Gianluigi Oliveri
University of Palermo
gianluigi.oliveri@unipa.it
24 novembre 2020
2
Indice
I Il calcolo proposizionale 13
2 Argomenti, soddisfacibilità e validità 15
2.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
2.2 Brevi cenni storici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
2.3 Sulla forma logica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
2.4 Soddisfacibilità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
2.5 Asserzioni e ambiguità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
2.6 Argomenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
2.7 Esercizi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
3
4 INDICE
5 I tableaux analitici 55
5.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55
5.2 Alberi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55
5.3 Che cos’è un tableau analitico? . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59
5.4 Le regole dei tableaux analitici . . . . . . . . . . . . . . . . . 60
5.5 A cosa serve un tableau analitico? . . . . . . . . . . . . . . . . 63
5.6 Implementiamo la nostra procedura . . . . . . . . . . . . . . . 65
5.7 Esercizi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 68
5.8 Appendice. Le regole 1–9 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 70
8 Compattezza 99
8.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 99
Esempio 1.1.1 :
∴ quindi
(T ) Socrate è mortale
Figura 1.1: Sillogismo di Socrate
7
8 CAPITOLO 1. SUL PENSIERO DEDUTTIVO
Esempio 1.1.3 Il 7 non è uscito neanche una volta nelle ultime 30 setti-
mane, mentre il 4 è uscito la settimana scorsa. Quindi, la probabilità che la
prossima settimana esca il 7 è maggiore di quella che esca di nuovo il 4.
1.4 Metodo
La strategia di attacco al problema fondamentale del libro consiste di tre
momenti:
analitici.’7 Il motivo di questa scelta ha a che fare non solo con l’eleganza
di questi sistemi formali, ma, sopratutto, con la loro analiticità8 e la loro
meccanizzabilità. Entrambe queste proprietà sono molto importanti al fine
dello studio del problema centrale del libro.
7
Vedi Smullyan (1995).
8
Un sistema formale F è analitico se ha la proprietà della sottoformula:
Il calcolo proposizionale
13
Capitolo 2
Argomenti, soddisfacibilità e
validità
2.1 Introduzione
In questo capitolo, dopo un brevissimo accenno a due dei problemi da cui
ha avuto origine la logica matematica, ci occuperemo di tre delle nozioni
fondamentali per la nostra trattazione: il concetto di argomento, quello di
validità/correttezza di un argomento, e quello di soddisfacibilità di un insieme
di credenze/asserzioni.
Come vedremo:
15
16 CAPITOLO 2. ARGOMENTI, SODDISFACIBILITÀ E VALIDITÀ
ax2 + bx + c = 0.
Nota Bene 2.2.1 Queste osservazioni ci fanno vedere in modo chiaro che
il problema 2 di cui sopra non è altro che il problema centrale di questo libro
(vedi Capitolo 1, §1.3, p. 10).
Esempio 2.3.1 :
Esempio 2.3.2 :
(i) dare una definizione rigorosa di ciò che si deve intendere per argomento
e per argomento valido;
La rilevanza di questi due temi — (i) e (ii) — consiste nel fatto che il
loro studio rappresenterà un passo fondamentale nel percorso che ci condurrà
ad:
2.4 Soddisfacibilità
Se per ‘credenza’ intendiamo ciò che riteniamo sia il caso,
Diciamo che una credenza p tale che p non è soddisfacibile, e cioè, tale che
non esiste una situazione possibile Σ in cui p è vera, è autocontraddittoria
o è una contraddizione.
Esempio 2.5.1 :
1. Che ore sono?
2. Chiudi la porta!
Esempio 2.5.3 :
1. Ho visto Schumacher guidare un’auto che andava a marsala (asserzione
fatta oralmente);
2.6 Argomenti
Definizione 2.6.1 (Che cos’è un argomento?) Un argomento è ciò che
una persona produce quando fa un’asserzione e dà delle ragioni per credere
nella verità dell’asserzione. L’asserzione stessa è chiamata conclusione
dell’argomento, mentre le ragioni che vengono date per credere nella verità
dell’asserzione sono chiamate premesse. Si dice che la conclusione di un
argomento è dedotta o inferita dalle premesse.
Un argomento A può essere in forma esplicita o implicita. A è in forma
esplicita se la conclusione di A si trova alla fine dell’argomento; altrimenti A
è in forma implicita.
Esempio 2.6.1 (Argomento in forma implicita) Deve essere un comu-
nista: legge l’Unità.
Esempio 2.6.2 (Argomento in forma esplicita) Legge l’Unità e, quin-
di, deve essere un comunista.
Definizione 2.6.2 (Validità di un argomento) Un argomento A è val-
ido se non esiste una situazione possibile Σ in cui tutte le premesse di A
sono vere e la conclusione di A è falsa. Se A è un argomento valido si dice
che le sue premesse implicano logicamente la sua conclusione o che la
sua conclusione è una conseguenza logica delle sue premesse.
Nota Bene 2.6.1 :
• La definizione di validità di un argomento A fa, chiaramente, appello
alla struttura logica di A, la quale deve essere tale che ogni qual
volta tutte le premesse di A sono vere (indipendentemente da quale
possa essere il loro significato) anche la conclusione di A deve essere
vera (indipendentemente da quale possa essere il suo significato).
22 CAPITOLO 2. ARGOMENTI, SODDISFACIBILITÀ E VALIDITÀ
Nota Bene 2.6.3 Questo semplicissimo teorema, oltre a fornirci una pro-
prietà di argomenti equivalente alla validità (Definizione 2.6.2), ci ri-
sulterà molto utile per rendere più semplici alcune delle dimostrazioni che
incontreremo in quanto segue a partire da quella del Teorema Fondamen-
tale.
Teorema 2.6.2 (Fondamentale) Un argomento A è valido se e solo se
il suo insieme controesempio è insoddisfacibile.
Se A è valido, allora, per ogni situazione possibile Σ in cui le premesse
P1 , . . . , Pn di A sono tutte vere, avremo che anche la conclusione C di A sarà
vera in Σ (Teorema 2.6.1). Ma, se C è vera in Σ, allora non-C sarà falsa in
Σ. Questo implica che non esiste una situazione possibile Σ tale che tutti gli
elementi dell’insieme CA = {P1 , . . . , Pn , non-C} sono veri in Σ e che, quindi,
l’insieme controesempio di A è insoddisfacibile.
D’altro canto, se CA è insoddisfacibile, allora, per ogni situazione possibile
Σ tale che P1 , . . . , Pn sono tutte vere in Σ, avremo che non-C sarà falsa in
Σ. Ma, se non-C è falsa in Σ, allora C è vera in Σ; e questo implica che, per
ogni situazione possibile Σ tale che tutte le P1 , . . . , Pn sono vere in Σ, anche
C è vera in Σ, e che, quindi, sempre per i buoni uffici del Teorema 2.6.1,
A è valido. □
Nota Bene 2.6.4 :
• Sebbene non abbiamo fornito una definizione rigorosa di cosa dobbiamo
intendere per ‘situazione possibile Σ,’ è intuitivamente chiaro che non
esiste nessuna situazione possibile Σ tale che un’asserzione A e la sua
negazione non A sono entrambe vere (o entrambe false) in Σ. Da ciò
ne segue che, data un’asserzione A e una situazione possibile Σ, se A
è vera in Σ allora non A è falsa in Σ e vice versa.
• Il concetto di verità di un’asserzione, che si trova al cuore delle defi-
nizioni delle nozioni più importanti trattate in questo capitolo — cre-
denza, asserzione, soddisfacibilità di un insieme di asserzioni, validità
di un argomento, ecc. — non è stato a suo volta definito. Lo abbiamo
utilizzato come una nozione primitiva.
• La grande importanza del Teorema 2.6.2 consiste nel fatto che questo
riduce il problema del controllare la validità di un argomento A al
problema del controllare la soddisfacibilità dell’insieme controesempio
di A.
• Come vedremo nei prossimi capitoli, per controllare meccanica-
mente la soddisfacibilità di (un gran numero di) insiemi di asserzioni
faremo uso della cosiddetta ‘tecnica dei tableaux analitici’ .
24 CAPITOLO 2. ARGOMENTI, SODDISFACIBILITÀ E VALIDITÀ
2.7 Esercizi
1. Possono esserci degli argomenti validi A in cui le premesse e le conclu-
sioni hanno valori di verità come segue? (Rispondere con un sì o un no
nel caso di ciascuna delle seguenti combinazioni.)
3. Non tutte le asserzioni che seguono sono ambigue. Dire quali lo sono,
perché lo sono, riscrivere le asserzioni in modo da eliminare l’ambiguità.
(a) O Roberto non sarà scelto per far parte della squadra o ci sarà man-
canza di buoni giocatori. Dal momento che ci sono molti buoni
giocatori, possiamo essere sicuri che Roberto non verrà scelto.
26 CAPITOLO 2. ARGOMENTI, SODDISFACIBILITÀ E VALIDITÀ
Capitolo 3
3.1 Introduzione
Nel capitolo precedente abbiamo dato una risposta al primo quesito che ci
eravamo posti nella §2.2, p. 16: che cosa rende valido un argomento? Inol-
tre, con la dimostrazione del Teorema Fondamentale, abbiamo stabilito una
buona base di partenza per affrontare il secondo quesito: esiste una procedu-
ra meccanica, un algoritmo, tale che, dato un qualsiasi argomento A, sia in
grado di determinare in un numero finito di passi se A è valido oppure no?
Come abbiamo visto, la validità di un argomento dipende da come la
verità delle premesse dell’argomento è in relazione alla verità della conclu-
sione dell’argomento. Ma, dato che sia le premesse che la conclusione di un
argomento sono delle asserzioni, un importante problema da risolvere è:
27
28 CAPITOLO 3. IL PROBLEMA DELLA TRADUZIONE
sono molto rilevanti non solo per il nostro progetto, ma anche per altri am-
biti disciplinari quali la filosofia del linguaggio e la cosiddetta logica
filosofica.
3.2. ASSERZIONI ATOMICHE E ASSERZIONI COMPLESSE 29
Esempio 3.2.2 La corazzata Potëmkin non è una cagata pazzesca. (Il super
direttore del Rag. Ugo Fantozzi)
(b) asserzione: Non è vero che I baffi di Saddam Hussein sono un’arma di
distruzione di massa;
(c) matrice: o ϕ o ψ.
ϕ ψ oϕoψ
V V V
V F V
F V V
F F F
Figura 3.1:
• Nel caso del funtore di verità a due posti o…o…, le situazioni possibili
Σ in cui ϕ e ψ assumono un valore di verità si possono raggruppare in
quattro classi distinte, e cioè quelle in cui:
Esempio 3.4.1
ϕ È possibile che ϕ
V V
F ···
(a) a 6= a;
Esempio 3.4.2
ϕ È impossibile che ϕ
V F
F ···
(a) a 6= a;
Esempio 3.4.3
ϕ Rosalia crede che ϕ
V ···
F ···
(a) Ci sono alcune credenze vere che Rosalia ha e alcune credenze vere che
Rosalia non ha;
(b) Ci sono alcune credenze false che Rosalia ha e alcune credenze false che
Rosalia non ha.
3.5 Analisi
Nel controllare se un argomento A è valido oppure no, o se un dato insieme
di asserzioni A è soddisfacibile oppure no, il primo passo da fare in logi-
ca proposizionale è quello di individuare tutte le asserzioni atomiche che
occorrono nelle asserzioni appartenenti ad A (o ad A).
Il secondo consiste nel parafrasare le asserzioni di A (o quelle appartenenti
ad A) in modo tale da ottenere delle asserzioni che hanno lo stesso significato
di quelle da parafrasare e i cui connettivi sono funtori di verità.
Consideriamo l’Esempio 3.5.1
Esempio 3.5.1 Gli ispettori delle Nazioni Unite hanno deciso di esaminare
con grande attenzione i baffi di Saddam Hussein. Quindi, o i baffi di Saddam
Hussein sono un’arma di distruzione di massa o non lo sono.
(b) asserzione: non è vero che i baffi di Saddam Hussein sono un’arma di
distruzione di massa;
(c) matrice: o ϕ o ψ;
1
Vedi l’Appendice a questo capitolo.
34 CAPITOLO 3. IL PROBLEMA DELLA TRADUZIONE
(d) χ Quindi, o ϕ o ψ.
(b1 ) non è vero che [i baffi di Saddam Hussein sono un’arma di distruzione
di massa].
Figura 3.2:
ϕ ¬ ϕ ¬¬ ϕ
V F V
F V F
L’unico problema connesso con la negazione è che, mentre ¬¬ ϕ è equi-
valente a ϕ (vedi la tavola di verità di ¬) — la doppia negazione afferma
in logica! — non è sempre così in italiano. Infatti, a volte, in italiano
la doppia negazione rafforza la negazione invece di essere equivalente ad
un’affermazione.
36 CAPITOLO 3. IL PROBLEMA DELLA TRADUZIONE
Esempio 3.6.1 Non c’è nessuna possibilità che Messner riesca a scalare il
K2 in apnea e con le mani legate dietro la schiena.
(2) O ϕ o ψ ⇝ (ϕ ∨ ψ)
ϕ ψ (ϕ ∨ ψ) (ψ ∨ ϕ)
V V V V
V F V V
F V V V
F F F F
Esempio 3.6.3 :
(a) ‘Mi sveglierò alle 8.00 a meno che la sveglia non si rompa’ non può essere
parafrasata come in (a′ )
(a′ ) (Mi sveglierò alle 8.00 ∨ La mia sveglia è rotta), perché mentre (a′ ) è
equivalente ad (a′′ ), (a′′ ) non è equivalente ad (a). (perché?)
(a′′ ) (La mia sveglia è rotta ∨ Mi sveglierò alle 8.00).
(3) ϕ e ψ ⇝ (ϕ ∧ ψ)
ϕ ψ (ϕ ∧ ψ) (ψ ∧ ϕ)
V V V V
V F F F
F V F F
F F F F
3.6. I FUNTORI DI VERITÀ PRINCIPALI 37
Esempio 3.6.4 :
(a) ‘I filosofi, che hanno la tendenza ad essere pedanti, studiano la logica.’
perché l’insieme di coloro i quali sono filosofi e dei pedanti non è una
restrizione (sottoinsieme proprio) dell’insieme dei filosofi.
Esempio 3.6.5 :
(a) ‘Pinocchio è un gran bugiardo’
Esempio 3.6.6 :
(a) ‘Filippo è andato a Napoli ed è morto’
(4) Se ϕ allora ψ ⇝ (ϕ → ψ)
ϕ ψ (ϕ → ψ) (ψ → ϕ)
V V V V
V F F V
F V V F
F F V V
(a) ‘Se una piccola quantità di questa sostanza è messa in acqua si dissolve’
3.6. I FUNTORI DI VERITÀ PRINCIPALI 39
(a)′ ‘(una piccola quantità di questa sostanza è messa in acqua → una piccola
quantità di questa sostanza si dissolve)’, perché non è una qualsiasi
piccola quantità di sostanza che si dissolve, ma solo quella che viene
messa nell’acqua.
(a) Se tu adesso avessi fatto cadere quel vaso, lei non ti avrebbe mai perdo-
nato
(a)′ (tu fai cadere quel vaso → lei non ti perdona), perché i condizionali
controfattuali non sono dei funtori di verità.
Esempio 3.6.10
(5) ϕ se e solo se ψ ⇝ (ϕ ↔ ψ)
40 CAPITOLO 3. IL PROBLEMA DELLA TRADUZIONE
ϕ ψ (ϕ ↔ ψ) (ψ ↔ ϕ)
V V V V
V F F F
F V F F
F F V V
3.7 Esercizi
1. Per ciascuna delle seguenti espressioni dire se si tratta di un funtore
proposizionale oppure no. Se la risposta non è chiara dire perché.
(a) Per quanto tutti gli indizi sembrino puntare alla conclusione op-
posta, ϕ potrebbe essere vera.
3.8. APPENDICE. UN PO’ DI TEORIA DEGLI INSIEMI 41
(b) ϕ ma ψ.
(c) Non è vero che sia ϕ che ψ.
(d) La verità di ϕ è una ragione necessaria e sufficiente per ψ.
(e) ϕ sulla base di ψ.
(f) Prima che ϕ, non se ne preoccupava nessuno.
(g) ϕ implica logicamente ψ.
è una funzione.
è surgettiva.
4. Dal punto 3. di cui sopra segue che, dati due insiemi A e B, se vogliamo
dimostrare che A ha lo stesso numero di elementi di B non dobbiamo
fare altro che trovare una funzione f : A → B tale che f sia iniettiva
e surgettiva.
v→ = {<< V, V >, V >, << V, F >, F >, << F, V >, V >, << F, F >, V >}.
Capitolo 4
4.1 Introduzione
Lo scopo fondamentale di questo capitolo è quello di iniziare la descrizione
di alcune delle proprietà sintattiche e semantiche del Calcolo Proposizionale
(CP). Questo, assieme alle cose che abbiamo già detto nel capitolo preceden-
te, ci darà non solo la possibilità di effettuare, quando possibile, traduzioni
corrette di asserzioni formulate in italiano in espressioni (formule) gram-
maticalmente corrette (ben formate) del linguaggio L0 (del calcolo propo-
sizionale); ma anche l’opportunità di preparare il terreno per l’elaborazione
di una procedura generale, basata sui tableaux analitici, che ci metterà in
condizione di controllare meccanicamente, e in un numero finito di passi, la
validità o meno di un’ampia classe di argomenti.
Vale la pena di mettere in risalto il fatto che uno dei fattori importanti che
giustificano la traduzione di asserzioni della lingua italiana in formule ben
formate (fbf) di L0 è che questo processo elimina ogni ambiguità riguardante
il significato delle asserzioni, mettendone, però, in risalto la forma logica che,
come abbiamo già visto, è l’unica cosa che conta al fine della validità di un
argomento di cui queste fanno parte.
Nella prima sezione, dedicata alla sintassi del Calcolo Proposizionale,
dopo avere discusso il concetto di formula ben formata di L0 , come com-
binazione di un numero finito di simboli dell’alfabeto di L0 generata da una
grammatica non contestuale, introdurremo il concetto di sottoformula
di una formula ben formata.
La sezione, invece, dedicata alla semantica inizia con una definizione di
cosa dobbiamo intendere per struttura Σ per, poi, introdurre i concetti di
45
46CAPITOLO 4. SINTASSI E SEMANTICA DEL CALCOLO PROPOSIZIONALE
A0 = {P, ◦ , ¬, ∧, ∨, →, ↔, (, )};
L0 = < A0 , G0 > .
Fmla
( Fmla ∧ Fmla )
P Indx P Indx ◦
◦ ◦
Figura 4.1: Albero associato alla derivazione dell’Esempio 4.2.1
((A ∧ B) → C)
(A ∧ B) C
A B
Figura 4.2: Albero genealogico di ((A ∧ B) → C)
Σ : W0 → {V, F}.
5. Σ((ϕ ↔ ψ)) = V solo nel caso in cui Σ(ϕ) = Σ(ψ). Altrimenti Σ((ϕ ↔
ψ)) = F.
Σi S P Q R (((S ∧ P ) ∧ Q) ∧ R)
Σ1 V V V V
Σ2 V V V F
.. .. .. .. ..
. . . . .
Σ16 F F F F
Teorema 4.3.1 Sia ϕ una fbf. di L0 tale che ϕ contiene n lettere P distinte
l’una dall’altra. In questo caso esistono 2n strutture distinte.
Γ |=
4.3. LA SEMANTICA DEL CALCOLO PROPOSIZIONALE 51
quando non esiste una struttura Σ in cui tutte le fbf di Γ sono definite
e sono tutte vere (in Σ). L’espressione ‘Γ |=’ si legge: l’insieme Γ è
insoddisfacibile. Si dice che Γ è soddisfacibile se Γ ⊭. Il simbolo ‘|=’ si
chiama porta semantica.
3. ϕ è falsa in Σ.
4.4 Esercizi
1. Dove questo è possibile, e senza che vi sia una grande mancanza di
accuratezza, usate i funtori di verità ¬, ∧, ∨, →, ↔ per parafrasare le
seguenti affermazioni rimuovendo i riferimenti incrociati. Dire in quali
casi la parafrasi è impossibile.
(α) ¬P ∨ P ∧ P.
3. Stabilite per ciascuna delle seguenti affermazioni o che questa vale per
ogni insieme finito Γ di fbf di L0 e ogni singola fbf ϕ ∈ L0 o producete
un controesempio.
I tableaux analitici
5.1 Introduzione
In questo capitolo entriamo, finalmente, nel vivo della nostra ricerca di
una procedura di decisione riguardante la validità o meno di una classe di
argomenti formulati in italiano.
Dopo una breve discussione del concetto di albero, e di un importante
risultato — il Teorema di König — relativo ad una data classe di alberi
(gli alberi generati finitamente), ci occuperemo dei tableaux analitici
che, come vedremo, non sono altro che alberi diadici (binari).
I tableaux analitici sono al cuore della nostra procedura di decisione in
quanto sono, come vedremo, lo strumento meccanico tale che, dato un
sequente semantico S, sarà in grado di determinare, in un numero finito di
passi, se l’insieme controesempio di S, CS , è soddisfacibile oppure no.
È chiaro, da quanto abbiamo detto nel Nota Bene 4.3.2 e dal Teore-
ma Fondamentale, che se CS è insoddisfacibile l’argomento formulato in
italiano, di cui S è il modello matematico, è valido.
Il capitolo verrà concluso da una sezione in cui applicheremo alcuni dei
concetti e delle tecniche studiate al tentativo di determinare la validità o
meno di un argomento formulato in italiano.
5.2 Alberi
Definizione 5.2.1 (Albero) Per albero, A, intendiamo:
55
56 CAPITOLO 5. I TABLEAUX ANALITICI
l(pj ) = l(pi ) + 1.
Esempi di alberi sono quelli dati nelle Figure 4.1 e 4.2 e, cioè, l’albero
associato alla derivazione della fbf ((P◦ ∧ P◦ ) ∧ P◦ ) e l’albero genealogico della
fbf ((A ∧ B) → C).
Problema 5.2.1 Supponiamo che A sia un albero tale che, per ogni n ∈ N,
esiste un nodo p ∈ A di livello n, e cioè l(p) = n, questo implica che A debba
avere almeno un ramo s di lunghezza infinita?
p1,0
p2,1 p2,2 p2,3 ··· p2,n ···
p3,2 p3,3 p3,n
p4,3 p4,n
..
.
pn,n
Figura 5.1:
Quando, invece, abbiamo a che fare con alberi che sono generati fini-
tamente, la risposta è ‘Si’, come stabilito dal Teorema di König e dal
Teorema 5.2.2.
Teorema 5.2.1 (di König) Ogni albero A generato finitamente che con-
tiene un numero infinito di nodi ha almeno un ramo infinito.
p1 , p 2 , p 3 , . . .
• Assioma 5.2.1 (Assioma della scelta) Per ogni famiglia non vuo-
ta F i cui elementi sono insiemi non vuoti, esiste una funzione f tale
che f (B) ∈ B, per ogni B ∈ F.
α-formule α1 α2 Regole
¬¬X X X 1
(X ∧ Y ) X Y 2
¬ (X ∨ Y ) ¬ X ¬Y 5
¬ (X → Y ) X ¬Y 7
β-formule β1 β2 Regole
¬ (X ∧ Y ) ¬X ¬Y 3
(X ∨ Y ) X Y 4
(X → Y ) ¬X Y 6
(X ↔ Y ) XY ¬X ¬Y 8
¬ (X ↔ Y ) X ¬Y ¬X Y 9
Esempio 5.4.1 :
62 CAPITOLO 5. I TABLEAUX ANALITICI
√
(1) ((¬P → R) ∧ ¬R) 1
√
(2) (¬ P → R) R2, (1) 2
3. Come conseguenza di 1. e 2., e del fatto che, data una fbf ϕ che occorre
come nodo di un tableau T , è possibile applicare a ϕ una delle regole
di derivazione 1–9 una ed una sola volta, dopo un numero finito di
applicazioni delle regole di derivazione 1–9 a ϕ, e alle sue sottoformule
deboli prodotte, otterremo un tableau analitico completo Tn di ϕ.
Sia ϕ una fbf di L0 tale che {ϕ} è soddisfacibile e Σ una struttura tale
che ϕ è vera in Σ. Se T0 è lo 0-esimo tableau analitico di ϕ — e cioè il tableau
analitico che ha come unico nodo ϕ — allora, chiaramente, T0 contiene un
ramo s il cui unico nodo è vero in Σ.
Ora sia Tn , per n ∈ N, una estensione di T0 che contiene almeno un
ramo s i cui nodi sono tutti veri in Σ. (Ipotesi di Induzione.) Se Tn+1
è un’estensione stretta di Tn ottenuta operando su una fbf ψ di Tn che non
appartiene ad s, allora anche Tn+1 conterrà un ramo i cui nodi sono tutti veri
in Σ e cioè s.
Se, invece, Tn+1 è generato operando su una fbf ψ di Tn appartenente ad s
allora, se ψ è un’α-formula, otterremo Tn+1 prolungando ogni ramo aperto s∗
di Tn che contiene ψ come nodo aggiungendo α1 e α2 (l’una sotto l’altra) dopo
l’ultimo nodo di s∗ generando così il ramo s∗ , α1 , α2 . In particolare,
dovremo prolungare il ramo s di Tn che diventerà il ramo s, α1 , α2
di Tn+1 . Ma, dal momemto che, per ipotesi, ψ è vera in Σ e che ψ è un’α-
formula, avremo che sia α1 che α2 devono essere vere in Σ; e da ciò segue che
il ramo s, α1 , α2 di Tn+1 deve contenere nodi che sono tutti veri in Σ.
Se ψ è, invece, una β-formula, otterremo Tn+1 prolungando ogni ramo
aperto s∗ di Tn che contiene ψ come nodo aggiungendo, dopo l’ultimo nodo
di s∗ , β1 e β2 l’una accanto all’altra producendo così una biforcazione e cioè
due nuovi rami s∗ , β1 e s∗ , β2 . Avremo, quindi, in particolare,
che anche il ramo s darà luogo alla biforcazione s, β1 e s, β2 .
Ma, dal momento che ψ è una β-formula e che ψ è vera in Σ, avremo
che o β1 sarà vera in Σ o lo sarà β2 . E, mentre, nel primo caso, il tableau
64 CAPITOLO 5. I TABLEAUX ANALITICI
analitico Tn+1 conterrà il ramo s, β1 tutti i nodi del quale saranno veri
in Σ; nel secondo, il tableau analitico Tn+1 conterrà il ramo s, β2 tutti
i nodi del quale saranno veri in Σ. □
Tableau :
√
√1 ((((P ∧ ¬Q) → R) ∧ (¬R ∧ P )) ∧ ¬Q) (1)
2 (((P ∧ ¬Q) → R) ∧ (¬R ∧ P )) (2)
√ ¬Q (3)
√4 ((P ∧ ¬Q) → R) (4)
3 (¬R ∧ P ) (5)
¬R (6)
√ P (7)
5 ¬(P ∧ ¬Q) R (8)
¬P ¬¬Q (9)
• Osseriamo che nel tableau analitico di cui sopra compaiono solo sot-
toformule deboli di (1).
2. dopo aver completato la fase 1., applica, nel modo consentito, le regole
1–9 ai nodi di A.
Dal momento che tutti i nodi di s sono veri in Σ ne segue che s è aperto e
che, quindi, T è aperto (vedi la dimostrazione del Teorema 5.5.2).
Ammettiamo, adesso, che ci sia un tableau analitico completo T per Γ
e che T sia aperto. Se T è aperto allora deve contenere almeno un ramo
aperto s.
Ora consideriamo la struttura Σ tale che, se P è una fbf atomica che
compare come nodo di s, allora Σ(P ) = V. Se, invece, P è una fbf atomica
che non compare come nodo di s, allora Σ(P ) = F (questa struttura esiste,
perché?); e consideriamo l’ultimo nodo di s.
Dal momento che T è completo, l’ultimo nodo di s sarà un letterale e
cioè: (1) una fbf atomica P ; o (2) la negazione di una fbf atomica e cioè ¬P.
Nel caso (1) avremo che Σ(P ) = V, per costruzione. Nel caso (2), se fosse
Σ(¬P ) = F, allora avremmo che Σ(P ) = V (Σ è Booleana), e P sarebbe,
per costruzione, un nodo di s. Ma, in questo caso avremmo che sia P che
¬P sarebbero nodi di s; e ciò non è possibile, perché s è un ramo aperto (per
ipotesi). Quindi, Σ(¬P ) = V.
A questo punto, chiamiamo ϕ0 l’ultimo nodo del nostro ramo aperto s,
ϕ1 il penultimo, ecc. e assumiamo che le fbf ϕ0 , . . . , ϕn che compaiono in s
siano tutte vere in Σ (Ipotesi di Induzione). Naturalmente, intendiamo
dimostrare che anche la fbf ϕn+1 di s è vera in Σ.
Per quanto riguarda la fbf ϕn+1 di s ci sono tre possibilità:
1. ϕn+1 è un letterale;
2. ϕn+1 è un’α-formula;
5.7 Esercizi
1. Se è possibile, rappresentate il seguente argomento per mezzo di un
sequente corretto del calcolo proposizionale. Mostrate che il sequente
ottenuto è corretto mediante l’uso di un tableau analitico. Se ciò non è
possibile dite il perché.
¬¬ϕ
ϕ
Figura 5.5: R1: Eliminazione della doppia negazione
(ϕ ∧ ψ)
ϕ
ψ
Figura 5.6: R2: Eliminazione della congiunzione
¬ (ϕ ∧ ψ)
¬ϕ ¬ψ
Figura 5.7: R3: Negazione di R2
(ϕ ∨ ψ)
ϕ ψ
Figura 5.8: R4: Eliminazione della disgiunzione
¬ (ϕ ∨ ψ)
¬ϕ
¬ψ
Figura 5.9: R5: Negazione di R4
5.8. APPENDICE. LE REGOLE 1–9 71
(ϕ → ψ)
¬ϕ ψ
Figura 5.10: R6: Eliminazione dell’implicazione materiale
¬ (ϕ → ψ)
ϕ
¬ψ
Figura 5.11: R7: Negazione di R6
(ϕ ↔ ψ)
ϕ ¬ϕ
ψ ¬ψ
Figura 5.12: R8: Eliminazione della doppia implicazione materiale
¬ (ϕ ↔ ψ)
ϕ ¬ϕ
¬ψ ψ
Figura 5.13: R9: Negazione di R8
72 CAPITOLO 5. I TABLEAUX ANALITICI
Capitolo 6
Proprietà dell’implicazione
semantica
6.1 Introduzione
Avendo discusso nel precedente capitolo lo strumento logico che costituirà la
struttura portante della nostra procedura di decisione riguardante una certa
classe di argomenti formulati in italiano — i tableaux analitici — è giunto il
momento di tirare un po’ il fiato e guardarci attorno.
In questo capitolo ci proponiamo di indagare, tra le altre cose:
73
74 CAPITOLO 6. PROPRIETÀ DELL’IMPLICAZIONE SEMANTICA
se Γ |= ϕ allora Γ ∪ ∆ |= ϕ.
Ammettiamo che Γ 6|= ϕ e che, quindi, esista almeno una struttura Σ tale
che tutte le fbf ψ ∈ Γ ∪ ∆ siano vere e ϕ sia falsa in Σ. Allora, dal momento
che Γ ⊆ Γ ∪ ∆, avremo che, se χ ∈ Γ allora χ è vera in Σ.
Ora dato che tutte le fbf appartenenti a Γ sono vere in Σ e che ϕ è falsa
in Σ, ne segue che Γ ⊭ ϕ. □
Il Teorema di Espansione mostra che un sequente semantico corretto
non può essere reso non corretto mediante l’aggiunta di nuove fbf a sinistra
della porta semantica. Questa proprietà dell’implicazione logica tipica della
logica classica si chiama monotonicità e si applica non soltanto ai sequenti
semantici, ma anche agli argomenti formulati in italiano. Esistono, tuttavia,
delle logiche non monotone.
• Dal fatto che Edipo ha un’altissima concezione del suo onore, Laio of-
fende gravemente Edipo e che Laio è il padre di Edipo non è plausibile
che segua che, 6 ▷, Edipo uccide Laio.
Dal momento che ϕ ∈ Γ, avremo che per ogni struttura Σ in cui tutte le
fbf di Γ sono vere anche ϕ sarà vera in Σ; e, quindi, Γ |= ϕ. □
se Γ |= ϕ e Γ ∪ {ϕ} |= ψ allora Γ |= ψ.
1
Vedi a questo proposito Searle (1980).
76 CAPITOLO 6. PROPRIETÀ DELL’IMPLICAZIONE SEMANTICA
1. ϕ è una sottoformula di ψ;
allora ψ ≡ ψ ′ . □
n
Teorema 6.2.11 Ci sono 22 funtori di verità ad n posti.
Se n = 1, abbiamo che:
P1 · · · Pn F1n · · · F2n2n
V ··· V V ··· F
.. .. .. .. ..
. ··· . . . .
F ··· F V ··· F
n
Figura 6.1: 22 funtori di verità ad n posti
n n n
22 · 22 = (22 )2 (6.1)
= 22 ·2
n
(6.2)
n+1
= 22 . (6.3)
□
Dal Teorema 6.2.11 possiamo dedurre che esistono infiniti funtori di
verità e che, quindi, esistono infinite funzioni di verità che vengono espresse
da questi. Ma, nel linguaggio del nostro calcolo proposizionale, abbiamo
soltanto cinque funtori di verità: un funtore di verità unario e quattro funtori
di verità binari. E allora sorge, immediatamente, il seguente importante
problema:
Problema 6.2.1 I funtori di verità presenti nel linguaggio del calcolo pro-
posizionale sono in grado di esprimere qualsiasi funzione di verità ovvero
l’insieme {¬, ∧, ∨, →, ↔} è funtorialmente completo?
Σ P1 · · · Pn F n
Σ1 V ··· V ∗
.. .. .. ..
. . . .
Σ2n F ··· F ∗
dove ∗ = V o ∗ = F.
Dato il Teorema 6.2.8, il nostro compito si riduce a quello di trovare
una fbf ψ di L0 che abbia la stessa tavola di verità di F n .
Ora, data la tavola di verità di F n , ci sono due possibilità:
Nel caso 1., dato che P1 , . . . , Pn sono fbf di L0 , la fbf che stiamo cercando
è:
ψ = ((P1 ∧ ¬P1 ) ∨ · · · ∨ (Pn ∧ ¬Pn )).
(perché?)
Nel caso 2., per ogni i tale che F n associa il valore di verità V ad Σi :
in cui
{
Pk , se Pk è V in Σi ;
P i, k =
¬Pk , se Pk è F in Σi ;
dove 1 ≤ k ≤ n;
(b) la formula ψ che stiamo cercando non è altro che la disgiunzione di tutte
le ψ i menzionate in (a):
ψ = (ψ i ∨ ψ j ∨ · · · ∨ ψ l )
(perché?) □
ϕ |= χ e χ |= ψ
P1 · · · Pn Fψϕ
V ··· V
.. ..
. .
F ··· F
in cui
{
Pk , se Pk è V in Σi ;
P i, k =
¬Pk , se Pk è F in Σi ;
dove 1 ≤ k ≤ n;
(b) la formula interpolante χ non è altro che la disgiunzione di tutte le χi
menzionate in (a):
χ = (χi ∨ χj ∨ · · · ∨ χl )
4. (ϕ ∨ c) ≡ ϕ e (ϕ ∧ t) ≡ ϕ;
5. (ϕ ∨ ¬ϕ) ≡ t e (ϕ ∧ ¬ϕ) ≡ c;
6. t 6≡ c;
7. ¬t ≡ c e ¬c ≡ t;
9. (ϕ ∧ ϕ) ≡ ϕ e (ϕ ∨ ϕ) ≡ ϕ.
5. l’insieme delle premesse Γ deve essere il più piccolo insieme Γ0 tale che
Γ0 ∴ C.
2
Sulla logica intuizionista vedi Dummett (2000).
6.5. ESERCIZI 83
6.5 Esercizi
1. Mostrate, mediante l’uso di un tableau, che il seguente sequente è
corretto:
(S ↔ Q) |= (((S ∧ ¬R) → ¬P ) → ((P → Q) → (P → R))).
1. per ogni x e y in B, x ∨ y = y ∨ x;
2. per ogni x e y in B, x ∧ y = y ∧ x;
5. per ogni x in B, x ∨ 0 = x;
6. per ogni x in B, x ∧ 1 = x;
7. per ogni x in B, x ∨ x′ = 1;
8. per ogni x in B, x ∧ x′ = 0;
9. 0 6= 1.
Esempio 6.6.2 La sestupla BV,F =< {V, F }, ∧L0 , ∨L0 , ¬L0 , F, V >, tale che:
6.6. APPENDICE. L’ALGEBRA DI BOOLE 85
1. B 7→ {V, F };
2. ∧ 7→ ∧L0 ;
3. ∨ 7→ ∨L0 ;
′
4. 7→ ¬L0 ;
5. 0 7→ F
6. 1 7→ V
Coerenza, completezza e
decidibilità
7.1 Introduzione
In questo capitolo svilupperemo un po’ la sintassi del calcolo proposizionale
per mezzo di una discussione dei concetti di derivabilità e di dimostrabi-
lità di una fbf ϕ di L0 e tratteremo di tre temi fondamentali: la coerenza,
la completezza e la decidibilità del calcolo proposizionale.
Sebbene i concetti di derivabilità e dimostrabilità vengano, in quanto se-
gue, discussi indipendentemente da alcun riferimento al concetto di verità,
vedremo che le due relazioni logiche fondamentali considerate in questo libro
— l’implicazione semantica, |=, e l’implicazione sintattica, ` — sono stret-
tamente legate l’una all’altra. In particolare, avremo modo di osservare che
l’insieme TCP dei teoremi del calcolo proposizionale coincide con l’insieme
VCP delle tautologie.
Il fatto che TCP = VCP mostra che il nostro calcolo proposizionale, da
un canto, merita di essere considerato un calcolo logico e, dall’altro, è
perfettamente adeguato al suo scopo.
Per quanto riguarda il primo punto, dal momento che le tautologie sono
vere in ogni struttura Σ, queste sono da considerarsi delle verità logiche nel
senso che la loro verità è indipendente dalla contingenza rappresentata dalle
singole strutture. Queste considerazioni relative alla natura delle tautologie,
assieme al fatto che ogni teorema del nostro calcolo è una tautologia (TCP ⊆
VCP ), gustificano l’asserire che la natura del nostro calcolo è proprio quella
di un calcolo logico.
L’adeguatezza, poi, del nostro calcolo logico risulta, chiaramente, dal
fatto che questo è coerente — non è possibile dimostrare una contraddizione
89
90 CAPITOLO 7. COERENZA, COMPLETEZZA E DECIDIBILITÀ
Teorema 7.2.1 (Duns Scoto) Se ϕ è una fbf di L0 allora, per ogni fbf ψ
di L0 , avremo che:
{ϕ, ¬ϕ} ` ψ.
Se ϕ è una fbf di L0 allora, dal momento che per ogni fbf ψ di L0 abbiamo
che {ϕ, ¬ϕ} ∪ {¬ψ} `, ne segue che {ϕ, ¬ϕ} ` ψ. □
7.3 Coerenza
Teorema 7.3.1 (Coerenza) Sia Γ ` ϕ un sequente sintattico tale che Γ
è un insieme finito di fbf di L0 e ϕ è anch’essa una fbf di L0 . Se Γ ` ϕ è
corretto allora lo è anche il corrispondente sequente semantico Γ |= ϕ.
1. Γ ` ϕ se e solo se Γ ∪ {¬ϕ} `,
(α) se ∆ ` allora ∆ |= .
7.4 Completezza
Teorema 7.4.1 (Completezza) Sia Γ |= ϕ un sequente semantico tale che
Γ è un insieme finito di fbf di L0 e ϕ è anch’essa una fbf di L0 . Se Γ |= ϕ è
corretto allora lo è anche il corrispondente sequente sintattico Γ ` ϕ.
7.4. COMPLETEZZA 93
(α) se ∆ |= allora ∆ `,
dove ∆ = Γ ∪ {¬ϕ}.
Ma, (α) è logicamente equivalente a (β):
VCP ⊆ TCP .
TCP = VCP .
7.5 Trivializzazione di Γ
Adesso faremo vedere che se esiste un a fbf ϕ di L0 tale che sia ϕ che ¬ϕ
sono derivabili da un insieme finito Γ di fbf di L0 allora qualsiasi fbf ψ di L0
è derivabile da Γ. Questo risultato equivale ad una trivializzazione di Γ.
La rilevanza matematica di questo risultato diventa ovvia se pensiamo a
Γ come ad una possibile base assiomatica del calcolo proposizionale classico.
(Questo risultato può essere facilmente generalizzato ad una qualsiasi base
assiomatica di una qualsiasi teoria matematica T che usi la logica classica.)
• Il fatto che VCP sia decidibile in W0 implica che il problema ‘La formula
ϕ è una tautologia?’, dove ϕ è una fbf di L0 , può essere risolto, in linea
di principo, per mezzo di una procedura puramente meccanica che ha
luogo in un numero finito di passi.
• Esistono dei sistemi formali per il calcolo proposizionale che non sono
analitici.
7.7. ESERCIZI 97
7.7 Esercizi
1. Usando il Corollario 6.4.1 del calcolo proposizionale, dimostrate che
ciascuna delle seguenti fbf. di L0 è un teorema del calcolo proposizio-
nale:
(a) (A → (B ∨ A));
(b) ((A ∧ B) → A);
(c) (((A → B) → A) → A);
(d) (A → (¬A → B));
(e) (((A → B) ∧ ¬B) → ¬A).
Compattezza
8.1 Introduzione
99
100 CAPITOLO 8. COMPATTEZZA
Parte II
101
Capitolo 9
Designatori, predicati e
quantificatori
9.1 Introduzione
Ci sono molti argomenti formulati in italiano la cui validità non può es-
sere dimostrata mediante formalizzazioni ottenute all’interno di L0 , il lin-
guaggio del Calcolo Proposizionale. Un esempio di questo fenomeno è dato
dall’argomento menzionato nell’Introduzione della prima lezione:
Esempio 9.1.1 Se assumiamo che tutti gli uomini sono mortali e che So-
crate è un uomo ne segue che Socrate è mortale.
I
P 7→ Tutti gli uomini sono mortali
Q 7 → Socrate è un uomo
R 7 → Socrate è mortale
{P, Q} |= R
il cui insieme controesempio:
{P, Q, ¬R}
103
104 CAPITOLO 9. DESIGNATORI, PREDICATI E QUANTIFICATORI
Il problema alla base di questo tipo di limiti presenti nel Calcolo Pro-
posizionale è rappresentato dal fatto che le formalizzazioni di argomenti che
possiamo produrre all’interno del Calcolo Proposizionale non tengono conto
della struttura interna delle proposizioni atomiche.
Vedremo nella parte restante del corso che questi limiti verranno superati
per mezzo di formalizzazioni ottenute nel linguaggio L1 del Calcolo dei Pre-
dicati, ma che il passaggio dal Calcolo Proposizionale a quello dei Predicati
avrà anche un certo ‘costo’.
In questa lezione studieremo, in particolare, alcune componenti della
struttura interna delle asserzioni atomiche, componenti e struttura che sono
alla radice della validità di un’ampia classe di argomenti. Tali componenti
sono predicati come: x è più pesante di y; espressioni note come quan-
tificatori quali: Tutte le x tali che …, Esiste almeno un x tale che …; e
designatori quali ‘Socrate’, ‘Caino’, ‘Abele’, ‘Il vincitore della battaglia di
Alesia’.
Definizione 9.2.2 (Nomi propri) I nomi propri sono dei nomi che, per
apposita convenzione, vengono utilizzati per denotare persone o cose.
Esempio 9.2.3 :
(a) x è la trisnonna di Zorro
(b) x è più alto di y
(c) x è tra y e z
9.3 Soddisfacibilità
Consideriamo il predicato ad un posto: x è biondo. Se gli elementi del
dominio D del nostro discorso sono esseri umani allora diremo che il predi-
cato ‘x è biondo’ è soddisfatto soltanto da quegli esseri umani biondi che
appartengono a D.
La nozione di soddisfacibilità di un predicato può essere generalizzata a
predicati ad n posti, per n ∈ N e 1 < n. Ma prima di fare questo c’è bisogno
di definire un nuovo concetto, quello di coppia ordinata.
Ci sono due modi per descrivere una relazione n-aria definita su un certo
dominio D:
1. elencare le n-ple ordinate che le appartengono;
Nota Bene 9.3.2 Il vantaggio del secondo modo di descrivere una relazione
n-aria rispetto al primo è che certe relazioni ad n posti possono contenere un
numero infinito di n-ple.
9.4. RELAZIONI BINARIE 107
9.5 Quantificatori
Quantificare su di un predicato ad n-posti P n equivale ad alterarlo così da
formare o un’asserzione (se n = 1) o un predicato con un numero inferiore di
variabili libere rispetto a P n (se 1 < n). Lo scopo del quantificare su di un
predicato consiste nel dire quanti elementi del dominio D soddisfano (o non
soddisfano) il predicato.
2. quantificazione universale;
3. quantificazione esistenziale.
2. x è calvo;
3. Giovanni è calvo.
2. x è calvo;
4. ∀x(x è calvo).
2. x è calvo;
4. ∃x(x è calvo).
9.6 Esercizi
Date le seguenti proprietà di una relazione binaria:
anti simmetrica se le uniche frecce doppie del grafico sono dei loops;
transitiva se il grafico non contiene due frecce consecutive (che vanno nella
stessa direzione) senza che vi sia una scorciatoia (che va nella stessa
direzione delle due frecce consecutive);
connessa se tra due qualsiasi punti del grafico della relazione esiste almeno
una freccia;
4. x oggi è più alto di quanto lo fosse y un anno fa, Dominio: tutti gli
esseri umani viventi;
110 CAPITOLO 9. DESIGNATORI, PREDICATI E QUANTIFICATORI
10.1 Introduzione
In questo capitolo ci occuperemo di: (1) tradurre asserzioni (formulate in
italiano) in L1 , il linguaggio del Calcolo dei Predicati; (2) applicare la tecnica
dei tableaux ad insiemi di parole proprie di L1 ; (3) discutere di pregi e difetti
del Calcolo dei Predicati.
Esempio 10.2.1 :
(1) Ogni numero ha un successore
(1)′ ∀x (x è un numero → ∃y (y è un numero ∧ y è il successore di x))
111
112 CAPITOLO 10. IL CALCOLO DEI PREDICATI II
INTERPRETAZIONE
Fx: x è felice.
Sx: x ha successo.
Dxy: x disprezza y.
a: Anna.
In merito all’uso fatto dei tableaux all’interno del Calcolo dei Predicati al
fine di determinare la coerenza di un insieme di parole proprie Γ sull’alfabeto
di L1 , c’è da dire che mentre l’ottenere un tableau chiuso da Γ mostra che Γ
è incoerente, l’ottenere un tableau aperto da Γ di solito non dimostra nulla.
Infatti, secondo il Teorema di Church, se ϕ è una parola propria sull’alfab-
eto di L1 e ϕ non è valida—cioè ϕ non è vera in ogni Σ1 -struttura—non esiste
un algoritmo in grado di farci vedere che ϕ non è valida. Questo fatto mette
in evidenza una profonda differenza esistente tra il Calcolo Proposizionale
ed il Calcolo dei Predicati: mentre nel Calcolo Proposizionale l’insieme delle
tautologie è decidibile, nel Calcolo dei Predicati l’insieme delle parole proprie
valide non lo è.
10.4.3 Regola ∀x ϕ 1
∀x ϕ
↓
ψ
C’è un designatore D che è già apparso nel ramo a cui viene aggiunta la
ψ, e ψ è ciò che otteniamo da ϕ quando sostituiamo in essa il designatore D
al posto di ciascuna occorenza libera della variabile x (in ϕ).
• Sebbene, come indicato dalla regola 7.4.4, noi possiamo estendere ogni
ramo aperto del tableau che contiene ∀xϕ come suo nodo prolungando
un tale ramo scrivendo ϕ(D), per qualunque designatore D, il motivo
per cui noi scegliamo, se possibile, un designatore D che è già apparso
nel ramo a cui viene aggiunta la ψ (dove ψ = ϕ(D)) è che voglia-
mo chiudere il tableau, sempre che questo sia possibile, nel più breve
numero di passi.
10.4.4 Regola ∀x ϕ 2
∀x ϕ
↓
ψ
Applicabile nel caso in cui: nessun designatore D è apparso nelle parole
proprie presenti nel ramo a cui viene aggiunta la ψ, D è un nome proprio e ψ
è ciò che otteniamo da ϕ quando sostituiamo in essa D al posto di ciascuna
occorenza libera della variabile x (in ϕ).
10.4. LE REGOLE DEI TABLEAUX DEL CALCOLO DEI PREDICATI115
1. un tableau del Calcolo dei Predicati del primo ordine con identità
può non terminare; e che di conseguenza
2. se l’insieme controesempio di un sequente semantico Γ |= ϕ è
coerente potremmo non saperlo mai.
10.4.5 Regola ∃x ϕ
∃x ϕ
↓
ψ
Esempio 10.4.1 Tutti gli uomini sono mortali, Socrate è un uomo, quindi
Socrate è mortale.
Interpretazione
Dominio: D = {x | x è un essere vissuto in passato o attualmente vivo}
U x: x è un uomo
M x: x è mortale
s: Socrate
Sequente semantico
{∀x(U x → M x), U s} |= M s
Insieme controesempio
{∀x(U x → M x), U s, ¬M s}
Tableau
∀x(U x → M x)
Us
¬M s
(U s → M s)
¬U s Ms
10.5. SULLA FORMALIZZAZIONE IN L1 ED ALTRE COSE 117
Esempio 10.4.2 Nessun evento precede se stesso, ogni causa precede i suoi
effetti, quindi nessun evento è causa di se stesso.
Interpretazione
Dominio: D = {x | x è un evento}
P xy: x precede y
Cxy: x causa y
Sequente semantico
{¬∃xP xx, ∀x∀y(Cxy → P xy)} |= ¬∃yCyy
Insieme controesempio
{¬∃xP xx, ∀x∀y(Cxy → P xy), ¬¬∃yCyy}
Tableau
¬∃xP xx
∀x∀y(Cxy → P xy)
¬¬∃yCyy
∃yCyy
Caa
∀x¬P xx
¬P aa
∀y(Cay → P ay)
(Caa → P aa)
¬Caa P aa
se Γ ` ϕ allora Γ |= ϕ.
se Γ |= ϕ allora Γ ` ϕ.
Γ |= ϕ se e solo se Γ ` ϕ.
Teorema 10.5.5 (Church) L’insieme delle formule valide del Calcolo dei
predicati del primo ordine con identità è indecidibile.
10.6 Esercizi
1. Fornite un’adeguata interpretazione del seguente argomento traducen-
dolo in un sequente semantico del Calcolo dei Predicati. Dimostrate
che il sequente semantico è corretto usando il metodo dei tableaux.
Shakespeare era una persona intelligente, dal momento che tutti gli
scrittori che capiscono la natura umana sono intelligenti. Dopo tutto,
Shakespeare ha scritto l’Amleto, e nessuno tranne un vero poeta avreb-
be potuto scrivere l’Amleto. Bisogna accettare il fatto che non esiste un
vero poeta che non sia in grado di far commuovere, e nessuno scrittore
che non capisce la natura umana è in grado di far commuovere.
Enderton, H.B.: 1977, Elements of Set Theory, Academic Press, San Diego.
Frege, G.: 1892, ‘Senso e significato,’ in Frege (1977), parte terza, pp. 374–
404.
121
122 BIBLIOGRAFIA
Nagel, E. & Newman, J.R.: 2003, La prova di Gödel, con un saggio di Jean-
Yeves Girard, Universale Bollati Boringhieri, Torino.
Searle, J.: 1980, ‘Minds, Brains, and Programs,’ Behavioral and Brain
Sciences, 3:417–57.
van Heijenoort, J.: 1967, From Frege to Gödel, Harvard University Press,
Cambridge, Massachusetts.