Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Lifgits
Fisica teorica 5
Lev P. Pitaevskij
*
Fisica statistica
Parte prima
Prefazione ........ . . . . . . . . . . . . . . . . .
+ *
.p. 10
Dalla prefazione alle prime edizioni russe .............. 12
Alcune notazioni ........................ 14
CAPITOLO I . PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA STATISTICA
$ .
1 Distribuzione statisticc .................. 15
.
2 Indipendenza statistica .................. 20
5 .
3 Teorema d i Liouville .......... . 23
5 4 . Ruolo dell'energia ............
$ 5 . Matrice statistica .......
$ 6 . Distribuzione statistica i n statistica quantis
5 .
7 Entropia .............
$ .
8. Legge dell'aumento dell'entropia
CAPITOLO I1 . GRANDEZZE TERMODI
.
$ 9 Temperatura ......... . . . . . . . 50
.
$ 10 Movimento macroscopico ................. 52
.
5 11 Processo adiabatico .................... 54
.
$ 12 Pressione ....................... 57
.
5 13 Lavoro e quantita di calore ................. 60
.
$ 14 Funzione termica .................... 63
.
$ 15 Energia Ubera e potenziale terrnodinamico ........... 64
5 16 . Relazioni tra le derivate delle grandezze termodinamiche . . . . . 67
$ 17 . Scala termodinamica delle temperature . . . . . . . . . . . . 71
$ 18 . Processo di Jou~!e- Thomson ............... 72
 19 . Lavoro massimo ..................... 74
5 20 . Lavoro massimo compiuto da u n corpo che si trova i n u n ambiente
esterno .............;...... .... i 76
5 21 . Disuguaglianze termodinamiche ............... 79
5 22. Principio d i Le Chatelier ................. 82
$ 23 . Teorema di N e r ~ w t .................... 8s
5 24 . Dipendenza delle grandezze termodinarniche dal numero di partlkelle 87
6 INDICE
. . . . . . . . . . . .p.
$ 25 Equilibrio di u n corpo i n u n campo esterno
.
$ 26 Corpi i n rotazione ....................
. ...........
$ 27 Relazioni termodinamiche relativistiche
.
CAPITOLO I11 DISTRIBUZIONE DI GIBBS
$ .
28 Distribuzione di Gibbs ..................
$ .
29 Distribuzione di Maxwell .................
$ . ........
30 Distribuzione delle probabilita per u n oscillatore
$ . ............
31 Energia libera nella distribuzione d i Gibbs
$ . ...........
32 Teoria term.odinamica delle perturbazioni
$ ...............
33. Sviluppo i n serie di potenze d i h
..........
5 34 . Distribuzione d i Gibbs per i corpi i n rotazione
.
$ 35 Distribuzione di Gibbs per u n sistema a numero variabile d i particelle
$ 36 . Relazioni termodinamiche ricavati dalladistribuzione d i Gibbs ...
.
CAPITOLO IV GAS PERFETTO
.
37 Distribuzione d i Boltzmann ..................
$ ........
38 . Distribuzione di Boltzmann i n statistica classica
$ 39 . Urti delle molecole ....................
$ 40 . Gas perfetto i n non equilibrio................
5 .........
41 . Energia libera di un gas perfetto di Boltzmann
5 ...............
42 . Equazioni d i stato d i u n gas perfetto
5 ............
43 . Gas perfetto a calore specifico costante
$ .
44 Legge dell'equipartizione .................
$ .
45 Gas perfetto rnonoatomico .................
5 .
46 Gas monoatomico . Influenza del momento elettronico .......
$ .
47 . Gas biatomico molecolare ad atomi diversi Rotazione delle mokcole
$ .
48 . Gas biatomico molecolare ad atomi identici Rotazione d e l k molecole
. .............
49 Gas biatomico . Oscillazioni degliatomÃ
$ . . ........
50 Gas biatomico Influenza del momento elettronico
$ 51 . Gas poliato~mico .....................
5 52. Magnetismo dei gas ....................
.
CAPITOLO V DISTRIBUZIONI DI FERMI E DI BOSE
$ 53 . Distribuzione di Fermi ..........
$ .
54 Distribuzione d i Bose ..........
$ .
55 Gas di Fermi e di Bose in non equilibrio ...
$
$
56 . Gas d i Fermi e d i Bose di particelle elementari
57 . Gas elettronico degenere .........
.
$ . .
58 Calore specifico di u n gas elettronico degenere
$ .
59 . Magnetismo di u n gas elettronico Campi deboli
.
5 60. Magnetismo d i u n gas elettronico Campi forti
. ....
5 61 Gas elettronico relativistico degenere
$ 62. Gas d i Bose degenere ..........
.
5 63 Irraggiamento nero ...........
INDICE
CAPITOLO VI SOLIDI.
5 64. Solidi a basse temperature ............
5 6 5. Solidi ad alte temperature ............
.
5 66 Formula d i interpolazione d i Debye ........
5 67 . Dilatazione termica dei solidi . . . . . . . . . . .
5 6 8. Cristalli forte~wnte anisotropi ..........
5 69. Oscillazioni d i u n reticolo cristallino . . . . . . . .
5 7 0. Densith del n ~ ~ m e rdoi oscillazioni .,m......
5 7 1. Fononi ....................
5 7.2. Operatore creazione ed operatore annichilazione dei fononi
5 7 3. Temperature negative .............
.
CAPITOLO VI1 GAS REALI
5 7 4. Deviazione dei gas dallo stato perfetto ............ 252
5 7 5. Sviluppo i n serie d i potenze della d e m i t h ............ 257
5 76. Formula d i V a n der Waals .................. 260
$ 77. Relazione tra iil coefficiente del viriale e l'ampiezza d i d t f fusione . . . 263
5 7 8. Grandetze terrnodinamiche del plasma classico 267
.............
. . . . . . S . s
.
CAPITOLO VI11 EQUILIBRIO DELLE FASI
5 81. Condizioni d i equilibrio delle fasi .............. 280
-
5 82. Formula d i (?lapeyron Clausius ............. 2%
5 83. Punto critico ...................... 286
84 . Legge degli si!ati corrispondenti ............... 289 t
.
CAPITOLO IX SOLUZIONI
5 . .............
85 Sistemi composti di particelle diverse 292
5 .
86 Regola del& fasi ..................... 293
5 87 . Soluzioni dei~oli ..................... 295
5 88. Pressione osnzotica .................... 296
5 ...............
89 . Contatto tra (le fasi del solvenk 298
5
5
90 . Equiltbrio ri.spetto al soluto . . . . . . . . . . . . . .. .. ..
91 . Emanazione di calare e variazione del volume nel dissolvimento
300.
303
5 92. Soluzioni di elettrolitt forti................ 306
5 .
93 Miscela di gas perfetti .................. 309
$ 94. Miscela d i isotopi ..................... 3i2
5 . .......
95 Pressione del vapore sopra una soluzione comentrata 314
5 . ........
96 Disuguaglianze termodinamiche nelle soluzioni 317
5 97 . Curve di equi.Librio ..................... 320
98 Esempi d i diagrammi di stato ............... 3%
5 .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. .. ..
99 Intersezione d'elle curve singolari della superficie d i equilibrio %i
5 100. Gas e liquiolo 333
.
CAPITOLO X RE:AZIONI CHIMICHE
5 101. Condizione di equilibrio chimico . . . . . . . â € ˜ . . .p.. 337
5 102. Legge di azione di massa . . . . . . . . . . . . . . . e . 338
5 .
103 Calore d i reazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 345
342
5 .
104 Equilibrio d i ionizzazione ................
105. Equilibrio rispetto alla formazione d i coppie ......... 347
.
CAPITOLO XIII SIMMETRIA DEI CRISTALLI
........
.
t
PRINCIPI FONDAMENTALI
DELLA STATISTICA
..
dove p (pi, .,p*, qi, . ..,qa) 6 una funzione di tutte le coordinate
e gli impulsi (per brevith, la scriveremo p (p, q) o semplicemente p).
La funzione p che funge da 4 densitÃÃ di distribuzione delle probabili-
tiÃnello spazio delle fasi si chiama funzione di distribuzione statistica
(o brevemente, funzione di distribuzione) del corpo in esame. La
funzione di distribuzione deve, evidentemente, soddisfare alla cosid-
detta condizione di norrnalizzazione
$ 2. Indipendenza statistica
I sottosistemi di cui si a parlato nel 5 1 non sono di per sà isolati.
~
Viceversa, sono in interazione continua con le altre pa~rtidel siste-
ma. Ma poich6 queste parti, piccole rispetto al sistema intero, sono
anch'esse corpi macroscopici, possiamo assumere che in intervalli
di tempo non troppo lunghi si comportino pressappoco come sistemi
PRINCJTPI FONDAMENTALI DELLA STATISTICA 21
ovvero
3. Teorema di fiouville
Torniamo allo studio delle proprietà della funzione di distribuzio-
ne statistica.
Supponiamo che stiamo osservando un certo sottosistema durante
un intervallo di tempo sufficientemente luogo. Suddividiamo questo
24 CAPITOLO I
..
Qui le à coordinate à xi corrispondono alle coordinate q ed agli impul-
si p e le a velocitÃÃ vi= xi alle derivate rispetto al tempo q e p che
sono determinate dalle equazioni della meccanica. Abbiamo quindi
S
issi
[^i
9 0 '
-ã+ +P
i=1
+*l =o.
2 [-¤ (3,i)
4. Ruolo delfenergia
Dal teorema di Liouville segue immediatamente che la funzione
di distribuzione deve esprimersi solo con combinazioni delle varia-
bili p, q che restino costanti nel movimento del sottosistema isolato.
Queste quantità sono invarianti meccanici o integrali primi; sono,
come à noto, gli integrali primi delle equazioni del moto. Si pud
quindi dire che la funzione di distribuzione, essendo una funzione
degli invarianti meccanici, Ã essa stessa un integrale primo del
moto.
Risulta possibile ridurre considerevolmente il numero di inte-
grali primi dai quali puà dipendere la funzione di distribuzione.
A tale fine bisogna tener presente che la distribuzione plg per l'insie-
me di due sottolsistemi à pari al prodotto delle funzioni di distri-
buzione pl e pg dei sottosistemi presi separatamente: pia = pipa
(vedi la (2,1)). Pertanto
1npiz= lnpi+lnp2, (4.4)
cioà il logaritmo della funzione di distribuzione à una grandezza
additiva. Quindi siamo giunti alla conclusione che il logaritmo del-
la funzione di distribuzione deve essere non solo un integrale primo
ma un integrale primo additivo.
Come il noto dalla meccanica, esistono in tutto sette integrali
primi del moto addi tivi indipendenti: energia, tre componenti del
vettore impulso e tre componenti del vettore momento angolare.
Indichiamo queste grandezze per l'a-esimo sottosistema (come fun-
zioni delle coordinate e degli impulsi 'delle sue particelle) rispetti-
vamente con Ea (p, q), P=(p, q), Ma (p, q). L'unica combinazione
additiva di questo grandezze à una combinazione lineare della forma
-
costituiscono una certa varietà a 2s 7 dimensioni (e non a 2s
dimensioni come per un volume). Quindi, perchÃl'integrala p dp 4 \
sia diverso da zero, la funzione p (p, q) deve diventare infinita in
questi punti. La scrittura esatta della funzione di distribuzione
per un sistema isolato i3
Gli intervalli tra livelli di energia vicini di una particella sono inver-
samente proporzioinali al quadrato delle dimensioni lineari L del volume in
cui à contenuta (-- PlrnL2, dove m à la massa della particella, ft la costante
quantistica).
2 ) E da notare che le considerazioni precedenti sono inapplicabili alla
parte iniziale dello spettro energetico; le distanze tra i primi livellli di energia
del corpo macrosc:opico possono addirittura non dipendere dalle dimensioni
del corpo. Ma questo fatto non modifica le deduzioni che andremo facendo:
essendo riferite a una particella, le distanze tra i primi livelli di un corpo macro-
sco ico SODO indefinitamente iccole e la densith in questione puà eswre ottenuta
\
anc e per energie trascurabili, riferite a una particella.
PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA STATISTICA 31
dove
^
Considerando hncome elementi di matrice di un operatore sta-
tistico &, l a somma wmnfnmsarà l'elemento di matrice diagonale
n
del prodotto degli operatori 3,e il valore medio /si scriverà in for-
ma di traccia (somma degli elementi diagonali) di questo operatore
/=2n (h/)nn =Tr (Gfi. (5 t51
I l vantaggio di questa scrittura à che si possono fare i calcoli con un
insieme comoleto arbitrario di funzioni d'onda ortoeonali e norma-
lizzate: la traccia dell'operatore non dipende dalla scelta del sistema
di funzioni rispetto alle quali si determinano gli elementi di matri-
ce (vedi 111, $ 12).
I n modo analogo si modificano anche le altre espressioni quan-
tistiche in cui figurano le grandezze cn: ogni volta i prodotti C&
vanno sostituiti con a valori medi à wnni
l) Le funzioni q,, (q) sono onde piane nello spazio delle configurazioni del
sistema; esse sono supposte normalizzate sulle funzioni 6 di tutti gli impulsi.
36 CAPITOLO I
si ha
+
IW d p =p (q h). L'integrale
I Iw dq, dopo la sostituzione di variabili
q S/2 -È q, q - g/2 -+ q', coincide con l'integrale \
I dg. Contrariamente
a I (q, p), la funzione IW(q, p) Ã una funzione reale (Ã facile convincersene
tenendo conto che la matrice p (q, q') Ã hennitiana), ma non sempre positiva.
2) Parlando nel paragrafo precedente della matrice densità di un sotto-
sistema, abbiamo tenuto conto delle sue applicazioni statisticb.e princi ali.
E ovvio che anche un sistema isolato in stato misto puà essere descritto dalla
matrice densitiì
PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA STATISTICA 37
dei numeri dia degli stati quantistici dei sottosistemi (tali che la
somma delle energie di tutti i sottosistemi sia contenuta nell'inter-
vallo considerato di valori delle energie di tutto il sistema isolato).
Possiamo ora rappresentare l a distribuzione microcanonica in
forma analoga all'espressione classica (4,6), scrivendo per l a proba-
bilità dw che il sistema si trovi in uno degli stati dl':
dw==costante -6 ( E - Eo)[Jd r a .
a
7. Entropia
Considereremo un sistema isolato durante un interva1l.o di tempo
lungo rispetto al suo tempo di rilassamento, supporremo cioà che il
sistema si trovi in equilibrio statistico completo.
Prima di tutto, facciamo il seguente ragionamento per il caso
della statistica qu~antistica.Dividiamo il sistema in un gran numero
di parti macroscopiche (sottosistemi) e consideriamone una. Sia W,,
la funzione di distribuzione del sottosistema in esame; per semplifi-
care le formule, omettiamo in W,, (e in altre grandezze) ll'indice che
distingue i sottosistemi. I n particolare, si puà calcolare mediante
la funzione w n l a distribuzione delle probabilità per i diversi valori
dell'energia E del sottosistema. Abbiamo visto che w n si puà scrivere
come funzione della sola energia: w n = W (En) (vedi la (6,4)). Per
ottenere la probabilità W (E) d E che l'energia del sott,osistema si
trovi nel19intervallo tra E e E + dE, bisogna moltiplicare W (E)
per il numero di stati quantistici con energie comprese in questo
intervallo; utilizziamo qui lo stesso concetto di spettro energetico
à distribuito È introdotto alla fine del paragrafo precedente. Indichia-
mo con (E) il numero di stati quantistici con energie minori e ugua-
li a E; allora il numero di stati quantistici che ci interessa (con
energie comprese tra E ed E + dE) si puà scrivere nella forma
dove
puà anche essere scritta come il valore medio (In W (En) ). Pertanto
l'entropia S = In AI' = -In W (E) (dalla (7,3)) si puà scrivere
-
S = (In W ( E ~ ) ) , (739)
cioà l'entropia puà essere definita come il valore media (preso con
segno opposto) del logaritmo della funzione di distribuzione del
sottosistema. Per definizione di valore medio, si ha
l
decresce mai trascurando le fluttuazioni infinitesime. Ed è tra
l'altro, proprio questa formulazione generale della legge dell'aumen-
to dell'entropia ad essere completamente
confermata da tutti i fenomeni che av-
vengono in natura. Sottollineiamo che
essa non à equivalente per niente alla
formulazione data all'inizio del presente
paragrafo, come questo potrebbe sem-
brare. Per passare da una formulazione
t all'altra, ci sarebbe stato bisogno di
introdurre il concetto di un osservatore
Fig. 1 che, ad un istante, avrebbe çcostruito
artificialmente un sistema isolato, e ciÃ
avrebbe comportato che la questione relativa al suo comporta-
mento precedente avrebbe perso significato; Ã chiaramente inam-
missibile legare in questo modo le leggi fisiche alle proprietÃ
dell'osservatore.
à difficile dire, a tutt'oggi, se la legge dell'aumento dell'entro-
pia, cosi formulata, possa in generale essere dedotta dalla meccanica
classica. Inoltre, data l'invarianza delle equazioni della meccanica
classica rispetto all'inversione del tempo, si potrebbe trattare solo
di una variazione monotona dell'entropia. Per ottenere la legge del
suo aumento monotono, si dovrebbe definire il çfuturocome la di-
rezione del tempo in cui avviene l'aumento dell'entropia. Si do-
vrebbe allora dimostrare che una tale definizione di futuro e di passato
à identica a quella quantistica (vedi pifi avanti).
In meccanica quantistica, la situazione cambia sostanzialmente.
Come à noto, Inequazione fondamentale della meccanica quantistica
(l'equazione di Schrodinger) Ã simmetrica rispetto all'inversione
del tempo (a condizione di sostituire simultaneamente la funzione
d'onda Y con 'P*). Questo significa che se ad un istante t = ti
à data la funzione d'onda, Y = Y (tl), e se, in accordo con l'equazio-
ne di Schròdinger ad un altro istante t = t2, essa à pari a Y (t2),
il passaggio da Y (ti) a Y (t2) Ã reversibile; in altre parole, se all'i-
1) Per una migliore comprensione di questa simmetria, tracciamo la curva
di variazione dell'entropia di un sistema isolato in un intervallo di tempo molto
lungo (fig. 1). Supponiamo che in questo sistema sia osservabile uno stato macro-
scopico con entropia 5 = Si< Smaxsorto come risultato di una grande flut-
tuazione (che à poco probabile). Si puà allora affermare con molta probabilitÃ
che questo sia un ]?unto del tipo 1 (in cui l'entropia ha giii raggiunto il minimo)
e non un punto del tipo 2 oltre il quale l'entropia continua ancora a decrescere.
PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA STATISTICA 49
l) Sottolineiamo che le entropie delle singole parti del sistema non devono
affatto restare costanti.
4-264 1
Capitolo I1
GRANDEZZE TERMODINAMICHE
$ 9. Temperatura
Le grandezze fisiche che caratterizzano gli stati macroscopici di
un corpo si chiamano grandezze termodinamiche. Tra queste grandezze
ci sono quelle che, accanto al significato termodinamico, hanno
anche un significato propriamente meccanico; tali sono, per esempio,
l'energia e il volLume. Ma esistono anche grandezze di a~ltrotipo che
compaiono in seguito ad effetti puramente statistici e che, in genera-
le, non hanno senso se applicate a sistemi non macroscopici; tale
è per esempio, l'entropia.
I n seguito ricaveremo alcune relazioni tra le grandezze termodi-
namiche, che si verificano indipendentemente dai corpi ai quali
queste grandezze si riferiscono. Tali relazioni si chiamano relazioni
termodinamiche.
Le fluttuazioni trascurabili delle grandezze termodinamiche
non presentano in generale nessun interesse per le applicazioni.
Pertanto trascureremo completamente queste fluttuazioni e conside-
reremo le grandezze termodinamiche come grandezze che variano
soltanto al variare dello stato macroscopico del corpo l ) .
Consideriamo due corpi che si trovano in equilibrio termico mu-
tuo; questi corpi costituiscono un sistema isolato. Allora l'entropia S
del sistema ha un massimo (per una data energia E del sistema).
L'energia E la somma delle energie El e E, di ciascuno dei cor-
pi: E = El + E,. Lo stesso riguarda anche I'entropia S del siste-
ma, e poichà l'entropia di ciascuno dei corpi à una funzione dell'e-
+
nergia dello stesso corpo S = Si (E1) Sa(E2}.Poichà E, =
= E - El,dove E à una costante, S à in realtà una funzione d i
una variabile indipedente, e la condizione indispensabile del massi-
mo si pu6 scrivere nella forma
dS
- dSi
+ dSL dEy,dSi dS2
dEi dEi dE2 dEi dEi dE2 -0,
da cui
d a cui
(la derivata dAIdt à una data funzione del tempo e puà essere portata
fuori dal segno di media).
à importante osservare che, poichà il processo à adiabatico, il
valore medio della derivata 9E (p, q; A)/9A nella ( 1 1 , l ) si puà inter-
pretare come la media sulla distribuzione statistica corrispondente
l ) Questa condizione puà di fatto risultare molto debole, cosicchÃun
cesso adiabatico çlentopu6 praticamente diventare sufficientemente çrapi!<
Cosi, per esempio, nella dilatazione di un gas (diciamo in un cilindro a pistone)
la velocità del pistone deve essere piccola solo rispetto alla velocità del suono
nel gas, cioà puà praticamente essere molto grande.
Nei corsi generali di fisica la dilatazione adiabatica (o la compressione)
spesso à definita come ((sufficientemente rapida*. In questo caso, si tiene conto
di un altro aspetto del problema: il processo deve avvenire cosi rapidamente
che durante questo tempo il cor o non riesca a scambiare calore con l'ambiente
circostante. Si tratta quindi defla condizione che deve praticamente assicurare
l'isolamento termico del corpo e si suppone tacitamente che la condizione di
lentezza, rispetto a i processi che portano all'equilibrio, sia verificata.
GRANDEZZE TERMODINAMICHE 57
$ 12. Pressione
L'energia E del corpo, come grandezza termodinamica, gode della
proprietà di additività l'energia del corpo à pari, alla somma delle
energie delle sue parti (macroscopiche l). Della stessa proprietà gode
anche un'altra grandezza termodinamica: l'entropia.
l) Poichà trascuriamo l'energia di interazione tra queste pariti; questo
non si puà fare se ci interessiamo ai fenomeni dovuti alla presenza di superfici
di separazione tra i diversi corpi (allo studio di questi fenomeni à dedicato il
capitolo XV).
58 CAPITOLO II
alla sua area (legge di Pascal). I l modulo della forza agente sull'unitÃ
d i superficie Ã
a somma V, +
Va resta invariata. Se SI, Sa sono le entropie delle
due parti, si ha
(al comprimere del corpo si ha dV/dt < O , cosicchà dii'ldt > 0).
Questa formula 4 ugualmente applicabile ai processi reversibili
e a quelli irreversibili ; si chiede perà che sia verificata un'unica
condizione: durante tutto il processo il corpo deve trovarsi in stato
di equilibrio meccanico, vale a dire che ad ogni istante la pressione
deve essere costante lungo tutto il corpo.
Se il corpo à termoisolato, ogni variazione della sua energia
à legata al lavoro compiuto su di esso. Nel caso generale di un corpo
non termoisolato, oltre al lavoro, esso acquisisce (o cede) energia
anche direttamente trasmessa dagli altri corpi a contatto. Questa
parte della variazione dell'energia si chiama quantità di. calore Q
acquisita (o ceduta) dal corpo. Quindi, la variazione dell'energia del
corpo (in unità di. tempo) si puà scrivere nella forma
verificata.
Una disuguaglianza analoga si puà scrivere nel caso di un pro-
cesso irreversibile avente per effetto il passaggio del corpo da uno
stato di equilibrio in un altro stato di equilibrio vicino a quello
iniziale, durante il quale il corpo non si trovi in equilibrio l). In
questo caso, si puh scrivere la seguente disuguaglianza tra la quan-
tità di calore 8Q acquisita dal corpo durante il processo e la varia-
zione della sua entropia M:
$14.
i' Funzione termica
Se in un processo resta costante il volume del corpo, si ha dQ =
= dE, cioà la quantità di calore acquisita dal corpo 6 pari alla
variazione della sua energia. Se invece il processo avviene a pressione
costante, la quantità di calore si puà scrivere in forma di differenziale
à una nuova funzione di stato del corpo che si chiama sua energia
libera. Quindi, il lavoro compiuto su un corpo soggetto a un proces-
so isotermico à pari alla variazione della sua energia libera.
Determiniamo il differenziale dell'energia libera. Sostituendo
dE = T d S - P d'V in d F = d E - T d S - S d T , otteniamo
Utilizzando la relazione E = F +
TS, si puà esprimere l'energia
mediante l'energia libera come segue:
PROBLEMA
Come si puà calcolare l'energia cinetica media delle particelle di un corpo,
conoscendo l a formula della sua energia libera?
Soluzione. L'hamiltoniana (o l'operatore di Hamilton nel caso quantistico)
si puà scrivere nella forma E (p, q) = U (q) + K (p), dove U (q) 2) l'energia
potenziale di interazione delle particelle del corpo, K (p) la loro energia cine-
tica. Quest'ultima à una funzione quadratica degli impulsi, inversamente
proporzionale alla massa m delle particelle (per un corpo composto di particelle
identiche). Pertanto si puà scrivere considerando m come parametro:
ma poichà ( C ~ F / ~¥-V -
) ~P, ricaviamo la formula richiesta
ovvero
Analogamente
ovvero
o, sostituendovi la (16,3),
GRANDEZZE TERMODINAMICHE
[ S P Ã-
l) Si chiama jacolbiano il determinante
9(x1 Y)
C p - C c = -T (%E (%io)
(%-)T
La derivata (aP/9V)r à sempre negativa: per dilatazione isoter-
mica del corpo la sua pressione diminuisce sempre (al 3 21 questo
fatto sarà dimostrato rigorosamente). Pertanto segue dalla (16,lO)
che per tutti i corpi si ha
o; sostituendo la (16,3),
ovvero
ovvero
72 CAPITOLO I1
Fig. 2
(To e P,, come grandezze costanti si possono portare fuori dal se-
gno A), cioà questo lavoro à pari alla variazione delle grandezze
E - T$ + PoV. Per il lavoro massimo questa formulla deve,
evidentemente, essiere scritta con il segno opposto:
Ma poichà si ha
. *
con
ossia
l (AX)J > l (AX)y=o 1. (2296)
Le disuguaglianze (22,5) o (22,6) costituiscono il cosiddetto princi-
pio di Le Chatelier.
Considereremo la variazione Ax della grandezza x come misura
dell'azione esterna sul corpo, e AX come misura della variazione
delle proprietÃdel corpo sotto questa azione. La disuguaglianza (22,6)
mostra che, ristabilito l'equilibrio interno del corpo rotto dall'azione
6 "
84 CAPITOLO i
i
cioà che i potenziali chimici di tutte le parti del corpo devono essere
uguali, essendo il potenziale chimico di ciascuna parte una funzione
della sua temperatura e pressione, nonchà dei parametri determinan-
t i il campo esterno. Se il campo non à presente, dalla costanza di p
e T deriva automaticamente anche la costanza della pressione.
Nel campo di gravitazione l'energia potenziale u della molecola
à una funzione solo delle coordinate x, y, z del suo centro di gravitÃ
(e non dipende dalla disposizione interna degli atomi della molecola).
I n questo caso la variazione delle grandezze termodinamiche del
corpo significa che si aggiunge alla sua energia l'energia potenziale
delle molecole nel campo. I n particolare, il potenziale chimico (il
potenziale terrnodin~amicoriferito a una molecola) assume la forma
p = p. + u (x, y, z ) , dove p. ( P , T ) Ã il potenziale chimico in assen-
za di campo. Quindi, la condizione di equilibrio in un campo di
gravitazione si pub scrivere come segue:
+
p,, ( P , T ) u (x, y, z) = costante. (252)
I n particolare, in un campo gravitazionale omogeneo si ha u =
= mgz ( m à la massa della molecola, g l'accelerazione della forza
della gravità z la coordinata verticale). Derivando l'uguaglian-
za (25,2) rispetto alla coordinata z, essendo costante la temperatura,
otteniamo
vdP =-mgdz,
dove v = (i9po/QP)rà il volume specifico. Per le piccole variazioni
della pressione si puà assumere v costante. Introducendo 1.a densitÃ
p == mlv e integrando, otteniamo
P = costante - p gz.
cioà la formula usuale della pressione idrostatica in un liquido
incomprimibile.
DISTRIBUZIONE DI GIBBS
-=-
dEf AE'
dove S' (E1) Ã l'entropia de119ambiente in funzione della sua energia
(6 ovvio che anche AE1 Ã una funzione d i E'). Quindi,
Nella pratica si ha spesso a che fare con casi in cui non tutto il
moto microscopico delle particelle à quasi-classico, ma soltanto
quello corrispondente: a una parte dei gradi di libertÃ
mentre rispetto agli altri gradi di libertà il moto à quan-
tistico (per esempio, il moto traslatorio delle molecole, quando
il movimento int ramolecolare degli atomi ha un carattere1 quanti-
stico, Ã quasi-class~ico). I n questo caso i livelli di energia del corpo
si possono scrivere sotto forma di funzioni delle coordinate e degli
impulsi quasi-clag5ici E* = E n (p, q), dove n à l'insieme dei numeri
quantici che determinano la (( parte quantistica del movimento,
per cui p e qfungano da parametri. Allora la formula di distribuzio-
ne di Gibbs si scrLve come segue:
dwn (p, q) = Ae-En(P9 q)lT dpcl dqcl, (28,8)
dove dpcl dqcl à il prodotto dei differenziali delle coordinate e degli
impulsi (( quasi-classici 9.
Infine, occorre fare la seguente osservazione conceriuente le
questioni alla cui soluzione si puà applicare la distribuzione di
l ) A scanso di eyuivoci, ricordiamo ancora una volta che wn (o p) sono fun-
zioni monotone- del1 energia e non devono necessariamente assumer13un ma%
simo per EL= E. Un massimo acuto per E = Èl'h la funzione di distribuzione
dell'energia che si ottiene moltiplicando w n per dI' ( E ) / d E .
Gibbs. Noi abbiamo parlato finora di quest'ultima come della di-
stribuzione statistica per il sottosistema, quale essa à in realtà Ma
à molto importante che la stessa distribuzione si puà applicare con
successo anche per determinare le proprietà statistiche fondamentali
dei corpi isolati* Infatti, le proprietà del corpo, come i ~ desempio i
valori delle sue grandezze termodinamiche o le distril~uzionidelle
probabilità per le coordinate e le velocità delle sue singole parti,
non dipendono evidentemente dal fatto che il corpo à considerato
come isolato o come localizzato in un termostato immagimario (8 7).
Tuttavia, nell'ultimo caso il corpo diventa un u sotto~~istema a e la
distribuzione di Gibbs à applicabile nel senso rigoroso. Quando si
applica la distribuzione di Gibbs, la differenza fra un corpo isolato
e quello non isolato si manifesta di fatto studiando il problema,
poco importante, delle fluttuazioni dell'energia totale del corpo.
La distribuzione di Gibbs dà per la fluttuazione m e d ~ adi questa
grandezza un valore diverso da zero; per un corpo im~nersoin un
ambiente esterno tutto cià ha un significato reale, ma per un corpo
isolato à completamente fittizio, poichà l'energia di un tale corpo
à costante,. per definizione, e non fluttua.
La possibilità di applicare (nel senso indicato) la distribuzione
di Gibbs ai corpi isolati à evidente anche dal fatto che questa distri-
buzione differisce molto poco dalla distribuzione mi.crocanonica
(e a1 tempo stesso à pi& comoda per i calcoli). Infatti, la distribuzio-
ne microcanonica à equivalente grosso modo all'affermazione che
tutti gli stati microscopici del corpo corrispondenti a un valore
a&egnato della sua energia sono equiprobabili. Per quanto riguarda
l a distribuzione canonica, essa usi estende B in un i~mtervallodi
valori dell'energia, la cui larghezza (dell'ordine di grandezza della
fluttuazione media del12energia) à perà trascurabile per un corpo
macroscopico,
cioà risulta il prodotto di due fattori, di cui uno dipende solo dalle
coordinate e l'altro solo dagli impulsi. Questo significa che le pro-
babilità per gli impulsi e per le coordinate sono indipendenti le une
dalle altre nel senso che determinati valori degli impulsi na~nincidono
sulle probabilità dei valori delle coordinate e viceversa. Si puà quin-
di scrivere la probabilità dei diversi valori degli impulsi nella
forma
d u p = ae-K(p)IT dp, (2991)
e la distribuzione della probabilità delle coordinate
I*= j e-=%xn dx
o
che si incontrano spesso nelle applicazioni della distribuzione di Maxwell.
Ponendo aa? = y, si ottiene
o
dove i' ( x ) i3 la funzione gamma. In particolare, se n = 2r1 r > O, si ha
Se invece n = 2r + 1, allora
Lo stesso integrale nell'intervallo da - m a +¡ à uguale nell'ultimo caso a zero
e nei due primi casi al doppio dell'integrale esteso all'intervallo da O a 00.
104 CAPITOLO 111
PROBLEMI
1. Determinare l a media dell'n-esima ~ o t e n z adel modulo della velo-
citÃ
Soluzione. Usando l a (29,7), troviamo
dove I,, Io,I, sono i momenti d'inerzia principali, Ql, Q^,Q, le proiezioni della
velocita an olare sugli assi d'inerzia princi ali, e Mi = Z-f" , M. = Io@ ,
M, = 1 , ~ 3 ecomponenti del momento angolare di rotazione che fungono da
im ulsi eneralizzati per le velocit5 Q , Q%,Q,. La distribuzione normalizzata
delle probabilith per le componenti del' momento angolare Ã
+e-Ra1? 2
00
d a cui
108 CAPITOLO I11
Nel caso limite classico (fiai <t T) essa si trasforma nella distribu-
zione di Maxwell ordinaria
PROBLEMA
Determinare la matrice densità di coordinata di un oscillatore armonico.
Soluzione. La matrice densitÃdi coordinata di un oscillatore, corrispondente
all'equilibrio statistico à data dalla formula
00
l ) Questo à il quadrato del modulo della funzione d'onda dello stato normale
dell'oscillatore.
DISTRIBUZIONE DI GIBBS 109
+ -
(cfr. la nota alla pag. 32). Poniamo q = r 3, q' = r s e calcoliamo la
derivata (Sp/8s)^. Come in un calcolo analogo nel testo, otteniamo
da cui
nella quale essa si applica piii correntemente. Allo stesso modo otte-
niamo nel caso classico mediante la (7.12) l'espressione
(-m
l ) In accordo con le regole generali, con exp si intende l'operatore
l e cui autofunzioni coincidono con quelle del1 operatore H , e gli autovalori
sono exp ( - E J T ) .
2) Questo fatto diventa particolarmente evidente se si considera l'integrale
statistico classico come il limite della somma statistica quantistica. I n questa
ultima la sommatoria à estesa a tutti gli stati quantistici diversi e non sorge in
generale nessun problema (ricordiamo che, in virt6 del principio quantistico di
simmetria delle funzioni d'onda, lo stato quantistico non cambia in generale
con lo scambio di particelle identiche).
Dal punto di vista puramente classico, Ã indispensabile comprendere C O S ~
l'integrazione statistica, poich6, in caso contrario, la moltiplicativith del eso
statistico sarebbe violata e con essa anche l'additivith dell'entropia e delle
altre grandezze termodinamiche.
DISTRIBUZIONE DI GIBBS m
regioni dello spazio delle fasi che corrispondono a degli stati fisica-
mente diversi del corpo; indicheremo questo fatto con un apice al
segno di integrale.
Quind,i, otteniamo la formula
PROBLEMI
i. L'energia potenziale di interazione tra le articelle di un corpo à una
funzione omogenea di ordine n delle coordinate delfe particelle stesse. Partendo
da considerazioni di similitudine, determinare la forma che deve avere l'energia
libera di un tale corpo in statistica classica.
Soluzione. Nell'integrale statistico
r -
sr
sostituiamo tutte le q con lq e tutti i p con D n p (dove ?L Ã una costante arbi-
traria). Sostituendo contemporaneamente T con AnT, l'espressione integranda
resta invariata. Tuttavia, cambieranno i limiti di integrazione rispetto alle
coordinate: le dimensioni lineari del dominio d'inte azione cambieranno di
fi volte, il che corrisponde a un cambiamento del volume di ?L-3 volte; per la-
sciare invariati i limiti di integrazione, Ã necessario quindi sostituire contempo-
raneamente V con )fV. Do o tutte queste sostituzioni l'integrale si moltipli-
f
cherà ancora per \3N(1+n/ ) in seguito alla trasformazione delle variabili in
dJ?(s = 3N coordinate e altrettanti impulsi; N Ã il numero di particelle del cor-
po). Possiamo quindi concludere che il cambiamento di variabili
nella quale figura una sola funzione incognita di una variabile (il numero N
à introdotto nel secondo termine della (1) in modo tale che F abbia la proprietÃ
di additività richiesta).
2. Dedurre il teorema del viriale per un corpo macroscopico la cui energia
otenziale di interazione tra le particelle à una funzione omogenea di ordine n
elle coordinate delle particelle stesse.
Soluzione. Applicando il metodo di deduzione del teorema del viriale in
meccanica (vedi I, 3 io), calcoliamo la derivata rispetto al tempo della somma
x r p , dove r e p sono i raggi vettori e gli impulsi delle particelle del corpo. Tenen-
do presente che r =: 9K (p)/ap e che K (p) Ã una funzione omogen~eadel secondo
ordine degli impulsi, otteniamo
Le particelle del corpo si muovono in una regione finita dello spazio con velocitÃ
che non diventano infinite. Pertanto la grandezza x r p à limitata e il valore
DISTRIBUZIONE DI GIBBS 113
i
(dove K = ( K (p))). Le derivate sono determinate dalle forze agenti sulle
particelle del corpo. Sommando su tutte le particelle, occorre tener conto, oltre
alle forze di interazione tra le particelle, anche delle forze agenti sul corpo
(sulla sua superficie\ da parte dei corpi circostanti
in cui l'energia E include anche l'energia di quiete delle particelle del corpo
(vedi 11, 3 35).
il calcolo anche del termine successivo dello sviluppo che non scom-
pare (E. Wigner, G. E. Uhknbeck, L. Gropper, 1932).
I l problema del calcolo dell'energia libera si riduce al c'alcolo del-
la somma statistica. A tale scopo utilizziamo il fatto che questa ulti-
ma à la traccia dell'operatore e-@^ (vedi la (31,4)); poniamo 6 =
= i / T per semplificare la scrittura delle espressioni laboriose che
seguono. Quanto alla traccia dell'operatore, essa pud essere calcolata
con un sistema completo qualsiasi di funzioni d'onda ortogonali
e normalizzate. Come tali conviene scegliere le funzioni d'onda
del moto libero di un sistema di N particelle non interagenti che si
trovano in un volume grande (ma finito) V.
Queste funzioni hanno la forma
dove
dove abbiamo introdotto il valore ( "%) dopo aver fatto la media con
l'ausilio della distribuzione classica di Gibbs
I due termini si possono riunire qui in uno solo, poichà i valori medi
che figurano qui sono legati dalla relazione
dove E' (p, q) Ã l'energia del corpo in questo sistema in funzione del-
le coordinate e degli impulsi delle sue particelle, e F' l'energia
libera nello stesso sistema (non coincidente perà con l'energia libera
del corpo in quiete!). L'energia E' (p, q) Ã legata all'energia E (p, q)
nel sistema fisso dalla relazione
-
E' (P, q) = E (P, q) QlVl (P, q), (3492)
dove Q à la velocità angolare di rotazione e M (p, q) il momento ango-
lare del corpo (vedi $26). Sostituendo la (34,2) nella (34,1), troviamo
la distribuzione di Gibbs per un corpo rotante nella forma l)
[
p = ( 2 n ~ ) e- i~p P ' - E (P,g)+Qyi (P,9)
T l (34,3)
In statistica classica l a distribuzione d i Gibbs per un corpo rotan-
te si puà scrivere in un'altra forma. Usiamo a tale scopo la seguente
espressione per l'energia del corpo in un sistema di coordinate rotante:
con la stessa espressione (34'5) per Ea (v, r), che à ora funzione delle
velocith nel sistema di coordinate fisso. Si vede quindli che la di-
stribuzione di Gibbs delle coordinate e delle velocità per un corpo
rotante differisce dalla distribuzione per un corpo immobile solo
per un'energia potenziale pari a
segue che
Pertanto
da cui
n
(per brevità consideriamo qui un solo parametro esterno A). Di qui
otteniamo finalmente
9~
dF= -SdT+9\dA.
Questa 6 la forma generale del differenziale dell'energia libera.
Allo stesso modo si puà anche ottenere la distribuzione di Gibbs
per un numero variabile di particelle. Se si considera il numero di
particelle come variabile dinamica, Ã ovvio che anche questo numero
sarA (per un sistema isolato) un u integrale del moto à additivo. Per-
tanto bisogna scrivere
Inwniv=a+fiEn+~N, (36'3)
dove V , come $, devono essere gli stessi per tutte le parti del sistema
in equilibrio. Ponendo
GAS PERFETTO
wi=e
H-%
T .
Per quanto concerne le probabilità dei valori nk > 1, esse devono
essere posta con la stessa approssimazione, uguali a zero. Pertanto
-nh= 2 wnknk=wi.l
"h
e si ottiene la distribuzione di Boltzmann nella forma
PROBLEMI
1. Determinare la densità del gas contenuto in un cilindro di ra gio R e
di lu bozza I rotante attorno al suo asse con velocità angolare C2 (N à ifnurnero
di molecole contenute nel cilindro).
Soluzione. E stato detto al  34 che la rotazione del corpo d'insieme 8 equi-
valente a un campo di energia otenziale -V2mQ2r2 ( r à la distanza dali'asse
di rotazione). Pertanto la densiti del gas Ã
le formule
(la densità del gas à espressa in funzione della sua pressione secondo
l'equazione di Clapeyron).
La formula (39'1) si puà scrivere in coordinate sferiche nello spa-
zio delle velocità introducendo in luogo di v,,, vy, v, il modulo della
GAS PERFETTO 137
PROBLEMI
1. Determinare il numero di urti delle molecole di un gas contro i'unitb
di superficie della parete in unitii di tempo, in cui l'angolo tra il verso della
+
velociti della molecola e la normale alla superficie à comprese tra 6 e 6 Ã0
Soluzione.
da cui In n/ = a + $eÈovvero
-
nj =exp ( a +W.
Ma questa a la nota distribuzione di Boltzmann, dove lle costanti
a e p sono legate a T e p, mediante a = p / T , (fcs-l/T1).
Quindi
2 e-E,,lT=- ' ( 2 e-%"Â¥)N (44 '3)
n N\ k
E ovvio che la somma che qui figura non puà essere calcolata in
forma generale, senza qualche ipotesi sulle proprietà della molecola.
importante tuttavia che essa rappresenti una funzione della sola
temperatura. Pertanto la dipendenza dell'energia libera dal volume
à completamente determinata dalla formula (42,3), il che consente
di ricavarne alcuni risultati generali importanti sulle proprietà del
gas perfetto (che non si trova in un campo esterno).
Separando nella (42'3) un termine contenente il volume, scrivia-
mo questa formula come segue:
eV
F = -NT l n -#-+Nf (T), (42,4)
dove f (T) Ã una certa funzione della temperatura.
Di qui ricaviamo la pressione del gas
ovvero
P V = NT. (4275)
Abbiamo ottenuto cosi la nota equazione di stato del gas perfetto
(equazione di Clapeyron). Se la temperatura à misurata in gradi,
allora l)
PV = NkT. (42'54
o in funzione di P e T
Infine, l'energia Ã
E =F + TS = Nf (T) -NTfr(T). (42.9)
Si vede che l'energia à una funzione solo della temperatura del gas
(si pud dire lo stesso della funzione termica W = E
=E +
PV =
NT). Questo fatto è tra l'altro, evidente a priori; poichÃl e
+
molecole di un gas perfetto sono supposte non interagenti, la varia-
zione della loro mutua distanza media al variare del volume generale
del gas non pu6 incidere sulla sua energia.
Insieme a E e W, sono funzioni solo della temperatura anche i ca-
lori specifici C, = (g)
v e Cp = Nel seguito sarÃpi6 con-
veniente utilizzare i calori specifici riferiti a una sola molecola; li
indicheremo con le minuscole C
PROBLEMI
i. Calcolare il lavoro compiuto su un gas perfetto al variare isotermico del
volume da VI a V (o della ressione da P1 a P,).
Solniicm. Il lavoro ricEiesto R pari alla variazione dell'energia libera
del gas e, in accordo con la (42,4), abbiamo
L'entropia à ora
Ff=P',-fT ln-
nW
[ dr dz=
e¥Ç"¥2/2T2
o o
PROBLEMI
1. Due gas perfetti identici a pressione P e numero N di particelle iden-
tico, ma a temperature Ti e Ta diverse si trovano in due recipienti di volume
Vi e Vi. I recipienti vengono poi riuniti. Determinare la variazione dell'en-
tfopia. -
Soluzione. Prima della riunione dei recipienti, l'entropia dei due gas (uguale
-
alla somma delle loro entropie) era, in accordo con la (43,6), S o = -:2N In P
+ Ncp In TiTa l). Dopo la riunificazione dei recipienti le temperature dei gas
+
si eguagliano. La somma delle energie dei gas resta costante. Utilizzando l'espres-
sione (43,2) dell'energia, otteniamo
La variazione dell'entropia
IO
148 CAPITOLO IV
Ã
pi
R = N (Ta-Ti) ln- pa
pi '
10. Lo stesso problema per un ciclo di aue processi isobarici e di due pro-
cessi adiabatici (gli stati successivi del gas sono: 1)Pl, Si, Ti; 2) Pl, Ss;3) P%,
Ss, Ta; 4) P Ã 51; 5) Pi, Si, Ti}.
Soluzione. La temperatura del secondo stato à T* ( P ~ / P ~ )e del ( ~ quarto,
~ ) ~ ~
Ti ( P ~ / P ~ ) ( *(queste
~ ) / ~ temperature si possono trovare a partire oa Tl e T+
mediante le relazioni (43,7)). La quantità di calore trasmessa al gas nei processi
adiabatici à uguale a zero, e nei processi isobarici (vedi il problema 4) Ã
1-v l-?
Quindi,
[T* (2)
' -T.] e Ncp [TI ( 9 ) T - T 8 ] .
11. Lo stesso problema per un ciclo di due processi isocori e di due processi
adiabatici (gli stati successivi sono: 1) Vi, Si, Ti; 2) V,, S.; 3) VÈ Ss, T.;
4) Vs, S,, 5) Vi, 8 Ti).
Soluzione. utilizzando il risultato del problema 2, otteniamo
12. Calcolare il lavoro massimo che si puà ottenere riunendo due recipienti
contenenti due gas perfetti identici che hanno la stessa temperatura Ta e lo
stesso numero N di prirticelle, ma volumi diversi V, e V*.
Soluzione. il lavoro massimo sarà compiuto se il processo à reversibile,
cioh se l'entropia resta costante; in questo caso, il lavoro à pari alla differenza
delle energie prima e dopo il recesso (i '19). Prima della riunione de.i recipienti,
l'entropia dei due gas, uguale alla somma delle loro entropie, era (in accordo
con la (43,5))
eÈVi
S Q = N In
N2
-+m In Ta.
14. Calcolare il lavoro minimo che si deve compiere su un gas perfetto per
comprimerlo dalla ressione P, a quella P, e con temperaturn costante pari
alla temperatura dell'ambiente ( T = T,).
Soluzione. Secondo la (20,2), il lavoro minimo à Rdn == (EÃ- El) -
+
- T ( 5 , - S I ) P, ( V s - Vi), dove gli indici 1 e 2 stanno ad indicare le
grandezze prima e dopo la compressione. Nel caso considerato l'energia E non
varia (essendo costante la temperatura), cioà Ea - Ei = 0. Usando la (43,6),
troviamo la variazione dell'entropia al variare della pressione da Pl a P*:
1 1
Ss - SI = N In-,p1 e la variazione del volume à V, - Vi = N T.
p0
Da cui ricaviamo
15. Calcolare il lavoro massimo che si puà ottenere mediante un gas per-
fetto in un raffreddamento da temperatura T a temperatura dell'ambiente To,
a volume costante.
Soluzione. Partendo dalla formula generale (20,3), troviamo
dove e,, Ã l'energia potenziale di interazione tra gli atomi nel caso in
cui essi tutti si trovino in posizioni di equilibrio; il secondo termine
invece à una funzione quadratica delle coordinate che determinano
lo scostamento degli atomi dalle posizioni di equilibrio. I l numero
roscii di coordinate in questa funzione à il numero di gradi di
libertà oscillatori della molecola.
Questo ultimo puà essere determinato dal numero n. di atomi
nella molecola. E precisamente, una molecola a n atomi ha in tutto
3n gradi di libertà di cui tre corrispondono al moto traslatorio della
molecola d'insieme e tre alla sua rotazione d'insieme. Se tutti gli
atomi sono disposti s u una retta (in particolare, molecola biatomica),
vi sono in tutto due gradi di libertà rotatori. Quindi, una molecola
a n atomi non lineare ha in tutto 3n - 6 gradi di libertà oscillatori,
e quella lineare 3n - 5. Per n = 1, Ã ovvio che non esistono affatto
gradi di libertà oscillatori, poich6 tutti e tre i gradi di libertà dell'a-
tomo corrispondono al moto traslatorio.
L'energia totale e della molecola à la somma delle energie poten-
ziale e cinetica. L'ultima à una funzione quadratica di tutti gli im-
pulsi il cui numero à pari al numero totale 3n di gradi di libertÃdella
molecola. Pertanto l'energia e ha la forma E = E,, + 111 ( p , q), dove
fu (p, q) Ã una funzione quadratica di tutti gli impulsi e le coordi-
nate; il numero totale di variabili in questa funzione à I == 6n - 6
(per molecola non lineare) o I = 6 n - 5 (per molecola lineare);
per un gas monoatomico I = 3, poichà le coordinate non figurano i n
generale nell'espressione dell'energia.
Sostituendo questa espressione dell'energia nella formula (41,5),
abbiamo
e.e-W
F -NT In N
Per determinare la dipendenza dalla temperatura dell'integrale che qui
figura, facciamo la sostituzione p = P'ne q = q'T/^rpe!r tutte le l
152 CAPITOLO I '
PROBLEMA
Determinare il calore specifico di un gas perfetto nel caso ultrarelativisti~o
(l'energia della particella h legata al suo impulso mediante e = cp, C Ã la velo-
cita della luce).
Soluzione. Secondo la (41'5) abbiamo
Integrando otteniamo
F=-NT h-AVT3
N
(A 6 una costante). Di qui ricaviamo il valore del calore specifico.
c., = 3
che 8 il doppio del calore specifico di un gas monoatomico non relativistico.
1) Per i diversi atomi i valori della temperatura Iion /k sono compresi tra
5 . I O 4 O (atomi dei metalli alcalini) e 28 Ã § I O 4 (elio).
*.n GAS PERFETTO - 155
e la costante chimica
Questa condizio~nerichiede che per una data tem peratura il gas sia
sufficientemente rarefatto. La sostituzione dei 3ralori numerici ri-
vela che, infatti, per tutti i gas atomici (o molecolari) questa condi-
zione potrebbe essere violata solo per densità tali in cui diventacon-
siderevole l'interazione tra le particalle e, di conseguenza, non si puÃ
pifi considerare il gas come perfetto.
$ opportuno dare la seguente interpretazione del criterio ottenu-
to. PoichÃla maggior parte degli atomi godono di un'energia dell'or-
dine di T e, quindi, di impulso -vz, -
si puà dire che tutti gli ato-
mi occupano nello spazio delle fasi un volume V (m. A que-
sto volume corrispondono V (mT)3p/A8 degli stati quantistici.
Nel caso di Boltzmann, questo numero deve essere grande rispetto al
numero N di particelle, da cui si ottiene immediatamente la (45,6).
Facciamo infine la seguente osservazione. Le formule ottenute
in questo paragrafo sono, a prima vista, in contrasto con il teorema di
Nernst: non si annullano nà l'entropia nà il calore specifico per
T = 0. Tuttavia bisogna tener presente che nelle condizioni in
cui à stato enunciato il teorema di Nernst tutti i gas reali a tempera-
ture sufficientemente basse SODO già condensati. Infatti, il teorema
di Nernst richiede che l'entropia del corpo per un dato valore del
suo volume si annulli per T = 0. Ma per -2' -+ O la pressione del va-
pore saturo di tutte le sostanze tende verso lo zero cosicchb una quan-
tità finita di materia, per un volume dato finito, non puà restare
gassosa per T -+ 0.
Se invece consideriamo un modello di gas composto di particelle
mutuamente repulsive, il che à possibile i n linea di principio, anche
se un tale gas non sarà mai condensato, la statistica di Boltzmann
cessa di essere valida per temperature sufficientemente basse;
l'applicazione de~llastatistica di Fermi o d i Bose, invece, conduce,
come vedremo pifi avanti, a delle espressioni che soddisfano il teore-
ma di Nernst.
I l calore specifico totale del gas si scrive come somma di piii ter-
mini
+ +
CB =<'+rasi crot coscil, + +
cp trasi si + ~ o t COBCII 1, (4798)
(il a quanto rotatorio à Wll à piccolo rispetto a T)l), allora nella som-
ma (47,3) il ruolo principale à svolto dai termini contenenti grandi
K. Ma per i grandi valori di K la rotazione della molecola à quasi-
classica. Quindi, in questo caso, la somma statistica Zrot puà essere
sostituita con l'integrale classico corrispondente
Di qui l'entropia Ã
e il calore specifico
orto ga =3/4,
para g p l / * ,
D, (i =. l ) { para
orto gg
gu = Va.
dove
tei). L'energia libera di una tale miscela à pari alla somma delle
energie libere delle due componenti.
I n particolare, per x = oo (l'orto-Ha o il para-Ds puri)
si ha
l'entropia
SoMi1= - N ln (l -e-^/T) + T (eÈ*/
NfHo
-i) '
(49.2)
l'energia
Nfiw
0 1 = .AU/T- i (49.3)
e il 'calore specifico
Fig. 5
>
Alle basse temperature (h T) tutte queste grandezze tendono
esponenzialmente a zero
FÈa = -N T e - M , C.MI=
I (-,-)
@ a-Ua/Ts
(49.5)
Ma alle alte temperature (So) < T) abbiamo
hw
FW= -NTlnT+NTlnSrn-N -,-v (49.6)
cui corrisponde il calore specifico costante cosci1= I l ) e la costante
chimica <oscil = - In So). Sommando ai valori (47,11) e (47,12),
troviamo che alle temperature T >
h a il calore specifico totale di un
gas biatomico à a)
e la costante chimica
I-
o
e uw/T^ dr.
Nei due limiti T -+ O e T -È oo, ce, si annulla ovviamente e per una
determinata temperatura T A ha un massimo.
PROBLEMA
Determinare la correzione all'energia libera dell'ossigeno, dovuta al primo
termine elettronico eccitato della molecola Oa (vedi la nota). La temperatura
à grande rispetto al quanto oscillatorio, ma piccola rispetto alla distanza A
tra il termine fondamentale aX e il termine eccitato A.
Soluzione. La somma statistica Ã
dove (o, r0 e (o', 7-0 sono le frequenze e le distanze di equilibrio tra i nuclei negli
stati elettronici fondamentale e eccitato.
dove
e la costante chimica
PROBLEMA
Determinare la somma statistica di rotazione per il metano alle basse
temperature.
Soluzione. Come à stato gih detto nella nota alla ag. 171, a temperature
sufficientemente basse la somma Zmt -- - per il metano Jeve essere calcolata in
modo quantistico.
La molecola CH4 a la torma di un tetraedroe si riferisce al tipo di trottola
n=
+
sferica, cosicch6 i suoi livelli di rotazione sono p J (J i), dove 1 Ã il valom
comune dei tre momenti d'inerzia princi ali, J il numero quantico di rotazione.
Poich6 lo spin del nucleo H Ã 1 = 112 e i o spin del nucleo dell'atomo di carbo-
nio C1a à nullo, lo spin nucleare totale della molecola CH4 pud valere O, 1, 2
i esi statistici nucleari corrispondenti sono 1, 3, 5; vedi 111, 4 105, problema 5).
Adogni dato valore di J corrisponde un determinato numero di stati con diversi
valori dello spin nucleare totale. Nella tabella che segue sono dati questi numeri
GAS PERFETTO 175
--
spin nucleare: 0 i 2
/=O i
J=i i -
J=2 2 1 -
J=3
J=4
-
2 2 i
2 i
Il valore della somma ZrQtche si ottiene tenendo conto delle molteplicith to-
tali di degenerazione nelle direzioni del momento di rotazione e dello spin
nucleare lo dobbiamo ancora dividere er 16 se conveniamo di misurare l'en-
tropia a partire dal valore In (2i
Otteniamo finalmente
+8 4 = In 16 (vedi la nota alla pag. 164).
h3 n2
5
zrat= 16
4+-
9 25 -3x
16 +=e
l ) Sottolineiamo che questo diamagnetismo (di cui si à già parlato nel 111,
3 113) ha un'origine quantistica: anche se la costante quantistica h non figura
esplicitamente nella (52,7),in realtà essa determina le à dimensioni à dell'ato-
mo. Osserviamo a questo proposito che in statistica classica le proprietà magne-
tiche macroscopiche della materia, in generale, non compaiono. Infatti, in
meccanica classica l'hamiltoniana di un sistema in un campo magnetico diffe-
risce da quella in assenza di campo solo sostituendo li impulsi p delle parti-
celle con le differenze P - eA (r)/e, dove P sono li impulsi generalizzati,
e A (r) Ã il potenziale vettore del campo. ~ e l l ' i n t e ~ r a fstatistico
e l'integrazione
à estesa a tutti gli impulsi P (e alle coordinate r). Cambiando le variabili (pas-
sando cioà dall'integrazione su P a quella su p = P - eA/c) troviamo che il
campo magnetico si elide in generale dalla somma statistica e, quindi, da tutte
le grandezze termodinamiche.
178 CAPITOLO N
otteniamo
PROBLEMI
1. Determinare l a suscettività magnetica di un gas monoatomico nel caso
in cui gli intervalli della struttura fina del termine fondamentale siano piccoli
rispetto a T.
Soluzione. La media va presa nella (52,6) su tutte le componenti del mul-
tipletto fondamentale dell'atomo; i fattori di Boltzmann exp (-&L')/T) per
tutte le componenti si possono considerare uguali. Allora
otteniamo
P=:p2 [45(S + l ) W L + l)].
Nell'espressione (52,5) si puà trascurare il secondo termine; il primo termine
(che potrebbe essere grande essendo piccoli i suoi denominatori, gli intervalli
del multipletto) si annulla quando si prende l a media sulle componenti del
multipletto; nella somma
l ( J M A mz 1 J1M',\\2
Ã
che ora à estesa a tutti i numeri J , J', Mj,M J ,si elidono i termini che diffe-
riscono per permutazione tra J e J'. La suscettività à quindi
medio del momento magnetico della molecola niello stato con le proiezioni A
e 2 del momento orbitale e dello spin sull'asse della molecola Ã
dove n à il versore lungo l'asse della molecola. P+ la rotazione classica ;l= 1/3
e la suscettività magnetica Ã
3. Lo stesso problema per il caso in cui gli intervalli della struttura fina
siano piccoli rispetto a T (il termine molecolare si. riferisce al tipo b).
Soluzione. La media va presa su tutte le con onenti del multipletto. Gli
elementi di matrice diagonali della proiezione z del momento magnetico per A
e la proiezione z dello spin M S dati sono
Di qui
dove 6 Ã l'angolo tra n e l'asse z 1). In accordo con la (52,5) (dove di nuovo tra-
curiamo il secondo termine), abbiamo
-
B.=--
2622he-^"1'
A 3
(il fattore 213 Ã della media di sen2 6). L'espressione completa della suscetti-
vita magnetica assume l a forma
4 (1- e-x ( l -x)]
x (1 -!-e-x) '
l ) Essa à stata proposta da E. Fermi (1926) per gli elettroni, e il suo legame
con la meccanica quantistica à stato stabilito da P. A . M. Dirac (1926).
DISTRIBUZIONI DI FERMI E DI BOSE 183
o finalmente
l ) Essa à stata introdotta da Bose per i quanti luminosi (1924) e poi gene-
ralizzata da Einstein.
184 CAPITOLO V
rappresenta 10 sferette disposte in 5 casse: una sferetta nella prima cassa, Snella
seconda, O nella terza, 4 nella quarta e 2 nella quinta. Il numero totale dei
+ -
posti (in cui si trovano i punti o i trattini) in questa serie 6 G j N j
numero richiesto di ri artizioni delle sferette nelle casse à il numero dei modi
1. I1
con cui si possono scegfiere G - - 1 posti per i trattini, ci06 il numero delle com-
binazioni di N j +
che figura nel testo.
G j - 1 elementi di G j - 1, da cui si ottiene la grandezza
186 CAPITOLO V
Introducendo i numeri 6,
scriviamo l'entropia di un gas di Bose non
in equilibrio nella forma
-
~=~~~[(l+"/)ln(1+"Â¥})-n~lnn,l (5533)
i
à facile convincersi che la condizione di massimo di questa e-
spressione conduce di fatto alla distribuzione di Bose.
Le due formule (55'2) e (55'5) per l'entropia nel caso limite N j <t
<f Gj si trasformano ovviamente nella formula di Boltzmann (40,4).
Anche i pesi sta~tistici(55,l) e (55,4) delle statistiche di Fermi e di
Bose si trasformano nell'espressione di Boltzmann (40'2); a tale
.scopo bisogna porre
Tuttavia bisogna tener presente che una tale transizione nei pesi
statistici significa trascurare in essi i termini dell'ordine di N$lGj
che, in generale, non sono piccoli; ma quando si prende il logaritmo,
questi termini danno all'entropia una correzione di ordine inferiore
a NjIGj.
Scriviamo infine la formula dell'entropia di un gas di Bose per
il caso limite importante in cui il numero di particelle in ogni stato
quantistico à grande (cosicchÃN j >
Gj' <I >
1). Come à noto dalla
meccanica quantlstica, questo caso corrisponde all'immagine ondula-
toria classica del campo. Il peso statistico (55'4) assume la forma
^-l
AFj = (Gj-l)! ' (5597)
e l'entropia
lari ordinari, in quanto questi gas sono sempre descritti con una suf-
ficiente precisione dalla distribuzione di Boltzmann.
Tutte le formule che saranno ricavate in questo paragrafo hanno
una forma del tutto analoga per ambedue le statistiche di Fermi e
di Bose e si distinguono per il solo segno. D'ora in poi il segno su-
periore corrisponde sempre alla statistica di Fermi e quello inferiore
alla statistica di Bose.
L'energia di una particella elementare si riduce all'energia cine-
tica del suo moto traslatorio che à sempre quasi-classico. Pertanto
abbiamo
dove f & una funzione di una variabile indipendente, cioà QIV à una
funzione omogenea di p e di T di ordine 5/Z1). Quindi
Gli elettroni occupano tutti gli stati con impulsi da zero al valore
di frontiera p = po; questo valore si chiama raggio della sfera d i
Fermi nello spazio degli impulsi. Il numero totale di elettroni in
questi stati Ã
iÑ~
Fig. 6
in stati quantistici (con determinati valori dell'impulso p e della
proiezione dello spin)
- 1
"P = &e- M/T+ 1 (57,4)
si trasforma nel limite T 4 O in una funzione à a gradini È uno per
E <: p e zero per E > p (nella fig. 6 questa funzione à rappresentata
i92 CAPITOLO V
con una linea continua). Si vede di qui che il potenziale chimico del
gas per T = O coincide con l'energia di frontiera degli elettroni
p =8~. (57,5)
Venergia totale del gas si ottiene moltiplicando i numeri di stati
(57,1) per pa12na e integrando su tutti gli impulsi
PROBLEMA
Determinare il numero di urti contro la parete di un gas elettronico allo
zero assoluto.
Soluzione. Il numero di elettroni in unitÃdi volume) con impulsi nell'in-
'1'
tervallo dp, il cui angolo con la norma e alla parete si trova nell'intervallo do,
Ã
dove f (E) Ã una certa funzione (tale che l'integrale sia convergente);
nella (56,6) f (E) = e3J2. Trasformiamo questo integrale ponendo
e - p == Tz
troviamo
ossia
Per x intero pari (a- = 2n) la funzione si esprime con i cosiddetti numeri
di Bernoulli Bn e si ottiene
e l'energia
e la derivazione dÃ
193 CAPITOLO V
dove il fattore 2 tiene conto delle due direzioni dello spia. L'espres-
sione (53'4) del potenziale Q diventa
dove
P ) ] dp..
TmV
I* [ l +exp (-7--
2mT
(59'9)
1)
2)
Essa si ricava dalla formula di Eulero
Questa formula segue dall'uguaglianza
- Maclaurin ponendovi a = 0.
o
esteso alla regione con uno dei lati che esce dal punto x = 0; esso d?t F (0)/2).
DISTRIBUZIONI DI FERMI E DI BOSE 201
dove
-
/h--
m
e poi resta
W -
-
ta al paragrafo precedente à ,@ Vp12Hm312$ah-3.Pertanto
SCR/3K (p/(3H)L/2
-
zazione (indichiamola con 9'%) determinata dalla suscettività calcola-
(I -&lia M-''" +
du =I' (i tal I' (1 -ia"/r(2)
o
e usando la formula
I' (1 - z)T ( 1 + z ) = iwlsen nz,
si ottiene il risultato dato nel testo.
2) L'effetto delle oscillazioni della magnetizzazione à stato predetto quali-
tativamente da La!ndau (1930). Questo fenomeno nei metalli si chiama effetto
di Haas - Van Alphen.
DISTRIBUZIONI D I FERMI E DI BOSE 203
t
Si vede di qui che
Q =VT4f ($).
Procedendo allo stesso modo come al $ 56, troviamo di qui che in un
processo adiaba,tico il volume, la pressione e la temperatura di un
gas ultrarelativistico di Fermi sono legati dalle relazioni
PV413==costante, VT3= costante, -
P
-
-costante. (61,8)
PROBLEMI
1. Determinare il numero di urti contro la parete in un gas elettronico
ultrarelativistico completamente degenere.
Soluzione. I l calcolo si esegue allo stesso modo come per il problema del
 57, ma occorre tener presente che la velocità degli elettroni à v K. C. Come
risultato si ottiene
Q=&-- (PT)~v.
6 (cw
Di qui l'entropia Ã
s=Ñ^ÑÑvT ( 3W 3
3( 4 3 3cK
il calore specifico
DISTRIBUZIONI D I FERMI E DI BOSE 205
da cui
-
E = 4 Arsh PF
me
Otteniamo allora
Le altre
particelle si trovano nello stato inferiore, cioÃhanno energia e = O').
L'energia del gas per T < T. Ã determinata ovviamente solo dalle
particelle aventi e >O; ponendo nella (56,7) p = O, abbiamo
e l'energia libera F == E - TS
PROBLEMA
Determinare lo sbalzo della derivata ( 8 C y l 9 T )nel
~ punto T = To.
Soluzione. Per risolvere il problema, occorre determinare l'energia del
gas per valori piccoli positivi di T - Tn. Riscriviamo l'uguaglianza (56,5)
nella forma dell'identitÃ
da cui
Fig. 7
F=T- Im2ln(1-e-~~T)~.
nzc3 (63,IO)
o
Introducendo la variabile di integrazione x = HdT e integrando
per parti, Otteniamo
L'integrale che qui figura à pari a n4/15 (vedi la nota alle pagg.
194-195). Quindi,
L'entropia Ã
9F
--=- 160 VT3.
9T 3c (63,131
Essa à proporzionale al cubo della temperatura. L'energia totale
dell'irraggiamento E = F +
TS Ã
Infine, la pressione
DISTRIBUZIONI DI FERMI E DI,BOBE
!
Come ci si aspettava per un gas di fotoni si ottiene la stessa espressione
limite della pressione che per un gas elettronico ultrarelativistico
(5 61); la relazione (63,17) Ã una conseguenza diretta della dipenden-
za lineare (e = cp) tra l'energia e l'impulso della particella.
I l numero totale di fotoni nell'irraggiamento nero Ã
SOLIDI
sonore a temperature
T<$. (64,2)
[l n ( l - e - f / ~ ) c o ~ d r n
, ,C
F=N~~+T-% (64'5)
2nzu3 o
l a sua energia
e il calore specifico
a
Nella somma su a ci sono in tutto 3Nv addendi; introduciamo la
frequenza à media geometrica à in accordo con la definizione
La
- frequenza
- media (D, cosi come i à una certa funzione della densitÃ
co = co (VIN).
9F
Dalla (65'3) ricaviamo l'energia del solido E = F - T
E = + NcT. (65,7)
L'entropia S == - 9F19T Ã
Ka
S=N~c"a.T-Ncln-~. (65 98)
Nel caso del solido l'integrazione sulle coordinate si esegue nel se-
guente modo: ogni atomo à supposto giacente nell'intorno di un de-
terminato nodo del reticolo e l'integrazione sulle sue coordinate Ã
eseguita solo in un piccolo dominio attorno a questo nodo; Ã chiaro
che tutti i punti di un dominio d'integrazione cosi definito corri-
spondono a stati fisicamente diversi e non occorre introdurre nessun
fattore supplementare nell'integralel).
Sostituiamo nella (65'9) l'energia espressa mediante le coordinate
e gli impulsi delle oscillazioni normali
l ) Come si doveva fare nel caso di un gas in cui l'integrazione sulle coordi-
nate di ciascuna particella 6 stata eseguita su tutto il volume (cfr. fine del 3 31).
224 CAPITOLO VI
PROBLEMI
1. Calcolare il lavoro massimo che si puà ottenere da due solidi identici
(a temperature Tl e T,) quando le loro temperature diventano uguali.
Soluzione. E analoga alla soluzione del problema 12 del  43. Troviamo
l R lmax=~c(VTt-'fTs)~,
l) Questa correzione à sempre negativa e a cià corrisponde A >O nella
(65.11).
SOLIDI 225
da cui
( ( - 1, sviluppando
00 W
Il valore che figura nel testo à quindi valido a meno dei terminiesponenzialmente
piccoli.
SOLIDI 227
che coincide con la (64'9). Per le alte temperature invece (T (9) >
l'argomento della funzione di Debye à piccolo; per x <
1, in prima
approssimazione, si ha D (x) w Ii)e dalla (66,8) si ottiene C = 3Nv,
il che di nuovo à i n pieno accordo con il risultato (65,5) ottenuto
prima2).
à opportuno indicare che l'andamento reale della funzione D (x)
fa si che la grandezza relativa T e 014 diventino il criterio di appli-
Fig. 8
2) Il calore specifico alle alte temperature à dato, a meno del termine suc-
essivo dello sviluppo, dalla formula
Da cui
>-
dove Ul, U 2 u8, u4. Le velocità d i propagazione Ul, Ua si riferi-
scono qui alle oscillazioni degli atomi nel piano degli strati, u8 (nei
rami ai e wÇ alle oscillazioni di scostamento degli strati gli uni
SOLIDI 231
rispetto agli altri, uk alle oscillazioni della distanza relativa tra gli
strati1).
Ma le espressioni (68,l) non sono ancora sufficienti per studiare
le proprietà termiche del cristallo. Queste espressioni sono in realtÃ
solo i primi termini dello sviluppo delle funzioni co2 (k) in serie di po-
tenze del vettore d'onda. Essendo perà à anomalmente à piccoli al-
cuni coefficienti nei termini quadratici di questi sviluppi, anche i
termini successivi, del quarto ordine, cominciano a giocare un ruolo
importante2). Per esplicitarne la forma, osserviamo che se fosse tra-
scurato completamente il legame tra gli strati le leggi della dispersione
^ **.
avrebbero la forma
a; = u;x2, a^ ^x2, ^ (6892)
Le frequenze col e co2 corrispondono alle oscillazioni longitudinali
nel piano degli strati, e la frequenza co3 a quelle trasversali che, in
questo caso, rappresentano le onde di flesso degli strati considerati
come lamine sottili elastiche libere (cfr. VII, $ 25). Quindi, tra-
scurando nei termini del quarto ordine i piccoli addendi dipendenti
dal legame tra gli strati, scriviamo finalmente la legge della di-
spersione delle onde nella forma
Assumeremo che U1
porto q
-
U2, u3 u4 e porremo per il piccolo rap-
N
stesso ordine o minore che non (um; supponiamo che essa sia -(uni1).
In queste condizioni esplicitiamo il carattere della dipendenza del
calore specifico del cristallo dalla temperatura T <^ Q2).
Tenendo conto del contributo delle vibrazioni sonore, l'energia
libera del solido à date dalla formula
-
ftyx2 T e allora si ha KUK -
Infatti, nell'integrale in x d x il ruolo principale à svolto dai valori
Ku (T/ky)lI2 T (qa@/T)1/2 T.
W <
1) I n altre parole, supponiamo che - %a2 Ua. Sottolineiamo che il
coefficiente y legato alla à rigidità trasversale à degli strati non si esprime con
i soli moduli elastici hkh.
=) Per quanto riguarda le alte temperature, T > 9, esse rappresentano la
regione classica in cui il calore specifico C Ã costante.
Cioà a una cella del reticolo inverso; vedi piG avanti la formula (71,7).
SOLIDI 233
Ora troviamo
00 m
dove n,, n2, n, sono interi, e a,, a2, a 3 i periodi fondamentali del
reticolo (lunghezze degli spigoli della cella elementare).
Indichiamo con ug gli spostamenti degli atomi per oscillazioni,
dove l'indice s enumera l'atomo nella cella (s = 1, 2, . . ., v; v Ã
il numero di atomi nella cella). La lagrangiana del reticolo cristalli-
no, come in un sistema meccanico di particelle che compiono piccole
oscillazioni attorno alle posizioni di equilibrio (nodi del reticolo),
h a la forma
dove si à posto
A$ (k) = 2 ~f(n) exp ( -iter,,).
I n ogni zona (dominio dei valori che assume un certo ramo o) (k)
in una cella del reticolo inverso k) la funzione o) (k) d.eve avere
almeno un minimo e un massimo. Di qui segue, a sua volta, che
questa funzione deve possedere anche punti di sella1). L'esistenza
di tutti questi punti stazionari conduce a determinate singolaritÃ
della funzione di distribuzione delle frequenze g ( a ) (L. van Hove,
1953).
Nell'intorno di un punto di estremo per un certo k = ko la diffe-
renza m (k) -
coo (dove m0 = m (ko)) ha la forma
Orientando gli assi coordinati nello spazio k lungo gli assi principali
di questa forma quadratica, la scriviamo nella forma
l) Si puà mostrare (cosa sulla quale non ci soffermiamo qui) che devono
esistere almeno sei punti di sella, tre per ciascuno dei due tipi, cui corrispondono
i segni piti e meno nella formula (70,8).
240 CAPITOLO VI
2nx1dx1
l sf
(m)= ( 2 s ) . ,/? o V X I + Z(W-3
si puà prendere come limite superiore
K (il cui valore non incide sulla forma
della singolarità cercata) un valore di x
grande rispetto a vao
- a, ma al tempo
stesso cosi piccolo che l'espressione (70,s)
Fig. 9
16-264 1
242 CAPITOLO VI
questa formula i?! del tutto analoga alla relazione usuale tra l'energia,
l'impulso e la velocità delle particelle.
Tutto quanto detto ai $$ 69, 70 sulle proprietii dello spettro delle
oscillazioni classiche di un reticolo cristallino si estende completa-
mente (con un cambiamento corrispondente della terminologia) allo
spettro di energia dei fononi: la dipendenza della loro energia dal
quasi-impulso. I n particolare, lo spettro di energia dei fononi e (p)
ha 3v rami diversi di cui tre rami sono acustici. La densità del nume-
ro di oscillazioni studiata al $ 70 diventa ora la densità del numero
di stati quantisitici dei fononi.
Alla propagazione libera delle onde nell'approssimazione armoni-
ca corrisponde nel quadro quantistico il movimento libero dei fononi
non interagenti. Nelle approssimazioni successive compaiono processi
di vario genere di collisioni elastiche ed anelastiche tra i fononi.
SOLIDI 243
s= l
(la possibilità di questa scelta à evidente del fatto che, in virt6 delle
relazioni (69,10), i vettori che figurano nei due membri dell'ugua-
glianza (72'3) soddisfano alle equazioni identiche).
I coefficienti aieÃnella (72,i) sono funzioni del tempo che soddisfa-
no alle equazioni
- n
c i a h = 1.
n
(72'14)
Si vede dalla (72,13) che influendo sulle funzioni dei numeri di
occupazione, gli operatori ikae ;iafungono da operatori annichila-
zione e creazione dei fononi. In questo caso, come c'era da aspettarsi,
la regola (72,14) corrisponde alla statistica di Bose.
Insieme alle grandezze cka diventano operatori (nel senso della
quantizzazione ripetuta) anche i vettori di spostamento2)
Di qui l'entropia Ã
l'energia
e il calore specifico
GAS REALI
i
le statistico e - E ( p ~ ^ S Tsi separa in !prodotto di due integrali,
uno sugli impullsi degli atomi e uno sulle coordinate. Quest'ultimo
integrale ha la forma
PROBLEMI
-
1. Determinare B (T) per un gas le cui particelle si respingono secondo la
>
legge Vi, = alrn (n 3).'
Soluzione. Nella (74,5) scriviamo dV = 4nrVr ed integriamo per parti in
dr (da O a 00); dopo la sost.ituzione a/Trn = x l'integrale si riduce a una fun-
zione I' e si ottiene
Analogamente si ha
t^ -
PPm
T '
dove Ppertà la pressione di un gas perfetto per T e V dati. Otteniamo
Ciascuna delle U12, Ulaa, ... Ã una funzione solo delle mutue
distanze tra gli atomi; quindi, introducendo le coordinate relative
degli atomi (per esempio, rispetto al primo atomo), diminuiamo
GAS REALI 259
P=T 2
ns1
*E", (7594)
dove
/.=l, J2= 1 (e-ui~/T-l)dV2,
ft
nel
Le due equazioni (75,4) e (75,6) determinano in forma para-
metrica (t à il parametro) la relazione tra P, V e T, cioÃl'equazione
di stato del gas. Eliminando da esse E, si puà ottenere l'equazione
di stato nella forma della serie (75,i) contenente un numero qua-
lunque di termini ').
l) In prima a prossimazione, P = TE, N = VE, da cui P = NT/V =
= In seconla approssimazione
2ro
ossia ,
PROBLEMI
1. Trovare C p - C, per un gas reale descritto dalla formula di Van der
Waals.
Soluzione. Applicando l a formula (16,iO) e l'equazione di Van der Waals,
troviamo
4. Per un gas di Van der Waals trovare la dipendenza del punto d'inversione
dell'effetto Joule - Thomson dalla temperatura.
Soluzione. Il punto d'inversione à dato dall'uguaglianza (9Tf9V)p = TIV
(vedi la (74,9)). Sostituendovi la T ricavata dalla (76,7), essa da un'e nazione
7
che deve essere risolta contemporaneamente alla (76'7). I l calcolo a gebrico
conduce alla seguente dipendenza del punto d'inversione dalla pressione:
Per o i valore della pressione P < a/3b2 esistono due punti d'inversione tra
i cpal?la derivata ( ~ I T / ~6Ppositiva,
}~ fuori di questo intervallo di tempera-
ture à negativa. Per P > a/3b2 i punti di inversione non esistono e si ha dap-
pertutto (8T/aP)w <: O l).
Bint(T) = -8 (E)
mT 'l2 Zint. (77.3)
GAS REALI 265
PROBLEMA
Nel caso quasi-classico determinare la correzione quantistica (dell'ordine
di P ) al coefficiente del viriale B (T) di un as monoatomico.
Soluzione. La correzione al19energia libera classica 6 data dalla fomu-
la (33,15). Tenendo presente che in questo caso si ha solo l'interazione binaria
tra gli atomi e che UiÃÃ una funzione solo della distanza tra gli atomi, troviamo
dove (pa à il potenziale del campo creato dalle altre cariche e agente
sullo ione dellG'a-esimotipo. Per calcolare questi potenziali proce-
diamo nel seguente modo1).
Ciascuno ione crea attorno a sà una certa nube ionica carica non
uniformemente (in media a simmetria sferica). I n altre parole, se si
sceglie uno ione qualunque del gas e si considera la densitÃdi distri-
buzione degli altri ioni rispetto a quello dato, questa densità dipen-
derà soltanto dalla distanza r dal centro. Indichiamo con no la
densità di distribuzione degli ioni (dell'a-esimo tipo) in questa nube
ionica. L'energia potenziale di ciascuno ione dell'a-esimo tipo nel
campo elettrico esistente attorno al dato ione à zne(p, dove (p à il
potenziale del campo. Pertanto, in accordo con la formula di Boltz-
mann (38,6), abbiamo
q = costante -
r
In prossimità immediata del centro, il campo deve trasformarsi in un
campo propriamen~tecoulombiano di una data carica (che indichiamo
con zbe). In altre parole, per r sufficientemente piccole deve essere
(p w ezJr; di qui si vede che bisogna porre costante = zbe, cosicch6
la distribuzione del potenziale richiesta à data dalla formula
a
(la costante di integrazione va posta uguale a zero, poichÃper T ->Â oo
deve essere F ==Fpe& Di qui la pressione Ã
Usiamo la formula
Â¥S S <Ve
3
Pi*a
hi'i'sua j N 1 Wa
iri-r,i * (8098)
2va 2 2 "pia's.
-2-
Pl+Pa a
I e K ~ l - ~ a X r i - r g ) / ~ ^i
IFGr
<^a
(80.9)
(il segno meno à dovuto qui alla permutazione degli operatori Gin
e &,, indispensabile per ridurre il prodotto ~Ço~ia&Ço&aalla
forma ~,a&,&;,u&sa; ricordiamo che nel caso dei fermioni questi
operatori sono anticommutativi).
I termini (80,8) rappresentano semplicemente l'energia di intera-
zione coulombiana tra gli elettroni distribuiti uniformemente nello
spazio. Come à stato già detto al 3 78, poichà il plasma à elettrica-
mente neutro, questi termini, in realtà si elidono identicamente
con termini analoghi che esprimono l'energia di interazione tra le
altre particelle (ioni) e gli elettroni (e in relazione a cià la divergenza
dell'integrale nella (80'8) si puà trascurare). I termini (80,9) conte-
nenti gli elementi di matrice non diagonali del potenziale coulombia-
no esprimono l'effetto di scambio richiestoa).
Tenendo presente che per un volume macroscopico V gli impulsi
assumono praticamente una serie continua di valori, si puà passare
dalla sommatoria su pi, pa all'integrazione in Vce,
8pa/(2rch)6
(in questo caso la restrizione h # Pa diventa inessenziale). L'inte-
grale nella (80,9) Ã uguale a ^
1) L'integrale
+
si riduce con la sosti~tuzionep1 - p2 = q, (p, pç)/ = s all'integrale I :
=
I
q-a@qfs esteso alla regione 1 B Âq12 1 <; pp. L'integrale d8s (per q dato)
à il volume compreso tra due sfere di raggio p~ e con i centri a distanza q
l) In questo caso
che, per due fasi, si ricava allo stesso modo in cui al 5 25 si sono
ottenuti i potenziali chimici per due domini a contatto del corpo.
Se i potenziali sono espressi in funzione della pressione e della tem-
peratura, indicando con T e P le temperature e le pressioni uguali
delle due fasi, otteniamo l'equazione
EQUILIBRIO DELLE FASI 281
Fig. 13 Fig. 14
di equilibrio delle fasi a due a due; i volumi specifici delle tre fasi
che sono in equilibrio nel punto triplo (a temperatura T t r ) sono
determinati dalle ascisse dei punti 1, 2, 3.
La transizione da una fase nell'altra à accompagnata da emana-
zione o assorbimento di una certa quantità di calore (calore della
transizione). In accordo con le condizioni di equilibrio, una tale
transizione avviene a pressione e temperatura costanti. Ma in un
processo che avviene a pressione costante la quantità di calore as-
sorbita dal corpi0 Ã pari alla variazione della sua funzione termica.
Pertanto il calore della transizione riferito a una molecola Ã
q m w z -W,, (81,4)
dove W = e w 2 sono funzioni termiche delle due fasi, riferite a una
molecola. La grandezza q à positiva se nella transizione dalla prima
fase alla seconda il calore si assorbe, e negativa se il calore si emana.
Poichà p (per i corpi composti di una stessa sostanza) à il poten-
ziale termodinamico per una molecola, si puà scrivere: p = e -
+
- Ts P v (8, s, v sono, rispettivamente, l'energia, l'entropia e il
volume molecolari). Pertanto la condizione p, = p2 dÃ
EQUILIBRIO DELLE FASI 283
1%
chimici di due fasi come funzioni della temperatura (per una data
pressione). Il 'punto d'intersezione delle
due curve determina la temperatura Tn P
per cui (a una d,ata pressione) le due fasi
si possono trovare in mutuo equilibrio. Per
tutte le altre temperature puà esistere o una
o l'altra fase. E'facile vedere che a tem- lI V-2
perature minori di T . esiste, cioà à stabi-
le, la prima fase, e a temperature maggiori L. T
di T,, la seconda. Questo segue dal fatto ^o
che à stabile lo stato in cui p à minore Fig. 15
(poichà il potenziale termodinamico tende a
u n minimo per P e T date). D'altra parte, nel punto d'iintersezione
delle due curve il valore della derivata Q^IQT Ã maggiore di 9^/9T,
cioÃl'entropia della prima fase sl = -9p1/9T Ã minore dell'entropia
della seconda, s2 = -9p2f9T. Pertanto il calore della transizione,
q = T (s2 - si), Ã positivo. Quindi, possiamo concludere che se
all'aumentare della temperatura il corpo passa da una fase in un'altra
vi à assorbimento di calore. Questo risultato si potrebbe ottenere
anche dal principio di Le Chatelier.
PROBLEMI
1. Determinare la pressione in dipendenza dalla temperatura di un vapore
saturo posto al di sopra di un solido (il vapore va considerato come un gas per-
fetto; sia il gas che il solido posseggono i calori specifici costanti).
Soluzione. Il otenziale chimico del vapore à dato dalla formula (43,3),
quello del solido dalla formula (65,6) (poichÃla ressione del vapore saturo Ã
relativamente piccola, si puà trascurare per il solido la grandezza PV e ritenem
<I> pari a F). Uguagliando le due espressioni, troviamo
PROBLEMI
1. Determinare il. calore specifico del vapore lungo la curva di equilibrio
del li nido e del suo vapore saturo (cioÃil calore specifico per un processo in
cui illiquido si trova sempre in equilibrio con il suo vapore saturo). Conside-
riamo il vapore come un gas
Soluzione. Il callore speciperfetto.
ico richiesto h
Alle basse temperature h à negativo, cioÃse si prende il calore in modo tale che
il vapore sia sempre in equilibrio con il liquido, la sua temperatura pu6 aumen-
tare.
2. Determinare la variazione di volume di un vapore, in funzione della
temperatura, in un processo in cui il vapore si trova sempre in equilibrio con
il liquido (cioÃlungo la curva di equilibrio del liquido e del suo va ore).
Soiwione. Occorre calcolare la derivata dvIdT lungo la curva di equilibrio
Alle basse temperature dv/dT < O, cioÃnel processo in questione, il volume del
vapore diminuisce dl'aumentare della temperatura.
Fig. 16 Fig. 17
l) l
3 da notare tuttavia una certa convenzionalità in ueste affermazioni
dovuta a una indeterminazione del concetto di p (P, T) nella regione metasta-
bile. Uno stato metastabile rappresenta un equilibrio incompleto che gode di
un determinato tempo di rilassamento: nel caso in esame, rispetto al processo di
formazione di gemi d i una nuova fase (vedi 5 162). Pertanto le funzioni termo-
dinamiche in un tale stato si possono definire senza tener conto di questi ro-
c e e non si possono considerare come un prolungamento analitico delle !un-
zioni dalla regione di stabilità corrispondente agli stati di equilibrio completo
della materia.
288 CAPITOLO Vi11
k\
liquido e del gas (i punti b ed e); le porzioni bc ed ed delle isoterme
corris~ondono a un liauido
a surriscaldato e ad un vapore
surgelato metastabili i n cui
le disuguaglianze termodina-
miche si verificano come pri-
ma (per quanto riguarda la
variazione isotermica di equi-
uicfe -T-----,- librio dello stato tra i punti b
ed e, ad essa corrisponde evi-
dentemente il segmento oriz-
A
I
',
B
zontale be sul quale avviene la
separazione in due fasi). Te-
'y nendo conto del fatto che i
punti b ed e hanno la stessa
Fig. 18 ordinata P, Ã chiaro che le
due parti dell'isoterma non
possono trasformarsi l'una nell'altra in modo continuo e tra di
esse deve esistere una discontinuitk Le isoterme si arrestano nei
punti (C e d ) in cui à violata la disuguaglianza termodinamica, cioÃ
SOLUZIONI
8 7 . Soluzioni deboli
Passiamo ora ($¤ 87-91) allo studio delle proprietà termodinamiche
delle soluzioni deboli, cioà soluzioni in cui il numero di molecole
dei soluti à notevo~lmenteinferiore al numero di molecole del sol-
vente. Consideriamo prima il caso di una soluzione contenente un
soluto; si potrà in seguito generalizzare immediatamente a una solu-
zione di piii sostanze.
Sia N il numero di molecole del solvente nella soluzione, e sia n
il numero di molecole della sostanza da dissolvere. Chiameremo
concentrazione della soluzione il rapporto nIN = C; per ipotesi, C <^. 1.
Cercheremo ora l'espressione del potenziale termodinamico della
soluzione. Sia (Do (T, P, N ) il potenziale termodinamico del solvente
puro (in cui niente à dissolto). Secondo la formula (D = Ny. (valida
per le sostanze pure), si puòscrivere questo potenziale nella forma
<IÈ = N p o (P, T ) , dove p. (P, T) à il potenziale chimico del sol-
vente puro. Indichiamo con a = a (P, T, N) la piccola variazione
del potenziale termodinamico che si verificherebbe se avessimo
introdotto nel solvente una molecola del soluto. Poichà la soluzione
à supposta debole, le molecole delle sostanze dissolte si trovano
a distanza relativamente grande l'una dall'altra e, di conseguenza,
l'interazione tra di esse à debole. Trascurando questa interazione,
s i puà affermare che la variazione del potenziale termodinamico
causata dall'introduzione nel solvente di n molecole del soluto à pari
+
a no,. Tuttavia ne!ll'espressione <Do no, cosi ottenuta non si 8
ancora tenuto conto dell'identità di tutte le molecole del soluto.
Questa à l'espressione che si sarebbe ottenuta secondo la formula
(31,s)se nel calcolo dell'integrale statistico tutte le particelle del
soluto fossero state considerate distinte. Come à noto (cfr. lla (31,7)),
l'integrale statistico cosi ottenuto si deve in realtà dividere ancora
per nll).
Questo conduce alla comparsa nell'energia libera e, quindi, nel
potenziale (D del termine supplementare T In n! Quindi,
@ = Nuà (P, T) +
n a (P, T, N) T In n!. +
Inoltre, poichà n à di per sà un numero molto grande, anche se
piccolo rispetto a N, si puà sostituire nell'ultimo termine In n! =
= n In (nle). Allora
a l = ~ p , , + , n ( a + T nl): = ~ f v , + n T ln ( $ e a l T ) .
l) Trascuriamo q u i gli effetti quantistici, il che à sempre legittimo per
una soluzione debole e anche per un gas sufficientementerarefatto.
296 CAPITOLO IX
Teniamo ora presente che <I> deve essere una funzione omogenea
del primo ordine rispetto a n e N. E evidente che a tale scopo la
funzione exp (a/T) che figura nel logaritmo deve avere la forma
f (P, T)/N. Quindi,
caso, la pressione dalle due parti della parete non sarà la stessa
(le considerazioni fatte al 8 12 sull'uguaglianza delle pressioni sono
qui inapplicabili grazie alla presenza della parete semipermeabile).
La differenza tra queste pressioni si chiama pressione osmotica.
La condizione di equilibrio tra le due soluzioni (non considerando
l'uguaglianza delle loro temperature) sarà l'uguaglianza dei poten-
ziali chimici del solvente. I potenziali chimici del soluto non devono
in questo caso essere gli stessi, poichédata la parete sexnipermeabi-
le, si ha un equilibrio solo nei confronti del solvente.
Indicando con Pl e P2 le pressioni nelle due soluzioni ed utiliz-
zando l'espressio~ne (87,4), otteniamo la condizione di equilibrio
nella forma
p0 (Pl, T) - c1T = il0 (P,, D - %T. (88'1)
La differenza tra l e pressioni, P, - P, = AP (cioà la pressione
osmotica), Ã relativamente piccola per le soluzioni deboli. Pertanto
si puà sviluppare p. (P2, T) in serie di potenze di AP e lasciarvi
solo i primi due termini
l'energia potenziale della molecola del soluto nel campo di gravith h mgz (z Ã
l'altezza, m la z l a s a della molecola). Deriviamo questa ugu lianza rispetto
all'altezza, ricorclando che la temperatura à costante (à una yelle condizioni
di equilibrio)
Da cui
(le espressioni a primo membro sono i potenziali chimici delle due sostanze
nel vapore). Le pre,ssioni P: e P; sopra la soluzione comune sono date dalle
condizioni
T p;+xi =T ln ci +$i+ cipii +c2l3i2,
+ +
T' ln P;+ ~2 = T ln cz $2+ cat322 cibis.
Di qui per piccole variazioni 6Pl = P; - Pl,6P3 troviamo
dove la quantitzl
co (P,T)= e
P;
1.
-*
à la solubilità cioà la concentrazione della soluzione satura (solu-
zione che si trova in equilibrio con la sostanza pura da dissolvere).
Questo dipende dal fatto che in equilibrio 0 deve avere un minimo,
cioà deve essere 6@ = O. La formula (91'3) puà essere ricavata im-
mediatamente dalla condizione di equilibrio della soluzione con la
sostanza pura da dissolvere, cioà dall'uguaglianza del potenziale
chimico della sostanza pura da dissolvere con quello del soluto in
soluzione (à da notare perà che co puà essere identificata con la con-
centrazione dellii soluzione satura solo nel caso in cui co sia piccola,
poichà tutte le formule degli ultimi paragrafi sono applicabili solo
a concentrazioni deboli).
L'espressione! ottenuta determina il lavoro cercato: la grandezza
1 6 0 1 à il lavoro massimo che puà essere compiuto durante il dis-
solvimento di 6 n molecole; la stessa grandezza à il lavoro minimo
che deve essere compiuto per separare nella soluzione di concentra-
zione C 6n molecole del soluto.
Ora non à pi6 difficile calcolare il calore assorbito 6Qp durante
il dissolvimento a pressione costante (se 6Qp < O, questo significa
che si ha un'emanazione di calore). La quantità di calore assorbito
durante il processo, che avviene a pressione costante, Ã pari alla
variazione della funzione termica ($ 14). Poichà d'altra parte
PROBLEMI
l . Calcolare il lavoro massimo che puà essere compiuto nella formazione
di una soluzione satura.
Soluzione. Prima del dissolvimento il potenziale termodinamico del solvente
y0 era ?pq1 e quello della sostanza pura da dissolvere era n&. I l potenziale
1 tutto 11 sistema era DI = Npo + n&. Dopo il dissolvimento il potenziale
+
termodinamico à m2 = Npo n T ln -+
n
eN
n$. il lavoro massimo Ã
(il numero di molecole del soluto era Nel; N Ã il numero originario di molecole
del solvente). Affinch6 la concentrazione della soluzione sia portata a C , occorre
isolarvi N (l - C /C*) molecole del solvente. La somma dei terme
dinamici della sofuzione restante e del solvente isolato dÃ
I l lavoro minimo Ã
dove l'integrazione à estesa ora soltanto allo spazio delle fasi delle
particelle dell'elettrolita, e F (p, q) Ã l'energia libera del solvente
con degli ioni çincorporatile cui coordinate e impulsi fungono da
parametri. Come è noto dall'elettr~dinamica~l'energia libera di
un sistema di cariche in un mezzo (il cui volume e temperatura siano
dati) si ottiene dall'energia delle cariche nel vuoto dividendo i pro-
dotti di ogni coppia di cariche per la costante dielettrica e del mez-
zo l). Pertanto il secondo passo nel calcolo dell'energia libera della
soluzione coincide con i calcoli eseguiti al 3 78.
Quindi, il contributo richiesto dell'elettrolita forte all'energia
libera della soluzione à dato, in accordo con la (78,12), dall'espres-
sione
l ) Questa affermazione resuppone che le distanze tra gli ioni siano grandi
rispetto alle dimensioni mofecolan. Ma dal 78 sappiamo che, nell'approssi-
mazione considerata, il contributo essenziale alle grandezze termodinamiche
proviene esattamente da queste distanze.
308 CAPITOLO IX
suguaglianza
PROBLEMA
Determinare la variazione della solubilità di un elettrolita forte (che si
suppone piccola) quando alla soluzione viene somministrata una certa quantitÃ
di un altro elettrolita (tutti gli ioni di quest'ultimo sono distinti da quelli
dell'elettrolita originario).
Soluzione. La solubilità (cioà l a concentrazione della soluzione satura) di
un elettrolita forte à data dall'equazione
La somma sotto il segno di variazione include solo gli ioni dei tipi aggiunti.
Osserviamo che nelle condizioni in esame la solubilità aumenta.
ove F,,Fa sono le energie libere del primo e del secondo gas in fun-
zione del numero di particelle, del volume e della temperatura;
SOLUZIONI 311
@=@,(Ni, P,, T ) + a 2 ( N 2 , P , T ) + N ~ T ~ ~ ~ + N ~ T
S = Ni In 2- (V,
Ni
+Va)+N2 In N8 (Vi + Va) -Nif i -N2fi.
La variazione dell'entropia 6
AS=S-S,,=Ni ln vi+v2
Vi
+N 2ln Vi+V2
Va
o, poichà alle stesse pressioni e temperature i volumi sono propor-
zionali al numero di particelle,
Qui poi, po2 sono i potenziali chimici di ciascuno degli isotopi puri;
essi si distinguono solo per un termine proporzionale alla tempera-
tura
3
Vi-Vff= - T ~ i n ~ (94,2)
m2 '
dove m^, m2 sono le masse degli atomi dei due isotopi (questa dif-
ferenza compare integrando sugli impulsi degli atomi nell'integrale
statistico; nel caso dei gas la (94,2) Ã semplicemente la differenza
delle costanti chimiche moltiplicata per T).
La differenza (94,Z) Ã la stessa per tutte le fasi della sostanza i n
esame. Pertanto ll'equazione dell'equilibrio delle fasi (la condizione
di uguaglianza dei potenziali chimici delle fasi) risulta la stessa per
i diversi isotopi. I n particolare, si puà affermare che in approssi-
mazione classica le pressioni dei vapori saturi dei diversi isotopi
puri sono le stesse.
SOLUZIONI 313
gli elementi monoatomici (gas nobili) fino all'ordine Ti2 (K. Herzfeld,
E . Teller, 1938).
La correzione al potenziale termodinamico della fase liquida Ã
data dalla formula (33,15)l); il potenziale chimico riferito a un solo
atomo Ã
da cui
ossia
;=x-x(1-x) -
QlnP
Qx . (95~4)
Questa equazione lega le concentrazioni della soluzione e del
vapore alla pressione del vapore espressa in funzione della sua con-
centrazione.
Si puà ricavare ancora una relazione generale considerando la
dipendenza delle grandezze dalla temperatura. Scriviamo la con-
316 CAPITOLO IX
RM
fasi diventano identiche; 2) in un tale
punto continuano ad esistere due fasi dif-
ferenti. Nel primo caso il punto si dice
critico e nel second[ocaso lo chiameremo pun-
to di concentrazionii uguali.
Nell'intorno del punto critico la curva
di equilibrio ha la forma rappresentata nel-
la fig. 20
punto o una Kforma
critico à un analoga
punto diin minimo
cui il Fig. 20 x
(A)
3~ P, T
=o. (9774)
Questa condizione à identica alla (96,8); pertanto le due defi-
nizioni del punto critico (qui e al $ 96) sono equivalenti. Osserviamo
che nella (97,1) si intende con p il potenziale chimico di qualsiasi
sostanza che fa parte della miscela. Tuttavia le due condizioni che
si ottengono prendendo nella (97,4) l'uno o l'altro potenziale chimico
sono di fatto equivalenti e si puà facilmente convincersene osservando
che ciascuno dei potenziali chimici à la
derivata di <I> rispetto al numero di parti-
celle corrispondente e che O Ã una funzione
omogenea di primo grado dei due numeri
di particelle.
I punti critici formano evidentemente
una certa linea sulla superficie di equili-
brio.
Nell'intorno del punto di concentrazioni
.Ã uguali le curve di equilibrio devono avere
la forma rappresentata nella fig. 21 (o una
Fig. 21 forma analoga ove il punto di concentrazio-
ni uguali K Ã un punto di minimo). Le due
curve sono tangenti nel di massimo (o di minimo). I l do-
minio compreso tra le due curve à la regione di separazione in
fasi. Le concentirazioni nel punto K di due fasi in mutuo equilibrio
diventano uguali, ma le fasi continuano ad esistere come diverse.
Infatti si puà p~assareda uno dei punti coincidenti in K all'altro
attraversando la regione di separazione in due fasi. Cosi come i
punti critici, i punti di concentrazioni uguali appartengono a una
certa curva sulla superficie di equilibrio.
SOLUZIONI 323
Fig. 22 Fig. 23
Fig. 24 Fig. 25
i punti che rappresentano gli stati delle fasi a,' b, C e gli stati in
cui avviene la sepiarazione in fasi a e b o b e C .
La fig. 26 rappresenta la stessa proiezione per la curva dei punti
di uguali concentrazioni, e la fig. 27 per la curva di equilibrio delle
fasi della sostanza pura (cioÃdei punti x = O oppure x ==1);questa
ultima si trova evidentemente sul piano P, T. La lettera b nella fig. 27
significa che su questa parte del piano vengono proiettati i punti
corrispondenti agli stati solo della fase b. Conveniamo di indicare
T
4
Fig, 26 Fig. 27
Fig. 35 Fig. 36
Fig. 39 Fig. 40
a-d
\----
a-b-d a-b-c-d
+
Fig. 41
Fig. 42 Fig. 43
Fig. 44
Fig. 45
l
l
l
-T
Fig. 46 Fig. 47
336 CAPITOLO IX
fig. 46 la proiezione della curva a tre fasi passa sopra le due curve
d i sostanze pure, e nella fig. 47 passa fra di esse (la curva a tre fasi
non puà passare sotto le due curve di sostanze pure, poichà nello
stato gassoso le due componenti si mescolano in proporzioni arbi-
trarie). Nei due casi esistono due curve critiche, una delle quali
va verso le pressioni elevate.
Nelle figure 48 e 49 Ã rappresentata una serie di sezioni succes-
sive con i piani P, x e T, x per il caso rappresentato nella fig. 46.
Fig. 48
Fig. 49
REAZIONI CHIMICHE
l)In particolare, esso non dipende dal fatto che la reazione sia avvenuta
in presenza di catalizzatore o senza.
22-264 1
338 CAPITOLO X
90
Infine, sostituen~do-- p;, otteniamo
wt
di qui otteniamo
0P%
1
=K , (T).
Si puà sostituire Poi con Pcoi, dove coi à la concentrazione dei gas
nell'equilibrio chimico; otteniamo allora
PROBLEMI
1. Trovare il grado di dissociazione di un gas biatomico a temperature
alte; l a molecola del gas à composta di atomi identici e nello stato fondamen-
tale non ha n6 spin ne momento orbitale.
Soluzione. Si tratta di una reazione della forma A, = 2A. Indicheremo
(in questo e negli altri problemi) con gli indici 1 e 2 le grandezze che si riferi-
scono, rispettivamente, alle componenti atomica (A) e molecolare (A,) della
miscela. Introduciamo il grado di dissociazione come il rapporto a = N&N0
fra il numero di molecole dissociate N112 e il numero totale di molecole No =
= N, + N1/2 (che sarebbe in un gas non dissociativo). I n base alla legge d'azio-
ne di massa (102,3) abbiamo
da cui
a= [ l + 4 P K p (T)]-*/~.
La costante di equilibrio K p si ottiene sostituendo nella (102,6) i valori dei
calori specifici: cpi = 512, cp, = 912, e costanti chimiche
6 0 = ~ 6 n [ - z v ~ l n P ~ + l(T)]=
n~~
= T6n [- 2 vi ln ct + ln Kc (P, T)]. (103,2)
Per le reazioni nelle soluzioni troviamo in modo analogo, me-
diante le (102,7) e (102,9),
6 @ = ~ 6 n [ - ~ v ~ l n c ~ + l n T)].
~(P, (10393)
i
Il segno della grandezza 6 0 indica il verso in cui si svolge l a
reazione: poichà (D tende a un minimo, allora per 6 0 < O la rea-
zione avviene nel verso diretto (cioÃ4 da sinistra a destra B nell'equa-
zione della reazione chimica); se 6 0 > O, cià significa che nella mi-
scela data la reazione si produce in realtà nel verso opposto. $ da
notare perà che si puà determinare il verso della reazione imme-
diatamente dalla legge d'azione di massa: scriviamo per la miscela
n
data il prodotto Pyi e confrontiamo con il valore della costante di
equilibrio della reazione in esame; se, per esempio, risulta che
n Pii > K p , questo significa che la reazione avverrà nel verso
diretto affinchà diminuiscano le pressioni parziali delle sostanze
iniziali (che figurano nell'equazione della reazione con v t positivi)
e aumentino le pressioni dei prodotti della reazione (per cui vi < O).
Si puà determinare anche la quantità di calore assorbito (o ema-
nato a seconda del segno) sempre per 6n reazioni elementari. I n
questo calore 6Qp per le reazioni a temperatura
accordo con la (191~4)
e pressione costanti à pari a
6V=T6n
a1n K ( P , T )
ap .
Quindi, la variazione del volume nella reazione à legata alla
dipendenza della costante di equilibrio dalla pressione. Analoga-
mente a quanto detto sopra circa la dipendenza dalla temperatura,
à facile concludere che l'aumento della pressione favorisce le rea-
zioni che si accompagnano con una diminuzione del volume (cioÃ
sposta nel verso corrispondente lo stato di equilibrio), e la dimi-
nuzione della pressione favorisce le reazioni che conducono a un
aumento del volume, il che à sempre in accordo con il principio di
Le Chatelier.
o
Questa grandezza costituisce i 718 dell'energia dell'irraggiamento
nero nello stesso volume.
-
l ) Per T mc2 il volume riferito a una coppia formata à -' (F/mc)S, cioh
il cubo della lunghezza Compton. Questo volume à molto piccolo rispetto alle
dimensioni atomiche (per esempio, rispetto al cubo del raggio di Bohr (Wme2)a).
REAZIONI CHIMICHE 349
PROBLEMA
Determinare la densitA di equilibrio degli elettroni e dei positroni per
T < Soluzione.
me2.
Utilizzando l'espressione (46,la) del potenziale chimico (alla
quale va aggiunto me2), otteniamo
~
dove p à la densità della sostanza, G l a costante gravitazionale di
Newton; abbiamo nel caso a simmetria centrale
l
Inoltre, nell'equilibrio termico deve essere soddisfatta la condizione
(25,2); nel campo gravitazionale l'energia potenziale della parti-
cella di massa m' à m'cp, cosicchà abbiamo
p + ml(p = costante, 1 (107,2)
dove m' Ã l a massa d i una particella del corpo, l'indice zero del
potenziale chimico della sostanza in assenza di campo à omesso,
per brevità Esprimendo (p in funzione d i p dalla (107,2) e sostituendo
nell'equazione (107,1), possiamo scrivere questa ultima nella forma
da cui
Fig. 50
da cui
l
1
j P<P~V (10891)
esteso a tutto il volume del corpo. Tuttavia, sarà piG comodo partire
da un'altra rappresentazione di questa grandezza, che si puà otte-
nere nel seguente modo. Immaginiamo che il corpo à sia composto Ã
a poco a poco di una sostanza à apportata à dall'infinito. Sia M (r)
la massa della sostanza contenuta all'interno di una sfera di raggio r.
Supponiamo che la massa M (r) con un determinato r sia già appor-
tata dall'infinito; il lavoro necessario per trasportare luna massa
supplementare dM ( r ) Ã pari allora all'energia potenziale di questa
massa (distribuita a guisa di uno strato sferico di raggio ;- e di spes-
sore dr) in un campo di massa M (r), cioÃ
- GM W dM ( 4 .
r 9
+
Nella condizione di equilibrio (u/ml) q = costante, la costante
a secondo membro dell'uguaglianza à precisamente il potenziale al
contorno del corpo dove p si annulla; questo potenziale à pari a
-GMIR ( M = M (R) à la massa totale del corpo), cosicchà possiamo
I scrivere
(la formula (107,10) nella quale occorre sostituire ed m' con mn).
Esprimendo di qui M in funzione di R e sostituendo nella (109,1),
otteniamo la disuguaglianza
l
Fig. 52
l
per la seguente ragione. I n un gas di neutroni relativistico, l'energia
cinetica delle particelle à dell'ordine di grandezza (o maggiore)
dell'energia diiquiete, e,,iqpotenziale gravitazionale (p c2 2). Stando
cosi le cose, non à legittimo applicare la teoria della graivitazione di
Newton, e i calcoli si devono eseguire sulla base della relativitÃ
generale. Allora risulta, come vedremo piii avanti, che i l caso ultra-
relativistico in generale non si ottiene, e i calcoli si devono quindi
eseguire mediante l'equazione di stato esatta di un gas degenere di
Fermi (vedi il problema 3 del $ 61).
I calcoli si eseguono integrando numericamente le equazioni
del campo gravitazionale statico a simmetria centrale e conducono
ai seguenti risultati3).
1) In questo caso, la densità media7del corpo à uguale a 1,4.1013 g/cm3,
cosiccht5 il gas di neutroni puà essere considerato effettivamente non relati-
vistico, e l'uso delle formule applicate à ancora legittimo.
In un sa di elettroni relativistico, l'energia cinetica delle particelle i3
comparabile afl'energia di quiete degli elettroni, ma à ancora ~iccolarispetto
2
all'energia di quiete dei nuclei che costituiscono la massa fon mentale della
sostanza.
3) Per il C lcolo in dettaglio vedi J. R. Oppenheimer, G. M . Volkoff, Phys.
Bev. 55, 374 (1939).
PROPRIETA DELLA MATERIA A DENSITA MOLTO ALTE 367
l
i
5 110. Distribuzione di Gauss
Abbiamo sottolineato piii volte che le grandezze fisiche, che
caratterizzano un corpo macroscopico in equilibrio, sono quasi
sempre, con una buona approssimazione, uguali ai loro valori medi.
Ma, pur essendo piccole, le deviazioni dai valori medi si verificano
(si dice che i valori fluttuano) e si pone il problema di determinare
la distribuzione delle probabilità di queste deviazioni.
Consideriamo un sistema isolato, e sia x una grandezza fisica che
caratterizza il sistema intero o una sua parte (nel primo caso à ovvio
che essa non deve essere una grandezza rigorosamente costante per
il sistema isolato, come, per esempio, la sua energia). Nel seguito,
sarà piii opportuno ammettere che il valore medio sia già stato
sottratto da x, cosicchà si supporrà dappertutto % = 0.
Dalle considerazioni esposte a l $ 7 risulta che se si considera
formalmente l'entropia di un sistema come funzione dei valori esatti
delle energie dei sottosistemi, la funzione es darà allora la distri-
buzione delle probabilità di queste energie (formula (7,17)). à facile
perà osservare che in queste considerazioni non à stata utilizzata nes-
suna proprietà specifica dell'energia. Pertanto le stesse considera-
zioni permettono di concludere che la probabilità della grandezza x
trovarsi nell'intervallo fra x e x +
dx à proporzionale a eS(x), dove
S (x) Ã l'entropia considerata formalmente come funzione del valore
esatto di x. Indicando la probabilità con W (x) dx, abbiamo1)
l W (x) = costante. e^). (110,1)
Prima di iniziare lo studio di questa formula, soffermiamoci sui
limiti della sua applicabilità Tutte le considerazion~ che hanno
condotto alla formula (110,l) partono dall'ipotesi che la grandezza x
sia classica2). Occorre quindi trovare una condizione che permette
di trascurare gli effetti quantistici.
1 l ) Per la prima volta questa formula à stata applicata allo studio delle
fluttuazioni da A . Einstein (1907).
2, Questo non significa, ovviamente, che tutto il sistema debba essere
classico. Altre grandezze (oltre a x ) che si riferiscono a questo sistema possono
avere un carattere quantistico.
l FLUTTUAZIONI 369
l
Questa à la condizione richiesta. A temperature troppo basse o per
variazione troppo rapida della grandezza x (per T troppo piccolo)
le fluttuazioni non possono essere considerate dal punto di vista
termodinamico, e al primo piano compaiono le fluttuazioni quan-
tistiche pure.
-
Torniamo alla formula (110'1). L'entropia S ammette un massimo
per x = x = 0. Quindi,
l
Le fluttuazioni della grandezza x sono piccole: sviluppando S (x)
in serie di potenze di x e limitandoci a l termine del secondo ordine,
otteniamo
-
grandezza analoga per una qualsiasi funzione (p (3). Poichà il valore
di x à piccolo, abbiamo1)
x /a?Si suppone,
1 ovviamente, che la funzione
e che la derivata
d&x
vari poco rislwtto ai valori
q> (a;)
sia diversa da zero per z = 0.
l FLUTTUAZIONI 371
n
s-so= -T 1
3 Pnxixk
i , kl
^
c e tramuta l a forma quadratica Pikxixk nella somma dei quadrai
zia. Affinchà sia
l ptkxtxh= x;xftfiift
l ) Questo si nificache la funzione 5 ( x ) utilizzata al 3 110 rappresentava
il p i grande
~ valore che l'entropia puà assumere per un valore assegnato di s
fuori di equilibrio.
à \
l
l
m
CAPITOLO XII
\
~ a [ exp
- 00
(-+t") dxrr=L
fi
W"=
Quindi, troviamo finalmente la distribuzione di Gauss per piii
grandezze nella forma
l
Introduciamo le grandezze
PROBLEMA
Determinare il valore medio (exp (aixi) ), dove ai sono delle cos'tanti, e xi
grandezze fluttuanti regolate dalla distribuzione di Gauss (111,2).
,
i
Soluzione. Si chiede di calcolare l'integrale
1 pikiixk) dxi a dzn.
a .
Ã
e integrando si ottiene
In accordo con la (111,4) abbiamo aift = a& e poi aikah = P:?. Quindi,
tenendo conto della (111,9),-abbiamo finalmente
^ ~positivitÃ
a di queste grandezze à assicurata dalle disuguaglianze
termodinamiche Cy> O e (3P/3V)r < 0.
Prendiamo ora come variabili indipendenti nella (112,3) P
e S. Abbiamo allora
evidente che questa grandezza non puà dipendere dal fatto che la
fluttuazione sia supposta per un volume costante o per un numero
costante di particelle. Si puà quindi ricavare dalla (112,12) la flut-
tuazione del numero di particelle che si trovano in un determinato
volume del corpo. Poichà V à allora una grandezza assegnata, bisogna
porre
--
l ) L'indipendenza statistica delle coppie di grandezze T, V e S , P Ã evi-
dente a priori dalle seguenti considerazioni. Se prendiamo come grandezze xi
(nelle formule del 111) xi = AS e xà = AV, le corrispondenti X i (vedi 5 22)
o X, = A T h , X, = - A P i T . Ma ( z i X k ) = O per i + k (in accordo
con la formula generale (111,8)), da cui provengono precisamente la (112,5)
e la (112,9).
1 378 CAPITOLO XII
-
Ma QQI9p = -N, cosicchÃ
~
coirispondenti per le fluttuazioni delle altre grandezze termodinamiche.
1 FLUTTUAZIONI 379
i PROBLEMI
4 i. Determinare la fluttuazione quadratica media dell9ener&i (utilizzando
e T come variabili indipendenti).
Soluzione. Abbiamo
1 380 CAPITOLO XII
PROBLEMA
I Determinare ((AN)=) per un gas di elettroni a temperature piccole rispetto
alla temperatura di degenerazione.
Soluzione. Calcolando (6N/6p)T,V,si puà utilizzare l'espressione (57,3)
di p per zero assoluto. Un calcolo semplice dÃ
<
i Nel caso in esame, V Va, e il numero N , anche se puà diffe-
rire notevolmente dal suo valore medio n,
6 suppostol ovviamente,
piccolo rispetto al numero totale N y di particelle nel gas. Possiamo
allora porre Ny! w (Ny - N)! N: e trascurare N nell'esponente,
cosicchà otteniamo
Ma la somma che qui figura non à altro che il valore medio fl del
numero di particelle nel volume considerato. Quindi troviamo che
W = costante-NN/N/N!; poi, dalla condizione d i nonnalizzazione
ricaviamo costante = exp
la (114,3).
(-n)
l) e torniamo di nuovo alla formu-
l
cosicchà I
1 dove I
v (r) [wiZ =n
(r) l}. I-
Chiameremo funzione di correlazione sia la grandezza iniziale
(A% An2) che la funzione v (r) l).
Integriamo ora l'uguaglianza (116,3) in dVl dVa su un certo
volume finito V. Introducendo il numero totale di particelle N
, in questo volume (cosicchÃ%V = N}, otteniamo
l
Quindi, l'integrale della funzione di correlazione esteso a un certo
volume si esprime mediante la fluttuazione quadratica media del
numero totale di particelle in questo volume. Utilizzando per questo
ultimo la formula termodinamica (112,13), si puà esprimere questo
integrale mediante le grandezze termodinamiche
Infine, tenendo conto che 1 Ani. l2 4 la somma dei quadrati delle due
grandezze indipendenti (Ank à complesso), ricaviamo di qui la flut-
tuazione
l
quadratica media l
l
PROBLEMA
Determinare il primo termine dello sviluppo della funzione di correlazione
di un gas rarefatto in serie di potenze di NiV.
Soluzione. Partiamo dalla formula (79,2). In prima approssimazione si
puà supporre che tutte le altre particelle, tranne due assegnate, siano molto
distanti le une dalle altre e che si possa trascurarne l'interazione, cosicch6
integrando abbiamo Con la stessa approssimazione si puà porre F = Fnert-
Otteniamo finalmente
v (r) = [e-'^-q,
l
dove U (r) Ã l'energia di interazione di due particelle del gas.
Osserviamo che la sostituzione di questa espressione nella (79,i) dà la
seguente espressione per l'energia del gas:
'JP l
l W'
dove l'apice del segno di somma significa che i termini diagonali
devono essere omessi. Utilizzando questa espressione, Ã facile cal-
colare il valore medio (Ara, AraÈ che ci interessa.
I l valore medio si calcola in due riprese. Prima d i tutto bisogna
prendere la media quantomeccanica degli stati dello particelle.
Questa operazione si riduce a l calcolo dell'elemento diagonale d i
matrice corrispondente della data grandezza. Moltiplicando i due
operatori (117,3) riferiti a due diversi punti r, e rçotteniamo la
somma dei termini contenenti prodotti d i diverso tipo degli ope-
ratori ffw, 6& presi quattro a quattro. Ma fra tutti questi prodotti
hanno gli elementi diagonali di matrice soltanto quelli contenenti
due coppie di operatori &p, ff& con gli stessi indici, cioÃi termini
l
Si deve ora prendere la media di questa espressione nel senso
statistico, cioà rispetto alla distribuzione d'equilibrio delle par-
tieelle nei diversi stati quantistici. Poichà le particelle apparte-
nenti a i diversi stati quantistici si comportano indipendentemente
le une dalle altre, si prende la media dei numeri rapo e npeoin modo
indipendente. Finalmente otteniamo il valore medio richiesto
Dalla sommatoria su p, p' passiamo ora, come si fa di solito,
all'integrazione in Vd3pV~Pp'/(23th)~(in questo caso, la condizione
p # p' Ã inessenziale). L'integrale si separa in due parti, d i cui
l a prima Ã
1 Dalla formula (117,7) si vede che per il gas di Fermi v (r) <0,
e per il gas di Bose v (r) > 0. In altre parole, nel gai3 di Bose la
presenza di una particella in un certo pur>toaumenta la1 probabilitÃ
che nell'intorno di questo punto si trovi un'altra particella, cioÃ
le particelle subiscono una particolare attrazione. Viceversa, nel
gas di Fermi le particelle subiscono un'analoga repulsione (vedi
l'osservazione alla fine del 8 56).
In accordo con quanto detto all'inizio di questo paragrafo, nel ,
v (r) = - g
43c4h4wa
I 1psen $-dp12.
P C.
PROBLEMI
1. Determinare il uadrato medio delle componenti di Fourier (con piccoli
vettori d'onda: k < -
.--p j h ) delle fluttuazioni della densità in un gas di Fermi
per T = 0.
Soluzione. L'espressione integranda nella (117,9) Ã diversa da zero (ed Ã
pari a uno) soltanto nei punti in cui n,, = 1, = O, cioÃnei punti appar-
tenenti a una sfera di raggio p p e, al tempo stesso, non appartenenti a una sfera
dello stesso raggio con centro spostato di hk. Calcolando il volume di questo
<
dominio per fik pv, otteniamo
(dova l. = mT/+
i.
L'integrale ottenuto si riduce, sostituendo
= u, ad un integra e B di Eulero, e si ottiene finalmente
(e* + I)-I =
Per distanze r > Wpp, prendendo la media del quadrato del coseno variante
rapidamente, si ottiene finalmente
-n=-n:
v ( r ) w v (O)=- -
gn
l) Abbiamo utilizzato la formula della trasformazione di Fourier
~
~ FLUTTUAZIONI 397
1) Ricordiamo ancora una volta che in accordo con i principi della sta-
tistica il risultato della media non dipende dal fatto che essa sia {eseguitasulla
funzione d'onda esatta dello stato stazionario del sistema o statisticamente
mediante la distribuzione di Gibbs. L'unica differenza à che, nel rimo caso, i l
risultato 6 espresso in funzione dell'energia del corpo, e nel secondo caso, come
funzione della sua temperatura.
3) Questo termine à pi6 appropriato che quello u fluttuazioni termodinami-
che à usato nell'edizione precedente del libro.
3) Le formule finali per le fluttuazioni quasi-stazionarie delle grandezze
quantistiche si ricavano dalle formule per le andezze classiche con un sem-
plice cambiamento che sarh dato al 5 124 (vedila (124,19)).
FLUTTUAZIONI 399
i
l
I x(t)=e-^ y(i)e^d-v,
l -W
1) Come al $ 111, con gli indici latini ripetuti due volte si intende la som-
materia da 1 a n.
FLUTTUAZIONI 1 403
26*
-
404 CAPITOLO X i i
1
e in quanto f à una funzione quadratica di
teorema di Eulero otteniamo
S=2f.
1
Xi,in acco do con il
(120,15)
Avvicinandosi all'equilibrio l'entropia cresce tendendo a un massi-
mo. Pertanto la forma quadratica f deve essere essenzialmente posi-
tiva; si pongono cosi determinate condizioni ai coefficienti yih. La
406 CAPITOLO XII
x, = ( x (t)
-00
e'& di,
e viceversa
o
-m
+ I
(122,8)
Al 3 118 Ã stata ricavata l'espressione (118'8) per la funzione di
correlazione delle fluttuazioni quasi-stazionarie di una grandezza.
Un'integrazione elementare fornisce il seg er la sua
decomposizione spettrale:
(ti%). 1
-00
Tfk (t)e'Â¥" Ã
I
-W
(t)xk (O)) <rtd%,
<x& (122,%1)
P = -m,iQ-y-, m P
(122,23)
(122,24)
i
dove - yP1m = -yQ à la forza di attrito. Come à stato spiegato al
5 121, se Q e P sono considerate come le grandezze xl e x,, allora le
corrispondenti Xl e X2 saranno m 4 Q I T e PImT. Le equazioni
122,23-24) fungono allora da relazioni a-, = -yiiiXfe, cosicchÃ
l'ii= 0, Ti2 ^ -T21 = - 7'22 = vT. 1
Per applicare queste equazioni alle fluttuazioni, riscriviamo la
(122,24) nella forma
$ C -m,iQ-- m
P+Y*
Quanto all'equazione (122,23) che à la definizione dell'impulso,
essa deve essere lasciata immutata. I n accordo con la formula (122,21)
ricaviamo immediatamente la densità spettrale delle fluttuazioni
della forza casuale
(y2)u= 2~22= %T* (122,26)
Infine, per trovare (Q2)@ richiesta, scriviamo sostituendo P =
= nella (122,25) ~
~ & Q + ~ : Q =i)*Y (122,27)
Moltiplicando questa equazione per e*@' e integrando rispetto al
tempo, troviamo l
(-m,2-i@~+~?)Qco=~u, l
da cui finalmente
(QZh= m 2 (@2-(4
2vT
)2+@9,!2
l
l (122,28)
l
_1
416 CAPITOLO X i i
o
dove a (T) à una funzione del tempo dipendente dalle proprietà del
corpo. Il valore all'istante t può ovviamente, dipendere dai valori
della forza f soltanto negli istanti antecedenti (e non successivi);
l'espressione (123'2) verifica questa condizione. La grandezza (t)
si dice risposta del sistema alla ~erturbazioneesterna.
Ogni perturbazione dipendente dal tempo puà essere ridotta
mediante lo sviluppo di Fourier a un insieme di componenti mono-
cromatiche dipendenti dal tempo -come e-i"^. Sostituendo nella
(123'2) f e nella forma e xo,e-i^ , otteniamo una relazione
fra le componenti della forza e della risposta nella forma
-
a:u=a(a)fu,, (12373)
dove la funzione a ( a ) Ã definita come segue:
W
zione (123,4) e dalla finitezza di a (t) per tutti i t positivi, segue che
a (m) Ã una funzione monodroma in tutto il semipiano superiore e
non diventa in nessun punto d i questo semipiano infinita, cioÃ
non ammette punti singolari. Infatti, per m" > O, l'espressione
integranda nella (123,4) contiene il fattore esponenzialmeinte decre-
scente exp (-tuf'), e poichà la funzione a (t) à finita in tutto il domi-
nio di integrazione, l'integrale à convergente. La funzione a ((o)
non ha singolaritÃneanche sull'asse reale stesso ( a " = O), ad eccezio-
ne, forse, dell'origine delle coordinate l ) . l3 utile richiamare l'atten-
zione sul fatto che la conclusione secondo la quale la funzione a (W)
non ammette punti singolari nel semipiano superiore, Ã dal punto
d i vista fisico la conseguenza del principio di causalità I l significato
d i questo principio à che nella (123,2) si integra soltanto rispetto al
tempo antecedente all'istante dato t e, come risultato, nella formu-
la (123,4) il dominio di integrazione si estende da O a oo (e non da
-00 a +m).
Inoltre, dalla definizione (123,4) Ã evidente che
a(-(o*)=a* (m).
l (123,12)
Questa à la relazione (123,6) generalizzata che si riferisce ai
valori reali di u. I n particolare, per i valori immaginari puri di m
abbiamo a (imff)= a* (iu"), vale a dire che la funzione a (u)
à reale sull'asse immaginario.
Dimostriamo il seguente teorema: la funzione a (m) n n assumei
valori reali in nessun punto finito del semipiano superiore, tranne
i punti dell'asse immaginario; su questo ultimo, invece, a ((o)
decresce monotonamente da un determinato valore positivo a. > O
per u = i0 fino a zero per (D = ioo. I n particolare, ne ~~onseguirÃ
che la funzione a (o)non ha zeri nel semipiano superiore.
Per dimostrare 2), utilizziamo il noto teorema della teoria delle
funzioni d i variabile complessa, secondo il quale l'integrale
dove si integra sul contorno C' nel piano della variabile complessa a ,
che à l'immagine del contorno C del piano (o. Tutto il semicerchio
infinitamente lontano à riprodotto nel punto a = O, e l'origine delle
Fig.
m
di a. verso l'infinito. La funzione
a (ai) sull'asse immaginario decre-
sce monotonamente in questo caso
da +m a 0.
Inoltre, ricaviamo una formula
che lega le parti reale e imma-
ginaria della funzione a (ai). A tale
reale positivo
scopo prendiamo m. certo
ai =un ed integria-
valore -00 Fig. O54 oO+ W
I^.
C
a (4&,
lim{
P->0
ao-P
(
-W
-(O-(Do
A d a i + \
Ce
~O+P
a
___-dai}-im(mo)=O.
m
+(xu*)nrn
dove la sommatoria à estesa a tutto lo spettro dei livelli di energia
(essendo l'operatore complesso, i due termini fra parentesi quadre
non coincidono). ,
424 CAPITOLO XII ~
La dipendenza dell'operatore 2 (t) dal tempo significa che il cal-
colo dei suoi elementi di matrice deve essere eseguito mediante le
funzioni d'onda dipendenti dal tempo. Pertanto abbiamo
(qui si tiene conto che xnm = xgn essendo x reale). I prodotti delle
funzioni 6 fra parentesi quadre si possono, evidentemente, riscrivere
nella forma
6 (@nm+@)6(a+a') +6 (%n + a ) 6 (a+@')-
Confrontando poi con la (422,8), otteniamo la segu~enteformula:
+
dove E m = En fico, = En - h a .
Supponiamo ora che il corpo subisca una perturbazione periodica
(di frequenza m) descritta dall'operatore l
L
dà l'energia media assorbita dal corpo (nell'unità di tem o); la sor-
gente di questa energia ìla perturbazione esterna, ch(e assorbita
dal corpo si dissipa in esso. Sostituendo la (124,6), ottcmiamo
Analogamente otteniamo
u
Ma in accordo con la (123,17) questo integrale si esprime in funzione
del valore statistico a' (0) = a (O), cosicchà l)
(xv = Ta (0). 1 (124,14)
l) Si puà anche ricavare questa espressione immediatamente dalla distri-
buzione di Gibbs nella statistica classica. Sia x = x (q, p ) una certa grandezza
classica. Introducendo nell'energia del sistema il termine -xf (con f costante),
otterremo i l valore medio 2
da cui
a (m) = fiT A A-i@) (124,17)
e poi l
(fifk)a = ai?aftÃ-(x;xm)a.
Sostituendovi la (125,10), otteniamo
-
ih ad -az*) cth hw
( / i / k ) f f l = -2- ( - 2T .
I risultati ottenuti permettono di trarre determinate c,onclusioni
relative alle proprietà di simmetria delle suscettività generalizzate
uik (a)(H. B. Callen, M. L. Barrash, J. L. Jackson, R. F. Green,
1952). Supponiamo dapprima che le grandezze xi, xk siano invarianti A A
(Ã ovvio che tutte le a i k sono prese qui per lo stesso valore di H).
Si vede di qui che se la differenza a&- akigode di qualche pro-
prietà di simmetria, della stessa proprietà gode la somma a& +
aki
e, quindi, le grandezze stesse aik.Quindi, l
l
(#iyh)m e (yik + W )
h@
-
ho
cth 2T (12S749)
Questa espressione differisce dalla (122,241 per lo stesso fattore
(424,49) che diventa 3 nel limite classico.
2d-264 1
434 CAPITOLO XII
1
ca
i
a"(@)=-2h th- 2T
ha
eiat{; (o) i (t) +& (t) 5 (0)) dt. (126'1)
-W l
l
~ u e A t aformula cosi scritta dÃla possibilità di principio di calcolare
le funzioni a'' (m) partendo dalle proprietà macroscopiche del siste-
ma. I l suo difetto, però à che essa determina direttam~entesoltanto
la parte immaginaria e non tutta la funzione a (W). Si puà ottenere
una formula analoga priva di questo difetto. A tale scopo eseguiamo
un calcolo quantomeccanico diretto del valore medio g i n un sistema
perturbato (con l'operatore di perturbazione (124'5)) l).
Siano '42'le funzioni d'onda del sistema imperturbato. Seguendo
il metodo generale (vedi 111, 5 40)' cerchiamo le funzioni d'onda del
sistema perturbato nella prima approssimazione nella forma
+complessa coniugata.
Confrontando questo risultato con la definizione (123,9), troviamo
l
Le parti reale e immaginaria di questa espressione si separano
mediante la formula
a (t) = -
i
h 2 Ixnm (t) Xmn (O) -Xnm (0) Xmn (t)] = '
PROBLEMA
Determinare il comportamento asintotico di a t@) per m + :IO (mpponendo
che a (m) = O).
Soluztom. Per + 00, nella (i26,8)hanno importanza i valori @moli di t.
Ponendo (t) s ;(O) + t;(0), troviamo
(2)
2h lI
per i valori dati della funzione â‚ (I) nei due estremi di integrazione
{O1 (0) = O, 9, (l) = Q,) ha un valore minimo se 6, (I) va
una legge lineare. Allora
alt"! ~ ~ 9 1
AFtot =-+--p
21
l
e poichà l a probabilità della fluttuazione Ã
l
a1 02.
Il quadrato medio dell'angolo 9 (l) che ci interessa Ã
l
440 CAPITOLO XII
tangenti ta, tb, tc ai tre punti (a, b, C) del filo sono legati dalla rela-
zione trigonometrica
cos Oac = cos Oab cos Osc -sen Gab sen 6bccos (p,
dove (p à l'angolo compreso fra i piani (t,, tb) e (tb, tc). Prendendo la
media di questa espressione e tenendo presente che le fluttuazioni
della flessione dei diversi domini ab e bc della molecola (per una
data direzione della tangente tb al punto di mezzo) sono statistica-
mente indipendenti nell'approssimazione considerata, otteniamo
(p)
= 11t (i
L L
,) t (l,) dii dl, =
L L
J J exp ( -7T 1 1, - 2%I)
o o o o
FLUTTUAZIONI l 44
Il calcolo dell'integrale conduce finalmente alla formula
( R 2 ) = 2 ( y )2 ( TLi"- i + e - ~ ~ l a ) . 1 (127,7)
Nel caso delle basse temperature (LT < a) questa formula dÃ
(R.)= ~2 ( i -=);
LT
d = - anP@ = l, 2, . . ., n - l),
l
Scegliamo un nodo del reticolo e partendo da esso riportiamo tm
periodi fondamentali. Il parallelepipedo costruito su questi tra vet-
tori si chiama cella elementare del reticolo. Tutto il reticolo puÃ
allora essere rappresentato in forma di un insieme di tali parallele-
pipedi regolarmente disposti. Tutte le celle elementari avranno evi-
dentemente le stesse proprietik; esse hanno la stessa f0rm.a e lo stesso
volume, ciascuna di esse contiene lo stesso numero di atomi di ogni
tipo, disposti in modo identico.
In tutti i vertici delle celle elementari si trovano, evidentemente,
atomi identici. Tutti questi vertici rappresentano, in altre parole,
dei nodi equivalenti, e ciascuno di essi puà essere sovrapposto su un
altro mediante una traslazione di un periodo del reticolo. L'insieme
di questi nodi equivalenti, che si possono sovrappore l'uno sull'altro
con una traslazioae, forma il cosiddetto reticolo di Bravata del cristal-
lo, Ã evidente ohe il reticolo di Bravais non include in generale
tutti i nodi del reticolo cristallino. Inoltre, esso non include neanche
tutti i nodi equivalenti poichà nel reticolo possono esistere nodi
equivalenti tali che coincidono gli uni con gli altri solo per lirasfor-
inazioni contenenti rotazioni o riflessioni. 1
Si pu6 costruire il reticolo di Bravais isolando uno dei nodi del
reticolo cristallino ed eseguendo tutte le traslazioni possibili. Par-
tendo da un altro nodo (non appartenente al primo reticolo di Bra-
vais), otterremo un reticolo di Bravais spostato rispetto al primo.
à chiaro quindi che il reticolo cristallino rappresenta, in generale,
piti reticoli di Bravais, incorporati gli uni negli altri; ciascuno di
essi corrisponde a un determinato tipo e disposizione di atomi, e tut-
l
446 CAPITOLO XIII 1
ti questi reticoli considerati come sistemi di punti, cioà dal punto di
vista puramente geometrico, sono assolutamente identici.
Torniamo ancora alle celle elementari. Corrispondentemente alla
scelta arbitraria dei periodi fondamentali non à univoca neanche la
scelta delle celle elementari. Una cella elementare puà essere costrui-
ta su periodi fondamentali qualsiasi. Le celle cosi ottenute hanno,
ovviamente, forma diversa; ma il volume di tutte le cellle à lo stesso.
Per rendersene conto à pifi facile agirenel seguente modo. Da quan-
to detto segue che ogni cella elementare contiene uno dei nodi
appartenenti a ciascuno dei reticoli di Bravais che si possono co-
struire in un dato cristallo. Quindi, il numero di celle elementari in
un dato volume à sempre uguale a l numero di atomi di un determi-
nato tipo e disposizione, cioà non dipende dalla scelta della cella.
Pertanto non dipende dalla scelta della cella neanche il volume d i
ciascuna di esse, uguale al volume totale diviso per il numero d i
celle.
l
!
130. Sistemi cristallini
Passiamo ora allo studio di tutti i tipi possibili di simmetria dei
reticoli di Bravais. I
Dimostriamo preliminarmente un teorema generale inerente alla
simmetria dei reticoli cristallini rispetto alle rotazioni. Vediamo qua-
li assi di simmetria puà avere il
s\^7 A O B
A' reticolo. Sia A (fig. 55) uno dei
nodi del reticolo di Bravais per il
quale passa (perpendicolarmente
al piano della figura) l'asse di
simmetria. Se B Ã UBI altro nodo
distante da A di uno dei periodi
di traslazione, allora per B deve
Fig. 55 passare un asse di simmetria
analogo.
Eseguiamo ora una rotazione attorno ad un asse passante per A
di un angolo <p == 2nln (n à l'ordine dell'asse). I l punto B con l'asse
che passa per esso occuperà allora la posizione B'. Una rotazione
analoga attorno a B sposta A in A'. Per ipotesi, i punti A ' e B'
appartengono allo stesso reticolo di Bravais e possono quindi essere
portati a coincidere l'uno con l'altro mediante una traslazione. Per-
tanto la distanza A'B' deve anche essere un periodo di traslazione
del reticolo. Se a à il periodo pi6 breve in una data direxione, allora
la distanza A'B' deve essere pari ad ap con p intero. S i vede dalla
figura che questo conduce all'equazione 1
a + 2a sen (<p - n =a - 2a cos <p = ap
SIMMETRIA DEI CRISTALLI
cos(p=- i -2p
7. S i s t e m a C u b i C o corrispon- +-*-+t
dente al gruppo puntuale Oh;Ã la simme- \ \\ \\ //l-*
tria di un cubo. A questo sistema si riferi- ^.---^..--.K
cono tre tipi di reticolo di Bravais; un reti-
colo cubico semplice (L), un reticolo a vo- RÑ-¥È-
lume centrato (T:) e un reticolo a facce x \ I / x \ \ // \\
/ \
Fig. 58 Fig. 59
Reticolo ............6
triclino
Reticolo
Reticolo
Reticolo
monoclino
rombico . ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... 432
tetragonale
Reticolo romboedrico . . . . . . . . .2
Reticolo esagonale...........2
Reticolo cubico . . . . . . . . . . . .1
SIMMETRIA DEI CRISTALLI 45s
paralleli e coincidenti gli uni con gli altri per traslazioni di periodi
traslatori del reticolo. Infine, oltre a questi assi (piani) di simmetria,
separati dai periodi del reticolo, la presenza contemporanea della
simmetria di traslazione e degli assi (piani) di simmetria conduce
alla comparsa di altri assi (piani) che non possono essere sovrapposti
su quelli iniziali con una traslazione di un certo periodo. Per esem-
pio. la presenza di un piano di simmetria conduce alla comparsa non
soltanto di piani ad esso paralleli, distanti di un periodo gli uni
dagli altri, ma anche di piani di simmetria che dimezzano questi
periodi. Infatti, Ã facile vedere che la riflessione in un determinato
piano con una traslazione ulteriore di una distanza d nella direzione
perpendicolare al piano à equivalente a una semplice riflessione in un
piano parallelo al piano iniziale e distante da esso dn dl2.
Tutti i gruppi spaziali possibili sono distribuiti secondo le classi
cristalline. E precisamente, ogni gruppo spaziale si riferisce alla
classe in cui l'insieme degli assi e dei piani di simmetria à lo stesso
che nel gruppo spaziale se in questo ultimo non si fa distinzione fra
gli assi semplici ed elicoidali e i piani semplici e di strisciamento.
Sono possibili in tutto 230 diversi gruppi spaziali1). Essi sono stati
scoperti originariamente da E. S. Fiodorov (1895). I gruppi spaziali
sono distribuiti in classi nel seguente modo (tab. I):
Tabella 1
-t--- 2
6
7
6
I l
6
2
4
4
6
4
5
l 7
6
8
10
o, finalmente.
i
l
ba12n = nlpl i- n2p2 + n^, = m, (133,7)
dove m à una costante data. Affinchà questa equazione rappresenti
un piano riempito di una infinità di nodi del reticolo di Bravais (tali
piani si chiamano piani cristallini), Ã necessario che essa sia soddi-
sfatta dall'insieme degli interi n,, n,, n,. Ã evidente che a tale scopo
anche la costante m deve essere un numero intero. Per pi, p*, p,
assegnati e per i diversi valori interi assunti dalla costante m l'equa-
zione (133,7) determina, quindi, una infinità di piani cri;stallini che
sono tutti paralleli. A ciascun vettore del reticolo inverso corri-
sponde una famiglia di piani cristallini paralleli cosi determinati.
I numeri p,, p,, p a nella (133,7) si possono supporrecome primi
tra loro, non aventi cioà un divisore comune, ad eccezione dell'uni-
ti. Se un tale divisore esistesse, si potrebbero dividere per esso i
due membri dell'equazione e si otterrebbe un'equazione della stessa
forma. I numeri pl, p w p v sono detti gli indici di Miller della data
famiglia di piani cristallini e si indicano con il simbolko (plpap3).
I l piano (133,7) interseca gli assi coordinati (scelti lungo i periodi
r
f ndamentali a,, ag, a,) nei punti mal/pl, mag/p2,may/p3. Il rapporto
CAPITOLO XIII
dove gli assi x, y, z sono diretti lungo tre periodi fondamentali del
reticolo, e T = (a, + +
a, a,)/2 (Cisono assi di simmetria sempli-
ci, o piani di strisciamento perpendicolari a Co). Prendiamo, per
esempio, il vettore
Mia
i) Ricordiamo che nei gruppi puntuali una tale situazione non si 6 verificata:
per questi gruppi tutte le rappresentazioni irriducibili con caratteri reali sono
reali.
1 468 CAPITOLO XIii
l coa (-k)
(k).= È (13692)
Per un dato valore di k (cioà per uno dei raggi della stella), l e
coordinate normali sono distribuite i n basi delle piccole rappresen-
l) Le rappresentazioni dei gruppi spaziali sono state applicaite per la rima
volta allo studio delle proprietÃfisiche dei reticoli cristallini da F. Hund (1936)
e da L. P. Bouckaert, R. Smoluchowski, E. P. Wigner (1936).
2) Dal punto di vista fisico la relazione fra la trasformazione k + -k per
le oscillazioni del reticolo e l'inversione del tempo à evidente: il cambiamento
del segno del tempo inverte la direzione di propagazione delle onde (o, in ter-
mini dei fenomeni fononici, cambia il segno dell'impulso del fonone p = Ak).
SIMMETRIA DEI CRISTALLI 471
elementare. I periodi fondamentali del reticolo sono i vettori tracciati dal ver-
tice verso i punti (112 112 O), (112 O 112), (O 112 1 / 2 ) che sono centri delle facce
della cella cubica.
l) Si puà considerare i l gruppo puntuale Oh come il prociotto diretto
O X Ci o Tdx Ci; utilizziamo qui il secondo prodotto. Cià premesso, costruiamo
le rappresentazioni irriducibili del gruppo Oh a partire dalle rappresentazioni
del gruppo T d . I n particolare, le rappresentazioni h e Fw del gruppo pun-
tuale Oh si ottengono dalla rappresentazione F a del gruppo T de si distinguono
l'una dall'altra per parità o disparità rispetto all'inversione (vedi 111, 95).
2) La frequenza limite delle oscillazioni acustiche à sempre degenere: il
carattere macroscopico di queste oscillazioni conduce allo stesso valore a = O
per tutti e tre i rami, persino se cià non à richiesto dalla simmetria. Sotto questo
aspetto, l a degenerazione in questione à à casuale n.
474 CAPITOLO XIii 1
da tener conto che l'operatore i à dispari rispetto all'inversione del
tempo; questo à dovuto al fatto che il vettore d'onda dk à dispari e
che il prodotto i6k (come ogni operatore di Hamilton) deve essere
invariante rispetto all'inversione del tempo. Quindi, la soluzione del
problema posto si riduce alla ricerca delle regole di selezione di un
operatore vettoriale per gli elementi di matrice diagonali (rispetto
alla frequenza), che sia dispari rispetto all'inversione del tempo (ve-
di 111, Â 97). Se la frequenza degenere corrisponde a una rappresenta-
zione irriducibile D, queste regole sono date dallo sviluppo della
parte antisimmetrica del suo prodotto diretto per se stesso: {D2} ;
gli elementi di matrice diversi da zero esistono se questo sviluppo
contiene parti secondo cui si trasformano le componenti del vettore.
Il decadimento sarà a priori del secondo ordine in 6k se il gruppo
puntuale di simmetria del reticolo (classe cristallina) ha un centro
di inversione; questo à evidente già dal fatto che la basse quadratica
della rappresentazione {O2} Ã pari a priori rispetto alll'inversione,
mentre le componenti del vettore cambiano di segno in questa tra-
sformazione. Se la classe cristallina non contiene inversione, sono
possibili i due casi. Cosi, per la classe cristallina O i prodotti anti-
simmetrici per se stessi per la rappresentazione irriducibile bidimen-
sionale E e per le rappresentazioni tridimensionali Fl e Fa sono1)
l ~ componenti
e del vettore si trasformano, invece, secondo Fc per-
tanto il decadimento di una frequenza due volte degenere sarà del
secondo ordine, e di frequenze tre volte degeneri sarà del primo ordi-
ne in 6k.
Passiamo alle oscillazioni con vettore d'onda diverso da zero.
Nel caso dei gruppi spaziali simmorfi, queste oscillazioni si classi-
ficano come nel caso sopra descritto in cui k = 0. Le piccole rappre-
sentazioni irriducibili coincidono qui con le rappresentazioni del
gruppo puntuale di simmetria del vettore k , e per determinare la
piccola rappresentazione oscillatoria occorre, come prima, conside-
rare gli atomi soltanto in una cella elementare.
Illustriamo questo procedimento sull'esempio delle oscillazioni
ottiche del reticolo del diamante. Al reticolo a facce centrate di Bra-
vais di questa struttura corrisponde il reticolo cubico a volume cen-
trato inverso. Nel punto k = O (vertice della cella cubica) l'auto-
simmetria del vettore d'onda à O h ed esiste (come à stato chiarito
sopra) una frequenza tre volte degenere delle oscillazioni ottiche,
corrispondente alla rappresentazione Fzg; i caratteri di questa rap-
dove (pii1sono le componenti del tensore inverso del tensore cpi12). Per
maggiore evidenza scriviamo questa espressione nella forma
tener conto che ogni prodotto u,k& entra due volte (±k nella (137,4) dando
2 Re (uiku?k) e che la parte reale del prodotto uik& 6 di per sÃla somma di due
prodotti indipendenti.
3) Ricordiamo che questa forma dell'espressione integrando si riferisce
soltanto a valori non troppo grandi di k.
478 CAPITOLO XIII
l
gia libera deve, evidentemente, restare invariata. Quindi, nello svi-
luppo di F - F bisogna considerare i seguenti ter
rispetto allo spostamento:
dove b sono vettori del reticolo inverso (piano); nella somma à isola-
to il termine costante .;
Sostituendo queste serie nella (138,1) e
prendendo la media, i termini contenenti i prodotti pupb~con b' #
# - b, come vedremo piil avanti, scompaiono. Ma il prodotto con
b' = -b dà alla (138,l) il contributo
~ l p b I2exp [ib (ri-r2)l (ui-uz)l) i
( ~ X P[-ib (13893)
(per brevità scriviamo u (rl) = ul, u (r2) = un).
1
La distribuzione delle probabilità per le fluttuazio l i del vettore
spostamento à data dalla formula (137,2) nella quale AFut dipende
quadraticamente da u (T). Considerando i valori di u ( 1 9 nei diversi
(discreti) punti dello spazio come diverse grandezze fluttuanti
xa (a = 1, 2 ...), questo significa che la distribuzione delle loro
probabilità à quella di Gauss. Per prendere la media ?ella (138,3)
si puà allora utilizzare la formula
1
(exp (tta~a))= exp (.l-a&))
(vedi i l problema del $ 111),il che dà I
(il trattino sopra Ait significa la media sui versi del vettore k nel
piano).
Sostituendo la (138,6) nelle (138,3-4) e sommando su b, otteniamo
ora la funzione di correlazione richiesta; la legge asintotica della
decrescenza di questa funzione con la distanza r à determinata dal
termine della somma che decresce meno rapidamente:
1) Negli altri gruppi di simmetria assiale (Cm, CW,,)i due versi 11111 o l'asse
n sono equivalesti. Tali cristalli liquidi sarebbero, in generale, *iroAettrici.
31' ' 1
484 CAPITOLO xin
l
I SIMMETRIA DEI CRISTALLI
dipendente dal vettore stesso n e non dalle sue derivate, come nella q
AFtot=7
1
( { a l (div v)'+a2 (r~t~v)~+a. (=)
9v 2
+ x a ~ WdV)
il I (141,4)
l
[S
di prima specie i corpi si trovano in equilibrio nei due stati diversi,
nel punto di transizione di seconda specie
gli stati delle due fasi coincidono.
Oltre ai casi in cui il cambiamento di sim-
metria del corpo à realizzato mediante uno
spostamento degli atomi (come nell'esempio
precedente), il cambiamento di simmetria
durante la transizione di fase di seconda specie
puà essere legato al cambiamento dell'or-
dine del cristallo. Come à stato già detto al
64, il concetto di ordine compare se il nume-
ro di nodi del reticolo, in cui possono trovarsi * Ba Q @ Ti
gli atomi di una data sorta, supera il numero Fig,. 60
di questi atomi. Chiameremo à propri à i pun-
t i in cui si trovano gli atomi di una data l
sorta in un cristallo perfettamente ordinato, a differenza dei punti
à impropri à in cui passano parzialmente gli atomi quando il cri-
stallo risulta à disordinato ÈParlando delle transizioni di seconda
specie, vedremo che in molti casi, che ci interessano, i nodi propri
e impropri sono geometricamente del tutto simili e si distinguono
soltanto per il fatto che le probabilità di trovare atomi di una data
sorta sono diverse 2). Se ora queste probabilità nei punti propri
ed impropri sono le stesse (ma non sono, evidentemente, uguali
a uno), tutti questi nodi sono equivalenti e, di conseguenza, c;ompaiono
nuovi elementi di simmetria, vale a dire che la simmetria del reti-
colo aumenta. Chiameremo disordinato un tale cristallo.
Illustriamo quanto detto con un esempio. La lega ben ordinata
CuZn ha un reticolo cubico con gli atomi di Zn disposti, per esem-
pio, ai vertici, e con gli atomi di Cu nei centri delle celle cubiche
(fig. 61,a; il reticolo di Bravais à semplice cubico). Quando l'or-
dine si rompe (all'aumentare della temperatura), gli atomi di Cu
e di Zn cambiano di posto, cioà per tutti i nodi compaiono le pro-
l
babilità diverse da zero di avere un atomo dei due tipi. FinchÃle pro-
babilità di avere un atomo di Cu (o di Zn) ai vertici e nei centri
delle celle non sono le stesse (cristallo completamente non ordinato)
questi nodi sono non equivalenti e la simmetria primitiva del reti-
colo à conservata. Ma appena queste probabilità diventano le stes-
se, tutti i nodi diventano equivalenti e la simmetria del cristallo
aumenta: compare un nuovo periodo traslatorio (dal vertice al
centro della cella) e il cristallo acquista il reticolo cubico a volume
centrato di Bravais (fig. 61,b) l).
a)
OCu XZn
I Fig. 61
l
l
Quindi, il cambiamento di simmetria del corpo in una transizione
di fase di seconda specie gode della seguente proprietà generale
molto importante: la simmetria di una fase à pifi alta che la sim-
metria dell'altra l). Sottolineiamo che in una transizione di fase
. di prima specie il cambiamento di simmetria del corpo non à sog-
getto a nessuna restrizione, e le simmetrie delle due fasi possono
non avere niente in comune.
Nella maggioranza dei casi di transizioni di fase di seconda spe-
cie la fase piii simmetrica corrisponde alle temperature piC alte,
e la fase meno simmetrica alle temperature pi6 basse. I n partico-
lare, una transizione di seconda specie da uno stato ordinato in quel-
lo disordinato à accompagnata sempre da un aumento di temperatura.
I
Questa regola, però non à legge termodinamica e ammette quindi
delle eccezioni 2).
Per brevità chiameremo piil avanti semplicemente simmetrica
l a fase pifi simmetrica, e asimmetrica quella meno simmetrica.
Per dare una caratteristica quantitativa al cambiamento della
struttura del corpo passando per il punto di transizione di fase,
si puà introdurre la grandezza q (che chiameremo parametro d'or-
dine) definita in modo tale da assumere valori diversi da zero (posi-
tivi o negativi) nella fase asimmetrica e da essere nulla nella fase
simmetrica. Cosi, nelle transizioni legate allo spostamento degli
atomi dalle loro posizioni nella fase simmetrica si puà intendere
con q la grandezza di questo spostamento. Per le transizioni legate
a un cambiamento dell'ordine del cristallo (per esempio, nella lega
già citata CuZn) il parametro q puà essere definito come
WCu -wZn
l T" = "'cu+ t'zn
dove wcu e wzn sono le probabilità di un atomo di Cu o d'i Zn di tro-
varsi in un nodo. Per transizioni magnetiche si puà intendere con
q un momento magnetico macroscopico (riferito all'unità di volume)
di un materiale ferromagnetico, o il momento magnetico di un sot-
toreticolo nel caso di un materiale antiferromagnetico.
l ) Ricordiamo che si dice pifi alta quella simmetria che comprende tutti
i elementi (rotazioni, riflessioni e periodi traslatori) della simmetria pili
$Âassa e contiene, inoltre, elementi di simmetria supplementari.
La suddetta condizione à necessaria ma non ancora sufficiente perchà sia
possibile una transizione di fase di seconda specie; vedremo pi6 avanti che i
cambiamenti di simmetria possibili in una tale transizione sono soggetti ad
altre limitazioni.
Tale è per esempio, il punto di Curie inferiore del sale di Seignette, sotto
il quale il cristallo si riferisce al sistema rombico e sopra a quello monoclino
l
494 CAPITOLO XIV
l
Sottolineiamo ancora una volta che la simmetria del corpo cam-
bia (aumenta) soltanto all'istante in cui q passa per lo 2,ero; un valore
del parametro d'ordine piccolo a piacere ma diverso da zero con-
duce già a una diminuzione della simmetria. Passando per il punto
di transizione di fase di seconda specie q si annulla in modo conti-
nuo, senza salto.
L'assenza di salto dello stato nel punto di transizione di fase
di seconda specie conduce alla continuità delle funzioni termodina-
miche dello stato del corpo (entropia, energia, volume, ecc.) nel
passaggio per il punto di transizione. Pertanto la transizione di
seconda specie, a differenza delle transizioni di prima specie, non
à accompagnata da emanazione o assorbimento di calore. Vedremo
perà che le derivate delle suddette grandezze termodinamiche (cioÃ
il calore specifico del corpo, il coefficiente di dilatazione termica,
la c~rn~ressibilità ecc.) subiscono una discontinuità nel punto di
transizione di seconda specie.
da tener conto che dal punto di vista matematico il punto
di transizione di fase di seconda specie à un punto singolare delle
sue grandezze termodinamiche, in particolare del potenziale ter-
modinamico 0 (il carattere di questa singolarità verrà esplicitato
ai 148, 149). Per capire questo fatto, ricordiamo preliminarmente
che il punto di transizione di fase di prima specie non ha singola-
rità questo à un punto in cui i potenziali termodinamici delle
due fasi (I)i(P, T) e d), (P, T) sono identici e ciascuna delle fun-
zioni (Pie (I), da entrambi i lati del punto di transizione corrispon-
de a uno stato di equilibrio (anche se possibilmente metastabile)
del corpo. I n una transizione di fase di seconda specie, invece, il
potenziale termodinamico di ciascuna fase, dall'altro lato del punto
di transizione, non corrisponde in generale a nessuno 5,tato di equi-
librio, cioà a nessun minimo di (I) (vedremo a l paragrafo prossimo
che il potenziale termodinamico della fase simmetrica dall'altro
lato del punto di transizione corrisponderebbe persino a un mas-
simo di (I)).
Questa circostanza à legata al fatto che nelle transizioni di fase
di seconda specie i fenomeni di surriscaldamento o di congelamento
sono impossibili (il che à possibile invece nelle transizioni di fase
ordinarie). I n questo caso ciascuna delle fasi non pub in generale
esistere dall'altro lato del punto di transizione (a prescindere, ovvia-
mente, dal tempo in cui si stabilisce la distribuzione di equilibrio
degli atomi che puà risultare notevole nei cristalli solidi).
l
l
PROBLEMA
Sia C la concentrazione di atomi di una delle componenti della soluzione
binaria solida, e C,, la concentrazione di punti à propri à di questi atomi. Se
C += C,,,il cristallo non puà essere del tutto ordinato. Supponendo la differen-
TRANSIZIONI DI FASE DI SECONDA SPECIE E FENOMENI CRITICI 495
l
l
A
za C - co piccola e il cristallo quasi del tutto ordinato determinar l a concen-
trazione K di atomi nei punti à impropri à esprimendola mediante il valore &,
che avrebbe (per dati P e T) se fosse C = c0 (C. Wagner, W. Schottky, 1930).
Soluzione. Considerando sempre gli atomi di una sola componente, introdu-
ciamo la concentrazione A di atomi nei punti impropri e l a concentrazione V
nei punti propri in cui non si trova il proprio atomo (le concentrazioni sono
determinate dal rapporto del numero totale di tutti gli atomi nel cristallo).
E evidente che l
1
dalla condizione di equilibrio termico, cioà dalla con izione di
minimo di <D (per P e T date).
La continuità della variazione dello stato in una t ansizione
di fase di seconda specie si traduce matematicamente nel fatto che
nell'intorno del punto di transizione la grandezza q assume valori
piccoli a piacere. Considerando l'intorno del punto di transizione,
sviluppiamo (I) (P, T, q) in serie di potenze di q
, (D(P,T,-r))=a)o+aq+Aq2+Cq3+Bq4+ ...,
(143,l)
dove i coefficienti a, A , B, C, . . . sono funzioni di P e k.
à da sottolineare, però che (I) scritta nella forma dello sviluppo
regolare (143,l) non tiene conto del giÃmenzionato fatto che il punto
496 CAPITOLO XIV 1
-
di transizione à un punto singolare per il potenziale termodinamico;
lo stesso si riferisce allo sviluppo ulteriore dei coefficienti nella
(143,1) in serie di potenze della temperatura. Questo paragrafo e i
§ 144-146 sono dedicati all'esposizione della teoria basata sulla
supposizione che la presenza della singolarità non influisca sui ter-
mini dello sviluppo l); il problema delle condizioni di ammissibi-
lità sarà studiato nel 8 146.
Si puà mostrare (vedi il paragrafo seguente) che se gli stati con
q = 0 e q # 0 si distinguono per la loro simmetria (cosa che sup-
poniamo), il termine del primo ordine
P nello sviluppo (143,i) si annulla iden-
4. ticamente: a ss 0. Per cruanto riguar-
da il coefficiente A (P, T)nel termine
del primo ordine, Ã facile vedere che
esso deve annullarsi nel punto stesso
di transizione. Infatti, nella fase sim-
metrica al minimo di (D deve corri-
spendere il valore q = 0; Ã evidente a
5' tale scopo che si abbia A >O. Vice-
versa, dall'altro lato del punto di
Fig. 62 transizione, nella fase asimmetrica,
allo stato stabile (cioà al minimo
di (D) devono corrispondere valori di q diversi da zero; questo
à possibile soltanto per A < O (nella fig. 62 à rappresentata la for-
ma della funzione <1) (q) per A < O e A >O). Essendo positivo da
un lato del punto di transizione e negativo dall'altro A deve, quin-
di, annullarsi nel punto stesso: Ac (P, T) = 0.
Ma perchà il punto di transizione stesso sia uno stato stabile,
cioÃperchà in esso 0 come funzione di q abbia un minimo (per q =
= O), Ã necessario che in questo punto si annulli anche il termine
del terzo ordine, e il termine del quarto ordine sia poslitivo. Si deve
quindi avere
l
l
Q (P, T, I])= @ O (P, T) +A (P, Ti q2+B ( p , T) ii4.1 U43,3)
Qui B >O, e il coefficiente A Ã positivo nella fase simmetrica e ne-
gativo in quella asimmetrica; i punti di transizione sono determi-
nati dall'equazione A ( P , T) = 0.
Nella teoria i n esposizione si suppone che la funzione A (P, T)
non abbia singolarità nel punto di transizione, cosicchà nell'intorno
di esso la si puà sviluppare in serie di potenze della Ã
d a questo punto
A ( P , T) = a (P) ( T - Te),
dove Te = Te (P) Ã la temperatura della transizibne. Quanto a l
coefficiente B ( P , T), si puà sostituirlo con B (P) = B ( P , Tc).
Lo sviluppo del potenziale termodinamico assume quindi la forma
l @(P,T)=@o(P,T)+a(P)(T-Tc)q2+B(P)^, (14395)
dove B (P) >O. 1
La dipendenza di q dalla temperatura nell'intorno del punto
d i transizione nella fase asimmetrica à determinata dalla condizione
d i minimo di <S> come funzione di q. Eguagliando a zero l a derivata
PROBLEMA
Determinare il legame fra i salti del calore specifico e del calore di disso-
luzione per una transizione di fase di seconda specie in una soluzione (7. M . Lif-
Sits, 1950).
Soluzione. Il calore di dissoluzione riferito a una molecola del soluto Ã
definito come
(abbiamo tenuto conto qui che il potenziale chimico p' = a@/an à continuo
nella transizione). D'altra parte, derivando l'equazione A (9@/9T) = O (con-
tinuità dell'entropia) lungo la curva che determina l a relazione fra la tempera-
tura della transizione e la concentrazione C (a pressione costante), troviamo
5)
Fig. 63
da cui si vede che (9^/9flT, h < O per (13q/9h)T <O, vale a dire
che <I) ha qui un massimo anzichà un minimo.
Sulle porzioni A B e A'B' il potenziale termodinamico ha un
minimo, ma la grandezza di questo minimo supera i minimi cor-
rispondenti alle porzioni A'D' e AD; Ã facile convincersene con
un calcolo diretto, ma il risultato à evidente anche a priori: poichÃ
il campo h entra in <I> nella forma del termine -W, 6 pi6 vantag-
gioso termodinamicamente che il segno di T) coincida con quello
di h. In altre parole, le porzioni A B e A'B' corrispondono a stati
metastabili del corpo. Quindi, l'andamento del vero e proprio equi-
l
TRANSIZIONI DI FASE DI SECONDA SPECIE E FENOMENI CRITICI 503
Fig. 64
dà un valore del campo per cui il parametro indotto dal campo ¥ninr
%hdiventa dello stesso ordine di grandezza che il valore sponta-
neo (senza campo) qsPa (a I t \ /B)lJ2.I campi h <
TÃ- sono à de-
boli à nel senso che, nella prima approssimazione, non incidono
504 CAPITOLO XIV
>
sulle grandezze termodinamiche del corpo. I campi h hf costitui-
scono un dominio di campi à forti à in cui i valori delle grandezze
termodinamiche, nella prima approssimazione, sono determinati
dal campo; à evidente che per t = O ogni campo à forte i n questo
senso.
Nel dominio di campi forti il parametro d'ordine
i
l
à facile anche provare che in questo limite il calore specifico Cp
risulta indipendente dalla grandezza del campo.
l
 145. Cambiamento di simmetria per una transizione d i fase d i
seconda specie
l
Nella teoria esposta nei paragrafi precedenti abbiamo conside-
rato una transizione di fase di seconda specie con un determinato
cambiamento di simmetria del corpo supponendo preventivamente
possibile questa transizione. Tuttavia questa teoria non permette
di sapere se i l cambiamento di simmetria considerato possa real-
mente avvenire in seguito a una transizione di fase di seconda spe-
cie. Diamo i n questo paragrafo un'altra teoria che parte da un'impo-
stazione diversa del problema: si dà una determinata simmetria
del corpo nel punto di transizione stesso e si chiede di esplicitare
quale puà essere la simmetria dai due lati di questo punto.
Per fissare le idee, parleremo di transizioni di fase legate a un
cambiamento di struttura del reticolo cristallino, cioà a un cam-
biamento di simmetria di disposizione degli atomi nel reticolo.
Sia p (a-, y, z) l a funzione di densità (introdotta nel 3 128) che deter-
mina la distribuzione delle probabilità delle diverse posizioni degli
atomi nel cristallo. La simmetria di un reticolo cristallino à l'in-
sieme (gruppo) di trasformazioni di coordinate tali che lasciano
invariante la funzione p (a;, y, z). ovvio che supponiamo qui la
simmetria del reticolo completa che comprende sia rotazioni e ri-
flessioni che un insieme infinito (discreto) di tutte le traslazioni
possibili; i n altre parole, si tratta di uno dei 230 gruppi spaziali.
Sia Go il gruppo di simmetria del cristallo nel punto di transizione.
Come à noto dalla teoria dei gruppi, si puà rappresentare una funzione
arbitraria p (x, ,q, z) i n forma di combinazione lineare di alcune
funzioni (pi, (p2,. . . aventi la proprietà di trasformarsi mutuamente
per tutte le trasformazioni del gruppo in esame. Nel caso generale
i l numero di queste funzioni à uguale al numero di elementi del
gruppo, ma per una data simmetria della funzione sviluppata p il
numero di funzioni cpi puà anche essere minore.
TRANSIZIONI D I FASE DI SECONDA SPECIE E FENOMENI CRITICI 505
dove f'iS\ f{?',. .. sono gli invarianti del terzo, ecc. ordine,
composti delle grandezze y i ; le somme su a contengono tanti termini
quanti invarianti indipendenti dell'ordine corrispondente si possono
comporre a partire dai yi. I n questo sviluppo del potenziale termodi-
namico il coefficiente A deve annullarsi nel punto di transizione.
Affinchà il punto di transizione sia uno stato stabile (cioà che <D ab-
bia un minimo in questo punto per q,= 0) Ã necessario che i termini
del terzo ordine si annullino e i termini del quarto ordine siano
essenzialmente positivi. Come à stato detto nel paragrafo 143, la cur-
va (nel piano P, T) di transizioni di fase di seconda specie puÃ
esistere soltanto se i termini del terzo ordine sono identicamente nul-
li nello sviluppo di 0.Si puà ora formulare questa condizione come
l'impossibilità di comporre invarianti del terzo ordine a partire
dalle grandezze q, che si trasformano i n base a una data rappresenta-
zione irriducibile del gruppo G d .
Supponendo soddisfatta questa condizione, scriviamo lo sviluppo
a meno dei termini del quarto ordine nella forma
l
Poichà il termine del secondo ordine non contiene y;, q este grandez-
ze si determinano semplicemente a partire dalla condizione di minimo
l)Nel linguaggio della teoria delle rappresentazioni questo vuoi dire che
il cosiddetto cubo simmetrico [r3]della data rappresentazione i' non deve
comprendere una rappresentazione unitaria. Per le rappresentazioni irriducibili
(nel senso letterale) dei gruppi spaziali puà esistere non pifi di un invariante del
terzo ordine (per la dimostrazione di questa asserzione vedi M. S. Sur, ZETF 51,
1260 (1966)). Unificando invece due rappresentazioni in una sola fisicamente
irriducibile, possono comparire due invarianti del terzo ordine.
l
TRANSIZIONI DI FASE DI SECONDA SPECIE E FENOMENI CBIT~CI 509
1) Puà risultare che esiste un solo invariante del quarto ordine ( ^ $ ) Z = q4.
In questo caso, il termine del quarto ordine non dipende dalle grandezze y;,
e per determinare ueste ultime, occorre riferirsi a termini di ordine superiore,
dipendenti da yi. 8 indispensabile tener conto dei termini di ordine superiore
anche in alcuni casi in cui l a minimizzazione dei termini del quiarto ordine
dipendenti da yÃannulla questi termini.
2, Nel paragrafo precedente abbiamo studiato la transizione con un dato
cambiamento di simmetria. Utilizzando i concetti qui introdotti, si puà dire
che le grandezze yi si sono supposte a priori aventi valori assegnati (cosicchÃ'la
funzione 6p aveva una data simmetria). Con una tale impostazione del problema
l'assenza di termine del terzo ordine (nello sviluppo (143,3)) non poteva essere
condizione sufficiente per garantire l'esistenza di una curva di punti di tran-
sizioni di seconda specie, poichà non esclude la possibilità di presenza di ter-
mini del terzo ordine nello sviluppo generale in pifi yi (se una data. rappresen-
tazione irriducibile non à unidimensionale). Per esempio, se esistono tre gran-
dezze "i\i e se il prodotto à invariante, lo sviluppo di <t) contiene un termine
del terzo ordine, mentre per una determinata simmetria della funzione 6p, che
richiede l'uguaglianza a zero di una o di due grandezze yi, questo termine si
annulla.
3) I risultati e gli esempi di cui si parla in questo paragrafo appartengono
a E. M. LifSits (1941).
510 CAPITOLO XIV
l
dove k, k',. . . sono i vettori di una stessa stella.
Supponiamo che il vettore k occupi la posizione piG generale e
non goda di nessuna autosimmetria. La stella k contiene, secondo il
numero di elementi rotatori del gruppo, n vettori (o 2n se il gruppo
spaziale non contiene l'inversione); oltre a ciascun vettore k, esiste
u n vettore distinto -k. La rappresentazione irriducibile corrispon-
dente à realizzata da altrettante funzioni cpk (una per ciascun k, e
pertanto l'indice a à omesso). Le grandezze
Xk. -k = W - k - WP-k
sono invarianti rispetto alle traslazioni. Ma sotto l'azione degli
elementi rotatori queste n (o I n ) grandezze si trasformano le une nelle
altre realizzando una rappresentazione del gruppo puntuale corrispon-
dente (della classe cristallina) con dimensione pari all'ordine del
gruppo. Ma una tale rappresentazione (detta regolare) comprende
tutte le rappresentazioni irriducibili del gruppo, incluse quelle
secondo le quali si trasformano le componenti di un vettore.
Considerazioni analoghe dimostrano che à possibile comporre un
vettore mediante le grandezze xka, -kfi anche nei ca~sii n cui il
gruppo del vettore k contiene un asse e piani di simmetria passanti
per esso.
Queste considerazioni diventano perà inapplicabili se il gruppo
del vettore k contiene assi intersecantisi o intersecati da piani d i
simmetria, o contiene un'inversione (diremo che tali gruppi hanno
u n punto centrale). I n questi casi il problema della possibilità di
costruire un vettore mediante le grandezze (145,ll) necessita di uno
studio speciale i n ogni caso concreto. I n particolare, non si puà co-
struire a priori un tale vettore se il gruppo k contiene un'inversione
(cosicchà k e -k sono equivalenti) e se a ciascun k nella stella cor-
risponde una sola funzione cpk: i n questo caso non esistono y.m' tali
da essere invarianti rispetto alle traslazioni, come questo dovrebbe
essere i n ogni caso per le componenti di u n vettore.
Quindi, la condizione formulata limita notevolmente cambia-
menti di simmetria possibili i n una transizione di fase di seconda
specie. Fra un numero infinito di rappresentazioni irriducibili
diverse del gruppo Gnbisogna considerare soltanto quelle per cui il
gruppo del vettore k ha punto centrale.
Di questa autosimmetria possono, ovviamente, godere soltanto
i vettori k che occupano posizioni privilegiate nel reticolo inverso;
le loro componenti sono uguali a determinate porzioni (112, 113, 114)
dei periodi fondamentali del reticolo inverso. Questo significa che
un cambiamento della simmetria di traslazione del cristallo (cioÃ
del suo reticolo d i Bravais) i n una transizione di fase di se tonda specie
i
1 TRANSIZIONI DI FASE DI SECONDA SPECIE E FENOMENI CRITICI 513
l
non puà essere altro che un aumento di un piccolo numero di volte
di un periodo fondamentale. Si puà vedere nella maggioranza dei
casi che un cambiamento possibile del reticolo di Bravaisi consiste
nel raddoppio dei suoi periodi. Inoltre, nei reticoli a volume centrato
(rombico, tetragonale, cubico) e in quelli cubici a facce centrate alcuni
periodi possono essere quadruplicati, e nel reticolo esagonale triplica-
ti. Il volume di una cella elementare puà allora aumentare di 2, 4,
8 volte; in un reticolo cubico a facce centrate esistono dei casi di
aumento di 16 e 32 volte, e in quello esagonale di 3 e 6 volte.
E ovvio che sono possibili delle transizioni anche senza cambia-
mento del reticolo di Bravais (a tali transizioni corrispondono rap-
presentazioni irriducibili con k = 0). I n questi casi il cambiamento
di simmetria si traduce a una diminuzione del numero di elementi
d i rotazione, cioà cambia la classe cristallina.
Enunciamo il seguente teorema generale: una transizione di fase
di seconda specie puà esistere per ogni cambiamento di struttura
legato alla diminuzione di due volte del numero di trasformazioni
di simmetria (un tale cambiamento puÃavvenire sia mediante aumen-
to di due volte della cella elementare, restando invariata la classe
cristallina, sia mediante diminuzione di due volte del numero di
rotazioni e riflessioni, restando invariata la cella elementare). La
dimostrazione à basata sul fatto che se il gruppo G,, ha un so ttogruppo
G di ordine due volte minore, fra le rappresentazioni irriducibili di G,,
vi à almeno una rappresentazione unidimensionale realizzata da una
funzione invariante rispetto a tutte le trasformazioni del sottogruppo
G e che cambia di segno per tutte le altre trasformazioni del gruppo
Gn. Ã ovvio che in questo caso gli invarianti di ordine dispari non
esistono e non si possono in generale comporre grandezze del tipo
(145,11) a partire da una sola funzione.
$ evidente che sussiste anche il seguente teorema: le transizioni
di fase di seconda specie non possono esistere per cambiamenti di
struttura legati a una diminuzione del numero di trasformazioni di
simmetria di tre volte (grazie alla presenza di termini del terzo
ordine nello sviluppo di (I)).
Infine, per illustrare le applicazioni della teoria generale esposta,
consideriamo la comparsa dell'ordine nelle leghe che, in uno stato
disordinato, hanno un reticolo cubico a volume centrato con gli atomi
che si trovano ai vertici e nei centri delle celle cubiche (come nella
fig. 61, b ) 2 ) . Il problema à di determinare gli ordini diversi possibili
(cioà la sovrastruttura) che possono comparire in un tale reticolo in
una transizione di fase di seconda specie.
Per un reticolo cubico a volume centrato il reticolo inverso à cu-
Sono indicate qui onenti dei vettori k lungo gli spigoli della
cella cubica del reticolo inverso (assi x, y, z), misurate i n porzioni
di questi spigoli; per ottenere i vettori k nelle unità suindicate, bi-
sogna moltiplicare questi numeri per 2-221 = 4n. Nella (145,13) sono
dati soltanto i vettori non equivalenti, cioÃi vettori di ciascuna stel-
la k.
Lo studio ulteriore si semplifica molto, poichà per risolvere il
problema posto non à necessario considerare tutte le piccole rappre-
sentazioni. Ci interessiamo, infatti, soltanto agli eventuali cambia-
menti di simmetria che possono essere realizzati con la comparsa
di una sovrastruttura, cioà dagli atomi disposti in ordine nei nodi
del reticolo senza loro spostamento relativo. I n questo caso la cella
elementare del reticolo non ordinato contiene un sollo atomo. Per-
tanto la comparsa di una sovrastruttura puà significare soltanto la
comparsa di nodi non equivalenti delle diverse celle. Questo vuoi
dire che la variazione della funzione di distribuzione della densitÃ
6p deve essere invariante rispetto a tutte le trasformazioni di rota-
zione del gruppo k (senza traslazione contemporanea). I n altre parole,
à possibile soltanto una piccola rappresentazione identica. Di con-
seguenza, si puÃsostituire u n con 1nelle funzioni di base della (134,3).
Consideriamo ora una a una le stelle k enumerate nella (145,13).
(a) L a funzione con k = O ha un'invarianza totale di traslazione.
I n altre parole, i n questo caso la cella non cambia, e poichà ciascuna
cella contiene u n solo atomo, non puà prodursi nessun cambiamento
di simmetria.
(b) A questo k corrisponde la funzione exp 2ni (x y + + 2). La
combinazione .lineare (di questa funzione con funzioni che si ottengo-
no da essa con tutte le rotazioni e riflessioni) che gode
Oh del gruppo k, Ã
Bisogna distinguere qui due casi. Sia B 2 < 0; allora <I) come funzione
di yl, y2 con la condizione supplementare y; +
yi = 1 ha un minimo
per yl= 1 , y2= 0. La funzione 6p = yipl ha una simmetria della
classe O hcon un reticolo a facce centrate di Bravais la cui cella cubica
ha un volume di 8 volte superiore al volume della cella cubica del
reticolo iniziale. La cella elementare contiene 4 atomi (e la cella
cubica ne ha 16). Disponendo atomi identici nei nodi equivalenti
vediamo che questa sovrastruttura corrisponde a una lega tripla di
composizione ABCo con gli atomi nelle seguenti posizioni:
(le coordinate degli atomi sono date qui in unità di lunghezze degli
spigoli della nuova cella cubica, che à il doppio delle lunghezze
degli spigoli della cella iniziale; vedi la fig. 65,a; il segno 7 indica
una permutazione ciclica). Se gli atomi B e C sono identici, otterremo
un reticolo ordinato di composizione ABo.
Sia ora Bn> 0. Allora <& ha un minimo per y;= yi= 112, cosic-
chà 6p = v\ ((pi+ q1~)1@ (o 6p = T) ((pl- (p2)/"(^!& il che conduce
l) Il fatto che nei due casi yi e y^ siano semplicemente dei numeri à dovuto
alla presenza di un solo termine (dipendente da 71, 7%)in a). Per u n numero
maggiore di diversi invarianti del quarto ordine fra gli insiemi, che minimizzano
0 si potrebbero trovare yi dipendenti anche da P, T.
l TRANSIZIONI DI FASE DI SECONDA SPECIE E FENOMENI CRITICI
l
518 CAPITOLO XIV
Il suo gradiente 6
(cfr. il passaggio dalla (116,10) alla (116,12)). Si vede che per t ->Â O
-
le fluttuazioni di onde lunghe crescono effettivamente con k
w g 21. Sottolineiamo che l a formula stessa (146,8) Ã applica-
-
bile soltanto per le lunghezze d'onde sufficientemente grandi U k ,
in ogni caso pi6 grandi rispetto alle distanze interatomiche.
invece della (146,6). E evidente quindi che per ( 1 Aqk12) (e pifi avanti per la
funzione di correlazione) si ottengono risultati che differiscono da questi scritti
soltanto per la sostituzione di a t con 2u 1 t l.
TRANSIZIONI DI FASE D& SECONDA SPECIE E FENOMENI CRITICI 521
(146'11)
dove
PROBLEMA
Determinare il raggio di correlazione delle fluttuazioni del parametro
d'ordine in un campo esterno h per T = T c .
Soluzione. Il valore d'equilibrio 7
à dato dall'espressione (144,9), e la
densità del potenziale termodinamico Ã
l
Per la funzione di correlazione si ottiene lo stesso risultato (144,ll)icon il rag-
gio di correlazione
21/6gi/2
'C"""" 31/261/6h1/3
dove qk(p, q; N } sono funzioni del punto p, q dello spazio delle fasi.
E evidente che per questa distribuzione
ITICI 525
' Nel paragrafo precedente 3 stato dimostrato che nell'i Iltorno del
punto di transizione soltanto le fluttuazioni con piccoli vettori d'on-
da k sono soggette a un aumento anomalo; sono quindi queste flut-
tuazioni a determinare le singolarità delle funzioni termodinamiche.
Al tempo stesso, le caratteristiche quantitative della sostanza, come
l a temperatura stessa della transizione T- sono determinate essen-
zialmente dalle interazioni atomiche nella sostanza a brevi distanze
cui corrispondono le componenti di onde corte qk. Questa circostanza
fisicamente evidente si manifesta nell'integrale statistico nel fatto che
a grandi valori di k corrisponde un grande volume delle fasi.
Sia k,, un determinato valore di k, piccolo rispetto alla dimensione
caratteristica atomica inversa (parametro di taglio). La parte di
onde lunghe della distribuzione q (r) Ã data dalla somma
dove
~
funge da operatore di Hamilton efficace del sistema che subisce una
transizione di fase. l
PROBLEMA
Determinare la prima correzione di fluttuazione al calore specifico nel
dominio di a~nlicabiiitÃdella teoria di Landau ( A . P. Levaniuk. 1963).
~ o l u z i o n ~ . ~ s e ~ u iila rcalcolo
no per la fase simmetrica in assenza di campo.
Nella orima a~orossirnazione.l'ooeratore di Hamilton efficace à dato dall'e-
spressiine (147,7). Calcolando l'integrale statistico mediante l a formula (147,5),
si ottiene
S = S (T, P - Pc (T)), l
I f
1
c oà il coe f i d e n t e di dilatazione termica diventa infin t o secondo
la stessa legge che Cp.
Come à facile vedere, questa conclusione à basata sull'uguaglianza
a zero della parte divergente della derivata di S lungo l a curva dei
punti di transizione. E naturale quindi che la formula ('148,i)coin-
cida formalmente con l'uguaglianza (143,lO) (ottenuta derivando
l'uguaglianza A 5 = O lungo la stessa curva), differendosi da essa
I
s ltanto per l'assenza del segno A. Quindi, per analogia con la
3 -2641 I
530 CAPITOLO XIV
C p ^\ t \-a
I
(148,4)
(dove di nuovo t = T - Tc). Vedremo piii avanti in q lesto paragrafo
che ci sono motivi per cui si puà supporre che i valori dell'esponente oc
siano gli stessi da entrambi i lati del punto di transizione (la stessa
considerazione si estende agli esponenti che verranno introdotti
pi6 avanti). ovvio che i coefficienti di proporzionalità nella
(148'4) sono invece distinti da entrambi i lati 2).
La legge secondo la quale il valore di equilibrio del parametro
d'ordine tende a zero nella fase asimmetrica si scrive
l
i1 m (-t)$, P >o. (148,s)
Per definizione, l'esponente 6 si riferisce alla fase bsimmetrica 3).
Per descrivere le proprietà delle fluttuazioni stesse del para-
metro 7 , si introduce l'esponente v che determina la dipendenza
l ) L'impossibilità che C p diverga sulla curva d i transizione à evidente dal
fatto che questo condurrebbe all'uguaglianza C, = T ( d ~ ~ l(i3P/dV)~ d ~ ) ~
(cfr. l a (143,14)) che à impossibile a priori, poichà C" à positivo e (9PlQV)T
negativa. Tuttavia i l calore specifico CÃ h a u n a derivata infinita sulla curva di
transizione (vedi il problema).
I
2) Dato che l a quantità di calore C p d T deve essere i n ogni caso finita, si
-
--
Tcx
v
^2,
l
(44991)
il volume V rf ed esprimendo poi t u t t e le grandezze X, r c , q
mediante le potenze di t i n accordo con le definizioni degli indici
critici, otteniamo l'uguaglianza vd -
y = 26 ossia, tenendo conto
della (148,13).
l
I
l ) Ricordiamo che scritta cosi (espressa cioÃin funzione del a suscettività v)
questa formula ha un carattere generale e non à legata alle ipotesi della teoria
di Landau (vedi l a nota alla pag. 518).
2, Nella teoria di Landau l'invarianza di scala non esiste (e pertanto l'ugua-
glianza (149,Z) non à valida). l
i
I
TRANSIZIONI DI FASE DI SECONDA SPECIE E FENOMENI CRITICI
l
In particolare, un cambiamento di scala spaziale deve condurre
537
~~
l
V U - ~f]U\
. dhuAh= VT]dh,
otteniamo
l
Si possono applicare considerazioni analoghe anche al poten-
ziale termodinamico (t> ( t , h) (e pi6 precisamente alla sua parte
singolare che indicheremo ancora con <t>). Essendo grandezza addi-
tiva, il potenziale termodinamico totale del corpo à proporzionale
538 CAPITOLO XIV 1
a l suo volume. Pertanto la condizione della sua invarianza in una
trasformazione di scala si scrive come0segue:
da cui i
Le funzioni f e a nelle (149,6-7) sono ovviamente legate mutua-
mente, poichà --9<S>IQh= r\V. Le espressioni (149,6-7) sono scritte
qui per h >0; data la simmetria dell'operatore di Hamilton efficace
rispetto alla sostituzione h -+ -h, q -+ -q, le formule per h < O
si ricavano dalle (149,6-7) mediante la stessa sostituzione1).
Nelle considerazioni ulteriori partiremo dalla formula (149,7).
Come à stato già detto nei riguardi della (148,18), per un dato h
diverso da zero le funzioni termodinamiche non hanno singolaritÃ
i n t e quindi possono essere sviluppate in serie di potenze intere di
questa variabile. Questo significa che nel caso i n cui h :+
O e t -È O
l a funzione (p (x) nella (149,7) si sviluppa in serie di potenze intere
della variabile x = tlh^lv. I primi termini di questo sviluppo danno
L
Se l a (149,lO) si riferisce, per esempio, a campi h > O, l a formula per
l)
h <O si ottiene d a essa mediante l a sostituzione h + -h. Ricordiamo (vedi
3 144) che per t < O gli stati nei campi di segno contrario s i riferiscono alle
à fasi à fisicamente identiche che si distinguono per i l segno del parametro d'ordi-
ne (sia spontaneo che indotto dal campo); per h Ñ> O queste due fasi si trovano
in mutuo equilibrio.
2) Ã importante che si tratti di distanze r , piccole rispetto al raggio d i
correlazione, m a grandi, fra l'altro, rispetto alle distanze interatomiche.
l
540 CAPITOLO XIV
l
Questa relazione à la conseguenza di quelle già note.
Per concludere, ci soffermiamo sui valori numerici degli indici
critici. Dai dati sperimentali e dai risultati di calcoli numerici
risulta che (nel caso tridimensionale) gli indici a e C sono sufficien-
temente piccoli: a 0,1, t, 0'05. Nella prima riga della tabella
riprodotta sotto sono dati i valori degli altri indici che si ottengono
ponendo a = t, = O (d = 3). Nella seconda riga sono dati i valori
che si ottengono accettando per a e t, la loro maggiorazione secondo
il metodo di Wilson menzionato al $ 147 (per transizioni che vengono
descritte dall'operatore di Hamilton efficace (147'6) con un para-
metro d'ordine)*) I
1 l)
parametri vi,qa. ..
Cioà à impossibile comporre invarianti del quinto ordine mediante i
,
542 CAPITOLO XIV 1
Per gli stati sulla curva stessa di transizioni di feconda specie
abbiamo, ponendo nella (150'3) A = O (o sostituerido la (150,5)
nella (150,6)), l
l
La grandezza B si annulla nel punto critico e nel suo intorno à propor-
zionale a T - Tcr (o a P - Per).
Determiniamo ora il calore specifico della fase asimmetrica
sulla curva di transizioni di prima specie, ma sempre nell'intorno
del punto critico. Nei punti di questa curva si trovano i n mutuo
equilibrio due diverse fasi: simmetrica e asimmetrica. I l valore
del parametro q nella seconda fase à dato dalla condizione di equili-
brio <D (q) = <Do, e deve essere contemporaneamente 9@/9q = 0.
Sostituendo cD dalla (150'1)' si ottiene
l
Mostriamo ancora che la curva di transizioni di prima specie
si congiunge nel punto critico con la curva di transizioni di seconda
specie senza rottura. Sulla prima curva la derivata d Y / d P Ã deter-
minata dalla condizione l
u
che si ottiene derivando l'equazione (150,9). L'eq azione della
l
1 TRANSIZIONI DI FASE DI SECONDA SPECIE E FENOMENI CRITICI 543
/
,'9 ^^ /
/
I /
/
\
I ,/
/ \ /
\ /
B \ /
v I11
Il /-\,
0
l // \
1 \
1 / \\
C' E , IV s
\
Fig. 67 Fig. 68 1
a i coefficienti A ( P , T) anche i coefficienti Ca (P, T } negli inva-
rianti del terzo ordine nello sviluppo (145,6). l3 evidente che questo
à possibile soltanto se esiste i n tutto un solo invariante del terzo
ordine; i n caso contrario, si otterrebbero piii di due equazioni per
due variabili P e T. I n presenza di un solo invariante del terzo ordine
le due equazioni A ( P , T) = O e C (P, T) = O determinano le
Fig. 69
e
ad indicare i risultati1).
l
l) Vedi L. D. Landau, ZETF 7, 19 (1937) (Opere scelt , articolo 29,
pergamon Press, 1965).
TRANSIZIONI DI FASE DI SECONDA SPECIE E FENOMENI CB TIC1
gode di una simmetria pifi alta, e le fasi I1 e I11 di quella pifi bassa;
la simmetria delle fasi I1 e I11 Ã la stessa, e queste fasi si distinguono
soltanto per il segno di q. Nel punto di transizione continua (il punto
O nella fig. 69) tutte e tre le fasi diventano identiche.
Nei casi pii5 complicati, nel punto di transizione continua sono
in contatto due (come nella fig. 69, b) o pii5 curve di transizioni
di fase di prima specie. La fase I Ã la pii5 simmetrica, e le altre sono
meno simmetriche; lasimmetria delle fasi I1 e I11 (e delle fasi IV e V)
à la stessa, e queste fasi si distinguono soltanto per il segno di q.
l
$ h.Transizione di fase di seconda specie in un reticolo a due dimen-
sioni
L'impossibilità di dare una definizione teorica degli indici critici
in forma generale conferisce un interesse particolare allo .studio del
modello semplice che permette di ottenere una soluzione analitica
esatta del problema di una transizione di fase di seconda specie.
Questo à un determinato modello di un reticolo bidimensionale
per il quale il problema della transizione di fase à stato risolto per
la prima volta da L. Onsager (1944)l).
Il modello in esame à un reticolo piano quadrato composto
di N nodi in ciascuno dei quali si trova un à dipolo à il cui asse
à perpendicolare al piano del reticolo. I l dipolo puà avere due orien-
fazioni opposte, cosicchà il numero totale di configurazioni possibili
di dipoli nel reticolo à pari a 2 N 2 ) . Per descrivere le diverse confi-
gurazioni, procediamo nel seguente modo. Facciamo corrispondere
a ciascun nodo del reticolo (con coordinate numeriche intere k, I)
la variabile che assume due valori  ± l corrispondenti a due
orientazioni possibili del dipolo. Se si tiene conto soltan1,o dell'in-
terazione fra dipoli vicini, l'energia della configurazione puà essere
scritta nella forma
L
l E (4= -J 2
h , 1=1
((^+i i-
uki~ft+ll) (151,l)
L Ã il numero di nodi nello spigolo del reticolo che supponiamo
come un grande quadrato; N = L23)). I l parametro J determina
l ) Il metodo iniziale applicato da Onsager era molto complicato. La solu-
zione del problema à stata successivamente semplificata da alcuni autori. I l
metodo che sarà applicato pi6 avanti (nel quale sono utilizzate alcune idee di
M. Kac e J. C. Ward, 1952) appartiene a N. V . Vdovicenko (1964).
2, Nella letteratura questo modello à noto sotto il nome di modello di
Ising, anche se à stato introdotto originariamente da W. Lem (1920) e studiato
da E. Ising (1925) per il caso unidimensionale (in cui non esiste transizione di
fase).
3) Ã ovvio che il numero L Ã supposto macroscopicamente grande, e nel
ito si trascurano dappertutto gli effetti ai limiti (legati a proprietà parti-
r i dei nodi in prossimità dei bordi del reticolo).
l
546 CAPITOLO XIV 1
l'energia di interazione fra una coppia di dipoli vicini, pari a -J
e a +J, rispettivamente, per le orientazioni uguali e opposte dei
dipoli. Supporremo che J >0. Allora la configurazione à completa-
mente polarizzata à (ordinata) nella quale tutti i dipoli sono orien-
tati in uno stesso verso gode di energia minore. Questa configura-
zione à realizzata allo zero assoluto, e all'aumentare della tempera-
tura il grado di ordine decresce per annullarsi nel pun~todi transi-
zione in cui le due orientazioni di ciascun dipolo diventano equipro-
babili.
Per determinare le grandezze termodinamiche, bisogna calcolare
la somma statistica I
dove
z= ( i - x ^ Ã ‘ S
~ (151.3)
l
e si à posto x --=t h 6. l
l
l
547
~ Fig. 70
Fig. 71 Fig. 7b
(il fattore 1/2! tiene conto del fatto che in una permutazione degli
indici r,, r, si ottiene la stessa coppia di maglie), e analogamente
per una terna di maglie, ecc. La somma S assume quindi la forma
l m 00
-.
l s=O rtr2,B.. .=l 1
Poichà S comprende gli insiemi di maglie con una lunghezza
qualsiasi ri + +
r, . . ., nella somma interna i numeri iri, rç. . .
assumono indipendentemente tutti i valori da 1 a ool). Pertanto
l s =exp (- ,S x"fr).
P==*
(15196)
W,+i(k,l, i ) s W r ( k - i ,
in
W,.+, (k, l , 2 ) = e 4 w r ( k - l ,
l, i)+e
--in
WF(k.
l-i,2)+
l, i ) + W r ( k , 1-1,
in n
+e*w,,(k,
2)+
+
1+1,4),
--in
+e 4Wr(k+i,l,3)+0, (151,8)
1
frsÑT A r = -2r12 G.
i
dove Li sono gli autovalori della matrice A. Sostituendo questa
espressione nella (151,6) e cambiando l'ordine della sommatoria
su i e su r, otteniamo
l ) Ricordiamo (nota alla pag. 528) che in termini degli indici critici ad un
aumento logaritmico corrisponde l'esponente nullo.
2) Come funzioni delle variabili P, T le grandezze termodinamiche hanno
allora una singolarità poichà lo jacobiano della trasformazione delle variabili
9 (P, T ) / 9 (V, T) si annulla.
TRANSIZIONI DI FASE DI SECONDA SPECIE E FENOMENI CRITICI 555
Affinchà questa disuguaglianza sia valida per ogni 6V, dleve essere1)
%),=O, a2p
(%),>O per t y 0 . (152'6)
Limitandoci ai primi termini dello sviluppo in piccoli t e q'
scriviamo la dipendenza della pressione dalla temperatura e dalla
sviluppo -
puà non scrivere i termini dello
-
(q2 e -i12q in quanto
piccoli rispetto al termine tq;
per quanto riguarda il termine
Q, esso deve essere lasciato poi-
chà figura nella derivata
6B '
Dalla formula (16,lO) segue che nel punto critico, olltre che si
annulla (<9p/(?q)(,diventa infinito il calore specifico C p . Tenendo
conto della (152,8), troviamo che 1
Fig. 74
+
1) Come à stato già rilevato, 0 - >$
> i. La disuguaglianza i a
+ +
segue allora immediatamente dalla relazione esatta a 2p y = 2-
Capitolo XV
SUPERFICI
all'uguaglianza VI +
V2 = V (dove V Ã il volume totale del
sistema) si verifichi anche l'uguaglianza
^a2
- Ã pari, come doveva essere, alla variazione dell'energia
processo
-
41; l
Si puo applicare qualitativamente alla tensione superficiale
fra il liquido e il suo vapore la legge degli stati corrispondenti
(8 84). C'Ã da aspettarsi, nello spirito di questa legge,che il rapporto
fra la grandezza dimensionale a e la grandezza di dimensione erg/cma,
composta della temperatura e della pressione critiche, sia una fun-
zione universale della temperatura ridotta T/Tcr:
dove si à posto
f (P' q ) = a ( p , q)Y1'+p2+q2, (45594)
e 3. t3 una costante.
Inoltre, per definizione, abbiamo dz = p dx
cendo la funzione ausiliaria
+ q dy; introdu-
C= px + qy - 2, (15595)
abbiamo per essa Sa = x dp + y dq ossia
dove t, Ã considerata come funzione di p e q. Riscrivendo le derivate
rispetto a x e y nella (155,3) in forma di jacobiani, moltiplicando
entrambi i membri dell'uguaglianza per 9(x, y)l Q, q) e utiliz-
zando la (155,6), otteniamo l'equazione
>
Poichà in questo caso 6Pnq 6Pgas, la differenzia Piiq- P.
si puà sostituire con P,,? - Pgase, utilizzando la formula (156,2)
per la pressione superficiale, otteniamo finalmente
dove a,,Ã l a tensione superficiale del solvente puro, e A,, sono co-
stanti adimensionali.
Questa formula à la soluzione del problema posto. Richiamiamo
l'attenzione sul fatto che la dissoluzione di un elettrolita forte aumen-
t a la tensione superficiale del liquido.
578 CAPITOLO XV
$ 159. Adsorbirnento
Con adsorbimento nel senso stretto della parola si intendono
i casi in cui la sostanza da dissolvere si concentra praticamente sol-
tanto sulla superficie della fase condensata ( a d s o r b e ~ t e ) ~senza
)
penetrare praticamente nel suo volume. La membrana di adsorbi-
mento cosi formata si puà caratterizzare con la concentrazione super-
ficiale y, definita come la quantità di particelle della sostanza adsor-
bita per unità d'area della superficie. Alle piccole pressioni del
gas da cui si adsorbe, la concentrazione y deve essere proporzionale
alla pressione2); alle grandi pressioni, invece, l'aumento di y rallenta
tendendo a un valore limite corrispondente alla formazione della
membrana monomolecolare in cui le molecole della sostanza adsor-
bente sono disposte densamente.
Sia p' il potenziale chimico della sostanza adsorbita. Allo stesso
modo, come al 3 96 per le soluzioni volumetriche, si puà ottenere
per l'adsorbimento la disuguaglianza termodinamica seguente:
5 160. Bagnatura
Consideriamo l'adsorbimento sulla superficie di un solido del
vapore della sostanza adsorbita a pressione vicina a quella della
saturazione. La concentrazione di equilibrio y à data dalla condi-
zione di uguaglianza del potenziale chimico p' della sostanza adsorbi-
ta e del potenziale chimico peasdel vapore. Si possono allora veri'
ficare diversi casi a seconda della relazione fra p' e y .
Supponiamo che la quantità di sostanza adsorbita cresca gradual-
mente e che lo strato di adsorbimento si trasformi in una membrana
liquida di spessore macroscopico. La concentrazione superficiale
7 acquista allora il significato convenzionale di una grandezza
proporzionale allo spessore della membrana I: y = p h , dove m
à la massa della molecola, e p la densità del liquido. All'aumentare
dello spessore della membrana il potenziale chimico della sua sostanza
tende a una, cioà al potenziale chimico del liquido massiccio. Con-
veniamo di calcolare il valore di p' (per P e T date) a partire da questo
valore limite, cioh scriveremo piti avanti p' +
pnq al posto di p,';
quindi, per definizione, $ 4O per y + m.
Si puà rappresentare il potenziale chimico del vapore nella forma
Fig. 76
da cui
Fig. 78
ai2 + +
ai3 a23 ^ 0. (46193)
~ aI3,aÈ
l?3 evidente in questo caso che ciascuna delle grandezze ai2,
deve essere non maggiore della somma e non minore del1.a differenza
delle altre due. l
4
Per un germe di forma sferica V' = - d, 3 = 4nr2, e , sostituendo
a r l a sua espressione dalla (162,1), troviamo che
dove v' e v sono i volumi molecolari del germe e della fase metastabile.
Scrivendo nella formula (162,3) 6P' - 6P al posto dli P' - P
ed esprimendo M' in funzione di 6 P dalla (162,4), otteniamo l a
probabilità di formazione di un germe in una fase debolmente surri-
scaldata o surgelata:
586 . CAPITOLO XV
l
dove q à il calore molecolare della transizione dalla fase metastabile
alla fase di germe. Sostituendo 6P nella (162,5), otteniamo l a pro-
babilità di formazione di un germe nella forma
PROBLEMI
1. Determinare l a probabilità di formazione di un erme di liquido sulla
superficie solida per un valore dato (diverso da zero) delfangolo (li raccordo 9.
Soluzione. I l germe avrÃla forma di un segmento sferico con raggio di base
r sen 9 ( r à il raggio della sfera corrispondente). Il suo volume Ã
[p (P)-p' (P)]+4m2a.
4nr3
Rmin- -7 (2)
Nel dominio di metastabilith p (P) > p' (P), cosicchà il primo termine (volu-
metrico) à negativo. Si puà dire che l'espressione (2) descrive una barriera poten-
ziale che si rompe durante la formazione di un germe stabile. Essa ha un massi-
mo per il valore
2cw'
r=rcr=
P ( ~ ) - P (P)
corrispondente alla dimensione critica del germe. Per r < rcr à vantaggiosa dal
punto di vista energetico una diminuzione di r e il germe scompare; per r > rcr
e vantaggioso un aumento di r e il germe cresce l).
Bagno termico, 42
Gradi di libertà termodinamici, 294
Calore specifico, 64
Ciclo di Carnot, 75 Idrogeno orto- e para-, 164
Coefficienti del viriale, 257 Indici di Miller, 457
Condensazione di Bose-Einstein, 207 Indipendenza statistica, 20
retrograde, 329 Insieme statistico, 24
Corpo nero perfetto, 315 Ipotesi ergodica, 27
Costante chimica, 146
di Boltzmann, 52
Cristalli liquidi, 482
Legge di Boltzmann, 2,12
di Dulong e Petit, 223
di Gruneisen, 229
Distribuzione di Planck, 209 di Henry, 301
microcanonica, 27, 38, 128 di Kirchhoff, 214
di Konovalov, 32'7
di Pascal, 59
di Raoult, 300
Energia di scambio, 122, 277 di spostamento, h11
Entropia di miscela, 311
Equilibrio incompleto, 28
statistico, 20
Membrana monomolecolare, 578
Miscela azeotropica, 328