Sei sulla pagina 1di 34

L’ordinamento degli archivi secondo il

metodo storico
o metodo della ricostituzione dell’ordine originario
L’unico metodo di ordinamento scientificamente valido e
corretto è il metodo storico, il quale deriva dalla natura
stessa dell’archivio,

quale insieme, complesso, totalità di documenti


prodotti nel corso di un’attività
pratica, giuridica, amministrativa,
quale conseguenza dello svolgimento di quell’attività;

prodotti pertanto naturalmente e spontaneamente


e disposti all’origine in un modo che rispecchia
immediatamente quell’attività;
legati da un vincolo originario, necessario, determinato
e costituenti una universitas originaria, necessaria,
determinata.
E’ questo vincolo fra i documenti che caratterizza l’archivio
e lo individua in maniera determinante.

Da ciò discende, come diretta conseguenza,


che l’unico metodo per l’ordinamento di un archivio
è quello che permette di ricostituire
l’ordine originario delle carte,
l’ordine, cioè, che le carte ebbero al momento della loro
nascita,
ordine che rispecchia il modo di essere e di funzionare
dell’ente che le ha prodotte.
Tutti gli altri metodi,
qualora diano alle carte un ordine diverso da quello
originario,
spezzano il vincolo originario fra di esse esistente.

Si tratta infatti di metodi soggettivi,


di metodi cioè che dipendono dalla
volontà dell’ordinatore.

La ricostituzione dell’ordine originario


secondo il metodo storico, invece,
ha carattere oggettivo:
qualunque sia l’archivista che lo applica ad un determinato
fondo,
il risultato dovrebbe essere sempre lo stesso.
Similitudine fra il metodo storico di ordinamento
ed il metodo galileiano per le scienze esatte:

un esperimento,
da chiunque ripetuto,
nelle stesse condizioni e con lo stesso metodo,
dovrebbe sempre dare lo stesso risultato.

In Italia: la definizione è «metodo storico»


ricostituzione dell’ordine originario delle carte

In Francia si usa anche l’espressione: “rispetto dei fondi”


nel significato del non mescolare fra loro
carte provenienti da fondi diversi.

Germania:
principio di provenienza o ancora principio della registratura
In Italia
il principio di ricostituzione
dell’ordine originario delle carte
fu definito da Bonaini (1806-1874)
metodo storico
non perché doveva servire allo studio della storia
ma perché
aveva il suo fondamento nella storia
1867
Relazione di Francesco Bonaini al Ministero dell’Istruzione pubblica

Dal pensare come gli Archivi si sono venuti formando e accrescendo nel corso
dei secoli, emerge il più sicuro criterio per il loro ordinamento.
Ogni istituzione è nata, si è trasformata, ha finito d’essere; diremo meglio:
ha ceduto il luogo ad un’altra, sorta in forza d’un rivolgimento sociale, d’un
bisogno, d’una circostanza qualsiasi.
La testimonianza dei fatti, la successione delle vicende, rimane nei documenti:
i quali, più o meno bene, ebbero un ordine, una denominazione.
Prima regola dunque: rispettare il fatto; seconda: ristabilirlo, ove si trovasse
alterato. Ciò naturalmente esclude il preconcetto.
Più delle speciose teorie, almeno nel nostro caso, val la estesa cognizione della
storia; in essa l’ordinatore degli Archivi trova i veri elementi della sua scienza;
scienza positiva, applicata con senno.
Entrando in un grande Archivio, l’uomo che già sa non tutto quello che v’è, ma
quanto può esservi, comincia a ricercare non le materie, ma le istituzioni.
1928-29
Casanova, nella voce Archivio e archivistica dell’Enciclopedia italiana
e nel suo manuale di Archivistica

- … alla restituzione delle antiche serie, alla ricostituzione dell’archivio così come era
originariamente costituito, tendono, nell’archivistica moderna, i lavori di ordinamento, a
differenza dei vecchi sistemi che miravano semplicemente, e talvolta senza nemmeno
riuscirvi, a rendere più agevoli le ricerche

- l’archivio deve essere e rimanere quale fu costituito dall’ente che lo creò ed al quale
servì: non può essere disorganizzato nel suo insieme e neppure nelle sue parti, perché
tanto le sue serie quanto i singoli suoi registri o filze debbono rimanere integri e il loro
ordine interno immutato, inalterato
Giorgio Cencetti

- Il metodo storico è tale perché:


1) deriva le sue norme «dalle nozioni storiche, e più specialmente di
storia delle istituzioni, che sono indispensabili per applicarlo»,
2) perché per l’archivista l’archivio
«non è che un deposito di carte
finché egli non faccia rivivere l’ente che le ha prodotte»

L’archivio riordinato
deve rispecchiare l’istituto che lo ha prodotto

teoria del «rispecchiamento»
Presupposto indispensabile per il lavoro dell’archivista

Conoscenza della storia delle istituzioni
purché essa includa lo studio dei
modi e delle forme del funzionamento delle istituzioni;

Storia delle istituzioni studiate non solo in se stesse,


ma nei riflessi della traduzione
della loro attività e del loro funzionamento
in carte e serie d’archivio

Più che «storia delle istituzioni»


«archivistica speciale»
storia delle istituzioni come

storia di ciascun istituto
produttore di documenti
come effettivamente fu e operò
come effettivamente produsse e organizzò le proprie carte

non storia
di «come avrebbe dovuto essere»
sulla base di norme che nella realtà non furono applicate
Storia interna dell’ente che ha prodotto le carte
conoscibile attraverso

lo stesso esame delle carte da ordinare

l’archivista
potrà allora
procedere alla ricostituzione dell’ordine originario delle carte

Ordine originario

l’unico che metta in evidenza
le relazioni reciproche fra i documenti
derivanti dai fini e dalle procedure
che hanno presieduto alla loro nascita
Lavoro di grande difficoltà
perché implica
la conoscenza della struttura interna
e del modo di funzionare
di enti diversissimi fra loro:

istituzione statale contemporanea


archivio di mercante medievale
istituzione ospedaliera
istituzione musicale
accademia agraria
chiesa
fabbrica di automobili
istituto bancario
agenzia spaziale
Ogni lavoro di ordinamento:
esperienza unica e irripetibile

Impossibilità di «ordinamenti uniformi»


Quale è dunque l’ordine originario da ripristinare?

Carte originariamente disposte in ordine cronologico



l’ordinamento consisterà nel ristabilire l’ordine cronologico

Carte originariamente disposte non in ordine cronologico



l’ordinamento non potrà basarsi sull’ordine cronologico
Carte disposte originariamente in ordine di titolario
ma poi disordinate

l’ordinamento consisterà nel ricostituire l’ordine secondo il titolario

E’ necessario però fare attenzione!!

In molti casi, nel corso della propria storia


gli uffici hanno infatti modificato il titolario

tutte le carte non dovranno essere ordinate in base all’ultimo titolario,
bensì in base ai vari titolari esistenti
nel corso della vita dell’ente produttore
In un Archivio comunale,
può accadere che un riordinatore inesperto
disponga tutte le carte,
sia quelle anteriori
che quelle posteriori al 1897,
secondo il titolario del 1897.

Disporre le carte dell’archivio comunale


secondo il titolario del 1897
è un ordinamento archivisticamente valido
solo per le carte prodotte dal 1897 in poi.
Le carte devono essere riordinate
in base al titolario in vigore
al momento in cui esse furono prodotte
soltanto
se per ciascun documento
risulti inequivocabilmente
a quale categoria, classe e sottoclasse
ed a quale fascicolo
fu assegnato al momento della nascita

sarebbe un errore assegnare oggi una classifica
a documenti prodotti ieri,
anche sulla base del titolario allora in vigore
L’archivio può essere paragonato a un monumento
a formare il quale
non bastano le pietre o i mattoni di cui il monumento è
composto:

importante è anche la disposizione delle pietre in un certo
ordine,
l’idea del progettista che ha ideato e realizzato quel
monumento.

Se noi scomponessimo il Colosseo


e disponessimo le pietre che formano il monumento
in qualunque altro ordine, non avremmo più il Colosseo,
ma un semplice ed anonimo mucchio di pietre.
Lo stesso discorso vale per un archivio,
che è ben diverso dalla somma dei documenti che lo
compongono,
ma che è invece il complesso organico di quei documenti
più il complesso organico di tutte le relazioni reciproche
che esistono fra i documenti medesimi,
ciascuno dei quali può assumere uno
ed un solo posto nel complesso.
Ordinamento per materia, basato sul contenuto dei
documenti,

distrugge l’archivio come tale
riducendolo a una semplice somma di documenti

Ordinamento “secondo il principio di provenienza”,


o metodo storico

unico ordinamento valido
Il principio della ricostituzione dell’ordine originario

recentemente ribadito dal
“Codice internazionale di deontologia degli archivisti”
approvato
dall’Assemblea generale
del Consiglio internazionale degli Archivi
il 6 settembre 1996:
«gli archivisti trattano, selezionano e conservano
gli archivi nel loro contesto storico, giuridico e amministrativo,
rispettando quindi il principio di provenienza,
tutelando e rendendo evidenti le interrelazioni originarie dei documenti»
Non sempre è possibile
per l’archivista
procedere
alla completa ricostituzione dell’ordine originario.

L’archivista può trovarsi talora di fronte


a lacune e sconvolgimenti di tale ampiezza
che non è più possibile accertare
quale fosse l’ordine originario delle carte
Osserva Filippo Valenti:

“tanto più quanto più andiamo indietro nel tempo e quanto più
cospicui sono i concentramenti archivistici con cui abbiamo
a che fare, dobbiamo ammettere che i fondi
corrispondenti a singoli archivi in senso stretto, e
pervenutici nell’ordinamento originario, costituiscono più
l’eccezione che la regola.”

“storia delle istituzioni che non è mai storia di istituzioni


isolate e cristallizzate fuori del tempo, ma quasi
sempre di istituzioni che si susseguono e si
compenetrano e interferiscono a vicenda entro contesti
politici, amministrativi e giuridici influenzantisi
reciprocamente a diversi livelli e in tempi diversi”
Storia degli archivi

maggiore continuità rispetto alla storia delle istituzioni

i cambiamenti istituzionali o politici non sempre si riflettono negli archivi

Esempi:
Intendenza di Basilicata
nel Regno delle Due Sicilie,
dopo la restaurazione borbonica,
la trattazione di numerose pratiche in corso nelle intendenze francesi,
fu proseguita dagli uffici successori
del Regno borbonico restaurato

Archivi delle Questure


non riflettono passaggio dal regime fascista a quello democratico
né il passaggio dalla Monarchia sabauda allo Stato repubblicano
Alterazioni involontarie dovute a
- danni accidentali più o meno gravi (terremoti, alluvioni, incendi etc.)
- incuria umana
Oppure:
- rimaneggiamenti dovuti ad eventi storici che hanno finito per sconvolgere
o alterare irrimediabilmente l’ordine originario
Archivi costituiti da nuclei documentari provenienti da differenti istituzioni

Archivi di famiglie regnanti


divisi in più parti per vicende dinastiche

archivio di Carlo di Borbone
ultimo erede della famiglia Farnese
portato da Parma a Napoli nel 1734
e poi parzialmente riportato a Parma

Archivi di istituzioni
che comprendono anche le carte di organismi dipendenti o controllati da
quelle

Prefetture
comprendono spesso fondi di uffici
i cui titolari erano gli stessi prefetti o funzionari di nomina prefettizia
Archivi di personalità

accanto alle carte di famiglia
anche carte delle organizzazioni di cui la persona ebbe la
responsabilità

Archivi di personalità

rimasti presso le istituzioni in cui la persona ricoprì un ruolo

Archivi di enti ecclesiastici



archivi di persone e famiglie: munimina
- pervenuti in seguito a lasciti testamentari (insieme ai beni)
- o per semplice affidamento a garanzia dei loro titoli e diritti

archivi di chiese cattedrali, conventi, monasteri
Archivi di istituzioni che cambiano frequentemente il proprio
titolario

Prefettura
struttura multiseriale degli archivi riflettente sequenza dei titolari

Archivi di istituzioni che dinanzi alla obsolescenza del titolario



hanno continuato ad usarlo
utilizzando a dismisura titoli a carattere miscellaneo
o introducendo disordinatamente nuove categorie

accumulo incontrollato di fascicoli disomogenei
l’archivio perde coerenza e funzionalità per l’amministrazione
Situazioni diversissime
- presenza di più di un ordinamento originario
- mancanza di un ordine originario in senso proprio
- più di una struttura data alla documentazione dallo stesso produttore
così da determinare stratificazione di ordinamenti diversi

Ricostruzione dell’ordine originario



più un principio cui ispirare il proprio lavoro
che un obiettivo meccanicamente perseguibile

criterio guida da cui partire


per poi procedere all’analisi dell’effettiva realtà degli archivi
Ordinamento dell’archivio:
più che una situazione da ripristinare

un «modello virtuale», una «forma»
di cui testare
la capacità
di rappresentare le relazioni fra le parti costitutive
Ogni fondo archivistico = unicum irripetibile

Necessaria mediazione tra


gli enunciati teorici
e un solido pragmatismo
orientato a individuare
gli elementi congiunturali
che ne determinano le specifiche fisionomie

Il bravo archivista = è capace di interpretare al meglio


la personalità del fondo archivistico
nel tentativo di
restituire il più possibile le diverse sfumature che lo connotano
Claudio Pavone, Ma è poi tanto pacifico che l’archivio rispecchi
l’istituto?

l’archivio nel momento in cui diventa oggetto di ordinamento
rispecchia soprattutto se stesso

Messa in crisi l’interpretazione meccanica del metodo storico


e la teoria del rispecchiamento

Un archivio è sempre il risultato


più che della organizzazione formale della memoria del soggetto
produttore

delle manipolazioni subite nel tempo

Importanza delle vicende della conservazione


Modello derivante da studio del soggetto produttore

Amministrazioni pubbliche

normativa relativa alla loro istituzione
funzionamento, eventuale riorganizzazione

Soggetti privati

biografia
attività, interessi, contatti

Famiglia

relazioni genealogiche
legami fra nuclei parentali
articolazioni dei ceppi familiari

Prima fonte: l’archivio stesso!

Potrebbero piacerti anche