1. Videmus nunc per speculum in aenigmate, tunc autem facie ad
faciem (S.Paolo). Di nessun altra cosa è più convinto un medievale: qualunque cosa sarebbe assurda se il suo valore o significato si limitasse alla sua funzione immediata o alla sua forma esteriore. Tutte le cose, per un medievale, vanno al di là di come appaiono. Al di là dove? La realtà non si esaurisce in ciò che appare, esiste una dimensione trascendentale, metafisica altrettanto reale, in cui si manifesta l’azione e la potenza di Dio. Pertanto tutte le cose vanno intese e interpretate non per quello che sono, ma per quello che vogliono dire. 2. Aliud dicitur, aliud demonstratur: il medievale ha una visione deformata e stranita della realtà; in questa visione le cose eccedono la comprensione umana, sono animate da significati altri, mitici, soprannaturali, simbolici. 3. Questa tendenza a vedere miticamente o simbolicamente la realtà è dettata da una sorta di fuga dalla realtà, perché la realtà del vivere quotidiano medievale non è certo confortante. Natura e società sono dimensioni temibili per l’uomo, quindi c’è bisogno di considerarle come qualcos’altro che sia dotato di un ordine e un significato che sfugge all’uomo, ma che comunque c’è, un ordine e un significato conosciuto attraverso cui Dio creatore parla e si manifesta agli esseri umani. 4. La dimensione simbolica in cui vive l’uomo medievale, dunque, rappresenta una sorta di speranza che il mondo, la realtà abbiano un significato positivo che dia un senso al disordine, al caos, alla precarietà, alla caducità della vita quotidiana. 5. Il medievale possiede dunque una sua maniera fiabesca e allucinata di guardare l’universo, non per ciò che appare, ma per ciò che esso può suggerire. Alano di Lilla (sec. XII): Omnis mundi creatura quasi liber et pictura nobis est in speculum. Nostrae vitae, nostrae mortis, nostri status, nostrae sortis fidele signaculum. Nostrum statum pingit rosa, nostri status decens glosa, nostrae vitae lectio. Quae dum primo mane floret, defloratus flos effloret vespertino senio. 6. La rosa dunque diventa, agli occhi del poeta medievale, simbolo e allegoria della vita umana. 7. Il simbolo è il segno/immagine in cui si trasforma un idea. L’allegoria un sistema di segni/immagini in cui si trasforma un più complesso discorso concettuale. Il simbolo diventa dunque un importante elemento poetico perché è comunque meno definito, più indistinto, più vago; L’allegoria invece è più precisa, ha un carattere didascalico: ci dice quello che dobbiamo capire. 8. Conseguentemente, per il medievale, anche la letteratura deve eesere interpretata in senso plurisignificante. Il distico attribuito al domenicano Agostino di Dacia dice infatti: Littera gesta docet, quid credas allegoria, mooralis quid agas, quo tendas anagogia. 9. Dal canto suo, S.Tommaso (sec. XIII) si incaricherà di liquidare l’allegorismo letterario: Unde in nulla scientia, humana industria inventa, proprie loquendo, potest inveniri nisi litteralis sensu. Ma Dante Alighieri, altrimenti scolastico convinto, in questo non seguirà l’Aquinate.
L’Immaginazione non è uno stato mentale: è l’esistenza umana stessa: La presenza viva dei simboli dalla storia più antica fino ai giorni nostri, e l’importanza dell’immaginazione per scoprire e costruire il senso del mondo.