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Dispense di

Analisi Matematica I

Antonio Greco
Dipartimento di Matematica e Informatica
via Ospedale 72, 09124 Cagliari

12 ottobre 2020

dispense
Indice generale Serie geometrica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
Il paradosso di Achille e la tartaruga . . . . . . . 26
Premesse Convergenza assoluta . . . . . . . . . . . . . . . . 26
Come impostare lo studio della disciplina . . . . . 4 Criteri di convergenza . . . . . . . . . . . . . . . 27
Come formulare una domanda . . . . . . . . . . . 5 Serie esponenziale . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
Limiti di successioni notevoli . . . . . . . . . . . . 29
Nozioni preliminari La forma indeterminata 00 . . . . . . . . . . . . . 30
In breve . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 Serie a termini di segno alterno . . . . . . . . . . 31
Esercizi sulla retta . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 Serie armonica generalizzata . . . . . . . . . . . . 31
Esercizi sulla circonferenza . . . . . . . . . . . . . 7 Esercizi sulle serie numeriche (1) . . . . . . . . . 32
Esercizi sulle serie numeriche (2) . . . . . . . . . 33
Successioni numeriche Esercizi sulle serie numeriche (3) . . . . . . . . . 33
Origini e definizione di limite . . . . . . . . . . . 8
Potenze con esponente reale . . . . . . . . . . . . 10 Il concetto di limite e la continuità
Valore assoluto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 Il concetto di limite . . . . . . . . . . . . . . . . . 34
Come scrivere le successioni . . . . . . . . . . . . 12 Definizioni di limite . . . . . . . . . . . . . . . . . 34
Teoremi sui limiti . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12 La continuità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36
Operazioni sui limiti . . . . . . . . . . . . . . . . 13 Il calcolo dei limiti . . . . . . . . . . . . . . . . . 37
Disuguaglianza di Bernoulli . . . . . . . . . . . . 15 Esercizi assortiti . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39
Limiti di potenze . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
Il numero di Nepero (indicato con la lettera e) . . 16 Il calcolo differenziale
Esercizi sui limiti . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18 Tangenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40
La derivata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41
Sviluppo di (a + b)n Esercizi sulla retta tangente . . . . . . . . . . . . 44
Coefficienti binomiali e formula di Newton . . . . 19 Esercizi sulle derivate (1) . . . . . . . . . . . . . . 45
Esercizi sui coefficienti binomiali (1) . . . . . . . 22 Derivate di ex e log x . . . . . . . . . . . . . . . . 47
Esercizi sui coefficienti binomiali (2) . . . . . . . 22 Caduta di un grave . . . . . . . . . . . . . . . . . 49
Altre derivate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50
Serie numeriche Esercizi sulle derivate (2) . . . . . . . . . . . . . . 51
Serie numeriche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23 Esercizi sulle derivate (3) . . . . . . . . . . . . . . 52
Condizione necessaria per la convergenza . . . . . 24 Il differenziale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52
Serie armonica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24 Esercizi sul simbolo ≈ . . . . . . . . . . . . . . . 53

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 2


Monotonia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53 Bibliografia 90
Esercizi sulla monotonia . . . . . . . . . . . . . . 54
Esercizi di base . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54 Indice analitico 91
Ottimizzazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55
Esercizi di ottimizzazione . . . . . . . . . . . . . 57
Esercizi sui teoremi di Lagrange e Cauchy . . . . 58
Convessità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59
Studio del grafico di una funzione . . . . . . . . . 60
Esercizi sulla convessità . . . . . . . . . . . . . . 61
Esercizi di riepilogo . . . . . . . . . . . . . . . . . 61
Moto uniforme . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62
Formula di Taylor . . . . . . . . . . . . . . . . . . 64
Esercizi sulla formula di Taylor (1) . . . . . . . . 66
Esercizi sulla formula di Taylor (2) . . . . . . . . 66
Esercizi sulla formula di Taylor (3) . . . . . . . . 67
Esercizi sulla formula di Taylor (4) . . . . . . . . 68
Esercizi sulla formula di Taylor (5) . . . . . . . . 69

Il calcolo integrale
Integrale indefinito . . . . . . . . . . . . . . . . . 70
Integrale definito . . . . . . . . . . . . . . . . . . 73
Esercizi sull’integrale indefinito (1) . . . . . . . . 76
Esercizi sull’integrale indefinito (2) . . . . . . . . 77
Esercizi sull’integrale definito . . . . . . . . . . . 78
Teorema di valutazione degli integrali definiti . . 79
Integrali generalizzati . . . . . . . . . . . . . . . . 81
Esercizi sugli integrali generalizzati . . . . . . . . 83

Appendici
Circonferenza osculatrice . . . . . . . . . . . . . . 84
La copertina è ricavata da un’immagine gentilmente fornitami
Alfabeto greco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85
da Ilaria Usai (2 ottobre 2018).
Domande fatte alle prove orali . . . . . . . . . . . 86
Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 3
Analisi Matematica I Indicazioni particolari per chi frequenta
prof. Antonio Greco
Come studiare Come studiare 1) Studiare regolarmente tra una lezione e l’altra:
non aspettare la fine del corso, non aspettare di tro-
varsi a ridosso dell’esame.
2) Intervenire durante la lezione per chiedere chiari-
0) Rispettare le proprie inclinazioni. Cercare, in-
menti o esprimere le proprie impressioni.
nanzitutto, un campo di studi o un’attività lavorativa
che ci permetta di esprimere il nostro talento naturale, 3) Partecipare alle esercitazioni in classe e provare
e che ci possa dare delle soddisfazioni personali. a svolgere da soli gli esercizi. Se necessario, chiedere
aiuto al professore.
1) Studiare molto. La conquista di una laurea in Fi-
sica richiede un impegno molto più grande di quello
necessario per ottenere un diploma.
Errori da non commettere
2) Essere critici. Non prendere per buono tutto quello
che il docente dice: passarlo al vaglio della propria Arrendersi di fronte agli esercizi e rinunciare a svolgerli:
ragione, cercare conferme o smentite sui libri, parlarne meglio chiedere chiarimenti al docente e/o al tutor.
con altre persone.
3) Usare almeno un libro. Non limitarsi agli appunti
Ulteriori indicazioni
di lezione e al materiale fornito dal professore.
4) Sfruttare il docente. Discutere con il professore do- Una raccolta di domande rivolte agli studenti in sede di
po la lezione. Richiedere colloqui per appuntamento. esame si trova a pag. 86. Ulteriori indicazioni si posso-
Scrivere a greco@unica.it no trovare nella dispensa “Come si studia la matematica”
5) Frequentare assiduamente le lezioni. all’indirizzo http://people.unica.it/antoniogreco/metodo/

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 4


Analisi Matematica I
prof. Antonio Greco
Saper chiedere Saper chiedere

Indicazioni pratiche

1. Aprite la domanda con uno degli appositi termini


della lingua italiana: ad esempio Come. . . ? Quale. . . ?
Perché. . . ? o similari.
2. In alternativa, chiedete conferma di una vostra af-
fermazione: È vero che. . . ? È corretto dire che. . . ?
È giusto dire che. . . ?
3. Possibilmente, motivate la domanda: Nel corso di
Fisica abbiamo incontrato l’integrale. . . la deriva-
ta. . . la serie. . . dopodiché formulate la domanda come
spiegato sopra.

Gli errori da non commettere

1. Girare intorno al problema. Siate diretti.


2. Complicare la Rdomanda. Esempio: se voglio sa-
pere come Rsi integra e2x+1 dx, non devo chiedere come
si integra ef (x) dx, dove f (x) è una generica funzione?
(realmente accaduto)
3. Giustificarsi, scusarsi della domanda: “sa, vengo
dal Classico/dalla Ragioneria. . . ”, “la volta scorsa ero as-
sente. . . ”, “io non so ragionare. . . ”
4. Attribuire al professore o ad un suo collega l’origine
della domanda, come se fosse una colpa: “Lei aveva det-
to che. . . ”, “Il professore di Fisica ha detto che. . . ”, “A
scuola mi è stato insegnato che. . . ”

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 5


Analisi Matematica I Sul logaritmo. L’invenzione ed il successo dei logaritmi
prof. Antonio Greco si fondano su di un’importante e ben nota proprietà delle
In breve In breve potenze, la cosiddetta regola della somma degli esponenti.
Tale regola stabilisce, in particolare, quanto segue: indica-
to con la lettera e il numero di Nepero (di cui si parla più
Zero non è positivo. Si chiamano positivi i numeri reali diffusamente a pag. 16), per ogni a, b ∈ R si ha
maggiori di zero. Dunque, lo zero non è positivo.
Il fatto che lo zero non sia positivo è in accordo con ea+b = ea eb . (1)
la regola dei segni: il prodotto di due numeri concordi nel
segno è positivo; il prodotto di due numeri discordi è nega- Ciò che rende possibile l’uso dei logaritmi è il fatto che,
tivo. comunque si prendano due numeri positivi x, y, esistono e
Invece, se considerassimo (erroneamente) positivo lo restano univocamente individuati due numeri reali a, b tali
zero, allora il prodotto di un particolare numero positivo che ea = x e eb = y: i numeri a e b si chiamano, rispettiva-
(lo zero) per un qualunque numero negativo sarebbe posi- mente, il logaritmo naturale di x ed il logaritmo naturale
tivo (in quanto nullo), contraddicendo la regola dei segni. di y, e si scrive: a = log x e b = log y. Ma essendo il
prodotto xy positivo, anch’esso ha un logaritmo: dunque
Numeri reali. Fra le varie definizioni di numero reale,
la (1) implica
una delle più semplici per incominciare è la seguente [1,
log xy = log x + log y.
Definizione (I.4), pag. 33]:
Quest’ultima relazione esprime il fatto che, operando sui
un numero reale è fatto con un segno (il segno + o il logaritmi, l’operazione di moltiplicazione si riduce a un’ad-
segno −), poi delle cifre, eventualmente una virgola, e dizione.
delle cifre decimali che possono anche essere infinite.

La difficoltà di operare su tali numeri, soprattutto quando


le cifre decimali sono infinite, ha stimolato la formulazione
di altre definizioni, forse più precise ma senza dubbio più
impegnative sul piano concettuale. Tali definizioni coin-
volgono, in particolare, la nozione di completezza di cui si
accenna a pag. 16.
L’insieme di tutti i numeri reali si denota con il simbo-
lo R, la cui introduzione è attribuita a Nicolas Bourbaki,
pseudonimo con il quale, negli anni Settanta, alcuni grandi
matematici francesi solevano firmare le proprie opere.

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 6


Analisi Matematica I Analisi Matematica I
prof. Antonio Greco prof. Antonio Greco
Esercizi sulla retta Esercizi Esercizi sulla circonf. Esercizi
1) Trovare l’equazione della retta di coefficiente angola- 1) Trovare la distanza del punto di coordinate (3, 4) dal-
re −2 che interseca l’asse x nel punto di ascissa −1. l’origine (suggerimento: si può usare il teorema di Pi-
tagora).
2) Disegnare le rette di equazione x = 3, x = 0, x = −6,
y = −2, y = 0, y = 105 , y = π2 − x, y = x, y = x − 1. 2) Stabilire se il punto di coordinate (1, 2) appartiene al
cerchio centrato nell’origine e di raggio 3.
3) Trovare le coordinate dei punti di intersezione tra la
retta di equazione y = 3 − x/2 e gli assi cartesiani. 3) Disegnare il luogo dei punti del piano cartesiano le cui
coordinate (x, y) soddisfano l’equazione x2 + y 2 = 4.
4) Calcolare il rapporto f (x)−f
x−x0
(x0 )
(detto rapporto incre-
√ 4) Indicata con γ la circonferenza centrata nell’origine e
mentale) ponendo f (x) = 6x + 3, x = 106 , x0 = 37.
di raggio 1, determinare le equazioni delle rette tan-√
5) Trovare il coefficiente angolare della retta r passante genti
√ a γ nei punti
√ di coordinate (0, 1), (1, 0), (1/ 2,
per i punti di coordinate (−1, 7) e (2, 6). 1/ 2), (−1/2, 3/2).
6) Tovare l’ordinata del punto di intersezione della ret- 5) Consideriamo un numero x tale che −1 < x < 1.
ta r dell’esercizio precedente con l’asse y. Determinare un numero reale y tale che il punto di
coordinate (x, y) appartenga alla circonferenza γ del-
7) Determinare due costanti a e b tali che l’uguaglianza
l’esercizio precedente. ✷ Questo problema non ha so-
3x2 = ax + b sussista per ogni x reale. ✷ Non esistono
luzione. ✷ Questo problema ha un’unica soluzione,
due costanti aventi tale proprietà. ✷ Esistono infinite
che è y = ✷ Questo problema ha esattamente
possibili scelte di a e b. ✷ Esiste un’unica soluzione
due soluzioni, che sono y1 = e y2 =
del problema, che è a = b=
6) Consideriamo un esagono regolare di lato ℓ = 17.353.
8) Indicato con P il punto di coordinate (0, 4) e con Q il
Calcolare il rapporto tra il perimetro dell’esagono e il
punto di coordinate (3, 0), trovare le coordinate (x, y)
raggio del cerchio cicoscritto.
di un punto R, diverso dall’origine, in modo tale che
il triangolo P QR sia simile al triangolo P QO. ✷ Que- 7) Consideriamo due poligoni regolari aventi 367 lati cia-
sto problema non ha soluzione. ✷ Una soluzione del scuno. Supponiamo che i raggi dei rispettivi cerchi
problema è: x = , y = e ne esistono anche circoscritti siano r1 = 22 e r2 = 41. Indicati con p1
altre. ✷ Questo problema ha un’unica soluzione, che e p2 i perimetri dei due poligoni, calcolare la differenza
è: x = ,y= p1 /r1 − p2 /r2 .

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 7


Analisi Matematica I sono soddisfatte da tutti i termini della successione salvo
prof. Antonio Greco tuttalpiù un numero finito di essi, comunque si scelga il
Origini e definizione Successioni parametro ε > 0. In tal caso la successione si dice conver-
gente, e si scrive
lim an = x.
Definizione. Si chiama successione numerica una n→+∞

funzione f , a valori reali, avente per dominio l’insieme degli Esempio 1. La successione an = 1/n, i cui primi termini
interi non negativi [1, §4, pag. 34] o quello degli interi po- sono: 1, 1/2, 1/3, . . . converge a zero. Infatti le disugua-
sitivi [2, parte prima, §1A]. Solitamente si pone an = f (n). glianze −ε < 1/n < ε sono soddisfatte per ogni n > 1/ε.
Intuitivamente, una successione numerica è costituita
da infiniti numeri (interi o decimali, positivi o negativi), Limite infinito [1, Definizione (I.14), pag. 40]: se la
elencati uno dopo l’altro. disuguaglianza
Storicamente, uno dei primi esempi di successione nu- an > M
merica è costituito dalla successione delle aree dei poligoni
regolari inscritti in un cerchio dato. Il valore di alcuni ter- vale per tutti i termini della successione salvo tuttalpiù un
mini di questa successione fu calcolato da Archimede di numero finito di essi, comunque si scelga il parametro M ∈
Siracusa, nel terzo secolo a.C., per ottenere un’approssi- R, si dice che an è divergente o che tende all’infinito, e si
mazione dell’area del cerchio. scrive
Espresso in termini moderni, il risultato di Archimede lim an = +∞.
n→+∞
implica che le prime cifre del numero che oggi indichiamo
con π sono: 3,14 Se invece risulta
Ai matematici babilonesi si attribuisce l’invenzione di an < M
un metodo per costruire una successione numerica utile per
per tutti i termini della successione salvo tuttalpiù un nu-
approssimare la radice quadrata di 2 (vedere [1, Esempio
mero finito di essi, comunque si scelga il parametro M ∈ R,
(I.8), pag. 36]). A sua volta la radice di 2 permette di
si dice ancora che an è divergente, e si scrive
ricavare la diagonale del quadrato a partire dal lato.

Definizione di limite finito [1, Definizione (I.5), pa- lim an = −∞.


n→+∞
gina 35]. Dati una successione (an ) ed un numero reale x,
si dice che x è il limite di an , o che an tende ad x, se le Esempio 2. La successione dei numeri naturali: 0, 1, 2,
disuguaglianze . . . diverge a +∞, mentre la successione dei loro opposti
− ε < an − x < ε (2) (0, −1, −2, . . . ) diverge a −∞.

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 8


Successioni irregolari o indeterminate [1, pag. 41,
prime righe]. Le successioni che non soddisfano nessuna
delle definizioni di limite sopra richiamate si dicono irre-
golari o indeterminate.
Esempio 3. La successione i cui termini sono 1, −1, 1,
−1, . . . non ammette limite.
L’avverbio “definitivamente”. Per brevità, una
disuguaglianza che sussiste per tutti i termini di una data
successione salvo tuttalpiù un numero finito di essi si dice
che vale definitivamente.
Successioni costanti. È legittimo considerare suc-
cessioni i cui termini hanno tutti quanti lo stesso valore,
come ad esempio 1, 1, 1, . . . Tali successioni risultano con-
vergenti ed il loro limite è il comune valore dei loro termini:
infatti le disuguaglianze (2) si riducono a −ε < 0 < ε, dun-
que sono soddisfatte.

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 9


Analisi Matematica I 4) Infine, per definire ab con b ∈ R, si prende innanzitut-
prof. Antonio Greco to una successione di numeri razionali qi convergente
Pot. con espon. reale Potenze al numero b. Il fatto che una tale successione esiste,
qualunque sia b ∈ R, è una proprietà chiamata den-
sità dell’insieme dei numeri razionali. Volendo, si può
L’obiettivo di questo paragrafo è quello di arrivare a de- prendere una successione crescente.
finire la potenza ab per ogni b ∈ R. Ciò si può realizzare
Restano definite le potenze aqi come specificato al pun-
seguendo le quattro tappe descritte schematicamente qui
to precedente. Se si è presa una successione (qi ) cre-
di seguito, a condizione che si prenda a > 0 [1, pagg. 42-
scente, allora la successione (aqi ) è monotòna (decre-
43]. Resta inteso che per valori particolari dell’esponente b,
scente se a < 1).
come ad esempio per b = 2, la potenza ab è ben definita
per ogni a ∈ R Usando la proprietà di completezza dell’insieme dei
numeri reali (v. pag. 16), si dimostra che la successio-
1) Per ogni a ∈ R si pone a0 = 1 e ne (aqi ) è convergente, e perciò si può definire
an = |a · .{z
. . · a} .
n volte
ab = lim aqi .
i→+∞
n
In tal modo si definisce la potenza a per ogni n ∈ { 0,
Si dimostra inoltre che, comunque si prenda la suc-
1, 2, . . . }.
cessione di razionali (qi ) convergente al numero b, il
2) Ponendo limite di cui sopra è lo stesso, dunque la definizione

ak/n = ( n a )k della potenza ab è ben posta.
per ogni coppia di interi positivi n, k, si definisce la
potenza aq per ogni esponente razionale positivo. La
condizione a > 0 assicura che la radice n-esima di a
esiste nel campo dei numeri reali anche se n è pari.
3) Ponendo
1
a−k/n = ,
ak/n
e ricordando che a0 = 1 (vedi sopra), la potenza aq
resta definita per ogni esponente razionale q ∈ Q. La
condizione a > 0 assicura che il denominatore non si
annulla.

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 10


Analisi Matematica I Utilità del valore assoluto. Il valore assoluto si pre-
prof. Antonio Greco sta a notevoli applicazioni, in algebra, in geometria anali-
Valore assoluto Valore assoluto tica e nella teoria dei limiti.

√1. In algebra, usando il valore assoluto si può scrive-


Si definisce valore assoluto di un numero x ∈ R la quantità re
√ x2 = |x| per ogni x ∈ R. Si noti che l’uguaglianza
indicata con |x| e data da (cfr. [1, pag. 35, nota a margine]) x2 = x √ sussiste se e solo se x ≥ 0, dunque è sbagliato
( scrivere x2 = x per x < 0. In questo errore si rischia di
x, se x ≥ 0; cadere perché con un’espressione letterale non preceduta
|x| = dal segno − (meno) si può benissimo indicare una quan-
−x, se x < 0.
tità negativa.
Le principali proprietà del valore assoluto sono le seguenti. 2. In geometria analitica il valore assoluto consente
1. Risulta |x| ≥ 0 per ogni x ∈ R, e l’ugaglianza |x| = di esprimere la distanza tra due punti di ascissa x1 e x2
0 vale se e solo se x = 0. sull’asse delle x mediante la formula dist(x1 , x2 ) = |x1 −
2. Risulta |x| = |−x| per ogni x ∈ R (proprietà di x2 |, indipendentemente dal fatto che x1 sia più grande o
simmetria). più piccolo di x2 .
3. Per ogni x, y ∈ R vale la disuguaglianza
3. Nella definizione di limite, usando il valore assoluto
|x − y| ≤ |x| + |y|, (3) le due disuguaglianze (2) si riducono a
detta disuguaglianza triangolare. Sostituendo z = −y, |an − x| < ε (4)
la (3) si può equivalentemente scrivere (cfr. [1, esercizio
1 (a), pag. 70]): e perciò possono essere sostituite da una sola disuguaglian-
za [1, pag. 45, nota a margine].
|x + z| ≤ |x| + |z|.

Per verificare la (3), dato che entrambi i membri sono non


negativi, è sufficiente verificare che
2
|x − y|2 ≤ |x| + |y| .

Svolgendo i quadrati, tenendo presente che |z|2 = z per


ogni z ∈ R, l’ultima disuguaglianza si riduce a −xy ≤
|x| |y|, la cui correttezza si riconosce immediatamente. A
questo proposito si noti che |x| |y| = |xy| per ogni x, y ∈ R.

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 11


Analisi Matematica I Analisi Matematica I
prof. Antonio Greco prof. Antonio Greco
Notazione Notazione Teoremi sui limiti Teoremi sui limiti
Essendo materialmente impossibile scrivere uno per Teorema della permanenza del segno (cfr. [1, eser-
uno tutti i termini di una successione, si ricorre principal- cizio 12, pag. 71]). Se una successione an converge ad un
mente alle tre tecniche appresso descritte per individuare limite x > 0, oppure diverge a +∞, allora risulta an > 0
una particolare successione. definitivamente.
1. Scrivere un’espressione letterale contenente la varia- Corollario 1. Se i termini di una data successione (an )
bile n (oppure i, o anche j, o k, eccetera). A tale variabile soddisfano tutti la disuguaglianza an ≥ 0, allora l’even-
vanno sostituiti i numeri naturali se si vogliono ricostruire tuale limite x della successione soddisfa la disuguaglianza
i termini della successione considerata. Questa è la tecnica x ≥ 0.
utilizzata più frequentemente. Corollario 2. Se i termini di una data successione (an )
Attenzione: non si confonda la ricerca del limite di una soddisfano tutti la disuguaglianza an > 0, allora l’even-
successione, definito nelle pagine precedenti, con la ma- tuale limite x della successione soddisfa la disuguaglianza
nipolazione suggestiva dell’espressione letterale usata per x ≥ 0.
rappresentare la successione stessa. Teorema del confronto [1, Proposizione (I.18), pa-
Per evitare di cadere in questo errore può essere utile gina 45]. L’enunciato si articola in due parti. Prima parte:
la tecnica seguente. serve per trovare il limite di una successione (bn ) conoscen-
2. Scrivere alcuni termini iniziali della successione, se- do il limite di due particolari successioni (an ) e (cn ) sotto
guiti dai puntini sospensivi. Esempio: le seguenti ipotesi:
0, 1, 2, 3, . . . an ≤ bn ≤ cn definitivamente, e

Questa tecnica si fonda sull’aspettativa che chi legge sia in lim an = lim cn .
n→+∞ n→+∞
grado di ricostruire i termini successivi. Sotto tali ipotesi si dimostra che
3. Definizione ricorsiva: si scrive esplicitamente il ter- lim bn = lim an .
mine a0 , e poi si spiega come ottenere an+1 da an . Esempio: n→+∞ n→+∞

ponendo a0 = 1 e specificando che an+1 = (n + 1) an per Seconda parte: sapendo che la successione (an ) diverge a
ogni n = 0, 1, 2, . . . si definisce la successione dei fattoriali, +∞, e che an ≤ bn definitivamente, si può concludere che
indicata con l’ausilio del punto esclamativo: an = n! (cfr. anche bn diverge a +∞ senza bisogno di una terza succes-
[1, esercizio 30, pag. 72]). sione (cn ).

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 12


Analisi Matematica I vuol dire che le disuguaglianze (2) valgono definitivamente,
prof. Antonio Greco comunque si prenda il valore del parametro ε > 0. Pren-
Operazioni sui limiti Operaz. sui limiti dendo, per semplicità, ε = 1, si ottiene

x − 1 < an < x + 1

1. Limite di una somma [1, Proprietà (I.9), pag. 45]. definitivamente. Ciò significa che gli eventuali termini che
Se due successioni (an ) e (bn ) convergono rispettivamen- non soddisfano le due disuguaglianze qui sopra sono in nu-
te ai numeri a e b, allora la successione delle somme cn mero finito. Ma allora esiste un’opportuna costante C tale
= an + bn converge ad a + b, e quella delle differenze che |an | ≤ C per ogni n, come volevasi dimostrare.
dn = an − bn converge ad a − b.
1 bis. Se la successione (an ) diverge a +∞, e se (bn )
Definizione. Si dice che una successione numerica è limitata, allora la successione delle somme cn = an + bn
(an ) è limitata superiormente se esiste una costante C tale e quella delle differenze dn = an − bn divergono entrambe
che an ≤ C per ogni n. a +∞.
Osservazione. Se esiste una costante C avente la pro- 1 ter. Se entrambe le successioni (an ) e (bn ) divergono
prietà di cui sopra, allora anche le costanti C + 1, C + 0,1, a +∞, allora anche la successione delle somme cn = an +bn
C + 3 eccetera hanno la stessa proprietà. Tutte le costan- diverge a +∞.
ti aventi la suddetta proprietà si dicono maggioranti della Infatti, qualunque sia M ∈ R, per la definizione di limi-
successione. te infinito e per l’ipotesi che an , bn → +∞ risulta an > |M |
Successioni limitate. Si dice che una successione nu- e bn > |M | definitivamente. Sommando termine a termine
merica (an ) è limitata inferiormente se esiste una costante le due disuguaglianze precedenti si trova
c tale che c ≤ an per ogni n. Le eventuali costanti c soddi-
sfacenti tale disuguaglianza per ogni n si dicono minoranti cn > 2 |M | ≥ |M | ≥ M
della successione. Le successioni limitate sia superiormente
che inferiormente si dicono limitate. definitivamente, e la tesi segue dalla definizione di limite
infinito.
Nesso tra limitatezza e convergenza. Non tut-
te le successioni limitate ammettono limite: si pensi, ad La congiunzione “infatti”. La congiunzione “infat-
esempio. alla successione (−1)n che è limitata e non am- ti” viene spesso utilizzata per introdurre la dimostrazione
mette limite. Si può dimostrare che tutte le successioni che di una tesi appena enunciata (vedi sopra).
ammettono limite finito sono limitate. Infatti, se
lim an = x ∈ R
n→+∞

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 13


2. Limite di un prodotto [1, Proprietà (I.9), pagi-
na 45]. Se due successioni (an ) e (bn ) convergono rispetti-
vamente ai numeri a e b, allora la successione dei prodotti
an bn converge ad ab.
2 bis. Se la successione (an ) diverge a +∞, e bn con-
verge ad un numero reale b 6= 0, allora il prodotto an bn
diverge a ∞ con il segno di b.
2 ter. Se entrambe le successioni (an ) e (bn ) divergono
a +∞ il prodotto an bn diverge a +∞.
3. Limite di un rapporto (cfr. [1, Proprietà (I.9),
pagina 45]). Se due successioni (an ) e (bn ) convergono ri-
spettivamente ai numeri a e b, e se b è diverso da zero, al-
lora la successione dei rapporti an /bn converge al rapporto
a/b. Si noti che dall’ipotesi che b 6= 0 segue, mediante il
teorema della permanenza del segno, che bn 6= 0 definitiva-
mente, e quindi i rapporti an /bn sono ben definiti almeno
da un certo punto in poi.
3 bis. Se la successione (an ) è limitata, e bb → +∞,
allora
an
lim = 0.
n→+∞ bn

Infatti per ipotesi si ha |an | ≤ C per ogni n. Allora, scel-


to arbitrariamente ε > 0, l’ipotesi che bn diverga a +∞
garantisce che
C
bn >
ε
definitivamente. Ma allora |an |/bn < ε definitivamente, e
la tesi segue dalla definizione di limite (vedere (4)).

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 14


Analisi Matematica I Corollario. Verifichiamo che per ogni numero reale
prof. Antonio Greco b ≥ 0 e per ogni intero n ≥ 1 si ha [1, (I.7), pag. 64]
Disug. di Bernoulli Dis. di Bernoulli 1 b−1
bn ≤ 1 + . (7)
n
Per ogni numero reale a ≥ 0 ed ogni intero n ≥ 0 si ha
A tal fine basta sostituire nella (5)
n
a ≥ 1 + (a − 1) n. (5)
b−1
Tale disuguaglianza, detta talvolta disuguaglianza di Ber- a=1+ ≥0
n
noulli, si può dimostrare facilmente per induzione proce-
dendo come segue. cosicché si ottiene
1. Base dell’induzione. Si verifica che la (5) sussiste  n
nel caso particolare n = 0 effettuando direttamente la so- b−1
1+ ≥ b.
stituzione: si ottiene 1 sia al primo membro che al secondo, n
dunque la disuguaglianza è verificata.
Prendendo la radice ennesima di ambo i membri, che so-
2. Passo induttivo: ammesso di essere arrivati a di-
no non negativi, la disuguaglianza si conserva, e si giunge
mostrare la (5) per un particolare valore di n (ipotesi in-
alla (7).
duttiva), verifichiamo che essa continua a sussistere per il
valore successivo: verifichiamo cioè che
an+1 ≥ 1 + (a − 1) (n + 1). (6)
A tal fine, usando la (5) e l’ipotesi a ≥ 0, scriviamo
an+1 = a an ≥ a (1 + (a − 1) n)
da cui segue che
an+1 ≥ a + a2 n − an = a + (a − 1)2 n + an − n.
Trascurando il termine (a − 1)2 n, che è maggiore o uguale
a zero, otteniamo
an+1 ≥ a + an − n = 1 + (a − 1) (n + 1),
e cioè la (6).
3. Conclusione: per il principio di induzione matema-
tica, si conclude che la (5) vale per ogni intero n ≥ 0.

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 15


Analisi Matematica I Analisi Matematica I
prof. Antonio Greco prof. Antonio Greco
Limiti di potenze Limiti di potenze Il numero di Nepero Il numero e
Una delle diverse (ma equivalenti) definizioni del nu-
Limiti di potenze. Per verificare che per ogni a > 1 mero di Nepero e (detto all’estero numero di Eulero) è la
risulta seguente:
lim an = +∞
n→+∞ Definizione del numero di Nepero.
basta applicare la (5). Consideriamo adesso un numero c ∈ 
1
n
(0, 1) e poniamo a = 1c > 1. Essendo cn = a1n , e sapendo e = lim 1 + . (9)
n→+∞ n
che an → +∞, si ricava
Affinché la definizione sia ben posta, occorre sapere che
lim cn = 0. (8) la successione che figura nella (9) ammette limite. Questo
n→+∞
discende dal fatto che essa è monotòna (strettamente cre-
Ora indichiamo con b un numero reale maggiore di 1, co-
1 scente) e limitata, e da una notevole proprietà dell’insieme
sicché b n > 1. Usando la (7) ed il teorema del confronto,
dei numeri reali, detta completezza:
si conclude che
1
lim b n = 1. Proprietà di completezza di R. Ogni successione mo-
n→+∞ notòna e limitata ammette limite finito.
1
Infine, preso c ∈ (0, 1), e posto b = c
> 1, dal risultato Una dimostrazione della monotonia della successione (1 +
precdente si ricava 1/n)n si può trovare, ad esempio, in [8, Teorema 3.7, pagi-
1
lim c n = 1. na 192]. Per una discussione della proprietà di completezza
n→+∞ si veda [1, pag. 44].
Più in generale si può dimostrare quanto segue. Osserviamo che anche altri numeri, di uso più comune
1. Se (an ) e (bn ) sono due successioni convergenti ri- di e, si definiscono come limiti di successioni, come mostra
spettivamente ad a e b, con a > 0, allora la successione il seguente esempio.
delle potenze abnn converge ad ab [1, (I.19), pag. 45]. Esempio 4. Un altro numero definito mediante √ un
2. Se an → a > 1, e se bn → +∞, allora abnn → +∞. limite. Una celebre successione convergente a 2 , ispira-
3. Se an → a ∈ (0, 1), e se bn → +∞, allora abnn → 0. ta alla matematica babilonese, è esaminata in [1, Esempio
Le formule precedenti si possono vedere come casi partico- (I.8), pagina 36]. Descriviamo qui di seguito una costru-
lari, validi quando la base è costante, di questi ultimi e più zione alternativa, basata sul cosiddetto metodo di bise-
generali enunciati. zione. Si considera l’intervallo (a0 , b0 ) = (1, 2), al quale

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 16



2 deve (se esiste) appartenere, e lo si suddivide a metà ed osserviamo che
tramite il punto c0 = (a0 + b0 )/2 = 1,5. Verificato che 
1
−k 
k
k 
1
k
c20 > 2 (il che non richiede di calcolare radici quadrate, 1+ = = 1+
−k k−1 k−1
ma solo di fare una moltiplicazione), consideriamo l’inter-
vallo (a1 , b1 ) = (a0 , c0 ) e suddividiamolo di nuovo a metà Ponendo m = k − 1 si trova, infine,
tramite il punto c1 = (a1 + b1 )/2 = 1,25. Stavolta tro- 
1
m+1
viamo c21 < 2, e perciò andiamo a considerare l’intervallo = 1+ → e,
m
(a2 , b2 ) = (c1 , b1 ). Procedendo in tal modo si definiscono
due successioni monotòne e limitate (an )n∈N e (bn )n∈N , che Dunque  n
per la completezza di R ammettono limite. Anzi, ammet- 1
lim 1 + = e.
tono lo stesso limite perché bn − an = 2−n → 0. Indicato n→−∞ n
per il momento con ℓ tale limite, resta da verificare che Si può anche verificare che
ℓ2 = 2. A tal fine, cominciamo con l’osservare che, per la 
1
x
monotonia di an e bn , si ha an < ℓ < bn per ogni n. Dun- lim 1 + = e, (11)
x→+∞ x
que, elevando al quadrato i tre termini di questa catena di
disuguaglianze (termini che sono positivi) troviamo dove x varia nell’insieme dei numeri reali. Ciò non è del
tutto immediato, come mostra il seguente esempio.
a2n < ℓ2 < b2n (10) Esempio 5. Confronto tra sen πn e senπx. Consi-
D’altra parte, anche le successioni a2n e b2n sono monotòne e deriamo la successione sen πn. Si ha che sen πn → 0 per
limitate, ed ammettono uno stesso limite perché b2n − a2n = n → +∞ perché tale successione è identicamente nulla. In-
(an + bn )(an − bn ) → 0. Poiché, per costruzione, si ha a2n < vece, la funzione sen πx non ammette limite per x → +∞.
2 < b2n , segue che a2n , b2n → 2. A questo punto, richiamando Dimostrazione della (11). Per dimostrare la (11), os-
la (10) si deduce che ℓ2 = 2. Dunque la radice quadrata serviamo che per ogni x ∈ R si ha [x] ≤ x < [x] + 1, dove
di 2 si può definire come il limite delle successioni (an )n∈N [x] denota la parte intera di x. Dunque per ogni x ≥ 1 si
e (bn )n∈N costruite come sopra. ha
 [x]  x  [x]+1
Conseguenze della (9). Tornando al numero di Nepero, 1 1 1
1+ < 1+ < 1+
osserviamo che [x] + 1 x [x]
 n+1  n  
1 1 1 e la tesi segue dalle considerazioni precedenti. Similmente
1+ = 1+ 1+ ,
n n n si dimostra che
 x
1
e quindi anche questa successione tende ad e. Volendo con- lim 1 + = e.
siderare valori negativi di n, poniamo n = −k con k > 1, x→−∞ x

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 17


Analisi Matematica I
prof. Antonio Greco
Esercizi sui limiti Esercizi

1) Calcolare i primi tre termini delle seguenti successioni:

1 (−1)n 2n
an = bn = cn =
n n n+1

2) Stabilire se le successioni dell’esercizio 1 sono mono-


tone.

3) Stabilire se le successioni dell’esercizio 1 ammettono


limite. In caso affermativo, determinarlo.
2n dn+1
4) Posto dn = , calcolare il limite lim
n n→+∞ dn

5) Ammettiamo per assurdo che il limite di dn per n →


+∞ sia un numero reale ℓ > 0. Calcolare sotto questa
ipotesi il limite dell’esercizio precedente.

6) Verificare che la successione dei dn dell’esercizio 4 è


monotona, e calcolare il limite lim dn
n→+∞

7) Indicata con [x] la parte intera di x, e cioè il più gran-


de intero non superiore a x, disegnare il grafico della
funzione y = [x].

8) Stabilire per quali valori positivi della variabile x ri-


2x 2[x] 2x
sulta ≥ e calcolare il limite lim
x [x] + 1 x→+∞ x

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 18


Analisi Matematica I Cominciamo con l’osservare che
prof. Antonio Greco n
Coefficienti binomiali Il simbolo k
(a + b)n = (a + b) · . . . · (a + b) .
| {z }
(13)
n volte
n

Il simbolo k
, che si legge “enne sopra cappa”, si può Svolgendo il prodotto con la proprietà distributiva si ottie-
definire in diversi modi equivalenti, che corrispondono a ne la somma di 2n termini, ciascuno dei quali è il prodotto
diverse sue applicazioni. di n lettere, che possono essere a o b, ciascuna delle quali,
Definizione implicita: si dicono coefficienti binomia- a sua volta, proviene da uno degli n fattori (a + b) che figu-
li i coefficienti, indicati con nk , che figurano nella seguente rano nella (13). Pertanto, il termine generale della somma
espressione della potenza n-esima del binomio a + b (for- si può scrivere come ℓ1 · · · · · ℓn , dove ogni lettera ℓi , per
mula di Newton) i = 1, . . . , n, è una a o una b.
Alcuni dei termini suddetti si possono sommare tra lo-
n  
n
X n ro: a tal fine, occorre e basta che contengano uno stesso
ak bn−k ,

(a + b) = (12) numero di lettere a : il coefficiente nk è il numero di quei
k=0
k
termini che contengono k volte la lettera a. Per contarli,
dove n è un numero naturale arbitrario. Questa definizione procediamo come segue. Per k = 0 si ha un unico termine,
n

è implicita perché individua k senza darne direttamente e cioè b · . . . · b = bn . Di conseguenza
il valore. Applicando tale definizione, cerchiamo ora un’e-  
n
spressione esplicita dei coefficienti binomiali. = 1.
0
Esempio 6. Quadrato di un binomio. Partendo dal-
l’uguaglianza (a + b)2 = (a + b) (a + b), e applicando la Se, invece, k > 1, immaginiamo per un attimo di distin-
proprietà distributiva, si trova (a + b)2 = a2 + ab + ba + b2 . guere le k lettere a all’interno del termine ℓ1 · · · · · ℓn , e di
Dunque la (12) è verificata nel caso n = 2 con i seguenti indicarle con a1 , . . . , ak . La a1 può provenire da uno qua-
coefficienti: lunque degli n fattori (a + b) che figurano nella (13). La a2
      può provenire da uno qualunque degli n − 1 fattori (a + b)
2 2 2 diversi da quello di prima, e cosı̀ via. Infine, la ak può
= 1, = 2, = 1.
0 1 2 provenire da uno qualunque degli n − k + 1 fattori (a + b)
diversi dai precedenti. I termini che contengono k volte la
Determinazione combinatoria dei coefficienti bino- lettera a sarebbero dunque, in base a questo ragionamento,
miali. Per ricavare i coefficienti binomiali per ogni intero
n ≥ 1 e k = 0, . . . , n, procediamo in modo analogo. Dn,k = n (n − 1) · . . . · (n − k + 1). (14)

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 19


Cosı̀ facendo, tuttavia, abbiamo contato k! volte ciascun Proprietà dei coefficienti binomiali. Ci concentriamo
termine: per esempio, il termine sul caso in cui x = n ∈ N e k ∈ { 0, . . . , n }. Cominciamo
con l’osservare che, se k ≥ 1, il prodotto Dn,k al secondo
. . · }b,
a · a · |b · .{z
membro della (14) contiene esattamente k fattori. Per pro-
n−2 volte
seguire, osserviamo che dalla (15) segue immediatamente
che compare quando si prende la a dai primi due fattori che per ogni n ∈ N risulta
(a + b) al secondo membro della (13), e la b dagli altri fat-    
n n
tori, è stato contato due volte: una prima volta quando = =1 (16)
abbiamo indicato con a1 la a del primo fattore e con a2 0 n
quella del secondo, ed una seconda volta quando abbia- come pure    
n n
mo indicato con a1 la a presa dal secondo fattore e con a2 =
quella presa dal primo. k n−k
L’espressione (14) va perciò divisa per il numero delle qualunque sia k ∈ { 0, . . . , n }. Ancora mediante la (15) si
permutazioni delle k lettere a, che è k!. Si trova dunque dimostra la proprietà principale dei coefficienti binomiali:
  per ogni intero n ≥ 1 ed ogni k ∈ { 1, . . . , n } risulta
n n (n − 1) · . . . · (n − k + 1)      
= per k = 1, . . . , n. n n n+1
k k! + = . (17)
k−1 k k
Definizione esplicita: per ogni x ∈ R ed ogni intero k
≥ 0 si pone Triangolo di Tartaglia. La proprietà (17), insieme al-

  1, le (16), consente di calcolare ricorsivamente i coefficienti
x se k = 0, binomiali disponendoli in uno schema chiamato triangolo
=
k  x (x−1) ...(x−k+1) se k ≥ 1. di Tartaglia in onore di Niccolò Fontana (1506–1557) detto
k!
Tartaglia. 
Nel caso particolare in cui x = n ∈ N e k ∈ { 1, . . . , n } 0
0
risulta 1

1
0 0
n! 2
 2
 
2
n (n − 1) . . . (n − k + 1) = ,
(n − k)! 0 1 2
3
 
3

3 3

dunque si può scrivere [1, esercizio 30, pag. 72]: 0 1 2 3
  4
 4
 4
 4
 4

n n! 0 1 2 3 4
= . (15)
k k! (n − k)! ···
Per sostituzione diretta del valore k = 0 si verifica che La figura mostra una porzione del triangolo di Tartaglia. In
quest’ultima espressione resta valida anche in tale caso. evidenza tre coefficienti legati fra loro dalla rerlazione (17).

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 20


Verifica induttiva della formula di Newton. Aven- L’altra sommatoria, invece, posto j = k + 1 diventa:
do definito direttamente i coefficienti binomiali tramite n   n+1  
la (15), resta da dimostrare la validità della formula (12).
X n k+1 n−k X n
a b = aj bn+1−j
Ciò può farsi per induzione, procedendo come segue [1, k=0
k j=1
j − 1
esercizio 31, pag. 72] . n  
X n
1. Base dell’induzione. Verifichiamo che la formula (12) = aj bn+1−j + an+1 ,
j − 1
vale nel caso particolare n = 1. Effettuando la sostituzio- j=1
ne, il primo membro si riduce a (a + b)1 = a + b, mentre il dunque possiamo scrivere
secondo membro diventa n  
n+1 n+1
X n
X1  
1 k 1−k (a + b) =b + ak bn+1−k
a b = b + a, k=1
k
k=0
k
n  
X n
dunque l’uguaglianza è verificata. + aj bn+1−j + an+1 .
j − 1
2. Passo induttivo. Ammettiamo di essere arrivati a di- j=1

mostrare la (12) per un particolare valore di n (ipotesi Scrivendo k al posto dell’indice di somma j (che è un in-
induttiva), e vediamo se risulta dice muto), e utilizzando la proprietà (17) dei coefficienti
n+1 
X 
n + 1 k n+1−k binomiali, otteniamo
n+1
(a + b) = a b . (18) n  
k n+1 n+1
X n + 1 k n+1−k
k=0 (a + b) =b + a b + an+1 .
k
A tal fine, scriviamo k=1
n  
X n Portando all’interno della sommatoria i termini bn+1 ed
n+1 n k n−k
(a + b) = (a + b) (a + b) = (a + b) a b . an+1 , che corrispondono ai valori k = 0 e k = n+1 dell’indi-
k=0
k
ce di somma, otteniamo la (18), come volevasi dimostrare.
Applicando la proprietà distributiva, si ottiene 3. Conclusione: per il principio di induzione matematica,
n   n  
n+1
X n k+1 n−k X n k n+1−k si conclude che la (12) vale per ogni intero n ≥ 1, mentre
(a + b) = a b + a b . il caso n = 0 si verifica per sostituzione.
k=0
k k=0
k
Corollario: ponendo a = b = 1 nella (12) si ricava un’ul-
Scorporando il primo addendo (k = 0), la seconda somma-
teriore proprietà dei coefficienti binomiali:
toria si può riscrivere come segue:
n  
n   n   X n
X n k n+1−k n+1
X n k n+1−k = 2n .
a b =b + a b . k
k=0
k k=1
k k=0

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 21


Analisi Matematica I Analisi Matematica I
prof. Antonio Greco prof. Antonio Greco
Esercizi coeff. bin. 1 Esercizi Esercizi coeff. bin. 2 Esercizi

Definiamo i coefficienti binomiali nk come quei numeri in- n
P  n
P 
n n
teri tali che, qualunque siano i numeri reali a, b ed il numero 1) Verificare l’uguaglianza k
an−k bk = k
ak
k=0 k=0
naturale n, valga la seguente uguaglianza:
bn−k . Suggerimento: sviluppare (x + y)n con la for-
n  
X n mula di Newton, e poi prendere x e y uguali a. . .
n
(a + b) = ak bn−k . (19)  
k=0
k 2) Verificare l’uguaglianza nk = n−k n
, dove n è un in-
   tero positivo e k un intero appartenente all’intervallo
2 2 2
1) Trovare tre numeri 0
, 1
e 2
che soddisfano la (19) [0, n]. Suggerimento: sfruttare l’esercizio precedente,
con n = 2. usando come indice di somma la variabile h = n − k.

2) Consideriamo tre oggetti distinti a1 , a2 e a3 . Scrivere 3) Determinare due numeri reali m e q tali che (1 + x)100
per esteso tutte le permutazioni dell’insieme { a1 , a2 , ≈ mx + q, per x vicino a 0.
a3 }.
4) Determinare tre numeri reali a0 , a1 , a2 tali che (1 +
3) Scrivere per esteso tutte le combinazioni che si posso- x)100 = a0 + a1 x + a2 x2 + o(x2 ), per x vicino a 0.
no ottenere prendendo due elementi a piacere (diversi
5) Svolgere il prodotto (a + b)3 usando la proprietà di-
fra loro) dall’insieme precedente.
stributiva, ma non quella commutativa. Fra gli 8 ter-
 mini cosı̀ ottenuti, contare quelli che contengono esat-
4) Verificare che n2 = n (n − 1)/2. Suggerimento: con-
frontare la (19) con la seguente uguaglianza: tamente due b.
6) Immaginiamo di svolgere il prodotto (a + b)100 usando
(a + b)n = (a + b) · . . . · (a + b) .
| {z } la proprietà distributiva, ma non quella commutativa.
n volte Fra i 2100 termini che si otterrebbero, stabilire quanti
sono quelli che contengono esattamente due b. Come
si potrebbe procedere per scriverli per esteso?

dei coefficienti cn,k , diversi da nk ,
7) È possibile trovare P
tali che (a + b)n = nk=0 cn,k an−k bk ?

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 22


Analisi Matematica I Definizione [1, Definizione (XII.3), pag. 423]. Per definire
prof. Antonio Greco la somma della serie
+∞
Serie numeriche Serie numeriche X
ak (20)
k=0

Motivazioni. Talvolta si è costretti, per la difficoltà si considera la successione delle somme parziali Sn , dette
del problema considerato, a ripiegare su di una soluzione anche “somme ridotte”, date da
approssimata. Questo capita, ad esempio, quando si deve n
X
calcolare il valore numerico di π. Le serie consentono di Sn = ak (21)
esprimere rigorosamente certe approssimazioni. k=0
Ad esempio, il calcolo di π è da secoli oggetto di studi e si procede come segue. Se esiste finito il limite
approfonditi. In particolare, si attribuisce a Leibniz (1674)
la scoperta che lim Sn (22)
+∞ n→+∞
π X (−1)k
= . si dice che la serie (20) è convergente, e la sua somma è
4 k=0
2k + 1
il valore numerico del suddetto limite. Se, invece, il limi-
Nel 1997, invece, è stata scoperta la seguente formula: te (22) è +∞ o −∞, si dice che la serie (20) è divergente
+∞   a +∞ o a −∞. Se, infine, la successione delle somme ri-
X 1 4 2 1 2 dotte Sn non ammette limite, si dice che la serie (20) è
π= − − − .
k=0
16k 8k + 1 8k + 4 8k + 5 8k + 6 indeterminata.
L’errore tipico. Il tipico errore del principiante è
Ulteriori informazioni su questa formula, e su altre formu-
quello di confondere tra loro le due successioni coinvol-
le simili, si possono trovare sulla rivista “Notices of the
te nella definizione: quella dei termini da sommare ak , e
American Mathematical Society” (agosto 2013, pag. 847).
quella delle somme ridotte Sn .
La necessità di approssimare funzioni importanti come
ex , log x, sen x, cos x, con dei polinomi (che si possono cal- Un’osservazione utile. Consideriamo una data serie
colare mediante operazioni aritmetiche), è una motivazione i cui termini indichiamo con ak , e siano Sn le corrispondenti
allo studio delle serie di funzioni. somme ridotte. Cambiando il valore del primo termine a0
di una quantità δ0 , e cioè sostituendo a0 con a0 + δ0 , si
Significato intuitivo. Intuitivamente, la somma di
ottiene una nuova serie le cui somme ridotte sono date da
una serie è la somma di infiniti termini. I termini da som-
Sn + δ0 . Ma allora il carattere della serie (cioè il fatto
mare si possono indicare con la notazione ak , dove l’indice
che essa sia convergente, divergente o indeterminata) non
k varia nell’insieme N dei numeri naturali.
dipende dal valore numerico del primo termine.

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 23


Analisi Matematica I Analisi Matematica I
prof. Antonio Greco prof. Antonio Greco
Condizione necessaria Cond. necessaria Serie armonica Serie armonica
Come ricavare an a partire da Sn . Ponendo n = 0 Definizione. Si chiama serie armonica la serie
nella (21) si trova l’uguaglianza S0 = a0 , dalla quale si ot- +∞
X 1
tiene immediatamente il termine a0 . Inoltre, per n ≥ 1, .
k
sottraendo dall’uguaglianza Sn = a0 +· · ·+an l’uguaglianza k=1
Sn−1 = a0 + · · · + an−1 si trova La serie armonica è divergente perché [1, Esempio (XII.19)]
+∞
Sn − Sn−1 = an . (23) X 1 1
=1+
Dunque è possibile ritrovare gli addendi an conoscendo le k=1
k 2
1 1
somme parziali Sn . + +
3 4
Una condizione necessaria per la convergenza [1, 1 1
Teorema XII.24, pag. 428]. Condizione necessaria affinché + + ... +
5 8
la serie (20) converga, è che 1 1 
+ + ... +
lim an = 0. (24) 9 16
n→+∞  1 1 
Infatti, se per ipotesi risulta + + ... +
17 32
lim Sn = S ∈ R + ...
n→+∞

allora si ha anche 1 1 1
≥1+ + + + . . . = + ∞.
2 2 2
lim Sn−1 = S.
n→+∞ La disuguaglianza sopra si ottiene osservando che
Di conseguenza, passando al limite nella (23), si ottiene 1 1 1 1 1
+ > + = ;
la (24), come volevasi dimostrare. 3 4 4 4 2
La suddetta condizione non è sufficiente affinché la se- 1 1 1 1 1
+ ··· + > + ··· + = ,
rie considerata converga. Per dimostrarlo, basta esibire 5 8 8 8 2
un controesempio, come quello costituito dalla cosiddetta eccetera. Questa dimostrazione è attribuita a Nicola d’O-
serie armonica (vedere appresso). resme, vescovo di Lisieux (anno 1360) [7, vol. I, pag. 509].

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 24


Analisi Matematica I n
X
prof. Antonio Greco (1 − q) qk
Serie geometrica Serie geometrica k=0
con la proprietà distributiva, si trova infatti
n n n
Definizione. Si chiama “serie geometrica” la serie in X
k
X
k
X
(1 − q) q = q − q k+1
cui ciascun termine (tranne il primo) si ottiene dal termine
k=0 k=0 k=0
precedente moltiplicandolo per un numero fisso detto “ra-
gione” e indicato solitamente con la lettera q. L’espressione = 1 − q n+1 .
generale della serie geometrica è
+∞
Carattere della serie geometrica. Se il primo ter-
X
a0 q k (25) mine a0 è nullo, sono nulli anche tutti gli altri termini.
k=0
In tal caso, applicando la definizione, si trova che la serie
geometrica (25) converge e la sua somma è 0.
dove a0 e q possono avere un qualunque valore fissato. In
Se, invece, a0 6= 0, applicando la definizione si trova
particolare, se a0 , q 6= 0, i termini ak = a0 q k sono diversi
che il carattere della serie geometrica (25) è lo stesso della
da zero e si constata che il rapporto tra due termini con-
serie
secutivi vale +∞
X
ak+1 a0 q k+1 qk . (27)
= = q.
ak a0 q k k=0
La scelta della lettera q è dovuta al fatto che essa è l’ini- Ci concentriamo quindi su quest’ultima. Se q = 1, tutti
ziale della parola “quoziente”. Il termine “ragione” deriva i termini valgono 1 e la serie diverge a +∞. Se, invece,
invece dal latino “ratio”, cioè rapporto [1, pag. 424]. q 6= 1, possiamo usare la (26) ricordando che
(
Somma ridotta della serie geometrica. Lo studio 0, se q ∈ (−1, 1)
esauriente della serie geometrica è possibile grazie alla se- lim q n =
n→+∞ +∞ se q > 1
guente espressione della somma ridotta, valida per q 6= 1,
la quale, secondo [7, vol. I, pag. 509], si ricava dagli Ele- mentre il limite non esiste se q ≤ −1. Pertanto, se q ∈
menti di Euclide: (−1, 1), la serie (27) converge e si ha
n +∞
X 1 − q n+1 X 1
qk = . (26) qk = . (28)
k=0
1 − q 1−q
k=0

Per dimostrare la (26) basta moltiplicare ambo i membri Se, invece q ≥ 1, la serie (27) diverge a +∞. Se, infine
per 1 − q. Svolgendo il seguente prodotto: q ≤ −1, la serie (27) è indeterminata.

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 25


Analisi Matematica I Analisi Matematica I
prof. Antonio Greco prof. Antonio Greco
Achille e la tartaruga Achille e la tart. Convergenza assoluta Converg. assoluta
Achille corre con velocità costante vA verso una tarta-
ruga, posta inizialmente ad una distanza d0 da lui. La Le serie a termini positivi [1, pag. 432] godono di una
tartaruga fugge con una velocità costante vT . Essendo notevole proprietà, espressa dal seguente teorema:
vT < vA , il rapporto q = vT /vA è minore di 1. Teorema 1. Le serie i cui termini sono tutti positivi, o al-
Achille percorre la distanza d0 impiegando il tempo meno non negativi, non sono indeterminate: esse possono
t0 = d0 /vA . In tale lasso di tempo, la tartaruga percorre essere convergenti o divergere a +∞.
la distanza d1 = t0 vT , e cioè d1 = d0 q. Infatti, se an ≥ 0 per ogni n, dalla (23) si ricava Sn+1 ≥ Sn ,
Successivamente Achille percorre la distanza d1 im- dunque la successione delle somme ridotte è monotona non
piegando il tempo t1 = d1 /vA . In tale lasso di tem- decrescente. La proprietà più importante (se proprio dob-
po, la tartaruga percorre la distanza d2 = t1 vT , e cioè biamo sceglierne una) dell’insieme dei numeri reali, che è
d2 = d1 q = d0 q 2 . la completezza, garantisce che tutte le successioni mono-
Procedendo in questo modo, Achille percorre una suc- tone ammettono limite (finito o infinito): da essa segue
cessione di distanze dk la cui espressione generale è dk = l’asserto.
d0 q k . Per la (28), la somma di tutte le distanze è Le serie a termini non negativi hanno un ruolo im-
+∞ +∞ portante anche nello studio delle serie a termini di segno
X
k
X d0
d0 q = d0 qk = . variabile. Vediamo perché.
k=0 k=0
1−q
Definizione. Si dice che la serie (20) è assolutamente
Il tempo necessario ad Achille per percorrere la distanza convergente se è convergente la serie a termini non negativi
dk è +∞
dk d0 k X
tk = = q , |ak |.
vA vA k=0
quindi la somma di tutti i tempi è Si può dimostrare che la convergenza assoluta è una con-
+∞ dizione sufficiente affinché la serie (20) converga [1, Propo-
X d0 1 d0
tk = = . sizione (XII.41), pag. 438].
k=0
vA 1 − q vA − vT
Per verificare che l’assoluta convergenza non è neces-
Questo è, infatti, il tempo necessario ad Achille per rag- saria per la convergenza semplice basta esibire un contro-
giungere la tartaruga [1, esercizio 42, pag. 456]. esempio (vedere a pagina 31).

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 26


Analisi Matematica I Criterio del rapporto [1, (XII.36), pag. 435]. Con-
prof. Antonio Greco sideriamo una serie i cui addendi ak siano tutti positivi.
Criteri di convergenza Criteri di conv. Condizione sufficiente affinché la serie converga è che il li-
mite
ak+1
lim (29)
k→+∞ ak
Criterio del confronto [1, (XII.32), pag. 433]. Se
risulta 0 ≤ ak ≤ bk per ogni k, e se la serie esista e sia minore di 1. Condizione sufficiente affinché la
+∞
X serie diverga a +∞ è che il limite (29) esista e sia maggiore
bk di 1 (anche +∞).
k=0
Criterio della radice [1, pag. 439]. Consideriamo
è convergente, allora lo è anche la serie una serie i cui addendi ak siano tutti non negativi. Condi-
+∞
X zione sufficiente affinché la serie converga è che il limite
ak . √
k=0 lim k
ak (30)
k→+∞
L’enunciato discende dalla definizione di somma di una se-
rie, usando il teorema del confronto per i limiti, e tenendo esista e sia minore di 1. Condizione sufficiente affinché la
conto del fatto che le serie a termini non negativi non sono serie diverga a +∞ è che il limite (30) esista e sia maggiore
indeterminate. di 1 (anche +∞).
Criterio del confronto asintotico [1, (XII.34), pa- Come dimostrare i criteri del rapporto e della
gina 434]. Due serie i cui termini (positivi) ak e bk sono tali radice. Osserviamo innanztutto che, se la serie conside-
che il rapporto ak /bk ammette limite finito ℓ > 0 hanno lo rata è una serie geometrica, e cioè se ak = a0 q k , allora i
stesso carattere. limiti (29) e (30) valgono entrambi q. Se, invece, la serie
Ciò segue dal criterio del confronto enunciato sopra. considerata non è geometrica, la si confronta con la serie
Infatti, per la definizione di limite, risulta 2ℓ bk < ak < geometrica la cui ragione q è il limite (29) o (30). Se, infine,
2 ℓ bk definitivamente, e perciò le serie il limite (29) o (30) è maggiore di 1, la condizione necessa-
+∞
X ℓ
+∞
X ria per la convergenza non è soddisfatta, e la conclusione
bk , 2 ℓ bk segue immediatamente.
k=0
2 k=0

hanno lo stesso carattere della serie


+∞
X
ak .
k=0

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 27


Controesempio. Data una serie i cui termini indi- Analisi Matematica I
cheremo con ak , e stabilito che il limite (29) o (30) vale 1, prof. Antonio Greco
è troppo presto per trarre conclusioni sul carattere della Serie esponenziale Serie esponenz.
serie.
Infatti se consideriamo ak = 1/k otteniamo la serie ar-
monica, che è divergente, ed i limiti (29) e (30) valgono Una delle serie (di funzioni) più importanti è la serie
proprio 1. D’altro canto, se poniamo ak = 1/(k (k + 1)), di Maclaurin della funzione esponenziale ex , e cioè
otteniamo la serie [1, (XII.6), pag. 444] +∞
X xk
+∞
. (32)
X 1 k=0
k!
(31)
k (k + 1)
k=1 Per ogni x ∈ R fissato, essa è una serie numerica il cui
termine generale ak è dato da
la cui somma ridotta è
n  xk
X 1 1  ak = .
Sn = − k!
k=1
k k+1
Nel caso particolare in cui x = 0, tutti i termini sono nulli
1 tranne a0 = 1, quindi la serie converge (anche assoluta-
=1−
n+1 mente) e la sua somma vale 1. In questo caso si intende
e perciò, per la definizione di convergenza, la serie (31) che 00 = 1 per il motivo spiegato a pag. 38.
converge. Ebbene, anche in questo caso i limiti (29) e (30) Nel caso x 6= 0 osserviamo che il rapporto fra due ter-
valgono 1. mini consecutivi, presi in valore assoluto, è
|ak+1 | |x|k+1 k! |x|
= k
= .
|ak | (k + 1)! |x| k+1
Poiché il limite (29) in questo caso è nullo, la serie (32)
converge assolutamente qualunque sia x ∈ R. Usando la
formula di Taylor con il resto di Lagrange, si può poi dimo-
strare [1, Esempio (XII.20), pag. 427] che per ogni x ∈ R
vale l’uguaglianza
+∞
X xk
= ex .
k=0
k!

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 28


Analisi Matematica I Come ultima applicazione, consideriamo la serie
prof. Antonio Greco +∞
Limiti notevoli Limiti notevoli X k
k
, (35)
k=1
x
Avendo appena dimostrato che la serie (32) converge dove x è un parametro maggiore di 1. Si tratta di una serie
per ogni x ∈ R, e ricordando che la condizione (24) è ne- il cui termine generale ak è positivo ed è dato da
cessaria per la convergenza, concludiamo che
xk k
lim =0 ak = .
k→+∞ k! xk
qualunque sia x ∈ R. Per la definizione di limite nullo si Perciò il rapporto fra due termini consecutivi soddisfa
ha, quindi, che xk < ε k! definitivamente, qualunque sia
ε > 0. ak+1 k + 1 xk

k = k+1
√ In particolare, per ogni x > 0 possiamo
√ scrivere k! > ak x k
x/ k ε definitivamente. Ma siccome k ε → 1 (pag. 16), 1 k+1 1
ed essendo x > 0 arbitrario, per la definizione di limite = → < 1,
x k x
infinito possiamo scrivere
√k e la serie (35) converge per il criterio del rapporto. Ricor-
lim k! = +∞ (33)
k→+∞ dando che la condizione (24) è necessaria per la convergen-
Lo stesso ragionamento si può applicare alla serie a termini za, concludiamo che
positivi
+∞ k
X k! lim = 0 se x > 1.
k
, (34) k→+∞ xk
k=0
k
Per la definizione di limite nullo si ha,√in particolare, che
il cui termine generale è ak = k!/k k . Il rapporto fra due
k/xk < 1 definitivamente, e cioè che k k < x definitiva-
termini consecutivi è
mente. Poiché x > 1 è arbitrario,
√ e poiché per la definizione
(k + 1)! k k 1 1 k
= 1 k → < 1, della radice k-esima si ha k > 1 per ogni k > 1, dalla
(k + 1) k+1 k! (1 + k ) e definizione di limite finito segue che
quindi la serie (34) converge. Ricordando che la condizio- √k
ne (24) è necessaria per la convergenza, concludiamo che lim k = 1. (36)
k→+∞
k!
lim k = 0.
k→+∞ k

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 29


Analisi Matematica I
prof. Antonio Greco
La forma indeterm. 00 Forma indet. 00
Nella teoria dei limiti delle successioni, come pure nella
teoria dei limiti delle funzioni di una variabile reale (vedere
a pag. 38), si suole dire che

00 è una forma indeterminata.

Tale espressione non si riferisce, come si potrebbe erro-


neamente pensare, all’operazione di elevamento a potenza
del numero zero, ma abbrevia un’affermazione ben precisa:
esistono tre successioni (ak ), (bk ) e (ck ), tutte e tre infini-
tesime (cioè tendono a zero), tali che

lim abkk 6= lim cbkk .


k→+∞ k→+∞

Pertanto il limite di una successione della forma xykk , dove


xk , yk → 0, non è determinato dal solo fatto che xk , yk → 0
ma dipende da quali sono le particolari successioni (xk ) e
(yk ) considerate.
Per dimostrare tale affermazione basta prendere, ad
esempio, ak , bk = 1/k e ck = ck con un parametro c ∈ (0, 1),
cosicché ck → 0 per la (8). Per il limite notevole (36), si
ha
1
lim abkk = lim √ k
= 1.
k→+∞ k→+∞ k
Invece la successione cbkk assume identicamente il valore c
e perciò tende a c ∈ (0, 1). La tesi segue. In alternativa,
si può anche prendere ck = 1/k! ed usare il limite (33), o
semplicemente ck = 0 per ogni k (e ak e bk come sopra).

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 30


Analisi Matematica I Analisi Matematica I
prof. Antonio Greco prof. Antonio Greco
Serie a t. di segno alt. Segno alterno Funz. ζ di Riemann Zeta di Riemann
Definizione. Se i termini ak sono tutti non negativi, La funzione
+∞
la serie
X 1
+∞
ζ(x) =
X
k=1
kx
(−1)k ak (37)
k=0
si può definire anche per valori complessi della x. Essa vie-
ne detta funzione ζ (zeta) di Riemann, ed è legata ad una
si dice serie a termini di segno alterno.
famosa congettura. In questa sede ci limitiamo a discutere
Criterio di Leibniz [1, (XII.38), pag. 437]. Condi- il caso x ∈ R. Osserviamo, innanzitutto, che per x ≤ 1 la
zione sufficiente affinché la serie (37) sia convergente è che serie diverge a +∞ perché in tal caso si ha 1/k x ≥ 1/k, e
i termini ak costituiscano una successione monotona che la serie armonica è divergente. Se, invece, x > 1, si può
tende a 0. Lo si dimostra usando la completezza dell’insie- dimostrare che la serie converge, procedendo come segue.
me dei numeri reali. Visto che
1 1

Esempio. Applicando il criterio di Leibniz, si trova kx tx
che la serie per ogni t ∈ (k − 1, k), integrando ambo i membri in dt su
+∞
X (−1)k tale intervallo si trova
Z k
k 1 dt
k=1
x
≤ x
k k−1 t
è convergente. La stessa serie non è convergente assoluta-
mente perché la serie armonica non converge. Applicando da cui, sommando su k per k ≥ 2, si ricava
la formula di Taylor con il resto di Lagrange alla funzione +∞
X 1
Z +∞
dt
logaritmica, si può dimostrare che x
≤ x
.
k=2
k 1 t
+∞
X (−1)k L’integrale al secondo membro si calcola immediatamente,
= − log 2.
k e vale Z +∞ +∞
k=1
dt t1−x 1
x
= = ,
1 t 1−x 1 x−1
dunque la serie data, detta serie armonica generalizzata, è
convergente per ogni x > 1, come volevasi dimostrare.

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 31


+∞
P
Analisi Matematica I 5) Stabilire se la serie 2−k è convergente, ed in caso
prof. Antonio Greco k=0
Esercizi serie num. 1 Esercizi affermativo calcolarne la somma.

6) Trovare le prime quattro cifre significative del numero


+∞
P −k
x= 10 .
1) Indichiamo con n un generico intero positivo, e consi- k=0
deriamo una funzione f : (a, b) → R, derivabile n − 1
volte nell’intervallo (a, b) e dotata anche della deriva- 7) Dimostrare che condizione
P+∞ necessaria per la conver-
ta n-esima in un punto x0 ∈ (a, b). Indichiamo con genza di una serie k=0 ak è che P
limn→+∞ aP
n = 0.

Pn (x, x0 ) il polinomio di Taylor di ordine n associato Suggerimento: osservare che an = nk=0 ak − k=0
n−1
ak .
ad f , ed avente x0 come punto base dello sviluppo. 8) Dimostrare che la condizione dell’esercizio precedente
Dimostrare che per x → 0 si ha: non è sufficiente a garantire la convergenza della serie.
f (x) = Pn (x, x0 ) + o((x − x0 )n ) Suggerimento: pensare alla serie armonica.
P+∞
(formula di Taylor con il resto di Peano). Suggeri- 9) Diciamo che una Pnserie k=0 ak è indeterminata se il li-
mento: usare la regola di de l’Hôpital per studiare il mite limn→+∞ k=0 ak non esiste. Costruire un esem-
limite pio di serie indeterminata.
f (x) − Pn (x, x0 )
lim . 10) Una serie i cui addendi sono positivi si dice serie a ter-
x→x0 (x − x0 )n
mini positivi. Usando la completezza dell’insieme dei
9
P numeri reali, dimostrare che le serie a termini positivi
2) Calcolare 2k . non sono indeterminate.
k=0

3) Trovare due numeri reali a, b tali che per ogni x 6= 1


ed ogni n ∈ N si abbia
n
P a + b xn+1
xk = .
k=0 1−x

4) Dare la definizione di somma di una serie, procedendo


come segue: a) basarsi sulla memoria; b) consultare le
dispense, un libro o gli appunti di lezione; c) chiedere
al tutor o al docente.

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 32


Analisi Matematica I Analisi Matematica I
prof. Antonio Greco prof. Antonio Greco
Esercizi serie num. 2 Esercizi Esercizi serie num. 3 Esercizi

1) Calcolare i seguenti integrali generalizzati: +∞


P x
1) Trovare tutti i numeri reali x tali che la serie è
Z +∞ Z +∞ Z +∞ k=1 k
2 π 3 convergente.
dx; dx; dx.
1 x 1 x2 1 2x +∞
P xk
2) Trovare tutti i numeri reali x tali che la serie
2) Indicato con Ik l’intervallo Ik = [k, k+1], trovare tutti k=0 k!
gli interi positivi k tali che è convergente.

1 1 3) Trovare tutti i numeri reali x tali che la serie


≤ per ogni x ∈ In .
x k +∞
X (−1)k x2k+1
3) Trovare tutti gli interi positivi k tali che k=0
(2k + 1)!

1 è convergente.
log(k + 1) − log k ≤ .
k
4) Trovare tutti i numeri naturali n tali che
4) Trovare tutti gli interi positivi n tali che n  
X
n 
X  arctg(k + 1) − arctg k = arctg(n + 1).
log(k + 1) − log k = log(n + 1). k=0

k=1
5) Stabilire se la seguente serie è convergente, ed in caso
+∞ affermativo calcolarne la somma.
X 1
5) Stabilire il carattere della serie . +∞ 
k=1
k X 
arctg(k + 1) − arctg k
k=0

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 33


Analisi Matematica I Analisi Matematica I
prof. Antonio Greco prof. Antonio Greco
Il concetto di limite L’idea di limite Limite di una funzione Definiz. di limite
Mini-test. Prima di procedere con lo studio dei limiti, In pratica, l’idea intuitiva di limite, e le proprietà dei
verificate la vostra preparazione rispondendo a questa do- limiti di cui parleremo più avanti, sono sufficienti per molte
manda. Indichiamo con x e t due variabili reali, e con [t] il applicazioni. Per applicazioni più sofisticate, e anche per
più grande intero non superiore a t. Calcolare i seguenti soddisfare l’esigenza di rigore della teoria, si utilizza la de-
limiti: finizione di limite. Essa si può dare in diversi modi, alcuni
dei quali equivalenti fra loro, altri più o meno generali. A
|x|
lim , lim x1/ log x , titolo indicativo, se ne riporta una qui di seguito. Questa
x→0 x x→0+
definizione si articola in numerosi casi.
 
−1 sen x Limite per x che tende ad un numero reale, da de-
lim , lim ,
x→+∞ x x→+∞ x stra. Consideriamo una funzione f : (a, b) → R, ed un
1 − 3 x3 + 4 x5 − x7 numero reale ℓ. Indichiamo con x una variabile reale ap-
lim . partenente all’intervallo (a, b). Se, per ogni ε > 0, esiste
x→+∞ 5 + 2 x7
un δ > 0 tale che per ogni x < a + δ risulta |f (x) − ℓ| < ε,
Che cosa i limiti non sono. I limiti non sono, di nor- si dice che f (x) tende ad ℓ per x che tende ad a da destra,
ma, delle sostituzioni. La sostituzione, o valutazione di una e si scrive
funzione in un punto, consiste in quanto segue: data una lim+ f (x) = ℓ.
x→a
funzione f (x), ed un punto x0 nel dominio di f , il sostitui-
re x0 al posto di x ed ottenere f (x0 ) si chiama valutazione Se, per ogni M ∈ R, esiste un δ > 0 tale che per ogni
di f in x0 . La valutazione differisce, in generale, dal limite x < a + δ risulta f (x) > M , si dice che f (x) tende a più
di f (x) per x → x0 . Ma allora, il limite che cos’è? infinito per x che tende ad a da destra, e si scrive

L’idea intuitiva di limite. Il limite di f (x) per x → x0 lim f (x) = +∞.


x→a+
è, se esiste, un numero reale ℓ al quale il valore di f (x) si
avvicina (o diventa uguale) quando x si avvicina (ma senza Se, per ogni M ∈ R, esiste un δ > 0 tale che per ogni
diventare uguale) a x0 . Inoltre, il limite è +∞ quando il x < a + δ risulta f (x) < M , si dice che f (x) tende a meno
valore di f tende a diventare grandissimo, ed è −∞ quando infinito per x che tende ad a da destra, e si scrive
il valore assoluto di f (x) tende a diventare grandissimo, e
f (x) è negativo. lim f (x) = −∞.
x→a+

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 34


Limite per x che tende ad un numero reale, da si- ε, si dice che f (x) tende ad ℓ per x che tende a più infinito,
nistra. Se, per ogni ε > 0, esiste un δ > 0 tale che per e si scrive
ogni x > b − δ risulta |f (x) − ℓ| < ε, si dice che f (x) tende lim f (x) = ℓ.
x→+∞
ad ℓ per x che tende a b da sinistra, e si scrive
Se, per ogni M ∈ R, esiste un x0 > a tale che per ogni
lim f (x) = ℓ. x ∈ (x0 , +∞) risulta f (x) > M , si dice che f (x) tende a
x→b− più infinito per x che tende a più infinito, e si scrive
Se, per ogni M ∈ R, esiste un δ > 0 tale che per ogni lim f (x) = +∞.
x→+∞
x > b − δ risulta f (x) > M , si dice che f (x) tende a più
infinito per x che tende a b da sinistra, e si scrive Se, per ogni M ∈ R, esiste un x0 > a tale che per ogni
x ∈ (x0 , +∞) risulta f (x) < M , si dice che f (x) tende a
lim f (x) = +∞. meno infinito per x che tende a più infinito, e si scrive
x→b−
lim f (x) = −∞.
Se, per ogni M ∈ R esiste un δ > 0 tale che per ogni x > x→+∞

b − δ risulta f (x) < M , si dice che f (x) tende a meno Limite per x che tende a −∞. Consideriamo una fun-
infinito per x che tende a b da sinistra, e si scrive zione f definita sull’intervallo (−∞, b), e indichiamo anco-
ra con x una variabile reale. Se, per ogni ε > 0, esiste un
lim f (x) = −∞. x0 < b tale che per ogni x ∈ (−∞, x0 ) risulta |f (x)−ℓ| < ε,
x→b−
si dice che f (x) tende ad ℓ per x che tende a meno infinito,
Limite per x che tende ad un numero reale. Se la e si scrive
funzione f è definita sull’insieme (a, b) ∪ (b, c), e se, in base lim f (x) = ℓ.
x→−∞
alle definizioni precedenti, esistono (finiti o infiniti) i limiti
lim− f (x) e lim+ f (x) e sono uguali fra loro, allora, indicato Se, per ogni M ∈ R, esiste un x0 < b tale che per ogni
x→b x→b x ∈ (−∞, x0 ) risulta f (x) > M , si dice che f (x) tende a
con L il loro comune valore, si dice che f (x) tende a L per più infinito per x che tende a meno infinito, e si scrive
x che tende a b, e si scrive
lim f (x) = +∞.
x→−∞
lim f (x) = L.
x→b
Se, per ogni M ∈ R, esiste un x0 < b tale che per ogni
Limite per x che tende a +∞. Consideriamo ora una x ∈ (−∞, x0 ) risulta f (x) < M , si dice che f (x) tende a
funzione f definita sull’intervallo (a, +∞), e indichiamo meno infinito per x che tende a meno infinito, e si scrive
con x una variabile reale. Se, per ogni ε > 0, esiste un lim f (x) = −∞.
x0 > a tale che per ogni x ∈ (x0 , +∞) risulta |f (x) − ℓ| < x→−∞

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 35


Analisi Matematica I
prof. Antonio Greco
La continuità La continuità
La continuità è una notevole proprietà di alcune fun-
zioni, tra le quali quelle di uso più comune, che consiste in
quanto segue.
Definizione (continuità) Data una funzione f : (a, b) →
R, e considerato un punto x0 ∈ (a, b), la funzione f si dice
continua in x0 se esiste il limite di f (x) per x → x0 , e se
risulta:
lim f (x) = f (x0 ).
x→x0

In parole povere, f è continua in x0 se il passaggio al


limite per x → x0 dà lo stesso risultato della sostituzione
x = x0 . La continuità delle funzioni di uso più comune
è responsabile, per cosı̀ dire, della confusione tra limite e
sostituzione. Un esempio di funzione discontinua in un
punto si trova a pagina 47.

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 36


Analisi Matematica I si ha |g(x)| < ε. Ma allora |f (x) g(x)| < C ε. Siccome ε è
prof. Antonio Greco arbitrario, scrivere ε o C ε nella definizione di limite è lo
Il calcolo dei limiti Calcolo di limiti stesso, dunque tale definizione è soddisfatta e la proprietà
è dimostrata.
3. Il terzo ingrediente per il calcolo dei limiti è un insie-
Lo studio di un limite può essere impossibile da portare me di artifici, di espedienti atti a calcolare limiti di partico-
a termine, anche a tutti i matematici del mondo. Per mo- lari funzioni. A titolo di esempio, consideriamo il limite del
tivi didattici, nel corso di Analisi I si incontrano perlopiù rapporto tra due polinomi, per x → +∞. Supponiamo che
limiti che possono essere calcolati combinando fra loro al- i due polinomi abbiano lo stesso grado n > 0. Dividendo
cune tecniche, che a loro volta si possono riassumere come numeratore e denominatore per xn si trova:
segue.
n
P n−1
P
1. Innanzitutto, usando la definizione di limite, si stabi- ak x k an + ak xk−n
liscono dei limiti particolari, o limiti notevoli. Ad esempio, lim k=0 = lim k=0
.
x→+∞ Pn x→+∞ n−1
con considerazioni geometriche basate sulla definizione di bk xk bn +
P
bk xk−n
sen x, si trova che | sen x| ≤ |x| per ogni x ∈ R, e si con- k=0 k=0
clude che lim sen x = 0.
x→0 Quello appena descritto è un artificio adatto al nostro
2. Si utilizzano le cosiddette proprietà dei limiti, dette particolare problema. A questo punto, poiché per ogni
anche teoremi sui limiti. Solitamente, si tratta di proprietà k = 0, . . . , n − 1, risulta limx→+∞ xk−n = 0 (limite notevo-
accettabili sul piano intuitivo, e trattate come tali in que- le, ingrediente del tipo 1), ed usando le proprietà dei limiti
ste dispense. Una rassegna ampia e rigorosa delle principali (ingredienti del tipo 2), si trova:
proprietà si può trovare sui testi di Analisi esistenti.
n
P
A titolo di esempio, verifichiamo che il prodotto di una ak x k
funzione limitata f per una g che tende a zero, tende a k=0 an
lim n = .
zero. Si tratta di una proprietà un pò meno evidente di x→+∞ P bn
bk xk
altre, ma molto utile in pratica. Per dimostrarla, osservia- k=0
mo che essendo f limitata, risulta |f (x)| < C per ogni x
e per un’opportuna costante C > 0. Preso arbitrariamen- In modo analogo si può affrontare il caso in cui il grado del
te un ε > 0, per ipotesi esiste δ > 0 tale che per ogni numeratore è diverso da quello del denominatore.
1
x < a + δ (se parliamo di limite per x → a+ ), ovvero per L’aritmetica degli infiniti. Espressioni come +∞ =0e
ogni x > b − δ (se parliamo di limite per x → b− ), oppure +∞ + ∞ = +∞ rappresentano in modo sintetico alcune
per ogni x > x0 (se parliamo di limite per x → +∞), o proprietà dei limiti. Servono, cioè, per richiamare efficace-
infine per ogni x < x0 (se parliamo di limite per x → −∞), mente tali proprietà.

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 37


Ad esempio, la prima espressione sta a significare che Per le proprietà dei logaritmi, per ogni x ∈ (0, 1) risulta
data una funzione f che tende a +∞, la funzione 1/f ten- (f1 (x)) g1 (x) = e, e similmente (f2 (x)) g2 (x) = e2 . Ma allo-
de a zero. Per completezza, dimostriamo che questo è vero ra dalla definizione di limite discende immediatamente che
usando la definizione di limite. Consideriamo un numero f1g1 → e, e f2g2 → e2 per x → 0+ , dunque i due limiti sono
reale positivo ε arbitrario. Definiamo il numero M ponen- diversi, come volevasi dimostrare.
do M = 1/ε. Per la definizione di limite, esiste δ > 0 In parole povere, dire che 00 è una forma indeterminata
tale che per ogni x < a + δ (se parliamo di limite per significa dire che il solo fatto che due funzioni f e g tenda-
x → a+ ), ovvero per ogni x > b − δ (se parliamo di limi- no a zero (con f positiva) non è sufficiente a determinare
te per x → b− ), oppure per ogni x > x0 (se parliamo di il limite di f g . Infatti, come abbiamo appena visto, tale
limite per x → +∞), o infine per ogni x < x0 (se parlia- limite dipende da quale particolare f e quale particolare g
mo di limite per x → −∞), si ha f (x) > M . Dunque, si considera.
per ragioni algebriche, si ha anche |1/f (x)| < 1/M = ε. L’uguaglianza 00 = 1. Talvolta si utilizza l’uguaglianza
Usando ancora la definizione di limite, concludiamo che 00 = 1. Ad esempio, un generico polinomio è stato rap-
1/f (x) → 0. Pn k
presentato a pagina 37 nella forma k=0 ak x . Il termine
Le forme indeterminate. Si è soliti dire che +∞ − ∞ è noto del polinomio è quello che corrisponde a k = 0, e
+∞
una forma indeterminata, come pure 0/0, +∞ , 0 · (+∞), cioè a0 x0 . Questa rappresentazione risulta corretta, anche
+∞ 0
1 , 0 . Spieghiamo cosa si intende con questo genere di per x = 0, se si conviene che 00 = 1. Quest’uguaglianza
affermazioni, facendo riferimento alla forma indetermina- non contraddice quanto abbiamo appena visto sulle forme
ta 00 . indeterminate perché, quando scriviamo 00 = 1, stiamo
L’affermazione secondo la quale 00 è una forma indeter- denotando con 0 il numero 0, come di consueto, e stia-
minata significa che esistono quattro funzioni, che indiche- mo dando significato all’elevamento a potenza 00 . Invece,
remo con f1 , f2 , g1 , g2 , di cui f1 e f2 positive, che tendono quando diciamo che 00 è una forma indeterminata, stiamo
tutte e quattro a zero e sono tali che il limite di f1g1 è usando le due cifre 0 non per rappresentare lo zero, ma
diverso dal limite di f2g2 . per abbreviare la frase il cui significato è stato spiegato nel
Quali sono le funzioni la cui esistenza è stata appena paragrafo precedente.
asserita? Esse si possono scegliere in diversi modi, uno Conclusione. A questo punto possiamo ritornare ai pa-
dei quali è il seguente: prendiamo per dominio l’intervallo ragrafi precedenti ed apprezzare meglio la forza dei teore-
(0, 1), e per ogni x ∈ (0, 1) poniamo mi sui limiti: quando, ad esempio, diciamo che +∞ 1
= 0,
intendiamo che il solo fatto che f tenda a +∞ basta a
f1 (x) = x, f2 (x) = x2 ,
concludere che 1/f → 0, indipendentemente da quale sia
1 la particolare f che stiamo considerando.
g1 (x) = g2 (x) = .
log x

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 38


Analisi Matematica I
prof. Antonio Greco
Esercizi assortiti Esercizi

1) Scrivere il valore dei seguenti limiti: lim+ (2x − 6) =


x→3
2 1 − cos2 t
lim− sen t = ; lim = ; lim+ =
t→0 t→+∞ t t→0 sen2 t
cos t tg t
lim = ; lim ex = ;
t→ 2π− sen t x→+∞
lim ex =
x→−∞

2) Scrivere l’insieme di tutti i numeri reali t tali che


sen t < t:
3) Scrivere l’insieme di tutti i numeri reali t tali che
sen t > t:
4) Scrivere l’insieme di tutti i numeri reali t tali che
| sen t | < |t|:

5) Disegnare il grafico della funzione f (x) = 1 − x2 .
6) Indicato con x0 un numero reale positivo e minore
di 1, segnare sul grafico della funzione f dell’esercizio
precedente il punto Q di ascissa x0 .
7) Trovare l’equazione della retta r passante per il pun-
to Q dell’esercizio precedente e per il punto P = (0, 1).
8) Indicato con m(x0 ) il coefficiente angolare della retta r
dell’esercizio precedente, scrivere il valore del seguente
limite: lim+ m(x0 ) =
x0 →0

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 39


Analisi Matematica I Cerchiamo di precisare meglio, dunque, il concetto di
prof. Antonio Greco tangenza. Data una funzione f : R → R, il cui grafico passi
Tangenza Tangenza per l’origine, se vogliamo stabilire se esso è tangente all’as-
se x in tale punto, dobbiamo accertarci che il rapporto
f (x)/x tenda a zero per x → 0.
L’affermazione secondo la quale due linee sono tangen-
Intuitivamente questo significa che, vicino al punto di
ti quando hanno un solo punto in comune non è vera, in
tangenza, lo scarto tra il grafico di f e l’asse delle x (scar-
generale. Per rendersene conto basta considerare qualche
to che è rappresentato dalla quantità f (x)) è molto più
semplice esempio.
piccolo dello scarto tra x e l’ascissa del punto di tangenza
Esempio 7. Linee non tangenti. Gli assi cartesiani (scarto che è uguale a x perché, in questo caso particolare,
hanno in comune solo un punto, ma non sono tangenti. l’ascissa del punto di tangenza è 0).
Esempio 8. Una tangente alla sinusoide. Consideria- Più in generale, fissato un punto x0 ∈ R, indichiamo
mo il grafico della funzione y = sen x, e la retta di equazio- con (x0 −ε, x0 +ε) l’insieme { x ∈ R : x0 −ε < x < x0 +ε },
ne y = 1. In questo esempio le due linee hanno in comune e cioè l’intervallo di estremi x0 − ε, x0 + ε. Il simbolo ε è
infiniti punti, anziché uno solo, però sono tangenti! la lettera epsilon dell’alfabeto greco, tradizionalmente usa-
Il criterio dell’unicità del punto di intersezione, per sta- ta in questo tipo di considerazioni. Consideriamo, inoltre,
bilire la condizione di tangenza, è valido in casi particolari, una funzione f : (x0 − ε, x0 + ε) → R ed una retta r pas-
come quando si considerano una retta ed una circonferen- sante per il punto del grafico di f di ascissa x0 . Dovendo
za. In questo caso è utilizzabile anche un altro criterio: passare per tale punto, la retta r ha equazione
si ha tangenza tra una retta ed una circonferenza (com-
planari) quando esse hanno almeno un punto in comune, y(x) = m (x − x0 ) + f (x0 ). (38)
e la circonferenza giace in uno dei due semipiani in cui il
Il criterio di tangenza è il seguente: il grafico di f è
piano risulta diviso dalla retta. Anche questo criterio non
tangente alla retta r nel punto di ascissa x0 se e solo se
è applicabile a tutte le curve, come mostrano i seguenti
esempi. f (x) − y(x)
Esempio 9. Una tangente alla cubica. Il grafico della lim = 0. (39)
x→x0 x − x0
funzione y = x3 è tangente nell’origine all’asse x, pur non
giacendo interamente in nessuno dei due semipiani in cui
l’asse x divide il piano cartesiano.
Esempio 10. Linee non tangenti. Il grafico di y = |x|
e l’asse delle x soddisfano il criterio suddetto, ma non sono
tangenti fra loro.

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 40


Analisi Matematica I Interpretazione geometrica della derivata. L’equa-
prof. Antonio Greco zione della retta tangente al grafico di f nel punto di ascis-
La derivata La derivata sa x0 è data dalla (38), ove si ponga m = f ′ (x0 ).
Il calcolo differenziale. La determinazione delle deri-
Il criterio di tangenza espresso dalla (39) richiede, per vate di alcune funzioni di uso comune si esegue conside-
poter essere applicato, la conoscenza dell’equazione della rando il loro rapporto incrementale e studiandone il limite
retta tangente. Ma come procedere per determinare il pa- mediante appositi artifici (vedi i due esempi seguenti, gli
rametro m che figura in tale equazione? elenchi di esercizi n. 2 e 3, ed i testi di Analisi esistenti).
Consideriamo, come in precedenza, una funzione f : La derivata di molte altre funzioni, definite a partire dalle
(x0 − ε, x0 + ε) → R ed una retta r di equazione (38). Uti- precedenti, si può determinare utilizzando apposite regole
lizzando tale equazione si verifica la seguente uguaglianza: di derivazione, che riducono il problema della derivazione
all’applicazione di un algoritmo: il calcolo differenziale.
f (x) − y(x) f (x) − f (x0 ) Esempio 11. Derivata della funzione f (x) = mx.
= − m.
x − x0 x − x0 La derivata della funzione f (x) = mx, dove m è un para-
metro reale, si trova direttamente ed è f ′ (x) = m per ogni
Ne segue che condizione necessaria e sufficiente affinché x ∈ R. Infatti, per ogni x0 ∈ R ed ogni x 6= x0 si ha:
la funzione f ammetta, nel punto di ascissa x0 , una ret-
ta tangente di equazione (38), è che esista e sia finito il mx − mx0
= m,
seguente limite: x − x0

f (x) − f (x0 ) e passando al limite per x → x0 si trova (mx)′ = m, come


lim . (40)
x→x0 x − x0 volevasi dimostrare.

La frazione che figura nella formula (40) si chiama rapporto Esempio 12. Derivata della funzione f (x) = 1/x.
incrementale. La funzione f (x) = 1/x è derivabile per ogni x 6= 0, e si
ha: (1/x)′ = −1/x2 . Basta infatti considerare un punto
Definizione della derivata. Se il limite (40) esiste finito, arbitrario x0 6= 0, ed un x 6= x0 , con x 6= 0, ed osservare
si dice che la funzione f è derivabile nel punto di ascissa x0 . che
Il valore del limite (40) si chiama derivata di f in x0 e si 1 1

indica con f ′ (x0 ) o con x x0 1 1
=− →− 2.
x − x0 x x0 x0
df
(x0 ). La conclusione segue dalla definizione della derivata.
dx

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 41


Regola di derivazione del prodotto. Tornando alle e la notazione o(x − x0 ), che si legge “o piccolo di x − x0 ”,
regole di derivazione, una regola importante è la regola di esprime il fatto che che il rapporto tra la (45) e x − x0
derivazione del prodotto: se le funzioni f e g sono derivabili tende a zero quando x tende a x0 . Si dice, brevemente, che
in un intervallo (a, b), allora anche il prodotto f (x) g(x) è la funzione (45) è infinitesima di ordine superiore rispetto
derivabile in (a, b) e si ha: a x − x0 . Essendo, per ipotesi, derivabile anche g, abbiamo
(f (x) g(x))′ = f ′ (x) g(x) + f (x) g ′ (x). (41) g(x) = g ′ (x0 ) (x − x0 ) + g(x0 ) + o(x − x0 ), (46)
dove questa volta il termine o(x − x0 ) indica la funzione
Una possibile dimostrazione di questa regola si ricava con-
g(x) − g(x0 ) − g ′ (x0 ) (x − x0 ).
siderando il rapporto incrementale della funzione prodotto
f (x) g(x) in un punto arbitrario x0 ∈ (a, b), rapporto che Il simbolo o. Il fatto che lo stesso simbolo o denoti due
è il seguente: funzioni diverse è un’eccezione alla regola secondo la quale
non si possono indicare con lo stesso simbolo due quan-
f (x) g(x) − f (x0 ) g(x0 )
. (42) tità diverse. Anzi, una qualunque funzione h(x) tale che
x − x0 limx→x0 h(x)/(x − x0 ) = 0 può legittimamente indicarsi
Esso può anche essere riscritto in questo modo: come o(x − x0 ). Tale eccezione rende particolarmente co-
modo l’uso del simbolo o, come si vede nel seguito della
f (x) − f (x0 ) g(x) − g(x0 )
= g(x0 ) + f (x) . dimostrazione.
x − x0 x − x0
Per proseguire con la dimostrazione della regola di de-
Il limite della precedente espressione per x → x0 si trova rivazione del prodotto, moltiplichiamo termine a termine
ricordando che f e g sono derivabili per ipotesi, e sapendo la (44) e la (46). Troviamo:
che la derivabilità implica la continuità, e perciò f (x) →
f (x) g(x) = (f ′ (x0 ) (x − x0 ) + f (x0 ) + o(x − x0 ))
f (x0 ). In definitiva, tale limite vale
(g ′ (x0 ) (x − x0 ) + g(x0 ) + o(x − x0 )).
f ′ (x0 ) g(x0 ) + f (x0 ) g ′ (x0 ), (43)
Dobbiamo ora svolgere il prodotto fra le due espressioni al
come volevasi dimostrare. Un’altra possibile dimostrazio- secondo membro, che hanno tre termini ciascuna: si ottiene
ne si basa sul fatto che, se una funzione f (x) è derivabile una somma algebrica di ben nove termini. L’uso del sim-
in un punto x0 , allora vale la seguente uguaglianza: bolo o(x − x0 ), che può denotare funzioni diverse, purché
infinitesime di ordine superiore rispetto a x−x0 , semplifica
f (x) = f ′ (x0 ) (x − x0 ) + f (x0 ) + o(x − x0 ), (44) notevolmente l’espressione finale: possiamo infatti scrivere
 
dove con o(x − x0 ) si indica la funzione = f ′ (x0 ) g(x0 ) + f (x0 ) g ′ (x0 ) (x − x0 ) + f (x0 ) g(x0 )
f (x) − f (x0 ) − f ′ (x0 ) (x − x0 ), (45) + o(x − x0 ).

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 42


Sostituendo l’espressione precedente al posto di f (x) g(x) Regola di derivazione del reciproco. Un’altra regola
nella (42), e facendo tendere x a x0 , si riottiene la (43), ed di derivazione di uso frequente è la regola di derivazione
anche questa seconda dimostrazione è conclusa. del reciproco di una funzione, che possiamo semplicemen-
Regola di derivazione della funzione composta. Una te ricavare dalle considerazioni precedenti, con il seguente
altra importante regola di derivazione è la regola di deriva- ragionamento. Consideriamo una funzione g : (a, b) → R
che sia derivabile in tutto l’intervallo (a, b) e diversa da ze-
zione della funzione composta: se la funzione g : (a, b) →
ro. Allora, posto f (y) = 1/y, possiamo scrivere: 1/g(x) =
(c, d) è derivabile nell’intervallo (a, b), e se la funzione
f : (c, d) → R è derivabile nell’intervallo (c, d), allora la f (g(x)). Sapendo che f ′ (y) = −1/y 2 (esempio 12), ed
funzione composta h(x) = f (g(x)) è derivabile per ogni usando la regola di derivazione delle funzioni composte
x ∈ (a, b) e la sua derivata è la seguente: (47), si trova:
 ′
(f (g(x)))′ = f ′ (g(x)) g ′ (x) (47) 1 g ′ (x)
= (f (g(x)))′ = − 2 .
g(x) g (x)
Con la notazione di Leibniz, posto y = g(x), la (47) assume
la seguente forma, particolarmente espressiva: Regola di derivazione del rapporto. Infine, vogliamo
studiare la derivata del rapporto f (x)/g(x), supponendo
dh df dy che f e g siano derivabili in un certo intervallo (a, b), con
= .
dx dy dx g diversa da zero. Si ha:

Esempio 13. Derivata della funzione h(x) = e2x . f (x) 1


= f (x)
Come semplice applicazione, cerchiamo la derivata della g(x) g(x)
funzione h(x) = e2x . Ponendo y(x) = g(x) = 2x e f (y) =
ey , possiamo scrivere e2x = f (g(x)). Sapendo che Dunque, usando la regola di derivazione del prodotto e
quella del reciproco, troviamo:
df dy
= ey ; = 2, 
f (x)
′ 
1
′
dy dx = f (x)
g(x) g(x)
si trova (e2x )′ = 2 e2x .
1 g ′ (x)
= f ′ (x) − f (x) 2
g(x) g (x)
f ′ (x) g(x) − f (x) g ′ (x)
= .
g 2 (x)

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 43


Analisi Matematica I
prof. Antonio Greco
Eserc. retta tangente Esercizi

1) Verificare che la retta r, di equazione y(x)√ = 1, è


tangente al grafico della funzione f (x) = 1 − x2 nel
punto di ascissa x0 = 0. A tal fine, studiare il rapporto
(f (x) − y(x))/(x − x0 ) per x che tende a x0 .

2) Determinare la retta tangente al grafico della funzione


f , data √
nell’esercizio precedente, nel punto di ascissa
x0 = 1/ 2 .

3) Dire se esiste la retta tangente al grafico della funzio-


ne y = |x| nel punto di ascissa x0 = 2, ed in caso
affermativo determinarne l’equazione.

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 44


Analisi Matematica I 2) Dobbiamo studiare il rapporto incrementale
prof. Antonio Greco sen x − sen x0
Eserc. sulle derivate 1 Esercizi x − x0
per x → 0. Posto x′ = x − x0 , possiamo riscriverlo nella
forma
1) Trovare due funzioni g e h, ambedue infinitesime per sen(x′ + x0 ) − sen x0
x → 0, tali che .
x′
g(x) È noto (formula di addizione) che sen(x′ + x0 ) = sen x′
lim = +∞. cos x0 + cos x′ sen x0 , e perciò si ha:
x→0 h(x)
sen(x′ + x0 ) − sen x0 sen x′ cos x′ − 1
2) Stabilire se le seguenti funzioni sono derivabili per ogni = cos x 0 + sen x0 .
x′ x′ x′
x ∈ R, ed in caso affermativo determinare la loro de-
rivata. Sapendo che (sen x′ )/x′ → 1 e (cos x′ − 1)/x′ → 0 per x′ →
0, si deduce che l’espressione precedente ammette limite
f0 (x) = sen x, f1 (x) = cos x, f2 (x) = x2 , finito per x′ → 0, e che tale limite vale cos x0 . Dunque la
f3 (x) = x3 , f4 (x) = xn , n = 1, 2, . . . , funzione f0 (x) = sen x è derivabile per ogni x reale, e la
f5 (x) = |x|. sua derivata è f0′ (x) = cos x.
Poiché cos x = sen(x + π/2), anche questa funzione
3) Determinare l’equazione delle rette tangenti al grafico è derivabile per ogni x reale, e si ha (cos x)′ = (sen(x +
della funzione f (x) = sen x rispettivamente nel punto π/2))′ = cos(x + π/2) = − sen x.
di ascissa x0 = π/3 e nel punto di ascissa x1 = 1. Per quanto riguarda la funzione f4 (x), che comprende
come casi particolari f2 (x) e f3 (x), dobbiamo esaminare il
4) Che valore vi aspettate che abbia il seguente limite? rapporto incrementale

1 − cos x xn − xn0
lim .
x→0 x2 x − x0
Se n = 1 allora il rapporto qui sopra vale 1 per ogni x 6= x0 ,
Svolgimento. 1) Possiamo prendere g(x) = sen x e
ed è indefinito per x = x0 come tutti i rapporti incrementa-
h(x) = x |x|, e sfruttare il fatto che
li. Esso tende perciò ad 1 quando x → x0 . In conclusione,
1 la funzione y(x) = x è derivabile per ogni x reale, e la sua
lim = +∞. derivata è la funzione costante 1. Per studiare il caso n ≥ 2,
x→0 |x|

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 45


possiamo procedere come segue. Poiché il numeratore è un L’equazione della retta tangente nel punto di ascissa x1 si
polinomio nella variabile x, che si annulla per x = x0 , es- trova in modo analogo, ed è
so è divisibile per x − x0 . Infatti, si ha xn − xn0 = (x −
x0 )(xn−1 + x0 xn−2 + · · · + x0n−2 x + x0n−1 ). Pertanto, il rap- y(x) = (cos 1) (x − 1) + sen 1,
porto suddetto è uguale a xn−1 +x0 xn−2 +· · ·+x0n−2 x+x0n−1
per x 6= x0 . Esso ammette limite finito per x → x0 , e tale il che richiama l’attenzione sulla necessità di un metodo di
limite vale x0n−1 + · · · + x0n−1 . Poiché gli addendi sono n, calcolo per le funzioni sen x e cos x per valori arbitrari di x.
possiamo scrivere semplicemente n x0n−1 . In conclusione, 4) Scrivendo x = x/2 + x/2, ed usando una formula trigo-
f4 (x) è derivabile (rispetto alla x) per ogni x reale ed ogni nometrica di addizione, si trova 1 − cos x = 2 sen2 (x/2).
n = 1, 2, . . . e la sua derivata è (xn )′ = n xn−1 . Perciò  2
Il rapporto incrementale di f5 è: 1 − cos x 1 sen(x/2)
= .
|x| − |x0 | x2 2 x/2
. Sapendo che (sen t)/t → 1 per t → 0, c’è da aspettarsi che
x − x0
Per x0 = 0 esso diventa |x|/x. Ma 1 − cos x 1
lim 2
= .
 x→0 x 2
|x| 1, se x > 0,
= In effetti, questo risultato si può dimostrare (rigorosamen-
x −1, se x < 0.
te) usando la definizione di limite e le proprietà del pas-
saggio al limite.
Dunque |x| non è derivabile per x = 0. Se, invece, x0 > 0,
allora
|x| − |x0 |
= 1 per x ∈ (0, x0 ) ∪ (x0 , +∞),
x − x0
dunque il limite del rapporto incrementale esiste, è finito
e vale 1. Pertanto (|x|)′ = 1 per ogni x > 0. Ragionando
analogamente, si trova che (|x|)′ = −1 per ogni x < 0.
3) Per l’interpretazione geometrica della derivata, l’equa-
zione della retta tangente nel punto di ascissa x0 si trova
ponendo m = f ′ (x0 ) nella (38), ed è dunque

1 π 3
y(x) = x− + .
2 3 2

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 46


Analisi Matematica I Osserviamo che, quando x tende ad 1, h tende a 0 e |t|
prof. Antonio Greco tende a +∞. Dunque l’argomento del logaritmo tende al
Derivate di ex e log x Esercizi numero di Nepero e. Sapendo che la funzione logaritmica
è continua, l’espressione (48) tende a log e = 1. Dunque
1) Determinare l’equazione della retta tangente al gra- (log x)′ = 1 per x = 1, e l’equazione della retta tangente è
fico della funzione f (x) = log x (logaritmo naturale y = x − 1.
di x) nel punto di ascissa x0 = 1, presupponendo la Esempio 14. Una funzione discontinua. La seguente
continuità di f in x0 . funzione è discontinua nel punto di ascissa x = 0:

2) Determinare l’equazione della retta tangente al grafico 1, se x > 0,
della funzione f (x) = ex nel punto di ascissa x0 = 0, f (x) =
0, se x ≤ 0.
presupponendo la continuità di f in x0 .
3) Dire se la funzione f (x) = ex è derivabile per ogni x ∈ 2) Poiché la funzione esponenziale è inversa di quella lo-
R, ed in caso affermativo determinarne la derivata. garitmica, si trova che l’equazione della tangente è y(x) =
4) Dire se la funzione f (x) = log x è derivabile per ogni x + 1. In particolare, si dimostra che
x ∈ R, ed in caso affermativo determinarne la deriva- ex − 1
lim = 1. (49)
ta. x→0 x
5) Dimostrare che la funzione f (x) = ex è continua per Basta infatti sostituire t = ex e si trova
x = 0, come presuppone l’esercizio 2. Suggerimento: ex − 1 t−1
= .
a) cominciare con la successione e1/n ; b) fare appello x log t
alla completezza; c) posto ℓ = limn→+∞ e1/n , dimo- Quando x tende a zero, t tende ad 1 per la continuità della
strare che e1/n > ℓ per ogni n, e dedurne che ℓ = 1. funzione esponenziale. Dunque, il limite del primo mem-
Svolgimento. 1) Per l’interpretazione geometrica della bro, per x → 0 può essere determinato facendo tendere t
derivata, è sufficiente trovare f ′ (1). A tal fine, posto h = ad 1 nel secondo membro. Ma questo è stato già fatto nel-
x − 1, scriviamo il rapporto incrementale come segue: l’esercizio precedente, ove si è visto che tale limite vale 1.
Da qui segue la (49).
log x log(1 + h)
= = log(1 + h)1/h . 3) Seguendo la definizione della derivata, consideriamo il
x−1 h
rapporto incrementale della funzione f (x) = ex in un pun-
Adesso, ponendo t = 1/h, siamo condotti a considerare to arbitrario x0 . Si ha:
l’espressione  1 t e x − e x0 ex−x0 − 1
log 1 + . (48) = e x0 .
t x − x0 x − x0

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 47


Con la sostituzione h = x − x0 , siamo condotti a conside- Procedimento B. Con la sostituzione y = log x, e indi-
rare la seguente espressione: cando con y0 la quantità y0 = log x0 , si trova:
eh − 1 log x − log x0 y − y0
e x0 . = y .
h x − x0 e − e y0
Richiamando la (49), e poiché h tende a 0 quando x ten-
Quando x tende a x0 , la variabile y = log x tende a y0 per
de a x0 , concludiamo che l’espressione suddetta ammette
la continuità della funzione logaritmica. Il secondo mem-
limite finito per x → x0 , e che tale limite vale ex0 . Dunque
bro tende, per quanto visto con l’esercizio 3, a e−y0 = 1/x0 .
la funzione f (x) = ex è derivabile per ogni x reale, e si ha
Dunque (log x)′ = 1/x.
(ex )′ = ex .
5) Dobbiamo verificare che limx→0 ex = e0 . Consideria-
4) La funzione f (x) = log x non è definita per x ≤ 0 (nel
mo, per incominciare, il caso x > 0. Poniamo n = [1/x]
campo reale), dunque la risposta all’esercizio è semplice-
(la parte intera di 1/x). Per la monotonia della funzione
mente: “no, f non è derivabile in R perché non è nemmeno
esponenziale, e poiché n ≤ 1/x, si ha 1 < ex ≤ e1/n per
definita in tutto questo insieme”. Al di là della risposta al-
x ≤ 1. Resta da dimostrare che e1/n → 1 per n → +∞.
l’esercizio, è tuttavia importante conoscere la derivata di
Per la monotonia della funzione esponenziale, e1/n è una
log x per x > 0. Per trovarla, possiamo procedere in vari
successione strettamente decrescente. Poiché 1 < e1/n ≤ e
modi. Vediamone due.
per ogni n ≥ 1, la successione e1/n è limitata. Per la com-
Procedimento A. Seguendo la definizione della deriva-
pletezza di R, esiste ℓ ∈ R tale che limn→+∞ e1/n = ℓ.
ta, consideriamo il rapporto incrementale della funzione
Poiché 1 < e1/n per ogni n, si ha ℓ ≥ 1. Poiché ℓ < e1/n
f (x) = log x in un punto x0 > 0. Sfruttando le proprietà
per ogni n, si ha ℓn < e per ogni n. Dunque ℓ = 1 e la
dei logaritmi, e con la sostituzione h = x − x0 , troviamo:
funzione esponenziale è continua da destra. Per studiare
1
log x − log x0  x − x0  x−x 0
 h  h1 il caso x < 0, poniamo x = −y con y > 0. Per quanto
= log 1 + = log 1 + .
x − x0 x0 x0 appena visto, si trova che ex = 1/ey → 1 quando x tende
a 0− , e l’esercizio è concluso.
Ora, ponendo h/x0 = 1/t, l’espressione precedente si può
riscrivere come segue:
  1
1 t x0 1  1 t
= log 1 + = log 1 + . (50)
t x0 t
Ricordando quanto detto per la (48), deduciamo che il se-
condo membro della (50) tende a 1/x0 . Dunque (log x)′ =
1/x.

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 48


Analisi Matematica I Svolgimento. 1-2) Durante la caduta, la posizione y(t) è
prof. Antonio Greco data da f (t) = y0 − 21 g t2 . L’urto col suolo avviene all’i-
Esercizi
p
Caduta di un grave stante t1 tale che y0 − 21 g t21 = 0, e cioè t1 = 2 y0 /g .
3) Si ha f1 (t) = y0 − 12 g (t − 2 t1 )2 , quindi f1′ (t) =
−g (t − 2 t1 ), e f1′′ = −g.
Studiamo la caduta di un punto materiale, libero di 4) Osserviamo che f (t) è data dalla differenza tra la
muoversi lungo l’asse verticale y, soggetto alla sola forza costante y0 e la quantità non negativa 21 g t2 , dunque il suo
peso, posto inizialmente ad un’altezza y0 > 0 dal suolo, e valore massimo è y0 (e viene raggiunto per t = 0). Per
lasciato cadere all’istante t0 = 0 con velocità iniziale nulla. lo stesso motivo, il massimo di f1 (t) è ancora y0 (e viene
Supponiamo costante l’accelerazione di gravità, e suppo- raggiunto per t = 2 t1 ).
niamo inoltre che l’urto con il suolo (posto a quota y = 0) 5) Questo è il grafico richiesto:
sia perfettamente elastico e di durata nulla.

1) Determinare l’istante t1 in cui il grave tocca terra per
la prima volta. y0

2) Determinare la legge oraria del moto y = f (t) per t ∈


(0, t1 ).
3) Verificare che la funzione f1 (t) = f (t − 2t1 ) soddisfa
l’equazione differenziale f1′′ = −g.
4) Verificare che la massima altezza raggiunta da un pun- ✲
to materiale che si muova lungo l’asse y con la legge 0 t1 2 t1 3 t1
oraria y = f1 (t) è la stessa del punto il cui moto è
descritto dalla legge y(t) = f (t).
5) Disegnare il grafico della funzione


 y0 , se t < 0;




f (t), se 0 ≤ t < t1 ;
t 7→


 f (2 t1 − t), se t1 ≤ t < 2 t1 ;




f1 (t), se 2 t1 ≤ t < 3 t1 .

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 49


Analisi Matematica I Svolgimento. 1) Posto g(x) = α log x e f (y) = ey , la fun-
prof. Antonio Greco zione xα si può scrivere come segue: xα = f (g(x)). Usando
Altre derivate Esercizi la regola di derivazione delle funzioni composte, si trova:
(xα )′ = eα log x α x1 = xα α x1 = α xα−1 . √
2) Dall’esercizio
√ ′ precedente, e siccome x = x1/2 , si
1) Dire se la funzione f (x) = xα , dove α è un parametro deduce che ( x ) = 21 x−1/2 = 2 √1 x , per x > 0. Resta
reale, è derivabile per ogni x > 0, ed in caso affer- da studiare l’eventuale derivabilità nel punto x0 = 0. Il
mativo trovarne la derivata. Suggerimento: scrivere rapporto incrementale in tale punto è:
xα = eα log x ed usare la regola di derivazione delle √
x 1
funzioni composte. = √ → +∞ per x → 0+ ,
x x

2) Trovare la derivata della funzione f (x) = x . √
dunque la funzione x non è derivabile per x = 0.
3) Regola di derivazione della funzione inversa. Suppo- 3) Derivando la (12) si trova: f ′ (g(x)) g ′ (x) = 1, quindi
niamo che f e g siano due funzioni derivabili legate
dalla relazione 1
g ′ (x) = .
f ′ (g(x))
f (g(x)) = x per ogni x ∈ (a, b). (51)
Esprimere g ′ usando f ′ . Suggerimento: derivare 4) Posto f (y) = sen y, si ha f (g(x)) = x per x ∈
la (51) usando la regola di derivazione della funzione (−1, 1). Usando la (13), si trova:
composta. 1 1 1
(arcsen x)′ = = = √
4) Supponendo che la funzione g(x) = arcsen x sia deri- cos g(x) cos arcsen x 1 − x2
vabile per x ∈ (−1, 1) (come in effetti è), trovarne la
derivata usando il risultato dell’esercizio precedente. 5) Questo è il grafico della funzione h:

5) Tracciare il grafico della seguente funzione: y ✻



1 − x2 , se x ∈ (−1, 1);
h(x) =
0, se x ∈ R \ (−1, 1).

−1 0 1 x
6) Per ogni x ∈ R, dire se la funzione h definita sopra è
derivabile, ed in caso affermativo trovarne la derivata. 6) Per x ∈ (−1, 1), risulta h(x) = 1 − x2 , dunque h
è derivabile e si ha h′ (x) = −2x. Inoltre, per x ∈ (−∞,

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 50


−1) ∪ (1, +∞) risulta h(x) = 0, dunque h è derivabile e Analisi Matematica I
si ha h′ (x) = 0. Restano da studiare i punti x0 = −1 e prof. Antonio Greco
x1 = 1. Il rapporto incrementale di h in x1 è: Eserc. sulle derivate 2 Esercizi
h(x)
x−1
1) Dire in quali punti le seguenti funzioni √ sono deriva-
Per ogni x > x1 , tale rapporto è nullo perché h(x) è nulla. bili, e scrivere le √ loro derivate: x , x2 , x3 , 1/x,

Quindi, è nullo anche il limite del rapporto incrementale sen x, cos x, tg x, 1 − x , 1 − x2 , sen 2
x, cos2 x,
per x → x+ − 21 x2

1 . Invece, se x ∈ (−1, 1), si ha:
2 2 2x−3
sen x , cos x , e ,e , sen(2x + 1), x , arcsen x,
3

arccos x, arctg x, log x.


h(x) 1 − x2
= = −(1 + x) −→− −2.
x−1 x−1 x→x1 2) Trovare (se esiste) l’equazione della retta tangente al
grafico delle suddette funzioni nel punto di ascissa 0.
Poiché il limite destro e quello sinistro del rapporto incre-
mentale sono diversi tra loro, la funzione h non è derivabile 3) Trovare (se esiste) la retta tangente ad un quadrato
nel punto x1 = 1. Alla stessa conclusione si perviene ra- in uno dei quattro vertici.
gionando in modo analogo nel punto x0 = −1.
4) Indicato con |x| il valore assoluto di x, e cioè la quan-
tità 
 x, se x ≥ 0,
|x| =
−x, se x < 0,

|x| |x|
stabilire se i limiti lim+ e lim− sono uguali fra
x→0 x x→0 x
loro o no.
5) Studiando il limite del rapporto incrementale, stabilire
se le funzioni f (x) = |x| e g(x) = x |x| sono derivabili
per x = 0, ed in caso affermativo determinare l’equa-
zione della retta tangente.
6) Se moltiplico tra loro due funzioni che non sono deri-
vabili, il prodotto sarà derivabile?

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 51


Analisi Matematica I Analisi Matematica I
prof. Antonio Greco prof. Antonio Greco
Eserc. sulle derivate 3 Esercizi Il differenziale Il differenziale
Dalla definizione della derivata, e tenendo conto del signi-
1) A. Scrivere la definizione della derivata. B. Dopo aver- ficato del simbolo o (o piccolo), deduciamo che una funzione f
la scritta, confrontare tale definizione con quella ri- è derivabile in un punto x0 se e solo se esiste un numero reale
portata su di un testo e/o sugli appunti di lezione, e m tale che
rilevare le eventuali differenze.
f (x) − f (x0 ) = m (x − x0 ) + o(x − x0 ). (52)
2) (∗) Utilizzando la definizione della derivata, determi-
Consideriamo dunque una funzione f , derivabile in un punto
nare il comportamento delle seguenti funzioni vicino
x0 , e indichiamo con y(x) la funzione il cui grafico è la retta
all’origine (tangente orizzontale, cuspide, flesso a tan-
tangente al grafico di f in x0 : y(x) = m (x − x0 ) + f (x0 ), dove
gente verticale. . . ): x1/3 ; x4/3 ; x2/3 ; x5/3 ; x1/2 ; x3/2 .
m = f ′ (x0 ). Poiché vale l’uguaglianza y(x0 ) = f (x0 ), l’incre-
3) (∗) Posto f (x) = x log x, e g(x) = e−1/x per x > 0, mento y(x) − y(x0 ) si può scrivere come segue: y(x) − y(x0 ) =
prolungare le funzioni f e g per continuità in x = 0, e m (x − x0 ). Perciò, la (52) diventa:
calcolarne le derivate destre in tale punto. f (x) − f (x0 ) = y(x) − y(x0 ) + o(x − x0 ).
4) Stabilire se le funzioni f (t) = arccos cos t Questa formula dice che l’incremento di f è uguale all’incemen-
sen t
e g(t) = sono periodiche. to di y più un infinitesimo di ordine superiore rispetto a x − x0 .
| sen t| L’incremento di y si chiama differenziale di f , e si indica con
5) Tracciare il grafico della funzione f dell’esercizio pre- df . Più precisamente, si pone:
cedente. Suggerimento: sfruttare la definizione di dfx0 (x − x0 ) = y(x) − y(x0 ).
arccos x per semplificare l’espressione di f .
In tal modo, la (52) diventa:
6) Tracciare il grafico della funzione g dell’esercizio 4.
Suggerimento: sfruttare la definizione di |x| per sem- f (x) − f (x0 ) = dfx0 (x − x0 ) + o(x − x0 ),
plificare l’espressione di g.
che esprime il fatto che l’incremento di f è uguale al diffe-
renziale di f più un infinitesimo di ordine superiore rispetto a
(∗) M. Bramanti, C. D. Pagani, S. Salsa. x − x0 .
Analisi Matematica 1. Zanichelli (pag. 160).

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 52


Analisi Matematica I Analisi Matematica I
prof. Antonio Greco prof. Antonio Greco
Eserc. sul simbolo ≈ Esercizi Monotonia Monotonia
Conveniamo di scrivere f (x) ≈ g(x) per x vicino a x0 se Definizione (funzione strettamente crescente). Una fun-
zione f : (a, b) → R si dice strettamente crescente se per ogni
f (x) − g(x) x1 , x2 ∈ (a, b), tali che x1 < x2 , risulta f (x1 ) < f (x2 ).
lim = 0.
x→x0 x − x0
Esempio 15. La funzione y = x2 è strettamente crescente
1) Determinare due numeri reali m e q tali che sen x ≈ mx + sull’intervallo (0, +∞).
q per x vicino a 0. Osservando la definizione, concludiamo che una funzione
f : (a, b) → R non è strettamente crescente quando esistono
2) Ripetere l’esercizio precedente sostituendo al posto di almeno due valori x1 , x2 ∈ (a, b) tali che x1 < x2 e f (x1 ) ≥
sen x le seguenti funzioni: f (x2 ).
cos x Esempio 16. La funzione y = x2 non è strettamente crescente
sull’intervallo (−∞, +∞).
log(1 + x) (logaritmo naturale di 1 + x)
x La proprietà di monotonia (crescenza o decrescenza) di una
e
√ funzione è legata al segno della derivata prima. In particolare,
1+x si ha:
Legame tra monotonia e derivata. Se una funzione f : (a,
3) Dire se è corretto scrivere: cos x ≈ 1 − x2/2 per x vicino a
b) → R è derivabile in (a, b), e se f ′ (x) > 0 per ogni x ∈ (a, b)
0.
allora f è strettamente crescente.
4) Supponiamo di avere tre funzioni f, g e h, e di sapere che La proprietà di stretta crescenza di una funzione non si
f (x) ≈ g(x) e g(x) ≈ h(x) per x vicino ad un certo x0 . deve identificare con la positività della derivata prima, come
Possiamo dedurne che f (x) ≈ h(x)? mostra il seguente esempio:
5) Posto f (x) = sen x e g(x) = x + 10−6/x, calcoliamo f (x) e Esempio 17. La funzione f (x) = 2x + |x| è strettamente cre-
g(x) per x = 1,00, x = 0,10, x = 0,01, arrotondando il ri- scente sull’intervallo (−∞, +∞), e non è derivabile per x = 0.
sultato alla seconda cifra decimale. Osservando i risultati
ottenuti, possiamo concludere che sen x ≈ x e g(x) ≈ x
per x vicino a zero?

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 53


Analisi Matematica I Analisi Matematica I
prof. Antonio Greco prof. Antonio Greco
Eserc. su monotonia Esercizi Eserc. base Esercizi
La parte positiva e la parte negativa di x si indicano con x+ e
x− , e sono definite come segue: 1) Trovare tutti i numeri reali che differiscono da π/2 per un
  multiplo di π.
x, se x ≥ 0;  0, se x ≥ 0;
x+ = x− = 2) Tracciare il grafico delle seguenti funzioni: y = tg(arc-
0, se x < 0, −x, se x < 0.
tg x), y = arctg(tg x), y = elog x , y = log ex .
1) Disegnare il grafico delle seguenti funzioni: 3) Tracciare il grafico della funzione y = arctg x.

x+ , |x| x, x3 , x− , x+ + x− , x+ − x− . 4) Trovare il differenziale


√ delle seguenti funzioni nel punto
x0 = 0: y = 1 − x , y = sen x, y = cos x, y = ex , y =
2

2) Stabilire quali, tra le funzioni precedenti, sono derivabili log(1 + x).


nei punti di ascissa x = 0 e x = 1.
5) Consideriamo una funzione f avente per dominio un in-
3) Determinare l’equazione della retta tangente al grafico del- tervallo (a, b) e a valori reali. Consideriamo, inoltre, un
la funzione y = x3 nel punto di ascissa x = 0. punto x0 ∈ (a, b). Dimostrare che f è derivabile in x0 se e
solo se esiste un polinomio di primo grado y(x) = mx + q
4) a. Determinare il più grande intervallo aperto contenente tale che f (x) = y(x) + o(x − x0 ) per x → x0 .
l’origine e tale che la funzione f1 (x) = sen x sia stret-
tamente crescente in tale intervallo. b. Determinare il
più grande intervallo aperto contenente l’origine e tale che
f1′ (x) > 0 in tale intervallo.

5) Ripetere l’esercizio precedente, se possibile, usando al po-


sto di f1 (x) le seguenti funzioni: |x| x, x3 , cos x, tg x, ex ,
log(1 + x) (logaritmo naturale di 1 + x).

6) Dico che se una funzione f : (a, b) → R è derivabile e stret-


tamente crescente nell’intervallo (a, b), allora f ′ (x) > 0
per ogni x ∈ (a, b): dimostrare o confutare questa affer-
mazione.

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 54


Analisi Matematica I Studiamo il segno della derivata prima, perché esso è legato
prof. Antonio Greco alla monotonia della funzione A(r). La disuguaglianza 4 π r −
Ottimizzazione Ottimizzazione 2 V /r2 > 0 equivale a r3 > V /(2 π), ovvero r > r0 , dove r0 è
dato da r
3 V
r0 = .
I problemi di ottimizzazione consistono nel trovare il più 2π
piccolo (o il più grande) valore possibile per una data funzione, Per il legame che sussiste fra il segno della derivata prima e
detta funzione obiettivo. Essi sono importanti per il significato la monotonia della funzione, possiamo concludere che A(r) è
che la funzione obiettivo ha, di volta in volta, e corrispondono strettamente crescente nell’intervallo (r0 , +∞), e strettamente
alla volontà di tovare la migliore soluzione possibile ad un dato decrescente nell’intervallo (0, r0 ) (A(r) non è definita per r ≤
problema. 0). Dunque il più piccolo valore di A(r) è p quello assunto per
Esempio 18. Un problema isoperimetrico. Consideriamo r√= r0 . In corrispondenza, si trova h(r0 ) = 3 4 V /π e A(r0 ) =
3
un generico cilindro circolare retto, ed indichiamo con r il rag- 3 2 π V 2 . Si noti che 2 r0 = h(r0 ).
gio di base e con h l’altezza. Ci proponiamo di determinare r
Avendo in mente almeno l’esempio precedente, passiamo a
e h in modo tale che la superficie totale del cilindro sia la più
considerare la definizione di minimo di una funzione, che vale
piccola possibile, fermo restando il volume.
molto più in generale:
Tale problema si può interpretare come la ricerca delle di-
mensioni ottimali da dare ad un contenitore (il cilindro) in Definizione (minimo assoluto di una funzione). Dato un
modo tale da rendere minima la quantità di materiale neces- insieme arbitrario X, consideriamo una funzione f : X → R.
saria per costruirlo (proporzionale alla superficie) lasciandone Se esiste un x0 ∈ X tale che
inalterata la capacità.
f (x0 ) ≤ f (x) per ogni x ∈ X
Soluzione. Assegnato il valore del volume V , il raggio r e l’al-
tezza h sono legati dalla relazione π r2 h = V . Dunque possia- allora: si dice che f ammette minimo assoluto in X, il punto
mo esprimere h in funzione di r, come segue: h(r) = V /(π r2 ). x0 si dice punto di minimo assoluto per f in X, e si scrive
La superficie totale del cilindro A è data da
min f (x) = f (x0 ).
2V x∈X
A(r) = 2 π r2 + 2 π r h(r) = 2 π r2 + .
r
La definizione di massimo è del tutto analoga:
Conoscendo l’andamento delle funzioni 2 π r2e 2 V /r, possiamo
Definizione (massimo assoluto di una funzione).
già avere un idea dell’aspetto del grafico della funzione A(r).
Dato un insieme arbitrario X, consideriamo una funzione
Per maggiore precisione, usando il calcolo differenziale, trovia-
f : X → R. Se esiste un x0 ∈ X tale che
mo:
2V
A′ (r) = 4 π r − 2 . f (x0 ) ≥ f (x) per ogni x ∈ X
r

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 55


allora: si dice che f ammette massimo assoluto in X, il punto come volevasi dimostrare. La conclusione segue in modo simile
x0 si dice punto di massimo assoluto per f in X, e si scrive nel caso in cui x0 è un punto di massimo assoluto. ✷

max f (x) = f (x0 ). L’importanza e la notorietà del teorema di Fermat non so-
x∈X no ragioni sufficienti per identificare il concetto di massimo o
In pratica, nel corso di Analisi Matematica I, l’insieme arbi- quello di minimo con quello di punto critico. Può infatti av-
trario X è quasi sempre un intervallo. Talvolta, X è l’unione venire che la derivata non esista in un punto di minimo (o di
di un numero finito di intervalli disgiunti, come per esempio massimo), come mostra il seguente esempio.
il dominio della funzione 1/ log x. Raramente, X è l’unione di Esempio 19. La funzione y = |x| ha minimo assoluto per

infiniti intervalli disgiunti, come il dominio di sen x . x0 = 0, perché |0| ≤ |x| per ogni x ∈ R, ma tale funzione non
Al di fuori del corso, gli elementi dell’insieme X possono è derivabile in x0 = 0.
anche non essere numeri, ad esempio possono essere vettori a Può anche avvenire che una funzione abbia minimo in un
due o più componenti, oppure funzioni. estremo del suo intervallo di definizione. Anche in questo caso
L’errore più frequente nello studio dei concetti di massimo il teorema di Fermat non è applicabile, come mostra il seguente
e minimo consiste nel confonderli con il concetto di punto cri- esempio.
tico, cioè punto dove si annulla la derivata prima. La seguente Esempio 20. L’energia potenziale di un punto materiale di
discussione è volta a chiarire la questione. massa m, soggetto ad un campo gravitazionale uniforme, e libe-
Un classico teorema, attribuito al giurista Pierre de Fer- ro di muoversi al disopra di un dato piano orizzontale, è espres-
mat, afferma che se X è un intervallo sulla retta reale, e se f sa dal prodotto m g h, dove g è l’accelerazione di gravità e h la
è derivabile ed assume il minimo in un punto x0 interno a tale distanza dal piano suddetto. La funzione f (h) = m g h, defini-
intervallo, allora la sua derivata deve annullarsi: ta sull’intervallo [ 0, +∞), oppure sull’intervallo [ 0, b ], dove b è
Teorema 2. (Fermat). Se f : (x0 − ε, x0 + ε) → R ha un mi- un valore della quota al di sopra del quale il campo gravitazio-
nimo assoluto o un massimo assoluto in x0 , e se f è derivabile nale non può più considerarsi uniforme, assume il minimo per
in x0 , allora f ′ (x0 ) = 0. h = 0. Tuttavia, la derivata destra f ′ (0+ ) vale m g e non 0.
Dimostrazione. Per l’ipotesi di derivabilità di f , e poiché x0 è La questione dell’esistenza di un punto di massimo e di
un punto interno al dominio di f , si ha: un punto di minimo assoluto è affrontata da un fondamentale
teorema, la cui dimostrazione si può trovare sui testi di Analisi
f (x) − f (x0 ) f (x) − f (x0 ) esistenti:
lim = f ′ (x0 ) = lim .
x→x+
0
x − x0 x→x0− x − x0 Teorema 3. (Weierstrass). Se f ha per dominio un inter-
Nel caso in cui x0 è un punto di minimo assoluto, il rapporto vallo chiuso e limitato [a, b], ed è continua in tutti i punti di
incrementale al primo membro è maggiore o uguale a 0. Per il tale intervallo, allora esistono almeno un punto di massimo
teorema della permanenza del segno, ne segue che f ′ (x0 ) ≥ 0. assoluto ed uno di minimo assoluto.
Ragionando in modo analogo sul rapporto incrementale all’ul- I teoremi di Fermat e di Weierstrass, oltre a fornire degli
timo membro, si trova che f ′ (x0 ) ≤ 0. Dunque f ′ (x0 ) = 0, strumenti per la ricerca degli eventuali punti di massimo e di

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 56


minimo di una funzione, e quindi per la soluzione dei problemi Analisi Matematica I
di ottimizzazione, sono anche la chiave per dimostrare un altro prof. Antonio Greco
classico teorema, dalle importanti conseguenze: Eserc. ottimizzazione Esercizi
Teorema 4. (Rolle). Sia f : [a, b] → R una funzione deriva-
bile in (a, b) e continua agli estremi, e tale che f (a) = f (b).
Allora esiste almeno un punto ξ ∈ (a, b) tale che f ′ (ξ) = 0.
1) Supponiamo di voler costruire un tubo di lunghezza ℓ,
Dimostrazione. Poiché, per ipotesi, f è derivabile in (a, b), essa la cui sezione sia di forma rettangolare ed abbia un’area
è anche continua in (a, b). Ancora per ipotesi, f è continua assegnata A, utilizzando la minore quantità possibile di
anche agli estremi di tale intervallo. Dunque ammette massimo materiale. Determinare le dimensioni x e y della sezione
e minimo assoluti (per il teorema di Weierstrass). Se almeno del tubo.
uno tra il massimo ed il minimo di f è assunto in un punto
interno ξ, allora f ′ (ξ) = 0 per il teorema di Fermat. Se, invece, 2) Determinare gli eventuali punti di massimo e gli eventuali
sia il massimo che il minimo di f sono assunti agli estremi, punti di minimo assoluto della funzione y = x2 (non è
allora, siccome f (a) = f (b), f è costante e f ′ (ξ) = 0 per ogni necessario usare il calcolo differenziale).
ξ ∈ (a, b). ✷
3) Determinare gli eventuali punti di massimo e gli eventuali
punti di minimo assoluto della funzione

1 1 (x−µ)2
y= √ e− 2 σ2 ,
σ 2π
dove µ e σ sono due parametri reali, con σ > 0 (non è
necessario usare il calcolo differenziale).

4) Consideriamo un intervallo chiuso e limitato [a, b], ed una


generica funzione f : [a, b] → R. Supponiamo che

min f (x) = f (a).


x∈[a,b]

Supponiamo, inoltre, che f sia dotata di derivata destra


f+′ (a). Dimostrare che f+′ (a) ≥ 0.

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 57


Analisi Matematica I
prof. Antonio Greco
T. Lagrange, Cauchy Esercizi

1) Consideriamo un generico intervallo chiuso e limitato


[a, b], ed una generica funzione f : [a, b] → R. Supponiamo
che f sia derivabile nell’intervallo aperto (a, b), e continua
agli estremi. Dimostrare che esiste almeno un punto
ξ ∈ (a, b) tale che

f (b) − f (a)
f ′ (ξ) =
b−a
(teorema del valor medio di Lagrange). Suggerimento: ve-
rificare che la funzione ϕ(x) = (b−a) f (x)−(f (b)−f (a)) x
soddisfa le ipotesi del teorema di Rolle.

2) Interpretare geometricamente il teorema di Lagrange.

3) Dimostrare che se una funzione f è derivabile in un in-


tervallo (a, b), e se f ′ (x) > 0 per ogni x ∈ (a, b), allora f
è strettamente crescente. Suggerimento: usare il teorema
di Lagrange.

4) Consideriamo due funzioni f e g, continue in un intervallo


[a, b], e derivabili in (a, b). Supponiamo che g ′ (x) 6= 0 per
ogni x ∈ (a, b). Dimostrare che (teorema di Cauchy) esiste
almeno un ξ ∈ (a, b) tale che

f (b) − f (a) f ′ (ξ)


= ′ .
g(b) − g(a) g (ξ)

Suggerimento: usare la funzione ψ(x) = (g(b) − g(a))


f (x) − (f (b) − f (a)) g(x).

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 58


Analisi Matematica I equivale alla non-decrescenza di f ′ . Similmente, la condizione
prof. Antonio Greco
Convessità Convessità f ′′ (x) ≤ 0 per ogni x ∈ (a, b)

equivale alla non-crescenza di f ′ .


Una delle più notevoli proprietà qualitative di una funzione È bene tener presente che una funzione può benissimo esse-
è la convessità, che si può definire come segue: re convessa, o concava, senza che ne esista la derivata seconda
Definizione (funzione convessa). Una funzione f : (a, b) → in qualche punto. Questa circostanza è evidenziata dal seguen-
R si dice convessa se per ogni x1 , x2 ∈ (a, b) ed ogni t ∈ (0, 1) te esempio.
si ha Esempio 21. La funzione y = |x| è convessa, pur non essendo
derivabile nel punto x = 0.
f (t x1 + (1 − t) x2 ) ≤ t f (x1 ) + (1 − t) f (x2 ).
La definizione appena data esprime il fatto che nessun
punto del segmento che congiunge due punti qualunque (x1 ,
f (x1 )), (x2 , f (x2 )) del grafico di f si trova al di sotto del pun-
to del grafico di f avente la stessa ascissa. In modo del tutto
analogo si definisce la concavità:
Definizione (funzione concava). Una funzione f : (a, b) →
R si dice concava se per ogni x1 , x2 ∈ (a, b) ed ogni t ∈ (0, 1)
si ha
f (t x1 + (1 − t) x2 ) ≥ t f (x1 ) + (1 − t) f (x2 ).
Se una funzione f è derivabile due volte, la sua eventuale
convessità è legata al segno della derivata seconda:
Legame con la derivata seconda. Supponiamo che f :
(a, b) → R sia derivabile due volte in tutto l’intervallo (a,
b). Condizione necessaria e sufficiente affinché f sia convessa
(rispettivamente, concava) è che f ′′ (x) ≥ 0 (rispettivamente,
f ′′ (x) ≤ 0) per ogni x ∈ (a, b).
Osservazione. Poiché f ′′ è la derivata di f ′ , e tenendo pre-
sente il legame tra derivata e monotonia, si conclude che la
condizione
f ′′ (x) ≥ 0 per ogni x ∈ (a, b)

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 59


Analisi Matematica I 5) Si ha lim x2 = +∞. Infatti, fissato un M ∈ R+ grande
x→+∞ √
prof. Antonio Greco a piacere, se x > M allora x2 > M . In maniera analo-
Studio del grafico Studio del grafico ga si dimostra che lim x2 = +∞, come del resto segue
x→−∞
dalla simmetria della funzione y = x2 .
A conclusione della trattazione di alcune proprietà qualita- 6) La derivata esiste per ogni x ∈ R, ed è data da (x2 )′ = 2x.
tive delle funzioni, studiamo il grafico della funzione y = x2 . È Essa si annulla per x = 0. Dunque il grafico amette tan-
ben noto che tale funzione ha per grafico una parabola avente gente in ogni punto, e la tangente nell’origine è orizzontale.
per asse l’asse y, il vertice nell’origine, e la concavità rivolta 7) Convessità: la derivata seconda esiste in ogni punto, e si
verso l’alto. Pertanto, si ha la possibilità di mettere alla prova ha (x2 )′′ = 2 > 0. Dunque la funzione y = x2 è convessa.
le nozioni teoriche sin qui sviluppate.
8) Massimi e minimi: poiché y(0) = 0, e poiché y(x) ≥ 0 per
Studio del grafico di y = x2 . ogni x ∈ R, la definizione di minimo assoluto è soddisfat-
0) Il dominio è R. Questa informazione va resa sul grafico ta, e possiamo scrivere min x2 = 0.
x∈R
evitando di dare l’impressione che esso, da un certo punto Non vi sono altri estremi all’infuori di quello appena indi-
in poi, salga verticalmente, parallelo all’asse y. viduato. Ciò si può dedurre dalla proprietà di monotonia,
1) Simmetria nella variabile x: si ha x2 = (−x)2 per ogni esaminata prima, oppure facendo appello al teorema di
x ∈ R. Il grafico è simmetrico rispetto all’asse y. Fermat, e tenendo conto del fatto che l’unico punto criti-
2) Non-negatività: risulta x2 ≥ 0 per ogni x ∈ R. Dunque il co è x0 = 0.
grafico giace nel semipiano y ≥ 0.
3) L’uguaglianza x2 = 0 vale se e solo se x = 0: questo, uni-
tamente alla definizione di minimo assoluto ed all’osserva-
zione precedente, consente di dire che la funzione y = x2
ha un minimo assoluto per x = 0.
4) Monotonia. Prendiamo x1 e x2 in modo tale da soddisfare
la condizione 0 < x1 < x2 . Poiché una disuguaglianza si
conserva moltiplicando ambo i membri per una quantità
positiva, si ha x21 < x1 x2 e x1 x2 < x22 . Per la proprietà
transitiva si ricava quindi x21 < x22 , e perciò x2 è stretta-
mente crescente sull’intervallo (0, +∞).
Se, invece, x1 < x2 < 0, si trova x21 > x22 , e perciò x2 è
strettamente decrescente sull’intervallo (−∞, 0).

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 60


Analisi Matematica I Analisi Matematica I
prof. Antonio Greco prof. Antonio Greco
Eserc. su convessità Esercizi Esercizi di riepilogo Esercizi

1) Indicato con M un generico numero reale positivo, trovare 1) Tracciare


√ il grafico delle seguenti funzioni: x + log x,
un numero x0 ∈ R tale che x2 > M per ogni x < x0 (se si x2 + 5x + 4 , x + x2 , x99 , ecos x , 1 − |x − 2|.
risolve questo esercizio, si può scrivere lim x2 = +∞).
x→−∞ 2) Determinare gli eventuali punti di massimo assoluto, e gli
2) Trovare una funzione f : R → R tale che ogni punto del eventuali punti di minimo assoluto delle funzioni dell’eser-
suo grafico disti dal punto (0, 1/4) tanto quanto dista dal- cizio precedente.
la retta y = −1/4. √ x
3) Risolvere la disequazione x2 + 5x + 4 < 2 −
2
3) Verificare che la funzione f (x) = mx + q soddisfa la defi-
nizione di funzione convessa per ogni m, q ∈ R. 4) Determinare la base x e l’altezza y di un rettangolo in
modo tale che la sua area sia A = 4 ed il suo perimetro
4) Presi due punti generici x1 , x2 ∈ R, determinare la legge sia il più grande possibile.
oraria x = x(t) del moto di un punto che si muove lungo
l’asse x con velocità costante, ed in modo tale che x(0) =
x2 , x(1) = x1 .

5) Data una funzione generica f : (a, b) → R, e fissati due


punti distinti x1 , x2 ∈ (a, b), trovare l’equazione della ret-
ta r passante per i due punti del grafico di f aventi ascissa
rispettivamente uguale a x1 e x2 .

6) Determinare la legge oraria del moto di un punto che si


muove di moto uniforme lungo la retta r dell’esercizio pre-
cedente, e la cui ascissa è x2 all’istante t = 0, e x1 all’i-
stante t = 1.

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 61


Analisi Matematica I t0 ∈ (a, b) se le componenti x1 (t), . . . , xN (t) di x(t) sono tut-
prof. Antonio Greco te derivabili per t = t0 nel senso della definizione di pagi-
Moto uniforme Moto uniforme na 41. In tal caso, si dice derivata di x(t) per t = t0 il vettore
x′ (t0 ) = (x′1 (t0 ), . . . , x′N (t0 )).
Le due precedenti definizioni sono equivalenti nel senso che
Studiamo il moto di un punto materiale il cui vettore ve-
una funzione x(t) ne soddisfa una se e solo se soddisfa l’altra.
locità v sia costante. Più precisamente, determiniamo la legge
Ciò è dovuto al fatto che il limite di una funzione a valori in
oraria del moto x = x(t), dove x è il vettore di R3 che rappre-
RN è (se esiste) il vettore le cui componenti sono i limiti delle
senta la posizione del punto mobile, e t è la variabile temporale.
componenti della funzione.
Richiamiamo la definizione di funzione costante:
A questo punto possiamo caratterizzare le funzioni costanti
Definizione (funzione costante). Una funzione x(t), dove attraverso la loro derivata.
x ∈ RN , N ≥ 1, e t ∈ (a, b), si dice costante se esiste un vettore
x0 ∈ RN tale che Lemma 1. Una funzione x(t), dove x ∈ RN , N ≥ 1, e t ∈
(a, b), è costante se e solo se x′ (t) = 0 per ogni t ∈ (a, b).
x(t) = x0 per ogni t ∈ (a, b). Dimostrazione. Supponiamo che la funzione x(t) sia costante.
Allora il rapporto incrementale
Come vedremo tra poco, le funzioni costanti su di un in-
tervallo si possono caratterizzare mediante la loro derivata. La x(t) − x(t0 )
derivata di una funzione a valori vettoriali x(t) si definisce co-
t − t0
me segue:
Definizione della derivata. Una funzione x(t), dove x ∈ è uguale a 0 per ogni t 6= t0 . Dunque ne esiste il limite per
RN , N ≥ 1, e t ∈ (a, b), si dice derivabile in un punto t0 ∈ (a, b) t → t0 , e tale limite è ancora 0.
se esiste un vettore di RN , denotato con x′ (t0 ), tale che Viceversa, supponiamo che x(t) (sia derivabile in (a, b) ed)
abbia la derivata identicamente nulla. Fissiamo un punto a
x(t) − x(t0 ) piacere t0 ∈ (a, b). Per ogni t ∈ (a, b) diverso da t0 , e per ogni
lim = x′ (t0 ). (53)
t→t0 t − t0 k = 1, . . . , N possiamo applicare il teorema di Lagrange alla
componente xk (t) di x(t): dunque esiste un punto ξ ∈ (a, b)
In tal caso, il vettore x′ (t0 ) si chiama derivata di x(t) per t = tale che
t0 . xk (t) − xk (t0 )
= x′k (ξ).
Si noti che la definizione della derivata non può essere ri- t − t0
dotta alla sola formula (53), ma richiede l’esistenza del limite
Poiché il secondo membro è uguale a zero per ipotesi, ne se-
che vi figura. Un’altra possibile definizione è la seguente:
gue che xk (t) = xk (t0 ). Dunque x(t) è costante, come vo-
Definizione della derivata. Una funzione x(t), dove x ∈ levasi dimostrare, ed assume identicamente il valore x0 =
RN , N ≥ 1, e t ∈ (a, b), si dice derivabile in un punto (x1 (t0 ), . . . , xN (t0 )). ✷

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 62


Applicazione. Supponiamo che un punto materiale si muo-
va in R3 secondo la legge oraria x = x(t), dove x(t) è una
funzione incognita che costituisce l’oggetto del nostro studio, e
t ∈ (a, b). Supponiamo che la velocità v del punto sia costante.
Tale circostanza si esprime attraverso l’equazione

x′ (t) = v. (54)

L’equazione (54), dove v rappresenta un vettore dato, e x(t)


una funzione incognita, è un esempio di equazione differenziale
(vettoriale) del primo ordine, ovvero di sistema di equazioni
differenziali (scalari) del primo ordine. Indicate con v1 , v2 , v3
le componenti di v, esso può essere scritto come segue:


 x′1 (t) = v1 ,


x′2 (t) = v2 ,



 ′
x3 (t) = v3 .

Osserviamo che la funzione

x(t) = x0 + v t (55)

soddisfa la (54) qualunque sia il vettore x0 . Resta da vedere


se ci sono altre soluzioni. A tal fine, indichiamo con x(t) una
generica soluzione dell’equazione, e consideriamo la differenza
x(t) − v t. Derivando rispetto a t si trova (x(t) − v t)′ = x′ (t) −
v = 0. Usando il lemma 1, segue che la differenza x(t) − v t è
costante, dunque non vi sono altre soluzioni oltre a quelle della
forma (55).

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 63


Analisi Matematica I Osservazione. (0! = 1). Rinunciando all’uguaglianza 0! =
prof. Antonio Greco 1, la formula di Taylor si può scrivere come segue:
Formula di Taylor Formula di Taylor n
X f (k) (x0 ) f (n+1) (ξ)
f (x) = f (x0 ) + (x − x0 )k + (x − x0 )n+1 .
k! (n + 1)!
k=1

L’uguaglianza 0! = 1 si giustifica non tanto chiedendosi cosa


Teorema 5. (Formula di Taylor con il resto di Lagran- avviene se si moltiplica lo zero per i numeri naturali precedenti
ge). Consideriamo un numero naturale n, una funzione f (x) (che non ci sono), ma osservando che essa consente di scrivere
derivabile n + 1 volte in un intervallo (a, b), e due punti x0 , x ∈ la formula di Taylor nella forma (56), che è più concisa di quella
(a, b). Allora esiste ξ ∈ (a, b) tale che qui sopra.
n
X f (k) (x0 ) k f (n+1) (ξ) Osservazione. (00 = 1). L’uguaglianza 00 = 1 si giustifica
f (x) = (x − x0 ) + (x − x0 )n+1 , (56) non tanto chiedendosi cosa avviene se si moltiplica 0 per sé
k! (n + 1)!
k=0
stesso 0 volte, ma osservando che essa consente di dire che la
dove f (k) denota la derivata k-esima di f , e si intende che formula di Taylor è valida anche nel caso x = x0 . In tal caso,
f (0) = f , 00 = 1, 0! = 1. infatti, il secondo membro della (56) si riduce al solo termi-
ne f (x0 ) 00 /0! . Usando le uguaglianze 00 = 1 e 0! = 1, tale
Dimostrazione. Il procedimento per la dimostrazione è indica- termine diventa f (x0 ), e l’uguaglianza (56) è soddisfatta.
to negli esercizi 5–9 a pagina 67. In particolare, si trova che se
La formula di Taylor con il resto di Lagrange può servire
x0 < x allora ξ ∈ (x0 , x). Se, invece, x < x0 , allora ξ ∈ (x, x0 ).
per il calcolo di alcune funzioni trascendenti, come mostra il
Se, infine, x = x0 , la (56) diventa:
seguente esempio.
f (n+1) (ξ) n+1 Esempio 22. Una stima con la formula di Taylor. Pren-
f (x0 ) = f (x0 ) 00 + 0 diamo f (x) = sen x e x0 = 0 (quando x0 = 0, la formula (56)
(n + 1)!
si dice formula di Maclaurin). La (56) diventa:
e si verifica direttamente. ✷ n
X x2k+1 f (2n+3) (ξ) 2n+3
La (56) si dice formula di Taylor con il resto di Lagrange, sen x = (−1)k + x
(2k + 1)! (2n + 3)!
ed il termine k=0
f (n+1) (ξ)
(x − x0 )n+1 Ponendo n = 1 si ottiene:
(n + 1)!
x3 cos ξ 5
si chiama resto di Lagrange. sen x = x − + x ,
3! 5!
Osservazione. (Il caso n = 0). Per n = 0, la (56) diventa: cioè  
f (x) = f (x0 ) + f ′ (ξ) (x − x0 ). Dunque il teorema 5 si riduce al x3 cos ξ 5
teorema di Lagrange. sen x − x − = x .
3! 5!

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 64


Per ogni x ∈ [ −1, 1 ] si ha |x5 | ≤ 1, e perciò: Esempio 25. Serie di Maclaurin di log(1 + x).
  La serie di Maclaurin della funzione f (x) = log(1 + x) converge
3
sen x − x − x ≤ 1 .
per x ∈ (−1, 1 ], e la sua somma è log(1+x). In particolare, per
3! 120 x ∈ [ 0, 1 ] la conclusione segue dal fatto che il resto di Lagrange
tende a 0 per n → +∞. Questo è vero anche se x ∈ (−1, 0),
Se, dunque, riteniamo accettabile un errore non superiore a
ma la verifica è meno immediata.
1/120, possiamo usare il polinomio x − x3 /6 al posto della fun-
zione sen x per x ∈ [ −1, 1 ]. Il vantaggio è che il valore di un Teorema 6. (Formula di Taylor con il resto di Peano).
polinomio si ottiene mediante le quattro operazioni aritmeti- Consideriamo un intero positivo n, e una funzione f (x) deri-
che. vabile n − 1 volte in un intervallo (a, b), e dotata della derivata
Serie di Taylor. Supponiamo che f possieda le derivate di n-esima in un certo punto x0 ∈ (a, b). Allora per x → x0 si ha:
tutti gli ordini in un intervallo (a, b). Fissato un punto x0 ∈ n
X f (k) (x0 )
(a, b), la serie di Taylor di f si rappresenta con la seguente f (x) = (x − x0 )k + o((x − x0 )n ). (57)
espressione: k!
k=0
+∞ (k)
X f (x0 )
(x − x0 )k , Dimostrazione. Seguire il suggerimento dell’esercizio 1 a pagi-
k!
k=0 na 32. ✷
la quale, a sua volta, si definisce attraverso il seguente limite: La formula (57) si dice formula di Taylor con il resto di
+∞ (k) n Peano.
X f (x0 ) k
X f (k) (x0 )
(x − x0 ) = lim (x − x0 )k . Osservazione. (Il caso n = 1). Per n = 1 la (57) si riduce a
k! n→+∞ k!
k=0 k=0 f (x) = f (x0 ) + f ′ (x0 ) (x − x0 ) + o(x − x0 ), formula che discende
Se tale limite esiste ed è finito, si dice che la serie converge, direttamente dalla definizione della derivata.
ed il valore del limite si dice somma della serie. Se il limite
suddetto non esiste, si dice che la serie è indeterminata.
Esempio 23. Serie di Maclaurin di sen x. La serie di
Maclaurin (cioè la serie di Taylor con x0 = 0) della funzione
f (x) = sen x converge per ogni x ∈ R, e la sua somma è sen x.
In particolare, per x ∈ [ −1, 1 ] la conclusione segue dal fatto
che il resto di Lagrange tende a 0 per n → +∞. Questo è vero
anche se x 6∈ [ −1, 1 ], ma la dimostrazione è meno immediata.
Esempio 24. Serie di Maclaurin di cos x e ex . Per le fun-
zioni cos x e ex valgono considerazioni analoghe a quelle fatte
nell’esempio precedente.

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 65


Analisi Matematica I Analisi Matematica I
prof. Antonio Greco prof. Antonio Greco
Eserc. Taylor 1 Esercizi Eserc. Taylor 2 Esercizi
Posto f (x) = 2x2 + 2x − 24; x0 = 1 per ogni x ∈ R; f (0) = f , e
f (k) = df (k−1) /dx per ogni k ∈ Z+ , svolgere i seguenti esercizi. 1) Posto f (x) = (x + 3)2 e x0 = 1 per ogni x ∈ R; f (0) = f ,
e f (k) = df (k−1) /dx per ogni k ∈ Z+ , risolvere l’equazione
1) Stabilire se esistono un intero n ed opportuni coefficienti
n 2
ak , k = 0, . . . , n, tali che risulti f (x) =
P
ak xk per ogni
X f (k) (0) k
f (x) = x (58)
k=0 k!
k=0
x ∈ R. In caso affermativo, determinare il valore di n e
degli ak . ✷ L’equazione (58) non ha soluzioni reali. ✷ Tutti i nu-
2) Tracciare il grafico del polinomio P2 (x) definito come se- meri reali x soddisfano la (58). ✷ L’equazione (58) ha
gue: un’unica soluzione, che è x =
2 f (k) (0)
P2 (x) =
P
xk . 2) Posto f (x) = log(1 + x), e definita di conseguenza f (k)
k=0 k! per k ∈ N, possiamo dire che: ✷ L’equazione (58) non ha
3) Determinare i parametri m e q in modo tale che la retta soluzioni reali. ✷ Tutti i numeri reali x soddisfano la (58).
di equazione y(x) = mx + q sia tangente al grafico di f ✷ L’equazione (58) ha un’unica soluzione, che è x =
nel punto di ascissa x0 = 0. 3) Calcolare i seguenti limiti:
4) Calcolare i seguenti limiti: x − 12 x2 − log(1 + x)
f (x) − y(x) f (x) − P2 (x) lim
lim ; lim . x→0 x2
x→0 x x→0 x2
x − 12 x2 − log(1 + x)
Svolgere nuovamente gli esercizi precedenti ponendo questa vol- lim
ta f (x) = cos x.
x→0 sen2 x

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 66


Analisi Matematica I 5) Scrivere l’enunciato del teorema di Cauchy procedendo
prof. Antonio Greco come segue: a) basarsi sulla memoria; b) consultare le
Eserc. Taylor 3 Esercizi dispense, un libro o gli appunti di lezione; c) chiedere al
tutor o al docente.

Indicato con n un generico numero naturale, e data una 6) Consideriamo un punto x ∈ (x0 , b). Applicando il teorema
funzione f derivabile n volte in un intervallo (a, b) e a valo- di Cauchy alle funzioni f (x) − Pn (x, x0 ) e (x − x0 )n+1 ,
ri reali, fissato un punto x0 ∈ (a, b), il polinomio di Taylor sull’intervallo [x0 , x], si deduce che: esiste un punto ξ1 ∈
Pn (x, x0 ) associato alla funzione f si definisce come segue: (x0 , x) tale che... (completare).

n 7) Supponiamo che n > 0. Applicando il teorema di Cauchy


X f (k) (x0 )
Pn (x, x0 ) = (x − x0 )k , alle funzioni (f (x) − Pn (x, x0 ))′ e ((x − x0 )n+1 )′ , sull’inter-
k! vallo [x0 , ξ1 ], si deduce che: esiste un punto ξ2 ∈ (x0 , ξ1 )
k=0
tale che... (completare).
dove f (k) denota la derivata k-esima di f , e si intende che
f (0) = f , 00 = 1, 0! = 1. 8) Supponiamo che n > 1. Applicando il teorema di Cauchy
alle funzioni (f (x)−Pn (x, x0 ))′′ e ((x−x0 )n+1 )′′ , sull’inter-
1) Scrivere il polinomio di Taylor P2 (x, 0) associato alle fun- vallo [x0 , ξ2 ], si deduce che: esiste un punto ξ3 ∈ (x0 , ξ2 )
zioni sen x, cos x, ex , log(1 + x). tale che... (completare).
2) Confrontare i grafici delle funzioni precedenti con quelli 9) Consideriamo un punto x ∈ (x0 , b). Applicando n +
dei corrispondenti polinomi P2 (x, 0). Confrontare, in par- 1 volte il teorema di Cauchy, inizialmente alle funzio-
ticolare, le derivate prime e le derivate seconde nel punto ni f (x) − Pn (x, x0 ) e (x − x0 )n+1 sull’intervallo [x0 , x],
x = 0. poi (se n > 0) alle funzioni (f (x) − Pn (x, x0 ))′ e ((x −
x0 )n+1 )′ sull’intervallo [x0 , ξ1 ], poi (se n > 1) alle fun-
Se f è derivabile n + 1 volte nell’intervallo (a, b), allora per
zioni (f (x) − Pn (x, x0 ))′′ e ((x − x0 )n+1 )′′ sull’intervallo
ogni x ∈ (x0 , b) esiste un punto ξ ∈ (x0 , x) tale che f (x) =
[x0 , ξ2 ], eccetera, infine alle funzioni (f (x) − Pn (x, x0 ))(n)
Pn (x, x0 )+f (n+1) (ξ) (x−x0 )n+1 /(n+1)! (formula di Taylor con
e ((x − x0 )n+1 )(n) sull’intervallo [x0 , ξn ], si deduce che:
il resto di Lagrange). Il termine f (n+1) (ξ) (x − x0 )n+1 /(n + 1)!
esiste un punto ξ ∈ (x0 , x) tale che... (completare).
si dice resto di Lagrange.

3) Scrivere il polinomio P4 (x, 0) associato a f (x) = sen x.


Verificare che 0,323 < P4 (1/3, 0) < 0,3. Verificare che il
valore assoluto del resto di Lagrange è più piccolo di 0,01.
Trovare la prima cifra decimale di sen(1/3).

4) Verificare che |x − sen x| ≤ |x|3 /6 per ogni x ∈ R.

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 67


Analisi Matematica I 2) Trovare il polinomio di Maclaurin di ordine 1 associato
prof. Antonio Greco alle funzioni f, ϕ, ψ e tracciarne il grafico insieme a quello
Eserc. Taylor 4 Esercizi della funzione generatrice. Sfruttando la corrispondente
formula di Maclaurin e le relazioni (61) e (62), verificare
che:

1) Indicato con I l’intervallo I = [0, 21 ], svolgere i seguenti log 32 ∈ ( 38 , 49 )


esercizi. 7 1
sen 21 ∈ ( 16 , 2)
(a) Applicando il teorema di Lagrange alla funzione f (x)
cos 12 ∈ ( 87 , 32
29
)
= log(1 + x) sull’intervallo I, verificare che

log 23 ∈ ( 31 , 12 ). (59) ( 1 + x − 1) log(1 + x)
3) Calcolare il limite lim
x→0 x tg x
(b) Applicando il teorema di Lagrange alla funzione ϕ(x)
= sen x sull’intervallo I, verificare che 4) Sfruttando la formula di Maclaurin con il resto di Lagran-
ge applicata alle funzioni f, g, ϕ, ψ, verificare le seguenti
sen 21 ∈ (0, 21 ). (60) uguaglianze:
Rappresentare sulla circonferenza trigonometrica n
X (−1)k−1
l’angolo di 21 radianti. Trovare un altro metodo per lim = log 2;
n→+∞ k
verificare la (60). k=1
n
(c) Applicando il teorema di Lagrange alla funzione X 1
lim = e;
ψ(x) = cos x sull’intervallo I, e sfruttando la (60), n→+∞ k!
k=0
verificare che n
X (−1)k
cos 12 ∈ ( 43 , 1). (61) lim = sen 1;
n→+∞ (2k + 1)!
k=0
(d) Applicando il teorema di Lagrange alla funzione ϕ(x) n
sull’intervallo I, e sfruttando la (61), verificare che
X (−1)k
lim = cos 1.
n→+∞ (2k)!
k=0
sen 12 ∈ ( 38 , 12 ). (62)

Stabilire se la formula (62) implica la (60).


(e) Applicando il teorema di Lagrange alla funzione g(x)

= ex sull’intervallo I, verificare che e > 1,5 e quin-
di che e > 2,25. Stabilire se questo risultato è una
conseguenza della (59).

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 68


Analisi Matematica I 8) Indicato con n un generico numero naturale, e conside-
prof. Antonio Greco rati n + 1 numeri reali generici a0 , . . . , an , con an 6= 0,
Eserc. Taylor 5 Esercizi definiamo il polinomio f (x) ponendo
n
P
f (x) = ak xk .
k=0
1) Disegnare il grafico della funzione f (x) = log(1 + x).
Scrivere la formula di Maclaurin per f (x) con il resto di
2) Scrivere la formula di Maclaurin con il resto di Lagrange Lagrange, usando un polinomio di Maclaurin di grado n
per la funzione f (x) = log(1 + x). Usare un polinomio di (il grado di f ).
Maclaurin di grado generico n > 0.
9) Scrivere la formula di Maclaurin con il resto di Lagrange
3) Verificare che se x ∈ [ 0, 1 ], allora il valore assoluto del per la funzione f (x) = ex , usando un polinomio di Ma-
resto di Lagrange dell’esercizio precedente non supera la claurin di grado n generico.
quantità
1 10) Per ogni x ∈ R sussiste la seguente uguaglianza:
.
n+1 +∞ k
x
X x
4) Per ogni x ∈ (−1, 1 ] sussiste la seguente uguaglianza: e = .
k!
k=0
+∞
X (−1)k−1 k
log(1 + x) = x . Verificarla almeno per x ∈ [ −1, 1 ].
k
k=1

Verificarla almeno per x ∈ [ 0, 1 ].

5) Disegnare il grafico della funzione


1
f (x) = .
1−x

6) Scrivere la formula di Maclaurin con il resto di Lagrange


per la funzione precedente. Usare un polinomio di Ma-
claurin di grado n generico.
n
P
7) Verificare l’uguaglianza xk = (1 − xn+1 )/(1 − x) per
k=0
ogni x ∈ R \ { 1 } ed ogni n ∈ N facendo un ragionamento
induttivo.

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 69


Analisi Matematica I La circostanza espressa dal teorema precedente si esprime
prof. Antonio Greco con la notazione
Integrale indefinito Integr. indefinito Z
f (x) dx = F (x) + C.

Si usa correntemente la parola integrale per fare riferimen- Esempio 27. Utilizzando l’esempio 26 ed il teorema 7 si con-
to a due diversi concetti, legati fra loro, detti più precisamente clude che Z
integrale indefinito e integrale definito. Consideriamo per pri- ex dx = ex + C.
mo l’integrale indefinito. Premettiamo la nozione di primitiva
di una funzione: Osservazione. Per la validità del teorema 7, è di decisiva
importanza il fatto che le funzioni considerate abbiano per do-
Definizione (primitiva). Data una funzione f : (a, b) → R, minio un solo intervallo. Quando il dominio di f è l’unione
si dice primitiva di f una qualunque funzione F : (a, b) → R di due o più intervalli disgiunti, il teorema non è applicabile,
che sia derivabile in tutto l’intervallo (a, b) e tale che come mostra il seguente esempio.
Esempio 28. La funzione
F ′ (x) = f (x) per ogni x ∈ (a, b). 
log x, se x > 0,
F (x) =
Esempio 26. Una primitiva della funzione f (x) = ex sull’in- log(−x), se x < 0,
tervallo (−∞, +∞) è la funzione F (x) = ex .
Definizione (integrale indefinito). Data una funzione è una primitiva di 1/x sia sull’intervallo (−∞, 0) che su
f : (a, b) → R, si chiama integrale indefinito di f l’insieme di (0, +∞). Si dice, brevemente, che “è una primitiva di 1/x”
tutte le primitive di f . senza far riferimento al dominio, né al fatto che il dominio non
è un intervallo. Ma allora, anche la funzione F (x) + C è una
È notevole il fatto che l’integrale indefinito di una data fun- primitiva di 1/x, qualunque sia C ∈ R. Ma è una primitiva
zione su di un dato intervallo si possa rappresentare a partire anche 
da una qualunque particolare primitiva: log x + C1 , se x > 0,
G(x) =
log(−x) + C , se x < 0,
Teorema 7. Supponiamo che F sia una particolare primiti- 2
va di una funzione data f su di un intervallo (a, b). Allora per qualunque valore di C1 , C2 ∈ R. Inoltre, quando C1 6= C2 ,
qualunque primitiva G di f su (a, b) si può scrivere nella for- la funzione G(x) differisce da F (x) + C qualunque sia C ∈ R.
ma G(x) = F (x) + C, a patto di scegliere opportunamente la Infatti, si ha:
costante C ∈ R. 
C1 , se x > 0,
Dimostrazione. Si applica a G − F il ragionamento fatto nella G(x) − F (x) =
dimostrazione del lemma 1 a pagina 62. ✷ C , se x < 0.
2

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 70


Dunque, la notazione F (x) + C non rappresenta l’insieme di Regola di integrazione per sostituzione. Consideriamo
tutte le primitive di 1/x sull’insieme (−∞, 0) ∪ (0, +∞). Se, due funzioni F, f : (a, b) → R tali che F ′ (x) = f (x) per ogni
invece, consideriamo separatamente gli intervalli (−∞, 0) e x ∈ (a, b). Consideriamo inoltre una funzione x = ϕ(t) (una
(0, +∞), allora vale il teorema 7, e possiamo scrivere: sostituzione) avente per dominio un intervallo (t1 , t2 ) e tale che
Z ϕ(t) ∈ (a, b) per ogni t ∈ (t1 , t2 ). Si possono allora considerare
1 le funzioni composte F (ϕ(t)) e f (ϕ(t)), come faremo tra poco.
dx = log x + C per x > 0,
x Gli intervalli (a, b) e (t1 , t2 ) possono anche essere illimitati. Se
Z
1 la funzione ϕ(t) è derivabile, allora per la regola di derivazione
dx = log(−x) + C per x < 0.
x della funzione composta possiamo scrivere
d
Osservazione. Visto che il teorema 7 ed il lemma 1 non sono F (ϕ(t)) = f (ϕ(t)) ϕ′ (t)
dt
applicabili quando il dominio della funzione f (rispettivamente, da cui si deduce che: 1) la funzione f (ϕ(t)) ϕ′ (t) (il secondo
della funzione x) non è un intervallo, può essere interessante membro) possiede primitive, e una di esse è F (ϕ(t)); 2) la dif-
chiedersi quale passaggio della dimostrazione, svolta a partire ferenza tra la funzione composta F (ϕ(t)) ed una qualunque
dalla pagina 62, richiede che x abbia per dominio un intervallo: primitiva G(t) della funzione f (ϕ(t)) ϕ′ (t) è costante. Ciò se-
è il passaggio che fa appello al teorema di Lagrange, il quale a gue dal Lemma 1 di pag. 62 perché la differenza F (ϕ(t)) − G(t)
sua volta fa proprio questa ipotesi. ha la derivata identicamente nulla. Esiste dunque una costante
Esempio 29. Usando le informazioni fin qui raccolte, ed usan- C tale che
do la lettera n per denotare un generico numero intero, e α per
F (ϕ(t)) = G(t) + C per t ∈ (t1 , t2 ). (63)
un generico numero reale, possiamo scrivere:
Z Questa proprietà si scrive di solito nel seguente modo:
1 Z Z
xn dx = xn+1 + C, per n ∈ Z+ e x ∈ R,
n+1 f (x) dx = f (ϕ(t)) ϕ′ (t) dt. (64)
Z
sen x dx = − cos x + C, per x ∈ R, Quest’ultima uguaglianza, detta regola di integrazione per so-
stituzione, esprime un legame fra due integrali nei quali le va-
Z riabili di integrazione sono diverse: infatti, la variabile di inte-
cos x dx = sen x + C, per x ∈ R, grazione è x al primo membro, e t al secondo. La (64) si ricorda
facilmente perché essendo x = ϕ(t) risulta dx = ϕ′ (t) dt.
 R
1 Esempio 30. Consideriamo l’integrale sen ax dx, con a 6= 0,
Z 
 xα+1 + C, per α 6= −1, x > 0,
α
x dx = α+1 sull’intervallo (−∞, +∞). Effettuiamo la sostituzione x = t/a,

log x + C, per α = −1, x > 0. con t ∈ (−∞, +∞). La formula (64) diventa
Z Z
1
sen ax dx = (sen t) dt.
a

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 71


Il secondo membro è un integrale immediato, ed una primiti- Questo risultato si può ottenere per altra via osservando che
va della funzione integranda è G(t) = − a1 cos t. La (63) dice la funzione integranda f (x) è del tipo g(x) g ′ (x), dove g(x) =
che qualunque primitiva F (x) di sen ax soddisfa l’uguaglianza log x, e perciò una primitiva di f (x) è F (x) = g 2 (x)/2.
F (t/a) = − a1 cos t + C per un’opportuna C ∈ R. Si noti che la Osservazione. Se f non ammette primitiva, può accadere che
variabile indipendente ora è t. il secondo membro della (64) abbia significato, mentre il primo
Spesso, come in questo caso, si può ricavare esplicitamente membro non ne ha. Ad esempio, la funzione
F (x), ma per fare ciò si utilizza una proprietà di ϕ(t) che non 
è necessaria per la validità di (63) e (64), e non è stata richie-  1, se x ≥ 0;
f (x) =
sta finora: l’invertibilità di ϕ(t). Poiché la funzione x = t/a è −1, se x < 0,
invertibile, e la sua inversa è t = ax, arriviamo alla conclusione
che qualunque primitiva F (x) di sen ax soddisfa l’uguaglianza non ammette primitiva sull’intervallo (−∞, +∞) (lo si vede
F (x) = − a1 cos ax + C, per un’opportuna C ∈ R, cioè in altri applicando il teorema di Lagrange, ad una presunta primiti-
termini Z va F , nell’intervallo avente per estremi 0 ed x). Dunque, il
1
sen ax dx = − cos ax + C. primo membro della (64) non rappresenta nessuna funzione,
a
a meno di non dare un senso diverso e più debole ai termini
Questo risultato, per la verità, si trova immediatamente, ma
derivata e primitiva, il che esula dai limiti di questo corso. In-
può essere utile studiare il procedimento appena descritto per
vece, ponendo x(t) = t3 , il secondo membro R della (64) diventa
imparare la regola di integrazione per sostituzione. R 3 2
f (t ) 3t dt, che si può riscrivere come 3 |t| t dt. Quest’ulti-
Esempio 31. Consideriamo l’integrale mo integrale ha senso: infatti si verifica che
Z
log x Z
dx 3 |t| t dt = |t|3 + C.
x
per x ∈ (0, +∞). Applicando la (64) con x = et si trova Regola di integrazione per parti. Questa regola trasfor-
Z Z
log x ma un integrale dato in un altro, che può essere più o meno
dx = t dt. semplice o conveniente. Si fonda sulla regola di derivazione del
x
prodotto: date due funzioni derivabili F e G, e indicate con f
Il secondo membro dell’uguaglianza sovrastante è un integrale
R e g le rispettive derivate, il prodotto F (x) G(x) è derivabile, e
immediato: t dt = t2 /2 + C. Per la (63), ogni primitiva F (x)
risulta
della funzione f (x) = (log x)/x è tale che F (et ) = t2 /2 + C.
(F (x) G(x))′ = f (x) G(x) + F (x) g(x)
Poiché x varia in (0, +∞), la sostituzione x = et è invertibile
e la sua inversa è t = log x, quindi possiamo scrivere esplicita- (cfr. (41)). Il primo membro si integra banalmente: infatti, per
mente F (x) = (log2 x)/2 + C, e cioè la definizione di primitiva, si ha
Z Z
log x 1
dx = log2 x + C. (F (x) G(x))′ dx = F (x) G(x) + C.
x 2

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 72


Perciò, se il prodotto f (x) G(x) ammette primitive, allora le Analisi Matematica I
primitive del prodotto F (x) g(x) (esistono e) sono date da prof. Antonio Greco
Z Z Integrale definito Integrale definito
F (x) g(x) dx = F (x) G(x) − f (x) G(x) dx. (65)

Quest’uguaglianza esprime la regola di integrazione per parti Premesse. Sono attualmente in uso diverse definizioni dell’in-
per l’integrale indefinito. tegrale definito, che non sono equivalenti fra loro.
Esempio 32. Una tipica applicazione della regola di integra- Ad esempio, nella ricerca matematica si utilizza spesso una
zione per parti è all’integrazione del prodotto xex . Ponendo definizione dovuta ad Henri Lebesgue, che risale a circa un se-
F (x) = x e G(x) = ex , si trova: colo fa.
Z Z Invece, nei testi universitari di Analisi 1 dei corsi di laurea
xe dx = xe − ex dx
x x in Fisica, Ingegneria e Matematica, si utilizza di solito la defi-
nizione dovuta a Bernhard Riemann, che risale all’Ottocento.
= xex − ex + C. La definizione di Riemann è più semplice (forse) di quella di
Lebesgue, e si rivela sufficiente in molte applicazioni.
Una volta stabilito questo risultato, si può integrare per parti In questa sede si riporta una definizione ancora più sem-
il prodotto x2 ex . Ponendo F (x) = x2 e G(x) = ex , si ha: plice di quella di Riemann, riferita a funzioni continue su di un
Z Z intervallo chiuso e limitato.
x e dx = x e − 2xex dx
2 x 2 x
Definizione (integrale definito). Consideriamo una funzio-
e perciò, richiamando il risultato precedente, si trova: ne continua f : [a, b] → R. Per un generico intero positivo n,
Z e per ogni intero k ∈ [0, n], poniamo xk = a + k (b − a)/n. Il
x2 ex dx = ex (x2 − 2x + 2) + C. fatto che f sia continua su di un intervallo chiuso e limitato fa
sı̀ che i seguenti limiti esistano, siano finiti, e siano uguali fra
loro:
In generale, per ogni intero positivo n vale l’uguaglianza
n
Z n X b−a
n x n x
X (−x)j lim max f (x) (66)
x e dx = (−1) n! e +C n→+∞ n [xk−1 , xk ]
j! k=1
j=0
n
n
X X b−a
=e x
(−1)k Dn,k xn−k + C, lim min f (x). (67)
n→+∞ n [xk−1 , xk ]
k=1
k=0

che si può verificare derivando il secondo membro. Il simbolo Il comune valore dei due limiti suddetti si chiama integrale
Rb da
Dn,k è stato definito nella (14) per k > 0, e vale 1 per k = 0. a a b di f (x) in dx, e si indica con l’espressione a f (x) dx.

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 73


Equivalentemente, si può definire Esempio 33. Se la funzione continua λ(x) rappresenta la
Z n
densità lineare di massa di un’asta collocata lungo l’asse x, ed
b X b−a avente il primo
f (x) dx = lim f (ξk ), (68) R b estremo per x = a, ed il secondo estremo in
a n→+∞ n x = b, allora a λ(x) dx esprime la massa dell’asta.
k=1

dove ciascun ξk è scelto arbitrariamente nell’intervallo [xk−1 , Esempio 34. L’errore commesso nella misura di una gran-
xk ]. dezza scalare viene spesso rappresentato mediante la nozione
matematica di variabile aleatoria avente distribuzione norma-
L’esistenza dei limiti (66), (67) e (68) discende dalla con- le. In tal caso, la probabilità
R b 1che2
l’errore si trovi fra due valori
2
tinuità di f attraverso un ragionamento che faceva parte del a e b è data da σ √12π a e− 2 x /σ dx, dove σ è un parametro
programma di Analisi Matematica I in passato, e la cui omis- positivo detto deviazione standard, legato all’incertezza della
sione semplifica il corso. Gli studenti interessati ad approfon- misura.
dire l’argomento possono: consultare i testi universitari che lo
trattano, rivolgersi al docente e/o consultare la dispensa mo- Esempio 35. Consideriamo un punto in moto lungo l’asse x
nografica L’integrabilità secondo Riemann. secondo la legge oraria x = x(t), e supponiamo che la funzione
È facile dimostrare in questa sede che, ammesso che i limiti x(t) sia dotata di derivata continua v(t) = x′ (t) per ogni t ∈
(66) e (67) esistano e siano uguali fra loro, allora anche il limi- [t0 , t1 ]. Allora la posizione x(t) delRpunto nel generico istante
t
te (68) esiste ed ha lo stesso valore degli altri due. Ciò è una t ∈ [t0 , t1 ] è data da x(t) = x(t0 ) + t0 v(x)dx.
conseguenza immediata della disuguaglianza min f (x) ≤ Questo elenco di esempi non si propone di essere completo,
[xk−1 , xk ]
f (ξk ) ≤ max f (x) e del teorema del confronto dei limiti. ma intende dare un’idea della varietà delle applicazioni dell’in-
[xk−1 , xk ] tegrale.
Interpretazione geometrica. Se f (x) > 0 per ogni x ∈ [a, b], Additività dell’integrale. Un’importante proprietà dell’in-
Rb
allora a f (x) dx esprime l’area del sottografico di f . Se, inve- tegrale definito è la cosiddetta additività:
Rb
ce, f (x) < 0 per ogni x ∈ [a, b] allora − a f (x) dx esprime Z Z Z
b c c
l’area del sopragrafico di f . f (x) dx + f (x) dx = f (x) dx. (69)
a b a
Osservazione.
Rb Non è corretto, dal punto di vista moderno,
definire a f (x) dx come l’area del sottografico di f . Questo Gli studenti interessati a conoscere la dimostrazione dell’ugua-
perché, dal punto di vista moderno, il concetto di area non è glianza precedente possono consultare i testi esistenti e/o ri-
considerato un concetto primitivo. Oggi la nozione di area vie- volgersi al docente.
ne definita proprio a partire dall’integrale definito, o meglio, da
Definizione. Si definisce l’integrale definito anche quando gli
una parte della matematica detta teoria della misura. Vi so-
estremi di integrazione sono uguali fra loro: in tal caso, si pone
no numerose altre interpretazioni ed applicazioni dell’integrale
definito. Vediamone alcune. Z a
f (x) dx = 0. (70)
a

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 74


Definizione. Si definisce l’integrale definito anche quando il
primo estremo di integrazione è maggiore del secondo: se a, b
sono due numeri reali con a < b, si pone
Z a Z b
f (x) dx = − f (x) dx. (71)
b a

Osservazione. La definizione (71) è una scelta obbligata se si


vuole far valere la (69) per ogni a, b, c ∈ R, e rispettare la (70).
Infatti dalla (69) e dalla (70) segue che
Z b Z a Z a
f (x) dx + f (x) dx = f (x) dx = 0,
a b a

da cui la (71).
Teorema 8. (Teorema della media integrale). Data una
funzione f : [a, b] → R, continua in [a, b], esiste un ξ ∈ (a, b)
tale che Z b
f (x) dx = (b − a) f (ξ).
a
Il valore di f (ξ) si dice media integrale di f su [a, b].
Il teorema della media integrale è una conseguenza della con-
tinuità della funzione integranda. Gli studenti interessati pos-
sono cercare di intuirne la dimostrazione, ovvero consultare i
testi esistenti o rivolgersi al docente.

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 75


Analisi Matematica I 7) Supponiamo che una funzione f : (a, b) → R non sia con-
prof. Antonio Greco vessa. Facendo riferimento alla definizione della conves-
Eserc. integr. indef. 1 Esercizi sità di una funzione, dimostrare che esistono tre punti
x1 , x2 , x3 ∈ (a, b) tali che x1 < x3 < x2 e

f (x2 ) − f (x3 ) f (x2 ) − f (x1 ) f (x3 ) − f (x1 )


< < .
x2 − x3 x2 − x1 x3 − x1
1) Disegnare il grafico della funzione a gradino di Heaviside:
 Suggerimento: porre x3 = t x1 + (1 − t) x2 per opportuni
1, se x > 0, x1 , x2 e t.
H(x) =
0, se x < 0. 8) Consideriamo una generica funzione f : (a, b) → R, dotata
di derivata seconda non negativa in ogni x ∈ (a, b). Di-
2) Disegnare il grafico della funzione y = H(−x). mostrare che f è convessa. Suggerimento: se per assurdo
f non fosse convessa, allora per il teorema di Lagrange,
3) Posto R0 = R \ { 0 }, chiamiamo primitiva della funzio- e per l’esercizio precedente, esisterebbero due punti ξ1 , ξ2
ne y = 1/x una qualunque funzione F : R0 → R tale che tali che ξ1 < ξ2 e f ′ (ξ1 ) > f ′ (ξ2 ).
F ′ (x) = 1/x per ogni x ∈ R0 . Verificare che per ogni
9) Dimostrare che non vi sono altre primitive di 1/x all’in-
C1 , C2 ∈ R, la funzione
fuori di quelle della forma (72).
F (x) = log |x| + C1 H(x) + C2 H(−x) (72)

è una primitiva di 1/x.

4) Trovare tutte le primitive della funzione y = (cos x)−2


sull’intervallo (−π/2, π/2).

5) Trovare tutte le primitive della funzione y = |x| sull’inter-


vallo (−∞, +∞).

6) Indicato con µ un generico numero reale, e con σ un ge-


nerico numero reale positivo, determinare il più grande
intervallo (a, b) nel quale sia concava la funzione

1 1 (x−µ)2
y= √ e− 2 σ2 .
σ 2π

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 76


Analisi Matematica I 9) Consideriamo due funzioni f e g, continue in un inter-
prof. Antonio Greco vallo [a, b], e derivabili in (a, b). Supponiamo che f (a) =
Eserc. integr. indef. 2 Esercizi g(a) = 0, e che g ′ (x) 6= 0 per ogni x ∈ (a, b). Supponiamo,
inoltre, che esista (finito o infinito) il limite

f ′ (x)
lim , (73)
1) Calcolare l’area dell’esagono regolare inscritto nel cerchio x→a+ g ′ (x)
di raggio r. che indicheremo con L. Dimostrare che
2) Calcolare l’area dell’esagono regolare circoscritto al cer- f (x)
chio di raggio r. lim =L
x→a+ g(x)
3) Dimostrare che 2,5 < π < 3,6. (regola di de l’Hôpital). Suggerimento: applicare il teore-
ma di Cauchy sull’intervallo [a, x].
4) Indicato con g un generico numero reale, trovare tutte le
funzioni f : R → R tali che f ′′ (x) = g per ogni x ∈ R. 10) Calcolare il seguente limite:

5) Trovare tutte le primitive della funzione y = x2 sen x sul- x2 sen x1


l’intervallo (−∞, +∞). Suggerimento: applicare due volte lim .
x→0 log(1 + x)
la regola di integrazione per parti.
11) Supponiamo che il limite (73) non esista, e che tutte le
6) Trovare tutte le primitive della funzione y = cos2 x sull’in-
altre ipotesi dell’esercizio 9 siano soddisfatte. Possiamo
tervallo (−∞, +∞). Suggerimento: osservare che
affermare che anche il limite di f (x)/g(x) per x → a+ non
Z Z
2
esiste? Suggerimento: considerare l’esercizio precedente.
cos x dx = cos x (sen x)′ dx

ed usare la prima identità fondamentale della goniometria.

7) Indicati con a e b due generici numeri reali, con b 6= 0,


trovare tutte le primitive della funzione 1/(a + bx) sull’in-
tervallo (−a/b, +∞). Suggerimento: effettuare la sostitu-
zione a + bx = t.

8) Trovare tutte le primitive della funzione y = 1 − x2 sul-
l’intervallo (−1, 1). Suggerimento: effettuare la sostitu-
zione x = sen α, con α ∈ (−π/2, π/2).

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 77


Analisi Matematica I 6) Utilizzando la definizione dell’integrale definito di una fun-
prof. Antonio Greco zione continua, dimostrare che se f, g : [a, b] → R so-
Esercizi
Rb
Eserc. integr. def. no due funzioni continue, allora a (f (x) + g(x)) dx =
Rb Rb
a f (x) dx + a g(x) dx.

7) Indichiamo con C 0 ([a, b]) lo spazio vettoriale delle fun-


1) Consideriamo una generica funzione continua f : [a, b] → zioni continue aventi per dominio l’intervallo [a, b], ed a
R. Per ogni intero positivo n, ed ogni intero k ∈ [0, n], po- valori reali. Consideriamo la funzione I : C 0 ([a, b]) → R
Rb
niamo xk = a+k (b−a)/n, ed indichiamo con ξk un punto definita ponendo I(f ) = a f (x) dx. Dimostrare che I è
scelto arbitrariamente nell’intervallo [xk−1 , xk ]. Verificare un’applicazione lineare.
che
n n
8) Utilizzando la definizione dell’integrale definito di una fun-
X b−a b−a X zione continua, dimostrare che se f, g : [a, b] → R sono due
lim f (ξk ) = lim f (ξk ), (74)
n→+∞ n n→+∞ n funzioni continue, e se f (x) ≤ g(x) per ogni x ∈ [a, b], al-
k=1 k=1 Rb Rb
Rb lora a f (x) dx ≤ a g(x) dx.
e che pertanto l’integrale a f (x) dx si può definire come
il valore del secondo dei due limiti (74). 9) Utilizzando la definizione dell’integrale definito di una fun-
zione continua, dimostrare che se f : [a, b] → R è una fun-
2) Indicati con b e h due generici numeri reali positivi, dise- zione continua, allora
gnare il grafico della funzione f (x) = h x/b. Z b Z b

3) Calcolare i limiti (74) ponendo a = 0, f come nell’eserci-

f (x) dx ≤ |f (x)| dx.
a a
zio precedente, e ξk come nell’esercizio 1. Suggerimento:
sfruttare la disuguaglianza Suggerimento: osservare che −|f (x)| ≤ f (x) ≤ |f (x)| per
ogni x ∈ [a, b], e sfruttare l’esercizio precedente.
min f (x) ≤ f (ξk ) ≤ max f (x)
[xk−1 , xk ] [xk−1 , xk ]

ed il teorema del confronto dei limiti.

4) Dare un’interpretazione geometrica dei limiti calcolati nel-


l’esercizio precedente.

5) Utilizzando la definizione dell’integrale definito di una fun-


zione continua, dimostrare che se f : [a, b] → R è una fun-
Rb
zione continua, e c un numero reale, allora a c f (x) dx =
Rb
c a f (x) dx.

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 78


Analisi Matematica I Poiché le espressioni al primo ed al secondo membro della
prof. Antonio Greco (77) sono uguali per ogni n, devono essere uguali anche i loro
Teorema di valutaz. Valutazione limiti per n → +∞, se esistono. Il limite del primo membro
è F (b) − F (a), perché questa espressione non dipende da n.
Rb
Il limite del secondo membro è a f (x) dx, per la definizione
Il teorema di valutazione lega fra loro l’integrale indefinito dell’integrale definito. Dunque vale la (75), come volevasi di-
e l’integrale definito. La trattazone che segue è ispirata a [1, mostrare. ✷
Teorema (IX.6), pag. 374].
Applicazione. Il teorema consente di calcolare agevolmente
Teorema 9. (Teorema di valutazione degli integrali de- alcuni integrali. Ad esempio, poiché una primitiva di f (x) = x2
Rb
finiti). Sia f : [a, b] → R una funzione continua su [a, b], è F (x) = 31 x3 , si trova che −b x2 dx = 2 b3 /3. Se ora b denota
e sia F : [a, b] → R una funzione continua su [a, b] tale che un numero reale positivo, ne segue, usando l’interpretazione
F ′ (x) = f (x) per ogni x ∈ (a, b). Allora: geometrica dell’integrale definito, che l’area della figura pia-
Z b
na T delimitata dal grafico della R b funzione f e dalla retta di
f (x) dx = F (b) − F (a). (75) equazione y = b2 è |T | = 2 b3 − −b x2 dx = 4 b3 /3. In partico-
a lare, indicato con R il rettangolo di base 2b ed altezza b2 , si ha
Dimostrazione. Seguiamo l’idea che [7, vol. 2, pag. 1121] at- |R| = 2 b3 e perciò il rapporto fra l’area di T e quella di R è
tribuisce a Gaston Darboux (1875), e che si ritrova in [1]. In- |T | 2
dicato con n un generico intero positivo, consideriamo i punti = .
|R| 3
xk = a + k (b − a)/n, con k = 0, . . . , n. Constatiamo che vale
la seguente uguaglianza: Questo risultato, che non dipende dal valore del parametro b,
n
è stato trovato con un altro metodo da Archimede di Siracusa.
X
F (b) − F (a) = (F (xk ) − F (xk−1 )). (76) Osservazione. Il teorema fondamentale del calcolo integrale
k=1 non è la soluzione di tutti i problemi di integrazione. Infatti,
2
ad esempio, le primitive della funzione f (x) = e−x esistono
Applichiamo ora il teorema di Lagrange alla funzione F su cia-
ma non sono elementari. Dunque, il calcolo dell’integrale
scuno degli intervalli [xk−1 , xk ], per k = 1, . . . , n. Poiché, per
ipotesi, si ha F ′ (x) = f (x) per ogni x ∈ (a, b), dall’uguaglian- Z b
2
za (76) segue che e−x dx (78)
a
n
X b−a non riesce agevolmente con il metodo descritto sopra. Per avere
F (b) − F (a) = f (ξk ), (77)
n un idea del tipo di difficoltà, si pensi ad una persona che co-
k=1
nosce le funzioni razionali (rapporto di due polinomi) ma non
dove ξk è il punto dell’intervallo [xk−1 , xk ] la cui esistenza è la funzioneRlogaritmica. Volendo calcolare, con quel metodo,
b
asserita dal teorema di Lagrange. l’integrale a 1/x dx per a, b > 0, si troverebbe in difficoltà.

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 79


Questo esempio può sembrare bizzarro ma descrive proprio il
tipo di difficoltà che nascono con l’integrale (78) quando si
vuole sfruttare il teorema fondamentale del calcolo integrale.
Esistono, peraltro, diversi metodi per il calcolo numerico del-
l’integrale (78), e vengono descritti nei corsi di Analisi nume-
rica.
Regola di integrazione per sostituzione. Consideriamo
una funzione f (x) continua su di un intervallo chiuso e limitato
[a, b], ed una sua primitiva F (x). Consideriamo inoltre una
funzione x = ϕ(t) (una sostituzione) avente per dominio un
intervallo [c, d] e tale che ϕ(t) ∈ [a, b] per ogni t ∈ [c, d].
Si possono allora considerare le funzioni composte F (ϕ(t))
e f (ϕ(t)), come abbiamo fatto nello studio della regola di in-
tegrazione per sostituzione per l’integrale indefinito (pag. 71).
Supponiamo, come allora, che la funzione ϕ(t) sia derivabile, e
supponiamo inoltre che la derivata ϕ′ (t) sia continua, cosicché
l’integrabilità della funzione f (ϕ(t)) ϕ′ (t) è garantita.
Indicata con G(t) una qualunque primitiva della funzione
f (ϕ(t)) ϕ′ (t), per la (63) possiamo scrivere F (ϕ(t)) = G(t) +
C. Questa formula, se esistono due punti t1 , t2 ∈ [c, d] tali che
a = ϕ(t1 ) e b = ϕ(t2 ), ci permette di scrivere F (b) − F (a) =
G(t1 ) − G(t2 ) e quindi, per il teorema fondamentale del calcolo
integrale,
Z b Z t2
f (x) dx = f (ϕ(t)) ϕ′ (t) dt.
a t1
Regola di integrazione per parti. Consideriamo due fun-
zioni, che indicheremo con f (x) e g(x), continue su di un inter-
vallo chiuso e limitato [a, b], e indichiamo con F (x) e con G(x)
una primitiva di f (x) e una primitiva di g(x), rispettivamen-
te. Ricordando l’uguaglianza (65), e applicando il teorema di
valutazione (Teorema 9), concludiamo che
Z b Z b
F (x) g(x) dx = F (b) G(b) − F (a) G(a) − f (x) G(x) dx.
a a

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 80


Analisi Matematica I L’esempio 36 mostra un caso in cui può avere interesse
prof. Antonio Greco il limite di un integrale al tendere all’infinito del suo secondo
Integr. generalizzati Int. generalizzati estremo. In generale, l’integrale generalizzato si definisce come
segue.
Definizione. (Integrale generalizzato) Sia f una funzione
Può essere utile estendere la definizione dell’integrale defi- continua sull’intervallo [ a, +∞) ed a valori reali. Se esiste il
nito anche ai seguenti due casi: limite Z b
1) l’intervallo di integrazione è illimitato; lim f (x) dx
b→+∞ a
2) l’intervallo di integrazione è limitato, ma la funzione inte- allora si pone:
granda tende all’infinito vicino ad uno dei due estremi. Z Z
+∞ b
Esempio 36. Caduta con attrito. Consideriamo il moto f (x) dx = lim f (x) dx.
a b→+∞ a
di un corpo puntiforme che cade verticalmente in un campo
gravitazionale uniforme, sotto l’azione della forza di gravità e Esempio 37. Un integrale generalizzato. In base alla
dell’attrito dell’aria. È noto dalla Fisica che, se la velocità del definizione precedente, ed ai calcoli svolti nell’esempio 36, pos-
corpo all’istante t = 0 è nulla, allora l’accelerazione a(t) del siamo scrivere: Z +∞
corpo è data da a(t) = g e−ct , dove g è l’accelerazione di gravità g
g e−ct dt = .
e c un’opportuna costante positiva. Dunque, per il teorema 0 c
fondamentale del calcolo integrale, la velocità v(t) può essere Similmente, si può considerare il limite di un integrale al
espressa come segue: tendere del suo primo estremo a −∞. Ciò conduce alla seguen-
Z t te definizione.
v(t) = g e−ct dt.
0 Definizione. (Integrale generalizzato) Sia f una funzione
Ancora il teorema fondamentale consente di scrivere v(t) = continua sull’intervallo (−∞, b ] ed a valori reali. Se esiste il
g (1 − e−ct )/c, e da ciò si deduce che limite Z b
g lim f (x) dx
lim v(t) = . a→−∞ a
t→+∞ c
allora si pone:
Osservazione. In pratica non è possibile attendere che la Z b Z b
variabile temporale tenda all’infinito. Tuttavia, trascorso un f (x) dx = lim f (x) dx.
−∞ a→−∞ a
intervallo di tempo che è effettivamente possibile attendere, il
valore di v(t) diventa indistinguibile, per gli strumenti di mi- Se, invece, l’intervallo di integrazione è limitato, ma la fun-
sura, dal suo limite g/c. Per esempio, se g = 9,81 m/s2 e c = 1 zione integranda tende all’infinito vicino ad uno degli estremi,
s−1 , si trova v(15) = 9,809997 m/s e g/c = 9,81 m/s. allora si danno le seguenti definizioni.

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 81


Definizione. (Integrale generalizzato) Sia f una funzione
continua sull’intervallo (a, b ] ed a valori reali. Se esiste il limite
Z b
lim f (x) dx
ε→0+ a+ε

allora si pone:
Z b Z b
f (x) dx = lim f (x) dx.
a ε→0+ a+ε

Definizione. (Integrale generalizzato) Sia f una funzione


continua sull’intervallo [a, b) ed a valori reali. Se esiste il limite
Z b−ε
lim f (x) dx
ε→0+ a

allora si pone:
Z b Z b−ε
f (x) dx = lim f (x) dx.
a ε→0+ a

Esempio 38. Integrale generalizzato di 1/x.


Z 1 Z 1
1 1
dx = lim dx = lim (− log ε) = +∞.
0 x ε→0+ ε x ε→0+

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 82


Analisi Matematica I per ogni x ≥ 0. Usare questa osservazione per calcolare il
prof. Antonio Greco 1 [α]+1
P xk
limite lim .
Eserc. int. generalizz. Esercizi x→+∞ xα k=0 k!

9) Indicato con α un generico numero reale positivo, calco-


lare il limite
ex
1) Indicato con α un generico numeroRreale positivo, lim . (79)
1 R +∞calcolare x→+∞ xα
i seguenti integrali generalizzati: 0 x−α dx, 1 x−α dx.
Suggerimento: porre n = [α] + 1 ed usare i risultati dei
R
2) Calcolare l’integrale indefinito due esercizi precedenti.
R R ′ log x dx. Suggerimento:
osservare che log x dx = x log x dx ed applicare la re-
10) Usando la (79), calcolare il limite lim xα e−x .
gola di integrazione per parti. x→+∞

3) Verificare che la funzione y = ex è convessa (studiando la 11) Indicato con β un generico numero reale positivo, calco-
derivata seconda). Dedurne che 1+x ≤ ex per ogni x ∈ R. lare il limite
log y
lim . (80)
y→+∞ y β
4) Consideriamo due generiche funzioni f, g : [ a, +∞) → R
dotate di derivate continue in [ a, +∞). Supponendo che Suggerim.: porre α = 1/β, x = log y ed usare la (79).
f (a) ≤ g(a), e che f ′ (x) ≤ g ′ (x) per ogni x ≥ a, verificare
12) Calcolare il limite lim z β log z.
che f (x) ≤ g(x) per ogni x ≥ a. Suggerimento: usare il z→0+
teorema fondamentale del calcolo integrale. Suggerimento: porre y = 1/z nella (80).
R1
5) Posto a = 0, f (x) = 1 + x, g(x) = ex , ed usando il ri- 13) Calcolare l’integrale generalizzato 0 log x dx.
sultato dell’esercizio precedente, dedurre nuovamente che
14) Indicata con f una generica funzione continua su di
1 + x ≤ ex per ogni x ≥ 0.
un intervallo chiuso e limitato [a, b], dimostrare che
Rb R b−ε
6) Procedendo in modo analogo all’esercizio precedente, ve- a f (x) dx = lim a f (x) dx. Suggerimento: usare
ε→0+
rificare che 1 + x + 21 x2 ≤ ex per ogni x ≥ 0. l’additività dell’integrale e la disuguaglianza

Pn xk min f ≤ f (x) ≤ max f.


7) Giustificare la disuguaglianza ≤ ex [a,b] [a,b]
k=0 k!
per ogni x ≥ 0 ed ogni n intero positivo.

8) Indicato con α un generico numero reale positivo, e con [α]


[α]+1
x[α]+1 P xk
la parte intera di α, osservare che ≤
([α] + 1)! k=0 k!

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 83


Analisi Matematica I usiamo due volte la formula di Taylor con il resto di Lagrange:
prof. Antonio Greco 
f (x2 ) = f (x1 ) + f ′ (x1 ) (x2 − x1 ) + 1 f ′′ (ξ1 ) (x2 − x1 )2
Appendice Circ. osculatrice 2
1
f (x ) = f (x ) − f ′ (x ) (x − x ) +
2 3 3 3 2 2 f ′′ (ξ2 ) (x3 − x2 )2
Per soddisfare la curiosità di alcuni studenti, determi- dove ξ1 ∈ (x1 , x2 ) e ξ2 ∈ (x2 , x3 ). Sfruttando tali formule,
niamo la circonferenza osculatrice al grafico di una funzione troviamo:
f : (a, b) → R in un certo punto x0 ∈ (a, b), supponendo che la
derivata seconda f ′′ (esista e) sia continua e positiva in (a, b). m1 − m2 1
= −f ′′ (ξ) + 2 [λ f ′′ (ξ1 ) + (1 − λ) f ′′ (ξ2 )]
Consideriamo tre punti x1 < x2 < x3 ∈ (a, b). Poiché x3 − x1
′′
f > 0 in (a, b), i punti corrispondenti sul grafico non sono dove ξ ∈ (x1 , x3 ) e λ = (x2 − x1 )/(x3 − x1 ). Poiché λ ∈ (0, 1),
allineati, e perciò esiste una (ed una sola) circonferenza che vi l’espressione λ f ′′ (ξ1 ) + (1 − λ) f ′′ (ξ2 ) è una combinazione con-
passa attraverso. Ci proponiamo di determinare le coordinate vessa tra f ′′ (ξ1 ) e f ′′ (ξ2 ), e perciò il suo valore non supera il
(xC , yC ) del centro C di tale circonferenza. A tal fine, consi- massimo tra questi ultimi due, né va al di sotto del minimo dei
derati i segmenti i cui estremi sono, rispettivamente, i punti due. Sfruttando la continuità di f ′′ , troviamo infine:
(x1 , f (x1 )) e (x2 , f (x2 )), ed i punti (x2 , f (x2 )) e (x3 , f (x3 )),
mettiamo a sistema le equazioni degli assi di tali segmenti, che 1+(f ′ (x0 ))2 1+(f ′ (x0 ))2
xC → x0 − f ′′ (x0 ) f ′ (x0 ), y C → y0 + f ′′ (x0 ) .
sono:   
y = − m11 x − x1 +x

2
2
+ y1 +y2
2
Per concludere, troviamo il raggio r della circonferenza oscu-
  latrice, detto raggio di curvatura del grafico di f nel pun-
y = − 1 x − x2 +x3 + y2 +y3

to x0 . Poiché r2 = (x0 − xC )2 + (y0 − yC )2 , si ha r =
m2 2 2
(1 + (f ′ (x0 ))2 )3/2 /f ′′ (x0 ). Si definisce curvatura del grafico
dove m1 = (f (x2 ) − f (x1 ))/(x2 − x1 ) e m2 = (f (x3 ) − f (x2 ))/ di f nel punto x0 la quantità κ definita come segue:
(x3 − x2 ). Nel far questo supponiamo, per il momento, che
m1 , m2 6= 0. La soluzione del suddetto sistema è: f ′′ (x0 )
κ= .
 (1 + (f ′ (x0 ))2 )3/2
xC = m1 m2 y3 −y1 + m1 x3 −x1 + x1 +x2
2 m1 −m2 2 m1 −m2 2
La curvatura è ben definita anche quando f ′′ (x0 ) = 0 (e in tal
y = − m2 y3 −y1 1 x3 −x1 y1 +y2
C 2 m1 −m2 − 2 m1 −m2 + 2 caso è nulla).

Si verifica direttamente che le formule cosı̀ trovate continuano


a valere anche nel caso in cui m1 = 0 o m2 = 0.
Il centro della circonferenza osculatrice è il punto limite di
(xC , yC ) quando x1 , x2 , x3 → x0 . Per determinarlo, è sufficien-
te trovare il limite del rapporto (m1 −m2 )/(x3 −x1 ). A tal fine,

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 84


Analisi Matematica I
prof. Antonio Greco
Appendice Alfabeto greco

α A alfa
β B beta
γ Γ gamma
δ ∆ delta
ε E epsilon
ζ Z zeta
η H eta
ϑ Θ teta
ι I iota
κ K cappa
λ Λ lambda
µ M mi
ν N ni
ξ Ξ csi
o O omicron
π Π pi
ρ P ro
σ Σ sigma
τ T tau
ϕ Φ fi
χ X chi
ψ Ψ psi
ω Ω omega

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 85


Pn 1
Analisi Matematica I 11) Stabilire se esiste un intero n tale che k
≥ 1, ed in
k=1 2
prof. Antonio Greco caso affermativo determinarlo.
Appendice Domande orali +∞
P 1
12) Determinare il carattere della serie .
k=1 1010 k
Riporto qui di seguito una selezione delle domande rivolte agli
+∞
P k!
studenti di Analisi Matematica I, in sede di esame, nel periodo 13) Determinare il carattere della serie .
dal 13 giugno 2006 al 18 settembre 2019. k=0 (k + 1)!

1+∞
P
Successioni e serie numeriche 14) Stabilire se la serie è convergente, ed in caso affer-
k=0 k!
1) Dare la definizione del numero di Nepero. mativo determinarne la somma.
+∞
1
P
2) Scrivere la formula di Newton per lo sviluppo della poten- 15) Stabilire se la serie √ è convergente, ed in caso af-
za ennesima del binomio. k=1 k
fermativo determinarne la somma.
3) Determinare tre numeri reali a, b, c tali che (1 + x)100 =
a + bx + cx2 + o(x2 ) per x → 0. 16) Spiegare che cos’è il polinomio di Taylor associato ad una
funzione data.
4) Illustrare la nozione di serie numerica.
17) Spiegare come si può utilizzare la formula di Taylor per il
5) Spiegare che cosa si intende per carattere di una serie. calcolo numerico di una funzione trascendente.

6) Dare una motivazione per lo studio delle serie. 18) Scrivere la serie di Maclaurin della funzione f (x) = (1 −
x)−1 .
7) Spiegare che cos’è la serie armonica, e determinarne la
somma. 19) Scrivere il polinomio di Maclaurin della funzione y =
ln(1 + x).
8) Indicato con la lettera e il numero di Nepero, stabilire
+∞
P −k 20) Trovare il polinomio di Maclaurin di primo grado associa-
se la serie e è convergente, ed in caso affermativo
k=1 to alla funzione y = sen x.
determinarne la somma.
21) Trovare il polinomio di Maclaurin di secondo grado asso-
+∞ 3
9) Stabilire se la serie
P
è convergente, ed in caso af- ciato alla funzione y = cos x.
10 k
k=2
fermativo determinarne la somma. 22) Utilizzando il polinomio di Maclaurin di ordine 4 associa-
+∞ to alla funzione y = sen x, trovare la prima cifra decimale
P 1
10) Studiare la serie con x parametro reale. di sen(1/3).
k=0 xk

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 86


Limiti di funzioni e continuità Calcolo differenziale
23) Che cosa si intende quando si dice che il limite di f (x), 40) Dare la definizione della derivata.
per x che tende a +∞, è +∞?
24) Calcolare il limite di x − sen x per x che tende a +∞. 41) Fare un esempio di funzione derivabile.

25) Calcolare il limite di sen x per x che tende a +∞. 42) Applicare la definizione della derivata alla funzione f (x) =
|x|.
26) Calcolare il limite di esen x per x che tende a +∞.
27) Calcolare il limite di xex per x che tende a −∞. 43) Applicare la definizione della derivata alla funzione f (x) =
xn , con n intero e maggiore di 1.
28) Calcolare il limite di xe−x per x che tende a −∞.

44) Stabilire
√se la funzione y = 2 − x2 è derivabile nel punto
29) Calcolare il limite del rapporto 10 x/e2x per x che tende
x0 = − 2 .
a +∞.

30) Calcolare il limite del rapporto x2 /x per x che tende 45) Determinare due costanti a e b tali che risulti ex = a +
a +∞. bx + o(x) per x → 0.

31) Calcolare il limite del rapporto (x − sen x)/x3 per x che 46) Dare la definizione di primitiva di una funzione data.
tende a 0.
√ 47) Enunciare e dimostrare il teorema di Fermat.
32) Calcolare il limite del rapporto ( 1 − 2x − 1)/x per x che
tende a 0.
48) Enunciare e dimostrare il teorema di Rolle.
33) Definire il concetto di continuità di una funzione.
49) Fare un esempio di funzione che soddisfi le ipotesi del teo-
34) Stabilire se la funzione f (x) = |x| è continua. rema di Rolle.
35) Trovare i punti di continuità della funzione y = x − sen x.
50) Enunciare e dimostrare il teorema di Lagrange.
36) Enunciare e dimostrare il teorema degli zeri delle funzioni
continue. 51) Scrivere la formula di Taylor.

37) Spiegare cosa si intende per funzione inversa di una fun- 52) Fare un esempio di funzione f : [a, b] → R tale che f (a) =
zione data. f (b) e priva di massimi.
38) Enunciare la regola di de l’Hôpital.
53) Caratterizzare i punti di massimo e di minimo di una fun-
39) Enunciare il teorema di Weierstrass. zione attraverso le sue derivate.

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 87


Studi di funzione 72) Definire la funzione logaritmica.

54) Determinare il periodo della funzione y = sen x. 73) Studiare il grafico della funzione y = ln(1 + x).

55) Determinare il periodo della funzione y = cos2 x e trac- 74) Studiare il grafico della funzione y = x ln x.
ciare il grafico di tale funzione.
75) Studiare il grafico della funzione y = x ln(x2 ).
56) Studiare il grafico della funzione y = x − sen x.
76) Studiare il grafico della funzione y = (ln x)/x.
57) Tracciare il grafico della funzione y = | cos x|.
77) Studiare il grafico della funzione y = esen x .
58) Studiare il grafico della funzione y = |x| x.
78) Studiare il grafico della funzione y = x ex .
59) Studiare il grafico della funzione y = 1 − |x − 2|.
79) Studiare il grafico della funzione y = x + ex .
60) Tracciare il grafico della funzione y = 1/(1 − x).
80) Studiare il grafico della funzione y = (ex − e−x )/2.
61) Tracciare il grafico della funzione y = x/(1 − x).

62) Studiare il grafico della funzione y = x3 − x. Calcolo integrale

63) Studiare il grafico della funzione y = x − x3 . 81) Enunciare il teorema fondamentale del calcolo integrale.

64) Tracciare il graficodella funzione f1 (x) = (1 + x)100 e con- 82) Calcolare l’integrale indefinito della funzione y = 1 − x2 .
frontarlo con quello della funzione f2 (x) = (1 + x)2 .
83) Calcolare l’integrale indefinito della funzione y = (ln x)/x.

65) Studiare il grafico della funzione y = 1 − x2 .
84) Calcolare l’integrale indefinito della funzione y =

66) Studiare il grafico della funzione y = 2 + x2 . (cos x) esen x .

67) Studiare il grafico della funzione y = 2 − x2 . 85) Calcolare l’integrale indefinito della funzione y = x−sen x.

68) Studiare il grafico della funzione y = 4 − x2 . 86) Calcolare l’integrale indefinito della funzione y = x sen x.

69) Studiare il grafico della funzione y = 9 − x2 . 87) Trovare una primitiva della funzione y = cos2 x.

70) Studiare il grafico della funzione y = x + 1/x. 88) Dare la definizione dell’integrale di Riemann.

71) Studiare il grafico della funzione y = x100 e confrontarlo 89) Calcolare l’integrale definito della funzione y = x/(1 + x2 )
con quello della funzione y = x2 . sull’intervallo [ −1, 1 ].

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 88


90) Calcolare l’integrale definito della funzione y = 2x/(1 +
x2 ) sull’intervallo [ −1, 1 ].

91) Calcolare l’integrale definito della funzione y = 1 − x2
sull’intervallo [ −1, 1 ].

92) Calcolare l’integrale definito della funzione y = 9 − x2
sull’intervallo [ −3, 3 ].

93) Calcolare l’integrale definito della funzione y = x − sen x


sull’intervallo [ 0, π ].

94) Calcolare l’integrale definito della funzione y = x − sen x


sull’intervallo [−π, π ].

95) Calcolare l’integrale definito della funzione y = x − sen x


sull’intervallo [−b, b ], dove b è un numero reale positivo.

96) Calcolare l’integrale definito della funzione y = (x ln x)−1


sull’intervallo [2, 3].

97) Illustrare l’interpretazione geometrica dell’integrale defi-


nito.

98) Trovare l’area del sottografico della funzione y = x3 − x


sull’intervallo [−1, 0 ].

99) Trovare l’area della parte di piano delimitata dal grafico


della funzione y = x + 1/x e dalla retta y = −3.

100) Calcolare l’integrale generalizzato (detto anche integrale


improprio) della funzione y = x/(1 + x2 ) sull’intervallo
[ 0, +∞).

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 89


Bibliografia
[1] Testo adottato:
M. Conti, D. L. Ferrario, S. Terracini, G. Verzini.
Analisi matematica - Dal calcolo all’analisi.
Apogeo Education - Maggioli Editore.

[2] Esercizi:
P. Marcellini, C. Sbordone.
Esercitazioni di matematica.
Volume 1, parte prima e parte seconda.
Zanichelli/Liguori.

Testi di consultazione:

[3] T. M. Apostol. Calcolo. Volume 1. Boringhieri.

[4] R. Courant. Differential and integral calculus. Volume 1.


Interscience/Wiley.

[5] R. Courant, H. Robbins. Che cos’è la matematica? Bo-


ringhieri.

[6] E. Giusti. Analisi matematica. Volume 1. Boringhieri.

[7] M. Kline. Storia del pensiero matematico. Einaudi.

[8] C. D. Pagani, S. Salsa. Analisi matematica. Volume 1.


Zanichelli.

[9] W. Rudin. Principi di analisi matematica. McGraw-Hill.

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 90


del confronto, 27
del confronto asintotico, 27
Indice analitico del rapporto, 27
della radice, 27
di Leibniz, 31
0! = 1, 64 de l’Hôpital, regola di, 77
0 non è positivo, 6 densità dell’insieme dei numeri razionali, 10
00 = 1, 38, 64 derivata
R, 6 definizione per una funzione scalare, 41
definizione per una funzione vettoriale, 62
Achille e la tartaruga, 26
interpretazione geometrica, 41
additività dell’integrale definito, 74
derivate di funzioni notevoli:
alfabeto greco, 85
della funzione f (x) = 1/x, 41
assoluta convergenza delle serie numeriche, 26
della funzione f (x) = arcsen x, 50
Bernoulli, disuguaglianza di, 15 della funzione f (x) = cos x, 45
binomio di Newton, 19 della funzione f (x) = log x, 47–48
della funzione f (x) = sen x, 45

caduta con attrito, 81 della funzione f (x) = x , 50
circonferenza osculatrice, 84 della funzione f (x) = ex , 47–48
coefficienti binomiali della funzione f (x) = mx, 41
definizione esplicita, 20 della funzione f (x) = xα , 50
coefficienti binomiali della funzione f (x) = xn , n ∈ Z+ , 45–46
definizione implicita, 19 della funzione h(x) = e2x , 43
completezza dell’insieme dei numeri reali, 16 differenziale di una funzione, 52
concavità, definizione, 59 dimostrazione
condizione necessaria per la convergenza di una serie, 24 del fatto che una funzione è costante se e solo se la sua
continuità derivata è nulla, 62
definizione, 36 del teorema di Fermat, 56
della funzione esponenziale nel punto x0 = 0, 48 del teorema di Rolle, 57
convergenza assoluta delle serie numeriche, 26 del teorema di valutazione degli integrali definiti, 79
convessità disuguaglianza di Bernoulli, 15
definizione, 59 disuguaglianza triangolare, 11
legame con la derivata seconda, 59 domande da esame, 86
criterio domande, come formularle, 5

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 91


equazione differenziale integrale definito
del moto rettilineo uniforme, 63 additività, 74
del moto uniformemente accelerato, 49 definizione, 73
esempio di: definizione quando gli estremi sono uguali, 74
definizione di un numero mediante un limite, 16 definizione quando il primo estremo è maggiore del secon-
derivata non nulla in un punto di minimo, 56 do, 75
funzione convessa e non derivabile in un punto, 59 interpretazione come coordinata spaziale, 74
funzione discontinua, 47 interpretazione come massa, 74
funzione non crescente, 53 interpretazione come probabilità, 74
funzione non derivabile in un punto di minimo, 56 interpretazione geometrica, 74
funzione strettamente crescente, 53 integrale generalizzato
funzione strettamente crescente e non derivabile in un pun- definizione, 81, 82
to, 53 di 1/x, 82
integrale generalizzato, 81, 82 esempio, 81, 82
linee non tangenti, 40 integrale indefinito
linee tangenti, 40 della funzione (log x)/x, 72
primitiva della funzione f (x) = ex , 70 della funzione cos x, 71
primitive della funzione f (x) = 1/x, 70 della funzione sen ax, 71
problema isoperimetrico, 55 della funzione sen x, 71
successione indeterminata, 9 della funzione ex , 70
successioni divergenti, 8 della funzione xα , 71
successone convergente, 8 della funzione xk ex , 73
integrale indefinito, definizione, 70
forme indeterminate, 38 integrali generalizzati, 81
formula di Newton per lo sviluppo della potenza n-esima del interpretazione geometrica
binomio, 19 dell’integrale definito, 74
formula di Taylor, 64 della derivata, 41
con il resto di Lagrange, 64
con il resto di Peano, 65 limite di una funzione
per la funzione f (x) = sen x, 64 calcolo, 37
funzione definizioni, 34
ζ di Riemann, 31 idea intuitiva, 34
di Heaviside, 76 limite di una successione
definizione, 8
infatti (congiunzione), 13 limite del prodotto, 14

Dispense di Analisi Matematica I – prof. Antonio Greco – pag. 92


limite del rapporto, 14 operazioni sui limiti
limite della potenza, 16 delle successioni, 13
limite della somma, 13
proprietà, 12, 16 paradosso di Achille e la tartaruga, 26
limiti notevoli: potenza n-esima del binomio, 19
√ potenze con esponente reale, 10
lim k k = 1, 29
k→+∞ √ primitiva, definizione, 70
lim k k! = +∞, 29 proprietà dei limiti
k→+∞
lim k!/k k = 0, 29 delle funzioni, 37
k→+∞ delle successioni, 12, 16
lim xk /k! = 0, 29 punto critico, 56
k→+∞
lim ex /xα = +∞, 83
x→+∞ quadrato di un binomio, 19
lim (log y)/y β = 0 (β > 0), 83
y→+∞ regola di de l’Hôpital, 77
lim z β log z = 0 (β > 0), 83 regola di derivazione
z→0+
altri limiti: del prodotto, 42
lim x2 = +∞, 61 del reciproco, 43
x→−∞
lim sen πn = 0, 17 della funzione composta, 43
n→+∞ della funzione inversa, 50
logaritmi, una proprietà algebrica, 6 regola di integrazione per parti nell’integrale definito, 80
regola di integrazione per parti nell’integrale indefinito, 72
massimo assoluto, definizione, 55 regola di integrazione per sostituzione nell’integrale definito, 80
metodo di studio, 4 regola di integrazione per sostituzione nell’integrale indefinito,
mini-test sui limiti, 34 71
minimo assoluto, definizione, 55 retta tangente, equazione della, 41
monotonia
definizione, 53 serie
legame con la derivata prima, 53 armonica, 24
moto uniforme, 62–63 esponenziale, 28
geometrica
Newton, binomio di, 19 carattere, 25
numeri reali definizione, 25
definizione, 6 somma ridotta, 25
insieme dei —, simbolo, 6 serie di Maclaurin
numero di Nepero, 16 della funzione log(1 + x), 65

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della funzione f (x) = sen x, 65 di Weierstrass, 56
delle funzioni cos x e ex , 65 teoremi sui limiti
serie di Taylor, 65 delle funzioni, 37
serie numeriche delle successioni, 12
a termini di segno alterno, 31 triangolare, disuguaglianza, 11
a termini positivi, 26, 27 triangolo di Tartaglia, 20
convergenza assoluta, 26
definizione, 23 urto perfettamente elastico e di durata nulla, 49
errore tipico, 23
valore assoluto, 11
motivazioni, 23
significato intuitivo, 23 zero non è positivo, 6
sinusoide, tangente alla, 40
studio del grafico di una funzione, 60
studio, metodo di, 4
successioni numeriche
definizione di limite, 8
notazione, 12
origini, 8
successioni limitate, 13

tangente, retta, equazione della, 41


tangenza, concetto di, 40
Tartaglia, triangolo di, 20
Taylor
formula di, 64
serie di, 65
teorema
del confronto (per le successioni), 12
della media integrale, 75
della permanenza del segno (per le successioni), 12
di Cauchy, 58
di Fermat, 56
di Lagrange, 58
di Rolle, 57
di valutazione, 79

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