ICILI DELLA BIBBIA


VERA- RELIGIONE E ANTICO .TESTAMENTO 305
«Non invidiare in cuor tuo i peccatori
ma temi ~ddio in ogni tempo; , c Le anime dei giusti, sono nelle mani di Dio
che cosi avraI un avvenire e niuna pena li tocca .. ,
e la tua aspettazione non andrà fallita» sebbene tormentati agli occhi degli uomini
(Proverbi 28-17.18). hanno piena speranza d'immortalità,. (3,1-4),
c (Gli empi) ,.. saranno uno spregevole cadavere
Il P. Vaccari nota a questo punto del suo commento e uno scherno tra i morti per sempre;
alla parola «~vvenire)}: {{ La voce ebraica accenna spesso Perchè Egli li scaglierà ammutoliti a capofitto
e li schianterà dalle fondamenta;
ad un avvemre dopo morte». patiranno estrema rovina
e saranno in ambascia
. Nello stesso. libro dei Proverbi 18,19.30; 15,24; 19,23 e perirà la memoria loro» (4,19),
SI ~arla della «VIta» che viene promessa ai giusti con tanta
lllsistenza ed ampIezza da potersi difficilmente coartare al' L'autore del libro della Sapienza non parla esplicita-
sol~ Orizzonte terreno. Così pure il «morire in pace» (Ge- mente della risurrezione, perciò il Guitton, nell'opera cita-
nes, 1515' 4 Re 2220' I saw
• • J ,
. D,
,
"72) ,11«
I
. monre
. la morte dei ta (p. 170 s.), sostiene che qui ci troviamo di fronte sem-
giU~tl» (Numeri 23,10), sembrano supporre che la morte plicemente all'idea dell'immortalità dell'anima, concepita
abbia per 11 giUsto conseguenze diverse che per il pec- per la prima volta come una entità capace, non solo di esi-
catore. stere in sè, ma anche di godere realmente e di soffrire.
, Più numerosi e chiari sonagli accenni ad Un casti o Questa concezione antropologica, influenzata dalla filosofia
nell oltretom?a. In Isaia 14,3-21 si descrive la sorte ris!- greca (platonismo), avrebbe reso possibile il concetto di
vata. al re .dl Babel; egli nello Sceòl sarà nella putredine una sanzione nell'al di là.
; nn~~;~~m: e 3~on assiso. sul trono come gli altri monarchi. Cisarebt;è dunqUe stato uno··sviluppo -indipel1dente su

nell'o~t~~t~~ba III ~~;a~~r~\~iP~~I~'i~~~~~~~~t~~e c~~e~~~ due correnti diverse di pensiero: gli uni, ligi alla menta-
lità ebraica che non poteva pensare un'attività delle anime
ne con l;lderanno la sorte vergognosa. separate dal corpo, sarebbero arrivati all'idea della risur-
h Ma e soprattutto nèlla descrizione del giudizio finale rezione. La giustizia di Dio è salva, perchè a suo tempo
c e SI assegna agli empi una sorte di perdizione eterna: l'essere umano sarà rinnovato ed allora ciascuno avrà se-
. ~ Essi (i giusti) usciranno e d ' .
condo le sue opere. Gli altri, invece, riuscendo a concepire
v.anc~tori; il loro verme infatt' ve laTIno l ?adaveri dei pre- l'anima separata dal corpo, non ebbero nessuna difficoltà a
SI estmguerà e faranno nausea ~J1on l~orrà e Il lo:r:o fuoco non
«Guai alle nazioni che' oglll uomo" (Isaw 66,24), farne subito dopo la morte un soggetto di retribuzione.
Signore onnipotente li puniràs~~fvJ1n~ fonitrg. i} mio Popolo! Il Sarebbe questo il caso dell'autore del libro della Sapienza.
co e vermi nelle loro carni ed . ~ g U IZlO, mettendo fuo-
sempre» (Gi1tditta 16,17). eSSI pIangeranno di dolore per Tutto ciò è ammissibile teoricamente: Iddio può esser-
si servito delle riflessioni di questi pensatori ebrei per far
. Ma è soltanto col secolo II che la dottrina della retrl'- scrivere infallibilmente nei libri sacri l'una e l'altra verità.
buzlOne nell'oltretomba d'lvent a umversale
G"
. e chiarissima Ma con maggior ragione lo Heinisch (o. c., p. 324 s.) so-
la presupposta dalla fede nella risurrezione dei m .' stiene che l'autore della Sapienza distingue due stadi nella
documentata in 2 Maccabei 791114' 1244 ' d'ff ortI, retribuzione del giusto. Nel primo stadio è l'anima che è
:i
illustrata nel lib.ro .della Sapi~~za' (s~c. a~c\ l usamente
sicura nelle mani di Dio, come nei passi citati. Nel secondo
Lo stato del giUsti nel mondo dei morti è ben d' stadio c'è una retribuzione più completa e l'autore usa il
da quello dei peccatori: . lverso
futuro.
306 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA VERA -RELIGIONE _E ANTICO TESTAMENTO 307

«Al tempo della loro rimunerazione splenderanno "E la, moltitudine di quelli che dor:rr:ono nella regione
e come scintille nella stoppia scorreranno. della polvere si sveglieranno, gli uni alla vIta eterna, gli altri
Giudicheranno le nazioni e domineranno i popoli, al ludibrio, all'jnfamia eterna. E i saggi splenderapno come lo
e loro re sarà Iddio per tutti i secoli.,. splendore del firmamento, e color? che avranno mdotto molti
Gli empi invece avranno castigo degno del loro pensiero ... " alla giustizia saranno come stelle In eterno e sempre».
(3,7-10).
«Al rendiconto verranno paurosi delle loro colpe
e a convincerli staranno contro essi le loro iniquità. Cal cancetta della risurreziane l'idea della retribuziane
Allora il giusto starà con molta baldezza
di fronte a quelli che avevano oppresso lui riprende pure un aspetta s~ciale, ~allettiva .. Il giudiziO' che
e dispregiate le sue fatiche ... " ecc. (4,20-5,1), necessariamente segue la nsurreZlOne cantmua la ,:ecchIa
idea dei prafeti d'Israele, che avevanO' predetta un glUdlzlO
Questa è il quadro del giudiziO' universale: i giusti carne castiga della sacietà carratta o dei papali nemICI.
sana descritti carne presenti tutti ad accusare gli empi, Parecchi di questi giudizi avevanO' già avuta luaga nella
essi pure presenti per un rendicanta generale. Questa sup- staria di questi papali (la caduta di Samaria, di Ninive, di
pone una risurrezione. Gerusalemme, di. Babilania, ecc.), ma i termini usati dai
Può darsi che l'autare della Sapienza, scrivendO' in un prafeti si estendevar:a talara ad un"ghldizia ultimo. e defi-
ambiente greca, abbia valutamente sattintesa la risurrezia- nitiva, senza tuttavia espnmere gla Il cancetta dI nsur-
ne per ragiani apalagetiche. Ma è del tutta imprababile che rezione.
egli nan canascesse questa dattrina ai suoi tempi già nata All'epaca dei Maccabei, versa la metà del II s~c. a. C.,
al pO'poLo, carne risulta dal libro dei Maccabei (cfr, pa- abbiamO' la testimanianza che la fede nella nsurreZlOne era
ragr. 95). Camunque, la retribuziane dell'oltretamba dà candivisa dalle persane del pO'pala e dei militari israeliti.
all'autare della Sapienza quasi tutti gli elementi risalutari Nell' episadia dei sette martiri detti Maccabei sana paste
del prablema del male: sulle 10'1'0' labbra queste e simile parale significative:
«Dio li ha provati e li ha trovati degni di sè» (3,5), «Tu o scellerato, ci togli la vita tempora~e, ma il re del
«Il giusto, anche se muore anzi tempo, godrà riposo ... mondo risveglierà alla vita eterna noi che monamo per la sua
Fu sottratto, perchè la malizia non mutasse l sentimenti di lui» (4.7-11): legge ".
«La felicità dell'empio è una terribile illusione" (5,6-14). «E' bello morire per le mani degli uomini (3e .si h~ 1~
speranza, proveniente da Dio di essere nuovamente nsuscltatI.
Per te però non vi sarà n'essuna risurrezione per la vita»
95. - b) La Risurrezione - Il prima accenno ad una (2 MaccalJei 7,9.14).
risurreziane è in ISaia 26,19-21:
E Giuda Maccabea, memare dei sacrifici d'espiaziane
«Vivranno i tuoi morti, «prO' peccata» (Levitico 4,2-5,25), fa affrir,:, farse per .la
i miei uccisi sorgeranno,
ridesti e giubilanti prima valta nella religiane ebraIca, un sacnficlO dl espIa-
gli abitatori della polvere.
Ché rugiada di luci è la rugiada tua ziane per i caduti in guerra «tenendO' in cansideraziane la
e la terra getterà fuori gli spiriti». risurreziane» (2 Maccabei 12,44).
Siamo casì giunti alle saglie del Nuova TestamentO',
Questa passa sembra insinuare sala una risurreziane dave il prablema della retribuziane, e coerentemente il
parziale, limitata al popala eletta a ad una parte di esso, prablema del dalare, ricevanO' nuavi e definitivi elementi
e farse per secali nan travò ecO' nella conceziane religiasa di saluzione: «Beati quelli che pianganO' », « ... chi nan
d'Israele. Il testa classica della risurreziane è in Daniele parta la sua crace dietrO' di me nan è degna di me »
.12,2-3 : (Matteo 5,5; 10,38).
308 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA VERA RELIGIONE E ANTICO TESTAMENTO 309

Ma perchè la luce delle parole di Cristo non ripugnas- b) La società religiosa, quale poteva essere a quel
se ai deboli occhi dei suoi contemporanei, quale lunga pre- tempo la nazione ebraica, doveva possedere ur; modo U11l-
parazione fu necessaria attraverso i secoli della storia ebrai- forme per esprimere il culto socIale dovuto ~ DIO. Era dun-
ca! Se Cristo non predicò in un deserto di assoluta incom- ue necessario che l'autorità religiosa sceghesse e fissasse,
prensione, lo si dovette alla graduale, discreta iniziazio- ~a le molte forme possibi1i, quelle ufficiali, ciò con tanta
ne di questo popolo sotto la guida della rivelazione di- maggior urgenza, quanto maggiore er~ .il perIcolo che l'ar-
vina. Sarebbe dunque del tutto antistorico ed antipsico- bitrio privato scivolasse nella superstIZIOne. .
c) Le forme esterne del culto devono corrispondere
logico pretendere di trovare agli inizi di questo lungo tiro-
cinio la stessa completezza e lucidità di nozioni, che noi ai gusti e alla sensibilità di un popolo e di un' epoc,,:, se
riscontriamo solo alla fine. non si vuole che siano una cosa totalmente astratta, ~ISI11-
carnata, fredda, e perciò inefficace ad impedire ch~ Il po-
polo si rivalga con forme anche superstiziose, ma. p,m appa-
lO. " Le esteriorità della religione d'Israele ('0) riscenti. Naturalmente, ciò che è nella mentahta dI un
popolo antico, potrebbe appa~ire. ~tranb o. ridi:,olo a noi.
96. - Il lettore moderno può sentire un certo disagio Ma il persistere in questo gmdIzIO negatlvo e segno dI
nel leggere le parti dell' Esodo e del Levitico che prescri- incomprensione.
vono regole esteriori di culto assai minuziose e analoghe d) La religione ebraica sorse in un ambiente saturo
agli usi religiosi degli altri popoli. Potrebbe sembrare a di tradizioni culturali babilonesi, egizie, cananee. Nulla dI
qualcuno cosa non degna della vera religione l'interessarsi strano che la vera religione abbia conservato, purificando-
di simili esteriorità di dettaglio. A questo proposito, met- le forme esteriori preesistenti, ritenendole corrispondenti
tiamo anzitutto al sicuro, che la religione dell'Antico Te- si~ all'idea religiosa in sè, sia alla mentalità del popolo.
stamento - unica nel suo ambiente e scevra di qualsiasi Così, accanto all'abolizione di ogni immagine raffigurante
inquinazione degenerativa dell'autentico sentimento reli- la divinità, troviamo conservato presso i Patriarchi il co-
gioso (cfr. Introduzione) - interdice: stume cananeo di dedicare luoghi di culto sulle ·alture, e
- la magia e la necromanzia: Deuteronomio 18,10-11; nella religione mosaica, l'uso egiziano dell'arca e quello
- i sacrifici umani: ibid.; di un santuario riservato ai ministri del culto.
- i disordini sessuali a scopo religioso: Levitico 19,29; Il rito più importante dell'Antico Testamento, la circorlr
Deuteronomio 23,18; cisiione, preesisteva ad Abramo, e gli studi etnografici ne
- i riti funerari superstiziosi e i tatuaggi: Levitico 19, indicano l'origine nel ciclo del totemismo. Era dunque sorto
27-28; Deuteronomio 14,1. in epoche remotissime ad indicare l'iniziazior:e di ,:n .gio-
Tuttavia, esiste nell' Antico Testamento, per disposi- vinetto alla vita sociale del suo clan, al quale mcommClava
zione divina, tutta una completa organizzazione del culto. ad appartenere dal momento della circoncisione. A noi tale
Al riguardo si osservi: rito può sembrare crudele eindecoroso, benchè utile dal
a) E' naturale allo spirito umano esprimersi con punto di vista igienico; ma fu invece trovato aSSal conve-
atteggiamenti e forme esteriori. Il sentimento religioso, se niente nella vera religione dell' Antico Testamento. Esso
non vuole essere disumano, dovrà pure manifestarsi all'e- era adatto a contraddistinguere ogni appartenente al popolo
sterno con forme concrete. di Dio dalle nazioni circostanti che non usarono la circon-
cisione (Cananei, Filistei, Aramei, ecc.); l'effusione del
(IO) Vedi P, HEINISCH, O. C., par. 33, 71, p. 246-250.
310 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA VERA RELIGIONE E ANTICO TESTAMENTO 311

sangue designava l'idea del sacrificio, senza del quale non «A che mi giova la moltitudine dei vostri sacrifici?
- dice Jahvè -;
si può entrare in relazione con Dio; la parte anatomica sono sazio d'olocausti di montoni
della recisione era simbolo di un impegno preso anche e di gl'asso di pingui vitelli... . ~
l noviluni vostri e le vostre solenmta
per la generazione che ne sarebbe derivata (Genesi 17,9-14). odia l'anima mia;
so"no per me come un peso,
e) Il popolo, qualsiasi religione professi, tende, co- sono stanco di sopportarle.
me per legge di gravità, verso un apprezzamento unilate- Quando voi stendete le mani aperte, .
mi copro gli occhi per non vedervl;
rale dell'elemento esterno del culto, che, privato così del anche se moltiplicate la preghiera
significato spirituale, viene praticamente considerato come io non ascolto.
Le vostre mani 'sono piene di sangue:
consuetudine civile o come atto magico. L'esteriorismo è astergetele, purificatevi!
togliete il male delle opere vostre
una forma classica di degenerazione religiosa, e facilmente d'innanzi ai miei occhi. ..
si spiega, se si riflette quanto sia ardua per l'uomo ogni Cercate la giustizia,
s'Ostenete l'oppresso;
forma di vita interiore rispetto alla comodità e scarsità di fate giusti'zia all'orfano,
difendete il diritto della vedova! " (Isaia 1,11·17).
impegno richiesta dal semplice gesto esteriore.
Basti ricordare la stima dei contemporanei di Geremia Ed è pur questo lo spirito genuino dell'Antico Testa-
per il tempio. La loro fede cieca nell'incrollabilità del san- mento.
tuario confinava col feticismo e la magia: il santuario era
considerato come un talismano infallibile, capace di tener
lontane le sventure nazionali, prescindendo deÌ tutto dalla
moralità del popolo (Geremia 7).
Ma l'esteriorismo non è un'ombra della genuina reli-
gione dell' Antico Testamento, ma soltanto una costante
tentazione ed un. peccato frequente del popolo ebraico.
Contro questa tentazione e contro questo peccato, Dio
non lascia mancare il richiamo profetico. Già Samuele,
dopo l'oscuro periodo dei Giudici, esprime chiaramente la
perfetta armonia e rispondenza che deve esistere tra l'atto
esterno di culto (sacrificio) e l'interiore conformità alla
volontà di Dio negli offerenti:

«Forse desidera Jahvè olocausti e sacrifici


come che si ubbidisc-a alla voce di Jahvè?
Ecco, l'ubbidire è meglio che non il sacrificio,
l'ascoltare, che non pinguedine di montoni.
Poichè è un peccato di stregoneria la ribellione,
idolo ed amuleti il recalcitrare,. (1 Samuele 15,22-23).

Ed Isaia, in un'epoca di prosperità e di corruzione,


esprime in forma drastica le esigenze morali della religio-
ne di Jahvè:
CAPITOLO X

LA MORALE E L'ANTICO TESTAMENTO


CAPITOLO X

LA MORALE E L'ANTICO TESTAMENTO

97. - Il popolo ebraico aveva la funzione storica di


preparare l'ambiente alla venuta del Messia e il terreno
propizio per la rapida diffusione del regno messianico. Si
richiedeva perciò da parte della Provvidenza una cura par-
ticolare in favore di questo popolo per elevarlo religiosa-
mente al di sopra degli altri, non solo, come già si è visto,
nel settore dottrinale, ma anche in quello morale. Questa
elevazione, come ogni educazione, fu ancora una volta pro-
gressiva; Dio" cioè, cominciò COn inculcare i doveri più es-
senziali ad un popolo ancora rozzo, per via via condurlo
ad una sensibilità morale più affinata. Senza questo accor-
gimento pedagogico, la formazione morale di Israele sareb-
be forse stata destinata al fallimento, perchè l'esperienza
insegna che una legge troppo ardua risulta spesso contro-
producente.
La morale evangelica è connessa con tutto il nuovo
ordine di cose instaurato da Cristo, sicchè chiaramente ri-
specchia il piano soprannaturale in cui è inserita. Essa sa-
rebbe senz'altro rimasta incompresa, se fosse stata propo-
sta nell'Antico Testamento. Invece, dopo due millenni di
preparazione, trovò anime nobili che la seppero compren-
dere e la fecero comprendere agli altri. Si richiesero tut-
tavia ancora secoli e secoli perchè si compisse l'opera di
316 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA LA MORALE E L'ANTICO TESTAMENTO 317

penetrazione dello spirito cristiano nelle masse; opera del dente, per lungo tempo fu avvolto nell'ignoranza lo stesso
resto tutt'altro che ultimata. destino eterno della persona umana.
Sarebbe dunque ingiusto pretendere dagli uomini del- Tuttavia, nel mondo biblico viene già riconosciuta al- .
l'AntIco Testamento un livello di vita morale pari a quello l'uomo una dignità affatto ignorata dalla corrente menta-
evangelico, come sarebbe illogico meravigliarsi della con- lità pagana degli altri popoli. Questo appare dalle prescri-
discendenza con cui Dio ha dosato le proprie esigenze nella
zioni di umanità verso gli schiavi ('):
promulgazione della sua legge. L'unico limite all'adatta-
mento divino era rappresentato dai «princìpi primari» " Quando tu compri un servo ebreo, per sei anni ti servirà;
della legge naturale, cioè da quelle norme morali derivanti al settimo se ne vada libero, gratuitamente. Se egli è venuto
immediatamente e necessariamente dalla natura in quanto colla sola sua persona, colla sua persona se ne andrà; se con
moglie, la moglie con esso vada» (Esodo 21,2.3),
tale: in questo campo Dio nè fece, nè poteva fare, conces- «Non consegnerai al suo padrone uno schiavo che da lui
sioni di sorta. Quanto a noi, non dobbiamo identificare sen- si liberi, rifugiandosi presso di te; con te abiterà, in mezzo a te,
nel luogo che sceglierà; in una qualunque delle tue città, dove
z'altro onestà e perfezione, e condannare come illecito ciò gli torna vantaggioso; non lo molestare» (Deuteronomio 23,16.17).
che è soltanto meno perfetto. Non distinguiamo anche nel-
la morale evangelica precetti e consigli? Come Dio nel Verso i debitori ridotti in schiavitù:
Nuovo Testamento non esige da tutti la pratica dei consi-
gli, così nell' Antico Testamento, per le ragioni ricordate, «Se un tuo fratello ebreo o una ebrea si vende a te, ti
ha limitato in alcuni settori le proprie esigenze, riservan- servirà sei anni, e nel settimo anno lo lascerai andar libero da
te. Nel lasciarlo andar libero via da te, non lo rimanderai a
dosi d'imporre solo coll'avvento~di Cristo una legge positiva mani vuote, ma gli farai un corredo del tuo gregge, della tua
definitiva e completa. aia e del tuo tino, gli darai di quello in che il Signore, tuo
Dio, ti avrà benedetto. Ricordati che schiavo tu fosti in Egitto
Nei punti particolari, che passeremo brevemente in e che ti riscattò il Signore, tuo Dio; per tal motivo ti comando
rassegna, risulterà concretamente, da una parte, l'intrin- oggi tal cosa,. (Deuteronornio 15,12-15).
seca onesfà della legge dell' Antico Testamento e, dall'al-
tra, il carattere marcatissimo di tolleranza, e non d'ingiun- Verso i bisognosi di prestiti:
zione, di una prassi morale imperfetta per un popolo im-
perfetto ('). « Se vi sarà in mezzo a te un bisognoso, uno dei tuoi fra-
telli, in qualcuna delle tue città, nella terra che il Signore, tuo
Dio, è per darti, non indurerai il tuo cuore' e non chiuderai la
1. - L'odio per il nemico tua mano di fronte al tuo fI'atello bisognoso; ma aprirai verso
di lui la tua mano e gli presterai quanto occorre al bisogno di
cui soffre. Bada che non ti entri in cuore un abbietto pensiero:
98. - Nell'Antico Testamento non brilla ancora di che è vicino l'anno settimo, l'anno di remissione; e quindi fa-
piena luce il fondamento dell'amore eroico per il prossimo: cendo mal viso al tuo fratello bisognoso, tu non gli dia. Allora
egli griderebbe al Signore contro di te e tu saresti in colpa. Tu
la considerazione cioè della sua dignità soprannaturale di gl~ devi assolutamente dare, senza che il tuo cuore si rattristi
mentre gli dai, poichè per tal fatto, il Signore, tuo Dio, ti bene-
figlio di Dio, membro vivo di Cristo, santuario vivente del- dirà in ogni tua impresa e in ogni tua opera. Poichè non man-
la SS. Trinità. Anzi, come si è notato nel capitolo prece- cherà mai qualche bisognoso nel paese, per questo io ti comando
così: aprirai la tua mano al tuo fratello, al tuo bisognoso, al tuo
povero nella tua terra ~ (Deute'tonomio 15,7-11).

O) GELIN, Problèmes d'Ancien Testament, Parigi 1952, p. 7Ì-92;


J. LEVIE, L'Ecriture Sainte, parole de Dieu, parole d'homme, Nauv. (2) I passi dei libri Storici e Poetici sono qui citati secondo la
rev. Theol., 88 (1956) 581-592; H. KRUSE, De inferioritate morali V. T.,
Verbum Domini, 28 (1950) . 77·88. versione italiana de La Sacra Bibbia t'i'adotta dai testi originali a cura
del Pontificio Istituto Biblico di .Roma, Firenze 1943.
318 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA LA -MORALE E L'ANTICO TESTAMENTO 319

E' pure facile riscontrare di quanto spirito di equità devano in ogni città, ma non era riservata esclusivamente
e squisita moderazione siano animate le svariate norme a loro. In una società primitiva (quale più o meno restò
elencate in Deuteronomio 24,6-25,19. Riportiamo solo qual- . sempre Israele), sprovvista di polizia, i cui giudici erano i
che tratto dei più significativi: capi famiglia, spesso parziali o venali, dove il potere cen-
trale non ·fu mai forte nè atto a reprimere i delitti, la legge
«Non farai torto a un misero e indigente mercenario, sia del taglione era applicata da chiunque fosse in grado di
dei tuoi fratelli, o dei forestieri che si trovano nella tua terra, farlo; nè questo rappresentava un procedimento illegale,
entro le tue città. Entro la giornata gli darai la sua mercede
e non vi tramonterà sopra il sole, giacchè egli è un misero e se era diversamente impossibile avere giustizia. Solo in
l'attende bramoso; così egli non griderà contro di te al Signore questo modo potevano essere tutelati i diritti dei cittadini
e tu non sarai in colpa» (24,14.15),
... Quando farai la mietitura nel tuo campo, se ti accade di e lo stesso ordine pubblico, in una società rozza e talvolta
dimenticare qualche covone nel campo, non ritornare per l'acco: pressochè anarchica. Vendetta e giustizia in simili circo-
gliel'lo: sarà per il forestiero, per l'orfano, per la vedova, affin-
chè il Signore, tuo Dio, ti benedica in tutta l'attività delle tue stanze diventano sinonimi.
Inani. Ora, quello che era lecito ricercare in effetto, cioè la
Quando abbacchierai il tuo ulivo, non andar a frugare j
rami; sarà per il forestiero, per l'orfano e per la vedova. punizione dell' offensore, la vendetta insomma, non era for-
Quando farai la vendemmia nella tua vigna, non andare 1'a-
cimolandone i grappoli; saranno per il forestiero, per 1'00'fano se lecito desiderare? Questo ci fa comprendere come pos-
e per la vedova. Devi ricordarti che fosti schiavo nella terra sano essere stati ispirati i Salmi imprecatori 34 (35); 51
d'E'gitto; per questo io ti comando di fare tale cosa» (24,19~22).
(52); 58 (59); 68 (69); 108 (109), ed altre espressioni con-
simili sparse nei libri sacri. Se l'autore poteva desiderare
Perfino la generosità verso gli animali trova riscontro
nella legge israelitica, che si preoccupa del loro riposo la punizione del suo nemico, senza far peccato, poteva an-
(Esodo 34,21), del loro aliquale diritto al sostentamento
che esprimere in iscritto questo suo desiderio, sotto l'in-
(Deuteronomio 25,4) e alla vita (Deuteronomio 27,67).
flusso dell'ispirazione divina.
Ciò premesso, riconosciamo che la legge fondamentale Non vediamo, infatti, come si possa considerare illecito
che regola i rapporti con i colpevoli dei vari crimini è la (si intende prima della promulgazione della legge del per-
famosa legge del taglione: dono cristiano) il chiedere con insistenza a Dio !'intervento
punitivo contro i nemici personali, rimettendo così alla di-
«Occhio pel' oc:chio, dente per dente, mano per mano, piede vina giustizia la rivendicazione dei propri diritti. Infatti,
per piede, bruciatUl'a per bruciatura, piaga per piaga, lividura nei Salmi imprecatori, come in altri testi analoghi, l'impre-
per lividura» (Esodo, 21, 24-25),
«Chi percuoterà ed ucciderà un uomo sarà punito di mor- cazione consiste precisamente nell'invocazione di castighi
te. Chi avrà inferta una lesione ad uno dei cuoi concittadini, si divini sui colpevoli.
faccia a lui come ha fatto egli stesso» (Levitico 24, 17-19),
~ Chiunque versi sangue umano, sarà versato il sangue di
Ma è facile inoltre riscontrare nei testi in questione
lui» (Genesi 9,6). come l'autore si elevi notevolmente al di sopra del risenti-
mento personale e si rivolga a Dio, preoccupato sì del pro-
Con ciò abbiamo una formulazione molto primitiva, prio caso, ma soprattutto del pregiudizio arrecato ai diritti
ma non ingiusta, del diritto penale; essa doveva servire a divini. Infatti, spessissimo i Salmi e altri testi imprecatori
premunire gli innocenti da attacchi ed a castigare dura- sono contro nemici del popolo eletto o dei suoi sovrani o
mente i colpevoli, limitando tuttavia la rappresaglia entro capi, quindi contro i nemici di Dio stesso, che ha voluto
i confini esatti del delitto. L'applicazione della legge del legare le sorti e l'attuazione del proprio piano salvifico alle
taglione era esercitata normalmente dai giudici che risie- sorti della nazione israelitica. Comunque, il salmista prega
-
320 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA LA MORALE E L'ANTICO TESTAMENTO 321

sempre animato da grande amore per la giustizia divina, "Non odiare in cuor tuo il tuo fratello; correggi franca-
Inente il tuo compagno, e così non ti caricherai di peccato per
che vede compromessa nel trionfo dell'iniquo sull'innocen- luI, Non fara~ vendetta nè serber,,!-i rancore ,contro i tuoi con~a­
zionali: anzi amerai il tuo prossImo come te stesso, Sono lO,
te, Notiamo come la scarsa conoscenza dell'al di là (cfr. Jahvè» (Levitico 17,18),
paragr. 86), facesse considerare questo trionfo come defi-, ~ «Se t'imbatti nel bue o nell'aSIno smarritosi del tuo ne-
mico rimenalo a lui. Se vedi l'asino di chi ti odia, soccombere
nitivo, e quindi anche come assolutamente intollerabile, al s-do carico, non passare oltre ma soeconilo insieme con lui»
(Esodo 23,4-5).
perchè in troppo stridente contrasto cogli attributi divini.
Perciò il salmista chiede: "Non dire: voglio rendere male per male;
confida in Dio che ti salverà» (Proverbi 20,22),
c Non godel'e della caduta del tuo nemico,
t:Falla finita in un impeto di sdegno, nè rallegrarti in cuor tuo quando soccpmbe:
falla finita che più non siano Perchè non lo veda Iddio e se ne disgusti
e sappiasi che Dio comanda in Giacobbe e trasporti l'ira sua da lui a te» (Proverbi 24, 17-18),
sino all'estremità della terra:o (Sa'lmo 58 [59], 14), «L'odio eccita le contese;
l'amore invece dissimula ogni offesa,. (Proverbi 10,12),

Ciò con tanta più urgenza, per il fatto che i malvagi


Ancora più esplicita e schiettamente evangelica la
si vantano della loro impunità, come se Dio non ci fosse
seguente raccomandazione dell' Ecclesiastico:
o non si curasse di loro:
«Rancore e collera sono pure abbominevoli;
.. Dice in cuor suo: "Dio S'e ne scorda; e solo un uomo vizioso li nutre in cuore .
nasconde il suo volto, non vede mai nulla"", Chi fa vendetta, proverà la vendetta di Dio,
Sorgi, o Signore; o Dio, alza la tua mano: che terrà minuto conto dei suoi -peccati.
non ti scordare dei meschinelli. Perdona !'ingiuria al tuo prossimo,
Perchè ha l'empio da bestemmiare Iddio, e allora ,alla tua preghiera
dicendo in c~or suo che non ne chiede ragione?:o, i tuoi peccati saranno rimessi.
(Salmo 9bis [l01, 11-13). Un uomo a un uomo conserva rancore,
e -da Dio richiede la guarigione?
Non ha compassione di un uomo a lui simile,
Stando così le cose, sarà forse del tutto fuori posto e porge suppliche per i suoi peccati?
Se egli che è carne conserva rancore,
richiamare la nota distinzione dei moralisti tra «l'odium chi gli otterrà perdono dei suoi peccati '?
inimicitiae» e <<l'odium abominationis»? L'odio detto di Pensa alla fine e cessa dall'astio,
alla dissoluzione e alla morte,
inimicizia s'ispira al risentimento personale e ricerca il e osserva i comandamenti.
Ricorda i precetti e non portar astio al prossimo;
mille del nemico in se stesso, godendo della sua sofferenza il patto dell'Altissimo, e perdona il fallo»
come tale; l'odio detto di abominazione s'ispira all'amore (Ec'clesiastico 27,30-28,7)
della giustizia e vede nel castigo del nemico un semplice
m~zzo pe~ ristabilire l'ordine giuridico; mezzo penoso, di L'evangelico: «rimetti a noi i nostri debiti, come noi
CUi volentIeri si farebbe a meno, qualora se ne presentasse li rimettiamo ai nostri debitori,,; il "perdonate e vi sarà
uno migliore. perdonato", non aggiungono nulla di nuovo a questo pre-
I sentimenti che alimentano le imprecazioni bibliche cetto dell'Antico Testamento, se non il presupposto della
non si avvicinano notevolmente a questo ultimo stato d'ani- filiazione e fratellanza soprannaturale, giustificazione su-
mo, conciliabile anche collo spirito cristiano? Tanto più che prema della carità neotestamentaria.
anche nell'Antico Testamento s'inculca, al di fuori dell'am- In ultimo, osserviamo come nelle formule imprecato-
ministrazione della giustizia, amore e rispetto per i nemici rie più terribili il poeta sacro s'ispiri alle maledizioni san-
personali. Sono assai significativi i seguenti testi: zionate da Dio stesso contro gli empi (Deuteronomio 28),

21
322 PAGINE DIFFICILI J:?ELLA BIBBIA LA MORALE E L'ANTICO TESTAMENTO 323

sicchè, si riscontra in queste espressioni tanto dure qual- di popolo contro popolo vigeva, e vige tuttor~, la legge d~1
che cosa di convenzionale e di letterario. Una specie di taglione. Non possiamo dunque sorprendere m fallo Il pIO
gergo, dunque, consacrato dall'uso e quindi, come sempre israelita, se desidera la sconfitta dei suoi nemici e la puni-
accade ad espressioni del genere, con un margine di arti- zione delle loro crudeltà:
ficio e di iperbole, che va al di là del vero pensiero e senti-
mento di chi parla o scrive. «Tutti i nemici miei udirono la mia sventura,
tripudiarono perchè tu agisti:
E' questa l'impressione che lascia il più terribile fa venire il giorno che tu hai fissato
Salmo imprecatorio, il 108 (109), 6-20 e il seguente passo e diverranno simili a me:
giunga tutta la loro malizia al tuo cospetto,
del mitissimo e teneramente compassionevole Geremia, che ed opera con loro
pure prega per i suoi nemici così: come operasti con me,
per tutte le mie; in~q~ità: ..
molti invero sono I mIeI gemIt1! .
«Bada tu, o Jahvè, a me, ed il cuor mio languente» (Lamentazioni 1,21-22).
, ascolta la voce dei miei avversari.
Si ripaga forse il bene col male?
eppure essi scavano la fossa alla mia vita! Anche noi desideriamo la punizione delle nazioni che
Ricordati che mi sono presentato innanzi a te
a -perorare in favor loro il bene, agiscono contro la giustizia, ma preferiamo cristianamente
a distornare l'ira tua da essi. parlare di castighi in astratto, e non scendiamo ai dettagli
PerCiò dà i loro, figli in preda alla fame,
e abbattili a furia di spada. circa gli strazi che tale castigo dei colpevoli in concreto
Siano le mogli loro orbate e vedove, comporta (4).
e gli uomini loro muoiano di peste,
i giovani loro colpiti di spada in battaglia ~ L'antico israelita usa iiwece un linguaggio molto
(Geremia 18,1.9-21). concreto e drastico:
In fondo, il poeta sembra voler dire in modo assai «O Babilonia sciagurata!
beato chi ti renderà il trattamento
concreto: fa a loro o Signore quello che tu stesso hai mi- che tu facesti a -noi.
nacciato nella tua legge contro i trasgressori. Beato chi afferrerà i tui bambini
e li sbatterà contro la pietra ". (Salmo 136 [137], 8-9).

2. - L'odio per i popoli nemici (') Noi, che abbiamo imparato da Gesù Cristo il rispetto
per l'infanzia, pensiamo subito al terrore dei bimbi nel-
99. - Non si può dire che presso gli Ebrei fosse san- l'atto di essere uccisi senza sapere il perchè. L'antico israe-
zionato o lecito un odio razzistico verso lo straniero come lita era miope: non vedeva più in là di un castigo per il
tale: popolo aggressore. L'ispirazione lascia sussistere questa sua
"Se uno straniero vuoI dimorare fra voi nel vostro paese, miopia, questa sua mancanza di sensibilità.
non lo molestate; trattatelo come un nativo come uno di voi'
gli vorrai bene come a te stesso, perchè voi' dimoraste stranieri L'antico israelita, quando desiderava il castigo o la
in terra d'Egitto» (Levit'lco 19,33-34). sconfitta dell'oppressore, ragionava, come si è visto sopra,
anche da un punto di vista religioso. I nemici dello stato
Tuttavia la nazione ebraica era spesso in lotta contro teocratico, erano pure i nemici di Dio. Doveva essere cura
gli stranieri più spesso attaccata che attaccante. Nell'urto di Dio umiliare questi suoi oppositori:

(3) Cfr. P. HEINISCH, O. c., par. 29,6, p. 203 S.; par. 32, f. p. 230 S'. (4) Cfr. nel Messale Romano la Missa contra Paganos.
,
\

324 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA LA MORALE E L'ANTICO TESTAMENTO 325

'" E' ben questa la vendetta di Jahvè' permessa dalla Legge divina. Ma gli ebrei non operavano'
vendicatevi di lei! '
ciò che ella ha fatto fate ad essa: sotto la tntela di alcnn diritto internazionale: dovevano
sterminate da Babel chi semina lottare con le stesse armi dei loro avversari, sotto pena
e chi impugna la falce al tempo della messe! "
(Geremia 50,15-16). altrimenti di vedersi annientati. Quale fosse il modo di
procedere degli antichi orientali, appare alla luce dei do-
. Ma anche nell'Antico. Testamento c'è qualche squar- cumenti. Era la legge della foresta, applicata su larga
ClO dI sereno, aperto verso un avvenire migliore quando scala: o divorare o essere divorati:
i popoli stranieri non saranno più nemici ma su'dditi del
medesimo Dio: ' «Quando Israele aveva seminato, Madian e Amalec e gli
altri popoli orientali salivano a piantare le tende presso di loro
e devastavano tutto quanto era ancora in erba fino alle porte
~Poichè da Sion uscirà la legge, di Gaza e non lasciavano ad Israele nulla di quanto è necessario
e la parola di Jahvè da Gerusalemme alla vita, nè pecore, nè buoi, nè asini, poichè essi venivano con
ed Egli giudicherà le nazioni ' tutto il loro gregge e colle loro tende a guisa di locuste»
e correggerà i popoli numerosi (Giudici 6,3-5).
E trasformeranno le loro spade in vomeri
e le loro lance in falci;
non più in;nalzerà la spada nazione contro nazione Così pure i Filistei, soggiogato Israele, monopolizza-
e non Impareranno più la guerra» (Isaia 2,3-4), rono l'industria del ferro, sicchè era impossibile per gli
Ebrei fabbricare armi e strnmenti agricoli (1 Samuele
EJ' questa l'aspettativa messianica. Fu infatti in con-
13,19-20).
seguenza della predicazione e della redenzione di Cristo
Il comportamento con i vinti era crudelissimo e san-
che S. Paolo potè scrivere: «Non c'è più Giudeo nè Greco'
guinario all' eccesso: in certi casi si arrivava alla sistema-
n~n c'è più schiavo nè libero, non c'è più maschio o fem~ tica soppressione violenta di tutti i vinti di ogni ceto, sesso,
mma; perchè tutti voi siete uno solo in Cristo Gesù» (Ga-
età, compresi i lattanti: «assediai la città (Cariathaim),
lati 3,28). E' quanto aveva visto il profeta:
la presi e feci perire tutto il popolo che era nella città, spet-
«Ogni ?alzatu-!,8 calzata alla guerra
tacolo per Kamosh, Dio di Moab ». Così si esprime Mesha'
ogm clamlde bruttata di sangue, re di Moah (sec. IX a. C.) nella sua stele, conservata ora al
. sarà data alle fiamme, consunta dal fuoco. Museo del Louvre, parlando di una battaglia contro gli
POlChè un Bambino è nato per noi
un Figlio è stato dato a noi... Israeliti. E il profeta Isaia dipinge a colori egualmente
E gli fu dato per nome .. ,
"Principe della pace"» (Isaia 9,4-5). foschi la sconfitta di Babilonia:

«Però il cielo crollerà


3 .• Le guerre di stermiuio (5) si scuoterà -la terra dal suo luogo
per corruccio di Jahvè delle schiere
nel giorno del furore del suo sdegno.
100. - Noi moderni, disponendo di un abbozzo di di- E sarà, qual gazzella cacciata,
e qual greggia che niuno raduna,
ritto .internazionale, abbiamo l'impressione che gli antichi ciascuno al suo popolo volgesi
EbreI conducessero le guerre in modo del tutto barbaro e ciascuno alla sua terra fugge.
Ognuno che sia sorpreso, verrà trafitto di spada
di conseguenza ci sembra indegno che tale barbarie fo~se e chi venga afferrato cadrà.
l loro pargoli saranno schiacciati
dinanzi ai loro occhi:
saranno depredate le loro case
(5) Cfr. P. HEINISCH, O. C., par. 32, e p. 229 s. e le loro donne oppresse ~ (Isaia 13,13-16).
326 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA LA -MORALE E L'ANTICO TESTAMENTO 327

Se la Legge avesse tollerato che gli Ebrei si confor- del tempo. Le ragioni di tale disposizione sono date da Dio
massero a questi usi correnti, non dovremmo affatto meta- stesso. Anzitutto i Cananei avevano meritato coi loro de-
vigliarci, trattandosi in definitiva di un'applicazione su lar- litti di essere puniti così; gli Ebrei non erano che semplici
ga scala della legge del taglione, resa tanto più necessaria strumenti del castigo divino: «Alla quarta generazione (i
dalla mancanza di un potere moderatore internazionale. discendenti di Abramo) ritorneranno qui, perchè per ora
Ma, in realtà, il diritto di guerra d'Israele fu più mite: al non sono ancora compiute le iniquità degli Amorrei»
nemico che apriva spontaneamente le porte era accordata (Genesi 15,16). Le iniquità degli abitanti della Palestina
la pace, senza saccheggi, ci si accontentava solo di un erano tra le più infami e degradanti: il Levitico 18,1-25,
tributo (Deuteronomio 20,10-11). In caso di resistenza e di dopo aver elencati gli incesti, l'adulterio, i sacrifici umani,
assalto, i bambini e le donne erano risparmiati (20,14); era l'omosessualità, la bestialità, aggiunge:
rispettato il pudore delle donne (21,19). Assediando una
città nemica si doveva aver cura di non danneggiare gli «Non vi macchiate- in nessuna di quelle cose nelle qU,ali si
contaminano tutte le nazioni che io caccerò dinat:'zi R, VOI; da
alberi da frutta nei dintorni, ottemperando a Un senso di esse è stata macchiata quella regione, ed io cast1gh~ro le sue
moderazione, assolutamente ignoto al costume bellico dei scelleratezze in modo che rigetti i suoi propri abitantI)}.
nostri giorni:
Le moderne scoperte archeologiche hanno pienamente
«Se assedierai a lungo una città per espugnarla e pren- confermato la diffusione presso i Cananei di usi tanto bar-
derla, non ne distruggerai gli alberi, menandovi contro la scu- bari. Quante volte il piccone dell'archeologo, scavando nelle
re; potrai nutrirtene, ma non abbatterli; giacchè sono forse uo-
mini gli alberi della campagna per essere da te presi d'assedio"? fondamenta di quelle antichissime abitazioni, urta in una
Soltanto alberi che non sono nutritivi, potrai distru~gere e ab- giarra di grande formato e vi trova quello che ormai si
battere, per costruirne opere d'assedio contro la citta che è in
guerra con te, finchè essa non cada» (Deuteronomio 20,19-20). aspetta di trovarvi: lo scheletro d'un bimbo o d'un fanciul-
lo. ivi murato come sacrificio di fondazione! (6).
In un solo caso la Legge lasciò sussistere in tutta la . E' insegnamento costante della Bibbìa, che quando
sua crudezza il diritto di guerra orientale, quando cioè si certi delitti diventano un costume pubblico, richiamano un
trattò della sorte delle sette popolazioni che abitavano la castigo pubblico da parte di Dio. Queste sciagure immani,
Palestina preisraelitica (Deuteronomio 7,1-5.16; 20,16-18) che coinvolgono anche gli innocenti, non pregiudicano per
e degli Amaleciti (25,17-19). In questo caso, distrutta la nulla la felicità eterna dei singoli che o già ne sono degni
città, vennero uccisi tutti gli abitanti e il bestiame, distrutti o si convertono all'ultimo momento. In questi casi sono in
gli oggetti idolatrici (7,25) e consacrati al culto di Dio gli giuoco soltanto beni terreni: la prosperità, l'indipendenza
oggetti di metallo prezioso (cfr. Giosuè 6,17.19.21.24). Que- nazionale ed anche la vita, perduti i quali ciascuno avrà
sto procedimento si denominava herem, tradotto nel greco nell'altra vita quello che merita secondo le sue opere. Così
dei LXX con anathenw (dono votivo), termine che, mutato S. Pietro parla della possibilità di salvezza eterna per gli
significato, passò poi nella lingua religiosa del Nuovo Te- uomini travolti dal diluvio (1 Pietro 3,19-20); e il libro del-
stamento. la Sapienza mostra quanto fosse giusto il castigo inflitto
Ordinando il herem - si tratta in questo caso di un , '
,
comando e non di una semplice permissione - Dio usa del
(6) Cfr, G. RICCIOTTI, Storia di Israele, II ediz., 'l'orino 1934,
suo diritto sulla vita umana, pur adattandosi ai costumi paragr. 103, p. 1.16-118.
328 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA LA MORALE E L'ANTICO TESTAMENTO 329

agli antichi Cananei, scoprendo però in esso segni evidenti In Deuteronomio 28,49-52 vengono poi esplicitamente
della clemenza divina: indicati i popoli pagani quali strumenti dell'ira divina con-
tro le infedeltà del popolo eletto. Non si può dunque accu-
« Ben tu odiavi gli antichi abitatori della tua terra santa, sare l'Antico Testamento di concepire Jahvè come un DIO
perchè commettevano detestabili opere di malìe e di riti sacrileghi;
e quegli' spietati uccisori dei propri figli, parziale, che distrugge gli altri popoli per favorire Israele.
quei divoratori di visceri e di carni umane,
che col sangue s'iniziavano ad orgie infami, Il herem non è un sotterfugio per dare una motivazione
quei genitori carnefici d'anime indifese, religiosa ad un'egoistica espansione territoriale, ma sem-
tu li volevi distruggere per mano dei padri nostri,
affinchè la terra da te stimata fra tutte pre si trova comminato in relazione a delitti di empietà o
ricevesse una degna colonia dei figli di Dio.
Però anche a quelli, come a uomini, perdonasti, di apostasia, di cui anche gli Israeliti possono rendersi col-
mandando, precursori del tuo esercito, le vespe, pevoli. Esso ha dunque anche uno scopo pedagogico. L'or-
affinchè a poco a poco li consumassero.
Mentre potevi in una battaglia dare gli empi in balia dei giustI rore di queste distruzioni doveva portare con sè l'orrore
o con bestie feroci o con una dura parola d'un colpo sterminarll,
facendone invece giustizia a spizzichi per l'apostasia religiosa. Si tratta, certo, di una pedagogia
davi loro campo a pentirsi... terribilmente repressiva, ma in molti casi essa è l'unica che
E chi dunque può dire a te: «Che cosa hai fatto?,.,
o chi oserebbe opporsi alla tua sentenza? può avere una qualche speranza di successo. Per questo
Chi darti querela per la distruzione di quelle genti, da te create? la Legge' venne paragonata da S. Paolo ad un carcere, che
Chi costituirsi contro di te difensore di uomini iniqui?,.
(Sapienza 12,3-10.12). con la sua ferrea disciplina doveva impedire che Israele
si fondesse con gli altri popoli, rinunciando al suo patrimo-
In secondo luogo, il terribile castigo di questi popoli nio religioso:
doveva servire a preservare gli Ebrei dal contagio dei catti-
vi esempi: «Prima che venisse la fede eravamo custoditi rinchiusi
sotto la Legge, in attesa che fosse' rivelata la fede che doveva
venire» (Galati 3,23).
«Di queste città che ti. verranno date, non lascerai in vita
nessuno... affinchè non vi abbiano ad insegnare a fare tutte le
abbominevoli cose che hanno fatto essi coi loro dei, e voi non
pecchiate contro il Signore Dio vostro ~ (Dente1'onomio 20,16-18). 4 .• Il divorzio e la poligamia (')
In terzo luogo notiamo che il herem è ordinato anche 101. - Una valutazione esatta della moralità veterote-
contro gli Israeliti, in caso di apostasia: stamentaria in questo campo suppone più che mai la di-
stinzione netta tra prassi e Legge. Infatti, la prassi matri-
" Se di qualcuna delle tue città che il Signore, tuo Dio, ti
dà per tua dimora, udirai dire che uomini abbietti si sono moniale ebraica, come abbiamo rilevato sopra (cfr. para-
fatti avanti di mezzo a te e hanno incitato gli abitanti della gr. 70), è spesso piuttosto sconcertante, non così la leg-
loro clttà· con dire: "Andiamo e serviamo altri dei" a" voi
sconosciuti, ricercherai, esaminerai, interrogherai per bene. E ge; mentre non è raro il caso che una lettura affrettata
trovando che è vero, che il fatto è certo, che è stata commessa della Bibbia, riscontrando le frequenti mancanze di ogni
nel tuo seno questa abominazione, assolutamente ucciderai a fil
di spada gli abitanti di quella città, colpendola d'interdetto genere in questo settore, porti a considerare l'Antico Testa-
(herem) con tutto quanto è in essa, compreso' il SUa besti'ame, mento come il regno dell'abuso codificato, quasi che il
a fil di spada; ne ammasserai anCOl'a l'intero bottino in mezzo
alla sua piazza. brucerai totalmente la città con tutto 11 suo
bottino per il Signore, tuo Dio, sicchè divenga un cumulo di
rovine per sempre, nè sia più riedificata ';'. (7) A. GELIN, Le mariage d'aprèes l'Ancien Testament, Lumière
(Deuteronomio 13,13-17). et Vie, p. 7-20.
330 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA LA MORALE El L'ANTICO TESTAMENTO 331

pensiero biblico in materia coniugale si riducesse tutto alla tic O 19,29; Deuteronomio 23,17), mentre i codici mesopota-
legge sul divorzio e la poligamia. mici la legalizzano e, con ripugnante aberrazione, la con-
Ora, la Bibbia sul matrimonio dice ben altro; e, sia il sacrano come elemento cultuale, tanto che il Codice di
divorzio, sia la poligamia, vanno giudicati alla luce di que- Hammurapi pone quasi sullo stesso piano sacerdotesse,
sto pensiero globale. E' il metodo seguito da Gesù stesso, ieroduli e meretrici ('0).
il quale per far intendere ai suoi cavillosi interlocutori il L'adulterio è punito con la morte (Deuteronomio 22,
significato della legge mosaica sul libello di ripudio si ripor- 22). Nell'Oriente antico l'adulterio era pure riprovato, ma
ta ({ all'inizio)}, cioè alle scaturigini stesse della storia in quanto delitto individuale contro il diritto del marito,
umana e dell'istituto coniugale (Matteo 19,3-9). nella Legge biblica è invece considerato un' offesa religio-
L'Antico Testamento ha dell'origine del matrimonio sa e morale contro Dio e perciò punito non dal marito, ma
una concezione profondamente religiosa e morale, che esu- dalla comunità l). e
la del tutto dalle cosmogonie mesopotamiche ('). Come si E' proibito il matrimonio tra consanguinei (Levitico
è visto al Cap. III, è di Dio l'iniziativa di strappare l'uomo 18,6-18; Deuteronomio 27,20-23). I figli nati da unioni ille-
ad una solitudine intollerabile colla creazione della donna; gittime sono esclusi dalla comunità israelitica fino alla de-
è di Dio l'esplicita dichiarazione delle finaHtà delmatrimo- cima generazione. (Deltteronomio, 23,2). Sono passibili della
nio, come pure la benedizione che assicura alla prima cop- pena capitale l'incesto e gli eccessi contro natura (Levi-
pia la fecondità. Non è invece da Dio, ma dal peccato, la tico 20,10-21).
concupiscenza disordinata (Genesi 3,7.11), che fa del gran- Il racconto sacro poi documenta i terribili castighi che
de dono del Creatore il fulcro delle colpe più frequenti e si abbattono sui colpevoli di impudicizia: Cam maledetto
disonoranti, mentre, in un'aureola di assoluta purezza, per uno sguardo impudico (Genesi 9); Sodoma distrutta
l'amore coniugale è dalla Bibbia fatto degno di fornire la (Genesi 19); ventiquattromila persone trafitte nel deserto
metafora più efficace e delicata per illustrare l'affetto, la per ordine di Dio stesso (Nume?'i 25,1-9), ecc.
confidenza, l'intimità che lega Jahvè al suo popolo (9). Da un punto di vista positivo i libri sacri mettono
Lo stesso contratto matrimoniale costituisce un impe- spesso in risalto tutta la bellezza e la gioia serena della
sana vita coniugale. Basti citare il seguente testo dell' Ec-
gno di carattere religioso, infatti dell<; donna colpevole è
clesiastico:
detto che:
«Felice il marito di una brava donna!
« ha dimenticato il patto giurato al suo Dio ~ (Proverbi 2, egli raddoppia il numero dei suoi giorni.
17; cfr. anche Malachia 2, 14). La donna valente è la delizia di suo marito,
che compie i suoi giorni in pace,
Una brava donna è una buona sorte
Data qnesta nativa dignità del matrimonio, si com- che viene concessa a chi teme Iddio;
prende l'austerità della legge biblica in materia di castità. ricco o povero ha il cuore contento
e il volto sempre allegro (26,1-4).
La prostituzione è assolutamente bandita da Israele (Levi- La grazia di una donna rallegra il mfj.rito
e il sapore di lei ne impingua le ossa.

(8) Cfr. la tavola sinottica delle cosmogonie biblica c mesopota-


miche in -l. PLESSIS, Babylone et la Bible, in Diction. de la Bible Sup- (10) J, PLESSIS, O. C., col. 814.
plement I, 725-726. (11) W. KORNFELD, L'adultère dans l'Orient antique, Rev. Bibl. 57
. (9) Cfr. l'intero Cantico dei Cantici. (1950) 92·109.
li
332 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA LA MORALE E L'ANTICO TESTAMENTO 333
Dono di Dio è una donna taciturna scritto, sia per evitare che si agisca con leggerezza, sia per
e non c'è nulla che valga un animo ben educato.
Grazia sopra grazia è una donna vereconda, tutelare l'avvenire della donna. Proibisce, inoltre, di rispo-
e non c'è prezzo che eguagli un'anima casta. sare la ripudiata dopo che è passata ad altre nozze, e ciò
Il sole brilla nell'alto dei cieli
e la bellezza di una brava donna adorna la sua casa ~ evidentemente per inculcare una maggiore ponderazione
(26,13-16). trattandosi di una decisione irrevocabile.
Lo stesso osserviamo per la poligamia. Essa era un
Caratteristico - e a tutti noto - è l'elogio della
dato di fatto: la Legge, come rileva giustamente il Lesè-
« donna forte », o meglio, della «donna virtuosa », al tre (13), nè l'incoraggia, nè la disapprova. Vi accenna infat-
cap. 31, 10-31 del libro dei P·roverbi. Abbondano pure le
ti solo di passaggio, per evitare di sposare due sorelle
esortazioni alla castità.
(Levitico 18,18) e per assicurare al figlio della donna meno
Soprattutto i libri Sapienziali inculcano ad ogni passo
amata i diritti della primogenitura, rispetto al figlio della
la castità del cuore (Proverbi 6,20-25), degli sguardi (Ec- moglie 'preferita (Deuteronomio 21-15); e mentre vieta al
clesiastico 9,3,7,23,5), delle azioni, elencando i danni del
re che, in corrispondenza alla disponibilità di mezzi, abbia
vizio contrario (Proverbi 5,1-23; Ecclesiastico 19,2,3; 23, un gran numero di mogli (Deuteronomio 17,17), preSCrlve
16-27), richiamando la necessità di fuggire tempestiva-
al sommo sacerdote la monogamia(Levitico 21,13-14). La
mente le occasioni (Proverbi 2,10-19; Ecclesiastico 9,4.11. monogamia, del resto, rimase sempre il regime largamente
12); e la storia biblica ricorda episodi di virtù particolar-
seguito in Israele, soprattutto dalla massa del popOlo:
mente significativi in materia: dall'onestà di Noè (Genesi Dopo la cattività babilonese nel racconto biblico non SI
6), al pudore di Sem e di Iaphet (Genesi 9), all'eroismo di accenna più alla poligamia, che al tempo di Gesù Cristo
Giuseppe (Genesi 39) e di Susanna (Daniele 13), alla mo-
sembra fosse quasi del tutto in disuso (14).
rigeratezza di Tobia (8,5-17), di Giuditta (8,4-8) e di molti
In ambedue i casi, sia del divorzio che della poliga-
altri.
mia, si tratta dunque evidentemente di tolleranza. In quel-
Su questo sfondo di legislazione e di prassi profonda-
l'ambiente e in quel grado di levatura spirituale, Dio, nel-
mente sane e del tutto rispondenti alle esigenze di un'etica la Sua condiscendenza, essendo in gioco solo i cosidetti
religiosa, vanno collocate e giudicate le prescrizioni mo- principi secondari della legge naturale, non volle chiedere
saiche sul divorzio e la poligamia. Non si tratta cioè di due di più. E' questa l'autorevole interpretazione data da Gesù
casi limite, entro i quali si muove un sistema di lassismo per il caso del divorzio. Il Suo pensiero in proposito lo
incontrollato, ma di due eccezioni, di due zone d'ombra possiamo formulare così: Mosè, non potendo pretender:
in campo chiaro.
di più dalla «durezza di cuore », cioè dalla grossolamta
La Legge, infatti non promulga direttamente il di-
morale degli Ebrei, si limitò a prescrivere un procedimento
vorzio, ma supponendone l'esistenza e l'uso - diffuso in
più regolare, introducendo la formalità del libello di ripu-
Mesopotamia (12) - ne limita l'applicazione. Così in deter-
dio (Matteo 19,8). La stessa interpretazione possiamo esten-
minati casi toglie al marito il diritto di ripudiare la mo-
dere al caso della poligamia.
glie (Deuteronomio 22,13-19; 22,28-29; 21,10-14) e, nel te-
sto classico di Deuteronomio 24,1-6, esige un documento Si tratta dunque di una parentesi che abbraccia i due

(13) H. LESETRE, Polygamie, Diction, de la Bible, V, 510,


(]2) Cfr. per il diritto mesopotamico J, PLESSIS, O. c., col. 810 A. (14) Cfr. P. HEINISCH, O. C., par, 31,1, p. 220 s.
334 pAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA LA MORALE E L'ANTICO TESTAMENTO 335

millenni della storia d'Israele, e fu definitivamente chiusa ni"! Esse hanno tutte un loro perchè. Dobbiamo osservare
dalla Rivelazione neo-testamentaria, la quale restituì al che la Legge non era solo un codice morale o giuridico,
matrimonio l'originaria sua dignità e perfezione, provve- ma doveva contenere tutto quanto servisse ad elevare il
dendo alla fragilità umana larghezza di mezzi sopranna- livello civile del popolo Ebreo.
turali, assicurati in particolare dallo stesso contratto ma- A quella gente bisognava dire proprio tutto, perfino
trimoniale elevato alla dignità di sacramento, come si dovessero organizzare dei luoghi di decenza fuori
degli accampamenti, senza lasciare tracce spiacevoli (Deu-
teronomio 23,13-15). Molte norme sono perciò prevalente-
5. - Le impurità legali ('5) mente igieniche, come quelle riguardanti l'impurità della
lebbra (Levitico 13,1-46; 14,1-32), o le malattie veneree
102. - Altra cosa urtànte per i lettori dell' Antico Te- (15,2-15). Altre sono igieniche insieme e pedagogiche, co-
stamento sono le minuzia se prescrizioni intorno alle cause me quelle sugli animali immondi che non devono essere
di impurità legale e dei rispettivi modi o riti di purifi- mangiati (Levitico 11): si tratta in realtà di cibi nocivi o
cazione, sancite specialmente nel Levitico 11-15. ripugnanti; il 'fine è di ovviare alla grossolanità e di edu-
Il lettore cristiano si chiede' quale relazione abbiano care a una certa finezza, secondo le concezioni del tempo.
queste norme con il sano senso morale, ed è tentato di Altre norme sono simboliche, come il divieto di man-
considerar le una specie di deviazione farisaica avanti let- giare il sangue (Levitico 17,10-15), per riconoscere a Dio
tera. Riconosciamo che in realtà la moralità ha qui poco il dominio sulla vita. Così pure si dica della proibizione di
o nulla a che vedere e diciamo subito che lo stesso Antico certi ibridismi (Levitico 19,19; Deuteronomio 22,10-1n
Te'stamento pensa così. Eccone una prova: il contatto con Pedagogico è pure lo scopo delle norme riguardanti certi
un morto rende impuri (Numeri 19,11-22). Se si trattasse fenomeni sessuali (Levitico 15,16-31; 16), le quali mirano
d'una prescrizione di portata morale, bisognerebbe conclu- ad inculcare in modo concreto un senso di rispetto e di
dere che i morti non si debbono mai toccare e il trasgres- circospezione per tutto ciò che è attinente alla genera-
sore dovrebbe sentirsi in disagio di coscienza, consideran- zione ed in generale, come nota il P. Dubarle, che: «i
dosi in colpa. dati bruti dell'organismo o degli istinti non possono esse-
Invece, proprio l'Antico Testamento esalta con lodi re accettati tali e quali» ('6).
senza riserve la pietà di Tobia, che seppelliva i cadaveri Tutto questo complesso ha bensì una sanzione reli-
dei giustiziati (Tobia 2,1-9). Tobia compiva dunque un'ope- giosa, perchè tutta la legge è proposta dall'autorità divina,
ra buona e, contemporaneamente, contraeva una impurità. ma ciò non cambia il contenuto delle norme stesse. Esse·
Che cos'è allora questa impurità? E' semplicemente il di- mirano a rendere più degno di Dio il popolo d'Israele, an-
vieto di esercitare in tale stato azioni di culto, che impor- che là dove non si può parlare di peccato. Lo spirito fari-
tano un contatto con cose sacre. saico, che vedeva in queste prescrizioni un rapporto in-
Così la puerpera è immonda per quaranta o ottanta trinseco con la legge morale, era in contrasto non solo
giorni (Levitico 12), eppure la maternità è ambitissima e con la dottrina di Cristo, ma anche con la convinzione di
segno della benedizione divina. tutti i ben pensanti del mondo israelitico .
. Ma qual'è dunque lo scopo di tutte queste prescrizio-
(16) A. M. DUBARLE, Le péché originel dans l'Ecriture, Parigi
(15) Cfr. P. HEINISCH, O. C., par. 30,4, p. 210 s,; par. 32,1, p. 235. 1958, p. 35-38.
336 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA
LA MORALE _E L'ANTICO TESTAMENTO 337

6. Narrazioni di colpe e libertà di linguaggio (17) luce dei principi sparsi nei vari libri, i quali, data la co-
mune origine divina, vanno considerati come parti. inte-
103. - . La Bibbia è indubbiamente (e come potrebbe granti di un tutto, spiegabili perciò attraverso la cosldetta
non esserlo?) un libro edificante, un libro cioè che « co- analogia della fede che illumina i passi oscuri alla luce di
struisce », che tempra spiritualmente e religiosamente il quelli chiari. ... .
lettore. Il riscontro storico di questa affermazione è costi- Quanto poi al linguaggIO ardito di certe pagme del-
tuito dalla serie delle innumerevoli generazioni israeliti- l'Antico Testamento, notiamo che esso corrisponde. alla
che e cristiane, che alimentarono a questa fonte divina la sensibilitaà dell'ambiente in cui fu usato. Quell'ambiente
propria religiosità e santità. differiva assai dal nostro, non perchè gli ··antichi ebrei fos-
La Bibbia però non documenta soltanto episodi di bon- sero più rozzi di noi in materia di pudore, ma perchè la
tà, ma anche di peccato. La Bibbia dell'uomo dice tutto segregazione della donna dalla vita pubblica e il matrimo-
bene e male, vale a dire lo presenta com' è in realtà. E nio in età assai precoce della quasi totalità del popolo, eSige-
proprio per questo è un libro edificante. Infi;ltti, qualunque vano nel parlare minore cautela. Questo spiega come non
racconto, anche quello del delitto più efferato, può essere fosse criudicato inopportuno il largo uso della metafora
edificante, purchè si trasformi in una lezione e salvaguar- nuzial:, in materia religiosa, nella predicazione dei pro-
di nella descrizione le esigenze del pudore. Ora, nell'Anti- feti come Osea, Geremia, Ezechiele, i quali parlano del"
co Testamento tutto il bene e, in particolare, tutto il male l'infedeltà d'Israele verso Jahvè colla terminologia pro-
vengono presentati precisamente come una lezione, data pria dell'infedeltà coniugale (18). Questa metafora - tal-
l'approvazione o la disapprovazione divina che accompa- volta sviluppata in allegOrIa - doveva rIsultare partICo-
gna ogni episodio. larmente toccante e convincente, essendo la infedeltà una
Generalmente questo apprezzamento divino è esplici- delle prove più atroci nella vita familiare.
to: dal giudizio sul primo peccato, alla condanna della Mentre i profeti in tempi di apostasia religiosa insi-
scostumatezza degli idolatri nell'ultimo libro dell' Antico stono più sul simbolismo dell'adulterio, il Cantico dei
Testamento, la Sapienza. Cantici nato in epoca di rinnovamento religioso (sec.
Talvolta però la valutazione è soltanto implicita o IV) ('9), in una visione ottimistica, svolge invece il tema
pe:-chè offerta dalle circostanze dell'episodio riferito, o per- dell'amore perfettamente corrisposto: « L'amore di Dio
che sufficientemente contenuta nel contesto generale. Così, per il suo popolo, e del popolo per il suo Dio, nella loro
ad es., non c'è dubbio che Giacobbe, colpevole di aver in- tenerezza reciproca, nella mutua donazione e possessione ...
gannato Isacco suo padre per carpire la benedizione al L'autore del Cantico ha avuto la rivelazione del mutuo
fratello Esaù (Genesi 27), risulta dal seguito degli eventi amore di Dio e delle sue creature, anticipo dell'eterna fe-
a sua volta punito attraverso gli inganni subiti· da parte licità ... Il Cantico dei Cantici è il IV Vangelo dell'Antico
dello zio Labano, secondo un'intrinseca legge del taglione Testamento» ('0).
(Genesi 29,22-26).
Per rettamente intendere il linguaggio del Cantico non
Comunque, qualsiasi colpa registrata nel racconto bi-
blico è sempre adeguatamente valutabile come tale alla
(18) Vedi P. HEINISCH, O. c., par. 16,4, p. 102 s.
(9) Così DUSSAUD, TOBAC, RICCIOTTI, BU/w.
(17) Vedi G. PERRELLA, O. c,. par. 99, p. 104. (20) D. Buzy, Le cantique des Cantiques, in L. PmoT-A. CLAMER,
Da S. Rible, t. VI, Paris 1946, p. 291.

22
338 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA

dobbiamo dimenticare che i protagonisti nOn sono due


amanti, ma due sposi. Essi sono rappresentati in quel
periodo di tempo che, secondo i costumi ebraici, doveva
trascorrere tra la stipulazione del contratto matrimoniale
(Qiddushim) e l'inizio della coabitazione (Nissu'im). Le loro
espressioni affettive sono dunque legittime, sempre vibran-
ti d'amore, mai sensuali, talvolta Un po' strane ed esoti-
che nel1e immagini: sta al lettore di buon senso valutarIe
nel loro ambiente e nel significato al1egorico-religioso che CAPITOLO XI
ne giustifica l'uso in un libro divinamente ispirato.
Concludendo, notiamo che, siccome la Bibbia dell'uo-
mo dice tutto, è un libro edificante, ma in molte SUe parti. IL MESSIANISMO
destinato a lettori maturi; infatti ai piccoli nè si dice nè
si deve dir tutto. La maturità richiesta consiste special-
mente in un elementare senso storico, che sa distribuire
gli eventi e i rispettivi giudizi nelJa cornice del tempo, e
in un sufficiente senso religioso, che sa percepire il suono'
delJa voce di Dio in ogni parola del libro sacro.
CAPITOLO XI

IL MESSIANISMO

A. - NOZIONI Gl<JNERALI (1)

1. - Estensione del termine messianismo

104. - Il Messianismo, in quanto fenomeno storico


proprio ed esclusivo del popolo ebraico, possiamo generi-
camente definirlo: «la costante attesa da parte d'Israele
di una felicità incomparabile (mai disgiunta dall'elemento
religioso) promessa e realizzata da un intervento straordi-
nario di Dio».
Questa aspettativa si dirigeva anche su di un perso-
naggio futuro, chiamato correntemente, a p<trtire dall'epo-

(I) Cfr. oltre i manuali scolastici, E. TOBAC - J. Copnms, Les P1'O-


phètes .d!Israel, voI. I, 2" ed. Malines 1932, spec. p. 6.6-68; A. MELI,
I beni temporali nelle profezl.e messianiche, Biblica 16 (1935) 307-329;
JOH. SCHILDENBERGER, Weissagung und Erfuellung, Biblica 24 (1943) 107-
124'; 205-230; S. GAROFALO, La nozione profeUca del «Resto d'Israele",
Roma 1942; A. GELIN, Les idées maitresses de l'A:ncien Testament,
Paris 1949, p. 27-48. Alcuni degli aspetti più interessanti del, problema
del messianismo sono egregiamente illustrati in: L'attente du Messie,
Parigi 1954, con saggi di L. CERFAUX, J. COPPENS, R. DE LANGHE, V. DE
LEEUW, A. DESCAMPS, J. GIDLET, B. RIGAUX; A. GELIN, Messianisme.
Di'et. de la Bible Suppl. 1165-1212, Parigi 1955. Per il simbolismo dei
singoli profeti cfr. D. Buzy, Les symboles de Z'A.ncien Testament,
Paris 1923.
342 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL MESSIANISMO 343

ca postesiHca, «Messia)) (mashiah), cioè « consacrato me- E diranno: «venite, saUamo al monte di ,Jahvè,
alla casa del Dio di Giacobbe,
diante l'unzione", come i re e i sacerdoti, il quale avrebbe e ci istruirà nelle sue vie
e cammineremo nei suoi sentieri " .
.avuto una grande parte nella realizzazione di questa feli- Poichè da Sion uscirà la legge
cità futura. Due oggetti possiamo dunque distinguere in e la parola di Jahvè da Gerusalemme,
ed Egli giudicherà le nazioni
questo Messianismo: i beni messianici e la persona del e correggerà i popoli numerosi.
Messia. Perciò si parla di M essianismo reale (da res, E trasformeranno le loro spade in vomeri
e le loro lance in falci;
cosa), quando si voglia designare il contenuto dei testi bi- Don più innalzerà la spada nazione contro nazione
blici che parlano esclusivamente dei beni messianici; di e non impareranno più la guerra.
Casa di Giacobbe,
M essianismo personale, per indicare invece i testi che han- venite e camminiamo nella luce di' Jahvè! ~ (Isaia 2,2-5).
no per argomento prevalente la persona del Messia (').
Osserviamo che, mentre la menzione della persona In questo magnifico quadro, dove appaiono marcatis-
del Messia non è mai disgiunta dai beni che apporta, ricor- sime le caratteristiche del linguaggio profetico, da esami-
rono talvolta espressioni di' una aspettativa messianica, narsi più avanti, è descritta una realtà futura dei tempi
senza esplicita menzione del Messia stesso. Si consideri il messianici «< negli ultimi tempi,,), il fatto cioè che il mo-
seguente passo: noteismo ebraico sarà abbracciato dagli altri popoli, i
«E avverrà negli ultimÌ tempi,
quali saluteranno in Gerusalemme il centro di irraggia-
che sarà eretto il monte della casa di Jahvè mento della vera religione e, unificati religiosamente, ces-
in cima alle montagne
ed elevato al disopra delle colline. seranno dai loro propositi bellicosi. E tuttavia la figura del
E affiuiranno ad esso tutte le nazioni Messia qui non appare in forma diretta.
e vi andranno i popoli numerosi.

105. - Così inteso, il Messianismo (specialmente quel-


Le versioni dei passi biblici in tutto questo capitolo sono fatte lo reale), viene a permeare tutta la storia d'Israele e ad
?ppositamente sull'originale con tale, uniformità di criteri che faciliti
Il confronto dei passi più o meno paralleli. Nella critica testuale se- imprimerle un carattere inconfondibile. Infatti le istitu-
gUÌ<;.mo A. CONDAMIN, Le livre d'Isaie, Paris 1705; Le livre de Jéremie,
Pans 1920; per i salmi la cosidetta «versione plana,.: Liber Psalmo- zioni israelitiche: il regno, il culto, l'alleanza con J ahvè,
rum currl: Cantiçis. Breviarii Romani, 2" ed., Roma 1945, a cura del il profetismo, non appaiono come qualcosa di definitivo,
Pont. IstItuto BIbllco, tenendo conto anche della versione italiana fat-
tane dal P. GALLETTO, I salmi e i Cantici del Breviario Romano con valore assoluto, ma come realizzazioni parziali e prov-
Roma 1 9 4 9 . ' ,
(2) Nella religione di Zoroastro, quale appare nell'Avesta vi è
visorie di una realtà ben più grande, come tappe di un
b~nsl l'~spettativa di un «Soccorritore" (Saushyant) appartenente alla cammino verso una meta più alta. I beni messianici cioè
stirpe dI Zoroastro; apparirà alla :fine dei tempi per operare il trionfo
del bene nella lotta contro il male, ma tale «messianesimo,. di carat- non sono concepiti come una rottura totale col passato,
tere esclusivamente escatologico, differisce essenzialmente. V. G. MES- ma come una sublimazione delle realtà storiche d'Israele.
SINA, Una presunta profezia di Zoroastro sulla venuta del Messia Bi-
blica 14 (1933) 170-198, spec. p. 1.93-195; ID. La religione persiana E' della massima importanza tener presente questo
n.ella Storia deUe Religioni, curata da P. TAéCHI VENTURI, voI. I, To: . se si vogliono comprendere due cose: anzitutto, perchè
rmo 1934, p. 329. Quanto alla pretesa di alcuni di far derivare il mes-
sian~smo .ebraico da quello persiano basti osservare che tanto la figura mai il linguaggio profetico sia intessuto di immagini tolte
storica dI Zoroastro, come l'epoca in cui visse e l'epoca in cui furono
redatte le dottrine a lui attribuite si dissolvono in un mare di ipotesi dal passato della storia d'Israele, come tosto vedremo; in
(!l. PETAZZONI, La religione di Zarathttstra nella storia religiosa del- secondo luogo, come mai possa esistere un messianismo
l Iran, Bologna 1920), mentre d'altra parte il messianismo ebraico è
profondamente connaturato con le istituzioni e le vicende storiche tipico.
d'Israele. Sulle influenze straniere sul «giudaismo» in generale cfr. «Tipo », o immagine, nel linguaggio di S. Paolo (1
M.-,J. LAGRANGE, Le judaisme avant J. Ch., Paris 1931, p. 338-426.
344 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL MESSIANISMO 345
Corinti 10,6.11) e dei Padri della Chiesa, è una istituzione soprattutto quelli messianici, vanno intesi alla luce di que-
o un personaggio dell'Antico Testamento, che, per volontà sto contesto divino, il quale permette di. coglierne adegua-
divina, significa una realtà futura del Nuovo Testamento tamente la ricchezza di contenuto.
o anche la stessa persona del Messia. N ella mente di Dio, Questo senso biblico integrale è il cosidetto «senso
cioè, l'una e l'altra cosa, la realtà israelitica e quella mes- letterale pieno" (letterale, perchè direttamente espresso
sianica, sono tra loro congiunte sÌ che la prima, oltre che dalle parole). L'agiografo, non avendo a disposizione il
una tappa verso la seconda, ne risulta anche un'immagine contesto dell'intera rivelazione, non lo ha inteso, arrestan-
adeguata. CosÌ il passato (meraviglia possibile solo all'on- dosi al «senso letterale comnne". Questa mancata intelli-
niscienza e provvidenza del Dio eterno) è modellato sul genza da parte dell'autore umano della Bibbia, nOn sor- .
futuro, e non viceversa.
prende chi considera che il Libro Sacro ha precisamente
Questo disegno divino, del tutto impenetrabile sia per un duplice autore, sicchè le parole ispirate sono veicolo
l'agiografo sia per il lettore, è conoscibile soltanto attra-· di un pensiero concepito da una duplice intelligenza, l'una
verso la Rivelazione. Leggendo, p. es., nel Levitico (9,16) umana, l'altra divina, le quali raggiungono la verità· in
l'istituzione e le attribuzioni del Sommo Sacerdote, nessu- ben diverse proporzioni. Il «senso pieno" abbraccia il
no penserebbe che vi sia incarnata una immagine del pensiero totale, che Dio ispiratore ha voluto esprimere at-
Messia, se l'autore ispirato della lettera agli Ebrei non ci traverso determinate parole bibliche, perchè Egli, autore
avesse rivelato il disegno divino (Ebrei 9,7.11.24). principale, può, in determinati casi, aver dato ai termini
Nella presente trattazione prescinderemo però dal mes- del testo ispirato un significato più ricco, riservandosi poi
sianismo tipico, per limitarci a considerare soltanto i testi di manifestarlo a tempo debito attraverso gli ulteriori svi-
messianici in «senso letterale» sia «comune}) sia ({ pie~
J J
hippi della rivelazione.
no ", nei quali si tratta direttamente della futura realtà Accade perciò che, soprattutto per i testi messianici,
messianica (per le profezie a «doppio oggetto" cfr. para- il lettore cristiano della nostra generazione è in grado di
grafo 109) ('). Ma che cos'è il «senso pieno,,? comprendere ·meglio dello stesso autore ispirato, perchè a
La Bibbia, Antico e Nuovo Testamento, va conside- differenza di quest'ultimo, dispone della visione comples-
rata e letta come un libro profondamente unitario, avendo
siva della Rivelazione e del riscontro storico dell'avvera-
come autore lo stesso identico Dio. Inoltre non va dimen-
mento dei vaticinio
ticato che il Libro Sacro è a sua volta parte dell'unica rive-
lazione divina, dalla Chiesa attraverso i secoli custodita Notiamo infatti da questo duplice punto di vista che
vitalmente,· come oggetto di fede e di magistero, che ap- le singole profezie messianiche sono spesso voci isolate,
profondiscono, chiariscono la parola di Dio, sollecitati l'una distanziate l'una dall'altra talvolta da secoli, voci che sob
e l'altro dall'azione interiore dello Spirito Santo, dalle vi-. progressivamente acquistano chiarezza, sicchè il loro esat-
cende storiche, dagli apporti della cultura umana, il tutto to significato è raggiungibile solo da chi, come il lettore
con la garanzia dell'infallibilità. I testi biblici dunque, cristiano, è in grado di ascoltare la sinfonia dell'insieme.
In secondo luogo osserviamo che le profezie messiani-
che non sono generalmente che adombrazioni, certo ine--
(3) Per la tipologia cfr, J. COPPENS, Les harmo.nies des deux
Testaments, Tournai, Paris 1950; J. DANIELOU, 'Sacramen'lum futuri. quivocabili, ma prive di quella nettezza di contorni, carat-
Etudes sur les origines de la typologie bìblique, Parigi 1950. teristica del racconto storico che documenta l'avveramento,
346 P Aq-INE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL MESSIANISMO 347

dei vaticini, racconto precisamente utilizzato dal lettore cri- a) L i n gu aggi o Poeti co
stiano dell'Antico Testamento.
Questo metodo diremmo così retroproiettivo di lettura Notiamo innanzitutto che i vaticini sono composti per
dei testi messianici non è antistorico, nè offre un'esegesi lo più in versi, oppure in una prosa artistica affine al lin-
pleonastica, perchè rispettando il Sitz in Le ben dei singoli guaggio poetico. La scelta di questa forma letteraria è
vaticini e quindi il loro carattere progressivo, mette a pro- spiegata non solo dall' esigenza psicologica di esprimere
fitto un altro fattore egualmente storico oggettivo e vitale,
realtà così alte con un linguaggio più elevato, ma anche
cioè l'unità e l'organicità della rivelazione divina (').
dalla necessità pratica di interessare l'uditorio e di age-
volarne la memoria. La poesia si ricorda più facilmente
2. - Espressione letteraria della realtà messianica della prosa. Tutti sanno ad esempio che il successo otte-
nuto dal Corano fu- in parte dovuto al fatto che Maometto
106. - Testi messianici in {( senso letterale», ne tro- lo recitò (non scrisse, llla altri impararono a memoria) in
viamo sparsi sia nei libri storici che didattici dell' Antico una prosa ritmica e nella lingua dei poeti.
Testamento; ma il nucleo più notevole è offerto dai libri I vaticini hanno dunque, oltre le caratteristiche del
profeti ci. Notiamo di passaggio che i libri profetici non linguaggio poetico semitico (v. paragr. 10), anche quelle
contengono soltanto predizioni, chè anzi il contenuto pre- della poesia di ogni popolo: abbondanza di immagini e di
valente è costituito da esortazioni morali, rimproveri, metafore, passaggi repentini da un oggetto all'altro, scarsa
squarci storici e autobiografici, ecc. Solo di quando in preoccupazione d'indicare i legami logici o cronologici.
quando, per lo più in connessione con qualche avvenimen- Anche nella descrizione profetica dei beni messianici, le
to o situazione storica, affiora uno sguardo sull'avvenire
immagini vanno dunque intese come tali, ogni qualvolta
messianico. Rileviamo questo per sottolineare subito l'as-
il contesto poetico 'esige il senso metaforico:
soluta necessità, da parte del lettore, di un'adeguata cono-
scenza della cornice storica per l'interpretazione dei vati-
«Misera, battuta dalla tempesta, sconsolata,
cini dei profeti. ecco che io ti edifico col diaspro
Ma una difficoltà, anzi tutta una serie di difficoltà ben su fondamento di zaffiro.
Ti farò delle feritoie di rubino
più gravi, è rappresentata dall'involucro letterario nel qua- delle porte di cristallo
le il profeta trasmette ai lettori le rivelazioni partecipate- ed un recinto tutto gemme.
gli da Dio. Sicchè, a scanso di grossolani equivoci esege- E tutti. i tuoi figli saranno discepoli di J ahvè
e i tuoi figli godranno di una grande pace;
tici, il lettore dovrà costantemente tener presenti le carat- sarai fondata sul!a giustizia» (Isaia. 54,11-14),
teristiche {( dell'espressione letteraria della realtà messiani-
ca ». Ci limitiamo soltanto ad alcuni rilievi fondamentali, Questa è la Gerusalemme rinnovata dopo l'esilio, ed è
a complemento di quanto già è stato detto al capo II, chiaro che i termini non vanno presi alla lettera. Ciò che
paragr. 10-15. invece non appare chiaro a prima vista è l'oggetto preciso
a cui si riferisce il complesso delle metafore: è la Gerusa-
(4) L'argomento è trattato con grande chiarezza da: P, DE AM- lemme terrena, oppure una Gerusalemme ideale, oppure
BROGGI, Il senso letterale pieno nelle divine Scritture, Scuola Catt. 1932, ancora la Gerusalemme celeste? Questo dovrà risultare da
296-312; J. COPPEN8, O. c., e: Vom Christlichen Verstaendnis des A. T.,
Lovanio 1952, p. 31-40. altre considerazioni che seguono.
348 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL MESSIANISMO 349

b) Rivestimento storico c) Pros'pettiva profetica

107. - Le immagini usate dal profeta per descrivere 108. - Sul modo di presentazione della futura realtà
una futura realtà messianica sono spesso desunte dalla si- messianica influisce evidentemente il modo di visione se-
tuazione storica presente o da un passato idealizzato. guito da Dio nel comunicare al profeta l'avvenire; perciò
Questo per due. ragioni. Anzitutto il profeta ha una il lettore, per ovviare a difficoltà e malintesi, deve tener
conoscenza più o meno confusa della realtà futura; Sa che conto della cosiddetta prospettiva profetica.
essa supera ogni immaginabile bene presente, ma non ne Non è raro il caso di vaticini messianici che sembrano
conosce l'intima natura; dovrà quindi ricorrere a delle im- presentare la realtà futura come imminente, o porre il
magini, non soltanto per assecondare il gusto letterario, Messia in connessione con un evento futuro di prossima
ma per inderogabile necessità espressiva. realizzazione, quale p. es. il ritorno in patria degli 'esuli
In secondo luogo, il profeta ha coscienza che non c;è in Babilonia.
una rottura, una soluzione di continuità tra realtà storica Per comprendere questo fenomeno, non solo letterario,
e la realtà messianica, sicchè invece di cercare altrove le ma anche psicologico, bisogna ricordare quanto dice S. Pao-
sue immagini, le desume dalle istituzioni israelitiche, le lo della profezia: «Parzialmente conosciamo e parzialmen-
quali però risultano evidentemente in funzione di meta- te profetizziamo... Adesso noi vediamo attraverso a uno
fora, dato che nel dire del profeta c'è sempre qualche cosa specchio in enigma» (1 Corinti 13,9.12). La conoscenza
d'inconciliabile con una interpretazione puramente stori- profetiea è imperfetta, il profeta cioè conosce dell'avveni-
ca. Citiamo un esempio: nell'oracolo già riferito (para- re solo quel tanto e in quel modo che Dio concede. E Dio,
gr. 104) sul monoteismo universale (Isaia 2, 2-5), l'auto- generalmente, mostra al profeta la realtà futura da un
re parla di Sion come centro della vera religione all'epoca punto di vista particolare, prescindendo da altre connes-
messianica, quasi che in essa dovesse ancora sussistere il sioni e in specie dai rapporti di ordine cronologico. Sicchè,
culto nel tempio di Gerusalemme. Forse Isaia non aveva se ad esempio il profeta conosce il futuro per mezzo di
nessuna ragione per pensare diversamente, nè alcuna luce visioni, queste, per natura loro, gli appariranno l'una dopo
speciale in proposito. Ma quando ci dice che il monte di l'altra in successione continuata, oppure tutte insieme co-
Sion sarà eretto sulle alte montagne in modo da essere me in un quadro unico. Nell'uno e nell'altro caso, lo spa-
visibile dovunque, è chiaro che la sua intenzione è di tra- zio di tempo che distanzia i fatti nOn è percepito nella
sportarci su di un piano ideale e non realistico, per cui visione profetica. La relazione che ne darà il profeta sarà
quel termine geografico «Sion» non è che un simbolo: il quindi verace, in quanto egli narrà ciÒ che ha visto, tutta-
centro della vera religione. Un caso analogo è offerto dal via mancherà di prospettiva, se è lecito applicare al tempo
brano di Isaia 60,6-20 già riprodotto nel paragr. 15 (5), un termine usato per lo spazio. Come accade in quelle
dove a prima vista si ha l'impressione di trovarsi di fronte antiche pitture, in cui episodi diversi appaiono sullo stesso
ad una Gerusalemme imperialistica, mentre poi l'autore piano. Allo stesso modo chi vede il cielo stellato, nOn per- I

dissipa ogni dubbio, affermando che quella Gerusalemme cepisce le distanze in profondità che separano gli astri.
non avrà nè sole nè luna, perchè la sua luce sarà Jahvè. Notiamo però subito che in questi casi l'accostamento
di eventi diversi, se non è giustificato da ragioni di ordine
cronologico (si tratta in realtà di fatti assai distanziati nel
(5) Invitiamo il lettore a rileggersi il paragr, 15. tempo), non è detto che sia del tutto arbitrario o addirit-
350 PAGINE DIFFICILI DELI,A BIBBIA IL MESSIANISMO 351

tura errato, potendo essere determinato da ragioni di or- Ecco un esempio:


dine diverso. Spieghiamoci con un esempio: Isaia, nella
celebre profezia dell'Emmanuele, presenta la nascita del " Scaturiranno nel deserto le acque
Messia in stretta connessione con la salvezza del regno di e ruscelli nella steppa;
la terra bruCiata diventerà un laghetto
Giuda, al tempo del re Achaz (Isaia 7). Un lettore ine- e la landa assetata fontane di acqua ...
sperto potrebbe tosto pensare ad un rapporto cronologico Ivi 5arà una strada battuta
e «la via santa" la si chiamerà;
tra i due eventi e magari sospettare Isaia di errore, ovvero nessun impuro l'attraverserà ...
Ivi non sarà alcun ,leone
negare la messianicità del brano, dato che in realtà l'Em- nè bestia feroce vi passerà.
manuele-Messia è tutt'altro che contemporaneo di Achaz. Ivi cammineranno i redenti
e i riscattati da .Jahvè ritorneranno
Ma l'accostamento che il profeta fà è dovuto ad altra ragio- E ver~anno a Sion con giubilo
ne: l'origine del Messia dalla dinastia regnante è la causa e letizia eterna sul loro capo;
Raggiungeranno gioia e letizia,
della provvidenza speciale verso questa stessa dinastia ed tristezza e sospiro fuggiranno» (Isaia 35,8-10).
è il motivo per cui essa viene sottratta, in quel momento
decisivo, al pericolo dell'estinzione (cfr. paragr. 123). Man- Queste parole si riferiscono evidentemente al ritorno
ca dunque la connessione cronologica, ma tra i due eventi dall'esilio babilonese, ma il viaggio di rimpatrio, come il
c'è un nesso ben più profondo, quello causale: il secondo benessere successivo, sono soffusi di una luce ideale che
è la ragion d'essere del primo. è la luce messianica. Abbiamo qui un doppio oggetto: la
duplice «redenzione »; i «redenti », riscattati da Jahvè
dall'esilio babilonese, sono l'immagine dei redenti spiri-
d) P 1" o fez i e a d o P P i o o 9 9 e t t o tualmente dal Messia, dai quali anzi non si distinguono in
modo adeguato, perchè essi stessi, gli esuli di Israele, sono
109. - La conclusione del paragrafo precedente ci oggetto dei benefici messianici: dal Messia infatti riceve-
porta, per analogia di argoment.o, a fare qui un cenno delle ranno a suo tempo la «letizi.a eterna», come, in secondo
profezie dette a «doppio oggetto ». Si tratta di predizioni luogo, proprio in grazia del Messia, ora ritornano in pa-
che annunciano un avvenimento della storia israelitica, il tria. Questa profezia si realizza dunque in due tempi ed
quale però ha una relazione di stretta affinità colla realtà implica un doppio oggetto, ma idealmente tra le due cose
messianica. «Il primo ( oggetto) sta al secondo non solo non vi è una distinzione netta, come anche nelle parole
come il più piccolo al più grande, come il mediocre al del profeta non .si può stabilire. una discriminazione vio-
perfetto, ma altresì come l'immagine alla persona, come lenta, attribuendo alcune di esse alla realtà storica ed altre
l'abbozzo al dipinto compito... il minore è come il mezzo a quella messianica. E questo perchè, come osserva ancora
per entro o attraverso il quale si raggiunge il maggiore e ilP. Vaccari, «i due oggetti, lo storico e il messianico,
più nobile oggetto» (6). vengono ... raggiunti per modum unius: il primo come or-
dinato,,1 secondo e in funzione di esso, il secondo come
(6) A. VACCARI, La «The01"ia» nella scuola eseg.etica di Antto
coronamento del primo e suo riscontro più perfetto» (7).
chia, Biblica 1 (1920) 15. ]'n DiodOl'o di Tarso a dare il nome teCDll..-'-' Riteniamo utile, dato lo scopo della nostra opera, ci-
di «theoria alla visione pl~ofetica simultanea di due realtà distinte,
D

ma complementari. Eccone la definizione raccolta dalla stessa Scuol,~ tare un secondo esempio, che, per quanto discusso, sembra
ii Antiochia da Giuliano di Eclano: «Theol'ia est autem, ut eru"ditl;:;
placuit, in brevibus plerumque aut formis aut 'causis earum rerum
quae potiores sunt considerata perceptio". (7) Cfr. artico cito p. 23.
352 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL MESSIANISMO 353

a noi sufficientemente chiaro. Chi legge il Salmo 44 (45) il P. Vaccari, « le strette relazioni che fanno inseparabili i
non dubita di avere sott'occhio un elogio augurale indiriz- due oggetti della profezia, fanno pure sì che la mente del
zato ad un re davidico, in occasione delle sue nozze. Senon- profeta possa abbraciarli d'un solo sguardo e comprenderh
chè ai vv. 7-8 s'imbatte in queste parole: in una sola espressione. Per conseguenza anche Il sagace
esegeta potrà ambedue gli oggetti intendere sotto !'involu-
~
In eterno il tuo trono, o Dio, cro di una formula unica. Suo dovere sarà di applicare a
scettro di equità' è lo scettro del tuo regno.
Ami la giustizia e detesti l'iniquità, entrambi il vaticinio comune: la sua valentia si porrà nel
perciò ti ha unto Dio, il Dio tuo sapere adattare la comune espressione a ciascun oggetto
con olio di letizia a preferenza dei tuoi 'compagni~,
secondo le sue rispettive proporzioni" (').
Come mai questo re "unto di Dio" è chiamato lui
stesso "Dio" ed ha un trono eterno? La risposta è nella e) Profezie di beni temporali
lettera agli Ebrei 1,8 s. che intende queste parole come ri- e prospettiva escatologica
volte al Messia. Ma allora che c'entra quel re davidico, in
occasione delle cui nozze il poeta ha composto il suo pane- 110. - Ad ogni passo incontriamo nelle profezie mes-
girico, presentandolo con a fianco la sposa? sianiche descrizioni che riecheggiano il motivo di una splen-
dida « età dell'oro ", in una sovrabbondante dovizia di beni
. «Le figlie del re ti vengono incontro
ti sta alla destra la regina ' di ogni genere, capace di assicurare, nel pacifico possesso,
ornata con oro di Ofir".» (v. 10). una piena felicità. Generalmente queste descrizioni vengono
intese come immagini di beni p'uramente spirituali. Qu~st,a
Le parole del salmista-profeta hanno un doppio ogget- interpretazione è vera, ma non complet~. Ci sembra, clOe:
to: il re israelitico e il Re messianico. L'autore li prende in che i profeti in questi vaticini vogliano dIre qualche cosa dI
considerazione ambedue e si rivolge all'uno e all'altro con- più. Infatti se è vero che essi, per quanto ci risulta (cfr.
temporaneamente e precisamente al primo come immagine paragr. 86), probabilmente (tran.ne Damele) non e~bero una
del secondo. Che questa sia realmente l'intenzione dell'au- cognizione chiara della resurrezIOne e della fehclta ultrater-
tore è facilmente riscontrabile attraverso l'esagerazione del rena, sapevano però che l'era messianica avrebbe portato
complimento poetico del 1.7, il quale. nonostante il largo non solo un complesso di beni di ordine religioso: ortodos-
margine dell'iperbole caratteristica dello stile aulico orien- sia, santità, ma anche una gioia effettiva di tu.tto l'essere
tale, applicato al solo re ebreo e non al Messia, risulterebbe umano:
grottesco, anzi, in clima monoteistico, intollerabile. Consi-
derando invece il nostro testo come messianico nel senso «Ecco io creo nuovi cieli e nuova terr~, .
e le cose di prima non saranno pm ncordate ...
citato, si comprenderebbe, tra l'altro, come mai questo can- Edificheranno delle case e vi abiteranno ..
e pianteranno delle vigne e ne mang~ran!l'? Il frutto.
to, apparentemente profano, sia entrato in una collezione di E non avverrà che essi edifichino ed altri abItmo,
scritti sacri e perchè anche la tradizione ebraica, rappresen- ch'essi piantino ed altri mangino, .'
perchè i giorni del mio popolo saranno come i giorni degh alb~rl
tata dal Targum aramaico, supponga che il re in questione e i miei eletti faranno invecchiare l'opera delle 10.1'0 mam»
sia il Messia. (Isaia 66, 17-22).
Queste pagine messianiche dell' Antico Testament.o
non sono certo di facile interpretazione, perchè, come nota (8) Ibid., p. 23

23
354 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA
IL MESSIANISMQ 355
Questa trasformazione cosmica, questo superamento
f) Le profezie messianiche
della longevità naturale ci trasportano in un mondo non
e la sorte della nazione israelitica
più puramente terreno. Siccome il profeta non ne conosceva
adeguatamente le modalità di realizzazione, non poteva fare
111. - Un'ultima difficoltà: quale il significato e la
di meglio che delineare questa piena gioia m€ssianica, che portata di quelle espressioni profetiche che sembrano an-
abbraccia tutto. l'uomo, come una continuazione idealizzata
nunciare la glorificazione messianica della nazione Israeli-
e sublimata della felicità terrena. Egli cioè, nelle sue descri- tica? Lo sradicamento totale dal suolo palestinese della na-
zioni, si riferisce, sia pure in maniera indistinta, alla gioia
zione ebraica per opera di Tito (70 d.C.), e poi di Adriano
definitiva degli eletti, che comporta anche la vittoria Bulla (135 d.C.) non sembra una smentita cla.morosa dei vaticini
morte e sul dolore.
che assicuravano al popolo come tale, cioè nella sua sia pure
Una prova di questo si ha nel fatto che l'Apocalisse, sublimata struttura nazionale, il primo posto nella parteci-
descrivendo la felicità degli eletti nella nuova Gerusalemme pazione dei beni messianici, anzi addirittura il posto chiave
dopo la risurrezione generale, attinge abbondantemente alle della situazione messianica, per così dire, internazionale?
descrizioni messianiche dei profeti predecessori (Apoc. 21,1- Basti ricordare il già citato capo 60 d'Isaia:
7. 22-27; 22,1-5). L'ambito dunque dei profeti d'Israele non
termina al Messia storico, ma abbraccia tutta la sua opera «Da- ondate di cammelli tu (Gerusalemme) sarai percorsa,
fino alla conclusione escatologica, cioè fino alla fine della dai dromedari di Madian e di Efa.
Tutti arrivano da Saba,
storia del mondo e alla instaurazione del nuovo, definitivo, portano oro e incenso,
glorioso ordine di cose. proclamano le glorie di Jahvè (vv. 6.7),
E le tue porte saranno sempre aperte,
E' dunque fuori di posto una difficoltà che per molti è giorno e notte non le cbiude~an~o
per recarti le ricchezze delle naZlOm
assai grave: Gesù non ha portato la felicità materiale che e i loro sovrani te le condurranno» (v. 11).
i profeti hanno talvolta descritta. Anzi, Gesù stesso esclude
categoricamente di essere l'artefice di una simile «età del- Ed invece Gesù ha prennunciato che "i figli del regno
l'oro » lasciando prevedere per l'avvenire « guerre e rumori saranno gettati fuori" (Matteo 8,11-12; 21,43) per lasciare
di guerre» e persecuzioni (Matteo 24,7-10; 10,17. 21,35). il posto ai Gentili. Come del resto ha rifiutato il titolo di re
Come mai allora Gesù si presenta come il Messia predetto politico (Giovanni 18,36) ed ha eluso esplicitamente l'aspet-
dai profeti? tativa dei discepoli, che, come tutti gli israeliti contempora-
Dopo quanto si è detto è chiara la risposta: i beni mes- nei , attendevano ansiosamente la restaurazione nazionale
sianici troveranno piena realizzazione soltanto alla fine dei (Atti 1,6).
tempi, anche se resta vero che una pratica più fedele del Gli esegeti risolvono la difficoltà, distinguendo nelle
messaggio evangelico modificherebbe notevolmente il triste promesse divine al popolo eletto un duplice impegno .da
corso della storia umana, realizzando un mondo migliore. parte di Dio: uno assoluto con realizzazione immancabIle,
Soltanto alla fine dei tempi il Messia, nel suo ritorno glorio- l'altro condizionato dalla corrispondenza e fedeltà del popo-
so, attuerà ciò che i profeti hanno abbozzato nelle loro gran- lo stesso.
L'impegno assoluto verte sull'invio del Messia salvatore
diose descrizioni, t€mporalistiche nella presentazione, esca-
del mondo, discendente di Abramo e di Davide. Gesù fu
tologiche del contenuto.
tutto questo, sicchè Dio non si è smentito.
IL MESSIANISMO 357
356 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA

Perchè il Signore ha eletto Sion,


E notiamo come in questo nucleo essenziale ed assoluto per sè l'ha bramata come sede ...
della promessa e della realizzazione sia implicita la più alta Ivi per Davide farò germogliare un corno
preparerò una fiaccola per il mio Unto»
glorificazione di Israele, essendo vanto insopprimibile ed (Salma 131 [1321, 12~13,17).
impareggiabile del popolo eletto, l'aver donato della propria
stirpe al Cristianesimo: Gesù, Maria, gli Apostoli, le prime Ciò significa che i discendenti di Davide avrebbero
comunità, i primi missionari, i primi martiri. perduto il trono se non fossero rimasti fedeli a Dio; e tut-
Tuttavia Israele avrebbe potuto avere molto di più pro- tavia, incondizionatamente, dalla stirpe di Davide sarebbe
prio come nazione. I profeti, infatti, parlano con troppa in- sorta una {( fiaccola », cioè un discendente, come potenza
sistenza e chiarezza della glorificazione della nazione come salvatrice (è questo il significato dell'espressione metafo-
tale, perchè sia possibile intendere le loro espressioni come rica " un corno di salvezza" cfr. Luca 1,69),
semplici metafore per indicare solo quel vanto religioso cui La pessima condotta della maggior parte dei re di Giu-
abbiamo ac.cennato. da ha cosÌ mutato il corso della storia messianica d'Israele.
La nazione ebraica avrebbe potuto sussistere sempre in Il ripudio del venuto Messia e il deicidio del Calvario fe-
fiore, quale primogenita fra gli altri popoli, fornitrice al cero il resto. Gesù stesso stabilì il vero nesso causale fra
gli eventi, quando contemplando la città santa, nel "gior-
mondo di energie evangeliche, con Gerusalemme, al posto di
no delle palme", colla voce soffocata dal pianto disse:
Roma, quale capitale religiosa del mondo, e forse ancora
con un complesso di vantaggi di ordine temporale, conse- "Oh, se avessi anche tu (Gerusalemme) riconosciuto in
guenza del prestigio religioso. questo giorno ciò che giova al tuo bene! Ma ormai è rimasto
celato agli occhi tuoi! Ebbene verranno giorni per te in cui
Ma questa glorificazione della nazione come tale rap- i tuoi nemici ti cingeranno tutto intorno di trincee e ti a13se~
dieranno e ti stringeranno da ogni parte; e getteranno a terra
presenta precisamente il nucleo condizionato delle promesse te e i tuoi figlioli entro di te e in te non lasceranno pietra su
divine. Già nel Deute'ronomio Dio aveva avvertito: pietra perchè tu non hai riconosciuto il tempo della visita fatta
a te» (Luca 19, 42-44).

«Se non ascolterai la voce del Signore tuo Dio... susciterà


contro di te una nazione di lontano, dall'estremo della terra La nazione giudaica tramontò nel sangue e su di essa
come si slancia un'aquila... Ti assedierà in tutte le tue città J
pesa la notte di ormai diciotto secoli di storia, i quali scan-
E mangerai il frutto del tuo ventre, la carne dei tuoi figli '~
delle tue figlie, nell'assedio e nelle strette a cui ti ridurrà il tuo dirono a riprese sempre più tragiche le note di un destino
!lcmico ... Sarete strappati dal suolo, e il Signore ti disperderà di riprovazione. Quale sarà l'epilogo di questo dramma
m mezzo a tutti i popoli dall'uno all'altro estremo della terra»
(Deuteronomio 28, 15-68). unico al mondo? L'apostolo S. Paolo ci informa che il
I
dramma sarà a "lieto fine" (9).
!
Queste minacce non furono mai revocate, e devono es-
«Non voglio che ignoriate, o fratelli, questo mistero: l'ac-
sere sottintese ad ogni promessa profetica di beni nazionali cecamento prodottosi in una parte d'Israele durerà finchè non
e terreni. sia entrata (nella Chiesa) la totalità dei Gentili (cfr. Luca 21,24),
E poi Israele sarà salvato, come sta scritto: «da Sion verrà il
La distinzione tra impegno assoluto e condizionato ap-
pare nettissima nel seguente testo messianico:
(9) Cfr. E. PETERSON, Le mystère des Juifs et des Gentils dans
l'Eglise, Paris, che commenta ampiamente questo capo della lettera
«Se i figli tuoi osserveranno il. mio patto ai Romani; F. PRAT, La teolo,qia di S. Paolo, Torino 1937, t. I, p. 245-
e i precetti che loro insegnerò ' 259; A. CHARUE, L'incredulité des Jui.fs dans le N. T., Gembloux 1929,
anche i figli loro per sempre '
si assideranno sul tuo trono. p. 281-298.
358 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA
IL MESSIANISMO 359
Liberatore che 'toglierà l'empietà di Giacobbe e questa sarà la
mia alleanza con loro, quando avrò tolto i loro peccati» (Isaia l'esilio stesso e con l'accoglimento (leI Messia (<< Davide»)
59,20; 27,9), Certo riguardo al Vangelo sono ~emici a causa di fatto da pochi Israeliti, o non piJ1ttosto aspettano ancora il
voi ma riguardo all'elezione sono carissimi a causa dei loro pa.
dri perchè i doni e la vocazione di Dio sono senza pentimenti. loro compimento «nella fine dei tempi? ».
El come voi in passato non avete creduto a Dio ed ora avete
ottenuto misericordia per la loro incredulità così anch'essi han
hanno creduto per la misericordia fatta a voi, ma per ottenere
misericordia a loro volta, Infatti Dio coinvolse tutti nell'incre- 3. - Il Messia e l'opera messianica
dulità per usare a tutti misericordia ~ (Romani 11, 25-32).

112. - Dopo aver illustrato «l'espressione letteraria»


La storia del destino d'Israele non è dunque finita.
L'avvenire d'Israele sarà più roseo primp. della fine dei caratteristica dei testi messianici, passiamo a darne una
rapida rassegna del contenuto
tempi. E non può essere forse che le previsioni dei pro-
Di testi messianici, lo notavamo all'inizio del presente
feti sul futuro del proprio popolo si riferiscano a qJ1esto
capitolo, ne troviamo sparsi un po' in tutti i libri dell' Ar:-
lontano avvenire? Sull'esempio di S. Paolo, che cita in
tico Testamento e perciò lungo l'intero corso della stona bI-
questo senso Isaia, possiamo rispondere di sì. Infatti l'am- blica. Richiamiamo qui ancora una volta la trama genera-
bito di certe profezie si estende, come vedemmo, fino alla
lissima di questa storia, la cui conoscenza è indispensabile
fine dei tempi. E pur ammettendo che, generalmente, i
all'esegesi. .
profeti d'Israele non abbiano previsto distintamente questa
Quella che noi chiamiamo comunemente la StorIa Sa··
lunga parentesi di infedeltà e di sciagure nella storia del era dell'Antico Testamento è divisa nettamente in tre pe··
loro popolo, tuttavia le loro descrizioni messianiche non
riodi e non coincide del tutto con la storia d'Israele.
sarebbero state tanto ottimistiche, se tutto avesse dovuto
Il primo periodo infatti, contenuto nei primi 11 capitoli
finire così tragicamente. Dio, che pure può aver tenuta pie-
della Genesi è concepito su di un piano universalistico:
l'autore sacr~ narra i primordi e le memorie più antiche di
tosamente nascosta al suo popolo questa realtà futura ol-
tremodo sconcertante e scoraggiante, non avrebbe permes-
tutta l'umanità.
so tuttavia una illusione così tragica. I profeti, infatti,
Il secondo periodo inizia al c. 12 con la vocazione d~
hanno bensì scritto per tutta l'umanità, come dimostra Abramo e contiene per così dire la preistoria del popolo dI
l'universalismo delle loro descrizioni, ma, non dimenti- Israele come, cioè tramite i patriarchi Abramo, Isacco e
chiamolo, ponendosi da un punto di vista giudaico. Giacobbe, si sia arrivati ai dodici capostipiti delle tribù
C'è inoltre qualche passo che fa pensare. Si consideri israelitiche.
Osea 3,4-5. Il terzo periodo comincia con l'Esodo, e attraverso tutt~
gli altri libri si estende, in modo più dettagliato che nel
., Durante giorni, numerosi i figli d'Israele resteranno sen- precedenti, ai particolari storici e alle istituzi,oni ~'Israele,
za re, senza capo, senza sacrificio e senza cippi sacri, senza efod
e senza idoli. Dopo di che i figli d'Israele si convertiranno e ormai divenuto un popolo tra gli altri del MedIO OrIente.
ricercheranno Jahvè loro Dio e Davide loro re, e si affrette-
ranno con ansia verso Jahvè e verso la sua felicità, nella fine i
Questa divisione, che non è dovuta ad un nostro gusto
dei tempi ".
di ridurre tutto a sistema, ma all'autore stesso della Genes,
e dell'Esodo, dev'essere tenuta presente per la retta inter:
Queste parole, scritte circa 150 anni prima dell'esilio pretazione delle profezie messianiche. Innanzi tutto p~r~he
babilonese, fJ1rono forse già tutte adempite col ritorno dal- questo disegno intenzionale del più antico scrittore bIblIco
360 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL MESSIANISMQ 361

mostra che egli nel descrivere il passato ha di mira l'avveni- 4. - Il messianismo preisraelitico
re, verso il quale quindi orienta tutto il suo racconto. E'
dunque perfettamente logico trovare fin dall'inizio !'idea a) I l P r o t o v an 9 el o
messianica, e di essa servirsi come di filo conduttore sia per
ridurre ad unità il complesso degli episodi, sia per inten- 113. - Già abbiamo osservato (cfr. paragr. 37-43) che
derne il significato autentico, diversamente non raggiungi- nel contesto prossimo di questo vaticinio Dio, mentre è mo-
bile. Così p. es. farebbe violenza all'intenzione dell'autore strato in atteggiamento di compassione verso i progenitori
chi, prendendo in considerazione il cosidetto «Protovan- che interroga quasi per accertarne le responsabilità, intima
gelo" (Genesi 3,15), lo stralciasse dal suo contesto remoto, invece al Serpente la punizione, senza previo interrogatorio,
che è tutto questo disegno storico saturo di religiosità e di anzi quansi prendendo le parti dell'umanità contro il sedut-
messianismo, per intenderlo come banale spiegazione del tore. E' stato, infatti, acutamente notato (11) che Dio fa
ribrezzo degli uomini per i serpenti. intervenire attivamenté' la vittima nella punizione di chi
Secondariamente, il messianismo prende un tono parti- l'ha sedotta. E come in Genesi 3,16, dice che l'uomo, se-
colare a seconda del periodo a cui appartiene. Il messiani- dotto dalla donna, sarà per lei un castigo:
smo del primo periodo ha pertanto un carattere unicamente
universalistico: è la speranza di tutta l'umanità; nel secon- {( La tua passione sarà verso il tuo marito
ma egli ti dominerà »,
do periodo è presentato dal punto di vista di un piccolo
clan: è la gloria futura di una famiglia; nel terzo periodo così a sua volta la donna, sedotta dal Serpente, sarà per lui
è legato alle sorti e alle istituzioni di nn popolo attraverso un castigo. Ecco il perchè delle parole, a prima vista mi-
il quale deve essere realizzato. steriose, che Dio proferisce, dopo aver maledetto il Ser-
Dato il carattere del nostro scritto, non intendiamo evi_ pente:
dentemenfe offrire il quadro completo di tutte le profezie «Porrò inimicizia fra te e la donna
messianiche e, tanto meno, un'analisi dettagliata dei sin- e fra il tuo seme e il seme di lei:
esso ti schiaccerà il capo
goli testi. La rapida rassegna sistematica, pur trascurando mentre tu l'assalirai (o lo stringerai) al calcagno»
i dettagli ed anche parecchi testi assai significativi, speria- (G-enesi 3, 15).
mo abbia il vantaggio di orientare più efficacemente il let-
Mettiamoci dapprima dal punto di vista esatto dell'au-
tore ad una visione più unitaria e più chiara del messia-
nismo. ('0). tore ebreo. che scriveva queste parole o che, trovandole già
scritte, le inseriva nel suo meraviglioso disegno della sto-
ria del mondo e d'Israele. E' un punto di vista pessimista o
(lO) Per l'interpretazione esauriente delle singole profezie, v. F. ottimista? Ottimista dobbiamo dire perchè tutto questo suo
CEUPPl!iNS, De prophetiis messianicis i,n Antiquo Testamento, Roma
1935; cfl'. pure i commenti ai singoli libri biblici contenenti testi disegno è orientato verso. un avvenire migliore, di cui più
messianici. Una rassegna rapida del contenuto dei testi messianici in- avanti riferisce le ulteriori promesse divine e le prime par-
quadrati cronologicamente in: J. CHAINE, Introd'llCtion a la lec'ture des
prophètes, Paris 1932; G. BosoN, l PTOfeti d'Israele, Brescia 1948; ziali realizzazioni. .
L. TONDELLI, Il disegno divino nella storia, Torino 1947. Una sintesi
completa delle dottrine e delle espressioni messianiche in P. HEINISCH,
Teologia del Vecchio Testamento, Torino 1950, paragrafi 49-52, p. 359-
400. Il nostro schema s'ispira a quello di A. GELIN, Les idées mai- (11) J. COPPENS, Le protèvangile. Un nouvel essai d'exégèse.
tresses de l'Ancien Testament, Paris 1949, n. 27-48. Ephemerides Theologicae Lovanienses 26 (1950) 14.29.
--, - - - - - ' - - - I

362 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL MESSIANISMO 363

Che cosa dunque intendeva dire con questo" protovan- Messia. Dio ispiratore ha inteso parlare nel "protovan-
gelo », cioè con questo primissimo lieto annuncio, se/non gelo» del Redentore Gesù Cristo. Infatti, il trionfo del.,
che Satana non aveva vinto definitivamente la partita e -èhe l'umanità su Satana si attuò in concreto attraverso Gesù
l'umanità avrebbe avuto la rivincita? Infatti l'autore sacro senza del quale l'uomo, come singolo e come collettività:
afferma che l'umanità non resterà sempre complice di Sa- assolutamente nulla può in ordine alla propria riabilita-
tana nella ribellione a Dio, chè anzi s'instaurerà tra i due zione soprannaturale, nè è quindi in grado di riportare su
antichi alleati uno stato permanente di inimicizia irriduci- Satana trionfo di sorta, mentre dei redenti uniti con Cri-
bile; Questa lotta avrà come epilogo la sconfitta di Satana, sto, S. Paolo, con chiara allusione al Protovangelo, dichia-
perchè, usando la metafora suggerita dall'immagine del ra: "Il Dio della pace stritolerà ben presto Satana sotto
serpente, l'umanità gli schiaccerà il capo, mentre esso po- i vostri piedi» (Romani 16,20).
trà solo assalire e forse anche stringere il calcagno dell'av- Può darsi che l'agiografo' abbia ignorato questo «mo-
versario (il testo originale deve forse essere letto come la do» di realizzazione, pur preannunciando la realizzazione
Volgata tish'afénnu: lo insidierai, e non teshufénnu: lo stessa. Sarebbe un caso di « senso pieno ». Ma ci sembra
stringerai) . più verosimile che anche l'autore ispirato abbia avuto di
Ma quale sarà l'intima natura di questo trionfo della mira, sia pure vagamente (sussiste quindi il "senso pie-
umanità sul Serpente? Siccome la vittoria del Serpente sul- no »), questo futuro Redentore. Era infatti più pensabile
la donna era stata di ordine morale e il contesto descrive che l'umanità compisse questa impresa mediante un indi-
le paurose conseguenze del peccato: il senso di colpevolezza, viduo che non collettivamente e, soprattutto, va notato che
l'insorgere del disordine sessuale, la mortalità (cfr. paragr. già nella Genesi, l'autore stesso restringe la sua atten-
41), l'autore non poteva pensare che ad una futura vittoria zione ad una famiglia privilegiata e ad uno « a cui lo
sulla colpa, sulla concupiscenza e sulla morte. Nel" proto- scettro appartiene» (Genesi 49,10).
vangelo» c'è dunque un messianismo u.niversalistico, in Tuttavia c'è qualche cosa che viene esplicitamente sug-
quanto la salvezza appare non solo per Israele,ma per tutta gerito riguardo al modo della futura sconfitta di Satana,
l'umanità; un messianismo spirituale, che ha di mira in ed è che in essa avrà una parte importante «la donna»:
primo luogo l'abolizione del peccato; un messianismo im- "Porrò inimicizia fra te e la donna ...
plicitamente escatologico, perchè non può realizzarsi senza
un superamento dell'attuale condizione della umanità. Se La donna, che fu la prima vittima di Satana, ne sarà
la prima vittoria di Satana fu la cacciata della umanità ormai la nemica e, con la sua ostilità implacabile, peserà
dallo stato paradisiaco, la sua ultima sconfitta sarà il su di lui come un incubo perenne.
ritorno dell'umanità a questo stato. Questo accenno a ({ la donna}), prima ancora che al
E' questo del "protovangelo» un messianismo sola- « seme di lei », non è puramente ornamentale, ma deter-
mente male (cfr. paragr. 104) o anche personale? Ha di mina un particolare del disegno divino nel trionfo su Sa-
mira cioè nel ({ seme» vittorioso la persona concreta del tana. A « la donna» cioè è assegnato un compito speciale
Messia, o solo genericamente la collettività umana? L'ese- nella punizione di Satana: infatti è facile rilevare che la
gesi cattolica è unanime nell'identificare il "seme» o di- inimicizia della donna è la stessa attribuita al suo seme:
scendenza della donna, precisamente con la persona del (lo stico « fra il tuo seme e il seme di lei» è rotto dallo
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364 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL MESSIANISMO 365

stesso sostantivo "inimicizia" dello stico precedente). e dall'interpretazione mariologica di Genesi 3,15 ("), ha co-
che, d'altra parte, questa inimicizia non avrebbe senso, stantemente presentato la Madre di Gesù dotata della più
senza l'epilogo vittorioso attraverso il «seme ». assoluta santità, sottratta a qualsiasi influenza di Satana,
Chi è questa «donna" associata direttamente alla lot- anzi esente dallo stesso peccato originale, perchè concepita
ta e al trionfo della sua discendenza? Il pensiero corre immacolata. Come si può non constatare che in Lei si
spontaneamente ad Eva che è la donna di cui s'interessa realizza in tal modo, nella maniera più adeguata, la lotta
il contesto prossimo: la peccatrice, l'interrogata, la condan- e la partecipazione alla vittoria di Cristo sul principe del
nata. male,- annunciata nel Protovangelo?
Ma l'esegeta che vede nella "donna" del Protovan- A conferma dell'esattezza di questo riscontro storico
gelo Eva e solo Eva, non può non restare perplesso, quan- nell'avveramento della profezia, notiamo che già un certo
do, leggendo più attentamente il testo, avverte che le ca- numero di Padri: S. Giustino' (t c. 1(5), S, Ireneo
ratteristiche della "donna" di Genesi 3, 15 non si riscon- (t c. 200), S. Cipriano (t 258), S. Efrem (t 373), S. Epifa-
trano in Eva se non imperfettamente. Infatti, la sua p'lrte- nia (t 403), S. Leone Magno (t 461), S. Isidoro Ispalense
cipazione alla vittoria del "seme" risulta troppo remota (t 636), Serapione (I d. 359) e Crisippo (t 479), la quasi
e pallida, soprattutto se si tenga conto da una parte del totalità dei teologi prescolastici (sec. VII-XI), scolastici
risalto dato dal solenne accento del vaticinio a questa (sec. XII-XV), e pretridentini (14), la B.olla «Ineffabilis
stessa lotta e al trionfo della "donna" sul serpente, e, Deus» con cui Pio IX definì !'Immacolata Concezione, la
dall'altra, se si consideri il seguito stridente del racconto, Bolla «Magnificentissimus Deus» con cui Pio XII definì
che nel verso immediatamente successivo (3,16) assegna l'Assunzione della Vergine, intendono, sia pure con sfu-
ad Eva peccatrice, vittima di Satana, i travagli della ma- mature diverse, in senso mariologico il Protovangelo.
ternità come duro e diuturno castigo della prima colpa. Di conseguenza, l'esegeta cattolico non può pruden-
Ora, già i Padri antiocheni segnalavano come indica- temente non vedere Maria nella «donna» di Genesi 3,15.
trici della presenza di un senso ulteriore a quello letterale Formulando in termini tecnici la posizione che ci sembra
comune, le anomalie e le discontinuità che rompono in preferibile, concludiamo che il testo in senso letterale co-
maniera inattesa il corso delle idee (12). mune si riferisce ad Eva, in senso pieno a Maria. La
Nel nostro caso la discontinuità consiste nella mancata prima era presente alla mente dell'agiografo, ambedue lo
perfetta coincidenza della figura della "donna" del Proto- erano alla mente di Dio ispiratore, in quanto in Eva si è
vangelo con la figura di Eva, quale è presentata dal conte-
sto. Ciò può far sospettare l'esistenza di un senso pieno
(la) P. es. la letteratura patristica, sia greca che latina, fornis:=:e
accertabile però per altra via. dati. abbondantissimi intorno alla santità e pienezza di grazia di Mana,
Ci chiediamo perciò se consti dell'esistenza di un'al- senza tuttavia ricorrere al Protovangelo. Il P. F. DREWNIAK, Die mario-
lagische De-utung von Gen. 3, 15, in Vaeterzeit, Breslau 1934, ele.nc~
tra figura storica da accostare per un confronto utile alla trenta Padri e scrittori ecclesiastici (in genere tutt'altro che poven dI !
" donna" del Protovangelo. dottrina mariana) che non intendono in senso mariologico Gen. 3, 15.
Il fatto dal nostro punto di vista è sintomatico, anche se le conclu-
In realtà la divina rivelazione, anche a prescindere sioni del Drewniak sono in qualche punto discutibili. . .
(14) Cfr. l'accurata indagine di T. GALLUS, InterpTetatio Marwlo-
gica Protoevangelii, 1'empore pos-t patristieo 'lJsqu.e ad CO'rwilium Tri-
dent'in'wrn, Rornae 1949; R. LAURENTIN, L'inte'rp'retation de Gen 3, 15
(12) Cfr. J. COl'PENS, Les harmonies des deux testwments. n. Les dans la tradition jusqtt'aH debut dn XIII siècle, Nouvelle Eve, l ~
apports du sens plenier, NOllvelle Hev. Théologique 71 (1949) 32. (1854) 77·156.
366 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL MESSIANISMO 367

realizzato remotamente e solo parzialmente il trionfo che 5 : Il messianismo israelitico


in Maria, Madre di Cristo Immacolata e Assunta in cielo,
fu assoluto e completo (15). Il messianismo delle benedizioni pa-
triarcali
b) La benedizione di Sem 115. - La benedizione di Sem inaugura quel tipo di
profezia messianica caratteristica del libro della Genesi:
114. - Quando, dopo il diluvio, Cam mancò di rispet- la benedizione patriarcale.
to al padre suo Noè, appesantito dal vino, fu inflitta al Anche una lettura affrettata della storia dei patriarchi
colpevole una pena gravissima: la sua stirpe maledetta sa- lascia capire l'importanza enorme che in eSSa ha la bene-
rebbe stata ridotta in condizione d'inferiorità, anzi di dizione impartita dai patriarchi stessi ad uno dei loro flgli.
schiavitù, rispetto ai fratelli giusti Sem e Japhet, ai quali Essa è il filo d'oro. che segna là direzione della elezione
invece viene offerta una benedizione, premio della pietà divina, direzione evidentemente orientata verso il futuro.
dimostrata verso il padre. Dice Noè: Si tratta di un avvenire religioso, e quindi implicitamente
"Benedetto sia Sem dal Signore, mio Dio, sia Canaan loro messianico, anche quando non vi si' dica di più.
schiavo. Dilati Iddio Japhet e trovi dimora nei padiglioni di Un punto decisivo in questo ordine di cose è la pro-
Seffi e sia Cunaan loro schiavo» (Genesi 9, 26.27);
messa di Dio ad Abramo, con la quale il filo d'oro dell'ele-
« I tre fratelli", nota il P. Bea, «nella partecipazione zione divina, forse interrotto da secoli d'oblio, viene ri-
dei beni divini (frutto della benedizione) stanno tra loro preso in modo definitivo:
come il padrone, l'ospite, lo schiavo}) (16). Sem evidente-
~ Esci dalla tua terra e dal tuo luogo di nascita
mente occupa il primo posto, è il padrone che ospita Japhet e dalla casa di tuo padre,
ed ottiene i servizi della stirpe di Cam (Genesi 10,6). Que- verso la terra che ti mostrerò.
lo ti farò divenire una grande nazione
sto primato di Sem, dato il contesto generale, dal quale e ti benedirò.
risulta l'elezione del semitico popolo ebraico, non può esse- Ingrandirò il tuo nome
e sarai una benedizione
re inteso che in senso messianico; discenderà cioè da Sem benedirò chi ti benedice
quella stirpe destinata alla signoria spirituale del mondo" e chi ti maledirà maledirò;
e in te saranno benedette
quale portatrice della salvezza. tutte le tribù della terra» (Genesi 12, 1-3).

Non occorre molto commento per far risaltare il ca--


(15) Il Coppena (1. c. v. sopra nota 11) fonda il senso mariologico
del passo sul valore messianico di tutto il contesto prossimo e sul rattere messianico di queste parole. Vi è certamente un
,significato generico dell'espressione «la donna ". P. DE AMBROGGI, Il substrato terreno, nazionalistico; ma quello che più colpi-
senso «pieno» del Protovangela, La Scuola Cattolica 60 (1932) I, 277-
288, fonda l'interpretazione mariologica sul fatto grammaticale che in sce è l'elemento universalistico il quale suppone il fattore
ebraico «la donna" con l'articolo può significare «una certa donna_, spirituale.
determinata nella mente di chi parla (in questo caso Dio), ma non
nella mente di chi ascolta (i progenitori e gli uomini del Vecchio Te-· Abramo è oggetto di una benedizione e diventa stru-
stamento). In questi ultimi anni in occasione della preparazione della mento di benedizione per tutti i popoli. I rapporti di ami-
definizione dogmatica dell'Assunzione di Maria, l'argomento è stato
discusso in numerose pubblicazioni. Cfr. tra le altre: L. G. DA FON- cizia e di inimicizia degli uomini verso Dio, saranno mi-
SECA, L'Assunzione di Maria nella S. Scrittura, Biblica 28 (1947) 339-
352; A. BEA, La S. ScriUum «ultimo fondamento" del domma dell' As-
surati dai loro rapporti con Abramo. Il merito di Abramo
s,!"nzione, Civ. Catt. 101 (1950) 547-561; 1. FILOGRASSI, Theologia Catho~ fu di aver creduto a questo avvenire glorioso, umanamen-
l'tca et Assumptio B. M. V., Gregorianum 31 (1950) 323-360. te incredibile. E l'avvenire diede ragione alla fede di
(16) A. BEA, De Pe.ntateucho, Roma 1933, TI. 143.
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368 PAGINE DIFFICILI DELI"A BIBBIA IL MESSIANISMO 369

Abramo: Ebrei, Cristiani, Musulmani, riconoscono in que- Circa due secoli dopo i discendenti di Abramo, eredi
sto pastore errante, senz.a patria e senza figli, il padre del della promessa messianic.a, esclusi quindi gli ISlllaeliti
loro monoteismo, l'iniziatore di quella fede nell'unico Dio, (Genesi 21,10-21; 25,12-18) e gli Edomiti (Genesi 28,37-40;
che comunicata da Abramo alle generazioni successive e 36,1-46), erano una settantina (Genesi 46,27), raggruppati
dal popolo ebraico agli altri popoli, continua la sua con- in dodici famiglie. A questo punto ha luogo una ulteriore
quista pacifica in mezzo a «tutte le tribù della terra ». determinazione: quale di queste dodici famiglie eserciterà
Si direbbe quasi che Abramo stesso sia il Messia, data il primato tra le altre? E il vecchio Giacobbe, scartando i
l'immensa portata della promessa divina, ma il tésto di- primi tre figli, per la loro indegnità, concederà a Giuda il
chiara che il grande patriarca dovrà prima diventare una quartogenito, la benedizione messianica:
grande nazione, anzi altrove si precisa con assoluta chia-
rezza, che in realtà sarà la discendenza di Abramo lo stru- «Non verrà meno lo scettro di Giuda
mento della benedizione universale. Superata la grande ed il bastone di comando di tra i suoi piedi
finchè verrà colui a cui (lo scettro) appartiene,
« tentazione» del sacrificio d'Isacco, il Signore dichiara a cui va l'obbedienza dei popoli.
con giuramento: Egli lega alla vite il suo asiu(;!l1o
ed a scelto vitigno il figliq dell'asina sua;
lava nel vino il suo abito
"In fede mia ti giuro (parola del Signore), in premio di e nel sangue dell'uva il suo manto» (Genesi 49, 10-11).
aver fatto tu tale cosa, di non rifiutare a me il tuo figliolo, il tuo
unigenito, che ti colmerò di benedizioni e farò numerosissima E' qui che appare per la prima volta una allusione
la tua posterità come le stelle del cielo e come 1'arena del mare
e la tua discendenza occuperà la porta dei suoi nemici; e nella esplicita alla persona del Messia, in un alone un po' vago,
tua discendenza si diranno benedette tutte le genti della terra
in premio di aver tu ascoltata la mia voce» (Genesi 22, 16-18). in cui la figura si confonde con l'avvenire politico della
tribù di Giuda. E' il primo abbozzo di un motivo che noi
Il testo si riferisce con chiarezza ad una collettività troveremo frequentemente: il Messia sarà l'erede ed il
discendente da Abramo, capostipite del popolo della pro- continuatore della dignità regale davidica della tribù di
messa. Ma alla luce del riscontro storico dell'avveramento Giuda. Vi è pure in queste parole del vecchio patriarca un
del vaticinio e del complesso della Rivelazione, la tradi- ingenuo abbozzo del motivo dell'età dell'oro, che, in termi-
zione cattolica è unanime nell'identificare in concreto il ni evidentemente metaforici, descrive la ricchezza del re-
« seme» di Abramo, strumento della benedizione univer- gno messianico. Non c'è da meravigliarsi se, avvicinandosi
sale, con la persona del Messia, prendendo le mosse dalla la realizzazione della prima tappa verso l'avvenire messia-
dichiarazione di Gesù: nico, e cioè l'organizzazione del popolo e del regno teo-
cratico, questo vaticinio sottolinei più l'aspetto terreno che
«Il padre vostro Abramo esultò al pensiero di vedere il non quello spirituale. Ma una cosa va accuratamente no-
mio giorno lo vide e ne tripudiò (Giovanni 8, 56).
tata; anche in quello sfondo nazionalistico nOn manca l'ac-
-e facendo eco all' interpretazione nettamente cristologica cenno all'universalismo: al Messia andrà «l'ubbidienza dei
di questo testo della Genesi data da S. Paolo nella lettera popoli ».
ai Galati 3,16 (17).

(17) Cfr. M. COLUCCI, Il ~ Seme.n Abrahae ~ alla lUCe del V. e del


.N. T., Biblica 21 (1940) 1-27.

24
370 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL MESSIANISMQ 371

6. - Il messianismo nelle istituzioni storiche con la verga punirò il loro delitto


di Israele e con sferzate la loro colpa;
ma a lui non sottrarrò la mia grazia
e non smentirò la mia fedeltà;
non violerò la mia alleanza
a) Il Re 9 n o e i l M e s s i a- Re nè muterò il detto delle mie labbra,
una volta sola ho giurato per la mia santità,
a Davide certo non mentirò:
116. - Pochi sanno che tutti i re del regno di Giuda In eterno rimarrà il suo seme
si chianlarono «messia» = unto, consacrato, che nella Bib- e il suo trono sarà come il sole al mio cospetto,
come la luna che rimane in eterno
bia latina è regolarmente tradotto con «christus» (2 Sa- fedele nel cielo».
muele 1,14; 19.21; 22-51; Salmi 17,49; 19,6; 83,9; 88,38.51;
ecc.). Perfino dell'ultimo re di Giuda, tanto biasimato da Notiamo che in questi due passi, come già abbiamo
Geremia, l'autore delle Lamentazioni ha potuto scrivere osservato nel Salmo 131 [132] (cfr. paragr. 111), si distin-
con sincero rirrlpianto: . guono due realtà future, la prosperità dei regnanti e la
elezione della dinastia. La prosperità dei regnanti è con-
«Il soffio delle nostre nari l'unto di Jahvè dizionata dalla loro fedeltà religiosa, mentre invece è in-
fu catturato nelle loro fosse, ),
all'ombra del quale - avevamo detto - condizionata la elezione della dinastia.· Ma questa elezione
vivremo tra le nazioni» (J.Jamentazioni 4, 20). promessa, anzi giurata, con tanta enfasi, a che caSa è
ordinata se non alla futura realtà messianica? Natan, Da-
Il carattere sacro della regalità, già riconosciuto nella
vide, gli autori dei due Salmi citati, sono consapevoli che
persona del primo re Saul (1 Samuele 24,11), viene ad ac-
la dinastia Davidica è stata scelta da Dio per una missione
quistare una base nuova in seguito alla promessa profetica
fatta da Dio a Davide per bocca di Natan: superiore, per un destino grandioso, il quale non può esau-
rirsi in un governo prospero, perchè anzi questa stessa pro-
«Quando si saranno compiuti i tuoi giorni, e ti sarai cori- sperità non è assicurata che ad una condizione di assai
cato con i tuoi padri, susciterò il tuo seme dopo di te, colui che dubbia realizzazione. Si tratta piuttosto del destino di
uscirà dalle tue viscere e renderò stabile il tuo regno, Egli
costruirà una casa al mio nome: ed io stabilirò il trono nel Abramo e poi di Giuda ed ora di Davide: il destino di pro-
suo regno in eterno. lo gli sarò padre ed egli mi sarà figlio. durre il Messia.
Quando per i suoi delitti lo castigherò con verga di uomini e
con piaghe di figli di Adamo la mia grazia non ritirerò da lui, E cume sarà questo Messia e che cosa farà? Nei con-
come l'ho ritirata da Saul, che ho fatto retrocedere di fronte a testi citati non è detto, e probabilmente non era visto di-
te. E persevererà il tuo casato ed il tuo regno in eterno davanti
a me; il tuo trono sarà stabile in eterno» (2 Samuele 7, 12~16). stintamente neppure da Natan. Ma se il Messia rappre-
senta il coronamento della dinastia regale, era naturale
Le ultime parole, in cui si promette un regno futuro contemplarne l'attività futura nel quadro di un regno
ed eterno alla dinastia davidica, hanno certamente una straordinariamente benefico. Tuttavia nella descrizione di
portata messianica, e più ancora è evidente questo messia- questo regno futuro entrano alcuni tratti che riecheggiano
nismo nel Salmo 88 [89], 31-38, in cui le parole di Natan le vittorie di Davide:
vengono così parafrasate:
e dal fiume fino all'estremità della terra .
«Se i figli suoi abbandoneranno la mia legge «E avrà il dominio da mare a mare
e non cammineranno secondo i miei precetti, Dinanzi a lui si prostreranno i suoi nemici
se vi'oleranno i miei decreti e gli avversari suoi la polvere lambiranno,.
e non osserveranno i miei comandamenti, (Salmo 7l [72], 8-9).
372 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL MESSIANISMO 373

Ma ci sono pure dei tratti che ci trasportano in una Altra volta il lontano discendente della famiglia di
atmosfera inconciliabile con un regno puramente terreno, Isai - padre di Davide (18) - è visto spuntare dopo mol-
nel quale, tra i motivi dell'età dell'oro dilatati all'infinito, te sciagure, come rampollo da un tronco reciso, e l'opera
emerge l'idea universalistica e quindi spirituale della be- sua ha caratteristiche tutte spirituali: un'unione interiore
nedizione di Abramo: con Dio, tale da creare attorno a sè la concordia degli
animi:
t:E vivrà a lungo come il sole « Uscirà un ramo dal tronco di Isai

e come la luna per tutte le generazioni... un virgulto dalle sue radici spunterà.
Fiorirà ai suoi giorni la giustizia E riposerà su di lui lo" Spirito di Jahvè:
ed abbondanza di -pace finchè ]a luna non venga meno, Spirito di sapienza e di intelligenza,
Abbonderà il frumento sulla terra Spirito di consiglio e di fortezza,
sulle cime dei monti, come il Libano, stormirà il suo frutto Spirito di conoscenza e di timore di Jahvè ...
e fioriranno gli abitanti delle città come erba della terra. Allora il lupo abiterà con l'agnello
Sarà benedetto nei secoli il suo nome il leopardo si accovaccerà presso il capretto;
finchè il sole spl~nderà rimarrà il suo nome. il toro e il leoncello mangeranno assieme
In lui saranno benedette tutte le tribù della terra e un piccolo bambino li condurrà ... ~ (Isaia 11,1-2; 6-9),
tutte le genti beato lo proclameranno ~
(Salmo 7l [72J, 5-7; 16-17). Di sommo interesse sono quei passi che trattano del-
l'origine del Messia, della sua intima natura. Senza negar-
1l7. - Nel Salmo 71 (72), ora citato, il Re messianico ne l'origine davidica, essi lasciano intendere che il Messia
appare come di riverbero; è piuttosto il regno che occupa è qualche cosa di più. Ecco in qual modo il Re messianico
la mente del profeta. Parecchi sono invece i passi in cui presenta se stesso nel Salmo 2:
la figura del Messia Re è in primo piano, ed il profeta ne
scorge, più o meno chiaramente, le caratteristiche indi- Jahvè mi disse: «Mio figlio sei tu,
io oggi ti ho generato,
viduali. Chiedi a me, e ti darò le genti in retaggio
Talvolta egli appare come il realizzatore di una giu- e in tuo dominio i confini della terra" (Salmo 2, 7-8),
stizia nuova, proveniente da Dio:
Nessun altro personaggio nell' Antico Testamento è
«Ecco dei giorni vengono - oracolo di Jahvè - detto "generato da Jahvè ». Sarebbe metafora troppo ar-
e susciterò a Davide un germoglio di giustizia dita, se fosse solo metafora_
e regnerà da Re e sarà saggio
e farà giustizia sulla terra. Se confrontiamo questo passo con Isaia 9,5, che cite-
Ai suoi giorni sarà salvato Giuda teremo più avanti (cfr. paragr. 123), dobbiamo pensare che
e Israele abiterà in sicurezza
E questo è il nome con cui sarà chiamato: alcuni profeti hanno conosciuto sia pure vagamente il ca-
'" Jahvè nostra giustizia» (Ge?<emia 23, 5-6). rattere trascendente-divino del Messia, anche se questa
idea non trovò seguito presso i contemporanei.
. Altre volte è presentato come il pastore ideale, che N e è una riprova anche il passo seguente di Daniele:
spIcca sullo sfondo cupo dell'iniquità e dello sfacelo degli
ultimi re di Giuda e governa con bontà le pecorelie riunite «lo stavo osservando:
d'Israele: Quando dei troni furono posti
e un Antico di giorni si assise,

. . '" lo ,sal verò le mie pecore, e non saranno più preda; e


gmdlchero fra pecora e pecora. E susciterò sopra di esse un (18) Oltre che la dlscendenza del Messia dalla famiglia di Davide,
pastore unico che le pascolerà, il mio servo Davide ~ fu predetta espressamente anche la sua provenienza dalla stessa città
(Ezechiele 34, 22-23). natale di Davide: Betlemme, in Michea 5,2,
374 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL MESSIANISMO 375

Il suo vestito era bianco come la neve sti uniti al Messia già in questa vita terrena? Siamo ClOe
e i capelli clella Slla testa candidi come lana,
il suo trono vampe di fuoco, nella storia o dopo la storia? Ci sembra, di poter dire che
le sue ruote fuoco fiammeggiante ... la visione di Daniele è al di là della storia, su di un piano
Mille migliaia lo servivano
e dieci mila decine di migliaia stavano davanti a lui. extra temporale, dove sono eliminate tutte le successioni
La corte si assise
e i libri furono aperti» (Daniele 7, 9-10), cronologiche: è il piano del giudizio di Dio. Da questo
punto di vista i regni della terra sono considerati un fal-
L'autore sacro ha parlato del succedersi dei quattro limento, le persecuzioni un tentativo inane; la sola realtà
Regni e dichiara che il giudizio di Dio dev'essere pronun- che sussiste per sempre è la comunità dei Santi con a
ciato su tutta questa politica umana che viene destinata capo il Re messianico.
allo sfacelo, e la grande potenza persecutrice è gettata nel E' appunto ponendosi su questo piano, al di là della
fuoco (v. 11-12). storia che Gesù, nell'imminenza della sua condanna, ap-
A questo punto Daniele introduce il Messia e, sorvo- plica a se stesso questo passo di Daniele:
lando sulla sua origine davidica, fa notare solo che «asso-
miglia ad. un essere umano » [il che si dice altrove (Da- «lo vi dico, da questo momento vedrete il figlio dell'uomo
aSSISO alla destra della potenza e veniente sulle nubi del cielo»
niele lO, 6.18) perfino di una apparizione angelica], e lo (Matteo 26, 64).
mostra proveniente dal cielo:
Con la visione di Daniele il concetto di Re messianico,
«lo stavo osservando nelle visioni notturne: visto dagli altri profeti attraverso la luce di un istituto na-
Ed ecco con le nubi del cielo
veniva Uno come un Figlio dell'uomo; zionale, raggiunge la sua espressione più adeguata. E'
giunse fino all'Antico di giorni forse per questo che Gesù ha preferito solitamente chia-
e lo si fece venire al suo cospetto.
E gli fu dato potere e maestà e regno; marsi col nome di Figlio dell'uomo, piuttosto che col ter-
e tutti i. popoli e le nazioni e le lingue lo serviranno' mine classico di Messia, atto a lusingare le aspettative del
il suo potere è un potere eterno che non passerà, '
e Il suo regno e tale che non andrà in rovina". nazionalismo giudaico.
(Daniele, 7, 13-14).

Il Re ed il Regno messianico hanno qui Un aspetto b) Il culto futuro


nettamente trascendente. e il Messia-Sacerdote
Più avanti (vv. 18.22.27), il profeta afferma che del re-
gno entrano in possesso i Santi dell'Altissimo i quali for- 118. -- Le forme esteriori del culto dell'antica legge
mano un popolo di eletti, governato da un Re venuto dal sono quelle che meno ritornano nei vaticini messianici.
cielo. Evidentemente il profeta dimostra così di aver pre- Come vedremo, qualche passo suppone in questo set-
sente della realtà messianica il duplice aspetto, personale tore una specie di rottura con l'antico ordine di cose, ma
e collettivo ('9). questa concezione non fu la più diffusa in Israele nè la
Ma ci si può chiedere: si tratta del regno escatologico, più facile ad essere compresa. Una chiara rivelazione della
che segue la fine dei tempi, o del regno spirituale dei giu- caducità del culto mosaico non poteva non risultare esi-
ziale per lo spirito religioso dell'antico Israele. Per questo
le descrizioni profetiche del culto futuro insistono sull'ele-
(19) Cfr. l'ottima nota sulla visione del Figlio dell'Uomo di G.
RINALDI, Daniele, 3" ed., Torino- 1952, p. 101-1.05. mento comune alle due realtà (l'israelitica e la messiani-
376 :PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL MESSIANISMQ 377

ca), consistente nella sincerità e interiorità, che deve ac- lemme celeste" eterna dimora degli eletti risorti (Apoca-
compagnare il servizio liturgico del vero Dio. lisse 21-22).
Naturalmente, la descrizione profetica del culto mes- Molto interessanti, da questo punto di vista, sono pure,
sianico desume le sue immagini dal culto mosaico, segna- gli ultimi versetti del libro di Isaia (Isaia 66,18-24). Essi
lando però, attraverso indizi sufficientemente chiari, che ci trasportano senza dubbio su di un piano di messianismn
gli elementi cultuali israelitici sono assunti precisamente universalistico:
in funzione di simboli. Si tratta generalmente di qualche
particolare descrittivo, che, risultando del tutto inconcilia- « Ed io vengo per i-adupare
bile colla situazione storica, dimostra chiaramente l'inten- tu,tte le genti e le lingue,
e verranno, e vedranno la mia gloria
zione metaforica dell'autore ispirato. e stabilirò fra loro un segno.
E invierò i superstiti loro
Siano di esempio le lunghe descrizioni che Ezechiele verso le genti di Tarsis,
(cap. 40-48) fa del tempio '~,uturo e della Gerusalemme rin- di Put, e Lud, Meshek, Rosh,
TubaI e Grecia, le isole lontane,
novata. Qui, come altrove, la prospettiva della restaurazio- le quali non udirono la mia fama
ne post-esilica si fonde con quella messianica. Le norme e non videro la mia gloria.
E annunzieranno la mia gloria fra le genti
riguardanti il culto sembrano analoghe a quelle del Levi- e condurranno tutti i vostri fratelli
tico, solo si nota una insistenza insolita sul concetto di di mezzo a tutte le genti
come offerta a Jahvè
purezza e di santità esteriore e più ancora. interiore. Si sul m'io santo monte Gerusalemme ...
tratta dunque di un semplice perfezionamento delle pre- ed anche tra loro io sceglierò Sacerdoti e Leviti,
dice Jahvè ~ (Isaia 66, 18-21).
scrizioni legali? Affatto. Il tempio nuovo, descritto da
Ezechiele, non solo non coincide più con quello di Salo- A questo punto sembra che si passi improvvisamente
mone, ma appare assolutamente irrealizzabile dal punto di all'epoca escatologica, permanendo tuttavia il concetto d'un
vista edilizio, tenendo conto dell'ubicazione. Inoltre, il re- primato d'Israele e !'immagine di un culto analogo all'an-
sto della topografia ideale della Palestina, qual'è presen- tico:
tata da Ezechiele, è ben diverso dalla realtà. A togliere
"Poichè come i cieli nuovi e la terra nuova,
ogni illusione e ogni equivoco vi è infine la descrizione che io sto per fare,
di un fiume che, sgorgando precisamente dall'altare del tem- sussisteranno al mio cospetto, - oracolo di Jahvè, -
così sussisterà il vostro seme e il vostro nome.
pio, va man mano ingrossandosi fino ad essere inguada- E avverrà che di novi1unio in novilunio
bile, e si versa nel Mal' Morto, la cui acqua viene raddol- e di sabbato in sabbato
ogni carne verrà per adorare
cita da questo fiume prodigioso. Ogni sorta di pesci ne· dinanzi a me - dice Jahvè, -
forma la ricchezza e sulle sue sponde dànno frutto tutto Ed usciranno e vedranno i cadaveri degli uomini
che si' ribellarono contro di me;
l'anno foreste di alberi sempre verdi (Ezechiele 47,1-12). poichè il loro- verme non morirà
e il loro fuoco non si spegnerà
A questo punto finalmente si capisce che Ezechiele sta e saranno oggetto di ribrezzo ad ogni carne» (Isaia 66,22-24).
usando allegorie o simboli letterarii (cfr.' paragr. 16), de-
scrivendo una realtà sotto l'immagine di un'altra (cfr. Nei nuovi cieli e nella> nuova terra, creazione defini-
paragr. 15), ed il lettore ha così la chiave per intendere tiva e perfetta, vi saranno dunque due classi di esseri
tutto il resto. A conferma di ciò vediamo queste stesse de- umani: i cultori di J ahvè e i ribelli.
scrizioni ritornare nell' Apocalisse in un contesto che non I cultori di J ahvè non saranno solo Israeliti, ma anche
rappresenta certamente una realtà terrena, ma la Gerusa- Gentili (gojìm) provenienti dalle terre più lontane e con-
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vertiti da missionari. Tra questi nuovi cultori del vero Dopo quanto abbiamo osservato, le parole profetiche
Dio saranno scelti dei ministri del culto, il che segna un citate non abbisognano di ulteriore commento. Notiamo
fortissimo distacco con tutta l'economia dell'Antico Testa- soltanto che se esse usano l'immagine di una specie di
mento. E' conservata !'immagine di Gerusalemme e del confederazione religiosa nella quale Israele è lo strumento
monte del tempio, al quale non converranno più solo gli di «benedizione », appare altrove l'idea di una Gerusalem-
Israeliti tre volte all'anno (Esodo 23,17; 34,23), ma «ogni me, intesa non c9me comunità politica, ma religiosa, che
carne" e con frequenza molto maggiore. Infine, questa si allarga fino a comprendere un numero stragrande di
società dei veri adoratori sussisterà sempre, come l'uni- nuovi figli:
verso rinnovato.
I ribelli a J ahvè in questa visione compaiono in forma «Allarga 10 spazio della tua tenda
e stendi le pelli del tuo padiglione!
di cadaveri ammassati, rosi dai vermi e consumati dalle Non tl'attenerle, allunga le tue corde
fiamme, ed anche questo destino orrendo dura per l'eter- e consolida i tuoi piuoli.
Perchè ti ingrandirò a destra ed a sinistra
nità. Non c'è dubbio che questo complesso di immagini e la tua stirpe possederà le nazioni
sia desunto dallo spettacolo offerto dai cadaveri gettati e popolerà le città deserte ...
Perchè il tuo SposQ è Colui che ti ha fatta,
nella valle di Hinnom (Geenna), poco sotto le mura meri- il suo nome è Jahvè degli eserciti;
E il tuo redentore è il Santo di Israele
dionali di Gerusalemme, così come l'immagine del culto che si chiama il Dio di tutta la terra L ..
definitivo degli eletti è desunta dal tempio e dai suoi usi. Per un'ora, per un momento ti ho abbandonata
ma nel mio grande amore ti. riprendo ... » (Isaia 54,2-3),
Ma ognuno vede che questo vaticinio ci trasporta diretta-
mente dall' epoca della conversione dei Gentili a un' epoca
Sono di questo genere i passi che la liturgia applica
che non appartiene più alla storia di questo mondo. Per
alla Chiesa, vedendo in essa la continuatrice dell'antica
questo Gesù si serve delle ultime parole del libro di
Gerusalemme come centro della vera religione. Così il ce-
Isaia (66,22, citato sopra) per descrivere la sorte finale dei
lebre passo d'Isaia 60,1-6 (cfr. paragr. 15.111), che si leg-
dannati (Marco 9,43-48).
ge nella solennità dell'Epifania.
Si noti bene che la liturgia non fa una semplice acco-
119. - Anche il seguente passo, dove Isaia designa i
modazione, quasi applicando questi testi ad una realtà
futuri popoli, convertiti alla vera fede, col nome dei po-
diversa da quella intesa dall'autore sacro. Infatti, l'essen-
poli pagani suoi contemporanei e più ostili ai Giudei, non
ziale ;n questi vaticini, non è che la società dei cultori del
segna una rottura tra l'antico e il nuovo culto, ma solo
vero Dio si incentri in Gerusalemme, come privilegio della
un superamento dello stadio nazionalistico della vera re-
razza ebraica; l'essenziale è piuttosto l'esistenza stessa di
ligione:
un nucleo fedele dell'umanità, scelto e assistito particolar-
{( In quel giorno vi sarà una via
dall'Egitto all'Assiria: mente da Dio, per essere il veicolo della salvezza. Quel
L'Assiro andrà in Egitto nucleo dell'umanità una volta era la parte migliore di
e l'Eglziano in Assiria:
Egiziani ed Assiri ac.l@reranno (Jahvè). Israele, poi fu la Chiesa di Cristo (20). La seconda non
In quel giorno Israele sarà il terzo
con l'Egitto e con l'Assiria
quale benedizione in mezzo alla tert~a.
Benedizione di Jahvè degli eserciti che dice: (20) Uno dei tratti caratteristici dell'ecclesiologia di S. Paolo è
• Benedetto sia il mio popolo l'Egitto il considerare la Chiesa come il vero Israele, erede legittimo delle pro-
e l'opera delle mie mani l'Assiria; messe fatte al popolo discendente da Abramo. Cfr. L. CERFAUX, La
e la mia eredità Israele! » (Isaia 19,23"24), Théologie d'E,qUse suivant saint Pau~, Parigi 1948, p. 3-131.
380 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL MESSIANISMQ 381

distrugge, non rinnega la prima, ma ne continua e allarga di Giuda, la profezia lo accosta all'altro sacerdote del vero
la missione provvidenziale. La Chiesa poi si trova a ca- Dio che la Scrittura menziona prima di Aronne, il re Mel-
valiere di due mondi, mentre va estendendosi sulla terra, chisedec (Genesi 14,18):
va pure continuamente trapiantandosi nell'eternità; di qui
Il Signore ha giurato e non se ne pentirà;
qualche tratto escatologico nella descrizione profetica della «Tu sei sacerdote in eterno Recando l'ordine di Melchisedec »

futura società religiosa. (Salmo 109 [1101, 4).

120. - C'è un testo messianico di capitale importanza E' dunque ancora questo l'annunzio inequivocabile di
che segna una rottura fra l'antica forma del culto e la un nuovo ordine di cose, per cui la futura realtà messiani-
nuova; inserito nel complesso degli altri passi, vi aggiunge ca segnerà, non solo una sublimazione, ma anche una
una linea veramente nuova: il vero culto di Dio nella co- modificazione radicale delle antiche istituzioni, che risulta-
munità messianica universale si esplica mediante un sacri- no così ancor più chiaramente in funzione preparatoria.
ficio, che agli occhi di Dio soppianta quello del sacerdozio
ebraico: c) L'A II e a n za nu o va
« lo non sono contento di voi e il Messia-Alleanza
- dice Jahvè degli eserciti
e l'ablazione non gradirò dalle vostre mani
Poichè da dove sorge il sole sin dove tramonta 121. - Tra il popolo eletto e Dio intercede un rap-
grande è il mio nome tra le nazioni, porto di riconoscimento ed obbedienza da una parte, e di
e in ogni luogo un sacrificio si offre al mio nome
ed una ablazione pura; elezione e di protezione dall'altra, che viene espresso col
perchè grande è il mio nome fra le nazioni
- dice· Jahvè degli eserciti - " (Malachia 1,10-11). nome di «alleanza» o patto. Com'è noto, è appunto que-
sto senso di «alleanza », che, tradotto dall'ebraico berit
Accanto a questo passo.va posto il Salmo 109 (110), nel greco diatéke, fu reso dagli antichi traduttori latini
l'unico in cui il Messia è chiamato Sacerdote. L'autore del con testamentum (S. Gerolamo usa più opportunamente
Salmo sa benissimo che il M,:,ssia è un re davi dico e lo foedus), onde la terminologia corrente di Antico e Nuovo
descrive anzi sotto l'immagine di un guerriero trionfa- Testarnento. L'idea di un'alleanza tra un popolo e Dio
tore (21): appare già con Abramo, in occasione dell'istituzione della
circ.oncisione, quale «segno dell'alleanza nella carne»:
«Jahvè disse al mio Signore: ." siedi alla mia destra,
finchè porrò i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi" " "E manterrò la mia alleanza con te e col tuo seme dopo
(Salmo 109 [1101, 1). di te nel decorso delle generazioni come ,alleanza eterna, per
essere Dio tuo e del seme tuo dopo di te. E darò a te e al seme
tuo dopo di te la terra dove vai pellegrino: tutta la terra di
Ma egli ne conosce anche la dignità sacerdotale e non Canaan come possesso perpetuo, e sarò il loro Dio»
essendovi sacerdoti nell'Antica Legge se non' dell~ tribù (Genesi 17, 7-8).

di Levi, mentre il re messianico doveva essere della tribù


Quando le tribù israelitiche ai piedi del Sinai incomin-
ciano a fondersi e ad esistere come popolo, Mosè dà loro,
. (2~) C~r. Apocalisse 19, Il·16 dove Cristo appare come un guer~ da parte di Dio, un primo nucleo di leggi religiose e civili
nero VIttorIOSo per la disfatta dei suoi nemici,' sia nelle varie fasi
della storia universale sia nell'ultimo giudizio. ({{ codice dell'alleanza », Esodo 21-23), che insieme col De-
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calogo (Esodo 20), forma il complesso delle clausole che tato; da altri passi già citati o da citarsi risulta infatti che
Israele si impegna ad osservare. Ma anche da parte di ]' Alleanza nuova implica precisamente una nuova comuni-
Jahvè c'è un impegno preciso: tà religiosa:
« Ecco, dei giorni vengono - oracolo di Jahvè ~
«lo manderò avanti a te il mio spavento c metterò in che stringerò con la casa d'Israele un'alleanza nuova,
rotta ogni nazione in mezzo a cui tu entreraI, e farò che tuttI Non come l'alleanza che strinsi con i loro padri
i tuoi nemici voltino le spalle davanti a te... E porrò i tuoi nel giorno iIi cui li presi per 'mano,
confini dal Mal' Rosso fino al Mare dei Filistei, e dal deserto per farli uscire dalla terra di Egitto,
fino all'Eufrate» (Esodo 23, 27-31), alleanza che essi hanno infranto
mentre io ero il loro Sposo - oracolo di Jahvè - ,
Ma questa è l'Alleanza che stringerò con la casa di Israele
Abbiamo così una specie di patto bilaterale: è l'antica in seguito a quei giorni - oracolo di Jahvè :
Alleanza di' Abramo che viene ora rinnovata collettiva- Porrò la mia legge nel loro interno
e sul loro cuore la scriverò;
mente con un rito esteriore dopo un sacrificio solenne: e sarò per loro Dio
ed essi saranno per me un popolo,
E non istruiranno più ciascuno il suo cmnpagno
«Allora Mosè prese il sangue (delle vittime) e lo spruzzò e ciascuno il suo fratello
sopra il popolo dicendo: «Ecco il sangue dell'alleanza che Jahvè dicendo: «conoscete Jahvè! »,
ha stretto con voi sopra tutte queste parole» (Esodo 24, 8). Ma tutti essi conosceranno me
dal più piccolo al più grande - oracolo di Jahvè - ,
Polchè perdonerò il loro delitto
Da questo punto in avanti il concetto di Alleanza è e il loro peccato non ricorderò più» (Geremia 3~, 31-34),
alla base della religione nazionale di Israele. Esso nOn è
un'istituzione, ma è l'anima di tutte le istituzioni, del cul- In un passo del libro di Isaia, col concetto dell'Allean-
to come del regno. Ne è un'espressione metaforica, fre- za futura appare anche il personaggio che la realizzerà.
quente sulle labbra dei profeti, l'immagine di un contratto E' il Messia discendente di Davide. Così la prospettiva del
nuziale tra Jahvè e la N azione (Osea 2; Geremia 3; Eze- regno messianico si fonde con quella di un nuovo rapporto
chiele 16, ecc.); e nessun pio israelita avrebbe mai sospet- religioso con Dio, su base non più 'nazionalistica, ma uni-
tato in qllesta alleanza qualche cosa di caduco; sarebbe versalistica:
stato un pensiero blasfemo. «lo stringerò con voi una Alleanza eterna
C'è però un profeta che ha scorto distintamente il (cioè) le grazie assicurate a Davide,
Ecco ho fatto di lui un testimone per i popoli
superamento dell'antica Alleanza, annunciando per l'av- un principe e un comandante di popoli.
venire una «Alleanza N uova» cioè il «N uovo Testamen- Ecco tu chiamerai delle na~ioni che ignori,
e nazioni che ti ignorano accorreranno a te»
to », Geremia, il quale ha coraggiosamente denunciato l'al- (Isaia 55, 3-5).
leanza mosaica che Jahvè avrebbe ristabilita su basi nuo-
ve. L'antica Alleanza, come tale, aveva un aspetto preva- Analogamente il «Servo di Jahvè» (cfr. paragr. 124)
lentemente collettivo, e quindi soprattutto esteriore. La è presentato quale artefice dell' Alleanza:
nuova Alleanza sarà invece prevalentemente individuale e
quindi soprattutto interiore. « Sono io Jahvè che ti ho chiamato nella giustizia
che ti ho preso per ;mano;
Veramente le parole di Geremia che riferiamo qui in ti ho formato e stabilito quale Alleanza del popolo
e quale luce delle nazioni,
esteso fanno pensare ad un' Alleanza esclusivamente inte- per aprire _gli occhi dei ciechi
riore, ma si noti che il profeta, come altrove, presenta del- per liberare dal carcere i prigioni.eri,
e dar fondo delle segrete
la realtà solo quell'aspetto più attinente all'argomento trat- gli abitatori delle tenebre ~ (Isaia 42, G-7),
384 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA IL MESSIANISMQ 385
E abiterete nella terra che ho dato ai vostri padri
L'identità del protagonista dei due passi è evidente. e sarete per lll,e un popolo
'Ora si noti che il « Servo di Jahvè », di cui trattano quat- e io sarò per voi Dio.
E vi salverò da tutte le vostre immondezze
tro carmi dal cap. 42 al 53 di Isaia,non ha mai in essi il e chiamerò il frumento e lO. farò abbondare
titolo di re davidico, ma solo l'aspetto di un profeta per- e non manderò su di voi la fame l> (Ezechiele 36, 24-30).
·seguitato. Appare una volta di più che diversi vaticini mes-
In questo caso si può vedere nelle parole di Ezechiele
sianici, trattando lo stesso argomento, lo possono presen-
pm che una mancanza di prospettiva, che unisce imme-
tare sotto diversi punti di vista, che tuttavia non si esclu-
diatamente due event.i, cronologicamente distanzati, (la
dono, ma si integrano a viCenda. Il passo sopra citato
redenzione dall'esilio e la redenzione messianica) una fu-
(Isaia 55,3-5) forma il punto di incontro dell'immagine del
sione nello stesso quadro profet.ico di due realtà: che, da
Messia re davidico, quale appare nella prima parte di
un certo punto di vista non sono adeguatamente distinte.
Isaia (nei capitoli 7.9.10.11), con l'immagine del Messia
E', cioè, il caso di una profezia unica con duplice realiz-
profeta e sofferente, quale appare nella seconda parte. zazione, successiva e progressiva (cfr. paragr. 109).
Eccone una valida conferma nel seguente raffronto.
d) L a fu t u r a l i ber a z i o n e
I! medesimo quadro di Ezechiele si trova anche in Zacca-
e il Messia-Redentore ria, in una situazione storica ben diversa, non più nella
attesa della liberazione (come in Ezechiele), ma dopo la
122. - Già abbiamo osservato che nella storia del po- liberazione stessa. Ora se in Ezechiele è comprensibile che
polo eletto la liberazione da un grave pericolo di estinzione nella faSe di attesa del rimpatrio, si mostri la liberazione
della nazione e della dinastia davidica non può essere con- sotto una luce ideale, come inizio di un avvenire santo e
siderat.a come un semplice fatto a sè stante, ma deve ricon- felice, non si comprende la stessa cosa in Zaccaria, dopo
le gravi delusioni che accompagnano proprio il sospirato
nettersi col destino fut.uro del popolo e della dinastia che
rimpatrio (Esdra 4,4-5) .. Eppure, come Ezechiele, anche
è tutto orientato verso il Messia. Quando, p. es., Isra~le è
Zaccaria, nel passo che segue, descrive sotto la luce di un
in esilio, è sotto il peso di un castigo che sembra impedire
trionfale rinnovamento l'avvenire dei rimpatriati. Eviden-
la realizzazione delle speranze messianiche; sicchè la pro-
t.emente, il profet.a pensa alla futura realtà messianica, di
spettiva di una prossima liberazione è vista come un segno cui il nuovo rapporto con Dio, iniziatosi col rimpatrio, è
del perdono di Dio ed un inizio di quella realizzazione. La
un'immagine, una premessa, un pegno:
liberazione è dunque un fatto religioso, prima ancora di
essere un fatto polit.ico, come appare bene dal seguent.e «Così dice Jahvè degli eserciti:
passo di Ezechiele: lo son geloso di Sion, di una gelosia grande
e una passione grande io sento per lei..:
Ritorno a Sion
" lo vi toglierò di tra le nazioni e abiterò in mezzo a Gerusalemme
e vi raccoglierò da tutte le terre e si chiamerà Gerusalemme «città fedele"
e vi farò entrare nella vostra terra-o l': il monte di Jahvè degli eserciti il: monte santo ».
E vi aspergerò di acqua pura e diverrete puri Ora 10 non sono come nei giorni passati
da tutte le vostre immondezze, per il Resto di questo popolo
e da tutti i vostri idoli vi purificherò. - oracolo di Jahvè degli eserciti - .
E darò a voi un cuore nuovo E' la seminagione della pace!
e uno spirito nuovo porrò dentro ,di voi; La vite darà il suo frutto
e asporterò il cuore di pietra dalla vostra carne e la terra darà il suo prodotto
e vi darò un cuore di carne ... e i cieli daranno la loro rugiada.

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386 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA
IL MESSIANISMO 387
ID farò possedere al Resto di questo popolo
tutti questi beni. . . . . del « Servo di Jahvè» (Isaia 52,13-53,12) appare, come ve-
E c'ome voi foste una maledJZlOne tra le naZ1011l,
o casa di Giuda e casa di Israele, dremo, unicamente l'aspetto spirituale: .la redenzione dal
così vi salverò e sarete benedizione ... peccato.
E verranno popoli numerosi
e nazioni potenti Dopo quanto si è detto nei paragrafi precedenti, que-
per cercare Jahvè degli eserciti in Gerusalemme
e per ottenere il favore di Jahvè ... sto accostamento di elementi distinti, ma non eterogenei,
Saranno quei giorni, non sconcerta più il lettore, ma lo aiuta a formarsi una'
quando afferreranno dieci l!0n~ini
di tutte le lmgue delle naZlOnI, idea più completa della reden.zione, ricavandola concreta-
afferreranno il lembo (dell'abito) di uri Giudeo mente da quella lunga serie di fatti storici, nei quali si è
dicendo: «Vogliamo venire con voi
perchè abbiamo sentito che Dio è con voi! » incarnata e sviluppata.
(Zaccaria 8, 2-3.11-13.22-23). Nei carmi dell'Emmanuele (Isaia 7-11) .Ia figura del
Messia-Redentere appare analogamente su di uno sfondo
123. - Nel testo citato abbiamo un quadro somma- marcatamente nazionale, in riferimento alla situazione
rio della redenzione messianica, quale è descritta ampia- storica del momento, nella quale Isaia vede la dinastia da-
mente in parecchi capitoli di Isaia (40-55) e di Geremia vidica doppiamente in pericolo: di estinguersi sotto i colpi
(30-33): Jahvè ha castigato il suo popolo infedele, ma ne dei nemici e di essere duramente provata dal castlgo dI-
ha conservato un «Resto », purificato dal dolore. Ora Jah- vino. Infatti, circa l'anno 733, il re d'Israele Peqah, (Pha-
vè ritorna a favorire il suo popolo e lo riconduce in pa- cee) e Rasin, il re degli Aramei di Damasco, non riuscendo
tria, dove si inizia un'era nuova: Israele, salvato e rinno- a coinvolgere Achaz re di Giuda, discendente di Davide,
vato, vedrà attorno a sè tutti i pepoli uniti nell'adorazione in una lega antiassira, gli muovono guerra con l'intento di
del vero Dio.
distruggere la dinastia davi dica. Quando le sorti di Achaz
In questi testi appare talvolta anche la persona del' sono ormai disperate, gli si presenta Isaia, assicurandolo.
Messia come Re e Pastore (v. Geremia 23,5-6; Ezechiele della protezione di Dio di cui esibisce un segno, cioè un
34,22-23, già citati al paragr. 117), mentre il titolo di «Re- miracolo. Achaz non ha fede, pensa che l'appoggio degli
dentore» è attribuito solo a Jahvè (Isaia 41,14; 43,14; Assiri sia garanzia migliore dell'appoggio di Jahvè, e ri-
44,6-24, ecc). Tuttavia nei carmi del «Servo di J ahvè » fiuta il segno. Isaia da allora spontaneamente il segno:
(cfr. paragr. 124) questo misterioso personaggio appare
scelto da Dio come strumento di tale redenzione. J ahvè «Ecco la Vergine che ha concepita e partorisce un Figlio
dice al suo « Servo}) : e chiama il nome di lui Emmanuel (Dio è con noi!) ~
(Isaia, 7,14).
«E poca cosa che tu sia per me Servo
per far risorgere le tribù di Giacobbe Il primo pericolo è dunque scongiurato: deve nascere
e per far ritornare i superstiti dr Israele;
lo ti diedi anche come luce delle nazioni il Messia, dunque la dinastia davidica nOn può essere
affinchè tu sia la salvezza mia fino all'estremo della terra~. estinta. Ma Achaz è un re indegno, e la nazione giudaica
(Isaia 49,6).
rigurgita di disordini morali (cfr. Isaia 1,2-23), per qu~­
sto Dio la castigherà proprio per mezzo degli Assiri, sui
Redenzione nazionale e redenzione spirituale sono qui
quali Achaz fa tanto assegnamento. E Isaia vede così ca-
accostate, come altrove, ma nel contesto prevale la sal-
lare sul regno giudaico un fosco periodo di sciagure na-
vezza spirituale e universale; mentre nel quarto carme
zionali (Isaia 7, 15-25). Nulla di strano se in questo con-
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testo il profeta non distingue le varie fasi delle sventure vero bene della. loro nazione, che con sommo dolore vedono
future. Sa tuttavia con certezza, e lo proclama con tutta avviata alla rovina, essi, che minacciano durante la pro-
chiarezza, che tutto questo male deve finire in forza del sperità spensierata e consolano nei momenti più disperati,
Messia (cfr. paragr. 108) ("). raramente onorati e più spesso disprezzati, desiderosi tal-
E' in questo contesto storico e psicologico che si deve volta di sottrarsi alla durezza del loro incarico, ma pronti
porre il passo seguente, dove il Messia, ancora bambino, ad affrontare le ire dei sovrani, sono gli eroi d'Israele, le
·e quindi certamente uomo, è chiamato Con nomi che ne guide spirituali dell'umanità, i veri santi dell' Antica Al-
dichiarano la dignità sovrumana: «Dio-forte, Padre per leanza. Tutto questo .spiega come mai la più bella ed effi-
sempre» E' l'iniziatore di una nuova era e tuttavia, come cace rappresentazione veterotestamentaria del futuro Mes-
esige la situazione storica, che interessa più da vicino i sia, lo tratteggi nei lineamenti della figura del profeta.
contemporanei del profeta, è il Liberatore, il Redentore da Già nel Deuteronomio 18,15 !'istituzione del profeti-
una sciagura ormai decretata: smo ha carattere messianico:
«Il popolo che camminava nelle tenebre .. Un profeta simile a me (cioè a Mosè) ti farà sorgere
ha visto una grande luce; Jahvè tuo Dio dal tuo seno, di mezzo ai tuoi fratelli, Lui do-
sugli abitanti della terra delle ombre vrete ascoltare! ~.
una luce splendette ...
perchè il giogo che pesava su di lui
e la stanga che pesava sulla sua spalla E' ancora un caso di vaticinio a due soggetti non ade-
e il bastone del suo aguzzino
tu li hai spezzati, come nella giornata (campale) di Madian. guatamente distinti tra loro. Dio preannunzia tutta una
Perchè un bambino è nato per noi serie di profeti, e tra essi anche il Messia che è il corona-
un Figlio è stato dato per noi,
ed ha sulla sua spalla la sovranità mento, anzi soprattutto il Messia, perchè egli solo, come
e gli fu dato per nome:
" Ammirabile-consigliere, Mosè, è rinnovatore delÌ'Alleanza, legislatore, organizzato-
Dio-forte re del culto. Per questo al tempo di Gesù i Giudei, retta-
Padre per sempre,
Principe della pace"» (Isaia 9,1.3.5.), tamente intendendo questo passo, aspettavano il Messia
come «profeta» (Giovanni 1,45; 4,25; 6,14; 7,40).
e) Il Mes-sia-Profeta Così anche il profetismo fu un «messianismo impli-
e Vittima per i pecc'ati cito », come istituzione permanente orientata verso l'av-
venire di Israele e assai meno delle altre istituzioni, legato
124. - Chi ha letto la storia di Israele non può non alle contingenze storiche; per questo l'immagine del Mes-
avere profondamente impressa nella mente la figura del sia-Profeta è la più pura e chiara di tutto l'Antico Testa-
profeta: è la più. nobile espressione della vera religione mento.
prima di Cristo. Questi profeti, uomini che parlano a nome Essa appare nei così detti «carmi del Servo di J ah-
di Dio, lottano e soffrono per l'ideale religioso e per il vè»: Isaia 42,1-7; 49,1-6; 50,4-9; 52,13-53,12. Il protagoni-
sta di questi carmi è uno stesso personaggio, chiamato
«Servo di J ahvè », il quale si distingue bene dal popolo
(22) Un nuovo tentativo di soluzione al problema del contesto
storico della profezia dell'Emmanuele è illustrato da N. PALMARlNI, d'Israele, presso cui ha una missione da compiere (49,5-6).
Emmanuelis prophetia et bellum syro-efraimiticum, Verbum Domini Egli è il ritratto della mitezza e della forza indomabile:
31 (1953) 321·334.
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l
,

• Ecco il mio servo, che sosterrò .i


Tutti noi come un gregge traviammo,
il mio eletto, di cui mi compiaccio. ciascuno per la propria via ha errato,
Non griderà nè alzerà (la voce) e Jahvè fece ricadere su di lui
nè farà udire in piazza la sua VOce.
Canna incrinata non schianterà l'iniquità di noi tutti.
e lucignolo morente non spegnerà ... Fu oppresso e si sottomise
Non verrà meno e non sarà affranto e non apri la sua bocca:
finchè stabilisca giudizio in terra: come pecorella fu portato'- all'immolazione
e la dottrina sua le Isole aspetteranno-:t (Isaia' 42,1-7). e corne agnello che dinanzi ai tosatori tace
e non apre la sua bocca".
Poi.chè fu reciso dalla terra dei viventi
Il Signore ha eletto questo «Servo» fin dal seno ma- per la ribellione del mio popolo egli fu eolpito ~
terno (49,1), preparandolo per una missione difficile, na-, (Isaia 53, 2-8).
zionale ed insieme universale (49,5-6), la quale, come per
altri profeti, si esercita mediante il ministero della parola, Ma con la morte del «Servo di J ahvè» non è tutto
in mezzo a contraddizioni di ogni genere, pagando di per- finito; anzi proprio allora comincia il trionfo che coincide
sona con strazi inauditi: con la sua risurrezione e con la conquista pacifica dell'uni-
verso, Il profeta si dimostra qui completamente assorto
Il Signore Jahvè mi diede una lingua da eruditi
nella contemplazione del futuro, superando le concezioni
perchè io sappJa sostenere lo stanco C011 la parola. dell'ambiente contemporaneo, che ancora ignorava la dot-
Mi eccita di buon mattino, trina della resurrezione (cfr, paragr, 85-87 e 95):
di buon 'mattino ci eccita l'orecchio
per udire, come gli eruditi.
~ Il Signore Jahvè mi aprì l'orecchio
"Per aver posta la sua vita come vittima espiatoria,
e io non mi rl'bellai, indietro- non tornai.. vedrà una discendenza, prolungherà i giorni
Il dorso mio diedi a chi percuoteva e la compiacenza di Jahvè prospererà in mano sua,
e. le mie guance a chi mi strappava la barba; Dopo la sofferenza l'anima sua vedrà luce,
la mia faccia non nascosi si sazierà nella scienza sua;
agli insulti e allo -sputo ~ ()saia 50, 4-6). il mio Servo giusto giu,stificherà molti
e le loro iniquità egli si addosserà.
Ma ciò che più colpisce in questi carmi è che la sof- Perciò gH darò un retaggio tra le moltitudini
e tra i potenti dividerà la conquista,
ferenza e la morte del «Servo di J ahvè» risultano espia- per aver egli consegnato alla morte la sua vita
zione efficace dei peccati del popolo, E' un concetto tutto ed essere stato computato con i malfattori;
mentre fu lui che prese il peccato di molti
nuovo che a nessun profeta si può applicare se non a Co- e per i malfattori intercedeva» (Isaia 53,10-12),
lui che il Battista chiamò: «L'Agnello di Dio che porta
il peccato del mondo» (Giovanni 1,29): Simile alla figura del «Servo di J ahvè» è il sofferen-
te mrsterioso ed augusto del Salmo 21 (22), Misterioso a
«Egli non aveva bellezza prima vista, perchè del tutto innominato; augusto, perchè
nè decoro da doverlo ammirare della sua sorte si interessano «tutti i confini della terra»
nè aspetto da doverlo desiderare·
disprezzato e abbandonato dagli uom'ini (v, 28)., Non è una personificazione del popolo d'Israele,
uomo di dolori e che ha provato l'infermità ... perchè è distinto dai suoi «fratelli» e dal «seme di Gia-
Veram~nte le afflizioni nostre egli sostenne
, e l dolori nostri egli portò: cobbe» (v, 23-24), che prende parte al suo ringraziamento,.
e noi lo stimammo un punito,
un percosso da Dio e un umiliato. ed inoltre tutta la composizone ha lo schema ben noto del-
Ma egli fu trafitto per le nostre ribellioni le «Iamentazioni individuali» (p, es. Salrl1i 5; 7; 27 (28);
. ca~pestato per le nostre iniquità; , 30 (31), ecc,), E' dunque un individuo che descrive le pro-
Il castIgo per la nostra riconciliazione fu sopra di lui
e per la sua lividura noi fummo guariti. prie sofferenze, le quali hanno una corrispondenza im-
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pressionante con i dolori del Cristo crocifisso, documentati no due profeti hanno avuto netta visione del Messia soffe-
nel racconto evangelico: rente, trionfatore e salvatore (23).
Il dolore, istintivamente tanto abborito dall'uomo,
"Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonatol'! per quell'insopprimibile ripugnanza che spesso matura
stai lungi dalle mie preghiere, d~lle mie parole supplichevoli..,
Ma io sono un, verme e non un UOU10, nella tentazione contro la giustizia, la sapienza, la bontà
obbrobrio degli uomini e spregio della plebe. divina; questo dolore Dio stesso ha voluto assaporare fino
Quanti mi vedono mi deridono,
storcono. le labbra, scuotono il capo: alla morte di croce, fattosi «l'uomo dei dolori». E così,
"Ha confidato nel Signore, lo liberi Lui nel modo più inatteso, «stolto e scandaloso (1 Corinti
lo salvi se davvero lo ama »,
Come acqua mi S'ono disciolto, 1,23), è stato realizzato il grande piano salvifico, escogitato
e si sono disgiunte tutte le mie ossa; da tutta l'eternità, preannunciato e preparato dai profeti,
,come cera è divenuto il mio cuore,
si strugge tra le mie viscere. attuato nell'incomprensione, nell'odio, nel deicidio, perchè:
. Arida come terra cotta è la mia gola
e la mia lingua mi si attacca alle fauci... «La stoltezza di Dio è più sapiente degli ,uomini e la
Hanno scavato le mie mani e i mIei piedi, debolezza di Dio è più forte degli uomini:> (1 COTinti 1,25),
posso contare tutte le mie ossa.
Essi guardano e godono al vedermi,
si dividono tra loro le mie vesti » In questa perfetta fusione in unità feconda degli ele-
(Salmo 21' [22], 2. 7·9. 15-16. 17·19).
menti a giudizo umanp più irriducibili (Messia-Uomo-Dio
sofferente! Deicidio e sacrificio espiatorio universale!), con-
Ma ancora più di questa corrispondenza innegabile
siste il «mistero» della Redenzione, assolutamente inson-
che non ha riscontri in nessun altro dei grandi personaggi
dabile, finchè Gesù stesso «non aprì !'intelligenza per
dell'Antico Testamento - ci rende certi che qui si tratta
comprendere le Scritture» agli uomini che - come i di-
del Messia il modo in cui è preséntata la sua riabilita-
scepoli di Emmaus, «stolti e tardi di cuore a credere tutto
zione:
ciò che hanno detto i profeti» - non sapevano capacitarsi
«Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli a pensare che <{ il Messia doveva patire tali COSe e così
ti loderò in mezzo all'assemblea",
Ricorderànno e si convertiranno al Signore entrare nella sua gloria» (Luca 24,25-27).
tutti i confini della terra;
e si prostreranno al suo cospetto
tutte le famiglie delle genti,
Poichè il regno- è del Signore
ed egli domina le genti» (Salmo 21 [22], 27-28),

Quale può essere questo personaggio la cui sofferenza


e la cui liberazione ha tale risonanza da indurre tutti i
popoli ad abbracciare la vera religione?
Dalla rassegna dei passi che abbiamo citato, dallo
stesso quarto carme del «Servo di J ahvè» risulta che è
sempre e solo il Messia, colui che realizza questo piano
di conversione universale, la quale, anche quando nOn è
menzionato il Messia, è sempre collocata nella cornice dei (23) Sul carattere messianico eollettivo oltre che individuale del
«Servo di Jahvè », Cfr. R-J. TOURNAY, Les Chants du Serviteur dans
tempi messianici. Non ci può dunque essere dubbio: alme- la Seconde partie d'Isaze, Rev. Bib. 59 (1952) 355-384; 481-512.
Conclnsione
CONCLUSIONE

Il nostro cammino attraverso le pagine difficili del-


l'Antico Testamento, quasi in forza di una logica intrin-
seca alla materia trattata, ci ha guidati soprattutto con il
~apitolo sul Messianismo, fino alle soglie del Nuovo Testa-
mento, che, con l'avvento del Verbo incarnato, segna l'epi-
logo della Rivelazione. Ora precisamente e soltanto la
chiara visione dell' epilogo può rendere ragione del corso
particolare seguito dalla via che conduce a tale meta.
Vorremmo cioè, concludendo, avvertire il lettore che, co-
me nota S. Paolo (2 Corinli 14-15), l'Antico Testamento
senza Gesù Cristo è inintelligibile, e che inoltre, da un
punto di vista positivo, si deve riconoscere come i tratti
più ardui dello stesso Antico Testamento, solo attraverso
Gesù Cristo e il Nuovo Testamento vengono chiariti o
giustificati nella loro oscurità.
1) Innanzitutto, è stato notato nelle pagine precedenti
come le difficoltà dell' Antico Testamento vertono general-
mente su elementi marginali, affidati all'indagine degli
specialisti, mentre il messaggio religioso, che è la sostanza
del testo sacro, è sufficientemente chiaro ed accessibile.
Ma che cosa consente al lettore questa esatta sele-
zione tra elementi sostanziali ed accidentali, tra principa-
le e secondario, con la conseguente individuazione dell'ani-
ma dell'Antico Testamento? Precisamente la luce della ri-
velazione neotestamentaria. Senza di essa, come stabilire
con sicurezza una scala gerarchica tra: Legge, culto, Bib-
398 PAGINE DIFF-ICILI DELLA BIBBIA CONCLUSIONE
399

bia, tradizione dottrinale, nazionalismo, universalism,o, re- addirittura ad una nazione: il popolo eletto. Chi si mera-
gime teocratico, messianismo? Non sono altrettanti ele- viglierà dunque che la Rivelazione condivida in parte le
menti d'istituzione divina" peripezie, le complicazioni, gli ondeggiamenti della storia
Già l'Antico Testamento, soprattutto se letto con. d'Israele?
preoccupazione dottrinale, fornisce valide. indi?azi~ni; m.a Ma chiediamo ora: Perchè Iddio ha scelto questo me-
che il compito non sia facile, senza la gUIda dI. Crls~o, rr- todo" , - La risposta è data soltanto dal mistero dell'In-
sulta dal fatto che nella valorizzazione del pat~,momo sa- carnazione del Verbo. Avendo Dio fissato questo mezzo per
cro israelitico all'inizio dell'èra volgare, dommavano le la redenzione, ha raggiunto questa meta adottando Un si-
tendenze più ~ontrastanti e, quel che è peggio, spesso me- stema, diremo così, d'incarnazione dell'azione divina nella
no riducibili all'autentico spirito religioso. Basti rIcordare storia, preparando progressivamente e concretamente il
il «nomismo" (legalismo), esasperato dalla tirannia della Cristo concreto, tessendo cioè la storia dei Patriarchi e dei
« lettera" con cui il Fariseismo (che pure contò tra i suoi loro discendenti, tra i quali è ,il Messia, «seme di Abramo
seguaci u~o spirito tanto sincero qu~le Saul~) identificava e di Davide». Chi è dotato di quel senso storico, di cui
l'essenza della religione rivelata. COSI pure SI rrcordmo le sono maestri gli evangeli, come non si meraviglia che Cri-
deformazioni della speranza messianica, attraverso que: sto uomo «crescesse in sapienza, statura e grazia» (Luca
sogni nazionalistici, per lungo tempo condivisi dagli stessI 2,52), così non resta sorpreso nel constatare che l'Antico
apostoli. E non ebbe bisogno Pietr~, anche dopo. la Pen- Testamento maturò lentamente e talvolta faticosamente
tecoste della visione di .Toppe (Att, 10.11), per mtendere rimarcando le leggi della storia e della psicologia umana.
i rapp~rti tra universalismo messianico e part~colarismo 3) Ad Incarnazione avvenuta, comprendiamo pure
giudaico? Del resto tutti conoscono le proporzIO?'. della quelle che i teologi chiamano «le ragioni di convenienza»
crisi giudaizzante, la quale si protrasse pe~ deCe?,:', mcep- del metodo scelto da Dio per la composizione del libro
pata in un'errata valutazione dell'economIa relIgIOsa del- sacro: esso, lo abbiamo sottolineato più volte, è libro «te-
l'Antico Testamento andrico», nel senso che l'incontro del divino e dell'uma-
In realtà, se ci è possibile cogliere con facilità nel mo~ no avviene in un mistero di grazia e di libertà, di luce
noteismo etico e nel messianismo spirituale le idee madrI divina e di sforzo personale dell'agiografo. Cioè, la Bibbia
dell'Antico Testamento, è solo perchè Cristo ci ha addi- non è scesa dal cielo, ma realizzata con un procedimento
tato nell'adesione interiore alla volontà del Padre l'essenza che è in perfetta coerenza con la venuta tra gli uomini
della vera giustizia, nella filiazione divina il vincolo della del Verbo di Dio, il quale non ha assunto una carne creata
nuova fraternità universale, nella propria croce il mezzo dal nulla, ma generata dalla Vergine Maria, «fattosi in
della redenzione del genere umano. . . tutto simile agli uomini» (Filippesi 2,7), anima, corpo,
2) Molte difficoltà dell' Antico Testamento orrgmano usi, costumi, linguaggio, ecc.
dal fatto che la rivelazione precristiana è profondamente' Il parallelo tra Incarnazione e Ispirazione, già caro
radicata nella storia d'Israele. ai Padri, tenendo conto che la seconda è in funzione della
Dio rivelatore, come abbiamo a più riprese notato" prima, spiega come mai Iddio, nel consegnare in un libro
non ha fatto sentire una voce impersonale, quasi operando' il suo pensiero non abbia disdegnato i più umili mezzi e-
solo dall'esterno, come richiamo orientatore, ma si è in- spressivi, correnti nell'antico mondo semitico. Con ciò
serito, per così dire, con la sua azione soprannaturale nel è perfettamente giustificata l'esistenza nella Bibbia dei
cuore degli eventi umani, dando origine e conSIstenza generi letterari; anzi, precisamente nell'esatta identifica-
400 PAGINE DIFFICILI DELLA BIBBIA

zione dei medesimi abbiamo indicato, al seguito delle di-


rettive pontificie, la chiave per dischiudere molte delle
pagine difficili dell' Antico Testamento.
Come il contratto salvifico con il Verbo Redentore è
possibile soltanto attraverso la concretezza della sua carne
e del suo sangue, così l'assimilazione della parola biblica
è possibile solo tramite la parola umana, perchè essa non
è solo involucro, ma costituisce con la parola divina un
tutto organico.
La Bibbia, cioè, nel suo contenuto come nel suo me-
todo espositivo, va considerata, nei suoi elementi religiosi,
storici, letterari, come un momento del -grande dramma
teandrico del mondo, che tro;va nell'Incarnazione una me-
ta e nello stesso tempo un germe di completo sviluppo,
perchè Dio «fin dalla creazione del mondo ... ha decretato
di ricapitolare tutte le cose in Gesù Cristo: le cose del, l'
cielo, come quelle della terra» (Efesini, 1, 4 . 1 0 ) . ' ,

Finito di stampare il 5-9-60 dallo Scuola Arti Gra[iche O. Sacra Famiglia - Cesano Boscone

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