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UGUAGLIANZE TRA ESPRESSIONI LETTERALI

Quando si scrive un’uguaglianza tra due espressioni letterali il segno uguale ci dice che questa è
bidirezionale e cioè che si può leggere da entrambe le direzioni. Per esempio:
a(b+c)= ab +ac è lo stesso di ab+ac=a(b+c).
Per calcolare un’uguaglianza numerica si calcolano i valori dei due membri.

ESEMPIO:
Verificare l’uguaglianza

Essendo uguali i due membri, l’uguaglianza è vera.


Se confronto due espressioni letterali, l’uguaglianza è vera o falsa a seconda del valore attribuito
alle lettere.
Consideriamo ora l’uguaglianza letterale : 7a – 4a + 5 – 3= 3a + 2
calcoliamo il valore di ciascuno dei due membri per a=+2

Risultando uguali i due membri, l’uguaglianza è verificata.


Vediamo cosa succede se attribuiamo ad a il valore di -3
si ha:

Anche in questo caso l’uguaglianza e verificata e se si prova per altri numeri si verificherà lo
stesso e quindi diremo che l’uguaglianza è un’identità

Si chiama identità un’uguaglianza fra due espressione algebriche letterali che assumono lo
stesso valore qualunque siano i valori numerici che si attribuiscono alle lettere che vi figurano.
PER OGNI X APPARTENENTE A R

P. commutativa
Quadrato del
binomio

Espressioni
L’equazione è il modello algebrico di un problema e contiene tutti i dati e tutte le relazioni che
servono per trovare la soluzione.

Si chiama equazione una uguaglianza fra due espressioni algebriche letterali che è verificata solo
per particolari valori che si attribuiscono alle lettere. Quindi risolvere un’equazione significa
determinare tutte le soluzioni (o radici).
Le lettere che compaiono in un’equazione sono dette incognite e per esempio:

2x + 7= x + 4 è un’equazione ad un’ incognita


2x + y = +14 è un’equazione a due incognite
3x + y + 2z=44 è un’equazione a tre incognite

I numeri che moltiplicano l’incognita sono detti coefficienti.


I termini che non contengono l’incognita sono detti termini noti.
I valori che, assegnati all’incognita, rendono vera l’uguaglianza si dicono soluzioni o
radici dell’equazione.

IL GRADO di un’equazione è il massimo grado dei suoi termini così:


x – 3=2x – 5 è di primo grado
x² – 3x + 4 = 3x² – 5 è di secondo grado
4x³ + 5x² = x + 12 è di terzo grado
Uguaglianza VS equazione: un’uguaglianza è vera per ogni valore attribuito all’incognita,
nell’equazione vi è uguaglianza SOLO per determinati valori

E’ un’equazione, non
un’uguaglianza

Incognita = lettera
Coefficiente = numero che moltiplica l’incognita
Termine noto = numero che non moltiplica l’incognita
1
soluzione

2 soluzioni
Un’equazione si dice:
intera se non appare l’incognita al denominatore

frazionaria, quando l’incognita compare al denominatore

numerica se oltre all’incognita non compaiono altre lettere

letterale se compaiono anche delle lettere 2ax³+5ab=abx+12b

determinata quando ammette soluzioni

impossibile quando non ammette soluzioni quindi non c’è alcun numero che attribuito alla x
verifichi l’equazione 3(x-2)=3x+1

indeterminata quando è verificata da qualsiasi valore che si attribuisce all’incognita; cioè


quando è un’identità 5x-2=3(x-1)+2x+1
E’ vera anche per b=0
Due (o più) equazioni di primo grado ad un’incognita si dicono equivalenti se hanno la stessa
radice:
4x-3=5 ⇒ x=+2; 3x+1=+7⇒ x=+2 infatti è facile verificare che ammettono entrambi la stessa
radice x=+2
Risolvere un’equazione significa determinare tutte le sue soluzioni o radici.
PRIMO PRINCIPIO DI EQUIVALENZA
Aggiungendo o sottraendo a entrambi i membri di un’equazione lo stesso numero o la stessa
espressione letterale si ottiene un’equazione equivalente a quella data.

Esempi
1) x + 6 = 10
x = 4 aggiungiamo uno stesso numero a destra e a sinistra dell’uguale;
x + 6 + 3 = 10 + 3 ⇒ x + 9=13 ⇒ x + 9 – 9 = 13 – 9
x= 13 – 9 ⇒ x= 4 abbiamo ottento la stessa soluzione.

2) x + 6 = 10 sottraiamo uno stesso numero a destra e a sinistra dell’uguale;


x + 6 -4 = 10 -4 ⇒ x + 2 = 6 ⇒ x + 2 – 2 = 6 – 2
x= 6 – 2 ⇒ x = 4 abbiamo ottenuto la stessa soluzione.

Applicando il primo principio in un’equazione è possibile trasportare un termine da un


membro all’altro purchè si cambi di segno;
x + 2= 11 ⇒ x + 2 -2= 11 – 2⇒ x = 11 – 2 in effetti il termine +2 è passato dall’altra parte
con segno cambiato.
3) 2x – 3=9 – 4x aggiungiamo ad entrambi i membri l’espressione +4x si ha:
2x – 3 + 4x=9 – 4x + 4x cioè
2x + 4x – 3=9 quindi il termine -4 del secondo membro è passato al primo membro con il segno
cambiato.
Dalla proprietà precedente si ricava che:
Due termini uguali nei due membri di un’equazione si possono eliminare.
Infatti nell’equazione:
4x – 3 = x + 9 – 3, trasportando -3 dal primo al secondo membro diventerà +3 infatti:
4x = x + 9 – 3 + 3 ⇒ 4x = x + 9 quindi si può saltare un passaggio ed eliminare direttamente due
numeri uguali con lo stesso segno che si trovano a destra e a sinistra dell’uguale.
PRIMO PRINCIPIO DI EQUIVALENZA: regole
SECONDO PRINCIPIO DI EQUIVALENZA
Moltiplicando o dividendo entrambi i membri di un’equazione per una stessa espressione
letterale o numerica, diversa da 0, si ottiene un’equazione equivalente all’equazione data.
Esempi
1) 4x -2 =14 che ha per radice x=+4
Moltiplicando entrambi i membri per +3 si ha:
(4x-2)·(+3)=(14)·(+3) cioè
12x – 6=+42
La soluzione è ancora x=4 e quindi l’equazione ottenuta è equivalente a quella data.

Se dividiamo ora entrambi i membri per 2 otteniamo:


(4x – 2): 2 =14 : 2 da cui 2x – 1 = 7
La soluzione è ancora x=4 e quindi l’equazione ottenuta è equivalente a quella data.

2) 4x+2=14-2x che ha per radice x=+2


Dividiamo entrambi i membri per due:
Una conseguenze del secondo principio di equivalenza è:
Cambiando segno a tutti i termini di un’equazione si ottiene un’equazione equivalente.
Infatti questo corrisponde a moltiplicare entrambi i membri per -1.
Esempio:
-3x + 4=7 – 5x moltiplico entrambi i membri per -1 si ottiene un’equazione equivalente a quella
data:
(-1)(-3x+4)=(-1)(7-5x) ⇒ +3x -4=-7 + 5x.
Il secondo principio è importante se si hanno equazioni frazionarie, infatti: se una equazione ha
uno o più coefficienti frazionari se ne può ottenere un’altra equivalente moltiplicando tutti i
suoi termini per il m.c.m. dei denominatori.
SECONDO PRINCIPIO DI EQUIVALENZA: regole
Risolvere un’equazione
Per risolvere un’equazione possiamo dire che:

Si libera l’equazione dei denominatori, se ve ne sono, moltiplicando tutti i termini per il loro
minimo comune multiplo;

Si tolgono le parentesi, se ve ne sono, eseguendo le operazioni indicate;

Si trasportano nel primo membro tutti i termini che contengono l’incognita e nel secondo
membro tutti i termini noti;

Si riducono, in entrambi i membri, i termini simili;

Si dividono i due membri per il coefficiente dell’incognita, se è diverso da zero.

Il quoto che compare al secondo membro è la radice dell’equazione.


Esempio
Si trasportano i termini con l’incognita nel primo membro e quelli senza l’incognita nel secondo
membro e quindi ricordandoci di cambiare di segno ogni volta che ci si sposta da un membro
all’altro si ha:

3x-8x-4x=-3-20+41 a questo punto si riducono i termini simili e quindi si svolgono delle somme
algebriche;

-9x= +18 dividendo entrambi i membri dell’equazione per -9 si ha:

x=-2 che è la radice dell’equazione.


Soluzioni di equazioni di primo grado
Per parlare delle soluzioni di equazioni di primo grado, bisogna prima di tutto considerare le
equazioni di primo grado scritte nella forma ax=b che è detta in forma normale. I numeri a e b
sono detti rispettivamente coefficiente dell’incognita e termine dell’equazione.
I principi di equivalenza hanno lo scopo di trasformare una equazione in una equivalente più
semplice. La forma normale è l’equazione equivalente più semplice.
Non c’è un ordine
preciso. Dipende
dall’equazione
iniziale e dalle
capacità che si
hanno nello
svolgerle
Non esiste un solo modo per risolvere le equazioni, ma questa scaletta si applica bene alla
maggior parte dei casi
Esempi

Questa equazione non ha elementi a


denominatore né parentesi, quindi si passa
subito al trasporto dei termini con e senza
incognita (nota, semplificare dove possibile)

Si fanno le operazioni e si riduce in forma normale

Portiamo il coefficiente a dividere il secondo membro e


otteniamo la soluzione

Verifichiamo sostituendo la soluzione


all’equazione iniziale. Viene lo stesso
risultato a entrambi i membri, la soluzione è
giusta
Non ha elementi a denominatore, ma
ha parentesi. Iniziamo ad eliminarle

Si spostano i termini con incognita e


senza e si fanno le semplificazioni di
termini uguali

Trasformiamo in forma normale e troviamo la soluzione

Verifichiamo sostituendo 3 alle


incognite dell’equazione iniziale. In
entrambi viene 3, si conferma la sua
soluzione
Non è frazionaria ma ha degli elementi a denominatore. Si
eliminano moltiplicando primo e secondo membro per il
minimo comun denominatore di entrambi i membri (in
questo caso 15)

Una volta ottenuta l’equazione intera si


eliminano le parentesi, si fanno i trasporti e
poi si riduce in forma normale

Una volta fatto si risolve, poi


si verifica
E’ frazionaria, quindi
dobbiamo imporre delle
condizioni affinché il
denominatore non sia 0.
Per ridurla a intera si moltiplica per il
mcm di entrambi i membri, in questo
caso il mcm è x (x-2). Si fanno le dovute
semplificazioni

Ottenuta l’intera si eliminano le parentesi, si trasportano i


membri e si riduce in forma normale e si risolve

La soluzione soddisfa le condizioni. Si può poi verificare


che soddisfi anche l’uguaglianza
Equazione di secondo grado

Le equazioni di secondo grado sono quelle in cui il grado massimo dei suoi termini è 2.
Tali equazioni non sono di facile soluzione. In questo corso di studio si considerano solo le
equazioni pure cioè quelle in cui è presente solo il termine noto e il termine di 2° grado.
Per esempio: x² – 25 = o è un’equazione pura
Un’equazione di 2° grado si dice pura se non contiene termini di 1° grado.
Per risolvere un’equazione di secondo grado si eseguono una serie di passaggi che portano a
un’equazione nella forma normale equivalente a quella data, per esempio:
– 5x + x(4x + 3) = – 2x + 49 si eliminano le parentesi
-5x + 4x² + 3x = -2x + 49 si applica la regola del trasporto
– 5x + 4x² + 3x + 2x = + 49 si riducono i termini simili
+ 4x² = + 49 equazione in forma normale
L’equazione ha quindi due soluzioni date da numeri relativi opposti.
Problemi risolvibili con le equazioni
Non è possibile stabilire delle regole precise ma ci sono delle regole generiche da poter
considerare:
Si fissa l’incognita;
si traduce il problema in equazione, cioè si stabilisce una relazione fra gli elementi noti e gli
elementi incogniti;
si risolve l’equazione;
si esaminano le radici trovate, cioè si verifica se le radici trovate possono essere soluzioni del
problema. Per questa ultima fase bisogna tener presente che: se l’incognita esprime un numero
di persone o un numero di oggetti, si accettano solo le soluzioni espresse da numeri interi
positivi. Se l’incognita esprime la misura di un segmento o di un’area, o di un volume,….si
accettano solo le radici espresse da numeri positivi.
Attenzione ai prodotti notevoli e alle operazioni tra
monomi simili
Equazione in forma
normale, con un
termine ignoto a
primo membro e un
termine noto a
secondo membro

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