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3a Tornata Nazionale dei Maestri Segreti

Intervento del Grande Oratore Gran Ministro di Stato


IL SEGNO DI ARPOCRATE
"In mezzo al silenzio mi fu detta una parola segreta. Dov' il silenzio e dov' il luogo
in cui questa parola pronunciata? Come ho gi detto: nella parte pi pura che
l'anima pu offrire, nella sua parte pi nobile, NEL SUO FONDO", cio nella sua
essenza. L il profondo silenzio, poich l non mai penetrata n creatura, n
immagine alcuna; l non arriva all'anima n azione n conoscenza; l essa non sa pi
nulla di immagine alcuna, n di se stessa, n di altra creatura."
"il Natale dell'anima" di Maestro Eckhart
La Libera Muratoria, in quanto emanazione della Tradizione, fonda i suoi
insegnamenti, o meglio, il divenire dei fratelli, su Simboli e Riti, che a loro volta
devono
essere
correttamente
vissuti
per
poter
esercitare
la
loro
azione
trasmutatrice.
In questa prospettiva e per meglio descrivere un possibile modello dazione, pu
essere di un certo interesse esaminare il simbolismo connesso ai cosiddetti Segni
dOrdine.
Cominciamo a porre l'attenzione sul fatto che il Segno compiuto in assoluto
silenzio, quindi ha valore di comunicazione simbolica ed attesta la qualificazione di
chi lo compie; in questambito assume valore di marchio ed agevolmente
assimilabile al cosiddetto marchio dei cottimisti tipico della Massoneria Operativa,
che serviva, tra laltro, a garantire al committente la validit del prodotto finito.
In altri termini il Massone che compie il Segno dOrdine attesta di essere,
simbolicamente,
Giusto
e
Perfetto.
Questultima asserzione pu agevolmente essere intesa considerando che il gesto
detto: DOrdine, ossia rapportabile ad una condizione interiore ben precisa.
Il Segno, in definitiva, assume valore di Mudra, in altre parole movimento rituale e
diviene, per chi lo attua consapevolmente, un mezzo per focalizzare lattenzione della
mente sul nuovo stato di consapevolezza che si appresta a realizzare.
Questultimo per sua natura non facilmente definibile, ma possiamo aiutarci
facendo nuovamente riferimento alla Massoneria Operativa. In questottica, si pu
ipotizzare che la Pietra non solo stata lavorata, ma possiede le prerogative
necessarie
per
poter
essere
inserita
nel
contesto
dellOpera.
In conclusione, possiamo affermare che il Gesto dOrdine appartiene alla categoria
dei Simboli, e che come tale, manifesta corrispondenza tra la manifestazione formale
e quellinformale che ne costituisce il principio ed il fondamento.
Il Segno dOrdine dei Maestri Segreti si compie ponendo lindice ed il medio della
mano destra appoggiati verticalmente sulle labbra, questo il segno del silenzio o di
Arpocrate.
Questi era Horus fanciullo, figlio di Osiride ed Iside. Cominciamo con il dire che

Horus la forma latina del nome egizio generalmente reso con Heru, divinit del
cielo, daltronde Horus rappresentato frequentemente sotto forma di falco e come
tale detto anche il lontano, i suoi occhi simboleggiano il sole e la luna, questultima
la sostituzione magica dellaltro occhio solare che Horus, vendicatore del padre,
perse
in
combattimento
contro
Seth.
Di Horus esistono numerose forme sincretiche, una di queste porta il nome egizio
Horpa Khred, a sua volta ellenizzato appunto in Arpocrate.
A partire dal cosiddetto Terzo periodo intermedio egiziano, il suo culto cominci a
diffondersi, generalmente raffigurato in braccio ad Iside, mentre porta un dito alle
labbra, atteggiamento che dal punto di vista essoterico altro non se non la richiesta
di essere allattato, mentre linterpretazione pi sensibile ai canoni iniziatici propende
ad
indicare
il
silenzio.
Con ogni probabilit questa non una semplice congettura, infatti, come avvenuto
per altre divinit, vedi il caso di Mitra, Arpocrate entr a far parte della religiosit
greca e romana, dove giunse a rappresentare il dio del silenzio.
A questo proposito importante rimarcare che non si tratta semplicemente
dellassimilazione di una divinit straniera in una sorta di sincretismo ellenico, ma
della scoperta, con conseguente valorizzazione, di un elemento mistico.
Generalmente, il termine mistico accostato a quello di religioso, ma se noi
proviamo ad analizzarlo troviamo che etimologicamente connesso al latino
mysticus, a sua volta derivato dal greco mystikos, con il significato di
misterioso, termine, a sua volta, legato a myein, ossia tacere, fare silenzio,
chiudere, espressione cui in definitiva sono connessi i misteri, intendendo con
questo termine quei culti, Orfici, Eleusini e Mitraici, solo per ricordare i principali, la
cui finalit consisteva in un rapporto del tutto particolare, in quanto assolutamente
legato allesperienza personale, con la divinit; tale evento era di natura tale da
perdurare
anche
dopo
la
morte
terrena
delliniziato.
Limportanza dei Misteri fu enorme ed probabile che, ancora oggi, la loro portata
non sia del tutto compresa. Questa affermazione non deve stupire; infatti la quasi
totalit delle nostre conoscenze in merito proviene da elementi culturali nei quali, con
ogni probabilit, si riflette lantica sapienza, ma quanto concerne gli aspetti esoterici
andato
perduto
pressoch
integralmente.
Gi Platone, e prima di lui i presocratici, avevano volgarizzato, sia pur rimanendo nei
confini del dovuto riserbo, un certo insegnamento; successivamente i neoplatonici, ed
in particolare Plotino ( 204-270 d.C.) ed i filosofi gnostici ripresero e rielaborarono le
antiche dottrine. A questo proposito probabilmente sufficiente accennare agli oracoli
caldaici di Giuliano il Teurgo (fine del II d.C.) ed allopera di Zosimo di Panopoli
(III-IVd.C.).
Anche in letteratura sono numerose le opere nelle quali appare manifestamente
limpronta misterica. Tra queste mi limito a ricordare gli inni orfici (la cui stesura si
pu collocare fra il IV secolo a. C. e il II secolo d.C.), linno omerico a Demetra
(VII-VI secolo a.C) e gli scritti di Apuleio da Madaura (125-170 d.C.).
La penuria di materiale esoterico originale non deve stupire, infatti i misteri eleusini
erano rigidamente protetti dalla divulgazione, addirittura era prevista la pena di morte
sia per gli iniziati che rivelavano, anche solo in parte, la ritualit, sia per i profani che
avessero
osato
spiare
i
riti.
Quindi, la prima interpretazione che possiamo dare al silenzio quella di assoluta
riservatezza.
Ancora, in epoca pi recente, Vincenzo Cartari scriveva:
Arpocrate, dio del silenzio, veniva rappresentato con la mano destra posata in

prossimit del cuore, coperto (con un mantello) da (in) pelle, pieno docchi ed
orecchie, a significare che molte cose possono esser viste ed udite, ma ben poco
bisogna
dire.
(Le vere e nove immagini de gli dei degli antichi, 1615)
Daltronde i misteri non possono essere correttamente intesi se si esula dalla loro
sacralit iniziatica; in tale prospettiva, bene ricordare che questo tipo desperienza
solo in piccola parte razionale e, pertanto, minimamente spiegabile. A questo
proposito, ricordo che Plutarco affermava che:
"L'anima al momento della morte prova la stessa impressione di coloro che si
avvicinano ai grandi misteri".
Queste considerazioni collocano il silenzio, relativo ai misteri, in una dimensione in
cui coesistono laporreton, ossia ci che non deve essere comunicato perch attinente
al piano della riservatezza, e larreton, in altre parole, ci che non pu essere
comunicato, in quanto indissolubilmente connesso ad unesperienza interiore la cui
natura
sfugge
alla
comprensione
mentale.
A questo punto probabilmente opportuno chiederci se il segno di Arpocrate non celi
altri significati e, a questo proposito, ricordo la spiga di grano mietuta in silenzio
dallo Ierofante durante liniziazione eleusina, azione che, con ogni evidenza, sta ad
indicare che un certo lavoro va compiuto in silenzio, ma che questo non va inteso in
senso esteriore, bens interiore, concetto che riprenderemo pi avanti.
Perci questo inno non pu essere insegnato, bens viene tenuto nascosto nel
silenzio.
Ermete Trismegisto - Discorso segreto sulla montagna.
In conclusione la parola mistero, che abbiamo realizzato essere strettamente connessa
al silenzio, pu essere utilizzata con tre differenti significati; infatti comunemente
utilizzata per indicare un fatto inspiegabile o segreto, ma in ogni modo razionale;
nella teologia cristiana assume valore essoterico ed utilizzato per indicare quel tipo
di verit rivelate che luomo pu conoscere in forma ma non in essenza e che deve
accettare per fede; infine, dal punto di vista iniziatico, si indica quel particolare tipo di
conoscenza
intuitiva
che
nasce
nel
silenzio
interiore.
I misteri eleusini furono messi al bando dallimperatore Teodosio nel 381 ed il tempio
fu distrutto dai visigoti di Alarico nel 395; difficile dire se tali eventi cancellarono
completamente i culti misterici da unEuropa ormai cristianizzata. Con ogni
probabilit qualche cosa rimase, anche se in forma assolutamente clandestina.
Sostanzialmente dobbiamo giungere ai Fedeli dAmore, a Giorgio Gemisto Pletone
(1355-1452), che introdusse a Firenze gli insegnamenti neoplatonici e Marsilio Ficino
(1433-1499), che tradusse il Corpus Hermeticum nel 1463, per assistere ad un
tentativo di recupero dellantica sapienza, magari ammantandola di cristianesimo in
modo
da
farla
apparire
innocua.
E un epoca difficile, gli Iniziati sono costretti a coniugare divulgazione e segreto.
Questo pu avvenire con una sorta di linguaggio simbolico e segreto; in merito Dante
afferma:
O
mirate
sotto

voi
la
l

chavete
dottrina
velame
de

li
li

ntelletti
che
versi

sani,
sasconde
strani

Inferno, Canto nono, 61-64


Oppure ci si affida al linguaggio dellarte, qui il discorso sarebbe troppo lungo per
essere esaurientemente trattato in una Tavola, pertanto mi limito a brevi cenni per
rimarcare, ancora una volta, come il silenzio sia sempre considerato una componente
essenziale
nello
sviluppo
dellIniziato.
Ad esempio, ricordo unopera del pittore italiano Giovanni Luteri (1486?-1543), pi
comunemente conosciuto con lo pseudonimo di Dosso Dossi: un suo olio su tela
(1523-1524) intitolato: Giove pittore di farfalle; il quadro rappresenta un
inconsueto Zeus con i fulmini deposti ai suoi piedi che suggeriscono che egli non
pi un dio, ma solo un uomo, o se preferite, rappresentano la divinit ormai ad un
passo dalliniziato. La veste rossa suggerisce la dignit sacerdotale dellartista che
dipinge farfalle, un tipico simbolo di metamorfosi come ricorda Dante nel Purgatorio
(Canto X, 124-126)
Non v'accorgete voi che noi siam verminati a formar l'angelica farfalla,che vola a la
giustizia senza schermi?
Dietro la tela, un angolo nero suggestivo della Nigredo, da cui sorge un arcobaleno
interamente doro, classica allusione alla riuscita della Grande Opera. Alle spalle di
Zeus, Mercurio fa il segno del silenzio rivolto ad una figura femminile, che molti
interpretano come la Virt, ma che a noi sembra pi corretto interpretare come la
Terrestrit che irrompe nella scena minacciando di rompere il silenzio entro il quale
Giove
opera.
Ricordiamo altres che larcobaleno il mitico ponte che collega il Cielo con la Terra,
simbolismo che oltre a consentirci di vedere il divino pittore quale uomo di mezzo,
cio colui in cui latto uguale alla potenza, ci riporta anche a Mercurio quale
messaggero degli dei, suggerendo come il silenzio possa configurarsi quale elemento
essenziale nellopera trasmutatoria.
Pu stupire vedere Mercurio, notoriamente dio delleloquenza, fare il segno del
silenzio, ma questo un elemento simbolico tuttaltro che isolato; a questo fine,
consentitemi, carissimi Fratelli, di sottoporre alla vostra attenzione lemblema
dellumanista Achille Bocchi, (Bologna, 1488 Bologna, 6 novembre 1562)
raffigurante Hermes che porta un candeliere a sette braccia mentre fa il gesto
dArpocrate.
Di sfuggita, ricordo che il Bocchi fu il fondatore dellAccademia Hermathena, il cui
nome sta ad indicare la fusione della conoscenza razionale con quella ermetica, che
come
abbiamo
gi
visto,

intuitiva.
Giunti a questo punto del discorso, non possiamo esimerci da una breve
ricapitolazione; abbiamo esaminato due aspetti del silenzio, il primo connesso
allobbligo morale di non rivelare ed il secondo a quello dellimpossibilit della
comunicazione. Esiste, tuttavia, una terza interpretazione del silenzio, che consiste nel
considerarlo
quale
assenza
di
suono.
Cominciamo con il notare che il silenzio appartiene senzaltro al mondo dei suoni, e
come tale infatti considerato un elemento essenziale nella musica, ambito nel quale
il silenzio pu essere considerato un non suono; inoltre constatiamo che il silenzio ed
il suono si escludono vicendevolmente, palesando, in tal modo, di essere elementi
costitutivi
di
uno
stesso
binario.
Questultima considerazione ci consente di accostare il Silenzio allUno,
perennemente uguale a se stesso ( per il silenzio si pu parlare solo di durata, che un

elemento quantitativo e non qualitativo) ed il Suono al Molteplice; ognuno di loro per


manifestarsi ha chiaramente necessit dellaltro, anche se opportuno ricordare che il
suono
nasce
e
muore
nel
Silenzio.
Quindi, la nostra terza decifrazione del Silenzio ci conduce ad interpretare
questultimo come una sorta di matrice allinterno della quale qualche cosa si pu
manifestare.
A questo proposito desidero ricordare le parole di un musicista contemporaneo, Arvo
Part,
che
afferma:
Il silenzio sempre pi perfetto della musica. Bisogna soltanto imparare ad
ascoltarlo. Non arriviamo neanche ad immaginare quante cose ci sono nellaria.
Nessuno, normalmente, le vede. Le persone non ascoltano ci che si trova nel silenzio
che
ci
circonda.
(da Enciclopedia della musica, Einaudi, Torino 2001, vol. I).
Questaffermazione ci consente di giungere alla quarta, ed ultima, interpretazione del
concetto di Silenzio, ossia il Silenzio Interiore, ovvero quella particolare condizione
in
cui
si
arresta
totalmente
il
nostro
pensiero.
Tale condizione riveste una importanza notevole e merita una profonda riflessione.
Quello che appare non facilmente comprensibile a cosa conduce tale esperienza e,
specialmente, perch coloro che lhanno realizzata sono cos restii a parlarne?
Nel tentativo di fornire alcune possibili risposte, che peraltro hanno valore puramente
personale,
vi
invito
ad
una
banalissima
riflessione.
Se io mangio una caramella alla menta cosa avviene? Laroma, o se preferite,
lessenza della menta, percepita da un senso grossolano e fisico, ossia il gusto; ma il
processo, chiaramente, non si arresta l, in realt in qualche regione della mia mente
scatta il processo di riconoscimento, in altri termini so che il gusto quello della
menta perch il suo sapore gi mi era noto e quindi posso identificarlo.
Se non avessi mai assaggiato quellaroma, la mia mente, dopo avere eseguito una
sorta di scansione della memoria, nel tentativo di aiutarmi mi avrebbe fornito
elementi analitici ( dolce) e di somiglianza (probabilmente dorigine vegetale).
Si pu inoltre verificare un terzo caso, ossia io conosco il gusto della menta, ma
mentre mastico la caramella sono talmente assorto da quello che sta accadendo
attorno
a
me,
che
non
ho
consapevolezza
del
gusto.
Processi simili avvengono nello stato di coscienza che si manifesta quando si realizza
il
silenzio
interiore.
Ovviamente possiamo sbagliare, anzi questa leventualit pi probabile; in ogni
modo la nostra idea questa: personalmente non crediamo alla cosiddetta Creatio ex
nihilo, preferiamo ipotizzare che determinati eventi esistano in potenza o in atto, e in
questo ci rifacciamo un poco al simbolo orientale del fiore di loto che, secondo lora
del
giorno,
ha
i
petali
chiusi
o
aperti.
Questa premessa nel nostro pensiero sta ad indicare che, ordinariamente, di fronte a
certi accadimenti noi siamo nella condizione di chi pur masticando la mentina,
essendo
assorto
in
altro,
non
percepisce
nulla,
o
quasi.
Quindi, non basta eliminare gli stimoli esterni, o, se preferite, sensoriali (daltronde,
per questo, sufficiente il sonno profondo, o unanestesia) ma indispensabile un
atto
di
cosciente
volont
finalizzato
al
percepimento.
Consideriamo una possibile obiezione:
A cosa devo stare attento? Non ho idea di cosa cerco!
Nel tentativo di chiarire il nostro pensiero, diciamo che un po come il risveglio da
un sonno profondo nel quale l per l non si ha la coscienza di chi si e di cosa si deve

fare,
poi,
adagio
adagio,
il
livello
di
coscienza
aumenta
A questo punto, ritengo che si possa abbandonare la nostra allegorica mentina ed
esaminiamo
a
quali
conclusioni
ci
ha
condotto.
Intanto, determinate esperienze, condotte a livello fisico-animico, hanno delle
ripercussioni su piani sottili delle quali ordinariamente si incoscienti.
Viceversa, chi persegue lArte sposta gradualmente la propria coscienza dai piani pi
grossolani a quelli soprasensibili; questo non vuol significare che le porte del Silenzio
Interiore si schiudano sulla Gnosi, questo potr essere possibile solamente molto pi
avanti; inizialmente ci si trover nella condizione di chi non conosce laroma della
menta e che, conseguentemente, tenta unimpossibile traduzione di ci che percepisce
in
modo
confuso
ed
approssimato.
In altri termini, levento vissuto nella forma intelligibile che meglio si rapporta al
proprio vissuto. Frequentemente, ma non solo, questo avviene sotto forma di simbolo;
ovvero viene vissuta in maniera apparentemente sensoriale (specialmente: vista,
udito, odore) unesperienza che al momento non si in grado di realizzare
pienamente.
In definitiva, anche se bene sottolineare che questa la nostra personale
interpretazione, il Simbolo appare nella zona dinterazione tra la coscienza sensibile
in atto e quella soprasensibile che ancora in potenza, anche se inizia a manifestarsi.
Proveremo a spiegarci meglio, probabile che un Essere, particolarmente evoluto in
senso spirituale, sia in grado di contemplare direttamente il Mondo delle Cause, ma,
come abbiamo in precedenza detto, la quasi totalit degli uomini, non trovandosi in
tali condizioni, pu penetrare solo fino ad un certo punto in tale regione.
Il limite raggiunto costituisce chiaramente una frontiera che estremamente
soggettiva
e
che

evidenziata
appunto
dal
Simbolo.
E importante rilevare che non ci troviamo semplicemente di fronte ad una statica
linea di demarcazione, ma a qualche cosa di molto dinamico, con una sua peculiare
energia,
di
cui
si
avvale
per
compiere
le
proprie
funzioni.
Lo svolgimento del processo relativo non facilmente comprensibile; si pu
ipotizzare che il nostro tentativo dascesi provochi, quale reazione, linvio di un
messaggio, una sorta di riverbero dovuto a un irraggiamento dallalto attraverso
una nube. La percezione di tale evento , con ogni probabilit, mediata dalla nostra
coscienza corporea, dalla mente, se preferite, che mediante un processo facilmente
intuibile lo traduce, per cos dire, nel nostro linguaggio sensibile. Per questo il
Simbolo si pu manifestare come unimmagine, come un suono, oppure come un
odore, e, ma molto pi raramente, come un gusto od una sensazione tattile.
In breve, un quid appartenente al non sensibile vissuto in maniera apparentemente
sensoriale,
con
tutti
i
limiti
che
questo
comporta.
Chiaramente la tipologia della manifestazione simbolica in funzione di diversi
parametri: intanto la natura del soggetto, poi la regione in cui penetrato, il tipo di
lavoro
che
si

proposto,
ed
altri
ancora.
Indipendentemente da ci, appare evidente che il Simbolo possiede altre funzioni, per
esempio,
si
comporta
come
un
Marcatore
di
Passaggio.
Una porta chiusa costituisce, indubbiamente, un ostacolo, ma indica
contemporaneamente lesistenza di qualche cosa daltro che si trova al di l.
Tale Porta reca una scritta che ci rende edotti sulla maniera di aprirla e oltrepassarla,
ma vergata nella Lingua degli Dei, che, pur essendo molto semplice, poco
conosciuta, anche perch non si rivolge alla nostra razionalit ma allintuitivit.
Lo studio del Simbolo lungo e difficile, poich la sua comprensione
indissolubilmente legata alla nostra trasformazione, e, poich questa non pu che
essere graduale, parimenti andremo incontro ad una serie di decifrazioni successive,
che, chiaramente non potranno mai essere in contraddizione luna con laltra, ma

armoniosamente
propedeutiche.
E
dopo?
Qui, purtroppo, non possiamo dire molto; sostanzialmente, il problema questo: il
Silenzio Interiore, il Vuoto Mentale, il Grande Nulla sono, per noi uomini
ipertecnologici del Kali Yuga, sinonimo di niente, mentre per altre culture indicano il
Tutto.
Il concetto di vacuit indubbiamente difficile, sia da spiegare sia da comprendere.
Infatti, necessario un grosso sforzo mentale volto a superare un radicato modo di
relazionarsi, sia al s, sia allapparentemente diverso da s, assolutamente duale e
legato
al
sensibile.
In tale prospettiva, potrebbe essere utile rapportarci al punto di vista della Tradizione,
la quale afferma che tutto ci che noi percepiamo come manifestato proviene
dallimmanifestato.
Conseguentemente, riteniamo corretto affermare che laspetto sensibile di un oggetto,
in definitiva, costituisce unicamente il riverbero dellessenza di questultimo sul
piano della manifestazione; tale riflesso sensibile da un lato possiede valore
simbolico in quanto rimanda alla natura delloggetto, e dallaltro appartenendo al
mondo del cambiamento e della trasformazione, non che apparenza, che scompare
di
fronte
allAssoluto,
in
quanto
non
metafisicamente
esistente.
La conclusione a questo punto evidente: ogni forma vacuit, e viceversa, noi ci
illudiamo di vedere, ma la nostra, in realt, cecit spirituale.
Inoltre, ci che percepiamo con i sensi ci appare multiplo e distinto, in ulteriore
contrapposizione alla Tradizione che ci insegna lunicit del tutto (en to pan), per
contemplare la quale necessario spogliare la nostra mente di tutte le nostre
concezioni sulloggetto che stiamo studiando. A questo proposito, voglio ricordare
una bellissima frase di Shakespeare che bene rende lidea:
Che cos' Montecchi? Non la mano, non il piede, non il braccio, non il volto
n qualsiasi altra parte d'un corpo umano. Prendi un altro nome. Cosa v' in un nome?
Quella che noi chiamiamo rosa non perderebbe il suo profumo se avesse un altro
nome.
Pu altres essere utile tenere presente che ci che percepiamo non apparso dal
nulla, bens rappresenta lattualit di un qualche cosa che viene da molto lontano.
Ricordo che la nostra scienza non riesce a spingersi oltre un attimo dopo il Big
Bang e la religione oltre a quel misterioso principio che vide la genesi del cielo e
della terra; cosmogonie solo apparentemente differenti, e che, in ogni caso, fanno
supporre lesistenza di una materia prima, assolutamente indifferenziata, da cui ogni
cosa, fisica o mentale, tratta e alla quale, dopo un tempo pi o meno lungo, ritorna;
simbolicamente, ad esempio, possiamo interpretarla come largilla rossa con la quale
il
GADU
plasm
lAdam
Kadmon.
In definitiva, lesperienza del Silenzio conduce liniziato alla consapevolezza
dellUno (per utilizzare una terminologia massonica: alla Luce) che, in ogni modo,
non un concetto traducibile a parole, poich con il manifestato (e la parola umana
tale) non si pu rendere intelligibile il non manifestato. Anche perch, bene
rimarcarlo, vivere questesperienza significa esistere in un particolare stato di
coscienza, molto differente rispetto a quello ordinario, nel quale la nostra
consapevolezza si comporta come uno specchio, ossia riflette impassibile e silenziosa,
priva di dicotomia tra soggetto contemplante ed oggetto contemplato. Quando
usciamo da tale condizione, chiaramente conserviamo in noi la conoscenza di quel
vissuto, vero, ma vogliamo precisare che questa particolare Gnosi non traducibile
in pensiero e meno che mai in parole neppure per chi ha vissuto tale stato; infatti, solo

riportandosi
in
quella
condizione
potr
riviverlo.
Qui riusciamo a comprendere il vero e pi intimo significato dei termini
Esoterismo e Segreto, in altre parole: il primo rapportabile ad unesperienza
individuale interiore, ed il secondo ad un vissuto non trasmissibile verbalmente.

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