Introduzione
L’impresa dell’ath è il passaggio, circa i rapporti fra natura e grazia, da un’antropologia
separata a un’antropologia unificata: dalla natura come presupposto della grazia alla grazia
come fondamento della natura.
L’oggetto dell’ath non è l’esistenza umana, ma l’esistenza cristiana.
L’articolazione dell’ath supera lo schema creazione, grazia, gloria dell’uomo, e propone lo
schema forma, dramma e compimento dell’esistenza cristiana.
Lo sviluppo più promettente dell’ath è un’antropologia in chiave filiale: il suo compito
consiste nel pensare criticamente la correlazione di unità e differenza, fra la filialità
singolare di Gesù, la filialità particolare del cristiano e la filialità universale di ogni uomo.
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Parte prima. L’antropologia teologica dalla modernità ad oggi
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3. La genesi dell’antropologia nella cultura moderna
3.1. Le ragioni dell’assenza dell’Ath.
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6. La nascita del De Deo creante et elevante e la nozione di
“natura pura”
L’antropologia moderna si configura nei due trattati sulla creazione e sulla grazia.
IL TRATTATO SULLA CREAZIONE propone due parti accostate in maniera estrinseca, una sulla
creazione, di carattere più filosofico, l’altra sull’elevazione, di stampo più teologico.
LA CREAZIONE è pensata in ottica più cosmologica che teologica: la dimensione cristologico-
trinitaria e storico-salvifica della creazione non è in primo piano.
L’ELEVAZIONE è pensata nell’ottica dualistica di natura e soprannatura:
1. L’intenzione è garantire la gratuità della grazia;
2. Punto di partenza è la controversia post-baiana, precisamente l’equivoco intorno all’idea della
“naturalità” dei doni di grazia e nel passaggio dalla prospettiva storica (nello stato originario i
doni di grazia erano naturali perché dati insieme alla natura) a quella ontologica (i doni di grazia non
sono naturali perché non sono esigibili dalla natura);
3. Intendendo “naturale” come “costitutivo”, e non come “originario”, la teologia post-baiana, per
salvaguardare la gratuità della grazia, trasforma l’ipotesi di una “natura pura” (Dio poteva mettere
creare l’uomo senza assegnargli il fine soprannaturale) in una realtà (l’uomo ha un fine naturale al
quale si aggiunge il fine soprannaturale)
LE CONSEGUENZE:
1. La teologia sottovaluta le conseguenze del peccato: fra l’uomo delle origini e l’uomo caduto nel
peccato la differenza sta solo nella perdita dei doni di grazia;
2. La filosofia radicalizza la propria autonomia: l’uomo può autocomprendersi senza la rivelazione;
3. Esito generale: l’uomo non è più pensato nell’ottica dell’unico fine soprannaturale, ma secondo lo
schema del duplice ordine di realtà e di conoscenza. La gratuità della grazia diventa secondarietà,
facoltatività. Il dono di grazia determina la natura neque costitutive (non come un suo costitutivo
intrinseco), neque exigitive (non come qualcosa che possa pretendere), neque consecutive (non come
esito del suo dinamismo di apertura).
LA DISGREGAZIONE E IL RINNOVAMENTO del trattato.
1. Due fattori decisivi: recupero del principio di rivelazione, integrazione della svolta
antropologica, quindi revisione dei rapporti natura-grazia e grazia-libertà;
2. Indicazione positiva: ripensare il soprannaturale in modo cristiano, aderente alla rivelazione, alla
sua storicità, alla centralità cristologica, elaborare cioè l’antropologia alla luce della cristologia
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Più in dettaglio:
1. la rivelazione può essere compresa solo a posteriori, cioè attraverso una manifestazione e un
riconoscimento, un dono e un’accoglienza, un evento portatore di senso e la risposta di un libero
consenso;
2. per questo la struttura della coscienza credente è il momento apriori dell’aposteriori che è l’evento
della rivelazione;
3. L’unico fine storico esistente per l’uomo è l’umanità predestinata in Cristo ed è un fine
assolutamente gratuito, perché non può essere prefigurato né a partire dalla natura, né dalla storia, né
dalla religiosità, e tantomeno dal peccato. Una volta dato, però, può e deve essere riconosciuto e
accolto come il compimento corrispondente alla ragione e al desiderio dell’uomo
2. IL CRISTOCENTRISMO. La centralità di Cristo, l’identificazione di Cristo con il contenuto della
predestinazione, viene inteso in diversi modi. Si tratta di superare sia il cristocentrismo cronologico
(Cristo è centrale perché viene a redimere l’uomo) che il cristocentrismo obiettivo (Cristo è centrale
perché è la sintesi reale di finito e infinito, storia e verità), e promuovere il cristocentrismo della
singolarità di Gesù (la predestinazione di Gesù è il fondamento della nostra predestinazione).
“Singolarità” non significa esclusione o sostituzione dell’uomo. La singolarità di Cristo sta nel fatto
che Gesù il Figlio di Dio e il Figlio dell’uomo; che è assolutamente relativo al Padre e assolutamente
rivolto agli uomini; che la sua mediazione è definitiva e permanente.
SECONDA APPROSSIMAZIONE: OLTRE IL COSMOCENTRISMO E L’ANTROPOCENTRISMO
Nel passaggio al post-moderno il cristocentrismo è minacciato dalla ripresa dello scontro fra
antropocentrismo e cosmocentrismo: se il primo produce un soggetto senza mondo e un mondo
assoggettato, il secondo perde il soggetto e lo omologa al mondo. L’alternativa è dunque fuorviante:
le contrapposizioni uomo-mondo, storia-natura sono artificiose. Entrambe vanno comprese e
articolare nella creazione e come creazione di Dio.
Nel post-moderno la proposta è radicale, coincide con la dissoluzione dell’antropologia: riduzione
del creato a natura (assenza di finalismo), riduzione del soggetto a parte della natura (negazione della
persona), negazione della dimensione personale di Dio (ritorno del panteismo).
La risposta della teologia dovrebbe orientarsi a pensare il rapporto tra l’umano singolare di Gesù
(la cristologia) e le forme storiche con cui l’uomo decide di sé (antropologia). In concreto, ciò
richiede di articolare la convergenza di un approccio fenomenologico alle forme dell’umano e
dell’umano rivelato e di un approccio trascendentale alle condizioni originarie con cui l’uomo si apre
alla verità decidendo di sé.
ARCHITETTURA SISTEMATICA
Antropologia teologica delinea e giustifica criticamente la visione cristica dell’uomo.
Due parti: la forma normativa e il dramma storico dell’uomo in Cristo. Le due parti non si
rapportano come essenza e storia, ma, rispettivamente, come la verità dell’uomo nella storia, e la
storia dell’uomo che accede alla sua verità.
0. MOTIVO COMUNE delle ath del ‘900 è l’integrazione cristologica della rivelazione, della creazione
e della redenzione, ossia lo sviluppo critico della visione cristica dell’uomo: l’uomo ha in Gesù un
fondamento e un compimento che da sé non può né immaginarsi né darsi, ma che una volta rivelato
corrisponde pienamente alla sua domanda intorno all’origine e al destino, alla verità e alla felicità
1. PARADIGMA BIBLICO. Cristocentrismo storico, logico e ontologico: Gesù è il Cristo e Logos; il
Cristo e il Logos sono Gesù! Gesù ha cioè valore universale proprio a motivo della sua singolarità:
Egli è fondamento della nostra destinazione ad essere figli perché Egli è il Figlio;
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2. PARADIGMA PATRISTICO E MEDIOEVALE. Attenuazione del cristocentrismo logico a favore di un
cristocentrismo cronologico: Gesù è più mediatore della redenzione che della creazione;
3. PARADIGMA MODERNO. Oblio del cristocentrismo: nell’umanesimo l’uomo è autosufficiente
rispetto a Cristo, nel protestantesimo l’uomo è inconsistente senza Cristo, nel cattolicesimo, contro
l’ottimismo umanistico e il pessimismo protestante, l’uomo ha un fine naturale che in Gesù Dio eleva
all’ordine soprannaturale. In ogni caso, Cristo non è il fondamento logico e ontologico dell’uomo.
L’antropologia non è propriamente “teologica”;
4. PARADIGMA CONTEMPORANEO. Ripresa del cristocentrismo: l’ath fatica a parlare in modo
cristiano dell’uomo. Anche nelle sue forme più costruttive, l’ath tende ad esplicitare prevalentemente
la funzione critica dell’evento di Cristo, piuttosto che la sua funzione costitutiva. La questione
cruciale è quella di pensare la fede in Cristo come fondamento e compimento della fede in Dio e
dell’affidarsi umano. Per questo occorre affermare ed elaborare il rapporto fra il carattere originario
della coscienza credente e il carattere escatologico della sua attuazione cristiana.
CONFIGURAZIONE METODOLOGICA DELL’ANTROPOLOGIA TEOLOGICA
0. OBIETTIVI FONDAMENTALI: superare l’estraneità della fede alla struttura originaria del sapere;
superare l’indeterminatezza cristologica dell’impianto teologico.
1. DIRETTRICE TEOLOGICO-FONDAMENTALE: EPISTEMOLOGIA E ONTOLOGIA DELLA FEDE.
Correlazione fra ontologia della differenza ontologica (Tommaso) e epistemologia della conoscenza
simbolica come fondazione di una teoria drammatica della verità, per la quale l’apertura alla verità
comporta l’aprirsi della libertà e viceversa. In questo modo si salvaguarda sia la trascendenza della
verità sia l’esercizio della libertà, l’assolutezza della prima e la destinazione alla seconda.
2. DIRETTRICE TEOLOGICO-SISTEMATICA: LA SINGOLARITÀ DELLA FEDE E DELLA MISSIONE DI GESÙ.
La missione del Figlio e dello Spirito da parte del Padre realizzano la rivelazione come identità fra
la manifestazione storica di Dio e la verità del mistero di Dio. La missione di Cristo e l’effusione
dello Spirito attuano l’autocomunicazione di Dio e realizzano la predestinazione dell’uomo alla
comunione con Lui.
LA FIDES JESU COME FIGURA “ARCHETIPA” DELL’UOMO
0. PASSAGGIO DAL LIVELLO METODOLOGICO A QUELLO CONTENUTISTICO
1. TESI. L’uomo è fondato, redento e compiuto nel meraviglioso scambio (admirabile commercium),
opera dello Spirito, fra l’incarnazione di Dio e l’elevazione dell’uomo, che si fonda nel doppio
rapporto che Gesù ha con il Padre e con gli uomini, e che in concreto avviene come trasformazione
pasquale della fede di Gesù (fides Iesu) nella fede in Gesù (fides theologalis).
2. GIUSTIFICAZIONE DELLA TESI. L’interesse sistematico per la fede di Gesù sta essenzialmente nella
sua capacità di indicare lo stretto legame che intercorre tra la missione salvifica e l’identità filiale
di Gesù. A procedere dall’affermazione di Tommaso secondo cui la missio storica di Gesù è ciò che
corrisponde sul piano economico, grazie allo Spirito, all’eterna processio sul piano immanente.
L’obbedienza di fede di Gesù al Padre è ciò che fonda la possibilità di partecipare umanamente
all’eterna corrispondenza del Figlio al Padre.
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GLI EQUIVOCI sulla predestinazione e sul soprannaturale derivano dall’errore di precostituirli e
preconoscerli rispetto alla concretezza del Disegno di Dio, che è un’Alleanza d’amore stipulata
nell’Incarnazione e nella Pasqua del Figlio.
LA PREDESTINAZIONE NEL CORSO DELLA STORIA
SIGNIFICATO BIBLICO:
1. La predestinazione è biblicamente espressa come Alleanza e Elezione in Cristo;
2. La predestinazione non presuppone l’esistenza degli uomo, ma la precede e la pone;
3. La predestinazione trova nella creazione il primo momento dell’Alleanza;
4. Diversamente dalla tradizione dopo Agostino, dove la questione della predestinazione è quella dei suoi
limiti (chi si salva e chi si danna) e della sua efficacia (cosa può fare e non può fare la libertà), nella
Scrittura la predestinazione ha un carattere cristologico, storico e universale.
SIGNIFICATO AGOSTINIANO:
1. La predestinazione è l’atto con cui Dio libera alcuni uomini dalla massa dannata;
2. Sulla doppia premessa dell’onnipotenza di Dio infinto e santo e dell’impotenza dell’uomo finito e
peccatore, la predestinazione si presenta come gratuita (dono immeritato) e infallibile (Dio non può
essere condizionato), ma perde il carattere di universalità (non tutti si salvano);
3. In rapporto al Pelagianesimo (l’uomo è libero di fare il bene), e al Semipelagianesimo (il sì libero
dell’uomo precede il dono della grazia), Agostino afferma l’assoluta necessità della grazia, anche per
l’inizio della fede; 4. La radice agostiniana delle tesi predestinazioniste non è mai stata assunta dal
magistero ecclesiale, anzi, la cosiddetta “doppia predestinazione” è positivamente condannata.
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autotrascendersi e il destinarsi a lui della verità = l’uomo può trovare la sua destinazione perché
essa gli è anticipata
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12. La riscoperta della creazione: riflessione contemporanea
L’ISTANZA ECOLOGICA viene detta contro quella etica, la natura è detta contro la cultura, il
superamento dell’antropocentrismo dà luogo a una ripresa del cosmocentrismo
IL DIALOGO CON LE SCIENZE: sotto il profilo metodologico si passa sempre troppo frettolosamente
dalla separazione alla concorrenza, alla consonanza. La visione del mondo come sistema aperto,
autoorganizzato, finalizzato all’uomo, ha la doppia conseguenza che la natura si umanizza ma
l’uomo si naturalizza. Si perde la trascendenza dell’uomo, la sua singolarità, la libertà, la storia, il
destino.
TRE ISTANZE PER UNA TEOLOGIA DELLA CREAZIONE:
1. I difetti dell’antropocentrismo non si superano con il ritorno al cosmocentismo: uomo e mondo
restano separati. Occorre pensare il mondo come il luogo della libertà;
2. La questione della creazione non è quella dell’origine, ma quella della mediazione. Occorre
pensare la creazione nella forma di Cristo e nella forza dello Spirito;
3. Occorre ripensare il trinomio Dio-uomo-mondo: nell’ottica di un’ontologia simbolica, l’oggettività
del mondo in rapporto all’uomo richiama il fatto che l’uomo è preceduto, accompagnato,
destinato.
ARTICOLAZIONE SISTEMATICA.
1. Dio è l’altro “dal” mondo. L’alterità del creato dice la dignità del creato. L’alterità da Dio è la
condizione della relazione con Lui. La distinzione della creazione esiste per la comunione con il
Creatore. L’uomo è distinto da Dio perché è destinato a Dio in termini di conoscenza, libertà e
amore;
2. Dio è l’altro “per” il mondo. La distinzione e la comunione sono attuati dall’amore trinitario in
vista di una comunione trinitaria. All’uomo Dio offre la sua vita: la creazione dei figli non è estranea
alla generazione del Figlio. Il Dio trinitario stesso è lo spazio della creazione;
3. Dio è l’altro “del” mondo. Non solo il creato è configurato in Dio, ma è anche destinato a Dio.
Non solo Dio è l’origine e lo spazio della creazione, ma anche il futuro e il compimento della
creazione. Dio come destino del cosmo non va inteso nel senso di un auto-trascendimento evolutivo,
ma di un trascendimento della libertà
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LESSICO ANTROPOLOGICO. Nefes, Basar, Ruah, Leb, tutte parole non dualistiche, tutte in certa
misura in grado di dire la dignità e la fragilità dell’uomo, la sua finitezza mortale e la sua sete di
infinito e di vita eterna.
ANTROPOLOGIA NEOTESTAMENTARIA. Il tratto distintivo, che evolve e adempie l’uomo come
immagine e somiglianza didio, è il diventare figli nel Figlio, la sequela e la partecipazione
all’esperienza filiale di Gesù
FIGURE STORICHE DELL’ANTROPOLOGIA.
1. PADRI. l’antropologia cristiana non nasce spiritualista, dualista, manichea: specifica del
cristianesimo non è tanto l’affermazione della distinzione anima-corpo, ma l’affermazione della
loro unità. La questione teologica è quella di pensare l’unità di anima e corpo in modo teologico, in
funzione della rivelazione: per questo l’idea di anima immortale è sospetta tanto quanto quella di un
corpo puramente mortale;
2. MEDIOEVO. La questione dibattuta è in che modo l’anima sia sostanza e al tempo stesso forma
del corpo. Il punto critico è che anima e corpo vanno compresi in funzione dell’alleanza storica con
Dio in Cristo;
3. MODERNITÀ. L’eredità dualistica si aggrava: anima e corpo sono pensati a monte del loro
reciproco rapporto: l’anima è res cogitans, autocoscienza, e il corpo, res extensa, non è mediazione
simbolica dell’anima. Da qui la reazione contemporanea, che rovescia le priorità di anima e corpo a
favore del corpo.
2. L’uomo come patire e agire. La libertà umana è libertà donata, circolarità di dimensione passiva e
dimensione attiva, di senso che appella a un consenso, di passività del senso e attività del consenso.
La passività ha tre forme fondamentali:
a) il corpo proprio (= il sé): corpo generato, minacciato, ambientato;
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b) il corpo altrui (= il tu): l’altro, l’altro sesso; c) il corpo sociale (= il noi);
3. La passività e l’alterità come indice di una differenza originaria: l’immagine di Dio che qualifica
la creaturalità dell’uomo non risiede in una sua caratteristica, ma indica l’identità sintetica dell’uomo
in quanto si riceve dentro le relazioni che la costituiscono e si autodetermina attraverso il suo libero
agire.
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Indice
Parte prima. L’antropologia teologica dalla modernità ad oggi.............................3
1. Il nome, l’interesse e il problema dell’antropologia teologica.............................3
2. Un tornante decisivo: il Concilio Vaticano II........................................................3
3. La genesi dell’antropologia nella cultura moderna..............................................4
3.1. Le ragioni dell’assenza dell’Ath....................................................................................4
3.2. Eredità cristiana e nascita dell’antropologia..................................................................4
4. L’estraneità della teologia all’evoluzione dell’antropologia................................4
4.1. Il sistema di Wolff e la nascita della teologia manualistica, controversistica e
dogmatica.............................................................................................................................4
4.2. L’assestamento “apologetico” e la teologia del “duplice ordine”..................................4
6. La nascita del De Deo creante et elevante e la nozione di “natura pura”..........5
6.1. Filosofizzazione del tema della creazione.......................................................................
6.2 La natura pura: Baio e la controversia post-baiana...........................................................
6.3. Le resistenze dello schema apologetico...........................................................................
6.4. Lo sgretolamento di un traguardo rassicurante................................................................
7. Cristologia e antropologia: l’approdo contemporaneo........................................5
7.1. Prima approssimazione: un consenso variegato...............................................................
7.2. Seconda approssimazione: nuove provocazioni culturali.................................................
7.3. Una proposta di architettura sistematica dell’Ath............................................................
8. La visione “cristica” dell’uomo..............................................................................6
8.1. La relazione tra cristologia e antropologia.......................................................................
8.2. I “paradigmi” della storia della fede................................................................................
8.3. La “ripresa” cristologica nell’epoca contemporanea........................................................
8.4. La configurazione metodologica della relazione.............................................................
8.5. La fides Jesu come figura “archetipa” dell’uomo............................................................
9. La verità dell’antropologia cristiana: predestinazione degli uomini in Cristo. .7
9.1. La predestinazione come il “mistero” del destino “soprannaturale” dell’uomo. .Errore.
Il segnalibro non è definito.
9.2. La predestinazione nella storia........................................................................................
10. Il problema teologico della predestinazione........................................................8
10.1. La discussione sulla predestinazione.............................................................................
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10.2. La predestinazione di Cristo e la partecipazione degli uomini.......................................
11. La creazione, luogo dell’antropologia cristiana. La realtà creata, segno per la
comunione.....................................................................................................................9
11.1. Il ritmo della predestinazione in Cristo e le categorie dell’antropologia teologica........
11.2. La creazione nella Bibbia: benedizione, salvezza, compimento....................................
11.3. La creazione nella storia: la lenta deriva cosmologica...................................................
12. La riscoperta della creazione: riflessione contemporanea...............................10
12.1. L’istanza ecologica........................................................................................................
12.2. Il dialogo con le scienze................................................................................................
12.3. Tre istanze per una teologia della creazione..................................................................
12.4. Articolazione sistematica della teologia della creazione................................................
13. L’uomo, centro dell’antropologia cristiana. La libertà corporea, capacità di
relazione......................................................................................................................10
13.1. Il quadro sintetico del discorso sulla libertà corporea....................................................
13.2. L’uomo nella Bibbia: immagine, vocazione, filialità.....................................................
13.3. Le figure storiche dell’antropologia...............................................................................
14. La teologia dell’uomo come immagine di Dio...................................................11
14.1. Le linee contemporanee della riflessione antropologica................................................
14.2. Un’antropologia della libertà creata come “immagine”....Errore. Il segnalibro non è
definito.
15. Uomo e donna sigillo dell’antropologia cristiana. La libertà sessuata come
differenza per la comunione......................................................................................12
15.1. Il recupero della “differenza” uomo-donna nella cultura moderna................................
15.2. Un’antropologia cristiana della differenza uomo-donna................................................
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