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Chiesa

20 - IL CENACOLO 8/2007
P
er la delicatezza del- Dalla consultazione risultava
la materia, papa Bene- che il 98,68 per cento dei vesco-
detto XVI ha accompagna- vi considerava risolto il problema
to il Motu proprio che permette e solo 4 vescovi consideravano un
di utilizzare l’antico Messale di «male minore» l’uso della messa
San Pio V con una Lettera indi- tridentina. Una concessione ad
rizzata a tutti i vescovi, spiegan- usare il vecchio Messale, conclu-
do il senso e le ragioni delle sue deva il dicastero romano, avreb-
decisioni. be creato più problemi di quelli
«Cosa fatta capo ha», si diceva che si volevano risolvere.
una volta davanti a un evento or- Se ben pochi, dunque, sentiva-
mai compiuto e così il 14 settem- no il bisogno di questa “novità”,
bre, festa dell’Esaltazione della il Motu proprio di Benedetto XVI
Santa Croce, entrerà in vigore la vorrebbe porre fine allo scisma
nuova normativa. aperto dai lefebvriani e alla “sof-
Ma per chi è stata promulgata ferenza” di altri, pur restati in co-
questa nuova legislazione? munione con Roma. Per questo,
Il 19 giugno 1980 una lettera ora, la celebrazione della Mes-
firmata dal prefetto della Congre- sa conformemente al Messale di
Concelebrazione dell’Eucari- gazione del Culto divino chiedeva Pio V è autorizzata con liberalità.
stia a La Mure, in provincia a tutti i vescovi informazioni sul- Essa non è più “eccezionale” ma
di Grenoble. In alto: padre l’accoglienza del Messale rinno- “straordinaria”, non è più una de-
Rinaldo Falsini nel convento
di Fiesole dove si è ritirato.
vato dal Concilio, sulle difficoltà roga alle regole ma contemplata
circa la riforma e sui rimedi per nella normativa.
superare eventuali resistenze. In seguito alla sua pubblicazio-
ne, sui giornali si è letto di tut-
to. Considerazioni filosofiche sul-
la “Messa in latino” e sull’estetica
della lingua latina; parole di esul-
tanza dei tradizionalisti che non
riconoscono il Concilio Vaticano
II; irenisti di ogni ceto e corpora-
zione disposti a dare un colpo al

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Chiesa

cerchio e uno alla botte, pronti a


giurare che questo non è un pas-
so indietro ma in avanti (che vo-
gliano darci d’intendere – come
soleva dire quel tale – «che ’l Cri-
sto l’è morto dal sonno»?).

La falsa questione del latino

In realtà il Motu proprio di


Benedetto XVI non restaura la
«Messa in latino», ma autorizza
i fedeli a chiedere la celebrazio-
ne della «Messa tridentina», det-
ta di Pio V. Dunque, che la Mes-
sa di Pio V sia in latino o in greco
o in siriano è ininfluente (anche
la Messa riformata dal concilio
si può dire in latino!). No, ciò che
pesa è, invece, la restaurazione
della ecclesiologia e della teologia
che sottostanno al rito tridenti-
no. Cose che il Concilio aveva lar-
gamente superato.
Non è una questione banale di
lingua, che interessa relativamen-
te, ma una questione di pastorale,
di teologia, di cultura, di rappor-
to con il mondo. Dietro il Messale
di Pio V c’è la teologia della Chie-
sa secondo cui l’attore del culto
divino è solo il prete, c’è l’anti-
giudaismo, una visione del mon-
do ormai scomparsa, una Chie-
sa che si ritiene unica depositaria
della verità… Dietro il Messale
voluto dal Concilio e promulga-
to da Paolo VI anche a costo di
una rottura lacerante con i se-
guaci di monsignor Lefèbvre c’è, nelleschi che si può quasi toccare
invece, il popolo di Dio, che è il con mano e poi, più in là, Prato e,
soggetto celebrante, c’è la Chiesa laggiù in fondo, Pistoia. In alto,
«nel mondo», c’è il popolo ebrai- a destra, il monte Senario, culla
co «fratello maggiore», c’è l’aper- dei Serviti. Il francescano si è ri-
tura ecumenica, c’è la fede che tirato quassù, su questo colle bo-
nasce dalla Parola… Altro che la- scoso sostenuto dalle mura etru-
tino, lingua bella e formatrice di sche, da un paio d’anni.
teste pensanti! Nato a Bibbiena, in Casentino,
Dietro a tutto vi sono due modi 83 anni fa, Falsini si è laureato
assai distanti di concepire Dio, in teologia dogmatica a Roma ed
la Chiesa, il mondo, l’uomo, le ha ottenuto una specializzazione
relazioni sociali, la libertà reli- all’Istituto superiore di liturgia
giosa e di coscienza… In questi di Parigi, orientandosi poi verso
quarant’anni del post-concilio, una lunga carriera di insegnante
l’attuazione della riforma liturgi- prima negli istituti teologici del-
ca ha nutrito ed è stata a sua vol- l’Ordine e poi, per quasi trent’an-
ta nutrita da questa autocoscien- ni, alla Cattolica di Milano.
za evangelica della Chiesa. All’apertura del Concilio, mon-
Di tutto ciò parliamo con pa- signor Ferdinando Antonelli, Se-
dre Rinaldo Falsini, uno dei de- gretario della Commissione con-
cani tra i liturgisti italiani. ciliare liturgica (elevato nel 1973
La finestra della sua camera, alla porpora cardinalizia), lo pre-
nell’infermeria del convento di cettò prima come verbalista della
Fiesole, si apre sul panorama di commissione e, poi, dopo la pro-
Firenze, con la cupola del Bru- mulgazione della Costituzione

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conciliare sulla liturgia (Sacro- niscono prete e fedeli…) deriva
santum Concilium), come esperto da quest’idea di fondo. In questo
del Consilium per l’applicazione senso, l’uso della lingua italiana
della Costituzione liturgica che è al servizio delle persone perché
doveva preparare quel Messale il popolo ha diritto a comprende-
pubblicato da Paolo VI nel 1969. re e partecipare».
In seguito Falsini ha fatto par- Sui media cattolici si è assisti-
te dell’Ufficio liturgico della Cei, to, in questi giorni, ad una parata
ha diretto la Rivista di pastora- di commentatori pronti ad ogni
le liturgica, ha scritto articoli per contorsione pur di non dissentire
riviste italiane e straniere, saggi in nulla dal Motu proprio. Cosa
e manuali. «Il periodo conciliare assai difficile perché la rifor-
– ricorda padre Falsini – è quello ma liturgica conciliare si basava
che mi ha impegnato e arricchito su alcune idee portanti, su alcu-
di più anche perché nel frattem- ni valori, che superavano ampia-
po continuavo l’insegnamento». mente l’impianto del Messale di
Pio V. Vogliamo ricordarne qual-
Partecipare, non solo assistere cuno?
«Il primo valore è la presa di
Con quale spirito fu condotta coscienza del fatto che il sogget-
la riforma della liturgia? to della celebrazione è il popolo
«I padri conciliari sentivano la riunito in preghiera, quindi l’as-
necessità pastorale di accostare semblea, che è l’espressione della
la liturgia alle esigenze dell’uomo chiesa. All’inizio dell’Ordo mis-
moderno, di riavvicinare la litur- sae, il Messale di Pio V dice: “Il
gia ai fedeli, e i fedeli alla litur- sacerdote preparato, quando si av-
gia. L’intenzione di fondo era che vicina all’altare, fatta la riveren-
la Chiesa, come assemblea dei fe- za, si segna” mentre il Messale di
deli, dovesse tornare ad essere il Paolo VI: “Quando il popolo si è
soggetto della celebrazione. Se la radunato, il sacerdote con i mini-
celebrazione è l’espressione più stri si reca all’altare, mentre si ese-
autentica della fede, il battezza- gue il canto d’ingresso”. La diffe-
to non si limita ad assistervi, ma renza è abissale, confermata poi
partecipa. Questa era la novità dalle modalità di partecipazio-
più grande rispetto al passato: ne in tutta la durata della Messa,
tutto il resto (l’uso della lingua dalla preghiera dei fedeli, dalla
italiana, l’altare come un’unica comunione al corpo e al sangue
mensa intorno alla quale si riu- del Signore, ricevuta dopo quella
del sacerdote.
«Questo “popolo radunato” è
espressione della comunità cri-
stiana che ha diritto a compren-
dere e partecipare attivamente,
non solo interiormente. Un’altra
idea portante è l’arricchimento
della mensa della Parola di Dio.
E bisogna proprio dire che se la
Chiesa di Dio è cresciuta, in que-
sti anni, è proprio grazie a questo
dono straordinario della Parola
nella Liturgia. Chi mai vorrebbe
tornare indietro ad una Messa in
cui la Parola di Dio è tanto sotto-
valutata?
«Potrei continuare, ma mi limi-
to a ricordare che la nuova litur-
gia uscita dal Concilio ha recupe-
rato il criterio della “norma dei
santi Padri”, voto che la commis-
sione istituita da Pio V non ave-
va potuto realizzare pienamente
per la debolezza delle scienze sto-
riche del tempo. Il Messale di san
Pio V era, perciò, limitato essen-
do un “Messale plenario”».

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La rivista cattolica francese Témoignage Chrétien,


all’uscita del Motu proprio di Benedetto XVI, ha pubblicato
– un po’ provocatoriamente – un breve editoriale in latino
dal titolo Ite, duae missae sunt! Se volete scoprire a che
punto è la vostra comprensione della lingua di Cicerone
provate a leggerlo. Se proprio non lo capite, ricorrete
alla traduzione sottostante.

P aene obliti eramus illud “motum proprium”, quod nuntiabatur


jam multos menses. Sed domi Papae nihil perditur… Machina
enim vaticana tarde certeque progreditur. Nam, cum nuntiatum erat
liturgiam Traditionis redituram esse, multi fideles catholici moti
erant, praesertim in terra Gallorum, ubi sunt eae magnae legiones,
quae illam Traditionem curant.
Et sententia famosa est: Lex orandi, lex credendi. Itaque non per
ambages nobis dicendum est: Ii, qui fideles Concilio sunt – sicut
nos ipsi sumus – timent non linguam latinam, thus campanula-
sque, sed eum modum quo nationes intuuntur plerique qui ritus
Traditionis defendunt.
Ritus Pii V erat Ecclesiae quae se solam veritatem habere putabat.
Sed quadraginta annis post Vaticanum Secundum non potest ita
putare, nisi velimus remittere ea quae illud Concilium tulit: huma-
nitatem benigne intueri, laicis locum dare, cum aliis religionibus
colloqui… Juvet Fortuna omnes qui cum Christiano Testimonio
repugnabunt!

«L’ avevamo quasi dimenticato, questo famoso Motu proprio an-


nunciato da molti mesi. Ma in Vaticano non si perde nulla. La
macchina vaticana gira, in modo lento e sicuro. L’annuncio di un La “norma dei SANti Padri”
ritorno ufficiale della liturgia tradizionale aveva suscitato l’anno
scorso l’emozione di numerosi fedeli cattolici, soprattutto in Fran- “Messale plenario”: che cosa si-
cia, dove ci sono le grosse schiere del tradizionalismo. gnifica?
La formula è conosciuta: Lex orandi, lex credendi (= Ciò che si «Nella Chiesa dei primi secoli,
prega è ciò che si crede). Siamo chiari: coloro che sono fedeli al il lezionario (che richiedeva il let-
Concilio non hanno paura della lingua latina, né degli incensieri, tore, il ministro più antico dopo
né dei campanelli, ma del modo di guardare il mondo di quelli che il sacerdote, e un luogo proprio,
difendono il rito tridentino. cioè l’ambone), il sacramentario
Il rito di Pio V era quello di una Chiesa che si credeva unica de- e l’antifonario erano libri distinti.
tentrice della verità. Ma quarant’anni dopo il Vaticano II questa Furono uniti invece dal IX-XI se-
posizione non è difendibile. A meno di voler relativizzare – quale colo in quello che fu definito ap-
paradosso per Benedetto XVI! – gli apporti fondamentali di questo punto “Messale plenario”: si trat-
stesso Concilio: lo sguardo positivo sull’umanità, il riconoscimento ta di un libro nel quale venivano
del ruolo dei laici e l’apertura alle altre religioni… Buona fortuna a raccolti i testi biblici delle letture
tutti coloro che, insieme a Témoignage Chrétien, resisteranno». (lezionario), le preghiere (orazio-
ni, prefazi, canone romano, ecc.)
e i canti (antifonario) per l’uso
“personale” dei sacerdoti che do-
vevano spostarsi, dei frati men-
dicanti, dei monaci per la messa
privata, ecc. Corrisponderebbe
ai nostri messalini e tale rima-
ne, anche se il formato è diverso,
manifestando perciò una visione
“mortificata” della celebrazione,
in particolare della liturgia della
Parola. In questo senso, l’espres-
sione “Messale plenario” ha un si-
gnificato negativo.
«Ebbene, all’esigenza di un ri-

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«Lo storico della li-
turgia, nonostante le as-
sicurazioni in contra-
rio, si trova a disagio
nel riscontrare la con-
clamata continuità tra
la nuova normativa e i
capisaldi della riforma
conciliare. L’attenta let-
tura dei due documenti
di Benedetto XVI (Motu
proprio e Lettera) fa sco-
prire che ci sono affini-
tà, letterali e non solo,
con quanto scritto nel
libro Lo spirito della li-
turgia (2001) dell’allo-
ra cardinale Ratzinger,
che provocò severe cri-
tiche da parte di auto-
revoli studiosi del cul-
to. E, a livello pastorale,
non mancano riserve
da parte delle conferen-
ze episcopali…».
Gravissimo, per la
partecipazione, il pro-
blema del latino…
«Se ne sono lette tan-
te! Un esimio medieva-
lista è giunto a scrivere
che il latino è una “lin-
gua viva”… Davvero? In-
compreso dalla maggio-
torno alla “norma dei santi Pa- la consapevolezza dei valori rac- ranza della popolazione, il latino
dri” ha risposto in abbondanza chiusi nel Messale di Pio V acuì, occupa ormai un posto margina-
la riforma del Vaticano II con la nelle sessioni preparatorie, il pro- le nelle nostre scuole superiori (e
pubblicazione nel 1969 dell’Or- blema della partecipazione: come nei seminari!) mentre nei Paesi
do lectionum missae suddiviso in rendere questo capolavoro acces- francofoni e anglosassoni è eli-
vari lezionari, di cui quello dome- sibile alla comunità? Il motivo del minato o facoltativo. Speriamo
nicale e festivo prevede tre lettu- rinnovamento fu, dunque, la nuo- soltanto che il tempo, la prassi e
re (dall’Antico e dal Nuovo Testa- va esigenza di partecipazione». il buon senso facciano giustizia e
mento) nel corso di tre anni. Con la faziosità non prevalga!».
la riforma si è giunti, così, ad un FRESCA SORGENTE Che fare, intanto?
bilancio imponente di circa 560- «Lavorare perché i cristia-
570 brani biblici rispetto alle 150 Il Papa spiega che non è fonda- ni facciano della loro partecipa-
pericopi del Messale di Pio V, che, to il timore che venga intaccata zione liturgica la sorgente della
nelle domeniche, è privo della let- l’autorità del Concilio e messa in loro vita spirituale, frequentando
tura dell’Antico Testamento». dubbio la riforma liturgica, o che il Messale rinnovato dal Conci-
Quindi il Messale di Paolo VI, venga sconfessata l’opera di Pao- lio. E un auspicio: che, a partire
forgiato dalla riforma conciliare, lo VI e Giovanni Paolo II… dal presidente della celebrazione
non ha rotto con la tradizione… «Il problema è che si rinuncia e giù giù fino all’ultimo dei bat-
«No che, anzi, l’ha recupera- al rinnovamento della Liturgia tezzati, la Messa sia finalmente
ta totalmente e di questo Paolo secondo i principi del Vaticano intesa come un evento al quale i
VI era così convinto che lo ripeté II. Viene da chiedersi se il costo credenti partecipino attivamente
più volte e ne fece il filo rosso del- di una simile operazione non sia unendosi al dono di Cristo».
la Costituzione apostolica Mis- esorbitante. Papa Ratzinger è ben Già, “partecipare”. Verbo che
sale Romanum con la quale pro- consapevole dei rischi ai quali ricorre una trentina di volte nella
mulgò la nuova liturgia nel 1969. espone le comunità: perciò chie- Sacrosantum Concilium. Peccato
Contrariamente a quanto si cre- de che “si evitino litigi” e che “si che non figuri una sola volta tra
de e scrive, l’approccio dei periti promuova l’unità”. Ma ci sono le 3 mila parole totalizzate dal
alla Messa tridentina fu di massi- difficoltà obiettive sia da un pun- Motu proprio Summorum Ponti-
ma stima e riverente attenzione, to di vista liturgico che da quello ficum e dalla Lettera di presenta-
tanto nelle fasi preparatorie che pastorale e sarebbe disonesto na- zione.
in quella esecutiva. Ma proprio sconderlo. Vittore Boccardi

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