2 Serie numeriche 27
2.1 Somme finite . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
2.2 Somme infinite . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30
2.3 Test di convergenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36
2.4 Serie dipendenti da un parametro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50
2.5 Esercizi di ricapitolazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51
2.6 Soluzione degli esercizi proposti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52
3 Successioni di funzioni 72
3.1 Convergenza puntuale ed uniforme . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 72
3.2 Esercizi di ricapitolazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 84
4 Problema di Cauchy 86
4.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86
4.2 Teorema di esistenza ed unicità locali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 89
5 Serie di funzioni 97
5.1 Risultati generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 97
5.2 Esercizi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 105
5.3 Serie di Taylor . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 105
5.4 Serie di Fourier . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 117
5.5 Soluzione degli esercizi proposti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 126
i
INDICE 1
Lo scopo di queste note non è quello di essere studiate, ma solo quello di dare un quadro generale del programma svolto durante le
lezioni. Per lo studio è caldamente consigliato l’utilizzo dei libri disponibili nelle biblioteche universitarie e di seguito elencati.
• E. Stein, R. Shakarchi: Real Analysis: Measure Theory, Integration, and Hilbert Spaces (Princeton University Press)
Parte I
2
3
Lo scopo della prima parte è mostrare come approssimare funzioni scalari di una variabile f : R → R (anche quelle complicate!)
tramite una semplice serie di Taylor
T [ f ] : R → R,
ovvero una serie di polinomi (classici), o di Fourier
F [ f ] : R → R,
ovvero una serie di polinomi trigonometrici.
In particolare vedremo che la serie di Taylor T [ f ] è ben definita solo se f è C∞ , ovvero se tutte le sue derivate f (n) , n = 0, 1, 2, . . .,
sono ben definite∗ (e continue).
2
1
f
-1 1 2 3
-1 s1
-2
La serie di Fourier F [ f ] è invece ben definita anche se f è discontinua. Se vogliamo quindi approssimare una funzione discontinua non
possiamo farlo con la serie di Taylor, ma possiamo provare a farlo con la serie di Fourier.
y
f
n=1
x n=10
n=20
Sia la serie di Taylor che di Fourier sono delle serie di funzioni. Per definirle e comprenderle è quindi necessario introdurre:
successioni successioni
numeriche di funzioni
serie serie di
numeriche funzioni
serie di serie di
Taylor Fourier
∗ f (0) è la derivata 0-esima di f e coincide con f in quanto per definizione è ottenuta da f derivandola 0 volte.
Capitolo 1
Successioni numeriche
1.1 Introduzione
D EFINIZIONE .
Una successione numerica {an }n∈N non è altro che una funzione che associa ad ogni numero naturale n ∈ N un numero reale
an ∈ R. In altre parole, una successione è una sequenza ordinata e numerabile di numeri reali
O SSERVAZIONE .
Una successione numerica potrebbe contenere delle ripetizioni, quindi
n 6= m 6
=⇒ an 6= am
E SEMPIO .
Una successione numerica (triviale) è quella con tutti i termini pari a zero
0, 0, 0, 0, 0, . . .
E SEMPIO .
Ad ogni funzione f : R → R possiamo associare una successione numerica ponendo
an = f (n).
a1 a2
a3
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15
4
CAPITOLO 1. SUCCESSIONI NUMERICHE 5
E SEMPIO .
Una delle successioni numeriche più famose è quella di Fibonacci
1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144, 233, 377, 610, 987, . . .
in cui ciascun termine è ottenuto sommando i due precedenti, ovvero la successione è definita per ricorrenza da
a1 = 1, a2 = 1, an+2 = an + an+1 .
377
233
1 3 5 7 9 11 13 15 17
E SEMPIO .
Una successione molto utilizzata è la successione armonica
1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1
1, , , , , , , , , , , , , , , , ,...
2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17
il cui termine n-esimo è an = 1/n.
1
1
2
1
3
1 3 5 7 9 11 13 15 17
E SEMPIO .
Un’altra successione molto utilizzata è la successione armonica a segno alterno
1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1
1, − , , − , , − , , − , , − , ,− , ,...
2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13
il cui termine n-esimo è an = (−1)n+1 /n, visto che (−1)n+1 = 1 se n è dispari e (−1)n+1 = −1 se n è pari.
1
3
1 3 5 7 9 11 13 15 17
-1 4
-1 2
CAPITOLO 1. SUCCESSIONI NUMERICHE 6
E SEMPIO .
La successione di segnali alterni
1 3 5 7 9 11 13 15 17
-1
o più brevemente con {an }n∈N , dove a1 è il primo termine, a2 è il secondo termine ed an è l’n-esimo termine della successione.
E SEMPIO .
Nella successione armonica
1 1 1
a1 = 1, a2 = , a3 = , . . . , an = , . . .
2 3 n
mentre nella successione armonica a segno alterno
1 1 (−1)n+1
a1 = 1, a2 = − , a3 = , . . . , an = ,...
2 3 n
Si ricordi che:
• la negazione di “∀” è “∃”;
• la negazione di “∃” è “∀”;
• “A =⇒ B” è equivalente a “(non B) =⇒ (non A)”.
O SSERVAZIONE .
D UBBIO SULL’ UNICITÀ DEL LIMITE : può una successione convergere a due numeri distinti? Per sciogliere questo dubbio
ragioniamo per assurdo. Assumiamo che una successione an converge sia ad `1 che `2 , ovvero
E SEMPIO .
La successione di Fibonacci 987
1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144, 233, 377, 610, 987, . . .
610
diverge a +∞ in quanto
377
∀M > 0 ∃N = [M] + 1 ∈ N t.c. an > M ∀n > N. 233
Infatti
1 3 5 7 9 11 13 15 17
an+2 > an+1 + 1 > (an + 1) + 1 = an + 2 > an−1 + 3 > . . . > a2 + n = 1 + n =⇒ an+2 > 1 + n.
Se quindi n > N = [M] + 1, allora an > n − 1 > N − 1 = [M] > M. Si noti che M > 0 potrebbe non essere un numero naturale,
ecco perché consideriamo la parte intera di M definita da [M] = max{n ∈ N : n 6 M}.
E SEMPIO .
La successione armonica è definita da 1
an = 1/n
e converge ad ` = 0 in quanto 1
2
1
3
h1i 1
∀ε > 0 ∃N = ∈ N t.c. |an − 0| = < ε ∀n > N.
ε n
1 3 5 7 9 11 13 15 17
CAPITOLO 1. SUCCESSIONI NUMERICHE 8
E SEMPIO .
La successione armonica a segno alterno è definita da 1
(−1)n+1
an =
n 1
3
e converge ad ` = 0 in quanto
1 3 5 7 9 11 13 15 17
h1i 1 -1 4
∀ε > 0 ∃N = ∈ N t.c. |an − 0| = < ε ∀n > N.
ε n -1 2
E SEMPIO .
La successione di segnali alterni
an = (−1)n+1
è irregolare in quanto
E SEMPIO .
Consideriamo la successione
3 4 5 n+2
, , , . . . , an = ,...
1 2 3 n
La successione converge ad ` = 1 perché
h2i 2
∀ε > 0 ∃N = t.c. an − 1 = < ε ∀n > N.
ε n
D’altronde si vede subito che
n+2 2
= 1 + −−−−→ 1.
n n n→+∞
E SEMPIO .
Consideriamo la successione di termini positivi
3 4 5 n+2
, , , . . . , an = ,...
1·2 2·3 3·4 n · (n + 1)
(n + 1) + 1 1 1 ε ε
0 < an = = + < + =ε
n · (n + 1) n n · (n + 1) 2 2
CAPITOLO 1. SUCCESSIONI NUMERICHE 9
h n q oi
per ogni n > N = max ε2 , 21 1 + ε8 − 1 . D’altronde si vede subito che
1 1
an = + −−−−→ 0.
n n · (n + 1) n→+∞
O SSERVAZIONE .
Dal grafico di una successione an è spesso facile capire se essa è convergente, divergente o irregolare. Infatti an diverge a +∞ se
per ogni M > 0 si ha che i punti (n, an ) appartengono al semipiano R × (M, +∞) da un certo N in poi. Inoltre, visto che
an converge ad ` se per ogni ε > 0 si ha che i punti (n, an ) appartengono alla striscia R × (` − ε, ` + ε) da un certo N in poi.
Ovviamente una successione è irregolare se il suo grafico non soddisfa le due proprietà appena descritte.
E SEMPIO .
Nella figura a fianco abbiamo riportato i termini della successione di
Fibonacci, che sappiamo divergere a +∞. In effetti si vede che per ogni
M > 0 i punti (n, an ) appartengono al semipiano R × (M, +∞) da un
certo N in poi.
E SEMPIO .
Nella figura a fianco abbiamo riportato i termini della successione armo-
nica a segno alterno, che sappiamo convergere ad ` = 0. In effetti si vede
che per ogni ε > 0 i punti (n, an ) appartengono alla striscia R × (−ε, ε)
da un certo N in poi.
ε
-ε N
E SEMPIO .
Nella figura a fianco abbiamo riportato i termini della successione an =
(−1)n+1 n. Dal suo grafico si vede che è una successione irregolare: non
esiste una striscia o un semipiano che contengano tutti i punti (n, an ) da
un certo N in poi.
CAPITOLO 1. SUCCESSIONI NUMERICHE 10
E SERCIZIO .
Quali delle seguenti successioni è convergente?
π 2π 3π 4π sin π2 sin 2π
2 sin 3π
2 sin 4π
2
• sin , sin , sin , sin ,... • , , , ,... soluzione
2 2 2 2 π/2 2π/2 3π/2 4π/2
P ROPOSIZIONE .
Il limite commuta con le operazioni algebriche: se le successioni an e bn convergono rispettivamente ad a e b allora
lim an + bn = lim an + lim bn = a + b,
n→+∞ n→+∞ n→+∞
lim an · bn = lim an · lim bn = a · b,
n→+∞ n→+∞ n→+∞
an lim an a
n→+∞
lim = = se bn , b 6= 0,
n→+∞ bn b
lim bn
n→+∞
lim bn
lim abn = lim an n→+∞ = ab se an , a > 0,
n→+∞ n n→+∞
)
a 6= 0 = b an
=⇒ lim = ±∞.
∃N t.c. ± an /bn > 0 ∀n > N n→+∞ bn
Dimostrazione. Dimostriamo la seconda uguaglianza, le altre sono lasciate come esercizio per casa. Sia ε > 0. Per ipotesi esistono Na
ed Nb tali che
|an − a| < ε ∀n > Na e |bn − b| < ε ∀n > Nb .
Per la disuguaglianza triangolare si ha che per ogni n > N = max{Na , Nb } risulta
|an · bn − a · b| = an · (bn − b) + (an − a) · b
6 |an | · |bn − b| + |an − a| · |b| 6 |an | · ε + ε · |b|
= |(an − a) + a| · ε + ε · |b|
6 (ε + |a|) · ε + ε · |b|
= (|a| + |b| + ε) · ε.
P ROPOSIZIONE .
Il limite preserva l’ordinamento. Infatti, se le successioni an , bn e cn convergono rispettivamente ad a, b e c, allora
∗ Tutte le proprietà che elencheremo corrispondono a quelle dei limiti per funzioni f : R → R.
CAPITOLO 1. SUCCESSIONI NUMERICHE 11
O SSERVAZIONE .
Si noti che le disuguaglianze non possono essere “strette”. Infatti, ad esempio, si ha che an = 1/n > 0 converge ad a = 0 e quindi
an > 0 6
=⇒ a > 0.
Dimostrazione. Dimostriamo la proprietà della permanenza del segno, le altre sono lasciate come esercizio per casa. Per ogni ε > 0
esiste N ∈ N tale che per ogni n > N si ha
P ROPOSIZIONE .
Se la successione an converge ad a e le successioni bn e cn divergono a +∞, allora
lim an + bn = a + (+∞) = +∞,
n→+∞
lim an − bn = a − (+∞) = −∞,
n→+∞
lim bn + cn = +∞ + (+∞) = +∞,
n→+∞
lim −bn − cn = −∞ − (+∞) = −∞,
n→+∞
lim an · bn = ±∞ se ± a > 0,
n→+∞
lim bn · cn = +∞,
n→+∞
an a
lim = = 0.
n→+∞ bn +∞
Dimostrazione. Dimostriamo l’ultima uguaglianza, le altre sono lasciate come esercizio per casa. Sia ε > 0. Per ipotesi esiste N ∈ N
tale che per ogni n > N si ha
1
|an − a| < ε e |bn | > M = .
ε
Pertanto per la disuguaglianza triangolare si ha
a |a − a| + |a| ε + |a|
n n
< = (|a| + ε) ε.
|bn | 1/ε
6
bn
nn n!
lim = +∞, lim = 0.
n→+∞ n! n→+∞ nn
CAPITOLO 1. SUCCESSIONI NUMERICHE 12
E SEMPIO .
Per verificare che
1 1 π 1 1 π
n5/2 + n3/2 − n1/2 + π n5/2 1 + n − n2 + n5/2 1+ − +
= 2 · −−−−→ (+∞) · +∞ +∞ +∞ = +∞,
n2 + n + e n 1 e n→+∞ 1 e
|{z} 1+ + 2 1+ +
=n1/2 n n +∞ +∞
| {z }
=1
1 1 π 1 1 π
n5/2 + n3/2 − n1/2 + π n5/2 1 + − 2 + 5/2 1+ − +
= 5/2 · n n n −−−−→ 1 · +∞ +∞ +∞ = 1,
n5/2 + n2 + n + e n 1 1 e n→+∞ 1 1 e
|{z} 1 + 1/2 + 3/2 + 5/2 1+ + +
=1 n n n +∞ +∞ +∞
| {z }
=1
1 1 π 1 1 π
n5/2 + n3/2 − n1/2 + π n5/2 1 + n − n2 + n5/2 1+ − +
= 3 · −−−−→ 0 · +∞ +∞ +∞ = 0,
n3 + n + e n 1 e n→+∞ 1 e
|{z} 1+ 2 + 3 1+ +
1 n n +∞ +∞
=
| {z }
n1/2 =1
→1
z }| {
n3 ln(n) 1
3n + 2n3 + ln(n4 ) + 1 3n 1 + 2 · 3n + 4 · 3n + 3n
= n−1 · −−−−→ 3 · 1 = 3.
3n−1 +3 9
|3{z }
n→+∞
1+ n
=3 3
| {z }
→1
E SEMPIO .
Per verificare che √ √
lim n+1− n−1 = 0
n→+∞
√ √
basta moltiplicare e dividere per n + 1 + n − 1:
√ √ √ √
√ √ n+1− n−1 · n+1+ n−1
n+1− n−1 = √ √
n+1+ n−1
√ 2 √ 2
n+1 − n−1
= √ √
n+1+ n−1
2 2
=√ √ → = 0.
n+1+ n−1 +∞
E SERCIZIO .
an+1
Calcolare lim nei casi in cui an = n2 , an = 2n , an = n!, an = nn . soluzione
n→+∞ an
CAPITOLO 1. SUCCESSIONI NUMERICHE 13
E SERCIZIO .
Studiare i limiti per n → +∞ delle seguenti successioni.
√
n + 2n p
n n+2 n
• • 2n + n2 + 1 •
n2 + 3n 2n + 3
√ √ p p
• 2n + 1 − n + 1 • n2 + n + 1 − n • n4 + 1 − n2 n2
n n 1 n
• n · ln(n + 1) − ln(n) • • 1+ 2
n+1 n
(n + 1)4 − (n − 1)4 p p
3
• • 2n2 − n + 10 − n • n3 + n + 1 − n
n3 + n2 + 1
2n n! 1 n p p
• • 1− • n2 + 2n − n2 − 1
(3n)! n
p
3
p
n n 2n
• n3 + n − n • 1 + n2 + n3 2n •
n + 2n
√ √ r
2n + 4n
n+1− n n+1
• • n√ √ •n −1
n + 5n n+1+ n n
P ROPOSIZIONE .
sin(an ) 1 − cos(an ) 1
lim = 1, lim = ,
n→+∞ an n→+∞ a2n 2
tan(an ) arctan(an )
lim = 1, lim = 1,
n→+∞ an n→+∞ an
logα (1 + an )
lim = logα (e), lim aαlogβ (an ) = 0,
n→+∞ an n→+∞ n
√
α an − 1 α
1 + an − 1 1
lim = ln(α), lim = .
n→+∞ an n→+∞ an α
Dimostrazione. Ciascuna limite di successione è in realtà un limite notevole di Guillaume François Antoine
una funzione f definita in R \ {0} che si può calcolare applicando la regola di de Marquis de l’Hôpital
l’Hôpital. Ad esempioa matematico francese
√ √ 1661-1704
1
1 α −1
1 + an − 1 1+x−1 α (1 + x)
α α
1
lim = lim = lim = .
n→+∞ an x→0 x x→0 1 α
La dimostrazione degli altri limiti è lasciata come esercizio per casa.
a Si noti che nel calcolo del limite abbiamo operato il cambio di variabili a = x. Questo passaggio è
n
ammesso perché i limiti coinvolti esistono, ed è necessario per poter utilizzare la regola di de l’Hôpital
(una successione an è una funzione ma non può essere derivata).
P ROPOSIZIONE .
Se a, b > 0, allora valgono
√ √n n
√
n
lim n n = 1, lim a + bn = max{a, b}, lim n! = +∞,
n→+∞ n→+∞ n→+∞
+∞ se a > 1,
+∞ se a > 0,
a
1 se a = 1, 1 n
lim n = 1 se a = 0, lim an = lim 1+ = e ≈ 2.71828 . . .
n→+∞ n→+∞ 0 se |a| < 1, n→+∞ n
0 se a < 0,
se a 6 −1,
@
√
Dimostrazione. • Per dimostrare che lim n
n = 1 basta osservare che
n→+∞
√ 1/n 1
n
n = n1/n = eln(n ) = e n ln(n) −−−−→ 1
n→+∞
in quanto x 7→ ex è una funzione continua e per la scala delle crescite 1n ln(n) −−−−→ 0.
√ n→+∞
• Dimostriamo che lim n n! = +∞. Sia N ∈ N sufficientemente grande. Allora per ogni n > N abbiamo che
n→+∞
p 1 √
n 1
n
(N − 1)! > e N 1−N >
2 2
e quindi
√
n N
n! > .
4
Dunque, per l’arbitrarietà di N la dimostrazione è conclusa. √
• Studiamo ora il limite lim na . Se a > 0, allora na −−−−→ +∞ perché per ogni M > 0 risulta na > M per ogni n > N = [M 1/a ] = [ a M].
n→+∞ n→+∞
1
Se a = 0, allora na = 1 −−−−→ 1. Se a < 0, per quanto già visto nel caso a > 0 risulta na = −−−−→ 1
n−a n→+∞ +∞
= 0.
n→+∞
• Sia an = an . Se a = 1, allora an = 1 −−−−→ 1. Se a = −1 allora otteniamo, a meno di moltiplicare per −1, la successione segnali
n→+∞
alterni che sappiamo essere irregolare. Se a > 1, allora b = a − 1 > 0 e quindi per la formula del binomio di Newton
n 0 n 1 n 2 n n n
an = (1 + b)n = b + b + b +...+ bn−1 + b
0 1 2 n−1 n
n! n!
= 1+nb+ b2 + . . . + bn−1 + bn > 1 + n b −−−−→ +∞.
2! · (n − 2)! (n − 1)! · 1! n→+∞
| {z }
>0
Se a ∈ (−1, 1) \ {0}, allora |a−1 | > 1 e per quanto appena dimostrato |a−1 |n −−−−→ +∞; dunque |an | = 1/|a−1 |n −−−−→ 0 e quindi
n→+∞ n→+∞
an = 1/(a−1 )n −−−−→ 0. Se a = 0, allora an = 0 −−−−→ 0. Infine, se a < −1, allora an = (−1)n · |a|n dove, per quanto abbiamo già visto,
n→+∞ n→+∞
{(−1)n }n∈N è irregolare e |a|n −−−−→ +∞ in quanto |a| > 1.
n→+∞
• Se a > b, allora per quanto appena visto (b/a)n −−−−→ 0 e quindi
n→+∞
r
√
n n n
b n
n
a +b = a 1+ −−−−→ a · 1 = a.
a n→+∞
E SEMPIO .
Verifichiamo che 1 −2n
lim 1− = e2 .
n→+∞ n
Osserviamo che 1 −2n n 2n (n − 1) + 1 2n 1 2n
1− = = = 1+ .
n n−1 n−1 n−1
Operando il cambio di variabili m = n − 1 otteniamo
1 −2n 1 2(m+1) h 1 m i2 1 2
1− = 1+ = 1+ · 1+ .
n m m m
Ora, mandare n → +∞ equivale a mandare m → +∞, quindi
1 m 2 1 2
1 −2n
lim 1 − = lim 1 + · lim 1 + = e2 · 1 = e2 .
n→+∞ n m→+∞ m m→+∞ m
E SEMPIO .
Per verificare che
ln(n + 1)
lim =1
n→+∞ ln(n)
basta osservare che
ln(n + 1) − ln(n) + ln(n) ln n+1
ln(n + 1) n
= = +1
ln(n) ln(n) ln(n)
e che
n+1
lim ln n = 0 ln n+1
n
n→+∞
=⇒ lim = 0.
lim ln(n) = +∞ n→+∞ ln(n)
n→+∞
E SERCIZIO .
Studiare i limiti per n → +∞ delle seguenti successioni.
n + √n n 2n + 3 n + 1 n/2
• • n ln •
n 2n + 6 n+4
n3 + 1 n r
1 + n p
• • n • n2 + 2n + 3 − n
n3 + n 1 + 2n
r
n2 10n nn n
n 2 +3
n
• 2 • •
n + n! 10n n! n
4 + n!
n2 8n 2n + 6 (n!)2
• 2 • n sin 2 •
n + n! n +n+3 2n + nn
3 n + 1 n n+1 π
• (n2 + n) ln cos • √ • cos n
n+1 n+ n n+2 2
2 − n n n + (−1)n n2
• •
n−1 3n2 + π
è necessario conoscere a priori il valore di ` limite. Nel caso in cui non fosse possibile pronosticare il valore di ` ma volessimo verificare
la convergenza di una successione, possiamo utilizzare i seguenti test.
CAPITOLO 1. SUCCESSIONI NUMERICHE 16
an 6 an+1 ∀n ∈ N,
Dimostrazione. • Dimostriamo che se an è limitata superiormente allora il limite di an è ` = supn∈N an , ovvero che
` − ε < an ∀n > N.
an > an+1 ∀n ∈ N,
Dimostrazione. Sia ε > 0. Per ipotesi esiste N > 0 tale che per ogni n > N si ha
E SEMPIO .
1/n
n
Per verificare che lim 1 + n+1 = 1, basta osservare che
n→+∞
n 1/n 1 1/n
11/n 6 1 + = 2− 6 21/n
n+1 n+1
ed utilizzare il test del confronto.
C OROLLARIO .
Sia an una successione limitata, cioè
∃M > 0 t.c. |an | 6 M ∀n ∈ N.
Se bn converge a zero, allora
lim an · bn = 0.
n→+∞
O SSERVAZIONE .
Si noti che non è richiesta la convergenza di an .
E SEMPIO .
cos(n)
Per verificare che lim n = 0 basta applicare il corollario precedente con an = cos(n), M = 1 e bn = 1/n.
n→+∞
CAPITOLO 1. SUCCESSIONI NUMERICHE 18
O SSERVAZIONE .
Se L = 1 allora il test del rapporto non ci dice nulla.
Dimostrazione. Assumiamo L < 1; i casi L > 1 ed L = +∞ sono lasciati come esercizio per casa. Per definizione di L, per ogni ε > 0
esiste N ∈ N tale che
n > N =⇒ L − ε < an+1 /an < L + ε.
Se scegliamo ε = (1 − L)/2 > 0, allora
n>N =⇒ an+1 /an < L + ε = 1 − ε =⇒ an+1 < (1 − ε) an .
Ragionando iterativamente per ogni n > N si ha
an+1 < (1 − ε) an < (1 − ε)2 an−1 < (1 − ε)3 an−2 < . . . < (1 − ε)1+n−N aN .
Per concludere è ora sufficiente applicare il test del confronto in quanto
1+L aN
1−ε = ∈ (0, 1) =⇒ lim (1 − ε)n−N aN = lim (1 − ε)n = 0.
2 n→+∞ (1 − ε)N n→+∞
O SSERVAZIONE .
Se L = 1 allora il test della radice non ci dice nulla.
P ROPOSIZIONE .
Sia {an }n∈N una successione di termini positivi. Se uno dei seguenti limiti esiste finito o infinito
√
n
an
lim an , lim
n→+∞ n→+∞ an+1
an
Dimostrazione. Consideriamo il caso lim = L > 0; i casi L = +∞ ed L = 0 sono lasciati come esercizio per casa. Fissato
n→+∞ an+1
ε ∈ (0, L), esiste N = N(ε) ∈ N tale che
an+1
L−ε < < L+ε ∀n > N. (∗)
an
CAPITOLO 1. SUCCESSIONI NUMERICHE 19
La disuguaglianza (∗∗) con n = N + 1 segue direttamente da (∗) con n = N. Se (∗∗) vale per
n > N + 1, allora
Per concludere basta ora osservare che per tali stime e la (∗ ∗ ∗), per ogni n > N si ha
√ √
(L − ε) (1 − ε) < n
an < (L + ε) (1 + ε) ⇐⇒ L − ε (1 + L − ε) < n
an < L + ε (1 + L + ε).
Per l’arbitrarietà di ε > 0 abbiamo la tesi. I restanti casi sono lasciati come esercizio per casa.
O SSERVAZIONE .
Utilizzando il test della radice è immediato dimostrare che
(
+∞ se a > 1,
n
lim a =
n→+∞ 0 se a ∈ (0, 1).
Dimostrazione. “=⇒” Se lim an = ` allora per ogni ε > 0 esiste N = N(ε/2) tale che
n→+∞
Per ottenere (∗) basta ora utilizzare la disuguaglianza triangolare come segue:
“⇐=” Assumiamo (∗) e che per assurdo an non converge. an non diverge in quanto per (∗) con m = N + 1 e per la disuguaglianza
triangolare abbiamo
|an | 6 |an − aN+1 | + |aN+1 | < |aN+1 | + ε ∀n > N.
Questa stima implica anche che an è limitata e quindi per il teorema di Bolzano-Weierstrass esiste una sottosuccessione {bk }k∈N di
{an }n∈N che converge.
CAPITOLO 1. SUCCESSIONI NUMERICHE 20
Per completezza dimostriamo il teorema di Bolzano-Weierstrass. Ricordiamo che {bk }k∈N è una sottosuccessione di {an }n∈N se
esiste {nk }k∈N ⊆ N strettamente crescente, cioè nk+1 > nk , e tale che bk = ank .∗ Per la limitatezza di an esistono α1 , β1 ∈ R t.c.
an ∈ [α1 , β1 ] per ogni n ∈ N. Sia γ1 = α1 +β 2
1
il punto medio. Almeno uno dei due intervalli [α1 , γ1 ] e [γ1 , β1 ] deve contenere infiniti
termini di an ; non è limitativo assumere che sia il primo. Posto α2 = α1 e β2 = γ1 possiamo considerare il loro punto medio γ2 = α2 +β 2
2
e di sicuro uno dei due intervalli [α2 , γ2 ] e [γ2 , β2 ] contiene infiniti termini di an ; non è limitativo assumere che sia il primo. Iterando
questa costruzione otteniamo αk e βk che soddisfano le seguenti stime
α1 − β1
αk − βk = , α1 6 αk 6 αk+1 < βk+1 6 βk 6 β1 .
2k
Si tratta dunque di due successioni monotone limitate che convergono allo stesso limite, diciamo ad `. Ciascun intervallo [αk , βk ]
contiene infiniti termini di an , scegliamone uno indicandolo con bk , cioè bk = ank ∈ [αk , βk ], e facendo in modo tale che {bk }k∈N sia una
sottosuccessione di {an }n∈N (basta che sia nk > max{nk−1 + 1, k}). Visto che αk 6 bk 6 βk , per il test del confronto anche bk converge
ad `. Questo conclude la dimostrazione del teorema di Bolzano-Weierstrass.
α1 b1 γ1 β1
primo passo:
α2 b2 γ2 β2
secondo passo:
α3 b3 γ3 β3
terzo passo:
Per completare la dimostrazione del test di Cauchy basta dimostrare che anche la successione originale an converge ad `. Sia ε > 0.
Visto che bk = ank converge ad `, abbiamo che
∃K = K(ε/2) ∈ N t.c. |ank − `| < ε/2 ∀k > K.
Inoltre per (∗) abbiamo che
∃N = N(ε/2) ∈ N t.c. |an − ank | < ε/2 ∀n, k > N.
Di conseguenza per la disuguaglianza triangolare per ogni n > max{K, N} risulta
|an − `| 6 |an − ank | + |ank − `| < ε.
Per l’arbitrarietà di ε abbiamo che anche an converge ad ` e questo conclude la dimostrazione.
D EFINIZIONE .
n+2 − an+1
a
6κ ∀n ∈ N.
an+1 − an
Dimostrazione. Verifichiamo il test di Cauchy. Fissiamo ε > 0 ed m > n > 0. Visto che la successione è una contrazione esiste κ ∈ (0, 1)
tale che per ogni j ∈ N
|a j+1 − a j | 6 κ|a j − a j−1 | 6 κ 2 |a j−1 − a j−2 | 6 . . . 6 κ j−1 |a2 − a1 |.
Per la disuguaglianza triangolare risulta
an − am = (an − an−1 ) + (an−1 − an−2 ) + . . . + (am+1 − am )
6 an − an−1 + an−1 − an−2 + . . . + am+1 − am
6 a2 − a1 · κ n−2 + κ n−3 + . . . + κ m−1 .
Osserviamo che
(κ n−2 + κ n−3 + . . . + κ m−1 ) · (1 − κ)
κ n−2 + κ n−3 + . . . + κ m−1 =
1−κ
∗ Si noti che nk > k e che ogni successione ha se stessa come sottosuccessione (basta prendere nk = k).
CAPITOLO 1. SUCCESSIONI NUMERICHE 21
E SEMPIO .
a3n + 2
a1 = 0, an+1 = .
7
Se dimostrassimo che an converge ad `, allora ` sarebbe una soluzione dell’equazione in quanto avremmo
a3n + 2 `3 + 2
` = lim an+1 = lim = ⇐⇒ `3 − 7` + 2 = 0.
n→+∞ n→+∞ 7 7
Vediamo se an è una contrazione. Dimostriamo prima per induzione che 0 6 an < 1:
n an errore
1 0 0.2891685464
2 0.2857142857 0.003454260734
3 0.2890462307 0.0001223157111
4 0.2891641649 4.381510406 · 10−6
5 0.2891683894 1.570155214 · 10−7
6 0.2891685408 5.626880194 · 10−9
7 0.2891685462 2.016475634 · 10−10
8 0.2891685464 7.226338428 · 10−12
9 0.2891685464 2.589665168 · 10−13
10 0.2891685464 9.280447837 · 10−15
D EFINIZIONE .
Una progressione aritmetica è una successione di numeri tali che la differenza tra ciascun termine ed il suo precedente sia una
costante, ovvero è una successione numerica della forma
a, a + d, a + 2d, a + 3d, . . . , a + (n − 1) · d, . . .
dove a e d sono numeri reali fissati, detti rispettivamente termine iniziale e ragione della progressione aritmetica.
E SEMPIO .
Nel caso della successione
1, 4, 7, 10, . . .
basta prendere a = 1 e d = 3, mentre nel caso della successione
3, 1, −1, −3, . . .
O SSERVAZIONE .
Le progressioni aritmetiche rivestono un ruolo importante, ad Peter Gustav Lejeune Dirichlet
esempio, nella teoria dei numeri primi. Infatti, nel 1837 Diri- matematico tedesco
chlet ha dimostrato che in ogni progressione aritmetica in cui il 1805-1859
primo termine a e la ragione d siano interi coprimi (ovvero valga
MCD(a, d) = 1) si trovano infiniti numeri primi.
E SEMPIO .
Due successioni che non sono delle progressioni aritmetiche sono
1 1 1
1, 2, 4, 8, . . . e − 1, − , − , − , . . .
3 9 27
Esse hanno però in comune il fatto che per entrambe ciascun termine è ottenuto dal precedente moltiplicando per un fattore
costante (rispettivamente 2 ed 1/3). Successioni con questa proprietà sono dette progressioni geometriche.
D EFINIZIONE .
Una progressione geometrica è una successione di numeri tali che il rapporto tra un elemento ed il suo precedente è sempre
costante, ovvero è una successione numerica della forma
a, a · r, a · r2 , a · r3 , . . . , a · rn−1 , . . .
dove a ed r sono numeri reali fissati, detti rispettivamente termine iniziale e ragione della progressione geometrica.
CAPITOLO 1. SUCCESSIONI NUMERICHE 23
an = a · rn−1 .
Di conseguenza il rapporto tra un termine an+1 ed il suo precedente an è sempre la ragione r ed inoltre
am /an = rm−n .
E SEMPIO .
Nel caso della successione
1, 2, 4, 8, . . .
basta prendere a = 1 ed r = 2, mentre nel caso della successione
1 1 1
−1, − , − , − , . . .
3 9 27
basta prendere a = −1 ed r = 1/3.
O SSERVAZIONE .
O SSERVAZIONE .
Dunque una progressione geometrica può essere sia regolare che irregolare.
O SSERVAZIONE .
Una progressione aritmetica ha una crescita (o diminuzione) lineare
an = a + (n − 1) · d,
an = a · rn−1 .
E SERCIZIO .
Mostrare che applicando il logaritmo ai termini di una progressione geometrica si ottiene una progressione aritmetica.
CAPITOLO 1. SUCCESSIONI NUMERICHE 24
O SSERVAZIONE .
Ci sono successioni numeriche che non sono progressioni né aritmetiche né geometriche (la successione armonica ne è un
esempio).
E SEMPIO .
Se l’aumento dello stipendio per effetto degli scatti di anzianità è tale che
allora
1.5
• dopo un anno lo stipendio è a2 = a + a1 ;
100
1.5 1.5
• dopo 2 anni lo stipendio è a3 = a2 + a = a+2· a;
100 100
1.5 1.5
• dopo n anni lo stipendio è an+1 = an + a = a + n · d con d = a1 .
100 100
Abbiamo così ottenuto una progressione aritmetica.
Se invece l’aumento dello stipendio per effetto degli scatti di anzianità è tale che
allora
1.5 1.5
• dopo un anno lo stipendio è a2 = a + a = 1+ a;
100 100
1.5 1.5 1.5 2
• dopo 2 anni lo stipendio è a3 = a2 + a2 = 1 + a2 = 1 + a;
100 100 100
1.5 1.5 1.5
• dopo n anni lo stipendio è an+1 = an + an = 1 + an = a · rn con r = 1 + .
100 100 100
Abbiamo in questo caso ottenuto una progressione geometrica.
Ovviamente il secondo tipo di contratto è più vantaggioso per il dipendente visto che la crescita di una progressione geometrica
è esponenziale mentre quella di una progressione aritmetica è lineare.
E SERCIZIO .
Si trovino a e d della progressione aritmetica 3, 9, 15, . . . soluzione
E SERCIZIO .
E SERCIZIO .
Di una progressione aritmetica sono noti i termini a3 = 16 ed a6 = 31. Trovare la ragione d ed il termine a8 . soluzione
CAPITOLO 1. SUCCESSIONI NUMERICHE 25
E SERCIZIO .
Scrivere i primi quattro termini della serie geometrica con a = 4 ed r = −2. soluzione
• Calcolando i seni della prima successione si ottiene 1, 0, −1, 0, 1, . . . ed è quindi chiaro che si tratta di una successione irregolare.
• Calcolando i seni della seconda successione si ottiene
1 1 1
, 0, − , 0, , 0, . . .
π/2 3π/2 5π/2
E SERCIZIO .
an+1
Calcolare lim nei casi in cui an = n2 , an = 2n , an = n!, an = nn .
n→+∞ an
(n + 1)2 n + 1 2 1 2
= = 1 + −−−−→ 1,
n2 n n n→+∞
2 n+1
= 2 −−−−→ 2,
2n n→+∞
(n + 1)! (n + 1) · n!
= = n + 1 −−−−→ +∞,
n! n! n→+∞
(n + 1)n+1 (n + 1) · (n + 1)n 1 n
= = (n + 1) · 1 + −−−−→ +∞. indietro
nn nn | {z } | {zn } n→+∞
→+∞
→e
E SERCIZIO .
Studiare il limite per n → +∞ della seguente successione.
2 − n n
n−1
Visto che n
2 − n n n − 2 n −1 n 1 1−n 1−n
n n n
= (−1) = (−1) 1 + = (−1) 1+
n−1 n−1 n−1 1−n
il limite non esiste in quanto
1 1−n n
@ lim (−1)n , lim 1+ = e, lim = −1. indietro
n→+∞ n→+∞ 1−n n→+∞ 1 − n
CAPITOLO 1. SUCCESSIONI NUMERICHE 26
E SERCIZIO .
Studiare il limite per n → +∞ della seguente successione.
n + (−1)n n2
3n2 + π
E SERCIZIO .
Si trovino a e d della progressione aritmetica 3, 9, 15, . . .
a=3ed=6 indietro
E SERCIZIO .
a = 8 e r = 1/7 indietro
E SERCIZIO .
Di una progressione aritmetica sono noti i termini a3 = 16 ed a6 = 31. Trovare la ragione d ed il termine a8 .
a6 − a3 = (6 − 3)d ⇐⇒ 31 − 16 = 3d ⇐⇒ d=5
E SERCIZIO .
Scrivere i primi quattro termini della serie geometrica con a = 4 ed r = −2.
Serie numeriche
ovvero
k
∑ an = a1 + a2 + a3 + . . . + ak .
n=1
O SSERVAZIONE .
k
Il ruolo di n nella notazione della somma finita ∑ an è fittizio e per questo è detto indice muto. Infatti n può essere sostituita da
n=1
qualsiasi altra lettera diversa da k. Ad esempio
k k
∑ a p = a1 + a2 + a3 + . . . + ak = ∑ an .
p=1 n=1
E SEMPIO .
Secondo la notazione appena introdotta abbiamo
10
∑ n2 = 12 + 22 + 32 + 42 + . . . + 102 ,
n=1
10
1 1 1 1 1
∑ n = 1 + 2 + 3 + 4 + . . . + 10 ,
n=1
10
(−1)n+1 1 1 1 1
∑ n = 1 − 2 + 3 − 4 + . . . − 10 .
n=1
E SERCIZIO .
Scrivere le seguenti somme parziali in forma compatta.
1 1 1 1
• + + +...+
1·2 2·3 3·4 21 · 22
ln(1) ln(3) ln(5) ln(27)
• + + +...+
2·1 3·2 4·3 15 · 14
27
CAPITOLO 2. SERIE NUMERICHE 28
1 1 1 1
• − + − +...+ soluzione
2 · 1 + 1002 3 · 1 − 2002 4 · 1 + 3002 9 · 1 − 8002
E SERCIZIO .
Si scrivano esplicitamente i termini della somma
5
(−1)n
∑ (n + 1)2 . soluzione
n=1
E SERCIZIO .
Scrivere i primi tre termini e l’ultimo delle seguenti somme finite.
17 17
3 p−1 (−p) p+1
• ∑ • ∑ soluzione
E SEMPIO .
Un modo semplice per calcolarne il valore A è quello di considerare un’altra serie ottenuta invertendo l’ordine dei termini. In
questo modo otteniamo la somma di 14 termini di due progressioni aritmetiche che hanno lo stesso valore A:
A = 1 + 3 + 5 + . . . + 23 + 25 + 27
ed A = 27 + 25 + 23 + . . . + 5 + 3 + 1.
2A = 28 + 28 + 28 + . . . + 28 + 28 + 28 = 28 · 14 = 392 ⇒ A = 196.
Possiamo generalizzare questo metodo per calcolare la somma dei primi n termini di una progressione aritmetica qualsiasi.
P ROPOSIZIONE .
è
n
A= · 2a + (n − 1) · d .
2
Dimostrazione. Se
A = a + a + d + a + 2d + . . . + a + (n − 2) · d + a + (n − 1) · d
allora invertendo l’ordine dei termini otteniamo
A = a + (n − 1) · d + a + (n − 2) · d + . . . + a + 2d + a + d + a .
Sommando termine a termine si ha
2A = 2a + (n − 1) · d + 2a + (n − 1) · d + . . . + 2a + (n − 1) · d = n · 2a + (n − 1) · d
CAPITOLO 2. SERIE NUMERICHE 29
e quindi
n
A= · 2a + (n − 1) · d .
2
E SEMPIO .
La somma dei primi n = 14 termini di una progressione aritmetica con a = 1 e d = 2 vale
14
A = 1 + 3 + 5 + . . . + 27 = · 2 · 1 + (14 − 1) · 2 = 196.
2
Possiamo ottenere facilmente anche la somma di un numero finito di termini di una progressione geometrica.
P ROPOSIZIONE .
è
a · (1 − rn )
G= se r 6= 1 e G = n · a se r = 1.
1−r
G = a + a · r + a · r2 + . . . + a · rn−2 + a · rn−1 .
Se r = 1 allora la progressione geometrica si riduce ad una progressione aritmetica con d = 0 e per quanto già visto G = n · a. Se r 6= 1,
allora
G · (1 − r) = G − G · r
= a + a · r + a · r2 + . . . + a · rn−2 + a · rn−1 − a · r + a · r2 + a · r3 + . . . + a · rn−1 + a · rn
= a − a · rn = a · (1 − rn )
e quindi
a · (1 − rn )
G= .
1−r
E SEMPIO .
Per calcolare 12 + 16 + 18
1 1
+ 54 1
+ 162 1
+ 486 , basta osservare che si tratta della somma dei primi n = 6 termini di una progressione
geometrica con a = 1/2 ed r = 1/3, pertanto vale
!, !
1 1 1 3 1 3 728 182
G= · 1− 6 1− = 1− = · = .
2 3 3 4 729 4 729 243
CAPITOLO 2. SERIE NUMERICHE 30
E SEMPIO .
Si calcoli la somma dei primi 100 numeri naturali.
La progressione aritmetica
1 + 2 + 3 + 4 + . . . + 100
..
.
2 Rn
...
1 R2
R1
1 2 ... n
.. .. ..
. . .
2 2 2
1 1 1
E SERCIZIO .
Calcolare la somma delle seguenti somme finite
• − 5 − 1 + 3 + 7 + . . . + 27
• − 5 − 9 − 13 − 17 − . . . − 37
1 1 1 1 1 1
• − + − + − soluzione
2 6 18 54 162 486
Generalizzando il simbolo di somma finita, la serie numerica associata alla successione numerica {an }n∈N è indicata con
+∞
∑ an oppure ∑ an .
n=1 n>1
La prima notazione mette in evidenza che si tratta di una somma infinita di termini.
D UBBIO : può la somma infinita di termini (ad esempio positivi) essere finita? La domanda è tutt’altro che banale. Pensiamo ad
esempio al
Zenone di Elea
489 a.C.-431 a.C.
filosofo greco
dove ` la lunghezza dello stadio. Dimostreremo rigorosamente, ovvero matematicamente, che tale serie non solo è finita, ma
(come è lecito aspettarsi) vale `, risolvendo così il primo paradosso di Zenone.
E SEMPIO .
Una serie armonica è la somma di una progressione armonica, ovvero è del tipo
1 1 1 1
∑ n = 1+ 2 + 3 + 4 +...
n>1
E SEMPIO .
Una serie armonica a segno alterno è la somma di una progressione armonica a segno alterno, ovvero è del tipo
(−1)n+1 1 1 1
∑ n = 1− 2 + 3 − 4 +...
n>1
E SEMPIO .
Una serie aritmetica è la somma di una progressione aritmetica, ovvero è del tipo
∑ a + (n − 1)d = a + (a + d) + (a + 2d) + (a + 3d) + . . .
n>1
CAPITOLO 2. SERIE NUMERICHE 32
E SEMPIO .
Una serie geometrica è la somma di una progressione geometrica, ovvero è del tipo
∑ a · rn−1 = a + a · r + a · r2 + a · r3 + a · r4 + . . .
n>1
Lo studio di una serie ha come primo obbiettivo quello di vedere se il suo valore è finito o meno e, nel primo caso, calcolarne il
valore. È chiaro che la serie
∑ 1 = 1+1+1+1+1+...
p>1
vale +∞. È meno chiaro se la serie armonica o la serie armonica a segno alterno hanno un valore finito o meno. Vedremo che in effetti
la prima vale +∞ mentre la seconda è finita.
Di seguito forniremo delle condizioni facili da verificare per studiare le serie, ma prima abbiamo bisogno di introdurre alcune
definizioni.
D EFINIZIONE .
Una serie ∑ a p è convergente, divergente, regolare, irregolare se lo è la corrispondente successione delle somme parziali
p>1
{sn }n∈N definita da
n
sn = a1 + a2 + . . . + an = ∑ ap.
p=1
O SSERVAZIONE .
È ovvio che il carattere di una serie non cambia se si altera un numero finito di suoi termini.
La serie data dalla somma dei termini di una successione che non converge a zero non può converge. In maniera più formale si ha la
seguente
P ROPOSIZIONE .
Condizione necessaria per la convergenza della serie ∑ a p è che
p>1
lim a p = 0.
p→+∞
Dimostrazione. Se la serie converge allora anche la successione delle sue somme parziali {s p } p∈N converge e quindi, ricordando che
n
sn = ∑ a p , si ha che
p=1
a p+1 = s p+1 − s p −−−−→ s − s = 0.
p→+∞
Questo risultato è utile per dimostrare che una serie non converge.
CAPITOLO 2. SERIE NUMERICHE 33
E SEMPIO .
Utilizziamo la proposizione precedente per capire quali delle seguenti serie di sicuro non converge.
1 2 3
• + + +...
2 3 4
1 1 1
• 1+ + + +...
2 3 4
1 1 1
• 1− + − +...
2 3 4
p
• Poiché a p = lim a p = 1 6= 0, di sicuro la serie non converge.
p+1 e p→+∞
1
• Poiché a p = lim a p = 0, la serie potrebbe convergere.
p e p→+∞
(−1) p+1
• Poiché a p = p e lim a p = 0, la serie potrebbe convergere.
p→+∞
con b p > 0 che non converge a zero, perché allora la nuova serie diverge e quindi
1 1
∑ > ∑ b p = +∞ =⇒ ∑ = +∞.
p>1 p p>1 p>1 p
Per costruire la nuova serie raggruppiamo i termini della somma parziale s2n dei primi 2n termini come segue
2n
1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1
s2n = ∑ = 1+ + + + + + + + + + +...+ + +...
p=1 p 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 15 16
Osserviamo che
1 1 1 1 1
+ > + = ,
3 4 4 4 2
1 1 1 1 1 1 1 1 1
+ + + > + + + = ,
5 6 7 8 8 8 8 8 2
1 1 1 1 1 1 1 1 1 1
+ + +...+ + > + + +...+ = ,
9 10 11 15 16 16 16 16 16 2
e così via. Pertanto
2n
1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1
s2n = ∑ = 1+ + + + + + + + + + +...+ + +...
p=1 p 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 15 16
n
1 1 1 1 1
> 1+ + + + +... = 1+ ∑
2 2 2 2 p=1 2
e l’ultima somma parziale diverge in quanto la successione dei suoi termini non converge a zero (ma ad 1/2). Quindi
1 1 1
∑ > 1 + ∑ = +∞ =⇒ ∑ = +∞.
p>1 p p>1 2 p>1 p
CAPITOLO 2. SERIE NUMERICHE 34
(−1) p+1 1 1 1 1 1
∑ = 1− + − + − +...
p>1 p 2 3 4 5 6
Come per la serie armonica, raggruppiamo i termini della somma parziale ma questa volta per dimostrarne la convergenza. Più
precisamente raggruppiamo i termini della somma parziale
n
(−1) p+1 1 1 1 1 1
sn = ∑ = 1− + − + − +...
p=1 p 2 3 4 5 6
n
in due modi diversi. Il primo modo serve per costruire una somma parziale zn = ∑ b p che sia monotona crescente ed abbia lo
p=1
stesso limite di sn , cioè
(−1) p+1
zn < zn+1 e lim sn = ∑ = ∑ b p = lim zn .
n→+∞
p>1 p p>1
n→+∞
Il secondo modo serve per mostrare che {zn }n∈N è limitata. Per il test per successioni monotone, questo basta per dimostrare
(−1) p+1
che {zn }n∈N è convergente, quindi che anche {sn }n∈N lo è, ovvero che la serie ∑ p converge.
p>1
Come detto, raggruppiamo i termini della serie armonica a segno alterno in due modi diversi
=1/2 >0 >0
z }| { z }| { z }| {
2n
(−1) p+1 1 1 1 1 1 1
∑ = 1− + − + − +... > ,
p=1 p 2 3 4 5 6 2
2n+1
(−1) p+1 1 1 1 1 1 1
∑ = 1− − − − − − − . . . < 1.
p=1 p | 2 {z 3 } | 4 {z 5 } | 6 {z 7 }
>0 >0 >0
Poniamo
1 1 1 1 1 1
b1 = 1 − = , b2 = − > 0, b3 = − > 0, ...
2 2 3 4 5 6
Chiaramente zn = s2n . Inoltre zn è monotona crescente in quanto b p > 0 ed è limitata superiormente visto che assume valori
nell’intervallo limitato [1/2, 1]; pertanto zn converge.
converge se e solo se è triviale, cioè a = 0 = d, altrimenti diverge. La tesi segue immediatamente dall’espressione esplicita della
somma parziale che abbiamo già dimostrato essere
n n 2a − d d
sn = ∑ a + (p − 1)d = · 2a + (n − 1)d = · n + · n2 .
p=1 2 2 2
CAPITOLO 2. SERIE NUMERICHE 35
Se r = 1, allora otteniamo la serie ∑ 1 p = 1 + 1 + . . . che diverge. Se r 6= 1, allora sappiamo già che la somma parziale è
p>0
n
1 − rn+1
sn = ∑ r p = 1 + r + r2 + . . . + rn = 1−r
.
p=0
E SEMPIO .
Calcoliamo il valore della serie
4n
∑ 5n .
n>1
Si tratta di una serie geometrica di ragione r = 4/5 ∈ (−1, 1) che quindi converge ed inoltre
4 n 4 n 1 1 1
∑ = ∑ −1 = −1 = −1 = − 1 = 4.
n>1 5 n>0 5 1−r 1 − 4/5 1/5
E SEMPIO .
Calcoliamo il valore della serie associata alla successione a p definita per ricorrenza da
1
a1 = 1, a p+1 = · ap.
2
La soluzione geometrica rappresentata nella seguente figura ci fa capire che ∑ a p = 2.
p>1
1/2
1/16
1
1/8
1/4
Un altro modo per calcolare tale somma consiste nell’utilizzare quanto appena dimostrato. Infatti a p è una progressione
geometrica con a = 1 ed r = 1/2, quindi per la serie associata vale
1 1
∑ a p = ∑ 2 p = 1 − 1/2 = 2.
p>1 p>0
E SERCIZIO .
Risolvere il primo paradosso di Zenone. soluzione
CAPITOLO 2. SERIE NUMERICHE 36
ap 6 bp.
Si ha che
• ∑ b p converge =⇒ ∑ a p converge,
p>1 p>1
• ∑ a p diverge =⇒ ∑ b p diverge.
p>1 p>1
sono monotone crescenti, con termini positivi ed sn 6 tn . • Se la seconda serie converge, ovvero tn converge a una t, allora sn è limitata
superiormente da t e quindi, per il test per le successioni monotone crescenti, sn converge, ovvero la prima serie converge. • Se la prima
serie diverge, ovvero sn non è limitata superiormente e diverge, allora anche tn non è limitata superiormente e diverge, ovvero anche la
seconda serie diverge.
O SSERVAZIONE .
ap
Detto in parole povere, se ∑ b p converge allora lim b p = 0, e se lim = 0 allora a p converge a zero più velocemente di
p>1 p→+∞ p→+∞ b p
b p , ecco perché ∑ a p non può fare altro che convergere. Analogo discorso vale per i restanti due casi considerati.
p>1
ap
Dimostrazione. Se lim = `, allora per ogni ε > 0 esiste P ∈ N tale che
p→+∞ b p
a ap
p
p>P =⇒ − ` < ε =⇒ `−ε < < ` + ε.
bp bp
CAPITOLO 2. SERIE NUMERICHE 37
E SEMPIO .
Studiare le serie
√
s !
arctan(1/ n) e1/n − 1 n3 + 2
(a) ∑ √ , (b) ∑ √ , (c) ∑n −1 .
n>1 n n>1 n n>1 n3 − 1
√
1/√ n 1
(a) La serie diverge perché an ∼ n
= n e la serie armonica diverge.
1/n 1
(b) La serie converge perché an ∼ n √ = n3/2
e la serie armonica generalizzata con a = 3/2 converge.
(c) La serie converge perché
! !
q q
n3 +2 n3 +2
n3 −1
−1 n3 −1
+1 n3 +2
n3 −1
−1 3n 3
an = n = nq = !∼ .
2n2
q
n3 +2 n3 +2 q
+1 +1 n3 +2
n3 −1 n3 −1 (n3 − 1) n3 −1
+1
O SSERVAZIONE .
Sia il test del confronto che quello del confronto asintotico utilizzano una seconda serie per dimostrare la convergenza o la
divergenza della serie di partenza. Si noti che le due serie potrebbero avere somme diverse, come mostra il seguente esempio.
E SEMPIO .
Le due serie
1 1 π2
∑ =1 e ∑ =
p>1 p(p + 1) p>1 p2 6
soddisfano il test del confronto asintotico, in particolare hanno lo stesso comportamento, pur avendo somme diverse.
Si ha che
•λ <1 =⇒ ∑ a p converge,
p>1
•λ >1 =⇒ ∑ a p diverge,
p>1
Visto che 0 < 1 − ε < 1, la serie geometrica ∑ (1 − ε) p converge; quindi per il test del confronto anche la serie ∑ a p converge. • Il
p>1 p>1
caso λ > 1 è analogo ed è lasciato come esercizio per casa.
E SEMPIO .
ap
Studiamo la serie ∑ pp con a > 0 utilizzando il test della radice. Visto che
p>1
r
p
ap a
p
= −−−−→ 0
p p p→+∞
E SERCIZIO .
a p+1
λ = lim .
p→+∞ ap
Si ha che
•λ <1 =⇒ ∑ a p converge,
p>1
•λ >1 =⇒ ∑ a p diverge.
p>1
a p+1 < (1 − ε) · a p < (1 − ε)2 · a p−1 < (1 − ε)3 · a p−2 < . . . < (1 − ε)1+p−P · aP .
Pertanto risulta !
+∞ P+1 +∞ P+1 +∞
p−P
∑ ap = ∑ ap + ∑ ap 6 ∑ ap + ∑ (1 − ε) aP .
p=1 p=1 p=P+2 p=1 p=P+2
Visto che 0 < 1 − ε < 1, la serie geometrica ∑ (1 − ε) p · aP converge; quindi per il test del confronto anche la serie ∑ p>1 a p converge.
p>1
Il caso λ > 1 è analogo ed è lasciato come esercizio per casa.
CAPITOLO 2. SERIE NUMERICHE 39
O SSERVAZIONE .
Il test del rapporto può essere dimostrato utilizzando quello della radice (o viceversa) e ricordandosi che se an > 0 ed uno dei
seguenti limiti esiste
√ an
lim n an , lim
n→+∞ n→+∞ an+1
E SEMPIO .
1
Studiamo la serie di termini positivi ∑ p! applicando il test del rapporto. Visto che
p>1
a p+1 p! p! 1
= = = −−−−→ 0
ap (p + 1)! (p + 1) · p! p + 1 p→+∞
si ha che λ = 0 < 1 e quindi la serie converge. Vedremo in seguito che è possibile calcolare il valore della serie e che
1
∑ = e − 1.
p>1 p!
E SEMPIO .
Studiamo la serie geometrica ∑ x p al variare del parametro x in [0, +∞) utilizzando il test del rapporto dove è possibile.
p>1
Se x = 0, allora a p = 0 per ogni p e quindi la serie converge. Se x > 0 allora possiamo applicare il test del rapporto. Visto che
a p+1 x p+1
= p = x −−−−→ x
ap x p→+∞
si ha che λ = x. Quindi la serie converge se x < 1 e diverge se x > 1. Se x = 1, allora a p = 1 e quindi la serie diverge. In
1
conclusione la serie converge se x ∈ [0, 1). Ricordiamo che se x ∈ (0, 1) allora ∑ x p = 1−x e quindi
p>0
1 x
∑ xp = ∑ xp − 1 = 1 − x − 1 = 1 − x .
p>1 p>0
E SERCIZIO .
Studiare le seguenti serie.
p3 e4 p3 1 1
• ∑ ln(3) p • ∑ (2p + 1) p+1 • ∑ • ∑ √p • ∑ (0.3) p soluzione
T EST DI CONDENSAZIONE .
∑ 2 p · a2 p .
p>1
CAPITOLO 2. SERIE NUMERICHE 40
∑ an 6 ∑ 2n a2n 6 2 ∑ an .
n>1 n>0 n>1
E SEMPIO .
1
Verifichiamo che per la serie armonica generalizzata ∑ pa si ha
p>1
(
1 converge se a > 1,
∑ =
p>1 pa diverge se a 6 1.
Se a 6 0 allora i termini della serie non convergono a zero e quindi la serie diverge. Se a > 0, allora possiamo utilizzare il test
di condensazione: la serie condensata
1
∑ 2 p · (2 p )a = ∑ 2(1−a)p .
p>1 p>1
converge per a > 1 e diverge per a < 1 (basta applicare il test della radice) e quindi la serie di partenza converge per a > 1 e
diverge per a < 1. Infine, se a = 1 allora la serie si riduce alla serie armonica che sappiamo divergere.
E SEMPIO .
+∞
1
Applicando il test di condensazione alla serie ∑ n ln(n)a ln(ln(n))b
due volte otteniamo prima
n=2
+∞ +∞
2n 1
∑ 2n ln(2n )a ln(ln(2n ))b = ∑ b ,
n=2 n=2 na ln(2)a ln(n) + ln(ln(2))
e poi
+∞ +∞
2n 2(1−a)n
∑ b = ∑ b .
n=2 2a n ln(2)a ln(2n ) + ln(ln(2)) n=2 ln(2)a n ln(2) + ln(ln(2))
Per il test della radice abbiamo che la serie converge se a < 1 e diverge se a > 1 perché
v
2(1−a)n 21−a
u
−−−→ 21−a .
u
n
t b = b/n −
n→+∞
ln(2)a n ln(2) + ln(ln(2)) ln(2)a/n n ln(2) + ln(ln(2))
Se a = 1, allora per il test del confronto asintotico la serie condensata della serie condensata ha lo stesso comportamento della
serie armonica generalizzata ∑ 1/nb che converge se e solo se b > 1.
n>2
CAPITOLO 2. SERIE NUMERICHE 41
E SERCIZIO .
Studiare la serie (
(−1)n · n se n 6 105 ,
∑ an dove an = soluzione
O SSERVAZIONE .
∑ an converge
n>0
=⇒ ∑ (an + bn ) converge,
∑ bn converge
n>0
n>0
∑ an converge
n>0
=⇒ ∑ (an + bn ) diverge,
∑ bn diverge
n>0
n>0
∑ an diverge a + ∞
n>0
=⇒ ∑ (an + bn ) diverge a + ∞,
∑ bn diverge a + ∞
n>0
n>0
∑ an diverge a − ∞
n>0
∑ bn diverge a − ∞
=⇒ ∑ (an + bn ) diverge a − ∞.
n>0
n>0
E SEMPIO .
Studiamo la serie h 1 n e i
∑ − +√
3 2
n>1 e n
considerando separatamente le due serie
1 n e
∑ −
e
ed ∑ √3 n2 .
n>1 n>1
La prima è una serie geometrica di ragione −1/e ∈ (−1, 1) e quindi converge. La seconda è una serie armonica generalizzata
con a = 2/3 e quindi diverge. Pertanto la serie di partenza diverge.
E SEMPIO .
Se prendo
n2 + 1 n2 − n
an = e bn = −
n3 + n2 + 1 n3 + n2 + 1
allora per il test del confronto asintotico
∑ an diverge a + ∞ e ∑ bn diverge a − ∞
n>0 n>0
ma
n+1
∑ (an + bn ) = ∑ n3 + n2 + 1 converge.
n>0 n>0
CAPITOLO 2. SERIE NUMERICHE 42
n−1 Z p+1
Per l’additività dell’integrale abbiamo che in = ∑ f (x) dx. Visto che f è decrescente abbiamo
p=1 p
Di conseguenza
n−1 n−1 Z p+1 n−1
∑ f (p + 1) 6 ∑ f (x) dx 6 ∑ f (p)
p=1 p=1 p p=1
⇐⇒ sn − f (1) 6 in 6 sn−1 .
Se quindi sn converge, allora per il test del confronto anche in converge. Dalla stima precedente segue anche che
in+1 6 sn 6 in + f (1).
Z n
La figura precedente rappresenta quanto fatto nella dimostrazione. Il grigio corrisponde ad in = f (x) dx. Il verde corrisponde ad
1
n n
sn = ∑ f (p). Il blu corrisponde ad sn − f (1) = ∑ f (p + 1).
p=1 p=1
E SERCIZIO .
Per dimostrare che (
Z +∞
1 converge se a > 1,
a
dx =
1 x diverge se a 6 1,
Z +∞
1
basta applicare il test dell’integrale, dedurre che ha lo stesso comportamento della serie armonica generalizzata e
1xa
ricordare che (
1 converge se a > 1,
∑ =
p>1 pa diverge se a 6 1.
CAPITOLO 2. SERIE NUMERICHE 43
E SEMPIO .
Studiare le seguenti serie.
p 2
• ∑ (p2 + 1)3/5 • ∑ p e−p soluzione
p>1 p>1
∑ |a p | converge =⇒ ∑ a p converge.
p>1 p>1
Questo test permette di passare da una serie con termini di segno qualsiasi, ∑ a p , ad una con termini di segno positivo, ∑ |a p |, a cui
p>1 p>1
possiamo applicare i test già descritti. Purtroppo questo test è di solito molto “brutale” come vedremo nel seguente esempio.
E SEMPIO .
Abbiamo già visto che la serie armonica a segno alterno
(−1) p+1 1 1 1 1 1
∑ = 1− + − + − +...
p>1 p 2 3 4 5 6
converge. Se applichiamo
il test
della convergenza assoluta non riusciamo a dimostrarne la convergenza visto che la sua serie
p+1
dei valori assoluti ∑ (−1)p = ∑ 1p non è altro che la serie armonica che sappiamo divergere.
p>1 p>1
Proprio la brutalità di questo test rende speciali le serie che lo soddisfano e motivano la seguente
D EFINIZIONE .
Una serie ∑ a p converge assolutamente se la sua serie dei valori assoluti ∑ |a p | converge.
p>1 p>1
O SSERVAZIONE .
Ovviamente
∑ a p converge assolutamente =⇒ ∑ a p converge.
p>1 p>1
E SEMPIO .
La serie armonica a segno alterno converge ma non converge assolutamente.
CAPITOLO 2. SERIE NUMERICHE 44
E SEMPIO .
(−1) p
Studiamo la serie ∑ (2p)! . Applichiamo il test della convergenza assoluta e consideriamo la serie dei valori assoluti
p>1
(−1) p 1
∑ |a p | = ∑ (2p)! = ∑ (2p)! .
p>1 p>1 p>1
1 (2p)! 1
· (2p)! = = −−−−→ 0.
2(p + 1) ! (2p + 2) · (2p + 1) · (2p)! (2p + 2) · (2p + 1) p→+∞
Sappiamo che cambiando l’ordine con cui si sommano i termini di una somma finita il valore non cambia. Ad esempio
1 1 1 1 1 37 1 1 1 1 1
1− + − + − = = 1− − + − + .
2 3 4 5 6 60 2 4 3 6 5
È lecito chiedersi se questo continua a valere se abbiamo a che fare con una somma infinita, ovvero una serie.
Il seguente esempio ci mostra che la risposta è no.
E SEMPIO .
Vedremo più avanti che
(−1)n+1 1 1 1 1 1
∑ n = 1 − 2 + 3 − 4 + 5 − 6 + . . . = ln(2).
p>1
h i
1 1 1
Se però cambiamo l’ordine della somma considerando blocchi da tre della forma 2p−1 − 2(2p−1) − 4p , allora otteniamo
h 1i 1 h1 1i 1 h1 1 i 1 h1 1i 1
1− − + − − + − − + − − +...
2 4 3 6 8 5 10 12 7 14 16
1 1 1 1 1 1 1 1
= − + − + − + − +...
2 4 6 8 10 12 14 16
1 h 1 1 1 1 1 1 1 i 1h (−1)n+1 i 1
= 1− + − + − + − +... = ∑ n = ln(2).
2 2 3 4 5 6 7 8 2 p>1 2
Sotto quali condizioni il cambio dell’ordine in cui si sommano i termini di una serie non ne cambia il valore? La risposta ce la
dà il seguente
D EFINIZIONE .
Una serie di segno alterno è una serie i cui termini hanno segno alterno l’uno rispetto al successivo, ovvero sono della forma
∑ (−1) p+1 a p = a1 − a2 + a3 − a4 + . . .
p>1
dove gli ai hanno tutti lo stesso segno, ad esempio sono tutti positivi.
E SEMPIO .
Le seguenti serie sono di segno alterno.
∑ (−1) p+1 = 1 − 1 + 1 − 1 + . . .
p>1
p 1 2 3 4
∑ (−1) p+1 p + 2 = 3 − 4 + 5 − 6 + . . .
p>1
1 1 1 1
∑ (−1) p+1 p = 1 − 2 + 3 − 4 + . . .
p>1
Inoltre, visto che a p > 0, si ha che s2m+1 − s2m = a2m+1 > 0. Abbiamo pertanto
a1 − a2 = s2 6 s2m 6 s2m+1 6 s1 = a1 .
Per il test per successioni monotone le due successioni s2m ed s2m+1 convergono. Inoltre esse devono avere lo stesso limite in quanto
O SSERVAZIONE .
Come già sottolineato, il viceversa del test per le serie di segno alterno non vale, ovvero
a p > 0, lim a p = 0
)
p→+∞
6
=⇒ ∑ (−1) p+1 a p non converge.
a p > a p+1 non vale p>1
Ad esempio (
1/p2 se p è pari
ap =
0 se p è dispari
1 1 1
è tale che a p > 0, lim a p = 0, a p > a p+1 non vale ma ∑ (−1) p a p = ∑ a2p = ∑ 4p2
= 4 ∑ p2
converge perché la serie
p→+∞ p>1 p>1 p>1 p>1
armonica generalizzata con a = 2 converge.
O SSERVAZIONE .
(−1) p+1
La convergenza della serie armonica a segno alterno ∑ p segue immediatamente dal test per le serie di segno alterno.
p>1
Altre importanti proprietà delle serie di segno alterno sono elencate nella seguente proposizione.
P ROPOSIZIONE .
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15
Dimostrazione. La prima stima segue da quanto visto nella precedente dimostrazione. Per la seconda stima basta osservare che
e
|s2n − `| = ` − s2n 6 s2n+1 − s2n = a2n+1 .
E SEMPIO .
2p−1
Studiamo la serie di segno alterno ∑ (−1) p+1 2p+1 . Visto che
p>1
1 1
2p − 1 p 2− p 2 − +∞
= · −
− −−→ 1 · =1
2p + 1 p 2 + 1p p→+∞ 1
2 + +∞
|{z} | {z }
=1 =1
CAPITOLO 2. SERIE NUMERICHE 47
E SEMPIO .
La serie a segno alterno
(
1
1 1 1 1 1 1 1 n se p = 2n − 1 è dispari,
∑ a p = 1 − 3 + 2 − 6 + 3 − 9 + 4 − 12 + . . . ap = 1
− 3n se p = 2n è pari,
p>1
non soddisfa le condizioni del test per le serie di segno alterno; dobbiamo pertanto utilizzare altri test. Osserviamo che la serie
diverge in quanto
!
1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 2 1
a =
∑ p ∑ n 3n − = 1 − + − + − + − +... = ∑ = ∑ = +∞.
p>1 n>1 3 2 6 3 9 4 12 n>1 3n 3 n>1 n
E SERCIZIO .
Studiare le seguenti serie di segno alterno.
√ √
1 p − (−1) p p+ p + 1 + (−1) p p5/2
• ∑ (−1) p+1 p2
• ∑ (−1) p+1 · p
• ∑ p3
soluzione
E SERCIZIO .
Studiare le seguenti serie di segno alterno.
D EFINIZIONE .
O SSERVAZIONE .
Si noti che:
si ha che
a1 − n→+∞
lim an se an converge,
∑ a p − a p+1 = diverge se an diverge,
p>1
irregolare se an irregolare.
Questo conclude la dimostrazione.
E SEMPIO .
1
Per dimostrare che la serie di Mengoli ∑ p·(p+1) = 1 basta osservare che
p>1
1 1 1
= − ,
p · (p + 1) p p+1
T EST DI A BEL .
La serie ∑ a p · b p converge se si ha: Niels Henrik Abel
p>1 matematico norvegese
• a p è monotona e limitata; 1802-1829
n
• la successione delle somme parziali zn = ∑ b p converge.
p=1
n
Dimostrazione. Poniamo sn = ∑ a p b p . Sommando per parti otteniamo
p=1
n n n
sn = a1 b1 + ∑ ap z p − z p−1 = a1 b1 + ∑ a p z p − ∑ a p z p−1
p=2 p=2 p=2
n n−1 n
= ∑ a p z p − ∑ a p+1 z p = ∑ a p − a p+1 z p + an+1 zn .
p=1 p=1 p=1
n
• la successione delle somme parziali zn = ∑ b p è limitata unifor-
p=1
memente rispetto ad n, cioè ∃M > 0 t.c. |zn | < M ∀n ∈ N.
O SSERVAZIONE .
Si noti che non è richiesto che zn converga.
n
Dimostrazione. Poniamo sn = ∑ a p b p . Sommando per parti otteniamo
p=1
n n n
sn = a1 b1 + ∑ ap z p − z p−1 = a1 b1 + ∑ a p z p − ∑ a p z p−1
p=2 p=2 p=2
n n−1 n
= ∑ a p z p − ∑ a p+1 z p = ∑ a p − a p+1 z p + an+1 zn .
p=1 p=1 p=1
Per ipotesi abbiamo che |an+1 zn | < M an+1 −−−−→ 0. Dimostriamo che ∑ a p − a p+1 z p converge assolutamente. Per ipotesi abbiamo
n→+∞ p>1
n n
∑ | p {z p+1} p ∑ M a p − a p+1 = M a1 − an+1 −n→+∞
a − a z 6 −−−→ M a1
p=1 p=1
>0
dove l’ultima uguaglianza segue dal test per le serie telescopiche. In conclusione abbiamo che ∑ a p − a p+1 z p converge (assoluta-
p>1
mente) e quindi sn converge.
E SEMPIO .
n
sin(n)
Per dimostrare che la serie ∑ n converge basta applicare il test di Dirichlet. Infatti la somma parziale zn = ∑ sin(k) è
n>1 k=1
limitata in quanto
n
1 1
zn = 2 sin(k) sin
∑
2 sin(1/2) k=1 2
n h
1 1 1 i
= cos k − − cos k +
∑
2 sin(1/2) k=1 2 2
1 1 1
= − cos n +
2 | sin(1/2)| 2 2
cos
1 n + 1 n 1
= 2 sin sin 6 .
2 | sin(1/2)| 2 2 | sin(1/2)|
D EFINIZIONE .
Il prodotto di due serie ∑ an e ∑ bn è la serie ∑ cn con
n>0 n>0 n>0
n
cn = ∑ am bn−m .
m=0
E SEMPIO .
La serie
(−1)n
∑ √n + 1
n>0
n n
(−1)m (−1)n−m (−1)n
cn = ∑ √ √ = ∑ p .
m=0 m + 1 n − m + 1 m=0 (m + 1)(n − m + 1)
n
1
|cn | > ∑ = 1 −−−−→ 1 6= 0.
m=0 n + 1 n→+∞
E SEMPIO .
Studiamo al variare del parametro x ∈ R la serie
xp
∑ (−1) p p!
.
p>1
Se x = 0 allora la serie converge assolutamente visto che a p (0) = 0. Se x 6= 0, applicando il test del rapporto alla serie dei valori
assoluti
|x| p
∑ p!
p>1
CAPITOLO 2. SERIE NUMERICHE 51
otteniamo
|x| p+1 p! |x|
λ = lim · = lim =0<1
p→+∞ (p + 1)! |x| p p→+∞ p + 1
e quindi la serie converge assolutamente. Pertanto la serie originale converge assolutamente per ogni x ∈ R.
E SEMPIO .
Studiamo al variare del parametro x ∈ R la serie
xp
∑ (−1) p p
.
p>1
Osserviamo che lim a p (x) = 0 se e solo se |x| 6 1, ovvero x ∈ [−1, 1]. Se quindi |x| > 1 allora la serie non converge. Se x = 0,
p→+∞
allora la serie converge assolutamente visto che a p (0) = 0. Assumiamo che x ∈ [−1, 1] ed x 6= 0. Applicando il test della radice
p
alla serie dei valori assoluti ∑ p>1 |x|p otteniamo λ = |x|. Pertanto la serie originale converge assolutamente se |x| < 1. Se |x| = 1
allora la serie dei valori assoluti si riduce alla serie armonica che diverge e quindi la serie originale non converge assolutamente.
Dunque la serie originale converge assolutamente se e solo se x ∈ (−1, 1). Inoltre, se x = 1 allora la serie converge per il test
per le serie a segno alterno, mentre se x = −1 allora la serie si riduce alla serie armonica che diverge. Dunque la serie originale
converge se e solo se x ∈ (−1, 1].
E SERCIZIO .
Studiare al variare del parametro x ∈ R la serie
xn
∑ n! . soluzione
n>1
√
n + π −n n + ln(n) − n arctan(n)
• ∑ 2 • ∑ • ∑
n>1 n + e n>2 n5/2 − 1 n>1 n5/2
(−1)n n+3 ln(n)
• ∑ sin(n) + √n • ∑ n5/2 + n3/2 + n1/2 + 1 • ∑
n>1 n>0 n>1 n
√
2n n! cos(n) n 1 n
• ∑ n • ∑ 2
• ∑ (−1) • ∑
n>1 n n>1 n n>2 ln(n) n>0 n + 1
√ 2
√
2 tan 1/ n ln nn2 +2
+1
• ∑ n 1 − cos , • ∑ • ∑ √
n>1 n n>1 n n>1 sin 1/ n
E SERCIZIO .
Mostrare che le serie sono telescopiche e studiarle.
1 2 1
• ∑ ln 1 + •∑ 2 + 2n
•∑ √ √
n>1 n n>1 n n>1 (n + 2) n + n n + 2
E SERCIZIO .
Studiare al variare del parametro x ∈ R le seguenti serie.
L’n-esimo termine è
1
an =
n · (n + 1)
e quindi
21 21
1 1 1 1 1
+ + +...+ = ∑ an = ∑ .
1·2 2·3 3·4 21 · 22 n=1 n=1 n · (n + 1)
Analogamente si ha
14
ln(1) ln(3) ln(5) ln(27) ln(2p − 1)
+ + +...+ =∑ ,
2·1 3·2 4·3 15 · 14 p=1 (p + 1)p
8
1 1 1 1 (−1) p
− + − +...+ =∑ . indietro
2 · 1 + 1002 3 · 1 − 2002 4 · 1 + 3002 9 · 1 − 8002 p=1 (p + 1) 1 + (−1)
p+1 p2 104
CAPITOLO 2. SERIE NUMERICHE 53
E SERCIZIO .
Si scrivano esplicitamente i termini della somma
5
(−1)n
∑ (n + 1)2 .
n=1
5
(−1)n 1 1 1 1 1
∑ (n + 1)2 = − 22 + 32 − 42 + 52 − 62 indietro
n=1
E SERCIZIO .
Scrivere i primi tre termini e l’ultimo delle seguenti somme finite.
17 17
3 p−1 (−p) p+1
• ∑ • ∑
p=1 p!(18 − p) p=4 p(2 + p)
1 3 32 316 45 56 67 1718
• , , ,..., • − , ,− ,..., soluzione
17 2 · 16 3! · 15 17! 4·6 5·7 6·8 17 · 19
E SERCIZIO .
Calcolare la somma delle seguenti somme finite
• − 5 − 1 + 3 + 7 + . . . + 27
• − 5 − 9 − 13 − 17 − . . . − 37
1 1 1 1 1 1
• − + − + −
2 6 18 54 162 486
E SERCIZIO .
Risolvere il primo paradosso di Zenone.
` ` ` `
∑ 2 p = 2 + 4 + 8 + . . . = `,
p>1
e che per quanto visto per le serie geometriche con r = 1/2, risulta
` 1 p 1
∑ 2p = ` · ∑ 2
= `·
1 − (1/2)
− 1 = ` · 1 = `. indietro
p>1 p>1
CAPITOLO 2. SERIE NUMERICHE 54
E SERCIZIO .
si ha che λ = a e quindi la serie converge se a < 1 e diverge se a > 1. Se a = 1 allora la serie si riduce a ∑ pα che converge se α < −1
p>1
e diverge se α > −1. indietro
E SERCIZIO .
Studiare le seguenti serie.
p3 e4 p3 1 1
• ∑ ln(3) p • ∑ (2p + 1) p+1 • ∑ • ∑ √p • ∑ (0.3) p
p>1 p>1 p>1 p! p>1 p>1
si ha che λ = 1/ ln(3) e quindi la serie converge. Nel secondo e terzo caso λ = 0 e quindi le serie convergono. Nel quarto caso λ = 1 e
quindi il test non ci aiuta. Tuttavia, visto che √1p > 1p , per il criterio del confronto la serie diverge perché maggiore della serie armonica
che diverge. Infine, nell’ultimo caso λ = 10/3 > 1 e quindi la serie diverge. indietro
E SERCIZIO .
Studiare la serie (
(−1)n · n se n 6 105 ,
∑ an dove an =
n>1 n−2 se n > 105 + 1.
Osserviamo che per ogni n > 105 + 1 i termini hanno segno positivo e che
1
lim an = lim = 0.
n→+∞ n→+∞ n2
105 105 h
1 1i 1
∑ an = ∑ (−1) · n + ∑ n2 = ∑ (−1)n · n − n2 + ∑ n2
n
n>1 n=1 n>105 +1 n=1 n>1
| {z }
è una somma finita
E SEMPIO .
Studiare le seguenti serie.
p 2
• ∑ (p2 + 1)3/5 • ∑ p e−p
p>1 p>1
x
• Consideriamo f (x) = (x2 +1)3/5
. Osserviamo che
CAPITOLO 2. SERIE NUMERICHE 55
2 √
f 0 (x) = 5−x 8/5 = 0 ⇐⇒ x = ± 5.
5 1+x2
p p
Dunque f è decrescente in [3, +∞). Ovviamente ∑ 2 3/5 ha lo stesso comportamento di ∑ 2 3/5 . Applichiamo il test
p>1 (p +1) p>3 (p +1)
dell’integrale:
Z +∞
y = x2 + 1
Z R
x
f (x) dx = lim dx =
3 R→+∞ 3 (x2 + 1)3/5 dy = 2x dx
Z R2 +1
1 1 h 5 2/5 R2 +1
i
= lim y−3/5 dy = · lim ·y = +∞
R→+∞ 2 10 2 R→+∞ 2 10
Pertanto f è decrescente in [1, +∞). Possiamo pertanto applicare il test dell’integrale. Visto che l’integrale
Z +∞
y = −x2
Z R
2
f (x) dx = lim x e−x dx =
1 R→+∞ 1 dy = −2x dx
Z −R2 2
1 1 h iy=−R2 e−1 − e−R 1
= − lim ey dy = − lim ey = lim =
2 R→+∞ −1 2 R→+∞ y=−1 R→+∞ 2 2e
converge, anche la serie converge. indietro
E SERCIZIO .
Studiare le seguenti serie di segno alterno
√ √
p+1 1 p+1 p − (−1) p p+ p + 1 + (−1) p p5/2
• ∑ (−1) • ∑ (−1) · • ∑
p>1 p2 p>1 p p>1 p3
• Visto che
1 1 1
> e lim =0
p2 (p + 1)2 p→+∞ p2
abbiamo che la serie converge per il test delle serie di segno alterno.
• Visto che a p non è decrescente, non possiamo utilizzare il test per le serie di segno alterno. Per questo non possiamo dedurre dal fatto
che √
p − (−1) p
ap = >0 e lim a p = 0
p p→+∞
(−1) p+1 1
che la serie converga. Osserviamo che possiamo scrivere la serie come somma delle serie ∑ √
p e− ∑ p, dove la prima serie
p>1 p>1
converge per il test delle serie a segno alterno mentre
√
la seconda diverge a −∞. Dunque la serie diverge.
p+ p+1 (−1) p
• Basta scrivere la serie come somma di ∑ p3
e ∑ √ p , notare che la prima converge per il test del confronto asintotico, mentre
p>1 p>1
la seconda converge per il test delle serie a segno alterno. indietro
E SERCIZIO .
Studiare le seguenti serie di segno alterno.
E SERCIZIO .
Studiare al variare del parametro x ∈ R la serie
xn
∑ n! .
n>1
Se x = 0 allora la serie è banale e chiaramente converge a zero. Se x > 0 allora ho una serie a termini positivi e
xn
lim = 0.
n→+∞ n!
xn+1 n! x
λ = lim · = lim = 0 < 1 =⇒ la serie converge.
n→+∞ (n + 1)! xn n→+∞ n + 1
n
|x|n
Se x < 0, allora applichiamo il test della convergenza assoluta. Per quanto visto nel caso x > 0 abbiamo che ∑ xn! = ∑ converge.
n!
n>1 n>1
Dunque la serie di partenza converge anche per x < 0. In conclusione la serie converge per ogni x ∈ R. indietro
E SERCIZIO .
Studiare la serie
p3/2 + p + e
∑ 2p7/2 + 3p3 + π .
p>1
p3/2 + p + e p3/2 1 1
7/2 3
∼ 7/2
= 7−3 = 2
2p + 3p + π 2p 2p 2 2 2p
1
e la serie armonica generalizzata ∑ converge. indietro
p>1 p2
E SERCIZIO .
Studiare la serie p √
3
p2 + p + 1
∑ .
p>1 p3 + p2 + p + 1
E SERCIZIO .
Studiare la serie
p!
∑ .
p>1 pp
CAPITOLO 2. SERIE NUMERICHE 57
a p+1 (p + 1)! p p (p + 1) · p! pp
lim = lim · = lim ·
p→+∞ a p p→+∞ (p + 1) p+1 p! p→+∞ (p + 1) · (p + 1) p p!
p p p p 1 p −1 1
= lim = lim = lim 1 + = < 1.
p→+∞ (p + 1) p p→+∞ p + 1 p→+∞ p e
E SERCIZIO .
Studiare la serie
p1/p
∑ .
p>1 p!
E SERCIZIO .
Studiare la serie
ln(p)
∑ 2
.
p>1 p
ln(2 p ) p
∑ 2p · 22p
= ln(2) · ∑ p
2
p>1 p>1
E SERCIZIO .
Studiare la serie
2p
∑ e2p .
p>1
E SERCIZIO .
Studiare la serie
+∞
1
∑ p p3 − p .
p=2
La serie è a termini positivi e converge per il test del confronto asintotico in quanto
1 1
p ∼
p3 − p p3/2
E SERCIZIO .
Studiare la serie
cos π2p
∑ .
p>1 p
Osserviamo che
0
se p è dispari,
a p = − 1p se p ∈ −2 + 4 · N,
1
p se p ∈ 4 · N.
Dunque si tratta di una serie a segno alterno che converge pwer il test per le serie di segno alterno. indietro
E SERCIZIO .
Studiare la serie
cos ln(p)
∑ 2 .
p>2 p ln(p)
E SERCIZIO .
Studiare la serie
cos(p) + (−1) p p
∑ .
p>1 p2
La prima converge per il test della convergenza assoluta in quanto la serie dei moduli converge per il test del confronto perché
cos(p) 1
6 2
p 2 p
e la serie armonica generalizzata con a = 2 > 1 converge. La seconda converge per il test delle serie a segno alterno poiché 1/p ↓ 0.
indietro
E SERCIZIO .
Studiare la serie
2p p
∑ p/2 .
p>1 e
E SERCIZIO .
Studiare la serie
p + ln(p)
∑ 3 .
p>1 p + sin(p)
p + ln(p) 1
3 ∼ 2
p + sin(p) p
E SERCIZIO .
Studiare la serie
2 p + p2
∑ p e
.
p>1 e + p
E SERCIZIO .
Studiare la serie
(−1) p
∑ √ .
p>1 p
√
La serie converge per il test delle serie a segno alterno dato che 1/ p ↓ 0. indietro
CAPITOLO 2. SERIE NUMERICHE 60
E SERCIZIO .
Studiare la serie
p2 − 1
∑ .
p>1 p2 + p
E SERCIZIO .
Studiare la serie
1
∑ .
p>1 p2 + 1
E SERCIZIO .
Studiare la serie
p−1
∑ (−1) p p2 + p .
p>1
E SERCIZIO .
Studiare la serie
(−3) p+1
∑ 33p .
p>1
E SERCIZIO .
Studiare la serie 4p p
∑ .
p>1 1 + 5p
E SERCIZIO .
Studiare la serie
p+3
∑ .
p>1 3p
E SERCIZIO .
Studiare la serie
+∞
1
∑ p .
p=2 p ln(p)
diverge perché la serie armonica generalizzata con a = 1/2 < 1 diverge. indietro
E SERCIZIO .
Studiare la serie
2 p p!
∑ (p + 2)! .
p>1
E SERCIZIO .
Studiare la serie
e1/p
∑ 2
.
p>1 p
n
La serie converge per il test di Abel in quanto a p = e1/p è monotona e limitata, mentre la somma parziale zn = ∑ p−2 è limitata in
p=1
quanto somma parziale della serie armonica generalizzata con a = 2 che converge. In alternativa si può utilizzare il test del confronto
osservando che
e
0 < ap 6 2 . indietro
p
E SERCIZIO .
Studiare la serie
arctan(p)
∑ .
p>1 p3/2
CAPITOLO 2. SERIE NUMERICHE 62
n
La serie converge per il test di Abel in quanto a p = arctan(p) è monotona e limitata, mentre la somma parziale zn = ∑ p−3/2 è limitata in
p=1
quanto somma parziale della serie armonica generalizzata con a = 3/2 che converge. In alternativa si può utilizzare il test del confronto
osservando che
π/2
0 < a p 6 3/2 . indietro
p
E SERCIZIO .
sin 1/p
Studiare la serie ∑ √ .
p>1 p
1 1 1
= − cos n +
2 | sin(1/2)| 2 2
cos
1 n + 1 n 1
= 2 sin sin 6 .
2 | sin(1/2)| 2 2 | sin(1/2)|
Pertanto la somma parziale zn è limitata. Inoltre la successione numerica an = 1/n decresce a zero. indietro
E SERCIZIO .
Studiare la serie
5p
∑ 3p + 4p .
p>1
E SERCIZIO .
Studiare la serie
∑ p2 e−p .
p>1
E SERCIZIO .
Studiare la serie
p2 − 1
∑ .
p>1 p3 + 4
CAPITOLO 2. SERIE NUMERICHE 63
E SERCIZIO .
Studiare la serie
+∞
1
∑ .
p=2 p ln(p)
La serie diverge per il test della condensazione in quanto la sua serie condensata
+∞ +∞ +∞
1 1
∑ 2 p · a2 p = ∑ 2p · p p
= ∑
2 ln(2 ) p=2 p ln(2)
p=2 p=2
E SERCIZIO .
Studiare la serie
n + π −n
∑ 2
.
n>1 n + e
n + π −n n 1
2
∼ 2= .
n +e n n
e la serie armonica generalizzata con a = 1 diverge. indietro
E SERCIZIO .
Studiare la serie √
n + ln(n) − n
∑ n5/2 − 1 .
n>2
E SERCIZIO .
Studiare la serie
arctan(n)
∑ .
n>1 n5/2
e la serie armonica generalizzata con a = 5/2 converge. In alternativa possiamo osservare che
arctan(n) π/2
0< < 5/2 ,
n5/2 n
ed utilizzare il test del confronto. indietro
E SERCIZIO .
Studiare la serie
(−1)n
∑ sin(n) + √n .
n>1
Si tratta di una successione di segno alterno, ma non possiamo applicare il test per le serie di segno alterno in quanto an non è decrescente
(nemmeno definitivamente, ovvero da un certo N in poi). Infatti risulta
1 1
an+1 = √ > an = √
sin(n + 1) + n + 1 sin(n) + n
√ √ √ √
√ √ n+1− n n+1+ n 1
⇐⇒ sin(n) − sin(n + 1) > n + 1 − n = √ √ =√ √
n+1+ n n+1+ n
ed inoltre
1
n 7→ sin(n) − sin(n + 1) oscilla continuamente intorno allo zero, lim √ √ = 0.
n→+∞ n+1+ n
Proviamo ad applicare il test del confronto (esteso al caso di serie di segno qualsiasi). Se n > 2 allora
in quanto
e quindi √
(−1)n 1 n n
∑ (−1)n + √n = − ∑ n − 1 + ∑ (−1) n − 1 = −∞
n>2 n>2 n>2
in quanto la penultima serie è asintoticamente equivalente alla serie armonica e l’ultima serie converge per il test per le serie di segno
alterno. Analogamente osserviamo che se n > 2 allora
√ √ √
(−1)n (−1)n (−1)n+1 − n −1 − (−1)n n 1 n n
√ = √ · √ = = + (−1)
(−1)n+1 + n (−1)n+1 + n (−1)n+1 − n 1−n n−1 n−1
e quindi √
(−1)n 1 n n
√ = +
∑ (−1)n+1 + n ∑ n − 1 ∑ (−1) = +∞
n>2 n>2 n>2 n − 1
in quanto la penultima serie è asintoticamente equivalente alla serie armonica e l’ultima serie converge per il test per le serie di segno
alterno.
Risolvere questo esercizio sembra non essere così immediato. . . indietro
CAPITOLO 2. SERIE NUMERICHE 65
E SERCIZIO .
Studiare la serie
n+3
∑ n5/2 + n3/2 + n1/2 + 1 .
n>0
n 1 + 3n
lim an = lim · = 0.
n→+∞ n→+∞ n5/2 1 + n−1 + n−2 + n−5/2
|{z} | {z }
−→0 −→1
Possiamo applicare il test del confronto asintotico, per cui la serie ha lo stesso comportamento della serie
n 1
∑ n5/2 = ∑ n3/2 .
n>1 n>1
Si tratta di una serie armonica generalizzata con a = 3/2 > 1 e quindi converge. In conclusione anche la serie di partenza converge.
indietro
E SERCIZIO .
Studiare la serie
ln(n)
∑ .
n>1 n
E SERCIZIO .
Studiare la serie
2n n!
∑ n
.
n>1 n
Osserviamo che i termini della serie sono positivi. Inoltre la serie converge per il test del rapporto in quanto
E SERCIZIO .
Studiare la serie
cos(n)
∑ 2
.
n>1 n
CAPITOLO 2. SERIE NUMERICHE 66
Osserviamo che i termini della serie non hanno segno definito e che
cos(n)
lim = 0.
n→+∞ n2
Applichiamo il test della convergenza assoluta. La serie dei valori assoluti
cos(n) | cos(n)|
∑ n2 = ∑ n2
n>1 n>1
E SERCIZIO .
Studiare la convergenza e la convergenza assoluta della serie
1
∑ (−1)n ln(n) .
n>2
Si tratta di una serie a segno alterno. Applichiamo il test per le serie di segno alterno. Per la crescenza del logaritmo abbiamo che
1 1
ln(n + 1) > ln(n) =⇒ an+1 = > = an .
ln(n + 1) ln(n)
Inoltre vale
1
lim an = lim = 0.
n→+∞ n→+∞ ln(n)
Dunque per il test per le serie di segno alterno la serie converge. Dimostriamo che la serie non converge assolutamente. La serie dei
moduli 1 1
∑ (−1)n ln(n) = ∑ ln(n)
n>2 n>2
1 1 2n
∑ 2n · ln(2n ) = ln(2) ∑
n>2 n>2 n
E SERCIZIO .
Studiare la serie √
n
∑ n+1.
n>0
E SERCIZIO .
Studiare la serie
√
2
∑ n 1 − cos .
n>1 n
Visto che
n > 2 =⇒ 0 < 2/n 6 1 < π/2 =⇒ 1 − cos(2/n) > 0,
abbiamo che la serie è a termini positivi tranne eventualmente il primo.∗ Osserviamo che
2
√ √ 2 2 1 − cos n
2 1 4
lim n 1 − cos = lim n · 2 = n→+∞lim 3/2 = 0.
n→+∞ n n→+∞ n 2/n 2 n
1
Applichiamo il test del confronto asintotico: visto che la serie armonica generalizzata ∑ 3/2 converge e
n>1 n
√
n 1 − cos(2/n) 1 − cos(2/n) 1 − cos(2/n)
lim = lim = 4 lim = 2,
n→+∞ 1/n3/2 n→+∞ 1/n2 n→+∞ (2/n)2
E SERCIZIO .
Studiare la serie √
tan 1/ n
∑ .
n>1 n
Osserviamo che
1 π 1
n > 1 =⇒ 0 < √ 6 1 < =⇒ tan √ > 0
n 2 n
e quindi si tratta di una serie con termini positivi. Inoltre
→1
√ z }| {
√
tan 1/ n tan 1/ n 1/√n 1
lim = lim √ · = lim 3/2 = 0.
n→+∞ n n→+∞ 1/ n n n→+∞ n
1
Applichiamo il test del confronto asintotico: visto che la serie armonica generalizzata ∑ 3/2 converge e
n>1 n
√ √
tan 1/ n /n tan 1/ n
lim = lim √ = 1,
n→+∞ 1/n3/2 n→+∞ 1/ n
E SERCIZIO .
Studiare la serie 2
ln nn2 +2
+1
∑ √ .
n>1 sin 1/ n
Osserviamo che
n2 + 2 1 n2 + 2
= 1 + > 1 =⇒ ln > 0,
n2 + 1 n2 + 1 n2 + 1
1 π √
n > 1 =⇒ 0 < √ 6 1 < =⇒ sin 1/ n > 0,
n 2
e quindi si tratta di una serie con termini positivi. Inoltre
→1 →1
z }| { z
}| {
2
ln nn2 +2 ln n2 +2 √ √
+1 n2 +1 1/ n 1/(n2 + 1) n
lim √ = lim · √ · √ = lim 2 = 0.
n→+∞ n→+∞ 1/(n2 + 1) 1/ n n→+∞ n +1
sin 1/ n sin 1/ n
1
Applichiamo il test del confronto asintotico: visto che la serie armonica generalizzata ∑ 3/2 converge e
n>1 n
→1 →1 →1
z }| { z }| { z }| {
ln n2 +2 n2 +2
ln n2 +1 √
1n2 +1 1/ n n2
lim √ · = lim 2
· √ · 2 =1
3/2 n→+∞ 1/(n + 1)
n→+∞
sin 1/ n 1/n sin 1/ n n + 1
E SERCIZIO .
Mostrare che la serie ∑ ln 1 + n1 è telescopica e studiarla.
n>1
E SERCIZIO .
2
Mostrare che la serie ∑ n2 +2n
è telescopica e studiarla.
n>1
e quindi
1 1 1
∑ n2 + 2n = ∑ an − an+1 con an = + .
n>1 n>1 n n+1
Pertanto la successione delle somme parziali è
3 1 1
sn = a1 − an+1 = − + .
2 n+1 n+2
È ora evidente che la serie converge ed il suo valore è 3/2. indietro
E SERCIZIO .
n>1 (n + 2) n + n n + 2
n→+∞ 2 2
E SERCIZIO .
Studiare al variare del parametro x ∈ R la serie
sin(xn )
∑ .
n>1 n + 1
Se x = 0, allora tutti i termini sono nulli e la serie banalmente converge. Supponiamo che x 6= 0. Osserviamo che i termini possono
essere sia positivi che negativi. Inoltre per il test del confronto
sin(xn ) 1 sin(xn )
06 6 −−−−→ 0 =⇒ lim = 0.
n+1 n + 1 n→+∞ n→+∞ n + 1
n
Applichiamo il test di Dirichlet. Per la somma parziale zn = ∑ sin(xk ) risulta
k=1
n
1 1
zn = 2 sin(xk ) sin
∑
2 sin(1/2) k=1 2
n h
1 1 1 i
= cos xk − − cos xk +
∑
2 sin(1/2) k=1 2 2
CAPITOLO 2. SERIE NUMERICHE 70
1 1 1
= − cos n +
2 | sin(1/2)| 2 2
cos
1 n + 1 n 1
= 2 sin sin 6 .
2 | sin(1/2)| 2 2 | sin(1/2)|
Pertanto la somma parziale zn è limitata. Inoltre la successione numerica an = 1/(n + 1) decresce a zero. Dunque per il test di Dirichlet
la serie converge. In conclusione la serie converge per ogni x ∈ R. indietro
E SERCIZIO .
Studiare al variare del parametro x ∈ R la serie
ln(n + 1)x
∑ .
n>1 n
ln(n + 1)x
lim = 0.
n→+∞ n
Se x = 0, allora ho una serie armonica che sappiamo divergere. Se x > 0, allora applichiamo il test del confronto. Poiché e ≈ 2.718,
risulta
ln(n + 1)x
1
> per n > 2
ln(n + 1)x
n n
=⇒ ∑ diverge.
1 n
∑ n diverge n>1
n>2
ln(2n + 1)x 1
∑ 2n · 2n
=∑
ln(2n + 1)−x
.
n>1 n>1
ln(2n + 1)x
x
lim = ln(2)
nx
n→+∞ 1
=⇒ ∑ n + 1)−x
converge se e solo se x < −1.
1 ln(2
converge se e solo se x < −1 n>1
∑ −x
n>1 n
1 ln(n+1)x
Dunque se x < 0, visto che la serie condensata ∑ ln(2n +1)−x
converge se e solo se x < −1, anche la serie originale ∑ n converge
n>1 n>1
se e solo se x < −1. In conclusione la serie originale converge se e solo se x < −1. indietro
E SERCIZIO .
Studiare al variare di x ∈ R la serie
n x3 + 1 n
∑ .
n>1 n x2 + 1
Applichiamo il test della radice per le successioni numeriche ad {|an (x)|}n∈N : visto che
3 (
pn
nx +1
= 1 se x = 0,
lim |an (x)| = lim 2
n→+∞ n→+∞ n x + 1 |x| se x 6= 0,
CAPITOLO 2. SERIE NUMERICHE 71
abbiamo che (
0 se x ∈ (−1, 1) \ {0},
lim |an (x)| =
n→+∞ +∞ se |x| > 1.
Dunque la serie non converge per |x| > 1; inoltre per il test della radice applicata alla serie dei moduli abbiamo che la serie converge
assolutamente per x ∈ (−1, 1) \ {0}. Se x = 0 oppure x = 1 allora an (0) = 1 = an (1) e quindi la serie diverge. Se x = −1 allora abbiamo
2n
− n+1
2 − n+1
−n + 1 n n − 1 n
2 n 2
|an (−1)| = = = 1− = 1− −−−−→ e−2
n+1 n+1 n+1 n+1 n→+∞
E SERCIZIO .
Osserviamo che
2
x +1 (x + 1)2
x2 + 1 n 2
> −1 ⇐⇒ > 0 ⇐⇒ x > 0
x +1
2x 2x
lim = 0 ⇐⇒ ∈ (−1, 1) ⇐⇒
n→+∞ 2x 2x 2 2
x + 1 < 1 ⇐⇒ (x − 1) < 0 ⇐⇒ x < 0
2x 2x
e quindi, visto che x non può essere allo stesso tempo > 0 e < 0, abbiamo che lim an 6= 0. Pertanto la serie non converge per ogni
n→+∞
x ∈ R \ {0}. indietro
Capitolo 3
Successioni di funzioni
D EFINIZIONE .
L’insieme di convergenza puntuale è dato dagli x ∈ A per cui la successione numerica { fn (x)}n∈N converge.
O SSERVAZIONE .
La successione di funzioni { fn }n∈N converge puntualmente ad f in B se e solo se la successione numerica { fn (x)}n∈N converge
ad f (x) per ogni x ∈ B. Lo studio della convergenza puntuale di una successione di funzioni si riduce pertanto allo studio della
convergenza di una serie numerica dipendente da un parametro x.
Dall’osservazione precedente segue che i test per la convergenza delle successioni numeriche possono essere facilmente adattati alla
convergenza puntuale delle successioni di funzioni. Così ad esempio abbiamo il
72
CAPITOLO 3. SUCCESSIONI DI FUNZIONI 73
E SEMPIO .
1
(
0 se x ∈ [0, 1),
lim fn (x) =
n→+∞ 1 se x = 1.
Infatti
fn (0) = 0n −−−−→ 0,
n→+∞
fn (1) = 1n −−−−→ 1,
n→+∞
fn (x) = xn −−−−→ 0 ∀x ∈ (0, 1).
n→+∞
x 1
Quindi fn converge puntualmente ad
(
0 se x ∈ [0, 1),
f (x) =
1 se x = 1.
L’esempio precedente mostra che la convergenza puntuale non preserva la continuità: il limite di una successione di funzioni continue
potrebbe non essere continua. Questo motiva l’introduzione di un tipo di convergenza più restrittivo della convergenza puntuale ma che
preserva alcune proprietà delle funzioni, come la continuità.
D EFINIZIONE .
L’insieme di convergenza uniforme è dato dal più grande sottoinsieme B di A per cui { fn }n∈N converge uniformemente in B.
E SEMPIO .
1
(
0 se x ∈ [0, 1),
f (x) =
1 se x = 1.
O SSERVAZIONE .
Se abbiamo convergenza puntuale in A e sup | fn − f | = | fn (x0 ) − f (x0 )| con x0 ∈ A che non dipende da n, allora abbiamo
B
convergenza uniforme in B.
CAPITOLO 3. SUCCESSIONI DI FUNZIONI 74
La seguente proposizione asserisce che la convergenza uniforme è più restrittiva di quella puntuale e preserva la continuità. In
particolare, se fn converge uniformemente ad f , allora puntualmente fn converge uniformemente alla stessa f .
P ROPOSIZIONE .
Sia I un intervallo di R ed fn , f : I → R. Allora:
• fn → f uniformemente su I =⇒ fn → f puntualmente su I;
• fn → f uniformemente su I ed fn è C0 in I =⇒ f è C0 in I.
Il test di Cauchy per la convergenza puntuale può essere adattato alla convergenza uniforme come segue.
Si noti che, a differenza del test per la convergenza puntuale, qui la N non dipende da x. Per questo motivo si dice che N è uniforme
rispetto ad x, da qui il nome per questo tipo di convergenza.
E SEMPIO .
Consideriamo la successione di funzioni
2 x2
fn (x) = n x e−n .
Studiamo la convergenza puntuale. Ovviamente fn (0) = 0 −−−−→ 0. Se x 6= 0 allora operando il cambio di variabile m = n x
n→+∞
abbiamo
m
lim fn (x) = lim = 0.
n→+∞ m→±∞ em2
Dato che xn → 0, proviamo a vedere se per δ > 0 c’è convergenza uniforme in (−∞, −δ ] oppure in [δ , +∞). Per calcolare
sup | fn (x) − f (x)| = sup | fn (x)| studiamo il grafico di fn . Chiaramente fn (0) = 0 ed fn è una funzione dispari, cioè fn (−x) =
±x>δ ±x>δ
− fn (x). Visto che
d 2 2
22
fn0 (x) = n x e−n x = n 1 − 2n2 x2 e−n x
dx
√
abbiamo che fn è crescente in |x| < 1/( 2 n) e decrescente altrove.
− √12n 0 √1
2n
x
√ √
Osserviamo che fn ±1/( 2 n) = ±1/( 2e2 ) non dipendono da n. Inoltre lim fn (x) = 0. Il grafico di fn è quindi come in
x→±∞
figura.
CAPITOLO 3. SUCCESSIONI DI FUNZIONI 75
√
Per n sufficientemente grande risulta 1/( 2 n) < δ e quindi
sup fn (x) − f (x) = fn (±δ ) − f (±δ ) = fn (δ ) −−−−→ 0.
±x>δ n→+∞
P ROPOSIZIONE .
Sia I un intervallo di R ed fn , f , g : I → R. Allora:
• proprietà del passaggio al limite sotto il segno di integrale:
fn → f uniformemente su I
Z b Z b
fn è C0 in I =⇒ fn (x) dx → f (x) dx;
a a
a, b ∈ I
Per la prima asserzione il limite può passare sotto il segno di integrale e quindi
Z x
g(y) dy = f (x) − f (a) =⇒ g(x) = f 0 (x).
a
O SSERVAZIONE .
Osserviamo che se possiamo passare al limite sotto il segno di integrale, allora
Z b Z b Z b
lim fn (x) dx = lim fn (x) dx = f (x) dx.
n→+∞ a a n→+∞ a
CAPITOLO 3. SUCCESSIONI DI FUNZIONI 76
Nelle ipotesi della proposizione precedente siamo sicuri che possiamo passare al limite sotto il segno di integrale o sotto il segno di
derivata; questo però non è in generale possibile, come mostra il seguente esempio.
E SEMPIO .
La successione di funzioni
nx
fn (x) =
1 + n2 x2
converge puntualmente alla funzione costante f ≡ 0. Infatti
fn (0) = 0 −−−−→ 0,
n→+∞
n |x|
fn (x) = −−−−→ 0 ∀x 6= 0.
1 + n2 x2 n→+∞
Osserviamo che sia fn che f sono C1 (esse sono C∞ !). Osserviamo che in R la fn0 non converge uniformemente in quanto non
converge nemmeno puntualmente. Infatti
(
0 n(1 − n2 x2 ) +∞ se x = 0,
fn (x) = 2 2 2
−−−−→
(1 + n x ) n→+∞ 0 se x 6= 0.
Non possiamo pertanto applicare la proposizione precedente e quindi non siamo sicuri se vale il passaggio al limite sotto il segno
di derivata. Dobbiamo pertanto verificare direttamente. Visto che f 0 ≡ 0, si ha
Anche se non era richiesto dalla proposizione del passaggio al limite sotto segno di derivata, osserviamo che fn non converge
uniformemente ad f perché se prendo xn = 1/n allora
n · 1n 1 1
sup | fn − f | > fn (xn ) − f (xn ) = = −−−−→ 6= 0.
R 1 + n2 · n12 2 n→+∞ 2
Se δ > 0 allora abbiamo invece che fn converge uniformemente ad f sia in (−∞, −δ ] che in [δ , +∞). Per vederlo osserviamo
che f è una funzione dispari, cioè fn (−x) = − fn (x), assume il suo massimo in x = n−1 , il suo minimo in x = −n−1 , è crescente
in (−n−1 , n−1 ) e decrescente in (−∞, −n−1 ) ∪ (n−1 , +∞). Se pertanto n è sufficientemente grande da avere n−1 < δ , allora
E SERCIZIO .
Si ripetano le precedenti considerazioni per le seguenti successioni di funzione.
1 1 x
• fn (x) = in [0, 1] • fn (x) = arctan(xn ) • fn (x) =
1+nx n 1 + n2 x2
1 nx 2 sin(n x)
• fn (x) = ln 1 + n2 x2 in [0, 1] • fn (x) = • fn (x) = √
2n 1 + n2 x4 n
P ROPOSIZIONE .
Osserviamo che:
• se su A si ha che fn → f puntualmente, fn è C0 ed f non è C0 , allora fn non converge uniformemente ad f su A;
• se fn → f uniformemente su A e B ⊂ A, allora fn → f uniformemente su B;
E SEMPIO .
sup | fn − f | = 1 −−−−→ 1.
x
[0,+∞) n→+∞
C’è però convergenza uniforme negli intervalli del tipo [a, +∞) con a > 0, in quanto
E SEMPIO .
7
6
5
4
3
2
1
E SEMPIO .
E SEMPIO .
1
In R abbiamo che fn (x) = 1+(x−n)2 converge puntualmente ma non
uniformemente ad f ≡ 0 perché f1 f2 f3 f4 f5 f6 f7 f8 f9 f10
sup | fn − f | = 1 −−−−→ 1.
R n→+∞
1
sup | fn − f | = ∀n > N
(−∞,a] 1 + (a − n)2
1
sup | fn − f | = −−−−→ 0.
(−∞,a] 1 + (a − n)2 n→+∞
E SEMPIO .
Consideriamo in R la successione di funzioni
2
n x en x
fn (x) = 3 .
1 + 2n x
CAPITOLO 3. SUCCESSIONI DI FUNZIONI 79
Conv. puntuale. Fissato x ∈ R voglio calcolare lim fn (x). Se x = 0, allora fn (0) = 0 e quindi lim fn (0) = 0. Se x > 0, allora
n→+∞ n→+∞
nxe n2 x nxe n n2 x x
fn (x) = 1 = 1 = 2 · → 0.
n3 x n 3x n x ln(2) n−1 1
2 3x +1 eln(2 ) 3 + 1 e } 2n3 x +1
2n 2n x | {z
→0 |{z}
→0
e quindi sup | fn | 6 n · sup gn . Studiamo gn . Chiaramente gn (0) = 0. Visto che ex cresce più velocemente di x, si ha
(0,+∞) (0,+∞)
x
lim gn (x) = lim = 0.
x→+∞ x→+∞
exp n2 x ln(2) n − 1
Inoltre
2x ln(2) n−1 n2 x ln(2) n−1
en − x · n2 ln(2) n − 1 e
g0n (x) =
2
e2 n x ln(2) n−1
−1
2 > 0 se x < n2 ln(2) n − 1 ,
1 − x · n ln(2) n − 1 −1
n2 ln(2) n − 1
= = = 0 se x = ,
2
en x ln(2) n−1 −1
< 0 se x > n2 ln(2) n − 1 .
Pertanto
1
sup | fn | 6 n · sup gn = n · gn
(0,+∞) (0,+∞) n2 ln(2) n − 1
n 1
= = −−−−→ 0.
e n2 ln(2) n − 1 e n ln(2) n − 1 n→+∞
Se invece x < 0, allora
x n x
fn (x) = 2 · > n· = n · hn (x)
e−n x n3 x 2
e−n x
| {z } 1 + |{z}
2
<0 ∈(0,1)
x
lim hn (x) = lim =0
x→−∞ x→−∞ e−n2 x
ed hn (0) = 0. Inoltre
−n2 x −n2 x
< 0 se x < −n−2 ,
e − x · (−n2 ) e 1 + n2 x
h0n (x) = 2 = 2 = = 0 se x = −n−2 ,
e−2 n x e−n x
> 0 se x > −n−2 .
CAPITOLO 3. SUCCESSIONI DI FUNZIONI 80
Pertanto
1 1
sup | fn | 6 n · sup |hn | = −n · hn − 2 = −−−−→ 0.
(−∞,0) (−∞,0) n e n n→+∞
e quindi fn → f ≡ 0 uniformemente in R.
Quanto dimostrato trova riscontro nei grafici di f1 , . . . , f5 .
f1
f2
f3
f4
f5
E SEMPIO .
Consideriamo in R la successione di funzioni
2
fn (x) = xn e−n x .
Conv. puntuale. Fissato x ∈ R voglio calcolare lim fn (x). Se x = 0, allora fn (0) = 0 e quindi lim fn (0) = 0. Se x > 0, allora
n→+∞ n→+∞
+∞ se x > 1,
n2 ln(x) −n x n [n ln(x)−x]
lim fn (x) = lim e e = lim e = 0 se x = 1,
n→+∞ n→+∞ n→+∞
0 se x ∈ (0, 1).
d n2 −n x 2 n2 −1 2
2
fn0 (x) = x e = n x − n · xn e−n x = n xn −1 (n − x) e−n x .
dx
Se quindi x ∈ [−δ , 1] ed n è dispari allora n2 − 1 è pari e
2
fn0 (x) = n x|n{z−1} (n − x) e−n x > 0,
| {z }
>0 >0
Dunque, per quanto già visto nella convergenza puntuale abbiamo che
lim sup | fn | = 0
n→+∞ [−δ ,1]
-2
-4
-6
-8
0
-1.05 -1.00 -0.95 -0.90 -0.85 -0.80
-10
f1 f3 f5 f7 f9 f2 f4 f6 f8 f10
8 8
6 6
4 4
2 2
0 0
1.2 1.4 1.6 1.8 2.0 1.2 1.4 1.6 1.8 2.0
f1 f3 f5 f7 f9 f2 f4 f6 f8 f10
0.008
0.2
0.006
-0.2
0.002
f1 f3 f5 f7 f9 f2 f4 f6 f8 f10
CAPITOLO 3. SUCCESSIONI DI FUNZIONI 82
E SEMPIO .
√
Studiamo fn (x) = n n + xn per x > 0.
Conv. puntuale. C’è convergenza puntuale in tutto [0, +∞) perché
(
1 se x ∈ [0, 1],
lim fn (x) = f (x) =
n→+∞ x se x > 1.
√
Conv. uniforme. Fissato n ∈ N, voglio calcolare sup fn − f . Se x ∈ [0, 1] allora fn (x) − f (x) = n n + xn − 1 è crescente e
[0,+∞)
quindi √
sup fn − f = fn (1) − f (1) = n n + 1 − 1 −−−−→ 0.
[0,1] n→+∞
ed inoltre
>0
z }| {
1
i −1 h xn i n − 1
d 1 1h
(n + xn ) n − x = n + xn n n xn−1 − 1 = n − 1 < 0.
dx n n + xn
| {z }
<1
Pertanto √
sup fn (x) − f (x) = fn (1) − f (1) = n n + 1 − 1 −−−−→ 0.
x>1 n→+∞
In conclusione abbiamo √
sup fn (x) − f (x) = fn (1) − f (1) = n n + 1n − 1 −−−−→ 0
x>0 n→+∞
1.4
1.2
1.0
0.8
0.0 0.5 1.0 1.5
E SEMPIO .
Studiamo la successione di funzioni discontinue
(
nx
− arctan n+x se x 6= −n,
fn (x) =
0 se x = −n.
Conv. puntuale. Ovviamente fn (0) = 0 −−−−→ 0. Se x 6= 0 allora lim fn (x) = − arctan(x). Dunque fn (x) → f (x) = − arctan(x)
n→+∞ n→+∞
puntualmente su tutto R.
Conv. uniforme. Visto che
π
sup | fn − f | > lim fn (x) − f (x) = − arctan(n) − −−−−→ π,
R x→−∞ 2 n→+∞
non c’è convergenza uniforme in R. La stima precedente mostra che x = −∞ è problematico. Consideriamo [−δ , +∞) con
CAPITOLO 3. SUCCESSIONI DI FUNZIONI 83
δ > 0. Poiché
d 1 n(n + x) − nx 1
fn (x) − f (x) = − 2 +
dx (n + x)2 1 + x2
nx
1+ n+x
n2 1 x (2n + x)
=− + =
(n + x)2 + n2 x2 1 + x2 (1 + x2 ) (n + x)2 + n2 x2
abbiamo che x 7→ fn (x) − f (x) è crescente in (−∞, −2n) ∪ (0, +∞) e decrescente in (−2n, 0) \ {−n}. Per n sufficientemente
grande [−δ , +∞) ⊂ (−n, +∞) e quindi
n o
sup | fn − f | = max | fn (−δ ) − f (−δ )|, | fn (0) − f (0)|, lim | fn (x) − f (x)| .
[−δ ,+∞) x→+∞
Per la convergenza puntuale | fn (−δ ) − f (−δ )| ed | fn (0) − f (0)| convergono a zero per n → +∞. Inoltre anche
π
lim fn (x) − f (x) = − arctan(n) + −−−−→ 0.
x→+∞ 2 n→+∞
Dunque sup | fn − f | −−−−→ 0 ed fn → f uniformemente in [−δ , ∞). I grafici di f1 , . . . , f10 ed f sono riportati nella figura
[−δ ,∞) n→+∞
seguente; in quella di destra grafici di f1 − f , . . . , f10 − f .
π
2
π
2
-20 -10 10 20
-20 -10 10 20
-π 2 -π
E SEMPIO .
Studiamo la successione di funzioni nx
fn (x) = arcsin √ .
n2 x2 + 1
Conv. puntuale. fn è definita su tutto R. Ovviamente fn (0) = 0 −−−−→ 0. Se x 6= 0 allora fn (x) −−−−→ arcsin segno(x) . Dunque
n→+∞ n→+∞
risulta che fn converge puntualmente in R ad
−π/2 se x < 0,
f (x) = 0 se x = 0,
se x > 0.
π/2
Conv. uniforme. Visto che fn è continua ed f non lo è in zero, sicuramente non c’è convergenza uniforme in R. Consideriamo
(−∞, −a] e [a, +∞) con a > 0. fn è crescente in quanto sia arcsin che x 7→ √ 2n x2 lo sono; infatti
n x +1
√ 2
n · n2 x2 + 1 − nx · √ n2 x2
d nx
n x +1 n
√ = = 3/2 > 0.
dx n2 x2 + 1 1+n x2 2 2 2
1+n x
Per la convergenza puntuale risulta lim sup | fn (x) − f (x)| = 0 e pertanto c’è convergenza uniforme sia in (−∞, −a] che in
n→+∞ ±x>a
[a, +∞).
Quanto dimostrato trova riscontro nei grafici di f1 , . . . , f20 , figura a sinistra, e di f1 − f , . . . , f20 − f , figura a destra.
π π
2 2
-10 -5 5 10 -10 10
-π 2 -π 2
x
fn (x) = n sin ; fn (x) = sin(x)n + xn ;
n2
xn
fn (x) = nsin(x) ; fn (x) = , x > 0;
xn + (1 + x)2 n
√ √
n−1 n−n
fn (x) = x , x > 0; fn (x) = x , x > 0;
n 1
fn (x) = n−x ; fn (x) = x .
n
E SERCIZIO .
Sia f una funzione continua in [a, b]. Si dimostri che fn → f uniformemente in [a, b], dove
Z x+r
1 n
f (t) dt se x ∈ [a, b), n 1o
fn (x) = rn x con rn = min b − a, .
n
f (b) se x = b,
E SERCIZIO .
E SERCIZIO .
E SERCIZIO .
Sia { fn } una successione di funzioni C0 che converge uniformemente ad f su un intervallo [a, b] (vedere l’esercizio precedente).
Si provi che f è C0 in [a, b]. [Traccia: fissati x0 ∈ [a, b] ed ε > 0, sia N ∈ N tale che | fn (x) − f (x)| < ε per ogni x ∈ [a, b] e
per ogni n > N. Allora si verifichi che esiste δ > 0 tale che per x ∈ [a, b] e |x − x0 | < δ si ha | f (x) − f (x0 )| 6 | f (x) − fN (x)| +
| fN (x) − fN (x0 )| + | fN (x0 ) − f (x0 )| < 3ε.]
Capitolo 4
4.1 Introduzione
Molti modelli matematici vengono utilizzati per studiare come variano alcune quantità nel tempo, coinvolgendo pertanto delle derivate
rispetto al tempo. Tali modelli sono esempi di equazioni differenziali.
Per determinare in maniera unica l’evoluzione di una quantità è necessario assegnarne il suo valore iniziale. Per questo moti-
vo si studiano le equazioni differenziali accoppiate con una o più condizioni iniziali, ovvero i problemi di Cauchy per le equazioni
differenziali.
E SEMPIO .
E SEMPIO .
86
CAPITOLO 4. PROBLEMA DI CAUCHY 87
D EFINIZIONE .
Una equazione differenziale ordinaria di ordine h in forma normale ha la forma
u(h) (t) = f t, u(t), u(1) (t), u(2) (t), . . . , u(h−1) (t) ,
dove f : Rh+1 → R è una funzione C0 assegnata, t è la variabile indipendente, t 7→ u(t) ∈ R è la funzione incognita di classe Ch
ed u(i) è la derivata di ordine i di u, ovvero
di u
u(i) (t) = i (t).
dt
Sebbene ci limiteremo a considerare esclusivamente equazioni differenziali ordinarie in forma normale, per completezza ricordiamo
che in generale un sistema di n equazioni differenziali ordinarie di ordine h ha la forma
f t,uu(t),uu(1) (t),uu(2) (t), . . . ,uu(h−1) (t),uu(h) (t) = 0 ,
E SEMPIO .
f (t, u) = b u.
E SEMPIO .
Fissato θ 6= 0, se deriviamo la funzione
u(t) = a sin(θ t) + b cos(θ t)
due volte troviamo
f (θ , u, u0 ) = −θ 2 u.
I due esempi precedenti mostrano come derivare un’equazione differenziale da delle funzioni date.
Il passaggio inverso (molto più interessante e complicato) consiste nel cercare le funzioni che soddisfano un’equazione differenziale
data.
equazione differenziale −→ funzioni
Risolvere l’equazione differenziale
u(h) (t) = f t, u(t), u(1) (t), u(2) (t), . . . , u(h−1) (t)
CAPITOLO 4. PROBLEMA DI CAUCHY 88
significa trovare (se esistono!) tutte le funzione u di classe Ch che risolvono l’equazione.
Alcune equazioni differenziali non ammettono soluzioni come mostra il seguente esempio.
E SEMPIO .
L’equazione differenziale ordinaria di primo grado ed in forma normale
√ √
u0 = u − 1 + 1 − u + 1
E SEMPIO .
L’equazione differenziale
O SSERVAZIONE .
u0 = f (t, u),
allora la retta tangente al suo grafico in un suo punto generico P∗ = (t∗ , u(t∗ )) è
u = u∗ + f (P∗ ) · (t − t∗ ),
u u
P∗
u∗
t∗ t t
CAPITOLO 4. PROBLEMA DI CAUCHY 89
Se oltre ad un’equazione differenziale si prescrive di assumere un prefissato valore u0 ∈ R in un determinato punto t0 ∈ I, allora si
ottiene un problema di Cauchy ed eventualmente un’unica soluzione.
O SSERVAZIONE .
Se t 7→ u(t) è una soluzione del problema di Cauchy per un’equazione differenziale scalare
del primo ordine in forma normale
u
P0
(
u0 = f (t, u),
u0
u(t0 ) = u0 ,
allora il suo grafico passa per P0 = (t0 , u0 ) ed il coefficiente angolare della retta tangente
al suo grafico in un suo punto generico P = (t, u(t)) è f (P). t0 t
D EFINIZIONE .
Il problema di Cauchy per un’equazione differenziale ordinaria di ordine h in forma normale ha la forma
u(h) = f t, u, u0 , . . . , u(h−1)
u(t0 ) = u0
u0 (t0 ) = u1
...
(h−1)
u (t0 ) = uh−1
u0 = f (t, u)
Dato che A è aperto, esiste un rettangolo compatto R di centro (t0 , u0 ) e contenuto in A, ovvero esistono a, b > 0 tali che
n o
R = (t, u) ∈ R2 : t − t0 ≤ a, u − u0 ≤ b ⊂ A.
CAPITOLO 4. PROBLEMA DI CAUCHY 90
A
u0 + b
R
u0
u0 − b
t0 − a t0 t0 + a
t
Visto che f è continua nel compatto R, per il teorema di Weierstrass esiste M ≥ 0 tale che
f (t, u) ≤ M, ∀(t, u) ∈ R.
T EOREMA .
Se f è continua e localmente lipschitziana rispetto ad u uniformemente rispetto a t in A, allora esiste un’unica soluzione u : J → R
su un intervallo J = [t0 − h,t0 + h], h ∈ (0, a], del problema di Cauchy
(
u0 = f (t, u),
u(t0 ) = u0 .
A
u0 + b
R
u0
u0 − b
t0 − a t0 − h t0 t0 + h t0 + a
t
J
Dimostrazione. Primo passo: dimostriamo che il problema di Cauchy equivale all’equazione integrale
Z t
u(t) = u0 + f s, u(s) ds, per t ∈ J. (∗)
t0
CAPITOLO 4. PROBLEMA DI CAUCHY 91
“⇐=” Se u è soluzione di (∗), allora essa è C0 in [t0 − a,t0 + a] in quanto per ogni t, s ∈ [t0 − a,t0 + a] risulta
Z t
u(t) − u(s) = f r, u(r) dr 6 M |t − s|.
s
Inoltre u è di classe C1 in quanto l’integrale di una funzione C0 è di classe C1 . Possiamo quindi derivare ottenendo che u soddisfa
l’equazione differenziale. Inoltre u(t0 ) = u0 . Dunque u risolve il problema di Cauchy.
Secondo passo: risolviamo il sistema integrale con il metodo delle approssimazioni successive. Poniamo h = min{a, b/M, 1/L}.
Introduciamo le iterate di Picard, ovvero la successione di funzioni {un } definite per ricorrenza come segue:
u0 (t) = u0 , t ∈ J,
Z t
un+1 (t) = u0 + f s, un (s) ds, t ∈ J, n ∈ N.
t0
La prima stima
supun (t) − u0 ≤ b
t∈J
è ovvia per n = 0; supponiamo che essa valga per un certo n: visto che (t, un (t)) ∈ R per ogni t ∈ J, si ha
Z t
supun+1 (t) − u0 = sup f s, un (s) ds
t∈J t∈J t0
Z t
6 sup f s, un (s) ds 6 sup M |t − t0 | = M h ≤ b.
t∈J t0 t∈J
Dunque la prima stima vale per n + 1 e quindi per induzione è vera per ogni n ∈ N.
La seconda stima Ln
un+1 (t) − un (t) ≤ M |t − t0 |n+1
(n + 1)!
vale per n = 0, dato che
Z t Z t
(t) − u (t) = f s, u (s) ds 6 f s, u0 (s) ds 6 M|t − t0 |.
u1 0 0
t0 t0
Supponiamo che essa valga per un certo n. Dato che per la prima stima (t, un+1 (t)) e (t, un (t)) appartengono ad R per ogni t ∈ J, si ha
Z t
un+2 (t) − un+1 (t) = f s, un+1 (s) − f s, un (s) ds
t0
Z t Z t
6 f s, un+1 (s) − f s, un (s) ds 6 L un+1 (s) − un (s) ds
t0 t0
n+1
s − t0
Z t Ln+1
6 M Ln+1 ds = M |t − t0 |n+2 .
t0 (n + 1)! (n + 2)!
Dunque la seconda stima vale anche per n + 1 e quindi per induzione è vera per ogni n ∈ N. In particolare, la seconda stima implica che
hn+1
supun+1 (t) − un (t) 6 M Ln , n ∈ N,
t∈J (n + 1)!
h k+1
La serie ∑ Lk (k+1)! converge perché L h ∈ (0, 1] e quindi soddisfa il test di Cauchy per le serie. Dalla stima precedente abbiamo allora
k>0
che un soddisfa il test di Cauchy per la convergenza uniforme. Sia u il limite uniforme di un . Allora
lim supun − u = 0
n→∞ J
Per la convergenza puntuale il primo membro tende ad u(t). Per il secondo membro in virtù delle ipotesi fatte su f si ha che
Z t Z t
f s, un (s) ds − f s, u(s) ds
t0 t0
Z t
6 f s, un (s) − f s, u(s) ds
t0
Z t
6 Lun (s) − u(s)ds 6 L h supun (s) − u(s) −−−−→ 0.
t0 s∈J n→+∞
In conclusione possiamo passare al limite anche il termine nell’integrale e quindi la funzione u risolve il sistema integrale.
Osserviamo che dalla prima stima
supun (t) − u0 ≤ b
t∈J
Ciò è assurdo, dunque u = v in Jk . Per l’arbitrarietà di Jk ⊂ J, si ottiene u = v in J. Ciò conclude la dimostrazione del teorema.
Osserviamo che per dimostrare l’esistenza è stata utilizzata la continuità di f , mentre per dimostrare l’unicità è stata utilizzata la
locale lipschitzianità di f rispetto ad u uniformemente rispetto a t.
Ricordiamo che se f : R2 → R è C1 , allora essa è localmente lipschitziana rispetto ad u se e solo se per ogni compatto K ⊂ R2 si ha
∂ f
sup (t, u) < +∞.
(t,u)∈K ∂ u
Mostriamo con un esempio che la sola continuità di f non garantisce l’unicità locale delle soluzioni di un problema di Cauchy.
CAPITOLO 4. PROBLEMA DI CAUCHY 93
E SEMPIO .
Il problema di Cauchy
u0 = u2/3 , u(0) = 0,
u
ammette infinite soluzioni. Infatti la funzione costante u(t) ≡ 0 è una soluzione, così
come lo sono per ogni a, b > 0 tutte le funzioni
(t + a)3
se t 6 −a,
27
ua,b (t) = 0 se t ∈ (−a, b),
(t − b)
3 a
se t > b.
27 b t
Osserviamo che f (t, u) = u2/3 è continua su tutto R2 ma non è localmente lipschi-
tziana rispetto ad u in quanto ∂∂ uf (t, u) = 3 u21/3 non è limitata in qualsiasi aperto A
contenente (t0 , u0 ) = (0, 0).
E SEMPIO .
Consideriamo il problema di Cauchy √
u0 = u, u(0) = 0.
√
Osserviamo che le ipotesi del teorema di esistenza ed unicità locali non sono soddisfatte visto che f (t, u) = u non è localmente
lipschitziana rispetto ad u in un qualsiasi aperto A contenente (t0 , u0 ) = (0, 0). Di conseguenza non possiamo essere sicuri
dell’unicità della soluzione del problema di Cauchy.
In effetti esistono infinite soluzioni di tale problema di Cauchy. L’unica soluzione costante è u1 (t) = 0, t ∈ R. Visto che si tratta
di un’equazione a variabili separabili possiamo procedere come segue:
√ du
Z
du
Z
u0 =
u =⇒ √ = dt =⇒ √ = dt
u u
p t ≥ −c,
=⇒ 2 u(t) = t + c =⇒ t + c 2
u(t) = ,
2
dove c ∈ R è una costante che possiamo calcolare imponendo il dato di Cauchy:
c 2
u(0) = 0 ⇐⇒ = 0 ⇐⇒ c = 0.
2
Dunque un’altra soluzione del problema di Cauchy è
(
0 se t 6 0,
u2 (t) = 2
t /4 se t > 0.
. Il problema di Cauchy ha però anche altre soluzioni. Ad esempio, per ogni λ > 0 la funzione
0 se t < λ
uλ (t) = (t − λ )2
se t > λ
4
è una soluzione distinta da quelle già trovate.
CAPITOLO 4. PROBLEMA DI CAUCHY 94
u0
u1
u2
u3
u4
u5
0 1 2 3 4 5 t
Risolviamo il problema di Cauchy (
2(1 + u2 ) + 3t u2 u0 = 0
u(1) = 1.
Osserviamo che l’equazione non ammette soluzioni costanti perché altrimenti troverei 2(1 + u2 ) = 0, una contraddizione. Se u è
perché altrimenti troverei 2 = 0, una contraddizione; inoltre essa non è definita
una sua soluzione, allora essa non siannulla mai
in t = 0 perché altrimenti troverei 2 1 + u2 (0) = 0, una contraddizione. L’equazione equivale quindi all’equazione a variabili
separabili
2 1 + u2
u0 = − .
3t u2
Separando le variabili otteniamo
u2 1 2 dt
Z Z Z
du = 1− du = −
1 + u2 1 + u2 3 t
2
=⇒ u(t) − arctan u(t) = − ln |t| + c.
3
Imponendo la condizione di Cauchy u(1) = 1 otteniamo
π 2 π
c = 1− =⇒ u(t) − arctan u(t) = − ln |t| + 1 − .
4 3 4
Dato che deve essere t 6= 0 ed il dato di Cauchy è assegnato per t = 1, u deve essere definita per t > 0. Dunque u è implicitamente
data da 2 π
u(t) − arctan u(t) = − ln(t) + 1 − .
3 4
Dato che u = 0 se e solo se u = arctan(u), abbiamo che
2 π 3
u(t) = 0 ⇐⇒ − ln(t) + 1 − = 0 ⇐⇒ t = exp (4 − π) > 1.
3 4 8
In definitiva abbiamo trovato una soluzione implicitamente data da
2 π 3
u(t) − arctan u(t) = − ln(t) + 1 − , t ∈ 0, exp (4 − π) .
3 4 8
1 t
CAPITOLO 4. PROBLEMA DI CAUCHY 95
u0 (t) = u0 = 1,
Z t
4 t1 4
Z
u1 (t) = u0 + f s, u0 (s) ds = 1 − ds = 1 − ln(t),
t0 3 1 s 3
Z t Z t
2 1 1
u2 (t) = u0 + f s, u1 (s) ds = 1 − 1+ ds
t0 3 1 s u1 (s)2
Z t −2
2 1 4
= 1 − ln(t) + 1 − ln(s) ds
3 1 s 3
4
u = 1 − 34 ln(s) 3 1− 3 ln(t) −2
2
Z
= 4 = 1 − ln(t) − u du
du = − 3s ds 3 4 1
2n 3 h 1 iu=1− 43 ln(t) o
= 1− ln(t) − −
3 4 u u=1
2n 3h 1 io
= 1− ln(t) − − 4
+1
3 4 1 − 3 ln(t)
2 1 3
= 1 − ln(t) + 1 +
3 2 3 − 4 ln(t)
3 2 3 3
= − ln(t) − .
2 3 2 3 − 4 ln(t)
Nella seguente figura abbiamo rappresentato le prime tre iterate u0 , u1 ed u2 di Picard appena calcolate. Si noti che al crescere
di n l’iterata un approssima sempre meglio al soluzione esatta u.
u
u
u0
u1
u2
1 t
Per completezza ricordiamo che in alternativa alle iterate di Picard si possono utilizzare le poligonali di Eulero
(
u∆t (t0 ) = u0 ,
u∆t (t) = u∆t (tk ) + (t − tk ) f tk , u∆t (tk ) per t ∈ [tk ,tk+1 ]
u u
P∗
u∗
t∗ t t
Capitolo 5
Serie di funzioni
Così come abbiamo generalizzato le successioni numeriche alle successioni di funzioni, possiamo generalizzare le serie numeriche alle
serie di funzioni. D’altronde una serie non è altro che una successione di somme finite.
successioni successioni
numeriche di funzioni
serie serie di
numeriche funzioni
serie di serie di
Taylor Fourier
Le serie di funzioni sono fondamentali nell’approssimazione delle funzioni e le serie di Taylor e di Fourier ne sono degli esempi.
La serie delle funzioni f p è il limite della successione delle somme parziali sn è si indica con
+∞
∑ fp oppure ∑ f p.
p=0 p>0
Visto che la successione di funzioni sn può convergere puntualmente o uniformemente, abbiamo le seguenti definizioni.
D EFINIZIONE .
+∞
sn (x) − s(x) = f p (x) −−−−→ 0 ∀x ∈ B.
∑ n→+∞
p=n+1
97
CAPITOLO 5. SERIE DI FUNZIONI 98
D EFINIZIONE .
+∞
supsn (x) − s(x) = sup f p (x) −−−−→ 0.
x∈B
∑
x∈B p=n+1 n→+∞
Sostituendo sn al posto di fn nei test di Cauchy per le successioni di funzioni otteniamo i seguenti
m
∀x ∈ B ed ε > 0 ∃N = N(x, ε) ∈ N t.c. f p (x) < ε ∀m > n > N.
∑
p=n+1
m
∀ε > 0 ∃N = N(ε) ∈ N t.c. sup f p < ε ∀m > n > N.
B
∑
p=n+1
I seguenti risultati seguono direttamente da risultati analoghi dimostrati per le successioni di funzioni. Le dimostrazioni sono pertanto
triviali e lasciate come esercizio per casa.
P ROPOSIZIONE .
Sia I un intervallo di R ed fn , f : I → R. Allora:
• ∑ f p → f uniformemente su I ⇒ ∑ f p → f puntualmente su I;
p>1 p>1
• ∑ f p → f uniformemente su I ed f p è C0 in I ⇒ f è C0 in I.
p>1
O SSERVAZIONE .
Osserviamo che:
• se su A si ha che ∑ f p → f puntualmente, fn è C0 ed f non è C0 , allora ∑ f p non converge uniformemente ad f su A;
p>1 p>1
P ROPOSIZIONE .
Sia I un intervallo di R ed f p , f , g : I → R. Allora:
CAPITOLO 5. SERIE DI FUNZIONI 99
∑ f p → f puntualmente su I
p>1
1
f p è C in I =⇒ f è C1 in I ed f 0 = g.
∑ f 0 → g uniformente su I
p
p>1
Introduciamo altri due tipi di convergenze. La prima generalizza la definizione di convergenza assoluta per le serie numeriche. La
seconda è la versioni “uniforme” della precedente.
D EFINIZIONE .
∑ f p converge assolutamente in B ⊆ A se
p>0
∑ | f p (x)| converge ∀x ∈ B.
p>0
∑ f p converge totalmente in B ⊆ A se
p>0
∑ sup | f p | converge.
p>0 B
m
∀x ∈ B ed ε > 0 ∃N = N(x, ε) ∈ N t.c. ∑ | f p (x)| < ε ∀m > n > N.
p=n+1
m
∀ε > 0 ∃N = N(ε) ∈ N t.c. ∑ sup | f p | < ε ∀m > n > N.
p=n+1 B
Le relazioni tra le varie convergenze appena introdotte sono schematicamente elencate nella seguente
CAPITOLO 5. SERIE DI FUNZIONI 100
P ROPOSIZIONE .
• Valgono le sequenti implicazioni:
conv. puntuale
e
m m m
f p (x) 6 | f p (x)| 6 sup | f p (y)|.
∑ ∑ ∑
p=n+1 p=n+1 p=n+1 y∈B
Per concludere la dimostrazione della prima asserzione basta quindi applicare i test di Cauchy.
P ROPOSIZIONE .
Sia I l’insieme di convergenza puntuale della serie di funzioni ∑ f p . Se [a, b] ⊆ I ed esiste c ∈ [a, b] tale che sup | f p (x)| =
p>1 x∈[a,b]
| f p (c)| per ogni p ∈ N, allora la serie converge anche totalmente in [a, b].
Dimostrazione. Non è limitativo assumere che f p (c) > 0. In tal caso la serie dei sup
e quindi converge perché per ipotesi c appartiene all’insieme di convergenza puntuale I e quindi la serie di destra converge.
O SSERVAZIONE .
Tra le ipotesi della proposizione precedente è fondamentale che c non dipenda da p.
CAPITOLO 5. SERIE DI FUNZIONI 101
E SEMPIO .
Consideriamo la serie logaritmica
xn
∑ (−1)n+1 n
.
n>1
xn
∑ (−1)n−1 n
= ln(1 + x).
n>1
n |x|n
Studiamo la convergenza assoluta. Visto che per il test della radice ∑ (−1)n+1 xn = ∑ converge in (−1, 1) e visto che la
n
n>1 n>1
serie dei moduli con x = ±1 si riduce alla serie armonica che diverge, abbiamo che l’insieme di convergenza assoluta è (−1, 1).
Studiamo la convergenza totale. Per la continuità di fn , se c’è convergenza totale in (a, b), allora c’è anche in [a, b]. Visto che la
convergenza totale implica quella assoluta e visto che l’insieme di convergenza assoluta è (−1, 1), di sicuro non c’è convergenza
totale in (−1, 1). C’è invece convergenza totale in [−a, a] con a ∈ (0, 1) in quanto
xn an
sup (−1)n−1 = 6 an
|x|6a n n
Dato che per ogni a ∈ (0, 1) in [−a, a] c’è convergenza totale, in tali intervalli c’è anche convergenza uniforme. Dunque per ogni
a ∈ (0, 1) c’è convergenza uniforme in [−a, 1].
In conclusione, visto che i vari tipi di convergenza hanno luogo in intervalli a due a due distinti, questo esempio dimostra il
secondo asserto della proposizione precedente.
Quanto dimostrato trova riscontro nei grafici di s1 , . . . , s10 . In rosso x 7→ ln(x + 1). Si noti che le somme parziali di indice dispari
approssimano la somma per eccesso, quelle di indice pari per difetto. Questo segue da quanto visto per le serie di segno alterno.
5 s5
4
3 s3
2 s1
1
ln(x +1)
s2
-1 -1 1
s4
-2
O SSERVAZIONE .
Osserviamo che:
• se su A si ha che ∑ f p → f puntualmente, fn è C0 ed f non è C0 , allora ∑ f p non converge totalmente ad f su A;
p>1 p>1
E SEMPIO .
Studiamo la convergenza di ∑ xn .
n>1
• Conv. puntuale. Per ogni x ∈ R fissato, la serie geometrica ∑ xn converge se e solo se |x| < 1. L’insieme di convergenza
n>1
puntuale è pertanto (−1, 1).
• Conv. assoluta. Se |x| < 1, allora la serie geometrica ∑ |xn | = ∑ |x|n converge. Dunque in (−1, 1) c’è anche conv. assoluta.
n>1 n>1
• Conv. totale. Non c’è conv. totale in (−1, 1) perché altrimenti, poiché x 7→ xn è C0 , ci sarebbe anche in [−1, 1], ma questo è
assurdo perché in [−1, 1] non c’è conv. puntuale. Se a ∈ (0, 1) allora c’è conv. totale in [−a, a] perché ∑ sup |xn | = ∑ an
n>1 |x|6a n>1
converge.
• Conv. uniforme. Non può esserci conv. uniforme in (−1, 1) perché altrimenti, poiché x 7→ xn è C0 , ci sarebbe anche in [−1, 1],
ma questo è assurdo in quanto non c’è conv. puntuale in [−1, 1]. Questo lo si può dimostrare anche direttamente. Infatti per
1
xn = 1 − n+1 risulta che
1 − xn+1 1
sup |sn (x) − s(x)| = ∑ sup −
∑ |x|<1 |x|<1 1−x 1−x
n>1 n>1
xn+1 xn+1 1 n+1
n
= ∑ sup > = (n + 1) 1 − −−−−→ +∞.
n>1 |x|<1 1 − x 1 − xn n+1 n→+∞
| {z }
→e
Infine per ogni a ∈ (0, 1) in [−a, a] c’è conv. uniforme perché c’è conv. totale.
E SEMPIO .
Studiamo la convergenza di ∑ en x , x ∈ R.
n>0
• Conv. puntuale. Fissato x ∈ R, la serie geometrica ∑ en x = ∑(ex )n converge se e solo se ex < 1, ovvero x < 0. Dunque
l’insieme di conv. puntuale è (−∞, 0).
• Conv. assoluta. Visto che si tratta di una serie a termini positivi, l’insieme di conv. assoluta coincide con quello di conv.
puntuale.
• Conv. totale. Non può esserci conv. totale in (−∞, 0) perché altrimenti, poiché x 7→ en x è C0 , ci sarebbe anche in (−∞, 0],
ma questo è assurdo in quanto non c’è conv. puntuale in (−∞, 0]. Se a > 0, allora c’è conv. totale in (−∞, −a] perché
∑ sup en x = ∑ (e−a )n converge.
n>0 x6−a n>0
• Conv. uniforme. Non può esserci conv. uniforme in (−∞, 0) perché altrimenti, poiché x 7→ en x è C0 , ci sarebbe anche in
(−∞, 0], ma questo è assurdo in quanto non c’è conv. puntuale in (−∞, 0]. Infine se a > 0 allora in (−∞, −a] c’è conv.
uniforme perché c’è conv. totale.
D EFINIZIONE .
La serie di funzioni di segno alterno associata ad una successione di funzioni { fn }n∈N non negative è
∑ (−1)n fn .
n>0
P ROPOSIZIONE .
Una serie di funzioni di segno alterno ∑ (−1)n fn converge puntualmente in I se per ogni x ∈ I si ha che fn (x) decresce a zero,
n>0
CAPITOLO 5. SERIE DI FUNZIONI 103
ovvero
fn (x) > fn+1 (x) e lim fn (x) = 0.
n→+∞
Dimostrazione. Per la convergenza puntuale basta applicare il test delle serie numeriche di segno alterno. Studiamo la convergenza
uniforme. Per la stima del resto delle serie numeriche di segno alterno, per ogni x ∈ I
∑ (−1)k fk (x) 6 fn+2 (x).
k>n+1
Per l’arbitrarietà di x si ha
sup (−1)k fk (x) 6 sup | fn+2 (x)|.
∑
x∈I k>n+1 x∈I
O SSERVAZIONE .
lim fn (x) = 0 ∀x ∈ I 6
=⇒ lim sup | fn | = 0
n→+∞ n→+∞ I
E SEMPIO .
• Conv. puntuale. Se x 6 0, allora ∑ (−1)n n−x non converge perché lim (−1)n n1x 6= 0 dato che tale limite non esiste. Se
n>1 n→+∞
x > 0, allora ∑ (−1)n n1x converge per il test per le serie di segno alterno. L’insieme di convergenza puntuale è quindi (0, +∞).
n>1
• Conv. assoluta. L’insieme di convergenza assoluta è (1, +∞) perché ∑ (−1)n n1x = ∑ 1
converge se e solo se x > 1.
nx
n>1 n>1
• Conv. totale. Non può esserci conv. totale in (1, +∞) perché altrimenti, poiché x 7→ (−1)n n1x è C0 , ci sarebbe anche in
è assurdo in quanto non c’è conv. assoluta in [1, +∞). C’è invece conv. totale in [a, +∞) ⊂ [1, +∞) perché
[1, +∞), ma questo
∑ sup(−1) nx = ∑ n1a converge se e solo se a > 1.
n 1
n>1 x>a n>1
• Conv. uniforme. Non può esserci conv. uniforme in (0, +∞) perché altrimenti, poiché x 7→ (−1)n n1x è C0 , ci sarebbe anche
in [0, +∞), ma questo è assurdo in quanto non c’è conv. puntuale in [0, +∞). C’è sicuramente conv. uniforme in [a, +∞) ⊂
(1, +∞). C’è conv. uniforme anche in [a, +∞) ⊂ (0, +∞) perché
1 1
sup x = a −−−−→ 0.
x>a n n n→+∞
E SEMPIO .
(−1)n
Studiamo la serie di funzioni a segno alterno ∑ √ −x2
.
n>1 n+e
1
• Conv. puntuale. Se x ∈ R, allora la serie converge per il test per le serie a segno alterno in quanto n 7→ √ 2 decresce a
n+e−x
zero. L’insieme di convergenza puntuale è quindi tutto R.
CAPITOLO 5. SERIE DI FUNZIONI 104
• Conv. totale. Visto che ∑ sup | fn | = ∑ √1 diverge, non c’è conv. totale in R. Non c’è conv. totale nemmeno in intervalli
n
n>1 R n>1
1
limitati [a, b] perché ∑ sup | fn | > ∑ √ −a2
che diverge. Dunque la serie non converge totalmente in alcun intervallo.
n>1 [a,b] n>1 n+e
• Conv. assoluta. Visto che per ogni x ∈ R la serie ∑ | fn (x)| diverge per il test del confronto asintotico la serie non converge
n>1
assolutamente in alcun intervallo.
• Conv. uniforme. C’è conv. unif. in R perché sup | fn (x)| = √1 → 0.
n
x∈R
O SSERVAZIONE .
E SEMPIO .
xn
Studiamo la convergenza di ∑ n, x ∈ R.
n>1
xn
• Conv. puntuale. Se |x| < 1, allora ∑ n converge per il test della convergenza assoluta e per il test della radice. Se |x| > 1,
n>1
xn xn 1
allora ∑ n non converge perché lim 6= 0. Se x = 1, allora ottengo la serie armonica ∑ che diverge. Se x = −1, allora
n>1 n→+∞ n n>1
n
xn
∑ n converge per il test delle serie di segno alterno. Dunque, l’insieme di convergenza puntuale è [−1, 1).
n>1
n
• Conv. assoluta. Se |x| < 1 allora ∑ xn converge per il test della radice. Se x = ±1 allora ottengo una serie armonica che
n>1
diverge. Dunque, l’insieme di convergenza assoluta è (−1, 1).
n
• Conv. totale. Non può esserci conv. totale in (−1, 1) perché altrimenti, poiché x 7→ xn è C0 , ci sarebbe anche in [−1, 1],
n in quanto nnon c’è conv. assoluta in [−1, 1]. C’è invece conv. totale in [−1 + δ , 1 − δ ] ⊂ [−1, 1] perché
ma questo è assurdo
x (1−δ )
∑ sup n= ∑ n converge per il test della radice.
n>1 x∈[−1+δ ,1−δ ] n>1
• Conv. uniforme. Sicuramente c’è conv. uniforme in [−1 + δ , 1 − δ ] ⊂ [−1, 1]. Inoltre, non può esserci conv. totale in [−1, 1)
n
perché altrimenti, poiché x 7→ xn è C0 , ci sarebbe anche in [−1, 1], ma questo è assurdo in quanto non c’è conv. puntuale in
[−1, 1]. Infine per il test di Cauchy non c’è conv. totale in [−1, 1 − δ ] ⊂ [−1, 1] perché
m
x p |x|n+1 |x|n+2
|x|m |x|m
= + +...+ > (m − n)
∑ n+1 n+2
p=n+1 p m m
m xp n 1 1
=⇒ sup ∑ > 1 − = −−−−→ se m = 2n.
x∈[−1,1−δ ] p=n+1 p m 2 n→+∞ 2
xn xn
Concludiamo osservando che ∑ n non converge uniformemente in [−1, 1] mentre fn (x) = n converge uniformemente in
n>1
[−1, 1] in quanto
1
sup | fn | = −−−−→ 0.
[−1,1] n n→+∞
CAPITOLO 5. SERIE DI FUNZIONI 105
5.2 Esercizi
E SERCIZIO .
Studiare le seguenti serie di funzioni.
x sin(n x)
• ∑ n xn , x ∈ R, • ∑ , x ∈ R, • ∑ n
, x ∈ R,
n>1 n>1 ln 2 + en x2 n>1
3 x2 + n
• ∑ n x e−n·x , x ∈ R, • ∑ (−1)n n2
, x ∈ R,
n>1 n>1
E SERCIZIO .
Discutere il comportamento delle seguenti serie di funzioni.
sin(n · x) nn
• ∑ , x∈R • ∑ n! xn , x>0
n>1 n2 n>1
en x (x2 − 1)2 n
• ∑ , x∈R • ∑ (−1)n 2n + 1
, x∈R
n>1 n n>0
x x2
• ∑ 2n sin 3n
, x∈R • ∑ 1 + n2 x 2 , x∈R
n>0 n>0
(−1)n+1 n2
• ∑ ln(x)
, x>0 • ∑ xn/2 , x>0
n>1 x n>1
x ln(x)n
• ∑ xn ln 1 + , x > −1 • ∑ n2 + x2 , x > 0;
n>1 n n>0
n−x
e n+x √
n
• ∑ 2 2, x>0 • ∑x , x>0
n>1 n x n>1
∑ an (x − x0 )n .
n>0
P ROPOSIZIONE .
• Se R ∈ (0, +∞) allora c’è convergenza assoluta (quindi anche puntuale) in (x0 − R, x0 + R), convergenza totale (quindi anche
CAPITOLO 5. SERIE DI FUNZIONI 106
uniforme) in ogni intervallo [a, b] ⊂ (x0 − R, x0 + R) mentre se |x − x0 | > R allora ∑ an (x − x0 )n non converge.
n>0
x0 − R x0 x0 + R
x
non converge ? converge assolutamente ? non converge
O SSERVAZIONE .
Dimostrazione. Le ultime due asserzioni sono ovvie. Dimostriamo dunque la prima. C’è convergenza assoluta in (x0 − R, x0 + R) dato
che per ogni x ∈ (x0 − R, x0 + R) la serie ∑ an (x − x0 )n converge per il test della radice in quanto
n>0
p
n
lim |an (x − x0 )n | = ` |x − x0 | < ` R = 1.
n→+∞
C’è convergenza totale in [a, b] ⊂ (x0 − R, x0 + R) in quanto, posto r = max{|a − x0 |, |b − x0 |} ∈ (0, R), risulta
E SEMPIO .
∑ xn è una serie di potenze con x0 = 0, an = 1, ` = 1 ed R = 1. Per quanto appena dimostrato la serie converge totalmente su
n>0
[−r, r] per ogni r ∈ (0, 1). Se x = 1 allora la serie diverge mentre se x = −1 allora la serie è irregolare. Dunque la serie non
converge in x se |x| > 1, ovvero l’insieme di convergenza assoluta è (−1, 1).
E SEMPIO .
xn 1
∑ n2
è una serie di potenze con x0 = 0, an = n2
, ` = 1 ed R = 1. Ho pertanto convergenza assoluta in (−1, 1) e totale in ogni
n>1
intervallo [a, b] ⊂ (−1, 1). Visto che
xn 1
sup 2 = ∑ 2
∑ |x|61 n n
n>1 n>1
E SEMPIO .
xn
∑ n è una serie di potenze con x0 = 0, an = 1n , ` = 1 ed R = 1. Ho pertanto convergenza assoluta in (−1, 1) e totale in ogni
n>1
intervallo [a, b] ⊂ (−1, 1). Per x = 1 ottengo la serie armonica che diverge. Per x = −1 ottengo la serie armonica di segno alterno
che converge. Dunque c’è convergenza assoluta (ma non totale) in [−1, 1).
CAPITOLO 5. SERIE DI FUNZIONI 107
E SEMPIO .
xn 1 1
∑ 3n è una serie di potenze con x0 = 0, an = 3n , `= 3 ed R = 3. Abbiamo pertanto convergenza assoluta in (−3, 3) e totale
n>0
in ogni intervallo [a, b] ⊂ (−3, 3). Per x = 3 la serie diventa ∑ 1 che diverge. Per x = −3 la serie diventa ∑ (−1)n che è
n>0 n>0
irregolare. Dunque c’è convergenza assoluta in (−3, 3) e totale in ogni intervallo [a, b] ⊂ (−3, 3).
P ROPOSIZIONE .
Le seguenti uguaglianze valgono dove le serie di potenze coinvolte convergono:
∑ an (x − x0 )n ± ∑ bn (x − x0 )n = ∑ an ± bn (x − x0 )n ,
n>0 n>0 n>0
n
∑ an (x − x0 )n · ∑ bn (x − x0 )n = ∑ cn (x − x0 )n dove cn = ∑ am bn−m .
n>0 n>0 n>0 m=0
O SSERVAZIONE .
Si dimostra che il raggi di convergenza per la somma e per il prodotto di due serie di potenze sono maggiori o uguali al minimo
dei raggi di convergenza delle due serie partenza. Non c’è una formula generale che dia il raggio di convergenza della somma o
del prodotto di serie di potenze a partire dai raggi di convergenza delle serie di partenza. Ad esempio abbiamo
E SEMPIO .
Le serie di potenze
1
∑ (−1)n (x − x0 )n ed ∑ (−1)n+1 1 − n (x − x0 )n
3
n>0 n>0
(−1)n
∑ n
(x − x0 )n
n>0 3
ha raggio di convergenza 3.
P ROPOSIZIONE .
Per una serie di potenze ∑ an (x − x0 )n valgono le seguenti proprietà nel suo intervallo di convergenza:
n>0
E SEMPIO .
mentre per ogni |x| > 1 la serie non converge. Per la proprietà del passaggio al limite sotto il segno di derivata in (−1, 1) abbiamo
che
n−1 d n d 1 1
∑ n · x = ∑ x = = .
n>1 dx n>0 dx 1 − x (1 − x)2
1
Questa uguaglianza ci dice che per x in (−1, 1), il valore di (1−x)2
può essere approssimato calcolando il valore delle somme
N
parziali di una semplice serie di potenze ∑ n · xn−1 . Ovviamente l’errore che si commette con tale approssimazione diminuisce
n=1
al crescere di N.
N
1
I grafici di sN (x) = ∑ n · xn−1 ed f (x) = (1−x)2
sono riportati nella seguente figura. Nella tabella sono riportati gli errori di tale
n=1
approssimazione in x = 1/2.
4 f N f ( 12 ) − sN ( 21 )
s5 1 3
s4
3 2 2
s3
3 1.25
2 s2 4 0.75
5 0.44
1 s1 6 0.25
7 0.14
-1 0 0.5 1 8 0.08
9 0.04
10 0.02
E SEMPIO .
xn+1 1
Z Z
∑ (−x)n dx = ∑ (−1)n n+1
=
x+1
dx = ln(x + 1).
n>0 n>0
N n
I grafici di sN (x) = ∑ (−1)n+1 · xn ed f (x) = ln(x + 1) sono riportati nella seguente figura.
n=1
1 s1
ss53
f
s4
s2
-1 1
-1
CAPITOLO 5. SERIE DI FUNZIONI 109
N f (0.9) − sN (0.9)
s1 1 −0.258
2 0.147
s3 3 −0.096
s5
f 4 0.068
s4 5 −0.05
s2 6 0.038
7 −0.03
8 0.024
9 −0.019
10 0.016
0.9
E SEMPIO .
Per il passaggio al limite sotto il segno di integrale si ha
(t m )k
Z 1 Z 1
t n ln(1 + t m ) dt = tn ∑ (−1)k+1 dt
0 0 k>1 k
(−1)k+1 Z 1
= ∑ t m k+n dt
k>1 k 0
(−1)k+1 h t m k+n+1 it=1
= ∑
k>1 k mk +n+1 t=0
(−1)k−1
= ∑ k (m k + n + 1) .
k>1
D EFINIZIONE .
Una funzione f : R → R è analitica in A se è rappresentabile localmente come una serie di potenze. Questo significa che ogni
x0 ∈ A possiede un intorno (x0 − ε, x0 + ε) tale che esiste una serie di potenze con centro x0 che converge ad f (x) per ogni
x ∈ (x0 − ε, x0 + ε).
Chiaramente ogni serie di potenze è una funzioni analitica. Ovviamente non vale il viceversa.
E SEMPIO .
xn
∑ (−1)n+1 · n
= ln(x + 1).
n>1
La seguente proposizione caratterizza le funzione analitiche e ci dà l’espressione della corrispondente serie di potenze di centro x0 .
CAPITOLO 5. SERIE DI FUNZIONI 110
P ROPOSIZIONE .
Se f è una funzione analitica in A, allora valgono le seguenti asserzioni:
• f è in A allora è C∞ , ovvero è derivabile infinite volte in ogni punto di A;
f (n) (x0 )
f (x) = ∑ (x − x0 )n ∀x ∈ (x0 − r, x0 + r).
n>0 n!
Dimostrazione. • Per la proprietà del passaggio al limite sotto il segno di derivata abbiamo che se una serie di potenze converge
totalmente in un intervallo, allora in tale intervallo anche le serie delle sue derivate convergono totalmente. Pertanto, una serie di
potenze è C∞ e quindi anche una funzione lo è. • Fissato x0 ∈ A, per ipotesi esiste (x0 − r, x0 + r) ⊂ A tale che
f (x) = ∑ an (x − x0 )n ∀x ∈ (x0 − r, x0 + r). (∗)
n>0
O SSERVAZIONE .
Non tutte le funzioni C∞ sono analitiche. Vedremo che questo è il caso per
(
exp(−1/x) se x > 0,
f (x) =
0 se x 6 0.
P ROPOSIZIONE .
1
= ∑ xn per x ∈ (−1, 1);
1 − x n>0
xn
ex = ∑ per x ∈ R;
n>0 n!
xn
ln(1 + x) = ∑ (−1)n+1 n
per x ∈ (−1, 1];
n>1
x2n+1
sin(x) = ∑ (−1)n (2n + 1)! per x ∈ R;
n>0
x2n
cos(x) = ∑ (−1)n (2n)! per x ∈ R;
n>0
CAPITOLO 5. SERIE DI FUNZIONI 111
x2n+1
arctan(x) = ∑ (−1)n 2n + 1
per x ∈ [−1, 1].
n>0
Dimostrazione. Per ricavare le espressioni in forma di serie di potenze basta utilizzare la proposizione precedente con x0 = 0. Infatti
Per completare la dimostrazione basta dimostrare che le serie di potenze convergono alle funzioni corrispondenti. Questo sarà fatto più
avanti.
E SEMPIO .
2 (n−1) x
Il raggio di convergenza di ∑ (−1)n e(2 n−1)! è R = +∞ perché
n>1
C’è quindi convergenza assoluta in R e totale in ogni intervallo limitato [a, b]. Non c’è invece convergenza totale in R perché
e2 (n−1) x
sup | fn | = lim = +∞.
R x→+∞ (2 n − 1)!
e2 (n−1) a
∑ sup | fn | = ∑ (2 n − 1)!
n>1 (−∞,a] n>1
visto che c’è convergenza assoluta in R; dunque c’è anche convergenza uniforme in (−∞, a].
Inoltre
e2 (n−1) x e2 n x (ex )2 n+1
∑ (−1)n (2 n − 1)! = ∑ (−1)n+1 (2 n + 1)! = −e−x ∑ (−1)n (2 n + 1)! = −e−x sin(ex ).
n>1 n>0 n>0
N 2 (n−1) x
I grafici di sN (x) = ∑ (−1)n e(2 n−1)! ed f (x) = −e−x sin(ex ) sono riportati nella seguente figura.
n=1
2
1
f
-1 1 2 3
-1 s1
-2
CAPITOLO 5. SERIE DI FUNZIONI 112
E SEMPIO .
ln(x)n
Studiamo ∑ n+1 . Posto y = ln(x) otteniamo la serie di potenze
n>0
yn 1 (−y)n+1 1 (−y)n ln 1 − y
∑ n + 1 = y ∑ (−1)n+1 n + 1 = − y ∑ (−1)n+1 n = − y
n>0 n>0 n>1
ln(e−1 )n (−1)n
x = e−1 : ∑ =∑
n>0 n + 1 n>0 n + 1 converge per il test delle serie di segno alterno,
ln(e)n 1
x=e: ∑ = ∑ n+1 diverge.
n>0 n+1 n>0
In [e−1 , e) c’è pertanto convergenza puntuale. La serie non converge uniformemente (o totalmente) in [e−1 , e), in quanto in tal
caso per la continuità delle fn avrei convergenza uniforme (o totale) in [e−1 , e], il che è assurdo. Non c’è convergenza totale
nemmeno in [e−1 , a] ⊂ [e−1 , e) in quanto ∑ sup | fn | = ∑ n+11
diverge.
n>0 [e−1 ,a] n>0
4 f
3 ss10
ss98
ss76
s54
2 s3
s2
s1
1 s0
1 1 2 ⅇ
ⅇ
D EFINIZIONE .
Se f è C∞ in x0 , la sua serie di Taylor centrata in x0 è
+∞
f (k) (x0 )
T (x0 , x) = ∑ (x − x0 )k .
k=0 k!
O SSERVAZIONE .
f è una funzione analitica in A se e solo se è C∞ in A e la sua serie di Taylor centrata in un qualsiasi punto di A ha raggio di
convergenza maggiore di zero e somma uguale ad f .
CAPITOLO 5. SERIE DI FUNZIONI 113
E SEMPIO .
Calcoliamo la serie di Taylor centrata in x0 = 1 del polinomio
f (x) = x3 + 2x2 + 3x + 4.
Visto che
abbiamo che
10 10 10 6
T (1, x) = · (x − 1)0 + · (x − 1)1 + · (x − 1)2 + · (x − 1)3
0! 1! 2! 3!
= 10 + 10 · (x − 1) + 5 · (x − 1)2 + (x − 1)3 .
D EFINIZIONE .
Se f è Cn in x0 , il suo polinomio di Taylor di ordine n centrato in x0 è
n
f (k) (x0 )
Tn (x0 , x) = ∑ (x − x0 )k .
k=0 k!
P ROPOSIZIONE .
Rn (x0 , x)
lim = 0.
x→x0 (x − x0 )n
Dimostrazione. Per semplicità consideriamo il caso n = 2 ed x0 = 0. Applicando due volte de l’Hôpital abbiamo
00
h i
R2 (0, x) f (x) − f (0) + f 0 (0) x + f 2(0) x2
lim = lim =
x→0 x2 x→0 x2
f 0 (x) − f 0 (0) − f 00 (0)x f 00 (x) − f 00 (0)
= lim = lim = 0.
x→0 2x x→0 2
f (n+1) (ξ )
Rn (x0 , x) = f (x) − Tn (x0 , x) = (x − x0 )n+1
(n + 1)!
E SEMPIO .
Dimostriamo che f (x) = ex è una funzione analitica. Ovviamente f è C∞ ed f (k) (x) = ex per ogni k. Sia x0 = 0 ed r > 0. Dato
che per ogni x ∈ (x0 − r, x0 + r) esiste ξ = ξ (x0 , x) tra x e x0 tale che
eξ
Rn (x0 , x) = · (x − x0 )n+1 ,
(n + 1)!
risulta
er
sup |Rn (x0 , x)| 6 · rn+1 −−−−→ 0.
|x−x0 |<r (n + 1)! n→+∞
Quindi la serie di Taylor di ex converge uniformemente su ogni intorno limitato di zero a ex , che è quindi una funzione analitica.
E SERCIZIO .
Mostriamo che in generale f è diverso dalla sua serie di Taylor, ovvero che esistono funzioni C∞ che non sono analitiche.
E SEMPIO .
Dimostriamo che (
e−1/x se x > 0
f (x) =
0 se x 6 0
è C∞ . Per farlo consideriamo (
p 1x e−1/x se x > 0,
g(x) =
0 se x 6 0,
dove p è un qualsiasi polinomio. f è una funzione di questo tipo, pertanto basta dimostrare che g è C∞ . g è C0 in x = 0 perché
1 e−1/x
lim g(x) = lim p e−1/x = lim = 0 = lim g(x),
x→0+ x→0+ x x→0+ xn x→0−
E SERCIZIO .
Studiare le seguenti serie di funzioni e calcolare la somma nell’insieme di convergenza.
n + (x − x2 )n/2
∑ (n − 1)! , x ∈ [0, 1].
n>1
E SERCIZIO .
Dimostrare le seguenti uguaglianze.
(−1k )
Z 1
arctan(x)
• dx = ∑ (2k + 1)2
0 x k>0
(−1)k
Z 1
• ln(x) ln(1 + x) dx = ∑ k (k + 1)2
0 k>1
(−1)k
Z 1
• sin(x) ln(x) dx = ∑ 2 k (2 k)!
0 k>1
Le serie di Taylor possono essere utili per approssimare le soluzioni delle equazioni differenziali semplici.
E SEMPIO .
Calcoliamo il suo polinomio di Taylor Tn (t, x0 ) centrato in x0 = 0. Dall’equazione (∗) ricaviamo che
√ √
x0 (0) = (1 + 0) x(0) = e =⇒ x0 (0) = e.
e quindi
x(n) (0) = x(n−1) (0) + (n − 1)x(n−2) (0).
Abbiamo ora tutti gli ingredienti per costruire il polinomio di Taylor Tn (t, 0).
Diamo un metodo più veloce per calcolare il polinomio di Taylor Tn (t, 0). Assumiamo che esista {ck }k∈N t.c.
x(t) = ∑ ck t k .
k>0
CAPITOLO 5. SERIE DI FUNZIONI 116
√ √
Visto che x(0) = e deve essere c0 = e. Calcoliamo la derivata
h = k−1
x0 (t) = ∑ k ck t k−1 = = ∑ (h + 1) ch+1 t h .
k>1
k = h + 1 h>0
Visto che +∞
k+1 h = k+1
∑ ckt = = ∑ ch−1t h ,
k>0
k = h−1 h=1
risulta
∑ (k + 1)ck+1 − ck − ck−1 t k + c1 − c0 = 0.
=⇒
k>1
T10
T
T
T 89
T6
T 7
T
x T345
T2
T1
Le serie di Taylor possono essere utili per approssimare gli integrali di funzioni anche complicate.
CAPITOLO 5. SERIE DI FUNZIONI 117
E SEMPIO .
R 1/3 −x2 2
Approssimiamo l’integrale 0 e dx con un errore inferiore a 10−6 . Poniamo f (x) = e−x . Ovviamente
k
−x2 x2k n
x2k
f (x) = ∑ k!
= ∑ (−1)k k!
, Tn (0, x) = ∑ (−1)k k!
k>0 k>0 k=0
Visto che per n = 4 risulta (n + 1)! 32(n+1) > 106 , una buona approssimazione dell’integrale è
x4 x6 x8 i
Z 1/3 Z 1/3 h
47823731
T4 (0, x) dx = 1 − x2 + − + dx = ≈ 0.32138853.
0 0 2 3! 4! 148803480
Z 1/3
2
In realtà ci siamo tenuti molto larghi, infatti e−x dx ≈ 0.32138852.
0
D EFINIZIONE .
Sia {Pn }n∈N una successione di polinomi trigonometrici con Pn di ordine n. La serie trigonometrica associata è (se esiste) il
limite puntuale
a0
P(x) = lim Pn (x) = + ∑ ak cos(k x) + bk sin(k x) .
n→+∞ 2 k>1
O SSERVAZIONE .
Un polinomio trigonometrico è una funzione C∞ e periodica di periodo 2 π. Una serie trigonometrica (se esiste) è sicuramente
periodica di periodo 2 π, cioè f (x + 2 π) = f (x), ma potrebbe non essere C∞ .
Per dimostrare l’esistenza della serie trigonometrica P, ovvero la convergenza puntuale di Pn , possiamo utilizzare il
∑ ak cos(k x) e ∑ bk sin(k x)
k>1 k>1
convergono.∗ Viste le ipotesi su {ak }k∈N e {bk+1 }k∈N , per poter applicare il test di Dirichlet per le serie numeriche basta dimostrare che
per ogni x ∈ R fissato le somme parziali
n n
sn (x) = ∑ cos(k x) e zn (x) = ∑ sin(k x)
k=1 k=1
n
sono limitate uniformemente rispetto ad n. Se x ∈ 2 π Z, allora sn (x) = ∑ cos(k x) = n diverge e quindi non è limitata. Se x ∈ π + 2 π Z
k=1
allora ( (
−1 se k ∈ 1 + 2 N, −1 se n ∈ 1 + 2 N,
cos(k x) = =⇒ sn (x) =
1 se k ∈ 2 N, 0 se n ∈ 2 N,
e quindi sn (x) è limitata. Se x ∈
/ π Z, allora
n
1 x
sn (x) = 2 cos(k x) sin
∑
2 sin(x/2) k=1 2
n h
1 1 1 i
= sin k − x − sin k + x
∑
2 sin(x/2) k=1 2 2
1 x 1
= − sin n + x
2 | sin(x/2)| 2 2
sin
1 n + 1 n 1
= 2 cos x sin x 6
2 | sin(x/2)| 2 2 | sin(x/2)|
n
e quindi sn (x) è limitata. In conclusione sn (x) è limitata per ogni x ∈
/ 2 π Z. Se x ∈ π Z, allora zn (x) = ∑ sin(k x) = ∑ 0 = 0. Se x ∈
/ π Z,
k=1 k>1
allora
n
1 x
zn (x) = 2 sin(k x) sin
∑
2 sin(x/2) k=1 2
n h
1 1 1 i
= cos k − x − cos k + x
∑
2 sin(x/2) k=1 2 2
1 x 1
= − cos n + x
2 | sin(x/2)| 2 2
cos
1 n + 1 n 1
= 2 sin x sin x 6 .
2 | sin(x/2)| 2 2 | sin(x/2)|
Il test precedente non ci assicura che la serie trigonometrica P sia C∞ . Per assicurarci della regolarità per P possiamo applicare la
proprietà del passaggio al limite sotto il segno di derivata:
• se ∑ Pn converge uniformemente, allora anche P è C0 ;
• se ∑ Pn0 converge uniformemente, allora anche P è C1 ;
• e così via.
P ROPOSIZIONE .
Abbiamo che
∑ |ak | converge
k>0
=⇒ la serie trigonometrica associata è ben definita ed è C0 in R.
∑ |bk | converge
k>1
∗ Si noti che la somma di due serie convergenti è una serie convergente, ma non vale il viceversa. Ad esempio 1
∑ (−1)k 1k converge, ma ∑ 2k 1
e − ∑ 2k+1 non convergono.
k>1 k>1 k>1
CAPITOLO 5. SERIE DI FUNZIONI 119
Dimostrazione. Basta osservare che la convergenza totale (e quindi uniforme) di Pn segue dalla convergenza di ∑ ak e ∑ bk in
k>0 k>1
quanto
n
supPn 6 a0 + ∑ ak + bk .
R k=1
P ROPOSIZIONE .
Abbiamo che
∑ k ak converge
k>1
=⇒ la serie trigonometrica associata è ben definita ed è C1 in R.
∑ k bk converge
k>1
Dimostrazione. Basta osservare che la convergenza di ∑ak e ∑bk segue dalla convergenza di ∑k ak e ∑k bk in quanto
n n n n
∑ ak 6 a0 + ∑ k ak , ∑ bk 6 ∑ k bk ,
k=0 k=1 k=1 k=1
e che anche la convergenza totale (e quindi uniforme) di ∑ Pn0 segue dalla convergenza di ∑k ak e ∑k bk in quanto
n
supPn0 6 k ak + k bk .
R
∑
k=1
A differenza delle serie di potenze x 7→ ∑ ak (x − x0 )k che sono C∞ in (x0 − R, x0 + R) se R è il suo raggio di convergenza, le serie
k>1
trigonometriche x 7→ a20 + ∑ ak cos(k x) + bk sin(k x) potrebbero non essere nemmeno C0 .
k>1
Ricordiamo che se f coincide con la sua approssimazione tramite serie di potenze, ovvero coincide con il suo polinomio di Taylor,
allora f è analitica e quindi C∞ . Se però f non è C∞ , allora sicuramente non è analitica e quindi non coincide con il suo polinomio di
Taylor.
Vediamo quando f coincide con una approssimazione tramite serie trigonometriche. Di sicuro, f deve essere periodica con periodo
almeno 2 π e quindi basta considerare f nell’intervallo [0, 2 π]. Osserviamo che f è C0 se f (0) = f (2 π) ed è discontinua se f (0) 6=
f (2 π). Se f coincide con una serie trigonometrica, allora
lim Pn (x) = f (x), ovvero lim d Pn , f = 0,
n→+∞ n→+∞
dove d è una distanza. Se consideriamo funzioni f tali che f 2 è integrabile in [0, 2 π], allora possiamo scegliere la distanza d( f , g) =
k f − gk indotta dalla norma
Z 2 π 1/2
kfk = f (x)2 dx ,
0
a sua volta indotta dal prodotto scalare
Z 2π
h f , gi = f (x) g(x) dx,
0
ovvero Z 2π 2 1/2
d( f , g) = f (x) − g(x) dx .
0
Z 2π
1
bk = f (x) sin(k x) dx.
π 0
inoltre
lim E f , Fn [ f ] = 0.
n→+∞
1 2π Z
lim ak = lim f (x) cos(k x) dx = 0,
k→+∞ π k→+∞ 0
Z 2π
1
lim bk = lim f (x) sin k x dx = 0.
k→+∞ π k→+∞ 0
Se f soddisfa le ipotesi del teorema precedente, allora abbiamo che Fn [ f ] −−−−→ f in media quadratica. Ciò però non significa che
n→+∞
f coincide puntualmente con la sua serie di Fourier
a0
F [ f ](x) = lim Fn [ f ] =
+ ∑ ak cos(k x) + bk sin(k x) .
n→+∞ 2 k>1
Sia f : R → R periodica di periodo 2 π e tale che in [0, 2 π] è limitata e monotona a tratti (ossia si può decomporre [0, 2 π] in un
numero finito di intervalli su ciascuno dei quali f è crescente oppure decrescente). Allora:
• i coefficienti di Fourier
Z 2π Z 2π
1 1
ak = f (x) cos(k x) dx, bk = f (x) sin(k x) dx
π 0 π 0
• i limiti f (x0− ) = lim f (x) ed f (x0+ ) = lim f (x) sono ben definiti per ogni x0 ∈ R;
x→x0− x→x0+
• in ogni punto x0 ∈ R la serie di Fourier coincide con la media di f (x0− ) ed f (x0+ ), ovvero
f (x0− ) + f (x0+ )
F [ f ](x0 ) = ;
2
• in ogni punto x0 ∈ R in cui f è C0 la serie di Fourier coincide con f (x0 ), ovvero F [ f ](x0 ) = f (x0 ).
CAPITOLO 5. SERIE DI FUNZIONI 121
• Se f è C1 in [0, 2 π] e C2 a tratti in [0, 2 π] (ossia si può decomporre [0, 2 π] in un numero finito di intervalli su ciascuno dei
quali f è C2 ), allora la serie di Fourier F [ f ] si può derivare termine a termine in ogni intervallo
[
[a, b] ⊂ 2 π k, 2 π (k + 1) .
k∈Z
I teoremi precedenti possono essere generalizzati a funzioni f di periodo arbitrario T considerando come coefficienti di Fourier
2 T
Z
ak = f (x) cos(ω k x) dx,
T 0
2 T
Z
bk = f (x) sin ω k x dx,
T 0
dove ω = 2 π/T .
E SEMPIO .
Fissato A > 0, calcoliamo i coefficienti di Fourier dell’onda quadra
(
A se x ∈ [0, π],
f (x) = A · segno(x) =
−A se x ∈ [−π, 0),
prolungata periodicamente su tutto R.
f
A
-π π x
-A
Per definizione
1 2π
Z 2π
1 π
Z Z
a0 = f (x) dx = A dx − A dx = 0,
π 0 π 0 π
1 2π
Z
ak = f (x) cos(k x) dx
π 0
Z 2π
A π
Z
= cos(k x) dx − cos(k x) dx
π 0 π
A h sin(k x) iπ h sin(k x) i2 π
= −
π k 0 k π
A
= 2 sin(k π) − sin(2 k π) − sin(0) = 0,
kπ
1 2π
Z
bk = f (x) sin k x dx
π 0
Z 2π
A π
Z
= sin(k x) dx − sin(k x) dx
π 0 π
CAPITOLO 5. SERIE DI FUNZIONI 122
A h cos(k x) iπ h cos(k x) i2 π
= − +
π k 0 k π
A
= cos(2 k π) + cos(0) − 2 cos(k π)
kπ
0 se k ∈ 2 N,
= 4A
se k ∈ 2 N + 1.
kπ
Quindi la serie di Fourier di f è
4A 1
F [ f ](x) =
∑ · sin (2 k + 1) x .
π k>0 2 k + 1
Per il teorema precedente F [ f ] coincide con f in R \ (π Z) e per x ∈ π Z converge alla media, ovvero a zero. Il teorema
precedente non è applicabile perché f non è C0 in R.
La seguente figura rappresenta il grafico di f e di Fn [ f ] per qualche valore di n.
y
f
n=1
x n=10
n=20
E SEMPIO .
f
1
-1 0 1x
In questo caso T = 1, ω = 2 π e quindi i coefficienti di Fourier sono
Z 1
a0 = 2 x dx = 1,
0
Z 1
cos(2 k π) − 1 sin(2 k π)
ak = 2 x cos(2 π k x) dx = + = 0,
0 2k2 π 2 kπ
Z 1
sin(2 k π) cos(2 k π) 1
bk = 2 x sin(2 π k x) dx = 2 π2
− =− .
0 2 k k π k π
Quindi la serie di Fourier di f è
1 1 sin(k x)
F [ f ](x) = − ∑
2 π k>1 k
CAPITOLO 5. SERIE DI FUNZIONI 123
F [ f ] ≡ f in R \ Z e per x ∈ Z converge alla media 1/2. La seguente figura riporta il grafico di f ed Fn [ f ] per qualche valore di n.
Il teorema precedente non è applicabile perché f non è continua in R in quanto non vale la condizione di raccordo f (0) = f (1).
y
1 f
1
n=1
2 n=5
n=10
-1 0 1x
E SEMPIO .
Consideriamo la funzione triangolare
(
1 − |x| se |x| 6 1,
f (x) =
prolungata a tutto R con periodo T = 2.
f
1
-3 -2 -1 0 1 2 3x
In questo caso T = 2, ω = π e quindi i coefficienti di Fourier sono
Z 1 Z 2
a0 = (1 − x) dx + (x − 1) dx = 1,
0 1
Z 1 Z 2
ak = (1 − x) cos(π k x) dx + (x − 1) cos(π k x) dx
0 1
1 − 2 cos(k π) cos(2 k π) sin(2 k π) 2 k
= + + = 1 − (−1) ,
k2 π 2 k2 π 2 kπ k2 π 2
Z 1 Z 2
bk = (1 − x) sin(π k x) dx + (x − 1) sin(π k x) dx
0 1
1 2 sin(k π) cos(2 k π) sin(2 k π)
= − − + = 0.
kπ k2 π 2 kπ k2 π 2
4
Osserviamo che a2k = 0 e a2k+1 = (2k+1)2 π 2
. Dunque la serie di Fourier di f è
a0
F [ f ](x) =
+ ∑ a2k+1 cos ω (2k + 1) x
2 k>0
1 4
= +∑ 2 2
cos (2k + 1)πx .
2 k>0 (2k + 1) π
f
1 f
k=0
k=1
k=2
-1 0 1x
E SEMPIO .
Consideriamo la funzione f (x) = ex in [0, 2 π] ed estendiamola a tutto R con periodo 2 π. I coefficienti di Fourier sono per
k ∈ N \ {0}
1 2π x e2 π − 1
Z
a0 = e dx = ,
π 0 π
1 2π x e2 π − 1 1
integrando per
Z
ak = e cos(k x) dx = = ,
π 0 parti due volte π 1 + k2
1 2π x e2 π − 1 k
integrando per
Z
bk = e sin k x dx = =− .
π 0 parti due volte π 1 + k2
e2 π − 1 e2 π − 1 cos(k x) k sin(k x)
F [ f ](x) = + ∑ − .
2π π k>1 1 + k2 1 + k2
Per il teorema precedente F [ f ] coincide con f in R \ (2 π Z), mentre per x ∈ 2 π Z coincide con la media (e2 π + 1)/2. Il teorema
precedente non è applicabile perché non vale la condizione di raccordo f (0) = f (1). La seguente figura rappresenta il grafico di
f ed Fn [ f ] per qualche valore di n.
y
f
n=1
n=5
n=10
-2 π 0 2π x
E SEMPIO .
Estendiamo f (x) = x2 fuori da [−π, π] con periodo 2 π. f è C2 , soddisfa la condizione di raccordo, f (−π) = f (π), mentre f 0
non la soddisfa, f 0 (−π) 6= f 0 (π). Per il teorema precedente la serie di Fourier converge ad f in [−π, π] e la si può derivare
termine a termine in (−π, π). I coefficienti di Fourier sono
2 2
a0 = π ,
3
2 π 2 integrando per 2 2π 4
Z
ak = x cos(k x) dx = = cos(k π) = (−1)k 2 ,
π 0 parti due volte π k2 k
bk = 0.
Quindi la serie di Fourier di x 7→ ex è
π2 4
F [ f ](x) = + ∑ (−1)k 2 cos(k x).
3 k>1 k
CAPITOLO 5. SERIE DI FUNZIONI 125
Nella seguente figura abbiamo rappresentato il grafico di f insieme a quello della somma n-esima Fn [ f ]0 della sua serie di
Fourier per qualche valore di n.
y
f
n=1
n=3
n=5
-2 π 0 2π x
Nella seguente figura abbiamo rappresentato il grafico di f 0 ed Fn [ f ]0 per qualche valore di n.
y
f'
-2 π 2π n=1
n=3
x
n=5
E SERCIZIO .
Si consideri la funzione f (x) = |x| su [−π, π]. In base ai risultati visti, si può affermare che la serie di Fourier di f converge a
|x|? Calcolare quindi lo sviluppo di Fourier di f e verificare che effettivamente la serie converge totalmente. Infine, porre x = 0
nello sviluppo in serie trovato e ottenere la somma di una serie numerica notevole.
E SERCIZIO .
Sia f (x) = x2 (2 π − x)2 in [0, 2 π]. In base ai risultati visti, dire cosa si può affermare a priori sulla serie di Fourier di f , ed in
particolare sulla sua derivabilità termine a termine.
E SERCIZIO .
In base ai risultati visti, dire cosa si può affermare a priori sulla serie di Fourier di
(
0 se x ∈ [0, π],
f (x) = soluzione
1 se x ∈ (π, 2 π],
Calcolare poi lo sviluppo di Fourier su tale intervallo. Con l’ausilio di un computer tracciare il grafico di f e delle somme della
sua serie di Fourier per i primi valori di n.
CAPITOLO 5. SERIE DI FUNZIONI 126
E SERCIZIO .
Sviluppare in serie di Fourier il prolungamento periodico della funzione x4 per x ∈ [−π, π] e dedurre la formula
1 π4
∑ 4 90 .
= soluzione
n>1 n
E SERCIZIO .
Calcolare gli sviluppi in serie di Fourier delle seguenti funzioni.
• Conv. assoluta. Per il test della radice la serie dei moduli ∑ n |x|n converge se |x| < 1 e diverge se |x| > 1. Se x = ±1, allora
∑ n |x|n = ∑ n diverge. L’insieme di convergenza assoluta è quindi (−1, 1).
• Conv. puntuale. Sicuramente c’è convergenza puntuale nell’insieme di convergenza assoluta (−1, 1). Se |x| > 1, allora lim |n xn | =
n→+∞
+∞ e quindi ∑ n xn non può converge. Dunque, l’insieme di convergenza puntuale è (−1, 1).
• Conv. totale ed uniforme. Osserviamo che non può esserci convergenza totale o uniforme in (−1, 1) perché altrimenti per la continuità
di x 7→ n xn ci sarebbe anche in [−1, 1], ma questo è assurdo in quanto in [−1, 1] non c’è convergenza puntuale.
C’è invece convergenza totale (e quindi anche uniforme) in [−a, a] ⊂ (−1, 1) perché ∑ sup |n xn | = ∑ n an converge visto che a
n>1 x∈[−a,a] n>1
appartiene all’insieme di convergenza puntuale (−1, 1). indietro
E SERCIZIO .
x
Studiare la serie di funzioni ∑ .
n>1 ln 2+en x2
x
• Conv. puntuale. Sicuramente la serie converge in x = 0. Se x 6= 0, allora la serie diverge visto che è asintoticamente
ln 2+en x2
x
equivalente a n+ln(x2 )
e la serie aritmetica diverge.
• Conv. uniforme, assoluta e totale. Banalmente tali convergenze le si hanno solo in {0}. indietro
E SERCIZIO .
sin(n x)
Studiare ∑ n .
n>1
CAPITOLO 5. SERIE DI FUNZIONI 127
sin(n x)
Se x ∈ π Z, allora ∑ n = ∑ 0 = 0. Se x ∈
/ π Z, allora applichiamo il test di Dirichlet per le serie numeriche. Per la somma parziale
n>1 n>1
n
zn (x) = ∑ sin(k x) abbiamo
k=1
n
1 x
zn (x) = 2 sin(k x) sin
∑
2 sin(x/2) k=1 2
n h
1 1 1 i
= cos k − x − cos k + x
∑
2 sin(x/2) k=1 2 2
1 x 1
= − cos n + x
2 | sin(x/2)| 2 2
cos
1 n + 1 n 1
= 2 sin x sin x 6 .
2 | sin(x/2)| 2 2 | sin(x/2)|
2n 2n
sin(k xn )
uk (xn ) =
∑ ∑ k
k=n+1 k=n+1
sin π6 + 6πn sin π6 + 26 πn sin π3
= + +...+
n+1 n+2 2n
π π π
sin 6 sin 6 sin 6
> + +...+
n+1 n+2 2n
1 1 1 1 n 1
= +...+ > · = .
2 n+1 2n 2 2n 4
π
Dunque esiste ε = 1/4 tale che per ogni n esiste m = 2n ed xn = 6n ∈ (0, 2 π) tale che
m
uk (xn ) > ε.
∑
k=n+1
Pertanto il test di Cauchy per la convergenza uniforme non è soddisfatto e, di conseguenza, la serie non converge uniformemente.
Dimostriamo che c’è convergenza uniforme in [a, 2 π] ⊂ (0, 2 π) applicando il test di Dirichlet per le serie numeriche. La somma
n
parziale zn (x) = ∑ sin(k n) soddisfa
k=1
1 1 1
|zn (x)| 6 = 6 ∀x ∈ [a, 2 π],
sin(x/2) sin(x/2) sin(a/2)
ovvero x 7→ zn (x) è uniformemente limitata su [a, 2 π]. Visto che an = 1/n decresce a zero, per il test di Dirichlet la serie converge
uniformemente in [a, 2 π]. indietro
E SERCIZIO .
3
Studiamo ∑ n x e−n·x .
n>1
• Conv. puntuale. C’è conv. puntuale in zero perché fn (0) = 0. Per il test della radice c’è conv. puntuale in (0, +∞) perché
√ 3 3
n x e−x = e−x < 1.
p
n n
lim fn (x) = lim
n→+∞ n→+∞
3
− fn (x) = e−x > 1. Dunque l’insieme di
p
n
Per il test della radice la serie diverge a −∞ per ogni x < 0 perché fn (x) < 0 e lim
n→+∞
convergenza puntuale è [0, +∞).
CAPITOLO 5. SERIE DI FUNZIONI 128
• Conv. assoluta. Da quanto appena visto segue che l’insieme di convergenza assoluta è [0, +∞).
3 1
fn0 (x) = n (1 − 3 n · x3 ) e−n·x > 0 ⇐⇒ x< √
3
.
3n
Non c’è conv. totale in [0, +∞) perché r
1
3 n2
∑ sup | fn (x)| = ∑ fn √
3
=∑
n>1 x>0 n>1 3n n>1 3e
diverge per il test necessario. Invece in [δ , +∞) ⊂ (0, +∞) c’è convergenza totale perché
∑ sup | fn (x)| = ∑ fn δ
n>1 x>δ n>1
• Conv. uniforme. Sicuramente c’è conv. uniforme in [δ , +∞) ⊂ (0, +∞). Dimostriamo che non c’è conv. uniforme in [0, +∞)
mostrando che non è verificato il test di Cauchy
m
∀ε > 0 ∃N = N(ε) ∈ N t.c. sup f p < ε ∀m > n > N.
∑
[0,+∞) p=n+1
Osserviamo che
m m
3 1 d −p·x3 1 d m −x3 p
∑ p x e−p·x = ∑ · − e =− · ∑ e
p=n+1 p=n+1 3 x dx 3 x dx p=n+1
−(n+1)·x 3 −(m+1)·x 3 e−nx3 ex3 (1 + n) − n − e−mx3 ex3 (1 + m) − m
1 d e −e
=− · 3 = 2 x.
3 x dx 1 − e−x
x 3
1−e
Questo basta a mostrare che non c’è conv. uniforme in [0, +∞).
La serie delle derivate converge uniformemente in [δ , +∞) ⊂ (0, +∞) perché per la monotonia di fn0 risulta
3
∑ sup fn0 (x) = ∑ sup fn0 (δ ) = ∑ n 1 − 3 n δ 3 e−n·δ
n>1 x>δ n>1 x>δ n>1
e per il criterio della radice tale serie converge. Pertanto in [δ , +∞) vale la proprietà del passaggio al limite sotto il segno di derivata e
3 1 d h −n·x3 i 1 dh −n·x3
i 1 d h −x3 n i
∑ n x e−n·x = ∑− ·
3 x dx
e =− · ∑
3 x dx n>1
e = − · ∑ e
3 x dx n>1
n>1 n>1
3 3 3
1 d h e−x i 1 dh 1 i 1 h 3x2 e−x i xe−x
=− · = − · −1 + = − · − =
3 x dx 1 − e−x3 3 x dx 1 − e−x
3
3x 3
(1 − e−x )2
3
(1 − e−x )2
Dunque 3
xe−x
−n·x3
3 se x > 0,
∑ nxe = (1−e−x )2
n>1
0 se x = 0.
Osserviamo che tale funzione non è C0 in [0, +∞) anche se le fn lo sono. Infatti si ha che
3 3
xe−x −x3 2 xe−x
lim 3 = lim 3 · 6 = +∞.
x↓0 (1 − e−x )2 x↓0 1 − e−x x
| {z } | {z }
→1 →+∞
CAPITOLO 5. SERIE DI FUNZIONI 129
Questo è un altro modo per dimostrare che non c’è conv. uniforme in [0, +∞).
Quanto dimostrato trova riscontro nella seguente figura.
s5
f
s4
s3
s2
s1
indietro
E SERCIZIO .
2
Studiare la serie ∑ (−1)n x n+n
2 .
n>1
Per studiare la convergenza puntuale o uniforme della serie applichiamo la proposizione per le serie di funzioni a segno alterno. Abbiamo
convergenza puntuale in R in quanto per ogni x ∈ R risulta
x2 + n x2 1 x2 1 x2 + (n + 1)
fn (x) = 2
= 2+ > 2
+ = = fn+1 (x),
n n n (n + 1) n+1 (n + 1)2
lim fn (x) = 0.
n→+∞
La serie non converge uniformemente in R perché supR | fn | = +∞. Abbiamo però convergenza uniforme in [−a, a] ⊂ R in quanto
a2 + n a2 + (n + 1)
sup | fn | = > = sup | fn+1 |,
[−a,a] n2 (n + 1)2 [−a,a]
a2 + n
lim sup | fn | = lim = 0.
n→+∞ [−a,a] n→+∞ n2
x2 1
dove ∑ n2
converge mentre ∑ n diverge. Da questo segue che la serie non converge nemmeno totalmente in nessun intervallo. Si
n>1 n>1
(π x)2
dimostra che la serie converge puntualmente ad f (x) = − − ln(2).
12
s2
s64
s
s
ss10
12
14
16
18
20 8
s9753 f
s19
17
15
13
11
s1
indietro
E SERCIZIO .
Discutere il comportamento della seguente serie di funzioni:
√
n
∑x , x > 0.
n>1
Convergenza puntuale ed assoluta. Osserviamo che fn (x) > 0 per ogni x > 0 e pertanto la convergenza puntuale ed assoluta coincidono.
Se x = 1, allora la serie non converge perché fn (1) = 1 −−−−→ 1 6= 0. Se x > 1 allora la serie non converge perché lim fn (x) = +∞ 6= 0.
n→+∞ n→+∞
CAPITOLO 5. SERIE DI FUNZIONI 130
Se x = 0 allora la serie converge perché fn (0) = 0. Prendiamo x ∈ (0, 1). Proviamo con il test della radice:
p n √
p √
n
fn (x) = x n = x1/ n −−−−→ 1.
n→+∞
Dunque il test della radice non ci dice nulla. Sappiamo già che
fn+1 (x) p
lim = lim n fn (x) = 1
n→+∞ fn (x) n→+∞
e quindi sicuramente nemmeno il test del rapporto ci dice qualcosa. Comunque, per calcolare il limite del rapporto fn+1 (x)/ fn (x) basta
osservare che √ √ √ √ √
fn+1 (x) x n+1 √ √ ( n+1−
√ n)( √n+1+ n)
−√ 1 √
n+1− n
= √n = x =x n+1+ n = x n+1+ n −−−−→ 1.
fn (x) x n→+∞
La serie ricorda la serie geometrica ∑ xn che converge per x ∈ (−1, 1). Proviamo con il test del confronto asintotico:
n>1
√ √ √
x n √ ( n−n)(
√ n+n n−n2
√
n
= x n−n = x n+n =x n+n −−−−→ +∞
x n→+∞
√
n−n2
in quanto x ∈ (0, 1) e lim √ = −∞. Dunque xn converge a zero più velocemente di x n e quindi nemmeno il test del confronto
n→+∞ n+n
asintotico ci dice nulla. Proviamo con il test del confronto. Osserviamo che
n2 −1 √ √ √ √ √ √ √
∑x k
= x + x 2 + x 3 + x2 + x 5 + x 6 + x 7 + x 8
k=1
√ √ √ √ √ √ √ √
2 2
= + x3 + x 10 + x 11 + x 12 + x 13 + x 14 + x 15 + . . . + xn−1 + x (n−1) +1 + . . . + x n −1 .
Se poniamo √ √
k2 +1 (k+1)2 −1
gk (x) = xk + x +...+x
allora abbiamo che
n2 −1 √ n−1
k
∑ x = ∑ gk (x).
k=1 k=1
Osserviamo che gk (x) è la somma di ((k + 1)2 − 1) − k2 + 1 = 2k + 1 termini ciascuno dei quali è 6 xk , pertanto
2(k + 1) + 1 xk+1
2k + 3
k
= x −−−−→ x < 1.
(2k + 1)x 2k + 1 k→+∞
Dunque anche la serie di sinistra converge ed abbiamo che l’insieme di convergenza puntuale è [0, 1).
Convergenza totale ed uniforme. Sicuramente non c’è convergenza totale o uniforme in [0, 1) perché altrimenti, per la continuità di fn ce
l’avrei anche in [0, 1], ma questo
√
è assurdo
√
visto che in x = 1 non c’è convergenza puntuale. C’è però convergenza totale in [0, a] ⊂ [0, 1)
in quanto sup fn (x) = a n e ∑ a n converge visto che a appartiene all’insieme di convergenza puntuale. Di conseguenza, c’è
x∈[0,a] n>1
convergenza totale e quindi uniforme negli intervalli [0, a] ⊂ [0, 1). Osserviamo che la convergenza uniforme in [0, a] ⊂ [0, 1) poteva
essere dimostrata senza passare per quella totale verificando il test di Cauchy per la convergenza uniforme come segue:
√ m √ m m m √ m
k
x 6 xk =⇒ x k
6 xk 6 sup xk =⇒ sup x k
6 sup xk 6 ε
∑ ∑ ∑ ∑ ∑
k=n+1 k=n+1 x∈[0,a] k=n+1 x∈[0,a] k=n+1 x∈[0,a] k=n+1
per n, m sufficientemente grandi in quanto la serie geometrica converge uniformemente in [0, a] e quindi soddisfa il test di Cauchy per la
convergenza uniforme. indietro
CAPITOLO 5. SERIE DI FUNZIONI 131
E SERCIZIO .
Dimostrare la seguente uguaglianza.
(−1k )
Z 1
arctan(x)
dx = ∑ 2
0 x k>0 (2k + 1)
Visto che
x2n+1
arctan(x) = ∑ (−1)n 2n + 1 per x ∈ [−1, 1],
n>0
per la proprietà del passaggio al limite sotto il segno di integrale per le serie di potenze abbiamo che
Z 1
arctan(x)
Z 1 2n Z 1 x2n
n x
n
dx = ∑ (−1) dx = ∑ (−1) dx
0 x 0 n>0 2n + 1 n>0 0 2n + 1
h x2n+1 ix=1 (−1)n
= ∑ (−1)n =∑ . indietro
E SERCIZIO .
Sviluppare in serie di Fourier il prolungamento periodico f della funzione x4 per x ∈ [−π, π] e dedurre la formula
1 π4
∑ n4 = 90 .
n>1
-3 π -2 π -π 0 π 2π 3π x
per ogni x ∈ R. Per definizione
1 h x5 ix=π 2π 4
Z 2π
1 1
Z π
a0 = f (x) dx = x4 dx = = .
π 0 π −π π 5 x=−π 5
Calcoliamo ora gli ak e bk per k > 1.
1
Z π R f 0 g dx = − R f g0 dx + f g
ak = x4 cos(k x) dx =
π
−π f (x) = sin(k x)/k, g(x) = x4
4
Z π h sin(k x) ix=π f (x) = − cos(k x)/k
=− x3 sin(k x) dx + x4 =
kπ −π k x=−π g(x) = x3
4 3 cos(k x) 3 x=π
Z π h i
=− x2 cos(k x) dx − x
kπ k −π k x=−π
12 π 2 8π 2 f (x) = sin(k x)/k
Z
=− 2 x cos(k x) dx + 2 cos(k π) =
k π −π k g(x) = x2
12 2 π
Z h sin(k x) ix=π 8π 2
=− 2 − x sin(k x) dx + x2 + 2 cos(k π) =
k π k −π k x=−π k
24 π 8π 2 f (x) = − cos(k x)/k
Z
= 3 x sin(k x) dx + 2 cos(k π) =
k π −π k g(x) = x
24 1 cos(k x) x=π 8π 2
Z π h i
= 3 cos(k x) dx − x + 2 cos(k π)
k π k −π k x=−π k
24 h sin(k x) ix=π 48 8π 2 8(k2 π 2 − 6)
= 4 − 4 cos(k π) + 2 cos(k π) = (−1)k
k π k x=−π k k k4
Visto che x 7→ x4 è una funzione pari ed x 7→ sin(kx) è una funzione dispari, abbiamo che
1
Z π
bk = x4 sin(k x) dx = 0.
π −π
CAPITOLO 5. SERIE DI FUNZIONI 132
a0 π4 8(k2 π 2 − 6)
f (x) = + ∑ ak cos(k x) + bk sin(k x) = + ∑ (−1)k cos(k x).
2 k>1 5 k>1 k4
π4 8(k2 π 2 − 6) π 4 1 1
π4 = +∑ = + 8π 2 ∑ 2 − 48 ∑ 4
5 k>1 k4 5 k>1 k k>1 k
π4 π2 1 π 4 4π 4 1
= + 8π 2 − 48 ∑ 4 = + − 48 ∑ 4
5 6 k>1 k 5 3 k>1 k
e quindi
1 π4 1 4 π4
∑ k4 = 48 + −1 = . indietro
k>1 5 3 90
E SERCIZIO .
In base ai risultati visti, dire cosa si può affermare a priori sulla serie di Fourier di
(
0 se x ∈ [0, π],
f (x) =
1 se x ∈ (π, 2 π].
Calcolare poi lo sviluppo di Fourier su tale intervallo. Con l’ausilio di un computer tracciare il grafico di f e delle somme della
sua serie di Fourier per i primi valori di n.
Visto che in [0, 2π] si ha che f è limitata, costante a tratti ed f 2 è integrabile, possiamo applicare i teoremi di convergenza in media
quadratica e di convergenza puntuale:
Z 2π 2
E( f , Fn [ f ]) = f (x) − Fn [ f ](x) dx −−−−→ 0,
0 n→+∞
f (x0− ) + f (x0+ )
F [ f ](x0 ) = .
2
In particolare, dato che f è continua in (0, π) e (π, 2π), abbiamo convergenza puntuale in tali intervalli. Per definizione
Z 2π Z 2π
1 1
Z π
a0 = f (x) dx = 0 dx + 1 dx = 1.
π 0 π 0 π
1 2π 1 2π
Z Z
ak = f (x) cos(k x) dx = 1 · cos(k x) dx
π 0 π π
1 h sin(kx) ix=2π
= = 0,
π k x=π
Z 2π
1 1 2π
Z
bk = f (x) sin(k x) dx = 1 · sin(k x) dx
π 0 π π
1 h cos(kx) ix=2π 1
= − =− cos(2kπ) − cos(kπ)
π k x=π
( kπ
1 0 se k è pari,
1 − (−1)k =
=− 2
kπ − kπ se k è dispari.
1 2
= −∑ sin (2k + 1) x .
2 k>1 (2k + 1)π
-3 π -2 π -π 0 π 2π x indietro