Da più di due mese ormai non esco di casa, o quasi.
Come me, anche altri
milioni di persone nel mondo hanno dovuto cambiare drasticamente e improvvisamente le proprie abitudini: lavoriamo o studiamo a casa, dobbiamo limitare e giustificare le nostre uscite e gli incontri, facciamo lunghe file davanti ai supermercati. In alcuni paesi, tra i quali l’Italia, l’epidemia di Covid-19 è l’evento più grave che si sia verificato dal dopoguerra a oggi e con il più profondo impatto sulle vite di tutti. Da settimane non si parla d’altro. La situazione è molto grave: in diversi paesi i contagi continuano ad aumentare, i sistemi sanitari sono in grande difficoltà; moltissime persone hanno perso e perderanno il lavoro. In alcuni paesi, però, i contagi stanno diminuendo, e mano a mano che si placa l’emergenza, si presenta sempre più incalzante la domanda sul futuro. Come cambieranno la società e le nostre vite dopo che l’epidemia sarà finita? La pandemia avrà molte conseguenze. Alcune sembrano inevitabili, come la crisi economica, l’aumento della povertà e delle diseguaglianze sociali, l’acutizzazione delle situazioni di disagio, di emarginazione e solitudine preesistenti. Altre, invece, sono oggetto di ipotesi e congetture, auspici o timori. Quel che è certo è che il prossimo futuro sarà segnato dagli effetti di questo evento sulla vita quotidiana, l’economia, la società, l’istruzione, il lavoro e molto altro. Anche gli spostamenti e i viaggi subiranno le conseguenze della pandemia. Per chi si sposta per trasferirsi in un altro paese, magari scappando dal proprio, come le migliaia di migranti che cercano di raggiungere l’Europa, tutto sarà ancora più difficile di come già è. I viaggi per turismo potrebbero subire un drastico calo. Negli ultimi decenni, il turismo mondiale è aumentato in modo vertiginoso. Con i voli low cost, milioni di persone hanno iniziato a viaggiare e molte città hanno parzialmente cambiato le proprie economie in funzione di questo inedito afflusso di persone. Ora, c’è chi dice che per molto tempo non torneremo a viaggiare come prima. Sia per ragioni di sicurezza sanitaria, sia perché la maggior parte di noi non potrà permetterselo. Il cambiamento post coronavirus L’epidemia da sola non risolverà la crisi climatica. Anzi, produrrà altre crisi, economiche e sociali. Tuttavia, è possibile che questo evento ci spinga ad avviare finalmente quelle trasformazioni radicali che sono necessarie per scongiurare i rischi immensi della crisi ambientale. Non credo che il cambiamento nelle abitudini dei singoli (comprare prodotti sostenibili, non sprecare, usare la bici ecc.) possano risolvere il problema. Le decisioni più importanti, che riguardano lo sfruttamento delle risorse e i modi della produzione, devono essere prese dai governi, nazionali e internazionali. Le abitudini e le scelte individuali, però, possono esercitare un’influenza, anche significativa su quelle decisioni. Come nella pandemia, così nella crisi ambientale, i diversi aspetti della vita pubblica non sono mai separati. La politica, l’economia, le abitudini individuali e le realtà sociali sono sempre legate tra loro. Forse questo evento potrebbe aiutarci a prendere finalmente una direzione diversa, proprio perché ci ha ricordato in modo brusco e inequivocabile l’esistenza di questo legame. Forse, dunque, ha ragione chi ci invita, con la fine della pandemia, a non tornare alla normalità di prima e a inventarcene, invece, una nuova.