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ACADEMIA ALFONSIANA
LA DIGNITA PERSONALE
DELL'EMIBRIONE UMIANO NELLA LUCE
DELL'ISTRUZIONE DIGNITAS PERSONA E
ie
Editura Serafica
ROMAN 2014
PONTIFICIA UNIVERSITAS LATERANENSIS
ACADEMIA ALFONSIANA
INSTITUTUM SUPERIUSTHEOLOGIAE MORALIS
LA DIGNITÀ PERSONALE
DELL’EMBRIONE UMANO NELLA LUCE
DELL’ISTRUZIONE DIGNITAS PERSONAE
Editura Serafica
ROMAN 2014
Vidimus et approbamus ad normam
Statutorum Academiae Alphonsianae
Nihil Obstat
Mons. Enrico dal Covolo, S.D.B.
Rector Magnificus
Pont. Univ. Lateranensis
Romae, die 27/06/2014
Imprimi Potest
Emilian Cătălin, OFMConv.
Minister Provincialis
Bacău, die 18/09/2014
Imprimatur
Mons. Petru Gherghel
Episcopus Iassiensis
Iaşi, die 24/09/2014
AI MIEI GENITORI,
PETRUE AGNESA,
AI MIEI FRATELLI
E AI MIEI PIÙ CARI AMICI
RINGRAZIAMENTI
RINGRAZIAMENTI .................................................................................. 5
INDICE ....................................................................................................... 7
PRESENTAZIONE ..................................................................................... 9
SIGLE E ABBREVIAZIONI .................................................................... 11
INTRODUZIONE ..................................................................................... 13
PARTE I: LA DIGNITÀ UMANA.......................................................... 19
CAPITOLO I: LA DIGNITÀ UMANA E LE VISIONI DEL MONDO ...... 21
1.2 Che cos’è la
1.1 unadignità? del mondo? ……………………………………… .. 37
visione.....................................................................................22
a. articolo
cap. capitolo
ed. editor
eds. editors
col. colonna
coll. colonne
n. numero
nn. numeri
ss. seguenti
q. quaestio
INTRODUZIONE
1 Cf. PARICIO Javier, «Persona: un retorno a los orígenes», in Annali del Seminario
Giuridico dell’Università di Palermo 55 (2012) 456; cf. POSSENTI Vittorio, Il nuovo
principio persona, Armando Editore, Roma 2013, 17.
2 Cf. ARRAS D. John, «Principles and Particularity: The Role of Cases in Bioethics»,
in Indiana Law Journal 69/4 (1994) 983-1014; cf. GERT Bernard, CULVER M. Charles,
CLOUSER Danner K., Bioethics: A Return to Fundamentals, Oxford University Press,
New York 1997.
14
13 Cf. DEGRAZIA David, «On the Question of Personhood beyond Homo sapiens»,
in SINGER Peter (edited by), In Defense of Animals. The Second Wave, Blackwell
Publishing, Oxford 2006, 44.
14 VAN HOOFT Stan, Life, Death, and Subjectivity. Moral Sources in Bioethics,
Rodopi, Amsterdam & New York 2004, 156 (trad. nostra); cf. SUMNER Wayne Leonard,
«A Matter of Life and Death», in Noûs 10 (1976) 153.
15
VAN HOOFT Stan, Life, Death …,156. (trad. nostra)
16 BOSSI Laura, Storia naturale dell’anima, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2005,
291; cf. GORDIJN Bert, «The Troublesome Concept of the Person», in Theoretical
Medicine and Bioethics 20 (1999) 347–359.
17 Cf. BOKLAGE E. Charles, How New Humans Are Made. Cells and Embryos,
Twins and Chimeras, Left and Right, Mind/Self/Soul, Sex, and Schizophrenia, World
Scientific, Singapore 2010, 1.
18 Cf. FELDMAN Fred, Confrontations with the Reaper. A Philosophical Study of the
Nature and Value of Death, Oxford University Press, New York 1992, 119.
19 Cf. LOCKE John, An Essay Concerning Human Understanding, vol. II, Mundell &
Son, Edinburgh 1801, 54; cf. RICH A. Ben, «Postmodern Personhood: a Matter of
Consciousness», in Bioethics 11/3-4 (1997) 208-210; cf. PARKIN Chris, «Metaphysics
and medical ethics», in Journal of Medical Ethics 21 (1995) 109-110; cf. CAVALIERI
Paola, The Animal Question. Why Nonhuman Animals Deserve Human Rights, Oxford
University Press, New York 2001, 38.
17
28 «La nebbia del mondo / non raggiunge la luce dell’essere», poetava Martin
HEIDEGGER, ne L’esperienza del pensare, Città Nuova, Roma 2000, 49. La nebbia del
mondo è qui una sorprendente immagine dell’uomo che, pensando, si scopre avvolto in
una misteriosa foschia, simbolo dei propri limiti spazio-temporali: «il pensare è trovarsi
limitati» (ibid., 49). Ora, come si fa ad uscire da questa situazione stagnante? La ragione,
se non vuole sprofondare nel nulla, deve credere nella bontà del mondo, pensandolo
fondato in una luce che lo trascende. L’uomo, lungo la storia, ha affrontato le
vicissitudini della vita con fede, battendo nuovi sentieri di giorno e sognando ad occhi
aperti di notte, incuriosito da quella misteriosa pellicola semi, chiamata «cielo stellato»,
e che, in un certo senso, continua a tracciare simbolicamente il limite d’ogni nostra
pretesa d’onniscienza. Kant, in effetti, ha ragione quando ci ricorda che i nostri filtri
esistenziali non ci permettono l’accesso alla cosa in sé (noumeno); eppure, proprio lui,
mentre con zelo stava spianando «le gallerie di talpa» che la ragione aveva scavato sotto
«il maestoso edifizio morale», commette il più grave errore, fatale per l’ethos: si arroga
il diritto di elevare al rango di a priori ciò che non poteva essere che a posteriori; così
facendo, la ragione s’illude d’essere un demiurgo che plasma il caos, dimenticando che,
essendo arrivata per ultima, è guidata per mano dallo stesso ordine che l’ha intessuta.
Dobbiamo perciò prendere coscienza che il concetto contemporaneo di dignità, offertoci
da Kant, è fragile; somiglia ad una bandiera bianca agitata da una ragione che si crede
autonoma e che, in assenza di una pur umile fondazione ontologica della persona,
rischia di diventare il fenomeno più vaporoso che ci sia.
22
29 Cf. BRUNGARDT S. Gerard, «The face of the other: why we treat the human
person differently», in J Med Pers 9 (2011) 13.
30 Cf. MOUROUXJean, Sens chrétien de l’homme, Aubier, Paris 1953, 105.
31 Cf. BAUMANN Peter, «Persons, Human Beings, and Respect», in Polish Journal
of Phylosophy 1/2 (2007) 7.
32 Cf. BELLOTThomas, Sanskrit Derivation of English Words, London 1856,35.
34 Mons. Willem Jacobus Eijk deriva la parola latina dignitas dalla radice sanscrita
dec ma, senza chiarire il significato sanscrito, passa direttamente ai derivati latini: deceo
(far onore, convenirsi, dovere) e decus (avvenenza, onore, fama, decoro, intuizione di
ciò che conviene). Ci offre, poi, una sua definizione: «dignità implica una
corrispondenza fra realtà e qualità, persona e atto, soggetto e circostanze». La
definizione ci sembra problematica in quanto insinua una conclusione che l’Autore non
vorrebbe trarre: sembra che, perché si possa parlare di dignità, sia necessaria una
corrispondenza tra realtà (individuo) e qualità (attributi dimostrabili), persona (essere) e
atto (fare), soggetto e circostanze. Cf. EIJK Willem Jacobus, «Dignità di persona:
attualizzata dal concepimento o crescita graduale? Una lettura a partire dall’Istruzione
Dignitas personae», in RUSSO Giovanni (ed.), Dignitas personae. Commenti
all’Istruzione sulla bioetica, Coop. S. Tom. & Elledici, Messina & Leumann (Torino)
2009, 113.
23
35 Cf. BOETII An. Manl. Sev., Liber de persona et duabus naturiscontra Eutychen et
Nestorium, in MIGNE J.-P. (accurante), Patrologiae, tomus LXIV, Parisiis 1847, cap. III,
col. 1343; cf. MAUSS Marcel, «Une catégorie de l’esprit humain: la notion de personne,
celle de “moi”», in The Journal of the Royal Anthropological Institute of Great Britain
and Ireland 68 (1938) 273-274; cf. DELUMEAU Jean, «The Development of the Concept
of Personhood», in THOMASMAC. David, WEISSTUB N. David, HERVÉ Christian (edited
by), Personhood and Health Care, Kluwer Academic Publishers, Dordrecht 2001, 13.
36 È significativo che una delle etimologie del sopramenzionato concetto sembri
avere a che fare con il nome di un dio etrusco, «Phersu», raffigurato con una maschera
sul volto (presumibilmente una divinità dei morti), dal quale proviene il termine latino
persona, cioè la maschera utilizzata dai Romani nelle cerimonie dedicate ai defunti
(imagines mortuorum o animorum) [cf. RIBAS ALBA M. José, Persona: desde el
derecho romano a la teología cristiana, Editorial Comares, Granada 2011, 121-123; cf.
PARICIO Javier, «Persona: un retorno …», 451]. La persona, dunque, non era
semplicemente la maschera indossata dagli attori cultuali, bensì «una rappresentazione
supporto dell’anima del defunto» [BARCELÓ Rafael Ramis, «Notas sobre la historia del
concepto de persona», in Index: quaderni camerti di studi romanistici, international
survey of roman law n. 41 (2013) 308 (trad. nostra); cf. RIBAS ALBA M. José, Persona:
desde …, 110, 116, 132-133; cf. PARICIO Javier, «Persona: un retorno …», 457].
Qualcuno, invece, fa derivare il concetto di persona dalle parole greche περι + σωμα, in
latino circum-corpus = attorno al corpo [cf. voce «PER-SON» in LEMON GEORGE
WILLIAM, English etymology. A derivative Dictionary of the English language: in two
Alphabets, London 1783, PE; cf. BRENNAN Edward Robert, Thomistic Psychology. A
Philosophic Analysis of the Nature of Man, The Macmillan Company, New York 1941,
281].
37 Cf. GIUBILINI Alberto, MINERVA Francesca, «After-birth abortion …», 162.
53 Cf. SEIFERT Josef, «Persons and Causes: Beyond Aristotle», in Journal of East
West Thought 2/3 (2012) 7-8, 13, 18.
54 Cf. WOJTYŁA Karol, «Subjectivity and the Irreducible in Man», in Analecta
Husserliana 7 (1978) 108; cf. ENGBERG-PEDERSEN Troels, «Stoic Philosophy and the
Concept of the Person», in GILL Christopher (edited by), The Person and the Human
Mind. Issues in Ancient and Modern Philosophy, Claredon Press & Oxford University
Press, New York 1990, 109-110; cf. MCARDLE Patrick, «Ecce Homo …», 2.
55 Giustamente, come rilevava il pastore-teologo Fritz Jahr in un articolo pubblicato
nel lontano 1927, se consideriamo l’antropologia dal punto di vista della bio-psicologia
(«Bio-Psychik»), «la stretta distinzione tra l’animale e l’essere umano, dominante nella
nostra cultura europea sino alla fine del secolo XVII, non può più essere sostenuta».
JAHR Fritz, «Bio-Ethik: Eine Umschau über die ethischen Beziehungen des Menschen
zu Tier und Pflanze», in Kosmos. Handweiser für Naturfreunde 24/1 (1927) 2; tradotto
in inglese dal professor Sass Hans-Martin, «Bio-Ethics. Reviewing the ethical relations
of humans towards animals and plants», in JAHR 1/2 (2010) 227 (trad. nostra); cf.
SCHWEITZER Albert, An Antology, 269.
56 Cf. RIBAS ALBA M. José, Persona: desde …, 107.
27
57 Cf. CHARAMSA Krzysztof, «Alle radici della persona», in Alpha Omega 14/1
(2011) 55-58, 66, 84.
58 Cf. BRUNGARDT S. Gerard, «The face …», 13-14.
59 Cf. VISALA Aku, «Imago Dei, Dualism and Evolution …», 103.
62 Cf. DARWIN Carlo, L’origine dell’uomo e la scelta in rapporto col sesso, Unione
Tipografico-Editrice, Torino 1888, 70.
63 Cf. ibid., 138.
umanità, l’uomo è per definizione mortale, come tutti gli altri animali69.
Perché si istauri una differenza meta-fisica, c’è bisogno che Qualcuno
intervenga a suo favore, per salvarlo dalla provvisorietà del mondo.
Secondo noi, perciò, l’alito di vita ( )נפׁשche Dio
antropomorficamente soffia nelle narici dell’uomo – dopo milioni d’anni di
metamorfosi – non è né biologico né psicologico, bensì soprannaturale70,
perché soltanto un io immortale 71 è in grado di vincere l’anonimato
dell’eterno ritorno. Se è vero, dunque, che la dignità, in una certa misura, si
rispecchia nelle qualità del bio-psiché umano (intelligenza, abilità speciali,
capacità artistiche ecc.), la sua inalienabilità non può fondarsi che nella
natura meta-fisica della persona72.
San Tommaso d’Aquino, volendo controbattere le tendenze
spiritualistiche del suo tempo, non si è reso conto che le categorie etiche
dello Stagirita sono una trasposizione fedele della sua metafisica
immanente 73 («metaphysical biology» 74) e, seguendolo, arriva a delle
conclusioni che rivelano tutta la fragilità e artificiosità della sua variante
cristiana di ilemorfismo:
Col peccato l’uomo abbandona l’ordine della ragione: egli
perciò decade dalla dignità umana, che consiste nell’esser liberi e
nell’esistere per se stessi, degenerando in qualche modo
69 Cf. WIRGMAN George, An Essay on Man, or the Mortal Body and the Immortal
Soul, Koe and Moore, London 1828, 70.
70 Cf. KOHLER Kaufmann, Jewish Theology Systematically and Historically
Considered, The Macmillan Company, New York 1918, 212; cf. POPESCU Dumitru,
«Logos, Trinity, Creation», in International Journal of Orthodox Theology 1/1 (2010)
63-64.
71 Cf. GUNDRY H. Robert, Sōma in Biblical Theology with Emphasis on Pauline
Anthropology, Cambridge University Press, Cambridge 1976, 116, 121.
72 L’immortalità dell’anima personale, scrive Rosmini, «è la condizione della
umana dignità, e della felicità a cui l’uomo, con irresistibili e non domabili voti,
continuamente aspira». ROSMINI-SERBATI Antonio, Psicologia, vol. I, Coeditori
Francesco Rossi Romano & Bouetteaux e Aubry, Napoli 1858, 148.
73 Cf. WOJTYŁA Karol, «Subjectivity and the Irreducible …», 108-109; cf. SEIFERT
Josef, «Persons and Causes …», 18
74 Cf. MACINTYRE Alasdair, After Virtue …, 58, 163, 196.
30
75 Summa Theologiae, II-II, q. 64, a. 2, ad 3; cf. MEREU Italo, La morte come pena.
Saggio sulla violenza legale, Donzelli Editore, Roma 2000, 28-32; cf. MCMAHAN Jeff,
The Ethics of Killing: Problems at the Margins of Life, Oxford University Press, New
York 2002, vii; cf. JONES Albert David, Approaching the End. A Theological
Exploration of Death and Dying, Oxford University Press, New York 2007, 119-120.
76 Cf. OWENS T. M., Jr., «Aristotle Polis: Nature, Happiness, and Freedom», in
Reason Papers No. 6 (1980) 71; cf. BRUGGER E. Christian, «Aquinas and Capital
Punishment: The Plausibility of the Traditional Argument», in Notre Dame Journal of
Law, Ethics & Public Policy 18/2 (2012) 362.
77 Cf. LEBECH Anne Mette Maria, «Dignity v. Dignity. The Significance of the
Notion of Human Dignity in the Human Rights Tradition and its Use in Bioethics», in
Studies in Ethics and Law 7 (1998) 32-33.
78 Cf. BRUGGER E. Christian, «Aquinas and Capital …», 365-369.
79 Cf. PAYNE Craig, «Would Aquinas Change His Mind on Hominization Today?»,
in KOTERSKI W. Joseph (edited by), Life and Learning XVIII: Proceedings of the
Eighteenth University Faculty for Life Conference, University Faculty for Life, Bronx
(NY) 2011, 247.
31
83 Cf. BLÁZQUEZ Niceto, «La pena de muerte según Santo Tomás y el abolicionismo
moderno», in Rivista Chilena de Derecho 10 (1983) 279, 284, 287-290, 315; cf.
MEGIVERN J. James, The Death Penalty. An Historical and Theological Survey, Paulist
Press, Mahwah (New Jersey) 1997, 119-120; cf. GONZÁLEZ-CARVAJAL SANTABÁRBARA
Luis, «La pena de muerte, un oprobio que persiste», in Sal Terrae 90 (2002) 551-552.
84 Cf. GRISEZ G. Germain, «Toward a Consistent Natural-Law Ethic of Killing», in
The American Journal of Jursiprudence 15 (1970) 68; cf. SEIFERT Josef, «Persons and
Causes …», 18-19.
85 Cf. FAGGIONI P. Maurizio, La vita nelle nostre mani, Edizioni Camilliane, Torino
20092, 157-158.
86 Cf. WOJTYŁA Karol, «Subjectivity and the Irreducible …», 109.
87 GIOVANNI Paolo II, Evangelium vitae (1995), n. 9; cf. FOSTER Charles, «Putting
dignity to work», in The Lancet 379 (2012) 2044-2045.
32
102 Cf. LOCKE John, An Essay Concerning …, vol. 2, 54; cf. DENNETT Daniel,
«Conditions of Personhood», in RORTY Oksenberg Amélie (edited by), The Identities of
Persons, University of California Press, Berkeley & Los Angeles 1976, 175-196.
103 Qui, dunque, il magistero «non cerca di definire la persona» ma «piuttosto
costata che tutti gli esseri umani sono persone e dunque dotati di queste facoltà
distintive. Non dice che soltanto coloro che possono effettivamente fare uso di queste
facoltà sono persone». LADARIA F. Luis, «Dignitas personae. Alcuni elementi di
antropologia», in StMor 47/2 (2009) 341, nota 4.
35
107 Cf. KEANE Eamonn, «Dignitas Personae: Pro-Life and Pro-Science», in The
Thomas More Centre Bulletin 19/3 (2009) 3; cf. RAE Scott, «The Language of Human
Dignity in the Abortion Debate», in DILLEY Stephen, PALPANT J. Nathan (eds.), Human
Dignity in Bioethics: From Worldviews to the Public Square, Routledge, New York
2013, 221.
108 «Si deve escludere l’introduzione di criteri di discriminazione, quanto alla
dignità, in base allo sviluppo biologico, psichico, culturale o allo stato della salute».
CDF, Dignitas personae (2008), n. 8.
109 Cf. KACZOR Christopher, «Anthropological, Theological and Ethical Aspects of
Human Life and Procreation (nn. 1-10)», in BRUGGER E. Christian (ed.), Symposium on
Dignitas personae, published in National Catholic Bioethics Quarterly 9 (2009) 466
467.
110 LADARIA F. Luis, «Dignitas personae …», 341; cf. THAM Joseph, «Human
Dignity in Dignitas Personae: Philosophical and Theological Reflections», in Studia
Bioethica 2/1 (2009) 16.
111 FILORAMO Giovanni, «La dignità e le tradizioni religiose», in SANNA Ignazio
(ed.), Dignità umana …, 60; cf. PLOCH Amanda, «Why Dignity Matters: Dignity and
the Right (or Not) to Rehabilitation from International and National Perspectives», in
International Law and Politics 44 (2012) 895-898.
37
118 Cf. PERSSON Ingmar, SAVULESCU Julian, «The Meaning of Life: Science,
Equality and Eternity», in TETSUJI Uehiro (edited by), Ethics for the Future of Life,
Proceedings of the 2012 Uehiro-Carnegie-Oxford Ethics Conference, Oxford Uehiro
Center for Practical Ethics, Oxford 2013, 109-124.
119 ROVIGHI Vanni Sofia, Elementi di filosofia, vol. 3, La Scuola, Brescia 1976, 216.
120 Cf. SIREW. James, The Universe Next Door, InterVarsity Press, Downers Grove
(IL) 20044, 9; cf. TAUBER I. Alfred, Science and the …, 172.
121 Cf. SEIFERT Josef, The critical role of Weltanschauung. Axiological reflections,
Boston, 20th World Congress of Philosophy 1998, http://www.iap.li/
oldversion/site/research/Seifert/Weltanschauung.pdf, consultato il 20/10/2010.
39
della realtà nel suo insieme122. Il senso del mondo, come bene ha intuito
Wittgenstein, non è immediatamente accessibile alla nostra mente, ma è
religioso, sta fuori. Cioè dipende da una Sorgente personale eterna.
Contrariamente a quello che solitamente si pensa, l’uomo non può
vivere senza fidarsi né può conoscere senza assumere degli assiomi
indimostrabili perché «la fede e la ragione sono come due ali con le quali lo
123
spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità» .
L’intuizione, pertanto, non è un accessorio di cui ci si può sbarazzare, ma è
parte integrante della nostra mente124: è una forza che spinge la ragione a
trascendere i propri limiti e a rinfrescare la propria visione del mondo.
L’uomo è religioso per natura125.
Lo stesso Paolo era consapevole che l’uomo, nella sua condizione
terrena, ha necessariamente una visione del mondo la quale, però, non
corrisponde del tutto alla realtà in sé: «Ora vediamo come in uno specchio
in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in modo
imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono
conosciuto» (1Cor 13,12).
Non sta a noi, infatti, avere o meno una visione del mondo; essa è
già implicita nella nostra mente 126. Il tipo di visione del mondo che
coltiviamo, tuttavia, può essere frutto di una nostra scelta e può avere delle
conseguenze sul nostro modo di vedere la dignità umana. Così, se il «sacro»
permette all’uomo di fondare il mondo, gli consente cioè di trovare un punto
fermo, un’axis mundi, il «profano» lo relativizza trasformandolo in una
122 Cf. LANZA Robert, Biocentrism. How Life and Consciousness are the Keys to
Understanding the True Nature of the Universe, Benbella, Dallas (TX) 2009, 8.
123 GIOVANNI Paolo II, Fides et ratio (1998), Introduzione.
124 Cf. BELSHAW Christopher, 10 good questions about life and death, Blackwell
Publishing, Malden (MA)-Oxford-Carlton 2005, 4.
125 Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica. Compendio, Libreria Editrice Vaticana,
Città del Vaticano 2005, n. 2.
126 Cf. JUNG Carl Gustav, Memories, Dreams, Reflections (recorded and edited by
JAFFÉ Aniela),Vintage Books, New York 1989, 300.
40
127
Cf. ELIADE Mircea, Il sacro e il profano, Paolo Boringhieri, Torino 1967, 25-28.
128 Ibid., 159.
129 Cf. MOUROUXJean, Sens chrétien …, 16.
132 Cf. BAUMANZygmunt, Consuming Life, Polity Press, Cambridge & Malden MA
2007, 104; cf. CLARK E. Mary, In search of human …, 190.
133 Cf. ARENDT Hannah, The human condition, The University of Chicago Press,
Chicago & London 19982, 320-321.
41
138 Cf. KOVÁC Ladislav, «Science, an essential part of culture», in EMBO reports
7/2 (2006) 128-129.
42
145 Cf. COYNE V. George, «Evolution and Intelligent Design. Who Needs God?», in
SECKBACH Joseph & GORDON Richard (edited by), Divine Action and Natural Selection.
Science, Faith and Evolution, World Scientific, Singapore 2009, 10-11; cf.
BELARDINELLI S., «Natura in senso cosmologico, biologico, antropologico ed
ecologico», in PAV, Natura e dignità della persona umana a fondamento del diritto
alla vita. Le sfide del contesto culturale contemporaneo, Atti dell’ottava Assemblea
generale della Pontificia Accademia per la Vita (Città del Vaticano, 25-27 febbraio
2002), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2003, 69; cf. CTI, «Comunione e
servizio. La persona umana creata a immagine di Dio» (2004), n. 67.
43
150 Cf. AERTS Diederik et al., World Views From fragmentation to integration,
Internet Edition 2007 (originally published by VUB Press, Brussels 1994), 15-16,
http://www.vub.ac.be/CLEA/pub/books/worldviews.pdf, consultato il 02/09/2010.
151 Cf. TAUBER I. Alfred, Science and the …, 173.
153 Cf. MORELAND Porter James, Kingdom Triangle: Recover the Christian Mind,
Rennovate the Soul, Restore the Spirit’s Power, Zondervan, Grand Rapids (MI) 2007,
46-58.
154 Cf. MCLAREN Anne, «A Scientist’s View of the Ethics of Human Embryonic
Stem Cell Research», in Cell Stem Cell 1 (2007) 23-24; cf. SZOSTEK A., «La questione
antropologica: esiste la verità assoluta sull’uomo?», in PAV, Natura e dignità …, 42.
155 MULLER Charles, Dignitas Personae: Instruction pour la conservation en l'état
du parc humain, postato il 13/12/2008, http://we-the-mutants.blogspot.com/2008/12/
dignitas-personae-instruction-pour-la.html, consultato il 15/12/2010 (trad. nostra).
CAPITOLO II
LETEORIE E LA FONDAZIONE DELLA DIGNITÀ UMANA
156 Cf. BRAUDE E. Stephen, «Personal Identity and Postmortem Survival», in Social
Philosophy and Policy 22/2 (2005) 229-230; cf. LOKAJÍČEK V. Miloš,
«Phenomenological and Ontological Models in Natural Science», in Concepts of
Physics 4 (2007) 659.
157 Cf. THOMAS Nagel, «What Is It Like to Be a Bat?», in The Philosophical Review
83/4 (1974) 435-450; cf. DEMELLO Margo, Animals and Society. An Introduction to
Human-Animal Studies, Columbia University Press, New York 2012, 19.
158 Cf. MARCEL Gabriel, La dignité humaine et ses assises existentielle, Aubier,
Paris 1964, 128-129.
159 Cf. TAUBER I. Alfred, Science and the …, 183.
46
160 Cf. KORSGAARD M. Christine, «Aristotle and Kant on the source of value», in
Ethics 96/3 (1986) 498-500.
161 Cf. WOJTYŁA Karol, «Subjectivity and the Irreducible …», 108-109.
163 «[…] d’une plus noble essence / Nostre esprit est formé, lequel a retenu / Le
naturel du lieu duquel il est venu. / Or, tout ainsi que Dieu en variant exerce, / Estant
seul, simple et un, sa puissance diverse, / Et se monstre admirable en ce grand Univers/
Pour la varieté de ses effects divers / Ainsi nostre âme seule, image tres-petite / De
l’image de Dieu, le Tout-Puissance imite». DE RONSARD Pierre, «L’Excellence de
l’Esprit de l’Homme», in Œvres Complètes, tome VI, Libraire A. Franck, Paris 1866,
234-235; cf. RIBAS ALBA M. José, Persona: desde …, 24.
47
168 Cf. SULMASY P. Daniel, «Dignity and Bioethics: History, Theory, and Selected
Applications», in THE PRESIDENT’S COUNCIL ON BIOETHICS (ed.), Human Dignity …,
472.
169 Cf. ZÚÑIGA Gloria, «An Ontology of Dignity», in Metaphysica 5/2 (2004) 121.
170 Cf. KELNER F. John, «Human Dignity», in POST G. Stephen (edited by),
Encyclopedia of Bioethics, vol. II, Macmillan, New York 20043, 1193.
49
171 Cf. ARENDT Hannah, «What is Authority?», in BAEHR PETER (edited by), The
Portable Hannah Arendt, Penguin Books, New York 2000, 463-464,475.
172 Cf. PLATONE, Repubblica, 475e.
173 Cf. STEWARTJ. A., Myths of Plato, Macmillan & Co, London 1905, 57-58.
della realtà, si appella al bene ideale, frutto della dottrina delle idee, essa
stessa verosimilmente adottata per facilitare l’autorità in campo politico177.
Ora, il progresso può essere approssimato al bene ideale solo a patto
che si faccia un uso effettivo della ragione la quale, a sua volta, per
sussistere, ha bisogno di una base biologica sana178. Platone è un sostenitore
dell’ascesi semplicemente per domare le varie classi sociali della polis; in
altre parole è la sua visione etico-politica179 a generare il dualismo, e non
viceversa180. Questa visione, per quanto apparentemente regolata dalle Idee,
non può fare a meno del «naturalismo biologico», poiché il suo vero scopo
non è altro che quello di «difendere una disuguaglianza naturale e sociale tra
gli uomini»181. Secondo Karl Popper, «il suo storicismo idealista poggia non
su una base spirituale, ma su una biologica, […] una sorte di meta-biologia
della razza umana»182. La dignità dell’uomo nella weltanschauung platonica
è elitaria, riservata a pochi individui favoreggiati dalla natura, in modo
speciale al filosofo, l’unico a rendersi conto che il mondo è una caverna e
che l’unico modo per accedere alla verità è la contemplazione delle idee.
In Platone, quindi, la dignità dell’uomo diventa sinonimo di
un’esercitazione visibile della razionalità la quale, essendo distribuita in
modo diseguale tra gli individui, può essere esaltata, abbassata 183 o,
addirittura, negata, com’è il caso dei figli nati da genitori di condizione
inferiore o con malformazioni, che devono essere esclusi dalla società e
177 Cf. POPPER K. R., The open society and its enemies, vol. I, The spell of Plato,
George Routledge & Sons, London 1945, 130.
178 Cf. PLATONE, Timeo, 88b-c.
179 Cf. MAN E. William, «Plato», in CAHN M. Steven (edited by), Classics of
Western Philosophy, Hackett Publishing Company, Indianapolis 20026, 2.
180 Cf. RUSSELL Bertrand, History of Western Philosophy and its Connection with
Political and Social Circumstances from the Earliest Times to the Present Day, George
Allen and Unwin, London 1946, 164.
181 PELE Antonio, Human Dignity in Philosophy and History (September 1, 2006),
http://ssrn.com/abstract=1619983, consultato il 13/11/2010, 43. (trad. nostra)
182 POPPER K. R., The open society...,75. (trad. nostra)
189 Cf. WOJTYŁA Karol, «Subjectivity and the Irreducible …», 108.
52
190
la razionalità , il che comporta una dignità paradossale, mai
oggettivamente definibile191.
In Aristotele non è l’idea d’umanità comune a primeggiare, ma
quella d’appartenenza alla polis (cittadinanza), esclusiva ed escludente192,
basata su fattori politici, economici e sociali193. La donna, per esempio,
appare «come un maschio menomato»194, con un cervello di dimensioni più
piccole 195 , dotata di una capacità deliberativa inferiore a quella
dell’uomo196.
Gli schiavi, poi, eccetto coloro resi tali per mezzo di leggi ingiuste,
sono considerati «strumenti animati», cioè parti vive del corpo dei loro
padroni, privi della capacità deliberativa, ma utili per rendere efficaci le
azioni di questi ultimi197.
Aristotele promuove, inoltre, l’infanticidio in caso di deformità e
l’aborto nel caso dei concepiti fuori dai tempi stabiliti dalla legislazione
della polis (in quest’ultimo caso, però, prima che il feto abbia acquisito la
sensibilità e la vita)198. Per quanto riguarda l’eutanasia, quando si tratta
d’individui umani che non hanno perso l’uso della ragione, Aristotele ne è
contrario perché la ragione presuppone tanto l’esercitazione della virtù,
quanto l’appartenenza ad un contesto sociale dal quale non se ne può
194 ARISTOTELE, De generatione animalium, 737a26 ss; cf. DEVIN M. Henry, «How
Sexist Is Aristotle’s Developmental Biology?», in Phronesis 52 (2007) 4-6, 13, 18.
195 Cf. ARISTOTELE, De generatione animalium, 653a26-28.
197 Cf. ibid., 1254a1-12, 1255b10-11; cf. BASTI Gianfranco, Filosofia dell’uomo,
Edizioni Studio Domenicano, Bologna 1995, 97, nota 45.
198 Cf. ARISTOTELE, Politica, 1335b20; cf. JONSENR. Albert, The Birth of Bioethics,
285.
53
sottrarre con codardia; questa regola non sembra potersi applicare, invece,
nel caso degli esseri umani privi di razionalità, come risulta dal caso dei
deformi che, per legge, non dovrebbero più essere allevati (eutanasia
passiva)199.
La dignità in Aristotele è sinonimo di una razionalità manifesta. La
sua definizione di uomo (ζῶον λόγον ἔχον), per quanto elegante dal punto di
vista politico, è discriminante, perché lascia fuori tutti gli individui umani
razionalmente difettosi o privi del tutto della cognizione, come per esempio
gli embrioni. B. Russell concludeva la sua analisi dell’etica aristotelica in
questi termini: «Quando passiamo a paragonare i principi etici d’Aristotele
con i nostri, troviamo […] un’accettazione dell’ineguaglianza che ripugna
molto al sentimento moderno»200.
Paradossalmente qualcuno è convinto che «Platone e Aristotele
pensano all’interno di una ricca visione metafisica e di una profonda
comprensione sulla natura umana riconosciuta nel suo valore spirituale»,
anche se, subito dopo, corregge il suo pensiero: «Non sono arrivati, tuttavia,
a capire quando inizia a esistere un individuo della specie umana né quali
siano i suoi diritti inalienabili, e non hanno problemi nel subordinare
l’esistenza degli individui non nati (oppure nati con gravi menomazioni)
agli interessi della collettività»201. In che senso ricca visione metafisica
(oppure profonda comprensione sulla natura umana), visto che non è di
nessun uso per chi veramente ne avrebbe bisogno, ma abbraccia solamente
chi è già favorito dalla madre natura? Non ci sembra affatto di intravedere,
nella filosofia di Platone o in quella di Aristotele, una ricca visione
metafisica, bensì al massimo l’abbozzo di un progetto politico. Riguardo
Aristotele, poi, bisogna chiedersi se non fu il suo ambizioso progetto
politico ad aver generato l’etica e la metafisica, e non viceversa.
201 PASCUAL Fernando, «L’aborto di fronte alla filosofia», in Alpha Omega 13/3
(2010) 340.
54
202 Cf. GAUTHIER P. David, The logic of Leviathan. The moral and political theory
ofThomas Hobbes, Oxford University Press, New York 1969, 7.
203 Cf. HOBBESThomas, Il Leviatano, vol. 1, Fabbri Editori, Milano 2001, 117-118.
204 Ibid.,
117-118.
205
Cf. ibid., 119.
55
Agli occhi di Hobbes, quindi, la dignità dipende dal valore che gli
altri207 (la società, lo Stato, ecc.) attribuiscono all’individuo: essere significa
fare, produrre. Nonostante la natura abbia concesso a tutti gli individui
umani diritti uguali 208 di modo che ognuno possa andare incontro alle
proprie necessità, lo Stato, per evitare che tutti facciano guerra contro tutti, è
costretto a legalizzare un sistema di valutazione gerarchico, in grado di
mantenere l’ordine209; e l’unico modo ragionevole per quantificare il merito
sembra essere quello di verificare empiricamente la capacità produttiva
dell’individuo, che può essere ottima, scadente o assente, il che comporta
una gradazione assiologica che va dal massimo di dignità fino all’indegnità
più nuda210. Evidentemente, l’utilizzo di un tale metro valutativo è molto
problematico perché emargina i più deboli: i disoccupati, le persone
gravemente menomate e tutti coloro che non sono in grado di contribuire al
progresso della società211.
Del resto, una volta che la società scambia Dio con un «dio
mortale», cioè con lo Stato – il Leviatano – il passaggio da una valutazione
mercantile ad una totale nullificazione della persona diventa quasi
212 Cf. ARENDT Hannah, «Total Domination», in BAEHR Peter (edited by), The
Portable Hannah …, 125.
213 Cf. MARCEL Gabriel, La dignité humaine …, 167-168.
57
214 Cf. ZARUK David, The Dignity of Humanity in One’s Person. An Analysis of
Kant’s Concept of Dignity, PhD dissertation, Katholieke Universiteit Leuven 2001, 55
57, 91, 94, 96, 153.
215
Cf. DI PIETRO Maria Luisa, MOLTISANTI Dino, «La dignità …», 78-79.
216 Cf. CAPURRO Rafael, «Beyond Humanisms», in Journal of New Frontiers in
Spatial Concepts 4 (2012) 6-8.
217 Cf. CREŢIA Petru, Eseuri morale [Saggi morali], Editura Muzeul Literaturii
Române, Bucureşti 2000, 13-21.
58
morali, ai quali io non posso rinunciare senza essere ai miei propri occhi
degno di disprezzo»218.
Dal punto di vista di Kant, dunque, non è possibile accedere
all’immortalità per via speculativa, ma la si può solo postulare, poiché tra
l’imperfezione del nostro homo phaenomenon e la perfezione che
caratterizza l’imperativo categorico c’è una distanza infinita che necessita
un’eternità per essere colmata. Non bisogna perdere di vista, però, che tanto
la beata colpa (l’io fenomenico), quanto il salvatore (l’imperativo
categorico), appartengono ad una sola dimensione, essendo i prodotti di una
stessa mente, con una capacità di lettura a due livelli: uno empirico, grazie
al quale considera le cose nella loro fenomenicità, ed uno noumenico, per
mezzo del quale cerca di capire la cosa in sé219. Tutto si svolge su un solo
palcoscenico (la mente) e, vista l’impostazione immanente di Kant, abbiamo
delle buone ragioni per credere che, non appena il cervello collassa
irreversibilmente, finisce pure “l’immortalità postulata”. Il compito di
colmare l’infinita lacuna che esiste tra l’homo phaenomenon e la perfezione
insita nell’imperativo categorico passa, perciò, all’umanità quale specie,
cioè, in termini aristotelici, viene assunto dall’intelletto attivo.
Eppure, se fosse vero che Dio e l’immortalità dell’anima sono
semplici costrutti della ragione pura, nulla ci impedisce di pensare che anche
tale affermazione lo è, poiché deriva dalla stessa ragione pura, le cui
speculazioni sono per definizione «finzioni prive di contenuto»220, come,
d’altronde, pure la legge morale della ragione, la cui presupposta autonomia
non è altro che un trionfo sofistico221.
218 KANT, Critica della Ragion pura, Laterza, Bari 1971, 627.
219 Cf. KORSGAARD M. Christine, «Aristotle and Kant …», 501-502.
Ad ogni modo, per Kant il ruolo centrale non è più occupato dalla
verità metafisica, né dalla natura nel suo aspetto empirico (fenomeno), ma
dalla ragione autonoma222, da non confondere con la cognizione dell’uomo
empirico (homo phaenomenon):
L’uomo considerato nel sistema della natura (homo
phaenomenon, animale razionale) è un essere di mediocre importanza
e ha, come tutti gli altri animali che il suolo produce, un valore
comune volgare (pretium vulgare). […] Ma l’uomo considerato come
persona, vale a dire come soggetto di una ragione morale pratica, è
elevato al di sopra di ogni prezzo, perché come tale (homo noumenon)
egli dev’essere riguardato non come un mezzo per raggiungere i fini
degli altri e nemmeno i suoi propri, ma come un fine in sé; vale a dire
egli possiede una dignità (un valore interiore assoluto), per mezzo
della quale costringe al rispetto di se stesso tutte le altre creature
ragionevoli del mondo, ed è questa dignità che gli permette di
misurarsi con ognuna di loro e di stimarsi loro uguale223.
Ciò che balza subito agli occhi nel frammento appena citato è il
cambio di prospettiva rispetto alla definizione aristotelica di uomo:
l’animale razionale non occupa più una posizione privilegiata all’interno del
regno animale, ma «è un essere di mediocre importanza». Nonostante sia il
più intraprendente tra gli animali, l’homo phaenomenon è sempre un entità
del regno animale, cioè è dotato di «un valore comune», forse inferiore
all’uomo hobbesiano, che lo rende incapace di accedere al «Regno dei fini».
Soltanto le persone sono capaci di una tale rivoluzione224.
A questo punto, però, bisogna stabilire chi è una persona nel senso
kantiano del termine. L’uomo aristotelico, evidentemente, come pure la
persona tomista, non ne sono buoni candidati perché Kant sminuisce la
cognizione bio-psicologica e mette tra parentesi l’immortalità dell’anima.
222 Cf. GLENSY D. Rex, «The Right to Dignity», in Columbia Human Rights Law
Review 43/1 (2011) 76; cf. ARNOLD G. Denis, BOWIE E. Norman, «Sweatshops and
Respect for Persons», in Business Ethics Quarterly 13/2 (2003) 222.
223 KANT, La
metafisica dei costumi, Editori Laterza, Bari 1970, 294.
224 Cf. ZARUK David, The Dignity of Humanity …, 99-100.
60
225 Cf. KANT Immanuel, Anthropology from a Pragmatic Point of View, Cambridge
University Press, Cambridge 2006, 15; cf. LOUDEN B. Robert, Kant’s Impure Ethics.
From Rational Beings to Human Beings, Oxford University Press, New York & Oxford
2000, 67.
226 Cf. STARKE Friedrich Christian, Immanuel Kants Menschenkunde oder
philosophische Anthropologie, Leipzig 1831,9.
227 Cf. KANT, Fondazione della metafisica dei costumi, Editori Laterza, Roma-Bari
20096, 103.
228 Cf. HARRIS W. George, Dignity and Vulnerability. Strength and Quality of
Character, University of California Press, Berkeley (Calif) 1997, 63.
229 KANT, Fondazione della …, 103.
61
235 Cf. SCHROEDER Doris, «Dignity: One, Two, Three, Four, Five, Still Counting»,
in Cambridge Quarterly of Healthcare Ethics 19 (2010) 119, 121.
236 Cf. MOODY R. Harry, «Why Dignity in Old Age Matters?», in DISCH Robert,
DOBROF Rose, MOODY R. Harry (eds.), Dignity and Old Age, The Haworth Press,
Binghamton (NY) 1998, 31; cf. DEAN Richard, The Value of Humanity in Kant’s Moral
Theory, Oxford University Press, New York 2006, 17.
237 Cf. DEAN Richard, The Value ..., 18.
l’umanità, così nella tua persona come nella persona di ogni altro, sempre
insieme come fine, mai semplicemente come mezzo».
Abbiamo visto, però, che l’umanità in Kant è tutt’altro che la somma
degli individui viventi della specie homo sapiens. L’umanità, in una prima
accezione, si riferisce a quegli individui umani che hanno nelle loro
rappresentazioni il pensiero del proprio io (soggettività). Abbiamo già fatto
notare che una larga categoria di individui umani non sono in grado di
ritrovarsi in questa definizione e, quindi, secondo Kant, mancherebbero di
dignità. In una seconda accezione, invece – se non si vuole che l’intero
edificio morale crolli su se stesso – tutti gli individui umani razionali (in
possesso dell’umanità) dovrebbero accettare di andare oltre il livello
soggettivo (coscienza di sé) verso il riconoscimento di una legge
universalmente valida che possa garantire oggettività (riconoscimento) e
protezione a tutti i soggetti autonomi e, perciò, automaticamente tesserati
all’associazione «Regno dei fini». L’idea è geniale, ma fortemente selettiva
poiché, per funzionare, deve per forza spingere verso l’umanità solamente
chi sta al progetto242, lasciando indietro gli incapaci ed i cattivi. La dignità,
quindi, non sta nella specie umana come tale, ma in quei membri della
specie umana che aderiscono e condividono la legge morale della
reciprocità e del progresso in vista di un’umanizzazione mondiale243. Una
tale visione è la miglior prova che, per quanto «noumenale», la ragione non
può evitare le fauci del processo evolutivo244, anzi, dal momento che il
242 Cf. NUSSBAUM C. Martha, The Fragility of Goodness. Luck and Ethics in Greek
Tragedy and Philosophy, Cambridge University Press, New York 2001, xxii, 4.
243 Purtroppo qualcuno si sbaglia nell’interpretare Kant: «Per dignità intrinseca, io
intendo quel merito o valore che le persone hanno semplicemente perché sono umane,
non in virtù della posizione sociale, capacità di farsi apprezzare, oppure particolari
talenti, abilità o poteri. La dignità intrinseca è il valore che gli esseri umani hanno
semplicemente in virtù del fatto che sono esseri umani. […] La nozione di dignità di
Kant è intrinseca». SULMASY P. Daniel, «Dignity and …», 473. (trad. nostra)
244 Cf. HARRIS W. George, Dignity and Vulnerability …, 51.
65
che, in un certo senso, non è la ragione umana a dettare le leggi della natura,
ma è l’osservanza della legge naturale impressa nell’universo e, quindi nella
ragione stessa, a preservare l’uomo entro i confini di una natura specifica.
Letta in questa chiave, la dignità dell’uomo sta nella capacità di accordare la
propria ragione con la Ragione divina immanente che permea il cosmo,
evitando disequilibri fatali.
Una linea simile segue anche Giovanni Pico della Mirandola, anche
se lui, a differenza degli stoici, è convinto che il Creatore trascenda
infinitamente il cosmo e le leggi in esso iscritte: «[…] il Sommo Padre, Dio
creatore, aveva foggiato secondo le leggi di un’arcana sapienza questa
dimora del mondo quale ci appare, tempio augustissimo della divinità.
Aveva abbellito con le intelligenze la zona iperuranica, aveva avviato di
anime eterne gli eterni globi […]»249. L’uomo, nella visione mirandoliana,
sembra mancare di una natura propria. L’elemento decisivo non sarebbe,
quindi, una natura propria o – in termini teologici – un’imago inamovibile,
bensì le decisioni morali250. L’autodeterminazione fa sì che i confini che
marcano la struttura dell’uomo siano molto flessibili, permettendo
un’evoluzione bidirezionale lungo la verticalità di un’immaginaria scala che
collega l’alto col basso:
Stabilì finalmente l’ottimo artefice che a colui cui nulla
poteva dare di proprio fosse comune tutto ciò che aveva singolarmente
assegnato agli altri. Perciò accolse l’uomo come opera di natura
indefinita e postolo nel cuore del mondo così gli parlò: “Non ti ho
dato, o Adamo, né un posto determinato, né un aspetto proprio […].
Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché
di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi
nella forma che avresti prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose
inferiori che sono i bruti; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti
249 PICO DELLA MIRANDOLA Giovanni, Discorso sulla dignità dell’uomo, Editrice
La Scuola, Brescia 1987, 5.
250 Cf. DOUGHERTY M. V., «Two Possible Sources for Pico’s Oratio», in Vivarium
40/2 (2002) 3.
68
nelle cose superiori che sono divine”. […] Chi non ammirerà questo
nostro camaleonte?251
Ma è ciò che facciamo a renderci degni, oppure ciò che siamo, senza
nessun’altra qualifica? Da un punto di vista evolutivo sicuramente il fare ha
avuto una parola da dire sull’essere; da un’altra parte, però, non dobbiamo
dimenticare che il fare non può sussistere senza l’essere. Solo l’Essere
supremo, che noi chiamiamo Dio, poteva chiamare dal nulla l’essere. Lungo
la storia, l’essere è stato sempre accompagnato dal fare ed il fare
dall’essere. Solo nell’uomo, tuttavia, l’universo, per la prima volta, ha preso
coscienza del suo fare e, sorpreso, si è chiesto «Chi sono io e da dove
vengo?». L’universo, per non tornare nel nulla, disperatamente ha preferito
essere e, ciecamente, è riuscito ad indovinare e ad organizzare, una per una,
le leggi della propria crescita. La vita biologica è apparsa sulla terra in
seguito a delle leggi che l’hanno resa possibile e l’universo, da quel
momento, pur nelle doglie del parto, non cessa di guardarsi, sempre più
profondamente, con gli occhi dei viventi che brulicano sulla sua superficie
e, particolarmente, con la mente dell’uomo poiché «la scala per salire in Dio
è costituita da tutte le cose dell’universo»255. È così che i germogli della
dignità, in continua evoluzione, hanno raggiunto nell’uomo primitivo un
livello così fiorente da rendere necessario il tocco finale: la
personalizzazione256. Dio, modello eterno della comunione personale, ha
fatto dell’uomo una persona, rendendolo partecipe dell’eternità 257 e
258 La somiglianza, oltre che concetto esplicativo dell’immagine, implica pure una
valenza etica poiché le persone umane sono chiamate ad imitare la relazione d’amore
presente tra le Persone divine.
259 «[…] è […] la metafora che consente di dare fondamento al concetto di dignità
della persona in forza della sua condizione spirituale». GIVANNI Paolo II, Fides et ratio
(1998), n. 83.
260
Cf. ZÚÑIGA Gloria, «An Ontology …», 129.
261 Cf. SEIFERT Josef, The Philosophical Disease of Medicine and Their cure.
Philosophy and Ethics of Medicine, vol. I, Springer, Dordrecht 2004, 115, 118.
262 Cf. EMMONS Nathanael, A Collection of Sermons: Which Have Been Preached
on Various Subjects, and Published at Various Times, Printed by Samuel T. Amstrong,
Boston 1813, 19.
263 BOYD H. Jeffrey, «One’s Self Concept and Biblical Theology», in JETS 40/2
(1997) 218.
71
non può mai essere perduta e che merita rispetto»264. La questione non è se
la dignità della persona umana esista o no, quanto se gli uomini «capiscono,
ammettono e rispondono al fatto che le persone umane hanno dignità»265.
264 SANNA Ignazio, «La Chiesa e la difesa della dignità umana», in SANNA Ignazio
(ed.), Dignità umana …, 95.
265 SMITH Christian, What Is a Person? Rethinking Humanity, Social Life, and the
Moral Good from the Person Up, The University of Chicago Press, Chicago & London
2010, 434. (trad. nostra)
266 GIOVANNI Paolo II, Evangelium Vitae (1995), n. 15.
271 Cf. TOOLEY Michael, «Personhood», in SINGER Peter, KUHSE Helga (edited by),
A Companion to Bioethics, Wiley-Blackwell, Malden (MA) & Oxford 20092, 131, 133
134, 137-138.
73
272 ENGELHARDTH. Tristram, Jr., «The Search for a Global Morality: Bioethics, the
Culture Wars, and Moral Diversity», in ENGELHARDT H. Tristram, Jr., (edited by),
Global Bioethics. An Introduction to the Collapse of Consensus, M & M Scrivener
Press, Salem (MA) 2006, 36. (trad. nostra)
273
SPAEMANN Robert, Natura e ragione …, 76.
274 Ibid.
277
CAMPODONICO Angelo, Etica della ragione. La filosofia dell’uomo tra
nichilismo e confronto interculturale, Jaca Book, Milano 2000, 248.
278 SGRECCIA Elio, Manuale di bioetica, vol. I, 27-28.
75
279 Kant, finché si è limitato a farci notare i limiti della ragione, si è rivelato un
sottile filosofo, quando, però, ha deciso di rinchiudere la ragione dentro il carcere dei
propri limiti, obbligandola ad un’ascesi agnostica, si è dimostrato un pessimo
conoscitore dell’uomo. Come si fa, infatti, ad immaginare una mente incarnata, come è
quella dell’uomo, diffidente nei riguardi del mondo in cui vive (il fenomeno) e della (il
noumeno), eppure disposta a dedicarsi, senza alcuna riserva, al compimento del puro
dovere, contenta di contribuire al «Regno dei fini»?
280 «La conoscenza razionale implica sempre elementi alogici, come per esempio la
fiducia iniziale nella veracità delle nostre facoltà, e la fiducia permanente, quasi una
fede, nell'ipotesi più ragionevole». HESCHEL Abraham Joshua, L’uomo non è solo. Una
filosofia della religione, Mondadori, Milano 2001, 64.
281 San Paolo, ad Atene, trovandosi dinanzi ad un pubblico abituato ad ascoltare i
discorsi degli epicurei e degli stoici, inizia il suo annuncio partendo da una base comune,
«il Dio ignoto», ma quando si tratta di tirare le conclusioni, egli non riesce a tacere le
proprie convinzioni e, col rischio di essere deriso, parla di un uomo (Cristo) che è stato
fatto risorgere da Dio (cf. At 17,16-32). Era, forse, la scienza degli stoici e degli epicurei
migliore della fede predicata da Paolo? In un certo senso tutte e due le posizioni stanno
dentro la fede, in quanto la Realtà supera ogni immaginazione umana. Non sarebbe più
saggio, allora, che sia la fede, sia la ragione prendessero coscienza che sono aspetti
complementari della stessa ragione umana e che dovrebbero collaborare per raggiungere
un ideale comune, la verità?
76
288 Cf. SKRABANEK Petr, MCCORMICK James, Follies and Fallacies in Medicine,
Tarragon Press, Whithorn 19983, 31-34.
78
289 POPPER Karl, ECCLES C. John, The Self and Its Brain. An Argument for
Interactionism, Routledge, London-New York 1983, 15. (trad. nostra)
290 Cf. AGAMBEN Giorgio, The Open. Man …, 79-80; cf. NORDLANDER Andreas,
Figuring Flash in Creation. Merleau-Ponty in Conversation with Philosophical
Theology, Ph.D. Disertation, Lund University, Lund 2011, 33-97.
291 Cf. STĂNILOAE Dumitru, «Ortodoxie şi naţiune» («Ortodossia e nazione»), în
Gândirea, nr. 2, februarie 1935, 77.
292 Cf. MOUROUX Jean, Il mistero del tempo, Morcelliana, Brescia 1965, 292; cf.
FAGGIONI P. Maurizio, «La vita e le forme di vita. Rapporto fra biologia e antropologia»,
in PAV, La cultura …, 83.
79
293 Cf. KOHLER Kaufmann, Jewish Theology …, 208; cf. VISALA Aku, «Imago Dei,
Dualism and Evolution …», 103.
294 Cf. SEIFERT Josef, «Persons and Causes …», 19.
296 Cf. BYNUM Walker Caroline, «Women Mystics and Eucharist Devotion in the
Thirteenth Century», in HALVERSON L. James (edited by), Contesting Christendom.
Readings in medieval Religion and Culture, Rowman & Littlefields Publishers, Lanham
2008, 166; cf. KERR Fergus, After Aquinas. Versions of Thomism, Blackwell Publishing,
Malden (MA)-Oxford-Carlton, 2002, 4-5.
80
303 Cf. HANKINSON R. J., «Body and Soul in Galen», in KING R. A. H. (edited by),
Common to Body …, 234, nota 9.
304 «L’intelletto […] non viene “da fuori” […]. Non è vero, dunque, che Aristotele
faccia provenire l’intelletto “dal di fuori”: egli confuta anche quest’ultima possibilità,
l’ultima risultante dalla confutazione della dottrina platonica, mostrando che l’intelletto
proviene dal pneuma contenuto nello sperma, il quale è divino, perché composto di un
elemento analogo a quello di cui sono composti gli astri». BERTI Enrico, Natura e
generazione degli animali in Aristotele, in Kriterion, Bello Horizonte, nº 122, Dez./2010,
503; cf. CASTONVictor, «Aristotle’s Two Intellects …», 215-216.
305 «[…] questo intelletto è separabile, impassibile e non mescolato, essendo atto
per essenza poiché sempre ciò che fa è superiore a ciò che subisce, ed il principio è
superiore alla materia. […] Quando è separato, è soltanto quello che è veramente, e
questo solo è immortale ed eterno (ma non ricordiamo perché questo intelletto è
impassibile, mentre l’intelletto passivo è corruttibile), e senza questo non c’è nulla che
pensi». ARISTOTELE, L’anima, 430a15-25.
306 Cf. EVERETT Ferguson, Backgrounds of Early Christianity, Wm. B. Eerdmans
Publishing, Grand Rapids (MI) 20033, 341; cf. BOSP. A, The Soul and Its Instrumental
Body. A Reinterpretation of Aristotle’s Philosophy of Living Nature, Brill, Leiden &
Boston 2003, 58-59.
307 BAKER Herschel, The Image of Man, Harper Torchbooks, New York 1961, 60.
(trad. nostra)
308 Cf. PASNAU Robert, Thomas Aquinas …, 44.
82
me in confronto a ciò che ora mi è stato rivelato [...]. L’unica cosa che ora
desidero è che Dio dopo aver posto fine alla mia opera di scrittore possa
presto porre termine anche alla mia vita»309. La dignità ontologica, allora,
non può dipendere essenzialmente dalla razionalità della natura umana, ma
ha quale fondamento qualcos’altro, cioè l’anima personale immortale310,
che è l’unico modo possibile per l’uomo di essere persona tra le Persone311.
I difensori dell’ilemorfismo, invece, devono essere preparati ad
accettare due conseguenze logiche che emergono da una simile teoria: a)
l’immortalità non può appartenere agli enti particolari, bensì all’Essere
Assoluto, l’unico che continua a sopravvivere alle infinite fluttuazioni
interne; b) in un Universo ilemorfico la risurrezione non può avere il senso
che comunemente le viene attribuito poiché gli enti, non avendo raggiunto la
Forma definitiva, sono dinamicamente predisposti prestare la loro materia
ad infinite identità formali mettendo tra parentesi qualsiasi principio di
individuazione stabile.
In sintesi, se l’individuo umano trascende l’universo solamente
perché dotato di ragione e capace d’autodeterminazione (trascendenza dal
basso), la sua dignità non è ontologicamente fondata, bensì è condizionata
dalla manifestazione effettiva di questi attributi. Invece se la trascendenza
dal basso (l’uomo bio-psichico) è abbinata con la trascendenza dall’alto
(l’incontro con Dio e la creazione dell’anima personale immortale), la
dignità non è più condizionata da attributi visibili, bensì è radicata meta
fisicamente, cioè è personale, dove persona significa essere in relazione con
309 WEISHEIPL J. A., Tommaso d’Aquino. Vita, pensiero, opere, Jaka Book, Milano
1988, 325-326.
310 Cf. MOUROUX Jean, Sens chrétien …, 70; cf. AGUILAR Alfonso, «La persona
umana e la sua realizzazione alla luce di una definizione interdisciplinare della morte»,
in Alpha Omega 12/1 (2009) 88; cf. SEIFERT Josef, The Philosophical Disease …, vol. I,
107-109; cf. CLARKE Noris William, The Creative Retrieval of Saint Thomas Aquinas.
Essays in Thomistic Philosophy, New and Old, Fordham University Press, New York
2009, 178.
311 Cf. CLARK H. Gordon, «The Image of God in Man», in Journal of Evangelical
Theological Society 12/4 (1969) 216.
83
312 Cf. GIOVANNI Paolo II, «Discorso per la Sessione plenaria su “Cambiamenti
concernenti il concetto di natura”» (Pontificia Accademia delle Scienze, 27 ottobre
1998), in SORONDO Sánchez Marcelo (a cura di), I papi e la scienza nell’epoca
contemporanea, Jaca Book, Milano 2009, n. 5; cf. EMMONS Nathanael, A Collection of
Sermons …, 10-11.
313 SEIFERTJosef, The Philosophical Disease …, vol. I, 115.
314 L’essere umano, secondo il filosofo americano Patrick Lee, ha una sua identità
sostanziale e, quindi, una dignità inviolabile, sin dal momento del concepimento. Per
sostenere questa tesi Lee si serve di cinque passi: a) l’essere umano è intrinsecamente
degno (soggetto di diritti); b) l’essere umano è degno per ciò che è; c) l’essere umano è
un organismo umano; d) l’organismo umano viene al mondo con la concezione; e)
dunque, ciò che è intrinsecamente degno viene al mondo con la concezione. Cf. LEE
Patrick, «The Pro-Life Argument from Substantial Identity: a Defence», in Bioethics
18/3 (2004) 250.
315 Cf. SHOSTAK Stanley, The Evolution of Death. Why We Are Living Longer, State
University of New York Press, Albany (NY) 2006, 1.
84
pensiero» (la razionalità manifesta) non è sufficiente per difendere tutti gli
individui umani e che, per poterli proteggere, bisogna supporre una «dignità
ontologica», fondata sull’«essere della persona in quanto tale». Dobbiamo
ribadire, però, che «l’essere della persona in quanto tale», se non trova
un’ulteriore fondazione316, diventa un sintagma debole.
La dignità della «persona in quanto tale», infatti, se non si fonda
sull’immortalità personale, diventa puro flatus vocis se riferita a tutti i
miliardi d’esseri umani che non hanno raggiunto mai, oppure hanno perso
permanentemente la coscienza di sé317. Ed, infine, l’immortalità personale è
una speranza vana se non si ammette l’esistenza di un Essere personale
supremo.
Seifert, infatti, si rende conto che un semplice postulato
antropologico («l’essere della persona in quanto tale»), in un ambiente
culturale in cui la distinzione tra l’uomo e l’animale è minima, non può
bastare per giustificare la dignità inalienabile della persona umana ed è
318 SEIFERT Josef, «Il diritto alla vita e la quarta radice della dignità umana», in
PAV, Natura e dignità …, 195.
319 Cf. ID., «Persons and Causes …», 19.
320 Cf. BURNELL Peter, The Augustinian Person, The Catholic University of
America Press, Washington, D.C., 2005, 187; cf. MOUROUXJean, Sens chrétien …,110.
321 Fonti Francescane, Editio Minor, Editrici Francescane, Padova 1986, n. 169.
327 Cf. PASCAL Blaise, Pensieri, Edizioni Studio Tesi, Pordenone 1986, n. 347.
328 LEE Patrick, GEORGE P. Robert, «The Nature and Basis of Human Dignity», in
Ratio Juris 21/2 (2008) 174. (trad. nostra)
87
335 Cf. DANCĂ Wilhelm, «Statutul embrionului uman după sfântul Toma de
Aquino» («Lo statuto dell’embrione umano secondo San Tommaso d’Aquino»), in
Studii tomiste (2001) 121-126.
336 Cf. AMERINI Fabrizio, Tommaso d’Aquino. Origine e fine della vita umana,
Edizioni ETS, Pisa 2009, 72.
337 Cf. OAKLANDER L. Nathan, «Personal Identity, Immortality and the Soul», in
Philo 4/2 (2001) 185; cf. MCMAHAN Jeff, The Ethics of Killing …, 14; cf. LEE Patrick,
GEORGE P. Robert, Body–Self Dualism in Contemporary Ethics and Politics, Cambridge
University Press, New York 2008, 72; cf. TURNER T. James, Substantial Form and the
Nature of Souls: Why Aquinas and his Defenders are Wrong About Disembodied
Human Souls, https://edinburgh.academia.edu/JamesTurner, consultato il 14/03/2014.
338 Catechismo della Chiesa Cattolica. Compendio (2005), n. 210; cf. HERSHENOV
B. David, KOCH-HERSHENOV Rose, «Personal Identity and Purgatory», in Religious
Studies 42/2 (2006) 439-451; cf. GOETZ Stewart, TALIAFERRO Charles, A Brief History
of the Soul, Wiley-Blackwell, Malden (MA) 2011, 57-58.
339 Cf. WIPPELJohn, «Thomas Aquinas on the separated souls’s natural knowledge»,
in MCEVOY James, DUNNE Michael (eds.), Thomas Aquinas. Approaches to Truth, Four
Courts Press, Dublin 2002, 118-119, 121-123, 125, 127-128, 130, 132, 138-140.
340 Cf. JUNG Carl Gustav, Memories, Dreams …, 308-309.
89
341 L’Aquinate pensa che sia la materia ad individuare l’anima. Il corpo, però,
sempre base alla sua dottrina, “svanisce” non appena l’anima razionale, che è la sua
in
(unica!) forma sostanziale, vola in cielo. Ha ragione Anthony Kenny a criticare
Tommaso su questo punto: «Ci sono gravi difficoltà filosofiche nell’identificare l’anima
con la forma, ovvero, per dirla in un altro modo, non è affatto chiaro se la nozione
aristotelica di “forma”, anche se coerente in se stessa, possa essere utilizzata per rendere
intelligibile la nozione di “anima”, così come viene adoperata da Tommaso d’Aquino ed
altri filosofi cristiani». KENNY Anthony, Aquinas on Mind, 28 (trad. nostra); cf.
AMERINI Fabrizio, Tommaso d’Aquino …, 72-73.
342 Cf. PLANTINGA Alvin, «Materialism and Christian Belief», in VAN INWAGEN
Peter, ZIMMERMAN Dean (edited by), Persons. Human and Divine, Oxford University
Press, New York 2007, 101.
343 Cf. SEIFERT Josef, «Persons and Causes …», 18-19; cf. ID., The Philosophical
Disease …, vol. I, 103; cf. BUCHHOLD Jacques, «L’“âme” et la continuité …», 101-103.
344 Cf. PLANTINGA Alvin, «Materialism and …», 100; cf. TRUBSHAW Bob, Souls,
Spirits and Deities, Heart of Albion, Marlborough 20132, 6.
90
345 LEE Patrick, GEORGE P. Robert, «The Nature …», 176 (trad. nostra); cf. ID.,
Body–Self Dualism …, 57,82.
346 Cf. POLIS F. Dennis, «A New Reading of Aristotle’s Hyle»,
http://xianphil.org/hyle_art.html, consultato il 12/05/2011.
347 Cf. BUCHANAN Emerson, Aristotle’s Theory of Being, Mississippi University,
Cambridge (MA) 1962, 7-8, 51, 57, 59-60.
91
348 Cf. SACHS Joe, Aristotle’s Physics. A Guided Study, Rutgers University Press,
New Brunswick & London 1995, 31; cf. ID., «Aristotle: Motion and its Place in Nature»,
in Internet Encyclopedia of Philosophy, http://www.iep.utm.edu/aris-mot/#H2,
consultato il 12/05/2011.
349 Cf. GADAMER Hans-Georg, «Man and Language» (1966), in GADAMER Hans
Georg, Philosophycal Hermeneutics, University of California Press, Berkeley 1976, 59;
cf. LEARJonathan, Open Minded …, 170.
350 Cf. OWENS T. M., Jr., «Aristotle Polis …», 71; cf. NUSSBAUM C. Martha, The
Fragility of Goodness …, 324.
351 Cf. SINGER Peter, SAGAN Agata, «The Moral Status of Stem Cells», in LIZZA P.
John (edited by), Potentiality. Metaphysical and Bioethical Dimensions, Johns Hopkins
University Press, Baltimore (MD) 2014, 131-132.
352 Cf. LEE Patrick, GEORGE P. Robert, Body–Self Dualism …, 66, 73.
92
358 «Nel bambino che si sta sviluppano i geni producono un cervello, il quale
garantisce una mente. Il bambino che sta crescendo, inoltre, eredita pure un lungo
passato evolutivo. I risultati di quest’antica storia vengono espressi biologicamente alla
nascita di tutti i membri (normali) dell’Homo sapiens. Questi eventi del passato
evolutivo (filogenesi) vengono ricapitolati (più o meno) e generano un cervello
moderno (ontogenesi) che garantisce una mente». HOLMES Rolston III, «Genes, Brains,
Minds: The Human Complex», in BULKELEY Kelly (edited by), Soul, Psyche, Brain:
New Directions in the Study of Religion and Brain–Mind Science, Palgrave Macmillan,
New York 2005, 15. (trad. nostra)
359 Il livello 1 della coscienza umana, ossia quello mentale, è caratterizzato da una
trascendenza immanente. La capacità con cui la mente comprime la molteplicità del
mondo materiale in concetti universali (l’astrazione) e la sua abilità a pensare il pensiero
(l’autocoscienza) dimostrano la sua superiorità rispetto alla materia e il grado di
differenza rispetto agli animali, però ciò non significa che è anche in grado di astrarsi
dal cervello e dall’universo materiale. Il livello 2 della coscienza umana, invece, ossia
quello dell’anima personale immortale, essendo caratterizzato da una trascendenza
soprannaturale, ossia da un intervento dall’alto, non è totalmente legato alla spazio
temporalità e inizia, dopo la morte dell’uomo, un’esistenza cosciente in una dimensione
immateriale.
95
362 KRAYNAK P. Robert, «Human Dignity and the Mistery of the Human Soul», in
THE PRESIDENT’S COUNCIL ON BIOETHICS (ed.), Human Dignity …, 62, 79. (trad. nostra)
363 LEONE XIII, «“Libertas”. La libertà umana», 20 giugno 1888, in Enchiridion
delle Encicliche, 3, Leone XIII (1878-1903), Edizione Dehoniane, Bologna 1997, 435
437.
364 PAOLO VI, Gaudium et Spes (1965), n. 14.
97
375 Cf. GIOVANNI Paolo II, «La conquista del nuovo continente del sapere, che è il
genoma umano, dischiuda possibilità di vittoria sulle malattie e non avalli un
orientamento selettivo degli esseri umani», Ai partecipanti alla IV Assemblea generale
della Pontificia Accademia per la Vita, 24 febbraio 1998, in Insegnamenti di Giovanni
Paolo II, XXI, 1, 1998, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2000, n. 4; cf. CTI,
«Comunione e servizio …», n. 30.
376 Cf. HOŁUB Grzegorz, «Being a Person and Acting as a Person», in Forum
Philosophicum 13 (2008) 270.
377 Cf. JEEVES Malcolm, BROWN S. Warren, Neuroscience, Psychology, and
Religion. Illusions, Delusions, and Realities about Human Nature, Templeton
Foundation Press, West Conshohocken (PA) 2009, 121-122.
378 GIOVANNI Paolo II, «“La vita vincerà”. Ai partecipanti alla settima Assemblea
generale della Pontificia Accademia per la Vita», 3 marzo 2001, in Insegnamenti di
Giovanni Paolo II, XXIV/1, 2001, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2003,
n. 4.
100
379 ID., «“La Chiesa rivendica per ogni esere umano il diritto alla vita in nome della
verità dell’uomo e a tutela della sua libertà”. Ai partecipanti all’VIII Assemblea
generale della Pontificia Accademia per la Vita», 27 febbraio 2002, in Insegnamenti di
Giovanni Paolo II, XXV/1, 2002, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2004, n.
3.
380 Cf. CDF, Dignitas personae (2008), n. 5.
381 Cf. ROVIGHI Vanni Sofia, Introduzione a Tommaso …, 90; cf. KENNY Anthony,
Aquinas on Mind, 137; cf. PASNAU Robert, Thomas Aquinas …, 377-378; cf. QUINN
Patrick, «Aquinas’s Views on Mind and Soul: Echoes of Platonism», in Verbum
Analecta Neolatina 6/1 (2004) 85-93; cf. ID., «St. Thomas Aquinas’s Concept of the
Human Soul and the Influence of Platonism», in ELKAISY-FRIEMUTH Maha, DILLON M.
John (edited by), The Afterlife of the Platonic Soul. Reflections of Platonic Psychology
in the Monotheistic Religions, Brill, Leiden & Boston 2009, 179-185; cf. HYDE Krista,
Thomas Aquinas: Soul-Body Connection and the Afterlife, A Thesis Submitted to The
Graduate School at the University of Missouri in partial fulfillment of the requirements
for the degree Master of Arts in Philosophy, St. Louis 2012,29.
101
386 Ibid., n. 8.
387 HESCHEL Abraham Joshua, L’uomo non …, 24; cf. CASPAR Philippe, «La
problématique de l’animation de l’embryon. Survol historique et enjeux dogmatiques»,
in Nouvelle Revue Théologique 113 (1991)410.
388 CDF, Dignitas personae (2008), n. 8.
389 Ibid., n. 9.
396 Cf. WARNER Keith Douglass, «Made of the Stuff of Stars», in Conversations on
Jesuit Higher Education 33 (2008)43.
397 Cf. ELLIS F. R. George, «Top-down causation and emergence: some comments
on mechanisms», in Interface Focus 2 (2012) 126-127, 129-130; cf. SHUBIN Neil, Your
Inner Fish. A Journey into the 3.5-Billion-Year History of the Human Body, Pantheon
Books, New York 2008, 182-183.
398 Cf. PAOLO VI, Gaudium et spes (1965), n. 14.
104
«con impazienza la rivelazione dei figli di Dio», ossia «la redenzione del
corpo» (Rm 8, 19. 23)399. In un universo creato da Dio e che, attraverso la
persona umana, si dirige verso Dio, la «sora morte corporale», come recita il
Cantico delle creature, perde la sua tragicità e altro non fa che fungere da
filtro tra i due mondi, liberando l’io meta-fisico dalle categorie di questo
mondo e trasformandolo in «corpo spirituale», veicolo che consente il
superamento della spazio-temporalità e crea le premesse per l’incontro con
«il Bene, il Sommo Bene», la Fonte suprema della dignità. L’essere umano,
infatti, ce lo ricorda Benedetto XVI, è «più grande di ciò che forma il suo
corpo», «è molto di più di una singolare combinazione di informazioni
genetiche»: è «una nuova creazione»400.
La persona umana, secondo Dignitas personae, è contemplata nel
«mistero della Resurrezione»401 e, in quanto anima personale immortale,
sentenzia la Donum vitae, può godere «della comunione beatifica con
Dio»402.
Una «nuova creazione», quindi, non significa unicamente avere la
capacità di trascendere il mondo grazie ad un’elevata organizzazione della
materia, come è il caso della capacità astrattiva del pensiero umano
(trascendenza dal basso per via evolutiva), bensì anche di possedere, per
grazia, la capacità di trascendere effettivamente l’universo materiale per
mezzo di una coscienza personale immortale, che è in una continua tensione
399 Sappiamo, però, che per Paolo «la redenzione del corpo» si attualizza in un
«corpo spirituale» (1Cor 15,44) - ossia in una forma personale purificata dai
rivestimenti fisiologici - un’espressione, a nostro avviso, molto azzeccata perché
sorprende contemporaneamente sia l’immaterialità dell’altra dimensione, sia i confini
che impediscono la diluizione della coscienza personale in un oceano nirvanico.
400 BENEDETTO XVI, «Torna il pericolo di una vita “Non degna di essere vissuta”»,
Ai partecipanti della Pontificia Accademia per la Vita, 21 febbraio 2009, in
Insegnamenti di Benedetto XVI, V, 1, 2009 (gennaio-giugno), Libreria Editrice Vaticana,
Città del Vaticano 2010, 285-286.
401 CDF, Dignitas personae (2008), n. 3.
408 Cf. GRABBE L. Lester, Wisdom of Solomon, T&T Clark, New York 1997, 53.
409 Cf. HESCHEL Abraham Joshua, Dio alla ricerca dell’uomo, Borla Editore, Torino
1969, 44-45.
410 Cf. BOYD H. Jeffrey, «One’s Self-Concept …»,216.
411 Cf. RATZINGER Joseph, Eschatology …, 104-105; cf. BARR James, The Garden
of Eden and the Hope of Immortality, Fortress Press, Minneapolis 1993, 1-2; cf.
RUNGGALDIER Edmund, «Immortality and …», 1157.
412 Cf. JOHNSTON S. Philip, Shades of Sheol …, 235-237; cf. CHARLESWORTH H.
James, «The Origin and Development of Resurrection Beliefs», in CHARLESWORTH H.
James et al. (edited by), The Origin and the Future of the Biblical Doctrine, T & T
Clark International, New York & London 2006, 218-232; cf. MOREMAN M. Christopher,
Beyond the Threshold Afterlife Beliefs and Experiences in World Religions, Rowman &
Littlefield Publishers, Lanham (Maryland) 2008, 38-51.
107
421 «L’uomo […] è chiamato ad un dialogo personale con il Creatore. Perciò egli
possiede una dignità superiore per essenza alle altre creature visibili, viventi e non
viventi. Come tale è chiamato a collaborare con Dio […] ed è destinato, nel disegno
redentivo, a rivestire la dignità di figlio di Dio.
Questo livello di dignità e di qualità appartiene all’ordine ontologico ed è costitutivo
dell’essere umano, permane in ogni momento della vita, dal primo istante del
concepimento fino alla morte naturale, e si attua in pienezza nella dimensione della vita
eterna». GIOVANNI Paolo II, «La salute, pur non essendo un bene assoluto, esige una
precisa responsabilità morale da parte di ciascuno», Messaggio ai partecipanti al
Congresso di studio promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita sul tema „Qualità
della vita ed etica della salute”, 19 febbraio 2005, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II,
XXVIII, 2005, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2006, n. 3.
422 Cf. SOULEN R. Kendall, WOODHEAD Linda, «Introduction: Contextualizing
Human Dignity», in SOULEN R. Kendall, WOODHEAD Linda (eds.), God and human
dignity, Wm. B. Eerdmans Publishing Co., Grand Rapids (MI) 2006, 9-11.
423 Cf. SCHWARTZ Barry, «The Tyranny of Choice», 75.
424 HEIDEGGER Martin, The Question concerning Technology, and Other Essays,
Garland Publishing Inc, New York & London 1977, 61. (trad. nostra)
109
425 Cf. SCHINDLER D. C., «Hans Urs von Balthasar, Metaphysics, and the Problem
of Onto-theology», in Analecta Hermeneutica 1 (2009) 104.
426 Cf. VATTIMO Gianni, «Nihilism as Emancipation», in Cosmos and History: The
Journal of Natural and Social Philosophy 5/1 (2009) 20-23.
427 Cf. BONTEKOE Ron, The Nature of Dignity, Lexington Books, Plymouth 2008,
14.
428 VON BALTHASAR Hans Urs, Il cuore del mondo, Fabbri Editore, Milano 1997, 22;
cf. ARNOULD Jacques, «Quelle théologie après Darwin?», in Connaître, n° 26-27,
septembre 2007, 89.
429 MOUNIER Emmanuel, Il Personalismo, Edizioni AVE, Roma 200412, 81, 103 e
109.
110
430 Cf. LESLIE John, The End of the World. The Science and Ethics of Human
Extinction, Routledge, London 1996; cf. FUKUYAMA Francis, Our Posthuman Future.
Consequences of the Biotechnology Revolution, Farrar, Straus and Giroux, New York
2002.
431 Cf. SOULEN R. Kendall, WOODHEAD Linda, «Introduction …», in SOULEN R.
Kendall, WOODHEAD Linda (eds.), God and …, 12.
432 Cf. ZÚÑIGA Gloria, «An Ontology …», 116-117.
435 Cf. NUSSBAUM C. Martha, The Fragility of Goodness …, 2, 318, 336, 340, 419.
111
445 Per l’autore del libro della Sapienza, per esempio, la psiché tende a sostituire i
fattori psichici e organici della nefeš ebraica e diventa molto meno dipendente dal corpo.
L’anima, perciò, assume progressivamente il ruolo di soggetto responsabile della vita
morale, degno del premio eterno se giusto (immortalità beata) o passibile della
dannazione eterna se cattivo (sheol). Cf. RAVASI Gianfranco, «L’anima nella tradizione
biblica», in POSSENTI Vittorio (a cura di), L’anima, Mondadori, Milano 2004, 151-152;
cf. BROXTON ONIANS Richard, The Origins of European Thought: About the Body, the
Mind, the Soul, the World, Time and Fate, Cambridge University Press, Cambridge
1951,480 ss.
446 Cf. NOWACKA Maria, «Medical Sense of the Thesis on the Psychophysical Unity
of Man», in Słupskie Studia Filozoficzne nr. 10 (2011) 169-175; cf. DREHER Henry,
Mind-Body Unity. A New Vision for Mind-Body Science and Medicine, The John
Hopkins University Press, Baltimore & London 2003.
447 Cf. STUMP Eleonore, Aquinas, Routledge, London & New York 2003, 303.
448 Cf. SEIFERT Josef, «Anima, morte e immortalità», in POSSENTI Vittorio (a cura
di), L’anima, 168; cf. OAKLANDER L. Nathan, «Personal Identity …», 186.
116
455 Cf. SCDF, Lettera su Alcune questioni concernenti l’escatologia (1979), punto n.
3; cf. CTI, «Problemi attuali di escatologia» (1992), in La Civiltà Cattolica I (1992) §
4.1. Il Magistero della Chiesa afferma «l’unità dell’uomo nella pluralità delle sue
dimensioni, rifiutando il dualismo crasso e la svalutazione della dignità del corpo», e
allo stesso tempo «afferma l’esistenza nell’uomo di un principio trascendente a questo
mondo, che sussiste al di là della morte in modo che si garantisca l’identità del soggetto
[…]». LADARIA F. Luis, Antropologia teologica, Edizioni Piemme, Casale Monferrato
20023, 136.
456 Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica (1992), n. 466-468.
suporre che il Verbo incarnato sia, allo stesso tempo, Persona divina e
persona umana, poiché in realtà si tratterebbe di due significati
completamente diversi, di cui uno meta-fisico e uno bio-logico458. Se,
invece, il suddetto termine non è omonimico e, per di più, se è vero che la
seconda Persona della Trinità non è ilemorfica e che «l’esemplarità del
Verbo sta a fondamento della metafisica cristiana»459, allora dobbiamo
ammettere che siamo dinanzi ad un concetto meta-fisico e, dunque, meta
fisicamente460 va applicato anche all’individuo umano, evitando, cioè, la sua
immanentizzazione per via dell’ilemorfismo461.
Infatti la mancata integrazione e distinzione tra questi due piani di
realtà, bio-logico e meta-fisico, sta all’origine di tutti i riduzionismi, siano
essi cosmologici o antropologici, dualistici o monistici, trascendenti o
immanenti. In questo nostro viaggio avremo modo di comprendere che
l’ilemorfismo aristotelico non può più costituire l’unico metro di misura
della realtà e che il tentativo di Tommaso di Aquino di soggiogare l’anima
(personale) soprannaturale alle regole immanenti dell’ilemorfismo
aristotelico462 oggigiorno si rivela inutile, giacché la fisica contemporanea e
l’evoluzione ci insegnano che è la materia stessa ad acquisire vari gradi di
informazione e livelli di vita.
458 Cf. CHARAMSA Krzysztof, «Alle radici della persona», 68-69; cf. MCARDLE
Patrick, «Ecce Homo …», 2-4.
459 DELIO Ilia, «Bonaventure’s Metaphysics of the Good», in Theological Studies 60
(1999) 229. (trad. nostra)
460 Cf. ZIZIOULAS D. John, «On being a person: Towards an ontology of
personhood», in SCHWÖBEL Christoph and GUNTON E. Collin (eds.), Persons: Human
and Divine, T&T Clark, Edinburgh 1991, 45.
461 Cf. KENNY Anthony, Aquinas on Mind, 28.
462 Cf. ROVIGHI Vanni Sofia, Introduzione a Tommaso …, 94-95; cf. ZAGAL Hector,
«On Intellectus Agens and Aristotelian Separate Substances: Aquinas’ Waterloo», in
Kriterion, Bello Horizonte, nº 111, Jun./2005, 127-137; cf. LAVABRE-BERTRAND
Thierry, «La conception ternaire corps/esprit/âme dans la pensée médicale au cours des
âges», in Cahiers d’études du religieux. Recherches interdisciplinaries 12 (2013),
http://cerri.revues.org/1245, consultato il 31/01/2014.
118
463 Cf. MÜLLER A. Werner, «From the Aristotelian soul to genetic and epigenetic
information: the evolution of the modern concepts in developmental biology at the turn
of the century», in Int J Dev Biol 40 (1996) 21-26.
464 Cf. OYAMA Susan, The Ontogeny of…, 159.
465 Ammesso che la nostra identità essenziale non si esaurisce nella corporeità, non
è irragionevole suporre che, meta-tafisicamente, il nostro io personale sia distinto dal
corpo cioè, mentre «io sono un’entità […] esso ne costituisce un’altra». Cf. LUND H.
David, Persons, Souls …, 20. (trad. nostra)
466 FARRIS Ryan Joshua, «The Soul Concept: Meaningfully Disregard or
Meaningfully Embrace», in Annales Philosophici 5 (2012) 67. (trad. nostra)
467 Cf. NUFFIELD COUNCIL ON BIOETHICS, Genetics and human behaviour: the
ethical context, Nuffield Council on Bioethics, London 2002, 122.
468 Persona, secondo una definizione non ilemorfica, è «il sussistente di natura
razionale». Summa Theologiae, I, q. 29, a. 3 co. Cardinal Ratzinger, in linea con
Riccardo di San Vittore, ribadisce che la relazione «non è qualcosa di aggiuntivo alla
persona, ma è la persona stessa». Si vuole sottolineare, cioè, che il concetto greco di
sostanza, adoperato da Boezio, può al massimo chiarire la natura delle entità spazio
temporali ma, allorquando è applicato alla meta-fisica, si rivela del tutto insufficiente,
anzi pericoloso, perché insinua il triteismo nella Trinità. La chiave di lettura relazionale,
invece, è molto più vicina alla concezione contemporanea della materia perché anticipa
«un’idea che è affiorata di nuovo soltanto nel nostro secolo», quando «si tentò di ridurre
la materia ad un’onda». RATZINGERJoseph, Dogma e predicazione, Queriniana, Brescia
1974, 178-179; cf. ZIZIOULAS D. John, Being as Communion, St. Vladimir’s Seminary
Press, Crestwood (NY) 1997, 40; cf. BOZACK J. Michael, «Physics in the Theological
Seminary», in JETS 36/1 (1993) 65-76; cf. DE ANGELIS Bernardo, Natura, persona,
libertà. L’antropologia di Massimo il Confessore, Armando Editore, Roma 2002, 182.
119
Sin dai tempi più antichi gli uomini hanno cercato di capire quale
fosse la natura della vita, ossia in che cosa i viventi sono simili o dissimili
rispetto agli esseri non viventi.
L’idea di base che emerge da Aristotele è che gli esseri vivi hanno
delle caratteristiche funzionali distintive: «[…] diciamo che l’essere animato
469 Cf. TALIAFERRO Charles, Consciousness and the Mind of God, Cambridge
University Press, Cambridge 1994, 173; cf. LOSSKY Vladimir, In the Image and
Likeness …, 120.
470 Un bioeticista laico allude ai due livelli – senza comprenderne il significato –
con questi termini: «[…] la persona trascende la natura fisico-organica e si colloca al di
sopra del mondo materiale, rispetto al quale finisce col ricevere una tutela del tutto
speciale che proprio la sua trascendenza le assegna. […] In realtà questa trascendenza
della persona non è condivisa da tutti: almeno una parte dei materialisti sostiene un
riduzionismo radicale e tende a spiegare sia i fenomeni biologici che quelli psicologici
come manifestazioni di processi neurologici e biochimici». FLAMIGNI Carlo, La
questione dell’embrione. Le discussioni, le polemiche, i litigi sull’inizio della vita
personale, B.C.Dalai Editore, Milano 2010, 13; vedi pure 81-82.
471 Cf. FARRIS Ryan Joshua, «The Soul Concept …», 59, 66-67; cf. ARMSTRONG
Michael Robert, Lay Christian Views of Life After Death: A Qualitative Study and
Theological Appraisal of the “Ordinary Eschatology” of Some Congregational
Christians, Durham University, Durham 2011, 64, 70-71, http://etheses.dur.ac.uk/3274/,
consultato il 11/12/2012.
120
476 Cf. SACHS Joe, Aristotle’s Physics …, 31. cf. ID., Aristotle: Motion …,
http://www.iep.utm.edu/aris-mot/,
134-135. consultato il 13/10/2010; cf. BOS P. A, The Soul …,
121
479 SHIELDS Christopher, Aristotle, Routledge, London and New York 2007, 271.
(trad. nostra)
480 HAMMOND William Alexander (translation, introduction and notes), Aristotle’s
Psychology. A Treatise of the Principle of Life, Swan Sonnenschein & Co, London 1902,
XV (trad. nostra); cf. SORABJI Richard, «Body and Soul in Aristotle», in Philosophy 49
(1974) 66; cf. SCRIVANI Francesca, “L’Uomo genera l’uomo”. Riflessioni in margine al
De generatione animalium di Aristotele, Tesi dottorale, Univeristà degli Studi di Trieste
2008/2009, 58-59.
481 CAPLAN Arthur, «The end of vitalism», in Nature 465 (2010) 423 (trad. nostra);
cf. DAVIES Paul, Dio e la nuova fisica. É concepibile la nascita dell’universo senza un
intervento soprannaturale?, Oscar Mondadori, Milano 1994, 87-105.
123
482 ARISTOTELE, L’anima, 414a15-20. Lo Stagirita è convinto che gli atomi siano
assolutamente privi di vita e, perciò, egli pensa che ci sia bisogno di un’anima per
vivificarli. L’anima, a suo parere, non può essere un corpo poiché informa e vivifica
qualcosa di diverso da sé, cioè una materia inanimata e, da un'altra parte, essendo una
sostanza incompleta, non può essere neanche separata dal composto. L’anima
nell’accezione aristotelica del termine ci sembra del tutto superflua perché la materia,
cominciando dalle particelle subatomiche sino alle configurazioni biologiche più
complesse, rivela una progressiva attività organizzativa e non c’è bisogno alcuno di
mezze-sostanze che vivifichino dei sistemi già in grado di auto-organizzarsi. Ciò vale
pure per la mente umana. Ha ragione il fisico Davies: «Così come la forza vitale è
un’aggiunta superflua perché la materia divenga animata, allo stesso modo non è
necessaria una sostanza spirituale o mentale affinché la mente acquisti consapevolezza».
DAVIES Paul, Dio e la nuova …, 120.
483 Cf. OYAMA Susan, The Ontogeny of…, 26; cf. HUGHES Christopher, «Matter and
Actuality in Aquinas», in BRIAN Davies (edited by), Thomas Aquinas. Contemporary
Philosophical Perspectives, Oxford University Press, New York 2002, 61-63, 66, 69-74;
cf. KLIMA Gyula, «Aquinas on the Materiality of the Human Soul and the Immateriality
of the Human Intellect», in Philosophical Investigations 32/2 (2009) 164, 169.
484 Cf. PASNAU Robert, Thomas Aquinas …, 44, 134.
124
497 Cf. LUND H. David, Persons, Souls …, 23; cf. BERTI Enrico, «Mind and Soul?
Two Notions in the Light of Contemporary Philosophy», in PAS, Neurosciences and
the Human Person: New Perspectives on Human Activities, Scripta Varia 121, Vatican
City 2013,
berti.pdf, 5, http://www.casinapioiv.va/content/dam/accademia/pdf/sv121/sv121-
consultato il 04/11/2013.
126
Non è detto, però, che le cose stiano proprio così. La scienza, infatti,
è più abilitata della teologia e della filosofia a parlarci dell’uomo in quanto
humus ed il suo compito è proprio quello di descriverlo secondo metodi
propri. Il Magistero attuale della Chiesa è cosciente di quanto questo sia
vero: «La Chiesa, giudicando della valenza etica di taluni risultati delle
recenti ricerche della medicina concernenti l’uomo e le sue origini, non
interviene nell’ambito proprio della scienza medica come tale, ma richiama
tutti gli interessati alla responsabilità etica e sociale»499. Ciò su cui la
scienza, invece, non è abilitata ad esprimersi, perché supera i suoi metodi
investigativi, è l’aspetto meta-fisico dell’uomo500, cioè il suo essere persona
immortale.
Esiste, quindi, un senso in cui l’anima (l’io meta-fisico) sopravvive
alla morte dell’uomo ed entra nella vita soprannaturale501. Non si tratta né
dell’anima bio-ilemorfica aristotelica502 né dell’anima-informazione della
fisica contemporanea e nemmeno della mente spazio-temporale la quale,
502 Cf. MÜLLER A. Werner, «From the Aristotelian soul …», 22-23.
127
505 Cf. MLADIN Nicolae, «Doctrina despre viață a profesorului Nicolae Paulescu»
(«La dottrina concernente la vita del professor Nicolae Paulescu»), in Revista Teologică,
nn. 3-4, marzo-aprile 1942, 176.
506 MOUROUX
Jean, Sens chrétien …, 61.
507 MANCUSO Vito, L’anima e il suo destino, Raffaello Cortina Editore, Milano
2007, 111, 125, 123.
128
umano e, allo stesso tempo, permetta che innumerevoli persone umane siano
gravemente menomate per tutto il resto della loro vita508. L’obiezione di
Mancuso è pertinente e ci pone dinanzi ad un enigma al quale sembra
impossibile rispondere nella dimensione in cui ci troviamo. Ciononostante,
la soluzione che egli ipotizza ci sembra del tutto ridondante e, invece di
risolvere la questione, rende doppiamente assurdo il destino dei falliti della
storia: «Il mondo […], come ho ripetuto, non è in balìa del caso, perché è
governato dall’impersonale Principio Ordinatore posto in esso dal Dio
personale al momento della creazione. Il mondo non è governato da una
provvidenza personale, ma è governato»509.
Noi siamo del parere, invece, che Dio non è estraneo all’universo
fisico, ma ha stabilito che l’energia primordiale – da Lui creata dal nulla e
dotata di un’istintuale avversione verso il nulla – impari da sola ad uscire
dall’anonimato della sua indeterminatezza escogitando delle leggi cosmico
evolutive capaci di specificarla in concretizzazioni ontiche sempre più
ordinate ed intelligenti fino a toccare, in una creatura razionale510 (umana511
o simile), quel grado di trascendenza immanente che rende necessario un
Suo intervento diretto512.
Dunque, se è vero che l’universo è stato creato da un Essere
personale trascendente e che, di conseguenza, esiste un livello di realtà che
511 Cf. HELLER DEL RIEGO Christine, «Why the anthropic principle?», in HELLER
DEL RIEGO Christine (edited by), God Seen by Science: Anthropic Evolution of the
Univers, Universidad Pontificia Comillas, Madrid 2008, 1.
512 «Il processo di variazione e di sviluppo del mondo – scriveva padre Stăniloae –
non è determinato né soltanto da Dio né soltanto dall’immanenza. […] Quando il
mondo raggiunge quel livello di sviluppo nel quale si preannuncia l’apparizione di un
certo volto umano, questo appare sia come un risultato dei fattori immanenti, sia pure
come una conseguenza dell’attività del modello-forza trascendente». STĂNILOAE
Dumitru, «Ortodoxie şi naţiune» («Ortodossia e nazione»), în Gândirea, n. 2, febbraio
1935, 76-77. (trad. nostra)
129
515 Cf. MORELAND Porter James, «Restoring the Substance to the Soul of
Psychology», in Journal of Psychology and Theology 26/1 (1998) 30.
516 Cf. BURNELL Peter, The Augustinian Person, 25; cf. TRUTWIN Werner,
Facciamo l’uomo. Corso di antropologia, Editrice Queriniana, Brescia 1991, 109.
517 Cf. MARITAIN Jacques, «Vers une idée thomiste de l’évolution», in Nova et
Vetera 42 (1967) 113.
518 Cf. RIBAS ALBA M. José, Persona: desde …, 132-134.
130
519 GIOVANNI Paolo II, Evangelium vitae (1995), n. 43; cf. ID, Lettera alle famiglie
(1994), n. 9.
520 SPAEMANN Robert, «On the Anthropology of the Encyclical Evangelium Vitae»,
in PAV, Evangelium Vitae. Five Years of Confrontation with the Society, Proceedings
of the Sixth Assembly of the Pontifical Academy for Life (Vatican City, 11-14 February
2000), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2001, 448 (trad. nostra); cf.
TRUTWIN Werner, Facciamo l’uomo …, 109.
521 POSSENTI Vittorio, Il principio-persona, Armando Editore, Roma 2006, 54.
529 Cf. SCHOPENHAUER Arthur, Religion: a Dialogue and Other Essays, Cosimo,
New York 2007, 24, 23.
132
534 La priorità del Creatore, secondo Padre Coyne, non è temporale, bensì meta
fisica. È improprio, infatti, pensare che la creazione inizialmente si identifichi col nulla
per poi evolversi in qualcosa. In realtà, quando si afferma che l’universo è stato creato
dal nulla, ciò che si vuole sottolineare è semplicemente il fatto che esso ha
«un’esistenza dipendente». Cf. COYNE V. George, «Evolution and …», 11; cf. VAN
INWAGENPeter, Metaphysics, Westview Press, Boulder (CO) 20093, 155-156, 164-166.
535 TEILHARD DE CHARDIN Pierre, Hymne de l’Univers, Les Éditions du Seuil, Paris
1961, 153. (trad. nostra)
536 Cf. HAUGHT F. John, «What if Theologians Took Evolution Seriously?», in New
Theology Review 18/4 (2005) 12.
133
539 Per gli ebrei antichi «l’uomo non ha un corpo e un’anima, egli è tutte e due allo
stesso tempo». SHIVANANDAN Mary, ATKINSON C. Joseph, «Person as Substantive
Relation and Reproductive Technologies. Biblical and Philosophical Foundations», in
Logos 7/3 (2004) 135 (trad. nostra). Cf. NUFFIELD COUNCIL ON BIOETHICS, Genetics
and human …, 122.
540 Cf. GUNDRY H. Robert, Sōma in Biblical …, 127-128, 149.
541 Cf. BARTH Karl, Church Dogmatics, III.2, Doctrine of Creation, T&T Clark
International, London & New York 2004, 367.
542 Cf. MCTAGGART Ellis M. John, Some Dogmas of Religion, Edward Arnold,
London 1906, 105-106.
543 Cf. ARTIGAS Mariano, GLICK F. Thomas, MARTÍNES A. Rafael, Negotiating
Darwin. The Vatican Confronts Evolution, 1877-1902, The Johns Hopkins University
Press, Baltimore 2006, 62.
544 MOUROUXJean, Sens chrétien …, 113. (trad. nostra)
134
largo, meta-fisico545, poiché sia l’autore umano della storia biblica della
creazione sia gli autori dei miti da cui questo si è ispirato in realtà sono
l’espressione di una storia antropologica molto più antica di quanto loro
avrebbero potuto immaginare, sorta dopo miliardi di anni di fatica
evolutiva546.
Si tratta di quegli individui umani primitivi che, trascendendo per la
prima volta la materialità del mondo e scoprendo nel pensiero la tragicità
548
della morte 547 , invocano una trascendenza dall’alto . Con questi
individui549 l’Essere supremo conclude la sua alleanza meta-fisica550,
551 Adamo, scrive Sant’Agostino, «mortale era […] per la costituzione del suo corpo
naturale, immortale per un dono concessogli dal Creatore». AGOSTINO, La genesi alla
lettera, Libro VI, § 25.36; cf. MARITAIN Jacques, Umanesimo integrale, Studium, Roma
1946, 32-33.
552 WESTERMANN Claus, Creazione, Queriniana, Brescia 19913, 20.
ed in una forma del tutto ipotetica, ci offre una sua interpretazione del
dogma del peccato originale. La concupiscenza, presente in ognuno di noi
dopo la Caduta dell’uomo, è del parere lui, in realtà non è altro che
l’espressione del nostro passato pre-umano561, dal quale non è possibile
sbarazzarci.
Il paradosso sta nel fatto che, mentre per il nostro animale biologico
è del tutto normale seguire le regole della selezione naturale562, la mente,
intuendo la presenza dell’io meta-fisico, è cosciente di quello che dovrebbe
fare, ma da sola non ci riesce perché, essendo emersa dal mondo, si ritrova
radicata nella biologia563 ed assoggettata alle categorie del mondo. Eppure,
quando tradisce la sua intuizione meta-fisica e segue le inclinazioni egoiste,
l’uomo è nel peccato. Il peccato originale, dunque, è quella propensione
istintiva negativa (pre-umana)564 che spinge l’uomo ad agire secondo i
bisogni primari dell’animale biologico565 anziché secondo l’ispirazione
dell’io meta-fisico.
La mente umana di Cristo, invece, non vive questa scissione. La sua
Persona eterna è così presente alla sua mente umana che quest’ultima vive
566 Cf. BARTH Karl, Church Dogmatics, III.2, Doctrine of Creation, 328.
567 STĂNILOAE Dumitru, Chipul nemuritor al lui Dumnezeu [Il volto immortale di
Dio], vol. II, Cristal, Bucureşti 1995, 70. (trad. nostra)
568 Gli animali, pur consapevoli degli eventi che accadono attorno a loro, non
sembrano «coscienti di essere coscienti» né risultano avere una nozione del passato o
del futuro, oppure un’idea di sé. Essi hanno una «coscienza primaria» o primitiva. Gli
individui umani, invece, di regola «sono coscienti di essere coscienti», hanno un
concetto del passato e del futuro, hanno una nozione distinta di sé e sono in grado di
esprimere le loro esperienze. Per avere tali abilità bisogna essere in possesso di una
coscienza superiore, ossia avere delle «capacità semantiche e simboliche». Gli
scimpanzé sembrano possedere dei rudimenti di tali capacità. Cf. EDELMAN M. Gerald,
Second Nature. Brain Science and Human Knowledge, Yale University Press, New
Haven & London 2006, 15.
569 LAFRANCONI D., «Spunti per un ripensamento della coscienza morale», in
Teologia del presente 1 (1971) 3-4.
140
della mente degli animali, intuisce la presenza dell’io immortale e non può
ignorare volutamente la legge naturale iscritta nelle sue strutture biologiche
poiché tradirebbe, colpevolmente, il significato creativo emergente da quel
fiat primordiale, di origine meta-fisica. Infatti tutte le volte che tradisce quel
comando originario, non fa altro che avvicinarsi al caos da cui è emersa,
mettendo a rischio la meta-fisicità della persona umana. E se tale tradimento
diventasse un modus vivendi generalizzato570, l’umanità potrebbe incorrere
in un processo involutivo talmente agressivo da mettere a rischio il proprio
status meta-fisico. Questo perché un’alleanza conserva la sua validità finché
le due parti rispettano le clausole, ma se l’uomo rinuncerà alla sua
umanità571, Dio non sarà più tenuto a concedergli la vita immortale, a meno
che non abbia deciso di concederla ugualmente a ibridi subumani, cyborg,
robot ecc.
570 CDF, Dignitas personae, al n. 27, rileva che «nel tentativo di creare un nuovo
tipo di uomo si ravvisa una dimensione ideologica, secondo cui l’uomo pretende di
sostituirsi al Creatore».
571 Cf. BAINBRIDGE William Sims, «The Transhuman Heresy», in Journal of
Evolution and Tehnology 14/2 (2005) 91-100; cf. PEPPERELL Robert, The Posthuman
Condition. Consciousness beyond the brain, Intellect, Bristol & Portland (OR) 2003,
177-187; cf. KATZ F. Bruce, Neuroegineering the Future. Virtual Minds and the
Creation of Immortality, Infinity Science Press, Hingham & New Delhi 2008; cf.
FAGGIONI P. Maurizio, «La natura fluida. Le sfide dell’ibridazione, della transgenesi,
del transumanesimo», in StMor47/2 (2009) 415-434.
572 Collezione di testi scritta tra il sec. IV e il sec. XV da maestri spirituali della
tradizione orientale ortodossa esicasta compilata e pubblicata in greco a Venezia, nel
1782, da Nicodemo l’Agiorita e Macario di Corinto. Ebbe grande successo nel mondo
slavo grazie alla traduzione del monaco ucraino Paisij Velicovskij.
141
573 STITHATUL Nichita, «Cele trei sute de capete despre făptuire, despre fire şi
despre cunoştinţă» [Tre cento testi sulla pratica, la natura e la conoscenza], in Filocalia,
vol. VI, Editura Institutului Biblic şi de Misiune Ortodoxă, Bucureşti 1977, 303-304.
(trad. nostra)
574 ALLYNE Smith, Philokalia. The Eastern Christian Spiritual Texts. Selections
Annotated & Explained, SkyLight Path, Woodstock (VT) 2008, xi (trad. nostra); cf.
LOSSKY Vladimir, In the Image and Likeness …, 119.
575 STITHATULNichita, «Cele trei …», in Filocalia, 304. (trad. nostra)
577
STĂNILOAE Dumitru, Chipul nemuritor …, vol. I, 136. (trad. nostra)
578 Cf. SULLIVAN M. Dennis, «The Conception View of Personhood: a Review», in
Ethics & Medicine 19/1 (2003) 13.
579 Cf. D’SOUZA Dinesh, What’s So Great …, 92.
580 Cf. MOUROUX Jean, Sens chrétien …, 108; cf. EMMONS Nathanael, A Collection
of Sermons …, 10-11, 18; cf. FAGGIONI P. Maurizio, «La vita e le forme …», 83.
581 L’immortalità personale «è la vita cosciente infinita degli esseri individuali di
natura razionale, che conoscono e sperimentano dall’interno della loro unica individuale
esistenza e che sono in grado, e destinati, a entrare in comunità con altre persone».
SEIFERT Josef, «Anima, morte …», 59.
582 VON BALTHASAR Hans Urs, Gloria. Una estetica teologica, vol. 6, Antico patto,
Jaca Book, Milano 1980, 79-80.
583 Cf. WESTERMANNClaus, Creazione, 84.
143
ma piuttosto «che cosa sia l’uomo come creatura di Dio e come il suo essere
creato determini il senso della sua esistenza»584.
Il racconto della creazione che troviamo nella Gen 1, a differenza del
racconto più antico della Gen 2, non tratta più della creazione di due individui,
Adamo ed Eva, ma piuttosto della delimitazione meta-fisica della specie uomo.
Se si tiene conto di «quest’evoluzione storica, allora non si insisterà sulla
necessità di una contrapposizione esclusivista tra il discorso biblico sulla
creazione dell’uomo e la ricerca scientifica dei primordi della specie
“uomo”»585.
«E disse Dio: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra
somiglianza”» (Gen 1, 26). Von Balthasar commenta: «il testo, parco di parole,
[…] lascia aperta la questione, non spiegando in che cosa consista questa
somiglianza tra Dio e la sua immagine. Dà soltanto un accenno del fatto che, in
ogni caso, innalza l’uomo al di sopra di tutti gli esseri del mondo»586. È vero
che per gli antichi israeliti selem elohim, l’immagine di Dio, inizialmente
poteva avere un senso piuttosto materiale. La parola, infatti, si riferisce ad una
statua, una rappresentazione plastica o ad un’immagine. Però l’autore del testo
genesiaco intuisce che, per esprimere il concetto meta-fisico di uomo che lui ha
in mente, selem non poteva bastare e che bisognava definirlo meglio.
Aggiunge, perciò, come qualificazione esplicativa di selem, il concetto demūt,
somiglianza: l’uomo non è una copia fedele di Dio, ma possiede dentro di se
qualcosa che lo qualifica come immagine587 somigliante a Dio. Echrodt è molto
vicino alla verità:
Perciò, se vogliamo definire correttamente il contenuto di
şelem elōhim, non dobbiamo accontentarci dei dati lessicali, ma prima
di tutto dobbiamo chiederci in che modo si è rivelata la Natura divina
all’autore sacerdotale. Ora, il suo racconto della creazione mette in
evidenza con chiarezza tutti i dettagli per presentarcela, sin dalla
prima riga, come una volontà cosciente e autarchica che si rivela più
esplicitamente in una creazione continua ed intenzionale. Ciò che
Israele aveva riconosciuto, tramite l’auto-rivelazione di Dio
nell’Alleanza, come caratteristica fondamentale della natura divina e
aveva colto sempre più profondamente nell’esperienza storica della
Sua sovranità – il carattere personale con il quale Dio agisce – l’autore
sacerdotale seppe descrivere vivacemente come forza fondante della
creazione. La posizione che l’uomo occupa nel cosmo consente al
Creatore di stabilire con la sua creatura più nobile una comunione che
sorge dal Tu personale, dal quale, successivamente, ricevono impronta
tutti coloro che possiedono un volto umano. Se l’uomo è stato creato a
somiglianza della sua immagine, ciò null’altro significa che, pure nel
suo caso, il carattere personale è la nota distintiva della sua natura. […]
La personalità impregna tutta la sua esistenza bio-psichica; essa è la
sintesi dell’umano, ciò che lo differenzia dalle altre creature588.
588 EICHRODT Walther, Theologie des Alten Testaments, teil II, Gott und Welt, und
teil III, Gott und Mensch, Ehrenfried Klotz Verlag, Stuttgart 1964, 80-81. (trad. nostra)
589 Cf. D’SOUZA Dinesh, What’s So Great …, 92.
599 POPE J. Stephen, Human Evolution and Christian Ethics, Cambridge University
Press, New York 2007, 198. (trad. nostra)
600 SANCHES Mário Antônio, VIEIRA Odair José, «The nascent life in the Sacred
Scriptures and in the history of the Church», in Ciberteologia - Revista de Teologia &
Cultura, n. 32, novembre-dicembre 2010, 15. (trad. nostra)
601 NELLAS Panayotis, Omul, animal …, 15.
604 Uno dei modelli validi d’incarnazione, secondo il teologo evangelico William
Craig, sarebbe pure quello proposto dal vescovo Apollinare di Laodicea. Per Apollinare,
perché si possa parlare di una sola ipostasi (persona) e di due complete nature, umana e
divina, l’unica via d’uscita sarebbe quella di ammettere che il Logos abbia sostituito la
mente umana di Gesù. In questo modo, però, il Logos non sembrava assumere l’umanità,
bensì un corpo ominoideo. Tuttavia, pensa Craig, Apollinare è stato frainteso dai suoi
avversari: «Quando Apollinare affermò che il Logos non era solo l’immagine di Dio ma
pure l’uomo archetipale e, in quest’ultimo senso, possedeva già natura umana nella Sua
forma preesistente, i suoi avversari, come Gregorio Nazianzeno, pensarono che egli
volesse dire che la carne di Cristo fosse preesistente. È possibile che Apollinare fosse
stato molto più sottile; ciò che egli potrebbe aver voluto dire è che il Logos conteneva
nella propria natura, in modo archetipale, personalità umana perfetta. Di conseguenza,
assumendo un corpo di ominide, il Logos conferiva alla natura animale di Cristo solo
quelle proprietà necessarie per renderla una natura umana completa. Così, la natura
umana di Cristo era compiuta proprio in virtù dell’unione della sua carne con il Logos.
In seguito all’unione, infatti, Cristo possiede una natura umana completa ed individuale,
composta da corpo e anima; questo perché quella natura è stata compiuta dall’unione
della carne con il Logos, l’archetipo dell’umanità». CRAIG LANE William, «The
Coherence of the Incarnation», in Ankara Üniversitesi İlahiyat Fakültesi Dergisi 50/2
(2009) 194-195 (trad. nostra). Noi non condividiamo questo modello perché pensiamo
che la mente umana sia un’emergenza evolutiva. La Persona eterna del Verbo, perciò,
per sperimentare umanamente il mondo, doveva assumere un’individualità bio-psichica
umana. Inoltre, se è il Logos-Persona ad essere, fin dall’eternità, l’archetipo bio
psichico dell’uomo, allora nell’incarnazione Egli non fa altro che attualizzare il suo
archetipo, cioè Se stesso e, a questo punto, c’è da chiedersi che cos’è che assume nel
grembo della Vergine Madre. Soltanto particelle subatomiche? Sappiamo, infatti, che le
caratteristiche bio-psichiche essenziali degli individui umani sono contenute, sotto
forma di informazione, nel codice genetico dei genitori. Ma se l’anima razionale di
Gesù (cioè l’informazione che di solito è contenuta nel codice genetico) era già presente
nell’archetipo umano del Logos eterno, in quale senso Maria è la Madre di Dio?
148
visibile, della sua Persona divina, invisibile, che è in comunione eterna col
Padre e con lo Spirito Santo («Dio invisibile»). San Teofane il Recluso,
riferendosi all’immagine che l’uomo ha offuscato col peccato, pensa che «il
Dio della misericordia non ha voluto abbandonare l’uomo in questo stato
dannoso, ma si è degnato di salvarlo, restaurando in lui la Sua immagine e
somiglianza. Per questo, l’Unigenito Figlio di Dio, che è lo splendore della
gloria ed immagine dell’ipostasi del Padre, si è abbassato, ha accettato un
aspetto da schiavo e ha assunto un volto umano»605.
Dunque, se la nostra attenzione si concentra sull’evento storico
dell’Incarnazione – dato che a Dio tutto è un presente simultaneo – allora ci
sembra più logico supporre che sia stato il Logos eterno ad assumere come
archetipo d’incarnazione la struttura bio-psichica della specie umana606, e
non viceversa: «Cristo Gesù […] pur essendo di natura divina, non
considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso,
assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso
in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla
morte di croce» (Fil 2,6-8).
La seconda Persona della Trinità, infatti, non si identifica,
nell’incarnazione, con una sua immagine corporea eterna607, ma piuttosto
preferisce essere simile agli uomini, assumendo le caratteristiche della
specie umana: «[…] un corpo vivo con tutte le sue funzioni; un’intelligenza
con quale possa sapere, ragionare, valutare e interpretare le cose; l’abilità di
fare delle scelte autonome e di assumere impegni; la capacità di sentire ed
esprimere emozioni; ed una continuità cosciente con il passato per mezzo
della memoria». Oltre a ciò, «essere umano significa essere determinato:
605 ZĂVORÂTUL Teofan, Viaţa lăuntrică [Vita interiore], Editura Sofia, Bucureşti
2000, 215. (trad. nostra)
606 Cf. SANSON Manuela, Il corpo nell'opera di Francesco d’Assisi e di Iacopone da
Todi, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Trento 2009/2010, 214.
607 Cf. POTTIER Bernard, «L’humanité du Christ selon Grégoire de Nysse», in
Nouvelle Revue de Théologie 120/3 (1998) 360-361.
149
uomo o donna, giudeo o gentile, del primo secolo o del tredicesimo, e così
via. Negare tali determinate caratteristiche a Gesù, come la sua mascolinità
o appartenenza giudaica, equivarrebbe a negare la sua genuina umanità»608.
Più che archetipo bio-psicologico dell’uomo, ci sembra piuttosto
incline ad assumere come modello la fragilità storico-evolutiva della specie
umana609 di modo che, abbassandosi e abbracciando ogni limite, eccetto il
peccato, potesse invogliare l’uomo a riscoprire la sua condizione di persona
immortale (immagine) in comunione divinizzante (somiglianza) con le
Persone eterne della Trinità610. Perciò, se l’archetipo personale dell’uomo è
la Persona eterna del Logos, l’archetipo incarnazionale della Persona eterna
del Logos è la struttura bio-psichica dell’uomo storico611.
Così, Dio, incarnandosi, si umanizza perché l’uomo,
spiritualizzandosi, si divinizzi, per poter riscoprire il vero senso del suo
essere’immagine somigliante e per poter gustare, alla Parusia, la novità della
risurrezione, ossia l’elevazione/spiritualizzazione finale del suo cuore bio
psicologico: «l’essere umano fin dall’inizio è letto a partire dall’Uomo della
fine, Cristo […]»612. È evidente qui «la reciprocità tra Dio e l’uomo. Sul
piano ontologico questa reciprocità è quella tra archetipo e la sua immagine.
Essa dovrebbe manifestarsi sul piano esistenziale attraverso un duplice
movimento: il movimento di Dio verso l’uomo con l’Incarnazione […] e il
movimento dell’uomo verso Dio nel processo imitativo della
613 THUNBERG Lars, Man and the Cosmos. The Vision of St Maximus the Confessor,
St. Vladimir’s Seminary Press, Crestwood (NY) 1985, 62. (trad. nostra)
614 CLÉMENT Olivier, «Realitatea biologică a trupului şi transcendența persoanei»
[«La realtà biologica del corpo e la trascendenza della persona»], AA.VV., Bioetica şi
taina persoanei [La bioetica ed il mistero della persona], Editura Bizantină, Bucureşti
2006, 40. (trad. nostra)
615 Ibid., 41 (trad. nostra); cf. Rm 8,18-23.
618 Cf. MLADIN Nicolae, «Doctrina despre …», 177; cf. LOSSKY Vladimir, In the
Image and Likeness …, 120.
619 Cf. CLÉMENT Olivier, «Realitatea biologică …», 53; cf. SCDF, Dichiarazione
sull’aborto procurato (1974), n. 9.
151
624 Cf. BIELFELDT Dennis, «Can Western Monotheism Avoid Substance Dualism?»,
in Zygon 36/1 (2001) 153-177; cf. ATTFIELD Robin, Creation, Evolution and Meaning,
Ashgate, Aldershot & Burlington 2006, 69-70; cf. WESTPHAL Merold, Transcendence
and Self-Transcendence: On God and the Soul, Indiana University Press, Bloomington
(IN) 2004, 9, 11, 94.
625 Cf. RAVASI Gianfranco, «Oltre le frontiere, verso il post-umano», in Avvenire,
Milano, 26 novembre 2013, 27.
626 SEIFERT Josef, «Anima, morte …», 166; cf. ZIMMERMAN W. Dean, «Material
People», in LOUX J. Michael, ZIMMERMANW. Dean (edited by), The Oxford Handbook
of Metaphysics, Oxford University Press, New York 2003, 492; cf. PLANTINGA Alvin,
«Materialism and …», 99-101; cf. LOWE E. J., Personal Agency. The Metaphysics of
Mind and Action, Oxford University Press, New York 2008, 92.
152
«un corpo informato da uno spirito immortale»; poi, per quanto riguarda
l’«alito di vita» di Genesi 2,7, anche se non si parla esplicitamente di
«anima», «è facile dedurne che la vita donata all’uomo nell’atto della
creazione è di natura tale da trascendere la semplice dimensione corporale
(quella propria degli animali). Essa attinge, al di là della materialità, la
dimensione dello spirito, nella quale sta il fondamento essenziale di
quell’“immagine di Dio”, che Genesi 1,27 vede nell’uomo»632.
Pur convinto che «l’uomo è un’unità», Giovanni Paolo II è
cosciente, allo stesso tempo, che «in quest’unità è contenuta una dualità»633.
In linea con Tommaso d’Aquino, però, il papa pensa che la persona sia
634
rappresentata dall’unità della dualità corpo-anima . Questo è vero
senz’altro della persona umana, ma non della persona in sé635. Comunque,
attualmente niente impedisce che l’uomo sia naturalmente una
configurazione bio-psichica636 e soprannaturalmente una persona meta
fisica637. La cristologia e l’evoluzionismo sembrano richiedere proprio
questo tipo di approccio antropologico, specie se si tiene conto che,
inevitabilmente, in alcuni documenti magisteriali esistono delle affermazioni
dualistiche che assegnano la consistenza ontologica dell’immagine proprio
all’anima personale immortale638.
La stessa Dignitas personae, citando un discorso del 2006 di
Benedetto XVI, sottolinea che «l’amore di Dio non fa differenza fra il
neoconcepito ancora nel grembo di sua madre, e il bambino, o il giovane, o
637 Cf. SPAEMANN Robert, Persone. Sulla differenza tra “qualcosa” e “qualcuno”,
Editori Laterza, Roma & Bari 2005, 20.
638 Cf. SCDF, Dichiarazione sull’aborto procurato (1974), n. 9; cf. CDF, Donum
vitae (1987), Introduzione, n. 5; cf. GIOVANNI Paolo II, Evangelium vitae (1995), nn. 7,
43.
154
652 Cf. HEYES Cecilia, «New thinking: the evolution of human cognition», in Phil
Trans RSoc B367 (2012) 2092; cf. BENNETT Jane, Vibrant Matter …, 31.
653 Cf. LYCANG. William, «Is property dualism better off than substance dualism?»,
in Philosophical Studies, not assigned to an issue (12 February 2012) 537; Cf.
OAKLANDER L. Nathan, «Personal Identity …», 186-187.
654 PAOLO VI, Gaudium et spes (1965), n. 22; cf. CDF, Donum vitae (1987),
Introduzione, n. 1; cf. GIOVANNI Paolo II, Veritatis splendor (1993), n. 2; cf. CDF,
Dignitas personae (2008), n. 7.
655 L’Incarnazione «non solo ci ricorda della nostra somiglianza a Dio ma accentua
pure tale somiglianza. […] Essa ha spiritualizzato l’umanità, già spirituale, in un grado
più elevato». WATSON A. Herbert, The Incarnation and Personality, The Macmillan
Company, New York 1920, 21. (trad. nostra)
157
incarnato, per mezzo della sua umanità, è immagine visibile che rimanda, in
quanto Persona trinitaria, al Dio invisibile, diventa evidente che pure gli
individui della specie umana, grazie all’alleanza primordiale, lasciano
trasparire, per mezzo del loro selem bio-psicologico, l’anima personale
immortale che appartiene al Dio invisibile, specie se non si dimentica che
«il concetto di persona è fortemente intriso, nelle sue radici, di teologia
[…]»656 e che «l’idea che sta dietro, è un prodotto della teologia
cristiana»657. Secondo il cardinal Ratzinger «il significato vero e proprio di
persona […] non può venir afferrato […] se non viene di continuo
ricongiunto a tale origine»658.
Riccardo di San Vittore, infatti, nel formulare la sua definizione di
persona – «divinae naturae incommunicabilis existentia»659 – più che di una
base immanente, come per esempio l’ilemorfismo, preferisce servirsi del
suo intuito meta-fisico, partendo, certo, dal cuore del messaggio cristiano660:
essere qualcuno è sempre un essere in relazione con e per gli altri, senza,
però, perdersi negli altri. Quest’intuizione, purtroppo, non sembra stata
avvalorata sufficientemente dalla cristianità:
La teologia scolastica ha sviluppato, a partire da questo
contributo della fede cristiana allo spirito umano, delle categorie
dell’esistenza; il suo limite consistette soltanto nell’averle limitate alla
cristologia e alla dottrina trinitaria e nel non averle rese operanti in
tutta la estensione dello spirituale. Questo mi sembra anche il limite di
San Tommaso, in questo campo. Nella teologia egli procede sul piano
dell’esistenza, con Riccardo da San Vittore, ma tratta il tutto come
un’eccezione teologica; in filosofia […] rimane del tutto fedele
all’impostazione della filosofia precristiana. Il contributo della fede
cristiana alla totalità del pensiero umano non viene realizzato; rimane
isolato da esso, nella sua veste di eccezione teologica, benché il
significato di questa stia proprio nel porre in questione l’intero modo
di pensare umano e nel portarlo su nuove strade661.
Non dobbiamo pensare, forse, che la Persona del Verbo eterno del
Padre, assumendo, sin dal primo momento dell’incarnazione,
un’individualità umana, simile alla nostra (eccetto che nel peccato), ci
voglia illuminare sul fatto che pure noi siamo persone immortali, simili a
Lui, sin dal primo momento della nostra attivazione umana,
indipendentemente dallo stadio di sviluppo ontogenetico, disposizione
ilemorfica, capacità relazionale o cognitiva?665 La persona, a nostro avviso –
e la cristologia ce lo dimostra – non è una categoria immanente o
naturalistica666, bensì un’«essere immortale»667 , un io meta-fisico 668.
Storicamente, infatti, non si è partiti dall’“uomo” per giungere alla “persona
umana” e alla “persona divina”, ma, al contrario, si è partiti dalla “persona
divina” per giungere a precisare le coordinate fondamentali della “persona
umana” e a considerare, poi, se ed in che senso esse possano essere
compatibili con quella relative all’“uomo” descritto dalle attuali “scienze
dell’uomo”669.
La Persona del Verbo eterno di Dio, anche se meta-fisicamente
onnipotente ed onnisciente, si è abbassata ed ha assunto un’individualità
umana670 ed una mente spazio-temporale, accettando di percorrere tutte le
tappe dello sviluppo biologico umano, con lo scopo di salvarci dal peccato e
per illuminarci sul fatto che noi, individui umani, siamo più della nostra
665 Cf. GALOT Jean, The Person of Christ. A Theological Insight, Gregorian
University Press, Rome 1981, 29, 34.
666 Cf.
667 CASPARJohn
NEWMAN Philippe, «LaThe
Henry, problématique de of
Individuality the Soul, …»,
l’animation 408-411.
Scepter Booklets, New
675 DIONIGI, I nomi divini, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 2010, 321.
680 Cf. OAKLANDER L. Nathan, «Personal Identity …», 192; cf. CORRADINI
Antonella, «Emergent Dualism», in ANTONIETTI Alessandro et al. (edited by), Psycho
Physical Dualism …, 205-206.
681 L’uomo vive «nel mistero e per la rivelazione». BLAGA Lucian, Trilogia culturii
[Trilogia della cultura], in Opere, vol. 9, Editura Minerva, Bucureşti 1985, 442 (trad.
nostra). E per Stăniloae «l’uomo non trova vera gioia che nel trascendimento delle
soddisfazioni naturali». STĂNILOAE Dumitru, Chipul nemuritor …, vol. I, 32. (trad.
nostra)
163
primitivo, in effetti, non solo fugge istintivamente la morte, come gli altri
animali ma, grazie al pensiero autoriflessivo, si ribella contro di essa
invocando una trascendenza dall’alto, un aiuto che gli permetta di portare il
suo io oltre le coordinate spazio-temporali, in una dimensione infinita682. La
realizzazione di questa speranza, però, non può fondarsi soltanto sulla
trascendenza dell’io terreno («earthly self», «mortal identity»683, «bodily
self»684, «material self»685), poiché la nostra capacità d’astrazione non basta
perché la mente possa sussistere dopo la disintegrazione del cervello686,
bensì dipende essenzialmente da un intervento dall’alto.
686 Cf. KNOXJohn, Jr., «Can the Self Survive the Death of Its Mind?», in Religious
Studies 5 (1969) 85-97.
687 Cf. HEIDEGGER Martin, «Su l’“Umanesimo”», 95.
688 Cf. CASPAR Philippe, «Le problème de l’individu chez Aristote», in Revue
Philosophique de Louvain 84 (1986) 173, 175, 177-178, 180-181, 183-185; cf.
NORDLANDER Andreas, Figuring Flash …, 4; cf. FRĂTEANU Vasile, Tratat de
metafizică [Trattato di metafisica], Editura Dacia, Cluj Napoca 2002, 12; cf. MCARDLE
Patrick, «Ecce Homo …», 2.
164
689 Cf. TODISCO Orlando, Ermeneutica storiografica, Edizioni Paoline, Alba 1977,
223-224.
690 Cf. IONESCU Nae, Tratat de metafisică, 43-44.
691 Cf. CASTON Victor, «Aristotle’s Two Intellects …», 210, 217.
692 Cf. DAVIS Michael, The Soul of Greeks. An Inquiry, The University of Chicago
Press, Chicago & London 2011, 1.
693 Cf. NUFFIELD COUNCIL ON BIOETHICS, Genetics and human …, 122-123.
165
semantici, non poteva avere lo stesso significato nei due filosofi, essendo
essa un concetto equivoco694. È di massima importanza, perciò, stabilire che
cosa vuol dire metafisica allorquando affermiamo che l’uomo è
«metafisicamente speciale». Se si tratta del senso aristotelico695, allora
Darwin ha perfettamente ragione: l’uomo è semplicemente un animale, sia
pure politikon, ma sempre un animale. Se vogliamo adottare, invece, una
chiave di lettura meta-fisica, allora dobbiamo essere d’accordo che l’uomo è
persona, cioè per grazia di Dio è un’entità bio-psichica (nefeš hajjah696)
dotata di un’anima personale immortale697. È per questo che l’anima ed il
corpo, nonostante siano «fatti l’uno per l’altro, […] possiedono una
consistenza propria, e sono irreducibili l’uno all’altro […]. La loro unità è
un’unità tensionata […]»698. Questa seconda accezione, poiché sfugge ad
ogni inquadramento empirico, non è di certo la più gradita tra gli
intellettuali contemporanei699 ma – se è vero che l’universo non poteva
decidere da solo di entrare nell’esistenza e che, per questo, c’era bisogno di
un Essere personale trascendente – allora l’interpretazione meta-fisica non
solo acquista una forte probabilità, ma diventa anche l’unica via possibile
per spiegare la trascendenza effettiva della persona umana.
Per farci un’idea della strada sulla quale vogliamo incamminarci,
iniziamo con un brano in cui C.S. Lewis cerca di offrirci una sua
694 «Omonimi si dicono quegli oggetti, che possiedono in comune il nome soltanto,
mentre hanno differenti discorsi definitori, applicati a tale nome». ARISTOTELE,
Categorie, 1a1-5.
695 Cf. MACDONALD Cynthia, Varieties of Things. Foundations of Contemporary
Metaphysics, Blackwell Publishing, Malden (MA) 2005, 8-11.
696 Cf. RAVASI Gianfranco, «L’anima nella …», 143.
699 Cf. RORTY Oksenberg Amélie, «Persons and Personae», in GILL Christopher
(edited by), The Person and …, 21-38; cf. NUFFIELD COUNCIL ON BIOETHICS, Genetics
and human …, 122-123; cf. POLKINGHORNE John Charlton, «The person, the soul, and
genetic engineering», in J Med Ethics 30 (2004) 595; cf. MURPHY Nancey, Bodies
and …, 1-37.
166
700 LEWIS C. S., The Problem of Pain, HarperOne, San Francisco 2001, 72. (trad.
nostra)
701Cf. ECCLES C. John, Evolution of the Brain …, 249-250, 255; ID., «Evolution of
consciousness», in PNAS USA 89 (1992) 7323.
702 Cf. GALLUP G. Gordon, Jr., «Chimpanzees: Self-recognition», in Science 167
(1970) 86-87; cf. MASHOUR A. George, ALKIRE T. Michael, «Evolution of
consciousness …», 10362.
167
703 Cf. RUIZ DE LA PEÑA Juan Luis, Immagine di Dio …, 269, particolarmente la
nota 32.
704 MARITAINJacques, «Versune idée …», 128.
706 Non dimentichiamo che la narrazione della creazione dell’uomo dalla polvere
della terra, presentatoci nella Gen 2,7, è di tradizione jahvista (sec. X a.C.),
caratterizzata da un’accentuata antropomorfizzazione di Dio e, evidentemente, priva di
una prospettiva ultraterrena. I simpatizzanti dell’«antropologia biblica unitaria», se
vogliono essere coerenti fino in fondo, dovrebbero purgare i loro discorsi da qualsiasi
dualismo antropologico, accogliendo come vera la visione veterotestamentaria secondo
cui l’uomo è un essere mortale, temporaneamente vivo, ma destinato a tornare nella
polvere. Secondo noi, infatti, la risurrezione richiede che la persona sussista alla morte
dell’uomo di modo che possa fungere da nucleo d’identità attorno al quale l’universo
trasformato possa intessere (non secondo ilemorfiche) la sua nuova umanità. Il biblista
Ravasi sembra intuire questa necessità quando sostiene che, «nonostante il consenso
corale attorno alla tesi dell’“unità psicofisica” come alveo necessario entro cui collocare
il tema dell’anima, è necessario procedere oltre e affidarci a orizzonti più mobili e a
categorie non esplicitamente ed esclusivamente vincolate al lessico e alla riflessione
antropologica specifica». RAVASI Gianfranco, «L’anima nella …», 141. Vedi pure
SORABJI Richard, Self. Ancient and Modern Insights about Individuality, Life, and
Death, Claredon Press, Oxford 2006, 81.
168
707 Cf. ARISTOTELE, Politica, 1253a. L’uomo - zoon logon echon - «è colui che non
solo racconta, ma anche disegna il mondo» [CAZZULLO Anna, La verità della parola.
Ricerca sui fondamenti filosofici della metafora in Aristotele e nei contemporanei,
Edizioni Universitarie Jaca, Milano 1992, 81]. Perciò, gli schiavi, dato che partecipano
«alla ragione soltanto per quel che spetta alla sensibilità immediata», assieme agli
individui privi della capacità discorsiva (socialità) e simbolica (creatività), non
raggiungono i criteri richiesti dalla definizione aristotelica di uomo.
708 Cf. NUFFIELD COUNCIL ON BIOETHICS, Genetics and human …, 122.
713 Cf. DISILVESTRO Russell, Human Capacities and Moral Status, Springer, New
York 2010, 179; cf. SUDDUTH Michael, Immortality: Empirical …
714 Cf. WIRGMAN George, An Essay …, 77.
170
715 Cf. MCMAHAN Jeff, The Ethics of Killing …, 15-16; cf. VALENZUELA Y. Carlos,
«The Ontogenetic Origin of Human Beings in the Scientific-Ethics Perspective and its
Implications on Abortion», in J Clin Res Bioeth 4/3 (2013) 5-6.
716 Cf. SANTORO Giuseppe et al., «The Anatomic Location of the Soul from the
Heart, through the Brain, to the Whole Body, and Beyond: a Journey through Western
History, Science, and Philosophy», in Neurosurgery 65/4 (2009) 634.
717 Cf. SMITH Maynard John, «The concept of information in biology», in DAVIES
Paul, GREGERSEN Henrik Niels (eds.), Information and the Nature of Reality. From
Physics to Metaphysics, Cambridge University Press, New York 2010, 138; cf.
KÜPPERS Bernd-Olaf, «Information and communication in living matter», in DAVIES
Paul, GREGERSEN Henrik Niels (eds.), Information and …, 170-171.
718 Attualmente (quasi) tutte le funzioni una volta attribuite all’anima si sono
rivelate essere funzioni del corpo. Cf. LOWDER J. Lyle, «Science and the Soul», in
Perspective 2/3 (2002) 91; cf. MURPHY Nancey, Bodies and …, 56; cf. NUFFIELD
COUNCIL ON BIOETHICS, Genetics and human …, 122-123.
719 JONES David (prepared by), «A Theologian’s Brief on the Place of the Human
Embryo within the Christian Tradition, and the Theological Principles for Evaluating Its
Moral Status», in WATERS Brend, COLE-TURNER Ronald (edited by), God and the
Embryo. Religious Voices on Stem Cells and Cloning, Georgetown University Press,
Washington, D.C., 2003, 198. (trad. nostra)
171
720 Cf. ROHDE Erwin, Psyche. The Cult of Souls and Belief in Immortality among
the Greeks, Kegan Paul, Trench, Trubner & Co., LTD, London 1925, 5-8, 264-265; cf.
BROXTON ONIANS Richard, The Origins of European …, 93-95, 102-103, 168-173; cf.
BREMMERJan, The Rise and Fall of the Afterlife, Routledge, London & New York 2002,
2; cf. JENG Adela, «The Soul as Second Self before Plato», in EurAmerica 35/1 (2005)
225-272; cf. CRIVELLATO Enrico, RIBATTI Domenico, «Soul, mind, brain: Greek
philosophy and the birth of neuroscience», in Brain Research Bulletin 7 (2007) 328; cf.
LEKATSAS Panagis, «The Soul (Psyche-Ψυχή). The idea of the soul and its immortality
and the customs of death», in CHRISTODOULOU N. George, PLOUMPIDIS N. Dimitris,
KARAVATOS Athanasios (edited by), Anthologies of Greek Psychiatric Texts, Athens
2011, 443-444, 454-457; cf. TRUBSHAW Bob, Souls, Spirits …, 3.
721 Cf. SANTORO Giuseppe et al., «The Anatomic Location …», 634-635.
726 Cf. NUFFIELD COUNCIL ON BIOETHICS, Genetics and human …, 123; cf. KENNY
Anthony, Aquinas on Mind, 25; cf. BAKER Rudder Lynne, «Death and the Afterlife», in
WAINWRIGHT J. William (edited by), The Oxford Handbook of Philosophy of Religion,
Oxford University Press, New York 2005, 372.
727
ARISTOTELE, Categorie, 2b20-25.
728 Cf. MASHOUR A. George, ALKIRET. Michael, «Evolution of consciousness …»,
10360.
729 Cf. RACHELS James, Created from Animals. The Moral Implications of
Darwinism, Oxford University Press, Oxford & New York 1990, 57.
730 HEIDEGGER Martin, Ormai solo un Dio ci può salvare. Intervista con lo
«Spiegel», Guanda, Parma 1987, 136.
173
735 Cf. QUINN Patrick, «St. Thomas Aquinas’s Concept …», 179-185; cf. PASNAU
Robert, Thomas Aquinas …, 366-368.
175
Bisogna ribadire qui che, mentre per Aristotele non ci possono essere
sostanze razionali al di fuori dell’universo ilemorfico737, per Boezio le sostanze
razionali non sono legate necessariamente all’universo ilemorfico738. Si tratta
dimensioni così differenti739 che niente impedisce che l’uomo, nonostante la sua
compattezza di zoon logon echon ad interno dell’universo ilemorfico, meta
fisicamente possa essere pure persona (naturae rationalis individua substantia),
immune al divenire ilemorfico ed in relazione con le altre persone non umane (la
Trinità e tante altre entità spirituali). Se le cose stanno così, allora l’antropologia
aristotelica può essere senza difetti allorquando suppone che all’universale
umanità corrisponda un individuo concreto, biologicamente umano740, senza che
con ciò si neghi che nell’uomo ci sia un livello meta-fisico (l’anima personale
immortale) grazie al quale è persona, come risulta, appunto, dalla definizione
boeziana di persona. Tommaso, purtroppo, non vuole considerare questi livelli
differenti e, perciò, fonde le anime741 naturalizzando il concetto boeziano di
741 Cf. STONE M. W. F., «The soul’s relation to the body: Thomas Aquinas, Siger of
Brabant and the Parisian debate on monopsychism», in CRANE Tim, PATTERSON Sarah
(edited by), History of the Mind-Body Problem, Taylor & Francis e-Library, London
and New York 2002,46.
176
742 «La forma sostanziale […] conferisce l’essere in senso assoluto; quindi alla sua
venuta si dice che un soggetto è generato in senso assoluto; e al suo scomparire si dice
che perisce, sempre in senso assoluto». Summa Theologiae, I, q. 76, a. 4 co. L’Aquinate
è convinto che il corpo, perdendo l’anima-forma sostanziale, diventi materia prima. Ma,
allora, gli organi di un animale morto non conservano più alcuna identità? Una tale
conclusione non può più reggere oggigiorno, specialmente se si tiene conto che buona
parte degli organi trapiantabili provengono da individui morti. Inoltre, se fosse vero che
l’anima immortale è la forma sostanziale del corpo umano, sembrerebbe che la
Madonna, al suo trapasso, è stata assunta al cielo solo con l’anima, perché il corpo,
secondo l’ilemorfismo tomista, si trasformerebbe in materia indeterminata nel momento
stesso in cui perde la sua forma sostanziale. Cf. YRJÖNSUURI Mikko, «The Soul as an
Entity: Dante, Aquinas, and Olivi», in LAGERLUND Henrik (ed.), Forming the Mind.
Essays on the Internal Senses and the Mind/Body Problem from Avicenna to the
Medical Enlightenment, Springer, Dordrecht 2007, 68; cf. FAGGIONI P. Maurizio, «La
morte fra scienza e dogma», in PAMI, L’assunzione di Maria Madre di Dio. Significato
storico salvifico a 50 anni dalla definizione dogmatica, Edizioni Pontificia Academia
Mariana Internationalis, Città del Vaticano 2001, 351-376.
743 Cf. ETXEBERRIA Arantza, «Active Matter …», 257-259.
746 Tommaso, grazie alla precisione con cui presenta le obiezioni ad inizio di ogni
articolo, dimostra di essere a conoscenza di quale fosse l’accezione boeziana del
termine persona: «Sembra che l’anima separata sia una persona. Infatti, secondo Boezio,
la persona è “una sostanza individuale di natura razionale”. Ora, ciò spetta all’anima
razionale. Dunque essa è una persona». D’AQUINO Tommaso, Commento alle Sentenze
di Pietro Lombardo, vol. 5, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 2000, 337 (In III
Sententiarum, dist. 5, q. 3, a. 2).
747 Summa Theologiae, I, q. 29, a. 1, ad 5.
748 BAKER Rudder Lynne, «Death and the Afterlife», 176. (trad. nostra)
749 L’anima, «quando […] sarà separata dal corpo, […] le competerà l’intellezione
che si effettua volgendosi alle cose che sono intelligibili per essenza, come avviene per
le altre sostanze separate». Summa Theologiae, I, q. 89, a. 1 co. Stando alla definizione
boeziana di persona sappiamo che «le altre sostanze separate», gli angeli per esempio,
sono persone. Siccome le anime separate hanno un’intellezione simile a quella delle
sostanze separate, uno s’aspetterebbe fossero anch’esse persone. Tommaso non vuole
che lo siano. Per essere individui umani, secondo lui, bisogna essere composti da
materia ed anima razionale immortale. Abbiamo visto, però, che in Aristotele non c’è
alcun bisogno di postulare un’anima soprannaturale per essere individui umani; basta
avere una struttura ilemorfica umana. L’aggiunta di immortale in coda al configuratore
bio-psichico umano è il frutto della fusione tomista dell’anima immortale
soprannaturale con quella biologica. In base allo schema tomista, infatti, non è
l’informazione genetica a darci l’uomo e l’anima immortale la persona. L’anima
immortale tomista, di conseguenza, è portatrice anche dell’informazione biologica di
modo che, quando si unisce con una materia sufficientemente disposta, possa originare
un’entità ilemorficamente compatta, la persona umana. Secondo noi, tuttavia, è
impossibile concedere l’esistenza di una tale anima perché non vediamo in qual modo
una quasi-entità meta-fisica possa contenere informazioni bio-genetiche e dirigere
funzioni biologicamente immanenti (vegetative, sensitive e mentali).
178
752 Cf. SANTORO Giuseppe et al., «The Anatomic Location …», 636-637.
753 Summa Theologiae, I, q. 75, a. 2 co; cf. LOBATO Abelardo, «“Lectura” tomistă la
De anima lui Aristotel» («La lettura tomista al De anima di Aristotele»), in Studii
tomiste IV-V (2004-2005) 13.
754 Summa Theologiae, I, q. 75, a. 2 co.
755 Cf. HALDANEJohn, «Kenny and Aquinas …», 134; cf. PASNAU Robert, Thomas
Aquinas …, 52, 55, 65-68.
180
anche supponendo che l’intendere (la capacità di astrarre gli universali) sia
un’attività propria della mente (intelletto) e non del corpo, viene spontaneo
chiedersi: su che cosa poggia e da dove trae la mente ispirazione per avere le
sue idee «non materiali»?756 La mente che astrae dai sensi, può astrarsi dai
sensi? 757 Tommaso, purtroppo, non sembra preoccupato per queste
domande758.
Aver dimostrato che la mente non intende mediante gli organi
corporei (non è detto, però, che il cervello si trovi in questa categoria!759) e
che essa è in grado di astrarre gli universali immateriali dalle cose materiali,
756 Cf. JENSEN Eric, Teaching with the Brain in Mind, Association for Supervision
and Curriculum Development, Alexandria (Virginia) 1998; cf. BELOF J., «The Mind
Brain Problem», in Journal of Scientific Exploration 8/4 (1994) 514-516; cf.
GREENFIELD Susan, «Mind, brain and consciousness», in The Britsh Journal of
Psychiatry 181 (2002) 91-93; cf. MURPHY Nancey, Bodies and …, 65; cf. DAMASIO
Antonio, Self Comes to Mind. Constructing the Conscious Brain, Pantheon Books, New
York 2010.
757 Cf. PASNAU Robert, «Aquinas and the Content Fallacy»,304.
758 Supponendo che un nostro stato coscienziale, dato che non può essere contenuto
in un solo neurone, venisse suddiviso in unità più piccole e assegnate alle varie parti del
cervello, la domanda che si pone è: chi o che cosa è consapevole di quello stato
coscienziale globale? Rispondere a un tale quesito da una prospettiva puramente
materialista non sembra possibile. Infatti, se è vero che il cervello e l’intero corpo non
sono altro che una collezione di parti fisiche organizzate in una certa maniera, significa
che il soggetto che le contiene non è il cervello ed il sistema nervoso, bensì una mente
immateriale che non può essere ridotta alle componenti analizzabili dalle scienze
empiriche. Tuttavia, tra i due livelli esiste una forte tensione ed interdipendenza: da una
parte l’argomento dell’unità della coscienza ci suggerisce che il soggetto dei nostri stati
coscienziali non può essere un oggetto fisico, da un’altra parte, se si prendono in
considerazione gli epilettici che hanno subito la commissurotomia, risulta evidente che
la fonte dell’esperienza cosciente si trova nel cervello e nel sistema nervoso. La
soluzione, secondo il filosofo William Hasker, sta nell’ammettere che il soggetto
immateriale cosciente (persona) emerge evolutivamente dal mondo e poggia su un
oggetto fisico complesso, il cervello ed sistema nervoso. Cf. HASKER William, «Persons
and the Unity of Consciousness», in KOONS C. Robert, BEALER George (edited by), The
Waning of Materialism, Oxford University Press, New York 2010, 175-186. L’Autore
illustra una valida soluzione per la trascendenza dal basso (la mente umana) ma, a
nostro avviso, questo aspetto non combacia necessariamente con la trascendenza
dall’alto, ossia con la dimensione meta-fisica dell’uomo (l’anima personale immortale).
759 Cf. BELSHAW Christopher, 10 good questions …, 67.
181
760 Il professor Ramón Lucas Lucas, partendo dalla stessa presupposizione, arriva a
formulare delle affermazioni scientificamente azzardate: «l’animale è sempre fuori, e
non ha un dentro, e perciò non ha interiorità» [LUCAS LUCAS Ramón, L’uomo spirito
incarnato. Compendio di filosofia dell’uomo, San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano)
1995, 74]. Ciò, tuttavia, non sembra affatto vero: «animali come i gatti, che esibiscono
delle reazioni indotte da pericoli e sembrano spaventati da oggetti invisibili durante la
fase REM del sonno», dimostrano di non essere privi di soggettività. «La ragione sta nel
fatto che essi percepiscono informazioni che hanno a che fare con queste reazioni senza
che si tratti di un reale accesso all’informazione sensoriale». FRANKLIN S. Michael,
ZYPHUR J. Michael, «The Role of Dreams in the Evolution of the Human Mind», in
Evolutionary Psychology 3 (2005) 62; cf. LOW Philip, The Cambridge Declaration on
Consciousness, http://fcmconference.org/img/CambridgeDeclarationOn Consciousness.
pdf, consultato il 09/09/2013.
761 Summa Theologiae, I, q. 75, a. 2 co.
762 Cf. RUNGGALDIER Edmund, «Immortality and …», 1164; cf. RAPP Christof,
«Interaction of Body and Soul: What the Hellenistic Philosophers Saw and Aristotle
Avoided », in KING R. A. H. (edited by), Common to Body …, 204-208.
763 KENNY Anthony, Aquinas on Mind, 131.
182
764 Summa Theologiae, I, q. 85, a. 3 co.; cf. ibid., I, q. 85, a. 8 co.; cf. ibid., I, q. 89, a.
1 co.; cf. ibid., I, q. 75, a. 2, ad 3; cf. BRENNAN Edward Robert, Thomistic Psychology,
191-195.
765 Cf. HYDE Krista, Thomas Aquinas: Soul-Body …, 29-30.
della nostra umanità773. Allo stesso tempo, tuttavia, la nostra interazione col
mondo e con gli altri individui umani – come d’altronde capita anche nel
caso delle altre interazioni tra i vari componenti del cosmo – lascia una
traccia informazionale che, anche se infinitesimale, si trasferisce
ilemorficamente nel corpo dell’universo, sopravvivendo, nel nostro caso, nei
geni dei posteri774 e nei circuiti di quella rete di anime formattasi lungo la
storia dell’umanità, che abitualmente chiamiamo cultura775.
773 «Ora, afferma lo Stagirita, la prima cosa che possiamo stabilire con certezza è
che in noi, come in tutte le altre cose, la nascita presuppone un principio e il fine ha
come principio un altro fine. In noi la ragione e l’intelletto sono il fine della natura,
sicché bisogna orientare verso questi fini la produzione ed il mantenimento delle
abitudini». ARISTOTELE, La Politica, Editore Laterza, Bari, 19715,135. (sottolineatura
nostra)
774 Cf. CASTON Victor, «Aristotle’s Two Intellects …», 215-216; cf. DAWKINS
Richard, The Selfish Gene, Oxford University Press, New York 20063, 266; cf.
POLLACK Robert, «DNA and Neshamah …», 237; cf. BELSHAW Christopher, 10 good
questions …, 59-60.
775 Cf. LAZAR Philippe, Breve trattato sull’anima. C’è vita oltre la morte?, Alberto
Castelvecchi Editore, Roma 2010, 60-61; cf. GATHERER Derek, «Meme Pools, World 3,
and Averroës’s Vision of Immortality», in Zygon 33/2 (1998) 203-219; cf. BERTI Enrico,
«La generazione dell’uomo …», 153; cf. SCRIVANI Francesca, «“L’Uomo genera …»,
112-113; cf. POLLACK Robert, «DNA and Neshamah …», 240.
776 L’anima immortale «non perderà la sua capacità di dire io, come anche Dio sa
dire io perché è comunione tripersonale». MANCUSO Vito, L’anima …, 226; cf. LUND H.
David, Persons, Souls …, 12.
184
777 Cf. ELIADE Mircea, Il mito dell’eterno ritorno, Edizioni Borla, Bologna 1968,
204.
778 Cf. MAHER Michael, «Immortality», in The Catholic Encyclopedia, vol. 7,
Robert Appleton Company, New York 1910, http://www.newadvent.org/cathen/
07687a.htm, consultato il 19/04/2011; cf. SCDF, Lettera su Alcune questioni
concernenti l’escatologia (1979), n. 3.
779 Cf. RATZINGERJoseph, «Al di là della morte», Communio. Rivista internazionale
di teologia e cultura, n. 208-210, luglio-dicembre 2006, 161.
780 Cf. CLAYTON Philip, «Unsolved dilemmas: the concept of matter in the history
of philosophy and in contemporary physics», in DAVIES Paul, GREGERSEN Henrik Niels
(eds.), Information and …,44.
781 SANTORO Giuseppe et al., «The Anatomic Location …», 634. (trad. nostra)
782 Cf. JONES Albert David, The Soul of the Embryo …, 77, 88.
789 Cf. WOJTYŁA Karol, «Subjectivity and the Irreducible …», 108-109.
790 SHOSTAK Stanley, The Evolution of Death …, 1. (trad. nostra)
791 Cf. DUPRÉ John, Humans and Other Animals, Clarendon Press, Oxford 2002,
155; cf. VISALA Aku, «Imago Dei, Dualism and Evolution …», 114.
792 ZABOROWSKI Holger, Robert Spaemann’s Philosophy of the Human Person
Nature, Freedom, and the Critique of Modernity, Oxford University Press, New York
2010, 183. (trad. nostra)
793 HOUSSET Emmanuel, La vocation de la personne. L’histoire du concept de
personne de sa naissance augustinienne à sa redécouverte phénoménologique, Presses
Universitaires de France, Paris 2007, 18. (trad. nostra)
188
794 Cf. SCDF, Dichiarazione sull’aborto procurato (1974), n. 13, nota 19; CDF,
Donum vitae (1987), I, n. 1; cf. MAY E. William, Catholic Bioethics and the Gift of
Human Life, Our Sunday Visitor, Huntington (Indiana) 20082, 42, 167-168.
795 Cf. GIOVANNI Paolo II, Fides et ratio (1998), n. 14.
796 Cf. MAURON Alex, «Genomic Metaphysics», in J Mol Biol 319 (2002) 958-959;
cf. MOSS Lenny, What Genes Can’t Do, The MIT Press, Cambridge (MA) 2003, 2-8.
797 Cf. BONAVENTURA, «Itinerarium mentis …», 97, 99 (VI, 3).
798 Cf. PLANTINGA Alvin, «Against Materialism», in Faith and Philosophy 23/1
(2006) 3; cf. BERTOCCI A. Peter, The Person God Is, George Allen & Unwin, London
1970, 42.
799 CDF, Dignitas personae (2008), n. 6.
801
802 MÉDAILLE C.
HEIDEGGER Martin, Thel’“Umanesimo”»,
John, «Su Person as the Metaphysics
111. of the Future, http://www.
medaille.com/the%20person%20as%20metaphysics%20of%20the%20future.pdf,
consultato il 04/04/2014. (trad. nostra)
803 Cf. MERLEAU-PONTY Maurice, Signes, Gallimard, Paris 1960, 225; cf.
NORDLANDER Andreas, Figuring Flash …, 160-161.
804 Summa Theologiae, I, q. 29, a. 3 co; cf. LOBATO Abelardo, La dignità della
persona umana. Privilegio e conquista, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 2003, 51,
67, 111-112.
190
805 Cf. VAN DER GRAAF Rieke, VAN DELDEN Johannes, «Clarifying Appeals to
Dignity in Medical Ethics from an Historical Perspective», in Bioethics 23/3 (2009)
151-160; cf. BECKWITH J. Francis, «Dignity Never Been Photographed: Scientific
Materialism, Enlightenment Liberalism, and Steven Pinker», in Ethics & Medicine 26/2
(2010) 93-105.
806 Cf. SPAEMANN Robert, Natura e ragione …, 80.
807 GIOVANNI Paolo II, Evangelium vitae (1995), n. 43; cf. Catechismo della Chiesa
Cattolica (1992), nn. 1703 e 1705.
191
808 Cf. WOJTYŁA Karol, «Subjectivity and the Irreducible …», 108-109.
809 Cf. PAOLO VI, Gaudium et Spes (1965), n. 22; cf. CDF, Dignitas personae
(2008), n. 7.
810 SCDF, Dichiarazione sull’aborto procurato (1974), n. 9. (grassetto nostro)
192
818 Cf. HONGBAO Ma, YANYang, MA Margaret, «Totipotent of Stem Cell», in Stem
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195
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270
SIGLE E ABBREVIAZIONI
INDICE
INTRODUZIONE
PARTE I: LA DIGNITÀ UMANA
CAPITOLO I: LA DIGNITÀ UMANA E LE VISIONI DEL MONDO
1.1 Che cos’è la dignità?
1.2 Che cos’è una visione del mondo?
CAPITOLO II: LE TEORIE E LA FONDAZIONE DELLA DIGNITÀ
UMANA
2.1 La dignità soggettiva
2.1.1 La dignità socialmente attribuita
2.1.2 La dignità basata sul concetto di autonomia
2.1.3 La dignità come tendenza verso l’eccellenza umana
2.2 La dignità oggettiva (ontologicamente fondata)
2.2.1 La dignità ontologicamente fondata
2.2.2 Dio, fonte prima e ultima della dignità umana
PARTE II: L’ANIMA UMANA
CAPITOLO III: L’ANIMA PERSONALE IMMORTALE
3.1 L’anima, tra Aristotele e la contemporaneità
3.2 L’anima fisica, bio-psichica e meta-fisica
3.3 L’anima personale immortale, coronamento dell’alleanza tra Dio e
l’uomo
3.3.1 Essere immagine di Dio: metafora per indicare l'immortalità
3.3.2 Duale è l’uomo, non la persona
3.3.3 Essere somiglianti a Dio: imitare la relazione d'amore delle
persone trinitarie
3.4 L’Anima è personale e immortale: un altro modo per dire che ogni
essere umano è persona
3.4.1 La persona umana ed il suo status meta-fisico
3.4.2 Siamo soltanto individui umani o anche persone immortali?
3.4.3 L’anima personale immortale non è il bio-psiche della specie
umana
3.4.4 L’anima personale immortale non è la mente spazio-temporale
274
8.3 I partenoti e gli embrioni ottenuti con ANT e OAR, pur difettivi,
sono persone umane in quanto attivati in senso umano a partire dalla
totipotenza
CONCLUSIONE
BIBLIOGRAFIA