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Il fattore M
nella scuola
Guida alla valutazione
e al miglioramento
delle capacità di memoria
nell’allievo
Vannini Editrice
C o l l a n a P s i c o l o g i a A p p r e n d i m e n t o D i s a b i l i t à
Collana GEA
Responsabili: Roberto Cavagnola (Anffas Brescia Onlus), Paolo Moderato (Università IULM di Milano)
Comitato di Redazione: Serafino Corti (Fondazione Sospiro), Luigi Croce (Università Cattolica di Brescia),
Marco Faini (Anffas Brescia Onlus), Umberto Mezzana (Società Editrice Vannini), Enrico Micheli (ULSS 1,
Belluno), Tarcisio Sartori (Centro Studi Futura-Anffas - Brescia)
Coordinatore Scientifico: Mauro Leoni
ISBN 978-88-7436-090-1
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte del libro può essere riprodotta o diffusa con qualsiasi mezzo senza il
permesso scritto dell’Editore. L’Editore è a disposizione degli aventi diritto non potuti reperire, per eventuali non
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Autori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 221
Autori
La memoria:
architettura e dinamica
apprendere una serie di parole quali sole, tavolo ecc. sarebbe stato facilitato dal fatto
che esse facevano già parte della conoscenza accumulata dal soggetto. Il loro ricor-
do, pertanto, avrebbe indicato la presenza di quest’esperienza passata piuttosto che
l’effetto della memoria, vera e propria.
Utilizzando, invece, materiale CVC veniva a essere annullato ogni apprendimen-
to precedente. In questo modo sarebbe stato possibile calcolare, ad esempio, il
numero di volte in cui una serie di sillabe CVC doveva essere ripetuta per poter esse-
re ricordata del tutto, il tempo necessario affinché questa serie non potesse essere più
ricordata ecc.
L’obiettivo di Ebbinghaus era evidentemente quello di studiare la memoria nella
sua nudità, eliminando tutte quelle associazioni che potevano inquinarne l’evoluzione.
Come spesso succede nella storia della scienza, le rose hanno sempre delle spine.
Accanto ai meriti insindacabili di Ebbinghaus, che sostanzialmente consistono nel-
l’aver gettato le basi della ricerca scientifica, vi sono anche degli aspetti meno pre-
gevoli.
Di questi, il primo e più importante è quello di aver adottato nei suoi esperimen-
ti un materiale del tutto artificiale, che ha portato ricercatori successivi all’interno di
un vero e proprio cul de sac. Aver cioè elaborato leggi sulla memoria che valgono
solo o prevalentemente all’interno del laboratorio e non possono essere utilmente
estese ai fenomeni naturali, quali il riconoscimento di un viso, il ricordo di una can-
zonetta, l’apprendimento di una poesia ecc.
Come contrappunto, la tradizione iniziata da Ebbinghaus e che ebbe vita piutto-
sto lunga, fino a tutti gli anni Sessanta, si vide confrontata da un modello teorico, che
ebbe i suoi inizi negli anni Trenta a opera dello psicologo inglese Bartlett (1932).
Questi, pur non disconoscendo la positività dell’approccio adottato da
Ebbinghaus ne contestò l’artificiosità. A suo dire l’utilizzazione del materiale CVC
non avrebbe mai portato a cogliere l’evoluzione naturale della memoria, così come
avviene nel mondo usuale.
Per ottenere questo scopo, Bartlett ritenne necessario far ricorso a un diverso
materiale. Al posto delle sillabe CVC utilizzò dei brani di lettura, che venivano fatti
leggere ai partecipanti all’esperimento, ai quali poi veniva chiesto di trascrivere
tutto quanto essi ricordavano. La loro trascrizione era quindi confrontata col brano,
allo scopo di individuarne gli scostamenti e le distorsioni.
Grazie a questo metodo Bartlett riuscì a individuare degli errori sistematici, pre-
senti in tutti o quasi i protocolli.
Essi possono essere così classificati come di seguito indicato.
a) Omissione. Vengono tralasciati i dettagli della storia che non si uniformano con
l’idea generale che il lettore aveva elaborato.
b) Razionalizzazione. Vengono introdotti elementi che rendono il protocollo più
logico e razionale rispetto al testo originale.
16 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 1
c) Enfasi. Alcuni aspetti del testo vengono accentuati, a scapito di altri in contrasto
con quanto oggettivamente descritto.
d) Ordine. Talvolta viene alterata la sequenza con la quale vengono descritte le azio-
ni nel testo.
e) Distorsioni. I soggetti tendono a distorcere il senso di numerosi eventi descritti
nel testo, in quanto vi apportano il peso della loro cultura, dei loro atteggiamen-
ti e delle loro emozioni.
Questi dati unitamente ad altri che Bartlett ottenne studiando il ricordo delle facce,
dei disegni ecc. lo spinsero a ipotizzare la presenza nei suoi soggetti di uno sforzo
teso a dare significato al materiale che era stato loro presentato (effort after meaning).
In altre parole, la mente non subirebbe passivamente l’impatto degli stimoli che
vengono a essa presentati ma tenderebbe a ricostruire la situazione di partenza, con-
ferendo a essa il massimo dei significati possibili.
È per questa sottolineatura, che l’approccio di Bartlett è stato definito costrutti-
vistico.
Ebbinghaus e Bartlett, quindi, i due pionieri che tracciarono percorsi diversi allo
studio della memoria. Che successe poi?
Come dicevamo in precedenza, fino agli anni Sessanta fu il modello di Ebbinghaus
a imporsi in modo incontrastato, fino a che la ricerca psicologica sulla memoria non
risentì, forte, l’impatto della cibernetica e della teoria dell’informazione.
Emersero allora i primi modelli in cui non solo veniva applicato a tale settore
d’indagine il lessico dell’informatica, si veda per tutti input, output, stoccaggio delle
informazioni, ma anche si prendeva lo spunto dal computer per ipotizzare un fun-
zionamento analogo a livello di memoria.
Sono questi i modelli HIP di cui il più famoso e ricco d’implicazioni teoriche
rimane quello elaborato da Atkinson e Shiffrin (1968), che verrà descritto nelle pagi-
ne successive.
Tale approccio può essere definito bottom up (dalla base al vertice), in quanto è
particolarmente interessato a studiare il modo con cui lo stimolo o l’informazione in
entrata viene via via modulato fino a pervenire al magazzino della memoria a lungo
termine (acronimo MLT).
I limiti di tali modelli, che, comunque, costituiscono tuttora un polo di forte
attrazione, stanno nel circoscrivere la realtà a quella di laboratorio e a non tener
conto delle differenze individuali.
A superare questi limiti ci pensa l’approccio cognitivistico in senso stretto, che
può essere definito top bottom (vale a dire dal vertice alla base). Sua caratteristica
qualificante, infatti, è quella di assumere che il partecipante agli esperimenti venga
a contatto col materiale da memorizzare portando seco la sua cultura, le sue aspet-
tative, le sue capacità ecc. Sarebbero queste a delineare il destino mnestico del mate-
riale che gli era stato presentato in laboratorio.
CAPITOLO 1 LA MEMORIA: ARCHITETTURA E DINAMICA 17
Sin da queste prime battute, il lettore avrà colto che l’approccio HIP è vicino a
quello sperimentale di Ebbinghaus, pur con le sue diversità, mentre quello cogniti-
vistico risente in modo molto evidente l’impatto delle teorie elaborate da Bartlett.
Tuttavia la dialettica tra le diverse impostazioni non è affatto finita.
Nel 1976 Neisser, uno dei fondatori dell’approccio cognitivistico, durante una
conferenza sugli “Aspetti Pratici della Memoria”, stupì o meglio scandalizzò l’udi-
torio con una conferenza al tritolo. In essa egli fece a pezzi (o meglio ci tentò) la tra-
dizione di ricerca iniziata da Ebbinghaus, sostenendo che la banalità e l’artificiosità
di gran parte delle ricerche condotte sino a quel periodo nel campo della memoria,
le rendevano del tutto inutili alla comprensione reale dei processi mnestici.
Ciò che ci voleva, era entrare nella vita. Studiare il modo con cui l’uomo usa la
memoria nei suoi contesti naturali, quando ad esempio deve testimoniare, studiare,
rintracciare un vecchio percorso e così via.
Per raggiungere questi risultati – egli continuava – sarebbe stato necessario sal-
tare a piè pari la metodologia oramai vetusta di laboratorio e dare spazio a procedu-
re quali il resoconto che la persona rilasciava a proposito delle sue esperienze, i que-
stionari, le autovalutazioni ecc.
Come si vede, il programma di Neisser si pone a 180° rispetto alla tradizione pas-
sata e per la sua accentuazione sugli aspetti naturali della memoria, va sotto il nome
di modello ecologico.
Ma – chiediamocelo – davvero la posizione di Neisser è intrinsecamente votata
ad assumere una posizione di totale contrapposizione a quanto fatto sino a quel
tempo nel campo dell’indagine scientifica sulla memoria?
Sono in molti a pensare di no.
Baddeley e Wilkins (1984), ad esempio, sobriamente esprimono il loro convinci-
mento secondo cui i dati ottenuti nella ricerca ecologica potranno costituire base per
la valutazione della robustezza e generalizzabilità delle leggi elaborate in laboratorio.
Addirittura Cohen (1988) sostiene che i due approcci sono complementari l’uno
all’altro. Quello ecologico arricchirebbe il modello HIP, togliendolo dalla sua artifi-
ciosità, mentre quello HIP fornirebbe al primo guide metodologiche sicure e rigorose.
Come spesso succede nella vita di ogni giorno, anche nella dialettica scientifica
vale il detto “In medio stat virtus”.
Il primo di questi stadi ha a che vedere coi cosiddetti magazzini (o registri) sen-
soriali. Il loro compito è quello di trattenere per un periodo molto breve di tempo
(circa 0,5 sec) le informazioni provenienti dall’ambiente.
Tali informazioni possono avere una natura verbale-acustica, visiva, tattile, olfat-
tiva ecc. Un fenomeno, che può interessare il lettore e che può grossolanamente far-
gli intuire alcuni degli eventi che si verificano, è il cosiddetto effetto postumo a
livello visivo.
Provatevi a fissare un punto luminoso nello spazio e poi chiudere gli occhi.
Constaterete che la luminosità si manterrà in queste condizioni ancora per un breve
lasso di tempo per poi svanire.
Un fenomeno analogo avverrebbe all’interno dei magazzini sensoriali, dove
affluiscono copiose le informazioni e dove altrettanto rapida è la loro scomparsa a
meno che esse non siano oggetto di attenzione da parte della persona e non siano tra-
sferite nel magazzino di memoria a breve termine (MBT).
All’interno della MBT avvengono processi di trattamento e di organizzazione
delle informazioni disponibili. In altre parole le informazioni verrebbero impac-
chettate in modo tale da poter essere ulteriormente metabolizzate e trasferite al
magazzino di memoria a lungo termine (MLT) dove teoricamente dovrebbero gode-
re di un giusto periodo di tranquillità.
Questa, succintamente, è la struttura della memoria, così come concettualizzata
da Atkinson e Shiffrin.
Magazzini di Memoria
a Breve Termine (MBT)
Magazzini
Memoria operativa
Sensoriali Magazzino di Memoria
a Lungo Termine (MLT)
Processi
Input
di controllo
ambientale Iconico
Permanenza
Reiterazione
Acustico duratura
Codificazione
delle informazioni
Assunzione
Altri
di decisione
Strategie
Risposta
Descritta in tal modo, però, essa avrebbe la rigidità e la sterilità di una statua di
granito. Non si comprenderebbe, cioè, il modo grazie al quale le informazioni ven-
gono trattate e trasferite da uno stadio a quello successivo.
Per rispondere adeguatamente a tale ovvia domanda, Atkinson e Shiffrin hanno
fatto riferimento ai cosiddetti processi di controllo, grazie ai quali le informazioni
vengono organizzate e rese digeribili agli stadi più elevati.
Procediamo con ordine, però, iniziando ad analizzare in modo più attento ognu-
no degli stadi presentati in questo modello e i relativi processi di organizzazione e
di trattamento delle informazioni.
R T K M
H L B F
S J W D
per avere una conferma della volontarietà della reiterazione e della sua scarsa effi-
cacia.
Per quanto concerne, invece, il secondo aspetto, esso fa riferimento all’insieme
di mnemotecniche che la persona ha appreso o mediante l’apprendimento per tenta-
tivi ed errori oppure attraverso l’acquisizione di tecniche “ad hoc”, elaborate allo
scopo di facilitare il permanente stoccaggio delle informazioni.
A questo punto potrebbe sorgere spontanea in molti lettori, la domanda “Perché
mai siamo costretti a ricorrere a tutti questi processi per poter immagazzinare sta-
bilmente le informazioni?”.
La risposta chiara e inequivocabile è che la MBT ha una capacità di manteni-
mento delle informazioni piuttosto limitata, che può essere allargata solo attraverso
il ricorso a queste e ad altre strategie.
Va a merito di George Miller (1956) aver studiato questo aspetto così importan-
te della MBT che lo portò a individuare una legge, tuttora accettata anche se non più
integralmente.
Tale legge consiste nell’aver quantificato la capacità ritentiva della MBT: si trat-
terebbe del numero “magico” sette, più o meno due. In altre parole – così ritenne
Miller – la MBT sarebbe in grado elaborare un numero di informazioni che va da un
minimo di cinque a un massimo di nove.
Per spiegare in modo più chiaro la posizione di Miller, possiamo pensare alla
MBT come a un armadio che possegga al massimo sette più o meno due cassetti, vale
a dire da cinque a nove cassetti.
Ognuno di essi è in grado di contenere un bit o un’unità d’informazione.
Questa può essere semplice come ad esempio una delle cifre che componevano il
numero telefonico suindicato oppure un raggruppamento di cifre, come poi si è
verificato in realtà oppure un’intera frase, un’immagine più o meno complessa
ecc.
L’aspetto strano e affascinante nel contempo è che questi cassetti possono conte-
nere informazioni anche complesse, a condizione che siano raggruppate in modo
tale da formare quello che Miller chiamò col termine di chunk.
Se ci pensate, è grazie a questa possibilità di raggruppamento che siamo in grado
di leggere e di comprendere. Se dovessimo infatti leggere una frase del tipo “Molti
psicoterapeuti danno di matto” e inserissimo in ogni cassetto dell’armadio una let-
tera alla volta, supereremmo ben presto il limite di capienza della MBT. Ciò visibil-
mente è una limitazione fortissima. Tra gli altri inconvenienti il più drammatico
sarebbe quello di non poter assolutamente comprendere il significato di un’intera
frase.
Se, invece, inseriamo, come di fatto si verifica, una parola oppure una frase
all’interno di ogni cassetto, i problemi d’incanto svaniranno, come ogni buon letto-
re sicuramente avrà colto.
CAPITOLO 1 LA MEMORIA: ARCHITETTURA E DINAMICA 23
Ancora una volta, la lettura è un esempio quanto mai indicativo. Infatti la sem-
plice attribuzione del suono a una qualsiasi lettera del nostro alfabeto e di significa-
to a una parola non sono forse esempi di recupero automatico di informazioni che
risiedono nella MLT?
Come avete constatato il processo di recupero delle informazioni è tra quelli
decisivi ai fini di una memorizzazione efficace.
Descritto, seppur in modo epidermico, il modo con cui tale processo viene atti-
vato, passiamo all’esame dei diversi modi mediante i quali esso può essere misu-
rato.
Ad aiutarci in questa descrizione, ecco la figura 1.3.
Riconoscimento
Rievocazione
Riapprendimento
Ricostruzione
Confabulazione
Re-integrazione
Recupero dipendente da stato
Recupero dipendente dal contesto
Immaginazione
a) Riconoscimento. È questa una procedura che consiste nel porre di fronte al sog-
getto una serie di elementi all’interno dei quali egli deve indicare quello vecchio,
a suo tempo già presentato. Tale prova non è proceduralmente dissimile dalla tec-
nica di riconoscimento penale in uso negli Stati Uniti. In questa procedura il
testimone è invitato a identificare il presumibile colpevole all’interno di una fila
di personaggi, di cui alcuni sicuramente innocenti, altri probabilmente colpevoli
di qualche misfatto. Se ne differenzia per la minore complessità e grazie al cielo
per la totale assenza di responsabilità in caso di scelta scorretta.
b) Rievocazione. È ciò che generalmente viene indicato col termine di ricordo. Essa
consiste nel recuperare dalla MLT tutte le informazioni riguardanti un determina-
to argomento senza poter contare su alcun aiuto, come si verifica nel caso del
riconoscimento, in cui l’elemento da ricordare è fisicamente presente. Gli esem-
pi sono addirittura innumerevoli. Si va dalla rievocazione della risposta corretta
alla domanda dell’insegnante, a cantare una canzone, a descrivere una splendida
serata al mare e così via.
26 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 1
ottenuto da soggetti che non erano sobri nella fase di presentazione né in quella
di rievocazione. I risultati, sorprendenti, indicarono che la rievocazione era
migliore nel secondo caso, quando cioè lo stato fisico e mentale dei soggetti era
uguale sia nella fase di presentazione che di rievocazione.
h) Recupero dipendente dal contesto. Un’altra serie di esperimenti, anche essi
divertenti e originali, presero l’avvio dalla constatazione che il cambiamento di
posto che avveniva nella fase di rievocazione rispetto a quello in cui aveva avuto
luogo la presentazione del materiale produceva un decremento nella prestazione
mnestica, rispetto a quei soggetti per i quali non era stato attuato alcuno sposta-
mento. La prova più spettacolare di questo fenomeno fu prodotta da Godden e
Baddeley (1978), i quali organizzarono il loro esperimento in modo tale che alcu-
ni soggetti apprendessero il materiale sott’acqua e qui lo rievocassero in un
momento successivo, altri lo apprendessero sempre sott’acqua, ma lo rievocas-
sero in situazione naturale di laboratorio. I dati di questi gruppi furono confron-
tati con quelli prodotti da altri soggetti i quali furono inseriti in situazioni oppo-
ste, vale a dire apprendevano e rievocavano il materiale in laboratorio oppure
l’apprendevano in laboratorio e lo rievocavano sott’acqua.
I risultati di quest’esperimento sono rappresentati nella figura 1.4.
50
40
30
10
Figura 1.4 - Risultati ottenuti quando la situazione rievocativa era simile a quella della presentazione delle
informazioni oppure diversa
28 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 1
% di rievocazione
100
80
60
40
20
1 15
Item da rievocare
Figura 1.5 - Percentuale di rievocazione corretta in funzione della posizione occupata da ogni item nella serie
CAPITOLO 1 LA MEMORIA: ARCHITETTURA E DINAMICA 29
L’interpretazione più accettata attribuisce l’effetto recenza alla MBT, vale a dire
gli ultimi elementi della lista sono ancora presenti in MBT nel momento in cui i sog-
getti vengono invitati a rievocarli. Quello di priorità, invece, viene solitamente attri-
buito alla MLT. Si ritiene, cioè, che essi abbiano avuto modo di consolidarsi e di
essere trasferiti nella MLT. E che succede a quelli che occupano una posizione
intermedia? Con tutta probabilità essi subiscono l’interferenza giocata dagli ele-
menti dotati di una maggiore potenza rievocativa, con uno scadimento rispetto a
questi.
A tagliare la testa al toro per quanto riguarda il ruolo svolto dalla MBT e dalla
MLT nell’apprendimento di una lista, entrarono in campo Peterson e i suoi collabo-
ratori (1959).
Essi realizzarono un esperimento in cui introdussero una tecnica nuova, che da
essi prese il nome. In breve, fu presentata ai soggetti una lista composta da sillabe
prive di senso (CVC). Il loro compito era quello di ricordare solo una di esse alla fine
della presentazione. Compito questo di assoluta facilità. Le cose però non erano così
prive di asperità come il lettore sarebbe indotto a pensare. Ai soggetti, infatti, fu dato
il compito di contare a ritroso sottraendo tre numeri alla volta con intervalli di tempo
rispettivamente di 3, 6, 9, 12, 15 o 18 sec. Il ragionamento, che sottostava a tale
esperimento, è piuttosto lineare: “Se impediamo ai soggetti di utilizzare il processo
di reiterazione che tipicamente si verifica nella MBT, dovremo essere in grado di
produrre un decremento della prestazione, che sarà tanto più elevato quanto più a
lungo durerà l’operazione di calcolo”.
I risultati dettero ragione a Peterson. Infatti la percentuale di rievocazione cor-
retta scese vistosamente dal 70% dopo il primo intervallo al 10% quando fu intro-
dotto l’intervallo maggiore, quello cioè di 18 sec.
Viene quindi confermata l’ipotesi secondo cui la MBT gioca un ruolo determi-
nante nell’apprendimento di una lista e che il bloccaggio delle operazioni tipica-
mente effettuate a livello di MBT è in grado di produrre un notevolissimo decre-
mento. Fenomemo questo che invece non si verifica quando gli elementi sono stati
trasferiti all’interno della MLT.
Altro motivo di distinzione tra MBT e MLT è il diverso tipo di codifica che avver-
rebbe all’interno dei due sistemi.
Durante la permanenza delle informazioni in MBT la codificazione sarebbe di
tipo acustico, mentre nella MLT di natura semantica.
A questa conclusione sarebbero pervenuti numerosi scienziati. Tra questi
anche Baddeley (1966), il quale scoprì che la rievocazione immediata di liste
composte di parole scollegate l’una dall’altra subiva un forte decremento quando
esse erano foneticamente simili (es., bravo/brado/brama ecc.), mentre ciò non si
verificava quando le parole erano semanticamente simili e acusticamente diverse
(es., grande/grosso/largo ecc.). Questi dati subivano invece un’inversione dopo
30 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 1
un intervallo di ritenzione piuttosto lungo, quando, cioè, le parole erano state tra-
sferite nella MLT.
Sembrerebbe, quindi, che le caratteristiche fonemiche e grammaticali delle frasi
siano dimenticate quasi immediatamente, mentre ciò non si verificherebbe nel caso
del significato delle parole e delle frasi.
Analogamente Craik e Levy (1970) scoprirono che parole strettamente collegate
l’una all’altra dal punto di vista concettuale (es., canarino, gallo, aquila ecc. tutti
facenti parte della famiglia degli uccelli) favorivano la MLT, ma non la MBT.
Ultimo fatto a sostegno del modello multistadiale proviene dalla neurologia.
L’ipotesi in questo caso può essere così formulata: “Se davvero la MBT funziona
in modo diverso rispetto alla MLT dovremo prima o poi scoprire dei danni alla cor-
teccia che colpiscono selettivamente o l’uno o l’altro dei due magazzini”.
Il fenomeno che conferma quest’ipotesi va sotto il nome di amnesia anterograda,
l’incapacità cioè di memorizzare nuovi eventi, mentre rimarrebbero quelli relativi al
passato della persona.
Generalmente l’amnesia anterograda sorge in conseguenza di un trauma cranico
o di forti attacchi epilettici. Gli eventi preesistenti al trauma si manterrebbero in
memoria e verrebbero ricordati in modo soddisfacente, mentre risulta impossibile
apprendere nuovi elementi.
Un caso estremamente interessante è stato descritto da Blakemore (1986).
Il paziente, che di professione era direttore del coro della London Sinfonietta
oltre a essere un esperto mondiale per quanto riguardava la musica rinascimentale,
subì un’infezione virale che gli distrusse l’intero ippocampo e parte della corteccia.
Le conseguenze, drammatiche a livello di memoria, furono quelle di farlo vive-
re in un costante presente. Ad esempio, quando la moglie entrava in ospedale a visi-
tarlo anche per la terza volta, lui rispondeva con abbracci e parole affettuose come
se quella fosse la prima volta. In altri termini non riusciva a mantenere in memoria
il fatto che la moglie gli aveva fatto precedentemente visita in quella stessa matti-
nata.
A fronte di questi drammatici deficit in MBT, egli aveva mantenuto un’ottima
padronanza musicale, sia teorica che pratica; ricordava i nomi degli amici ecc. In
altre parole non riusciva più ad apprendere, riuscendo, invece, a recuperare infor-
mazioni e abilità dalla MLT.
L’insieme di questi fatti depone sicuramente a favore del modello di Atkinson e
Shiffrin. Malgrado ciò, il modello multistadiale ora non è più ritenuto un punto
fermo nelle ricerche sulla memoria.
Altri e sorprendenti dati hanno portato gli scienziati a modificare, per lo meno in
parte, tale modello, rendendolo più articolato e sofisticato.
È all’analisi di questi risultati, che hanno prodotto un piccolo sisma nel campo
della memoria, che è dedicato il paragrafo successivo.
CAPITOLO 1 LA MEMORIA: ARCHITETTURA E DINAMICA 31
Altre sue caratteristiche sono la flessibilità grazie alla quale può trattare ogni tipo
di informazione, indipendentemente dalla sua natura (visiva, acustica ecc.) e la
capacità d’immagazzinare informazioni per brevi periodi di tempo.
L’anello fonologico (o loop fonologico) è, a sua volta, suddiviso in due sottosi-
stemi. Di questi il primo va sotto il nome di sistema di controllo articolatorio. Esso
entra in funzione quando il soggetto è impegnato a eseguire dei compiti specifici, il
cui numero è comunque sorprendentemente elevato.
Alcuni esempi serviranno a chiarire il funzionamento di tale sottosistema.
Quando desideriamo immagazzinare un numero telefonico e ce le ripetiamo silen-
ziosamente, è a questo sottosistema che facciamo ricorso. Ancora, esso entra in fun-
zione ogniqualvolta ci stiamo predisponendo a parlare e facciamo affluire le parole
che poi pronunceremo e via dicendo.
In breve il sistema di controllo articolatorio, che organizza l’informazione secon-
do sequenze temporali, può essere definito come la nostra “voce interna”.
Il secondo sottosistema, il magazzino fonologico, mantiene al suo interno tutte le
informazioni di natura linguistica, funzionando come il nostro “orecchio interno”.
Centrale esecutiva
Sistema di controllo attentivo
e capacità limitata
È sperabile che tale tipo di ricerca non finisca per divenire la nuova religione
cognitivistica.
Si tratta, infatti, di un gioco pericoloso, come insegna il triste destino scientifico
della psicoanalisi, che ha fatto della reificazione uno dei suoi nuclei linguistici e
concettuali.
La conclusione cui si può pervenire non è quindi del tutto nuova. Già Bartlett
aveva indicato nello sforzo a fornire significato, uno dei fattori decisivi ai fini della
memorizzazione.
Il merito di Craik e dei suoi collaboratori è stato quello di aver approfondito i
diversi processi di trattamento dell’informazione e di averne evidenziato il funzio-
namento.
puter, si fonda su una serie di incontri personali non sempre rilassanti con diversi tipi
di computer (è questo il processo bottom-up, che parte dalle sensazioni per perveni-
re ai livelli più astratti della semantica e della concettualizzazione). Tali conoscenze
fanno parte della ME. D’altro canto quando c’imbattiamo in un computer qualsiasi
applichiamo a esso tutte le conoscenze che possediamo (processo up-bottom, che va
dai livelli più astratti a quello dell’informazione sensoriale), incluse nella MSe.
Proprio per questo costante intrecciarsi, la distinzione tra i due tipi di memoria
ha un forte valore euristico, mentre nella realtà dei fatti sono poche le situazioni in
cui essa risulta evidente. Facciamo un altro esempio atto a dimostrare la difficoltà
che incontriamo nel districare una memoria dall’altra.
Quando leggiamo un libro, i significati che attribuiamo alle parole provengono
dalla MSe mentre i ricordi affettivi, emotivi e di qualsiasi altra natura che esse pro-
ducono appartengono alla ME.
Ultimo aspetto che è opportuno segnalare a proposito della distinzione tra queste
due diverse memorie è la possibilità di distinguere un terzo tipo di memoria che
Cohen e Squire (1980) chiamano col nome di memoria procedurale, la capacità,
cioè, di ricordare tutte le routine che permettono di eseguire compiti più o meno
complessi, dal giocare al pallone ad aprire una scatoletta ad attivare un computer.
In termini più precisi i due ricercatori optano per una distinzione della memoria
in due sottosistemi: memoria declarativa e memoria procedurale.
Completata la risposta alla prima domanda, affrontiamo ora la seconda, quella
cioè riguardante l’organizzazione delle informazioni pervenute nella MLT.
Il modello (rete gerarchica) che più di altri sembra fornire una risposta soddisfa-
cente agli interrogativi sui processi organizzativi attivi all’interno della ML, è stato
avanzato da Collins e Quillian (1969, 1972).
Esso riguarda la MS. Fa riferimento quindi alle parole e ai loro significati che ver-
rebbero organizzati gerarchicamente così come viene indicato nella figura 1.7.
In essa la MS viene concettualizzata come una rete di concetti collegati l’uno
all’altro da degli indicatori. Ogni parola o concetto viene rappresentato da un nodo
della rete. Il significato, poi, di una qualsiasi parola è dato dalla configurazione di
indicatori che collegano quella parola ad altre.
Alcuni di questi indicatori fanno riferimento alle proprietà di una parola, ad
esempio, un canarino “è in grado di cantare” ed “è giallo”; altri indicatori fanno rife-
rimento alla categoria semantica cui la parola appartiene. Nel caso della parola
“canarino”, esso fa parte della categoria “uccelli”, parola questa collocata a un livel-
lo intermedio. A sua volta la parola “uccello” fa parte della parola “animale” collo-
cata al livello più alto presente in questa rete semantica.
Dato che tutti gli uccelli (tranne alcune eccezioni) hanno delle proprietà in
comune (es., hanno ali, sanno volare e posseggono delle penne), è inutile collegare
tutti questi dati con quelli specifici a ogni singola razza di uccelli. Tali proprietà,
CAPITOLO 1 LA MEMORIA: ARCHITETTURA E DINAMICA 37
Ha la pelle
È in grado di muoversi
Mangia
Animale
Respira
Ha le ali
Ha le piume
Pesce
Sa volare Ha le pinne
Ha le branchie
Uccello
Sa nuotare
Canarino
Salmone
cioè, vengono connesse alla parola “uccello”, senza essere recuperate, ogniqualvol-
ta parliamo di un particolare uccello. Sono cioè informazioni presenti nella nostra
enciclopedia, che però vengono recuperate solo in casi particolari, rimanendo laten-
ti in tutti gli altri.
Analogamente le proprietà condivise dagli uccelli, dai mammiferi, dai pesci ecc.
vengono collocate al livello più alto di questa gerarchia in quanto denotano il con-
cetto di animale. Ne segue che è ridondante recuperare queste informazioni (pro-
prietà legate al concetto di animale) quando parliamo di una specie in particolare ed
è altrettanto svantaggioso recuperare le informazioni connesse al genere degli uccel-
li quando parliamo di una specie particolare.
Il ragionamento, che adottiamo in questo caso, si fonda sull’implicazione logi-
camente legittima, per cui qualsiasi informazione sia stata immagazzinata a propo-
sito delle parole collocate a livello superiore si applica anche alle parole collocate ai
livelli inferiori.
Per quanto plausibile, il modello di Collins e Quillian (1972) è da alcuni ricerca-
tori oggetto di costanti rivisitazioni, che, comunque, non ne intaccano il potere espli-
cativo.
Il modello multicomponenziale
L’insieme dei dati e dei modelli elaborati successivamente al modello multista-
diale di Atkinson e Shiffrin, ha comportato l’introduzione di alcuni correttivi. Grazie
38 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 1
50
40 Alto arousal
30
20
Basso arousal
10
1 giorno 1 settimana
2 20 45 1440 10080
Tempo in minuti
Figura 1.8 - Percentuale di numeri correttamente rievocati in funzione del livello di arousal e dell’intervallo
di ritenzione
quando la rievocazione viene richiesta dopo intervalli di tempo più lunghi. Risultati
opposti emersero a proposito dei numeri associati a parole a elevato arousal.
La loro frequenza rievocativa fu bassa quando l’intervallo di ritenzione era breve
(fino a 45’) per salire cospicuamente quando l’intervallo di ritenzione veniva allungato.
L’importanza di questi dati sta nel fatto che l’arousal pervade tutti i nostri stati
affettivi ed emozionali e influenza tutti i nostri processi cognitivi. Dei numerosi stati
affettivi ed emozionali, influenzati dall’arousal, verranno ora esaminati i due sui
quali esiste una più abbondante letteratura: la motivazione e l’ansia.
Memoria e motivazione
Innanzitutto una necessaria definizione. Chiamiamo “motivazione” quello stato
interno della persona caratterizzato da:
a) uno stato di bisogno, che può avere una natura fisiologica, psicologica o sociale;
b) un livello elevato di attivazione corticale (il termine tecnico è arousal) che, come
detto, può essere fatto equivalere al concetto di tensione;
c) una precisa direzione assunta dal comportamento del soggetto orientato a soddi-
sfare il bisogno e a raggiungere l’obiettivo designato.
40 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 1
Nella persona, così motivata, i diversi sottosistemi mnestici non subiscono affat-
to cambiamenti inerenti alla loro struttura. Vengono, invece, alterati in modo più o
meno accentuato i processi mediante i quali l’informazione si muove lungo diretti-
ve bottom-up e up-bottom, così come si può constatare seguendo l’itinerario trac-
ciato nella figura 1.9.
A essere influenzato per primo è il sistema centrale di allocazione e distribuzio-
ne dell’attenzione.
Nella persona motivata, infatti, vengono alterati tre parametri tipici di questo
processo e che sono:
a) Focus, vale a dire ciò che è oggetto del processo attentivo. Detto in altre parole,
la persona motivata orienta la sua attenzione verso gli stimoli o le informazioni
motivanti, tralasciando tutte le altre. Gli esempi che illustrano questo particolare
processo della focalizzazione attentiva sono piuttosto numerosi. Siete mai stati
avvinti dalla lettura di un libro molto incuriosente? Se sì, la vostra attenzione sarà
stata orientata sicuramente in direzione del libro piuttosto che verso altri lidi.
b) Durata. Rimanendo nel campo della lettura del libro, avrete sicuramente mante-
nuto costante la vostra attenzione, fino a che i vostri occhi o altre parti del vostro
corpo non vi avranno inviato sgradevoli messaggi di stanchezza. Ciò significa,
per inciso, che la persona motivata è disposta ad affrontare dei disagi, talvolta
anche piuttosto pesanti, pur di raggiungere l’obiettivo.
Mondo
Attenzione MO MLT
esterno
focus codificazione
Recupero
reiterazione
durata
stabilità
Motivazione
c) Stabilità. Ciò significa che saranno state poche le volte in cui l’attenzione sarà
stata rivolta verso altre fonti d’informazione. Il lettore coinvolto dalla trama del
libro avrà inibito lo spostamento dell’attenzione verso altri stimoli.
Evidentemente un’attenzione, così modulata, fornirà agli altri sottosistemi della
MO informazioni qualitativamente più pregiate.
Su di esse poi entreranno in campo i processi di:
a) Reiterazione immediata ed elaborativa, mediante la quale le informazioni ven-
gono riciclate e organizzate.
b) Codificazione, che verrà effettuata ripescando dalla MLT tutte le strategie là rin-
venibili, dalla pura e semplice associazione a mnemotecniche vere e proprie.
Le informazioni, così impacchettate e reiterate, passeranno infine nella MLT da
cui dovranno essere recuperate. E ancora una volta la motivazione entra in campo
per influenzare tale processo.
Il modo mediante il quale avviene tale impatto è stato già accennato in prece-
denza. Vale la pena, a questo punto, completarne la descrizione.
Se ci trovassimo di fronte a una domanda alla quale non fossimo in grado di
rispondere in modo automatico, sentiremmo la necessità di effettuare uno sforzo per
recuperare l’informazione, sperabilmente depositata nella MLT.
Tale sforzo, però, è funzione di alcune variabili, quali:
a) Livello di motivazione, collegato al grado di incentivazione o di rinforzo che il
soggetto si attende di ottenere. In altre parole la persona giustamente si chiede:
“Se mi sforzo di recuperare l’informazione, quale vantaggio otterrò?”.
b) Livello di autostima, che la persona nutre nei confronti delle sue capacità di
memoria. In questo caso la domanda che silenziosamente la persona si pone è la
seguente: “Se davvero m’impegno nello sforzo teso a recuperare l’informazione
richiesta, ci riuscirò? Sono bravo in questi giochi di memoria oppure no?”.
Il gioco di queste variabili rientra a pieno titolo all’interno della teoria elaborata
da Bandura (1977; 1982) a proposito dell’autoefficacia e che viene presentata nella
figura 1.10.
In breve, così ragiona Bandura, la persona accetta di affrontare un compito, a
condizione di attribuire a se stesso delle chance di successo. Sono queste le cosid-
dette “aspettative di successo”. Quando queste aspettative sono orientate positiva-
mente, scatta un altro nodo decisionale, che consiste nel verificare se la produzione
del comportamento corretto comporta un risultato vantaggioso per la persona (aspet-
tative di risultato). Il vantaggio o rinforzo può naturalmente avere una natura diver-
sa, economica (denaro), sociale (fare una bella figura), affettiva (rinsaldare il rap-
porto con la persona amata) ecc.
42 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 1
Aspettative Aspettative
di successo di risultato
Ansia e memoria
Della motivazione l’ansia condivide il solo aspetto fisiologico, vale a dire uno
stato più elevato di attivazione o arousal (MEAZZINI e GALEAZZI, 1984; GUASCO e
MEAZZINI, 1989). Se ne differenzia, invece, per gli altri aspetti.
Mentre la persona motivata tende a entrare all’interno del compito, ad accettar-
ne cioè la sfida, la persona in stato d’ansia risponderà in modo esattamente opposto.
Tenderà, cioè, a sottrarsi a esso e, nel caso di inevitabile coinvolgimento, a disto-
gliere l’attenzione da esso.
La persona in stato d’ansia, inoltre, leggerà negativamente l’insieme di informa-
zioni che il suo corpo invierà alla mente (tachicardia, respirazione affannosa ecc.) e
sarà quasi condizionata a rivolgere a se stessa apprezzamenti negativi, del tipo “Oh!
Mio Dio non ce la faccio più”, “Perché mai mi sono cacciato in questa trappola
ecc.?”.
Venendo al modello della figura 1.9, vediamo in che modo esso può essere modi-
ficato per spiegare al meglio l’impatto decisamente negativo prodotto dall’ansia sui
processi di memoria.
È sufficiente al posto del riquadro MOTIVAZIONE collocarne mentalmente un
altro ANSIA e potremo iniziare il nostro itinerario.
Per prima cosa a essere influenzato è il sistema centrale di allocazione e distri-
buzione dell’attenzione, che verrebbe letteralmente inondato da informazioni pro-
venienti da fonti diverse.
Queste sono:
a) Informazioni di natura fisiologica, vale a dire lo stato di malessere, che, in quan-
to avvertito dalla persona, costituisce una classe potente di messaggi.
b) Informazioni provenienti dal dialogo interno che la persona in ansia intesse con
se stessa. Nel momento in cui affermo “Non ce la faccio a superare il compito”,
convoglio verso il sistema centrale delle informazioni che rischiano d’intasarlo.
c) Informazioni provenienti dal mondo esterno, quali ad esempio la domanda rivol-
tagli dal docente e così via. Nel caso di una situazione così caratterizzata, è pro-
babile che l’attenzione non sia focalizzata sugli elementi vincenti, vale a dire la
domanda del docente e il recupero dell’informazione corretta dalla MLT.
L’attenzione, cioè, può oscillare passando dall’informazione (a) a quelle (b) e (c).
Questa oscillazione continua impedisce un soddisfacente lavoro cognitivo.
44 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 1
A sua volta l’anello articolatorio e i processi in esso implicati non possono più
funzionare in modo adeguato, visto che la centrale non è in grado di sovritendere a
tutte le operazioni richieste dalla situazione.
A ciò si aggiunge la difficoltà a operare secondo la direzione up-bottom.
Vengono, cioè, alterate o addirittura annullate le strategie solitamente utilizzate per
recuperare le informazioni giacenti nella MLT.
In questi casi è naturale attendersi un feedback a tonalità negativa, che deprimerà
ulteriormente la persona aggravando il suo stato d’ansia.
Un massacro cognitivo, quindi, che solo un insegnante comprensivo può evitare
(MEAZZINI, 2000).
Capitolo 2
Dimenticare e ricordare:
la trama dei fattori che portano all’oblio
o che potenziano la memoria
% di ritenzione
100
80
60
40
20
1 8 14 24 5 31
Ore Giorni
ta pervenendo al livello del 70% e mantenendosi costante fino al 31º giorno, quando
fu richiesto al soggetto di ricordare le sillabe senza senso presentate in precedenza.
A leggere questi dati, temo che molti lettori siano assaliti da uno stato di profon-
da depressione. Non è però il caso di accasciarsi più di tanto. Infatti questa curva
dell’oblio non rappresenta quanto avviene nella vita quotidiana. E questo per un’ot-
tima ragione. L’oggetto della sperimentazione di Ebbinghaus, vale a dire le famige-
rate sillabe senza senso, è del tutto privo di significato ed è questa sua caratteristica
del materiale ad aver prodotto il disastro. Basta cambiare oggetto del ricordo per
ottenere dati di gran lunga più tranquillizzanti. Un’occhiata alla curva presentata
nella figura 2.2 serve alla scopo. Essa descrive il ricordo di episodi di vita quotidia-
na vissuti da Linton, che da lei venivano registrati nel suo diario.
Come il lettore può constatare, il tasso d’oblio è minimo, quasi asintotico volen-
do usare un termine tecnico. In altre parole, nell’arco di 6 anni la perdita è pari a
circa il 25%.
Un miracolo o quasi, se questi dati sono confrontati con quelli prodotti da
Ebbinghaus? Quali i fattori che ne sono alla base? Facilmente intuibili. Si tratta di
esperienze così significative per la Linton, da averla stimolata addirittura a regi-
strarle nel suo diario giornaliero.
CAPITOLO 2 DIMENTICARE E RICORDARE 47
% di ritenzione
100
80
60
40
20
1 2 3 4 5 6
Anni
Gli antichi greci usavano come analogia un disco di cera, come abbiamo già visto
nel primo capitolo. Essi assumevano che ogni evento lascerebbe una traccia, che,
come cera lasciata esposta al sole, gradualmente perderebbe consistenza per poi
scomparire del tutto.
In tempi a noi più vicini, quando la psicologia scientifica aveva già mosso i primi
passi (KANIZSA, LEGRENZI e MEAZZINI, 1975), si sosteneva che il fattore in grado di pro-
durre l’oblio fosse il mancato esercizio. Vale a dire un’informazione, semplice o
complessa che fosse, sarebbe stata meglio ritenuta se fosse stata costantemente
replicata e meglio ancora se, tra il momento della sua produzione e quello del suo
recupero, non trascorresse molto tempo.
Nulla di nuovo sotto il sole – direbbe qualcuno. Altro non è se non l’aggiorna-
mento del detto latino “Repetita juvant”, la cui versione più aggiornata ruota attor-
no al concetto di reiterazione. Un’informazione, più volte reiterata mentalmente, ha
maggiori probabilità di essere ricordata rispetto a quella che non lo sia stata, in quan-
to la traccia mnestica sarebbe stata più volte consolidata.
Tale teoria in parte è vera. Numerose informazioni, di natura semantica o episo-
dica, vengono infatti mantenute nel magazzino a lungo termine grazie al fatto di
essere costantemente reiterate.
Una prova?
Il lettore esamini le curve di oblio presentate nella figura 2.3 e constaterà che le
informazioni, in questo caso dei contenuti di una lezione, si mantengono a meravi-
glia qualora lo studente dedichi del tempo a ripassarle.
Apprendimento
100% 10 minuti 5 minuti
2-4 minuti
1 2 7 30
Giorni
Figura 2.3 - Effetto prodotto da ripassi continui sugli argomenti presentati durante una lezione
CAPITOLO 2 DIMENTICARE E RICORDARE 49
L’interferenza mnestica
È grazie prevalentemente a Underwood e ai suoi collaboratori (cfr. MEAZZINI,
1975; MEAZZINI e CORAO, 1978) che il fenomeno dell’interferenza nei processi di
memoria è stato studiato in modo esteso e approfondito.
Essa consiste di due processi, che hanno un senso di marcia del tutto antitetico.
Il primo di questi va sotto il nome di interferenza proattiva e influenza l’acquisizio-
ne e la ritenzione di materiale presentato alla persona in un momento successivo.
Il paradigma sperimentale usato per produrre interferenza proattiva è il seguente:
– Gruppo sottoposto a interferenza: apprendimento di informazioni A – apprendi-
mento di informazioni B – verifica della ritenzione relativa alle informazioni A
(in sigla A – B – A).
– Gruppo di controllo: apprendimento di informazioni A – nessun altro apprendi-
mento – verifica della ritenzione relativa alle informazioni A (in sigla A – 0 – A).
La seconda forma d’interferenza è nota come interferenza retroattiva e agisce
ostacolando il recupero dell’informazione precedentemente acquisita.
Il suo paradigma sperimentale è il seguente:
50 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 2
% ritenzione
100
80
60
8 sessioni di apprendimento
40
4 sessioni di apprendimento
20
2 sessioni di apprendimento
0 4 8
Numero compiti interferenti
mento fra tanti serve a chiarire l’impatto di questa decisione temporale a propo-
sito dello studio. Alcuni soggetti studiarono quattro serie di parole in un’unica
seduta mentre gli altri le appresero nell’arco di tre giorni. Il primo gruppo riuscì
a ricordare solo il 31% della quarta serie di parole dopo un giorno e il 7% dopo
una settimana. L’altro gruppo, che aveva invece appreso le quattro serie distri-
buite nel tempo, riuscì a rievocare della quarta serie l’89 % dopo un giorno, il
72% dopo una settimana e il 34% dopo un mese.
Con molta probabilità la migliore rievocazione del secondo gruppo è attribuibile
al minor impatto prodotto dall’interferenza proattiva delle prime tre serie sulla
quarta.
Numeri ricordati
10
Sonno
8 Veglia
2 4 6 8
Intervalli di ritenzione
Figura 2.5 - Perdita di informazioni in funzione dell’intervallo di ritenzione e dello stato di veglia o di sonno
del soggetto sperimentale. In ascissa la quantità dei numeri appresi, in ordinata gli intervalli di tempo tra
l’apprendimento e la rievocazione (grafico originale di Jenkins e Dallenbach, 1924)
CAPITOLO 2 DIMENTICARE E RICORDARE 53
rispettivo con quello con cui ci si confronta nella vita di ogni giorno. È forte, quin-
di, il sospetto che non sia così immediata la generalizzazione al mondo esterno dei
risultati ottenuti in laboratorio. In altre parole i contesti sono molto diversi l’uno
dall’altro.
Tuttavia vi sono conferme della sua validità difficilmente contestabili. Una di
queste è l’esperimento storico condotto da Jenkins e Dallenbach nel lontano 1924 e
riportato in http://mtsu.edu/sschmidt/Cognitive/forgetting/forgetting html.
Da esso si deduce che il ricordo di numeri subisce il calo prevedibile secondo
Ebbinghaus quando la persona è in stato di veglia, è impegnata cioè a svolgere com-
piti diversi che possono interferire con l’apprendimento (figura 2.5).
Il dato è quasi speculare con un livello di ritenzione pari al 50% dopo otto ore,
quando al contrario la persona trascorre il suo tempo dormendo, eliminando quindi
qualsiasi forma di interferenza.
Altre conferme, meno precise, dell’impatto prodotto dall’interferenzaa emer-
gono dalla vita quotidiana, nella quale è facile constatare che i fattori indicati in
precedenza sono in grado di alterare visibilmente la qualità e la quantità dei nostri
ricordi.
Tendine in Romboide
una finestra in un rettang.
Bottiglia
Staffa
Lettera “C”
Luna
crescente
Arnia
Cappello
Occhiali Manubrio
ginnico
Figura 2.6 - Esempi delle figure stimolo usate da Carmicahel et al. (1932) e delle distorsioni cui le stesse
sono state sottoposte in funzione delle diverse istruzioni presentate ai soggetti
La prima di queste consiste nel fatto che quanto viene ricordato non è il dato fisi-
camente presente, ma ciò che il soggetto codifica nella sua mente.
La seconda che la riproduzione dell’input, così codificato, è molto idiosincrati-
ca. In altri termini ogni soggetto riproduce le figure compatibilmente al modo con
cui ognuna di esse è stata codificata. Ogni figura, quindi, viene riprodotta in modo
diverso da ognuno dei soggetti partecipanti all’esperimento.
La seconda linea di ricerca parte da Bartlett (si veda il Capitolo 1) e produce dati
ancora più incoraggianti per quanto riguarda la visione costruttivistica della memo-
ria.
Nella sua ricerca più conosciuta, Bartlett presentò a dei giovani adulti un brano
tratto da una leggenda di una tribù di indiani nordamericani. Caratteristica di questo
brano era quello di essere molto lontano dai clichè della cultura occidentale.
I risultati che si evidenziarono al momento della rievocazione fecero emergere i
seguenti meccanismi, già indicati nel primo capitolo, vale a dire (a) omissione; (b)
razionalizzazione; (c) enfasi; (d) ordine; (e) distorsioni.
Quest’ultimo, come accennato nel Capitolo 1, fu chiamato da Bartlett effort after
meaning, vale a dire lo sforzo prodotto dai soggetti di fornire del brano letto un
significato che fosse in linea con la loro cultura.
Il terzo indirizzo di ricerca è uno sviluppo di quanto Bartlett aveva dimostrato.
La differenza nel caso di queste ricerche consisteva nel misurare il peso di pregiu-
dizi e di opzioni ideologici sul ricordo di brani che potevano essere congrui o incon-
grui con essi.
I risultati ribadirono quanto prevedibile.
Se a un lettore marxista si chiedeva di leggere un passo tratto dal Mein Kampf di
Hitler, erano numerose le omissioni, le accentuazioni negative e le distorsioni anche
se in realtà non vi era niente di biasimevole in quella particolare pagina. Il ricordo,
cioè, si uniformava alla cultura posseduta dalla persona. Le informazioni dissonan-
ti subivano distorsioni tali da rendere il brano ricordato del tutto irriconoscibile
rispetto a quello originario.
Ovviamente i risultati furono esattamente agli antipodi quando il brano era con-
gruo con la cultura politica della persona. Diminuivano le omissioni e, cosa ancora
più importante, scemava considerevolmente il numero delle distorsioni.
Risultati analoghi furono ottenuti con soggetti di orientamento destrorso quando
fu loro chiesto di leggere una pagina tratta dal Manifesto del partito comunista di
Marx.
Sembra proprio che la nostra mente vada a caccia di informazioni rinforzanti,
escludendo o deformando ciò che non collima con le coordinate culturali, quindi,
anche politiche della persona. Fatto questo piuttosto pesante da digerire per chi
crede nella facile manipolazione della persona. Siamo un po’ più resistenti alle trap-
pole politiche e alle seduzioni pubblicitarie di quanto si pensi. Grazie al Cielo.
56 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 2
della prima comunione dei nostri figli ecc. Naturalmente anche le cerimonie che
accompagnano i lutti sono, ahimè, piuttosto ben ricordate. In tutti questi casi a
facilitare il ricordo vi sono esperienze affettive che hanno circondato questi epi-
sodi, innalzando la tensione (arousal) che la persona ha vissuto e garantendo in
tal modo una migliore memorizzazione.
Considerazioni analoghe valgono nel caso di episodi negativi. Siamo convinti
che ricorderete con particolare precisione gli errori che avrete commesso nella
scelta dei percorsi automobilistici. La strada sbagliata è una di quelle che non
dimenticherete mai più, in modo particolare se vi avrà portato via un paio d’ore,
come sovente capita a Roma.
Per inciso il ricordo di eventi negativi mal si concilia con la teoria freudiana
secondo la quale perlomeno alcuni degli eventi negativi sarebbero rimossi vale a
dire non più recuperabili dalla MLT.
Tuttavia la significatività non tocca solo la memoria episodica ma anche quella
semantica.
Ecco spiegato il motivo per cui le sillabe senza senso sono più facilmente dimenti-
cabili di parole presentate singolarmente e queste, a loro volta, lo sono meno di frasi
e di racconti aventi un significato compiuto. In questo niente di nuovo – direte voi.
Bartlett l’aveva già identificato dandogli il nome di effort after meaning. Non si
spiega allora la pertinacia di numerosi insegnanti, in questo aiutati da testi total-
mente inadeguati, a trasferire ai loro allievi informazioni che per essi sono sprovvi-
ste di senso. Si tratta di una pura e semplice perdita di tempo, nella quale non si sa
se sia più alto il livello di masochismo dell’insegnante oppure quello degli allievi.
b) Familiarità. È evidente che informazioni, conoscenze e situazioni usuali sono
più facilmente memorizzabili di quelle insolite, anche se vi sono eccezioni a que-
sta regola. La ragione è piuttosto chiara. Si tratta di elementi costantemente posti
all’attenzione della persona. Questa può riapprenderli consapevolmente oppure
inconsapevolmente (memoria implicita). Ancora, elementi familiari possono fun-
gere da anello di congiunzione per altri che non lo sono affatto. Ad esempio, il
ricordo di una persona cara attiva quasi inevitabilmente quello di alcune situa-
zioni nelle quali sono avvenuti degli incontri piacevoli. Se uno di noi fosse invi-
tato a descrivere le attività svolte in una determinata giornata e a ricordare il gior-
no della settimana, incontrerebbe probabilmente delle difficoltà. Al contrario, se
si chiedesse d’indicare l’ultima volta in cui ebbe la possibilità di incontrare la
persona cara, non solo ricorderebbe il giorno della settimana e la data ma anche
numerosi particolari, di cui aveva perso consapevolezza. Altro aspetto della
familiarità, particolarmente rilevante ai fini dello studio, è l’enorme economia
che essa ci consente di effettuare durante lo studio di un testo. Infatti una parte
più o meno cospicua di esso è già conosciuta dello studente. Egli ha quindi l’op-
portunità di dedicarsi interamente alle parti nuove, non familiari quindi.
CAPITOLO 2 DIMENTICARE E RICORDARE 59
avuto luogo, i cavalli lanciati alla carica delle posizioni nemiche. A tali immagi-
ni visive può aggiungere quelle uditive quali ad esempio il rombo dei cannoni, lo
scoppiettio dei moschetti, le urla dei feriti, il nitrito dei cavalli ecc. Ancora, può
produrre immagini olfattive quali ad esempio l’odore rilasciato dalla polvere da
sparo, quello dell’erba bagnata ecc. È molto probabile che la battaglia di
Waterloo così ricca di stimoli afferenti a organi sensoriali diversi si trasformi per
lo studente in evento davvero memorabile.
f) Visualizzazione. È una delle categorie che confluiscono nel concetto di immagi-
nazione. A essa viene dato risalto particolare rispetto alle altre forme di immagi-
nazione, perché costituisce la dimensione immaginifica più largamente usata e
caratterizzata dalla maggiore efficacia. Essa vale sia a riguardo della memoria
episodica che di quella semantica. In questo caso ovviamente non saranno tanto
immaginate le parole in sé e per sé quanto gli oggetti o le situazioni cui esse
fanno riferimento. La visualizzazione è particolarmente sviluppata nel ricordo di
parole o frasi concrete e non astratte, in quello di parole ed eventi a forte carica
emotiva ecc. Ad esempio, provi il lettore a produrre immagini a proposito di que-
ste situazioni “Bambino che dorme”, “Un fiume in piena”, “Uno scoiattolo che
mangia una nocciola” ecc. Sicuramente non incontrerà difficoltà di alcuna sorta.
Più difficile, invece, produrre immagini a proposito di parole del tipo “Dubbio”,
“Mistero”, “Odio” ecc. Parole ed eventi concreti quindi producono più facil-
mente immagini visive e queste, a loro volta, facilitano il ricordo. Non altrettan-
to può dirsi di parole, frasi astratte. È più difficile associare a esse immagini visi-
ve e tale difficoltà abbassa il rendimento mnestico.
Una sottocategoria del processo di visualizzazione è la rotazione mentale, parti-
colarmente utile quando vogliamo ricordare con pienezza di dettagli persone,
luoghi, opere artistiche ecc.
Con questo termine facciamo riferimento a una tecnica particolare grazie alla
quale ci sforziamo di visualizzare una situazione rotando attorno a essa, guar-
dandola cioè con la nostra mente da prospettive diverse. Ad esempio, posso
immaginare di guardare piazza San Marco avendo la basilica di fronte a me, poi
posso girare lo sguardo verso le procuratie vecchie, spostandolo verso l’ala napo-
leonica e infine concludere con le procuratie nuove. Mentre si sta visualizzando
il luogo ci si sforza di portare alla mente il maggior numero di dettagli possibili.
La tecnica vale anche nel caso del salotto di casa così come di molte altre situa-
zioni. Mi colloco mentalmente al suo centro e seguendo un’esplorazione visiva
ordinata e sistematica cerco di recuperare il numero maggiore di informazioni.
g) Situazioni umoristiche. Guardiamo la figura 2.8. In essa è rappresentato un uomo
che scivola su una buccia di banana e atterra in modo rovinoso. Si tratta di una
situazione che penetra facilmente nella nostra memoria e che riteniamo per lungo
tempo. Perché mai? Le ragioni sono duplici. La prima sta nel fatto che eventi in
64 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 2
Figura 2.8 - Figura che rappresenta un uomo che scivola per terra a causa di una buccia di banana
Nel primo capitolo è stato messo in evidenza come la memoria non costituisca
una funzione unitaria, venendosi di fatto a configurare come sistema complesso e
articolato, nel quale un insieme di componenti specializzate svolgono ruoli specifici
per l’economia del sistema. I magazzini (o registri) sensoriali, la memoria operati-
va o di lavoro con la sua organizzazione multicomponenziale, la memoria a lungo
termine articolata in memoria procedurale e dichiarativa (implicita ed esplicita), con
quest’ultima che presenta un’ulteriore differenziazione funzionale in memoria epi-
sodica e semantica, rendono assai complessa l’analisi dei processi evolutivi.
A questa situazione si aggiunge il fondamentale ruolo rivestito dalle strategie di
memoria e dal sistema di conoscenze specifiche sulla memoria (metamemoria), alle
quali è stato dedicato il secondo capitolo. Tali processi condizionano in maniera
decisiva l’efficacia del sistema mnestico, specie per quanto concerne la memoria
dichiarativa o esplicita.
Alla luce di questa situazione, molto articolata dal punto di vista funzionale (che
speriamo non abbia confuso il Lettore), risulta complesso effettuare un’analisi dei
processi di sviluppo della memoria con la sinteticità richiesta da un volume opera-
tivo come questo, dedicato alla presentazione di un curricolo educativo. Dovendo
operare delle scelte, in relazione al ruolo centrale che nel presente lavoro viene riser-
vato alle strategie di memoria e ai processi metamnemonici, articoliamo la tratta-
zione sui seguenti punti:
– lo sviluppo della memoria nei primi anni di vita;
– lo sviluppo delle strategie di memoria;
– lo sviluppo delle conoscenze sulla memoria (metamemoria).
non scompare) a una semantica. Questa interpretazione appare in sintonia anche con
la posizione espressa dalla Karmiloff-Smith (1992), la quale ha ipotizzato un conti-
nuum lungo il quale la conoscenza immagazzinata in memoria a lungo termine viene
continuamente “ridescritta” durante tutto il corso dello sviluppo.
Un’altra differenza che si evidenzia fra bambini nei primi anni di vita (prescola-
ri) e bambini più grandi, fino agli adulti, riguarda il diverso ruolo attribuito alle
immagini oppure alle verbalizzazioni. Vari autori (BRUNER, OLVER e GREENFIELD, 1966;
BRUNER, 1986; PAIVIO, 1971; CORNOLDI, 1986; VIANELLO, 1998) hanno evidenziato la
preferenza dei bambini per il codice immaginativo rispetto a quello verbale. Ancora
una volta, tuttavia, non siamo in grado di sapere se ciò è dovuto a motivi strutturali
(es., una maggiore capacità nell’infanzia e nella fanciullezza di memorizzare le
immagini o di conservarle per più tempo nella memoria a breve termine o di pas-
sarle più facilmente nella memoria a lungo termine) oppure all’influenza ambienta-
le, cioè al fatto che la nostra cultura (in particolare la scuola) privilegia gli aspetti
verbali.
In conclusione, quindi, nel periodo prescolare tutte le componenti del sistema di
memoria si strutturano e si potenziano parallelamente agli altri processi cognitivi,
per preparare l’autentica modificazione qualitativa e quantitativa che si verifica a
partire dai sette anni circa, con la progressiva acquisizione della capacità di usare
strategicamente il proprio sistema di memoria e di essere consapevoli delle sue
potenzialità e dei suoi limiti.
Le sperimentazioni effettuate già da Flavell e dal suo gruppo negli anni Sessanta
e Settanta (FLAVELL, BEACH e CHINSKY, 1966; RITTER, KAPROVE, FITCH e FLAVELL, 1973),
fornendo ai soggetti indizi di rievocazione e cercando di leggere i movimenti delle
labbra o richiedendo loro di “pensare ad alta voce”, hanno evidenziato come i bam-
bini di 8 anni si limitavano a reiterare l’ultima parola mano a mano che procedeva
la presentazione; quelli di 10 ripetevano insieme all’ultima parola anche qualcuna di
quelle precedenti; mentre quelli di 13 anni tendevano a reiterare insieme le parole
appartenenti a una stessa categoria, malgrado queste non venissero presentate di
seguito (clustering o effetto Bousfield).
Studi più recenti, condotti anche con ricerche di tipo longitudinale (SCHNEIDER e
SODIAN, 1997) confermano sostanzialmente le sperimentazioni iniziali per quanto
concerne la comparsa tardiva della strategia di reiterazione, specie quando la stes-
sa deve funzionalmente associarsi a quella di codificazione (es., reiterando non solo
un elemento alla volta, ma formando gruppi di elementi da reiterare).
Anche gli studi sull’apprendimento delle altre strategie (per una rassegna si veda
RONCATO e ZUCCO, 1993; ANDREANI DENTICI, 1993; JOYNER e KURTZ-COSTES, 1997) hanno
portato a risultati simili a quelli emersi a proposito della reiterazione.
Per quanto riguarda le strategie di organizzazione semantica del materiale (clu-
stering e formazione di storie), è stato dimostrato che i bambini tendono a eviden-
ziare un primo livello di padronanza verso la fine della scuola elementare (9-10
anni). È stato anche appurato che i raggruppamenti semantici possono essere favo-
riti dalle istruzioni date dall’adulto e che i soggetti i quali hanno ricevuto un’educa-
zione formale usano strategie più deliberate e finalizzate rispetto a quelli non istrui-
ti. Anche le ricerche sugli anziani, a questo proposito, indicano che il declino mne-
stico dopo i 70 anni è minore nei soggetti con istruzione elevata anche quando impa-
rano materiale nuovo (ANDREANI DENTICI, 1993).
Sempre a partire dalla quarta-quinta elementare si sviluppano strategie per la
comprensione dei testi, come prendere nota delle idee principali, sottolineare, porsi
da soli delle domande, concentrarsi sulle parti più difficili o su quelle omesse pre-
cedentemente. Si è notato, però, che gli studenti continuano ad applicare delle tec-
niche inefficaci e hanno bisogno di aiuti dell’adulto per usare strategie più mature.
In sintesi, quindi, lo sviluppo delle strategie mnestiche richiede che il consolida-
mento di procedure più mature si combini con l’abbandono di vecchie abitudini;
inoltre, è necessario che le strategie diventino sempre più generalizzabili (cioè uti-
lizzabili in contesti differenti da quelli nei quali sono state apprese) e flessibili.
Questo, come vedremo in seguito, è fortemente facilitato dall’affinamento della
conoscenza e della consapevolezza del bambino sul funzionamento della propria
memoria, cioè dallo sviluppo della competenza metamnemonica.
Un’altra componente importante da considerare nello sviluppo è costituita dalla
memoria visuo-spaziale. L’ampia rassegna elaborata dal Vecchi e Cornoldi (1998)
72 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 3
Andando più nello specifico, va sottolineato come all’inizio sembrò quasi ovvio
ritenere che le buone competenze metamnemoniche influenzassero positivamente le
prestazioni di memoria. Le prime rassegne sull’argomento (CAVANAUGH e PERLMUTTER,
1982; SCHNEIDER, 1985) confermarono tale ottimismo solo in parte, poiché numerose
ricerche correlazionali evidenziavano deboli relazioni fra metamemoria e memoria.
Molti autori che avevano sposato questa impostazione vennero assaliti da una sorta
di sconforto. Una analisi attenta e critica di queste ricerche, comunque, ha permes-
so poi di inquadrare meglio la situazione e di evidenziare come le fragili relazioni
rilevate fossero risultate tali soprattutto a causa della scarsa precisione degli stru-
menti utilizzati per la valutazione della metamemoria. Ulteriori indagini, tra cui
quelle basate sui programmi di training (CORNOLDI e CAPONI, 1992; COTTINI e MEAZZINI,
1997; BJORKLUND, et al., 1997; HUDSON e GILLAM, 1997), hanno fatto emergere un qua-
dro complesso, da cui risulta, come dato di fondo sostanzialmente condiviso, che le
capacità mnemoniche dei bambini (almeno di età superiore ai 6 anni) sono positi-
vamente influenzate da interventi educativi che migliorano il livello metamnemoni-
co. Infatti, è grazie al progredire della metamemoria che il soggetto diventa capace
di scegliere sia le strategie da utilizzare per acquisire e conservare le informazioni,
che le informazioni le quali meritano di essere conservate fra le tante che l’ambien-
te continuamente fornisce.
Per quanto riguarda lo studio circa lo sviluppo della conoscenza e della capacità
di controllo della propria memoria da parte dei bambini vanno segnalati una serie di
lavori condotti da Cornoldi, Vianello e dai loro collaboratori (CORNOLDI e ORLANDO,
1988; VIANELLO, 1991). In tali ricerche, gli autori hanno cercato di distinguere le
strutture di ragionamento operatorio dalle conoscenze metamnemoniche, utilizzan-
do una tecnica di indagine che prevedeva di narrare ai bambini una storia nella quale
il protagonista doveva svolgere un compito che richiedeva il ricordo di varie conse-
gne, ricordo necessario per il lieto fine della storia. Il racconto veniva interrotto in
vari punti da una serie di domande rivolte ai bambini sui motivi delle dimenticanze
del protagonista, su eventuali suggerimenti utili per ricordare meglio, sulla previ-
sione del successo del protagonista nei compiti mnestici. Questa procedura permet-
teva di indagare le conoscenze relative ai seguenti aspetti:
– le idee generali sul funzionamento della mente e della memoria;
– le cause dell’oblio;
– le strategie volte a favorire la memorizzazione o il recupero.
Con questa tecnica, associata a una serie indipendente di misure dell’intelligen-
za e del livello operatorio valutato con test di ispirazione piagetiana, gli autori hanno
riscontrato che molte conoscenze metamnemoniche sono già abbozzate fra i 5 e i 7
anni e che la loro presenza è strettamente correlata con lo sviluppo del pensiero logi-
co, il quale permette la presa di coscienza.
CAPITOLO 3 COME SI EVOLVE LA MEMORIA 75
8 9 10 11 12 13
ETÀ (anni)
Figura 3.1 - Punteggi medi di metamemoria ottenuti al MnemoTest dal campione di standardizzazione
CAPITOLO 3 COME SI EVOLVE LA MEMORIA 77
1
Il riferimento è ai lavori di PRESSLEY et al. (1985); BORKOWSKI, WEYHING e TURNER (1986); PALINCSAR e
BROWN (1984); FERRETTI (1989); CORNOLDI e CAPONI (1992); MEAZZINI, COTTINI, PEDICONI, LANI e ANGELINI
(1993); COMMISSARIS, VERHEY e JOLLES (1996); ROMAINVILLE (1996); SWANSON e TRAHAN (1996); PIERCE e
LANGE (1997); WYNN-DANCY e GILLAM (1997); HUDSON e GILLAM (1997) BJORKLUND et al. (1997); SWANSON e
SIEGEL (2001); HERRMANN et al. (2002); COTTINI (2003c); COTTINI E LANI (2005).
CAPITOLO 4 UN CURRICOLO PER IL POTENZIAMENTO DELLA MEMORIA 81
ATTEGGIAMENTO
STRATEGICO NEI COMPITI
DI MEMORIA
Generalizzazione Generalizzazione
su compiti su compiti
di vita scolastica di vita quotidiana
INPUT MNEMOTEST
Approccio
strategico SI
OUTPUT
ai compiti
mnestici?
NO
Approccio SI
parzialmente
strategico?
NO
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
SULLE STRATEGIE
TRAINING
TRAINING
METACOGNITIVO
SULLE STRATEGIE
E ATTRIBUZIONALE
NO Approccio SI
strategico?
La valutazione
focalizzata sulle strategie
Scheda 5.1 - Per la valutazione focalizzata relativa alla strategia di Reiterazione della
codifica
Valutazione focalizzata sulle strategie di memoria
VALUTAZIONE
Codifica spaziale
La strategia denominata di codifica spaziale consiste nell’utilizzare, come aggan-
cio mnestico per il recupero delle informazioni, immagini mentali create dalle con-
nessioni spaziali esistenti tra gli item.
L’esistenza di questa modalità di codifica è stata messa in evidenza con chiarez-
za da Baddeley (1986, 1990, 2003), il quale ha teorizzato l’esistenza di una memo-
ria di lavoro composta di più sistemi: il ciclo fonologico per la manipolazione delle
informazioni basate sul linguaggio; il blocco per appunti visuo-spaziale per il trat-
tamento delle immagini visive e l’esecutivo centrale come sistema attenzionale di
controllo. Senza soffermarci nell’analisi del modello di Baddeley, già descritto nel
Capitolo 1, ci si limita a descrivere le funzioni del blocco per appunti visuo-spazia-
le, dal quale dipende la codifica spaziale delle informazioni. Si tratta di un sistema
multiforme costituito da due componenti: quella visiva e quella spaziale. Mentre la
prima componente, legata agli aspetti visivi dell’immaginazione, risponde a doman-
de sul “che cosa” (“what system”), quella spaziale – che a noi particolarmente inte-
ressa – è responsabile della localizzazione degli stimoli e risponde a domande circa
il “dove” (“where system”).
Anche per quanto concerne questo sistema accessorio della memoria di lavoro si
segnala l’esistenza di vari studi, i quali ne evidenziano il ruolo e l’importanza nei
processi di apprendimento (ELLIS, WOODLEY-ZANTHOS e DULANEY, 1989; ZUCCO, TESSARI e
SORESI, 1995; ELLIOT, POLLOCK, CHUA e WEEKS, 1995; VECCHI e CORNOLDI, 1998).
L’accesso a questo sistema può essere effettuato direttamente attraverso le infor-
mazioni spaziali e indirettamente attraverso la creazione di immagini mentali, for-
nendo in questo modo un doppio aggancio mnestico. Tale sistema gioca un ruolo
fondamentale per l’orientamento geografico e per la soluzione di compiti spaziali,
tanto frequenti nella vita di ogni giorno.
CAPITOLO 5 LA VALUTAZIONE FOCALIZZATA SULLE STRATEGIE 91
Scheda 5.2 - Per la valutazione focalizzata relativa alla strategia di Codifica spaziale
VALUTAZIONE
Evidenziazione percettiva
È facilmente constatabile nelle esperienze di ogni giorno come si tenda a ricor-
dare con maggiore facilità quelle informazioni che risultano evidenziate o esagera-
te per alcune caratteristiche (colore, forma, sottolineatura, intensità acustica, ecc.).
Si tratta di un fenomeno noto come effetto von Restorff (KELLEY e NAIRNE, 2001; HUNT
e LAMB, 2002), il quale risulta molto utilizzato nelle fasi di studio (ad esempio, quan-
do si sottolineano le informazioni principali di un brano), ma che può essere profi-
cuamente impiegato anche con soggetti disabili mentali, avendo l’accortezza di evi-
denziare con colori molto forti (il rosso soprattutto) per attivare il processo attenti-
vo (BEBKO e LUHAORG, 1998).
CAPITOLO 5 LA VALUTAZIONE FOCALIZZATA SULLE STRATEGIE 93
VALUTAZIONE
Associazione
L’associazione si ha nel momento in cui un termine viene connesso a un altro al
fine di facilitarne la memorizzazione e il recupero. In questo caso il recupero può
avvenire risalendo al termine connesso, il quale deve possedere una forte familiarità
per il soggetto (RATCLIFF e MCKOON, 1994; SWELLER, VAN MERRIENBOER e PAAS, 2000).
Tale strategia costituisce un valido criterio per il recupero di un nome rispetto al
quale non si riescono a trovare buone connessioni semantiche. Ad esempio, se si
vogliono ricordare nomi poco familiari, può essere utile associarli ad altri molto
conosciuti che fanno rima o che comunque somigliano fonologicamente a essi. Il
possesso del termine ben noto dovrebbe facilmente condurre al recupero di quello
originario. Un principio per molti versi simile si utilizza nel momento in cui vengo-
no costruiti versi rimanti. Questi facilitano sensibilmente il ricordo non solo in rela-
zione al principio della rima, ma anche in riferimento alla musicalità del verso
(HOWE, COURAGE, VERNESCU e HUNT, 2000).
CAPITOLO 5 LA VALUTAZIONE FOCALIZZATA SULLE STRATEGIE 95
4. STRATEGIA DI ASSOCIAZIONE
VALUTAZIONE
Organizzazione semantica
Il concetto di organizzazione è fondamentale ai fini della strutturazione di un
funzionale sistema di memoria (si veda la prima parte del lavoro). Si tratta di un
ampliamento del concetto di associazione che interessa due item. In questo caso,
infatti, le connessioni si allargano fino a investire numerosi elementi (NELSON, 1993;
ERICSSON e DELANEY, 1999; SWELLER et al., 2000).
Nel nostro curricolo sono state inserite due strategie che fanno riferimento al
concetto di organizzazione.
La prima è quella del raggruppamento semantico o clustering, particolarmente
studiata da Bousfield (1953). Tale strategia fa riferimento alla situazione in cui il
materiale viene organizzato in gruppi di item caratterizzati da una forte interattività,
in quanto appartengono a una stessa categoria (es., la categoria degli animali, degli
abiti, delle parti del corpo, ecc.).
La seconda strategia organizzativa consiste nel formare una storia per connette-
re in maniera significativa item non associati. Si tratta di una strategia efficace, in
quanto la storia fornisce una traccia facilmente memorizzabile che, una volta recu-
perata, permette il fluido ricordo degli item connessi.
CAPITOLO 5 LA VALUTAZIONE FOCALIZZATA SULLE STRATEGIE 97
VALUTAZIONE
VALUTAZIONE
Alla fine del capitolo, dopo il prospetto riassuntivo, sono riportate le prove di
valutazione focalizzata per le strategie di:
– Reiterazione della codifica (RC);
– Codifica spaziale (CS);
– Evidenziazione percettiva (EP);
– Associazione (Ass);
– Organizzazione semantica in categorie (OS Clustering);
– Organizzazione semantica con formazione di storie (OS Storie).
CAPITOLO 5 LA VALUTAZIONE FOCALIZZATA SULLE STRATEGIE 101
Il prospetto riassuntivo
I risultati che scaturiscono dalla somministrazione delle prove di valutazione
focalizzata possono essere riportati in un apposito prospetto riassuntivo illustrato in
figura 5.1.
Reiterazione
della codifica
Organizzazione Codifica
semantica spaziale
(storia)
Organizzazione Evidenziazione
semantica percettiva
(clustering)
Associazione
Colorando gli item superati nelle varie schede si ottiene una fotografia del sog-
getto, dalla quale risulta immediatamente il livello di padronanza delle varie strate-
gie (presenza di deficit di mediazione o di produzione).
Tutto ciò è particolarmente utile anche per la programmazione di interventi edu-
cativi mirati. L’educatore infatti, sulla base di tali riscontri, può decidere di privile-
giare l’educazione di una o più strategie di memoria.
Presentiamo di seguito (figure 5.2 e 5.3) due prospetti riassuntivi che derivano
dall’applicazione delle prove di valutazione focalizzata su un allievo con difficoltà
di apprendimento e un allievo affetto da sindrome di Down. (Per necessità di stam-
pa, invece del colore sono stati utilizzati motivi diversi.)
102 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 5
Reiterazione
della codifica
Organizzazione Codifica
semantica spaziale
• • •• • •• • •• • •• • •• • • • • • • ••••
• • •• • • • • • • • • • • • • • •
• • •• • •• • •• • •• • •• • • • • • •
• • • • • •• • •• • •• • •• • • •
• • •• •• • • •
•
• • • • •• • • • • • • •• •
• • •••• •••• •••• •••• ••••
•
• • •• •• •• •
• • •• • •• • •• • •
• • • • • • • ••
• • •• • •• • •
• •• •• •
•
• • •• •
• ••
•
••
•
•••
••••
••••••
•••••••
•••••••••
••••••••••
Organizzazione •••••••••••
•••••••••••••
Evidenziazione
semantica •••••••••••••• percettiva
••••••••••••••••
(clustering) •••••••••••••••••
••••••••••••••••••
Associazione
Figura 5.2 - Il prospetto riassuntivo della valutazione effettuata con un allievo di 4ª classe della primaria
con difficoltà di apprendimento
Reiterazione
della codifica
Organizzazione Codifica
semantica spaziale
(storia)
• •••• ••••
• ••
• • ••
•
•••
••••
••••••
Organizzazione Evidenziazione
semantica percettiva
(clustering)
Associazione
Figura 5.3 - Il prospetto riassuntivo della valutazione effettuata con un allievo affetto da sindrome di Down
di 13 anni
Schede
per la valutazione
focalizzata sulle strategie
104 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 5
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
Guarda queste figure. RC
Sono ......................................................
Ora le ripetiamo insieme [6 volte].
Adesso continua da solo [6 volte].
Scheda 1A
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
CAPITOLO 5 LA VALUTAZIONE FOCALIZZATA SULLE STRATEGIE 105
VALUTAZIONE
Guarda questi numeri (lettere). FOCALIZZATA
Sono ......................................................
RC
Ora li ripetiamo insieme [6 volte].
Adesso continua da solo [6 volte].
Scheda 1B
5
7
2
M
U
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
6 3
5
1
106 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 5
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
Guarda questi numeri. RC
Sono molti ......................................................
Ora proviamo a unirli insieme.
Adesso ripeti ........................ [6 volte].
Scheda 2A
327654 32 76 54
3 8
9
2 7
1 3
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
8 6
4 2
9 0
1 5 2
7 4
CAPITOLO 5 LA VALUTAZIONE FOCALIZZATA SULLE STRATEGIE 107
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
Guarda queste lettere. RC
Sono molte ......................................................
Ora proviamo a unirle insieme.
Adesso ripeti ........................ [6 volte].
Scheda 2B
RECUIM RE CU IM
C O
E
P A
U M P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
Z E
F I
F E R
T A
I L
108 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 5
VALUTAZIONE
Guarda questi numeri. FOCALIZZATA
Sono molti, uniscili e ripetili. RC
Attento che fra poco dovrai ricordarli.
(Coprire i numeri e invitare l’allievo
a continuare a ripetere. Dopo 20’’ ...).
Scheda 3A
Adesso dimmi i numeri che ti ricordi.
9 0
5
2 0
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
37215
723680
CAPITOLO 5 LA VALUTAZIONE FOCALIZZATA SULLE STRATEGIE 109
VALUTAZIONE
Guarda queste lettere. FOCALIZZATA
Sono molte, uniscile e ripetile. RC
Attento che fra poco dovrai ricordarle.
(Coprire le lettere e invitare l’allievo
a continuare a ripetere. Dopo 20’’ ...).
Scheda 3B
Adesso dimmi le lettere che ti ricordi.
M E
P
D A
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
PARAM
MECAFA
110 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 5
VALUTAZIONE
Guarda questi numeri. FOCALIZZATA
Attento che fra poco RC
ti chiederò di ricordarli.
Fammi sentire ad alta voce come fai.
(Coprire i numeri. Dopo 20’’ ...). Scheda 4A
Adesso dimmi i numeri che ti ricordi.
743286
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
1539209
82596012
CAPITOLO 5 LA VALUTAZIONE FOCALIZZATA SULLE STRATEGIE 111
VALUTAZIONE
Guarda queste lettere. FOCALIZZATA
Attento che fra poco RC
ti chiederò di ricordarle.
Fammi sentire ad alta voce come fai.
(Coprire le lettere. Dopo 20’’ ...). Scheda 4B
Adesso dimmi le lettere che ti ricordi.
PROMEL
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
CAMORES
SAPETIAC
112 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 5
VALUTAZIONE
Guarda questi numeri. FOCALIZZATA
Attento che fra poco RC
ti chiederò di ricordarli.
Non parlare ad alta voce.
(Coprire i numeri. Dopo 20’’ ...). Scheda 5A
Adesso dimmi i numeri che ti ricordi.
395461
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
2518764
84297243
CAPITOLO 5 LA VALUTAZIONE FOCALIZZATA SULLE STRATEGIE 113
VALUTAZIONE
Guarda queste lettere. FOCALIZZATA
Attento che fra poco RC
ti chiederò di ricordarle.
Non parlare ad alta voce.
(Coprire le lettere. Dopo 20’’ ...). Scheda 5B
Adesso dimmi le lettere che ti ricordi.
OLMEIP
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
MALOCIN
PERMATRI
114 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 5
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
CS
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
Guarda bene le figure CS
e rispondi alle domande.
Scheda 2A
DOV’È
IL BICCHIERE?
DOV’È
IL GATTO?
DOVE SONO
DOV’È
DOV’È LE CAROTE?
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
IL CARTELLO
IL FUNGO?
STRADALE?
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
Guarda bene le figure
e rispondi alle domande.
CS
Scheda 2B
DOV’È
LA PERA?
DOV’È
IL PALLONCINO?
DOVE SONO
DOV’È
LE RADICI?
IL CUSCINO?
DOV’È IL CANE?
DOV’È
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
IL CUCCHIAINO?
DOV’È
DOVE SONO
LA BAMBINA?
I LIBRI?
CAPITOLO 5 LA VALUTAZIONE FOCALIZZATA SULLE STRATEGIE 117
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
118 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 5
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
120 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 5
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
122 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 5
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
EP
Guarda bene queste figure, parole e sillabe.
Ora esegui quello che ti viene chiesto.
Scheda 1A
CANE MARE
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
SOLE
PALLA
LIBRO
NEVE
LO
FA
RI
GU MO SA
124 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 5
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
EP
Guarda bene queste figure, parole e numeri.
Ora esegui quello che ti viene chiesto.
Scheda 1B
MATITA
TAVOLO
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
MONETA
CHIESA PIANTA
OCCHIO
7
1
9
3 5 2
CAPITOLO 5 LA VALUTAZIONE FOCALIZZATA SULLE STRATEGIE 125
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
EP
Ora fai in modo, seguendo le indicazioni,
che alcune figure, parole o sillabe
si vedano (si sentano) meglio.
Scheda 2A
CANE SOLE
MARE
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
TO
FA
RA
SI PU LE
126 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 5
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
EP
Ora fai in modo, seguendo le indicazioni,
che alcune figure, lettere o parole
si vedano meglio.
Scheda 2B
ACHBNPSE
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
CARTA BIRRA
GATTO PENNA
MAMMA
NOTTE
BOCCA SALTO
CAPITOLO 5 LA VALUTAZIONE FOCALIZZATA SULLE STRATEGIE 127
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
EP
Ora fai in modo, seguendo le indicazioni,
che alcune figure, parole o sillabe
si vedano (si sentano) meglio.
(Dopo 2 minuti circa chiedere all’allievo di ricordare Scheda 3A
quello che ha evidenziato)
GOMMA CASSA
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
MONTE
GAMBA PASTA
MAGLIA
NE RA
DA
PE
TA CI
128 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 5
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
EP
Ora fai in modo che alcune figure,
parole o frasi si vedano meglio.
(Dopo 2 minuti circa chiedere all’allievo di ricordare
quello che ha evidenziato, richiamando il tipo Scheda 3B
di evidenziazione)
GALLO FOGLI
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
MEDICO LAMPO
ZUCCA STRADA
PIZZA FESTA
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
EP
Ora osserva bene le figure, parole o sillabe.
(Dopo 2 minuti circa chiedere all’allievo di ricordare
quelle evidenziate)
Scheda 4A
TORO RADIO
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
MUCCA FIORE
LETTO BORSA
PE DO
RA FO
SU CO
130 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 5
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
EP
SUCCO PIEDE
MOLLA
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
LANCIA
CUORE
VETRO
QUADRO LIBRO
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
EP
BIRRA SAPONE
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
FUMO OCCHIO
DISCO CANARINO
SCA PER
TRI NE
BRA POR
132 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 5
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
Ora osserva bene le figure,
parole o frasi. EP
(Dopo 2 minuti circa chiedere all’allievo di ricordare
più cose possibili, segnando l’ordine
di rievocazione). Scheda 5B
METAURO ADDA PO
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
Ass
Guarda queste figure,
dimmi quali si assomigliano e perché.
Scheda 1A
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
134 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 5
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
Ass
Leggi queste parole,
dimmi quali si assomigliano e perché.
Scheda 1B
PORTA
FIUME TORTA
TROTA
CASTELLO SOLE
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
OMBRA
CAMMELLO
STAMPANTE
CORTA
BALLO SEDIA
CARTA
ALLEGRIA GIALLO
CAPITOLO 5 LA VALUTAZIONE FOCALIZZATA SULLE STRATEGIE 135
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
Guarda queste figure, Ass
trova parole o figure
che assomigliano per qualcosa
a quelle presentate e dimmi perché. Scheda 2A
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
136 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 5
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
Ass
Leggi queste parole,
trovane altre che gli assomigliano
e dimmi perché.
Scheda 2B
CAPPELLO
PENNELLO
PINGUINO
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
PROFUMO
FORZA
RABBIA
CAPITOLO 5 LA VALUTAZIONE FOCALIZZATA SULLE STRATEGIE 137
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
Guarda le figure. Ass
Trova parole o figure che assomigliano
a quelle presentate.
Attento che tra un po’ ti chiederò di ripeterle.
Scheda 3A
(Dopo 2 minuti circa chiedere all’allievo di ricordare
le parole suggerendogli l’associazione)
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
138 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 5
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
Leggi le parole. Ass
Trovane altre che assomigliano
a quelle presentate.
Attento che tra un po’ ti chiederò di ripeterle.
Scheda 3B
(Dopo 2 minuti circa chiedere all’allievo di ricordare
le parole suggerendogli l’associazione)
ALLUVIONE
LATINO
INFANZIA
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
RIFORMA
SPRUZZO
MARCELLI
CARLI
MORELLI
LUCHETTI
CAPITOLO 5 LA VALUTAZIONE FOCALIZZATA SULLE STRATEGIE 139
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
Ass
Leggi le parole, trovane altre
che assomigliano a quelle presentate.
Attento che tra un po’ ti chiederò di ripeterle.
(Dopo 2 minuti circa chiedere all’allievo
Scheda 4A
di ricordare le parole suggerendogli
di usare la strategia)
DATA
CALCIO
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
POTASSIO
SCIPIONE L’AFRICANO
DANTON
ALESSANDRO MAGNO
140 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 5
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
Ass
Leggi le parole, trovane altre
che assomigliano a quelle presentate.
Attento che tra un po’ ti chiederò di ripeterle.
Scheda 4B
(Dopo 2 minuti circa chiedere all’allievo
di ricordare le parole suggerendogli
di usare la strategia)
FORMAGGIO
BOTTIGLIA
RACCHETTA
TAVOLO
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
CAMPO GRANAIO
ANELLO
GATTO
MURO
GIOVANNI LETTO
PORTA
CAPITOLO 5 LA VALUTAZIONE FOCALIZZATA SULLE STRATEGIE 141
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
Ass
Guarda le figure.
Attento che tra un po’ ti chiederò di ricordarle.
(Dopo 2 minuti circa chiedere all’allievo Scheda 5A
di ricordare le figure)
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
142 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 5
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
Ass
Leggi le parole.
Attento che tra un po’ ti chiederò di ripeterle.
(Dopo 2 minuti circa chiedere all’allievo Scheda 5B
di ricordare le parole)
PORTACHIAVI
OCCHIALI SIGARETTA
AGENDA PIEDE
CILIEGIA
CAPPOTTO FRULLATORE
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
TRAMONTO GIRAFFA
PROFUMO
CANDELA
CALCIATORE MONTAGNA
TAVOLO CARTELLA
RADIO MARIONETTA
CAPITOLO 5 LA VALUTAZIONE FOCALIZZATA SULLE STRATEGIE 143
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
OS Clustering
Osserva queste carte* con le figure
(presentate una alla volta)
e segui le indicazioni.
Scheda 1A
* Per l’effettuazione di questa scheda è necessario dotarsi di 6 immagini di animali e di vestiti, 4 immagini di
attrezzi e 2 immagini di frutti.
Questi 4 disegni raffigurano due animali e due vestiti, collocali nelle caselle giuste.
ANIMALI VESTITI
Questi 6 disegni raffigurano due animali, due vestiti e due attrezzi, collocali nelle caselle giuste.
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
Questi 8 disegni raffigurano due animali, due vestiti, due attrezzi e due frutti, collocali nelle caselle giuste.
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
OS Clustering
Adesso ti dirò il nome di due animali e di due vestiti: leone, cappello, rinoceronte, guanti; devi scrivere
i nomi nelle caselle giuste.
ANIMALI VESTITI
Adesso ti dirò il nome di due animali, di due vestiti e di due attrezzi: martello, gilet, scarpe, orso, cacciavite,
cane; devi scrivere i nomi nelle caselle giuste.
Adesso ti dirò il nome di due animali, di due vestiti, di due attrezzi e di due frutti: asino, melone, riga, bue,
mutande, ciliegia, felpa, pennello; devi scrivere i nomi nelle caselle giuste.
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
Metti insieme le figure
OS Clustering
secondo le categorie indicate.
Scheda 2A
OGGETTI DI CUCINA
............................................................................................................
............................................................................................................
VESTITI
............................................................................................................
............................................................................................................
OGGETTI DI CUCINA
............................................................................................................
............................................................................................................
ANIMALI
............................................................................................................
............................................................................................................
VESTITI
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
............................................................................................................
............................................................................................................
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
Metti insieme le parole
OS Clustering
secondo le categorie indicate.
Scheda 2B
FORCHETTA
OGGETTI DI CUCINA
............................................................................................................
SCIARPA
............................................................................................................
PIATTO VESTITI
............................................................................................................
MAGLIA
............................................................................................................
OGGETTI DI CUCINA
GATTO
COLTELLO ............................................................................................................
............................................................................................................
VESTITI
PANTALONI LEONE
............................................................................................................
............................................................................................................
ANIMALI
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
............................................................................................................
PADELLA ELEFANTE
VALUTAZIONE
Metti insieme le figure
FOCALIZZATA
che stanno bene insieme
e indica il nome del gruppo. OS Clustering
(Dopo 2 minuti circa chiedere all’allievo
di ricordare le figure suggerendogli
le categorie) Scheda 3A
1 ......................................................................................................
......................................................................................................
2 ......................................................................................................
......................................................................................................
3 ......................................................................................................
......................................................................................................
1 ......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
2 ......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
1 ......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
2 ......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
3 ......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
148 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 5
VALUTAZIONE
Metti insieme le parole
FOCALIZZATA
che stanno bene insieme
e indica il nome del gruppo. OS Clustering
(Dopo 2 minuti circa chiedere all’allievo
di ricordare le parole suggerendogli
le categorie) Scheda 3B
ROMA 1 ......................................................................................................
GIOVANNI ......................................................................................................
LEOPARDO
2 ......................................................................................................
......................................................................................................
MILANO GABRIELE
3 ......................................................................................................
PESCE ......................................................................................................
1 ......................................................................................................
ANELLO TRAPANO
......................................................................................................
......................................................................................................
GIALLO MARTELLO
2 ......................................................................................................
......................................................................................................
BRACCIALE ROSSO
......................................................................................................
CACCIAVITE
3
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
......................................................................................................
......................................................................................................
AZZURRO ORECCHINO
......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
MACCHINA BICICLETTA ......................................................................................................
2 ......................................................................................................
......................................................................................................
TRENO COMPASSO
......................................................................................................
......................................................................................................
SERPENTE RIGHELLO
3 ......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
MOTORINO GOMMA CANE
......................................................................................................
CAPITOLO 5 LA VALUTAZIONE FOCALIZZATA SULLE STRATEGIE 149
VALUTAZIONE
Metti insieme le figure
FOCALIZZATA
che stanno bene insieme
e indica il nome del gruppo. OS Clustering
(Dopo 2 minuti circa chiedere all’allievo
di ricordare le figure suggerendogli
di usare la strategia) Scheda 4A
1 ......................................................................................................
......................................................................................................
2 ......................................................................................................
......................................................................................................
3 ......................................................................................................
......................................................................................................
1 ......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
2 ......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
1 ......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
2 ......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
3 ......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
150 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 5
VALUTAZIONE
Metti insieme le parole
FOCALIZZATA
che stanno bene insieme
e indica il nome del gruppo. OS Clustering
(Dopo 2 minuti circa chiedere all’allievo
di ricordare le parole suggerendogli
di usare la strategia) Scheda 4B
ROSA 1 ......................................................................................................
ALBICOCCA ......................................................................................................
BOB
2 ......................................................................................................
......................................................................................................
TULIPANO MELA
3 ......................................................................................................
SLITTA ......................................................................................................
1 ......................................................................................................
SCI CICLAMINO
......................................................................................................
......................................................................................................
PESCA VIOLA
2 ......................................................................................................
......................................................................................................
UVA CAPPELLO
......................................................................................................
KIWI
3
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
......................................................................................................
......................................................................................................
PRIMULA GUANTI
......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
PAVIMENTO FRUTTA ......................................................................................................
SOFFITTO 3 ......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
PORTA CONIGLIO
......................................................................................................
CAPITOLO 5 LA VALUTAZIONE FOCALIZZATA SULLE STRATEGIE 151
VALUTAZIONE
Guarda bene queste figure. FOCALIZZATA
Attento che tra un po’ OS Clustering
ti chiederò di ricordarle.
(Dopo 2 minuti circa chiedere all’allievo
di ricordare le figure)
Scheda 5A
1 ......................................................................................................
......................................................................................................
2 ......................................................................................................
......................................................................................................
3 ......................................................................................................
......................................................................................................
1 ......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
2 ......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
1 ......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
2 ......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
3 ......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
152 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 5
VALUTAZIONE
FOCALIZZATA
Leggi bene le parole.
Attento che tra un po’ ti chiederò di ripeterle. OS Clustering
(Dopo 2 minuti circa chiedere all’allievo
di ricordare le parole)
Scheda 5B
MARTEDI 1 ......................................................................................................
ARLECCHINO ......................................................................................................
PULCINELLA
2 ......................................................................................................
......................................................................................................
FOGLIA RAMO
3 ......................................................................................................
GIOVEDI ......................................................................................................
1 ......................................................................................................
FEBBRAIO PALLAVOLO
......................................................................................................
......................................................................................................
BIONDO LUGLIO
2 ......................................................................................................
......................................................................................................
NUOTO CASTANO
......................................................................................................
NOVEMBRE
3
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
......................................................................................................
......................................................................................................
CALCIO MORO
......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
PESCI ASIA ......................................................................................................
PRIMAVERA 3 ......................................................................................................
......................................................................................................
......................................................................................................
AFRICA SCORPIONE
......................................................................................................
CAPITOLO 5 LA VALUTAZIONE FOCALIZZATA SULLE STRATEGIE 153
Scheda 1A
? ?
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
? ?
154 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 5
Scheda 1B
LUPI
NANI Biancaneve e i sette ................................................... rientravano
VILLA
CACCIATORE
FIUME Un ................................................................................, una bella mattina
PRATO
a caccia nel ....................................................
BOSCO
NUVOLE
STELLE Il cielo era coperto da grosse ............................................ nere.
OMBRELLO
Marco uscì per ...................................................... ma tornò subito
STRADA
in casa a prendere l’ .............................................................. perché
PIAZZA
PIOGGIA aveva paura della ....................................................
ALBERO
CAPITOLO 5 LA VALUTAZIONE FOCALIZZATA SULLE STRATEGIE 155
Scheda 2A
STORIA ............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
STORIA ............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
STORIA ............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
156 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 5
Scheda 2B
STORIA ............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
STORIA ............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
STORIA ............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
CAPITOLO 5 LA VALUTAZIONE FOCALIZZATA SULLE STRATEGIE 157
VALUTAZIONE
Inventa una storia usando le figure. FOCALIZZATA
Attento che tra un po’ di chiederò OS Storie
di ripeterla.
Scheda 3A
STORIA ............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
STORIA ............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
STORIA ............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
158 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 5
VALUTAZIONE
Inventa una storia usando le parole. FOCALIZZATA
Attento che tra un po’ ti chiederò OS Storie
di ripeterla.
Scheda 3B
DISCO MARE
FAGIOLI
FUNGHI
STORIA ............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
BICCHIERE
RADIO
FARO
OCCHIALI MELA
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
STORIA ............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
STORIA ............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
CAPITOLO 5 LA VALUTAZIONE FOCALIZZATA SULLE STRATEGIE 159
VALUTAZIONE
Inventa una storia usando le figure. FOCALIZZATA
Attento che tra un po’ di chiederò OS Storie
di ricordarle.
(Dopo 2 minuti circa chiedere all’allievo
di ricordare le figure Scheda 4A
suggerendogli la storia)
STORIA ............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
STORIA ............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
STORIA ............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
160 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 5
VALUTAZIONE
Inventa una storia usando le parole. FOCALIZZATA
Attento che tra un po’ di chiederò OS Storie
di ripeterla.
(Dopo 2 minuti circa chiedere all’allievo
di ricordare le parole
suggerendogli la storia) Scheda 4B
ALBERO MAESTRA
PENNA
LIBRO
STORIA ............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
RIGA
FOTO
CAPPELLO
TETTO TELEFONO
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
STORIA ............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
STORIA ............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
CAPITOLO 5 LA VALUTAZIONE FOCALIZZATA SULLE STRATEGIE 161
VALUTAZIONE
Inventa una storia usando le figure. FOCALIZZATA
Attento che tra un po’ di chiederò OS Storie
di ripeterla.
(Dopo 2 minuti circa chiedere all’allievo
di ricordare le figure) Scheda 5A
STORIA ............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
STORIA ............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
STORIA ............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
162 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 5
VALUTAZIONE
Inventa una storia usando le parole. FOCALIZZATA
Attento che tra un po’ di chiederò OS Storie
di ripeterla.
(Dopo 2 minuti circa chiedere all’allievo
di ricordare le parole) Scheda 5B
NOCE BOSCO
SEDIA
SASSI
STORIA ............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
CAVALLO
QUADRO
FIUME
CAMPANA BISTECCA
P. Meazzini, L. Cottini, Il fattore M nella scuola - © 2007 - Vannini Editrice - Gussago (BS)
STORIA ............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
STORIA ............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................................................................
Capitolo 6
L’intervento educativo 1
Siamo giunti all’ultimo atto del nostro percorso, sicuramente il più atteso da chi
opera nel contesto educativo e raramente dispone di strumenti per orientare la sua
azione didattica su capacità trasversali come la memoria.
Nell’elaborazione delle proposte di intervento educativo, abbiamo cercato di
rispettare due esigenze che riteniamo di fondamentale importanza:
a) evitare che l’insegnamento delle strategie si trasformi in una semplice trasmis-
sione di modalità d’azione precostituite, che l’allievo è chiamato ad apprendere
passivamente;
b) favorire il mantenimento e la generalizzazione delle strategie acquisite.
Il primo punto si collega a una polemica sollevata da alcuni psicologi costrutti-
visti (KRONICK, 1988; POPLIN, 1988), i quali hanno sottolineato il rischio che l’inse-
gnamento delle strategie possa costituire un ostacolo alla costruzione attiva della
conoscenza. Quello della costruzione attiva da parte dell’allievo è un concetto di
grande significato, che ha rappresentato il fulcro di numerose teorie psicologiche,
fra cui quella di Dewey e Piaget.
La posizione teorica di Kronik e di Poplin è stata vivacemente contestata da due
autorevoli esponenti della psicologia cognitiva, Harris e Pressley, i quali hanno
sostenuto che descrivere l’insegnamento delle strategie come meccanico e l’allievo
impegnato nel loro apprendimento come passivo rappresenta una concettualizzazio-
ne non corretta, sicuramente frutto di un fraintendimento (HARRIS e PRESSLEY, 1991).
La tesi da essi sostenuta è che un buon insegnamento delle strategie comprende tutti
i principi del costruttivismo e anche qualcosa di più. Il ruolo attivo dell’allievo nel-
l’apprendimento strategico, infatti, è stato sempre evidenziato come prioritario fin
dalla prima elaborazione dell’approccio cognitivo-comportamentale formulata da
Meichenbaum (1977).
1
Il presente capitolo è stato elaborato da Paolo Meazzini, Lucio Cottini e Bruna Lani.
164 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 6
Senza dilungarci su questi aspetti che ci porterebbero fuori dai ristretti ambiti
applicativi che ci siamo imposti (anche per evitare di essere abbandonati dai nostri
Lettori proprio ora), sottolineiamo soltanto la sintesi cui pervengono Harris e
Pressley. La loro tesi è che non esiste un conflitto teorico fra psicologia cognitiva
e psicologia evolutiva, né una incompatibilità operativa fra l’insegnamento delle
strategie e la didattica basata sulla scoperta (che deriva dalla psicologia costrutti-
vistica).
L’anello di congiunzione fra questi due approcci è rappresentato dalla cosiddet-
ta autoregolazione, con particolare riferimento all’impiego didattico della strategia
di autoistruzione, la quale prevede che educatore e allievo elaborino insieme, in
maniera tanto creativa, quanto razionale e sistematica, modalità efficaci e indivi-
dualizzate per affrontare i problemi.
Alla luce di queste considerazioni – per salvaguardare la partecipazione attiva
degli allievi al processo di apprendimento – la fase di intervento sulle strategie si
articola in momenti di insegnamento interattivo attraverso la tecnica dell’autoistru-
zione e in specifiche proposte operative (esercizi) di progressiva difficoltà, riferite
alle singole mnemotecniche.
Venendo al secondo aspetto sollevato, quello cioè che riguarda il mantenimen-
to e la generalizzazione delle strategie insegnate, abbiamo già sottolineato come
questo rappresenti il problema principale degli allievi con difficoltà di apprendi-
mento e ritardo mentale lieve (quelli con grave ritardo mentale non riescono a gio-
varsi di insegnamenti strategici di questo tipo). Per aiutarli a superare tale ostaco-
lo è necessario puntare, oltre che all’insegnamento diretto delle mnemotecniche,
alla promozione di una conoscenza metacognitiva delle strategie (anche se rudi-
mentale), con particolare riferimento al dove e quando utilizzarle. Inoltre, è oppor-
tuno porre attenzione a motivare l’allievo all’uso delle strategie, soprattutto attra-
verso la constatazione della loro utilità nel quotidiano (atteggiamenti positivi verso
le strategie).
Sulla scorta di queste premesse, la presentazione della fase di intervento edu-
cativo è articolata in due momenti, i quali prendono in considerazione rispettiva-
mente:
1. il training sulle strategie di memoria, con descrizione dell’insegnamento attra-
verso l’autoistruzione e presentazione di specifici esercizi riferiti alle singole
mnemotecniche;
2. il training metacognitivo, con formulazione di proposte per lo sviluppo della
metamemoria e di suggerimenti per favorire un atteggiamento positivo verso le
strategie di memoria.
CAPITOLO 6 L’INTERVENTO EDUCATIVO 165
1. GUIDA TOTALE
L’educatore illustra il compito da svolgere: “Bisogna leggere il numero di telefono, tenerlo in
mente, andare nell’altra stanza e comporlo. Come potremmo fare?”.
Durante questa fase ogni suggerimento deve essere tenuto in considerazione. Ad esempio,
allievo: “Potremmo leggerlo molte volte”; educatore “OK, proviamo!”.
Da queste interazioni si arriva alla indicazione strategica.
Educatore: “Perché non proviamo a ripeterlo ad alta voce mentre andiamo nell’altra stanza,
3-2-7-6-5-4 ................................. Sono troppi numeri e si dimenticano. Proviamo a unirli 32-76-54.
Sì, così è più facile!”
Dopo questa fase interattiva, educatore e allievo decidono l’autoistruzione che dovrà guidare
l’esecuzione:
“Per ricordare un numero di telefono devo unire i numeri a due a due e ripeterli”.
L’educatore dimostra il compito verbalizzando ad alta voce l’autoistruzione.
2. GUIDA ATTENUATA
Educatore: “Per ricordare il numero di telefono devo unire i numeri a due a due e ripeterli.
Allora, 32-76-54, 32-76-54, 32-76-54 .........................”.
Educatore e allievo vanno insieme nella stanza dove c’è il telefono.
Educatore: “......................... 32-76-54; il numero era .........................”
Allievo: “32-76-54!” e lo compone.
4. PERFORMANCE AUTONOMA
L’allievo progressivamente utilizza la strategia con autoverbalizzazione mentale sia per il
compito specifico che per le esperienze di generalizzazione.
168 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 6
Le schede di intervento
Oltre all’utilizzo didattico dell’autoistruzione, il training sulle strategie viene
condotto anche attraverso una serie di proposte operative (esercizi). Per ogni strate-
gia di memoria, infatti, abbiamo elaborato due percorsi didattici:
– Curricolo prerequisiti, da adottare quando si vogliono insegnare strategie per le
quali l’allievo manifesta deficit di mediazione. A questo livello non sono previsti
compiti mnestici, ma solo modalità di organizzazione dei materiali in relazione
alla strategia che si insegna.
– Curricolo strategico, basato su una serie di esercitazioni di memorizzazione e
recupero, da adottare quando l’allievo presenta deficit di produzione (per mag-
giori chiarimenti circa le caratteristiche dei deficit di mediazione e di produzio-
ne rimandiamo al capitolo precedente).
Il programma prevede, inoltre, una serie di compiti scolastici e di vita quotidia-
na utili per favorire il transfert di apprendimento delle strategie su situazioni con-
crete.
Presentiamo di seguito le modalità di organizzazione degli esercizi riferiti a tutte
le strategie. Come si potrà notare, la progressione delle proposte operative prevede
il passaggio da esercitazioni mnestiche nelle quali l’utilizzo delle strategie è solle-
citato e guidato dall’educatore, ad attività di ricordo autonomo. Oltre ciò, vengono
proposti inizialmente compiti di riconoscimento e, solo in seguito, compiti più com-
plessi di rievocazione.
Ricordiamo che riconoscimento e rievocazione sono due modalità fondamentali
di lavoro della memoria. Nel primo caso l’allievo è aiutato dal fatto che le cose da
ricordare vengono di nuovo messe a sua disposizione, ma devono essere discrimi-
nate da altre con cui sono mescolate; nel secondo caso, invece, l’allievo è chiamato
a ricordare utilizzando esclusivamente i propri mezzi.
CAPITOLO 6 L’INTERVENTO EDUCATIVO 169
CURRICOLO PREREQUISITI
CURRICOLO STRATEGICO
2. CODIFICA SPAZIALE
CURRICOLO PREREQUISITI
CURRICOLO STRATEGICO
3. EVIDENZIAZIONE PERCETTIVA
CURRICOLO PREREQUISITI
CURRICOLO STRATEGICO
4. ASSOCIAZIONE
CURRICOLO PREREQUISITI
CURRICOLO STRATEGICO
CURRICOLO PREREQUISITI
CURRICOLO STRATEGICO
CURRICOLO PREREQUISITI
CURRICOLO STRATEGICO
Nota
Per evidenti motivi di spazio non è purtroppo possibile presentare tutte le proposte educative, per
cui ci limitiamo ad alcuni esempi riferiti alle singole strategie (presso l’Editrice Vannini è possi-
bile richiedere il kit completo di schede fotocopiabili). Tali esemplificazioni sono di diversa com-
plessità e per tale motivo idonei ad allievi di classi diverse.
CAPITOLO 6 L’INTERVENTO EDUCATIVO 175
Francesco possiede una valigetta 24 ore dove tiene tutti i suoi documenti;
per aprirla è necessario conoscere la combinazione. Per paura di
dimenticare la combinazione Francesco l’ha scritta in un foglio che tiene
dentro al portafoglio...
Puoi aiutarlo???
Ricordi il numero del certificato???
Codifica spaziale
Strategico Scheda 1a
180 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 6
Codifica spaziale
Strategico Scheda 1b
Figura 6.3 - Esercizio relativo al curricolo strategico (Cosa c’era in quella posizione)
CAPITOLO 6 L’INTERVENTO EDUCATIVO 181
Evidenziazione percettiva
Strategico Scheda 1a
Che spasso!
Finalmente la maestra
ha deciso di portarci
in gita a Roma.
182 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 6
Evidenziazione percettiva
Strategico Scheda 1b
Cammina cammina,
tra un vicolo e l’altro
qualcuno si è perso.
Ha bisogno di aiuto.
Chi manca???
...................................................
Figura 6.4 - Esercizio relativo al curricolo strategico (Rievoca gli elementi che ritieni più importanti)
CAPITOLO 6 L’INTERVENTO EDUCATIVO 183
Strategia di associazione
Curricolo prerequisiti
Associazione
Prerequisiti
“Ecco, ho trovato!
Penserò a parole o cose
che assomigliano Amanda chiede aiuto,
al loro nome. vuoi provare?
Ma sono tanti...
AIUTO!!!”
Associazione
Prerequisiti
Cruciverba pazzo
fanno rima con
...GIGANTE!!!
Figura 6.6 - Esercizio relativo al curricolo prerequisiti (Crea associazioni)
CAPITOLO 6 L’INTERVENTO EDUCATIVO 185
Strategia di associazione
Curricolo strategico
Associazione
Strategico Scheda 1a
Associazione
Strategico Scheda 1b
.........................................................................
......................................................................... .........................................................................
.........................................................................
.........................................................................
Associazione
Strategico Scheda 2a
Se ti dico casa cosa ti viene in mente? ... E se ti dico tavolo? ... I disegni a
sinistra ti ricorderanno sicuramente quelli a destra, uniscili con una
freccia...
188 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 6
Associazione
Strategico Scheda 2b
Metti alla prova la tua memoria! Alcuni disegni sono stati cancellati, prova
a ricordarli e a scrivere il nome sulle righe.
......................................................................... .........................................................................
.........................................................................
......................................................................... .........................................................................
Clustering
Prerequisiti
Clustering
Strategico Scheda 1a
CAPITOLO 6 L’INTERVENTO EDUCATIVO 191
Clustering
Strategico Scheda 1b
Figura 6.10 - Esercizio relativo al curricolo strategico (Rievoca gli elementi delle categorie)
192 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 6
Clustering
Strategico Scheda 2a
Il magico cappello
del nostro amico
prestigiatore nasconde
un sacco di segreti!
Clustering
Strategico Scheda 2b
Ora ti darò un aiuto. Cosa è uscito dal cappello del prestigiatore? Prova a
ricordare...
Figura 6.11 - Esercizio relativo al curricolo strategico (Rievoca gli elementi delle categorie)
194 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 6
Storie
Prerequisiti
BOTTONE
MATITA CHIAVE
TAVOLO OMBRELLO
CANDELA
STELLA
CILIEGIE
APE
Storie
Strategico Scheda 1a
Concorso culinario
Il cuoco del ristorante più famoso della città inventa una nuova ricetta per
partecipare al concorso. La lista degli ingredienti è lunga e siccome il
cuoco è di solito sbadato, invece di scriverla su un foglio decide di
inventarci una storia sopra per poterla ricordare meglio.
Ingredieznutcichero,
,
uova, paonrnea, ananas,
liqu spagna
pan di
È l’ora della merenda, Ambrogio
e Gianni sono molto golosi, preparano
infatti la panna mescolata con uova e
zucchero. Ambrogio apre il frigo. Idea!
“Mettiamoci anche dei pezzi di ananas
con un po’ di liquore”. I due amici non
sono ancora soddisfatti, versano il loro
miscuglio sul pan di spagna che la
mamma ha comperato. Finalmente
contenti si siedono davanti alla
televisione a mangiare il dolce.
196 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 6
Storie
Strategico Scheda 1b
Concorso culinario
...............................................
...............................................
...............................................
...............................................
...............................................
...............................................
Figura 6.13 - Esercizio relativo al curricolo strategico (Rievoca gli elementi presentati)
CAPITOLO 6 L’INTERVENTO EDUCATIVO 197
Tabella 6.1 - Emozioni conseguenti alle principali attribuzioni (da DE BENI e ZAMPERLIN, 1997)
La metodologia educativa
La regola di base da seguire nel lavoro sulla metamemoria risiede nella interru-
zione dei compiti, al fine di far decidere all’allievo se la strategia adottata fino a quel
momento porterà i risultati sperati o se potrebbe essere vantaggioso seguire un altro
procedimento strategico.
Esistono, a questo proposito, varie proposte riferite alla didattica metacognitiva
applicata alle abilità strumentali e alle abilità di studio (per il Lettore italiano si
segnalano: MEAZZINI, 1990; CORNOLDI e CAPONI, 1992; DE BENI e PAZZAGLIA, 1991;
CORNOLDI et al., 1995; CISOTTO, 1998).
In questa sede, senza riproporre proposte di intervento già facilmente reperibili
in letteratura, viene presentata una metodologia di lavoro sul problem solving appli-
cato ai problemi mnestici, la quale può integrare il materiale didattico già esistente.
Tale metodologia di lavoro, oltre a guidare l’allievo a modalità di pensiero diver-
gente nell’affrontare compiti di memorizzazione e recupero di informazioni, perse-
gue anche l’obiettivo di evidenziare la relazione esistente fra impegno, comporta-
mento strategico e prestazione efficace, la quale rappresenta la linea di lavoro prin-
cipale sugli stili attributivi.
memoria, infatti, viene considerata nella maggior parte dei casi, almeno dagli allie-
vi della scuola dell’obbligo, come una facoltà che può essere posseduta in maniera
maggiore o minore, ma che comunque è poco influenzata dalla modalità di affron-
tare i compiti.
Con l’obiettivo di stimolare un approccio attivo ai compiti mnestici, da interpre-
tarsi come veri e propri problemi da affrontare, abbiamo elaborato una metodologia
di lavoro didattico, denominata Mnemonic Problem Solving (MPS), la quale si ispi-
ra soprattutto al lavoro di D’Zurilla (1986) e alle applicazioni che si sono avute sia
in campo cognitivo (MEAZZINI, 1984; 1991; VAN SICKLE e HOGE, 1992; GASKINS, 1995),
che sociale (SHURE e SPIVACK, 1974, 1982; KAZDIN, MICHELSON, SUGAI e WOOD, 1983;
ELIAS e TOBIAS, 1996; SHURE, 1997, 2001; DANISH, 1997; BEDELL e LENNOX, 1997).
Il MPS è articolato in due momenti rispettivamente finalizzati a favorire negli
alunni:
a) l’acquisizione di conoscenze di base sul funzionamento della memoria;
b) la promozione di esperienze di concreto problem solving, nelle quali vengono
guidati a definire il problema, a indicare soluzioni per affrontarlo, a valutare l’ef-
ficacia delle soluzioni, ad assumere delle decisioni.
Come si avrà modo di dire anche in seguito, il MPS è una modalità di lavoro col-
lettiva, dapprima guidata dall’educatore, poi sempre più autonomamente gestita
dagli allievi. È applicabile su tutti i contenuti e rappresenta, se correttamente con-
dotta, un’attività in grado di motivare gli allievi, anche quelli meno propensi a inte-
ragire attivamente nel gruppo.
Se non ci si impegna
sulle cose non è possibile
ricordare. È necessario uno
sforzo. Finiti i compiti
Le cose da ricordare ci si potrà dedicare
non si stampano nella mente. ad altro.
Bisogna volerle ricordare.
Questo processo
si chiama motivazione.
Siccome studiare
e memorizzare le cose
è faticoso, ogni tanto,
quando si è stanchi,
è bene prendersi
un po’ di riposo.
206 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 6
ESPERIMENTO
Scegliete un allievo e proponetegli le seguenti 16 sillabe:
PUN GLI STRA DUC
NAD FIR SFRI SUC
LEF SOP RIN GNU
ZIR BRU TED GOP
Dopo 15 secondi chiedetegli di rievocare le sillabe e segnatele.
Una volta completato l’esperimento potete iniziare la discussione con la classe. Stimolate gli
interventi dando a tutti la possibilità di esprimere fino in fondo il proprio concetto. Le regole del
gioco, da fare assolutamente rispettare, sono due:
1. non possono essere interrotti quelli che parlano;
2. non si devono esprimere giudizi di valore su quanto viene affermato.
Alcuni consigli per orientare la discussione possono essere i seguenti:
– commentare l’esperimento evidenziando le possibili differenze individuali legate alla familia-
rità con il materiale, all’emozione, ecc. Mettete comunque in risalto i limiti della memoria a
breve termine nel ricordare elementi sconnessi (le prestazioni dovrebbero oscillare fra le 4-5
e le 8-9 sillabe).
– chiedere se cambiando il tipo di materiale (es., con numeri, lettere o parole) le prestazioni
sarebbero state le stesse, allo scopo di poter sottolineare il ruolo che svolge la concretezza e
la possibilità di creare associazioni nel determinare i risultati mnestici.
– chiedere se potevano essere adottate delle strategie per ricordare meglio (es., la reiterazio-
ne e la codifica).
Una volta completata la discussione senza dar l’impressione che esistano risposte giuste e sba-
gliate, potete mostrare (a titolo di curiosità!) il pensiero dell’esperto di memoria: il Prof. Ebby.
CAPITOLO 6 L’INTERVENTO EDUCATIVO 207
Le informazioni
(nel nostro caso sillabe)
che si ricordano meglio sono le
prime presentate (effetto deno-
minato priorità) e le ultime
(effetto recenza). Per ricordare più cose a
Si tratta di un compito di memoria breve termine bisogna fare
nel quale dovete ricordare delle cose delle connessioni fra le
per poco tempo. Il sistema impegnato informazioni (in questo caso
è quello a breve termine: è difficile perché le sillabe
la memoria di lavoro. sono sconnesse. Se fossero
stati numeri, si potevano
fare delle associazioni).
La memoria di lavoro può
mantenere poche informa-
zioni (da 4-5 a 8-9) e per
un breve periodo di tempo In situazioni come questa,
(dai 2 ai 20 secondi per ricordare per più tempo
circa). è utile ripetere le cose dentro
di sé (gli esperti chiamano
questo modo di fare
“reiterazione”).
208 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 6
1ª DOMANDA:
– potrebbe ricordarsi perché è un
appassionato di scoperte e di viaggi;
– potrebbe ricordarsi perché è un
appassionato di date (il 21 luglio 1969 è
facilmente collocato nel suo archivio di date
importanti);
– potrebbe ricordarsi perché ha associato la
data con qualche altra data per lui
importante (es., il fratello è nato nello
stesso anno e mese, ma dieci giorni dopo).
2ª DOMANDA:
– potrebbero essere successi fatti importanti
in quel giorno che ricorda bene;
– potrebbe collegare al fatto che il giorno 15
aprile dell’anno prima cadeva in un certo
giorno della settimana e che in quel giorno
faceva certe cose a scuola e dopo la
scuola;
– potrebbe collegare alcuni luoghi nei quali
era solito andare.
b) Il problem solving
Nella nostra proposta didattica, la stimolazione di esperienze di problem solving
mnestico si articola nei seguenti quattro momenti identificati dall’acronimo “IDEA”:
– Identifica il problema.
– Definisci soluzioni alternative.
– Elenca le conseguenze delle soluzioni definite.
– Adotta la soluzione (o una delle soluzioni) che ritieni più efficace.
LA SITUAZIONE PROBLEMICA
Viene letto in classe un brano del libro dal titolo: “Gli allevamenti della pianura”, che poi dovrà
essere memorizzato.
Con le stesse modalità e sotto la guida dell’insegnante vengono prese in considerazione tutte le
soluzioni indicate dagli allievi, avendo cura di mettere insieme quelle che prevedono accorgi-
menti simili. Questo per non appesantire la discussione, che deve essere accattivante e parteci-
pata da tutti gli allievi.
216 IL FATTORE M NELLA SCUOLA CAPITOLO 6
.......................................................................................................................
.......................................................................................................................
.......................................................................................................................
.......................................................................................................................
.......................................................................................................................
.......................................................................................................................
.......................................................................................................................
.......................................................................................................................
CAPITOLO 6 L’INTERVENTO EDUCATIVO 217
LA SITUAZIONE PROBLEMICA
Gli allievi vengono invitati a leggere per proprio conto in classe il brano sotto riportato.
Potrei ......................................................................................................
.......................................................................................................................
.......................................................................................................................
.......................................................................................................................
.......................................................................................................................
.......................................................................................................................
.......................................................................................................................
.......................................................................................................................
.......................................................................................................................
.......................................................................................................................
.......................................................................................................................
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La scuola che cambia . Innovazioni psicologiche . a cura di Paolo Meazzini
Tutto cambia, diceva Eraclito. E la scuola non fa eccezione alla regola. Sta cambiando. Non sempre
in modo coerente e sistematico, è vero. Non vi sono però dubbi. Il mondo della scuola è in costante
fermento non solo per i cambiamenti introdotti dai vari ministri che si susseguono di governo in
governo ma per una necessità inderogabile. La società nel suo insieme sta esercitando pressioni, più o
meno forti e dirette, affinché la scuola introduca quelle modificazioni curricolari e organizzative che la
rendano sempre più adeguata ai bisogni attuali e a quelli futuri.
Ambizione di questa collana è quella non solo di seguire quest’itinerario ma anche di sollecitarne
il ritmo lungo alcune traiettorie che paiono essere vincolanti.
La prima di queste riguarda le cosiddette abilità trasversali, che vanno da un uso sapiente delle abi-
lità cognitive (memoria, ragionamento, problem solving, metodologie di studio ecc.) a un più sofistica-
to apprendimento dei ruoli sociali (assertività, prosocialità ecc.).
La seconda pone l’accento sul cardine di ogni cambiamento che è la persona dell’insegnante, alla
quale offrire opportunità di crescita professionale. Insomma uno specchio grazie al quale poter riflet-
tere sulla propria missione, sulle strategie più adeguate per raggiungerla.
La terza ha come oggetto la scuola, globalmente intesa. L’obiettivo è quello di porre in evidenza
i fattori di eccellenza che possono decretare il successo dell’istituzione.
Fedeli, D.
Il bullismo: oltre.Vol. I - Dai miti alla realtà: la comprensione del fenomeno
Fedeli, D.
Il bullismo: oltre.Vol. II - Verso una scuola prosociale: strategie preventive
e di intervento sulla crisi
In programmazione
Insegnare il pensiero positivo
Insegnare a ragionare
L’insegnante valutato
Daniele Fedeli
IL BULLISMO: OLTRE
Vol. I - Dai miti alla realtà: la comprensione
del fenomeno
l bullismo è un fenomeno sfuggente e poliedrico. Qualche esempio? Il
I bullo spesso ha un ruolo di leadership nel suo gruppo dei coetanei, in
altri casi invece manifesta isolamento sociale; può agire sul piano fisico, ma
può ricorrere anche ad atti verbali e relazionali più nascosti; può mostra-
re le condotte devianti già nei primi anni di scuola, oppure solo in tarda
adolescenza; può venire da famiglie in condizioni socioeconomiche difficili, pp. 184
ma può anche appartenere a contesti benestanti. € 20,00
È possibile orientarsi all’interno di un fenomeno così complesso? Il primo ISBN 978-88-7436-091-8
volume di quest’opera, mantenendo un approccio multidimensionale e plu-
ridisciplinare, evidenzia l’articolazione fenomenologica del bullismo, pre-
sentando possibili classificazioni del comportamento aggressivo e discu-
tendo i numerosi fattori che possono contribuire alla sua insorgenza.
Daniele Fedeli
IL BULLISMO: OLTRE
Vol. II - Verso una scuola prosociale:
strategie preventive e di intervento sulla crisi
possibile sconfiggere il bullismo? La risposta è assolutamente positiva,
È a patto che la scuola si doti di strumenti efficaci e coerenti. Questo
secondo volume presenta in maniera dettagliata le strategie e i percorsi
operativi più utili per prevenire e contrastare il fenomeno bullismo, senza
cadere in mode tanto promettenti quanto effimere.
Dopo aver guidato il lettore nella progettazione di una Politica Scolastica pp. 304
Antibullismo, l’attenzione viene posta a due ampie categorie di strategie: € 25,00
quelle preventive e quelle di intervento sulla crisi. Lungo questo percorso, ISBN 978-88-7436-099-4
30 schede di lavoro permettono di esercitarsi nelle strategie proposte e
sperimentare i principali “ferri del mestiere”.
Saremo in grado di vincere la sfida del bullismo?
Elenco delle pubblicazioni
GIACOMO VIVANTI
GEA Disabili, famiglie e operatori: chi è il paziente difficile?
AUTISMO Strategie per costruire rapporti collaborativi nell’autismo e
nelle disabilità dello sviluppo
D.J. COHEN, F.R. VOLKMAR pp. 176 ISBN 978-88-7436-079-6
Autismo e disturbi generalizzati dello sviluppo
Vol. I - Diagnosi e assessment PAOLA VISCONTI, MARCELLA PERONI, FRANCESCA CICERI
pp. XXIV+400 ISBN 978-88-86430-79-1 Immagini per parlare
Percorsi di comunicazione aumentativa alternativa
Vol. II - Strategie e tecniche di intervento per persone con disturbi autistici
pp. XXXIV+470 ISBN 978-88-86430-80-7 pp. 184 ISBN 978-88-7436-087-1
LINDA A. HODGDON
Strategie visive per la comunicazione STRUMENTI DI VALUTAZIONE
Guida pratica per l’intervento nell’autismo
e nelle gravi disabilità dello sviluppo PEP-3
pp. 200 - Formato 21x29,7 ISBN 978-88-7436-020-8
Profilo Psicoeducativo -
3ª edizione ISBN 978-88-7436-096-3
ALDO LEVRERO
DANIELE FEDELI, DONATELLA TAMBURRI La Qualità nei servizi per disabili. Modelli operativi
Mi insegni a giocare? Indicazioni per un percorso verso una maggiore
Strategie per insegnare abilità ludico-ricreative efficienza e professionalità nel lavoro con i disabili
a bambini disabili pp. 96 ISBN 978-88-86430-53-1
pp. 184 ISBN 978-88-7436-041-3
BEPPE PEA
Matematica nella scuola di base PBP
Vol. I - I concetti dello spazio e del tempo
nella scuola materna e nel primo ciclo della scuola di base
AUTISMO
pp. 176 ISBN 978-88-86430-54-8 R. CAVAGNOLA, P. MODERATO, M. LEONI (a cura di)
Vol. II - I concetti della logica e della aritmetica Autismo: che fare?
nel primo ciclo della scuola di base Orientarsi nella complessità dei trattamenti e delle teorie
pp. 240 ISBN 978-88-86430-55-5 pp. 128 ISBN 978-88-7436-051-2
CAD Plus 3.0: gestire Diagnosi Funzionale, Profilo Dinamico SLang (Slow-Language) 2.0: riabilitazione neuropsicologica
Funzionale e Piano Educativo Individualizzato della disfasia evolutiva ISBN 978-88-7436-057-4
ISBN 978-88-7436-053-6
Orion 2.0: l’apprendimento dei concetti topologici
FlashWord 2.2: la riabilitazione dei disturbi della lettura ISBN 978-88-7436-058-1
(dislessia evolutiva) ISBN 978-88-7436-054-3
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AJMR
edizione italiana
American Journal on Mental Retardation
Edizione Italiana