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Indice

Parte prima. L’antropologia teologica dalla modernità ad oggi.............................3


1. Il nome, l’interesse e il problema dell’antropologia teologica.............................3
2. Un tornante decisivo: il Concilio Vaticano II........................................................3
3. La genesi dell’antropologia nella cultura moderna..............................................4
3.1. Le ragioni dell’assenza dell’Ath....................................................................................4
3.2. Eredità cristiana e nascita dell’antropologia..................................................................4
4. L’estraneità della teologia all’evoluzione dell’antropologia................................4
4.1. Il sistema di Wolff e la nascita della teologia manualistica, controversistica e
dogmatica.............................................................................................................................4
4.2. L’assestamento “apologetico” e la teologia del “duplice ordine”..................................4
6. La nascita del De Deo creante et elevante e la nozione di “natura pura”..........5
6.1. Filosofizzazione del tema della creazione.......................................................................
6.2 La natura pura: Baio e la controversia post-baiana...........................................................
6.3. Le resistenze dello schema apologetico...........................................................................
6.4. Lo sgretolamento di un traguardo rassicurante................................................................
7. Cristologia e antropologia: l’approdo contemporaneo........................................5
7.1. Prima approssimazione: un consenso variegato...............................................................
7.2. Seconda approssimazione: nuove provocazioni culturali.................................................
7.3. Una proposta di architettura sistematica dell’Ath............................................................
8. La visione “cristica” dell’uomo..............................................................................6
8.1. La relazione tra cristologia e antropologia.......................................................................
8.2. I “paradigmi” della storia della fede................................................................................
8.3. La “ripresa” cristologica nell’epoca contemporanea........................................................
8.4. La configurazione metodologica della relazione.............................................................
8.5. La fides Jesu come figura “archetipa” dell’uomo............................................................
9. La verità dell’antropologia cristiana: predestinazione degli uomini in Cristo. .7
9.1. La predestinazione come il “mistero” del destino “soprannaturale” dell’uomo. .Errore.
Il segnalibro non è definito.
9.2. La predestinazione nella storia........................................................................................
10. Il problema teologico della predestinazione........................................................8
10.1. La discussione sulla predestinazione.............................................................................
10.2. La predestinazione di Cristo e la partecipazione degli uomini.......................................
11. La creazione, luogo dell’antropologia cristiana. La realtà creata, segno per la
comunione.....................................................................................................................9
11.1. Il ritmo della predestinazione in Cristo e le categorie dell’antropologia teologica........
11.2. La creazione nella Bibbia: benedizione, salvezza, compimento....................................
11.3. La creazione nella storia: la lenta deriva cosmologica...................................................
12. La riscoperta della creazione: riflessione contemporanea...............................10
12.1. L’istanza ecologica........................................................................................................
12.2. Il dialogo con le scienze................................................................................................
12.3. Tre istanze per una teologia della creazione..................................................................
12.4. Articolazione sistematica della teologia della creazione................................................
13. L’uomo, centro dell’antropologia cristiana. La libertà corporea, capacità di
relazione......................................................................................................................10
13.1. Il quadro sintetico del discorso sulla libertà corporea....................................................
13.2. L’uomo nella Bibbia: immagine, vocazione, filialità.....................................................
13.3. Le figure storiche dell’antropologia...............................................................................
14. La teologia dell’uomo come immagine di Dio...................................................11
14.1. Le linee contemporanee della riflessione antropologica................................................
14.2. Un’antropologia della libertà creata come “immagine”....Errore. Il segnalibro non è
definito.
15. Uomo e donna sigillo dell’antropologia cristiana. La libertà sessuata come
differenza per la comunione......................................................................................12
15.1. Il recupero della “differenza” uomo-donna nella cultura moderna................................
15.2. Un’antropologia cristiana della differenza uomo-donna................................................

Introduzione
L’impresa dell’ath è il passaggio, circa i rapporti fra natura e grazia, da un’antropologia
separata a un’antropologia unificata: dalla natura come presupposto della grazia alla grazia
come fondamento della natura.
L’oggetto dell’ath non è l’esistenza umana, ma l’esistenza cristiana.
L’articolazione dell’ath supera lo schema creazione, grazia, gloria dell’uomo, e propone lo
schema forma, dramma e compimento dell’esistenza cristiana.
Lo sviluppo più promettente dell’ath è un’antropologia in chiave filiale: il suo compito
consiste nel pensare criticamente la correlazione di unità e differenza, fra la filialità
singolare di Gesù, la filialità particolare del cristiano e la filialità universale di ogni uomo.

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Parte prima. L’antropologia teologica dalla modernità ad oggi

1. Il nome, l’interesse e il problema dell’antropologia teologica


OGGETTO dell’ath è l’antropologia cristiana, cioè la visione cristiana dell’uomo.
Poiché Cristo non si aggiunge all’umanità dell’uomo, ma ne sta a fondamento, il COMPITO generale
dell’ath è giustificare criticamente la pretesa di verità che l’esperienza cristiana eleva nei confronti
dell’esperienza umana.
La GENESI dell’ath è recente, anche se l’attenzione all’uomo è di sempre. Il paradosso è che mentre
la centralità di Dio custodiva la dignità dell’uomo, la centralità dell’uomo la perde.
La SITUAZIONE dell’ath è data dal suo difficile rapporto con la filosofia e le scienze umane: mentre la
teologia pensa l’uomo come mistero nel mondo (nel mondo ma irriducibile al mondo), la filosofia lo
pensa senza Dio e senza mondo (antropocentrismo e secolarismo) e le scienze senza Dio e chiuso
nel mondo (immanentismo e naturalismo).
La QUESTIONE dell’ath è interpretare il rapporto fra fede e cultura a proposito dell’uomo,
argomentare l’unità e la differenza fra la visione cristiana dell’uomo e le visioni mondane, spiegare
la correlazione fra singolarità di Gesù e l’universalità della sua pretesa.
LA TESI GENERALE dell’Ath afferma che la visione cristiana dell’uomo è l’attuazione eccedente
(gratuita), normativa (non facoltativa) ed escatologica (definitiva) dell’apertura dell’uomo
all’essere e del suo desiderio di pienezza e felicità.

2. Un tornante decisivo: il Concilio Vaticano II


Il VALORE del Concilio, per l’ath, è il recupero della nozione adeguata di rivelazione come evento e
parola, da cui derivano l’attenzione alla storia e ai segni dei tempi.
Il RISCHIO del Concilio: prima il concordismo con la cultura secolarizzata, poi la soggezione ad esso.
LE INTERPRETAZIONI del Concilio: 1. La rivelazione non offre un’antropologia: i lineamenti
dell’uomo sono riconoscibili a monte della rivelazione (Schillebeeckx); 2. La rivelazione offre
l’unica vera antropologia: solo in Gesù è riconoscibile il vero volto dell’uomo (De Lubac); 3. Il
cristocentrismo è affermato, ma non sviluppato in tutte le sue implicazioni: l’ottica storico-salvifica
e quella essenziale-metafisica non sono ancora armonizzate (Colombo).

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3. La genesi dell’antropologia nella cultura moderna
3.1. Le ragioni dell’assenza dell’Ath.

3.2. Eredità cristiana e nascita dell’antropologia


LA NASCITA dell’ath non è felice, perché subisce l’attrazione e il rifiuto della cultura moderna.
Mentre nella cultura moderna si afferma l’uomo negando Dio, nella fede l’uomo è originariamente
riferito a Dio. Il manuale nasce perciò antimoderno, apologetico, disorganico, estraneo o succube
rispetto ai processi culturali in corso.
Nel MONDO ANTICO la novità cristiana, che pensa il rapporto fra Dio e l’uomo in termini di storicità e
libertà, viene condizionata dallo spiritualismo platonico (primato dell’anima) e dal naturalismo
aristotelico (analisi delle facoltà). Di fatto l’uomo viene collocato a metà strada fra il mondo e gli
angeli, e la questione antropologica viene ridotta allo studio della spiritualità dell’anima, della sua
immortalità e della sua unione con il corpo.
Nel MONDO MODERNO la novità cristiana, che pensa il rapporto con Dio in termini di creazione e di
fede, viene condizionato dal primato del sapere scientifico e dall’avvento dei processi di
secolarizzazione. La centralità assoluta dell’uomo affermata dalla filosofia, e la considerazione
empirica dell’uomo imposta dalle scienze, conseguono la dissoluzione dell’antropologia, filosofica e
teologica, nelle scienze umane.
Nel MONDO CONTEMPORANEO, in nome del carattere singolare dell’uomo, ogni filosofia/ teologia
dell’uomo è sospettata di ideologia.

4. L’estraneità della teologia all’evoluzione dell’antropologia


4.1. Il sistema di Wolff e la nascita della teologia manualistica, controversistica e
dogmatica

4.2. L’assestamento “apologetico” e la teologia del “duplice ordine”


L’ANTROPOLOGIA MODERNA si imposta su alcuni orientamenti che la rendono comoda, ma
disorganica:
1. Sul piano epistemologico, la sintesi metafisica cede il passo all’analisi scientifica: dall’intuizione
alla deduzione;
2. Sul piano metafisico, si verifica una coincidenza fra la questione dell’essere e quella di Dio:
perdita di serietà del mistero dell’essere e della rivelazione del mistero di Dio;
3. Sul piano antropologico, la separazione fra antropologia scientifica e antropologia filosofica
impoverisce entrambe;
4. Sul piano teologico, l’antropologia si imposta come dogmatica e controversistica: il punto di
partenza non è la rivelazione, ma il magistero, e l’obiettivo è meno l’amore per la verità e più la
difesa dagli avversari.
L’ANTROPOLOGIA MODERNA si fonda sulla teologia del duplice ordine, frutto del sistema di Wolff e
del suo legame con la scolastica di Suarez piuttosto che con il pensiero di Tommaso: l’uomo è
considerato nel quadro teorico della separazione fra fede e ragione e fra natura e soprannatura,
dove la ragione e la natura vengono pensate come autonome, mentre la fede e la grazia come
superflue. Da qui la difficoltà a pensare insieme verità e storia, verità e libertà, oggettività e
soggettività…

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6. La nascita del De Deo creante et elevante e la nozione di
“natura pura”
L’antropologia moderna si configura nei due trattati sulla creazione e sulla grazia.
IL TRATTATO SULLA CREAZIONE propone due parti accostate in maniera estrinseca, una sulla
creazione, di carattere più filosofico, l’altra sull’elevazione, di stampo più teologico.
LA CREAZIONE è pensata in ottica più cosmologica che teologica: la dimensione cristologico-
trinitaria e storico-salvifica della creazione non è in primo piano.
L’ELEVAZIONE è pensata nell’ottica dualistica di natura e soprannatura:
1. L’intenzione è garantire la gratuità della grazia;
2. Punto di partenza è la controversia post-baiana, precisamente l’equivoco intorno all’idea della
“naturalità” dei doni di grazia e nel passaggio dalla prospettiva storica (nello stato originario i
doni di grazia erano naturali perché dati insieme alla natura) a quella ontologica (i doni di grazia non
sono naturali perché non sono esigibili dalla natura);
3. Intendendo “naturale” come “costitutivo”, e non come “originario”, la teologia post-baiana, per
salvaguardare la gratuità della grazia, trasforma l’ipotesi di una “natura pura” (Dio poteva mettere
creare l’uomo senza assegnargli il fine soprannaturale) in una realtà (l’uomo ha un fine naturale al
quale si aggiunge il fine soprannaturale)
LE CONSEGUENZE:
1. La teologia sottovaluta le conseguenze del peccato: fra l’uomo delle origini e l’uomo caduto nel
peccato la differenza sta solo nella perdita dei doni di grazia;
2. La filosofia radicalizza la propria autonomia: l’uomo può autocomprendersi senza la rivelazione;
3. Esito generale: l’uomo non è più pensato nell’ottica dell’unico fine soprannaturale, ma secondo lo
schema del duplice ordine di realtà e di conoscenza. La gratuità della grazia diventa secondarietà,
facoltatività. Il dono di grazia determina la natura neque costitutive (non come un suo costitutivo
intrinseco), neque exigitive (non come qualcosa che possa pretendere), neque consecutive (non come
esito del suo dinamismo di apertura).
LA DISGREGAZIONE E IL RINNOVAMENTO del trattato.
1. Due fattori decisivi: recupero del principio di rivelazione, integrazione della svolta
antropologica, quindi revisione dei rapporti natura-grazia e grazia-libertà;
2. Indicazione positiva: ripensare il soprannaturale in modo cristiano, aderente alla rivelazione, alla
sua storicità, alla centralità cristologica, elaborare cioè l’antropologia alla luce della cristologia

7. Cristologia e antropologia: l’approdo contemporaneo


PRIMA APPROSSIMAZIONE: LA PREDESTINAZIONE E IL CRISTOCENTRISMO
1. LA PREDESTINAZIONE. La storia di Gesù è il luogo dell’autocomunicazione di Dio, che è sempre
il suo libero dono e la nostra libera risposta: poiché è un incontro personale, la rivelazione non
cancella la libertà, ma la istituisce.
Gesù è un Universale Concreto, un’umanità singolare che determina l’umanità in senso
universale. Il nodo teologico è quello di trovare equilibrio fra fondazione cristologica e mediazione
antropologica, tenendo fermo che il fine rivelato nell’ordine storico-salvifico è l’unico fine
dell’uomo concretamente esistente.
Poiché la rivelazione è un evento storico (particolare) che attua una struttura originaria
(universale), la verità dell’uomo è oggetto di un dono e di un’accoglienza: in questo modo sono
garantite sia la libertà di Dio, sia la libertà dell’uomo.

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Più in dettaglio:
1. la rivelazione può essere compresa solo a posteriori, cioè attraverso una manifestazione e un
riconoscimento, un dono e un’accoglienza, un evento portatore di senso e la risposta di un libero
consenso;
2. per questo la struttura della coscienza credente è il momento apriori dell’aposteriori che è l’evento
della rivelazione;
3. L’unico fine storico esistente per l’uomo è l’umanità predestinata in Cristo ed è un fine
assolutamente gratuito, perché non può essere prefigurato né a partire dalla natura, né dalla storia, né
dalla religiosità, e tantomeno dal peccato. Una volta dato, però, può e deve essere riconosciuto e
accolto come il compimento corrispondente alla ragione e al desiderio dell’uomo
2. IL CRISTOCENTRISMO. La centralità di Cristo, l’identificazione di Cristo con il contenuto della
predestinazione, viene inteso in diversi modi. Si tratta di superare sia il cristocentrismo cronologico
(Cristo è centrale perché viene a redimere l’uomo) che il cristocentrismo obiettivo (Cristo è centrale
perché è la sintesi reale di finito e infinito, storia e verità), e promuovere il cristocentrismo della
singolarità di Gesù (la predestinazione di Gesù è il fondamento della nostra predestinazione).
“Singolarità” non significa esclusione o sostituzione dell’uomo. La singolarità di Cristo sta nel fatto
che Gesù il Figlio di Dio e il Figlio dell’uomo; che è assolutamente relativo al Padre e assolutamente
rivolto agli uomini; che la sua mediazione è definitiva e permanente.
SECONDA APPROSSIMAZIONE: OLTRE IL COSMOCENTRISMO E L’ANTROPOCENTRISMO
Nel passaggio al post-moderno il cristocentrismo è minacciato dalla ripresa dello scontro fra
antropocentrismo e cosmocentrismo: se il primo produce un soggetto senza mondo e un mondo
assoggettato, il secondo perde il soggetto e lo omologa al mondo. L’alternativa è dunque fuorviante:
le contrapposizioni uomo-mondo, storia-natura sono artificiose. Entrambe vanno comprese e
articolare nella creazione e come creazione di Dio.
Nel post-moderno la proposta è radicale, coincide con la dissoluzione dell’antropologia: riduzione
del creato a natura (assenza di finalismo), riduzione del soggetto a parte della natura (negazione della
persona), negazione della dimensione personale di Dio (ritorno del panteismo).
La risposta della teologia dovrebbe orientarsi a pensare il rapporto tra l’umano singolare di Gesù
(la cristologia) e le forme storiche con cui l’uomo decide di sé (antropologia). In concreto, ciò
richiede di articolare la convergenza di un approccio fenomenologico alle forme dell’umano e
dell’umano rivelato e di un approccio trascendentale alle condizioni originarie con cui l’uomo si apre
alla verità decidendo di sé.
ARCHITETTURA SISTEMATICA
Antropologia teologica delinea e giustifica criticamente la visione cristica dell’uomo.
Due parti: la forma normativa e il dramma storico dell’uomo in Cristo. Le due parti non si
rapportano come essenza e storia, ma, rispettivamente, come la verità dell’uomo nella storia, e la
storia dell’uomo che accede alla sua verità.

8. La visione “cristica” dell’uomo.


MOTIVI E MODELLI DELL’ANTROPOLOGIA TEOLOGICA

0. MOTIVO COMUNE delle ath del ‘900 è l’integrazione cristologica della rivelazione, della creazione
e della redenzione, ossia lo sviluppo critico della visione cristica dell’uomo: l’uomo ha in Gesù un
fondamento e un compimento che da sé non può né immaginarsi né darsi, ma che una volta rivelato
corrisponde pienamente alla sua domanda intorno all’origine e al destino, alla verità e alla felicità
1. PARADIGMA BIBLICO. Cristocentrismo storico, logico e ontologico: Gesù è il Cristo e Logos; il
Cristo e il Logos sono Gesù! Gesù ha cioè valore universale proprio a motivo della sua singolarità:
Egli è fondamento della nostra destinazione ad essere figli perché Egli è il Figlio;

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2. PARADIGMA PATRISTICO E MEDIOEVALE. Attenuazione del cristocentrismo logico a favore di un
cristocentrismo cronologico: Gesù è più mediatore della redenzione che della creazione;
3. PARADIGMA MODERNO. Oblio del cristocentrismo: nell’umanesimo l’uomo è autosufficiente
rispetto a Cristo, nel protestantesimo l’uomo è inconsistente senza Cristo, nel cattolicesimo, contro
l’ottimismo umanistico e il pessimismo protestante, l’uomo ha un fine naturale che in Gesù Dio eleva
all’ordine soprannaturale. In ogni caso, Cristo non è il fondamento logico e ontologico dell’uomo.
L’antropologia non è propriamente “teologica”;
4. PARADIGMA CONTEMPORANEO. Ripresa del cristocentrismo: l’ath fatica a parlare in modo
cristiano dell’uomo. Anche nelle sue forme più costruttive, l’ath tende ad esplicitare prevalentemente
la funzione critica dell’evento di Cristo, piuttosto che la sua funzione costitutiva. La questione
cruciale è quella di pensare la fede in Cristo come fondamento e compimento della fede in Dio e
dell’affidarsi umano. Per questo occorre affermare ed elaborare il rapporto fra il carattere originario
della coscienza credente e il carattere escatologico della sua attuazione cristiana.
CONFIGURAZIONE METODOLOGICA DELL’ANTROPOLOGIA TEOLOGICA
0. OBIETTIVI FONDAMENTALI: superare l’estraneità della fede alla struttura originaria del sapere;
superare l’indeterminatezza cristologica dell’impianto teologico.
1. DIRETTRICE TEOLOGICO-FONDAMENTALE: EPISTEMOLOGIA E ONTOLOGIA DELLA FEDE.
Correlazione fra ontologia della differenza ontologica (Tommaso) e epistemologia della conoscenza
simbolica come fondazione di una teoria drammatica della verità, per la quale l’apertura alla verità
comporta l’aprirsi della libertà e viceversa. In questo modo si salvaguarda sia la trascendenza della
verità sia l’esercizio della libertà, l’assolutezza della prima e la destinazione alla seconda.
2. DIRETTRICE TEOLOGICO-SISTEMATICA: LA SINGOLARITÀ DELLA FEDE E DELLA MISSIONE DI GESÙ.
La missione del Figlio e dello Spirito da parte del Padre realizzano la rivelazione come identità fra
la manifestazione storica di Dio e la verità del mistero di Dio. La missione di Cristo e l’effusione
dello Spirito attuano l’autocomunicazione di Dio e realizzano la predestinazione dell’uomo alla
comunione con Lui.
LA FIDES JESU COME FIGURA “ARCHETIPA” DELL’UOMO
0. PASSAGGIO DAL LIVELLO METODOLOGICO A QUELLO CONTENUTISTICO
1. TESI. L’uomo è fondato, redento e compiuto nel meraviglioso scambio (admirabile commercium),
opera dello Spirito, fra l’incarnazione di Dio e l’elevazione dell’uomo, che si fonda nel doppio
rapporto che Gesù ha con il Padre e con gli uomini, e che in concreto avviene come trasformazione
pasquale della fede di Gesù (fides Iesu) nella fede in Gesù (fides theologalis).
2. GIUSTIFICAZIONE DELLA TESI. L’interesse sistematico per la fede di Gesù sta essenzialmente nella
sua capacità di indicare lo stretto legame che intercorre tra la missione salvifica e l’identità filiale
di Gesù. A procedere dall’affermazione di Tommaso secondo cui la missio storica di Gesù è ciò che
corrisponde sul piano economico, grazie allo Spirito, all’eterna processio sul piano immanente.
L’obbedienza di fede di Gesù al Padre è ciò che fonda la possibilità di partecipare umanamente
all’eterna corrispondenza del Figlio al Padre.

9. La verità dell’antropologia cristiana: la predestinazione degli


uomini in Cristo
LA PREDESTINAZIONE COME MISTERO DEL DESTINO SOPRANNATURALE DELL’UOMO
IL FONDAMENTO dell’antropologia cristiana si esprime sinteticamente nell’idea biblica della
Predestinazione e nella tesi teologica del Soprannaturale. I due termini coincidono nell’intenzione, ma
non hanno la stessa estensione: la predestinazione è la destinazione originaria dell’uomo ad essere
associato a Cristo, conformato alla Sua umanità, incorporato alla Sua fede, mentre il soprannaturale dice
la gratuità e l’efficacia della predestinazione.

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GLI EQUIVOCI sulla predestinazione e sul soprannaturale derivano dall’errore di precostituirli e
preconoscerli rispetto alla concretezza del Disegno di Dio, che è un’Alleanza d’amore stipulata
nell’Incarnazione e nella Pasqua del Figlio.
LA PREDESTINAZIONE NEL CORSO DELLA STORIA
SIGNIFICATO BIBLICO:
1. La predestinazione è biblicamente espressa come Alleanza e Elezione in Cristo;
2. La predestinazione non presuppone l’esistenza degli uomo, ma la precede e la pone;
3. La predestinazione trova nella creazione il primo momento dell’Alleanza;
4. Diversamente dalla tradizione dopo Agostino, dove la questione della predestinazione è quella dei suoi
limiti (chi si salva e chi si danna) e della sua efficacia (cosa può fare e non può fare la libertà), nella
Scrittura la predestinazione ha un carattere cristologico, storico e universale.
SIGNIFICATO AGOSTINIANO:
1. La predestinazione è l’atto con cui Dio libera alcuni uomini dalla massa dannata;
2. Sulla doppia premessa dell’onnipotenza di Dio infinto e santo e dell’impotenza dell’uomo finito e
peccatore, la predestinazione si presenta come gratuita (dono immeritato) e infallibile (Dio non può
essere condizionato), ma perde il carattere di universalità (non tutti si salvano);
3. In rapporto al Pelagianesimo (l’uomo è libero di fare il bene), e al Semipelagianesimo (il sì libero
dell’uomo precede il dono della grazia), Agostino afferma l’assoluta necessità della grazia, anche per
l’inizio della fede; 4. La radice agostiniana delle tesi predestinazioniste non è mai stata assunta dal
magistero ecclesiale, anzi, la cosiddetta “doppia predestinazione” è positivamente condannata.

10. Il problema teologico della predestinazione


IDEA CRISTOCENTRICA DI PREDESTINAZIONE. Dalla risoluzione della predestinazione nella previsione
eterna di Dio alla soluzione della predestinazione di Gesù Cristo come fondamento della
predestinazione degli uomini in Lui.
CARATTERI DELLA PREDESTINAZIONE IN OTTICA CRISTOCENTRICA:
1. la predestinazione è gratuita perché è il dono di Gesù Cristo: essendo Lui, non sono io, e dunque il
dono non è esigibile da parte dell’uomo;
2. la predestinazione è infallibilmente efficace, in quanto si attua in Cristo: in Lui non viene meno,
né viene meno in chi crede in Lui;
3. la predestinazione è universale, perché non esiste alcun altro ordine fuori da Cristo. Circa la
possibilità della dannazione, chi non si lascia conformare a Cristo perde la sua destinazione, e attua la
possibilità della perdizione, ma non esiste una predestinazione alla condanna.
PREDESTINAZIONE COME DESTINAZIONE DELL’UOMO A CRISTO.
1. La predestinazione è l’ordine storico voluto da Dio, che si attua in Cristo e in chi crede in Lui:
nessun determinismo e nessun moralismo;
2. Verso un’antropologia della destinazione: “pre-destinazione” come “orientamento” (=
destinazione) “filiale” (= pre);
3. Abbozzo sistematico:
a) poiché è chiamato ad esistere in Cristo, l’uomo è un essere in cerca di destinazione;
b) occorre allora elaborare l’idea di “destino” liberandola dai significati di necessità, fatalità,
rassegnazione;
c) in senso destinale, la libertà dell’uomo è il decidersi nell’orizzonte di una pre-donazione: la
libertà è autorizzata da una verità che le viene incontro come promessa, il cui compimento
dipende dalla decisione di corrispondervi = l’uomo si compie nella convergenza fra il suo

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autotrascendersi e il destinarsi a lui della verità = l’uomo può trovare la sua destinazione perché
essa gli è anticipata

11. La creazione, luogo dell’antropologia cristiana. La realtà


creata, segno per la comunione
CREAZIONE PER LA COMUNIONE
Il disegno divino è originariamente cristico; la realtà va considerata come creazione in Cristo; la creazione
non è il semplicemente il presupposto all’alleanza, ma il primo momento dell’alleanza; la creazione va
compresa in ottica cristologico-trinitaria: la creazione dell’uomo ha a che fare con l’eterna generazione
del Figlio, e perciò non va compresa semplicemente nel quadro della relazione Creatore-creatura, ma nella
relazione Padre-Figlio nello Spirito.
La creazione accade come rapporto di creazione e alleanza. Si tratta di un doppio movimento:
1. la predestinazione pone una realtà che è altra da Dio, ma orientata a Dio, quindi in nessun modo
neutra e anonima, ma orientata e determinata dal Nome di Gesù. La relazione di ogni creatura al Figlio è
originaria.
2. la predestinazione si pone come la destinazione di ciò che Dio pone come altro da sé. Le distinzioni
creaturali (creaturalità, ragione e libertà, anima e corpo, individualità e socialità, uomo e donna) esistono
per la comunione trinitaria, da essa provengono e ad essa si orientano.
CREAZIONE NELLA BIBBIA
Filosofizzazione e cosmologizzazione del tema della creazione: dimenticanza della creazione in Cristo.
Originalità dei racconti di creazione: distanza dal mito, attenzione alla storia. I racconti di creazione non
hanno un approccio scientifico, ma simbolico, non tendono a ricostruire le origini ma a spiegare la storia
alla luce delle origini.
Tesi generale: la fede nella creazione trae origine dall’esperienza dell’alleanza.
Interpretazioni:
1. L’idea di Dio creatore dipende e rende universale l’esperienza del Dio liberatore (Von Rad);
2. L’idea di creazione non dipende dall’esperienza dell’alleanza, e non è originale come l’idea di
alleanza (Westermann);
3. I racconti di creazione sono racconti di separazione e di fondazione: creare significa distinguere
realmente per unire realmente, e fondare significa assegnare una destinazione. L’inizio non dice tanto ciò
che sta prima della storia, ma ciò che produce il movimento della storia.
CREAZIONE NELLA STORIA
I-IV secolo. Bontà della creazione (contro il dualismo manicheo), creazione dal nulla (contro la materia
increata): orientamento di Adamo a Cristo nuovo Adamo; ricapitolazione della creazione in Cristo;
IV-V secolo: indebolimento della funzione cosmologica e dilatazione della funzione redentiva di Cristo;
tracce di Dio nella creazione: le vestigia Dei in ente creato, le rationes seminales;
Medioevo: progressiva cosmologizzazione del tema della creazione, dimenticanza del riferimento
cristologico; interpretazione partecipativa platonica, interpretazione causale aristotelica, ma dimenticanza
della mediazione cristologica.
MODERNITÀ: perdita del riferimento cristologico, il mondo non è più creazione, ma natura, e il sacro non
è la destinazione del mondo, ma è soprannatura; il Magistero precisa che Dio ha creato il mondo ad Dei
gloriam (senza porre in alternativa gloria di Dio e felicità degli uomini), liberrimo consilio
(gratuitamente), ex nihilo (senza alcuna premessa) et in tempore (senza necessità).

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12. La riscoperta della creazione: riflessione contemporanea
L’ISTANZA ECOLOGICA viene detta contro quella etica, la natura è detta contro la cultura, il
superamento dell’antropocentrismo dà luogo a una ripresa del cosmocentrismo
IL DIALOGO CON LE SCIENZE: sotto il profilo metodologico si passa sempre troppo frettolosamente
dalla separazione alla concorrenza, alla consonanza. La visione del mondo come sistema aperto,
autoorganizzato, finalizzato all’uomo, ha la doppia conseguenza che la natura si umanizza ma
l’uomo si naturalizza. Si perde la trascendenza dell’uomo, la sua singolarità, la libertà, la storia, il
destino.
TRE ISTANZE PER UNA TEOLOGIA DELLA CREAZIONE:
1. I difetti dell’antropocentrismo non si superano con il ritorno al cosmocentismo: uomo e mondo
restano separati. Occorre pensare il mondo come il luogo della libertà;
2. La questione della creazione non è quella dell’origine, ma quella della mediazione. Occorre
pensare la creazione nella forma di Cristo e nella forza dello Spirito;
3. Occorre ripensare il trinomio Dio-uomo-mondo: nell’ottica di un’ontologia simbolica, l’oggettività
del mondo in rapporto all’uomo richiama il fatto che l’uomo è preceduto, accompagnato,
destinato.
ARTICOLAZIONE SISTEMATICA.
1. Dio è l’altro “dal” mondo. L’alterità del creato dice la dignità del creato. L’alterità da Dio è la
condizione della relazione con Lui. La distinzione della creazione esiste per la comunione con il
Creatore. L’uomo è distinto da Dio perché è destinato a Dio in termini di conoscenza, libertà e
amore;
2. Dio è l’altro “per” il mondo. La distinzione e la comunione sono attuati dall’amore trinitario in
vista di una comunione trinitaria. All’uomo Dio offre la sua vita: la creazione dei figli non è estranea
alla generazione del Figlio. Il Dio trinitario stesso è lo spazio della creazione;
3. Dio è l’altro “del” mondo. Non solo il creato è configurato in Dio, ma è anche destinato a Dio.
Non solo Dio è l’origine e lo spazio della creazione, ma anche il futuro e il compimento della
creazione. Dio come destino del cosmo non va inteso nel senso di un auto-trascendimento evolutivo,
ma di un trascendimento della libertà

13. L’uomo, centro dell’antropologia cristiana. La libertà


corporea, capacità di relazione
L’UOMO COME CENTRO DELL’ANTROPOLOGIA CRISTIANA. Predestinazione  Creazione in Cristo
 libertà creata. La libertà creata, con tutte le sue dimensioni, è implicazione dell’alleanza 
priorità di una visione sintetica della libertà su una visione analitica  l’ath attuale studia la libertà e
le sue infrastrutture
LA LIBERTÀ CREATA disegna una relazione simbolica fra la strutturale apertura dell’uomo
(creaturalità) e la sua attuazione indeducibile. Tale simbolicità si può spiegare come rapporto fra
l’autotrascendenza della libertà (spiritualità) e le sue condizioni oggettive (corporeità).
NELLA BIBBIA LA CREAZIONE DELL’UOMO è contrassegnata da distinzione e relazione, in concreto da
benedizione e fecondità, dono e legge. L’uomo come creatura qualificato come immagine di Dio:
tale immagine non sta in una facoltà, ma nell’insieme, soprattutto nella libertà, che è partecipazione
alla creatività di Dio, nella regalità, e in ogni caso al modo della differenza uomo-donna. In questo
senso la relazione con Dio è il fondamento delle relazioni umane, e queste articolano storicamente il
rapporto con Dio.

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LESSICO ANTROPOLOGICO. Nefes, Basar, Ruah, Leb, tutte parole non dualistiche, tutte in certa
misura in grado di dire la dignità e la fragilità dell’uomo, la sua finitezza mortale e la sua sete di
infinito e di vita eterna.
ANTROPOLOGIA NEOTESTAMENTARIA. Il tratto distintivo, che evolve e adempie l’uomo come
immagine e somiglianza didio, è il diventare figli nel Figlio, la sequela e la partecipazione
all’esperienza filiale di Gesù
FIGURE STORICHE DELL’ANTROPOLOGIA.
1. PADRI. l’antropologia cristiana non nasce spiritualista, dualista, manichea: specifica del
cristianesimo non è tanto l’affermazione della distinzione anima-corpo, ma l’affermazione della
loro unità. La questione teologica è quella di pensare l’unità di anima e corpo in modo teologico, in
funzione della rivelazione: per questo l’idea di anima immortale è sospetta tanto quanto quella di un
corpo puramente mortale;
2. MEDIOEVO. La questione dibattuta è in che modo l’anima sia sostanza e al tempo stesso forma
del corpo. Il punto critico è che anima e corpo vanno compresi in funzione dell’alleanza storica con
Dio in Cristo;
3. MODERNITÀ. L’eredità dualistica si aggrava: anima e corpo sono pensati a monte del loro
reciproco rapporto: l’anima è res cogitans, autocoscienza, e il corpo, res extensa, non è mediazione
simbolica dell’anima. Da qui la reazione contemporanea, che rovescia le priorità di anima e corpo a
favore del corpo.

14. La teologia dell’uomo come immagine di Dio


LINEE CONTEMPORANEE:
1. Oggettivismo degli studi su mente e corpo: dalla metafisica al comportamentismo, dal dominio
dell’astrazione al dominio dei dati di fatto. Assenza di una riflessione sul sapere originario della
coscienza, che è mediato corporeamente;
2. Riduzionismo degli studi sulla mente e cervello: dal pensiero, alla mente, al cervello, da cui le
teorie dell’identità (naturalismo), dell’emergenza (evoluzionismo) del dualismo interazionista
(immanentismo. La dualità psicofisica non è un problema ma un dato originario;
3. Aperture della riflessioni umanistica: il proprio dell’uomo è la libertà dal mondo, l’apertura al
mondo, l’eccentricità e l’eccentricità rispetto a se stesso = uomo come autotrascendenza e
autorealizzazione, incompiutezza orientata a un compimento che la eccede, dono e riconoscimento =
uomo come pensiero (comprendente, non semplicemente rispecchiante) e azione (trasformante, non
semplicemente esecutiva), come lingua e opera, amore e lavoro;
4. Il corpo proprio nella riflessione fenomenologica: evitando il biologismo e lo spiritualismo, la
riflessione sul corpo proprio approfondisce il tema della coscienza corporea, la corporeità
dell’identità: contro le pretese dell’ottica cartesiana e idealista dell’autocoscienza come immediata
presenza a sé, si afferma che non si dà coscienza che non si dà sapere della coscienza che non sia
mediato dal corpo. Il carattere trasgressivo e prospettivo della coscienza corporea è correlato al
carattere simbolico e drammatico della libertà.
VERSO UN’ANTROPOLOGIA DELLA LIBERTÀ.
1. Distanziandosi dall’antropologia della facoltà di stampo oggettivistico-naturalistico-cosmologico e
dall’antropologia del soggetto di stampo soggettivistico-razionalistico-egologico, l’ath cerca di
elaborare un’antropologia della libertà, cioè di quel sapere della coscienza che sa e decide di sé
nella relazione all’altro, riconoscendo cioè il debito originario nei confronti del corpo, dell’altro,
della cultura, della società = l’uomo è paradosso di dono e riconoscimento, credere e sapere, debito
e compito, vincolo e svincolo, anticipazione e intenzione = l’identità dell’uomo è paradossale perché
non è data né semplicemente a monte dell’agire, né semplicemente come il risultato dell’agire;

2. L’uomo come patire e agire. La libertà umana è libertà donata, circolarità di dimensione passiva e
dimensione attiva, di senso che appella a un consenso, di passività del senso e attività del consenso.
La passività ha tre forme fondamentali:
a) il corpo proprio (= il sé): corpo generato, minacciato, ambientato;

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b) il corpo altrui (= il tu): l’altro, l’altro sesso; c) il corpo sociale (= il noi);

3. La passività e l’alterità come indice di una differenza originaria: l’immagine di Dio che qualifica
la creaturalità dell’uomo non risiede in una sua caratteristica, ma indica l’identità sintetica dell’uomo
in quanto si riceve dentro le relazioni che la costituiscono e si autodetermina attraverso il suo libero
agire.

15. Uomo e donna sigillo dell’antropologia cristiana. La libertà


sessuata come differenza per la comunione
TRANSIZIONE. Dalla squalifica alla riqualifica ontologica e teologica della differenza uomo-donna.
In antropologia occorre orientare gli stimoli derivati dal contesto pratico-politico dei diritti della
donna al terreno della riflessione critica, passare dall’ideologia alla filosofia e alla teologia.
LINEE DEL PENSIERO MODERNO:
1. Filone illuminista: centralità del soggetto umano, la differenza sessuale è indifferente, i sessi sono
omologati;
2. Filone romantico: centralità del sentimento umano, la differenza sessuale è cifra del carattere
originario dell’eros, la condizione femminile si aggrava;
3 filone emancipativo: il femminile non è naturale, ma culturale, viene cancellato il nesso
originario femminilità-maternità;
4. Filone psicoanalitico: oscillazione fra il determinismo sessuale e l’indeterminazione bisessuale;
5. Filone socio-politico: il rapporto uomo-donna è posto in termini di potere, i sessi non sono dati
naturali, ma costruzioni culturali, sesso e genere sono separati, sesso e generazione sono dissociati.
Per un’antropologia cristiana dell’uomo e della donna.
1. La differenza sessuale è differenza paradigmatica di ogni altra differenza;
2. I sessi sono indice di contingenza e di trascendenza, memoria del nesso di identità e socialità,
richiamo alla provenienza e destinazione all’amore;
3. La distinzione dei sessi esiste per la comunione;
4. Nella nuzialità Cristo-Chiesa la conoscenza e l’amore fra uomo e donna è fondato, riscattato,
rinviato al suo compimento.

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Indice
Parte prima. L’antropologia teologica dalla modernità ad oggi.............................3
1. Il nome, l’interesse e il problema dell’antropologia teologica.............................3
2. Un tornante decisivo: il Concilio Vaticano II........................................................3
3. La genesi dell’antropologia nella cultura moderna..............................................4
3.1. Le ragioni dell’assenza dell’Ath....................................................................................4
3.2. Eredità cristiana e nascita dell’antropologia..................................................................4
4. L’estraneità della teologia all’evoluzione dell’antropologia................................4
4.1. Il sistema di Wolff e la nascita della teologia manualistica, controversistica e
dogmatica.............................................................................................................................4
4.2. L’assestamento “apologetico” e la teologia del “duplice ordine”..................................4
6. La nascita del De Deo creante et elevante e la nozione di “natura pura”..........5
6.1. Filosofizzazione del tema della creazione.......................................................................
6.2 La natura pura: Baio e la controversia post-baiana...........................................................
6.3. Le resistenze dello schema apologetico...........................................................................
6.4. Lo sgretolamento di un traguardo rassicurante................................................................
7. Cristologia e antropologia: l’approdo contemporaneo........................................5
7.1. Prima approssimazione: un consenso variegato...............................................................
7.2. Seconda approssimazione: nuove provocazioni culturali.................................................
7.3. Una proposta di architettura sistematica dell’Ath............................................................
8. La visione “cristica” dell’uomo..............................................................................6
8.1. La relazione tra cristologia e antropologia.......................................................................
8.2. I “paradigmi” della storia della fede................................................................................
8.3. La “ripresa” cristologica nell’epoca contemporanea........................................................
8.4. La configurazione metodologica della relazione.............................................................
8.5. La fides Jesu come figura “archetipa” dell’uomo............................................................
9. La verità dell’antropologia cristiana: predestinazione degli uomini in Cristo. .7
9.1. La predestinazione come il “mistero” del destino “soprannaturale” dell’uomo. .Errore.
Il segnalibro non è definito.
9.2. La predestinazione nella storia........................................................................................
10. Il problema teologico della predestinazione........................................................8
10.1. La discussione sulla predestinazione.............................................................................

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10.2. La predestinazione di Cristo e la partecipazione degli uomini.......................................
11. La creazione, luogo dell’antropologia cristiana. La realtà creata, segno per la
comunione.....................................................................................................................9
11.1. Il ritmo della predestinazione in Cristo e le categorie dell’antropologia teologica........
11.2. La creazione nella Bibbia: benedizione, salvezza, compimento....................................
11.3. La creazione nella storia: la lenta deriva cosmologica...................................................
12. La riscoperta della creazione: riflessione contemporanea...............................10
12.1. L’istanza ecologica........................................................................................................
12.2. Il dialogo con le scienze................................................................................................
12.3. Tre istanze per una teologia della creazione..................................................................
12.4. Articolazione sistematica della teologia della creazione................................................
13. L’uomo, centro dell’antropologia cristiana. La libertà corporea, capacità di
relazione......................................................................................................................10
13.1. Il quadro sintetico del discorso sulla libertà corporea....................................................
13.2. L’uomo nella Bibbia: immagine, vocazione, filialità.....................................................
13.3. Le figure storiche dell’antropologia...............................................................................
14. La teologia dell’uomo come immagine di Dio...................................................11
14.1. Le linee contemporanee della riflessione antropologica................................................
14.2. Un’antropologia della libertà creata come “immagine”....Errore. Il segnalibro non è
definito.
15. Uomo e donna sigillo dell’antropologia cristiana. La libertà sessuata come
differenza per la comunione......................................................................................12
15.1. Il recupero della “differenza” uomo-donna nella cultura moderna................................
15.2. Un’antropologia cristiana della differenza uomo-donna................................................

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